La razza della Luna

di Bbpeki
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Frank Iero-Venus ***
Capitolo 2: *** Vampires will never hurt you, honey ***



Capitolo 1
*** Frank Iero-Venus ***


Capitolo 1

Frank Iero-Venus

Frank camminava sul sentiero erboso nei pressi del cimitero di Alexandria, Romania. La luna piena splendeva chiara nel cielo color inchiostro, punteggiato di stelle.

Scostò il cancello in stile gotico e arrugginito, rilucente sotto i raggi d’argento della luna ed entrò nel cimitero per lui perfettamente visibile, ma ad altri occhi impenetrabile senza una torcia. 

Camminò indisturbato tra le tombe silenziose, coperte di muschio e fiori, abbandonati in vari stati di decadimento, fino a quella di Denisa Blaga. Intorno a quella lapide, vegliata da un angelo piangente in marmo bianco, c’era un gruppo di cinque persone: due donne e tre uomini. Erano tutti incappucciati in un mantello di velluto rosso cupo, l’unico lo tratto visibile erano i lunghi capelli, biondi e rosso intenso, delle due donne, quella rossa fu la prima a parlare

“Sei arrivato” Frank notò che la sua tunica aveva i bordi argentati, dedusse che fosse lei la Matrigna, la vampira potentissima di cui le aveva parlato la Madre “Ti stavamo aspettando” La sua voce non era dolce, ma il suono duro e il tono quasi quasi divertito, faceva si che fosse musicale, almeno quanto il suo nome: Veresetra. “Tua Madre ci ha parlato molto bene di te, mi fido di lei, immagino saprai che è mia Figlia, fin ora non mi ha ancora delusa e dubito tu voglia scoprire che succederebbe se ciò accadesse” Frank sentì un brivido percorrerlo, non avrebbe permesso a nulla di ferire sua Madre, anche uccidere quella vampira, per quanto potente fosse. Sollevò appena il capo, incontrando nient’altro che lo scintillio degli occhi di Veresetra. Le parve di vedere un sorriso in quel volto avvolto dalla penombra, quel sorriso era tutto fuorché rassicurante. Frank cercò di ingoiare il timore, ma quasi saltò dallo spavento quando Veresetra rise, era un suono freddo e dissonante, di metallo contro metallo. “Molto bene, per quanto tu possa essere intimidito, non avresti paura lottare contro di me se anche solo ipotizzassi di ferire tua Madre, se verserai questa fede per la nostra Protettrice sarai molto utile alla Famiglia, ma se persisterai nell’ossessione morirai, di nuovo. So che conosci il mio nome e quello dei miei Figli, ma lascia che te li presenti: Elevur, Sassior, Gerard e Michael” Disse. A mano a mano che sentivano il loro nome i vampiri si toglievano il cappuccio: prima la ragazza coi capelli color del grano, che le incorniciavano perfettamente il viso ovale e leggerete allungato. Occhi scuri, di un nero profondo, che non lasciavano trapelare quali misteri si celassero dietro quei pozzi traboccanti di segreti. Una bocca sottile, di un rosa delicato e zigomi poco pronunciati. Poi l’uomo alla destra dell’angelo, alto e muscoloso, coi capelli biondo scuro e due zaffiri al posto degli occhi, duri e freddi come quelle pietre. Il volto in generale comunicava, dalla piega crudele delle labbra sottilissime all’atteggiamento sicuro del corpo, una ferocia goduriosa, di chi ama fare male, insieme a una superbia sicura, di una forza più volte confermata. Quello alla sinistra, a confronto mingherlino, con capelli scuri e ribelli che gli sfioravano il collo. Un nasino piccolo e delicato, all’insù. La bocca a forma di cuore, del colore dei boccioli delle roselline selvatiche. I tratti morbidi, quasi da ragazza, gli avrebbero dato un aria dolce e innocente, se non fosse stato per il ghigno che costantemente gli distorceva le labbra, sadico e cattivo. Gli occhi erano di un colore indefinibile: oro, qualsiasi tonalità di verde e castano si fondevano e si armonizzavano come i vari suoni degli strumenti si fondono per formare la musica, quegli occhi erano la musica per sguardo, per quanto scintillassero lussuriosamente. Sembrava una sirena, bella e malvagia, affascinante e mortale, gli stava già iniziando a provocare strani pensieri. Da quando era rinato, Frank aveva notato che le sue fantasie erotiche erano aumentate quanto la ferocia e l’aggressività. Naturalmente l’aveva comunicato alla Madre. Lei gli aveva sorriso, gioiosa, e gli aveva detto che era fiera di lui. Da quel giorno gli aveva iniziato a raccontare tutto dei Venus, la sua Famiglia d’origine, e di Veresetra.

