Alterated Beast

di ProjectPlant
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fame ***
Capitolo 2: *** Tensione ***
Capitolo 3: *** Coraggio e furia ***



Capitolo 1
*** Fame ***



“A me non sembra un uovo di drago” Una bambina camminava esaminando quel tesoro prezioso roteandolo dolcemente tra le manine. “Ti dico di si” Le rispose lo yordle riprendendo il cappello da terra. “Io dico di no” Lui sospirò riprendendo la marcia tra i monti.

Pile di corpi morti giacevano a terra. Afferrò con forza l'elsa della sua ascia da guerra sfilandola dalle costole di un guerriero. “Le uova di drago sono moooolto più grandi” Continuava la bambina al suo fianco emozionata. Era la prima volta che vedeva dal vivo una cosa studiata sugli antichi tomi del tetro palazzo reale. “Più grande di questo?!" “Esatto” Lo yordle sbuffò nuovamente. “Ma te non stai mai zitta?” Quando si voltò trovò due occhioni azzurri a fissarlo emozionati. “Possiamo tenerlo vero?” “In verità pensavo di prepararci la MIA cena!” Detto ciò lo yordle afferrò malamente l'uomo giallognolo scuotendolo per assicurarsi ci fosse qualcosa al suo interno. La bambina iniziò ad urlare andandogli contro. “Così lo ucciderai!” Piangeva. “Cosa non ti è chiaro di quello che ho detto mocciosetta umana?” “Ti prego Kled! No!” implorava.

Lo yordle di nome Kled si allontanò dalla bambina vittorioso guardandosi attorno. Avrebbe avuto bisogno di un fuoco, di un accampamento. La notte sarebbe giunta presto sulle pendici del monte Targon. “Và a prendere un po di legna, renditi utile!” Ordinò lo yordle alla piccola a terra in lacrime. Lei in risposta le fece un gestaccio asciugandosi con l'altro braccio le lacrime dal visino. Kled sbuffò, per l'ennesima volta. “Avrei dovuto farti fare la fine di quest'uovo dannazione! Và!”
La bambina si alzò da terra e afferrando la gonna si incamminò senza meta per i sentieri boscosi. Kled la vide di spalle sparire oltre la vegetazione. Dimagriva a vista d'occhio. Guardò l'uovo tra le mani, ruvido al tatto ma caldo. Abbastanza pesante da contenere qualcosa di commestibile per entrambi. “Maledetto me” esclamò a denti stretti.

Il vento aveva preso a tirare con vigore. La creatura aveva creato un bel riparo con del legname e dei cespugli misti a fronde d'alberi. Era un maestro in quello. Il piccolo fuoco all'interno odorava di pino. Sembrava una vera e propria tana di qualche animale selvatico. La sera era giunta portando il freddo pungente e i versi di animali notturni spaventosi.
La bambina era appena tornata dal bosco portando le borracce colme d'acqua. Aveva perfino fatto più viaggi portando un carico appagante di arbusti. Avrebbero avuto legna da ardere fino all'indomani. Dopotutto era stata nel bosco tutto il pomeriggio pur di non incontrarlo.

Kled la vedeva chiaramente dalla rupe in cui si trovava. Il suo unico occhio buono non era come quelli umani. La notte per lui era solo un altro giorno.
La piccola avea preso a spezzare la legna per ravvivare il fuoco guardandosi attorno. Lo yordle sapeva bene di quanta paura avesse dell'oscurità.
Il vento gli scosse la pelliccia bianca che gli ricopriva il corpo, con esso la sua divisa militare. Le lunghe orecchie si muovevano captando chissà quali strani suoni proveniente dal cuore del monte.
Un rumore metallico tagliò l'aria. Poi ce ne fu un altro. Kled sorrise compiaciuto.

