Riflessi di me

di SerenaTheGentle
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Traum ~ Day 100 ***
Capitolo 2: *** Tempo ~ day 99 ***
Capitolo 3: *** Tristesse ~ day 98 ***
Capitolo 4: *** Ready? ~ day 97 ***
Capitolo 5: *** Responsabilità - day 96 ***
Capitolo 6: *** Rediviva ~ day 95 ***
Capitolo 7: *** All'ombra ~ day 94 ***
Capitolo 8: *** Accepting The Collateral Beauty ~ day 93 ***
Capitolo 9: *** Understand ~ day 92 ***



Capitolo 1
*** Traum ~ Day 100 ***


Potete chiamarmi Traum, oggi.

Il corrispettivo italiano, del tedesco "Traum", è "sogno". Ma leggendolo così ci ricorda anche la parola "trauma", e di conseguenza potremmo collegarlo a tutte le altre parole che riconosciamo in "trauma".

In effetti, potremmo considerare il sogno come un trauma, un evento che ci sconvolge o ci rivela una parte di noi stessi che non siamo abituati a vedere.

Per Freud il sogno è un modo per accedere al nostro inconscio, una via che il nostro corpo adopera per dirci qualcosa.

Per me non è altro che lo specchio delle nostre emozioni represse.  

Per me, il sogno è un vero e proprio trauma. Ogni notte si intrufola nella mia mente e mi ricorda le cose che ho fatto, che faccio e che continuerò a fare perché sono inarrestabili. Oramai ci sono dentro e non ne posso uscire. O comunque non ne uscirò così presto.

Traum è anche un'illusione però. Sogni qualcosa di bello che credi si potrà avverare, ma la realtà non sarà mai soddisfacente come quel riflesso, come quella realtà prodotta da desideri e richieste che non si avvereranno mai.

Oggi sarò il Traum, sarò l'illusione di me stessa. Sfuggirò alla mia routine facendo qualcos'altro, qualcosa di diverso. Potrei andare al parco e immergermi nella natura. Potrei vagare per le vie del centro o anche solo uscire sul pianerottolo di casa. 

Come vi dicevo però, è solo un'illusione. Spesso tendo a non capire quale sia la realtà e quale invece sia la finzione che tento di crearmi, che la mia mente cerca di farmi vedere.

Possibile che la mia mente mi menta?

Se fossi intrappolata in una dimensione parallela, in cui la speranza è rarefatta, gli animi umani sono aridi e un singolo sorriso vale più di mille baci?

E se ci fosse altro e io non fossi in grado di fuggire dalla mia illusione?

Se credere di andare al parco o anche solo pensarlo fosse la realtà? E quello che vivo adesso fosse solo lo specchio dei miei stessi pensieri?

Qual'è il confine che separa realtà da sogno?

Si dice che sottile sia la linea che separi coincidenza e fato. Credo che la stessa cosa sia per realtà e sogno, l'unica complicazione è dovuta dal fatto che spesso la realtà e il sogno dipendono da noi.

Domande su domande affollano ogni singola cellula del mio corpo e nessuno può liberarmi da queste catene. Certe volte tendo a considerarmi prigioniera di me stessa. 

Sì, è così. E non sono l'unica ad esserlo. Spesso mi consola l'idea di non essere l'unica ad affondare. Ogni tanto, quando trovo il coraggio di alzare la testa su questo mondo, vedo tante anime, come la mia, intente ad andare giù. 

Alla fine, siamo tutti come dei bambini, nonostante la nostra età, che necessitano tutto l'amore possibile. E ancora si affacciano prepotentemente le domande: perché non siamo amati abbastanza? Oppure, siamo a noi a voler credere di non essere amati? Forse non siamo pronti per amare nemmeno noi stessi?

E' difficile no?

Ci sono domande che fanno più male della morte stessa.  

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Capitolo 2
*** Tempo ~ day 99 ***


Vi starete chiedendo che cosa succederà quando si arriverà a zero.

Bene, non lo so nemmeno io.

Ma so che il tempo è relativo. Ognuno di noi lo vive diversamente e ci piace sprecarlo come meglio preferiamo.