L’ultimo ragazzo, Michael, capelli scuri e dolci occhi color nocciola. Era spaventosamente magro, con le guance incavate e la pelle bianca che si stirava per coprire le ossa. C’era qualcosa di diverso in lui, non era freddo, quegli occhi parlavano chiaramente, il suo animo non si era pietrificato nei secoli, vi ardeva ancora la morbida luce di una candela solitaria, costretta da una sofferenza tenace, che gli segnava il volto, nonostante fosse contratto in una maschera di indifferenza, faceva pensare a uno spirito forte.

Dopo che tutti si furo scoperti il capo la Matrigna ricominciò a parlare

“Questa è la Famiglia Venus, per sangue sei obbligato a legarti a noi e sei accettato dal mio giudizio.” A quel punto la vampira si tolse anche lei il cappuccio, rivelando un viso di una bellezza solenne e macabra. Fronte alta, zigomi pronunciati, labbra rosse e delineate. Ciò che più lo colpì furono gli occhi: l’iride era di un inspiegabile rosso scuro, contornata da ciglia nere con sotto pesanti occhiaie violacee, come nuvole prima della più temibile delle tempeste. “Io, Veresetra la Cassandra Venus, ritengo che tu possa essere strumento utile per prevenire la distruzione del Nido, per venerare il Tempio e lottare tra le fila dell’esercito di Venere, Lucifero, Stella del mattino, Portatore e Portatrice insieme della Prima Luce. Ti ordino di eseguire il giuramento e il rituale imposto dalle Chere nere, Figlie e strumento di Necessità inflessibile”  

Ogni Famiglia di vampiri venerava un dio pagano in base alla tradizione, al luogo d’origine e sopratutto ai Peccati dominanti dell’Origine, il fondatore della dinastia e dalla divinità la Famiglia prendeva nome. L’unica eccezione erano i Dracula, che avevano mantenuto il cognome del loro Padre: Vald Dracula, anche detto “L’Impalatore” per via del modo divertente in cui uccideva le sue vittime in vita. I Venus, la seconda Famiglia più antica, erano devoti alla Stella del Mattino, quindi Venere e Lucifero insieme, e i loro Peccati dominanti erano lussuria, violenza e superbia. Frank era stato incredibilmente fortunato, non solo per appartenere a quella Famiglia, ma sopratutto per esser rinato precisamente con tutti i requisiti necessari. Gli sarebbe bastato pronunciare quelle parole che la Madre gli aveva fatto imprimere nel cervello e sarebbe stato un Venus, avrebbe potuto cancellare definitivamente il bravo ragazzo che era stato, per dar sfogo al suo nuovo, crudele istinto.

“Necessità suprema, invoco ora le tue catene, dure e giuste che guidano il Caos, per sigillare e convalidare il giuramento di questo tuo umile anello, possa il tuo strumento Atropo spezzarmi se ne verrò meno. Giuro di dare corpo e la mia fedeltà a questa Famiglia, di consacrare la mia lussuria a Venere, giammai ad Eros, la mia forza a Lucifero, giammai a Marte e la mia mente alla Stella del mattino, mai ad Atena. Questa ora è la mia Matrigna, questi i miei Fratelli e le mie Sorelle, giuro di difenderli fino a che la mia esistenza, parallela a quella mortale, si manterrà su questa terra, nonostante tutti i rovesci e le disgrazie che la sorte possa riservare al mio sacro Nido. Io, Franklin Anthony Thomas Iero Junior III, giuro questo sotto i  tuoi occhi giusti e quelli dei tuoi strumenti Cloto, Lachesi e Atropo. Il Destino guida chi lo accetta e trascina chi è riluttante(*), e così è”

Veresetra si avvicinò a Frank, mantenendo il suo sguardo di sangue fisso nel suo hazel. Si sporse come per baciarlo sulle labbra, ma girò la testa verso sinistra e lui sentì i canini affilati conficcarsi nella giugulare. Faceva male ma non durò molto, la vampira drizzò il capo fissandolo sorridendo, coi canini non più nivei, ma rossi come il suo sguardo, quasi più spaventosi. La vampira rovesciò la testa all’indietro, esponendo la la giugulare sotto la pelle livida come un sudario. La morse a sua volta. Sentì il sapore ferroso ed eccitante del sangue scendergli in gola, caldo e un po’ denso. Era ancora molto giovane, il sangue di qualsiasi tipo lo eccitava, umano o vampiro che fosse.

Dopo poco lasciò la presa, col sangue che gli scendeva giù fino al mento e gocciolava sull’erba, luccicando alla luna. 

