I Sussurri dell'Anima

di xX Eris Xx
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** RIP ***
Capitolo 3: *** L'Incontro ***
Capitolo 4: *** Nuovo Arrivo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***



      Si racconta che, al tempo dei grandi cavalieri, visse una fanciulla di nobile stirpe e grande cuore. Ella amava trascorrere il tempo cavalcando e, soprattutto, passeggiando nella foresta dove intratteneva, con la sua grande allegria, i suoi piccoli abitanti.
      I genitori della ragazza però, si aspettavano ben altro da lei; volevano si comportasse come una lady e che pensasse solo a ciò che compete a una giovane donna. Solamente la vecchia serva si era resa conto delle reali capacità della fanciulla.
      Avvenne un giorno di primavera durante una gita per i boschi; la ragazza e la serva si erano perse quando un lupo apparve davanti a loro. La povera vecchina, impaurita dall’animale, indietreggiò; la fanciulla invece rimase ferma ed entrambi, animale e ragazza, si fissarono a lungo.
      -Bambina mia! Vieni via prima che quella bestia ti faccia del male!- gridò la serva.
      La ragazza, invece, si avvicinò lentamente e rispose quietamente. -Sta soffrendo.- osservò con più attenzione il lupo e scorse del sangue su una zampa. -E’ ferito!- si allontanò per pochi secondi e tornò con un pezzo di stoffa bagnato e uno asciutto.
      La serva intuì subito quello che voleva fare la ragazza ma non intervenne, perché successe qualcosa che nessuno si sarebbe mai aspettato: il lupo si distese e rimase immobile mentre la fanciulla si prendeva cura di lui.
      Una volta finita la medicazione, il lupo si sollevò e corse via. -Ora è felice.- disse rivolta alla serva che ancora non riusciva a credere ai propri occhi. Quando si riebbe abbastanza per parlare, si rivolse con reverenza alla padrona. -Mia signora, il vostro dono è cosa ben rara! Voi sentite i sussurri!-
      La ragazza rimase stupita e confusa. -I sussurri? Cosa significa? Quali sussurri?-
      L’anziana donna le sorrise con occhi pieni d’orgoglio. -Come quali sussurri?! I sussurri dell’anima!