Sì, ho detto sprecarlo. Ditemi. Chi di voi non perde almeno una o due ore della propria giornata non facendo niente. E per niente, intendo nulla di assolutamente produttivo per se stessi o gli altri. 

Mi ritengo un'osservatrice del mondo e spesso mi ritrovo ad osservare le persone mentre interagiscono ad uno stimolo esterno, quale ascoltare la musica, leggere qualcosa, scorrere tra la propria pagina Istagram o Facebook. Molte di loro non sanno quello che stanno facendo e inconsapevolmente perdono tempo, si auto convincono che in realtà si stanno solo svagando per un minuto, ma quel minuto diventa poi un'ora.

Ditemi, come vi sentite all'idea di aver speso un'ora della vostra vita a guardare video di certo divertenti, ma che non hanno nulla a che fare con la realtà.
Io mi sento smarrita. Senza via. E mi domando che cosa sia la realtà allora. E ancora, la risposta è relativa.

E' ovvio che non mi dissocio da questo discorso, molte volte mi ritrovo a chiedermi chi me lo fa fare di perdermi su Internet, ma non riesco a trovare una risposta soddisfacente, e procedo a leggere post su Facebook senza pensare a cosa potrei fare di diverso.

Avete mai provato la sensazione di inutilità. Ad esempio, sei appena uscito da Instagram, consapevole di aver magari fatto i compiti per la scuola o qualsiasi altra cosa. Il tuo primo pensiero quel'è?

Il mio è: adesso cosa faccio? E spesso non trovo nulla che possa compensare la mancanza del "social". Ovvio che è un mio problema, ma la cosa inquietante è che ne sono consapevole, almeno.

So di perdere il mio tempo e da una parte non mi dispiace. Posso rimandare e rimandare la vita reale quando ne ho voglia. Sì, fuggo molto volentieri quando quest'ultima bussa alla mia porta, anche se poi le domande che ho dentro di me mi portano irrimediabilmente ad aprirla.

Mi portano a galla, nonostante cerchi di affondare nella mia bolla di ignoranza e solitudine.

Le domande fanno parte di me da sempre, credo che siano in qualche modo il mio ossigeno, l'unica cosa che mi impedisce di affondare del tutto. Sono sempre stata curiosa e con il tempo ho capito che non sarei mai stata una persona che molla, il che è positivo, ma a volte, affondare, non è così male. Toccare il fondo è forse per molti un punto di forza, un punto da cui ricominciare e da cui stare alla larga.

Il tempo è un dono. Ci viene dato e non ne siamo nemmeno degni. Ma la vera domanda è: come potremmo fare per impiegarlo nel migliore dei modi?

Ognuno di noi ha una risposta differente, ma vi consiglio di pensare bene a quale risposta volete davvero scrivere sul vostro diario personale.

Sembra stupido, ma domande e risposta sono collegate e una domanda ha più risposte e viceversa, ma quando si parla di noi stessi ce ne è solo una. 

Non ci sono "ma", "se" e "forse".

C'è solo la risposta e poco tempo per trovarla.

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Capitolo 3
*** Tristesse ~ day 98 ***


Oggi sarò come la tristezza.

Corromperò i vostri animi, non voglio essere triste da sola.

Mi sento giù, mi sento invasa da questa sensazione di impotenza e di pesantezza.

Ci sono momenti che mi domando cosa ci faccia al mondo e quale sia la mio scopo. 

Perché mi è stata data questa vita?

Credo che la risposta risieda nel vivere semplicemente, ma a volte risulta tutto così difficile e niente è veramente come credevi che sarebbe andato, o stato.

E' davvero così difficile come credo che sia, oppure è solo una scusa che mi racconto per non affrontare realmente le mie paure? Questa è una delle domande che mi tormenta in assoluto. Mi tormenta perché l'essere umano è fragile, e tende spesso a riversare la sua fragilità su persone molto più indifese, facendole sentire inutili.

Vivere fa paura a tutti. Chi più, chi meno, abbiamo tutti paura di non riuscire a vivere questa vita al meglio. Alcuni di noi la rovinano, altri cercano di darle un senso.

Io non le ho ancora trovato un senso e per questo mi sento così triste, come la mia vita, grigia e monotona, la stessa nota suonata più volte sul pianoforte. Spesso mi ritrovo a pensare che la stia sprecando e per certi versi è vero. Tuttavia mi sto sforzando per reagire a questo vittimismo che mi tiene ancorata a terra. 

