The wolf and the dragon*

di _Giuls17_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Stormborn ***
Capitolo 2: *** Spoils of war ***
Capitolo 3: *** Beyond the wall ***
Capitolo 4: *** Payne ***
Capitolo 5: *** The more you want, the less you have ***
Capitolo 6: *** Only death can pay for life ***
Capitolo 7: *** Trick or pact? ***
Capitolo 8: *** The north ***
Capitolo 9: *** Love and Honor ***
Capitolo 10: *** From this day to the last of my days ***
Capitolo 11: *** The emptiness of fear ***
Capitolo 12: *** Home and Freedom ***



Capitolo 1
*** Stormborn ***


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Stormborn
 
Jon Snow non si era fatto un’idea precisa su chi si sarebbe trovato davanti, aveva tanto sentito parlare dei Targaryen ma oltre Maestro Aemon non ne aveva visto nessuno, eppure forse non si era preparato adeguatamente a quel momento.
Davos aveva dato per scontato tante cose e quando si era ritrovato a poca distanza da uno dei suoi draghi aveva capito di aver davvero sottovalutato quel momento.
Daenerys Targaryen non era come se l’immaginava, in realtà la prima cosa che aveva sperato era che fosse brutta, o meglio non una di quelle bellezze che rimangono impresse nella mente e nel cuore ma anche quello non aveva azzeccato.
Seduta sul Trono di pietra Daenerys appariva ancora più eterea di quanto non lo sarebbe stata in sella ad uno dei suoi draghi, impossibile da raggiungere eppure per certi aspetti fragile, fragile come era stato lui durante gli anni, e solo con il tempo aveva reso la sua fragilità dietro uno scudo, così che nessuno la potesse vedere o sfiorare.
 
Sembra quasi finta.
“Sembra eterna.”
 
La sua voce però, neanche la sua voce era esattamente come se l’era immaginata, e in quel momento ricordò quello che gli diceva sempre Ygritte: “Tu non sai niente Jon Snow.”
E lui in quel momento si rese conto di non sapere proprio niente, era la voce di una donna che si era forgiata con il Fuoco e con il Sangue, la voce di una ragazza che ne aveva visto di cose durante la sua vita e che ancora non aveva finito, ancora non aveva finito di combattere.
 
“Troppi nomi.”
O siamo noi che ne abbiamo troppo pochi?
 
Non gli era neanche sfuggito quel piccolo dettaglio ma ciò che aveva compreso in pieno era che per il momento non ci sarebbe stato nessun accordo, nessun patto, finché lui non si fosse inginocchiato.
Qualcosa dentro di sé gli disse che sarebbe stata una pessima scelta, che se lo avesse fatto, avrebbe perso tutto ma non avrebbe rischiato di perdere tutto se non lo avesse fatto? Il suo popolo, sua sorella? Stava rischiando tutto per orgoglio o perché valeva davvero la pena non inginocchiarsi?
Jon venne allontanato con quei pensieri, non era suo prigioniero eppure aveva letto qualcosa negli occhi viola della Targaryen, qualcosa che non aveva mai visto negli occhi di un altro essere umano, se non forse in quelli di Sansa: erano occhi tristi, che velavano una malinconia mischiata alla rabbia.
Sansa e Daenerys erano le persone più differenti dell’intero continente eppure Jon ebbe la sensazione che entrambe avessero toccato il fondo e che stentassero ancora a risalire a galla.
 
*
 
Daenerys chiuse gli occhi e lasciò che il vento le scompigliasse i capelli, lasciò che il sole le baciasse il viso e che il rumore delle ali dei suoi draghi la cullasse.
L’incontro con Jon Snow non era andato come aveva previsto ma in fondo la maggior parte dei suoi piani non andavano mai come aveva sperato la prima volta che li metteva in atto.
Quel ragazzo era arrogante e presuntuoso, Tyrion aveva detto che tutto il Nord era in quel modo eppure lei non riusciva a credergli, non aveva mai visto il Nord, non aveva mai visto altro se non le Terre Libere, ed adesso solo Roccia del Drago.
Aprì gli occhi e si lasciò cullare dalla visione dell’immenso mare, voleva il suo aiuto per abbattere gli Estranei ma non era disposto ad aiutarla per prendersi il Trono di Spade e lei aveva un disperato bisogno di alleati.
 
“Fai come ti ha detto Tyrion, dagli qualcosa che non potrà rifiutare e sarà lui ad essere in debito con te.”
Facile a dirsi, facile a farsi.
 
Solo che tutte le volte che aveva guardato negli occhi di Jon vi aveva letto qualcosa che non sapeva interpretare, non aveva mai conosciuto una persona del genere, legato al senso del dovere, legato al proprio popolo, legato a qualcosa più grande di lui per cui aveva deciso di non inginocchiarsi.
Anche se si era mostrata infastidita da un lato aveva apprezzato quella presa di posizione, non avrebbe sopportato quel senso di arrendevolezza che il più delle volte le persone mostravano per via dei suoi draghi, Jon Snow invece aveva avuto carattere e avrebbe ricompensato quel carattere.
 
-Mi ha fatto chiamare, sua grazia?-
Non si era ancora abituata al tono della sua voce, era rude e sicuramente gli costava chiamarla in quel modo soprattutto perché lo dava a vedere apertamente, ma dall’altro quel tono così rude e poco aggraziato la portava lontano, in terre che non aveva ancora conosciuto e che forse non avrebbe mai conosciuto.
Prima di parlare però il rumore delle ali di Drogon la distrasse per un solo secondo, volando così vicino che lei ebbe la possibilità di sfiorarlo allungando semplicemente la mano.
-Sono bellissimi non trovi?-
-Non mi intendo molto di draghi.-
-Neanche io una volta.- ammise, guardandolo in faccia, -Un volta erano solo delle uova che mi erano state donate come regalo di nozze.- continuò senza rendersene conto.
-E poi?-
-Poi ho dovuto bruciare mio marito, Khal Drogo, e me stessa con esse. Loro si sono svegliati al sorgere del nuovo giorno.- Daenerys alzò lo sguardo al cielo e per un solo secondo si ritrovò indietro nel tempo, a quel momento, in quel preciso momento in cui aveva sacrificato se stessa per farli nascere.
-Sono i miei figli.- sussurrò poi, lasciando andare il ricordo e la malinconia che comportava.
-Hai il permesso per estrarre il Vetro di Drago, i miei uomini saranno al tuo servizio per facilitarti nell’impresa.-
-Aye, non so cosa dire.-
-Credo che dovresti ringraziare Tyrion per questo.- disse, dandogli nuovamente le spalle.
-Credo che lo farò.-
 
Daenerys non rispose ma alzò lo sguardo verso i suoi figli, gli unici figli che avrebbe mai avuto e Drogon virò lentamente per andarle incontro, come se l’avesse sentita.
Loro erano connessi, lo erano sempre stati, anche se percepiva lo stesso legame con Viserion e Rhaegal, sapeva in cuor suo che non era la stessa cosa e lo aveva imparato fin da piccola: il Drago ha tre tese, ci devono essere tre teste.
Anche se lei sapeva di essere sola, non ci sarebbero mai state tre teste di Drago, non ci sarebbero stati tre cavalieri di Drago ma ci sarebbe stata lei con i suoi tre figli.
Drogon le volò vicino, per poi alzarsi nuovamente nel cielo.
Dany percepì ancora la presenza di Jon Snow alle sue spalle ma stranamente non la irritò, né ebbe la voglia di cacciarlo, e nonostante un silenzio quasi assordante, nessuno di loro si mosse o aggiunse altro e per la prima volta lei si trovò in pace con quella parte di cuore, con quella parte di Daenerys Targaryen che aveva lasciato bruciare assieme a Khal Drogo.


∞Buona sera a tutti, insomma dopo un pò di tempo ritorno a scrivere ma sopratutto ritorno su questo fandom, che con questa settima stagione mi ha lasciato quasi del tutto soddisfatta.
Dico quasi perchè c'è sempre qualcosa che vorremo vedere e che in realtà non accade, qualche scena che desideriamo o qualche parola che se detta ci riempirebbe il cuore di gioia, questa ff parte prorpio da questo.
Dall'idea di aggiungere "dettagli" a qualcosa che già sappiamo, infatti parte dall'episodio "Stormborn" e da lì seguirà la trama della stagione, e quindi andrà di pari passo con esso, dove tutti gli avvenimenti passati o futuri sono inclusi, nel prezzo; e da come si capisce dal titolo, è volutamente ispirata a Jon e Dany.
Molti potranno dire che è fanservice o che non ci azzaccano niente, o tutto il resto, io purtroppo per voi li vedo bene assieme, li vedo bene perchè in qualche modo il cuore di Dany può essere scaldato solo da lui, lei sembra così austera, così eterea, ma sotto nasconde un cuore spezzato, dal dolore e dalla scelte che ha dovuto compiere, Jon invece l'ho sempre visto come un romantico mancato, non della serie "mazzi di rose rosse", ma l'uomo pronto a difendere ciò che ama, ciò che desidera, non l'ho solo visto come l'uomo d'onore che Ned Stark ha cresciuto.
Per il momento posso sperare che proseguano assieme questo cammino.
Detto ciò spero davvero che vi piaccia, spero davvero che vi entri nel cuore così come ha fatto con me, ci saranno scene in più, molte, o alcune, e poi vedremo dopo il season finale dove andremo a parare, voi avete qualche teoria?
Per il resto, se vi conquisterà, ci vedremo domani sera con il capitolo 2*


XOXO

Spoiler: [...] ma gli occhi di Jon Snow riuscivano ad arrivare al suo cuore e a trascinarla in luoghi che non conosceva e che avrebbe amato comunque, riuscivano a trascinarla là, dove aveva chiuso il suo cuore, là dove Drogo era morto e con lui anche suo figlio, Rhaego, là dove il suo cuore di drago giaceva, là dove aveva chiuso se stessa.
[...]
 

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Capitolo 2
*** Spoils of war ***


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Spoils of war
 
Daenerys non voleva credere a quello che Jon aveva trovato nella caverna, non voleva credere che gli Estranei fossero reali, non voleva anche quel peso sulle sue spalle ma qualcosa le disse che ormai era inevitabile, avrebbe portato quel peso in un modo o nell’altro.
Si addentrò nella caverna, osservò i pittogrammi ed ascoltò la storia che Jon Snow gli stava raccontando ma non riuscì ad essere del tutto concentrata.
 
“C’è qualcuno che ti fa distrarre.”
Smettila.
 
Ma Jon la faceva distrarre e quell’emozione, quell’ostacolo non l’aveva provato neanche con Daario, eppure lui aveva infranto le barriere che aveva eretto alla morte di Drogo.
 
“Drogo era tuo marito, sei riuscita a farti amare da un selvaggio, puoi riuscirci anche con lui.”
Non ho bisogno di essere amata.
“Tutti ne abbiamo bisogno, ma ammetterlo è un’altra cosa.”
 
Dany aveva rifiutato che una cosa del genere potesse minimamente succedere, non era in cerca di amore, non era in cerca di una relazione, ma del Trono e del potere, ed in fondo chi avrebbe mai potuto amare un drago?
Chi avrebbe mai potuto amare una donna incapace di dare figli?
Quando lui la guardò in attesa di una risposta fece del suo meglio per mostrarsi gelida e testarda, ed in fondo lei sapeva essere perfettamente testarda, era l’indole principale della sua famiglia anche se molti l’avrebbero potuta scambiare per follia.
-Combatterò per te. Combatterò per il Nord, solo quando tu ti inginocchierai.- disse, guardandolo in faccia.
Jon scosse la testa così come aveva fatto le altre volte che lei aveva avanzato quella proposta ma nonostante il suo costante rifiuto non riuscì ad arrabbiarsi, così come le era successo durante il suo percorso, non riuscì ad odiarlo e lei era davvero brava a portare rancore, ma semplicemente evitò di farsi trascinare da quegli occhi scuri.
Per la prima volta Daenerys Targaryen aveva trovato il suo punto debole, un punto che in realtà non le apparteneva e che forse mai le sarebbe appartenuto, ma gli occhi di Jon Snow riuscivano ad arrivare al suo cuore e a trascinarla in luoghi che non conosceva e che avrebbe amato comunque, riuscivano a trascinarla là, dove aveva chiuso il suo cuore, là dove Drogo era morto e con lui anche suo figlio, Rhaego, là dove il suo cuore di drago giaceva, là dove aveva chiuso se stessa.
Non se la prese più di tanto quando le diede l’ennesimo no come risposta, ma sapeva per certo di doversi allontanare da lui il più possibile, prima di cedere alle sue richieste come se fosse stato lui a chiederle sottomissione.
L’aria al di fuori della caverna le sferzò il viso e le permise di respirare nuovamente, Jon Snow risucchiava tutta l’aria attorno a lei, ed anche tutta la sua determinazione.
Percepì la sua presenza alle sue spalle, e cercò di trattenere un brivido che comunque gli attraversò la schiena pochi attimi dopo, ma qualsiasi emozione venne spazzata via dalla vista di Varys e di Tyrion, la stavano aspettando e come poteva immaginare non le avrebbero date  buone notizie.
 
-Oleanna Tyrell è morta, il suo esercito è in mano ai Lannister.- disse l’eunuco pochi secondi dopo, guardandola in faccia.
Daenerys strinse la mani a pugno e cercò di pensare razionalmente, cerò di ricordarsi che la calma in certe occasioni aiutava più del fuoco ma in quel momento la calma era sparita e con essa la possibilità di ragionare lucidamente, forse avevano sempre avuto ragione sui Targaryen e lei non sarebbe stata l’eccezione alla regola.
 
Re Jaehaerys una volta disse che follia e grandezza sono due facce della stessa moneta; ogni volta che nasce un nuovo Targaryen, gli dèi lanciano in aria quella moneta, ed il mondo trattiene il fiato aspettando di vedere su quale faccia cadrà.
“Forse abbiamo scoperto qual è la nostra faccia.”
Forse lo abbiamo sempre saputo.
 
-Allora prenderò i miei draghi e volerò su Approdo del Re, in fondo i miei nemici si nascondono dentro la Fortezza Rossa.-
-Ma mia regina…-
-Che Regina sarei se non fossi disposta a rischiare la mia vita per sconfiggerli?-
-Una saggia.- gli fece eco Varys.
-Avevamo detto che non saresti diventata la Regina delle Ceneri.- gli fece notare Tyrion avvicinandosi.
-Tutto questo era prima che il mio esercito venisse distrutto.- ruggì, contro il suo Primo Cavaliere ed in lontananza riuscì a percepire anche il ruggito di Drogon e dei suoi fratelli, erano arrabbiati, esattamente come lei.
-Mia regina…- Tyrion provò un nuovo approccio ma Daenerys si voltò ed incrociò lo sguardo di Jon.
Lo sguardo sofferente che l’avrebbe distrutta era l’unica possibilità che le restava e lei non voleva essere la Regina delle Ceneri, e non voleva essere come suo padre.
 
Il Re Folle, lo chiamavano.
Io non sono come lui.
Non sono come Viserys, sono migliore.
 
-Che cosa dovrei fare?-
-Io non…-
-Sono in guerra e ho perso il mio esercito ed i miei alleati, e sto perdendo, tu cosa mi consigli di fare?-
Jon la guardò per un attimo e vide il suo sguardo legarsi ai suoi occhi viola, nessuno l’aveva mai guardata in quel modo e questo le fece provare una strana emozione, ma la scacciò poco dopo, doveva rimanere lucida, doveva rimanere concentrata.
-Mai avrei immaginato che i draghi potessero tornare, nessuno l’aveva immaginato. Il tuo popolo ti segue perché hai trasformato in realtà qualcosa d’impossibile, il tuo popolo ti segue perché sei riuscita a far diventare possibili cose che non lo erano e magari crede che farai diventare realtà altre cose impossibili.
Come costruire un mondo migliore di quello in cui siamo nati ma se prendi i draghi e ti dirigi ad Approdo del Re, sapranno che non sei diversa da loro, sapranno che sei come tutti gli altri Re.-
Le parole di Jon la colpirono là dove nessuno c’era mai riuscito da un sacco di tempo e le diedero modo di capire veramente quello che voleva essere, chi voleva essere.
Non voleva essere come tutti i Targaryen e soprattutto non voleva essere come suo padre, se avesse conosciuto Rhaegar forse avrebbe avuto un altro modello a cui ispirarsi, ma lei aveva conosciuto solo Viserys e lui non era stato un buon fratello con lei, anche se gli aveva voluto bene, la sua morte però le aveva dato quella serenità che da tempo aveva cercato, ed adesso sapeva per certo che non voleva essere come Cersei Lannister, ma voleva essere quel tipo di sovrano che Jon Snow avrebbe seguito, anche senza inginocchiarsi.
Alzò lo sguardo verso il cielo, forse la calma e la pazienza non erano alcune delle sue virtù, ma aveva imparato ad ascoltarle e senza Tyrion non ci sarebbe mai riuscita, ma c’erano anche altre cose che aveva imparato a fare ed essere determinata era una di quelle; come anche saper ascoltare i suoi figli.
Nessuno le aveva insegnato l’antico legame che univa i draghi ai Targaryen, l’unica cosa che conosceva erano le leggende, i racconti dei suoi antenati, ma guardando attentamente Drogon seppe per certo che il legame esisteva, ed era vero, vero quanto lei, vero quanto il sentimento che voleva nascondere verso Jon, vero quanto tutto l’odio e la rabbia che le circolavano dentro.
Il drago ruggì e lentamente ridiscese verso di lei, tutti i suoi uomini si spostarono, incluso Jon, quasi terrorizzato dall’idea ma anche affascinato da lei, da loro.
Drogon atterrò vicino a lei e la guardò negli occhi, e in quegli occhi rossi poté scorgere la sua stessa anima.
 
Tu mi appartieni, come mi appartengono Viserion e Rhaegal, e tu lo senti.
Tu riesci a percepirlo.
Tu sei mio.
 
Si voltò per osservare Jon, per osservare quel ragazzo che senza fare niente aveva spezzato la sua barriera e che si era intromesso in qualcosa che lei aveva cautamente nascosto: il suo cuore.
Scosse la testa senza pensarci, non era il momento di lasciarsi andare, non era il momento di amare e per lei non lo sarebbe mai stato.
 
Chi mai potrebbe amare un drago?
 
Drogon ruggì come se quel pensiero fosse arrivato anche a lui, ruggì come avrebbe voluto fare lei, se avesse avuto modo di esternare i suoi sentimenti.
Passò una mano lungo il suo collo e senza pensarci troppo salì sulla sua schiena.
-Non distruggerò Approdo del Re, non sarò la Regine di un regno fatto di ceneri e di morti.- disse guardando Tyrion Lannister negli occhi, -Ma posso fermare il loro esercito, posso distruggere quello che hanno preso ad Oleanna, posso fermarli.- disse guardando Jon.
Vi lesse una certa ammirazione in quegli occhi scuri, e quel sentimento le scaldò il cuore, così in fondo che si sentì viva dopo un sacco di tempo.
-Arma i Dothraki, scendiamo in campo.-
Senza aspettare alcuna risposta, Drogon si alzò in volo e lei si lasciò andare con lui e come sempre percepì il suo cuore riempirsi di gioia per quella sensazione.
Quello era suo figlio, guardò gli altri e sorrise, si concesse un sorriso, là tra le nuvole dove gli occhi di Jon non potevano guardarla, là dove poteva essere se stessa, là dove nessuno l’avrebbe giudicata.
 
Nessuno potrà mai amare un drago.
 
*
 
Daenerys si alzò di scatto dal letto, la fronte grondante si sudore come il resto del corpo, scostò le coperte e mise i piedi a terra, cercando un contatto con la realtà.
Quello che era successo negli ultimi giorni le aveva tolto il sonno: aveva distrutto quasi tutto l’esercito dei Lannister, aveva impedito alle scorte di cibo e di viveri di raggiungere Approdo del Re, aveva sottomesso i soldati superstiti, ed aveva quasi perso Drogon.
Quel sentimento le aveva strappato ancora una volta il sonno, quella sensazione di impotenza, di paura, che credeva di aver dimenticato, ma mai come in quel momento capì che tutto quello che aveva cercato di seppellire nei meandri del suo cuore sarebbe comunque tornato e il prezzo sarebbe stato alto.
Si alzò dal letto ed afferrò la vestaglia che Missandei le aveva lasciato vicino al letto, la indossò ma non la chiuse e senza pensarci uscì dalla stanza.
Aveva bisogno di aria, ma l’unica aria che trovò fu quella del fuoco che ancora bruciava nella grande sala.
Dany si lasciò cadere ai suoi pedi, si lasciò cullare da quel calore così come aveva fatto tutte le altre volte.
 
“Il fuoco non può uccidere un Drago.”
 
Quella verità l’aveva imparata sulla sua pelle, tante di quelle volte che un brivido le percosse la schiena, strappandole un lamento.
Ed in quel momento non riuscì ad evitare di ripensare alla caduta.
Lei stava cadendo.
E Drogon stava cadendo con lei.
Chiuse gli occhi e percepì il respiro farsi sempre più pesante, lo avevano colpito e lo avevano fatto cadere.
In quel momento non riuscì a non pensare a Drogo, suo marito, la sua lunga treccia non era mai stata tagliata, simbolo delle sue innumerevoli vittorie, eppure era stato ferito, e l’aveva lasciata, l’aveva lasciata sola nonostante le avesse promesso il Trono, nonostante lei stesse aspettando suo figlio.
Si passò una mano su quel grembo piatto e che mai sarebbe stato rigonfio, aveva perso tutto in una sola volta e la sola possibilità di perdere anche Drogon la stava soffocando, la stava consumando.
Riaprì gli occhi e si rese conto che il fuoco si stava consumando con lei, lentamente ma sempre costantemente.
 
E quando si sarà consumato, cosa ne resterà di me? Vivrò abbastanza per vedere il regno che ho sempre desiderato o morirò prima?
E se dovessi morire i miei figli, cosa faranno? Moriranno con me? O vivranno per ricordarmi, o per servire altre persone?
Raggiungerò mai Drogo? E mio figlio?
O sarò destinata a raggiungere tutti i Targaryen, lì dove la follia fa da padrona?
 
-Sua maestà?-
Daenerys però non sentì la voce che alle sue spalle la stava chiamando, non sentì niente se non il suo dolore, se non la paura che da giorni non la lasciava più andare, se non quella stessa paura che l’aveva quasi vinta nell’immenso deserto; guardò il fuoco e solo in quel momento si rese conto che stava stringendo tra le mani i carboni ardenti, ma non stava sentendo niente.
Quando era diventata così distaccata? Quando era diventata così fredda?
-Daenerys!-
Quella voce però la strappò dai suoi pensieri, la strappò dalla sua paura e la riportò al presente; Jon le stava allontanando le mani dal fuoco e nei suoi occhi vi lesse paura.
 
Cosa ti spaventa Jon Snow? Che io possa bruciare viva o che la mia morte non ti sarà di alcun giovamento per la tua guerra?
 
Ma così come era venuto quel pensiero svanì, in fondo aveva imparato a leggere attraverso i suoi occhi e ciò che vi stava leggendo la permise di tonare alla realtà, di ancorarsi a qualcosa di reale e di lasciare andare tutti i suoi demoni, ed il passato.
Jon le stava guardando le mani, perfettamente intatte, nessun segno la stava deturpando, nessuna cicatrice le macchiava la pelle pallida.
-Ma come?-
Daenerys lo guardò negli occhi, così intensamente che si meravigliò di se stessa.
-Il fuoco non può uccidere un Drago.- sussurrò forse più a se stessa che a lui, ma in quel momento capì che anche lui aveva sentito quella frase.
-Quando hai detto che… tu…-
-Trova le parole Jon Snow o non riceverai nessuna risposta da me.-
-Ti sei lasciata bruciare?-
-Sì.- ammise, guardandolo ancora.
-Perché?-
-Avevo perso tutto, avevo fatto uccidere mio fratello, Drogo era morto e Rhaego non aveva mai visto la luce.
Era sola.
Ed un Targaryen solo al mondo è una cosa terribile.
Non mi rimanevano altro se non le mie uova, fossilizzate, ma non so dirti cosa mi spinse esattamente ed entrare con loro nella pira, lo feci e basta e le fiamme mi hanno risparmiato, più volte di quanto sia lecito dire.- ammise nuovamente, pensando a quando aveva dato fuoco a Vaes Dothrak..
-Non so cosa dire.-
-Non devi dire niente.- disse chiudendo gli occhi e distogliendo lo sguardo.
-Perché sei sveglia?-
-Pensieri.- disse, osservando il fuoco.
-Certe volte neanche i miei pensieri mi lasciano riposare.- disse, sedendosi accanto a lei davanti al fuoco.
Quella strana vicinanza però non la mise a disagio né le diede fastidio, anche se nel loro primo incontro i toni erano stati totalmente diversi, adesso percepiva che qualcosa stava cambiando.
Era seduta accanto a Jon in camicia da notte, lui le aveva preso le mani e nonostante il fuoco aveva percepito quanto fossero fredde, forse il ghiaccio si era insidiato nella sua pelle, come il fuoco aveva fatto con lei, ma quella sensazione, quell’emozione stavolta non venne cacciata.
 
Da quanto non provo queste cose?
 
-Ho avuto paura che Drogon morisse.- confessò senza pensarci due volte, -Ho avuto paura di perderlo ed io non posso perderlo, non posso perdere nessuno dei miei figli, sono gli unici che mai avrò Jon.-
Lo guardò e senza rendersene conto percepì le lacrima gli angoli degli occhi che però ricacciò prontamente, non era pronta a farsi vedere mentre piangeva e dovette ammettere a se stessa che non ricordava l’ultima volta che era successo.
-Quando siamo tornati credevo di poter dimenticare quello che era successo, ma è così terribilmente difficile e poi tu… Tu sei riuscito a toccarlo.- stavolta non riuscì a mascherare l’ammirazione che aveva provato verso di lui in quel momento.
-Nessuno lo aveva mai fatto.-
-Io non ho fatto niente di che.- disse, semplicemente guardandola.
-Nel tuo non fare niente hai fatto qualcosa di grande.- disse, spostando nuovamente lo sguardo verso il fuoco.
-Tutti hanno paura dei miei draghi, ma non importa quanto grandi o paurosi possano diventare, saranno sempre miei.-
-Quello che tu dici… Io riesco a capirlo, a Grande Inverno c’è un Meta-Lupo che mi aspetta, Spettro si chiama.-
-Un Meta-Lupo?-
-Un animale quasi leggendario che vive al di là della Barriera, ma il caso volle che tanti anni fa una lupa prima di morire diede alla luce sei cuccioli, cinque per i figli di Eddard Stark, e l’ultimo per il suo bastardo.-
-Sono tutti morti?-
-Sì. Il branco non sopravvive se viene diviso.-
-Mi dispiace per quello che è successo alla tua famiglia.- gli disse guardandolo.
-Non è poi diverso da quello che è successo alla tua.-
-Io però non li ho mai conosciuti. Tu sì.-
-Sono solo il bastardo di Lord Stark.-
Daenerys rimase in silenzio ed annuì.
-Vorrei poterlo vedere.- disse guardolo, -Spettro, intendo.-
-Forse un giorno verrai a Grande Inverno.- le disse, cercando di nascondere un sorriso.
-Forse. O Forse morirò prima di poterlo vedere.-
-Non credo di essere la persona più idonea nel dirlo ma se proprio devo.-
Jon le prese una mano e la fece voltare, il suo sguardo era caldo e sereno, e Daenerys non poté evitare di pensare a come sarebbe stato passare la sua mano su quella barba, oppure nei suoi capelli lunghi, ma dovette reprimere quel pensiero.
-Daenerys Targaryen credevo che tu fossi semplicemente una leggenda, anzi credimi che per molto tempo non sapevo neanche della tua esistenza, abbiamo osservato lo stesso cielo per molto tempo ma visto cose totalmente diverse, eppure adesso siamo uno di fronte all’altro e tu assomigli terribilmente a quello che dicono su di te.
Dicono che la Regina di Fuoco sia baciata dal ghiaccio.- sussurrò, spostando per un solo secondo la mano sui capelli liberi dall’acconciatura, e facendola passare lentamente, -che i suoi capelli siano come neve e che abbia uno sguardo freddo, ma il suo sorriso racconta una storia totalmente diversa.
Il suo sorriso è come il fuoco, come la pazzia nel suo cuore.
Eppure adesso so che non c’è solo pazzia nel tuo cuore: sei coraggiosa, sei determinata, sei leale, sei bella più di quanto si narri, ed anche se la calma non è una delle tue massime virtù so per certo che non sarai come tutti gli altri Re.-
Dany percepì il suo cuore battere forte, così forte che per un solo momento fu l’unico suono all’interno della stanza poco illuminata.
-I tuoi figli ti proteggeranno, i tuoi guerrieri ti proteggeranno, e tu vivrai, non posso inchinarmi ai tuoi piedi, non posso prometterti che ti proteggerò per sempre, ma posso assicurarti che non ti lascerei morire.-
Aprì la bocca per parlare, per rispondere a quelle parole che l’avevano portata giù, sempre più giù là dove il drago si nascondeva, là dove Daenerys riposava, ma non ebbe il tempo di fare o di dire alcunché.
Improvvisamente la porta alle loro spalle si spalancò, Jon ritrasse la mano e lei si chiuse la vestaglia, notando solo in quel momento lo sguardo del ragazzo sulla sua scollatura, abbassò gli occhi viola leggermente in imbarazzo ma in pochi secondi riacquistò quella freddezza che per anni l’aveva salvata.
-Sua Maestà…Lord Snow non intendevo disturbarvi…-
-Tyrion cosa succede?-
-Un corvo. Un corvo da Grande Inverno.- disse semplicemente.
Dany alzò lo sguardo verso di lui, verso Jon e percepì il suo cambiamento.
Adesso avevano cose più urgenti a cui pensare.
 


∞Angolo Autrice: Come promesso, eccomi qui, vi presento il secondo capitolo !! Iniziamo da una piccola premessa, è più lungo dell'altro ovviamente e contiente scene in più, o meglio contiene quel qualcosa che per me manca all'interno della trama principale.
Spero che vi piaccia, voglio creare una maggiore confidenza tra Dany e Jon, insomma non deve essere sempre tutto difficile o complicato, ma ci possono essere degli spazi in cui Re e Regina sono semplicemente due ragazzi, adulti, con i loro problemi, con le loro paure ma senza maschera, senza il dover pensare a dire le cose giuste o meno, quindi spero di aver realizzato questo primo obiettivo.
Aggiornerò sicuramente dopo domenica, qualcuno vedrà la diretta? Io sono indecisaaa !! Grazie a tutti **

Spoiler:  Daenerys non rispose ma si limitò a guardarlo negli occhi e ad annuire impercettibilmente.
Lo avrebbe lasciato andare.
Ma in quegli occhi vi lesse qualcosa di molto più profondo, qualcosa che in fondo sperava anche lui di poter realizzare.
 
Torna da me, Jon Snow.

*

 
“Gli eroi fanno cose stupide e poi muoiono.”
Li ho persi.
Li ho persi entrambi.


(Doppio spoiler perchè sono troppo buona e perchè il capitolo è anche un pò lungo!)

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Capitolo 3
*** Beyond the wall ***


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Beyond the wall
 
Jon aveva riletto quel messaggio per quasi tutta la mattinata e se da un lato era preoccupato per quello che aveva letto dall’altro lato, quella parte di lui legata alla famiglia, non era riuscita a reprimere un sorriso: Bran era vivo ed anche Arya.
Ed erano a Grande Inverno.
Quella consapevolezza gli permise di tornare per qualche secondo ai tempi in cui viveva ancora al castello, ai tempi in cui sfidare Robb erano le sue uniche preoccupazioni, ai tempi in cui Arya era ancora una bambina come Brann e dove Rickon era ancora vivo, quando ancora sansa lo ignorava come Lady Catelyn.
Tempi che comunque non sarebbero mai più tornati.
Robb era morto ed anche Rickon, ma gli altri suoi fratelli erano vivi ma in cuor suo sapeva che anche loro avevano visto cose terribili e che non sarebbero più stati gli stessi.
A lui in fondo era successa la stessa cosa.
E la stessa cosa era successa a Daenerys Targaryen, e lui lo stava capendo solo in quel momento.
Quando aveva accettato il messaggio che lei stessa gli aveva mandato credeva che il suo unico scopo sarebbe stato sfruttarla per i suoi draghi, eppure lei non solo gli aveva negato quell’aiuto ma a modo suo lo stava trattenendo non proprio come ospite, ma gli stava dando qualcosa di molto più prezioso, qualcosa che forse non aveva neanche pensato di poter dare a qualcuno altro, ma Jon stava conoscendo la sua storia.
E come lui stesso aveva imparato sulla sua pelle, era la storia di una persona a fare la differenza, perché solo conoscendo una persona lui sarebbe stato capace di affidargli il suo popolo.
Jon però scosse la testa, stava divagando ed in qualche modo era riuscito a farsi influenzare da lei, dai suoi occhi viola e dai capelli bianchi come la neve.
 
Chissà, come sarebbe vederla girare per Grande Inverno.
“Tu non sai niente.”
 
Ed infondo anche quello era vero, non conosceva ancora Daenerys, non la conosceva così bene da sottomettersi, ma aveva dovuto ammettere a se stesso che era una ragazza straordinaria, tenace e incredibile, aveva il fegato di fare quello che andava fatto anche mettendo in gioco la propria vita.
 
“Ed in fondo oltre tutte queste cose, lei ti piace. Ti piace davvero.”
 
Non aveva più provato quel genere di sentimento da quando era morta Ygritte, con lei aveva imparato ad amare e con lei quel sentimento era morto e sepolto, aveva capito che nella sua vita non ci sarebbe mai stato spazio per quello, ma che l’avrebbe dovuta dedicare all’onore, alla guerra e a Grande Inverno.
 
Eppure quando la guardo negli occhi, mi sembra che mi sia concessa una seconda possibilità e che sia proprio lei ad avermela data.
“E penso anche che tu ti sia accorto del modo in cui ti guarda.”
Si, me ne sono accorto.
 
-Sono felice per te.- la sua voce lo riportò al presente.
Si voltò a guardarla e anche in quel momento capì di non aver mai visto qualcosa di così bello come Daenerys, Nata dalla Tempesta.
Aveva i capelli più liberi quella mattina ma l’abito che indossava era nero, come i tempi che si addicevano ma non riuscì a scacciare l’immagine di lei in camicia da notte, seduta di fronte al fuoco e di quanto fosse stata bella in quel momento, di quanto l’avesse desiderata in quell’istante.
-Anche se non sembri particolarmente felice.- le fece nuovamente notare.
-Brann ha visto il Re della Notte dirigersi al Forte Orientale, cercherà di far passare il suo esercito.-
-La Barriera li ha sempre tenuti distanti.- gli fece notare Varys.
-Non è quello che ha visto Brann.-
-Vuoi andare a combattere? Con quale esercito?-
-Nessun esercito, solo pochi uomini valorosi sempre che tu non ti voglia unire.-
-Se andassi via lascerei Roccia del Drago a Cersei e non posso permetterlo.-
-Forse no, se la convinciamo che l’esercito dei morti esiste riusciremo a stringere un’alleanza.-
-Come intendi fare?-
-Ne porteremo uno ad Approdo del Re.- disse Tyrion, guardando Jon, -Si può fare?-
-Aye.-
-E chi lo porterà qui?-
-Io.- rispose Jorah, guardando la sua Regina, -Mi ha chiesto di trovare una cura per serviti ed adesso lascia che io ti serva.-
Daenerys annuì per poi tornare a guardarlo negli occhi, Jon notò l’ansia tratteggiare il suo viso pallido e i suoi occhi viola, anche se non aveva creduto alla sua storia qualcosa la stava tormentando.
-Il popolo libero non seguirà mai Ser Jorah- gli fece notare Varys.
 
Ed in quel momento il suo sguardo si posò su di lei, l’avrebbe lasciata sola, e quel pensiero gli fece rivoltare lo stomaco, in fondo sarebbe voluto rimanere lì a Roccia del Drago, per imparare a conoscerla, per capire chi fosse davvero Daenerys e per aiutarla nella sua battaglia e per permettere a quel sentimento che stava covando di crescere, ma avrebbe dovuto fare un passo indietro.
Aveva una missione da finire, da portare a termine e lei per il momento non ne faceva parte, non ancora.
E per quanto l’idea di lasciarla andare non le piacesse, dovette comunque farlo.
-Non puoi guidare un’incursione, non sei più il Lord Comandante, sei il Re del Nord e no…-
-Sono l’unico che li ha già combattuti, e sono l’unico assieme a pochi in grado di portare a termine questa missione
-Non ti ho dato il permesso di andare.- la sua voce lo incatenò al suo sguardo, sapeva cosa stava facendo.
Lo stava leggendo nei suoi occhi, in quegli occhi viola che aveva visto pieni di lacrime ma che nonostante tutto non aveva versato, in quegli occhi viola pieni di rabbia e di follia, voleva che rimanesse ma non l’avrebbe potuta accontentare.
-Con tutto il rispetto sua maestà non ho bisogno del suo permesso, sono il Re. Ed ho riposto la mia fiducia in te, in un’estranea pensando che fosse la cosa migliore per il mio popolo ma ora sono io a chiederti di dare fiducia ad un estraneo.
È la nostra migliore possibilità.-
Daenerys non rispose ma si limitò a guardarlo negli occhi e ad annuire impercettibilmente.
Lo avrebbe lasciato andare.
Ma in quegli occhi vi lesse qualcosa di molto più profondo, qualcosa che in fondo sperava anche lui di poter realizzare.
 
Torna da me, Jon Snow.
 
Quando quel pensiero gli attraversò il cuore anche uno dei suoi draghi ruggì in lontananza e Jon seppe per certo che sarebbe tornato.
In un modo o nell’altro.
 
*
 
Daenerys si stava avvicinando a lui, il vento muoveva i suoi capelli nello stesso modo in cui si muovevano quando cavalcava sopra Drogon, e dovette ammettere che era molto più bella quando i suoi capelli non erano troppo rigidamente acconciati.
Nessun sorriso però stava abbellendo il suo viso e di questo Jon ne aveva tutte le colpe.
Dany si fermò accanto a lui e come lui stava osservando gli uomini che a breve sarebbero salpati presso il Forte Orientale.
Qualcosa però nel suo cuore gli fece dubitare per un secondo della sua scelta.
 
E se non dovessi più rivederla?
 
Jon Snow era un uomo che dava molto valore alle azioni, alle decisioni che ogni persona riusciva a prendere con la propria testa, soprattutto quando queste decisioni riuscivano a prevalere sui sentimenti, anche la sua era stata quel tipo di decisione ma adesso stava provando rimpianto e rimorso per ciò che aveva scelto, anche se questo non gli avrebbe mai fatto cambiare idea.
Era il figlio di suo padre, anche se il figlio bastardo ma aveva imparato molto da lui e anche sull’onore.
 
Se dovessi sopravvivere potrei anche riuscire a rivederla in caso contrario, dovrò ringraziare gli Antichi Dei per avermela fatta almeno incontrare.
 
-Se non dovessi più fare ritorno almeno non dovrai più sopportare il Re del Nord.-
-Mi ero abituata alla sua presenza.-
 
Anche io.
 
Avrebbe tanto voluto risponderle che anche lui trovava confortevole la sua vista, che trovava piacere nel vederla, e nella sua compagnia, anche lui aveva trovato giovamento anche se il motivo per cui era arrivato a Roccia del Drago era così lontano da quello che aveva ottenuto.
Aveva ottenuto la possibilità di riaccendere quel cuore coperto di ghiaccio, quel cuore che credeva di non aver riportato con se dalla morte, ma Daenerys gli aveva dato questa possibilità.
La possibilità si essere capito, di essere guardato come ogni persona meritava di essere guardata, gli aveva concesso fiducia, gli aveva concesso qualcosa di così prezioso che lui lo avrebbe conservato per sempre: un pezzo di se stessa.
Un pezzo della storia e del dolore che si era portata dietro, un pezzo di quella follia che gli era stata tramandata.
Jon Snow non era una persona avida ma avrebbe conservato gelosamente nella sua mente il suono della sua voce, e le curve del suo corpo che aveva intravisto sotto la camicia trasparente, avrebbe ricordato per sempre il viola dei suoi occhi e il bianco neve dei suoi capelli, pallidi e morbini come la neve di Grande Inverno.
Non avrebbe mai dimenticato e se fosse morto quei segreti sarebbero morti con lui ma se fosse tornato, ne avrebbe voluti altri.
Avrebbe voluto passare altro tempo con lei.
 
La salutò brevemente, dandole le spalle dopo pochi attimi, se si fosse girato a guardarla sapeva per certo che non avrebbe risposto delle sue azioni e che qualsiasi gesto impulsivo lo avrebbe portato alla morte per mano dei suoi uomini, e nonostante volesse girarsi, volesse guardarla per un’ultima volta, non lo fece, tirò dritto fino alla barca e poi fino alla nave.
Ma i suoi occhi non lasciarono mai la sua mente.
 
***
 
 
Daenerys prese un sorso dal bicchiere di vino che si stava rigirando tra le mani da un sacco di tempo, il fuoco era accesso nella Sala del Dipinto ma il suo cuore non era per niente calmo o in pace, da quando lo aveva visto partire qualcosa turbava la sua mente e non dava pace al suo cuore.
Un oscuro presentimento.
 
