The Demon Inside You

di Debbie_93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The Demon Inside You ***
Capitolo 2: *** Be Afraid Of your dark soul ***



Capitolo 1
*** The Demon Inside You ***


Si diceva che la fenice risorge dalle proprie ceneri più forte di prima. Nella fragilità di un'anima che a fatica faceva i conti con l'inferno che la circondava. Nella buona e cattiva sorte quello che contava era solo fare la scelta giusta.
Nei miei trascorsi avevo scordato di dare una seconda chance a chi in fondo era rimasto fino alla fine. La verità purtroppo era un'altra, ma volevo solo lottare per l'ennesima volta contro il destino. Parlavo di finire i miei giorni con un'arma in mano, mentendo solo ogni giorno. Me l'ero presa con l'intero paradiso per non aver fatto nulla e con un inferno che era fatto solo di figli di puttana. Preferivo a volte essere qualcun'altro e mi ritrovavo solo a fare i conti con il passato.
Ero di nuovo sulla strada della vendetta e questa mi consumava ogni giorno fino a che non sarei morto sul serio. Osservavo Sam e mi rendevo conto che né io né lui potevamo fermare per sempre queste cose. Cedere non era nei miei piani, anzi avrei solo fatto a pezzi ogni mostro che camminava su questa terra.
Il tempo scorreva e nuove cose venivano allo scoperto. In tutto ciò mi chiedevo dove fosse finito Dio, la mia rabbia verso di lui non aveva eguali. Dopotutto era stato lui a salvarmi e Cass per l'ennesima volta. Il paradiso che mi meritavo? No non l'avrei accettato per nulla al mondo. Quello non sarebbe mai stato il mio posto. Stringere i denti e finire il lavoro di una vita fino a che mi sarei consumato le mani su una dannata lama che trapassava il ventre di un altro demone.
La storia si ripeteva e io avevo poche probabilità di farcela. Gli angeli caduti, i demoni impazziti e un re degli inferi che si era preso una vacanza. Mancava solo un Big Bang e avrei detto addio a tutto quello che tenevo. Avevo l'alibi perfetto per fregarmene di tutto. Ovviamente qualcuno si doveva mettere in mezzo.
Eccomi di nuovo di fronte al pericolo, se così si poteva definire. In quella che chiamavo mania di protagonismo. Qualcuno aveva deciso di far risorgere Abbadon per la seconda volta, quando avevo dato per assodato della sua morte. Purtroppo non era così.
Il cavaliere infernale che voleva far precipitare nel caos ogni cosa e rimpiazzare Crowley per un semplice gusto di vendetta. A volte non sapevo se era peggio lei o Lucifero in persona.
Fissavo il vuoto per pensare a come farla fuori per sempre, quando il cellulare squillò. Lo fissai illuminarsi per qualche secondo. Posai il coltellino a serramanico e decisi di rispondere.
« Dean... da quanto tempo. Sai ho pensato molto a noi e vorrei proporti un incontro » aveva iniziato quella rossa con un risata finale.
« Che cosa vuoi da me, Abbadon? » risposi a denti stretti.
« Oh... » fece la finta dispiaciuta, « Un incontro leale, solo tu e io. »
« Mi stai chiedendo di battermi? »
Abbadon scoppiò in una fragorosa risata, mentre di sottofondo sentivo delle urla soffocate.
« Dovresti. Ho qui qualcosa che potrebbe interessarti e non sto mentendo su questo. Quindi che cosa scegli? »
La Queen B aveva sempre un asso nella manica dovevo ammetterlo. Era nel suo stile ricattarmi con qualcosa a cui tenevo, ma in questo caso non avevo idea di chi si trattava.
 « Allora Dean? Il gatto ti ha mangiato la lingua? »
« Suppongo che non sia uno scherzo » dovevo giocare bene le mie carte. Era già successo in passato. « Dopo tutto uno scontro pulito con te non credo sia possibile. »
« Si dà il caso che ti strapperò quel tatuaggio e mi prenderò il tuo corpo. Dovrebbe essere eccitante far crollare tutte quelle donne a cui strapperai i cuori non credi? Comunque ho qualcuno che ci tiene veramente a te, qui. Il tuo angelo Castiel senza uno straccio di grazia. »
Chiusi la mano a pugno e cercai di controllare la rabbia che lentamente mi stava soppraffacendo per l'ennesima volta. « Dove Abbadon? Dimmi dove. E verrò personalmente ad ucciderti. »
« A sei chilometri da dove ti trovi. »
Abbadon chiuse la comunicazione, mentre rimasi a fissare il vuoto per l'ennesima volta. Sospirai trattenendomi dal gettare il cellulare dall'altra parte della stanza. Alzai lo sguardo e me ne andai in camera mia, presi il pugnale d'argento degli angeli, il coltello di Ruby e il fucile a canne mozze. Da qualche parte avevo preparato i proiettili di sale. Contro Abbadon non avevo molte speranze, solo una pallottola con inciso pentacolo. Quella era la mia firma per finire quella storia.
La strada a notte fonda ispirava solo la solitudine di un'azione che si poteva evitare. Lei si era presa Cass solo per attirarmi in una fottuta trappola. Oppure voleva farlo per dimostrarsi superiore. In ogni caso avrei fatto il mio lavoro, ma se sarebbe andata male ci avrei solo rimesso la mia intera esistenza. Vivere o morire? Questa era sempre la scelta.
Percorsi un pezzo di strada in più per vedere se c'erano altri demoni ad aspettarmi, ma sembrava tutto tranquillo. Abbadon non si era preoccupata di difendere la propria fortezza: una chiesa abbandonata con i ricordi di un Dio che avrebbe dovuto punirla e gettarla in una fossa di zolfo e fiamme. Lucifero avrebbe ballato sulle sue membra solo per il gusto della vendetta.