“Tieni preparali” La bambina scattò in piedi quando la creatura gettò dentro la bacinella dell'acqua fresca due corpicini squoiati e privati dei loro organi interni. Due conigli selvatici. Non lo aveva neppure sentito arrivare. Strinse le manine tra le pighe della gonna sfilacciata e rattoppata.
Lo yordle era poco più alto di lei. Vestito con una strana divisa militare creata da lui stesso. Lunghe orecchie bianche fuoriuscivano da un cappello da generale. Una lunga cicatrice gli correva lungo il muso da creatura dei boschi magici fin sopra le sottili labbra. Denti acuminati e aguzzi risplendevano nella notte. La lunga e terrificante ascia sempre dietro la schiena, un piccolo archibugio gli pendeva al fianco assieme ad altri ninnoli. Tecnologie yordle senza dubbio.
“Credevo avessimo mangiato una frittata” esclamò smorfiosa la piccola preparandosi per la cottura. “No davvero, grazie per la cena Kled. Sei il mio salvatore” iniziò a canzonarla lo yordle afferrando di nuovo la sua ascia dalle spalle diretto di nuovo nel buio del bosco. La bambina fece una pernacchia curvandosi sul cibo.

Kled riprese la caccia in solitaria, come aveva sempre fatto dopotutto. La Luna era alta nel cielo stellato. Erano saliti di parecchio. La schiena gli doleva ancora per la battaglia della mattina. L'esercito Noxiano aveva invaso una delle sue tante proprietà rivendicandola.
Non era così che funzionava. Il mondo doveva essere suo.
Lo yordle si acquattò felino sfilandosi il cappello per poggiarlo a terra. Piano si sfilò la divisa. La riteneva una cosa estremamente umana ma gli piaceva l'idea di prendersi gioco dei mortali in quella maniera. Libero da ogni impedimento iniziò ad annusare l'aria in cerca di altra carne. La sua.
Accovacciato a terra prese una postura animalesca seguendo con l'olfatto fine e sviluppato ogni sfumatura di odore che riusciva a percepire. Compito assai non facile data la carne sul fuoco che cuoceva nell'accampamento. Sorrise avendo trovato un'esca per gli altri animali. Avrebbe usato quello stesso profumo per attirarli a sé, bisognava solo pazientare ora. Come un vero predatore. Quanto odiava pazientare, era più da mischia lui. Sospirò immobilizzandosi sul posto.
Lo aveva sentito, lo vedeva.
Un canide dei boschi. Non proprio quello che si aspettava. Sorridendo tirò fuori i denti appuntiti leccandosi le labbra, la preda era ignara di quella presenza mortale. Quatto, silenzioso e letale lo yordle aveva iniziato la lenta ascesa sulla vita dell'animale. “Mi dispiace amico” sussurrò quasi muto “Ma il mondo è ingiusto”.

La bambina nell'accampamento trasalì quando udì un rumore secco poco lontano dal fuoco. Iniziò a tremare concentrandosi sui conigli sul fuoco. “Quasi fatti” mormorava tra sé facendosi compagnia “Quasi cotti”. Kled portava sempre con sé il necessario per sopravvivere, era un vero guerriero ma la bambina, da quando entrata nella sua vita, aveva migliorato di molto il suo discutibile stile di vita.
Medicine, vasellame, spezie, la sapienza di una nobile, la sua magia nera. Non aveva raccontato quasi nulla allo yordle e spesso se ne dispiaceva ma lo faceva solo per il suo bene. Prima o poi sarebbero riusciti a riprendersela. Era solo questione di tempo.
Rapida sfilò la carne dallo spiedino adagiandola su un piatto d'argento rubato da Kled in un villaggio. Era così bello poterlo usare di nuovo dopo giorni. Lo stomacò le brontolò selvaggiamente. La bimba si trattenne nel divorare la carne. “Come siete grandi” continuò tra sé vaneggiando per la fame. “Di sicuro sarete anche buoni ma dov'è quello zuccone?!” Sedendosi nel cuore del rifugo con il cibo davanti gli occhi aspettava il ritorno dell'iracondo cavaliere quando con la mano sfiorò un qualcosa di raggrinzito tra le coperte. Sgranado gli occhi chiari avvcinò alla luce del fuoco qualcosa di caldo al tatto.