-Tu non sei un eroe.- disse rivolendosi a Tyrion, inaspettatamente.
-Ho compiuto delle gesta eroiche, io…-
-Gli eroi fanno cose stupide e poi muoiono.- disse rigirandosi il calice tra le mani e guardandolo, -Drogo, Jorah, Daario ed anche Jon Snow.
Fanno a gara a chi è più bravo e a chi farà la cosa più stupida.-
-Tutti quelli che hai nominato, Drogo, Jorah, Daario ed anche Jon Snow, si sono innamorati di te.- Tyrion la guardò negli occhi ma lei dovette distoglierlo brevemente.
-Jon Snow non è innamorato di me.-
-Errore mio.
Immagino che ti fissi con desiderio perché spera che la vostra alleanza abbia successo.
Alleanza militare intendo.-
-Lui è troppo basso per me.- disse, anche se cercò di correggere il tiro di quella battuta ma Tyrion la precedette.
-Forse è basso per essere un eroe.-
Daenerys sorrise ma quel sorriso svanì subito dopo, Tyrion non sarebbe riuscito a tirarle su il morale, non sarebbe riuscito a distrarla dall’attesa, poiché ormai si trattava solo di quello.
Ser Jorah sarebbe tornato? Jon Snow sarebbe tornato?
Quelle domande non avevano lasciato la sua mente da quando li aveva visti partire, da quando lo aveva visto darle la schiena per non girarsi più, eppure sapeva per certo che lui aveva compreso quello che aveva urlato nella sua mente.
 
Torna da me, Jon Snow.
 
Forse era diventata semplicemente pazza, o forse aveva deciso troppo velocemente di cedere a quel sentimento che per anni aveva nascosto dentro il suo cuore, a marcire nel passato, o forse aveva solo ceduto troppo velocemente a qualcuno che le aveva portato via le ali.
Jon Snow non aveva fatto niente per metterla in quella situazione, l’aveva semplicemente sfidata quando nessuno si era mai azzardato a farlo.
Dany chiuse un attimo gli occhi e guardò la finestra, in attesa.
Strinse le mani a pugno in attesa.
 
*
 
Daenerys aveva visto o fatto cose incredibili nella sua breve vita, e credeva che sopravvivere alle fiamme per ben due volte fosse il massimo che le sarebbe successo, eppure si era sbagliata.
Quando aveva ricevuto il corvo non aveva esitato un attimo a partire, nonostante Tyrion le avesse urlato che non fare niente era già qualcosa, lei ormai era troppo distante, troppo lontana e non lo avrebbe lasciato morire.
Quella consapevolezza le aveva dato la forza di salire su Drogon, di chiamare Viserion e Rhaegal per dirigersi verso l’ignoto ma ciò che l’aveva accolta era uno spettacolo terrorizzante.
I Non-Morti erano reali, il loro esercito era reale e Jon sarebbe morto se lei non si fosse sbrigata.
Le fiamme circondarono i nemici, ma i suoi occhi non riuscirono mai a staccarsi da lui, la stava raggiungendo e in poco tempo vide la sua mano vicino alla sua, si erano quasi toccate ma un rumore poco distante lo fece allontanare.
Ed ecco che quello che aveva detto a Tyrion era risultato semplicemente verità: gli eroi fanno cose stupide.
E Jon Snow era un eroe anche se non lo avrebbe mai ammesso.
Alzò lo sguardo e vide i suoi figli bruciare l’esercito, ma poco distante non poté evitare di guardare il Re della Notte, finalmente aveva dato un viso al volto che Jon aveva menzionato più volte e in qualche modo seppe che non l’avrebbe mai dimenticato.
Riabbassò lo sguardo in cerca di Jon ma quello che successe dopo la lasciò senza parole, senza cuore, senza più anima.
Viserion.
Il Re della Notte aveva ucciso Viserion davanti ai suoi occhi, aveva seguito la sua traiettoria e lo aveva viso affondare nel lago ghiacciato, il dolore di Drogon e di Rhaegal gli perforò il cuore e dentro di se qualcosa si ruppe: il suo cuore stava sanguinando, stava urlando, come i suoi figli la perdita del fratello ma esternamente non riuscì a dire niente, non riuscì a proferire parola.
L’intero mondo per lei si era bloccato, l’intero mondo era crollato.
-Via! Vai via!-
L’urlo di Jon la fece voltare e solo alzando lo sguardo vide il Re della Notte prepararsi a colpire per la seconda volta, senza pensarci guardò Jon ma in poco tempo venne sommerso da alcuni Non-Morti, Drogon si alzò in volo subito dopo e Daenerys si voltò un ultima volta per guardare quel lago.
Là dentro c’era suo figlio e c’era anche Jon.
Li aveva persi entrambi.
 
“Gli eroi fanno cose stupide e poi muoiono.”
Li ho persi.
Li ho persi entrambi.
 
Si portò una mano al cuore e non percepì niente, il suo cuore di drago era freddo, freddo come la neve che la stava circondando, freddo come il posto da cui veniva Jon Snow, aveva giurato di proteggerla ma lei non era riuscita a salvarlo ed adesso lo aveva perso, ed aveva perso anche uno dei suoi figli.
Posò una mano su Drogon e riuscì a percepire il suo dolore, posò lo sguardo anche su Rhaegal, anche lui stava soffrendo.
E seppe per certo che quel dolore non sarebbe mai andato via.
 
***
 
Jon aprì lentamente gli occhi e la prima cosa che vide fu lei.
Daenerys lo stava guardando, gli occhi ricolmi di lacrime e le mani strette tra di loro, per mantenere in qualche modo la lucidità.
-Mi dispiace.- sussurrò subito.
La vide scuotere leggermente la testa, mordersi il labbro per non parlare.
-Mi dispiace tantissimo.-
Jon senza pensarci prese una delle sue mani e la strinse alla sua, la sentiva ancora congelata per via del freddo ma quella di Daenerys era ancora più fredda, portava in sé il dolore per la morte di un figlio e anche se lui non aveva mai provato quel sentimento, seppe per certo che non sarebbe stato facile uscirne.
-Se potessi tornerei indietro.-
-Non puoi.- disse, guardandolo negli occhi, -E se non avessi visto non ci avrei creduto ma adesso so.-
La vide alzare lo sguardo per non piangere, per trattenere il più possibile le lacrime.
-Lui era mio figlio e sono gli unici figli che potrò mai avere, lo capisci?-
-Sì.- disse, adesso capiva, forse prima l’aveva dato per scontato, o meglio non aveva capito perché lei non potesse più avere figli ma in quel momento ripensando a ciò che aveva detto su suo figlio e su quella pira funebre qualcosa era scattato dentro di lui.
Jon però evitò di fargli quella domanda che l’avrebbe semplicemente distrutta ed era certo di non poter tollerare quella visione, anche se avrebbe portato per sempre sulle spalle la morte di Viserion, non avrebbe permesso che anche Daenerys si spezzasse, anche se era certo che fosse già successo.
-Ti aiuterò, ti aiuterò a sconfiggere il Re del Nord, e lo faremo assieme. Hai la mia parola.-
-Grazie, Dany.-
Quella frase le strappò un sorriso che durò pochissimo, Jon alla vista di quel sorriso percepì il suo petto riscaldarsi.
-Nessuno mi aveva più chiamato in quel modo. Chi era stato l’ultimo? Forse mio fratello, una compagnia che non gradiresti.- ammise, guardandolo.
-Allora non Dany ma mia regina.-
Per un solo secondo vide l’incredulità nei suoi occhi e così disse: -Mi inginocchierei… solo…
-Ma… e il tuo popolo? Coloro che hai scelto di proteggere?-
-Ti seguiranno, e vedranno quello che io ho visto in te.-
-Spero di meritarmelo.- disse, stringendo nuovamente le mani di Jon nelle sue.
-Lo meriti.- gli fece notare gentilmente.
Jon non poté evitare di rimanere a guardarla, era così bella e nonostante il lutto i suoi occhi viola in quel momento erano molto più vivi, molto più veri di quanto se li ricordasse.
Ed in fondo era riuscito anche a mantenete la sua promessa, era ritornato da lei, era ritornato per lei, anche se il costo era stato troppo alto si ripromise di prendersi cura di lei, di prendersi cura della Regina di Fuoco baciata dal ghiaccio.
 
-Penso che non fosse destino.- disse alzandosi dal letto di Jon per guardare oltre la finestra.
-Di cosa parli?- chiese, perso nei suoi capelli.
-Il Drago deve avere tre teste, Jon, tre teste per tre cavalieri di Drago, ma io sono rimasta sola dopo la morte di Viserys ma anche stesso lui non era un Drago, non avrebbe mai potuto cavalcare uno di loro.
Eppure credevo che nonostante tutto io potessi farcela, potessi essere l’unica Testa di Drago, una per comandarle tutte, ma ciò non è successo.
Ora mi domando, anche Rhaegal mi verrà portato via? Se il Drago deve avere Tre teste ed io sono sola, Jon, allora vuol dire che un altro dei miei figli dovrà morire?-
Daenerys si voltò a guardarlo e in quel momento vide le lacrime lungo le sue guance, lei così testarda, così bella e così forte, stava piangendo, stava piangendo per tutto quello che si era tenuto dentro fino a quel momento e la possibilità di perdere un altro figlio la stava distruggendo dall’interno.
 
Pochi giorni fa avevano colpito Drogon, oggi Viserion è morto, e Rhaegal? Toccherà anche lui lo stesso destino?
“No.”
Non lo permetteremo.
 
Jon senza pensarci troppo e nonostante il dolore che il freddo gli aveva causato al corpo, scostò le pesanti coperte e si alzò, ringraziò Davos per non averlo denudato del tutto e fece qualche passo avanti, qualche passo verso di lei e la strinse al suo petto.
Credeva che le cicatrici l’avrebbero fatta indietreggiare eppure lei non lo fece, passò le braccia attorno alla sua schiena e strinse.
Strinse forte e lui strinse lei.
Non aveva più stretto una donna dopo Ygritte, se non sua sorella Sansa ma in quel momento loro assieme gli parve la cosa più giusta che potesse esistere al mondo.
Dany era coì piccola in confronto a lui, così fragile e si rese conto che quella fragilità che vi aveva letto negli occhi alla fine era un dato di fatto; come lui ne aveva viste tante nella vita ma era riuscito a non spezzarsi, lei si era spezzata e la colpa era stata sua.
Percepì le lacrime di lei scenderle lungo il viso, bagnargli il petto nudo e chiuse gli occhi, strinse le sue braccia attorno a lei e posò le mani in quei capelli bianchi come la neve.
-Non permetterò che succeda, ti do la mia parola che non succederà mai più una cosa del genere.-
-Come puoi promettermelo, Jon Snow? Hai visto Viserion cadere. Ed io sono caduta con Drogon, cosa succederà invece a Rhaegal?-
-Niente, Daenerys. Ti prometto che non gli succederà niente, faremo in modo di proteggerli.-
L’aveva chiamata con il suo nome senza pensarci, non si era mai rivolto a lei in quel modo, e per un secondo ebbe il presentimento che lei gli facesse notare il suo errore ma non lo fece e non lo richiamò, così lui la strinse più forte e si lasciò trasportare da quella corrente.



∞Angolo autrice: Buonasera a tutti, ma forse dovrei buongiorno, sono le 2:08 del mattino e sono in attesa della diretta, quanti aspettano con me il momento tanto atteso? Io sono impaziente di vedere cosa accadrà, e soprattutto se Dany e Jon concluderanno o meno qualcosa prima dell'ottava stagione!
Sono molto positiva ma la speranza è l'ultima a morire!
Detto ciò questo capitolo è lungo ma non lungo come i successivi due che ho scritto, qua troverete scene in più e una maggiore presa di coscienza di Dany su quello che è successo, anzi vi dirò questo è il mio punto di vista, credo che la freddezza di Dany sia dovuto a un dolore molto più grande, anni di perdite e di lotte l'hanno forgiata e le hanno fatto ereggere un muro attorno al cuore.
Il fatto che non abbia pianto, non abbia urlato non vuol dire che il suo cuore non si si spezzato in quel momento e spero veramente che questo sentimento sia analizzato anche nell'ultimo episodio!
Vi lascio alla puntata e buon finale di stagione!

Spoiler:  [...] Ho visto come la guardavi, Jon Snow ed ho visto come lei ti ha guardato.
A me non ha mai guardato in quel modo, e neanche a Daario, solo Drogo. E dopo d lui nessuno ha più avuto accesso al suo cuore, ma tu sì.
Quindi Jon Snow non permettere che si perda nel dolore o dovrò uccidere il Re del Nord.
Salva la mia Regina.- disse prima di dargli le spalle e lasciare la stanza.

*

Vuole che io la baci.
Ed io?
Voglio baciarla?
“Certo che vuoi.”
Si che lo voglio.

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Capitolo 4
*** Payne ***


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Non sono solita fare premesse, o meglio ultimamente preferisco così ma ci tenevo a dirvi che il capitolo è stato scritto prima del finale di stagione e quindi prima di sapere del tipo di "viaggio" intrapreso per arrivare ad Approdo del Re, voglio consolarvi che ci arriveremo ma passaremo prima attraverso qualche capitolo e qualche nuova scoperta.
Payne
 
Avevano deciso di fermarsi a Grande Inverno prima di proseguire nuovamente verso Roccia del Drago o Approdo del Re se Cersei avesse accettato il loro invito.
Jon osservò il cielo dalle finestre della sua stanza, stava molto meglio rispetto a qualche giorno prima, il suo corpo si era ripreso e le ferite che aveva riportato erano superficiali, insignificanti ma quella che non si era ancora ripresa era Daenerys.
Nei pochi giorni che avevano trascorso sulla nave era stata una presenza evanescente, inconsistente, il suo cuore non aveva mai lasciato quel lago ghiacciato e lui lo aveva capito da quello sguardo.
Da quello sguardo sofferente che lacerava il suo ogni notte ed ogni giorno al risveglio.
Jon si passò una mano tra i capelli e chiuse gli occhi, se avesse potuto non sarebbe mai andato oltre la Barriera, se avesse potuto parlare con Brann avrebbe cercato un altro modo, poiché solo adesso aveva capito: il Re della Notte gli aveva teso una trappola, lui sapeva di Brann, sapeva anche dei draghi, e lui aveva bisogno di uno dei suoi draghi per pareggiare l’armata.
 
Sono stato così stupido.
“Sì.”
 
Fece qualche passo in direzione della porta e l’aprì anche se rimase fermo sotto lo stipite, non sapeva cosa fare, non sapeva come fare per farla stare meglio e lui avrebbe voluto farla stare meglio.
Ser Jorah passò davanti alla sua stanza e si fermò a guardarlo.
-Posso?-
Jon annuì e lo fece entrare chiudendosi nuovamente la porta alle spalle.
-Di cosa mi vuoi parlare?-
-Di lei.- disse semplicemente mostrando uno sguardo rassegnato che non aveva ancora scorto sul suo viso.
-Vorrei fare qualcosa.-
-Sei l’unico che può fare qualcosa.- disse il vecchio cavaliere.
-Cosa intendi?-
-Sono al servizio della mia regina da quando si trovava ancora ad Essos, dal momento delle nozze per l’esattezza. Ero lì quando suo fratello l’ha venduta per un esercito che non ha mai avuto, ero lì quando ha ricevuto quelle uova, ed ero lì quando Viserys è stato ucciso dietro suo comando da Khal Drogo; lui aveva chiesto pietà ma lei ha risposto col Fuoco e col Sangue.
Dopo anche suo marito si è ammalato, una ferita infettata, qualcosa di così stupido che poteva essere evitato, lei ha cercato di salvarlo ma la strega l’ha solo presa in giro e si è portata via Drogo e Rhaego, e poi l’ha maledetta.-
-Maledetta?- chiese Jon.
-“Quando il sole sorgerà ad occidente e tramonterà in oriente; quando i mari si seccheranno e le montagne voleranno via nel vento come foglie morte.
Quando il tuo grembo sarà di nuovo fecondo e tu darai vita a un figlio vivo, allora e solo allora lui farà ritorno.”
Non si è spezzata neanche in quel momento Jon, non ha permesso alle sue emozioni di uscire ma ha allestito la pira in cui avrebbe bruciato il corpo del Khal e nel preparalo, sistemò le sue uova attorno ad esso, legò la megi e dopo avervi dato fuoco entrò nella pira.
Quando il fuoco si spense credetti che avrei trovato il suo corpo bruciato, eppure no, lei ne uscì viva, con i draghi avviluppati al seno e alle cosce.
Loro erano vivi, lei aveva dato la sua vita per loro.
Ma adesso uno dei suoi figli è morto. E questo lei non può accettarlo.-
Le parole del vecchio orso gli rimbombarono nella testa per molto tempo, adesso aveva avuto la conferma che Daenerys non avrebbe più potuto avere figli, ed ebbe la conferma del perché la sua sofferenza le stesse costando la vita.
Aveva dato la sua vita per loro ed adesso aveva visto suo figlio morire.
-Vorrei poter rimediare a quello che ho fatto, vorrei non averla mai coinvolta, vorrei essermi inginocchiato prima.- ammise, guardandolo.
-Non sei stato tu a coinvolgerla ma lei si è lasciata coinvolgere da te.
Ho visto come la guardavi, Jon Snow ed ho visto come lei ti ha guardato.
A me non ha mai guardato in quel modo, e neanche a Daario, solo Drogo. E dopo d lui nessuno ha più avuto accesso al suo cuore, ma tu sì.
Quindi Jon Snow non permettere che si perda nel dolore o dovrò uccidere il Re del Nord.
Salva la mia Regina.- disse prima di dargli le spalle e lasciare la stanza.
 
 
Jon guardò fisso la porta per un tempo che gli parve infinito e non riuscì a smettere di pensare, di ascoltare le parole di Ser Jorah.
Gli aveva raccontato una storia che già sapeva, ma con più dettagli e con quella storia aveva collegato i pezzi del puzzle che gli mancavano.
Quella era stata la sua ascesa, la Non bruciata. Adesso capiva uno dei suoi nomi ed ebbe la percezione che tutti gli altri raccontassero una storia diversa, momenti diversi in cui Daenerys Targaryen era stata messa alla prova e momenti in cui ne era uscita indenne, anche se con più cicatrici di quelle che aveva previsto.
Però adesso non le avrebbero dato un altro nome, dopo quell’impresa, non l’avrebbero acclamata, ma avrebbe ascoltato solo il suo dolore, aumentare minuto dopo minuto, ora dopo ora, giorno dopo giorno.
E la colpa era sua.
Jon si prese la testa tra le mani e si alzò, stavolta più deciso, stavolta con più consapevolezza di qualche giorno fa, non avrebbe permesso che ciò succedesse, non l’avrebbe lasciata sprofondare nell’oblio.
Lasciò la sua camera e si diresse verso quella di lei, una distanza che venne coperta in poco tempo, non bussò alla porta ma l’aprì direttamente.
La trovò seduta sul letto, la schiena contratta per quanto era tesa e lo sguardo perso attraverso la finestra aperta, in lontananza li vide anche lui: Drogon e Rhaegal volevano poco distanti, nonostante tutto aveva scelto di non raggiungere Grande Inverno con loro, nonostante la libertà aveva deciso di rimanere sulla nave, con lui.
 
-Vorrei avere le ali come loro, vorrei poter volare lontano da tutto questo e non toccare più terra.
Mi piacerebbe arrivare fino all’Antica Valyria, là dove i draghi sono nati, là dove i Targaryen sono esistiti, ma non posso farlo.
Io non ho le ali.-
-Ma hai loro, potresti farlo.-
-No non posso, il mio posto è qui.
Alla fine Davos non ha usato nessuna figura retorica.- disse guardandolo.
Quando i suoi occhi viola incontrarono i suoi notò la tristezza che li stava affliggendo, notò il dolore, Jon si avvicinò e si sedette accanto a lei nel letto.
-Sono stati i miei confratelli a farlo.-
-I Guardiani della Notte?- chiese stupita.
-Aye, loro… Non c’è un modo corretto per dirlo, lo hanno fatto e la Sacerdotessa Rossa mi ha riportato in vita.-
-Anche tu hai visto la morte, Jon Snow.-
-Io non ho visto niente.- disse guardandola, -Ma ho avuto la possibilità di sfruttare al massimo questa vita, così come lo puoi fare anche tu.-
-Certe volte penso che sarei dovuta morire molto tempo fa, forse a quest’ora mi sarei risparmiata molte sofferenze.-
-Se tu fossi morta io non ti avrei potuto conoscere, Altezza.-
Jon allungò una mano per incrociare una delle sue, lei lo lasciò fare e non aggiunse altro per qualche minuto.
-Puoi… Puoi chiamarmi Daenerys se… Se.-
-Siamo soli, aye.-
Daenerys allontanò lo sguardo da lui e riprese a guardare l’orizzonte, perdendosi nei suoi pensieri.
-Piangerò la morte di Viserion per molto tempo, Jon ma non per questo mi renderò inutile. Non sono mai stata una persona inutile o almeno mio fratello mi aveva resa tale ma mi sono ripromessa che non sarei più stata quella persona, mai più e non intendo farlo oggi, né domani.
Forse un giorno.-
Jon strinse la sua mano e si lasciò trasporta dal sentimento che stava crescendo dentro di lui, oltre all’ammirazione per quella ragazza incredibilmente forte, sapeva per certo che il sentimento che stava provando andava al di là di tutto, al di là di quello che aveva provato con Ygritte e per un momento si chiese se lei provasse lo stesso per lui, se fosse veramente riuscito ad arrivare al suo cuore così come aveva fatto Khal Drogo o se aveva perso così come era successo a Jorah o Daario.
 
“Chi è poi Daario?”
Non ne ho idea.
 
Jon passò la mano libera tra i suoi capelli, perdendosi nelle sue emozioni e nei suoi pensieri, perdendosi in quella ragazza che in poco tempo aveva conquistato il suo mondo, tutto il suo mondo.
Improvvisamente percepì il suo corpo molto più rilassato, i suoi occhi erano chiusi ma capì perfettamente che non c’era più traccia di dolore o di turbamento e per un solo momento provò invidia verso di lei, era così forte, così terribilmente forte che lui non sarebbe mai riuscito ad eguagliarla in quello.
-Ti ho sognato camminare tra le mura di Grande Inverno, ho sognato la Regina di Fuoco baciata dal ghiaccio camminare tra la neve…-
-E-?- gli fece eco lei, si era spostata verso di lui ma teneva ancora gli occhi chiusi.
-Non credo di riuscire a trovare le parole.-
-Trovale Jon Snow se vuoi che ti ascolti.- disse, usando le stesse parole che aveva usato durante quella notte davanti al fuoco.
-Ed eri bellissima.- aggiunse, avvicinandosi a lei e lasciandole un bacio leggero sulla fronte.
Percepì il brivido che le attraversò la schiena e quando allontanò le labbra, notò i suoi occhi viola fissarlo intensamente, stava fissando i suoi occhi, stava fissando lui o meglio lo stava guardando come ser Jorah aveva detto e poco dopo guardò le sue labbra.
 
Vuole che io la baci.
Ed io?
Voglio baciarla?
“Certo che vuoi.”
Si che lo voglio.
 
Si sporse di nuovo verso di lei e percepì il cuore battergli forte nel petto, quasi fino a fargli male, non lo aveva mai sentito così vivo, così presente da quando era tornato dalla morte.
Lentamente alzò la mano per sfiorargli il viso, era morbido ma caldo, caldo come il fuoco che le scorreva nelle vene, quando la guardò prima di baciarla vide gli occhi chiusi e la mano non intrecciata stretta attorno al suo mantello.
Le sfiorò appena le labbra prima che qualcuno bussasse alla sua porta.
Daenerys si scostò da lui, il momento era stato interrotto e anche lui lo aveva capito, notò la maschera calata su quegli occhi che fino a un minuto fa lo avevano guardato negli occhi e senza aggiungere altro si alzò dal letto.
Era tornata ad essere la Regina ma sapeva che quello che avevano condiviso non sarebbe morto in quella stanza, e lo capì da come lo guardò prima di aprire la porta.
 
Voglio ancora che tu mi baci, Jon Snow.
 
E come l’altra volta era riuscito a cogliere perfettamente il sentimento e le parole che le passarono dagli occhi e per la prima volta si rese conto che non sarebbe più riuscito a fare a meno di quegli occhi.
 
*
 
Il viaggio per arrivare a Grande Inverno non le era parso così lungo come aveva creduto studiando le carte che aveva trovato a Roccia del Drago, certo se non avesse percepito il suo cuore tramutarsi in pietra lo avrebbe affrontato diversamente ma sapeva che stava facendo del suo meglio.
Ed era più di quanto Daenerys si fosse immaginata e senza Jon Snow non sarebbe riuscita a sopravvivere neanche il primo giorno.
Sfiorò la pelle di Drogon e vi appoggiò la testa, lo aveva lasciato libero con Rhaegal di sfogare il suo dolore ma non l’avevano mai abbandonato del tutto, li aveva sempre sentiti anche se rinchiusa nella sua stanza dentro la nave, i suoi figli condividevano con lei quel dolore opprimente.
Rialzò la testa e vide in lontananza la fortezza che Jon gli aveva descritto e cominciò a ridiscendere.
Anche se lui aveva insistito per accompagnarlo a cavallo, lei aveva gentilmente rifiutato; meritava di incontra la sua famiglia senza di lei, senza la Regina che avrebbero visto in lei una volta arrivata, o meglio senza la presenza dell’Usurpatrice, perché così l’avrebbero chiamata, così l’avrebbero descritta una volta che Jon avesse detto loro quello che aveva scelto di fare.
Rhaegal volò ancora alto nel cielo mentre Drogon toccò terra in pochi secondi, Jon le aveva detto, dove atterrare per non spaventare l’interno Nord e lei per una volta aveva lasciato che qualcuno le dicesse cosa fare, che la guidasse.
Il suo pensiero andò a Tyrion, ancora fermo a Roccia del Drago con il suo esercito, e a cosa avrebbe detto, a cosa le avrebbe detto una volta che si fossero rivisti, scosse la testa, anche se gli avrebbe dato ragione, non riusciva a rimpiangere del tutto la scelta che aveva fatto.
 
Ma mi dirà lo stesso che aveva ragione, adora farlo e io gli ho servito l’occasione su un vassoio d’argento.
 
Lentamente scese dal suo drago e quando si voltò per guardare le mura innevate vide Jon Snow venirle incontro con un grosso cane e solo in quel momento si ricordò.
-Spettro.- sussurrò prima che il lupo le si avvicinasse o meglio le corresse incontro.
-Spettro vieni qui.- il tono che usò per richiamarlo fu duro ma nonostante questo il Meta-Lupo non lo ascoltò ma si avvicinò a lei, e a Drogon.
Incredibilmente il suo drago non mosse neanche un muscolo, lo seguì con lo sguardo ma non sguainò le zanne né lo arrostì sul posto, mentre il lupo si era limitato ad annusarla, lentamente.
Quando vide Jon abbastanza vicino a lei, si decide ad allungare una mano sul manto dell’animale.
-Non mi farai del male, vero?- domandò guardandolo in quegli occhi rossi che per un solo momento gli parvero simili a quelli di Drogon.
-No.- si rispose dopo essersi abbassata ed averlo accarezzato, -Non mi farai del male.- sussurrò, non riuscendo a nascondere un sorriso.
-Non è facile, si fida raramente delle persone.-
-Tu ti fidi di me e questo lui lo sente.- disse guardandolo, non lo vedeva dalla sera precedente quando avevano lasciato il porto per dirigersi assieme ai suoi uomini a casa eppure non riuscì a nascondere un nuovo sentimento.
Gli era mancato.
Jon Snow gli era mancato, come quando lo aveva visto partire per il Forte Orientale ma sapeva anche che il sentimento era diverso, era più vero, reale.
 
Voglio ancora che mi baci.
 
Quel pensiero gli attraversò la mente quando lui si fece più vicino a lei, la sua presenza lì al Nord gli parve diversa, era a casa, si sentiva a casa e quando guardò nei suoi occhi finalmente trovò il posto che vi aveva letto durante la sua permanenza a Roccia del Drago e lui l’aveva portata a casa sua.
Daenerys sorrise e lui ricambiò lo sguardo.
-Vai.- disse verso Drogon, -Starò bene.- passò ancora una volta la mano sul suo muso e poi lo lasciò andare, lo lasciò volare lì dove lei non poteva raggiungerlo.
-Andiamo, ci stanno aspettando.-
Lei annuì e si lasciò guidare lungo il sentiero che li avrebbe condotti nuovamente dentro, ascoltò Jon parlare della storia di Grande Inverno, lo ascoltò quando gli raccontò qualche ricordo della sua infanzia e degli altri fratelli che non avrebbe incontrato.
Tutto in quel posto raccontava una storia e quella consapevolezza la fece avvicinare al ragazzo che aveva lasciato entrare nel suo cuore.
Quando entrarono nel cortile principale vide tutti i presenti guardare in alto, guardavano il cielo. Guardavano i suoi draghi.
 
Avrebbero visto la magnificenza di Viserion, li avrebbero visti tutti e tre ma adesso sono solo in due.
 
Quel pensiero attraversava più volte la sua mente ma tutte le volte riusciva a scacciarlo via, tranne la sera, nel momento esatto in cui chiudeva gli occhi rivedeva la sua morte e tutte le volte il sonno l’abbandonava e rimaneva immobile a guardare il soffitto e a sentire il battito del suo cuore.
La prima su cui si posarono i suoi occhi fu Sansa Stark e lo capì dal colore dei suoi capelli, era baciata dal fuoco, accanto a lei vide Arya, una ragazzina con lo sguardo indurito, scalfito dalla vita e dalla sofferenza e poi vide Brann, lo sguardo fisso su di lei ma non riuscì a percepire niente.
Era come se Brann non fosse veramente Brann, o non fosse veramente lì.
 
-Sono magnifici.- ammise Arya, guardandola.
-Lo so.- disse, alzando anche lei lo sguardo per osservali, nonostante fossero in cielo non si allontanarono mai dalle mura, mai da lei.
-Sua Maestà.- Ser Jorah si avvicinò e le passò una pergamena avvolta in un sigillo con le Tre teste di Drago.
-Arriva da Roccia del Drago.-
-Tyrion.- disse semplicemente.
-Tyrion Lannister?- la voce di Sansa la fece distrarre e la vide avvicinarsi a loro.
-Sì. Lui è il mio Primo Cavaliere.-
-E`stato mio marito.- le disse invece.
-Scelta interessante, curioso che non me ne abbia mai parlato.-
-Il matrimonio è stato annullato quando sono scappata da Approdo del Re.-
Daenerys annuì non riuscendo a trovare le parole, percepì la presenza di Jon alle sue spalle e in quel momento notò il suo sguardo fisso verso di lei e in quel momento ricordò ciò che gli aveva detto sulla neve.
Aveva sognato, l’aveva sognata camminare per Grande Inverno e l’aveva trovata bellissima.
Quel pensiero la fece arrossire e distolse lo sguardo dal suo, lui le si avvicinò comunque e prese la spessa pelliccia che aveva per posargliela sulle spalle.
-Forse sua maestà avrà freddo, non credo che sia abituata a certe temperature.-
-Ad Essos non sanno neanche cosa sia una pelliccia.- disse facendo qualche passo avanti, scortata da lui, da Ser Jorah e da Davos.
-Immaginavo.- le disse Jon, scortandola dentro il palazzo.
-Sansa accompagneresti la nostra ospite in una delle stanze?-
-I Lord vogliono incontrarti Jon.- rispose sua sorella, irritata.
-Lo so, tutto a suo tempo. Fa come ti ho detto, devo sbrigare alcune cose prima.-
Jon guardò Daenerys e lei non esitò un secondo a ricambiare quello sguardo anche se non era stata messa a conoscenza delle commissioni che avrebbe dovuto sbrigare, ma quando gli diede le spalle decise di lasciarlo andare.
Aveva bisogno di un bagno bollente, aveva bisogno di piangere ancora in silenzio e di concedersi del tempo.
Ser Jorah la seguì senza esitare anche se non le sfuggì lo sguardi di disapprovazione di Sansa, durò solo pochi secondi ma riuscì comunque a capire che la sua presenza lì non era accettata da tutti.
 
*
 
Daenerys indossò il vestito che una delle serve del castello le aveva lasciato sul letto nel tempo che si era concessa per il bagno.
Il tessuto era pesante, grezzo, non aveva niente a che fare con quello che aveva indossato a Meereen o a Yunkai, ma erano i vestiti del Nord e lei dovette ammettere che faceva particolarmente freddo, ma nonostante tutto non resistette più di tanto e sotto il pesante vestito si concesse di indossare qualcosa che le apparteneva.
Si avvicinò alla finestra e vide i suoi figli girare nel cielo, inquieti e liberi, li avrebbe raggiunti presto, e sarebbero tornati a casa o sarebbero andati ad Approdo del Re, ancora non era chiaro il loro percorso; si girò e prese nuovamente il biglietto che Tyrion le aveva inviato.
E nonostante lo conoscesse bene, si era stupita di quanto si fosse sbagliata.
 
Mi dispiace.
 
Due parole, non aveva aggiunto altro eppure aveva raggiunto il suo cuore nonostante le leghe che li speravano fosse molte.
Un leggero bussare alla porta la fece alzare e l’aprì senza pensarci troppo, e si ritrovò davanti Arya Stark, la ragazzina che aveva visto troppo per la sua tenera età.
-Ti sta aspettando.- disse, guardandola.
Daenerys prese la pelliccia e la seguì fuori dalla stanza, vide Jorah alzarsi dalla sua postazione e seguirla in silenzio ma così credette.
-Adesso sei tu la Regina.-
-Io…-
-A qualcuno non piacerà tutto questo.-
-Lo so.- disse semplicemente.
-Ma Brann ci ha detto cosa hai fatto per Jon, questo a me basta.-
-Per cosa?- si domandò guardarla.
-A farmelo andare bene.-
Arya aprì la porta della Sala Grande e improvvisamente Dany venne investita dalla cacofonia degli uomini che si trovavano al suo interno, alcuni era in piedi altri seduti e stavano urlando contro qualcuno poco distante, seduto al centro del grande tavolo, Jon Snow.
Quando però fece il suo ingresso improvvisamente il silenziò calò nella sala e tutti posarono i suoi occhi su di lei.
Daenerys non si lasciò impressionare dagli uomini del Nord e camminò verso il tavolo posto sulla piattaforma, là dove la famiglia Stark la stava osservando, là dove Jon la stava guardando.
-Daenerys Targaryen, prima del nome, Regina degli Andali e dei Primi Uomini, Nata dalla Tempesta, Khaleesi del Grande Mare d’Erba, la Non-Bruciata, Madre dei Draghi, Mysha, Distruttrice di catene.- Jon la presentò davanti a tutti e in qualche modo si meravigliò che ricordasse tutti i suoi nomi.
-Miei Lord, credo che Lord Snow vi abbia…-
-Non permetteremo un simile oltraggio, il Re del Nord è il nostro Re!-
Cori di sostegno si unirono alla voce che l’aveva interrotta prima che potesse finire, ma ebbe pazienza, per la prima volta capì l’importanza dei consigli di Tyrion, se si fosse lasciata andare Drogon avrebbe incendiato tutto il castello e lei non poteva permetterlo.
Incrociò le mani dietro la schiena ed aspettò che lo sfogo finisse, quando percepì che gli uomini si erano stancanti di urlare riprese a parlare.
-Non so cosa voi sappiate di me ma io so che siete uomini valorosi, uomini del Nord, uomini d’onore.- sottolineò quella parola e poi riprese a guardarli -Non sono così diversa da voi, non sono qui per usurpare questo Trono, sono qui perché vi chiedo di seguirmi, vi chiedo di darmi il vostro appoggio così come Jon Snow, il Re del Nord, ha scelto di fare.-
-Tu lo hai salvato.-
La voce di Brann la fece voltare e provò un’insolita sensazione quando i loro occhi si incrociarono.
-Sì.- rispose semplicemente.
-Ed hai perso uno dei tuoi draghi per lui.-
-Sì ma non rimpiango la mia scelta.-
-Lo hai visto anche tu il Re della Notte, va fermato.-
-Lo fermeremo. Lo fermeremo assieme.- dichiarò, voltandosi nuovamente verso i Lord del Nord, -Questa è una minaccia comune, una minaccia che deve essere debellata una volta per tutte, ma nel farlo avremo bisogno di altro supporto e questo supporto ci sarà dato da Cersei Lannister, solo se ci faremo trovare uniti.-
-Cersei Lannister?- la voce di Sansa riecheggiò per un momento, -Non ha senso.-
-I miei draghi hanno bisogno di un armata che li supporti per vincere questa guerra, la mia armata viaggerà verso la Barriera subito dopo l’incontro ma ci servono alleati e questi alleati noi li dobbiamo conquistare.-
-Tu vuoi salvarla.- sbottò Sansa come se fosse indignata.
Daenerys la guardò negli occhi ma scosse la testa.
-Voglio degli alleati è vero, voglio vendetta perché mi è stato strappato un figlio, ma dopo che la guerra sarà finita gli alleati non saranno più alleati e il Trono di Spade non apparterrà più ai Lannister, loro hanno complottato contro la mia famiglia, loro hanno ucciso mio padre e mio fratello, hanno mandato dei sicari ad uccidermi ma non ci sono mai riusciti, non avranno perdono ma ci sarà giustizia.- disse guardando la sorella di Jon con determinazione.
-Ciò che la Regina sta dicendo, è che per combattere il Re della Notte dovremo fare dei sacrifici, delle scelte, queste scelte potranno anche non piacerci ma collaborare con i Lannister è l’unica scelta che abbiamo.
Per quanto riguarda la vostra disapprovazione io posso comprenderla, mi avete nominato voi Re del Nord, come lo avete fatto con mio fratello Robb ma io non ho scelto questa corona a differenza sua, io sento il suo peso sulla testa come anche sulle spalle e prima di voi credevo che acconsentire a cederla fosse sbagliato.
Fosse un insulto alla vostra persona ma dopo ciò che è successo oltre la Barriera, dopo ciò che i miei occhi hanno visto, ho visto in Daenerys Targaryen la Regina che tutti noi stavamo cercando e so che voi riuscirete a vedere quello che vedo io.
E non vi deluderà, chi ha scelto di seguirla l’ha fatto capendo semplicemente quanto fosse speciale, non l’ha fatto per dovere.-
 
Dany si voltò per guardare gli occhi di Jon, un leggero sorrise passò sul suo viso ed anche un tacito ringraziamento, in pochi l’avrebbero elogiata in quel modo, in pochi avrebbero detto certe cose su di lei, ma Jon era stato onesto con i suoi uomini e capì di aver imparato un ‘altra lezione importante.
-Non seguirò mai un altro Targaryen e non permetterò mai che il Trono sia di nuovo in suo possesso.- un uomo del Nord, alto e robusto le afferrò il polso davanti a tutti, senza pensarci due volte prese con la mano libera una daga che teneva alla cintura puntandogliela contro.
Lei provò a divincolarsi ma in poco tempo capì che il gesto sarebbe semplicemente degenerato.
Spettro uscì le zanne e si piazzò ai piedi dell’uomo pronto a mordere, ser Jorah aveva la mano sulla spada e Jon, lo sguardo fisso su di lei, Lungo Artiglio già in mano, pronto ad usarla.
Ma ciò che la fece mettere in agitazione fu un ringhio lontano, un ruggito possente e il rumore delle ali sempre più vicine.
Daenerys fece forza e si liberò dalla stretta dell’uomo, anche perché ormai come tutti gli altri stava ascoltando, guardando le finestre di Grande Inverno e i draghi sempre più vicini.
I suoi figli avrebbero raso al suolo quel posto se non fosse intervenuta, se non li avesse fermati.
Ed in pochi secondi si ritrovò fuori dalla sala, stava correndo il più velocemente possibile verso il cortile principale, con un semplice gesto sganciò il pesante mantello che le rallentava i movimenti e guardò Spettro correre accanto a lei.
Determinato a non lasciarla andare.
Il freddo che la colpì una volta fuori non le diede fastidio, non la fece rabbrividire, percepiva il suo cuore, il sangue ribollirle nelle vene
 
Sono l’ultima testa del Drago e una testa le può governare tutte.
Deve essere così.
 
Drogon e Rhaegal si stavano avvicinando a lei, posandosi sulle mura del castello e ruggendo nella sua direzione.
Erano arrabbiati, ed erano spaventati che le avessero fatto del male, ma stranamente trovò il drago nero molto più calmo dell’altro, Rhaegal stava fremendo ed era riuscito a capirlo dai suoi occhi, avrebbe colpito a breve a prescindere da tutto, anche dalla mancanza del suo ordine.
-Rhaegal guardami.- le parole uscirono come acqua, fluide sulla sua bocca ma non ebbero nessun effetto, -Sto bene, non mi hanno fatto del male, permettimi di salire.-
Il drago però non l’ascoltò e per la prima volta ripensò a Meereen, a quando era stata costretta a chiudere lui e Viserion, se non l’avesse fatto adesso tutto sarebbe stato diverso, se avesse dato spazio a tutti e tre adesso lui non sarebbe stato in quel modo.
-Altezza…-
La voce di Jon la riportò alla realtà e lo guardò negli occhi, temeva le conseguenze di quello che sarebbe successo, ma in qualche modo riuscì a nascondere ciò che più l’angustiava, che il suo drago potesse ferirlo.
-Fai andare via tutti.- disse decisa, avvicinandosi a Drogon, avrebbe usato lui per salire su Rhaegal, per calmarlo, ma qualcosa non andò per il verso giusto.
Improvvisamente percepì il rantolo, quel suono comune ad ogni attacco, Rhaegal avrebbe colpito senza il suo permesso, si voltò per individuare il bersaglio da lui designato e non si stupì di trovare poco distante l’uomo del Nord che l’aveva minacciata ed in quel momento Daenerys fece davvero una cosa stupida.
In fondo per lei il Nord non rappresentava niente, non rappresentava casa, non era il suo mondo ma era il mondo di Jon Snow, la casa di Jon e lui le aveva raccontato di quella casa con i suoi occhi e in qualche modo l’aveva sentita sua una volta arrivata e non avrebbe permesso che i suoi figli portassero la distruzione, portassero la morte.
Senza pensarci molto si lanciò contro l’uomo che sarebbe morto a breve e nell’esatto momento in cui lo tolse dalla traiettoria, Rhaegal lasciò andare il colpo che per lungo tempo aveva preparato.
Il fuoco la colpì in pieno ma lei non si mosse, non fece niente, neanche un passo, percepì i vestiti infuocarsi e le urla di terrore poco distante da lei, con la coda dell’occhio vide i bambini correre e gli uomini armarsi ma nessuna arma venne puntata contro i suoi draghi.
Lentamente alzò una mano per togliere il vestito, e ringraziò di aver indossato l’abito che aveva il giorno della battaglia, il fuoco le sfiorava la pelle senza bruciarla e solo allora percepì o meglio udì il dolore, il lamento di Rhaegal.
Aveva colpito sua madre e sapeva come quello l’avrebbe fatta sentire.
 
