Velian The Magic Of Blood

di Jack Joker
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** Il dono di Amariel ***
Capitolo 3: *** Chi non muore si rivede ***
Capitolo 4: *** Re senza corona ***
Capitolo 5: *** La sorella di Jack ***
Capitolo 6: *** Lady Black ***
Capitolo 7: *** Non lasciarmi ***
Capitolo 8: *** Tu sei tutto. ***



Capitolo 1
*** prologo ***


                                                                                                              Velian la regina di giada

Prologo

Anno 20134 stagione del sole.
Distrutto, questo mondo era distrutto.
Quello che provavo, era solo disprezzo.
La gente era in fermento, si radunava nella grande piazza, che con tutte queste persone sembrava più piccola.
Mi mancava il fiato forse per il sole cocente,o forse no …

Volevo piangere, volevo gridare, … ‘’E’ un abominio!’’...ma che differenza poteva fare? Ormai era troppo tardi.
Tutta la folla lasciò passare “la strega” e il suo seguito di frati.
Iniziarono le esclamazioni, le grida e gli insulti, sembrava che la gente non vedesse “la strega” per quello che era in realtà.
Lei aveva i capelli rossi, che ondeggiavano al vento come fiamme, le labbra a bocciolo, come le rose, gli occhi verdi che guardavano il cielo, fermi e decisi, perché come una volta mi disse:
<< Lo sguardo indica all’ anima dove andare e se l’anima non vacilla il cuore la segue.>>

Era tutto pronto, il frate pronunciava le preghiere mentre la piazza era nel silenzio più totale.
La strega si inginocchiò porgendo il collo per il boia, questo caricava il colpo che l’ avrebbe uccisa e disse.
<< Possa la tua anima perdonare il mio gesto. >>.
Accadde tutto in pochi secondi, come se qualcuno glielo avesse suggerito nell’ orecchio,alzò la testa e i suoi occhi si rispecchiarono nei miei, una lacrima scese sulla sua guancia.
Il suo ultimo respiro, era il mio nome.
<< Velian… >>.

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Capitolo 2
*** Il dono di Amariel ***


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Cap 1                                                                Il dono di Amariel

Anno 20134 stagione del sole.

Cadeva la neve e soffiava il vento, mentre attraversavo il ponte che mi avrebbe portato lontano.
Non avevo ripensamenti e con me non portavo niente e nessuno.
Mi chiedevo come avrei fatto a sopravvivere, nessuno mi avrebbe ospitato o aiutato in alcun modo.
Avevo i capelli rossi era questa la mia condanna, come fu quella di mia madre.
Scossi la testa e scacciai i pensieri molesti, mentre mi incamminavo verso il futuro che mi attendeva. 

 

                                        . . .

Anno 20140 stagione del sole.

Avevo 10 anni quando me ne andai da Ataxiar, la capitale dell’impero, il luogo dove fu uccisa mia madre.
Per un po’ restai ferma nella grande piazza, nonostante fossero passati 6 anni era tutto come lo ricordavo, il pavimento di pietre cremisi, il palco delle esecuzioni e
l ’enorme statua della nostra divinità.
Mi bastarono pochi passi per avvicinarmi alla statua di Amariel, la nostra dea.
Lei era rappresentata da una fanciulla, la veste che dalle spalle scendeva fino ai piedi, i capelli lunghi che fluttuavano al vento, una mano che porgeva una coppa piena di sangue e l’altra che teneva una bilancia tra l'indice e il pollice. Tutta la statua era fatta di giada. 
La storia di Amariel era abbastanza semplice, lei creò gli uomini perché nel suo mondo perfetto si sentiva sola ma questi la tradirono venerando altri dei e molti si dimenticarono di lei.
Infuriata, Amariel scese sulla terra e tramutò in bestie tutti gli uomini che non la riconoscevano, furono pochi quelli che scamparono alla sua ira.
Non contenta ordinò agli uomini che aveva tramutato in bestie di uccidersi a vicenda, poi verso il suo sangue in un calice e lo diede agli umani che gli erano ancora fedeli. Questo li rese Immortali, divennero guerrieri formidabili e imbattibili che uccidevano ‘’le bestie’’ sotto il vessillo di Amariel.

 In seguito tornò nel Regno Delle Ombre, il mondo da dove governa gli uomini.
Noi vedevamo in Amariel tutto ciò che era buono e giusto, le nostre statue raccontavano la sua storia  e servivano a ricordarci il suo volto.
Intinsi due dita nella coppa e mi inchinai davanti la statua, ai piedi di Amariel  c’erano le ultime parole che disse agli immortali.
‘’ Che siano gloriosi i figli sotto l ’ombra della madre.’’
Le recitai, mentre portavo le dita sporche di sangue al petto, questo era il rituale con qui i fedeli onoravano la dea, la legge imponeva di farlo ogni volta che si varcava la soglia di una città.
Era un mistero, come facesse il sangue nelle coppe a non finire mai, ogni volta che qualcuno intingeva le dita per il rituale, la coppa aveva sempre lo stesso livello, che non aumentava ne diminuiva mai.
Uno dei tanti misteri di questo mondo, pensai, mentre mi alzavo.
Una volta in piedi mi ritrovai a fissare gli occhi della statua e come se fosse la cosa più normale al mondo, dissi una frase, non ne capii il significato, perché era in un'altra lingua e nonostante non l ’avessi mai sentita la dissi con scioltezza, come se l’avessi ripetuta già molte volte.
‘’ Akabar rendum, lofar mortis reìn. ‘’
Rimasi immobile per un momento, aspettandomi chissà che cosa, poi dopo pochi istanti mi diedi della stupida, cosa mi aspettavo che…la statua si mosse i suoi occhi che brillavano di luce propria si puntarono su di me.

La statua sorrise poi apri la bocca e sulla lingua gli brillo qualcosa d’argento.
Ero indecisa su cosa fare, o forse ero solo nel panico più totale, poi una voce, troppo calma per essere la mia, mi sussurrò.
''Prendilo è per te.'' La voce era antica e risuonò nella mia testa come se fosse in una grotta.