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Capitolo 2
*** RIP ***


Il corteo funebre procedeva lento in quella giornata cupa. Il cielo era grigio e sembrava riflettere ciò che si trovava nel cuore di tutta quella gente. L’auto che trasportava la bara procedeva in assoluto silenzio per il viale alberato che portava al cimitero cittadino; gli uccelli che avevano nidificato lì, tacquero tutti contemporaneamente, come se percepissero il dolore di quelle persone.
Davanti a tutti stava una ragazza, l’unica a non piangere, volto inespressivo e sguardo perso nel vuoto, come se pensasse a qualcosa.
Una decina di minuti ed arrivarono all’entrata del cimitero. Il prete invitò i parenti della defunta a seguire la bara da vicino, per rimanere uniti.
La ragazza si fece largo tra la folla e abbandonò velocemente il corteo per correre verso un’altra tomba molto più distante: DAVID HALE GALLAGER   1963-1996.
-Ciao papà…- la ragazza si sedette sui talloni e accarezzò la foto.
-So che nessuna delle mie parole ti saranno di conforto ma… ora saranno nuovamente insieme, come lo erano una volta, e veglieranno su di te.- a parlare era un uomo vestito in giacca e cravatta.  Si era staccato dal corteo appena aveva visto la ragazza correre via.
-Sai Duncan, hai proprio ragione.- si voltò e vide, oltre l’uomo, il corteo avvicinarsi a loro.  -Le tue parole non mi sono di alcun conforto…-
-Lyra!- il prete le corse vicino. -Cara figliola! Quando non ti ho vista venire avanti mi sono preoccupato. Ti senti bene?- la ragazza fece un mezzo sorriso beffardo prima di rispondere.
-Come pensa possa stare?- l’uomo si sentì a disagio e riprese la funzione. Mentre il prete parlava, la tomba di David Hale Gallager venne aperta e, sopra la sua bara, venne messa quella della moglie, Faith Amanda Rivs Gallager.
Quando il rito fu terminato e le persone sparite, Lyra si avvicinò alla tomba dei genitori, dove il cemento era ancora fresco, e si inginocchiò pochi centimetri prima. -Mi dispiace mamma. Spero che potrai perdonarmi un giorno perché io non riuscirò mai a perdonare me stessa…- si alzò da terra e si ripulì le ginocchia. -Prenditi cura di lei papà.- così dicendo si diresse verso l’uscita dove Duncan la aspettava in macchina. Lei salì e la macchina partì verso casa. Per molto tempo, o almeno così sembrò, nessuno dei due proferì parola, alla fine fu Duncan a rompere il silenzio.
-Torni al college?- chiese.
-No.-
-Perché? Posso saperlo?- insistette.
-Mio padre è morto dieci anni fa, i miei nonni, sia materni che paterni, sono morti durante la guerra, delle mie nonne una è permanentemente all’ospedale e l’altra è morta tre anni prima di papà…- sospirò prima di continuare -E mamma è morta quattro giorni fa… chi pensi che possa mandare avanti il maneggio se non io!? Il college aspetterà…-
-Tua madre non vorrebbe…-
-NON AZZARDARTI PIU’ A DIRE QUELLE PAROLE! Mia madre è morta! Decido io cosa devo o non devo fare della mia vita!- detto questo, estrasse il suo lettore MP3 e si mise ad ascoltare la musica per tutta la strada.
Duncan decise che era meglio non irritarla più. Al mondo ora era praticamente sola e, per una ragazza di 21 anni, questo era uno choc grandissimo e molto difficile da assimilare. E poi c’era da dire che madre e figlia erano legatissime, due migliori amiche; questo non avrebbe certamente facilitato le cose.
Osservò nuovamente la ragazza dallo specchietto retrovisore. Aveva ancora quell’espressione strana, un misto tra  rassegnazione e freddezza, che lo rendeva irrequieto; per tutto il periodo in cui sua madre era stata in ospedale, Lyra non aveva mai pianto ne mostrato segni di tristezza. Era preoccupata ma non sembrava spaventata dall’accaduto.
Ora era uguale: fredda, distaccata e un po’ preoccupata. Del dolore non vi era traccia sul suo volto.
Con tutti questi pensieri arrivarono a casa, GALLAGER’S HOME, chiamata così perché era anche una specie di casa di cura e pensionato per cavalli feriti o troppo vecchi per partecipare a gare.
Lyra scese appena la macchina si fermò e si diresse verso casa senza dire una parola; i molti dipendenti, che da anni lavoravano lì ed ormai erano più amici che sottoposti, guardarono la camminata frettolosa della ragazza verso casa e sospirarono tristi: non erano andati al funerale della donna, non perché non volessero bene a Faith, ma perché non si poteva abbandonare i cavalli che alloggiavano lì in quel momento. Molti di loro avrebbero voluto essere vicino a quella ragazzina che avevano visto crescere, ma non avrebbero potuto abbandonare il loro lavoro.
Ora, guardandola, ormai donna, provavano un senso di orgoglio e dolore per come la sua trasformazione era avvenuta.
Duncan spense la macchina e si avvicinò a uno dei dipendenti. Entrambi erano visibilmente addolorati.
-Allora… Com’è andata?- chiese l’uomo a Duncan.
-Non lo so. Se devo dirti la verità, James, mi fa un po’ paura… non piange, non soffre… non si arrabbia…-
-Forse è sotto shock, dalle tempo.- rispose l’uomo mettendogli una mano sulla spalla per fargli forza.
-Vorrei che Faith potesse parlarmi, dirmi cosa fare, come comportarmi!- si passò una mano nei capelli e inspirò profondamente.
-Tu credi all’anima, Duncan?-
-Io credo in ciò che vedo e che può essere dimostrato, la parte spirituale non fa per me.- replicò con un lieve sorriso.
-Invece io credo in queste cose e credo che Faith non abbandonerà Lyra; io sono certo che farà qualcosa, starà vicino a sua figlia in qualche modo.-
-Se lo dici tu.- e con quest’affermazione si incamminò.

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Capitolo 3
*** L'Incontro ***