-Daenerys.- la voce di Jon stavolta non la portò al presente, si limitò a guardarlo di sfuggita mentre i suoi vestiti bruciavano e Drogon allungava un’ala per farla salire.
-Devo andare Jon.- disse semplicemente.
Afferrò la pelle squamosa del drago e si lasciò alzare, e per la prima volta percepì la forza di quel legame che aveva tanto decantato, e si ripromise che non avrebbe più fatto soffrire i suoi figli.
Drogon l’aiutò a salire in groppa di Rhaegal e la prima cosa che fece fu abbracciarlo.
 
Le persone fanno cose stupide quando soffrono e lo stesso vale per voi.
 
Quel pensiero le sfiorò la mente ma seppe per certo che era arrivato anche a lui.
Lo vide prepararsi a volare, anche Drogon stava sbattendo le sue ali, le sue possenti ali nere, solo in quel momento guardò in basso e li vide tutti lì, tutti a guardare quello spettacolo.
 
Tornerò presto, Jon Snow.
 
Poco dopo si ritrovò nel cielo, l’aria fredda le sferzò il viso, i capelli ormai sciolti e il corpo nudo.
 




∞Angolo Autrice: Buonasera a tuttii!!! Eccomi qua con un nuovo capitolo, chiedo scusa per l'attessa ma durante la diretta avevo una bella febbre e me la sono portata per un paio di giorni, avrei preferito scrivere qualche altro capitolo prima di pubblicare questo ma ancora non ho potuto, quindi ... Eccoci qua, lo stesso con nuovo capitolo :D
Vi avevo lasciato con una Dany in pezzi e un Jon abbastanza disperato nel percepire, forse per la prima volta, le conseguenze delle proprie azioni, per lui sarà difficili capire ma riuscirà a mattersi nei panni di questa ragazza per arrivare al suo cuore.
Dany invece sceglie di salvare un uomo del Nord dal suo drago, credetemi ho molto riflettutto su questa scena mentre scrivevo il capitolo ma alla fine nonostante non ne venissi a capo, ho deciso di lasciarla, in fondo la frase che lei stessa dice a Rhaegal è la verità: le persone fanno cose stupide quando soffrono e volevo dimostrare che anche i suoi figli hanno percepito la morte del fratello.
Insomma, volevo renderli un pò più veri.
Spero di poter aggiornare entro domenica, in caso contrario farò del mio meglio !!
Vorrei davvero ringraziarvi per tutto l'affetto che mi avete dimostrato, :* davvero, per me è un piacere sapere che ciò che scrivo vi emoziona :) 
[Cosa ne pensante dell'ultimo episodio e della LORO scena ???]

Spoiler:

Voglio ancora che mi baci, Jon Snow. 

*

Jon Snow non smetterò mai di ringraziarti per questo dono.
“E forse chissà un giorno il sole sorgerà ad occidente e tu sarai di nuovo madre.”
Come no…



 
 


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Capitolo 5
*** The more you want, the less you have ***


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The more you want, the less you have
 
Jon aveva distolto solo per pochi secondi la vista dal cielo ma nonostante la stesse aspettando lei ancora non era rientrata.
Ed erano passate ore da quando era salita su Rhaegal ed era volata via.
-Dovresti riposarti.-
La voce di Sansa lo costrinse a guardarla e staccare gli occhi dal cielo.
-Lo farò quando sarà tornata.-
-Jon…-
-Sansa, non adesso.- disse, senza ammettere alcuna replica.
-Credi davvero che sia stata una buona idea darle il Nord? Cosa credi che dirà nostro padre? Cosa credi che penserebbe? Non riesco a fidarmi di lei come hai fatto tu.-
-Non lo so, ma se tu avessi visto quello che ho visto, se tu dovessi fare quello che sono costretto a fare io, cercheresti alleati, cercheresti qualcuno che possa aiutarti.-
-Quindi non c’entra il fatto che lei sia una bellissima ragazza, vero? Non c’entra il fatto che sia baciata dal ghiaccio e che quegli occhi viola ti abbiano in qualche modo stregato?-
-Ovvio che sia così.- disse Arya, arrivandogli alle spalle in silenzio.
-Jon sa perfettamente che la Madre dei Draghi ha un potente ascendente su di lui, ma è anche a conoscenza di altro, vero?-
Jon annuì e distolse lo sguardo, Arya era diventata brava a vedere certe cose, quelle che lui credeva che nessuno avrebbe mai notato, quelle che credeva di non mostrare; scosse la testa, i suoi fratelli erano diversi, tutti loro erano diversi ma in qualche modo erano di nuovo tutti assieme e non avrebbe mai smesso di ringraziare gli Antichi Dei per quello.
-Jon perché non è morta?- chiese, guardandolo con quei suoi occhi da Tully, quegli occhi pieni di odio che Catelyn gli rivolgeva ogni volta.
-Hai visto anche tu, i suoi vestiti… Erano bruciati, eppure lei è salita su quel drago come niente fosse, non si è bruciata, Jon.
Ed io non riesco a fidarmi di una persona invincibile.-
-Non è invincibile.- disse senza guardare sua sorella, chiuse brevemente gli occhi e una serie di immagini gli attraversarono la mente: quando l’aveva vista stringere tra le mani i carboni ardenti senza farsi male, quando aveva quasi pianto quella stessa sera, perché Drogon era caduto, quando aveva visto morire Viserion davanti ai suoi occhi e quando gli aveva chiesto quale destino sarebbe toccato a Rhaegal.
-Non è invincibile.- ripeté tra sé, -E`solo molto brava a nascondere i sentimenti.- confessò e in qualche modo non riuscì ad evitare di pensare a sé stesso, anche lui lo faceva, anche lui non amava mostrare i propri sentimenti, ma non con lei, non c’era riuscito.
-I tuoi alfieri hanno parlato.- disse Arya ad un certo punto,-Hanno avuto paura che potesse scatenarsi la tragedia ma il gesto della Regina ha sedato gli animi e ne ha conquistati un paio.
Hanno accettato la tua decisione.
Il Nord adesso le appartiene.-
Sansa sbuffò sonoramente, -Sono stata io a conquistare il Nord, sono stata io a vincere la Battaglia dei Bastardi e non avevi nessuno diritto di cederglielo.-
-Aye, sei stata tu, ma sono stati gli Alfieri a farmi Re del Nord e come Re dovresti rispettare le mie decisioni, come sorella sei libera di fare o dire quello che vuoi.-
-Cosa ti è successo Jon?- chiese, prima di lasciarli sulla balconata dalla quale osservava il cielo.
 
Ho conosciuto la Regina, ho conosciuto Daenerys e lei ha perso uno dei suoi draghi per me. Sono riconoscente è vero, l’ammiro per la sua forza e per la sua determinazione, ed allo stesso tempo provo qualcos’altro per lei, qualcosa che ancora non so spiegare.
 
-Cos’è successo in mia assenza?-
-Le piaceva essere la Lady di Grande Inverno, ma si adatterà.-
-Credi che io abbia sbagliato a prendere questa decisione?-
-Quello che posso dirti Jon è che ogni scelta che prendiamo ha delle conseguenze e tu sapevi cosa sarebbe successo se non ti fossi sottomesso, avresti perso la guerra, il Re della Notte avrebbe conquistato tutto, ma non sapevi cosa sarebbe successo se ti fossi sottomesso. Penso che rischiare il più delle volte è la scelta più logica ma anche la più difficile, solo all’ultimo saprai di aver preso la scelta giusta.-
-Aye.-
Jon tornò a guardare il cielo e rifletté sulle parole di sua sorella, se non si fosse sottomesso sarebbe morto lì al lago ghiacciato e il Re della Notte avrebbe ucciso tutti, ma sottomettendosi aveva rischiato, aveva messo il Nord nelle mani di Daenerys, ma in qualche modo seppe per certo che la sua scelta non l’avrebbe deluso.
Aveva messo la sua casa in buone mani.
Improvvisamente un rumore lontano gli fece tendere la schiena, vide Spettro alzare la testa e guardare il cielo e in quel momento capì che lei stava rientrando.
Drogon fu il primo ad arrivare e si fermò fuori dalle mura di Grande Inverno, pochi attimi dopo Rhaegal lo seguì e lui distinse la figura di Daenerys sulla sua schiena, senza pensarci scese velocemente le scale che li stavano dividendo e corse, uscì dalle mura scostando le guardie che guardavano come tutti la scena.
Si tolse velocemente il mantello fatto di spessa pelliccia e si avvicinò ai draghi, Drogon lo guardò negli occhi, ma non fece niente, mentre Rhaegal lasciò scendere sua madre, bella come non l’aveva mai vista, i capelli erano sciolti, lunghi e bianchi come la neve le ricadevano davanti fino a coprirle i seni e non poté evitare di osservare anche quel corpo, quel corpo che aveva solo intravisto sotto la vestaglia ma che aveva ardentemente desiderato.
Facendosi coraggio e cercando di guardarla negli occhi le passò la pelliccia sulle spalle fino a chiuderla, la sua pelle era fredda, e i suoi occhi viola erano più tenui, come se il ghiaccio li avesse sbiancati.
-Grazie.- sussurrò, chiudendo gli occhi e lasciandosi andare.
Jon la prese in braccio senza esitare e la portò dentro il castello, Daenerys era scossa da alcuni brividi di freddo e in qualche modo si incolpò di quello che era successo, se fosse stato più attento con i suoi sarebbe riuscito ad evitare tutto quello, se fosse stato più attento lei non sarebbe stata minacciata e non avrebbe perso il controllo dei suoi draghi.
Aprì la porta della sua stanza, quella stanza che aveva ritrovato dopo anni di assenza raccontava ancora la sua storia, la vita trascorsa a Grande Invero con Robb e gli altri.
L’appoggiò al letto per un solo secondo, doveva scaldarla e per scaldarla nel modo più giusto si tolse la casacca e gli altri vestiti che aveva indossato per coprirsi dal freddo, successivamente la riprese in braccio e fece aderire il suo petto alle sue spalle, percepì il suo corpo bearsi di quel contatto; aprì la porta sulla destra e la portò vicino alla vasca, l’acqua era già calda grazie alle terme che passavano sotto il castello e che riscaldavano sia i muri che l’acqua.
-Daenerys apri gli occhi.-
Entrò nella vasca con lei, fregandosene di bagnarsi i pantaloni e gli stivali, fece aderire il suo petto con la sua schiena dopo che le ebbe tolto la pelliccia e la strinse forte a se; nonostante la sua nudità cercò di mantenere il controllo, cercò di non pensare a cosa stava stringendo ma a chi.
-Credevo che saresti morta in quelle fiamme.- sussurrò al suo orecchio.
-Il fuoco non può uccidere un Drago.- disse, voltando la testa per guardarlo.
Jon adesso vide le sue iridi molto più accese e la mano di lei passò lungo il suo collo e poi sulla sua guancia, ruvida per via della barba, e non riuscì a nascondere un sorriso.
-Eri preoccupato per me, Jon Snow?-
-Sì.- ammise, guardandola.
-Mi dispiace per quello che è successo. Rhaegal… Lui non si era mai comportato così, ma stava soffrendo, stanno soffrendo tutti e due e hanno fatto qualcosa di stupido.-
-Dove sei andata?-
-In cielo. Non lo so dove, sono stata con loro, ho condiviso il loro dolore e poi quando ho percepito i loro animi placarsi mi hanno riportato qui. Sono stata via molto?-
-Per ore.-
-Come hai passato queste ore lontano da me, Jon Snow?-
-In ansia.- ammise nuovamente.
Ed in quel momento qualcosa scattò dentro di lui e per la prima volta se ne fregò di essere un bastardo o l’ex Re del Nord e che lei fosse la sua Regina, lei era Daenerys, non era solo un titolo per lui e percepì il suo cuore perdere un colpo.
La voleva. La voleva più di qualsiasi altra cosa avesse mai voluto al mondo.
Lentamente si abbassò verso il suo viso e la vide chiudere gli occhi ed avvicinarsi.
 
Voglio ancora che mi baci, Jon Snow.
 
E lo voleva anche lui, disperatamente.
Quando le loro labbra si toccarono qualcosa implose dentro di lui, qualcosa che non aveva mai sentito o percepito.
 
Dany allungò una mano e strinse forte il suo collo per cercare più contatto, per avvicinarlo a se ancora di più.
Era stata baciata tante volte ma mai cosi, nessuno l’aveva baciata come stava facendo Jon e sapeva per certo che nessuno l’avrebbe più fatta, nella sua vita ci sarebbe stato spazio solo per lui da quel momento in poi.
Lentamente si alzò per girarsi totalmente verso di lui, nella sua vita non aveva mai visto la sua nudità come un problema, vivendo tra i Dothraki si era abituata a un certo tipo di cultura e tutte le volte che il fuoco l’aveva bruciata, era apparsa nuda davanti a tutti, posò entrambe le sue mani sul suo viso e si avvicinò, le sue gambe si aprirono per farla accomodare.
Schiuse la bocca per farlo passare, la sua lingua cercò la sua, s’incontrarono, si trovarono e Dany ebbe la sensazione che non si sarebbero più separati.
-Daenerys…-
Il suo nome sussurrato sulle labbra la fece fremere, non si sentiva così felice da tutta una vita.
-Mi piace quando dici il mio nome.- rispose, facendo passare le dita fra i suoi riccioli leggermente bagnati.
 
Jon sorrise e la strinse a se e in poco tempo si sollevò con lei stretta attorno al corpo; si rese conto di quanto piccola fosse fra le sue braccia, di quanto fosse leggera, forse inconsistente come le nuvole, la portò al letto e la fece sdraiare sotto di se.
Lentamente la baciò sulla guancia e poi scese fino alla gola, succhiò piano e la sentì gemere, teneva gli occhi chiusi ma le sue mani si erano dirette verso i suoi pantaloni, Jon la lasciò fare e si concentrò su uno dei suoi seni.
Solo dopo che le ebbe tolto i pantaloni si concentrò nuovamente sulla sua bocca, scese un attimo dal letto per levare gli stivali e liberarsi definitivamente dagli indumenti, i suoi occhi lo stavano osservando, squadrando, amandolo.
Jon non si era sentito in quel modo da quella notte nella caverna con lei, ma neanche in quel momento aveva provato quel sentimento, quel tipo di emozione da portarlo giù e per poi riportarlo su, tra le nuvole, con lei e i draghi.
 
Dany allungò una mano per richiamarlo a se, e lui l’accontentò, in quel momento un pensiero fugace passò nella sua mente.
Come sono riuscita a sopravvivere senza di lui per tutto questo tempo? Dove sei stato per tutto questo tempo? Sempre così lontano eppure incredibilmente vicino.
 
-Jon…- sussurrò a malapena il suo nome e dopo poco le loro labbra furono di nuovo a contatto, strette tra di loro, come i corpi; Daenerys gemette contro la sua bocca quando lui la penetrò, gli passò le mani sulla schiena, assaggiandone la durezza e poi risalì fino ad arrivare ai suoi capelli, quei capelli che aveva sognato di toccare per molto tempo.
Lui la guardò negli occhi e qualcosa le riscaldò il cuore, aveva gli occhi languidi Jon Snow proprio come lei, e proprio come lei era arrivato alla fine di un lungo percorso, aveva portato a termine una delle battaglie più difficili e più lunghe della sua vita.
Jon le passò una mano sul viso per cacciare via una lacrima, senza mai smettere di amarla, senza mai smettere di muoversi dentro di lei e in quel momento Dany capì di essere arrivata a casa.
Non era Roccia del Drago la sua casa, non era l’Antica Valyria dove i Targaryen erano esistiti e non era ad Approdo del Re, dove suo padre aveva vissuto, ma era là dove gli occhi di Jon l’avevano portata, era Grande Inverno, era il cuore di Jon la sua casa e quella consapevolezza le fece battere il cuore più veloce, non si era mai sentita come in quel momento durante la sua vita.
Completa. Amata.
Era arrivata alla fine del suo viaggio, del suo solitario viaggio ma ne avrebbe intrapreso uno con lui.
Non più sola, ma assieme.
 
*
 
Jon le carezzò la schiena nuda e le diede qualche bacio lungo di essa. Era arrivata la sera e loro non erano ancora usciti da quella stanza, Dany lo guardava senza dire una parola ma in qualche modo Jon apprezzò quel silenzio carico di significato.
L’aveva vista piangere mentre la faceva sua, e sapeva che quelle lacrime non erano di dolore ma di gioia, di amore, anche lui si era sentito in quel modo e non credeva che si sarebbe mai sentito in quel modo, vulnerabile.
Lei lo rendeva vulnerabile ma lo faceva anche sentire amato.
 
Ci si può sentire amati anche senza usare quelle parole?
“Sì.”
 
E dovette ammettere a se stesso che era vero, lei lo faceva sentire in quel modo e sapeva che anche Dany si era sentita allo stesso modo, due facce della stessa medaglia, due facce complementari che avrebbero viaggiato assieme.
Quella consapevolezza gli riscaldò il cuore, per lungo tempo aveva creduto che sarebbe rimasto solo, senza Ygritte, senza amore, e per lungo tempo aveva accettato quel pensiero ma da quando l’aveva vista la prima volta qualcosa non aveva più acconsentito a tutto quello.
Non avrebbe sacrificato tutta la sua vita se poteva avere lei.
Sarebbe stato egoista, sì, sarebbe stato avido.
Per una volta Jon avrebbe pensato solo a se stesso.
-Io ti appartengo, Jon.- le sue parole lo svegliarono da quella trance in cui era caduto.
Si era seduta sul letto per guardarlo, i seni in bella vista e i lunghi capelli sciolti che le ricadevano scomposti la facevano sembrare ancora più eterea di quanto non fosse.
-Mi ero ripromessa che non sarei più stata una cosa, che non sarei più appartenuta a nessuno, non a mio fratello, non a Khal Drogo, sarei stata padrona di me stessa ma mi sono sbagliata.
Io ti appartengo Jon Snow, e credo di poter convivere con questo sentimento, credo di poterlo fare.- disse, guardandolo e porgendogli l’anello che teneva tra le mani.
-L’unico ricordo di mia madre, l’unico oggetto che mi legava a loro, ai Targaryen, l’unico che mi segue da quando ho lasciato Roccia del Drago durante quella tempesta da cui prendo il nome.-
Jon si rigirò l’anello tra le mani, notando le Tre teste del Drago ornate da rubini dentro i loro occhi.
-Adesso ti appartiene, come io appartengo a te.-
-Non posso accettarlo.-
-Puoi.- disse chiudendoglielo tra le mani, -Non sono una persona romantica Jon, il meglio che ho ottenuto è stato essere stuprata il giorno delle mie nozze, e qualche fiore lungo la conquista delle città libere, ma con te è diverso.
Io sono diversa.- ammise guardandolo negli occhi, -Sento di appartenenti.-
-Anche per me è lo stesso. So che non potrà mai esserci nessun’altra.-
-Questo mi da sollievo Jon Snow.- disse, nascondendo un sorriso che però perse dopo poco, Io… non posso avere figli Jon.- ribadì.
-Lo so.- disse lui, guardandola senza odio, non l’avrebbe mai potuta odiare per quello ma le carezzò il viso in cerca di quello che lei voleva dargli.
-No Jon io non potrò mai più avere figli, è successo…-
-So tutto Daenerys, so cosa quella ti ha fatto e credimi sono triste per te, sono dispiaciuto per te ma per quanto mi sarebbe piaciuto, voglio avere te al mio fianco. Hai già dei figli, ci prenderemo cura di loro.-
-Davvero?- chiese totalmente stupita.
-Sì, dico davvero.-
-Jon i miei figli sono draghi, non gli può insegnare a camminare o a combattere, non piangeranno la notte per farti stare sveglio, non ti chiameranno “padre.”- precisò guardandolo.
-Ho sempre avuto poche certezze nella vita, ma da quando ti ho incontrato qualcosa è drasticamente cambiato e in senso buono, forse non mi chiameranno padre ma potremo comunque insegnargli a combattere nel modo corretto, ad ascoltare, ho visto come lo fanno con te e credo che sia una delle più grandi magie che esistano al mondo.
Ma se non ricordo male, ti era stato detto: ”Quando il sole sorgerà ad occidente e tramonterà ad oriente…”
Forse un giorno accadrà veramente ma fino ad allora, godiamoci quello che abbiamo.
Scambierei ogni giorno della mia vita, ogni giorno che ho passato qui se potessi conoscerti prima.-
Daenerys non seppe cosa rispondere ma annuì soltanto, sapeva che era un discorso leggermente affrettato quello che stavano facendo ma era anche la semplice verità, lei non sarebbe più stata madre o meglio non avrebbe mai più provato quella gioia e se un uomo decideva di restarle accanto doveva sapere.
Con Daario era stato facile non impegnarsi, lasciarlo a Meereen, dirgli che non lo amava.
 
In fondo ho creduto di amarlo per molto tempo, mi sono cullata nel suo amore e mi sono persa, ma al momento della partenza ho detto addio ad un uomo che mi amava, che credevo di amare, senza provare niente.
“Jon non è Daario, quello non era amore.”
Adesso credo di saperlo.
 
Eppure lei non ne capiva molto di amore, non ne aveva ricevuto molto: i suoi genitori erano morti, suo fratello la odiava, suo marito ha dovuto imparare ad amarla o sarebbe stata sottomessa, ma per la prima volta sapeva cosa significava amare e lo aveva capito guardando negli occhi il ragazzo che le stava di fronte.
Jon Snow non smetterò mai di ringraziarti per questo dono.
“E forse chissà un giorno il sole sorgerà ad occidente e tu sarai di nuovo madre.”
Come no…
 
Jon la strinse a se e chiuse gli occhi, per il momento quello le andava bene.
 
***
 
Jon sedette vicino a Brann, al posto che Eddard Stark aveva occupato per tutta una vita prima che fosse mandato a Sud; il Solarium non gli era parso cosi tetro come in quel momento ma dovette dare la colpa all’oscurità derivante dalla notte.
Ogni sera faceva più freddo, ogni sera la neve cadeva e copriva tutto sotto di se, ogni sera il Re della Notte si faceva più vicino e lui non aveva ancora un piano.
-Mi dispiace di averti fatto chiamare, ma Brann ha insistito.- disse Sansa guardandolo.
Jon scosse la testa facendole capire che non era stato un problema, era riuscito a non svegliare Daenerys, ancora stesa nuda sul suo letto, attorcigliata tra le lenzuola aveva osservato il suo respiro farsi leggero, inconsistente, da un lato non avrebbe voluta lasciarla sola ma la richiesta di Brann gli era parsa alquanto strana ed aveva acconsentito.
Guardò i suoi fratelli e senza farsi notare si rigirò l’anello che la Targaryen gli aveva dato poche ore prima
 
-Tu mi appartieni Jon Snow.-
 
Quelle parole continuarono a frullargli nella testa ma quando sentì Brann schiarirsi la gola cercò di concentrarsi.
-Quello che sto per dirti sarà difficile da capire e da accettare. Da quando sono diventato il Corvo con Tre Occhi ho visto molte cose, cose belle e cose brutto: ero lì quando i draghi hanno preso vita, ero lì quando Robb è stato assassinato e Arya scappava con il Mastino, ero lì quando Ramsay ti ha sposato, ed ero lì quando ti hanno ucciso Jon.- disse suo fratello, o quello che ne restava mentre guardava tutti gli Stark negli occhi.
-Con una premessa del genere non so cosa aspettarmi.- disse, leggermente scosso.
-La notte è oscura e piena di terrori e credimi che non vorrei essere io il portatore di questo messaggio, ma nessuno potrà farlo al mio posto, Jon.-
-Quale messaggio?-
-Tuo padre non è Eddard Stark.- disse Brann guardandolo negli occhi, in quegli occhi che aveva visto schiudersi per la prima volta e che aveva visto crescere.
-Non capisco.- ammise, non volendo forse capire.
-Molto tempo fa Nedd Stark ti aveva detto di essere il suo bastardo e che un giorno ti avrebbe detto di tua madre, ma le parole hanno una grande peculiarità, possono cambiare e possono nascondere dei segreti.
Non sei il figlio di Eddard Stark, ma sei il figlio di Lyanna Stark e di Rhaegar Targaryen.-
Il silenzio calò dentro la stanza e Jon riuscì a percepire il proprio respiro e il proprio cuore diventare di pietra com’era successo a Daenerys alla morte di Viserion, osservò Brann, suo fratello.
 
“Non è tuo fratello.”
 
Lui lo stava osservando con quegli occhi che ormai potevano vedere tutto e tutti, con quegli occhi che potevano vedere il futuro e anche il passato, osservò suo fratello e percepì il proprio mondo sgretolarsi.
 
Non sono uno Stark.
 
Le sue sorelle lo guardavano sconvolte.
 
“Non sono le tue sorelle.”
 
Voleva bene a tutte e due, sangue del suo sangue, anche se non rientravano più in quel genere di legame e lui lee avrebbe sempre protette, ma qualcosa si era incrinato e lo vide nei loro occhi, forse l’unica che lo mostrò fu Sansa, Arya invece lo guardava come aveva sempre fatto.
 
-Non capisco.- disse, non voleva capire, stavolta non voleva capire quello che il Corvo gli aveva detto.
-Lyanna non è mai stata violentata come sostentava Robert, Lyanna e Rhaegar si amavano, anche se lui aveva sposato Elia, e da quell’amore è nato un bambino, ed è nato una promessa che Eddard Stark ha mantenuto fino alla morte.-
-Non sono un Targaryen.-
-Lo sei, per metà.- ribadì serenamente.
-Potresti sbagliarti.- disse Sansa, guardandolo.
-No. Non posso sbagliarmi.-
 
Jon abbassò gli occhi ed osservò l’anello che stringeva tra le mani, aveva condiviso il letto con lei, le aveva dato il suo cuore e lei gli aveva dato il suo ed ora aveva scoperto che lei era sua zia.
Una fitta di dolore lo colpì là, al cuore ma non lo diede a vedere, non per la consapevolezza che lei era sua zia, non per aver fatto l’amore con lei, ma per il dolore che le avrebbe dato al momento della verità.
 
-Tu mi appartieni, Jon Snow.-
Sì ti appartengo, in tutti i modi, in tutti i modi che gli déi hanno scelto per noi.
 
-Perché non se n’è mai saputo niente?- chiese, cercando di mantenere la calma.
-Perché Nedd ha promesso.- fu la sua unica risposta.
-Ciò vuol dire…- Sansa lo guardò negli occhi e non riuscì a leggere il sentimento che le passò attraverso, -Che lei è tua zia.-
Jon annuì e una parte di lui sarebbe dovuta essere disgusta per quello che aveva fatto, per aver amato una consanguinea ma quando si guardò dentro non trovò nessuna parte che volesse ripudiare quell’amore o quel gesto, nessuna parte.
Forse era sbagliato, forse lui era sbagliato, ma non riuscì a darsi una colpa.
Lentamente alzò lo sguardo ed incontrò degli occhi viola guardarlo attentamente attraverso la porta, vide il dolore in quegli occhi, l’angoscia ma non vi lesse rabbia, vi lesse rassegnazione, sconfitta, quando batté le ciglia una lacrima scese lungo la guancia e poi non vide più niente.
-Dany!- sbottò alzandosi dalla sedia per correrle dietro, aprì la porta appena in tempo per vederla girare l’angolo destro.
Aumentò il passo, non l’avrebbe lasciata andare, non voleva perderla, non voleva perdere quello che aveva appena trovato e avrebbero fatto in modo di far funzionare quel rapporto, un rapporto malsano ma non si rese conto di non importargli.
Voleva lei.
Voleva lei e basta.
La vide correre giù le scale e poi lungo il cortile innevato, non indossava nessuna pelliccia ma dei rudi abiti che gli ricordarono tanto il vestiario dei Dothraki e poi come se fosse sbucati all’improvviso udì Drogon e Rhaegal, ringhiare.
Jon prese una torcia e la seguì lungo la foresta, dovette ammettere a se stesso che era tremendamente veloce per essere piccola ed esile, ma quando la trovò stava facendo abbassare Drogon per farla salire
-Aspetta!-
-Lasciami andare, Jon Snow. Lasciami andare.- disse senza guardarlo.
-Non lo sapevo. Non lo sapevo Daenerys, io credevo che mio padre fosse Eddard Stark, credevo di essere uno Stark.-
-Sei uno Stark.- gli disse lei, voltandosi, -Ma dal lato sbagliato.-
-Faremo delle ricerche e scopriremo la verità, non so quanto Brann possa essere attendibile.-
-Tanto da vedere il Re della Notte al Forte Orientale, tanto da vedere i miei figli nascere.- disse, passando una mano sopra il muso del drago.
-Mi sono concessa solo una vana illusione.-
-Non mi importa di quale legame ci leghi, tu mi appartieni.- disse, e per la prima volta percepì la sa voce incrinarsi, non voleva risultare coì patetico, così stupido, così infantile ma aveva avuto tutto quello che aveva desiderato un paio di ore fa ed adesso non aveva più niente.
-Si ti appartengo.- disse guardandolo, si avvicinò e gli passò una mano sulla guancia, -Come tu appartieni a me, ma non oggi e forse neanche domani e forse mai.
Jon Snow è una cosa complicata, una cosa che i Targaryen hanno fatto per secoli ma non credo che tu sia pronto.- disse lasciando cadere quella mano e dirigendosi nuovamente verso il drago.
-Forse un giorno lo sarai ma per il momento c’è troppo lupo in te per farti cedere al drago.- disse salendo sulla schiena del drago nero.
-Fai accendere un fuoco quando sarete pronti per partire, Approdo del Re ci aspetta.-
-Tu dove andrai?-
-In cielo.- rispose guardandolo negli occhi finché non fu troppo lontana.
 
Chi potrebbe mai amare un drago?
“Solo un altro drago.”



∞Angolo Autrice: Ed eccomi tornata genteeee!! Questo lunedì senza Got è da suicidio ma cerchiamo di consolarci in qualche modo !!
Grazie intanto per le recensioni e soprattutto per aver apprezzato il cambio di programma sulla pianificazione del viaggio, ma non vi preoccupato ho in serbo ancora tante cose! 
Jon e Dany sono ancora a Grande Inverno e consumano il loro amore, insomma spero di essere stata ... esaustiva? Vabbè, speriamo di non aver esagerato :P
In fondo però entrambi capisco che c'è di più tra di loro che è amore anche seza doverlo dirlo, e tutto quello che hanno passato lì ha portati a quel momento, e credo che non ci sia niente di più bello.
Ma più vuoi meno hai, e Jon l'ha capito quando Brann gli ha confessato la verità, sono imparentanti e tutto insomma ma a me non me ne frega niente, (niente pomodori, please), non è consono e tutto quello che vogliamo ma entrambi sono arrivati alla fine di un percorso solitario per iniziare uno "assieme", hanno trovato l'altra metà della medaglia e si sono completati, insomma hanno chiuso un cerchio, e spero davvero che nell'ottava stagione possano superare questo ostacolo.
L'amore è amore nelle sue forme, ma in fondo parliamo sempre di ff quindi chiudiamo un occhio verso il discorso "etico."
Vi lascio e spero davvero di riaggiornarci prestooooo!!!
XOXO

Spoiler:


-La flotta che aveva richiesto, si vede in lontananza.-
-Ha fatto presto.-
-Sette giorni per l’esattezza.- lo corresse, gentilmente, -Crede che sia stata la scelta migliore?-
-Forse non la migliore, forse la più avventata e credimi, ho la sensazione che sarò la prossima cena di Drogon per quello che ho fatto.-

*

“Credi di essere pronto per lei? Credi di essere pronto ad andare contro tutto quello che Eddard Stark ti ha insegnato, a parole sei bravo, ma a fatti, riuscirai ad esserlo?”

Per tutta la vita mi sono sempre sentito un bastardo, Catelyn con ogni suo sguardo mi ha sempre fatto sentire inferiore a tutti i suoi figli, solo Robb mi voleva bene. Adesso so la verità, non sono un bastardo ma le lezioni che Nedd mi ha impartito non sono scomparse, sono un lupo e sono un drago e se tra i lupi non ero ben accetto, tra i draghi mi sono trovato bene.
Ho trovato la mia casa.
E l’ho trovata dentro quegli occhi viola che mi hanno sempre portato lontano, ho trovato la mia casa guardando Daenerys Targaryen negli occhi e leggendovi tutta la sofferenza di questo mondo, ho trovato la mia casa in mia zia, e sì, dovrei allontanarla o meglio dovrei considerarla tale ma non voglio perdere la mia casa.
Non riuscirei a sopportarlo e visto che il mondo comunque finirà perché non scegliere tra ghiaccio e fuoco?

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Capitolo 6
*** Only death can pay for life ***


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Only death can pay for life
 
Tyrion Lannister si era ritenuto sempre una persona tendenzialmente razionale, pratica ma soprattutto capace di usare la testa ma dopo il corvo che aveva ricevuto da Davos, direttamente dal Forte Orientale, quella razionalità era svanita.
Viserion era morto.
Per quanto Tyrion non fosse pappa e ciccia con i draghi, il suo cuore ne aveva comunque risentito; era stato lui a liberarli dalle catene a Meereen, e li aveva visti crescere e volare.
Ed adesso Daenerys ne aveva perso uno, uno dei suoi figli.
Scosse la testa e bevve un sorso di vino, non riuscendo minimamente a pensare al dolore che lei stava provando in quel momento e il non riuscire a pensare lucidamente gli aveva fatto commettere un piccolo errore.
Aveva mandato lui stesso un messaggio, a Meereen.
Forse era stato avventato, forse aveva sbagliato momento e forse lei lo avrebbe mandato in pasto a Drogon dopo quello che aveva fatto ma che altra scelta aveva?
La sua Regina aveva il cuore a pezzi e poche persone la conoscevano così bene da poterle almeno strappare un sorriso e sapeva per certe che Daario Naharis era uno di quelle.
Coì aveva aspettato la sua risposta e stranamente non si era meravigliato di ciò che aveva letto.
 
Tyrion guardò fuori dall’ampia finestra, Roccia del Drago era silenziosa senza Dany, senza i draghi ed anche senza Jon Snow, in fondo quel ragazzo gli era sempre piaciuto e sapeva anche che di strada ne aveva fatta per arrivare ad essere Re del Nord e poi vedeva anche come lei lo guardava, con ammirazione e rispetto e sapeva per certo che se la Regina lo guardava in quel modo, qualche altra cosa si era mossa in quel suo cuore di pietra.
-Lord Tyrion?-
-Dimmi Missandei.-
-La flotta che aveva richiesto, si vede in lontananza.-
-Ha fatto presto.-
-Sette giorni per l’esattezza.- lo corresse, gentilmente, -Crede che sia stata la scelta migliore?-
-Forse non la migliore, forse la più avventata e credimi, ho la sensazione che sarò la prossima cena di Drogon per quello che ho fatto.-
-Forse avrebbe fatto meglio a chiederglielo.-
-Daenerys è in viaggio con i rappresentati del Nord per incontrare il suo esercito e per riprendere la marcia per Approdo del Re, appena le navi arriveranno andremo a compattare le file e li raggiungeremo.
Nella guerra contro mia sorella avere più pedoni ci permetterà una maggiore sopravvivenza.-
-Forse sì o forse Drogon ti dividerà con Rhaegal.-
-Divertente questa.- disse bevendo un altro sorso.
-Appena sarà sbarcato portalo da me, dobbiamo parlare.-
-A Daenerys non piacerà avere Daario in giro.- gli disse prima di uscire dalla stanza.
-Perché no?-
-Perché adesso è Jon Snow ad avere il suo cuore.-
Tyrion bevve fino all’ultimo sorso di vino e si stupì di quanto fosse stato stupido nel fare quella mossa e nel chiamarlo a raccolta, forse Missandei non aveva avuto tutti i torti, Drogon l’avrebbe davvero divisivo con Rhaegal.
 
*
 
In quei sette giorni.
 
Sansa Stark guardava il cielo in attesa che la Madre dei Draghi atterrasse e li degnasse della sua presenza, ma da quando due sere fa l’aveva vista volare via non era ancora rientrata.
La ragazza distolse lo sguardo e scese dalla balconata per dirigersi verso le guardie di vedetta.
-L’avete vista?-
-No, Lady Sansa.-
-Non avete sentito neanche uno dei suoi draghi?-
-No, il cielo e libero e non c’è traccia di loro.-
-Voglio essere avvertita appena la vedrete.-
 
Sansa gli diede le spalle e s’incamminò verso il solarium, sperando di trovarci Jon e di avere qualche risposta.
Dovevano assolutamente mettersi in marcia quel giorno stesso se volevano arrivare al Sud in tempi brevi e se da un lato non voleva separarsi dal fratello, non vedeva l’ora che Ditocorto andasse via con loro.
 
*
 
Sansa aprì la porta del Solarium e trovò Jon e Davos seduti intorno al tavolo e si sorprese di vedere suo fratello con un calice di vino in mano.
Jon non beveva mai, o meglio beveva solo in certe occasioni, aveva sempre preferito essere lucido durante le riunioni o i consigli di guerra e dopo che ebbe alzato lo sguardo vide Ser Jorah guardare la finestra esattamente come aveva fatto lei nei precedenti giorni.
Stavano tutti aspettando lei.
-Novità?- chiese, prendendo posto al tavolo assieme agli altri.
-Finché non accenderemo un fuoco non arriverà.- gli ricordò Jon, bevendo un sorso di vino.
-Perché ancora non è stato accesso?-
-I preparativi per partire sono stati completati solo poche ore fa, mia signora.- disse Davos guardandola, -Ma il Re ha preferito aspettare per dare l’ordine.-
-Come mai?-
-Sperava che tornasse di sua spontanea volontà.- disse Jorah, girandosi, -Non conoscete Daenerys come dovreste, quando prende una decisione, è tremendamente testarda ed è difficile farle cambiare idea.-
-Sarei dovuto andare a cercarla.-
-A cavallo? Non l’avresti raggiunta comunque o avrebbe fatto uccidere te e il cavallo, dopo tutto le sarebbe stato concesso.-
Jon batté una mano sul tavolo e guardò l’uomo, per una volta vide i suoi occhi scuri farsi incandescenti per la rabbia e per qualche altra cosa che Sansa non riuscì a riconoscere.
-Non avevo idea che ciò che mi avrebbe detto Brann avrebbe sconvolto i nostri destini.-
-O il vostro rapporto.-
-Non sono stato io a chiedere di essere il figlio di suo fratello, cavaliere. Avevo scelto un altro tipo di legame da instaurare con lei.-
-Di cosa stiamo parlando?- chiese la ragazza, guardandosi in giro.
Stava cercando di seguire un filo conduttore tra i vari dialoghi ma c’era qualcosa che le sfuggiva, un dettaglio che le mancava, e odiava rimanere indietro, odiava non essere messa a conoscenza delle cose, e si era ripromessa che non sarebbe mai più successo dopo Approdo del Re.
-Forse dovreste dirglielo.- disse il cavaliere delle cipolle guardando il Re.
Jon si voltò verso la sorella e lei riuscì a riconoscere quell’altro sentimento che aveva visto nei suoi occhi: ed era la tristezza.
Jon sembrava un cucciolo di Meta-Lupo abbandonato al suo destino, solo e perso, come se avesse smarrito la retta via e Sansa si preoccupò di Jon per la prima volta, suo fratello non cedeva facilmente ai sentimenti, suo fratello era un uomo tutto d’un pezzo.
-Neanche per questo c’è un modo corretto per dirlo, ma io e Daenerys…-
-Daenerys? Da quando la Regina è diventata Daenerys?-
-Da quando siamo stati assieme.- disse guardando la sorella.
-Ma è tua zia!- urlò, battendo le mani sul tavolo ed alzandosi di colpo dalla sedia.
-Tutto è successo prima che sapessimo la verità e… Nonostante tutto non cambia quello che provo, Sansa.-
-E`… Non puoi dire sul serio Jon, questa cosa qui… Va contro natura… Lei è tua zia voi non potete…-
-Lo so, non possiamo. Non possiamo stare assieme, non posso amarla ma la amo e voglio lei. Non ho ancora la soluzione al problema ma mi serve del tempo e mi serve che lei ritorni, quindi Davos fa accendere i fuochi, vediamo se possiamo avere questa fortuna.-
 
Sansa si risedette sconvolta e corrucciata mentre Ser Davos usciva dalla sala per dare l’ordine che il Re aveva richiesto, senza rendersene conto guardò suo fratello e dovette ricordare a se stessa che non era più suo fratello, era suo cugino, e che anche i loro rapporti erano cambiati lui continuava a tenere alla famiglia, alla vera famiglia e una parte si se non poté accettare che la Regina si prendesse Jon, si prendesse anche solo una parte di lui, erano zia e nipote e sarebbe dovuti restare tali, ma guardando gli occhi di Jon capì che non sarebbe successo.
Suo cugino amava quella donna e per la prima volta capì quanto i suoi pensieri fossero stati egoisti: lei aveva conosciuto l’odio e non l’amore ma Jon aveva giù amato, e adesso stava amando nuovamente.
Anche se illecito e sbagliato, amava la Regina baciata dal ghiaccio e in cuor suo seppe per certo che anche lei lo avrebbe ricambiato.
 
