I Mondi - La profezia e la speranza

di ThePunisher7
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PREFAZIONE ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***



Capitolo 1
*** PREFAZIONE ***


Nove persone erano sospese in aria in un luogo totalmente buio. Attorno a loro c'era solo quello che sembrava il vuoto. Erano riuniti in un cerchio tenendo gli occhi chiusi, quando al centro comparve un portale rosso come il sangue. L' apparizione non durò molto perché il portale si fece subito pieno di crepe e si ruppe. Le nove persone, intente a concentrarsi, furono scaraventate all'indietro. Non si vedeva nulla. Una nube rossa copriva la loro visuale. “Ci siamo riusciti? Che dite?” disse uno dei nove. “Non lo so, spero di non dover ripetere tutto quanto”, disse l'altro accanto a lui. “A quanto pare ci siete riusciti. Inutile ormai chiedervi il perché mi avete chiamato vero?” disse una voce tra la nube rossa. Tutti si inginocchiarono, come se avessero davanti un re. “Titano Assoluto, volevamo chiedervi se potevate creare dei mondi tutti nostri: per i vampiri, licantropi, orchi, elfi, nani, draghi, giganti e maghi”, disse uno dei nove, che insieme agli altri si era inginocchiato. Il Titano assoluto ci pensò su, poi chiese: “Quali sono i motivi della vostra richiesta? Sulla Terra si sta male?” “Non è che si sta male Signore, ma è che gli esseri umani non ci fanno vivere tranquilli, siccome siamo diversi da loro vogliono ucciderci o fare esperimenti. Credono di essere l'unica razza che può vivere e dominare.” “Mi sembra un motivo piuttosto giusto, vi creerò i vostri mondi. Otto saranno i mondi che nasceranno a quanto pare, giusto? Almeno dopo averli creati non mi chiamerete più.” “Si sono otto, poi non vi chiameremo più Titano Assoluto.” “Bene. Così sia. In questo universo ci saranno nove Mondi, ma non saranno visibile agli occhi umani. Solo chi c'è stato può vederli o chi sarà chiamato, va bene così?” “Si, a noi sta bene, l'importante è che finalmente possiamo vivere in pace.” “Bene, invece tu che sei l'unico alzato che cosa vuoi da me?” “Io vorrei che mi diceste la vostra profezia.” Il Titano Assoluto rimase stupito di quello che aveva appena sentito, non pensava minimamente che qualcuno sapesse che lui aveva fatto una profezia. “Come fai a sapere che ho fatto una profezia?” “Sono venuto nel Mondo Neutrale, praticamente l'unico Mondo dove tutti possono andare, vi ho sentito parlare con la Saggia. Ho ascoltato tutto quello che vi siete detti e tra le tante cose questa mi è sembrata la più importante.” “Sei molto bravo e devo ammettere che sei anche molto forte. Ti faccio i miei complimenti.” Comunque così sia. Io primo Titano Assoluto di questa galassia, ho fatto una profezia, che non dovrà essere rivelata mai a nessuno. Va bene?” Tutte le nove persone si fecero ancora più serie e ancora più attente. “Ebbene così sia. -Quando arriverà il tempo del quarto Titano Assoluto, lui non solo cambierà le cose, ma sarà il Titano Assoluto più forte di tutti i tempi. Sarà un essere onnisciente. - Non vivrete a lungo per vedere tutto questo, forse nessuno di questo tempo assisterà a questo avvenimento, ma la profezia dice anche -Sarà molto spesso in pericolo di vita. Avrà il potere della resurrezione e resusciterà o trascinerà tutti noi qui presenti- Dobbiamo allenarci adesso, perché quando la profezia si avvererà, nessuno di noi avrà il tempo di allenarsi nel futuro in cui andremo” “Nessuno può essere riportato in vita, nessuno è capace di una cosa del genere”, disse uno dei nove. “Il quarto Titano Assoluto troverà il modo, ma per farlo dovrà sacrificare la persona che ama. A meno che non trovi un altro modo, ma non credo.” “E quindi noi adesso che cosa dobbiamo fare? Signore.” “Per adesso vi dovete allenare il più possibile. Nessuno di noi sopravvivrà a lungo, forse. Io sarò il primo ad andarmene.” Tutti rimasero stupiti. “Perché sarete il primo di noi a morire?” “Beh, devo creare parecchi Mondi, quindi...” “Possibile che non avete abbastanza energia per crearli e rimanere in vita?” “Voi conoscete la Ragazza del Tempo?” “La Ragazza del Tempo? Chi sarebbe?” “Sarà lei che verrà a salvarmi.” “Se vi salverà questa ragazza, allora perché morirete?” “Perché sarò io a dirle di lasciarmi morire.” “Ditemi perché allora ci state raccontando tutto questo?” “Perché lei diventerà la seconda Titana Assoluta. La conoscerete presto. Tuttavia non dovrete parlare di me per nessun motivo.” “Come volete.” “Bene. Io comincerò a creare i vostri Mondi. Quando avrò finito lo saprete.” “E come lo sapremo?” “Fidatevi, lo saprete.” “Un' ultima domanda. I successivi Titani Assoluti, saranno come voi?” “Intendi se saranno forti come me?” “No. Faranno qualche profezia oppure avranno qualcosa in più o qualcosa di diverso rispetto a voi? Signore.” “Questo non lo so. Posso solo dirvi che i Titani Assoluti successivi saranno più forti. Non posso dirvi altro. Solo la Saggia conosce gli eventi. Lei non la batte nessuno.” Il Titano Assoluto alzò la mano destra all'altezza della testa e comparve un bastone bianco che irradiava tutto. Toccò con esso terra e sparì. Le nove persone nell'attesa andarono sulla Terra e riunirono tutti quelli che volevano andarsene. Trascorsi due giorni, i nove si rincontrarono per vedere se qualcuno aveva percepito il segnale di cui aveva parlato loro il Titano Assoluto, ma nessuno ricevette niente. D'un tratto però si sentì un fischio e i nove capirono che quello era il segnale che stavano aspettando. Mentre si dirigevano a chiamare i loro rispettivi popoli, davanti a loro, comparve il Titano assoluto. Rimasero stupiti di vederlo. “Sono solo un illusione. Devo dirvi una cosa. Il trascorrere del tempo non sarà uguale a quello della Terra. Ho cambiato alcune cose per ogni popolo. Ognuno ha il suo Mondo, per evitare guerre tra di voi in futuro.” Detto questo, l'illusione sparì. Tutti e nove guardarono il cielo, uno di loro disse: “Grazie Primo Titano Assoluto, non ti dimenticheremo”. Successivamente, dopo aver radunato ognuno il proprio popolo, si diressero nei propri Mondi.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


In un immenso corridoio illuminato da sfere di fuoco, all'altezza di quattro metri, c'erano cinque persone alte circa tre metri ciascuno, con un' armatura di colore grigio brillante. Ognuno di loro aveva un'arma diversa che portavano sulla schiena, due spade, una balestra, un arco, un'ascia, una spada e lo scudo. Tutte le armi e le armature erano fatte in Otril, un materiale che si trovava solo nel mondo degli elfi. Davanti a loro si chiuse una porta gigantesca, di un materiale che ricordava l'oro. All'interno della sala però non si vide niente a causa della troppa luce, era come un bagliore accecante. Appena la porta si chiuse, su di essa si lesse: “Sala dei Troni”. Ai lati della porta c'erano due persone, una a destra e l'altra a sinistra. Erano immobili e guardavano avanti. Indossavano un'armatura grigio brillante, come quella delle cinque. Ad un certo punto sentirono distrattamente una voce dietro di loro. Quella che aveva la balestra fu la prima a girarsi. Una donna con i capelli lunghi fino alla spalla di color rosso fuoco. Longilinea come le altre quattro Difenditrici. Il suo viso era dolce ma allo stesso tempo preoccupato per la situazione in cui si trovavano. Aveva solo l'occhio destro sano mentre il sinistro era tutto bianco perché non ci vedeva fin dalla nascita. Aveva le mani forti per reggere la sua arma. Lei si chiamava Melissa. Quando si girò vide la Saggia. Lei non aveva alcuna armatura perché di solito non combatteva. Indossava un vestito con dei fiori celesti e reggeva in mano un bastone, che aveva oltre la funzione di poter essere usato come arma, anche quella d'appoggio visto che era molto vecchia. Il suo viso sembrava stanco, forse per il viaggio che aveva fatto arrivando fin lì. Aveva i capelli ricci e lunghi, con una particolare sfumatura che andava dal bianco all'arancione. Sulla fronte era raffigurato lo stemma di un albero, lo stesso probabilmente del Mondo Neutrale. La vecchia donna si avvicinò alle Difenditrici e disse loro con un sorriso: “Come va Difenditrici? A cosa stanno pensando le altre? Non mi hanno nemmeno sentita arrivare”. “Siamo state chiamate dal Titano Assoluto e le informazioni che ci ha dato non portano niente di buono" le disse Melissa. “Quindi voi sapete quello che dovrà succedere. Molto bene.” Le altre Difenditrici sentirono distrattamente la conversazione, intente a pensare a ciò che aveva detto il Titano Assoluto. La seconda a girarsi fu Atena, la maestra delle quattro Difenditrici. Aveva lunghi capelli dorati raccolti in una coda. Il suo viso squadrato era stato segnato da una cicatrice, che partiva dalla palpebra inferiore dell'occhio destro e arrivava fino al mento. Era più esperta delle altre. I suoi occhi erano di un particolare color verde con riflessi viola, le sue armi erano due spade, riposte dentro un fodero blu decorato con fiori rosa. La terza a girarsi fu Afrodite. Aveva lunghi capelli castani e ricci, che ricadevano liberi sulla schiena. Il suo viso a forma di cuore addolciva il suo fisico mascolino che le donava un aria severa e due profondi occhi neri erano capaci di penetrare nell'anima. Anche lei aveva delle mani forti, per sostenere la sua arma personale, l'ascia. Il manico era grigio decorato con teschi rossi, gli stessi presenti sulle lame. La quarta a girarsi fu Ginevra. Portava i suoi lunghi capelli neri raccolti in uno chignon, che le lasciava così il bellissimo viso in mostra. I suoi occhi erano di colore diverso, quello destro era azzurro, mentre quello sinistro era marrone. Essendo un elfo aveva le orecchie a punta e tutta la sua figura era elegante. Si distingueva dalle altre per il portamento signorile. La sua arma preferita era un arco di colore rosso e decorato da quelli che sembravano occhi neri. Si girò anche l'ultima delle Difenditrici, Angelica. Lei aveva lunghissimi capelli argentati, lisci e morbidi come la seta. La sua carnagione era molto chiara, da far sembrare la sua pelle quasi trasparente come il ghiaccio poiché era una vampira. I suoi occhi erano grigi e scintillanti e le sue labbra sottili non si curvavano quasi mai in un sorriso. Aveva un fisico atletico e i suoi movimenti erano rapidi. Le sue armi erano uno scudo quadrato su cui era raffigurata la fortezza in cui regnavano i vampiri e una spada, che sembrava fatta di ghiaccio, ma in realtà era realizzata con una materiale non molto resistente, presente solo nel mondo dei vampiri. La spada di Angelica però aveva resistito a molte battaglie, visti i vari graffi presenti sulla lama. “Voi siete le Difenditrici, giusto? Sapete che non dovreste essere qui? Sapete che stiamo rischiando?” disse la Saggia. “Si. Adesso sappiamo cosa sta succedendo e forse anche cosa succederà a quanto pare. Comunque scusate se non parliamo con voi grande Saggia, ma dobbiamo difendere il castello.” disse Atena. "Andate pure. Io devo parlare con il Titano Assoluto. Mi ha mandata a chiamare”, disse la Saggia. Le Difenditrici erano stupite che la Saggia fosse stata chiamata e capirono che erano davvero in grave pericolo. La Saggia camminò lenta appoggiandosi al suo bastone e quando arrivò vicino a loro disse: “Andate prima che sia troppo tardi perché stanno per arrivare.” Le Difenditrici, capito che la situazione era più grave di quello che era stato detto loro nella Sala dei Troni, andarono verso la Sala della Difesa. Ai lati del corridoio che stavano attraversando erano sospese delle torce che illuminavano il minimo indispensabile per poter vedere. Quasi ogni sala era introdotta da un proprio corridoio che si immetteva a sua volta su uno principale. Dalla parte opposta al corridoio della Sala dei Troni si immetteva, sul corridoio principale, quello di un'altra sala. Arrivate nel corridoio principale, le Difenditrici proseguirono correndo verso sinistra. Più avanti si incrociavano sul corridoio principale altri due corridoi minori ma le Difenditrici proseguirono fino alla fine di quello principale. Qui si trovava la porta per entrare nella Sala della Difesa. Era una porta gigantesca come quella della Sala dei Troni ma sopra c'era scritto: "Sala della Difesa". Ai lati della porta c'erano i Guardiani, che le lasciarono passare senza dire nulla. Quando si chiusero le porte, le cinque videro di fronte a loro una grandissima barriera che si espandeva in tutta la sala e la illuminava. Era bianca, rotonda e difendeva tutto il castello. Le Difenditrici tranne Atena si misero sedute e con gli occhi chiusi ai quattro angoli della sala. Si concentravano per mantenere più stabile la barriera e rafforzarla. Era incredibile come dall'interno potessero fortificarla all'esterno. Dopo qualche istante la barriera si mosse e Atena restò immobile a fissarla stupita e sperando di aver visto e sentito male. La barriera purtroppo continuò muoversi, come se fosse di gomma e qualcuno ci stesse giocando. Atena era incredula e si pizzicò sulla guancia credendo che fosse un sogno, ma si fece male perciò quello che stava accadendo era reale. Intanto gli scossoni alla barriera erano sempre più frequenti e si stavano formando delle crepe sulla superficie che continuavano ad espandersi finché la barriera non si ruppe. Grazie all'intervento delle Difenditrici però si rigenerò alla velocità della luce. Nonostante ciò le cinque erano comunque sconvolte nel vedere che nonostante il loro intervento la barriera si era comunque distrutta. Ad un certo punto Melissa disse: "Non può essere vero. Questo non può accadere realmente... come.... come...è possibile una cosa del genere?! mai nessuno prima d'ora ha infranto la barriera!" La seconda barriera che si era rigenerata, iniziò a muoversi come aveva fatto precedentemente la prima. A questo punto, Atena non era più sconvolta o stupita di quello che stava succedendo. Si fece seria e prendendo fiato si rivolse a tutte dicendo: “Visto che sono io la Difenditrice principale fate ciò che vi dico. Concentratevi di più e questa volta io lo farò con voi". Le altre donne erano sorprese e Melissa disse: “Almeno una di noi deve andare via, cioè non possiamo rimanere tutte qui. Qualcuna deve andare ad avvertire". “Infatti sarai tu ad andare a dire al Titano Assoluto quello che sta accadendo. Forse tu non riesci a concentrarti bene perché sei nuova e ancora e non hai capito come si sta nella stanza.” Melissa si alzò dalla sua postazione e dopo essersi alzata andò verso la maestra e gli disse: “Cosa devo dire al Titano Assoluto quando lo vedo?” “Il momento è arrivato”, gli disse Atena. "Fa attenzione, noi faremo di tutto per darti più tempo possibile." “Bene. Vado subito.” “Sai dove si trova il Titano Assoluto, vero?” “ Ehm... Veramente no, io non so dove si trova il Titano Assoluto in questo momento. Di solito non e nella Sala dei Ricordi?” “No. In questo momento lui è nella Sala della Guarigione. La situazione è diversa dalle altre.” “Andrò subito lì allora.” “Sii veloce. Fai in modo che la tua curiosità rimanga tale. Non ficcare il naso dove non devi perché nessuno verrà in tuo soccorso." “Sarò discreta non preoccuparti.” Detto ciò se ne andò veloce. Le porte si aprirono come se sapessero che il pericolo era vicino e si chiusero al suo passaggio. Mentre le porte si chiudevano, Atena sperava che Melissa non si mettesse nei guai, perché questa volta c'era in gioco il destino di tutti. Appena le porte si chiusero, la maestra disse alle altre: “Visto che io sono la Difenditrice nonché vostra maestra, direi che non vi ho visto concentrate abbastanza. Dobbiamo impegnarci di più per consentire alla barriera di resistere. Ha bisogno di più energia. Dimostriamo che il Mondo Neutrale è più forte di ciò che credono!" Le altre donne fecero un sorriso ed esclamarono: “Si!!! Facciamo vedere chi siamo a chi sta attaccando le barriere.” “Anche se la prima barriera e stata distrutta, non dobbiamo arrenderci. Facciamo vedere che il Titano Assoluto ci ha insegnato bene. Dimostriamo il nostro valore!" disse Atena. Dopo aver fondato nuova fiducia in tutte le Difenditrici, Atena si mise seduta con le gambe incrociate e gli occhi chiusi, nell'angolo che aveva lasciato l'altra donna per avvertire il Titano Assoluto e iniziò a concentrarsi con le altre. Mentre si chiudeva la porta della Sala della Difesa, Melissa correva il più velocemente possibile. Si trovava sul corridoio principale e passò i primi due corridoi secondari e i successivi due, fra cui si trovava quello della Sala dei Troni da cui era uscita precedentemente con le altre Difenditrici. Subito dopo si trovò fra altri due corridoi secondari. Quello di destra era illuminato da una luce blu celestiale e intensa. Si sentiva attratta da quella luce e invece di proseguire dritto, svoltò nella direzione di quest'ultima. La sua missione non era più fondamentale. doveva seguire quella luce, sapeva solo quello. Era ignara di cosa l'attendesse. Sentiva un vuoto dentro di se, che doveva essere colmato. Questa volta non centrava la sua curiosità, era qualcosa di più forte ad attrarla in quel luogo a lei proibito, anche se in cuor suo sapeva che stava sbagliando. Alla fine di quel corridoio dovette svoltare a sinistra in un altro piccolo corridoio e la luce si fece più intensa e iniziò ad attrarla di più. Giunta alla fine vide che la porta non era chiusa come quella della Sala dei Troni, ma era spalancata e sopratutto non vi erano Guardiani a sorvegliare l'ingresso. Ancora non aveva capito cosa la stesse attraendo con tale forza e perché la porta fosse aperta. Inizialmente pensò che qualcuno stesse attaccando dall'interno, ma lì non c'era nessuno e il corridoio principale era deserto. Per di più i Guardiani della porta della Sala della Difesa in caso di attacco avrebbero iniziato a combattere. C'erano troppe cose che non sapeva, troppe domande a cui non aveva risposta. Entrò nella sala davanti a lei e notò che era tutta illuminata da quel colore blu celestiale. All'inizio rimase sbalordita di fronte a tanta bellezza, ma presto si accorse che ad attrarla non era stata la luce ma ciò che la sprigionava. Alla sua destra infatti c'era un portale molto più grande del normale che occupava tutta la sala, che era più grande di quella della Difesa. Il portale sprigionava una tale energia luminosa che era impossibile resistergli. Era grandissimo e osservandolo con più attenzione ci si poteva rendere conto di quanto fosse sottile. Inoltre era illuminato solo frontalmente perché dietro vi era l'oscurità. Melissa si chiese come mai il portale l'avesse scelta e l'avesse portata lì. Ad un tratto la luce del portale si affievolì, come se avesse portato a termine a propria missione. L'illuminazione nel corridoio e nella sala era diventata normale. La donna non si sentì più attratta, ma era ancora ignara del motivo della sua presenza in quel posto. Melissa si avvicinò al portale per osservane meglio il bellissimo colore, si accorse che al centro aveva un puntino rosso così piccolo che bisognava sforzarsi per vederlo. Iniziò a chiedersi perché tutta quell'energia fosse concentrata in quel portale, quando sentì un'altra presenza nella sala. Si guardò intorno per accettarsi della sua sensazione, ma non vide nessuno. Tuttavia uno strano presentimento si impossesso di lei. Sentiva che doveva accadere qualcosa. Si diresse verso la porta da cui era entrata quando giunta a metà strada la voce di un uomo la fermò. Sembrava lontana e non riusciva a distinguere le parole, finché non si fece sempre più chiara. “Cosa ci fai qui nel posto dove è proibito venire? Il posto che tutti temono”, disse la voce. “C'era una luce blu celestiale che mi attirava qui, io...” disse Melissa. “Tutte le persone che sono venute qui hanno detto che erano curiose. Sei la prima persona che mi dice che ha visto questa luce. Chi sei?” “Sono una delle Difenditrici del castello. Stavo andando a portare un messaggio al Titano Assoluto da parte della mia maestra. Siamo sotto attacco e le barriere stanno cedendo. C'è bisogno dell'aiuto del Titano Assoluto per mettere tutti al sicuro, visto che non sappiamo chi ci sta attaccando e cosa vuole." “Quindi mi stai dicendo che il Titano Assoluto si sta indebolendo visto che le barriere si stanno distruggendo.” “Qualcuno sta attaccando il castello e non sappiamo chi sia. Sicuramente qualcuno di molo forte visto che ha distrutto la prima delle sette barriere. Almeno questa era la situazione fino a poco fa.” “In quando tempo hanno distrutto la prima barriera intorno al castello?” “In pochissimo tempo. Non abbiamo potuto fare niente. Forse perché non ci siamo concentrate abbastanza all'inizio." “Se la prima barriera è stata distrutta in cosi poco tempo, ad invadere il castello ci metteranno poco quindi bisogna prepararsi. Tu sei l'unica messaggera che sta andando a dire al Titano Assoluto che stanno attaccando il castello?” Pensò bene a come rispondere a questa domanda. Doveva andare ad avvisare il Titano Assoluto e non sapeva se quest'uomo l'avrebbe lasciata andare se avesse detto la verità. “S... si e devo anche tornare indietro ad aiutare le Difenditrici...” “Capisco. Lo sai chi sono?” “No, non so chi sei e in questo momento non mi interessa perché devo andare ad avvisare il Titano Assoluto. Questa è l'unica cosa importante per me adesso.” “Io sono il Guardiano della Sala del Portale. Io non sono come gli altri però perché sono più potente. Tu sei appena stata promossa Difenditrice. Non è cosi?” “Come fai a saperlo?” “Pensa che bello sarebbe se nessuno riceve la notizia dell'attacco al castello. Succederebbe una catastrofe e la colpa sarebbe tua perché tu dovevi portare la notizia. Invece hai deviato durante il percorso." “Come lo fai a sapere? Mi leggi nella mente?” “Te la sto leggendo attraverso gli occhi. Sai, gli occhi sono lo specchio del cuore e non possono mentire, mentre le parole che noi diciamo, i movimenti o qualsiasi altra cosa che facciamo con il corpo non la possiamo prevedere. Si possono ingannare le persone senza che loro se ne accorgano ma gli occhi sono l'unica cosa che non possono mentire a nessuno.” “Come fai a sapere tutte queste cose stando solo in questa sala tutto il tempo? Chi ti ha insegnato queste cose e perché?” “è stato il Titano Assoluto a insegnarmi tutto. Naturalmente io non mi avvicino minimamente al suo livello e se vuoi ti spiego anche il perché.” Melissa non rispose e il Guardiano continuò: “Lui mi ha insegnato tutte queste cose perché devo proteggere nel miglior modo possibile il portale che si trova di fronte a te però mi ha detto che chiunque si interessa al portale e chiunque viene in questa sala senza il suo permesso, deve morire.” “Io sono stata trascinata qui dal portale stesso e se mi devi uccidere vorrei sapere il perché. Visto che nessuno può entrare qui.” “Purtroppo questo non lo so nemmeno io. Passo tutto il mio tempo qui per studiare questo portale. Forse il portale vuole che io ti uccida e che il messaggio non arrivi a destinazione. Comunque sia, visto che non vuoi cercare di aprire il portale, ti lascio andare a portare il messaggio al Titano Assoluto, anche se dovrebbe già sapere quello che sta succedendo." "Infatti è cosi. Lui sa già quello che sta succedendo all'interno del castello e credo anche all'esterno però in questo momento e nella Sala della Guarigione, da lì non può sentire quello che sta accadendo al di fuori." “Allora cosa aspetti? Sei ancora qui? Vai subito ad avvisare il Titano Assoluto. Presto!” Lei fece un sorriso e se ne andò veloce da quella sala, ma prima di varcare per l'ultima volta la soglia di quella sala si voltò indietro per guardare il portale. Era di nuovo incredula. Lo stava nuovamente guardando come se fosse la prima volta e quando si rigirò per andarsene, non riuscì a fare nemmeno un passo. Era bloccata, immobilizzata, incredula. “Come può essere? Cosa mi hai fatto?” “Non sono io che ti sto bloccando ma... è.... il portale. A quando pare non ti vuole fuori di qui.” Il Guardiano era incredulo su ciò che stava facendo il portale. Si era appena attivato. Mentre nella Sala del Portale stava accadendo tutto questo, nella Sala della Difesa la situazione era molto più critica di quando le Difenditrici immaginassero. Tutte le guardiane erano concentrate sulla barriera con gli occhi chiusi con un unico pensiero in testa. Pensavano al momento in cui sarebbe arrivato qualcuno in loro soccorso ma sapevano che dovevano essere loro a difendere il palazzo con la barriera. La Difenditrice con l'arco, senza perdere la concentrazione, disse alle altre: “Chissà se è arrivata a destinazione...” Atena rispose: “Dovrebbe essere già arrivata. Forse sta attivando qualche portale oppure starà vedendo come fare per proteggere tutti o...”, Non finì la frase. Il suo viso assunse un'espressione sconsolata e triste, mentre pensava a cosa poteva essere successo visto che il Titano Assoluto aveva parlato anche con lei in privato. Le altre donne rimasero ad attendere che finisse la frase ma quando non sentirono più il suono della sua voce, pensarono a qualcosa di veramente brutto. Si preoccuparono per il Titano Assoluto e per il castello. Chi stava attaccando voleva sicuramente governare il castello o voleva il posto del Titano Assoluto, così mentre si concentravano sulla barriera, pensavano a chi poteva padroneggiare il potere assoluto. Nel pensare ciò persero la concentrazione e un'altra barriera si ruppe ma subito dopo si rigenerò. Le Difenditrici erano stanche, avevano il fiatone ma nonostante ciò sapevano che finché non arrivavano l'ordine di smettere oppure il Titano Assoluto in persona a dire che cosa dovevano fare, loro erano costrette a difendere. “Ci siamo allenate per fare due cose contemporaneamente e adesso che siamo di fronte al più grande pericolo che questo mondo conosca, noi non riusciamo a fermarlo?! Noi siamo le Difenditrici del Mondo Neutrale, il Titano Assoluto in persona ci ha scelte per difendere il castello. Lui ha detto che siamo all'altezza di difendere questo posto però in questa situazione non è cosi. Siamo allo stremo, perciò propongo di utilizzare il cuore, non più solo i poteri, cosi saremmo ancora più potenti. Cosa ne dite?” Tutte quante contemporaneamente risposero di si. Un'affermazione piena di orgoglio, gridata fortissimo, che si sentì anche fuori dalla sala. Infatti, i Guardiani che sorvegliavano la porta si guardarono sorpresi contemporaneamente perché quando qualcuno entrava nella sala non si sentiva mai parlare, figuriamoci gridare. C'era solo piena concentrazione e nient'altro o almeno fino a quel momento. I Guardiani sorrisero stupefatti perché sapevano che qualunque cosa facevano le Difenditrici dentro la stanza era qualcosa che gli aveva detto il Titano Assoluto. Quindi ripresero a guardare avanti come se nulla fosse successo, continuando la loro guardia. Ad un certo punto qualcosa di strano apparve davanti ai Guardiani della sala. Qualcosa che non avevano mai visto. Era nera come se fosse un buco nero, solo più piccolo. I Guardiani non sapendo cos'era si avvicinarono con molta cautela. Erano stupefatti di fronte a ciò. Quel buco nero era comparso dal nulla. Nessuno aveva fatto magie o usato gli elementi perché non c'era nessuno oltre a loro. Si ricordarono però che si erano distratti quei pochi secondi in cui si erano scambiai uno sguardo per decidere se dovevano fare qualcosa oppure no. I due allora invece di scoprire l'origine di quel buco corsero ad avvisare le Difenditrici ma furono bloccati. Dal buco uscì una mano che fermò un guardiano e l'altro invece di continuare a correre, cercò di aiutare l'amico in difficoltà. Sulla sua schiena comparì un fodero con una spada, anche se dalla lunghezza dell'arma somigliava di più a una katana. La tolse e la impugnò con entrambe le mani per poter essere più preciso e potente nel colpo. Si avvicinò il più possibile all'amico per tentare di tagliare la mano che lo immobilizzava ma la katana venne attratta dal buco. L'uomo rimase stupefatto e l'amico intrappolato gli disse: “Va ad avvisare le Difenditrici. Se non sanno niente non potranno fare niente per proteggere anche l'interno del palazzo ma proteggeranno solo l'esterno. Bisogna avvertirle! Non preoccuparti per me”. L'uomo, dispiaciuto, lo abbandonò, consapevole di non poter fare nulla. Sapeva che l'amico aveva ragione. Arrivato vicino alla porta della sala però qualcosa lo trascinò all'indietro. Non ne capiva il motivo ma nulla per loro aveva senso in quel momento. I due Guardiani non sapevano come quel buco fosse apparso all'interno del palazzo, ne tantomeno il perché qualcuno dovesse attaccare il palazzo. Cosa stava accadendo? La Titana Assoluta che torna in fin di vita, il Titano assoluto che ha previsto che arriverà qualcuno che potrà batterlo in un lontano futuro. Era forse arrivato il momento della sconfitta del Titano Assoluto? C'erano troppe cose che non sapevano, troppe domande senza risposta. Intanto un'altra mano prese la gamba dell'uomo immobilizzandolo come l'amico. Non stavano attaccando il palazzo senza un piano. Erano organizzati e conoscevano già sicuramente l'interno del palazzo e la potenza che il palazzo poteva mettere a disposizione in quel momento. Avevano attaccato con precisione. Nessuno poteva pensare che ci fosse qualcuno oltre al Titano Assoluto che poteva entrare nel palazzo senza permesso, dovevano essere quindi molto forti. Più forti di quando potevano pensare. I Guardiani erano entrambi immobilizzati. Chiesero chi fosse e perché stesse attaccando il palazzo. All'inizio non rispose nessuno ma dopo poco tempo si sentì una voce di sottofondo. Non si capiva cosa stesse dicendo ma la si poteva sentire avvicinarsi. Una bella donna uscì da quel buco misterioso che poi si richiuse. I Guardiani si stupirono della sua presenza perché lei poteva entrare in qualsiasi momento nel palazzo visto che era una delle Ammiraglie. Il palazzo perciò apparteneva anche a lei. I due Guardiani quasi contemporaneamente chiesero: “Perché attaccare il palazzo se anche tu devi proteggerlo?” “Noi inferiori al Titano Assoluto abbiamo deciso che dobbiamo ucciderlo. Non solo perché è più forte di noi. Questa volta la questione è più grave di quello che pensate...” I Guardiani rimasero in silenzio aspettando che l'Ammiraglia finisse il suo discorso. “... perché si tratta di tradimento.” I due uomini si guardarono contemporaneamente come se stesse dicendo una cosa altamente improbabile e uno dei due chiese: “Tradimento riguardo cosa?” “Non riguarda direttamente il Titano, ma la sua donna. Avete visto che la Titana Assoluta è arrivata qui al palazzo in fin di vita. Questo perché è andata dove non doveva andare, ha tradito la fiducia di tutti. Ora dobbiamo uccidere non solo lei ma anche il Titano Assoluto cosi essendo sofferente è più semplice batterlo." “Lei è andata in uno dei mondi che da voi sono stati proibiti? Perché ha fatto una cosa del genere? Perché tradire tutti? Perché tradire il suo uomo?” “Non lo so. So solo che dobbiamo ucciderli entrambi per tradimento e così finalmente potremmo prenderci il palazzo e smettere di contare quasi niente qui e sugli altri mondi. Saremo noi a comandare una volta per tutte!" Dopo aver detto ciò, l'Ammiraglia fece sparire prima uno e poi l'altro. "Ora che il passaggio è libero, non dobbiamo preoccuparci più di niente. Devo solo liberarmi dei Guardiani delle altre porte per indebolire ulteriormente il palazzo all'interno. Strano però che il Titano Assoluto non sia ancora intervenuto in questa situazione critica. Che la Titana Assoluta sia morta? No, altrimenti lui sarebbe già qui e ci avrebbe ostacolati. Ho capito! Il Titano Assoluto sarà sicuramente nella Sala della Guarigione. Quella è l'unica sala da dove il Titano Assoluto non può uscire finché non è guarita la persona che v'è entrata. Almeno è così che vale per tutti. Chissà se lui è esente da ciò." Pensando e ripensando alle varie opzioni, l'Ammiraglia decise di non preoccuparsi di dove fosse al momento il Titano Assoluto e di proseguire con il piano organizzato. Andò a far scomparire gli altri Guardiani, ma arrivata alla Sala del Portale era molto curiosa di vedere cosa conteneva visto che le era proibito entrarci. Nessuno tranne il Custode del Portale e il Titano Assoluto potevano entrare in quella sala e no si era mai capito il motivo. Forse era troppo pericoloso e c'era il rischio di morire. Dopo averci penato su, la missione passò in secondo piano. Si incamminò in quel lunghissimo corridoio e girato l'angolo vide quella bellissima luce di colore blu celeste. Era incredibilmente bella e l'attraeva cosi tanto che iniziò ad avvicinarsi come una marionetta, come se fosse comandata da quella luce. Quando entrò nella sala, improvvisamente prese coscienza di se stessa e vide che c'erano due persone. Una era intrappolata nella luce che emetteva il portale, mentre l'altra era il Custode del Portale. Il Custode era incredulo davanti a quello che il portale poteva fare e quando si accorse della nuova presenza nella sala disse: “Ammiraglia cosa ci fai qui? Perché venite tutti qui adesso? Che cosa sta succedendo davvero lì fuori?" Con un sorriso sulle labbra l'ammiraglia rispose: “Siamo noi che stiamo attaccando il palazzo”. “Perché lo stareste facendo?” gli chiese Melissa “La Titana Assoluta è andata nel Mondo Dimenticato, dove è proibito andarci, da dove nessuno può fare ritorno. Tranne di due persone a quanto pare...” rispose l'Ammiraglia. “Tutti e due sono molto forti, non potete batterli. Improbabile è la vostra impresa.” disse il Custode sorridendo alle sue parole. Il sorriso scomparve appena la lama dell'Ammiraglia trafisse la Difenditrice in pieno petto. “Noooooo!!!”, gridò il Custode. “Adesso nessuno potrà avvertire il Titano Assoluto. Adesso nessuno all'interno saprà quello che sta succedendo.” Sorridendo l'Ammiraglia tolse la spada dal petto della Difenditrice, il cui corpo cadde subito a terra. “Non avete più possibilità adesso visto che il Titano Assoluto non può essere avvertito. Non può salvarvi, il palazzo è nostro. Comandiamo noi.” Il Custode rimase in silenzio. Lui non poteva uscire da quella sala per avvertire il Titano Assoluto o qualcun altro all'interno del castello. Qualcosa però attrasse la sua attenzione. Il fascio di luce del portale, era ancora sulla Difenditrice morta. “C'è qualcosa che non va...” disse il Custode “Come?” Il Custode guardò improvvisamente il portale per vedere se si era aperto oppure se stesse facendo qualcosa. Così anche l'ammiraglia si girò. Non succedeva niente però. Il fascio di luce era sempre uguale. L'ammiraglia osservò meglio il portale e si accorse anche lei che era sottilissimo e che dietro esso c'era l'oscurità assoluta. Così l'Ammiraglia chiese: “Perché dietro il portale è così buio? Cosa c'è lì dietro?” “Vai a vedere cosa c'è se tanto ti interessa perché io non ti dirò nulla” gli disse il Custode “Davvero? Vuoi morire anche tu?” L'Ammiraglia assunse un'aria di sfida per far intendere al Custode che lei era la più forte. Ma il Custode rimase in silenzio, quando all'improvviso la luce del portale aumentò, dirigendosi verso la Difenditrice. Entrambi erano increduli di fronte a quello che il portale stava facendo. “Ma cosa sta accadendo?” chiese l'Ammiraglia. “Molto difficile da capire, ma sembra che la stia riportando in vita.” “Non e possibile. Come?” “A questa domanda non so rispondere nemmeno io.” Piano il corpo della Difenditrice si alzò da terra e iniziò ad essere risucchiata dal portale. “Non posso farla sfuggire così, se veramente la porterà in vita non sarà più come previsto.” Così l'Ammiraglia si diresse verso la Difenditrice per poterla fare a pezzi in modo che l'informazione non uscisse dalla sala, ma venne fermata questa volta. Davanti a lei si mise il Custode, che fermò la spada con sole due dita. “Questa volta non te lo lascerò fare. La proteggerò a costo della mia vita!” L'Ammiraglia vide una cosa incredibile mentre il custode parlava. Il corpo della Difenditrice velocemente andava verso il portale. “Perché sei così sbalordita?” “Guarda dietro di te e capirai.” Il Custode era molto restio a girarsi perché poteva essere una trappola. Osservandola bene, però, notò che aveva un'espressione davvero stupita in volto. Cosi si girò e vide che il corpo della Difenditrice era ormai vicino al portale e che la ferita sul petto si stava rigenerando. Si tranquillizzo si stava salvando, ma ad un certo punto il corpo della Difenditrice sparì attraverso il portale. L'Ammiraglia rimase stupita da quello che aveva appena visto perché tutti sapevano che il portale non era mai servito a niente. A quanto pare tutti si sbagliavano. Tutti tranne il Titano Assoluto. Solo lui credeva in quel portale, almeno fin a quel momento. “Adesso che hai visto quello che può fare il portale vuoi andartene? O vuoi combattere?” chiese il Custode. L'Ammiraglia era ancora incredula e pietrificata per quello che aveva fatto il portale, però, dopo qualche minuto di silenzio, il Custode disse: “A pensarci bene per uscire da questa sala non sono solo io che devo darti l'autorità per farlo - disse indicando con il dito la porta – ma anche il portale, quindi per ciò che hai fatto il portale ti ritiene una nemica. Adesso cosa hai intenzione di fare?” L'Ammiraglia, rendendosi conto che il portale fosse troppo forte per lei, si diresse con uno scatto impressionante verso la porta, ma appena la raggiunse il fascio di luce del portale la bloccò e non riuscì più a muoversi. il Custode si aspettava che il portale facesse morire l'Ammiraglia. La donna intrappolata sentì una voce dentro la sua testa, che gli disse: “Tu essendo mia nemica non puoi uscire da questa sala. Inutili saranno i tuoi sforzi per liberarti. Dovrai morire, tu dovrai morire.” La voce iniziò piano ad affievolirsi, continuando a ripetere le ultime parole. L'espressione dell'Ammiraglia era incredula, sconcertata e tenebrosa. Era rimasta pietrificata dopo quelle parole. Il Custode prese la spada, che magicamente comparve dal fodero invisibile, e la trafisse in pieno petto. “Questo è per quello che hai fatto a Melissa, maledetta.” “La mia barriera perché non ha funzionato? Perché non mi ha protetto?” “Non ti ha protetto perché il fascio di luce del portale ti ha resa umana, ecco perché, secondo le regole dei Mondi, tu Ammiraglia non potrai più venire su questi Mondi, non avrai desiderio di tornare qui o in qualsiasi altro Mondo. Potrai vivere solo in quello umano, dove ti aspetta una vita piena di sofferenza. Questa è la tua pena per quello che hai fatto.” L'Ammiraglia, prima di morire disse le sue ultime parole: “QUESTO MONDO CADRà IN ROVINA, NON PUOI FARCI NIENTE!!! é TUTTO SCRITTO. ANCHE IL TITANO ASSOLUTO LO HA PREDETTO, AHAHAHA”. Dicendo queste parole, dopo che il Custode le tolse la spada dal petto, il corpo dell'Ammiraglia cadde a terra senza vita. Il Custode con aria preoccupata disse: “Portale fammi uscire per avvisare il Titano As...” prima però che potesse finire la frase, la voce del portale gli disse: “Sai che non posso. Se mentre sei via qualcuno venisse o trovasse il modo di passare da questa parte non potrei bloccarlo. Lo sai molto bene ed è per questo che il Titano Assoluto ti ha messo come Custode.” “ Va bene, ma non posso stare qui sapendo che il palazzo può essere conquistato. Lo sai anche tu che va avvertito il Titano Assoluto.” “Verrà avvisato solo se fai venire qui la sua squadra. Lo sai che intendo, vero?” “Si ho capito che squadra intendi, ma sono ad allenarsi in quella sala particolare. Come facciamo ad avvisarli da qui?” “Tu dimentichi che io sono il portale e posso vedere e ascoltare tutto, e naturalmente far ascoltare anche gli altri. Sei pronto a parlare con loro?” “Si, mettimi in contatto. Prima una cosa però. Che fine ha fatto Melissa? è viva?” “Diciamo di si e diciamo di no. Comunque per lei non preoccuparti e nemmeno per il corpo dell'Ammiraglia che ci penso io.” “Va bene portale. Avvisiamo in fretta la squadra visto che c'è assolutamente bisogno di loro” Il portale dopo poco tempo trascorso in assoluto silenzio, disse: “Adesso puoi parlare, sono in contatto con loro.” “Squadra del Titano Assoluto so che siete molto impegnati con i vostri allenamenti, ma il palazzo sta per essere conquistato e dovete assolutamente ritornare. Il Custode del Portale vi sta avvisando.” Nessuno rispose al suo avvertimento, ma il portale gli disse che stavano già arrivando. Nel corridoio principale apparve un portale molto più piccolo di quello,che c'era nella Sala del Portale. Da lì uscirono sette persone. Quattro erano ragazze e le altre erano tre ragazzi. Uno di loro si chiese dove fossero i Guardiani, sapevano che il palazzo stava per essere conquistato, ma non sapevano che erano arrivati fino a questo punto. Davanti a loro c'era la Sala della Difesa. Ci entrarono, preoccupati per quello che poteva essere successo alle Difenditrici. Una volta dentro la prima cosa che videro fu la barriera. Era ormai tardi per ripararla perché aveva molte crepe e non poteva essere più sorretta per molto tempo ormai. Successivamente si guardarono intorno e videro che tre delle Difenditrici erano svenute, così Giorgio, il curatore del gruppo, si precipitò ad andarle a curarle. Solo la maestra era ancora lì a concentrarsi finché non si esaurirono anche le sue forze e cadde svenuta anche lei. Era solo meno stordita ma ancora molto stanca. “Come va?” le chiese Massimo. “Meglio”, rispose. “Come stanno le altre Difenditrici?” “Giorgio le sta curando, non preoccuparti staranno meglio”. “Abbiamo notato che Melissa non c'è. Dov'è?” “è andata ad avvertire il Titano Assoluto, ma da allora non l'abbiamo più vista arrivare. Non vorrei che fosse...” “ Non preoccuparti, starà bene. Sarà dal nostro maestro. L'avrà trattenuta come al solito, sai com'è fatto”. “Questa volta è diverso, sento che qualcosa è andato storto”. “Dimmi una cosa, quante barriere sono state frantumate?” “Quasi tutte, ne rimane solo una”. In quel momento la barriera si ruppe. Sapevano che non poteva resistere tanto per come era ridotta. L'ultima barriera rimasta si rigenerò molto più lentamente delle altre. Le donne perciò andarono al posto delle Difenditrici e iniziarono a concentrarsi. Massimo appoggiò la maestra vicino al muro della porta e andò da Stefano e Giorgio per vedere come dovevano organizzarsi. Nessuno ancora aveva avvisato il Titano Assoluto e dovevano curare le Difenditrici, così Giorgio disse: “Dato che io sono il Guaritore del gruppo, rimango qui a curarle. In questo modo si riprenderanno”. Insieme Massimo e Stefano dissero che per loro andava bene. Così rimasero solo loro due che dovevano decidere che fare. Visto che Massimo era il più bravo ad investigare disse: “Bene, allora io vado a parlare con il Custode del Portale, in questo modo oltre a farmi raccontare la storia ho modo anche di ringraziarlo per averci avvertiti” “Va bene, allora io vado ad avvisare il nostro maestro, così vedo anche se Melissa e lì con lui”, gli disse Stefano. “Meglio fare attenzione mentre andiamo, dato che non ci sono i Guardiani.” “Va bene.” I due cominciarono ad andare, ma prima, appena uscirono dalla Sala della Difesa, chiusero la porta, dato che non era saggio tenerla aperta. Mentre i due andarono per raggiungere la loro destinazione, all'interno della sala Giorgio fece comparire, solo con un gesto della mano, quattro lettini e mise su ogni lettino una Difenditrice per poter cominciare a curarle. “Ricordate che è l'ultima barriera. Non avrete altre possibilità se questa fallisce. In altro modo poi dovremmo solo combattere e se sono forti sarà dura visto che state consumando la vostra energia, quindi concentratevi e non fatevi cogliere di sorpresa”, disse Giorgio alle quattro compagne. “Sappiamo molto bene cosa dobbiamo fare, non ce lo devi dire tu. Comunque adesso siamo nel pieno dell'energia. Sarà