Cercando il passato si vive il presente

di ssj13
(/viewuser.php?uid=891662)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


[Per cominciare dico che è la mia prima storia di questo genere ed è quasi un esperimento.

Tengo a precisare che qualsiasi somiglianza a persone reali o ad altre storie è puramente casuale.

Le piante e gli animali che verranno introdotti sono per lo più di mia invenzione. A fine capitoli si possono trovare informazioni precise su animali e piante e ciò che significano  letteralmente.

Troverete anche una “scheda” su un personaggio. Le varie informazioni descrivono il personaggio in modo generico e servono ad evidenziare i loro cambiamenti.

Se qualcuno non vuole troppi approfondimenti sudi essi può anche saltarlo poiché non indispensabili per comprendere la storia , ma servono ad avere, al massimo, un’idea precisa dei personaggi.

Sarebbero graditi commenti di ogni genere (Si accettano consigli di ogni genere).

Scusate il mio lungo commento.

Buona lettura!  ]

Prospettiva di ???

L’alba è l’ora migliore per gli spostamenti poiché i predatori notturni tornano nelle tane e quelli diurni sono ancora immersi nel sonno . Il mio è un mondo ostile in cui, per sopravvivere, o uccidi o ti nascondi. Io preferisco nascondermi.

Ci si uccide anche fra esseri umani. Le categorie di persone che non si uccidono sono 2:

1)     La prima è la famiglia;

2)     La seconda è quella di coloro che forniscono le armi e oggetti per la sopravvivenza .

Questi mercanti di certo non riforniscono le persone gratuitamente. Per avere ciò che ti occorre bisogna barattarlo con del cibo, ed i costi sono alti.

Comunque , mi chiamo Kōya.

Il sole si sta alzando. Meglio trovare un nascondiglio al più presto . Proseguo per diversi metri fino a raggiungere un lago.

Vado verso la sponda , mantenendo una distanza di sicurezza per controllare la presenza di eventuali predatori e, non notandone ,mi avvicino per bere.

Mi blocco a guardare il mio riflesso.

Osservo i miei capelli rossi, lunghi fino a poco sotto le spalle. Non ho proprio il tempo di tagliarli.

Poi mi concentro sulla mia pelle, marroncina per via del terreno. Prendo dell’acqua e mi pulisco il viso. Mi specchio di nuovo e vedo il reale colore della mia pelle, che è molto pallido, quasi bianco.

Poi mi fisso negli occhi, occhi che si sono spenti dalla morte della mia famiglia.

Mi alzo e inizio a percorrere la sponda del lago. Dopo alcuni minuti mi ritrovo davanti ad un edificio crollato su se stesso, dai cartelli deduco che , anni fa, era un albergo.

Ci sono degli spazzi tra le macerie in cui posso entrare e nascondermi poiché i grandi predatori della zona non dovrebbero riuscire ad entrare. Potrei anche trovarci dei vestiti e delle armi. Il cibo è meglio evitarlo visto che sarà qui almeno da un secolo o forse più. Non so quando accadde il Grande Disastro o in cosa avvenne quel giorno.

Mi infilo strisciando nelle fessure e, avvolte, riesco anche a tare in piedi. Per uno che vive come vivo io essere mingherlino e alto 1,59 metri non è di certo un problema , anzi , è un grande vantaggio.

Nel tragitto ho trovato uno zaino blu ,di media grandezza, praticamente integro e solo un po’ impolverato. Lo apro e , non trovandoci niente ci inserisco subito il mio Jajkommander Tridagge che , solitamente ,  tengo nella  tasca dei miei pantaloni grigi.

Continuo ad avanzare finché non mi ritrovo in una stanza libera da macerie e ricca di residui di provviste ammassate in un angolo, vestiti di ricambio  e con un letto.

Ci vuole poco per capire che qui si è stabilito qualcuno .

Devo sbrigarmi ad  andarmene da qui.

Mentre cerco la via d’uscita più rapida sento un freddo oggetto metallico poggiarsi sul mio collo e qualcuno mi dice –Identificati.- La voce è calma , fredda e razionale, di  chi non si fa problemi ad uccidere, una voce femminile.

Mi giro con calma e incontro 2 occhi di un verde fumoso, freddi e minacciosi. Con cautela mi presento. – Mi chiamo Kōya. E lei sarebbe ..?-

-Moccioso, mi chiamo Inazuma. Ed , a quanto pare, non sei della zona, altrimenti sapresti chi sono.- dopo di che abbassa l’arma e si gira, poi aggiunge –Visto che oggi mi sento buona e non voglio uccidere un quindicenne ti lascio andare.- Si gira facendo oscillare i lunghi capelli biondi legati in una coda alta.

-Di anni ne avrei 23- Ci tengo a precisare. Lei mi squadra e dice –Allora sei più grande, visto che io di anni ne ho 19.-

La guardo con molta attenzione e mi fermo ad osservare la sua arma-Che pistola è?- Le continua a squadrarmi e risponde con voce atona - È una pistola semi-automatica, più precisamente una FN Five seven calibro 7,62 millimetri da 20 colpi.-

Wow ,che precisione scioccante. Ora che guardo meglio vedo che la tiene con la sinistra e che il suo braccio è totalmente ustionato.- Come ti sei procurata quell’ustione’- Chiedo con innocente curiosità. Lei ghigna sadicamente e mi risponde –Lo scoprirai presto. Adesso sparisci.-

Dopo questa frase decido di andarmene. È raro uscire vivi in due da un incontro fra due persone. Meglio così. Situazioni simili sono molto rare.

Inizio a vagare in cerca di un riparo pregando di non trovare predatori.

Durante le mie ricerche ho trovato diverse piante di Berī , una pianta con delle piccole bacche verdi rotondeggianti dal sapore dolce-amaro, che non adoro, ma è meglio di niente. Questo basso cespuglio ha più legna che foglie, molto utile per accendere un fuoco se ne avessi voglia.
 

Magio tutti quelli che trovo sul cespuglio davanti a me con voracità. Poi mi avvicino ad un altro cespuglio e metto tutti quelli presenti nello zaino fino a riempirlo per metà.

Poi proseguo nella mia ricerca di un nascondiglio.

Dopo ore di ricerche l’unico nascondiglio l’unico nascondiglio che trovo è un fitto ed alto rovo senza frutti, ne fiori , ne foglie, solo spine e rami. Non è il luogo più sicuro ,ma può andare comunque bene. Mi ci intrufolo dentro prestando attenzione  a non ferirmi o impigliarmi.

Arrivato in profondità mi fermo e prendo il mio Jajkommander Tridagge, un coltello con tre lame che girano e finiscono in un’unica punta, e inizio a tagliare i rami del rovo fino a ottenere una piccola tana. Finito il mio lavoro mi raggomitolo e mi addormento.

