Gamblers di victoria electra black (/viewuser.php?uid=86965)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** James: My last years ***
Capitolo 2: *** Lily: You're such an idiot, Potter! ***
Capitolo 3: *** Lily: Never and Ever ***
Capitolo 4: *** James: I won't give up ***
Capitolo 5: *** Lily: Sogno o son desto? ***
Capitolo 1 *** James: My last years ***
1
-
GAMBLERS -
CAPITOLO
1:
“James:
My last years”
1°
Settembre 1977, binario 9 ¾...
James
Potter guardava la ragazza dai cappelli di fuoco, attraverso il vetro
del finestrino, con aria curiosa mentre si rigirava, fra le labbra,
l'ennesimo lecca lecca alla fragola.
Quello
sarebbe stato il suo ultimo anno ad Hogwarts ed erano settimane che
non faceva che ripensare ai suoi anni passati in quella scuola; alle
ragazze che si era portato a letto da quando aveva scoperto l'ebrezza
del sesso; a Mocciosus ed agli scherzi che si era divertito ad
infliggergli e tutte le cazzate che lui ed i suoi amici, Sirius,
Remus, e Peter si erano divertiti a fare.
Alla
fine della giostra, facendo un bilancio della sua vita, poteva
ritenersi abbastanza soddisfatto di se stesso. Eppure sentiva come se
gli mancasse qualcosa...
In
tutta quella spensieratezza, qualcosa non faceva che
tormentarlo da settimane.
E
quel qualcosa – o sarebbe meglio qualcuno - lo stava
guardando proprio adesso.
“Non
è continuando a fissarla che farai in modo che venga te, Ramoso”
Le
iridi scure del grifondoro vagarono velocemente dalla figura
femminile a quella maschile seduta di fronte a lui.
Sirius
Black, alias Felpato, lo guardava con un sorriso sghembo e l'aria di
chi ne sapeva lunga sulla questione 'Evans'.
“E
chi te lo dice che voglia che lei venga da me?”
E
James adorava sfidarlo e contraddirlo anche sull'evidenza.
“Andiamo
James! Lo sappiamo tutti che Evans è il tuo sogno proibito da più
di due anni. A chi credi di darla a bere? Giusto, Lunastorta?”
Sirius
si voltò in direzione dell'amico alla ricerca di una conferma ma
tutto ciò che ebbe, come risposta, da parte di Remus fu una misera
alzata di spalle mentre continuava a gustare la sua barretta al
cioccolato.
“Comunque”
continuò Sirius come se nulla fosse “Non credere di ingannarmi,
amico mio, sappiamo tutti cosa ti passa per la testa”
“E
cosa mi starebbe passando per la testa, Sirius?! Sentiamo, sono tutto
orecchi”
“Stai
pensando di farti la Evans prima che finisca la scuola ma sappiamo
entrambi che è un'illusione la tua e, come tale, è destinata a non
concretizzarsi... fammi pensare... MAI?!”
“Anche
perché lei non ti degna neanche di uno sguardo, se anche ci provassi
finiresti per essere schiantato in meno di due secondi”
“Grazie
Remus, sono contento che questa parte del discorso ti prenda”
Commentò
James alzando leggermente un sopracciglio e sistemandosi meglio sulla
poltrona dello scompartimento.
“E
comunque” continuò imperterrito “nessuna ragazza resiste al mio
fascino”
“Nessuna
tranne Lily Evans!” constatò, a quel punto, Codaliscia proprio
accanto a lui.
Possibile
che i suoi amici sapessero essere così dannatamente irritanti quando
ci si mettevano d'impegno?!
James
rivolse a Peter un'occhiataccia che lo fece gelare all'istante.
Tutti
conoscevano il brutto carattere del ragazzo e Peter non voleva di
certo provocarlo.
“Questo
è ancora tutto da vedere!” rispose, infine, seccato James.
“Sento
aria di sfida?”
“Senti
bene, Felpato”
“Allora
ti sfido, Ramoso”
“Avanti,
parla!”
“Ti
sfido a conquistare il cuore della bella Evans entro la fine
dell'anno scolastico”
James
sorrise fra sé.
Sarebbe
stato un gioco da ragazzi.
“Ok,
se è questo quello che vuoi, nessun problema. Come ho già detto:
nessuna resiste al mio fascino”
“Non
ho finito, James”
Il
grifondoro corrugò la fronte e, con la testa, fece cenno a Sirius di
continuare.
“Ti
sfido a conquistare il cuore della bella Evans entro la fine
dell'anno scolastico e ti sfido a non innamorartene”
Innamorarsene?
L'aveva
preso per uno smidollato forse?
Niente
sarebbe stato più facile di così.
“Tutto
qui? Sarà facile come bere un bicchiere d'acqua”
“Io,
fossi in te, mi guarderei bene dal riderci su. Tutto è possibile a
questo mondo”
“Staremo
a vedere, Felpato. E nel caso vincessi, che cosa ci guadagno io?”
Sirius
parve pensarci un momento:
“Non
si possono più fare scommesse con i propri amici per il semplice
gusto di farle?”
“Sì
ma dato che sono io che verrò etichettato come 'lo stronzo' alla
fine di questa storia, vorrei aver almeno sacrificato il mio buon
nome per un fine superiore”
“Il
tuo buon nome? E' da quando ti conosco che l'hai compromesso”
“Dettagli,
amico mio, dettagli. Allora? Cosa sei disposto a cedermi?”
Gli
sguardi curiosi di Remus e Peter vagarono da uno all'altro nel giro
di pochi istanti e, con fare ansioso, non facevano che attendere la
risposta del moro.
Sirius
rivolse a tutti loro un sorriso sghembo.
Oh,
quanto gli piacevano le sfide!
“La
mia moto babbana. Se vinci ti prenderai la mia moto”
“E
se dovessi perdere?”
“Tu
mi cederai la tua fighissima scopa Golden Millenium che tuo
padre ti ha regalato poco fa”
James
fece finta di pensarci, quasi come se temesse davvero di perdere una
simile scommessa.
Ma
ho detto quasi.
Motivo
per cui non ci pensò due volte ad accettare.
“Affare
fatto, Felpato, preparati a perdere il tuo amato veicolo babbano”
“Staremo
a vedere, Ramoso, staremo a vedere”
Angolo
Autrice:
Ciao
a tutti ^^
piacere
di conoscervi, mi chiamo Victoria (o Vic se preferite) e questa è la
prima fanfiction che scrivo sui Malandrini.
A
dire il vero è la prima fanfiction in assoluto 'di questo genere'
che scrivo nel senso che, di solito, sono più orientata verso le
storie interattive.
Tuttavia
questa era un'idea che mi ronzava in mente da un po' di tempo (vari
film romantici hanno influito molto) e, sinceramente, non sono
proprio riuscita a resistere così, alla fine, mi sono decisa a
pubblicarla...
Spero
di avervi incuriosito almeno un pochino con questo primo capitolo
(anche se so che in effetti non è chissà quanto lungo) e spero che,
andando più avanti nella storia, riesca a piacervi :)
Qualsiasi
suggerimento, comunque, è ben accetto e se avete voglia di lasiarmi
una recensione piccolina (per farmi sapere cosa ne pensate) ne sarei
molto felice :)
Spero
di aggiornare a breve sia questa che le altre mie storie.
Alla
prossima,
Baci
Vic
^^
|
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Capitolo 2 *** Lily: You're such an idiot, Potter! ***
1
CAPITOLO
2:
“Lily:
You're such an idiot, Potter”
21
Settembre 1977...
Avete
presente quelle giornate che iniziano bene fin dal mattino?
Quando
ti alzi dal letto, vedi il cielo limpido, sereno, il sole brillare in
alto sovrastando le nuvole e già senti che la giornata andrà per il
meglio senza neanche un motivo concreto?
Quando
sei così felice che potresti sovvertire le sorti del mondo solo con
il tuo pensiero positivo?
Quando
ridi come un deficiente, salutando anche i passanti che non conosci
per strada, come se ti fossi appena drogato?
Ecco.
Questo
non era assolutamente il caso di Lily.
Quella
mattina si era svegliata con un maledettissimo mal di testa che
sembrava trapanarle il cranio incessantemente e, giusto per restare
in tema, le due ore di fila di Trasfigurazione non avevano per niente
aiutato la situazione.
Senza
contare, inoltre, che una delle sue migliori amiche, Alice, non aveva
fatto altro che raccontare a lei e Cassy la sua nuova storia con
Frank Longbottom da quando si era alzata dal letto con sguardo
sognate.
Per
carità le voleva bene, ed era certamente felice che lei avesse
trovato l'amore, ma quel che è troppo è troppo anche per Lily
Evans!
Stavano
giusto incamminandosi verso la prossima lezione quando la rossa
decise che non ne poteva proprio più di tutto quel discorso
interminabile:
“Aly,
ti prego, l'abbiamo capito la quarantesima volta quando l'hai
ripetuto che 'Frank bacia da Dio'. Placa la tua foga e lascia
traspirare le mie membrane cerebrali, ho la testa che sta per
esplodere”
“Qualcuno
si è svegliato con il piede sbagliato, non trovi Cassy?”
“Io
direi piuttosto che qualcuno si è alzato fin troppo allegro
stamattina” rispese secca Lily, alla grifondoro, portandosi le dita
delle mani alle tempie.
La
testa le faceva proprio male.
Ignorandola
palesemente, Alice non si era minimamente preoccupa delle parole
dell'amica ed aveva continuato, senza ritegno, a blaterare su un
qualche argomento che Lily, però, si rifiutò di ascoltare.
Fortunatamente
per lei, dopo le ore di Trasfigurazione ora era il turno della sua
materia preferita: Pozioni. E quasi non stava più nella pelle per
l'emozione che provava ogni volta nel mescolare gli ingredienti nel
calderone.
Intuendo
i pensieri dell'amica, come se le avesse appena letto nel pensiero,
Cassy le si affiancò e con sguardo apprensivo, prendendola
sottobraccio, tentò di rincuorarla:
“Suvvia
Lily, ora ci sta pozioni, la tua materia preferita. Non disperare,
magari troverai qualcosa nel libro di testo che potrà aiutarti con
il tuo mal di testa”
Lily
sospirò pesantemente portandosi, per l'ennesima volta, la mano
sinistra alla fronte. Dopodiché sospirò quasi rassegnata.
In
effetti avrebbe potuto benissimo seguire il consiglio di Cassy ed
iniziare a sfogliare le pagine di quel libro alla ricerca di una
soluzione sbrigativa al problema.
Ma
dubitava, seriamente, di avere anche solo la forza di mettersi a
leggere righe su righe.
Solitamente
era una persona dedita allo studio e che preferiva eccellere nelle
materie piuttosto che portare scarsi risultati.
Eppure
il solo pensiero di mettersi a leggere con quel mal di testa
micidiale, non le suscitava lo stesso entusiasmo che di solito
provava nell'approfondire alcuni argomenti di cui era interessata.
Motivo
per cui si morse le labbra, mostrando esitazione nella sua decisione.
“Non
lo so. Per quanto l'idea possa essere allettante, oggi proprio non me
la sento. Questo giorno non è iniziato proprio nel migliore dei
modi”
Cogliendo
il tono sconsolato dell'amica, Cassy si affrettò a recuperare Alice
dal suo monologo e, con enfasi, esclamò:
“Beh,
in tal caso hai solo una possibilità no?”
“A
cosa ti riferisci, Cassy?”
Lily
la guardò con scetticismo.
Dove
voleva arrivare?
“Essendo
iniziata male, può solo che migliorare. Non trovi?”