Chi mai potrebbe amare un drago se non un altro drago.
 
*
 
Sansa osservò la Regina parlare con Ser Jorah intensamente, all’interno della Grande Sala, la osservò attentamente e notò immediatamente come non risultasse propriamente regale in quel momento.
Non portava nessuna acconciatura, i capelli erano spettinati e in disordine e il viso leggermente pallido, come se non avesse mangiato o fosse stata male, gli abiti non erano sporchi ma erano abiti di pelle, abiti delle Terre Libere che non le davano l’aspetto di una Regina ma di una Khaleesi e dovette ricordare a se stessa la sua storia, lei era la Khaleesi e in qualche modo quel titolo le rendeva molto più onore dell’altro.
Improvvisamente senza pensarci due volte si schiarì la gola e si avvicinò a lei.
Vide la sua schiena diventare rigida e gli occhi indurirsi, era ferita.
Sansa sapeva bene leggere bene il cuore e gli occhi di chi le stava di fronte, era stata costretta ad imparare anche quella lezione per colpa di Ramsay.
-Vostra grazie, vorrei parlarle.- disse guardandola.
-Sta bene.- disse, aspettando che Jorah le lasciasse sole.
Sansa non poté evitare di domandarsi se avesse già visto Jon o se lo avesse tenuto a distanze, ma da come la guardava dovette propendere più per la seconda opzione: Jon non rientrava ancora nei suoi piani.
-Non sono qui per salutarla o farle qualche inchino regale. Sono qui per mio fratello o insomma, sono qui per Jon.-
-Non è più in grado di parlare?-
-No e credo che voi dovreste parlare. Tu non lo hai visto in questi giorni, tu non c’eri.- le disse quasi urlando.
-Attenta.- le sussurrò invece ma vide dai suoi occhi che la rabbia stava lasciando spazio alla tristezza.
-Jon è una persona tremendamente difficile e ha sempre preferito seguire le orme di suo padre, anche se non era il suo vero padre, Eddard Stark gli ha salvato la vita e lui gli deve tutto, ma lui ha sempre preferito sacrificarsi per gli altri e non per se stesso, ha perso la vita per…-
-So questa storia, Sansa. So molte cose anche se non le do a  vedere e credimi, sapere che Jon sia cresciuto lontano dai Targaryen l’ha reso semplicemente più forte e anche totalmente differente da me.-
-Come?-
-Andiamo, che fine avrebbe fatto se fosse stato riconosciuto? Se mio fratello lo avesse portato ad Approdo del Re o a Roccia del Drago? Nel primo caso sarebbe morto, nel secondo caso sarebbe diventato un esiliato, assieme a me e al principe mendicante, mio fratello.
Lo sai Sansa, anche se non ho mai conosciuto mio padre so per certo che lui mi odiava. Viserys non faceva altro che ricordarmelo prima di addormentarmi: Aerys mi dava la colpa di tutto.
“Sei nata troppo tardi, puttana.” “Se fossi nata prima, Rhaegal avrebbe sposato te e non la troia di Dorne.” “Rhaegal ti odia, me l’ha detto, ti odia perché l’hai costretto alla guerra, ti odia e tu non eri neanche nata, ed avevi perso tutto.”
Tutte parole piene di amore ed io non saprò mai se mio fratello Rhaegal le pensasse o meno, se mi volesse bene o se mi odiasse come Viserys e mio padre, quindi ti dico che sono felice che Jon non abbia visto le mie stesse cose.
E se io avessi sposato mio fratello, Jon non sarebbe stato qui. Quindi credo che la conclusione migliore sia comunque questa.-
-Avresti sposato tuo fratello?-
-Sì.- rispose guardandola negli occhi, -Non mi sarei sposata per amore, mi sarei sposata perché dovevo ma mi sono innamorata di Jon non perché è mio nipote, ma perché è Jon, con tutti i suoi pregi e con quei pochi difetti che possiede. Ma non credo che lui possa amare me, aveva dei problemi ad amare la Regina, non ha avuto problemi ad amare Daenerys, ma sua zia? Potrebbe mai amarla? Lui è più lupo che drago.-
-Ma solo un drago può amare, un altro drago.- disse senza pensarci.
Gli occhi viola si spalancarono di colpo e guardarono la Regina baciata dal fuoco negli occhi, quelle parole erano le stesse parole che si era ripetuta da una vita e che mai avevano trovato risposta fino all’altra sera, ma forse quello che lei pensava non era poi così diverso dalla verità.
Solo un Targaryen avrebbe amato un altro Targaryen.
-Jon ti ama, dagli una possibilità, e non lo dico perché voglio che vinciate la guerra, ma perché lui si merita di essere felice.-
Dany annuì impercettibilmente e abbassò lo sguardo.
-Sembri pallida.- le disse, sfiorandole un braccio, e non vi trovò niente di male, in fondo Daenerys era la Regina, ma era una ragazza poco più grande di lei, che aveva visto troppe cose e che come lei ne era sopravvissuta anche se stentava ancora a lasciarsele alle spalle.
-Non sono stata bene.- ammise, alzando lo sguardo.
-Cos’è successo?-
-Una cosa che non succedeva da un po’ di tempo…-
-Ovvero?-
-Ho… Perso sangue.-
 
***
 
Prima di partire.
 
Jon l’aveva vista arrivare su Drogon intorno alla prima parte della mattinata e tutto il suo corpo lo aveva spinto a correre da lei, cosa che però non aveva potuto fare.
Doveva occuparsi di altre questioni, rivedere la tabella di marcia e assicurarsi che le guardie e chi l’avrebbe accompagnato ad Approdo del Re fosse pronto.
Aveva deciso di non mobilitare tutti i nobili del Nord né tutto il suo esercito, anche perché la Regina aveva messo a disposizione il proprio, e Drogon e Rhaegal non l’avrebbero mai abbandonata e solo in quel momento, ripensando al nome dei suoi draghi trovò stranamente ironici che uno di essi si chiamasse come suo padre.
 
Quindi gli toccò vederla da lontano, osservarla per capire che qualcosa non andava come aveva previsto e sperare che decidesse di viaggiare con lui e non con i suoi draghi, avrebbe trovato un pretesto per vederla da sola, per parlare.
 
E poi ammettilo, ti mancano le sue labbra.
Sì è vero. Ho sognato di baciarla per due notti di seguito e di…
“Non essere pudico, insomma so esattamente cosa le vorresti fare.”
 
Jon dovette cacciare quel pensiero o avrebbe rischiato di compromettere le ultime ore che avrebbe passato a Grande Inverno, soprattutto se le sue parti basse avessero deciso di prendere il sopravvento.
-Arya sei sicura che starai bene?-
Sua sorella che non era più sua sorella lo guardò intensamente e gli sorrise, aveva smesso di farlo ma adesso che rivedeva quel sorriso, rivedeva la sua casa, quella che non aveva più trovato al suo ritorno.
-Jon ti preoccupi troppo, hai altro cui pensare. Io starò bene ovunque.-
-Ma resterai qui? Dovrai esserci al mio rientro.-
-Il Toro ed io non andiamo da nessuna parte.- disse, dando un’occhiata a Gendry poco distante da loro, stava parlando con Ser Davos.
-Lo conosci bene?-
-E`stato la mia famiglia per un po’ di tempo e ci sono alcune cose che dobbiamo chiarire.-
-Aye, ti prenderai cura di Sansa?-
-Perché dovrebbe prendersi cura di me? Sei tu quello che dovrebbe essere controllato a vista.- rispose, abbracciandolo brevemente.
-Perché sorridi?-
-Perché forse sono stata avventata, forse ho espresso giudizi troppo affrettati e non c’è niente di male che accorgersene prima che sia troppo tardi, prima di avere dei rimpianti.
Al Gioco del Trono si vince o si muore e devo smettere di giocare, anche perché Daenerys è una speranza ma voi due assieme, siete una certezza.-
-Adesso stai farneticando, io non voglio il Trono.-
-Vuoi lei.- disse sorridendole e per la prima volta Jon riuscì ad apprezzare il colore dei suoi occhi senza ripensare a Catelyn Stark.
-Sì.-
-Allora dovrai volere anche il Trono.-
Jon li salutò entrambi e gli chiese di controllare Brann, forse era lui l’unico che aveva davvero bisogno di loro, l’unico di cui si sarebbe preoccupato durante la sua assenza.
Si avviò verso Ser Jorah e si sorprese di non vederlo vicino alla Khaleesi.
-Lei sta bene?-
-Sono riuscito a parlarci poco, aveva la faccia stanca e sembrava più magra, poi è arrivata Sansa e hanno parlato per un po’ ma non so di cosa.-
-Sansa?-
-Aye. Viaggerà con noi, i suoi draghi ci seguiranno, ha deciso di non mandarli a casa, ha paura che ci possa succedere qualcosa e noi effettivamente siamo senza una grande scorta.-
-La battaglia si terrà qui, non ad Approdo del Re, non mobiliterò il Nord ma le avevo promesso che mi sarei preso cura di loro, ho dato l’ordine di far preparare delle “selle” speciali, per Drogon e Rhaegal.-
-Selle?-
-Lei li cavalca alla Dothraki, me ne sono accorto ma credo che con una maggiore stabilità potrà andare solo meglio e poi ci sono molte storie in cui i draghi sono addestrati alla guerra, dovrà avere pazienza e farlo anche con loro.-
-Credo che apprezzerà.-
In quel momento la vide uscire dalle stalle, indossava ancora gli abiti dei Dothraki ma indossava comunque una pelliccia sulle spalle, il viso era un po’ più pallido e sembrava leggermente più magra ma quando lo vide i loro occhi si incrociarono e per lungo tempo Jon la seguì senza mai distogliere lo sguardo ed alla fine la vide sorridere.
Quel sorriso riavviò la sua speranza.
 
*
 
Durante il Viaggio.
 
 
Erano in viaggio da un paio di giorni e gliene sarebbero serviti altrettanti per avvicinarsi al punto stabilito con Tyrion e in quei giorni Jon non aveva fatto altro che pensare a lei e alla guerra.
Nella sua testa non c’era spazio per una o per l’altra cosa ma per entrambe; voleva parlare disperatamente con lei, cercare di risolvere la cosa, cercare un modo di andare avanti ma dall’altro Brienne, Podrick e tutti gli altri che lo stavano accompagnando avevano bisogno di sapere, avevano il diritto di sapere cosa stesse succedendo realmente e così nelle loro brevi tappe per riposare non aveva smesso di parlare di guerra, di strategie e di come convincere Cersei.
Daenerys aveva partecipato la prima notte che si erano fermati, era rimasta in silenzio ed aveva ascoltato pazientemente tutte le domande e le osservazioni che erano state fatte, ma quando gli avevano chiesto di Viserion non aveva risposto, si era semplicemente alzata ed era andata lontano, probabilmente a cercare i suoi draghi e così aveva fatto anche per le successive tre riunioni e lui non aveva avuto modo di vederla.
 
Quella sera il cielo era particolarmente libero dalle nuvole, riusciva a distinguere tutte le stelle e per una volta non ebbe problemi a stare fermo, a non fare niente.
 
“Credi di essere pronto per lei? Credi di essere pronto ad andare contro tutto quello che Eddard Stark ti ha insegnato, a parole sei bravo, ma a fatti, riuscirai ad esserlo?”
Per tutta la vita mi sono sempre sentito un bastardo, Catelyn con ogni suo sguardo mi ha sempre fatto sentire inferiore a tutti i suoi figli, solo Robb mi voleva bene. Adesso so la verità, non sono un bastardo ma le lezioni che Nedd mi ha impartito non sono scomparse, sono un lupo e sono un drago e se tra i lupi non ero ben accetto, tra i draghi mi sono trovato bene.
Ho trovato la mia casa.
E l’ho trovata dentro quegli occhi viola che mi hanno sempre portato lontano, ho trovato la mia casa guardando Daenerys Targaryen negli occhi e leggendovi tutta la sofferenza di questo mondo, ho trovato la mia casa in mia zia, e sì, dovrei allontanarla o meglio dovrei considerarla tale ma non voglio perdere la mia casa.
Non riuscirei a sopportarlo e visto che il mondo comunque finirà perché non scegliere tra ghiaccio e fuoco?
 
Un rumore di rami lo fece voltare e trovò Dany intenta ad entrare nella sua tende, sembrava sempre un po’ più pallida la sera ma aveva notato anche lui le occhiaie sotto i suoi occhi e capì perfettamente che era arrivato il momento di farsi avanti.
Si alzò da terra e senza esitare entrò dentro la sua tenda, lei si girò di scatto e lo fulminò con lo sguardo anche se i suoi occhi non nascosero la felicità per quell’incontro.
-Jon cosa ci fai qui?-
-Ho aspettato che tu fossi pronta a parlare, ho aspettato i tuoi tempi ma non posso più aspettare che qualche cosa ti dia la spinta per venire da me, quindi sarò io a venire da te, Daenerys.-
Jon si chiuse la tenda alle sue spalle e slacciò Lungo Artiglio dal fianco e si tolse il mantello, voleva essere a suo agio con lei e in qualche modo ci riuscì, i suoi occhi lo trovarono e gli diedero la pace di cui aveva bisogno.
-Credevo di essere uno Stark, o meglio sapevo di essere un bastardo ma sapere di essere parte Stark mi ha dato la forza di sopravvivere in una famiglia che in realtà non mi apparteneva e mi ha dato la forza di prendere decisioni difficili quando nessuno le avrebbe prese al posto mio. Non ho conosciuto mia madre e neanche il mio vero padre, ho avuto un padre che mi ha dato tutto e cui devo tutto e non smetterò mai di essergli devoto ma…- fece qualche passo avanti, allungò la mano e prese la sua tra le dita, senza smettere di guardarla.
-Lui non era mio padre. Mio padre era tuo fratello e non lo conosceremo mai, non sapremo mai che genere di uomo fosse se non grazie alle leggende e a me basta, non conoscerò mai mia madre ma ha fatto in modo che Nedd promettesse e questa promessa l’ha portata con se fino alla morte, quindi posso solo immaginare che genere di donna fosse.
Ciò che però voglio dire è che non sono solo parte lupo, sono parte drago e Daenerys non me ne frega niente se tu sei mia zia.- le sfiorò il viso con la mano e percepì le lacrime scenderle lungo le guance.
-Credevo che l’amore non mi sarebbe mai stato concesso, credevo che amare per me fosse vietato eppure solo un drago potrebbe amare un altro drago ed io non intendo rinunciare a te.-
Jon l’avvicinò a se e la strinse tra le sue braccia, come quella volta che l’aveva presa tra le braccia percepì quanto fosse esile e piccola in confronto a lui, anche se imparentati si rese conto che non si assomigliavano per niente, lui non aveva i suoi capelli bianchi, né gli occhi viola o la carnagione pallida ed ebbe la certezza di aver preso da sua madre, solo da sua madre.
Guardandola si chiese come fosse suo padre ma decise di abbandonare quel pensiero, aveva avuto un padre e gli sarebbe bastato quello per tutta la vita.
-Hai l’aspetto di un lupo ma il cuore di un drago.- gli disse, guardandolo, Daenerys gli sfiorò le guance ricoperte dalla barba e sorrise.
-Non credevo che saresti tornato da me.-
-Ti appartengo, Daenerys. Non mi serve sapere altro.- le mostrò l’anello che le aveva dato qualche sera fa, scostando leggermente la maglia, era appeso ad una catenina sottile al suo collo.
Lei sorrise e si sporse per baciarlo e lui non se lo fece ripetere due volte, la strinse a se baciandola con ardore, l’aveva desiderata ogni notte ed ogni giorno ed adesso che era tra le sue braccia non l’avrebbe lasciata andare.
La voleva.
La voleva come quella volta in camera sua, la voleva come tutte le volte che il suo sguardo si era posato su di lei.
La voleva perché l’amava e le apparteneva ed ebbe la certezza che nessun’altra ci sarebbe mai stata.
Aveva scelto lei, si erano scelti a vicenda.
 
Jon la sollevò e fece aderire i loro bacini, cosicché che lei potette stringere le sue gambe attorno ai suoi fianchi, quel contatto gli strappò un gemito di piacere e quando la baciò percepì qualcosa ardere dentro di lui, forse era il fuoco del drago o forse era semplicemente il sentimento che provava per lei.
Dany riuscì a togliersi la maglia di pelli e dopo sganciò la calotta che lo copriva al petto, lentamente passò le sue mani sul petto, sugli addominali e invece di baciarlo in bocca si dedicò alla gola, sentì la sua lingua e dei piccoli morsi, un brivido gli attraversò la schiena e la strinse più a se.
Jon si avvicinò al letto che aveva fatto sistemare apposta per lei e la fece sdraiare, in poco tempo si abbassò e le slacciò il pantalone che aveva indossato e fece lo stesso con il suo, erano nudi ma trovò lei più bella della volta scorsa.
Più bella di tutte le volte che l’aveva vista aggirarsi per casa sua o volare sui draghi.
-Sono tua Jon, nella mia vita non mi sono mai sentita così, così vera, così umana.
Tu mi hai reso umana Jon, hai fatto crollare il muro e hai lasciato uscire quella parte di me che avevo sepolto, mi hai reso viva ed io per molto tempo non mi sono sentita così, ero quasi finta, inumana.
Purtroppo anni di fuga e di esilio tendono a plasmare le persone, le perdite si accumulano, come il dolore e i dispiaceri e si arriva ad un punto in cui è meglio chiudere il proprio cuore, renderlo di pietra così che niente e nessuno possa ferirti.
Io l’ho fatto ed anche se mi ha permesso di sopravvivere non mi ha permesso di vivere, adesso però non ho più nessun motivo per farlo.
Adesso ci sei tu, Jon e so che qualsiasi cosa andrà bene.-
Lui le si avvicinò e prima di qualunque cosa la baciò, stavolta con tenerezza, con amore e dedizione, poteva devolvere tutto se stesso ad una donna? Sì. Poteva venerarla come avrebbe fatto con una spada? Sì.
Poteva fare questo e molto altro per Daenerys Targaryen e dopo che l’ebbe baciata entrò dentro di lei, lentamente.
-Sei con me e ti proteggerò.-
-Lo so.- gli disse, si strinse a lui e gli morse la spalla per soffocare il piacere che si stava diffondendo dentro il suo corpo.
Jon si mosse piano ma ogni spinta andava sempre più in profondo, ogni spinta gli permetteva di raggiungerla, di raggiugere la sua anima, il suo cuor di drago, ogni spinta li univa sempre di più.
-Ti amo.- le disse, guardandola negli occhi.
Lei lo guardò, allontanò una mano dalla sua schiena e la passò tra i capelli per poi sfiorargli le labbra.
-Anche io.- ammise, baciandolo.
 
A Jon non importò sapere altro o ascoltare altro, erano assieme, si erano ritrovati, sarebbero stati assieme anche il giorno dopo e avrebbero affrontato la guerra assieme.
 
*
 
Aveva gli occhi aperti e stava guardando lui, intensamente, e lentamente passò una mano lungo tutti i pettorali e poi su lungo il viso, toccando tutto quello che si era persa in quei giorni in cui aveva eretto nuovamente quel muro.
Jon aveva una mano appoggiata su un seno e lo sguardo perso nei suoi occhi e Dany seppe con certezza che anche lui aveva finalmente trovato casa.
E quella casa era dove c’era lei.
Adesso gli occhi di Jon la portavano nello stesso posto, nello stesso posto in cui lei aveva trovato la sua casa e mai se ne sarebbe andata.
Però un pensiero non troppo scomodo le fece distogliere lo sguardo, era stata distante da lui non solo per quello che avevano scoperto, per le verità che erano venute a galla che per quanto l’avessero ferita non l’avevano spezzata, ma per quello che era successo quando aveva preso Drogon per volare via.
Aveva perso del sangue, una perdita dopo anni che non ne aveva avuta neanche una.
Lo aveva confessato a Sansa, poiché l’assenza di quei due giorni l’aveva stremata e il dolore era stato troppo intenso anche solo per pensare lucidamente, anche solo per tornare da lui.
Lei le aveva detto che l’avrebbe fatta controllare ma a che scopo? Non avrebbe potuto avere figli in nessun modo, Mirri Maz Duur, lo aveva urlato in tutto il deserto e lei dopo che si era risvegliata non vi aveva più dato interesse.
Perché dannarmi quando so che non potrà mai accadere?
Ma quella perdita le aveva fatto mettere in discussione tutto, tutto quello che aveva sempre dato per scontato, e se potesse di nuovo avere figli? Se potesse dargli un figlio?
-Che cosa ti affligge?-
Dany non riuscì a concentrarsi su quelle parole, la sua mente non faceva altro che ripetere quella profezia e in qualche modo cercò di capire se si era o meno realizzata, se in qualche modo quell’agonia fosse veramente finita ma nella sua testa non riuscì a trovare una soluzione, così si decise a parlare.
-“Quando il sole sorgerà ad occidente e tramonterà ad oriente, quando i mari si seccheranno e le montagne voleranno via nel vento come foglie morte. Quando il tuo grembo sarà di nuovo fecondo e tu darai vita a un figlio vivo. Allora e solo allora, lui farà ritorno.”
Una volta ho pensato a questa profezia costantemente, chiedendomi come si sarebbe realizzata, come lui sarebbe tornato ma non l’ho mai capita del tutto, e ho perso le speranze, però non posso fare a meno di pensarci ora.-
Dany si voltò verso di lui, la stava guardando cercando di capire che cosa pensasse e cosa le avrebbe detto.
-Forse adesso però è tutto più chiaro, letteralmente potrei dirti che la prima parte della profezia potrebbe essere legata alla Lunga Notte, forse lì qualcosa accadrà che farà invertire il sorgere del sole, o molto probabilmente riguarda i Martell, in fondo il loro simbolo è il sole trafitto dalla lancia, e alcuni sono morti nella parte opposta del contienente, quando parla di mari… Credo che si riferisca al mare dei Dothraki, quando l’ho attraversato era secco, come se fosse morto…
Le montagne, per anni mi sono dannata per capire come potevano volare come foglie morte.- rise inconsapevolmente, -L’ho capito quando Viserion è morto, lui era la montagna che volava nel vento come una foglia morta.
Ed io un Khal l’ho già incontrato, Khal Moro… Mirri Maz Duur non ha mai detto che avrei incontrato Khal Drogo, ma solo che lui sarebbe tornato… la sua profezia si riferiva a…- Dany si tocca la pancia piatta e distolse lo guardo da Jon, cercando di trattenere le lacrime.
-A te. Ma perché ci stai pensando adesso?-
-Ho avuto una perdita quando sono volata via con Drogon…- ammise, senza riuscire a guardarlo, -Solo la morte può pagare per la vita, Jon.
Io ho pagato con la vita Rhaego, con quella di Drogo e della strega la vita dei miei draghi, dei miei figli e credo che Viserion abbai pagato la vita di…- si toccò di nuovo la pancia non riuscendo a trovare le parole, così si alzò di scatto, quasi come se il contatto con Jon la stesse ustionando.
-Credi che…?-
-La strega è sempre stata sicura di questo, che la morte ripaga per una vita. Non so dirti se sia una profezia anche questa o se sia semplicemente una presa in giro, perché se fosse così non credo che riuscirei a sopportarlo, ma se non lo fosse…
Se fosse veramente così, io potrei…-
-Darmi un figlio.-
Jon si alzò dal letto e senza pensarci si lasciò cadere in ginocchio ai suoi piedi, posò le mani lungo i fianchi e baciò la sua pancia.
-So di averti detto che non era importante, e non ritirerò mai quelle parole ma entrambi credevamo che non potesse mai succedere ma se tu potessi darmi un figlio io ne sarei felice.-
Dany gli passò le mani tra i capelli ed annuì, percepì le lacrime scenderle lungo le guance ma non le scacciò; il suo cuore venne trafitto da un acuto dolore, suo figlio aveva pagato con la vita per far nascere suo figlio.
Non avrebbe potuto ringraziare nessun Dio per quello che era successo.
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Capitolo 7
*** Trick or pact? ***


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Trick or pact?
 
Al momento dell’incontro.
 
Daenerys seppe immediatamente che qualcosa era sfuggita al suo controllo, guardò in basso e osservò con attenzione il suo esercito schierato e per quanto non fosse lei a tenere il “conto”, notò qualche fila di troppo.
Intimò a Drogon di scendere, e cercò con lo sguardo Tyrion ma quando lo individuò, cosa non troppo difficile, non fu propriamente soddisfatta.
Rhaegal ruggì poco lontano da loro e lei cercò di calmarlo ma come poteva calmare suo figlio se lei non era per niente calma?
 
*
 
Tyrion aveva immaginato quasi duecento modi in cui la Madre dei Draghi lo potesse uccidere e si sorprese nel constatare quanti ne avesse trovati, in fondo era un uomo il cui cervello funziona bene.
Quando la vide arrivare però sopra Drogon seppe per certo che avrebbe preferito farlo mangiare da uno dei suoi animaletti, invece che torturalo; smontò da cavallo e si avvicinò alla delegazione che aveva intrapreso il suo cammino da Grande Inverno, con sua sorpresa Daenerys fece atterrare Drogon molto vicino a Jon Snow, forse eccessivamente vicino ma vide il ragazzo calmare il cavallo e smontare e accostarsi alla sua Regina.
Tyrion non solo sapeva usare bene la mente ma sapeva anche leggere tra le righe e quello che stava leggendo lo lasciò sorpreso, confuso e sbalordito; Jon era molto vicino a Daenerys e in qualche modo seppe per certo che l’atteggiamento che stava usando non era di riverenza o di ossequio, ma formale, alla pari, poi lo vide sfiorarle un braccio, lei lo guardò brevemente ma si fece avanti per parlare con lui.
 
-Come vorresti morire, Lord Tyrion?- chiese, portandosi le mani dietro la schiena ed incrociandole.
-Ah, se me lo avessi chiesto qualche giorno fa ti avrei elencato almeno trenta modi diversi, sua maestà ma adesso credo di preferire il metodo tradizionale.-
-Quindi potrò scegliere tra Drogon o Rhaegal, cui darti in pasto?-
-Preferirei il drago nero.- ammise, guardandola.
Aveva il viso stanco ma c’era una luce nei suoi occhi che non aveva mai visto e Tyrion volle sapere a tutti i costi a cosa fosse dovuta, anche se già la sua idea se l’era fatta eccome, ma aveva bisogno di saperne di più.
-Sono felice che tu sia tornata sana e salva.- le disse, sorridendole.
-Non li ho riportarti tutti indietro però.- quella semplice frase fece crollare le barriere del nano.
E seppe per certo che il cuore della sua regina era ancora avvolto dal dolore e dalla disperazione, aveva perso un figlio e nessuno glielo avrebbe mai ridato.
-Parleremo dopo se ti compiacerà, Daenerys.- disse, usando il suo nome senza chiamarla sua altezza o altro, voleva farle capire che lui per lei ci sarebbe stato non solo come Primo Cavaliere ma anche come amico.
-Sta bene.- disse e vide il muro ricompattato e lo sguardo lontano, perso tra la folla.
 
 
-Essos non ti ha mai reso così bella, e non avrei mai creduto che Westeros potesse farlo.-
Dany guardò Daario scendere da cavallo ed avvicinarsi a lei, scoccò un’occhiata gelida al nano, non aveva per niente apprezzato quella presa di posizione, soprattutto dopo tutto quello che avevano passato in quei giorni, ma Daario era lì adesso e alle sue spalle c’era Jon, vicino, sempre vicino a lei, non solo per amore ma per paura che potesse stare male, per proteggerla.
-Credevo di averti dato un incarico, Daario Naharis, ma se sei qui mi domando chi sta governando Meereen, Yunkai e Astapor, in tua assenza?-
la sua voce fu gelida e concisa.
-Bè sicuramente non i Buon Padroni, le cose sono migliorate a Meereen ed in tutte le città libere, adesso il popolo ha un ruolo fondamentale nelle scelte del governo e poi.- disse abbassandosi per prenderle una mano e baciarla, -Se non mi avessi chiamato mi sarei offeso.-
-Sempre troppo arrogante e indisponente.-
-Sei ancora più bella Daenerys Targaryen, Distruttrice di Catene.-
-Non sei cambiato poi tanto.- ammise, guardandolo quando si fu alzato da terra.
-Faccio del mio meglio per servire la mia Regina, questo mi basta.-
 
Dany non riuscì ad evitare di incontrare il suo sguardo, i suoi erano occhi buoni, occhi che per lungo tempo l’avevano guardata con ammirazione, occhi che per lei avevano ucciso, occhi che l’avevano amata, ma che lei non era stata in grado di amare.
Ricordava ancora la loro ultima conversazione e i suoi occhi erano supplicanti, voleva andare con lei, ma lei lo aveva rifiutato.
Quanto aveva sofferto Daario per colpa sua? Eppure, guardandolo adesso non vedeva rabbia o delusione, ma i soliti occhi che per anni gli erano stati fedeli e quel sorriso che le era sempre piaciuto.
-Lui è Jon Snow, il Re del Nord.- disse, girandosi per trovarlo proprio alle sue spalle.
Jon fece qualche passo avanti, e allungò il braccio in un saluto formale, Dany lo osservò con attenzione e quasi sicuramente percepì la sua gelosia, avrebbe voluto ridere ma dovette mantenere una certa serietà.
-Daario Naharis, capo dei Secondi Figli, Guida di Meereen.
Alla fine lo hai trovato un Re.- gli disse, guardandola negli occhi.
Daenerys sorrise lievemente ma capì immediatamente da come si ritrasse che aveva capito il suo sbaglio, Drogon ruggì alle sue spalle e si alzò in volo, così decise di raggiungere il folletto.
-Tyrion.-
-Sì, mia Regina.-
-Riprendiamo la marcia domani. Seguimi.- disse avanzando verso la tenda del Primo Cavaliere senza chiedere a nessuno di seguirla.
In fondo era arrivato il momento di mettere il suo Primo Cavaliere a conoscenza di certe cose.
 
*
 
-Jon è figlio di tuo fratello.- rispose Tyrion fissandola negli occhi.
-Sì.-
Il Folletto si rigirò un calice di vino tra le mani, Dany poté notare la sua faccia cambiare espressione e il suo cervello in azione, anche lui era rimasto sorpreso e un po’ sconvolto quando ebbe finito di raccontare la prima parte della storia.
In fondo era più facile venire a conoscenza di un bastardo che di un figlio segreto.
-Quindi Brann ha visto, perché è il Corvo con Tre Occhi, non ci avrei mai creduto se lo avessi sentito in una locanda.-
-Quando ho ascoltato quella storia neanche io volevo crederci.-
Daenerys accavallò le gambe e cercò una posizione che fosse più comoda dopo tutte le ore che aveva passato sopra Drogon e dopo le settimane che aveva passato a viaggiare.
-Credo che tu non mi stia dicendo tutto, però.- disse guardandola ancora.
-Hai ragione.-
-Allora perché non inizi?-
La ragazza sorrise, ma stavolta seppe per certo che il suo sorriso comprese anche i suoi occhi, in fondo nelle ultime settimane aveva avuto mille motivi per essere felice e una cosa del genere non capitava da anni.
-Io e Jon…-
-State assieme?- le chiese il Primo Cavaliere, bevendo ancora.
-E così evidente?-
-No ma ai miei occhi sì. Io ti conosco Daenerys, sei la mia Regina ma non sei solo quello, ti ho conosciuto a Meereen e so bene come funzioni qui dentro.- disse indicando il suo cervello, -Ma anche come funzioni qui.- indicò il cuore.
-E`successo prima che sapessimo la verità ma anche dopo… Credevo che lui non fosse pronto ad amare un drago ed andare contro tutto quello che conosceva, che gli avevano insegnato eppure lo ha fatto.
Jon è una persona speciale, spero che non si penta mai della sua scelta.-
-Non credo che gli darai motivo di farlo.-
-Lo penso anche io.-
Da un lato avrebbe voluto dire a Tyrion anche quell’altra cosa, avrebbe voluto informalo che forse non avrebbe dovuto cercare un erede per Il Trono di Spade, che forse l’erede lo poteva far nascere lei stessa, ma non se la sentì, non era ancora certa di essere incinta, non era ancora certa che potesse avere un altro figlio, quindi preferì aspettare, la delusione l’avrebbe distrutta quindi decise di non lasciarsi troppo influenzare dalle profezie e di concentrarsi sull’imminente incontro con Cersei.
-Perché ha richiamato Daario?- gli chiese a brucia pelo.
-Forse è stata l’unica scelta che ho preso in un momento di sconforto, e credo di essermene un po’ pentito, come mi ha fatto notare Missandei non avresti approvato.-
-A Meereen ho detto addio ad un uomo che mi amava e che credevo di amare, ma non avevo provato niente, vederlo qui oggi non ha cambiato le cose; sarò sempre grata a Daario per quello che ha fatto e per quello che continuerà a fare a Meereen, a nome mio, perché questo non voglio che muoia qua.-
-Ho commesso un errore che avrei potuto evitare, chiederti scusa mi sembra riduttivo.-
-Forse potrei davvero darti in pasto a Drogon.-
-Poi saresti sprovvista di Primo Cavaliere.- gli fece notare.
Dany sorrise gentilmente e si alzò dalla sedia, per raggiungerlo e guardarlo.
-Non potrei mai fare a meno dei tuoi consigli.- gli sussurrò prima di lasciare la tenda.
 
*
 
Jon si era preso cura dei suoi uomini, aveva dato loro una sistemazione e aveva sistemato i cavalli in attesa che la Regina lo raggiungesse, o che gli chiedesse di raggiungerlo ma per tutto il tempio del colloquio gli occhi del mercenario lo seguirono sempre.
Daario Naharis aveva i lineamenti di un uomo di Essos ma la lingua troppo lunga per i suoi gusti, nella vita aveva imparato che parlare poco poteva essere un enorme vantaggio come anche saper usare la spada.
Alzò lo sguardo e vide Rhaegal passare sopra le loro teste, ultimamente entrambi i draghi lo facevano spesso, Daenerys si era accorta che non stavano via per più di poche ore per poi tornare sempre e comunque da lei.
-Quindi tu saresti il Re del Nord.- esordì Daario avvicinandosi a lui.
-Aye.- rispose semplicemente, senza aggiungere ulteriori informazioni.
Per la prima volta era riuscito a dare un nome a questo fantomatico amante e non gli piaceva per niente, sarebbe stato più contento se fosse stato simile a Jorah e non poté evitare di pensare a Khal Drogo.
 
Se questo è stato il suo amante, com’era suo marito?
“Non credo che vorremmo saperlo.”
Lo penso anche io.
 
-Quando l’ho incontrata la prima volta ero certo di chi sarebbe diventata, Daenerys Targaryen non è solo un bel faccino, ma è molto di più, quando gli altri membri dei Secondi Figli avevano deciso di non appoggiarla non c’ho pensato due volte, li ho uccisi, ho donato a lei le loro teste e la mia spada e non mi sono mai pentito della mia scelta.
L’ho seguita durante la conquista delle Città Libere e mi sono concesso di amarla.- Daario guardò Jon, il mercenario si era seduto accanto a lui ma il lupo non aveva proferito parola da quando aveva iniziato a parlare.
-Le avevo fatto il mio giuramento e credevo che mi avrebbe portato con sé a Westeros, credevo che ci fidassimo a tal punto che sarebbe andata così, l’amavo a tal punto che l’ho sperato davvero, l’unica illusione che mi sono concesso in tutta la mia vita.-
 
“In fondo come si fa a non amarla? Insomma?”
Quello che mi domando io, è perché mi sta raccontando tutte queste cose, a me? Se solo sapesse…
 
-Ma mi sono sbagliato, le ho detto che non mi sarebbe interessato chi avrebbe sposato ma che l’avrei resa felice a prescindere ma non è stata d’accordo.
Quando l’ho vista salpare credevo che non l’avrei più rivista, eppure il Folletto mi ha dato questa possibilità e non l’ho mai vista così felice, neanche prima lo era mai stata… Come ci sei riuscito?-
-Io…- Jon non trovò le parole e non si sorprese di questo, in fondo lui ne sapeva poco e niente, non conosceva la Daenerys conquistatrice, anche se ne aveva visto solo una vaga ombra, non conosceva la Daenerys Distruttrice di Catene, né la ragazza che si era fatta amare da un mercenario, conosceva però la Daenerys che aveva rischiarato di tutto per lui, fino a perdere un figlio, conosceva la ragazza che si era fatta amare da lui e che le apparteneva, quella ragazza la conosceva ed anche bene.
-Mi fidavo di te Daario e mi fido anche ora.- la voce dolce di Dany li sorprese nel silenzio della notte ed entrambi si voltarono a guardarla.
Era bellissima con quei capelli bianchi che risplendevano di sera e gli occhi viola tenui che riscaldavano il suo cuore.
-Mi sono fidata di te nel momento in cui hai posato le loro teste davanti alla mia vasca e non ho mai avuto un motivo di dubitarne, mi sei rimasto al fianco anche quando sono stata costretta a sposare quel tizio, e mi sei venuto a cercare quando Khal Moro mi ha catturato.-
-Quello che ho visto a Vaes Dothrak rimarrà per sempre impresso a fuoco nella mia memoria.-
-Lo so, ma non potevo chiederti di venire.- Dany si avvicinò a lui e gli posò una mano sulla guancia, sorridendo docilmente.
-Sei uno dei miei uomini più fidati e avevo bisogno di te a Meereen più di quanto ne avessi avuto qui e poi te lo avevo detto che forse mi sarei dovuta sposare.-
-Lui intende sposarti?- domandò guardandolo.
-Non ancora.- ammise, lanciandogli una vana occhiata di avvertimento, -Ma chissà.-
-Ti rende felice?-
La Targaryen annuì e Daario chiuse gli occhi beandosi ancora per un instante del suo contatto e poi entrambi si allontanarono, prima però lui le prese una mano e la baciò lentamente.
-Sarai sempre nel mio cuore Khaleesi, e sarò sempre pronto a proteggerti ma se lui ti rende felice, Daario Naharis si fa da parte e promette di mantenere la parola data.-
-Bene.-
Il mercenario si inchinò per poi allontanarsi da loro, e inoltrarsi nell’accampamento.
-Mi dispiace per tuto questo, Tyrion è stato avventato e sprovveduto anche se la sua armata ci sarà utile non credo che fosse necessario.-
-Non credo che tu mi debba chiedere scusa, e poi lo capisco, capisco cosa si prova ad amarti, capisco cosa spinga le persone a farlo.
Riesci ad ispirarle, riesce a credere in un mondo migliore e soprattutto riesci ad essere straordinaria in mille modi diversi, e vuoi spezzare la ruota, credimi che dispiace a me, averti coinvolto nella Grande Guerra, averti costretto a un tale sacrificio… Non riuscirò mai a perdonarmi del tutto.- disse, avvicinandosi a lei.
-Ne avevamo già parlato Jon, se non fosse successo io non ci avrei creduto e dovevo crederci per poter combattere al tuo fianco, quindi prendiamo le cose così come sono andate, non possiamo cambiare ciò che è stato ma possiamo rendere migliore quello che sarà ed adesso dobbiamo convincere Cersei a tutti i costi.-
-Aye.-
Dany lo guardò intensamente e Jon si perse nei suoi occhi per qualche istante, ancora non riusciva a crederci che lei potesse amarlo, che lei avesse deciso di donargli il suo cuore e tutta se stessa, erano parenti ma stranamente quel solo pensiero non lo scalfì più di tanto, certi legami potevano anche essere inesistenti, si sarebbero scelti lo stesso.
-Dobbiamo riposare.- gli sussurrò.
Non si era reso conto della sua vicinanza, si era avvicinata in quel poso lasso di tempo e trovò la sua bocca troppo vicino alla sua gola, lo stava baciando lì in mezzo all’accampamento dove tutti li avrebbero potuti vedere ma in qualche modo non gli importò, la prese per i fianchi e l’avvicinò a se, quasi con troppa prepotenza.
-Dovremmo ma ho in mente qualche altra cosa.- le sussurrò all’orecchio, per poi leccarle il lobo, percepì il brivido che le attraversò la schiena e che si diffuse anche troppo facilmente alla sua virilità.
-Credo di sapere quello che hai in mente.- gli rispose, dandogli un rapido bacio in bocca per poi staccarsi.
Dany si avviò verso la sua tenda e Jon senza aspettare neanche un secondo la seguì.
 
***
 
Cersei. Aveva finalmente dato un volto alla presunta Regina dei sette regni, ma stranamente la sua aspettativa non venne soddisfatta.
Daenerys credeva che colei la quale era riuscita a resistere per così tanto tempo per poi diventare Regina fosse un determinato tipo di donna, ma il suo viso era come contratto da una smorfia di odio perenne, gli occhi l’avevano incendiata più di quanto Drogon avesse mai fatto e la sua postura era rigida, non che la sua fosse migliore ma si era letteralmente aspettata di più.
Cercò in lei la somiglianza con Tyrion e riuscì a trovarla, poi guardò il fratello gemello, l’altro Lannister ed anche con lui non poté evitare di riscontrare alcuni tratti del suo Primo Cavaliere, ma se gli occhi di Cersei l’avevano incenerita quelli di Jamie l’avevano scrutata con interesse.
Dany guardò davanti a se ed assistette alla dimostrazione dell’uccisione del Non-Morto, e in quell’esatto momento percepì il suo cuore sanguinare, aveva perso un figlio ma forse avrebbero ottenuto un’alleanza, forse lei avrebbe ceduto per il suo Regno.
Cercò di capire cosa le potesse frullare nella sua mente ma dovette ammettere che non aveva idea di cosa stesse pensando la Regina ma sicuramente la dimostrazione l’aveva abbastanza spaventata.
 