Dovevo sbrigarmi e decidere che fare, molte persone si erano radunate intorno alla piazza, attratte dal bagliore della statua come le falene su una candela.
Era il momento di pensare in fretta perché anche le guardie stavano arrivando insieme alla folla di curiosi.
Stavo per scappare e lasciare il dono li, quando all’ultimo secondo diedi retta alla voce e presi l’oggetto.
Per fortuna fui veloce perché la statua chiuse la bocca con uno schiocco e tornò immediatamente come era prima.
''Per poco non perdevo una mano!'' Esclamai, mentre fissavo con sguardo truce il dono, era un bracciale.
Me lo misi in fretta e furia mentre mi allontanavo dalla piazza.
Ma ero troppo distratta, finii contro qualcuno e caddi all’indietro, non feci in tempo ad alzarmi che delle guardie si misero tra me e quello che sospettavo fosse un nobile, ci mancava solo questa, pensai, mentre abbassavo la testa e mi concentravo sui tre paia di piedi davanti a me, speriamo non mi levino il cappuccio, potrebbero vedere i capelli rossi.
Pregai disperata, poi una guardia disse.
‘’ Sire, dobbiamo arrestarla?’’ Non sentii la risposta ma una mano gentile e piena di gioielli mi prese per il polso e mi tirò su.
Stavo per ringraziare quel nobile, ma prima che potessi anche solo guardarlo, notai che la mano con qui mi aveva afferrato era quella con il bracciale, cosi la ritrassi e indietreggiai di qualche passo, farfugliai un ‘’Grazie’’ e me ne andai mescolandomi alla gente di passaggio.
Poco dopo in una locanda del centro città trovai una stanza.
Ero riuscita a scappare dalla piazza senza farmi notare, spero solo che il nobile di oggi non abbia notato il bracciale, ma non credo, dopotutto perché un nobile dovrebbe ricordarsi di me?

                                        . . .

La mattina dopo me ne stavo tranquilla, seduta su una cassa, giù al porto.
All'alba quando mi ero svegliata avevo notato che il bracciale non si toglieva, lo avevo trovato molto strano, ma non avevo tempo per preoccuparmene perché mi era stata consegnata una lettera da parte del Gran Generale Aiden, un nome alquanto altisonante per definire un bastardo.

Con un sorriso amaro mi alzai e mi incamminai verso la Caserma Imperiale, vediamo cosa vuole da me mio padre.
 

Fine capitolo 1                                               
                                                              Continua…

Ringrazio tutti per aver letto, recensito(?) e anche chi ha dato solo un occhiata. grazie mille a tutti .
ps : per qualsiasi informazione chiedere nelle recensioni.

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Capitolo 3
*** Chi non muore si rivede ***


Cap 2   Chi non muore si rivede

 
Ero accucciata sul davanzale della finestra, la ceramica fredda mi aveva intorpidito le dita e non sentivo più le gambe, ma nonostante la posizione scomoda mi rifiutavo di entrare nella sua stanza.
Per arrivare qui avevo scalato le mura della Caserma Imperiale, insomma più di 100 piedi di nuda roccia per arrivare davanti la sua stanza… solo per trovarla vuota, che rabbia, erano ore che lo aspettavo.
Pensandoci era strano che non mi avessero scoperta, dopotutto qui viveva la famiglia reale, era il posto più sorvegliato dell’Impero.
Forse è stato per il trambusto di poco fa, sembra che qualcuno sia riuscito a scappare, forse un ladro o un…
‘’ Non mi aspettavo che saresti venuta da me.’’
Eccolo li, mio padre, capelli neri e spettinati, il viso giovane e gli occhi grigi in tempesta.
L’armatura da generale gli fasciava il corpo scolpito e il ghigno che aveva in faccia mi suggeriva il contrario di quello che diceva, insomma, non era cambiato di una virgola.
‘’ Cosa vuoi ancora ? ‘’ La mia voce era scocciata, non sopportavo più i suoi giochetti, gli ultimi 4 anni passati con lui mi erano bastati per odiarlo.
‘’ Io niente, dopotutto sei tu nella mia stanza e non il contrario ’’ Cosa avevo detto dei suoi giochetti? Bene eccone un esempio.
‘’ Allora questa come la spieghi ?’’ Gli lanciai la lettera, lui la prese e la esaminò, poi con una scrollata di spalle la accartocciò.
‘’ Non è mia. ‘’ Se avessi sentito solo la sua voce ci avrei creduto, ma quel suo ghigno lo tradì. Stava mentendo. L’avevo già detto che era un bastardo?
Lo fissai truce mentre si avvicinava, mi tolse il cappuccio e passo le dita tra i miei capelli, gli occhi che vedevano in me un'altra persona. Il ghigno era sparito, mentre diceva...
‘’ Sei uguale a tua madre.‘’ Aveva ragione, avevo i capelli rossi e gli occhi verdi come mia madre ma non mi piaceva quando parlava di lei, non ne aveva il diritto, non dopo quello che le aveva fatto.
‘’ Non parlare di lei, non dopo che l’’hai uccisa’’ gli schiaffeggiai la mano e mi rimisi il cappuccio.
‘’ E’ vero, ero uno dei giudici, ma il mio voto non valeva niente, era tutto già deciso!’’ Me lo aveva detto un sacco di volte ma io non ci credevo, lui era un pezzo grosso dell’esercito già da molti anni, una sua parola e l’avrebbero lasciata andare. Ma allora perchè non ha fatto niente per salvarla?
Inutile pensarci ancora, la colpa era sua e basta.
Non ne potevo più di quella discussione, cosi appoggiai le mani sul davanzale e mi calai giù.

                                            . . . 

Volevo trovare un po’ di pace dopo aver parlato con mio padre, cosi mi ero lasciata alle spalle la Caserma Imperiale e mi ero diretta verso sud, inoltrandomi nella Foresta dei Canti.
Camminavo tra gli alberi del bosco, con la luce che attraversava le immense chiome delle querce secolari e il soffio del vento che sussurrava parole lontane. Era uno spettacolo fantastico, quasi irreale.
  
Sarebbe stata una passeggiata tranquilla, se non fosse stato per i passi che sentivo dietro di me.  Qualcuno mi stava seguendo.
Mi girai di scatto fronteggiando il mio inseguitore.
Era un ragazzo poco più grande di me, i capelli biondi e gli occhi azzurri che mi scrutavano divertiti, alzò le mani, ma era solo una finta perchè mi prese il polso  e mi torse il braccio dietro la schiena. Era dietro di me.
‘’Una ragazza non dovrebbe girare da sola per i boschi.’’ Mi sussurro all’orecchio.
‘’Potrei dire lo stesso di te.’’ Gli risposi.
‘’ Io ho i miei motivi, tu ? ‘’ Mentre lui parlava la mia mano libera si era stretta intorno al manico del mio pugnale.
‘’ Ho i miei motivi ‘’ Lo scimmiottai e prima che potesse capire le mie intenzioni estrassi il  pugnale e tentai di colpirlo al braccio. Lui si scansò e mi lasciò la mano.
Mi allontanai di qualche passo mentre altri rumori di passi si univano ai miei. C’erano delle guardie reali che cercavano nella foresta. Le loro tuniche bianche restavano inconfondibili anche a distanza.
Forse erano le guardie che avevo visto agitarsi per il palazzo. Il ragazzo incominciò ad agitarsi, che le guardie stessero cercando proprio lui ?
Il soldato era troppo vicino perché potessi scappare, cosi mi nascosi dietro un albero e senza pensarci tanto lo presi per la giacca e lo tirai dietro il mio nascondiglio improvvisato. Quella decisione fu l'inizio della mia rovina.
Eravamo talmente vicini che i nostri respiri si confondevano, i soldati passarono senza accorgersi di noi, ma anche dopo che se ne erano andati noi non ci muovevamo, fissai lo sguardo nel suo, i suoi occhi erano due pezzi di ghiaccio, non sentivo più il vento, non vedevo più la luce, abbagliata da quei bellisimi occhi azzurri. Poi lu si mosse, si era fatto più vicino... sempre più vicino. cercai di far funzionare il cervello ma l'unica cosa che riuscivo a pensare era che lui assomigliava ad un angelo. Solo di una cosa ero certa, era destino che io e lui ci incontrassimo.
Lui inizio ad avvicinarsi, sempre più vicino mentre mi guardava negli occhi ed io non riuscivo a muovermi.
Adesso mi bacia, pensai.
Il suo volto si era avvicinato al mio solo per sussurrarmi…’’ Grazie.’’, per poi allontanarsi di nuovo.