La
rossa guardò il sorriso smagliante sul volto delle sue due migliori
amiche e, come contagiata dalle loro emozioni, alla fine si decise a
sorridere anche lei.
“Ma
sì, avete ragione. Un giorno del genere può solo che migliorare”
Ridacchiando
leggermente, varcò la porta dell'aula e si precipitò a raggiungere
il suo posto, prendendole per il braccio.
“D'altronde,
che può succedere di peggio?”
***
James
era intento a sorseggiare il suo succo di zucca mentre, ancora, non
si dava pace internamente e si domandava come potesse essere che
Evans non fosse ancora riuscita a cadere ai suoi piedi.
Erano
passati venti giorni dalla scommessa.
Venti
fottutissimi giorni, a suo parere, e la cosa stava iniziando
ad innervosirlo.
Certo
aveva ancora praticamente tutto l'anno scolastico davanti quindi,
tecnicamente, poteva anche prendersela comoda.
Eppure...
Perché
Evans non si girava neanche una volta nella sua direzione?!
Insomma,
quanto li divideva? Un metro e mezzo? Due? Toh, facciamo due e mezzo.
E niente. Neanche una sbirciatina caduta lì per caso.
Davvero
snervante per uno che stava sempre alla ricerca di attenzioni da
parte della gente.
E
poi: cos'erano tutti quei sorrisi che la rossa rivolgeva a Frank
Longbottom?
“FELPATO!”
James
chiamò l'attenzione del suo migliore amico, quasi ringhiando il suo
soprannome, tanto che questo si girò di scatto nella sua direzione
lasciando in sospeso il discorso sulle modelle babbane che aveva
tentato di intraprendere con Remus e Peter.
“Ramoso?”
domandò, infine, strabuzzando gli occhi all'espressione adirata del
suo amico.
“Hai
idea del motivo per cui quel Francis stia importunando la mia preda,
facendola ridere?”
“Primo:
Credo che la persona a cui tu ti riferisca sia Frank e non Francis”
“Chissene,
va avanti”
“Ok,
secondo: da quel che ho sentito in giro, pare che Longbottom si sia
messo con Alice, una delle amiche di Lily, quest'estate. Quindi credo
che sia del tutto possibile che voglia fare bella figura con le
amiche della sua ragazza. Evans inclusa”
“Sì,
ok, ma perché continua a farla ridere?!”
Sirius
ridacchiò divertito.
James
Potter geloso era uno spettacolo a dir poco esilarante, se lo si
riusciva a far cantare per bene.
“Non
sarai mica preoccupato di un Longbottom, vero Potter?”
James
sbuffò.
“Certo
che no! Solo che non mi piace che altri tocchino le cose che mi
appartengono senza il mio consenso!”
“Tecnicamente,
Lily non ti appartiene” aggiunse Peter, nel mezzo della
discussione, procurandosi l'ennesima occhiataccia del mese da parte
del moro.
“Non
ancora, vorrai dire, Codaliscia! Perché lo sappiamo tutti che
Evans cadrà ai miei piedi alla fine!”
“Sempre
che Evan Rosier non te la porti via”
L'affermazione
di Remus fece scattare sull'attenti tutti loro.
“Di
cosa stai parlando?”
“Ah,
ma come? Non lo sai, Ramoso?”
“Se
te lo sto chiedendo mi sembra ovvio il contrario” il grifondoro
assottigliò i suoi occhi scuri ed iniziò a guardare di traverso
l'amico.
Sollevando
le spalle, come suo solito, Remus aggiunse:
“Pare
che Rosier sia interessato a Lily tanto quanto te. L'ho sentito
personalmente, in biblioteca, mentre affermava che: Evans
diventerà la mia ragazza entro la fine dell'anno, parola di
serpeverde!”
“Ma
è ridicolo! Per qual motivo quella serpe, schifosamente fissata con
la purezza del sangue, si interesserebbe ad una come Lily?!”
“Beh,
è comunque una bella ragazza, come dargli torto”
“FELPATO!”
“Va
bene, va bene, mi dissocio”
“In
ogni caso” continuò Remus “anche a me la cosa è sembrata
sospetta. Ma, nel caso fosse vero il suo interessamento, direi
proprio che tu abbia un rivale in amore”
A
quelle parole James si trattenne dal ridergli in faccia.
Un
rivale in amore? Per carità, ma scherziamo?!
Sbattè
violentemente il bicchiere sul tavolo dei grifondoro e si girò in
direzione di Lily.
Nessuno
gliel' avrebbe portata via, tanto meno una viscida serpe come Evan
Rosier.
Il
suo sguardo si focalizzò, difatti, sulla sua nuova preda al tavolo
dei serpeverde.
Evan
rideva e scherzava, allegramente, con i suoi amici: Wilkes, Avery e
Mulciber.
E
fu lì che gli venne il lampo di genio.
“Bene”
affermò risoluto il grifondoro, riportandosi il bicchiere alle
labbra “C'è solo una cosa da fare, a questo punto”
“E
sarebbe?”
“Come
ci si libera di un problema, di solito, Sirius?”
Il
moro corrugò la fronte in cerca di una risposta plausibile e gettò
la prima cosa che gli venne in mente:
“Eliminandolo?”
“Esattamente!”
“Che
cosa vorresti dire, James?”
“Voglio
dire, Remus” bevve dal suo bicchiere il succo di zucca tutto in un
sorso e continuò la sua spiegazione:
“Evan
Rosier va eliminato, eliminato dal gioco il prima possibile!”
***
La
giornata era quasi giunta al termine ed il mal di testa di Lily era
leggermente migliorato.
Alla
fine Cassy era riuscita nell'intento al suo posto e le aveva
preparato una pozione per alleviare il dolore. Ed era proprio grazie
a lei se la rossa era riuscita a seguire tutte le lezioni del giorno.
Mancava
solo l'ora di Divinazione e, finalmente, quella giornata sarebbe
potuta essere definita conclusa.
“Strano
il ritardo della professoressa. Non è da lei, dato che di solito è
sempre puntuale. Non trovi anche tu Lily?”
Evan
Rosier la guardò con uno strano scintillio negli occhi, poco dopo
aver pronunciato il suo nome con un'eccessiva enfasi, mentre
attendeva una risposta dalla grifondoro.
Ancora
non le era chiaro come, per un motivo o per un altro, Rosier avesse
insistito tanto quel pomeriggio affinché avesse Lily come “compagna
di banco” durante quella lezione. E, se proprio doveva dirla tutta,
aveva come la netta impressione che lui l'avesse fatto solo per poter
sfruttare per bene il fatto che lei avesse il massimo dei voti.
Dubitava
infatti che potesse essere solo un caso il fatto che, quel giorno, il
ragazzo non avesse trovato libero il posto dove di solito si sedeva,
accanto al suo migliore amico Wilkes.
Ma
alla fine, fra una supplica ed un'altra, si era ritrovata ad
acconsentire alla richiesta.
Tuttavia,
visto il modo in cui non faceva che parlare incessantemente, dubitava
ancora che fosse stata una buona idea.
Distolse
lo sguardo dalla palla di vetro, solo per focalizzarsi sul serpeverde
e rispondergli:
“Avrà
avuto qualche impegno improvviso, chi può dirlo”
“Beh,
direi che ci è andata di lusso allora”
“In
che senso, scusa?”
“Almeno
abbiamo modo di chiacchierare un poco e conoscerci meglio. Non lo
pensi anche tu?”
Decisamente
no.
Avrebbe
voluto rispondergli senza troppi giri di parole ma la sua
“cavalleria” da grifondoro quasi glielo impedì inconsciamente.
Per questo si morse le labbra e rispose affermativamente, con un
lieve cenno del capo ed un sorriso forzato.
Ok,
come se il fatto che l'avesse voluta come vicina di banco non le
puzzasse già abbastanza, il suo tentativo di intraprendere una
conversazione le suonava ancora più strano.
D'altronde
non era da dimenticare chi aveva di fronte. Insomma, Rosier
non era proprio il tipo di ragazzo timido, gentile ed educato.
Anzi,
era tutt'altro.
E
Lily non era stupida per niente.
Ma,
come se cercare di intavolare una conversazione decente con il
serpeverde non fosse già abbastanza difficile, la situazione
degenerò maggiormente grazie all'arrivo di una certa persona
che i fatti propri non sapeva neanche dove fossero di casa.
“Ti
sta importunando, Lily?”
James
Potter, con aria spavalda, si sedette sul tavolo, in mezzo fra loro,
guardando con odio il serpeverde davanti a lui; le labbra serrate in
una smorfia di quasi sufficienza e le braccia incrociate al petto in
segno di chiusura verso il diretto interessato.
Tutto
di lui gridava “A morte Rosier!” e, come se la situazione
con Evan non l'avesse già leggermente innervosita, Potter ebbe il
potere di farle saltare i nervi all'istante.
Era
così ogni volta e così sarebbe stato fino alla fine della scuola.
Ne
era certa. Come era certa di non riuscire proprio a sopportarlo.
“No
Potter, al contrario. Io ed Evan”
e Lily enfatizzò di proposito il nome del ragazzo, giusto per
irritare maggiormente il grifondoro “stavamo cercando di
conoscerci meglio... sai... conversando. Come sanno fare le persone
civili” ed enfatizzò, nuovamente, l'ultima parola nella
speranza che la frecciatina arrivasse chiara e coincisa alla mente
del ragazzo.
“E
per quale motivo vorresti conoscere meglio questo pallone gonfiato?”
Ed
ovviamente ciò non avvenne.
Evan
si alzò dalla sedia con veemenza mentre si affrettò a raggiungere,
con un cipiglio innervosito sul volto, il grifondoro.
“Ma
guarda, guarda. Non immaginavo minimamente che tu, James,
avessi anche solo un pizzico di fegato per potermi sfidare!”
“Mi
fa ridere la tua osservazione, sai, Evan? La serpe viscida,
fra i due, non sono certamente io”
James
si tirò in piedi e lo guardò dritto negli occhi con aria divertita.
Quanto
amava stuzzicare la gente.
“Trovo
buffa la tua osservazione e la cosa mi fa riflettere, James”
Evan abbassò lo sguardo mentre un lieve ghigno non faceva che
allargarsi sul suo viso. Probabilmente, già pregustava una sua
vittoria mentalmente.
“Riesco
a stimolare i tuoi neuroni tanto da farti pensare?! Però. Quale
onore! E su cosa avresti da riflettere, Evan, sentiamo?”
Ormai
tutto il resto della classe aveva smesso di chiacchierare solo per
poter seguire meglio la situazione. Tutti gli occhi dei ragazzi erano
puntati sul triangolo “Evans-Rosier-Potter” che si era venuto –
malauguratamente, a detta di Lily – a creare all'interno dell'aula.
E lei odiava avere tutti quegli sguardi addosso. Senza contare, poi,
che il mal di testa le stava tornando.
Evviva,
non potevo chiedere di meglio.
Si
ritrovò a pensare, difatti, la ragazza mentre si portava,
nuovamente, la mano sulla fronte.
Alla
domanda di James, Evan gli si avvicinò a due palmi dal naso tanto
quasi da poterlo sentire respirare.
“Mi
domando, James: sei talmente fagocitato dall'ego smisurato del tuo
amico Black, tanto da volerlo emulare, o hai una sorta di talento
innato e sei una naturale testa di cazzo?”
Il
destro di James non tardò ad arrivare e, trasportato dalla rabbia,
il colpo fu talmente forte da far cadere per terra Evan e spaccargli
il labbro.
Lily
sbarrò gli occhi alla vista del sangue sul pavimento.
“Che
accidenti fai, Potter?! Ti ha dato di volta il cervello?!”