Veresetra tirò fuori un coltello, d’argento, notò che portava guanti neri di seta. Si sfilò un guanto e si fece un taglio sul palmo della mano. Intanto anche gli altri componenti della famiglia si erano avvicinati. Veresetra passò il coltello a Sassior che ripeté la stessa operazione, egli poi lo passo a Elevur, e quindi a Gerard, e poi a Michael, che gli passo a sua volta il coltello. Tirando la manica della felpa per coprirsi la mano perse a sua volta il pugnale, un oggettino semplice ma con una lama affilata come i denti di un vampiro. 

“Ebbene, in nome della Stella Del Mattino, io, Versetra la Cassandra Venus, ti accolgo nel nostra Famiglia per il resto dell’eternità” Il rituale era concluso, Frank poteva abbandonare il suo nome da umano e accogliere una nuova identità come vampiro

“Io, rinato Frank Iero-Venus, ringrazio la mia Matrigna per la grazia concessami” Veresetra incurvò le labbra in un sorriso soddisfatto

“Qualcuno allora le insegna ancora le buone maniere, mi ricordo di quando ho accolto quei due” E così dicendo guardò Gerard e Michael, che pareva in imbarazzo, mentre l’altro sembrava un bambino cattivo mentre ripensa a qualche passata marachella “A momenti non si ricordavano il giuramento e una volta concluso il rituale altro che ringraziamenti, subito a chiedere se ci fosse una cena fresca a casa!”

Per la prima volta sentì parlare qualcuno che non fosse Veresetra

“Avanti Matrigna, così il cucciolo si farà un idea sbaglia di me e di Fratellino!” Era stato Gerard a parlare, con un sorriso sghembo e canzonatorio. Quelle parole, insieme alla prima impressione che aveva avuto di Gerard, gli fecero subito venire il sospetto che quello l’avrebbe fatto dannare, non andava bene affatto bene che costui lo attraesse tanto, avrebbe sicuramente scoperto il modo di ritorcerglielo contro

“Affrettiamoci a rincasare, è mezzanotte e Frank si deve riposare” Seguirono la Matrigna vampira per vie e strade secondarie, fino ai sobborghi della città. Nonostante l’abbigliamento stravagante della compagnia, nessuno li degnò della minima attenzione, per quanto la molti degli umani che incontrarono fossero ubriachi. Si inoltrano in un bosco, che si rivelò essere una foresta che si inerpicava lungo il fianco di una piccola montagna. Dopo almeno tre ore di cammino, giunsero in una piccola, quasi inaccessibile radura, occupata in gran parte da un piccolo  castello di pietra, stile medievale, con tanto di feritoie e ponte levatoio. In quel momento Franck non lo poteva vedere, ma dietro c’era un parco grande più o meno come un campo da calcio. 

“Questa è la tua nuova casa, per sempre” disse Gerard, col suo solito, fastidioso, sorriso, quasi a dire: ‘ora non puoi più scappare’

 

*citazione a “Filosofia greca” di ZonaMC, artista molto interessante che consiglio a tutti

Bene! Incredibilmente dopo anni mi è tornata la voglia di continuare a gingillarmi con questa storiella. Al momento sto revisionando i capitoli e sto cercando di vincere la pigriza cercando di andare avanti. Non ho beta quindi se c’è qualche orrore vi prego di segnalarlo! Grazie in anticipo perché tanto errori ci saranno. 

Non posso promettere aggiornamenti regolari, visto che vado molto a ispirazione/voglia, scusatemi in anticipo, ma potrebbero passare mesi tra un aggiornamento e l’altro.

Se vi va lasciatemi un piccolo parere, che è sempre utile e fa piacere.

B

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Capitolo 2
*** Vampires will never hurt you, honey ***


Vampires will never hurt you, honey

 

L’interno era elegante, come si confaceva a una famiglia di quel rango. Mobili pregiati, vecchi quadri e libri, un oceano di libri, sparsi o messi accuratamente nelle librerie. 

“Elevur! Accompagnalo in cucina, anche se prima ha bevuto suppongo che avrà fame. Gerard, Sassior, Mikey seguitemi in sala riunioni, abbiamo alcune questioni da risolvere” I vampiri annuirono. Frank seguì Elevur nell’antica cucina. Aveva l’aria di esser stata una balla cucina un tempo, con pentole di rame di ogni foggia ad adornare le pareti bianche, un tavolo da la loro di legno scuro e la stufa in un angolo, ma ora tutto era in rovina e pieno di polvere, tranne il frigo. 

