Normalità alla Saotome

di Lerenshaw
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Trauma ***
Capitolo 2: *** Té ***
Capitolo 3: *** Sogni ***
Capitolo 4: *** Idolatria ***
Capitolo 5: *** Rivalità ***



Capitolo 1
*** Trauma ***


Premessa dell'autrice: ai fini di questa (e delle future storie) mi sono presa alcune libertà, motivo per cui certi dettagli della storia non coincideranno con quanto conoscete del gioco/anime/altro. Vi ringrazio per la comprensione e spero che questo non vi crei problemi. Buon proseguimento!
 

Ranmaru passeggiava tranquillamente nell'immenso parco adiacente la Saotome. Era una bella giornata e bisognava approfittarne, soprattutto in un giorno di pausa. Lungo il tragitto un gattino nero selvatico sbucò da un cespuglio e gli bloccò la strada emettendo un dolce miagolio.
Meooooow
Ranmaru sgranò gli occhi di fronte a tanta tenerezza. Perciò, si avvicinò alla creaturina, si inginocchiò e allungò una mano per accarezzarla.
«Oh, ma quanto sei carino!» bofonchiò a bassa voce, lasciando che la tenerezza sopraffacesse la sua (apparente) freddezza.
In risposta, il micetto miagolò di piacere: sembrava apprezzare le attenzioni del giovane.
«Kurosaki, attento!» esclamò improvvisamente una voce profonda e familiare.
Il conte di Permafrost giunse in suo soccorso lanciando piccole e appiccicose sardine al gattino.
«Nyaaaaaaa, Camuuuuuuus! Dannato conte dei miei stivali!»
Il familiarissimo accento buffo che caratterizzava il modo di parlare di un loro collega lasciò Ranmaru a bocca aperta. Dopo nemmeno qualche istante, l'animaletto assunse le sembianze di un giovane ragazzo dalla pelle ambrata completamente nudo.
«Argh!» esclamò il rockettaro alzandosi di scatto in preda a una forte sensazione di shock mista a disgusto.
Quando la trasformazione del gatto fu terminata, questi rivolse uno sguardo innocentissimo al gattofilo e miagolò in tutta tenerezza, scioccandolo ancor di più. Dopodiché, il gattino, vale a dire Aijima, si voltò verso l'artefice di quella imbarazzante scena e lo assalì con un balzo, atterrandolo.
«Stupido Camuuus! Se solo non fossi intervenuto! Nyaaaaaaa, non ti perdonerò maiiiii!»
«Maledetto Aijima! Togliti di dosso! Mi stai rovinando capelli ed abiti! Togliti di dosso, ho detto! Ho ancora delle sardine in tasca! Via!»
I due litiganti continuarono a bisticciare sotto gli occhi spaventati di Ranmaru. Si tiravano i capelli, si mordevano, volavano sardine, bestemmie... una rissa così non l'aveva mai vista nemmeno nei peggiori bar di Caracas! Ma una cosa adesso sapeva: non si sarebbe mai più avvicinato ad un gatto per il resto della sua vita.
Senza pensarci due volte, Ranmaru se la diede a gambe levate, a tutto gas verso la sua stanza, unico posto sicuro in tutto il Master Course.


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Buonasera a tutti!
Stavolta torno alla carica con un capitolo più corto e dedicato a Ranmaru. Vi starete chiedendo perché risulta il primo capitolo della raccolta... sì? Beh, il motivo è semplice: è questa la prima vera storia della raccolta, nonché l'origine di alcune storielle che abbozzai nel periodo precedente alla 4^ stagione. Scritta nel cuore della notte in preda all'insonnia, ecco qui la traumatica esperienza di Ranmaru che si ritrova vittima degli stratagemmi di Aijima per farsi notare. Purtroppo, di come Ranmaru divenne l'idolo di alcuni kohai è una storia molto lunga,che spero di riuscire a scrivere in futuro, perciò scusatemi se non mi dilungherò in questo angolino. Ad ogni modo, spero vi sia piaciuta comunque! Vi ringrazio tantissimo per il sostegno e, ovviamente, vi attendo anche al prossimo capitolo!
Alla prossima~

