Tra le spire del male

di Hiroyuki
(/viewuser.php?uid=508230)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La notte più nera ***
Capitolo 2: *** L'intruso ***
Capitolo 3: *** L'attacco ***
Capitolo 4: *** Un aiuto inaspettato ***
Capitolo 5: *** Rivelazioni ***
Capitolo 6: *** Senza esclusione di colpi ***
Capitolo 7: *** La riscossa ***
Capitolo 8: *** In trappola ***



Capitolo 1
*** La notte più nera ***


«Lo abbiamo trovato, il sogno di Horace era corretto.» annunciò con angoscia Bronwyn, spalancando le porte a doppio battente della grande casa coloniale che era diventata la nuova dimora dei ragazzi Speciali.

Miss Peregrine ed Emma si voltarono immediatamente verso l'ingresso, puntando gli occhi spaventati verso l'amica. «C... corretto?» domandò la ragazza con appena un filo di voce. «Quanto corretto?»

La ragazza esitò, non sapeva come comunicare quell'informazione sapendo il dramma che avrebbe scatenato. Cercò le parole dentro di sè mentre le lacrime già le rigavano il volto. «Completamente corretto...» dichiarò infine.

Emma sentì le forze venirle meno e, se Miss Peregrine non si fosse prontamente portata al suo fianco per sorreggerla, sarebbe finita lunga distesa sul pavimento. Gli occhi erano gonfi di lacrime. Ci fu un momento di silenzio innaturale che nessuno sembrava voler infrangere o, forse, nessuno poteva. «Voglio vederlo.» annunciò infine Emma, staccandosi dalle braccia della direttrice che ancora la sostenevano.

«Non so se sia il caso, forse...» tentò di dissuaderla Bronwyn.

«Miss Bloom ha tutto il diritto di sapere cosa è successo. Nel caso se la sentisse, è ovvio.»

Emma non attendeva altro, quelle parole di Miss Peregrine erano un'autorizzazione più che sufficiente e, senza farselo ripetere, corse fuori, superando Bronwyn, che prese ad inseguirla, con la direttrice subito dietro. Percorse ad ampie falcate il grande giardino della casa e si avviò giù lungo la collinetta che scendeva dolcemente verso la valle.

Il nuovo anello sembrava un posto paradisiaco, ubicato su una piccola altura nel mezzo del verde, nel cuore della Florida. Era stato creato circa tre anni prima dalla Ymbryne in modo che fosse abbastanza vicino alla famiglia di Jacob Portman, affinchè potesse, di tanto in tanto, andare a trovare i genitori senza correre i rischi del rapido invecchiamento. Ma ora la bellezza di quel luogo era totalmente indifferente ad Emma, che correva con il cuore gonfio di angoscia.

«Di là.» le indicò Bronwyn, indicando il boschetto che si trovava sulla sinistra ed Emma vi ci si infilò subito. Si fermò per un istante, guardandosi intorno per orientarsi, e poi li vide. Un gruppetto di ragazzi era disposto a semicerchio attorno ad un albero, con gli occhi fissi sul terreno. C'erano tutti: Enoch, Horace, Hugh, Olive, Claire e degli abiti che galleggiavano nel vuoto, tradendo la presenza dell'invisibile Millard.

Emma si affiancò a quest'ultimo e non appena guardò verso il basso, le lacrime le sgorgarono dagli occhi come un fiume in piena. A terra giaceva il corpo senza vita di Jacob, oramai pallido. Sul petto due grossi squarci, uno orizzontale ed uno più inclinato, avevano lacerato la stoffa della maglia e la carne sottostante, come testimoniava il sangue fuoriuscito che inzuppava indumenti e terreno.

Emma si gettò su di lui, afferrandogli la testa con entrambe le mani e sollevandola delicatamente verso di sè. «No.... no.... no.... » ripeteva disperatamente. «Apri gli occhi, non puoi farmi questo.... non puoi morire.... me lo hai promesso...» pronunciò con un filo di voce mentre la sua fronte andava a sfiorare quella oramai gelida del ragazzo.

Nel frattempo anche  Bronwyn e Miss Peregrine si erano unite agli altri ed assistevano alla scena impotenti. Tutti piangevano, tutti avevano il cuore spezzato, ma nessuno come Emma che vedeva, per la seconda volta, il proprio amore venirle strappato via dalla morte. Il cuore le pulsava in petto furiosamente e sembrava dovesse esplodere da un momento all'altro. Forse lo avrebbe persino desiderato. Ma c'era un'altra sensazione che la opprimeva, una cosa che proveniva da fuori, o forse da dentro. Aveva la terribile sensazione che ci fosse qualcun altro in quel luogo, una presenza aliena al loro gruppo che li stava osservando. Come se dei pugnali invisibili le penetrassero le carni e le arrivassero dritte fin dentro la testa. Forse chi aveva commesso quel gesto terribile era ancora nei pareggi e forse sarebbe saltato fuori da un momento all'altro per ucciderli tutti. Per un solo e fugace istante, Emma sperò che fosse così, poi si ricordò degli altri  ragazzi e di Miss Peregrine ancora intorno.

«Chi?» Esclamò solamente, voltandosi verso gli amici che la circondavano ma ciascuno di loro scosse il capo, perfino Horace. «Mi... mi dispiace, ma nel mio sogno non si vedeva. Ho solo visto il corpo e....» ma non riuscì a terminare la frase, perchè nel frattempo Emma aveva ripreso a singhiozzare.

«C'è.... ci sarebbe un'altra cosa.» azzardò con voce tremolante Bronwyn, non sapendo se quello era il momento giusto per una nuova, cupa, rivelazione (ma quale momento lo sarebbe stato?) «Sul corpo di Jake, abbiamo trovato questo biglietto.» Concluse, allungando verso la direttrice un foglietto di carta ingiallito e tutto spiegazzato.
Miss Peregrine lo aprì e lesse ad alta voce, tanto oramai, era certa, tutti erano già a conoscenza del contenuto:

Questo è solo il primo, Alma. Li vedrai morire uno ad uno e dopo toccherà a te.
C.


Un silenzio tombale cadde nel boschetto.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** L'intruso ***


Era passato un mese dal funerale di Jacob. Era stato sepolto in un piccolo cimitero appena fuori dall'anello, per consentire agli Speciali di fargli visita ma per fare in modo che anche i genitori potessero andare a trovarlo, in caso contrario, essendo Normali, non avrebbero mai potuto accedere ad un anello. Non che avrebbero mai voluto entrarci. Anzi, c'erano stati momenti di grave tensione, quando la madre accusò, e forse a ragione, Miss Peregrine e gli altri ragazzi di essere  la causa della morte. Se Jacob non avesse mai conosciuto gli Speciali, probabilmente sarebbe stato ancora vivo. E questo era uno dei pensieri che più tormentava Emma. 

Se non ci avesse conosciuto, ora sarebbe morto comunque, ucciso da qualche vacuo, e noi con lui, mentre Caul sarebbe il nuovo dio dei Normali. Le aveva risposto una volta Miss Peregrine cercando di alleviarle qualche peso dal cuore, ma con scarsi risultati. 

Emma alternava momenti di profondo sconforto ad altri di furiosa rabbia per non aver ancora trovato il responsabile ed averlo punito come meritava. Era arrivata persino ad accusare Miss Peregrine di non fare abbastanza, ma era un pensiero dettato dalla rabbia, e infatti poco dopo si era scusata. La verità è che, dopo quell'evento, non era capitato niente altro di anomalo e non vi erano particolari indizi sui responsabili. I tagli sul petto potevano far pensare ad un vacuo, ma non ne esistevano oramai più e, comunque, Jacob sarebbe stato in grado di vederli, persino di controllarli, quindi non avrebbe mai potuto avere la peggio contro  uno di loro. Inoltre, il  vacuo lo avrebbe probabilmente  divorato, mentre il suo corpo era stato abbandonato al suolo.

Anche il biglietto con cui era stato  trovato non forniva certezze: dal tono e dalla C. come firma sarebbe stato facile pensare a Caul, il fratello di Miss Peregrina, desideroso di vendicarsi su di lei ed i suoi ragazzi e, di certo, Jacob era uno di coloro che doveva detestare di più. Ma era rimasto imprigionato nell'anello quando le Ymbryne lo avevano fatto collassare. Inoltre aveva assorbito una potentissima anima di uno Speciale antico e, quindi, se fosse stato libero, avrebbe potuto piombare in casa ed uccidere tutti.

Miss Peregrine si era recata più volte al concilio delle Ymbryne attraverso il Panellopticon che collegava la loro casa a quella di Bentham a Devil's Acre, che era divenuta la loro nuova sede, grazie alla capacità di collegare più anelli. Ma nessuna aveva scoperto niente di utile e, in effetti, nessuna aveva rilevato niente di anomalo.

Poi, finalmente, qualcosa accadde. Fu annunciato dal suono di nocche che bussavano sul legno e quando Hugh aprì uno dei battenti della doppia porta di ingresso, si trovò davanti un ragazzo di circa sedici o diciassette anni, con corti capelli neri e gli occhi marroni. Indossava un paio di pantaloni beige ed una camicia bianca e, sopra di essi, un lungo cappotto scuro che gli arrivava fino alle caviglie, aperto sul davanti.

«Si?» domandò lo speciale, mentre alcune api gli fuoriuscivano alla bocca e prendevano a ronzargli intorno alla testa.

«Vorrei vedere Miss Alma Peregrine» rispose lo sconosciuto, impassibile, tenendo lo sguardo fisso su di lui.

«Miss Peregrine? Per quale motivo?» la precauzione era più che dovuta ma, probabilmente, gli avrebbe rivolto quella domanda in qualsiasi caso.

«Questi non sono affari tuoi.» rispose per poi muovere un passo verso la porta, ma Hugh allargò il braccio contro lo stipite, per ostruire il passaggio. «Eh no, prima ci dici chi sei e cosa vuoi, e poi, se a Miss Peregrine starà bene, allora potrai entrare.»
 
La voce di Enoch risuonò alle sue spalle «Caccialo via, non abbiamo bisogno di altri inutili da accudire» dichiarò sprezzante. Nel frattempo anche gli altri ragazzi si erano affacciati dalle loro stanze e si stavano riversando nel corridoio d'ingresso, per capire cosa stesse accadendo.

Il ragazzo inclinò appena il capo verso destra, rivolgendo ad Hugh uno sguardo severo, quasi minaccioso. «Non ho intenzioni di perdere tempo qui con voi. Devo vedere Miss Peregrine. Ora!»

«Senti, non so chi tu sia o cosa tu voglia ma...» non riuscì a finire la frase poichè la voce della direttrice lo interruppe. Aveva aperto la porta scorrevole sulla sinistra che conduceva al suo studio, e stava osservando la scena.

«Fallo entrare» dichiarò. «Se ha così tanto voglia di parlare con me, lo accontenterò.»

Hugh si scostò dalla porta, sbuffando, e tutti seguirono con lo sguardo quello strano individuo entrare in casa e poi infilarsi nello studio della ymbryne, la quale richiuse la porta, ma non prima di aver rivolto uno sguardo a ciascuno dei ragazzi. Sguardi che essi ricambiarono in modo preoccupato, quasi a voler dire: stia attenta.

Non appena la porta fu richiusa, gli Speciali si affrettarono a posizionarsi dietro di essa, con le orecchie ben tese, ma non riuscivano a percepire nulla. Sentivano che i due stavano parlando, ma il tono era troppo basso e non riuscivano a distinguere le parole. Rimasero così per circa mezz'ora, fino a quando la voce di Miss Peregrine rimbombò nell'aria, questa volta udibile a tutti.

«Adesso basta, fuori di qui!» si sentì esclamare da dietro la porta. «Miss Peregrine, pensavo che una ymbryne del suo livello avrebbe reagito in modo diverso, che avrebbe compreso...» ma la direttrice sembrava non voler più sentire ragioni. «Ho compreso abbastanza, e tutto questo è impossibile, di più, è innaturale e non ho intenzione di prestarmi ad una cosa del genere.»

Qualche attimo di silenzio e poi la porta si spalancò e lo sconosciuto comparve sull'uscio davanti allo sguardo interrogativo dei ragazzi. «Come desidera allora.» proseguì lui. «Vorrà dire che cercherò un altro  modo.» 

«Lei ci provi, e la trascinerò immediatamente davanti al consiglio delle ymbryne per essere giudicato.» tuonò Miss Peregrine ancora all'interno della stanza, ma il ragazzo non rispose più. Increspò semplicemente le labbra in una sorta di ghigno, quasi come se quella minaccia non solo non lo spaventasse, ma lo divertisse. Quindi si avviò verso l'uscita.

Gli altri speciali muovevano gli sguardi interrogativi tra lo sconosciuto e la loro direttrice, che nel frattempo era uscita anch'essa dallo studio e lo fissava come per accertarsi che se ne andasse davvero.

«Ma... che cosa voleva?» Domandò Olive, non appena egli fu uscito, ma la direttrice non rispose se non con un laconico: «Sono questioni da ymbryne.» quindi rientrò, visibilmente alterata, nel suo ufficio, richiudendo la porta dietro di sè.