Lui si alzò tutto tranquillo mentre io ancora dovevo capire cos'era successo.
‘’Piacere di conoscerti, il mio nome è Jack.’’ Diceva mentre mi tendeva la mano.
‘’Io sono Velian’’ Risposi laconica. Non capivo cosa mi fosse successo ma di una cosa era sicura, quel sorriso furbo che aveva stampato in faccia, assomigliava troppo a quello di un'altra persona di mia conoscenza. Che la dea mi aiuti perché Jack oltre al sorriso di mio padre aveva anche gli stessi abiti.
Non ci capivo più nulla ma questa storia puzzava troppo di bruciato per i miei gusti.


 

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Capitolo 4
*** Re senza corona ***


Cap 3   Re senza corona

 

Era passato quasi un mese da quando avevo conosciuto Jack e ormai eravamo inseparabili.
Dopo il nostro incontro nel bosco aveva iniziato a seguirmi ovunque.
Faceva domande in continuazione, tanto che ha un certo punto mi ero stancata e avevo incominciato a fare domande a mia volta.
Cosi, prima che ce ne accorgessimo ci siamo ritrovati a chiacchierare fino all’alba.
Ma Jack mi nascondeva molte cose, soprattutto da dove veniva e chi era… lui diceva di essere un ladro ma bastava vedere come era vestito per capire che era di origini nobili.
In fondo la cosa non mi interessava, mi piaceva il Jack che conoscevo, soprattutto il modo in qui rideva quando mi faceva gli scherzi, neanche avessimo 5 anni. Mi piaceva il suo modo di raccontare le storie mentre eravamo seduti davanti il fuoco e primo fra tutti mi piaceva il modo in cui combatteva, ogni suo colpo era letale, incalzante, non mi dava tregua finché non cadevo a terra sfinita e dopo, non contento, mi puntava la spada alla gola e si avvicinava sussurrando .
<< Morta. >> e qualcosa in me moriva davvero ma era solo la mia indifferenza. In questi giorni avevamo riso e scherzato, ma avevamo anche sofferto.
Una sera lo avevo trovato seduto su una roccia, in collina, a scrutare le tre lune, le guance rigate dalle lacrime.
Non mi piaceva vedere la gente che piangeva, mi evocava brutti ricordi, cosi mi ero avvicinata e l’avevo abbracciato, lui si era stretto a me e poi mi aveva guardato, non dimenticai mai quello sguardo, come potevo, quando era lo stesso che vedevo riflesso nei miei occhi ogni volta che lo guardavo?
In fondo, nel nostro piccolo paradiso di boschi, eravamo solo noi due contro il mondo. I legami che avevamo prima, erano rimasti lontani e anche se la sofferenza ci perseguitava, continuavamo ad andare avanti.
Forse era cosi che eravamo diventati inseparabili, noi che ci capivamo a vicenda più di chiunque altro.                 
Dopo quella sera successe un'altra cosa. Come tante altre volte ci trovavamo a ridacchiare davanti al focolare dopo una delle sue stupide battute.
‘’ Chissà che aveva in mente il destino, quando ha deciso di farci incontrare.’’ Avevo detto scherzosamente.
Lui era diventato serio all’improvviso e mi aveva risposto con una sincerità disarmante.
‘’ Non è stato il destino a farci incontrare, sono stato io a cercarti perché non riuscivo a dimenticarti.’’
‘’ Cosa intendi ?’’ gli avevo chiesto.
Lui aveva risposto.
‘’Forse non te ne ricordi ma il giorno prima del nostro ‘’incontro’’ ti sei scontrata con un nobile e quel nobile ero io’’
Cercai di ricordarmi quel giorno e tutto mi torno alla mente, il bracciale trovato nella statua e lo scontro di poco dopo durante la mia fuga precipitosa, possibile fosse Jack? E perché non me ne ero accorta?
‘’ E’ impossibile che sia tu !’’ Cercai di negare. Anche se lo avevo sempre sospettato l’idea che jack fosse un nobile, adesso che lo conoscevo, mi risultava troppo assurda.
‘’E se non ero io come faccio a sapere quello che è successo?’’, mi chiese lui troppo sicuro di se per non irritarmi.
‘’ Magari eri tra la folla!’’, esclamai arrabbiata. Dopo tutto poteva essere davvero chiunque.
‘’ Impossibile non notare uno del mio calibro.’’ rispose sincero, ma con un ghigno stampato in faccia nonostante la mia irritazione crescente.
 
‘’ Chi ti credi di essere, il re !?’’ gli chiesi ormai era chiaro che mi prendeva in giro ed ero sempre più arrabbiata per questo.
‘’ Non ancora.’’ No, non stava scherzando. Lo vedevo nei suoi occhi, quello sguardo che avevo visto troppo spesso negli occhi di mio padre, erano gli occhi di chi sta al comando, di chi si erge sopra gli altri.
Volevo dire qualcosa ma le parole non uscivano dalla mia bocca, solo allora riuscii a unire tutti i pezzi: le guardie che si agitavano per il palazzo come se qualcuno fosse scappato , Jack che scappava dalle guardie e infine la sua insistenza nel rimanere per giorni nei boschi.
Possibile che me ne ero accorta solo ora che …
No, era una cosa impossibile, non scherziamo … il Jack che conosco io...può essere chiunque, conclusi con amarezza.
I loro nomi sono uguali, quindi lui stava dicendo davvero la verità, ma era una verità che non volevo ascoltare.
Non riuscivo a fermarmi e glielo chiesi.
‘’ Chi sei tu ?’’ lo sguardo in cui mi rispecchiai era di un azzurro troppo bello per essere in un essere umano.
Lo guardavo e non riuscivo a vedere il mio migliore amico, ma solo il mostro dei miei peggiori incubi. Il figlio del Sole, l'ultimo discendente della stirpe degli Immortali.
‘’Mio padre era Enial il Pazzo, re degli uomini e delle bestie, mia madre era Igrith, dea della guerra e della violenza, io sono conosciuto con molti nomi come il principe di sangue o lo sterminatore di re ma il mio vero nome quello che mi diede mia madre è Jack White, anche detto il re senza corona. ’’
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Continua...

