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di Allonsysilverongue
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo Due ***
Capitolo 3: *** Capitolo Tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo Cinque ***



Capitolo 1
*** Capitolo Uno ***


CAPITOLO UNO 

I suoi occhi scrutarono la sala del banchetto con ripugnanza. Un movimento alla sua destra catturó la sua attenzione, spingendo lo sposo a piegare il dito al vagante cameriere facendogli  cenno di avvicinarsi e indicandogli, poi,  il suo bicchiere di vino vuoto in modo che potesse essere nuovamente riempito. 

Una volta riempito fino all'orlo, lo tracannó in un solo ed unico sorso prima di allungare nuovamente il bicchiere per farsi versare dell'altro vino. Il ragazzo, già a disagio nella sua uniforme da cameriere, decise - sapendo che non sarebbe stata una scelta saggia allontanarsi troppo da lì- di restare fermo dove si trovasse. Così  prese posto difianco allo sposo, stando dietro alla sua sedia con una bottiglia pronta in mano.  

Affianco allo sposo, la sposa si morse il labbro inferiore, mentre il suo sguardo si posava ogni tanto sul bicchiere che l'uomo teneva in mano. Si morse la lingua per tenerla a freno. Sapeva benissimo che era ancora troppo presto per lamentarsi con lui del suo comportamento. La cerimonia era appena iniziata, non sarebbe stata un'idea molto saggia suscitare la sua ira, non quando i festeggiamenti dovevano durare ancora per un bel po'. 

Plutarch Heavensbee, un amico di vecchia data, scelse proprio quel momento per avvicinarsi ai due. Lo sposo lo guardò con disinteresse mentre l'uomo ansimava salendo la scalinata dove si trovava la lunga tavolata dove vi erano seduti gli sposi novelli. 

Plutarch fece loro un sorriso a trentadue denti.

"Congratulazioni," strinse la mano prima allo sposo e poi successivamente alla sposa.

"Haymitch Abernathy finalmete sposato. Chi lo avrebbe detto?"

"Non per scelta ," borbottó l'altro sotto voce.
Ignorando quell'osservazione gratuita, anche se nascondeva una tantino di verità, Plutarch continuò, "Vacci piano con l'alcool, Haymitch."

Non fu una sorpresa che le sue parole furono ignorate. Sospirando, Plutarch si girò verso la sposa, "Potresti tenerlo d'occhio, Effie? Non lasciare che si ubriachi troppo anche il giorno del suo stesso matrimonio."

"Ormai sono anni che lo faccio, Plutarch," rispose Effie, chiaramente non sopresa dal fatto che l'attenzione di  Haymitch fosse ora rivolta ad un grappolo d'uva.

Haymitch ne staccó una e iniziò a farla rotolare sul tavolo come se fosse una biglia, avanti e indietro, ripetutamente, ancora e ancora. Ovviamente aveva sentito quello che aveva detto Plutarch, e in fondo in fondo sapeva che doveva diminuire con i bicchieri di vino, ma lo avevano già costretto a sposarsi, perciò avrebbe fatto quello che più gli pareva il giorno del suo stesso matrimonio.  

"Dolcezza," si girò verso Effie, allentando la cravatta prima di sbottonare il primo bottone della camicia. "Quando finirà la cerimonia?"

"Non così presto. Manca ancora molto."

Questo non aiutava affatto. 

Allungando il collo verso il cameriere che si trovava dietro di lui, Haymitch gli tese ancora una volta il bicchiere e guardò come il liquido rosso scivolava dentro mentre veniva versato. 

"Non posso credere che sono davvero sposato con te ," disse all'improvviso Haymitch, senza - come sempre - un minimo di tatto. Questa fu la prima volta che parlò del matrimonio  da quando si trovarono davanti all'altare quella mattina.

"Hmm," mormorò evasiva lei. Lui si comportava come se lei avesse avuto una scelta, quando invece non ce l'aveva avuta affatto, proprio come lui. Pochi secondi dopo, però, si rese conto che questo non era del tutto vero. Lei avrebbe potuto scegliere qualcun altro.  

"Tu sei un incubo."

A quell'affermazione Effie lo guardò stizzita. 
Haymitch glielo aveva detto più volte durante gli anni in cui avevano lavorato assieme, ma allora  erano soltanto dei colleghi, mentre ora lei era sua moglie.

"Potrei immaginarmi un sacco di alternative in cui la mia vita avrebbe potuto andare a pezzi, ma per caso mi vedi che mi sto lamentando o ti sto insultando?" Rispose lei di rimando.

Haymitch rimase in silenzio. Per la millesima volta si guardò attorno, mentre i suoi occhi esaminavano ogni cosa.

"Hai organizzato tu il matrimonio? Scelto il catering? O le decorazioni?" Chiese curioso Haymitch, indicando la sala con un gesto della mano.
"No."
"Strano," la canzonó. "Pensavo che avresti colto l'occasione al volo e organizzato tu il tuo matrimonio o non l'hai fatto a causa mia? Non sono il tuo marito ideale, hmm?"

Se l'intenzione di Haymitch fosse stata quella di provocare una reazione da parte di Effie, ne restò deluso. Effie rimase impassible con lo sguardo rivolto davanti a sé.  Stava fissando Katniss e Peeta mentre ballavano il valzer in mezzo alla pista da ballo. Quando interruppero le danze, i suoi occhi vagarono poi da una coppia all'altra, notando che sembravano tutti più felici di lei, nonostante quello fosse il suo matrimonio. 

Prima, la sposa e lo sposo avevano aperto le danze, ma poi basta. Fu solo un ballo. Una volta che la musica terminò, Haymitch si rifiutò di prendere parte a qualsiasi altro tipo di ballo. Si buttò così sulla sua sedia- dove lì rimase-, con l'intento di ubriacarsi. 

"Hai intenzione di comportarti così per tutto il giorno? In modo distaccato e freddo?" Biascicó Haymitch.
"Lo sai cosa succederà dopo questa specie di festa, vero ?"

Lei,ovviamente, ne era a conoscenza, così come Haymitch. Era impossibile non saperlo, visto che lo scopo vero e proprio della nuova legge fosse quello di ripopolare Panem.

Però l'uomo continuò, come se Effie fosse all'oscuro di quello che ci sarebbe stato in serbo per lei, la sera delle sue nozze. 
Haymitch si piegò in avanti, le sue labbra ad un millimetro dal suo orecchio, "cerimonia di consumazione, " enunció, schioccando le labbra in modo rumoroso.

Poi rise, come se le avesse raccontato una barzelletta, e notò che, in replica a quello che aveva detto,  le narici di Effie si erano allargate e aveva assottigliato le labbra.

"Ad essere onesti non sono neanche sicura che venga chiamata in questo modo," gli rispose lei in modo secco. 

Haymitch ruttó rozzamente, costringendo Effie a guardarsi intorno allarmata, sperando che nessuno si fosse accorto del suo atteggiamento. Appoggiandosi allo schienale, l'uomo si toccó la pancia e le rispose, "no, davvero, quello é il termine. L'ha utilzzato Plutarch. Dobbiamo consumare il nostro matrimonio. Fare.. sesso, capito? Altrimenti le nozze non saranno più valide."

"Si, Haymitch, lo so," sospirò lei.

Alle volte sapeva essere molto rozzo.

"Non voglio. Non con te," mise su il broncio, come un bambino. Poi si toccó la punta del naso e chiuse gli occhi, emettendo un sospiro.

Deve essere molto orripilante per lui dover dormire con lei, pensò la bionda.

Effie lo aveva visto quasi sobrio in alcune occasioni e sapeva che, in quello stato, era in grado di riconoscere  il linguaggio del corpo e i messaggi non verbali  necessari a "leggere" qualcuno e a capire le sue sfumature. Era un talento che fu accuratamente perfezionato durante tutti quegli anni in cui cercó di accalappiare qualche sponsor, prima di lasciar perdere. Fu comunque un'abilità che usò pochissime volte con Effie. Lei era l'eccezione alla regola. Aveva innalzato un muro tra loro e, di conseguenza , Haymitch non aveva registrato il modo in cui le spalle di Effie si abbassarono e come le sue dita strinsero fortemente il bicchiere per farsi forza e impedire così di dire qualcosa di cui poi si sarebbe pentita. Se l'uomo avesse preso la briga di guardarla, avrebbe notato il dolore riflesso nei suoi occhi. 

Effie non sapeva per quanto tempo ancora sarebbe potuta restare seduta vicino a lui, pretendendo che tutto andasse a meraviglia.

Fu salvata da Annie che si avvicinò a loro, mano nella mano con suo figlio che aveva in bocca un ciuccio. 

"Congratulazioni! Spero che abbiate avuto un felice matrimonio," disse la donna, sorridendo loro dolcemente. 

Haymitch alzò il bicchiere in segno di ringraziamento, la sua vista che stava già incominciando a sfocarsi. Effie spinse indietro la sedia e si alzò per ringraziare in modo più appropriato la giovane. La ex accompagnatrice non aveva tanti amici da quando scoppiò la rivolta e Annie era una di quei pochi che ancora avesse.

"Grazie mille, Annie," disse la donna, abbracciando delicatamente la ragazza minuta. "Sono molto contenta che tu sia riuscita a venire al mio... matrimonio. Anche tu, tesoro," si rivolse poi al bambino, arruffandogli dolcemente i capelli.

Annie ricambió l'abbraccio, stringendola fortemente e dandole un conforto che in quel momento aveva bisogno.

"É un brav'uomo e tu sei una donna meravigliosa. Ti sei presa cura di me mentre eravamo in prigione. Ho 'visto' il tuo cuore. Quello di entrambi. Vi prenderete cura uno dell'altro, vero? Io ci sarò sempre per te, se hai bisogno chiamami, ok?" Sussurrò la ragazza al suo orecchio, strofinandole la schiena. 

Effie degludí a fatica,  annuendo con gratitudine. 

Con la coda dell'occhio Haymitch le stava osservando con curiosità. Voleva sapere che cosa le avesse sussurrato Annie nell'orecchio, ma si rifiutò di chiederlo ad Effie. Poi si accasció nuovamente sulla sedia, osservando i festeggiamenti con gli occhi semi-chiusi, convincendosi di non essere ancora ubriaco. 

Molte persone vennero a congratularsi con la nuova coppia, cosa che fece tenere occupata Effie per un bel po', apparte per lo sposo accanto a lei quasi ubriaco. La capitolina parlò e accettò i loro auguri anche da parte di lui, dato che Haymitch non li aveva nemmeno degnati della sua presenza, cosa che lei considerò assolutamente maleducata, ma che non disse ad alta voce, visto che i suoi parenti le stavano già facendo dei commenti malevoli per il fatto che avesse sposato un distrettuale ubriaco, quando avrebbe potuto sceglierne uno migliore tra quelli che avevano chiesto la sua mano.

Dentro di lui, Haymitch sapeva che avrebbe dovuto alzarsi e difenderla; facendo capire loro che non tollerava il modo in cui si stavano rivolgendo a sua moglie, ma non gliene importava più di tanto. Era ancora pieno di rabbia per il fatto che lo avessero costretto a sposarsi. Per giunta non era stato lui a forzare Effie ad invitare i suoi parenti. Nessuno lo aveva fatto. Fu lei l'unica ad insistere, sostenendo che non sarebbe stato educato, se non lo avessero fatto.

Che soffra, allora.

"Effie, tesoro," una piccola vecchia signora, tenendole la mano, la guardò implorante. "Non riesco a concepire il pensiero di te con... lui. E la consumazione..." la vecchia rugosa rabbrividí per il disgusto, sussurando con l'angolo della bocca.

Haymitch la sentì, nonostante il sussurro. Aveva anche il presentimento che lei volesse che lui la sentisse.

"Zia Ambrosia, grazie per essere venuta qui per il grande evento,"disse Effie piattamente, ripetendo la stessa frase per la millesima volta, quella notte. "Entrambi siamo-" 

"L'idea è semplicemente spaventosa, Effie cara. Non puoi in qualche modo raggirare la cosa? Sei sicura che lui possa riprodurre?" Continuò la vecchia, ignorando la nipote. 

Quell'interruzione fu la goccia che fece traboccare il vaso. Effie perse anche l'ultima briciola di pazienza che le era rimasta. 

"Non ci sarà... non ci sarà nessuna...'' stava cercando la giusta parola da utilizzare, prima di citare  quella che aveva utilzzato prima Haymitch, "nessuna 'cerimonia di consumazione' stasera," rispose bruscamente la biondina.

Difficilmente perdeva la pazienza con qualcuno, per cui l'ex mentore seppe che quello era il momento di intervenire.