“Sei molto giovane, non credo tu abbia preferenze sanguigne, vero?” Il novizio alzò un sopracciglio. La vampira sorrise intenerita “Quando si diventa più anziani e la fame iniziale si attenua, si avvertono le sfumature di sapore del sangue, come gusti dei gelati. A positivo è più dolce, 0 negativo è aspro e così via” Aprì il frigo, rivelando tante sacchette da flebo piene di denso, rosso, invitante sangue. Il canini fuoriuscirono quasi con rabbia, si leccò le labbra solo alla vista di tutte quelle leccornie. La vampira prese una sacca e gliela porse, avidamente iniziò a bere. Era impagabile la sensazione di quel liquido, amaro e aspro insieme, che gli scendeva lungo la gola, rivitalizzandolo. Appena calmata la fame, cercò di conversare con quella che ormai era sua Sorella

“Di cosa discutono Verersetra, Gerard, Sassior e Mikey?” Lei puntò i suoi occhi color pece in quelli di Frank

“Di te, novellino. Stanno decidendo chi ti farà da istruttore…” Deglutì. Improvvisamente lo sguardo di Elevur si fece assente per un attimo, come se stesse cercando di ricordare qualcosa di antico. “Veresetra mi ha comunicato che posso scortarti in camera tua, seguimi” Frank intuì che le Veresetra doveva aver usato la telepatia, caratteristica propria della razza della luna, come la vista notturna e la forza e la velocità superiori a quelle umane.

La seguì su per una scala di pietra, poi lungo un corridoio buio, decorato con una tappezzeria verde smeraldo, ricamata in argento. Molti quadri, con pesanti e polverose cornici, decoravano i muri, più che altro si trattava di paesaggi, scene particolarmente cruente di battaglie o bibliche oppure ritratti. La vampira si fermò quando superarono la quinta porta

“Questa è la tua stanza. Ora riposa, domani ti attende una lunga nottata” Aprì la porta. Le pareti erano in pietra, ma rallegrate da qualche arazzo color rubino su cui erano ricamate scene di guerra. Sulla sua sinistra, un letto a baldacchino in noce antico, con coperte in tinta con gli arazzi. Il pavimento era di legno, coperto quasi completamente da un tappeto persiano, chiunque avrebbe pensato che c’era fin troppo rosso in quella camera, ma dopo la rinascita Frank aveva sviluppato quasi un’ossessione per quel colore, si chiedeva se la Madre avesse fatto cenno di ciò a Veresetra. accanto al letto c’era un comodino -senza lampada, ovviamente- con sopra due libri: “Dracula” di Bram Stoker e “Lolita” di Vladimir Nabokov, lo colpì la scelta dei volumi: uno era quasi ironico rio trovasse lì e dell’altro non sapeva darsi ragione, sempre più domande. Alla sua destra si trovava un armadio imponente e antico, dentro c’erano tutta una serie di capi di vestiario, da una tuta da ginnastica completa a un abito formale apparentemente uscito dall’800, tutto era di sfumature scure, con prevalenza di nero, grigio e rosso cupo. Difronte a Frank una finestra che si affrettò a coprire con le tende borgogna di pesante broccato. accanto al letto c’era una libreria, completamente vuota. 

Si distese sul letto e chiuse gli occhi, scivolando dell’oblio onirico.

 

***

“Hey, principessa!” Frank spalancò gli occhi, trovandosi davanti il bel visino di Gerard “Inizi l’addestramento. Muoviti, la luna è alta” Scese dal letto seguendolo fuori dalla stanza, si era addormentato coi vestiti addosso. Aveva il vivo timore che lui fosse il suo allenatore. Uscirono nel parco sul retro. L’erba era illuminata dalla bianca luce lunare. “Bene novellino. Sì, sarò il tuo allenatore. Non chiamarmi mai più bel visisno, o rovinerò il tuo“ Fece un sorriso malevolo. “Dunque, non ho intenzione di farti da balia per i prossimi cinque millenni quindi vedi di imparare bene e in fretta” Annuì intimorito. Sembrò fiutare e bearsi dell’odore della paura “Cosa sai, esattamente, di te?” 

“Sono un vampiro. Rinacqui sette lune fa’. Abitavo in una cittadina in America, chiamata Belleville, nel New Jersey. Mia Madre mi morse e notò subito che avevo delle qualità particolari. Mi portò qui in Romania e ebbe un colloquio con Veresetra. Durante il viaggio mi spiegò chi era Verersetra e la questione delle famiglie, un po’ di storia” Lo fissava con attenzione, quasi sbeffegiandolo con lo sguardo

“Poco o nulla quindi? Avremo un bel po’ di lavoro da fare. Io non posso i insegnarti tutto, ogni vampiro è fatto a modo suo, coi propri limiti e poteri. Ti darò le conoscenze base della caccia, dei combattimenti, della società e storia. Per prima cosa, andiamo a fare colazione, così potrai avere un idea di che cosa sia cacciare, stammi vicino e non fare cazzate, o ti uccido” Portò Frank nella città, distava due ore di cammino dalla casa e passarono con Gerard che sfidava Frank a correre più veloce di lui- sostenendo d voler allenare la sua rapidità- e Frank che scopriva quanto fosse complicato fare ciò in mezzo a una foresta. La casa dei Venus infatti era un antico maniero costruito nel centro di una ancor più antica foresta, dell’abitazione si erano perse le tracce, ogni informazione riguardo essa era misteriosamente andata persa. 