Bene, se ha paura capirà di dover scendere a un compromesso.
“Se riuscirete a convincerla.”
Credo che Jon sia stato abbastanza esaustivo.
“Oh certo il caro Jon.”
Smettila.
“La smetto ma solo perché so cosa pensi del caro Jon.”
 
-Ma non posso servire due Regine, ed io già giurato fedeltà alla Regina Daenerys della casa Targaryen.-
Jon si girò verso di lei per incrociare il suo sguardo e la rabbia che le era montata in quel momento si sgonfiò; certo, sapeva che aveva mandato a puttante una probabile alleanza per la sua affermazione ma in cuor suo Dany capì la sua scelta di rimarcar, quel giuramento di cui non avevano più parlato, ed era un passo avanti verso di lei.
Ricordò tutte le volte in cui era stata lei a chiederglielo e poi senza neanche accorgersene aveva ottenuto quello e molto di più da Jon Snow.
 
“Non è più uno Snow. È un Targaryen.”
Ed è mio nipote.
Ed è la persona che amo.
Chissà quale sarebbe stato il nome scelto da Rhaegar per lui.
“Ha importanza?”
Forse.
 
Daenerys osservò Cersei Lannister lasciare la riunione e la seguì con lo sguardo, non le piaceva, non le piaceva il suo sguardo né il suo modo di atteggiarsi, non le piaceva come si era comportata né la superiorità che aveva usato nei loro confronti.
Tyrion l’aveva avvertita su di lei e su Jamie, ma non era bastato, almeno non per quanto riguarda la sorella, lentamente osservò anche Jamie, la schiena dritta e la postura da guerriero, seguiva la regina, seguiva la sorella ma prima che fosse troppo lontano si girò verso di lei e la guardò.
Uno sguardo veloce, uno sguardo che però non le sfuggì, come lei anche lui era preoccupato per il Non-Morto, per la scelta della sorella, per le conseguenze della loro decisione.
I loro occhi si guardarono per poco tempo prima che lui le voltasse di nuovo le spalle ma Dany ebbe la sensazione che avrebbe trovato in lui un alleato, in qualche modo seppe che Jamie Lannister avrebbe abbandonato la sorella per unirsi alla causa.
 
***
 
Arya osservò la distese di neve davanti a sé, lì dalle mura più alte poteva vedere lontano anche se non così lontano come in realtà era successo.
Era finita dal lato opposto di Grande Inverno, lontano dalla sua casa, lontano da quella ragazzina che amava prendere in giro e torturare Sansa, era diventata un’altra ragazzina, più temibile, più arrabbiata.
 
La paura uccide più della spada.
 
Forse non aveva mai smesso di avere paura ma quelle parole l’avevano salvata più volte di quante avrebbe voluto ammettere, quindi Arya aveva semplicemente deciso che non avrebbe dato alla paura tutto quel potere, non le avrebbe permesso di comandarla di nuovo come un burattino.
Aveva perso troppo, aveva dato troppo per farlo accadere.
 
-Stai bene?-
 
La sua voce rauca la sfiorò delicatamente e chiuse gli occhi per un secondo, lo aveva creduto morto, lo aveva creduto disperso, eppure Jon glielo aveva riportato, suo cugino gli aveva portato l’unica famiglia che aveva avuto durante quegli anni e non sarebbe mai stata capace di dirgli grazie.
-Ho fatto quello che andava fatto.- rispose senza guardarlo.
-Arya… Non so cosa sia successo durante questi anni, non so dove tu sia stata e cosa tu abbia visto…-
-Io non ho visto niente.- disse, ripensando a quando il Dio dei Mille Volti si era preso la sua vista, si era preso i suoi occhi.
-Ma adesso sei a casa, sei tornata a casa.-
-Sì sono qua, sono tornata a Grande Inverno ma non ho ancora finito.- disse girandosi verso di lui, -Ho ancora dei nomi che devono essere cancellati dalla mia lista.-
Gendry la guardò senza capire finché non lesse qualcosa in quegli occhi che per molto tempo gli erano stati cari e che non aveva mai dimenticato.
-Hai… C’è ancora quella lista?-
-C’è sempre stata.- rispose, scrollando le spalle, -Non ho mai dimenticato, non sono mai riuscita a dimenticare, Baelish era uno dei tanti ma non l’ultimo. Non ho ancora finito la mia missione.-
Arya tornò a guardare la grande distesa di neve e per un solo momento si concesse di sentirsi a casa, di sentirsi ancora Arya Stark ma in cuor suo sapeva che nonostante avesse davvero capito chi fosse il suo destino non sarebbe cambiato, essere Nessuno era il suo destino, Arya Stark non sarebbe mai arrivata così lontana, Arya si sarebbe persa prima e lei invece non poteva più permetterselo, quindi avrebbe dovuto accantonare quella ragazzina ancora per un po’, fino a quando non avesse cancellato anche l’ultimo nome.
 
Andrò a prenderla. Andrò ad ucciderla.
Non mi importa quanto ci vorrà ma io ucciderò la Regina.
 
-Dove tu andrai andrò anche io.-
Gendry le posò una mano sulla spalla e la face girare, la guardò negli occhi e si concesse di perdersi in lei, di cercare in lei la ragazzina di una volta e seppe per certo di averla trovata.
-So che è passato molto tempo e so che non abbiamo visto le stesse cose ma non ti ho mai abbandonato, non ho mai abbondato il pensiero che un girono ci saremo rivisti, quindi ragazzina quando sarai pronta ad andare io verrò con te. Non mi interessa dove, non mi interessa chi dovrai uccidere, starò al tuo fianco.-
Arya annuì brevemente e si concesse un lieve sorriso, in fondo quella confessione la fece sentire bene, la fece sentire amata per la prima volta nella sua vita; lo aveva ritrovato e seppe per certo che non avrebbe più perso il Toro di vista neanche per tutti i Non-Morti di questo mondo.




∞Angolo Autrice: Buonasera a tutti!! Sono tornata con questo nuovo capitolo, diciamo che rispetto agli altri è un capitolo di passaggio, ci racconta molto ma non entra ancora nei dettagli, questo succederà dal prossimo in poi :)
Intano vediamo la prima mossa sbagliata di Tyrion, e per quanto sbagliata super apprezzata da me, volevo un pò di pepe in questo rapporto e chi lo può mettere se non l'ex amante di Dany?, ma questa scelta non viene presa benissimo dalla nostra ragazza ma stranamente riuscirà a gestire molto bene questa situazione.
Jon dal canto suo riesce a mantenere una calma molto ammirevole anche se il poverazzo si fa venire qualche dubbio !!
Ho preferito concludere con Arya, non avevo ancora avuto modo di parlare di lei e di Sansa, cosa che farò meglio dal prossimo, e l'incontro con Gendry era uno dei tasselli che volevo esplorare, per aiutarla ad andare avanti.
Spero di esserci riuscita ;D
Grazie davvero a tutte le persone che si sono soffermate a leggere la storia, a recensirla e a inserirla nelle varie categorie, mi avete reso super felice e mi avete davvero fatto apprezzare questo lavoro, nato più come sfogo personale, sta diventando concreto ad ogni capitolo che scrivo.
Quindi grazie :D

Spoiler:  
-Ciao uccelletto, ti sono mancato?-
Il Mastino era davanti a lei ma Sansa non si mosse, non disse una parola, si limitò a guardarlo negli occhi e ricordò tutte quelle volte in cui lui l’aveva salvata, in cui lui era stato gentile, tutte le volte però lei lo aveva trattato male.

 *

Il mondo di Daenerys Targaryen divenne buio per un paio di secondi, quando alzò lo sguardo Jon le stava stringendo una mano ma non percepì niente, non provò niente, batté più volte le palpebre e mise a fuoco Brann, cercò le parole ma non le trovò, si sforzò come non le era mai successo ma riuscì a parlare.
-C… Come?-
-Il Re della Notte ha resuscitato Viserion, adesso fa parte della sua schiera, è grazie a lui se hanno abbattuto la barriera.-
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Capitolo 8
*** The north ***


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The North
 
Sansa si era presa il suo tempo per pensare, per capire ma soprattutto per imparare altre lezioni.
L’assenza di Jon era quasi passata in osservato, era riuscita ad occupare il suo tempo in qualcosa di davvero fruttuoso: finalmente si era liberata di Baelish.
Sorrise tra se al solo ricordo, un’altra fastidiosa spina era stata tolta dal suo cuore, e in qualche modo percepì il peso sulle sue spalle anche molto più lieve.
Per anni era stata la sua marionetta, per anni aveva permesso che lui giocasse al suo posto e che la coinvolgessi in determinate cose, che la trattasse come una cosa, ma il ritorno di Arya e di Brann aveva segnato la sua fine.
I suoi fratelli erano stati con lei, l’avevano supportata e aiutata e Bran le aveva permesso di vedere più di quanto avesse mai fatto, mentre Arya le aveva aperto gli occhi: non era più lo scricciolo che credeva di essere un cavaliere, adesso era molto di più e nessuno l’avrebbe fermata.
Sansa si strinse la pelliccia sulle spalle e riprese a camminare per il cortile di Grande Inverno, adesso era a casa, ed era al sicuro e per la prima volta il pensiero che Jon avesse ceduto il Nord alla Targaryen non la fece arrabbiare, anzi.
Anche con lui si era comportata male, anche a lui aveva detto cose cattive ma aveva imparato anche quella lezione, il Nord le sarebbe sempre stato caro e a fine guerra tutto sarebbe stato diverso ma al momento era necessario fare dei sacrifici e anche se lei ne aveva fatti molti, si sarebbe accollata anche questo, avrebbe accettato anche questo per il bene della loro sopravvivenza.
Alzò lo sguardo verso il cielo coperto e una stretta al cuore le fece capire che tutto sarebbe andato bene che in qualche modo sarebbero riusciti a superare la Grande Guerra e magari anche a vincere, credeva in Jon e in fondo credeva anche in Daenerys, erano parenti e se aveva imparato a conoscere Jon e il suo modo di fare, di agire e la sua lealtà, seppe in cuor suo che lei non sarebbe stata da meno e poi si era anche fatta raccontare qualche storia sulla Regina di Essos, delle Città Libere e quelle storie le erano piaciute.
 
Forse lei merita davvero il Trono di Spade.
 
Quel pensiero fugace però venne cancellato da una serie di rumori, di suoni di trombe e dal nitrito dei cavalli, senza rendersene conto si mise a correre verso i cancelli principali e quello che vide la lasciò a bocca aperta: l’esercito della Regina era lì.
Ed era immenso.
Sansa cercò di calmare il suo cuore e di riprendere un certo contegno ma quando credette di esserci riuscita una persona mandò a monte tutto quel lavoro.
Una persona che credeva morta, che non avrebbe mai più rivisto eppure in quel momento stava scendendo da cavallo e si stava avvicinando; era un po’ più vecchio ma non meno in forza, non meno arrabbiato con il mondo, solo più consapevole, solo più umano.
-Ciao uccelletto, ti sono mancato?-
Il Mastino era davanti a lei ma Sansa non si mosse, non disse una parola, si limitò a guardarlo negli occhi e ricordò tutte quelle volte in cui lui l’aveva salvata, in cui lui era stato gentile, tutte le volte però lei lo aveva trattato male.
 
Sono stata una cattiva persona una volta e non potrò mai fare ammenda per quello.
 
-A quanto pare non sei morto.-
Arya si fece avanti e infranse quel momento, Sansa tornò con i piedi per terra e indossò la maschera della Lady che in fondo non le dispiaceva.
-No lupacchiotta, non sono morto.-
-Non sei più sulla mia lista Mastino.- le disse prima di voltargli le spalle per rientrare a Grande Inverno.
Sansa la seguì con lo sguardo e una stretta al cuore le fece capire che sua sorella non sarebbe più tornata quella di una volta ma che sarebbe sempre stata lei, in qualche modo, o con qualche faccia diversa.
Un ringhio lontano le fece alzare gli occhi al cielo e vide le sagome dei draghi volare sopra la sua tesa, sopra la sua casa.
-Non riuscirò mai ad abituarmi a loro.- farfugliò guardandoli.
-Forse un giorno.-
 
La voce della Regina baciata dal ghiaccio catturò la sua attenzione; indossava una pelliccia bianca, pesante mai suoi abiti erano neri, erano abiti da guerra, i capelli erano meno intrecciati e si rese conto in quel momento di quanto fossero bianchi come la neve che stava scendendo in quel momento ma i suoi occhi catturarono la sua attenzione, erano duri, erano pronti a tutto, erano occhi folli.
 
Forse ancora gli dèi non hanno scelto il suo lato della moneta.
 
-Tutto bene, Sansa?-
Jon le poggiò una mano sulla spalla e le sorrise, suo fratello o meglio suo cugino le era mancato e in quel momento si rese conto con tutte quelle persone a circondarla, a guardarla, si sentì a casa.
 
***
 
 Dany slacciò il laccio della pelliccia e la lasciò cadere a terra, ne percepì il tonfo ma non vi badò, lentamente si avvicinò alla finestra ed osservò il cielo, Drogon e Rhaegal erano là sopra da qualche parte, riusciva a percepirli anche se non li poteva vedere.
Il pensiero di Viserion la colse all’improvviso e le strappò un lamento, quel drago portava il nome del fratello che aveva amato, odiato ed ucciso, forse era stato solo un mero caso o forse no, ma si erano portati via lui e non gli altri, e quella consapevolezza l’aveva fatta riflettere più di una volta.
Lentamente però scosse la testa chiudendo gli occhi, suo figlio era morto e non avrebbe avuto alcun senso fare tutte quelle congetture, suo figlio era morto e solo la morte poteva pagare per la vita.
Si passò distrattamente una mano sulla pancia piatta, non credeva di essere incinta, non ci avrebbe creduto neanche se l’avessero fatta partorire in quel momento, ma il pensiero carezzava la sua mente, la tentava, la lasciava sveglia la notte e la consumava, e se fosse stata davvero incinta?
Se avesse dato alla luce un figlio vivo?
Cosa sarebbe successo?
 
Forse morirò di parto e neanche lo vedrò nascere.
“Sempre negativa.”
Sono solo realista, mia madre è morta dandomi alla luce, forse quello sarà il mio destino, se e solo se partorirò un altro figlio.
Vivo.
 
Aveva imparato a non illudersi più di tanto, conosceva il suo corpo ma dal giorno in cui era scappata percepiva che qualcosa era cambiato, si sentiva diversa oppure era semplicemente uscita pazza, forse si rese conto che sarebbe stata la risposta più sensata a tutto quel farneticare.
 
Sono stata con un altro uomo prima di Jon e non sono mai rimasta incinta, perché la morte di Viserion dovrebbe aver cambiato questa condizione?
“Solo la morte ripaga per la vita, lo sai tu come lo so io e sai bene che non è solo una leggenda, conosci la verità che queste parole portano con sé.”
Anche troppo bene.
 
-Si può?-
Daario entrò dentro la sua stanza e rimase in silenzio, in attesa che lei parlasse.
Si permise di guardarlo, di osservare l’uomo che l’aveva amata per tanto tempo ma non provò niente, nessun rimorso, nessun rimpianto, il suo cuore era troppo pieno di Jon per pensare ad altro.
-Hai controllato che sia tutto apposto?-
-Tutto come hai chiesto, il campo è stato montato, anche se i Dothraki non sono molto felici per questo freddo ma in qualche modo si abitueranno.-
-Fagli avere vestiti più pesanti, riusciranno a resistere meglio.- disse, sedendosi vicino alla finestra.
-Non stai bene?-
-Sono solo stanca, Daario.-
-Hai il viso pallido e le occhiaie, non riesci a dormire con il tuo uomo del Nord accanto?-
-Ah, vorresti essere tu a scaldare il mio letto, per caso?- chiese, non riuscendo a nascondere un sorriso per la sua battuta.
-Credo di averlo già fatto.- disse, avvicinandosi a lei.
-Altri tempi, un’altra guerra.- rispose, distogliendo lo sguardo.
-Ma non è questo che ti preoccupa.-
-No, è vero.-
-Cosa allora?-
-Pensieri.-
Daenerys non si sarebbe confidata con lui, non si sarebbe confidata neanche con Jon, era il suo fardello e lo avrebbe portato lei sulle spalle e lei sarebbe stata la sola a conoscerlo; c’era altro cui pensare, c’erano morti da uccidere e persone da salvare, non poteva angosciare il Re del Nord con la sua presunta gravidanza, non poteva farlo.
Un altro rumore però la distrasse e si voltò verso la porta, Arya la stava guardando in attesa e dopo pochi attimi entrò lo stesso.
-Ti stanno aspettando.-
-Non era prevista una riunione.- rispose, alzandosi di colpo.
-No, ma è stato Brann a richiederla. È urgente.-
-Cos’è successo?-
-Non ti piacerà.- disse, per poi scortarla fuori dalla stanza.
Si soffermò un attimo su Daario ed annuì dandogli il permesso di seguirla, anche se in quel momento avrebbe voluto Jon al suo fianco ma in qualche modo si consolò, lo avrebbe visto presto.
 
*
 
Dany si sedette vicino a Jon attorno al tavolo del solarium ed osservò gli altri invitati, tra cui Sansa e Arya, Jorah e Daario, il Mastino, Samwell Tarly e Brann e Tyrion e Ser Davos poco distante dal tavolo con Missandei e Verme Grigio.
In quel momento il cognome di Sam non le ricordò niente ma improvvisamente ricordò e lo sguardo che si scambiò con il suo Primo Cavaliere le diede la conferma, aveva fatto bruciare suo padre e il fratello di quel ragazzo; si voltò a guardarlo ed inghiottì il groppo che si ea formato in gola, glielo avrebbe detto, avrebbe detto la verità, soprattutto perché aveva visto come Jon lo aveva salutato, li legava una forte amicizia e lei non avrebbe mancato di rispetto alla sua famiglia.
-Ciò che ho visto non vi piacerà.- esordì il ragazzo, -Ma non piacerà a te più di tutti, Maestà.-
Dany si mosse a disagio sulla sedia, non capendo a cosa si stesse riferendo, odiava le lunghe pause e il suo modo di palare ma cercò di portare pazienza.
-Di cosa di tratta?-
-Il Re della Notte ha attraversato la Barriera.-
-Non può… I Non-Morti non possono farlo, la Barriera è fatta di antica magia, non possono attraversarla.- rispose Sam, balbettando.
-Possono farlo, lo hanno fatto e l’hanno buttata giù, così sono riusciti a passare.-
-Buttata giù?- chiese la Regina incredula, -Come hanno fatto a buttarla giù? È impossibile!-
-Brann deve esserci una spiegazione.-
-C’è una spiegazione infatti, hanno trovato solo il modo di farlo e quel modo si chiama Viserion.-
 
Il mondo di Daenerys Targaryen divenne buio per un paio di secondi, quando alzò lo sguardo Jon le stava stringendo una mano, ma non percepì niente, non provò niente, batté più volte le palpebre e mise a fuoco Brann, cercò le parole ma non le trovò, si sforzò come non le era mai successo ma riuscì a parlare.
-C… Come?-
-Il Re della Notte ha resuscitato Viserion, adesso fa parte della sua schiera, è grazie a lui se hanno abbattuto la barriera.-
-Viserion è vivo?-
-No, è morto Daenerys. Lo ha riportato in vita, ma non è più Viserion.- percepì la sua voce addolciarsi, come per indorare la pillola ma non gli credette.
Suo figlio era vivo, Viserion era vivo e stava venendo ad ucciderla
Si portò la mano alla bocca e represse un connotato di vomito, chiuse forte gli occhi e respirò con la bocca aperta, cercando di calmarsi ma senza riuscirci.
Percepì Jon, la sua voce, le chiedeva scusa, le stava chiedendo ancora scusa per quello che era successo, per ciò che il Re della Notte aveva fatto, le stava chiedendo scusa perché suo figlio era tornato in vita e loro l’avrebbero dovuto uccidere, o sarebbero stati uccisi.
Udì Drogon ruggire lontano, udì il suo dolore e percepì la sua presenza, avrebbe preferito trovarsi lì con lui e Rhaegal e volare lontano da quel dolore, il cuore le stava scoppiando dentro il petto, si portò una mano alla sua altezza e strinse forte la veste, lo avrebbe strappato se ne fosse stata capace, solo per far smettere il dolore.
-Io…-
Si alzò anche se percepì le gambe molli e il respiro affannoso, doveva uscire da quella stanza.
 
Viserion. Viserion. Viserion è vivo.
“No lui è morto.”
E sta venendo a uccidere anche me.
Viserion.
Mio figlio è vivo.
“No è morto. Non è più tuo figlio.”
Viserion.
 
Aprì la porta della stanza e senza pensarci lasciò andare il connato di vomito che aveva trattenuto fino a quel momento e prima che le ginocchia toccassero terra, due forti mani la presero per le spalle e poi ci fu il buio.
 
***
 
Sansa alzò lo sguardo, l’Albero-Diga stava ricambiando il suo sguardo ma non disse una parola, restava in silenzio così come aveva fatto lei per il resto del pomeriggio.
Tirò un forte sospiro e si mise seduta sulla panchina, stringendosi la pelliccia addosso.
Quello che Brann aveva detto in qualche modo aveva di nuovo cambiato gli equilibri del gioco e loro stavano di nuovo perdendo.
 
Non vorrei essere lei, non vorrei svegliarmi con la consapevolezza che mio figlio è vivo e che sta venendo ad uccidermi; che mio figlio non è più mio figlio, ma un mostro.
“Sono dei mostri, i draghi non sono animali di compagnia.”
Per noi non lo sono, ma per lei sono molto di più.
 
Sansa aveva visto la sua reazione e in quel momento il cuore le era salito in gola e minacciava di scappare via; aveva letto il dolore nei suoi occhi, l’angoscia e la rassegnazione al destino che le sarebbe toccato, la consapevolezza che il figlio era vivo ma che non era più suo figlio l’aveva distrutta, più di vederlo morire davanti ai suoi occhi e lei non aveva potuto fare niente per aiutarla e avrebbe tanto voluto farlo.
Aveva visto Jon alzarsi dietro di lei e sorreggerla appena uscita dalla porta, aveva proposto di aiutarlo ma lui aveva scosso la testa e vi aveva letto nei suoi occhi tristezza e poi era andato via con lei stretta tra le sue braccia.
Così aveva preferito chiudersi nel Parco degli Dei, lasciando i suoi pensieri uscire e sperando di ricevere qualche risposta, ma non aveva ottenuto niente.
Solo silenzio.
Fino a quel momento.
 
-Preghi ancora gli dei uccelletto?-
Sandor Clegane era vicino a lei e non si era accorta minimante della sua presenza, alzò lo sguardo e lo osservò: non era invecchiato anche se la lunga barba poteva ingannare il suo aspetto, sembrava solo più consapevole del mondo, la sua faccia bruciata però non le faceva più ribrezzo, non la spaventava ed in fondo non si stupì: non era più la stupida ragazzina di Approdo del Re, era una donna adesso e di cose più brutte ne aveva viste parecchio.
-Mi da conforto.- rispose dopo qualche secondo.
-Non credo che ci aiuteranno, non lo hanno mai fatto.-
-Se siamo vivi, se siamo qui è anche merito loro.- disse, alzandosi per arrivare accanto a lui.
Il Mastino era sempre stato più alto, più possente di tutte le persone che aveva conosciuto, ma quella riscoperta umanità lo rendeva anche più avvincente, più presente, più vero ai suoi occhi di quanto non lo fosse mai stato.
Lo rendeva attraente.
Desiderabile.
 
Sansa scosse la testa al solo pensiero, il Mastino non l’avrebbe mai voluta, era solo un uccelletto.
“Ma tu lo vorresti?”
Ciò nonostante non ebbe il coraggio di rispondere a quella domanda, avendo quasi paura della risposta che avrebbe ottenuto da se stessa.
-Quel cazzo di drago ci ha messo in un bel guaio, se prima credevamo di poter vincere, adesso quello ci manda tutti all’altro mondo e fanculo i Sette Regni.-
-Anche noi abbiamo dei draghi.-
-Hai visto come ha sclerato la fottuta Regina? Quella non si riprende.-
-Quella ti ha salvato il culo oltre la Barriera.- gli fece notare, usando una parola abbastanza colorita per catturare la sua attenzione.
-Uccelletto, che ti è successo? Sei diversa.-
I suoi occhi la scrutarono attentamente, e lei decide di lasciarsi guardare, sapeva che il Mastino non sarebbe mai arrivato così in fondo ma gli avrebbe permesso di leggere qualcosa, di capire il suo dolore, e quello che l’aveva resa diversa.
-Ho visto un po’ di cose da quando ho lasciato Approdo del Re, non cose belle ma sono sopravvissuta a queste e tu?-
-Dopo che tua sorella mi ha lasciato morire ho cambiato vita per un po’ ma ciò che lasciamo indietro torna sempre a cercarci per riscuotere.-
-Sì, è vero a meno di non troncare direttamente con il passato.-
-Uccidere sarebbe la soluzione migliore.-
-Concordo con te, Ser.-
-Non sono un fottuto ser.-
-No.- Sansa sorrise guardandolo e vide il suo sguardo addolcirsi in quel momento, -Ma sei migliore di molti che portano quel titolo.-
Lentamente si congedò lasciandolo lì, il Mastino non era più il cane del re, la bestia che eseguiva i suoi ordini, era più umano, era reale e in qualche modo le entrò nel cuore e lo scaldò.
Lui era stato buono con lei nonostante fosse solo una bestia, adesso sarebbe stato tutto diverso, non lo avrebbe trattato in modo disonorevole e in fondo gli aveva detto la verità: si era comportato sicuramente meglio di Ramsay Bolton.
 
*
 
Daenerys si rigirò il calice di vino tra le mani, bevendone ogni tanto qualche goccia per riscaldare il cuore.
Si era ripresa già da qualche ora ma non aveva trovato il coraggio di uscire dalla stanza di Jon, nonostante ci fossero dei piani da decidere, delle strategie da approvare e degli eserciti da governare ma il dolore quella volta l’aveva portata giù, troppo giù e risalire le stava risultando troppo difficile, troppo faticoso, troppo doloroso.
Lasciò andare le lacrime che per quella giornata aveva trattenuto e in quel momento percepì anche il suo cuore piangere, lacrime amare, lacrime come il veleno.
-Dany.-
Le mani si Jon scacciarono via le lacrime e le alzarono il viso per trovare il suo poco distante.
-Non ci riesco.- disse, chiudendo gli occhi e lasciando andare altre lacrime.
-Fa troppo male, io non ci riesco.-
-Lo so, lo so che ti fa male ma devi essere forte anche per questo, anche per lui. Devi reagire se non lo farai saremo tutti perduti.-
-Lo ha preso apposta Jon, voleva mio figlio e li avrebbe uccisi tutti se tu non mi avessi fatto scappare in tempo.-
-Forse sì ma se lui è morto la colpa è stata mia, se fossi stato più cauto, se ti avessi ascoltato quella volta non ci saremo trovati in quella situazione.-
-Senza però non avremmo avuto l’aiuto di Cersei.-
-Dov’è il suo aiuto? Il suo esercito non ci ha accompagnato e le vedette non vedono nessuno a miglia di distanza, ho un brutto presentimento.-
-Tyrion ci ha assicurato che sua sorella ci avrebbe aiutati, mi fido di lui.-
-Io non mi fido di Cersei Lannister invece, non ci ha mai dato modo di dimenticare, il Nord non dimentica e quello che lei ha fatto… Non potrà mai essere dimenticato.-
-Jon ci serve la sua alleanza e dobbiamo portare pazienza, sei tu il primo che me lo ha insegnato.-
-Se io avrò pazienza, tu dovrai trovare la forza di reagire. Hai altri due figli che sono pronti a combattere per te e con te, hai un’armata colossale che aspetta un tuo ordine, il Nord ti appartiene e ti seguirà e io…-
-Jon questa è la nostra battaglia, non la mia.- Daenerys passò una mano lungo la sua barba e sorrise, -Io sono solo una pedina dentro il Grande Gioco e forse non ho ancora imparato a giocare bene ma so che assieme potremo farcela, in fondo non vogliamo che il mondo finisca, vero?-
Jon sorrise e il suo cuore trovò finalmente un po’ di pace, la verità che Bran le aveva rivelato era scomoda e dolorosa e le aveva fatto di nuovo sanguinare il cuore: aveva pianto la morte di un figlio e adesso aveva pianto di nuovo per il suo ritorno, Viserion sarebbe venuto ad ucciderli e lei lo avrebbe dovuto fermare a qualsiasi costo e quel pensiero però le fece gelare il sangue, avrebbero dovuto usare Drogon o Rhaegal e perderli per lei sarebbe stata la sua condanna a morte.
In quel momento si passò di nuovo la mano sulla pancia, suo figlio aveva pagato per una vita ma qualcosa le disse che non sarebbe arrivata a vederla quella vita, forse il suo tempo era stato già pianificato molto tempo prima e gli dèi si sarebbero presi gioco di lei, un’altra volta.
Forse per l’ultima volta.
 
Dany alzò lo sguardo verso la finestra e ciò che vide la fece alzare dal letto, Jon la guardò e seguì anche lui il suo sguardo e rimase sorpreso come lei.
-Credi che sia lui?- chiese, rivolgendogli uno sguardo curioso.
-Sì, non c’è dubbio ma non ha alcun senso.-
-E`solo. Questa è l’unica cosa che non ha senso.- disse recuperando la pelliccia per uscire dalla stanza.
Jon la seguì e lei se lo ritrovò accanto in poco tempo, le sfiorò il braccio velocemente ma la sua stretta era stata decisa e sicura, erano assieme in quella guerra, erano assieme in quel momento e per quelli che sarebbero venuti dopo, adesso ne era sicura.
Dany e Jon scesero velocemente le scale e si diressero verso la Porta principale, il freddo li investi quando lasciarono le mura calde e rassicuranti del castello ma ebbero la conferma, non si erano sbagliati: Jaime Lannister era davanti a loro, ed era solo.
-Sei solo.- la Madre di Draghi si avvicinò a lui senza alcuna paura ma percepì chiaramente la propria rabbia ribollire nelle vene.
-Jaime.-
Brienne si avvicinò a loro e guardò sorpresa e con grande ammirazione l’uomo che era appena arrivato.
-Brienne, avevi ragione.- disse semplicemente.
Daenerys osservò lo sguardo che si lanciarono ma decise di fare finta di niente, non conosceva la loro storia e forse mai l’avrebbe saputa ma il passato non rimaneva mai tale e lei questo lo sapeva bene.
-Ser Jamie, vorrei una spiegazione.-
-Dov’è l’esercito di tua sorella?- chiese Jon, avvicinandosi.
-Non c’è nessun esercito. Non verrà nessuno ad aiutarvi.- disse, guardandolo la Regina baciata dal Ghiaccio negli occhi.
Dany cercò di mantenere la calma, strinse le mani a pugno e si morse il labbro ma stava tremando, e sapeva benissimo che non era dovuto al freddo; era stata presa in giro, la Regina l’aveva presa in giro davanti a tutti e Tyrion… Tyrion l’aveva presa in giro, ancora una volta, l’aveva raggirata o consigliata male, ancora una volta stava perdendo.
Drogon volò sopra le loro teste e ruggì.
-Daenerys.- la voce di Jon era vicino al suo orecchio ma in quel momento neanche lui l’avrebbe fatta calmare, e seppe per certo che il lato che gli dèi le avevano destinato era lo stesso di suo padre e di suo fratello Viserys, nonostante lei ci avesse provato ad essere buona, ad essere come Rhaegar, come sua madre Rhaella, ma non aveva preso da loro, non era come Jon, lei era il seme marcio della famiglia Targaryen ma per una volta non le interessò, avrebbe preso Approdo del Re, avrebbe preso la testa della Regina e l’avrebbe fatta mangiare a Drogon e solo allora avrebbe esultato.
 
“O li potresti bruciare tutti.”
 
-Li brucerò tutti, brucerò Approdo del Re, brucerò tua sorella e mi prenderò quello che mi appartiene, anche se non avrò più alcun esercito, non mi importa se dovrò diventare la Regina delle Ceneri, ma nessuno si permetterà di prendersi più gioco di me.- disse a denti stretti, cercando di mantenere un minimo di calma.
-Tuo padre disse la stessa cosa, tuo padre lo disse anche in punto di morte ma non ebbe mai modo di bruciarli tutti, non essere come tuo padre, non sei come lui.-
-Cosa ne sai di mio padre, tu?!-
-Sono stato io ad ucciderlo.- disse guardandola in faccia, -Sono lo Sterminatore di Re, forse non lo avevi ancora capito ma io conosco bene la tua famiglia e tu non sei come loro.-
-Tu non sai niente.- sbottò, piena di rabbia.
-Io sono come loro, sono come Aerys e Viserys, non hai idea di chi tu abbia davanti.-
-Sei la Regina che scelgo di seguire e di difendere, non mi interessa altro.-
-Volti le spalle a tua sorella? Ai Lannister?-
-Sì.- rispose deciso, stringendo la mano all’elsa della spada.
-Non sono come loro, non lo sono mai stato ma non ho mai voluto vedere la verità, mi serviva una spinta.- disse guardando la guardia del corpo di Sansa.
 -Tu scegli di seguirmi e tua sorella di tradirmi, dimmi cavaliere, quale testa mi darà più conforto?!-
-Maestà!- la voce di Tyrion le fece distogliere lo sguardo dal fratello e la fece concentrare sul suo Primo Cavaliere.
-La testa di Jamie dovrebbe stare attaccata al suo corpo, è un abile combattente, la sua spada ci sarà utile.-
-Bene.- esordì, non riuscendo a nascondere una strana inclinazione della voce.
-Allora sarà la tua testa che vorrò.-
-Non credo che sia il caso.- le disse Jon, cercando di prenderla in disparte, -Non ti servirà a niente la sua testa, ma i suoi consigli sì, quelli ti serviranno e serviranno anche al Nord e alla guerra, quindi non puoi ucciderlo.-
-Jon non dirmi chi posso o non posso uccidere, perché se voglio la sua testa io l’avrò.- disse, avvicinandosi al Folletto.
-Lo so che sei arrabbiata ma davvero, la mia testa non ti sarà utile.-
-Allora spiegami perché tua sorella non ha mandato qui il suo esercito, spiegami perché tuo fratello dice che non lo manderà mai un esercito.-
-E così?-
-Sì e c’è di peggio, ha usato l’oro di Oleanna Tyrell per comprare dei mercenari, la Compagnia Dorata.-
-Merda.- esordì Daario Naharis poco distante da loro, -Sono i peggiori mercenari delle Città Libere, se vengono pagati niente e nessuno li farà desistere dal completare la loro missione.-
-Come arriveranno a Westeros?-
-Greyjoy. Li prenderà con le sue navi, non ha mai abbandonato Cersei.-
-Quindi Tyrion ricapitoliamo.- Daenerys incrociò le mani dietro la schiena e s’incamminò verso di lui -Non ho l’esercito per cui avevo concordato, e non arriverà mai, ma ho tuo fratello, lo Sterminatore di Re, una spada, una buona spada ma poco utile contro i Non-Morti, e quando la battaglia sarà finita avrò un altro problema, dovrò occuparmi di questa Compagnia con meno uomini di ora, e forse con nessuno drago, e non avrò mai Approdo del Re, non avrò quel Trono per cui mio padre è stato ucciso e Viserys ha tanto lottato.
Non avrò niente e la colpa sarà solo ed esclusivamente tua, quindi dimmi Tyrion, come intendi sistemare questa situazione?-
 
Dany si fermò davanti a lui, gli occhi viola erano gelidi, freddi e spietati, accerchiati dalla follia, il corpo rigido e contratto per la rabbia e la tensione che le scorreva nelle vene, quando guardò in cielo Drogon atterò sulle mura di Grande Inverno, esattamente alle sue spalle e ruggì.
 
O avrò la sua testa o avrò un piano
Tocca a lui scegliere se vuole salvarsi la pelle.
 
 



∞Spazio Autrice: Eccomi tornata!! Purtroppo lo so che questi aggiornamenti settimanali non sono il massimo ma sto preparando due esami e per completare un capitolo ci metto più tempo del dovuto, quindi vogliatemi bene XD
Sto facendo del mio meglio ^^
Sansa ci spiega un pò cos'ha fatto in attesa del ritorno di Jon e quando lo vede tornare ritrova un vecchio amico, il Mastino ha uno strano effetto su di lei e lo abbiamo visto anche nel resto del capitolo, ormai Sansa è scresciuta non è una bambina e sa che lui non gli farebbe mai del male, ha visto molte cose brutte nella sua vita ma in qualche modo si rende conto che lui non sarebbe così terribile, ma che anzi potrebbe andare bene.
Dany è perplessa per la sua situazione, non crede di essere incinta e ha paura che non esserlo le potrebbe solo fare più male, ma Brann le da una notizia ancora peggiore, suo figlio è tornato in vita e non le appartiene più.
Diciamo quindi che anche per lei ci sono una serie di sconvolgimenti psicologici e l'ultima parte le batte tutte, con Jaime alla riscossa!!
Una precisazione, la comunicazione di Brann sulla Barriera diciamo che arriva in tempo reale, né prima né dopo, quindi la tempistica è leggermente diversa dalla serie :D
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, più del precedente in cui non ho avuto il piacere di leggere nessua recensione :/ ma come sempre ringrazio a tutti i miei sostenitori e chi ha messo la storia tra preferite ecc e chi ha solo letto <3

Spoiler:

-Riesco a vederla.-
Daenerys percepì il proprio cuore rimbalzare dentro il petto, il rumore sordo si propagò anche nelle orecchie, un suono costante che le faceva capire quanto avesse compreso quelle parole.
-Riesco a vederla, non ho dubbi in merito ma non riesco a vedere te, la tua immagine è sfocata. Il tuo destino è incerto.-

*

Daenerys sorrise e come ogni volta Drogon percepì il suo pensiero e batté le ali, Rhaegal urlò poco distante e prese anche lui il volo; in pochi secondi si stavano librando nel cielo e quando si voltò per guardare Jon vide il suo sorriso.
E per un solo momento ebbe l’impressione che le sue iridi fossero viola, esattamente come le sue, esattamente come quelli di Rhaegar.

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Capitolo 9
*** Love and Honor ***


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Love and honor
 
Jon rimase fermo, lo sguardo ancora fisso nell’esile figura di Daenerys che in quel momento sembrava tutt’altro che esile, il respiro di Drogon gli arrivava alle spalle e lo fece rabbrividire.
Come lui però nessuno si era mosso, Tyrion e Jaime erano ancora fermi, Brienne poco distante mentre il resto delle persone tra cui le guardie, Daario e alcuni contadini non avevano mosso un muscolo, troppo terrorizzati dal drago sopra le loro teste per potersi muovere.
-Sto aspettando, Primo Cavaliere.-
La voce della Regina era gelida, il sorriso amaro e folle per la delusione, in cuor suo capiva cosa stesse provando, era stata tradita da chi era a lei più vicino, da chi aveva promesso lealtà e alleanza, era successo anche a lui nei Guardiani della Notte, lo avevano tradito alla prima occasione e lo avevano ucciso.
-Daenerys ascoltami… Drogon…-
-E`lì perché gli ho chiesto di stare lì, Jon. Non farà niente a meno che io non glielo chieda.- sussurrò, senza però voltarsi verso di lui.
-Va bene Drogon è sotto controllo, ma tu?-
-No. Per niente.-
-Daenerys ero sicuro che ci avrebbe dato il suo appoggio. Non ti ho mentito, e lei aveva promesso, credevo che per una volta fosse stata sincera, credevo che per una volta Cersei avesse detto la verità.-
-Cosa le hai promesso?-
Il volto della Targaryen s’indurì ancora di più dopo che ebbe pronunciato quella frase, Jon l’osservò con attenzione, ma si rese anche conto che il Folletto era sbiancato, Tyrion si stava torturando le mani e aveva smesso di guardarla in faccia, come se temesse la sua reazione ed in quel momento capì che lei aveva avuto ragione.
Aveva promesso qualcosa a Cersei per ottenere il suo esercito ma lei aveva fatto di nuovo il doppio gioco, si era presa la ricompensa e aveva annullato la promessa.
-Ti ho chiesto: che cosa le hai promesso!!- urlò, non riuscendo più a trattenere la tensione.
-Il Trono. Le ho promesso il Trono.- ammise, Tyrion guardandola.
-Cosa?!-
-Lei aspetta un bambino ed ho promesso che il figlio avrebbe avuto il Trono.-
Dany fece un passò avanti ma poi si fermò, Jon avrebbe voluto aiutarla, e fare in modo che quella situazione potesse risolversi ma non riuscì a fare niente, non riuscì a dire niente, sapeva quanto quel Trono fosse importante per lei, e per la famiglia Targaryen, e in fondo era importante anche per lui, voleva che tornasse a chi spettava di diritto, voleva che lei potesse realizzare il suo desiderio e avrebbe mosso mari e monti per aiutarla a fine guerra ma quella promessa rendeva tutto più difficile.
-Hai complottato contro di me, quando avevi promesso che saresti stato al mio fianco, sempre e comunque… Hai…- Jon percepì il dolore nella sua voce, Daenerys era una donna forte, estremamente forte, ma quanto poteva sopportare in un’intera giornata, quanto?
 