 

 

Berī : Dal giapponese ベリー che significa chicco. È un cespuglio, di mia invenzione , con le foglie ad ago che cresce nei terreni ricchi di minerali a cespugli bassi produce delle piccole bacche sferiche  di colore verde commestibili dal gusto dolce-amaro. Ha poche foglie ed un discreto numero  di frutti ed è molto legnoso
 
 
 
Kōya
Significato nome :dal giapponese 荒野 che significa deserto.
Età:23 anni
Altezza: 1,59 metri
Sesso: Maschile
Aspetto: Capelli rossi, lunghi fino a poco sotto le spalle, fisico molto minuto che ricorda quello di un quindicenne con occhi color ossidiana e pelle molto chiara, quasi bianca.
Segni particolari: Cicatrice di un grosso morso sul fianco sinistro che si è procurato a 16 anni e sa leggere.
Carattere: È una persona prudente ,ma istintiva , non ragiona spesso su quello che fa e sul come, quando si prepara al baratto o si trova in una situazione scomoda, per il resto del tempo è una persona davvero molto allegra.
Abbigliamento :Ha una felpa molto larga di pelliccia che gli ha fatto la madre prima di morire e pantaloni di una tuta rubata a uno scheletro.
Tecnica di sopravvivenza: Si muove principalmente all’alba e al tramonto. Fa scorta dei frutti che trova spostandosi e testa se sono velenosi o meno su piccoli roditori che riesce a catturare. Avvolte pesca.
 
Spero vi sia piaciuto. Fatemi sapere il vostro parere tramite un commento e grazie anche solo a chi legge.
Alla prossima volta.
Ssj13
 

Image and video hosting by TinyPic Image and video hosting by TinyPic

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2 ***


Capitolo 2
Prospettiva di Inazuma
Da quando lascio vivere le persone che invadono il mio territorio ?
Cosa diamine mi è preso ?
Pazienza, tanto quello non durerà molto in questa zona.
Ma perché è venuto in questo lato del pianeta?
 Cerca rogne?
 O forse cerca la morte?
Proprio non lo so…
Meglio lasciar perdere.
Devo procurarmi qualcosa da barattare. Peso che per il caricatore di una FN Five seven una decina di pesci dovrebbe bastare.
Meglio muoversi ad andare a pescare.
Esco da casa e mi dirigo verso il lago.
Mi posiziono sulla riva e aspetto che passino dei pesci. Appena ne passa uno lo afferro con uno scatto fulmineo. Certo però che non è facile pescale con la flebile luce delle stelle.
Dopo averne pescati 15 stacco una pianta rampicante da un albero e li lego insieme. 
Mi fermo, per pochi secondi, ad osservare la foresta e ammiro li veto che , pigramente scuote le foglie degli alberi illuminati dalla tenue luce delle stelle, poi mi giro e ritorno nel mio rifugio.
Una volta dentro mi getto a peso morto sul letto lasciando scivolare i pesci sul pavimento.
Ad un tratto sento riecheggiare un potente ruggito che viene subito seguito da una leve puzza di bruciato che , cautamente, si è infiltrata tra le macerie.
Mi guardo il braccio sinistro e un ghigno si disegna sulle mie labbra.
-Niente fuori dal normale.-
È l’affermazione sussurrata che fuoriesce dalle mie labbra prima di cadere in un sonno profondo.
Mi risveglio poco dopo l’alba e, pigramente, raccolgo i pesci e la mia adorata pistola e mi dirigo verso il luogo dei baratti.
Per raggiungerlo bisogna passare per la foresta. Mentre cammino osservo i giochi di luci ed ombre formati dalle foglie e dai raggi solari. 
Poi giungo ne punto dove la foresta è andata incendiata e la supero con passo tranquillo, come se lì non fosse accaduto niente.
Giunta alla meta noto una live fila di uomini, donne e bambini.
In questi luoghi dove si compiono i baratti è molto raro che ci si uccida, si è in troppi e si rischia troppo. 
Una volta, proprio qui, feci scoppiare io stessa un rissa ed uccisi 5 uomini, molto più massicci di me, e 2 donne. 7 morti in pochi minuti. Ricordo ancora il puzzo di sangue di cui erano impregnati i miei vestiti ed il rosso scarlatto a dipingermi mani e volto mentre l’adrenalina scorreva a fiumi nel mio corpo.
Da quel giorno tutti mi temono ed evitano.
Appena la gente nota la ma presenza la gente si scansa intimorita, lasciandomi la possibilità di raggiungere il bancone con l’uomo che gestisce i baratti. 
Guardando bene noto che non si sono scansati tutti. 
Non ci vuole molto a notare che il ragazzo è basso e ha lunghi capelli rossi.
Mi avvicino al bancone ed  Yromo, il mercante, mi vede ed il suo volto diventa cinereo. 
Il ragazzo si gira e punta i suoi occhi ossidiana nei miei .
È il ragazzo di ieri, Kōya.
È vistosamente sporco di cenere con i vestiti bruciacchiati e con il volto e le mani leggermente ustionati.
Non riesco a reprimere un ghigno.
Prospettiva di Kōya 
(Durante la notte)
Un fruscio mi sveglia.
Mi guardo cautamente intorno per capire la sua provenienza.
Mi fermo e sbircio fra gli aggrovigliati rami del rovo.
Vedo delle figure indistinte nel buio che si muovono rapide. Con tutta probabilità si sta svolgendo un inseguimento.
Dal buio emerge una figura colossale.
Un ruggito.
Poi il caos.
Scoppia un incendio e le fiamme divampano mentre fumo e cenere mi accecano.
Cerco di allontanarmi dalla crudele morsa del fuoco, fa tremendamente caldo.
Sento gli animali emettere gemiti e guaiti dilaniati dalla paura e dalla sofferenza.
Uscito dal rovo corro nella direzione del lago, ma le fiamme mi sbarrano il cammino.
Intorno a me si sente forte il tanfo della carne bruciata viva.
Ad un tratto inizia a piovere. L’acqua va a soffocare le lingue di fuoco che devastano la foresta.
Continuo a correre finché non sino sicuro che l’incendio non sia stato spento totalmente.
Dopo di che mi getto stanco sul prato bagnato e fisso il celo annuvolato mentre la pioggia fredda da sollievo alle mie lievi ustioni.
Dopo poco la pioggia inizia a cadere ed, a prendere il suo posto, giunge un insopportabile caldo afoso, ma non ho le forze necessarie per alzarmi e cercare un luogo più fresco. Dopo il caldo che ho provato durante l’incendio questo non è così male.
Per  l’alba i mei capelli ed i miei vestiti sono asciutti, vado a toccarmi il viso e  mi rendo conto che nonostante la pioggia sono ancora sporco di cenere, così come i miei capelli ed i miei abiti.
Osservo meglio i miei vestiti e noto i danni che le bruciature dei sui miei vestiti, non li hanno rovinati poi molto.
Inizio a girovagare e, nel mentre, controllo le condizioni delle mie bacche.
Nel mio girovagare mi imbatto in un banco per il baratto. Mi ci avvicino, ho intenzione di scambiare i Berī con del filo da pesca e qualche amo.
Ci sta un po’ di fila ,ma nulla di esagerato. Aspetto pazientemente.
Mentre aspetto mi guardo intorno. La gente è tranquilla e si respira aria di pace e nell’aria si sente l’odore di cibo e polvere da sparo si mescolano.
Dopo poca attesa finalmente tocca a me. Inizio subito a trattare con educazione con l’uomo che ho davanti  e dopo poco riesco ad ottenere tre ami e due metri d lenza.
Mentre l’uomo armeggia con il filo sento la gente spostarsi alle mie spalle.
Pochi secondi dopo l’uomo alza lo sguardo e osserva qualcosa dietro di me, lo vedo sbiancare rapidamente ed immobilizzarsi. Ad un tratto inizio ad alternare lo sguardo da quello che stava alle mie spalle a me. Poi sento dei passi avvicinarsi.
Decido di voltarmi ed incontro due iridi verde fumoso a me familiari.
Un singolo nome risuona nella mia mente. Inazuma si trova a pochi passi da me ghignante.
-Yromo… cosa fai li impalato?- dice con voce tranquilla e gentile, in contrasto col suo ghigno. -muoviti a servire Kōya- la voce della bionda adesso ha assunto un tono severo.
L’uomo si affretta ad arrotolare il filo e poi lo deposita in una scatola insieme agli ami che ,rapido, mi porge. 
Infilo la scatola nello zaino, ora vuoto.
Svelto mi allontano e , con la coda dell’occhio noto che Inazuma sta iniziando delle trattative coll’uomo che, mi sembra, si chiami Yromo.