Vi starete chiedendo chi me lo faccia fare? Dopotutto vivere è per i forti e non per i deboli come me. 

Mi ripeto che sono forte e che posso affrontare tutto da sola, ma alla fine nessuna scusa regge e la realtà mi crolla inevitabilmente addosso.

Però in mezzo a tutta questa negatività riesco a trovare una nota positiva. Potrà sembrare banale, ma la cosa che rimpiangerei, sarebbe privarmi dell'alba e del tramonto ogni giorno. Ricordarlo non mi basterebbe, andrebbe vissuto per placare la mia sete di pace e tranquillità. 

Se decidessi di farla finita, mi priverei di quel piccolo infinito e non potrei sopportare questa cosa.

Non prendiamoci in giro, molti di voi avranno pensato di dire di no alla vita qualche volta e alcuni avranno anche cercato di concretizzare quel no. Ci sono anche io tra di voi, ma pensare a quel mio piccolo angolo di pace mi ha fatta desistere, e poi ci sono le domande, a cui non potrò mai rispondere. Mi tengono sveglia la notte e mi tormentano ogni secondo della giornata. Ma in me nutro la speranza di poter mettere a tacere quelle voci che chiedono e chiedono senza curarsi dei miei sentimenti.

Analizzando la cosa con pragmatismo, togliersi la vita è come rinunciare a scoprire un luogo inesplorato. Bisogna solo avere  il coraggio di salire sulla barca e lasciarsi portare dal vento. 

Magari vivere è come ballare e lasciarsi guidare dall'altra persona, significa affidarsi e lasciarsi travolgere, vuol dire fidarsi e cercare di fare del proprio meglio.

Almeno spero sia così, anche perché ho deciso da poco di dire sì alla vita e ai suoi effetti speciali, inclusi la tristezza e la depressione.

E se alla fine il risultato non sarà soddisfacente?

Dipende da quali standard di soddisfazione abbiamo, ma una cosa è certa, se decidiamo di vivere dobbiamo metterci tutto l'impegno possibile per usufruire il tempo a nostra disposizione.

Per il momento sono ben disposta, ma si sa, l'esistenza non è mai facile a questo mondo.

Ma c'è forse qualcosa di facile in assoluto?

 

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Capitolo 4
*** Ready? ~ day 97 ***


Immaginate una domanda. 

Immaginate di poter avere una risposta. 

Immaginate di poter avere la conoscenza. 

Ora, cosa fareste? Accettereste quell'occasione?

Ecco, questo mi sono chiesta stamattina, quando mi sono ritrovata a correre a perdifiato verso una direzione a me sconosciuta. 

La mia casa non era più la mia casa in quel momento, ma l'importante oggi è capire se, in caso si presentasse l'occasione, l'avrei colta.

Avrei voluto veramente sapere il perché di certe cose? Avrei veramente voluto sapere la risposta alla mia domanda?

No, non vi dirò quale fosse, parlarne rende la cosa ancora più realistica, forse più avanti potrei accettare di ammettere questa mia grande paura.

Ma il punto è: sapremmo accettare la conoscenza che ci verrebbe affidata?

Io non credo. Personalmente, una parte di me vorrebbe avere determinate risposte, ma l'altra mi dice che se ancora non ne sono a conoscenza è perché forse devo scoprire tutto da sola. Devo scoprire le risposte andando avanti.

Ma poi, saremmo davvero pronti per sentirci dire qualcosa di cui abbiamo tremendamente paura, saremmo davvero così coraggiosi, o codardi, da farlo?

Siamo sicuri di essere così intrepidi come crediamo? 

Correndo, stamattina, ho avuto paura all'idea di rimanere sola per tutta la mia vita, ho avuto paura di non riuscire ad aprirmi con nessuno, ho avuto paura di non poter provare più alcun tipo di sentimento, ho avuto paura di morire, dentro.

La paura non è qualcosa da temere, ma a volte è necessario darle ascolto, perché la paura è quella cosa che ti fa sopravvivere. E' quella cosa che ti fa scappare, che ti fa reagire, che ti fa correre senza cercare una meta.

