The Betrayal Covered in Ash

di MidnightRavenKuro
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fate Doesn't Leave Anyone Alone ***
Capitolo 2: *** Fate Makes you Choose the Next Direction ***
Capitolo 3: *** In/security ***
Capitolo 4: *** Tie the knot ***
Capitolo 5: *** Go for it, my girl! ***
Capitolo 6: *** Starbound ***
Capitolo 7: *** Will of steel ***
Capitolo 8: *** Love for a bright star ***



Capitolo 1
*** Fate Doesn't Leave Anyone Alone ***


Capitolo 1: Fate doesn’t leave anyone alone

 

 

Mi sono sempre chiesta come potesse essere aver fede nella propria identita’.

 

Sai chi sei,sai di cosa sei capace e sai quali sentimenti scorrono in te come un fiume in piena. Hai dentro di te sogni che ti scuotono e ti agitano, ti emoziona immaginarli realizzati e sai esattamente a cosa saresti disposta ad arrivare pur di vederli veri e tangibili davanti ai tuoi occhi.

 

“Cos’e’ l’ambizione?

 

Cosa sono gli ideali?

 

E io, cosa sono disposta a fare pur di inseguirli?”

 

Queste erano le domande che piu’ mi affollavano la mente.

Sentivo che alla mia vita mancava qualcosa di fondamentale, qualcosa che mi accendesse, qualcosa che mi facesse dire “oggi ci proveró”.

 

Mi mancava un sogno, un obiettivo da perseguire.

 

E’ cosi’, ero una ragazza senza scopi e priva di volonta’.

 

~☆~★~☆~

 

Inspira,espira.

Le notti nel distretto 47 del Rukongai Est, Torabiki*, non erano quasi mai totalmente placide e tranquille. Le strade erano sempre piene di ubriaconi, delinquentelli di poco conto, donne di malaffare e gente in cerca di rogne.

Ma c’era un posto, nell’enorme foresta vicina al distretto, ben nascosto agli occhi e alle intenzioni di chiunque. Sotto una spinacacia di grandi dimensioni, qualcuno stava prendendo profondi respiri.

Seduta a gambe incrociate, le mani congiunte, la lama kodachi al proprio fianco, vi era una ragazzina dai capelli rosso intenso lunghi fino alle spalle,un paio di grandi occhi grigi e molte,molte lentiggini. La fanciulla rispondeva al nome di Kaede Kinoshita, ed erano ormai anni che faceva pratica nella meditazione.

I suoi respiri erano l’unico suono udibile nei dintorni, oltre alla lieve brezza e al fruscío delle fronde.

Decisamente, meditare era la sua attivita’ preferita. Le placava le irritazioni, l’animo ansioso per natura e le schiariva i pensieri, e l’unico posto in cui si sentiva di farlo era sotto quell’albero cosi’ grande rispetto a lei. I lunghi rami carichi di foglie che si stagliavano verso il cielo le fornivano un senso di protezione che non avvertiva da nessun’altra parte. Un senso di protezione di cui aveva davvero bisogno.

La brezza si fece piu’intensa, Kaede alzo’ il capo e lentamente schiuse gli occhi,quindi li spalanco’. Una sensazione di pericolo si fece strada dentro di lei, e improvvisamente le urlava di scappare il piu’ lontano possibile. Agguanto’ tremante la kodachi e scatto’ in piedi, gli occhi che scrutavano rapidi l’area circostante. Sfodero’ la lama e la tenne con entrambe le mani rivolta verso l’alto. Sapeva poco di tecnica di spada, ma sperava che agitarla bastasse a tenere a bada qualsiasi cosa si aggirasse la’ fuori. Poi, avverti’ una presenza maligna nascosta poco distante, che pareva appartenere ad un Hollow. Non ne percepiva bene la gran quantita’ di Reiatsu che possedeva non essendo abituata a localizzarlo come gli Shinigami, ma sapeva di essere davvero in pericolo.

 

Gli Hollow sono malvagi,gli Hollow non hanno pieta’ per nessuno. Questo mi ripeteva da sempre la vecchia Katsuri, oltre all’infausto augurio di finire nelle grinfie di qualcuno di loro. Ma quella notte non avrei davvero voluto dover testare di persona la loro spietatezza...

 

~☆~

 

In quella stessa foresta, quella notte, erano presenti altre due anime intente a raccogliere un particolare tipo di erba medica.

Unohana Retsu, capitano della Quarta Brigata del Gotei 13, era graziosamente china sul terreno, le piccole mani che rapidamente afferravano e strappavano via le radici dal loro freddo giaciglio.

La sua luogotenente, l’altissima Isane Kotetsu, lavorava silenziosamente al suo fianco, segretamente in disaccordo col fatto che il suo capitano non lasciasse quella fatica interamente a lei (il pensiero che il suo capitano dovesse inginocchiarsi e tenere la schiena china per tutto quel tempo semplicemente andava contro ogni suo principio morale).

 

- Capitano, le sacche sono piene. Dovremmo tornare indietro? - il lieve sussurro di Isane si fece strada piano nella quiete che aveva avvolto la foresta intera.

 

- Non avere fretta Isane cara… direi che potremmo sederci e goderci questa pace. - le rispose la serena e melodica voce di Retsu. Quest’ultima rivolse uno sguardo gentile alla luogotenente, che arrossi’ leggermente e le sorrise in risposta. Si sedettero sull’erba e Isane dispose le sacche alla sua sinistra,ad eccezione di una, che tenne per giocherellare con i cordoncini. Era talmente piena che non poteva essere chiusa.

 

Quanto le piaceva passare il tempo col suo capitano, quella minuta e bellissima donna che ora sedeva al suo fianco sull’ erba umida, vicina a lei. Abbastanza vicina da farle battere velocemente il cuore.

Azzardo’ a muovere lo sguardo verso la sua morbida figura. I suoi grandi occhi scuri osservarono prima le gambe, che anche se ben nascoste dallo Shihakusho esprimevano comunque la loro grazia. Poi risalirono il busto, per ritrovarsi ad indugiare sull’area del petto, Isane pero’ avverti’ subito un senso di colpa e li mosse via veloci.  Incapace di resistere alla sua stessa volonta’, li poso’ sul perfetto viso incorniciato dalla luce lunare.

 

Oh,e’ cosi’ bella…

 

Viso che si volto’ verso di lei, e le rivolse un’occhiata di interesse.

 

Colta sul fatto, eh?

 

In un impeto di shock misto all’imbarazzo e alla sua goffaggine, Isane sussulto’ e quasi fece rovesciare sul terreno il contenuto della sacca che teneva in grembo, arrossendo violentemente per essere stata beccata dal suo capitano mentre la fissava sognante.

Si volto’ immediatamente mentre un’espressione di panico si faceva strada sul giovane viso.

 

- Qualcosa non va, Isane-chan?- Le chiese il capitano rivolgendole un lieve ghigno divertito, ben cosciente che il battito cardiaco della sua luogotenente doveva essere accelerato di colpo.

 

- N-no...nulla capitano...ero sovrappensiero…- balbetto’ Isane a fatica, sentendosi addosso gli occhi del capitano come se stessero scrutando ogni suo movimento.

 

E a cosa pensavi?, avrebbe voluto chiederle Retsu in quel momento nonostante sapesse gia’ perfettamente la risposta, ma per ora non voleva mettere la sua Isane in una situazione di stress e disagio, cosa che quella domanda avrebbe sicuramente fatto.

 

- Sai, fu un erborista del Rukongai a svelarmi le proprieta’ mediche di quest’erba... - disse Unohana tendendo un braccio verso la sacca che Isane teneva in mano e frugandovi all’interno, cosa che causo’ alla sua luogotenente uno sforzo enorme per non balzare via dall’improvvisa vicinanza stretta col suo capitano. La luogotenente avvertiva ormai il calore invaderla fin sopra la punta delle orecchie. - E’molto versatile, puo’ abbassare la temperatura corporea e tenere ad un livello nella norma la pressione sanguigna... -

Proprio quello che mi servirebbe ora, penso’ Isane che tentava silenziosamente di calmare il furioso pompare del sangue che la stava sfiancando. Ormai aveva quella reazione ogni volta che aveva Unohana cosi’ vicina, ed ogni volta pregava che lei non si accorgesse di nulla (sarebbe stato un bel guaio secondo lei) .

-...e inoltre e’ utile anche per vari problemi intestinali se trattata in un particolar modo.- ne girello’ un mazzetto fra le dita. - Ne abbiamo raccolta molta stasera, questo ci risparmiera’ i giri di raccolta per un bel po’. -

Per un secondo il viso della giovane divenne una maschera di delusione, per Isane passare del tempo da sola col suo capitano era una delle cose migliori che poteva avere dalla vita, e queste occasioni erano per lei un dono del cielo.

Si ricordo’ che il capitano la stava guardando e l’ultima cosa che voleva erano ulteriori domande su cosa non andasse in quel momento, quindi mise su una espressione di totale neutralita’.

Totalmente incosciente del fatto che Retsu aveva intercettato la delusione e ne aveva facilmente trovato la ragione: Isane era come un libro aperto per lei.

 

Retsu Unohana era perfettamente cosciente dei sentimenti che la sua luogotenente tentava cosi’ disperatamente e goffamente di nascondere, ma attendeva in silenzio che i tempi fossero maturi prima di spingerla ad aprirsi con lei al riguardo.

Nel frattempo, trovava abbastanza divertente osservare le reazioni esilaranti che la ragazza esternava in sua presenza (se ne sentiva in colpa, ma solo un po’), reazioni dovute a quella timidezza che la caratterizzava e che Retsu trovava indiscutibilmente adorabile. Il capitano non attendeva altro che l’occasione perfetta per fare il primo passo.

 

Improvvisamente entrambe percepirono un forte Reiatsu nell’aria, e scattarono in piedi mentre ne localizzavano l’esatto punto di provenienza.

- E’ qui’ vicino! - esclamo’ Isane, la mano che andava all’elsa della sua Itegumo.

- Andiamo. - disse il capitano. La luogotenente annui’ e velocemente fecero uno shunpo verso il probabile Hollow.

 

~☆~

 

Kaede aveva sgranato gli occhi di fronte all’essere che le si era parato davanti.

Era di grandi dimensioni e pareva essere avvolto da un mantello di un nero tetro, contaminato da schizzi di colore verde scuro. La faccia era coperta da un’inquietante maschera ossea dalla forma allungata e la testa pareva ricoperta da una criniera violacea.

Gli occhi della creatura erano di un giallo cupo.

Non c’era dubbio, quello era un Hollow.

Quest’ultimo caccio’ un urlo agghiacciante, che pareva la versione cavernosa,distorta e terrificante di un grido acuto e  femminile. A Kaede si gelo’ il sangue nelle vene, la sua mente si rifiuto’ di cooperare e i suoi pensieri si spensero. Poteva solo stare in piedi inerme mentre l’Hollow le si avvicinava pericolosamente, mai smettendo di sputare versi orribili.

Sollevo’ la kodachi dritta davanti a se’.

 

- M-maledetto Hollow! Va’ via! - urlo’ col tutto il fiato che aveva in corpo. In tutta risposta, quello urlo’piu’ forte di lei.

Poi,nel giro di un secondo accaddero diverse cose.

L’Hollow, che non sembrava avere arti inferiori e si muoveva levitando in aria, si mosse verso di lei veloce come un fulmine. Kaede non fece in tempo a reagire, e venne colpita duramente sul lato sinistro del corpo da quello che pareva essere un braccio della creatura, pallido e scheletrico,che sbucava fuori dal mantello. La povera ragazzina urlo’ mentre la forza del colpo la scagliava lontano. La kodachi le volo’ via, finendo chissa’ dove tra la vegetazione. Atterro’ malamente ai piedi di un albero, mentre l’Hollow le si avvicinava di nuovo rapidamente, gli artigli stavolta sfoderati e ben visibili su una mano ossuta e scarna.

Kaede si rimise a fatica in piedi, la mente annebbiata da un forte dolore che pareva provenire dal braccio sinistro e da alcune costole: evidentemente quella botta doveva averle rotto alcune ossa. Agendo per puro istinto, fece per schivare un altro colpo da parte del mostro, ma non vi riusci’ perfettamente: gli artigli le lacerarono la spalla sinistra e parte del petto. Un altro grido di dolore usci’ dalla bocca della ragazzina, che cadde a terra e non riusci’ piu’ a muoversi, sia per il male che le stavano facendo le fratture e le ferite, sia per il terrore che ormai l’aveva assalita. L’Hollow ora torreggiava sopra di lei, nullificando qualunque tentativo di alzarsi da parte della giovane. Spalanco’ la bocca, ed una massa di energia luminosa inizio’ ad accumularsi al suo interno.

 

Kaede non aveva piu’le forze per gridare aiuto, ed anche se l’avesse fatto nessuno l’avrebbe potuta sentire: nella foresta non c’era mai nessuno. Se anche ci fosse stato qualcuno, difficilmente avrebbe potuto fare qualcosa contro un Hollow.

In un ultimo lampo di lucidita’ penso’ che in genere erano gli Shinigami del Seireitei ad occuparsi di loro, ma non era arrivato nessuno ad affrontare il mostro, e questo la fece rassegnare definitivamente al suo destino.

I suoi occhi trovarono quelli dell’Hollow, vuoti e senza pieta’ alcuna.

Questo caccio’ un ruggito terrificante, probabilmente stava per colpire.

 

La giovane dai capelli rossi chiuse gli occhi aspettando il buio.

 

~☆~

 

- Bakudo 62:Hyapporankan! -

Cento aste d’energia colpirono l’Hollow scagliandolo via, lontano dalla ragazzina stesa a terra inerme.

 

- Isane, soccorri la ragazza mentre tengo a bada l’Hollow. - Disse Retsu, preparandosi a lanciare altri Kido contro la bestia.

 

- Si’, Capitano! - Esclamo’ la luogotenente in risposta, correndo subito verso la giovane. Erano arrivate da pochi secondi, e prima che lei stessa potesse capire cosa stesse succedendo, il suo capitano aveva gia’ iniziato l’operazione di soccorso.

 

L’Hollow intanto si era riscosso dal violento attacco, e si preparava a fiondarsi di nuovo sulla ragazzina invece di concentrarsi su chi l’aveva attaccato.

 

- Bakudo 61: Rikujokoro! -

Sei grandi lame di energia circondarono l’orrida creatura, immobilizzandola. Quest’ultima lancio’ un altro ruggito e tento’ di muoversi, ma presto si accorse che non c’era modo di liberarsi da li’.

 

- Hado 31: Shakkaho! -

Retsu sciolse il Kido precedente un attimo prima che la sfera rossa raggiungesse il corpo dell’Hollow, consentendo ad essa di colpirlo. Il bersaglio venne ferito e sbalzato via di diversi metri.

 

Intanto Isane stava esaminando le ferite della ragazza dai capelli rossi dopo averla aiutata a sedersi, quest’ultima sembrava troppo sconvolta per parlare. Aveva diverse fratture e una consistente perdita di sangue dalle profonde lacerazioni sulla parte superiore del corpo.

 

- Puoi muoverlo?- le chiese riferendosi al braccio che teneva penzolante. Lei fece no con la testa. La guardava con i suoi grandi occhioni grigi, e in essi poteva vedere la gratitudine che provava nei loro confronti per averla salvata da morte certa, ma anche il terrore che ancora persisteva dentro di lei.

 

- Non preoccuparti, andra’ tutto bene. La vedi quella donna che sta dando una lezione a quell’Hollow che ti ha aggredita? E’ il mio capitano. E’la donna piu’ forte che conosca, lo fara’ a pezzi prima che possa rendersene conto. - le disse Isane con la sua consueta dolcezza e un piccolo sorriso per rassicurarla. Anche la giovane sorrise leggermente.

 

- Come ti chiami? - le chiese poi.

 

- Ki...Kino...shita...Kaede… - rispose lei, la voce che tremava, il respiro affannoso.

 

- Io sono Isane Kotetsu, e’ un piacere conoscerti, anche se in circostanze un po’ turbolente. - le sorrise ancora.

 

Kaede apri’ la bocca per dire qualcosa, ma la voce le mori’in gola quando vide che l’Hollow si era ripreso ancora una volta dai colpi della donna con la divisa bianca.

E di nuovo si diresse verso di lei.

 

Isane sfodero’ Itegumo e si alzo’ in piedi, parandosi davanti a Kaede e mettendosi in posizione difensiva. Non avrebbe mai lasciato quella bestia fare i suoi sporchi comodi.

 

Unohana shunpo’ al suo fianco, irritata (anche se ovviamente non lo diede a vedere) per non aver atterrato definitivamente l’Hollow con il precedente Kido.

Di solito la potenza delle sue arti demoniache era piu’ che sufficiente a eliminarli in fretta, ma questo aveva qualcosa di diverso, era piu’ resistente rispetto agli standard, e in piu’ apparteneva ad una categoria di cui lei ricordava a malapena. Avrebbe fatto sicuramente delle ricerche, una volta tornata nel Seireitei.

La bestia si avvicinava e Retsu stava per lanciare un altro Hado, quando qualcosa la fermo’. Qualcosa che venne percepita chiaramente anche da Isane.

 

Si voltarono entrambe.

 

Kaede si era alzata in piedi, la mano destra serrata in un pugno, in volto un’espressione irata, e gli occhi umidi.

Le due Shinigami iniziarono ad avvertire una pressione spirituale notevole provenire da quella minuta ragazza.

Fece dei passi in avanti, le due Shinigami provarono a dirle di stare indietro, ma lei le ignoro’. La pressione aumento’ di colpo, Isane si trovo’ forzata a terra, e Retsu avverti’ la gravita’ farsi piu’ pesante per lei. Si fermo’ di fronte all’Hollow che non riusciva a muoversi, immobilizzato dal suo Reiatsu.

 

- N-non mi hai sentita prima, razza di scherzo della natura? Ti...ti ho detto di andartene! - Il tono era tremante ma carico della stessa rabbia e frustrazione di un uccellino chiuso in gabbia.

L’ultima parola, pronunciata duramente, coincise con un  aumento ulteriore del Reiatsu, che sembro’generare un forte vento bollente. Il mostro inizio’ a strillare,in preda al dolore, e Isane che era riuscita lentamente a rialzarsi si ritrovo’ quasi spinta via dalla grande energia spirituale. Retsu la afferro’ prontamente e la tenne stretta a se’.

 

L’Hollow caccio’ un ultimo strillo acuto e poi scomparve nel nulla, messo in fuga dall’eccessiva energia che emanava la rossa. La pressione spirituale regredi’moltissimo, sino a raggiungere un livello minimo ed instabile.

 

Kaede, sollevata ma ancora sconvolta, si volto’ verso le due Shinigami. Isane lascio’ la presa del suo Capitano con una certa riluttanza, e fece alcuni passi verso la ragazza.

 

- Come...ti senti? - chiese a Kaede.

 

- Non...non ce la faccio piu’... - mormoro’ flebilmente quest’ultima prima di cadere in avanti priva di sensi sul terreno erboso, chiaramente stremata da tutti gli avvenimenti di quella notte. Isane corse subito al suo fianco. La volto’ sulla schiena e le cerco’ il battito, che era diventato lento.Il suo corpo era madido di sudore, probabilmente per l’eccessivo sforzo appena compiuto.

 

- Capitano, la portiamo con noi alla divisione? - le chiese indecisa sul da farsi, cio’ di cui era certa pero’ era che andava soccorsa il piu’presto possibile. Si porto’una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

 

- Si, piu’ tardi nell’ala medica potremo occuparci di lei molto meglio che qui. Nei prossimi giorni vedremo se ci sono danni permanenti...di qualunque genere. - rispose lei. Si riassetto’l’Haori che si era sgualcito leggermente durante la battaglia.

- Inoltre, devo fare rapporto al Comandante Yamamoto. Quell’Hollow e’ ancora in liberta’ ed e’ un vero pericolo per chiunque. - disse nel suo tono piu’ serio.

 

Isane rimise Itegumo nel fodero, e carico’in spalla Kaede, che per lei pesava meno di un foglio di carta. Era raro che un cittadino del Rukongai venisse condotto nel Seireitei, anche nelle condizioni peggiori. Evidentemente Unohana doveva essere davvero preoccupata a proposito di qualcosa.

 

Fecero uno Shunpo verso la Corte delle anime Pure, e durante tutto il viaggio Retsu rimase in silenzio, la mente carica di pensieri.

 

~☆~

 

-... e questo e’ quanto, Comandante Generale. - disse la delicata voce di Retsu.

Dopo aver fatto un veloce salto nel suo studio per una breve ricerca, convoco’ una riunione dei Capitani d’emergenza (era esilarante vedere come alcuni di loro non si fossero neanche presi la briga di vestirsi adeguatamente, per via della tarda ora) e lei aveva raccontato cosa era successo quella notte, aggiungendovi riflessioni maturate durante la lettura dei libri che aveva consultato.

 

- Unohana, se e’ vero cio’ che dici la ragazza va assolutamente tenuta sotto controllo nei prossimi giorni. -

Il tono del Comandante Yamamoto riecheggio’ nella sala, scuotendo alcuni di loro dal torpore in cui erano caduti durante il racconto.

 

- Per ora e’ solo un’ipotesi. In ogni caso, me ne occupero’io. La terro’ sotto stretta osservazione in ogni momento che passera’ nella Quarta divisione, che sia da parte mia o di qualcuno dei miei subordinati. -

 

- Molto bene. Qualcuno ha domande, oppure qualcosa da dire? - chiese il Capitano Comandante alzando un po’ la voce. -

 

- Io avrei una proposta, Comandante. -

Fu Mayuri Kurotsuchi a parlare per primo.

 

- Sarei ben felice di dare un’occhiata alla ragazza una volta che sara’ guarita…farle giusto qualche test e vedere come reagisce...qualche esperimento...se le supposizioni corrispondono a verita’ne uscirebbero risultati interessanti…- Un ghigno si allargo’ sulla bocca dello scieziato.

 

- Mi dispiace, ma non posso permetterti di trasformare una fragile ragazza gia’ abbastanza provata in una cavia da laboratorio, Kurotsuchi-san. Non finche’ sara’ sotto la mia responsabilita’. E non ne sara’ fuori tanto presto. - gli rispose Unohana col consueto tono mite, che per qualche motivo pero’ suonava molto piu’ convincente del solito. Kurotsuchi grugni’ seccato.

 

- Hai detto che e’ giovane...com’e’? E’ carina? - Chiese Kyoraku con uno stupido sorriso stampato in faccia, evidentemente non interessato a cos’altro potesse riguardare la ragazza.

 

- Kyoraku-san, e’ piu’ giovane di quanto possa permetterti di assumere atteggiamenti da casanova nei suoi confronti. Per quanto riguarda il suo aspetto, puoi confermare qualunque dubbio facendo visita alla mia divisione. Cio’ non toglie - e qui comparve sul viso di Retsu il suo sorriso leggendario - che qualora tu lo faccia, sara’mio personale piacere assicurarmi che non le recherai alcun fastidio. -

 

- Uh… - Kyoraku si tocco’ il cappello ed ammutoli’, spaventato a morte.

 

- Unohana-taicho, se questa ragazza...Kinoshita, manifestera’le attitudini di cui sospetti, come dovremo procedere? - questa volta fu Soifon a parlare.

 

- Hmph, se lo fa la faccio a fette io, che ci vuole? - borbotto’ rozzamente Zaraki.

 

- Senza dubbio dovra’essere giudicata, imprigionata e scontare una pena…come ogni altro criminale nella Soul Society. -  mormoro’ Unohana ignorando Zaraki. -

 

- Sara’ quindi compito mio occuparmene una volta processata, in caso accadesse. - affermo’ Soifon in risposta.

 

- Esattamente, Capitano Soifon. -

Rispose quieto il Capitano Comandante.

- Se non ci sono altre domande, la riunione e’ sciolta. - Esclamo’, e batte’ il bastone sul pavimento di legno.

 

Tutti i Capitani lasciarono immediatamente la sala delle riunioni. Retsu voleva subito dare un’occhiata alle condizioni della sua nuova paziente, quindi si affretto’ a tornare nella Quarta divisione.

 

~☆~

 

Quella notte feci uno strano sogno.

Galleggiavo in un abisso senza luce, andavo lentamente sempre piu’ giu’, incapace di muovermi. Non che lo volessi, in effetti: non provavo assolutamente nulla. Non avevo emozioni, non avevo pensieri. Mi stavo beando della quiete che aveva invaso il mio spirito, quando un urlo sordo proveniente dal basso catturo’ la mia attenzione. Riuscii a guardare in basso, e vidi piu’ giu’ lo stesso Hollow che mi aveva attaccato, che mi stava guardando. Avrei dovuto provare paura, o rabbia, ma niente di tutto questo si fece strada dentro di me. Avvertii invece un profondo senso di malinconia al quale non riuscivo a dare un senso.

 

~☆~★~☆~

 

* il nome del distretto e’ di mia invenzione

 

 

NdA: Benvenuti in questa nuova storia! Era da tanto che lavoravo su questo primo capitolo, quindi sono stata davvero felice di riuscire ad ultimarlo e quindi a pubblicarlo.

Ho gia’ in mente gran parte della storia, spero di riuscire ad aggiornare presto.

Spero vi sia piaciuta questa prima parte e che vorrete continuare a leggere le disgr...le avventure della mia piccola Kaede. Perche’ credetemi, ne passera’ parecchie.

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Capitolo 2
*** Fate Makes you Choose the Next Direction ***


Capitolo 2: Fate makes you choose the next direction

 


Kaede si svegliò da quello che le sembrò un sonno eterno.  Aprì lentamente gli occhi, ma li richiuse subito, accecata dalla luce del sole che filtrava nella stanza.  Si sentiva piuttosto intontita e la testa non smetteva di pulsare. Fece un nuovo tentativo, e si ritrovò a guardare un soffitto bianco che non era sicuramente quello di casa sua.  Avvertì una strana pressione al braccio sinistro, e intuì ben presto di non poterlo muovere. Subito dopo, osservandolo, vide che era avvolto con del gesso.
Ho il braccio rotto? E da quando? La sua mente era ancora parecchio offuscata. Notò al tatto che era sdraiata su qualcosa di troppo morbido per essere il suo scomodo futon. Abbassò lo sguardo e vide una coperta bianca dal busto in giù, capendo che quello sul quale giaceva era un letto.
Dove sono finita?
Decise di mettersi a sedere e guardarsi meglio intorno, continuare a porsi domande non l’avrebbe portata a nulla. Con una certa fatica si sollevò, gesto che le provocò una forte fitta di dolore alle costole e un piccolo gemito.
Perfetto, con la fortuna che ho sono rotte anche queste...

 

- Ti sei svegliata! - disse una voce maschile proprio in quel momento. Kaede vide un minuto ragazzo seduto vicino alla finestra. Aveva i capelli castano scuro e tratti molto delicati,sembrava che si potesse rompere semplicemente toccandolo.

Le si avvicinò svelto.

 

- Come ti senti? - chiese.

 

- Come se avessi ripetutamente sbattuto la testa contro un muro... - rispose Kaede, e sospirò.

- Comunque, dove sono? E tu chi sei? Chi mi ha portato qui? -

 

- Non ricordi cosa é successo? - domandó Hanataro in tono preoccupato.

 

Kaede rimase a pensarci per un pò. Quando vide il fodero della sua kodachi, che era posato su un comodino posto di fianco al letto,  qualcosa iniziò a farsi più chiaro nella sua testa. Le parole cominciarono a uscire dalla sua bocca mano a mano che le tornava in mente ciò che era accaduto, il tono di voce agitato e teso.

 

- Ricordo che sono stata attaccata da un Hollow mentre ero nel bosco...stava per uccidermi, ma poi sono arrivate due donne. Una aveva una specie di mantello bianco e i capelli acconciati in modo particolare,in una strana treccia al contrario, e ha cominciato a dare una lezione a quel mostro... lanciando un sacco di incantesimi strani, non avevo mai visto niente del genere prima! L’altra invece era altissima, ed é venuta a vedere come stavo e… e poi non ricordo cos’altro sia successo... - disse il tutto gesticolando furiosamente col braccio destro.

 

- Calma, calma, non ti fa bene agitarti - disse Hanataro gentilmente.

- Sei nella Quarta brigata del Gotei 13, la divisione medica. I-io sono Yamada Hanataro. Sei stata portata qui dal Capitano Unohana e dalla sua luogotenente, che sono appunto le due donne che ti hanno aiutata.Credo che... credo che sia meglio farti parlare col Capitano, vado a riferirle che ti sei svegliata. - le fece un piccolo sorriso impacciato e si diresse fuori dalla stanza.

 

Kaede si lasciò cadere all’inidietro sul cuscino, e puntò gli occhi sul soffitto. L’idea di essere stata salvata addirittura da un Capitano e da un luogotenente per qualche motivo la emozionava e la intimidiva allo stesso tempo. Nonostante conoscesse a malapena i ranghi del Gotei 13, sapeva che fossero titoli piuttosto importanti. Pensò che non vedeva l’ora di incontrare coloro che le avevano salvato la pelle.

Poi ripensò alla conversazione appena avvenuta con Hanataro.

 

Tre anni di meditazione e ancora non ho imparato a gestire le mie emozioni... pensò, riflettendo su come la tensione e l’impulsività riuscissero ancora ad avere la meglio su di lei. Sperò di non fare brutte figure dovute alla sua parlantina, che si scioglieva parecchio quando era tesa.

 

Si concentrò su come si sentiva in quel momento, in generale. Non stava troppo male, tutto sommato: sarebbe potuta andare molto peggio. Le era rimasta addosso parte della sensazione di panico provata la sera precedente, ma sperava di riuscire a smaltirla in poco tempo.

 

- Ahi…- Avvertì un lampo di dolore attraversarle la tempia destra, che massaggiò con la mano. Il suo mal di testa era peggiorato.

 

Cercò di svuotare la mente per calmarsi, almeno fino all’arrivo del Capitano, ma non ci riuscì del tutto: l’immagine di un certo Hollow continuava ad apparirle nella testa.

 

~☆~

 

Retsu stava compilando la solita montagna di documenti, il lavoro più noioso che Capitani e luogotenenti si ritrovavano sempre a dover fare. Era assorta nella sua mansione, quando la sua concentrazione venne interrotta da qualcuno che aveva appena bussato alla porta.

 

- Avanti. - disse piano, alzando gli occhi.

 

Un’enorme pila di ulteriori documenti comparve sulla porta sorretta dalla sua luogotenente, che stava avendo qualche problema a guardare dove metteva i piedi.

 

- Ho portato altro lavoro, Capitan...OOOOOH! - Isane inciampò sui suoi stessi piedi e cadde sonoramente in avanti, tendendo però le braccia in modo da salvare la pericolante torre di fogli dal fare una brutta fine. Era proprio uno di quei momenti in cui voleva sprofondare sottoterra e non farsi piú vedere per l’eternitá.

