First Class - the Tearpain girl

di DiNozzo323
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


Ciao a tutti!

Ecco qui la mia prima storia di X-men. Con questa fic ho un rapporto molto complicato. Quando nel 2011 uscì a cinema X Men First Class mi innamorai alla follia del film, dei personaggi, di James McAvoy, di tutto. Così, dopo averlo visto 2-3 volte di fila, iniziai la fanfic che è strutturata (come tutte le mie ffic) con la storia di base modificata più o meno leggermente a causa dell'introduzione di un Nuovo Personaggio.

Scrivendo solo quando ho ispirazione per anni ho lasciato la fic incompiuta sul pc, assieme ad una decina di altre. Stanotte ho finalmente scritto le 7 pagine finali e così eccomi a pubblicarla dopo la bellezza di 6 anni dalla sua nascita.

È possibile che si noti una differenza di stile scrittivo fra una parte e l'altra. Chiedo scusa in anticipo, è ovviamente dovuto alle lunghe attese.

Spero di non essere uscita IC, nel caso segnalatemelo pure, così come qualsiasi altra cosa vogliate comunicarmi. Se notate somiglianze con altre fic, fatemelo sapere, nonostante sia impossibile che le ho lette, visto che non leggo fic da tantissimo tempo.

Ultimo appunto: ad un certo punto vi è il testo di una canzone (E.T. Di Katy Perry), la cui “storia” vi narrerò nel capitolo in questione. Ovviamente facciamo tutti finta che è una canzone degli anni 60, sebbene non sia così.

Adesso vi lascio alla lettura.



Disclaimer: i personaggi di X-Men non appartengono a me. L'unico personaggio da me creato è quello di Sam. Non intendo violare nessun copyright né offendere nessuno. Spero solo che vi divertiate a leggere questa storia tanto quanto io mi sono divertita a scriverla. Baci



P.S. Il primo e forse il secondo capitolo sono introduttivi, pressocchè uguali al film. Mi dispiace ma erano necessari per la storia.





La vita di alcune persone sarebbe presto cambiata e, anche se ancora non potevano saperlo, i loro destini si sarebbero presto incrociati.


1944 Polonia

In un campo di concentramento, un giovane ragazzo ebreo, Erik Lehnsherr, o meglio prigioniero #214782, era appena stato separato a forza dai genitori e bloccato da ben 4 soldati, quando quasi divelse un cancello con l'apparente sola forza del pensiero... Un uomo lo stava osservando da una finestra. Il suo nome era Klaus Schmidt e sembrava estremamente interessato all'azione che aveva appena compiuto il ragazzo.


1944 Westchester, New York

Durante la sera, un bambino di non più di 12 anni sentì dei rumori in cucina. Prese la mazza da baseball e scense a controllare cosa avesse provato i rumori, temendo si trattasse di un ladro. Nella stanza non trovò altri che la madre occupata a prepararsi uno spuntino. Questa gli chiese se voleva un po' di cioccolata calda. Il bambino però notò che vi era qualcosa di strano in quella donna di fronte a lui.

-Chi sei tu e cosa hai fatto a mia madre?- Disse a alta voce, poi la “madre” del ragazzo sentì la voce del bambino nella sua testa.

Mia madre non ha mai messo piede in cucina in vita sua e di certo non mi ha mai preparato la cioccolata calda... se ordinare alla cameriera di farla non conta”. La voce si zittì e la donna, di fronte agli occhi del bambino, si trasformò, fino a prendere le sembianze di una bambina con la pelle blu, gli occhi gialli e i capelli rosso fuoco.

-Non hai paura di me?- Chiese timorosa la bambina.

-Ho sempre pensato che non potevo essere l'unico al mondo. L'unico ad essere... Diverso... E infatti eccoti qui. Charles Xavier.- Disse il bambino porgendo la mano all'altra che l'accettò.

-Raven.-

-Hai fame? Sei sola?- Chiese Charles a Raven che annuì.

-Prendi quello che vuoi. Il mangiare non ci manca, non devi rubare... Anzi... D'ora in poi non dovrai mai più rubare.- Il piccolo Charles offrì alla sua nuova amica del cibo e una casa in cui vivere, oltre alla sua amicizia.


1944 Washington D.C.

Di pomeriggio in una palestra nell'East Riverdale una bambina di circa 6 anni si stava allenando in arti marziali. Era piccola, certo, ma doveva farlo. Doveva essere in grado di difendersi dagli altri bambini. Il suo nome era Samantha Tearpain... Coincidenza particolare visto che il suo cognome significava 'lacrima' e 'dolore' e lei aveva pianto due sole volta in tutta la sua vita...


1944 Polonia

Schmidt fece portare nel suo ufficio il ragazzo al quale disse che lui non era come i nazisti... Loro e la mania dei geni... Semplicemente stupida.

-Blaue Augen? Blonde Haare? Einfache dämlich...- Offrì poi al ragazzo un po' di cioccolata ma questo rifiutò preferendo di gran lunga vedere la mamma.

-Ich will meine Mamme sehen.- Tutto ciò che voleva Schmidt era cercare di farsi amico il ragazzo per poter studiare i suoi poteri... Voleva che spostasse una monetina che, rispetto al cancello, non era nulla. Il piccolo Erik ci provò, ma non riuscì. Nemmeno era sicuro di poterlo fare. Così Schmidt fece entrare due soldati con la madre. Prese una pistola e gli disse che aveva tempo fino al tre per spostare la moneta sul tavolo, poi avrebbe sparato alla madre.

-Eins...- Erik portò le mani verso la monetina e cercò di concentrarsi, poi si voltò verso la madre che gli disse che ce la poteva fare.

-Zwei...- Erik si stava concentrando, con tutto sé stesso. Nella stanza solo la voce della madre che ripeteva “Alles ist gut”.

-Drei.- Fu l'ultimo numero pronunciato, seguito da uno sparo e da un tonfo di un corpo che cadeva per terra. Erik si girò a guardare la madre, a terra, morta, poi guardò Schmidt furioso e col pensiero ammaccò la campanella che si trovava sul tavolo.

-Ja! Wunderbar!- Fece Schmidt felice. Erik urlò e tutti gli oggetti di metallo nella stanza iniziarono a piegarsi su loro stessi. Gli elmetti dei due soldati si strinsero attorno alle loro teste uccidendoli e Schmidt iniziò a preoccuparsi del ragazzo che stava mettendo tutto a soqquadro, poi Erik si calmò, la tristezza prese il sopravvento e l'uomo lo informò che si sarebbero divertiti assieme. Si allontanò lasciando nella mano del ragazzo la moneta che non era riuscito a spostare. Il prigioniero #214782 sarebbe presto diventato una cavia.


1962 Ginevra, Svizzera.

Un uomo sedeva sul letto di un albergo, circondato da cartine e ritratti di un tedesco... Fra le sue dita scivolava una monetina, anche se, osservando con maggiore attenzione si poteva convenire che quella moneta non toccava la pelle dell'uomo... Piuttosto levitava. Quell'uomo portava vendetta nel cuore e un numero tatuato sul braccio: #214782, Erik Lehnsherr.


1962 Università di Oxford, Inghilterra.

In un bar dell'università un ragazzo, che aveva da poco compiuto 26 anni, si avvicinava a una bella ragazza, seduta vicino al bancone. Un occhio blu e un occhio verde.

-Eterocromia.-

-Un gentiluomo mi offrirebbe almeno da bere, prima.- Rispose la ragazza facendolo ridere. Lui si portò due dita alla tempia e ordinò da bere una pinta di chiara per lui e un brandy per la ragazza.

-Come lo sai?-

-Ho indovinato. Sono Xavier, Charles Xavier. Piacere.-

-Amy.-

-Eterocromia era riferito ai tuoi occhi che devo dire sono magnifici. Uno verde, l'altro azzurro... E' una mutazione e forte come mutazione. Devo dirti una cosa Amy: sei una mutante.-

-Prima mi corteggi e poi mi definisci deforme... Come funziona la tua tecnica di seduzione?-

-Te lo dirò domattina.- Lei pensò “certo, come no”.

-No, sul serio, non devi disprezzarla. La mutazione ci ha portati da organismi monocellulari alla forma di vita riproduttiva dominante su questo pianeta. Infinite forme di variazione con ogni generazione tutte attraverso la mutazione.- Disse rendendo man mano il tono di voce più sensuale.

-Allora rivendichiamo la parola: mutanti e fieri di esserlo.-

-Cin cin. Ciao.- Disse Charles rivolto a una ragazza bionda che si era appena avvicinata.

-Ciao. Devo pagarmi da bere da sola?- Chiese scontrosa questa.

-No, scusami. Una cola.-

-Charles mi diceva che sono come una di quelle prime creature marine a cui sono spuntate le gambe.-

-Leggermente più sexy. Scusami, lei è mia sorella, Raven.- Precisò il ragazzo.

-Ciao Amy.-

-E tu cosa studi?- Chiese Amy a Raven.

-Studio da cameriera.-

-Ah.- Fece la ragazza, con sufficienza. A un tratto un occhio di Raven divenne dorato e Amy si accorse della differenza fra i due occhi.

-Oh, guarda, anche tu hai l'eterocromia...-

-Scusa?- Chiese Charles non capendo a cosa si riferisse.

-Guardale gli occhi.- Disse Amy facendo girare il ragazzo verso la sorella.

-Certo... Raven prendi il soprabito per favore?- Posò i soldi sul bancone e uscirono in fretta.

-Non dire niente, l'hai fatto apposta.-

-Non è vero.-

-Ma si.-

-Come avrei fatto apposta? Sai che a volte non riesco a controllarmi se sono stressata o stanca.-

-Mi sembra che ti controlli benissimo adesso.- La interruppe Charles.

-Mutanti e fieri di esserlo. Solo quando hai mutazioni belle o invisibili come la tua, ma se sei un mostro nasconditi.-

-Che? Sei ridicola. Senti, senti non voglio sembrare un vecchio barboso...-

-Cosa che sei.-

-Talvolta.- Le concesse Charles. -Ma ne abbiamo parlato, Raven. Un piccolo errore è una cosa, a uno più grande non voglio neanche pensare.-


Per Charles il mondo non era ancora pronto per scoprire che esistevano degli uomini con poteri straordinari... Dei mutanti. E forse da un certo punto di vista aveva ragione. Come avrebbe reagito a quella scoperta dettata semplicemente dall'evoluzione? Probabilmente non bene. Per questo Raven, che aveva mutazioni fisiche evidenti, non doveva commettere certi errori in pubblico.


1962 Washington D.C.

Una ragazza, a Riverdale Park, era sdraiata sotto un albero, riscaldata appena da un sacco a pelo. Era scappata di casa quando i genitori avevano iniziato a parlare tra loro sul farla rinchiudere. E tutto ciò solo perché si era difesa da un maniaco appena prima che questi agisse. Aveva preso i soldi che teneva da parte, uno zaino con le cose a cui teneva di più con un sacco a pelo ed era scappata. Certo, aveva abbastanza soldi per andare da qualche altra parte, ma dove? Poi certo non poteva spenderli tutti, o come avrebbe fatto per mangiare e affittare una stanza nelle notti più fredde. Doveva trovare anche un lavoretto... Di una cosa era sicura. I suoi genitori non l'avrebbero cercata. Era sola.


Erik era alla ricerca di colui che gli aveva rovinato la vita: Klaus Schmidt. Si recò così nella banca più importante di Ginevra chiedendo al direttore, ex-nazista, notizie sull'uomo. Così venne a sapere che si trovava in Argentina, a Villa Gesell. Prima di andarsene lo minacciò, se Schmidt fosse stato avvisato del suo arrivo lui l'avrebbe cercato e l'avrebbe ucciso. Prese il primo aereo per Buenos Aires e di lì dritto fino a Villa Gesell. Dopo non poco tempo alla ricerca dell'uomo entrò in una piccola locanda. Vi era il barista e due uomini che parlavano fra loro. Ordinò in spagnolo una birra, poi, mentre aspettava per bere, notò su una parete affianco a lui una foto nella quale vi era Klaus Schmidt tra i due uomini seduti a bere dietro di lui. Si avvicinò a loro iniziando a chiacchierare e, quando questi capirono che vi era qualcosa in lui che non andava, uno cacciò un coltello. Su questo era scritto ''Sangue e onore'' e Erik pensò bene di far perdere il sangue ai due nazisti. Non prima, però, di sapere che Schmidt si trovava a Miami.


Mentre succedeva tutto questo, a Las Vegas, una giovane donna, Moira MacTaggert, agente della CIA, seguiva all'interno dell'Hellfire Club il colonnello Hendry. Entrò per puro caso in una stanza segreta e lì vide Sebastian Shaw assieme al colonnello e altre due persone, che lo minacciava di convincere i membri del congresso a piazzare i missili Juppiter in Turchia. Per riuscire a convincerlo fu aiutato dall'uomo che si trovava con lui, Janos Questad, che creò un piccolo tornado con le mani, la sua socia, Emma Frost, mutò la sua pelle in diamante e gli parlò col pensiero, e un secondo uomo, Azazel, lo trasportò al congresso in meno di un secondo. Quando Moira assistette non vista alla scena e sentì Shaw parlare di mutazione genetica, chiamò il direttore della CIA, cercando di convincerlo su ciò che aveva visto, ma inutilmente. A più di tremila miglia di distanza, il colonnello Hendry, riconsiderava la sua posizione e affermava che piazzare i missili in Turchia fosse la scelta migliore e il direttore della CIA non credeva che il colonnello avesse percorso tutte quelle miglia in meno di 10 minuti. A quel punto a Moira non restava altro che trovare un esperto di mutazione genetica con cui parlare.


Si recò in Inghilterra, a Oxford, dove assistette alla discussione di tesi di Charles. Si convinse che lui potesse aiutarla e seguì lui e Raven in un bar dove festeggiavano la laurea assieme a dei compagni di Università.

Charles stava andando a farsi dare un'altra brocca di birra dal barista e una seconda cola per Raven quando venne fermato da Moira.

-Congratulazioni professore.- Gli disse porgendo la mano.

-La ringrazio molto. È più difficile di quanto non sembri in effetti.- Disse dondolando la brocca.

-No, per la sua relazione.-

-Ah, era presente. Gentile da parte sua, grazie mille.- Accettò la mano che gli era stata offerta.

-Moira MacTaggert.-

-Charles Xavier.-

-Ha un minuto?-

-Per una bella bimba con un gene MC1R mutato, anche cinque. Io dico MC1R, lei direbbe capelli rossi. È una mutazione, e forte come mutazione. La mutazione però ci ha portato da essere organismi monocellulari alla forma di vita riproduttiva...- Stava iniziando il discorsetto che faceva a tutte le ragazze per abbordarle, quando venne interrotto dalla donna.