L'uomo si alzò in piedi barcollando, utilizzando il bordo del tavolo come supporto. "Ti assicuro che sono perfettamente in grado di s-"
"Sì Haymitch, grazie," lo interruppe Effie.
Lui aggrottó la fronte, ma la sposa stava solo cercando di evitare uno scontro tra lui e sua zia.

XxX
Con il passare delle ore, Haymitch divenne più ubriaco ed Effie era molto preoccupata. 

C'erano paparazzi ovunque. La stampa avrebbe avuto qualcosa da mettere in prima pagina se fosse svenuto il giorno del suo matrimonio e  non sarebbe stato d'aiuto per la sua reputazione doverlo riaccompagnare nella stanza d'albergo.

Peeta notò il modo in cui gli occhi della capitolina guizzavano da una parte all'altra della sala, cercando di pensare ad una scappatoia prima che l'ex mentore svenisse; così attraversò la stanza per andare da lei.  

"Va tutto bene?"

La donna era più che sollevata nel vederlo. 

"No, guardalo Peeta!" Piagnucoló.

"Ubriaco! Uno pensava che avrebbe fatto un'eccezione oggi, ma ovviamante no."

Peeta ci pensó su per un momento, prima di spiegarle cosa fare. 
"Portalo nella vostra stanza. Mettilo a letto prima che possa mettervi in imbarazzo," disse il ragazzo, mentre guardò oltre la spalla un gruppo di persone con in mano una macchina fotografica. 

Invece di essere d'accordo con questa idea, Effie non sprizzava di gioia all'idea di trovarsi in una stanza da sola con lui. 

La donna scosse la testa. "Non.. non posso," balbettó. "E comunque i festeggiamenti non sono ancora finiti. Non è che possiamo andarcene così. Non pensi che sia scortese?"

Alla parola andarcene, Haymitch, che prima era accasciato sul tavolo, alzò la testa e scrutó Effie con interesse. 

"Ce ne andiamo?" Chiese speranzoso. "Questa dannata cosa é finita?"

Senza aspettare una riposta, l'uomo si alzò di scatto, strisciando rumorosamente la sedia sul parquet.

"Vieni, Effie," le disse facendole segno di seguirlo.

La situazione le era sfuggita di mani. Non poteva lasciare che un Haymitch barcollante cercasse da solo la loro stanza. La capitolina scambió uno sguardo con Peeta, i suoi occhi che riflettevano l'incertezza che provava. La donna fece per seguire Haymitch, ma i suoi passi erano incerti e instabili, molto diversi dalla solita e sicura Effie Trinket che tutti conoscevano. 

Peeta troterrelló verso di lei, mentre scendeva gli scalini. "È la tua notte di nozze, quindi credo che vada bene se te ne vai prima che la cerimonia termini. Inoltre molte persone se ne stanno andando. Vi copriremo noi. E domani io e Katniss vi passeremo a trovare."

"Peeta, non credo che sia una buona idea restare da sola con lui," insistette lei.

Questo non era il modo in cui si era immaginata sarebbe stata la sua prima notte di nozze. La giovane Effie Trinket si era sempre sognata una notte romantica e ricca di amore, ma aveva imparato in fretta che la vita non sempre è come uno se la immagina. Non si aspettava di certo di doversi sposare con Haymitch. Ma sapendo che era lui l'uomo con cui si sarebbe sposata, la donna aveva abbassato le sue aspettative. Non era un uomo romantico, lo sapeva, perciò non aveva preteso una notte passionale, con un letto ricoperto di rose e della musica di sottofondo; ma almeno aveva sperato che sarebbe rimasto abbastanza sobrio, in modo da poter consumare il loro matrimonio senza rischiare che lui collassasse su di lei.

In questo momento Effie non voleva restare da sola con lui. Ci sarebbe rimasta, se fosse riuscita a rimandare di una notte "quel momento", o almeno finché Haymitch non avrebbe riacquistato le sue facoltà mentali. 

"Hai lavorato con lui per anni, Effie. Non è la prima volta che rimani da sola con lui in una stanza," constató agrottando le sopracciglia, non capendo perché la donna fosse così esitante.   

"Si, ma quello era diverso!"

"Effie," disse placidamente, "É tuo marito. Dovrai imparare a –"

"Trinket!" La voce di Haymitch rimbombó nel corridoio. "La porta é chiusa. Spero che tu abbia le chiavi, altrimenti giuro che butto giù la porta."

E, per dimostrare che non stava affatto scherzando, afferró la maniglia scuotendola violentemente. 

XxX
Entrando nella stanza, Haymitch prese la bottiglia di whiskey dal tavolo e si buttò sul letto.  

"Devi toglierti questi vestiti sporchi, prima di poterti sedere sulle lenzuola pulite," lo rimproveró Effie, ripetendogli la stessa frase che gli diceva quando lo riaccompagnava a letto durante i giochi, quando era ubriaco fradicio.

L'uomo ringhió infastidito, ma si alzò e si sedette sull'orlo del letto con i piedi ben piantati per terra e i suoi gomiti sulle ginocchia. Si toccó la punta del naso e chiuse gli occhi. 

Sapendo che non c'era altro da dire, Effie lo superò e si avvió verso il bagno, quando la mano dell'uomo afferró di scatto il suo polso. La donna strilló sorpresa. Poi la strattonó delicatamente,  sollecitandola ad avvicinarsi a lui. 

Gli occhi di lei guizzavano da lui alla porta del bagno, mentre si trovava di fronte all'uomo, non sapendo bene che cosa volesse. Le dita di lui erano ancora strette intorno al suo polso. Haymitch sbatté più volte le palpebre per mettere a fuoco le due immagini sfocate di sua moglie che si stagliavano davanti ai suoi occhi. 

Poi si schiarí la gola, il pollice che le sfiorò la parte interna del polso."Dobbiamo- "

"No," scosse la testa,"sei ubriaco."

"Che osservatrice," ridacchió. "Posso farlo,sai. E posso anche.. qual'era la parola che aveva utilizzato tua zia? Ah, si. Posso riprodurmi." 

Effie rise amaramente. "Questa é un'ottima cosa, ma resta il fatto che sei ubriaco. Io e te non consumeremo questo matrimonio mentre sei ubriaco marcio. Inoltre, credevo che non volessi andare a letto con me. Cos'è che avevi detto prima? Il solo pensiero di dormire con me ti faceva ribrezzo."

Haymitch corrucció la fronte, cercando disperatamente di rammentare se avesse veramente detto quella cosa. Era molto sicuro di non trovarla affatto ripugnante. Più cercava di ricordare, più la memoria gli sfuggiva. 

"Si, ma dobbiamo," ripeté. "Qualcosa circa la legge.. la legge.. dice..."

Ancora una volta le sue sopracciglia si aggrottarono per lo sforzo che stava facendo nel ricordarsi che cosa avrebbe voluto dire inizialmente. Cos'è che esattamente voleva la legge che lui facesse? 

Haymitch, con un sospiro frustato, decise di lasciar perdere . Pensare troppo gli faceva venire mal di testa, soprattutto quando non era in grado di formulare una frase chiara e concreta, visto la stato in cui si trovava. 

Lentamente, allentó la presa sulla donna e la vide avviarsi verso il bagno, lontano da lui. Si sentí poi il rumore della serratura.

Effie venne fuori dopo un bel po' di tempo.















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SPAZIO TRADUTTRICE:
Ciao, spero che questa storia vi sembri interessante. La storia NON è mia, ma di Allonsysilvertongue. É la prima volta che lascia tradurre le sue storie e ha anche detto che sarà l'unica. 
Ditemi se il testo vi sembra fluido, perché tradurre un testo non è così facile come sembri.
Giusto per chiarire alcune cose:
- Sono passati quasi tre anni e mezzo dalla fine della guerra 
-La legge che è pasata non è stata votata dai cittadini, ma da un concilio formato dai membri più importanti di Panem.
- La relazione tra Haymitch ed Effie assomiglia più a quella del libro.
- Ci sarà un lungo percorso per gli Hayffie. Perciò se cercate una storia tutta smancerie, questa non fa per voi.




Io sono Giuly_2905. Se volete passare dal mio account ho scritto alcune one-shot su Harry Potter e una sugli Hayffie 

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Capitolo 2
*** Capitolo Due ***


Capitolo Due 

L'alta figura entrò dentro l'ufficio senza bussare, fermandosi di botto dopo aver visto la scena che gli si presentava davanti. 

"Oh cazzo, sei tu, di nuovo," Haymitch brontoló quando i suoi occhi si posarono su Effie Trinket , che era seduta compostamente su una delle sedie. 

"Dai Haymitch, adesso non c'è bisogno di essere così ingiusti nei suoi confronti,"  disse Plutarch, facendogli cenno di sedersi. "Ho richiesto la presenza di  entrambi perché vi devo fare una proposta.  Dovete stare tranquilli, perché  prima ho chiesto un parere a Katniss e Peeta , i quali hanno convenuto che questa fosse la scelta migliore."

Haymitch sollevò un sopracciglio con aria interrogativa, non avendo capito nemmeno una parola di quello che l'uomo stesse dicendo. Si versò un drink prima di mettersi a suo agio sulla sedia scomoda davanti alla scrivania dell'ex primo stratega. 

Accanto a lui, Effie si raddrizzó. Accavvalló le gambe, appoggiando le mani sulle ginocchia. Come era sua abitudine, Haymitch, con la coda dell'occhio, ammiró discretamente le lunghe e sottili gambe della donna, il cui unico scopo della vita - ne era sicuro- fosse quello di rompergli le palle. 

"Quali opzioni? "  Mormorò Haymitch, guardando Plutarch dal bordo del suo bicchiere di whiskey.

"Come probabilmente ormai sapete, il disegno di legge per aumentare la popolazione di Panem dopo gli effetti distruttivi della guerra di pochi anni fa, é stato convertito in legge. Da quando è entrata in vigore, la legge richiede-"

Haymitch soffocó e sputó il suo drink. Plutarch lo guardò con uno sguardo di disapprovazione e tirò fuori un fazzoletto, facendo una sceneggiata per asciugare il liquido finito sul tavolo di quercia. 
"Cosa? Stiamo parlando della ' Population White Paper'?"  Tuonó Haymitch . "Pensavo stessero ancora discutendo sui meriti della legge!"

"La legge è stata approvata tre giorni fa, dov'eri?" Effie strinse le labbra infastidita.

Lui la guardò di traverso. "Sarò stato ubriaco, molto probabilmente," rispose con nonchalance.

"Allora, come stavo dicendo prima di venire interrotto," continuò Plutarch lanciando un'occhiataccia ad Haymitch, "la legge richiede che tutti gli uomini e le donne single  - tra i diciotto e i cinquant'anni - in grado di fecondare si debbano sposare. Lo scopo, come ben sapete, é quello di avere figli e ripopolare così il paese. Questo significa che, sfortunatamente,  entrambi rientrate nella categoria."

"Questo é fottutamente barbarico. Non abbiamo combattuto una guerra per questo, Plutarch. Non mi sono ribellato contro un tiranno per una società che chiede ai suoi cittadini di riprodurre come delle macchine!"
Haymitch sbatté una mano sul tavolo in un impeto di rabbia, facendo trasalire Effie che spostò la sedia lontano da lui.

L'ex primo stratega lo guardò freddamente, prima di emettere un sospiro di stanchezza. 
"C'eri anche tu il giorno in cui vennero lanciate le bombe sui bambini di Capitol City, Haymitch. Innumerevoli bambini sono morti quel giorno. I numeri erano impressionanti, senza tenere conto del numero dei bambini mandati nell'arena prima-"
"Di chi era la colpa?"  Mormorò il vincitore sottovoce.
"- della ribellione. Il dipartimento di statica é stato costretto a calcolare e riportare le previsioni della popolazione di Panem tra cinque, dieci e vent'anni da ora. Il punto è che non ci saranno abbastanza bambini che ci rimpiazzeranno. Il governo ha incoraggiato le coppie sposate ad avere più figli, e per le coppie in procinto di sposarsi di averne, adesso che non ci sono più i giochi, ma la cosa non sta funzionando. Stanno prendendo delle decisioni drastiche. Adesso è obbligatorio sposarsi e contribuire alla crescita della popolazione."

"E se... e se non ci sposassimo? E se scappassimo o.."  lo interruppe Effie, lanciando un'occhiata ad Haymitch in cerca di aiuto. 

"E dove? Dove vi nasconderete?" Chiese Plutarch.

Haymitch si alzò e cominciò a camminare per la stanza. Alla fine si fermò davanti alla finestra appoggiandosi e incroció la braccia al petto.