 

Retsu inarcò un sopracciglio e per un momento le sue labbra si curvarono in un piccolo sorriso divertito. Poi però si alzò dalla sedia e si chinò verso la luogotenente.

 

- Grazie, Isane. Ecco, lascia che ti aiuti. - Prese l’orrida pila dalle mani della giovane e la pose sulla scrivania, poi le tese una mano.

 

Isane alzó lentamente la testa, inevitabilmente rossa in volto. Con fare incerto afferró la mano del suo Capitano e si rimise in piedi.

 

Involontariamente, si ritrovò a fissarla, senza interrompere quel contatto fisico con la mano dell’altra. La guardava negli occhi (cosa che raramente accadeva per piú di cinque secondi di fila) e non riusciva a smettere. Non voleva smettere.

Rimase così per un minuto, non riuscendo a pensare ad altro che a quegli occhi, quando la voce di Unohana la riportó alla realtá.

 

- É tutto a posto? - disse Retsu, possibilmente ancora più divertita di prima (anche se lo mascherava piuttosto bene).

 

Isane quasi fece un salto.

 

- S-sì! Va tutto bene, chiedo scusa Capitano. - disse distogliendo lo sguardo e ritraendo la mano.

 

- In questi ultimi tempi sembri davvero distratta, Isane-chan. Qualcosa ti turba? - c’era una piccola vena di malizia nel suo tono, ma la ragazza parve non notarla.

 

- No, non preoccupatevi Capitano. Prometto che starò piú attenta. -

 

In quel momento, qualcun altro apparve sulla porta rimasta aperta. Bussò per segnalare la propria presenza ed entrambe si voltarono.

 

- C...capitano, Kinoshita-san si é svegliata. - disse timidamente la voce di Hanataro.

 

- Ah, bene! Arriviamo subito. - rispose Retsu. Lanciò un’ultima occhiata (volutamente consapevole) alla sua luogotenente, le cui guance raggiunsero una tonalità di rosso difficilmente superabile. Poi iniziò ad incamminarsi, seguita a ruota dalla sua subordinata che aveva incrociato le braccia, a disagio.

Hanataro parve non essersi accorto di niente.

 

~☆~

 

Kaede stava osservando il cielo del primo pomeriggio fuori dalla finestra, quando il suono della porta che si apriva catturò la sua attenzione.

Fu allora che rivide, per la prima volta dopo l’attacco, i visi delle due donne che l’avevano soccorsa.

Le venne spontaneo in volto un sorriso sincero.

Provò a mettersi di nuovo a sedere, ma il dolore alle costole la fermò nel bel mezzo del tentativo. Strinse i denti per non lasciarsi sfuggire nessun gemito stavolta.

 

- Kinoshita-san, é un piacere vederti finalmente sveglia. Oh, non sforzarti, resta pure sdraiata: sarebbe un bel guaio se quelle costole arrecassero i danni che, fortunatamente, ancora non hanno causato. - disse quella che riconobbe come il Capitano, una bella donna dall’aspetto maturo ora che la guardava meglio, mentre si avvicinava al letto, l’espressione incredibilmente serena. Dietro di lei, c’era la ragazza altissima, colei che sapeva essere la luogotenente.

 

- Mi spiace non potervi porre subito i rispetti dovuti… -  rispose Kaede. Era sempre molto educata con le persone più grandi di lei, con l’unica eccezione della vecchia Katsuri. Era difficile parlare in modo rispettoso a quella donna aggressiva,malevola e maleducata con chiunque (con lei specialmente), almeno dal suo punto di vista.

 

- Per ora mettiamo da parte le formalità. - le rispose il Capitano con gentilezza.

 

- Posso sapere i vostri nomi…? - mormorò timidamente Kaede. Uno lo conosceva già, ricordando cosa Hanataro le aveva detto poco prima, ma non sapeva il nome della luogotenente.

 

- Certamente. Io sono Unohana Retsu, e sono il Capitano di questa divisione. -

 

- Io sono Kotetsu Isane, la luogotenente. -

 

- É un piacere conoscervi… - sussurrò la rossa, chiudendo gli occhi e sorridendo ancora più apertamente. Si sentiva in soggezione, ma allo stesso tempo, per un motivo a lei sconosciuto, le due donne le trasmettevano una forte sensazione di familiarità.

 

- Isane-san, controlla le sue condizioni per favore. - ordinò Retsu avvicinava una sedia al letto, e vi si sedette sopra. Aveva un blocco note e una penna in mano.

 

- Subito, Capitano. Prima di tutto, come ti senti? - chiese la luogotenente a Kaede.

 

- Mi sento...uhm, un pò intontita. Ho un gran mal di testa…e se respiro a fondo, le costole mi fanno male. Anche il braccio mi fa davvero male, ma credo sia normale...cioé… é rotto, no? - Oh,no. Temeva che di lì a poco avrebbe cominciato a parlare a raffica. Aggrottò la fronte guardandosi nervosamente il braccio.

 

- Sì, purtroppo avevi omero e radio gravemente fratturati, ma con un altro paio di terapie di Kido dovrebbero guarire tranquillamente. Per le costole ci vorrà meno, fortunatamente: si erano solo incrinate. Anzi, penso che Isane-san riuscirà a sistemarle oggi stesso. - disse Retsu mentre scriveva qualcosa su uno dei fogli, ed Isane esaminava il corpo della rossa grazie ad un particolare Kido.

 

- Date le sue condizioni attuali, Capitano, dovrei farcela senza problemi. - rispose la grigia.

- La spalla come va? -

 

- La...spalla? - Kaede alzò la testa e la guardò spaesata per un attimo, trattenendosi dal porre le troppe domande che in un colpo le si erano affollate nella mente(la quale ancora non metteva bene a fuoco i dettagli di ciò che era successo). Ma poi si ricordò di essere stata colpita dagli artigli dell’Hollow. Mosse lo sguardo a sinistra, e noto’ le bende che le avvolgevano la spalla ferita, bende che parzialmente andavano a nascondersi alla vista sotto il tessuto del vecchio abito smanicato che indossava. La ritrovata consapevolezza della presenza dei tagli le fece avvertire una minima parte del bruciore iniziale, quello che aveva provato al momento in cui la bestia le aveva procurato quegli sfregi.

 

- Solo un pò… - disse infine.

 

- É un bene, significa che fortunatamente siamo già a buon punto. Per prima cosa ci occupiamo del braccio, poi controlleremo anche le lacerazioni. -

 

Il controllo andò avanti per un pò, mentre Unohana continuava a scrivere. La voce di Isane era così gentile che Kaede trovava estremamente facile ubbidire alle sue richieste.

Durante il trattamento, parlarono degli avvenimenti di quella notte, cosa che schiarì totalmente i pensieri della rossa al riguardo. La parte che più la sorprese era ciò che lei stessa aveva fatto: era riuscita a scacciare l’Hollow in un modo che non avrebbe mai immaginato. Non era minimamente consapevole di possedere tutto quel Reiatsu.

 

- Tuttavia, non possiamo abbassare la guardia… - disse Retsu ad un certo punto. - l’Hollow é ancora in libertà ed é un pericolo per la Soul Society. Terremo gli occhi ben aperti, senza alcun dubbio. -

 

A quelle parole, Kaede provò un gran sollievo: era certa che l’avrebbero trovato ed eliminato presto, e lei non avrebbe più avvertito quella sensazione di pericolo sulla pelle.

Quando finirono, si sentì meglio in tutti i sensi. Le costole e le lacerazioni non le procuravano più dolore, e grazie ad una medicina datale dal Capitano non aveva più mal di testa. Anche il suo stato d’animo era migliorato abbastanza:l’ansia era svanita, anche se sfortunatamente non avrebbe potuto dire lo stesso della preoccupazione.

 

- Per oggi abbiamo finito, Kinoshita-san. Tra poco dovrebbe passare un’infermiera a portare la cena, ti consiglio di mangiare e tornare a riposarti. - disse Retsu mentre finiva di scrivere un’ultima cosa sul blocco. - Domani Isane-san verrà di nuovo a vedere come stai. Ti auguro un buon riposo.-

 

Kaede annuì.Mentre guardava le due lanciarle un ultimo sguardo ed uscire lentamente dalla stanza, emise un sospiro. La tentazione di fermarle e chieder loro di rimanere con lei era forte, ma non poteva mettersi a fare la bambina adesso: sapeva bene che non era possibile. Sono persone importanti e piene di impegni, non hanno certo il tempo o la voglia di badare a una ragazzina impaurita, pensò. Si preparò psicologicamente a passare la notte da sola in quella stanza poco familiare, in compagnia soltanto dei pensieri che versavano unicamente su una orribile immagine: quella di un mostro che aveva provato ad ucciderla.

 

Questo almeno era ciò che si aspettava accadesse. Ancora non sapeva che il docile Hanataro stava andando da lei, incaricato di non lasciarla sola per nessun motivo da una previdente Unohana, la quale sapeva sempre come prendere due piccioni con una fava.

 

~☆~

 

- Sono felice di vedere che hai acquisito fiducia in te stessa, sul lavoro… -

Retsu ed Isane erano dirette alla mensa della divisione. Nessuna delle due aveva parlato fino a quel momento, e l’improvvisa constatazione del Capitano aveva quasi fatto trasalire la ragazza più giovane.

 

- G-grazie… - si ritrovò a balbettare Isane, colta alla sprovvista.

 

- Quanto mi piacerebbe se accadesse anche per altre cose,Isane... - 

 

La luogotenente si fermò di colpo, e così fece anche Unohana.

Quella frase le fece perdere un battito. Puntò gli occhi sul pavimento incapace di guardare il suo Capitano negli occhi, le dita impacciate che si agitavano su loro stesse, la consapevolezza di essere sottoposta allo sguardo attento della donna che segretamente amava. Quando Retsu riprese a camminare normalmente, Isane si accorse di aver trattenuto il respiro. Presto la seguì, senza dire una parola, continuando a rimuginare su cosa l’altra intendesse con quelle parole.

 

~☆~

 

- Comandante Generale, cosa ne pensa infine della mia proposta? -

 

- Voglio darti fiducia al riguardo, Unohana. Non sono completamente sicuro che sia una buona idea, ma credo nelle tue capacità di giudizio. In ogni caso, la responsabilità di ogni sua azione sarà tua, non dimenticarlo. -

 

- Ne sono ben consapevole. -

 

- La tua richiesta e’ quindi approvata. É tutto? -

 

- Si, è tutto. La ringrazio di aver accettato, Comandante. Ora, con permesso, faccio ritorno alla mia Divisione. -

 

Unohana uscì dalla prima brigata di nuovo persa nei suoi pensieri, ma non abbastanza da non accorgersi della presenza di persone che erano appostate nell’ombra.

 

- Non vi sembra un gesto infantile mascherare il proprio Reiatsu per origliare, Kyoraku-san, Ukitake-san? - disse con la sempre presente e spesso apparente serenità.

 

Le due figure emersero alla luce della luna, rivelandosi proprio coloro di cui Retsu aveva pronunciato il nome.

 

- Fai sempre centro, Unohana-san! - disse Shunsui toccandosi il cappello come di consueto.

 

- Ci dispiace, però sai... siamo preoccupati anche noi per ciò che é accaduto, e per ciò che potrebbe succedere. - mormorò quieto Jushiro grattandosi il capo, un sorriso sbilenco sul volto.

 

- Preoccupati… - sussurrò Retsu chinando leggermente la testa. - lo sospettavo, nonostante lo spiacevole intervento di Kyoraku-san nella riunione notte scorsa e la poca reattività di Ukitake-san potesse lasciar intendere diversamente… -

 

- Te ne sei accorta, eh? Mostrarsi troppo interessati a qualcosa di potenzialmente pericoloso per la Soul Society desterebbe non pochi sospetti...guarda cosa é successo con quel traditore di Aizen, siamo tutti troppo sull’attenti al momento. - rispose Kyoraku.

 

- Credo che dovresti lavorare di più sulle tue tecniche di depistaggio,Shunsui. Quell’uscita infelice non era proprio da te! - disse Jushiro facendo una leggera risata, che si tramutò in un colpo di tosse.

 

- Credo che avessero tutti troppo sonno per avermi badato, Jushiro. -

 

- Ad ogni modo, Unohana-san… sei certa che la ragazza accetterà? Voglio dire, costringerla sembrerebbe strano, no? Cosa farai se rifiuta? - chiese Jushiro a Retsu, le cui labbra erano curvate nel suo sorriso perenne.

 

- Non credo che qualcuno rifiuterebbe l’opportunità di andare via dal Rukongai e condurre una vita dignitosa. Ho motivo di credere che accetterà senza pensarci due volte. -

 

- Capisco quello che intendi... beh, se tu pensi che sarà così, faremmo meglio a pensarlo anche noi. - disse Jushiro sospirando.

 

- C’è una cosa che però non mi é ancora chiara… - Shunsui guardò Retsu dritta negli occhi.

- Lo fai davvero solo per il bene della Soul Society? -

 

Per un secondo solo, gli occhi di lei si sbarrarono per la sorpresa. Come sempre, Kyoraku era davvero perspicace. Ma, per il momento, decise di mentire e non dire nulla che riguardasse cosa stesse pensando dalla notte precedente.

 

- Si, é il mio unico e preciso scopo. - disse infine chiudendo gli occhi

 

Shunsui le lanciò un’occhiata di sospetto, ma non disse più niente.

Ci fu un breve silenzio.

 

- Beh, credo che ti abbiamo disturbato già troppo, Unohana-san. Io torno a casa, sono molto stanco. Vi auguro la buonanotte. - Jushiro usò lo Shunpo, via verso la sua divisione.

 

- Andrò anch’io, anche se la brezza è piuttosto piacevole stasera domani dobbiamo andare tutti a lavorare. Per cui ti auguro anche io la buonanotte… Yachiru-san. - con queste parole Shunsui si congedò, lasciando una insolitamente turbata Retsu a prepararsi per una notturna, e solitaria, passeggiata verso la Quarta divisione.

 

~☆~

 

Tre giorni dopo, Kaede era completamente guarita. Durante la degenza ebbe la piacevole compagnia di Hanataro e, occasionalmente, quella di Isane. Avere qualcuno con cui chiaccherare la confortava,la faceva pensare meno alla sua preoccupazione principale, e ben presto si affezionò ai due dolci soldati del Gotei 13. Certo era felice di essere di nuovo a posto,l’unica cosa che le dispiaceva era il doversi separare da delle persone così piacevoli. Non ne aveva viste tante nella vita, e viveva con qualcuno che non si poteva decisamente definire piacevole.

Anche se la vedeva meno, le venne spontaneo legarsi specialmente ad Isane. Parlavano molto mentre si prendeva cura di lei:del Seireitei, del Gotei, ed una volta anche del Capitano. Per qualche motivo le piaceva sentir parlare di quella donna. Ora che ci pensava, non l’aveva più vista da quando si era svegliata nel letto dell’ospedale.

Era un venerdì pomeriggio, e Kaede su consiglio di Isane si stava preparando ad andare via. L’ultima cosa che serviva era il permesso del Capitano, per cui le due la stavano aspettando.

Kaede non diceva niente, ogni tanto guardava Isane malinconica, chissà se e quando l’avrebbe rivista.

 

- Qualcosa non va? - le chiese Isane notando lo stato d’animo dell’altra.

 

- No, niente… - Kaede fece un sorriso dolceamaro.

 

In quel momento Retsu entrò nella stanza.

 

- Capitano,Kinoshita-chan è pronta ad andare. -

 

- Prima di questo Isane...ho qualcosa da dire a Kinoshita-san. -

 

Questo catturò l’attenzione di Kaede. Qualcosa da dirle? Cosa poteva essere? Alzò la testa e i suoi occhi verdi trovarono quelli blu del capitano.

 

- Durante lo scontro con l’Hollow, hai dato prova di avere una grande energia spirituale. Credo che saresti un’ottima Shinigami, se mai decidessi di iscriverti all’Accademia. I corsi inizieranno tra cinque mesi, nel frattempo potrei ospitarti personalmente nei miei alloggi, se accettassi. -

 

Kaede era rimasta piacevolmente paralizzata.

Accademia? QUI? Diventare una Shinigami? Diventare...forte? E posso stare dal Capitano? Posso anche vedere Isane ed Hanataro quindi? Non dovrei più vedere quella vecchiaccia dannata! I pensieri si accavallavano euforicamente e senza sosta.

 

- ACCETTO! - Lo esclamò senza pensarci due volte, e subito dopo si tappò la bocca per l’imbarazzo di averlo detto così forte.

Il ricordo più prezioso di quel giorno furono i sorrisi che comparvero sui volti di Retsu ed Isane.

 

~☆~

 

Quella fu la svolta decisiva che portò la mia vita in una direzione del tutto nuova. Oh, ero così felice! Ancora inconsapevole di tutte le cose che sarebbero accadute, mi lanciai verso il mio nuovo destino veloce come un fulmine

 

~☆~★~☆~

 

NdA: ecco il secondo capitolo! Per vari motivi non ho potuto rileggerlo ed eventualmente aggiustarlo, perdonatemi eventuali strafalcioni. Se vi state chiedendo cosa volesse sapere Kyoraku sulle vere intenzioni di Retsu,beh...non vi resta che continuare a leggere ;)

Questo capitolo é di transizione verso i prossimi, ma contiene una delle scelte più importanti che Kaede farà durante tutto il corso della storia. Si l’ha fatta MOLTO velocemente, ma siate sinceri: un’occasione così non la cogliereste al volo?

Se avete consigli da darmi, fare correzioni, o volete semplicemente dire la vostra, lasciate pure una recensione: sono tutte gradite ^^

See ya next time ~

 

~ Kurocchi

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Capitolo 3
*** In/security ***


Capitolo 3: In/security
 
 
Ero tremendamente eccitata all’idea di lasciarmi alle spalle una casa che non era casa mia, una donna che non aveva bisogno di nessuno oltre a sè stessa e una vita vuota che assolutamente non volevo.
Le pessime prospettive che avevo si erano capovolte all’improvviso, ed era una sensazione magnifica.
Non potevo saperlo ancora, ma il destino, come poche volte nella mia vita, stava per donarmi qualcosa di indiscutibilmente prezioso.
 
~☆~★~☆~
 
~ 17 Aprile ~
 
Kaede stava frugando disperatamente fra i cespugli nel bosco del distretto 47, esattamente nel punto dove era avvenuto l’attacco, alla ricerca di ciò che vi aveva perso quattro sere prima.
 
- Dove sei? Dove sei? Oh, andiamo… - borbottava, seccata di non riuscire a trovare ciò che cercava.
 
Quel pomeriggio Unohana le aveva riferito che lei e Isane, a turno lavorativo finito, l’avrebbero condotta personalmente nella sua vecchia casa per ritirare le sue cose (siccome doveva trasferirsi negli alloggi del Capitano). Le venne subito in mente una richiesta: fare un salto nella foresta per recuperare la spada a cui era così affezionata. Retsu accettò la proposta sensa problemi, e così ora Capitano e luogotenente della Quarta si trovavano ad osservare una testolina rossa che a tratti faceva capolino dai cespugli.
 
- Kaede-chan, vuoi una mano? -
 
- No no Isane-chan, grazie… - rispose la rossa agitando una mano in alto.
- Dovrebbe essere qui vicino… -
 
Hanno già abbastanza confidenza da chiamarsi per nome? Pensò Retsu provando un pò di invidia. Lei non era ancora riuscita a convincere Isane a chiamarla Retsu in privato. A volte non sopportava sul serio la differenza di rango che c’era fra loro e la formalità che ne conseguiva.
 
- Trovata! - esclamò Kaede sventolando la kodachi in alto. Si alzò in piedi e si spazzò i vestiti ricoperti di terra e foglioline con la mano sinistra.  Guardò la lama e vide che era molto umida e sporca di terra. Non voleva rimetterla nel fodero in quello stato, ma al momento non aveva nulla per pulirla a parte i suoi vestiti. Pensò per un attimo di passarcela sopra, ma le sembrò subito un gesto piuttosto rozzo da fare in pubblico.
 
Unohana notò la sua esitazione. Infilò una mano sotto l’haori e ne tirò fuori un fazzoletto bianco, che le porse subito.
 
- Oh...grazie, Capitano. Poi lo laverò appena potrò… -
 
- Puoi tenerlo, se vuoi. - rispose Retsu in un sussurro, congiungendo le mani sul grembo.
 
- D-davvero? - mormorò Kaede. Lo guardò meglio e vide che nell’angolo in basso a destra vi era cucito su in nero lo stemma della Quarta divisione.
 
Unohana annuì.
 
La ragazza fece un gran sorriso ed iniziò a pulire la lama. Una volta finito, ripose la kodachi nel fodero e mise il fazzoletto in tasca, stringendolo fra le dita come un tesoro prezioso prima di allentare la presa e lasciarlo all’interno dell’abito.
 
- Beh uhm...casa mia é qui vicino, come vi ho accennato...ci vorrà poco ad arrivare… - disse timidamente.
 
- Facci strada, Kinoshita-san. - rispose Retsu.
 
La ragazza annuì.
 
Mentre camminavano verso la loro destinazione, a Isane venne in mente una domanda.
 
- Kaede-chan, come mai possiedi una spada? -
 
La domanda accese lo sguardo della rossa, non aveva mai raccontato quella storia prima di allora e l’idea per qualche motivo la riempì di gioia.
 
- Vuoi saperlo? Va bene...ve lo racconto, allora. - rispose la ragazzina.
 
- Vicino a dove vivo c’é una casa che apparteneva ad vecchio signore. Il suo nome era Hiiro. Viaggiava moltissimo per tutto il Rukongai, quando ero bambina ero solita visitarlo spesso nei periodi in cui si trovava qui. Conosceva la situazione per nulla rosea che mi trovavo ad affrontare con quella stramaledett...ehm, con la vecchietta con cui vivevo e vivo, e mi permetteva di passare le giornate con lui. Mi raccontava tantissime cose, da ciò che vedeva nei suoi viaggi alle leggende che sentiva in giro. Era come un nonno per me, diciamo. Anche se di preciso non so come sia avere un nonno. -
 
I suoi passi diventavano più leggiadri mano a mano che parlava di lui. Hiiro apparteneva senza dubbio ai pochi ricordi felici che aveva.
 
Le due Shinigami ascoltavano interessate la giovane.
 
- Hiiro-san aveva due spade: una era una lunga katana dal fodero blu, e l’altra è questa che porto al fianco. Quest’ultima mi piaceva moltissimo e lo pregavo sempre di farmela brandire almeno una volta, ma lui mi rispondeva sempre che i bambini non devono avvicinarsi a ciò che si usa per uccidere… -
 
Si fermò e si voltò verso Retsu ed Isane che camminavano dietro di lei. Prese la kodachi con tutto il fodero e con una mano la sollevò davanti a sè.
 
- L’ultima volta che lo vidi, era appena tornato da un viaggio. Mi disse che aveva visitato una terra zeppa di difficoltà e pericoli, piena di piccoli e nobili guerrieri. Bambini a cui veniva insegnato come combattere, non per uccidere,ma per difendersi da ogni avversità. Aggiunse che gli era venuta in mente quella vivace bambina dai capelli rossi, che ora sapeva essere cresciuta abbastanza da poter possedere una spada tutta sua.
Quando mi diede questa lama io lo abbracciai forte e lo ringraziai dal profondo del cuore. Aggiunse che con questa potevo difendermi se ne avessi avuto il bisogno, e che sapeva che ne avrei fatto buon uso. Aveva ragione...anche gli ubriaconi più minacciosi tremano come foglie se hanno qualcosa di affilato puntato dritto alla gola. - disse passandosi una mano fra i capelli, un sorriso goffo sul viso.
 
Isane fece una piccola risata.
 
- L’ultima volta che l’ho visto, sei anni fa, stava per ripartire. Mi disse che quello era l’ultimo viaggio che avrebbe fatto, e quando sarebbe tornato mi avrebbe insegnato qualche tecnica di spada… - la sua voce divenne meno allegra - Solo che non l’ho più rivisto. Non é mai tornato...- Si voltò di nuovo e riprese a camminare. 
 
- Davvero, non hai più ricevuto nessuna notizia? -
 
- Nessuna. Non ho la minima idea di dove sia, nè se sia ancora vivo. L’ho aspettato per lungo tempo, ma non seppi più nulla. E intanto stare con Katsuri diventava sempre più difficile. Fino a quando non sono cresciuta abbastanza da poter passare l’intero giorno fuori casa e lontana da lei. Sono anni che non perdo un’occasione per stare in sua compagnia il meno possibile. -
 
- Questa signora deve essere davvero terribile da come la descrivi... - commentò Isane.
 
- Credo che potrai vederlo di persona, siamo quasi arrivate. -
 
Retsu per tutto il tempo non aveva detto una parola. Ascoltava in silenzio tutto ciò che diceva la ragazza, più informazioni raccoglieva su di lei meglio era. Si era offerta di accompagnarla insieme ad Isane proprio per non perderla di vista un secondo. Si chiese se Kaede si sarebbe accorta prima o poi che c’era qualcosa di molto sospetto nel suo comportamento, ma decise di accantonare questo pensiero.
 
Raggiunsero una piccola casa di legno abbastanza diroccata all’esterno, le assi in alcuni punti erano marcite e l’insieme nel complesso appariva piuttosto malmesso.
Kaede si fermò proprio davanti alla porta e fece un respiro profondo.
 
Toc toc
 
Si udirono borbottii sommessi, di cui all’esterno arrivarono solo le parole “rompe” e “ora”.
 
Clac
 
Sulla porta apparve una donna molto bassa, dai tratti ruvidi e vestita malamente. Sulla testa una folta e disordinata chioma color topo, gli occhi ingialliti erano di un nero denso e opaco. Brandiva in alto una vecchia padella di ferro, evidentemente pronta a colpire qualunque visitatore si fosse azzardato a presentarsi.
Guardò prima Kaede, poi le altre due. Dopo due secondi di elaborazione, fece un primo tentativo di colpire la ragazza con la padella.
 
- TU! - urlò. Kaede schivò il colpo con naturalezza, come se fosse stato un gesto dettato dall’abitudine.
 
- MALEDETTA RAGAZZINA! Come osi non presentarti per giorni interi, lasciando indietro i TUOI doveri nei MIEI confronti! Come intendi giustificarti, dannata mocciosa?!? - menó un altro colpo, prontamente schivato.
 
- E come osi portare con te due Shinigami? Che cavolo ci fanno loro qui? Sparite! -
 
Isane osservava la scena orripilata.
Retsu represse l’impulso di usare qualche Kido su quella donna incivile, nel rispetto del proprio alto rango, della propria reputazione e dell propria saggezza. Lo mascherò con un’espressione impassibile. Voleva vedere come sarebbe andata a finire.
 
In un momento di esitazione, Kaede guardò negli occhi le due Shinigami alle sue spalle.
 
Acquistando decisione, si voltò verso la donna e rispose: - Sono solo venuta a prendere le mie cose, me ne sto andando. Per sempre. E per quanto mi riguarda, non ti devo davvero alcuna spiegazione.- Strinse i pugni in una morsa ferrea.
 
- Che diavolo blateri, stupida? Vieni immediatamente a fare la cena, oppure ti riempirò di tante di quelle padellate che…-
 
- No. -
 
- Cosa hai detto? - Katsuri non si aspettava affatto quella risposta.
 
- Ho detto di no. Non sono qui per farmi schiavizzare da te di nuovo, come hai sempre fatto da quando sono qui. Sto andando via. - rispose risoluta la rossa.
 
L’anziana donna ringhiò e di nuovo provò a colpire Kaede, quando una voce la interruppe nel bel mezzo dell’azione.
 
- Voglia scusare la mia intromissione… - iniziò Retsu.
 
- Cosa vuoi tu? E chi accidenti sei? Con quello straccio bianco che porti addosso devi essere un pezzo grosso, eh? -
 
Quella donna era abbastanza sfacciata e volgare da rivolgersi in quei termini perfino ad un Capitano. Kaede arrossì fino alle orecchie per la vergogna ed il disgusto che provava nei suoi confronti, ed abbassò lo sguardo.
 
- Sono Unohana Retsu, Capitano della Quarta divisione. Vorrei dire giusto due parole in favore della ragazza… -
 
- Senti senti,cosa potresti mai dire a favore di questa piccola stronzetta? -
 
La stizza repressa di Retsu cominciò a fare le bizze, ed Isane fece un verso di indignazione. Kaede teneva ancora lo sguardo fisso sul terreno, totalmente immobile.
 
- Come osa...come osa parlare così di Kaede, proprio lei che… -
 
- Isane. - la interruppe Unohana, la quale le pose un braccio di fronte al petto per fermarla. La ragazza comprese e ammutolì. Capì che stava per assistere alla fredda manifestazione dell’irritazione del suo Capitano.
 
- Volevo solo dire, che abbiamo soccorso la ragazza pochi giorni fa, quando é stata aggredita da un Hollow molto pericoloso… -
 
- Hah! Allora é un vero peccato che respiri ancora. -
 
Interrotta per l’ennesima volta, l’apparentemente infinita pazienza di Retsu vacillò ancora.
 
- ...e durante questa aggressione, durante la quale é rimasta ferita,ha dimostrato di possedere qualità che le permetterebbero una lunga carriera nel Gotei 13. Pertanto, una volta finita la sua degenza all’interno della nostra divisione medica, le ho proposto di iscriversi all’Accademia Shinigami che si trova nel Seireitei. Kinoshita-san ha accettato subito. - concluse, senza mai staccare gli occhi dalla volgare donnaccia.
 
- Razza di cretina, chi ti ha detto che puoi andartene dove ti pare? Tu devi rimanere qui e fare quel che ti ordino! - abbaiò la vecchia rivolta alla ragazza.
 
Kaede alzò la testa al suono di quelle parole e le lanciò uno sguardo assassino, diventata ormai intollerante alle sue offese, protratte in anni e anni. Strinse i pugni ancora di più.
 
- Non ho finito...- sussurrò Retsu.
 
L’aria improvvisamente iniziò a farsi più pesante, sia la rossa che la grigia spalancarono gli occhi nel sentire la pressione aumentare. Katsuri si appoggiò alla porta per tenersi in piedi.
 
- Lascerebbe Kaede frequentare l’Accademia? - nel suo tono più amabile, Retsu pose all’anziana quella domanda.
 
- Sei forse pazza? Questa sudicia… -
 
- Signora… - e Retsu sorrise. Ma non nel modo gentile che tutti conoscevano. Sorrise di quel sorriso che Isane sapeva non ammettesse repliche di nessun tipo,  che poteva mettere in ginocchio anche il più minaccioso degli Shinigami.
 
-...lascerebbe Kaede frequentare l’accademia? - ripeté.
 