Mentre mi allontano un uomo mi si avvicina guardingo, pronto a scattare nel caso di pericolo.

-Sai ,sei la prima persona che Lei chiama per nome, oltre al mercante. – Scuoto la testa e mi allontano.

Orientandomi a stento riesco a ritrovare il luogo dove ho raccolto le bacche ieri. Mi accuccio vicino al cespuglio e inizio a raccogliere i piccoli frutti rotondeggianti.

-Cosa fai con quelle bacche?-

Alzo la testa per vedere chi sia il mio interlocutore e mi ritrovo davanti Inazuma, anch’essa accovacciata , che mi squadra con sguardo ricco di curiosità e un’espressione infantile, completamente opposta a quella che ho visto poco prima.

-Mi sembra ovvio, le mangio-

Le rispondo tranquillamente , mentre sul mio volto si dipinge un tenue sorriso.

-Perché? Sono commestibili?-

Continua a domandare con voce ricca di interesse.

-Si, è una pianta molto comune, cioè che si trova un po’ ovunque. Sono una fonte di cibo quasi sempre sicura.-

Dico con voce saccente. Sul volto della ragazza c’è un’espressione che ricorda quella di un bimbo appena gli regali del cibo, stupita e gioiosa.

La osservo più accuratamente, indossa una canotta nera di un materiale elastico e antiproiettile, molto aderente, lasciando poco all’immaginazione, e dei pantaloni in pelle nera, anch’essi che lasciano poco alla fantasia. Devo ammettere che da delle belle forme piene e… e… E COSA DIAVOLO VADO A PENSARE!!! NON SONO PENSIERI ADATTI DA FARE!!! SOPRATTUTTO CON GENTE CHE NON SI CONOSCE!!!

Spero di essere rimasto impassibile.

Decido di passarle delle bacche invitandola con gli occhi a mangiarli. Le assaggia i Berī accettando il mio muto invito.

-Wow, devo dire che sono davvero buonissimi!-

Afferma piena di allegria. Quanto può cambiare il carattere di una persona in dieci minuti?

-Come si chiamano questi frutti?-  -Berī.-

Ci alziamo cominciamo a camminare. Ma una domanda mi frulla nella testa.

-Com’è possibile che tu non li abbia mai assaggiati?- -Non ne ho mai capito di piante. Mi sono sempre limitata a pescere e non guardarmi con quella faccia , non sto scherzando. –

Dice sghignazzante la bionda mentre si gira per posizionarsi davanti a me inizia a camminare all’indietro.

-Io invece non so cacciare e non sono bravo a pescare, perdo spesso l’amo-

Rifletto ad alta voce. Lei mi fa un sorriso sghembo e mi chiede come sia possibile che non fossi ancora morto e le rispondo con una scrollata di spalle.

Raggiungiamo l’hotel crollato in cui vive ed mi chiede ,ordina, di andare a raccogliere della legna mentre lei va a cercare qualcosa da mangiare.

Ci rivediamo nello stesso punto di prima del tempo. Accendiamo il fuoco ed mettiamo ad arrostire la carne che si è procurata Inazuma mentre stiamo seduti sulle macerie.

   

 

 

 

Inazuma

Nome: Dal giapponese 稲妻 lampo
Sesso: femminile
Età:19 anni
Altezza: 1,85 metri
Aspetto: Corpo formoso ma minuto anche se non troppo, occhi verde fumoso e capelli biondi legati in una coda alta, labbra sottili e pelle ambrata.
Abbigliamento: Monocromatico nero costituito da canotta anti-proiettili ed elastica Aderente e pantaloni in pelle anch’essi aderenti con stivali da caccia.  
Carattere: E’ una persona al primo impatto fredda, cinica, spietata, irrazionale, calcolatrice, intuitiva e sanguinaria, ma se la si conosce meglio si rivela essere anche Simpatica , gentile, affettuosa, leale, onesta ,ingenua, buona, prudente e generosa.  
Tecnica di sopravvivenza: Non evita MAI lo scontro diretto, caccia e pesca con grande facilita e negli scontri diretti preferisce sparare colpi a bruciapelo.  
Parenti vivi:???
Segni particolari: Il braccio sinistro è totalmente ustionato. 
 