Devo portarla dentro o…
“Non sai ancora se è davvero incinta…”
E se lo fosse?
 
-Hai complottato con tua sorella e alla fine ti sei fatto prendere in giro come se fossi un ragazzino, come se fossi ancora dalla loro parte, come se non contassi niente.
Mio figlio è morto per quella spedizione Tyrion, ho perso un figlio per recuperare quel Non-Morto e convincere tua sorella e non è servito a niente.
La sua morte è stata inutile per colpa tua.-
-Credevo di fare la cosa più giusta, credevo che ci avrebbe aiutato, credevo che così facendo avremmo vinto la guerra.-
-E cosa speravi che succedesse a fine guerra? Che io morissi così tuo nipote avrebbe avuto il Trono tutto per sé? O che morisse Jon? Il legittimo erede al Trono? O…?- si portò una mano alla pancia e lui poté leggere tutto il dolore di quel gesto, tutto il dolore che aveva provato perdendo il suo primo figlio, il dolore che le avrebbe causato se non fosse stata veramente incinta.
Solo allora Jon le posò una mano sulla schiena, aveva bisogno di lei e lei di lui e lo percepiva, riusciva a percepire ogni fibra del cuore di Daenerys come non gli era mai successo con Ygritte e poco gli importò della plateale dichiarazione che stava dando.
Lei era sua, le apparteneva in questa vita e in quella dopo ancora e non l’avrebbe mai lasciata sola ad affrontare la tempesta.
-Io non lo sapevo.- ammise Tyrion guardandola negli occhi.
-Ti sei tanto preoccupato per la mia successione ma non ti sei mai davvero chiesto cosa volessi io, forse non avevi davvero così tanta fiducia in me e nelle mie capacità di riuscire a prendere quel Trono, o forse sei sempre stato solo un Lannister.-
La Regina distolse lo sguardo e guardò il drago sopra la sua testa, poco dopo Drogon batté le possenti ali e andò a cercare il fratello, lontano dalla madre e della possibile esecuzione.
-Mi hai deluso.- sussurrò la ragazza, voltandogli le spalle.
-Daario portalo via, non voglio vederlo.-
-Maestà…-
-Ser Jaime se hai davvero giurato di seguirmi, di proteggermi non darmi un buon motivo per darti in pasto al mio drago, lascia stare tuo fratello, non gli sarà fatto alcun male, per il momento.- gli disse, guardandolo e sfidandolo.
-Si mia regina.-
Dany annuì brevemente e si voltò verso di lui, i suoi occhi adesso erano supplicanti e lui annuì silenziosamente, l’avrebbe confortata e portata lontana da tutto quello, l’avrebbe salvata ancora una volta.
-Sei come lei.- sussurrò Jamie mentre si allontanarono.
-Come?-
Daenerys si voltò a guardarlo e quando lo fece anche Jon notò gli occhi del Lannister persi nel passato, in qualcosa che non avrebbe più rivisto o protetto, in qualcosa in cui credeva fermamente ma che si era spezzato.
-Sei come tua madre, Daenerys Targaryen Nata dalla Tempesta, sei come Rhaella. Non sei come Aerys e so per certo qual è il lato della moneta che gli dèi hanno scelto per te.-
 
***
 
Sansa ancora una volta era rimasta spiazzata dagli avvenimenti della giornata e ancora una volta Cersei aveva un vantaggio su di loro, un vantaggio non indifferenze, anche se non conosceva molto bene la storia di questa Compagnia Dorata, ma da quello che Arya le aveva riferito erano i mercenari della peggior specie e loro li avrebbero dovuti fronteggiare prima o poi.
-Cosa ti preoccupa uccelletto?-
Sandor Clegane aveva la capacità di apparire all’improvviso e di lasciarla senza parola ma nonostante ciò questo non la infastidì, né le diede da pensare, cominciava anzi ad apprezzare quella compagnia, per quanto strana e vecchia fosse.
-Non riusciremo mai a batterli.-
-Brutta cosa la Compagnia Dorata, siamo fottuti.-
Sansa lo guardò con ammonimento, ma in quel momento si rese conto che il Mastino si era dato una ripulita, la lunga barba era sparita, i capelli erano puliti e gli abiti non puzzavano più, la faccia bruciata restava al suo posto ma era sempre la stessa faccia che conosceva e di cui non aveva più paura.
-Immagino che dovremo trovare un modo per farli passare dalla nostra parte, un piano efficace o ci ritroveremo assediati una volta conclusa la guerra.-
-Credi che la vinceremo, questa guerra?-
Sansa ci pensò su e nonostante le previsioni non fossero delle migliori, nonostante ogni giorno qualcosa andasse storto e i loro piani fallissero, nel suo cuore era dannatamente positiva, non era sopravvissuta a Joffrey, alla Regina, a Ramsay e Ditocorto per lasciarsi uccidere da un qualsiasi Non-Morto e aveva ancora troppe cose da fare per dichiararsi sconfitta.
-Sì. Vinceremo la guerra.- disse, guardandolo.
Sandor non rispose ma si sedette accanto a lei sulla panca della Sala Grande, accavallò le gambe e si versò del vino che bevette in un sol colpo e poi la guardò.
-Mi piace questo nuovo uccelletto.-
-Lo sai che non lo sono più.-
-Lo so ma non mi dispiace chiamarti così e poi Sansa… suona strano.-
-Sansa è il mio nome e a me piace essere chiamata così, anche da te.- rispose, sorridendo lievemente.
-Non ti faccio più paura, Sansa?-
-Ho visto cose peggiori, mostri, tu non sei come loro, come quello che ho visto. Non avrei mai dovuto avere paura di te.-
-Ero il cane del Re una volta, era per questo che avevi paura di me.-
-E adesso chi sei, Sandor? Sei ancora il Mastino?-
-Di nome ma non di fatto.- disse guardandola negli occhi.
Sansa stavolta sorrise apertamente, capendo di non essersi sbagliata sul suo conto; non era più quel mostro che aveva conosciuto, era più umano e la sua presenza era stranamente piacevole, e per la prima volta si stupì lei stessa di desiderarla così tanto.
 
“Cosa ti prende? Adesso il Mastino ti interessa?”
Forse sì.
Forse adesso lo vedo con occhi diversi, forse adesso posso davvero guardarlo in faccia e trovarvi un uomo.
Ma a cosa sto pensando? Non riuscirei mai a relazionarmi con lui in quel senso e lui non mi vedrebbe mai in quel modo, come una donna, vedrebbe sempre e solo una bambina, l’uccelletto di Approdo del Re.
“Tu non sei una bambina e credo che si sia accorto del tuo cambiamento, ti guarda quando tu non te ne accorgi e ti guarda con attenzione.”
Io… Forse sto solo vaneggiando…
 
Sansa si alzò non aggiungendo altro e percependo i propri pensieri andare alla deriva, preferì separarsi dal Mastino prima che facesse qualcosa di stupido o dicesse qualcosa di stupido.
In fondo cosa ne sapeva lei del suo cuore? Quell’organo le era sempre stato inutile e il più delle volte l’aveva portata sulla strada sbagliata e forse l’avrebbe rifatto quella volta e poi cosa ne sapeva Sansa dell’amore?
Non era mai stata amata da nessuno e lei credeva di aver amato, ma ad oggi si era resa conto che non era mai successo.
Nessuno si era mai interessato a lei per amore, ma solo per il titolo che rappresentava.
Quando fu vicina alla porta però sentì la voce di Sandor e si girò per guardarlo, era ancora seduto con il bicchiere di vino tra le mani ma gli occhi la stavano puntando, bramando.
-Quando arriverà la guerra Sansa non permetterò che ti accada niente.-
-Ci penserà Brienne.-
-Non metterò la tua vita nelle mani della cagna di Tarth, spero di essere stato esaustivo.- disse, prima di bere ancora.
-Molto esaustivo, Sandor.- rispose, non riuscendo a reprimere il brividio che le passò la schiena.
Forse non aveva vaneggiato poi così tanto.
 
***
 
-Bisogna trovare una soluzione.-
Dany alzò il viso per osservare Jon poco distante da lei, stavano di nuovo parlando nel solarium, un’altra riunione, un’altra assemblea che non avrebbe portato a niente e di questo ormai ne era sicura.
-A quale problema? I Non-Morti avanzano e la Compagnia Dorata sarà a Westeros prima di quanto pensiamo.- gli fece notare Davos, con calma.
-Troviamo una soluzione per entrambe le cose.- suggerì la Regina, allontanandosi dallo schienale.
-Come? Il tempo stringe e il nostro esercito così ammassato non ci permetterà di combattere quando arriverà l’orda.-
Daenerys si passò una mano tra i capelli e li liberò dall’acconciatura, anche quella ormai le dava troppo fastidio, come tutti quei pensieri, quei problemi e quelle strategie, avrebbe preferito il silenzio e bramava il cielo da quella mattina e si ripromise che a qualsiasi costo quella sera sarebbe andata via con Drogon per qualche ora e magari Jon l’avrebbe accompagnata.
-Dobbiamo dare più importanza al Re della Notte, adesso non possiamo soffermarci sui Sette Regni, se noi falliamo chi governerà non avrà più importanza.-
-Avrà importanza.- disse lei invece, -Non intendo lasciare alcuna speranza a Cersei Lannister, nessuna.-
-Cosa intendi fare?- chiese Daario, seguendo il suo ragionamento.
-Hai un piano.- gli fece eco Jorah e in quel momento lei non riuscì a non sorridere, erano le uniche persone che la conoscevano da tanto tempo e che sapevano come ragionava.
 
-Voglio combattere su più fronti.- disse con calma e finalmente percepì i suoi pensieri ordinarsi e permetterle di vedere il quadro generale, il disegno più grande cui stava mirando da giorni, -Non lascerò approdare la Compagnia Dorata, io e Drogon distruggeremo le navi prima che arrivino a Westeros, nel frattempo ci servono altri alleati, Delta delle Acque per esempio, ci dovrebbe essere ancora qualche Tully, ma non possiamo più fare affidamento su Alto Giardino, né sulle Torri Gemelle, gli eserciti sono dispersi, possiamo mandare un corvo a Dorne ma non credo che ci risponderanno e non credo che ci sia qualcuno al potere in questo momento, ma abbiamo anche Nido dell’Aquila come alleato.- Dany si alzò e guardò con attenzione tutti i membri presenti, -Spostiamo l‘esercito dove avremo un enorme vantaggio, non possiamo lasciarci sopraffare dall’orda, a costo di riunirci a Roccia del Drago e combattere da lì, ma non siamo nella posizione di perdere nessun uomo.-
-Tu vuoi davvero volare via da Grande Inverno, raggiungere Essos, da sola, e sbarazzarti di Euron?-
-Sì.- disse, guardando Jon.
-Non credere che ti permetterò di farlo.-
-Non resterò qui in attesa di Viserion, non resterò qui in attesa che ci uccidano senza lottare e non intendo lasciare a Cersei alcun vantaggio, anche se dovrò morire in questa guerra non intendo lasciarle il Trono e i Sette Regni!-
-Come pensi di occuparti di lei?- chiese Jaime, guardandola negli occhi.
-Dovrà morire lo sai vero? È solo questione di tempo, prima o poi se non io qualcuno la ucciderà, mi dispiace per il bambino. Lui è innocente ma sua madre no.-
-Lo so, l’ho capito nel momento esatto in cui le ho voltato le spalle. Sapevo che non l’avrei più rivista.-
-La cosa non ti disturba?- chiese di rimando.
-Non quanto dovrebbe, per anni ho cercato il suo amore e la sua approvazione ma lei mi ha sempre rimpiazzato facilmente per poi chiedermi l’impossibile o chiedermi di combattere. Il suo non era amore, forse non mi ha mai amato.- disse, liberandosi per la prima volta di quella verità che pesava sul cuore come un macigno.
-Bene. E credo di sapere anche chi sarà a farlo.- disse guardando Arya Stark negli occhi.
-La Regina ha forse chiesto a questa ragazza di prendere un nuovo volto?-
-Sai perfettamente che so, cosa sei capace di fare, quindi sai anche cosa dovrai fare.-
-Sì lo so, lei è ancora nella mia lista.- disse, tranquillamente.
-Vuoi mandare Arya ad Approdo del Re? Da dola? Ma questo piano da dove ti è uscito scusami?- le urlò contro Jon, la cui calma era andata persa già da qualche minuto.
-Questo è il miglior piano che abbiamo.- disse Ser Davos, guardandolo con attenzione.
-Lo credi veramente?-
-Daenerys ha ragione.- la voce di Bran li fece girare verso di lui, -Per vincere il Re della Notte bisogna cambiare le carte in tavola, e se non lo farete ci ucciderà tutti.-
-Devo pensarci.- rispose il Re del Nord, sconfitto dopo quelle parole.
Daenerys si rimise seduta e si permise qualche minuto per riprendersi e soprattutto mettere in ordine le poche idee che le erano rimaste.
-Bran ho bisogno di chiederti una cosa.- disse, lo guardò attentamente e percepì il proprio cuore perdere un battito ma si fece forza ed andò avanti, -Puoi dirmi che nome ha dato mio fratello a Jon?-
Quella domanda colse tutti di sorpresa, tra cui lo stesso interessato, Davos e Jorah si scambiarono uno sguardo veloce, mentre Arya parve la meno interessata, Jaime invece li guardò con interesse e vide nei suoi occhi farsi strada quella che era la risposta alla sua domanda.
-Perché ti interessa?- le chiese, posandole una mano sulla sua.
-Ho solo bisogno di sapere.- ammise.
Dany era stata da sempre una persona curiosa e da quando aveva scoperto che Jon, la persona cui apparteneva, era il figlio di suo fratello non si era mai posta quella domanda, fino alla scorsa notte ed adesso aveva un disperato bisogno di sapere, di conoscere quella verità che Rhaegar non gli avrebbe mai narrato.
-Aegon. Aegon Targaryen.-
-Grazie.- sussurrò, si ritirò sulla sedia e il peso si quel nome le si insinuò nel cuore.
Forse non se l’era aspettato, sapendo per certo che anche l’altro figlio che aveva avuto con la Martell era stato chiamato in quel modo, ma Aegon era un nome potente, il nome di un conquistatore e Jon non era stato da meno.
La sua famiglia sceglieva i nomi con saggezza, lei era stata chiamata come un’altra Daenerys, sposata con un Martell da cui scaturì una ribellione, forse anche il suo nome era abbastanza appropriato.
-Jon non sempre quello che vedo è chiaro e non sempre posso vederlo in tempo.- Bran aveva ripreso a parlare con molto calma, catturando l’attenzione di tutti, -Non posso prevedere se il piano andrà a buon fine o se vinceremo al Guerra, posso dirti che il piano di Daenerys è buono.
Il Re della Notte sa che ci troverà qua ed essere meno prevedibili possibili è la scelta più sensata per rimanere vivi.-
-Credi che non lo sappia?- gli chiese, sorridendo amaramente, -So che questo piano è l’unico piano che abbiamo, so che in qualche modo dobbiamo prevenire anche il dopo guerra anche se non riesco neanche a vederlo in questo momento, ma ci servono alleati, ci serve un posto sicuro, qua giochiamo sul loro terreno e siamo in svantaggio.-
-Un piccolo gruppo partirà per ottenere gli alleati, mentre tu Jon…-
-Lo so Daenerys, io resterò qui a guidare l’esercito verso un posto sicuro, a prepararli, le armi col vetro di drago sono quasi pronte ma armare un esercito sarà difficile, ma non intendo arrendermi.-
-Mi dispiace di aver coinvolto Arya in tutto questo ma lo sai anche tu che è l’unica che può portare a termine questa missione. Cersei deve morire.- affermò guardando la sorella poco distante da loro, la quale non aveva replicata a quell’affermazione.
-Mi ricordo di una bambina che non sapeva neanche brandire una spada ma che amava mettersi in mostra davanti nostro padre… davanti Eddard Stark.- disse muovendosi sulla sedia come se quella verità fosse scomoda, e sorridendo verso la sorella più piccola -Non potrò mai accettare del tutto cosa è diventata ma so per certo che porterà a termine la sua missione.
Sia lei che Sansa sono riuscite a raggirare Ditocorto e per farlo devono essere state davvero brave.-
-Lo credo anche io.-
Dany era stanca, stanca di quella giornata infinita, stanca di parlare e stanca di pensare a tutte le possibile implicazioni, il solo fatto che Viserion fosse vivo e che Jaime Lannister avesse deciso di giurarle fedeltà non faceva altro che metterla di cattivo umore o lasciarla in uno stato catatonico.
E non aveva ancora risolto la situazione con Tyrion, non sapeva neanche cosa fare con lui; e non poté nascondere a se stessa il bene che provava verso il nano, era stato con lei a Meereen, l’aveva aiutata, l’aveva protetta ed era diventato la sua Mano ma adesso tutto era perduto, aveva perso anche lui in quella guerra.
Un altro dolore da aggiungere alla sua lista infinita.
-Vorrei congedarmi se non vi dispiace.- poggiò le mani sul tavolo e si fece forza per alzarsi, aveva bisogno di andare dai suoi figli, aveva bisogno di carezzare Drogon e di trovare in quegli occhi rossi il suo riflesso, solo in quel momento si sarebbe sentita capita e poi avrebbe voluto guardare attraverso quelli di Jon e leggervi la casa che aveva tanto cercato.
-Ti accompagno.-
-Bene.- rispose, sorridendogli.
Si alzarono ma quando mise la mano sulla porta per uscire la voce di Bran la fece di nuovo bloccare, come se fosse stata congelata.
-Riesco a vederla.-
Daenerys percepì il proprio cuore rimbalzare dentro il petto, il rumore sordo si propagò anche nelle orecchie, un suono costante che le faceva capire quanto avesse compreso quelle parole.
-Riesco a vederla, non ho dubbi in merito ma non riesco a vedere te, la tua immagine è sfocata. Il tuo destino è incerto.-
Dany si voltò con le lacrime ormai lungo le guance e le mani sul ventre, stringevano forte, stringevano perché era vero, stringevano perché aveva spezzato il cerchio e la maledizione, stringevano perché sarebbe diventata di nuovo madre se fosse vissuta abbastanza.
-Grazie Bran.- sussurrò prima di uscire fuori con Jon, il cui viso era una maschera di paura e di terrore.
 
***
 
L’aria era decisamente più fredda e la neve scendeva senza sostanza da quella mattina, il freddo le si era insinuato nelle ossa ma in cuor suo sapeva che non dipendeva unicamente dal tempo, si sentiva una statua di ghiaccio, inumana.
Quanto ancora avrebbe dovuto subire? Quanto ancora avrebbe resistito a tutto quello?
 
Prima o poi mi spezzerò, prima o poi mi guarderò indietro e in quel momento sarò perduta.
Prima o poi morirò.
“Non ne sei sicura, ha detto che il tuo futuro è incerto.”
Questo vuol dire solo una cosa, morirò e forse non riuscirò neanche a vedere mia figlia crescere.
Forse non riuscirò neanche a guardarla negli occhi.
“Troppi forse, il destino è incerto.”
 
Dany si strinse la pelliccia sulle spalle ma quando Drogon le si avvicinò tutto il freddo che aveva patito in qualche modo venne spazzato via, e si ricordò che lei era il sangue di Drago, scorreva il suo sangue nelle vene, non era una persona comune, era straordinaria e nonostante quello non riuscì comunque a riprendersi.
La mano si poggiò con naturalezza sul muso dell’animale e Drogon rimase fermo a guardarla; in quegli occhi rossi vide la sua anima, così simili eppure così diversa, vide se stessa e il viaggio che avevano fatto per arrivare in quel momento, vide la morte attraverso la pira e la vita attraverso il giorno ma vide anche il nulla, il suo destino non era certo ma avrebbe dato alla luce una figlia, avrebbe dato una figlia a Jon e un erede al Trono di Spade e una nuova madre per i suoi figli, in qualche modo il cerchio si sarebbe chiuso con lei e in qualche modo avrebbe spezzato la ruota, avrebbe dato a tutti un motivo per essere felici nonostante la sua morte.
Li aveva sistemati senza rendersene conto, non li avrebbe mai lasciati soli.
-Non voglio che tu muoia.-
La voce di Jon era solo un sussurro alle sue orecchie ma quando si voltò il ragazzo la stava guardando con gli stessi occhi che aveva visto mentre avevano fatto l’amore, erano gli occhi della sua casa, erano il suo posto del mondo.
-Neanche io lo vorrei, ma se è così che deve andare, non posso oppormi.-
-No dirai sul serio, Daenerys.-
-Jon…- la ragazza gli prese una mano e gli tolse il guanto pesante, lentamente lo avvicinò a Drogon così come aveva fatto a Roccia del Drago e suo figlio si lasciò toccare da lui, di nuovo.
-Ti darò una figlia.- disse guardandolo con amore e devozione, -Non credevo che sarebbe mai successo, non credevo che sarei stata di nuovo madre ma è così.- gli passò una mano sul viso e strinse gli occhi per evitare alle lacrime di scendere.
-Avrai qualcuno cui badare, da amare anche se io non ci sarò, il destino è incerto e non so qual è il giusto significato della frase ma è normale pensare al peggio.-
-Se il destino è incerto allora permettimi di renderlo più reale, più vero possibile.-
-Come?-
-Sposami.-
Dany lo squadrò senza capire e stupita da quella proposta, ma quando lo guardò negli occhi non c’era ironia in quelle iridi, erano decise e ferme, erano come quelle di un Targaryen anche se di colore totalmente diverso e fu meravigliata di non essersene accorta prima, così simili alle sue eppure così diverse.
-Sposami Daenerys Targaryen e rendimi felice. Senza di te mi sento incompleto, sono incompleto, sei riuscita a mettere ordine solo dove prima regnava il caos, sei riuscita a rendermi uomo in un modo che non credevo neanche possibile, mi hai dato uno scopo e mi ha fatto trovare la retta via, mi hai dato tutto nel momento esatto in cui mi sono presentato alla tua porta e mi hai chiesto di inginocchiarmi, mi hai dato te stessa e il tuo amore e io spero di poter ricompensare tutto questo.
So che sposandomi però renderò te la mia regina ogni giorno, per il resto delle nostre vite e se esiste una vita al di là di questa ti amerò anche in quella, non intendo passare più un giorno separato da te.
Voglio che tu sia mia e voglio poter dire a tutti che lo sarai per sempre.-
-Non hai paura di quello che diranno su di noi?-
-No.- disse guardandola negli occhi, Jon allungò la mano libera verso il suo viso e la strinse forte così come stava facendo lei e avvicinò le lori fronti, fino a sfiorarsi.
-Mi appartieni Dany, ed io ti appartengo e non mi interessa cosa la gente penserà di noi, me ne sono preoccupato per tutta una vita e questo dove mi ha portato? Alla morte. Ecco dove e non ho mai capito perché la Donna Rossa mi avesse riportato indietro, la questione degli Estranei ha un suo perché ma dovevo ancora incontrare te.
Dovevo ancora conoscere te.
Ed adesso che ti ho conosciuto, che ti ho amato, non ho intenzione di lasciarti andare e farò in modo che il tuo destino non sia incerto.
Questa è una promessa.-
Dany strinse la mano attorno al collo di Jon e come quella volta percepì il suo cuore pieno di gioia, colmo di quel sentimento che aveva provato solo una volta nella vita e che le era stato strappato via troppo presto e troppo dolorosamente, adesso però aveva avuto di nuovo quella possibilità, poteva essere felice, poteva essere felice con Jon, poteva amarlo e poteva dargli una famiglia.
Poteva avere tutto, anche solo per un po’.
 
Al diavolo e perché no?
Perché non prendersi tutto per una volta, perché non essere egoisti almeno per una volta?
Se poi dovrò morire perché non prendere tutto prima che sia troppo tardi? Prima che per me sia la fine?
“Puoi farlo, puoi essere felice con lui, puoi avere tutto a prescindere dalle parole di Bran, siete tu e lui in questo mondo, questo è ciò che conta.”
 
-Sì Jon. Ti sposo.
Una sola volta mi sono arrogata il diritto di chiedere qualcosa per me, e mi è stato portato via e così non ho mai più chiesto niente, ho solo dato, dato e dato, finché non mi sono consumata, spezzata, poi un giorno tu sei comparso e quel dare aveva avuto un senso perché mi aveva portato da te, mi aveva fatto conoscere te.
Non credevo che sarei stata capace di amare ancora, non credevo che ci sarei riuscita né che mi sarebbe stato concesso, ho dato per scontato che sarei rimasta sola per sempre ma mi sono sbagliata. E tu ne sei la prova, mi ha sfidato, quando nessuno ha mai avuto il coraggio di farlo e mi ha guardata negli occhi e mi hai visto per quella che sono, per quella che sono sempre stata, senza maschere e senza bugie, sei arrivato al mio cuore e non ho più intenzione di riprenderlo.- gli portò la mano all’altezza del petto, si soffermò per qualche secondo e poi la scesa sulla pancia.
-Non mi hai solo resa felice in un mondo in cui questo sentimento è sopravvalutato, non mi hai dato solo l’amore in un mondo in cui ce n’è così poco, ma mi hai dato una famiglia, quella famiglia che non credevo di poter più avere, mi hai dato la possibilità di diventare madre quando credevo che non lo sarei più stata, mi hai dato tutto Jon, ed io voglio darti altrettanto, da adesso, fino alla fine dei miei giorni.-
Dany percepì il proprio cuore ricolmo di gioia, di felicità e di amore, amava quel ragazzo di cui non conosceva l’esistenza fino a qualche mese fa, amava suo nipote ma questo era il minor problema, i Targaryen lo avevano fatto per secoli, forse loro non erano tanto diversi da gli altri ma sapevano per certo che si amavano
E nonostante sapesse che l’amore fosse una debolezza, in un mondo in cui la guerra era l’unica costante per la prima volta non gli importò, aveva tutto e avrebbe difeso il suo tutto a tutti i costi.
Ecco perché doveva partire con Drogon, ecco perché lui doveva occuparsi dell’esercito, si erano trovati ma si sarebbe dovuti separare per salvarsi a vicenda.
Una lacrima le scese lungo il viso ma lui l’asciugò con il pollice e poi la baciò in quell’esatto punto.
-Domani sera sarai mia moglie.-
Lui si abbassò per baciarla e Daenerys allungò la mani per stringerle attorno al suo collo, lo attirò a se, le sue labbra, il suo corpo era tutto suo, Jon la strinse forte e la baciò come l’aveva baciata in camera sua la sera di tante settimane fa, la baciò come aveva fatto tutte le altre volte ma lei riuscì benissimo a cogliere quel qualcosa in più.
Quel qualcosa che li avrebbe uniti per sempre.
Quando si separarono le sembrò che fossero passate ore ma non le importò più di tanto, chiuse gli occhi appoggiando la fronte al suo petto, percepì la sua casa in quelle braccia che la stavano stringendo di rimando, percepì il suo cuore dentro quel petto, percepì la vita dentro la sua pancia, era completa per la prima volta da quando aveva ucciso Drogo, era a casa e quella casa l’avrebbe difesa con la vita.
-Voglio che tu faccia una cosa per me.- gli chiese, staccandosi lentamente.
-Cosa?-
Dany indicò il drago ancora accanto a loro, li stava osservando assieme a Rhaegal, erano stati gli unici testimoni della loro proposta ma quando guardò Drogon non vi lesse più il nulla in quelle iridi, ma solo la sua anima.
-Vieni con me.- gli porse una mano, spostando la schiena in direzione dell’animale che ancora li stava guardando.
-Vuoi che salga con te su di lui?-
-Sì.-
-Non credo che sia il caso, non voglio che pensi che sia un cavallo…-
-Jon è tutto a posto, lo da chi sei, lo sa che hai sangue di drago, riesce a percepirlo e lo sa che mi ami e che non mi faresti mai del male.- si avvicinò a Drogon e iniziò a salire sulla sua schiena, quando si fu sistemata gli allungò una mano e in quel momento rivide la scena oltre la Barriera.
I Non-Morti, le fiamme, la paura e la morte di Viserion, un’altra lacrima le scese lungo il viso e solo in quel momento lui prese la sua mano, così come avrebbe dovuto fare quella volta e salì sulla schiena del drago, si avvicinò a lei e strinse le mani contro i suoi fianchi.
Daenerys sorrise e come ogni volta Drogon percepì il suo pensiero e batté le ali, Rhaegal urlò poco distante e prese anche lui il volo; in pochi secondi si stavano librando nel cielo e quando si voltò per guardare Jon vide il suo sorriso.
E per un solo momento ebbe l’impressione che le sue iridi fossero viola, esattamente come le sue, esattamente come quelle di Rhaegar.
 
 


∞Angolo Autrice: Buonasera a tuttii!! Chiedo intanto scusa per il mio piccolo ritardo ma ieri sera non ho trovato la forza di correggere il capitolo, ed ho preferito rimandere :/
Inizio col dire un grazie infinito a tutti voi che leggete la mia storia, che l'avete aggiunta nelle preferite, ricordate e seguite, la vostra dedizione per me è la cosa più importante e mi sprona ad andare avanti, mentre faccio un altro ringraziamento a voi che recensite, che mi sostenete, perchè senza i vostri commenti non riuscirei ad andare avanti.
Il capitolo forse è un pò lungo ma pone un primo punto tra Dany e Tyrion, la ragazza ha ancora il cuore a pezzi e non se la sente di prendere una decisione definitiva.
E per la prima volta Dany sente la necessità di creare un piano, di risolvere un vero problema.
Non vuole lasciare Westeros alla Comapgnia Dorata né a Cersei e sa che per farlo dovrà lottare e combattere anche quando tutti le diranno di no e sa che Jon dovrà lottare per salvare il loro popolo, ecco perchè la scelta di sposarsi rende più luminosa la vita immersa nelle tenebre.
Spero che la loro dichiarazione vi piaccia, a me personalmente ha fatto molto emozionare <3
Vi lascio allo spoiler:
-Credevo che ti avrei già trovato ubriaco.-
-Mi hanno proibito il vino, fratello o sarei già così ubriaco da non riuscire a risponderti.-
-Tyrion…-

*

Daenerys aveva già indossato un abito da sposa, ma non aveva provato niente in quel momento.
Solo la paura di ciò che sarebbe successo dopo.
Solo paura.
 
Se mi guardo indietro sono perduta.

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Capitolo 10
*** From this day to the last of my days ***


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From this day to the last of my days
 
Jaime Lannister aveva avuto una sola certezza nella vita e quella certezza era stata Cersei Lannister.
Sua sorella gemella.
Per lei aveva fatto di tutto, le aveva dato il suo cuore, le aveva dato se stesso ed aveva ucciso per lei, complottato ed era tornato tutte le volte con la coda tra le gambe.
Tutte le volte ma quella volta era diverso.
Jaime guardò la sua spada e la mano dorata, si era abituato ormai a quella sensazione, alla mancanza della mano fantasma, alzò gli occhi verso il cielo ed osservò la nuova alba, anche se il freddo e la neve la rendevano quasi impercettibile, lui però ci riuscì e per un solo momento si beò di quella sensazione.
Cersei lo aveva dato per scontato, lo aveva lasciato andare quando lui ancora lottava per lei, ma anche lei, per i suoi gusti, per il suo modo di fare, aveva toccato il fondo e lui aveva deciso che non sarebbe caduto con lei; lo aveva fatto troppe volte ma adesso aveva capito che doveva qualcosa a se stesso, qualcosa di più di una scopata, qualcosa di più dell’ennesimo figlio pazzo.
Si doveva la vita, si doveva il rispetto e voleva sopravvivere.
Lei non aveva visto le sue stesse cose, chiusa nel palazzo, non aveva visto il drago nero incendiare e uccidere i suoi uomini, non aveva visto la morte in faccia, e anche se aveva visto il Non-Morto aveva comunque deciso di fare il doppio gioco, di prendersi gioco di tutti ancora una volta, nonostante stesse portando in grembo suo figlio aveva deciso di non combattere e di salvare il Trono di Spade.
Quella era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso, quello era stato troppo anche per lui e per tutto quello che era stato costretto a subire.
E nell’esatto momento in cui aveva capito, le parole di Brienne erano balzate nella sua mente e aveva deciso.
 
Fanculo la lealtà.
 
Non era il cane di Cersei, né lo sarebbe stato, era suo fratello e il suo amante, ma ciò nonostante lo aveva tratto come niente e quello non l’avrebbe mai accettato.
Così aveva raggiunto la Regina dai capelli bianchi, aveva raggiunto il Nord, nonostante si fosse promesso di non metterci più piede, ed aveva trovato misericordia da chi lo avrebbe potuto uccidere con un alito di fuoco.
In fondo lo avevano chiamato Sterminatore di Re per un motivo, e Daenerys avrebbe avuto il diritto di ucciderlo e vendicare il padre, ma non lo aveva fatto, aveva accettato la sua spada e il suo giuramento e lo aveva accolto con se e in quel momento era riuscito a rivedere Rhaella nei suoi occhi, nei suoi gesti, nonostante ci fosse molto di Aerys in lei, riusciva sempre a domare la parte folle, a non cedere a quell’istinto primordiale e quello le faceva onore e quello riusciva a placare il suo senso del dovere, la necessità di rimediare a tutto il male che aveva fatto nella vita.
Daenerys sarebbe stata la Regina giusta per il Trono di Spade, e sua sorella si era sbagliata, per l’ennesima volta: non era una sadica, né folle come il padre, era una conquistatrice e non solo di terre ma anche di uomini e di rispetto.
Si era già conquistata la sua ammirazione in pochissimo tempo e conoscendosi sapeva che era davvero difficile.
 
Jaime si alzò, lasciando la fredda balconata per dirigersi verso l’interno del castello e non si meravigliò di trovarsi davanti Brienne di Tarth.
La prima volta che l’aveva vista aveva notato solo la sua bruttezza, l’aveva derisa per la sua spada e per il suo modo di fare, era stato cattivo e lei lo aveva disprezzato, ma tutte le volte che si erano visti e il cammino che avevano fatto assieme aveva cambiato Jaime nell’anima e quel cambiamento non era mai andato bene a Cersei.
Lui lo aveva capito.
-Fa freddo fuori.-
-Avevo bisogno di riflettere.- disse, guardandola e sorridendole brevemente.
-Ti sei pentito della tua scelta?-
Jaime ci pensò solo un secondo ma poi scosse la testa, non era pentito, era stranito e sorpreso, era confuso per tutto il caos ma adesso aveva un obiettivo e sapeva per certo che lo avrebbe rispettato.
-So che hai partecipato all’ultimo consiglio, fai passi da gigante.-
-Mi hanno voluto lì, sì ma non credevo che lo avrebbero davvero fatto… Perché tu non c’eri?-
-Lady Sansa ha preferito non partecipare e il mio compito è proteggerla.- gli ricordò, scortandolo dentro.
-Se non fosse stato per te non sarei qui adesso, Brienne e credo di doverti dire grazie.-
-Non mi devi niente Ser Jaime, l’ho fatto perché andava fatto. Troverai tuo fratello in una delle stanze della Fortezza Grande, la Regina non ha voluto metterlo nelle celle.-
-Parleremo dopo magari.- le disse prima di darle le spalle.
-Quando preferisce Ser Jaime.-
-Solo Jaime adesso, sono solo Jaime.- ribadì prima di lasciarla andare.
 
 
 
Jaime guardò con attenzione Daario Naharis, riconoscendolo subito come uno dei guerrieri della Regina, lo guardò con attenzione prima di chiedergli di lasciarlo entrare e senza troppe remore lui lo fece.
Dopo che si chiuse la porta alle spalle, fece qualche passo avanti e trovò suo fratello vicino alla finestra, lo sguardo perso nel vuoto, in quel momento Jaime pensò a tutte le volte che lo aveva accusato per la morte di Joffrey, a tutte le volte in cui era stato cattivo con lui, a tutte le volte che aveva lasciato Cersei giocare con lui.
Non era stato un buon fratello.
-Credevo che ti avrei già trovato ubriaco.-
-Mi hanno proibito il vino, fratello o sarei già così ubriaco da non riuscire a risponderti.-
-Tyrion…-
Jaime si lasciò cadere sulla sedia vicino alla finestra e si permise un secondo per osservarlo; era diverso ma lo aveva notato anche ad Approdo del Re, era più maturo, più sicuro di se, aveva quella luce negli occhi che solo poche volte aveva visto ma adesso quella luce si era appannata e sapeva che la colpa era stata di Cersei.
-Perché lo hai fatto? Perché le hai permesso di prendere il Trono?-
-Mi sono fatto fregare.- disse, guardandolo in faccia per la prima volta.
-Non ti credo.- disse scuotendola testa.
-L’ho capito subito che era incinta ma a questo punto credo che sia stata lei a farmelo capire, voleva che facessi il suo gioco ed io non ho fatto altro che pensare alla vita di quel bambino, volevo salvarlo Jaime e non avevo altro da offrire se non il Trono…
Non ho pensato a Daenerys, non ho pensato a cosa sarebbe successo se lei fosse sopravvissuta, non ho pensato a niente e mi sono lasciato fregare.-
-Anche lei è incinta.-
-Invece lei è stata maledettamente brava a non farmelo capire.- disse, con un sorriso amaro, -Le avevo promesso la mia lealtà, per sempre, non avevo altro da offrirle se non me stesso e lei si è fidata ciecamente di me, anche se sono state molte le volte in cui avrebbe preferito uccidermi, lei non ha mai dubitato ed adesso ho perso tutto.-
Jaime posò una mano sulla spalla del fratello e strinse con decisione, per farlo voltare.
-Se ha imparato a conoscerti almeno un po’ vorrà ascoltare le tue ragioni, vorrà di nuovo i tuoi consigli ma devi darle tempo, qualsiasi persona nelle sue condizioni lo pretenderebbe ed anche se non la conosco così bene posso dirti per certo che assomiglia a sua madre.-
-Chi lo avrebbe mai detto che proprio tu avresti fatto parte della sua guardia.-
-Già… Tyrion senti, a proposito di Daenerys devi, davvero, parlare prima che parta.-
-Dove intende andare? Oh ti prego non me lo dire… Intende attaccare la Compagnia Dorata.-
-Sì e Arya andrà ad uccidere Cersei.-
-E a te sta bene?-
-Perché mi fate tutti la stessa domanda?- chiese, infastidito.
-Perché tu la ami.- le fece notare semplicemente.
-Sì la amo, ed ha deciso di mettere a rischio la vita di nostro figlio per il potere, ha deciso ancora una volta senza di me, e non so se è davvero mio figlio.- ammise, guardando il fratello.
-Non ti è mai stata fedele, lo sai vero?-
-Sì, ma non lo volevo vedere.-
-Qua puoi trovare quello che stavi cercando.- gli disse Tyrion guardandolo negli occhi, -Puoi trovare quello che lei o nostro padre non ti hanno mai dato, Daenerys è una brava ragazza, i suoi eccessi di rabbia possono essere tenuti sotto controllo e sa essere diplomatica quando non ha i draghi vicino, e sarà davvero una brava Regina, spero davvero che possa farcela ad arrivare alla fine della guerra.-
-Devo dirti un’altra cosa e non ti piacerà.-
-Quale?-
-Bran ha detto… Ha visto il futuro e forse Daenerys Targaryen non sopravvivrà a tutto questo.-
 
***
 
Sansa era stata informata delle ultime novità che erano state dette al consiglio ed ancora non sapeva per quale era più sconvolta e preoccupata.
Daenerys era incinta e forse quello sarebbe stato il minor problema, ma il figlio era di Jon e loro erano parenti, anche se ancora la notizia non si era diffusa come aveva immaginato ma presto si sarebbe saputo e in quel momento ci sarebbe stato solo il caos.
Però quelle non erano state le uniche notizie che aveva avuto, Bran aveva detto che Dany non sarebbe sopravvissuta alla guerra o meglio che il suo futuro era incerto e lei ne sapeva qualcosa di futuri incerti e questo le metteva paura.
Paura perché anche se non la conosceva bene, vedeva il sentimento che la legava a Jon e in qualche modo ne era invidiosa, anche lei avrebbe voluto qualcuno che la guardasse in quel modo, qualcuno che si preoccupasse della sua vita, qualcuno che le facesse battere il cuore così forte da farglielo scoppiare, ma non aveva ancora trovato quella persona e forse non l’avrebbe mai trovata.
Anche se in quel momento non era quello il suo problema principale, Daenerys voleva andare a combattere da sola, nonostante fosse incinta, voleva che lasciassero Grande Inverno per andare altrove. Ma dov’era questo altrove? Dov’era il posto davvero sicuro che stavano cercando?
Quella era la parte peggiore, non sapere, non conoscere la fine della guerra, non poter prevedere il destino come faceva Bran, ma affidarsi semplicemente all’ignoto, Sansa lo aveva fatto troppe volte e conosceva altrettanto bene le conseguenze di quelle scelte e si era ripromessa che mai sarebbe successo di nuovo.
-Cosa ti preoccupa uccelletto?-
La mano di Sandor le sfiorò i capelli ma quando lei si girò era già al suo posto, come se non si fosse mai mossa ma lei era certa di averla percepita, di averlo sentito e la pelle d’oca ne era un ottima conseguenza.
-Non sono sicura che il piano della Regina funzionerà.-
-Tu hai un piano migliore?-
-Non voglio lasciare Grande Inverno al Re della Notte, non dopo tutto quello che ho passato per riprendermela.-
-Dimmi una cosa, Sansa.- Sandor le prese il polso e la fece girare verso di lui, lei si rispecchiò immediatamente negli occhi dell’uomo che per tanto tempo aveva odiato, e vi trovò qualcosa di nuovo, un sentimento nascosto ma pronto ad affiorare in qualsiasi momento ed era tutto per lei.
-Credi che questo castello ti servirà a qualcosa quando sarai morta? Non penso proprio, ai fottuti morti non interessa governare un castello o essere qualche Lady, interessa solo uccidere e se tu ti farai uccidere non avrà più senso tutto quello che hai fatto per riprenderti Grande Inverno.-
Sansa rimase in silenzio non riuscendo a credere che uno come Sandor fosse arrivato a quel tipo di ragionamento, effettivamente da morta casa sua non le sarebbe servita più a niente, da morta sarebbe stata come tutti gli altri, e avrebbe perso tutto.
-Io però non permetterò che tu ti faccia uccidere per questo posto, a costo di caricarti su un cazzo di cavallo e di portarti via con la forza, non ti lascerò più indietro Sansa, non farò lo stesso errore che ho fatto ad Approdo del Re.-
Sandor le teneva ancora il polso ma senza farle male e stavolta vide nei suoi occhi la rabbia sopita per quello che era successo quella notte, per non averlo seguito, per essersi separati e per tutto quello che era successo dopo e che forse lui aveva saputo, in un modo o nell’altro.
Sansa si sporse verso di lui, mettendosi sulle punte, notando per la prima volta quanto fosse bassa rispetto all’uomo che non voleva essere chiamato Ser ma che era il più onorevole e coraggioso tra tutti, e appoggiò le sue labbra alle sue, un casto bacio che però le fece battere il cuore a mille ed ebbe la sensazione che sarebbe scoppiato a breve.
 