-Senta, questa solfa potrà andar bene per le studentesse, ma io sono qui per lavoro.-

-Cosa?-

-Mi serve seriamente il suo aiuto.-

-Che...? D'accordo.-

-Il genere di mutazioni di cui parlava nella sua tesi... Devo sapere se possono essersi già verificate... In persone che vivono oggi.-

Charles rimase un attimo sbigottito così, dopo essersi portato due dita alla tempia, fingendo di essere assorto, vide nella sua mente cosa aveva visto la donna di fronte a lui. Tutta la scena che si era svolta al Club Infernale.

-Professore... Forse dovremmo parlarne quando sarà sobrio. Ha tempo domani?- Disse Moira scambiando lo sguardo vacuo di Charles per ubriachezza.

-Qualcosa mi dice che lei ha già la risposta alla sua domanda. Questo è molto importante per me e se posso aiutarla farò del mio meglio.-

-Grazie.-


Mentre Charles, Raven e Moira col collega si recavano a Langley, per parlare col direttore della CIA, Sebastian Shaw, sul suo yatch in Florida, uccise il colonnello Hendry, non prima di avergli rivelato di essere un mutante in grado si assorbire energia, cosa che lo mantiene giovane, e avergli rivelato di essere il Dottor Schmidt.

-L'avvento dell'era nucleare può aver accelerato il processo di mutazione. Individui con straordinarie capacità possono già essere tra noi. Vi ringrazio molto.- Disse Charles prima di accomodarsi.

-MacTaggert, credi sul serio che una specie di scienziato pazzo mi convincerà a credere in donne scintillanti e uomini che spariscono? Ti sei appena comprata un biglietto di sola andata per la sala dattilografa. Questa riunione è conclusa.- Disse il direttore. Moira fece per alzarsi quando venne fermata da Charles.

-La prego, si sieda, agente MacTaggert. Non mi aspettavo certo che mi credesse dato che durante la mia relazione non riusciva a pensare ad altro che al tipo di torta che serviranno alla mensa. È una torta di mele e noci. Non sono stato del tutto sincero con lei, mia cara. Sapete, una delle molte cose spettacolari che la mia mutazione mi consente di fare è leggervi nel pensiero.-

-L'ho già visto fare in uno spettacolo di magia. Ora ci chiederà di pensare a un numero da uno a dieci?- Chiese l'agente Stryker.

-No, agente Stryker. Anche se potrei chiederle di suo figlio, William, al quale pensava, il che è bello, ma preferirei chiederle dei missili Juppiter che l'America sta piazzando in Turchia.- Quando Charles disse questo si scatenò il putiferio. Il direttore sbraitò che Moira gli aveva portato delle spie e lei si difendeva dicendo che non era vero. Solo quando Raven assunse le sembianze prima di Stryker e poi la sua vera forma, gli animi si calmarono, rimanendo a bocca aperta.

-Che ve ne pare come trucco?-

-Il migliore che abbia mai visto.- Disse un uomo vestito di nero. seduto su una poltrona dietro Stryker.

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Ed ecco il secondo capitolo. Grazie mille a tutti quelli che hanno letto il primo e a Odette Kahwamura per aver messo la storia fra le preferite <3




-Li voglio fuori di qui, e sottochiave finché non avrò deciso cosa fare.- Disse il direttore.

-Il mio laboratorio è fuori sede. Li prendo io.- Disse l'uomo in nero.

Raven e Charles andarono con l'uomo in nero al parcheggio, mentre Moira stava parlando col suo collega. A un certo punto vide che tutto intorno a lei si era fermato e sentì la voce di Charles nella sua testa.

-Levine, che hai?-

Non ha niente. L'ho solo bloccato un momento perché volevo parlarti. Bello, eh? Sono interessato a Sebastian Shaw quanto te e se vuoi ancora il mio aiuto vediamoci al terzo piano del parcheggio.”

I quattro si incontrarono lì e si diressero da Sebastian Shaw, con altri membri dell'agenzia di questo uomo in nero.


Quando arrivarono a Miami e trovarono Shaw certamente non si aspettavano che vi fosse un altro telepate a bordo, Emma Frost, che bloccava gli attacchi mentali di Charles, lasciando gli altri a cavarsela da soli, e ancor meno si potevano aspettare di trovare un altro mutante desideroso di uccidere Shaw. Quel mutante era Erik, che stava distruggendo la barca grazie all'ancora e ai suoi poteri che gli permettevano di controllare il metallo. Quando poi Shaw e quelli che lo accompagnavano fuggirono con un sottomarino, Erik si “ancorò” a loro, cercando di impedirgli la fuga, rischiando di affogare. Charles si gettò in mare per salvarlo e lo contattò telepaticamente sott'acqua, mentre cercava di fermarlo dall'annegarsi.

Non puoi. Annegherai. Devi lasciarlo andare. So cosa significa per te ma così morirai. Ti prego, Erik, calma la tua mente.” Riuscì a riportarlo a galla.

-Lasciami, lasciami!-

-Calmati. Respira. Siamo qui!- gridò Charles.

-Chi sei tu?-

-Mi chiamo Charles Xavier.-

-Eri nella mia testa. Come hai fatto?-

-Tu hai i tuoi trucchi, io i miei. Sono come te. Ora calma la tua mente.-

-Credevo di essere solo.-

-Non sei solo, Erik. Non sei solo.- Disse scandendo bene le tre parole.


La mattina successiva arrivarono alla base di ricerca della CIA. Appena arrivati l'uomo in nero li portò a conoscere lo scienziato più giovane. Hank McCoy.

-Hank, loro sono le nuove reclute speciali di cui ti parlavo. Lui è Hank McCoy, uno dei nostri giovani ricercatori con maggiore talento.- Charles si avvicinò a lui entusiasta e gli strinse la mano.

-Che meraviglia... Un altro mutante già qui. Perché non ce l'ha detto?- Chiese all'uomo in nero.

-Detto cosa?-

-Perché non lo sa... Sono terribilmente mortificato...- Disse al ragazzo che scosse la testa come a dire di non preoccuparsi.

-Hank.- Disse l'uomo avvicinatosi.

-Non l'ha chiesto, così io non l'ho detto.-

-E la tua mutazione qual è? Sei super-intelligente?- Chiese Raven.

-Direi di si. Hank si è laureato ad Harward a quindici anni.-

-Vorrei che fosse solo questo.- Disse senza togliere lo sguardo da Raven.

-Sei fra amici adesso, Hank. Puoi mostrarti.- Disse Charles guardando un attimo i piedi del ragazzo che si allontanò per togliere le scarpe, mostrando due grandi piedi da scimmia. L'unico che era rimasto in disparte era Erik, che però si affacciò lo stesso, incuriosito. Charles rise divertito.

-Splendido.- E così rise Raven. A quel suono Hank si girò e si appese al modello di aereo presente nella sala con i piedi, a testa in giù.

-Tadà!-

-Sei fenomenale.- Gli sussurrò Raven dopo essersi avvicinata.

-Davvero?-


Raven e Hank fecero subito amicizia, soprattutto a causa del loro odio verso la loro mutazione fisica. Hank sperava di trovare una cura isolando i geni di Raven, che gli diede un campione del suo sangue. Quando stavano per baciarsi, però, furono interrotti da Erik.

-Perversi... A proposito, sei io fossi come te non cambierei niente.- Disse rivolto a Raven, prima di allontanarsi. Trovò fra le cartelle della CIA quella inerente Sebastian Shaw, la prese e se ne andò, deciso a cercarlo. Venne fermato all'ingresso da Charles.

-Da quello che so di te mi sorprende che sia rimasto tanto a lungo.-

-Che cosa sai di me?-

-So tutto.-

-Allora sai che devi stare fuori dalla mia testa.-

-Mi dispiace Erik, ma ho visto quello che ti ha fatto Shaw. Ho provato la tua angoscia. Posso aiutarti.-

-Non mi serve il tuo aiuto.-

-Non illuderti. Ti è servito ieri notte. Non è solo da me che ti stai allontanando. Qui hai l'occasione di fare parte di qualcosa molto più grande di te... Non ti impedirò di andartene. Potrei... Ma non lo farò. Shaw ha degli amici. A te farebbe comodo averne.- Disse Charles tornando nell'edificio, lasciando Erik da solo.

La mattina successiva l'uomo in nero stava parlando con Charles informandolo che Hank aveva trasformato un ricevitore radar in una trasmittente progettata per amplificare le onde celebrali. Avrebbe aumentato i poteri telepatici di Charles aiutandoli a trovare altri mutanti per la loro divisione. Apparve alla porta Erik che sosteneva che potevano non volere essere trovati e che se dovevano trovare gli appartenenti alla loro specie lo avrebbero fatto lui e Charles, e non gli agenti della CIA. All'inizio l'uomo non accettò, ma quando Charles si rivelò d'accordo con Erik, dovette sottostare alla loro decisione.

Subito i quattro mutanti si recarono nella trasmittente per vedere se funzionava davvero.

-Io lo chiamo Cerebro, in spagnolo significa cervello.- Disse mostrando una specie di casco coperto di fili collegato a un macchinario.

-Gli elettrodi collegano Charles alla trasmittente sul tetto. Quando lui rileva un mutante il suo cervello invia un segnale tramite un railè e le coordinate del luogo appaiono qui.- Disse mostrando il procedimento a due interessati Raven e Erik. Charles invece si sistemò sulla piattaforma e infilò il casco.

-Sei adorabile come cavia, Charles.- Lo prese in giro Erik.

-Non rovinarmi tutto, Erik.-

-Io sono stato una cavia. Le riconosco quando le vedo.-

-Ok... Bene bene... Sicuro che non posso rasarti a zero?- Chiese Hank.

-Non toccarmi i capelli.-

-Va bene.-

Il macchinario partì e Charles iniziò a individuare moltissimi mutanti. Le coordinate del luogo in cui essi si trovavano venivano trascritte dal macchinario su un foglio. Potevano finalmente creare la divisione X.


Il primo posto in cui si recarono fu una discoteca per uomini a New York. Lì incontrarono Angel Salvadore, una spogliarellista con una mutazione che l'aveva dotata di ali che le permettevano di volare.

Poi un tassista, Armando Munoz, un giovane detenuto, Alex Summers, un altro ragazzo, Sean Cassidy e infine l'incontro più interessante.


Si recarono a Washington e a ora di pranzo arrivarono a Riverdale Park. Charles individuò la stessa figura vestita con jeans e felpa con cappuccio che copriva il volto, che aveva visto con Cerebro e con un cenno di capo la indicò a Erik, dirigendosi entrambi verso la persona misteriosa. Si erano avvicinati parecchio quando questa, dopo essersi bloccata con le mani sotto il cappuccio, probabilmente le dita poggiate sulle tempie, si girò e prese a correre.

-Fermati! Non vogliamo farti del male!- Gridò Charles.

-Erik, fermalo.- Disse, poi Erik tese le mani avanti a sé, verso la figura, e la sollevò da terra, facendola avvicinare a loro. Il cappuccio scivolò di testa alla terza persona, mostrando il volto della ragazza.

-Puoi metterla giù adesso.- Disse Charles, quando lei si trovò esattamente sopra di loro.

-Prendila Charles. È tutta tua.- Disse Erik ghignando prima di abbassare le mani, facendo cadere la ragazza, che finì fra le braccia di Charles. I due si guardarono intensamente e, mentre lei si perdeva negli occhi blu del ragazzo, lui entrò nella sua mente, anche se solo superficialmente. Non sapeva di preciso perchè avesse fatto una cosa simile, ma sentiva che non era giusto, nei confronti di quella ragazza, venire a conoscenza di tutti i suoi segreti, così, dopo pochi attimi, prese ad osservare bene il suo viso. Non poteva non notare che fosse molto bella. Occhi verdi che al sole sembravano due smeraldi, capelli mossi rossi naturali, tendenti al biondo e labbra carnose. Il labbro inferiore più grande del superiore.

-Samantha, non siamo della polizia, tranquilla. Non vogliamo farti nulla di male.- Le disse Charles rimettendola a terra. Erik osservava la scena.

-Come posso fidarmi di uno che mi conosce, quando io sono sicura di non averlo mai visto? E tu, come hai fatto a sollevarmi?- Disse rivolta a Erik.

-Siamo dei mutanti. Proprio come te.-

-Mutanti? Cosa...? Come...?-

-Erik, non è così semplice. Lei non sa di essere una mutante.-

-Io non sono una mutante. Io sono...-

-No, Samantha. Non sei pazza. Non più di quanto lo siamo io e il mio amico. Perdona le cattive maniere. Io sono Charles Xavier e lui è Erik Lehnsherr.-

-Samantha Tearpains. Potete chiamarmi Sam.-

-Bene Sam. So che ti hanno convinto che sei pazza perché puoi fare cose che gli altri non possono, ma non è così. Tu puoi perché...-

-Perché sono una mutante. Ok, mi è chiaro il concetto.-

-Quali sono i tuoi poteri?- Le chiese Erik. Lei guardò prima lui e poi Charles un po' rintronata.

-Vuole sapere cosa puoi fare di speciale.- Specificò Charles.

-Oh. Bé, io ho delle visioni del futuro. A volte sono confuse... Altre volte più nitide. Di solito quando tocco una persona riesco a vedere qualcosa anche con 5-6 secondi di anticipo, mentre se non vi è contatto solo pochi attimi prima...-

-Per questo sei scappata prima che ci avvicinassimo?!-

-Si, vi ho visto. Voi cosa fate? Non ho mai conosciuto qualcuno come me...-

-Io posso controllare i metalli. Per questo ti ho sollevata. Grazie alla zip e al bottone dei tuoi jeans e qualche altro oggetto che tieni nella tasca della felpa. Tutto metallo.- Fece Erik con fare orgoglioso.

-Io leggo nel pensiero e posso anche comunicare attraverso esso, inoltre posso manipolare la mente delle persone.-

-Tipo?- Charles si toccò con due dita la tempia e disse “Siediti.” Sam si sedette senza motivo alcuno lì, di fronte a loro, sul prato, poi si rialzò.

-Uao. Non sono riuscita a resistere...- Stette un attimo in silenzio e poi riprese a parlare. -Devo essere sincera. Io non vedo solo il futuro...- Le sembrava scorretto non essere completamente sincera dopo aver saputo da questi due uomini cosa potevano fare, soprattutto perché non erano spaventati da lei, ma interessati.

-Cos'altro fai?- Chiese Erik particolarmente interessato.