Ovviamente la risposta era inaccettabile e non aveva fatto che aumentare la curiosità fra tutti che mormoravano le più assurde ipotesi tra loro.
«E se riguardasse la morte di Jake?» domandò all'improvviso Emma, che aveva assistito alla scena accucciata alla base delle scale, che conducevano al piano superiore, con le braccia avvolte attorno alla ringhiera di legno.

«Penso che se così fosse non lo avrebbe mai lasciato andare.» rispose pragmatica Bronwyn, che non voleva in alcun modo accusare nessuno senza esserne certa. «Forse non aveva le prove per accusarlo e quindi è stata costretta a lasciarlo andare.» Azzardò Enoch. «E comunque non aveva buone intenzioni, altrimenti l'uccello non si sarebbe arrabbiata tanto. Prevedo guai.» Concluse con la solita ventata di ottimismo.

«Già, qualcuno dovrebbe seguirlo per vedere cosa fa.» una voce risuonò nell'aria, senza che nessuno avesse parlato, e tutti intuirono immediatamente che Millard si era già liberato dei vestiti per correre dietro a quello strano individuo.
«Fai attenzione.» Gli intimò Emma, risoluta. «Controlla quello che fa, ma non fare nulla, seguilo finchè puoi e poi torna a riferirci. E se per caso ha a che fare in qualche modo con Jacob...» Non terminò la frase ma i palmi delle mani incandescenti fecero capire a tutti quali erano le sue intenzioni.

Millard scivolò fuori dall'abitazione aprendo la porta di quel tanto che bastava per poter uscire, percorse a piedi nudi il giardino, calpestando l'erba fresca ed individuò subito il ragazzo, di spalle, che si stava dirigendo verso l'uscita dell'anello.
Silenziosamente come aveva imparato a fare lo seguì, avvicinandosi lentamente per non tradirsi con qualche rumore. Per  una decina di minuti continuò a camminare, senza nessun sospetto. Poi, poco prima di raggiungere uno stretto passaggio tra le rocce, che delimitava il confine estremo dell'anello si fermo. Si stava guardando intorno, come se stesse cercando qualcosa e Millard ebbe la terribile sensazione che ci fosse qualcun altro, forse dei complici.
Muovendosi in punta di piedi si avvicinò, passandogli alle spalle, per vedere se scorgeva qualcun altro ma, all'improvviso, il ragazzo si voltò verso di lui sollevando il braccio sinistro all'altezza del suo collo con precisione chirurgica e gli strinse le dita intorno alla gola. 

«Aaaghr....» fu l'unico suono che Millard riuscì ad emettere, completamente colto di sorpresa. Poi, vide una cosa che gli fece raggelare completamente il sangue nelle vene. Gli occhi dello sconosciuto  erano completamente privi di pupilla. Solo un'unica orbita spaventosamente bianca.

È finita, questo spettro mi ucciderà qui, non ho modo di scappare. Pensò il ragazzo invisibile per alcuni secondi che sembrarono durare minuti. Poi le dita strette intorno alla sua gola allentarono la presa e si accasciò al suolo, proprio davanti a lui.
Lo sconosciuto abbassò lo sguardo vuoto e Millard ebbe la sensazione che lo stesse guardando dritto negli occhi, come se lo potesse vedere. E forse era proprio così.

«Davvero pensavi di poter seguire me? Davvero pensavi di poter passare inosservato a me?» lo canzonava quasi offeso di essere stato così tanto sottovalutato. «E' meglio se torni dai tuoi amici, e di' di non mettersi sulla mia strada. Non ho interesse per voi, ma se mi ostacolate...» lasciò quella parola ad ondeggiare nell'aria, in modo che fosse il suo interlocutore a completarla, con ogni terribile situazione che riuscisse ad immaginare. Quindi  girò sui tacchi e si infilò tra le rocce, uscendo dall'anello.
Millard rimase disteso a terra ancora qualche minuto, sconvolto da quello che era accaduto e sorpreso di essere ancora vivo. Quindi si rialzò e corse a raccontare l'accaduto agli amici. 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** L'attacco ***


Millard era ritornato a casa, spaventato ma incolume, e non aveva perso tempo a raccontare tutto quello che era accaduto. Di come lo strano ragazzo era riuscito ad individuarlo, nonostante fosse certo di non aver prodotto alcun rumore, e degli occhi completamente bianchi, esattamente come uno Spettro.

«È stato lui.» aveva esclamato Emma con risolutezza. «E se non è stato lui, comunque è in combutta con i responsabili.»

Eppure Miss Peregrine, che aveva preteso, dopo una bella ramanzina ai bambini per il rischio che avevano corso, di sapere tutta la storia non pareva convinta. «Non ne sono sicura. Mi sembra un comportamento decisamente strano. Perchè avrebbe dovuto presentarsi a noi, se avesse intenzione di farci del male? E perchè non farne a Mr Nullings con un'occasione così favorevole?»

«È un dannato spettro, chissà quali orridi piani ha in quella mente malvagia. Dovevamo ucciderlo finchè potevamo.» Emma era furiosa, un'emozione che veniva manifestata, oltre che dalle parole, anche dalle fiammelle che scivolavano da un dito all'altro della sua mano.

«Forse, Miss Peregrine, potrebbe essere d'aiuto sapere che cosa le ha chiesto quando vi siete chiusi nel suo studio.» Intervenne timidamente Bronwyn, sperando che quell'informazione potesse fare più luce.

Miss Peregrine li scrutò uno ad uno, senza proferire parola, poi sospirò. «E va bene... tanto non avrete pace finchè non lo saprete. E se questo servirà ad evitare azioni avventate come quella di oggi ben venga.» Si interruppe un attimo, riprendendo fiato. «Il signor Darryl Baker, così ha detto di chiamarsi, è venuto a chiedere l'aiuto di una ymbryne per un'azione assolutamente innaturale. Qualcosa di vietato da secoli dal concilio. Voleva che manipolassi il tempo per lui, in modo da rimandarlo indietro di alcuni anni, per consentirgli di modificare la storia.»

«Ma non è possibile, non si può cambiare la storia, ciò che è avvenuto è avvenuto, questo lo sappiamo tutti.» Esclamò Hugh sbalordito dalla richiesta.

«Certo, è quello che gli ho risposto, ma nulla potrebbe impedirgli di provarci,  e non sappiamo cosa potrebbe accadere o cosa potrebbe fare la storia per seguire il suo corso naturale.»

«Quando?» Domandò Emma con uno sguardo feroce fisso sulla direttrice. «A quando voleva essere rimandato indietro?»

«Circa tre anni fa.» Rispose la ymbryne.

«Ma è chiaro, tre anni fa è quando c'è stata la battaglia alla biblioteca delle anime. Vuole tornare indietro per aiutare Caul a distruggerci tutti.» Proruppe Enoch con una delle sue teorie catastrofiste. Una teoria che, tuttavia, non sembrava davvero così campata per aria, ed incontrò il favore di diversi Speciali.

«Non saltiamo a conclusioni affrettate.» Li interruppe Miss Peregrine. «Per ora non abbiamo sufficienti elementi per esprimere alcun giudizio. In ogni caso mi recherò al concilio delle Ymbryne per verificare se qualcuno dei nove spettri sopravvissuti a Devil's Acre sia evaso dagli anelli punitivi e vedremo se tra essi c'è o c'era un Darryl.» Si alzò dalla sedia e poi li fissò con sguardo severo uno per uno, soffermandosi principalmente sull'irrequieta Emma. «Mi raccomando. Restate chiusi in casa e non uscite, nè fate entrare nessuno fino al mio ritorno. Per nessun motivo. Sono stata chiara?»

Quando tutti ebbero annuito, la direttrice si avviò verso la stanza del Panellopticon per raggiungere il concilio.
 
***

La notte era calata, senza che Miss Peregrine avesse ancora fatto ritorno ma la tensione fra i bambini Speciali era decisamente aumentata. Ovviamente l'argomento principale delle discussioni verteva su questo strano Darryl e se avesse o meno a che fare nella morte di Jacob Portam. Emma era convinta di sì, così come anche Enoch, ma gli altri non erano altrettanto certi. Persino Millard, che lo aveva affrontato personalmente, nutriva dei dubbi.

«Ehy, ma c'è qualcuno lì fuori.» La voce della piccola Claire aveva posto fine a tutte le discussioni ed il piccolo gruppo si affrettò a raggiungere la finestra, nel grande salone, da cui la bambina stava osservando. In un primo momento nessuno capì cosa avesse attirato l'attenzione della loro amica, forse un parto della sua immaginazione. Poi, in effetti, notarono una figura che si aggirava nel giardino davanti a casa.

«È lui!» esclamò Millard con una voce sorpresa. «Darryl Baker.»

Emma non aspettava altro e si affrettò a raggiungere la porta, ma Bronwyn, intuendone la reazione, era stata più veloce e ostruì il passaggio con il proprio corpo. «Non puoi andare. Miss Peregrine ci ha ordinato di restare in casa, per qualsiasi motivo.»
«Oh, avanti, levati di mezzo, non ho intenzione di restare a guardare il possibile assassino di Jake fuori dalla finestra senza intervenire.» L'espressione di Emma era assolutamente seria e non ammetteva dinieghi, dai suoi occhi traspariva un ardente desiderio di vendetta più che di giustizia.

«Allora, se proprio devi andare, verremo tutti, ma ti prego, non cercare di ucciderlo, piuttosto catturiamolo e ci facciamo spiegare quali sono le sue vere intenzioni.» la implorò.

Emma sbuffò, visibilmente seccata, ma alla fine acconsentì. «Va bene, cercherò di non fargli troppo male, sempre che non mi costringa.» aggiunse infine e, in cuor suo, sperava davvero che la costringesse a fargli molto male.

Bronwyn sospirò, sicura che non avrebbe potuto ottenere più di così, quindi si spostò lasciando lo spazio libero. Emma si lanciò lungo il corridoio e poi alla doppia porta d'ingresso che spalancò completamente. 

Appena sentì il rumore, Darryl si voltò verso la casa, guardando Emma negli occhi, quindi cominciò a correre attraversando il giardino della casa. Emma si lanciò immediatamente all'inseguimento, mentre dalle sue mani già si stava formando una sfera incandescente. Seguì Darryl oltre la staccionata che delimitava il confine della proprietà, e poi giù lungo la collinetta. Darryl fuggiva, Emma lo inseguiva e gli altri subito dietro.

Emma corse per una decina di minuti, senza apparentemente riuscire ad avvicinarsi, quando il ragazzo sparì nei pressi di alcuni cespugli. La ragazza si fermo, ansimante, cercandolo con lo sguardo, mentre la sfera di fuoco ancora ardeva tra le mani, pronta  da lanciare non appena avesse individuato un bersaglio. Poi un sibilo si levò nell'aria ed Emma avvertì un dolore lanciante all'altezza della coscia destra.

La ragazza cacciò un urlo, mentre si accasciava al suolo ed il fuoco si disperdeva nell'oscurità della notte. Portò le mani all'altezza del ginocchio, sentendo il calore del proprio sangue scorrere su di esse; risalì di qualche centimetro lungo la gamba ed avvertì la presenza di quello che pareva essere un pezzo di metallo che le si era conficcato nelle carni.

«Che succede Emma?» gridarono dalle sue spalle gli altri Speciali che stavano sopraggiungendo.

«Fermi, non fate un altro passo! » Strillò lei con quanto fiato le era rimasto in gola, allungando la mano sinistra nella loro direzione.  Bronwyn si fermò all'istante, bloccando tutti dietro di sè, proprio mentre l'aria sibilò altre due volte e due placche metalliche rettangolari si conficcarono al suolo a pochi passi dalla forzuta ragazza. Se Emma non l'avesse fatta fermare, sarebbe stata colpita in pieno.
 
***
 
Miss Peregrine aprì la porta della sala del Panellopticon e subito si accorse che qualcosa non andava. La casa era nel silenzio più totale e quello non era mai un buon segno in un'abitazione piena di bambini. Avanzò rapidamente lungo il corridoio, notando i due battenti della porta d'ingresso spalancati, ma prima che potesse raggiungerli, Darryl Baker spuntò fuori dalla porta a destra che conduceva al salone, sbarrandole il passo.

«Che cosa ci fa lei qui? E dove sono i miei bambini?» esclamò la ymbryne con sguardo minaccioso verso il ragazzo, che però la fissava imperturbabile.

«Stanno facendo una passeggiata fuori, non credo ci disturberanno, ho organizzato un piccolo diversivo per loro.»

Miss Peregrine sussultò, temendo qualcosa di terribile e provò a superare il ragazzo per correre a cercare i bambini, ma egli le sbarrò nuovamente la strada.

«Le ho detto che i bambini non corrono alcun rischio, ma avevo bisogno che fossero fuori dai piedi per qualche minuto. Ho bisogno di un po' di tempo qui, con lei, Miss.»

La direttrice lo guardò torvo «Le ho già detto che non intendo aiutarla nel suo intento, non farò nulla di quello che mi chiede e ora mi lasci passare.»

«Lo so che non lo farà, è stata fin troppo chiara. È per questo che farò tutto da solo.»

«Cosa intende dire?» un'espressione di sgomento comparve sul volto, solitamente impassibile, della donna.

«Visto che non vuole usare i suoi poteri  per me, vorrà dire che io prenderò i suoi poteri. E ora, se vuole cortesemente seguirmi nell'altra stanza, ci vorrà poco.»

