Quel bastardo di un Jonas!

di Isa is smiling
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dreamer.. ***
Capitolo 2: *** Senza pensieri..Almeno per questa volta! ***
Capitolo 3: *** Se Proprio Devi.. ***
Capitolo 4: *** Love? ***
Capitolo 5: *** Piccoli grandi cambiamenti.. ***
Capitolo 6: *** Capisco.. ***
Capitolo 7: *** And I love you.. ***
Capitolo 8: *** Due settimane, solo due settimane.. ***
Capitolo 9: *** Non ve l'aveva detto? ***
Capitolo 10: *** Barbagianni truccato! ***
Capitolo 11: *** Si vedrà.. ***
Capitolo 12: *** Is that the end? ***
Capitolo 13: *** She's come back. ***



Capitolo 1
*** Dreamer.. ***


Quel bastardo di un Jonas!

 

Prologo:

 

Perché nessuno l’aveva avvisata che sarebbe stata così dura?  

Era entrata in quel hotel con l’intento di incidere un disco, far carriera e dimenticarli.

D’altronde, i Jonas Brothers  non le erano mai piaciuti sul serio ma, doveva ammetterlo, erano una porta verso l’alto.

Verso il successo.

E adesso, invece?

Si ritrovava a dover incidere un intero disco con lui, che l’aveva fatta soffrire come nessuno, mai.

Come nessuno avrebbe osato, mai.

Si ritrovava a piangere perché lui l’aveva tradita.

Era semplice, l’aveva tradita per qualcuno migliore di lei.

Lei, forse, lo avrebbe assecondato e capito meglio.

Ma lei l’aveva capito, e l’aveva anche amato.

Stupidamente, si era innamorata di lui.

Ma la verità era che lui no, non l’aveva mai neanche considerata davvero.

Per lui era tutta finzione.

Lui era Nick Jonas, dei Jonas Brothers, poteva permettersi tutto.

Anche scaricare la ragazza che, per primo, l’aveva davvero capito.

Ice sapeva che l’aveva capito.

Aveva risolto il mistero “Nick Jonas”.

Perché gliel’aveva detto lui stesso.

E a questo Ice credeva, ancora.

 

Capitolo 1: Dreamer..

 

6 mesi prima..

 

Ice aveva 16 anni quando il taxi giallo la lasciò davanti quel famoso albergo di Los Angeles.

Aveva sedici anni e aveva avuto l’immensa fortuna di essere selezionata come vocalist di un gruppo di ragazze, tre per l’esattezza, che avrebbero inciso un intero album con la band di fratelli più famosa del mondo.

L’album si sarebbe chiamato “JoBros&Friends”.

Avrete capito di chi sto parlando, no?.

Si, proprio loro, i Jonas Brothers.

Ice li aveva ascoltati qualche volta, e gli erano anche piaciuti.

Ma non più di tanto.

Aveva partecipato a quel casting solo perché la madre l’aveva obbligata.

Ed era stata presa. Era stata presa insieme a Jen, la batterista, e Sara, la chitarrista.

L’unico vero inconveniente, per Ice, erano il luogo e la durata.

Avrebbe dovuto vivere a stretto contatto con i JoBros per un anno intero, lontano da casa sua, dalla sua città.

Loro erano a Los Angeles, lei era di New York.

E il progetto sarebbe durato un anno.

Ma ci sarebbe riuscita. Sarebbe riuscita a conquistarsi un posto in quel di Hollywood, anche lei.

Perché se lo meritava.

Dopo tutto quello che aveva passato, i suoi sogni si sarebbero avverati, lei lo sapeva.

D’altronde, il canto e la chitarra erano le uniche due cosa che l’avevano salvata dalla pazzia.

Quando le avevano diagnosticato quella strana forma di diabete giovanile – di cui lei non aveva voluto sapere niente, se non la cura - aveva solo 13 anni.

E tutta una vita da vivere.

Una vita che, aveva deciso, avrebbe vissuto all’insegna della musica.

 

***

 

Con la carta magnetica in una mano e la grande borsa nell’altra, Ice si diresse verso l’ascensore di quel lussuoso albergo.

Se la passavano bene quei ragazzi.

Avevano prenotato un piano a loro disposizione con 6 suite, due stanze che sarebbero state adibite a sala di registrazione, una cucina e un enorme salone.

Per quanto volesse nasconderlo, Ice era euforica all’idea di vivere in un posto del genere!

Era pur sempre un hotel a 5 stelle!

Dentro l’ascensore che l’avrebbe portata al suo piano, Ice fantasticava su come potesse essere la sua suite, quando l’occhio le cadde sullo specchio.

Era proprio una bella ragazza.

Castana, i capelli corti sbarazzini non le arrivavano neppure alle spalle. Il naso all’insù e la bocca a cuore. Un fisico invidiabile e agilità nel muoversi.

Tratti somatici italiani, acquisiti dalla madre.

Occhi verdi.

Qualcuno le aveva detto che erano “sconvolgenti”.

L’aveva sempre preso come un complimento.

Ice aveva un carattere strano. Era lunatica, orgogliosa, scorbutica, ma anche simpatica, leale, con un gran senso dell’umorismo e un’autoironia che spiazzava chiunque la conoscesse.

Le mancava una sola cosa.

La capacità di provare sentimenti.

Certo, non è che fosse una statua di sale, ma preferiva evitare di affezionarsi troppo alle persone per paura di essere respinta, e questo faceva di lei una ragazza tendenzialmente “cattiva”.

Era per questo che si era meritata il suo soprannome.

Glielo aveva appioppato un giorno, scherzando, la sua amica Liz, e tutti avevano cominciato a chiamarla così, persino la sua famiglia.

All’anagrafe risultava come Isabella Giulia Sartori, ma per tutti coloro che la conoscevano era Ice. Ghiaccio.

A lei piaceva quel nome, le dava un senso di superiorità non indifferente, che per una persona orgogliosa era pane quotidiano.

Il trillo del campanello dell’ascensore la risvegliò dai suoi pensieri e la invitò a mantenere la calma.

Le avevano detto che avrebbe trovato qualcuno ad aspettarla, ma non si aspettava certo loro.

I Jonas Brothers erano in piedi davanti l’ascensore e l’accolsero con il loro famigerato sorriso.

Quello che faceva andare in iperventilazione milioni di ragazzine.

Era sconvolta..pensava potesse prepararsi ad incontrarli, almeno per trovare qualcosa da dire.

Era timida, lei!

Il primo a farsi avanti fu Joe, il mezzano, che lei, dalle ricerche che aveva svolto, aveva catalogato come il buffone del gruppo.

-Piacere, io sono Joe! Tu sei Isabella, giusto? Ci hanno avvertiti che stavi salendo!- disse, con un tono di voce cordiale e genuino, alzando la mano per salutarla.

-Io, invece, sono Kevin! È davvero un piacere conoscerti, Isabella!- e le porse la mano in segno di saluto.

Ice la strinse a sua volta e sorrise, dicendo –Vi prego, chiamatemi Ice! Nessuno mi chiama Isabella!-

-Oh, ok! Ice..come ghiaccio?- chiese il più grande, perplesso.

-Esattamente!- rispose la ragazza, con un sorriso semplice.

-E a cosa dobbiamo questo soprannome?- chiese Joe, il mezzano, ridendo di gusto.

-Eh, lo scoprirete!- disse lei, con un tono che andava dal sadico al pazzoide.

I tre risero di gusto e il più piccolo tra i Jonas, che era rimasto in disparte, si avvicinò ad Ice.

-E io sono Nick! Molto piacere!- disse, gentilmente.

Che strano, Ice si sentiva osservata.

Nick, il più piccolo, la guardava come fosse un regalo.

E questo la metteva a disagio.

Nessuno l’aveva mai guardata in quel modo.

Quegli occhi e quello sguardo, per un momento senza fine, le fecero perdere un battito e, forse, abbassare la glicemia.

 

 

I Personaggi dei Jonas Brothers non sono di mia intenzione e questa FanFiction non è a scopo di lucro! I caratteri qui iportati non sono corrispondenti alla realtà! Tutti i diritti sono riservati!  

 

 

Spazio Autrice*:

Ed eccomi qui, con questa FanFiction senza tante pretese sui JoBros! Ho sognato qualcosa e stamattina ho sentito il bisogno di metterla per iscritto, chissà cosa ne verrà fuori! Ci tengo a precisare che questa ficcy non rispetta la vera storia dei Jonas e di Nick, quindi non ci saranno le sue fidanzate o altro! {lui è solo mio!..xD}

Spero vi piaccia!

I primi capitoli serviranno un po’ come introduzione, spero non vi annoino troppo!

Leggete e recensite!..=D

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Capitolo 2
*** Senza pensieri..Almeno per questa volta! ***


Quel bastardo di un Jonas!

 

Capitolo 2: Senza Pensieri..Almeno per questa volta!

 

 

-Allora Ice, non possiamo darti la tua camera perché non è ancora pronta, e poi, dobbiamo aspettare le altre ragazze- disse Kevin, andando a sedersi sul divano che troneggiava nel grande salone.

Joe lo segui e si buttò a peso morto accanto al fratello, sbattendo sul su braccio e beccandosi uno scappellotto dal proprietario di quest’ultimo, mentre Nick si appoggiò al bracciolo esterno.

Ice si sedette su una poltrona davanti al divano.

-Su, dicci qualcosa di te!- cominciò Joe, con un sorriso di incoraggiamento.

-Beh, non c’è molto da dire..ho 16 anni, ma credo questo lo sappiate già, sono di origini italiane, cucino, scrivo e sono alta 1 metro e 67!- disse tutto d’un fiato, timidamente.

Non le era mai piaciuto essere al centro dell’attenzione.

Quando era su un palco e cantava la sua musica, però, si trasformava, diventando una delle persone più estroverse sulla faccia della terra.

Come già detto, aveva un carattere strano.

-Cucini italiano?- chiese Nick, con gli occhi che brillavano.

Ultimamente aveva scoperto questo tipo di cucina e non riusciva più a farne a meno.

-Si! Come ogni italiano che si rispetti, ragazzi!- disse, traducendo l’ultima parola nella lingua della madre, l’italiano, appunto.

-Oh, che cosa meravigliosa!- dissero in coro Joe e Kevin con la stessa espressione del fratello più piccolo.

Sembravano tre cuccioli in cerca di compassione.

Ice rise e si sentì felice, come non capitava da tempo.

-Come siete carini!- squittì, sbattendo le mani per complimentarsi.

Con loro era già riuscita a sciogliersi. Le davano un senso “di famiglia” che aveva paura di non trovare, arrivando in quella città sconosciuta.

I tre fecero uno sguardo da latin lover, prima che Joe soffiasse sulle sue unghie e le passasse sulla maglietta, per farle capire che era una sua specialità.

Ice rise ancora di più.

I ragazzi avevano appena inscenato uno dei loro famosi “Jonas Show”, per passare il tempo, quando Ice senti squillare il suo I-Phone.

-Scusate, devo rispondere!- disse, non riuscendo a smettere di ridere.

I tre si fecero seri e la lasciarono ai suoi affari.

Lei prese il cellulare e rispose.

-Ciao Mamma!- disse, con tono calmo.

-Oh, tesoro! Com’è andato il viaggio? Come mai non mi hai chiamata appena arrivata? Hai conosciuto i tuoi colleghi? Hai mangiato? Hai controllato la glicemia?- chiese la madre, a raffica.

Ice sospirò. Quando stava lontana da casa, sua madre cominciava a diventare troppo protettiva, anche per i suoi gusti.

-Mamma, calma!- disse –Il viaggio è andato bene, non ti ho chiamata perché ero indaffarata. Si, ho già conosciuto i Jonas Brothers. No, non ho mangiato e no, non ho ancora controllato la glicemia. Aspetto che mi diano la camera, e non ti preoccupare, sto bene!-.

La madre rise per il tono che aveva usato la figlia e poi la congedò.

-Ok, amore! Ho capito! Ci sentiamo quando ti danno al camera!- rise.

-Ecco, grazie mamma! Ti voglio bene, ma certe volte sei stancante! Sono diabetica, mica su punto di morte!- disse, ridendo.

-Hai ragione! Vado! Ciao amore, ti voglio bene anch’io!- e chiuse la comunicazione.

-Ciao!- disse Ice, oramai al telefono “vuoto”.

Sospirò e si voltò verso i ragazzi, che la guardavano in un modo strano.

Kevin e Joe erano sbalorditi, mentre Nick sembrava incredulo e..felice!

-Che c’è?- chiese Ice, confusa.

Nessuno parlava. La guardavano. Finche Nick non prese la parola.

-Sei diabetica?- chiese.

Ad Ice sembrava che lui sperasse in una risposta positiva.

-Eih, lo sai che non si origlia?- rispose, sorridendo –Comunque si, sono diabetica!- continuò con un tono meno felice, abbassando al testa. non le piaceva parlarne con la gente, perché la guardavano con compassione, come se stesse davvero per morire.

-Anch’io!-.

Ecco, Ice si sarebbe aspettata di tutto, tranne quella risposta.

Aveva fatto tante ricerche su di loro, ma non aveva di certo mai letto che Nick Jonas, quello dei Jonas Brothers, quello carino –il più carino di tutti, a detta di molti- fosse diabetico!

Alzò il capo ad occhi sgranati, la bocca semiaperta.

-Come, scusa?- chiese, incredula.

-Sono diabetico anch’io! È la prima volta che trovo una “collega”- disse, mimando il gesto delle virgolette con le dita –che ha la mia stessa malattia! È fantastico! Cioè..non è fantastica la malattia, ma il fatto che ce l’abbiamo tutti e due..insomma..mi hai capito!- biascicò, impappinandosi nel parlare.

Ice sorrise e gli accarezzò la testa, quasi fosse un cucciolo.

-Calma, calma! Ho capito!-.

Ogni tanto sembrava che Ice avesse il doppio dei suoi anni, che fosse più responsabile dei suoi coetanei, che non si divertisse, che fosse più grande. Forse le dava questo aspetto la malattia, o forse il fatto che aveva voluto crescere troppo in fretta. Ma, in realtà, lei era fragile, ed aveva bisogno di qualcuno che la sorreggesse e le stesse accanto.

Forse, in Nick, aveva trovato qualcuno che potesse capirla un po’ più degli altri, perché afflitto dal suo stesso problema.

Molti le dicevano che, in fondo, non era cambiato molto rispetto alla sua vecchia vita, ma avrebbe davvero voluto vedere loro.

Stare attenti ad ogni cibo da mangiare, ad ogni mossa, ad ogni sforzo in più. Per non parlare, poi, del controllo della glicemia e dell’insulina.

Non che le dispiacesse, le dava un senso di adrenalina.

Starete pensando che Ice fosse pazza.

Forse.

Ma quando sentiva l’ago perforarle la pelle e il liquido entrare in circolazione dentro di lei, l’adrenalina la pervadeva e per quei pochi secondi si abbandonava a quello strano a perverso piacere.

Era come drogarsi.

Certo, non che lei si drogasse –andava contro i suoi principi, anche se cercava di capire chi lo faceva perché pensava avessero dei loro motivi- ma, da come alcuni ne parlavano, sembrava avvicinarsi molto a quella sensazione.

In fondo, l’insulina era un farmaco, una droga. Senza quella non avrebbe resistito.

Lei era dipendente dall’insulina.

C’era poi, però, il lato fastidioso. Ice aveva sempre avuto una soglia del dolore pari al coraggio di un elefante davanti ad un topolino.

Zero.

Quel fastidioso bucherellare dell’apparecchio per controllare la glicemia e l’ago dell’insulina erano una delle cose più scoccianti e fastidiose del mondo, ma ormai c’aveva fatto l’abitudine. S’era rassegnata al fatto che avrebbe dovuto andarci d’accordo. Si trattava di sopportare solo per l’intera vita, giorno più, giorno meno!

Nick le sorrise e stava per aprir bocca, quando Joe lo precedette.

-Abbiamo un’altra persona con la dieta speciale!- disse, ridendo, per poi continuare –a voltela seguo anch’io. Sai, per mantenermi in forma!-.

Imitò uno di quei culturisti che mettevano in mostra i loro muscoli enormi alzando il braccio, prima che Kevin lo tirasse di nuovo a sedere accompagnato dalle risate generali.

Ad un tratto il telefono del salone squillò.

Nick, che si trovava ancora sul bracciolo del divano e che quindi era il più vicino al piccolo tavolinetto in legno, rispose.

Annuì e poi chiuse la comunicazione.

Si voltò verso gli altri ragazzi con un sorriso a trentadue denti e disse: -arrivano le altre!-.

Ice si sentì ancora più felice, conosceva già le sue compagne, le aveva incontrate al casting.

Da come era cominciata quell’avventura e dal gruppo che l’avrebbe accompagnata, sperò caldamente di potersi divertire, senza troppi pensieri!

Almeno per quella volta!

 

 

Angolo Autrice**

Salve! Eccomi qui con un altro capitolo! Siamo ancora nella fase iniziale, quindi è tutto un po’ palloso!..xD

Ringrazio di cuore tutte coloro che hanno commentato, coloro che hanno inserito questa storia tra i preferiti e coloro che l'hanno messa tra le seguite! Spero continuiate a seguirmi!

Un bacio..

Isa..=D

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Capitolo 3
*** Se Proprio Devi.. ***


Quel bastardo di un Jonas!

 

Capitolo 3: Se proprio devi..

 

Quando Jen e Sara uscirono dall’ascensore, dopo essere rimaste sorprese come Ice nell’essere accolte dai Jonas Brothers in persona e dopo aver fatto la loro conoscenza, arrivò il momento dei saluti.

Ice Jen e Sara erano state poco tempo insieme, ma quei due giorni erano bastati loro per conoscersi ed apprezzarsi.

Jen, la batterista diciottenne di New York, era bassina e con i capelli lunghi color ebano, magra e davvero molto simpatica.

Sara, la chitarrista, invece, era abbastanza alta ed aveva 20 anni, i capelli lunghi biondi e gli occhi castani, timida ed introversa.

Appena si videro, le tre corsero ad abbracciarsi come fossero amiche d’infanzia.

-La mia SugarFree!- gridò Jen ridendo e stritolando in un abbraccio Ice. Quando la ragazza riuscì di nuovo a respirare e a non avere la vista appannata a causa del blocco delle sue vie respiratorie, abbracciò l’altra amica, sicuramente molto più calma e sensibile.

-Allora, come stai? Tutto ok? Mi sembri pallida!- disse la bionda in tono indagatorio, mal celando la sua preoccupazione.

-Sara, sto bene! Va tutto a meraviglia!- rispose la diretta interessata, con una punta di sarcasmo.

Poteva capire che la gente si preoccupasse per lei, che era più delicata di altri, ma non fino a quel punto.

Poi si rischiava di essere un tantino esagerati.

Ice era sempre stata oppressa dalla sua malattia, sarebbe sicuramente stato meglio se anche i suoi cari non avessero ingigantito il problema più di quanto realmente non fosse.