La
grifondoro scattò immediatamente verso il ragazzo e, strattonandolo
da dietro per la camicia, lo costrinse a voltarsi ed a guardarla.
“A
LUI ha dato di volta il cervello? Testa di cazzo a chi, eh? Serpe dei
miei stivali”
James
fece per rigirarsi e dare un altro pugno al suo rivale ma Lily fu più
veloce di lui e, tenendolo per la camicia, gli impedì di compiere il
suo volere.
“Stai
decisamente esagerando!”
“Ah,
IO starei esagerando? Cosa voleva da te quest'emerito idiota?”
Lily
corrugò la fronte, stralunata, mentre continuava a guardarlo negli
occhi. Tutta
quella scena per un motivo del genere?
Ridicolo.
Assolutamente ridicolo.
A
quel punto Evan, sorretto da Wilkes, che si era precipitato subito in
soccorso del suo amico, iniziò ad urlargli contro nuovamente:
“Io
e Lily stavamo solo parlando, Potter! Sei TU l'emerito idiota!”
“Allora
non ti è concesso neanche di parlarle!” ringhiò di rimando James,
ancora trattenuto da Lily la quale, a quelle parole, si accigliò
maggiormente.
“E
tu chi saresti per decidere cosa è concesso o meno nella mia vita?”
“Già,
concordo perfettamente con Lily!”
“Rosier
vedi di tacere!”
“Io
sono il ragazzo che diventerà il tuo fidanzato! Ho tutto il diritto
di essere geloso!”
Geloso?
James Potter aveva innescato tutta quella scenata solo per gelosia? Gelosia
per cosa, poi? Manco
stavano assieme! Doveva
porre fine a quella storia. Al più presto.
“Non
hai il diritto proprio su nulla, Potter. E sta sicuro che una cosa
del genere non potrebbe accadere neanche fossi l'ultimo uomo rimasto
sulla Terra”
Le
parole le uscirono fredde e taglienti mentre i suoi occhi assumevano
una strana colorazione pallida.
Glaciali.
Erano
diventati di ghiaccio e James se ne accorse immediatamente. Eppure,
cocciuto com'era, non si diede per vinto neanche in quel frangente.
Sogghignò
leggermente prima di avvicinarsi a lei.
“Staremo
a vedere, Lily. Staremo a vedere”
James
le si avvicinò con fin troppa agitazione, scaturita probabilmente
dalla rabbia che stava provando in quel momento.
Lily
non ebbe neanche il tempo di realizzare quello che le stava accadendo
che si ritrovò le labbra serrate da quelle del mago.
E
fredde esattamente come lo erano state le parole della ragazza, Lily
si ritrovò impossibilitata a parlare a causa delle sue labbra.
Cosa
aveva detto a Cassy ed Alice, quella mattina?
“D'altronde,
che può succedere di peggio?”
Avete
presente quelle giornate che iniziano bene fin dal mattino?
Ecco.
Questo
non era assolutamente il caso di Lily.
Angolo
autrice:
Buonasera
a tutti! ^^
Chiedo
immensamente perdono per il mio ritardo ma, purtroppo, una delle mie
due storie e la vita privata hanno influito tantissimo e non sono
riuscita ad aggiornare prima di oggi.
Comunque
ora sono qui! ^^ e colgo l'occasione per ringraziare immensamente :
-
le
9 persone che hanno aggiunto questa storia alle seguite;
-
le
5 che l'hanno aggiunta alle preferite / da ricordare;
-
e
le tre persone che hanno recensito il primo capitolo quali Signorina
Granger, Althea_B e dandelion10.
Non
me l'aspettavo proprio, è stata una bella sorpresa e vi ringrazio
dal più profondo del mio cuore!!! *v*
Spero
di riuscire ad aggiornare in tempi più ragionevoli (dato che una
delle due storie sta quasi alla fine) e spero che questa continui a
piacervi.
La
maturazione di James, come notate, è ancora agli inizi ed alcune
parti sono rese “leggere” e “stupide” di proposito con
l'intento di farvi divertire. Inoltre, man mano che andremo avanti
nella storia, avrete modo di capire anche perché ho voluto chiamarla
“Gamblers”.
Se
volete farmi sapere cosa ne pensate, sono sempre aperta a critiche
costruttive.
Spero
che, almeno un pochino, vi sia piaciuto il capitolo.
Alla
prossima,
Baci
Vic
:)
|
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Capitolo 3 *** Lily: Never and Ever ***
3
CAPITOLO
3:
“Lily:
Never and ever”
“Maledetto,
Potter. Lo odio. LO ODIO!”
Lily
afferrò con violenza il lavandino sotto le sue mani mentre l'acqua
del bagno continuava a scorrere senza sosta.
James
Potter aveva dato, decisamente, il meglio di sé quel giorno. Non
solo si era pavoneggiato come suo solito, ma aveva anche osato
avvicinarsi a lei per baciarla platealmente nell'aula. Davanti a
tutti. Sotto gli occhi increduli della professoressa!
Ancora
ricordava la faccia che aveva fatto quando aveva assistito a quella
situazione, non appena aveva messo piede nella stanza.
Il
solo pensiero di quel momento, le attorcigliò lo stomaco
provocandole un'improvvisa voglia di vomitare.
Lily
sbatté la mano destra sulla superficie di marmo, come sfogo di
rabbia, mentre continuava ad imprecare:
“Maledizione,
Potter!”
L'unica
consolazione che provava stava nel fatto che, appena si era poco poco
ripresa dalla cosa, aveva morso il labbro di James – facendolo
sanguinare - poco prima di mollargli un ceffone in pieno volto.
Sì,
quella era stata decisamente una mossa vincente.
Peccato,
comunque, che la scena non faceva che presentarsi in continuazione –
quasi con prepotenza - nella sua mente. La stessa prepotenza che
aveva utilizzato quel cretino nel baciarla.
E
ciò fece irritare ancora di più la grifondoro come se, per qualche
perverso motivo, il suo io interiore le ricordasse che quello era il
suo primo bacio e che, probabilmente, avrebbe dovuto goderselo
qualche istante di più. Come se avesse provato una sorta di piacere
nel riceverlo anche se, chi gliel'aveva dato, non era esattamente una
persona piacevole.
Il
solo pensiero le gelò il sangue nelle vene provocandole un brivido
lungo la schiena.
Quando
si dice: “oltre al danno anche la beffa”.
Basta,
devo darci un taglio. Questa storia deve finire. FINIRE.
Più
spaesata che mai Lily avvicinò le mani, unendole a coppa, sotto il
getto d'acqua ghiacciata poco prima di continuare a sciacquarsi il
volto come stava facendo da ormai venti minuti buoni.
Potter
aveva esagerato e lei non gli avrebbe mai più permesso di
avvicinarsi. Neanche di respirare la sua stessa aria.
E
fu quella la decisione che prese, dopo essersi specchiata nel suo
riflesso allo specchio, mentre si incamminava per tornare nella sua
stanza.
E'
una promessa, Potter, e puoi scommetterci quello che ti pare.
***
Cinque
giorni.
Erano
passati cinque giorni da ciò che era successo con Lily - a cui lui
aveva dato il nome di “uno spiacevole incidente di percorso”,
mentre tentava di giustificarsi con i compagni di classe che avevano
assistito alla scena.
Ed
erano esattamente cinque giorni che la rossa non faceva che
ignorarlo, facendo finta che non esistesse a questo mondo.
Per
l'esattezza erano: cinque giorni, dieci ore e trentaquattro secondi.
E
James già non ce la faceva più.
Di
questo passo non avrebbe solo perso la scommessa con Felpato ma
avrebbe anche perso la sua preziosissima scopa che il suo vecchio gli
aveva appena regalato. E, per affrontare al meglio le partite di
Quidditch, lui aveva bisogno di quella scopa!
Aveva
bisogno della sua velocità e della sua manovrabilità. E non se la
sarebbe mai fatta soffiare dal suo migliore amico per... chi poi? Per
quella lunatica di una Evans!
No,
una simile opzione non era contemplata.
Come
riscosso da un'improvvisa energia elettrica, James si voltò
nuovamente in direzione di Lily.
La
rossa sedeva, accanto alla sua amica Alice, in una posizione fin
troppo eretta; il mento rivolto verso l'alto, quasi come se si stesse
sforzando di concentrarsi nella lezione di Pozioni; le spalle rigide;
i capelli, perfettamente in ordine, le ricadevano sulla spalla
sinistra mettendo ancora più in contrasto la differenza di colori
fra il rosso ed il verde dei suoi occhi.
Gli
stessi occhi che James adorava osservare, soprattutto quando si
ritrovava a bisticciare con lei per delle cavolate, e che prendevano
quella strana tonalità luminosa che li faceva sfavillare come
smeraldi alla luce.
Oh,
sì, quanto adorava quegli occhi.
Eppure,
questa volta, da loro non trapelava alcun tipo di magia. Erano
freddi, distanti e quasi privi di emozione. Esattamente come era la
loro padrona in quel momento.
James
sospirò prima di sistemarsi sulla sedia intento a guardarla
intensamente.
Era
ammirevole la cocciutaggine che Lily stava dimostrando in quei giorni
tenendogli il muso ma, se pensava di averla vinta così facilmente,
beh. Si sbagliava di grosso.
Alice
si girò, dall'altra parte dell'aula, con l'impressione di essere
osservata e, solo dopo aver incrociato lo sguardo di un certo
grifondoro si affrettò a distogliere lo sguardo sul professor
Lumacorno.
James
Potter era furioso, glielo si leggeva benissimo in quelle iridi
scure. Ed i suoi occhi emanavano fiamme. Fiamme indirizzate verso il
loro banco.
E,
sebbene molte ragazze in quella scuola non chiedessero altro se non
avere gli occhi di James puntati su di loro, per Alice non era
proprio una piacevole sensazione quella che stava provando.
“Lily.
Ehy Lily” bisbigliò sotto voce, vicino all'orecchio della sua
amica, muovendo le labbra il meno possibile per non essere beccata.
“Che
c'è, Alice?” Lily la imitò continuando a tenere lo sguardo fisso
sul professore. Pozioni era la sua materia preferita e non aveva
intenzione di perdere neanche una singola parola di quello che stava
spiegando alla lavagna.
“Ho
come la sensazione che la tua congiura del silenzio si stia
rivelando inefficace”
Una
vena pulsò leggermente sulla tempia della rossa.
“Di
cosa stai parlando scusa?”
“James...
Potter... insomma, come vuoi chiamarlo, non fa altro che fissarci
come se volesse carbonizzarci vive”
Lily
contrasse la mascella mantenendo, lo stesso, lo sguardo dritto avanti
a sé.
“Credo...”
continuò Alice “... che non l'abbia presa bene questa storia del
'ci sei ma faccio finta che non esisti'. Non so se mi spiego”
Oh,
si era spiegata benissimo. Ma non aveva la minima intenzione di
dargliela vinta.
“Problemi
suoi, non mi interessa” e, poco prima che Alice potesse ribattere,
la lezione terminò e Lily si affrettò ad alzarsi dalla sedia.
“Cos-
Lily, aspetta-” tentò di dire Alice ma le parole le morirono in
gola quando il suo sguardo si posizionò sulla figura proprio dietro
la sua migliore amica.
James
era scattato in piedi, le aveva raggiunte in meno di cinque secondi
ed ora stava lì, in piedi e con le braccia conserte, mentre
aspettava solo di poter incrociare lo sguardo di Lily per dirgliene
quattro.
Lily
non era mai stata una legilimens in vita sua ma, in quel momento,
lesse esattamente tutto ciò che doveva sapere dagli occhi increduli
di Alice.
