Don't leave me in your bed again

di Mirel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La promessa di una serata fantastica ***
Capitolo 2: *** Non tutto il male...viene per nuocere ***
Capitolo 3: *** Welcome to Greyfield ***
Capitolo 4: *** Greyfield e dintorni. ***
Capitolo 5: *** Ritorno al presente ***
Capitolo 6: *** Sicurezze ***



Capitolo 1
*** La promessa di una serata fantastica ***


-Driiiiin-
La sveglia suonò con insistenza, prima di essere scaraventata a terra senza troppi complimenti da una mano che aveva appena fatto capolino da sotto il piumone.
Il silenzio regnò sovrano per ancora qualche secondo, ma alla fine fu rotto da qualcosa che neanche la ragazza assonnata avrebbe potuto spegnere: la voce della madre dal piano di sotto.
Si decise ad alzarsi, assonnata più che mai. Lo sapeva: non avrebbe dovuto fare così tardi la sera prima. I suoi occhi andarono a scrutare il letto accanto al suo, trovandolo vuoto; segno che la sorella si era già alzata, e molto probabilmente stava occupando il bagno.
Si trascinò fino davanti allo specchio, osservando la sua immagine riflessa: i capelli rossi le cadevano spettinati fino alle spalle e la sua carnagione, quella mattina sembrava ancora più pallida del solito. In effetti non si sentiva per niente bene. Niente però che una dose abbondante di trucco non sarebbe riuscita a nascondere.
Preparò i vestiti, poggiandoli sul letto ordinatamente, poi uscì dalla camera per vedere se finalmente il bagno era libero.
-Ma non impari mai?- urlò al fratellino, che come al solito si era appostato davanti alla serratura della porta del bagno, a spiare la sorella mentre faceva la doccia.
La sgridata fu seguita da un violento schiaffo sulla nuca.
-Mamma!- cominciò a piagnucolare quello di rimando -Mamma! Emily mi picchia!-
Dal piano di sotto la donna chiamata in causa rispose senza troppo interesse. Emily non ci fece neanche caso, anzi diede un'altra botta al fratello
-zitto idiota, o ce le prendi sul serio!-
Quello con una smorfia corse via urlando -puttana!-, prima di chiudersi nella propria camera.
Emily sospirò, poggiando la schiena contro la porta del bagno ancora chiusa. Ogni mattina la stessa identica storia, ed iniziava a credere che non avrebbe sopportato la vita in quella casa ancora per molto. Aveva bisogno dei suoi spazi, di stare lontana per un pò di tempo dal fratello guardone, dalla madre a cui pareva non fregare nulla di lei, dal padre a cui interessava solo la palestra e gli integratori alimentari, e dalla sorella. Katie, la sorella gemella.
Lei che era sempre un gradino sopra, lei che era quella importante. Lei che le dava l'ombra in cui vivere perennemente.