Il resto del gruppo aveva cominciato a fare conoscenza, quando lei si senti mancare.

Cercò di avvicinarsi alla poltrona ma le gambe le cedettero e si accasciò a terra. Aveva la vista annebbiata e un grande confusione in testa.

Si sentiva stanca, voleva solo dormire. Stava per chiudere gli occhi quando una mano le tirò una sberla che si sarebbe ricordata per tutta la vita, ma non ebbe comunque la forza di controbattere.

-Ice, mi senti? Non addormentarti, non puoi! Dov’è il tuo apparecchio per la glicemia? Dove lo tieni?- chiese una voce dolce e melodiosa, ma comunque carica di determinazione e buona volontà.

Era un voce che sapeva cosa fare.

Era una voce senza paura.

Era la voce di Nick.

-Nella borsa.- riuscì a rispondere, cercando di recuperare un po’ di forza.

Sapeva cosa stava succedendo.

Era una crisi.

Aspettò che l’ago della macchinetta le perforasse i dito, cosa che avvenne abbastanza in fretta, e il tic che emanava il risultato.

Sentiva delle voci preoccupate attorno a lei, ma non riusciva a distinguere le parole o da chi provenissero. Una frase però, riuscì a captarla, forse perché la voce era più vicina a lei.

-Oh cazz..!- sibilò la voce, prima che Ice sentisse il solito ago perforarle il braccio e il solito dolore bloccarle l’intero arto.

Piano piano l’insulina entrò i circolo e lei si senti subito meglio, o così le parse.

Era comunque troppo stanca.

Si addormentò tra le braccia di qualcuno di veramente molto comodo!

 

***

 

-Nick, ho capito! Me l’hai già detto!- ripeté per l’ennesima volta Ice, stanca di tutto quel trambusto.

Da più di un’ora stava discutendo con Nicholas Jerry Jonas sul fatto che lei non era stata abbastanza attenta alla sua glicemia ed aveva avuto una crisi ipoglicemica.

Lui l’aveva soccorsa, sapendo cosa fare, e l’aveva assistita per tutte le ore in cui aveva dormito, controllandole regolarmente i valori glicemici e stando attento a non prendere troppo sonno, così da potersi svegliare facilmente.

In quel momento nella testa di Ice rimbombava, imperterrita, una sola domanda.

“Ma a lui, chi gliel’ha fatto fare?”.

Avrebbe potuto aiutarla con la crisi, portarla nel suo letto e lasciarla dormire.

Invece no, era rimasto con lei.

-Mi hai già detto che l’hai capito, Ice, ma mi sembri un po’ dura d’orecchi! Devi stare più attenta alla tua glicemia! Saresti potuta finire in coma!- disse il ricciolino, lasciando cadere la testa tra le mani, esausto.

Lei si alzò, gli andò vicino e gli disse: -Nick, ti ringrazio per tutto quello che hai fatto. Per avermi aiutata durante la crisi e per essere rimasto qui con me. È stato davvero un bellissimo gesto, anche se non so chi te l’abbia fatto fare- continuò, ridendo -Ma adesso sarebbe meglio che tu andassi a  riposare un po’, per avere almeno una parvenza da persona normale!-

Il ragazzo la guardò e sorrise, dopodiché si alzò e andò verso la sua stanza, stremato.

Ice, nel frattempo, dopo essersi fatta una doccia ed aver indossato dei vestiti puliti, presi dalle valigie che qualcuno, miracolosamente, aveva portato nella sua camera, cercò di recarsi in soggiorno, perdendosi però nei meandri di quel piano dedicato solo a loro.

Quando finalmente riuscì a trovare la sala comune, scoppiò in una grande risata.

Sembravano già una grande famiglia.

Kevin e Sara erano in terrazza, parlottando concitatamente davanti a delle tazze che, lei presuppose, fossero di thè.

Diede un’occhiata all’orologio vicino la grande vetrata e rimase ad occhi sbarrati.

Quell’aggeggio segnava le dieci del mattino.

Questo significava che lei aveva dormito 14 ore.

E che Nick era rimasto su quella poltrona, svegliandosi ogni due ore per controllarle la glicemia, per ben 14 ore.

Quel ragazzo era un santo, senza ombra di dubbio.

Girò la testa in direzione del divano, da dove provenivano dei rumori poco identificati.

Joe era spaparanzato sul divano, gli occhi ancora assonnati e il telecomando in mano.

Jen, stesa accanto a lui, continuava a lamentarsi per fargli cambiare canale, visto che lei non era interessata alle partite del NBA!

-Buongiorno- disse Ice, timorosa che qualcuno potesse saltarle addosso per controllare che fosse realmente lei e non un suo ologramma che vagava per casa.

Quattro sguardi si posarono all’improvviso su di lei, ricevette degli svogliati “Buongiorno” dai conviventi, che poi tornarono ai loro affari.

A quel punto Ice li guardò stralunata.

Aveva l’espressione che caratterizzava Willy il coyote ogni volta che non riusciva a prendere quello strano animale che ripeteva sempre “bip-bip”.

Le sfuggiva il nome, in quel momento.

Tossì, in modo che qualcuno le prestasse attenzione e Jen, senza che nessuno gliel’avesse chiesto disse: -Che c’è? Non t’abbiamo fatto il terzo grado perché Nick ha detto che quello che hai avuto non era grave e che poteva capitare in qualunque momento. E poi a te non piacciono le attenzioni.-

-Te l’ho detto.. Non hai tatto!- brontolò Joe accanto a lei, meritandosi uno schiaffetto amichevole dalla ragazza che gli sedeva accanto.

Finalmente Ice aveva trovato qualcuno che non le avrebbe rotto l’anima qualunque fossero state le sue decisioni.

Sentiva nell’aria uno strano odore.

Odore che, avrebbe scoperto, sapeva di libertà.

 

Nick si svegliò quando una folata di profumo invase le sue narici. Tentò di aprire gli occhi ma la luce della lampada poggiata sul suo comodino era troppo forte, un vero supplizio per lui e i suoi occhi appena svegliati.

-Maledetti, spegnete la luce!- biascicò, prima che una risata scoppiasse in camera sua.

Prese il cuscino su cui era appoggiato e lo portò fin sulla testa, in modo da coprirsi le orecchie e non essere disturbato.

Sentiva il solito formicolio al braccio, quello che nasceva subito dopo la sua solita puntura d’insulina.

Apri un occhio e lo ruotò il minimo indispensabile, notando che qualcuno gli aveva posato del cotone sul gomito, fissandolo con dello scotch.

-Nick, alzati! Ti ho preparato due ottimi piatti italiani, anche se non so se ne troverai ancora. Sono tutti a tavola, mangiano come dei forsennati, e manchiamo solo noi- sussurrò una voce.

La sua voce.

Allora non l’aveva sognata. Lei esisteva davvero.

Aprì gli occhi e se la ritrovò a pochi centimetri di distanza, intenta ad osservarlo.

-Ti alzi?- chiese Ice, ridendogli in faccia.

Il suo fiato caldo lo investì e per un attimo Nick perse la cognizione di tutto ciò che lo circondava.

-Mmh..Si, mi alzo! Ma ti avverto, indosso solamente i boxer! Sono talmente bello da sembrare irreale, quindi è uno spettacolo vietato ai bambini e ai deboli di cuore!- sussurrò sul viso della ragazza, che ancora non si era spostata da quella strana posizione.

Lei si alzò di scatto, dopo aver mormorato un “Oh” che andava verso l’imbarazzato spinto.

-Ho capito, esco! Ti aspetto in cucina, preparo i piatti!- brontolò, mentre usciva dalla porta e alzava le braccia al cielo, fintamente sdegnata dall’ego del ragazzo.

-Se proprio devi..- sussurrò Nick in risposta, quando la porta era ormai chiusa.

 

I Personaggi dei Jonas Brothers non sono di mia invenzione e questa FanFiction non è a scopo di lucro! I caratteri qui riportati non sono corrispondenti alla realtà! Tutti i diritti sono riservati! 

 

Spazio Autrice***

Ed ecco qui un altro capitolo, noioso come sempre!

Purtroppo vado di fretta e non posso ringraziare e commentare ad uno ad uno le vostre recensioni, ma mi rifarò nel prossimo capitolo!..xD

Allora, che ve ne pare?

Per adesso i personaggi sono poco delineati, ma poi vedrete..eheh!

Spero continuiate a recensire, adoro le vostre recensioni e sono quelle che mi spingono a continuare la storia!

So.. Commentate!

Baci..

Isa!

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Capitolo 4
*** Love? ***


Quel bastardo di un Jonas!

 Capitolo 4: Love?

 

-No Joe, no!- gridò Jen, in preda ad un attacco isterico che durava ormai da almeno 3 ore.

-Ma perché? Cosa ti costa?- chiese per l’ennesima volta il mezzano, seduto sul divano del soggiorno, intento a guardarla con uno sguardo che avrebbe fatto sciogliere persino i ghiacci eterni.

-Ho detto no! Io al luna park, con te, non ci vengo! Io odio i luna park! Ci sono tutti quei bambini che gridano, le giostre stupide e quei bigliettai antipatici! E poi tu sei Joe Jonas! Non staremmo tranquilli nemmeno cambiando i nostri connotati! No!- rispose la ragazza, guardandolo a sua volta con uno sguardo che vagava dall’omicida al pazzoide.

Era da quando si era svegliato, quella mattina, che Joe aveva deciso di voler andare al luna park. Diceva di voler tornare un po’ bambino, anche se tutti i conviventi di quella casa si chiedevano se lui fosse mai realmente cresciuto.

Appena sveglio, aveva chiesto a suo fratello Nick di accompagnarlo, che prontamente aveva risposto di aver da fare col testo di una canzone.

Kevin era uscito molto presto con Sara, per passare un’intera giornata in un enorme negozio di chitarre.

Ice sarebbe rimasta con Nick per cominciare a provare qualche canzone, e per stilare la lista e le date delle registrazioni del disco, che sarebbero cominciate da lì a poco.

-Ma dai Jen! Viviamo nella stessa casa da una settimana..- cominciò Joe.

-E me ne sto già pentendo! Avrei dovuto chiedere un appartamento separato!- sputò la mora con un tono davvero poco raccomandabile.

-..e dovresti sapere che se mi fisso su una cosa la devo ottenere per forza!- continuò imperterrito il ragazzo, guardandola.

Si, lo sapeva bene, Jen. Come quando, due giorni prima, aveva fatto l’errore di sedersi accanto a lui per la colazione.

“Jen, mi passi l’acqua? Jen, mi passi il succo d’arancia? Jen, mi passi la marmellata?”.

Non la smetteva di chiederle qualcosa, fin quando lei, all’ennesima richiesta delle omelette, si era alzata, le aveva prese e gliele aveva sbattute direttamente in testa.

Rise al quel ricordo.

-Cosa ti ridi? Io voglio andare al lunapark e tu ridi..- borbottò Joe, infastidito.

Stava seduto sul divano compostamente, le braccia conserte, i piedi uniti e un broncio che toccava terra.

Jen, vedendo quell’espressione, si sciolse.

-Allora, facciamo così! 6 giostre, non di più, e poi dritti a casa! Meno usciamo meglio è..- sentenziò, non aspettando risposta.

Girò i tacchi e raggiunse camera sua, mentre il mezzano si alzava, trionfante, dal divano.

 

Nick e Ice erano in sala registrazione.

Stavano cercando di stilare le tracce da incidere, che, con molta sorpresa di Ice, erano più di 30.

-Ma non possiamo mettere 30 tracce in un cd!- sentenziò Ice, sicura di quel che diceva.

-Si, lo so! Infatti poi sceglieremo le migliori!- rispose Nick, paziente.

-Oh!-.

L’espressione di Ice era quella di una bambina davanti al suo giocattolo preferito.

Il suo sogno segreto era quello di chiudersi in una sala registrazione e cantare fino a sentire mal di gola, suonare fino a quando le dita non le avrebbero fatto male.

Era un po’ masochista, se proprio bisogna dire la verità, ma le piaceva un casino!

-Dobbiamo scegliere le tracce più famose degli artisti lanciati in quest’ultimo periodo dalla Disney..- proseguì Nick, assorto nel leggere dei documenti di cui Ice non avrebbe capito sicuramente niente.

-Ad esempio?- chiese la ragazza, prendendo in mano un foglio ed una penna.

-Non so..Taylor Swift, Demi Lovato, noi e..Miley.- disse il ricciolino, imbarazzandosi non poco pronunciando l’ultima parola.

-Oh, hai toccato un tasto dolente! Devi sapere che il mio secondo nome è gossip! Voglio sapere tutto di voi due! Come sono andate realmente le cose? Su, su, racconta!-.

In realtà Ice non era un tipo a cui piaceva sparlare, ma se si trattava di una coppia famosa come quella di Miley Cyrus e Nick Jonas certo non si sarebbe fatta sfuggire l’occasione.

-Beh, non c’è molto da dire! Siamo stati insieme per due anni, ma litigavamo spesso! Il successo cresceva, i diversi impegni di lavoro, i paparazzi sempre alle calcagne. Io volevo mantenere segreta la nostra storia fino alla fine, mentre lei aveva deciso che sarebbe stato inutile. Nel 2007 ci siamo lasciati d buoni amici, anche perché frequentavamo gli stessi ambienti! Ogni tanto ci sentiamo ancora..- concluse il più piccolo dei Jonas.

Aveva tenuto lo sguardo basso per tutto il racconto, come spaventato da una qualche reazione della sua nuova amica.

-Ti manca?- chiese in un soffio Ice, pensando di essere troppo indiscreta.

-Non più, non adesso..- sussurrò Nick, alzando gli occhi su di lei.

Si guardarono per un lungo istante, scrutando entrambi i lineamenti dell’altro, così da marchiarli a fuoco nella loro mente.

La prima a riprendere il controllo fu Ice.

-Emh..allora..cominciamo la scaletta?- chiese, imbarazzata.

-Si, credo sia meglio..- sussurrò Nick, continuando a guardarla.

Quella ragazza gli faceva sempre uno strano effetto.

Non riusciva mai a smettere di guardarla, la sera si addormentava pensando a lei e quando era in sua compagnia il tempo trascorreva troppo velocemente.

Aveva trovato una buona amica, o forse, qualcosa di più.

Dal canto suo, Ice era rimasta affascinata da quel ragazzo sempre troppo serio, che non si lasciava quasi mai andare.

L’aveva colpita il suo modo di fare.

Era distaccato e serio, mai fuori luogo.

E poi, c’era da dire che era bello.

Le ricordava tanto James Dean, con quell’alone di mistero a circondarlo.

-Allora, cominciamo da Taylor! Direi di prendere tre canzoni..ne conosci qualcuna?- chiese il ricciolo, prendendo anch’egli uno foglio vuoto.

-Si..mi piacciono molto “You’re not sorry”, “Should’ve said no” e “Our song”!- propose, incerta.

-Vada per queste, allora!- sorrise Nick, segnandole sul suo blocco.

-Come? Così? Senza neanche ascoltarle?- si stupì Ice.

-Si. Le conosco, sono delle belle canzoni, e sono anche abbastanza famose! Andranno alla grande! Dobbiamo prendere quelle che più si adattano alla tua voce..!- rispose Nick.

Gli piaceva spiegarle le cose, essere il suo mentore!

-Ok!- sussurrò, concentrata nello scrivere i titoli delle canzoni sul suo foglio.

-Poi c’è l’immancabile “This is me” di Demi..e “Who will I be”!- disse Nick, continuando a  scrivere.

Ice non si era ancora abituata al fatto di lavorare con star famosissime.

Nick palava dei suoi colleghi come fosse la cosa più normale del mondo, mentre Ice lo guardava sconvolta.

Pensò che avrebbe dovuto abituarsi!

-Certo..- sibilò Ice, imbarazzata.

-Hai detto qualcosa?-.

Nick alzò la testa verso di lei, mentre lei riabbassava gli occhi sul foglio.

-No..no!- rispose, con troppa enfasi.

Non le era mai successo.

Non si era mai imbarazzata davanti a nessuno.

Adesso invece arrivava questo ragazzino troppo cresciuto per la sua età e non riusciva più neppure a spiccicare un monosillabo di senso compiuto.

-Mi è stufato! Non mi piace fare la scaletta..- si lamentò Nick, lasciandosi cadere sulla scrivania.

-Ma siamo ancora alla 5° canzone!- si stupì Ice.

-Lo so, ma mi stufa comunque! Che ne dici di provare qualche canzone dei JoBros?- chiee Nick, sorridente.

Voleva sentirla cantare.

Se l’avevano scelta, doveva avere una gran bella voce.

-Oh, per me va bene..- rispose Ice, alzandosi dalla sedia.

Nick prese la sua chitarra e cominciò a strimpellare qualche accordo.

-Lì c’è una risma con tutti i testi dei nostri pezzi!- dissè Nick, indicando con la testa una pila di fogli davvero poco ordinati.

Si appoggiò alla scrivania sedendosi per metà, con la chitarra sulle gambe.

Ice pensò che quella non era una prova, era un piano per farsi molestare.

Nick stava seduto sulla scrivania, il capo chino sulla chitarra, intento ad accordarla. I muscoli del collo, scoperti, risaltavano rendendolo ancora più sexy.

La maglietta aderente grigio scuro fasciava tutti i muscoli del torace, lievemente contratti per la posizione.

-Vediamo se la riconosci..- disse Nick, riportando Ice in uno stato di semi-coscienza.

Le dita scorrevano veloci sulle corde della chitarra, producendo una melodia bellissima, che Ice conosceva molto bene.

Era una delle canzoni che più l’avevano colpita.

Nick cominciò a cantare, facendole segno con la testa di seguirla.

"Hello beautiful, how's it going? I hear it's wonderful in California. I've been missing you, it's true.."

Ice si lasciò prendere dal testo della canzone, come faceva sempre quando cantava.

Si estraniava da ciò che la circondava, per immedesimarsi nella canzone e nel suo testo, appunto.

Cercò di immaginare, mentre cantava, questo ragazzo che parlava alla sua fidanzata, sperando che le distanze non avessero intaccato il loro rapporto.

Aah, le speranza di un uomo innamorato!

Immediatamente nella sua mente si fece spazio l’immagine di un ragazzo magrolino, quasi gracile, ricciolino e dallo sguardo triste.

Nick.

In effetti, aveva scritto lui quella canzone!

Non c’era da stupirsi se aveva immaginato lui.

Eppure mentre cantava, Ice sentì il bisogno impellente di consolare quel ragazzo.

Consolarlo perché la sua ragazza, forse, non lo amava più.

Consolarlo per alleviare la sua tristezza.

Consolarlo e aiutarlo a combattere la sua malattia.

 

Nick rimase sconvolto.

Non si aspettava certo una voce del genere.

Era un contraddizione vivente.

Aveva un tono forte, possente, che però si univa ad una dolcezza e una finezza devastanti.