Forse un uomo c’è per me, forse esiste l’uomo che mi ha fatto battere il cuore e che mi proteggerà a prescindere da tutto e tutti.
Solo che non immaginavo fosse Sandor Clegane ma tutto sommato è stato l’unico che si è sempre interessato a me, l’unico che mi abbia protetto e che mi avrebbe salvato se solo non fossi stata cocciuta e stupida.
 
Lentamente si staccò dalle sue labbra, e lo guardò negli occhi. I suoi occhi erano aperti ma la rabbia era svanita e quel sentimento era affiorato in superfice ed era tutto per lei, percepì la mano del Mastino che le teneva il polso, poggiarsi sulla sua schiena, lentamente, come se ogni gesto fosse misurato, programmato.
Lei sorrise e quando tornò alla sua normale statura, osservò la sua faccia dal basso all’alto e non ebbe paura di ammettere che era davvero un bell’uomo, nonostante la parte sfregiata, i suoi lineamenti erano duri, ma anche piacevoli, il fisico impostato e non si sorprese di chiedersi come fosse sotto tutti quei vestiti.
Arrossì leggermente e distolse lo sguardo, lui però lo catturò di nuovo in un semplice gesto.
-Uccelletto e questo per cos’era?-
-Pe tutto Sandor e per molto di più.- ammise, semplicemente.
-Tu non vuoi veramente uno come me.- disse, scuotendo la testa.
-Tu non sai cosa voglio io.- rispose, sfacciata, alzò la mano e gliela passò lungo la guancia rovinata, lui chiuse gli occhi come per bearsi di quel momento ma percepì il dolore nella sua espressione, forse nessuno lo aveva mai toccato in quel modo.
-Non ho paura di te, ho conosciuto cani peggiori e di quelli ho avuto paura, ma come potrei averne se il tuo solo interesse è proteggermi? Stavolta non intendo dubitare, ti affido la mia vita e so che ne avrai cura.- disse, ritirando la mano.
Lui la strinse forte sulla schiena facendola aderire ancora di più e Sansa per un secondo credette di perdere i sensi, non aveva mai provato nulla del genere, non aveva mai sentito il suo cuore così carico, così vero, così vivo e ne ebbe quasi paura.
-Non permetterò che ti accada niente.- le sussurrò molto vicino al suo viso.
-Lo so Sandor, lo so.- sussurrò anche lei, lasciandosi cullare da quel momento e per la prima volta Sansa riuscì a dimenticarsi di tutti i problemi che l’affiggevano.
 
***
 
Daenerys aveva già indossato un abito da sposa, ma non aveva provato niente in quel momento.
Solo la paura di ciò che sarebbe successo dopo.
Solo paura.
 
Se mi guardo indietro sono perduta.
 
Aveva indossato il suo abito, e non si era sentita bella, né desiderabile, né una moglie, ma solo una merce di scambio.
Si era seduta di fronte al Khalasar, ed aveva assistito alla cerimonia, aveva visto le donne stuprate e gli uomini uccisi, e non aveva provato niente se non paura.
 
Se mi guardo indietro sono perduta.
 
Aveva ricevuto doni e regali, tra le quali le sue uova di drago, aveva sentito suo fratello lamentarsi e tenere la mano sulla spada ed aveva avuto paura di ciò che avrebbe fatto se non fosse stato accontentato.
 
“Se ti guardi indietro sei perduta.”
 
Si era alzata e aveva seguito Drogo vicino alla cavalla bianca che le aveva donato, l’aveva alzata come se non pesasse niente ed aveva sentito la mano del fratello stringerle la gamba e sussurrarle di aprire le gambe al momento giusto e lì non aveva provato niente, neanche la paura.
 
“Se ci guardiamo indietro saremo perdute.”
 
Aveva fatto come aveva detto quando Drogo l’aveva spogliata, quando l’aveva piegata e l’aveva stuprata il giorno delle sue nozze.
Solo dopo si era concessa di avere paura, ricordava di aver sentito il proprio cuore spezzarsi ad ogni secondo, ad ogni minuto, ma poi aveva preso quella paura e l’aveva mandata giù, dove non le avrebbe fatto male, e dove non l’avrebbe spezzata, c’era riuscita per un po’ di tempo, ma quando aveva ucciso suo marito quella paura era tornata e l’aveva consumata come una fiaccola.
Poi si era ripromessa che non si sarebbe più guardata indietro o sarebbe stata la sua fine e c’era riuscita, fino a quel momento, fino a quel momento non aveva più pensato al passato, a ciò che era successo ma adesso, tutto era diverso, stava guardando la sua immagine attraverso lo specchio e si trovò meravigliosa con quell’abito bianco che aveva trovato lei stessa.
Non aveva paura, quella volta era diverso, quella volta il suo cuore non si sarebbe spezzato.
Dany osservò la raffinatezza del tessuto, nonostante fosse inverno l’abito era stranamente allegro, non era rivestito di lana pesante, ma il bianco del tessuto era comunque caldo e l’avvolgeva con delicatezza, e si sposava perfettamente al bianco dei suoi capelli.
Il vestito assomigliava ad uno di quelli che aveva indossato a Meereen, ed era anche totalmente diverso dall’abito che aveva scelto per le nozze che non erano durante neanche un giorno; aveva una leggera scollatura in mezzo ai suoi seni ed anche la schiena era scoperta, ma la pelliccia avrebbe coperto il tutto, il tessuto ricadeva morbido sui fianchi ed era ricco di ricami difficili da comprendere, le maniche erano lunghe per coprirla dal freddo pungente.
 
Si concesse un’ultima occhiata prima di lasciare la stanza, appena fuori dalla stanza trovò sia Ser Jorah che Daario, ad aspettarla e condurla dal suo amato.
-Sei bellissima, Maestà.- le sussurrò l’Andalo, nonostante il viso fosse triste, cercò lo stesso di dire qualcosa che la rendesse felice.
Dany allungò le mani e strinse le sue e gli sorrise, voleva bene al suo orso e non lo avrebbe mai lasciato andare ma non lo amava in quel senso.
-Non ti ho mai visto così bella e così sicura di una delle tue scelte.- Daario le parlò con calma e sincerità, -Una volta credevo che essere il tuo amante sarebbe stato facile anche se avessi sposato un altro, adesso guardandoti so che sarebbe stato difficile. Lo ami e lui ama te. Sono felice per te, Daenerys.-
La ragazza gli passò una mano sul viso e sorrise non riuscendo a trattenere l’emozione che stava provando in quel momento, non c’era nessuno ad obbligarla a fare quello che stava facendo, nessuno che le avrebbe detto di aprire le gambe, nessuno che l’avrebbe stuprata, c’era solo lei e c’era Jon, c’erano loro e la bambina che stavano aspettando.
Si toccò la pancia, leggermente più evidente di qualche giorno prima e percepì una lacrima scenderle lungo il viso.
 
Se mi guardo indietro sono perduta.
 
Jon l’aspettava davanti all’Albero-Cuore nel parco degli Dei, accanto a lui c’era Spettro, fedele compagno che non l’avrebbe mai abbandonato, Dany si fermò poco distante e si concesse un secondo per osservarlo.
I suoi vestiti erano neri, come la notte e come l’ordine che aveva rappresentato, lo stemma del Metalupo era stato cucito sul petto ed accanto anche quello dei Targaryen, ed in quel momento il suo cuore fece una capriola, e le sarebbe tanto piaciuto cadere a terra e piangere ma non lo fece, nonostante percepisse le ginocchia deboli e molli, si mantenne dritta, e sicura di se, cercando di controllare quelle emozioni che conosceva così bene.
Jon aveva accettato la sua famiglia, era un lupo ed era anche un drago, era la loro unione e non ne avrebbe mai rinnegato l’importanza, era troppo attaccato a certi valori per lasciarli andare e lei si rese conto di amarlo anche per quello.
Lentamente s’avvicinò a lui e nel farlo guardò le persone che erano state chiamate ad assistere a quel momento: Arya e Gendry si trovavano nella parte più distanziata nel gruppo, ma la piccola Stark per la prima volta stava sorridendo, e in qualche modo seppe per certo che era felice per Jon.
Bran sedeva sulla destra, le mani in grembo e lo sguardo perso su di loro mentre Sansa si trovava vicino a Jon, era sempre vicina a lui nei momenti importanti e nonostante tutto era riuscita a capire dalla sua espressione che quell’unione non la rendeva particolarmente felice, alle sue spalle il Mastino e Brienne l’osservavano in silenzio.
Jaime Lannister invece aveva avuto il compito di scortare Tyrion, nonostante non avesse ancora deciso il da farsi e nonostante si sentisse tremendamente ferita per la sua scelta non era riuscita ad essere altrettanto rigida in quella decisione, lo voleva con lei, voleva che lui assistesse a quel momento, e che la vedesse un’ultima volta prima della sua partenza all’indomani.
Gli sorrise brevemente ma posò il suo sguardo su Jon, che le prese la mano quando gli fu vicino e la guardò negli occhi, erano la sua casa e lo sarebbero sempre stati, dentro di loro si celava l’amore che li legava e la speranza di una vita assieme, si celavano le promesse e le parole non dette, le scelte che avevano preso e quelle difficili che avrebbero ancora dovuto prendere.
Ma erano suoi.
Lui le apparteneva come lei apparteneva a lui e si rese conto che in fin dei conti c’era un Targaryen con lei, c’era un pezzo della sua famiglia, di quella famiglia che aveva tanto amato quanto odiato nel corso della sua vita.
 
-E al cospetto dei Sette Dei io mi trovo qui, a consacrare quest’unione legando queste due anime devote per l’eternità.-
In quel momento il Septon intrecciò tra le loro mani un nastro bianco, segno di quell’unione, indissolubile come il loro amore.
-Ora guardatevi negli occhi e pronunciate il giuramento.-
Lentamente si girarono di nuovo e si ritrovarono uno di fronte all’altro, il viso di Jon era rilassato, il labbro era piegato in un sorriso e gli occhi erano pieni di luce, riuscì a specchiarsi in quegli occhi e vi lesse la sua espressione, era emozionata più di lui ma in qualche modo i suoi occhi violetti riuscivano a nascondere certe cose.
-Padre. Fabbro. Guerriero.- recitarono assieme,- Madre. Fanciulla. Vecchia. Sconosciuto.
Io sono sua.
E lei è mia.
Da questo giorno fino all’ultimo dei miei giorni.-
Jon staccò dal collo l’anello che Daenerys gli aveva dato la prima sera che avevano passato assieme e glielo porse, mentre prese dalla sua tasca un altro anello, dove i simboli delle due case erano stati fusi in unico pezzo, a rappresentare le due parti di Jon, Stark e Targaryen in un’unica persona.
Dany sorrise, liberò l’anello dal laccio che lo aveva tenuto al sicuro e lo fece scorrere al dito di Jon, il suo anello di famiglia gli donava parecchio ma non riuscì a trattenere l’emozione quando fu lui invece a metterle l’anello al dito.
Le sue guance si bagnarono di lacrime che lui asciugò velocemente, per poi baciarla davanti a tutti, era diventata sua moglie e in qualche modo questo gli dava il diritto di farlo.
Dopo che si furono separati, Daenerys lasciò andare l’ansia e la paura che aveva trattenuto per tutto quel tempo, credeva che non avrebbe provato le stesse cose di quella volta ed invece le aveva provate, più amplificate, più letali.
Perché stavolta se avesse perso, si sarebbe spezzata, avrebbe perso tutto e non voleva perdere Jon, non voleva perdere la loro bambina, non voleva perdere la speranza di trascorrere la vita con lui, avrebbe tanto voluto che il suo futuro fosse certo, che fosse sicuro, ma non lo era.
 
Se mi guardo indietro sono perduta, e se mi guardo avanti?
Sono perduta comunque.



∞Angolo Autrice: Chiedo veramente scusa per il ritardo!! Ho soltato una settimana e sono mortificata ma ho dovuto sostenere un'esame ed organizzare le cose per il tirocinio, quindi mi sono ritrovata con pochissimo tempo e senza alcuna possibilità di riguardare il capitolo !!
Spero di farmi perdonare con questo aggiornamento :D
Finalmente si sono sposati, la cerimonia è stata breve ma spero che i sentimenti di Dany siano stati davvero intensi...! Credeva che sarebbe stato diverso quella volta, in fondo si sta sposando per amore ma è proprio per questo che la posta in gioco è molto più alta! Può perdere molto di più ed era un "rischio" che non aveva considerato prima.
Sansa invece prende una decisione e concede al Mastino una possibilità, in fondo anche lei merita un pò di felicità!
Mentre Jaime sta cercando la redenzione che per molto tempo Cersei gli aveva negato!
Ovviamente la storia è ancora in corso e ci sono un bel pò di cose da dire e un pò di cose da vedere, insomma, Dany e Jon devono ancora concludere una guerra e vincerla(?!), quindi vi lascio e spero davvero che continuiate a seguirmi <3 grazie davvero a tutti voi che siete sempre qui a sostenermi !!

Spoiler:

Estranei

*


-Voglio che tu ritorni da me, a qualsiasi costo, hai capito?-
-Si ho capito, Jon.-
-Ti amo Daenerys e se non mantieni quella promessa, io…-
-Ho promesso.- gli aveva sussurrato sulle labbra, -Ti amo.-

*

Il colpo, per quanto preciso le fece perdere l’equilibrio e sbilanciandosi perse la presa su Drogon, percepì il vento sferzarle i capelli e l’armatura la portava giù sempre più velocemente, provò a guardare sotto di sé e il mare in fiamme le fece venire un brivido lungo la schiena, ma prima che il suo mondo si fece buio udì suo figlio ringhiare con tutto il fiato che aveva in gola
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Capitolo 11
*** The emptiness of fear ***


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The emptiness of fear
 
Il vento sferzava i suoi capelli, nonostante li avesse stretti in una treccia, molti erano riusciti a sfuggire e le graffiano il viso, come se fossero mani, piene di dolore e di rabbia, chiuse un attiamo gli occhi ma la sensazione non cambiò, quando li riaprì il cielo era ancora lì dove lo aveva lasciato e Drogon era sotto di lei.
Volava rapido, ed in silenzio, le ali sferzavano l’aria e il terreno mutava veloce ai suoi piedi, come se stessero correndo.
Dany si sistemò meglio sulla sella che Jon aveva fatto realizzare per lei e un sorriso a quel ricordo le spuntò, nonostante la tristezza che le accerchiava il cuore; si era sposata semplicemente la sera prima e già aveva lasciato suo marito per andare a combattere una guerra in cui sarebbe stata sola.
Strinse le mani nella pelle del suo drago e cercò un contatto con la realtà, se aveva fatto bene i calcoli li avrebbe trovati nella strada per il ritorno, diretti ad Approdo del Re, ed era certa di non sbagliarsi, Daario era stato altrettanto certo quando aveva dato le coordinate esatte di dove Euron li avrebbe trovati.
 
-Vuoi partire da sola? Bene, parti ma indossi un’armatura e ti porti dietro una spada.-
-Non so usarla una spada Jon, non credo che ne avrei il tempo. Io cavalco un drago che sputa fuoco, non combatto da terra.-
-Basta usare la parte appuntita ed il gioco è fatto.-
 
-Possiamo farcela Drogon, dobbiamo farcela.- sussurrò tra se e se ma quella parole non le furono per niente d’aiuto, ciò che invece riuscì a darle un poco di sollievo fu il ricordo delle ultime ore che aveva trascorso a Grande Inverno, con suo marito, con Jon.
 
~
 
Jon allontanò le sue labbra dal suo collo e la guardò negli occhi, Daenerys non riuscì a reprimere le mille emozioni che stava provando in quel momento, quindi decise di lasciarsi consumare, magari lentamente, ma decise di viverle tutte, di godersi quel momento poiché poteva anche essere l’ultimo che il destino le aveva concesso.
 
Non ho futuro.
 
Allungò una mano e la fece passare lungo i suoi capelli, amava quei riccioli, neri come la notte, amava il ragazzo che gli stava di fronte e si stupì di come riuscissero ad essere felici nonostante la guerra imminente, nonostante la morte aleggiasse intorno a loro.
Jon le tolse il mantello e la fece girare così da poterle togliere il vestito, quando sentì le sue mani lungo la schiena, sulla pelle nuda, un brivido le attraversò la spina dorsale, un brivido uguale a molti altri che aveva provato con lui eppure quella volta era diverso, quella volta era sua moglie, e non la sua amante.
Percepì le sue mani lungo la schiena, muoversi lentamente per levarle il vestito, Dany si morse leggermente il labbro per non rendere il gioco troppo facile, così represse un gemito in attesa che anche lui fosse davanti a lei, quando la fece girare era nuda e nonostante tutto non perse quel sorrisetto che le era spuntato da quando avevano lasciato il Parco degli Dei.
-Sa cosa ho intenzione di fare, vero?- le chiese, passando una mano lungo la pancia per farla risalire fino al seno, lo toccò con avidità e non riuscì a reprime come prima il gemito di piacere.
-Credo che tu lo sappia.-
Jon le si avvicinò ancora di più e la baciò in bocca, Daenerys sorrise contro le sue labbra e gli tolse il mantello, la sua pelle sfiorò il tessuto dei suoi abiti e quella sensazione non gli piacque, così lentamente fece uscire il farsetto dai pantaloni per poi sfilarglielo, e fece la stessa cosa con i suoi pantaloni.
Quando anche lui fu nudo davanti a lei si concesse qualche secondo per osservarlo, suo marito era bellissimo, il petto era tonico e largo e i muscoli risaltavano facilmente, la pancia era piatta e la sua virilità non poteva essere descritta facilmente, amava ogni parte di quell’uomo, anche le cicatrici sulla pancia e sul torace, le cicatrici che sapevano di morte e di sacrificio, amava quelle sbiadite nelle altre parti del corpo.
Lo amava per chi era e per cosa rappresentava.
Lo amava perché era Jon e perché era un Targaryen.
Quando le sue labbra toccarono di nuovo le sue, chiuse gli occhi e lasciò andare tutto, avevano tempo fino all’alba per amarsi e per promettersi il mondo intero, ma all’alba sarebbe dovuta andare via e aveva paura che non sarebbe più tornata.
 
Se mi guardo indietro sono perduta, e se mi guardo avanti?
Sono perduta comunque.
 
***
 
 Jon avrebbe voluto smettere di guardare il cielo ma da quando era partita non ne aveva ancora avuto il coraggio e la forza.
Daenerys era partita da due giorni eppure gli mancava, gli mancava quel sorrisetto che faceva uscire solo in certi momenti, gli mancavano quegli occhi che sapevano trasportarlo lontano e portarlo in quel posto che aveva sempre cercato, quello che sapeva di casa e di passato, di un passato che non avrebbe più avuto ma che lo avrebbero aiutato nel suo futuro.
Gli mancavano i suoi capelli e vederla girare per Grande Inverno, era una figura eterea, quasi inumana ma era sua, e lo sarebbe stata fino alla fine dei giorni.
Daenerys era il pezzo mancante della sua esistenza, quello che non sapeva di cercare e che quando lo aveva trovato lo avrebbe voluto tenere sempre stretto con sé.
Il pensiero però che non riuscì ad evitare o nascondere era un altro, sua moglie era incinta e la sua bambina era andata via con lei a combattere una guerra che forse non avrebbe visto.
Quando Bran gli aveva dato la notizia, quella bella e quella brutta sul futuro di Dany, nella loro camera dopo il volo su Drogon, aveva percepito le lacrime sul viso, lui che aveva smesso di piangere troppo tempo fa per ricordarselo, lo stava facendo e lo stava facendo passando una mano sulla pancia ancora troppo piatta.
 
-Avrò una figlia e forse non avrò te, come può essere giusto il mondo?-
-Il mondo non è giusto infatti.- gli aveva risposto Daenerys.
-E se io volessi avere entrambe?-
-Dovremo lottare per averlo.-
 
Lui lo avrebbe fatto, avrebbe lottato per entrambe, avrebbe fatto in modo di dare ad entrambe un futuro, ci sarebbe riuscito anche se le possibilità di riuscita erano drasticamente scese.
-Maestà?-
Ser Davos arrivò in silenzio interrompendo i suoi pensieri e stranamente gli fu grato, sapeva bene che più pensava, più non sarebbe stato concentrato a fare quello che andava fatto, a prendere le decisioni che andavano prese.
A combattere quella guerra, l’amore poteva essere un fardello pesante da portare ma doveva riuscirsi senza perdere di vista l’obiettivo finale.
E poi lo aveva promesso e lui avrebbe mantenuto quella promessa a costo della vita.
-Gli eserciti sono armati come avevamo pianificato, gli Immacolati rimasti a Roccia del Drago stanno completando l’ultimo arsenale e partiranno il prima possibile.-
-Daario e Jaime?- chiese girandosi.
-Sono partiti all’alba per le Torri Gemelle, sua sorella dice che sono abbandonate e potrebbe essere la soluzione migliore prospettata dalla Regina.-
-Mia sorella Arya quando intende partire?-
-Credo che sia già partita, non la si vede in giro da ieri sera e neanche Gendry.- disse alla fine.
-Hai paura per lui?-
-E´ come un figlio per me, non voglio che gli succeda niente.-
Jon cercò di rispondere ma il ruggito di Rhaegal lo distrasse e lo costrinse a guardare il cielo, non faceva altro che girare attorno a Grande Inverno, ininterrottamente da giorni, era in gabbia nonostante avesse il cielo per se, era in trappola nonostante avesse le ali e potesse volare, era libero ma non di seguire la madre in guerra.
 
-Fai venire il Primo Cavaliere della Regina da me, mi troverà fuori dalle mura.- lentamente diede le spalle al suo fidato amico e si incamminò con Spettro, fuori, dove la neve era alta e dove avrebbe trovato quello che stava cercando ma non riuscì a non ripensare alla mattina di due giorni prima.
 
~
 
Daenerys stava carezzando il muso di Rhaegal, gli stava parlando e riuscì a vedere i suoi occhi pieni di amore e di devozione verso quel figlio che aveva dato alla luce, il drago rispose con degli sbuffi di fumo dal naso senza farle male.
Jon si avvicinò a lei e vederla vestita da guerra gli faceva uno strano effetto, come se percepisse il proprio cuore piangere, spezzarsi.
Lei era una Regina non un soldato, non era fatta per quel genere di cose eppure non si sarebbe tirata indietro e così l’aveva costretta ad indossare l’armatura, l’aveva costretta a difendersi, poiché era la seconda volta che la vedeva partire in sella al suo drago e la prima volta che quella partenza gli faceva male.
-Jon lui resterà qui.- disse, lasciando andare Rhaegal per voltarsi verso di lui.
-Perché?-
-Io e Drogon saremo in grado di cavarcela e non voglio che succeda qualcosa a mio figlio, non ha un cavaliere e senza penso solo al peggio.-
-Se lo porti avrai più possibilità di successo, lo sai vero.-
-Forse ma voglio imparare dai miei errori, in fin dei conti so già cosa potrebbe succedere se lui venisse con me.-
-Dany quello…-
-Non era un modo per rinfacciartelo.- disse prendendogli una mano e stringendola forte, -Mi serve per ricordare, quello che è successo e quello che succederà da questo momento in poi. Gli immacolati hanno ricevuto l’ordine?-
-Il corvo è già partito, arriverà presto.-
-Bene.- sussurrò, guardandolo negli occhi e concentrandosi solo su di lui.
-Credi che sia la cosa giusta creare un’arma che possa uccidere Viserion?-
-Sì.- ammise, con le lacrime agli occhi che però non fece scendere.
-Credi davvero di potercela fare?-
-No.- rispose, scrollando le spalle, -Dovrò farcela al momento giusto, per il momento ci serve un’arma e prima verrà fatta meglio sarà per noi.-
Jon le passò una mano sul viso e cacciò via una lacrima dalla sua guancia e poi la baciò sulle labbra, con dolcezza e amore, con devozione, baciò sua moglie e passò una mano sulla pancia dove cresceva la loro bambina.
-Torna da me, Daenerys Targaryen.- gli sussurrò a denti stretti, per reprimere il dolore che avrebbe provato al momento della partenza.
-Lo farò, Jon Snow, non intendo morire in questa impresa. Ho ancora tante cose da fare.- Dany lo baciò di rimando e stavolta il baciò non fu dolce e temperato, ma violento e passionale.
Un monito per quello che erano stati e per quello che avevano ancora da vivere.
-Jon promettimi una cosa.- disse, allontanandosi da lui.
-Cosa?-
-Durante la mia assenza non essere il solito Jon, non permettere a nessuno di mettere in dubbio le tue scelte, proteggi il tuo popolo, il nostro popolo, ma combatti, combatti con il Fuoco e con il Sangue.
Hai un drago Jon, che porta il nome di tuo padre e lui si lascerà cavalcare da te, ed io questo lo so; porti il nome di Aegon il Conquistatore, quindi non permettere al quel fottuto Re della Notte di prendersi questo mondo.
Sii un Targaryen per una volta, sii come me ma ti prego Jon, non abbandonare mai la tua parte Stark, è questa che ti permetterà di vincere.-
-Come fai a saperlo?-
-Mio fratello Viserys credeva di essere l’ultimo drago ed è morto quando Drogo gli ha donato la corona che tanto voleva, era fatta d’oro liquido e lui non ha resistito al fuoco.
Il fuoco non può uccidere un drago.
Mio fratello Rhaegar, tuo padre, era chiamato da molti l’ultimo drago, non l’ho mai conosciuto e non saprò mai la verità ma è morto perché l’Usurpatore ha mentito, è morto per amore, ma non era un combattente, tu invece lo sei, quindi cerca solo di ponderare bene quello che sei e vedrai che non dovrai mai dubitare su chi diventerai e delle scelte che prenderai.-
-Sei tu l’ultimo drago, lo sai vero? Il drago non deve avere per forza tre teste ne basta una per comandarle tutte.- le disse, convinto di quelle parole e della determinazione che vedeva nei suoi occhi.
-Ti sbagli Jon, il drago deve avere tre teste… La seconda ce l’ho davanti e so che sarà un ottimo cavaliere di drago ma la terza testa… non è mai esistita e mio figlio è morto anche per questo.- sussurrò, mestamente.
-Daenerys…-
-Adesso devo andare Jon, devo partire prima che sia troppo tardi, prima che sia tutto vano. Ricordati quello che ti ho detto, prometti.- le disse, il viso vicino al suo, il corpo schiacciato contro e gli occhi viola penetranti.
-Prometto.-
 
~
 
-Mi hai fatto chiamare.-
-Sì, volevo parlare con te.- disse guardando il nano, si stava avvicinando a lui ma i suoi occhi erano fissi su quelli di Rhaegal, era sceso dal cielo quando lui lo aveva chiamato ed adesso non voleva più andare via.
-Cosa succede?-
-Credi che abbia fatto bene a lasciarla andare?-
Jon non era riuscito a porre quella domanda a nessuno, né a Ser Davos, né a sua sorella Sansa, neanche a Daario ma aveva bisogno di chiederla all’unica persona che non gli avrebbe mentito e all’unica persona che conosceva davvero sua moglie.
 
Mi sono sposato solo ieri sera e lei è già andata via e non so neanche se la rivedrò.
 
-Come vuoi che ti risponda?-
-Con la verità.- disse guadando il drago verde, vicino a lui.
-Daenerys è la persona più testarda che io abbia mai conosciuto e se mi chiedessi di fare un paragone tra lei e Cersei non riuscirei a dirti chi vincerebbe la sfida.
A Meereen ha preso molte scelte discutibili, dettate solo dal Fuoco e dal Sangue e molte di queste scelte sono state un fallimento e l’hanno portata di nuovo a Vaes Dothrak, dove tutto era iniziato, ma stavolta non come Khaleesi, come regina di un popolo, ma come Dosh Khaleen, come vedova di un Khal, e come puoi immaginare non ha accettato di buon grado che succedesse.
Daenerys è tornata a Meereen con un’orda di Dothraki e con Drogon ha fatto fuoco contro le navi dei Buon Padroni che volevano riprendersi la città, Fuoco e Sangue ma questo le ha assicurato la vittoria, e la possibilità che le Città degli Schiavisti non fossero più considerate tali.
Alla tua domanda non posso che rispondere in un modo, no, non hai fatto bene a lasciarla andare.
È la regina, è tua moglie ed è incinta. Ed è stato sconsiderato da parte tua lasciarglielo fare ed anche farglielo pensare ma alla tua domanda posso rispondere anche in un altro modo: non avresti potuto evitarlo.-
Jon a quell’affermazione raddrizzò la schiena e prestò maggiore attenzione alle sue parole.
-Come ti ho detto prende sempre delle scelte discutibili, sbagliate ma che portano comunque ad un risultato e questa scelta rientra tra le tante che ha preso durante il suo percorso.
Del resto non si diventa un buon sovrano se non grazie agli errori, se non grazie al dolore e alle perdite e lei ne ha subiti più di tutti, ma sono certo che tornerà da te, che tornerà viva.-
-Sei di molte parole quando conviene.-
-So di aver sbagliato a trattare con Cersei, so che potevo fare di meglio e dovrò cercare il perdono quando lei tornerà, ma per il momento posso consigliere te ed evitare che facciamo tutti una brutta fine.-
-Ora capisco perché sei diventato il Primo Cavaliere, ci vuole un gran coraggio a reprimere i suoi istinti.-
-Coraggio bè, non sono un eroe Jon Snow, sono un nano che ha deciso da che parte stare.-
Jon annuì in silenzio e per un momento si concentrò unicamente sul drago che lo stava ancora guardando e per la prima volta riuscì a percepire quella sensazione che Dany più di una volta gli aveva raccontato: nei suoi occhi riusciva a vedere perfettamente la sua stessa anima riflessa.
Come se fossero complementari.
Forse si sarebbero anche potuti appartenere un giorno se come diceva lei era la seconda testa del drago, ma per il momento gli stava bene conoscerlo, imparare qualcosa da lui così come aveva fatto con Spettro e meritarsi il suo rispetto.
-Avete pensato a un nome per la bambina?-
-Avrei voluto dirglielo prima che partisse, ma non ho avuto il coraggio.- rispose, senza voltarsi.
-Come vorresti chiamare tua figlia?-
-Lyanna ma non sarebbe giusto, non c’è solo lupo in lei c’è anche drago, si dovrebbe chiamare Lyanna Rhaella Targaryen.
Sarebbe più giusto.-
-Credo che tua moglie apprezzerà molto il gesto. Come te non ha conosciuto sua madre.-
-Spero solo che non debba morire dando alla luce nostra figlia, così com’è successo alle nostre madri.-
Jon vide il viso di Tyrion farsi scuro a quella consapevolezza e vide la sua difficoltà nel cercare e proferire qualche parola che potesse addolcire il discorso ma un suono che sperava davvero di non sentire presto lo strappò da quella conversazione.
Tre suoni, tre suoni volevano dire una sola cosa.
 
Estranei.
 
***
 
Dany si era sicuramente immaginata un numero di navi notevolmente superiore per trasportare la Compagnia Dorata, ma nonostante ciò non si lasciò vincere da nessun sentimento, Euron era pericoloso e lei lo sapeva bene, aveva spazzato la sua flotta e catturato Yara e andava fermato a prescindere.
Quando il fuoco aveva colpito la prima nave, non l’avevano neanche sentita arrivare, Drogon volava silenzioso sopra le nuvole, nascondendosi dalla vista dei marinari ma al momento giusto era uscito e il panico era scoppiato tra loro.
-Dracarys.-
Un brivido le percorse la schiena e quando vide le fiamme uscire percepì una sola emozione prevalere su tutte le altre: la rabbia.
La devastazione si abbatté facilmente sullo scafo e le urla le riempirono il cuore, facendoglielo battere più veloce, discese ancora e vide Euron guardarla con disprezzo e rabbia, ma non era minimamente paragonabile alla sua, la Compagnia stava pendendo mano agli archi ma lei non gli avrebbe dato modo di usarli.
Volò di nuovo in alto e ridiscese e con le zampe fece spezzare l’albero di una delle navi che non erano ancora bruciate.
 
Fuoco e Sangue.
 
-Puttana!-
Euron urlò con tutto il fiato che aveva in gola e lei riuscì a sentirlo benissimo, per quanto fosse una parola “volgare” le fece comunque scappare un sorriso, il suo piano per quanto pazzo e folle, stava portando ad un risultato.
Distruggere Cersei, la Compagnia Dorata, per poi riprendersi il Trono.
Drogon sputò ancora fiamme e la seconda nave calò giù in pochissimo tempo, Dany si rese conto che ne mancavano altre tre esclusa quella di Euron, così senza pensarci troppo spronò suo figlio all’attacco.
 
-Voglio che tu ritorni da me, a qualsiasi costo, hai capito?-
-Si ho capito, Jon.-
-Ti amo Daenerys e se non mantieni quella promessa, io…-
-Ho promesso.- gli aveva sussurrato sulle labbra, -Ti amo.-
 
Quel pensiero pe un solo secondo le offuscò la vista e quando riprese il contatto con la realtà dovette girare bruscamente a destra per evitare le frecce che avevano puntato contro di lei, Drogon ruggì di rimando e lei si strinse a lui per non lasciarsi colpire e scese di nuovo all’attacco ed in quel momento notò la stessa arma che l’esercito Lannister aveva usato contro di lei.
-Maledetta Cersei!- disse più che a se stessa che ai suoi nemici, alla fine la regina aveva pianificato di uccidere i suoi draghi, a prescindere dal loro accordo ma lei gliel’avrebbe fatta pagare, a qualsiasi costo.
-Andiamo Drogon.-
In quel momento cercò di lasciare, di mettere da parte tutti i sentimenti che l’avevano consumata, amore, odio, rabbia, vendetta, felicità erano solo effimeri, solo un fastidio, una distrazione e non poteva permettersi niente del genere, stava rischiarano la sua vita e quella della piccola e a qualunque costo doveva rimanere concentrata ma uno solo di quei sentimenti si sottrasse al suo controllo ed era la paura.
Percepì di nuovo la stessa paura di quella volta, quando la lancia aveva colpito Drogon e lei stava precipitando, la sensazione di cadere, la sensazione di morire, cercò di rinchiudere quel sentimento, cercò in qualsiasi modo di governarlo ma non ci riuscì, la paura rimase nel suo cuore e con quella paura andò di nuovo all’attacco e in quel momento avrebbe tanto voluto Jon accanto a se, o Ser Jorah, avrebbe voluto che i suoi tre figli fossero assieme, non voleva essere sola.
Sola con quel pensiero, quando credette che il vuoto e l’oblio fossero così vicini da consumarla percepì l’anima del suo drago, la sua forza e la sua rabbia la riportarono su. Non aveva mai provato niente del genere, non si era mai sentita così connessa con lui ma quando cercò di guardarlo negli occhi vide la sua stessa paura riflettersi e sparire, suo figlio l’avrebbe salvata quando credeva che nessuno l’avrebbe fatto.
Suo figlio era la sua forza e non avrebbe permesso che lei morisse.
 
Mi appartieni.
 
Serrò la presa sulla sua pelle e senza bisogno di ulteriori comandi Drogon fece fuoco, e in quel momento il suo cervello si svuotò ed anche il suo cuore, stava facendo quello che andava fatto e le urla di dolore e di disperazione non la impressionarono ma serrano ancora di più il suo cuore, freddo come il ghiaccio, o ardente come il fuoco.
Altre due navi caddero come foglie morte e lei fece spostare Drogon verso la nave principale, Euron stava armando personalmente la balestra di Qyburn, sbraitando ordini agli arcieri, la Compagnia Dorata era nettamente in difficoltà e nonostante il loro motto fosse conosciuto da tutti, vide molti abbandonare la nave e cercare di ricongiungersi ai sopravvissuti delle altre.
-Puoi ancora salvarti.- urlò a Greyjoy.
-Inginocchiati e sarai risparmiato.-
Daenerys sapeva per certo che le sue parole fossero arrivate al Re delle Isole di Ferro ma la rabbia cieca che vide nei suoi occhi le fece capire che non l’avrebbe mai ascoltata, e che avrebbe preferito la morte.
 
Nessuno può giurare fedeltà a due Regine e lei questo lo aveva capito bene.
 
Senza alcuna esitazione lanciò Drogon contro la nave, avrebbe fatto a pezzi quella balestra e avrebbe bruciato Euron, liberando le Isole di Ferro e il suo regno da quella minaccia, avrebbe realizzato il suo piano e sarebbe tornata da Jon in un paio di giorni.
C’era riuscita.
Quel pensiero però, le fece scappare un sorriso e quella fu la sua distrazione, l’unica che non si sarebbe dovuta concedere, eppure lo aveva detto a se stessa che le emozioni potevano portare alla morte, eppure non si era ascoltata.
E la promessa della felicità era stata la sua rovina.
La speranza di rivedere Jon era stata la sua condanna.
Le zampe del drago distrussero l’arma in pochissimo tempo ed Euron finì direttamente nelle fauci di Drogon, non aveva avuto neanche il tempo di incoccare la lancia e scagliarla per via della rabbia, ed in quel momento si era distratta e in quel momento Drogon aveva ripreso il suo volo, lontano dalla nave e in quell’istante una freccia aveva perforato l’armatura all’altezza della spalla, nel punto esatto in cui sarebbe stata scoperta.
Il colpo, per quanto preciso le fece perdere l’equilibrio e sbilanciandosi perse la presa su Drogon, percepì il vento sferzarle i capelli e l’armatura la portava giù sempre più velocemente, provò a guardare sotto di sé e il mare in fiamme le fece venire un brivido lungo la schiena, ma prima che il suo mondo si fece buio udì suo figlio ringhiare con tutto il fiato che aveva in gola.
 
***
 
Sandor stava stringendo la mano di Sansa con troppa foga e sperò di non farle male ma non l’avrebbe lasciata per niente al mondo, anche a costo di morire per lei, e di salvarla e se non fosse riuscito a trovare una soluzione sarebbe successo anche troppo velocemente.
I Non-Morti erano arrivati, l’orda del Re della Notte aveva investito Grande Inverno e loro non se n’erano neanche accorti.
Colpì uno di quelli e ne ammazzò altri due e si tirò a se Sansa, il viso era pallido ed anche i capelli rossi sembravano spenti, la paura poteva giocare strani scherzi ma lui l’avrebbe protetta a qualsiasi costo.
Osservò Brienne poco distante, occuparsi di alcuni nemici, il viso contratto e serio, avrebbe difeso lei Sansa qual ora lui fosse morto.
-Dobbiamo andare via!- urlò più a se stesso che a lei.
-Jon… L’esercito…-
-Uccelletto, stanno già combattendo, l’esercito… Spero che ne rimanga qualcuno in vita per la vera battaglia.-
Sansa diventò ancora più bianca e si strinse al suo braccio con tutte le sue forze, Sandor inghiottì il groppo che si era formato in gola e strinse la mano che teneva l’elsa della spada con più determinazione possibile, ed avanzò verso le scuderie, dovevano andare via prima che fosse troppo tardi e ricongiungersi a Daario e Jaime Lannister, formare una nuova resistenza, ma anche per lui quel pensiero fu troppo speranzoso.
 
Sansa osservava con orrore quello che stava accadendo, Grande Inverno era accerchiata dai Non-Morti, urlavano e combattevano come dei pazzi, non avevano nulla da perdere, nulla per cui vivere e lei aveva paura.
Credeva che tenere Grande Inverno fosse l’unica cosa giusta dopo aver perso così tanto, ma in quel momento ripensò ad una cosa che Tyrion aveva detto a Daenerys.
 
-Non vuoi essere la Regina delle ceneri, vero?-
 
Ed io non voglio essere la regina dei morti.
 
Si strinse a Sandor, e cercò in lui la guida per la propria salvezza e ringraziò i nuovi e antichi dei per essere stata con lui al momento dell’attacco o sarebbe stata persa fin dall’inizio, sarebbe già morta senza di lui.
 