«Ah, dovevo immaginarlo, un altro ladro di anime, esattamente come tutti gli Spettri.» dichiarò, per poi iniziare la trasformazione in falco pellegrino. La figura di Miss Peregrine cominciò a rimpicciolirsi, mentre le piume grigie le spuntavano dalla pelle. Darryl rimase a fissarla e le pupille marroni scomparvero dai suoi occhi, lasciando solo le orbite completamente bianche.

La trasformazioni di Miss Peregrine si arrestò e, per qualche istante, i due rimasero bloccati nelle loro posizioni a fissarsi reciprocamente. Poi le piume di falco pellegrino si staccarono da sole, cadendo lentamente a terra, mentre la donna aveva ripreso a crescere, ritornando in breve alle sue dimensioni originali. Era tornata Miss Peregrine.

«Ma come è possibile.... che cosa mi ha fatto?» Domandò sgomenta la direttrice al ragazzo, le cui pupille marroni erano nuovamente apparse negli occhi, quando la trasformazione si era invertita.

«Non sono uno Spettro nè sono mai stato un vacuo. Ma, non la lacerò andare via.» rispose portando la mano destra al volto e pulendosi un piccolo rivolo di sangue che era uscito dalla narice sinistra. «Ho bisogno del suo potere, ma non ho intenzione di fare alcun male a nessuno, nè a lei, nè ai suoi bambini, perciò la prego di non opporre ulteriore resistenza.»

Era difficile credere alle parole del ragazzo, soprattutto era difficile non considerare il furto di poteri come qualcosa di male, ma quell'affermazione aveva riportato alla mente di Miss Peregrine il fatto che i bambini non fossero in casa e tentare la via dello scontro avrebbe potuto metterli in pericolo. «Non mi opporrò allora, ma deve promettermi che ai miei bambini non verrà fatto alcun male.» si rassegnò infine.

Darryl annuì. «Ma certo Miss Peregrine. Glielo prometto.»

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Un aiuto inaspettato ***


Siamo un bersaglio troppo facile. Pensava Emma, ancora distesa al suolo con la mano sinistra che si tamponava la ferita da cui continuava a sgoragare sangue. Qualcuno li stava attaccando ma, nel buio, non erano in grado di scorgere chi fosse, nè di individuare con precisione il punto in cui si trovasse. Una sola cosa era certa, non potevano restare fermi in quel modo, o sarebbero stati fatti  a pezzi.

Emma cercò di resistere al dolore, strinse i denti e generò una piccola sfera incandescente dalla mano destra, che scagliò nella vegetazione davanti a sè, senza colpire alcun bersaglio. L'erba verde si annerì immediatamente e la luce delle fiamme rischiarò quel tanto che bastava a consentire loro di individuare il proprio nemico.

A pochi metri da loro si ergeva l'imponente massa di quello che poteva sembrare un uomo, alto circa un metro e novanta, ma la pelle era completamente ricoperta di scaglie che brillavano al fuoco, riflettendo la luce delle fiamme. L'uomo sollevò il braccio destro, teso davanti a sè ed il pugno serrato, puntandolo nella direzione della ragazza, incapace di rimettersi in piedi e quindi vittima ideale.

«Mirate agli occhi.» Tuonò la voce di Hugh e, subito dopo, dalla sua bocca sciamò fuori una nuvola ronzante composta di api, che si avventò sull'uomo di metallo. Gli insetti vorticavano intorno alla sua testa, tentando di trafiggerlo con i propri aculei, ma egli non sembrava risentire dell'attacco e proruppe in una risata, rimettendosi a puntare Emma con il braccio. 

Le api, tuttavia, avevano avuto il merito di rallentarlo e distrarlo quanto bastava affinchè Bronwyn riuscisse a raggiungerlo ed assestargli un poderoso pugno all'altezza dello stomaco. Un suono sordo di metallo risuonò nell'aria, mescolato ad un grido femminile. La ragazza ritrasse dolorante il braccio, e si osservò la mano,  dalle cui nocche sgorgava il sangue provocato dai tagli dell'impatto contro le scaglie metalliche che rivestivano la pelle dell'avversario. L'uomo, comunque, era stato sbalzato indietro  di un paio di metri, ma si stava già rialzando.

Emma cercò nuovamente di resistere al dolore e produrre una seconda fiamma, ma prima che potesse riuscirci sentì un braccio cingerle la vita e cercare di issarla in piedi. «Avanti, alzati, non possiamo restare qui.» Era Millard che si era nuovamente liberato dei vestiti per rendersi totalmente invisibile e riuscire a correre in soccorso dell'amica senza essere visto.

Emma fece una smorfia di dolore e si aggrappò all'invisibile spalla del ragazzo, riuscendo a rimettersi finalmente in piedi. Il sangue continuava a colarle dalla gamba, scorrendo lungo il polpaccio e andando ad inzuppare la scarpa.

«Avanti, torniamo in casa, non possiamo combattere qua fuori o ci farà a fettine.» Implorava Enoch, che aveva già preso a risalire la collinetta verso la casa. Nessuno se lo fece ripetere ed il gruppo si mise a correre verso quello che, mai come ora, appariva un rifugio sicuro. Bronwyn, era l'ultima, essendo quella che si era allontanata di più, ma non ebbe problemi a raggiungere Emma, che avanzava lentamente, zoppicando, sorretta faticosamente da Millard. Si affiancò a loro due, dalla parte opposta del ragazzo invisibile e si mise il braccio della ragazza attorno al collo, quasi sollevandola dal suolo, per accelerare la sua fuga.

Alle loro spalle l'uomo di metallo si era pronto al contrattacco e stava puntando il braccio destro verso il gruppetto attardato. Dal suo polso si staccarono delle sottili ed affilate placche di metallo, che vennero scagliate, sibilando nell'aria, contro di loro. Millard gridò: era stato colpito di striscio al braccio sinistro ed il sangue iniziava a fuoriuscire, disegnandone la sagoma invisibile. Comunque non si fermarono, cercando di raggiungere al più presto la casa.

***

«Quindi» domandò Miss Peregrine. «Cosa dovremmo fare, adesso?»

«Adesso lei deve dormire.» Rispose Darryl, poggiandole il palmo della mano sinistra sulla fronte. La direttrice tentò di ritrarsi, ma non fu abbastanza lesta e, non appena la mano toccò la sua fronte, gli occhi si chiusero e il corpo si flettè pericolosamente verso destra.

Darryl fu lesto e portarsi al suo fianco e cingerle la vita con il braccio, quindi la sollevò, portando l'altro  braccio sotto le sue ginocchia e la adagiò delicatamente sul divanetto settecentesco che ornava il fondo della stanza. Si inginocchiò quindi al suo capezzale e le poggiò nuovamente la mano sinistra sulla fronte. Gli occhi gli divennero immediatamente bianchi.

***

Emma, Millard e Bronwyn ansimavano per lo sforzo e l'innaturale maniera di correre, ma erano finalmente riusciti a raggiungere il portone della casa. Gli altri erano già arrivati e li attendevano sulla soglia. «Avanti, sbrigatevi, entrate» Li incitavano.
«Andante dentro, non restate sulla porta, è pericoloso!» Strillò Millard dando fondo al poco fiato che gli era rimasto in gola e, come a voler dimostrare la veridicità di quella profezia, l'aria sibilò altre due volte e due scaglie di metallo si conficcarono contro lo stipite della porta, segno che il nemico stava sopraggiungendo.

I bambini rientrarono immediatamente e gli ultimi tre guadagnarono finalmente l'ingresso, chiudendosi la porta alle spalle; nemmeno il tempo di tirare un respiro di sollievo che Claire strillò dal salone alla loro sinistra. I bambini raggiunsero la stanza e, quando vi entrarono, video Darryl inginocchiato, con la mano sulla fronte della loro direttrice priva di sensi. Sopra di essa si stava formando una nebbiolina azzurrognola. Il ragazzo voltò la testa verso i bambini, senza staccare la mano e li scrutò con gli occhi bianhi. Due rivoli di sangue gli uscivano dalle narici, incorniciandogli le labbra. Non ancora, è troppo presto. Pensò.

Non appena vide la scena, Emma fu colta da una rabbia improvvisa ed incontrollata. Ignorando il dolore alla gamba destra avanzò di un passo avanti e sollevò le mani sopra la testa, generando una sfera infuocata che scagliò verso il ragazzo, insieme a tutto il suo odio, incurante del fatto (ci avrebbe pensato solo più tardi, sentendosi decisamente in colpa) che avrebbe putto ferire anche Miss Peregrine. Darryl sollevò il braccio destro, teso dinanzi a sè con il palmo della mano aperto a novanta gradi. La palla di fuoco impattò contro un invisibile muro posto a circa un metro di distanza da lui ed esplose in una vampata di calore che costrinse tutti a rannicchiarsi all'estremità opposta della stanza per non esserne investiti. Non ho ancora finito, ancora qualche minuto.

Un rumore di legno spezzato provenire dal portone annunciò l'arrivo dell'altra creatura, che con una sola spallata era riuscito a disfarsi di quell'ostacolo. L'uomo di metallo avanzò con passo pesante ed entrò nel salone, spostando lo sguardo sui bambini, in fondo alla stanza alla propria sinistra, e su Darryl, in fondo alla stanza alla propria destra. I due si fissarono per un momento, con un'espressione perplessa sul volto. Poi, il colosso si voltò verso i bambini.

Ricorda cosa hai promesso. Non gli deve essere fatto alcun male. Darryl sentì la propria voce (o era quella di Miss Peregrine?), risuonargli nella testa, ma non aveva ancora finito di assorbire i poteri della ymbryne. Mancava poco, veramente poco, e poi i bambini erano in tanti, magari sarebbero riusciti a risolvere la situazione da soli.

Gli Speciali erano con le spalle al muro, letteralmente. Emma era seduta a terra, dopo essere stata sbalzata indietro dall'onda d'urto della sua stessa fiammata aveva provato a reggersi in piedi, ma non appena il peso del corpo aveva gravato sulla gamba ferita, era franata immediatamente a terra. Bronwyn riteneva di essere l'unica a poter fare qualcosa, e si lanciò sull'invasore, che sollevò il braccio destro, colpendola al viso con la violenza di un maglio. La ragazza barcollò all'indietro, mentre un livido violaceo le apparve immediatamente sulla guancia

Hai promesso, hai promesso. Ripeteva la voce, ma Darryl sapeva che non sarebbe stato in grado di affrontare un combattimento e, al tempo stesso, portare a termine il procedimento. E mancava così poco. Lo strillo di una bambina lo distolse dai suoi pensieri e, anche se non vedeva la scena, riusciva a percepire benissimo tutto quello che stava accadendo nella stanza: l'esaltazione sadica dell'uomo di metallo, che aveva afferrato per il bavero una bambina, la piccola Olive, e la teneva schiacciata contro il muro con il braccio sinistro, mentre con il destro si apprestava a colpirla. Nessun male. Hai promesso.

Emma voleva intervenire. Da terra afferrò con ambo le mani il braccio di Bronwyn e fece leva su di esso per rimettersi in piedi, aiutandosi con la gamba sana. Il dolore le pulsava tremendamente nella testa, ma non poteva abbandonare Olive. Così si lanciò verso l'uomo, con i palmi color rosso fuoco decisa a sciogliere quell'essere fatto di metallo. Strinse le mani intorno al braccio destro che divenne immediatamente rovente. L'uomo emise un lamento metallico e agitò l'arto per scrollarsela di dosso, sbattendola indietro, contro i suoi stessi compagni. Purtroppo la gamba ferita non le aveva consentito di mantenere la presa.

L'uomo ghignò sadico. «Ora ti mostro cosa succede agli amici di chi mi fa arrabbiare.» digrignò i denti e sollevò il braccio destro, reso incandescente dal tocco di Emma e puntò il dito indice contro la fronte di Olive, iniziando ad avvicinarlo lentamente. La bambina strillò terrorizzata. Ma il dito si fermò ad alcuni centimetri dalla fronte della piccola. Una smorfia di disappunto comparì sul volto dell'uomo che si stava sforzando di spingere, senza riuscire a muoversi di un millimetro.

«Basta Gael. Lasciali stare. Vattene via.» Darryl si era voltato verso lo scontro. La mano sinistra era ancora poggiata sulla fronte della ymbrine, ma il destro era proteso verso l'individuo che aveva chiamato Gael, come se stesse cercando di trattenerlo a distanza. Gael grugnì ma continuava a tenere puntato il dito arroventato, minacciando la fronte della bimba, e non pareva avesse intenzione di desistere.

Hai promesso! Risuonò, perentoria, una voce nuova ed a questa Darryl sapeva di non poter in alcun modo opporsi. Con un sospiro staccò, riluttante, la mano sinistra dalla fronte di Miss Peregrine e la nebbiolina azzurra ricadde immediatamente sul corpo della ymbryne, sparendo in essa. Poi si alzò in piedi, facendo oscillare entrambe le braccia da sinistra a destra e Gael venne scaraventato contro la parete opposta, seguendone il movimento. Olive, che era finalmente  libera, galleggiò fino arrivare a toccare il soffitto.