In lei c’erano tutti  generi possibile e immaginabili.

Soul, Jazz, Pop, Rock, Gospel..non si sarebbe stupito di sentirle cantare “L’Aida” senza il minimo errore, con un po’ d’allenamento avrebbe potuto fare anche quello.

Ne aveva sentite di belle voci, Nick, ma mai come quella.

Riusciva a trasmettergli un calore e una completezza unici, senza contare che lei non cantava le canzoni, le recitava.

Si immedesimava nel testo e cantava le vicende dei personaggi come se le capitassero in prima persona, come fosse una parte da interpretare.

Ed era terribilmente sexy.

Nicholas Jerry Jonas non aveva mai fatto certi pensieri, ma vederla lì, in piedi vicino a lui, gli occhi socchiusi, le labbra pronunciate e i capelli corti mossi da una mano che li scuoteva, lo mandava in estasi.

Era il ritratto della bellezza.

E Nick, ne era sicuro, se ne era perdutamente innamorato.

 

I Personaggi dei Jonas Brothers non sono di mia invenzione e questa FanFiction non è a scopo di lucro! I caratteri qui riportati non sono corrispondenti alla realtà! Tutti i diritti sono riservati!

 

 

Angolo Autrice***

Volevo ringraziare calorosamente tutti coloro che hanno recensito, visto che non ho potuto farlo prima!

Mi scuso per il ritardo di questo capitolo! Spero mi perdoniate..=)

 

crazies_cullen123: Ti ringrazio per aver letto e commentato! Sono felice che la mia storia ti intrighi! Per il lato stronzo di Nick..Beh..Dovrai aspettare ancora un po’!..Spero continuerai a leggere e recensire..=D

 

Little Sleeping Beauty: Piacere Cristina, io sono Isa! Uao, dipendente dalla mia FF! Grazie, davvero! Mi fa molto piacere!

Ice è terribile, quando vuole, ma sa essere anche dolce e gentile..non hai ancora visto niente!

Per Nick, invece..come ho già detto..L’abito non fa il monaco!..xD

 

JonasBrothersFan: Scusami ancora! Avevo scordato di mettere la specificazione del tempo..xD Spero continuerai a seguire la mia FF!

 

__Sunlight__: Grazie! Per capire cosa combina Nick, però, ci vuole ancora un po’ di tempo..xD

 

jeeeeee: Eheh..siete tutte in fibrillazione per il lato stronzo di Nick!

La mia immaginazione, credimi, può arrivare fino a limiti estremi! Per il bacio..ci vuole ancora un po’ di tempo [non poi molto!]. Sono molto contenta che ti piaccia il mio stile, è sempre bello sentirselo dire!..=D

 

alice brendon cullen: Grazie mille! =D

 

gaara4ever: Ahahah..credo che tutte saremmo volute rimanere nella stanza con lui!..xD Grazie mille, spero continuerai a leggere!..xD

 

Egg___s: Grazie! Io, invece, il lato stronzo di Nick me lo immagino eccome!..xD

Per quanto riguarda Ice..lei è sicura di sé, fredda nel modo di comportarsi, ma questo non le impedisce di ridere ed essere allegra. In effetti, più avanti si noterà molto di più la sua vera natura! Per adesso è un po’ frenata, perché i personaggi sono poco delineati..=)

Il suo soprannome..presto si capirà anche quello!

Grazie ancora per i complimenti!..=D

 

Volevo anche ringraziare coloro che hanno inserito la mia storia tra i preferiti:

 

-        alice brendon cullen

-        JonasBrothersFan

-        Lilian Malfoy

-        Little Sleeping Beauty

-        PrInCeSsMaLfOy

-        sweet_star

 

E coloro che l’hanno inserita tra le seguite:

 

-        Egg___s

-        rakyprincipessa

-        streghettathebest

-        Tappina_5_S

-        zag

-        __Sunlight__

 

Comunicazione di servizio [=D]: Sarò assente dal pubblicare le mie storie dal 6 al 20 giugno, causa..Inghilterra! Un sogno che si avvera..Spero non vi dimentichiate di me! Baci, Isa! =D

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Capitolo 5
*** Piccoli grandi cambiamenti.. ***


Salve a tutte! Posto un altro capitolo, credo l’ultimo prima della mia partenza! =)

Sto affrettando i tempi della storia, perché il vero fulcro è il lato stronzo di Nick, e voglio arrivarci il prima possibile, senza però rendere la storia troppo accelerata!

Ringrazio calorosamente chi ha letto e commentato, e chi ha inserito la mia storia tra i preferiti e le seguite! Grazie di cuore..spero continuiate a seguirmi! Commentate numerose! =D

 

Quel bastardo di un Jonas!

 

 

Capitolo 5: Piccoli grandi cambiamenti..

 

-Ma questa è..è..- balbettò Sara in preda ad un attacco di riverenza acuta verso l’oggetto che le si trovava davanti.

-Una..una..è una..- balbettò di nuovo, senza riuscire a concludere la frase.

-Gibson Custom, è una Gibson Custom- concluse Kevin per lei, guardandola divertito.

I due ragazzi si trovavano in una delle sale di registrazione, precisamente quella delle chitarre, dove Kevin teneva la sua collezione di strumenti, per lui più cari di qualunque cosa.

Non era solito mostrarla a persone che non conosceva, ma Sara era un’ eccezione.

Una bellissima eccezione.

-Oh santa Madonna! E’ favolosa!- grido la castana.

Senza nemmeno rendersene conto, saltò addosso a Kevin che, dopo averla guardata sconvolto, le sorrise in modo complice.

Sara, facendo concorrenza ad un pomodoro maturo, arrossì ed abbassò la testa.

Si conoscevano da poco più di una settimana, ma il più grande dei Jonas aveva già un debole per la ragazza.

Passavano tutto il loro tempo insieme, tra accordi, chitarre e buona musica.

Non sapeva molto di lei, ma non gliene importava poi granché.

aveva deciso di tentare, magari questa era la volta buona.

In fondo, aveva ricevuto tante di quelle delusioni che ormai ci aveva quasi fatto l’abitudine, anche se sperava vivamente che quella volta qualcosa potesse andare per il verso giusto.

Sara era ancora abbracciata a lui, troppo emozionata per potersi spostare di un solo millimetro.

Era una di quelle ragazze che si innamoravano subito, una di quelle che credevano ai colpi di fulmine e ai principi azzurri e che, di conseguenza, stavano male quando venivano deluse.

Ma Sara, quella volta, sapeva che con Kevin sarebbe stato diverso.

Anche se lo ripeteva ad inizio di ogni storia, per questa ne aveva la certezza.

Kevin non era come gli altri.

Nessuno le apriva mai la portiera dell’auto quando uscivano insieme, nessuno le parlava gentilmente come faceva lui, nessuno le spostava la sedia dal tavolo per farla sedere.

Nessuno mai.

Kevin portò una mano sotto il mento della ragazza, facendo un po’ di pressione perché lei lo guardasse.

-Sai, sei bellissima..-sussurrò, prima di posare le sue labbra su di lei per un tenero bacio.

Sara, se possibile, arrossì ancora di più, piacevolmente sorpresa da quel gesto inaspettato.

Il contatto si intensificò, le labbra si intrecciavano, perfette nel loro gioco.

Kevin portò una mano dietro la schiena di lei, per sentirla più vicina.

Voleva che quel contatto non finisse mai, voleva stringerla a sé e proteggerla per il resto dei suoi giorni.

Per entrambi era stato il bacio migliore mai dato e ricevuto, un bacio per cui varrebbe la pena di rischiare la vita.

Era stato il loro primo vero bacio, il bacio di due innamorati.

Il primo di una lunga, lunghissima, serie.

 

Nick e Ice, ancora in sala registrazione, si stavano divertendo a modificare le loro voci con degli strumenti da sound-chek, quando qualcosa attirò l’attenzione del piccolo Jonas.

Sul tavolo, in bella mostra, si trovavano il testo e gli accordi di “Please be mine”.

In effetti non c’entrava molto in quel momento, ma Nick aveva sempre tenuto per sé quella canzone, consapevole che un giorno l’avrebbe dedicata a qualcuno che la meritava davvero.

Ricantandola aveva pensato a Miley, ma si era accorto che la ragazza che aveva descritto in quella canzone non era lei.

Miley era fantastica, certo, ma non era adatta a quella storia.

La ragazza di cui cantava non era frivola e saccente.

Non portava quegli strani stivaletti alquanto eccentrici.

Non era neppure famosa.

E, soprattutto, non aveva quell’odiosa risata da maialino che spesse volte la rendeva abbastanza inopportuna.

La ragazza giusta aveva i capelli corti, era diabetica, e in quel momento si stava divertendo a giocare con i microfoni, come una bambina davanti ad un ventilatore.

Quella ragazza non mostrava mai i suoi sentimenti, si limitava ad accettare i fatti che accadevano e, a volte, fronteggiarli.

Nick cominciò a suonare, ed immediatamente Ice alzò lo sguardo verso di lui.

Aveva ripreso quella posizione terribilmente sexy, per la seconda volta.

Lo faceva apposta o cosa?

Dunque, voleva davvero essere violentato!

Come capendo di essere osservato, Nick alzò lo sguardo, incontrando gli occhi di lei, che non divenne rossa come lui si aspettava, e neppure distolse lo sguardo.

Continuava a squadrarlo mentre lui cominciava a cantare.

Ice non si aspettava certo quella canzone.

L’aveva sentita cantata da un Nick molto più giovane, quasi bambino, interpretata un po’ come una preghiera.

Adesso invece, con quella voce roca e profonda, sembrava quasi che ordinasse quelle parole, come se nessuno potesse resistergli.

Ice si era accorta che ogni tanto Nick aveva manie di grandezza degne del Padre Eterno.

Si comportava come se tutti dovessero sottostare ai suoi ordini, si arrabbiava se qualcuno commetteva degli errori e, soprattutto, non ringraziava i suoi collaboratori.

Passava oltre la ragazza che ogni mattina consegnava i programmi della giornata, non degnava di uno sguardo la cameriera che gli porgeva il caffè.

Quei servizi per cui la gente si aspettava almeno un “grazie”, lui li dava per scontati.

E questo ad Ice non piaceva.

Non le erano mai piaciute questo genere di persone, tanto che le aveva sempre tenute alla larga.

Ma con Nick, beh..con Nick era diverso.

Non riusciva ad allontanarlo, e questo la spaventava.

Non aveva mai provato niente di simile per un ragazzo.

Lui aveva abbattuto tutte le sue difese con uno sguardo, anche se, Ice lo sapeva, non c’era poi molto da difendere dentro di lei, perché molto spesso si chiedeva se veramente possedeva un cuore.

“I will be right there for you 'til the end
The end of time”.

Nick continuava a cantare, fissandola negli occhi.

Lei, orgogliosa com’era, non avrebbe di certo distolto lo sguardo.

Chissà se quelle parole un giorno si sarebbero avverate.

Se lui ci sarebbe stato fino alla fine, sempre accanto a lei. Era una prospettiva piuttosto irrealizzabile, ma lei voleva crederci. In fondo, cosa le sarebbe costato?

Stavano ormai a pochi centimetri di distanza, lui con la chitarra ancora in mano, ma senza cantare.

Ad un certo punto, con una mossa agile e veloce, Nick posò la chitarra sul tavolo e attirò a se Ice, senza darle neppure il tempo di rendersi conto dell’accaduto.

Subito dopo la baciò.

Fu un bacio lungo e passionale.

I loro corpi combaciavano perfettamente, ognuno contemplando il corpo dell’altro.

Prendevano confidenza con i tratti del viso, delle spalle.

Dopo un tempo abbastanza lungo, ma che a loro sembrò durare quanto un soffio di vento, si staccarono, mentre Nick sussurrava –Please be mine.- sulle labbra di lei.

Ice, in risposta, per non farsi capire da lui, in italiano rispose:

-Spero solo tu non mi faccia soffrire..- regalandogli poi un sorriso pieno d’affetto.

Nick ricambiò, ancora stranizzato da quella frase che non aveva decifrato.

I due, usciti dalla sala registrazione, si incamminarono verso il salotto, mano nella mano, intenzionati a vedere un po’ di tv.

Non parlarono molto, non ne sentirono la necessità. Stavano bene insieme, e tanto bastava.

Certo, però, era stato strano.

Si conoscevano da meno di una settimana, non sapevano molto l’uno dell’altra, ma era stato tutto molto naturale.

Nell’ordine delle cose.

Nick non seguì molto il programma che trasmettevano sull’enorme plasma.

Non si capacitava di come avesse potuto baciarla.

Non che se ne fosse pentito, anzi!

Ma ultimamente aveva rivisto Miley, rifrequentandola, e da quanto avevano deciso, i due erano tornati insieme.

Nessuno era a conoscenza di questa notizia.

Poi era arrivata lei, come un fulmine.

Poche ore prima aveva pensato di esserne persino innamorato, ma si era sbagliato.

Di lei si era solo invaghito.

O almeno così sperava.

Aveva destabilizzato la sua solita vita, ma questo non significava che se ne fosse innamorato.

Adesso aveva un problema, però.

Miley e Ice.

Opposte.

Con Miley era routine. I litigi, i chiarimenti, l’amore..forse.

Con Ice, invece..non sapeva cosa aspettarsi dal nuovo giorno.

Non perché la conoscesse da poco, ma perché non era riuscito a capirla.

Lui si aspettava facesse qualcosa, lei faceva l’esatto contrario.

Miley, comunque, non sarebbe tornata prima di un mese e mezzo.

Aveva ancora tempo.

Conclusi così i suoi pensieri abbracciò Ice e inspirò il suo profumo, catalogandolo come una delle fragranze più belle che avesse mai sentito.

L’odore di Ice, per lui, era quello della libertà.

 

-Credo di non sentirmi troppo bene..- sussurrò Joe, appoggiato alla spalla di Jen.

-Ci credo! Hai fatto le montagne russe per tre volte di seguito!- rispose la ragazza, cercando un panchina su cui poter appoggiare il moribondo Joe.

Trovarono un pezzo di prato coperto dai cespugli e lì lui poté togliere un po’ di quegli armamenti che si era portato dietro: cappellino, occhiali da sole giganti, sciarpa, e giubbotto.

Ad aprile.

Forse la gente non l’aveva riconosciuto, ma l’aveva sicuramente preso per pazzo, e con lui la ragazza che gli camminava accanto.

Joe si sdraiò sull’erba ed inspirò profondamente.

Jen rimase colpita dalla sua bellezza.

Non era truccato e conciato, e questo attirò ancora di più la sua attenzione.

Non s’era mai accorta di come in realtà fosse, assorta com’era a prenderlo in giro o ad ignorarlo.

Quei riccioli scuri che gli ricadevano sulla fronte, il naso ben proporzionato, la bocca semplice.

Per non parlare del fisico, poi.

Come gli altri Jonas, aveva un fisico allenato e statuario, messo in risalto dal vestiario stretto ed attillato.

In quel momento aveva un espressione da cucciolo agonizzante, tanto che Jen, mossa da un sentimento che identificò come compassione, gli accarezzò la testa.

Lui si mosse di poco a quel tocco, posizionandosi meglio sotto la carezza della ragazza, la quale si spaventò e ritrasse al mano.

-Continua, mi rilassa!- disse lui, sempre ad occhi chiusi.

Lei sorrise impercettibilmente e prese ad accarezzarlo sulla testa, proprio come fosse un cucciolo.

Joe si trovava nella pace dei sensi. La frescura del prato sotto di lui, l’assenza di paparazzi, ma, soprattutto, la presenza di Jen.

L’avrebbe conquistata, prima o poi.

Magari più poi che prima. In quel momento non si sentiva troppo bene.

L’ultima cosa che sentì, prima di addormentarsi sotto le carezze di quella soffice mano, era Jen che parlava a telefono con BigRob e un lieve sussurro vicino al suo orecchio.

-Dormi, cucciolo mio..-

si addormentò definitivamente con un sorriso e con la consapevolezza che lei, il giorno dopo, avrebbe rinnegato quella frase anche a costo della morte.

 

 

 

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Capitolo 6
*** Capisco.. ***


Salve a tutte! Scusate per il gran ritardo, ma ho avuto seri problemi di ispirazione! Spero che questo capitolo vi piaccia e commentiate in tante! =D

Ringrazio molto ancora tutti i commenti, a cui purtroppo non posso rispondere perchè vado sempre di fretta, e coloro che hanno messo la mia storia tra preferiti e seguite! Vi voglio bene! Grazie! <3 =)

 

Enjoy it! 

Quel bastardo di un Jonas!

 

Capitolo 6: Capisco..

 

Tra incontri con i discografici, scalette e gite al parco, era passato un mese da quando i sei ragazzi avevano cominciato la loro avventura.

Sara e Kevin, più uniti che mai, si comportavano come una coppia di futuri sposi, pronti a fare il grande passo.

La notte dormivano insieme, sempre nella castità più assoluta, e la mattina quello che si alzava per primo portava la colazione a letto all’altro.

Molto speso si isolavano e parlavano dei loro progetti, con la sicurezza che un giorno si sarebbero avverati.

Scherzando, si erano pure scambiati le idee per un matrimonio ideale, trovandosi d’accordo quasi su tutto.

Erano davvero fatti per stare insieme.

Ice e Nick si atteggiavano da classici fidanzatini sedicenni, tutti coccole e regalini, anche se molto spesso litigavano a morte e stavano ore senza parlarsi. Il record era stato 2 giorni e sei ore, quando Nick le aveva detto, scherzando, che lei non faceva onore alle sue origini italiane. Ice aveva messo un broncio che arrivava fino al centro della terra e lui aveva dovuto regalarle 30 rose colorate per farsi perdonare.

Joe e Jen, invece, giocavano al cane e al gatto.

Più lui cercava di avvicinarsi a lei, più lei scappava, avendo paura di affezionarsi troppo.

Perché Jen, paranoica come poche, aveva fatto alcune ricerche su Joe, rimanendo scioccata da tutte le sue vecchie conquiste.

Presunti flirt, fidanzate lasciate per telefono, modelle bellissime.

Chi era lei, rispetto a tutto questo?

Un’altra ragazza da aggiungere alla collezione, diversa solo perché più “normale”.

Tra questi enormi problemi adolescenziali il gruppo arrivò al primo giorno di registrazione.

Kevin e Sara stavano provando l’accordo tra batteria e chitarra.

Joe ascoltava incantato la prova di Jen, mentre Nick e Ice sbrigavano le ultime pratiche.

Appena finito, Nick prese la parola.

“Allora..funziona così. La sala di registrazione è abbastanza grande da poterci contenere tutti. Voi, ragazze, starete dalla parte destra, noi dalla sinistra. Visto che è una nostra produzione, non ci sarà nessuno a guidarci e sapete che sarà più difficile. Basta mettercela tutta! And now..rock!

I ragazzi si posizionarono come Nick aveva indicato, aprendo i loro spartiti.

La canzone del giorno: "That's just the way we roll".