Le vie della città erano deserte, a parte qualche cane ossuto. Dopo un po’ fiutarono un odore più forte degli altri. Era una donna, non molta alta, coi capelli malamente ossigenati e in disordine. Il trucco appariscente era un po’ sbavato, vestiva con calze a rete, una minigonna che non copriva più di cinque centimetri, di finta pelle palesemente scadente, scarpe col tacco e una camicetta che stava ancora finendo di abbottonarsi. A giudicare dai soldi che stava contando e l’aspetto generale si deduceva facilmente il suo mestiere.

Frank si leccò le labbra e scoprì le zanne sentendo l’odore del suo sangue, stava morendo di fame e la lunga corsa non aveva fatto altro che stimolargli l’appetito.

“Aspetta” Sussurrò Gerard così lievemente che orecchio umano non avrebbe avvertito nulla “Guarda e prendi appunti, se fai il bravo ce la dividiamo, d’accordo?” Annuì riluttante. Non avevo mai bevuto direttamente da un corpo vivo, solo da sacchette per la flebo, sua Madre gli aveva raccontato di quanto fosse meraviglioso bere da una preda viva, stava fremendo di aspettativa, era un vergine alla sua prima volta. 

Si nascosero in un vicolo, la donna non si era accorta di nulla, occupata a controllare la paga e a metterla in una piccola borsetta. Velocemente Gerard uscì da vicolo, sembrava avere un’aspetto diverso, era stranamente impossibile non notare quanto la sua pelle bianca splendesse sotto la luna, quanto le ciglia fossero lunghe e sensuali, come il suo fisico di slanciasse nell’oscurità, allenato e agile. La donna lo notò subito, mise via in fretta i soldi ed esibì un sorriso accattivante, per una volta quasi contenta del suo lavoro.

“Hey, tesoro, ti va di fare un giro?” Mosse vogliosamente i fianchi, mettendoli in mostra. Gerard fissò la sua vittima ignara e sorrise malizioso

“E perché no? Quanto costi, bellezza?” La prostituta ridacchiò

“70 a servizio di solito, ma per te forse potrei scalare un po’…” Il sorriso di Gerard si allargò

“Sei fantastica bambola” La donna si avvicinò, si strusciò contro Gerard cominciano a fare un basso gemito contro il suo orecchio. Era patetica, ma il vampiro fece finta che gli piacesse e la spinse contro il muro. Allora la morse sul collo. Sulle prime lei non capì, l’urlo di dolore era stato soffocato dalla mano di Gerard. Ma quando comprese cominciò a strillare più forte. 

Il vampiro la trascinò nel vicolo dove Frank attendeva. Immediatamente la prese e le morse l’altro lato del collo. Era così buono quel sangue, così denso, aspro e vivo, appena pompato da un cuore pulsante, una goduria. Gemette di piacere quasi. La donna urlava ancora dietro alle dita dell’altro vampiro

“Sta zitta, troia” Le sibilò. Quindi la baciò. O meglio, unì le sue labbra alle sue per strapparle la lingua coi denti. Sputò per terra quella cosa lunga, viscida di sangue e saliva, così simile a un verme. La donna rimase immobile con gli occhi sbarrati e pieni di lacrime di dolore. Ricominciarono a succhiarle il sangue dal collo, dilaniandolo, finché non andarono così a fondo da baciarle l’osso collo. Frank lo ruppe, cercando altro sangue, altra carne da strappare, ma incontrò le labbra di Gerard. La testa bionda della donna cadde, orribilmente separata dal resto del corpo, ciò che restava del collo sembrava il profilo irregolare di uno straccio sfilacciato, imbevuto di sangue. Senza accorgersene, Frank saggiò il sapore del sangue anche nella bocca di Gerard, avevano più sangue che saliva in bocca. Intrecciarono le loro lingue sanguinolenti e fu una delle cose più eccitanti che Frank avesse mai sperimentato. Dopo poco Gerard si staccò e sorrise

“Non avevo mai dato un bacio in questa situazione” 

“Per strapparle la lingua?” 