molto dura entrare, per chiunque essi siano”, disse una delle quattro senza distrarsi. Mentre Giorgio era occupato a curare le Difenditrici, e le donne della squadra erano occupate a dare energia alla barriera in modo tale da non farla infrangere, Massimo e Stefano, dovevano separarsi e prendere due corridoi diversi. Massimo doveva andare a destra, mentre Stefano doveva proseguire diritto. Prima di separarsi Stefano disse: "Ricordati che non devi entrare nella Sala del Portale, devi rimanere sulla soglia , altrimenti non uscirai più di lì”. “Non preoccuparti, starò molto attento.” Detto questo i due si separarono. Massimo raggiunse quasi subito la sala, restando sulla soglia, prestando molta attenzione a non entrare. “Custode del Portale devo parlarti”, disse Massimo. La sua voce rimbombava nella sala, mentre aspettava che il custode rispondesse o almeno si facesse vedere. Guardò un attimo all'interno e vide che vicino ai suoi piedi c'era un corpo inerme. Pensò che forse era paralizzato, se non peggio. Ad un tratto gli apparse davanti il custode, che gli disse: “Ciao Massimo, non dovresti dare energia alla barriera? Come mai sei qui?” “Prima di tutto devo ringraziarti per averci avvisato, seconda cosa, devo sapere che cosa è successo all'interno del palazzo. Ho bisogno di informazioni e devo sapere se Melissa è viva o morta." “Melissa è salva, non preoccuparti. Il corpo che vedi vicino ai tuoi piedi non è suo, ma dell'Ammiraglia. Ti racconto quello che è successo.” Mentre il custode raccontava quello che era successo a Massimo, Stefano intanto aveva raggiunto la Sala della Guarigione. Rimase stupito che anche lì non ci fossero i Guardiani. Questo gli fece pensare che molto probabilmente mancavano i Guardiani che dovevano difendere le altre sale, ma questa era solo una supposizione. Sperava che in realtà non fosse così. Aprì la porta, la sala era grandissima, molto più grande della Sala della Difesa. Pensava che all'interno ci fossero dei Curatori, ma in realtà era vuota. Una luce dorata dall'alto attrasse la sua attenzione. Vide due persone. Una era sicuramente il Titano Assoluto e l'altra doveva sicuramente essere la sua donna. Il suo maestro aveva le mani protese in avanti, da cui usciva dell'energia dorata che avvolgeva la donna distesa in aria. Sembrava davvero una gran quantità di energia. Si avvicinò per accertarsi dell'identità delle due figure, quando l'uomo gli comparve ad un tratto davanti. Stefano indietreggiò spaventato ma si tranquillizzò appena vide che era il suo maestro. Era incredibilmente tranquillo in viso, forse leggermente preoccupato. Aveva i capelli corti neri e gli occhi marroni. Indossava una maglietta a maniche corte, su cui c'era raffigurato un albero e un pantalone che somigliava a un jeans, ma in realtà sia maglietta che pantalone erano fatti con un materiale speciale di cui era a conoscenza solo lui, perché se li creava da solo. Non aveva armi visibili. Mentre lo osservava Stefano notò una cosa molto strana. Le mani del suo maestro avevano graffi ovunque ed erano piene di sangue, infatti chiese: “Che cosa avete fatto alle mani? Maestro”. “Non è niente, non preoccuparti. Sto sanguinando solo perché...” fece un sorriso assumendo un'espressione felice e continuò: “... ma dimmi una cosa, perché sei venuto tu ad avvisarmi che stanno attaccando il palazzo? Non doveva venire qualcun altro? Che cosa è successo?" gli disse il suo maestro. “Io sarei stato molto più contento che fosse stata Melissa ad avvisarvi, ma purtroppo è scomparsa e in questo momento non sappiamo dove sia. Io pensavo di trovarla qui con voi perché avevamo pensato che la stavi trattenendo visto che parli tanto.” Il Titano Assoluto scoppiò in una fragorosa risata e disse: “è vero! Però purtroppo qui non c'è, quindi dove si è andata a cacciare? Non si può perdere nel palazzo, poi se non ti hanno mai visto o se sono in stato di allerta come in questo caso i Guardiani non ti fanno passare. Si dovrebbero uccidere per entrare in una sala, quindi...” “Mi dispiace interromperti ma i Guardiani non ci sono a guardia delle sale, sono tutti scomparsi.” “Cosa?!” il Titano Assoluto cambiò espressione. Da tranquilla a contenta com'era passo a seria e pensierosa. “La Difenditrice non è così forte da uccidere tutti i Guardiani, quindi può essere stata solo una Titana o un'Ammiraglia.” “Ma se non ci sono nel palazzo in questo momento com'è possibile?” “Loro possono comunque entrare nel palazzo in qualunque circostanza. Solo una Titana o un'Ammiraglia può fare una cosa del genere, naturalmente anche io, ma aspetta un attimo, se voi siete qui e non ci sono i Guardiani, come avete fatto ad essere avvisati che il palazzo è sotto attacco?” “Siamo stati avvisati dal Custode del Portale.” “Cosa? Dal Custode del Portale? E non vi ha dato qualche informazione?” “Massimo è andato a prendere le informazioni che ci servono.” “Quindi vi siete organizzati, molto bene.” “Si, almeno fino a quando l'ultima barriera non si frantuma.” “Incredibile, già sono arrivati all'ultima barriera. Non me l'aspettavo in così poco tempo, pensavo che ci avrebbero messo molto di più, comunque ti do un compito per dopo che dirai chi sta attaccando il palazzo agli altri. Devi andare a chiamare mia sorella. Digli che è una cosa urgente e che siamo in pericolo. Agli altri devi dirgli che ci stanno attaccando i Protettori dei Mondi.” Con faccia molto sorpresa e stupita Stefano gli disse: “Cosa? Perché proprio loro dovrebbero attaccare questo mondo, che tra l'altro è anche loro e dovrebbero proteggerlo”. “Si hai ragione il Mondo Neutrale dovrebbe essere protetto da tutti noi, da tutti i più importanti, ma purtroppo - guardando la sua donna - è successa una cosa che non avevo previsto e quindi adesso devo parlare assolutamente con mia sorella, quindi prima va dalla squadra e digli chi è ad attaccare il palazzo, poi va a chiamarla, è urgente.” “Ok vado subito, maestro.” Stefano andò subito dagli altri mentre il Titano Assoluto, riprese quello che stava facendo. Nel corridoio, incontrò Massimo che disse: “So cosa è successo adesso ho tutte le informazioni dall'inizio dell'attacco fin ora”. “Bene, allora prima va nella Sala della Difesa a dirle agli altri, poi vai dal nostro maestro a dirgli cosa è successo. Io intanto vado a cercare Jessica.” “La sorella del Titano Assoluto?” “Si, perché?” “La situazione e molto più grave di quando pensiamo allora? ” “Penso proprio di si, comunque oltre alle informazioni che hai porta anche questa, quelli che stanno attaccando il palazzo sono i Protettori dei Mondi” “Cos..?” “Non fare domande adesso, ho fretta! Vado, mi raccomando non metterci troppo ad andare dal Titano Assoluto perché poi non avrai tempo quando chiamerò la sorella, ok?” Massimo un pochino sconvolto per quello che gli aveva detto l'amico, disse: “Ok, non preoccuparti. Farò in un attimo”. Stefano aprì un portale che gli permetteva direttamente di andare dalla persona che stava cercando. Nel frattempo Massimo corse verso la Sala della Difesa. Arrivò subito e aprì la porta. “Hai qualche informazione per noi?” gli disse Giorgio. Massimo si guardò intorno mentre Giorgio parlava e vide che aveva già curato due Difenditrici. Ancora non potevano combattere, ma almeno potevano stare in piedi. “Non pensavo fossi diventato cosi bravo a curare, lo sei quasi quanto il nostro maestro”, gli disse Massimo. “Non mi paragonare a lui, se fosse stato qui le avrebbe curate in un batter d'occhio. Non sono ancora niente in confronto a lui - disse con un sorriso- allora hai qualche informazione?” “Si ho molte informazioni, so cosa è successo all'interno del palazzo e so anche chi sta attaccando il palazzo, so tutto.” Una delle Difenditrici, disse: “Visto che sai tutto, dov'è Melissa?” “Melissa è viva solo che non e più qui, per salvarla il Custode o per meglio dire il Portale, l'ha mandata in un altro mondo.” Massimo raccontò quello che gli aveva raccontato il Custode e anche quello che poco prima gli aveva detto l'amico. Stefano quando attraversò il portale, si trovò in una specie di città ma non sapeva dov'era di preciso. Pensò immediatamente che fosse qualcosa di umano. Volò sopra quella città piena di case e di palazzi finché trovò Jessica. Scese e si avvicinò a lei con una velocità impressionante, tanto che Jessica sfoderò subito la sua spada che teneva dietro la schiena. Con una precisione impressionante la spada andò a finire proprio sulla gola di Stefano, ma lui non si sorprese. “Chi sei? Perché sei qui? Se non me lo dici ti taglierò la testa visto che non sei un umano.” “Non mi riconosci nemmeno? Sono Stefano, della squadra di tuo fratello. Lui ha detto che devi venire immediatamente. Il Mondo Neutrale sta per essere conquistato ed è ancora sotto attacco. Vuole parlarti urgentemente e non ha tempo." Jessica rinfoderò la sua spada e rispose: “Capisco. Perché avrebbe mandato te?” “I Guardiani sono stati tutti uccisi da un'Ammiraglia oppure da una Titana, non so ancora bene da chi.” “Allora è tempo. Molto bene portami da mio fratello.” Insieme volarono per andare via da quel mondo. Mentre andavano verso il portale, Stefano fece molte domande a Jessica sul perché era tanto importante quel mondo e sul perché solo lei e suo fratello volessero proteggerlo. Intanto Massimo arrivò dal suo maestro per raccontargli tutto. Dopo averlo fatto, si aprì la porta della sala e sia Stefano che Jessica varcarono la soglia. “Lasciateci soli”, disse il Titano Assoluto. “Noi andiamo ad aiutare nella Sala della Difesa”, disse Massimo. “Ok, andate e resistete il più possibile”, disse Jessica. Massimo e Stefano si diressero verso la porta e dopo averla attraversata la chiusero. Jessica e suo fratello si guardarono in faccia seri per molti minuti senza dire una parola, poi il Titano Assoluto disse: “Sai perché ti ho chiamato qui, no?” “Si, certo che lo so. Lo avevi previsto. La tua preveggenza e solo migliorata in questi anni – sorrise – sei impressionante fratellino.” “Si, lo so. Di solito la preveggenza dovrebbe diminuire con gli anni, invece, per me e solo aumentata. Questa cosa ancora non me la sono spiegata nemmeno io" “La mia adorata cognatina come sta?” “Non molto bene. Stavo cercando di curarle le ferite ma non sono ferite normali. Sono state provocate dagli altri Mondi, quindi non è molto semplice curarle e ci vuole molto tempo – fece una pausa e continuò con un sorriso – purtroppo non ho molto tempo e non posso più curarla, perché se continuo non potrò più portarla in un altro mondo.” “Come in un altro mondo? Hai intenzione di andartene?” “Si sorellina, visto che posso tornare indietro nel tempo tornerò nell'esatto momento in cui noi siamo venuti qui, naturalmente, quell'incidente che è accaduto per farci arrivare in questo mondo non succederà e le cose andranno diversamente.” “Invece che cosa succederà se, noi... questi mondi.... che non puoi vedere... - gli cominciarono a scendere lacrime dagli occhi – che cosa succederà se...” Il fratello andò ad abbracciarla e lei lo ricambiò. Anche Titano Assoluto scesero delle lacrime. Era molto triste di lasciare quei mondi in cui ormai era diventato il più forte di tutti, ma sopratutto perché doveva lasciare la sorella. “Io posso solo far tornare due persone in quel momento, prima che tutto accadesse. Posso far andare sia te che lei, mentre io rimango qui.” “No, io rimango qui. Non mi uccideranno, invece a te si, è te che vogliono e io non me lo perdonerei mai se ti uccidessero.” “Così in questo modo i nostri genitori non sapranno della tua esistenza, non sapranno che ci sei anche tu, anche se sei qui in un altro mondo.” “Non voglio venire sulla Terra. Lì è tutto strano. Non posso vivere in quel mondo pieno di regole e in cui non si capisce nulla. Tutti se ne vogliono andare da quel mondo. Noi umani, anche se non vogliamo ammetterlo, siamo idioti rispetto a tutto l'universo. Siamo nulla e invece ci crediamo di essere chi sa chi, crediamo di comandare l'universo, ma non e così. Noi umani non siamo capaci di fare niente.” “Proprio niente no. Alla fine noi che siamo arrivati su questi mondi, anche se siamo i più bassi, siamo i più forti. Ricordati sorellina anche la razza più debole può imparare grandi cose alla razza più forte e viceversa.” “Si, però io non voglio vivere nel modo in cui vivono gli umani. Questa è la mia ultima parola.” “Bene, come vuoi. Non ti costringerò. Io te l'ho solo chiesto, comunque sappi che non solo io tornerò indietro nel tempo, tutta la Terra e solo e solamente la Terra tornerà indietro nel tempo. Tutti gli altri mondi rimarranno così come sono. Ovviamente senza di me - facendo un sorriso – comunque..” La donne si mise a ridere“Tu chi ti credi di essere, anche senza di te staremo bene cosa pensi? Che senza di te non andremmo avanti?” Il Titano sorridendo rispose: “Lo so, lo so che andrete avanti comunque con le vostre vite, - tutto a un tratto s'incupì - solo che quando c'è ne sarà bisogno mi dovrete cercare voi e non io come ho sempre fatto. Diciamo che mi sto prendendo una pausa più che altro”, la sua risata riempì nuovamente la sala. “Stai dicendo sul serio? Come ti prendi una pausa? Che cosa significa?” “Senti io non so come dirtelo, ma mi sono un pò scocciato di fare da babysitter a tutti i mondi. Ogni volta le battaglie... io volevo cambiare questi mondi, volevo cambiare tutto, ma a quanto pare non è possibile.” “Ma tu hai già cambiato questo mondo, anzi questi mondi. Hai fatto tanto.” “è proprio per questo che io adesso ti chiedo una cosa, però prometti che la farai ok?” “No, non prometto di farla finché non mi sta bene anche a me, prima dimmi cos'è poi decido!” “Ok, allora, mi devi promettere che solo quando ce ne sarà veramente bisogno, tipo una guerra che tutti i nove mondi hanno deciso di fare, solo se io sto per morire, mi dovrai venire a cercare, siamo d'accordo sorellina?” “Non mi va tanto a genio questa cosa, ma va bene. Te l'ho prometto caro fratello.” “Grazie. Ricordati un giorno ci rincontreremo. Io l'ho visto, quindi dovrà succedere,no? " “Si, forse o forse no chi lo sa.” “Non preoccuparti e ricordati di non essere mai triste perché i ricordi più importanti li puoi rivivere ogni volta che vuoi perché se ricordi con il cuore e lo utilizzi a fin di bene ogni cosa è possibile. Questo ricordatelo sempre, non scordarlo mai, non scordare mai nemmeno le altre cose che ti ho insegnato", detto ciò le fece un sorriso. “Non preoccuparti, non mi dimenticherò niente di te fratello. Il più caro e buono fratello che si potesse avere sei tu! Nessun altro è come te, nessuno.” “Beh, ti ricordo che ognuno di noi è diverso. Questo non vale solo per la terra, ma vale anche per tutti i mondi.” “Perché invece di andare non resti qui ad affrontarli? Ti aiuto io, che ne dici?” “No, non ho energie sufficienti per batterli, se resto qui moriremo entrambi. Non rischierò la vita di entrambi. Non posso rischiare tanto, non mi farai cambiare idea.” “Si, so quando sei testardo. Visto che ormai hai deciso allora è inutile anche che io ci provi a farti cambiare idea. Quindi te ne vai allora, lasci tutto nelle mie mani?” “Si sorellina. Lascio tutto a te, mi raccomando non ti vantare troppo della tua forza – facendo un sorriso – ok?” “Ok, ok, non preoccuparti. Tutto quello che mi hai insegnato resterà dentro il mio cuore, non dirò a nessuno i tuoi segreti”, rispose sorridendo. “Bene, allora adesso il momento è proprio arrivato. Devo proprio andare nel mondo in cui siamo nati ma che allo stesso tempo odio... Direi che sono messo bene ... Almeno sono messo meglio di tutti, no?” I due sorrisero. Jessica si avvicinò a suo fratello e lo abbracciò forte, la stessa cosa fece lui, la strinse più forte che poté. Entrambi si commossero non sapendo quanto tempo doveva passare prima di rivedersi. Forse non si sarebbero più rivisti, forse quei mondi non avevano più bisogno di lui. “Il tempo è l'unica cosa che non sono riuscito a governare in un certo senso”, disse il Titano Assoluto. Detto ciò lascio l'abbraccio di sua sorella e mise la mano destra davanti a lui. Davanti a loro comparve una statua, sembrava un monaco. Non aveva il viso e reggeva un bastone nella mano destra. Per l'ultima volta Jessica abbracciò suo fratello e lui fece lo stesso. I due contemporaneamente si dissero: “Ti voglio bene, nel mio cuore non ti dimenticherò mai”. “Beh in effetti tu non puoi dimenticarmi, qui io essendo più forte di tutti non verrò mai dimenticato da nessuno" gli disse il fratello e sorrisero entrambi, Jessica gli rispose: “Sei uno stupido, lo sai?” “Si certo lo so ed è per questo che mi vuoi tanto bene.” I due si misero a ridere ancora di più finché il fratello si fece serio e disse: “Ora è tempo che vada.” Cominciò ad andare verso la statua che aveva fatto apparire poco distante da lui. Si sedette a gambe incrociate per concentrarsi. Sua sorella, sempre con le lacrime agli occhi, guardò attentamente quello che stava facendo, ma sopratutto guardò suo fratello forse per l'ultima volta perché non sapeva se lo avrebbe più rivisto. Mentre il Titano Assoluto si concentrava per tornare indietro nel tempo insieme alla sua donna, Massimo e Stefano raggiunsero la Sala della Difesa. Appena aprirono la porta, rimasero scioccati per ciò che avevano di fronte agli occhi. La barriera era quasi frantumata. Aveva crepe ovunque, nessuno le stava dando più energie. Tutti quanti erano svenuti e speravano che non fossero morti. Massimo e Stefano si guardarono e senza dire nemmeno una parola andarono a concentrarsi vicino alla barriera. Ad un tratto dei raggi di luce blu celeste si irradiarono verso i corpi delle Difenditrici che si alzarono in aria. Il fascio di luce attraeva anche Massimo e Stefano, ma i due resistettero. Stefano disse: “Non dovremmo salvarle?” “Non preoccuparti è il portale che le vuole mandare in un altro mondo per salvarle, me lo ha detto il Custode. Noi concentriamoci solo sulla barriera. Non resisteremo a lungo ma dobbiamo provare a resistere il più possibile”, gli disse Massimo. I due chiusero gli occhi per potersi concentrare meglio mentre i corpi delle Difenditrici arrivarono nella Sala del Portale e, come l'altra Difenditrice prima di loro, scomparvero dopo che l'avevano attraversato. Anche se i due davano energia alla barriera, sembrava che non servisse a niente. La barriera si frantumava sempre di più e loro sentivano che non serviva a niente. Cosi smisero contemporaneamente di dare energie e si guardarono ignari di cosa sarebbe successo di li a poco. Sapevano solo che in meno di qualche minuti entrambi sarebbero morti. “Sai sono molto contento di aver conosciuto il Titano Assoluto, l'umano più forte di tutti, ma sopratutto sono contento di aver conosciuto voi, la squadra”, disse Massimo sorridendo. “Sai pensavo che saremmo morti in un altro modo, ma va bene anche morire così alla fine, perché come hai detto tu abbiamo conosciuto il Titano Assoluto. è stato un grande onore per noi perché lui è speciale”, gli disse Stefano sorridendo. Quasi insieme i due dissero: “Questa è stata la vita migliore che potessimo avere. Adesso possiamo morire con onore è umiltà.” I due si guardarono, e si misero a ridere perché avevano detto la stessa cosa contemporaneamente, come se si fossero letti nella mente. era incredibile. Sentirono la barriera muoversi e capirono entrambi che di lì a poco la loro ora era arrivata. Stavano per abbandonare quel mondo immenso e bellissimo. L'unico rimpianto in quel momento era di non poter vivere quelle sensazioni con tutta la squadra. Pensarono al Titano Assoluto e all'ultima cosa che gli aveva detto. Dovevano cercare di prendere più tempo possibile agli attaccanti, ma ormai il tempo era finito, non c'era più niente che potevano fare. La barriera si ruppe, questa volta non si girarono a guardare dietro, ma rimasero fissi a guardare avanti, come se aspettassero di essere uccisi. “è giunta l'ora di morire”, disse Stefano ed entrambi sorrisero. Davanti a loro comparve una donna tutta coperta. Non riuscirono a riconoscerla ma erano certi che fosse una delle persone che stavano attaccando il castello. “Adesso morirete, così faremo vedere un al Titano Assoluto chi siamo davvero”, gli disse la donna. “Perché sei solo tu? Dove sono gli altri?” gli chiese Massimo. “Stanno riposando. Non è stato facile battere le barriere di questo castello, incredibile e impressionante. Più passa il tempo, più il Titano Assoluto diventa forte." “Credi di batterci da sola? Comunque si, il Titano Assoluto è sempre stato più forte di tutti quanti voi e questo lo sapete molto bene! Vorrei però sapere perché state attaccando il palazzo proprio adesso, per quale motivo?” le disse Stefano. "Ve lo spiego subito. La Titana Assoluta, come voi sapete, è andata negli altri mondi, sopratutto in uno particolare, quindi per prima cosa il Titano Assoluto non le ha impedito di andare, seconda cosa non aveva il permesso di tutti noi per andare e terzo visto che ha disubbidito alle regole sarà punita con la morte.” “Prima di arrivare a lei, dovrai passare su di noi, morti o vivi a questo punto non ci interessa” “La vita voi la considerate niente, il Titano Assoluto non vi ha insegnato l'importanza della vita?” “Certo che c'è la insegnata, ma adesso nella situazione in cui ci troviamo non ha alcuna importanza." “Perché?” “Non prenderci per degli idioti, sappiamo che ci ucciderete per questo motivo non ce ne importa." “Mai perdere la speranza. Se vi farete da parte vi lasceremo in vita.” I due quasi contemporaneamente dissero: “Noi non arretreremo e non ci faremo da parte. Per andare avanti dovrete prima ucciderci”. “Allora è quello che faremo, non preoccupatevi, - la donna sorrise - peccato per voi che siete senza energie, non è così?” I due all'inizio, rimasero sorpresi, ma poi ci pensarono un pò su e guardandosi sorrisero. Massimo disse: “Incredibile, mi sa tanto che il nostro maestro aveva ragione, non siamo minimamente in grado di batterli, nemmeno uno alla volta”. “Direi che hai ragione. Non siamo forti quanto loro”, gli disse Stefano. “Il Titano Assoluto, il vostro maestro, è troppo forte. Non possiamo batterlo. Lui in un solo giorno è diventato più forte di tutti noi messi insieme. In un solo secondo ci ha battuti tutti alzando solo un dito. è stato veramente incredibile, ma questa volta visto che è senza energie possiamo batterlo, così non esisterà più il forte Titano Assoluto e nessuno lo diventerà per tanto tempo”disse la donna. Poi sparì dagli occhi dei due, che si guardarono intorno, ma non la trovarono da nessuna parte. Era incredibilmente veloce che nessuno dei due la vedeva e si convinsero ancora di più che non erano capaci di batterla, ma loro sapevano che dovevano solo perdere tempo anche se il loro maestro non voleva che sacrificassero la propria vita. La donna apparve sopra di loro con le mani conserte. Contemporaneamente andarono contro di lei dando inizio alla battaglia per proteggere il loro maestro perché questa volta dovevano essere loro a difendere lui e non il contrario. Intanto, nella Sala della Guarigione, il Titano era sempre concentrato, mentre la sorella fissava la porta per vedere se entrava qualcuno. Quando si girò verso il fratello vide che dalla statua uscì un fascio di luce verde che andò verso la donna di suo fratello, che in un attimo sparì. A quel punto Jessica andò verso di lui, erano rimasti soli adesso nella sala, ma quando aprì la bocca per dire qualcosa sentirono un botto all'esterno. Era come se qualcuno fosse stato lanciato contro la porta. Quest'ultima si fece verde all'interno e appena videro ciò i due si stupirono. “è peggio di quel che pensavo. Incredibile sono riusciti ad entrare in così poco tempo, non me lo aspettavo”, disse il Titano Assoluto. Allungò il braccio e aprì la mano. Davanti a lui comparve un portale blu. “Siccome le cose non sono andate come speravo, adesso devi entrare nel portale. Ti porterà ne mondo a cui sono più affezionato. Dì loro che sei mia sorella, anche se sanno già chi sei. Dì loro cosa è successo e ti diranno quanto tempo dovrà passare e quale sarà il giorno migliore in cui dovrai venire sulla Terra. Mi raccomando, ascoltali perché ho lasciato loro parecchie informazioni e una profezia. Adesso devi andare, siamo in pericolo tutti ora.” “Ma...” disse Jessica. “Non preoccuparti starò bene sulla Terra, ho intenzione di rilassarmi e di divertirmi.” Jessica si rese conto che il fratello voleva davvero riposarsi, come se per un periodo di tempo non volesse più combattere. Non stava mentendo, si vedeva dagli occhi. “Ciao sorellina, non fare arrabbiare i draghi mi raccomando.” e la lanciò nel portale perché il Titano Assoluto sapeva che non sarebbe andata di sua spontanea volontà. Molto velocemente il Titano Assoluto chiuse il portale, poi andò verso la statua e ci salì sopra grazie ad un piccolo spaio. Un attimo prima di scomparire con la statua, le porte della Sala della Guarigione si spalancarono. Erano tutti lì, ma nessuno fece niente per fermarlo. Era troppo tardi, così lo videro andare via. “Adesso cosa ne facciamo dei corpi della squadra del Titano Assoluto? Titano?” “Non ne ho idea, se li lasciamo li presto scompariranno per andarsene in un altro mondo, mentre se trafiggiamo i corpi al cuore non possono più. Una scelta difficile, ma direi che visto che il Titano Assoluto non c'è più, direi di...” “Mi sta venendo un dubbio. Ci sono loro sette, ma dove sono le cinque Difenditrici? Possibile che già siano in salvo? Che lui stesso sia andato adesso dove si trovano le Difenditrici? Perché non ci sono? Cosa sta succedendo?” Il Titano si diresse verso la Sala del Portale per chiedere qualche informazione al Custode. Lui rispose che non sapeva niente e che forse il Titano Assoluto le aveva salvate con un portale. Pensandoci su, il Titano si ricordò che nella sala il Titano Assoluto era solo. Quindi doveva averle salvate prima di lui, così come aveva fatto sicuramente con la sua donna. Pensò per ore al modo in cui poteva averle salvate ma alla fine si rassegnò e si convinse che aveva sicuramente trovato un modo geniale per poterle salvare. "Da adesso in poi siamo noi a governare e cambieremo alcune cose, sia qui che negli altri mondi! Finalmente non dobbiamo sottostare a nessuno, finalmente non dobbiamo fare ciò che dice il Titano Assoluto, adesso possiamo fare tutto quello che vogliamo, anche distruggere i mondi, sopratutto il mondo degli stupidi e degli sciocchi, ci divertiremo tanto." Detto ciò il Titano sentì tipo dei rumori provenienti sopra il corridoio dalla parte oscura, ma aveva paura di andare a vedere perché sapeva bene che l' oscurità non portava mai niente di buono, solo disperazione e tristezza. Si ricordò che il Titano Assoluto aveva riempito il castello di barriere. Nella parte oscura aveva messo qualcosa per proteggere il castello e forse anche i suoi ricordi, cosicché nessuno potesse dimenticarlo. Lui aveva reso molto più forti le Difenditrici ed era stato allenato tra l'altro da lui stesso. Aveva fatto amicizia con tutti i mondi. Solo lui ci era riuscito, era stato l'unico a fare amicizia con tutti i mondi ed a imparare più cose di tutti. Era riuscito a diventare anche il più forte di tutti. Ora però non c'era più, se n'era andato chissà dove. Sicuramente in qualunque mondo sarà, farà amicizia con tutti e saprà come farsi ricordare. Era un uomo geniale, non poteva essere altrimenti. “Non li faremo resuscitare. Forse il Titano Assoluto si aspetta che li facciamo andare da un'altra parte, quindi uccidiamoli. Staranno lontani da questi mondi, non potranno venire più in questi otto mondi”, disse il Titano. “Mentre nel mondo degli sciocchi, invece, possono andare?” “Questo non lo so nemmeno io, lo sa solo il Titano Assoluto. Purtroppo non ne ho idea.” “Ma se possono andare nel mondo degli sciocchi, potranno poi venire qui?” “Non lo so. Non sono legato al mondo di quegli imbecilli e non posso saperlo. Nessuno se n'è mai preoccupato o interessato e nessuno ci è mai andato. Quindi delle informazioni riguardanti quel mondo solo il Titano Assoluto ne è a conoscenza perché lui era legato a quel mondo. Adesso dobbiamo decidere cosa fare del Mondo Neutrale...” Intanto il Titano Assoluto era sulla Terra. Mancava da davvero molto tempo. Finalmente poteva rivedere i suoi amati genitori, anche se non li conosceva bene, ma era proprio quello che voleva fare, conoscerli e raccontare loro della sorella e far loro visitare quei mondi che tanto amava, fargli credere alla magia e a tutto il resto. Era emozionato. Mentre pensava a tutte queste cose, volava sulla Terra, senza farsi vedere da nessuno. Ancora gli umani non erano pronti per la magia e per i poteri. Prima doveva metterli alla prova, doveva fare qualcosa che nessuno aveva fatto prima, doveva trovare una cosa geniale, cosi in questo modo poteva dire agli essere umani di stare attenti agli altri mondi. Il paesaggio che vide non gli piaceva per niente, sembrava tutto marcio, sembrava che erano tutti in crisi. Tutti gli umani non riuscivano a stare nelle case, erano tutti intenti a fare altro. Gli dispiaceva, in quel mondo non poteva fare niente, ma li sulla Terra erano passati solo vent'anni e se avessero continuato cosi tutti quanti si sarebbero trovati in una situazione peggio di quella che stavano vivendo. Il Titano Assoluto pensò di tornare indietro nel tempo sperando di riuscire a bloccare quel degrado all'inizio. Sperò di avere abbastanza poteri per poterlo fare sia per lui che per la sua donna, anche se al momento non sapeva dove si trovava. Giunse le mani ma si bloccò quando vide che un ragazzo era in difficoltà. Il giovane stava per essere picchiato da sei ragazzi, allora si precipitò verso di loro e, senza farsi vedere, stese con un pugno nello stomaco ognuno di loro. Il ragazzo che era in difficoltà non capì cosa successe, ma il Titano Assoluto gli disse: “Adesso tutto cambierà, non sarà più tutto cosi”. Se ne andò, come se per lui salvare le persone fosse normale, come se lo avesse sempre fatto. Il ragazzo non riusciva a credere di vedere una persona volare, nessuno gli avrebbe creduto se lo avesse detto in giro. Il Titano Assoluto si fermò in cielo e improvvisamente intorno a lui scomparve tutto. Si risvegliò in camera sua. Non aveva nessun ricordo di quello che aveva vissuto prima. Si ricordava solo del mondo umano, tutti gli altri ricordi su quello che aveva passato sui mondi scomparvero. Era un bambino di sette anni. Era riuscito nel suo intento, quell'incidente non sarebbe mai accaduto e avrebbe vissuto con i suoi genitori, li avrebbe conosciuti e passato più tempo con loro.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


“Aaaaaaaaaaaaaa”, gridò. Era un grido di spavento. I genitori accorsero nella stanza di Luca. “ Che cosa è successo? Hai fatto un brutto sogno?” “Si, sognavo di essere circondato, ma nessuno poteva salvarmi! Non c'era nessuno, solo il buio assoluto ... vedevo quei ragazzi avvicinarsi a me, io ero come paralizzato. Mi hanno riempito di botte e morivo.” Mentre raccontava il sogno piangeva e singhiozzava, per ciò che aveva sognato, perché aveva paura. I genitori lo abbracciarono e dissero: “Era solo un sogno non preoccuparti, ora prova ad addormentarti”. “Ma io ho paura, se succedesse davvero?” “Sai è molto raro che i sogni si realizzino, quelli che sogniamo sopratutto.” “Ok... allora... adesso riprovo a mettermi a dormire.” Abbracciando il figlio un ultima volta, i genitori ritornarono nella loro stanza a dormire, mentre il figlio era preoccupato, si sentiva che quel sogno doveva accadere come se avesse visto il futuro, come se dovesse accadere davvero. Però dopo un po' di tempo passato a pensarci, si sentì stanco, chiuse gli occhi e si rimise a dormire. “Aaaaaaaaa”, gridò spaventato ancora. I genitori andarono, per la seconda volta nella sua stanza. Luca raccontò lo stesso sogno di prima, i genitori si guardarono un po' preoccupati, non era tanto normale che aveva rifatto lo stesso sogno, in pochi minuti, cosi i genitori gli dissero: “Vieni a dormire con noi stanotte, cosi ti sentirai più al sicuro, va bene?” “Si, va bene.” Il bambino non fece più brutti sogni, sentendosi più al sicuro vicino ai genitori. Dormì tranquillo. La notte dopo, come per le successive, successe la stessa cosa. Luca fece lo stesso sogno, i genitori andarono nella stanza per vedere cos'era successo e quando il bambino gli raccontò che aveva fatto lo stesso sogno, i genitori rimasero sconvolti, perché non era normale che una persona facesse molte volte lo stesso sogno, non era una buona cosa, cosi gli dissero che doveva dormire con loro anche quella notte. Luca dormiva con i suoi genitori tranquillo. Non fece quel sogno strano che faceva quando era solo, ma con loro a fianco, visto che si sentiva più al sicuro, non lo faceva. I genitori erano preoccupati, per quel sogno fatto così spesso, cosi chiamarono a uno psicologo, presero anche appuntamento per fargli controllare il cervello, magari c'era qualcosa che aveva visto o sentito che lo aveva spaventato o scioccato, forse era questo il motivo di quel sogno, ma visto che non sapevano la risposta alla domanda che si ponevano, era meglio fare delle visite mediche. Cosi giorno per giorno, Luca fu costretto ad andare a fare tutti quei test. In tutti gli ospedali in cui andò, i dottori gli fecero sempre le stesse domande, domande di cui nemmeno lui sapeva dare delle risposte, perché non aveva visto niente, né sentito qualcosa di strano. Poi andarono anche da privati, per vedere se loro riuscivano a capire che cosa avesse, ma nemmeno loro si sapevano spiegare perché continuasse a fare solo quel sogno. I test risultavano tutti ottimi, Luca non aveva niente, nessuno riusciva a capire. Dopo un mese di controlli e di viaggi verso i migliori ospedali e centri specializzati, lui si sentiva molto diverso da prima. Non sapeva perché quell'esperienza lo avesse cambiato cosi tanto, tutte quelle domande, tutte quelle cose che aveva fatto, in fondo lui aveva solo sette anni, ora con tutti quei viaggi fatti, non di piacere, lo avevano cambiato, dentro di lui adesso c'era solo il vuoto. Sembrava che quel sogno, in un certo senso, lo aveva ucciso non fisicamente, bensì mentalmente. Sembrava che non solo era cambiata la sua vita, ma che fosse anche diventato più grande. Tornando a casa, finalmente, i genitori videro Luca sempre più assente a casa, come se non ci fosse, ma dopo tutto quello che aveva passato era normale. Doveva riprendere la vita di prima, andare a scuola, parlare con gli amici, fare ciò che aveva sempre fatto. Tornati a casa era quasi sera, la madre preparò la cena, il padre si andò a fare una doccia, mentre Luca restò in camera sua a pensare a quello che aveva fatto in quel mese, ripensò a tutte le domande che gli avevano fatto ma, piano piano, chiuse gli occhi, immaginò di essere nel sogno, come se stesse accadendo in quel momento, come se tutto quello che stava immaginando fosse reale. Si ritrovò lì, in una specie di stanza, forse, perché non riusciva a distinguere molto visto che era buia molto buia. Non vedeva niente, però sentì delle voci, sembravano quattro ragazzi, dai passi che facevano si stavano avvicinando piano piano a lui. Era spaventato e terrorizzato, in un angolo, non aveva paura del buio quanto dei ragazzi che stavano per arrivare di fronte a lui, sentiva quei passi che erano sempre più vicini. Uno dei ragazzi disse: “Bene adesso che hai abbastanza paura di noi, ti picchieremo così imparerai a controllare la tua lingua la prossima volta”. Luca era sempre in quell'angolo non riusciva a muoversi, così sentendosi in pericolo gli disse che non lo avrebbe mai più fatto e che la prossima volta non avrebbe fatto niente contro di loro. I quattro ragazzi non lo ascoltarono nemmeno e cominciarono a picchiarlo, vide arrivare pugni, gomitate e calci, lo colpirono in ogni parte del corpo. Era al suolo in quell'angolo senza che potesse fare niente, ma ormai non sentiva quasi nemmeno niente, era quasi privo di sensi. Stava per chiudere gli occhi quando i quattro ragazzi si accorsero che avevano esagerato, scapparono senza aiutarlo o chiamare qualcuno per aiutarlo. Luca pensò nella sua mente: “Che cosa ho fatto per meritarmi tutto questo”. Io che non ho mai fatto del male a nessuno, perché? Perché proprio a me tutto questo? Mentre pensava, prima di chiudere gli occhi, vide una luce che sembrava sempre più vicina, era come se gli trasmettesse calore e lo facesse riprendere da tutte quelle ferite che aveva subito. Dopo un po' di tempo, riuscì ad aprire gli occhi, ma si ritrovò in camera sua, la madre lo chiamò dicendogli che era pronta la cena. Aveva ancora più dubbi di prima, ma forse era riuscito a comprendere qualcosa in più. Scese al piano di sotto, in salotto dove di solito mangiavano, era grande, oltre al tavolo in legno pregiato di un marrone chiaro, situato al centro del salotto, su un mobile c'erano delle foto di famiglia, dei suoi genitori sposati, delle foto con lui, tutti messi in ordine, poi c'era una cristalliera, da cui si intravedevano bicchieri, piatti, come fossero di cristallo. Si sedette a tavola e mangiò con i suoi genitori. Mentre mangiavano, Luca non gli raccontò che il sogno adesso poteva riviverlo più intensamente, come se fosse lì. Quella sera a cena non parlò nessuno dei tre, nessuno dei tre sapeva cosa dire, come se quel momento fosse imbarazzante e nessuno parlava. Finito di mangiare, Luca andò in camera sua. Mentre andava, era pensieroso per quello che poteva succedere e cercava una soluzione per evitare quei quattro ragazzi, ma non sapeva cosa poteva aver spinto quei ragazzi a picchiarlo tanto duramente, poi si chiese anche perché prima di chiudere gli occhi vedesse quella luce che sembrava gli stesse ridando la vita. Tutto quello che stava succedendo non aveva senso, almeno per gli altri, per i medici, per i suoi genitori, ma lui voleva assolutamente trovare una risposta. Sperava che trovandola, tutto ciò che gli era successo in quel periodo, avrebbe avuto senso. Arrivato nella sua stanza si mise il pigiama, poi andò sotto le coperte per mettersi a dormire visto che il giorno dopo doveva andare a scuola, dal momento che aveva finito di fare le visite. Da una parte era contento perché rivedeva i suoi compagni, mentre dall'altra pensava che lui non sarebbe riuscito a concentrarsi bene, perché pensava a quel dannato sogno, doveva anche recuperare quello che aveva perso in un mese, questo lo scocciò molto. Si ritrovò lì, sempre in quell'angolo, questa volta non aveva paura del buio, perché già sapeva ciò che doveva succedere, come se l'avesse già vissuto. Sembrava che tutto era accaduto prima, gridò: “Io sono qui, perché non vi sento? - Dopo un po' di silenzio – Avete paura? Questa volta sono pronto ad affrontarvi anche se siete quattro, non mi interessa, io vi affronterò”. Luca non sentì nulla questa volta, c'era solo il buio, solo quella dannata oscurità, iniziò a pensare a cosa avesse mai fatto per cambiare quel sogno. Una voce gli disse: “Sei incredibile bambino! Non sei come gli altri, sei diverso, perché hai affrontato questo sogno in modo impressionante. Bravo! Mai nessun umano fino ad ora era riuscito a farcela, tu sei l'unico”. “Io sono solo un bambino di sette anni, non posso essere l'unico ad aver superato questo sogno, non è possibile.” “Sei un bambino speciale. Presto lo capirai anche tu perché, prima di quanto pensi, dovrai affrontare quello che nessuno sulla Terra è riuscito a fare. Dovrai far capire a tutti gli umani che stanno sbagliando, nessuno può farli ragionare tranne te. Capirai il perché col tempo, adesso devi vivere la tua vita, ma poi dovrai affrontare quello che gli umani chiamano fantasia - Luca gli vennero in mente tutte le storie che gli raccontavano i suoi genitori, quelle storie che erano di fantasia, perché nessuna di quelle storie era successa davvero - a nessuno racconterai questo sogno, non per paura, ma perché prima vuoi capire tutto, poi se tutto questo sarà credibile, forse lo racconterai agli umani.” “Tutto ciò che mi stai dicendo accadrà per davvero?” “Questo non lo so nemmeno io, dipende tutto da te, ma tu dimenticherai questo sogno, non te lo ricorderai più tra qualche anno. Non pensare a ciò che ti sto dicendo, ma pensa a ciò che dovrai fare quando il momento arriverà, sopratutto pensa con il cuore, anche se lo hai già fatto.” “Ma come faccio a capire quando questo momento arriverà? Come? E perché devo aspettare questo momento che reputi così importante? non posso vivere come tutti gli esseri umani?” “Il fatto è che tu, nel tuo cuore conosci già la risposta, magari riuscirai anche a volare un giorno, sarai l'unico essere umano a volare.” “Io voglio volare e magari anche avere dei poteri, per fare cose straordinarie, cose che nessuno sa fare, perché non me lo spieghi tu?” “Non posso spiegartelo, non posso farlo io, perché tu hai già la risposta nel tuo cuore, conosci già tutto, devi solo ricordare.” “Come faccio ad utilizzare il cuore?” “Non posso dirtelo, mi dispiace bambino speciale, dovrai capirlo da solo.” La voce era sempre più lontana, anche il sogno pian piano, sembrò andare sempre più lontano. “Ho ancora tante domande da farti non te ne andare via cosi! Che cosa sono io in realtà? Perché non mi sento un umano? Perché? Perché non voglio fare le stesse cose degli umani? Perché, che cosa ho che non va?” Dopo un po' la voce gli rispose: “Sei ancora all'inizio della tua storia, adesso vivi la tua storia sul Mondo degli umani, un giorno molto lontano scoprirai la verità su tutto, Luca”. “Non hai risposto a nessuna delle mie domande, perché dovrei darti retta, dammi solo una ragione e io lo farò, anche se tutto questo lo dovrò dimenticare. Dammi solo una ragione, solo una per arrivare al momento che stai dicendo.” “Non arrenderti mai, perché anche i sogni più grandi si possono realizzare.” “Bene, se un giorno ti incontrerò, nel caso mi dovessi ricordare di questo momento, preparati a riceverti un pugno da parte mia.” “Va bene, ma ricorda che tu sai già tutto degli umani, ti aspetto Ti....” Luca aprì gli occhi, il sogno questa volta non era stato chiaro, anzi aveva ancora più dubbi di prima. Non credeva a quello che aveva sognato, non voleva credere a quello che aveva sognato, perché adesso non era più in un sogno ma era ritornato nella realtà, era contentissimo perché aveva affrontato quel sogno in un modo stupendo, però non voleva che nessuno lo sapesse, anzi voleva vedere cosa sarebbe successo da quel momento in poi. Ovvero finché non fosse giunto il momento di scegliere. Pensava e ripensava al momento che doveva arrivare, forse doveva scegliere qualcuno o qualcosa, ma poi smise di pensarci, si rimise a dormire, sperando che non dovesse fare più brutti sogni, o che non facesse lo stesso sogno. Ma prima di mettersi a dormire, restò sveglio, per un po' di tempo, pensando a tutto quello che era successo in quel mese, pensando che tutto quello che aveva vissuto poteva evitarlo, se affrontava subito il sogno. *** Trascorsi sette anni da quel sogno, Luca si trovava nel letto e dormiva tranquillamente, ormai non gli capitava più di fare sogni strani, come quando era bambino, ora sognava come tutte le persone normali quindi non riviveva più i suoi incubi da sveglio. Luca si svegliò sentendo sua madre che continuava a chiamarlo. Appena aprì gli occhi, si ricordò che doveva andare a scuola e che era il primo giorno di liceo. Si rese conto che era già tardi, così si alzò e iniziò a prepararsi in fretta e furia. Preparatosi scese in cucina per fare colazione, i suoi genitori rimasero sorpresi di vederlo tanto entusiasta di andare a scuola, infatti la madre gli chiese: “Come mai sei così contento di andare a scuola stamattina?” “In realtà... - Luca rifletté attentamente sul motivo per cui era veramente contento – ecco.. veramente io non lo so perché sono contento.” La sua