Provarono e riprovarono.

Una volta non andava bene la chitarra, l’altra la batteria.

Ma provarono finché le loro dita non si ipertrofizzarono e le loro voci sparirono.

In fondo, come primo giorno di prove, non era andato poi tanto male.

Mentre quasi tutti erano spaparanzati sul divano dopo una stancante giornata di lavoro, Ice e Nick erano intenti a cucinare la cena.

O meglio…Ice cucinava, Nick impiastricciava il tavolo da lavoro come un bambino di quattro anni.

“Nick, basta! Stai fermo con quella pasta, mi serve!” strillo la ragazza, in preda ad una furia omicida.

I suoi occhi brillavano di rabbia e il suo viso era contratto in una smorfia orribile.

Nick la guardò sorridente mentre spezzava l’ennesimo spaghetto, perdendo subito quell’espressione felice, sostituendola con una terrorizzata.

“S-si. Va bene, non li tocco più!” balbettò.

“Impara: Quando io cucino, tu non mi devi disturbare. Anche la cucina è un’arte. Ti piacerebbe se io ti disturbassi mentre scrivi?” chiese, con l’aria di chi la sapeva lunga.

“Ok, mi siedo qui” rispose, arrampicandosi sul bancone “e non ti disturbo più.”.

“Bravo, vedo che hai capito il concetto!” ribatté lei ridendo.

Nick la seguì, unendosi alla sua risata.

La osservava mentre, intenta nel suo lavoro, tagliuzzava l’insalata da condire.

I capelli erano raccolti svogliatamente in una piccola codina, le sopracciglia erano rivolte verso il basso, segno di una concentrazione evidente.

In effetti, quel pezzo di carota era abbastanza discolo.

Nick rise guardandola e lei, sempre concentratissima, lo apostrofò.

“Non è colpa mia se questa carota non si taglia”.

Detto questo, prese un coltello dal cassetto che avrebbe potuto far invidia ad un serial killer professionista, lo posizionò sulla carota, e con un colpo secco la decapitò.

“Tu!” gridò fintamente Nick “stai lontana da me con quell’aggeggio”.

“Quale?” rispose Ice con tono da assassino, puntandogli contro il coltello “Questo?”.

Il moro rise, e togliendole di mano quella presunta arma, la attirò a se.

“Sei bellissima anche quando decapiti le carote, tesoro” le sussurrò.

“Oh, grazie del complimento!” sorrise lei, dandogli un leggero bacio.

Nick l’attirò ancora di più a sé e la baciò con maggior trasporto.

Quando le loro labbra si sfioravano, le loro lingue danzavano in una coreografia magica, facendo dimenticare loro tutto ciò che li circondava.

“Allora, si mang-..Oh, non volevo disturbare” esclamò Joe, ridendo.

I due ragazzi si staccarono e sorrisero.

“Si, dammi il tempo di buttare la pasta e mangiamo” rispose Ice con un sorriso materno.

Joe le sorrise a sua volta, recandosi poi in cucina dicendo che di lì a poco avrebbero mangiato.

“Dov’eravamo rimasti, prima che quel coso ci interrompesse?” chiese innocentemente Nick, riabbracciandola.

“Quel coso, che è tuo fratello, ha fatto bene ad interromperci. Aspettano tutti di mangiare. Magari, possiamo continuare dopo..” rispose Ice, lasciandogli un piccolo bacio sulle labbra, per poi tornare al suo lavoro.

Nick sorrise, mentre lei buttava giù la pasta.

“Guarda come hai ridotto gli spaghetti” si lamentò, cercando di recuperare i feriti di guerra.

“Ma non è colpa mia” mugolò Nick “se loro mi chiamavano chiedendomi di essere spezzati”. Quella faccia da cucciolo bastonato avrebbe sciolto persino l’iceberg che fece affondare il titanic.

“Oh, ma certo amore. In effetti ogni tanto mi faccio una chiacchierata con la pasta e mi rispondono sempre che il loro sogno è venire spezzati da un cantante famoso. Grazie per aver coronato questo loro progetto” ribattè la castana ridendo.

I due scoppiarono a ridere.

Mentre cucinava Ice si accorse che Nick la guardava pensieroso.

“Nick, tutto bene?” chiese.

“Oh..eh? Si si, tutto apposto” rispose lui, cadendo dalle nuvole.

“Mi sembravi pensieroso..” continuò la castana, guardandolo.

“Si, in effetti pensavo..” rispose il ragazzo, sorridendo.

“Ah si, e a cosa?” chiese curiosa Ice, sorridendo a sua volta.

“A noi..” rispose semplicemente Nick, fissandola negli occhi.

Ice sorrise ancora più apertamente e gli si avvicinò, con degli spaghetti cotti.

“Spero siano stati pensieri felici..” sussurrò lei, prima di imboccarlo per fargli controllare la cottura della pasta.

“I più felici della mia vita..” mormorò lui, osservandola.

Ne era sicuro. Ice era la ragazza giusta per lui.

 

Sara era appoggiata al petto di Kevin, mentre lui le accarezzava i capelli.

“Vorrei che conoscessi i miei genitori..” sussurrò il riccio a bruciapelo.

“Si, mi piacerebbe..” rispose calma la ragazza, prendendolo in contropiede.

Si aspettava reazioni esagerate, fobie, scuse.

Invece lei aveva semplicemente detto di si, come fosse la cosa più normale del mondo.

Ogni ragazza a cui l’aveva chiesto aveva sempre temporeggiato, arrivando anche ad un anno di fidanzamento.

“A patto che tu conosca i miei!” dichiarò convinta Sara, sfiorando la leggera camicia di lino del suo ragazzo.

“Certamente!” rispose Kevin, felice.

Quel giorno i due ragazzi si sentirono felici come mai prima, non sapendo che li attendevano giorni anche migliori di quello.

 

Joe bussò incerto alla porta.

“Avanti”. Una voce ovattata proveniva da dentro la stanza.

Joe abbassò piano la maniglia, timoroso.

“Chi è?” chiese la voce.

“Sono io..vorrei parlarti, posso?” chiese il moro, quasi balbettando.

“Si, certo..entra.” rispose la voce.

Jen era in accappatoio e con i capelli bagnati, e questo non fece altro che aumentare il rossore sulle guance di Joe, timido più che mai.

“Dammi due minuti” disse la ragazza, dopodiché si chiuse in bagno.

Un rumore di Phon proveniva dalla stanza adiacente, mentre Joe si torturava le mani e ripeteva a mente il discorso che era deciso a farle.

Aveva notato che la ragazza era attratta da lui, aveva chiesto anche ai fratelli, ma non riusciva a capire perché gli sfuggisse.

Era talmente assorto nei suoi pensieri che non si accorse che Jen gli si era seduta accanto e ora lo fissava.

Si riscosse e la guardò. I capelli umidi le ricadevano sulle spalle.

Indossava una T-Shirt celeste e dei Jeans neri, ai piedi le immancabili ciabatte di peluche a forma di elefante.

Joe sorrise nel vederle e nel ricordare quanti loro momenti quelle ciabatte avevano accompagnato, tanti piccoli gesti.

“Joe?” sussurrò la ragazza.

“Si..Allora..” cominciò il ragazzo, imponendosi una calma che non aveva mai avuto. “Ti prego, lasciami parlare. Non interrompermi, perché se no è la fine”.

Jen lo guardava stranita, ma non ribattè. Joe le sorrise, iniziando il vero discorso.

“Arrivo subito al punto, inutile girare e rigirare. Tu mi piaci. Penso che neanche io ti sia indifferente. Ma non capisco..ci sono giorni in cui mi sembra di essere il tuo fidanzato da una vita ed altri in cui mi tratti come un estraneo. Con te non so come comportarmi. Mi stranisci ogni giorno di più, ma sappi che non ho intenzione di mollare. Combatterò, se necessario, per averti. Non voglio lasciarmi sfuggire questa occasione.”

Per tutto il discorso Joe aveva fissato Jen negli occhi, cosa per cui pensava non avere il coraggio.

La ragazza sospirò, spostando lo sguardo sul pavimento, diventato tutt’un tratto interessantissimo, date le tante sfumature di violetto.

Prese un respiro profondo e parlò anche lei.

“Joe..è inutile negare, è ovvio che non mi sei indifferente. Anzi, mi piaci molto. Ma io sono un tipo strano. Posso sembrare forte fuori, ma appena qualcosa mi fa soffrire sto male e non mi riprendo più ed..ho paura. Ho paura che appena tu ti stancherai di me, mi lascerai e io mi ritroverò troppo legata a te, per poter andare avanti. So che sei un bravo ragazzo, ma non ce la faccio..”.

Una lacrima le rigò il viso, e piano piano sparì sul suo collo.

“Capisco..”

Nessuno dei due si aspettava una risposta del genere.

Joe, lo sapeva, si sarebbe messo a gridare, perché non riusciva a capirla, mentre Jen si aspettava una sfuriata in pieno stile “Jonas”.

“Sai..io non posso prevedere il futuro. Non so cosa ci attende, cosa succederà. Ma conosco il presente e voglio viverlo con te, giorno per giorno.. promettendoti che ce la metterò tutta per non farti soffrire. E se così non sarà, mi offrirò volontariamente come sacco da box per farti sfogare. Ma dammi almeno una piccola possibilità..”

Joe aveva un tono di voce simile a quello di un condannato a morte prima della sentenza, e la sua autostima era bellamente partita per una vacanza dalla destinazione dal tempo indeterminati.

Per non parlare poi dell’espressione.

Avete presente gli orsetti di peluche, quelli con gli occhioni grandi e la boccuccia rivolta all’ingiù?

Beh..Joe era molto peggio. Era indescrivibilmente tenero.

Fu così che Jen, sorridendo, dopo aver mormorato un sicuramente poco casto “Ma chi se ne fotte..” lo attirò a se e lo baciò.

Joe sorrise sorpreso, rispondendo al bacio.

Nessuno dei due sentì il piccolo Jonas gridare, dalla cucina: “A tavola!!”.

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Capitolo 7
*** And I love you.. ***


Salveee! Non ci sono scuse per il mio ritardo madornale, vi prego solo di perdonarmi. Spero ci sia qualcuno che continui a seguire la mia storia, perché ci tengo molto! Consigli e critiche sono molto ben accetti! =D

So che questi capitoli sono alquanto pallosi, ma secondo i miei calcoli la vera storia dovrebbe iniziare fra poco, con l’avvento del lato stronzo di Nick..per adesso è tutto rose e fiori, ma poi..xD

Ringrazio sempre coloro che recensiscono e coloro che hanno la mia storia tra preferiti e seguiti, grazie davvero, perché senza di voi non continuerei questa storia! Grazie! Che altro dire? Il capitolo è un po’ corto, spero vi piaccia!

Baci, Danger!

 

Enjoy it!

Quel bastardo di un Jonas!

 

Capitolo 7: And I love you..

 

“So, hey little brother
I was cruel and mean to you
but hey little brother
I need to say I love you
I just want you to know that..”

{Hey little brother, Jonas Brothers}

 

-Ho fame!- si lamentò per l’ennesima volta Kevin, nell’arco di neanche due minuti.

-Lo so, tesoro, ma non è giusto cominciare a mangiare senza prima aspettare gli altri!- rispose Sara, da ottima mammina.

Ormai quella ragazza era il centro gravitazionale della vita di Kevin.

Fungeva da mamma/amica/chitarrista/confidente..e, ovviamente, fidanzata.

-Ma che staranno facendo, da essere così impegnati?- mormorò Nick, in un sussurro, che però non sfuggì al fratello maggiore.

Nick parve riflettere sulle sue stesse parole ed un lampo gli attraversò gli occhi, come accadde anche a Kevin, seduto vicino a lui.

I due si guardarono e scattarono in piedi correndo verso le camere da letto.

Ice e Sara si guardarono sbalordite, senza capire, e li seguirono.

-Joe!- gridò Nick giunto davanti la camera di Jen –Se sei là dentro, ricordati dell’anello!-

-Joe, non farlo!- gridava nel contempo Kevin.

-Qualcuno vuole spiegarmi perché continuate a gridare dietro quella porta?- chiese Ice, appoggiata allo stipite del corridoio che portava alla zona  notte, con aria scettica.

-Tu non capisci!- continuava a gridare Nick, questa volta rivolto verso la ragazza.

-Joe- gridava Kevin, sbattendo  pugni sulla porta.

-Infatti, non capisco..ma non credo ci sia bisogno di gridare in questa maniera, non credi?- rispose, guardando il ragazzo come si guarda un povero pazzo.

-Ma..Joe..l’anello..Jen..soli..non sentono..purezza..- mormorò Nick con aria afflitta, mentre Kevin gli batteva una mano sulla spalla con fare drammatico.

-Eh?- chiese Sara, rivolgendosi a Kevin per avere una traduzione delle parole appena pronunciate dal fratello.

-Abbiamo paura che Joe infranga la promessa dell’anello..è una testa calda!- rispose Kevin, sconsolato.

-Beh? Che avete tanto da gridare?- chiese una voce scocciata alle loro spalle, mentre i 4 ragazzi si girarono di colpo verso la porta.

Joe, completamente vestito, li guardava con un sorriso che partiva da un orecchio e arrivava all’altro, mentre stringeva la mano di una Jen che piano piano stava raggiungendo la colorazione di un pomodoro maturo.

-Dov’è l’anello?- sbottarono i due Jonas preoccupati, guardandolo di traverso.

-Qui, dov’è sempre stato!- disse, ed alzò la mano per far risplendere la fedina luccicante.

-Oh..ok- borbottarono imbarazzati i due fratelli, girandosi e cercando i raggiungere il corridoio che portava in cucina.

-Cre-credevate ch-che avessi infranto la pr-promessa?- chiese Joe, balbettando, non riuscendo a trattenere le risate.

Se non ci fosse stata la mano di Jen ancorata alla sua che lo teneva dritto, si sarebbe buttato a terra e avrebbe inscenato una morte da sbellicamento acuto.

Il fratello maggiore si girò piccato a guardalo, borbottando qualcosa come “spirito di fratellanza” e raggiungendo subito dopo la cucina.

Tutti gli altri li seguirono e presero posto davanti alla loro porzione di pasta non più così fumante.

Nick guardò con sguardo da assassino il fratello.

-La pasta si è raffreddata..- sussurrò, dando la colpa al mezzano, che però si stava già ingozzando senza ritegno.

Un Joe sorridente come poche volte era stato alzò lo sguardo e, con uno spaghetto che penzolava da un lato della bocca, disse –Per chi non l’avesse capito, io e Jen stiamo ufficialmente insieme!-.

Ice e Sara scoppiarono a ridere, seguiti da Kevin e Nick, felici che finalmente il loro amato fratello di mezzo avesse trovato quella felicità che tanto desiderava.

 

“So hold on another day, cuz love is on its way
You’ll find it’s going to be ok, because love is on its way..”

{Love is on its way, Jonas Brothers}

-E così nostra madre si rassegnò al fatto di avere il quarto, pestifero, figlio maschio!- finì di raccontare Nick, ridendo.

Seduti nel grande soggiorno della casa, i nostri sei ragazzi si stavano raccontando aneddoti riguardanti la loro vita prima di quel progetto che li aveva cambiati radicalmente.

Era inutile, arrivati a quel punto, talmente coinvolti, ignorare come quella convivenza forzata e lavorativa si fosse trasformata in una delle esperienza più belle della loro vita.

-Io invece sono figlia unica..- disse Ice con un tono abbastanza malinconico.

-Magari ti aspetti il contrario, ma non ti invidio, io senza i miei fratelli non potrei vivere!- sorrise Joe, rivolgendosi ai due Jonas seduti vicino a lui.

-Oh, ma come è romanticone, il mio amore- ribatté Jen, facendo ridere tutti.

Joe mise un adorabile broncio che fece sciogliere la sua ormai attuale fidanzata, che gli si butto letteralmente addosso, baciandolo.

-Oook..meglio dividerci!- sentenziò Nick, accorgendosi che il fratello mezzano era entrato in modalità romantica con la sua fidanzata.

Si alzò, porgendo una mano ad Ice.

-Vieni?- le chiese, sorridendo.

Uno di quei sorrisi sereni, senza pretese, di quelli per cui pagheresti oro.

Lei gli sorrise a sua volta nello steso modo, prendendo la mano che lui gli aveva porto.

Kevin e Sara li seguirono a ruota, dirigendosi nella camera di quest’ultima.

-Nick..- sussurrò la mora, chiamandolo.

-Dimmi..- sussurrò di rimando il riccio, continuando a camminare.

-Nulla..- rispose la ragazza, attanagliata da quel dubbio che, imperterrito, la importunava ogni volta che passava del tempo con il suo ragazzo, o se così poteva chiamarlo.

Vivevano rinchiusi in quel piano di quell’enorme grattacielo, uscivano raramente, e se lo facevano, erano costretti a comportarsi come amici. Mai una carezza, un bacio, una dimostrazione di affetto. Ice capiva la presenza dei paparazzi, di quello che sarebbe potuto succedere se avessero ufficializzato la loro storia, ma non poteva evitare di pensare che magari Nick non voleva che qualcuno sapesse di loro. I motivi, le erano poco chiari, se davvero così fosse stato.

I due ragazzi entrarono nella stanza del riccio, dirigendosi verso il letto di quest’ultimo.

-Ice..- sussurrò Nick, guardandola negli occhi.

-Si?- chiese la ragazza, rispondendo al suo sguardo.

E in quel momento nella sua testa si susseguirono una serie di immagini di Nick.

Di quando l’aveva conosciuto, seduto sul bracciolo del divano con quel mezzo sorriso sexy da impazzire.

Di quando avevano cominciato a provare le canzoni.

Delle gite al Lunapark.

Delle passeggiate infagottati per non farsi riconoscere.

Delle corse per sfuggire ai paparazzi.

Del loro primo bacio.

Quando guardava Nick negli occhi, Ice si sentiva come se qualcuno le tirasse un pugno allo stomaco.

Dolcemente, però.

Quella sensazione di svolazzamento alla bocca dello stomaco, di camminare poco sopra la superficie del suolo.

Quella sensazione che si prova quando si è innamorati..

-Tu come capisci di essere innamorata?- chiese Nick, mentre disegnava figure immaginarie sul dorso della sua mano.

Era impressionante come quel ragazzo riuscisse a percepire tutti i suoi pensieri, come la facesse sentire sempre al centro dell’attenzione..

-Beh..io sono un tipo classico. Farfalle nello stomaco, ansia..e poi, so sicuramente di essere innamorata quando non mi stancherei mai di guardare un ragazzo negli occhi- rispose, dando libero sfogo a quelli che poco prima erano stati i suoi pensieri.

Nick parve riflettere sulle parole delle ragazze e poi si avvicinò al suo orecchio.

-Allora credo proprio di essermi innamorato di te..- le sussurrò, quasi senza pensarci.

Nick non si era mai confessato molto con le ragazze con cui era stato, anche perché non era mai finita troppo bene.