Parcheggiai a poca distanza dalla chiesa e presi solo la pistola e il coltello di Ruby. Nell'aria si sentiva odore di zolfo e il fetore dei demoni. Il cielo era privo di nuvole, mentre la luna faceva la sua comparsa.
Avvicinarmi alla porta ed entrare nel suo territorio fatto di urla di bambini e sangue di vergini. La porta era aperta, mentre c'erano candele accese all'interno dell'edificio. Entrai chiudendola alle mie spalle, quando sbatté e Abbadon comparve al centro della navata.
« Bene, Winchester. Finalmente soli. »
Vestita come al solito: una giacca e pantolini in pelle, con una maglietta che diceva -Il diavolo mi ha obbligata-. Non sapevo se fosse veramente una fan di Lucifero. Ovviamente non le mancava l'ego spropositato che si ritrovava. I capelli erano sciolti e i suoi occhi verdi mi fissavano in continuzione.
« Dov'è Castiel? » chiesi, prima di tutto. Dovevo assicurarmi che stesse bene.
La rossa fece qualche passo al centro di una vecchia trappola per demoni ormai sbiadita. Un leggero sorriso si era dipinto sulle sue labbra rosee e si morse quello inferiore alzando le spalle. « A dire il vero... non è qui. »
La fissai per un lungo istante. Aveva sfruttato il fatto che Cass si era dileguato nel nulla. « Non è qui... »
Abbadon scoppiò a ridere e si avvicinò ancora, oltrepassando la trappola e si fermò a poca distanza da me.  « Sei così dannattamente ingenuo. Faresti di tutto per le persone a cui tieni e questa è una tua debolezza Dean. Siamo solo io e te. »
Presi un altro respiro prima di saltarle addosso e conficcarle il coltello nel fianco, ma lei mi prese per il polso scaraventandomi contro a uno dei banchi in legno. Dovevo prevedere che poteva essere una dannata trappola. Dannazione a me! Cercai di rialzarmi, mentre lei sorrideva e si sistemava i capelli.
« Andiamo Dean! Volevi uccidermi, ma vedo che non riesci nemmeno a toccarmi. Come la mettiamo? » mi provocò, con un altro sorriso compiaciuto.
« Sai... che potrei anche esorcizzarti » dovevo guadagnare tempo e trovare un modo per tenerla ferma.
Tornai in piedi, mentre ripresi il coltello. Voleva godersi il gusto della sconfitta, ma questa soddisfazione non gliel'avrei mai data. Né ora né mai.
« Allora recita le tue preghiere Dean, perché non ci riuscirai. »
Entrassi il pugnale angelico e mi gettai su di lei, evitando di colpirla frontalmente. Mi girai e tentai di colpirla alle spalle evitando il suo pugno che tornò indietro dritto al mio viso. Riuscii solo a ferire la sua maglietta, bloccai il suo polso e le girai il braccio dietro alla schiena. Un leggero sorriso mi emerse, quando la vidi immobile. « E ora come la mettiamo, mh? »
Abbadon rimase ferma a labbra socchiuse guardandosi a destra e sinistra. Poteva ricambiare il favore del braccio che mi aveva slogato qualche mese fa. Lei era brava, ma in quel caso non aveva molte possibilità.
« Hai ancora tanto da imparare, Dean. »
Senza che me ne accorgessi, mi diede una testata dritta al mio naso. Si liberò il braccio, ma prese il mio polso con cui reggevo la spada angelica. Lo piegò come quella volta e sentii un crack che mi obbligò a mettermi in ginocchio. La guardai con disprezzo perché era l'unica cosa che potevo fare in quel momento. « Vuoi rievocare i bei momenti passati insieme? »
Abbadon mi poggiò una mano sulla guancia, accarezzandola come per rassicurarmi. Il suo tocco era leggero e faceva pensare nettamente ad altro.
« Sai.. mi sono chiesta che fine avesse fatto quel marchio che ti porti appresso per trovare la Prima Lama. Dicono che sia un bel fardello da portare, ma tu ovviamente di questi problemi non ne hai. »
La sua mano scese al collo, un tocco leggero fino a scoprire il tatuaggio che portavo per lo stesso motivo per cui Abbadon si divertiva a stuzzicarmi. La guardai socchiudendo leggermente gli occhi. Poteva tenermi lì bloccato per ore senza battere ciglio. La sua mano scese ancora, poi risalì fino a prendere una manica della giacca del braccio destro per scoprire il Marchio.
Il suo sguardo si posò di nuovo su di me e sorrise lasciandomi il braccio. Mi stava risparmiando? Non era da lei.
« Che farai ora? »
« Ti sto solo guardando.  Pensavo se farti vivere ancora, ma con quello torneresti comunque e cosa diventerebbe eccitante. »
Alzai un sopracciglio, cercando di rimettere il braccio al suo posto. Abbadon mi guardava dall'alto, prendendomi poi per il colletto della camicia. « Dean tu mi piaci perché non ti fermeresti mai, saresti un'ottima macchina da guerra e ti voglio fare un favore. Consegnati a me e conquisteremo il mondo. »
« Quindi vorresti riservarmi un posto in prima fila per HorrorLand? » insinuai, mentre mi teneva in pugno.
« Oh, ti piacerebbe tanto. Infatti questo non ti servirà. »
La sua mano tornò a posarsi sul mio petto e le dita penetrarono nella mia pelle. Cercai di non urlare, ma era del tutto impossibile. Le sue unghie fecero pressione e mi strapparono quel brandello di pelle su cui era tatuato il simbolo. Che diavolo stava facendo? Abbadon era impazzita e presa della mania di potere. Strinsi i denti e mi strappò quel lembo di pelle.
« Mh.. mi sembra che sia stato semplice. Ed ora Dean... dì le tue ultime preghiere. »