Mentre rifletteva, non si era accorta che il rumore dell'acqua della doccia si era improvvisamente interrotto, e con un piccolo "clack" la porta si spalancò, facendola precipitare di sedere sul freddo pavimento del bagno.
- Che diavolo stavi facendo, idiota!- fu il "buongiorno" di Katie, prima che la lasciasse lì per terra per andare verso la camera -e muoviti, o faremo tardi a scuola!- concluse poi, sbattendo la porta dietro le sue spalle.
"Fanculo" pensò con rabbia Emily, rialzandosi a fatica. Si spogliò e fece una rapida doccia, fredda dato che la sorella aveva finito l'acqua calda.
Tornata in camera vide Katie che indossava i vestiti che LEI aveva preparato sul letto.
-Katie! Quelli erano i vestiti che volevo mettere io stamattina!-
-Lo so... ma stanno meglio a me. Ora muoviti a vestirti, che stamattina ci viene a prendere Effy in macchina-
Emily era pronta per ribattere sulla storia dei vestiti, ma l'ultima frase della sorella l'aveva stupita. Effy Stonem avrebbe dato loro un passaggio in macchina? Quale diavolo di piano c'era sotto?
Katie non volle accennare nulla, e lei si vestì con rapidita, cercando altri vestiti al posto di quelli che le erano stati "rubati".
Quando uscirono, Effy era già lì ad aspettarle, con il suo solito sguardo da chi sta facendo qualcosa di palloso che non aveva nessuna intenzione di fare.
Katie salì davanti, nel posto accanto all'autista, mentre Emily si sedette dietro lanciando ogni tanto qualche occhiata interessata alle due. La sorella come al solito aveva cominciato a parlare a macchinetta di quanto fosse "giusta" la loro amicizia, essendo loro le più popolari del liceo; l'altra ascoltava (ma lo stava realmente facendo?) in silenzio, mentre guidava.
Arrivarono all'istituto in poco ritrovandosi anche con Pandora, la migliore amica di Effy. Katie ancora si chiedeva il motivo di quella strana amicizia, che lei definiva un "fare volontariato ad una bacata di mente". La sorella invece provava simpatia per quella ragazza un pò buffa, ed alcune volte si era ritrovata a parlare con lei durante il cambio dell'ora. Era solo un pò ingenua.
Quella mattina però non aveva una gran voglia di stare in compagnia, quindi preferì lasciar andare avanti il trio, mentre lei si sedeva sui gradini della scuola, ad osservare la gente che entrava. Il suo sguardo incrociò una figura da lei conosciuta.
Una ragazza bionda camminava verso l'edificio, indossava una camicetta bianco panna, una gonna lunga fino al ginocchio verde militare e, a coronare il tutto, braccialetti e collane etniche. Tra le braccia aveva i libri di scuola, che le sarebbero serviti quel giorno per le lezioni. Naomi Campbell. Un nome alquanto insolito.
Emily la conosceva già da tempo, e dal giorno in cui l'aveva incontrata per la prima volta la sua vita era completamente cambiata. Non aveva mai pensato di essere lesbica, prima di Naomi, ma la sera in cui la incontrò a quella festa aveva avuto una grande voglia di baciarla. Ed ogni volta che ripensava al momento in cui le loro labbra si erano toccate per la prima volta nel suo stomaco cominciava a svilupparsi uno strano effetto che le provocava timidi brividi di piacere.
Quando Katie le aveva scoperte, aveva pensato che fosse stata Naomi a saltare addosso alla sorella; Emily aveva usato come scusa i troppi alcolici e l'ecstasy che aveva preso subito prima, ma in realtà non poteva prendere in giro sé stessa: quella ragazza stava diventando quasi un'ossessione per lei.

Naomi la notò e le si avvicinò sorridendole. Non era a conoscenza di cosa provasse realmente Emily per lei, e mai lo avrebbe immaginato probabilmente.
-Hey... che ci fai qui tutta sola?-
Emily sorrise di rimando, alzandosi dalle scale
-ho preferito mandare avanti Katie con Effy e Panda. Non avevo molta voglia di stare con loro stamattina-
-oh, non c'è bisogno di spiegazioni allora. Vedo che stamattina ti sei truccata, eh!- esclamò ironica, passandole l'indice su una guancia. Emily fremette a quel gesto, ma nascose la cosa e rise
-già, stamattina non avevo un bell'aspetto!-
Naomi spostò il suo dito dalla guancia della ragazza -allora, stasera vieni?-
-dove?- domandò l'altra con curiosità
-Cook ha organizzato una "serata devasto" in mezzo al bosco, su verso Greyfield. Non è troppo lontano, potremmo andarci insieme.-
Emily non ci mise neanche un secondo ad accettare quella proposta. Passare la serata con quella ragazza era probabilmente una delle cose che in quel momento desiderava di più, ma forse stava vedendo più di quanto realmente ci fosse in quell'invito disinteressato. Dopo un ultimo sorriso si salutarono, dirette ognuna al proprio armadietto.
Fuori non era rimasto più praticamente nessuno, e la campanella di inizio lezioni era già suonata da un bel pò. Ma nonostante tutto, l'unica cosa a cui Emily riuscisse a pensare era la serata che l'aspettava.

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Capitolo 2
*** Non tutto il male...viene per nuocere ***


CAPITOLO 2

Le ore di scuola erano trascorse in un soffio, ma Emily e Naomi non avevano scambiato più altre parole, dopo la chiacchierata di quella mattina.
Katie che inizialmente aveva trascurato non poco la sorella, come era solita fare, iniziò ad insospettirsi per quei suoi sguardi sognanti che le davano quella certa aria distratta. Cercò in tutti i modi di scoprirne il motivo, ma alla fine dovette semplicemente rinunciarvi: non ne avrebbe cavato nulla.
Effy, dall'altra parte invece, aveva intuito qualcosa. Mentre Emily fissava con insistenza Naomi, pregando di poterci parlare di nuovo, Effy le si piazzò davanti con un sorrisetto malizioso che non prometteva nulla di buono.
-C...ciao- balbettò spiazzata la rossa, sfoderando poi un sorriso timido
-Stasera vieni con Naomi alla festa?- di nuovo quello sguardo malizioso, che fece arrossire l'altra, mentre annuiva con il capo.
-Te la scopi?- domandò subito dopo, senza peli sulla lingua. Emily ebbe la sensazione che il suo volto fosse diventato completamente viola, mentre sentiva gli occhi della ragazza come se le stessero trapanando la testa. Ma cosa voleva dire? Le stava chiedendo se stavano insieme o se aveva intenzione di farsela quella sera?
Balbettò qualcosa di stupido in tutta risposta, per poi concludere con un "non so di cosa tu stia parlando", prima di voltarle le spalle ed andare via, sempre più velocemente.
Effy ridacchiò. Si sentiva l'unica ad aver capito come stavano veramente le cose. Ancora prima delle dirette interessate.