Ma con lei..con lei era diverso. Con lei Nick avrebbe pianificato il suo matrimonio.

Con lei sarebbe andato in capo al mondo, senza mai stancarsi.

Per lei avrebbe fatto di tutto, e non se ne sarebbe mai pentito.

Perché, forse, dopo tanto tempo, lui si era innamorato di nuovo.

Quando Nick pronunziò quelle parole, Ice fu sicura di ave provato cosa fosse il paradiso.

-Ti amo anch’io, Nicholas Jerry Jonas- sussurrò, prima di lanciarsi in un bacio appassionato.

 

“Sometimes I wished.
I had a kung fu grip.
Never let her slip,
away. She'd be my girl.
I Really wish she knew,
What I feel is true.
She'd be my darling.
I would be her hero too.”

{Kung fu Grip, Jonas Brothers}

 

-Jen, ho un piccola sorpresa per te, cara!- sputò fuori all’improvviso il Danger, guardandola con lo stesso sguardo di un bambino davanti al suo giocattolo preferito.

-Eh?- chiese scettica la ragazza, guardandolo.

Ti illustro il mio piano..- continuò il ragazzo, con la stessa espressione.

-E qui Jen segno la sua fine..e non chiamarmi cara!- borbottò la ragazza, ma Joe fece finta di non sentire.

-Adesso tu vai in camera tua, leggi la lettera che c’è sul tuo letto, la assimili, e domani mattina mi sai dire, ok?- chiese, e Jen fu sicura che mancasse molto poco perché il suo fidanzato –come le suonava strana la parola fidanzato- si ritrovasse con gli occhi a cuoricino.

-Ok, mi voglio fidare..anche perché ho bisogno di riposare- rispose, sbadigliando.

-Allora buonanotte!-.

Joe le stappo un bacio e si diresse verso la sua camera, mentre Jen, arrivando nella sua, notava quella strana busta bianca poggiata sul suo letto.

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Capitolo 8
*** Due settimane, solo due settimane.. ***


Oddio, scusate per il ritardo! Non ho giustificazioni questa volta, solo che non sapevo cosa scrivere, tanto che questo capitolo fa schifo! -.-‘

Siamo in una fase di transizione, che credo durerà poco, e che porterà allo sviluppo della storia!

Che dire?

Vi ringrazio infinitamente, tutti!

Coloro che hanno commentato! *-*

Coloro che l’hanno letta.

Coloro che la tengono tra preferiti e seguite!

Grazie mille, davvero! *me emozionata*.

 

Quel bastardo di un Jonas!

 

Capitolo 8: Due settimane, solo due settimane..

 

“They’re all the same, they all want the money
They’re all insane, they live for fame, honey
They laugh at you when you’re not even bein’ funny

Well I’ve been
Here before
And I’ve seen
First hand and front row seat
This little thing they call
A video girl..

{Video girl – Jonas Brothers}”

 

 

Jen non era mai stata brava con i sentimenti, e sicuramente non lo sarebbe mai stata.

Gestire tutti quei sintomi, tutti quei pensieri sconnessi.

No, non faceva certamente per lei.

Quella percezione aveva quasi raggiunto una forma di realtà quando aveva finito di leggere la tanto agognata lettera di Joe.

Neanche lui se la cavava con i sentimenti, ma aveva un vantaggio: Sapeva usare le parole e non aveva esitato a mettere in pratica tale capacità.

Le aveva sbattuto in faccia la verità con tanta semplicità e tanta schiettezza – come era solito fare lui- che l’aveva quasi fatta svenire.

Perché le parole disordinate su quel foglio pesavano come un macigno, proprio all’altezza del cuore.

 

Cara Jen,

Io non sono bravo in queste cose.

Non sono bravo in niente, in realtà, ma in questo sono proprio negato.

Vorrei poterti scrivere una canzone d’amore come Nick, che conquista le donne con la sua voce e la sua aria da sex symbol.

Vorrei poterti suonare i tuoi pezzi preferiti alla chitarra, come solo Kevin sa fare, così da renderti felice, ma mi prenderesti in giro, quindi non è il caso.

L’unica cosa che posso offrirti è me stesso.

So che non sono poi questo granché, che magari al supermercato, nel reparto “svendite”, troveresti di meglio, ma io sono così.

Io vivo dei sorrisi della gente alle mie battute, delle grida delle fan che non sapranno mai chi sono veramente, di quella maschera da piccola canaglia che mi sono cucito addosso con tanta fatica.

Ma in me c’è di più, o almeno credo.

So, però, che quando ti vedo alzare lo sguardo su di me vorrei che certi momenti durassero tutta la vita, vorrei poterti tenere stretta a me e proteggerti da tutto. Vorrei fossi mia per sempre.

La finalità ultima di questa lettera era quella di renderti noto un concetto principale che a parole non avrei saputo dirti, e che credo sparerò fra esattamente due parole perché io..ti amo.

Ecco, questo era il concetto principale.

So che stiamo insieme da poco più di due giorni, ma io ti ho rincorsa per talmente tanto tempo che mi sono lentamente innamorato di te.

So anche che tu hai i tuoi tempi e non ti forzerò ma..

..ti amo.

E non smetterò mai di dirtelo, perché è la cosa più bella che mi sia mai successa, dopo di te.

 

 

                                                 Ti amo

                                                     Joe.

 

Queste erano le parole della lettera.

Jen si addormentò, ancora con il foglio stretto al petto ed un sorriso sereno sul volto.

 

-..E così mi ami..- strascicò Ice con un sorrisino ebete stampato in faccia.

-Già..ma da quanto ho capito mi ami anche tu, o no?- chiese tranquillo Nicholas.

-Già..- sussurrò la ragazza sulle sue labbra, prima di baciarlo.

Di nuovo.

Non avevano idea di che ore fossero, di come fossero arrivati in quel letto e come fosse trascorso tutto quel tempo. Sembravano circondati da una nuvola tutta loro, fatta di zucchero filato e caramelle.

-Sai che ci stiamo comportando come dei perfetti cretini, giusto?- la schernì il riccio, mentre un sorrisino ebete identico a quello dell’amata si faceva spazio sul suo volto.

-Si, lo so. Dovremmo tornare a scannarci come i cani. È più salutare- rispose Ice, fintamente seria.

-Magari dopo..- sussurrò il ragazzo –Ora dormiamo-.

E si addormentarono abbracciati, come tutte le notti.

 

-Eih, tesoro, calmati!-.

Kevin e Sara si trovavano fuori l’appartamento di New York dei genitori di lui, pronti per affrontare un normalissimo pranzo di famiglia.

Sara tremava come una foglia, nervosa e timida come sempre.

-S-si. Va tutto bene- le rispose lei, ostentando un sorriso che parve più una smorfia di dolore.

-Se non te la senti possiamo anche rimandare! Potremmo dire che sei stata male..- asserì Kevin, la felicità di poco prima intaccata da quel piccolo inconveniente.

Lei lo vide lì, accanto a lei, dispiaciuto, e non poté fare a meno di cercare un po’ di forza dentro di sé.

Kevin era la cosa più bella che le fosse mai capitata, era l’uomo della sua vita, colui che aveva reso la sua esistenza degna di essere chiamata tale.

Lui le aveva insegnato che la gente non è tutta falsi sorrisi e grandi promesse, ma che c’era ancora qualcuno con dei valori e dei principi sani.

Come poteva fargli questo torto?

Gli strinse di più la mano e lui alzò lo sguardo, trovandosi davanti un grande sorriso e due occhi lucidi.

-Andiamo- sussurrò la ragazza, prima di prostrarsi avanti e suonare il campanello.

Aspettarono pochi secondi, continuando a guardarsi e sorridendosi imbarazzati, come due ragazzini al primo appuntamento, fino a quando la porta non si aprì, lasciando spazio ad una giovane signora dal volto sorridente e dai capelli ricci, tremendamente somiglianti a quelli di Kevin.

-Oh..finalmente siete arrivati! Entrate, entrate!- disse la donna, facendogli spazio nell’immenso salone.

L’ingresso era enorme e soleggiato, i mobili caldi spaziavano dal bianco al marrone, creando un’accogliente atmosfera.

L’atmosfera di una casa.

Per quanto i coniugi Jonas ed il piccolo Frankie usassero quell’appartamento poche volte l’anno, il luogo trasudava familiarità.

I giocattoli sul pavimento del salone.

La giacca maschile appesa all’appendiabiti.

Le chiavi nella toppa.

-Fratellone! Sei arrivato!- gridò una voce, prima che una piccola peste di nove anni si buttasse addosso ad un ignaro Kevin, che stava facendo il suo ingresso in casa.

-Peste!- sorrise Kevin –come va? Ti presento la mia ragazza, Sara!-

La sua ragazza..come suonava bene!

-Piacere, io sono Frankie- disse il bambino, un bellissimo sorriso ad illuminargli la faccia.

-Molto piacere, Frankie, io sono Sara- sorrise di rimando lei.

Quel bambino era bellissimo, proprio come Kevin.

Proprio come sarebbero stati i loro figli.

A quel pensiero la ragazza alzò gli occhi verso il giovane e lo trovò intento ad abbracciare la madre.

Anche lei si diresse verso la donna ed affianco Kevin.

-Salve signora, molto piacere- sussurrò Sara imbarazzata, cercando di fare buona impressione.

-Denise, cara, chiamami Denise! E non essere timida, Kevin ci ha parlato molto di te! Venite, accomodatevi! Paul, caro, vieni a salutare! Entrate, entrate-

Sara sorrise, accorgendosi della vitalità della donna.

Molto probabilmente, era quella che l’aveva aiutata a crescere 4 figli, di cui tre rockstar e uno in piccola ascesa.

Si accomodarono sull’enorme –in quella casa era tutto così grande- divano, proprio mentre un uomo faceva il suo ingresso da una porta secondaria, molto probabilmente uno studio.

Sara fece per alzarsi di nuovo, ma l’uomo la bloccò.

-Comoda, cara, comoda! Piacere io sono Paul, il padre di Kevin-

-Piacere, signor Jonas- rispose la ragazza sorridendo.

Si era aspettata un uomo austero ed autoritario, invece si era ritrovata con una persona gioviale e simpatica, almeno all’apparenza.

-Figliolo, quanto tempo! Come stanno i tuoi fratelli, tutto a posto?- chiese al figlio, mentre lo abbracciava.

Se prima Sara aveva pensato che Kevin fosse simile a Denise, adesso doveva ricredersi. Il suo ragazzo –oh, come risuonava bene!- era identico al padre.

Stessi capelli, stessi occhi, stessa forma del viso.

Tutti i presenti si accomodarono, cominciando a parlare del più e del meno.

Misero Sara a suo agio, chiedendole dei suoi hobby, delle sue aspettative.

Rimproverarono Kevin per non aver fatto loro conoscere prima una ragazza così perfetta, a loro dire.

Gli raccomandarono di badare ai suoi fratelli e di telefonar più spesso.

Quella sera, tornando in albergo, Sara pensò di essere la ragazza più fortunata della terra.

 

Joe stava sdraiato sul suo letto, in uno stato di coma profondo.

Erano le dieci del mattino, la casa era già in piena attività, e lui dormiva.

Ice, Jen e Sara parlavano della serata di quell’ultima a casa dei loro futuri suoceri, mentre i due fratelli restanti, Kevin e Nick, si scambiavano opinioni su come i loro genitori, a detta di Kev, erano stati più gentili del solito.

Avevano fatto colazione, avevano deciso i piani della giornata..e lui dormiva.

Jen decise, con molta forza di volontà e un pizzico di coraggio, di andarlo a svegliare.

La ragazza aveva passato la mattinata a pensare a cosa gli avrebbe detto, appena lo avesse visto, e lui non si era svegliato.

Arrivata davanti alla porta del suo ragazzo –oh, ma come suonava bene- osservò interessatissima il cartello di pericolo affisso alla maniglia.

Tutto, pur di non entrare.

Cosa avrebbe potuto dirgli? “Ti amo anch’io”?

Oppure “Sai Joe, ho bisogno del mio tempo..”.

Grande cazzata.

Lei non aveva bisogno di tempo.

Lei sapeva di amarlo.

Perché da quando quella mattina lei era uscita da quell’ascensore e lui le aveva sorriso, tutto era cambiato.

Il suo modo di farla ridere e di non farle pensare a nulla.

Il suo modo di raccontarle fatti banali rendendoli grandiosi.

Il suo modo di essere.

Lei lo amava, quindi, non c’era motivo di aspettare.

Abbassò la maniglia ed entrò.

La camera era impregnata dell’odore di Joe.

Le sue cose erano sparse per terra e le persiane erano completamente chiuse.

Decise di aprirle, giusto per svegliarlo nel modo giusto.

Spalancò le finestre e la luce del sole la investì in tutta la sua luminosità.

Sentì un lamento ed un rumore di coperte.

Joe si era girato dall’altra parte.

-Joe..- lo chiamò.

Mugolio di dissenso.

-Joe..-

Atro mugolio di dissenso.

-Joseph..-

Altro mugolio, più lungo.

-Amore..-

Mezzo sorriso.

-Amore, ti alzi?-

Jen stava cercando in tutti modi di evitare di scoppiare  ridere.

Primo, perché non avrebbe mai chiamato in condizioni normali il suo ragazzo –oh, come suonava bene- “Amore” o cose del genere.

Secondo, perché la faccia del suo ragazzo –un ultima volta: oh, come suonava bene!- era ancora nel mondo dei sogni, perciò somigliava molto a quella di un bambino.

-Joseph..alzati, dai!-

-No..- biascicò lui, gli occhi ancora serrati.

-Come no?-

-Mmmmh..-

Joe aprì un occhio, quel tanto che bastava per vedere dove si trovasse la sua ragazza, poi alzò un braccio e le afferrò una mano, tirandosela addosso e facendola cadere su di lui.

La stritolò in un abbraccio e si accucciò meglio contro di lei, proprio come fosse un peluche.

Jen sorrise e cercò di divincolarsi, ma lui la strinse di più a sé.

-Buongiorno- sussurrò, la voce ancora impastata dal sonno, prima che lei lo baciasse.

-Buongiorno a te, amore..-

-Mi prendi in giro?- chiese lui, dopo aver sentito quella parola uscire dalle labbra di Jen.

“Amore”. Lei non lo aveva mai chiamato amore.

-Giusto un poco, tesoro..-

-Ma come siamo teneri, questa mattina!- sussurrò Joe, mentre la scostava da sé quel poco che bastava per baciarla meglio.

-Sai com’è..ti amo..- rispose lei, guardandolo negli occhi.

Joe si irrigidì e la guardò stranito.

L’aveva detto davvero, si?

Non se l’era immaginato, no?

-Eh?- chiese, non riuscendo a formulare una frase di senso compiuto.

-Ho detto che ti amo, Joseph! Cristo santo, perché devi rovinare sempre tutto?- chiese la ragazza, sbuffando e divincolandosi dalla stretta dell’amato.

Si alzò dal letto e si diresse alla porta, pur di non far vedere il rossore che le imporporava le guance.

-Quando sei pronto vieni in cucina- disse con tono serioso, un sorriso che le si allargava sul volto.

Adorava tenere il broncio a Joe.

 

-No, ti ho detto di no!-

Nick parlava al telefono sulla terrazza del loro attico.

-Non mi sembra il caso. Non puoi tornare adesso, come se nulla fosse-

Parlava concitatamente, una mano a tenere il telefono e l’altra che gesticolava per aria.

-No, ovvio che non c’è nessun altra-

Si fece serio, e si girò verso la vetrata che dava nel salone, dove Ice era intenta a suonare la chitarra.

-Certo Miley, ci vediamo quando arrivi-

Due settimane e sarebbe tornata, due settimane.

E non sapeva come cazzo fare.

Rientrò e si sedette acanto alla ragazza, prendendo a sua volta la sua chitarra.

-Chi era?- chiese lei, sorridendogli.

-Solo il nostro menager, tesoro-

 

To be continued..

 

Commentate in tanti! xD

 

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Capitolo 9
*** Non ve l'aveva detto? ***


Salve! Lo so, sono imperdonabile per non essermi fatta sentire e non aver aggiornato prima, ma la scuola mi sta uccidendo, e io cerco di combatterla!
Ringrazio tutti quelli che hanno letto la mia storia e che l'hanno commentata! Non potete sapere come mi rendete felice! *-*

 

jeeeeee: Grazie per aver commentato! =) Beh..diciamo che Miley avrà il suo ruolo, in questa storia! xD

 

dancermarty95: Oddio, grazie! *-* Adori la mia storia? Grazie mille! Spero continuerai a leggerla! =D


Spero ci sia ancora qualcuno che la legga! *-*
Mi sono divertita tanto a scrivere questo capitolo, forse perchè è "la quiete prima della tempesta"!
Fatemi sapere! Vi voglio bene! *-*

 

Quel bastardo di un Jonas!

 

Capitolo 9: Non ve l’aveva detto?

 

“Every night you cry yourself to sleep
Thinking: “Why does this happen to me?
Why does every moment have to be so hard?”
Hard to believe that

It’s not over tonight
Just give me one more chance to make it right
I may not make it through the night
I won’t go home without you”

{I won’t go home without you – Maroon 5}


Il sole batteva sulla terrazza dell’attico dei Jonas Brothers.

I ragazzi erano impegnati a fare colazione, parlando del più e del meno.

-..e così oggi è giornata libera, Kev?- chiese Nick.

Joe era assorto nella difficile arte dell’imburrare una fetta di pane tostato e, udita quella notizia, si lasciò scappare il coltello dalla mano, che atterrò definitivamente sulla camicia pulita che aveva deciso di indossare quella mattina.

Ma, forse per la prima volta in vita sua, non si curò di aver macchiato un suo indumento.

-Abbiamo davvero la mattinata libera?- chiese, mentre i suoi occhi brillavano e saettavano dal fratello maggiore alla sua fidanzata che, dal giorno prima, quando gli aveva confessato di amarlo, non gli rivolgeva la parola.

-Si, Joe. Forse ho dimenticato di dirtelo- esordì Kevin, mentre zuccherava la brodaglia che gli americani chiamavano caffè.

Ice, pur essendo americana di nascita, non tollerava quell’acqua sporca che loro si ostinavano a chiamare caffè, e aveva chiesto che le fosse portata una caffettiera e del caffè macinato. Non sopportava neppure le macchinette del bar.

Il caffè, colonna portante della sua vita, doveva prepararselo da sola.

-E me lo dici così?- chiese scioccato Joe.

-Come avrei dovuto dirtelo, Joey, ballando la salsa?- rispose Kevin mentre traeva un lungo sospiro, segno che stava usando la sua proverbiale calma per non rispondere male al fratello.

-No, è che adesso non so cosa fare e rischio di passare un’intera giornata chiuso in casa. Io voglio uscire da questo posto!- esclamò, passandosi una mano tra i riccioli scomposti.