Sospirò
profondamente prima di girarsi e prepararsi al peggio.
“Potter”
sibilò fra i denti quando si voltò nella su direzione.
“Evans”
controbatté lui alzando leggermente il mento con aria di sfida.
Quanto
lo odiava.
“Spostati,
devo andare a lezione o farò tardi” e Lily fece per andarsene ma
fu bloccata non appena tentò di girare attorno al ragazzo.
“Dobbiamo
parlare”
“Io
non ho proprio niente da dirti” tentò di nuovo di aggirarlo ma non
ci riuscì. Appena lei faceva un passo alla sua destra, lui ne faceva
uno alla sua sinistra. E la cosa non le piaceva per niente.
Cavolo,
quanto è insistente questo ragazzo!
“Io
però ho molto di cui parlare”
“Sono
convinta che è così, ma io non ho proprio voglia di starti a
sentire. Perché non vai dai tuoi amici? Sono sicura che loro hanno
del tempo da perdere appresso alle tue stronzate”
James
ghignò leggermente.
Adorava
quando gli diceva le parolacce, la faceva sembrare così... sexy. Sì,
era quella la parola giusta: sexy.
Lily
tentò, ancora, di sgattaiolare via ma lui fu più veloce di lei e,
poggiando la mano sui banchi sia alla sua destra che alla sua
sinistra, le impedì qualsiasi via di fuga.
Si
piegò leggermente, avvicinandolesi, e sorridendole sfacciatamente.
“Ma
è con te che voglio parlare...” alzò la mano nella sua direzione
e, come se nulla fosse, si attorcigliò una ciocca dei suoi capelli
fra le dita “...Lily”.
Il
suono melenso con cui aveva pronunciato il suo nome, le fece
accapponare la pelle. Brividi di disgusto le risalirono su per la
schiena e, come se fosse appena stata morsa da un ragno radioattivo,
Lily si affrettò ad allontanargli la mano dai suoi capelli
scostandola bruscamente.
James
stava per parlare quando la voce del professore lo riportò alla
realtà:
“Mi
dispiace interrompere questo momento fra voi ma...” il professore
Lumacorno si girò verso James e continuò “... ho bisogno di
parlare un attimo con lei, Signor Potter”
“Ma-”
fece per protestare lui, ma fu bloccato da un gesto di mano del
professore.
“È
alquanto urgente e sono sicuro che la Signorina Evans potrà
attendere. Giusto, Lily?”
“Sì
professore” Lily lo ringraziò mentalmente mentre, grazie al suo
intervento, riusciva finalmente a liberarsi da quella trappola che
James le aveva creato.
“Eccellente,
allora venga con me Potter”
James
alzò gli occhi al cielo sbuffando leggermente.
“Arrivo
subito, professore” ma, prima che potesse raggiungerlo, si
voltò verso di Lily assottigliando gli occhi.
Poi
scomparve nello studio del docente.
Lily
trasse un sospiro di sollievo e, raccogliendo le ultime pergamene
sparse sul suo banco, si affrettò a varcare la porta dell'aula per
raggiungere la prossima lezione.
Appena
uscì dalla stanza il suo cuore prese a battere ad un ritmo più
regolare mentre i suoi polmoni iniziarono a riempirsi d'aria.
Aveva
trattenuto il fiato e neanche se ne era resa conto ma, ancor più di
prima, era intenzionata a non cedere alle parole del ragazzo.
Doveva
solo far finta che non esistesse e che niente fosse mai successo.
Doveva
riuscirci e ne era pure stra-convinta eppure... perché il cuore
aveva iniziato a batterle così veloce quando lui le aveva iniziato a
parlare?
***
“Vaffanculo,
a tutto e a tutti!”
James
varcò la porta della sua stanza sbattendosi dietro la porta. Poi,
tirando fuori dallo zaino il libro di Pozioni, si girò verso il
letto a baldacchino del suo migliore amico e lo lanciò contro il
muro.
Sirius
sobbalzò sul letto per via dello schianto.
“James!
ma dico... ti ha dato di volta il cervello?”
James
neanche lo sentì e, ormai vittima dell'ira, ringhiando prese un
altro libro e lo fece volare sul muro accanto al suo letto.
Remus
alzò lo sguardo dal suo materasso. Guardò prima l'oggetto e poi il
suo amico.
“Fammi
indovinare” chiuse di scatto il libro che stava leggendo e si
focalizzò su James “C'entra per caso Lily?”
James
sospirò pesantemente e con un tonfo sonoro si buttò sul suo letto,
affondando il viso nel materasso.
“Ora
come ora è l'ultimo dei miei problemi”
“Allora
la cosa è seria!” esclamò Sirius tirandosi su con la schiena
mentre un sorriso da ebete gli affiorava in volto.
Era
in vena di scherzare ma James non lo era affatto.
“Puoi
dirlo forte...” facendo leva sulle braccia si girò supino con lo
sguardo rivolto verso il soffitto. Chiuse gli occhi ed espirò:
“Sono
stato sospeso dalla squadra”
Le
parole arrivarono chiare e coincise ma, dagli sguardi dei suoi due
amici, James ebbe come l'impressione che non avessero capito.
Si
tirò su a mezzo busto mentre continuava a guardare prima uno e poi
l'altro.
Niente,
dalle loro facce non trapelava quasi niente. Il che era davvero
preoccupante.
“Avete
capito o cosa?”
“Che
vuol dire che ti hanno sospeso dalla squadra?”
“Quello
che significa, Felpato”
Sirius
spalancò gli occhi, iniziando a sventolarsi una mano sul viso per
farsi aria.
“Credo
di non aver capito, allora”
James
ricadde nuovamente sul materasso a peso morto.
“Faccio
schifo a Pozioni e, siccome l'anno scorso pare l'abbia fatto penare
parecchio con tutti i compiti di recupero che mi ha affibbiato per
sanare i miei Desolante, il caro Luma quest'anno ha deciso di attuare
un'altra tattica. Come se l'avesse fatta lui la fatica l'anno scorso
nel rispondere a quelle dannate domande a crocette...”
“Ok,
fai schifo a Pozioni. Su questo non avevamo dubbi” Remus poggiò il
suo libro sul materasso e, portandosi i gomiti alle ginocchia, si
rivolse al grifondoro “In che cosa consisterebbe questa tattica?”
James
si tirò su di scatto mordendosi il labbro.
Tanta
era l'agitazione che non riusciva neanche a stare fermo, ma una
risposta doveva pur dargliela ai suoi migliori amici.
Solo...
non riusciva a far uscire quelle parole dalla bocca.
“Dov'é
Codaliscia?” tentò di spostare l'attenzione su qualcos'altro nella
speranza che i due se ne dimenticassero.
“Non
cambiare discorso e sputa il rospo!” e, ovviamente, Sirius non
aveva abboccato all'amo.
“Ecco,
io...”
“Avanti
fratello, vedi di muoverti, farà meno male quando ti sarai levato
questo fardello!” gli occhi scuri di Sirius brillarono di decisione
quando pronunciò quelle parole e, indirettamente, fu proprio
quell'emozione che diede la forza al nostro grifondoro nel
pronunciare la frase.
Certo,
mai si sarebbe aspettato quello che sarebbe successo dopo.
“Ok.
Luma ha deciso, insieme ad altri professori, che, fino a che non avrò
sanato il mio Desolante fisso, non parteciperò alle partite
di Quidditch...” il suo sguardo si soffermò su Remus “...
rimarrò in panchina fino a quando i miei voti non saranno
migliorati. E, se entro la fine del semestre avessi ancora
l'insufficienza...” sospirò prima di sollevare lo sguardo su
Felpato “... rimarrò fermo anche per il semestre successivo.
Quindi mi sarò-”
“Ti
sarai fatto un anno pieno in panchina per un cazzo di Desolante a
Pozioni!?” la voce stridula di Sirius fu come un pugno allo stomaco
per James.
Tacque
ed anche gli altri due non dissero nulla dato che erano tutti troppo
intenti a fissare le mattonelle del pavimento.
Il
silenzio regnò sovrano per qualche minuto fino a che Sirius non si
accasciò sul suo letto e, agitando nuovamente la mano per
sventolarsi dell'aria in faccia, esordì dicendo:
“Acqua,
qualcuno mi porti dell'acqua”
Remus
si girò verso di lui: “Acqua? Amico dove te la troviamo dell'acqua
così, di punto in bian-”
“NON
MI INTERESSA SAPERE DOVE! TROVATELA! TROVATELAAAAA!”
James
e Remus trasalirono e, nel giro di due secondi, scattarono entrambi
sul posto come se fossero dei soldatini.
“S-sì,
come vuoi. Hai sentito James? Va' a prendere dell'acqua”
“Torno
subito”
“O
sante motociclette...” Sirius si adagiò sul letto portandosi una
mano al cuore “...sto per avere un attacco di panico. Non riesco a
respirare, Remus, NON RESPIRO. REMUS!”
“Resisti
amico fra poco James ti porterà l'acqua...” Remus gli prese la
mano destra fra le sue, come se si trovasse al capezzale di una
persona malata, e continuò “Resisti. Abbi fede, Sirius”
“Sto
per morire, me lo sento”
“NO!
Non lasciarci!”
“Ormai
è troppo tardi” Sirius levò gli occhi verso il soffitto mentre si
portò il dorso dell'altra mano sulla fronte.
“Addio,
mondo crudele” e svenne sotto gli occhi di Remus non reggendo il
colpo.
***
Quella
mattina Lily si sentiva come rinata.
Dopo
una sana e bella dormita, alla fine il suo cervello aveva deciso di
collaborare con lei e di concentrarsi sulle cose che fossero
realmente importanti. Tipo le lezioni, i libri, le sue amiche... cose
di questo genere e che, soprattutto, non includessero un certo
grifondoro dall'ego smisurato.
Ora
che ci pensava, ormai erano le tre del pomeriggio ed ancora non
l'aveva incrociato. Non che si aspettasse di vederlo sbucare da
dietro l'angolo ma aveva come la netta sensazione che qualcosa non
tornasse.
Come
se dovesse temere della sua stessa ombra, tanto poteva essere
diabolica la mente di quel pazzoide drogato di Quidditch.
Se
lo immaginava in versione da serial killer, con tanto di
passamontagna, pronto a cogliere un suo qualsiasi attimo di
esitazione per attuare la sua vendetta, trascinarla in un cunicolo
del corridoio e puntargli la bacchetta al collo.
Si
fermò un attimo ripensando alla scena che si era appena immaginata
e, scuotendo la testa, si diede mentalmente della stupida.
Naaaa,
ti pare. Una cosa del genere, non accadrebbe mai. Non siamo mica in
un film dell'orr-
Ad
un certo punto una ferrea presa sul suo braccio la costrinse a
cambiare direzione, trascinandola in una stanza alla sua destra che
Lily riconobbe come un ripostiglio per le scope.
Una
mano sulle labbra le impedì di chiedere aiuto e, non appena riuscì
a liberarsi un poco, si girò di scatto in direzione del suo rapitore
con il cuore a mille.
La
luce proveniente da una bacchetta le fece socchiudere gli occhi quel
tanto che bastava per far sì che si adattassero all'oscurità
circostante.
Un
impeto di rabbia si impossessò del suo corpo non appena riconobbe i
lineamenti del volto del ragazzo che l'aveva rapita.
“Potter,
ma cosa diav-”
“Ho
bisogno di te”
Quella
frase la colpì per una frazione di secondo poi, schiarendosi la
gola, la rossa continuò il suo discorso:
“Sono
sempre più convinta che tu non abbia tutte le rotelle apposto”
“Motivo
in più per cui dovrei aver bisogno del tuo aiuto”
Lily
inarcò un sopracciglio.