"Quello che io voglio sapere è cosa succederà se io mi dovessi rifiutare di accettare questa cazzo di proposta?" Chiese Abernathy, battendo le dita sul braccio.

"Perderai la cittadinanza e verrai espulso fuori  dal confine di Panem," rispose l'altro.

Plutarch lo guardò serio, implorandolo con lo sguardo di ragionare.

Effie sussultó, gli occhi spalancati dall'orrore. "Non possono...No, non possono farlo. Nessuno sa cosa giace fuori dal confine."

"Plutarch, ascoltami," lo imploró Haymitch. "Ero un vincitore e un ribelle. Ho aiutato a liberare questo paese, maledizione! Non conta qualcosa?"

"No," l'ex primo stratega scosse la testa. "Non ci sono trattamenti speciali. Tutti sono sottoposti alla legge. Anche io. Nessuna eccezione."

"Tu? E chi è che sposerai? "

"Fulvia Cardew"

Haymitch cominció a ridacchiare, le spalle che si sollevano dal ridere. "Fulvia? Quella Fulvia che è sempre con te? La tua assistente?"

Effie gli schiaffeggió il braccio, lanciandogli uno sguardo d'avvertimento.

"Va bene non dovrei ridere," il vincitore alzò una mano. "Giusto, giusto non è educato."

Si infilò un pugno in bocca per cercare di contenersi, ma non poteva farne a meno. Lo stress della situazione si  stava facendo sentire e la sola reazione che gli era rimasta, dopo l'incredulitá e la rabbia, era quella di farsi una risata all'idea del matrimonio di Plutarch. 

"Fulvia Heavensbee," constató con ilarità. "Non suona male, non credi Effie?" 

"Hai ragione, cosi come Haymitch Trinket," rispose di rimando l'altro. "Quando sarete sposati, dovresti veramente considerare l'idea di prendere il suo cognome." 

Questo lo zittí per poi provocargli una reazione. "COSA? Non mi sposerò con lei! Sei pazzo?" 

"La legge è passata tre giorni fa e non ti ho visto con in mano una lista di donne che hanno chiesto la tua mano," constató il capitolino.

Il vincitore si girò verso Effie e, cercando di deviare l'attenzione, le chiese con un sorriso di scherno stampato sulla faccia "Qual è il problema Trinket? Non hai ricevuto nemmeno tu delle richieste?"

"Oh, ne ho ricevute parecchie, Haymitch," rispose lei tranquillamente. "Sembrerebbe che io abbia una migliore reputazione della tua, e per questo-"

"Adesso basta. Il motivo per cui vi ho convocati qui oggi é perché penso che vi dovreste sposare a vicenda," disse loro Plutarch senza altri giri di parole.

"Stai scherzando?"

"Non puoi essere serio, giusto?"

"Sto parlando più che seriamente," l'ex primo stratega aggrottó la fronte e si rivolse ad Effie. "Quegli uomini che hanno chiesto la tua mano sono simpatizzanti capitolini. Lo sai che cosa vuol dire, non é vero?"

Il vincitore aveva la sensazione che ci fosse qualcos'altro di cui lui non ne era a conoscenza, perciò li osservò con curiosità.

"Ho paura che la tua sicurezza possa essere compromessa se ti dovessi sposare con uno di loro. Temo che il tuo ruolo durante la ribellione possa metterti in pericolo. Dubito che ti possano uccidere per quello che hai fatto, ma potrebbero essere in grado di fare qualcosa di peggiore. Mentre tu Haymitch, se non dovessi riuscire a trovare una donna da poter sposare entro i prossimi tre mesi, te ne assegnaremo una noi tra quelle che si troveranno nella tua stessa situazione."

La testa di Haymitch si sollevò di scatto, osservando Plutarch in modo necrotico. Affianco a lui, Effie era impallidita, l'immagine di sé stessa morta ancora vivida nella sua mente.

"Ho pensato che sarebbe stato meglio per entrambi stare con qualcuno che conoscete. Sto cercando di aiutarvi. Non sarebbe meglio essere sposati con qualcuno che conosci da anni, piuttosto che con un completo estraneo? Sono al corrente, ovviamente, che voi due non andavate tanto d'accordo, ma avete lavorato tanti anni assieme e quando il tempo ve lo ha richiesto, avete svolto un eccellente lavoro durante la ribellione. Per mettervela semplic siete l'uno la migliore scelta per l'altro."


Haymitch si drizzó a sedere, le lenzuola che gli caddero sui fianchi. Continuava a fare lo stesso sogno- uno stralcio di ricordo della conversazione avuta nello studio di Plutarch- da giorni ormai. Il sogno finiva sempre con l'ex stratega che cercava di convincerli. Il resto per lui era un mistero. Era stato troppo sotto shock per ricordare altro.

Effie lo aveva chiamato pochi giorni dopo. Voleva sapere se avesse pensato a quello che Plutarch aveva proposto loro e se era già riuscito a trovare un donna da sposare. Lui non aveva fatto né l'uno né l'altro, e glielo disse. La donna ammise, seppur a malincuore, che il capitolino avesse ragione: avrebbe preferito sposare lui piuttosto che gli altri uomini che non conosceva affatto.

Haymitch aveva riso amaramente. "Perció sono il minore dei due mali, eh?" Aveva biascicato, buttando giù dell'altro whiskey.  

"Si, per metterla in modo semplice, lo sei."

"Ma guarda un po', Effie Trinket che chiede la mia mano," aveva poi riso in modo esagerato. "Devo aprire la bottiglia di champagne."

 "Io..io devo dare una risposta a quegli uomini entro settimana prossima, altrimenti sembrerà che io abbia rifiutato la proposta. Potrei non averne altre, Haymitch, perciò preferirei non dire di no a loro per poi ritrovarmi con un marito assegnato," aveva spiegato la donna emettendo un sospiro. "Spero di sentirti presto."

 "Sai qualcosa su questi pretendi? Sono dei tuoi conoscenti?" Aveva chiesto lui.

"Sì.  Uno di loro era un ex stratega, un amico di Seneca Crane. Un altro era un venditore di titoli prima della ribellione ed era anche uno sponsor di uno dei distretti dei favoriti. L'ultimo, invece, lui.. lui possedeva una società tessile prima della caduta di Snow, e in qualche modo é riuscito a riottenerla. È noto per..per godere della compagnia di diversi uomini e donne. Questo è tutto quello che so su di loro."

Gli ci vollero alcuni giorni, giorni passati a sbronzarsi, ma l'aveva chiamata comunque. Era ubriaco marcio quando aveva preso il telefono, spinto da un inspiegale bisogno di salvare Effie da un terribile destino-come aveva sottinteso Plutarch- e se stesso dall'essere incastrato con una sconosciuta. 

"Va bene, ti sposeró."

Era svenuto subito dopo e adesso era un nuovo giorno. Si era appena svegliato come un uomo sposato, affianco ad Effie Trinket. 

XxX
Girando la testa a destra, Haymitch vide la capitolina dormire così vicina al bordo del letto, che sembrava strano che non fosse ancora caduta. Effie era rannicchiata in una posizione fetale, con la schiena rivolta verso di lui, i capelli che le coprivano la faccia. Durante la notte, evidentemente, lui aveva preso tutte le coperte, lasciando lei senza. Come il vincitore scivolò fuori dal letto, appoggiò le coperte sopra la sua gracile e tremante figura, e sparì dentro al bagno.

Si era svegliato completamente vestito ed Effie indossava la sua vestaglia da notte, questo voleva dire che non avevano consumato il matrimonio. Emise un sospiro di sollievo. In qualche modo dubitava che la ex accompagnatrice fosse entusiasta all'idea di andare a letto mentre lui era ubriaco. Haymitch prese mentalmente nota di chiedere a Plutarch se potessero ancora togliere loro la cittadinanza, se nel caso non dovessero fare sesso. Era sicuro che così fosse, perché loro sarebbero stati costretti prima o poi ad andare a letto, visto che il vero scopo della legge fosse quello di avere una prole e i bambini non nascevano magicamente. 

Oh, merda, sbatté la testa contro la porta incredulo, quando un pensiero orribile gli attraversò la mente, bambini… un bambino... Dovrò fare un bambino con Effie.

Haymitch fissò la sua immagine riflessa in un silenzio attonito. Per tutto questo tempo si era preoccupato del fatto di sposarsi e adesso che il matrimonio era stato celebrato, doveva affrontare un altro vero problema. 

Quando uscì dal bagno, Effie si era già svegliata. Ci fu un lungo ed imbarazzante silenzio, in cui nessuno dei due sapeva come riempirlo. Per una volta lui non aveva delle battute pungenti da dirle e lei, d'altra parte, non sapeva come rompere il ghiaccio. 

L'uomo si tamponó il viso con un asciugamano pulito e incominciò a vestirsi. La capitolina girò per la camera a raccogliere le loro cose e a metterle nella valigia.

"Oh…Questo é tuo?"

Effie sollevò una lunga catenina d'argento che aveva trovato sul comò e la ispezionó con curiosità, notando che il ciondolo fosse fatto a mano; un sottile pezzo di metallo con una scritta sciatta sopra, scritta evidentemente di fretta. Se la portò vicino per mettere a fuoco le lettere incise. H & M.

"Si, é mio," attraversò la stanza e le strappò la catena di mano. Poi se la mise intorno al collo, sotto la camicia.

"Chi è M?"

"La mia ragazza," rispose lui. "Myra."

"Ce l'hai ancora dopo tutti questi anni?"

Non voleva chiederlo ad alta voce. Effie era sorpresa dal fatto che lui avesse tenuto qualcosa di così poco appariscente per tanto tempo.

"Me l'aveva data quando era venuta a salutarmi," le raccontò. "Fu l'ultima cosa che mi desse."

"Capisco".

La donna chiuse la valigia senza aggiungere altro, evitando appositamente il suo sguardo.

"Sarò nell'atrio," le disse burbero . "Non perdere tanto tempo davanti alla specchio. Stai solo andando al dodici, non c'è bisogno di chissà che cosa." 

L'uomo, poi, afferró il bagaglio più pesante e lo porto fuori dalla stanza dell'albergo, senza aspettarla. 

XxX
Katniss e Peeta lo raggiunsero per la colazione, nel ristorante dell'albergo. Erano sorpresi di trovarlo da solo, senza Effie, la quale arrivò mezz'ora dopo, con una valigia in mano.

I ragazzi erano stati fortunati ad essersi sposati prima che la legge fosse entrata in vigore. Non voleva immaginare l'incubo in cui sarebbero finiti se fossero stati ancora single. Non aveva dubbi che si sarebbero sposati lo stesso, con o senza legge, ma se la proposta fosse arrivata a causa del Paese, che chiedeva ai due eroi di guerra di unirsi in matrimonio, sarebbe stata immaginabile.

Quando la biondina si sedette accanto a lui, si accorse che aveva gli occhi rossi e gonfi, cosa che non sfuggì nemmeno a Katniss e Peeta, visto che la loro attenzione fu sempre rivolta a lei, per tutto il tempo fino alla stazione del treno. Le fecero delle stupide domande sul suo vestito del matrimonio, sulle sue intenzioni a riguardo dell'appartamento a Capitol, visto che ora si sarebbe trasferita da Haymitch. Il ragazzo parlò pure di una delle sue zie, con cui aveva chiacchierato durante il matrimonio. 

 "Credo che sia carina, forse molto sola ma comunque simpatica," Peeta sorrise.

Quando finalmente raggiunsero il distretto dodici, era già buio. Le stelle illuminavano il cielo e la luna creava delle ombre mentre il gruppo si apprestava a raggiungere il villaggio dei vincitori. Quasi tutti coloro che erano sopravvissuti ai bombardamenti del distretto erano ritornati nelle loro case che avevano ricostruito faticosamente dopo che la guerra terminò. Katniss e Peeta gli augurarono una buona notte, lasciando la coppia da sola. Haymitch fece strada a sua moglie.

"Bene," aprì la porta di casa e fece spazio ad Effie, in modo che potessero passare, "benvenuta nella tua nuova casa, immagino."

La capitolina non era un'estranea. Era stata più volte a casa sua, per accompagnarlo alle mietiture e per assicurarsi che fosse abbastanza presentabile; ma nonostante questo rimase immobile in mezzo all'entrata, un po' intimidita.

"Dolcezza, la mia camera è al piano di sopra, seconda porta a destra, o te ne sei dimenticata?" Le sue labbra si arricciarono in un sorriso."Ti posso assicurare che è pulita. Peeta si è assicurato che la pulissi."

"Mi ricordo," annuí lei, sorridendogli leggermente.