La vecchia Katsuri ammutolì e rimase immobile, come folgorata. Sudore freddo iniziò a fuoriuscirle da tutti i pori.
Non riuscì più a replicare, la bocca leggermente aperta mostrava un accenno di denti marci.
 
- Lo prendo come un sì. - Retsu pose una mano sulla spalla di Kaede e la strinse.
- Vai, ti aspettiamo qui. - mormorò.
Kaede sentì il cuore riempirsi di gratitudine, sul viso un’espressione di meraviglia. Annuì ed oltrepassò Katsuri, entrando nella piccola casa. Quest’ultima consisteva in sole due stanze: la più grande conteneva i letti, un comodino, un tavolo, un caminetto ed una minuscola cucina. Nella stanza più piccola vi era il gabinetto. Si sedette sul suo letto ed afferrò la sua vecchia e consunta sacca di tela. Mentre vi infilava i suoi pochi possedimenti (un pigiama, un rudimentale spazzolino e un cambio di vecchi abiti) non smetteva di sussurrare “incredibile…”. Ripensò all’intera scena e le venne da ridacchiare, cosa che fece anche abbastanza sonoramente.
 
Uscì oltrepassando la soglia sulla quale la vecchia era ancora imbambolata.
 
- Sono pronta. - esclamò, il morale ora alle stelle. Si buttò la sacca in spalla.
 
- Benissimo. Allora andiamo. Buona serata, signora, e grazie per la collaborazione. Ha fatto un grande favore al Gotei 13.- disse Retsu
 
- Addio! - esclamò Kaede in tono canzonatorio, sul viso un grosso sorriso beffardo. Finalmente si era liberata di quella orribile donna.
 
Isane lanciò un’occhiata alla sacca della ragazza, chiedendosi se quel misero oggetto e le poche cose in esso contenute fossero davvero tutto quel che avesse.
 
Le tre si allontanarono, quando ad un certo punto Katsuri si riprese ed attaccò a sbraitare parole sconnesse che nessuna riuscì a distinguere. Lanciò la padella verso Kaede, ma la giovane era già troppo lontana per venir raggiunta dall’oggetto.
 
La rossa fece per riderle in faccia ma lei era già rientrata in casa sbattendo la porta.
 
La giovane iniziò a grattarsi nervosamente il naso.
Nell’osservare l’ingresso ora chiuso della casetta, l’ilarità che il tutto aveva suscitato nella ragazza aveva fatto improvvisamente un pò di spazio all’imbarazzo.
 
 - Ah...ehm...mi dispiace che abbiate dovuto assistere a...tutto questo, ecco. - disse, ora arrossendo per la vergogna che provava nei confronti di ciò che era appena accaduto.
 
- Non é colpa tua, Kaede-chan. - la luogotenente le accarezzò la testa per consolarla.
 
- L’importante é siamo riuscite a trovare un accordo, no? - commentò Retsu facendo venire i brividi alle altre due.
 
- B-beh...certamente… -
 
Cominciò a fare fresco e la sera si fece pian piano strada durante il viaggio di ritorno. Il profumo dei fiori selvatici nell’atmosfera era intenso senza essere invadente, la primavera era nella sua massima esplosione di colori e odori.
Kaede, però, poteva annusare nell’aria anche il profumo della sua piccola vittoria.
 
~☆~
 
- Onee-chan! Hai finito? Racconta, racconta, su! Lei, di preciso, chi é? -
 
- Kiyone, pazienta ancora un pò per favore: ti racconterò tutto strada facendo, ok? -
 
La testa di Isane sbucò dalla porta del bagno mentre supplicava sua sorella di aspettare che finisse almeno di vestirsi.
Dopo aver salutato Kaede e il Capitano, si era diretta nei suoi alloggi e vi aveva trovato una esagitata e curiosa Kiyone che vagava in cucina vestita di tutto punto. Non se ne stupì troppo, anzi se l’aspettava: le voci su Kaede erano circolate piuttosto in fretta, come fosse accaduto non ne aveva idea. E per sua sorella le voci di corridoio erano pane quotidiano, specialmente quando Isane stessa era coinvolta nei fatti.
Possedendo inoltre una copia delle chiavi dell’appartamento, aveva praticamente libero arbitrio su se e quando far visita.
 
- Sai, in giro dicono che sia una gran bella ragazza… - fece Kiyone. -
 
- É carina, sì. - esclamò l’altra dal bagno.
 
- Esci da quel bagno e descrivimela però! Voglio sapere! Inoltre é tardi, Sentaro e gli altri saranno giá al bar! -
La maggiore sbuffò in risposta, non riuscendo a contenere l’entusiasmo della sorella.
 
Sulla via per il locale dove avevano appuntamento con gli altri, Isane raccontò ciò che di Kaede aveva conosciuto in quei giorni.
L’interesse di Kiyone non fece altro che crescere, e le domande che le poneva man mano diventavano sempre più invadenti nei confronti della rossa. A molte, Isane ovviamente non seppe rispondere.
Preferì omettere l’intero fatto del viaggetto nel Rukongai e l’incontro con l’anziana e sgradevole signora, perchè la minore avrebbe sicuramente chiesto maggiori dettagli riguardo all’intera situazione, e Isane non era sicura che Kaede lo avrebbe voluto. Poco prima, mentre tornavano nel Seireitei, la ragazzina era improvvisamente piombata nel silenzio. Sembrava pensierosa, e quando le aveva chiesto a cosa stesse pensando lei si era solo voltata indietro per un attimo. Non disse una parola, e la luogotenente non volle indagare oltre.
 
- Oh! Sinceramente pensavo fosse più interessante di così, visto che tutti parlano di lei... - Kiyone parve delusa.
 
- Beh, non é affatto una cosa comune che una cittadina esterna al Seireitei venga condotta e curata nella Quarta divisione. Io personalmente non ricordo che sia mai accaduto, da quando sono in servizio. Ma abbiamo dovuto farlo,dato che non avevamo il materiale nè un luogo necessari per curarla sul posto come facciamo di solito...Credo che sia solo per questo che se ne parla tanto. Per il resto, é una persona normale che conduceva una vita di stenti, come tantissimi altri. -
 
- Conduceva? Non é ancora tornata nel Rukongai? -
 
Isane si preparò psicologicamente alla sicura reazione di Kiyone.
 
- Ehm...no. In realtà, il Capitano Unohana le ha offerto di entrare nell’Accademia, visto come ha reagito all’Hollow durante l’aggressione, e di ospitarla in casa sua fin quando non inizierà il nuovo anno… -
 
- CHE COSA? -
 
L’urlo di Kiyone fece voltare verso di loro alcuni passanti.
 
- Kiyone, per favore, non urlare! - le sussurrò.
 
- Mi chiedi di non urlare? Come posso non urlare, questa sì che é una notizia! Aspetta che lo dica agli altri! -
 
Isane non le rispose. Se anche le avesse detto di mantenere riserbo sulla cosa, dubitava che la sorella l’avrebbe ascoltata. Si limitò a sospirare rassegnata.
 
Arrivate a destinazione, varcarono la soglia del bar. Vennero subito accolte da un brusio e da una gioiosa voce femminile che si stava rivolgendo al barista.
 
- Tre bottiglie di sakè, per favore! -
Una singola occhiata bastava a riconoscere l’avvenente bionda che rispondeva al nome di Matsumoto Rangiku. Picchiettava ritmicamente con le unghie smaltate sul bancone nell’attesa, chiaramente non aspettava altro che avere la sua quotidiana dose di alcool nelle vene.
Venne raggiunta dalle due sorelle, che salutò allegramente.
 
- Ce l’avete fatta! Stavamo per cominciare a bere senza di voi! - Mise su un broncio scherzoso.
 
- Perdonaci Rangiku-san, ma quella tartaruga di mia sorella non si schiodava mai dal bagno! Eheh! - esclamò Kiyone, che aveva già cominciato ad esagitarsi senza aver neanche toccato il bicchiere.
 
- Ehhh, Isane, Isane! Capisco benissimo che tu voglia farti bella per la serata,io passo almeno tre ore a prepararmi… ma le donne come un certo qualcuno non frequentano posti come questo! -
Detto questo Rangiku diede una pacca sulla spalla della grigia e scoppiò in una risata civettuola. Quest’ultima fece girare parecchie teste all’interno del locale. Era possibile vederle rivolti sguardi ottusi e bocche sbavanti semplicemente guardandosi intorno.
Alla luogotenente della Quarta divisione si infiammarono le guance. Non aveva detto ad anima viva del suo interesse nei confronti di Unohana...ma era così evidente?
 
- Abbiate pietà, avevo appena staccato dal lavoro e mi sono dovuta preparare in fretta e furia… -
Piagnucolò lei.
 
- Va bene, va bene, non pensiamoci più e filiamo a bere! Ne ho assolutamente bisogno! -
Rangiku afferrò le tre bottiglie che il barista aveva appena posato sul bancone e si diresse verso un tavolo nell’angolo del locale, al quale erano seduti Hisagi Shuhei, Kira Izuru, Hinamori Momo e Kotsubaki Sentaro. Isane e Kiyone raggiunsero il gruppetto, i cui membri avevano già in mano i bicchieri pronti per essere riempiti.
Non fecero in tempo a salutarsi che due della combriccola, Sentaro e Kiyone, avevano già iniziato a battibeccare.
 
- Ma quanto ci metti ad arrivare, scimmia di una Kiyone? Mica abbiamo tutta la notte sai? -
 
- Ah, ma sta’ zitto tu! Stasera non ho voglia di sopportarti! -
 
- Non cominciate voi due, su… - Disse Izuru.
 
Una volta che tutti furono serviti le chiacchere ebbero inizio. Mentre i due terzi seggi della Tredicesima divisione discutevano animatamente come al solito, Momo chiedeva consiglio a Rangiku su come creare un certo tipo di makeup e Izuru constatava con Shuhei di quanto l’assenza di un Capitano nelle proprie divisioni fosse piuttosto pesante.
 
- A volte mi chiedo come riesco a mandare avanti tutto, sai… il lavoro di un Capitano é veramente faticoso. Spero che qualcuno verrà nominato presto alla carica… - si lamentò malinconico.
 
- Capisco come la pensi, ma i tuoi subordinati ripongono gran fiducia in te. Stai facendo un buon lavoro Izuru-san, non preoccupartene troppo. - rispose Shuhei.
 
Isane ascoltava passivamente le conversazioni dei suoi amici e non ve ne prendeva parte. I suoi pensieri avevano cominciato a correre continuamente a Kaede e al suo Capitano, si chiese cosa stessero facendo in quel momento. Avvertì una strana morsa allo stomaco che non riuscì a spiegarsi. Sorseggiava distrattamente il suo sakè quando sentì venir chiamato il suo nome.
 
- Isane-chan? -
 
Era Momo a chiamarla, ora sedutale accanto.
 
- Va tutto bene? Ti vedo un pochino assente… -
 
- Oh? S-sì, é tutto ok. -
 
- C’é qualcosa che vorrei chiederti, se non ti dispiace, certamente… -
 
Isane la guardò. Ebbe l’impressione di sapere già cosa Momo volesse chiederle.
 
- Potresti dirci di più su questa ragazza di cui si parla tanto? Voglio dire..é parecchio curiosa la voce che gira in questi giorni… -
 
Isane non aveva la testa al momento per raccontare di nuovo la stessa storia. Lasciò il compito a sua sorella, correggendola di quando in quando.
 
- E sentite qua! Unohana la ospiterà di persona fino a quando non cominceranno i corsi! - Kiyone sganciò la bomba al termine del racconto.
 
Un coro di “EH?” si levò dal tavolo.
 
- Questo sì che é strano… - commentò Shuhei.
 
- Ehi… è mai successa una cosa simile? - chiese Momo.
 
- Che io sappia, no. - le rispose Isane. - Ma sicuramente il Capitano ha i suoi buoni motivi per aver preso una decisione simile… -
 
- E chissà quali potrebbero essere? Ahh, non posso resistere. Devo sapere! - I fumi dell’alcool cominciarono a fare effetto su Kiyone. Attaccò a ridacchiare incontrollabilmente.
 
- Aaaaahhh, che mistero… i nostri superiori non svelano mai i particolari più interessanti di qualcosa a noialtri… sono una vera barba a volte. - si lagnò la luogotenente della Decima divisione che aveva già scolato tre  bicchieri di sakè.
 
Gli altri cominciarono a dibattere su quale potesse essere la ragione dietro il gesto di Unohana, quando Rangiku si avvicinò alla grigia che era appoggiata al tavolo coi gomiti, la schiena ingobbita.
 
- Piuttosto...Isane-chan, vorrei tanto sapere cosa pensi davvero al riguardo… - le sussurrò in modo che gli altri non potessero sentirla.
 
- In… in che senso? -
 
- Oh, andiamo. Penso che tu provi invidia per quella ragazzina... ti si legge anche in faccia, direi. È da prima che tieni un muso lunghissimo. - fece un sorriso sornione, certa di aver colto nel segno.
 
Isane ci pensò sopra. Quel disagio che aveva avvertito era invidia?
 
A pensarci, ha un senso. Non ho nulla contro Kaede, certo... ma forse tutta la situazione è sufficiente a rendermi invidiosa...forse gelosa, addirittura?
D’ora in avanti potranno passare molto tempo insieme…
 
Il viso di Isane divenne di nuovo color pomodoro. Ultimamente era una cosa che accadeva piuttosto spesso.
 
- Probabilmente hai ragione, Rangiku-san… - disse lasciando cadere le spalle, che aveva tenuto inconsapevolmente in tensione.
 
- Ne ero sicura, sai? Sei molto facile da capire per chi sa guardare, Isane-chan. In ogni caso, non hai ancora detto niente ad Unohana, vero? Di quello che provi. -
La bionda era diventata improvvisamente seria. Non c’era assolutamente più traccia di scherno nei suoi occhi o nella sua voce.
 
- No, non potrei mai dirle una cosa del genere. È la persona che più rispetto al mondo, che ho più cara insieme a Kiyone, non vorrei mai che questi sentimenti la infastidissero...  - rispose Isane con una vena di sconforto piuttosto evidente.
 
- Per come la penso io, non puoi sapere se la cosa la infastidirebbe davvero. Ed anzi, non mi stupirebbe affatto se lei invece ricambiasse. -
 
Rangiku sventolò brevemente una mano, mentre per poco alla grigia non andò di traverso il sakè.
Quest’ultima posò il bicchiere e cominciò a tormentarsi le dita.
 
- Ricambiare? No no, è impossibile. Lo escludo, davvero. -
 
- Non direi. Anche da un punto di vista esterno, si nota chiaramente il legame e l’affinità che c’è tra voi. Avete sempre avuto una certa intesa, no? Vi ho viste lavorare insieme, in missione, e mi pare che vi sappiate capire con un semplice sguardo. Mi sbaglio? -
 
- No, non sbagli Rangiku-san. Ciò che hai detto è vero...però mi sembra così impossibile che possa provare qualcosa del genere per una come me. Goffa, sbadata e decisamente troppo alta. -
 
- Queste tipo di intesa non si ha certo con chiunque, tesoro. E non svalutarti in questo modo, di sicuro non pensa queste cose di te. Prova a pensare, invece, se ti abbia mai dato qualche segnale di interesse. Secondo me le probabilità sono molto alte, ma potrei anche sbagliarmi. -
Anche se non credo proprio di starmi sbagliando, avrebbe voluto aggiungere.
 
- I Capitani, per orgoglio o formalità, non dicono spesso quel che pensano e non mostrano spesso quel che provano, ma dentro sono tali e quali a noi. -
 
Questo diede da pensare alla luogotenente della Quarta. Conoscendosi, probabilmente ci avrebbe rimuginato sopra per tutta la notte. Rimase in silenzio per qualche secondo, quando infine rispose.
 
- Uhm...va bene. Proverò a pensarci su. - fece un piccolo sorriso.
 
- Molto bene, ragazza! E ricorda che bisogna essere ottimisti. Le cose belle accadono sempre se si pensa con ottimismo. -
 
- Capisco...grazie davvero, Rangiku-san. -
Le rispose Isane in un moto di gratitudine.
 
- EHI! Cosa confabulate voi due? Eh? Insomma! Nee-chan, sputa il rospo! - Kiyone ora stava praticamente urlando nell’orecchio di sua sorella maggiore. Era decisamente brilla.
 
Isane lanciò un’ultima occhiata alla bionda e la vide farle l’occhiolino prima di tornare al suo liquore.
 
La serata finì abbastanza tardi. A parte Isane e Momo erano tutti distrutti dall’alcool. La grigia caricò in spalla la sorella ubriaca marcia e salutò Momo, l’unica ancora abbastanza lucida da capirla. Quando uscì dal bar la bruna stava provando a svegliare gli altri.
Isane era piuttosto stanca, ma c’era qualcuno che voleva assolutamente vedere, dopo aver riportato una svenuta Kiyone alla Tredicesima divisione.
 
Ho davvero bisogno di incontrarti ora...Capitano…
 
~★~☆~★~
 
NdA: salve signori e signorine. Perdonatemi il ritardo, ma la scuola mi sta letteralmente riempiendo di roba da studiare, sigh.
In questo capitolo abbiamo visto qualcosa in più sulla vita di Kaede nel Rukongai. È stato piuttosto divertente mettere un personaggio estremamente rozzo quale è Katsuri dinanzi a Retsu, praticamente il suo esatto contrario.
Di retroscena su questa “dolcissima” signora ne avremo in seguito ~ (Spoiler. Ah.)
Inizialmente il capitolo doveva durare di più, ma per alcune ragioni ho dovuto tagliare le due parti finali, che verranno invece inserite nel prossimo.
Spero vi sia piaciuto e grazie davvero per aver letto!
See ya next time!
 
~ Kurocchi
 

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Capitolo 4
*** Tie the knot ***


Capitolo 4: Tie the knot

 

Gli sconvolgimenti migliori accadono per caso, secondo te?

Come avrai capito, mi piace parlare del destino. Non dirmelo, è un clichè tremendo. Forse è perchè ci credo davvero, non te lo so dire.

Quello che so, è che mi piace pensare che fosse già stato deciso che ci dovessimo incontrare.

 

~☆~

 

L’alloggio di Unohana era solo leggermente più grande di quello che sarebbe spettato ad un luogotenente, probabilmente perchè non era il tipo di persona da interessarsi a grandi lussi.

Consisteva in quattro camere in totale: il soggiorno, una camera da letto, una camera per gli ospiti ed un bagno.

Il soggiorno era l’ambiente più grande. Il pavimento di quest’ultimo era ricoperto da tatami, i muri di erano tappezzati di tele decorate con motivi orientali, al centro vi era un basso tavolinetto circondato da cuscini. In fondo vi era un piccolo comodino sul quale erano posate delle stoffe insieme ad ago e filo. A destra vi era la cucina parzialmente separata dal soggiorno da un muro, e a sinistra due porte shoji* che davano accesso ad altre stanze.

Ordinatamente posizionati in tutto l’appartamento vi erano dei vasi di fiori, i quali ricevevano molta cura da parte del Capitano.

 

Quando Kaede entrò in casa per la prima volta rimase a bocca aperta. Si guardò intorno senza riuscire in alcun modo a nascondere lo stupore: lei di certo non aveva mai messo piede in un ambiente così raffinato, e di colpo provò disagio mentre ammirava le bellissime tele appese alle pareti.

Era tutto così perfettamente ordinato e curato che lei si sentì totalmente in disordine e in stono.

 

Era rimasta imbambolata nell’ingresso quando Retsu le camminò davanti e si voltò verso di lei.

 

- Prego, entra pure. Da ora fino all’inizio dei corsi all’Accademia vivrai qui, mettiti pure a tuo agio. - disse gentilmente, e Kaede non potè far altro che arrossire fino alle orecchie.

 

- Ah...ehm, sì, certamente...con permesso. - fece un piccolo inchino, dopodichè si tolse i sandali e camminò sul tatami. Si guardò di nuovo intorno non sapendo cosa fare.

 

Cavolo, vengo davvero a vivere nella casa di un Capitano…

 

Prima di attraversare la porta di ingresso non aveva proprio pensato a quanta soggezione potesse metterle quel non proprio piccolo particolare della sua nuova vita.

 

- Mi sembra il caso di mostrarti subito tutte le stanze. Non ci vorrà molto. - Retsu le sorrise prima di camminare verso la prima porta a destra.

Kaede annuì e la seguì.

 

- Qui c’è la cucina. Non la uso molto, di solito mangio nella mensa della divisione con gli altri, ma ogni tanto capita che mi venga voglia di provare a fare qualche dolce da accompagnare al tè. Puoi usarla tranquillamente. Presumo che tu sappia cucinare, da come parlava la signora con cui vivevi. -

 

- Oh, sì. Dovevo fare sempre da mangiare, a pranzo e cena, tutti i giorni. Suppongo di cavarmela abbastanza. Perlomeno non manderei a fuoco tutto, ecco… - Kaede si posò una mano dietro il collo e fece un ghigno.

 

- Spesso di giorno non sarò qui per via del mio lavoro, quindi a meno che tu non voglia seguirmi alla divisione dovrai provvedere ai tuoi pasti. Ora che ci penso, dovrei comprare altro cibo, non ne ho molto… -

 

Kaede ponderò attentamente cosa dire.

 

Se non la seguo, sarò sola tutto il giorno ogni giorno...ma se la seguo, sarei continuo bersaglio di occhiate e voci di corridoio, giusto? Tipo “Unohana raccoglie gatti randagi adesso?” o cose del genere...no no no no.

 

- Uhm...penso di voler restare qui per il momento… - disse mettendo su una finta espressione pensierosa.

 

- Capisco. Bene, continuiamo questo piccolo giro. -

 

Retsu si diresse verso la parte opposta del soggiorno ed aprì lo shoji posto più in fondo dall’entrata.

 

- Qui c’è la mia camera da letto. Le mie librerie sono tutte qui, quindi se vuoi leggere qualcosa non farti problemi ad entrarci. -

 

Kaede rimase di sasso.

Non aveva mai, mai visto un libro vero in vita sua, figurarsi una libreria intera. O meglio, ben tre grandi librerie addossate ad una parete.

Totalmente incantata da ciò che aveva davanti, non fece caso a nient’altro. Si diresse spedita verso di esse, un’ansia nuova ora si faceva strada dentro di lei.

 

Voglio...voglio toccarne uno...

 

Però si fermò. Si fermò prima di fare qualunque cosa: si era ricordata che quei libri non erano suoi, non poteva prenderli come se nulla fosse. Per cui si voltò verso Unohana, la quale comprese subito le intenzioni della ragazza e le annuì incoraggiante.

 

Kaede allora scorse con gli occhi i frontespizi senza indugiare, attratta dai colori sgargianti di alcuni. Le cadde lo sguardo su un libro di un blu profondo, e la sua mano andò piano a posarvisi. Lo tirò fuori dallo scaffale, era abbastanza pesante. Guardò la copertina e vide delle creature che non aveva mai visto, di cui aveva solo sentito parlare da Hiiro: ricordandone la descrizione, stabilì che quelli dovevano essere pesci.

Lo aprì, e spalancò gli occhi per la meraviglia davanti alle illustrazioni di cui era pieno: tantissimi tipi diversi di animali sottomarini, di tutte le taglie e forme, insieme a quelle che parevano piante ma molto più strane e insolite. E tutto era immerso nell’acqua.

 

È stupendo, non ho mai visto niente di simile!

 

Non riusciva a staccarsi da quelle immagini, le guardò avidamente una per una fino ad arrivare a metà del libro. C’erano molte parole scritte, ma non vi badò minimamente.

 

Nel frattempo Retsu le si era avvicinata ed aveva inclinato la testa per vedere meglio le espressioni che stava facendo.

 

Quando la rossa si accorse di lei fu come lo scoppio di una bolla. Si era immersa talmente tanto in ciò che aveva visto da aver perso la cognizione del tempo e dello spazio.

 

- O-oh! Mi dispiace, mi sono lasciata trasportare… - affermò dispiaciuta mentre richiudeva il libro. Retsu però la fermò prima che lo riponesse sullo scaffale.

 

- Non è un problema. - disse mentre scuoteva la testa. - Tienilo,  sicuramente vorrai leggerlo. Mi sbaglio? -

 

- L-leggerlo? Ah ma certo...non si sbaglia, Capitano...-

 

- Qualcosa non va? -

 

Kaede sospirò. - In realtà c’è un problema… -

 

- Quale? -

 

Fece un profondo respiro. Aveva davanti una persona che sicuramente sapeva fare un sacco di cose, e dire qualcosa del genere le veniva estremamente difficile. Distolse lo sguardo e lo puntò sulla copertina.

Arrossì di nuovo, non voleva dirlo ma non aveva certo scelta.

 

- Io non… -

 

- Mhm? -

 

Una decina di secondi di esitazione. Retsu inclinò la testa e aggrottò la fronte, incuriosita.

 

- Nonsoleggere. - sussurrò in fretta, sperando che l’altra avesse compreso.

 

- Temo di non aver capito bene cosa hai detto Kinoshita-san, potresti ripetere ad alta voce per favore? - le chiese l’altra.

 

- Io non so leggere. - affermò ad alta voce Kaede piuttosto a fatica. Arrossì nuovamente (stava diventando un’abitudine ormai).

 

Unohana la fissò per due secondi. Sbattè le ciglia un paio di volte e poi disse:

 

- Tutto qui? Possiamo risolvere facilmente la cosa, se vuoi. -

 

- Davvero? - chiese Kaede. Fece un gran sospiro di sollievo a quelle parole. Cominciò ad avvertire un senso di fretta, forse di eccitazione al pensiero.

 

- Certamente. Posso insegnarti come si fa già da stasera, ma immagino che prima tu voglia fare un bagno. E mangiare qualcosa. -

 

Un brontolio di ovvia provenienza si udì nella stanza. Kaede maledì mentalmente il proprio stomaco e Unohana si lasciò scappare una risata.

 

- Direi che il tuo corpo ha risposto per te, non trovi? -

 

- Ehm...credo di sì. -

 

- Allora ti mostro la tua stanza… -

 

   ~☆~

 

- Che lettere sono queste? -

 

- C r, e..o...no, a...t...u...r...e.  Quindi formano la parola “Creature”. -

 

- Il titolo per intero, quindi, com’è? -

 

- Uhm… “L’oceano e le sue cre...creat...creature” .

 

- Molto bene, Kinoshita-san. Hai imparato piuttosto in fretta, ne sono contenta. - 

 

- Lo sono anche io Capitano...grazie davvero per avermi insegnato come si fa. -

 

Dopo essersi data una ripulita ed aver mangiato, Kaede indossò dei nuovi abiti che le aveva prestato il Capitano e le due si misero subito all’opera per risolvere il problema della giovane. Retsu per facilitare il compito aveva scelto alcuni libri piuttosto semplici da leggere e dalle tematiche che potevano facilmente interessare una fanciulla.

La rossa ci aveva messo un po’ prima di rilassarsi durante quell’attività dato che si vergognava a morte di non saper leggere. Una volta scoperto che si non trattava di qualcosa di difficile il ghiaccio si ruppe, ed Unohana non fece più alcuna fatica ad insegnarle.

L’intera parentesi aveva fatto provare di nuovo a Kaede quello strano calore che proprio non riusciva a spiegarsi. Una sensazione quasi totalmente estranea.

Entusiasta però per la sua nuova capacità, non vi si soffermò troppo su e rimase a leggere “L’oceano e le sue creature” fino a tardi, sdraiata sul morbido letto di quella nuova stanza che già adorava.

 

~☆~

 

Isane andava di gran fretta sotto il cielo notturno del Seireitei.

Aveva il respiro affannoso e non più molta forza nelle gambe, ma si costrinse a spingere su di esse sempre di più. Usare lo Shunpo in quel momento era impensabile, per cui doveva limitarsi a correre.

Voleva vedere il suo Capitano.

Diavolo, aveva bisogno di vedere Unohana ora.

 

Svoltò rapida un angolo, la Quarta divisione era ora in vista. Accelerò nonostante il dolore agli arti le stesse facendo patire l’inferno.

Dannò il lavoro e la tarda ora per lo stato di sfinimento in cui versava. L’impazienza la stava divorando, e pregò soltanto che Retsu non fosse andata a dormire.

Entrò nell’edificio cercando di fare meno rumore possibile per non disturbare i pazienti, poche luci erano accese e la quiete la faceva da padrona. Cominciò a rilassarsi e cercò di riprendere fiato mentre attraversava la struttura.

Raggiunse la porta della sua camera e si chiese se cambiarsi prima di andare dal Capitano o rimanere nei suoi abiti da serata, ma l’urgenza era troppo grande e decise di dirigersi direttamente verso il suo obiettivo.

Quello stesso corridoio in cui si trovava il suo dormitorio si apriva in un portico, il quale dava sull’amato giardino di Retsu e conduceva alla sua porta. Prima di svoltare l’angolo si fermò. Provò a sbirciare e la vide lì, seduta a sorseggiare tè immersa nella luce lunare.

Sentì il respiro mozzarsi, il battito accelerare e le gambe bloccarsi lì. Era sempre bellissima, ma la luna sembrava delineare la sua figura in un modo quasi divino, etereo.

Si sentì un’idiota per essersi fermata in un corridoio a osservare di nascosto una donna che stava solo bevendo del tè, ma si giustificò con sè stessa dicendosi che quella non era una donna qualunque. Nonostante passasse tutto il giorno in sua compagnia durante il lavoro era quando si trovavano sole in quell’atmosfera che i suoi sentimenti avevano la meglio su di lei, rendendola pienamente consapevole e accorta di ogni sguardo o piccolo gesto.

 

Andiamo, Isane...vi siete parlate un sacco di volte a quest’ora, devi esserci abituata ormai, no?

 

In tutto ciò, si era totalmente dimenticata di mascherare il suo Reiatsu, rendendo praticamente inutile qualunque tentata discrezione.

E infatti...

 

- Isane? -

 

Alla grigia sembrò che il cuore si fosse fermato di colpo.

 

- B-buonasera, Capitano! -

 

La luogotenente smise di nascondersi dietro l’angolo e si rese ben visibile agli occhi dell’altra. Fece un inchino profondo, ma le gambe le tremarono non riuscendo più molto a reggere il suo peso. Mosse dei passi insicuri verso la donna, la quale le fece segno di sedersi di fianco a lei.

 

- Hai passato una bella serata? - le chiese Unohana mentre versava del tè in una tazza e glielo offriva.

 

- Abbastanza...e lei? - rispose cercando di non lasciare che la sua voce tremasse dall’emozione.

 

- Piacevole, sì. Kinoshita-san è una buona compagnia. -

 

- Capisco...ne sono contenta. -

 

Per un po’ la giovane non seppe cosa dire, limitandosi a bere e osservare l’altra con la coda dell’occhio. Il silenzio cominciò ad agitarla, spesso parlare era un modo per coprire e ignorare la vulnerabilità che sentiva quando era di fianco a lei. Deglutì forte quando Unohana le si avvicinò per versarle altro tè nella tazza.