 

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Capitolo 2
*** Té ***


La regale merenda del conte di Permafrost era un’abitudine ormai nota a tutti i membri dei Quartet Night e non. In particolar modo, chi conosceva meglio di tutti i dettagli della stessa era Cecil, kohai e lacché —anche se detestava esser definito così— di Camus. Per sua sfortuna, sin dopo l’inizio della loro allegra convivenza nel Master Course, il generoso conte lo aveva incaricato dell’onore di preparargli i pasti e le bevande, oltre che affidargli numerosi altri compiti.
Quella fastidiosa routine andava avanti da parecchio tempo, raccontava il giovane ai suoi compagni, e non sapeva più cosa fare per sfuggire a quel destino. Tuttavia, nonostante il forte dispiacere che avevano manifestato singolarmente gli STARISH, nessuno aveva proposto una soluzione concreta né si era premurato di verificare la situazione nel periodo seguente.
Così, dopo lunghi anni di schiavitù, a cui nemmeno Chang era riuscito a sfuggire, Cecil decise di ricorrere al suo piano segreto e far sì che Camus lo “licenziasse in tronco” definitivamente. E se nemmeno quel tentativo avrebbe giovato... nyaaaaa, dannato conte! Lo avrebbe trasformato in un ghiacciolo e rispedito nel suo gelido paese!
 
Dunque, venne l’ennesimo giorno in cui il freddo Camus richiamò l’attenzione di Cecil e parlò, attraverso il classico e criptico schiocco di dita. Cecil rispose con un’espressione palesemente infastidita, sebbene ghignasse dentro di sé. Perciò, s’incamminò in cucina a preparare del té, del dolcissimo té alla vaniglia, e una fetta di crostata di mele, mettendo sul vassoio anche un piattino con almeno dieci zollette di zucchero — Camus le avrebbe costrette a fare un tuffo nella tazzina di té, più tardi. Quando il vassoio fu pronto, il ragazzo tornò in salotto, dal finto intellettuale intento a leggere un libro in tedesco (tutta scena, diceva Cecil: quello, di tedesco, non ci capiva un’acca! Figurarsi se doveva comprendere un libro dal titolo “Also sprach Zarathustra”!), posò il vassoio sul tavolino e attese che l’altro dicesse qualcosa; ma niente. Perciò, intuì che poteva dileguarsi e riprendere a fare le sue cose.
 
Dopo dieci minuti il conte alzò lo sguardo e fissò la tazzina di ceramica poggiata sul vassoio. Era ancora fumante. Riprese a leggere ancora un po’ e ripeté il processo dopo cinque minuti. Quando gli parve di non vedere più il fumo sollevarsi dall’orlo della tazzina, chiuse il libro e lo poggiò sul tavolino. Poi prese una zolletta di zucchero, la esaminò, mugugnò un suono di approvazione e la inzuppò nel liquido scuro all’interno della tazza, osservando come si scioglieva, granello dopo granello, prima d’un intenso candore, poi marroncino e poi... più nulla!
Lasciò che anche le altre nove zollette di zucchero facessero la stessa fine, rammaricandosi del fatto che quell’ignorante di Aijima non avesse abbondato col numero; dopodiché, lasciò scivolare l’indice all’interno del manico e strinse la presa attorno allo stesso, sollevò la tazza e se la portò sotto il naso. Inspirò con gusto l’odore di vaniglia proveniente dal liquido, mentre le labbra si espandevano in un sorriso. E infine, accostò la tazza alle labbra e lasciò che il dolce liquido scuro gli bagnasse le papille gustative.
 