Non avere paura equivale a morire. Equivale a lasciarsi andare, senza aver tentato, senza aver provato, senza nutrire amore per noi stessi o gli altri.

Ma arrendersi è da codardi o da realisti? A questo punto ogni opzione è buona, ma cercare di trovare una via di fuga non è mai una cattiva idea, anche quando sembra non esserci. 

E' veramente ridicolo che stia scrivendo questo, dopotutto sono la prima ad arrendersi per le cose più stupide, ma forse è arrivato il momento di non cadere più. Forse è arrivato il momento di nuotare e non affogare. 

Come tutte le cose, è difficile. E' difficile, perché affogare significa rinunciare e non avere paura, affondare come tante persone, andare giù e non avere fede.

Certe volte vivo un conflitto con me stessa. Mi dico che non ne vale la pena e che al mondo non c'è più posto per le cose buone. E se invece fossi io in grado di cambiarlo? Se mi ripetessi sempre le stesse cose per placare la mia coscienza? Se fossi realmente una codarda?

Forse è meglio non conoscere le risposte delle nostre domande più profonde e nascoste, perché forse, non saremo mai pronti per sapere con esattezza cosa ci tormenta. 

E non avere la soluzione a portata di mano può essere destabilizzante.

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Capitolo 5
*** Responsabilità - day 96 ***


Quand'è che smetti di essere bambino e diventi adolescente?

Quand'è che smetti di essere adolescente e diventi adulto?

Quand'è che sei circondato di responsabilità?

Siamo davvero sicuri di quello che potremmo fare con le nostre vite?

Ricordo ancora quando giocavo con le mie bambole e diventare grande mi sembrava una cosa così lontana e ugualmente semplice. Non credevo ci sarebbe stata differenza tra giocare spensierata e scegliere cosa studiare all'università. 

La verità è che quando si è piccoli ogni cosa ci sembra così oltremodo semplice e con la soluzione a portata di mano, ma man mano che cresci le responsabilità iniziano a fare capolino alla porta della tua stanza e ti osservano, entrando quando meno te lo aspetti e travolgendoti con la loro complessità. Perché più cresci e più queste entità arrivano e si posano sulle tue spalle, appesantendo il tuo cammino e la tua voglia di scoprire il mondo.

Da adolescente tendi sempre a immaginare cose fuori dall'ordinario e sognare cose fuori dalla normalità quotidiana. Ogni cosa ci colpisce e la nostra fragilità può essere attaccata in ogni momento, con una risata di scherno o una frase sbagliata. Le responsabilità si accumulano e la maggior parte tende ad ignorarle, pensando di poter rimandare quel momento, ignorando il fatto che prima o poi aumentano e vanno recuperate a fatica. Di certo, l'adolescenza è quel periodo della vita più difficile, in cui sogno o e realtà faticano ad incontrarsi, ogni momento è delicato e la spensieratezza tende a sparire in alcuni casi. 

Ognuno di noi passa diversi tipi di adolescenza, diversi tipi di depressione, di paura, di felicità, di incertezze e momenti di soddisfazione. La cosa che però ci accomuna tutti, è quella sensazione di instabilità, come essere sul baratro di un burrone. Essere in bilico e dover scegliere tra le varie opzioni quale potesse essere la più vantaggiosa per noi e per gli altri. Fin qui, niente di strano direte voi, e sono d'accordo, ma che mi dite di quelle persone che non sono in grado di scegliere? 

Si dice che bisognerebbe farsi guidare dal cuore, ma nel caso in cui il cuore non funzionasse? Cosa fare in quell'occasione? Cosa fare se non si trova la via? Cosa fare se in bilico su questo burrone per più tempo?

Ci sono poi varie risposte all'instabilità, ma spesso in questo mondo si tende ad andare a fondo, a cadere dalla parte sbagliata e ad andare giù lentamente. C'è chi ne esce pulito e sicuro del suo futuro, chi ne esce con dei graffi e un pò di fatica e chi ne esce sanguinante, stanco e comunque incerto. Poi, c'è chi non ne esce affatto e non riesce a saltare quel tanto che basta per arrivare dall'altra parte.