Lyra salì velocemente le scale, entrò nella sua camera e chiuse la porta a chiave. Espirò con forza appoggiando la fronte allo stipite e chiuse gli occhi; si voltò e, guardandosi intorno, ebbe una strana sensazione: quella stanza, prima accogliente e allegra, ora le sembrava estranea e troppo colorata.
Con un ultimo irato sguardo, iniziò a strappare i poster dalle pareti e a buttare via tutti i peluche presenti su mobili e letto. Dopo una decina di minuti la ragazza si fermò per ammirare la sua “opera”: vi erano pezzi di carta ovunque e i peluches fuoriuscivano dal minuscolo cestino per riposare tutt’intorno; da un certo punto di vista la stanza era peggio di prima, ma Lyra si sentiva molto più a suo agio: era così che si sentiva dentro… sottosopra e vuota come quelle pareti senza poster. Nel caos creato, la ragazza recuperò una foto incorniciata: erano lei e sua madre, prima che lei partisse per il college; sorridevano entrambe felici per quel grande traguardo. Pochi secondi e quella foto volò dalla parte opposta della stanza per poi frantumarsi contro il muro.
Il rumore fu udito da Amy, la governante, che iniziò a singhiozzare per l’enorme dolore suo e della padrona. Si asciugò rapidamente le lacrime quando Duncan entrò in casa e ricominciò a preparare il pranzo.
L’uomo notò il rossore degli occhi della donna, ma non fece tempo a parlare perché Lyra, sbattendo violentemente la porta dietro di se, corse velocemente fuori di casa dicendo: -Vado a fare un giro.-
Duncan la guardò allontanarsi ed emise un sospiro di rassegnazione.
Lyra oltrepassò le scuderie ma si fermò poco più avanti, si voltò e fece un lungo fischio; dall’edificio uscirono due bellissimi dobermann che si avvicinarono a lei trotterellando.
-Caos! Maia! Alt!- all’ordine i due cani si fermarono. -Seduti!- e si sedettero.
La ragazza si mise la mano in tasca ed estrasse due caramelle. -Bravi piccoli, venite qui!- e, guaendo felici, i due colossi corsero a prendere il premio dalla padrona e iniziarono a leccarle la faccia.
-Basta!- si alzò in piedi e si incamminò per la strada. -Andiamo?- disse rivolta ai cani che presero a seguirla.
Camminò per molto tempo. Doveva pensare… in tutto quel trambusto non era ancora riuscita a pensare. A sua madre, a suo padre, a se stessa… Cosa doveva fare? Come mandare avanti la pensione-maneggio già lo sapeva, sua madre le aveva spiegato ogni cosa e, da quando aveva compiuto diciotto anni, ne gestiva già una buona parte da sola. La parte finanziaria non era un problema: tra gare, lezioni di equitazione e altri introiti poteva quasi navigare nell’oro, e poi sarebbero arrivati anche i soldi dell’assicurazione.
Ma lei… Cosa doveva fare? Piangere? Ridere? Arrabbiarsi? Cosa?!
Tutto ciò che riusciva a pensare era che era stata colpa sua…
Caos parve capire la sua confusione e le diede un piccolo colpetto con il muso sulla mano. Lyra si fermò e sorrise all’animale, accarezzandogli la testa.
-Che c’è Caos? Sei triste?- il cane emise un piccolo guaito e abbassò la testa. Il sorriso della ragazza scomparve ma continuò ad accarezzarlo. -Tranquillo. Io sto bene.- Caos, per niente convinto, emise un altro miagolio e si allontanò.