L'uovo.

La bambina portò una mano tremante alla bocca per lo stupore. Kled?! “Impossibile” scandì la giovane tornando ad esaminare lo strano uovo. No. Non apparteneva decisamente ad un drago. Lei aveva sempre ragione ma cosa poteva essere? Poteva davvero essere un pericolo? Sarebbe stato meglio mangiarlo? “No, no” si rispose riposando l' uovo dove lo aveva preso. Era la fame a farla parlare. “Ehi...” “Kled!” “Ancora non hai finito?” “Ma come, ti aspettavo! Io conosco le buone maniere a differenza di te e...” La bambina si interruppe notando delle striature rossasstre sulla bianca pelliccia dello yordle. “Sei..ferito?” riprese preoccupata. Kled fece spallucce. “Quel sangue non è mio” sentenziò truce. Voltandosi verso il centro dell'accampamento notò entrambi i conigli cotti a puntino e tagliati per essere meglio mangiati sul piatto di ferraglia che aveva preso per lei. “Mangia” “Ma come, te...” “Io non ho fame oggi” “Kled sono giorni che...” “Perchè devi sempre contraddirmi! Zitta e mangia” Le ordinò a gran voce da dentro l'antro scuro ma caldo e soffice. Era davvero una tana yordle.

Si adagiò a terra pulendosi con una pezza bagnata la pelliccia bianca. L'indomani avrebbe dovuto lavarla e pettinarla. “E questo cos'è?” Afferrò con una manina il grande uovo giallognolo, causa del litigio con la strega. “Dannato, a quest'ora ti avrei già digerito”
Abbandonando ora il suo lato animalesco si mise sotto le coperte. Le orecchie dritte e tese all'aria.

Fuori la bambina mangiava piangendo in silenzio.

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Capitolo 2
*** Tensione ***


capitolo 2

“E se fosse un uovo Nashor?” “Ma se stupida” “Se fosse davvero un drago come dici tu?”
Avevano ripreso il cammino di primo mattino. Scendevano a valle dopo aver scalato parte del monte Targon, la neve alle loro spalle risplendeva ai primi raggi del Sole.
La bambina si era svegliata di buon'umore. La cena le era chiaramente servita per riprendere le forze. Parlava più del solito. Lo yordle scrutava l'orizzonte annusando l'aria fresca. Erano in cammino da alcune ore ormai, la pungente aria montana stava lasciando il posto a boschi ben più verdi ed accoglienti. Alcune varietà di fiori e piante sbucavano tra qualche cespuglio. Gli uccelli gridavano nel cielo non più bianco da far male alla vista.

La vita aveva ripreso a scorrere.

“Come lo chiamiamo?” “Ma di che stai parlando? E' un uovo e appena schiuso morirà di fame” Qualcosa lo infastidiva, qualcosa non andava. “Ma che dici?!” “Gli vomiterai te in bocca appena ti chiederà il cibo vero? Parli senza sapere quello che dici” “Io? Te basta che depredi, urli, imprechi e uccidi” “Esatto!” “Kleeeed!” La bambina si scagliò contro lo yordle che con quell'aria truce e saccente la canzonava senza sosta da quando l'aveva incontrata ormai.
Gli si avvicinò per mollargli un calcio quando lo yordle fù più veloce e con una sola mossa mise la piccola al tappeto. “AH! Ben ti sta poppante” La piccola si tirò su a fatica, Kled le offrì una mano guantata quando la vide cambiare espressione.
"L'uovo...Kled l'uovo!”
Lo yordle vide l'uovo giallognolo rotolare giù per il sentiero boscoso. I due rimasero impietriti da quella scena tragicomica. L'uovo rotolò di alcuni metri per poi finire la sua corsa su un mucchietto d'erba verde. La bambina si voltò verso la creatura assesstandogli un bel pugno. “Vedi? E te saresti quello grande tra i due! Irresponsabile ed immaturo, ecco cosa sei!” “Attenta a quella lingua troppo veloce, qualcuno potrebbe mangiartela!”