"Sai dove sono le camere, fai quello che devi fare," le disse, dandole una gomitata in modo che si muovesse.
Il vincitore la guardò mentre saliva le scale, scomparendo dietro all'angolo; poi sgattaioló in cucina per recuperare dallo scaffale il suo amico fidato. Quella notte, bevve fino ad addormentarsi sul divano della sala.








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Spazio Traduttrice:
Scusatemi tantissimo per l'assenza di più di un mese, ho avuto qualche problemino. 
Comunque spero che il capitolo vi sia piaciuto. Cosa ne pensate?
Haymitch ed Effie riusciranno a convivere senza uccidersi a vicenda?
Cosa ne pensate invece della legge? 
Vi starete chiedendo che ci sono altri personaggi della Trilogia che si sono dovuti sposare, e ovviamente la risposta è sì.
Ogni capitolo è composto dalle sei alle nove pagine, perciò ci metto un po' a tradurlo e a rileggerlo per correggere eventuali errori; perciò gli aggiornamenti dei nuovi capitoli saranno una volta ogni due/tre settimane. Solitamente quando pubblico un capitolo è perché ho già finito di tradurre e di correggere anche il successivo. 
Ho già pronto il capitolo tre e sto iniziando a tradurre il quarto.
Spero di leggere qualche recensione, sono curiosa di sapere cosa ne pensate.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo Tre ***


CAPITOLO TRE
 
La luna lasciò posto al sole e, quando le sue oche iniziarono a starnazzare, Haymitch finalmente si alzò. Il suo corpo e il suo collo si erano irrigiditi, essendosi addormentato sul sofà, che non era uno dei posti più comodi su cui addormentarsi. Si ricordò che al piano di sopra c'era un letto e che quella era la sua casa perciò poteva fare quello che voleva. 

L'uomo salì velocemente le scale e aprì la porta, dimenticandosi che molto probabilmente Effie potessere essere lì dentro. Quando entrò dentro la camera si imbatté in lei, notò che era bagnata dalla testa ai piedi - forse appena uscita dalla doccia- ma soprattutto nuda.

Si sentì un urlo.

"Girati!" Gridò la donna, coprendosi il corpo con un'asciugamano per preservare la sua dignità. Lui la assecondó. "Non sai bussare?"

"Fammi respirare, principessa. Non devo bussare per entrare nella mia stanza," brontoló . "Mi ero scordato di avere una donna in casa."

Girò la testa a sinistra e con la coda dell'occhio poté osservarla. La vide mettersi il reggiseno, vide le sue lunghe gambe che in tutti quei anni aveva osservato di nascosto e -
"Stai spiando! " Lo accusò.

"Cosa? No," negò,  sorpreso di  essere stato colto in flagrante.

"Non guardare." 

"Ascolta dolcezza, non abbiamo fatto la Tostatura."

"La cosa?" Chiese. "Ora puoi girarti."

Quando si voltò per guardarla, Effie era già vestita ed Haymitch, strano a dirsi, si ritrovò molto deluso.

"Hai detto qualcosa su una specie di Tostatura," ripeté lei, quando lui rimase in silenzio.

Si grattó la fronte goffamente, cercando di trovare il modo migliore per spiegarle il loro costume. 

"Qui al dodici i matrimoni sono diversi rispetto a quelli svolti a Capitol. Abbiamo la nostra tradizione, la nostra cerimonia". Effie lo ascoltò attentamente, curiosa e al tempo stesso vogliosa di sapere quali fossero le intenzioni di Haymitch. "Quando le persone si sposano qui, gli altri cantano una canzone tipica del distretto mentre la coppia attraversa il corridoio della loro nuova casa, ma ... credo che questo sia senza senso visto che siamo già qui," continuó poi l'uomo. "Accenderanno il loro primo fuoco assieme e bruceranno il pane: la tostatura. É solo dopo tutto questo che vieni dichiarato marito e moglie."

La capitolina annuí, avendo capito le sue intenzioni.

"Ti sembra ridicolo?"

"Beh, é un po' diverso da come sono abituata, ma una tradizione è pur sempre una tradizione," disse mettendosi davanti a lui. "Quando vorresti farla?" 

Haymitch rimase di stucco. Ci mise un bel po' a capire che Effie avesse appena accettato di fare la tostatura, quando lui si era aspettato il contrario, visto che solitamente non erano d'accordo su niente.

"Abbiamo bisogno del pane," si schiarí la gola.

"Chiederò a Peeta se ci può aiutare con quello," la biondina gli sorrise prima di superarlo, sfiorandolo leggermente, per andare a chiamare il ragazzo. 

Nel momento in cui  se ne andò, Haymitch si buttò sul letto, la testa tra le mani. Stava realmente succedendo tutto questo a lui? 

Il matrimonio a Capitol sembrava appartenesse ad un altro. L'uomo non si sentiva sposato neanche quando si erano trovati davanti ai registri per firmare le carte del matrimonio. Quello era la formalità, una richiesta legale da parte del governo. Per lui non sembrava reale, invece la tostatura, quella sarebbe stata reale. 
Il vincitore aveva tirato fuori la tostatura come una pratica di matrimonio. Niente tostatura, niente matrimonio.

Una volta, quando la vita era più semplice o facile come potesse sembrare per due teenager che vivevano in un distretto povero, lui e la sua ragazza avevano fatto dei piani per sposarsi. La sua dolce e bella Myra, con i suoi lunghi capelli neri e gli occhi grigi. 
Non poteva ricordarsi con chiarezza come fosse. La sua faccia si era deformata nel corso degli anni, ma si sarebbe sempre ricordato come si sentiva  accanto a lei: nervoso, felice, vanitoso e attendeva con impazienza il momento in cui l'avrebbe rivista nuovamente.

Chiuse gli occhi e cercò di non pensare più alla sua ragazza. Si concentrò a pensare a cosa sarebbe successo da lì a poco. Se avesse fatto la tostatura con Effie, avrebbe dovuto accettare il fatto che lei ora fosse sua moglie. 
 
XxX
"Sarò di ritorno" disse ad Effie.
Haymitch andò in città a comprare della legna da ardere. Molti avevano colto al volo l'opportunità di iniziare a venderla da quando la legge era stata approvata, e si confermò essere un ottimo investimento. Quando tornò a casa, la capitolina lo stava aspettando in un vestito estivo color crema, con delle stampe floreali.
Sembrava semplice per i suoi standard.

"Katniss non mi ha detto se serviva un vestito bianco per l'occasione. Io.. Io non ne ho uno di quel colore. Questo può andare bene per te?"

 "Va bene," annuì lui senza nemmeno guardarla. Haymitch continuò a disporre accuratamente la legna nel camino.

"Inviterai qualcuno, Haymitch? Qualche amico o-"
"Solo Katniss e Peeta."

"Sei sicuro? Perché più siamo-"
"Valli a chiamare, Trinket!" Sbraitó senza volerlo.

"Abernathy," sussurrò lei piano. "Questo è il mio cognome ora. É meglio se ti ci abitui."

L'uomo si bloccò e, nel silenzio della loro casa, il vento portò la sua voce insieme alle emozioni ferite di Effie. Non avrebbe dovuto inveire contro di lei, non alla donna che aveva accettato di fare una cerimonia di cui non sapeva niente, solo perché glielo aveva chiesto lui.

"Effie," la chiamó, ma lei se ne era andata via di fretta e furia per potersi allontanare da lui. 

Emettendo un sospiro frustato, il vincitore salì nella loro camera per cambiarsi la maglietta e cercò di fare qualcosa ai capelli. Almeno, pensò, Effie non poteva accusarlo di non essersi impegnato a trovare qualcosa di pulito da indossare. La maglia che indossò era un po' stropicciata e aveva la maniche sgualcite, ma almeno era pulita. 

Quando scese giù notó che Katniss e Pieta fossero già seduti in salotto con un bicchiere di vino in mano. Effie, che era in piedi, si stava sfregando nervosamente le mani.

"Vieni a sederti, Effie. Andrà tutto bene," l'assicuró Katniss.
"Spiegami ancora una volta cosa dovrò fare," chiese la capitolina.

Haymitch si fermò sul ciglio della porta-fuori dalla loro vista- e ascoltò Effie mentre faceva il riepilogo dei passaggi che avrebbero dovuto fare per la tostatura, aiutata dai due ragazzi per far si che rimanessero impressi nella sua mente.

"Quindi, io e Haymitch accenderemo il fuoco e poi tu ci passerai il pane, giusto Peeta? Lo bruceremo e.... dobbiamo dirci qualcosa? Non ho preparato nulla e sarebbe la cosa più maleducata riutilizzare lo scambio dei voti fatti a Capitol."

"Effie, calmati, ok? Non c'è bisogno di un discorso, alcune persone lo fanno altre no. La cosa più importante è la tostatura. Haymitch non è un uomo di molte parole, quindi dubito che si farà qualche problema."

"Ne sei assolutamente sicura? Vorrei che fosse tutto perfetto," disse la capitolina. Haymitch poté immaginarsela mentre si mordeva il labbro inferiore. "Sono solo preoccupata. Lui ha tirato fuori l'argomento, perciò per lui sarà molto importante, altrimenti non me ne avrebbe parlato."

Avendo ascoltato abbastanza e non volendo che ad Effie venisse una crisi, l'uomo decise che quello fosse il momento per mostrarsi.

"Nessun discorso, va bene?" Le disse.

Haymitch prese la donna per il gomito e l'accompagnó davanti al camino. Insieme, con la guida di lui, accesero il loro primo fuoco. Quando la fiamma comparve, Effie trattenne il respiro e si girò verso di lui per sorridergli. Continuò ad osservare le fiamme, catturata da come la legna bruciasse. Haymitch prese il pane da Peeta e attirando l'attenzione di Effie lo bruciarono. Subito dopo, i due novelli sposini completarono la cerimonia ricevendo le congratulazioni dai due ragazzi e facendo un brindisi.

Sono sposato, si disse tra sé e sé il vincitore. 


XxX
Quella notte, quando entrò nella loro camera, trovò Effie di fronte allo specchio indossando una camicia da notte di seta. Il rosso era così scuro che lo aveva scambiato per nero. Si stava pettinando i capelli lentamente e metodicamente. La donna si era fatta crescere i capelli durante tutti questi anni. Glieli avevano tagliati corti corti dopo che l'avevano liberata della prigione.

Si posizionó in modo incerto dietro di lei. Quando i loro occhi si incrociarono nello specchio, lui sollevò la sua mano, il palmo aperto per mostrarle il braccialetto d'oro che stringeva.

"Vivevo nel 'Giacimento' e la mia famiglia era povera, ma questo," avvicinò la sua mano verso di lei," Mi è stato detto che era appartenuto a mia nonna prima dei Giorni Bui. L'unico degli oggetti del passato che è sopravvissuto, perciò... beh è vecchio. Lo aveva dato a mia madre."

Effie si voltó per guardare in faccia Haymitch.

"É bellissimo," disse, facendo scorrere le sue dita sul braccialetto.

"L'ho estratto dal nascondiglio dove lo aveva sotterrato mia madre quando sono andato a cercare la legna," le raccontò.

"Lo aveva dovuto nascondere da mio padre, che lo voleva puntare per giocare ad azzardo e per nutrirci. Ma mia madre si rifiutò di venderlo, diceva che poteva lavorare di più per darci da mangiare," si schiarí la voce.
"Significava molto per lei, ma adesso è tuo."

"Mio?" Chiese lei incerta.

"Si," rispose. "Solo.. non cercare di venderlo."

"Non farei mai una cosa del genere," esclamò, indignata dal fatto che Haymitch avesse pensato che fosse necessario dirle una cosa del genere. "Ma, non posso tenerlo, Haymitch. Apparteneva a tua madre."

"Una volta, molto tempo fa," si grattó il collo a disagio. "Se fosse stata presente alla tostatura di oggi, te lo avrebbe consegnato lei. Sua madre glielo aveva dato a lei la notte prima della cerimonia. Tieni."

Haymitch le porse la mano. Effie continuò ad osservare il braccialetto, non dando alcun segno di volerlo prendere da lui.

Per un secondo pensò preoccupato che, una donna come lei, abituata ad indossare gioielli costosi, potesse trovare il regalo non adatto al suo stile di vita. Dopotutto era solo un vecchio braccialetto. Lui aveva cercato di pulirlo al meglio che potesse, ma dubitava che potesse piacerle un oggetto che era stato sotterrato per così tanti anni.