ANGOLO AUTRICE

Ssj13: Salve, scusate per aver aggiornato dopo, ma avevo molti impegni con la scuola e…
Inazuma: Tutte scuse.
Ssj13: Ma che stai dicendo?
Inazuma: Che hai fatto tardi perché ti scocciavi di copiarlo al computer.
Ssj13: Non è vero!
Kōya: Invece si.
Ssj13:Tu zitto!
Kōya e Inazuma: Ammetti le tue colpe!
Ssj13: Si, si, come volete…
Inazuma: Ho voglia di ammazzarti…
Ssj13: Bene gente, fatemi sapere cosa pensate della storia e ringrazio anche solo chi legge. Ora però temo di dover scappare. Alla prossima. Ed ,Inazuma, Posso sapere cosa ho detto di sbagliato? 
Kōya: Non ti risponderà, pensa a scappare.
Image and video hosting by TinyPic

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3 ***


Capitolo 3

Inazuma

Gli unici due rumori che si sentono sono il debole scoppiettare e il mio ruminare.
Ammetto che mi sento a disagio, io sono quel genere di persona che odia tutto e tutti, eppure questo ragazzo , che ora siede al mio fianco, mi è tremendamente simpatico.
Potremmo diventare amici.
Amici….  Una parola letta solo sulle pagine dei vecchi libri scritti prima del grande cambiamento e tutto diventasse com’ è ora .
Com’ è strana la parola amicizia…. Sta ad indicare un legame di fiducia fra due persone… ma non credo che sia normale fiducia… non so che altro ci sia dietro… ma fino a ieri credevo fosse solo fantasia, ed ora mi ritrovo a  pensare di poter avere questo rapporto con qualcuno.
Chissà cosa m prende…
Il silenzio sta diventando soffocante, eppure… io ho sempre amato il silenzio. 
Decido di iniziare una conversazione.
-Sai Kōya, tu sei l’unica persona che mi sia mai andata a genio, d'altronde sei anche l’unica persona ad essere entrato ne mio rifugio e ad esserne uscito ancora vivo. – 
Mi interrompo per guardarlo. Sembra incitarmi con gli occhi a continuare a parlare, sul viso vi è dipinto un lieve sorriso.
Poi indurisco lo sguardo e il suo viso torna serio.
-Cambiando discorso, sai perché è scoppiato quell’ incendio?- 
Lui fa un cenno negativo con la testa.
-No , ma immagino che tu lo sappia…-
-Vero.. In effetti so cosa ha fatto scoppiare quell’incendi e volevo spiegartelo…-
-Beh! Allora non girarci intorno e spiega.-
- È stato un drago (Ssj13:sono fissata con i draghi non potevo non inserirli\ Inazuma: tanto i guai li passiamo noi razza di infame )- poi indico il braccio ustionato- è uno di loro che mi ha procurato questo bel segno diversi anni fa.-
Vedo il rossino assumere un aria pensierosa ed i secondi scorrono lenti ed interminabili prima che mi risponda.
  -Ho letto dei draghi, ma ho sempre pensato che tali creature fossero solo frutto della fantasia degli scrittori.-
-Forse in passato, ma adesso sono reali e pericolosi .-
Il silenzio cala nuovamente. 
Cotta la carne iniziamo a mangiare silenziosamente. Mentre osservo le piccole lingue di fuoco rosse e gialle ,che si elevano  vive da rami che alimentano il piccolo falò, mi nasce un domanda.
-Come mai ti trovi qui? Non hai un luogo stabile in cui sai di poter sopravvivere?-
Lui distoglie lo sguardo dal cibo e punta i suoi occhi nei miei. L’ossidiana e lo smeralo si fondono per pochi secondi poi distolgo lo sguardo. Kōya sembra quasi risvegliarsi, ma risponde alla mia domanda dopo alcuni minuti.
-Quando ero piccolo io e mia madre ci spostavamo di continuo alla ricerca di un posto sicuro dove potessimo vivere in pace. Per passare il tempo lei mi insegno a leggere e scrivere ed a riconoscere le piante velenose  e quelle commestibili. Poi , quando avevo 11 anni trovammo un posto sicuro dove stare, una grande radura nella quale vi era una gigantesca quercia con  il tronco cavo con l’accesso stretto e visto che anche mia madre era di piccola statura quindi nessuno dei due ebbe problemi ad entrarci. Simo stati li per circa 5 anni poi, durante un temporale un fulmine colpì l’albero e lo distrusse e fummo costretti ad andarcene. Nel nostro girovagare, una notte di mezza luna,  ci imbattemmo in un enorme lupo nero dagli occhi di ghiaccio. Il suo pelo era  scarmigliato e  da esso si intravedevano grosse cicatrici; le acuminate zanne erano mostrate e risplendevano in modo sinistro nella notte mentre gli artigli raschiavano il terreno. Fu un attimo e mi balzò  addosso azzannandomi il fianco. –Si alza la maglia mostrandomi una cicatrice- Poi i ricordi sono confusi: mia madre riesce a togliermi il canide da dosso, il quale l’attacca, mi ricordo di aver afferrato il Jajkommander Tridagge che era caduto a mia madre, che d'altronde è quello che possiedo tuttora, e di averlo infilzato nella carotide di quella bestiaccia. Poi mi sono voltato a guardare mia madre, era un lago di sangue, i capelli rossi si confondevano col caldo liquido cremisi il viso, il corpo, irrimediabilmente sfregiati dai denti e dagli artigli della bestia famelica e i suoi caldi occhi nocciola che si spegnevano. Mi chiese di avvicinarmi e mi porse un foglio- estrae il foglio dalla tasca e me lo mostra, su di esso si leggere: “diario 15/09/2146 (Ssj13: so che è una data un po’ assurda ma nella mia testa questo è un po’ ciò che un giorno avverrà. I tre punti indicano che il testo non è leggibile.)… l’esplosione  è avvenuta da tre … le piante mutano… nucleare … animali più feroci… tratti umani anomali.. di questo passo l’umanità si estinguerà… la grande esplosione … contaminazione … la grande catastrofe… morte… 1 speranza. ”- mi chiese di scoprire il significato di quelle parole, mi chiese di scoprire quale fosse la speranza ed è da allora che viaggio, ma ho scoperto solo che dovrebbe esistere un diario con queste informazioni ma non so dove.- 
I suoi occhi sono umidi e gonfi, ma non lascia scivolare una sola lacrima.
È da quando ha 16 anni che lotta per realizzare il desiderio della madre. È incredibile questo ragazzo.
Comunque è vero. Il modo non era così prima e le varie rovine ed i libri ne sono la prova.
Sarebbe davvero bello sapere cosa ha distrutto tutto, il motivo per la quale tutti gli esseri umani si fanno la guerra. Forse se fosse come nei libri lui starebbe ancora con me, non sarebbe sparito, sarebbe ancora al mio fianco per proteggermi e mi guarderebbe ancora con i suoi rubini pieni di apprensione.
-Ho intenzione di venire con te. E non ammetto repliche. -  
Ho preso la mia decisione! Viaggerò con il nanetto per scoprire la verità e ne approfitterò per cercare lui. Sono 4 anni che l’aspetto. Ma di una cosa ne sono sicura… Non è morto!
Kōya si volta verso di me e mi fa un cenno di affermazione col capo e mostrandomi un piccolo sorriso. Finiamo di mangiare  e ci dirigiamo nella mia tana. 
Ci buttiamo esausti sul letto. Il mio amico si addormenta subito. I capelli cremisi sono sparsi sulla nera pelliccia di visone venendo risaltati. Sembra stare molto comodo, non deve mai aver dormito su un letto o se ci ha dormito è da tanto che non lo fa. 
Ci metto un po’ prima di addormentarmi.
Kōya
Mi svegli per i raggi solari che mi sbattevano sulle palpebre.
Non trovo subito Inazuma e mi devo sedere per vederla a lucidare un coltello abbastanza strano.  Ha un’impugnatura centrale rivestita di cuoio chiaro con i bordi dorati le lame sono ricurve, ma non molto e sono d’argento e sul ambedue le lame  , vicino all’impugnatura, vi è inciso un simbolo,  il koru . Il koru o spirale rappresenta una foglia di felce che si arrotola su se stessa che va a rappresentare la vita e la rinascita. 
-E’ un coltello indiano a doppia lama. Me l’ha regalato una persona per me molto importante.-  
La voce della bionda è fredda e sta ad indicare che non vuole domande.
Mi alzo e raccatto il mio zaino. 
Dopo una breve conversazione esco e mi siedo sulla sponda del lago.
Mi guardo in torno, l’acqua è cristallina e calmissima mentre soffia un leggero venticello che scuote  delicatamente le chiome degli alberi. 
-Quando partiamo ?- Inazuma attira la mia attenzione.
Vestita come il giorno prima ha una sacca grigio scuro con i lacci bianchi, gli occhi sono carichi di adrenalina e ha un ghigno dipinto il volto.
Partiamo subito.
Con il passare delle ore il paesaggio cambia, e ben presto ci troviamo in una fitta pineta, gli alberi sono vertiginosamente alti .
Ci fermiamo vicino un torrente.
Con calma mi metto a pescare e seguo i vari consigli della mia accompagnatrice.
Poi il silenzio viene squarciato da un grido bambinesco.
Image and video hosting by TinyPic Image and video hosting by TinyPic