espressione cambiò repentinamente, da entusiasta a dubbioso, la madre vedendo il drastico cambiamento sul suo volto si sentì in colpa per ciò che gli aveva chiesto, poiché magari, senza rendersene conto, il motivo di quel cambiamento era stata la sua domanda. “Io vado a scuola, che oggi è il primo giorno, non voglio arrivare in ritardo.” disse finendo di divorare la colazione.” “Va bene e se spiegano qualcosa stai attento”, intervenne il padre. “Si si - rispose scocciato – tanto oggi è il primo giorno e non facciamo niente.” “Tu stai attento lo stesso, non girare la frittata solo perché è il primo giorno ”, gli disse la madre. Luca fece la linguaccia a entrambi i genitori e uscì di casa. Il padre disse: “Non cambierà mai, ma ancora deve conoscere le cose difficile e dure della vita, non sarà sempre così felice”. “Quando le scoprirà saranno esperienze, anche se si dovesse trovare davanti a una situazione difficile, non cambierà mai”, aggiunse la madre sorridendo. Luca fece di corsa la strada che lo portava a scuola, mancavano pochi metri all'ingresso e già vedeva una fiumana di studenti che si riversava all'interno dell'edificio. Sperò che, nella sua classe, non si fossero già presi i posti migliori. Arrivato davanti la scuola, lesse l'insegna: “Treichell high school” Era contento di essere finalmente arrivato al liceo eppure qualcosa, dentro di sé, gli diceva che stava facendo un grosso errore. Entrando nell'atrio si rese conto che era molto più grande di come se lo era immaginato, c'erano otto colonne arancioni che sostenevano il soffitto. Non sapendo dove si trovasse la sua classe, salì al primo piano e controllò tutte le porte, ma non trovò quella giusta. Salì poi al secondo piano e, come prima, prese a controllare tutte le porte, era quasi alla fine quando finalmente trovò quella con l'insegna: IC Entrò e sfortunatamente i posti migliori erano già stati occupati, ma non si demoralizzò perché notò che c'erano alcuni suoi amici delle medie, almeno conosceva già qualcuno. Quelli però lo presero in giro quasi subito e gli dissero che il suo posto era vicino a un ragazzo con le stampelle seduto in un angolo, lui rispose in tono di sfida che non gli importava e quando si sedette vicino al suo nuovo compagno disse: “Ciao! Io sono Luca piacere di conoscerti”, sorrise. “Piacere io sono Samuel”, gli rispose, quasi infastidito. Luca notò con dispiacere che Samuel non lo degnava di uno sguardo, così decise di ignorarlo a sua volta e si mise a fantasticare. Immaginò che se avesse avuto il potere di volare sicuramente non sarebbe stato trattato in quel modo, anzi avrebbero fatto a gara per chi doveva stargli vicino, la realtà però era totalmente diversa. Era costretto a stare insieme a Samuel, ma decise che avrebbe reso le cose divertenti dandogli un soprannome: lo scocciato, rise tra sé. Pensando ad altri soprannomi da affibbiare a quelli che lo avevano preso in giro quando era arrivato, si rese conto che il professore non era ancora arrivato, così prese ad osservare la sua nuova classe. Guardando con attenzione notò che non c'erano molte ragazze, solo sette su venticinque. Una ragazza in particolare attirò la sua attenzione, aveva lunghi capelli neri che portava legati in una coda, due bellissimi occhi celesti, il naso dritto le conferiva un'aria aristocratica, ma la bocca carnosa, in quel momento stirata in un sorriso ammaliante, addolciva tutto il suo viso. Era davvero bellissima, ma a Luca, prima della bellezza, interessava conoscere il carattere di una ragazza. Sperò che quella ragazza, oltre ad essere bella fisicamente, avesse anche un bel carattere e dallo sguardo che gli lanciò intuì che era intelligente e gentile. Dopo un pò arrivò il professore che disse: “Buon giorno ragazzi, io sono il vostro professore di matematica. Nelle lezioni iniziali vi parlerò di equazioni, ma visto che è il primo giorno, non vi voglio annoiare con queste cose, quindi nelle due ore, fate conoscenza tra di voi, perché anche questo è importante”. Da quel momento in poi parlarono tutti tra di loro e quasi nessuno calcolò il professore. Conobbero altri professori in quella giornata quello di storia e d'italiano, tutti e due dissero la stessa cosa di quello precedente. In questo modo Luca pensava di conoscere i nuovi compagni di classe, ma non fu così perché parlavano solo con chi conoscevano, poi si disse che c'era tanto tempo per conoscerli tutti. Finite le ore di lezione, Luca fece la strada per tornare a casa, ma si sentiva seguito, si girò più e più volte guardando con attenzione le macchine, le persone e tutto quello che lo circondava. Non c'era nessuno che lo stesse seguendo, o almeno lui non vide niente di strano. Piano piano arrivò vicino casa, stranamente quella sensazione era sparita, gli venne da pensare che chi lo stesse seguendo si fosse arreso oppure voleva semplicemente vedere se era in grado di capire se lo stessero seguendo. Vide la sua bella casa che si ergeva su una collina di fronte al mare. L'edificio in stile vittoriano aveva due colonne bianche all'entrata principale che sorreggevano il portico. Le vecchie finestre in legno erano state sostituite con quelle più moderne, per impedire la dispersione di calore. Le mura erano tinteggiate di un verde che ricordava il colore dei prati primaverili. La casa aveva due piani, uno inferiore e uno superiore. Entrò, ma era come se non si ricordasse niente, come se fosse la prima volta che entrasse in quella casa. Il corridoio d'ingresso lo portò alla cucina, la guardò per ricordarsi qualcosa e gli venne in mente che quella stessa mattina aveva parlato con i suoi genitori, poi spostò lo sguardo dall'altra parte dove c'era il soggiorno, vi entrò e guardò attentamente anche qui. Gli venne in mente che di solito era lì che mangiavano. Poi continuò per il corridoio e vide le scale per salire al piano superiore, ma prima lo colpì una porta che si trovava poco prima; la aprì e all'interno c'era quello che sembrava uno studio, spartano, infatti si ricordò che quello, di tanto in tanto, veniva usato come palestra personale. Richiuse la porta. Un soffice tappeto cremisi ricopriva le scale, salì sopra dove trovò le camere da letto, entrò in ogni stanza ed ebbe dei ricordi di ognuna. Qualcosa però a un certo punto gli impedì di muoversi. Sentì una voce: “Troppo forte non riesco”. Dopo averla sentita, Luca si sentì diverso per qualche attimo, ma poco dopo quella sensazione sparì e tornò tutto normale, come se non fosse successo niente. Rimase fermo per qualche istante incapace di muoversi, ma dopo stranamente ritornò tutto normale. Sentì qualcuno aprire la porta di casa e pensò che fossero i suoi genitori, dato che quando era arrivato non li aveva trovati. Dopo quei brevi attimi in cui si sentì strano, ebbe la sensazione che qualcosa non andasse come se da un momento all'altro dovesse succedere qualcosa. I genitori entrarono in casa e la mamma, alzando il tono di voce, chiese: “Luca sei a casa?” Luca all'inizio non rispose stava pensando a quello che era successo, ma dopo un po disse: “Si, sono a casa, sono in camera mia”. “Va bene, com'è andato il primo giorno di scuola?” “Bene, come ho detto non abbiamo fatto niente, solo conoscenza con i compagni.” “Okay, quindi ti sei fatto nuovi amici?” “No - mentalmente aggiunse - Nessuno mi calcola, come faccio a farmi nuovi amici?” I suoi pensieri andarono a quella mattina, quando si presentò a Samuel e lui non lo degnò di uno sguardo. “Va bene, il primo giorno non si fanno tanti amici, ma poi imparerete a conoscervi”, disse la madre. “Beh, vedremo che cosa succederà ...” Luca passò il resto della giornata a casa, a pensare a quello che gli era successo da quando era tornato da scuola. Cercò in tutti i modi di ricordarsi qualcosa che gli potesse essere utile, ma non gli venne nulla in mente. Il giorno seguente, alla fine delle lezioni, Luca prese la strada per tornare a casa e questa volta non ebbe la sensazione che qualcuno lo stesse seguendo, perciò fece il tragitto in tutta tranquillità. Arrivato davanti casa sentì un rumore strano che proveniva dal retro. Andò a controllare. Il giardino dietro casa era di medie dimensioni, in un angolo c'era un'altalena dalla vernice verde e dal lato opposto un piccolo roseto che sua madre adorava e di cui si prendeva cura personalmente. Luca guardò attentamente, ma non vide nulla di strano tranne quando si voltò e si ritrovò di fronte a un immenso orco. Era alto quasi il doppio di Luca, la sua pelle aveva uno strano colorito bluastro, aveva grosse braccia muscolose e sembrava minaccioso, spaventato chiuse gli occhi per qualche istante e quando li riaprì l'orco era scomparso. Luca si chiese se stesse diventando pazzo, oppure se ciò che vedeva fosse reale. Anche quel giorno rimase a casa, aveva bisogno di pensare e trovare una soluzione, ma non ci riuscì, esattamente come il giorno prima. Anche il terzo giorno fu così. Tornato a casa questa volta vide un uomo di bell'aspetto, dai capelli lunghissimi, gli occhi chiari e le orecchie a punta, Luca pensò si trattasse di un elfo, inoltre indossava degli strani vestiti. Queste visoni duravano pochi secondi, ma ogni volta gli lasciavano sensazioni sempre più strane. Nei successivi giorni, Luca vide creature sempre diverse come l'uomo basso e tarchiato, con una folta barba bruna e gli occhi penetranti, probabilmente un nano; poi una donna bellissima, dalla pelle candida e il colorito pallido, quasi cadaverico, con due occhi rossi e vispi e quando gli sorrise, mettendo in bella vista i canini aguzzi, Luca capì che aveva di fronte un vampiro. Gli apparirono tutti nello stesso modo, ma chiudendo gli occhi questi sparivano. Non sapeva il perché, né da dove potessero venire. Forse da un'altra Galassia … improvvisamente, come un flash accecante, si ricordò che c'erano dei Mondi e che erano nascosti agli esseri umani. Non sapeva spiegarsi come facesse a saperlo, né tanto meno perché se lo fosse ricordato proprio in quel modo. Le creature che aveva visto gli avevano fatto scattare qualcosa nella mente, forse stava ricordando una vita passata e anche chi era veramente, una di quelle creature, magari le aveva incontrate nel passato. Quando arrivò davanti la porta di casa trovò suo padre che si mise proprio di fronte a lui. “Luca, ma dove eri andato? La scuola è finita da tre ore!” gli disse preoccupato. “Ero qui in giardino.... Aspetta hai detto tre ore?” chiese Luca stupito. Era incredibile, non si era reso conto di aver passato tanto tempo in giardino. “Non vai mai in giardino … ci rimani per ore in questi ultimi giorni. Che ti succede?” suo padre era sempre più preoccupato. “Niente - tagliò corto Luca - vado su in terrazza un po'”, aggiunse. Il padre si stupì, perché non andava mai neanche in terrazza. “Luca, non è che hai ripreso a fare brutti sogni?” gli domandò di punto in bianco. “No, non li faccio da un po'.” Il padre lo guardò dubbioso, alla fine disse: “Okay, ma se vuoi parlare...” “Si, se voglio parlare ci siete voi ... lo so papà”, disse Luca finendo la frase. Il padre non gli chiese altro, così lui andò in terrazza. Arrivato lì vide una persona in lontananza, ma non fece in tempo ad avvicinarsi che questa sparì. Stava succedendo qualcosa che probabilmente lui, in quel momento, non poteva comprendere. *** Era passata una settimana e non era più vittima di quelle illusioni, o almeno così credeva. Era un giorno come un altro, Luca era a scuola e stava seguendo le noiose lezioni che erano iniziate da poco. Ad un certo punto, però, i vetri si ruppero dall'interno, come se qualcuno li avesse presi a sassate e tutti si voltarono, sconcertati e allo stesso tempo stupiti, a guardare le schegge sparse un po' ovunque. Il professore che stava spiegando si interruppe, neanche lui riusciva a credere che quelle finestre si fossero rotte da sole, eppure nessuno si era mosso, tutti seguivano la lezione, stranamente. Il professore, contento che per la prima volta tutti fossero attenti, ora era stupefatto. Per fortuna nessuno dei ragazzi che sedeva vicino alle finestre si fece niente, il docente si accertò che stessero tutti bene, poi guardò dalle finestre rotte e non vide nessun vandalo, non c'era anima viva nel cortile sottostante. Escluso i presenti, nessun altro si rese conto di ciò che era appena accaduto eppure c'erano i vetri rotti a testimoniarlo, neanche quelli che stava al piano inferiore se ne erano accorti, non avevano visto neanche i vetri che cadevano. Tutti i ragazzi si alzarono e si affacciarono alle finestre per osservare meglio la situazione. L'unico a rimanere seduto fu Luca che trovava molto strana quella situazione, si guardò intorno alla ricerca di qualcosa che potesse spiegare l'accaduto, ma non c'era nulla. Si guardò intorno due volte, alla terza notò qualcosa di strano, dalla porta vide sbucare una scarpa e subito pensò si trattasse di qualcuno che era venuto per capire cosa fosse successo, invece apparve una ragazza. Era bellissima, alta dal fisico atletico e attraente, portava i lunghi capelli rossi raccolti in una coda che gli ricadevano morbidamente su una spalla, i suoi abiti erano diversi da quelli di chiunque altro. Appena entrò disse: “Luca, ragazzo prodigio, come va?” Luca si stupì nel sentire quelle parole, soprattutto perché non la conosceva. I suoi compagni si girarono a guardare quella bellissima ragazza. I ragazzi presero a sbavarle dietro, mentre le ragazze la squadrarono invidiose. “Chi sei?” gli disse Luca “Questo non ha molta importanza adesso. Sono venuta qui per parlarti, ma sopratutto per prenderti e portarti via da qui”, gli disse la ragazza, con un sorrisetto ammiccante. I ragazzi che le si erano avvicinati iniziarono a dirle che era meglio se lo lasciasse perdere perché non valeva niente, invece poteva portare via uno di loro. “Levatevi dai piedi umani! Non ostacolate il mio cammino, oppure vi ucciderò tutti. Per nessuna ragione potete prendervi gioco del Titano assoluto ...” disse la ragazza infuriata. Sentendole dire quelle parole minacciose, tutti ragazzi si allontanarono tranne uno, Mario, il bullo che lo prendeva sempre in giro e non finiva mai di picchiarlo. “Da te mi farei uccidere volentieri”, le disse Mario, con aria sognante. “Come vuoi”, rispose lei in tono gelido. La ragazza chiuse la mano ed era pronta a tirargli un pugno, ma poco prima di colpirlo si bloccò. “Ferma, non farlo! Non ucciderlo”, disse Luca. Il pugno vicinissimo al petto del compagno, si fermò. Era incredibile che si fosse fermata. Tutti osservarono la scena increduli, come se Luca le avesse dato un ordine e lei lo avesse eseguito senza battere ciglio. “Perché mi hai fermata? Non vuoi che lo uccida? Lui ti prende in giro ogni giorno e oltre a questo ti picchia, almeno lo uccido e non farà più del male a nessuno..” disse la ragazza confusa. “Ancora non hai risposto alla mia domanda, allora?” le chiese Luca in tono serio. “Mi chiamo Jessica” si presentò. “Bene almeno so qualcosa in più di te. Adesso devo chiederti una cosa ... quel ragazzo per caso ti ha fatto qualcosa?” “A me no, ma a....” “Bene, allora perché vuoi ucciderlo se non ti ha fatto niente?” “Perché gli umani senza la violenza non sanno ragionare, anzi nemmeno sanno cosa significhi ragionare.” “Quindi di conseguenza anche tu sei un umana, vero?” le chiese osservandola per bene. “Come lo hai capito?” ribatté Jessica, sgranando gli occhi stupita. “E stato molto semplice, perché tu stavi uccidendo un umano che nemmeno conosci, le persone non vanno mai uccise, poi se non le conosciamo meglio lasciarle stare – Luca sorrise – non e così che dovrebbe essere?” “Tu non cambi mai, eh?” “Prima di tutto non so perché dovrei cambiare, poi come fai a conoscermi?” “Io so tante cose di te, che forse tu nemmeno sai di te stesso.” “Cosa significa, praticamente mi stai dicendo che io non mi conosco?” “Ti conosci poco, ancora non sai quello che puoi fare, una volta eri più alto e molto più bello sai?” “Che significa una volta?” “Ti va di fare una sfida?” Jessica sorrise mentre lo diceva. “Contro di te, che puoi far rompere i vetri solo col pensiero? Non ci penso minimamente.” “Non è una sfida né di potenza né di forza, ma di tempo” “Che significa una sfida di tempo?” “Te lo spiego: allora praticamente tra quattro anni al massimo la Terra, o se voglio essere più precisa, questi umani, se cosi possiamo definirli, verranno eliminati. Adesso non so se tutti oppure la maggior parte, ma sappi che non potranno fare nulla, solo una persona può salvarli e quella persona sei tu” Luca la fissò incredulo per quello che stava dicendo. “No, non può essere, io dovrò salvare la Terra?” chiese. “Diciamo di si. Ecco più che altro devi fare delle cose in questi quattro anni: due anni devi passarli ad allenarti e gli altri due rimanenti devi trovarti una squadra formata da sette persone. Sarai tu stesso ad allenare queste persone, se non lo farai moriranno tutti gli umani sulla Terra e tu con loro , visto che in questo momento non hai poteri.” gli spiegò. “Praticamente mi stai dicendo che io devo salvare gli umani, perché solo io ho il potere di farlo?” “Si” “Aspetta ma perché non li difendi tu?” “Prima di ogni cosa, perché io non aiuto più gli umani da tempo; seconda cosa, perché io non ho potere sufficiente per battere le persone che arriveranno” “Io anche se mi alleno dove li prendo i poteri per essere più forte di te?” “I poteri li hai dentro di te, solo che devi scoprire ancora come attivarli. Il problema è; adesso cosa hai intenzioni di fare?” gli chiese. I compagni di classe si misero a ridere, tutti i maschi e qualche ragazza, fatta eccezione per due o tre ragazze che credevano a quello che stava succedendo, infatti erano stupite. Non pensavano che dovesse essere proprio Luca a salvare la Terra, non lo ritenevano capace di una cosa del genere. Jessica seccata e arrabbiata a causa dalle persone che stavano ridendo di lui, perché nessuno di loro credeva in Luca, o a quello che doveva succedere, allargò le mani e chiuse gli occhi. Pochi secondi dopo tutti quanti si trovarono paralizzati, non potevano né ridere né fare niente. “Se solo vi azzardate tutti quanti a...” prese a dire. Jessica si fermò perché vide Luca che si alzò dalla sedia. “Lasciali stare, c'è un motivo perché gli umani vengono chiamati stupidi, sciocchi, imbecilli, perché non usano il cuore... mai. Ecco perché non credono che questo possa accadere ... naturalmente non tutti sono così.” “Non sei cambiato di una virgola, proteggi sempre questi luridi umani. Non lo meritano, non meritano di essere protetti da te, nessuno di loro, nemmeno uno!” esclamò lei. “Forse, o forse c'è un motivo perché li devo proteggere, non sai dirmi quale?” “Vuoi proteggerli perché hai fatto una promessa.” “E a chi l'avrei fatta questa promessa, di proteggere gli umani?” “Non posso dirtelo questo devi scoprilo da solo.” “A quanto pare devo scoprire da solo un sacco di cose. Va bene ...” “Mi dispiace, io sono venuta qui solo per avvertirti e per dirti che ti devi allenare.” “A quando pare mi hai detto molto più di questo, bene, grazie.” Jessica si avvicinò a lui ad una velocità sorprendente, erano l'uno di fronte all'altra, Luca non si spaventò perché già sapeva quali fossero le sue intenzioni. Lo abbracciò. Questo gesto sorprese Luca, non sapeva che cosa aveva fatto, non sapeva per che cosa lo stava facendo, ma così lei perse la concentrazione e gli umani tornarono a muoversi. Una ragazza nella classe era incredula pur vedendo la scena, la sua gelosia esplose infatti chiese: “Posso dargli una mano ad allenarsi e a trovare le persone della squadra?” Jessica restò stupita che un umana si offrisse volontaria, la guardò con molta attenzione, le sembrava di conoscerla, sapeva anche perché si era offerta volontaria. “Devo fare questa cosa da solo nessun umano può aiutarmi, almeno per adesso”, intervenne Luca. Jessica sorrise, lo abbracciò per un ultima volta e intanto guardò l'umana che si era offerta come volontaria, notò subito la sua gelosia, dal suo sguardo si capiva benissimo ciò che pensava, voleva che Jessica si allontanasse immediatamente da Luca. “Spero che prenderai decisioni giuste in questi anni che verranno. Le uniche cose che ti devi ricordare sono: non arrenderti mai e allenati più che puoi, queste sono le cose fondamentali.” disse Jessica Alzò la mano verso le finestre e le ricostruì, era incredibile, Luca di questo restò un po' stupito non se lo aspettava, poi disse: “Gli umani non devono sapere niente, quindi a loro farò dimenticare tutto. Non sapranno niente di quello che deve accadere, né ricorderanno tutto questo. Solo quando il momento arriverà allora si ricorderanno cosa avrai fatto per loro, ma fino ad allora non dovranno ricordare niente, nulla di tutto questo, perché è troppo pericoloso per loro – guardò la malinconia di Luca già negli occhi – non preoccuparti arriverà il momento in cui sapranno la verità”. Jessica sparì nel nulla, Luca guardò i suoi compagni, sperando che si ricordassero qualcosa, sperando che tutto quello che era successo non era successo per caso, ma tutti si ritrovarono per terra non sapendo come, né cosa fosse successo. Luca andò ad aiutare i suoi compagni, con la tristezza negli occhi, andò anche ad assicurarsi che Giovanna stesse bene. “Stai bene?” le chiese. “Si certo sto bene”, gli rispose Giovanna. “Sai per caso cosa e successo?” chiese Luca speranzoso. “No, io non lo so.” “Okay.” Giovanna notò la malinconia negli occhi di Luca, come se fosse a conoscenza di tutto quello che era successo, ma non voleva dirlo. Luca era tristissimo, nemmeno lei si ricordava cosa era successo, nessuno si ricordava niente, nessuno tranne lui. Mentre andava a sedersi al suo posto pensò tra se, perché sarà venuta proprio da me a dirmi tutte queste cose? Perché devo fare tutta la fatica io, mentre gli altri devono stare a guardare, perché devo proteggerli per una promessa che nemmeno ricordo di aver fatto? Perché proprio a me? In fondo era anche quello che volevo un po', ma non in questo modo l'ho sempre immaginato in modo diverso e non così, non voglio salvarli, non voglio salvare nessuno perché sono sicuro che mai nessuno di loro salverà me, naturalmente c'è qualcuno che lotterebbe per me, ma al momento non lo sa nemmeno. Basta ho deciso, scaverò nei miei ricordi, sperando che abbia qualche ricordo utile ovviamente”. Luca si sedette al suo banco insieme ai suoi compagni, ancora storditi, il professore riprese a spiegare normalmente, anche lui un po' stordito, ma fece lezione lo stesso. Tutto era tornato alla normalità. Luca si convinse che forse era stato un sogno, forse tutto quello che era successo era solo nella sua mente, forse lo aveva immaginato? ***

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Passarono quasi sette anni da quel giorno. Luca ormai non credeva più che potesse arrivare qualcuno, ma continuava a pensare che, quegli anni, non fossero passati inutilmente, la speranza non lo aveva ancora abbandonato, non voleva arrendersi, prima o poi era certo che qualcosa sarebbe accaduto. Luca aveva ormai quasi ventun’ anni, mancava un mese al suo compleanno, frequentava l'università da quando aveva finito le superiori, ormai ci andava da quasi due anni. All'università si trovava molto bene, aveva molti amici e una splendida vita; tutti lo conoscevano, era sempre pronto ad aiutare gli altri. Ora non passava più interi pomeriggi, chiuso in camera sua, a pensare a quello che sarebbe dovuto succedere o a chi sarebbe arrivato; si era convinto che ciò che aveva vissuto da adolescente fosse stato solo un sogno. Voleva vivere la sua vita, non aspirava più a vivere quella che si era immaginato al primo anno di liceo, adesso per lui tutto aveva un senso diverso. Però gli mancava qualcosa, come se avesse perso una parte importante di sé, da molto tempo e ora sentiva il disperato bisogno di ritrovarla. Luca si svegliò presto come ogni mattina per andare all'università, ci metteva una mezz'oretta per alzarsi dal letto, in quel lasso di tempo rimaneva in dormiveglia, ma riusciva a sentire tutto come se fosse completamente sveglio. Si immaginava come fosse andata se quel giorno fosse successo qualcosa. Prendeva il pullman ogni mattina, vicino casa sua c'era la fermata quindi aspettava lì. Per arrivare all'università ci metteva meno di mezz'ora. Quando andava a lezione e seguiva le spiegazioni dei professori, riusciva ad anticipare le loro parole e le risposte alle loro domande, questo fece pensare agli altri studenti che fosse un genio. Era sera e Luca tornò dall'università stanco, mentre camminava verso casa, pensò di riposarsi e di non fare nient'altro. Quella sera si sentiva più stanco del solito, non sapeva spiegarsene il motivo, eppure aveva fatto le solite cose. Non fece neanche qualche metro dalla fermata che vide una ragazza correre verso di lui, era strano che una ragazza facesse jogging la sera a quell'ora. Continuò a camminare e a chiedersi come mai quella ragazza stava correndo, ormai era arrivata vicino a lui si fermò di colpo e gli disse: “Aiutami, sono inseguita da dei ragazzi!” il suo tono di voce era spaventato e affannoso a causa della corsa. La ragazza lo osservò meglio e si sorprese quando lo riconobbe, anche Luca la conosceva, avevano frequentato il liceo nella stessa classe il primo anno. “Calmati, ci sono io qui adesso, non ti faranno niente Giovanna tranquilla”, le disse per rassicurarla. Giovanna guardò Luca, lo trovò cambiato e non solo nell'aspetto fisico, ma sembrava un'altra persona, diversa da come se lo ricordava. Lo sguardo di Luca la fece arrossire fino alle punte dei capelli. Luca scrutò la strada dietro di lei, per verificare che ci fosse realmente qualcuno che la stesse inseguendo, non era certo che gli avesse detto la verità anche se guardandola negli occhi, sembrava sincera, ma voleva comunque accertarsene. In lontananza notò due uomini che correvano nella loro direzione, ma improvvisamente cambiarono strada e Luca pensò che si fossero spaventati o forse lo avevano riconosciuto e, temendo uno scontro, se ne andarono. “Bene se ne sono andati, ti accompagno a casa così ti sentirai più al sicuro”, gli disse Luca. “Va bene, grazie”, rispose Giovanna. I due si avviarono verso casa di Giovanna. “Sai io non so dove abiti ... quindi mi dovresti indicare la strada, che ne dici di farmi da navigatore?” le chiese scherzando. Giovanna rise, poi rispose: “Okay, allora segui me fino a quell'incrocio là davanti, poi siamo quasi arrivati a casa mia.” “Come vuole lei signorina, io la seguo”, le disse e tutti e due scoppiarono a ridere. “Allora come sta andando all'università?” gli chiese Giovanna tornando seria. “Ora alla grande. All'inizio non mi trovavo tanto bene, ma poi ci si abitua” le rispose, senza perdere il tono allegro. “Tu ti sei sempre abituato a tutto ... come fai?” Giovanna sembrava sinceramente contenta per lui. “Be perché sono un po' testardo quindi...” Luca fece spallucce. “Ah.. quindi questo è il tuo segreto?” gli chiese ridacchiando. “Si si, ma non dirlo a nessuno però”, le disse abbassando la voce e fingendo di essere serio. Entrambi risero, ma la felicità di Giovanna non durò molto, quando disse con tristezza: “Beh, io sono arrivata. Grazie per avermi salvata e per avermi fatto da scorta”, gli disse guardandolo negli occhi, con una nota di tristezza nella voce. “Ma va! Non ho fatto niente …facciamo finta che ti abbia accompagnata a casa e dimentichiamoci di quei due, va bene?” le sorrise rassicurandola. “Mi va bene, comunque … che ne dici se un giorno usciamo?” gli chiese prendendo coraggio. Luca ci pensò un po' su, non si aspettava un invito del genere da lei, non sapeva cosa risponderle anche perché non la conosceva bene, non si erano mai frequentati al di fuori della scuola, ma qualcosa gli diceva che era cambiata e non era la stessa ragazza che aveva conosciuto al liceo. “Beh, di solito non dovrebbero essere i ragazzi a chiedere di uscire alle ragazze?” le chiese alla fine, con un mezzo sorriso. “Il fatto è che mi hai salvata e volevo ringraziarti”, gli rispose, arrossendo. “Ecco io … non so ….” stava per dire Luca. “Guarda che non sei obbligato … puoi anche dirmi di no, non mi offendo”, lo interruppe Giovanna, diventando ancora più rossa in viso. Era evidente che provava qualcosa per lui. “No, non volevo dire questo. È che noi due non ci conosciamo e non ci siamo mai frequentati prima … Comunque mi farebbe piacere uscire con te, così avremo anche l'occasione di conoscerci meglio” le disse Luca con un gran sorriso sulle labbra. “Sono contenta che tu abbia accettato, non pensavo che...” iniziò a dirgli, emozionata. Non riusciva a nascondere la sua felicità gliela si leggeva anche negli occhi. Prima che potesse finire la frase, Luca disse: “Perché non avrei dovuto accettare? Fa sempre piacere ricevere un invito da una bella ragazza - le disse interrompendola - però non vorrei che tu ti facessi troppe illusioni … quindi, andiamo con calma e iniziamo a conoscerci dalle basi”, aggiunse. “Oh, ma certo! Andremo con calma” gli assicurò, abbozzando un timido sorriso. “Bene, allora … dove vorresti andare?” le chiese, col suo solito tono allegro. “Ecco veramente pensavo, di fare una passeggiata e poi, magari, andare a mangiare qualcosa”, gli rispose, senza incrociare il suo sguardo. “Avevi già programmato tutto eh? È sempre meglio prepararsi in anticipo.” “Veramente ... ci ho pensato adesso”, ridacchiò, riuscendo a guardarlo negli occhi. “Sei un'ottima improvvisatrice – si complimentò Luca – Allora, che ne dici se domani ti passo a prendere e poi attiviamo il tuo piano?” le chiese con aria cospiratoria. “Si va bene, sono d'accordo”, gli rispose Giovanna ridendo. “A domani. Buona notte”, la salutò Luca, prima di tornarsene a casa. Giovanna entrò in casa, felicissima per l'appuntamento, andò subito in camera sua a scegliere il vestito, i trucchi e tutte le cose che doveva mettersi per la sera seguente. La mattina dopo, Giovanna era elettrizzata all'idea di uscire con Luca, aveva anche deciso di saltare le lezioni all'università e sua madre si era preoccupata dato che non lo aveva mai fatto. Sua madre pensò addirittura che si fosse ammalata, ma lei la rassicurò dandole un bacio sulla fronte e continuando a canticchiare. Non faceva altro da quando si era svegliata. Le mamme, si sa, hanno un sesto senso per certe cose. “Lui chi è?” le chiese, curiosa e allo stesso emozionata per la figlia. “E un ragazzo speciale e stasera usciamo insieme” le rispose Giovanna, continuando a sorridere. Era evidente che provava qualcosa di profondo per questo ragazzo e sua madre non ci mise molto a capirlo. “Sono contenta per te. Ma potevi andare all'università stamattina ...” le disse, con un accenno di rimprovero nella voce. “Mamma … avevo solo due ore e potevo saltarle. Non crolla il mondo se non vado all'università per un giorno.” I suoi genitori tenevano molto alla sua carriera universitaria. “Va bene, ma spero non diventi un'abitudine … - le disse un po' preoccupata – comunque deve essere proprio un bel ragazzo visto che ti ha fatto perdere la testa”,z aggiunse con un sorrisetto malizioso. “Non è solo bello ... è cambiato molto dall'ultima volta che ci siamo visti” le rispose Giovanna con aria sognante. “E come vi siete conosciuti?” si informò sua madre. “Eravamo in classe insieme anni fa, al primo superiore. Però allora non mi piaceva tanto, mentre adesso è cambiato totalmente” “Sono contenta che ti piaccia, ma stai attenta magari non ti vuole e ti sta solo prendendo in giro”, la avvertì, le mamme tentano sempre di proteggere i propri figli. Giovanna rifletté sulle parole di sua madre e la sua felicità scomparve per lasciare posto alla tristezza, le vennero in mente anche le parole di Luca della sera precedente. “Si e forse non è realmente interessato a me ... Mi ha vista cambiata ieri e quindi adesso vuole conoscermi, però ho la sensazione che non andrà molto bene anche se sono felice che lui abbia accettato di uscire”, le rispose, giocherellando con una ciocca di capelli, cosa che faceva solo quando era nervosa o pensierosa. “Bambina mia, non è una cosa negativa, questo vuol dire che è un ragazzo intelligente e non si accontenta dell'apparenza. Magari conoscendoti gli piacerai molto ...” disse sua madre, cercando di risollevarle il morale. Giovanna si chiuse nella sua stanza per tutto il giorno, non poteva fare a meno di pensare alle parole di sua madre e a quelle di Luca. L'entusiasmo di quella mattina era completamente svanito, cercò di ritrovare un po' di buon umore quando si avvicinò l'ora dell'appuntamento. Alle sette in punto suonarono il campanello e rispose la madre di Giovanna al citofono. “Buona sera signora, Giovanna è pronta?” le chiese in tono garbato, una voce maschile profonda e calorosa. “Buona sera. Si sta ancora preparando, perché non sali nel frattempo?” la madre di Giovanna gli aprì la porta e Luca salì le scale. Elena era una donna alta e mora, dall'abbigliamento impeccabile, anche quando stava in casa. Sembrava una donna affabile. Era contenta di poter conoscere Luca di persona e non appena lo vide fu colpita dal suo sguardo, profondo e sincero. “Ora vado a chiamare Giovanna, accomodati pure!” “Grazie” le rispose Luca con un sorriso cordiale. Giovanna era in preda al panico, aveva svuotato tutti i cassetti e non aveva ancora trovato la maglietta che desiderava. Quando sua madre entrò nella stanza e la vide seduta sul letto disperata, le sorrise dolcemente e poi le disse: “Cosa succede? Luca ti sta aspettando” “Cosa?! È già qui? Oh! Non riesco a trovare la maglietta viola … l'ho cercata ovunque!” esclamò mentre i suoi occhi iniziavano a riempirsi di lacrime. “Su non piangere, vedrai che verrà fuori” la rassicurò. Le diede una pacca affettuosa sulla spalla e si avviò verso l'armadio, in meno di un minuto trovò la maglietta e la porse a sua figlia che ritrovò il sorriso. “Grazie mamma! Se non ci fossi tu ...” “Ora sbrigati! Non vorrai far aspettare ancora quel ragazzo”, le disse, prima di uscire e tornare dal suo ospite. Luca si era seduto sulla poltrona in salotto e attendeva pazientemente l'arrivo di Giovanna. “Tra cinque minuti è pronta”, annunciò Elena, con un gran sorriso sulle labbra. “Va bene, non ho fretta” le rispose Luca, in tono educato e gentile. “Si sa, le donne si fanno sempre attendere”, disse Elena ridacchiando. “Lo so, ma per me non è un problema” Luca sembrava di buon umore e fece un'ottima impressione alla madre di Giovanna. Era contenta che sua figlia avesse trovato un bravo ragazzo. Dopo pochi minuti Giovanna si presentò in salotto, pronta per uscire. Aveva indossato la maglietta viola con lo scollo a barca, jeans chiari e stretti che le fasciavano perfettamente le gambe e le converse dello stesso colore della maglietta. Aveva aggiunto anche un filo di trucco e dei bracciali in tinta con l'outfit. “Sono pronta, possiamo andare” annunciò Giovanna, elettrizzata. Luca si alzò in piedi e la raggiunse, salutarono Elena e uscirono di casa. La madre di Giovanna pensò che Luca fosse un ragazzo speciale e che sua figlia era stata fortunata ad incontrarlo. Mentre i due ragazzi camminava fianco a fianco, qualcuno dall'alto li stava osservando. Li seguiva, saltando da un tetto all'altro, rimanendo sempre nell'ombra, ma , ben presto, si accorse di non essere l'unica persona a seguirli. “Chi sa cosa vogliono da Luca” si chiese continuando ad osservare sotto di sé. Dopo un po', però,ci pensò e arrivò alla conclusione che forse, gli altri inseguitori, erano venuti a uccidere Giovanna perché in fondo lei non era buona, ma cattiva. Le persone nascoste nell'ombra continuarono a seguirli mantenendosi a debita distanza dai due ragazzi, ma la prima non smetteva di chiedersi chi fosse l'altra. All'inizio non la riconobbe, ma grazie alla luce di un lampione ne riuscì a distinguere i tratti del viso e si stupì molto nel vedere chi fosse quella persona. “Ma non è possibile, come..? come fa a essere qui?” pensò ad alta voce. Jessica era molto stupita nel vederla andare da Luca e Giovanna, forse non voleva uccidere nessuno dei due, forse voleva solo avvertirli. Mentre continuava a pensare al motivo per cui quella persona fosse lì, osservò con attenzione tutta la scena riuscendo ad ascoltare ciò che si dicevano. Luca e Giovanna stavano ridendo, quando improvvisamente lui si fermò di scatto. “Perché ti sei fermato? Cosa c'è?” chiese Giovanna preoccupata. “Sento che...qualcosa non...” iniziò a spiegarle Luca, ma si bloccò. In quel preciso istante tutto intorno a loro divenne immobile, le auto si fermarono così come le persone che stavano passeggiando sul marciapiede accanto a loro e dall'altra parte della strada, come se il tempo si fosse improvvisamente fermato. Tutti gli esseri umani si erano bloccati, tranne Giovanna che era rimasta accanto a Luca. “Incredibile ... anche se non ti sei allenato sai prevedere ancora i movimenti. Devo farti i miei complimenti Luca”, disse una voce. Luca non riuscì a vedere nessuno e non riusciva a capire a chi appartenesse quella voce, si rese conto che gli umani introno a sé non si muovevano più, tranne Giovanna che sentendo quella voce gli prese la mano. Poi la voce continuò: “Il momento è arrivato, domani dovrai fare la tua scelta. Cosa farai? Lascerai questo orrendo Mondo?” gli chiese la voce, con una certa curiosità. “Non lo so ... fino a domani ho tempo. È vero,non mi sono allenato, ma ho ancora tante cose da fare qui ...” gli rispose Luca in tono serio. “Bene. Stai attento domani sarà il momento in cui sceglierai cosa fare e sarà per tutta la tua vita” Quando quella voce finì di parlare, il tempo riprese a scorrere. Giovanna che aveva sentito la conversazione, preoccupata, disse: “Di cosa stava parlando, te ne devi andare? Perché te ne devi andare? Ti prego resta qui non te ne andare” lo supplicò, mentre i suoi occhi iniziavano a farsi lucidi. Lo abbracciò. “Non preoccuparti, resterò in questo Mondo”, la rassicurò Luca sorridendo. Non sapeva cos'altro dirle in quel momento, non poteva fare a meno di pensare a ciò che gli aveva detto la voce. “Ti dispiace se ti accompagno a casa? Domani a quanto pare sarà una giornata dura”, le chiese Luca in tono gentile, cercando di nasconderle la propria preoccupazione. “Sì,va bene”, gli rispose Giovanna. Mentre Luca stava accompagnando Giovanna, lei gli chiese: “Non usciremo più insieme, vero? Voglio dire … da domani le cose cambieranno e non ci vedremo più, neanche per essere amici”, il suo tono di voce era triste e non riuscì a guardarlo negli occhi. “Le cose cambieranno è vero, ma potremo comunque essere amici”, le rispose con un sorriso. Dopo averla riaccompagnata a casa, Luca decise di fare una passeggiata per schiarirsi le idee, aveva bisogno di pensare e di restare da solo. Le strade però erano ancora affollate e piene di ragazzini che giocavano e urlavano, non riusciva a concentrarsi, così decise di andare nell'unico posto in cui poteva pensare senza essere disturbato. Quando tornò a casa, incontrò sua madre per le scale. “Mamma io sono sopra in terrazza, scendo quando ...” “Quando hai finito di pensare. Lo so”, disse la madre con un sorriso. Luca ricambiò il sorriso di sua madre, era contento che se lo ricordasse dopo tanto tempo. “Com'è andata con quella ragazza?” gli chiese. “Bene … saremo amici”, le rispose prima di continuare a salire. Andò in terrazza e come era solito fare si mise seduto sul pavimento. Pensò e ripensò a quello che era successo otto anni prima e che nessuno, a parte lui, ricordava, ma non si spiegava perché avessero impiegato tanto tempo per farsi vivi. Perché si erano presentati dopo otto anni e non dopo uno o due? Cos'era successo in quel lasso di tempo? Luca continuò a porsi molte domande, il tempo trascorse senza che se ne rendesse conto e dalla notte si passò al giorno, non sentiva neanche i morsi della fame. Decise di tornare alla sua vita di sempre, continuando a fare la stessa routine. Avrebbe voluto cambiare la propria vita e aveva sperato che succedesse qualcosa che gliel'avrebbe cambiata, ma fino a quel momento non era successo niente. Scese a fare colazione, come tutte le mattine, per poi andare all'università e seguire le lezioni. In fondo aveva ancora una piccola speranza che succedesse qualcosa, invece la giornata trascorse pigramente, come tutte le altre precedenti. Si sentì sconfortato e senza speranza perché voleva dire che tutto ciò che aveva visto lo aveva solo immaginato. Finita l'ultima lezione, Luca si diresse alla fermata del pullman, ma quando arrivò si rese conto che mancavano ancora dieci minuti e non sapendo come impiegare quel tempo, decise di osservare il cielo, lo rilassava. Improvvisamente però scorse qualcosa di strano, come una stella; si concentrò per vedere meglio e si accorse che quell'oggetto si stava avvicinando ad altissima velocità. Luca capì che era giunto il momento di proteggere gli essere umani, ma non sapeva come farlo perché se avesse urlato di correre via per mettersi al riparo da una stella che stava precipitando su di loro, non gli avrebbero mai creduto, anzi lo avrebbero preso per pazzo. Aspettò un momento, si fece serio e guardò in cielo un'altra volta però questa volta non vide una stella, ma quella che sembrava una fenice un uccello bellissimo ed elegante, dalle piumaggio rossiccio, simile al colore del sole al tramonto, tutta di fuoco. Era incredibilmente bella ma allo stesso tempo pericolosa. “Forse, a pensarci bene, non è neanche una fenice, forse è qualcos'altro oppure ...” stava pensando Luca, quando tutti i presenti iniziarono a fuggire terrorizzati in tutte le direzioni. Luca, fu l'unico a rimanere al proprio posto e a non cedere al panico, qualunque creatura fosse, potevano vederla tutti e questo non era positivo. Luca era l'unico in grado di fermarla, o così gli avevano detto, era ciò che ricordava. Qualcuno gli gridò di allontanarsi e scappare insieme a tutti gli altri, ma lui non gli prestò attenzione, rimase in attesa. Alcuni avevano perfino chiamato la polizia, credevano che loro sarebbero stati in gradi di far fronte a qualunque cosa stesse arrivando. Probabilmente se Luca fosse stato colpito sarebbe morto e tutto sarebbe finito. Ma cosa ne sarebbe stato delle persone che stavano fuggendo? Chi le avrebbe protette? Luca non avrebbe permesso che quell'animale facesse loro del male. Perciò si preparò all'impatto imminente. Le persone che erano fuggite lo avevano lasciato solo e avevano abbandonato le auto in mezzo alla strada. La fenice ormai era vicinissima, Luca alzò la mano destra e l'animale andò a sbattere contro una barriera invisibile, apparsa in quel momento a proteggerlo. Non sapeva neanche lui come avesse fatto a crearla. L'impatto della fenice con la barriera provocò un'onda d'urto che fece cadere a terra le poche persone rimaste nei paraggi. La fenice rimase sospesa a mezz'aria, lo guardava con intensità come se si aspettasse qualcosa da lui. “Tutto qui? Mi basta un po' di concentrazione e una misera barriera, per fermarti?” chiese Luca. La fenice di fuoco, fu scossa da improvvisi tremiti e lentamente il suo aspetto mutò, assunse sembianze umane. L'uomo che stava di fronte a Luca era alto quasi tre metri, portava i capelli corti, i suoi occhi erano marroni e profondi, sulle guance aveva dei puntini rossi, simili alle lentiggini. “Mio Signore, perdonate il modo in cui sono arrivato, ma è un'emergenza”, la sua voce era cavernosa e gutturale. “Prima vorrei sapere chi sei, se è possibile”, gli disse Luca, osservandolo per bene. “Scusate non mi sono neanche presentato ... io sono il secondo ammiraglio, protettore del Mondo dei Licantropi”, gli rispose. Le persone che erano rimaste lì, si erano ormai rialzate ed erano rimaste tutte sconcertate per ciò che stava succedendo. Tutte si chiedevano come mai quell'omone gigante lo avesse chiamato “mio signore”. “Allora che cosa vuoi da me