Nel giro di pochi secondi si poté udire il rumore di un oggetto fragile infrangersi contro il pavimento, a cui seguì un urlo. “AIJIMAAAAAAAA!” tuonò il conte, percorrendo il salotto a grandi falcate e facendo riecheggiare il rumore che la suola delle sue scarpe produceva a contatto col pavimento, come una frusta che mette a segno un colpo.
Ma Aijima, furbacchione e monellaccio, si era abilmente nascosto nella stanza per osservare la scena e farsi due risate. Oh, si stava letteralmente sbellicando dalle risate nel vedere il conte lasciarsi cadere di mano la tazzina e urlare come un forsennato! Eh sì, perché quel té alla vaniglia era in realtà té alla vaniglia speziato col peperoncino, una piccante novità per l’amante dei dolci quale era Camus. E infatti, questi non sembrava aver gradito molto la cosa. Ma ancor più impagabile era vederlo disperarsi in cerca di acqua o di qualcosa che potesse acquietare il senso di bruciore; e lui di proposito non gli aveva portato il bicchiere d’acqua!
Nel frattempo, Camus aveva incrociato la bella compositrice che sembrava andargli incontro con qualcosa. La ragazza gli porse la tazza che aveva portato su un vassaio e il conte, senza farselo dire due volte, la afferrò e bevve tutto in un sorso. Ma nemmeno quella bevanda sembrò farlo stare meglio.
“Dannata donnaaaaaaaaa!” urlò quello, mentre dagli occhi scappavano delle piccole lacrime. “Ma cosa ti è saltato in mente?!”
Nanami, spaventata, lo fissò per qualche secondo finché il conte, tra una bestemmia e l’altra, le domandò delle spiegazioni. “Ma è stato Cecil-kun a dirmi che volevi del caffé”.
Cecil-kun. Ovvero, Aijima.
I suoi gelidi occhi azzurri scrutarono il volto della ragazza con un’occhiata minacciosa.
“Sparisci dalla mia vista, ignorante, o giuro che congelo anche te!”
La poverina, ulteriormente spaventata dalla minaccia, si lasciò cadere il vassoio per terra e dopo aver indietreggiato di qualche passo, se la diede a gambe levate, ogni tanto rischiando di cadere a causa del piccolo tacco delle scarpe che non le permetteva una buona andatura.
 
Nelle ore seguenti Camus, che intanto aveva recuperato il suo scettro regale, prese a mettere a “ferro e ghiaccio” tutto il Master Course, chiamando il nome di Aijima più e più volte ed invitandolo ad uscire allo scoperto. Tutti i tentativi dei baldi giovanotti, gli STARISH e i rimanenti QUARTET NIGHT, fallirono a causa della potente magia del conte, il quale li aveva trasformati in sculture di ghiaccio.
Solo Cecil poteva contrastare quella magia, ma, dello showdown tra i due nobili, ne parleremo un’altra volta. Forse.


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Ciao a tutti!
Finalmente ritorno con una nuova storia di Utapri (siccome non avevo altre storie da scrivere in questo fandom...), comica/demenziale perché è un genere che amo e si presta benissimo a questa serie! Per chi se lo chiedesse, ho eliminato Utapri WARUDO perché questa la rimpiazzerà definitivamente. E' più facile lavorare a una raccolta di oneshot, anziché pianificare un'intera storia, no? E quindi, ecco a voi una versione comica di quanto succede nelle vite di STARISH, QN e non solo.
Spero vivamente che la storia possa piacervi. Naturalmente, un grazie a tutti coloro che leggeranno e/o recensiranno!
Alla prossima~