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


Capitolo 4
Inazuma
Un urlo di puro terrore squarcia il silenzio.
È un urlo infantile che fa accapponare la pelle. 
-Kōya io vado a vedere cos’è stato, tu resta qui.-
Mi fa un cenno affermativo col capo e io corro tra gli altri pini seguendo le urla che si susseguono.
Sta gridando un bambino, neanche io ho mai attaccato un bambino,  non vi è alcun motivo.
Corro pe una manciata di minuti fino a raggiungere il luogo da cui provengono le urla. 
La scena che mi trovo davanti mi da molto fastidio.
Un uomo tiene sollevato per la gola un bambino che urla e si dimena piangendo mentre altri due uomini si godono la scena sghignazzando.  Neanche io sono cosi spregevole!
L’uomo che serra la gola del piccolo è alto poco più di me ha gli occhi neri e crudeli i capelli cortissimi e castani; è molto massiccio e pieno di cicatrici con una giacca bianca on delle catene e un pantalone blu.
I due che ridono sono uguali, massicci, ma non troppo, occhi gialli e capelli ricci e biondi, uno però ha la barba entrambi hanno una tuta grigia e quello senza barba ha le maniche strappate.
Agisco d’istinto.
-Mollate immediatamente mio fratello!-
Ringhio mentre mi avvicino. 
Osservo il bambino che si volta verso di me e punta i suoi occhi blu nei miei smettendo di strepitare e agitarsi facendo fermare anche gli scompigliati capelli grigi del ragazzo mentre la fascia rossa che teneva fra i capelli scivola per terra.
Io lo guardo e gli mimo con le labbra di non aver paura di me che volevo solo aiutarlo e lui mi regala un tenue sorriso.
-Hei tu, ragazzina. Chi ti credi di essere ?- Sento chiedere.
Li guardo e, con tono altezzoso, rispondo.
-Mi chiamo Inazuma e sono la sorella del bambino che tieni  per la gola.- 
 Non capisco perché sto insistendo tanto sul fingere che sia mio fratello e non capisco perché lo stia aiutando, sarà l’influenza del rossino che mi sta cambiando, ma voglio aiutarlo e non demorderò!
-Io mi sono presentata! Ora presentatevi voi!-
Ordino in tono freddo e severo mentre l folgoro con lo sguardo.
L’omaccione scaglia il ragazzino contro un albero e  geme  sommessamente di dolore.
Ringhio al vedere la scena.
Mi si avvicina parlando.
-Io sono Nikushimi (憎しみ In giapponese odio ) e loro sono Enkon (怨恨in giapponese rancore) –ed indica il tizio barbuto-e Bujoku (侮辱in giapponese disprezzo)-(ssj13: no avevo idee per i nomi e mi sono venute quelle tre parole in mente.).
Poi mi si avvicina e io faccio scivolare la mia sacca vicino alla mano.
-Una bella ragazza come te non dovrebbe vagare per le selve-
Infilo l braccio ustionato nella sacca e con la mano sinistra afferro la mia amata FN Five seven mentre Nikushimi si avvicina.
Quando arriva ad una spanna da me , in uno scatto estraggo l’arma e gli sparo a bruciapelo dritto al cuore uccidendolo sul colpo, poi lo spintono facendolo cadere davanti a me.
Enkon grida furioso
-Come hai osato uccidere nostro fratello.-
Io lo ignoro e mi dirigo verso il corpo dell’uomo morto e poggio un piede sulla testa. Alzo la testa e guardo maligna i due fratelli.
 Faccio pressione col piede fino a sfondare il carneo dell’uomo ;la scarpa si imbratta di rosso poi in un gesto sparo a braccio di Bujoku e malevola affermo.
-Se scapate subito non via ammazzo.-
Ed i due scappano con la coda tra le gambe.
Mi avvicino al bambino ancora seduto sul prato tremante.
Mi accovaccio facendogli il sorriso più dolce che so fare.
-Tranquillo ora sei al sicuro.-
Alza lo sguardo e noto de lividi sul collo niveo .
-Come ti chiami piccolo?- 
-Hikari-
Risponde tremante il piccolo.
-Hikari, hai dei parenti da cui tornare.-
-No-
Lo sguardo diventano più tristi
-Vuoi diventare il mio fratellino e viaggiare con me?-
Lui mi guarda curioso e chiede:
-Non morirai anche tu come la mia famiglia, vero ?-
Faccio segno di diniego con la testa e lui si accende in un sorriso smagliante.
-Allora tu sarai la mia sorellona –
Prendo in braccio Hikari e mi dirigo verso Kōya. 
Kōya
Osservo Inazuma dirigersi verso la direzione da cui provengono le urla. 
So che è forte e so anche che le sarei di impiccio, ma sono comunque preoccupato.
Che poi, a pensarci bene, la conosco solo da pochi giorni e già ho paura per lei, le emozioni e le preoccupazioni non le riesco ancora a capire.
È più facile non pensarci  e fare altro.
Mi sfilo lo zaino dalle spalle e prendo amo e filo, mi siedo sulla riva del torrente ed inizio a pescare. 
In un primo momento va tutto bene, ma, appena prendo qualcosa uno sparo mi distrae e che succede ?
1)Perdo la mia preda.
2)Mi conficco l’amo sul dorso della mano
3) mi aggroviglio nel filo prima le mani, poi i polsi ed infine le braccia.
Più cerco di liberarmi, più mi aggroviglio, non so quanto tempo asso ad aggrovigliarmi nella lenza che mi sento chiamare.
Mi volto e incontro i vedi occhi di Inazuma.
Mi lancia un’occhiata come per dire “ Tra tutte le persone che potevo scegliermi come amico mi sono resa quest’idiota” e se pensa questo non posso biasimarla, orma non posso più muovere le braccia e ho del filo che dai capelli , come c’è arrivato là  ?
-Ma lui chi e?-
Chiedo appena noto il bambino che tiene in braccio, possibile che non l’abbia notato prima ?
Il piccoletto punta i suoi lapislazzuli nei miei occhi e poi si volta verso la bionda, lei lo posa a terra e la prima cosa che vedo sono i lividi sul collo, ma non faccio domande.
-Kōya, lui è Hikari e ho deciso che verrà con noi poiché l’ho adottato come fratellino. Hikari, il rossino qui presente è un mio buon amico, non devi aver paura di lui.-
Afferma sicura la ragazza poi la vedo dirigersi verso di  e aggiunge
-Mi puoi spiegare com’è umanamente possibile aggrovigliarsi in quel modo ? E poi come hai fatto a ficcarti l’amo sul dorso della mano ? Vedi di liberarti in fretta.-
Lo dice ridendo , poi mi supera e si dirige verso l’acqua.  La vedo prendere il coltello a doppia lama e ,dopo un attimo di apparente esitazione, la vedo scagliare l’oggetto in acqua per poi raggiungerlo e prenderlo con un pesce trafitto. 
È stata bravissima.
Dopo pochi secondi passati, sicuramente, con la faccia da ebete, tento di liberarmi senza risultati.
-Vuoi che ti aiuti.?-
Mi volto verso l’argenteo cespuglio che mi ha parlato e con un po’ di esitazione faccio segno di assenso con la testa.  
Hikari
Appena lo vedo farmi il cenno di assenso inizio a sbrogliare il filo.
Non è un lavoro semplice, ma dopo poco ho finito. Per tutto il tempo ,Kōyu, no aspettata, non si chiama così! Ehm… mi forse era …. Kōya (?), si Kōya. Stavo dicendo che per tutto il tempo mi ha guardato con una faccia stupita, ma io non capisco perché, ma non voglio chiederlo, lui è amico di Inazuma e visto che lei ha deciso di essere la mia sorellona, non voglio che pensi che io sia uno stupido, quindi sto zitto.
Una volta che ho riavvolto la lenza gli porgo il tutto e lui prima di afferrarlo si toglie l’amo dalla mano, ( esce qualche goccia di sangue, ma niente di grave) afferra il filo e mi ringrazia .
Poi si gira e si dirige verso la bionda.
-Hei, Hik, dai vieni.-
   Mi dice il rosso voltandosi  regalandomi un grande sorriso.
Inizia già a piacermi, sembra una persona molto buona, di sicuro non fa paura.
Sorrido e li raggiungo. Finalmente, mi sento al sicuro.
Inazuma ha pescato 6 pesci, 2 a testa, mica poco!
Ho una fame…
Ci allontaniamo un po’ fino a trovare una grotta, nel tragitto abbiamo raccolto della legna , così accendiamo il fuoco e mangiamo, controlliamo la sera e, giunta la notte mi dicono di andare a dormire, poi Kōya mi raggiunge.
Poco dopo mi addormento.
Image and video hosting by TinyPic Image and video hosting by TinyPic