«Lurido traditore» gracchiò Gael pieno di rabbia, mentre si rimetteva in piedi. «Ora me la paghi.» ed iniziò a muoversi  verso Darryl sollevando alternativamente il braccio sinistro e destro e facendo saettare, ogni volta, delle scaglie metalliche. Ma il ragazzo rimase fermo nella propria posizione, muovendo alternativamente solo le mani e, ogni volta, le placche curvavano senza apparente motivo verso l'esterno, andando a conficcarsi nel muro. Poi, quando furono a circa un metro e mezzo di distanza, Darryl allungò entrambe le braccia davanti a sè e l'uomo di metallo fu scaraventato indietro di un altro metro.

«Ora basta Gael» gli intimò. «Non sei mai stato in grado di opporti ai miei poteri telecinetici in passato, non ci riuscirai ora.»

Ma il consiglio non fu colto. L'uomo si  rimise in piedi e fece per lanciarsi verso Darryl, che sospirò, allungando le braccia verso di lui e piegando le dita come se stesse cercando di accartocciare un foglio di carta. Gael si ritrovò sollevato da terra; il busto e gli arti cominciarono a torcersi in modo innaturale, accompagnati da sferragliare di metallo e grugniti di dolore. Il sangue aveva ora iniziato a colare intensamente dalle narici del ragazzo ed alcune gocce stavano fuoriuscendo anche dagli occhi, attraverso i dotti lacrimali. Le braccia tese tremavano, in preda ad un grande sforzo, poi allentò la presa e le lasciò scivolare inerti lungo il corpo.

Gael ricadde a terra con un tonfo sordo, ancora dolorante. «Non voglio ucciderti... vattene via e non rimettere più piede in questa casa.» gli intimò ancora una volta Darryl che ansimava per lo sforzo. Ma la creatura di metallo non aveva intenzione di darsi per vinto e, ancora in ginocchio, sollevò il braccio destro lanciando una nuova scaglia. Darryl sollevò nuovamente le braccia e, questa volta, congiunse le mani. Gael fu di nuovo sollevato da terra e cominciò ad accartocciarsi su se stesso, trasformandosi in breve in un ammasso informe di metallo che giaceva sul tappeto al centro della stanza.

Darryl portò la mano destra alla propria spalla sinistra e fece scorrere le dita lungo il contorno della scaglia di metallo, l'ultima lanciatagli contro, che lo aveva trafitto. La vista si annebbiò, provò a muovere qualche passo in avanti, ma crollò sul tappeto, poco distante al suo informe avversario, e svenne.

I bambini erano rimasti in silenzio ad osservare lo scontro, ma non appena Darryl cadde, Emma iniziò a trascinarsi verso di lui, con i palmi delle mani che si facevano più rossi man mano che si avvicinava.

«Che cosa hai intenzione di fare?» esclamò la vocetta di Olive dal soffitto. «La faccio finita. Questa è la nostra occasione per liberarci di loro una volta per tutte.»

«Stai scherzando?» la ammonì Bronwyn. «Ci ha appena salvato la vita, e tu vorresti attaccarlo ora?»

«Sciocchezze, era uno di loro, si conoscevano, sapeva come si chiamava. È chiaro che stanno dalla stessa parte. Nessuna pietà Emma.» la incitava invece Enoch.

«Sì, ma lo ha chiamato traditore, quindi forse non stavano proprio dalla stessa parte.» Ribattè Olive dal soffitto.

Nel frattempo, Emma aveva raggiunto Darryl che respirava a fatica e aveva già cominciato ad avvicinarsi al suo volto con le mani incandescenti, incurante delle discussioni che vertevano tra gli Speciali. Quello che aveva visto era abbastanza, che li avesse salvati o no, quel ragazzo era una minaccia e voleva risolvere subito la faccenda.

«Miss Bloom, si allontani immediatamente da quell'individuo.» Tutti rimasero a bocca aperta, vedendo che Miss Peregrine si era ridestata e li scrutava con sguardo severo.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Rivelazioni ***


L'oscurità non è mai del tutto vuota. Sagome indistinte di oggetti che, alla luce, non desterebbero alcuna preoccupazio proiettano immagini nuove, figure inquietanti e terribili demoni pronti a chissà quali nefandezze. Eppure, sebbene queste creature non costituiscano in realtà alcun pericolo, nel buio si nascondono altri demoni, più subdoli, più vivi, non prodotti da oggetti inanimanti e, proprio per questo, capaci di infliggere le peggiori ferite.

«È questo che sei diventato?» echeggiò la voce che, poco prima (o forse molto prima? Chi può dirlo...) aveva imposto di interrompere l'assorbimento dei poteri di Miss Peregrine.

«Ho mantenuto la promessa.» si giustificò Darryl, immerso nell'oscurità.

Nel buio, una nebbia debolmente luminescente assunse le sembianze sbiadite di una figura vagamenta umana. «Pensi che la via che hai deciso di intraprendere sia giusta?»

«Mi sono prefissato uno scopo, e ho intenzioni di realizzarlo, a qualsiasi costo.»

«Anche della tua anima?»

«Se questo sarà il prezzo.»

Il silenzio cadde per qualche istante, o forse qualche ora. Difficile a dirsi. «Non è mai stato questo che volevo per te.» Aggiunse poi la voce.

«Non volevi molte cose, ma sono accadute lo stesso.»

«Io non avevo una scelta.» Precisò la voce femminile.

«Io ti darò una scelta.» Replicò Darryl.

Un'altra interminabile (o forse molto breve) pausa. «Causerai dolore a te stesso ed a chi ti sta intorno. Potresti provocare sofferenze anche al resto del mondo, innocenti che...»

«Basta!» interruppe Darryl, esasperato. «Tu non sei realmente qui.»

«Ma vorresti che lo fossi.»

Questa volta fu Darryl a rimanere in silenzio «... più di ogni altra cosa al mondo.» Ammise.
***
Le prime cose che Darryl vide aprendo gli occhi erano gli orli merlettati di stoffa sorretti da quattro pali di legno. La testa gli faceva male ma era piacevolmente appoggiata su qualcosa di soffice e morbido. Fece pressione sulle mani, che sprofondarono di qualche centimetro, per mettersi seduto, ma una fitta alla spalla sinistra gli portò alla memoria gli accadimenti di.... in effetti non sapeva nemmeno bene lui quanto tempo prima.

Fece forza esclusivamente sul braccio destro e riuscì nell'intento. Ora riusciva a guardarsi meglio attorno. Era su un letto a baldacchino, a due piazze. La stanza era ricca di merletti e di mobili finemente intarsiati a mano, come una di quelle stanze settecentesche che si vedevano nei film o nei musei. Portò la mano destra alla spalla sinistra, per verificare lo stato della ferita, scoprendo che era stata pulita e medicata. Anche gli indumenti non erano più i suoi, ma indossava un elegante pigiama di seta.

«Finalmente si è svegliato.» Esclamò la voce di Miss Peregrine alla sua destra. Era seduta su una sedia dall'imbottitura di velluto, e fumava una delle sue pipe ricurve.

«Quanto tempo ho dormito?» chiese il ragazzo, ruotando faticosamente il capo dolorante.

«Circa 12 ore» rispose prontamente la direttrice, spostando la pipa dalla bocca per parlare più liberamente. «Ma è questa l'unica cosa che le preme sapere? Non, ad esempio, cosa ci fai nel mio letto?»

Darryl si guardò intorno ancora un po' stordito. «Ammetto che non me l'aspettavo. Pensavo che mi avreste lasciato ad agonizzare o che quell'irrequieta ragazza, Emma dovrebbe chiamarsi, mi avrebbe sciolto la faccia. Ma se mi concede qualche minuto potrei ottenere comunque da me le risposte.»

«Miss Bloom ha dei validi motivi per comportarsi in questo modo, ma a parte questo, non mi sembra educato leggere i pensieri di chi le ha salvato la vita.»

«Va bene» sospirò lui. «Allora niente poteri, facciamo nel modo classico. Come mai sono qui?»

«Perchè ha mantenuto la promessa che mi ha fatto, e questo per me è molto importante.» Spiegò Miss Peregrine, poi aggiunse. «E perchè gradirei che provasse a rispondere ad alcune domande.»

***

I bambini Speciali confabulavano nervosamente, mentre attendevano che la direttrice tornasse. Non avrebbero voluto lasciarla sola con Darryl, dopo quello che aveva tentato di farle, ma Miss Peregrine era stata fin da subito irremovibile nell'affermare che non correva alcun rischio e che non era decoroso che loro spiassero un ospite mentre dormiva. Per questo quando finalmente la videro scendere dalle scale, con il ragazzo al seguito, tirarono un respiro di sollievo.

La ymbryne entrò nello studio e fece cenno di sedersi su una sedia, posta di fronte ai bambini, che occupavano lo stesso divano su cui, la sera prima, giaceva la direttrice priva di sensi. Darryl sentì le sensazioni di odio e paura venirgli rivolte contro, ma si sedette dove gli era stato indicato. Gli sembrava di essere ad un esame, con la commissione schierata dinanzi a lui, pronta a cogliere qualsiasi incertezza o esitazione. Miss Peregrine, invece, era rimasta in piedi, a metà strada tra la sedia ed il divano, in modo da poter guardare tutti, muovendo appena il capo.

«Iniziamo dall'ovvio.» Esordì la donna. «Il signor Baker è dotato di notevoli poteri telepatici e telecinetici ed ha gentilmente acconsentito a rivelarci alcuni dettagli relativi alla sua presenza qui.»

«Perchè ci avete attaccato?» iniziò l'interrogatorio Enoch, senza mezzi termini.

«In realtà non sapevo della presenza di Gael, io ero venuto solo per Miss Peregrine.»

«Oh, certo» lo canzonò Emma. «lui può leggere nel pensiero, ma non si accorge della presenza del suo amichetto.»

Darryl la fulminò con lo sguardo, rispondendo in modo piccato. «Il fatto che possa, non significa che lo faccia costantemente, specie quando non mi aspetto di trovare qualcuno.»

«Eppure lei mi disse che aveva organizzato un diversivo per i bambini. A cosa si riferiva?» lo incalzò Miss Peregrine.

«Avevo mostrato loro un'immagine di me all'esterno della casa, in modo che uscissero a cercarmi, mentre io potevo attenderla all'interno. Intendevo semplicemente questo, non sapevo che fuori ci fosse qualcun altro ad attenderli.»

Tutti rimasero un momento in silenzio, riflettendo sulle implicazioni di quelle parole. Se era davvero in grado (e non c'era motivo di dubitarne) di far vedere delle immagini illusorie, averlo come nemico avrebbe potuto essere davvero pericoloso.

«Tu conoscevi l'uomo che ci ha attaccati. Chi è e che cosa avete in comune?» Emma interruppe il silenzio, lanciando un'altra stilettata al ragazzo.

«Siamo stati, per così dire, reclutati insieme. Da suo fratello Caul, Miss.» Precisò ben sapendo cosa quel nome avrebbe evocato. E, infatti, vide i bambini irrigidirsi ed anche Miss Peregrine perse per un attimo il suo aspetto imperturbabile. «È decisamente desideroso vendicarsi di voi. Di lei, Miss, su tutti, e per questo ha cercato di organizzare una squadra con cui affrontarvi.»

«Ma non è possibile.» Intervenne Millard «Caul è stato inghiottito dall'anello quando lei e le altre ymbryne lo avete fatto collassare.

«Non so che dire» scosse il capo il ragazzo. «Non ci ha mai rivelato particolari dettagli su quegli eventi, tutto ciò che sapevamo è che nutriva un odio profondo verso di voi... voi tutti.»

«E quindi, dall’alto della vostra spiccata moralità, non vedevate l'ora di aiutarlo.» lo sferzò ancora una volta Emma.

«Be', non è che sia venuto a dirci "venite con me che andiamo ad uccidere bambini", quando mi prese con sè mi promise.... qualcos'altro...»

Un'espressione curiosa comparì sul volto di diversi Speciali, specialmente di quelli più piccoli, ma nessuno osò chiedere.

«Quindi abbiamo uno spettro con titanici poteri, uscito non si sa come da un anello collassato che vuole vendicarsi. Magnifico.» Riassunse Enoch in tono sarcastico.

«A dire il vero» lo corresse Darryl. «Caul non è uno spettro e non ha poteri particolarmente spettacolari. È uno Speciale, esattamente come voi.»

Tutti si guardarono stupefatti e, probabilmente, non credevano alle parole del ragazzo, eppure Miss Peregrine aveva una sua teoria. «Era una cosa che temevo, ma speravo potesse non accadere. Quando l'anello alla Biblioteca della Anime è collassato, tutte le nostre età sono state resettate. Potrebbe essere successo qualcosa di simile anche a Caul e potrebbe essere stato riportato ad uno stato precedente a quando diventò uno Spettro e prima che si tramutasse in Vacuo... È tornato semplicemente mio fratello.»

Un brusio si levò tra i bambini, poi Claire fece una nuova domanda a Darryl: «Come ti ha trovato? Eri in un anello con una ymbryne? Chi era?»

«Veramente io non ero in alcun anello, e non conoscevo nulla del mondo degli Speciali prima che mi trovasse Caul.»

«Non era mai stato avvicinato da una ymbryne?» domandò perplessa Miss Peregrine.