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Capitolo 5
*** La sorella di Jack ***


Cap 4     La sorella di Jack


Lui era… Jack White futuro re di Tera. Ancora non ci credevo. Era passata una notte da quando mi aveva detto tutto. Poi era sparito nel nulla, di lui era rimasto solo un biglietto.
‘’ Il tempo passato con te è stato il più bello della mia vita e niente potrà mai eguagliarlo, Jack’’.
 All’inizio non sapevo cosa fare, perchè ero sorpresa... ma poi la rabbia aveva iniziato a prendere il sopravvento.
Mi aveva mentito! Era scappato lasciandomi solo un biglietto! Mi sentivo tradita e avevo una gran voglia di affettarlo con Spago, la mia fedele spada.
Passai giorni a seguire le sue tracce e alla fine mi ritrovai a sgattaiolare per i corridoi del Palazzo Imperiale, il castello dove viveva Jack. Seguivo delle domestiche per infiltrarmi dai corridoi di servizio quando sentii che parlavano di una cerimonia di incoronazione. Jack stava per essere incoronato? Era per questo che se n'era andato? Prosegui ancora più convinta, lui era mio! Non l'avrei lasciato a marcire su un trono nemmeno per il bene del popolo. Ero egoista? Si, fin dalla nascita.
Entrai nella stanza più grande pensando fosse quella di Jack ma mi resi conto del mio errore, quando vidi davanti a me la copia identica di lui solo…che era una donna. La prima cosa che pensai, anche se folle, era che si fosse travestito.
‘’ Chi sei tu ?’’,mi chiese. Io ancora confusa dalla somiglianza con Jack gli risposi senza pensare. La voce di questa donna era delicata come un filo di vento.
‘’ Mi chiamo Velian.’’ Lei mi squadrò e sicuramente pensava che fossi una pazza, ero vestita come una ladra e dopo essere entrata nelle sue stanze mi presentavo come se niente fosse?! Si, credo proprio di averlo fatto. Lei era splendida: i capelli biondi come l'oro e occhi azzurri che trasmettevano una sicurezza regale. Era come osservare la principessa perfetta.
Venne verso di me, con il lungo vestito che strusciava per terra ma non faceva rumore. Era tutto irreale, e senza accorgermene ero rimasta a guardarla mentre si avvicinava e mi poggiava una mano sulla guancia. La guardai negli occhi e seppi chi era. Roselia, figlia del re e di una ninfa, la sua bellezza era tale che si diceva sapesse incantare un uomo con un solo sguardo.
Mi rispecchiai nei suoi occhi e vidi l’impossibile perché questi cambiarono colore e diventarono rossi mentre i capelli si tinsero di bianco. Dalla sua bocca uscì una voce spettrale che disse parole terribili, quanto veritiere. ‘’Il tempo è scaduto mantre Destino ed Amore ancora si rincorrono. Manca una freccia nel suo cuore e le parole di lei nella tua mano ma alla fine gli occhi degli dei li rivedranno perché gli Amanti non sono mai morti e un giorno torneranno ’’
Queste furono le ultime parole che sentii prima di cadere in un mondo di tenebre.
 
                                                               …
Molte ore dopo...
Stavo dormendo nel letto di una strana ragazza che assomigliava a Jack, di ciò che era successo non ricordavo nulla.
Iniziammo a parlare e trovai in lei molti comportamenti simili a quelli di Jack, il che rese la conversazione più scorrevole e tranquilla. Incredibile ma vero, iniziai a fidarmi. Gli raccontai di Jack, dei giorni passati insieme nei boschi e della sua dichiarazione improvvisa, ' me ne vado', scritto con parole gentili su un biglietto. Lei si arrabbiò quanto me quando glielo dissi e mi raccontò perché Jack era scappato dal palazzo.
‘’ Dopo la morte di mio padre, abbiamo scoperto un testamento dove il re: riconosceva Jack come figlio e gli dava diritto di rivendicare il trono per se stesso. In origine alla morte di mio padre il potere doveva andare nelle mani di mio zio, Eigol.''
Lei mi guardò con sguardo serio, la morte del padre risaliva a una settimana prima ma questo non sembrava turbarla.
'' Immagino che il vecchio zietto non abbia gradito.'', le dissi.
'' No, infatti. Dopo che Jack ha scavalcato mio zio grazie al testamento, questo ha iniziato a pagare sicari perché lo uccidessero.Ha tentato innumerevoli volte, tanto che mio fratello è dovuto scappare.’’ Riuscivo a leggere la tristezza che provava per quella separazione forzata, ma dovevo sapere di più su Jack e non resistetti a fargli un’ altra domanda.
‘’ Quindi perché jack è tornato se rischia la testa?’’ Quel ragazzo certe volte era proprio un cretino.
‘’ Dopo che se n' è andato ho preso il suo posto e ho amministrato il trono, ma ci sono cose in quanto ‘’sostituto’’ che non posso fare, Eigol e i nobili mi stanno col fiato sul collo e mi costringono a raddoppiare le tasse, se Jack non risolve la situazione in fretta, sarà il popolo a fargli saltare la testa... cosi gli ho mandato un massaggio con un falco.’’
Quindi era per questo che Jack mi aveva abbandonato? Aiutare la sorella non era una scusa per il suo silenzio, comunque. C'erano troppe cose che avrebbe dovuto dirmi.
‘’ Che idiota se mi avesse detto tutto quanto lo avrei aiutato!’’ mi lasciai sfuggire quel’affermazione che non sembrò piacere molto a Rose.
‘’ Visto il modo in cui l’hai guardato quando ti ha detto chi era, non mi stupisce che non abbia rivelato altro.’’ mi disse con fare d'accusa. Quella sua affermazione era vera ma mi infastidì al punto che replicai di getto e solo per pentirmene poco dopo.
‘’ Che ne sai del modo in cui l’ho guardato?’’
Iniziò cosi la peggiore conversazione della mia vita. 
‘’ Ehm… me lo ha detto lui…’’Non solo le parole ma anche la sua voce era insicura, immaginai che qualsiasi cosa stesse nascondendo era perché Jack le aveva detto di non dirlo. Quindi io volevo saperlo a tutti i costi ed insistetti.
‘’ E cos’altro ti ha detto Jack?’’
Forse avrei dovuto farmi gli affari miei.
‘’ Non mi ha detto molto, soprattutto su di te, ogni volta che ti nomino si innervosisce.’’
Era strano, non avevo mai visto Jack innervosirsi senza un motivo valido. C'era qualcosa sotto.
‘’ Perché dovrebbe comportarsi cosi ?’’,  pensai ad alta voce.
Rose mi guardò con aria scioccata, come se la risposta fosse cosi ovvia che ce l'avevo scritto in faccia. Io sentii arrivare i guai da kilometri di distanza e balzai dal letto come se stessi schivando una lama. In verità non erano le armi a minacciarmi ma semplici parole che mi raggiunsero lo stesso. Avrei dovuto farmi gli affari miei ma il danno ormai era fatto.
‘’ Semplice, perché lui ti ama.’’ mi rispose lei con naturalezza. Io nel mentre mi ricordai che era una principessa e quindi non era una buona idea strozzarla lì dove stava.
‘’Jack innamorato di me?! E sottolineo, di me! E' semplicemente assurdo!’’ la mia replica fu laconica e precisa ma Rose continuava a guardarmi con quello sguardo che non mostrava dubbi. Sicurezza da principessa? O da sorella? Il semplice fatto che lo pensasse era già di per se assurdo ma che me lo dicesse in faccia, mi faceva intendere che era pazza.
‘’ Ci scommetti che ho ragione?’’,mi rispose lei con un sorriso divertito sulle labbra. La guardai con il mio sguardo più truce ma niente da fare. Non riusci a torglierle quell’espressione di sicurezza dal volto. Bene principessa, mi trovai a persare, vediamo quanto sei sicura di quello che dici.
'' Dimostrarmi che quello che dici è vero.''
Lei si alzò con la grazia di una farfalla, era semplicemente perfetta, forse il suo unico difetto era questa la sua evidente pazzia.
'' Fai tutto quello che ti dico solo per una sera e domani all'alba saprai che ho ragione.'', me lo disse con il volto a tre millimetri dalla mio.
Era nella mia indole accettare qualsiasi sfida ma ero anche una ladra e nessuno poteva usarmi a proprio piacimento come intendeva fare lei. Per quanto ne sapevo voleva solo divertirsi con me. Proposi l'impossibile per chiunque...
'' Sono al tuo completo servizio per una sera, ma in cambio voglio un castello.''
Lei mi guardò, pensai stesse cedendo per rifiutare la mia proposta assurda. Poi la vidi farmi un cenno di assenso e porgermi la mano. Era seria, mi avrebbe dato un castello per una sera. Il dubbio si insinuò nella mia mente.
'' Vuoi che uccida qualcuno?'' le chiesi in un sussurro.
'' No, te l'ho detto, voglio che tu ti affidi a me per svelare i veri sentimenti di mio fratello.''
E' pazza,pensai mentre le stringevo la mano, non avevo più dubbi. Mi voltai ad osservare fuori dalla finestra, pensando a come sarebbe diventata la mia vita da proprietaria di un castello. Il vetro mi riportò la fedele immagine di lei che mi osservava, mi sembrò di vederla con gli occhi rossi ma non ci feci troppo caso. Dopotutto poteva essere un altro gioco della mia mente in una giornata cosi assurda, no?