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5
Inazuma
Sono a casa, se così si può chiamare il posto in cui vivo.
Rapida esco dal nascondiglio per dirigermi verso il lago che ,sotto i tiepidi raggi solari autunnali  risplende dando vita a uno spettacolo di luci bellissimo nella sua semplicità.
Mi accarezzo il braccio sinistro e sento la cicatrice dell’ustione che mi sono fatta a 12 anni dopo l’attacco di un drago. La pelle e rugosa e molto tirata, con parti più gonfie di altre ed è ricca di venature. Anche se il colore della pelle è uniforme,essa, salta subito all’occhio. Si estende dalla spalla al polso allungandosi un po’ sul dorso della mano, ma, fortunatamente, riesco a muovere sia la spalla, che il e la mano senza alcun problema, a volte la pelle tira, ma non da troppo fastidio.
Del accaduto mi ricordo che stavo andando a caccia di qualche roditore e mi sono imbattuta in quel drago, aveva un’ala monca e le sue scaglie era di un marrone scuro mente e serpentine iridi blu mi fissavano, era alto circa 7 metri se si reggeva sulle zampe posteriori più i 2 metri di coda. Le fauci erano popolate da due file di denti gialli più grandi della mia mano e affilatissimi. Il panico mi colse e iniziai a scappa, il bestione era ostacolato dagli alberi e io riuscivo a tenere una certa distanza. Poi iniziò a sputare fuoco ed la convenzione di morire si fece nitida nella mia mente. Se LUI fosse arrivato pochi secondi dopo ora sarei morta, ma arrivo e mi trascino fuori dal getto di fuoco che mi colpì unicamente il braccio sinistro. 
A proposito di LUI, dovrebbe essere nei paraggi. Lo cerco con lo sguardo e incontro i suoi occhi color sangue. Inizio a correre nella sua direzione, ma non riesco a raggiungerlo. Più vado veloce più mi sembra lontano. All’improvviso diventa tutto nero e rimaniamo solo io e lui.
Nel silenzio rimbomba il mio unico richiamo disperato.
-Ketsueki!!-
Mi sveglio di colpo. 
Davanti a me non più 2 occhi rossi ma 2 grandi occhi blu.
Hikari
Mi sveglio per un fastidio sul volto, infastidito mi siedo e apro gli occhi ritrovandomi sulla faccia una grossa lucertole smeraldina che, spaventata, salta giù e scappa.
La osservo scappare e poi mi guardo intorno.
Il rosso sta facendo la guardia mentre la sorellona dorme al mio fianco ,agitandosi.
La guardo per un po’; ad un certo punto si sveglia glia gridando – Kestueki !-
 Chissà chi è … non voglio chiedere chi è per non infastidirla, ma sono curioso …
 Lei mi fissa per alcuni secondi, poi si mette a sedere e mi sorride. Affera la sua borsa e inizia a frugarci dentro. Mi porge un coltello.
-Hikari ho notato che non hai un’arma, prendi questo pugnale a doppia lama, ma fa attenzione, me l’ha regalato una persona molto importante per me…-
-Kestueki?-
Mi guarda perplessa. – L’hai urlato mente dormivi … - Le riferisco tranquillamente.
-Beh si, è stato lui … -
Mi dice sorridendo. Poi la voce di Kōya ci intima di raggiungerlo.
Kōya
Chiamo i due che, rapidi, mi raggiungono. 
Ho notato Hikari nascondersi qualcosa nelle tasche dei pantaloni, ma non ci do troppa importanza …
Ricominciamo il nostro viaggio, tre notti e quattro giorni passarono ventosi, ma piacevoli.
Ci siamo accampati un po’ in giro.
Abbiamo visto cambiare vari  tipi di alberi, in questo momento ci troviamo in una foresta di alti pioppi e proseguiamo silenziosi e con la guardia alta.
-Secondo me, qualcuno ci sta seguendo … -
È l’affermazione che Inazuma ripete da più di due giorni. 
-Secondo me sei diventata un po’ paranoica.-
-Senti nanetto, io mi preoccupo per la nostra incolumità e tu mi dai della paranoica ?!? ma non eri tu quello che aveva paura anche della sua stessa ombra ? Da dove arriva tutto questo coraggio ?-
Grida furibonda la bionda.
Non so neanche io da dove arrivi questo coraggio …
-Basta litigare … Non si risolve niente così, se hai dei sospetti allora ci basta stare in allerta e fare attenzione. In più questa sicurezza che dici ha acquisito Kōya, credo sia dovuto al fatto che in gruppo ci si senta più al sicuro … -
Si intromette l’argenteo deciso. È un discorso lungo per i suoi standard, ma devo dire che anche lui ha preso sicurezza in questi 5 giorni di conoscenza.
-Hai ragione Hik, forza riprendiamo il viaggio!-
Dice nuovamente allegra Inazuma.
Mi avvicino al bambino e gli scompiglio i capelli ringraziandolo per il supporto.
Lui mi risponde con un gran sorriso.
Camminiamo fino al tramonto e giungiamo in una radura abbastanza anomala.
La sua particolarità è che ha dell’erba che sarà almeno alta un metro e cinquanta.
Ci addentriamo in essa …
 Hikari
L’erba in cuoi stiamo camminando è altissima, von vedo quasi niente.
Davanti a me i colossali fili veri si intrecciano e mi coprono la visuale.
A tratti intravedo i rossi capelli di Kōya e quelli biondi di Inazuma, ad illuminare tutto vi sono le ultime luci del tramonto.
Ammetto di starmi annoiando …
Mi accovaccio e inizio a strisciare nell’erba, poi mi fermo e chiamo i due.
-Inazuma! Kōya! Scommetto che non mi trovate!-
Sento i passi fermarsi. Si staranno sicuramente guardando intorno.
-Hey! Piccoletto , dove ti sei cacciato ?-
Urla la mia sorellona …
-Sono qui!-
-Qui dove ?-
Riabbatte il rosso.
-Se ve lo dico non mi diverto …  Dai! Cercatemi!-
I due cominciano la ricerca e , dopo un po’ , Inazuma mi trova. Io inizio a correre e scappare gridando.
-Tanto non mi prendete.-
 Iniziano a rincorrermi, ridendo. Io scappo e li evito ,nascondendomi nell’erba e loro , puntualmente, mi sgamano. 
Inciampiamo e rotoliamo per non so quanto tempo. Alla fine , ancora ridendo,ci stendiamo sull’erba.
È notte; Le risate, piano piano, finiscono, lasciando solo un sorriso sui nostri volti.
Il celo è scuro e costellato di … beh.. di stelle, piccoli e luminosi puntini bianchi.
All’improvviso delle stelle iniziano a fuoriuscire dall’erba e ci volano intorno.
-Non sapevo che le stelle nascessero dall’erba .-
Affermo stupito. 
-Sono lucciole, piccoli insetti luminosi che, in effetti, ricordano le stelle.-
Afferma il rosso.
E, mentre ammiro le lucciole, mi addormento.
 