Ammiraglio di fuoco?” gli chiese Luca, ignorando i mormorii alle sue spalle. “Voglio che ritorni nei tuoi Mondi, mio Signore, perché a quanto pare le cose non stanno andando tanto bene, infatti, se accetterai dovrò raccontarti molte cose, anzi più cose di quando immagini.” gli disse con una nota di amarezza nella voce. “Io voglio venire a vedere gli altri Mondi io... ma aspetta un momento, perché hai detto i miei mondi, i mondi non appartengono a me appartengono praticamente a chi li protegge, o non e più così?” “Una volta i mondi erano solo vostri, si c'erano anche i protettori ma valevano poco senza di te, mio Signore” “Smettila con questo mio Signore e cominciami a chiamarmi Luca, se no mi fai arrabbiare.” “Certo come vuoi … Luca.” “Vorrei sapere che cosa sta succedendo negli altri mondi e perché siete venuti a chiamarmi solo adesso?” “Ecco ci sono stati degli imprevisti ... visto che non ce la facevamo da soli, ti abbiamo avvertito per sicurezza, ma adesso la nostra situazione è critica. Tutti i protettori dei mondi vogliono fare una guerra per decidere chi sarà il Titano assoluto … quindi devi intervenire” le sue parole sembravano quasi una preghiera. “E se io non volessi intervenire? Che cosa succederebbe?” “Penso che questo mondo cadrà a pezzi. Se non aiuterai a far finire questa guerra prima ancora che inizi.” “Forse non vi voglio aiutare perché ci avete messo tanto tempo a venire da me, adesso potrei fare lo stesso con voi, no?” “Si, è vero ma tu non lo farai ne sono sicuro, perché sei troppo buono.” “Uhm, a quanto pare mi conosci molto bene, perché?” “Il motivo è molto semplice, perché da dove vengo io ti conoscono tutti.” “Non bene....” stava per dire Luca, ma fu interrotto. “Tutti negli altri Mondi sanno chi sei e come sei di carattere, solo qui sulla Terra forse sei cambiato un pochino, naturalmente, ma non ti conoscono.” “Cosa sei venuto a fare qui? I tuoi occhi dicono che non sei venuto per me.” L'ammiraglio rimase un po' sorpreso, era riuscito a leggere la verità attraverso i suoi occhi, ma poi si ricordò che prima lo faceva praticamente sempre, infatti la sorpresa dal suo volto scomparve. “A quanto pare non sei cambiato per niente, sei sempre lo stesso, sei sempre tu...” gli disse. “E per quale motivo dovrei essere cambiato?” gli chiese Luca. L'Ammiraglio sorrise e gli rispose dicendo: “Sei sul mondo degli esseri inutili, esseri che non dovrebbero esistere, sono nulla in confronto a noi, perché li proteggi? Perché?” “Forse sono nato per questo motivo, o forse, li devo proteggere perché credo che una razza non può essere sterminata solo perché è inutile. Gli umani, anche se deboli, possono imparare qualcosa...” “Forse...” stava dicendo l'Ammiraglio, ma fu interrotto. “Niente forse, è così. Le persone giuste che usano il cuore possono cambiare”, affermò Luca con sicurezza. “Per esempio tu, Luca... tu usi il cuore per fare qualsiasi cosa, quindi puoi cambiare tutto non è così?” gli chiese l'Ammiraglio. “No, non posso cambiare tutto, ti sbagli … pensa che volevo i poteri prima, adesso non sono tanto sicuro di volerli. Non sono neanche sicuro di voler ritornare nei Mondi dove ho sempre desiderato di essere … in tutto questo tempo ho ricordato parecchie cose ma, non tutto e non voglio nemmeno ricordare tutto se non c'è ne sarà bisogno.” “Quindi stai dicendo che sei in dubbio?” gli chiese l'Ammiraglio perplesso. “Si, sto dicendo che ancora devo decidere cosa fare, perché sei tanto sorpreso?” “Perché prima che venissi qui sulla Terra, tu non lo eri mai... non eri mai in dubbio e...” “A me non interessa com'ero prima, adesso lo sono quindi... ti faccio una domanda, chi vuoi uccidere?” “La persona che conosci come Giovanna.” Luca si stupì che volesse uccidere proprio lei, gli sembrò molto strano. Pensò e ripensò a tutto, sopratutto a quello che era successo nei pochi minuti che erano passati, ma non riusciva a spiegarsi perché volesse uccidere Giovanna. Forse lo avrebbe scoperto solo se fosse andato sugli altri Mondi, ma in quel momento non aveva risposte. “Allora Luca, che cosa mi dici, posso uccidere un essere umano?” “Come? Scusa? Puoi ripetere?” gli chiese Luca, era ancora immerso nei propri pensieri. L'Ammiraglio lo guardò un po' storto, perché non lo stava minimamente ascoltando, arrabbiato disse: “Ti dico che se non vieni ad allenarti negli altri Mondi, la Terra senza la tua protezione non sopravviverà.” “Dimmi... quanto tempo ho per decidere?” “Non hai tempo, devi decidere in fretta. Anzi adesso, prima decidi meglio è.” “Bene allora vengo negli altri Mondi, ma naturalmente... a una condizione.” “Cioè? Quale condizione?” gli chiese l'Ammiraglio. “Mi devi promettere che gli umani non verranno toccati.” “Se tu non li aiuterai quando tornerai ad avere tutta la tua forza, allora va bene.” Luca ci pensò un attimo su, ma alla fine disse: “Va bene, allora io non gli aiuto e voi non li toccate?” Luca voleva proteggerli tutti. “Sono d'accordo, quindi adesso verrai con me? A salvare gli altri mondi?” gli chiese l'Ammiraglio speranzoso. “No, almeno non ancora, visto che non ho una squadra devo crearmela, allenarla e poi verrò a salvare i Mondi.” “Mi sta bene, ma ricorda che hai una settimana di tempo, almeno qui sulla Terra.” “Bene mi basterà.” “Hai già in mente le persone che devi allenare?” “Qualcuno, ma non so se accetteranno”, rispose Luca dubbioso. “Accetteranno, accetteranno. Non preoccuparti, sopratutto se gli dici che è per difendere la Terra.” “Non voglio mentirgli, lo sai ... se vorranno sapere la verità la sapranno.” “Bene.” Detto questo, l'Ammiraglio si trasformò in fenice e volò via, Luca lo guardò mentre si allontanava sempre di più. Poi si disse che poteva trasformarsi anche lui in una fenice, come l'Ammiraglio così chiuse gli occhi, si concentrò e ripetendosi che doveva assolutamente salvare la Terra, facendo qualcosa di straordinario, qualcosa che gli umani non sarebbero mai riusciti a fare. Luca pian piano liberò la mente da tutti i pensieri, quello che aveva provato quando era piccolo funzionava ancora, riuscì dopo tanto tempo a volare. Questa volta non era da solo, ma lo stava facendo con mille persone che lo guardavano. Luca volò, senza tener conto di chi lo stava guardando. Tutte le persone presenti rimasero sconcertate, sconvolte e stupite per quello che stava accadendo proprio davanti ai loro occhi. A chi stava filmando quello che succedeva, gli cadde il cellulare. Dopo pochi minuti tutto il mondo parlava di quello che era successo, i telegiornali avevano perfino interrotto le trasmissioni; i militari, la polizia e tutte le altre organizzazioni difensive della Terra si erano armati ed erano pronti a fronteggiare qualunque cosa. I militari andarono a casa di Luca per interrogare i suoi genitori su ciò che sapevano; li portarono in caserma e li torchiarono per ore, senza ottenere risposte soddisfacenti alle loro numerose domande. I genitori di Luca era shoccati più di tutti, avevano sempre creduto che loro figlio fosse un ragazzo normale come gli altri, non pensavano fosse in grado di volare, causando un tale casino. Luca volava liberamente nel cielo attraversando, di quanto in quanto, le nuvole. Quello era il posto perfetto per pensare liberamente a qualunque cosa, perché li nessuno lo avrebbe disturbato. Sorrise pensando al passato, poi si concentrò e tornò serio. *** Passarono due giorni da quando Luca se ne andò. Si trovava sospeso tra le nuvole ad ammirarle e a pensare, ciò che sarebbe successo da lì in avanti. Presto si rese conto che era inutile stare a rimuginare così decise di tornare letteralmente con i piedi per terra. Era preoccupato per i suoi genitori, non li aveva avvertiti ed era certo che si fossero spaventati non vedendolo tornare a casa. Scese lentamente. All'inizio gli sembrava tutto tranquillo, anche se non lo trovava normale da parte degli esseri umani dopo tutto quello che era successo, ma per lui era meglio così. Quando iniziò ad intravedere il suolo, Luca, rimase impressionato perché non aveva mai visto la Terra in quello stato d'allerta. Man mano che scendeva, si rendeva conto di cosa lo aspettava: le forze armate e le forze speciali avevano schierato carri armati, missili e fatto decollare aerei militari da combattimento per abbatterlo. Luca non credeva di aver suscitato in loro tanta paura da costringerli a schierare un tale armamento. Non appena fu a portata di tiri iniziarono a sparargli contro, sia dagli aerei che dai carri armati a terra, però riuscirono a creare solo fumo. Luca uscì dalla nube di fumo continuando a scendere, nonostante i mezzi sofisticati non riuscivano a colpirlo, infatti non aveva riportato neanche il benché minimo graffio. Luca pensò che tutto quello che stava accadendo era un po' strano: attaccare una persona che sa volare senza prima avvertirlo, senza parlare … di solito gli esseri umani tentavano un minimo di dialogo, invece niente. Quando, finalmente, toccò terra si trovò circondato da una moltitudine di uomini armati, avrebbe potuto sbarazzarsi di loro in un attimo, ma non poteva farlo a causa di una promessa. I militari e i poliziotti, senza avvertire, aprirono il fuoco nel tentativo di uccidere Luca, ma i proiettili non gli fecero niente, anzi si appiattirono quando arrivarono al corpo di Luca. Il suo primo pensiero fu rivolto alle persone della squadra che doveva trovare, riunire e allenare, sempre che accettassero di seguirlo; poi però gli vennero in mente anche i suoi genitori così chiese alzando la voce: “Voi avete preso i miei genitori?” Ma a causa dei continui spari e degli aerei che continuavano a sorvolare il cielo nessuno lo sentì, data la situazione allargò le braccia e tutti i soldati e gli uomini armati, caddero a terra storditi, mentre gli aerei in volo pian piano scesero per atterrare a un centinaio di metri da lì. “Visto che finalmente mi potete sentire, ho una domanda da farvi: “Avete i miei genitori in ostaggio?” chiese nuovamente Luca, in tono serio. Nessuno rispose, tutti rimasero in silenzio perché sapevano che avrebbe potuto ucciderli tutti, lo temevano. “Non sono io il problema che dovete affrontare. Non ostacolatemi e se proverete un'altra volta ad attaccarmi, con quell'inutile ammasso di ferraglia, non vi risparmierò. Ora, per favore, ditemi dove sono i miei genitori? Se gli avete fatto qualcosa, sulla Terra non rimarrà anima viva, allora? Chi di voi mi risponde?” tuonò Luca, cercando di non perdere la pazienza. Tutti i presenti erano rimasti stupefatti nel constatare che non aveva subito alcun danno nonostante lo avessero colpito con ogni mezzo a loro disposizione. Il capitano, un uomo corpulento, tutto impettito nella divisa ricoperta di medaglie, fece qualche passo verso Luca, era visibilmente terrorizzato, ma si sforzava di mantenere il controllo, il ragazzo davanti a sé non gli avrebbe fatto niente, voleva solo i suoi genitori. Dopo qualche secondo di silenzio, che sembrava interminabile, disse ai suoi uomini: “Abbassate le armi e che nessuno si muova fino a mio nuovo ordine!” poi, rivolto a Luca domandò: “Tu sai cosa sta succedendo?” “Voi sapete quello che sta succedendo?” ribatté Luca sorridendo. Il generale restò un po' stupito da quella risposta. “Dimmi, capitano, dove trovo i miei genitori?” l'uomo continuava a guardarlo atterrito ma non rispose. “Sto iniziando a perdere la pazienza … dove avete portato i miei genitori?” “Non posso dirti dove si trovano li andresti a liberare, noi non sappiamo nu ...” iniziò a dirgli il capitano. “Non farmi arrabbiare non ti conviene, avete fatto ciò che non dovevate fare: toccare la famiglia di qualcuno che è diecimila volte più potente di tutti voi. I missili o qualsiasi cosa mi lanciarete contro, non hanno effetto su di me, né su quelli che verranno a distruggere questo mondo ... quindi se mi fate arrabbiare, distruggerò io stesso questo mondo. Così saranno tutti contenti” il tono di Luca continuava ad essere calmo, nonostante la minaccia. Il suo atteggiamento suscitava ancora più timore in chi gli stava di fronte. “Chi potrebbe essere contento per la distruzione del nostro pianeta e della nostra razza?” gli chiese il capitano, in tono arrogante. “Non venirmi a parlare così, umano! Voi umani che avete scoperto l'esistenza degli alieni... volete solo sterminarli per prendere possesso del mondo in cui vivono. Voi umani siete i primi a volere la guerra, quindi non venire a parlarmi in questa maniera o ucciderò tutti!” esclamò Luca, in tono tagliente. “Non sono io a volerlo, ma quelli che stanno al di spora di me. Non siamo tutti così credimi”, disse il capitano, moderando il suo tono di voce. “Lo so, se eravate tutti in un modo a quest'ora la Terra non esisteva più da molto, molto tempo.” Il capitano restò stupito di quello che aveva detto, su di lui si sbagliava, aveva sbagliato tutto, sapeva molte più cose di tutti gli esseri umani insieme, nessuno poteva competere con lui, sopratutto con le cose che sapeva, ma poi Luca riprese: “Comunque, anche se siete comandati da qualcuno che è di grado più alto perché non vi ribellate se non volete eseguire gli ordini? Perché gli esseri umani sono talmente stupidi da fare quello che dice una sola persona, perché?” “Perché... Perché forse non sappiamo come ribellarci, anche se ci ribelliamo il lavoro ci viene tolto e non sapremo come mangiare” si difese il capitano. “Qui vi sbagliate, tutti gli esseri umani lo pensano perché non si uniscono, perché non sono capaci di ribellarsi come una volta. Vivete in un mondo pieno di regole che alla fine nemmeno ne ha, siete degli esseri stupidi. Così viene chiamato questo mondo: Mondo degli stupidi e degli imbecilli, perché è quello che siete! Uccidete persone, fate quello che vi ordinano anche se non volete farlo, state per distruggere la natura ... forse c'è ancora qualche albero, ma fra pochi anni a questa parte non esisteranno alberi o piante per darvi ossigeno e morirete. Vi distruggete con le vostre stesse mani! Allora? Nessuno ha qualcosa da dire?” Nessuno parlava, nessuno apriva bocca perché sapevano molto bene che quel ragazzo davanti a loro sapeva molte cose, ma non solo, era anche incredibilmente forte. L'unico umano che era diventato così forte, era incredibile e impressionante che nessuno aveva notato la sua forza. Il capitano sapeva che quel ragazzino aveva ragione, era anche incredibile che sapeva così tante cose, fu lui il primo a rompere il silenzio agghiacciante calato in quel momento e chiese: “Che cosa faresti tu per cambiare tutto questo?” “Semplice, mi ribellerei.” Tutti quanti si misero a ridere tranne il capitano, era serio, anzi serissimo e pensieroso. “Infatti la cosa più semplice non l'abbiamo mai fatta”, disse il generale. Tutti quanti smisero di ridere e rimasero stupiti per quello che aveva detto. “Infatti, perché non ci provate?” “Perché non ci guidi tu, saresti un ottimo comandate per il nostro mondo.” Luca sorrise e pensò seriamente alla proposta che gli aveva fatto, poi disse: “Io già mi devo occupare di nove Mondi migliori di questo, dove le persone che ci abitano non attaccano nessuno, quasi tutti vogliano la pace e tutti i mondi sono uniti. Le persone di diversi mondi sono unite... No io non accetterò mai di governare questo mondo chiunque sarà a chiedermelo o a impormelo.” “Negli altri mondi sei conosciuto?” “Si, io sono il Titano assoluto, vi spiegherò in breve cosa significa: praticamente è il più forte di tutti.” Era incredibile che il ragazzo che stava di fronte a loro fosse il più forte degli “altri mondi” come li chiamava lui. Tutti erano increduli, sopratutto tutti credevano a quello che stava dicendo perché dopo quello che era successo due giorni prima come potevano non credergli? Una persona che si trasformava in fenice e poi volava. La persona che avevano di fronte, non solo volava, ma era invulnerabile a qualunque attacco fatto con le armi terrestri. Era diventato tutto così strano che alcuni pensavano di essere in un film o in un cartone. “Allora mi dite adesso dove sono i miei genitori? Sì o no?” chiese nuovamente Luca. “Solo se risponderai a una domanda” Luca ci pensò un po' su, perché non sapeva quale sarebbe stata la domanda del capitano, forse non poteva rispondere, ma disse: “Se posso rispondere alla tua domanda certo, ma se è qualcosa che non posso dirti, no” “Bene allora ti faccio la domanda, poi vedrai se potrai rispondere va bene così?” Era un po' pensieroso, ed era anche un po' impressionato per quella risposta, ma poi ci pensò su e si ricordò che dopo tutto non era una cattiva persona, anzi. “Okay, fammi pure questa domanda.” “Qualsiasi essere umano può essere come te?” Luca rimase molto stupito da quella domanda, non credeva che gli facesse proprio questa domanda specifica, non lo pensava minimamente. “Dipende.” “Da cosa?” “Se gli umani vengono allenati da me, sì. Tutti quanti possono essere come me.” “Perché solo da te?” “Perché gli esseri umani non sanno che significa usare il cuore ... io l'ho imparato negli altri mondi, qui non si può imparare.” “Se tutti lo possono imparare, perché noi qui sulla Terra non possiamo?” “Sai che cosa significa, usare il cuore?” “No.” “Ovviamente, perché se no a quest'ora non mi avresti fatto questa domanda.” “Non capisco.” “Ti dico una cosa che forse tutti sanno tranne io, la domanda che ti sto facendo dall'inizio, adesso so la risposta.” Il capo restò pietrificato, come se gli avesse detto qualcosa di impossibile da fare, restò a bocca aperta. “Come hai...” “Ho usato il mio cuore per leggere il tuo”, gli spiegò. Luca sorrise, mentre tutti gli altri rimasero stupefatti e pietrificati da quella conversazione, tutti adesso avevano capito che Luca non era sicuramente una minaccia per quel mondo, ma altre persone volevano che tutti gli esseri umani scomparissero dall'universo. Adesso che conoscevano tutto ciò, non sapevano come comportarsi, adesso sapevano meno di prima quello che dovevano fare. “Non sapete quello che dovete fare, state tutti quanti pensando che cosa fare adesso, da questo momento in poi, non e così?” “Come fai a sapere quello che stiamo pensando?” “Ho letto i vostri occhi. Quando si impara a utilizzare il cuore, leggere gli occhi diventa molto più semplice. Vi lascio riflettere, mentre io vado a prendere i miei genitori e li riporto a casa, però sappiate che se vengo a sapere che siete andati un'altra volta lì, io ucciderò chi c'è andato.” Luca non stava scherzando, era serio, il capitano disse: “Chi ci garantisce che tu non distruggerai la Terra?” “Credete a quello che vi pare, ma sappiate che se avessi voluto distruggerla, lo avrei fatto molti anni fa, cosa che non ho fatto.” “Perché?” “Io non voglio uccidere nessuno. Voi fate parte di questa galassia, come gli altri mondi, tutti dovremmo vivere in pace, ma voi siete l'anello debole dei mondi ... credete di essere da soli in questa galassia? Credete che tutto giri intorno a voi? Ma non e così, per niente.” “Come possiamo difenderci se nessuno ci considera?” “Allora mi sa che non hai capito ... tutti vi considerano, perché tutti vorrebbero stare qui. Tutte le persone che abitano gli altri Mondi, sono nati e partiti dalla Terra, ma visto che voi umani siete talmente idioti da aver rovinato questo mondo... tutti quanti se ne sono voluti andare, si sono scelti i propri Mondi, in cui potevano stare in pace e in tranquillità.” “Anche noi vogliamo stare in pace e in tranquillità.” “Si, sul serio? Allora ti faccio una domanda, perché non smettete di fare la guerra?” “Perché sono gli altri che la iniziano e noi...” “Sbagliato. Se nessuno contrasta il male questo può prendere tutto è vero, ma poi anche l'oscurità stessa resterà sola. L'oscurità sa che c'è qualcuno che la contrasta, sa che c'è qualcuno che arriverà a fermarla prima o poi, ed è proprio da qui che si comincia una catena senza fine.” “Ma se gli altri...” “Prima di guardare gli altri pensate a voi stessi, poi potete dire “gli altri”, potete giudicarli, ma questo se prima avete giudicato voi stessi. Per questo motivo scoppiano le guerre, ed è per questo motivo che non finiranno mai, per questo gli esseri umani non dovranno e dico non dovranno mai apprendere come utilizzare il cuore.” “Quello che dici è tutto vero, purtroppo ...” “Lo so che è tutto vero, perché anche io sono nato e cresciuto qui sulla Terra, anche io come voi sono un essere umano, ma sono molto diverso da voi, visto che già a sette anni ho dovuto soffrire.” La faccia di Luca s'incupì, pensando a quello che aveva passato a sette anni e non solo, anche a tutto quello che era successo prima che l'ammiraglio arrivasse sulla Terra, aveva sperato e sperato che arrivasse. Non sapeva ancora cosa sarebbe successo di lì a poco, ma questo non lo fece pensare, anzi voleva andare avanti, non sarebbe più tornato indietro, non avrebbe più fatto il bambino viziato che voleva i poteri, anche se ormai li aveva ottenuti, anche se non sapeva ancora bene per quale scopo, se magari poi se ne sarebbero andati. “Io vado a prendere i miei genitori chiamate la base per avvisarla che non mi attacchino quando arrivo, oppure la distruggerò con chiunque ci sia dentro. Siete stati avvertiti.” “Io dico alla base che non devono attaccare, ma non so se la pensano tutti come me, non posso assicurartelo e comunque se ti attaccano, fai bene ad arrabbiarti, perché questa conversazione che abbiamo fatto l'hanno sentita tutti ... tutte le basi militari di questo mondo e non solo, forse già staranno trasmettendo attraverso i telegiornali.” “Bene, almeno tutti sapranno che fare adesso.” Luca volò e se ne andò con un sorriso sulle labbra, ma prima aggiunse: “Da adesso se le cose volete farle cambiare, cambiatele, perché ci sono io con voi”. Tutti i militari lì presenti gridarono: “Grazie!” Luca, si sentiva incredibilmente sollevato, per quello che aveva fatto. Finalmente qualche umano cominciava a capire che quello che stavano facendo era sbagliato e che dovevano trovare un modo per collaborare piuttosto che uccidersi a vicenda, per ottenere quello che volevano. “Forse adesso le cose cambieranno, forse farò in modo che ciò avvenga, qui sulla Terra. Spero che non solo qui, ma anche sugli altri mondi cambierò qualcosa”, si disse tra sé Luca. Raggiunse in poco tempo la base militare dove c'erano i suoi genitori, sperava di non essere attaccato, sperava che non dovesse fare qualcosa che non gli sarebbe piaciuto. Arrivato vicinissimo alla base si accorse che qualcosa non andava, c'era del fumo che saliva da una parte della base. Visto questo, si velocizzò, andando molto più veloce e quando arrivò lì vide che metà base era distrutta. Pensò subito al peggio, scese molto velocemente. Con molta attenzione si guardò nella zona in cui era, vide che era tutto distrutto, usciva fumo da ogni torre della base, ma gli sembrò tutto molto strano, non c'erano persone morte da nessuna parte, forse tutte erano riuscite a scappare, ma poi pensò che era praticamente improbabile che ci fossero riusciti. Se la base era stata attaccata non potevano essere riusciti a scappare tutti, sopratutto senza combattere. Restò lì immobile per un po' di tempo a pensare, intanto si guardava intorno come se tutto quello che stava accadendo fosse un sogno o ancora peggio, un incubo, ma poi notò una cosa che prima non aveva notato: una torre. Non era spaccata come le altre, era come se qualcuno l'avesse sciolta, sicuramente qualcuno molto bravo a manipolare l'elemento del fuoco, si chiese, ancora più confuso, perché non avessero ucciso gli esseri umani che erano presenti nella base. Pensò e ripensò a qualcosa che poteva essergli utile, poi gli venne in mente che parlando con l'ammiraglio di fuoco, che aveva incontrato due giorni prima, gli aveva ricordato che lui doveva proteggere gli esseri umani e che gli altri Mondi non si dovevano rivelare, anche se lui non aveva rispettato questo patto. Dopo averci Pensato, Luca si diresse verso la torre dove ci dovevano essere i suoi genitori, sapeva che sicuramente non li avrebbe trovati, ma voleva dare un'occhiata in giro, così forse avrebbe capito meglio cos'era successo lì. Intanto nella casa di Luca: “Perché ci hai salvati da quell'attacco?” chiese la madre di Luca. Quella domanda era rivolta a una donna che era davanti ai loro occhi e le rispose: “Voi ancora non sapete chi io sia, ma presto Luca vi spiegherà molte cose. Comunque scusate, non mi sono nemmeno presentata, io sono Jessica”. “Perché Luca ci dovrebbe spiegare chi sei?” chiese il padre si Luca. “Perché conosce ogni dettaglio, deve essere lui a spiegarvelo perché è stato insieme a voi, quindi vi fidate più di lui che delle mie parole.” “Invece perché non ce lo spieghi tu? Così , forse, possiamo capire o almeno ci proveremo” disse la madre di Luca. “Non posso, perché se ve lo spiego io non capirete, ma sopratutto non mi crederete quindi no!” “Bene allora non insistiamo, se proprio non vuoi dircelo ... però ancora una domanda, dove sono i militari che erano nella base insieme a noi?” disse il padre di Luca. “Li ho fatti sparire in un altra base, non li ho uccisi, non preoccupatevi.” “Adesso siamo al sicuro?” chiese il padre di Luca. “No, veramente è tutto l'opposto. Finché Luca non troverà la squadra e non aiuterà gli altri Mondi, voi umani e la Terra, sarete sempre in pericolo.” Jessica mentre diceva queste parole era seria ma allo stesso tempo preoccupata. “Noi non vediamo Luca da due giorni, anzi veramente mi sa che non lo vede nessuno da due giorni, tu sai dirci dov'è?” “Sì, è andato a pensare sulle nuvole. Quando deve prendere una decisione importante va lì a pensare, ma purtroppo, a volte, non si rende conto di quando tempo ci sta.” “Ma tu come fai a sapere tutte queste cose su nostro figlio?” “Beh.... ecco... io...” “Forse ho capito tu sei la ragazza di Luca!” disse la madre di Luca. “Cosa?! No, no! Noi non siamo fidanzati, noi siamo...” Jessica era un po imbarazzata, non poteva dire la verità, né dire chi era lei davvero, almeno non finché non arrivava Luca. Doveva perdere tempo in qualche modo, ma non sapeva ancora come, poi le venne un idea che poteva funzionare visto che erano umani. Jessica si avvicinò a loro e disse: “Scusatemi ma lo faccio per il vostro bene, prima che riveli chi sono davvero è meglio che vi facciate una bella dormita, tanto qui siete al sicuro non vi verrà a cercare nessuno”. Detto ciò Jessica con una velocità impressionante, toccò il collo di entrambi e loro svennero all'istante. “Dove sei Luca, perché non arrivi e non vieni qui, cosa ti è successo?” Pensò tra sé Jessica. Nel frattempo Luca aveva finito di controllare, gli sembrò tutto molto strano. Dopo aver accuratamente cercato per tutta la base, gli sembrava che non era stato un vero e proprio attacco, i cannoni del carro armato non avevano sparato nemmeno un colpo, era partito solo qualche colpo dalle mitragliatrici, forse nemmeno avevano colpito il bersaglio. Non sapeva più cosa pensare, sicuramente non era un essere umano ad averli attaccati, ma questo lo aveva escluso fin dall'inizio, visto che aveva notato tracce di magma su una torretta. Non c'era nessun morto, erano tutti quanti spariti nel nulla, come se fossero stati risucchiati dal vuoto. A meno che non si trattasse di un ammiraglio che aveva attaccato la base, questo era praticamente improbabile. Forse era un Titano, ma non si spiegava ancora il motivo perché aveva anche rapito i suoi genitori, forse per ricattarlo a fare qualcosa. Luca pensava e ripensava a tutte le possibilità che c'erano, tra sé e sé non riuscì a trovare una risposta. Ad un certo punto l'occhio gli cadde su una cosa molto stana: davanti a lui c'erano solo i resti di una torre, prima non ci aveva fatto caso, si avvicinò per vedere meglio, non era distrutta, anzi sembrava che era stata spostata o teletrasportata da un'altra parte. La persona che aveva fatto tutto questo e aveva fatto sparire ogni prova, quasi, non doveva nemmeno essere tanto forte, chiunque negli altri mondi poteva fare quello che aveva fatto, ma solo pochissime persone potevano sapere dove gli umani avrebbero portato i suoi genitori, a meno che non li stavano seguendo fin dall'inizio, ma la cosa era improbabile, perché li avrebbero uccisi subito. “L'unica cosa che devo fare adesso è trovare i miei genitori” si disse Luca tra sé. Così volò e cercò di visualizzare e di vedere se qualcosa nel mondo non andava, se c'erano altre persone, ma sapeva molto bene che non aveva i poteri di una volta, così fu costretto ad andare in giro per il mondo. Era un po' scocciato che si dovesse far vedere da tutti e gli venne una grande idea, anche se non lo aveva mai usato sulla Terra, provò a usare l'invisibilità. Era una cosa grandiosa, ma per quanto si sforzasse di concentrarsi, non diventò invisibile, non era semplice. Notò che era molto più difficile che volare, forse era qualcosa che lui al momento non poteva utilizzare. Dopo qualche altro tentativo, lasciò perdere e disse: “Ci riproverò quando avrò più tempo, adesso ho cose più importanti da fare e tempo non ne ho!” Si avviò volando lento, per vedere meglio se riusciva a vedere qualcosa, oppure se trovava qualche indizio. Nella strada che fece trovò molti militari, ma non lo attaccarono, lo guardarono, senza fare nulla. Luca rimase un po' stupito che le sue parole avessero già fatto effetto su tutte quelle persone, era incredibile e impressionante. Luca aveva il libero permesso di volare, gli venne in mente un'idea. Scese velocemente dove c'erano i militari che ancora lo stavano fissando e a tutti loro disse: “Non trovo più i miei genitori, mi aiutate a trovarli? Per favore”. Nessuno rispose alla sua domanda, tutti lo guardavano, ma nessuno rispondeva. “Ho chiesto se mi potete aiutare a trovare i miei genitori, per favore.” Nessuno rispose tutti continuavano a guardarlo come se stessero vedendo un fantasma. “Che strano ... perché nessuno risponde? forse è meglio scendere a terra del tutto, forse non mi sentono bene, ma è strano che non mi hanno detto niente”, disse Luca tra sé. Così scese a verificare e notò che non guardavano lui, ma il cielo, così per curiosità guardò anche lui il cielo, per vedere se effettivamente ci fosse qualcosa di strano. Luca rimase stupefatto e impressionato, quello che vide era una specie di nube nera, si stava avvicinando alla Terra, era grandissima. Non sapeva quello che sarebbe successo se avesse raggiunto la Terra, sperava soltanto che quella nube non fosse qualcosa di brutto, o peggio. Guardò le persone presenti, sembravano imbambolati, ma allo stesso tempo terrorizzati. Non sapeva che fare, ma l'unica cosa che sapeva era trovare i suoi genitori, poi trovare i sette componenti della squadra. Luca questa volta con molta velocità, fece il giro della città, in cerca di qualcuno che non era incantato o qualcosa che lo poteva aiutare. Mentre volava pensava che tutto ora, più di prima, era sulle sue spalle. Non solo doveva salvare la Terra, ma stava anche per scatenarsi una guerra negli altri mondi. Mentre pensava, vide qualcuno volare davanti a lui, gli stava venendo incontro. Si fece serio, non sapendo né chi fosse né perché fosse lì. Continuò a volare anche se più lentamente di prima. Erano quasi vicini, quando notò che era una donna, gli venne in mente che le donne visto che sapevano usare meglio il cuore erano molto più forti degli uomini, questo significava che se una donna aveva deciso di andare in un altro mondo, ci sarebbero stati sicuramente problemi, molti problemi. Si trovarono uno difronte all'altro, Luca non sapeva chi fosse quella donna che gli stava davanti, non sapeva perché era lì, ma poteva essere sulla Terra solo per due motivi: era venuta per metterlo in guardia oppure per ucciderlo? Pensò che non era pronto per combattere, per niente, nemmeno lontanamente poteva essere forte come quella donna. “Ciao Luca, finalmente ci rivediamo”, rispose felice la donna davanti a Luca. “Come fai a conoscere il mio nome? - Ma dopo un po' aggiunse – scusa è una domanda stupida visto che negli altri Mondi io sono il più forte di tutti a quanto pare ...” “Dimmi un po' se adesso combatti contro di me, chi vince?” Luca restò un po' stupito da quella domanda e rispose: “Io non sono in grado di combattere, almeno non adesso. Ho sprigionato la mia energia da poco, non so bene come controllarla ancora, quindi vinci tu direi”. “Come sempre ti sottovaluti, fratello.” Luca rimase molto stupito che lo aveva chiamato fratello. “Cosa? Io tuo fratello? Ma come è possibile?” “La storia è lunga e la scoprirai piano piano con il tempo. Caro fratello, adesso dimmi cosa ne pensi della nube nera che si sta avvicinando alla Terra?” “Penso che prima devo trovare i miei genitori, poi prenderò sette persone che conosco qui sulla Terra, loro saranno la mia squadra.” “I nostri genitori sono al sicuro. Sono a casa nostra, la squa....” “Allora sei stata tu a prenderli?” “Sì, sono stata io.” “Ma perché non hai lasciato nemmeno una traccia?” “Io non ho lasciato tracce, né di video sorveglianza, né di nessun altro tipo -tutto a un tratto restò stupita – aspetta un attimo perché quasi nemmeno una traccia?” “Hai lasciato due sole tracce in realtà, una è la torre che hai toccato con il magma, l'altra invece è quando hai teletrasportato l'altra torre, poi naturalmente non c'erano umani da nessuna parte. Beh, in effetti sono tre le tracce, va be' comunque...” “Tu hai capito che ero io solo con queste minime tracce lasciate?” chiese Jessica stupita. “Veramente non avevo capito che eri tu, non sapevo nemmeno di avere una sorella fino a pochi secondi fa... visto che i nostri genitori sono a casa nostra, non è che li proteggi tu fino a quando io non vado a prendere la mia squadra? Naturalmente se accettano ahahahaha.” “Si va bene, ma aspetta un attimo tu mi hai letto gli occhi, per vedere se stavo dicendo la verità?” “Si si, proprio così. Sei anche brava ... be' in fondo sei mia sorella, quindi devo praticamente averti sia protetta che allenata, no?” “Proprio così.” “Bene, allora mi puoi dire anche chi è mia moglie a questo punto, così non devo cercare per tutto il mondo.” “No questo lo devi scoprire da solo, anche perché secondo la tua visione, non lo scoprirai tanto facilmente, visto che non gli puoi leggere il cuore come fai con tutti, a meno che non ti parli lei.” “Bene, quindi mi sa che lo scoprirò tra parecchio tempo. Dimmi, ho difeso bene anche lei?” “Da quello che mi hai detto sì e anche molto bene.” “Sai che su queste cose non posso leggerti il cuore? Ho messo una difesa abbastanza forte a quanto pare vero?” “Si, fratello, parecchio forte. Nessuno e dico nessuno può leggermi o farmi dire qualcosa su tua moglie, se non parlo io non posso rivelarlo a nessuno. Per te, fratello, non è ancora arrivato il momento mi dispiace.” “Non preoccuparti, se ho messo questa protezione e ho affidato a te il compito di proteggerlo, allora significa che sapevo quello che facevo … magari scoprirò di più quando andrò nella sala dei ricordi.” “Tu sai che esiste la sala dei ricordi del Mondo Neutrale?” “Certamente, non ho mai visto quella sala, ovviamente solo nel passato, ma ricordo ancora tutto, - da quel maledetto giorno che ho sognato che mi picchiavano, pensò tra sé – ricordo solo i dettagli, come sono fatte le sale e i Mondi, ma per il resto ricordo poco.” “Quindi ti ricordi anche di come siamo andati negli altri Mondi e come sei rifinito qui sulla Terra?” gli chiese Jessica, entusiasta. “No questo non lo ricordo, devo andare nella sala dei ricordi per vedere tutta la mia storia. Mi dispiace sorellina, ma se ti ho promesso qualcosa basta dirmela e lo farò per te.” La felicità di Jessica svanì all'improvviso, quando sentì la risposta di suo fratello. “No, non preoccuparti, non mi hai promesso nulla.” “Ne sei sicura? Perché sembri molto triste da quando io ti ho detto che non mi ricordo niente della mia storia.” “Io pensavo che ti ricordassi almeno qualcosa ... tu sei stato il Titano assoluto più forte, avevi fatto tanta strada per arrivarci, ma adesso che hai dovuto proteggere sia me che la tua donna, non solo non ti ricordi nulla, ma tu non hai il controllo della tua energia.” Luca sorrise, lentamente si avvicinò alla sorella, sospesa in aria a pochi metri da lui e le disse: “Beh se ci lo sono diventato una volta posso riuscirci ancora, no?” “Sei uno che non si arrende mai eh?” “Io arrendermi? Cioè sai quello che stai dicendo? Io non mi arrendo mai!” Jessica sorrise quando Luca pronunciò quelle parole, non sapeva cosa dirgli. Più lo guardava e più vedeva il fratello che gli era stato sempre accanto, in quel momento era come se non se ne fosse mai andato. Jessica si commosse pensando al passato perché non era cambiato di una virgola, ancora non riusciva a crede che il suo amato fratello fosse davanti a lei, l'aveva sempre protetta, fin da bambini, così con uno slancio lo abbracciò. “Sono tornato sorellina, adesso gestisco io questa guerra che incombe d'accordo?” “Sono contenta che tu sia tornato, però non voglio che tu muoia ... devi vivere insieme a me, voglio recuperare tutto il tempo perso, anche con i nostri genitori, okay?” “Io non morirò, non preoccuparti. Se tutti mi temono ci sarà un motivo, no?” “Gli altri non ti temono, anzi ti rispettano e ti vogliono bene, perché tu aiuti le persone. Negli altri Mondi sei amato ...” “Beh anche qui sono amato sai?” “Si va bene, ma qui non ti conoscono, non sanno chi sei veramente ... qui non sanno niente su di te.” “Vero, hai ragione, ma qui, come ho già detto, sono tutti stupidi quindi non possono sapere e non sapranno.” “Prima o poi dovranno sapere visto che la guerra verrà scatenata per distruggere gli umani e nessuno li difenderà a meno che tu non ritorni … allora in quel momento, forse ci sarà qualche possibilità che la Terra si salvi” “Forse ... comunque ora non c'è tempo da perdere! Meglio lasciare questo discorso a dopo. Facciamo una cosa io inizio a cercare la mia squadra e poi andrò nella montagna dell'allenamento, mentre tu andrai a trovare le difenditricie e le allenerai, in modo tale da riprendere i poteri di prima.” “Perché dovrei allenare io le difenditrici? Le hai sempre allenate tu.” “Loro andranno prima nella sala dei ricordi in modo che si ricordino tutto quello che è successo prima di venire qui sulla Terra, poi tra una settimana, quando io avrò finito di allenare la mia squadra e tu le difenditrici, vedremo chi e più forte, naturalmente anche chi e più bravo ad allenare, ti va bene?” “Mi stai sfidando?” “Diciamo di si, abbiamo una settimana di tempo per allenarli, dopo di che se non andrò negli altri mondi a fare qualcosa o a dire qualcosa, mi sa tanto che inizierà la guerra ... quindi dobbiamo trovare e allenare le nostre squadre va bene sorellina?” “Va bene, come vuoi. Se questo è l'unico modo che hai trovato sono d'accordo. Solo una domanda, come faccio a trovare le difenditrici, qui sulla Terra?” “Questo non lo so nemmeno io, sono sparse per la Terra e purtroppo non so nemmeno io dove trovarle, questo spetterà a te.” “Bene, così stai lasciando a me il lavoro più difficile, in parole povere.” “Pensa che io devo allenarmi e devo allenare altri sette umani, il lavoro più difficile lo sto lasciando a te? Ne sei così sicura?” “Ma anche io dovrò allenare le difenditrici, quindi dobbiamo fare la stessa cosa.” “Non proprio, visto che loro nella sala dei ricordi ricorderanno come allenarsi in poco tempo, mentre io invece devo allenarli dall'inizio, devo prima liberargli l'energia che hanno dentro e poi posso cominciare l'allenamento.” “Ah è vero dimenticavo”, gli disse Jessica facendogli la linguaccia. “Ah ah” Luca invece era scocciato, ma se voleva salvare tutti era meglio che le cose andassero in questa maniera, perché non trovava soluzioni migliori. “Adesso è meglio andare, sorellina.” Luca fece un sorriso a sua sorella, era contento di averla rivista dopo tanto tempo. “Allora ci vediamo tra una settimana ... dove?” “Diciamo che mi puoi aspettare nella sala dell'allenamento, quando ho finito verrò io da te non preoccuparti.” “Bene, allora vado.” “Okay.” Prima che i due si separassero si abbracciarono forte, poi senza dirsi una parola volarono in direzioni diverse sapendo che si sarebbero visti tra una settimana. Poi però Jessica si ricordò una cosa molto importante. “Luca aspetta un attimo! Non guardare per troppo tempo la nube nera che sta per arrivare, ti fa incantare e non so nemmeno io come uscirne, però gli umani sono più attratti e non ho ancora capito bene perché” “Si non preoccuparti starò attento e comunque su di me non ha avuto alcun effetto. Beh, ora vado altrimenti perdiamo troppo tempo” Luca sapendo che i suoi genitori erano al sicuro, andò a trovare le persone che secondo lui erano più adatte per allenarsi, sperando che almeno loro non erano sotto il controllo della nube. Fece molta strada da quando aveva lasciato sua sorella, tutti quanti gli umani erano incantati da quella nube misteriosa e lui non poteva fare niente, sopratutto perché non sapeva cos'era e non sapeva bene che cosa fare con la nube, quindi continuò la ricerca. Dopo un po' trovò i genitori della prima persona che voleva facesse parte della squadra. Purtroppo anche loro erano incantati dalla nube, solo che non vedeva la persona che gli interessava, pensò si trovasse dentro casa, così scese e iniziò a chiamarla senza entrare. “Zoe, sei a casa?” Luca aspettò un po' ma nessuno rispose, così provò ad entrare. “Zoe se mi senti sto per entrare. Non sono sotto l'effetto della nube, a quanto pare sono immune, Zoe!” Entrò con cautela, all'inizio non vide nessuno, ma dalla porta alla sua destra spuntò Zoe che andò subito ad abbracciare Luca, stava piangendo e aveva paura. “Scusa se non ti ho risposto ma ho paura”, disse Zoe tra le lacrime. Luca fece un sorriso e disse: “Non preoccuparti, tutti abbiamo paura, pensa che ho paura anche io ...” le disse Luca facendo un sorriso. “Perché io non sono sotto l'effetto di quella nube?” “Veramente non so nemmeno perché non ci sono io sotto il controllo di quella nube ... purtroppo non so a cosa serve, è apparsa all'improvviso, non me ne sono neanche accorto. Mi dispiace che i tuoi siano sotto il suo controllo”, disse Luca in tono serio. “Ti va di essere allenata da me? forse potremmo scoprire come fare a dissolvere questa nube ... così almeno i tuoi genitori e il tuo fidanzato saranno salvi. Pensaci bene perché se accetti non ci dovremmo solo occupare della nube ma anche di salvare la Terra da altri Mondi.” “Sai mi e sempre piaciuto essere un personaggio di un libro o di un film ... Luca io accetto di allenarmi con te.” “Bene allora devo vedere se accettano le altre sei persone che ho in mente, così la mia squadra è al completo, sperando che non siano sotto l'effetto della nube.” Luca sorrise, e per un po' fece sorridere anche Zoe. “Comunque ti porto a casa mia, così lì sarai immune dall'effetto di questa nube.” “Ma i miei genitori non possono esseri portati lì? Magari l'effetto svanisce.” “No, ormai sono quasi tutti sotto il controllo della nube, non posso farci niente ... mi dispiace.” Luca prese la mano di Zoe e scomparirono. Entrambi si trovarono a casa di Luca, in un lampo. “Qui sarai al sicuro.” Zoe fece un cenno con la testa per annuire. “Luca!” Si girò dietro e vide sua madre, che andò subito ad abbracciarlo, piangeva dalla felicità. “Mamma, mi dispiace di non avervi detto niente, ma doveva rimanere un segreto, scusa ...” “Non fa niente l'importante è che tu stia bene.” “Io adesso devo andare, ma Zoe può raccontarvi che cosa sta succedendo sulla Terra in questo momento” “Okay, ma tu adesso te ne riandrai?” “Devo salvare la Terra e non solo, comunque per adesso sì, mi sa che non mi vedrete per un po' di tempo, scusatemi.” Luca scomparve, Zoe era un po' dispiaciuta per i genitori di Luca, sapeva che stava facendo la cosa giusta, così iniziò a parlare di quello che era successo sulla Terra visto che vicino la loro casa non