Sara rise, suggerendo a Joe che, magari, poteva portare Jen a fare shopping, guadagnandosi un’occhiataccia da quest’ultima, che aveva risposto con un mugugno di dissenso.

Nick non badò molto alla conversazione che si stava tenendo al tavolo, pensieroso.

Ice gli sfiorò la mano e lui, involontariamente, trasalì.

La ragazza sorrise, mentre si avvicinava di più a lui e gli lasciava un tenero bacio sulla guancia.

-E noi, che facciamo oggi?- gli chiese, assecondando il tarlo che non l’abbandonava.

Quella che prima era sempre rimasta una supposizione, rischiava di tramutarsi in realtà. Che Nick non volesse portarla fuori?

Che non volesse che la loro storia fosse resa pubblica?

-Devo farti un regalo, ne sento il bisogno. Che ne dici se andiamo per negozi, solo io e tu?- le chiese.

E il tarlo si sciolse, proprio mentre Ice si apriva in un sorriso che avrebbe destinato a pochi fortunati.

Nick le sorrise di rimando, senza però quell’allegria che lo caratterizzava quando si erano conosciuti.

In quel periodo Nicholas era pensieroso, ed Ice se n’era accorta da molto, ma quando lei gli chiedeva cosa lo turbasse lui rispondeva che c’erano incomprensioni sul lavoro, e se lei gli chiedeva di cosa si trattasse, lui non era mai in vena di parlarne.

Ma, nel contempo, non si era mai dimostrato affettuoso come in quel periodo, come se avesse paura che d un momento all’altro l’avrebbe persa.

Ma lei sarebbe rimasta accanto a lui per sempre, fino alla fine.

 

Kevin e Sara quel giorno erano rimasti a casa, per ordini superiori.

Sara era sdraiata sul divano con una borsa dell’acqua calda sul ventre, mentre cercava di concentrarsi e di non lamentarsi come una bambina del dolore lancinante che l’essere donna, una volta al mese, le procurava.

Kevin le accarezzava le gambe, coperte dal pesante pigiama di flanella, che lei gli  aveva poggiato addosso, e la guardava rapito ed anche un po’ preoccupato.

Non aveva mai condiviso un momento così intimo con nessuna delle donne con cui era stato, e vederla lì, mentre si rigirava sul divano per trovare una posizione che fosse quanto meno comoda, lo faceva stare male.

-Tesoro- mugolò –non è giusto che tu resti a casa solo per me, so cavarmela da sola!- mugolò lei tenendosi la pancia per una fitta più forte delle altre.

-Scherzi, amore? Io non ti lascio- sbottò il riccio, quasi offeso. Come poteva uscire se sapeva che la sua ragazza era in quelle condizioni?

-E mi stai dicendo che resterai con me ogni volta che starò male, amore? È quasi ridicolo- rispose lei con un sorriso stiracchiato.

Almeno parlare non le faceva sentire dolore.

-Certo, mi sembra normale-

E Sara rise, perché sapeva di aver trovato l’uomo dei suoi sogni.

Tutti i ragazzi con cui era stata si erano sempre defilati da quelle situazioni, così da non trovarsi in momenti critici del tipo “Amore, mi passi un assorbente?”..come se lei avesse mai avuto il coraggio di chiederglielo.

Ma con Kevin era diverso.

Quella notte non era riuscita a prendere sonno, e dopo svariati tentativi, aveva trovato la posizione adatta solamente tra le sue braccia, che l’avevano accolta senza indugio anche nel sonno.

C’era qualcosa di più perfetto?

No, non per loro.

 

Joe e Jen camminavano uno accanto all’altro, intenti a non osservarsi troppo a vicenda.

Joe sbuffò esasperato, quando la sua ragazza, mentre stava per prendere la sua mano, l’aveva prontamente ritirata.

Un’altra volta.

Ma cosa doveva fare per farsi perdonare?

Si era scusato per essere rimasto come un ebete quando lei gli aveva esternato i suoi sentimenti, le aveva prontamente ripetuto che l’amava e lei no, ancora a tenergli quello stupido broncio.

-Cucciolotta, potresti almeno provare a parlarmi?-

-Tu prova a chiamarmi un’altra volta “cucciolotta” e io ti taglio la lingua..- sbuffò, contrariata, guardandolo di sottecchi.

-Beh..è già un inzio- sbuffò il ragazzo, mentre cercava di avvicinarsi a lei.

Jen si bloccò, e se non avesse portato i suoi fidati Wayfarer blu, Joe avrebbe potuto notare gli occhi sgranati.

-Paparazzi..- sussurrò.

Joe girò lo sguardo verso la traiettoria della ragazza e vide un gruppo di fotografi appostati dietro una macchina che facevano a gara per scattare qualche foto senza essere notati.

-Beh, direi che possiamo anche dargli del sano gossip..- disse Joe, prima di prendere la sua ragazza per mano che, troppo sgomenta per la reazione del fidanzato, si lasciò trascinare da quella mano calda verso il covo del nemico.

Joe si stava davvero avvicinando a quei giornalisti?

E cosa gli avrebbe detto, che stavano insieme?

E lei sarebbe finita su tutti quei giornaletti scandalistici per ragazzine e donne sessantenni in parrucchieria?

"Jen. Respira" si disse.

-Eih, ragazzi, come va?-

Oddio, lo stava facendo davvero.

-Joe, come va? Non ci presenti questa bella ragazza- risposero, più o meno in coro, i giornalisti, scattando foto ai due ragazzi e alle loro mani intrecciate.

-Certo! Lei è Jen, la mia fidanzata!-

Cazzo, l’aveva detto sul serio, allora.

-S-salve..- borbottò Jen, mentre le sue guance si imporporavano deliziosamente.

-Ragazzi scusate, ma ora dobbiamo proprio andare. Ci si vede- trillò allegro il ragazzo, mentre circondava le spalle di Jen con un braccio e la guidava verso uno Starbucks lì vicino.

-Ciao Joe- salutarono in coro i giornalisti, mentre le loro macchine fotografiche impazzivano.

Jen continuò a camminare, e quando non ce la fece più sbottò:

-Ma dico, ti sei bevuto il cervello?- gli chiese divincolandosi e fermandosi in mezzo alla strada, conscia che quelle poche persone che passavano le riservavano sguardi scettici.

-Per cosa, scusa?- chiese Joe, con finto fare scandalizzato.

-Tu hai appena ammesso di stare insieme a me!- quasi gridò, mentre gli si avvicinava di poco.

Joe le sorrise e l’abbracciò, mentre le sussurrava: -Lo so, e lo rifarei altre mille volte-.

-Oh, quanto ti amo- rispose lei, mentre in un impeto di gioia gli saltava addosso e lo baciava come non aveva mai fatto.

Con tutto l’amore di cui era capace.

 

-E perché dovresti farmi un regalo, scusa?- chiese Ice stringendosi nel suo maglione.

-Senti freddo?- gli chiese lui, in risposta, sorridendole.

-Non cambiare discorso, per favore..- gli sorrise lei, mentre camminavano per una delle vie principali di New York.

Nick la prese per mano e il cuore cominciò a svolazzarle nel petto, mentre ricambiava al stretta.

-Perché, che tu te ne ricordi o no, sono quasi due mesi che stiamo insieme..-

Due mesi. Già due mesi? Il tempo sembrava volare.

Due mesi con lui e la sua vita era stata rivoluzionata.

Si era innamorata e l’avrebbe gridato al mondo, se solo glielo avrebbero chiesto.

Perché era sicuramente la cosa più bella che le fosse mai capitata e perché la faceva sentire viva.

Desiderata.

Semplicemente..amata.

-Già due mesi..- sussurrò Ice, esternando i suoi pensieri.

-Già..- rispose il ragazzo, chiudendosi in un silenzio pensieroso, tipico di quel periodo.

-Nick, non finirò mai di ripetertelo..cosa c’è? E non rispondermi niente, per favore!- gli chiese Ice, con una pazienza che anche lei si sorprese di avere.

-No lo so, amore– e le sorrise, di quel sorriso stanco ed abbattuto –Ho solo un brutto presentimento-

-Ma no, tesoro. CI sono io, con te!-

-Sembri mia madre, in questo momento- la scimmiottò lui.

-Beh, lo prendo come un complimento!-

-Dimmi che mi ami..- le chiese Nick, lo sguardo rivolto verso il cielo terso sopra di loro.

Ice si girò verso di lui e lo vide spaesato, come se la sua vita non avesse certezze.

-Ti amo..-

-E che supereremo tutte le avversità, insieme..-

-Sempre insieme, Nick..-

Nick la tirò a sé e l’abbraccio come se quella fosse la sua unica ragione di vita e Ice si sentì ancora più amata.

-Non lasciarmi..- e la strinse ancora più forte.

-Mai, mai-

 

Kevin e Sara non aspettavano visite.

I ragazzi erano usciti da poco, quindi, in teoria, non sarebbero dovuti essere già di ritorno.

Tutto il loro staff aveva le chiavi.

E allora, perché avevano bussato?

-Dici che dovrei aprire?- chiese Kevin titubante, guardando la sua ragazza ancora stesa sul divano.

-Beh..tu sei quello più presentabile, tesoro- e gli mostrò il pigiama di flanella che non aveva ancora tolto.

Kevin le sorrise e si avvicinò alla porta.

-Chi è?- chiese.

Da quanto tempo non apriva una porta, se in casa sua bussavano?

La sua vita era talmente serrata che quelle semplici cose erano diventate per lui troppo inusuali.

Fare la spesa, ritirare la posta.

-Miley!- trillò una voce dall’altro lato della porta.

Kevin parve perplesso e aprì piano la porta, quando un uragano dai capelli lunghi e mossi gli si buttò contro stritolandolo in un abbraccio!

-Kevin!- gridò la ragazza.

-Miley! Da quanto tempo!- sorrise il ragazzo, facendole fare una giravolta in aria e riportandola a terra –Non ti aspettavamo!-

-Come no? Nick non vi ha detto niente? Oh, deve aver voluto farvi un sorpresa! Duetteremo insieme, come ai vecchi tempi! Starò qui due settimane, con voi!- disse tutto d’un fiato la ragazza, mentre posava la borsa sul divano su cui era coricata Sara, esattamente sulla sua pancia.

-Ouch!-

Kevin si girò, vedendo la sua ragazza contorcersi in una smorfia di dolore mentre metteva via quell’enorme borsa che le era accidentalmente crollata addosso.

-No, Miley, non ci ha detto niente! Ma lascia che ti presenti Sara, la mia fidanzata!- concluse con un gesto, indicando la ragazza, che si stava alzando.

Miley guardò verso il divano e parve accorgersi per la prima volta che in quella stanza non c’erano solo il ricco e lei.

-Oh, piacere! Io sono Miley Cyrus, ma sicuramente mi conoscerai già!- disse, con aria di sufficienza, mentre squadrava Sara che in quel momento si stava aggiustando il famoso pigiama di flanella.

-Piacere, Sara- soffiò, in risposta.

Chissà perché, ma quella ragazza non le stava troppo simpatica.

Come, sapeva, non sarebbe stata altrettanto simpatica ad Ice e Jen.

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Capitolo 10
*** Barbagianni truccato! ***


Quel bastardo di un Jonas!

  

Capitolo 10: Barbagianni truccato!

 

Apologies are often open ended,
but this one’s better left unsaid.”

{On the line - Demi Lovato ft. Jonas Brothers}

 

 

-No, ma dico, l'avete vista? Chi si crede di essere questa bru-

-Jen!- la rimproverò Sara mentre apparecchiava la tavola.

-No, Sara! Non so se te ne sei accorta, ma ha letteralmente rapito quelli che, fino a prova contraria, sono i nostri ragazzi!- rispose la bruna, calcando l’accento sull’aggettivo possessivo, con cui rivendicava il diritto di riprendersi il suo ragazzo dalle grinfie di quella che lei chiamava “barbagianni truccato”.

Ice era intenta a friggere il pesce che Joe e Jen avevano portato a casa, dopo averlo comprato direttamente al porto della città.

-Aiah!- gridò –Alla faccia di chi dico io!- in Italiano, mentre le due amiche quasi si buttavano a terra dalle risate.

-Ma che avete da ridere?- chiese nella seconda lingua che era abituata a parlare, mentre si massaggiava la mano che si era bruciata con l’olio della frittura.

Le altre risposero con altre risate, pur avendo capito perfettamente la domanda che era stata loro posta.

La nonna di Sara era una simpatica signora siciliana che aveva lasciato la sua terra quando era giovane ma che vi era ritornata il prima possibile, insegnando alla nipote l’italiano e tutte le tradizioni della sua terra. Di certo, non si sarebbero stupide se Sara avesse deciso di preparare loro una deliziosa cassata, light, of course!

Jen, invece, aveva una zia trasferitasi a Firenze per lavoro, che le aveva insegnato l’italiano dicendole che sarebbe sicuramente stato un investimento per il futuro.

Ergo, se Ice decideva di maledire qualcuno in italiano o parlare un po' la sua lingua madre, aveva due persone che la capivano e la assecondavano.

E questo la rendeva davvero molto felice.

Potevano dire di tutto sui ragazzi, davanti a loro, e loro non avrebbero mai capito un emerito tubo.

Era una sensazione a dir poco..unica!

Continuarono la conversazione in italiano, mentre Sara prendeva il posto di Ice che si era accontentata di apparecchiare la tavola e Jen le aiutava psicologicamente, come diceva lei, senza fare niente.

-Ti fa ancora male la mano?- chiese Sara, mentre toglieva dal fuoco l’ultima triglia, pesce poco reperibile negli stati americani.

Ma quello era uno dei vantaggi di avere Joe Jonas come fidanzato.

Jen ordinava, lui procurava.

-No, pensavo peggio..- rispose Ice, che cercava di seguire il monologo in cui Jen si era buttata, trattando argomenti come “se tocca il mio ragazzo la ammazzo” o “la faccio fuori senza un motivo”.

-Jenny, dovrei essere io, quella preoccupata. Ti ricordo che è la ex del mio, di ragazzo..- ribatté Ice con un sorriso.

Si fidava ciecamente di Nick. Niente li avrebbe separati, mai.

-Ma Nick è Nick. Joe è quello con la testa per aria..-

-Joe ti ama..-

-Lo so. Non è una cosa meravigliosa?-. Gli occhi le brillavano mentre, cambiando argomento, aveva cominciato ad elogiare il suo fidanzato e la sua perfetta imperfezione, come usava dire lei.

Sara e Ice si guardarono sorridendo, felici che Jen avesse trovato una persona come Joe, capace di sopportarla.

-Parlavate di noi?- chiese una voce, entrando nella cucina e dirigendosi verso Jen, che si era girata non appena lo aveva sentito arrivare.

-Non ti interessa, amore- disse in italiano, conscia che la cosa l’avrebbe imbestialito non poco. Joe odiava non capire cosa le ragazze si dicessero quando parlavano tra loro in quella lingua che a lui sembrava troppo complicata persino per essere pensata.

Nel frattempo, Kevin aveva raggiunto Sara che preparava l’insalata.

-Ma non avete i camerieri?- chiese una voce stridula, che Ice ricollegò al “barbagianni truccato”. Adorava quel soprannome.

-Oh, la signorina vuole le inservienti..- disse Jen sempre nella lingue dello stivale, attenta a non tradire la sua maschera da “Oh, ma come sei dolce, cara”.

-No, le ragazze si offrono di cucinare-.

A parlare, era stato Nick. Ice si girò, aspettandosi che lui fosse vicino a lei, pronto ad abbracciarla.

Invece no.

Si trovava dal lato opposto della camera, abbracciato al barbagianni, sorridente.

Ice mise su la stessa espressione di Jen.

-Se non toglie quelle zampe di dosso al mio ragazzo la uccido. Anzi, prima la torturo lentamente, poi la sfiguro e per ultimo la uccido!-

Sara e Jen scoppiarono a ridere, lievemente intimorite dal sorriso che Ice aveva stampato in viso, che, per chi aveva capito la frase, risultava molto, molto, molto inquietante.

-Tesoro, ti sembra il caso che debbano parlare una lingua che noi non capiamo?- chiese il barbagianni, mentre si abbarbicava meglio su Nick, che cominciava a sentirsi un po’ a disagio.

-Miley ha ragione, scusate la poca educazione- sorrise Sara, tornando ad usare l’inglese, per evitare un peggioramento della situazione.

-Già, scusate- sbuffarono le altre due, mentre prendevano posto a tavola.

Miley occupò il posto di Ice, quello accanto al capo tavola dove era seduto Nick e la castana dovette sedersi al lato opposto del tavolo, all’altro capo. La situazione stava nettamente peggiorando.

Sara portò in tavola il pesce e l’odore si sparse per tutto il salone.

-Il pesce!- disse Joe felice, sbattendo le mani come un bambino.

-Io non mangio pesce! Che schifo!-  squittì Miley-barbagianni truccato, guardando il piatto al centro del tavolo.

-Oh, mi dispiace!- replicò Ice, cominciando a mangiare e sforzandosi di fare in modo che quella stupida ragazza troppo vicina al suo fidanzato diventasse invisibile, almeno per lei.

 

-Potevi essere almeno un po’ più gentile!-

-Scusa?- chiese Ice al suo fidanzato. Sgranò gli occhi e si girò verso di lui, allontanandosi dalla finestra a cui era appoggiata.

Nick la stava davvero sgridando? E per cosa, poi? Per non essere stata gentile con quella lì?

-Se ti sta antipatica, sforzati di essere gentile!-

La guardava severo e stava al centro della sua stanza – la loro stanza – con le braccai conserte. La stava davvero rimproverando!

-Nick, ti rendi conto di quello che stai dicendo? Si comporta come se noi fossimo tutte inferiori e non ci calcola, come se fossimo invisibili! Io ricambio solo il favore! E vogliamo ricordare il fatto che non me ne avevi parlato?-

-Non fare l’infantile! Non l’ho detto a nessuno!-

Infantile? Le aveva dato dell’infantile!

Ice si mosse e gli arrivò davanti, prendendo la sua stessa posizioni. Gli occhi verdi saettavano arrabbiati, mentre lui la guardava duro, gli occhi cioccolato ridotti a due fessure.

-Io non sono ‘nessuno’! Sai che ti dico, Nicholas?-

"Ecco, ho esagerato.." pensò Nick. Non lo chiamava mai per il suo nome intero. Mai. Tranne quando era davvero arrabbiata.

-Che puoi benissimo uscire dalla stanza dell’infantile e tornartene dalla tua amica. Avete davvero un ottimo feeling!- sbraitò, sul punto di picchiarlo.

-Ma cosa dici?- chiese il riccio, spaesato. Aveva cambiato posizione, e adesso si trovava con le braccia lungo i fianchi e l’espressione stanca, come se dovesse combattere con un bambino.

-Cosa dico? Ti sembra che non mi sia accorta dell’affinità che c’è tra voi? O del fatto che non mi hai calcolato per l’intera serata?- quasi gridò, allontanandosi e voltandogli le spalle.