“No, quello lo faccio con tutte le vittime. Adesso, che ci siamo baciati strappandole la testa” Sorrise malizioso. Frank cercò di ignorare la sensazione di imbarazzo e di eccitazione che contendevano il comando delle sue emozioni. Da umano non aveva mai baciato un ragazzo, ne era stato interessato a farlo, ma quel suo Fratello stuzzicava la sua acuita lussuria, aumentata a sproposito dopo la rinascita, come un cavallo selvaggio che, liberato, corre fino allo stremo.

“Nel resto del corpo c’è ancora sangue?”

“Certo, ma dobbiamo lasciarlo, la polizia si insospettirebbe troppo trovando una prostituta completamente dissanguata con solo una ferita mortale in una strada come questa” Frank alzò un sopracciglio

“Non si insospettiranno anche trovandola con la testa strappata?” Gerard sorrise

“Penseranno a qualche maniaco, per 4 o 5 settimane ci saranno turbamenti, ma poi il caso verrà archiviato per mancanza di prove. Al massimo qualche idiota verrà messo al fresco. Andiamo, la notte è ancora giovane” Controllò l’orologio, erano 3: 47. Buttarono il corpo in un cassonetto, almeno per un po’ non sarebbe stato trovato, era anche possibile che la scomparsa di quella donna non facesse clamore. Quindi si diressero a casa

“Bene, a pancia piena, passiamo alle contese tra vampiri. Vedi, ormai solo le famiglie più giovani e barbare combattono nel senso convenzionale del termine. Tra le famiglie più nobili si usa combattersi a tavolino, e sgozzare nel sonno. Ma i Venus agiscono in modo diverso, noi utilizziamo l’arte della tortura. Vedi, la tortura non è prendere qualcuno a mazzate finché non parla. La tortura è la perfetta unione della psicologia e della violenza fisica, per far male a qualcuno devi prima conoscere a fondo la sua mente, quindi individuare i punti deboli, i lati oscuri, le paure. Per quando sembri strano i vampiri hanno paura, anzi, più furbo sei più hai paura. Viviamo sul filo del rasoio, un passo falso e chissà dove finiremo. Per noi non c’è futuro dopo la Morte. Comunque, dopo di che devi mostragli queste paure con violenza, lo devi imbottire di terrore, ti deve supplicare di fare qualsiasi cosa tranne stare lì a parlare con voce serafica di sangue quando è affamato, di libertà quando lui è nella gabbia. Allora, dopo un po’ di tempo, comincerai a torturarlo fisicamente. Privalo della vista mentre lo svisceri, costringerlo a guardare mentre violenti chi ama. Aprigli le orecchie quando non vuole udire le grida dei suoi cari e i tuoi gemiti. Non farlo dormire e rendi i suo incubi reali. Osserva cos’ha di bello e sottraiglielo davanti a i suoi occhi prima di chiuderli per sempre. Questa è arte Frank, imparala è il mondo ti temerà quasi quanto siamo temuti noi” I suoi occhi verde e oro  avevano stregato il novizio affamato di sangue con quella fredda luce di passione. Pendeva da quelle labbra, rese purpuree dal pasto, dalle quali uscivano tante cose meravigliose che avrebbe potuto fare, non vedeva l’ora di provare “I Venus hanno sempre nemici, molti vorrebbero la mia testa come quella di Veresetra, Elevur o dei nostri Fratelli. E noi ne abbiamo sempre qualcuno nelle segrete, spessoda famiglie di poca importanza, o teste calde qualunque. Seguimi ti mostrerò quello che sto torturando ora, ci deve rivelare un informazione di importanza vitale, lui è un pezzo grosso, per cui non fiatare” Frank lo seguì giù per molte rampe di scale, Frank perse il conto dopo la sesta, ogni pianerottolo c’erano tre porte, senza maniglia o serratura, di ferro. A un certo punto, Gerard si fermò davanti a una di queste porte, sussurrò una parola che Frank cono riuscì a capire, la lastra si aprì a metà “Un incantesimo, opera di Elevur, ha il raro dono della magia” Disse brevemente “Non pronunciare una sola parola o ti taglio la gola, ragazzino” Disse freddamente. Conveniva senz’altro obbedire. L’ambiente era grande e buio, così tanto che dava una sensazione agrofobica. Udì un gemito

“N-n-no! T-t-ti p-p-p-prego! Ti prego!” 

“Bene bene mastro Hrich Mercuius, solo la mia presenza e già supplicate? Cielo, fate sembrare tutto troppo facile al mio allievo!” Vide confusamente una figura crocifissa a una parete. 