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Capitolo 3
*** Sogni ***


Di recente, a causa di un qualcosa ancora ignoto, Ren non riusciva più a dormire e per questo non faceva altro che rigirarsi nel suo grande letto a due piazze, a rimuginare su eventi della sua vita che avrebbero potuto prendere una piega migliore. Proprio durante questo triste periodo di mancato riposo Ren ebbe l’occasione di assistere a qualcosa di estremamente insolito, ma fortemente interessante: il suo compagno di stanza, Masato Hijirikawa, nonché suo amico e nemesi di vecchia data, aveva preso a mugugnare “cose” durante la quiete notturna. Cosa fossero queste “cose” che Masato diceva, beh, Ren era più che intenzionato a scoprirlo —insomma, non poteva dormire, perciò avrebbe potuto approfittarne per ottenere qualche scottante informazione sul suo amico.
E dunque, dopo aver spento le luci ed essersi vicendevolmente augurati la buonanotte, i due idol si coricarono nei rispettivi letti. I minuti trascorrevano lentamente per Ren, il quale attendeva impazientemente di scoprire quali segreti nascondesse il ragazzo dai capelli blu. Improvvisamente, un suono indistinto si udì e Ren sorrise. Era finalmente giunto il momento, si disse mentalmente. Così, cercando di fare il minimo rumore possibile, Ren scivolò fuori dal letto e atterrò sul pavimento, silenzioso e furtivo come solo una spia poteva fare. Camminando a gattoni sul pavimento, con movimenti molto lenti, si avvicinò al letto di Masato e attese che il giovane rivelasse altre informazioni.
-Hmm... come sei soffice...- fece.
Ren sgranò gli occhi per la sorpresa. Soffice? Chi?
-Le tue curve sono così... irresistibili...hmmm...-
Cosa cosa cosa?! Masato che parlava di curve irresistibili?! Si trattava davvero di ciò a cui stava pensando?!
Per qualche strano motivo, il cuore aveva preso a battergli all’impazzata.
-Lascia che ti mangi...-
“Per l’amor dei Jinguuji!” esclamò mentalmente il giovane Casanova, per poco non lasciandosi scappare l’esclamazione sul serio. Stava assistendo a roba grossa, qualcosa che stava rivoluzionando la vita di tutti, la sua compresa! Non avrebbe mai osato immaginare che Masato Hijirikawa, il ragazzo dai modi garbati e difensore dei deboli, fosse in realtà un pervertito al suo pari! Beh, qualunque uomo avrebbe raggiunto quello stadio, eventualmente, ma... stava parlando di Masato Hijirikawa, santo cielo! Chi l’avrebbe mai detto? No, non riusciva proprio a crederci. Non era possibile. Doveva trattarsi di un sogno, non poteva essere la realtà, quella! Ma se lo fosse stata, sarebbe stato un evento storico, uno di quelli da segnare sul calendario con un cerchietto rosso. L’indomani mattina avrebbe stuzzicato Masato per avere ulteriori dettagli sulla “pollastrella” in questione... e per divertirsi a sue spese, come al solito. Sì, avrebbe fatto sapere a tutti lo scottante segreto di Masato Hijiri—
-Oh, melon bread... sei così buono... nessun pane è più buono di te...- rivelò Masato girandosi sotto le coperte.
Me... melon bread?
Ren rimase impietrito per qualche minuto a riflettere su quel nome. No, doveva trattarsi di uno scherzo. Non poteva essere vero! Haha, bella trovata per un soprannome, Masato!
-Soffice mollica... crosta leggermente dura... hmm, delizia...-
No, no, no! C’era qualcosa di sbagliato in tutto ciò! Masato doveva star sognando una bella donna, formosa e attraente, non uno stupido panino! Tch, aveva perso tempo ad origliare un ragazzo i cui sogni erotici avevano per oggetto uno stupido panino!
-Stupido Hijirikawa!- bofonchiò super offeso Ren.
Ore di sonno buttate al vento ad origliare un ragazzo che non sembrava ancor esser entrato in quella fase chiamata “pubertà”.
Incurante di mantenere segreta la sua posizione o di non svegliare Masato, Ren si alzò in piedi e lasciò la stanza sbattendosi la porta alle spalle, col fine di andare a schiarirsi le idee altrove e chissà, magari trovare il sonno su qualche divano ubicato nei corridoi dell’edificio. Questa esperienza, molto sgradevole, gli aveva insegnato una cosa: mai origliare le conversazioni altrui.