Emily arrivò a casa correndo. Quando aprì la porta la madre fece per salutarla, ma vedendo che la sorella non era con lei, assunse un'aria di rimprovero
-dov'è tua sorella? Non ti avevo detto di tornare sempre con lei?-
-Tornerà per conto suo- sbuffò di risposta la ragazza. La donna non fece neanche in tempo a continuare la sgridata, che il ruomore di un auto che parcheggiava lì davanti la interruppe.
Katie fece capolino qualche secondo dopo alla porta d'ingresso.
-Dove diavolo eri finita tu?!- esclamò con rabbia.
Emily non ce la faceva più, quella famiglia stava diventando per lei una tortura. Ogni posto il quella casa non sarebbe stato lontano da occhi od orecchie indiscrete. Forse gli altri non avevano bisogno di privacy, per Emily in quel momento era la cosa che desiderava di più.

Uscì di casa sbattendo la porta alle sue spalle e saltò sulla bicicletta -pareva essere la giornata perfetta per l'attività fisica- pedalando rapidamente solo per essere sicura che non le potessero venire dietro.
Percorse tre chilometri, fino ad arrivare in una stradina sterrata che solitamente percorreva per raggiungere il bosco. Il suo volto era rigato dalle lacrime, ed il trucco abbondante le macchiava le guance, andando a scoprire nuovamente la pelle pallida che aveva provato a nascondere.
Se prima non si sentiva bene, ora stava anche peggio. Le bruciavano gli occhi, le girava la testa ed aveva come la sensazione che qualcuno le avesse ficcato un chiodo nelle tempie.
Fu un attimo. Il bosco intorno a lei cominciò a volteggiarle davanti agli occhi, mentre i colori si andavano a mescolare insieme diventando sempre più sfocati.
Il suo corpo ebbe un fremito e le mani le scivolarono dal manubrio. Cadde a terra, accompagnata dal rumore di ferraglia della bicicletta; strusciò violentemente entrambe le mani e le ginocchia contro il brecciolino della strada, provocandosi graffi e lividi vari. Per ultimo sbatté la testa, fortunatamente con meno forza di tutto il resto del corpo.
Rimase in quella posizione, dolorante, per almeno cinque minuti. I suoi occhi erano serrati, riusciva a sentire il suo corpo che bruciava, e una sensazione di calore nei punti in cui il sangue scendeva più copiosamente.
Recuperate un pò di forze si tirò su sui gomiti, dando una rapida occhiata alla situazione: aveva due profondi tagli su entrambe le ginocchia, ed i palmi delle sue mani erano sbucciati. Anche sulla fronte aveva una minuscola ferita, ma quella pareva essere la meno grave di tutte.
La bici, accasciata al suolo qualche metro più in là, non sembrava godere di una situazione migliore.
Cosa avrebbe potuto fare? Chiamare Katie era fuori discussione.
Recuperò nella tasca dei jeans il cellulare, fortunatamente ancora intatto, e scorse i numeri in rubrica fino ad arrivare alla "N".
Il telefono squillò.
-Pronto?-
-Naormi ho bisogno di te.- la rossa si stupì di quanto sarebbero state vere quelle parole anche se lei non fosse stata a terra, sanguinante, in mezzo alla natura più spaesata.
-Emily..? Che è successo?- domandò l'altra.
-S...sono sulla strada per il boschetto, quello vicino al lago. Ho avuto qualche problema con la bici, non è che potresti venirmi a prendere? Magari portando qualche garza e del disinfettante... -
Naomi rimase per qualche secondo in silenzio. Quell'ultima richiesta l'aveva fatta preoccupare non poco.
-Arrivo.- concluse la telefonata.