Isane non ce la fece più, per quanto andasse abbastanza contro la sua natura sentiva il bisogno assoluto di parlare.

 

- Non per impicciarmi, C-capitano ma… posso chiederle cosa avete fatto? Voglio dire...giusto per curiosità, ecco... -

Maledì all’istante la sua lingua, ma Retsu non sembrava infastidita da quella domanda.

 

- Le ho insegnato a leggere. -

 

Isane corrugò la fronte.

 

 - Davvero?-

 

-Sì. Ci ha messo un po’ per dirmi che non sapeva farlo, suppongo che la cosa la imbarazzasse abbastanza. L’analfabetismo è una situazione comune per chi cresce nel Rukongai fin da bambino o vi nasce direttamente... quando le ho mostrato la libreria era piuttosto meravigliata. Vedendo quanto i libri la attirassero ho deciso di non poter lasciare le cose com’erano. - Il Capitano fece un sospiro contento e sorrise alla grigia seduta al suo fianco.

 

- Ehm...è stato davvero un bel gesto da parte sua, Capitano. Kaede-san ne sarà stata sicuramente felicissima. -

Isane immaginò come potesse essere quella libreria. Lei non era mai stata in casa di Unohana,anche questo contribuì alla stretta allo stomaco che avvertiva.

 

- Oh, sì. Si è perfino addormentata abbracciata ad un volume sugli habitat sottomarini. Non ho mai visto nessuno rivolgere tanta sincera attenzione alla carta stampata in vita mia, e penso di aver vissuto già molto. -

 

Entrambe fecero una piccola risata, e la tensione nelle spalle della luogotenente si allentò lievemente.

Isane era sinceramente felice per Kaede, le voleva bene, e nonostante l’invidia non accennasse proprio a lasciarla in pace si ripromise di non pensare mai male sul suo conto.

Il silenzio si fece nuovamente strada tra loro, e stavolta le tornarono in mente le parole di Rangiku.

 

Prova a pensare, invece, se ti abbia mai dato segnali di interesse.

 

La ragazza osservò di nuovo Retsu di nascosto con la coda dell’occhio, ma non notò nulla di particolare in quel momento quindi puntò lo sguardo al cielo. Provò a rilassarsi respirando a fondo e chiudendo gli occhi.

 

- Non ti ho mai vista con questi vestiti, Isane cara. Ti stanno davvero bene, sarebbe bello vederti indossarli più spesso. - disse Retsu occhiando la giacca di jeans e la maglia leggermente scollata della giovane. Sotto indossava jeans e quelle che i mortali chiamavano “Sneakers” o roba del genere. L’affermazione scosse la giovane, la quale sobbalzò e puntò gli occhi sul pavimento.

 

- G-grazie, li ho comprati nel mondo umano tempo fa... non mi capita troppo spesso di uscire, quindi... -

Elaborò meglio ciò che Retsu le aveva appena detto e arrossì ancora.

Subito dopo, però, avvertì un giramento di testa e una sensazione di pesantezza colpirla improvvisamente. D’un colpo le ossa le facevano male. Il viso aveva assunto un colorito paonazzo non molto sano: pensò che probabilmente era colpa dell’effetto combinato di alcol, stanchezza da lavoro, invidia e stress da imbarazzo. Poggiò una mano sul legno del portico e resse il peso del proprio torso sul braccio. Cercò di farlo senza far notare la sua reale condizione a Retsu, ma davanti alla guaritrice più abile del Gotei 13 era praticamente uno sforzo inutile.

 

Unohana infatti notò che qualcosa non andava e le strinse una spalla.

 

- Isane, non ti senti bene? -

 

La luogotenente cercò di ricomporsi e di assumere una postura normale, e poi le rispose:

 

- Oh no, sto benissimo, davvero. È stato solo un capogiro, è già passato. -

 

Ovviamente quell’affermazione puzzava di bugia lontano un miglio.

 

- Credo ti farebbe bene svagarti e vedere di più i tuoi amici, cara. Concentrarsi troppo sul lavoro non va bene, per quanto apprezzi il tuo prezioso aiuto e la tua compagnia dovresti rallentare il ritmo… - la voce si ridusse gradualmente a un dolce sussurro.

 

Effettivamente Isane lavorava troppo, facendo straordinari spesso non necessari, ma non pesava sulla sua psiche quanto sul suo corpo: stare vicino al Capitano le faceva ignorare quasi naturalmente la fatica che la appesantiva. Quello però era un comportamento alquanto rischioso, e solo ora ne stava avvertendo gli effetti. In quel preciso istante.

 

- Voglio che domani tu ti prenda un giorno libero. Hai chiaramente bisogno di riposo. - disse il Capitano in tono più autorevole.

 

- Ma no...davvero, sto bene. Non c’è bisogno che… -

 

- Isane. -

 

Con gran sorpresa della giovane, Retsu le prese il viso tra le calde mani e puntò gli occhi dritti nei suoi.

 

- Non mentirmi, sai bene che è una cosa che odio da parte dei miei sottoposti. Specialmente quando sei tu a farlo, e sulla tua salute nondimeno. Odio vedere queste occhiaie. -

Affermò severamente mentre tracciava il pollice sui segni di stanchezza di Isane.

 

- E sentire questo bruciore… -

Posò la bocca sulla sua fronte e avvertì chiaramente che scottava. Con una mano cercò inoltre il battito nel polso. Si chiese se lei fosse minimamente cosciente delle condizioni in cui versava.

 

La ragazza era totalmente immobile, gli occhi spalancati e la bocca leggermente aperta.

 

Unohana la guardò di nuovo, poi la prese tra le sue braccia e strinse forte.

 

- ...eh? - 

Il cuore di Isane fece un salto. Il calore di Retsu l’aveva avvolta, forse la miglior sensazione che avesse mai avvertito in vita sua, ma non fece in tempo a bearsene che percepì una mano posata sulla sua fronte e un mormorio provenire dalla voce dell’altra.

Il mondo cominciò a diventare buio esattamente quando una calda energia la pervase.

 

Sta usando il kido…

 

Cadde pesantemente fra le braccia del Capitano, senza più un briciolo di forza o di volontà. La sua coscienza scivolava via, aiutata dal bozzolo caldo in cui la faceva sentire quell’abbraccio.

Per quella notte l’ultima cosa che sentì fu Retsu che le augurava bei sogni nell’orecchio, e l’ultima cosa che disse fu il nome della donna che la teneva fra le braccia.

 

~☆~

 

Di nuovo nell’abisso.

Più vicina al fondo stavolta.

La stessa sensazione di pace, la stessa voglia di far niente.

Sul fondo c’era ancora l’Hollow che la guardava malinconico, silenzioso e immobile. Il suo mantello lurido fluttuava morbidamente in quella materia così simile all’aria.

Rispetto alla volta precedente, ora poteva scorgere delle macerie su quello che sembrava il terreno di quel posto. Macerie di...cosa erano quelli? Non aveva mai visto delle costruzioni simili. Inoltre tutto era sfocato e non troppo distinguibile.

Sembrava che qualcosa avesse distrutto quegli edifici. Era stato l’Hollow? Non poteva saperlo.

Andò ancora più a fondo.

Notò che tutto era ricoperto di cenere…

 

~☆~

 

- Huh… -

Kaede aprì un occhio, poi aprì l’altro. Era ancora buio pesto.

Avvertì un forte dolore ai muscoli delle spalle e del fianco destro e si accorse che si era addormentata con il libro in braccio. Grugnì mentre lo posava sul comodino, poi rotolò dall’altra parte del letto e richiuse gli occhi.

Passarono alcuni minuti ma il sonno non si decideva a tornare, probabilmente per via di quel sogno che stava diventando ricorrente. Ripensò ai resti che aveva visto mentre dormiva, ma non riusciva a trovarvi un senso: cosa c’entravano con l’Hollow? E con lei? Non ne aveva neanche mai visti di simili.

Doveva schiarirsi le idee. Calciò via le coperte (ma le risistemò subito), si alzò e uscì dalla stanza. Le luci spente e il silenzio totale le comunicarono che ormai era l’unica sveglia. Aprì piano lo shoji dell’ingresso e inalò l’aria fresca dell’esterno. Notò che il cielo si stava schiarendo, quindi il sole sarebbe sorto di lì a poco.

Poi gli occhi si posarono dove non avevano avuto il tempo in precedenza: il giardino.

Anche nella debole luce del primissimo mattino era una bellissima visione: un’esplosione di colori e profumi differenti. Diverse e ben curate specie di fiori regnavano in quel non tanto piccolo spazio. Non vedeva l’ora che si facesse giorno per poterli osservare meglio da vicino. Si tolse i sandali che si era appena rimessa e camminò sulla terra nuda, era leggermente fredda ma nulla a cui non fosse abituata:meditare l’aveva abituata a quel contatto. Era sempre una sensazione bellissima.

Si chinò su degli esemplari di campanula particolarmente belli e li annusò,le erano sempre piaciute le campanule.

Felice come una bambina come era sempre quando si trovava in mezzo alla natura, ebbe l’improvviso impulso di mettersi a correre, ma non voleva rischiare di inciampare e commettere un floricidio cadendo su un’aiuola.  Si immaginava già la giustificazione che avrebbe dovuto dare al Capitano: “non riuscivo più a dormire dopo aver fatto un sogno inspiegabile e così ho pensato di mettermi a correre nel suo giardino, Capitano.”

No no no no.

 

Fu quando vide l’unico albero presente che le venne in mente un’idea, e si mollò una pacca in fronte per non averci pensato prima: cosa c’era di meglio della meditazione per schiarirsi le idee?

 

Un secondo dopo era già nella solita posizione, regolazione del respiro in atto.

Pregustava già la pace interiore e la chiarezza dei pensieri che la sua attività preferita le avrebbe donato,ma non aveva messo in calcolo che era ancora stanca e assonnata. Morfeo tornò a farsi sentire non appena abbassò definitivamente la guardia, una decina di minuti più tardi, e senza neanche accorgersene Kaede si addormentò sotto l’albero.

 

~☆~

 

- Uhm...mmh... che cosa…? -

Qualcosa stava solleticando il naso alla rossa. Prima di aprire gli occhi si chiese come mai il letto fosse diventato così duro all’improvviso, e dopo averlo fatto si accorse che quello non era un letto

 

- Ah...ahiaaa… -Si mise a sedere e si stiracchiò in quello che ora riconosceva come il giardino, dolorante in tutto il corpo per aver dormito sul terreno.

 

- Cavolo, che ore saranno? - si chiese ad alta voce, mentre si passava una mano fra i capelli.

 

Che imbecille...spero che nessuno si sia accorto che mi sono addormentata qui…

 

Si strusciò gli occhi con le dita e osservò ciò che prima le si era posato sul naso.

Era una strana farfalla blu, di un tipo che non aveva mai visto in precedenza. Si agitava allegra davanti a lei e sembrava quasi volerle dire qualcosa. Kaede tese una mano ed ella vi si posò su. Quel che accadde dopo le fece quasi venire un colpo.

 

- Kinoshita-san, buongiorno. Questo esserino che hai davanti è una Farfalla Infernale, noi Shinigami le usiamo per comunicare a distanza, spero non ti abbia spaventata. Non ti ho voluta disturbare prima nel caso stessi ancora dormendo, quindi ti avviso adesso confidando che tu sia già sveglia: Isane ha il giorno libero oggi. In caso tu non sappia cosa fare potresti farle compagnia, ho pensato che potrebbe averne bisogno. Buona giornata! -

 

- Farfalla Infernale, uh… -

Pensò che quegli animaletti le piacevano. Avrebbe imparato anche lei a mandare messaggi così, all’Accademia? Sicuramente sì.

 

- Ok, forse farei meglio a svegliarmi e andare a vedere cosa sta facendo Isane… - si alzò in piedi, si stiracchiò ancora e si spazzò i vestiti stropicciati, poi tornò in casa.

 

~☆~

 

Poco dopo essersi data una sistemata e cambiata d’abito, Kaede stava bussando alla porta della luogotenente.

 

- Isane-chan? Ci sei? Se ci sei, sei sveglia? -

 

La porta si aprì rivelando una assonnata Isane in pigiama e munita di termometro.

 

- Oh! Ciao Kaede-chan...yaawn...come mai sei qui? - Isane si appoggiò allo stipite, chiaramente era stata appena svegliata dalla rossa.

 

- Il Capitano mi ha detto che oggi hai il giorno libero, quindi sono venuta a romperti le scatole, a meno che tu non abbia da fare, ovviamente. Ti ho svegliata, vero? Mi spiace. Quello...cosa porti in mano? - Kaede fece una faccia buffa mentre le poneva quella domanda. Nonostante si conoscessero da pochi giorni con Isane le veniva naturale atteggiarsi un po’da giullare.

 

- Questo? Oh, è un termometro. Serve a misurare la temperatura corporea. Comunque non preoccuparti, ero già sveglia! - la grigia fece una piccola risata. - Non avevo...yawn...programmi in mente per oggi, non mi dispiace se vuoi tenermi compagnia. Entra pure. -

 

- Sissignora. Comunque, non hai la febbre spero... -

 

Isane guardò l’aggeggio, ma non vide nulla di anomalo.

 

- A quanto pare no, tranquilla. -

 

L’appartamento di Isane era più piccolo di quello del Capitano, e versato su uno stile leggermente più occidentale. Aveva anche un minor numero di stanze (tre e non quattro) ed era pieno di oggetti sparsi in giro. Al posto delle tele orientali erano appesi calendari di alcune band della Soul Society. Kaede si sentì più a suo agio in quell’ambiente disordinato e giovanile rispetto a quello perfetto in cui era ospite.

 

- Hai fatto colazione? - le chiese Isane, mentre cercava qualcosa nella dispensa della cucina.

 

- In realtà no, sono venuta quasi subito qui dopo essermi svegliata nel giardino e aver ascoltato il messaggio di Unohana-sama… -

 

- Nel giardino? -

 

Kaede si rese conto di cosa aveva appena detto e arrossì (ancora).

 

- Ti prego Isane-san, non dirlo a nessuno. Verso l’alba mi sono svegliata e non riuscivo più a dormire, quindi sono uscita a prendere una boccata d’aria e...mi sono addormentata sotto un albero. Ehi, n-non ridere! -

 

L’altra aveva cominciato a sghignazzare senza sosta, tanto che si era dovuta aggrappare al lavandino della cucina.

 

- Scu...scusami ahahah...è solo che...ahahahahah! -

 

- Ma dai...mpf! - la rossa mise su un broncio scherzoso.

 

- Su non ti offendere...immagino che Ret...che il Capitano non ti abbia vista, o ti avrebbe sicuramente svegliata e sgridata per l’insalutare condizione in cui hai dormito. Comunque adesso vedrò cos’ho da mangiare e metterò qualcosa su. -

 

Isane frugò a lungo nella dispensa, lanciando quiete imprecazioni nel non trovare quasi nulla. Si voltò verso Kaede, che nel frattempo spulciava una delle riviste di musica che lei aveva preso in prestito da Kiyone.

 

- A quanto pare non ho nulla che vada bene per colazione. - sbuffò - siccome… -

 

- ...mangi sempre alla mensa della divisione, giusto? -

 

- Esattamente. Però ora che ci penso c’è una caffetteria in cui mi piace andare quando non lavoro. Ti va di venirci con me? - le chiese sorridendo.

 

- Certo, non sono mai stata in una caffetteria... Dovrei avere anche abbastanza Kan dietro… -

Le rispose Kaede frugando nelle tasche interne dei vestiti.

 

- Non preoccuparti dei soldi, ci penso io. Dammi solo un po’ di tempo per vestirmi e poi andiamo subito...ah, ci sono degli amici che vorrei farti conoscere oggi, visto che abbiamo abbastanza tempo. -

 

- Davvero? Forte… - alla ragazzina quest’ultima frase diede ansia. Si stava ancora ambientando nel Seireitei e l’idea di conoscere altre persone la inquietava leggermente. Soprattutto perchè non era molto abituata a relazionarsi, essendo cresciuta con una donna misantropa che sapeva allontanare praticamente ogni forma di vita possibile. Isane,Unohana ed Hanataro erano un’eccezione alla sua difficoltà.

Si disse però che ora le cose erano totalmente diverse da come erano sempre state, e doveva comportarsi di conseguenza.

 

- Sì, sono un po’ esuberanti ma persone per bene. Quando possiamo usciamo sempre insieme per una bevuta. Non che accada troppo spesso, però.

 

Il che è esattamente il motivo per cui stiamo parlando in questo preciso istante. Buon cielo…

 

Arrossì in modo pazzesco quando ricordò cosa era accaduto la sera prima.

Unohana che le parlava così vicina.

Unohana che la stringeva.

Unohana che le augurava la buonanotte dopo averle regalato un sonno senza incubi.

Isane quella mattina si era svegliata nel suo letto, e sapeva bene chi ce l’aveva portata.

 

- Tutto bene, Isane-chan? Sei avvampata di colpo. - le chiese Kaede che la guardava dal basso (la luogotenente era molto più alta).

 

- Huh? Sì sì, sto bene. -

Isane decise che la prima persona che avrebbe fatto conoscere a Kaede sarebbe stata Rangiku. Un po’ perchè la bionda era tra le persone più curiose nei confronti della rossa, un po’ perchè doveva parlarle di quello che era successo la notte precedente.

 

- Ah sì, conoscerai anche mia sorella Kiyone...ehm...preparati… -

 

~☆~

 

In orario di lavoro, le strade che circondavano le Divisioni erano affollate di gente che andava e veniva. C’era chi partiva per una missione, chi tornava, chi trasportava documenti importanti… Kaede si teneva stretta a Isane. Non era nuova alla folla, nel Rukongai era anche più numerosa, ma lì sapeva come muoversi nelle strade. Il Seireitei pareva tutto un altro mondo.

Pensò che un giorno anche lei avrebbe camminato come loro e in mezzo a loro, indaffarata per le faccende da Shinigami, e la cosa le causava un misto di eccitazione e paura.

 

Raggiunsero un grosso edificio che recava un grande 10 sul davanti. Il cortile era pieno di soldati che si addestravano con la spada (Kaede avrebbe appreso in seguito che si trattava di uno stile di combattimento chiamato Zanjutsu) e la rossa rimase affascinata da ciò che vide. Portò istintivamente la mano all’elsa della kodachi, che portava legata al fianco, e desiderò di poter essere lì con loro a fare ciò che stavano facendo.

 

- Vedo che già ti interessa l’addestramento, direi che è un bene. - commentò Isane in tono gentile, avvicinandosi al campo.

 

- Direi di sì, sembra davvero…-

 

Poi vide qualcosa che sembrò colpirla alla testa.

 

- ...interessante. -

 

Una donna camminava pigramente avanti e indietro, supervisionando gli allenamenti e dando qui e là consigli tecnici. Indossava la divisa da Shinigami e una sciarpa rosa acceso. I capelli biondi erano lunghi fino al collo. Gli occhi di Kaede caddero sull’imponente scollatura che rivelava buona parte di una generosissima taglia di seno, ma si sentì colpevole e distolse lo sguardo. Quest’ultimo finì sui fianchi perfetti della donna. La sua figura era semplicemente sconvolgente e Kaede rimase inevitabilmente imbambolata.

La dea- la donna bionda si voltò verso di loro e salutò Isane, poi camminò verso di loro con passo ancheggiante e le raggiunse.

 

- Yo, Isane! Giornata libera oggi? -

Chiese allegramente, ma subito dopo represse uno sbadiglio.

 

- Ciao Rangiku-san. Sì il Capitano Unohana ha insistito molto per lasciarmela…stavamo andando a mangiare qualcosa e ho pensato di fare un salto. Come va la sbornia? -

- Beh, mi è quasi passata. Sai che reggo abbastanza bene. -

 

L’altissima luogotenente mimò con le labbra le parole ti devo parlare all’altra, la quale comprese subito ed annuì.

 

- Ah, giusto, lei è… -

 

- ...Kinoshita, giusto? -

 

Rangiku guardò Kaede, la quale non le aveva staccato gli occhi di dosso neanche un secondo.

 

- Finalmente riesco a incontrarti! Sono giorni che non si parla altro che di te. Io sono Matsumoto Rangiku, luogotenente della Decima divisione. - fece un piccolo inchino, che l’altra ricambiò subito.

 

- K-kinoshita Kaede...piacere di conoscerti, Matsumoto-san… -

Il colore del viso della ragazza ora si intonava perfettamente con quello dei suoi capelli.

 

Guardando la giovane più da vicino, però, Rangiku ebbe una sensazione. Quel viso delicato, quegli occhi d’argento, quelle lentiggini e quei capelli rossi rievocavano qualcosa in lei. Forse un ricordo sbiadito?

 

Sinceramente stupita, le chiese: - Ehi, mi sembra di conoscerti… ci siamo già viste prima? -

 

- E...eh? -

 

~☆~

 

NdA: un capitolo di gente che dorme, senza dubbio.

Buonsalve everyone e grazie per aver letto. Ci ho messo un sacco ad aggiornare, sorry (inchino).

Qualcosa inizia a muoversi, qualcosa invece procede. Oh oh oh(?). Spero che le orrende descrizioni presenti non vi abbiano fatti fuggire come gazzelle.

F i n a l m e n t e Kaede ha conosciuto Rangiku. F i n a l m e n t e posso dare il via a tutte quelle cosine che avevo in mente. Evvai.

Intanto, il natale si avvicina.Spero siate stati bimbi buoni quest’anno ~ (io no. *coff*)

In caso non riesca a portarvi il capitolo prima del 25, buone feste a tutti guys~

 

~ Kurocchi 

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Capitolo 5
*** Go for it, my girl! ***


Capitolo 5: Go for it, my girl!
 
 
 
Non ero abituata a interagire con gli altri, nel Rukongai a parte Hiiro non avevo amici. Katsuri spaventava gli altri bambini e allontanava le persone in generale, e di conseguenza queste mi escludevano a prescindere. Ero considerata come una sorta di figlia del demonio nonostante non avessi mai fatto nulla di male. Ovviamente piuttosto che considerare quella vecchia maledetta come una figura genitoriale mi sarei fatta tranciare un arto, ma gli altri mi associavano a lei automaticamente e non potevo fare granchè per risolvere la cosa.
 
Con le persone che vivono nel Seireitei però è stato completamente diverso. Nonostante tutto, non smetterò mai di benedire la sera dell’attacco…
 
~☆~
 
Kaede scrutò Rangiku. Sforzò la mente per cercare di ricollegare le meravigliose fattezze di chi aveva davanti a un qualche ricordo, ma pensò che una donna così bella non passava certo inosservata e che l’avrebbe ricordata sicuramente se mai l’avesse vista. Scosse la testa in risposta alla domanda dell’altra.
 
 - Non mi sembra che ci conosciamo già...mi dispiace, Matsumoto- san. - disse timidamente, imbarazzata dal fatto che quella dea-che Matsumoto la stesse guardando così intensamente.
La bionda, invece, non lo pensava. Più guardava quella graziosa ragazzina più sapeva che doveva averla già vista da qualche parte. Non riusciva ad afferrare dove ne’ quando, questo le sfuggiva continuamente, come se stesse cercando di acchiappare un pesce a mani nude. Per il momento decise di accantonare la cosa, ma era chiaro che non si sarebbe arresa. Ci avrebbe pensato su in seguito.
 
 - Mi sarò confusa con qualcun’altra allora! Perdonami la gaffe cara. - replicò Rangiku allegramente con uno sventolio della mano e un sorriso gigante sul volto.
 
- Ah, Isane! Hai detto che state andando in caffetteria. Vi spiace se mi unisco a voi? - chiese subito dopo alla grigia facendole l’occhiolino.
 
 - Ovvio che no, ma...non stai lavorando? -
 
 - In teoria si, in pratica il Capitano si è ormai arreso per quanto riguarda i miei...metodi. Non credo gli importi più se sparisco di quando in quando! - e scoppiò in una risata.
 
Alla sola idea di poter stare intorno alla solare luogotenente, Kaede sorrise a centottanta gradi. Non sapeva perchè reagisse in quel modo, e si disse che per fortuna nessuno aveva visto. Si dette discretamente delle leggere pacche sul viso in un vano tentativo di farlo sparire.
 
Che mi prende? Maledizione non riesco a tirare giù gli angoli della bocca. Bravissima Kaede, fai pure la figura da imbecille.
 
 - Kaede-chan? -
 
 - Sì! Andiamo! - e cominciò a camminare prima delle altre due.
 
 - Ehi, il Worldwide non è da quella parte… -
 
 - A-ah, sì? Allora scusatemi! -
 
~☆~
 
 Mentre camminavano per strada, Kaede ascoltava rapita ogni frase che uscisse dalla bocca di Matsumoto. Non per cosa dicesse erano discorsi anche abbastanza frivoli, ma perchè a suo parere aveva una voce incantevole. Di suo, non spiccicava parola. Il motivo di base era la sua timidezza, e un altro riguardava il suo timore di sparare qualche scemenza. Non si sentiva a suo agio intorno alla bionda.
 
Quando la Tredicesima divisione fu in vista Isane cominciò a sudare. Conosceva bene sua sorella e sapeva già cosa stava per succedere.
 
E infatti…
 
 - TU! TU SEI QUELLA DI CUI TUTTI PARLANO! EHI! -
 
Alla piccola rossa stava per prendere un colpo. Non aveva avuto neanche il tempo di mettere piede nella Tredicesima: si era ritrovata addosso una ragazzina che sembrava star scontando gli effetti di un eccesso di zuccheri.
 
 - Quindi è questa la tua faccia! Ma ehi, non sei così mozzafiato come dicevano… che delusione… -
 
 L’espressione che fece Kaede in quel momento non aveva prezzo. Rangiku le avrebbe volentieri fatto una foto per quanto era oltraggiata.
 
 - M-ma...ma cosa…??? - la rossa era senza parole. Ok, lo sapeva di non essere propriamente una modella, ma si stava costruendo pian piano una buona opinione di sè stessa. E quella ragazza gliel’aveva appena demolita, con la stessa delicatezza che avrebbe potuto avere uno guardiani degli ingressi del Seireitei.
 
Ma un attimo, chi mai la definiva “mozzafiato”?
 
- Kiyone, bada a come parli! -
 
 - Eddai Onee-chan, ho solo detto come la penso! Non si sarà mica offesa, no? Ehi, è vero che sei praticamente esplosa in faccia a quell’Hollow? E quello è scappato come un coniglio? Ma perchè non parli? -
 
 Ora la uccido, pensò la rossa sopraffatta da quell’esplosiva nanetta. Seriamente, ora la uccido.
 
 - Kiyone, calmati! La stai spaventando! - Isane stava provando inutilmente a domare quella scatenata belvetta. Guardava la rossa preoccupata mentre quest’ultima era diventata color melanzana, con aggiunta di fumo che le usciva dalle orecchie.
 
 - Penso che più che spaventarla la stia mandando in bestia, ha una faccia impagabile! - Affermò Rangiku ridendo. Diede una pacca sulla spalla a Kaede, e quel contatto fece paralizzare quest’ultima.
 
 - Tranquilla, un giorno ti abituerai all’irruenza di questa piccoletta. -
 
 - Se lo dice lei, luogotenente… - replicò Kaede incerta.
 
 - Per piacere, chiamami Rangiku. Trovo i titoli abbastanza soffocanti, dolcezza. -
 
 Il viola che aveva appena lasciato il viso della ragazza del Rukongai ritornò a farsi vedere in tutta la sua potenza.
 
 - Va bene, Rangiku-san. -
 
Dov’era il fiato quando serviva? Alla rossa pareva di aver dimenticato come si respirasse, nonostante l’altra non avesse fatto nulla di sconvolgente. Si massaggiò la testa, l’elettricità che scaturiva da quella vicinanza le stava facendo girare la testa.
 
 - Kiyone, noi stiamo andando a fare colazione. Potresti chiedere al tuo Capitano il permesso di prenderti una pausa? - Chiese Isane a quella insistente di sua sorella.
 
Quest’ultima sparì improvvisamente (aveva chiaramente usato lo Shunpo) per poi riapparire tre secondi dopo.
 
 - Mi ha detto di sì! Andiamo, su! -
 
 La maggiore si trattenne dallo schiaffeggiarsi il viso ripetutamente.
 
~☆~
 
Il Worldwide era una delle caffetterie più frequentate nel Seireitei. Si chiamava così perchè il suo propietario in vita aveva girato molto il mondo. Agli inizi dell’attività era una semplice caffetteria come tante, dal gusto semplice e senza fronzoli di alcun tipo. Ma al proprietario venne l'idea di fornire al posto quelli che i mortali chiamavano“giochi arcade”. Intorno a quell’orario, il locale era frequentato dagli Shinigami che avevano il turno di pomeriggio, e non era affatto raro vederli cimentarsi con quegli strani affari. Anzi, si poteva dire che la fortuna del posto si fosse basata proprio su di essi, oltre che per il buon cibo. Le luci, le musiche, tutto attirava l’attenzione delle anime poco avvezze a quel tipo di tecnologia. C’era anche una sezione dedicata al Karaoke, ed a quanto pare questa era fornita di moltissime canzoni prese dal mondo mortale. Non c’era modo di annoiarsi lì.
 
Non era l’unico caso di modernizzazione ad avvenire nella Soul Society. Il primo fra tutti fu la fondazione della sezione Ricerca e Sviluppo nella Dodicesima divisione e le scoperte tecnologiche avvenute in seguito: queste furono fonte di incoraggiamento per molti all’interno del Seireitei, che cominciarono a informarsi sulle mode e sulle attività presenti nel mondo umano. Jiiya, il proprietario del Worldwide, era un appassionato in particolar modo dei passatempi delle sale giochi. La caffetteria assunse un sapore molto distante da quello orientaleggiante tipico della Corte delle anime. Perfino gli abitanti più anziani della Soul Society non avevano nulla contro il progresso, ed anzi lo appoggiavano. Ma sì, un po’ di aria nuova non fa male a questo posto. Tutti pensavano questo.
 
Mentre le sorelle Kotetsu chiaccheravano animatamente ed aspettavano le proprie ordinazioni, Kaede osservava estatica il foglio di plastica del menu. Era abbastanza indecisa su cosa ordinare: tutto ciò che era rappresentato lì sopra sembrava estremamente delizioso. Non ne aveva mai assaggiato neanche la metà, e se avesse potuto avrebbe preso praticamente tutto, ma aveva abbastanza Kan per un solo dolce (non voleva approfittare della gentilezza di Isane). Mentre scrutava non si accorse di Rangiku, che si era avvicinata parecchio e stava facendo finta di occhiare anche lei la lista dei dessert. In realtà guardava Kaede ed era piuttosto divertiva dall’esitazione mista allo stupore che ella mostrava. Nacque in lei il desiderio di provocare bonariamente quella timida giovane, tanto per rompere il ghiaccio.
 