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Capitolo 2
*** Be Afraid Of your dark soul ***


Era finita male, per me. Abbadon voleva farmi fare quello che le pareva e ci era riuscita. Il corpo della donna dai capelli rossi era crollato a terra e lei ovviamente mi aveva messo da parte. Osservai le miei mani, mentre lei prendeva il controllo lentamente. Percorreva ogni mio nervo, svuotava la mia mente riempiendola dei propri ricordi.
« Sai Dean.. sei come t'immaginavo. Ci divertiremo, credimi. »
Un demone, mentre mi squartava l'anima in due. La Queen B aveva preso ciò che voleva e ora mi stava portando in un viaggio senza ritorno. La sua voce era fastidiosa, mentre le mani percorrevano il crocifisso appeso al muro di quella chiesa. « E il tuo dio non potrà fare proprio nulla. »
Era stata tutta colpa mia, il brandello di pelle si trovava lì, ma lottare contro di lei era del tutto inutile.
Svanii in un secondo, ritrovandomi in un pub frequentato da ragazze e tanta tequila. -Dancing in the the dark- di Springsteen risuonava, mentre sorridevo sotto il suo controllo. Qualcosa mi diceva che voleva provare a farmi assaporare il cuore strappato da una di queste ragazze. S'intrometteva nei miei ricordi distorcendone il sapore amaro. Mi sentivo in catene, come all'inferno da cui avrei voluto scappare senza pensarci. Tenermi alla sua merché come la sua puttana.
« Prenderei un whiskey » il barista mi fissava con aria strana.
Il mio sguardo si orientava in tutto il locale. -Inutili che ti agiti Dean, ti ho finalmente in pugno e se non ti dispiace ora ti tappo quella bocca da uomo sacrificabile.-
Il buio lentamente mi avvolse di nuovo e la rossa, mi costrinse solo che a guardare.