Lunghi chiodi arrugginiti erano conficcati nei polsi e lo tenevano alla parete. I piedi penzolavano, facendo cadere tutto il peso del corpo su polsi. Come in una grottesca imitazione di Cristo aveva solo un lurido straccio a coprirlo e una corona di spine sul capo

“Dunque, l’ho coperto di chiodi di argento rinforzato con l’acciaio, come spero saprai è un ottimo repellente contro ogni creatura sovrannaturale.In testa ha una corona maledetta, ogni giorno si stringe di più, un altro trucco di mia Sorella. Non te ne sarei accorto, visto quanto sei giovane, ma ho usato un antico rituale che annulla il nostro potere di vedere nell’oscurità, per un vampiro anziano non vedere è uno shock. Poi per tutto il corpo bisturi d’argento, ogni tanto li muovo o li cambio di posto. Non mangia da più di tre giorni”  Annuì. Gerard si girò verso il vampiro stremato “Sai Hirich, io e Frank abbiamo fatto colazione, lo avrai capito del delizioso profumo che impregna le nostre vesti, visto che abbiamo dimenticato di pulirci: hai fame Hrich?” Il torturato gemette qualcosa “Dimmi la parola d’ordine per accedere agli Archivi Neri” Hrich piagnucolò come un bambino

“N-n-n-non p-p-p-p-posso, m-m-m-mi u-u-uc-c-cid-d-erann-no” Non poteva vederlo, era di spalle, ma aveva la netta sensazione che Gerard stesse sorridendo

“Credo sia l’ultimo dei tuoi problemi, visto che se nonni dici la parola d’ordine morirai comunque” Muovendo la mano dell’oscurità perse, probabilmente da un tavolo, un oggetto. “Aggiungiamo qualche spillo, Hrich? Ho quasi finito lo spazio sia davanti che dietro, sul busto. Dobbiamo scendere un po’ più in basso? O magari più in alto?”

“N-N-NO!”

“Allora dimmi la parola d’ordine!” Il tono era imperativo e lo stress psicologico immenso, considerato il dolore, la debolezza e la prospettiva di una morte lenta in ogni caso, non restava che una via

“In tenebris argentum lunae non spendit" Urlò disperato

“Bravo ragazzo, vado a prendere tua ricompensa. Seguimi Frank” Salirono qualche piano ed entrarono in una cella. Dentro il lurido ambiente, raggomitolata su un fianco e coi vestiti lerci c’era una ragazza. Gerard la perse rudemente per un braccio

“Lasciami! Lasciami mostro!” Urlava. Gerard non le badava. La ragazza era bassa, la pelle rosea era sporca e graffiata, i capelli neri le ricadevano scomposti lambendole le spalle. Due grandi occhi castani, spaventati e umani. La condusse dal vampiro crocifisso e le tagliò la gola con la freddezza con cui si uccide una zanzara. Avvicinò il suo collo sgorgante alla bocca famelica del vampiro, che bevve a lungo. Quando la mora finì di dimenasi la lasciò cadere a terra in un lago di sangue

“È sempre un piacere Hrich" Senza aggiungere altro uscì dalla stanza, ignorando i lamenti e le suppliche di Hrich. La porta si sigillò appena uscirono ”Quando riavrà fame l’odore della ragazza lo tormenterà, tra un mese, forse meno, potremo toglierlo di mezzo…” Anche se aveva parlato al plurale Frank aveva la sensazione che stesse parlando più a se stesso che a lui. Tornarono di sopra, fuori da una finestra potevano vedere il cielo rischiararsi e colorarsi della velata luce dell’alba, eppure Frank avrebbe giurato fosse passata poco più di un ora…

Sul pianerottolo incontrarono Sassior

“Fratello, hai fatto buona caccia?” Gli chiese cortesemente Gerard. Gli occhi di ghiaccio sia animarono d’una luce malata

“Ottima fratello, una signora ha avuto due gemelle” Sul volto di Gerard si dipinse il muso d’un lupo affamato

“Deliziose…”
“Assolutamente. Il novellino com’è andato?”
“Una semplice lezione teorica, domani sarà lui a provaci” Il bestione biondo si girò verso di Frank 

“Ti auguro buona fortuna, anche se so che mio Fratello rimedierà a ogni errore che commetterai, e che, ovviamente, ti punirà se necessario” Sbarrai gli occhi, terrorizzato al pensiero del concetto di punizione di Gerard. Magari mi avrebbe crocifisso, o lasciato senza cibo, o-‘Sei troppo giovane, sarebbe come togliere il latte materno a un lattante: ti ammaleresti in poco tempo, e rimoriresti. Servi vivo, per ora’  Si girò verso Gerard, mentre Sassior si allontanava ghignando, il suo sorriso divertito fu una risposta sufficiente: non potevo pensare liberamente, avrebbero saputo tutto, tutto. Era terrorizzato ‘Calma principessa, i vampiri non ti faranno mai del male, tesoro. O almeno finché farai la brava bambina’