 Le soffiò su un orecchio e cinguettò: - Non riesci a decidere? -
 
 - HYAH! - Mancò poco che a Kaede non volasse via il menu dalle mani. Fece uno spettacolare balzo sulla sedia che attirò l’attenzione di non pochi clienti, e subito volle sprofondare.
 
 A...a cosa pensa questa donna?!?
 
Ahahahah! Vedo che non hai i nervi molto saldi, sei proprio sicura di voler diventare una Shinigami, cara? -
 
Il tono dell’avvenente bionda era scherzoso, ma alla piccola rossa venne da riflettere. Effettivamente...era davvero sicura? Ora che ci pensava, questo non lo sapeva. Aveva accettato l’occasione che le era stata data, sulle prime, per scappare dalla sua orrenda e povera vita. Ma non si era mai fermata a ragionare su cosa comportasse esattamente il lavoro di Dio della Morte. Ricordò il terrore che aveva provato davanti a quell’Hollow… essere Shinigami significava doverne affrontare spesso? Ovviamente era così. E probabilmente significava anche combatterne di peggiori. Più forti, più spaventosi, più malvagi. Sbiancò, era davvero pronta a ripetere l’esperienza? E se la prossima volta non ci fosse stato nessuno a salvarla? Cosa avrebbe fatto in quel caso?
 
 In quel caso ti difenderesti da sola. Non è ovvio?
 
 Una piccola ma decisa voce nella sua testa aveva risposto per lei. In effetti, non era a quello che serviva l’Accademia? Imparare a combattere e difendersi. Sì, la prossima volta sarebbe stata pronta. Aveva tanto tempo per prepararsi all’evenienza, e non l’avrebbe sprecato.
 
 - Ehi ragazza, capisco che ti piaccia un sacco ciò che vedi, ma...svegliati! Sei rimasta imbambolata per due minuti! -
 
 Qualcuno la stava scuotendo tenendola per le spalle. Kaede scosse la testa e si ricordò di chi aveva davanti. Si rese conto, inoltre, che era rimasta a fissare Rangiku per tutto il tempo.
 
Inutile dire che le sfumature di rosso del viso raggiunsero di nuovo un’intensità pazzesca. Se prima voleva sprofondare, ora desiderava che la terra si aprisse e l’inghiottisse senza alcuna pietà.
 
Boccheggiò prima di rispondere frettolosamente.
 
 - Scu...scusami! Ero sovrappensiero! - Abbassò lo sguardo e prese a tormentarsi le dita, visibilmente agitata. Si accorse che stava sudando.
 
 - Ok, ok, calmati. Non c’è bisogno di essere così nervosa, sai? - Rangiku le diede un’altra pacca sulla spalla, ma stavolta mantenne il contatto più a lungo. Posò la testa sull’altra mano e lanciò alla rossa uno sguardo provocatorio.
 
 - A cosa stavi pensando che t’ha preso in quel modo? Hm? -
 
 Non volendo di già discutere delle sue incertezze con lei, Kaede non sapeva cosa risponderle. Aprì e richiuse la bocca più volte. La guardò negli occhi e cercò disperatamente una scusa, ma presto non ne ebbe più bisogno.
 
 - Capito, non vuoi dirmelo. Quindi è roba che scotta, ci scommetto. Perchè adesso non fai la tua ordinazione, così possiamo fare conoscenza come si deve? Personalmente, ti consiglio questa. -
 
 Rangiku indicò sul menu la cioccolata bianca calda al cocco e Kaede si ritrovò a seguire quel consiglio più che volentieri. Chissà che sapore aveva? Era sicuramente buona se la luogotenente gliela stava consigliando.
 
 - Allora… come saprai si è parlato parecchio di te ultimamente. La cosa ti fa piacere oppure ti infastidisce? -
 
 Che strana domanda. Si aspettava che anche la donna le chiedesse cose casuali sulla sua vita e su cosa fosse successo nei minimi dettagli. Invece…
 
 - Beh...più che altro non capisco perchè si parli così tanto di me. Prima mentre camminavamo ho notato che le persone mi fissavano...  ma non sono certa la prima cittadina del Rukongai ad essere stata attaccata da un Hollow. -
 
 Un cameriere portò un bicchiere di quel che sembrava un liquido chiaro e lo posò davanti a Rangiku. Gli occhi di quest’ultimo caddero su Kaede e rimasero a scrutarla per qualche attimo, ma lui non disse nulla ed andò via.
 
- Grazie caro. Dunque...ciò che ha fatto tanto scalpore non è il fatto che hai subìto un’aggressione, quello è ordinaria amministrazione ed è anche per questo che esistono le Divisioni...ma è il fatto che sei stata condotta nel Seireitei ed un Capitano si è perfino scomodato ad ospitarti. Non è una cosa che si vede tutti i giorni. Anzi, che io sappia non è mai successo. - Mentre parlava,la bionda Shinigami passava l’indice sul bordo del bicchiere. Quel movimento circolare era una cosa che l’altra trovò quasi ipnotica.
 
 - Davvero non è mai successo? -
 
 - Mai. Capisci perchè sei così interessante agli occhi di tutti, cara? Tu devi avere qualcosa di particolare, se sei qui adesso. -
 
 - Beh, il Capitano dice che ho tanto di quello che voi chiamate “Reiatsu”. È per questo che mi è stato offerto di restare… -
 
Non volendo insinuare dubbi nella mente di una ragazzina che era arrivata lì da così poco, Rangiku decise di accondiscendere a quest’ultima ipotesi. Ovviamente  non si sarebbe mai bevuta quella storia del Reiatsu, ma per il momento era meglio non indagare oltre. Se sotto c’era qualcosa di grosso, prima o poi sarebbe venuto a galla.
 
- Capisco. Beh, se ne hai così tanto sai mascherarlo davvero bene. Non riesco a percepirlo. -
 
 - Mascherarlo…? In che senso? -
 
 La bionda guardò Kaede stupefatta. Imparare a mascherare il Reiatsu non era semplice, ma era possibile quella ragazza lo stesse facendo senza nemmeno accorgersene?
 
 - Nel senso, fai in modo che gli Hollow o gli altri Shinigami non possano rintracciarti. È un trucco utile per diverse ragioni, e non è nemmeno semplice da eseguire. Eppure tu come ci riesci, così dal nulla? Io l’ho imparato al mio terzo anno di Accademia… -
 
 Kaede non aveva quasi la minima idea di cosa stesse parlando Rangiku. Certo era che lei non stava facendo assolutamente niente di proposito. Ancora una volta, non sapeva rispondere a ciò che le veniva chiesto. Stava diventando frustrante.
 
 - A essere sincera, Rangiku-san, non ne ho idea. Uhm...presumo sia un’altra delle mie...ehm, particolarità? Credo… -
Alla rossa venne un pensiero che la fece rabbrividire: e se invece fosse stato tutto un errore, se l’aver messo in fuga l’Hollow fosse stato solo un caso e lei in realtà non possedesse affatto quella grande energia spirituale che sia il Capitano sia Isane raccontavano di aver visto in azione? Già si immaginava rispedita a casa, per sempre nelle grinfie dell’infernale vecchietta del Distretto 47. Impallidì e si strinse le spalle, quella sì che sarebbe stata una catastrofe per lei. Un senso di ansia cominciò a pervarderla stringendole lo stomaco, e sperò che non accadesse mai una cosa del genere.
 
 - Se è così, abbiamo davvero fra le mani una giovane promessa per il Gotei 13. Non vedo l’ora di vederti in azione dopo che ti sarai diplomata. -
 
Sempre se ti ricorderai di me, Rangiku-san… pensò la giovane, una reminescenza di qualcuno che si era dimenticato di lei molto tempo prima.
 
~☆~
 
La cioccolata di Kaede arrivò ed il resto della conversazione si diresse su che tipo di lavori si svolgessero nel Gotei 13. La luogotenente spiegò alla ragazza che ogni Divisione aveva un diverso compito, e che il suo alla Decima riguardava principalmente l'occuparsi di burocrazia. Mentre l'ascoltava, Kaede sorseggiava la sua bevanda e pensò che quella fosse la cosa più buona del mondo.
 
- Credimi, il più delle volte è tremendamente noioso. Compiliamo e consegnamo alle altre Divisioni le direttive che arrivano direttamente dalla Prima, ma a parte questo normalmente non succede nulla di interessante. L'ultima volta che ho visto un po' di azione é stato mesi fa. Fu un bel viaggetto nel mondo degli Hollow... faccenda piuttosto lunga da spiegare se non la conosci di già. La mia Haineko vorrebbe tanto sminuzzare qualche mostriciattolo, ma l'Undicesima divisione si prende tutti gli incarichi e a noi non ne resta neanche uno... - Qui la bionda sospirò, dopo aver innavvertitamente acceso la massima attenzione della ragazza che le sedeva a fianco.
 
- Haineko è...la tua spada, vero? - chiese Kaede abbastanza certa di averci preso: Isane giorni prima le aveva parlato delle Zanpakuto e le aveva mostrato la sua Itegumo. Rimase affascinata  dall'energia che emanava, quell'arma era impossibile da confondere con una semplice lama.
 
- Esatto piccola. Ora non ce l'ho con me, altrimenti te l'avrei fatta conoscere volentieri. Ha un carattere molto simile al mio. - Rangiku fece un ghigno al pensiero di come la rossa si sarebbe potuta comportare in compagnia di "due Rangiku".
 
- Wow...è vero, Isane mi ha detto che le Zanpakuto  hanno un'anima. - Kaede portò la mano alla sua kodachi e passò il pollice sull'elsa. - Non vedo l'ora di averne una tutta mia. -  sospirò.
 
- Ti consegneranno un'Asauchi alla fine del tuo secondo anno. Le Asauchi sono le spade che diventano Zanpakuto dopo aver stabilito un legame con il proprio possessore. Anche per quello ci vuole parecchio, però...dovrai allenarti molto prima di conoscere il nome della tua spada. Ed allora conoscerai anche la natura del tuo potere. Ma penso che tu sappia già queste cose. -
 
La rossa prese a fissare la tazza ora vuota che aveva tra le mani, sorridendo per l'emozione. Immaginava come sarebbe stata la sua Zanpakuto: che carattere avrebbe avuto? E quali poteri?
I suoi pensieri però vennero interrotti da una fastidiosa vocetta.
 
- Spero abbiate smesso di parlare di cose cosí noiooooseeee.... - disse sbadigliando Kiyone, la quale venne subito ripresa dalla sorella. Kaede era così assorta nel parlare con Rangiku che si era totalmente dimenticata della loro presenza. Avrebbe chiesto scusa ad Isane più tardi.
 
- Piuttosto tu, rossa! Ti sfido ad una partita a Street Fighter. Non puoi tirarti indietro, eh! - la Kotetsu più piccola indicò un cabinato posto fra gli altri giochi. Isane in cuor suo pregò che Kaede accettasse, anche se con qualche senso di colpa: aveva bisogno di parlare con la luogotenente della Decima senza sua sorella fra i piedi.
 
Kaede fissò quella strana scatolona gigante e luminosa. Le sembrava Non sapeva come si giocasse ma ora aveva una voglia matta di stracciare quella piccoletta per zittirla, quindi...
 
- Ok, ci sto. Però non metterti a piangere dopo, nanetta... - rispose. Ma si portò una mano alla bocca, sorpresa dalle sue stesse parole. Non era da lei un'uscita del genere. Che fosse stata l'influenza di Katsuri ad emergere ora per la prima volta?
 
- Ehi, nanetta a chi? Ora ti faccio vedere io! - esclamò
 
Una volta che le due ragazzine si furono allontanate, Isane fece un sospiro di sollievo. Mentre Rangiku e Kaede stavano parlando Kiyone le aveva sfondato le orecchie con le solite lamentele su Sentaro e i soliti discorsi su quanto fosse bello il Capitano della sua divisione. Non riusciva quasi a credere che ora le sue orecchie potessero stare tranquille.
 
- Hai ritrovato la pace dei sensi, eh, Isane-chan? - sussurrò la bionda divertita, inclinandosi in avanti sul tavolo.
 
- Eccome...Kiyone sa essere piuttosto stressante... tu ti sei divertita parecchio invece. -  Isane appoggiò le braccia sul tavolo.
 
- Abbastanza. Mi piace un sacco osservare gli effetti che ha il mio fascino sulla gente. Ed è divertente il triplo con le persone timide come lei. Devo dire, però, che mi intriga. Ha qualcosa di particolare. - Rangiku puntò lo sguardo sulla rossa che premeva i tasti dell'aggeggio da gioco che aveva in mano. Sembrava davvero concentrata.
 
- Hai notato anche tu, eh? Ma non strapazzarla troppo mi raccomando, si sta ancora ambientando. Ora, Rangiku-san... -
 
- Ed ecco la parte della giornata che stavo aspettando. Sono tutta orecchi, cara. Cosa è successo? -
 
Isane procedette a raccontare per filo e per segno gli avvenimenti della sera prima, senza risparmiarsene i rossori conseguenti. La bionda ascoltava interessata senza proferire parola. Nel mentre, dall'arcade provenivano gli schiamazzi di Kiyone.
 
- ...e stamattina mi sono svegliata nel mio letto. Ma non ci sono finita da sola, Rangiku-san. Mi ci ha portato lei... -
 
Rangiku rimase in silenzio per qualche secondo, e poi sgranò gli occhi e tuonò: - Santo cielo, Isane! Come fai ad avere ancora dei dubbi? -
 
- Ma...Rangiku-san... -
 
- Niente ma. È ufficiale, Unohana ti sta dietro tanto quanto tu stai dietro a lei. Hah! Ci scommettevo! - fece una risata.
 
Isane ormai batteva continuamente i suoi stessi record: raggiunse ogni tipo di sfumatura viola esistente al mondo nel giro di un secondo.
 
- È ora che ti butti, cara mia. Carpe diem. Lanciati. Tanto ti sta aspettando a braccia spalancate. -
 
- Non so come fare, Rangiku-san...ho tantissimi dubbi, si vede che non sono abituata a queste cose... - mormorò Isane disperata, poggiando la testa sulle braccia.
 
- La risposta che sto per darti potrà sembrarti scontata Isane-chan, ma è una verità molto semplice: sii sincera. Con le bugie e le omissioni non si arriva da nessuna parte...si rischia solo di perdere ciò che si ha di più caro. E poi, in un mondo come il nostro non si sa mai come sarà il domani. Ripeto, buttati, Isane. -
Mentre diceva queste parole, la grigia notò un'ombra attraversare il viso della bionda. Capì a cosa si stava riferendo,  ovviamente Rangiku soffriva ancora per quel fatto e non voleva che l'amore di Isane facesse la stessa fine del suo.
 
Dopo un minuto di riflessione la grigia alzò di scatto la testa. Aveva un sorriso sul volto, come se fosse stata colpita da un'improvvisa illuminazione.
 
- Lo farò! E so anche quando! Dovrò aspettare qualche mese, ma significa che avrò più tempo per prepararmi. Grazie davvero, Rangiku-san! -
 
Rangiku le lanció un bacino volante.
 
- E di cosa! Non ho fatto nulla, ti ho solo messa nella direzione giusta. Piuttosto, cos'è che hai in mente? - chiese curiosa.
 
La grigia fece un sorriso timido.
 
- Lo saprai quando mi sarò organizzata per bene... -
 
La bionda ghignò compiaciuta ed alzò le sopracciglia. Finalmente Isane si stava dando una svegliata. Lei che aveva una possibilità non doveva sprecarla.
 
Alzò lo sguardo e vide una Farfalla Infernale planare verso di lei. Aspettò che si avvicinò abbastanza e porse un dito affinchè essa vi si posasse su. Immaginava già di chi fosse il messaggio che portava e si preparò psicologicamente con l'espressione di un bambino seccato dalla ramanzina di un genitore.
 
- MATSUMOTOOOO! - l'urlo di Toshiro Hitsugaya risuonò per tutto il locale, attirando l'attenzione degli altri clienti.
 
- Ugh... -
 
- Credo che tu debba tornare a lavoro... -
 
- Decisamente... -
 
Le due Shinigami si alzarono dal tavolino ed andarono a pagare le ordinazioni di tutte, poi si diressero verso il cabinato, dove a giudicare dalle esclamazioni di Kiyone Kaede stava dominando la partita.
 
_K.O.! Ibuki wins!_
 
- Ma dai! Non è possibile! Come fai ad essere così brava se non hai mai  giocato?!? Basta, ci rinuncio! - la Kotetsu minore posò il controller, verde dalla rabbia, mentre Kaede sembrava abbastanza soddisfatta delle vittorie appena ottenute.
 
- Non prendertela troppo, dai... possiamo sempre giocare ancora qualche altra volta, e magari potrai prenderti la rivincita. - disse quest'ultima ridendo. Si voltò e vide che le altre due le avevano raggiunte.
 
- Stiamo andando via? -
 
- Io sì. Purtroppo io devo tornare a lavoro, se non voglio trovarmi dietro Hitsugaya con intenzioni poco piacevoli. - rispose la bionda.
 
- Farei meglio ad andare anch'io... - aggiunse Kiyone. - Dopo questa batosta ho bisogno di vedere il mio Capitano... - disse con aria di sconfitta.
- Volete che vi accompagnamo? - Domandò loro gentilmente Isane.
 
- No, tranquilla. Posso leggere sul viso di questa piccoletta che vorrebbe giocare ancora. - La bionda si chinò verso Kaede, che era più bassa di lei di una quindicina di centimetri, e le stampò un bacio sulla guancia lasciandola immobilizzata. - Ci vediamo presto, dolcezza. - Poi diede una pacca sulla spalla ad Isane e le sussurrò: - Coraggio! -
Infine salutò Kiyone e fece uno Shunpo verso la Decima divisione.
 
- Io non posso stare in compagnia di quella imbrogliona un secondo di più. Adieu! - e con questo, anche Kiyone andò via.
 
Isane scoppiò a ridere dopo l'ultima affermazione di sua sorella. Poi notò che Kaede non si muoveva ne' emetteva suoni. La guardò e cominciò a scuoterla per le spalle in un tentativo di svegliarla dalla trance in cui era caduta.
 
- Kaede-chan? Ci sei? -
 
- E-eh...sì! Ci sono! -
 
- È tutto ok? -
 
- Sì, sì! Ti va di divertirti contro di me, Isane-chan? - rispose la rossa cambiando argomento. La grigia non insistette, comunque.
 
- Uhm... va bene. Non sono una professionista ma me la cavo abbastanza.
 
- Io non avevo mai toccato un picchiaduro prima di oggi, non preoccupartene. - Kaede scrollò le spalle.
 
- Giusto... come hai fatto a stracciare mia sorella in quel modo, allora? - chiese la luogotenente piuttosto sorpresa. A differenza sua Kiyone giocava spesso.
 
- A essere sincera...non lo so. Mi veniva istintivo... Allora, vogliamo giocare? -
 
- Sicuro. Preparati ad assaggiare la furia di Cammy! -
 
~☆~
 
Salve a tutti e scusate il ritardo. So che il capitolo è poco ispirato, non ne sono soddisfatta io stessa ma spero vi sia piaciuto. Sono riuscita comunque ad infilare degli hint qui e là su un certo personaggio (ohohoh). Sono stati mesi un po' difficili e quindi non ho partorito chissà quale meraviglia, ma il prossimo sarà più interessante.
Little useless fact: perchè tra tutti i personaggi di Street Fighter a Kaede è capitata Ibuki?
Allora, dovete sapere che la parola Ibuki in giappo sta per "respiro". Traete voi la conclusione,lolol.
Si, Kurocchi si diverte con ste cose atroci. Ugh
Dunque, ci vediamo al prossimo capitolo.
See ya!
 
~Kurocchi

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Capitolo 6
*** Starbound ***


Il tempo che passavo nel Seireitei mi portava alla scoperta di lati di me stessa che non sapevo di avere. Era come se la mia vita nel Rukongai avesse totalmente represso la vera me...
È stato come rinascere.
Ed il merito è anche, e soprattutto, tuo.
~☆~
 
Omaeda Marechiyo zampettava lungo i corridoi della Seconda divisione, sgranocchiando avidamente dei biscotti al ciocciolato. Spargeva irresponsabilmente briciole tutt’intorno sembrando quasi noncurante della cosa, finchè gli venne in mente l’espressione adirata del suo Capitano e tutte le punizioni corporee che gli sarebbero toccate se non avesse pulito subito il pavimento. Si guardò stupidamente intorno alla ricerca di una scopa, quando la fautrice delle sue paure si materializzò davanti a lui. Soifon era diretta verso il suo ufficio camminando a testa bassa. La frangia le copriva gli occhi dandole un aspetto piuttosto inquietante. Omaeda già spaventato sussultò, si chinò e si parò la testa, pronto a chiedere perdono alla spietata ragazza. L’aspro rimprovero atteso però non arrivò: lei lo superò senza nemmeno notarlo. Entrò nel suo ufficio lasciando aperta la porta e si sedette alla scrivania, pensierosa. Poi posò la testa su una mano e prese a giocherellare con una matita. Sembrava inquieta.
 
Omaeda, curioso, si avvicinò piano all’entrata girandosi ansiosamente i pollici. Non era normale che il suo Capitano non lo avesse già duramente malmenato per lo sporco che aveva lasciato.
 
- C-capitano...qualcosa non va? - chiese incerto.
 
Soifon alzò giusto gli occhi per lanciargli un’occhiata aggressiva.
 
- Non ti riguarda, Omaeda… - rispose quasi sottovoce. Bastò quello a far correre parecchi brividi lungo la schiena del luogotenente.
 
- Ma certo, Capitano! Non mi riguarda! Tolgo il disturbo! - Fece per andarsene in fretta, ma…
 
- E, Omaeda… se non pulisci immediatamente quelle briciole che hai lasciato lungo il corridoio, ti legherò ad un palo nel campo di allenamento e ti punirò personalmente di fronte a tutta la divisione. - concluse nel tono più freddo possibile.
 
L’uomo saltò in aria terrorizzato.
 
- Sì, signora! Subito, signora! - quasi urlò, e prese a correre via.
 
Razza di idiota…
 
Quella piccola distrazione non bastò a placarle l’animo. Erano cinque giorni ormai che un pensiero fisso la tormentava.
 
Lei potrebbe essere un lupo travestito da agnellino… potrebbe star facendo l’innocente apposta. Non mi fido affatto, ci sono troppi criminali che sanno fingere bene.
 
La matita che teneva in mano si spezzò sotto la pressione delle sue dita. Si leccò le labbra screpolate.
 
Devo verificare di persona, al più presto.
 
~☆~
 
Kaede ed Isane erano rimaste a giocare all’arcade fino al tramonto, con buona pace dello stipendio di quest’ultima. Avevano provato gran parte dei giochi presenti, perfino il bowling presente in una sala adiacente. Quel pomeriggio di svago era servito ad Isane per lenire lo stress, ed a Kaede per smettere un attimo di pensare all’Hollow che la seguiva anche nei sogni. Era stato divertente.
 
Al ritorno, Isane avrebbe potuto usare lo Shunpo portando l’altra con sè, ma decise altrimenti per due ragioni:
 
Uno: Kaede non era abituata a quella enorme velocità, per cui avrebbe certamente dato di stomaco al loro arrivo.
 
Due: Era meglio fare una passeggiata godendosi la brezza primaverile.
 
No beh, forse le ragioni erano tre.
 
Tre: ora l’idea di rivedere il Capitano le faceva ribaltare lo stomaco dall’agitazione.
 
Ergo, la luogotenente voleva temporeggiare, guadagnare qualche minuto in più per prepararsi psicologicamente. Forse non sarebbe servito a niente, anzi sicuramente non sarebbe servito a niente, ma intanto voleva provare.
 
- Ti ho proprio stracciato eh Isane-chan? - disse gaiamente Kaede, stiracchiandosi e sorridendo ampiamente. Pareva che giocare le avesse fatto davvero bene.
 
- Non me ne capacito, una totale novellina non può essere così brava in ogni gioco possibile, eddai… - le rispose l’altra in falso tono di sconfitta, tirandole un leggero pugno sul braccio destro.
 
- Chissá, magari è la fortuna del principiante. Ma non mi stupirei se il mio fosse un talento vero… -
Ancora una volta si portò la mano alla bocca. Da dove scaturiva quell’autostima tutto d’un tratto? Aggrottò la fronte non trovando una spiegazione a quello strano, ma piacevole in fondo, nuovo fenomeno. Scrollò le spalle, tanto valeva accettarlo come veniva.
 
- Non lo metto in dubbio, ma non aspettarti di giocare di nuovo contro Kiyone in tal caso. Hai visto come reagisce alle sconfitte. -
 
- Tranquilla, mi accontenterò  volentieri di te. Farti a pezzi è fin troppo divertente. -
 
- Grazie mille… - rispose Isane fra le risate.
 
Il sole calava piano sull’orizzonte, avvolgendo il Seireitei nella sua luce dorata. Erano in un punto abbastanza alto da poter vedere i tetti degli altri edifici. Kaede si fermó un attimo per godersi la vista.
 
Si fermò anche la luogotenente, che intanto non sapeva come porre rimedio a quell’ansia invadente. Non avrebbe dovuto essere felice del fatto che molto probabilmente Unohana ricambiava i suoi sentimenti? Perché allora non riusciva a calmarsi?
Fece un gran respiro e si appoggió al muretto. Ancora una volta sentí l’irrefrenabile bisogno di parlare. Forse era la sua nuova tecnica di sfogo.
 
- Kaede-chan...sai cos’é la festa del Tanabata? - chiese alla rossa, che si voltò di scatto verso di lei, come se le si fosse accesa una lampadina. Poi quest’ultima espirò e l’improvviso accesso di entusiasmo cessó.
 
- A grandi linee… nel distretto 47 veniva festeggiata, in estate se ben ricordo. Ma io non potevo mai uscire in quelle occasioni e non so di preciso che tipo di festività sia. Hiiro-san mi disse che c’è una storia dietro, ma non ebbe il tempo di raccontarmela. - rispose Kaede.
 
- È una festa nata da una leggenda… ti interessa ascoltarla? -
 
La ragazzina annuì lievemente.
 
- Si narra che sul Fiume Celeste, cioè la Via Lattea, regnasse il re del Cielo: Tentei. Il re aveva una figlia, Orihime, incaricata di tessere gli abiti degli Dèi. Una volta che ella ebbe raggiunto l’etá adulta Tentei decise di concederle di sposarsi, dato che la povera ragazza non aveva fatto altro che tessere per tutta la vita. La scelta del marito cadde su Hikoboshi, giovane mandriano, il quale aveva il compito di far pascolare i buoi celesti. I due ragazzi si innamorarono perdutamente l’uno dell’altra, talmente tanto che finirono per trascurare i loro doveri: Orihime non tesseva più e gli Dei non avevano più abiti, e i buoi celesti scorrazzavano incontrollati per tutto il Cielo. Tentei, adirato dalla mancanza di responsabilitá di sua figlia e di suo genero, li punì relegandoli alle sponde opposte del Fiume Celeste separandoli per l’eternitá. Orihime disperata e distrutta dal dolore piangeva ininterrottamente, ed il re mosso a compassione concesse ai due di rivedersi, ma solo una volta all’anno. Il settimo giorno del settimo mese, ogni anno, uno stormo di gazze forma un ponte tra le due sponde facendo in modo che i due amanti si ricongiungano. Orihime e Hikoboshi rappresentano le stelle Vega ed Altair, che in quel periodo dell’anno sembrano congiungersi… - Isane sospiró. - Due innamorati così lontani che possono vedersi solo per poco ed a distanza di un sacco di tempo...suona parecchio doloroso, non trovi? - chiese a Kaede, la quale osservava il cielo cominciare a scurirsi.
 
- Abbastanza, sì… se l’amore è davvero un sentimento tanto forte come appare in questa storia, deve far davvero male. - rispose la ragazzina. senza staccare gli occhi dalle prime luci che incominciavano ad apparire nel cielo notturno. Avrebbe chiesto al Capitano quali fossero Vega ed Altair, più tardi. Magari aveva anche qualche libro che ne parlava.
 - Sai, io sono veramente giovane ed ho vissuto pochissimo rispetto alla maggior parte di chi vive qui. Ma a volte ho la sensazione di aver visto un sacco di cose, di cui peró non ho memoria. Mentre mi parlavi di questa storia… ho avvertito una sorta di vibrazione, come un eco di un ricordo lontano. Non so spiegarmi perchè… - tese un braccio verso il vuoto mentre si alzava il vento, una insolita nostalgia le attanagliò il cuore. Ma nostalgia di cosa? Di un posto, di un emozione? Di qualcuno…
Comparve un velo di tristezza sul suo volto.
 
- Se ti puó consolare, ognuno di noi ha delle reminescenze di qualche vita passata. Forse sei stata innamorata di qualcuno che era lontano, prima di morire nel mondo terreno, e per questo ti sei sentita così ascoltando una storia analoga...Io ad esempio, ho a volte l’impressione di essere stata trafitta all’addome da parte a parte, ma non è mai successo. Ho ipotizzato che nella mia vita precedente fossi un guerriero o qualcosa del genere. Te lo immagini? Imbacuccata in qualche strana divisa mentre mi infilzano come uno spiedino. Tragico, ma per qualche motivo lo trovo esilarante… - la grigia fece una risata, seguita a ruota dall’altra.
 
Dopo un momento di pausa Kaede chiese, incuriosita: - Isane,come mai hai voluto raccontarmi questa leggenda? -
 
Giusto, l’albina le doveva un minimo di spiegazione, nessuno racconta storie se non c’è un motivo dietro. Prese un bel respiro e si appoggió anche lei al muretto, puntando gli occhi verso l’alto come l’altra.
 
- Seguendo il calendario dei mortali, il Tanabata si festeggia ad Agosto, nonostante originariamente venisse festeggiato a Luglio. Non ha una cadenza specifica e può capitare in un giorno qualsiasi di Agosto, o perlomeno delle prime tre settimane del mese. Quest’anno cade il 19… - fece un altro sospiro. - Qui è una festivitá molto apprezzata. Si organizzano fiere e giochi. Le persone indossano gli yukata, e tutti scrivono dei desideri su dei foglietti colorati chiamati tanzaku. Questi ultimi poi vengono appesi a dei rami di bambù, nella speranza che Orihime ed Hikoboshi ascoltino le preghiere scritte su di essi. Di solito sono desideri di natura romantica… - spiegò ad occhi chiusi, ricordando tutti i tanzaku che aveva appeso nel corso degli anni. Ognuno di essi riportava lo stesso desiderio. Lo stesso nome.
 
- Ricordo di aver visto una cosa del genere qualche volta. - Kaede si fece improvvisamente seria, e sottovoce chiese: - Isane-chan, sei innamorata di qualcuno vero? - 
 
Che Isane fosse diventata viola poteva essere considerato un eufemismo. Non disse nulla e voltò leggermente la testa verso l’altra parte.
 