Scheda Hikari

Nome: Hikari dal giapponese Luce

Età:10 anni

Sesso: Maschio

Altezza:1,40

Aspetto: Un ragazzo minuto Dai larghi occhi blu scuro e i capelli grigi scompigliati, pelle chiara e con qualche lentiggine e l’espressione allegra.

Carattere: Allegro e solare ,solitamente , sempre pronto a regalarti un sorriso una volta superata la grande timidezza che uniti alla paura gli fanno

Parenti vivi : Nessuno

Segni particolari :???

Abbigliamento: Un largo pantalone verde scuro con toppe rosse , bianche e blu sparse tenuti su con un corda scura poiché i pantaloni sono tre tagli più grandi sulle caviglie sono arrotolati, le scarpe sono da ginnastica nere e molto consumate e rovinate .
 Ha una fascia rossa a tenuta bena tra i capelli e una maglietta marrone con le maniche che coprono le mani e la parte inferiore stracciata anche se non lascia pelle scoperta poiché era più grande
 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** 6 ***


CAPITOLO 6
Hikari 
Mi sveglio, ma non apro subito gli occhi. 
Mi sembra che tutto in torno a me stia sobbalzando e non ne capisco il motivo, di una cosa sono sicuro ,non sono steso a terra.
Sento un lieve brusio, gente che parla a bassa voce …
Mi decido ad aprire le palpebre e mi rendo conto ch il rosso mi tiene sulle spalle.
Noto che il sole in cielo è già alto e , forse, sta anche iniziando a calare.
Istintivamente mi guardo il paesaggio è totalmente diverso.
L’erba è cresce a ciuffi giallognoli su un terreno rossastro e fa molto più caldo, l’orizzonte sembra quasi che sia tremando.
-Ben svegliato piccoletto!-
Dice tranquillamente Inazuma, un leggero sorriso sul volto e i biondi capelli lunghi sciolti le arrivano fino al bacino, la canotta nera è arrotolata fin poco sotto il seno e anche i pantaloni di pelle sono stati faticosamente risvoltati filo alle ginocchia .
-Hikari, ora rimetto giù okay?-
Detto ciò mi fa scendere dalle sue spalle, anche lui si è risvoltato i pantaloni e anche le maniche. In effetti fa davvero caldo e le risvolto anche io. 
Continuiamo a procedere mentre il paesaggio rosso scorre lentamente.
Giunto il tramonto si alza un leggero venticello davvero rinfrescante.
Avanziamo fino a che anche il più insistente dei rossi raggi solari non ha abbandonato il nero cielo.  Forse avremmo continuato la nostra avanzata se a sbarrarci la strada non ci fosse stato..
-Un canyon.- a parlare è Inazuma – E’ parecchio profondo, ma ci sta una struttura che potrebbe essere un buon rifugio, quindi scendiamo.-
Afferma irremovibile. Cosi con lentezza giù per la parete di roccia scarlatta, fermandoci ogni tanto su delle sporgenze più grandi, lo scrosciare di una cascata a fare da sottofondo.
Raggiungiamo la gigantesca struttura mezza distrutta che poggia su una sporgenza non troppo grande da un lato e si inclina verso l’alto poggiandosi sulla parete opposta alla nostra.
È in parte scoperto e dentro ci sono molteplici sedili blu imbottiti di un materiale morbido con sopra molteplici scheletri e cianfrusaglie. La forma di questo coso ricorda vagamente un volatile(Ssj13: visto che sicuramente non si capisce, è un aereo  semidistrutto). 
Ci aggiriamo tra nella struttura quando un pezzo di carta con degli scarabocchi viola attira la mia attenzione, lo raccolgo  e lo porto al rosso.
-È una scritta. Vuoi che te la legga?- Faccio segno affermativo con la testa e lui comincia la lettura del testo.
-“Questo mondo è pieno di cose che non vanno come vorremmo.
Più a lungo vivi, più ti accorgi che la realtà è fatta solo da dolore, sofferenza e vuoto.
In questo mondo, ovunque ci sia una luce, c’è anche un’ombra.
Finché il concetto di “vincente”  esisterà, esisterà anche quello di “perdente”.
L’egoistico desiderio di mantenere la pace scatena le guerre 
e l’odio nasce per proteggere l’amore.
Madara Uchiha(Naruto)”-
 