La bambina affrettò il passo per poi iniziare una corsa disperata verso quel tesoro quando cadde a terra tra le risate dello yordle. “Aah, ti odio! Sta zitto! Dovrebbe travolgerti una valanga ora!” Urlò faccia a terra battendo i pugni. Le ginocchia doloranti e sicuramente sbucciate, i gomiti arrossati. Con gli occhioni lucidi si avvicinò piano al suo prezioso tesoro trattenendo il respiro.

In un attimo, l'uovo sparì da davanti quegli occhi ora colmi di terrore.

Da dietro dei cespugli spinosi, una draghertula, sorniona, era stata più rapida ed aveva mangiato in un sol boccone l'uovo senza indugi. Ora se ne stava lì. Placida e soddisfatta davanti gli sguardi attoniti dei due viaggiatori. La bambina tratteneva ancora il respiro. Il lugubre e incredulo silenzio venne poi interrotto dallo yordle. Scoppiò in una risata isterica e feroce facendo scappare l'animale da dove era venuto. Il Bosco Fatato. 
“Quella fottuta cosa mi ha fregato la cena! Non posso crederci! Sono stato fregato da un lucertolone!” Rideva per non spaccare a metà il Monte Tagon alle sue spalle. Fregato. Lui? Mai successo ed ora da chi? Un draghetto senz'ali dall'aria non così sveglia.
“Dovrei solo che mangiarti al posto suo per averti dato ragione ragazzina!” Urlò ora Kled. “Te e le tue stupide idee dettate da quel cuoricino che sto per strapparti via!”

Avanzò verso la piccola a grandi falcate quando rapido si acquattò quasi sopra di lei, proteggendola.
In lontananza si udirono degli spari. “La draghertula” sussurrò la piccola con il volto tra il terriccio, Kled sopra di lei pesava un pochino. “Forse le hanno sparato” continuò. “Il mio piccolo. Il mio uovo” Kled non si mosse. La bambina si alzò di forza liberandosi della creatura bianca. Lo fissava accovacciata senza proferire parola, il cuore in gola. Quando Kled annusava l'aria in quel modo volevano dire guai. E li aspettava da mesi.

Lo yordle si tirò su piano, osservando la piana sotto di loro. Non erano soli. L'odore della polvere da sparo, quelle voci lontane che solo lui poteva sentire. “Trova un posto per nasconderti e stacci questa volta!” “No Kled ascolta” “Non ho né tempo né voglia” Il piccolo yordle si inoltrò per un sentiro battuto che correva lungo la discesa in pietra che stavano percorrendo. “Loro vogliono me” Kled si voltò. Non sapeva il perchè, non ne capiva il motivo, non sapeva la causa del suo malessere da mesi. “Loro sono venuti per riportarmi a palazzo”.
La creatura riprese il cammino quando la piccola gli si parò davanti. “Così facendo finirai ucciso” “Io? Ucciso?” “Kled ascoltami per una volta! Quelle persone ti faranno del male” Lo yordle non capiva. “Non se le uccido” “Non puoi, sono troppo forti!” “Quando torno mi spiegarai tutto ma adesso levati di dosso mocciosa” “No!” urlò la bambina gettandosi contro la creatura. Uno sparo riecheggiò nell'aria, questa volta più vicino ai due. Kled afferrò la bambina gettandola a terra.
“Io non voglio che tu muoia per causa mia Kled, sei uno yordle” “E allora?!” “Ne siete rimasti pochi...lo sai” La piccola parlava con gli occhi colmi di lacrime. “Non puoi batterti Sybille, non essermi di peso” “Si può combattere in altri modi Kled...” 
La creatura non si voltò nemmeno. Non avrebbe retto. Immaginò la piccola guardarlo andare via. “Trova un riparo” le ordinò.