A me è successo, più volte, ma per ora non faccio parte dell'ultima categoria. Per quanto mi impegni a non cadere, spesso mi trovo a dover pregare che il suolo regga, altrimenti non so quanto potrò contare sulle mie sole forze. Mi impegno, ma sembra quasi che la mia strada sia molto più tortuosa e piena di insidie, sembra quasi che debba fare più di un salto, sembra quasi che debba cobattere più degli altri e guadagnarmi l'uscita da quell'inferno.

Ho avuto un infanzia felice, ma da quando tutto ha smesso di essere così innocente la mia vita ha subito alti e bassi. 

Forse non dovevo crescere?

Sono forse sbagliata io? O è il mondo al di fuori ad esserlo?

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Capitolo 6
*** Rediviva ~ day 95 ***


Oggi sarò rediviva.

Già, credevo di essere abbastanza forte per superare il burrone da sola, ma durante il percorso ho incontrato un sacco di ostacoli. Ed oggi, ci sono ricaduta, sono caduta in quella buca che per tanto tempo di aveva tenuta lontano dal sentiero.

Sapete, è una buca bella profonda.

E chi come me ha accolto una qualsiasi distrazione per fuggire dalla realtà è benvenuto nei miei pensieri. Io sono caduta nella buca della depressione molto a fondo, è successo a sedici anni la prima volta.

Spesso avevo la tentazione di fare cose orribili al mio corpo, di mutilarlo per far sparire quel dolore interiore che avevo, per evitarmi i pensieri e la frustrazione di non riuscire a parlarne con nessuno. Non sono mai arrivata ad un punto irreparabile, ma i segni sono ancora visibili, mi ricordano chi ero e cosa potrei ancora fare.

Uscirne non è facile, è una dipendenza psicologica, non meno distruttiva di quella fisica. Essere forti non è facile e affondare ti sembra l'unica via possibile. Nonostante tutto ti sembra l'unica cosa da fare e quella voce nella tua testa non smette di denigrarti. Ti spinge a fare cose che occhi innocenti non dovrebbero leggere, ti spinge al limite, ti distrugge fino a quando non cedi. 

Manda a monte tutti i piani e si insinua nelle anime deboli come niente, si intrufola nel profondo dei nostri pensieri e li corrompe, li persuade, li tenta, fino a quando tutto quello che eravamo entra in sua balia. 

Oggi quindi ho ceduto ancora, dopo tanto tempo.

Perché?

Perché niente sembra avere un senso ora come ora, perché la mia anima in pena ha bisogno di questo, o almeno di questo cerco di convincermi. 

Nessuno può fermarmi, ma dovrebbero, dopotutto nessuno di noi, nemmeno il peggiore dei criminali, si merita di soffrire così tanto. Non ce lo meritiamo, perché, in fondo, abbiamo bisogno di una seconda occasione, di amore, di rispetto, di qualcuno che ci aiuti.

Oggi sono stata debole, ho ceduto, ho detto sì.

Ma domani voglio dire no, domani voglio lottare, voglio essere migliore. Voglio rendere fiera me stessa, perché imparare a non cedere ci aiuta a costruire un mattone per la nostra fortezza e la nostra integrità.

E questa volta la domanda non è "Ne sarò capace?", ma "Voglio davvero farlo?".

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Capitolo 7
*** All'ombra ~ day 94 ***


Oggi mi sono resa conto di vivere all'ombra.

Vivo cibandomi di desideri, di richieste, di speranze. Non faccio niente affinché questi si avverino, ma attendo un cambiamento, come se mi fosse veramente concesso. Ma forse l'unico cambiamento che devo adoperare è dentro di me. Forse devo cambiare, devo pensare di più al mio futuro, senza crogiolarmi nelle futilità.

Fosse semplice, questo sarebbe un mondo migliore.

Ma niente è facile in questa vita. Ci imponiamo di vedere tutto bianco o nero, ma ci sono anche le sfumature, i grigi, gli sfumati e i colori che ci confondono, che ci rendono meno chiara la via. 

Come si fa a sapere se la direzione che abbiamo preso è giusta?

Non si può sapere con certezza la probabilità del nostro errore, né la veridicità delle nostre menzogne. Continuiamo ad illuderci che stiamo seguendo il nostro cuore, che è la cosa giusta da fare, ma in fondo al nostro cuore rimarrà sempre la domanda "E se avessi fatto diversamente?".