-Ma tu sei fuori!- rispose Nick, indignato.

-Si, forse hai ragioni! Ma lo sei anche tu! Fuori dalla mia camera!- gli gridò contro, mentre prendeva dall’armadio la tuta che lui usava come pigiama e gliela ficcava tra le mani.

-Ma nella mia stanza c’è Miley!- si difese, rendendosi conto che forse non doveva tradirsi in quel modo.

-Anche! Beh, meglio per te! Va da lei!-

-Ma..- tentò di difendersi Nick.

-Fuori!- sillabò Ice, con un tono che non ammetteva repliche. Nick prese dall’armadio una coperta ed un cuscino in più ed uscì dalla camera, sbattendo la porta.

Avevano litigato, di brutto.

Ice si appoggiò al muro più vicino, non prima di averlo colpito con un pugno.

“Perché adesso, quando tutto sembrava andare bene?”

 

La sveglia segnava le 3:23 ma lei non riusciva a prendere sonno. Forse, l’aveva trattato peggio di quanto meritasse. Ma vederlo tra le sua braccia sorridente come poche volte, le aveva fatto male. Troppo male.

Decise di alzarsi e prepararsi una tisana, come le aveva insegnato sua nonna.

"Per calmarti non c'è niente di meglio di un buon estratto naturale."

Aprì piano la porta della sua camera e si diresse verso la cucina.

Cercò di fare meno rumore possibile e si fermò davanti la camera di Nick, come se, a quell’ora della notte, avesse potuto sentire qualcosa.

Scosse la testa e si diresse verso il salone, ripetendosi che, anche se c’era andata giù pesante, la colpa era anche del ragazzo.

Entro nel salone e scansò per poco la pianta che avevano messo all’ingresso.

Girò la testa distrattamente, attratta dalla luce della luna, e lo vide.

Disteso scompostamente sul divano, Nick abbracciava il cuscino, mentre la coperta troppo corta arrivava a coprirgli le caviglie. I muscoli delle braccia, lasciati liberi dalla maglietta a maniche corte, erano tesi per la posizione che avevano assunto.

Il viso era rilassato ma stanco, poteva accorgersene delle profonde occhiaie sotto gli occhi. Forse aveva fatto anche lui fatica ad addormentarsi.

Sorrise, vedendolo stringere di più a sé il cuscino e mugugnare nel sonno, come era abituato a fare.

Si sorprese di quanto bene, dopo neppure due mesi, conoscesse le abitudini del suo ragazzo.

Del fatto che la mattina bisognava svegliarlo nel verso giusto e senza sveglia, altrimenti diventava intrattabile per tutta la mattina.

Del fatto che quando doveva fare la doccia doveva per forza avere il bagno caldo, altrimenti si ‘bloccava’, come diceva lui.

Ice sorrise e si avvicinò al divano, inginocchiandosi accanto al suo viso.

Il respiro era regolare e cadenzato, gli occhi vibravano, forse a causa di un piccolo tic.

La ragazza non poté trattenersi dall’accarezzare lentamente i riccioli scomposti di Nick che, un po’ più lunghi del normale, gli cadevano in maniera deliziosa sulla fronte.

Nick sobbalzò, sentendo qualcuno toccargli i capelli, e si ritrovò la sua ragazza a meno di due centimetri dal viso.

-Mmmh..- mugugnò, cercando di aprire meglio gli occhi –E’ gia mattina?-

-No, sono le tre e mezzo di notte..- rispose Ice, sorridendo.

-E perché sei sveglia?-

-Perché non riuscivo a dormire..-

I due ragazzi si guardarono, sapendo che quel gesto sarebbe bastato a chiedersi scusa e a perdonarsi a vicenda.

Ma perdonarsi per cosa, poi?

-Vieni di là?- chiese Ice.

Nick annuì e alzandosi, la baciò. Poggiò leggermente le labbra su quelle di lei, che approfondì il bacio.

Si diressero, poi, verso la camera.

La tisana era ormai diventata inutile.

 

-Amore..Nick pensa ancora a Miley?- chiese Sara, abbracciata al fidanzato mentre i tenui raggi del sole mattiniero li colpivano.

-No, amore! Perché questa domanda?- replicò Kevin, accarezzandole i capelli.

-Niente, così..- lasciò cadere il discorso Sara, mentre si alzava dal letto.

-Aspetta..un altro po’- sussurrò Kevin, abbracciandola da dietro.

Sara sorrise e si accoccolò meglio tra le braccia del ragazzo, che la guardò addormentarsi di nuovo con un tenue sorriso sulle labbra.

 

-No, Mandy..dice di essere fidanzato! Ma non credo che la sua ragazza sappia tutta la verità, su me e lui..- sussurrò Miley al cellulare, gli occhi fissi su Nick che scherzava con Ice.

 

Isa’s Corner:

E sono tornata anche con questo capitolo, più inutile degli altri! Vorrei davvero affrettare i tempi della storia, ma ho paura di renderla troppo veloce, quindi me la prendo con calma. XD

Comunque, tra un paio di capitoli..Ssssh, evitiamo spoiler! =D

Purtroppo, come sempre, sono di fretta..e non posso ringraziare tutte le recensioni, ma vi adoro! Grazie a chi legge e a chi commenta! Grazie per spendere un po’ di tempo con la mia storia! =D

Baci, Isa.

 

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Capitolo 11
*** Si vedrà.. ***


Quel bastardo di un Jonas!

 

 

Capitolo 11: Si vedrà..

 

“’Cause I know that he knows I’m unfaithful,

and it kills him inside: To know that I’m happy with some other guy.

I can see him dying..

{Unfaitful - Rihanna}"

 

 

-Però, che voce!- sussurrò Miley, guardando dall’altra parte del vetro della sala registrazione.

Ice stava cantando una canzone di Demi Lovato, modificata con le sue tonalità.

Nick stava alla postazione e sorrideva, ammaccando ogni tanto qualche tasto e alzando qualche livello.

Tutti gli altri, invece, ascoltavano estasiati la voce di Ice.

Quando smise di cantare e si tolse le cuffie, guardò automaticamente il suo ragazzo, che le sorrideva in maniera ebete e le faceva un “ok” stentato.

Miley, a quella scena, sentì uno strano bruciare alle mani, volendo picchiare Nick, che non le aveva detto di quella ragazza.

Era davvero così importante per lui?

-Complimenti..- decretò Miley, mentre Ice entrava nella stanza –Perché non provi una mia canzone?-

La voce della star era incrinata da qualcosa che Ice non riuscì a cogliere. Gelosia, forse?

La guardava con evidente sfida, certa che lei non sarebbe riuscita a fare meglio di chi quelle canzoni le aveva scritte e composte.

-Quale?-

-‘When I look at you’, la conosci?- chiese il barbagianni.

-Si..- sussurrò Ice, ricordando come quella canzone sembrasse scritta per lei e Nick.

Ma forse Miley l’aveva davvero scritta per Nick. Dovevano formare una bella coppia, loro.

Rientrò automaticamente nella stanza di registrazione e Nick inserì la base che gli era stata fornita, facendo comparire il testo sul monitor di Ice.

Il suono del pianoforte le riempì le orecchie, trasportandola in un mondo completamente diverso dalla terra.

Nel suo mondo non c’era odio, non c’era guerra.

Non c’erano sentimenti negativi.

C’era soltanto lei e la musica..e, da poco tempo, Nick.

Perché lui aveva superato tutte le sue difese come se fossero nulla e l’aveva portata a fidarsi di lui, anche se questo comportava una delusione. Ma questo Ice non poteva ancora saperlo.

Cominciò a cantare guardando negli occhi il suo ragazzo, cercando di fargli capire che quella canzone era per lui.

Solo per lui.

Per lui che l’aveva aiutata senza conoscerla.

Per lui che l’aveva sopportata nei suoi momenti di follia.

Per lui che l’aveva combattuta anche avendo torto.

Per lui che l’aveva portata ad amare qualcuno, davvero.

 

“When my world is falling apart and there’s no light to break up the dark, that’s when I look at you..

When the waves are flooding the shore and I can’t find my way home anymore, that’s when I look at you!”

 

Ed era vero. Nick era stato il punto di riferimento nei momenti in cui lei era stata sul punto di mollare, perché essere lontani da casa con una malattia a carico era dura, dura davvero.

Ma lui c’era stato.

Con la sua presenza l’aveva aiutata ad andare avanti e, senza che Ice se ne accorgesse, era diventato indispensabile nella sua vita.

 

“..you love me for who I am, like the stars hold the moon. Right there where they belong, and I know I’m not alone..”

 

L’aveva accettata per come era, senza compromessi.

Con i suoi sbalzi d’umore e le sue follie, con la sua schiettezza e acidità.

Ed era stato dolce come nessuno mai.

E, davvero, si era sentita meno sola, in questo mondo che non le apparteneva troppo.

 

“You appear just like a dream to me..”

 

Ed era apparso proprio come un sogno.

Finito di cantare, gli occhi lucidi per l’emozione, Ice sorrise.

Sorrise come aveva imparato, di quel sorriso vero e puro, che non chiede niente in cambio.

E sorrise a lui, finalmente ricambiata.

 

***

 

-Mi piace. Lei, intendo..- decretò Miley, seduta sul cornicione del terrazzo dell’attico.

Acanto a lei, Nick strimpellava alla chitarra qualche accordo.

Il panorama che si offriva loro era stupendo. Grattacieli abbracciavano il cielo sereno della sera, mentre le stelle si fondevano con le luci della città.

Miley adorava prendersi delle pause per guardare la città. La tranquillizzava.

-Ne sono felice..- rispose Nick.

-Non me ne hai parlato.-

Nessuna domanda, nessun rimprovero. Soltanto una semplice constatazione.

I due ragazzi si capivano con poche parole, era una cosa che avevano acquisito con il tempo.

-Non l’ho ritenuto importante, per un contratto di lavoro.-

-Non ci lega soltanto un contratto di lavoro..-

-Lo so..-

Miley sospirò, capendo che Nick non era propenso a continuare la conversazione, e fece per alzarsi.

-Cosa avrei dovuto dirti? Che mi ero fidanzato?-

-Sarebbe stato un primo passo, Nick.- decretò la bruna, tornando a sedersi.

Lei alzò lo sguardo per incontrare quello di lui e la solita stretta allo stomaco la colpì, con familiarità. Era abitudine.

Tutto in loro lo era, ma Miley amava quell’abitudine.

E sapeva che non avrebbe ami potuto lasciarsela alle spalle.

-E tu come avresti reagito?-

-Credo ti avrei chiuso il telefono in faccia..-

-Ecco..io non voglio perderti, Miley..- soffiò il riccio, guardandola con gli occhi cioccolato grandi di cui si era innamorato.

-..Ma la ami..- continuò lei per lui.

-Credo proprio di si..-

Miley spostò la mano sul ginocchio di Nick, come a confortarlo, ma non sapeva che non sarebbe stato di nessun aiuto.

Il riccio aveva capito che negare che non provasse più nulla per Miley, dopo tutto quel tempo, era solo una grande bugia.

Forse l’amava per abitudine.

Ma la stretta al petto che aveva provato quando l’aveva rivista non era stata indifferente.

Quella non era abitudine.

Miley o Ice?

Sicurezza o novità?

Miley si avvicinò impercettibilmente a Nick, avendo notato i suoi tentennamenti.

Sapeva leggergli dentro.

Ridestatosi, il riccio si alzò in pedi e raggiunse la porta, sconvolto.

-Devo andare..- sussurrò.

Miley sorrise, sicura che avrebbe ceduto e sarebbe tornato da lei.

Come aveva sempre fatto.

 

*** 

 

-Nick, non è così che funziona..-

-Scusa?-

Nick la squadrò, lo sguardo tra la scocciato e il divertito.

-Se io ti chiedo dove sei stato, tu mi rispondi.-

-Tu non mi comandi, Isabella..- bisbigliò Nick, avvicinandosi a lei con aria felina. Complicità nella sua voce.

-Sicuro?- rispose lei, sorridendogli accattivante.

-Sicuro.-

Ice lo strinse a se, mentre lui cercava urgentemente le sue labbra.

-Dove sei stato?-

-Te l’ho già detto, in giro..-

-Due ore?-

-Avevo bisogno di pensare..-

E la zittì con un altro bacio, portandola a sdraiarsi sul letto.

Ice era interesse, novità.

Ice era ciò che lui non aveva mai sperimentato.

Era lotta, guerra.

Con Ice era un continuo di provocazioni e arrese.

Ice era bella.

Dentro..e fuori. Diversamente da Miley, comunque.

Miley si rendeva conto di essere bella, usando quella carta a suo vantaggio.

Ice, invece, era semplice. La sua bellezza era celata, nascosta, e per questo ancora più interessante.

Ice era tentazione.

Miley era serenità.

E Nick doveva scegliere. Al più presto.

 

***

 

Un urlo squarciò la quiete che si era venuta a creare in casa.

Nick e Ice scattarono in piedi dirigendosi alla porta.

Kevin, spaventato che fosse successo qualcosa alla sua Sara, si precipitò in salone.

Sara, spaventata che fosse successo qualcosa al suo Kevin, nel precipitarsi in salone, sbatté proprio contro quest’ultimo.

Miley, con le cuffie del suo fedele I-Pod alle orecchie, non aveva sentito nulla.

Arrivati tutti in salone, non poterono trattenere una risata.

Una Jen fradicia rincorreva il suo forse-non-più fidanzato, che teneva in mano una bottiglia vuota.

-Ragazzi! Aiuto! Io volevo solo scherzare!- grido Joseph, rifugiandosi dietro Nick.

-Te lo do io lo scherzo, Joseph Adam! Vieni qui!- gridò furente la ragazza.

-Ma tesoruccio..-

Jen buttò un urlo di frustrazione.

-Non chiamarmi in quel modo! Vieni subito qui!- strillò, continuando ad indicarsi i piedi, come se stesse parlando ad una animale domestico.

-Orsacchiotto..calmati!- continuava imperterrito Joe, coperto dalle spalle del fratello.

-Lo ammazzo! Questa è la volta buona che lo ammazzo!- e detto questo Jen si diresse in camera sua.

Joe la seguì a ruota, la faccia da cucciolo bastonato, producendo un flebile “Aspetta tesoro..” a cui Jen rispose con un cenno poco gentile.

I ragazzi, che avevano rinunciato al loro momento di serenità, scoppiarono a ridere.

-Li adoro!- disse Sara, dirigendosi verso al cucina con ancora un grande sorriso sulla faccia.

Kevin la seguì sorridendo, circondandole i fianchi.

-Dove eravamo rimasti?- chiese Nick, tirando Ice verso di sé.

-Sei un pervertito..non ti stanchi mai?- disse Ice ridendo come una bambina.

-No. Mai.- rispose serio.

Non poteva scegliere. Non ne era in grado.

“Si vedrà..” pensò.

 

 

Isa’s corner:

Imperdonabile, come sempre. Non provo neanche a giustificarmi per questo ritardo, perché non ho scuse.

Avete passato delle buone feste? Spero di si! =D

Passo alle recensioni, che è meglio! xD

 

dancermarty95: Eggià..xD Manca davvero poco allo scoppio. E sarà..come dire..molto cruento! =D Grazie per aver letto e commentato!

 

BENNYY: Eh si, Miley passa per la cattiva! Ma come puoi aver letto, non è davvero cattiva..solo innamorata! Avrei fatto lo stesso io, se ci fosse stato in gioco Nicholas! =P xD Grazie mille per la recensione!

 

 nes95: Hai proprio ragione..inganna tutte e due, ma soprattutto Ice, devo dire! Grazie mille per aver letto e commentato *-*

 

 Tappina_5_S: Davvero ti piace come scrivo? Grazie mille! *-* Si, la tempesta è in arrivo..chissà! xD

Ahahah! Panna Montata! Ho sempre adorato questo soprannome! xD Grazie mille! =D

 

jeeeeee: Waaah! La mannaia! *-* Che cosa fantastica! Eh si, deve stare attento..potrei fargli succedere un paio di cosette! xD xD Grazie per aver letto! *-*

 

Ringrazio moltissimissimo i 13 preferiti e i 13 che mi seguono! Vi adoro! *-*

 

See you. Love you!

I. <3

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Capitolo 12
*** Is that the end? ***


Quel bastardo di un Jonas!

 

 

Capitolo 12: Is that the end?

 

Il giorno che Ice decise di partecipare al progetto con i Jonas Brothers era un assolato lunedì come tanti a New York. C’era chi correva con la valigetta alla mano, chi portava a spasso il cane, chi si allenava a Central Park e chi, come Ice, stava seduta sotto un albero con la lettera che forse le avrebbe cambiato la vita. Ricordava ancora come avesse deciso, guardando la foto di quel gruppo che aveva caricato sul suo IPhone, che valeva la pena tentare. Male che vada aveva pensato avrò conosciuto questi idoli per ragazzine.

Non aveva messo in conto, e forse mai avrebbe pensato di doverlo fare, di essersi innamorata di uno di loro. Di conoscere persone fantastiche come i suoi fratelli e delle amiche per la pelle come Sara e Jen. Di arrivare quasi ad odiare Miley Cyrus.

E non aveva messo in conto nemmeno quello. Sicuramente, non l’aveva messo in conto.

Nick Jonas avvinghiato a Miley Cyrus.

Il primo – e poco consono – pensiero che le passò per la testa fu quello che i paparazzi avrebbero avuto una buona storia da raccontare. Immaginava già la copertina da prima pagina: ”Ritorno di fiamma per Miley e Nick!” e forse, in basso, in quei piccoli tondi poco importanti, una sua foto sfuocata con la didascalia minuscola che la ritraeva come un vecchio passatempo del famoso cantante.

Ma, in fondo, cos’era stata, se non davvero un passatempo?

Se dopo tutto quello che avevano condiviso, vissuto, lui si lasciava toccare – baciare ardentemente, in realtà – dalla sua vecchia fiamma?

Gli occhi le si infiammarono improvvisamente di lacrime. Lacrime che non avrebbe avuto il coraggio di fermare, che rendevano i contorni di ogni minima cosa sfocati e quasi inesistenti.

Piangendo, continuò a guardarli, e come se avesse riconosciuto il suo sguardo il riccio si voltò verso di lei, sgranando improvvisamente gli occhi e sputando la solita frase di circostanza:

-Ice..che, che ci fai qui? Non è come pensi!-

Ice non ebbe neppure la forza di ribattere, improvvisamente stanca.

Si girò verso il corridoio che portava alle camere da letto e corse via, le lacrime che le solcavano il viso, scavando come acido.

Nick le bloccò un polso, facendola girare verso di lui.

Lei lo guardò negli occhi quel tanto che bastava da farsi male da morire e pronunciò il suo unico pensiero:

-Io ti amo davvero..-

Nick, il viso chino di chi sa di aver torto, le lasciò il braccio, mentre lei si girava e correva in camera sua.