La passeggiata continuò ancora per qualche tempo, poi Lyra richiamò i cani e riprese il cammino verso casa. Dopo pochi metri però, i due animali emisero un profondo ringhio in direzione della strada sterrata che conduceva alla sua tenuta; lì, fermo, proprio nel mezzo, c’era un ragazzo con una cartina in mano che cercava in tutti i modi di orientarsi. Vicino a lui c’era la sua moto e sulla sella vi aveva appoggiato il casco.
Nel sentire il ringhio, il giovane sollevò lo sguardo e la sua bocca si aprì in un sorriso alla vista della ragazza. Finalmente aveva trovato qualcuno che poteva indicagli la strada!
Iniziò ad incamminarsi verso di lei ma si fermò appena i due cani iniziarono ad abbaiare; cominciò a indietreggiare e si chiese come facesse lei a non avere paura di quelle due belve feroci. La risposta gli arrivò subito. Lyra avanzò e con una carezza sulla testa ed un semplice -Buoni…- calmò i due animali che ripresero a trotterellare per i campi.
-Hai bisogno di aiuto?- lo sollecitò lei quando gli fu vicina.
-Ah… ecco…- era molto stupito dall’accaduto. -Ma come hai fatto?- chiese con curiosità.
Lyra non capì subito e, quando lui le indico i cani, lei ribattè. -Io non ti ho visto come una minaccia, loro si fidano di me… ma posso sempre richiamarli.-
-No, no! Posso assicurarti che non ce ne sarà bisogno!- continuò preoccupato il ragazzo.
-Vedo che ti sei perso.- costatò Lyra indicando la cartina.
-Sinceramente non lo so. Devo andare a Gallager’s Home e mi avevano detto che era da queste parti, ma è più di mezzora che viaggio su questa stradina senza vedere alcuna tenuta. Devo sicuramente aver sbagliato strada!-
-Non hai sbagliato strada, dalla città alla tenuta ci vuole quasi un’ora e mezza di macchina. I terreni della tenuta sono molto vasti.- rispose divertita.
-Vuoi dire che mi aspetta circa un’altra ora di strada?!- al segno affermativo di lei emise un gemito.
-Mi dispiace… comunque sto tornando là, se non ti dispiace far aumentare la tua ora a circa due e portare la moto a mano.-
-Tu abiti là?- si informò quasi con paura.
-Si. Su, andiamo!- lo incitò ridendo della sua espressione di totale stupore.
Appena si riprese, il giovane, per quanto gli fosse possibile, corse dietro a Lyra e si presentò.
-Visto che mi hai salvato vorrei almeno presentarmi.- tese la mano reggendo col corpo la moto. -Il mio nome è Dale, Dale Ashton Holker.-
-Lyra, Lyra Gladys Gallager.- dichiarò stringendo la mano.
-Gallager? Come Gallager’s Home?- continuò lui sempre più stupito, ma questa volta l’espressione e il tipo di stupore era diverso dal precedente, come se qualcosa lo incuriosisse.
-Si, sono la proprietaria.- rispose ridendo.
-Io sapevo che la tenuta apparteneva ad una certa Faith Gallager, siete parenti?- appena finito di pronunciare quella frase, Dale si rese conto di aver toccato un argomento spinoso. Il volto delle ragazza divenne cupo e il sorriso si spense lasciando posto al gelo.
-Era mia madre… è morta quattro giorni fa…- Lyra si voltò per cercare i due cani che individuò vicino ad un albero.
-Forse è meglio se tu continui da solo. Non è giusto che ti faccia faticare così. La tenuta è sempre dritto lungo la strada.- si incamminò verso i cani senza più rivolgergli una parola.
-Caos, Maia! Andiamo!- chiamò a gran voce. Il ragazzo si sentì in colpa per l’accaduto, ma si rese conto che non avrebbe potuto fare nulla per rimediare; non la conosceva e non conosceva la sua storia. Pensò che fosse meglio continuare, così prese la sua moto e partì, destinazione Gallager’s Home.