“Faccio
magie, non miracoli”
“Ah-ah,
sei quasi simpatica sai?”
James
le si avvicinò maggiormente mentre lo spazio fra di loro si
rimpiccoliva sempre di più.
Per
quanto tentasse di mantenere il controllo delle sue emozioni, c'è da
dire che tutta quella situazione era davvero imbarazzante per la
nostra dolce Lily.
I
suoi occhi scintillarono sotto la luce della bacchetta e,
ricordandosi di respirare, la grifondoro sostenne lo sguardo del
ragazzo senza mostrare alcuna esitazione.
“Come
pensi di ottenere qualcosa da me se non fai che offendermi?”
allungò la mano alla sua sinistra e fece scattare la maniglia. Poi,
a grandi falcate, si affrettò ad uscire da quel buco oscuro in cui
James l'aveva trascinata.
Fece
per andarsene ma il protagonista delle sue torture la bloccò per il
braccio.
“Ok,
ok, ti chiedo scusa. Ma ho davvero bisogno di te”
“E
perché la cosa dovrebbe interessarmi?”
James
spalancò la bocca guardandola, per un attimo, senza parole.
“Wow,
non ti facevo così acida”
“Ed
io te lo ripeto: come credi di ottenere qualcosa da me se non fai che
insultarmi?”
Lily
fece per divincolarsi ma James strinse la presa attorno al suo
braccio.
Maledizione.
“Ok,
ti chiedo scusa. Di nuovo. Ma ho davvero bisogno che tu mi aiuti in
Pozioni”
“Perché?”
la domanda le uscì spontanea anche se non ne era interessata.
“Perché
se non riuscirò a prendere un voto accettabile al prossimo esame,
Luma non mi farà giocare le prossime partite di Quidditch e, se la
cosa dovesse continuare fino a scavallare il semestre, rischio di non
giocare per un interno anno scolastico!”
James
era disperato e Lily lo capì dalla voce e dallo sguardo.
“Beh,
la cosa non mi riguarda e non posso rimanere indietro con le altre
materie solo per dare una mano a te”
La
rossa tentò, ancora, di liberarsi dalla stretta di lui ma non
ci riuscì ed anzi, senza ritegno James le prese anche l'altro
braccio e lasciò scivolare la mani sulle sue.
Le
si avvicinò ad un palmo dal naso, con occhi sempre più supplicanti.
“Ti
prego, Lily”
Lily
si morse il labbro inferiore.
Avrebbe
voluto dirgli di no, che era un folle anche solo a pensare di poterle
rivolgere ancora la parola ma... qualcosa le tratteneva la lingua dal
dire quelle parole.
Lo
sguardo gli cadde sulle loro mani intrecciate e sui polpastrelli di
lui che avevano preso, inconsciamente, ad accarezzarle i dorsi.
Ok,
era una cosa molto tenera anche se lui non se ne era reso conto e per
un attimo – un brevissimo attimo – fu quasi tentata di dirgli di
sì ma poi... sollevò gli occhi sul suo viso e gli lesse
un'espressione impaziente. Quasi trionfante, come se si aspettasse
una risposta affermativa da un momento all'altro.
A
Lily si accese una lampadina.
Sapeva
che gli avrei detto di sì se avesse fatto così. Ecco perché le
suppliche, ecco perché le mani! Sta giocando con me esattamente come
gioca con tutte le altre galline che gli ronzano attorno!
“Lils...”
E
come si permette a chiamarmi “Lils” come se fossimo amici?
Lily
balzò all'indietro, interrompendo il contatto, mentre le immagini
del bacio le balenarono alla mente.
Anche
in quel caso si era solo divertito con lei e la verità le cadde
addosso come un macigno.
James
strabuzzò gli occhi a quella reazione e, prima che potesse dire
qualcosa, la risposta della rossa gli arrivò come una pugnalata al
cuore.
“NO”
No...
No?! Ma come sarebbe a dire?
“Lily
ti prego ne va della mia carriera da Cercatore”
“Non
me ne frega un accidente della tua carriera, va a chiederlo a
qualcuna delle troiette che ti sbatti nel week end”
James
era senza parole, mai avrebbe potuto immaginare che simili parole
potessero uscire dalla bocca di Lily.
“Bene!”
rispose a tono dopo essersi ripreso dallo shock “Allora se è così
che la pensi andrò dalla sorella di quel... McKinnon, chiedendo di
aiutarmi”
“Si
chiama McKanny, non McKinnon”
“Non
puntualizziamo, il senso è quello”
“Beh...”
Lily alzò le spalle “... Fa' come ti pare, non mi interessa”
“Bene!”
“Bene”
“BENE!”
James era fuori di sé dalla rabbia. Non voleva che finisse così. Si
era fatto tutto un film mentale su come sarebbe dovuta andare ed ora
lei...
Non
può farmi questo.
A
ME!
Lily
era ormai verso la fine del corridoio quando la sua voce la fece
voltare all'indietro.
C'è
da dire che James quando si infuriava non pensava mai prima di
parlare e, forse, avrebbe dovuto affinare meglio le sue abilità
diplomatiche.
“Ehy,
Lily, sai una cosa?”
“Cosa?”
“Dovresti
fartela una scopata ogni tanto!”
Rossa
in volto, sia per l'imbarazzo che per la rabbia, Lily fece due passi
avanti e, con tutto il fiato in corpo, gli urlò contro:
“Va'
a farti fottere!”
James,
stranamente, le rivolse un sorriso a trentadue denti e rispose:
“Oh,
tesoro, stai tranquilla che accadrà a differenza tua”
Angolo
Autrice:
Buonasera
a tutti! :)
Ebbene
sì, dopo varie peripezie, finalmente sono riuscita ad aggiornare
questa storia!
Chiedo
scusa a tutti voi per il mio immenso ritardo ma, purtroppo, in questi
mesi non ho avuto vita facile ed anche le mie storie ne hanno
risentito... Spero di aggiornare il prossimo capitolo in tempi più
ragionevoli.
Intanto
colgo l'occasione per ringraziare:
-
le
4 persone che l'hanno aggiunta alle seguite (arrivando ad un
totale di 14);
-
le
6 persone che l'hanno aggiunta alle preferite / da ricordare
(arrivando ad un totale di 11);
-
e
le tre persone che hanno recensito lo scorso capitolo. Ovvero
dandelion10, Signorina Granger e mietze (a
te ringrazio anche per aver recensito il primo capitolo ^^).
Grazie
DAVVERO a tutti voi per la bella sorpresa, mi avete reso una donna
felicissima! *-*
Spero
che questo capitolo vi sia piaciuto e che la storia continui a
piacervi.
Al
solito, se volete farmi sapere cosa ne pensate sono sempre aperta a
critiche costruttive.
Alla
prossima, grazie ancora.
Baci
Vic
^^
|
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Capitolo 4 *** James: I won't give up ***
4
CAPITOLO
4:
“James:
I won't give up”
“Allora,
Signor Black, ce la facciamo a dare una risposta alla domanda oppure
ha bisogno di prendere un caffè per riprendersi?”
“Veramente,
se devo essere sincero, una piccola pausa non sarebbe male,
professoressa”
“Signor
Black!”
La
professoressa Williams, abile strega dall'intelletto smisurato e che
proprio quell'anno aveva sostituito il professor Ruf - che era stato
inviato da dei suoi vecchi amici corporei ad un party di
festeggiamento di 250 anni dalla loro morte, che si teneva in una
casa infestata della Cornovaglia – in Storia della Magia, catturò
l'attenzione di tutti i presenti con il suo stridulo richiamo rivolto
a Sirius.
Quella
mattina la Will – come la chiamavano in molti – si era
decisamente alzata per il verso sbagliato; difatti, se in genere era
solita mostrare un atteggiamento pacato ed affabile – specie con i
suoi studenti che praticamente la veneravano a seguito della sua
genialata delle “due giustificazioni” a semestre che garantivano
di salvare la testa a molti degli studenti presenti in quella scuola
– quel giorno non era decisamente in sé. Pertanto aveva deciso fin
dal principio, poco dopo aver varcato la soglia dell'aula, di fare
una cosa alquanto insolita ed inconsueta per le sue abitudini e
“filosofie” di fare solo compiti in classe scritti. Quel giorno
la Will aveva deciso di interrogare. Interrogare tutta la classe,
senza la possibilità di poter usufruire delle sue famose
giustificazioni, dalle origini della Magia fino all'ultimo argomento
affrontato la settimana precedente.
Nulli
erano valsi i finti malori e le finte scuse del “posso andare in
bagno, prof?” pur di fuggire a questa carneficina imminente, anzi,
erano risultati inutili tutti i tentativi che l'avevano – se
possibile – ancor più incattivita. E questo voleva dire solo una
cosa, per tutti gli alunni dediti all'ozio che erano presenti in
sala, quella mattina: sarebbero volate molte teste quel giorno. Così
tante che Nick quasi senza testa sarebbe sicuramente diventato verde
d'invidia all'ora di pranzo.
Sempre
se Sirius e gli altri presenti sarebbero stati in grado di arrivare
al pranzo, ovviamente.
“Allora
Black” la Will sospirando si passò una mano sulle palpebre in un
palese gesto di stanchezza, mentre pronunciava quelle parole. Segno
che Sirius stava quasi riuscendo nel suo intento: quello di
tergiversare fino allo svenimento della prof – se fosse stato
necessario – pur di riuscire a strappare anche un misero
Accettabile e salvarsi la pelle. Per questo, come se niente fosse, il
grifondoro continuò con nonchalance la sua patetica messa in scena.
“Mi
dica professoressa, sono tutto orecchi”
“Tu
mi vuoi male, Sirius, me lo sento”
“Al
contrario, io la stimo molto nel suo lavoro”
“Allora,
se mi stimi così tanto come affermi, per quale motivo non sai
rispondere alla domanda di chi era Cleopatra VII e tenti di
incartarmi la stessa solfa sugli Etruschi da mezz'ora?!”
Sirius
sbattè gli occhi con falso stupore.
“Ma,
professoressa così mi offende! Mi scusi, ma non stiamo parlando
esattamente della stessa cosa?”
“Difinisci
stessa cosa, di grazia!”
“Beh,
Cleopatra era una grandissima strega, no?”
“Questo
dovresti dirmelo tu e non fare domande a me”
“Quindi
concordiamo su questo fatto, ottimo! Comunque, dicevamo...” davanti
a quello spettacolo gratuito che Sirius stava offrendo alla classe,
delle risate non poterono essere soffocate con facilità. A queste si
unirono quelle dei suoi amici, Codaliscia al suo fianco e James e
Remus al banco proprio dietro al loro, che – chi più e chi meno –
tentavano di trattenere, in vano.
Ancor
più tronfio di se stesso, il grifondoro continuò a parlare:
“Insomma
Cleopatra era una strega fenomenale, davvero audace, che riuscì non
solo a conquistare il cuore di Cesare ma anche quello del suo
avversario: Ottaviano”
A
quelle parole la professoressa sbiancò, strabuzzando gli occhi per
la sorpresa e per l'incredulità della frase.
“Scusa,
Sirius, hai detto Ottaviano?”
“Certo!
Chi altri se no? Comunque aspetti, la prego, vorrei finire il
discorso altrimenti perdo il filo”
La
Will si allungò sullo schienale della sedia e gli fece cenno di
continuare con la mano, più per sapere fin dove la fantasia
del suo allievo sarebbe potuta arrivare, che non per altro.