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Rieccomi con un nuovo episodio tratto dalla vita dei nostri idol preferiti. Il ritardo è dovuto a tanti motivi, primo dei quali la scarsità di storie attualmente pronte per la raccolta. Contandone, tipo, 7 al momento, non volevo consumarle subito, ma... procrastinare è il mio forte e le settimane son diventate mesi. Vogliate perdonarmi! *piange* Vi ringrazio per la pazienza e il supporto: per me fanno moltissimo!
Spero che questa storiella possa piacervi! Ci aggiorniamo al prossimo capitolo!
Ciao~

 

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Capitolo 4
*** Idolatria ***


Segnalazione: non pianifico capitoli esplicitamente shounen-ai o yaoi, motivo per cui tali avvertimenti non compaiono nella descrizione; tuttavia, questo capitolo potrebbe considerarsi shounen-ai, in un certo senso. Pertanto, se questo genere non dovesse piacervi, vi consiglio di saltare questo capitolo. 

 
Si aggirava per l’appartamento con fare guardingo. Se lui l’avesse scoperto, avrebbe potuto dire addio ad uno dei suoi più grandi amori, sicuramente. E non poteva permettersi di far accadere una simile eventualità, perché quell’amore era l’unica cosa a mandarlo avanti. Viveva di quei piccoli dettagli: uno sguardo, un sorriso, delle parole dolci... Le sue guance si tingevano d’un intenso rosso qualora riceveva persino la minore delle attenzioni da parte del suo idolo e un caldo sentimento gli scaldava il cuore. Se amava quell’uomo? Oh, sicuramente! Voleva possederlo, ma sapeva che la loro relazione non avrebbe mai raggiunto quei livelli. Per questo si limitava ad adorarlo e guardarlo da lontano, ad amarlo a modo suo nelle sue fantasie.
Ma non bastava. Aveva bisogno di qualcosa su cui riversare il proprio amore. Sì, qualcosa che appartenesse al suo idolo, qualcosa che...
Quando ebbe realizzato (dopo un evento speciale in cui l’idolo gli aveva regalato un orologio da polso di valore affettivo importante) la gioia che scaturiva dal possedere qualcosa di suo, arrivò alla conclusione che doveva espandere la sua collezione. E fu così che giunse a tanto.
 
Non era ancora tornato, perciò aveva il via libera. Tuttavia, la paura era molta e il minimo errore gli sarebbe costato caro. Si addentrò ancor più nell’appartamento, oltrepassando il salotto, la cucina e il corridoio. La camera da letto era a pochi passi dalla sua posizione. Molto lentamente vi entrò e scivolò di soppiatto verso un cassettone posto su un lato della parete. Aprì lentamente il cassetto superiore e iniziò a guardare con ammirazione la moltitudine di averi del suo idolo. Cravatte, orologi, bracciali, anelli e tante altre cose. Ma non era ciò che cercava.
Aprì dunque il secondo cassetto e fu allora che strabuzzò gli occhi e si lasciò scappare un “Oh”, molto simile a quello di un teenager che scopre il “nuovo mondo”. Ispezionò quindi l’intero cassetto coi suoi occhioni blu, ora molto grandi, ammaliato dalla vista che gli si parava davanti. Ma l’improvviso rumore metallico di una chiave che girava nella toppa lo spaventò e gli diede una certa fretta. Preso il primo oggetto a casaccio, richiuse velocemente il cassetto e sgusciò da una finestra della stessa stanza, assicurandosi di averla almeno socchiusa.
 
 
Ebbene, ora la sua collezione era molto più vasta. In una nicchia incavata dietro una grossa libreria posta nella sua stanza, il suo “altarino” dedicato al dio s’era arricchito. Osservò l’oggetto con grande ammirazione, perdendosi in lussuriose fantasie.
«Syoooooooo-chan, sei a casa?» domandò la voce lontana di Natsuki.
Era rientrato prima del previsto, accidenti!
Con foga, Syo ripose il sacro oggetto su una mensola dell’altarino e fece ritornare nella sua esatta posizione la libreria, nascondendo il suo segreto.