- Ci ho preso eh? - disse la prima, ma non c’era scherno nella sua voce. Non avrebbe mai scherzato su cose del genere. Hiiro le aveva sempre detto che i tutti i sentimenti sono importantissimi.
 
- Esatto...e non ho mai mancato di chiedere alle stelle un segnale, qualcosa che mi facesse capire di avere delle chance. Ma quest’anno io non ho intenzione di appendere nessun tanzaku. - fece un dolce sorriso. Era stata ascoltata, infine. Non occorreva più chiedere aiuto.
 
La rossa la osservò bene in viso e vide una felicitá veramente molto grande. Di certo quella non era stata una delusione, quindi…
 
- Ti ricambia? - sussurró, e fece anche lei un sorriso a 32 denti.
 
- Non ne sono ancora sicura al 100%, ma...insomma… -
 
- Come sono felice per te! - esclamò Kaede, abbracciando  Isane all’improvviso e facendole quasi perdere l’equilibrio. Quest’ultima rise e le accarezzó la testa, era la prima volta che l’abbracciava da quando era arrivata lí. Era una sensazione molto simile a quella degli abbracci di Kiyone, ma in un certo senso differente.
 
- Quindi, mi pare di capire che hai intenzione di dichiararti quel giorno? - chiese la giovane, la voce smorzata dalla bocca premuta contro la spalla della luogotenente.
 
- Sì, assolutamente. Non posso più aspettare. -
 
Si staccarono e Kaede le diede una forte pacca sulla spalla.
 
- Hai tutto il mio supporto, Isanecchi. -
 
- Grazie, tesoro. -
 
Tornarono a guardare il cielo, quando…
 
- Ehi, non mi hai ancora detto di chi si tratta, comunque… posso saperlo, vero? -
 
- È…- la grigia esitò. - È una persona che conosci giá. -
 
- La conosco già? - La rossa aggrottò la fronte.
 
- Si. -
 
Dopo cinque secondi di riflessione realizzò.
 
- Ah! - sgranó gli occhi, sorpresa. Ma in fondo doveva immaginarselo subito: a pensarci con cognizione di causa, la luogotenente era sempre stata un po’ “strana” attorno al Capitano.
 
- Giá… - Isane fece una risatina nervosa.
 
- Quindi voi due...oh cielo! Questa non me l’aspettavo! -
 
- Si ehm… neanch’io. Pensavo di non avere speranze con lei, sai… è un Capitano amato, rispettato e temuto da tutti, con delle grandissime abilitá in praticamente ogni ambito. Io invece sono solo una ragazza ordinaria che casualmente si è ritrovata del talento nelle arti mediche... però, secondo Rangiku i segnali parlano chiaro. Non mi sembra quasi vero. - concluse, lo sguardo sognante.
 
Kaede molló improvvisamente un pugno sul braccio della luogotenente, che mugolò dal dolore.
 
- Ahi...ma per cos’era questo? -
 
- Per aver detto che sei solo una ragazza ordinaria. È vero che sono qui da poco, ma tu sei una delle persone più gentili e talentuose con cui abbia avuto a che fare. Sono stata sotto le tue cure fino all’altro ieri, so di cosa parlo. Questo braccio non è mica guarito da solo! Perdipiù, sei una luogotenente e sei seconda solo al Capitano in questa divisione. Se fossi soltanto una ragazza ordinaria non saresti qui. - disse Kaede ad Isane, risoluta. Non era affatto da lei fare paternali a chicchessia, o almeno non ne aveva mai fatte (ed infatti si chiese di nuovo da dove venisse tutta quell’iniziativa. Forse la sua mancanza di contatti con le persone in generale le aveva represso un mucchio di atteggiamenti), ma sentiva davvero quel che aveva detto ad Isane e non si sarebbe rimangiata una singola parola.
 
Isane ci pensó un pochino prima di rispondere.
 
- Hai ragione anche tu, devo ammetterlo. È che tendo sempre a svalutarmi, specialmente se mi metto a confronto con altre persone. È per questo che non ho mai detto nulla a Re...ehm, al Capitano su quello che provo: non mi sono mai sentita all’altezza. Ma ho deciso di farmi coraggio e sondare il terreno, e Rangiku mi ha aiutato a capire che ho davvero delle possibilitá. Quindi devo buttarmi. - il tono della voce di Isane si era fatto più fiducioso. Si staccò dal muretto e si stiracchiò, facendo scricchiolare le ossa della schiena.
 
- Sará fighissimo vedervi insieme. Sono così contenta. - replicó Kaede staccandosi anch’essa. Le due ricominciarono a camminare verso casa, con passo allegro e canticchiando ognuna un motivetto diverso. Nessuna parló fino a metá strada, quando la rossa interruppe improvvisamente il silenzio.
 
- Siete tanto amiche? Tu e Rangiku-san, intendo. - chiese apparentemente dal nulla. In realtá la bionda luogotenente della Decima le stava frullando in testa da un bel po’.
 
- Sì, ci conosciamo da molto tempo. Come mai me lo chiedi? -
 
- N-niente. Solo curiosità. -
 
Isane non se l’era bevuta affatto, ma fece finta di niente.
 
~☆~
 
Toc toc
 
La mano di un alto uomo dai capelli grigi andò a bussare sulla porta di una certa capannina, nel distretto 47 del Rukongai Est. Il portamento solenne, la lunga katana dal fodero blu al fianco ed il suo vestiario lasciavano intendere che probabilmente costui era uno Shinigami. Non udendo risposta bussò di nuovo sul legno marcito della porta, senza ottenere risultati migliori. Provó a curiosare da una finestra, scoprendo che la casa era totalmente vuota. Nessun suono dall’interno, nessun movimento. Si chiese come fosse possibile.
Un curioso bambino di passaggio, notandolo, gli si avvicinò e gli chiese:
 
- Signore, signore...stai cercando qualcuno? -
 
L’uomo si giró verso di lui e lo guardò. Quel bambino non doveva avere più di sette anni. Aveva lineamenti delicati, i capelli corti e biondi e i grandi occhi di un verde scuro ma brillante. Chissá chi erano i suoi genitori, probabilmente li conosceva ma ora non voleva chiederglielo.
 
- E tu chi sei? - gli chiese gentilmente offrendogli un sorriso e chinandosi su un ginocchio verso di lui.
 
- M-mi chiamo Takeshiro, signore. Ma lì - ed indicò la capanna - non c’è più nessuno… -
 
Questo sì che era davvero molto, molto strano.
 
- Davvero? Non c’è più Kaede? -
Il ragazzino dondolò sui piedi prima di parlare. - Kaede...intendi la ragazza con i capelli rossi, signore? No… mio papá l’ha vista andare via con delle Shinigami, pochi giorni fa. Papá dice che anche quella vecchia spaventosa è sparita, subito dopo. E quindi ora non c’è più nessuno. - gli rispose Takeshiro con un gran sorriso e gesticolando. Sapere quelle cose e poter rispondere a delle domande gli sembrava una cosa particolarmente soddisfacente.
 
L’uomo si rialzò, pensieroso. Restò in silenzio per qualche attimo prima di parlare di nuovo.
 - Capisco… per caso ha detto che aspetto avessero queste Shinigami? -
 
Il bambino aggrottò un attimo la fronte e se la picchiettó con un dito cercando di ricordare, ma gli venne in mente solo una cosa.
 
- Mi ricordo che ha detto che erano un Capitano ed una luo...luogo...luogotenente… forte, secondo me! Cioè, un Capitano! - L’idea rendeva Takeshiro piuttosto estatico, tanto che fece un saltello (rischiando di perdere l’equilibrio).
 
L’uomo passò in rassegna i Capitani donne del Seireitei, non che ci volesse molto: ce ne erano soltanto due, o almeno quando lui era andato via era così. C’era la giovanissima Soifon a capo della Seconda divisione, ma conosceva il suo luogotenente ed era un uomo. Il ragazzino aveva parlato al femminile, quindi c’era soltanto un altro possibile Capitano rimasto.
 
- Unohana… - sussurrò sgranando gli occhi. Unohana? Perchè mai Unohana avrebbe mai portato Kaede con sè? Ci pensò un attimo, ma non aveva le informazioni necessarie per dare un senso a quel fatto. Non poteva neanche indagare al momento, il che si stava rivelando fonte di frustrazione.
Vedendo che Takeshiro lo stava fissando, si chinò di nuovo e gli mise una mano sulla spalla.
- Grazie ragazzo, mi sei stato di grande aiuto. Ora però promettimi che non dirai a nessuno di avermi visto, eh? Segreto fra uomini. - esclamò, dandogli una lieve pacca. Il bambino annuì con forza e senza esitazione.
Si rialzò e si incamminò verso chissà dove, quando Takeshiro lo fermò.
 
- Sei anche tu uno Shinigami, vero signore? - gli urlò dietro, senza riuscire a contenere la propria curiositá.
 
- Sì, è vero piccolo. -
 
- Quindi sicuramente sei fortissimo! Che forza! Anche io da grande voglio diventare Shinigami, così farò a pezzi un sacco di Hollow! -
Il biondino saltellò di nuovo e gridando presunti versi di lotta mimò dei pugni mollati ad un Hollow immaginario.
L’uomo rise di cuore alla scena, era sempre bello vedere dei giovani entusiasti. Gli ricordava un po’ Kaede, anche se lei era sempre stata più contenuta, perfino da bambina.
 
- Lo diventerai di sicuro, Takeshiro. Mi raccomando, impegnati! - concluse sistemandosi la sacca che portava in spalla. Si allontanò e sventolò la mano in aria per salutarlo.
 
- Sicuro signore! Lo farò! -
 
Takeshiro fece per correre via, ma ricordandosi una cosa si girò ancora ed urlò:
 
- Aspetta signore! Come ti chiami? -
 
L’uomo, però, era già sparito.
 
~☆~
 
Kaede era sdraiata nel giardino del Capitano, tenendo in mano un grosso libro. Scorreva con gli occhi l’immagine di una porzione di cielo stellato, e cercava corrispondenze con quello vero. Era particolarmente interessata alla costellazione dello Scorpione, ma non riusciva a trovarla. Richiuse il libro sospirando e poggiandolo di fianco a sè, poi tese il braccio in aria e sovrappensiero tracciò finti percorsi sulla coperta scura e decorata di lucine bianche che la sovrastava. La spensieratezza che giocare le aveva donato non era durata a lungo. Nella sua testa, la figura di una certa donna bionda continuava a spuntare senza  fermarsi. Si faceva mille domande su di lei, che parlava molto senza dire nulla. Da dove veniva? Qual era la sua storia? Bene o male tutti nella Soul Society avevano qualcosa da raccontare, si leggeva sulla faccia di chiunque. Matsumoto Rangiku si comportava con tutti come aveva fatto con lei? Probabile, pensò. Una come lei aveva sicuramente tante persone intorno. Era facile essere così socievoli se si era abituati all’interazione con gli altri.
 
Non avrebbe ammesso a sè stessa che a quella donna era bastato poco per affascinarla. Era una sensazione troppo estranea per darle una definizione, avrebbe aspettato di rivederla e vedere che effetto le avrebbe fatto.
 
Devo esserle sembrata una completa idiota, comunque. Mancava poco che non riuscissi neanche a guardarla negli occhi...
 
Strinse la mano che era ancora intenta nel disegnare ghirigori immaginari con la punta dell’indice, poi si girò su un lato posando la testa sull’avambraccio. Picchiettò sulla copertina nera del libro ed alzò gli occhi, mancando di notare un’ombra estendersi sull’erba.
 
- Sembri indaffarata, Kinoshita-chan. -
 
Kaede sussultò lievemente dalla sopresa, ma si mise a sedere offrendo un piccolo sorriso alla minuta figura in controluce che le si era avvicinata in silenzio.
 
- Buonasera, Capitano. -
 
Retsu le accarezzò la testa, ottenendo un adorabile squittìo da parte della rossa. Quest’ultima si tappò immediatamente la bocca, imbarazzata da quella piccola reazione. Unohana però non si era minimamente scomposta.
 
- Hai preso le carte celesti... cerchi qualche costellazione in particolare? Puoi chiedermi qualunque cosa al riguardo, ho passato molto tempo a studiarle. -
 
Unohana non deludeva mai l’impressione che dava a chiunque la guardasse: quella di una persona gentile, caritatevole e molto colta. Il perfetto Capitano di una divisione come la Quarta, pensò Kaede. Quest’ultima riprese il libro e lo strinse tra le mani, puntandovi su gli occhi. Il lieve timore che ancora provava in presenza della donna non accennava ad andarsene. Decise di dare sfogo alla curiosità che le era venuta quel pomeriggio.
 
- Stavo cercando la costellazione dello Scorpione. Ma sa, Capitano...Isane oggi mi ha parlato della festa del Tanabata. Mi ha raccontato la leggenda da cui è nata… ed io mi sono incuriosita riguardo alle stelle protagoniste, Vega ed Altair. Vorrei vedere quanto sono vicine per ora, potrebbe mostrarmi dove sono? - chiese, sotto gli occhi interessati di Retsu. Riaprì il libro alla mappa corrispondente, riprendendo a frugare con lo sguardo in quella coperta nera ammantata di luci.
 
Il Capitano fece uno Shunpo così all’improvviso che Kaede si ribaltò per lo spostamento d’aria. Tornò un istante dopo con quello che sembrava un grosso e lungo tubo bianco, nero alle estremitá, collegato a tre aste che parevano poterlo reggere in piedi. Era sormontato da varie rotelline e da un tubicino più piccolo. Su un’estremitá era montata quella che, avrebbe saputo poco più tardi, era una piccola lente collegata ad un’altra grande, la quale si trovava all’estremo opposto del tubo.
 
Il Capitano piantò a terra le tre aste mentre Kaede si rialzava per osservare l’oggetto da vicino. Non ci volle molto affinchè ella chiedesse di che oggetto si trattasse.
 
- Questo è un telescopio. E quel trio di aste laggiù si chiama treppiedi. - rispose Retsu mentre guardava nella piccola lente con l’occhio destro. Cominciò a ruotarlo, insieme alle rotelline di quando in quando.
- Potrei spiegarti come è fatto e come vada usato, ma credo che per te sarebbe più interessante venire a darci un’occhiata… -
Trovò quello che stava cercando e fece segno a Kaede di avvicinarsi. La rossa fissava guardinga quell’aggeggio mai visto, temendo di poterlo rompere anche solo guardandolo. Sembrava avere un certo valore.
 
- Forza, guardaci dentro e dimmi cosa vedi. Tranquilla, non morde. - le sussurrò scherzosamente il Capitano facendola ridere.
 
L’occhio d’argento di Kaede scrutò curioso all’interno della lente, che prese con una mano. Com’era strano, tramite l’oggetto le stelle sembravano molto più vicine.
 
- Wow… -
 
- Quella che vedi è Altair. E se lo giriamo un pò… - Retsu pose la mano su quella di Kaede e la guidò verso sinistra, più in alto.
- ...vedremo Vega. - concluse.
 
- Oh! Ma sono ancora così lontane… - Kaede tornó a guardare in su ad occhio nudo. - Guardandole così sembrano già vicine… invece sono davvero distanti. -
 
E fu allora, in quell’istante, tra il profumo dei fiori che ricoprivano il giardino e l’oscuritá della notte, che qualcosa dentro la ragazza si spezzò. Fu inaspettato e sconvolgente, come essere colpita da un fulmine in pieno petto.
Pietrificata, parole di una voce sconosciuta le risuonarono nelle orecchie, dolci e calde come il fuoco ma con una punta di malinconia.
 
Stanno lontane per un anno intero, senza mai smettere di pensarsi, senza mai smettere di ricordare l’una il calore e la luce dell’altra.
 
Era una voce femminile. Non aveva idea di chi fosse, ma il solo sentirla le riscaldava il cuore ed allo stesso tempo glielo congelava.
Non si accorse delle lacrime che le stavano rigando il viso. Era cosí sconvolta che ogni cosa, a parte quei due punti luminosi, pareva essere scomparsa. Dei piccoli singhiozzi involontari cominciarono a scuoterla, diventando pian piano sempre più forti.
 
Venne gradualmente riportata alla realtà da Retsu che la chiamava e la scuoteva per le spalle, visibilmente preoccupata dalla sua reazione improvvisa.
 
- Kaede! Kaede riprenditi! -
 
La giovane guardò curiosamente il Capitano, chiedendosi il motivo di tutta quella agitazione. Quando Retsu le prese il viso fra le mani e le asciugò le lacrime con le dita cominciò a realizzare cosa le stesse succedendo.
 
Come lo scoppio di una bolla, sentì la pelle del viso fradicia e il tremore del suo stesso corpo. Non solo, continuava a singhiozzare. Aggrottò la fronte totalmente confusa dalla situazione. Il Capitano le continuava a parlare ma lei non capiva cosa stesse dicendo. Scosse la testa e sbattè ripetutamente gli occhi, in un tentativo di comunicarle che non riusciva a concentrarsi abbastanza da comprenderla.
Retsu più o meno capí che aveva bisogno di un momento, e la prese per mano conducendola sul portico. Le fece segno di aspettare ed entró in casa.
 
Durante l’attesa Kaede fissava il pallido disco argenteo che definiva la luna. I suoi pensieri si schiarirono poco alla volta e la sua razionalità corresse una per una tutte quelle emozioni così estranee, ed apparentemente insensate, che l’avevano stravolta in pochi secondi.
 
È stupido piangere per un paio di stelle solo perchè sono lontane. Non hanno neanche un anima. Datti un contegno, Kaede…
 
Quello strano fenomeno per cui non riusciva a spiegarsi il motivo celato dietro le sue reazioni non dava segno di cessare. Non riusciva a capirsi e non potè fare altro che sentirsi una stupida.
Si chiese perchè le stesse accadendo tutto ciò, perchè così in fretta, tutto insieme. La sfacciataggine e il moto involontario di autostima all’arcade, la sua bravura in giochi di cui fino a poco prima non conosceva neppure l’esistenza, la sicurezza durante la chiaccherata con Isane, e adesso...
Seduta sul portico, nascose il viso tra le ginocchia, che aveva circondato con le braccia. Il vento soffiò freddo e traditore, perfettamente in armonia con l’arrivo di una sensazione ben peggiore di qualunque altra, facendola tremare ancora di più.
Anch’essa non aveva un nome, ma le dava l’impressione di trapassarle il cuore con lance ghiacciate. Si strinse ancora di più, come se temesse di perdere in qualche modo sconosciuto una parte di lei se mai si fosse azzardata a lasciarsi andare.
Si accorse di quanto fosse fragile la sua personalità, in quanto era bastata una singola giornata a mandarle in crisi il sistema.
 
Il flusso negativo e confuso dei suoi pensieri si interruppe quando qualcosa di morbido e caldo avvolse il suo corpo, schermandola dal vento. Due mani gentili le sistemarono per bene addosso quella che era una coperta. Kaede ne afferrò i lembi e girò la testa in un tentativo di creare un contatto visivo con Retsu, ma non ci riuscì e tornò a seppellire il viso tra le ginocchia. Si vergognava da morire di aver perso il controllo e sentiva che per un po’ non sarebbe riuscita a dire niente, ne’a guardare l’altra negli occhi.
 
Sentì il Capitano sedersi vicino a lei e poggiare qualcosa sulle assi di legno del pavimento, ma non si affrettò a scoprire di cosa si trattasse. Udì il suono di qualcosa venire versato due volte e successivamente un clonk. Una mano le strinse la spalla. Per quella sera non vennero spese altre parole: Kaede era finita in mezzo ad una tempesta e Retsu, in qualche modo, lo sentiva.
 
~☆~
 
Era in piedi sulle gambe nude, in fondo all’abisso illuminato dalla luce proveniente dall’alto. L’Hollow non era lì. Davanti a lei c’era un portone bianco chiuso saldamente da pesanti catene. Si avvicinó lentamente, i capelli fluttuanti, e posó una mano sul grosso lucchetto che le chiudeva. La ritrasse, il pesante ferro bruciava da matti al tatto. Udì un suono sordo dall’altra parte del portone. Vi posò l’orecchio, e distinse quel che sembrava un pianto sommesso.
 
~☆~
 
Si ringrazia Wikipedia per non avermi fatto scrivere boiate sul Tanabata. Affidarsi alla mia memoria sarebbe stato rischioso (lol).
Anyway, qui le cose cominciano a complicarsi. Ahimè. Preparatevi a passare dei guai, guai grossi.
No,scherzo. Non sarete voi a passare dei guai qui. See ya ~
 
~Kurocchi

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Capitolo 7
*** Will of steel ***


Capitolo 7: Will of steel
 
Sai, in quei giorni volevo davvero tranciare del tutto i ponti con il passato. La mia vita era cambiata, era infinitamente migliore, eppure sentivo che qualcosa ancora mi teneva legata a quel distretto. A quelle persone. Ancora non lo sapevo, ma da qualche parte dentro di me c'era la chiave di tutto quel che mi stava succedendo.
 
~X~
 
Nei giorni seguenti Kaede non parlò granché. Il motivo principale era che non sapeva cosa dire. Non poteva fare a meno di notare gli sguardi preoccupati del Capitano, ma non le veniva in mente nulla che potesse rassicurarla. Si era chiusa dietro una barriera di pensieri che neppure l'allegria di Isane riusciva a scalfire.
 
Kaede aveva notato l'abitudine delle due donne di incontrarsi a notte fonda, incontri nei quali non si immischiava. A volte le ascoltava parlare dalla sua stanza senza comprendere cosa si dicessero, fino ad addormentarsi, altre era così distratta da non accorgersi neppure della presenza della luogotenente all'esterno. Il chiodo fisso che più non la lasciava in pace era quella voce che aveva sentito. Era certa di non conoscerla, eppure era nella sua testa. Non ne sarebbe mai venuta a capo. Ripensava a ciò che Isane le aveva detto sulle vite passate e formulava ipotesi. Magari era una persona che aveva conosciuto prima di morire e rinascere, in chissà quale vita, e per qualche motivo riusciva a ricordarla un minimo. Era l'idea più plausibile.
 
Aveva passato settimane nell'apatia, leggendo libri e facendo lavori di casa per il Capitano, finché la metà di Giugno venne a bussare alla porta. Nonostante le piacesse occuparsi del posto in assenza di Unohana era stanca di stare in casa a rimuginare, quindi le fece una richiesta.
 
- Vorresti una commissione? Come mai? - le chiese Retsu aggrottando la fronte.
 
- Uhm… vorrei girare un po' il Seireitei per memorizzare le strade ed altre cose. Dove sono i negozi, conoscere posti. E pensavo che nel farlo potevo occuparmi anche di qualcosa di utile. - rispose lei, senza quasi alcuna emozione nella voce. Teneva le mani in grembo e i capelli legati in maniera un po’grossolana ma tutto sommato accettabile. Non guardava il Capitano direttamente. Sembrava che il legno delle assi del pavimento fosse diventato all’improvviso molto interessante.
 
- Capisco. Quindi vorresti sapere cosa mi serve. Vediamo… - Unohana ci pensò su un attimo.
- Mi servirebbe della stoffa viola e rocchetti di filo dello stesso colore. E...un set di aghi di diverse grandezze. Puoi trovare queste cose all'emporio di Saki. - Frugò nelle tasche interne dell’Haori mentre la rossa si appuntava mentalmente ciò che serviva. Tirò fuori un sacchetto di Kan* e lo porse a quest'ultima.
- Questi dovrebbero bastare. -
 
Kaede prese il sacchetto e lo mise in tasca. Fece un piccolo inchino e fece per andare via, quando il Capitano la fermò. Le fece segno di girarsi e le sciolse improvvisamente quella coda malfatta.
 
Ma...Capitano, ci ho messo venti minuti per…
 
Con una manualità fenomenale cominciò a dividerle i capelli in ciuffi. Kaede si chiedeva cosa stesse facendo e cosa non andasse nella coda che si era fatta prima. Unohana iniziò a intrecciarli, velocissima. Era evidente che quella rapidità derivasse dalla pratica fatta con la sua treccia frontale.
 
- Oh, ho finito. - disse. Tempo zero. Kaede sfiorò la treccia nuova di zecca che adesso le cadeva sulla spalla. Sembrava che avrebbe retto duro senza sgualcirsi per un bel po’.
 
- Ehm, grazie... - rispose goffamente la rossa. -
 
- Di niente. Quella coda era inguardabile. Senza offesa. - Unohana rise e Kaede avvampò. - Stasera ti insegno, non preoccuparti. -
 
Kaede fece segno di assenso e al Capitano sembrò che stesse per ridere anche lei. Ciò però, con suo dispiacere, non accadde.
 
~X~
 
Chiedere informazioni alla gente non era difficile. La parte difficile era resistere dal puntare la sua kodachi alla gola di quelli che la guardavano dall'alto in basso, probabilmente chiedendosi chi fosse e da dove fosse venuta. Queste persone in special modo fissavano i suoi capelli. Evidentemente non c'erano molte persone con quel colore in testa in giro.
In ogni caso, ci aveva messo un'oretta buona ma era riuscita a capire più o meno dove fosse l'emporio. Il Seireitei era enorme.Rispetto alla sua posizione attuale era proprio alla fine di una lunga strada deserta. Quel giorno non c'era molta gente fuori.
Mentre camminava avvertì una sgradevole sensazione, un brivido che le percorse la schiena come un veloce serpente. Udì un fruscìo provenire da un grande albero e si girò di scatto, però non vide nulla. Forse lo aveva immaginato. D’altronde la mente le giocava brutti scherzi già da un po'. Riprese a muoversi ma subito dopo udì di nuovo un fruscìo ed un tonfo dietro di lei. Strinse i pugni. Con un certo nervosismo voltò il corpo verso ciò che l'attendeva.
 
Vide una ragazza dagli occhi affilati e del colore di una nuvola temporalesca. Aveva capelli neri dal taglio particolare. Era piegata sulle ginocchia, una mano posata per terra per tenersi in equilibrio. Aveva una divisa peculiare, priva di tessuto sulle spalle ed apparentemente anche sulla schiena. Era sicuramente una Shinigami. Il suo corpo era sottile ma compatto, e qualunque cosa di lei trasudava una durezza pari a quella dell'acciaio. Aveva lo sguardo più tagliente che Kaede avesse mai visto, ed era puntato dritto verso di lei, come se avesse fatto qualcosa di imperdonabile. Il suo istinto le comunicava di fuggire il più velocemente possibile ma non volle dargli retta, decidendo invece di non farsi intimidire da quella sconosciuta. Era nel Seireitei, non avrebbe dovuto esserci nessun pericolo, no? Sostenne il suo sguardo mentre la ragazza si rimetteva in piedi e si avvicinava a lei lentamente. Aveva lo stesso passo di un giaguaro che punta la sua preda.
Si fermò senza proferire parola alcuna, ad una distanza di qualche metro dalla rossa. La tensione nelle spalle di Kaede era incalcolabile. Chiunque fosse la persona che aveva davanti le  incuteva un timore folle. Deglutì ma non volle abbassare gli occhi. Chi era lei?
 
- Kinoshita. - disse, facendo sussultare la giovane.
 
- Chi sei? Come fai a sapere chi sono? - le chiese, cercando di non far tremare la voce e di mantenere il respiro stabile.
 
- Si sente tanto parlare di te, sai... - Rispose lei senza calcolare la sua domanda. - Dicono che hai messo in fuga un Hollow, tutta sola. Senza il minimo addestramento e disarmata. -
 
Di nuovo. Aveva tirato fuori anche lei l'argomento. Kaede cominciava a seccarsi di questa storia. Le voci su di lei ancora non si erano fermate? E dire che era passato del tempo. Pensò che assecondare quella sconosciuta l'avrebbe aiutata a scrollarsela di dosso, così come quella orribile sensazione, e così fece. Era anche curiosa di vedere dove volesse arrivare.
 
- È vero. Non so neanche io come ho fatto. Chi mi ha visto dice che ho emanato una potente onda di Reiatsu, ma io all'epoca non sapevo neanche cosa f… -
 
- Balle. - La interruppe la spaventosa ragazza con quella voce profonda e cupa. - Tutte balle. -
 
Kaede sgranò gli occhi. Non solo se ne era spuntata dal nulla, iniziato un discorso che era ormai stato trito e ritrito, ora la accusava anche di mentire?
 
- Nessuno ci garantisce che tu sia chi dici davvero di essere. Vieni da un quartiere del Rukongai semipopolato, nota tana di malviventi e assassini, non portando con te altro che un nome e una storia assurda. Per quanto ne sappiamo potresti essere un pericolo per tutti, specialmente con il Reiatsu che devi possedere se sei riuscita a fare una cosa simile. Potresti ammazzare Unohana o chissà chi altri nel sonno, o almeno provarci - qui fece una risata - e tentare di filartela. Perché dovremmo crederti? Sputa il rospo e dì chi sei davvero. -
 
Anche se gli anni con Katsuri l'avevano temprata Kaede stava per perdere la pazienza. Se ne era sentite dire tante, ma non che fosse una bugiarda. Quello non lo avrebbe accettato da nessuno, tantomeno da qualcuno con cui stava parlando da a malapena un minuto che stava mettendo in dubbio senza neppure conoscerla.
 
- Ascolta. Io non so chi tu sia, ed a quanto pare non hai intenzione di dirmelo, ma neanche tu sai chi sono. Io capisco la tua diffidenza, crescendo dove sono cresciuta io bisogna averne molta e verso chiunque, ma non mi pare il caso di sparare accuse verso di me solo perché non sono una Shinigami con un attestato o qualunque cosa voi diate all'Accademia. È vero, quel codardo è scappato quando il mio Reiatsu è involontariamente esploso, ma questo non mi rende una guerriera e tantomeno pericolosa. Non so neanche come si prende in mano una spada! Non sono un’assassina come tu sostieni. - Pronunciò quel fiume di parole con tanta di quella fretta che rimase a corto di fiato. La donna non sembrò mutare espressione.Prese il fodero della sua kodachi tra due mani. Come poteva dimostrare la sua innocenza se in primo luogo era sospettata per motivi che non trovava sensati?
 
Veloce come il vento la ragazza estrasse qualcosa e gliela puntò alla gola. Si era mossa così rapidamente che Kaede aveva fatto fatica a vederla. La punta di quel pugnale da lancio non le sfiorava nemmeno la pelle ma sentiva quest'ultima bruciare.
 
- Attenta. Se fai cose strane con quella non vedrai il tramonto. -
 
Kaede si era paralizzata. Troppi pensieri si accavallarono nella sua mente, come un maremoto che si abbatte contro una scogliera. E quella scogliera era il coltello che ora minacciava di toglierle la vita.
Considerò le proprie opzioni. Aveva una spada e poteva provare a difendersi, ma sarebbe stata stracciata in due secondi e soprattutto avrebbe dato un pretesto a quella donna per ucciderla. Poteva scappare, ma anche quella sarebbe stata come una prova di colpevolezza. Inoltre l'altra sicuramente conosceva bene lo Shunpo come ogni Shinigami, mentre lei no. L'avrebbe riacchiappata dopo neanche un metro.
Le erano rimaste due possibilità. E una delle due, quella più impensabile eppure stranamente appetibile, la spaventava più di colei che le stava davanti. Nella sua testa la sua voce urlava qualcosa di orribile.
 