-Vi faccio vedere.- Sam prese da una tasca della felpa un coltellino svizzero. Erik le bloccò la mano, non sapendo cosa volesse fare.

-Tranquillo. Non vi faccio nulla. Vi faccio vedere su di me, ok?- Disse portando la mano libera davanti a se e aprendo il palmo verso l'alto.

-Non sia mai detto che tu ti debba ferire per la nostra curiosità. Ti prego, prova su di me.- Disse Charles, prendendole la mano con la sua e facendogliela abbassare prima di aprire la mano avanti a lei. Il suo tocco era stato gentile e fermo allo stesso tempo. La mano molto calda.

-Io non posso...- Disse lei incerta.

-Sono certo che non mi succederà nulla. Mi fido.- Lui le sorrise mentre Erik pensava solo che l'amico fosse ammattito completamente. A vedere il suo sorriso Sam si sciolse e obbedì. Con il coltellino toccò il palmo dell'uomo, che teneva la mano stretta nella sua, poi con più forza gli fece un taglio lungo 5-6 cm. Charles non diede segno di dolore o essere arrabbiato con lei, ma solo curioso. Samantha allora si concentrò un attimo e dopo nemmeno tre secondi una sola lacrima le scese dagli occhi. Lei la raccolse sul suo palmo. Mentre faceva questo sia Erik che Charles si resero conto che c'era qualcosa di strano, perché Samantha aveva cacciato, anche se solo per un momento, un espressione di puro dolore, ma attesero silenziosi e desiderosi di poter vedere cosa sarebbe successo. La ragazza poggiò la sua mano su quella di Charles e, dopo un secondo appena, un fascio di luce brillò fra le mani dei due. Quando Sam tolse la mano sporca di sangue pulì quella del ragazzo con un fazzoletto bagnato e i due notarono che non vi era più alcuna ferita, la mano era solo sporca come quella della ragazza, ma la ferita era sparita.

-Stupefacente.-

-Non tanto. Posso solo curare le ferite. Niente malattie o distorsioni o ossa fratturate. Non so nemmeno quanto sia grande la mia capacità. Che io sappia questa è stata la quinta volta che ho pianto, e non intendo farlo nuovamente.-

-Perché?- Chiese Erik.

-Quando piango sento un dolore agli occhi come se stessero bruciando e sento la testa come infilzata da mille lame. È una sensazione orribile. I miei si sono sempre chiesti come fosse possibile che una bambina piccola non piangesse mai.- I due non dissero nulla e rimasero tutti e tre in silenzio. Poi Sam interruppe quel vuoto.

-Posso sapere cosa vi ha portati da me?-

-Si, volevamo sapere se ti andrebbe di venire con noi a Langley. Abbiamo creato una divisione di mutanti per impedire lo scoppio della guerra...- Disse Charles.

-Avresti un letto in cui dormire...- Disse Erik.

-E degli amici.-

-Beh, quando ci muoviamo?- Chiese Sam felice.


Erik e Charles portarono Sam dagli altri, poi andarono a giocare a scacchi fuori la biblioteca mentre i ragazzi facevano conoscenza.

-Non faccio che pensare agli altri come noi... Tutte quelle menti che ho toccato. Riuscivo a sentirli... Il loro isolamento, le loro speranze, le loro ambizioni... Ti dico che siamo all'inizio di qualcosa di incredibile, Erik. Possiamo aiutarli.-

-Davvero? Identificazione, è così che comincia. E finisce con l'essere rinchiusi, subire esperimenti, venire eliminati.-

-Stavolta no. Abbiamo nemici comuni. Shaw, i russi. Hanno bisogno di noi.-

-Per ora...- Poi i due andarono da Moira che li informò che Shaw si sarebbe dovuto incontrare con il ministro della difesa russo a Mosca. Sarebbero dovuti partire per la Russia entro un'ora. Erik era sicuro che i ragazzi non fossero pronti, ma Charles sosteneva che lo erano. In questo caso però Charles aveva torto.


Quando Sam arrivò dagli altri si presentò, e loro fecero altrettanto.

-Mi chiamo Samantha Tearpains. Chiamatemi Sam.- Disse stringendo la mano a una ragazza bionda.

-Piacere, io sono Raven e loro sono Angel, Alex, Hank, Darwin e Sean.- Sam strinse la mano a tutti. Raven le stava già simpatica. Le aveva anche prestato dei vestiti, visto che i suoi erano logori... Le diede una minigonna di jeans e una maglietta verde come i suoi occhi, e in più degli stivali marroni. Sam la ringraziò e dopo essersi cambiata prese a chiacchierare con la ragazza. Raven le raccontò del suo incontro con Charles e della sua vita, e Sam fece altrettanto.

-E quando i miei sono resi conto che ero strana hanno iniziato a mandarmi da vari psicologi. L'ultimo da cui mi hanno mandata però era un maniaco. Mentre eravamo a una seduta lui mi ha sfiorato il braccio e io ho visto che di lì a 5 secondi mi avrebbe... Capisci... Così l'ho messo KO e ho chiamato la polizia.-

-E ti hanno creduto?-

-Ovviamente no. La sera stessa ho sentito i miei parlare di manicomio e sono scappata di casa. Tutto questo è successo 4 mesi fa.-

-Mi dispiace molto.- Mentre parlava passarono davanti la finestra Erik e Charles che si girarono a guardarli e Sam e Raven notarono come l'ultimo stesse guardando verso di loro, osservando i vestiti di Sam, prima di proseguire il cammino. Le due si guardarono e poi ripresero a parlare.

-Non ti preoccupare. Sto bene.- Riprese Sam. Poi le raccontò dell'incontro con Charles e Erik di quella mattina e dei suoi poteri.

-E Charles non ti ha fatto il discorso sulla mutazione dalle forme primitive e bla bla bla..?-

-No, perché?-

-E' curioso. Lo fa a tutte le ragazze che incontra.- Disse sorridendo. -Avrà visto in te qualcosa di diverso... E dimmi, che ne pensi di Erik e Charles?-

-Erik è molto serio, diffidente... E anche protettivo, in un certo qual modo, verso noi mutanti. Ne va fiero di non essere una persona comune. Tu lo conosci da molto?-

-No, solo pochi giorni, però la penso come te. Lui dice che se fosse in me non cambierebbe il mio vero aspetto.-

-Qual è il tuo aspetto, Rav?-

-Uno di questi giorni te lo faccio vedere.- Le sorrise la ragazza.

-E di Charles? Che ne pensi?-

-Oh... Ehm... Lui è... è gentile... intelligente... premuroso...-

-E bello, vero?-

-Si, anche.- Disse Sam diventando dello stesso colore dei suoi capelli. Raven rise a quella vista, poi lasciò cadere il discorso e si misero a chiacchierare con gli altri e discutere dei nomi e dei poteri.

-Dovremmo pensare a dei nomi in codice. Ora siamo agenti governativi e dovremmo avere dei nomi in codice. Io voglio chiamarmi Mystica.- Disse Raven.

-Uffy, volevo chiamarmi io Mistico.- Disse Sean.

-Ahahahah. Arrangiati, l'ho detto prima io.- Poi Raven cambiò aspetto e diventò un sosia di Sean.

-Uoh!- Dissero gli altri, non avendo mai visto Raven trasformarsi.

-E sono molto più misteriosa di te.- Disse Raven con la voce e l'aspetto di Sean. Gli altri le applaudirono e lei tornò normale.

-Darwin, e tu?- chiese Sam.

-Bé, Darwin è già un soprannome. E sapete... Mi sta bene. Adattarsi per sopravvivere eccetera. Guardate qua.- si avvicinò all'acquario e infilò la testa nella vasca. Gli spuntarono le branchie. Gli altri applaudirono meravigliati.

-Sean, tu?- Chiese Darwin.

-Io mi chiamerò... Banshee.-

-Perché vuoi farti chiamare come uno spirito urlante?- chiese Hank.

-Tappatevi le orecchie.- Tutti obbedirono e con una specie di urlo Sean ruppe il vetro della finestra.

-Forte!- Disse Sam mentre gli altri applaudivano e fischiavano.

-Tu, Sam?- Chiese Alex.

-Non saprei... Il mio nome mi piace... Se dovessi scegliere però direi Cassandra.-

-Perché?- Chiese Angel.

-Vediamo...- Prese la mano di Alex fra le sue e poi si concentrò.

-Adesso dici o fai qualcosa.- Alex pensò un secondo.

-Mentire alla propria maniera è quasi meglio che dire una verità che appartiene agli altri: nel primo caso tu sei una persona, ma nel secondo sei solo un pappagallo.- Dissero contemporaneamente Sam e Alex.

-Leggi nel pensiero?- Chiese Darwin.

-No, vedo il futuro. Quando ho toccato Alex ho visto lui che pronunciava la frase di Delitto e Castigo, così ho potuto ripeterla assieme a lui.-

-Grande! E devi per forza toccare le persone per vedere il futuro?-

-No. Quando le tocco lo vedo con qualche secondo in anticipo rispetto a quando mi appare semplicemente nella testa. Ora tocca a te, Angel.-

-Il mio nome d'arte è appunto Angel. Mi si adatta.- disse togliendosi il giubbino e mostrando delle splendide ali.

-Puoi volare!?- disse Raven

-Ah ha. E...- Sputò una palla di fuoco che andò a bruciare la testa della statua nel cortile.

-Oltre a volare sputi fuoco?!- disse Sam meravigliata mentre gli altri ridevano.

-Hai rovinato la statua... Sono eccitato e disgustato.- Disse Darwin.

-Quale sarà il tuo nome?- Chiese Angel a Hank.

-Che ne dici di Big Foot?- Disse Alex bevendo un sorso di cola.

-Bé, sai che si dice degli uomini con i piedi grossi... E... i tuoi sono piccolini.- Lo difese Raven, facendo scoppiare a ridere gli altri.

-Alex, qual è il tuo talento? Tu che sai fare?- chiese Darwin.

-Non è... Non lo posso fare. Non posso farlo qui.-

-Puoi farlo di là?-

-Perché non lo fai di là. Dai...- chiese Sam.

-Alex! Alex!- Iniziarono tutti e 6. Il ragazzo si alzò e andò nel cortile. Gli disse di stare indietro e due anelli laser uscirono dal suo corpo, uno dei quali tagliò a metà la statua. Tutti applaudirono.


Quando Moira, Charles e Erik arrivarono nel cortile, la prima cosa che notarono era che la statua era stata... decapitata e avvicinandosi alla finestra della stanza dove si trovavano i ragazzi li trovarono in mezzo al caos, che mettevano all'opera i loro poteri. Sean cercava di rompere la corazza di Darwin con sedie, tavoli e altro, Hank si dondolava a testa in giù dal lampadario, Angel volava per la stanza, Raven ballava in piedi sul divano e Sam stava stesa sul divano di fronte a bere una birra con la testa poggiata sulle gambe di Alex, che beveva come lei.

-Che cosa state facendo?- Gridò Moira arrabbiata. Charles aveva un'espressione delusa sul volto e Erik una da “te l'avevo detto”. Alla loro vista tutti e 7 si fermarono e si alzarono, consci di aver sbagliato a comportarsi così.

-Chi ha distrutto la statua?- Chiese la donna.

-E' stato Alex.- Disse Hank.

-No, Havok. Dobbiamo chiamarlo Havok. E' questo il suo nome, ora.- Raven avanzò verso i tre.

-Rav, no.- Sussurrò Sam alla ragazza, cercando di prenderla per un braccio, ma l'amica si scansò e proseguì.

-E abbiamo pensato che tu dovresti essere il professor X e tu dovresti essere Magneto.- Disse indicando prima Charles e poi Erik, che li guardavano allibiti.

-Formidabile.- Disse Erik. Era peggio di quanto pensasse. Si allontanò per primo, seguito da Moira e da Charles, che ferì Raven con sei semplici parole.

-Mi aspettavo di più da te.-

I tre andarono in Russia dove trovarono Emma Frost con il ministro della difesa. Riuscirono a ottenere delle informazioni riguardanti i piani di Shaw. Era peggio di quanto temessero. Aveva intenzione di convincere i russi a piazzare dei missili a Cuba, scatenando la terza guerra mondiale. Non sapevano però che il motivo per cui Shaw non era lì era perché stava andando dai ragazzi.

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


Alex e Darwin stavano giocando con il flipper. Gli altri prendevano un tè. Degli uomini della CIA li vennero a prendere in giro da fuori la finestra che venne chiusa da Hank che tirò una tenda. Stavano giusto parlando di ciò quando sentirono dei rumori, come dei botti. Tutti si avvicinarono alla finestra chiusa. Sam andò a aprire di nuovo la tenda e dopo nemmeno un paio di secondi videro il corpo dell'uomo in nero che li aveva portati lì cadere davanti a loro da decine di metri di altezza, e molti altri agenti seguirlo. Raven gridò, portandosi la mano alla bocca e Sam si girò di scatto poggiandosi alla spalla di Alex. Degli agenti si misero di fronte alla finestra per proteggerli, quando un mutante con la pelle rossa, e una coda da diavolo, li uccise uno a uno, teletrasportandosi e continuava a fare fuori tutti gli agenti dell'edificio.

Dall'altro lato della stanza invece potevano vedere un piccolo tornado, evidentemente artificiale, spazzare via tutto quanto si trovava sulla traiettoria, Cerebro compreso.

I ragazzi decisero di scappare da lì, ma non appena uscirono dalla stanza un'esplosione li costrinse a ritornarvi. Nel cortile i pochi agenti continuavano a morire, l'altra finestra fu distrutta dal corpo di un agente che era sbalzato contro di essa. Sam decise di fare qualcosa e così uscì dalla finestra posteriore. Non appena lo fece, il tornado cessò e al suo posto comparve un uomo in completo grigio.

-Sam! Che stai facendo?! Torna qui!- gridarono i ragazzi.

-Io lo tengo impegnato, voi scappate. Vi raggiungerò.- disse Sam girandosi verso di loro.

-Ma...- disse Raven.

-E' una promessa.- non appena si rigirò il mutante di fronte a lei ghignò e lei partì all'attacco. Conosceva molto bene le arti marziali e aveva dalla sua il suo potere che le permetteva di vedere, seppur con solo 1 o 2 secondi di anticipo, le mosse più pericolose dell'altro. Con ogni probabilità non sarebbe riuscita a sconfiggerlo, ma almeno poteva tenerlo impegnato abbastanza a lungo da permettere agli altri di scappare.