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Capitolo 6
*** Lady Black ***


Cap  5                            Lady Black

''La principessa Roselia e la sua accompagnatrice, Lady Black.’’ Fu con questa frase che venimmo annunciate alla folla di lady e lord che si erano radunate a corte per la festa in onore di Jack.  Le donne risplendevano nei loro abiti di raso e diamanti e le ampie gonne coloravano la sala di svariati colori, al contrario degli uomini che erano tutti vestiti in nero.
 Ogni donna portava una maschera dal colore diverso, mentre gli uomini portavano solo maschere nere.
Poche ore prima Rose mi aveva convinto ad accompagnarla al ballo, diceva che facendo in questo modo avremmo scoperto se Jack era veramente innamorato di me.
L’idea era troppo allettante per abbandonarla, chi avrebbe rinunciato ad un castello? E poi non ero mai stata ad un ballo dell’alta società, ne avevo mai indossato un abito come quello che Rose mi aveva regalato. Tutto di raso nero e tempestato di diamanti intorno alla vita e sulle spalline. Stupendo.
Rose iniziò a scendere la grande scalinata ed io la seguii.
Tra un gradino e l’altro gettavo sguardi di soppiatto alla sala ghermita di gente. Fu cosi che mi accorsi degli sguardi invidiosi delle dame e di quelli bramosi degli uomini.
Cercai Jack con lo sguardo, ma non lo trovai. Volevo andare a cercarlo ma una volta arrivate alla fine della scalinata venimmo circondate dai nobili e dalle loro inutili chiacchiere. Fu dopo un tempo che mi parve interminabile che riuscimmo a liberarci. Mi ritrovai, finalmente, da sola con Rose. Al che lei mi disse, ‘’ Adesso arriverà Jack, non può riconoscerti finché non togli la maschera, é magica ma non chiedermi perchè ce l'ho io, va bene?Ricorda solo che quando la musica finisce per tradizione gli uomini tolgono la maschera alle donne.Quindi preparati.’’
Dopo quelle parole sparì tra le coppie che si stavano dirigendo verso il centro della sala per dare inizio alle danze.
Mi guardai intorno per cercarla… e vidi degli inconfondibili occhi azzurri che mi guardavano dietro una maschera bianca. Gli occhi di Rose erano acqua cristallina ma quelli di lui assomigliavano al mare in tempesta.
Jack aveva i capelli biondi tirati indietro con qualche ciocca ribelle che ricadeva sulla fronte, portava un abito bianco e oro come la sua maschera, portava colori differenti a quelli di tutti i maschi presenti in sala. Era tipico di Jack, distinguersi dalla massa.
Appena i nostri sguardi si incrociarono per un attimo pensai che mi avesse riconosciuta… ma fui certa del contrario quando mi prese la mano e mi salutò baciandomi le dita.
Grazie alle lezioni di Rose sapevo che era tradizione baciare le dita di una Lady per chiederle di ballare. L’idea era troppo intrigante per rifiutare, ritrassi le dita e feci un inchino che Rose avrebbe definito perfetto.
Sorrisi lievemente a Jack mentre mi conduceva verso la pista da ballo. La maschera non ci copriva le labbra cosi potemmo parlare liberamente.
‘’ Con tutte queste lady già cadute hai vostri piedi, scegliete l’unica che non vi ha degnato di uno sguardo.’’ Già che c’ero perché non stuzzicarlo un pochino…
 ‘’ Quando siete entrata cercavate qualcuno, ho sperato fossi io.’’ Pensai subito l'ovvio motivo della sua risposta ma poi mi dissi che era impossibile che non mi avesse staccato gli occhi di dosso da quando ero entrata.
‘’ Le vostre parole tradiscono le vostre intenzioni.’’ Risposi per fargli notare che una donna avrebbe fatto i miei stessi ragionamenti.
Nel mentre eravamo arrivati sulla pista da ballo, lui mi appoggiò una mano su un fianco e le nostre dita si incrociarono mentre i passi si rincorrevano l’un l’ altro.
Era bravo… ma io non ero da meno e insieme incantammo tutta la sala che si fermò a guardarci.
Nell’attimo in cui i nostri occhi si incontrarono di nuovo, lui mi guardò con una luce strana negli occhi che non ci misi molto a riconoscere, sospettava qualcosa.
‘’ Cosa vi porta qui a palazzo, Lady Black?’’ Sentir dire il mio vero nome senza che lui lo sapesse mi fece ricordare che lo avevo ingannato, cosi senza rendermene conto gli dissi la verità. ‘’Sono venuta per incontrare te, Jack.’’
La mia risposta lo insospettì ancor di più.
‘’ Davvero strano il modo in cui mi chiamate, è raro incontrare persone che possano chiamarmi senza appellativi.’’ Fece una pausa poi… ‘’ Eppure ho l’assurda sensazione che voi potete.’’
Le sue allusioni stavano portando la nostra conversazione su un territorio pericoloso. Cambiai discorso senza però smettere di stuzzicarlo, era troppo divertente in fondo.
‘’ La cosa vi infastidisce?’’ chiesi mentre ci fermavamo un attimo e ci guardavamo negli occhi.
Mi tenne una mano mentre mi allontanavo, giravo su me stessa, per poi ritornare tra le sua braccia.
‘’ Niente affatto. Ma mi farebbe piacere sapere cosa vi da tanta libertà.’’ me lo disse nell'orecchio creandomi mille brividi sulla pelle, stava chiaramente flertando con me.Quindi avevo ragione, non mi amava? Dopo tutto stava toccando un'altra donna visto che non poteva sapere che ero io.
‘’ Tutti noi nasciamo liberi.’’ Risposi di slancio e la cosa gli piacque perché sul volto gli comparve un sorriso, ma non durò molto…
‘’ Non tutti nascono liberi, Lady Black’’
Tipo lui… pensai. ‘’ Ma adesso basta  parlare di me voglio sapere di più su di voi ‘’Disse interrompendo i mie pensieri.‘’ Visto che voi conoscete il mio nome avete intenzione di svelarmi il vostro? ‘’
Non ebbi un attimo di esitazione.
‘’ Velian Black.’’ Sussurrai direttamente nel suo orecchio.
Eppure me ne pentii quando incrocia il suo sguardo: ferito, confuso, quasi sconvolto.
Le mie parole avevano fatto breccia nel suo cuore, per rivelare una verità che non riuscivamo ad accettare… nessuno dei due.
Tutti in torno a noi avevano smesso di ballare e la musica era finita, il momento che tanto temevo era arrivato.
Avrei voluto scappare ma non mi mossi neppure quando Jack alzò una mano e mi tolse la maschera.
Mi guardò negli occhi… tra noi non cerano più barriere, nessuna maschera a dividerci, nessun segreto, nessuna bugia.
Solo Jack e Velian, due ragazzi che si amavano.
Fu un istante in cui tutto si fermò.
Fu un bacio che sigillo una promessa.
Il tempo sembro fermarsi mentre petali di ciliegio scendevano dal cielo e volteggiavano intorno a noi.
Tutte le coppie che fino ad allora si erano tenute in disparte si girarono verso di noi e applaudirono, seguiti a ruota da tutti i presenti.
Fu grazie a quei applausi che capii tutto. Quello non era un ballo come un altro, Rose mi aveva portato al ballo di fidanzamento di Jack e lui mi aveva scelta come sua fidanzata.
La mia felicità era incontenibile, tanto che mi scesero lacrime di gioia sulle guance.
Ma quel momento magico non durò molto, alle spalle di Jack si muoveva un ombra. Impiegai del tempo a capire che un uomo nascosto sotto un mantello nero che stava estraendo una balestra e la stava puntando verso di noi.
Feci appena in tempo a mettermi tra Jack e il dardo mortale prima che questo lo colpisse. L’ultima cosa che sentii fu un dolore straziante nelle membra… ma era niente in confronto al dolore che vidi nello sguardo di Jack quando caddi sul marmo e macchiai di rosso tutto quanto.