c'era nessuno poiché erano state messe le transenne. Luca ora doveva andare in diverse città a reclutare il resto della squadra, era soddisfatto di aver scelto Zoe visto che era risultata immune alla nube. Fece un po' di strada e quando arrivò nell'altra città notò che tutte le persone di quel posto erano rimaste pietrificate, come statue. Scese per osservare da vicino e vide che non si potevano muovere, ma loro erano coscienti, sapevano che lui era là, perché lo seguivano con gli occhi, la cosa era parecchio inquietante. Quello che stava vedendo aveva dell'incredibile, Luca stava iniziando a pensare che, forse, qualcuno era diventato molto più forte di lui o comunque, per ave causato tali danni alla popolazione, doveva trattarsi come minimo di un ammiraglio, o di qualcuno ancora più potente. Cercò in tutta la città, ma c'erano solo palazzi e persone paralizzate, niente e nessuno si muoveva. Quel silenzio gli faceva venire i brividi, sopratutto con tutti quegli occhi che lo guardavano, ma purtroppo non poteva fare niente per aiutarli, almeno non adesso. Poi gli venne in mente che la persona che stava cercando, andava sempre al parco ai margini della città, gli aveva parlato spesso di quel posto, ma non c'era mai andato. Si spostò in volo per raggiungerlo più in fretta e quando arrivò trovò la stessa situazione che c'era in città: tutte le persone erano rimaste paralizzate. C'era chi stava leggendo il giornale seduto su una panchina, chi stava giocando col cane, i bambini che giocavano sull'altalena. All'inizio non riusciva a trovare la persona che stava cercando, così scese a terra per controllare meglio tutte le persone. D'un tratto senti una voce familiare. “Finalmente sei venuto nel parco di cui ti ho parlato!” gli disse, sembrava impaziente. “Sì Adam, sono venuto qui, ma quello che non sai è il motivo della mia visita”, gli rispose Luca. “Tu dici? Hai cominciato a volare e dopo due giorni dal tuo ritorno appare quella nuvola ... hai detto che gli essere umani sono inutili, vuoi ucciderci tutti?” gli chiese Adam in tono serio. “Ti stai sbagliando ... sono qui per chiedere il tuo aiuto.” Adam che era rimasto nascosto dietro a una siepe fino a quel momento, poi decise che era giunto il momento di uscire allo scoperto. Era più alto di Luca, aveva corti capelli castani, una cicatrice gli attraversava la guancia sinistra, portava un paio di occhiali blu a forma rettangolare, gli occhi erano marroni e il suo fisico non si poteva definire atletico. “Allora cosa sei venuto a fare qui, di preciso?” gli chiese Adam. “Di preciso sono venuto a chiedere il tuo aiuto. Vuoi diventare come me e non essere un comune umano?” gli chiese Luca guardandolo negli occhi. “Di che genere di aiuto stiamo parlando?” “Dobbiamo salvare la Terra e oltre a questo poi dovremo anche combattere contro persone molto forti, persino più forti di me. Alla fine gli altri Mondi decideranno il destino della Terra, ma se tutti i Mondi sono contro la Terra neanche io potrò fermarli ... naturalmente la scelta è tua.” “E' una cosa un po' difficile vero?” “Un po'? Diciamo che è molto difficile...” “Ti darò una mano, tu mi hai sempre aiutato, io farò lo stesso con te”, gli disse Adam. “Grazie, ma non devi accettare per questo … perché d'ora in poi metterai a rischio la tua vita.” “Lo avevo immaginato … ti aiuterò lo stesso, tu però cerca di non farmi uccidere”, ridacchiò. “Questo dipenderà da te”, gli rispose Luca. “Bene, dove si va?” “Per ora vai a casa mia. Lì sarai al sicuro, non preoccuparti.” Luca si avvicinò ad Adam gli mise una mano sulla spalla e lui scomparve. Luca osservò un ultima volta il parco e le persone che erano rimaste paralizzate, sospirò poi chiuse gli occhi e sparì anche lui nel nulla. Si trovò in un'altra città, c'era qualcosa di diverso lo sentiva. Lentamente, forse, iniziava a capire come doveva usare la forza interiore. Doveva trovare la terza persona, ma non poteva metterci tanto tempo, così decise di usare una tecnica di teletrasporto migliore di quella che stava usando. Chiuse gli occhi e si concentrò, ad un certo punto vide di fronte a sé la città in cui era, molto velocemente, guardò attorno a tutta la città, ma non riusciva ad entraci dentro. “Non ci riesco ancora che scocciatura ... chi sa se invece ci riesco dall'esterno. Devo provarci quando me ne vado” pensò. Il suo ragionamento fu interrotto da un rumore. All'inizio non lo distingueva bene, ma poi, facendosi più vicino, riuscì a capire di cosa si trattava. Era come se un branco di cani o di lupi venissero tutti quanti dalla sua parte. Davanti a lui c'era solo una strada e nessun posto in cui nascondersi, Luca voleva scoprire cosa stava succedendo. All'improvviso fu circondato dai lupi, erano ovunque anche sui tetti. Avevano, però, qualcosa di strano. Non volevano attaccarlo, non stavano ringhiando o ululando, ma stavano lì a guardarlo. Poi capì il motivo per cui non lo attaccavano: erano persone, ancora capaci di comprendere, che erano state trasformate in lupi. Rimase sbalordito e incredulo, per ciò che aveva davanti agli occhi, ad un certo punto andarono via tutti i lupi, tranne uno che rimase lì. Si mosse lentamente e Luca lo seguì, forse lo avrebbe portato dalla persona che stava cercando. Fecero diversi giri nella città finché non si trovarono davanti una ragazza. Luca sorrise, ora capiva perché il lupo lo aveva portato lì. Penny stava accudendo tutti i lupi, portandogli da mangiare ciò che riusciva a trovare in giro. “Penny è molto bello quello che fai”, le disse Luca con un sorriso. Penny non si era accorta di lui e quando lo sentì parlare alle sue spalle, si voltò e rimase sorpresa di vederlo. “Cosa ci fa uno come te qui?” gli chiese, ricambiando il sorriso di Luca. “Adesso che so fare cose “speciali” tutti quanti credete che sia diventato chi sa chi, eh?” “Si, infatti.” “Io sono sempre lo stesso Luca che conoscete, non sono cambiato.” “Si è vero qualunque cosa ti succederà non cambierai mai, vero?” “Sì brava, ma adesso devo chiederti se vuoi venire con me a salvare il Mondo ... che dici?” le chiese Luca. “Che cosa devo fare di preciso per salvare il mondo? Io sono solo un umana come tutti gli altri.” “Ne sei scura? Penny ti spiegherò tutto dopo, ma ti prego vieni con me.” “E chi darà da mangiare a tutte queste persone?” chiese Penny preoccupata e arrabbiata allo stesso tempo. “Staremo via solo poco tempo. Non preoccuparti, andremo in un posto speciale.” “E va bene … accetto di venire con te, ma sappi che se muoiono ti riterrò responsabile.” “Bene allora dobbiamo fare in fretta no? Gli altri ti spiegheranno un po' di cose”, le spiegò brevemente Luca, era contento che avesse accettato così si avvicinò a lei, gli pose la mano sopra la spalla e sparì. “Non preoccupatevi in poco tempo sarete tutti liberi dall'effetto di questa nube”, disse Luca rivolgendosi al branco di lupi. Poi si rivolse a quello che l'aveva accompagnato fino a lì, gli disse: “Non preoccupatevi signore, Penny starà più che bene. Con me sarà al sicuro”. Il lupo mosse la grande testa per annuire. Luca chiuse gli occhi e questa volta cercò di focalizzare l'interno della città in cui doveva andare. Ci riuscì e cercò di teletrasportarsi, infatti, poco dopo sparì. Si trovò però, in tutt'altro posto. Era sospeso in aria, volava, neanche lui sapeva come. La città non era quella in cui doveva andare, ma comunque voleva vedere perché si era teletrasportato lì. Così provò a scendere a terra ma non ci riuscì. Rimase allibito, c'era qualcosa che lo tratteneva, era come se il suo teletrasporto veniva attratto da quella barriera. “Forse adesso capisco perché non posso entrare all'interno delle città e non posso teletrasportarmi bene da una parte all'altra”, pensò tra sé. “Non può essere tutta colpa di questa nube nera, deve esserci stato qualcos'altro nei due giorni in cui sono andato via. Eppure tutto questo è molto, molto strano…” continuò a pensare. “Bene visto che non posso entrare all'interno delle città, allora userò la velocità.” Luca chiuse gli occhi, questa volta però doveva stare attento a non volare troppo, oppure sarebbe andato nella città più avanti e avrebbe sbagliato di nuovo. Dopo esserci concentrato a sufficienza, in meno di un secondo si trovò sopra la città che voleva. Scese a vedere, in che stato era la città, ormai si immaginava di tutto, ma non sapeva cosa trovava. All'inizio non vedeva persone, solo case che a guardarle bene sembravano rivestite di pietra. Continuò piano non sapendo cosa doveva affrontare questa volta, o cosa dovesse vedere. Da una casa sentì un rumore e pensò che forse, le persone erano chiuse nelle case spaventate, gli animali invece nascosti in giro per a città, per questo non aveva visto nessuno in giro. La porta di una casa davanti a lui, si aprì. Uscì la quarta persona che stava cercando, Anya . Era più bassa di Luca, anche se di poco, i suoi capelli erano neri, lisci e lunghi, le arrivavano ai fianchi, gli occhi era scuri. Indossava un grazioso vestito rosso fuoco, con un'ampia gonna, stile anni '80. Anya appena vide Luca andò ad abbracciarlo. “Luca sai che cosa sta succedendo?” gli chiese preoccupata. “Si più o meno … anche se non capisco questa nube cosa ci faccia qui. Non so nemmeno cos'è successo in questa città” le rispose, cercando di rassicurarla. “Appena tutte le altre persone hanno visto quella nube, si sono pietrificati. Io sono l'unica a non averne subito gli effetti e non so perché.” “Beh, in realtà, ancora, non so nemmeno io il perché ... comunque visto che si sono pietrificati tutti, perché non vedo statue nella città?” “Perché tutti sono al centro della città. C'era una festa, quindi sono tutti andati lì.” “Capisco, ma questo non spiega perché non vedo gli animali in giro.” “Perché sanno che quando c'è questa festa diamo da mangiare anche a loro, quindi diciamo che tutte le persone, compresi gli animali, sono al centro della città.” “Capisco, adesso. Bene allora, devo chiederti una cosa, vuoi allenarti per aiutare la Terra a ristabilirsi?” “Si.” “Ma non sarà semplice anzi sa...” “Fa niente, meglio che stare qui …. ti aiuterò.” Luca la fece teletrasportò a casa sua, come aveva fatto con gli altri, poi prima di andarsene, volò e andò al centro della città. Erano tutti quanti pietrificati, come aveva detto Anya. Come prima chiuse gli occhi si concentrò e andò in un altra città, sperando che lì, fosse normale. Arrivato alla città vide che qualcuno stava correndo fuori i confini e Luca pensò fosse la quinta persona, dato che erano immuni alla nube solo quelli che aveva scelto. Mentre scese gridò: “Max”. quella persona, sentendo la sua voce si fermò e guardò in alto. Quando si trovarono faccia a faccia Luca ebbe la conferma che si trattava di Max, ma c'era qualcosa di diverso in lui, continuava a tirarsi il cappuccio sul viso come se avesse qualcosa da nascondere. “Che ti prende Max, che cosa è successo?” “Io... io... ecco...” “Max che cosa è successo in questa città?” gli chiese Luca, sempre più preoccupato. “Perché dici in questa città? Cosa succede nelle altre?” “In ogni città o paese succede qualcosa di diverso, qui che cosa succede?” Max non rispose, si limitò a guardarlo negli occhi. Luca scorse nel suo sguardo un misto di disperazione, tristezza e malinconia, come se si fosse perso nel vuoto, come se l'oscurità lo avesse avvolto. “Max.” “Qui stanno morendo tutti.” Luca rimase molto sorpreso per quello che gli aveva appena detto. “Cosa? Aspettami qui. Torno subito, non andartene”, gli disse prima di correre verso la città per vedere se, effettivamente, gli abitanti erano tutti morti. Quando entrò nella città Luca non sentì niente. L'odore era sparito, non riusciva a sentire niente, si sentiva come perso. “Ma che cosa succede?” Sembrava quasi avvolto dall'oscurità, come aveva sentito in Max, c'era qualcosa di molto forte in questa città, qualcosa di oscuro. Luca però non si tirò indietro e andò avanti. Dopo aver fatto un po' di strada per poco non cadde inciampando su un corpo, apparentemente senza vita, non riusciva a credere che fosse morto. Si chinò per posargli la mano all'altezza del cuore, all'inizio non riuscì a sentire niente e provò uno spaventoso senso di solitudine. E se fosse caduto anche lui in quell'oscurità? Si concentrò, o almeno cercò di concentrarsi il più possibile, ma continuò a non sentire niente e più si concentrava, più non sentiva niente. Poi gli venne un'idea, lentamente la mano prese ad illuminarsi. Dopo un po' Luca aprì gli occhi. “Non sono morti. Sono vivi, il cuore batte ancora … più che altro sembrano ibernati, però ancora non mi è chiaro il perché di tutta questa oscurità”, riflettè ad alta voce. Max che era rimasto solo, fuori dalla sua città, si stava preoccupando per Luca, così prese coraggio e tornò indietro per cercarlo. Arrivato ai margini della città, senti una voce. “Fermo Max non entrare! Non saresti più in grado di uscirne.” “Luca?” chiese intimorito. “Sì, sono proprio io.” “Ma come hai fatto ad uscire così presto da lì?” “Beh ... ecco ... io ... non sono un essere umano comune. Sono, diciamo, un po' speciale no?” “Si e molto direi.” “Comunque sappi che non sono morti.” “Cosa? Non sono morti?” “No, sembrano ibernati. Il loro cuore batte ancora, c'è ancora vita dentro ognuno.” “Sono contento.” Luca guardò bene Max, prima aveva guardato solo i suoi occhi per capire che cosa stava succedendo, ma adesso che lo osservava meglio, aveva qualcosa di diverso. “Perché mi guardi in quel modo?” gli chiese Max. “Per caso ho qualcosa di diverso, adesso che sono uscito da quella città?” volle sapere Luca. Max lo guardò attentamente prima di rispondere. “No, non mi pare che tu abbia qualcosa di diverso”, gli rispose. Max era alto quanto Luca e aveva quasi il suo stesso fisico atletico, i capelli biondi si alzavano in una cresta e i suoi occhi erano celesti. “I tuoi occhi prima non erano neri?” gli chiese Max. “Si certo sono neri”, rispose Luca un po' scettico. “Non lo sono più, ora sono celesti.” “Cosa?! Celesti? E perché mai sono celesti?” “Che strano …” Luca sollevò una mano davanti a sé e fece comparire uno specchio. “Ma come hai fatto a farlo?” gli chiese Max, stupito e allo stesso tempo affascinato. “Lo imparerai anche tu se mi aiuterai a salvare la Terra … ci stai?” “Salverò anche la mia città?” “Certamente.” “Bene allora accetto”, affermò Max. Luca fece come agli altri e lo fece sparire. “Bene adesso ne mancano solo due, poi avrò finito la mia ricerca” sospirò. Poi si concentrò come prima, ma questa volta voleva provare una cosa che non aveva mai utilizzato prima. Continuando a concentrarsi venne avvolto da una strana luminescenza che scintillava tutto intorno a lui e poco dopo sparì nel nulla. Si trovò nella città che aveva pensato. “Ma allora è l'elemento dell'oscurità? La persona che l'utilizza deve essere davvero forte ... forse stiamo tutti vivendo un illusione”, pensò Luca ad alta voce. Sentì due persone che stavano parlando. “Non preoccuparti, ci sarà qualcun altro nel mondo che non sia paralizzato! Non possiamo essere gli unici sopravvissuti ...” disse uno dei due. “Ah, allora vi ho trovati alla fine”, disse Luca. I due si voltarono verso di lui e quando lo videro andarono ad abbracciarlo. “Rebby, Gabriel a quanto pare almeno voi due siete insieme.” Rebby aveva i capelli lunghi fino alle spalle, biondi, il naso leggermente schiacciato e gli occhi celesti, era più bassa di Luca. Gabriel portava il codino, i suoi capelli erano bruni e aveva gli occhi neri e profondi. Si accorse che entrambi avevano dei lividi e delle ferite così pose la mano destra su Rebby e quella sinistra su Gabriel. “Non muovetevi”, gli disse. Luca chiuse gli occhi e si concentrò più che poté, dopo un po' dalle sue mani uscì una specie di nube verde che andò sui lividi e le ferite di entrambi, guarendoli completamente nel giro di qualche secondo. “Bene adesso siete senza un graffio. Vi devo chiedere che cosa è successo qui e se volete aiutarmi a salvare la Terra” “Vogliamo aiutarti a salvare la Terra! In questo paese sono tutti paralizzati”, rispose Rebby. “Se sono tutti paralizzati perché eravate pieni di graffi e lividi?” chiese Luca. “Ecco... Beh, noi... Vedi... è che siamo scappati perché avevamo paura e nella corsa siamo inciampati ...” gli spiegò, arrossendo. “Okay va bene ... farò finta di credervi. Comunque dobbiamo andare.” Prima che replicassero Luca prese la mano dei due e si teletrasportò. Piombarono a casa sua nel bel mezzo del salotto. C'erano tutte le persone che aveva scelto, erano lì ad aspettare che lui arrivasse. “Prima di andare ad allenarci, ho una cosa da dirvi: questo non sarà solo un allenamento, dopo che avremmo salvato la Terra, sappiate che il vostro aiuto per me sarà prezioso, perché non dobbiamo solo salvare al Terra ma anche gli altri Mondi. Vi spiegherò meglio quando saremo in un posto speciale e se voi accettate, sappiate che potreste essere anche uccisi. Io non sarò sempre lì a salvarvi, negli altri Mondi dovrete cavarvela da soli purtroppo … quindi, siete sicuri di voler accettate?” chiese Luca in fine, osservandoli uno per uno. Quasi tutti contemporaneamente, dissero: “Sì, Luca noi accettiamo”. Lui sorrise soddisfatto. “Prendetevi per mano, cosi ci teletrasportiamo lì direttamente. Non perdiamo tempo.” Si presero tutti per mano, senza volerlo avevano formato un cerchio quasi perfetto, Luca chiuse gli occhi e sparirono.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Comparirono su quella che sembrava una collina. Intorno a loro c'era la neve, ma stranamente non faceva freddo. “Come mai c'è la neve e non fa freddo?” chiese Adam. “Tutto quello che vedete intorno a voi è un'illusione. In realtà in questo momento siamo su una montagna, sulla Terra”, gli rispose Luca. “Ma tutto questo è impossibile”, esclamò Rebby. “Nulla è impossibile”, rispose Luca. “Ma sei sicuro che sia tutta un'illusione? Non è che ti sei sbagliato e siamo capitati da un'altra parte?” Disse Max. “Qui siamo nel punto giusto non vi preoccupate. Questa illusione è stata fatta molto tempo fa, solo alcuni possono arrivare qui e vederla”,spiegò Luca. “Ma adesso che siamo arrivati qui, che cosa dobbiamo fare?” Chiese Gabriel. “Adesso vedrete.” Luca alzò la mano destra. “State molto attenti, quello che sto facendo è importante.” La mano, piano piano, si colorò come l'arcobaleno e da lì uscì un fascio sempre dello stesso colore della mano. Arrivò fino a un certo punto poi si fermò come se davanti a loro ci fosse una barriera invisibile. “Io sono il quarto Titano assoluto, almeno per quello che dicono.” Dopo che Luca ebbe pronunciato queste parole, il fascio oltrepassò la barriera come se questa si fosse dissolta, ma non solo quella, perché anche il fascio che stava trasmettendo Luca sparì. Davanti a loro comparve una persona: era molto più alto di loro, quasi il doppio della loro altezza. “Finalmente dopo tanto tempo ti fai rivedere Luca, quarto Titano assoluto.” “Ciao G.A.E, per favore possiamo entrare nella montagna?” “Se fai entrare anche gli umani dietro di te, no.” “Gli ho scelti io personalmente... dopo il mio allenamento terranno testa agli ammiragli.” “Dopo il tuo allenamento tutti sono capaci di tenergli testa.” “Forse, ma io voglio che siano loro a ...” Ma prima che potesse finire la frase, venne interrotto dal G.A.E. “Vuoi dire che lasci tutto nelle loro mani?” “Solo perché sono umani non gli dai fiducia?” “Non sono come te.” “Sì è probabile, ma questo non significa nulla.” “Dimmi una cosa, almeno li conosci tutti?” “Si, certamente.” “Esseri umani, siete fortunati ad avere Luca come maestro. L'unica cosa che vi dico e di non farlo arrabbiare, potrebbe essere molto pericoloso.” “Non mi arrabbio tanto facilmente, lo sai?” “Si, lo so, lo so ... nel corso della tua vecchia storia solo una volta ti sei arrabbiato... comunque adesso vi apro il passaggio, così non perdete tempo.” Dietro G.A.E. si aprì una botola, poi sparì così come era apparsa. “Venite, andiamo prima che ci ripensi e non ci faccia più passare”, disse Luca. Tutti e sette seguirono Luca, stupiti di quello che stavano vivendo. Scesero nella botola, buia e profonda, attraverso delle scale di cui non si riusciva a vedere la fine. La madre di Luca, entrò nella stanza con un vassoio dove sopra c'erano delle tazze da tè e dei pasticcini. Ma all'interno della stanza non trovò nessuno. Guardò bene da per tutto e si accorse che per terra c'era un biglietto. Lasciò il vassoio sulla scrivania, prese il biglietto, lo aprì e si accorse che la scrittura era di Luca. Lo lesse: “Cara mamma e caro papà, non vi preoccupate per me, starò bene. Non uscite di casa se lo farete, dovrà essere per un'emergenza. Non guardate il cielo per nessun motivo, se lo farete cadrete anche voi sotto l'effetto della nube che sta arrivando sulla Terra, ancora purtroppo non so come fermarla. Comunque sia, le sette persone che erano qui, adesso le ho portate via. Dobbiamo salvare la Terra, ma anche altri Mondi. Mi dispiace non avervi salutati, ma non avevo tempo. Poi vi spiegherò tutto dopo. Un abbraccio da vostro figlio Luca.” Dopo aver letto il biglietto la madre pianse, si tenne forte il biglietto,come se fosse l'unica cosa che le era rimasta del suo unico figlio. Poi si ricordò che il marito era uscito, per prendere provviste e anche per vedere che cosa stava succedendo al resto del mondo. In quel momento, lascio il biglietto cadere per terra senza rendersene conto, poi corse, corse con tutto il fiato che aveva per avvertire il marito. Quando uscì di casa fece molta attenzione a non guardare il cielo, infatti aveva lo sguardo rivolto verso il basso. All'inizio non vide nessuno, poi scorse delle scarpe nere, sicuramente erano di un uomo, ma dopo averle guardate bene si rese conto che non erano quelle del marito e pensò che forse erano di qualcuno sotto l'effetto della nube. Poi, più avanti, vide ancora delle scarpe, questa volta erano marroni, per fortuna forse il marito non era sotto l'effetto della nube. Dovette camminare molto, anche perché camminare e guardare solo a terra non era facile. Per la strada incontrò molte persone che erano paralizzate, ma nessuno di quelle persone era suo marito. Cominciò a perdere la speranza, quando riconobbe delle scarpe erano un po' rovinate, piene di fango, si insospettì, credeva che quelle scarpe fossero di suo marito, ma non ne era molto sicura. Così prese un fazzoletto che aveva dalla tasca per pulirle e vide che erano nere. Ora ne era sicura era proprio lui. “Giacomo! Giacomo, rispondi.” Gridò, chiamando il marito che non rispondeva; iniziò a piangere non sapeva più cosa fare. Era lontana da casa e doveva fare tutto il tragitto non sapendo bene in che direzione doveva andare, visto che poteva solo guardare per terra. Poi, improvvisamente, sentì una voce. Era molto flebile, quasi non si sentiva, cercò di capire quello che stava dicendo il marito, ma non ci riuscì, poi gli guardò il volto, era stupita di quello che stava vedendo. Aspetto un po', restò in silenzio per capire quello che stava dicendo, a un certo punto capì. “Guarda il cielo, è bellissimo.” Sembrava che ripeteva questa frase all'infinito, non si stancava mai di dirlo. Senza pensare, alzò anche lei lo sguardo verso il cielo, era curiosa. Appena vide la nube si sentì diversa, improvvisamente si trovò in un altro posto, come se tutto quello fosse un sogno. Intanto Luca con la sua squadra erano scesi nella botola. Lo spazio era molto stretto e a malapena ci entravano tutti. C'era una porta, dove sembrava che c'era scritto qualcosa, ma non si leggeva. “Ditemi secondo voi, perché non riuscite a leggere quello che c'è scritto?” chiese Luca. “Forse c'è la polvere”, rispose Anya. “No.” Luca alzò la mano destra e come prima uscì il fascio di color arcobaleno, andò sulla scritta. Sulla porta adesso si leggeva: “Creata dalla seconda Titana assoluta Chiunque è il benvenuto Buon allenamento Non rompete niente, per favore” “Quindi questa è una specie di stanza dell'allenamento?” disse Gabriel. “Questa non è una specie, questa è la stanza dell'allenamento. Solo pochissime persone sono riuscite ad entrare qui dentro”, rispose Luca molto sicuro di sé. Penny che era davanti a tutti, aprì la porta. Entrarono tutti, la stanza era grigia e sembrava una stanza vecchia, molto vecchia. “Noi ci dovremmo allenare qui dentro?” disse Adam. “Aspettate, non avete visto ancora niente”, rispose Luca sorridendo. Luca creò una goccia che comparve sul dito, non era trasparente, ma del colore dell'arcobaleno. Era incredibilmente bella, poi la fece cadere a terra. La goccia, magicamente, trasformò la stanza: si dipinse tutta di quel colore, non cambiò solo il colore, ma anche la stanza stessa, molto diversa da prima. Adesso, dalla porta partivano sette colori che si estendevano per tutta quella stanza, illuminandola. Sia a destra che a sinistra, c'erano dei letti, quattro da un lato e quattro dall'altro. Erano messi in fila indiana, poi c'erano anche delle porte con su scritto: “Bagno”. Adesso davanti a loro, la stanza sembrava che non avesse fine. Tutti restarono incantati dal cambiamento che era avvenuto. “Allora che cosa ne pensate adesso?” chiese Luca. Nessuno rispose, tutti erano incantati a quella magnifica stanza. “Ragazzi, allora? Che ne pensate?” “Impressionante, ma come hai fatto a fare tutto questo solo con una goccia? Praticamente è impossibile!” esclamò Penny. “Nulla è impossibile”, disse Luca con un mezzo sorriso. “Ancora non sappiamo di preciso chi sei, non è così?” disse Adam. “Lo scoprirete nel tempo, non preoccupatevi.” “Noi lo vogliamo sapere adesso... dai diccelo...su su ….” disse Zoe. “Dovrete aspettare, non vi dirò niente.” “Cosa significa essere un Titano assoluto? Cioè... si... hai detto che è il più forte, ma vogliamo sapere di più”, disse Anya incuriosita. “No, questo non è il momento, adesso dobbiamo fare un'altra cosa”, le rispose Luca. “E cioè cosa?” disse Rebby. Luca sorrise, ma senza rispondere. Si diresse, a passo lento, verso quello che sembrava l'infinito della stanza. “Ma dove stai andando, lì... non si vede dove finisce la stanza”, disse Gabriel. “Sta arrivando.” Tutti restarono sorpresi, eppure loro non vedevano niente, non sentivano nemmeno qualcuno arrivare. Si avvicinarono a Luca per vedere se effettivamente qualcuno si avvicinava, ma non videro nessuno. Quando all'improvviso, davanti a loro, si trovarono un gigantesco pugno celeste. Alcuni, per la paura, non si mossero, mentre altri provarono a scappare. Qualcuno con la voce grossa, disse: “Che ci fanno degli esseri umani qui?” Il pugno, però, si fermò improvvisamente. “Come mai non ci ha....”prese a dire Gabriel. Restarono stupiti, il pugno si era fermato. Davanti a loro c'era Luca che, con una mano, aveva fermato quel gigantesco pugno. “Questo è impossibile! Degli umani che mi hanno fermato? Chi sei stupido?” disse la voce grossa. “E incredibile che tu non mi riconosca, G.A.I.”, disse Luca. “No, questo è impossibile, tu non puoi essere...” “Io sono Luca, creduto quarto Titano assoluto dai dieci Mondi ... possiamo dire anche da questa Galassia.” Il pugno, piano piano, si tolse. Tutti potevano vedere chi era quel gigante che li aveva attaccati. Videro che assomigliava a uno Yeti, ma era molto più grande di quanto potessero immaginare. “Cosa ci fanno degli esseri umani qui?” chiese G.A.I. “Questi esseri umani sono con me, poi ti ricordo che io anche sono un essere umano, non farmi arrabbiare G.A.I”, lo rimproverò Luca. “Credi che ti voglia far arrabbiare? Comunque ti devo chiedere una cosa, sanno tutto?” “Veramente ... loro non sanno praticamente niente, a parte il fatto che sono venuti qua per salvare la Terra, questo è il loro principale obbiettivo.” “E poi? Dopo che cosa succederà?” “Beh, semplice se vogliono andarsene e se ne andranno, oppure, rimarranno. La scelta è la loro.” “Quindi hai deciso così?” “Si, non posso obbligarli.” “Okay ... la persona che ami perché non è qui?” Luca fece finta di non aver sentito la domanda che gli aveva fatto, infatti si girò verso gli altri e disse: “Bene, adesso è arrivato il momento di raccontarvi un po' di cose”. “Tu hai fermato il pugno dello Yeti con una sola mano? Ma come hai fatto?” chiese Max incuriosito. “Tutto questo... questo che sta succedendo.... è impossibile”, disse Gabriel. “Come vi ho detto all'inizio, niente è impossibile e per quanto riguarda te, Max, lo vedrei presto come ho fatto, ma adesso non sei allenato.” “In parole povere dobbiamo diventare come te se ho capito bene, giusto?” chiese conferma Penny. “Ahahahah”, rise lo Yeti. Poi continuò dicendo: “Voi non diventerete mai come Luca, lui è molto più forte di tutti, fin'ora nessuno è riuscito a batterlo”. “Si, almeno così credete tutti...” ribatté Luca. “Tu non ti consideri il quarto Titano assoluto, nessuno ancora ne ha capito il motivo.” “Lo scoprirete. Il momento della verità su chi sia il vero Titano assoluto, sta arrivando.” “Voglio sapere chi è?” insisté G.A.I. “Non puoi saperlo. In realtà il quarto Titano assoluto ancora deve essere rivelato.” “Che cosa significa?” “Beh, come ho già detto...lo scoprirai.” Lo Yeti, vide che Luca non si voleva arrendere così si rassegnò e disse: “Spiegagli qualcosa, poi il resto ti conviene durante l'allenamento”. “Lo so, mi ricordo ancora come si ci allena ... grazie G.A.I.” “Se hai bisogno, sai dove trovarmi.” Si guardarono negli occhi, poi G.A.I. sparì nel nulla così come era arrivato. “Perché lo hai chiamato G.A.I., sembra più uno Yeti gigantesco”, osservò Zoe. “G.A.I. Significa, Guardiano dell'Allenamento Interno.” “Come quell'altro che abbiamo visto di sopra, solo che quello non era uno Yeti”, disse Anya. “La vostra vista vi inganna ragazzi, perché in realtà quello che avete visto di sopra era solo un'illusione. Quella non era la vera G.A.E.” Restarono tutti stupiti per quello che aveva detto. “Ci sono troppe cose... strane...” disse Penny. “Sempre precisa come al solito … credi soltanto a quello che hai visto sulla Terra, anzi credete tutti voi. Gli esseri umani credono solo a quello che vedono, se osservano qualcosa che non hanno mai visto o dicono che appartiene al demonio, o che non esiste, oppure si inventano qualcosa, per spiegarlo.” “Noi sulla Terra...” provò a dire Zoe ma venne interrotta. “Lo so, non tutti gli umani sulla Terra sono uguali, ad esempio io sono un eccezione”, disse Luca. Naturalmente anche voi siete un eccezione, non solo, ma ci sono tante persone che hanno scoperto i Mondi, ma o non ci credono, oppure, stanno sugli altri Mondi.” “Noi siamo destinati anche a questo?” chiese Rebby. “Dopo che avremo salvato la Terra, tutti voi, potrete decidere se rimanere sui Mondi oppure tornare sulla Terra. La decisione è vostra naturalmente, però sarà molto più difficile andarsene dai Mondi in cui sceglierete di stare perché vi affezionerete … come io mi sono affezionato a ogni Mondo, per questo forse, tutti quanti mi considerano il quarto Titano assoluto.” “Ma, se sei più forte di tutti e ti considerano più forte, perché allora non ti proclami Titano assoluto?” chiese Max. “Primo, io non sono il più forte di tutti anche se tutti lo credono. Dovete sapere che ci sono persone molto più forti di me; secondo, io e come se fossi già un Titano assoluto. Per diventare tale, ho dovuto faticare tanto, ma alla fine ho mostrato a tutti quello che volevo...” “E che cosa hai mostrato?” domandò Anya incuriosita. “Prima nessun umano era considerato forte, ma quando mi hanno chiamato per venire qui, io… ecco... all'inizio non volevo nemmeno starci, volevo solo tornare sulla Terra. Intanto tutti mi prendevano in giro, io non sapevo nemmeno il perché, non sapevo niente. Ignoravo che gli umani venissero considerati sciocchi e stupidi. Volevo dimostrare il contrario e dopo tanto allenamento, c’è l’ho fatta. Secondo voi perché posso venire in questa stanza, quando voglio e sono ben considerato da G.A.I e G.A.E. perché io li ho fatti mettere insieme”, spiegò Luca orgoglioso. “Cosa? Loro due stanno insieme?” dissero contemporaneamente Zoe e Anya. “Dove credete che sia andato G.A.I.?” “E' andato da lei”, disse Penny. “Bravissima.” “Ma non ho capito, loro sono qui nella stanza, insieme a noi?” chiese Rebby confusa. “No, sono di sopra dove avete incontrato G.A.E. se ha ascoltato il mio consiglio, ora stanno facendo una bella cena romantica.” “Che cosa carina”, esclamò Anya. “Aspetta un momento, ma quando glielo hai detto che poteva andare a cena?” domandò Adam “Semplice, prima che se ne andasse mi ha guardato negli occhi, sapete che si può comunicare anche così?” “Cioè, praticamente, ci stai dicendo che avete comunicato con gli occhi?” chiese Gabriel incredulo. “Certamente, solo perché voi non lo avete mai fatto non vuol dire che non possa essere possibile, anche se a quando ne so, alcune persone ci riescono.” “Si, ma non così”, disse Max. “Certo, io ne avevo un esempio davanti a me: ogni giorno c'erano due mie amiche che si guardavano per un solo istante, ed era come se si fossero dette tutta la loro giornata, era incredibile”, raccontò Penny. “Ci riescono solo le persone che si conoscono da tanto tempo, oppure succede alle persone che hanno più o meno lo stesso carattere”, disse Luca. “Questo vale per tutte le persone? Intendo anche quelle cattive”, chiese Rebby. “Purtroppo sì, succede anche a loro, ma sapete perché le persone diventano cattive?” domandò Luca. Nessuno rispose alla sua domanda. Dopo qualche minuto Max disse: “Perché esiste l'amore.” “Proprio così, questa è la risposta”, disse Luca. “Che cosa vuol dire?” chiese Zoe. “Che senza odio non esiste amore e viceversa, vero?” concluse Anya. “Il male, non può esistere senza il bene e il bene non può esistere senza il male. Sono due facce della stessa medaglia, non posso essere divise. Il bene cerca di prevalere sul male per creare la pace, ma in realtà la vera pace non esisterà mai perché ci sarà sempre qualcuno pronto a scatenare guerre, dall'altra pare, ci sarà qualcuno che tenterà di fermarlo”, spiegò Luca. “Questo significa che ci sarà sempre qualcuno cattivo e qualcuno buono, no?” constatò Gabriel. “La risposta era davanti ai vostri occhi”, disse Luca. “In che senso?” chiese Max. “Questo non lo abbiamo capito”, disse Adam. “Pensate alla Terra, pensate a tutto quello che succede sulla Terra, alle persone che ci sono”, disse Luca. “Praticamente, l'esempio lo abbiamo sulla Terra?” chiese Adam. “Certamente! Pensate un momento ai politici, ma anche alle persone che avete conosciuto, qualcuno dei vostri amici, per dispetto o magari per prendersi la ragazza più bella, qualcosa di male hanno fatto no?” disse Luca. Tutti quanti restarono per alcuni minuti fermi a pensare. “Si, adesso che mi ci fai pensare, c'è ne sono tante di persone che, per esempio, hanno tradito i propri amici per una ragazza”, disse Adam. “Lo stai dicendo perché è capitato a te stesso vero?” chiese Luca. “Si è vero, ma non lo auguro a nessuno.” “Vedi, questo significa essere buoni, perché non sei andato dal tuo amico a vendicarti, hai solo sperato che lei scegliesse la persona giusta.” “Si, però purtroppo lei non è tornata da me.” “Beh, allora questo significa che non era la ragazza per te.” “Ma tu almeno gli hai spiegato a questa ragazza come sono andate le cose?” si intromise Zoe. “Io ci ho provato, ma...” “Glielo spiegherai dopo, forse loro possono darti una mano ... sai Zoe e Penny possono farti un piano per queste cose che nemmeno immagini”, disse sorridendo Luca. “Luca!” esclamarono contemporaneamente Zoe e Penny. “Però, se vuole una mano gliela daremo volentieri”, disse Penny. “Siete gentili, molto gentili, ma.. ecco... per quello mi ha aiutato Luca, ma non ha funzionato ...” disse Adam. Zoe e Penny restarono un po' stupite di quello che aveva detto Adam. “Tu hai aiutato Adam? In una situazione amorosa? Questo è impossibile”, esclamò Penny. Luca rise, poi disse: “Si, l' ho aiutato io, ma adesso ci dobbiamo allenare. Di queste cose potete anche parlarne quando vi conoscerete meglio”, disse Luca. “Che cosa dovremmo fare adesso?” chiese Max. “Bene sono contento che qualcuno finalmente me lo abbia domandato”, disse Luca con un sorriso. Luca, cominciò a camminare, ma si accorse che nessuno lo stava seguendo così si girò e disse: “Allora che fate? Non volete più allenarvi?” “Dove ci stai per portare?” chiese Gabriel. “Se vi fidate di me venite, oppure, dietro di voi c'è una porta, quella è l'uscita potete andare se volete, nessuno vi trattiene qui”, disse Luca. Si guardarono l'un l'altro, guardarono la porta dietro di loro, ma nessuno ci andò, tutti seguirono Luca. Camminando si accorsero che la porta con su scritto “Bagno” non aveva muri, né qualcosa che assomigliasse a un bagno. “Ma scusa, com'è possibile che ci sia un bagno?” disse Rebby. “I bagni sono dentro la porta, perché che cosa c'è di strano?” chiese Luca. “Cosa c'è di strano? C'è che praticamente il bagno è come se non ci fosse”, disse Anya. “Beh, se aprite la porta sì. Non vi fate imbrogliare solo dalle cose che vedete”, ribadì Luca. “All'esterno non c'è niente com'è possibile?” constatò Rebby. “Appena siamo entrati qui dentro vi ho detto che l'impossibile non esiste. Qui non siamo sulla Terra, scordatevi tutto quello che facevate lì, adesso siete qualcosa di più che semplici umani”, disse Luca. Videro una fontana, all'inizio, ma poi quando si trovarono difronte alla fontana, comparirono a semicerchio un vulcano, una montagna, una sfera di luce, un tornado, una cascata, una nuvola bianca e una sfera nera. “Incredibile”, disse stupita Anya. “Ma.... tutto questo è impossibile”, disse Max. Tutti gli altri rimasero senza parole e a bocca aperta. “Questo che vedete resterà attivo finché non lo superate. Finché non sarete capaci di controllare gli elementi... vi dico solo una cosa: da adesso in poi scordatevi di essere umani perché quello che farete qui non sarà per niente umano”, spiegò Luca. “Di preciso che cosa dobbiamo fare qui?” disse Gabriel. “Prima di tutto voglio vedere quale elemento avete, naturalmente, vi dico quali sono...” disse Luca. “Acqua, vento, terra, fulmine, fuoco”, disse Adam. “Ne hai mancati due”, disse Luca. “Esistono anche altri elementi oltre a questi?” chiese Max. “Certamente! Gli elementi che non sapete sono l'elemento dell'oscurità e della luce”, spiegò Luca. “Praticamente il bene...” disse Anya. “E il male”, continuò Zoe. “Si, praticamente si”, disse Luca. “Allora è per questo motivo che hai scelto sette umani?” chiese Rebby. “Anche, ma io non vi ho scelti solo per controllare bene gli elementi e salvare la Terra. Vi ho scelti perché ho visto in voi quello che non ho trovato in nessun essere umano, almeno che conosco”, disse Luca. “E che cosa sarebbe?” domandò Penny. “Questo diciamo che lo dovete scoprire e se ho ragione....” disse Luca. “Noi vogliamo sapere perché hai scelto proprio noi ... qual è il motivo principale che ti ha spinto a sceglierci?” volle sapere Penny. “Non posso rivelarvelo. Lo capirete da soli durante l'allenamento”, le rispose Luca. “Perché non vuoi dircelo? Che cosa nascondi?” chiese Anya. “Non sapete ancora tante cose ... né su di me né sui Mondi che dobbiamo visitare, ma piano piano vi spiegherò tutto, poi scoprirete anche il perché ho scelto voi”, disse sorridendo Luca. “Bene, allora ti faccio una domanda: come dobbiamo allenarci qui?” disse Adam. “Ma allora perché prima di iniziare ad allenarci non ci dici tutto, poi ci alleneremo non è meglio?” propose Penny. Luca sorrise e disse: “Meglio allenarsi prima, poi vi racconto un po' degli altri Mondi”. “Prima di tutto eravamo venuti qui solo per allenarci e poi salvare la Terra, seconda cosa ci...” disse Gabriel. “Siete qui per questo motivo, per salvare la Terra, ma non so come fare. Non so nemmeno da dove cominciare per togliere quella nube – Luca si fece un po' triste – quindi mi dovete ascoltare, fate quello che vi dico e spero che tutto questo finirà presto. Con il mio allenamento diventerete più forti di quanto immaginate”, disse Luca. “Ti ascolteremo, ma solo se tu poi ci dirai di più” disse Max. “Certamente, quello che so ve lo dico, ma naturalmente con il tempo vi dirò pian piano le cose”, disse Luca sorridendo. “Allora alleniamoci che cosa ne dite? Siete tutti d'accordo?” disse Max. Tutti sorrisero e dissero di si, capendo tutti che Luca non avrebbe ceduto facilmente. “Allora adesso sfrutterete il vostro cuore per vedere quale elemento avete. Questo che vi viene rivelato è l'elemento principale, poi naturalmente potete averne altri....” spiegò Luca. “Cioè possiamo avere tutti gli elementi?” si informò Anya. “Certamente, ma prima dovete controllare l'elemento principale. Quando avrete capito come controllare quello principale, controllerete anche gli altri”, disse Luca. Zoe alzò la mano. “Perché alzi la mano? Pensi di essere a scuola?” disse ridendo Luca. “E io che ne so!? Pensavo che per parlare dovessimo alzare la mano… ” disse Zoe. “Non siete a una scuola umana, non preoccupatevi, nessuno deve alzare la mano per parlare. Quando uno di voi ha un dubbio deve parlare, parlare è una cosa essenziale tra di voi non ci devono essere segreti. Dovete esporre tutti i vostri dubbi e paure, devono sparire dalla vostra mente e dal vostro cuore”, disse Luca. “Quindi questo allenamento ci serve per non avere più paura di niente?” chiese Gabriel. “Diciamo di si e diciamo di no. Pensate che io ho fatto questo allenamento in passato... pensate che io ho ancora paura”, disse Luca. “Tu che hai paura? E di che cosa?” disse Penny. “Tu voli, hai poteri e hai paura? Poi abbiamo anche scoperto che hai dato consigli di amore ad Adam, anche se a quando pare non ha molto funzionato....” disse Zoe. “Siamo davvero sicuri che tu sei Luca, il Luca che noi conosciamo?” disse Anya. “Certamente.... ma sapete.... ultimamente non so nemmeno chi sono io”, disse Luca con faccia triste e facendo finta di ridere. “Come fai a non sapere chi sei?” disse Rebby. “Io sono andato negli altri Mondi, ma non mi ricordo nulla... il vuoto... ricordo soltanto che poi sono tornato qui con una promessa...” disse Luca.. “Con quale promessa?” chiese Zoe. “Salvare la Terra”, disse Luca. “Ma se puoi salvare da solo la Terra, perché hai chiamato noi qui ad allenarci?” domandò Gabriel. “Non posso... infatti... io non posso salvare da solo la Terra, meno persone metto in pericolo e meglio è”, disse Luca. “Perché da solo non puoi?” chiese Adam. “Perché l'amicizia è una cosa più importante di quanto credete. Ho bisogno delle persone che non solo si fidano di me, ma anche delle persone di cui mi fido”, disse Luca. “Adesso ho capito il motivo...il perché hai scelto noi... perché tu fidi di noi giusto?” disse Zoe. “Si, anche se volevo che lo capivate da soli, ma ormai...” disse Luca. “Il danno è fatto”, disse sorridendo Gabriel. “Però adesso vi devo spiegare come vi dovete allenare”, disse Luca. “Adesso ti ascolteremo”, disse Gabriel. “Bene, allora la fontana che è difronte a voi, si chiama fontana degli elementi, questa fontana non smette mai di gocciolare...” spiegò Luca. Mentre Luca parlava Adam guardò meglio la fontana e si accorse che sopra la fontana a semicerchio c'erano dei colori. Come primo, partendo da sinistra, c'era un pallino di rosso, al centro del semicerchio c'era un pallino colorato di tutti questi colori formando l'arcobaleno. “Che cosa sono quei colori?” chiese Adam. “Ogni elemento ha un colore che sono presi dall'arcobaleno, così chiamato per gli umani, ma adesso voi comincerete a chiamarlo Potere assoluto”, disse Luca. “Potere assoluto?” disse Max. “Che cosa significa?” chiese Gabriel. “Che cosa vuol dire?” insisté Zoe. “Calmatevi! State calmi... adesso vi spiego tutto! Allora, il potere assoluto è un unione di tutti gli elementi, difficilissimo da controllare, infatti solo i Titani assoluti sono riusciti a controllarlo”, spiegò Luca. “Non c'è stata eccezione per nessuno?” chiese Anya. “Certo