 

-Tesoro..noi non sappiamo cosa dire! Certo non lo biasimiamo, ma si vede che è uno straccio.-

A parlare era stata Sara, seduta sul letto di Ice con un pacco di fazzoletti ultra assorbenti e dei pop-corn. In tv scorrevano i titoli del film strappa lacrime che avevano appena visto.

Jen era stata silenziosa tutta le sera, troppo arrabbiata, o semplicemente troppo sconvolta per quello che era successo.

Nick, il fratello del suo ragazzo, aveva tradito una delle sue migliori amiche nella casa che condividevano. Sconcertante, a dir poco.

-È facile starci male adesso, Sara! Avrei dovuto capirlo..- disse Ice, spostando lo sguardo spento verso la finestra da cui filtrava la luce delle luna. Tutto ciò che guardava, in un modo o nell’altro, le ricordava lui.

A quella finestra si erano affacciati poche settimane prima, insieme, a guardare la luce della luna, dicendosi che era niente in confronto allo splendore degli occhi dell’altro.

Il letto, in cui lei aveva passato gli ultimi tre giorni, rimaneva sempre troppo vuoto, con o senza le sue amiche a farle compagnia.

Era sicura di aver pianto tutte le lacrime che aveva in corpo, eppure quel groppo in gola e gli occhi rossi persistevano, segno tangibile di come e quanto stesse male.

Si chiese se ci fosse un modo per dimenticare tutto quello.

Eppure, nel profondo del suo cuore, Ice sapeva di non voler dimenticare, perché Nick le aveva donato una felicità e una serenità che non aveva più trovato, dopo la diagnosi del suo diabete.  Anche se le aveva spezzato il cuore, anche se la prospettiva di rimanere in quella casa con lui la uccideva sempre di più, negli abissi più profondi del suo animo, sotto tutto il dolore, la rabbia e la frustrazione lei lo ringraziava, perché se ne era innamorata.

Lei, che prima di arrivare in quella casa aveva dei dubbi sul saper provare sentimenti, era riuscita ad innamorarsi di quel sorriso, di quegli occhi dolci, di quelle braccia possenti, di quel carattere schivo e competitivo.

-Certo che è un gran coglione, eh!- disse finalmente Jen, dando respiro ai suoi pensieri.

-Si, lo è!- risposero in coro Sara e Ice.

Continuarono a parlare del genere maschile, di quanto fossero ritardati e senza cuore, addormentandosi abbracciate sul letto sfatto.

 

-Nicholas, io ho sempre appoggiato le tue scelte..- cominciò Joe.

-..ma questa volta ho fatto una gran cazzata, lo so.-

-Esatto..- concluse Kevin, sorvolando sulla scurrilità del fratello, la schiena appoggiata alla porta chiusa.

I tre fratelli, come ogni volta che uno di loro aveva un problema, si erano chiusi in una stanza – quella di Nick, per precisione – e avevano cominciato a parlarne.

-Ma come è andata esattamente?- chiese Joe.

Il fatidico pomeriggio di due giorni prima lui, Kevin, Sara e Jen erano usciti per una passeggiata al parco, lasciando a casa Nick e Miley. Ice, invece, aveva delle commissioni da sbrigare tra pacchi mandati da casa e cartoline da spedire.

-Io..io non lo so! Cioè, sono confuso! Come sapete– cominciò Nick facendo un bel respiro –l’altro giorno siamo rimasti qui solo io e Miley. Ci siamo seduti sul divano e abbiamo cominciato a guardare un film. Più lei cercava di avvicinarsi più io mi allontanavo. Poi c’è stato qualcosa, uno sguardo..e ho ceduto. Non credevo di possedere così poco autocontrollo, ma sapete..io e Miley..-

-Tu e Miley dovreste essere solo amici- frecciò Kevin, guardandolo con un cipiglio accusatore.

-Lo so..- rispose il minore –Non posso costringerla a perdonarmi. Ho incasinato tutto e non mi merito neppure una sua parola, ma purtroppo non posso scindere il contratto. Dovrà sopportarmi per altri otto mesi-

-Ma che vai dicendo? Devi riprendertela, devi lottare, devi riconquistare la sua fiducia e..- Joe parlava a raffica.

-No..- lo fermò Nick –La conosco, non mi perdonerà. Sono stato imperdonabile persino per me-

Kevin li guardava con uno strano sguardo, tra l’assorto e l’assente, poi disse: -Andiamo in cucina, è quasi ora di cena..-

 

In cucina le ragazze, compresa Ice, trafficavano ai fornelli. Questa ultima si era ripetuta tante volte di non poter evitarlo per sempre, ma di poter far finta che non esistesse. Ardua impresa, sicuramente, ma con un po’ di impegno, tanta rabbia e ancor più spirito di sopportazione, si disse, ce l’avrebbe fatta.

Senza guardarlo negli occhi, però, altrimenti il suo lavoro sarebbe andato a farsi friggere in un battito di ciglia.

Il barbagianni truccato, alias Miley Cyrus, era stata gentilmente invitata ad andarsene dagli sguardi assassini del resto del gruppo, consapevole di essere la rovina della quiete di quei ragazzi.

Ice stava tagliando le cipolle a pezzetti, triturandole e rischiando di mozzarsi un dito dalla troppa foga, quando sentì la sua voce raggiungerle in cucina.

-Ciao..- aveva detto.

Dopo quel saluto un momento di imbarazzante silenzio era calato nella stanza, il resto dei fratelli Jonas sull’uscio della porta guardavano la scena quasi irreale.

Ice spostò il tagliere e con stizza riversò quello che aveva squartato in una ciotola trasparente, girandosi finalmente verso di lui.

-Portalo a tavola- disse, consegnando la ciotola in mano a Nick che, spiazzato, l’aveva quasi fatta cadere.

Una serie di sguardi increduli si posarono su di lei, sicuramente non aspettandosi una reazione così composta ed educata.

Ice, nel frattempo, era tornata a sminuzzare verdura con il coltello, ricordò, con cui aveva decapitato una carota e che tanto aveva fatto ridere Nick.

Si ripeté che doveva smetterla di pensare a lui, che era ancora troppo doloroso.

La conversazione ripartì pian piano da Joe che aveva chiesto se le cipolle fossero indispensabili, procurandosi un’occhiataccia da tutte le donne che avevano sibilato frasi del tipo: “Ignorante, è indispensabile nel Kebab!” scatenando l’ilarità generale.

Solo Nick non prendeva parte al discorso, appoggiato in un angolo con le braccia conserte e una gamba rialzata. Osservava la fluidicità nei gesti di Ice, riscontrandovi però della rigidità tipica di una persona nervosa. Si chiese come potesse non guardarlo, dato che lui non riusciva a scollarle gli occhi di dosso, e capì come fosse vera quella frase che sua nonna ripeteva costantemente:

“Le cose si apprezzano veramente solo quando si perdono!”

 

 

 

 

Angolo dell’autrice che è risalita da un pozzo senza fondo:

Scusate, scusate davvero. Non aggiorno questa storia da mesi, lo so, ma non è proprio solo colpa mia. Diciamo che è in gran parte colpa mia J Come vedete, è scoppiata la bomba. Non penso ci sia da dire altro! Questo capitolo è abbastanza corto, ma molto consistente. Vorrei che mi diceste se ho affrettato i tempi o se c’è qualcosa che non avete capito! Sarò felice di rispondervi, sperando che qualcuno la legga e commenti! Fa così schifo? :D

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Capitolo 13
*** She's come back. ***


 

Quel bastardo di un Jonas!

 

Capitolo 13: She’s come back.

 

“Tell me that you’ll be there when

I’m about to lose it all.

You’re the one helps me see that sometimes it’s ok to fall..

{Fall – Jonas Brothers}”

 

Il campanello suonò.

Ice, impaziente come poche volte, si scapicollò per aprire la porta sotto gli sguardi interessati degli amici e di quello che con grande sforzo considerava ancora una creatura umana.

Dopo aver fatto colazione, avevano tutti deciso di passare la mattinata ad oziare per casa, dato che si trovavano avanti con le registrazioni.

Con tutto il tatto di cui erano stati capaci, i ragazzi avevano evitato di incidere canzoni troppo romantiche o passionali, preferendo, per quel primo periodo, qualcosa che scaricasse la rabbia della donzella sedotta e abbandonata dal principe cattivo. Nick, dal canto suo, non poteva essere stato più d’accordo. Non era pronto per sentire Ice cantare canzoni che lui aveva scritto per altre, ma che si addicevano troppo a loro e alla loro situazione.

Quel giorno, comunque, tutti si erano accorti di come Ice, da schiva e taciturna, era sembrata tornare la pimpante e felice ragazza degli inizi.

Nicholas, invece, trovava insolito che quella che lui aveva ridefinito “la stronza senza cuore che non l’aveva più calcolato” lo avesse preso in considerazione più del solito. Gli aveva persino passato le frittelle a colazione. E non gliele aveva scaraventate sulla camicia. Lo considerava un inizio.

Un urlo di gioia arrivò dall’ingresso dell’attico, subito seguito da un grottesco “Eih, bambola, così mi consumi!”

-Nate Ross, mi è mancata la tua scurrilità!-

-Oh, Teddy, a me sei mancata tu e basta!- rispose la voce calda e limpida di uno sconosciuto.  Subito dopo una figura alta e abbastanza muscolosa varcò la soglia del grande salone, seguita da quella minuta della cantante. Un ragazzo dai capelli lunghi e neri fece il suo ingresso, indosso una giacca di pelle e dei jeans scuri. Sotto la giacca, un maglioncino blu scuro fasciava gli addominali allenati.

-Ragazzi- cominciò Ice –Lui è Nate, il mio migliore amico; è venuto a trovarmi dato che si trova in città per lavoro. Spero non vi dispiaccia se rimane qui per qualche giorno..-

-Certo che no!- squittì Jen, avvicinandosi al nuovo arrivato –Gli amici carini di Ice sono sempre i benvenuti! Piacere, io sono Jen!-

-Il piacere è tutto mio!- sorrise Nate –Grazie del complimento!-

-Certo che può restare! L’importante è che non continui a flirtare con la mia ragazza!- rispose Joe alzandosi dal divano e circondando con un braccio i fianchi di Jen.

Tutti risero, continuando le presentazioni.

-Io sono Sara!- disse la bruna, seguita dal fidanzato.

-E io sono Kevin, benvenuto!-

In disparte, Nick osservava la forte intesa tra il nuovo arrivato e Ice. Lui le circondava le spalle proporzionalmente troppo piccole,  lei sorrideva del grande divario e stava comoda tra le sue braccia. Se non avesse conosciuto i precedenti, avrebbe scommesso su un loro fidanzamento.

Perché non gli aveva mai parlato di questo migliore amico?

Le mani gli prudevano, eppure lui non era mai stato un tipo violento. Prendeva tutto con calma e rifletteva sulle situazioni.

Ma, si disse, era geloso, ed era per questo che forse sarebbe potuto arrivare, in un futuro magari non troppo remoto, a prenderlo a pugni. Si avvicinò e tese la mano in segno di saluto.

-Piacere, io sono Nick-

Nate spostò lo sguardo verso di lui, sorridendo.

-Ah, tu sei quello che ha spezzato il cuore della mia Teddy! Ti tengo d’occhio ragazzo!-

Nicholas sorrise in imbarazzo, mentre gli occhi di Ice lo trafiggevano.

-Ma vieni, accomodati sul divano!- disse Sara, per spostare l’attenzione su altri argomenti. Il gruppo si spostò verso i divani e la conversazione si spostò subito su Ice e Nate.

-Allora, come vi siete conosciuti?- chiese Jen, accoccolata tra le braccia di Joe.

-Oh, è una storia noiosa!- rise Ice.

-Non è noiosa! Mi piace raccontarla!- rispose Nate, tirando uno scappellotto amichevole alla sua migliore amica.

-Sapete, in fondo Nate è un romanticone! Sotto quest’aria da duro..-

-Eh si, piango per le commedie romantiche a lieto fine!- finse il ragazzo, gli occhi azzurro ghiaccio piegati scherzosamente –Ci siamo conosciuti il primo girono di scuola. Io era quello dall’aria vissuta, il bambino che non piangeva. Lei era quella che mi tirò uno schiaffo e mi fece piangere come una femminuccia. L’ho odiata!-

I ragazzi risero, mentre le ragazze si complimentavano per il gesto che rivendicava la loro padronanza.

-Ma ti sei vendicato a dovere..- rispose Ice, l’espressione imbronciata di chi rievoca ricordi poco piacevoli.

-Oh si, è stato uno dei giorni migliori della mia vita! Ice portava sempre con sé un orsacchiotto, Teddy! Un giorno, misteriosamente, lo ritrovò squartato sul suo banchetto. Stette una settimana a ripetere “Teddy, Teddy, chi ti ha fatto questo?” È da lì che ho cominciato a chiamarla Teddy!-

-È macabra, come cosa. Avere il soprannome di un orsetto trucidato..- disse Jen, fingendo orrore.

-È geniale! Amico, mi stai simpatico!- riabbatté Joe.

-Oh, ormai non ci faccio neppure più caso. È un’abitudine..- concluse Ice sorridendo.

-Nate, che lavoro ti porta da New York a Los Angeles?- chiese Kevin, interessato.

Il ragazzo sorrise.

-Faccio il disegnatore. Un giornale locale ha preso in considerazione le mie vignette..-

-È una cosa fantastica! Anche tu nel mondo dell’arte, quindi..è tanto che non vi vedevate, Ice?- chiese Sara.

-Dal giorno in cui sono partita. È stato l’ultimo amico che ho visto..- sorrise.

Nick, appoggiato al classico bracciolo del divano, si era perso nell’osservare Ice. Aveva notato come le sue curve, da quando era arrivata, fossero un po’ più rotonde, rendendola ancora più attraente.

Quel giorno, poi, una strana luce le illuminava gli occhi, il tipo di luce che era solito vedere quando ancora stavano insieme.

La convivenza dopo la rottura era stata difficile, ma ci avevano fatto l’abitudine.

Cercavano di evitarsi a vicenda. Eppure, in quelle poche volte che i loro occhi si erano incontrati, Nick avrebbe potuto giurare che sotto la corazza che Ice aveva rialzato si trovava ancora quella tristezza che aveva letto nei suoi occhi l’ultima volta che gli aveva detto di amarlo.

Il riccio si era reso conto dell’enorme sbaglio che aveva fatto, che Miley non sarebbe mai stata alla sua altezza, ma non riusciva comunque a riprovare.

Ice in quei giorni le era sembrata una figura troppo eterea, troppo lontana da lui e dalla sua imperfezione.

Riportò la mente verso Ice, che aveva ricominciato a parlare.

-Ho voglia di cantare, vi va?-

Tutti i ragazzi, dopo lo sgomento iniziale, avevano annuito di buon grado, felici di avere tra loro la vecchia Ice.

Si diressero verso la sala registrazione, spiegando a Nate ognuno il proprio ruolo.

-Sapete, Nate se la cava abbastanza bene con la chitarra acustica! È con lui che ho realizzato il mio primo demo..- disse Ice, sorridendo. Ricordava bene quando era entrata per la prima volta in un sala di registrazione e di come si fosse sentita a casa.

-Te la senti di suonare con me?- continuò Ice, rivolgendosi all’amico.

-Posso rifiutare?-

-No.-

-Beh, dato che ho questa vasta scelta..chi mi presta una chitarra?- chiese Nate.

Kevin si offrì di mostrargli la sua collezione e gli fece scegliere la chitarra che preferiva.

Nel frattempo Ice, silenziosa, aveva preso il raccoglitore con gli spartiti dei Jonas Brothers. Ne uscì un foglio verso la fine e lo posizionò sullo spartito in sala.

Nick stava in disparte a parlare con Jen, mentre Joe accendeva microfoni e spinotti vari.

Appena entrato, Nate fece un fischio d’ammirazione.

-Beh, si vede che siete famosi..- commentò.

Tutti risero e presero posto. Ice e Nate davanti al microfono, Nick, Joe, Kevin, Sara e Jen dall’altra pare del vetro.

La chitarra cominciò a suonare mentre Nate si concentrava sugli spartiti e Ice gli posava una mano sulla spalla.

Nick la riconobbe subito. Era la versione acustica di “Your biggest fan”, dalla seconda serie di J.O.N.A.S.

Durante il progetto avevano girato anche le nuove puntate della serie e avevano registrato insieme alle ragazze le canzoni. Quella, insieme a “Critical”, era stata la preferita di Ice.

Cominciando a cantare, Ice si accorse di come in quella stanza mancasse qualcosa. Mancava, come ogni giorno dalla fine della loro storia, il falsetto di Nick, il modo in cui prendeva aria prima di una strofa più difficile, il suo suonare e diventare uno con la chitarra.

Le mancava essergli accanto sempre, trovarlo dietro di lei. Nick le mancava più di quanto avrebbe potuto immaginare.

Al primo ritornello alzò lo sguardo, perché per quanto amasse cantare e fosse circondata dai suoi amici, non erano loro che le davano la forza di cantare. Non solo. Non più.

Si ritrovò a fissare Nick, mentre il cuore si frantumava in piccoli pezzi. Di nuovo.

Mentre si accorgeva di amarlo ancora come il primo giorno.

 

“.. but it’s you who makes me sing and I know where we are and I know who I am: baby, I’m your biggest fan!”

 

 

Isa speaks:

Che dire? Sono molto fiera di me! Ho aggiornato in poco tempo! Sarà l’ozio estivo, il non avere niente da fare..ma sembra sia tornata un po’ di ispirazione :)

In questo capitolo abbiamo una new entry, l’amico di infanzia di Ice! Cosa ne pensate? Personalmente, lo adoro! xD

Tra Nick e Ice, invece, ancora niente..sarà che io il lato stronzo di Nick non lo perdonerei, ma credo peneranno per un altro po’ di tempo! :)

Non so se riuscirò a pubblicare un altro capitolo prima della meritata vacanza a Dublino (non vedo l’ora!)..farò del mio meglio!

Come potete vedere, i capitoli sono un po’ più piccoli. Sto cercando di riorganizzare le idee e far accadere una cosa per volta. Spero vada bene :)

Ringrazio di cuore i 12 che preferiscono la mia storia, i 24 che la seguono e i 4 che la ricordano. Significa molto per me!

Ed ora, spazio alle risposte:

Whenulookmeintheeyes: Mi dispiace aver aspettato così tanto per pubblicare, ma non è stato un periodo proprio felice. Spero tu possa perdonarmi :/ Ti ringrazio tantissimo per il commento, ne sono felicissima! Fammi sapere cosa pensi di questo :)

 

Derekkina2: Ahahah, grazie! :D

 

Tappina_5_S: Adoro il tuo commento! Sono felice che ti sia piaciuto il capitolo! Purtroppo Ice passa un momento triste, ma credo proprio si riprenderà ;) grazie!

 

Vikyjobros: Grazie mille! Sono felice che ti sia piaciuto il capitolo! E questo? :)

 

A presto!

Have a good day!

I. <3

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