Proprio mentre i ragazzi si stavano allontanando, reticenti, il mutante/demone si affiancò all'altro, riuscendo a colpire più volte Sam, la quale però si distrasse a causa di una visione in cui appariva dietro di lei Shaw e ciò permise al mutante del tornado di crearne uno abbastanza potente, seppur piccolo, che scagliò Sam nella stanza, facendola finire sul tavolino che si distrusse.

-SAM!- gridò Raven, tornando subito indietro con gli altri. I ragazzi la aiutarono ad alzarsi. Non aveva ferite evidenti al momento ma le sarebbero come minimo usciti dei lividi su tutta la schiena.

Mentre la aiutavano a tenersi in piedi entrò Shaw che si avvicinò a loro, assieme agli altri due mutanti che entrarono nella stanza bloccandogli ogni via di fuga.

-Dov'è il telepate?- chiese Shaw.

-Non è qui.- Rispose il demone che poi scoprirono chiamarsi Azazel.

-Peccato. Bene, almeno posso togliermi questo.- e si tolse uno strano casco.

-Buonasera. Mi chiamo Sebastian Shaw. E non sono qui per farvi del male. Amici miei, c'è una rivoluzione in arrivo. Quando il mondo scoprirà chi siamo e cosa possiamo fare ognuno di noi dovrà fare una scelta: essere ridotto in schiavitù o assumere il comando. Scegliete liberamente, ma sappiate che se non siete con noi, per definizione, sarete contro di noi. Perciò potete restare e combattere per coloro che vi temono o potete unirvi a me e vivere come re... e regine...- Disse offrendo la mano a Angel, che l'accettò.

-Angel...- Disse Raven.

-Stai scherzando?- Completò Sean.

-Andiamo. Questo non è posto per noi, e non c'è niente di cui vergognarsi.- Nessuno la seguì, ma quando i due si girarono per andarsene Azazel vide Sam che si portava le mani alla testa e poi spalancò gli occhi, facendo cenno con la testa di no a Darwin e Alex.

-Capo. Questa ragazza vede il futuro.- Disse Azazel prendendo per un braccio Sam e portandola di fronte a Shaw mentre gli altri avevano cercato inutilmente di fermarlo.

-E' così? Oltre a riuscire a tener testa a Janos vedi anche il futuro?- Chiese Shaw interessato. Sam non gli rispose, così lui guardò Angel che fece cenno di si con la testa.

-Unisciti a noi. Ci saresti di grande aiuto.- Disse lui con la voce suadente.

-Preferisco morire, grazie.- Disse piano e a chiara voce Sam, cercando di liberarsi dalla stretta di Azazel.

-Come desideri.- Disse Shaw, non potendo permettere che, coloro che gli stavano mettendo i bastoni fra le ruote, avessero un simile aiuto. La toccò con la mano e Sam volò attraverso il cortile, andando a sbattere contro il muro opposto e cadendo al suolo, priva di sensi, o forse peggio. Alex e gli altri erano furiosi e mentre Darwin protesse Angel dietro di sé, con la corazza all'opera, Alex lanciò un anello contro Shaw, che però lo assorbì e uccise Darwin, dopo che questo aveva cercato di colpirlo, immettendo nel suo corpo l'energia dell'anello di Alex, che lo fece bruciare dall'interno e ridusse il suo corpo in cenere. Così Shaw, Angel e Janos presero la mano di Azazel e sparirono. Quando se ne furono andati i ragazzi corsero verso Sam.

-Ti prego...- Disse Raven, inginocchiata vicino l'amica.

-E' viva, ma è ferita e svenuta. Deve essere visitata.- Disse Hank ascoltandole il polso. Sean e Alex corsero negli uffici a chiamare i soccorsi mentre gli altri due rimanevano accanto alla ragazza svenuta. Dopo pochi minuti i due tornarono.

-Abbiamo chiamato l'ambulanza. Saranno qui fra pochi minuti.- Disse Sean.

Assieme all'ambulanza arrivò anche l'esercito. I medici controllarono Sam, che per fortuna non aveva nulla di grave. Aveva un taglio sulla testa non troppo profondo e lividi e graffi che le coprivano tutto il corpo. Le pulirono la ferita alla testa e la disinfettarono, poi lasciarono a Raven qualcosa contro il dolore e dissero ai ragazzi che aveva avuto una commozione cerebrale e che quando si sarebbe svegliata avrebbero dovuto evitare di farla affaticare e farla stare stesa quanto più possibile almeno per quel giorno; nel caso in cui la ragazza avesse riportato problemi alla vista o all'udito, sensazione di vomito o vertigini sarebbe stata portata in ospedale per degli accertamenti.

Sam si svegliò circa mezz'ora dopo l'impatto, coperta dalla felpa di Alex e stesa su una panchina assieme agli altri, con la testa poggiata sulle gambe di Raven, che quando vide che era sveglia l'abbracciò per quanto le fosse possibile da quella posizione. Le dissero cosa era successo e cosa avevano detto i medici e attesero il ritorno di tre, ancora ignari, Erik, Moira e Charles. Loro tornavano dalla Russia mentre Shaw era andato a Mosca a minacciare il ministro della difesa di posizionare i missili a Cuba, riscuotendo successo.


Quando Charles e gli altri due erano atterrati il collega di Moira gli era andato incontro dicendogli che Shaw aveva attaccato la base, ucciso uno dei ragazzi e un altro si era unito a loro, ma non sapeva chi.

Fa che Raven e Sam stiano bene”. Pensò Charles mentre si dirigevano a tutto gas verso la base.

Arrivati al dipartimento scesero di fretta dalla macchina e lui e Erik andarono subito dai ragazzi. Raven fortunatamente stava bene. Sam invece era stesa vicino a loro. La migliore amica gli andò incontro e l'abbracciò, mentre Sam si tirò piano su dalla panchina. Era fasciata alla testa e anche da quella distanza erano visibili vari graffi.

-Stai bene?- Chiese all'amica mentre l'abbracciava.

-Si.-

-Sam?-

-Sto bene.- Rispose lei sorridendo.

-Ci stiamo organizzando per farvi tornare a casa.-

-Noi non andiamo a casa.- Disse Sam.

-Che cosa?-

-Lui non tornerà di certo in prigione.- Disse Sean voltandosi verso Alex che continuò.

-Ha ucciso Darwin.-

-Ragione di più per andarvene. È tutto finito.- Charles non voleva prendersi quella responsabilità rischiando di vederli morire. Raven si voltò verso di lui.

-Darwin è morto, Charles, e non possiamo neanche seppellirlo.-

-Possiamo vendicarlo.- Disse Erik attirando su di se gli sguardi dei ragazzi.

-Erik, parliamo un secondo... Sono soltanto ragazzi.- Mormorò dopo essersi allontanati un attimo.

-No. Erano ragazzi. Shaw ha il suo esercito, a noi serve il nostro.- Erik lo convinse.

-Ci dovremmo addestrare, tutti quanti. Giusto?-

-Si, bé... Non possiamo restare qui. Anche se riaprissero il dipartimento non è sicuro... Insomma... Non abbiamo un posto dove andare.- Disse Hank.

-Si, invece.-


Mentre il Governo stabiliva che, se i Russi avessero oltrepassato la linea delimitata dalle navi americane, loro avrebbero risposto con un attacco nucleare, Charles andò con Moira, Erik e i ragazzi a Westchester, nella sua casa natale, che più che una casa era un castello.

-E' casa tua?- Chiese Hank, una volta arrivati, mentre tutti rimanevano a bocca aperta.

-No. È casa nostra.-

-Sinceramente Charles non so come tu sia riuscito a sopravvivere vivendo in questa amara miseria.- Fece Erik sarcastico.

-Bé, l'amarezza era addolcita da me.- Disse Raven mettendosi fra i due e ricevendo un bacio sulla testa da Charles.

-Venite. È ora di iniziare il tour.- Disse la ragazza mostrandogli il castello. Cucina, salotto, bagni, stanze da letto... A Sam ne diede una vicino a quella di Charles, chissà perché...

Gli altri si sistemarono nelle loro camere prima di iniziare a allenarsi, mentre Sam andò nella stanza di Raven, visto che per quel giorno, sarebbe stato meglio non sforzare troppo la testa.

-Ti piace la tua stanza?- Chiese Raven all'amica, mentre metteva a posto la sua roba.

-Si, è molto bella. Come tutto il resto, d'altronde.-

-E che te ne è parsa della posizione della stanza?- chiese la ragazza facendo un sorriso di chi sa il fatto suo. Sam diventò bordeaux e distolse lo sguardo.

-Ahahahah! Hai un espressione buffissima! Non ti preoccupare, mica lo dico a qualcuno...-

-Grazie, Rav. Ehi, ancora non ho visto la tua vera forma...- La bionda si trasformò in un attimo, guardando attentamente l'amica in volto. Certo non si aspettava quella reazione.

-Rav, sei bellissima! Perché ti trasformi? La pelle blu... I capelli rossi... Stai una favola.-

-E' più o meno la stessa cosa che dice Erik.- Disse dopo essere tornata “normale”.

-Evidentemente è la verità, non credi? Senti, io ti lascio ad allenarti. Vado a fare un giro e a meditare un po.-

-Sam, non sforzare la testa. Hai avuto già qualche visione?-

-No, non ancora. Ci vediamo dopo.- La salutò e andò nella sua stanza a cambiarsi. Indossò un paio di pantaloncini, una maglietta e scarpe da ginnastica, poi uscì in giardino a fare una passeggiata. Era passata almeno mezz'ora da quando si era mossa, quando le apparve una visione velocissima: Charles che puntava la pistola contro Erik. Non si scomodò nemmeno di andare a vedere. Era certa che il ragazzo non sarebbe riuscito a sparare. Erik era il primo che si allenava, poi sarebbe toccato a Alex.

Camminò a lungo, fermandosi ogni tanto. Vide anche un bel lago grande. Sulle sue acque galleggiava il tronco di un albero. Sam pensò che si sarebbe potuta allenare su quel tronco, come faceva a Washington, cercando di tenere l'equilibrio. L'acqua era bella fredda, ma tanto lei non avrebbe dovuto caderci dentro. Camminò ancora, quel parco era immenso, e a un certo punto trovò un albero con dei rami che erano davvero allettanti. Si aggrappò al primo e dondolandosi tipo scimmietta si arrampicò fino alla cima. Era bellissimo ciò che vedeva. Il lago, illuminato da sole, il castello, gli alberi... Uno spettacolo. Si stava dondolando un po' quando sentì la voce di Charles nella sua testa.

Posso chiederti cosa pensi di fare su quell'albero?”

Ammiravo il panorama...” Pensò Sam.

Ammiralo da un posto più sicuro. Almeno per oggi, fammi il favore di non fare cose pericolose.”

Va bene, papà.” Pensò marcando la parola. Nella sua testa sentì la risata di Charles. Avrebbe voluto cullarsi in quel suono, ma lui la stava ascoltando e non poteva pensarci. Scese velocemente così come era salita. Nella sua testa non sentiva più niente, forse Charles se ne era andato. Quando toccò terra pensò:

Charles? Ci sei ancora?” Si sentiva parecchio stupida in quel momento.

Si, sono qui. Complimenti per la tua agilità, ma oggi stai con i piedi ben attaccati a terra, ok? Non voglio preoccuparmi ancora.”

Ok, promesso.” Sorrise e il vuoto sparì dalla sua testa.

-Per te questo e altro.- Si disse Sam, prima di sedersi a meditare.

Era in quella stessa posizione da non sapeva nemmeno lei quanto tempo quando avvertì una presenza di fronte a lei. Aprì gli occhi e si ritrovò di fronte Alex.

-Scusa, non volevo distrarti. Stavo camminando e ti ho vista qui, così mi sono avvicinato. Ormai il sole sta tramontando...-

-Sul serio? E' un secolo che sono qui fuori. Non me ne sono resa conto... Torniamo al castello?-

-Certo.-

-Cos'hai, Alex? Ti vedo abbattuto...-

-Oggi mi sono allenato con Charles. Non è andata molto bene. Ho quasi mandato a fuoco il bunker...-

-Oh, Alex. Non ti devi preoccupare. Dobbiamo tutti imparare a controllare i nostri poteri. Altrimenti non avremmo avuto bisogno di venire qui.-

-Hai ragione...- Stettero un attimo in silenzio, poi riprese.

-Sai, è stato divertente vedere Charles correre per il bunker con l'estintore in mano.- Disse sorridendo.

-Avrei voluto esserci!- Disse Sam prima di scoppiare a ridere.

Perché non mi può piacere Alex, invece che Charles? E' un ragazzo, come me... Charles è irraggiungibile.” Pensò abbattendosi un attimo, prima di riprendere a parlare coll'amico.

Quando arrivarono sulle scale che portavano all'ingresso Alex teneva Sam in braccio, col ventre poggiato sulla sua spalla, col viso che dava dietro di loro, per vendicarsi delle battute che aveva fatto la ragazza. Lei guardava il giardino e, ridendo, pregava Alex di farla scendere. A un tratto il ragazzo si fermò.

-Piedi incollati a terra, eh?- Era la voce di Charles. Sam arrossì e ringraziò che dandogli le spalle non poteva vederla in volto...

Quando poi la ragazza si rese conto che il suo didietro era ad altezza occhi, si coprì rapidamente con le mani. Alex la mise giù non riuscendo a resistere mentre rideva come un pazzo seguito da Sean che stava con Charles.

-Sono stata costretta con la forza!- Disse lei facendo ridere gli altri tre, Charles sempre in maniera elegante e educata.

-Vedo. Come va con la testa?-

-Benissimo. Prima ho anche avuto una visione.- Disse lei felice.

-Allora domani ci alleniamo. Adesso direi di entrare. Si sta facendo buio.- Sean e Alex andarono avanti, giocando fra loro, mentre Sam e Charles restarono indietro.

-Come hai fatto a sapere che ero in cima all'albero oggi?-

-Ho letto la tua mente e ho visto che guardavi il parco dall'alto, poi ho visto come ti sei arrampicata e ho capito.-

-Ovvio... Perché non mi hai costretta a scendere?-

-Non volevo farlo. Non con te.- Lasciò quella frase così, in sospeso, così entrarono e ognuno andò nella sua stanza.


Sam si fece un bel bagno rilassante, molto lungo, poi scese giù, nel salottino affianco la cucina. Trovò Raven che parlava con Hank, Sean che vedeva la tv seduto accanto a Alex. Avevano delle birre accanto a loro. Lei andò nel frigo e ne prese una per sé, prima di andare a piazzarsi di fronte i due ragazzi.

-Che ne dite di una partita a poker? Sapete giocare?- Disse sventolando le carte che si era portata da casa davanti ai ragazzi.

-Certo che sappiamo giocare. Tu piuttosto, sai farlo?- Disse Sean.