che c'è stata... ma solo una persona che non è voluta diventare Titano c'è riuscito...” disse Luca. “Chi?” disse Penny . “Quella persona... la tenete davanti a voi … sono io”, disse Luca. “Ma tu non sei un Titano assoluto?” disse Anya. “Si infatti lo hai detto a tutti”, disse Gabriel. “Io negli altri Mondi sono considerato Titano assoluto, il Titano assoluto più forte di tutti ma... io non mi considero tale”, disse Luca. “Perché?” disse Rebby. Improvvisamente apparve G.A.I.. “Luca devi venire a vedere una cosa è urgente”, disse G.A.I. “Che cosa succede G.A.I.? Di chi si tratta?” domandò Luca. “Meglio che vai a vedere con i tuoi occhi”, disse G.A.I. “Io pensavo che eri con G.A.E.”, disse Luca. “Infatti, ma poi ci siamo accorti di una cosa, G.A.E. ti sta aspettando”, disse G.A.I “Vado subito, spiega tu alla mia squadra che cosa serve la fontana e tutto il resto, grazie G.A.I.”, disse Luca. “Vai tranquillo, qui ci penso io”, disse G.A.I. “Ragazzi ascoltate G.A.I è stato allenato da me, quindi più o meno sa le stesse cose che so io, di teoria potete chiedere qualsiasi cosa a lui, poi la pratica la farete meglio con me”, disse Luca scomparendo nel nulla. “Allora ragazzi, che cosa vi stava spiegando Luca?” si informò G.A.I. “Ragazzi?” disse Anya molto sorpresa. “Tu parli come noi umani?” disse Zoe. “Perché non vi piace? Se volete posso....” disse G.A.I. “Scusa per l'interruzione, ma va bene così non preoccuparti”, disse Gabriel. “Meglio che parli come noi, ma chi ti ha insegnato?” disse Nicole. “Luca. Questa domanda era semplice un'altra più difficile?” disse G.A.I. sorridendo. Sorrisero tutti, poi G.A.I. Un po' più serio disse: “Allora, Luca mi sa che ci metterà un po' di tempo quindi meglio andare avanti. Cosa vi stava spiegando Luca?” “Luca ci stava spiegando cos'era il Potere assoluto”, disse Rebby. “Già sapete cosa significa Potere assoluto?” Disse G.A.I molto sorpreso. “Perché? Non doveva dirci cos'è?” disse Gabriel. “Non per fare conclusioni azzardate ragazzi, ma.. - per un attimo esitò – la Terra deve essere veramente molto in pericolo se Luca sta andando veloce nel spiegarvi tutto”, disse G.A.I serio. “Perché?” disse Max. “Luca le spiegazioni di solito le fa durante gli allenamenti pratici...”, disse G.A.I. “Perché ci sono anche allenamenti teorici?”, chiese Adam. “Secondo te quello che stiamo facendo adesso cos'è?” disse G.A.I. “Quindi appena siamo entrati in questa stanza Luca ha cominciato ad allenarci senza che noi lo sapevamo?” chiese Anya. “Certamente, appena qualcuno entra qui è messo alla prova, dalla stanza...” disse G.A.I. “In che senso siamo messi alla prova dalla stanza?” domandò Max. “Si voi adesso avete un bisogno incredibile di allenarvi non è così?” disse G.A.I. “Si certamente, ma tu come fai a saperlo?” disse Gabriel. “Molto semplice, Luca quando è entrato per la prima volta qui dentro, aveva questa voglia irrefrenabile di allenarsi. Si allenava continuamente poi quando ha capito una cosa, ha imparato a controllare la stanza. Lui ha superato la prova della stanza...” disse G.A.I. “Come ha fatto?” chiese Max. “Questa voglia che avete di allenarvi nasce dalla voglia che avete di combattere, più volete combattere più volete allenarvi, più morite”, disse G.A.I. “Cosa?” esclamò Penny. “Moriremo?” chiese Max stupito. “Ci stai dicendo che se ci alleniamo troppo potremmo morire?” domandò Gabriel. “Si, solo con l'allenamento che fa Luca non morite, perché vi tiene occupati con le parole” disse G.A.I. “Allora che cosa dovremmo fare?” domandò Zoe. “Beh, questo diciamo che ve lo deve dire Luca, comunque visto che Luca vuole che vi alleni è meglio che cominciamo che dite?” disse G.A.I. “Io... dopo questa notizia non voglio più allenarmi”, disse Adam. “Infatti, nemmeno io...” disse Gabriel. “Ragazzi... Luca ha messo tutte le sue speranze in voi, lui....” disse G.A.I. Improvvisamente dal nulla apparvero G.A.E. e Luca. “Diciamo che quello che sta accadendo è grave, quindi ragazzi dovete allenarvi con i guardiani almeno per il momento”, disse Luca. “Prima che te ne vai possiamo sapere una cosa?” domandò Anya. Luca guardò attentamente tutti, i loro occhi erano colmi di disperazione. Luca poi spostò lo sguardo verso G.A.I.. “Ragazzi, so che questa stanza può essere un problema adesso, ma poi non lo sarà più... i Guardiani sapete che anche loro quando sono entrati qui dentro non sapevano cosa fare”, disse Luca. “Infatti è vero”, disse G.A.I. “Si”, disse G.A.E. Luca sorrise. “Sono stato io a dirgli che potevano diventare Guardiani, ma prima come voi si sono dovuti allenare”, disse Luca. “Aspetta un attimo, io credevo che i Guardiani c'erano fin da quando è stata creata la stanza”, disse Gabrile. “Infatti è così, ma ecco durante la mia permanenza qui, ho aiutato un umana, l'unica umana che è riuscita ad arrivare su questa montagna e non morire, io...”, disse Luca. “Aspetta un momento, questo è strano, se le hai salvato la vita perché poi non è tornata sulla Terra a diventare famosa?” disse Rebby. “Semplice. Perché lei è diventata la terza Titana Assoluta”, disse Luca. Tutti restarono stupiti. “Praticamente tu... hai... allenato lei?” disse Adam. “Si, certamente. Ma poi è diventata…. Ecco... malvagia”, disse Luca. “Perché? Sembra che con il tuo allenamento è impossibile diventare malvagi”, disse Max. “Ricordate quello che vi ho detto?” disse Luca. “Cioè cosa?” domandò Penny. “L'impossibile non esiste, tutto è possibile, tutto può accadere”, disse Luca. “Naturalmente speriamo che voi non diventiate come lei, perché sarebbe una vera tragedia”, disse G.A.I. molto serio. “Ma perché lei....” disse Rebby. “Adesso devo andare.... - Luca si girò di spalle – allenatevi... è la cosa migliore che potete fare”, disse Luca. Luca sparì. “Allora ragazzi adesso che avete intenzione di fare?” disse G.A.I. “Dove stava andando Luca?” chiese Zoe. “Perché era preoccupato?” chiese Anya. “Se parlate in questo modo, significa che conoscete molto bene Luca, meglio degli altri, non è così?” disse G.A.E. “Si diciamo che noi lo conosciamo abbastanza bene” rispose Anya. “Non avete risposto alle nostre domande” fece notare Zoe. “Non risponderemo alle vostre domande” disse G.A.E. Erano tutti a guardare G.A.E., per vedere se riuscivano a capire qualcosa. Anche G.A.I. era rimasto stupito. “Perché mai non rivela a tutti? Perché non risponde mai?” pensò tra sé Anya. “Ragazzi ci dobbiamo allenare” disse G.A.I. GAI intanto che parlava guardava meglio G.A.E. Si piano piano che aveva qualcosa che non andava, qualcosa la turbava, si pose mille domande nella sua testa. Che cosa gli avrà mai detto Luca? Perché Luca è andato adesso? Perché non poteva aspettare? Che cosa sarà mai successo? Ma venne interrotto da Penny che disse: “Prima dovete dirci che cosa aveva Luca, poi magari, ci alleniamo”. “Luca ha detto che noi vi dobbiamo allenare ed è quello che faremo”, disse G.A.E. “Calma! Calmatevi tutti. Non posso leggere nella tua mente né nel tuo cuore, anche io voglio sapere quello che sta succedendo”, disse G.A.I. “Non davanti a loro, non qui”, disse G.A.E. “Perché che cosa abbiamo che non va?” domandò Adam. “Vero! Da quando siamo qui, non abbiamo ancora imparato niente”, disse Gabriel arrabbiato. “Adesso ho capito perché Luca ha detto – ripensò a quel momento quando Luca gli aveva bloccato il pugno, gli disse nella mente - sono dei semplici umani ancora, ma quando impareranno forse mi batteranno”, disse G.A.I. “Loro non sono come Luca è inutile”, disse con tono schifato G.A.E. Si misero tutti e sette a litigare con G.A.E., per quello che aveva detto. “Luca se n'è appena andato e credete davvero che questo gli farebbe piacere?” gridò G.A.I. Tutti furono dispiaciuti. “GAE tu sai che Luca ha riposto in loro tutte le sue speranze, dovresti essere più comprensiva con loro e non trattarli male, come stai facendo”, disse GAI arrabbiato. “Vero. Mi dispiace”, disse GAE molto dispiaciuta con voce bassa. “Ragazzi, devo dirvi una cosa, Luca vi ha lasciati qui ad allenarvi, perché dovete salvare la Terra. Lui non vuole più salvare le persone... lascia a voi questo compito difficile, molto difficile... quindi se non volete allenarvi e fino ad adesso non avete imparato niente, allora salvare la Terra non fa per voi potete anche andarvene via da qui...” disse G.A.I. “Sembra quasi sentire parlare Luca. Questo è incredibile” pensò tra sé G.A.E. Tutti si sentirono in colpa. “Pensateci squadra di Luca. Pensateci bene”, disse G.A.I. G.A.I. se ne andò. Sparì nel nulla. Nessuno disse nulla. Intanto, Luca comparve dentro il castello del Mondo Neutrale. Si trovò nel corridoio del castello, proprio all'entrata. Si guardò dietro di lui, vide che c'era una porta gigantesca. “Wow, incredibile. Avevo sognato cose del genere, ma vederle e completamente diverso, stupendo”, disse Luca ad alta voce senza quasi nemmeno rendersene conto. “Ehi, tu, cosa ci fai qui?” disse una voce. “Cosa vuoi? Nessuno può entrare qui”, disse un'altra voce. “Io sono Luca, sto cercando la Saggia, devo parlargli”, disse Luca. Non vedeva chi erano quelle due voci che gli avevano detto quelle cose,perché era poco illuminato dove si trovava. “Dimmi chi sei”, disse una voce diversa da quelle due. “Sono Luca.” “Questo è impossibile.” “Sono proprio curioso di sapere chi sei, sai?” Luca mise la mano avanti a lui, dopo qualche istante la alzò e sopra di lui comparve una luce molto luminosa. “Adesso si che ci vedo, lo avevo detto che questo corridoio andava illuminato di più, non si vede niente praticamente”, disse Luca. Luca guardò attentamente, le persone che erano davanti a lui. Erano tre, due li riconobbe erano i guardiani della sala della difesa, mentre, l'altro non sapeva chi fosse o almeno non se lo ricordava. “Mi sa proprio che tu sei davvero Luca, vero?” disse la persona che non conosceva. “Non so cosa vuoi dire, perché conoscete un altro Luca? In circolazione?” disse Luca sarcastico. “Ci sono stati molti tentativi di uccidere la Saggia. Tutti quanti sono venuti a dirmi che eri tu”, disse l’uomo. “Adesso come fai a sapere che sono io?” disse Luca. “Infatti tutti quelli che sono venuti qui, non sono passati”, disse vantandosi con un sorriso. Senza timore l'orco andò contro Luca. “Non voglio uccidere stai calmo”, disse Luca con un sorriso L'orco era vicinissimo a lui, all'ultimo momento estrasse la spada per colpirlo e tagliarlo in due. Ma la spada venne fermata con una sola mano. “Credi di fermarmi così?” domandò Luca. Sicuro di sé. L'orco restò impietrito, per la velocità che aveva avuto. “Come hai fatto?” disse l'uomo. “Tu dimmi chi sei e io ti dirò il mio...” disse Luca. “Sono Sas comandante dei guardiani di questo tempio” “Adesso lo chiamate tempio? Non più castello?” domandò Luca incuriosito. “In realtà adesso viene chiamato in entrambi i modi, ma non hai risposto alla mia domanda...” “Capito, non me ne sono scordato non preoccuparti, io sono Luca considerato quarto Titano Assoluto di questa galassia” disse Luca un po' scocciato. “Questo è impossibile, non può essere che sei veramente tu”, disse Sas sbalordito. “Sono tornato”, disse Luca con molto entusiasmo. “Se sei veramente Luca, saprai resistere anche a questo attacco allora...” Agitò le mani. Poi mise una mano tesa verso di Luca. “Basta con questi giochetti, non sai che qui dentro non si usano gli elementi, a meno che non si è in grave pericolo?” Luca mise un dito davanti puntato verso Sas, che si sentì immobile. L'attacco che stava provando a fare, non venne attivato. “Allora Sas mi fai passare adesso?” “Certamente Signore entrate pure”, disse Sas cambiando completamente atteggiamento. “Signore non m piace, chiamami Luca che è meglio” “Certo come vuole...” “Dammi anche del tu, non sono superiore a te, non preoccuparti trattami come una persona che vedi tutti i giorni ok?” “Come vuoi Si.. Luca.” “Fatelo passare guardiani, deve entrare a vedere la Saggia.” Luca cominciò a camminare e andare verso la porta, intanto disse: “Sei molto forte comunque sia, chi dice il contrario mandalo da me, lo sistemo io. Mi scordavo una cosa, quell'elemento non lo puoi usare qui, il castello o tempio, ti si rivolta contro. La prossima volta cerca di stare più attento” rivolgendosi a Sas “Scusate.” “Beh, ti sto solo avvertendo”, disse Luca guardandolo strano. “Va bene... la Saggia è nella sala della guarigione”, disse Sas cambiando discorso. “Gli è successo qualcosa?” “è stata attaccata, non è più forte come una volta.” “Si ormai si è fatta vecchia”, disse Luca con un mezzo sorriso. Appena fu dall'altro lato della porta, dietro di lui si chiuse la porta senza che nessuno dei tre dovesse fare qualcosa. Luca camminò e la prima sala che vide era la sala misteriosa. “Non ci sono guardiani a difendere qui, forse questa stanza è così potente da sola che non né ha bisogno.” Incuriosito Luca pose una mano sulla porta. In quel preciso istante senti qualcuno dietro di lui. Si girò, ma non vide nessuno. “Gli occhi possono anche ingannare, ma il tatto no sai?” disse Luca ad alta voce. Nessuno lo rispose, in fondo non c'era nessuno, o almeno così sembrava. Fece tre passi in avanti. La mano sinistra di Luca comincio a diventare viola. “Allora ti fai vedere? Oppure devo direttamente imprigionarti?” Ma nessuno ancora lo rispose. “Bene se è quello che vuoi...” Davanti a lui comparve una figura molto grande. “Fermo Luca”, disse la voce quasi maschile nascosta nell’oscurità. “Chi siete Signora?” disse Luca. “Come hai fatto a capire che sono una donna?” disse con voce stupita “Sono considerato il quarto Titano Assoluto, un motivo c'è no?” La donna si fece avanti. Era la Saggia. “Non sei cambiata a quando ricordo io”, disse sorridendo Luca. “La gentilezza, una caratteristica che non si sottovaluta mai.” “Perché?” “Perché cosa?” “Perché mi hai fermato?” “L'uomo che era qui se n'è andato.” “Questo lo so, ma voglio sapere perché non me lo hai fatto imprigionare.” “Lui si chiama Urgox. Diciamo che è il mio protettore.” “Tu? Che hai bisogno di protezione? - molto sorpreso - Certo che devi essere invecchiata parecchio allora”, disse cercando di essere sarcastico. “Si Luca, ormai non sono più come una volta, sono debole, i miei movimenti sono lenti, rispetto a tempo fa.” “Perché io invece non sono cambiato?” “Prima di tutto, tu cambi molto difficilmente, poi, non sei cambiato sulla Terra.” “Quindi con questo che cosa vorresti dire?” “Se non sei cambiato sulla Terra, allora vuol dire che non cambierai mai.” “Forse, chi lo sa.” “Comunque oltre a questi dettagli, che cosa sei venuto a chiedermi?” “Sai tutto come una volta, vedi che non sei invecchiata.” “Tu non cambierai mai e?” disse sorridendo “No, mai, comunque sono venuto a parlare dei tre poteri.” “Ancora non sei pronto per controllarli come una volta.” “Lo so ma voglio ricordarmi tutto, prima di allenarmi.” “Allora se hai deciso così perché vuoi parlare con me?” “Per un consiglio.” “Io ti vedrò sempre bambino, come se tu fossi mio figlio sai?” “Io non ricordo del passato, almeno non tutto.” “Hai lasciato tutto nella sala dei ricordi.” “Dove si trova?” “Vieni ti accompagno.” La Saggia cominciò a camminare, Luca la seguì, senza dire niente. Intanto sulla Terra erano passati pochi minuti. Jessica stava ancora cercando, le difenditrici. “Ma perché a Luca gli riesce così semplice trovare le persone, invece, io ci metto una vita” disse disperandosi ad alta voce, senza quasi rendersene conto. Abbassò lo sguardo e si rese conto che le strade e gli edifici stavano scomparendo. “La nube ha questi effetti?” pensò tra sé. Guardando più attentamente, si accorse che una donna stava camminando. Scese per verificare. “Devo stare attenta può essere anche un'illusione, provocata dalla nube. Sono da poco tempo sulla Terra ed è tutto cambiato rispetto a pochi minuti fa, la nube sta prendendo il sopravvento”, pensò Jessica tra sé. Gli edifici, non stavano più scomparendo come prima, ma improvvisamente, caddero su un punto preciso, la donna. Vedendo questo, Jessica volò molto più veloce e in poco tempo raggiunse la donna. Ma un edificio gli cadde addosso prima che potesse raggiungerla. “No...Nooo” gridò Jessica. Poi guardando meglio Jessica restò sbalordita. La donna non era morta, ma continuava a camminare. “Ma questo non è possibile, deve essere per forza un'illusione.” Jessica si avvicinò alla donna, per assicurarsi che era solo un'illusione. Arrivò vicino alla donna. Era come incantata da qualcosa davanti a lei. Guardandola attentamente era piena di graffi, stava sanguinando, ma sembrava quasi che lei non sentisse dolore. “Umana, umana....” disse Jessica con voce un po disperata cercando di farla tornare in sé. “Devo andare... devo andare... non disturbare....” disse la donna incantata guardando sempre diritto a lei, senza distogliere lo sguardo. Dietro di lei, si avvicinò una nube nera. Jessica senza pensare, cercò di trascinare la donna insieme a lei e salvarla, ma la donna sembrava quasi piantata nel terreno. “Continua a camminare, senza sentire niente, senza distogliere lo sguardo. Questa non è un'illusione ma qualcosa di diverso”, disse Jessica. La nube si avvicinava talmente tanto veloce che già l'aveva già raggiunto, la donna improvvisamente si girò dietro di lei. Gli occhi erano diventati rossi, i capelli bianchi, le guance bianche. “Ma che cosa sta succedendo?” disse Jessica. Improvvisamente, Jessica si trovò sopra la città, su cui era prima. “Sono uscita dall'illusione?” Dietro di lei sentì una presenza. “Chi sei?” disse molto seria Jessica senza girarsi. “Colei che stai cercando, una delle difenditrici.” Si girò di colpo, non credendo a quello che stava dicendo la donna dietro di lei. Quando la vide in faccia la riconobbe subito, era Ginevra. Fu contentissima di vederla e la andò ad abbracciare. “Grazie per avermi salvata, ti sono grata e ti devo la vita” disse Jessica cercando di ringraziarla. Ma Ginevra non sembrava molto felice di vederla, anzi era molto seria. “Tu sei debole rispetto a Luca. Non vali niente. Luca è già andato nella stanza dell'allenamento, mentre tu non sai trovare nemmeno noi difenditrici. Jessica sembri un umana rispetto a Luca. Non vali niente”, disse Ginevra. Jessica si sentiva inutile, sopratutto con quelle parole che gli aveva detto Ginevra. La guardò molto attentamente. Notò che c'era qualcosa di strano in lei. Lo sguardo era cattivissimo, sembrava che della Ginevra di prima, quella che conosceva, gentile e carina di prima, adesso non era rimasto più niente in lei sembrava che c'era solo odio. “Ma cosa sta succedendo? Possibile che sono dentro un'altra illusione, senza che mi sia accorta di niente? È impossibile”, disse Jessica incredula di quello che gli stava accadendo. La nube oscura era arrivata vicinissima a lei, ma non se n'è accorse. La nube l'avvolse nell'oscurità. Di colpo si fece tutto buio, era nell'oscurità. Si sentiva più inutile di prima. Sentiva come se Luca si fosse sbagliato. Come se stesse perdendo tutte le sue speranze. “Luca... fratello mio... scusami.” “Jessica. Jessica, dai gioca con me”, disse Luca ma sembrava che la sua voce era quella di un bambino. Jessica stava rivivendo un ricordo. Erano lei e suo fratello da bambini. Luca stava insistendo a giocare, però improvvisamente tutto cambiò, si trovò in un altro ricordo. Erano sempre loro due, ma questa volta erano nella stanza dell'allenamento. Erano grandi non più bambini. “Sorella un giorno sarai tu a guidare questi Mondi, almeno per un po' di tempo”, disse Luca sorridendo. “Non scherzare, come al tuo solito, non è divertente”, disse un po' infastidita “Non sto scherzando” Il ricordo si fece lontano, più cercava di rimare lì in quel ricordo, più si allontanava. Le ultime parole che riuscì a sentire, furono quelle di suo fratello. “Non perdere mai la speranza... sorellina… perchè è l’unica cosa che ci fa vivere… la speranza.” Jessica con quei ricordi che gli erano passati davanti, si ricordò anche un'altra cosa che Luca ripeteva spesso. Che nessuno si doveva mai arrendere, perché se si ci arrende si è perduti, non ha più senso fare niente. Sopratutto lei, visto che era sua sorella, non voleva essere inferiore a suo fratello. Dopo questi ricordi, ma sopratutto dopo le parole di Luca, con molta più grinta e più decisione Jessica gridò: “Adesso basta!” L'oscurità pian piano si fece distante, illuminando il luogo di una luce bianca. Adesso tutto quanto era bianco, riusciva a vedere. Sembrava quasi incantata da quel bianco che lei stessa aveva creato. “Jessica. Jessica!” disse una voce femminile preoccupata. “Mi senti Jessica”, disse un'altra voce femminile. “Sembra quasi che sia incantata o che sia in un illusione”, disse la prima voce femminile. “Abbiamo già controllato che nessuno la sta controllando”, disse una voce maschile. “Allora che cosa può essere?”disse la seconda voce femminile. “Quella nube, non ho capito ancora cosa fa, eppure... c'è qualcosa...” disse la voce maschile. “Nessuno... nemmeno Luca è riuscito a capire cosa fa la nube oscura...” disse Jessica. “Jessica! Ti sei ripresa?” disse la prima voce femminile. “Queste voci le ho già sentite”, pensò Jessica tra sé prendendo pian piano conoscenza. Jessica riusciva a vedere e a sentire meglio. “Ma voi siete... due delle difenditrici che stavo cercando. A quando vedo anche l'Ammiraglio”, disse Jessica. Le due difenditrici abbracciarono Jessica, contente di vedere che si stava riprendendo. “Siamo contente che sei viva”, disse Angelica. Dopo averle abbracciate Jessica, guardava più attentamente i loro aspetti. L'ammiraglio aveva il viso coperto da cicatrici, aveva gli occhi azzurri e i capelli biondi. Mentre le due difenditrici erano Angelica e Melissa, il loro aspetto non era cambiato per niente, nel corso del tempo. “Adesso come stai?” chiese l’Ammiraglio un po' preoccupato. “Bene. Stavo cercando le difenditrici, certo che è un impresa trovarvi”, disse Jessica. “Veramente non riusciamo a trovare le altre due difenditrici”, disse l'Ammiraglio. “Sembrano quasi che sono sparite nel nulla”, disse Melissa preoccupata. “Ma voi come fate a non essere cambiate per niente?” disse Jessica molto incuriosita. “Beh... ecco... in realtà noi...” disse Angelica. “Noi siamo state sulla Terra per un periodo di tempo, ma poi lui è venuto a chiamarci”, disse Melissa. “Ma... allora... se hai trovato loro, puoi trovare anche le altre due”, disse Jessica contenta. “Io non sono un Titano Assoluto, non sono forte come Luca... direi quindi che non posso trovarle facilmente, poi sono in posti diversi”, disse l'Ammiraglio. “Certo che trovarvi è davvero complicato”, disse Jessica. “Infatti nemmeno il portale ha capito dove ci ha portate, secondo me”, disse Melissa. “A quando pare avete mantenuto il vostro carattere oltre hai vostri aspetti”, disse Jessica. “è un po strano, forse Luca ci saprà spiegare il perché”, disse Melissa. “Non penso che in questo momento Luca sappia quello che sta succedendo qui, con quella nube. Ha preso sette persone umane ed è andato nella stanza dell'allenamento”, disse Jessica. “Già?” disse l'Ammiraglio stupito. “Nemmeno Luca sa spiegare, almeno adesso, questi eventi che stanno accadendo qui”, disse Jessica. “Cosa?” dissero stupiti tutti e tre. “Luca non si ricorda più niente, di quello che è accaduto tempo fa”, disse Jessica. “Ma aveva detto che lui...” disse Angelica. “Cosa è andato storto quel giorno?” disse l'Ammiraglio. “Non lo so... e come quel giorno”, disse Jessica stringendo i pugni. “Come? Quale giorno?” disse Melissa incuriosita. “Sta pensando a quel giorno che sono stati chiamati nel Mondo Neutrale”, disse l'Ammiraglio. “Cerca di non leggermi la mente, per favore, Ammiraglio. Quel giorno è stato anche strano adesso che ci penso”, disse Jessica. “Perché?” disse Angelica. “Quel giorno noi... era... come... se eravamo protetti da qualcosa, per questo motivo non siamo morti sul colpo, ma abbiamo solo riportato delle ferite”, disse Jessica. “Quel giorno deve essere collegato al giorno che poi da Luca è tornato qui”, disse l'Ammiraglio. “Non per offenderti ma tu non eri stata chiamata”, disse Angelica. “Lo so, ma io sono diventata una di voi a tutti gli effetti”, disse Jessica. “Questo lo sappiamo...” disse Melissa. “Luca non volendo ha dimostrato che un qualunque essere umano può diventare forte quando noi” disse l'Ammiraglio. “Si sta avvicinando qualcuno”, disse Melissa molto seria. In lontananza si vide una figura umana ma più alta, che si avvicinava molto velocemente. “Ma quella è...” disse Jessica molto stupita. “Ciao Jessica, come va?” disse Atena con un sorriso. “Atena, anche tu non sei cambiata per niente”, disse Jessica. “Si tutte le difenditrici sono rimaste come allora, nessuna di noi è cambiata”, disse Atena. “Come mai non sono cambiate? Questo e davvero strano”, pensò tra sè Jessica. Atena vide Jessica pensierosa. “Non pensare troppo del perché non siamo cambiate, adesso dobbiamo trovare le altre due difenditrici”, disse Atena. “Ammiraglio tu vieni con noi?” disse Jessica stupendo i presenti.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Luca ritornò nella sala dell'allenamento. Per entrare fece la stessa strada di prima. Non usò il teletrasporto perché voleva pensare, ma questa volta c'era qualcosa di strano, G.A.E. non c'era. Scese nella botola e non trovò nessun ostacolo, questo era ancora più strano. “Quando la vedo la rimprovererò”, pensò Luca tra sé. Arrivò alla fine della botola, questa volta lo spazio gli sembrava più grande rispetto a prima, riflettendo che prima in otto persone non entravano. Aprì la porta, notò subito che l'atmosfera era diversa da prima. Trovò la sua squadra e i Guardiani a festeggiare. “Perché state festeggiando?” chiese Luca accorgendosi che qualcosa non andava. “Adesso sappiamo controllare gli elementi”, disse Gabriel. “E per questo festeggiate?” ribadì Luca. “Certamente che cosa pensi? Noi siamo la tua squadra, dobbiamo essere forti come te”, disse Gabriel. “Che strano” pensò tra sé Luca. “Ti vedo un po' strano, Luca, tutto bene?” disse Nicole. “Adesso ho capito!” Pensò Luca tra sé. “Dissolvi l'illusione G.A.E.” disse Luca ad alta voce. “Sarebbe stato troppo bello se ci fosse cascato vero, G.A.E.?” disse G.A.I. “Si, infatti” rispose G.A.E. “Dissolvila! Oppure Luca la attiverà contro di noi. Ragazzi, state pronti e fate vedere a Luca quello che avete imparato” disse G.A.I incitandoli. Luca si trovava ancora all'interno dell'illusione, ma improvvisamente davanti a lui comparve una nuvola viola, precisa e molto veloce, puntava a lui. “L'elemento dell'oscurità”, pensò Luca tra sé. Ma la schivò grazie alla sua agilità e ai suoi riflessi. Arrivò dietro di lui del fuoco e sotto di lui si formò una pozzanghera di fango. Luca volò in modo tale da non essere intrappolato dal fango, ma il fuoco lo inseguiva. “Devo ammettere che si sono allenati bene. Adesso voglio vedere come mi fermate però”, pensò Luca tra sé. L'aria intorno a lui si fece fredda. “Si sono allenati così tanto da farlo ad aria?” disse Luca un po' stupito. Luca si fermò di colpo, davanti a lui vide un tornado. Luca restò immobile, anche perché si rese conto di essere in trappola. “Peccato solo che siano deboli questi elementi”, disse Luca sorridendo. Il fuoco e il tornado lo raggiunsero, mentre il fango si alzò da terra e raggiunse il punto dov'era Luca. “Basta, Luca non sta attaccando per non ferirvi, ha una barriera intorno a lui non gli fate niente”, disse G.A.I. Intorno alla barriera sferica si disposero i tre elementi, disposti a formare tre cerchi, il fuoco avvolgeva la barriera con lunghe lingue roventi, il vento con affilate lame, mentre il fango avvolgeva entrambi e formava una lunga spirale, come se fossero controllati da qualcuno. Improvvisamente sparirono. Luca non aveva nemmeno un graffio. “Siete davvero incredibili, dico davvero! In poco tempo siete riusciti a fare tutto questo, complimenti”, disse Luca contento. “Ci siamo allenati duramente”, disse Rebby. “Però il vostro problema è che vi siete allenati per sofferenza e rabbia, infatti quelli non sono i vostri veri elementi”, disse Luca risoluto. “Incredibile nemmeno è entrato e ha già capito tutto! Non è cambiato per niente”, pensò G.A.I tra sé. “Riesce ancora a leggere il cuore come una volta”, pensò G.A.E. “Spiegatemi bene perché Gabriel se n'è andato”, disse Luca. “Quando gli abbiamo spiegato che stare qui era pericoloso...” prese a dire G.A.I. “Diciamo che tutti se ne volevano andare, ma poi ci hanno ripensato ... tranne Giorgio”, disse G.A.E. “Dov'è andato?” si informò Luca preoccupato. “Non sappiamo dove sia andato”, disse G.A.E. “Io forse lo so dov'è”, disse Rebby. “E' dalla sua famiglia vero?” disse Luca. “Si forse è lì. Ma come facevi a saperlo?” gli domandò Rebby. “Semplice, ho letto nel tuo cuore”, disse Luca. Tutti restarono stupiti. “E' normale vi abituerete, Luca fa sempre così”, disse G.A.I. sorridendo. “Per fortuna non hai perso niente nel viaggio nel tempo”, disse G.A.E. “Vado a cercare Gabriel sulla Terra. Meglio non tardare”, disse Luca serio. Si avvicinò alla porta dov'era entrato e ci si fermò davanti. “Vi ricordate quando me ne andavo via da questa stanza senza che voi ve ne accorgeste?” chiese Luca con un mezzo sorriso. “Sì, certamente! Perché lo chiedi?” disse G.A.I. “Perché con i poteri che ho adesso è un po' difficile, dopotutto forse, andare indietro nel tempo è stato un errore, era meglio se morivo”, disse Luca aprendo la porta. Videro Luca andarsene, mentre i Guardiani erano pensierosi e un po' stupiti per quello che aveva detto. “Cosa significa quello che ha detto? Guardiani?” chiese Nicole. “In parole povere ... Luca non si ricorda quasi niente di prima, con quelle parole ha solo voluto dire, che se moriva magari forse voi stavate meglio e tutto questo che sta accadendo alla Terra non sarebbe successo” disse G.A.I. “Vuole solo recuperare la memoria, poi sarà come lo avete conosciuto voi, cioè come sempre”, disse G.A.E sorridendo. “Comunque poi vi spiegherà tutto Luca, non preoccupatevi”, disse G.A.I. “Adesso aspettiamo che arrivi con Gabriel, va bene?” disse G.A.E. vedendo i ragazzi pieni di domande. Luca si trovava sulla Terra a cercare Gabriel. “Non vedo nessuno che si muove sono tutti sotto l'illusione, quella nube...” disse Luca volando ancora più veloce. Guardò attentamente ogni persona con la sua vista acuta. “E da poco che ho preso i miei poteri, ma per fortuna so usarli decentemente”, si disse Luca tra sé. Arrivò dove aveva visto Gabriel la prima volta, quando era comparsa anche la nube. Non era cambiato niente rispetto a prima le persone erano sempre sotto l'illusione. Cercò ovunque Gabriel ma non lo trovò, provò dove gli aveva consigliato Rebby. “Forse ha bisogno di confidarsi con qualcuno e non sa di chi fidarsi ...” pensò Luca tra sé. Andò a casa di Giorgio, non era lontano da dove si trovava. “Ciao Luca”, era la voce di una bambina. “Una bambina?” si domandò Luca tra sé. “Non riesco a trovare i miei genitori”, disse la voce di un bambino piangendo. “Sono finito dentro un'illusione?” si chiese Luca continuando a guardarsi intorno. “Aiuto! sono pietrificati! Stanno diventando tutti di pietra. Aiuto!” “Questa non è un'illusione, sto vivendo quello che è accaduto quando è comparsa la nube... Com'è possibile?” disse ad alta voce stupito. Luca camminò verso casa di Gabriel, ma le voci non smisero anzi si fecero più intense, stavano tutti chiedendo aiuto, gli pianse il cuore sapendo che non poteva fare niente ed era ancora più triste quando pensò che quando la nube era apparsa lui era a scegliere le persone della squadra. Pian piano, mentre avanzava sentendo quelle voci, Luca si sentiva sempre più in colpa, sopratutto sapendo che quasi nessuno si era salvato. Improvvisamente notò che c'era dell'elettricità nell'aria. Lui non sapeva cosa pensare, era l'effetto della nube? Oppure era qualcuno che la stava creando? Dopo un po' di passi Luca vide Gabriel. Era avvolto da scariche elettriche come se lo stessero proteggendo da qualcuno o da qualcosa. Guardandolo attentamente notò che era svenuto. “Adesso tu, carissimo Gabriel sarai il primo a essere ucciso della squadra di Luca!” disse una voce. “Non vedo chi è, né riconosco la voce”, pensò Luca tra sé. Non voleva che Gabriel morisse, così corse verso di lui per difenderlo. “Tu? Ma come?” disse Luca stupito di vedere la persona che stava volando “Maestro?” si stupì la persona che stava volando e subito si coprì il volto con fuoco per non far vedere la sua faccia. “Tu dovresti essere nel Mondo Oscuro, Terza Titana Assoluta”, disse Luca serio. Nel frattempo si era ricoperta il corpo di pietra, adesso non era possibile vedere niente di lei. “Sai anche io sono una Titana Assoluta. Allora ti hanno chiamato per uccidermi?” “Per ucciderti? No, non me lo hanno detto, ma a quanto pare lo sto scoprendo adesso... solo che mi devi spiegare, perché hai attaccato per prima questo Mondo?” “Semplice per eliminarti, eliminando la Terra sia tu che io....” “Non credo che potrai battermi in queste condizioni, vero?” disse Luca molto sicuro di sé e sorridendo. “No, infatti.” “Sei stata tu a creare questa nube?” “Non proprio, sono stata aiutata.” “E chi aiuterebbe te?” “Sono stata aiutata da un'altra galassia.” “Cosa?” Luca era stupito di quello che aveva detto. “Proprio così, più preciso la terza galassia che hai visitato.” “Io non mi ricordo quasi nemmeno chi sono, come faccio a sapere quali galassie ho visitato?” domandò Luca. “Hai perso la memoria?” “Sono tornato indietro nel tempo per salvare la persona che amavo, ricordo solo questo.” La Titana strinse i pugni e s'incupì. “Sappi che non avrò pietà di te e nemmeno di lei...” “Non potrai...” “E nemmeno della tua squadra, tutti moriranno.” “Io non ricordo chi è la mia donna, almeno non di preciso...” “Perché non ne sei sicuro o perché hai paura della risposta che potrebbe darti?” “Forse la seconda” disse Luca sorridendo, ma nei suoi occhi c'era una tristezza infinita. “Hai paura? Tu?” “Tutti hanno paura, solo che io non la mostro.” “Tu non hai mai paura di niente... almeno prima.” “Se non hai un obbiettivo preciso perché sei venuta qui?” “Certo che sono venuta qua con un obbiettivo ed è quello di uccidere non solo te ma anche tutta questa galassia!” “Da sola?” “Io sono la terza Titana ...” “Si si lo so già, ma il tuo cuore non dice la stessa cosa.” “Non leggere il mio cuore!” esclamò arrabbiata. “Bene, allora vattene e non ti farò niente.” “Quello che volevo, adesso, era uccidere Gabriel visto che si era staccato da te e dagli altri, mi ha dato una buona occasione per ucciderlo e ho sfruttato l’occasione”, disse sorridendo. Tutto a un tratto, le scariche elettriche che stavano proteggendo Gabriel scomparvero, l'aria non era più elettrica come prima. Luca scattò verso Gabriel e cercò di chiamarlo e di curarlo, ma sembrava che non ci fosse più niente da fare. “Piano piano ucciderò tutti. Resterai da solo. Tutte le persone che ami moriranno. Saprai sopportare tutto questo dolore? Maestro?” gli chiese sorridendo. “Perché vuoi così tanto uccidere tutti quelli che mi stanno a cuore?” “Vai nella sala dei ricordi e capirai tutto e saprai anche chi sei. Ricordati che se il passato non è concluso, ritorna prima o poi”, disse seria. Detto questo la Titana Assoluta sparì. “Gabriel svegliati!” gridò Luca disperato. Ma per Gabriel ormai era tardi, il cuore non batteva più. “Adesso cosa faccio? Cosa racconto agli altri?” disse Luca che in quel momento aveva perso ogni speranza. “Guardiani? Non credete che Luca ci stia mettendo tanto?” chiese Zoe. “Beh ... diciamo che non...” provò a dire G.A.E. “Pensiamo che sia successo qualcosa”, disse G.A.I. “Tipo cosa?” disse preoccupata Nicole. “Pensiamo che sia successo qualcosa a Gabriel...” disse G.A.I. “Cosa è successo a Gabriel, Guardiani?” domandò Rebby con le lacrime agli occhi. “Questo non lo sappiamo, mi dispiace”, disse G.A.I. Rebby si preoccupò ancora di più. “Ma il tempo scorre in modo diverso sulla Terra, quindi...” disse Adam. “Luca può controllare il tempo su tutta quest'intera galassia, quindi dovrebbe essere passato lo stesso tempo di qui, ecco perché siamo preoccupati”, disse G.A.I. “Ma ormai saranno passate delle ore”, disse Max. “Fate come Penny e Max che si stanno allenando”, disse G.A.E. “Ma io voglio sapere qual è il mio elemento principale”, disse Nicole. “Ragazzi adesso basta allenarvi! Vi devo dire una cosa importante”, disse Luca con voce sommessa. “Quando arriva così, senza avvisare, mi dà sui nervi” disse G.A.I rivolgendosi a G.A.E. “Solo perché può entrare e uscire da questa stanza senza che c'è ne accorgiamo”, disse G.A.E. “Anche per quello, ma sopratutto perché non sappiamo se è qui oppure no”, disse G.A.I. “Gabriel è morto”, disse Luca, il suo viso era una maschera di infinita tristezza che si rispecchiava anche nella sua voce. “Che cosa?” disse sorpreso Max. Rebby cadde in ginocchio a piangere. Le donne andarono da Rebby per cercare di consolarla e di confortarla, ma non sapevano come fare. “Che cosa è successo?” disse G.A.I. “La terza Titana Assoluta”, disse Luca in tono secco. I guardiani rimasero stupiti per ciò che aveva appena detto. “Ma è nel Mondo Oscuro non può essere...” disse G.A.I sorpreso. “Ricordati niente è impossibile, dopotutto come ha detto lei è una Titana Assoluta ... quindi può entrare e uscire da qualsiasi mondo...” disse Luca. “Che cosa vorresti dire?” disse G.A.E. “Adesso non c'è tempo di spiegare, dobbiamo allenarci tutti”, disse Luca. “Io non mi allenerò più”, dichiarò Rebby tra lacrime e singhiozzi. “Vuoi fare la sua stessa fine? Allora esci subito da questa stanza”, urlò Luca. I presenti rimasero stupiti. “Ora basta scherzare. Da adesso in poi si fa sul serio. Ve lo dico un'altra volta, se non siete in grado di allenarvi qui, allora uscite”, disse Luca rimproverandoli. “Ha ragione, adesso non siamo più noi ad allenarvi ma è Luca, in allenamento non è tanto buono”, disse G.A.E in tono serio. Si guardarono non sapendo che cosa fare. “Io voglio allenarmi” disse Max. Gli altri dissero la stessa cosa di Max. Solo Rebby non parlò. “Tu Rebby? Che cosa vuoi fare?” le chiese Luca. “Voglio vendicare Gabriel” rispose, aveva ancora il volto rigato di lacrime, ma la sua espressione era seria e determinata. “La vendetta non ti porterà da nessuna parte”, disse Luca. “Allora dimmi tu che cosa dovrei fare?” gli chiese Rebby, con una punta di amarezza nella voce. “Proteggere le persone che ti stanno a cuore”, ribatté Luca. “Non sai nemmeno tu come fermare la nube, come faccio a proteggere le persone sotto il controllo della nube? Se non sappiamo fermarla?” esclamò Rebby. “Queste non sono parole mie – Rebby si stupì – ma sono le ultime di Gabriel”, disse Luca. Rebby sentendo queste parole, si riprese, si asciugò le lacrime e disse: “Allenami e cerca di farmi diventare più forte di tutti”. “Questo dipenderà da te”, disse Luca sorridendo. “Allora faremo bene a cominciare l'allenamento” disse Adam entusiasta. “Perché? Perché? Non riesco proprio a capire, perché vuoi uccidere il tuo maestro.” “Perché quando gli ho detto che ero innamorata di lui, ha detto che non gli interessavo.” “Solo per questo motivo vuoi cominciare una guerra?” “Voglio solo uccidere la persona che Luca ama tanto, se per farlo c'è bisogno di una guerra allora la farò.” “Luca non te la lascerà mai uccidere.” “Appunto, farò una guerra così lui sarà troppo occupato a proteggere le altre persone.” “Lui non sa nemmeno chi è... vero?” “Si, se scoprirà tutto noi moriremo... ma nella sala dei ricordi non ci sono tutti i suoi ricordi, io sono andata a prenderne qualcuno.” “Come facciamo a sapere chi è la persona che ama Luca? Non possiamo leggere il cuore di Luca e non possiamo uccidere ogni donna della Terra...” “Lo so, leggere il cuore di Luca è quasi impossibile, poi lo so che non possiamo uccidere tutte le donne sulla Terra, quindi dobbiamo organizzarci bene.” “Come facevi a sapere che erano qui ghiacciate”, disse l'Ammiraglio. “Siamo sulla seconda montagna più alta di questo Mondo. Sulla prima c'è la stanza dell'allenamento, nella seconda ci sono quelli che vengono chiamati “scarti””, disse Jessica. “Perché?” chiese Angelica. “Quando avete detto che il portale non sapeva dove aveva mandato le difenditrici e non riuscivate a trovarle, ho pensato che l'unico posto dove nessuno va a controllare è questo”, spiegò Jessica. “Noi volevamo sapere perché qui ci sono quelli chiamati scarti”, chiese Melissa. “Questo dovete chiederlo a Luca. Lui conosce tutto e tutti”, rispose Jessica. “Ma adesso come facciamo a togliere tutto questo ghiaccio intorno a loro?” chiese l'Ammiraglio. “Semplice utilizzando il fuoco”, rispose Jessica. Tutti rimasero stupiti di quello che stava dicendo. Jessica creò intorno alle due difenditrici ghiacciate un cerchio di fuoco, poi piano piano quel cerchio si alzò creando una cupola. Il ghiaccio pian piano cominciò a sciogliersi sotto agli occhi increduli dell'Ammiraglio e delle difenditrici. “Si sta sciogliendo, ma come può essere?” esclamò Atena stupita. “Qui siamo sulla Terra e non sui Mondi dove siamo abituati a stare”, rispose Jessica. Rimasero tutti a guardare quello strano fenomeno che si stava verificando davanti ai loro occhi. Il ghiaccio si stava per sciogliere. Jessica tolse piano la cupola e ci rimase solo il cerchio di fuoco in modo tale da far sciogliere completamente il ghiaccio. Quando si sciolse completamente le difenditrici furono finalmente libere. “State bene?” chiese l'Ammiraglio con una nota di preoccupazione nella voce. Jessica con un gesto della mano fece scomparire il fuoco che circondava le due difenditrici. “Io si. Sono un po' stordita, ma sto bene”, disse Ginevra. “Si anche io”, disse Afrodite. “Se ci avete liberate tutte, significa che dovremmo combattere, vero?” chiese Ginevra in tono serio. “Si e dobbiamo anche sbrigarci”, le rispose Jessica. “Bene allora andiamo, meglio non perdere tempo in chiacchiere”, disse Afrodite. L'ammiraglio con un gesto della mano fece comparire un portale. “Andiamo, presto! Questo portale conduce nel Mondo Neutrale”, spiegò l'Ammiraglio. “E tu chi saresti?” domandò Ginevra. “Sono l'Ammiraglio di fuoco, sono qui per aiutarvi e difendervi”, rispose l'Ammiraglio. “Sei davvero carino sai?” disse Afrodite con un mezzo sorrisetto. “Meno male che non ci dovevamo perdere in chiacchiere” disse l'Ammiraglio sorridendo e guardando Jessica. “Presto andiamo, mio fratello già si sta allenando e noi dobbiamo fare molte cose”, disse Jessica andando verso il portale. “Bene allora andiamo” disse Atene. Tutti e sette entrarono attraverso il portale e scomparirono. “Adesso che sapete più o meno come utilizzare i vostri poteri principali, invece di allenarci andiamo a visitare i Mondi, che ne dite?” chiese Luca. “Che Mondo visitiamo prima?” domandò Zoe entusiasta. “Quello dei draghi”, rispose Luca. “Io volevo andare a visitare quello dei vampiri”, sospirò Zoe un po' delusa. “Perché proprio quello per primo?” disse G.A.I. “Per entrare nella sala dei ricordi devo risolvere tre indovinelli, il primo per risolverlo devo andare dai draghi”, rispose Luca. “Che bello il Mondo dei Draghi finalmente lo vedrò!” esclamò Nicole che sprizzava felicità da tutti i pori. “Una cosa ragazzi, prima di andare ricordate che in ogni Mondo che visitate non sono molto ospitali quelli che ci vivono, sopratutto verso coloro che non conoscono”, disse G.A.I. preoccupato per loro. “Si devono solo ricordare che non devono attaccare nessuno e andrà tutto bene”, disse Luca. La squadra e Luca si presero per mano formando un cerchio. “Siete pronti?” disse Luca. “Si” risposero tutti. In un attimo non c'erano più. “Possiamo dire che ci hanno abbandonato qui”, disse G.A.I. sorridendo. “Sembra di si” disse G.A.E. “In un certo senso è meglio no?” disse G.A.I. “Beh, si in un certo senso....” disse G.A.E. G.A.I andò da G.A.E e la baciò dolcemente. “Già vi state dando da fare?” chiese