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Bon soir~! 
Stavolta tocca a Syo esser ripreso in un momento alquanto buffo per non dire imbarazzante. Spero che l'episodio non abbia turbato la sensibilità di qualcuna/o!
In tutta onestà, questa è un po' la mia immagine canon del Syo fan di Hyuga Ryuya: mi è sempre parso un po' troppo eccessivo, tanto che si potrebbe finire per fraintendere la sua grande ammirazione per qualcosa di più. Tra l'altro, quest'immagine si è rafforzata anche a causa di Kamigami no Asobi, in cui compare un personaggio molto simile a Syo: Totsuka Takeru. Il dio giapponese, infatti, mostra una malsana ammirazione per Ade tanto che in certi momenti, se la protagonista interagisce con lui, Takeru le fa una scenata (faccio riferimento al videogioco, non l'anime). Davvero, Syo e Takeru potrebbero essere grandi fanboy in un crossover!
Ad ogni modo, spero abbiate apprezzato questo capitolo, altrimenti, pazienza. Grazie ancora per il sostegno e aggiornamento al prossimo capitolo!

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Capitolo 5
*** Rivalità ***


Dati per morti dopo il triste concerto che ne decretò lo scioglimento, gli HEAVENS tornarono in scena esattamente un anno dopo, come ospiti a sorpresa di un concerto finalizzato a scegliere il gruppo di idol che avrebbe cantato per la cerimonia di apertura del Triple S. Rimesso a nuovo, il gruppo ora contava ben sette membri, i quali erano copie speculari degli STARISH. Ma fra questi, uno in particolare spiccava per la sua singolarità: Yamato Hyuga. Il suo cognome non era affatto una semplice casualità: il ragazzo, infatti, affermò chiaramente di essere imparentato col noto attore Ryuya Hyuga, dettaglio che, ovviamente, incuriosì Syo.

«Hmpf, e così saresti tu la mia controparte?» si domandò questi tra sé e sé.

Syo lo squadrò per benino: Yamato era alto, aveva un fisico atletico e l’aria da duro, l’immagine virile a cui il biondo anelava da anni; tuttavia, di lui non apprezzava il suo atteggiamento: era troppo arrogante! E a prescindere dal fatto che fosse suo fratello minore, Syo non lo avrebbe mai accettato a causa di quel dettaglio.

 

Sfortunatamente, però, l’amara ironia schiaffeggiò l’orgoglio del piccolo STARISH: Shining Saotome, il suo produttore, lo costringeva a duettare proprio con quel tipo arrogante.

No, Syo non riusciva affatto a digerirlo; per una questione di orgoglio e antipatia a pelle più che altro —e anche perché dalla parte del suo idolo. Ciononostante, il ragazzo ci pensò bene e notò che qualcosa di positivo c’era in quel duo: era il fratello di Ryuya, dopotutto. Sì, avrebbe potuto farsi amico Yamato e ricavarne dei… “benefici”. L’idea gli solleticava la mente, perché questo avrebbe significato tante cose belle per la sua mente di povero fan.

Ora che il duo Yamato-Syo si presentava sotto un altro aspetto, la cosa lo rendeva immensamente felice.

 

Giunse quindi il primo giorno di prove con il giovane Hyuga, il quale lo salutò freddamente. Ma Syo non si demoralizzò e non appena furono lontani da occhi indiscreti, agguantò il suo nuovo partner e lo trascinò in un posto sicuro.

«Insomma, che vuoi?» sbottò quello infastidito.

«Ti faccio una proposta,» disse Syo sfoderando un malizioso sorrisetto.

In realtà, il ragazzo sghignazzava sotto i baffi perché conscio di ottenere una risposta positiva dall’altro. Yamato non disse nulla, ma si limitò a fissare con occhiata torva e al contempo confusa l’interlocutore.

«Lascerò che sia tu a vincere contro di me al Muscle Fight. Ma ad una condizione!»

Yamato sollevò un sopracciglio: la sua espressione lasciava bene intendere quanto non fosse convinto della cosa.