(Ssj13:Non chiedete il perché di questa citazione a Naruto, mi andava di metterla e basta)
 -E’ molto bello il concetto che esprime, ma temo che questo non possa attribuirsi al nostro tempo, non in tutto almeno-
Constata Inazuma con voce saggia. Anche a me è piaciuta la frase, ma non c’ho capito molto.
Dopo questo ci accucciamo sui morbidi sedili e ci addormentiamo o almeno loro dormono, perché io mi alzo e mi faccio in giro nella struttura fino a trovare attaccato a uno spuntone di ferro una collana con attaccato un grosso dente ingiallito dal temo e dall’affilata punta con un simbolo inciso sopra, che mi risulta familiare. Prendo il coltello che Inazuma mi ha dato e noto che ,inciso, vi è lo stesso simbolo. 
Decido così di raccogliere la collana con l’intento di darla alla sorellona l’indomani. 
Torno a dormire fra i 2 ragazzi.
Inazuma  
La luce filtra tra i rottami, ma non mi da troppo fastidio, sono sveglia già da un po’.
I ragazzi stanno ancora dormendo, sicuramente si sentiranno al sicuro, stare in un gruppo è qualcosa di stupendo. Come ho potuto non provarci prima, infondo anche molti animali vivono insieme ad un branco.
All’udire un tonfo mi volto nuovamente verso i ragazzi.
Kōya è caduto dalla poltrona svegliandosi e svegliando il più piccoli, che salta dalla paura.
La scena è tremendamente divertente ed io non resisto dallo scoppiare in una sana risata.
Con calma ci sistemiamo e decidiamo se risalire o continuare a scendere.
È deciso, si risale.
L’arrampicata ricomincia , pieni d’energia e determinazione. 
A circa 50 metri dal bordo roccioso 2 figure in grigio, i gemelli Enkon e Bujoku, quelli a cui ho ucciso il fratello per salvare Hikari, non mi pento delle mie azioni, ma i ghigni malefici e la luce carica di vendetta che risplende nei loro occhi di gelida ambra.
-Biondina, ci si rivede, che grande gioia. Sarà divertente vedere te e i tuoi compari precipitare.-
Ride quello con la barba: Enkon.
Nel mentre Bujoku sta finendo di caricare un … Un dannatissimo AN-94! Un fucile d’assalto; peso 3,85 chilogrammi circa, una canna di 405 millimetri, un calibro di 5,45 millimetri.  La velocità dei suoi colpi è di 900 metri al secondo. Un’arma stupenda. Ma che non apprezzo se mi viene puntata contro.
Automaticamente mi volto a osservare i ragazzi, il maggiore è estremamente confuso, mentre gli occhi del minore traboccano di terrore.
Uno sparo.
Kōya 
Il suono di uno sparo squarcia l’aria.
Il volto dell’argenteo viene ferito di striscio poco sotto l’occhio destro. Il vermiglio sangue cola sul volto per poi andare a gettarmi nel baratro.
Hikari è terrorizzato e trema.
Inazuma sta cercando di raggiungere la sua pistola per rispondere all’assalto, costringendola a reggersi con la mano destra. 
Un secondo sparo rimbomba tra le pareti. La mano destra di Inazuma è coperta di sangue, rossa linfa vitale che scorre fuori dal suo corpo.
 Vorrei dire menomale che è la mano destra e lei è mancina, ma …
La mano ferita perde la presa. 
La scena mi appare rallentata.
La mano sinistra che tenta di riafferrarsi ,ma fallisce e lei precipita nel vuoto ,incorniciata dai biondi capelli .
Un  terzo colpo è diretto verso Hikari, che viene colpito alla gamba, ma non cede.
Iniziano a colpire a raffica mentre io cerco di raggiungere il bambino.
Una volta raggiunto cerco in tutti i modi di difenderlo dai colpi. I nostri corpi che ironicamente solo graffiati da colpi mal tirati. Alzo gli occhi sui 2 uomini. Ci stanno mancando di proposito, si stanno divertendo con noi.
Il sudore che mi cola dalla fronte mi offusca la mista e i singhiozzi del bambino mi preoccupano , ma non ho intenzione di cedere .
Un ennesimo sparo.
Un dolore lancinante.
 La sensazione di bagnato e viscido alla spalla sinistra.
La parete che frana.
Le maligne risate di 2 uomini.
Le grida di terrore di un bambino.
Un groviglio di immagini sfocate.
La paura.
Un senso di protezione.
Non posso fare niente.
Schizzi di sangue caldo e gocce fredde mi sferzano il viso.
Moriremo.
Se dico di essere felice indica che sono pazzo?
Forse si, ma non posso che essere morto nel tentativo di proteggere qualcuno invece che in un tentativo di fuga. 
Faccio un’ultima cosa.
Abbraccio il più piccolo in un vano tentativo di conforto nei suoi confronti.
Lo stringo al mio petto, voglio che capisca che non è solo.
Lui risponde disperatamente al mio abbraccio.
Avrei voluto poter fare di più.
Pochi secondi e il mio corpo subisce un gelido impatto.
Mi manca l’aria.
 Si  sono tornata. Non vi siete liberati di me.La citazione a Naruto non ha un vero motivo. Spero che abbiate gradito il capitolo.Alla prossima volta.Ssj13

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3649671