-Così mi offendi.- Rispose lei. Si sedettero tutti e tre attorno al tavolo. Alex iniziò a mischiare le carte.

-Chi perde beve, che ne dite?- fece il ragazzo

-Ci sto.- disse Sam

-Anche io.-

-Bene, allora cominciamo.- Disse Alex. Giocavano alla texana. La prima mano fu vinta da Sam con un full di 4 e di q, poi i ragazzi capirono che non dovevano sottovalutarla e iniziarono a giocare seriamente.


Dopo alcune mani a Sam vennero due visioni, una dove vi erano Erik, Charles e Moira che parlavano d Shaw, e l'altra dove vedeva le carte dei due amici, che si accorsero che aveva avuto una visione.

-Ehi, non vale se usi i tuoi poteri.-

-Avanti, ridate le carte. Se ne ho altre ve lo dico.- Disse lei onesta come sempre. Ripresero a giocare.

Dopo un'oretta e molti sorsi di birra da parte di tutti e tre i ragazzi, e soprattutto di Sam, visto che Alex e Sean si erano coalizzati per batterla, sentirono dei passi lungo il corridoio e Sam ebbe un'altra visione.

-Oh, cavolo.- Mormorò un secondo, schiaffandosi una mano sulla faccia, prima che entrassero Charles e Erik nella stanza.

-Posso sapere cosa state facendo?- chiese Charles mentre Erik ghignava.

-Stiamo giocando amichevolmente a carte.- Disse Sean, che teneva, come gli altri, la birra nascosta dietro la sedia.

-Vedo... Le birre le tenete per segnare punti?- Fece sempre l'uomo, mentre Erik faceva volare verso di se i tappi delle bottiglie. Erano 8.

-Però...- Disse Erik, dopo aver preso i tappi.

-E immagino sia amichevole il fatto che voi due vi siete messi d'accordo per far perdere Sam, non è vero?- Chiese Charles scuotendo la testa. Non era arrabbiato, ma rassegnato.

-Che cosa avete fatto?- Gridò Sam mentre i due ragazzi si allontanavano da lei. La ragazza si alzò di scattò, ma le girò la testa, così cadde a terra seduta di malo modo.

-Ok, forse ho esagerato...- Mormorò massaggiandosi il didietro.

-Ma non mi dire.- Fece Erik sarcastico.

-Credo che sia meglio che tu vada a letto, Sam.- Disse Charles. Dopotutto si era anche fatto tardi.

-Ok, ora vado.- Disse lei, senza muoversi. Sperava che i due se ne andassero, prima di provare ad alzarsi nuovamente. Ma loro rimanevano lì imperterriti e alquanto divertiti.

-Fai pure con comodo...- Disse Erik, beccandosi un'occhiataccia dalla ragazza. Charles invece le si avvicinò.

-Andiamo, ti accompagno.- Le disse offrendole la mano per aiutarla ad alzarsi. Lei l'accettò e si alzò, poi si appoggiò all'uomo.

-Aspetta un secondo...- La stanza si stava fermando. Charles le passò un braccio sul fianco, e lei fece lo stesso, così lui le fece compagnia fino alla sua stanza. Aprì la porta con la mano libera e l'accompagnò fino al letto.

-Grazie.- Disse lei mentre lui l'aiutava a sedersi.

-Questa mi sa che la devi cambiare.- Disse indicando la benda che aveva sulla fronte e andando in bagno a prendere una nuova garza. Poi tornò di nuovo vicino a lei. Gliela tolse piano e notò con piacere che non era molto grave la ferita, poi le mise quella nuova. Quando finì la sua mano andò a posarsi sulla guancia di Sam. Lei la bloccò poggiandovi sopra la sua.

-Grazie Charles. Sei un angelo.- Disse lei. Poi si portò la mano di lui alla bocca e vi posò un bacio sopra. Alla fine si stese con calma e il ragazzo dopo averla salutata si allontanò.


Quella notte Charles non riuscì a chiudere occhio senza vedere dinnanzi a sé un paio di occhi verdi.




Ed ecco il terzo capitolo. Grazie a tutti coloro che leggono la fic e ancora grazie ad Odette Kahwamuraper per tenere la storia fra le preferite.

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Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


Premessa capitolo:

Ed ecco il capitolo della canzone di cui avevo accennato il contenuto, quello con la canzone ET di Katy Perry. Perchè? Avrei potuto facilmente trovare un'altra canzone di quel periodo e non usarne una così recente? Si. La canzone era proprio necessaria? No. Allora perché l'ho usata?

Quando uscì First Class a cinema mi incaponii moltissimo con James McAvoy. Ma davvero molto. Così decisi di creare un video tribute da mettere su youtube (ne ho già fatti un paio nella mia vita, ma non su James). Scelsi due canzoni, la prima delle due era proprio ET di Katy Perry, scaricai centinaia di immagini, video, interviste. Feci un lavoraccio e dopo circa una settimana finii. 7 minuti e passa di video su James. Andai per salvarlo e trasformarlo in progetto per poterlo poi caricare su Youtube quando mi diede errore. Il programma non mi aprì più il filmato. Ho provato in tremila modi, ma purtroppo non c'è stato modo di recuperare il filmato, ma nel frattempo, a furia di sentire la canzone per sincronizzare audio e video, per me quella era rimasta la canzone che associavo a James. Così ho deciso di usarla nella fanfiction.

Ed ecco la storia su quanto sia sfigata ahahhhahahaha

Ora vi lascio al capitolo. Ne mancano ancora due alla fine.

Ancora grazie ad Odette per il preferiti e a tutti quelli che leggono.


P.S. Se a fine capitolo ritenete che il rating più adatto non sia l'arancione ma il rosso, per favore fatemelo sapere che così lo alzo. Grazie




La mattina dopo Sam si svegliò all'alba, indossava ancora i vestiti della sera prima. Scese in cucina a preparare un caffè e mangiare un po' di biscotti, visto che la sera prima non aveva mangiato e le era venuta fame, poi salì sul tetto per vedere sorgere il sole e pensare mentre sorseggiava il caffè. Rimase lì, indisturbata, per almeno un'ora, poi scese a lavare la tazza e a cambiarsi.

Indossò un costume a due pezzi che le aveva prestato Raven, nero, poi un paio di pantaloncini di jeans, maglietta beije e scarpe da ginnastica. Poi prese un asciugamano e la sua piccola radio a pile e si diresse di sotto. Voleva andare ad allenarsi al lago. Scendendo passò davanti al salotto, dove trovò Erik che leggeva il giornale, bevendo caffè.

-Buongiorno.- Lo salutò lei.

-Buongiorno. Passata la sbronza?- Chiese ghignando.

-Non ero sbronza! Comunque si, grazie. Ora sto benissimo. Hai visto Charles? Oggi mi devo allenare...-

-No, non ho idea di dove sia.-

-Puoi farmi il piacere, quando lo vedi, di dirgli che io sto andando ad allenarmi al lago?-

-Se lo vedo glielo dico.- Disse lui, il tutto abbassando di nuovo lo sguardo sul giornale.

-Grazie. Ciao!-

-A dopo.- Rispose lui, e Sam uscì.

Si recò subito al lago, dove per prima cosa fece meditazione per un'ora buona e poi un po' di yoga, rilassando i muscoli e riscaldandosi. Decise poi di allenarsi seriamente prima sulla potenza dei suoi colpi. Accese la radio e iniziò con boxe, judo, karate... Si allenò un po' su tutto. Fece parecchi addominali e flessioni. Trascorse tutta la mattina così, poi, quando si era ormai fatto primo pomeriggio, pensò che era il caso che si allenasse un po' sull'equilibrio, così si spogliò, rimanendo in costume e, con l'aiuto di alcuni rami che arrivavano in lunghezza fin sul lago, giunse sul tronco.

Subito quello prese a muoversi piano e lei rimase ferma un attimo, concentrandosi per non cadere in acqua e prese a allenarsi. Prima la verticale, poi la ruota. Mano sul tronco e sollevamento delle gambe a 90 gradi e poi in alto, salti e capriole, e a ognuna doveva essere tanto brava da tenere fermo il baricentro di modo che il tronco non si spostasse troppo. Erano comunque passati 18 anni da quando aveva iniziato a sostenere quegli allenamenti e aveva notato di essere più dotata dei suoi compagni di corso, già quando era piccola. Non sapeva dire se perché era più motivata o se era un altro potere che aveva. Mentre si allenava partì una canzone poco conosciuta che la fece concentrare su altro e compiere i gesti meccanicamente.


...You’re so hypnotising
could you be the devil

could you be an angel


Vedeva nella sua mente Charles, i suoi occhi, il suo sorriso ammaliante e il suo sguardo quando l'aveva accompagnata la sera prima a letto.


Your touch magnetizing
feels like going floating

leave my body glowing


Lei fra le sue braccia e la sensazione che aveva provato perdendosi nei suoi occhi azzurri.


They say be afraid
you’re not like the others

futuristic lovers
Different DNA

they don't understand you


Pensò ai vari ragazzi che aveva conosciuto, a come Charles fosse diverso da loro e come gli altri non riuscissero a comprendere la loro natura.


You’re from a whole other world
a different dimension
You open my eyes
and I'm ready to go

lead me into the light


Ricordò le spiegazioni che le aveva dovuto dare per farle capire che lei non era pazza, ma solo una mutante, e il suo sorriso quando lei aveva detto che sarebbe andata con loro.


Kiss me, ki-ki-kiss me
infect me with your love

and fill me with your poison
Take me, ta-ta-take me
wanna be your victim

ready for abduction


Ogni volta che sentiva questo ritornello non poteva non immaginare a loro due assieme... Soprattutto nel senso più fisico della parola.


Boy, you’re an alien

your touch so far away
It's supernatural, extraterrestrial


You’re so super sonic
wanna feel your powers

stumb me with your lasers
Your kiss is cosmic

every move is magic


You’re from a whole other world
a different dimension
You open my eyes
and I'm ready to go

lead me into the light


Kiss me, ki-ki-kiss me
infect me with your love

and fill me with your poison
Take me, ta-ta-take me
wanna be your victim

ready for abduction
Boy, you’re an alien

your touch so far away
It's supernatural, extraterrestrial


There is this transcendental

on another level
Boy, you’re my lucky star
I wanna walk on your wave length
and be there when you vibrate
For you I risk it all
All


Si, farei davvero tutto per te.


Kiss me, ki-ki-kiss me
infect me with your love

and fill me with your poison
Take me, ta-ta-take me
wanna be your victim

ready for abduction
Boy, you’re an alien

your touch so far away
It's supernatural, extraterrestrial


Extraterrestrial

Extraterrestrial

Boy, you’re an alien

your touch so far away
It's supernatural, extraterrestrial...♫



Nella sua mente vi era tutto un alternarsi di immagini di Charles, con lei e senza. Mentre si allenava e pensava all'uomo, non si accorse che Hank e il protagonista dei suoi pensieri si erano avvicinati e la stavano osservando allenarsi affascinati. Quando stava finendo la canzone, Hank calpestò un ramo che produsse un suono secco. Sam girò la testa di scatto e si ritrovò davanti ai due. Quel gesto la distrasse e finì in acqua. Rimase un attimo sott'acqua, controllando che il costume stesse a posto e poi tornò a galla, gettando i capelli all'indietro.

-Scusami Sam. Non volevo distrarti...- Disse Hank alla ragazza che si stava avvicinando alla riva.

-Non ti preoccupare, Hank.-

-Stai bene?- Chiese Charles, porgendole l'asciugamano.

-Benissimo.- Disse cacciando la lingua da fuori e avvolgendosi nell'asciugamano.

-Erik vi ha detto che ero qui?-

-Si, stamattina ci siamo allenati un po' noi due, adesso però tocca a te, quindi cambiati che andiamo.- Disse Charles girandosi dall'altro lato, imitato da Hank. Sam si tolse il costume ormai bagnato e indossò pantaloncini, maglietta e scarpe. Poi raccolse la roba e saltò sulle spalle di Hank, alzandosi di almeno 20 centimetri.

-Sono pronta! Andiamo!-

-Sam, non sono il tuo cavalluccio.- Le fece notare Hank.

-Uffa, cattivo cavalluccio.- Disse lei scendendo da dosso al ragazzo. Poi si voltò verso Charles e gli sorrise, felice che ci fosse lui. Arrivati al castello si diressero prima nella stanza dove Hank lavorava, dove prese un piccolo monitor con dei fili collegati ad esso, poi si diressero nella stanza della ragazza. Essendo quello un lavoro di mente non avevano bisogno di molto spazio, e sicuramente Sam si sarebbe sentita più a suo agio in camera sua.

Hank le mise all'indice della mano sinistra una di quelle pinzette da ospedale che prendono i battiti, e sulla nuca, un oggetto freddo. Poi accese il monitor.

-Allora, qui si leggono i battiti di Sam, per tenere tutto sotto controllo, e qui dovrebbero arrivare dei segnali quando lei ha una visione. Io adesso vado a costruire i macchinari per Sean e Alex. Ci vediamo più tardi.- Spiegò ai due prima di uscire dalla stanza. Rientrò dopo pochi secondi mentre Sam ancora si stava accomodando sul letto, affianco a Charles.

-Ovviamente per qualsiasi cosa chiamatemi pure.-

-Certamente.- Disse Charles prima che questi uscisse.

-Come dovrei allenarmi?-

-Allora, tu mi hai detto che se tocchi una persona puoi vedere con dei secondi in anticipo il futuro, vero?-

-Si...-

-Allora direi di iniziare così.- Disse lui, prendendole la mano che lei strinse.

-Uo oh. Visite.- Disse esattamente 6 secondi prima che Raven entrasse nella stanza, togliendo la mano da quella di Charles.

-Sam, ti devo... Ops, scusatemi. Ci vediamo dopo.- Disse uscendo subito.

-Forse è il caso che chiudiamo la porta, non credi?- Disse Sam a Charles che si alzò e la chiuse a chiave. Almeno nessuno più li avrebbe interrotti. Poi lui le ridiede la mano.

-Facciamo così, adesso. Io dirò o farò qualcosa e tu dovrai dirmi cosa faccio o cosa dico prima che accada. Proviamo prima con contatto e poi senza. Cerca di aumentare man mano il tempo.-

-Ok.- Entrambi si concentrarono, poi si sentì un bip che segnava la venuta di una visione.

-No, non mi fanno molto male i lividi. Non ti devi preoccupare.-

-Posso?- chiese lui con garbo. Sam gli diede le spalle e Charles alzò la maglia rivelando una moltitudine di lividi e graffi su tutta la schiena. Quando la rimise giù Sam si rigirò.