Lentamente e in guardia si inoltrò per la vegetazione del posto. Ripensò rapido a quello che la sua piccola amica tentò di dirgli e si maledì. Quella bambina riusciva a fargli odiare tratti di sé che credeva sacrosanti. Perchè Sybille non parlava mai del suo passato? Chi era dopotutto? “La magia nera” bisbigliò osservando ogni filo d'erba. Gliel'aveva vista praticare più di una volta ed era potente. Se quelle fossero state davvero guardie reali avrebbero preso non curanti la stada principale. Loro non avevano nulla da nascondere dopotutto. Sbuffò nervoso.

Seguiva alcune tracce sul terreno bagnato, il cielo era sereno ma la notte prima aveva piovuto. Camminava sulla scia di un lucertolone giallognolo, idiota e tocco. “Quando ti prenderò io...”. Kled affrettò il passo stando ben attento a non fare rumore. Decise di allungare il giro arrampicandosi su un'altura rocciosa, avrebbe avuto anche una visuale migliore. Sperò solo che la ragazzina avesse trovato un riparo. Solo allora si voltò. La fitta vegetazione aveva perfino oscurato la vista del nobile monte. Aveva camminato parecchio. Imprecando contro la stessa divisa militare che lo intralciava nei movimenti scalò la parete fangosa.
Da lì poteva vedere l'intera piana che si estendeva dalle pendici del MonteTargon. Immensa e verde. L'aria che si respirava era dolce eppure carica di tensione. Punti neri, alcuni più grandi, alcuni più piccoli inquinavano quel colore pieno di vita della pianura. “Cavalieri” esclamò tra sé. “Deve esserci un accampamento da qualche parte”. Osservava fin dove il suo sangue yordle gli permetteva. I loro vessilli, cose mai viste in tutta la sua lunga vita. Un corpo privato. La bambina aveva ragione. Erano lì e cercavano loro.

Doveva tornare indietro, prendere Sybille e fare dietro front, immediatamente.

Combattendo contro l'impeto di correre all'impazzata come una bestia riprese il sentiero battuto da dove era venuto prestando attenzione ad ogni suono prodotto dalla natura. Qualcosa lo seguiva, ne era certo. Decise di cambiare percorso raggirando il sentiero che aveva usato in precedenza acquattandosi, per poi fermarsi tra due cespugli, in ascolto. Lo yordle chiuse gli occhi facendo lavorare la sua mente. L'essere camminava su due zampe, cercava qualcosa. Lui sicuramente. Che li avessero trovati? Sybille. Kled uscì dal nascondiglio con ascia yordle alla mano. Non aveva tempo. Doveva correre da lei. L'aveval asciata indietro e sola.
Che idiota che era stato. Orgoglioso e rabbioso. Questo era quello che era diventato nei lunghi anni di nomadismo.
I rovi gli strappavano la pelliccia bianca, alcuni si impuntavano sulla sua armatura di cuoio. Corse per quel che le sue gambe corte gli permettevano saltellando e aiutandosi con la lunga ascia da battaglia. “Dobbiamo andarcene, subito!” Urlò appena arrivato sulla strada sterrata. “Sybille, siamo nel bel mezzo di...no” esclamò sconfitto.