Luca. “Ma che cavolo! Luca, non puoi avvertire?” esclamò G.A.I arrabbiato. “No è molto più bello così – disse Luca ridendo, poi facendosi serio aggiunse – sono venuto per dirvi una cosa: se la guerra avrà inizio come avevo detto in passato, sappiate che non potrete star più in questa stanza.” Luca mise la mano davanti a sé e fece comparire una tavola imbandita con una candela al centro e una rosa in un piccolo vasetto, creando così un'atmosfera romantica. “Direi che adesso va meglio no?” disse Luca ridendo. Poi scomparì così come era apparso. G.A.I. aveva una faccia preoccupata. G.A.E. lo guardò e dopo un po' si accorse che stava pensando, non tanto a quello che aveva detto Luca, ma a quello che poteva succedere durante la guerra. “Direi che dobbiamo approfittare di questa bellissima cena e atmosfera, che ci ha offerto Luca non ti pare?” disse G.A.E. “Si hai ragione” disse G.A.I. sorridendo. Luca comparì davanti alla sua squadra. “Andiamo.” Davanti a loro c'era un corridoio. “Ma dove siamo?” chiese Penny. “Perché non si vede?” rispose Luca. “Sembrerebbe un corridoio” disse Nicole. “Brava, bella intuizione” disse Luca con una certa ironia. Nicole fece una smorfia dietro di Luca scatenando l'ilarità di Zoe. “Ho anche gli occhi dietro ti ricordo” la ammonì Luca. Nicole infastidita guardò Zoe, si scambiarono un'occhiata d'intesa e poi tutte e due si girarono verso Luca e gli fecero delle smorfie dietro. “So che siete diventate parecchio amiche voi due, ma non potete fare così”, disse Luca rimproverandole. Ma Nicole e Zoe non smisero di fare le smorfie. “Sembrate delle bambine”, sospirò Luca rassegnato, poi schioccò le dita. Il corridoio era diventato trasparente e si vedeva la Galassia. “Questa è la nostra Galassia vista da lontano. Diciamo come la conoscete voi, senza i mondi invisibili”, spiegò Luca. Nicole e Zoe smisero di fare le smorfie, guardarono impressionate il panorama che si stendeva davanti a loro. “Stupendo” esclamò Rebby con una nota di sorpresa nella voce. Nessuno si aspettava di vedere la Galassia da lontano. “Vi ho fatto rimanere senza parole eh?” disse Luca sorridendo. “E invece i Mondi di cui ci hai parlato, come sarebbe?” chiese Adam. Luca sorrise e scioccò le dita. Improvvisamente apparvero nove Mondi, colorati di grigio, sparsi per la Galassia. “Incredibile”, esclamò Adam. “Ma i Mondi sono grigi, perché?” chiese Zoe. “Semplice, perché ancora nessuno di voi c'è stato”, rispose Luca. “Praticamente dobbiamo visitare i Mondi per vedere poi come sono all'esterno?” domandò Max. “Sì. Prima li visitate poi, con l'allenamento che farete in quei Mondi, potrete vedere ogni cosa, così sarete anche capaci di vedere un mondo invisibile e il proprio colore”, spiegò Luca. “Quindi, ora che andiamo a visitare il Mondo dei Draghi riusciamo a vedere di che colore è l'esterno, dico bene?” ipotizzò Rebby. “Si, ottima intuizione, complimenti”, disse Luca. “Questo vuol dire che se ci alleniamo su uno dei Mondi, poi saremo capaci di vedere ed entrare anche negli altri”, disse Nicole. “No, non è proprio così. In alcuni dei Mondi non si può entrare senza avere l'elemento specifico”, spiegò Luca. “Per esempio in quale?” chiese Penny curiosa. “Sapete che per entrare nei vari Mondi ci vuole un preciso elemento, in alcuni, invece, non c’è ne vuole uno, ma tutti… quindi per allenarvi in questi Mondi specifici avete bisogno di tutti gli elementi”, spiegò Luca. “Va beh, ma per quello ci sei tu no?” disse Zoe ridendo. “No, forse io non vi porterò a visitare tutti i Mondi”, disse Luca. Tutti rimasero stupiti e increduli. “Ma perché non sarai tu?” volle sapere Penny. “Beh, è difficile spiegarlo. Ma adesso non perdiamo tempo in chiacchiere e andiamo, prima che...” stava dicendo Luca, ma non finì la frase. “Prima che? Cosa volevi dire?” chiese Adam. “Niente, niente non preoccupatevi, non volevo dire niente – disse Luca sorridendo, stava chiaramente nascondendo qualcosa – adesso andiamo.” Si scambiarono tutti occhiate interrogative, ma avevano capito che c'era qualcosa dietro quella frase lasciata a metà. Senza fare altre domande a riguardo, lo seguirono anche se ognuno di loro si domandava la stessa cosa: “Che cosa voleva dire Luca con quella frase?” Dopo aver fatto un po' di strada Luca si rivolse a loro con un ampio sorriso sulle labbra e disse: “Bene ragazzi, siamo arrivati! Davanti a noi c'è il Mondo dei Draghi”. “Ma noi non riusciamo a vederlo vediamo solo che è grigio”, sospirò Zoe lamentandosi. “Perché invece non ci fai vedere con i tuoi poteri di che colore è?” propose Nicole. “Volete davvero che utilizzi i miei poteri solo per farvi vedere di che colore è un mondo?” chiese Luca. “Sì, potresti farlo?” chiese Rebby. “Sì potrei anche farlo, ma sappiate che non lo faccio”, rispose Luca. “Perché?” disse Penny. “Siete davvero delle persone incredibili, avete tanta curiosità, davvero impressionante. Adesso entrate con me, se no poi non potete più passare”, disse Luca. Il Mondo dei Draghi era un'immensa distesa di sabbia e qualche sporadico cactus che sbucava solitario. Nessuno se lo aspettava in quel modo, Luca era stupito allo stesso modo perché anche per lui era la prima volta che ci entrava, dato che aveva perso la memoria. “E' molto diverso da come ce lo aspettavamo”, disse Max. “Come ve lo aspettavate?” disse Luca. “Visto che i Draghi sono creature magiche ci aspettavamo un po' di magia in più”, disse Adam. Le ragazze erano rimaste un po' stupite di quello che stavano vedendo. “E' un deserto perché vi stupite?” disse Luca. “Perché più vedi lontano, più sembra che la sabbia si faccia rossa”, disse Nicole. “Comunque i Draghi non sono creature magiche, ma soltanto creature”, precisò Luca. Però non gli davano tanto ascolto, erano impegnati a vedere quello strano fenomeno della sabbia. Improvvisamente qualcos'altro catturò la loro attenzione, in lontananza sembrava un uccello gigante, in realtà si trattava di un Drago; la squadra si ritrovò col naso all'insù a fissare la creatura in avvicinamento. “So che non si vede molto bene, ma quello che sta arrivando è un drago”, precisò Luca. Nessuno disse niente, erano tutti impegnati a osservare il drago, erano curiosi di vedere come era fatto. Il drago che era quasi vicino a loro, adesso si vedeva meglio e riuscivano anche a vedere qualche dettaglio. Il drago aveva un corpo possente e grandi ali, che gli permettevano di volare molto veloce. Tutti notarono un particolare: il drago aveva un marchio sotto l'ala destra, non se ne distinguevano bene i tratti perché era ancora troppo lontano. Il drago si fermò sopra di loro per qualche istante, poi improvvisamente scese. Si fermò davanti a loro. Era gigantesco, aveva gli occhi rosso sangue, il color sabbia delle sue squame da vicino era ancora più bello, quasi da rimanere incantati. Il drago però era molto arrabbiato, infatti, sulla schiena, sulla coda e sulle ali comparvero degli spuntoni. “Cosa ci fanno degli umani qui?” chiese il drago. Luca era dietro di tutti, ma fece qualche passo in avanti per farsi vedere dal drago. “Calmati drago, non siamo qui per combattere, tranquillo”, disse Luca in tono calmo. “Luca? Tu? Ma questo non è possibile”, esclamò il drago. “Drago guardiano devo parlare con il Signore dei Draghi, mi fai passare senza combattere oppure devo ucciderti?” chiese Luca serio. “Tranquillo Luca puoi passare, però loro no”, disse il drago. “E invece passeranno. Loro sono la mia squadra”, disse Luca serio. “Quindi la profezia è vera?” disse il drago. “Questo non è affar tuo. Allora li farai passare?” disse Luca. “Non hai il mio consenso” disse il drago sorridendo credendo di aver battuto Luca. “Nescion, io quarto Titano assoluto ti ordino di far passare questi umani”, disse Luca in tono serio guardandolo negli occhi Il drago ritrasse i suoi spuntoni. “Scusa Luca, mi faccio da parte”, disse Nescion arrendendosi. Il drago non potendo più impedire nulla volò via. “Luca ma...” provò a dire Nicole stupita. “I draghi sono meravigliosi vero?” disse Luca ancora un po' serio. “Si, ma non abbiamo capito una cosa...” disse Max. “I draghi sono tutti di quel colore, si possono distinguere solo dagli occhi o dal marchio che hanno sotto le ali. Gli spuntoni li fanno vedere quando devono combattere e possono essere utilizzati sia come difesa che come attacco. Penso di avervi detto tutto, volete sapere qualcosa di specifico?” chiese Luca più tranquillo. Tutti restarono quasi impietriti e a bocca aperta. “Perché siete tutti così stupiti?” domandò Luca. “Tu ci hai spiegato in pochissimo tempo i draghi, te ne sei reso conto almeno?” disse Penny. “Si, quindi?” Luca era accigliato. “Quello che mi chiedevo era perché non ce lo hai detto prima?” domandò Adam. “Dovete scoprire questi Mondi da soli, sopratutto perché ognuno di voi si deve allenare sui Mondi che più gli piacciono” disse Luca. “Tutti quanti stanno parlando di una profezia, qual è?” chiese Max . “Al momento questa è la cosa di cui non dovete preoccuparvi. Pensate solo a diventare forti per distruggere quella nube, al resto penso io”, disse Luca. “Da quanto hai avuto i tuoi poteri sembra che per te sia andato tutto storto, anche se hai bisogno di aiuto non lo chiedi non è così?” disse Rebby seria. “Potrei chiedere aiuto a chiunque in questi Mondi, perché qui sono considerato l'essere più forte di questa Galassia, ma sai perché non chiedo aiuto né a voi né a nessun altro?” chiese Luca. Tutti attesero, pensando che Luca continuasse quello che stava dicendo, ma invece aspettarono un po', poi Rebby disse: “Perché? Diccelo”. “Perché non voglio che gli altri si facciano male per me”, disse Luca stringendo i pugni. Tutti si guardarono un po' meravigliati e sorpresi, ma nessuno parlò. “Allora adesso che ho risposto alle vostre domande possiamo andare?” riprese Luca. Nessuno rispose, ma Luca cominciò a incamminarsi, senza dire o fare niente la squadra lo seguì. Durante il tragitto Penny pensò a tante cose, ma chiese una cosa specifica a Luca. “Non ho capito perché quando ordini qualcosa tutti si mettono in riga, questa è la seconda volta che succede.” “Sei incredibile Penny, ma sappi che anche questo lo imparerete quando andremo sul Mondo Neutrale. Vedo con piacere che non sei cambiata, sei puntigliosa come sempre”, disse Luca. “Okay capisco, comunque si è una mia dote naturale che rompe un po' gli altri”, disse Penny con un pizzico di ironia. “Devi coltivare ogni tua dote perché un giorno potrebbe esserti utile. É indispensabile che tu rimanga te stessa, perché solo così potrai sviluppare le tue potenzialità”, disse Luca incoraggiandola. Penny sorrise e nella sua mente lo ringraziò. Luca che era davanti al gruppo si fermò di colpo. “Che succede?” chiese Rebby che era dietro di lui e quasi lo scontrò. “Siamo arrivati”, disse Luca con voce un po' preoccupata. “C'è qualcosa che non va, ne sono sicura, che cosa ci nasconde questa volta?” pensò Zoe tra sé. “Ma davanti a noi c'è solo il deserto”, disse Adam. “Guardate meglio, come vi ho insegnato in allenamento”, disse Luca sorridendo. Tutti si ricordarono quando Luca in allenamento gli spiegò meglio come funzionava la vista nei Mondi. “La vista è una cosa che dovete assolutamente utilizzare in modo impeccabile”, disse Luca. “Perché?” domandò Zoe. “Voi utilizzate gli occhi per guardare e osservare ogni cosa, ma nei Mondi dovete utilizzare un altro tipo di vista”, disse Luca. Ricordandosi questo chiusero gli occhi e si concentrarono. Dopo poco tempo li aprirono. Ognuno aveva un colore degli occhi diverso dal solito, Nicole aveva gli occhi rossi, Zoe aveva gli occhi azzurri, Penny aveva gli occhi gialli, Adam aveva gli occhi arancioni, Max gli occhi neri e Rebby gli occhi verdi. Adesso vedevano che davanti a loro c'era una specie di piramide, molto più grande rispetto a quelle che c'erano sulla Terra ed era color sabbia. “Ma tutto quello che c'è in questo Mondo è color sabbia?” chiese Rebby. “Hanno scelto i draghi il colore del Mondo. Ogni Mondo ha scelto il proprio colore, naturalmente ogni colore rispecchia anche l'elemento”, spiegò Luca. “Quali sono i colori degli altri Mondi?” chiese curiosa Zoe. “Lo scoprirete” rispose Luca guardandola ironicamente . “Ma i draghi da dove entrano?” chiese Adam. “Ma che domanda è?” disse Luca. “Non vediamo entrate, poi a quanto abbiamo visto i draghi sono giganteschi” osservò Penny. “Provate a volare”, disse Luca. Incuriositi volarono per vedere l'entrata. La piramide sopra era aperta, l'entrata era gigantesca ma poteva passare solo un drago alla volta da quell'entrata. Luca li raggiunse. “Allora avete visto l'entrata?” disse Luca. “Possiamo entrare?” chiese Nicole elettrizzata. “Si, ma....” Luca non fece in tempo a finire che Nicole e Zoe si erano precipitate già dentro. Luca un po' arrabbiato le raggiunse e così fecero anche gli altri. Luca si mise davanti a Nicole e Zoe, incantate dall'interno della piramide e gli tirò un pugno in testa. “Siete troppo curiose voi due”, disse Luca rimproverandole. Ma nemmeno avevano sentito il pugno che gli aveva dato Luca, erano troppo incantate dall'interno della piramide. L'interno era di un rosso incantevole, davanti a loro c'era un'arena immensa dove si sfidavano i draghi. “Spettacolare”, disse Penny estasiata. “Non avevo mai visto un'arena così grande,” disse Max. “Ma la piramide sembra più piccola di quest'arena com'è possibile?” domandò Rebby. “La magia esiste in tutti i Mondi”, le rispose Luca. Luca guardò meglio l'arena, sembrava come quelle che un tempo facevano sulla Terra, c'erano gli spettatori che in questo caso erano i draghi, poi c'era chi combatteva nell'arena. Draghi che guardavano altri draghi combattere, sulla Terra succede lo stesso, però con una grande differenza che i draghi non si uccidono fra loro, mentre gli umani si. Scese fino all'arena, mettendosi in mezzo tra i due draghi che si stavano sfidando. Gli spettatori si innervosirono e cominciarono a dire che se ne doveva andare da lì, mentre i due draghi che erano vicino a Luca restano stupiti e impauriti a vederlo. “Basta – gridò Luca creando un boato – devo chiedere solo una cosa poi vi farò vedere il combattimento in tranquillità”. Ma nessuno si interessava a lui, tutti ancora continuavano a dire che se ne doveva andare dall'arena. “Io sono il quarto Titano assoluto, vi ordino di dirmi immediatamente dov'è il Signore dei draghi”,gridò Luca facendo sbalordire tutti. Nessuno parlò più, nessuno aveva il coraggio di parlare dopo che avevano riconosciuto Luca. Improvvisamente l'arena scomparì, facendo rimanere tutti i draghi stupiti e anche la squadra di Luca. Da sotto comparì un drago molto più grande di quelli visti fino ad adesso, sembrava anche diverso dagli altri, perché sopra le ali aveva un marchio, che fino a quel momento non avevano visto a nessuno. Il marchio aveva la forma di drago con un pallino rosso al centro, sull’ala sinistra, mentre sull’ala destra, aveva un pallino rosso con all’interno disegnato un drago. “Ciao Luca, non mi aspettavo che ritornassi qui così presto”, disse il drago tranquillo non avendo nessuna paura di lui, anzi tutt’altro. “Ciao, Snough, Signore dei Draghi, devo parlarti di un indovinello”, disse Luca tranquillo. I draghi restarono terrorizzati, perché erano in presenza del loro Signore che si faceva vedere solo per situazioni gravi, tutti pensarono dovesse accadere qualcosa di terribile da un momento all'altro, visto che era tornato il quarto Titano assoluto e che il loro Signore si era fatto vedere. La squadra di Luca era rimasta a bocca aperta, non credevano che Luca avesse tanta fama in quei Mondi, come se non ci volessero credere, come se quando glielo disse li avesse presi in giro. “Andiamo giù così parliamo tranquillamente” disse Snough riferendosi a Luca. “Come vuoi. Andiamo ragazzi seguiamolo” disse Luca riferendosi alla sua squadra. “Voi continuate ad allenarvi e attenti”, disse Snough rivolto ai draghi. I draghi ancora increduli di quello che stava succedendo, non dissero nulla sembravano quasi pietrificati e sbalorditi allo stesso tempo. La squadra andò vicino a Luca per restare più al sicuro, visto che era tanto temuto in quei Mondi. “Luca, ma la tua squadra ha capito di cosa stavamo parlando?” domandò Snough curioso. “Si certo capiscono ogni lingua, possono anche rispondere”, disse Luca sorridendo orgoglioso. “Sono davvero colpito, li hai allenati davvero bene, complimenti”, disse Snough un pò sorpreso. “La Signora dei Draghi come sta?” chiese Luca. “Bene, è in ottima forma”, rispose Snough. “Se è in ottima forma come mai non è qui? Con te?” gli chiese Luca. Snough restò sorpreso da quella domanda, ma poi rispose: “E' andata nel Mondo Neutrale, doveva incontrare la Saggia”. “Capisco”, disse Luca. Dopo un po' si trovarono in un area immensa, in lontananza si vedeva che c'era una porta gigantesca, in più due draghi che sorvegliavano la porta. Arrivati vicino alla porta, Snough disse a uno dei due draghi: “Va a vedere a che punto è la Signora dei Draghi”. Il drago senza ribattere, andò in velocità supersonica. “Voi rimanete qui con il drago guardiano, non vi accadrà nulla, se non farete nulla, mi sono spiegato?” disse Luca guardandoli. “Si Luca non preoccuparti, aspetteremo qui fuori senza fare niente”, lo rassicurò Penny. “Ma non possiamo fare nemmeno un giretto?” chiese Zoe. “No, nemmeno uno, dovete stare qui fuori, poi quando esco si vedrà, siamo d'accordo?” disse Luca. “Va bene, va bene”, sospirò Zoe arrendendosi. Snough e Luca entrarono nella stanza. Intanto loro guardarono quel rosso che sembrava così incantevole ai loro occhi, non avevano mai visto niente di simile. Purtroppo in quella sala immensa non c'era niente, solo il drago guardiano e la porta. Dopo un po' erano tutti annoiati, sopratutto Zoe che decise di fare qualche scherzetto, ma Nicole spazientita disse rivolgendosi al drago: “Voi draghi avete il fuoco più forte del magma che creiamo noi?” Il drago stupito della domanda disse: “Noi draghi siamo più forti di quanto pensano gli altri”. “Vediamo un po'” disse Nicole con un tono di sfida. Nella mano destra creò una sfera di magma e la lanciò contro il drago, ma lui non si mosse e non ci provò nemmeno. La sfera lo colpì alla testa, arrabbiato, sputò fuoco dalla bocca, immediatamente Nicole creò una barriera di magma intorno a sé, per difendersi. “Con questa barriera non puoi...” Nicole stupita non finì la frase, perché si rese subito conto che la barriera non poteva reggere a lungo. Infatti dopo un po' andò in frantumi, il fuoco del drago stava raggiungendo Nicole, che era nel panico e dalla paura non si muoveva. Proprio quando il fuoco era vicinissimo, davanti a lei si creò una barriera d'acqua. “Zoe?” disse Nicole stupita. “Qui non siamo sulla Terra, stupidi umani, non potete competere contro un drago”, disse il drago. Anche la barriera d'acqua di Zoe si stava per frantumare. Quando all'improvviso, si crearono altre barriere. “Non scordarti che ci siamo anche noi”, disse Max con un sorriso. La barriera d'acqua andò distrutta, ma per fortuna le altre fecero da scudo. “Visto che utilizzate questo sistema, ne utilizzerò anche io uno”, disse il drago. “Noi siamo una squadra, se attacchi uno di noi, attacchi tutti noi”, disse Nicole. “Si vedo che siete una squadra, ma se io ucciderò uno di voi, che cosa fareste?” chiese il drago. All'improvviso il drago smise di sputare fuoco dalla bocca e velocissimo si scagliò verso Nicole che era proprio davanti. “Non posso permettere che qualcuno uccida un'altra della squadra, non lo permetterò”, pensò Rebby tra sé ricordandosi che aveva perso Gabriel. Rebby andò verso Ncole. Intanto il drago avanzava, le barriere che avevano creato vennero distrutte all'impatto. Appena vide chiaramente davanti a sé Nicole il drago la morse alla spalla. Rebby non fece in tempo a raggiungerla. Nicole emise un urlo che si sentì in quasi tutto il Mondo dei Draghi. “Nicole, scusami non ho fatto in tempo a raggiungerti”, pensò Rebby tra sé sconvolta per quello che era successo. Tutti andarono a vedere se stava bene, Max e Adam guardarono il drago arrabbiati, mentre Penny cercava di curarla e Rebby e Zoe cercavano di darle una mano. “Sembra che stia peggiorando invece di migliorare, non so cosa fare”, esclamò Penny preoccupata Luca e Snough uscirono dalla sala. “Che cosa sta...” Luca non finì la frase vedendo Nicole a terra dolorante, corse subito da lei, appena vide il morso, guardò il drago arrabbiato sembrava quasi che volesse ucciderlo. “Sto provando a curarla ma....” disse Penny. “Non sei in grado di curare questa ferita, ci penso io”, la interruppe Luca. Dalle mani di Luca uscì un fascio d'oro che andava verso la ferita di Nicole. “Luca puoi curarla vero?” domandò Max preoccupato. “Ci proverò”, rispose Luca. “Questo non lo puoi fare, lo sai anche tu, non puoi più salvarla”, disse Snough. “Non sapevo che ti arrendevi così facilmente, eppure sei il Signore dei Draghi, dovresti essere l'ultima creatura al Mondo ad arrenderti”, disse Luca facendo restare Snough impietrito. “Come puoi tu dirmi...” provò a dire Snough. “Tu, drago guardiano, tieniti pronto a rinunciare a uno dei tuoi marchi”, disse Luca fulminando con lo sguardo il drago che aveva ferito Nicole e interrompendo Snough per non ascoltarlo. “Andiamo nella stanza dell'allenamento, subito! Prima che sia troppo tardi”, disse Luca rivolgendosi alla sua squadra. “L'indovinello non vuoi più saperlo?” disse Snough. “Tornerò dopo che avrò curato Nicole, sia per l'indovinello sia per il drago”, disse Luca serio, dopo di che scomparì insieme alla squadra. “Incredibile se n'è andato da questo posto in un attimo” ,disse Snough. “Morirà, adesso vero?” chiese il drago. “Guardiano non avevamo altra scelta, questa era l'unica soluzione” disse Snough triste. Snough pensò a quello che gli aveva detto Luca prima di andarsene. “Non pensavo che ti arrendevi così facilmente”. Queste erano state le parole di Luca che lo avevano colpito, forse nel profondo sapeva che aveva ragione, forse si era arreso e aveva fatto la cosa peggiore di tutte. Luca e la sua squadra si trovarono nella stanza dell'allenamento. Nicole era sul suo letto, dalle mani di Luca usciva ancora il fascio d'oro. “Sembra che il dolore si sia calmato”, disse Penny. “Il dolore, ma non gli effetti che stanno avvenendo dentro il suo corpo”, disse Luca. “Cosa intendi?” gli domandò Adam preoccupato. “Dovete sapere che il veleno di un drago non può essere mai curato completamente, ecco perché tutti quelli che sono stati morsi da un drago sono poi morti. Nessuno, nemmeno uno è sopravvissuto e se lo è non lo ha mai detto a nessuno”, disse Luca serio. “Questo vuol dire che Nicole anche se la curerai morirà”, disse Rebby. “Forse conosco un modo per curarla, ma probabilmente non l'ho mai sperimentato o forse si non lo so, in realtà non me lo ricordo, ma provare non mi costa nulla”, disse Luca. I Guardiani si presentarono, contenti e felici. Però si accorsero subito che qualcosa non andava. “Cos'è successo ragazzi? Perché quelle facce?” disse G.A.E. “Nicole è stata morsa da un drago” rispose Rebby preoccupata. I Guardiani restarono pietrificati appena sentirono quelle parole. “Ragazzi intanto che io curo Nicole, voi entrate nelle porte degli elementi, vi condurranno i Guardiani, sanno dove si trovano le porte, allenatevi, così almeno conoscerete il vostro elemento”, disse Luca provando a sorridere. “Stai dicendo sul serio? Dovremmo portarli dagli elementi?” disse G.A.I “Certamente, si devono allenare e siccome io adesso non ho tempo, gli alleneranno i loro rispettivi elementi”, disse Luca. “Ok va bene”, disse G.A.E. “Ma...” provò a dire G.A.I. “Guarda la faccia di Luca è preoccupato, ha deciso la cosa migliore per loro, lascia stare”, disse G.A.E. “Va bene. Allora ragazzi andiamo vi condurrò dai vostri elementi”, disse G.A.I. “Ricordate cosa vi ho detto sugli elementi, dovete parlarci non combatterci, se riuscite a convincerli sarete molto più forti di adesso” disse Luca preoccupato, non solo per Nicole adesso, ma anche per il resto della squadra. Nel frattenmpo i Guardiani portarono la squadra davanti alle porte degli elementi come stabilito poco prima. “Ragazzi, se Luca adesso ha deciso di farvi allenare qui, sappiate che dopo essere usciti da quella porta anche voi dovrete combattere”, disse G.A.I. “Si, lo sappiamo” disse Rebby. “Bene ragazzi siamo arrivati, sapete come svelare i vostri elementi vero?” disse G.A.E. “Con la vista potenziata, vero?” disse Max. “Bravo Max. Quindi concentratevi ed entrate nei vostri rispettivi elementi, sopratutto ricordate non dovete combattere contro di loro, può essere molto pericoloso”, disse G.A.I. preoccupato per loro. Tutti fecero quello che aveva detto G.A.I., si concentrarono e ognuno vide sulla porta il proprio colore dell'elemento, in questo modo ringraziarono i Guardiani e poi entrarono nelle porte. “Io intanto vado a vedere come sta andando con Nicole”, disse G.A.I. “Si, va bene qui sto io” disse G.A.E. G.A.I. appena arrivò sentì un urlo. “Noooo”. Era la voce di Luca. G.A.I. accorse immediatamente a vedere cosa stesse accadendo, temendo il peggio. Luca sentì che c'era qualcuno accanto a lui, che lo osservava. “Il suo cuore batte di meno, non so cosa fare per curarla”, disse Luca quasi piangendo. Ma improvvisamente gli venne un'idea. “Spero che funzioni”, disse Luca serio. “Cos'è che...” disse G.A.I. non finendo la frase, perché Luca era già scomparso. “Saggia mi devi aiutare, ho bisogno del tuo aiuto”, disse Luca disperato. La saggia incredula disse: “Cosa c'è Luca?” “Nicole è stata morsa da un drago, non so come fare a fermare gli effetti.” “Semplice, non puoi, ti ricordo che nessuno è mai sopravvissuto al morso di un drago.” “Solo questo? In tutti questi anni che hai viaggiato in tutti i Mondi e nelle Galassie, mi dici che l'unica soluzione è arrendermi?” disse Luca stupito delle parole della Saggia. “Non è colpa tua, non puoi fare niente contro quel tipo di veleno e troppo potente, perfino per te questa volta ti devi arrendere, non hai altra scelta che farla morire.” “Non è il mio motto arrendermi, non lo farò mai, se mi arrendo adesso tutto quello che ho insegnato a quei ragazzi non è stato nulla.” “Tu sai anche più cose di me, magari solo tu puoi affrontare quel veleno, solo tu puoi trovare il modo. Io non ci sono riuscita.” “Io non mi arrenderò mai.” “Questo lo so, ricordati che ti ho addestrato io e so come sei fatto.” “Se mi parli in questo modo non credo proprio.” Luca sparì guardando la Saggia molto serio. “Sempre determinato a non arrendersi, non è cambiato di una virgola”, disse la Saggia proseguendo per il suo cammino. Luca ricomparì nella stanza dell'allenamento. “Dove sei andato?” chiese G.A.I. Luca non rispose verificava che Nicole fosse ancora viva. Dopo un po' disse: “Sono andato dalla Saggia”. “Ti ha dato qualche informazione utile?” “No, ma mi ha fatto capire una cosa con le sue ultime parole.” “Cosa?” chiese G.A.I. curioso. “Lasciami solo per favore poi ti spiegherò.” “Come vuoi.” G.A.I. se n'è andò e lasciò che Luca si concentrasse, ma era sempre lì vicino ad osservarlo per vedere cosa aveva intenzione di fare. Dopo un po' di tempo che Luca era lì, si vide un fascio di color arcobaleno, più bello del solito, era più incantevole e rilassava l'aria intorno, sembrava che facesse sparire tutti i problemi, come se non dovessero pensare a niente. “Cosa sta accadendo?” disse G.A.I. Di colpo il fascio sparì. Luca stanco e facendo fatica a reggersi in piedi, andò verso G.A.I. che preoccupato disse: “Stai bene?” “Si, ho bisogno solo di riposarmi, non preoccuparti”, disse Luca che per la stanchezza riuscì a malapena a parlare. “Resto io con Nicole va a riposarti, tranquillo.” Senza dire più niente Luca andò a riposarsi vicino a Nicole, nel caso fosse successo qualcosa. G.A.I. era preoccupato solo una volta in passato lo aveva visto in quelle condizioni critiche. “Luca non sei cambiato, nemmeno di una virgola, quando vedi qualcuno in difficoltà vuoi solo salvarlo, farlo morire non esiste. Forse però adesso hai sbagliato a usare tanto potere tutto in una volta, perché se non funzionasse che cosa farai?” pensò G.A.I. tra sé, preoccupato più per la vita di Luca che per quella della sua squadra.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


In una Galassia lontana, due persone stavano parlando, uno era sicuramente un uomo dalla voce e l'altra una donna, erano in un posto molto buio non si vedeva quasi niente. “Perché mi hai fatto chiamare in un posto come questo? Signore?” disse la donna. “Mia sorella non sa che io sono vivo”, disse l’uomo. “Che cosa dobbiamo fare?” “Per adesso lasciamo che il tempo scorra, poi si vedrà.” “Ma se il quarto Titano assoluto dovesse recuperare tutti i suoi poteri saremo in pericolo.” “Per adesso lui non ha recuperato tutti i poteri, non combatterebbe e non comincerebbe una guerra senza aver calcolato ogni minimo dettaglio.” “Non per offenderla o altro, ma vi ricordo che quando vostra sorella è uscita da quel Mondo oscuro ha lasciato parte dei suoi poteri lì, quindi...” “Questo lo so, per questo ti chiedo di tener d'occhio Luca.” “E se...” “Non voglio scuse, comunque prima di andare in quella Galassia devi fare una cosa.” “Cosa dovrò fare?” chiese la donna con voce preoccupata. Zoe entrò dalla porta, curiosa di sapere com'era dentro e anche com'era fatto l'elemento dell'acqua. La stanza era tutta azzurra. “Bella questa stanza”, disse Zoe sorpresa. Mentre guardava la stanza davanti a lei comparve l'elemento dell'acqua. “Benvenuta Zoe, nella mia casa.” La osservò attentamente, anche nei dettagli. Come si aspettava era formata d'acqua, era una donna. Dalla vita in giù, sembrava avesse una gonna lunga che arrivava fino a terra, invece dalla vita in su, sembrava che il suo corpo fosse da essere umana. Aveva i capelli lunghi, argentati e luccicanti. “Wow, che ficata!!” disse Zoe entusiasta spalancando gli occhi dallo stupore. Sembrava che al posto degli occhi avesse due scintille. “Ecco un altro essere umano come Luca”, disse l'elemento dell'acqua un po' infastidita. “Cosa intendi?” domandò Zoe. “Luca quando ha fatto visita agli elementi ha fatto la tua stessa faccia”. “Devo batterti vero?” disse Zoe seria, cambiando completamente faccia. “Questo dipende da te. Se riesci a convincermi ti dico come controllare bene l'elemento dell'acqua, mentre se non ci riesci puoi obbligarmi con la forza, combattendo”. “E come ti convinco?” “Questo lo dovresti sapere, Luca non vi ha detto niente a riguardo?” Zoe cercò di ricordare, all'inizio non le venne in mente niente, poi si ricordò quello che Luca aveva detto in una parte dell'allenamento: “Non dovete per forza combattere contro gli elementi, ma dovete sopratutto parlarci”. “Parlare di cosa?” chiese Zoe. “Di qualcosa, la prima cosa che vi viene in mente, non importa di cosa, l'importante che l'elemento si fidi di voi.” Zoe ricordatosi questo disse: “Voglio sapere qualcosa di te elemento dell'acqua, come ti chiami?” “Il mio nome è Esmeralda, me lo ha dato Luca”. “Davvero?” chiese Zoe stupita. “Da quando è arrivato lui, qui sono cambiate parecchie cose, diciamo che ha trasformato tutto”. “è diventato una persona importante” confermò Zoe. “Per tutti, anche per voi – continuò – ha sempre una strategia per ogni cosa, se hai un problema ne parli con lui e trova subito la soluzione, riesce sempre a risolvere ogni cosa. Luca è diverso dagli altri, sopratutto non si arrende mai.” “Quindi prima di diventare così forte e rispettato, ha dovuto soffrire?” “Si, ha sofferto tanto. Però adesso non parliamo di questo, adesso ti allenerò. L'elemento dell'acqua è molto forte ed è difficile da utilizzare...” la avvertì Esmeralda. Max entrò nella porta. Era tetra e fredda. “Ma che bella stanza accogliente...” disse Max con sarcasmo. “In questa stanza non viene mai nessuno... perché sei qui?” proferì una voce nelle tenebre. “Ciao elemento dell'oscurità, hai paura a farti vedere o sei timido?” disse Max provocandolo. “Sei troppo tranquillo e debole, per prendermi in giro.” “Luca mi ha avvertito, sai?” “Dannato Luca”, brontolò l'elemento. “Devo per forza combattere contro di te?” “Se vuoi che ti alleni a controllare meglio l'elemento si.” Max rapidamente mise una mano in avanti, uscì una nube viola che andava contro l'elemento, una invece che l'avvolgeva per proteggersi. “Come speri di battermi con questo elemento ancora così debole.” “Dimentichi che sono stato allenato da Luca.” “Non ti avrà insegnato quella....” “Si, l'elemento dell'oscurità può essere solo battuto o con la forza dello stesso elemento, oppure, sigillandoti”. “Quindi mi vuoi sigillare?” “Dimmi una cosa, se non mi alleni a cosa mi servi?” “Dannato Luca, chi sa se gli altri elementi sono anche in pericolo come lo sono io”, pensò tra se l'elemento. “Allora mi insegnerai?” “Si, ti allenerò, non voglio essere sigillato” disse l’elemento arrendendosi. Penny entrò nella porta. L'interno era tutto bianco. Vide una luce gialla che si avvinava, andò vicino a Penny, che per paura indietreggio. “Che cosa sei?” disse Penny impaurita. “Tu devi essere Penny vero?” disse la sfera . “Sei una sfera, come fai a parlare?” “Luca non vi ha avvertito di noi elementi?” “Si, Luca ci ha parlato di voi.” La sfera gialla si trasformò in una fata, che intorno a lei giravano delle sfere bianche. “Hai paura di me?” “Si, un po' si. Non immaginavo nemmeno lontanamente che tu fossi in questo modo, non sono abituata a queste cose”, disse Penny sempre impaurita. “Tu prima non credevi che potessero esistere queste cose, vero?” “Si, infatti.” “Adesso ti ritrovi in mezzo a una guerra e non sai nemmeno il perché.” “Si, se Luca ci desse più informazioni o ci spiegasse qualcosa...” “Ad esempio?” “Come tutto questo è avvenuto, magari sarebbe diverso.” “Ti faccio una domanda.” “Quale?” “Tu credi in Luca?” “Be... Si perché non dovrei... Dopo tutto ho accettato di allenarmi con Luca per salvare la Terra”. “Se lo fai solo per salvare la Terra, sarà inutile che ti alleni.” “Perché?” “Perché non è un buon motivo per allenarti, devi avere un motivo più grande, se non lo hai non ti allenerò.” Penny all'inizio non capiva, ma poi ci pensò bene e disse: “Io ho un motivo per allenarmi”. “Quale sarebbe?” “Difendere le persone che voglio bene.” “Bene, cominciamo l'allenamento, questo motivo mi basta.” Adam entrò nella porta. L'interno era fatto di terra, sembrava che si trovava in campagna, anche se sopra vide che era tutto arancione, sembrava quasi il tramonto. “Bello qui, adesso chissà però come me la caverò con l'elemento della Terra.” “Allora sei arrivato qui, cosa mi racconti di bello?” Adam si girò di colpo, sentendo la voce dietro di lui. Era un gigantesco golem di pietra, al quale intorno gli giravano cinque massi. Adam stupido disse: “Come fanno quei massi a girarti intorno, ci vorrà una grande energia...” “No, non quanto pensi, io sono abituato, per me e normale”, ridacchio il golem. “Mi insegni anche a me?” “Potrei... ma prima devo farti una domanda.” “Quale?” chiese Adam incuriosito. “Perché vuoi che ti alleni?” “Semplice perché voglio difendere le persone che mi sono care, ecco perché abbiamo scelto di salvare la Terra e di seguire Luca.” “Bene, hai un ottimo motivo. Ti allenerò.” “Allora far girare i massi intorno è la prima cosa che mi insegnerai?” “No, nemmeno per idea, non sei ancora a questi livelli, te lo insegnerò dopo quando saprai padroneggiare meglio l'elemento della terra.” “Ok, allora che cosa stiamo aspettando”, disse euforico Adam. Il golem di pietra sorrise, vedendolo così euforico. Rebby entrò nella porta. L'interno era molto particolare, tutto trasparente. C'era il vento che soffiava sempre. Rebby andò più avanti per trovare l'elemento dell'aria, dopo un po' di camminata, cominciava a soffiare un vento più forte e freddo. “Che freddo – disse infreddolita – mi sa che devo prova...” All'improvviso soffio un vento molto più forte. Di fronte a lei si era formato un tornado, che la raggiunse in poco tempo. Per fortuna Rebby lo evitò per poco, grazie hai suoi riflessi. “Sei stata molto brava ad evitarlo, ma avresti potuto fare di meglio, se il tuo cuore non fosse colmo di rabbia e di odio.” “Tu mi dovresti allenare a migliorare l'elemento dell'aria, non a darmi lezioni....” Il tornado si trasformò. Dalla vita in giù era sotto forma di tornado, invece, sopra aveva una forma femminile. “Questa è la tua vera forma?”chiese Rebby. “Noi elementi possiamo diventare quello che vogliamo, comunque oltre ad allenare do anche lezioni. Diciamo più o meno come fa Luca.” “Non ho bisogno delle tue lezioni di vita...” disse Rebby stringendo i pugni. “Vendicarsi non è mai la scelta migliore.” “Questa frase è la seconda volta che la sento.” “Sicuramente la prima persona sarà stata Luca vero?” “Si”. “Il tuo dolore non sparirà con la vendetta, vendicarsi è la scelta peggiore.” “Dimmi, allora, che cosa dovrei fare?” “Diventare più forte, ma senza che uccidi nessuno.” “Voglio diventare più forte per proteggere non solo i miei genitori ma anche quelli di Gabriel”. “Il tuo cuore non la pensa allo stesso modo, per adesso finché non vedrai morta la persona che ha ucciso Gabriel, tu vorrai allenarti solo per vendetta.” “Si è vero, per adesso voglio solo vendicarmi.” “Se credi di uccidere la Terza Titana Assoluta, sbagli completamente.” “Perché? Non posso ucciderla? O non si può uccidere?” “Da sola non la ucciderai mai, a meno che non siete tutti e sette riuniti con tutti gli elementi e poteri, allora forse avreste qualche possibilità.” “Non possiamo essere tutti e sette, almeno non più.” “Luca ne troverà un altro.” “Quel posto è occupato”, gridò Rebby senza nemmeno rendersi conto. “Tu credi che con questo allenamento, potrai uccidere la Terza Titana Assoluta?” “Si, io uscirò di qui e andrò a cercarla.” “Luca non te lo permetterà mai, poi con questo allenamento non sei in grado di ucciderla.” “Che allenamento ci vuole?” “Be questo non devi chiederlo a me, ma a Luca.” “Perché?” disse Rebby incuriosita. “Luca non è solo riconosciuto da tutti come il Titano Assoluto della pace, lui e qualcosa di più di quello che pensano tutti. Quando uscirai di qui, sicuramente Luca porterà tutti quanti voi nei Mondi, lì arriverà il momento di vedere veramente di cosa siete capaci di fare.” “Che vuoi dire con Luca è qualcosa di più?” “Lo capirai a tempo debito.” “Quindi adesso io che cosa dovrei fare?” “Ti insegnerò a controllare bene l'elemento, in fondo è per questo motivo che sei venuta no?” “Si.” “Bene, allora cominciamo.” “Luca. Luca”, chiamò G.A.I. con voce preoccupata. “Che cosa succede?” chiese Luca appena svegliato, ma era come se qualcuno gli avesse tirato in testa qualcosa e lo avesse stordito, si sentiva confuso. “Presto Luca devi venire a vedere con i tuoi stessi occhi.” “Che cosa succede G.A.I.?” “Vai a vedere con i tuoi stessi occhi.” Luca capì che si trattò di Nicole, preoccupato andò a vedere anche se ancora era stordito. Quando arrivò al letto, non c'era, l'unica cosa che era rimasta sopra il letto erano delle ceneri, ancora incandescenti. “Nicole...” Luca non riuscì a completare la frase, si mise in ginocchio. “Questa è già la seconda persona che hai perso della tua squadra, forse dovresti...” “G.A.I.” disse Luca con tono aspro. “Dovresti recuperare la memoria, o non avrà senso allenare i cinque che sono rimasti.” “Dopo che saranno usciti da lì, andrò.” “Perché non adesso?” “Perché ora devo allenarmi, non solo la mia squadra si deve allenare ma anche io, poi mentre loro visitano i Mondi andrò a recuperare i miei ricordi”, disse Luca convinto di sé. “Sai ancora ragione lucidamente...” “Certo, che cosa credi”, disse Luca con un tono quasi di sfida. “Come sempre si tiene tutto dentro, un giorno esploderà”, pensò G.A.I. tra sé. Mente Luca e la sua squadra si allenava, gli Ammiragli si riunirono in un luogo chiamato Toudeo, era un posto buio e tetro. C'era un lago verde, dove al centro era situato quello che sembrava un pozzo. Intorno c'erano degli alberi che delimitavano la zona, ma non erano normali, erano tutti neri e non avevano foglie. Gli Ammiragli andarono intorno a questa specie di pozzo, per farsi riconoscere avevano i mantelli di colore del proprio elemento. L'Ammiraglio con il mantello arancione, dell'elemento della terra, aveva i capelli biondi, occhi marroni e sulla guancia sinistra una cicatrice, aveva il naso a punta. Quest'Ammiraglio si chiamava Edipo. L'Ammiraglio con il mantello viola, dell'elemento dell'oscurità, aveva i capelli scuri, metà faccia era coperta da una maschera, i suoi occhi erano scuri come le tenebre, la mano sinistra era coperta da un guanto. Quest'Ammiraglio si chiamava Antigone. L'Ammiraglio con il mantello azzurro, dell'elemento del fulmine, aveva gli occhi azzurri e capelli grigi, il naso un po' storto, una cicatrice sulla guancia destra a forma di fulmine, aveva anche dei guanti azzurri che luccicavano. Quest'Ammiraglio si chiamava Niso. L'Ammiraglio col mantello blu, dell'elemento dell'acqua, era più alto rispetto agli altri, aveva gli occhi marroni e capelli bianchi, gli mancava una parte dell'orecchio destro. Quest'Ammiraglio si chiamava Tracog L'Ammiraglio con il mantello giallo, dell'elemento della luce, aveva gli occhi arancioni e i capelli sul celeste, aveva i guanti arancioni, i polsi erano circondati da un'energia gialla. Quest'Ammiraglio si chiamava Tellure. L'Ammiraglio con il mantello verde, dell'elemento del vento, aveva gli occhi sul verde, era pelato, sulla faccia era pieno di cicatrici, si vestiva sempre tutto di verde. Quest'Ammiraglio si chiamava Euralio. “Dov'è l'Ammiraglio di fuoco?” chiese Euralio. “Lui è andato ad aiutare Jessica”, rispose Tracog. “Quindi un Ammiraglio è già dalla loro parte...” constatò Tellure. “Noi ancora dobbiamo decidere da che parte stare”, disse Niso. “Questa cosa la dovremmo decidere con le nostre donne, anche perché alla fine saranno loro a decidere, quindi perché stiamo facendo questa riunione segreta?” domandò Edipo. “Per vedere se noi siamo d'accordo”, disse Antigone. “Quindi stiamo facendo tutto questo per paura che Luca ci uccida”, disse Tellure. “Se siamo contro di Luca, in caso succedesse davvero una guerra... ci ucciderà”, disse Tracog. “Se siamo qui per questo motivo, perché abbiamo paura che Luca ci uccida? Forse è meglio che noi non facciamo nulla, così in questo modo...” disse Tellure ma venne interrotto. “Calmati Ammiraglio, possiamo anche decidere che noi non stiamo da nessuna parte, in questo modo difenderemo solo il Mondo Neutrale e tutti gli altri Mondi potranno anche scomparire per quello che ci riguarda”, disse Eurelio. “Noi non sappiamo che fare perché ancora non sappiamo nemmeno chi stiamo combattendo, ecco perché abbiamo paura”, disse Niso. “Su questo hai ragione, perché se fosse qualcuno del passato, qualche Titano Assoluto o qualche nemico più potente noi non la sapremo gestire, forse non sapremo nemmeno difendere i Mondi”, disse Antigone. “Quindi che cosa decidiamo? Ammiragli?” chiese Tellure. Ma proprio in quel momento, al centro del cerchio che formavano, apparve una donna con una maschera grigia e vestita con l'armatura di una guardiana. “E tu chi saresti?” chiese Antigone. “Non parlo con voi Ammiragli. Vi ucciderò uno a uno. Mi dispiace solo che non ci siete tutti”, disse la donna. Di colpo sparì. Gli Ammiragli restarono molto stupiti, perché non la riuscirono a vedere. Al suo posto comparve una sfera che piano piano si ingigantiva. Gli Ammiragli un po' impauriti indietreggiarono, per proteggersi dalla sfera misero le mani avanti, dal quale ognuno fece uscire il proprio elemento. La sfera, invece, di diventare più grande piano piano stava cominciando a rimpicciolirsi, però ad un certo punto, la sfera esplose. Gli Ammiragli crearono una barriera, con ognuno il proprio elemento, per proteggersi dall'esplosione. “Tutto qui quello che sai fare?” disse