“Quindi,
ricapitoliamo: Cleopatra era una strega figherrima e dal fascino
stratosferico; soggiogò, forse con la maledizione Imperium – ma
alcuni storici non sono dello stesso parere e, di fatti, affermano
che lei facesse uso di un potentissimo filtro d'amore la cui pozione
venne perduta nell'incendio di Alessandria d'Egitto – il
grandissimo Ottaviano;
dopodiché affrontò, assieme al suo amato, il potente Nerone
nella famosa battaglia di Anzio
il 31 d.C. Fino a che,
in seguito alla sua fuga e dopo aver capito di non avere più alcuno
scampo contro Nerone e
sotto consiglio del suo amico d'infanzia Seneca,
si uccise con dei serpenti dopo che anche Ottaviano
si fosse suicidato”
Sirius
terminò il suo discorso con una fierezza tale da lasciar la Will a
bocca aperta, specie dopo aver sentito tutte quelle assurdità messe
insieme.
“Sirius,
perdonami, ma se sei così erudito sulla figura di Cleopatra, mi
spieghi che cosa c'entrano gli Etruschi in tutto questo?”
“Beh,
mi sembra semplice, professoressa ed anzi mi meraviglio di come il
collegamento possa sfuggirle”
“Ti
prego illuminami, sono tutta orecchi”
“Seneca
e Cleopatra discendono dalla stessa dinastia: quella dei Tolomei che,
è risaputo, conta sicure origini etrusche! Ecco perché quel popolo
è assai importante nella storia!”
La
Will si portò entrambe le mani sul volto.
Sirius
Black non ne aveva azzeccata una. Ma proprio una!
A
partire da chi fosse l'amante della famosa strega egizia di nome
Cleopatra fino al nome della battaglia e del secolo in cui si svolse;
senza contare che Seneca e Nerone non erano assolutamente l'uno
l'amico di Cleopatra e l'altro il suo avversario romano, visto che
erano vissuti tre imperatori dopo Augusto che – fra l'altro – era
Ottaviano, lo stesso che sarebbe dovuto morire suicidandosi – dalle
parole del suo allievo – assieme a Cleopatra.
No,
non ne aveva azzeccata una.
Lo
sguardo azzurro gli calò sull'orologio appeso alla parete proprio di
fronte a sé: mancavano cinque minuti e la campanella sarebbe,
finalmente, suonata decretando la fine della sua ora di lezione.
A
quel punto prese il registro alla sua sinistra e lo aprì poco dopo
aver impugnato la piuma nella mano destra; scorse la pagina dedicata
a Sirius Black e tamburellò la piuma sul pezzo di carta prima di
esprimere una sentenza. Alla fine sospirò ed affermò:
“Va
bene... Ti metto Desolante per la fantasia”
Sirius
strabuzzò gli occhi indignato mentre i suoi amici ed i compagni di
classe continuavano a sghignazzare di sottofondo. Evidentemente,
tutta quella scena non aveva sortito proprio l'effetto sperato.
“Ma...
prof! Le ho detto tutto! Le ho parlato anche di Seneca! Vuole che le
parli ancora della civiltà Etrusca? Così potrebbe alzarmi il voto e
poi-”
“No
ti prego, gli Etruschi no”
“Oh,
andiamo, non sia timida! Allora io vado, eh!”
“Ma
ti ho detto di no!”
“Insomma
Seneca e Cleopatra appartenevano alla stessa dinastia dei Tolomei che
aveva, appunto, origine etrusca”
Alla
fine la professoressa esplose, più stanca che mai e con una certa
paura di fondo che Sirius continuasse davvero quell'agonia.
“Basta
Sirius! Non ce la faccio più nel sentirti parlare degli Etruschi,
quindi ho deciso: ti metto un Accettabile, ma sappi che non scenderò
a patti con te e che questa è la mia ultima offerta. Prendere o
lasciare!”
“Prendo!
Sicuramente prendo! La ringrazio tantissimo per la comprensione e, se
posso permettermi, mi piacerebbe moltissimo approfondire questi
argomenti il prima possibile, sempre che lei sia disponibile... è
chiaro”
“Approfondiremo
tutto quello che ti pare quando avrai imparato le basi”
“Che
cosa intende per basi,
mi scusi?”
In
quel momento la campanella segnò la fine di quell'ora di Storia
della Magia che per la Will si era trasformata in una vera e propria
tortura medievale.
Ringraziando
Merlino e Morgana contemporaneamente la donna si alzò di scatto
dalla sedia e, raccogliendo le sue cose in fretta e furia, intimò i
suoi alunni a raggiungere la Sala Grande per il pranzo, prima che
l'incubo Black potesse colpire ancora.
Si
dileguò con una velocità tale che tutti i presenti scoppiarono a
ridere a crepapelle non appena la porta le si chiuse dietro e Sirius
venne elogiato come eroe di guerra per tutto il resto del giorno.
***
“Mi
raccomando ragazzi, da oggi mi chiamo: Massimo Decimo
Meridio”
Remus
alzò gli occhi al cielo, trattenendo una risata, prima di esclamare
che il suo amico si fosse montato un po' troppo la testa. Ma era
risaputo che quando Sirius Black partiva con i suoi monologhi, non ci
si poteva fare niente. Neanche i professori avevano alcun potere su
di lui in modalità “oratore”, la Will era un esempio perfetto.
“Comandante
delle legioni Felix” gli diede manforte Remus, al suo fianco.
“Servo
dell'unico vero imperato Marco Aurelio”
James
scoppiò a ridere sonoramente, cadendo sul letto con un tonfo prima
di esclamare: “Ma se neanche sai chi fu Marco Aurelio!” con le
lacrime agli occhi. Ma niente, il suo miglior amico continuò
imperterrito nel suo discorso e, arrotolandosi una tenda del letto a
baldacchino – dopo averla tirata giù con molta poca grazia – a
mo' di toga, affermò serio in volto, mimando una posizione pensosa,
col volto rivolto verso la finestra alla sua sinistra:
“Padre
di un figlio assassinato, marito di una moglie uccisa e avrò la mia
vendetta, in questa vita o nell'altra”
“Ma
smettila!”
Dal
bordo del letto, James gli lanciò un cuscino che lo prese in pieno
volto, facendolo cadere in avanti proprio nel momento di pathos
estremo della posa.
Remus
e Codaliscia scoppiarono a ridere all'unisono e tutti furono
trasportati dalla solita euforia che il gruppetto emanava quando
erano tutti assieme.
Solo
le parole di Codaliscia interruppero il momento di gioia:
“A
proposito di smetterla, allora James hai deciso di lasciar perdere
con la Evans, oppure no?”
Il
silenzio che si propagò nella stanza e soppiantò le risate poco
dopo, lasciò intendere molto della situazione del suo amico.
Evidentemente, non aveva avuto modo di trovare una soluzione a
riguardo nei giorni passati e questo lo si potè intendere subito
dall'espressione dubbiosa che gli si stampò in volto.
Il
grifondoro distolse lo sguardo dai suoi amici per iniziare ad
osservare il diluvio universale che aveva deciso di inondare la
scuola in quel momento.
In
effetti James ci aveva pensato molto, ma ancora non si era deciso sul
da farsi.
Sapeva
che non avrebbe preso bene una sconfitta del genere – specie visto
che aveva messo in palio la sua nuovissima scopa, con la scommessa
con Sirius - ed al solo pensiero di essere etichettato come un
perdente dei brividi di paura gli attraversarono la schiena. Tuttavia
non si sentiva molto sicuro nella questione “Lily Evans”.
Insomma, era palese il fatto che avrebbe dovuto faticare parecchio
per raggiungere il suo obiettivo – sopratutto in Pozioni, che gli
avrebbe permesso di rientrare nella squadra – ma si domandava: gli
andava davvero di impegnarsi così tanto per una come la Evans,
oppure no?
Poteva
lasciar perdere, certo. Aveva decine e decine di ragazze che gli
morivano dietro, dopotutto. Ed aveva pure pensato di farlo. Eppure...
Perché
una parte di me mi suggerisce di continuare ad andare avanti con lei
e continuare a lottare?!
Si
passò velocemente una mano fra i capelli, sospirando pesantemente.
Lo sguardo ormai rivolto al suo stesso riflesso nel vetro della
finestra e non più fuori, all'esterno, alla tempesta che
imperversava.
Si
guardò a lungo in quel momento.
Lui
era così, come si vedeva nel riflesso. Si conosceva meglio di
chiunque altro e sapeva esattamente distinguere le emozioni che gli
riempivano il petto ogni qual volta gli succedeva qualcosa nella sua
vita.
Gli
occhi scuri lasciavano intendere che non era una persona che si dava
facilmente per vinto.
Si
dice che gli occhi siano lo specchio dell'anima, ed in quel momento
non poté non essere più d'accordo con quel detto babbano.
Lui
era il grifondoro James Potter e tirarsi indietro in una qualsiasi
“missione” non era nel suo stile. Specie poi, se la questione
Evans riguardava la sua carriera scolastica e la buon riuscita della
sua scommessa.
Si
alzò di scatto dal letto e si voltò verso i suoi migliori amici, i
quali erano rimasti nel frattempo in silenzio ad assistere, in attesa
di una sua qualsiasi mossa.
Quando
gli occhi grigi di Sirius incrociarono i suoi, James riuscì come a
leggere i pensieri dell'amico notando dal suo sguardo complice che
anche lui era della sua stessa opinione.
D'altronde,
anche lui aveva sempre detestato vincere senza esserlo meritato.
Quindi non poteva essere altrimenti.
“Io
non lascio perdere proprio niente, Codaliscia. Ho detto che vincerò
la scommessa e sono intenzionato a portarla a termine”
Sentenziò,
infine, il grifondoro a Peter, ma prima che questo potesse dargli una
risposta, la voce di Sirius si intrufolò nel discorso.
“Sempre
che non sia io a vincere”
James
sorrise malefico.
“Non
cantare vittoria troppo presto, Sirius. Domani è un altro giorno,
quindi... staremo a vedere amico mio, puoi contarci quello che ti
pare”
***
Nello
stesso istante, nei sotterranei di Hogwarts...
Evan
Rosier fece il suo ingresso nella sala comune dei serpeverde, seguito
dai suoi soliti migliori amici: Daniel Wilkes, Jonathan Mulciber e
Lennox Avery i quali continuavano a discutere sulle possibili
formazioni da adottare il giorno seguente per la partita di Quidditch
che si sarebbe svolta fra serpeverde e grifondoro.
Le
parole di Lennox si scontravano costantemente con quelle di Jonathan
e di Daniel, ma non con quelle di Evan il quale ascoltava la
conversazione con flebile attenzione, tanto era preso dai suoi
pensieri in quel momento.
Oltrepassarono
i sotterranei con un alone di dibattito attorno e solo quando
varcarono la porta della loro stanza, solo in quel momento, Daniel si
rese conto del fatto che il suo miglior amico sembrava essersi
ammutolito.
Gli
occhi verdissimi di Daniel seguirono per filo e per segno tutti le
azioni del suo migliore amico senza perdersi neanche un secondo, fino
a che non lo sentì imprecare sotto voce, dopo aver sbattuto
accidentalmente il mignolo del piede all'angolo del letto.
“Merlino,
che dolore!”
Presi
com'erano dal loro discorso, Jonathan e Lennox non sentirono
minimamente il loro amico e ciò diede la spinta a Daniel per farsi
avanti e chiedere al suo amico cosa ci fosse che non andava.