-Ritirata!!- la voce si Ser Davos catturò la sua attenzione e grazie al suo intervento riuscirono ad aprirsi un varco tra le schiera di morti.
Il fuoco li faceva scappare, il fuoco poteva ucciderli ma come aveva detto Jon alcuni erano immuni e in quel momento sperò che suo cugino, suo fratello, stesse bene, che fosse salvo, non lo aveva visto da nessuna parte e già temeva il peggio.
-Presto prendete dei cavalli, l’esercito sta già ripiegando per la Strada del Re, abbiamo solo cinque minuti, prima che sia tropo tardi.-
-Troppo tardi per cosa?- chiese esitante, mentre Sandor la prendeva dalle ascelle per farla salire direttamente sul cavallo per poi salire dietro di lei, prese le redini e strinse le braccia intorno al suo corpo e cercò di reprimere quel brivido che le attraversò la schiena.
Succedeva sempre quando lui la guardava, quando lui la sfiorava o quando lui la baciava, nel Parco degli Dei, dove nessuno li avrebbe potuti vedere.
In quel momento un ruggito possente le fece alzare la testa al cielo, Rhaegal stava urlando, le fauci erano aperte e piene di fumo, ma Sansa non si sbagliò, c’era qualcuno sul drago e sapeva per certo che non poteva essere la Regina, Daenerys era lontana, con Drogon ma qualcuno stava cavalcando quel drago e quando lo capì il suo cuore per un battito.
-Jon!!- esclamò, un sorriso le affiorò sul viso e lo seguì con lo sguardo.
Il drago fece un giro intorno alle mura di Grande Inverno e poi sputò fuoco ed allora lei riuscì a capire a cosa si era riferito Ser Davos, avrebbe incendiato la loro casa, avrebbe distrutto l’esercito dei morti e permesso all’esercito di ritirarsi, li avrebbe salvati ma chi avrebbe salvato Jon?
-No!- urlò quando il Mastino schioccò le redini e fece partire il cavallo al galoppo, si girò per cercare Jon con lo sguardo e lo vide ancora lì, a combattere, cercò di chiamarlo ma si allontanava troppo velocemente perché lui potesse sentirla.
Quando guardò avanti vide Spettro correre con loro, i suoi occhi rossi velano una certa tristezza e in quel momento si ricordò della sua Lady, morta ancora prima che potesse diventare come lui, distolse lo sguardo e vide Ser Jorah trasportare Bran, era svenuto o meglio era lontano, rinchiuso in qualche animale o in qualche persona o forse stava solo aiutando Jon in quella battaglia solitaria.
L’esercito si estendeva davanti a lui, meno numeroso ma l’orda dei Dothraki e degli Immacolati era ancora lì, Verme Grigio li stava conducendo lontano dalla morte e dalla sconfitta.
-Uccelletto andrà tutto bene.- Sandor le sussurrò quelle parole ma lei non gli credette.
-Come possiamo vincere contro di loro? Chi salverà Jon?-
-Ha un fottuto drago sotto al culo, non ha bisogno di essere salvato.-
-E se li ammazzassero entrambi? Lo hanno già fatto con Viserion.-
-Non succederà.-
-Daenerys non è qui per impedirlo.- gli fece notare, percepì la propria voce leggera quasi inesistente.
-Uccelletto staranno bene entrambi.-
-E se fossero entrambi morti?-
 
 



∞Angolo Autrice: Buongiorno a tutti !!! Come un fantasma ogni tanto torno a tormentarvi con questa storia e a pubblicare qualche capitolo !!
Non so cosa mi abbia spinto di punto in bianco a darmi una mossa, forse sentivo troppo la mancanza o forse perchè il 2019 è troppo lontano e volevo dare una conclusione prima di vedere la serie !
Quindi a prescindere da tutto, ecco a voi un nuovo capitolo.
Spero che la piega presa sia davvero di vostro gradimento, onestamente a me piace ma io sono troppo di parte per esprimere un parere oggettivo XD 
Dany e Jon si sono sposati, ma lei non intende rinunciare alla possibilità di salire sul Trono, di ostacolare Cersei, insomma, ha fatto di tutto per arrivare a questo momento e non permetterà che una falla del suo piano le sia da ostacolo!
Ma gli Estraneiii sono arrivati a Grande Inverno, e diciamo che era anche l'ora, ma ogni cosa a suo tempo e vedremo cosa farà il nostro Jon per risolvere la questione!!
Per il momento è tutto, spero davvero che continuiate a seguirmi, a lasciami qualche commento, ad esprimere la vostra opinione!
Per il momento è tutto <3
_Giuls17_

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Capitolo 12
*** Home and Freedom ***


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Home and freedom
 
Il rumore del vento contro la faccia, contro i capelli la fece svegliare o almeno, Daenerys percepì quell’impulso, doveva svegliarsi eppure ancora non ci riusciva, batté un paio di volte le palpebre e quando riuscì finalmente ad aprire gli occhi la notte aveva preso il posto del sole, ma il vento, l’aria fredda era aumentata e la fece gelare in pochi secondi.
Poggiò una mano e fece leva per alzarsi, ma il dolore alla spalla le strappò un lamento e per un momento il suo mondo ritornò buio, ma decise di non arrendersi, non poteva permetterselo; poggiò l’altra mano e quando riuscì ad alzarsi il mondo le apparve piccole e lontano e solo in quel momento si rese conto di trovarsi sopra Drogon, si stavano librando nel cielo notturno, indisturbati.
-Mi hai salvata.- sussurrò, guardandolo.
Il drago ruggì come risposta e lei riuscì a comprendere perfettamente, suo figlio l’aveva presa prima che finesse nel mare infuocato, prima che fosse troppo tardi, l’aveva salvata, qualcosa nel suo cuore s’incrinò e alcune lacrime fuggirono al suo controllo.
Non amava questa parte debole, non amava piangere e sentirsi in quel modo ma nelle ultime settimane era diventato quasi inevitabile, come se Jon avesse aperto una fessura che aveva lasciato chiusa per anni ed adesso non riuscisse più a chiuderla.
Il pensiero di Jon le strappò un altro lamento di dolore e così si decise a guardare la sua spalla, non era combinata male ma la freccia era ancora lì dentro e il sangue si era incrostato su tutti i vestiti, ed ebbe la sensazione di averne perso parecchio, anche perché non sapeva quanto tempo fosse esattamente passato da quando aveva perso i sensi.
-Drogon dobbiamo atterrare.- disse, passandogli una mano sul dorso, -Devo… Devo togliere la freccia.- sussurrò, percependo la paura nella sua voce e nel suo cuore.
Come sempre il drago nero l’ascoltò ed atterò in un immensa pianura circondata da alberi, ma anche lì il freddo era arrivato e la prima neve cominciava a scendere quieta, come se il mondo non stesse finendo, come se la guerra fosse ancora lontana.
Daenerys scese dal dorso del drago e provò una fitta di dolore, la spalla le rendeva doloroso ogni movimento, anche allungare il braccio le veniva difficile, quando toccò terra con le ginocchia sospirò forte e si tirò su con una certa difficoltà.
Si guardò intorno e non vide nessun villaggio, non ne aveva visto neanche dal cielo e questo le fece capire che doveva sbrigarsela da sola, in qualche modo doveva riuscirci o la ferita si sarebbe infettata e lei ne avrebbe pagato le conseguenze.
In quel momento si passò una mano sulla pancia, era rotonda, quel tanto che le faceva capire che sua figlia cresceva serena là dentro, quel tanto che le fece tirare un sospiro di sollievo, erano vive e stavano bene entrambe.
Quando abbassò le mani notò la sua spada e in un’idea le venne in mente, forse pazza e sconsiderata ma non poteva fare di meglio.
Prese la spada e la conficcò nel terreno, si tolse la calotta dell’armatura e la posizionò al sicuro sopra Drogon, la sella che aveva fatto costruire Jon aveva degli appoggi e dei ganci specifici per ogni esigenza e lei gli legò l’armatura senza esitare, lentamente con mani tremanti strappò il tessuto del vestito che indossava, dovette mordersi il labbro per non urlare dal dolore ma quando ci riuscì vide la freccia passarle da parte a parte, il sangue si era incrostato alla base di entrambi i lati e il colore non era di certo rassicurante.
-Devi stare pronto, okay?- domandò al drago, che la guardò con i suoi enormi occhi.
Daenerys prese un paio di respiri e strinse ancora di più il labbro tra i denti, avrebbe fatto male ma in qualche modo sarebbe sopravvissuta, doveva farcela.
Afferrò l’estremità della freccia con la punta e, con l’altra mano riuscì a tenere ferma la parte di dietro e dopo pochi secondi la spezzò in due: l’urlo che le scappò la fece piegare in due dal dolore, gettò a terra la freccia e vide le mani già fatte di sangue, doveva sbrigarsi.
Fece un passo avanti verso la spada ma il dolore le rendeva difficile ogni movimento, si lasciò cadere a terra poco distante ed alzò lo sguardo verso Drogon.
-Dracarys.- sussurrò, con tutte le sue forze.
Il drago le ubbidì e seppe esattamente cosa centrare, la spada venne colpita dal fuoco, la vide diventare calda e quasi bollente, ma la fiammata cessò subito e lei allungò un braccio e l’afferrò, l’elsa sarebbe stata intoccabile dalle mani di qualsiasi persona ma tra le sue era perfettamente utilizzabile, Dany inghiottì il groppo e si fece coraggio, non aveva idea di quello che sarebbe successo, se le avesse fatto male o no, se avesse urlato o no ma sapeva che era l’unica alternativa possibile o sarebbe morta per una cavalo di freccia.
Chiuse gli occhi un attimo, cercando il coraggio e in quel momento gli apparve Jon, sarebbe tornata da lui, lo aveva promesso.
 
“Lo hai promesso, quindi sbrigati e torna da lui. Non puoi morire qui.”
Non posso.
Ho promesso.
 
Inspirò un paio di volte ed alzò la spada e lentamente la fece cadere sulla prima parte della ferita, la lama incandescente toccò la pelle e non fu molto sicura di quello che successe dopo.
 
***
 
Jon non sapeva nulla dei draghi, non conosceva la loro storia e non si era mai reputato un cavaliere di drago, fino a qualche tempo fa non credeva neanche che esistessero, ma quando la Regina era arrivata Westeros aveva portato con se tante cose che non si erano mai viste.
Come i draghi.
Ed adesso lui era proprio su un drago, stava cavalcando Rhaegal e forse non se la stava cavando neanche così male come credeva, in fondo lo aveva visto fare a Daenerys un paio di volte ma sapeva perfettamente di non essere capace come lei, per lei era una dote naturale, erano i suoi figli e li aveva cresciuti e li aveva anche visti morire, per lui essere un Targaryen era una cosa nuova, per lui pensare all’altra parte della sua famiglia era difficile, forse impossibile, però aveva fatto come aveva detto lei, aveva accolto entrambe le sue parti, lupo e drago.
Guardando il cielo immenso si chiese di nuovo come fosse suo padre, di lui non conosceva neanche l’immagine, ma poteva immaginarselo grazie a lei, grazie al suo viso delicato, ai capelli bianchi come la neve e agli occhi viola, immaginava suo padre come lei, gentile e di animo nobile, non un cavaliere come lei gli aveva fatto notare, forse un ragazzo con troppi fardelli sulle spalle, provò ad immaginare suo nonno, sua nonna, la madre di Dany ma scacciò quel pensiero, addentrarsi nel passato poteva essere rischioso se non lo si conosceva in fondo e glielo aveva detto di non provarci, aveva visto cose terribili per colpa di Viserys e le storie su Aerys erano troppo terribili per rimuginarci sopra.
Il drago sbuffò sotto di lui e lentamente gli passò una mano sul dorso, sorridendo mestamente, per lui era stato naturale affidarsi a Rhaegal quando il corno aveva dato l’allarme, era stato naturale poggiare la mano sul muso e chiedergli se potesse salire, se non lo avesse fatto avrebbero perso più uomini di quanto ne erano morti, e avrebbero perso tutto.
Anche se ciò che aveva fatto non gli dava pace, aveva bruciato la sua casa, quella casa che aveva visto e in cui era cresciuto per tutta la sua vita, la casa che Nedd gli aveva dato e quella in cui Catelyn lo aveva odiato, la casa che aveva condiviso con Robb e Sansa, con la piccola Arya e Brann e Rickon, la casa della famiglia Stark.
Quel pensiero gli gravava sul cuore ma sapeva bene che era stata l’unica soluzione o quello o la morte e lui non poteva permettersi di morire e di perdere il suo popolo, aveva fatto una promessa che avrebbe mantenuto a tutti i costi ma in qualche modo era stato anche abbastanza fortunato, Viserion non era apparso e neanche il Re della Notte e nonostante tutto quella situazione non gli piaceva, voleva dire che stavano tramando qualcosa e lui avrebbe dovuto fare di tutto per fermarli.
 
Spero solo che Daenerys si salva, che sia riuscita nella sua missione, spero che torni viva, spero che nostra figlia stia bene, se sarà così troveremo il modo di affrontare anche quello.
Riusciremo a trovare il modo di fermarli, in un modo o nell’altro.
 
In lontananza scorse le Torri Gemelle, l’esercito aveva galoppato senza sosta per tre giorni per mettere più leghe possibili tra loro e Grande Inverno mentre lui aveva controllato le retrovie, evitando che qualcuno li attaccasse di sorpresa e contro ogni pronostico c’erano riusciti, il ponte era alzato, le tende d’accampamento erano state montate dall’altro lato della riva, i fuochi erano accessi sulle mura e i mormorii si diffusero nell’aria velocemente.
Fece planare Rhaegal e si meravigliò di quanto fosse facile, sapeva che il drago riusciva a percepire i suoi pensieri e le sue emozioni, sapeva che in qualche modo erano connessi, anche se ancora non riusciva a capacitarsene.
Lo fece atterrare poco distante dall’ultima tenda, e quando scese trovò Spettro ad aspettarlo, il Meta-lupo gli balzò addosso e lo leccò con vigore e devozione, lui non si ritrasse e si lasciò andare con il suo vecchio amico e non poté negare a se stesso di essere stato in ansia per la sua sorte, aveva temuto per la sua vita.
-Ciao Spettro, si sto bene, sono tornato!-
-Jon!-
La voce di Sansa gli fece alzare la testa e trovò la ragazza corrergli incontro, il Mastino e Brienne erano sempre con lei a proteggerla da qualsiasi pericolo, Jon si alzò e la strinse a se quando le fu abbastanza vicina.
-Sto bene, sto bene.- disse tra i suoi capelli.
-Ho temuto per la tua vita, tu su quel drago… Credevo che…-
-Sto bene, Rhaegal è stato davvero un ottimo compagno.- disse, voltandosi verso il drago che non si era ancora mosso dal suo posto.
-Grande Inverno?-
-Sta ancora bruciando, Sansa. Mi dispiace di averlo fatto, credimi avrei preferito non adoperare questa strategia, avrei voluto fare le cose diversamente ma il loro attacco è stato davvero una sorpresa…-
Percepì il cuore andare veloce e lontano, Bran gli aveva detto che il Re della Notte aveva varcato la Barriera ma aveva creduto che ci avrebbero messo più tempo, molto più tempo ma in realtà così non era stato, li avevano raggiunti e lui era stato del tutto impreparato.
Si era maledetto per la sua incapacità, era sempre stato attento eppure non così tanto da prevenire l’attacco.
-Sono tutti salvi?-
-Sì, Bran sta riposando, Tyrion si è ricongiunto a Jaime, e Daario e Ser Jorah stanno pianificando una strategia con Verme Grigio e Ser Davos, l’esercito ha subito delle perdite ma non così numerose come credevamo, abbiamo ancora un buon numero e con la pattuglia che è stata mandata a Delta della Acque dovremmo recuperare qualche uomo.-
-Bene, bene. Pensavo che stesse andando molto peggio.- disse, incamminandosi con lei verso la Torre, ma prima di girò un’ultima volta verso il suo nuovo amico e gli fece un semplice cenno, Rhaegal rispose ringhiando e prese il volo poco dopo.
-Ci sono notizie di Daenerys?-
-No, da quando sei partito per il giro di ricognizione non sono arrivati corvi o draghi.-
-Sono preoccupato.- ammise, guardando la sorella.
-Lo so, ma è una donna estremamente coraggiosa e tornerà.-
-Credevo che non ti piacesse.-
-Non mi piace l’idea che tu abbia sposato tua zia, ma se dissocio questo pensiero allora mi sta bene che tu e lei stiate assieme.-
-Sempre meglio di niente.- sussurrò entrando dentro l’accampamento.
Jon scrollò le spalle e si preparò a ideare una strategia che fosse efficace e che portasse al risultato sperato, spense il suo cuore, non poteva permettere alle emozioni di influenzarlo e di distrarlo, le aveva promesso che sarebbe stato un Targaryen ma anche uno Stark e per esserlo doveva rimanere lucido e cosciente di se.
Entrò dentro le mura e si lasciò inghiottire da tutto, ma riuscì lo stesso a percepire, come un suono lontano, un richiamo che veniva dal cielo, Rhaegal era inquieto, volava in tondo, ancora in gabbia, cercava la madre e il fratello e si rese conto di sentirsi esattamente come lui.
In gabbia nonostante avesse la possibilità di fare quello che voleva, in gabbia nonostante avesse trovato il modo di volare.
In gabbia finché lei non sarebbe tornata per donargli la libertà.
 
***
 
Aveva organizzato tutto nei minimi dettagli e questa volta aveva previsto tutte le varianti del prossimo attacco e non si sarebbe fatto trovare impreparato.
Avevano lasciato il ponte delle Torri Gemelle alzato, ed avevano preparato una prima resistenza per quando l’orda fosse arrivata, avevano adoperato il minimo dell’armamentario che potevano utilizzare, non volendo rischiare di perdere tutto prima del previsto; ma aveva in mente di spostare l’accampamento il prima possibile, magari verso Delta delle Acque o in un altro posto in cui sarebbero stati coperti e protetti ma dovette ammettere a se stesso che era difficile trovare un posto del genere, l’orda si muoveva lentamente e non avrebbe trovato un percorso agevolato lungo la strada ma non era comunque abbastanza per fermarli.
Ed inoltre la mossa decisiva dipendeva unicamente dal gruppo di Immacolati che dovevano partire dalla Roccia del Drago, e solo quando si sarebbero ricongiunti a loro avrebbero avuto tutte le armi a loro disposizione per affrontare l’esercito.
Un leggero bussare alla porta distrasse Jon dai suoi pensieri, anche se non rispose la porta si aprì e Jaime Lannister entrò con Tyrion e Ser Davos, nella sua stanza.
-Cosa succede?- chiese senza mezzi termini.
-Maestà…-
-Ti prego Tyrion, chiamami Jon, non ha alcun senso questo formalismo.-
-Va bene Jon, come preferisci.-
-Allora cosa succede?-
-L’esercito è spaventato, i Dothraki sono inquieti, Daario Naharis sta provando a calmarli e il risultato è abbastanza positivo ma chiedono della Khaleesi e abbandoneranno la postazione se lei non placherà i loro animi, stanno combattendo una guerra che non li riguarda solo per lei e dato che lei non c’è la cosa diventa complicata.-
-Credete che non lo abbia notato?- chiese alzandosi, ed avvicinandosi a loro.
-So che questa non è la loro guerra e so che loro non sono il mio esercito, non sono il mio popolo ma hanno deciso lo stesso di seguirmi, dobbiamo solo dargli qualche certezza, sono uomini come noi, anche se vengono da un altro continente.-
-Bene, proveremo a rasserenare i loro animi ma non volevo parlare solo di questo.-
-Di cosa allora?-
-Credo che sia meglio se facciamo andare via Lady Sansa.- disse Ser Davos, guardando Jon, -Ha due guardie del corpo non lo metto in dubbio ma qui sarebbe costantemente in pericolo e anche Bran deve andare via, devono stare al sicuro.-
-Qual è un posto sicuro per la mia famiglia?-
-Roccia del Drago o Meereen se non sei sicuro.- disse Jaime, intervenendo, -Più lontani sono più saranno in salvo.-
-Anche la Regina dovrà essere allontanata quando farà ritorno, lo sai vero?- gli fece notare il nano con gentilezza.
-Lo so.-
-Non può affrontare una guerra nelle sue condizioni, dovrà accettarlo.-
-Non credo che sarà così facile convincerla.- disse, non riuscendo a reprimere un certo sorrisetto, già pregustava la scena, la Madre dei Draghi non sarebbe stata per niente d’accordo con la sua scelta e lui l’avrebbe convinta in un modo o nell’altro.
-Prima deve tornare.-
-Tornerà.- sussurrò Jon convinto di quello che diceva, erano passati solo due giorni dal loro arrivo alle Torri Gemelle, e quasi una settimana dalla sua partenza ma lei sarebbe tornata, aveva promesso e sapeva per certo che avrebbe mantenuto la sua promessa.
Quella convinzione gli permetteva di andare avanti e di non crollare, gli permetteva di aprire gli occhi al mattino e di fare quello che andava fatto, di dire quello che andava detto e di sopravvivere in un modo o nell’altro.
Sam bussò piano alla porta ed entrò, il viso leggermente rosso e preoccupato per quella situazione, cercò subito la sua attenzione.
-Jon senti… Il drago là fuori è leggermente incrollabile.- disse, balbettando l’ultima frase.
-Cosa intendi?-
-Si aggira sull’accampamento, rilascia… Piccole fiammate e ogni tanto scende per poi sparire di nuovo nel cielo.-
In quel momento un ringhio assordante si diffuse nel cuore della notte e Jon ebbe proprio la sensazione che fosse Rhaegal il diretto interessato di quel rumore ed improvvisamente ricordò quello stesso suono, lo aveva sentito oltre la  Barriera quando Viserion era caduto, e gli altri due fratelli avevano pianto per la sua morte.
Percepì il proprio cuore perdere un colpo, e dovette appoggiarsi al tavolo per non crollare a terra.
 
Déi no! Fate che non sia così, fate che non siano morti, fate che lei sia viva, che Drogon sia vivo, che nostra figlia sia viva!
Non vi ho mai chiesto niente e quello che vi ho chiesto me lo avete negato, avete preso e basta, anche quando ho dato la mia vita ma adesso vi chiedo di risparmiare la loro, non potete portarmele via, non potete!
 
Jon serrò brevemente la mano sul tavolo, poi lo lasciò andare e si rimise dritto e senza indugiare oltre lasciò la stanza, per dirigersi fuori, per cercare di capire e in cuor suo sapeva che una volta visto negli occhi di Rhaegal avrebbe scoperto la verità, per quanto dolorosa e terribile fosse avrebbe capito, e avrebbe deciso se mettere fine alla sua agonia oppure perseverare in quella vita.
 
Mi ha riportato in vita perché ha detto che avevo ancora qualcosa da fare, che c’era un disegno molto più grande per me e comprendeva la Grande Guerra, ma sono tornato anche per incontrare lei.
La mia vita fino a quel momento era stata incompleta, insipida e vuota e solo dopo averla incontrata, aveva acquisito quel colore che ho cercato per troppo tempo, i suoi occhi mi hanno portato a casa quando credevo che una casa non l’avrei mai avuta ed adesso non posso perdere tutto.
Non posso.
 
Senza rendersene conto si ritrovò a correre verso l’accampamento, percepì vagamente la presenza degli altri alle sue spalle ma la sua attenzione era tutta rivolta al drago, come aveva detto Sam, Rhaegal non faceva altro che girare attorno, ringhiare contro la notte e rilasciare piccole fiammate, sembrava instabile, perso in qualche posto lontano.
-Rhaegal!- provò a chiamarlo ma si rese conto che non ci sarebbe riuscito in nessun modo, era troppo distante e non fisicamente, ma emotivamente, era lontano da lui e da quel momento.
-Jon cosa succede?-
La voce di Sansa lo fece girare ma scrollò le spalle non sapendo neanche cosa rispondere, ed ebbe paura che tutti i suoi timori e i suoi incubi si fossero avverati, forse lei era morta, forse Drogon era morto e l’altro figlio stava piangendo per quella perdita, percepì il proprio cuore, il tumulto e la miriade di sentimenti che si mescolavano e si accumulavano, lo stavano facendo impazzire e lo avrebbero distrutto se non avesse scoperto al più presto la verità.
Improvvisamente un ruggito più forte di quello di Rhaegal implose nel cielo, e delle enormi ali nere coprirono la luna e le stelle, vide tutti gli uomini abbassarsi per la paura ma lui rimase fermo, immobile, ad osservare Drogon volare sopra le loro teste e quando vide una chioma di capelli biondi quasi come la neve seppe per certo che il suo cuore non sarebbe imploso, che per una volta gli Dei avevano risposto alla sua chiamata e che in qualche modo la sua vita non avrebbe cessato di esistere.
Il drago nero andrò incontro al drago verde ed allora comprese tutto; Rhaegal era semplicemente felice, aveva percepito il ritorno della madre e la presenza del fratello ed era felice di riaverli, felice che fossero lì con lui, felice di non averli persi.
Dopo pochi attimi però Drogon ridiscese e posò le sue enormi zampe sul terreno, aprì le zanne e voltò la testa verso la ragazza che stava scendendo a fatica dal suo dorso, Jon si mosse subito e si trovò vicino a lei nell’esatto momento in cui poggiò il piede a terra e la prima cosa che vide fu il suo sorriso ma subito dopo notò la ferita alla spalla.
-Daenerys.-
-Sto bene.- la sentì sussurrare e dopo pochi secondi percepì le sue mani stringerlo forte in un abbraccio disperato, la testa si era incastrata sotto il suo collo e le mani stringevano forte la schiena e senza pensarci anche lui la strinse, inspirò a fondo l’odore dei suoi capelli: sapevano di aria, di libertà, di guerra, di fuoco e sangue; passò una mano sulla sua schiena e poi di colpo l’allontanò delicatamente per guardare la sua pancia.
-Sta bene.- gli disse, passando una mano sul suo viso.
-Sei sicura che stiate bene entrambe?-
-Sì.-
-Quella ferita.-
Jon non sapeva neanche come descriverla quella ferita, era certo che fosse dovuta ad una freccia anche perché purtroppo conosceva bene le conseguenze di quel genere di arma ma la cicatrice riportata sulla sua pelle non lo convinceva allo stesso tempo, era strana, informe e in alcuni punti in rilievo rispetto ad altri in cui sembrava quasi liscia, come se fosse stata fatta almeno anni fa.
-Una freccia della Compagnia Dorata ma io e Drogon gli abbiamo dato del filo da torcere.- disse passando una mano sul mudo dell’animale.
-Cos’è successo?- chiese Jaime, non riuscendo a trattenersi.
-Euron è morto. Le navi sono state distrutte, alcuni sono sopravvissuti ma non credo che avranno molta voglia di servire la Regina o di combattere ancora contro di me.- fece notare ai suoi spettatori.
-Com’è morto?- chiese Sansa, guardandola.
Dany girò lo testa ed osservò suo figlio con uno sguardo carico di amore e di orgoglio, poi si girò di nuovo verso di loro e sorrise.
-Drogon aveva fame.- disse semplicemente, cercando di mantenere una certa serietà nonostante la sua vittoria.
-La freccia. Come ti hanno colpito?- Jon la guardò negli occhi e cercò di esaminare la ferita.
-Nel momento in cui abbiamo distrutto la balestra di Qyburn mi sono distratta, Drogon stava già risalendo verso il cielo ma mi hanno colpita, ho perso l’equilibrio e sono caduta.- distolse lo sguardo dal marito, prima che lui si accorgesse della paura ancora impressa negli occhi.
-Sei caduta…-
-Drogon mi ha preso in tempo, mi sono svegliata che era notte e l’unica cosa che ho pensato è stata quella di cauterizzare la ferita, ho usato la spada e un po’ di fuoco ma non so bene quale sia stato il risultato.- ammise, guardando la ferita.
-“Il fuoco non può uccidere un drago.”- le sussurrò Jon, sfiorandole la pelle.
-Lo so, ecco perché si è ridotta in questo modo, almeno credo…-
 
Jon allungò la mano e con le dita le fece alzare il viso, Daenerys sembrava stanca e provata per quel viaggio, gli occhi viola erano spenti e lontani e riuscì, nonostante i suoi sforzi, a scorgere la paura in quelle iridi.
Lentamente lasciò andare il viso e allungò la mano verso il suo collo, quando le sfiorò la pelle percepì il suo corpo rilassarsi contro la sua mano, la pelle era fredda come se il ghiaccio le fosse entrato nelle vene, ma lui scosse la testa, lei era il sangue del drago, non era una ragazza comune a tutte le altre, era straordinaria e lo aveva dimostrato anche quella volta.
Quando la guardò nuovamente i suoi occhi erano più vivi, più scuri, lo desiderava come quella volta nella sua nave.
 
Voglio ancora che mi baci, Jon Snow.
 
E come quella volta lui riuscì perfettamente a comprendere quel pensiero, voleva essere baciata, voleva essere tra le sue braccia, in un letto e nudi, stretti fino alla fine dei loro giorni, Jon dovette distogliere lo sguardo percependo la sua virilità svegliarsi dopo giorni di riposo.
-Andiamo?- chiese, sorridendole.
-Credo proprio di si.- le rispose, incamminandosi al suo fianco.
Drogon ruggì e Jon notò il sorriso sul viso della moglie e dopo poco prese il volo per ricongiungersi al fratello nei cieli, quando lui alzò lo sguardo verso la luna percepì l’animo di Rhaegal placarsi, finalmente aveva ricevuto la libertà che tanto aveva agognato ed in quel momento anche lui si era reso conto di sentirsi libero, Dany lo aveva liberato dalla sua prigione mentale, lo aveva reso libero quando credeva già di avercela questa libertà.
Quando si girò per guardarla, notò il viso contratto in una maschera che conosceva fin troppo bene, gli ricordava il momento esatto in cui l’aveva vista su quel Trono alla Roccia del Drago, eppure non riuscì a capire quale fosse il problema.
 
***
 
-Che sia breve.- chiese gentilmente la Regina sedendosi dove le era stato indicato da Jon; la riunione che avevano chiesto era necessaria per metterla al corrente sulla situazione, per aggiornarla sulle strategie ma in quel momento non aveva nessuna voglia di ascoltare o di pensare.
Voleva trovarsi in un letto caldo, stretta tra le braccia di Jon a non fare niente, a non pensare, voleva solo godersi una pace illusoria per qualche ora e poi avrebbe ripreso la veste della Regina e della Conquistatrice e avrebbe fatto il suo dovere.
Jon si sedette alla sua destra e con sua grande sorpresa Jaime alla sua sinistra, Tyrion invece preferì sedersi lontano da lei e non cercare ancora il suo sguardo, Verme Grigio e Daario erano in piedi di fronte a lei, il primo in una postura abbastanza rigida, tipica degli Immacolati, il secondo invece non riusciva a togliersi quel sorriso dalla faccia e in fondo non le dispiacque più di tanto; Ser Jorah e Ser Davos sedevano poco distanti da Jon, lo sguardo contratto e l’animo agitato, Sansa Stark invece sedeva tra le sue guardie del corpo, il Mastino e Brienne e lei non riusciva a non guardare Jaime per più di due minuti.
Lentamente si girò verso la sua guardia e lo guardò con attenzione, non aveva avuto modo di conoscere o di capire chi fosse davvero lo Sterminatore di Re, ma sicuramente assomigliava a sua sorella Cersei ma forse non tanto come aveva creduto.
Jaime Lannister era un bell’uomo, alto, impostato e con i capelli biondi e gli occhi penetranti, sembrava il tipico cavaliere che dedica la sua vita a quello ma sapeva che non era così, aveva ucciso suo padre e servito un altro re, poi aveva abbandonato la sua regina per seguirne un’altra.
Chi era davvero quest’uomo e come poteva influire davvero su di lei la sua decisione?
-Gli Estranei saranno qui presto, il loro esercito è implacabile anche se grazie al Re del Nord recentemente ridotto.- iniziò Ser Davos con grande calma.
-Cos’ha fatto il Re del Nord?- chiese girandosi verso di lui.
-Ha cavalcato Rhaegal, sua maestà.- disse, Sansa guardandola negli occhi.
Dany rimase in silenzio, e in quel momento tutte le paure che aveva provato, tutti i dubbi vennero spazzati via: suo marito aveva calcato Rhaegal, aveva accettato in tutto la sua natura Targaryen e lei aveva trovato un cavaliere di drago, l’ultimo, per l’ultimo dei suoi figli.
Il suo cuore si riempì di orgoglio e di devozione verso quel ragazzo, allungò la mano sotto il tavolo e gliela strinse, non riuscendo ad esprimere a parole quello che provava, troppa era l’emozione e la confusione che le accerchiavano la mente.
 
Questo… Si è concluso un altro viaggio.
Ad Essos sono nati tre draghi, di cui mi sono presa sempre cura, per cui ho combattuto ma uno solo di quei tre sarebbe stato veramente mio, mi sarebbe appartenuto su tutti, gli altri due ne hanno sofferto, gli altri due li ho fatti soffrire, rinchiudendoli a Meereen, cosa sarebbe successo se Jon fosse apparso prima nella mia vita?
Forse avrei evitato loro delle sofferenze, forse sarebbe stato tutto diverso.
Forse non avrei perso un figlio ma non sono come Bran, non posso prevedere il futuro o rivivere il passato.
So solo quello che ho fatto per arrivare fino ad oggi e so che adesso anche l’altro mio figlio ha trovato casa.
 
-Ma si avvicinano lo stesso, senza sosta e senza esitazione, l’avanguardia che abbiamo creato qui non reggerà a lungo, dovremo cercare un altro posto per combattere, un posto che possa davvero darci un vantaggio e nel frattempo dobbiamo prevenire le perdite.-
-Cosa intendi?-
Ser Davos guardò Tyrion e il Primo Cavaliere si mosse a disagio sulla sedia, ma decise lo stesso di parlare nonostante lei lo stesse guardando in modo truce.
-L’unica roccaforte che può darci questo vantaggio è Approdo del Re, dobbiamo arrivare alla capitale per poterci difendere in modo appropriato contro l’esercito, i vostri predecessori non hanno solo costruito un castello, ma una vera e propria fortezza a più livelli, quelli ci permetterebbero di sfruttare molti elementi al fine del combattimento frontale.
E inoltre se Cersei non ha finito le scorte, l’Alto Fuoco ci potrebbe aiutare.-
-Cosa intendi per prevenire le perdite?-
-Lady Sansa lascerà l’accampamento e si dirigerà a Roccia del Drago per la sua sicurezza.-
-Cosa?!- esclamò la diretta interessata, alzandosi dalla sedia.
-E dovrai farlo anche tu, Altezza.- concluse il folletto guardandola negli occhi, -Sei troppo preziosa per morire in guerra.-
-Morirò comunque per quello che ha detto Bran, quindi il posto in cui sarò non è rilevante.- disse, distogliendo lo sguardo, cercando di calmare il suo cuore.
-Jon non ti lascerò qua.- disse Sansa, guardandolo.
-Lo so che non vorresti farlo ma dovrai farlo, per il tuo bene. Sei l’erede di Grande Inverno e quando la guerra sarà finita dovrà sempre esserci uno Stark lì, e quel compito spetta a te.-
-Non voglio andare via.-
-Brienne e il Mastino verranno con te, devi essere protetta e lì potrai esserlo.- disse Jon, nonostante Dany percepisse la tensione in quella stanza, lo sguardò che regalò alla sorella fu amorevole e pieno d’affetto.
-Il mio compito è proteggerti Sansa, da tutto anche da questa guerra e se rimarrai qui le possibilità che tu possa morire saranno solo più alte. Qualcuno una volta ha promesso che mi avrebbe tenuto al sicuro, ora tocca a me fare questa promessa.
Partirai domani mattina con alcuni uomini del Nord che hanno deciso di proteggerti.-
-Jon… Lascia scegliere a me.-
-Uccelletto, il re ha ragione.- sussurrò Sandor senza troppa enfasi e non volendo farsi sentire.
La ragazza si voltò verso di lui, si scambiarono uno sguardo penetrante e Daenerys distolse lo sguardo, capiva quando certe cose erano troppo personali per entrarci e poi vide la ragazza baciata dal fuoco sedersi ed annuire.
-Farò come hai chiesto.-
-Bene.-
Daenerys guardò tutte le persone in quella stanza ed un leggero sospiro uscì dalla sua bocca, non poteva deludere tutte quelle persone, non poteva permettersi di sbagliare in nessun modo e forse la scelta di raggiungere Approdo del Re non era del tutto sbagliato, ma ci sarebbe voluto tempo, almeno un mese di viaggio, se non di più visto l’ingente numero di soldati che componeva l’esercito e dovevano trovare un modo per salvaguardare anche i villaggi, la popolazione non poteva morire per la sua incapacità di risolvere la questione.
 
-Quando partiranno gli Immacolati da Roccia del Drago?- domandò Jon, guardando Tyrion.
-Entro la fine della settimana.-
-Ditegli non farlo, mandate un corvo e chiedete che vengano realizzate altre armi. Dobbiamo spostarci verso sud, sì ma non possiamo lasciare che il popolo muoia mentre noi ci salviamo.- disse, osservando tutti i presenti e la Regina lo guardò intensamente e prese la parola dopo di lui per dire quello che lui non avrebbe detto, che non sarebbe mai riuscito a dire.
Erano simili su molte cose lui e Daenerys, avevano dei valori ma lei aveva visto cose diverse durante il suo esilio e anche se la Distruttrice di Catene aveva un buon cuore, la Conquistatrice non conosceva la misericordia.
-Quindi Daario e Verme Grigio, lasciamo a voi il compito di scegliere alcuni uomini, i più veloci tra tutti e mandateli ad avvisare i villaggi, le piccole città, che cerchino protezione nei castelli o dove gli pare, anche Meereen li ospiterà se salperanno, qual ora facessero opposizione o non credessero alle nostre parole, lasciateli morire.-
-Ma… Se il piano è salvare il popolo, lasciarlo morire non aiuterà.- le fece notare Jaime, con cautela.
-Voglio salvarlo il popolo ma non posso salvare, chi decide che non vuole essere salvato, è una lezione dura e brutale, ma è la verità.- gli rispose, guardandolo.
-Nel frattempo noi partiremo per la capitale, il nostro viaggio sarà lungo e pieno d’insidie, ci vorrà del tempo ma riusciremo a farcela se teniamo un ritmo serrato.- concluse Jon, -Secondo Ser Davos, Arya sarà lì fra pochi giorni e porterà a termine la sua missione.-
-Questo ti turba?- domandò la Regina, guardando il suo nuovo cavaliere.
-Ho scelto di seguire te, non mia sorella. Ho scelto che avrei seguito la Regina baciata dal ghiaccio e non il mio sangue, ho scelto di dare la mia spada a te, così come avevo giurato di proteggere tua madre tanto tempo fa, ma lì ho fallito, Daenerys. Si può salvare una moglie dal proprio marito ma non si può salvare una Regina dal Re, è stata una dura lezione, brutale, ma l’ho dovuta imparare.
Non mi turba quello che tu hai deciso, resterò al tuo fianco comunque, anche se mi consideri lo Sterminatore di Re.-
Jon osservò sua moglie e vide nei suoi occhi una serie di sentimenti passare, confondersi e scontrarsi, odiava quell’uomo per aver ucciso suo padre, ma sapeva bene che, padre era una figura idolatrata, lei non conosceva Aerys Targaryen e come lui sapeva, la sua fama precedeva la bontà dell’uomo; ma per Dany non era solo quello, Jaime la mandava in confusione per via di sua madre, per via di quella donna che l’aveva messa al mondo lasciandola sola dopo poco, nelle mani di un fratello violento e vendicativo.
Quindi sì, capiva perché Jaime rappresentasse una minaccia per lei, una minaccia per il suo cuore e per il suo legame con la famiglia di cui anche lui faceva parte, l’unica loro differenza è che lui aveva vissuto con un finto padre che a prescindere gli aveva mostrato amore, lei non aveva avuto nulla di tutto quello.
Solo odio.
Solo vendetta.
Fuoco e Sangue.
-Un giorno mi parlerai di mia madre.- gli disse, guardandolo con i suoi occhi viola ricolmi di tutte quelle emozioni, -Ser Jaime Lannister. Non sei lo Sterminatore di Re, quello non era un Re, era solo un folle.- disse alzandosi dalla sedia e scuotendo la testa.
-Non sarò come mio padre, non brucerò tutti ma non salverò chi non vuole essere salvato, e non perderò il mio tempo con loro, c’è un Regno da salvare e altre persone che vorranno essere salvate, è ha loro che dedicherò il mio tempo e la mia vita.
Non lascerò l’esercito se non prima di aver raggiunto Approdo del Re, non mi confinerai su un isola in attesa di non so quale calamità, Re del Nord, e questa è la mia ultima parola.-
Disse prima di lasciare la stanza nel silenzio pieno di stupore di tutti i presenti, compreso il suo.
 



∞Angolo Autrice: Ed eccoci qui con un nuovo capitolo!!
Qui vedremo conclusa la missione di Daenerys e Jon finalmente riacquisterà la libertà che non credeva di aver perso, i destini dei due protagonisti si fanno sempre più oscuri ed incerti.
Dany non abituata a condividere a tal punto la posizione di leader il più delle volte è spiazzata dalle scelte e dalla posizione di Jon ma sa che ogni scelta del marito è presa per tenerla in salvo, al sicuro, ma non si è mai sentita una damigella in pericolo e il suo carattere darà filo da torcere al lupo.
Nel compenso credo di essere riuscita a mettere in tavola tutte le carte, adesso che la grande guerra è sempre più vicina, vedremo un pò cosa succedà:D
Spero come sempre che il capitolo vi piaccia e se volete farmi sapere qualcosa o non vi è piaciuto qualcosa, sono qui per voi <3
XOXO
Giuls17

spoiler_

-Uccelletto fermami ora se non vuoi.- le sussurrò contro il suo orecchio, il fiato era caldo e Sansa si lasciò accogliere da quella sensazione.
-Il problema è che ti desidero, non voglio che tu smetta.- gli rispose, stringendosi a lui.

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