«Non ero uno Speciale, prima di conoscere Caul. È lui che mi ha dato i miei attuali poteri.»

Quella rivelazione gettò lo scompiglio nel gruppo, iniziarono a tempestarlo di domande, senza curarsi del fatto che parlassero uno sull'altro rendendo incomprensibile qualsiasi discorso. Fu Miss Peregrine a riportare il silenzio, con un battito di mani. «Santo cielo, la Biblioteca delle anime.» Esclamò. «Evidentemente Caul ne ha ancora accesso e, non potendo rivolgersi agli Speciali, ha deciso di reclutare Normali e conferirgli poteri da Speciali per il suo piccolo esercito.»
«Ma come è possibile?» domandò Hugh scuotendo il capo. «La Biblioteca era nell'anello collassato, non può essere raggiunta.»

«L'anello che conduceva alla Biblioteca è collassato, è vero» spiegò la ymbryne. «Ma lui conosce l'ubicazione geografica. Gli è bastato semplicemente trovare un anello abbastanza vecchio per poterla raggiungere a piedi. Inoltre, essendo tornato a come era prima di diventare un Vacuo, ora possiede nuovamente il suo potere: è in grado di manipolare le menti con la propria voce e convincere della validità delle sue idee. Un potere spaventoso in mani sbagliate.»

Ci fu un attimo di silenzio, poi Emma rivolse una nuova domanda, forse la più importante: «Dove si trova ora Caul? Quali sono i suoi piani?»

Darryl scosse il capo. «Non ne ho idea. Ho abbandonato il suo gruppo circa un anno fa, quando mi sono reso conto di quali fossero le sue reali intenzioni. E, onestamente, non volevo farne parte.»

«Oh, mio eroe.» lo schernì lei.

«Quindi la brillante idea di rubare i poteri ad una ymbryne per andare indietro nel tempo è tutta farina del tuo sacco?» Ironizzò Enoch.

«Quelli non sono affari vostri, ma se può farvi sentire meglio, posso dirvi che non ha nulla a che vedere con Caul.»

«Va bene, ora basta.» Intervenne Miss Peregrine, vedendo che la tensione stava crescendo. «Il signor Baker ci è stato di grande aiuto, e credo che non possa dirci più altro di utile. In ogni caso ora verrà con me al concilio delle ymbryne e lo lascerò alla loro custodia.»

Sia Darryl che gli altri bambini trasalirono, sebbene per motivi diversi, a quell'affermazione. Da un lato i bambini ritenevano altamente pericoloso portare il ragazzo in un luogo affollato di ymbryne, dopo quello che aveva tentato di fare alla direttrice e, dall’altro, Darryl non aveva alcuna intenzione di ritrovarsi in stato di arresto. Ma Miss Peregrine riuscì a tranquillizzare gli animi di entrambe le parti.

«Sono certo che il signor Baker non tenterà altre azioni sconsiderate, inoltre Miss Avocet, che vi ricordo essere stata mia maestra, è abbastanza esperta da prendere le dovute precauzioni. E, in quanto a lei» si voltò verso il ragazzo. «Sono certa che la sua posizione verrà di molto rivalutata se ci aiuterà a risolvere la minaccia di Caul.»

Alla fine, seppur controvoglia, tutti accettarono la decisione della donna e Miss Peregrine condusse Darryl attraverso la stanza del panellopticon per raggiungere il concilio delle Ymbryne.

***

Nelle settimane successive a quegli eventi, Miss Peregrine ricette ed inviò diverse lettere al concilio delle ymbryne. In genere ne riceveva una al mese, ma in quel periodo ogni tre o quattro giorni arrivava un nuovo piccione con una lettera attaccata alla zampa e, poco dopo, ripartiva con la risposta della ymbryne. Tuttavia la direttrice era stata sempre molto criptica quando qualcuno dei suoi ragazzi si era azzardato a chiederle informazioni. L'unica risposta che aveva dato è che erano gli aggiornamenti riguardo la ricerca di Caul, che procedeva senza sosta, ma sicuramente non era tutto. Emma era quella più turbata, non ritenendo affatto affidabili le informazioni di Darryl e temeva che se ne avessero seguito le indicazioni si sarebbero cacciati in una trappola.

Alla fine, i più oscuri timori si avverarono, furono annunciati dall'arrivo del solito piccione, che portava legata alla zampa una busta color rosso fuoco. Miss Peregrine si chiuse nella sua stanza per quasi due ore. Quando ripartì, il volatile aveva legato ad una zampa una busta di un colore blu elettrico. Subito dopo radunò tutti gli Speciali nel salone e spiegò la situazione.

«C'è stata un'evasione dall'anello punitivo. I nove Spettri superstiti alla battaglia di Devil's Acre sono fuggiti ed è certo che sia Caul il responsabile. I nostri tentativi di stanarlo devono avergli fatto accelerare i tempi ed il concilio delle ymbryne è sicuro che ci attaccheranno presto. Vi dico questo non per spaventarvi ma perchè dovremo essere tutti pronti alla battaglia. Non possiamo fuggire o saremo un bersaglio ancora più facile, quindi dovremo attenderlo qui, a casa nostra, ma non ci coglierà impreparati. Io ho richiesto al concilio di inviarci un aiuto al più presto possibile, ma non so chi dei due arriverà prima. Quindi mi raccomando; no, vi prego, restate tutti uniti e non fate azioni avventate. Caul è pericoloso, bramoso di vendetta e non esiterà a farci del male se ne avrà l'occasione. Ma se farete quel che vi dico, vi prometto che ne usciremo tutti sani e salvi.»

Nessuno osò fiatare durante il discorso di Miss Peregrine e nessuno lo fece anche per diverso tempo dopo che ebbe finito. 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Senza esclusione di colpi ***


L'attesa durò meno del previsto. Il tramonto tingeva tutta la zona di uno splendido rosso e la parte inferiore delle nuvole, illuminate dai raggi del sole morente, assumeva delle tonalità rosate. Un tramonto da favola per quel giorno, che Miss Peregrine aveva, non a caso, scelto affinchè si replicasse all'infinito quando aveva creato l'anello. Ma lo sguardo della ymbryne, da dietro il finestrone della propria camera, questa volta non poteva indugiare sulle bellezze naturali, perchè focalizzata sulle quattro figure che stavano sopraggiungendo e sui guai che avrebbero portato.

In tre avanzavano allineati: a destra c'era un uomo di circa un metro e sessantacinque, con indosso un maglione a collo alto rosso ed un paio di pantaloni blu. Al centro una donna bionda, più o meno della stessa altezza, con la pelle estremamente pallida. Indossava un lungo cappotto che le arrivava fino alle caviglie, coprendone gran parte del corpo. Il terzo era uno strano ibrido tra un uomo ed un leone, di colore giallognolo e dalla muscolatura possente con una chioma di capelli rossi che gli avvolgeva anche spalle e collo come una criniera. Era a petto nudo e indossava solo un paio di jeans corti e strappati.

Dietro di loro procedeva Caul, avvolto in una lunga tunica nera, quasi fosse un predicatore, e teneva lo sguardo fisso sulla vetrata dietro cui si trovava la sorella, con un ghigno sadico dipinto sul volto. Se avesse potuto avrebbe trafitto la donna con il proprio stesso sguardo.

«Sorellina, esci fuori, è giunto il momento di pagare per i tuoi peccati» esclamò con voce melliflua quando arrivarono ad una decina di metri dal portone di ingresso. «Vieni fuori e porta tutti i tuoi bambini. Li ucciderò subito, senza farli soffrire, ma se ti opponi, se ci costringi ad entrare, allora moriranno tra atroci sofferenze e tu li guarderai spegnersi uno dietro l'altro senza poter fare niente, se non darti la colpa.»

La voce di Caul sembrava provenire da più direzioni, come un eco, ma Miss Peregrine non si curò delle sue parole e distolse lo sguardo, ritirandosi all'interno della camera, per prepararsi  allo scontro imminente, oramai inevitabile.

***

Caul non attese di ricevere una risposta, ben sapendo che le sue parole non erano niente altro che una provocazione, quindi rivolse un cenno del capo all'uomo con il maglione. Egli fece alcuni passi in avanti, prese un grosso respiro e, con la bocca, emise uno stridio terribilmente acuto che fece tremare tutti i vetri della casa, mandandoli in frantumi.

Subito dopo la donna si mise a correre verso il portone chiuso e, quando fu ad appena un paio di passi, divenne diafana ed attraversò la superficie di legno, come se non esistesse. Subito dopo la porta fu spalancata dall'interno e la donna, che era tornata normale, fece cenno all'uomo-leone di entrare.

La creatura emise un ruggito ed iniziò a correre verso l'ingresso, varcò la soglia e puntò alle scale che conducevano al piano di sopra, ma quando passò accanto alla porta dello studio un violento pugno piombò contro il suo volto, scagliandolo contro la parete opposta.

Dalla stanza uscì Bronwyn, che si lanciò immediatamente sull'avversario mentre era ancora stordito, per non dargli tempo di reagire. La ragazza lo tempestò di pugni mentre il leone si parava con le braccia. La donna con il cappotto tentò di intervenire per aiutare il proprio compagno, ma Emma, apparsa a metà della scalinata, le lanciò contro una fiammata, costringendola a diventare nuovamente incorporea per non essere colpita.

«Avanti, non vi farete intimorire da un branco di ragazzini!» Li esortava Caul dall'esterno. L'uomo leone si riprese quanto bastava per reagire e iniziò a menare fendenti con gli artigli che graffiavano braccia e volto dell'avversaria, ma la colluttazione continuava senza tregua. La donna incorporea, allora, decise di attraversare tutto il corridoio, passando attraverso ai due contendenti, salì le scale e superò anche Emma, subito dopo si voltò, tornando tangibile, per scaraventarla giù dalla rampa. Emma era completamente sbilanciata, ma un grosso bastone si abbattè sul corpo della donna che si accasciò per il dolore. «Tu potrai anche essere intangibile, ma se nessuno ti vede puoi fare qualsiasi cosa.» Sghignazzò Millard, mentre un bastone galleggiava nel vuoto.

L'uomo con il maglione rosso, tentò di partecipare allo scontro: gonfiò nuovamente i polmoni ed aprì la bocca per cacciare un nuovo urlo, ma non appena lo fece, lo sciame di api di Hugh cominciò a ronzargli intorno al volto e a pungerlo su lingua e palato. In preda al dolore si  ritrasse, sputacchiando insetti e gridando improperi. Contemporaneamente lo stridente acuto di un falco annunciò l'arrivo di Miss Peregrine che volteggio sopra Caul, cercando di ghermirgli il volto con gli artigli da rapace.

Lo scontro sembrava volgere al meglio per i ragazzi di Miss Peregrine, quando il boato di un colpo di fucile risuonò nell'aria. Miss Peregrine lanciò un grido acuto, volteggiando un paio di volte in cerchio e poi fu afferrata per un'ala da Caul che la sventolò davanti agli occhi atterriti dei suoi ragazzi. «È mia, è mia, ho catturato la sorellina.» esultava in preda ad una pazza euforia.

Dalle stanze spuntarono quattro Spettri, una parte di quelli evasi dall'anello punitivo, che imbracciavano un fucile ognuno. 

«Presto salite, quelli sono armati!» strillò Horace che aveva assistito alla scena della cima delle scale. Emma e Millard percorsero immediatamente i gradini che li separavano dal piano superiore, ma gli Spettri fecero fuoco. Horace gridò, portandosi le mani alla gamba destra e si accorse che al suo polpaccio si era conficcato un piccolo ago. Tentò di raggiungere il piano superiore, ma barcollò e cadde addormentato. 

Bronwyn, che era riuscita a sottrarsi allo scontro con l'uomo leone, seppur ferita in più punti, percorse le scale per ultima e quando vi trovò Horace se lo caricò sulla spalla per portarlo al piano di sopra.

***

I ragazzi avevano tutti raggiunto il primo piano. Horace dormiva, portato in braccio da Bronwyn e Miss Peregrine era caduta nelle mani di Caul, probabilmente stordita anch'ella da uno dei dardi sparati dai fucili degli Spettri, che avevano iniziato a salire le scale per venirli a cecare.

«Dobbiamo andarcene da qui o ci prenderanno tutti.» Sentenziò Enoch.

«Ma da qui non possiamo scappare da nessuna parte.» Replicò Claire che stava per mettersi a piangere.

«Da qui, usciamo dalla finestra, vi faccio io da paracadute.» Invitò tutti Olive, che si era tolta i pesanti scarponi e stava galleggiando nell'aria.

«Ma siamo troppi, non riuscirai a sorreggerci tutti, e non abbiamo tempo di fare più viaggi.» la rimbrottò Emma.

«Ooooh, avanti, non c'è tempo per discutere.» Replicò la piccola che, nel frattempo, si era già lanciata fuori dalla finestra. Enoch non se lo fece ripetere e corse ad afferrare le caviglie di Olive; Hugh si aggrappò alla vita di Enoch e così, uno dopo l'altro, i ragazzi fecero una catena umana, saltando dalla finestra. Come previsto, però, il peso era troppo e la discesa fu più rapida del previsto, causando un duro impatto contro il terreno.

«Eccoli, sono da questa parte.» Urlò una voce da dietro la casa e un nuovo colpo di fucile esplose nell'aria. 