Due cavalieri in armatura nera e lucida tenevano un grosso sacco scherzando tra loro. Il terzo, sicuramente loro capitano stava guardando una mappa, poi lo vide. “Ah, ecco il fido Kled” esclamò facendo voltare i due completamente coperti dalla loro armatura. Kled represse un grugnito da yordle stringendo la sua ascia. “Kled?!” Dal sacco fuoriuscì una voce debole. Poi prese a muoversi. Sybille al suo interno lottava per poter ricongiungersi col suo amico peloso.
“Cosa volete?” sentenziò lo yordle immobile e pronto per l'attacco. Era circondato. L'accampamento era quello, ci erano entrati senza nemmeno accorgersene.
“Calmo Orgoglio di Noxus, sappiamo chi sei” Il capitano avanzò di qualche passo per poi fare un cenno ai due che partirono con la poveretta in spalla. Kled urlò. “Non vogliamo assolutamente farvi arrabbiare Sir, non vorremmo mai incappare nellavostra ira ma quella ragazzina è roba nostra ora. Sapete  com'è. Gliordini sono ordini” “Io non predo ordini da nessuno” sentenzio trucè Kled. L'ascia splendeva alla luce del Sole letale come ogni battaglia. Il capitano in nero lo guardò alzando un sopracciglio. “Stai sfidando l'esercito Aira, yordle?” “No, solo un testa di cazzo” Il cavaliere nero guardò quell'essere piccolo ma pieno di sé fissarlo negli occhi. Alzò un braccio in aria facendo segnale alla truppa. Improvvisamente s'udì il suono di una tromba in lontananza, nella piana.

La missione era finita, si tornava a casa. Il fagotto si dimenava sulle spalle dei rapitori. Kled osservò la scena cercando di non perdere l'umanità. Eppure doveva salvarla.

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Capitolo 3
*** Coraggio e furia ***


Si trovò chino a terra. La vista gli si annebbiò improvvisamente, il sangue avrebbe impregnato la sua candida pelliccia a breve. Lo sentiva correre giù per la schiena. “Ancora” esclamò quel capitano con voce neutra. Osservava la scena senza trasparire alcuna emozione.
Lo yodle tornò di nuovo col capo a terra. Il fango gli sporcò il muso accecandolo. “Ancora” ordinava la voce monotona. Uno di quei bastardi aveva preso vigliaccamente a spaccargli la testa con l'elsa di uno spadone dietro le spalle. La creatura bloccata a terra con forza da un truce che gli impediva perfino di respirare con il suo pesante piede ferroso a bloccarlo. Kled sentì il fiotto del sangue farsi più copioso. “Ancora” Lo yordle allungò un braccio cercando a tastoni la sua ascia che prontamente il capitano delle guardie allontanò con un solo calcio. “Fino alla fine eh? Sapevo che gli yordle vivessero a lungo. Vediamo fino a quanto. Ancora” Questa volta il colpo venne dato più in basso, tra le spalle. Kled si trovò senz'aria, tentava di pulirsi l'occhio dal fango per poi strappare quello dell'umano a mani nude ma non ci riuscì. Il capitano fù più veloce. “L'orgoglio di Noxus, che delusione. Salutami il tuo Stratega se sopravvivi” L'uomo in nero ordinò all'altro di ritirarsi, alzò il piede che teneva ferocemente premuto sulla creatura e si ricongiunse con la truppa.

Sconfitto.

Gli uccelli cinguettavano alti nel cielo. In lontananza il vento spirava forte sul monte Targon. Il Sole aveva superato il suo massimo punto nel cielo iniziando la sua lenta discesa verso la pianura. Kled rantolava rivolto a terra in una pozza di sangue. Piangeva. Lui era uno yordle. Un combattente. Preso alle spalle in un modo così vigliacco. Tentò più volte di rialzarsi senza successo. Il colpo alle spalle lo aveva immobilizzato. “Sybille” esclamò a fatica tra il sangue e il fango. “Aiutami”
Un guizzo verde prese a brillare sul suo petto. Kled grugnì di dolore mentre la pietra donatagli dall'amica iniziò a fare il suo lavoro. La creatura avrebbe sorriso se ne avesse avuto la forza.