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Capitolo 7
*** Non lasciarmi ***


Cap 6                  Non lasciarmi.

Camminavo in una stanza bianca, i sensi addormentati, Non sentivo il tatto la vista e forse ero anche ceca ma a quel punto avrei visto solo il buio, vero? Forse anche io stavo dormendo? 
In un secondo momento mi accorsi che ero scalza e sentivo la consistenza delle nuvole sotto i piedi, e le vidi anche se il bianco era uniforme onunque ero sicura che ci fossero. Il profumo di gelsomino mi avvolgeva mentre nel mio petto si fece strada l’inquietudine quando sentii la sua voce. Lui mi stava chiamando, urlava e sembrava disperato. Mi voltai sapendo che il suono proveniva dalle mie spalle ma la parole mi morirono in gola quando una seconda voce iniziò a chiamare il mio nome con altrettanta angoscia. ‘’ Velian!, Velian!..’’ Era la voce di mia madre. Qualcosa mi scosse come se fossi divisa in due parti come se non fossi davvero lì ma in un altro luogo. Confusa guardai mia madre che con le lacrime agli occhi mi poggiava le mani sulle spalle e mi spingeva giù dalle nuvole.
Riemersi come un affogato che torna in superficie, dalla gola mi usci un suono terribile, più di un morto che di un vivo e spalancando la bocca cercai l'aria come se ne dipendesse della mia vita e forse era proprio di questo che si trattava. Ero morta o almeno lo credevo.
Sentii la voce di Rose urlare il mio nome. Avevo le labbra bagnate e quando le toccai con le dita scoprii che queste erano coperte di sangue. Ma che sta succedendo ? Pensai. L’ultima cosa che vidi fu un ragazzo dai capelli neri e gli occhi verdi, il volto non aveva nientaltro di umano, tutto il resto somigliava più al muso di un lupo. Un licantropo?! Poi dopo di lui tornò il buio.

Sette giorni dopo...