Stanco di aspettare, lo appoggiò sulla toletta. Aveva seguito le istruzioni che sua madre gli aveva spiegato anni fa, quando l'aveva aiutata a nasconderlo nel Prato: lo aveva consegnato alla donna che aveva sposato, e se Effie non lo avesse voluto, allora lo avrebbe riposto nell'attico, dove vi erano tutti gli oggetti su cui lui non avrebbe più posato lo sguardo, inclusi i dodici premi proveniente dal suo Tour.

"Grazie Haymitch," disse. "È molto carino. Io.. grazie."

Girò la testa e vide che la donna si era già  infilata il bracciale, ma stava cercando di allacciarlo. L'uomo si voltó per guardarla, osservandola attentamente, ma non si offrì di aiutarla. Quando finalmente riuscì ad allacciare il gancino, Effie sollevò il braccio e il bracciale scivolò sul suo piccolo polso, andandole leggermente largo.

I suoi movimenti erano meccanici ed esitanti, mentre si avvicina a lui e gli posò un bacio sulla guancia.

Haymitch, quando sentì il tocco delle sue labbra, trattenne il respiro. Espiró lentamente, allontanandosi da lei. Sollevò la mano per toccare il punto in cui lei lo aveva baciato, ma quando realizzò quello che stava facendo, mise la mano nella tasca.

Effie gli offrì un sorriso per allentare la tensione. "Era un braccialetto con i ciondoli," sottolineó, indicando i punti in cui le pietre avrebbero dovuto esserci. "Cosa gli è successo?"

"Probabilmente saranno andate perdute durante gli anni," minimizzó con una scrollata di spalle.

Lei continuò a toccare e muovere l'oggetto, che in qualche modo la catturava. I suoi occhi, inavvertitamente, seguirono i movimenti delle dita della donna e, prima di pensare, le prese la mano. Mimó i suoi gesti, tracciando prima il bracciale e, poi, la fede nuziale: un semplice anello d'argento, placcato d'oro alle estremità, con un piccolo diamante in mezzo, che luccicava poiché rifletteva la luce sovrastante. Il suo anello era uguale, tranne per la pietra posta in cima.

La sua mano rimase dov'era. Haymitch lasciò il pollice sulla parte interna del suo polso, sentendo il battito della donna. I suoi occhi incontrarono quelli di lei, facendo arrossire la capitolina che si inumidí le labbra. 

 "Haymitch,non abbiamo... dovremmo… "

Sbatté le palpebre un paio di volte, mentre il suo cervello cercava di afferrare quello che lei gli stesse dicendo. 

"Hai ragione."

Rimasero fermi, entrambi a disagio, aspettando che l'altro facesse la prima mossa. Lui, allora, decise di agire, l'avvicinó dolcemente a sé, facendo scorrere la sua mano sul suo braccio, provocandole la pelle d'oca.
Haymitch le alzò il mento. 

Fuori, si sentì il bubbolio di un gufo. Una folata di vento soffió attraverso la fessura della finestra. Effie rabbrividí, ma lui non seppe mai se lo fece a causa del vento freddo contro la sua pelle, o perché, nello stesso istante, le sue labbra furono su quelle della donna. 

XxX
Se aveva qualche incertezza, questa sparì nel momento in cui le braccia di Effie si allacciarono al suo collo e la donna rispose al suo bacio, il suo tocco era soffice e vivido contro la pelle di lui. Se qualcuno avesse domandato il motivo per cui non voleva portare a letto Effie Trinket, come aveva specificato alla loro festa quando era ubriaco, non sarebbe stato in grado di rispondere poiché le sue labbra erano come dei soffici cuscini e, quando la lingua di lei accarezzó il suo labbro inferiore, Haymitch fu travolto dalla passione.
Gli piaceva baciarla più di quanto avrebbe mai potuto ammettere a sé stesso. L'uomo si era reso conto che tra loro due c'erano troppi strati di vestiti.

Pochi secondi dopo la cintura della vestaglia fu allentata. Haymitch lasciò le sue labbra per passare al collo e, con la lingua, tracció una scia di baci lungo la mascella. La mano di lei strinse la parte anteriore della camicia, mentre l'altra giocherellava con i capelli corti sulla nuca del collo di lui. Quando l'uomo fece scivolare l'abito rosso dalle sue spalle, il suo respiro si spezzò nel momento in cui si rese conto che sotto la camicia lei non indossasse niente, apparte l'intimo.

Civettuola, pensó. Si chiese se avesse avuto l'intenzione di sedurlo quella notte stessa e consumare così il matrimonio, ma respinse via l'idea. Troppo improbabile. 

La baciò; la sua lingua esploró la sua bocca, facendola scorrere sui suoi denti, mentre la mano aggrappó i suoi capelli, facendo toccare i due corpi mentre si avviarono verso il letto. Le gambe di Effie si scontrarono con il bordo del letto e cadde all'indietro, afferrando istintivamente il colletto della maglietta di Haymitch, facendolo finire sopra di lei.

Fece una risata nervosa e l'uomo, malgrado tutto, le sorrise. La donna sollevò la mano e la fece scorrere lungo la faccia, tracciando con il dito il sopracciglio, il naso ed infine il suo labbro inferiore. 

"Ce la faremo Haymitch," gli sussurró.

Non aveva alcuna idea a cosa si stesse riferendo: la consumazione? L'essere sposati l'uno con l'altro? Sopravvivere a questa legge insieme? Perciò annuì e basta.

Come se le fosse servito solo questo come incoraggiamento, la donna cominciò a giocherellare con i bottoni della camicia, sbottonandoli e facendosi aiutare dal senso del tatto, visto che Haymitch aveva spento la luce del comò, facendo sprofondare la stanza nell'oscurità. Si era irrigidita istintivamente e gli aveva chiesto in un sussurro come mai lo avesse fatto, ma lui la zittí baciandola.

Il vincitore aveva le sue ragioni. Voleva che la consumazione si svolgesse in modo veloce e si era convinto di riuscire a farla finire subito, ma lui era un uomo e non poteva prendersi in giro. Il piano che aveva in mente andò a farsi fottere. Si era inaspettatamente trovato a desiderare questa donna, tra tutte proprio Effie Trinket. Spegnere le luci e oscurare la vista e con essa anche la faccia della capitolina fu una decisione presa all'ultimo momento.

Ma adesso é tua moglie; é accettabile che tu la voglia. 

Ignoró la voce, costringendosi a concentrarsi sulla senzazione di lei sotto di lui.

Mentre la sua mano stava scendendo giù, le massaggió il seno. Effie si lasciò sfuggire un gemito, il suo caldo respiro che gli accarezzava la guancia e Haymitch fu in trappola. La sua mano si spostó sulla sua entrata, stuzzicandola e provocando una reazione che l'uomo non si sarebbe aspettato. 

"Haymitch," mugugnó, quasi supplichevolmente. 

Non riusciva a ricordare l'ultima volta che fosse stato con una donna. Molto probabilmente un anno prima, durante una delle tante feste post guerra a cui era costretto a partecipare. Non sapeva come comportarsi con una persona che avrebbe dovuto rivedere la mattina seguente. La maggior parte dei suoi incontri consisteva in<>, e lo faceva per soddisfare i suoi bisogni da maschio. 

Nel frattanto Haymitch era riuscito a spogliarla, e anche lui non indossava alcun indumento. Le sue mani vagarono, al buio, sul petto dell'uomo, toccandolo e tracciando la cicatrice sullo stomaco.

"Ce le ho anche io," sussurrò lei senza entusiasmo.

"Lo so."

L'uomo non le aveva mai viste prima, ma poteva percepire, in alcuni punti del corpo, della pelle sollevata e raggrinzita. Ritornò a baciarle il collo, mordendole la pelle e facendole dei succhiotti. Le mordicchió e leccó il lobo dell'orecchio, lasciandole poi una scia di baci partendo dalla gola, fino alla valle tra i suoi seni; prima di prenderle un capezzolo in bocca. Mosse la lingua in modo esperto, facendola ansimare. La donna gli afferró i capelli, facendogli un po' male, ma il dolore gli inebriva i sensi. Si sentì scoppiare dal desiderio, che non sapeva prima d'ora di provare per Effie. 

La sua mano scese ancora una volta in basso. La donna sotto di lui si contorceva, era bagnata e pronta per lui.

Al buio, con la luna pallida che brillava attraverso una crepa della finestra illuminando la loro stanza, poteva vedere il contorno del suo volto mentre torreggiava su di lei. Haymitch si posizionò davanti all'entrata e si fermò; stava facendo dei respiri profondi con la bocca, il suo corpo tremava in anticipazione.

 "Ti prego," lo pregó. "Ti prego Haymitch."

Quando entrò dentro di lei, bagnata, calda e così stretta, Haymitch chiuse gli occhi, lasciandosi travolgere dalla sensazione. La sentì muoversi per mettersi a suo agio. La sensazione delle sue unghie che gli graffiavano la schiena e la rigidità delle pareti che gli circondavano il pene, lo stavano facendo impazzire.

L'uomo aspettò che lei si adattasse alla sensazione di lui dentro di lei, e quando la sentì alzare leggermente i fianchi in risposta, cominciò a muoversi. Cercò di regolare la velocità, rifiutando di far finire l'atto prima ancora che fosse iniziato, ma Effie lo stava rendendo difficile.

La donna spinse i fianchi in alto, facendolo grugnire nel suo orecchio. Ci fu un momento in cui, con un po' di fatica, cercarono di trovare un ritmo che andasse bene ad entrambi. Effie stava andando piano e lui la seguì, non volendole mettere fretta. 

La baciò all'angolo della bocca, e quando lei girò la testa per baciarlo, lui le morse il labbro inferiore.
Aumentò la velocità. Effie non disse niente, però gemette e gli accarezzó il collo per incitarlo a continuare.
La donna ansimò nel suo orecchio, le braccia avvolte intorno a lui aggrappandosi, come se la sua vita dipendesse da esso.

Grazie al ritmo regolare e con un'ultima, ma ferma spinta, l'uomo raggiunse il suo apice. Fece un sorrisetto quando la donna si mosse sotto di lui, emettendo un gemito incontrollato. Il suo nome uscì dalla bocca di lei, ricco di desiderio. I suoi dolci sospiri e i suoi sussurri lo riportarono alla realtà. Si abbandonò dentro di lei, le sue pareti si strinsero attorno al suo membro ed Haymitch si accasció su di lei, totalmente esausto.

É finita. Abbiamo fatto sesso.

Il suo sbaglio fu quello di preoccuparsi che avessero solo consumato il matrimonio. Haymitch rotoló via da lei e le si sdraió accanto, sapendo benissimo che Effie non avesse raggiunto il suo climax. 







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SPAZIO TRADUTTRICE 
Ciao a tutti, come va? Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento e vorrei ringraziare le tre persone che hanno recensito la storia, ma anche i lettori silenziosi.
Come vi è sembrato il capitolo? Secondo voi ce la faranno Haymitch ed Effie? 
Vi è piaciuta la tostatura? E la scena dopo?

Non siate timidi a lasciare qualche recensione, mi fa piacere sapere che sto traducendo una storia che piace alla gente.



Per quanto riguarda la scena dell'atto sessuale, dovrebbe rientrare nel raiting arancione. Altrimenti lo cambio. Tecnicamente le parole utilizzate non sono state pesanti e le scene descritte erano soprattutto quelle che anticipavano l'atto stesso. E se devo dirvela tutta, non ci sono tante scene così spinte nella storia. 

Ci rivediamo tra due /tre settimane 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo Quattro ***


CAPITOLO QUATTRO 
"Stai prendendo la pillola, non è vero?" Le domandó dopo essersi messo in bocca un pezzo di pane. 
 
I suoi occhi caddero sul giornale che si trovava sul mobile della cucina. Una foto, scattata la sera del loro matrimonio, lo stava fissando. In quell'immagine Haymitch si era esposto leggermente in avanti per sussurrare qualcosa all'orecchio di Effie, la quale aveva le sopracciglia inarcate e la mano - che stringeva la forchetta- era ferma in aria, come se l'uomo l'avesse interrotta mentre stava per fare un morso.

Si corrucció leggendo l'articolo, non perché non si ricordava cosa avesse detto quella sera, ma perché non riusciva a nascondere il suo disgusto. Il ribrezzo si avvolse attorno a lui come un riccio e il suo odio per i media rischiò di sopraffarlo. Anche adesso, dopo i giochi, i paparazzi riuscivano ancora ad irritarlo. Magari non volevano un'intervista dal vincitore della seconda edizione della memoria, ma avevano voluto qualcosa di più terribile. Avevano voluto trasmettere chiaramente a tutti il messaggio che nessuno- nemmeno i vincitori o i leader dei ribelli- era stato esonerato dalla legge; cosa che fece peggiorare l'irritazione di Haymitch. Era una vera sfortuna, secondo l'uomo, che lui ed Effie fossero state le prime due figure famose di Panem ad essersi sposate sotto la legge, un mese dopo che fu approvata. Il governo, infatti, ne approfittò per pubblicizzare la cosa.