Sybille aveva incantato una pietra preziosa, trafugata dalla sua casa infondendola di magia curativa. Quando Kled lo avrebbe voluto poteva rompere il sigillo mettendosi in comunicazione con la strega. Lo stava ascoltando, non lo lasciava mai.
Lo yordle avvertiva fisicamente l'energia vibrante dello smeraldo pervadergli le membra morte. Il calore iniziò a riempirgli l'anima. Ansimava cercando di rimanere in vita, di non chiudere gli occhi. Doveva rimanere vigile. Quei bastardi sarebbero potuti tornare a finire il lavoro oppure finire nella pancia di un animale dei boschi, tutto era un pericolo per un essere come lui. Proprio quello lo aveva spinto a diventare un guerriero. Ripensò alla draghertula. All'uovo. Alle guardie. Come aveva fatto a non notare la loro presenza? Da quant'è che li seguivano in verita? Nessuno si sarebbe mai avventurato per le pendici del Monte Targon senza motivo. Loro sapevano dove trovarli e quando attaccarli. Ripensò all parole di Sybille sentendosi male. Che la bambina li avesse guidati fin lì per evitare una battaglia sanguinosa? Che ella avesse chiesto alle guardie di risparmiargli la vita in cambio della sua? Non voleva crederci. “Sybille tu..”

La prima cosa che avvertì fu l'odore di morte, poi il funesto gracchiare di corvi. Il sangue era stato assorbito dalla terra, il suo pelo era icrostato tanto da fargli male. Si sentì incatenato al terreno. Gli arbusti a terra si erano impigliati sulla sua pelliccia sporca e puzzolente. Il Sole sarebbe sorto da lì a poco. Trovò la forza di alzare il capo da terra guardando avanti a sé. Urlò di dolore tornando per alcuni istanti con la fronte sul terreno. Da quanto tempo era lì?

Sul ciglio della strada notò due fagotti. Dovevano essere le borse che portava sempre la bambina con sé. Con un estremo sforzo mosse un braccio sorreggendosi con un gomito. “Medicine” sussurrò. “Devo solo raggiungere lo zaino” esclamò con una voce proveniente dall'aldilà. Con tutta la forza che aveva si tirò sui gomiti avanzando verso la borsa scura quando si mosse. Di nuovo, fino ad ingigantirsi e iniziare a camminare. “Ma che diavolo...tu?” espirò lo yordle esterrefatto.
Una draghertula lo osservava con i suoi enormi occhi verdi senza espressione. Kled ricambiò quello sguardo idiota per poi maledirla urlando ma ella non si mosse. “Sei quella che mi ha fottuto l'uovo eh? Ti riconosco” Lo yordle tentò di tirarsi su provocandosi solo dolore. Con una mano tremante staccò prima i grovigli di pelliccia dal terreno soffrendo. “Speravo t'avessero ucciso quelli” continuò la creatura tentando di tirarsi su. La draghertula non si mosse.
Osservava la scena immobile col muso scaglioso di traverso. Gli occhi fissi sullo yordle, la lingua pendeva da una bocca letale. Le sue pendici carnose e palmate ai lati della testa abbassate, non era in stato di pericolo dopotutto. “Io spero solo tu sia buona da mangiare perchè ho molta, moltissima fame” Kled si reggeva a malapena in piedi. Afferrò la sua preziosissima ascia da terra poggiandocisi sopra.