-Se avessi quei mostri tra le mani in questo momento io non so cosa potrei fare.- disse Charles arrabbiato.

-Oh, Charles...- Sam era commossa, non pensava di contare tanto per qualcuno. Poggiando un piede a terra per tenere l'equilibrio si posizionò di fronte a Charles e lo abbracciò forte. Era una posizione scomoda ma permetteva loro di stare tanto vicini da poter sentire i battiti dei loro cuori. Dopo alcuni secondi si staccarono e ripresero l'allenamento.

-Vuoi sapere quali sono state le altre volte che ho pianto, vero?- chiese lei.

-Esatto, l'avrei detto fra 7 secondi. Ovviamente non sei tenuta a rispondere alle domande.-

-Non dovresti già sapere tutto di me?-

-No, non tutto. Preferisco saperlo da te.-

-La prima volta, ero molto piccola, non lo ricordo. Mia madre disse che avevo pochi mesi quando piansi la prima volta. Delle lacrime scesero sul mio viso e poi all'improvviso mi fermai. La seconda volta, e la prima che mi ricordo, fu all'asilo, quando delle bambine mi presero in giro per via del colore dei miei capelli.-

-Io trovo che hai dei capelli stupendi.-

-Grazie...- Disse lei imbarazzata prima di riprendere. -Piansi un secondo prima di capire che il dolore che provavo era dovuto alle lacrime che producevo. Allora presi la decisione che se avessi voluto smettere di piangere avrei dovuto imparare a difendermi. Iniziai arti marziali a poco meno di 6 anni. Non solo, quella fu la volta che mi resi conto che le mie lacrime potevano curare le ferite, perché i graffi che tenevo sulle mani, quando mi asciugai la faccia, sparirono come per magia. La terza volta fu successe a 15 anni. Stavo passeggiando con la mia ex migliore amica quando dei ragazzi ci bloccarono il passaggio. Lei si rifiutò di dar loro gli orecchini della mamma e l'accoltellarono. Era fra le mie braccia e stava perdendo molto sangue. Io piansi e feci cadere le lacrime sulla ferita che si rimarginò. Da quel giorno non mi rivolse più la parola. Aveva paura di me e l'ultima volta che ho pianto prima di incontrarti, è stato quando ho saputo che mia nonna era malata di cancro. Avevo 17 anni. Pensai che se potevo guarire le ferite potevo anche guarire lei. Era l'unica persona che mi credeva e mi voleva bene. Senza dirle nulla, per non darle false speranze, piansi e raccolsi le lacrime nel suo bicchiere per l'acqua. Lei lo bevve, ma il cancro non le passò e morì due mesi dopo. Allora capii che posso curare solo le ferite.- Non si era resa conto che mentre parlava le sue dita si erano intrecciate a quelle di Charles e adesso gli stava accarezzando piano la mano.

-Mi dispiace.-

-Lo so. Allora, continuiamo.- si concentrò e dopo pochi secondi si scostò i capelli da davanti gli occhi, proprio come avrebbe fatto il ragazzo di lì a poco.

-Miglioriamo. 8 secondi stavolta. Ancora.-

-Perché sono scappata di casa? 9 secondi.-

-Se ti va di dirmelo.-

-Già prima che mia nonna se ne andasse avevo parlato ai miei di queste cose strane che mi accadevano, ma loro pensavano che avessi solo molta fantasia. Poi quando mia nonna se ne andò caddi in depressione e i miei iniziarono a farmi girare da uno psicologo a un altro. Con l'ultimo avevo iniziato 6 mesi fa. Dopo due mesi che ci vedevamo 3 volte a settimana, ebbi una visione “da contatto” dove vidi che di lì a pochi attimi mi avrebbe... Mi sono difesa e l'ho colpito. Poi ho chiamato la polizia spiegando tutto, ma loro non mi hanno creduto. La sera sentii i miei parlare di farmi ricoverare, così sono scappata.-

Continuarono così ancora alcuni minuti. Charles faceva qualcosa che lei doveva scoprire o le chiedeva qualcosa della sua vita, come cosa avesse spinto Shaw a farla volare per quel cortile. Quando lei riuscì per due volte a avere visioni 11 secondi prima si fermarono.

-Ma sono solo 11 secondi.-

-11 secondi possono essere determinanti in guerra. Dobbiamo accrescere il tuo controllo sulle visioni senza contatto.-

-Ok.- Disse lei togliendo di malavoglia la mano da quella di lui. I primi tentativi furono del tutto innocui e Sam riusciva a vederli con 2-3 secondi di anticipo, poi la sua concentrazione cadde dopo mezz'ora buona che si stava allenando, quando avvertì una domanda di lui.

-A cosa stavo pensando mentre ascoltavo quella canzone oggi?-

-Si. 4 secondi.-

-Nulla. Ero concentrata.-

-Sai che non è vero.-

-Se sai a cosa stavo pensando perché me l'hai chiesto?!- E di nuovo si concentrò, sperando che l'argomento cadesse lì.

-No, mi dispiace ma non te lo dico.-

-Dovresti smetterla di pensare a me. Dovresti stare con qualcuno come Alex...- Disse lui.

-Io non voglio stare con Alex. Io voglio stare con te. Dimmi che non provi nulla per me e io cercherò di farmela passare.- disse lei un po' alterata e un po' triste.

-Sarebbe più facile per me mentirti che dirti la verità.-

-In che senso?-

-In questo senso.- Disse Charles prima di baciarla. Sam ricambiò subito il bacio e gli mise le braccia attorno al collo, avvicinando i loro corpi. Poi Charles si allontanò appena.

-Anche io voglio stare con te.- Sam si tolse quel coso dalle dita, che stava facendo un rumore di pazzi, visto che i battiti le erano aumentati tantissimo per l'emozione, e Charles le tolse quello sulla nuca. Entrambi si stesero sul letto. Sam sotto e lui sopra. Charles infilò una mano sotto la maglietta di Sam e gliela sfilò, lasciando la ragazza col seno scoperto. La baciò nuovamente prima di scendere con la bocca fino ai seni, che mordicchiò, facendo gemere la ragazza che dopo poco lo liberò della camicia, lasciando che i loro due petti si toccassero. Si rotolavano sul letto, baciandosi pieni di passione. Finì di spogliarla e lei fece lo stesso con lui, poi la penetrò con dolcezza e fecero l'amore, raggiungendo l'apice del piacere quasi contemporaneamente, abbandonandosi infine l'uno fra le braccia dell'altra.

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Capitolo 5
*** Capitolo V ***


Ed eccoci con il penultimo capitolo! Chiedo scusa per il ritardo ma, essendo in partenza, sono quasi sempre impegnata a salutare amici e parenti. Domani, martedì al più tardi, pubblicherò l'ultimo capitolo. Ringrazio tutti coloro che sono arrivati fin qui e Odette. Un abbraccio a tutti




Il sole era ormai tramontato, Charles e Sam erano chiusi nella stanza da un bel po', abbracciati l'uno all'altra...

-Forse è il caso che usciamo di qui, non credi? Gli altri si potrebbero chiedere che stiamo facendo.-

-Raven sicuro lo immagina, Erik è abbastanza sicuro di cosa sia successo e gli altri non ci stanno pensando.- La informò Charles dopo essersi concentrato un attimo.

-Però forse hai ragione...- Continuò lui prima di baciarla.

-Hmmm...- Mugolò Sam. - Se fai così non ci muoviamo più da qui, e la cosa sarebbe da irresponsabili, visto il poco tempo che abbiamo.- Disse lei prima di dargli un ultimo bacio. Poi si alzò e si vestì. Charles la osservò qualche minuto e poi la imitò.

-Sai, un po' ti invidio... Tu qui sei l'unico che non si deve allenare... L'unico che sa controllare al meglio i suoi poteri e li ha sviluppati al massimo. Io invece ho molta strada da fare ancora.- Disse raccogliendo i suoi ricci in una coda alta.

-Sono certo che ce la farai.- Disse lui baciandole il collo mentre Sam girava la chiave nella toppa e apriva la porta. Charles si alzò d'improvviso, dopo meno di due secondi apparve Erik.

-Bene... Vi siete decisi a uscire, finalmente.- Disse facendo un sorriso divertito e anche un po' perverso.

-So che ti sono mancata, ma adesso sono tutta tua.- Rispose Sam prendendolo sotto-braccio, in contropiede, e avanzando verso il salotto. Charles dietro di loro se la rideva.

Non erano nemmeno entrati nella stanza che Raven balzò addosso a Sam, che la prese al volo, allontanandosi dai due.

-Posso sapere che stavi facendo? Sono ore che ti aspetto.- Le chiese l'amica facendola arrossire.

-Sam stava allenando i suoi poteri con me, per questo non era in giro e per questo ci abbiamo messo tanto.- Disse Charles, intervenendo e fornendo quella spiegazione.

-Charles, domani mattina possiamo provare con Sean. Dovrei aver concluso.- Lo informò Hank.

-Perfetto.-

Erik e Charles si misero a giocare a scacchi, mentre Moira leggeva un libro. Sean, Alex e Hank giocavano a scarabeo. Raven e Sam invece se ne andarono in cucina a chiacchierare e cucinare, visto che era quasi ora di cena.

-Io opterei per una cosa veloce da mangiare, magari fresca, che ne dici? Pensavo a una bella insalata di riso. Mia nonna me la preparava sempre...- disse Sam

-Poi possiamo anche preparare un dolce... Tipo i biscotti o meglio ancora i muffin... Così li mangiamo anche a colazione, no?-

-Si, dai! Iniziamo con l'insalata, visto che dobbiamo cuocere il riso ci vorrà un po'.- Mentre Raven prendeva una pentola e la metteva sul fuoco, assieme le uova a fare sode mentre Sam prese il riso.

-Secondo te quanto dobbiamo buttarne? Siamo 8, però dobbiamo condirlo il riso...-

-Buttiamone mezzo chilo... A meno che tu e Charles non vi siate stancati tanto oggi da prenderne doppia porzione.- Disse sorridendo la bionda.

-Raven! Ma cosa dici?!-

-Oh, andiamo... E io dovrei credere che tu e Charles siete rimasti ore chiusi in camera tua allenandovi solamente?- Raven abbracciò l'amica che era rimasta in silenzio.

-Avanti adesso, prendiamo i condimenti.- Continuò dopo essersi staccata.

Presero pomodori, tonno, mais, olive, peperoncini verdi, sottilette, wurstel e il basilico per condire il tutto. Tagliarono i pomodori e i peperoncini e poi aspettarono che il riso e le uova si facessero. Raven invece aveva pensato di preparare la mayonese fatta in casa.

-E' così evidente?-

-No, non molto. Diciamo che sapendo di te io ho fatto due più due, ma non credo che gli altri lo sappiano.-

-Erik si.-

-Quell'uomo è proprio strano. Compare sempre all'improvviso e ogni volta mi consiglia di assumere la mia vera forma...-

-Ti intriga, non è così? Andiamo, è un bell'uomo, carismatico, che si diverte a fare battute... Non mi dire che non hai pensato a lui in quel senso perché non ci credo.-

-Non credi a cosa, Sam?- Chiese Hank, appena entrato in cucina con Alex e Sean.

-Che ancora non vi eravate fatti vedere per mangiare.- Disse lei scolando il riso e mettendolo sotto l'acqua fredda per farlo raffreddare.

-Già, proprio così.- Le diede corda Raven che stava finendo di sgusciare le uova, ormai fredde.

-Hmmm... Ma come siete sexy con i grembiuli addosso... Dovreste indossarli più spesso...- Disse Sean prendendole in giro.

-Perché non lo indossi tu? Ti starebbe certo meglio.- disse Raven infilandogli il suo grembiule, facendo ridere gli altri. Finirono di condire l'insalata e poi, aiutate dai ragazzi che presero piatti e posate, andarono in salotto.

-Elegante...- Disse Erik quando vide Sean col grembiule addosso.

-Spero che abbiate fame, altrimenti io e Sam ci offendiamo moltissimo.- Disse Raven, iniziando a riempire i piatti. Alex e Sean andarono a prendere delle birre. Tutti presero da mangiare e si sedettero chi sui divani, chi sulle sedie, a chiacchierare e parlare un po' degli addestramenti. Hank si perse a spiegare le modifiche che stava apportando a dei costumi per poter aiutare Alex e Sean a sviluppare i loro poteri mentre Erik e Charles stavano finendo la partita.

Una volta finito di mangiare Raven e Sam andarono in cucina a preparare i muffin che cucinarono in meno di 20 minuti. Alcuni con la cioccolata e altri normali, mentre altri con le carote. Moira e Hank riportarono indietro i piatti quando ebbero finito. Ci avrebbero pensato più tardi a lavarli.

Quando Raven e Sam aprirono il forno per vedere se i dolci fossero pronti, le stanze si riempirono di un profumo terribilmente invitante e mentre posavano i muffin su un piatto grande Sam ebbe una visione.

-Ma è mai possibile che pensiate solo a mangiare?- Disse alzando la voce, rivolta a Alex e Sean, che erano ancora nell'altra stanza. Ovviamente nessuno poteva capire di preciso cosa aveva spinto la ragazza a parlare così, forse solo Charles, ma quando le due entrarono in salotto trovarono due ragazzi che sorridevano imbarazzati.

-Perché, Sam, avevi qualche dubbio in proposito?- Disse Erik che non poteva perdersi un'occasione simile. A un tratto il suo viso si illuminò e prima che potesse fare nulla Sam parlò.

-Scacco matto, Charles. Mi dispiace.- Disse lei, con un muffin in mano e una birra sul tavolino, seduta su un divano da sola.

-Bella partita, Erik.- Disse Charles all'amico prima di andarsi a sedere affianco alla ragazza che si appoggiò con la schiena sulla spalla di lui.

-Assaggia. È buono.- Gli disse portando il muffin che teneva in mano vicino alla bocca dell'uomo, che lo morse.

-Ahahahah. Come sei buffo! Ti sei sporcato di cioccolato.- Disse Sam ridendo, prendendo un fazzoletto per pulirlo. Charles però mise un dito sul dolce e poi lo fece scivolare sulla guancia della ragazza, sporcando anche lei.

-Adesso siamo in due.- Commentò, prima di aiutarla a pulirla. Gli altri non si fecero sfuggire la scena. Erano tutti tremendamente curiosi, specie i ragazzi. Moira, che stava parlando con Hank delle ricerche di lui, ci rimase un pochino male, e così Alex, ma d'altronde non potevano farci nulla, e così si distrassero pensando a cose diverse dai due innamorati seduti sul divano, stretti l'uno all'altra.