"Si," confermó la donna. "E per favore, non parlare con la bocca piena. Mi disturbi la disgestione."

Finì il suo caffè, soddisfatto della risposta di Effie. Aveva avuto un'illuminazione ed era anche di buon umore; un buon umore come Haymitch Abernathy avrebbe potuto avere dopo aver visto il giornale quella mattina.

"Trink – Effie," cominciò. "Continua a prendere quelle pillole anticoncezionali fino a quando non verrà dissolta la legge. Non possiamo permetterci di avere dei figli."

Sembrava orgoglioso di sé stesso e aspettava che Effie condividesse il suo entusiasmo. Non lo fece. La donna sgranocchió con attenzione la colazione, con un'epsressione accigliata, la stessa che aveva sull'articolo appena letto. Haymitch conosceva quello sguardo:  stava riflettendo su tutto quello che le aveva suggerito,  pensando probabilmente che fosse un'idea stupida.

Il sorriso sbilenco apparso sul suo volto svanì.

"Cosa c'è ?" Chiese. "Sputa fuori."

"Non credo che sia così facile, ho letto la legge e tutto il resto in relazione ad essa: la pillola è illegale, Haymitch o qualsiasi altro tipo di controllo delle nascite. Avrebbe ostacolato lo scopo della - "
"Beh, non voglio che tu resti incinta, Effie!"

 "Sì, il messaggio mi è arrivato forte e chiaro", rispose offesa, ruotando gli occhi. "La legislazione non è stupida: se dovessero fare un esame del sangue, sapranno che sono riuscita a trovare un metodo di contraccezione e allora saremo nei guai. Dover aspettare finché la legge non si dissolva? Quando succederà, Haymitch? Potrebbero volerci anni o peggio, potrebbe non succedere del tutto."

L'uomo si strofinó la sua tempia dolorante. La moglie aveva ragione, naturalmente. Lo aveva letto anche lui  ed era pienamente consapevole che la legge avesse richiesto alle coppie di avere almeno due figli, con lo scopo di sostituire ogni genitore. Non poteva nemmeno sostenere che uno di loro due fosse sterile perché, se fosse stato così, non sarebbero stati soggetti alla legge, tanto per cominciare.

Haymitch sventolò la mano infastidito. "Per ora prendi la pillola. Non abbiamo bisogno di un bambino così presto."

Lei annuì distrattamente. I suoi pensieri andarono ad Annie Odair. La ragazza era stata fortunata. Estremamente fortunata ad avere già il piccolo Finn, perciò non le era stato chiesto di risposarsi. Le avevano suggerito di trovarsi un altro marito, ma almeno per lei non era obbligatorio. 

"Ci scommetto che ti piacerebbe scoprire di avere un figlio illegittimo da qualche parte, vero?" Chiese lei piano, con un sorrisetto sulle labbra. "L'articolo non dice che un figlio illegittimo non possa essere preso in considerazione, anche perché- tecnicamente- il bambino sarebbe tuo, sai sangue del tuo sangue e tutto il resto. Questa è una scappatoia che devono ancora scoprire e rettificare."

L'uomo rise; una risata genuina e fragorosa.

"Non ci avevo pensato, ma sì, hai ragione sulla scappatoia. Immagino che dovrei iniziare a domandare a quelle poche donne con cui ho dormito mentre ero ubriaco", scherzó, mentre un sorrisetto abbelliva il suo volto, "solo che non mi ricordo chi fossero."

"Sono sorpresa che ce ne siano, considerando la notte scorsa," lo canzonó lei.

La sua voce era serena e nei suoi occhi vi era un luccichio. Gli aveva risposto con la facilità di qualcuno che era abituato a quel tipo di battute che si erano appena scambiati. Sapeva che Effie stava scherzando, e che non ce l'aveva con lui per quello che era accaduto la notte precedente, ma questo non lo fermó a lanciarle un'occhiataccia. 

"Non ricapiterá," promise Haymitch da sopra la spalla, deciso ad avere l'ultima parola prima di uscire dalla cucina. "Ti assicuro che la prossima volta sarai tu la prima a finire e che griderai così forte da desiderare ..."
Lasciò la frase in sospeso, lasciandole intuire il resto.

Le ho appena promesso una prossima volta? No! Scosse leggermente la testa. Non voglio andare a letto con lei

XxX
Essere sposati non aveva cambiato Haymitch più di tanto. Non aveva ancora assimilato nella sua vita il ruolo da marito. Era così abituato ad essere solo, che era difficile prendere in considerazione Effie. Tra le tante cose che faceva che la irritavano, lui lasciava anche la casa senza dirle dove stava andando, comprava la cena dimenticandosi totalmente di lei. La donna, a sua volta, aveva imparato ad essere indipendente e non affidarsi a lui su nulla. Non sarebbe stato affatto sbagliato dire che erano sposati solo sulla carta.

Haymitch non aveva cambiato i suoi modi. Era ancora ubriaco, sarcastico e sconfortato per la maggior parte dei giorni. Vedeva raramente la moglie, tranne la mattina, quando si svegliava presto, che era in sé un miracolo.

Dopo la Ribellione, il suo compito era quello di assicurarsi che Katniss stesse bene. Teneva d'occhio i due ragazzi, ma Peeta e Dolcezza si erano trovati a vicenda ed erano felici insieme. Certo, a volte sentiva la ragazza urlare il nome di sua sorella nel cuore della notte; gli incubi la perseguitavano ancora, ma Peeta era lì con lei, cosa che lasciava Haymitch senza alcun ruolo da svolgere. L'ex mentore si era messo in disparte, lasciandoli vivere la loro vita.

Beveva costantemente, aspettava le spedizioni di liquori da Capitol City e trascorreva la maggior parte del suo tempo al bar della piazza del Distretto, così da tenersi lontano dalla capitolina. Tornava a casa la sera tardi, quando sapeva che ormai la donna si fosse già addormentata. Era un buon piano per mantenere la loro interazione al minimo. 

Effie aveva trovato un posto di lavoro aiutando il Distretto Dodici con la sua produzione di medicine per Panem, in modo da occupare il suo tempo. Aveva anche un posto di lavoro presso Capitol come impiegata del tribunale. Per quel poco che ne sapeva, era un lavoro sedentario con un sacco di documenti e bisognava far rispettare ai giudici un programma, qualcosa in cui lei eccelleva. Dopo il loro matrimonio, Effie aveva mantenuto il suo lavoro con un carico di lavoro notevolmente più leggero, poiché sarebbe stato impossibile pianificare il calendario dei giudici mentre lavorava da casa al Distretto Dodici. Ogni mattina, partiva presto per andare alla fabbrica di medicinali. Haymitch non aveva idea di cosa facesse lì e non era minimamente interessato a saperlo.

Se Haymitch era un marito atroce, Effie si sforzó di essere una brava moglie. Nonostante fosse una terribile cuoca, si svegliava presto per preparare la colazione in modo che l'uomo avesse qualcosa da mangiare prima di svegliarsi dal suo torpore e lui non poteva certo criticarla, visto che almeno lei si sforzava. Una volta Peeta aveva fatto un'osservazione dicendo che Haymitch si fosse un po' irrobustito da quando si era sposato.  

Da quando si era trasferita, la donna aveva "smontato" l'intera casa. Aveva pulito il frigorifero e sostituito il cibo scaduto e le cose andate a male con del cibo commestibile. Le finestre vennero lavate e strofinate, rimuovendo la sporcizia, lo sporco e la polvere formatasi a causa dei bombardamenti; il pavimento risplendeva, grazie a qualsiasi specie di detergente avesse usato. Effie sostituì le tende polverose con qualcosa di più moderno, dai colori caldi e luminosi.  Distese un tappeto nel loro salotto, posizionandoci sopra un tavolino. Per la prima volta, da anni, Haymitch aveva delle lenzuola pulite ogni settimana e, all'improvviso, la sua dimora sembrava molto piu grande, visto che la capitolina aveva gettato via molti dei gingilli accumulati durante gli anni. La luce passava attraverso le finestre e si sentiva odore di pulito.  Il vincitore ammise, con riluttanza, che la sua abitazione sembrava più una casa ora.

A volte, quando era ubriaco marcio e tornava a casa dal bar a tarda notte, pensava di aver sbagliato casa. Non aveva mai avuto prima d'ora dei fiori sul tavolo da pranzo, ma adesso c'era un vaso di gigli. Le lozioni e le creme per doccia della capitolina erano allineate in una fila ordinata nel suo bagno accanto alla sua crema da barba. La donna stava assumendo, piano piano, il controllo della casa e lui glielo aveva permesso, ma si prefissó quando lei cercó di togliergli l'alcool. Questo fu la goccia che fece traboccare il vaso, facendogli perdere la pazienza, e la discussione che ne seguì divenne violenta.

 "Puoi fare quello che vuoi, ma tu il mio alcol non lo tocchi. Non sono il tuo cazzo di giocattolo e se tenti di cambiarmi, io farò ..."

Lasció la minaccia sospesa nell'aria e si fissarono a vicenda.

"Ti stai avvelenando e io sto solo cercando di aiutarti. Sei mio marito! Non posso solo- "

L'uomo gettò la bottiglia di vodka che teneva in mano contro la parete accanto a dove lei stava in piedi e questa si frantumò ai suoi piedi. La donna fece un salto, la mano che si chiuse a pugno davanti al petto e gli occhi spalancati dallo spavento. Effie gli sfilò accanto senza degnarlo di uno sguardo, una linea di sangue che le scivolava giù dallo stinco, dove il pezzo di vetro l'aveva tagliata.

Haymitch raccolse i frammenti di vetro e li buttó in un contenitore con un sospiro, la sua vista cominciò a sfocarsi e la testa gli rimbombava come se un milione di batteristi stessero suonando tutti contemporaneamente. Quando salí di sopra un'ora dopo, Effie si era già addormentata sul suo lato del letto con la schiena rivolta verso di lui, stringendo un cuscino. Tolse le coperte e vide una benda avvolta attorno alla gamba, a causa del precedente taglio. Lo toccò con attenzione, con un pizzico di rammarico nel cuore. Poi si chinò in avanti e le baciò la tempia. Lei non si accorse di nulla, troppo stanca per essersi addormentata piangendo. Effie non aveva mai permesso che lui la vedesse piangere, ma lui lo sapeva perché il cuscino era bagnato dalle lacrime.

I giorni seguenti trascorsero nello stesso modo, con lei che si tuffava nel lavoro, e lui che annegava nell'alcol. Lei portava a casa lo stipendio, mentre lui si occupava della contabilità utilizzando i soldi che ancora riceveva mensilmente per essere un vincitore.

"Penso che presti più attenzione alle tue oche, che ad Effie", osservò un giorno Katniss, mentre stava al suo fianco a guardarlo mentre aggiustava la stia delle oche.

Da quando la capitolina si era trasferita al Dodici, lei e Katniss si erano molto avvicinate. Con un marito che raramente comunicava con lei, Effie aveva formato un legame molto forte con la ragazza e si era fatta molti amici in fabbrica.

Sinceramente, Haymitch si sentiva un po' perso ora che Katniss e Peeta non avevano più bisogno di lui. Tutto quello che aveva fatto nella sua vita, era stato odiare Capitol, Snow e combattere per la Ribellione; ma ora che era tutto finito, si sentiva perso.

No, non proprio. Potrei odiare questa legge.

Ciò di cui non si era mai reso conto, era che la sua rabbia per la legge- l'odio risultante dell'essere stato costretto a sposarsi- l'aveva inavvertitamente rivolto contro Effie che era una vittima di questo matrimonio tanto quanto lo fosse lui. Ma la sua rabbia lo aveva accecato così tanto da non farli notare questo particolare. 

XxX
La televisione era accesa, quando tornò a casa quella notte. Effie era sdraiata sul divano, con una coperta a riscaldarla, mentre guardava uno spettacolo notturno. Era una delle produzioni di Plutarch, una specie di talk show.

Haymitch si buttò sul divano, instabile sui suoi piedi, puzzando di alcool.

"Dal bar?" chiese lei, gli occhi fissati sullo schermo.

"Perché sei ancora sveglia?" Grugní.

"Non riesco a dormire," rispose Effie. 

Per un bel po',  l'unico suono che si sentiva proveniva dal conduttore dello spettacolo che stava ponendo una serie di domande all'attore che aveva invitato allo studio. Si era quasi addormentato quando Effie parlò. "Haymitch, ci sono alcune segnalazioni di donne che si sono suicidate."