Il tempo era cambiato. Era in arrivo un temporale. I corvi avevano lasciato le loro postazioni dagli alberi. Kled era finalmente riuscito a medicarsi.
Sedeva a terra con la schiena poggiata su un albero. Il cielo plumbeo, il vento tagliente ed ululante. Non aveva smesso un secondo di pensare alla bambina rapita. Quanti giorni erano passati? “Aira” ripetè la creatura con le mani dentro la sacca di pelle. Aira sfornava solo campioni mortali e stregoni. Scosse la testa frugando al suo interno per vedere di cosa avrebbe potuto alleggerirsi quando trovò un cartoccio ripiegato più e più volte. Kled lo aprì piano. Carne.
Lo yordle lo richiuse ricacciando indietro le lacrime. “Stupida ragazzina” bisbigliò. Shanoa aveva messo da parte la sua parte di coniglio, ora completamente essiccata ma meglio di niente. Dopo averla ringraziata mandò giù i pezzi sforzandosi. Il sapore era davvero disgustoso ma non poteva permettersi vezzi in quello stato. “Che c'è eh? Vorresti un pezzo vero bella stronza?” La draghertula aveva preso ad osservarlo ora con più ardore, si dondolava sulle grandi e forti zampe artigliate senza battere le palpebre.

Kled studiò quell'animale fantastico notando i muscoli potenti, gli artigli inferiori delle zampe, quelle zanne acuminate. Le draghertule erano note per essere praticamenti immortali. Come lui. “Devo essermi fottuto il cervello con tutte quelle botte ma ecco il patto. Te aiuti me e io aiuto te, sta bene?” L'animale emise uno strano verso gutturale. “Non so se siano allucinazioni ma vedo che mi capisci e io credo di capire te” Kled afferrò gli ultimi pezzi di carne scuotendoli nell'aria davanti alla creatura che aveva preso ad avvicinarsi, con l'altra mano afferrò l'ascia da battaglia.
“Abbiamo un patto bella mia?” Di nuovo versi incomprensibili. “Affare fatto” Lo yordle le gettò la carne che ella afferrò al volo con uno schiocco di mandibola. “Chissà se...” Afferrò la borsa di pelle adagiandola sulla schiena della lucertolona tornata mansueta. “Almeno servi a qualcosa, spero solo tu non rimanga ferma là per secoli. Andiamo” Kled sorrise quando vide il drago seguirlo proprio come una cavalcatura.

I due si incamminarono adagio verso il sentiro sterrato che portava ai primi centri abitati della landa.

Li avrebbe trovati e uccisi uno per uno. Odiava gli esseri umani ma quella ragazzina era diversa.

Sistemandosi il cappello tirò la draghertula a sé salendole sulla groppa. Lei non fece resistenza. Kled alzò un sopracciglio rimanendone stupito. Si schiarì la voce. “Come hai detto che ti chiami?” La draghertula scosse un poco la testa iniziando una marcia più decisa tra i suoi soliti versi. “Skaarl hai detto? Bene. Non so se per te sia stata una fortuna incontrarmi Skaarl, giocami brutti scherzi e mi faccio dei stivaletti nuovi con la tua pelle intesi?” Di nuovo versi. “Non avevo allucinazioni così forti da quando bevetti del succo di fungo di un compagno secoli fa ma credo tu abbia appena detto che farai la brava” Spronò un poco l'animale come fosse un vero e proprio cavallo, la draghertula rispose a quei tocchi senza replicare. Evidentemente era stata già cavalcata.
Le ossa gli dolevano ad ogni movimento, l'ascia sulla schiena pesava come non mai, la sacca di pelle al suo fianco lo stava dilaniando dal dolore. Ripensò a Sybille. Ai farabutti. Ogni gesto compiuto dalla ragazzina ora aveva un senso e ne acquisiva anche di più. Le mancava. Da morire.

Spronò il lucertolone alto il doppio di lui a tutta corsa. “Voglio farti conoscere un'altra amica Skaarl e bisogna trovarla finchè può ancora cavalcarti”.

La pioggia iniziò a cadere dalle nuvole nere. Il cavaliere e la sua fida cavalcatura correvano verso l'orizzonte , dove il Sole stava morendo. La prima città distava giorni ma il desiderio di vendetta e di riavere la ragazzina lo teneva in vita. “Sono un fritto misto di coraggio e furia! Skaarl! Più veloce!” La draghertula urlò dopo di lui sparendo tra i sentieri che conducevano a valle.

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