Emily non seppe quanto tempo rimase seduta sul ciglio della strada, all'ombra degli alberi che occupavano l'intero prato accanto alla strada sterrata. Di certo dal termine della chiamata al rumore di qualcuno che arrivava verso di lei, passò un tempo minore di quanto lei avrebbe creduto.
Naomi frenò subito accanto a lei, gettando la propria bici a terra senza troppi complimenti ed accovacciandosi accanto all'amica.
-Che diavolo è successo?- esclamò mentre estraeva dalla borsa le garze che aveva portato e la bottiglia di disinfettante.
-Non sopportavo più Katie. Volevo solo uscire di casa e farmi un giro... e subito dopo la curva mi ha iniziato a girare la testa. E sono caduta.-
La bionda le rivolse un'occhiata silenziosa, per poi continuare ad aprire le garze.
Emily pensò per un secondo che quella sarebbe potuta essere una situazione eccitante. La donna per cui provava tutti quei sentimenti contrastanti, che le faceva da infermierina personale. Un sorrisetto le apparve sul volto.
Naomi la guardò di nuovo.
-Io non sorriderei tanto se fossi in te- esclamò con ironia
-perchè?- domandò l'altra, non capendo il motivo di quella frase
In tutta risposta, la bionda poggiò delicatamente una delle garze imbevute di disinfettante sul ginocchio di Emily. Un bruciore indescrivibile le si propagò dalla gamba fino a tutto il corpo, mentre gli occhi le cominciarono a lacrimare di nuovo ed il viso assumeva una smorfia di dolore.
-Fanculo!- urlò. Naomi rise alla sua reazione.
-Non c'è nulla da ridere...-
-Questo lo dici tu- disse sorridendole, mentre terminava di medicarle le ferite -ce la fai ad alzarti? Così ci sediamo un pò più in là, sul prato.-
Fu più facile a dirsi che a farsi, ma lentamente riuscirono a raggiungere uno spiazzo erboso, all'ombra degli alberi.

Naomi stese una coperta a terra prima di aiutare l'amica a sedersi. Quindi si sistemò accanto a lei.
-Forse sarebbe meglio che stasera te ne stessi a casa invece di venire alla festa di Cook...- commentò la bionda, ma fu interrotta all'improvviso dall'altra
-NO!- esclamò con rabbia. Non voleva passare altro tempo con quella famiglia, aveva bisogno di sbollire prima.
Naomi la osservò con serietà -ok- sospirò -allora verrai a stare da me per stasera, così mi prenderò io cura di te sia al party nel bosco, sia dopo.-
La frase, per quanto detta innocentemente, suscitò un improvvisa eccitazione in Emily, che però tentò di nascondere. Rimase in un silenzio d'imbarazzo, che la bionda non parve cogliere.
Passarono circa un'ora lì, a chiacchierare del più e del meno. Verso le cinque il cellulare della rossa cominciò a suonare; quella diede un'occhiata al display, che segnava il nome "Katie", quindi premette il tasto rosso per rifiutare la chiamata.
-Credo che siano preoccupati per te...-
-Sarebbe la prima volta-
-Non essere così dura con loro-
-E tua madre? Non è preoccupata?-
Naomi si rabbuiò all'improvviso.
-Lei ha sempre tante altre persone a cui pensare. A casa nostra vige il comunismo: niente proprietà privata. Si vive tutti insieme e nessuno paga l'affitto. Capirai che c'è sempre qualcun altro prima di me-
Emily le si avvicinò, prendendole la mano tra le sue. Naomi alzò lo sguardo, le sue iridi azzurre incontrarono quelle dell'altra ragazza e, per un momento, tutto ciò che avevano intorno divenne poco importante: pareva che esistessero solo loro.
In quei pochi secondi il desiderio che la ragazza aveva di baciare nuovamente la bionda crebbe. Naomi però scansò la propria mano
-forse è meglio che andiamo- disse quindi -o non arriveremo mai da Cook-

Si alzarono in piedi, mettendo a posto ciò che avevano lasciato in giro e recuperando poi le bici. Emily ebbe qualche difficoltà, ma alla fine riuscì anche lei a montare in sella ed a pedalare con l'amica verso casa.
Ancora poche ore, ed avrebbero raggiunto gli altri a Greyfield per quella che Cook aveva pubblicizzato come una notte indimenticabile.