Cosa sarebbe successo? Magari esiste una realtà alternativa che ci mostra in panni differenti, ma al momento l'unica realtà che viviamo è quella in cui ogni dubbio sembra grande quanto una casa e noi procediamo alla cieca, sperando di non inciampare troppo presto.

Ogni giorno mi guardo allo specchio, sperando di trovare le risposte che tanto cerco, sperando di vedere la persona che sogno di diventare. Ogni giorno le mie certezza si crepano, il mio riflesso assume movenze differenti in base al mio umore, certe volte non riesco addirittura a guardarmi. Il mio sguardo fugge il confronto con lo specchio, permettendomi di rimandare l'inevitabile al giorno dopo.

Vivendo all'ombra tutto è molto più monotono, ma sicuro. A volte credo di essere una specie di comparsa in questa vita, uno di quei personaggi non necessari ai fini della storia. Non pretendo di essere la protagonista di una grande storia, ma solo della mia, o almeno un personaggio importante.

Vorrei poter prendere la vita per mano e farmi accompagnare, farmi guidare, ma lei continua a sfuggirmi, non riesco a stare al suo passo, come una bambina con il proprio genitore dalle gambe troppo lunghe.

Come prendere in mano la vita? Non ne ho idea. So solo che continuo a provarci tutti i giorni, ma non arrivo all'obbiettivo. Mi perdo, vago come una mina in attesa di esplodere. 

In certi momenti mi trovo a pensare che forse è questo il mio scopo, sono una specie di fantasma, un'anima in pena, senza motivo di esistere. Ma poi mi dico che se qualcuno mi ha fornito la capacità di farmi domande e di esistere allora devo pur servire a qualcosa. E ovviamente mi perdo nei pensieri, perché ci sentiamo così importanti a volte da ritenerci in grado di perseguire uno scopo. Forse ci sopravvalutiamo troppo. Ad alcuni fa comodo pensare questo, ad alcuni permette di andare avanti.

A me no.

Io mi blocco. E mi chiedo cosa significa veramente vivere se non assolvere i doveri e i bisogni primari. 

Forse per Natale, riceverò in dono questa risposta, o forse riceverò in dono mille altre domande.

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Capitolo 8
*** Accepting The Collateral Beauty ~ day 93 ***


Essere su questa terra, ci espone all'esperienza della vita, alla sua complessità e al suo fascino, ma anche alla sua parte più oscura, a noi incomprensibile. Perché il dolore che ci ritroviamo ad affrontare, in questa realtà così terribile, è qualcosa di troppo grande per l'essere umano, qualcosa che ci mette di fronte a noi stessi in maniera quasi brutale, senza lasciarci il tempo di farcene un'idea.

Ognuno di noi ha affrontato periodi bui nella propria vita, momenti più o meno lunghi, in seguito ad eventi dolorosi o improvvisi. In questi momenti sembra che niente abbia più un senso, ci sentiamo deboli, svuotati, senza più uno scopo da raggiungere. Ogni cosa sembra aver perso l'importanza che gli attribuivamo e ci sembra di non vedere più niente di buono nella nostra esistenza.

Tuttavia, questa sofferenza che ci investe in determinati momenti della nostra vita, ci serve per riscoprire quella bellezza che si cela dentro di noi. Ci aiuta a crescere e ci insegna a vivere non solo nel nostro mondo fatto di gioia e allegria. Ci fa rialzare anche quando la tempesta è in corso e tutto quello che ci riguarda è in preda al caos.

Imparare ad apprezzare la bellezza collaterale di ciò che ci circonda anche nei momenti di difficoltà è un traguardo raggiungibile solo con la consapevolezza di ciò che siamo e che abbiamo vissuto.

Ci sono momenti in cui apprezzare il positivo delle cose non è un'impresa facile. La realtà è che vorremmo solo chiuderci in una stanza e isolarci da tutto e tutti, restare soli con la nostra sofferenza, cercando di non far scappare quel dolore, cercando di non crollare e rimanere forti, nonostante la situazione.

Quando decidiamo di dare spazio al dolore, decidiamo anche di farci condizionare la vita.