Lui sbatté le palpebre. "Quali donne?"

"Le donne che sono state costrette a sposarsi a causa della legge", si sedette e gli diede una copia del giornale di quel giorno. "Sono passati 4 mesi da quando la legge é passata e ci sono già state otto segnalazioni di suicidio. Ce ne potrebbero essere di più, non dichiarate, chi lo sa."

"Dio, Eff," premette i palmi sugli occhi. "È una cosa deprimente da raccontare, soprattutto se di notte".
"Oh, beh, mi dispiace, se la tua mente ubriaca non riesce a gestire la dura realtà là fuori", sbottó. "Ah!Buone notizie per stasera: Katniss è incinta e stava aspettando il momento giusto per dirtelo, ma tu sei sempre ubriaco o al bar".

 XxX
Non riuscì a ricordare come fosse arrivato nel letto quella sera,  dopo che Effie aveva lasciato la sala e lui aveva preso il telefono  per chiamare Katniss, per poi rammentare che fosse mezzanotte passata. Quando si sveglió, la luce che filtrava dalla finestra era così accecante che temeva di diventare cieco.

Effie era fuori, nel cortile davanti alla casa, a provare a fare giardinaggio. L'uomo cercò la sua colazione in giro per la cucina, aveva la bocca secca e la testa che pulsava dolorosamente. Spalancò, poi, la finestra e, nonostante la distanza, gridò. 

"Eff, dove è la mia colazione?"

Ogni giorno, da tre mesi a questa parte, si era sempre svegliato con la colazione giá preparata, perciò si aspettava che fosse sempre così. 

"Prova a cercarla con gli occhi ben aperti, forse la troverai", rispose lei, senza nemmeno alzare lo sguardo visto che stava vangando il terreno.

Finalmente trovò i suoi toasts e, mentre cercava togliere il telefono dalla cornetta, si mise a mangiucchiarli. 

Dopo tre squilli, Plutarch rispose.

"Come sta tua moglie, amico mio?" Domandó Haymitch, masticando rumorosamente.

La cerimonia nuziale di Plutarch si era tenuta due settimane dopo quella dell'ex mentore. Il suo matrimonio era stato un grande evento, con un equipaggio di fotografi e telecamere che riprendevano tutto, in modo che anche quelli che non erano stati invitati o quelli che non erano potuti venire, potessero vedere il tutto in diretta. Plutarch aveva  guadagnato rapidamente popolarità dalla fine della ribellione e il suo posto come segretario di comunicazioni aveva fatto in modo che tutti potessero vedere i programmi che volessero e che alcuni di questi non venissero censurati, come avveniva sotto la dittatura di Snow. La gente lo adorava perché era carismatico come Peeta e i cittadini amavano essere tenuti all'occorrente.

Haymitch sentì del vociare di sottofondo prima di sentire il rumore di una porta chiudersi, interrompendo le voci. Plutarch doveva essersi spostato in un'altra stanza.

"Se la sta cavando. Come sta Effie?"Buttó un occhio fuori dalla finestra, sbirciando la capitolina che era accovacciata, intenta a seminare.

"Sta facendo questa cosa pazza, cambiare un hobby dopo l'altro, cercando qualcosa che le vada bene, credo. Settimana scorsa ha provato a cucire, poi ha rinunciato. Mentre stiamo parlando lei sta facendo giardinaggio."

"Effie Trinket, che fa giardinaggio? L'hai cambiata, Mitch. Non ho mai pensato che Effie volesse avere volontariamente dello sporco sotto le unghie." Rise l'ex stratega.

Il vincitore guardò se Effie non stesse rientrando, preoccupato che lei potesse sentire quello che stava dicendo al telefono e, sicuramente, la capitolina avrebbe posto delle domande a cui lui non si sentiva ancora di rispondere.

" Plutarch, senti, i giornali di ieri, quei suicidi, é questo ciò a cui Panem si è ridotta? Dobbiamo fare qualcosa." Disse velocemente.

"Fare che cosa? Esattamente, cos'é che hai in mente, Haymitch?"

"Abbiamo già sconfitto uno stronzo, no? Annullare una legge sará molto piu facile," constató Haymitch, facendo avanti e indietro per la stanza, mentre parlava al telefono."Questo é il genere di cose in cui tu eccelli. Fai delle statistiche. Quante persone sono felici del loro matrimonio? E quante pensano che la legge non stia dando i suoi frutti e che non stia 'svolgendo il suo ruolo'? Queste tipo di domande, e poi noi potremmo lavorarci su." 

"Haymitch, non possiamo agire di fretta e furia. Dobbiamo avere un piano e dei supporti-"

"Ce li avremo," assentí il vincitore. Plutarch sospiró. "Questa é una cosa personale, non è così? Vuoi sbarazzarti di Effie."

Haymitch rimase in silenzio perché non era qualcosa che poteva negare. "Voglio la mia vita, Plutarch. E anche lei dovrebbe avere la sua. Non si trova bene qui al dodici. Per quale cazzo di motivo Effie Trinket sta facendo giardinaggio?"

"Perché non vuoi avere una vita con lei? Ci hai almeno provato?"

Lui lo beffeggió. "Dai, Plutarch. Mi stai dicendo che ti va bene essere sposato con Fulvia?"

"E se anche lo fossi? Credo che tutti vogliano essere amati e lei ci tiene a me. Per me va più che bene." 

Haymitch sbuffò, non aspettandosi di sentire Plutarch parlare di sentimenti. Stava quasi per riattacare, quando l'ex primo stratega parló nuovamente, "Ma hai ragione, bisogna fare qualcosa per i suicidi. Ci penserò e poi ti richiameró."

"Haymitch, vorrei coltivare pomodori," annunció Effie, nell'istante in cui rientró dentro. "Ti dispiacerebbe andare domani in città a prendermi i semi? Credi anche che abbiamo abbastanza spazio per far crescere un melo?"

Guardò di nuovo fuori dalla finestra e si mise ad osservare il vasto spazio davanti a casa sua, con la passerella di mattoni rossi che conduceva ai cancelli. A meno che Effie fosse cieca, cosa che stava iniziando a credere, c'era abbastanza spazio per almeno un albero di mele.

Si, concluse, Effie Trinket non appartiene al Distretto Dodici.







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Spazio Traduttrice:
Buon anno! Come state?
Sono tornata con un nuovo capitolo che è stato molto difficile da tradurre. Ho saltato il mese di dicembre, quindi spero di riuscire a pubblicare anche il quinto capitolo entro la fine di gennaio.
Comunque, cosa ne pensate? Secondo voi Haymitch sta esagerando? 
Mi farebbe molto piacere sentire i vostri pareri.


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Capitolo 5
*** Capitolo Cinque ***


CAPITOLO CINQUE

Haymitch la fece indietreggiare, facendola sbattere contro la parete piastrellata - e di colore blu-  del loro bagno, baciandola con un desiderio sfrenato. Le sue mani strinsero a coppa il sedere della capitolina, prima di scivolare giù per le sue cosce, accarezzandole la pelle. La strinse forte a sé, per poi sollevarla. Le sue lunghe gambe si avvolsero immediatamente attorno alla vita dell’uomo.

Grazie ad uno dei palmi di Haymitch, appiattiti contro il muro, Effie era incastrata tra il muro dietro di lei e il corpo di Haymitch, premuto contro il suo.

Lei, di tutta risposta, spostò una mano nello spazio tra loro facendola scivolare giù per afferrare gentilmente l' erezione dell'uomo e guidarla verso la sua entrata.

"Così impaziente," le sussurrò, senza fiato, al suo orecchio. La sensazione del suo respiro caldo su di lei le fece stringere più forte i fianchi di lui con le sue gambe facendo sibilare Haymitch di piacere.

Lo baciò in risposta e sussultò quando finalmente lui entrò dentro di lei. Effie si aggrappò a lui. Le sue braccia ora si stringevano attorno al suo collo mentre lui si avvicinava ancora di più a lei, intrappolandola e affondando dentro la donna che si dimenava. 

Questo dava a Haymitch un senso di orgoglio, perché sapeva che poteva farle perdere il controllo perfetto che ella aveva coltivato a lungo.

Effie gli leccò le goccioline d'acqua che gli scendevano lungo il collo. Il calore della sua lingua contro la freddezza della propria pelle fece rabbrividire Haymitch, che si affrettò ad intrecciare le loro dita, appoggiandole contro il muro accanto alla testa della bionda e facendo incontrare i loro fianchi.

Il vapore, proveniente dalla doccia che si era fatta Effie poco prima, aveva fatto appannare il vetro. 

La donna si stava facendo la doccia, canticchiando tra sé e sé, il suo corpo ricoperto di schiuma, quando ,improvvisamente, Haymitch si era precipitato in bagno rigettando, nella tazza del water, tutto il contenuto del suo stomaco. La donna aveva cominciato così ad urlargli contro e lui, di conseguenza, le aveva risposto a tono e tra urli e grida aveva finito per baciarla, i suoi vestiti inzuppati dall’acqua che scendeva dal doccino e il dito che pompava dentro di lei. Di tutta risposta la donna gli aveva strappato velocemente i vestiti di dosso, appendendoli sopra il vetro della doccia.   
                                                                                                                                                      
Non poteva certo negare che fosse entusiasta di come si fosse trasformata la giornata: con Effie che ansimava e lo pregava, invece di sbraitargli addosso.                                                                                                                           

Haymitch affondò la faccia nell’incavo del suo collo; i denti che le mordicchiavano la pelle di porcellana.                               

Effie affondò le unghie nella schiena di lui, lasciandogli dei graffi, mentre muoveva i fianchi al ritmo delle sue spinte.                   
                                                                                                                                                                                  
“Più veloce, Haymitch” pregò lei. “Si, così, cosi...”.                                                                                                                            

Uscì da lei quasi completamente, prima di rientrare con una spinta veloce, ripetendo l’azione più e più volte, quando Effie cominciò ad emettere mugolii e a contorcersi seriamente. I suoni che uscivano dalle sue labbra lo spronarono a muoversi più velocemente, il ritmo divenne erratico ed irregolare, mentre i suoi muscoli tremavano in attesa del dolce rilascio.   
                                                                                                
Sentì le pareti di lei stringersi attorno al suo membro, e la testa della donna rovesciarsi all’indietro mentre il suo corpo tremava di piacere, l’orgasmo che cresceva dentro di lei.

Haymitch continuò a muoversi dentro la donna, e con poche, ma profonde spinte, si svuotò dentro di lei, percependo le gambe indebolirsi.   
                                                                                                                      
Effie scivoló contro il muro, trascinando con sé Haymitch; accasciandosi sul pavimento del bagno, mentre l’acqua della doccia continuava a scendere copiosamente su di loro.

XxX

 "Cosa? Niente cibo?" Domandó Haymitch. "Dov'è ? Fare sesso al mattino mi ha tolto tutte le energie." 

"Preparatela da solo, bruto! Stamattina mi hai fatto perdere parte del mio tempo prezioso e sono in ritardo”, affannó Effie, mentre mandava giù il suo caffè del mattino. “Quello che è successo stamattina non ricapiterà mai più, Haymitch!” 

L’uomo fece un sorrisetto. Si era svegliato con una bruttissima sbornia, ma le cose che avevano fatto nella doccia lo aveva tirato su di morale e, nonostante quello che Effie aveva detto, dubitava che parlasse sul serio.                                                                                                                                                                           

La donna prese la borsetta e le chiavi e superando Haymitch si avviò verso la porta d’ingresso.                   

“Ci vediamo più tardi,” urlò da sopra la spalla.

Scomparve dalla cucina; la sua piccola figura che correva, fuori dalla porta d’ingresso, con i suoi tacchi rossi, per evitare di essere accusata di aver fatto ritardo al lavoro, senza rendersi conto che, quella mattina, si fosse dimenticata di prendere le sue pillole. 
  
XxX

“Ho sentito che state per avere un bambino,” disse Haymitch mentre stava entrando nella panetteria di Peeta. 
Il giovane ragazzo biondo si girò di scatto, con uno straccio appeso alla sua spalla e uno sorriso stampatogli sul suo viso. Katniss emerse dal dietro del negozio appena sentì il suono della voce del mentore.

Indossava la sua attrezzatura da cacciatrice: l’arco nella sua mano e la giacca di suo padre allacciata.

"Presto Peeta, chiama Plutarch e il suo team e falli venire qua! Haymitch Abernathy é sobrio ed é venuto a trovarci,” lo canzonò la ragazza. “Era ora.” 