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Capitolo 3
*** Welcome to Greyfield ***


Breve nota prima di cominciare con la storia (^__^) : una parte di questo capitolo l'avevo già ideata un pò di tempo fa, ma ho dovuto completamente modificare l'intera storia perchè avendola scritta in inglese (come allenarsi per l'esame del First divertendosi XD) c'erano dei giochi di parole che non potevo riportare in italiano. Spero lo stesso che, malgrado le modifiche, la storia vi piaccia^^

Capitolo 3

Casa Campbell era veramente movimentata, già solo nell'ingresso pareva di aver appena messo piede in una caserma militare. La parete era coperta da un'ampia lavagna su cui erano precisamente segnati i turni per la pulizia e la cucina, ma anche lo schema di tutte le stanze da letto e i nomi di chi le occupava. Ovunque c'erano i più strani tipi che si potessero incontrare, tra cui uno che continuava a girare nudo ed un'altro che si credeva il Messia.
Naomi prese la mano dell'amica e la portò al piano di sopra più in fretta possibile, in camera sua.
-Benvenuta nel mio mondo- commentò con un ironia malinconia appena si furono rifugiate nella stanza. Emily per un attimo pareva aver perso l'uso della parola e si limitò ad osservare le pareti intorno con grande interesse.
La bionda si portò fino all'armadio, aprendolo e cominciando a frugarci dentro -dovrei avere qualcosa da darti per cambiarti...- commentò nel frattempo. Estrasse un paio di jeans lunghi ed un top nero.
-Forza, svestiti- le ordinò.
Emily indugiò qualche secondo, colta da lieve imbarazzo, quindi afferrò i vestiti e cominciò a spogliarsi, poggiando i vecchi indumenti sul letto. Rimasta in biancheria intima, alzò gli occhi notando che anche Naomi era in reggiseno e mutandine.
"Wow" fu la prima cosa che le balenò in mente.
I loro sguardi si incrociarono.
-Sei sicura di stare bene? Forse nella caduta hai sbattuto la testa e ora...-
-Ho voglia di baciarti-
Emily non sapeva perchè lo avesse detto a voce alta. Seppe solo che le parole le uscirono dalla bocca di getto, senza che lei potesse fermarle. Questa volta non avrebbe potuto utilizzare la scusa del troppo alcol, o dell'ecstasy. Questa volta era da sola, di fronte all'evidenza che provava qualcosa di più di una semplice amicizia per quella persona che aveva davanti.

Naomi si bloccò di colpo. Quell'unica frase l'aveva letteralmente congelata. Aprì la bocca per rispondere, ma la richiuse subito dopo non sapendo bene cosa dire.
Quei secondi di silenzio erano come una pugnalata alla schiena di entrambe.
-Io non sono gay- disse infine. Fu la prima cosa che le venne in mente, ma subito dopo si maledì comprendendo la stupidità di ciò che aveva appena affermato.

Di nuovo silenzio. Di nuovo pugnali.
Naomi aveva ripreso a vestirsi, questa volta più rapidamente. Le lanciò un'occhiata, vedendo che era ancora lì in biancheria intima.
-Ti lascio cambiare...ti aspetto giù.- disse, uscendo poi dalla stanza.
"Bella scusa del cazzo, Naomi!" si rimproverò tra sé e sé, appena fuori "non potevi trovare niente di meglio?"

Nella camera, intanto, Emily si sedette sul letto; il suo sgaurdo era perso nel vuoto, lo stesso di chi aveva appena visto tutti i propri sogni infrangersi davanti. Il film nella sua testa aveva fatto crack, la pellicola si era rotta. E non sapeva se sarebbe riuscita ad aggiustare l'intera situazione. 
Ma soprattutto, si chiese, avrebbe veramente voluto che le cose tornassero come prima, a quel punto? Come poteva rimanerle amica, conoscendo i propri sentimenti?
Non sapeva nemmeno se fosse veramente pentita di averle rivelato la verità.
Mentre tutte quelle domande le riempivano la testa, una piccola lacrima le rigò il viso. L'asciugò con rabbia e si vestì, raggiungendo la bionda al piano di sotto. Uscirono insieme dalla casa, senza dirsi una parola. E il silenzio della notte le avvolse.
Passarono l'intero tragitto sull'autobus ad ascoltare i discorsi degli altri e, quando arrivarono verso Greyfield e il mezzo si svuotò, ad osservare le figure scure che scorrevano dietro i vetri dei finestrini.
Scesero nell'oscurità del bosco. Un'unico cartello arruginito segnalava la fermata dell'autobus, ed era l'unica cosa che fosse differente da un albero in quella zona. Si voltarono verso quella macchia nera.
-Hai portato tu la cartina, vero?- domandò la rossa
-Io credevo che il posto sarebbe stato un pò più...ehm...visibile- si scusò l'altra, concludendo la frase con un sospiro -credo che dovremmo cercarli senza mappa...-
Emily rimise in tasca il cellulare che aveva estratto per vedere se prendeva. Ovviamente non c'era campo.
Si prospettava una lunga nottata.