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Capitolo 4
*** Nuovo Arrivo ***


Duncan uscì di casa e scrutò la strada. Aveva sentito il rumore di una moto e si stava chiedendo chi, in quei giorni funesti, aveva il coraggio di avventurarsi nella tenuta dei Gallager. Socchiuse gli occhi osservando la moto avvicinarsi e fermarsi ad una decina di metri dal portico. Ne discese un ragazzo che si tolse immediatamente il casco e si guardò intorno.
L’uomo squadrò il nuovo arrivato con curiosità; non poteva avere più di venticinque anni, capelli corti neri con qualche spruzzatina di gel e occhi grigi. Indossava un giubbotto largo ma aveva sicuramente un fisico asciutto e longilineo.
Come prima idea pensò che fosse un ammiratore di Lyra e che fosse venuto per conoscerla o chiederle di uscire; quando però estrasse dalla tasca un foglio azzurro, capì che non si trattava di un ammiratore della ragazza.
-Serve qualcosa?- Duncan si avvicinò al giovane che lo fissò di rimando.
-Si, ho letto che state cercando un fantino. Io ho appena lasciato la tenuta Davison e, il sign. Davison, mi ha dato le referenze. Ha anche detto che, se c’era bisogno, potevate telefonargli per una conferma o altro.- Dale estrasse dalla giacca anche le referenze per poi darle a Duncan.
-Se hai lavorato con Davison devi essere molto bravo.- sorrise al nuovo arrivato -Comunque io non posso assumerti. La signorina Gallager non è in casa in questo momento ed è lei che decide chi assumere.-
-L’ho incontrata circa un’ora fa! E’ stata molto gentile, mi ha indicato la strada.-
-E… come ti è sembrata?- il volto del giovane si rattristò a quella domanda.
-All’inizio sorrideva ma poi… ho menzionato sua madre e lei se ne è andata con una faccia molto cupa. Mi dispiace di averne parlato.-
-Non devi dispiacerti, ma ti consiglio di non indugiare più su quell’argomento. Si chiude se menzioni sua madre.-
Duncan scrutò il giovane con molta attenzione. Sembrava un bravo ragazzo e per niente superficiale; si stava preoccupando di qualcuno di cui conosceva a malapena il nome e sembrava aver capito perfettamente la situazione.
-Strano.- dichiarò Duncan quasi sussurrando.
-Cos’è strano?-
-E’ strano che tu mi stia simpatico. Di solito quelli giovani come te mi stanno sullo stomaco, naturalmente è perché vengono qui solo per Lyra e intralciano il lavoro, ma tu no! Mi ispiri fiducia.-
-La ringrazio. Io mi chiamo Dale Holker.- e tese la mano.
-Duncan Fillis, piacere di conoscerti.- la strinse con amicizia. -Lyra ci metterà ancora un po’ prima di arrivare, perché non vieni in casa e prendiamo una tazza di the o caffè.-
-Mi sembra un’ottima idea! Mi ci vuole proprio un bel the!- e i due entrarono ridendo nella villa.
Trenta minuti più tardi arrivò Lyra e, alla vista della moto del ragazzo, capì che si trovava ancora lì. Entrò portando con sé Caos e Maia che iniziarono a ringhiare al’indirizzo dell’ospite, nonostante l’avessero precedentemente incontrato.
-Stupide bestiacce! State a cuccia!- urlò loro contro Duncan. Come risultato queste iniziarono a ringhiare anche contro di lui, come per fargli sapere che non era lui a comandare.
-Caos, Maia… seduti.- ordinò loro la ragazza e, come in precedenza, i due animali si quietarono.
-Non dovresti trattarli così, un giorno potrei non esserci e loro potrebbero farti molto male. Hai capito, vero Duncan?- il tono della ragazza era calmo ma sottile. L’uomo capì che non era il momento giusto per litigare, primo perché c’era Dale nella stanza e non voleva dare una cattiva impressione, secondo perché da qualche mese lui e Lyra non andavano d’accordo e aveva paura di come avrebbe potuto reagire, terzo c’erano Caos e Maia… quei due cani erano molto protettivi nei confronti della ragazza, ne aveva avuto prova due settimane prima quando, durante l’ennesima litigata, Caos gli era saltato addosso mordendogli un braccio.
-Già, ricordo…- dichiarò massaggiandosi con la mano l’arto ancora dolorante.
Dopo uno storto sorriso, portò la sua attenzione su Dale. -Se sei ancora qui, devo dedurre che è con me che devi parlare.-
-Beh… penso di si.- raccolse dal tavolo i suoi documenti e li porse a lei. -Sono qui per quel lavoro da fantino… queste sono curriculum e referenze…- informò continuando a tendere i fogli, ma la ragazza non sembrava intenzionata a prenderli.
Sorrise e spostò la sua attenzione verso la governante; era presente anche lei alla schermaglia verbale appena avvenuta tra Lyra e Duncan e, naturalmente, stava parteggiando per la padrona.
Notando il sorriso seminascosto di Amy, decise di renderla partecipe della conversazione.
-Tu che ne dici Amy? Dovrei assumerlo?-
La governante si volto. La ragazza sorrideva tranquilla e questo la rasserenava; questo piccolo gioco era riuscito a sollevarla, perché non continuare?
-Non so Lyra… sembra un bravo ragazzo, ma sai cosa si dice! “Dietro ad un viso d’angelo a volte si cela un diavolo!”- ed entrambe risero, lasciando Dale un po’ confuso.
-C’è un solo modo per scoprire se si cela un diavolo sotto il suo viso d’angelo…- strizzò l’occhio a Amy che iniziò a ridere ancora più forte.
-E quale sarebbe? Devo forse dire o fare qualcosa?- domandò il giovane, sorridendo.
-Ora vedrai, devi solo stare fermo e zitto.- si avvicinò alla governante. -Caos, Maia, è tutto vostro!-
A quell’affermazione i due cani corsero verso Dale e iniziarono a fiutarlo. Il ragazzo si agitò a quell’esame, ricevendo di rimando un richiamo da Lyra. -Se non stai fermo ti morderanno.-
Duncan osservò la scena e fece un mezzo sbuffo derisorio. Trovava tutto ciò stupido e pericoloso; lui odiava quelle bestiacce e, lo sapeva bene, il sentimento era reciproco.
A Lyra non sfuggì la sua espressione ma non disse nulla. Era stanca di litigare per quel giorno, era sicuramente meglio far finta di niente.
Dopo dieci minuti buoni, Caos e Maia iniziarono ad abbaiare felici in direzione di Dale. -Che hanno adesso?-
-Hanno dato la loro approvazione alla tua assunzione.- spiegò Lyra avvicinandosi. -Benvenuto a Gallager’s Home!-

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