Mi svegliai di soprassalto. Sentivo il materasso sotto la schiena e le coperte che mi coprivano fino alla vita. Ero in un letto e vicino a me c’era Rose.
Ogni muscolo fremeva, la testa mi scoppiava ma più di tutto avvertivo un forte dolore al petto.
 ‘’ Non muoverti’’. Mi disse lei. 
‘’ Cos’ è successo?’’ Chiesi con la voce roca.
‘’Ti hanno colpita con una freccia avvelenata.’’ 
Mi ricordai tutto, della festa e del ballo con Jack… Jack!
‘’Come sta Jack, è ferito?’’ Anche lui era in pericolo?
‘’ Tranquilla Jack sta bene, grazie a te .’’ Cercai di scorgere la faccia di Rose e quello che vidi non mi piacque per niente. Mentiva.
‘’ Rose che è successo a Jack?’’ Lei tentennò, ma poi rispose.
‘’ Jack è stato vicino a te questi giorni…’’
‘’ Giorni? Quanti ne sono passati dal ballo!?’’ possibile fosse passato cosi tanto tempo ?
‘’ Hai avuto la febbre alta per  sette giorni e sette notti, se io non fossi il medico più bravo dell’impero non ti saresti mai svegliata.’’
Non mi stava dicendo tutto.
‘’ E cosa centra Jack in tutto questo ?’’, le chiesi sempre più impaziente.
‘’ Quella freccia non era per te, era per Jack, lui se ne assume la colpa e vedendo che non ti svegliavi…’’
La frase rimase sospesa nell’aria facendomi immaginare tutti gli scenari possibili, nessuno di questi mi piaceva o mi rendeva meno ansiosa. Cosa diamine era successo a Jack?
‘’ Rose dov’è Jack?’’ lei scosse la testa e non rispose. Guardava in basso per non doversi confrontare con il mio sguardo.
E' morto, pensai. Le afferrai il braccio per ottenere la sua attenzione ma lei lo ritrasse con un gemito.
Stufa di fare domande decisi di agire, le scostai la manica e vidi una ferita sul braccio come se si fosse tagliata.
‘’Rose ma cosa hai fatto ?’’ chiesi con stupore.
I suoi occhi sfuggirono al mio sguardo. ‘’ Mia madre era per metà Ninfa, il mio sangue ha il potere di sciogliere incantesimi. L'unico modo per guarirti era usare il sangue di lupo cosi ho chiamato uno di loro ed in cambio lui mi ha chiesto un po del mio sangue. Non chiedermi a cosa diavolo gli serve perchè non lo so e nonmi interessa.’’
‘’Rose!... ti rendi conto di quello che hai fatto?’’ 
E’ risaputo che i lupi pensano solo a se stessi. poteva inganarla ed ucciderla. Era stata molto fortunata a cavarsela solo con un graffio. Sembrava stare bene e dopo la sorpresa iniziale mi trovai a preoccuparmi di nuovo. Ora la cosa più importante era Jack, non sapevo perché ma avevo il presentimento che stava per fare qualcosa di tremendamente stupido.
‘’ Rose, dimmi dov’è Jack !’’ Basta con le domande! Questo era un ordine.
‘’ Segui la scalinata, lo trovi in cima.’’ I miei sospetti diventavano sempre più reali.
Feci come mi aveva detto e finalmente lo trovai. Non mi chiesi come era possibile che, seppur reggendomi alla parete, ero arrivata fino in cima. Il sangue di lupo faceva proprio miracoli. Aprii la porta che dava sulla cima della torre e vidi qualcosa che non scorderò mai.
La luce della luna illuminava il balcone di una luce blu violetta, lui stava appoggiato al parapetto, di profilo scorgevo i suoi capelli dorati  e gli occhi azzurri che osservavano la notte. D’un tratto sembrò accorgersi di me e mi venne incontro.
Mi sarei aspettata la solita battuta sarcastica su quanto tempo ci avessi messo a svegliarmi, ma il Jack che mi veniva incontro era diverso da quello a qui ero abituata e fu la strana luce che vedevo nei suoi occhi a suggerirmelo. 
Quando fu abbastanza vicino non disse niente e mi abbracciò. Ero talmente sorpresa che non riuscii a dire niente a mia volta e fu lui a prendere la parola.
‘’ Velian qualsiasi cosa succeda non lasciarmi mai più.’’ 
‘’ V-va bene.’’ Risposi ancora frastornata. Lui rimase in silenzio per quella che mi sembrò un’eternità. Poi con un sospiro riprese a parlare.
‘’ Questi giorni in qui credevo di perderti mi sono serviti per capire quanto io ti ami. Perché io ti amo Velian.’’ Mai avevo immaginato che delle parole del genere potessero uscire dalla bocca di Jack… Jack mi amava? Impossibile, e' uno scherzo, pensai ingenuamente.
‘’ Jack ma che stai dice-...’’ non riuscii a finire la frase… che lui mi baciò.
Era un bacio a fior di labbra, leggero come una farfalla e devastante come una tempesta, perché sconvolgeva del tutto il rapporto tra me e Jack, un'altra volta.
Già al ballo mi ero resa conto dei sentimenti che lui nutriva per me, eppure solo ora me ne capacitavo, solo ora che le sue labbra avevano pronunciato le fatidiche parole. Questo dimostra che la verità è innegabile.
‘’ Ti amo Jack.’’ Risposi a un soffio dal suo viso.
Le mie parole erano verità e tutto il resto in confronto era niente.
Pensai che quel momento sarebbe stato eterno e che io e Jack saremmo stati finalmente felici. Ma mi sbagliavo. Eccome se mi sbagliavo.

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Capitolo 8
*** Tu sei tutto. ***