Si misero in cammino entrando nel bosco vero e proprio. Ad ogni loro passo corrispondeva un inquietante rumore di foglie secche che si spezzavano, mentre tutto intorno si potevano ascoltare i richiami dei gufi e di qualche altro animale notturno.
Fortunatamente avevano portato una torcia, per ogni evenienza, e quel piccolo accorgimento si rivelò più che indispensabile.
Camminarono per almeno otto chilometri, senza la più pallida idea di dove stessero andando, nella vana speranza di vedere un fuoco o sentire delle urla riconoscibili. Dopo più di due ore si sedettero a terra, stanche e sconfitte.
Niente feste all'orizzonte.


Da tutta altra parte, il gruppo di amici aveva acceso un fuoco al centro di uno spiazzo tra gli alberi e, tutto intorno, aveva piantato le tende che sarebbero servite per la notte. Cook girava entusiasto, probabilmente già ubriaco di birra da svariate ore.
JJ e Freddie se ne stavano leggermente in disparte, il primo provando uno dei tanti giochi di magia, l'altro invece lanciando qualche occhiataccia a Cook, con cui ancora non parlava dopo la famosa litigata.
Pandora e Thomas avevano occupato un angolino tra due tende, e si scambiavano qualche effusione romantica.
Effy fumava uno spinello vicino a Cook. Ma i suoi occhi appartenevano ad un altro uomo, in quel gruppo. Fissava già da un pò con insistenza Freddie, e lui pareva ricambiare le attenzioni.
Malgrado tutto alla festa aveva preso parte anche Katie, che si era portata dietro il fidanzato. Aveva provato a chiamare la sorella per tutto il pomeriggio, e si sentiva talmente incazzata che lei non le avesse risposto che aveva preferito andare al party accompagnata da qualcuno che conoscesse veramente. O comunque che pensava di conoscere.


Con un rumore stridulo un uccello notturno si alzò in volo.
Emily, stesa accanto alla bionda sulla scomoda sterpaglia del bosco, strinse all'improvviso la mano dell'amica. Quella le sorrise.
-E' solo un uccello. Hai paura?- le domandò divertita
-Tu non ne hai? E' notte, siamo in mezzo al nulla e non sappiamo dove diavolo sono finiti gli altri... -
-Degli altri non mi interessa- sentenziò, interrompendola. "A me basti tu" concluse nella sua mente, spaventandosi poi subito dopo di ciò che aveva pensato.
Lei non era gay, giusto? Glielo aveva detto appena qualche ora fa, ma non ne era più tanto convinta. Provava a dimenticare quante volte aveva ripensato, anche lei, al loro primo bacio. Era stato un gioco, all'inizio. Ma a volte il gioco si trasforma in qualcosa di più serio, e allora nascono le complicazioni.
Complicazioni per lei, che non voleva ammettere a sé stessa la verità. Complicazioni per l'altra, che aveva fatto soffrire con quella frase detta per proteggersi, quel pomeriggio. Troppe complicazioni.
La verità era che aveva paura. Una fottuta paura di amare. E di essere abbandonata.

Emily frugò con la mano nella borsa, estraendone subito dopo una bottiglia di Vodka mezza piena.
-L'avevo in borsa da ieri- spiegò, di fronte allo sguardo stupito dell'altra -per ogni evenienza-
Risero.
La rossa la stappò, bevendone un sorso generoso e passandola subito dopo all'amica, che fece lo stesso. Sorso dopo sorso, si ritrovarono in poco ad aver finito l'alcol a disposizione, diventando molto più allegre e loquaci di quanto lo fossero state fino a quel momento. Si voltarono di fianco, una verso l'altra, sempre stese, ed i loro occhi si incrociarono di nuovo. Questa volta però c'era qualcosa di diverso. Come una musica leggera, che solo loro sentivano, e che le univa in quella notte di luna piena.
-Naomi... io...- cominciò Emily, ma la bionda le pigiò teneramente l'indice sulle labbra.
-Non dire nulla, non c'è bisogno-
-Ma io... - questa volta Naomi si avvicinò di più al suo viso. Poteva sentire il suo respiro irregolare che le solleticava il viso, e le mani di lei che si avventuravano lungo i suoi fianchi.
-Non dire nulla- ripeté. Le sue labbra sfiorarono quelle della rossa, prima con un lieve imbarazzo, poi con sempre più foga.
Un bacio alla vodka, che esprimeva tutto quello che non erano mai riuscite a dirsi. Le loro lingue si toccarono, si incrociarono, danzarono insieme, mentre le mani andavano ad esplorare i loro corpi.
Come in un vortice.
Dal quale nessuna delle due avrebbe voluto uscire.