 «Gli Spettri che non sono entrati... ci stanno ancora cercando...» Sibilò Millard che si era rialzato dolorante e cercava di far rimettere in piedi anche gli altri.

Lentamente, forse troppo, si rialzarono tutti. Bronwyn si incaricò nuovamente di trasportare Horace sulle spalle e corsero lungo la discesa della collina cercando un luogo dove nascondersi. Nuovi proiettili esplosero nell'aria, ma nessuno parve venirne colpito. «Laggiù!» Gridò Enoch, indicando una piccola costruzione di legno che fungeva da capanno degli attrezzi. 

Senza dire nulla il gruppo virò in quella direzione, raggiungendo il capanno e rifugiandovisi dentro. Erano tutti stremati, alcuni feriti, chi negli scontri, chi dalla caduta. Gli abiti erano sporchi e strappati ed i cuori battevano all'impazzata per la corsa, ma qualcuno li stava cercando: infatti sentivano distintamente dei passi attorno alla costruzione al cui ingresso si stavano avvicinando.

Trattennero tutti il fiato e non appena la porta si aprì, Emma scattò in avanti con i palmi della mani incandescenti, ma si bloccò a metà della sua corsa. I muscoli erano ancora tesi nello sforzo ma non si muoveva di un millimetro, sembrava non respirare nemmeno. Dalla soglia apparve Darryl che teneva il braccio destro teso proprio di fronte alla ragazza.

«Lasciala immediatamente!» Ordinò Hugh.

«Guarda che è lei che mi ha attaccato, io mi sono semplicemente difeso.» rispose il ragazzo, abbassando il braccio, ed Emma ricadde al suolo, nuovamente libera di muoversi. «Lo sapevo che eri in combutta con loro.» lo accusò lei.

«Calma, calma» replicò estraendo da sotto il cappotto una busta color blu elettrico. «È stata la vostra direttrice a chiamarmi... chissà perchè pensava che aveste bisogno di aiuto.» Aggiunse poi in tono ironico.

«Senti, a noi non serve...» ma la frase di Emma le si strozzò in gola quando il rumore di passi pesanti si fece sempre più vicino al capanno.

«Osta state tutti indietro e fate silenzio.» Intimò loro Darryl, quindi si voltò verso la porta e si mise a sedere con gambe incrociate ed occhi chiusi. «Che caspita stai facendo? Dobbiamo scappare.» Esclamò Olive spaventata, ma il ragazzo intimò loro nuovamente di fare silenzio.

La porta si aprì e due Spettri entrarono con il fucile spianato, osservando nella loro direzione. I ragazzi trasalirono, ma i due non fecero fuoco. Si limitarono ad esaminare la stanza con lo sguardo. «Niente.» Disse uno, ed entrambi uscirono richiudendosi la porta alle spalle. I bambini erano stupefatti.

«Ma come è possibile che non ci abbiano visto?» mormorò Claire.

«Perchè io gli ho impedito di vederci.» Spiegò Darryl che si era rimesso in piedi. «Questo dovrebbe darci un po' di tempo.»

Rimasero tutti per qualche istante in silenzio, ascoltando i passi allontanarsi, poi Emma si avvicinò al telepate. «Ti ho detto che non abbiamo bisogno del tuo aiuto, ce la caviamo da soli, come abbiamo sempre fatto.»

«Non mi importa cosa pensate, e non mi importa se siete o meno in grado di cavarvela da soli.» Replicò. «Sono stato chiamato da Miss Peregrine, e ho intenzione di fare ciò che mi ha chieso. Che ti piaccia o meno. E adesso, se volete scusarmi, vado a controllare cosa stanno facendo gli Spetti.» Annunciò, uscendo poi dal capanno, forse più per evitare di stare nella stessa stanza con i ragazzi che per altri motivi.

***

Emma era rimasta in silenzio, mentre i compagni confabulavano sulla necessità o meno di fidarsi di Darryl. Qualunque cosa avesse detto sarebbe risultata sgradevole e restare ferma con le mani in mano non le piaceva, ma ancora meno le piaceva dipendere da quello sconosciuto che tanti problemi aveva loro causato; e se anche Miss Peregrine aveva deciso di fidarsi, questo non valeva per lei. Ma i motivi di tanto rancore erano da ricercarsi in un altro motivo, che la riportava indietro alla notte della morte dell'amato Jacob: quella sensazione sgradevole che aveva provato di avere qualcosa dentro la testa, e poi, all'improvviso, spuntava fuori qualcuno con la capacità di manipolare le percezioni. Non riusciva a credere che fosse tutta una coincidenza e decise che era giunto il momento di vederci chiaro, quindi si avviò verso la porta e uscì dal capanno.

Darryl era a pochi passi oltre la soglia, intento ad osservare gli Spettri che si aggiravano fra la vegetazione cercandoli, eppure incapaci di vederli, anche se gli passavano accanto. Emma si avvicinò e si mise al suo fianco, guardando dritta davanti a sè.
«Non mi importa cosa pensano gli altri e nemmeno cosa crede Miss Peregrine. Tu non sei qui per puro altruismo, non è vero?»

«Hai ragione» rispose Darryl. «Miss Peregrine mi ha promesso una cosa quando sarete tutti in salvo: asseconderà la mia richiesta di manipolare il tempo per me.»

La ragazza lo guardò, incredula che la direttrice avesse potuto promettere una cosa del genere. «Come puoi anche solo pensare di fare una cosa simile. È del tutto innaturale.»

«Se potessi tornare indietro e salvare Jacob, non lo faresti?»

Quella domanda fu come una pugnalata al cuore. Emma si sentì avvampare di rabbia e strinse il pugno, immaginando di colpirlo con tutta la forza che aveva in corpo, ma si trattenne a fatica. «Non è la stessa cosa.» Riuscì solo a dire a denti stretti.
Darryl voltò il capo e posò le orbite completamente bianche e prive di pupilla sulla ragazza, che ebbe un brivido lungo la schiena. «Io ti sembro uno Spettro e non ti fidi di me. Questo posso capirlo. Ho cercato di sottrarre i poteri a Miss Peregrine e questo di certo non mi ha fatto guadagnare punti... ma in te non c'è solo diffidenza, come negli altri. Il tuo è un rancore molto più profondo e non capisco davvero da dove provenga.»

«Non sapevi leggere i pensieri?» lo canzonò, per nulla intenzionata a rispondergli.

Darryl, inaspettatamente, mantenne la calma. «Non funziona con tutti allo stesso modo. Alcuni hanno una mente più accessibile. Altri, come te, sono più sfuggenti e non riesco ad entrare nella loro mente senza un appiglio di qualche genere.» le spiegò.
Emma rimase un attimo in silenzio, cercando di capire se le aveva rivolto un complimento in qualche maniera o se la stava solo prendendo in giro. Poi decise di esternare la domanda che le frullava in testa, senza altri giri di parole: «C'entri qualcosa con la morte di Jacob?»

«Concedimi di guardare.» le disse sollevando la mano destra e avvicinandola alla fronte di lei. Emma si ritrasse istintivamente. Poi socchiuse gli occhi e lascio che la sua mano le si posasse sulla fronte.

***

Fu scaraventata indietro nel buoio, senza più sentire nemmeno il terreno sotto i piedi. Per un istante pensò che l'avesse uccisa, poi delle ombre iniziarono a delinearsi, a farsi più nitide ed un pianto le risuonò all'orecchio. Si guardò intorno e si rese conto di essere nell'anello, tra gli alberi che costituivano il boschetto nei pressi della casa, ma il capanno era dalla parte opposta. Poi si voltò verso il pianto che aveva udito e inorridì: stava osservando di nuovo la scena della morte di Jacob ma dall'esterno questa volta. Vedeva se stessa china sul corpo e il sangue che ancora gli colava lento dagli squarci sul petto. Le lacrime le inondarono gli occhi e maledì Darryl che, in qualche modo, l'aveva rimandata a quella scena. I pensieri di amore, dolore ed odio si mescolarono tutti insieme, poi si sentì tirare e la scena si allontanò dal suo sguardo fino a quando non si ritrovò nuovamente nel buio.

***

Quando Emma riapriì gli occhi Darryl era davanti a lei, con il capo chino ed un rivolo di sangue che gli usciva dalla narice sinistra. Stava per dirgli qualcosa, per vomitargli addosso tutta la sua rabbia, ma il ragazzo la precedette. «Ti chiedo scusa.»
Quelle tre semplici parole fecero scemare tutta la sua furia. Non si era scusato nemmeno con Miss Peregrine per quello che aveva cercato di farle e ora si scusava con lei?

«Non volevo farti rivivere quei momenti, ma avevo bisogno di capire di cosa stai parlando...» le spiegò lentamente e, nel buio, Emma ebbe la sensazione di vedere una lacrima rigargli il volto. 

«Non avevo mai visto Jacob prima d'ora e non ho nulla a che fare con la sua morte. Ma quei tagli sul petto... sono certo si tratti di Lukas. L'uomo dalle sembianze leonine che avete affrontato stasera. È uno di coloro che sono stati reclutati da Caul.»
Le lacrime esplosero nuovamente negli occhi di Emma, sollevò il pugno destro sopra la testa, carica di rabbia,  voleva calarlo contro di lui con tutta la forza, ma riuscì solo ad appoggiarglielo sul petto.

«I tuoi amici... i tuoi alleati...» singhiozzava. «E non venirmi a dire che tu eri già andato via... sapevi cosa volevano fare, sapevi i loro piani. Se solo ci avessi avvertito anzichè preoccuparti dei tuoi viaggi nel tempo, se non fossi stato così egoista...»
Darryl rimase in silenzio, poi afferrò il pugno della ragazza. «Vuoi sapere cosa voglio fare nel passato?» le domandò.

Emma sollevò lo sguardo verso di lui e, senza esitazione, annuì. Darryl si chinò leggermente portandosi la mano della ragazza alla fronte e fu di nuovo buio.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** La riscossa ***


Emma si ritrovò distesa su una superficie dura, ruvida e fredda, completamente avvolta nell'oscurità. Fece pressione sulle mani per rimettersi in piedi cercando qualche punto di riferimento con lo sguardo.

Poco a poco alcuni contorni iniziarono a delinearsi e la ragazza si rese conto di trovarsi su una strada asfaltata. Poco distante da sè scorse un marciapiede e, da qualche parte, nel buio, sentiva un rumore ritmico di passi, sicuramente il tacco di una scarpa che batteva nel cemento e rimbombava nel vuoto, facendosi sempre più vicino. Socchiuse gli occhi per mettere a fuoco la scena, scorgendo due figure che stavano camminando verso di lei: la prima, più alta, era una donna forse sulla quarantina ed erano suoi i tacchi che risuonavano nell'aria; la seconda, un bambino di non più di tredici o quattordici anni che camminava accanto alla figura femminile stringendole la mano. Emma non ebbe difficoltà a riconoscere il piccolo come una versione più giovane di Darryl.

All'improvviso, un'ombra fatta di fumo apparve dal nulla e piombo sui due. La donna, dopo aver spinto via il bambino, che iniziò a piangere, cercò di difendersi dall'aggressore. Emma iniziò a correre verso di loro, voleva aiutarli, ma più correva e più la scena si allontanava. Era solo un ricordo ed in alcun modo avrebbe potuto interferire.

Dopo qualche attimo di concitazione, si udì un colpo di pistola ed un bossolo tintinnò sulla copertura di catrame dell'asfalto; la donna si accasciò sul marciapiede e lì giacque. Il bambino rimase solo, con le lacrime che gli sgorgavano dagli occhi, poi, una nuova ombra apparve dal buio ma, questa volta, la sagoma era molto più nitida ed Emma trasalì vedendo Caul avvicinarsi al piccolo Darryl.

«Non avere paura» disse. «Io ti renderò forte. Io scaccerò via da te la paura. Vieni con me e cambieremo quello che è stato. Ti mostrerò un mondo nuovo e delle possibilità che non hai mai neppure immaginato.»

La voce era melliflua, suadente, al punto che la stessa Emma per un rapido, ma significativo, istante fu sul punto di rispondere al suo invito, ma riuscì a trattenersi. Il piccolo Darryl, invece, allungò la mano, afferrò quella tesa dell'uomo ed i due si allontanarono, venendo inghiottiti dall'oscurità.
 
***

Emma aprì gli occhi, ritrovandosi nuovamente accanto al capanno degli attrezzi. Davanti a sè c'era Darryl, non più bambino ma di nuovo dell'età in cui lo aveva conosciuto che la osservava in silenzio, con le braccia distese lungo i fianchi.
«Ma... non potrai comunque fare nulla, non è possibile cambiare il passato, è oramai fissato nella storia...» cercò di spiegargli dopo qualche momento di silenzio in cui aveva cercato di trovare le parole più adatte. Il tono, questa volta, era molto più pacato, accondiscendente, quasi dolce rispetto alla durezza con cui si era sempre rivolta a lui, al punto che si stupì lei stesse di come le erano uscite quelle parole.

«Non saprei» replicò Darryl. «Questo è quello che dicono le ymbryne. Forse esistono altri modi, forse potrei portarla via, su un'isola sperduta, in modo che stia lontana dalla storia e che la storia la lasci in pace. In ogni caso devo provarci.»