Edipo. Ma poi si pentì, di quello che aveva detto. Davanti a loro videro la donna che si era ricoperta dell'acqua del lago. “Questo è impossibile, nessuno è mai stato in grado di toccare quell'acqua”, disse Tracog. Improvvisamente la donna si trovò davanti a Edipo, che gli tirò un pugno in pieno petto. L'Ammiraglio non fece nulla perché non si accorse quasi di nulla. Edipo, stava facendo fatica a respirare e stava diventando come l'acqua del lago, tutto verde. Tellure si precipitò a soccorrere Edipo, tutti gli Ammiragli si misero davanti per proteggerlo. La donna sparì di nuovo e si trovò davanti a Tellure, ma all'improvviso una voce femminile disse: “Io non ci proverei se fossi in te”. Davanti a ogni Ammiraglio adesso c'erano le proprie donne che eregevano una difesa. “Questo non era previsto”, disse la donna. “Allora vuoi ancora combattere?” disse una delle Ammiraglie. “No voi Ammiraglie siete molto più forti di questi...” disse la donna. “Come ti permetti a parlare di loro in questo modo?” disse un'altra Ammiraglia. “Perché per caso non è vero?” disse la donna ridendo prima scomparire. Le Ammiraglie tolsero le barriere riflettenti, in questo modo adesso i loro volti erano visibili. Ogni Ammiraglia per farsi riconoscere aveva hai polsi un cerchio col proprio elemento, al sinistro il loro elemento principale, mentre al destro quello secondario. L'Ammiraglia del fuoco, aveva gli occhi marroni e capelli lunghi che dal marrone andavano sul rosso, non portava molti vestiti, perché aveva sempre braccia e gambe infuocate. Il cerchio sinistro lo aveva di rosso, mentre quello destro era arancione. Quest'Ammiraglia si chiamava Cloè. L'Ammiraglia dell'acqua, aveva i capelli lunghi e biondi, occhi chiari. Sulla mano destra aveva una cicatrice a forma di drago. Il cerchio sinistro era blu, mentre, quello destro azzurro. Quest'Ammiraglia si chiamava Astrea. L'ammiraglia della terra, aveva i capelli corti e neri, un occhio verde e un altro azzurro, aveva una cicatrice sulla fronte. Il cerchio sinistro era azzurro, mentre, quello destro era blu. Quest'Ammiraglia si chiamava Janna. L'Ammiraglia della luce, aveva i capelli sul giallastro e occhi bianchi, la mano destra era coperta da un guanto bianco. I cerchi erano entrambi gialli. Quest'Ammiraglia si chiamava Danea. L'Ammiraglia dell'oscurità, aveva gli occhi neri e capelli lunghi e sul rosso. I cerchi erano entrambi viola, ma il sinistro era quasi sul nero. Quest'Ammiraglia si chiamava Laia. L'Ammiraglia del vento, aveva i capelli sul marrone scuro e gli occhi sul celeste. I cerchi entrano entrambi verdi. Quest'Ammiraglia si chiamava Evelyn. L'Ammiraglia del fulmine, aveva i capelli lunghi e celesti e occhi blu. Il cerchio sinistro era azzurro, mentre, quello destro era blu. Quest'Ammiraglia si chiamava Aura. Danea si precipitò a soccorrere Edipo, mise le mani sopra la ferita, dal quale uscì un fascio d'orato. Dopo un po' di tempo, che nessuno disse niente e vedendo che la ferita non si rimarginava Janna chiese preoccupata: “Allora che cosa succede? Perché la ferita non si rigenera?” “Va oltre la mia portata – disse triste – sto solo facendo in modo che non muoia.” Janna sentendo queste parole gli si spezzo il cuore. “Dobbiamo andare dalla Saggia lei saprà come curarlo”, disse Evelyn. “La Saggia non si sa dov'è in questo momento”, disse Niso. “Allora c'è solo una persona che conosciamo oltre a lei che può curarlo, sapete di chi sto parlando?” disse Astrea. “Si, sappiamo bene chi”, rispose Janna. Tutti gli Ammiragli di colpo sparirono e si ritrovarono di fronte a G.A.E.. “Ammiragli che cosa ci fate qui? Sapete che non vi è concesso di passare...” disse G.A.E. “Dobbiamo parlare con Luca, immediatamente, Edipo è stato colpito e rischia di morire, l'unico in grado di salvarlo è Luca ti prego lasciaci passare”, disse Janna con voce disperata. G.A.E. si accorse che non stava mentendo, così avvertì Luca tramite la mente. All'improvviso apparve Luca. “Cos'è successo?” chiese Luca. Janna si mise in ginocchio e pregò a Luca di salvare Edipo. Luca andò subito dall'Ammiraglio che a quanto pareva non respirava più, poi però si accorse che era diventato quasi tutto verde. “Ha toccato l'acqua del lago?” chiese Luca con stupore. “In realtà, non l'ha toccata lui, ma è stato colpito con quell'acqua”, rispose Antigone. “Quindi c'è qualcun altro che è in grado di toccarla”, disse Luca. Gli Ammiragli rimasero stupiti, poi Niso chiese: “Noi sapevamo che quell'acqua non poteva essere toccata da nessuno.” “Solo e solo i più forti possono controllare o toccare quell'acqua, ma bisogna essere ben preparati, anche le attuali Ammiraglie possono toccare quell'acqua, ma non controllarla”, disse Luca. “Adesso ho capito perché quella donna se n'è andata, quando siamo arrivate noi”, disse Aura. “Quella donna?” chiese Luca stupito. “Si, c'era una donna quando siamo arrivate voleva uccidere gli Ammiragli”, disse Cloè. “Poi mi raccontate nei minimi dettagli, voglio sapere tutto, ma adesso andiamo dentro la stanza qui non posso curarlo”, disse Luca. “Non posso lasciare che tu li lasci entrare lì dentro, non possono entrarci”, disse G.A.E. Infastidita. “Venite con me Ammiragli”, disse Luca completamente ignorando G.A.E. G.A.E. Restò molto sorpresa sopratutto perché non aveva considerato quello che aveva detto. “G.A.E. Tranquilla, vengono con me, tu sta attenta se viene qualcuno e difendi come sempre”, disse Luca serio. “Va bene”, disse G.A.E. un po' preoccupata. Luca non aveva avvisato G.A.I., infatti quando vide gli Ammiragli dentro la stanza restò molto sorpreso. “Ma che cosa succede?” disse G.A.I. sorpreso. “Tranquillo ho dato io il permesso di venire qui, mi serve che fermi il tempo di questa stanza all'istante”, disse Luca. “L'Ammiraglio della terra ha una ferita grave. Vuoi aiutarlo? Così tutti gli Ammiragli si uniranno a te?” “Non è il momento di pensare a queste cose, adesso. Poi possono fare come vogliono, se vogliono stare dalla mia parte oppure no sarà un loro problema”, disse Luca. “Tu gli salvi la vita e non chiedi niente in cambio, sei stupido”, disse G.A.I. “Non sono stupido, ma buono, c'è una grossa differenza”, disse Luca. “Non puoi sempre comportarti così, prima o poi questa cosa andrà contro di te”, disse G.A.I. “Bene, che allora venga contro di me, sarò pronto ad affrontarla”, disse Luca sicuro di se. “Tu non sei un Titano Assoluto....” disse G.A.I. “Allora me lo blocchi il tempo? Lui morirà e la colpa sarà tua”, disse Luca. “Si certo, mi serve solo un po' di tempo...” disse G.A.I. “Grazie G.A.I.”, disse Janna G.A.I. però la ignorò completamente come se per lui non esistessero. Dopo un po' che G.A.I. si era concentrato, disse: “Adesso Luca”. G.A.E. Sentì che era successo qualcosa, poi all'improvviso capì, nella stanza era stato fermato il tempo, adesso capiva perché Luca gli aveva detto di stare attenta. Jessica e le difenditrici si stavano allenando, nella sala dell'allenamento. A un certo punto, Jessica si girò verso la porta sentendo qualcosa, l'Ammiraglio preoccupato disse: “Che succede? Qualcosa non va?” Jessica non rispose subito, ma dopo un po' disse: “Voi non sentite niente?” Preoccupate le difenditrici si fermarono. “Che cosa succede?” disse Angelica. “Non so, ma forse sta succedendo qualcosa di grave”, disse l'Ammiraglio preoccupato. Jessica ignorava i commenti che stavano facendo, era attenta alla porta. Tutti la fissarono temendo il peggio, all'improvviso Jessica parlò: “Voi sentite qualcosa di strano?” “No, noi non sentiamo niente. Cosa ti succede?” domandò Atena preoccupata. “Forse è solo la mia impressione”, disse Jessica fingendo un sorriso ma si vedeva che era preoccupata. “Tranne questo piccolo, non so… disagio, direi che siete migliorate in poco tempo”, disse l'ammiraglio con un sorriso. “Be fino ad ora eravamo congelate, quindi concedi un po' di tempo per riprenderci almeno”, disse sorridendo Melissa. “Si, ve lo concediamo tranquille, l'importante e che vi riprendete, così poi possiamo allenarci seriamente”, disse Jessica. “Direi che possiamo riprendere l'allenamento no?” disse Afrodite. Ripreso l'allenamento, dopo un po' a Jessica gli venne lo stesso presentimento di prima, ma questa volta era più forte. Si girò verso la porta pensando che era da quella parte, ed andò ad aprirla. Le difenditrici si fermarono, chiedendo del perché se n'è stava andando. “Dove stai andando Jessica?” chiese l'Ammiraglio preoccupato. “Devo verificare una cosa”, rispose Jessica. Aprendo la porta non trovò niente di strano, eppure il presentimento che aveva era molto più forte di prima. Ma Jessica non capiva che cosa gli stava accadendo, più cercava una risposta e più non la trovava. “Jessica, adesso ci stai preoccupando, che cosa succede?” disse Ginevra. “Sento... qualcosa... come se qualcuno fosse in pericolo di vita, ma non so chi”, disse Jessica un po' spaventata. “Ma noi non sentiamo nulla, com'è possibile?” disse l'Ammiraglio. “Perché la persona a cui tenete non è in pericolo di vita”, disse Jessica. “Luca!” disse Atena. “Si!” affermò Jessica con tono preoccupato Jessica fu la prima a sparire, gli altri la seguirono. “Ci troviamo in cima la montagna killer vero?” chiese l'Ammiraglio. “Si, poi c'è l'entrata per la stanza dell'allenamento”, disse Jessica. Intorno a loro non videro nessuno, poi Jessica gridò: “C'è nessuno? G.A.E.?” All'inizio nessuno rispose o si fece vedere, così andarono avanti, piano piano si avvicinarono alla botola. All'improvviso però sentirono una voce che rimbombava nell'aria: “Zaz e le difenditrici” La botola era improvvisamente sparita. “Un illusione?” pensò Jessica tra sé. Davanti a loro comparve la terza Titana Assoluta. “Tu qui?” disse Zaz sorpreso. “Che fine ha fatto G.A.E?” disse Jessica gridandogli contro. Le difenditrici erano pronte per combattere, avevano preso le loro armi, sapendo che la persona che era davanti a loro non andava sottovaluta. “Ciao Zaz. Difenditrici, già con le armi in mano? Pronte a combattere?” disse la terza Titana assoluta. “A me non mi calcoli nemmeno?” disse Jessica irritata. “No, io devo solo uccidervi...” disse la terza Titana assoluta. “Non ci ucciderai così facilmente. Ti daremo molti problemi”, disse Jessica. “Aspetta, un attimo, hai detto che devi solo ucciderci...” disse Zaz. “Certo, perché?”chiese la terza Titana assoluta. “Questo significa che te lo ha ordinato qualcuno, dico bene?” disse Zaz. “Incredibile, Ammiraglio, sei incredi...” Non finì di parlare, perché si accorse che dietro di lei, c'era una montagna di magma che gli stava venendo addosso, senza girarsi. “Per fortuna questi trucchetti non mi fanno niente, il problema principale sarà Jessica, prima la uccido meglio è”, pensò la terza Titana assoluta tra sé. Non si mosse di un solo passo, resto lì, ferma. Zaz, guardò la sua montagna di magma scomparire, come se l'assorbisse tutta. Così senza pensarci su, andò all'attacco, ma quando fu vicino a lei, scomparì. La terza Titana assoluta si trovò dietro di Zaz, che con un calcio cercò di colpirlo alla schiena, ma, si accorse che stava arrivando una freccia, così invece di colpirlo evitò la freccia, però si divise in tante altre piccole frecce. La T.A non si aspettava una cosa del genere, ma le evitò tutte, con un immensa agilità, ma una non riuscì a evitarla in tempo e la ferì alla spalla sinistra. Cadde per terra in ginocchio. Zaz, si girò e vide che era in difficoltà, così senza dargli tempo di riprendersi, mise le mani in avanti e uscì del fuoco. Jessica con una velocità incredibile si trovò dalla parte opposta a Zaz, mise le mani avanti, sotto la Titana assoluta comparve una pozza di fango, in modo tale da non potersi muovere, poi da una mano fece uscire vento, mentre, dall'altra fuoco, in questo modo era più potente. “Difenditrici attaccate anche voi presto”, disse Jessica. Le difenditrici, misero la mano destra avanti, da ognuna uscì un elemento diverso, che poco prima di arrivare alla Titana assoluta si riunirono, in modo tale da essere più potenti. “Potere....” si sentì da dov'era la Titana assoluta. “Via, allontanatevi tutti”, gridò Zaz preoccupato. “Oscuro.” Dov'era la Titana assoluta, partì un'oscurità che si espandeva molto velocemente. Zaz e Jessica provarono ad allontanarsi, ma essendo più vicini di conseguenza erano anche più in pericolo. Zaz si mise una barriera di magma intorno a sé, per cercare di proteggersi, ma l'oscurità lo raggiunse in un batter d'occhio e la barriera venne assorbita dall'oscurità. Jessica si fece una barriera di luce, all'inizio cercò di scappare, poi però vide che l'oscurità era troppo veloce e scappare era praticamente inutile; così si fermò, si girò verso l'oscurità e si concentrò per mantenere la barriera. Zaz era in grave pericolo, non sapeva che cosa fare, visto che la sua barriera era stata risucchiata. All'improvviso, davanti a lui comparvero, tre difenditrici, Atena, Afrodite e Ginevra, che misero le mani avanti, creando una barriera di luce intorno a loro. L'oscurità si fermò, ma intorno a loro non riuscivano a vedere più niente, c'era solo il buio ovunque, adesso. Jessica stava per cedere, ma accanto a lei comparvero, Melissa e Angelica. La barriera di Jessica si frantumò, ma Melissa e Angelica misero subito le mani in avanti creandone un altra, simile a quella di Jessica solo che era più luminosa. Jessica stava per mettere le mani avanti ed aiutarle, ma Melissa gli disse: “Jessica, non possiamo reggere per tanto tempo, è molto più forte di quando ci aspettavamo, crea un portale e vai da Zaz e le altre difenditrici”. Jessica pensandoci un po', vedeva che la barriera cominciava a cedere, c'erano crepe un po' da per tutto e cominciò ad entrare oscurità. Senza pensarci più tanto, congiunse le mani e poi le mise avanti, apparse un portale blu, davanti a lei. “Creato, andiamo, presto”, disse Jessica prima di entrare nel portale. “Vai...” disse Melissa. “Non ti la lascio qui da sola...” disse Angelica. “Vattene, ormai non c'è più tempo, solo una di noi due si può salvare.” “Ci salveremo insieme.” La barriera cominciava a non farcela più, ormai era al limite, pian piano che il tempo passava la barriera aveva ancora più crepe. “Angelica, va via”, disse Melissa con tono deciso. Angelica non si muoveva di un solo passo. Jessica che era arrivata dall'altra parte del portale, ma, stranamente, non vedeva né Zaz né le difenditrici. Sembrava che si trovava in una caverna. “Che cosa ci faccio qui? Non dovrei esserci. Che cos'è andato storto?” si chiese preoccupata Jessica. Jessica pensò a quando aveva creato il portale, nei suoi ricordi non c'era niente di strano aveva fatto tutto perfettamente, poi gli venne un dettaglio fondamentale in mente, l'oscurità che era entrata nella barriera aveva alterato il portale, portandola in chissà quale posto. Si trovava lì, senza sapere dove, non poteva chiamare suo fratello, era occupato in altre faccende. “Che cosa faccio adesso?” si chese Jessica ad alta voce. La caverna in cui si trovava, cominciò a tremare e dietro di lei si frantumò tutto, scappò molto velocemente, e si accorse che nell'attraversale il portale, il braccio sinistro era ferito, si accorse di non correre veloce come prima, ma quasi come se fosse un umana senza i suo poteri. Vide l'uscita davanti a sé e si buttò fuori dalla caverna. Nella caduta, si ferì il ginocchio destro, guardò dietro di sé, la caverna era distrutta, non credeva che le sue parole avevano fatto crollare la caverna. Non sapeva in che mondo era e sopratutto non sapeva del perché aveva perso i poteri. Guardò avanti a sé, vide un immensa città, quasi sembrava quella del mondo dei maghi. Era bellissima, da rimanere incantati dalla bellezza di quella città. Melissa vide che il portale, si stava per chiudere, era l'ultima occasione per salvare Angelica. “Addio...” Angelica restò meravigliata di quella parola. Melissa, con uno scatto prese Angelica, per il braccio sinistro e con una forza impressionante, lanciò Angelica nel portale. Angelica con le lacrime agli occhi, vide Melissa avvolta nell'oscurità. Angelica si trovò in un posto buio, si guardò intorno, per capire dov'era. Si accorse che tutte le persone stavano guardando il cielo, sembravano quasi incantati, così senza pensare, guardò anche lei in alto, ma quello che vide era solo una massa di nube nera che piano si avvicinava alle persone. “Perché tutte queste persone sono immobili, un'illusione così potente dovrebbe avere effetto anche su di me... chi sa se posso liberarli...” Angelica si concentrò, mettendo le mani unite, mise tutto il potere che aveva concentrato sulla mano destra e stacco le mani, la mano destra brillava di una luce gialla fortissima. “E adesso chissà qual è l'umano giusto, spero che sia questo che ho davanti almeno mi può indicare la strada giusta...” sperando che la cosa funzionasse. “Non c'è la faremo per molto tempo a resistere. Dove sono finiti Jessica, Melissa e Angelica, dovrebbero essere già da qui...” penso tra sé Atena. La barriera ormai era piena di crepe, stava per rompersi quando all'improvviso, davanti a loro videro una persona che stava andando verso di loro e l'oscurità era diminuita. “Addio...” “La terza Titana Assoluta...” L'oscurità si fece molto più intensa, all'improvviso, la barriera di luce si ruppe subito. Davanti alle difenditrici, comparve una persona, davanti a loro, che riconobbero immediatamente, era Luca, che si era messo davanti per difendere le tre difenditrici e Zaz. Una luce incredibile e che brillava di una bellezza incredibile li difendeva dall'oscurità che loro non erano riusciti a trattenere per molto tempo, l'oscurità cominciò a sparire, come se le luce che brillava davanti a loro la facesse scomparire. “Se non fosse arrivato Luca, adesso, anche voi sareste come Melissa...” pronunciò la Titana assoluta. Dopo che l'oscurità fu totalmente dissolta, Luca, guardò intorno per vedere se c'era qualcuno, ma non riuscì a vedere nessuno. “Senza di te, non riescono a far nulla”, disse la Titana assoluta. Si guardarono intorno e videro che non c'era solo la Titana assoluta, ma affianco con occhi rosso sangue c'era Melissa. “Perché... è in quello stato?” disse Atena sconvolta. “Melissa non ha resistito all'oscurità e adesso... è diventata una persona malvagia”, disse Luca triste. Le difenditrici e Zaz rimasero sconvolti dalle parole di Luca. “Anche voi adesso sareste così, se Luca non sarebbe intervenuto. Sareste sotto il mio totale controllo.” disse la Titana assoluta fira di quello che aveva fatto. “Mentre Jessica e Angelica dove sono?” chiese Luca. “Non lo so”, rispose la titana assoluta. “Non possono essere spariti nel nulla”, disse Zaz. La terza Titana assoluta e Melissa scomparvero, senza dire niente. “Dovevate venire subito da me, non andare contro la titana in questo modo, siete degli idioti, lo sapete molto bene che è pericoloso”, gridò Luca rimproverandoli. “Abbiamo ascoltato Jessica... Luca”, rispose Zaz. Luca, triste, disse: “Ha fatto la cosa che riteneva più giusta vero?” “Si”, rispose Ginevra. “Allora, adesso, vi dico che cosa dovete fare. G.A.E non verrà nessuno qui adesso, sei al sicuro”. G.A.E uscì allo scoperto, non aveva nemmeno un graffio e disse: “Certamente. Scusate se non vi ho aiutati, ma sarei stata solo d'intralcio...” “Tranquilla, se saresti intervenuta, saresti caduta anche tu nell'oscurità”, disse Luca. “Pero... almeno...” provò a dire Atena, ma Luca la guardò e non disse più nulla. Tutti seguirono Luca, andarono a raggiungere gli ammiragli. Arrivati, tutti rimasero stupiti di vedere tre difenditrici e Luca più triste di quando già non lo era prima. “Cos'è successo? Dove sono...” provò a dire Evelin, ma si fermò, guardando lo sguardo triste e pensieroso di Luca. Zaz spiegò agli ammiragli cosa era successo, tutti restarono stupiti e in volto avevano paura. “G.A.I., G.A.E voi andate a prendere la mia squadra”, disse Luca. “Dopo tutto quello che è successo che cosa vuoi fare?” chiese Cloè. “Io prenderò i miei ricordi, per salvare la Terra e la mia squadra mi aiuterà”, disse Luca. “Hai perso già due della tua squadra, hai perso due difenditrici e Jessica, vuoi ancora continuare a salvare la Terra?” quasi grido Zaz. “Si, perché questo è quello che ho deciso... non tornerò indietro, prima di morire farò in modo di salvare la Terra...” disse Luca deciso. “E alla tua donna non ci pensi? Non la vuoi ritrovare?” chiese Laia con tono preoccupato. “Se non muoio prima...” disse Luca preoccupato. “Tu non morirai...” disse Niso. “Che cosa ne sapete voi? Potrei morire per qualsiasi cosa, per salvare la Terra, o magari, non saprei più come uscire da un mondo, in una battaglia... per uccidere qualcuno c'è bisogno di un solo secondo, invece, per creare una vita c'è bisogno di tempo, io come voi possiamo essere uccisi in un solo secondo...” disse Luca con un tono di voce triste. “E con questo che cosa vuoi dire?” chiese Tracog. “Voglio dire che è facile uccidere qualcuno, anche me, chiunque, ma se ci mettiamo a uccidere ogni persona ogni secondo, l'universo non sarebbe più abitato da nessuno”, rispose Luca. “Vorresti dire che chiunque a messo quella nube sulla Terra, non è che l'inizio?” chiese Janna. “Si, questo che stiamo vedendo e vivendo adesso, è solo l'inizio di una grande guerra che dovremmo affrontare tutti insieme”, rispose Luca. “Quindi chiunque ha attaccato la Terra, vuole uccidere tutti ed essere l'unica persona nell'universo?” chiese Aura sconvolta. “Si, dovete sapere anche che la Terra, in questo momento, è stato messa in un momento di fermo”, disse Luca. “Che significa?” chiese Astrea “Significa che la Terra, non può essere distrutta, rimarrà così fino a che qualcuno non toglierà quella nube”, disse Luca. “Quindi quella nube ha sia il potere dell'oscurità che potere della luce vero?” chiese Antigone. “Si, dovete sapere che sui mondi funziona diversamente, il potere della luce distrugge i mondi, mentre quello dell'oscurità li crea o li ripara, sui mondi hanno un effetto diverso”, spiegò Luca “Spiegaci meglio come funzionano”, disse Atena. “Si, certo ve lo spiego, intanto G.A.I., G.A.E andateli a prendere dovrebbero uscire tra un po” disse Luca. “Si, va bene, andiamo subito”, disse G.A.I.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


“Certo che ci mettono tanto a uscire dalle case”, disse G.A.I. “Calmati non sono come Luca e poi ha detto...” disse G.A.E. La porta dell'allenamento dell'acqua si aprì, ne uscì Zoe, che dall'aspetto non sembrava per niente cambiata. “State aspettando da molto?” chiese Zoe. “Siamo venuti da poco, tranquilla, non siamo stati sempre qua”, rispose G.A.E. “Ci siamo restati tanto tempo?” chiese Zoe. “In realtà tu sei stata la prima ad uscire, gli altri sono ancora dentro”, rispose G.A.I. Zoe d'un colpo diventò seria e disse preoccupata: “Nicole, come sta? Si è ripresa?” G.A.I. e G.A.E. si guardarono, non sapendo che cosa rispondere, magari trovando un modo per non dirgli che cosa era successo. G.A.I. provò a dire qualcosa ma proprio quando stava per parlare, in quel momento la porta dell'elemento della luce si aprì e ne uscì Penny. “Scommetto che io sono l'ultima vero?” disse Penny un po' giù di morale. “No, sei la seconda, fino ad ora è uscita solo Zoe”, disse G.A.E. sorridendo. Zoe e Penny, sembravano che non si vedevano da tanto tempo, si abbracciarono, contente che tutte e due erano uscite illese. La porta dell'elemento del vento si aprì e ne uscì Rebby. “Ciao ragazze, come va?” chiese Rebby contenta. Le due ragazze andarono ad abbracciarla, ma si accorsero che lei era piena di graffi. Dopo averla abbracciata, Penny si accorse che qualche graffio era profondo. “Aspetta, stai ferma un attimo, ti curo io”, disse Paola sicura di se. Rebby, stette ferma, come gli aveva detto Penny. Penny concentrandosi, mise le mani sulle ferite, ed a una a una pian piano scomparvero, come se quei graffi non fossero mai esistiti. “Grazie”, disse Rebby contenta. “Figurati è il mio potere”, disse Penny sorridendo, contenta di essersi resa utile. “Così, siete davvero aumentate, anche se fisicamente non si vede per niente” disse G.A.I. “L'importante è che noi adesso possiamo controllare i nostri elementi al meglio”, disse Rebby. “Poi l'importante non è l'aspetto fisico, ma quando noi siamo cresciuti interiormente”,disse Penny. “Complimenti”, disse G.A.E. felice. Si aprì anche la porta dell'elemento della terra, ed uscì Adam, si vedeva che c'era la differenza, quando uscì dalla stanza, era molto più allenato di prima. “Ehilà ragazze. - quando vide che le ragazze erano tutte la – e ma allora ci volete proprio battere di brutto a noi maschi”, disse Adam ridendo. “Sappi che già vi battiamo”, disse Rebby seria e sorridendo. Si misero a parlare, G.A.E e G.A.I sembravano quasi scomparsi, perché loro quattro parlarono solo tra loro, era quasi come se non esistessero. D'un tratto pero, chiesero di Max, se era già uscito dalla stanza. “Ah ma allora se ci dovete chiedere qualcosa esistiamo...” disse G.A.I un po' infastidito. “No ancora non è uscito, aspettiamo lui, poi andiamo da Luca”, disse G.A.E guardando un po' male G.A.I per quello che aveva detto. “Lui ci metterà di più ad uscire”, disse G.A.I. “Perché?” chiese Penny. “Perché lui si sta allenando con l'elemento dell'oscurità, che è più difficile da controllare ed è anche il più insidioso”, disse G.A.E. “Quindi è il più difficile da controllare, ed è anche il più forte di tutti?” chiese Adam. “Si è l'elemento più difficile da controllare, ma dovete sapere che gli elementi sono tutti alla pari, il problema e che uso ne fa la persona, ma sopratutto quando meglio riesce a controllarlo”, rispose G.A.E. “Ma non vediamo Nicole, dov'è?” chiese Adam cambiando discorso. I guardiani si guardarono l'un l'altro, tristi, prima o poi dovevano rispondere a quella domanda così triste. “Ecco...” cercò di dire G.A.E. “Nicole è morta, ragazzi”, disse G.A.I. triste. Alle parole di G.A.I restarono tutti a bocca aperta, non credendo a quello che stava dicendo. “Non ci credo”, disse Zoe triste e con le lacrime agli occhi. “Impossibile”, disse Rebby incredula. Penny e Adam non sapevano cosa dire, era già un'altra persona della loro squadra che aveva perso la vita. In quel momento si aprì la porta dell'elemento dell'oscurità, uscì Max, era più alto e più muscoloso di prima. Lo andarono a salutare, tutti, tranne Penny che osservava le mani di Max molto attentamente. “Che cosa osservi Penny?” chiese G.A.I. Penny senza risponderli andò da Max e seria disse: “Togliti la maglietta un attimo”. Max senza contraddire, se la tolse. Il corpo di Max era tutto pieno di lividi, braccia, petto e mani. “Sei ridotto maluccio”, disse Adam cercando di sdrammatizzare. “Sta fermo”, disse Penny mettendo le mani avanti, uscì una luce giallastra che andava per tutto i corpo di Max. Dopo poco tempo i lividi erano spariti e Max si sentiva riposato e senza più dolori. “Grazie, Penny, adesso non mi fa male più niente”, disse Max. “È il mio elemento, curo le persone”, disse Penny contenta, sentendosi utile. “Siete migliorati parecchio, ragazzi, se siete tutti aumentati come Penny, siete diventati molto forti tutti”, disse G.A.I. “Ma perché prima che arrivassi io, eravate tutti così tristi?” chiese Max con aria da investigatore. Con l'arrivo di Max momentaneamente avevano tutti scordato che cosa gli avevano detto i guardiani. Nessuno gli rispose, ci fu un momento di silenzio. “Nicole è morta”, disse G.A.I rompendo il silenzio. Max rimase a bocca aperta, credendo all'inizio che fosse uno scherzo, ma poi guadò gli occhi dei suoi compagni, poco dopo capì che era tutto vero, G.A.I non stava scherzando. Max andò ad abbracciare tutti i suoi compagni, per fargli forza. Ci fu un momento di silenzio. “Dobbiamo andare, meglio non perdere altro tempo”, disse G.A.I rompendo il silenzio. “In queste situazioni non sappiamo cosa fare, noi non siamo abbastanza forti, Luca non ha memoria, noi stiamo qui a morire?” disse Max arrabbiandosi. “Infatti, guardiani, questa è la seconda persona che muore, della squadra, non possiamo essere così incauti ancora”, disse Adam. “Parlate con Luca che vi dirà tutto quello che vi servirà, noi non sappiamo che cosa ha in mente, mi dispiace”, disse G.A.I. “Allora che cosa aspettiamo, andiamo da Luca”, disse Adam serio. “Stanno arrivando... loro non devono sapere quello che vi ho detto....” disse Luca riferito alle persone che erano davanti a lui. Luca si alzò e insieme agli altri attese l'arrivo della sua squadra. Al loro arrivo Luca disse: “Ragazzi questi sono gli ammiragli, coloro che governano, proteggono e prendono decisioni per i Mondi. Ammiragli loro sapete già chi sono, ve ne ho già parlato...” “Quindi loro sono i più forti... posso combattere contro di voi?” domandò Max con tono di sfida. “Sembrate tutti così tristi... perché?” chiese Penny. “Sei molto migliorata, se senti che tutti noi siamo tristi”, disse Luca. “Solo un po', ma non avete ancora spiegato il motivo perché tutti voi siete tristi, vogliamo anche noi saperlo...” disse Penny “Cos'è successo mentre noi eravamo ad allenarci?” chiese Rebby. “Combattete contro di me, se mi fate un graffio, allora vi racconterò quello che volete sapere. Va bene?” disse Luca serio. “Ci stiamo”, dissero quasi tutti insieme. L'unica a non rispondere fu Zoe, che era arrabbiata, confusa e pensierosa allo stesso tempo. “Come hai potuto lasciarla morire”, disse Zoe arrabbiata con le lacrime agli occhi. Zoe mise le mani davanti a sé, uscì un incredibile onda d'acqua che andò verso Luca e gli altri che erano vicino a lui, però stranamente nessuno si mosse, tutti rimasero immobili, tranne le difenditrici che volarono in alto per evitare l'attacco. Gli ammiragli fecero un salto all'indietro, andando parecchio lontano, non si volevano intromettere nella battaglia tra Luca e la sua squadra. “Penny, Rebby voi attaccate insieme a Zoe, io e Adam cercheremo una strategia intanto” disse Max. “Che strategia?” chiese Adam incuriosito. Rebby e Penny senza dire nient'altro andarono vicino a Zoe misero anche loro le mani in avanti. Rebby dalle mani fece uscire dei proiettili d'aria, veloci e potenti, che in pochissimo tempo raggiunsero Luca, mentre, Penny evocò un bastone di Luce, fece tre cerchi davanti a lei, poi sbatte il bastone per terra, d'un tratto dai cerchi uscirono come dei proiettili di luce, che quasi nemmeno si vedevano per la velocità che avevano. “Adam, vai vicino e vedi bene che cosa succede, fatti un armatura di terra, tu sei l'unico che può andare vicino” disse Max guardando costantemente Luca fermo. “Che cosa devo verificare?” chiese Adam. “Guarda bene, anche se lo stanno attaccando, Luca non si fa praticamente nulla, da qui non si capisce se c'è una barriera o qualcos'altro che lo protegge, da vicino invece dovresti capire meglio che cosa succede e capire che cos'ha intorno a lui” rispose Max. Adam senza chiedere nient'altro si fece tutto di terra, poi Max lo ricoprì con l'oscurità, fece anche apparire l'oscurità vicino a Luca. Da quell'oscurità comparve Adam, che andò contro Luca, preparando il pugno destro, per colpirlo, ma si fermò a qualche passo da lui. “Non posso avvicinarmi più di così o rischio grosso, quindi...” pensò Adam tra sé Adam tirò il pugno in avanti, facendo in questo modo, la terra intorno al pugno si allungò arrivando vicino a Luca. Adam si allontanò da Luca, visto che oltre a non fargli niente notò che tutti gli attacchi che stavano facendo erano unitili, perché scomparivano. Ritornò da Max dall'oscurità che faceva da portale, dopo il suo passaggio l'oscurità scomparì così come era apparsa. Alfredo raccontò quello che aveva scoperto a Max. “Smettetela non serve a niente, li manda in un altra dimensione”, disse Max riferendosi alle tre donne che attaccavano. Penny e Rebby smisero, ma Zoe continuava ad attaccare senza sosta. “Sta perdendo il controllo devo intervenire” pensò Luca tra sé, ma in quel momento preciso cominciò a diventare più vecchio almeno di cento anni, una fitta al cuore lo mise in ginocchio e la sua barriera si indebolì. Zoe approfittando dell'occasione, cambio il getto d'acqua, in dei proiettili d'acqua, ogni proiettile che lanciava scompariva arrivato vicino a Luca, ma molto più lentamente di prima. “Luca è invecchiato?” disse Penny sbalordita. “Ma che cosa dici è impos....” disse Rebby che non finì la frase perché guardando meglio si accorse che effettivamente era diventato vecchio. “Fermate Zoe, presto!” disse Max. Rebby e Penny cercarono di andare vicino a Zoe per fermarla, ma all'improvviso comparve Luca dal nulla. “Com'è possibile?” disse Max. Luca colpì Zoe alla nuca e la fece svenire. “Ora basta, ho visto quello che volevo vedere, adesso, basta combattere”, disse Luca. “Zoe non si controllava perché?” chiese Max. “Io più che altro chiederei del perché sei così vecchio...” disse Alfredo. “Zoe non si controllava perché si è fatta trascinare dalle emozioni, così quando è morta una sua cara amica, la rabbia dentro di lei ha preso il sopravvento. Poi invece, per rispondere ad Alfredo, sono così vecchio perché...” Luca si interruppe. “Perché ha usato troppa energia per curare delle persone vero?” cercò di continuare Penny sicura di quello che stava dicendo. “Si molto brava, non sapete solo più cose, ma sapete anche combattere molto meglio adesso”, disse Luca lentamente e tossendo. Penny si avvicinò a Luca, per curarlo. “No non ti basterebbero le energie, tranquilla, se mi riposo tra un po' mi riprendo”, disse Luca. “Perché hai rischiato la vita? Anche se sapevi come andava a finire...” chiese Atena. “Volevo vedere cosa avevano imparato, poi, adesso devono andare a visitare i Mondi”, disse Luca con un mezzo sorriso. “Capisco, quindi volevi solo vedere se erano migliorati”, chiese Atena. “Si, certo, ma sopratutto adesso so che sono pronti per affrontare i Mondi senza problemi”, disse Luca. “Ma io non capisco perché ti sei ridotto così... solo curando un numero molto ampio di persone si diventa vecchi” chiese Penny incuriosita. “Vero, ma questo lo dici perché tu curi solo graffi insignificanti, ma quando dovrai curare persone vicine alla morte, allora ti accorgerai che sarà tutto diverso....” disse Luca. “Perché è diverso alla fine sono sempre graffi...” disse Penny. “e se la morte non fosse provocata da “graffi” ma da illusioni? O per qualche motivo non riesci a capire del perché sta morendo una persona....” disse Luca “Quindi mi stai dicendo che più una persona è vicina alla morte, più energie si devono consumare....” disse Penny incrudula. “Certamente, sopratutto se sta per morire a qualcosa che non è fisico” disse Luca sorprendendola “Quante persone hai curato tu?” chiese Penny. “Gabriel, vicino alla morte, ho cercato di curarlo... ma non c'è l'ho fatta.... Nicole, lei non ho proprio capito del perché si è fatta cenere e che cosa gli è successo, ho sprecato molte energie, infine, l'Ammiraglio della terra, Edipo, che stava per morire perché aveva toccato l'acqua proibita. Tre persone, ma a quel poco che ricordo, una volta curavo molto di più, adesso non sono abituato e non mi ricordo niente del mio passato, ecco perché devo recuperarlo, forse, in questo modo non farò morire nessun altro” disse Luca serio. “Io invece secondo te quante persone posso curare vicino alla morte?” chiese Penny incuriosita “Ne salveresti una, col potere che hai, ma se questa persona fosse a livelli superiori dei tuoi, intento come energia, allora non lo salveresti” rispose Luca. “Quindi non dipende solo dalla mia di energia, ma anche quanta energia ha chi sto curando, ho capito bene?” domando Penny. “Si, hai capito, devi anche sapere che l’elemento della luce, come anche quello dell’oscurità, sono elementi strani, bisogna stare attenti dell’uso che si fanno”, disse Luca con un sorriso. “Cosa facciamo adesso?” domandò Cloè. “Semplice, voi Ammiragli andrete a difendere, i Mondi, tutti i Mondi, tranne la Terra che ci penseranno le difenditrici”, disse Luca. “Ma non siamo forti, noi siamo solo tre”, disse Ginevra. “Siete forti abbastanza per proteggere la Terra, tranquille, fidatevi di me”, disse Luca. “Noi che siamo della tua squadra, andiamo direttamente a visitare i Mondi, dico bene?” chiese Max. “Si” rispose Luca. “Mentre tu che cosa farai?” domando Rebby. Luca non do subito una risposta, andò vicino a Zoe, mise una mano sulla testa, senza far uscire fasci e senza far vedere niente, Zoe si svegliò. “Io andrò a recuperare i miei ricordi, così in questo modo vi posso proteggere meglio, fino ad adesso io...” disse Luca. “Ci hai protetto bene...” disse Rebby. “Sei un grande maestro....” disse Penny. “Siamo stati noi ad avere poca fiducia in te...” disse Adam. “Non solo loro ti sostengono....” disse Janna. “Ma anche noi tutti, Ammiragli....” finì Edipo. “E non ti scordare di noi difenditrici”, disse Atena sorridendo. “Io non merito la vostra fiducia.... sono morte molte più persone da quanto sono tornato...” disse Luca che piano piano diventava triste. “Tu sei stato chiamato per far in modo che la guerra che c'era tempo fa finisse, ci sei riuscito....” disse Laia. “Sapete bene tutti quanti che non ci sono riuscito, io ho fallito, l'unica cosa che sono riuscito a ricordare bene è l'ultima volta che sono stato al castello, quando lo hanno attaccato, quando io ho lasciato mia sorella qui, quando io sono tornato sulla Terra e poi sono tornato indietro nel tempo”, disse Luca. “Come fai a dire che hai fallito? Come fai a saperlo se non ti ricordi niente....” disse Aurora. “Se la guerra fosse finita, non credo che io mi ritroverei qui o no?” disse Luca. Nessuno disse più niente, tutti stavano pensando. All'improvviso comparve la Saggia. “Siete tutti qui... - guardando meglio – non tutti a quanto pare...” disse la Saggia. “Jessica, Melissa, e Angelica non sappiamo dove sono finite, la terza Titana Assoluta non so dove le ha mandate” disse Luca. “Se la terza Titana Assoluta attacca qui, questo significa che nessuno al momento è in grado di fermarla....” disse la Saggia. “Ecco perché voglio recuperare tutti i miei ricordi”, disse Luca. “Noi Ammiragli facciamo come hai detto”, disse Niso. “Certo, andate”, confermò Luca. Gli Ammiragli sparirono pochi secondi dopo. “Saggia va a portare la mia squadra a ogni Mondo, così siamo sicuri che ci arrivino, poi vieni a proteggere il Mondo Neutrale. Va bene?” disse Luca. “Certo, va bene”, rispose la Saggia. La squadra di Luca si avvicinò alla Saggia e andarono con lei, infatti, poco dopo tutti sparirono. “Noi andiamo a proteggere la Terra”, disse Athena. “Va bene ma fate attenzione, non vi rilassate solo perché sono tutti immobilizzati”, disse Luca. “Staremo attente, tranquillo”, disse Ginevra. Luca intanto si riposava per poi andare nella sala dei ricordi a riprendersi i ricordi, ma intanto sulla Terra succedeva qualcosa di misterioso. Un personaggio, con tunica nera e maschera, stava volando intorno alla Terra. “Non è possibile che Luca non se n'è accorto... impossibile...” personaggio misterioso. Il personaggio si diresse verso l'umano che stava camminando. L'umano senti che qualcuno si stava avvicinando, si girò da tutte le parti, destra, sinistra, dietro di lui, ma non vide nessuno, così si rimise in cammino, sperando di trovare altri umani che non erano stati immobilizzati. Con molta cautela, il personaggio misterioso, senza farsi accorgere della sua presenza, si mise dietro di lui e lo seguì. Dopo poco tempo pero, l'umano si fermò e si girò di scatto, quando vide la persona che lo seguiva disse: “Chi sei? E per quale motivo mi stai seguendo?” “Sei un essere umano con sensi molto sviluppati, sei anche riuscito a resistere all'illusione della nube...” disse la persona misteriosa. “Non stai rispondendo alle mie domande...” disse serio l'umano. “Voglio che salvi questo pianeta....” “Cosa?” disse stupito l'umano. “Dovrai salvare questo pianeta, ma per farlo dovrai uccidere altri umani, sei d'accordo?” “Per il bene del pianeta si, ma io come faccio ad ucciderli?” “Ti insegnerò io...” “Ci alleneremo qui sulla Terra?” “No, ci alleneremo altrove, ti porto io in un posto dove gli esseri umani non sono molto i benvenuti, ma col mio aiuto ti alleneranno molto bene. Sei pronto?” “Si...” disse preoccupato l'umano. All'improvviso, davanti a l'essere umano si aprì un portale, dal nulla. “Ma come hai fatto? E questo cos'è?” disse l'umano sbalordito. “Tranquillo, lo imparerai anche tu, adesso vieni, meglio non perdere tempo” Senza dire più nulla i due passarono nel portale. “Ok mi sono ripreso, adesso posso andare” disse Luca guardandosi le mani che non erano più vecchie, ma finalmente dopo un pò di tempo erano diventate normali. “Adesso vai nella sala dei ricordi?” chiese G.A.E. “Si, certamente, mi vado a riprendere tutti i miei ricordi”, disse Luca deciso. “Se hai bisogno di qualcosa, sai dove trovarci”, disse G.A.I. Luca si alzò in piedi e alzò il pollice, poi scomparì. “Dici che c'è la faranno?” chiese G.A.E. “Penso di si, ormai non si arrenderanno molto facilmente, specialmente Luca lo sai...” rispose G.A.I. “Lo so...” disse G.A.E preoccupata. “Non essere tanto preoccupata, Luca è conosciuto in tutti i mondi, non faranno niente a quei ragazzini...” disse G.A.I mentre si avvicinava a G.A.E. “Si, hai ragione”, disse G.A.E un po' più sollevata. Luca era davanti alla sala dei ricordi, la guardava intensamente. “Allora devi stare lì per ancora molto tempo?” “Saggia, cosa ci fai qui? Già sono entrati nei Mondi?” disse Luca. “Quasi, ci pensano gli Ammiragli”, disse la Saggia con un sorriso. “Capisco..., allora io entro, per qualsiasi cosa sai cosa fare...” disse Luca serio. “Certo, entra tranquillo”, disse la Saggia sorridendo. Luca aprì la porta gigantesca davanti a lui con un semplice tocco della mano, ed entrò. La sala era molto ampia, ma più piccola delle altre, era tutta celeste, un colore celeste che in quella sala faceva restare incantato chiunque. “Benvenuto, nella sala dei ricordi, Luca” disse una voce che sembrava femminile. Luca che prima era incantato dal quel celeste favoloso della stanza, adesso era diventato serio sentendo quella voce, disse: “Chi sei? Come fai a conoscermi? - riflette bene a quello che aveva detto, e si rese conto che l'ultima domanda che aveva fatto era stupida – non contare la mia ultima domanda...” disse Luca. “Sono la voce di questa stanza, visto che non te lo ricordi.... ma devo avvisarti a delle conseguenze prima che tu cominci a prendere i tuoi ricordi...” “Quali conseguenze?” “Non puoi uscire da questa stanza se prima non finisci di prenderti tutti i ricordi...” “Se no cosa succede se me ne vado?” “Se non hai preso tutti i ricordi... semplice o non te li ricorderai più una volta che sei andato fuori, oppure nel caso peggiore... muori.” “Bene poi?” disse Luca tranquillo quasi come se si aspettava quella spiegazione. “Dopo che li avrai recuperati tutti, uscendo da questo castello se non ti sei riposato, i tuoi poteri saranno diminuiti e non solo piano piano comincerai a perdere conoscenza, ti sentirai più debole....” “Capisco, poi?” “Oltre a questo devi sapere che i tuoi ricordi sono stati rubati, non so quali di preciso, questo purtroppo dovrai capirlo da solo....” “Mi sai dire chi li ha rubati?” “Purtroppo no... ma so già una cosa Luca...” “Cosa?” “Troverai una brutta sorpresa, quando scoprirai chi è la donna che tanto stai cercando....” “Perché? Gli è successo qualcosa?” disse Luca preoccupato. “Guarda i tuoi ricordi e capirai, meglio che ricordi così ti renderai conto del perché ti sto dicendo queste cose.” “Bene allora che cosa stiamo aspettando?” Luca si mise seduto al centro della sala, poi si concentrò e d'un tratto si trovò da tutt'altra parte, era in una galleria, fredda e buia, camminò per trovare un'uscita, poco dopo davanti vide una luce, continuò a camminare per raggiungerla senza farsi domande e senza esitare.

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