Il salotto si svuotò presto. Erano tutti molto stanchi e il giorno dopo avrebbero dovuto allenarsi nuovamente, per cui non era il caso di stare svegli fino a tarda notte. Samantha dopo aver salutato tutti ed “essersi fatta una doccia” mentre lavava i piatti con Raven a causa di Alex e Sean che erano comparsi all'improvviso, spaventandola, andò in camera sua, dove si cambiò e indossò il suo pigiama, che consisteva in una maglietta di suo padre molto grande che le arrivava quasi fino alle ginocchia. Adorava quel genere di “pigiami”. Spense la luce, si mise a letto e chiuse gli occhi. Era molto stanca e voleva dormire, ma, stranamente, non riusciva a prendere sonno. Si girava e rigirava, cercando una posizione comoda per dormire, non riuscendovi. Dopo quella che le parve un'eternità accese la luce e lesse l'ora. Erano tre quarti d'ora che stava nel letto come un anima in pena. Così decise di scendere di sotto a prendere un po' d'acqua e magari fare una passeggiata fuori.

Una volta bevuta l'acqua uscì dalla porta-finestra della cucina. La luna illuminava il viottolo. Incrociò le braccia e prese a camminare e pensare. Pensò un po' a tutto quello che le era capitato in quegli ultimi giorni, in particolare pensò a Charles. Dopo un po' che camminava avanti e indietro, sempre più abbracciata a se stessa, sbottò.

-Ma chi me l'ha fatto fare di venire qui con questo freddo? Mi sto ibernando...- nemmeno il tempo di finire la frase che sentì della stoffa che veniva poggiata sulle sue spalle. Si girò e vide Charles in pigiama che le sorrideva. Tutta concentrata a pensare al freddo non aveva avuto nessuna visione. Accettò con piacere la vestaglia che le aveva porto e la infilò.

-Si, in effetti ti saresti potuta coprire per uscire. La sera fa freddo.-

-Ho notato...-

-Sai che stanno tutti dormendo tranne te?-

-E te. Cosa ci fai ancora sveglio?-

-Ci metto molto ad addormentarmi, e mentre ero steso ho sentito che intrattenevi un'interessante, e aggiungerei divertente, conversazione con te stessa. Quando hai pensato che avevi freddo ho deciso di scendere. Non riesci a dormire?-

-Esatto. Di solito crollo subito, ma oggi proprio non ci sono riuscita.-

-Che ne dici di entrare? Così puoi dirmi cosa ti impedisce di dormire, al caldo.- Disse porgendole la mano che lei accettò. Mentre salivano le scale Sam ebbe una visione dove vedeva che di lì a poco lei e Charles sarebbero entrati nella stanza di lui e questi lesse nella mente della ragazza la visione che aveva appena avuto, per cui accorciarono tutto e entrarono subito nella stanza. Si misero a letto e si baciarono, poi Charles si allontanò un attimo.

-Ti va di dormire con me?-

-Ne sarei felice.- Rispose lei sorridendo e baciandolo nuovamente.

-Sai... Non ho mai dormito con un'altra persona. Di solito tornavo a casa...-

-Nemmeno io, e prima di oggi io... non avevo mai...- Lei lasciò la frase in sospeso, sapendo che Charles avrebbe saputo tutto facilmente. Lui fu felicissimo e la baciò. Poi si abbracciarono e così si addormentarono felici.


La mattina successiva il primo ad allenarsi fu Sean. Hank aveva sviluppato per lui una tuta dotata di apertura alare che avrebbe dovuto permettergli di volare.

Il ragazzo assieme a Charles e Hank si preparava a provare a battere le leggi della fisica, aiutato dai due a indossare la tuta.

-E sei sicuro che questo funzionerà.- chiese Sean sfiduciato.

-Tutto è possibile. Ho basato il progetto su...-

-Hank, basta parlare. Andiamo.- Charles gli diede una pacca di incoraggiamento.

Loro tre si affacciarono a una finestra al primo piano e aiutarono il ragazzo a sedersi sul bordo, gli altri erano affacciati alla finestra accanto a godersi lo spettacolo.

-Mi raccomando, urla più forte che puoi.- Si raccomandò Charles.

-Le onde sonore devono essere ultrasoniche. Prendile con l'angolazione giusta e dovrebbero trasportarti.-

-Dovrebbero trasportarmi... La cosa mi conforta.-

-Auguri. Ricordati di urlare.- Disse Charles mentre il ragazzo si faceva il segno della croce, pronto a saltare. Aprì le braccia e si gettò, ma il suo urlo isterico non gli permise di volare e lo fece cadere fra i cespugli. Avrebbero dovuto provarci da un posto più alto.


Riguardo l'allenamento di Hank, che consisteva nel gareggiare in corsa assieme a Charles, la svolta la si ebbe quando lui accettò che questa deformazione che aveva, pur non essendo bella da vedersi, poteva essere molto utile, infatti riuscì a doppiare in pochi secondi Charles, compiendo un giro completo del giardino.

A fine settimana tutti furono in grado di controllare i loro poteri al meglio. Di particolare interesse furono il “tentato omicidio di Erik ai danni di Sean”, come lo definiva quest'ultimo, che consisteva nell'aver letteralmente spinto Sean per saltare da un radar altissimo per provare a volare, con sommo disappunto di quest'ultimo e celato divertimento di Charles, e un litigio fra Hank e Raven. Hank aveva apparentemente messo a punto un siero che avrebbe dovuto normalizzare le caratteristiche fisiche sue e di Raven, utilizzando il sangue di quest'ultima, ma lei aveva cambiato idea (contagiata almeno in parte da Erik) e riteneva che dovessero andare fieri dei loro poteri. Quando Hank si allontanò dicendole che lei era bella trasformata e non con la pelle blu, qualcosa in lei si spezzò e andò dall'unica persona che l'avesse mai accettata e incoraggiata ad essere come era: Erik.


-Insomma, quel pazzo di Shaw è convinto che una guerra nucleare tra Russia e Stati Uniti porterebbe l'umanità alla estinzione e aiuterebbe alla nascita di più mutanti?- chiese Sam per conferma a Charles. I due si trovavano in camera del professore, avevano appena fatto l'amore.

-Purtroppo si.- rispose Charles mentre giocava con una ciocca dei capelli di lei.

-Ma non ha senso! A parte che l'unica cosa che porterebbe è a una guerra tra umani e mutanti, ma poi non ci sono prove che noi ci siamo evoluti con l'avvento del nucleare o sbaglio? A me sembra troppo poco tempo per permettere un'evoluzione del genere. Non ci sono prove o testimonianze che ci collochino sulla terra da molto più tempo?-

-No, non esistono prove simili, anche se io credo che tu abbia ragione. È possibile che con il nucleare vi sia stata un incremento di noi mutanti, ma dubito fortemente che sia il centro della nostra creazione.-

-Sono preoccupata per Erik.- Charles resistette alla tentazione di leggere la sua mente per capire cosa volesse dire e attese che lei si spiegasse, incuriosito.

-Erik ha sofferto tantissimo fin da giovane. Non so cosa sia successo di preciso ma dopo aver visto il marchio posso immaginarlo. I discorsi che fa però a volte mi ricordano troppo quelli di Shaw. Quello che ci disse alla sede della CIA. Gli voglio bene e non voglio che faccia qualcosa di sbagliato.-

-Vorresti che lo tenessi sotto controllo, qualora ve ne fosse il bisogno?-

-No, so che non ci riusciresti. Deve fare ciò che sente di fare, anche se spero che sia del bene. Ma purtroppo, anche se io e Rav scherziamo su voi due e il vostro rapporto amoroso, temo che nonostante ciò che vi unisce, alla fine succederà qualcosa di irreparabile.-

I due rimasero in silenzio per qualche minuto, pensierosi, poi Charles, volendo alleggerire l'atmosfera si girò col corpo verso Sam e iniziò a farle il solletico.

-E così io e Erik saremmo innamorati l'uno dell'altro secondo te e mia sorella?!-

-Ahahahahha, Charles, basta per favore! Stavo scherzando.- si interruppe un attimo quando Charles si fermò. -Cioè, ne parliamo davvero ma non seriamente. Basta! Mi sento male!- disse continuando a ridere quando Charles aveva ripreso a farle il solletico. L'uomo dopo poco si fermò e la baciò con trasporto mentre Sam avvolgeva le braccia attorno al suo collo.

D'un tratto ebbe una visione di qualcosa di molto simile che stava avvenendo in un'altra stanza, fra due persone che aveva appena finito di citare. Charles, capendo che aveva visto qualcosa, la guardò con sguardo interrogativo, ma lei sorrise e riprese da dove si erano interrotti. Il giorno dopo avrebbe fatto una bella chiacchierata con Raven.

La mattina successiva sia Sam che Charles si svegliarono molto presto. D'altronde da lì a poche ore avrebbero dovuto trovarsi al largo di Cuba. In giro per casa c'era solo Moira.

-Vado a svegliare Erik, tu chiama Raven, ok?- disse Charles. Sam ebbe una visione per nulla bella e subito si allarmò.

-NO! Vado io a chiamare Erik e Raven, tu chiama i ragazzi, ok? Loro non mi ascoltano mai, di te invece hanno paura.- Sam gli stampò un bacio sulle labbra.

-Hmmm... Va bene...- Charles si allontanò un poco confuso ma decise di non indagare oltre.

Sam senza farsi notare troppo si recò direttamente alla stanza di Erik, dove bussò un paio di volte piano.

-Erik, Raven, siete svegli?- attese un paio di minuti ma nulla, così provò ad entrare. Avevano lasciato anche la porta aperta, incoscienti!

Appena entrata chiuse la porta, ancora non si era girata verso la stanza. Si mise le mani a coprire gli occhi e aprì uno spiraglio piccolissimo, poi si girò.

-Grazie al cielo sono coperti entrambi.- mormorò liberandosi gli occhi. Si avvicinò piano al letto dove si trovava Raven e cercò di svegliarla con delicatezza.

-Raven, devi alzarti, andiamo. Se Charles ti trova qui succede la fine del mondo.- le disse nell'orecchio mentre le accarezzava la guancia. Raven aprì gli occhi e, ancora nel dormiveglia, si spaventò, scattò su con la testa e diede una capata a Sam che, sbilanciandosi, cadde col sedere a terra.

-Ahia. Che botta.-

-Sam, che ci fai qui?- disse Raven coprendosi. Erik si era svegliato e messo a sedere ma visto che non vi era traccia di nemici rimase in silenzio.

-Alzatevi, tutti e due; dobbiamo andare. E fate in fretta che Charles voleva venire lui a svegliarti, Erik. Eviterei drammi in una giornata come questa.- Sam disse arrossendo un poco. Raven si spaventò appena all'idea e Erik ghignò per la reazione della ragazza.

-Io inizio ad andare, fate in fretta.- Sam uscì in fretta e si chiuse la porta alle spalle.

-E anche questa è andata. Adesso dobbiamo solo pensare a Shaw...- mormorò Sam prima di andare dagli altri.

Dopo appena una ventina di minuti erano già tutti pronti, all'appello mancava solo Hank. Al suo posto trovarono un biglietto di istruzioni indirizzato a Charles e una cassa contenente le tute che avrebbero dovuto indossare prima di recarsi all'hangar. Erano gialle e blu, molto “particolari”, ma funzionali. Specie per alcuni di loro che avevano bisogno di una 'mano' per utilizzare al meglio i propri poteri.

Arrivati nell'hangar dove si trovava il jet che Hank aveva costruito per l'occasione ebbero una sorpresa. Il siero che Hank aveva creato utilizzando i geni di Raven non aggrediva le cellule, bensì le espandeva. Il risultato era che il suo aspetto era poco dissimile da un uomo-lupo dal pelo blu e gli occhi gialli.

-Non capisci? È questo che dovevi essere. Questo sei tu. Basta nascondersi.- disse Raven guardando con sguardo amorevole Hank.

-Non sei mai stato più bello.- aggiunse serio Erik, ricevendo però la cattiva risposta di Hank: un tentato strangolamento. Charles convinse Hank a lasciare l'amico mentre Alex gli affibbiò il soprannome 'Bestia', aggiungendo che era davvero forte. Sam non si intromise ma aveva una brutta sensazione che non faceva che peggiorare.

I sette, più Moira, salirono sull'aereo diretti verso Cuba. Dovevano assolutamente impedire la guerra nucleare.

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Capitolo 6
*** Capitolo VI ***


Eccoci con l'ultimo capitolo! Giusto in tempo per il termine di martedì =)

Ringrazio un sacco tutti coloro che hanno letto e sono arrivati fino a qui, Odette per il preferiti e spero non vi siate annoiati troppo. Un saluto a tutti da Claudia.





La situazione, che era inizialmente in fase di stallo, con le navi statunitensi e le navi sovietiche ferme le une di fronte alle altre, a formare due linee, mutò quando la nave sovietica contenente i missili da piazzare a Cuba non si fermò, ma proseguì diritta nonostante gli ordini dai propri superiori di non oltrepassare la linea.

Charles e Sam capirono che era dovuto al fatto che Azazel aveva ucciso tutti i membri dell'equipaggio su ordine di Shaw, così Charles, controllando la mente di un ufficiale sovietico, impedì la guerra facendo sparare con un cannone ai sovietici la loro stessa nave. Un problema era risolto ma adesso rimaneva Shaw.

-Localizzato niente sui radar?- chiese Hank a Moira.

-Niente.-

-Non riesco a localizzarlo. Deve essere sott'acqua.- aggiunse Charles.

-E ovviamente non abbiamo un sonar.- commentò Hank.

-In realtà lo abbiamo.- disse Sam dopo qualche secondo di silenzio, guardando Sean che la capì al volo, come gli altri. Se Sean si fosse tuffato, gridando sott'acqua avrebbe potuto facilmente localizzare il sottomarino di Shaw.

Charles, Erik e Sean si diressero al portellone perché quest'ultimo si tuffasse. Un attimo prima che il ragazzo si lanciasse dal jet Sam ebbe una visione.

-Trovato! Grazie Sean, puoi risparmiarti il bagno. Il sottomarino è esattamente alle nostre ore 13 a circa 500metri.-

-Complimenti Sam! Erik, tocca a te.- Erik guardò l'amico un attimo e poi si arrampicò sul carrello dell'aereo che Hank aveva provveduto a cacciare. Controllò il punto indicatogli da Sam e trovò il sottomarino che iniziò a tirare a se fino a farlo uscire completamente dall'acqua. Tutti erano sorpresi dal potere di Erik che stava dirigendo il sottomarino su un'isola vicina quando, avvertiti appena in tempo da Sam, vennero colpiti da un tornado creato da Janos Questad che fece schiantare sia il jet che il sottomarino sull'isola.