È come se il tempo si bloccasse. È come se ogni cosa non avesse più importanza e non si avesse la capacità di andare avanti. Siamo fermi a quel momento e non riusciamo più a cancellare quel che è stato.

Uscirne è molto difficile, anche perché non sempre si può cogliere la bellezza collaterale degli eventi. Dopotutto, quale bellezza si potrà celare in una malattia terminale? Cosa c’è di positivo nella morte di una persona a noi cara? Che cosa si nasconde dietro la perdita della nostra identità? In effetti sono domande senza risposta, perché ognuno di noi ha risposte diverse, ognuno di noi ha bisogno di trovare la propria bellezza collaterale in ogni situazione.

Per di più, soltanto con il tempo le nostre ferite possono essere curate. Solo con il tempo il dolore sembra affievolirsi e troppo spesso tendiamo ad accusarlo di essere stato poco presente. Quando non abbiamo più tempo ci accorgiamo di quanto invece il tempo sia importante. È inutile che ce la prendiamo con lui perché il tempo scorre inesorabile, quando stiamo bene sembra che voli e quando stiamo male sembra non passi più. Lo scorrere del tempo è dato dalla nostra percezione, siamo noi che lo gestiamo e che decidiamo cosa farne nella nostra vita.

E alla fine, c’è sempre lei che bussa alla porta della nostra stanza, la paura. Nessuno vorrebbe provare dolore, poiché è quella sensazione che ci rende più vulnerabili ai nostri occhi. E ci chiediamo come eludere la paura, ci chiudiamo in noi stessi senza capire l'importanza della condivisione e degli affetti, soprattutto nei momenti di sofferenza. Ci affatichiamo a cercare risposte, ci affidiamo alla fede, o al destino e ci illudiamo che doveva andare tutto così. Cerchiamo disperatamente un senso a ciò che accade o che è accaduto per renderci conto che ciò che c'era non c'è più, che quello che abbiamo perso non tornerà più indietro e che dobbiamo trovare il senso per andare avanti cercando di cogliere, anche nella perdita, la bellezza collaterale.

 

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Capitolo 9
*** Understand ~ day 92 ***


Non ho mai capito cosa ci fosse di così emozionante nel tradire.

Tradire la tua amata o il tuo amato, tradire un tuo amico, tradire la persona che più ti è stata vicina, tradire chi ti ha cresciuto, tradire chi ti ha conosciuto, tradire chi ti ha stimato. Tradire la propria nazione, la patria, il proprio credo, tradire la nostra moralità, il senso di giustizia, tradire senza pensare, tradire se stessi.

Non l'ho mai capito, e mai lo capirò.

Chiedo a voi: cosa c'è di emozionante?

La fuga dalla realtà forse? Oppure l'illusione di avere il controllo della situazione, che tutto possa essere esattamente com'è, senza bisogno di filtri.

Forse è la sensazione di libertà, oppure quella di dominio?

Qual è il limite da non superare? Ce n'è uno? Cos'è che non vi frena e perchè sapendo che è sbagliato continuate a farlo?

Forse è mancanza di coraggio, oppure semplicemente non riuscite a rinunciarvi, come una droga.

Trovo che il tradimento sia un grande peccato, ripeto, non lo concepisco, non lo comprendo.

Non vedo il senso.

Credo che il tradimento sia solo un modo che troviamo per fuggire ai nostri sentimenti, alle nostre paure, un modo per non affrontare la realtà della nostra vita.

E credo anche che non ci sia redenzione per questo, una volta presa quella strada non si torna indietro, mai.

Non si torna indietro perché chi tradisce avrà sempre rimorso delle sue azioni, in qualche angolino buio del suo cuore, o almeno così mi auguro, ogni essere dotato di moralità dovrebbe. Mentre chi viene tradito vagherà in un limbo di incertezze, paranoie e tristezza, una vita verrà distrutta dall'egoismo di un singolo.

Vedo tutta questa sofferenza come inutile e non necessaria, se solo avessimo tutti il coraggio di esprimere quello che pensiamo, se tutti fossimo forti abbastanza da poter voltare pagina senza tradire qualcuno a quest'ora il mondo sarebbe un posto migliore.

Tuttavia, comprendo quanto questo sia totalmente irrealistico.

Chiedo a voi: perché? Io non l'ho capito.

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