Evan
era sempre stato un ragazzo spavaldo e dalla lingua tagliente –
l'episodio con Potter ne era un esempio – ma alquanto restio a
raccontare ciò che gli frullava nella testa. Oh meglio, non era una
questione di raccontare i fatti propri, ma quando si trattava di
qualche problema che lo tormentava Evan aveva la tendenza a chiudersi
a riccio. Come se già sapesse a priori che nessuno l'avrebbe
aiutato. Quindi non faceva neanche la fatica di sprecare parole a
vuoto con delle persone che non erano interessate ai suoi problemi.
Daniel
lo conosceva da quando avevano pochi anni, visto che i rispettivi
genitori erano legati da una vecchia amicizia nata fin dalla notte
dei tempi fra le casate Rosier-Wilkes, per questo immaginava che
questa sua sorta di corazza contro gli altri, non fosse altro che un
riflesso di quello che doveva aver subito in casa.
Evidentemente
i coniugi Rosier non erano soliti ascoltare il figlio ed i suoi
problemi. Per questo il serpeverde si fece avanti:
“Ehy,
amico, tutto bene?”
Come
da copione, Evan si irrigidì all'istante, iniziando a guardare
incerto il suo migliore amico.
“Benissimo
Danny, per quale motivo non dovrei?” Ed infatti, come da
copione, aveva cercato di evitare di rispondere alla sua domanda
con un'altra domanda.
Tipico
di Evan.
Daniel
roteò gli occhi al cielo prima di appoggiarsi sul comodino di fianco
al letto dell'amico.
“Evan,
ti conoscono da quanto tempo? Dodici anni? Tredici forse... ma è
comunque un'eternità ed è quel tanto che basta per riconoscere
quando hai un problema che ti tormenta. Quindi, avanti amico, dimmi
cos'è che ti preoccupa e vedrò di aiutarti!”
Evan
sospirò pesantemente, indeciso sul da farsi, ma alla fine decise di
arrendersi. Doveva tirare fuori tutto altrimenti la sua mente sarebbe
esplosa.
“Sono
preoccupato Danny”
Le
parole uscirono fuori come un fiume in piena.
“Sono
preoccupato ed in ansia sul da farsi”
Daniel
corrugò la fronte incitandolo con un cenno del mento ad andare
avanti.
“Hai
presente quella stupida scommessa che ho fatto con Malfoy, tempo fa?”
“Quella
di soffiare la Evans a Potter pur di non farlo vincere quella stupida
scommessa fatta con Black?”
“Precisamente”
“Ok,
continua”
“All'inizio,
quando Lucius me l'ha proposta, l'idea di mettere le mani su alcuni
dei suoi beni più preziosi, mi allettava moltissimo. Anzi, mi
esaltava proprio! Ma poi mi sono messo a pensare, visto come si sta
evolvendo la situazione, ma avrò fatto bene a barattare la mia
posizione di Capitano della squadra per dei meri beni materiali
appartenenti alla famiglia Malfoy? Non so Danny, credo di aver fatto
una grandissima cazzata. E la Evans non mi fila minimamente, tanto è
presa dalla sua guerra con Potter... sì, credo proprio di aver fatto
una cazzata ad accettare quell'insulta scommessa”
Daniel
alzò un sopracciglio sorpreso.
“Fammi
capire un attimo... tu, Evan Rosier, la persona più sicura che
conosca sulla faccia della terra, ti stai mettendo in discussione?!”
Evan
guardò il suo amico con una smorfia di disgusto.
“Ecco.
Lo sapevo che non era il caso di raccontarlo” fece per voltargli le
spalle, ma fu trattenuto dalla mano dell'altro sul suo braccio.
“No,
no, no. Aspetta. Ok, mi è uscita male, lo ammetto. Ma quello che
volevo dirti era tutt'altro”
“E
sarebbe, di grazia?!” il tono velenoso che aveva aggiunto Evan
all'ultima parola non sortì l'effetto desiderato, ed anzi, Daniel lo
ignorò bellamente e continuò nel suo pseudo monologo:
“Voglio
dire, rilassati amico. Troveremo una soluzione. Insomma, siamo o non
siamo dei serpeverde noi?! E giocare lealmente non rientra
proprio nei nostri schemi di gioco, giusto ragazzi?!”
Joanthan
e Lennox bloccarono un attimo la loro conversazione solo per
rispondere con enfasi alla domanda dell'amico, poi, come se niente
fosse, la ripresero con ardore.
Daniel
rivolse lo sguardo negli occhi celesti dell'amico il quale poté
cogliere uno strano luccichio molto simile all'anatema che uccide
nelle sue iridi verdi. Difatti il ragazzo sorrise malefico prima di
aggiungere:
“Quindi
te lo ripeto Evan: rilassati e smettila di struggerti. Manterrai la
tua posizione di Capitano della squadra, non temere. E poi, se la
Evans non ti degna neanche di uno sguardo, ti ricordo che hai un
migliore amico che è un capo a Pozioni”
Una
lampadina si accese nella mente di Evan.
Ma
certo! Come aveva potuto dimenticarsene?!
“Intendi
forse dire che...”
“Certamente
Evan. Tira fuori il manuale di Pozioni all'istante e tieniti pronto a
non dormire per le prossime notti: abbiamo l'Amortentia da
preparare”
Note:
1)Vi
ricordo che, comunque, tutto quello che afferma Sirius durante la sua
“interrogazione” con la Will è tutto errato. Infatti Cleopatra
si scontrò contro Ottaviano alla battaglia di Azio nel
31 a.c., assieme ad Antonio. Nerone e Seneca, in
questo periodo, non c'entrano assolutamente niente – difatti si
vedranno solo 3 imperatori dopo Ottaviano (che nel frattempo verrà
nominato Augusto).
Tutti
i riferimenti storici errati sono resi apposta per farvi ridere –
almeno spero di essere stata in grado di strapparvi una risata qua e
là xD – e quindi non sono assolutamente veritieri. Meno che mai lo
sono il fatto che Cleopatra fosse una strega – questa è stata una
mia idea per adattarla al contesto potteriano – e che tanto meno
Seneca fosse un suo amico d'infanzia e che la dinastia dei Tolomei
fosse di origine etrusca.
2)
Il gladiatore. Lo so che il film è uscito nel 2000 e che in questa
storia siamo decenni e decenni prima della sua uscita, ma vi chiedo
la gentilezza di passarci sopra e far finta di niente. Insomma, ho
immaginato lo spezzone ed ho pensato che sarebbe stata una scenetta
divertente da leggere. Quindi vi prego cortesemente di non essere
troppo pignoli e di passarci sopra a questo piccolo dettaglio
cronologico xD
Angolo
autrice (alias di una causa persa):
Buonsalve
a tutti! ^^
Sì,
lo so... sono una persona orribile... pubblico un nuovo capitolo dopo
mesi di distanza dall'ultimo aggiornamento di questa storia... vi
chiedo umilmente perdono! T.T
Purtroppo
sto attraversando un periodo dove, fra esami e lavoro, non ho neanche
un attimo di tempo per respirare. Difatti faccio fatica anche a
seguire le storie che leggo in questo fandom e, dato che ho sempre
così poco tempo a mia disposizione, ho pure avuto una sorta di
blocco nello scrivere che non ha aiutato minimamente la situazione...
per questi motivi spero che possiate perdonarmi. In ogni caso sono
intenzionata a finire tutte le mie storie lasciate “in sospeso”,
visto che non mi piace lasciare le cose a metà!!! E vi assicuro che
questa storia avrà la sua fine un giorno! (anche perché ho
intenzione di fare massimo 15 capitoli, quindi spero di farcela).
Ok,
la smetto di cincischiare e vedo di passare a cose più serie.
Come
sempre, ringrazio tantissimo sia le persone che hanno messo la storia
fra le seguite (siamo arrivate ad un totale di 19 *-*) sia le
persone che l'hanno messa fra le storie da ricordare / preferite (per
un totale di 16 *-*).
In
più, ringrazio dal profondo del mio cuore, le 2
persone che hanno commentato lo scorso capitolo, quali:
Signorina Granger e dandelion 10!
Ragazze/i,
GRAZIE DAVVERO a tutte/i voi! *-* Non avete idea di quanto cose
del genere possano avermi fatto piacere e spero che la storia
continui a piacervi e che non vi deluda. Non ho altro da aggiungere
se non, di nuovo: GRAZIE INFINITAMENTE A TUTTE/I VOI! *-* mi
avete reso una donna felicissima anche questa volta <3
Al
solito, se volete farmi sapere cosa ne pensate sono sempre aperta a
critiche purché costruttive :)
Vi
lascio sotto i prestavolto di Daniel ed Evan, giusto per farvi capire
come sono fatti.
Ok
ora mi eclisso, giuro xD
Alla
prossima,
Baci
Vic
^^
P.S.
Spero
che il capitolo non faccia troppo schifo. Sinceramente non ne sono
molto soddisfatta, ma non sono proprio riuscita a sfornare niente di
meglio. Mi spiace...
Daniel
Wilkes, 17 anni, serpeverde
Evan
Rosier, 17 anni, serpeverde
|
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Capitolo 5 *** Lily: Sogno o son desto? ***
1
CAPITOLO
5:
“Lily:
Sogno o sono desto?”
Faceva
caldo.
Dannatamente
caldo.
Lily
si girava e rigirava nelle coperte scarlatte, preda degli incubi più
disparati.
Stava
correndo. I capelli ondeggiavano da una parte all’altra delle sue
spalle mentre si girava e rigirava all’interno del labirinto per
cercare una via d’uscita. E più cercava di trovare una soluzione,
meno ci riusciva.
Come
ci era finita in un maledettissimo labirinto?
E
poi, se era un sogno, perché non riusciva a svegliarsi?
Avanti
Lily, apri gli occhi! E’ solo tutto un frutto della tua fantasia.
Le
radici dei cespugli ai suoi lati iniziarono ad alzarsi dal terreno,
ad avvinghiarsi l’una all’altra, come pronte a farla prigioniera
da un momento all’altro.
Sogno
o no, devo andarmene da qua e alla svelta!
Iniziò
a correre anche lei nella direzione opposta, cercando disperatamente
una via d’uscita che la liberasse da quell’incubo il prima
possibile.
Si
girò per guardare quanto le radici fossero lontane da lei e, quando
vide che le erano arrivate praticamente a due passi, si affrettò per
correre sempre di più nel tentativo di allontanarsi. Tuttavia il suo
piede inciampò in una sorta di buca nel terreno e, prima che potesse
accorgersene, la grifondoro si ritrovò a precipitare sotto di sé,
come Alice nella buca del Bianconiglio.
Cadde
a terra in un colpo secco, facendosi male.
“Ahia
cazzo” sussurrò lei, portandosi al petto il braccio sinistro che
aveva sbattuto sul pavimento prima di qualsiasi altro suo arto.
“Una
signorina non dovrebbe dire certe parole”
La
rossa spalancò gli occhi e il sangue le si gelò nelle vene non
appena riconobbe a chi appartenesse la voce.
Gli
occhi marroni del suo proprietario brillarono nella penombra a
seguito della soddisfazione, così come un sorriso malandrino si
impossessò dell’espressione sulle sue labbra. James Potter si
spostò verso la luce, sotto la finestra, in modo che Lily potesse
ammirarlo in tutto il suo splendore. I capelli leggermente
spettinati, la cravatta decisamente allentata, ed il suo sorriso che
più la guardava e più continuava ad allargarsi.
Lily
quasi non vomitò dal disgusto per quella sublime visione.
Ma
certo, che incubo poteva essere senza Potter a rompere le palle?
Si
mise in ginocchio, prima di alzarsi e domandare: “Che cosa vuoi
dalla mia vita, Potter?” con il tono più freddo e tagliente
possibile che riuscirono a generare le sue pliche vocali. Lui sorrise
ancor più di prima, facendo salire sempre di più i nervi alla
grifondoro.