Uccidila. Credimi, puoi farlo.
Uccidila. Ti sta minacciando.
Uccidila. Nessuno può fermarti.
Uccidila.
 
Strinse il fodero della spada. L'istinto continuava a gridare e Kaede stava per cedere. Era come se dentro di lei stesse combattendo contro lo specchio di sé stessa. Da una parte avrebbe  voluto ridurre in pezzi chi la stava minacciando. Dall'altra…
 
- Uccidere? - sussurrò. Inaspettatamente schiuse le dita e fece cadere a terra la kodachi, poi indietreggiò e si appoggiò contro il muro. Scivolò verso terra fino a trovarsi seduta. La donna la guardava incuriosita mentre ritraeva il pugnale.
 
- Non avrebbe senso se mi uccidessi… devo scoprire ancora troppe cose. Chi era quell’Hollow...mi cercava…uccidere? - Kaede si strinse nelle braccia, tremante.
 
Il suo farfugliare non era stato ben compreso dall'altra, la quale lo confuse per le conseguenze del panico in cui l'aveva gettata. La mora si piegò sulle ginocchia, un sopracciglio alzato ed un'espressione di sorpresa. Quella non era certo la scena che si era aspettata. Pensava di dover combattere contro questa straniera, dopo averla portata al limite e fatta cedere. Dopo averla fatta confessare. Ma a quanto pareva non c'era nulla da far confessare. Era rimasta un po' delusa, ma in fondo era sollevata che Kinoshita non fosse un pericolo, anche se non ne era ancora certa al cento per cento.
 
- Ehi. Guarda che non ti avrei ammazzato in mezzo alla strada. Fossi matta… sei sotto la supervisione di Unohana. - disse, il tono molto meno aggressivo rispetto a prima. Kaede si riprese dal suo momentaneo stato di confusione per guardarla. Ora le faceva molta meno paura rispetto a prima.
 
- Puoi dirmi chi sei? - le chiese, totalmente spenta.
 
- Mi chiamo Soifon. Sono il Capitano della Seconda divisione e capo dell’Onmitsukidō. -
 
...Capitano?
 
- Dai, alzati. - Soifon le tese la mano. Incerta la afferrò e quella forza estranea la tirò su senza fatica. Affermare che Kaede fosse confusa poteva essere considerato un eufemismo.
 
- So che sei confusa. Avrai delle spiegazioni a tempo debito. Ora purtroppo non ho tempo. - Con una pacca sulla spalla ed uno Shunpo Soifon scomparve, lasciandola sola, basita e sconvolta. Si chinò a raccogliere l'arma caduta per terra. Le sembrò di essere finita in qualche strano libro comico per l'assurdità della cosa.
 
Pochi secondi dopo una certa bionda luogotenente svoltò l’angolo della strada, trovandosi davanti una Kaede pallida come un fantasma. Sembrava di essere sul punto di vomitare.
 
- Kaede-chan! Cosa ti è successo? Hai la faccia di chi ha visto un morto! - Esclamò, precipitandosi a sorreggere la giovane, le cui gambe minacciavano di cedere di lì a poco. Pose il braccio sinistro di Kaede attorno alle sue spalle e col suo la afferrò. Il dolce e un po' pungente profumo della bionda investì le narici della ragazza, la quale rinsavì.
 
- Rangiku-san? -
 
- In persona. Dimmi. -
 
- Ci sono anche Capitani pazzi da queste parti? - farfugliò.
 
- Hah, Kurotsuchi di sicuro. Perché, chi hai incontrato? -
 
- Una pazza di nome Soifon… -
 
Raccontò alla luogotenente del bizzarro incontro avvenuto qualche minuto prima mentre percorrevano la strada. Il suo stomaco ancora si contorceva mentre l'adrenalina abbandonava il suo corpo.
Rangiku trattenne le risate più volte, ma una volta che Kaede ebbe finito non riuscì più a trattenersi.
 
- Certo che...che quella ragazza dovrebbe proprio darsi una calmata! Pffft… - Scoppiò in una risata di cuore. Kaede avrebbe voluto dirle di non ridere, che le era quasi venuto un colpo prima, ma quella giovialità le aveva alleggerito l'animo e si trovò a ridere con lei. Guardò da vicino quel volto gioioso e avvertì una piacevole sensazione. Per una volta nulla di negativo, e sorrise. Avrebbe potuto guardarla ridere per l'eternità.
 
- Scherzi a parte… Non è troppo insensato ciò che ha fatto il Capitano Soifon. Certo non sapevo avrebbe usato un metodo così poco ortodosso, però… la Soul Society se l'è passata veramente male recentemente. Proprio per colpa di un traditore, qualcuno che credevamo uno di noi… alcune persone hanno avuto perdite gravi. Non è stata una bella situazione… - Si incupì tutto ad un tratto, e Kaede si chiese se non si stesse riferendo a sé stessa. Le fece male vedere quel cambiamento, la differenza tra la gioia di un secondo prima e quello che adesso sembrava un dolore soffocato. Si fermò e la guardò in viso, dispiaciuta. Rangiku la guardò a sua volta, incuriosita dal perché si fossero fermate. Quando si accorse di starla fissando scosse violentemente la testa e tornò a guardare dritta davanti a sé. Non voleva sembrarle strana più di quanto non avesse già fatto.
 
- Capisco… deve essere stato abbastanza difficile. Nessuno me ne ha parlato, suppongo che sia una ferita aperta nell'orgoglio di tutti. In fondo da quel che so il Seireitei è un sistema ben organizzato e controllato. Subire un tradimento da un membro interno senza che nessuno fosse riuscito a intercettarlo prima… e subire delle perdite a causa di ciò… sicuramente nessuno ne va fiero. - constatò senza neanche doverci pensare troppo. Kaede aveva recentemente scoperto di saper osservare. Aveva fatto due più due con poche informazioni, e a giudicare dalla faccia che fece Rangiku in quel momento poteva giurare di averci preso.
 
Quest'ultima aveva alzato le sopracciglia. Sembrò piacevolmente sorpresa da quanto perspicace Kaede fosse.
 
- Tu sarai un ottimo elemento per la Divisione in cui lavorerai, lo sai vero? - affermò genuinamente. Il complimento fece leggermente arrossire Kaede, che le rivolse un sorriso sincero.
 
- Lo spero sinceramente. - replicò. - Comunque, ora sto bene. - Pose una mano sul braccio della bionda, facendo attenzione a non tremare, per farle cenno di lasciarla libera. L'altra fece un piccolo e scherzoso broncio, ma non disse niente.
Erano arrivate alla fine della strada e la modesta insegna posta al di fuori di un edificio indicava che Kaede aveva raggiunto la sua destinazione. Il negozio aveva dei campioni di stoffa esposti all'esterno e non sembrava molto grande.
 
- Io devo entrare qui. Ho alcune cose da comprare per conto di Unohana. - comunicò all'altra, piegando la testa verso l'entrata.
 
- Capito. Io stavo andando a comprare del sakè, sarà meglio che mi sbrighi prima che il nanetto noti di nuovo la mia assenza. - Rise nuovamente di cuore e Kaede si sentì sollevata dal buon umore che era tornato a farla brillare.
- Ci vediamo, piccola. Non farti ammazzare. - cinguettò mentre la salutava con la mano. Kaede ridacchiò mentre ricambiava il saluto.
 
- Va bene, cercherò di sopravvivere a tutti i tentativi di omicidio che subirò sicuramente. - Abbassò lo sguardo. Quando Rangiku cominciò ad allontanarsi le venne una cosa in mente, e agì prima che potesse pentirsi di averci anche solo pensato.
 
- Rangiku-san! - chiamò, e strinse i pugni mentre il bellissimo viso dell'altra le rivolgeva tutta la sua attenzione, sorridendo.
 
- Dimmi, cara. - Rangiku la fissò curiosa.
 
- Uhm… allora, volevo chiederti se… insomma, se potremmo rivederci presto. C-cioè, nel senso, sono sempre in casa e non esco praticamente mai da lì, perché insomma, c’è Isane, e le parlo spesso quando torna dal lavoro, ma non conosco nessuno con cui potrei uscire a parte lei e… - Arrossì violentemente e iniziò a gesticolare verso Rangiku, la quale era chiaramente divertita dalla balbettante ragazza che Kaede era tornata ad essere nel giro di due secondi. Poi si strinse il ponte del naso tra due dita. - S-scusa, cioè, ehm… -
 
Rangiku in tutta risposta le diede un abbraccio spaccaossa, e Kaede si accorse di essere finita con la faccia contro qualcosa di estremamente morbido.
 
- Ma certo! Non c'è neanche da chiederlo. Mmmh...vediamo un po’. Tra poche settimane festeggiamo il Tanabata. Sì, è l'occasione perfetta. D'altronde sei troppo giovane, non posso portarti a bere… Passiamo insieme il giorno del festival, ok? Organizzano sempre un sacco di stand e roba divertente. -
 
Kaede, che non aveva ancora totalmente realizzato la situazione in cui si trovava farfugliò: - Oh, va bene...uhm, è il 7 Luglio, giusto? Sapevo che i mortali lo festeggiano un mesetto dopo. -
 
- Di solito anche noi, ma a Yamamoto è venuta voglia di festeggiare puntualmente a quanto pare. -
 
Rangiku la lasciò andare.
 
- Ah, fatti insegnare da Isane come mandare Farfalle Infernali, così ci organizziamo bene più in là. -
La salutò di nuovo. La rossa si portò una mano al viso quando la realizzazione di cosa fosse appena successo la colpì in pieno.
 
Per poco non urlò.
 
~X~
 
- Matsumoto, quante volte devo ancora dirti di non lasciare il tuo posto durante le ore di lavoro?!? E di non bere, soprattutto? -
 
- Ah… sta' tranquillo, Capitano, ho fatto quello che mi hai chiesto prima di uscire. -
 
- Non è una giustificazione! Quando capirai che hai delle responsabilità? Mi stai ascoltando? -
 
Rangiku non stava affatto ascoltando Toshiro. Dopo l'incontro con Kaede aveva bevuto mezza bottiglia di sakè, sovrappensiero.
Si tolse un ciuffo di capelli dagli occhi mentre Toshiro si era arreso e si era zittito. Lei era in piedi vicino ad una finestra, col sole calante del pomeriggio a graziarle la pelle. Prese un gran respiro dell'aria estiva.
Kaede le aveva chiesto di vedersi. Comprendeva il motivo: aveva notato i suoi sguardi fin dalla prima volta che si erano incontrate. Sapeva di averla affascinata, e quella ragazza sembrava così innocente che non era neppure certa se ne fosse consapevole. Il problema però era un altro.
La giovane aveva saputo incuriosirla, probabilmente senza neanche volerlo. Sembrava così timida in alcuni momenti, e decisamente lo era, e in altri invece dimostrava una sicurezza che su di lei pareva quasi estranea. Si imbarazzava per nulla eppure persisteva nei suoi piccoli intenti: la scena di prima era stata esilarante. Probabilmente le era costata un bel po’di nervi, oppure un pizzico di momentanea incoscienza. Comunque l'aveva apprezzato. Kaede era particolare. Mostrava un adorabile entusiasmo quando imparava qualcosa, e imparare sembrava piacerle molto. Esattamente come Unohana, aveva percepito che aveva qualcosa di insolito. Di speciale. La bionda era curiosa di vedere come sarebbe cresciuta e dove sarebbe arrivata, ma era incerta all'idea che quella sua curiosità potesse trasformarsi in qualcos'altro. Scosse la testa e decise che era troppo presto per pensarci. Le paturnie amorose da adolescente non le calzavano bene addosso. Qualunque cosa stesse per arrivare, l'avrebbe presa esattamente come sarebbe venuta.
Matsumoto Rangiku non era certamente tipo da battere in ritirata di fronte a nulla.
 
~X~
 
Kaede trotterellava per i corridoi della Quarta Divisione facendo attenzione a non intralciare gli infermieri al lavoro, con un sorrisone stampato in faccia. Tutto ciò a cui poteva pensare era Rangiku: si sarebbero viste. E non soltanto per caso. Si trattenne con tutte le sue forze dal pensare alla cosa come ad un appuntamento, ma la verità era che il cuore le batteva forte. Era talmente emozionata all'idea che non sapeva come riuscisse a non urlare.
 
Dovrei dirlo al Capitano? Forse vorrebbe saperlo…chissà! Forse mi vergognerei un po' a dirglielo. Non credo che troverebbe strana la cosa però, considerando ciò che c'è tra lei e Isane...cavolo Kaede, non è detto che Rangiku possa provare un interesse in quel senso. Anche se la leggenda...la festività...ahh! Stai calma. Su. E poi da quand'è che ti piace? L'hai vista solo due volte. Dai.
 
Era sorridendo che raggiunse il portico di casa, pronta a non nascondere tutta la sua felicità, ma quando vide quel che vide non le  prese di nuovo un colpo solo per poco. Le cadde il sacco con il materiale acquistato mentre il viso le si contorse in un ghigno storto. C'era Soifon, con indosso l’haori da Capitano, beatamente seduta a sorseggiare una tazza di tè insieme a Unohana. Sembrava stessero chiaccherando prima del suo arrivo. Tutta la sua allegria svanì all'improvviso.
 
- Ah, eccoti. - la salutò Soifon, il tono di voce piatto e l’espressione neutra. - Rilassati, matricola. Non sono qui per ucciderti, o qualunque cosa stia passando per quella testolina rossa che ti ritrovi. -
 
Kaede boccheggiò, poi aggrottò la fronte. Soifon però si era già voltata.
 
- Kinoshita-chan, vai pure a posare la sacca nella mia camera. Poi vorrei tornassi qua. - le disse cordialmente Unohana, mentre versava il tè che in una terza tazza vuota, che probabilmente era la sua. Obbedì con un inchino ed entrò in casa.
 
- Non so se fosse necessaria tanta brutalità, Soifon-san. È pallida come un fantasma… -
 
- Lo era, purtroppo. Oltretutto non percepisco un minimo del suo Reiatsu neppure da vicino, Unohana-san. Non ci riesci neanche tu, vero? - Sussurrò Soifon, tornando sottovoce al discorso che stava facendo con l'altra prima che Kaede arrivasse, per evitare che le sue parole giungessero alle orecchie della giovane.
 
- Temo di no. Nessuno di noi capisce come ci riesca… mantenerlo nascosto e non percepibile per tutto il tempo è impossibile per chiunque… a parte lei. Ci sono pochi modi per impedire al Reiatsu di manifestarsi, e la gran parte di loro sono implausibili per una ragazza così giovane e inesperta. Io stessa non ho idee. Abbiamo soltanto due piste per comprendere qualcosa di questa storia, ed una soltanto è sicura. Per l'altra dovrò indagare più a fondo… - Retsu tirò fuori un libriccino dalla tasca interna dell’Haori e lo porse a Soifon. - Qui dovresti trovare ciò che stavi cercando. Io l'ho già consultato, ma non mi ha detto molto di più di quanto già non ricordassi e di quanto non ti abbia già detto. Per ora posso solo supporre, come ben sai… Ho già segnato la pagina. -
 
L'altra afferrò il libriccino e lo nascose velocemente all'interno del proprio Haori, giusto in tempo prima che Kaede riapparisse.
 
- Siediti e prendi pure una tazza di tè. -
 
Kaede obbedì. Lanciò un'occhiata a Soifon, solo per accorgersi di essere osservata piuttosto intensamente. La tazza scottava ma lei, estremamente a disagio, non ci fece caso. Abbassò la testa, e senza esitare parlò.
 
- Vogliate perdonare la mia maleducazione… al mio ritorno ero così sorpresa che mi sono completamente dimenticata di salutarvi. Vi chiedo scusa. - Le buone maniere non le avrebbe mai dimenticate, ma in realtà l'unica cosa che avrebbe voluto fare in quel momento era allontanarsi il più possibile da Soifon. Sperò che quest'ultima avesse una buona spiegazione dalla sua parte. Il cuore le palpitava ancora in sua mera presenza.
Il Capitano della Seconda divisione sventolò una mano in aria, imperturbata, e Unohana annuì.
 
- Non importa, ragazza. Ora vorrei che aprissi per bene le orecchie. Non mi piace ripetermi. - Disse Soifon, il tono di nuovo duro come l'acciaio. Kaede ricordò quello scorcio di gentilezza che aveva visto quel pomeriggio, e le venne difficile credere che appartenesse a quella persona. - Non so se ti hanno raccontato quello che è successo qui poco tempo fa. Se non l'hanno fatto, te lo dico io. -
Guardò la rossa dritta negli occhi, la quale ora prestava ben attenzione alle sue parole. Sentì Retsu sospirare quasi impercettibilmente.
 
- Tre Capitani del Seireitei, in cui veniva riposta piena ed assoluta fiducia, si sono rivelati dei traditori in piena regola. Per dirtela in parole povere, Aizen Sousuke, il precedente Capitano della Quinta divisione, ha messo le mani dove non doveva. Ha organizzato un piano bestiale sfruttando l’intelligenza che si ritrova, e gli altri due hanno volontariamente deciso di dargli una mano. Hanno proceduto ai preparativi alle nostre spalle, per più di un secolo a quanto pare, e quando tutto era pronto sono fuggiti nell’Hueco Mundo. Sai cos'è l’Hueco Mundo, Kinoshita? -
 
Kaede annuì.
 
- È il mondo degli Hollow. -
 
- Esatto. Non sto a spiegarti tutti i dettagli, ma per colpa loro parecchi hanno rischiato di crepare e ad alcuni è successo veramente. Aizen era un bastardo assetato di potere, e per un periodo di tempo è riuscito perfino ad ottenerlo, e a sfruttarlo. Sono riusciti a coinvolgere in battaglia praticamente tutti noi. - L'espressione sul volto di Soifon si era indurita come mai prima di allora. Raccontò a Kaede il resto della storia. Raccontò di Ichimaru e di Kurosaki, e più andava avanti più la rossa sembrava concentrata. Quando ebbe finito a quest'ultima girava la testa. - Aizen ora è l’unico ancora vivo ma è ben rinchiuso. Difficilmente riuscirà a fuggire, a meno che non gli accada un miracolo. - fece una risata senza ironia. - Capisci perché ti ho raccontato tutto questo, Kinoshita? -
 
Kaede ora era immobile. Il suo viso era serio, davvero serio. Teneva le mani in grembo e la schiena dritta. Sembrava di dieci anni più vecchia. - Lo comprendo, sì. -
 
- Siccome non hai mai fatto nulla di male non potevo arrestarti. Ma dovevo arrivare alla verità, in un modo o nell'altro. Spero tu capisca. Nulla di personale. - Poi si alzò, senza scollare lo sguardo da lei. - In ogni caso il tuo comportamento mi ha lasciato l'impressione giusta. Non sembri una brutta persona, Kinoshita. Premurati di non farmi mai cambiare idea. - Concluse severamente. Sembrò sottintendere qualcosa con quelle parole.
 
Non sono certa se tu mi piaccia oppure no, lo sai?, pensò Kaede, ma si riguardò bene dal pronunciare quelle parole ad alta voce.
 
- Bene, è ora di togliere il disturbo. Non mi conviene lasciare la Divisione in mano ad Omaeda per troppo tempo. Grazie per l'ospitalità, Unohana-san. - Si alzò in piedi, senza mai scollare gli occhi di dosso da Kaede. Quest'ultima avrebbe tanto voluto chiederle cosa avesse da guardare, ma ancora una volta tenne la bocca chiusa. - Ho la sensazione che io e te ci rivedremo molto presto, Kinoshita. - Soifon ghignò, prima di sparire nuovamente con uno Shunpo.
 
Kaede aveva sgranato gli occhi. Che voleva dire che si sarebbero riviste presto? Sperava di non vederla più, invece. Per quanto fosse una bella ragazza aveva la stessa simpatia ed amabilità di Katsuri. Continuava a tornarle in mente il momento in cui l'aveva aiutata a rialzarsi quel pomeriggio. Per un secondo era sembrata una persona totalmente diversa. O se lo era immaginato?
Sentì una mano farle una carezza e arrossì. Si era totalmente dimenticata della presenza di Unohana.
 
- Posso dire che qualcosa ti turba, Kinoshita-chan. Parlamene, ti ascolto. - Aveva sempre quel sorriso dolce e gentile, il quale un po' alleggerì l'animo di Kaede, divenuto pesante come il piombo dopo quello spiacevole sipario. Decise che togliersi qualche fardello di dosso non sarebbe poi stato così male. Unohana era una persona comprensiva, non l'avrebbe giudicata, o almeno così sperava.
 
- Più di qualcosa, in verità. - Cercò un contatto visivo con lei, come se stesse chiedendo un permesso anche se non ne aveva bisogno. L'altra annuì incoraggiante. - Il Capitano Soifon ha detto che Kurosaki Ichigo è un esterno alla Soul Society, però è anche colui che l'ha salvata, giusto? Nessuno nutre sospetti nei suoi confronti, giusto? Lo so che sembra una cosa stupida, però… - Deglutì. Quanto era difficile parlare. - Però… io vengo sospettata di essere una criminale, nonostante non abbia fatto nulla, interrogata e mandata nel panico in mezzo a una strada, solo perché vengo dal Rukongai e sembro possedere chissà quale potere, che tra l'altro  non so neanche usare? Quanto può essere assurdo tutto questo? A quanti è successa la stessa cosa? A nessuno, vero? Neanche lei si fida di me, Capitano? E Isane? - Non riuscì a trattenere la rabbia quando pronunciò le ultime parole. Sentì una lacrima rigarle la guancia e si sentì stupida, infantile, nel piangere per la seconda volta davanti a Retsu. Si passò una manica sul viso, cercando disperatamente di fermare i lievi singhiozzi. Si sentiva penosa ma non poteva tenere dentro nulla: in quel momento riaffiorò nuovamente tutta la tensione che aveva imbottigliato per via dei recenti avvenimenti e che non aveva sfogato del tutto. Le voci, l'attacco, la crisi della sera in cui aveva osservato le stelle, pensieri che non sentiva suoi, i giudizi che sentiva puntati addosso.  - È... è tutto sbagliato! P-perchè io? Perché? Non capisco...basta… - Si rannicchiò. - Non fate che dirmi...che ho qualcosa di particolare... chissà quale talento...e poi mi succede q-questo…e sento le voci… e un maledetto Hollow ha cercato di ammazzarmi! -
 
Quando si accorse che il Capitano la stava abbracciando doveva star singhiozzando da un bel po’. Retsu le stava accarezzando la testa, mormorandole parole rassicuranti nelle orecchie. In quelle braccia Kaede sentì le forze venirle meno. Lasciò che il proprio peso venisse sostenuto da lei, la quale non avrebbe fatto la minima fatica. Kaede fece grandi respiri, immergendosi in quel calore che le sembrava stranamente così familiare. Era diverso da quando abbracciava Hiiro, era diverso da quando aveva abbracciato Isane,  ed era diverso dall'abbraccio di Rangiku. La giovane si sentiva vulnerabile, ma non avvertiva disagio nell'esserlo. Anzi, sembrava quasi che esserlo in quel momento fosse la cosa più giusta del mondo.
Quando i suoi singhiozzi si furono acquietati, minuti e minuti dopo, solo allora Retsu parlò.
 
- Kaede, ascoltami bene. -
 
La ragazza notò che il Capitano l'aveva chiamata per nome. Era già successo ma in quel momento lei era stata troppo distratta per notarlo. Pronunciato da Unohana era...soave.
Quest'ultima si staccò leggermente dalla rossa, cercando gli occhi dell'altra, gonfi, arrossati e sfuggenti.
 
- Kurosaki Ichigo ha rischiato più volte la vita prima che riuscisse ad ottenere la nostra fiducia. Ti prometto che per te non dovrà mai e poi mai essere così. - Sussurrò, nel tono più rassicurante che avesse mai usato. Aveva ascoltato molto attentamente il suo farfugliare, aveva colto che Kaede sentiva delle voci. Ma qualunque domanda avesse voluto farle, per indagare segretamente, per avere indizi ed arrivare al nocciolo di tutto, poteva aspettare. D'altronde Kaede veniva prima. Veniva prima della sua storia, che a quanto pareva lei stessa non conosceva. Veniva prima di qualunque pericolo potesse mai rappresentare. Inconsciamente l'aveva deciso dal momento in cui l'aveva salvata.
 
- Solo per questa volta ti chiedo di essere comprensiva nei confronti di Soifon. È cresciuta con principi di fedeltà assoluta, e non tollera nessun tipo di tradimento. Per questo voleva constatare lei stessa se tu fossi un effettivo pericolo oppure no. - Vide Kaede annuire e comprendere, o almeno così sembrava. Non era tutta la verità, ma neanche una bugia.
 
La giovane ci pensò su per un minuto prima di rispondere, ma quando lo fece Retsu vide nei suoi occhi una forte scintilla di determinazione.
 
- Darò il massimo all’Accademia, Capitano. Diventerò una Shinigami, e dimostrerò a chiunque che ci si può fidare di me. Non importa da dove provengo. -
 
Il Capitano sorrise caldamente e le accarezzò nuovamente la testa. Non c'era verso che quella ragazza covasse la minima cattiveria dentro di sé. Ulteriore motivo per indagare sul motivo dietro l'attacco di quel particolare Hollow. Voleva risolvere la situazione e proteggerla, ad ogni costo.
Vorrei poterti dire tutto, Kaede. Ma non ora, non è il momento… , pensò.
Poi all'improvviso le tornò in mente qualcosa. Probabilmente l’avrebbe aiutata a star meglio.
 
- A proposito, Kinoshita-chan… -
 
- Kaede. Cioè...uhm, chiedo scusa per l'interruzione, Capitano, però vorrei chiederle se potrebbe continuare a chiamarmi Kaede. Il mio cognome non mi fa sentire a mio agio. - Replicò la rossa con un timido sorriso e toccandosi una ciocca di capelli.
 
- Certamente, come desideri Kaede-chan. Ora, tornando al discorso… - fece una pausa - Quando sei rientrata, prima di notare la presenza di Soifon-san mi sembravi abbastanza felice. Chi o cosa devo ringraziare per quel bellissimo sorriso che avevi? -
 
Retsu non sapeva di aver appena attivato qualcosa di molto simile ad un'eruzione vulcanica. Vide il viso di Kaede diventare così rosso da sembrare prossimo ad un'esplosione, mentre si portava una mano al volto per coprire un sorriso enorme. Giurò di riuscire a vedere il fumo che le usciva dalle orecchie.
 
- Era così evidente? - chiese la rossa, e Unohana annuì divertita.
 
- È ancora evidente. -
 
- Cielo… - Kaede tentò di ricomporsi, riuscendoci quel poco per riuscire a parlare dell'argomento. - È...uhm… una persona. -
 
- Immaginavo. Posso sapere chi è, o vuoi tenere il segreto? -
 
- Uhm...per ora vorrei...preferirei non dirlo. - disse sottovoce. - È... una persona che mi ha fatto conoscere Isane. L'ho vista giusto un paio di volte, tra cui oggi. E... insomma, d'impulso le ho chiesto di rivederci! Devo esserle sembrata un’imbecille, o almeno così pensavo, ma è stata lei a proporre il dove e il quando. La festa del Tanabata. - disse tutto d’un fiato. - Mi ha detto che passeremo insieme la giornata del festival. - Kaede si chiese se fosse sul punto di svenire. - E insomma, sono così contenta perché, cioè, è una persona tosta e...divertente. E anche affascinante. Sì. - Annuì con forza. Era stracotta, non poteva negarlo neanche più a sé stessa.
 
Le sembrò che Retsu stesse per scoppiare a ridere, invece le strinse una spalla.
 
- Sono certa che Matsumoto-san avrà molto piacere a stare in tua compagnia. -
 
La rossa rimase a bocca aperta, mentre il Capitano riportava la teiera e le tazze dentro casa. Lei non aveva mai nominato Rangiku.
 
~X~
 
~ Mournful Grief, l’Hollow maledetto ~
 
Un Mournful Grief nasce dall'anima corrotta di una persona, padrona di una grande energia spirituale,tradita e uccisa da qualcuno che amava profondamente.
 
Caratteristiche fisiche: Questo rarissimo Hollow presenta una maschera ossea allungata, una criniera viola, occhi di colore giallo e un mantello scuro macchiato di verde.
 
Potere e capacità: È in grado di utilizzare le tecniche tipiche dell’Hollow medio. Può richiamare a sé grandi quantità di Hollow più deboli, potere che può essere dovuto all'enorme corruzione maligna presente in lui. Può percepire ad una enorme distanza il Reiatsu, anche se fioco, della persona da cui è stato ucciso quando era umano.
 
Debolezze: Questo Hollow presenta una grandissima resistenza al Reiatsu. Può essere danneggiato seriamente solo e soltanto dal Reiatsu del suo assassino. Inoltre, dopo essersi mosso deve stare a riposo per un lunghissimo periodo di tempo. La causa di tutto questo può essere il grandissimo dolore che egli prova: a differenza degli altri Hollow, questa creatura presenta sofferenza umana, che probabilmente è il suo movente e la sua peggior debolezza. Non è mai stato visto attaccare personalmente altri esseri oltre al suo bersaglio.
 
Grado di pericolosità: Estremamente pericoloso.
 
Esemplari apparsi finora: 2
 
Quel particolare libro sugli Hollow era stato scritto da Unohana stessa. Pochi erano a conoscenza di ogni singola creatura presente su quelle pagine. Le specie che il Capitano aveva descritto erano estremamente rare, se non uniche, così come unico era stato il modo di sconfiggerle. Spesso e volentieri scoperto per caso oppure a seguito di una miracolosa intuizione.
Soifon rilesse più e più volte quella pagina, incredula. Sudore cominciò a colarle lungo la fronte.
 
- Ma...non è...non è in grado, è evidente…com'è possibile? Se quell’Hollow cercava lei… -
 
Sgranò gli occhi.
 
- Sapevo la parte del tradimento, ma...quella ragazzina, chi mai potrebbe aver ucciso…?
 
 
~X~
 
*I Kan sono la moneta in uso nella Soul Society
 
Hola, è passato un po' di tempo! Siamo già a Luglio, quest'anno sta veramente passando in fretta. Mi sorprende. Maaa veniamo al capitolo. La trama prende una piega particolare, mh? Mi chiedo se sono riuscita a cogliervi alla sprovvista. Ho lasciato qualcuno a bocca aperta? Lo spero tanto x”! Vi avevo promesso dei guai. Guai avrete. Io l'ho detto.
Penso che sia stato un capitolo abbastanza intenso, oltre che il più lungo ad essere stato pubblicato, credo. Io stessa sono abbastanza scossa dopo averlo scritto. Ed è per questo che vi consiglio di non tralasciare il capitolo extra che ho caricato (soprattutto perché è totalmente canonico nella mia storia e.e)! Consideratelo come lo zuccherino dopo la medicina. Alla prossima.
 