Emma scosse lentamente il capo ed aprì la bocca, per rispondere qualche altra cosa, ma lui la anticipò. «Perdonami, ma ora vorrei restare un po' da solo, se non ti dispiace. Sai... è faticoso mascherare agli Spettri sia la mia presenza che la tua.»

Era una bugia, e ad Emma non servì saper leggere nel pensiero per accorgersene, comunque annuì in silenzio, quindi gli scivolò alle spalle, portò la mano al pomello di legno della porta e la aprì. Si voltò a lanciargli un'ultima occhiata, quindi entrò, richiudendo l'uscio dietro di sè.
***

Quando Emma rientrò nel capanno, tutti la stavano osservando preoccupati.

«Che cosa è accaduto là fuori? Che cosa ti ha detto? Ti abbiamo sentita piangere...» domandò Bronwyn preoccupata per l'amica.

«Non è niente,  va tutto bene.» Rispose lei forzando un sorriso.

«È per il sogno fatto da Horace? Lui legge nella mente, quindi magari lo ha già visto.» domandò Claire ed, in effetti, solo ora Emma si era resa conto che Horace si era ridestato dal sonno indotto dal proiettile degli Spettri. Era ancora seduto e si massaggiava la nuca, ma oramai del tutto cosciente.

«Sogno? Hai sognato Darryl?» gli domandò Emma stupita.

«Sì» annuì con un cenno del capo. «Più precisamente, ho sognato la sua morte.»

Emma sgranò gli occhi a quella rivelazione, dimostrando un’ansia che sorprese tutti gli Speciali. «Morte? Ma come, quando?»

«Be', non ho visto esattamente quando, ma credo di aver capito come accadrà.»

«Avanti, parla!» gli intimò lei, che voleva venire a conoscenza di tutti i dettagli.

Horace la fisso per un momento, per poi puntarle contro l'indice. «Accadrà per soccorrere te. Tu verrai aggredita da uno strano essere viscido e lui, per aiutarti, verrà ucciso.»

«Cosa?» sbottò lei. «Ma questo non è possibile.»

«Ma che ti prende? Fino ad una settimana fa lo avresti ucciso tu stessa e ora te ne preoccupi? Cosa è successo là fuori? Ti ha sussurrato parole dolci all'orecchio e ora palpiti per lui?» Enoch la sferzò nel modo più sgradevole che sapeva fare. Avrebbe voluto anche aggiungere qualcosa sull'essersi già consolata per la perdita di Jake, ma quello fu troppo anche per lui.

«No!» replicò lei sulla difensiva. «Ma non voglio essere causa della morte di nessuno. Anzi, meglio se la smette di seguirci, tanto non ci fidiamo di lui, giusto?»

Cadde un silenzio imbarazzato , poi Hugh comunicò un'altra notizia, cambiando completamente discorso: «C'è un altro problema.... Millard... non si trova. Non è qui con noi. Pensavamo che fosse semplicemente invisbile, ma abbiamo provato a chiamarlo e non risponde.»

«Quando siamo scappati da casa, gli Spettri dietro di noi ci hanno sparato, ma nessuno ci ha colpito» aggiunse Bronwyn con un filo di voce. «Pensiamo che, forse, è perchè qualcuno ha intercettato i proiettili....»

«Millard....» riuscì solo a dire Emma. Poi corse alla porta e la spalancò, «Millard, lo senti? Tu puoi percepirne la presenza. Dov'è?» chiese a Darryl.

Il ragazzo si voltò verso di lei, quindi abbassò il testa. Restò qualche istante in quella posizione e poi tornò a posare lo sguardo su di lei. «Non è qui, non lo sento. E non credo che sia nemmeno nelle vicinanze... almeno, non all'esterno della casa.»
Bronwyn appoggiò tutto il suo peso allo stipite, sconsolata. «Prima Miss Peregrine, e ora Millard.... ci prenderanno tutti.»

«No!» la rimproverò Darryl. «Li salveremo tutti. Gli Spettri sono stati tutti richiamati in casa vostra da Caul e, se lo conosco bene come penso, credo che userà il panellopticon per raggiungere Devil's Acre. Probabilmente vuole imprigionare Miss Peregrine in qualche anello punitivo, e dobbiamo salvarli prima che riescano ad arrivarci.»

La risolutezza del ragazzo lasciò tutti di stucco. Solo Enoch provò a controbattere «E cosa ti fa pensare che ci fiderem...» ma Bronwyn lo interruppe con una leggera gomitata al fianco, ringalluzzita da quella nuova speranza. «Avanti, andiamo.» Esclamò.

***

Gli Speciali si incamminarono verso casa, percorrendo a ritroso la strada fatta poco prima, determinati a riconquistare la propria dimora. Emma si accertò che nessuno la stesse osservando, quindi si avvicinò a Darryl, lo afferrò per un braccio e lo trascinò in disparte, lontano da orecchi indiscreti.

«Dovresti andare via, ce la possiamo cavare da soli» gli sussurrò, ma poi si affrettò a precisare meglio. «Non è che non ci fidiamo di te, è solo che questa è la nostra battaglia e... vorremmo combatterla da soli.»

Darryl la osservò per un istante, perplesso. «E non leggere i miei pensieri, non è educato.» lo rimproverò preventivamente, temendo che potesse in qualche modo capire le sue vere intenzioni.

Il ragazzo sorrise. «Non ne avevo intenzione e, comunque, ti ho detto che sei sfuggente. In questo momento più del solito.» Emma si sentì arrossire le guance, ma lui continuò: «In ogni caso sono stato chiamato da Miss Peregrine e...» si arrestò puntando lo sguardo verso la casa. «Stanno arrivando.» Annunciò, indicando tre ombre che stavano scendendo dalla collinetta, andandogli incontro.

«Quello a sinistra è Caleb, può emettere onde sonore dalla bocca. Al centro c'è Mabel, capace di diventare intangibile e, a destra, Lukas, l'uomo-leone.» li identificò tutti e tre, nonostante fossero appena visibili le loro sagome nella notte.

Quando Emma sentì il nome dell'assassino di Jacob fu colta da un'ira cieca. Si staccò dal braccio di Darryl e gli si lanciò contro con le mani che già le ardevano. «Lui è mio!» dichiarò, mentre correva.

Quando Lukas vide la ragazza correre verso di lui emise un ruggito e si lanciò contro di lei, avanzando con tutti e quattro gli arti. Arrivati a pochi passi, spiccò un balzo e protese gli arti superiori, muniti di affilati artigli; ma Emma non si fece trovare impreparata, si lasciò cadere sull'erba morbida, facendosi superare dall'uomo bestia e gli afferrò le caviglie. Un odore acre di pelle arsa e peli bruciati si levò nell'aria, mentre Lukas guaiva dal dolore.

Lo scontro era cominciato anche fra il resto del gruppo: Bronwyn stava lottando con la ragazza intangibile, chiamata Mabel, ma ogni volta che cercava di colpirla o afferrarla, questa diventava incorporea, per poi passarle attraverso e ridiventare materiale, colpendola alle spalle. Hugh, invece, aveva sguinzagliato una nuova nube di insetti verso Caleb, per impedirgli di utilizzare la sua voce.

Lukas era riuscito a liberarsi dalla rovente morsa di Emma e le si lanciò contro, sbattendola a terra con il proprio peso, ma la ragazza generò una sfera di fuoco dalle dita che lo costrinse a ritrarsi immediatamente a causa del calore. Emma si rialzò prontamente e le scagliò contro il bolide. Lukas si schiacciò a terra per non esserne investito, quindi si lanciò nuovamente verso di lei che, anzichè ritrarsi, gli si fece contro a sua volta. L'uomo leone menò fendenti nell'aria, riuscendo ad assestare un'artigliata al braccio destro ed un'altra al fianco sinistro, ma la ragazza gli fu comunque addosso, incurante del dolore o del sangue che stava perdendo, ed appoggiò entrambi i palmi delle mani sul petto. «Questo è per Jake!» gridò, riversandogli contro tutta la rabbia che aveva in corpo. Lukas urlò, cercò di sottrarsi a quel dolore, ma Emma non aveva nessuna intenzione di lasciarlo andare. Cercò di divincolarsi, gemette, ma le forze gli venivano sempre meno, fino a quando le ginocchia non cedettero e crollò al suolo. Nemmeno così Emma voleva mollarlo e le mani premettero ancora sulle carni, bruciandole e disfacendole sempre di più. Solo quando smise di respirare, finalmente, si decise e staccare i palmi e restò con il fiatone ad osservarlo. Quindi scoppiò in lacrime.

Bronwyn era in grave difficoltà, essendo decisamente più lenta rispetto a Mabel e la sua forza era inutile contro un bersaglio che non riusciva a colpire. La donna diventò intangibile per evitare l'ennesimo pugno, quindi tornò materiale e sfilò dalla cintura un pugnale, che tentò di conficcarle su un fianco, ma la sua mano si arrestò nell'aria. Mabel roteò lo sguardo e vide Darryl che aveva il braccio destro sollevato verso di lei. «Sei un traditore.» gli strillò con rabbia, poi divenne intangibile e fu nuovamente libera di muoversi. Si spostò nuovamente alle spalle di Bonwyn e tornò materiale per colpirla con il coltello, ma ancora una volta il suo braccio si fermò a mezz'aria. Emise un altro verso di stizza ma prima che potesse fare altro, Darryl piegò il braccio destra e Mabel barcollò in avanti, proprio verso Bronwyn che, finalmente, la colpì allo stomaco con tutta la forza che aveva in corpo. La donna fu scagliata indietro di qualche metro e rimase riversa a terra, priva di sensi.

Era rimasto solo Caleb, il cui volto, tuttavia, era una maschera di bubboni a causa delle punture che le api di Hugh gli avevano inferto. Riuscì comunque a ritirarsi indietro quanto bastava per emettere un grido e la nuvola d'api fu scagliata lontana in cielo. Respirava a fatica e, guardandosi intorno, vide che i propri compagni erano oramai fuori gioco. Allora cercò di avventarsi sulla piccola Claire, forse nel tentativo di prendere un ostaggio, ma quando allungò il braccio per afferrarla dal collo, i boccoli biondi della bimba si sollevarono e gli aguzzi denti della bocca sulla sua nuca gli si conficcarono nelle carni. Caleb urlò, e cercò di allontanarsi vacillando, ma inciampò sulla radice di un albero e la sua fuga terminò contro il terreno umido e l'erba.

La battaglia era vinta. Gli Speciali rimasero per qualche istante a riposarsi, riprendendo fiato. Poi Emma, che nel frattempo si era ripresa, richiamò tutti all'ordine. «Avanti, dobbiamo muoverci, Miss Peregrine e Millard ci stanno aspettando.»

Gli altri annuirono e, tutti insieme, rientrarono in casa.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** In trappola ***


Il gruppo di Speciali, ringalluzzito dalla recente vittoria, marciava ad ampie falcate verso l'ingresso della casa. Davanti alla porta d'ingresso erano appostati due spettri che, non appena li videro, puntarono contro di loro i fucili ed aprirono il fuoco.

Darryl sollevò la mano destra ed i proiettili rimasero a roteare nell'aria, assolutamente incapaci di proseguire il proprio tragitto, ad una decina di centimetri dalla canna dell'arma da cui erano fuoriusciti, per poi cadere fra l'erba, non appena egli abbassò il braccio. Gli spettri si scambiarono un'occhiata preoccupata e corsero a rifugiarsi frettolosamente in casa.

I ragazzi superarono la soglia e, dalla parte opposta del corridoio, video spalancata la porta che conduceva alla stanza del panellopticon, con i due Spettri che correvano in lontananza. Nel resto della casa non era rimasto nessuno.

«DI là.» Indicò Emma. «Stanno andando a Devil's Acre, alla sede del concilio delle ymbryne. Dobbiamo raggiungerli prima che possano fare del male a qualcuna di loro.»

Percorsero il corridoio il più rapidamente possibile ed entrarono nella stanza. A circa metà le pareti laterali passavano dal color indaco della casa dei ragazzi, ad un color lilla; ed anche l'arredamento era diverso. Sembrava quasi che due stanze fossero state fuse insieme. Arrivarono alla porta situata alla parete opposta, anch'essa in uno stile completamente differente da quella da cui erano entrati. Quando la aprirono, si ritrovarono al buio, nel corridoio su cui erano situate la lunga fila di porte che conduceva ai vari anelli sparsi per il mondo.

Darryl fu investito da un odore molto strano e pungente, simile all'incenso ma più amaro. Ebbe un giramento di testa per un breve momento e si dovette fermare per evitare di cadere. Hugh, che si era bloccato alle sue spalle, lo pungolò per spingerlo ad avanzare. Per fortuna, la sgradevole sensazione era già passata.

Anche se le luci erano spente (e già questa era una stranezza), i bambini di Miss Peregrine ricordavano bene la conformazione della casa di Bentham, l'altro fratello della loro direttrice, e anche Darryl, che aveva trascorso in quella residenza le ultime settimane, conosceva la strada.

Il gruppo percorse i corridoi, diretto all'ampio salone di forma circolare che era stato adibito dalleymbryne a sala del concilio. Era anch'esso avvolto nel buio, ma quando arrivarono circa a metà, le luci si accesero all'improvviso.