Haymitch si rabbuiò. Non poteva certo incolpare la ragazza visto che, erano passati mesi da quando Peeta aveva riaperto la panetteria e lui non ci aveva messo ancora piede. Aveva continuato a ripetere loro che in uno di quei giorni sarebbe andato a trovarli, ma non lo aveva mai fatto.  

"Non avere quell’atteggiamento con me, Katniss," borbottò. 

Poi si spostò dietro al bancone dove c’erano Katniss e Peeta, il quale aveva il suo braccio intorno alla vita della ragazza. Haymitch gli diede un colpetto alla spalla, gli angoli della sua bocca si piegarono in un sorriso per poi rivolgersi a Katniss, poggiando la mano sulla sua guancia. 
"Congratulazioni, Dolcezza!” Sorrise. “Ad entrambi: ve lo meritate." 

Katniss gli sorrise, sulla sua faccia il più felice dei sorrisi che lui le avesse mai visto fare. 

"Fa un po’ paura, Haymitch. Io– Noi non sappiamo che cosa aspettarci e ultimamente sto continuando a pensare ai Giochi. Più spesso rispetto al solito. Cosa faremo se ci chiederà dei Giochi? Che cosa le dirò?" 
"O gli," aggiunse Peeta. 

"É a questo che serve il libro, no?” Disse Haymitch dando loro le spalle. 

Ancora adesso, odiava qualsiasi discorso riguardante ai Giochi."Quello che avete iniziato a scrivere dopo la guerra, tutte le storie di coloro che sono morti.”  

"Non voglio dimenticarli – Non sono sicura se…” Katniss si interruppe. 

Haymitch prese una pagnotta di pane al formaggio dalla ormai fredda teglia e se la portò vicino al naso, inalando il profumo del formaggio fuso. Fece un morso prima di voltarsi nuovamente verso di loro. 

"Come state tu ed Effie?" Domandó Peeta, cambiando argomento. "Siete sposati da tre mesi, giusto? Qualche pizzico di fortuna?” 

Haymitch alzó le spalle, i suoi fianchi appoggiati contro al bancone. Nessuno sapeva che Effie prendeva delle pillole anticoncezionali e preferiva che la situazione rimanesse così. Rabbrividì al pensiero dei problemi e dei guai in cui si sarebbero potuti cacciare entrambi per non aver rispettato la legge, se la persona sbagliata dovesse venire a sapere delle pillole di Effie.  

"Mi sembra di aver letto da qualche parte che si aspettano dalle coppie di aver già un bambino o almeno aspettarlo, entro il primo anno di matrimonio,”specificò Katniss, corrugando la fronte mentre cercava di ricordarsi se l’informazione fosse corretta. “Oppure dovranno fare degli accertamenti e delle visite mediche  per controllare che non ci siano complicazioni.”

"Entro il secondo anno," la corresse Haymitch. "Ma, ogni anno, ci saranno delle visite per determinare la salute della coppia e la fertilità. Non vogliono compromettere la salute del bambino, cercando di minimizzare il rischio di nascere con delle anomalie. Ci sono anche alcuni esami del sangue, per accertarsi che siamo puliti da droghe, farmaci o qualsiasi altra cosa.”  

"Sono molto cipigliosi e attenti," commentò Peeta. 

"Devono, immagino, visto che l’obbiettivo sarebbe quello di promuovere il parto.”  
"Si, okay," disse Haymitch. "Ascoltate, spero che non arriveremo mai a quel punto; intendo al fatto di me ed Effie con un bambino.” 

Katniss e Peeta si scambiarono un’occhiata e, un po’ terrorizzato, Peeta chiese, “Intendi?" 

"Ne stavo parlando con Plutarch e leggevo anche i giornali: i suicidi e l’infelicità generale della gente. Dobbiamo sciogliere questa legge e abbiamo bisogno di farlo ora. Vogliono promuovere la crescita della popolazione, ma, con tutti questi suicidi da ambo le parti, il numero  degli abitanti sta calando sempre di più.”  

“Aspetta un attimo, hai detto‘dobbiamo’?”

"É stata un’idea di Plutarch, ha detto che la gente avrebbe ben accolto l’idea se avesse visto voi due partecipare alla cosa. Vorrei solo che tutto questo casino finisse, Peeta. Non voglio trascinarvi davanti ai riflettori per essere usati nuovamente, ma gli ho promesso che ve lo avrei domandato.”

“No," disse Peeta con fermezza."No."
“Peeta…” fece Katniss.

Haymitch espirò lentamente. "Capisco, e non vorrei complicare le cose visto la condizione di Katniss."

“Condizione? Fai sembrare la gravidanza una cosa terribile! Ti aiuterò,” gli disse Katniss. Si voltò poi verso il marito, i cui occhi la guardavano, implorandola silenziosamente di riconsiderare la sua decisione. "Non dobbiamo per forza finire in prima pagina o con una troupe televisiva alle nostre calcagna; però possiamo dare una mano. Qualsiasi cosa dovremmo fare, la possiamo svolgere da dietro le quinte. La legge non è corretta. La gente non dovrebbe essere costretta a sposarsi in questo modo. Il. Matrimonio dovrebbe essere sacro, giusto? Un’unione tra due persone che si amano e che hanno bisogno l’uno dell’altro. Per questo ci siamo sposati, no?"

“Va bene,” acconsentí Peeta. "Ma non vogliamo pubblicità inutile. Metti questo in chiaro con Plutarch, per favore. Immagino che Effie abbia già elaborato programma o una sorta di piano su come dovremmo prepararci su questo?"

"Ah, ecco," ridacchiò Haymitch all’improvviso, dirigendosi verso la porta. “Lei non lo sa.”

“Cosa?!"

"Non ancora, comunque. Glielo dirò, sono sicuro che sarà contenta di liberarsi di me. Grazie ancora per aver deciso di aderire a questa cosa.” 


Haymitch scomparve per tutto il resto del giorno.

XxX 

Camminare per la città é qualcosa che Haymitch detesta con tutto il suo cuore. A causa del ‘cancello aperto’ che consentiva ai cittadini il trasferimento e un po’ anche a causa della legge sul matrimonio, i residenti originali del Distretto Dodici si erano ridotti ad una manciata. Il resto degli abitanti proveniva da diversi angoli del paese. Alcuni si erano trasferiti con il loro coniuge o cambiato residenza per ragioni del tutto sconosciute ad Haymitch.

“Ehilà, Haymitch," qualcuno lo salutò, accompagnato dal gesto di togliersi il cappello di paglia, però il vincitore non aveva assolutamente idea di chi fosse, così gli fece un segno con la testa per poi proseguire per la sua strada.

"Oi! Vuoi un po’ del mio stufato, ragazzo? Fai fare un po’ di affari a questa signora, eh?” Gli gridò Sae la zozza. 

La donna aveva comprato una piccola area nel piccolo mercato del distretto, che in precedenza era il mercato nero, visto che adesso la città era molto più grande, pulita ed organizzata. Aveva sistemato il suo ristorante e si era trasferita assieme alla nipotina al piano superiore di un edificio a mattoni a due piani. Era anche stato appeso alla porta un semplice cartello in legno con su scritto, con la pittura, “Benvenuti”. 

Un piccolo lenzuolo era stato appeso alla finestra: Le Migliori Zuppe di Sae; un nome ridicolo per un ristorante, pensava Haymitch, ogni volta che ci passava davanti. Nonostante il nome non fosse creativo, gli affari andavano bene per la vecchia, soprattutto grazie alla libera economia del mercato di Panem. Grazie al commercio e alle esportazioni di diversi ingredienti provenienti dai vari distretti, la sua zuppa divenne popolare. 

Il sapore era migliorato drasticamente grazie all’aggiunta di condimenti e spezie, che prima della Ribellione erano rare; adesso la sua zuppa non conteneva più la carne di animali selvatici o addirittura cani. 

Alzó la mano in segno di saluto. “Non oggi, mi spiace. Ho appena mangiato qualcosa dalla panetteria.”

“Prima o poi dovrai portarmi qui la tua amata mogliettina, ragazzo. Così la potrò conoscere bene e sono sicura che Sandy sarà molto contenta di poter parlare con lei!”

Haymitch fece una smorfia. 

Era più che sicuro di aver ormai oltrepassato la soglia del periodo adolescenziale, ma, da quanto ne aveva memoria, Sae La Zozza lo aveva sempre chiamato così, fin dal loro primo incontro, quando era solo un ragazzino magro che correva per il Giacimento. Sandy, la nipote dell’anziana signora, lo fissò con aria assente, ma non lo riconobbe.

Il modesto edificio a due piani finalmente apparve e Haymitch tirò un sospiro di sollievo per aver finalmente raggiunto la sua destinazione. Il Distretto Dodici aveva finalmente una biblioteca, da cui sarebbe stato per lui possibile cercare informazioni riguardanti la legge. Nonostante la libreria non fosse tanto grande quanto le altre negli altri distretti e non avesse tanti libri, secondo Haymitch andava più che bene.

“Dove posso trovare le copie dei giornali degli ultimi mesi?" Domandó Haymitch alla bibliotecaria, sporgendosi in avanti tamburellando le dita, aspettando con impazienza che la ragazza alzasse gli occhi dal libro che stava leggendo.

"Da quella parte," indicò la ragazza, i suoi occhi che non lasciarono mai la pagina del libro.

“Bene, grazie."

La biblioteca era stranamente silenziosa e Haymitch si sentiva leggermente isolato dal mondo, specialmente adesso che aveva appena attraversato la confusione in città. 

Trovò quello che cercava e cominciò a raccogliere i documenti datati pochi mesi prima che la legge venisse approvata, fino al giorno del suo matrimonio. Li portò ad un tavolo vuoto, nel retro della biblioteca, scrutandoli diligentemente e facendo piccoli appunti su un block notes giallo che si era fatto portare dalla bibliotecaria. 

L’obbiettivo di Haymitch era quello di raccogliere quante più informazioni possibili sulla Population White Paper, la legge, gli effetti e qualsiasi altra cosa ad essa correlata. 

I suoi progressi erano lenti, visto che, oltre ai giornali, aveva deciso di consultare anche altre fonti come diari o articoli, determinato com’era a trovare una soluzione.
 
XxX

Le ore passarono in fretta, mentre sedeva curvo sui suoi appunti. La sua mano gli doleva, e il collo e la spalla si erano bloccati; così, decise che avesse lavorato abbastanza per quel giorno e che sarebbe tornato il giorno dopo. 

Guardando l’orologio appeso al muro, notò che era rimasto lì solamente per tre ore. 

"Ridicolo, sembra che sia rimasto qui mezza giornata," borbottò. 

Quando uscì dalla biblioteca, muovendo le braccia in modo da roteare la spalla per alleviare il dolore, il cielo si era tinto di arancione e non c’erano più così tante persone in città. 

Mentre si diresse verso il suo posto preferito, il bar, la sua mente stava pensando a ciò che aveva appreso oggi in biblioteca.

Per questo motivo, Haymitch non si rese conto della figura che svoltò da dietro l’angolo e contro cui finí addosso. 

"Maledizione! Sei per caso cieca?”

“Garbato come sempre," replicò sfacciatamente Effie, raccogliendo la borsa da terra. "Cosa ci fai qui?"

“Cosa? Adesso mi stai anche tenendo d’occhio? Vuoi sapere con chi sono stato, a che ora e quando sarò di ritorno?" Chiese irritato.

“Quello non è ciò che–" sospirò. “Lascia stare."

Si allontanò da lui e, dal rumore che i tacchi facevano sull’asfalto, poteva capire che la donna fosse furiosa. 

“Eff," la chiamò. “Stai andando a casa?"

La donna si voltò di scatto. "Oh a te é permesso fare domande?”Lo canzonò.

“Va bene, va bene," alzó beffardamente il palmo in segno di resa. "Vuoi venire con me al bar?"

“Perché dovrei venire con te al bar?!" Chiese lei arrabbiata. "Haymitch, seriamente."

“Vorrei parlarti di una cosa. Dai vieni, non hai mangiato, giusto? Prenderemo qualcosa."

Effie assottigliò gli occhi.

"Sarebbe un appuntamento? Mi stai chiedendo di uscire?" Sembrava sospettosa, ma la sua voce la tradì. Sembrava quasi speranzosa.

“Dio, no," la schernì. "Ti ho detto che vorrei parlarti."
“Non al bar, Haymitch," si passò stancamente le mani tra i capelli.

“Bene" la prese per il gomito e la allontanò dal gruppo di alcuni negozianti che stavano pigramente chiacchierando sul marciapiede. 

“Parleremo mentre camminiamo verso casa”.

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