~ Kurocchi

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Capitolo 8
*** Love for a bright star ***


Capitolo Extra - 7/2: Love for a bright star
 
NdA: Benvenuti in questo capitolo extra! Questo si distaccherà leggermente dalla trama principale (ma neanche tanto), ma rimarrà perfettamente canonico. Buona lettura gioie, e buon Tanabata a tutti!
 
~X~
 
La mattina del 7 Luglio Kaede si svegliò dopo una notte relativamente insonne. L'eccitazione per il Tanabata si era fatta via via più difficile da tenere a bada da quando lei e Rangiku si erano date appuntamento per quel giorno, e lei aveva passato l'ultima settimana esercitandosi nell’acconciatura che voleva portare. Aveva chiesto aiuto a Retsu, la quale le aveva consigliato qualcosa di classico che si abbinasse bene allo yukata che lei stessa le aveva regalato. Nonostante le insistenze della giovane sul fatto che non avrebbe dovuto disturbarsi, il Capitano l'aveva portata ad un negozio di abiti da cerimonia e le aveva fatto scegliere quello che più le piaceva. La scelta di Kaede cadde su uno yukata azzurro, che si intonava bene ai suoi capelli. Sull'abito erano presenti motivi tradizionali color oro, i quali lo rendevano un piacevole spettacolo per gli occhi. La ragazza aveva ringraziato Unohana almeno un centinaio di volte, e quest'ultima le aveva risposto infine che se l'avesse ringraziata di nuovo avrebbe restituito l'abito alla negoziante. Kaede tacque subito.
L'abito che aveva scelto il Capitano era invece blu scuro, decorato con motivi floreali bianchi e semplici, il quale si intonava coi suoi occhi. Anche l’obi era bianco.
Si era sentita aria di festa fin dal primo mattino, quando gli stand del festival erano ancora in fase di montaggio. Shiba Kuukaku stava anche preparando uno  spettacolo pirotecnico apposta per l'occasione, e tutti non stavano più nella pelle. Quella scappatoia dal lavoro, quell'anno venuta anche un mese prima del solito, era così gradita che anche le persone più pigre davano volentieri una mano coi preparativi. L'allegria generale aveva contagiato tutta la Soul Society.
Kaede, quel pomeriggio, era così felice da saltellare mentre sgattaiolava verso casa di Isane. Bussò freneticamente alla porta, la quale si aprì con uno scatto e si richiuse subito quando lei entrò veloce come un fulmine.
 
- Isane! Oddio, sono così su di giri! - Squittì, battendo le mani. La luogotenente era ancora in pigiama, ma si era svegliata già da un pezzo, troppo in pensiero per dormire. Anche e soprattutto per lei quello sarebbe stato un giorno particolarmente emozionante.
 
- Si, anch'io - rispose contenta Isane, avvicinandosi al tavolo vicino alla cucina, sul quale era poggiata una larga scatola quadrata. - però conserva le energie per stasera, ci sarà la parte di festival a cui vale davvero la pena di assistere senza dormire in piedi. -
 
- Sissignora. -
 
- Comunque, vorrei farti vedere una cosa. Mi piacerebbe se mi aiutassi a capire… - Sul suo viso comparve un leggero rossore di cui Kaede non si spiegò il motivo. Quando sollevò il coperchio della scatola comprese all'istante.
Isane tirò fuori uno yukata bianco, che recava particolari motivi neri sulle maniche. All'altezza del petto, verso sinistra, era ricamato un dettagliato fiocco di neve celeste pallido. L‘obi era di un verde cinebro molto brillante.
 
- Cavolo… ma è stupendo! Non ne ho visti così al negozio, dove lo hai preso? -
 
- È quello il problema. - replicò la grigia. - Non l'ho comprato io. Me lo sono ritrovato qui stamattina appena sveglia e... -
 
Kaede inarcò le sopracciglia, chiaramente sorpresa dalla situazione.  - Non c'era un biglietto o cose del genere? -
 
- C’era, ma… - Isane tirò fuori dalla tasca un foglietto perfettamente piegato e glielo porse. La rossa lo afferrò e lo aprì, affrettandosi a leggere la breve frase scrittavi sopra.
 
Vorrei che lo indossassi oggi
 
Riconobbe l’elegante calligrafia all’istante. Cominciò a sghignazzare e restituì il biglietto alla destinataria, la quale la stava guardando con falso disappunto.
 
- Dovevamo aspettarcelo, credo. Se ha comprato un abito a me, era scontato che ne comprasse uno anche per te. -
 
- Ma non ce n'era bisogno… ne ho già uno che uso da un sacco di tempo. - Isane indicò un usurato e sbiadito yukata verde scuro appeso al muro con una gruccia. Kaede fece una smorfia di disgusto. - È così brutto, quello? -
 
- Guardandolo credo di capire perché l'ha fatto… - mormorò la rossa. - Hai già provato quello nuovo? - chiese
 
- Non ancora...ma Re...ehm, cred che il Capitano conosca bene la mia taglia ormai. Ciò che mi insospettisce di questa cosa è… insomma, hai mai visto un abito così? Non ne trovi del genere in un negozio tradizionale. - rispose Isane arrossendo ancora di più. Kaede comprese dove volesse andare a parare.
 
- Credi che lo abbia fatto confezionare apposta? - chiese sgranando gli occhi. Quello sì che era romantico. La luogotenente annuì e si morse il labbro.
 
- Beh, allora credo che stasera tu possa procedere alla dichiarazione senza nessun timore. Oltre a toglierti i dubbi sul vestito, è chiaro. - esclamò la giovane inclinando la testa e facendo un sorriso furbetto. - È la tua grande occasione, Isane. - Aggiunse, in tono più benevolo. - Ed io sono così felice per te. -
 
La grigia sorrise ed abbracciò rapidamente quella minuta ragazza, a cui si era affezionata così tanto nei mesi che aveva passato lì. Mentre la stringeva disse:
 
- Credo sia anche la tua, di occasione. Furbacchiona. Dimmi come hai fatto! - Scherzò, pattando la testa alla ragazza, ottenendo uno sbuffo e un broncio fasullo.
 
- Fatto cosa? - chiese Kaede in tono angelico.
 
- Rangiku. Santo cielo, non ho mai visto nessun uomo riuscire ad avere un appuntamento con lei. E poi arrivi tu e lei dice di sì senza fiatare. Hai usato magie di qualche tipo? -
 
- Macché magie, semplicemente non è un appuntamento di quel tipo, ecco perché ha accettato. È...come dire... un'uscita tra amiche. Come se uscissimo io e te. -
 
L'espressione scettica della luogotenente la diceva lunga su come la pensasse davvero.
 
- Amiche… già. Però te la sei mangiata con gli occhi quando l'hai vista la prima volta. Di continuo. Le tue intenzioni sono tutt'altro che amichevoli, confessa! -
 
Isane un po' la stava prendendo in giro e un po' diceva sul serio. Kaede era giovane, in fondo, e praticamente priva di esperienza dal punto di vista romantico, ma questo ovviamente non era un motivo per tirarsi troppo indietro. Non credeva che Rangiku sarebbe stata così contraria, ma ovviamente nell'immediato non sarebbe successo niente di eclatante. Specialmente perché la bionda aveva ancora qualche valido motivo per non muoversi nell'ambito amoroso, la luogotenente lo sapeva bene.
 
Fu il turno di Kaede di arrossire. - Non è vero. Che speranze vuoi che abbia con una donna adulta? - Sbuffò. - Mi piace stare in sua compagnia, tutto qui. -
 
- Va bene, va bene, non te la prendere piccola Kaede. Stavo scherzando. - replicò Isane solennemente. - Ora, dimmi, cos'è che devi fare per me oggi? -
 
- Ah, stiamo ripassando il piano! - esclamò Kaede entusiasta. - Allora, devo dire al Capitano di fermarci alla bancarella di Hanataro, giusto? E poi devo darle… -
 
- Esatto. Ed Hanataro le darà… -
 
Ripassarono per dieci minuti i passaggi di ciò che Isane aveva ideato, e tutti convergevano al fine della luogotenente.
 
- D’accordo, lo faremo funzionare. Non tornerai a casa single stasera! -
 
- Lo spero... cioè so che andrà bene… -
 
- Tranquilla! - Kaede mollò una pacca sulla spalla di Isane. - Andrà benissimo. Andrai benissimo. -
 
La grigia annuì. Le tremavano le gambe per il misto di emozione ed agitazione che avvertiva. Non credeva sarebbe riuscita a restare ferma per due secondi.
 
- Allora, io vado a prepararmi. D'altronde è già pomeriggio. - Cinguettò la rossa, saltellando. - Riusciremo a vederci stasera? -
 
- Forse. - Isane sorrise. - Sono curiosa di vederti in yukata, ma… -
 
- Ma hai cose fondamentali a cui pensare. Non preoccuparti. Magari deciderete di presentarvi dopo esservi spettinate a dovere, se capisci quello che intendo. - Kaede le fece un occhiolino furbetto.
 
La grigia diventò viola in viso. - Kaede! M-ma che libri ti ha fatto leggere il Capitano? -
 
La giovane rise forte in risposta.
 
~X~
 
Verso le sei del pomeriggio Kaede ed il Capitano arrivarono insieme al festival. La giovane aveva infine lasciato che Retsu le acconciasse i capelli, essendosi rivelata quasi incapace di pensarci da sé nonostante la pratica. Era praticamente negata.
Lo yukata le calzava a pennello ed accentuava i suoi capelli e gli occhi argentei, e per una volta si sentiva carina. Si chiese se sarebbe piaciuto a Rangiku, ma si rispose subito che non doveva pensare a cose del genere. 
Le due dovevano incontrarsi durante il piccolo piano messo in atto da Isane, ovviamente entrambe complici del misfatto.
Era già gremito di gente, ed il chiasso aveva un qualcosa di fantastico. L'atmosfera era così allegra che la ragazza non riusciva a non sorridere. Un po' timorosa della folla, tuttavia, camminava molto vicina a Retsu.
Le strade erano piene di lanterne luminose e ai rami di bambù erano già stati appesi alcuni tanzaku. Era un’atmosfera molto suggestiva. Si sentiva odore di cibo nell'aria e la fila alle bancarelle culinarie era enorme.
 
- Che ne dici, Kaede-chan? Ti piace? - le chiese Retsu mentre si facevano strada.
 
 - Davvero molto. Non avevo mai partecipato ad un festival prima d'ora. È così vivace! - La giovane infatti non riusciva a scollare gli occhi da ciò che vedeva. Osservava gli stand uno per uno, meravigliata. Oltre al cibo venivano venduti prodotti di artigianato a tema, come vasi dipinti, collane e chincaglieria varia. Vide la bancarella di Hanataro e la fece notare ad Unohana. Per fortuna non dovette convincerla a fermarsi.
 
- Buonasera Capitano! Anche a te, Kaede-chan!  - esclamò Hanataro, sinceramente contento di vederle.
 
- Buonasera a te, Yamada-kun. -
 
- Ciao Hanataro-kun! È da un bel po' che non ci vediamo, come stai? -
 
- Benissimo grazie. Ti trovo bene! Sei veramente bella in quello yukata. - Hanataro, che con qualsiasi altra ragazza avrebbe balbettato furiosamente, con Kaede si trovava invece perfettamente a suo agio. Avevano legato molto quando lei era appena arrivata nel Seireitei, ed anche se poi non avevano più avuto molte occasioni di vedersi il legame era rimasto.
 
- Grazie, anche tu non sei niente male sai? - rispose lei contenta. Poi guardò ai prodotti in vendita e rimase di sasso. - Quelle...aspetta, sono... stelle all'uncinetto? Anche tanzaku finti fatti all'uncinetto? E quella non è la fascia della principessa Orihime... all'uncinetto? “Articolo speciale”, 3000 Kan?!? -
 
- Tutte cose che ho cucito io personalmente ieri notte. Ho incaricato Yamada di venderle. - Disse il Capitano con la solita calma. Kaede dovette trattenere le risate, ma in fondo erano prodotti carini. Anche se un po' kitsch, magari.
 
- Per ora gli affari vanno bene, Capitano. Forse riuscirò a vendere tutto entro la fine del festival. -
 
- Bene, molto bene. Non deludermi, caro. - replicò il Capitano. Kaede vide il povero Hanataro rabbrividire.
 
- Ah, Capitano, ho un paio di cose per lei. Una persona mi ha incaricato di dargliele. - Il ragazzo consegnò un fiore, che riconobbe essere una fresia piuttosto candida, ed un biglietto ad Unohana, la quale lo lesse un po' perplessa.
 
Stand di Hisagi
 
- Curioso. Molto curioso. Grazie, Yamada-kun, arrivederci. Kaede-chan, seguimi. - disse imperturbata. Kaede salutò Hanataro con la mano ed entrambi si allontanarono.
 
~X~
 
Isane, che aveva indossato il vestito e lo aveva trovato leggermente stretto in alcuni punti, si guardò allo specchio e comprese all'improvviso da cosa derivasse quell’impressione.
A quanto pare era stato fatto apposta per valorizzare i “punti giusti”. Vale a dire…
 
- M-ma...ma...ma! MA CAPITANO! -
 
Si portò le mani alla bocca, più rossa che mai. Poteva giurare di stare per svenire.
 
~X~
 
La bancarella di Hisagi vendeva alcolici, e per questo Kaede non fu minimamente sorpresa di trovarci una Rangiku intenta a scegliere tra varie bottiglie. Quando si avvicinarono e potette dare un'occhiata migliore alla bionda rimase a bocca aperta. Rangiku le notò.
 
- Eccoti, Kaede-chan! Oh, buonasera Capitano Unohana! -
 
Retsu ricambiò il saluto, mentre la rossa non trovava la forza di parlare. Quella che si era trovata davanti era una vera e propria dea. Indossava uno yukata nero, ovviamente scollato sull'area del seno, e aveva motivi fini e dorati, proprio come quelli del suo abito. I suoi capelli erano acconciati con dei lunghi spilli, e aveva lasciato qualche ciuffo caderle sull’occhio destro. Non si poteva non rimanere sconvolti da una bellezza simile.
 
- Ehi, tutto bene? - Le chiese spiritosamente la bionda. Kaede si accorse di starla fissando e scosse la testa, arrossendo imbarazzata.
 
- S-sì, sto bene! Uhm...sei davvero...davvero bella. Davvero. - disse, cercando di non balbettare e puntando gli occhi al suolo.
 
- Grazie, piccola. Fatti guardare...guarda quanto sei carina! -
 
Rangiku cominciò a girarle intorno, guardandola intensamente, e Kaede non sentendosi all'altezza fece del suo meglio per non scappare via. Ma in realtà era felice, felicissima che la trovasse carina.
 
- Grazie. Per...per i capelli devo ringraziare il Capitano… mi, mi ha dato una mano ad acconciarli.-
Missione fallita. In compenso le altre due le sorrisero.
 
- Ti donano davvero tanto! - Rangiku poi si girò verso Unohana. - Capitano, ora che ci penso, avrei una cosa per lei. Sono stata incaricata di consegnargliela. - Porse anche lei fiore ad Unohana. Stavolta una camelia, dal rosa acceso.
 
- Grazie, Matsumoto-san. - Rispose gentilmente Retsu, unendo la camelia alla fresia nella mano sinistra. - Hisagi-san, per caso hai anche tu qualcosa da consegnarmi? - chiese rivolta a Shuhei, il quale era stato fino a quel momento troppo intento a tenere gli occhi su Rangiku per parlare. Sembrò svegliarsi da una fantasia quando rispose di sì a Retsu e le diede un altro biglietto.
 
Segui le lanterne
 
Puntò lo sguardo sulla scia di luci che, effettivamente, proseguiva oltre gli stand, lontano dalla folla. Mise il biglietto in tasca. Si voltò verso Kaede, per vedere che anche lei le stava porgendo un fiore. Una primula.
 
- Capitano, io devo salutarla qui. - disse sorridendo, mentre Retsu a sua volta le sorrideva. - Però lei prenda questa, e prosegua. -
 
Tre fiori, una strada da seguire ed una promessa implicita. Lasciò Kaede con Rangiku,certa che fosse in buone mani, e percorse la via delle lanterne.
 
~X~
 
- Rangiku-san! Da questa parte! -
 
Avevano appena cominciato a visitare gli stand, quando Rangiku si sentì chiamare dalla voce di Kiyone. Lei e Sentaro avevano allestito un tiro a segno pieno di premi.

- Kiyone-chan, dove avete preso tutta questa roba? - chiese curiosamente, mentre Kaede incrociò lo sguardo con la sorella di Isane. Scoccarono scintille.
 
- Oh, sei tu. - C'era un po’di veleno nella voce di Kiyone, e la rossa ricambiò subito con altrettanto veleno.
 
- Ci rincontriamo. - replicò.
 
- L'abbiamo rub...comprata nel mondo terreno durante una missione. - Rispose Sentaro alla domanda posta dalla bionda, la quale inarcò un sopracciglio. - Chi centra tutti i bersagli prende due premi. Chi ne prende otto se ne becca uno. E parlo dei premi migliori. - Spiegò. - Chi ne prende almeno cinque ne sceglie uno tra la robetta da nulla. Fossi in voi, signorine, farei un tentativo. Solo 150 Kan a giro. - Gli brillarono gli occhi all'idea di guadagno.
 
- Potrei provare. - disse Rangiku. Tirò fuori tre monete dalla tasca, 50 Kan ciascuna, e li mise sul bancone. Kiyone caricò la pistola e gliela passò.
Si concentrò e prese la mira. Bang, bang, bang. Sette centri.
 
- Cavolo, uno soltanto e avrei preso qualcosa di carino. Che sfortuna. -
 
- Uhm… c'era qualcosa che volevi, Rangiku-san? -
 
La bionda guardò in alto e indicò un pupazzo di quello che doveva essere Hikoboshi, il mandriano della leggenda. Ovviamente, premi a tema. - Quello. Oh beh, sceglierò qualcos'altro. -
 
- Dai, ci sono collane niente male. - Kiyone le fece vedere quel che poteva scegliere, ed effettivamente c'erano cose abbordabili.
 
- Ora provo anch'io. Tu intanto scegli, Rangiku-san. - Comunicò Kaede solennemente. Se Rangiku voleva quel pupazzo, l'avrebbe avuto. Posò anche lei 150 Kan davanti a Kiyone, la quale commentò:
 
- Provi anche tu, eh? Scommetto che non riesci a centrarli tutti. -
 
- Lo vedremo. -
 
Pistola carica alla mano. Con la destra stranamente non ci si sentiva bene. Provò a passarla nella mano sinistra, e si accorse che si sentiva molto più a suo agio. Strano, lei non era mancina.
Prese la mira. Chiuse gli occhi per un secondo, e quando li riaprì, mano salda, sparò.
 
Dieci centri.
 
Si sentì addosso gli sguardi di tutti i presenti allo stand. Kiyone era a bocca aperta e Rangiku aveva gli occhi sgranati. Kaede posò in fretta la pistola, come se bruciasse.
 
- Porca vacca… - Mormorò Sentaro.
 
- Erano due premi, giusto? Voglio quel pupazzo di Hikoboshi. E quel cuscino di Orihime laggiù. - Disse semplicemente lei. Ancora senza parole, Sentaro le consegnò i premi che aveva scelto, e lei lanciò Hikoboshi a Rangiku, la quale aveva indossato gli orecchini con pendenti a stella color argento che aveva selezionato.
 
Kiyone non parlò più, mentre Rangiku la abbracciò per ringraziarla. Kaede si sentì fin troppo fortunata.
 
~X~
 
Alla luce del tardo pomeriggio, Retsu camminava sulla strada di mattoni circondata da lanterne. Mano a mano che si allontanava dal brusio la strada si faceva un po' in salita. Si godette la brezza che aveva iniziato a tirare, ed il frinire delle cicale che si stava smorzando, riducendosi da un chiasso assordante ad un semplice sottofondo. Giunse ad un bivio. La strada, tornata piana, procedeva dritta, ma le lanterne adornavano una scalinata di pietra che dava sulla destra. Seguendo le luci salì gli scalini, ritrovandosi in un piccolo parco. Era deserto, tranne che per Isane seduta su una panchina. Reggeva in mano l'ultima lanterna.
 
~X~
 
Abarai Renji si era ritrovato gli occhi di un'altra testa rossa puntati sui suoi capelli.
Kaede si era inclinata sulla bancarella per toccargli un ciuffo, con le sopracciglia aggrottate, mentre lui la guardava perplesso. Poi si voltò verso Rangiku e commossa fece:
 
- C'è qualcun altro con i capelli come i miei! Non sono l'unica! -
 
La bionda scoppiò a ridere per via di quella reazione.
 
- Matsumoto, chi è questa ragazza? - le chiese lui, ancora visibilmente perplesso.
 
- Lei è… -
 
- Hanazono! K…Kanade. Secondo anno di Accademia. Piacere. - Mentì Kaede, interrompendo Rangiku che per un attimo la guardò come se avesse detto una pazzia. Cogliendo però la palla al volo, la luogotenente continuò.
 
- Sì, era turbata perché la gente continuava a fissarla per il colore dei suoi capelli. Il vostro è parecchio raro da questi parti, quindi… -
 
- Piacere mio, Hanazono. E ti capisco, davvero. - Annuì comprensivo Renji. - Per me era la stessa cosa. -
 
Kaede gli sorrise, poi guardò la bancarella. Vendevano disegni, fatti da persone diverse, ovviamente a tema Tanabata. Alcuni erano stupendi, da rimanere a bocca aperta, altri un po' meno ma comunque belli. Poi la sua attenzione venne catturata da un disegno in particolare. Era il peggiore, uno scarabocchio che sembrava essere fatto coi pastelli a cera. Però…
 
- Quanto viene questo? - Chiese a Renji, che stava per aprire bocca quando venne interrotto dalla ragazza che gli stava di fianco, la quale aveva appena servito un'altra persona.
 
- Davvero ti interessa quello? - Le chiese una bassa ragazza mora, che sembrò estatica alla prospettiva. - L'ho fatto io! Ti piace sul serio? Pensavo non l'avrebbe comprato nessuno! -
 
- È particolare...certo...ma lo voglio comprare. - Rispose risoluta. Era assolutamente convinta. Quel disegno raffigurava Orihime ed Hikoboshi in veste di coniglietti, ed era fatto veramente male. Ma più Kaede lo guardava, più lo voleva.
 
- Sono 10 Kan! - Kuchiki Rukia sembrò brillare. La rossa pagò senza esitare, e prese il disegno incorniciato.
 
- Costava troppo poco. - Le sussurrò sorridendo, poi si voltò verso Rangiku e fece un cenno con la testa. Salutarono Renji e Rukia e si allontanarono, quando sentirono la voce di quest'ultima urlare un grazie.
 
La luogotenente guardò Kaede interrogativa, ma prima che potesse dire qualcosa venne anticipata.
 
- Mi ha colpito. Mi ha colpito perché so come ci si sente ad essere un pastrocchio…e… io non sono stata abbandonata a me stessa, nonostante mi senta disordinata allo stesso modo, quindi neanche questo disegno meritava di essere abbandonato. Tutto qua. - E sospirò. Sentì una mano strizzarle piano una guancia.
La bionda l'aveva trovata una cosa tenera, non se l'era sentita di replicare.
 
~X~
 
Retsu approcciò la luogotenente, guardandola dritta negli occhi. Nessuna delle due distolse lo sguardo dall’altra anche se Isane sembrava sul punto di mettersi a ridere nervosamente. Quest'ultima posò la lanterna a terra, e porse un altro fiore, l'ultimo fiore, a Retsu. Senza dire niente.
Il Capitano lo prese, unendolo agli altri, e si sedette vicino a lei. Annusò i loro profumi uno per uno.
 
- Sono veramente, veramente  colpita, Isane. - Mormorò, interrompendo il silenzio in tono soave. - Avevo immaginato questo momento in tanti modi, ma non così. Riesci sempre a sorprendermi. -
 
Isane sgranò gli occhi. Allora Retsu sapeva davvero. Sapeva ed aveva aspettato che lei fosse pronta. Non sapeva se imbarazzarsi o sentirsi estremamente grata nei suoi confronti. Probabilmente entrambi.
 
- La fresia…simboleggia la dolcezza e la disponibilità. La camelia, l'ammirazione. - si fermò un attimo ed alla grigia si fermò il respiro. Il suo cuore batteva come un tamburo. Prese a tormentarsi le dita, ancora non riusciva a dire nulla.
 
- La primula...il primo amore. Ed il tulipano rosso, semplicemente, l'amore. - Posò i fiori al suo fianco, e guardò Isane, la quale in quel momento non riusciva a ricambiare il suo sguardo. Era diventata veramente rossa e sembrava immobilizzata. Come se si stesse pentendo di quello che aveva fatto.
 
Con un sospiro, prese il suo viso tra le mani e lentamente lo voltò verso di lei. Crearono di nuovo un contatto visivo e la luogotenente sussultò.
 
- Ho aspettato tanto. Non ti permetterò di pentirti o di tirarti indietro, Isane. - Passò un dito sulla sua guancia, poi scese lungo il collo e raggiunse la spalla. Gliela strinse e poggiò la fronte contro la sua.
- Dillo Isane. Dillo. Dillo e liberaci da questo muro che ancora ci separa… -
 
Isane deglutì. Le girava la testa e pensava che stesse per venirle la febbre. Ma quella febbre era particolare.
 
- Capitano… -
 
- Retsu. Per te è Retsu… -
 
In un moto di ritrovato coraggio, la grigia posò la mano su quella del Capitano, quella che teneva sulla spalla. E parlò.
 
- Retsu...ero incerta riguardo a tutto questo. Mi conosci… nutro sempre mille dubbi quando si tratta di me. Ma non ho mai avuto dubbi su cosa provassi per te. Fin dal primo momento… da quando ti ho vista…da quando ero appena entrata nella Divisione e per sbaglio ti sono finita contro mentre mi affrettavo per i corridoi, e tu invece di sgridarmi mi sorridesti. È stato allora che mi sono innamorata di te. -
 
A Isane tremavano le gambe. Pensò che se in quel momento si fosse alzata non avrebbero retto. Tremava, ma non si sarebbe tirata indietro. Nè ora nè mai.
 
- Ti ho sempre vista come una guida. Tu ci sei sempre stata per me, anche quando ero soltanto una nuova recluta. In ogni situazione tu eri lì, salda come un pilastro. Amavo stare in tua compagnia, lo amo ancora...amo te. -
 
Strizzò forte gli occhi. L'aveva detto. Ora non sapeva cosa fare. Perché Retsu non rispondeva?
Poi, all'improvviso, sentì qualcosa di caldo e umido premere contro le sue labbra. Si rese presto conto di cosa stava accadendo. Non osò riaprire le palpebre, preferendo invece immergersi in quella sensazione meravigliosa. Magari per sempre. Si, avrebbe potuto baciare Retsu per sempre senza mai fermarsi. Non stette ferma ma rispose, rispose ad ogni attacco da parte delle labbra dell'altra. Parte di lei doveva ancora realizzare, realizzare che il suo amore era stato accettato. Per ora, avrebbe agito per istinto.
 
Si staccarono un attimo per riprendere fiato, ma non appena si guardarono di nuovo si baciarono ancora. Retsu non aveva ancora detto niente, probabilmente preferendo esprimersi con i fatti, ma Isane sapeva che presto avrebbe parlato. E le avrebbe fatto tremare il cuore più di quanto non stesse già facendo.
 
~X~
 
Ore dopo, Kaede e Rangiku avevano girato parecchie bancarelle. Avevano incontrato Hinamori Momo, alla quale non dettero a bere la storia di “Hanazono Kanade”. Rangiku aveva rassicurato la giovane, dicendole che Momo non avrebbe iniziato a farle domande. Poi quest'ultima si era unita a loro, e così fecero Ayasegawa Yumichika e Madarame Ikkaku. Poi vennero raggiunte anche da Renji e Rukia, i quali avevano chiuso la bancarella, e quest'ultima aveva voluto attaccare bottone con la rossa, ancora grata per via del disegno. Anche Shuhei, seguito da Kira Izuru, aveva chiuso la bancarella e aveva raggiunto l'ormai enorme combriccola. Kaede poteva giurare di aver visto Soifon trascinata al festival da una donna che non aveva mai visto, ma c'erano troppe persone e non aveva visto bene.
Era riuscita a parlare con tutti e non poteva essere più felice. Ad un certo punto, poi, Rangiku le aveva passato un tanzaku ed un pennarello e le aveva detto di scriverci su un desiderio. Obbedì parecchio volentieri. Non scrisse propriamente un desiderio, bensì un nome, poi lo appese come tutti gli altri ad un ramo di bambù. Rangiku appese il proprio di fianco al suo.
Subito dopo, sentì un fischio ed un botto. Allarmata, guardò in alto, e vide uno spettacolo che non aveva mai visto.
 
Un coro di “oooooh” si era sollevato dalla folla alla vista dei meravigliosi fuochi d'artificio che coloravano il cielo notturno. Avevano forme stupende, ed illuminavano tutto con la loro luce. Un modo delizioso di festeggiare la riunione delle stelle innamorate. La giovane rimase a bocca aperta, ma presto scoprì che c'era qualcosa di meglio che guardare i fuochi. Era guardare Rangiku mentre guardava i fuochi. Kaede sorrise, quando l'altra incontrò il suo sguardo e sorrise a sua volta. Quest'ultima le prese il viso con la mano e glielo puntò verso l'alto. Si chinò e le sussurrò nell’orecchio:
 
- Guarda i fuochi d'artificio, piccoletta. Li vediamo solo nei giorni di festa. -
 
In tutta risposta Kaede le passò un braccio attorno al busto, e si strinse a lei posando la testa sulla sua spalla.
 
- Li guarderò solo se mi permetterai di farlo così. -
 
- Affare fatto. - Rispose la bionda stringendola a sé a sua volta e posando la testa sulla sua.
 
Kaede pensava che sarebbe potuta morire dalla gioia, e registrò per sempre quel momento nella sua testa.
 
Stanno lontane per un anno intero, senza smettere di pensarsi, senza smettere di ricordare l'una il calore e la luce dell'altra. E quando si ricongiungono, la loro gioia è più vasta dello stesso universo.
 
La voce nella sua testa ripetè quelle parole e ne aveva aggiunte altre. Stavolta volle rispondere.
 
Quando io riuscirò ad avvicinarmi a questa stella, la mia gioia sarà tanto grande quanto la sua luce.
 
~X~

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