«Ma bene, benvenuti, ragazzi miei, benvenuti.» un euforico Caul sorrideva loro dallo scranno in mogano riservato alla reggente del concilio. Intorno a loro, accanto alle pareti, cinque Spettri armati di fucile li tenevano sotto tiro.

I ragazzi si prepararono alla lotta, ma Caul li dissuase immediatamente. «Non vi consiglio di tentare imprese eroiche, questa volta i fucili non sono caricati con dardi soporiferi. E sarei davvero molto dispiaciuto se Alma non potesse assistere in prima persona alla morte dei suoi amati ragazzi, uno per uno.» Sghignazzò lui.

Bronwyn sbattè il piede per terra dalla rabbia, creando una piccola crepa sulla superficie in marmo color verde acqua.

«Che cosa vuoi Caul? Perchè stai facendo questo?» gli urlò contro Emma.

«Ma per ripagare mia sorella di tutto il male che ha fatto.» Rispose mellifluo. «E non sapete quanta gioia mi fa vedervi cadere in trappola così facilmente. Oh, a proposito, sono davvero fiero di te, Darryl. Sei riuscito a raggirarli in maniera esemplare, non so davvero come avrei fatto senza di te.» Concluse, guardando il ragazzo.

I bambini spostarono gli occhi furenti su Darryl, solo Emma aveva un'espressione diversa dalla rabbia, qualcosa che sembrava un misto di sorpresa e tristezza.

«Non gli vorrete mica credere.» Replicò lui. «Cioè, pensate davvero che Caul sia sincero?»

«Oh, avanti, figliolo» continuò, scendendo dallo scranno ed avvicinandosi a loro con le braccia aperte. «Ora non serve più recitare la parte. Del resto avranno intuito anche loro che non hai usato i tuoi poteri per avvertirli della nostra presenza in questa stanza.» Un ghigno beffardo gli si dipinse sul volto.

Darryl trasalì, come se un fulmine gli avesse appena attraversato il cervello da parte a parte. Aveva ragione: non era assolutamente riuscito a percepire la presenza di nessuno. Provò a concentrarsi, ma non avvertì niente, nemmeno gli stessi ragazzi speciali. Puntò gli occhi verso Caul, immaginando di scagliarlo indietro con la forza del pensiero, ma non si mosse di un millimetro, nemmeno una lieve brezzolina. Spostò allora lo sguardo sui propri compagni che continuavano a fissarlo con odio.
«Ci hai mentito.» Esclamò Emma con voce tremolante. «Mi hai ingannata...» precisò, stringendo i pugni, mentre il volto passava dall'espressione triste di poco prima ad una di ardente rabbia.

«Avanti ora, portateli in cella.» Ordinò Caul poggiando un braccio sulla spalla di Darryl. «Io ed il ragazzo qui dobbiamo festeggiare.»

***
Gli Speciali erano stati portati via, scortati da quattro dei cinque Spettri armati, e rinchiusi chissà dove all'interno dell'abitazione. Darryl era rimasto da solo nel salone, assieme a Caul ed al quinto Spettro. Aveva osservato i ragazzi venire portati via e aveva sentito il peso delle terribili occhiate che gli avevano rivolto poco prima di uscire, in particolare quelle di Emma.

«Che sguardo triste e disperato. Davvero ti eri affezionato così tanto a loro?» lo canzonava Caul, ancora inebriato dal sapore del trionfo.

«Che cosa hai fatto?» ringhiò lui, spostando gli occhi dalla porta all'uomo e stringendo i pugni in preda alla collera.

«Caro, caro, caro ragazzo» gli spiegò con falsa cortesia. «Ma davvero pensavi che ti avessi dato tutto quel potere senza avere una piccola polizza assicurativa? Pensavi che ti avrei permesso di usarlo contro di me? Dovevo avere un modo per tutelarmi... immagino che avrai sentito un odore particolare entrando qui.»

In effetti era vero, non appena avevano messo piede nel maniero di Bentham, aveva sentito uno strano odore ed un leggero mancamento. Ma la spiegazione era ancora insufficiente. «Che cos'era?»

«Oh, un innocuo gas di mia invenzione. Vedi, quando ti ho dato l'anima per trasformarti da Normale in Speciale, ho anche approntato questa sostanza per inibire i poteri, nel caso qualcosa fosse andato storto.»

«Ma quindi anche gli altri....» ma non fece in tempo a terminare la domanda, che Caul lo interruppe stizzito.

«Gli altri sono dei veri Speciali. Lo sono fin dalla nascita e la loro anima di Speciale è molto più radicata della tua. Non basta un qualche intruglio per portargliela via. Ma invece, un essere artificiale come te» la bocca si increspò in una smorfia di disgusto. «Ci vuole molto poco a strapparti ciò che non ti è mai appartenuto e a cui non hai mai avuto diritto. Sfortunatamente, i tuoi poteri sono perduti per sempre.» finse di asciugarsi una lacrima dall'occhio destro, mentre pronunciava l'ultima frase.

Darryl era furibondo. Si era reso conto da tempo di quale essere spregevole fosse Caul, ma non avrebbe mai pensato di farsi raggirare fino a quel punto. Lo aveva sottovalutato o, forse, aveva sopravvalutato sè stesso.

«E allora perchè» pronunciò ancora a denti stretti. «Perchè non mi hai imprigionato con gli altri? Solo per prenderti gioco di me?»

«Ma perchè loro sono Speciali e tu no, piccolo bimbo spaurito.» continuava a fargli pesare la sua diversità rispetto agli altri ragazzi. «E poi vuoi mettere il divertimento nel vedere quegli occhi così carichi di rabbia e delusione nei tuoi confronti? È stato uno spettacolo meraviglioso.» Concluse battendo un paio di volte le mani.

Darryl non tratteneva più la rabbia e si avventò contro Caul per attaccarlo, anche a mani nude, ora che non aveva più i poteri; ma il calcio del fucile dello Spettro rimasto di guardia gli calò con violenza contro la tempia. Darryl stramazzò al suolo, dolorante e confuso. Si portò la mano sinistra alla testa, intingendo le dita nel sangue che stava fuoriuscendo dalla ferita.

«Ora basta giocare.» Ringhiò Caul, che aveva perso quel fare divertito e canzonatorio. «Hai servito il tuo scopo, ed ora non mi servi più. Men che meno ora che sei un volgare Normale. Ma ti lascerò vivere, come premio per il tuo prezioso aiuto... e perchè il rimorso di quello che hai causato ai tuoi amichetti ti tormenti per il resto dei tuoi giorni.»

Fece poi un cenno allo Spettro, che tirò Darryl per un braccio e, quando fu di nuovo in piedi, lo spinse fuori dalla stanza premendogli la canna del fucile in mezzo alle scapole. Darryl si mosse faticosamente, in preda alla rabbia, al dolore pulsante della ferita appena ricevuta e all'incapacità di pensare a qualsiasi forma di reazione. Lentamente usci dalla parte opposta da cui era entrato. Un bagliore grigio gli pulsava nella testa.
 
***

Darryl, sotto lo sguardo vigile della sua guardia armata,  camminava lentamente. Sia perchè ancora non si capacitava che tutto potesse finire così sia perchè era, effettivamente, ancora stordito dal colpo ricevuto poco prima. Inoltre continuava a pulsargli nella mente quel bagliore grigio di poco prima. 

Lo Spettro lo stava conducendo all'uscita, Darryl si era subito reso conto della direzione intrapresa, anche perchè l'aveva fatta più volte nei giorni precedenti, eppure quel tragitto, percorribile in non più di cinque minuti sembrava non finire mai. I corridoi si dilatavano ad ogni passo e, allo stesso modo, il tempo.

Ma c'era un'altra cosa che non riusciva a capire, forse ancora l'effetto della ferita alla tempia, ma continuava a sentire la testa pulsare, non dal dolore, ma di un colore specifico, un piccolo puntino grigio che a volte si faceva più intenso e a volte meno. No, non più intenso, più vicino. Era una sensazione difficile da spiegare anche per sè stesso, qualcosa che non aveva mai provato. Eccolo di nuovo.

Sentì la canna del fucile premergli contro la schiena ed il punto grigo nella sua testa pulsò più intensamente, più vicino. «Avanti muoviti.» Gli intimò lo Spettro che si stava spazientendo della sua lentezza. Darryl allungò il passo ed anche la pulsazione nella sua testa si fece meno forte... più lontana. Stava iniziando ad intuire qualcosa, ma non era ancora certo. Rallentò nuovamente il passo e lo Spettro si avvicinò nuovamente. Il puntino grigio nella testa si fece più grande. «Sì può sapere che stai aspettando? Devo sbatterti fuori a calci?» gli urlò contro.

Darryl, ripartì, questa volta più rapidamente, staccando di qualche passo lo Spettro, ed anche il puntino gli pulsò meno intensamente. Forse, tutto sommato, qualcosa del suo potere era rimasto, non era stato spento del tutto e quella strana forma di percezione, era una pallida traccia delle sue capacità.

Mentre ancora era immerso in questi pensieri, un secondo punto grigio iniziò a pulsarre, questa volta non alle sue spalle, ma davanti. Sollevò lo sguardo verso il corridoio, che effettuava una curva a destra e, proprio da quella zona, proveniva la nuova sensazione. Un'idea gli balenò in mente ma se si fosse sbagliato, se quelle sensazioni non fossero dovute a qualcosa di reale, bensì solo ad uno stato confusionale provocato dalla ferita, probabilmente avrebbe vissuto gli ultimi istanti della sua esistenza. Ma era l'unica possibilità.

Quando fu in prossimità della curva, scattò in avanti e girò prontamenta a destra, sfuggendo allo sguardo della sua scorta. «Ehi» gridò lo spettro, lanciandosi all'inseguimento. Ma Darryl, dietro l'angolo, esattamente come sperava, si trovò di fronte ad un altro Spettro che stava sopraggiungendo e che non si aspettava certo di vederlo. Lo superò di corsa passandogli di fianco, rasentando il muro senza dargli il tempo di reagire. Subito dopo svoltò la curva anche lo Spettro che lo stava scortando il quale, invece, non si aspettava di trovare un'ostacolo sul suo cammino e si scontrò contro il proprio compagno.

Darryl sentì i due imprecare alle proprie spalle ed i due bagliori grigi, ora uno accanto all'altro, pulsavano molto meno intensamente. In ogni caso, Darryl sapeva che ci avrebbero messo molto poco a rimettersi in piedi e lanciarsi al suo inseguimento. Svoltò a destra e poi nuovamente a sinistra. La testa gli pulsava sempre più forte, segno che gli Spettri si stavano avvicinando, ma oramai aveva raggiunto  la lunga fila di porte che conducevano agli anelli dove, sperava, sarebbe riuscito a seminarli.

Superò una decina di porte, finchè non ne trovò una con la targa "Amazzonia" e vi entrò. Nella stanza, le lisce pareti intonacate diventavano, progressivamente, più buie e più irregolari, fino ad assumere le sembianze  dell'interno di una angusta caverna. Darryl sentì che anche gli Spettri erano entrati nella stessa stanza, ma proseguì fino ad imboccare una galleria da cui filtrava una tenue luce. Dopo una decina di minuti riuscì ad emergere in superficie, ritrovandosi in una fitta foresta pluviale.

Iniziò a correre fra la vegetazione; gli arbusti arrivavano fino alle ginocchia e gli sferzavano le gambe con i rami sottili ed acuminati, ma non aveva tempo per pensare al dolore. I punti grigi del suo radar mentale si stavano facendo sempre più vicini. Si lanciò sulla destra, discendendo un dislivello naturale di alcuni metri, con il rischio costante di cadere, fino a quando non individuò una zona di cespugli di media altezza molto più fitta e vi strisciò sotto, nascondendosi.

Aveva il volto coperto da piccoli tagli color rosso vivo ed il cuore gli batteva all'impazzata, sia per la faticosa corsa, che per l'ansia: se gli Spettri fossero riusciti a trovarlo, lo avrebbero ucciso sul posto. La testa cominciò a pulsarei sempre più intensamente ed avvertì distintamente i due bagliori  grigi molto più vicini, molto più grandi. Uno era rimasto in alto, ed osservava la zona nel suo complessivo, l'altro era sceso lungo il dislivello, come lui, e cercava fra la vegetazione scostando le ampie foglie degli arbusti con la canna del fucile.

Darryl li sentiva oramai tremendamente vicini e trattenne il fiato, restando il più immobile possibile, per evitare di farsi scoprire. Poi, dopo qualche interminabile secondo, i due Spettri passarono oltre. Non si erano accorti di lui e continuavano a cercarlo. Attese una decina di minuti, fino a quando i due punti grigi non furono ai margini della sua percezione, quindi sgattaiolò fuori dal nascondiglio e tornò indietro, cercando di raggiungere nuovamente la grotta da cui era arrivato.

Dovette metterci più del previsto a trovarla, tanto era intricata la foresta, ma alla fine notò il costone di roccia ed il buco da cui era emerso. Si fermò un attimo, chiudendo gli occhi per concentrarsi meglio, ma non percepì la presenza di alcuno spettro. Così vi si calò dentro, percorse la strada a ritroso e si ritrovò nuovamente nella casa di Bentham a Devil's Acre.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3703072