Restammo abbracciati per tutta la notte, sussurrandoci dolci parole nelle orecchie.
Avvolta nelle braccia di Jack e con la schiena appoggiata sul suo petto avrei voluto che quegli istanti rimanessero eterni; ma tutte le cose devono finire…
In pochi minuti, la porta fu spalancata e un drappello di soldati entrò di corsa, l’uomo che li guidava si presentò come Lord Eigol. Era lo zio di Jack.
Lord Eigol era un uomo basso e paffuto, la pancia prosperosa era stretta in una tunica nera e l’abito era ricoperto di pietre e gioielli tanto da farlo assomigliare ad un lampadario. No, se ve lo state chiedendo, non mi era perniente simpatico.
Perché era venuto da noi? Cosa aveva di tanto importante da disturbarci? E i soldati a che servivano?Sentivo puzza di guai.
‘’ Sono onorato nel dirle, mio sire… che abbiamo trovato il mandante dell’omicidio…’’ Sia io che Jack sapevamo che il mandante era lui. L’espressione di Eigol non era quella di uno che si stava costituendo,però. I suoi occhi… ardevano di vendetta. ‘’Il sicario ha confessato di essere stato assoldato da Lady Black per uccidervi, mio sire. Le prove sono inconfutabili e la sentenza incontestabile del consiglio è già stata resa pubblica. Lady Black sarà giustiziata all’alba di domani... nella grande piazza.’’ Impossibile, pensai. Lo sguardo cattivo e l'enfasi su quelle ultime due parole erano indirizzate verso di me. Lui sapeva di chi ero figlia, senza ombra di dubbio perchè il cognome era lo stesso di Aiden. Perchè poteva permettersi di accusarmi, per il mio status sociale ero inattaccabile... aspetta, Consiglio? C'era un consiglio che emetteva le sentenze? Era per questo che potevo essere condannata? Non erano ne il re ne il suo braccio destro, mio padre a controllare la legge?
In un attimo mi crollò il mondo addosso, non ci potevo credere, sarei morta all’alba, nella grande piazza, come… lei… come la mamma.
Ero in stato confusionale con la vista offuscata dalle lacrime e dai ricordi, sentivo delle urla, poi mi accorsi che probabilmente ero io ad urlare. Passò un eternità o forse pochi secondi prima di riuscire a riprendermi. Tornò la vista e finalmente riuscii a vedere quello che stava succedendo.
 Jack stava cercando di oltrepassare le guardie per venire da me, erano troppe. Mentre alcune di loro lo bloccavano altre mi trascinarono verso la porta.
Mentre i battenti si chiudevano riuscii a scorgere Jack che discuteva con Eigol, il primo era disperato il secondo aveva un aspressione finta quanto una spada di vetro. '' Bugiardo!'' gridai alle sue spalle, lui si girò e mi sorrise mentre le porte si chiudevano per separarci. Avrebbe pagato questo affronto con il suo stesso sangue.
Otto ore dopo...
Le segrete erano gelide, piene di spifferi ed io con solo una vestaglia ero sul punto di morire assiderata.
Non mi erano concesse visite per cui, quando la porta del corridoio si aprì, pensai fosse solo una guardia che portava acqua e cibo e invece… scoprii che ai condannati erano concessi solo sgradevoli sorprese oltre al cibo.
L’ uomo che entrò dalla porta era Aiden Black, mio padre. Incredibile ma vero aveva trovato il tempo di farmi visita? Esilarante quasi quanto un gatto che scava la fossa per un topo.
Si avvicinò con passo sicuro alla porta ed a un suo cenno la guardia ci lascio soli. Non mi sorpresi, fin da piccola, sapevo che tutto era servito e riverito al Gran Generale dell’ impero. Mi ero sorpresa solo quando avevo scoperto che la legge era amministrata da Eigol anche se indirettamente, era stato uno dei prigionieri a dirmelo.
Lui rimase sulla porta ad osservarmi e proprio quando pensai che se ne sarebbe andato così… senza dirmi nulla, iniziò a parlare.
‘’Ho un messaggio da parte di tua madre.’’ Esordì.
‘’ Ma che dici, hai bevuto per caso? La mamma è morta.’’  Risposi aggressiva, non mi piaceva quando tentava di fare il padre. 
‘’ Povera Velian... quante cose che non sai.’’ Detto questo scoppiò a ridere tanto da piegarsi in due. Io rimasi allibita a guardarlo, mai lo avevo visto ridere cosi. Non lo avevo mai visto ridere e basta. I miei occhi non credevano a quello che vedevano. Quando riprese un contegno mi consegnò un diario ed io ci misi degli interminabili secondi per afferrarlo dalle sue mani.
‘’ Cerca le risposte col sangue perché il sangue è la chiave di tutto.’’ Era tornato ad essere il solito enigmatico che dice la metà del discorso aspettandosi che tu capisca il resto… quanto mi faceva incazzare! Sto per morire, stronzo! Non potresti essere più chiaro? Quando presi il diario lui si era già incamminato verso la porta, quindi mi trovai ad urlare alle sue spalle.
‘’ Cos’è che non so!’’ Non si fermò. Ma io insistei. ‘’Dimmelo!’’ Era già alla porta ma prima di uscire si girò, gli occhi blu mare che mi fissavano erano bellissimi ma allo stesso tempo facevano anche paura. Perché sembravano quelli di un folle.
‘’ Chiedilo al diario lui conosce tutte le risposte. Forse troppe ma non hai tempo quindi penso vada bene anche cosi.’’ Me lo disse con un alzata di spalle sulla parte finale e poi scomparì, letteralmente divenne polvere nera e cadde al suono come se fosse solo un illusione. Io ancora non sapevo, che quella era l’ultima volta che lo avrei visto. Cosi rimasi stupita solo per la sua uscita di scena senza chiedermi che fine avesse fatto e mi sedetti a terra, con il diario in grembo e la confusione più totale in testa.
Due ore dopo...
La porta si aprì di nuovo. Ero confusa dall’incontro con mio padre e sicura che fosse la guardia del pasto, questa volta, quindi quando la porta si aprì cigolando sui cardini non alzai nemmeno lo sguardo. Dei passi si avvicinarono alla cella e una voce titubante mi chiese…       ‘’Velian, che ti hanno fatto?’’ Non ci potevo credere, era la voce di Jack!?
Mi alzai di scatto e lo abbracciai attraverso le sbarre, lui ricambio l’abbraccio. 
‘’Adesso che ci sei tu sto meglio.’’ Gli risposi.
‘’ Anche io sono felice di rivederti, ma dobbiamo fare presto.’’ Si stacco da me e apri la cella  con un mazzo di chiavi che comparì dal nulla nella sua mano.
‘’Jack ma che fai ?!’’ Stava cercando di liberarmi?
‘’ Ti faccio evadere, mi sembra ovvio.’’ Evadere, certo, come no! Non feci altre domande: mi fidavo di Jack e meno tempo perdevamo meglio era. Prima di uscire dalla cella, mi cadde l’occhio sul diario  che mio padre mi aveva dato, anche se mi metteva inquietudine mi ritrovai costretta a portarlo con me, c’erano troppi segreti da svelare.
Jack prese la mia mano e mi trascinò per le gallerie sotterranee che costituivano le segrete, imboccammo una piccola scala celata dietro una parete, sicuramente un passaggio che conoscevano pochi e ci ritrovammo su un terrazzo che era diverso da quello delle stanze di Rose, era un’ ala differente del palazzo che dava una vista mozzafiato del mare in tempesta. Il cielo grigio era pieno di lampi e tuoni. Non capii che ore erano ma probabilmente eravamo vicini all'alba.
Mi abbracciai a Jack e guardai il mare sotto di noi che sembrava sull’orlo della distruzione. Il vento era fortissimo e tentava di spingerci di sotto.
Le guardie tradirono la loro presenza salendo rumorosamente le scale del passaggio segreto. Jack mi guardò negli occhi e mi disse ‘’Quanto ti fidi di me?’’ 
‘’ Cos’ hai in mente Jack?’’ Lui fece un sorriso furbo, mi prese in braccio e mi mise a sedere sulla ringhiera con le gambe verso l’esterno. Non vorrà buttarmi in mare, spero.
Invece fu esattamente quello che fece. Mi diede un rapido bacio sulla guancia e poi mi spinse di sotto. Precipitai per un tempo che mi sembrò infinito, poi arrivò l’impatto con l’acqua gelida e affondai per alcuni metri  mentre cercavo di nuotare per tornare a galla. Non ci riuscii e trasportata dalle onde sbattei la testa contro una roccia. Vidi tutto rosso, non sapevo se il problema fosse la vista o se davvero l'acqua si stava tingendo del mio sangue. Persi completamente la vista e precipitai nell’oblio mentre andavo sempre più affondo. Stupidamente pensai ad una spada d'argento che avevo visto affondare nell'acqua, non mi ricordai dove o quando ma alla fine nella mia mente si formò il nome di quella spada, Veritas era magnifica anche mentre spariva tra i flutti del mare. Mi chiesi se anch'io cadevo con la stessa grazia o se il mio corpo tradiva la mancanza d'ossigeno. Restai ferma mentre scendevo, non riuscivo a muovermi e quando con la schiena toccai il fondo, la mia bocca si spalancò in cerca d'aria. Era la fine questa volta...

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