«Voglio vedere delle foto in cui Ryuya è giovane. Voglio sapere qualcosa di più sulla sua infanzia! Questo in cambio della vittoria. Allora, ci stai?»

L’altro fissò Syo per qualche minuto pensieroso, poi annunciò il verdetto.

«Ok. Ti porterò delle foto e ti dirò tutto ciò che vuoi. Ricorda, però: saranno gli Heavens a vincere l’entrata al Triple S!»

Poco gli importava del Triple S! Ora che poteva avere accesso alle foto di un giovane Ryuya, il Triple S non era poi così importante. Suvvia, tutto quel macello s’era creato per colpa di Cecil, perché spettava ai Quartet Night parteciparvi di diritto, naturalmente!

 

Il giorno del primo scambio, quindi, arrivò. Sembravano entrambi veramente sospetti conciati a quel modo, con l’impermeabile, il cappello e gli occhiali da sole, ma... Oh beh, ce n’erano di stranezze in quel mondo, quindi loro non erano poi così insoliti.

Uno Yamato camuffato si avvicinò ad un altrettanto camuffato Syo.

«Le hai?» domandò Syo a bassa voce.

«Sì, le ho».

«Sgancia qua!» bisbigliò il ragazzo, impaziente di mettere mano alla merce.

Il ragazzo, allora, gli passò un pacchetto di plastica contenente un malloppo di fotografie, copie delle originali, tutte raffiguranti un adolescente Ryuya. Syo ne guardò alcune, facendosi quasi prendere da un attacco alla vista del giovanissimo e aitante professore.

“Com’è bello!” pensò mentre guardava la foto di un avvenente Ryuya liceale. “Santiddio!”

E il suo sguardo si posò su una foto del professore, sempre liceale, in costume da bagno. I suoi bellissimi tricipiti e addominali scolpiti, manco fosse un bronzo di Riace, lo colpirono profondamente, così tanto che per poco una goccia di saliva non macchiò la foto.

Ma la sfortuna volle che proprio in quel momento l’idolo passasse da quelle parti e notasse gli insoliti conoscenti. Li chiamò per nome —in realtà solo Syo, perché con Yamato non era in buoni rapporti— e si avvicinò loro per sapere cosa combinassero.

Il piccino tentò malamente di nascondere le foto, ma alcune caddero per terra rivelando l’arcano mistero.

«Santo cielo, Syo! Che... Che cosa significa?» domandò Ryuya scioccato per la scoperta.

«E... Ecco, io... io...»

Syo si fece piccolo piccolo per la paura, nascondendo il malloppo dietro la schiena. Ryuya scosse la testa: quella scoperta era sia un tradimento che una delusione al tempo stesso, sentimento che si palesava benissimo sul suo volto.

«No, lasci che le spieghi tutto, professor Hyuga!» esclamò il biondo.

«Non c’è niente da spiegare: le cose sono quelle che sembrano. Oh, Syo, da te non me l’aspettavo proprio! Mi hai deluso!» tuonò l’uomo con fare drammatico. «Non avrei mai osato immaginare che proprio tu potessi farmi questo!»

Col cuore infranto, Syo sgranò gli occhi e sollevò il capo.

«Nooooooooooooooooooooooooooooooooooo!»



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Buonasera a tutti!
Erano secoli che non pubblicavo in questo fandom e rileggendo alcuni capitoli pronti di questa raccolta ho pensato di condividerli. Ho notato che il capitolo su Syo è piaciuto, quindi ho preferito pubblicare un altro capitolo su di lui, specie perché lo trovo molto divertente. Lasciando da parte il gusto che provo quando penso a situazioni comiche che hanno come protagonista Syo (e Ryuya), spero vivamente che abbiate apprezzato questa storiella.
Se vi va di darmi un feedback, tranquilli, non mordo mica!
Un grazie di cuore a Rina, che ha sempre sostenuto questo progetto. Spero di riuscire a farmi perdonare per la lunghiiiiissima attesa e spero tanto che il capitolo sia di tuo gradimento!
Al prossimo capitolo, allora!

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