‘Ti vorrei ricordare che non ho sei anni e che sono maschio’

‘Ma bravo, hai già imparato. Forse Veresetra non ha commesso uno dei suoi pochi errori accettandoti. Per quanto mi riguarda come vampiro sei paragonabile a una bambino. Feroce, con un bel caratterino e con forte inclinazione alla lussuria, ma pur sempre un bambino. Ho letto la tua mente mentre bevevi, sembrava stessi scopando più che mangiando’ Il cervello di Frank cominciò a ripensare alle sensazioni della caccia, la sensualità del baciò con Gerard e l’adrenalina animale da predatore erano assolutamente irresistibili ‘Che ti avevo detto? Un minimo accenno e parti in quarta. Mi chiedo come farai a starmi lontano…’  Se lo chiese anche lui, doveva cercare di farsi passare quella strana attrazione il prima possibile. Un colpo di tosse lo riportò alla realtà, Elevur era ai piedi delle scale 

“Se proprio dovete fare queste conversazioni fatele in privato…”

“L’unico che ha bisogno di un momento in privato è il cucciolo qui a fianco”
“Cucciolo? Lo fai quasi sembrare innocente”

“Non posso farci nulla se ho qualcosa che lo attrae”

“La fai sembrare romantica quando è solo per il tuo bel culo” Frank alzò gli occhi al cielo

“Non sono un maniaco!”

“E allora scommettiamo” Disse Gerard sorridendo. Frank era esitante

“Cosa?”

“Se riuscirai a resistermi non ti renderò l’esistenza un Inferno”
“Altrimenti?” Il sorriso si allargò

“Ne passerai le pene finché non ti butterai tra le sue fiamme”

“Per una scommessa!” 

“Sai qual è il motto dei Venus?”

“No”
“Aut Mors aut nihil, o la Morte o niente”

“Un po’ drastico” 

“Che ci vuoi fare, se vuoi far parte della casata più antica devi imparare a sopravvivere”
“Ammazzando per un nonnulla le reclute? E poi credevo fossero i Dracula la casata più antica” Fece un  gesto scocciato con la mano

“Innanzitutto se muori per questa scommessa significa che non eri degno. Poi, le origini dei Dracula e dei Venus sono molto, molto, antiche e nessuno le consce veramente, ma una cosa è certa: il capostipite di una delle due è l’Alfa dei vampiri, la Matrice, colei che ha creato il primo vampiro”
Frank alzò un sopracciglio

“Quindi i vampiri sono una società matriarcale?”

“Esatto, ma ora è tardi per fare storia,: il sole sta per levarsi e tu domani avrai a tua prima caccia. Ricordati che il sole brucia, evitalo” Frank si diresse verso camera sua. La tenda non era  ben chiusa e un raggio di luce dorata attraversava la stanza. Pensò che assomigliava agli uomini: luminosi, fastidiosi, tendenzialmente felici senza saperlo, invitanti… 

Scosse la testa. Attraversò la stanza evitando accuratamente il sole, ricordava come era andata dopo la rinascita…

Faceva freddo, tanto freddo, e non sapeva più se era piacevole o una tortura. Jamia dormiva accanto a lui, com’era bella, anche quando lo aveva trasformato lo era, con gli occhi feroci e bocca gocciolante del suo sangue. Adesso dormiva profondamente accanto lui- Gli aveva spiegato che ora che l’aveva trasformato era diventata sua Madre e quindi non potevano più giacere insieme. Ma restava bella…

Fuori il sole stava per sorgere, si alzò dal letto per andare a chiudere le tapparelle. Un timido raggio di luce, ancora un po’a baluginante, accarezzo la sua mano. Fu come se l’avesse colpito un laser, gridò. Jamia si alzò di soprassalto. Gli tolse la mano dal sole e gli spiegò che tutti i miti hanno un fondo di verità. Se si guardava attentamente la pelle della mano si notava che era più scura rispetto al resto dell’epidermide.

Si guardò la mano, l’impercettibile segno restava, sarebbe rimasto per sempre.

Si coricò, chiuse gli occhi e lasciò che la sua coscienza volasse nella terra di nessuno, la terra tra la vita e la morte, dove sia i vivi sia coloro sia non lo sono possono accedervi. 


Note di un inutilità abissale 
EHM sono per caso in ritardo? Avevo per caso questo capitolo quasi pronto, anche se ci sono ancore errori sicuramente (non sono abbastanza professionale da avevre una beta, quindi è ovvio che ci saranno, fatemili notare plz), ma non avevo vogllia di pubblicarlo? _
eh che posso dire? Sti cazzi tanto sta storia non se l'era filata nessuno
Grazie a –ihatemyself- per aver recensito una vita fa lo scorso capitolo
BB

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