Sarebbe
stato un momento perfetto per svegliarsi, peccato che la sua mente e
il suo inconscio non volessero collaborare. Decise di ignorare Potter
per dedicarsi ad altro, l’ambiente per esempio, e rimase
stranamente colpita di riconoscere la stanza come l’aula di
Divinazione.
“E’
qui che è successo tutto”
Lily
corrugò la fronte prima di domandare: “Tutto? Di che parli,
Potter?”
James
sorrise – ancora – con quella sua espressione malandrina che
aveva perennemente stampata sulla faccia. Poi affermò: “Ma come,
non ricordi? Eppure la tua mente sembra voler affermare il contrario”
Lily
alzò gli occhi al cielo e sbuffò pesantemente, cercando di
mantenere la calma.
“Smettila
di girarci attorno e vai dritto al punto, non voglio sprecare tutta
la notte con te”
Lui
alzò un sopracciglio di rimando.
“Sprecare
tutta la notte con me? Mia dolce Evans, sono qui perché tu
vuoi che io ci sia, non perché voglio realmente esserci” e poi
continuò: “A volte il confine fra sogno è realtà è talmente
sottile che spesso ci dimentichiamo che ciò che vogliamo non sempre
coincide con ciò che desideriamo”
Ok,
dopo queste frasi Lily si trovava decisamente a tu per tu con il
proprio
inconscio. Potter non sarebbe mai stato in grado di formulare
un’affermazione simile, per questo rimase un attimo senza parole,
senza sapere bene cosa fare. Il James del suo sogno colse al balzo
questo suo momento di silenzio per avvicinarsi sempre di più a lei,
fino a che non si ritrovò il suo sguardo di giada a due palmi dal
naso.
Le
scostò una ciocca di capelli, lentamente e dolcemente, in maniera
così leggera che se non fosse stato che Lily lo stava guardando,
probabilmente non se ne sarebbe resa conto. Il ragazzo le ripose la
ciocca dietro l’orecchio, per poi passare ad accarezzarle lo zigomo
con il pollice.
“E’
in questo luogo che è iniziato tutto, lo sai benissimo Lily”
Si
avvicinò sempre di più a lei, ma lentamente. Non aveva alcuna
fretta.
La
grifondoro continuò a guardarlo negli occhi senza riuscire a
formulare una frase di senso compiuto. Voleva reagire, voleva
allontanarlo e mollargli un altro ceffone come aveva fatto nella
realtà, voleva davvero non rimanere così passibile e inerme di
fronte a lui, eppure… Eppure qualcosa nel suo io le impediva di
fare tutto ciò.
James
le circondò la vita con il proprio braccio. Ok, dopo questo gesto la
rossa stava davvero per replicarle ed intimargli di allontanarsi, ma
si bloccò dopo le parole del ragazzo:“E’
qui che ci siamo baciati la prima volta, ricordi?”
Il
suo cuore perse un battito. Deglutì pesantemente mentre – ne era
sicura – il suo volto iniziava ad assumere lo stesso colore dei
suoi capelli. Sentì le guance andare in fiamme e non riuscì più a
guardare il ragazzo negli occhi, non riuscì più a reggere il suo
sguardo.
“Voglio
baciarti di nuovo, Lily”
Cazzo!
Sarebbe
stato il momento perfetto per allontanarlo una volta per tutte o,
meglio ancora, per svegliarsi dal sogno. Ma, evidentemente, non era
quello che il suo inconscio desiderava per lei.
Un
momento, Potter non ha detto una frase simile poco fa?
Si
ricordò della parole di James in pochi istanti e, a quel punto, la
verità le venne sbattuta in faccia come una secchiata d’acqua
gelida.
“Ciò
che vogliamo non sempre coincide con ciò che desideriamo”
Quindi,
anche se in realtà lei avrebbe voluto allontanare Potter e farlo
andare il più lontano possibile da lei, la verità che si celava nel
suo inconscio – nel suo io più recondito – era che in realtà
lei voleva essere baciata ancora da James?
Quasi
non collassò quando realizzò ciò.
No!
assolutamente no! Io non ho bisogno in alcun modo di un decerebrato
come Potter nella mia vita! Vedrai, inconscio, vedrai! Ti dimostrerò
che sbagli! Potter, non mi avrà mai!
Si
divincolò dall’abbraccio del James del suo sogno e, con uno scatto
violento, lo allontanò da se stessa, finendo con il sedere per…
“Ahia!”
terra.
La
vera Lily si ritrovò con la guancia spiaccicata sul pavimento della
sua stanza, avvolta dalle coperte di fuoco, prova di come avesse
combattuto all’interno del suo sogno.
Alice
e Cassy accorsero all’istante, non appena sentirono la loro
migliore amica cadere come un pesce lesso giù dal suo letto.
“Lily!
Accidenti, tutto bene?”
“Sì,
sì, grazie Aly, non preoccuparti” cercò di sorriderle la rossa,
cercando di tranquillizzarla, ma la verità era tutt’altro che
sorridente come la sua proprietaria: lei non aveva una cotta per
James Potter come tutte le altre sciacquette che gli giravano
attorno. Assolutamente no! Lei, Lily Evans, avrebbe dimostrato a se
stessa che il suo inconscio si sbagliava di grosso sui suoi
sentimenti. Che non le era piaciuto per niente quel bacio, che non le
piaceva per niente James Potter e che – soprattutto – lei aveva
il pieno controllo della situazione e non era una ragazzina
rammollita “succube” dei suoi sentimenti.
Era
questa la sua scommessa con se stessa e ne sarebbe uscita vincitrice.
Puoi
scommetterci quello che ti pare!
***
James
era disperato.
Era
tutto il pomeriggio che cercava di cavare un ragno dal buco, ma più
continuava a leggere e a fare riassunti su quelle dannatissime
pozioni, meno riusciva a capirci qualcosa.
Pozioni
non era decisamente la sua materia. D’altronde, se eccelleva nel
Quidditch doveva pur esserci un motivo, no? Lui lo sapeva benissimo,
era il suo professore che non era della sua stessa opinione.
L’animaccia
sua.
Il
tonfo violento di un libro sbattuto proprio di fronte a lui, lo fece
sussultare e catturò tutta la sua attenzione. Specie quando si rese
conto a chi appartenesse il libro.
“Evans?!”
domandò incredulo.
“Potter”
rispose asettica lei. Gli occhi di giada freddi, privi di alcuna
emozione.
James
si guardò attorno, non capendo la situazione, credendo di essere
finito dentro un qualche scherzo di Felpato, ma quando non vide né
lui né gli altri suoi amici da nessuna parte, tornò a focalizzare
la sua attenzione sulla Evans. Lei lo guardò alzando un
sopracciglio, con le braccia incrociate al petto.
“Hai
finito e possiamo iniziare a ripassare, oppure sua signoria ha
ancora bisogno di un po’ di tempo?”
James
quasi collassò su quel banco della biblioteca, per via dello
stupore.
“Cioè…
ho capito male, o hai intenzioni di aiutarmi con lo studio?”
“Hai
capito benissimo, Potter”
Il
ragazzo
corrugò la fronte.
“Dov’è
la fregatura?”
Sbuffando,
Lily si mosse all’indietro, facendo strisciare la sedia sul
pavimento, ed affermò: “Bene, io il mio aiuto te l’ho concesso,
poi non dire che te l’ho negato quando prenderai l’ennesimo
Desolante della tua carriera scolastica” fece per andarsene, ma a
quel punto James si affrettò a bloccarle il braccio per farla
restare.
“NO!”
urlò, implorante, facendosi riprendersi dagli altri ragazzi presenti
in biblioteca che volevano un po’ di silenzio per poter studiare
bene.
Lily
lo fulminò con lo sguardo: “Levami subito le mani di dosso”
“S-sì,
sì, certo” A quel punto, entrambi si risedettero e, quando si fu
accomodata per bene, Lily iniziò a parlare:
“Ti
aiuterò a risollevare la tua misera media scolastica, in modo che tu
possa giocare di nuovo a Quidditch. Dopodiché, mi lascerai in pace
per il resto dell’anno – facendomi respirare come Dio comanda - e
farai come se io non fossi mai esistita nella tua vita. Queste sono
le mie condizioni. Siamo d’accordo?” la ragazza gli porse la mano
da sopra il tavolo, incitandolo con lo sguardo a stringerla per
suggellare il patto.
James
ancora non capiva cosa stesse succedendo e, soprattutto, cosa fosse
successo di così grave da far cambiare idea alla Evans. Tuttavia,
questa poteva essere anche la sua unica occasione per vincere quella
fantomatica scommessa che aveva fatto con Felpato all’inizio
dell’anno. E non aveva la minima voglia di lasciarsi sfuggire
un’occasione del genere. Per questo, senza pensarci due volte, si
decise a stringere la mano della ragazza con la sua.
“Ok,
d’accordo Evans, affare fatto!”
Ma
entrambi non sapevano che tipo di accordo avessero appena stretto fra
loro.
***
Daniel
chiuse di scatto il libro che aveva fra le mani e si girò in
direzione dei sotterranei.
Aveva
visto tutta la scena, tutta quella fottutissima scena che allontanava
sempre di più il suo migliore amico dal vincere quella scommessa che
aveva fatto con Malfoy. Ed era per questo che doveva correre ai
ripari.
Una
volta giunto nella sua stanza, prese carta e piuma ed iniziò a
scrivere una lettera a sua sorella maggiore. Proprio quell’anno, la
ragazza era stata presa come apprendista di un famosissimo pozionista
inglese e, visto che lui e lei erano praticamente inseparabili, quale
migliore scusa poteva essere il risentire la propria sorella per
avere una bella Amortentia fatta coi fiocchi? Certo, lui era pur
sempre un capo in pozioni e poteva tranquillamente farsela da solo,
ma ero sicuro che l’Amortentia di sua sorella sarebbe stata di gran
lunga più efficace della sua. E che, quindi, avesse garantito un
certo effetto più che duraturo sulla loro futura vittima.
Sorrise
fra sé e sé, pregustando già il sapore della vittoria. Intinse il
pennino nel calamaio e si affrettò a scrivere.
Angolo
Autrice:
Salve
a tutti! Ebbene sì, dopo secoli ho deciso di riprendere anche
questa storia. Merito della quarantena? Chi può dirlo, sicuramente
gran parte del merito ce l’ha la mia carissima amica Nicole che –
dopo aver scoperto nella vita reale che ero io a scrivere questa ff –
quasi mi ammazza virtualmente – in video chiamata - per averla
interrotta xD Quindi: ringrazio ancora Nico per il supporto/minacce
xD Così come ringrazio moltissimo tutte le persone che hanno
continuato ad aggiungere la storia fra le seguite/preferite/da
ricordare nonostante non venisse più aggiornata da tempo. In più,
come sempre, ringrazio moltissimo Signorina Granger per
aver recensito tutti i capitoli da me postati fin’ora.
Il
prossimo arriverà la prossima settimana, se tutto va bene, visto che
questo è solo di passaggio.
Ultima
info prima di lasciarvi: ho cambiato il nome della Molly amica di
Lily, presente in questa storia, in Cassy, essenzialmente per motivi
di trama visto che ho deciso di darle un certo spessore con un
determinato personaggio. Ma non voglio spoilerarvi troppo, né
annoiarvi, motivo per cui vi ringrazio nuovamente e… alla prossima!
;)
P.S. nel caso troviate dei problemi con l'html fatemelo sapere, per favore. Purtroppo è da prima che ci litigo.
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