Ripresisi dallo schianto tutti si liberarono dalle cinture e Charles impartì gli ordini. Hank, Alex, Sam e Sean si sarebbero occupati di Azazel, Janos e Angel, Raven avrebbe fatto la guardia al jet non lasciando avvicinare nessun nemico, Moira avrebbe cercato di mettersi in contatto con la terra ferma e Erik avrebbe cercato Shaw all'interno del sottomarino poiché Charles non poteva vederlo per non un motivo sconosciuto.

Tutti si prepararono ad eseguire gli ordini, anche Raven che, sebbene avesse cercato di fare qualcosa di più utile, aveva deciso di fare come detto da Charles.

Sean si ritrovò subito ad affrontare un combattimento con Angel e i due si allontanarono dalla spiaggia volando, Hank, Alex e Sam si divisero fra Janos e Azazel dando l'opportunità ad Erik di entrare nel sottomarino per cercare Shaw. Inizialmente Alex cercava di dare una mano all'amica ma, avendo notato Hank avere più difficoltà, attaccò Azazel che, dopo poco, sparì alla vista degli altri portandosi dietro Hank ed Alex.


Janos era decisamente un osso duro, ma grazie all'allenamento con Charles, Sam era in grado di rispondere prontamente agli attacchi del mutante, sfruttando le visioni che aveva. Sam, sebbene di poco, era in vantaggio, ma lo scontro rischiava di stare andando tropo per le lunghe così, Raven, assunte le sembianze di Shaw, gli ordinò di fermarsi e Sam, con un colpo ben assestato riuscì a metterlo KO.


Ciò che stava succedendo nel frattempo e che nessuno poteva immaginare, ad eccezione di Charles che era collegato alla mente di Erik, riguardava cosa quest'ultimo stesse facendo. Appena raggiunto Shaw, all'interno di una camera adattata al contenimento di energia nucleare, che Shaw stava assimilando, aveva interrotto involontariamente il contatto con Charles. La stanza, oltre a schermare il nucleare, schermava i penseri dei due uomini; senza contare che Shaw indossava il casco che si era fatto fare appositamente dai russi per non rischiare di cadere sotto il controllo del telepata. Durante il combattimento tra i due, o per meglio dire mentre Erik cercava di incassare al meglio i colpi potenziati del nemico, lo schermo protettivo della stanza andò in frantumi e Charles potè raggiungerli di nuovo.

Con difficoltà, controllando dei cavi spuntati dalla parete contro cui era stato lasciato, Erik riuscì a sollevare il casco di testa a Shaw e immediatamente Charles lo bloccò.

Mentre Charles teneva bloccato al meglio delle sue capacità il nemico, riuscì a percepire i pensieri di Erik e, invano, tentò di dissuaderlo dall'uccidere il 'mostro', desiderando che non diventasse come lui.

Purtroppo Erik ne aveva passate troppe nella sua vita per mano del nazista, così, chiedendo scusa a Charles per quanto stava per fare, indossò il casco di Shaw e, utilizzando la stessa moneta che era stata la causa dell'assassinio di sua madre, perforò il cranio dell'uomo, uccidendolo, ma causando a questi e al suo amico che ne controllava la mente e il corpo, un dolore inimmaginabile.


Dopo quella che sembrava essere un'eternità, Erik uscì dalla nave volando e facendo volare avanti a se' il cadavere di Shaw, legato da tubi e cavi di ferro. Tutti i mutanti, sia i ragazzi, sia coloro che si erano uniti a Shaw, tornarono sulla riva, assieme a Moira e rimasero ad ascoltare ciò che Erik aveva da dire.

-Oggi finiscono le nostre battaglie!- gridò attirando l'attenzione di tutti su di se, anche da parte dei più malconci che a malapena si reggevano in piedi. -Togliete i paraocchi, fratelli e sorelle. Il vero nemico è laggiù- disse indicando la flotta russa e americana che stavano ricevendo gli ordini in quel momento di attaccare coloro che si trovavano sulla spiaggia, in quanto mutanti e troppo pericolosi per il resto del genere umano.

-Sento le loro armi muoversi nell'acqua. Il loro metallo che ci prende di mira. Americani, sovietici, umani.- l'ultima parola gli uscì dalle labbra con tutto il disprezzo possibile. -Uniti nella loro paura per l'ignoto. L'uomo di Neanderthal è spaventato, miei fratelli mutanti!- invitò Charles a controllare che quanto diceva fosse vero. Charles ascoltò i pensieri di coloro presenti sulle navi da guerra e si pietrificò per un secondo, prima di ordinare a Moira di comunicare che non vi era bisogno di sparare, perché Shaw era morto e, adesso, la spiaggia era sicura.

Moira corse nell'aereo per comunicare il tutto, ma nessuno rispondeva all'appello. Passarono pochi attimi quando tutte le navi delle due flotte fecere fuoco verso l'isola. Avrebbe potuto essere la fine dei presenti, ma Erik bloccò tutte le bombe che erano state lanciate a pochi metri dall'impatto. Le fece girare di 180 gradi e le rispedì al mittente.


Charles lo implorava di fermarsi. D'altronde erano solo soldati che stavano ubbidendo agli ordini, non era colpa loro. Erik lo ignorò e così l'unica cosa che a Charles venne in mente di fare fu di gettarsi contro l'ormai ex amico, nel tentativo di liberarlo dal casco che ne schermava la mente, per poterlo controllare. A causa della collutazione buona parte dei missili si disintegrò a mezz'aria, Erik stava perdendo il controllo sulle armi ma subito si riprese. Mollò un pugno a Charles e respinse gli altri, pronti ad aiutare il telepate, ad eccezione di Raven, facendoli volare una decina di metri lontano. Un secondo colpo al viso di Charles lo stordì abbastanza per riprendere il controllo sulle non poche armi rimaste in cielo. Sean era svenuto, lui era quello che aveva riportato più ferite tra i ragazzi. Hank tentava di risvegliarlo, assieme ad Alex, mentre Sam si era rialzata e, piano, stava avanzando verso i due uomini. Sentiva che la cosa stava per finire molto male.

I missili avevano ormai quasi raggiunto le navi quando, sull'isola, in pochissimi secondi, avvennero mille cose.

Sam ebbe una visione, sbarrò gli occhi terrorizzata e prese a correre verso Charles ed Erik. Moira uscì dai resti dell'aereo di Hank e prese a sparare contro Erik nella speranza di ucciderlo, o quanto meno fermarlo. Quest'ultimo, sorpreso da quella che riteneva la stupidità della donna che sparava contro di lui con dei proiettili di metallo, lasciò stare i missili che presero nuovamente a cadere e, con una mano, iniziò a respingere i proiettili lanciati dalla donna. L'unica umana presente sull'isola e che, in quanto tale, egli disprezzava.

Deviò il primo colpo. Il secondo. Il terzo. Il quarto. Moira aveva perso il conto di quanti proiettili aveva sparato. Era abbastanza sicura di averne in canna ormai solo uno. Premette nuovamente il grilletto, Erik deviò anche quell'ultimo colpo quando questo, però, non finì fra la sabbia o nel legno di alberi ormai distrutti, come gli altri, ma colpì in pieno uno di loro.

Colui che avrebbe dovuto essere colpito era niente di meno che Charles, rimasto vicino all'uomo dopo la collutazione, ma. Vi era un ma. La visione avuta da Sam quei pochi, preziosissimi secondi prima, le avevano mostrato quanto stava per accadere e lei, non avendo nessun potere che potesse fermare i due, corse verso i due mutanti, nella speranza di poter salvare la persona che amava. Corse al limite delle sue forze e, quel secondo prima del colpo finale, si gettò innanzi il telepate.

Nessuno ebbe modo di rendersi conto di nulla, tranne che del tonfo del suo corpo caduto sulla spiaggia e di tutto il sangue che le usciva dalla pancia.

La pallottola, che era entrata e uscita dal corpo della ragazza e aveva preso di striscio sul braccio il mutante che stava proteggendo, le aveva perforato la milza e così alla ragazza non restavano che pochi minuti di vita.


Per qualche millesimo di secondo tutti si pietrificarono. Il primo a reagire fu Charles che si posizionò affianco al corpo della ragazza, girandola per farla finire supina sulla sabbia. Moira si bloccò nella posizione in cui si trovava, scioccata. Erik, furioso perché stava per uccidere il suo migliore amico, che era comunque rimasto ferito, seppur lievemente e, allo stesso modo, incazzato perché una ragazza che trovava simpatica, una mutante, era rimasta ferita, iniziò a strangolare Moira con le piastrine di lei.

Un ordine gridato di Charles lo bloccò senza che la donna morisse.

Tutti ormai, dimentichi dei missili che erano finiti in mare senza colpire nessuna nave, nè americana, nè sovietica, si avvicinarono alla ragazza. Raven in lacrime non voleva credere ai suoi occhi.

Erik, dopo essersi chinato per sfiorare la ferita della ragazza che aveva reclutato assieme a Charles, si rialzò e si rivolte agli altri.

-Questa società non ci accetterà mai. Formiamone una noi. Chi è con me?- nessuno si mosse, ma si guardarono fra di loro. La prima ad avvicinarsi fu proprio Raven che però si avvicinò all'amica.

-Sam...-

-Rav, vai. Lo so che lo vuoi e lo sai anche tu. Ti voglio bene.- le disse Samantha stringendole la mano con un paio di dita. La blu la ringraziò con lo sguardo, guardò il “fratello”, gli chiese scusa mentalmente, chiedendosi se la stesse ascoltando o meno, e strinse la mano di Erik con la sua. A lei si unirono Angel, Janos e Azazel e, dopo aver lanciato un ultimo sguardo agli altri mutanti, se ne andarono, grazie al teletrasporto del demone.

Spariti i 5, i 3 ragazzi corsero verso l'amica.

-Sam...- mormorò il ragazzo mentre con una mano faceva pressione, inutilmente, sulla ferita, e con l'altra le spostava i capelli dal viso con una carezza.

-Charles...- Sam dovette interrompersi a causa di un mugolio di dolore che le uscì dalle labbra. Poi sorrise. -L'ho visto prima.-

Sul viso di Charles si dipinse un'espressione a metà tra ilarità e dolore. Di risposta la strinse forte a se.

-Ti amo, Sam.- le disse tra le lacrime l'uomo.

-Ti amo anche io, Charles.- Ormai Sam non sentiva nemmeno più dolore, non sentiva niente. Di riflesso però fece una cosa che si era ripromessa di non fare più: pianse. 3 lacrime le scesero lungo il viso.

Charles poggiò le labbra sul viso della ragazza, per fermare le lacrime che stava lasciando scendere, poi poggiò le sue labbra sulle sue nel modo più dolce e delicato possibile. Il petto della ragazza aveva appena smesso di alzarsi ed abbassarsi.

Passò quello che avrebbe potuto essere mezzo secondo, massimo uno, quando dalla ferita di Samantha uscì un lieve bagliore. Spensosi il chiarore, alla stessa velocità di un battito di ciglia, il petto della ragazza si rialzò e abbassò, e un'ultima lacrima scese dai suoi occhi.

-Cosa...?- mormorò Moira incredula.

Nessuno riuscì a rendersi conto di quanto successo, poi Charles capì.

Le lacrime che aveva raccolto con le sue labbra, prima di baciare la ragazza, avevano dovuto scendere lungo la gola di lei, permettendole di curarsi la ferita da sola. Era salva ma aveva comunque perso molto sangue. Dovevano portarla al più presto in ospedale per farle fare una trasfusione, ma sarebbe sopravvissuta.


Passò qualche settimana dalla fine della crisi dei missili a Cuba. Il governo, per quanto possibile, aveva deciso di mettere a tacere tutte le informazioni riguardanti i mutanti. Non avevano più avuto notizie da Erik o Raven e Samantha era uscita da pochi giorni dall'ospedale.

Samantha, Charles e Moira stavano passeggiando nel giardino del castello del mutante. Hank, Alex e Sean nelle loro stanze a fare chissà cosa.

-Sapete, un giorno il Governo si renderà conto di quale fortuna abbia avuto ad avere dalla sua parte il professor X.- disse Moira riutilizzando il vecchio nome in codice coniato dai ragazzi mesi prima. I due giovani ridacchiarono.

Avevano già avuto modo di spiegarle che avrebbero trasfromato il castello in una scuola per giovani mutanti dove questi, oltre ad imparare a controllare il loro potere, avrebbero potuto trovare degli amici, una famiglia.

-Moira, tu sai che la nostra prima linea di difesa sarà l'anonimato.- iniziò Sam.

-Certo che lo so! Potranno minacciarmi quanto vogliono. Non gli dirò mai dove siete. Mai.- giurò con lo sguardo fisso negli occhi di Charles.

-So che non lo farai. Lo so.- rispose l'uomo, prima di posare le labbra sulla guancia di lei. Distraendola quanto bastava per entrarle nella mente e cancellarle tutti i ricordi accaduti da quando Shaw aveva attaccato il quartier generale della CIA.


-Mi dispiace per Moira. È una brava persona.- commentò Sam mentre era seduta sul letto, pronta a dormire, mentre aspettava che il suo fidanzato finisse di cambiarsi.

-Sai che non potevamo rischiare. Non dopo tutto quello che è successo.- rispose Charles chiudendo l'ultimo bottone del pigiama.

-Lo so. Spero solo che andrà tutto per il meglio e che Raven ed Erik stiano bene.- Il telepate non rispose, ma Sam non si aspettava nessun tipo di risposta. Sapeva che per lui era ancora un tasto troppo dolente per soffermarvisi troppo.

-Sai, sono un po' nervosa all'idea di fare la professoressa di arti marziali. Non sono mai stata circondata da tanta gente che non mi odiasse in vita mia.-

-Sono sicuro che sarai bravissima. Poi nessuno potrebbe odiarti. Sei la persona più bella che abbia mai conosciuto.- le mormorò all'orecchio prima di posarle un bacio sul collo.

-Professore! Sta mica tentando di approfittardsi di me?!- giocò Sam, inchiando la testa in modo da scoprire ancora più la pelle del collo.

-Per lei sarebbe un problema, professoressa?- commentò Charles ghignando malizioso prima di posare un altro bacio sulla pelle di lei.

Charles si posizionò sopra di lei e, tenendosi sollevato con le braccia, posizionate ai lati del corpo di lei, si fermò ad osservarla.

-Sei bellissima Samantha Tearpain. Ti amo infinitamente.-

-Ti amo tantissimo anche io, Charles Xavier. Mio salvatore. Mio amore.-

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