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Capitolo 4
*** Greyfield e dintorni. ***


Capitolo 4

Greyfield, ore 7.
La grande nottata del devasto si era da poco conclusa, tutti si erano ritirati nella propria tenda con un gran mal di testa per il troppo alcol e una leggera delusione per il party, che non era poi stato così "indimenticabile". Solo Cook era sembrato su di giri per tutta la serata.
Quando alla fine i ragazzi si erano abbandonati al sonno, Effy si era infilata di nascosto nella tenda di Freddie, che l'aveva accolta con stupore.
-Che ci fai qui?- le aveva chiesto immediatamente. Lei però non aveva risposto. Si era limitata a sfilarsi la maglietta e fare lo stesso con i pantaloni del ragazzo. Cook nel frattempo, dormiva ignaro pochi metri più in là.

Nello stesso bosco, a qualche chilometro di distanza, Emily e Naomi giacevano l'una accanto all'altra, abbracciate nel vano tentativo di proteggersi dal freddo terriccio su cui erano poggiate. Le foglie sotto di loro parevano divenute ghiacciate e tutto intorno l'aria mattutina era abbastanza fredda.
La rossa fu la prima a svegliarsi. Si stropicciò gli occhi con le mani, per poi essere scossa da un brivido di freddo. Il suo sguardo si posò immediatamente sul corpo che era steso accanto a lei. La ragazza, in biancheria intima, era raggomitolata su se stessa, con i capelli scompigliati e il trucco sfatto. Ma anche così era la più bella creatura che avesse mai visto.
Ma probabilmente non era abbastanza obiettiva per dare un giudizio.
Aveva passato la notte più bella della sua vita, ma ora si sentiva veramente a pezzi. Già il giorno prima quello strano giramento di testa l'aveva messa in allerta, ma dopo aver "dormito" al freddo del bosco di Greyfield, stava ancora peggio.
Recuperò i propri vestiti che aveva sparso intorno, nel momento di passione, e quando si fu rivestita coprì "l'amica" con una maglietta cercando di non svegliarla. Appena sfiorò la pelle del braccio di Naomi, come un flash, le ritornò in mente la sera precedente, e subito le sue labbra si stesero in un sorriso.
Con le dita si massaggiò le tempie per cercare di alleviare il mal di testa. Nel frattempo pensò a cosa avrebbero potuto fare a quel punto: il primo autobus verso la città non sarebbe passato prima delle 12 e non potevano aspettare lì tutto quel tempo.
Controllò il cellulare, ma lo trovò completamente scarico.
"Cazzo" pensò, mentre ritirava il telefono nella tasca. "Maledetta tecnologia!"
Il bosco davanti a lei stava nuovamente, come era successo il pomeriggio precedente, diventando a chiazze indistinte ma chiudendo gli occhi riuscì a controllarsi.
Nel frattempo anche Naomi aveva schiuso le palpebre accompagnando il gesto con un profondo sospiro. Se non fosse stato per il freddo, sarebbe rimasta lì stesa ancora per parecchio tempo.
-Buongiorno...- disse con voce impastata dal sonno alla rossa, che si girò di scatto e quasi caddè per il movimento brusco.
La bionda capì che c'era qualcosa che non andava.
-Emily... ti senti bene?- le domandò preoccupata, alzandosi e cominciando a vestirsi rapidamente per poter poi andare a soccorrerla. Pareva aver perso tutta la sua voglia di dormire in meno di un secondo.
L'altra nel frattempo la osservò con gli occhi semi chiusi, cercando di metterla bene a fuoco.
-Io... sto bene... - disse. E subito dopo cadde a terra senza sensi accompagnata dallo scricchiolio delle foglie secche.

-Cazzo!- esclamò Naomi. Le corse accanto e, inginocchiandosi, le sollevò dolcemente la testa.
-Emily?! Emily cazzo rispondimi!- la fronte le scottava parecchio, e tutto il corpo era scosso da tremiti. Il volto era completamente sbiancato, pallido.
Cosa avrebbe potuto fare? Chiamare qualcuno? Ma chi? Troppe domande senza risposta.
Nel panico più completo si alzò di scatto, recuperò le ultime cose lasciate in giro e si caricò Emily sulle spalle, in modo che non cadesse.
L'unica soluzione sarebbe stata quella di sperare di trovare qualcuno dei loro amici, magari aiutata dalla luce del sole.
Cominciò a camminare a fatica in mezzo agli alberi. Ce la doveva fare. Emily aveva bisogno di lei.


