Suggestioni

di Lavandaisabella_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Attracco alle Isole Tremiti ***
Capitolo 2: *** 15 luglio ***



Capitolo 1
*** Attracco alle Isole Tremiti ***



Finalmente arrivarono, dopo un lungo viaggio.

L'illusione di poter riposare un poco durante il tragitto marittimo fu stroncata immediatamente dal capitano dell'imbarcazione che, in preda ad una fretta ingiustificata, incitò i motori fino allo stremo, scontrandosi senza pietà con le onde oblique come per divorarle e schiacciarle sotto la sua furia maldestra, torturando i poveri passeggeri prosciugati delle proprie forze e mollemente abbandonati sulle poltrone con un colorito verdastro, vittime di malori e conati e di acidi pensieri. Il loro occhi erano spalancati sugli orologi da polso con il solo desiderio di sbarcare.

Poi i motori si placarono, la nave esaudì un ultimo singhiozzo e come un sol uomo i passeggeri si precipitarono fuori dalla cabina per il recupero dei bagagli. Inghiottito dalla folla, afferrò la sua valigia, che se ne stava solitaria in un angolo così inconsciamente distante dalle altre da suscitare quasi pena, e arrancando sbucò fuori, il naso intriso di odore di vomito e sudore. Il porto era un caos: il caldo impastava la vernice bianca delle navi tanto che sembrava ancora fresca, appena spalmata e mutabile, ed essa riluceva in risposta, infastidendo gli occhi.

Il vociare fragoroso si spandeva nell'aria statica come una cupola, trovava qua e là l'eco secco di passi e colpi. Il mare, verde azzurro limpido e pulsante, incoronava il tutto con divertita pazienza, tranquillo sotto gli scafi spavaldi delle barche. Si voltò, frugò al di là degli attracchi: c’erano altre tre isole vicine a quella dove si trovavano ma non brulicavano nervose e scoppiettanti come la loro. Sembravano dormire sotto il sole alto.  

I suoi genitori e Sophia raggiunsero il punto di ritrovo, si confusero tra la moltitudine di persone che avevano scelto la stessa meta. La valigia non scorreva sui sampietrini irregolari così la sollevò sbuffando per il caldo e si avviò verso di loro, il cotone della camicia sudato sulla schiena.

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Capitolo 2
*** 15 luglio ***


La costa opposta era ben diversa da quella che li aveva accolti con il confusionario porticciolo. Non vi erano spiagge né barche né case. La scogliera dove si trovò era tutta grosse pietre appuntite e scoscese, incastrate l'una all'altra in modo impreciso e ostico che sembravano precarie e pericolanti, protese verso il mare.

L'impatto con il tutto fu estremamente aspro: non camminava senza la giusta ansia di cadere. Le stesse pietre, con il loro aspetto scostante, sembravano suggerirgli di restar fermo. Si succedevano senza delineare alcun percorso nitido e sicuro; celavano invece piccoli strapiombi, cave incuneate scavate nella roccia - le più nuove ancora verdognole di acqua stagnante, le più arse brillanti di sale secco - pietre ancora più giganti, aguzze, e gonfie di calore, le carcasse di quelle che si sono spaccate.

Dovette saltare lunghe crepe scure, ancora vibranti: improvvisamente gli si figurarono candide nella mente mentre, fulminee, si schiudevano, e rimbombò nelle orecchie lo schiocco terribile che - immaginai - rimbombò al momento della rottura.

Man mano che si proseguiva verso l'alto braccio destro del golfo non c'era anima viva  né insetti né tremule piante grasse: il sole era troppo alto, ruggiva.
Il mare era il più tremendo: inquieto quant'era piatto quello del porto, sembrava straripare dal golfo, menando spietato contro le rocce, biancheggiante di spuma e sfavillante, di un blu intenso e profondo. Non si vedevano isole da quella costa, solo il mare. Tonante, come una belva contro la sua gabbia di pietra, impotente, torturata senza sosta con sibili e scrosci. Un'estranea desolazione gli inondò l'animo e la mente: che fosse un'inconscia paura? Ma lui era lì, distante e immobile spettatore di una scena inerte che si perpetuava all'infinito senza mutare mai.

Eppure lo feriva, lo tormentava come fosse una roccia, una tempesta che ribolliva instancabile. Il mare, di un blu che sapeva di mistero, lo attraeva e rapiva nelle spire della sua danza violenta. S’avvicinò, gli schizzi pungenti sulla pelle calda: gli piaceva sentirselo addosso. E non è vivo. Come può non esser vivo? Cosa c'è di più turbolento, passionale, combattuto, vitale del mare?

Lo starnazzare del porto era ormai un ricordo sbiadito. Era solo, ipnotizzato dal rumore pressante, la sua voce sulla roccia. E quella costa selvaggia era come la faccia nascosta della Luna: esposta, travagliata, mefistofelica.
 

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