 

***


« Diciamo che sono finito in questo locale solo per cercare ragazze come te. »
Ero arrivata al quinto drink della serata, mentre Bonnie: un nome così scontato, che le spogliarelliste dovevano invertarsi solo per ricalacare quell'ideale femminile eccitante. Capelli biondi, trucco non esagerato, un sorriso troppo perfetto e un corpo che al vecchio Dean avrebbe fatto rizzare anche qualcos'altro. Lei non parlava molto, al contrario si divertiva solo ad annuire, mentre parlavo delle mie faccende da uomo distrutto in cerca di un affetto temporaneo. Odiavo quel tipo di approccio, melodrammatico e noioso. La ricerca della felicità? Dean non cercava nulla di tutto questo, ma solo un corpo caldo in cui affogare e dimenticare il sangue che gli colava dalle mani. Un perfetto autolesionista, mentre supplicava in ginocchio di essere fatto fuori.
« Mi sono unito a questa congrega solo per starti accanto » la tipa frase fatta per fare più o meno colpo, ma il povero Dean non sapeva che cosa lo aspettava.
« Sai, pure io ho fatto parte di gruppi di preghiera. Mia mamma diceva che il diavolo può nascondersi dietro l'angolo. »
Gli umani così prevedibili e ipocriti. Mi venne quasi da sorridere, mentre pensavo a quella povera ragazza a cui avrei strappato il cuore dal petto. I bei vecchi tempi dell'inferno quando non c'erano altro che urla. Dean ovviamente se ne stava nel suo angolo a piagnucolare come un bambino, ma sapevo che avrebbe accettato prima o poi quella condizione.
Decisi di posare il bicchierino e ordinare un altro drink. « Il diavolo cammina sempre in mezzo a noi. Basta guardare negli occhi di chi si ha di fronte. »
Bonnie aggrottò la fronte, scuotendo leggermente il capo. Sembrava inquietata dalla mie parole, ma era la semplice verità. Lucifero avrebbe fatto ritorno oppure avrei preso il suo posto. Ovviamente dovevo togliere di mezzo Crowley, quel buon a nulla e tutti quei demoni degli incroci che non si prendevano con la forza le anime di questi patetici essere umani. Io e Dean era come fuoco e ghiaccio e questo mi solletticava la pelle, non come il sesso che lui stesso faceva con ogni donna che capitava sulla propria strada.
« Se dovessi incontrarlo gli cederei la mia anima » disse lei distratta, fissando il proprio bicchierino.
Eccole quelle parole magiche, quelle devano inizio a tutto il divertimento. Accennai ad un sorriso, osservando la ragazza che sembrava alla ricerca di qualcosa di diverso da solito. L'anima di Dean era fragile più di quanto pensanssi. Dormiva senza la consapevolezza di aver fatto solo che fallimenti. Continuava a mentire a se stesso, illudendosi di avere un'assoluzione.
« Potrei aiutarti, se è quello che vuoi. Ti posso portare da lui » la invitai.
Dean incatenato, senza difese mi faceva così tenerezza. Le fantasia oscene che scatenava su quella ragazza. I brividi sulla sua pelle, mentre il corpo si donava completamente a me.
Bonnie si alzò con un sorriso malizioso sulle labbra, avvicinò la sua mano si abbassò facendo mi capire che sarebbe stata disposta a vendere se stessa per avere la vita eterna o altre stronzate del genere. Socchiusi gli occhi a quel tocco sulla pelle del cacciatore. Le accarezzai i capelli e infine la baciai come avrebbe fatto lui, con avidità, violando la bocca di quella ragazza.
Tutto apparve più chiaro, Dean si nutriva di qualcosa di più: il sesso, il contatto, la perdita di controllo, il lasciarsi andare e infine rialzarsi di nuovo per un'altra battaglia.
Bonnie non perse tempo e mi portò in una delle stanze del locale, un probabile camerino. Quello che seguiava lo si poteva solo immaginare. Dean pensava di risolvere tutto con un pallottola, ma sbagliava. Il sapore della sua disperazione sulle su mani. Era ora di agire, mi annoiava tutti quei cerimoniali, il tocco delle sue unghie sul petto del cacciatore. Così scagliai la ragazza sul letto e le sussurrai all'orecchio. « Mi darai la tua anima e il tuo cuore, dolcezza. »

 

***


L'assassino che ero diventato. L'omicida dalle mani sporche di sangue. Il risveglio da un incubo che avrei voluto fosse solo un sogno. Buttavo solo un ennesimo grido d'aiuto per controllare me stesso. La perdita di tutto quello a cui tenevo. Scappare da me stesso.
« Vedi Dean, questo è quello che succede e penso che non ti sia dispiaciuto. »
Abaddon aveva cavato il cuore da quella ragazza fra le sue urla e il suono della mia risata. Lentamente si era dedicata a torturarla con una spada angelica, incidendole tagli profondi su tutto il corpo fino a darle il colpo di grazia.
L'animale che ero divenuto. Il killer che mi stava fissando dallo specchio, dal demone di me stesso che la stessa aveva fatto emergere. Nessuna fuga. Nessuna scelta.


 

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