-Woo! Questo trucco era il migliore JJ!- esclamò Cook, mentre con i suoi soliti modi rudi gli scompigliava i capelli, divertito.
Si era appena svegliato, e non volendo annoiarsi aveva pensato bene di fare talmente casino da costringere anche tutti gli altri ad alzarsi. Effy e Freddie fortunatamente erano riusciti a non dare nell'occhio mentre uscivano insieme dalla stessa tenda.
Si erano seduti tutti intorno alla cenere del fuoco, ormai spento, rimansta dalla sera precedente per pianificare il ritorno a casa.
All'improvviso poco lontano si sentì un rumore. Tutti cominciarono a guardarsi intorno sconcertati. Cook e Thomas si alzarono di scatto.
Di nuovo un rumore, questa volta più riconoscibile. Come qualcosa che si avvicinava trascinando i piedi sul terreno scomposto del bosco.
Tra gli alberi cominciò a delinearsi una figura, che diventava più visibile man mano che avanzava.
-Naomi?- chiese con stupore Thomas, mentre anche gli altri a quel punto si alzavano.
La bionda alzo gli occhi verso il gruppo, con la faccia tirata nel grande sforzo che aveva fatto portando un corpo privo di sensi sulle spalle per diversi chilometri. A quel punto crollò a terra anche lei, stremata.
Katie fu la prima a correrle incontro, seguita poi da tutti gli altri.
-Che cazzo è successo?- domandò urlando verso Naomi -che cazzo hai fatto a mia sorella?!-
La bionda la fissò, mentre si rimetteva seduta e recuperava le forze -siamo venute ieri sera con l'autobus, lei era arrabbiata con te. Quindi ci siamo messe a cercarvi ma alla fine ci siamo addormentate...-
Tralasciò volutamente la parte della notte di passione, del sesso fantastico, del loro amore. Perchè era loro. E perchè non le sembrava il momento opportuno per le rivelazioni.

JJ intanto le aveva poggiato una mano sulla fronte.
-E' bollente...bisogna portarla al pronto soccorso-
Freddie non se lo fece ripetere due volte e prese in mano la situazione. In pochi secondi diede a tutti dei compiti per la mattinata, mentre Effy recuperava le chiavi dell'auto e, insieme a Katie, Naomi, Pandora e Cook (unica pecca nel programma di Freddie) correvano all'ospedale più vicino. Freddie e gli altri li avrebbero raggiunti poco dopo, con l'altra macchina.

In qualche minuto arrivarono al pronto soccorso della cittadina più vicina a Greyfield. Al parcheggio si ritrovarono anche con gli altri.
Freddie e Thomas sollevarono Emily e la portarono dentro, mentre Naomi camminava accanto a loro e teneva stretta la mano della sua ragazza.
-Ci serve aiuto!- urlarono quando entrarono, e subito un medico e due infiermieri si avvicinarono, ordinando di portare una barella.
La bionda si avvicinò al dottore, mentre con le lacrime agli occhi osservava preoccupata cosa stava succedendo
-Lei...lei già oggi pomeriggio era strana...stava male. E' caduta dalla bici. E poi stamattina è svenuta...- le sue parole erano a malapena comprensibili, la sua voce era rotta dai singhiozzi che non riusciva a trattenere più.
Uno degli infermieri li portò nella sala d'attesa, anche se Naomi avrebbe preferito rimanere con lei. Nel frattempo, li rassicurò, avrebbero fatto degli accertamenti per capire cosa avesse la loro amica.
Passarono circa un'ora in quella stanzetta claustrofobica, nel silezio più assoluto. Nessuno voleva dire nulla, tutti troppo impegnati a seguire il filo dei propri pensieri.
Finalmente, dopo parecchio tempo, arrivò il medico che li aveva aiutati all'ingresso. Tutti si alzarono.
-Ragazzi, la vostra amica ha la febbre molto alta, dovrà restare in osservazione per un pò almeno finchè non scende. Per il resto non è nulla di grave, ma faremo degli altri accertamenti.- l'uomo fece una piccola pausa, dando la possibilità al gruppo di tirare un sospiro di sollievo e scrollarsi di dosso la preoccupazione, quindi continuò -però dovremmo controllare anche chi è venuto in contatto con lei. Il suo ragazzo per esempio...-
Katie rispose prontamente -non aveva il ragazzo. Quindi non credo ci sia bisogno di controllare ness...- le parole le morirono in gola, quando vide che Naomi aveva fatto un passo avanti. Tutti gli occhi vennero puntati su di lei, come il ferro sulla calamita.
-Io sono la sua ragazza.-
Il medico la osservò per un attimo, per poi rivolgerle un sorriso gentile -seguimi- le disse, per poi condurla fuori dalla stanza.

Nessuno poteva crederci. E Katie non era mai stata così arrabbiata. Emily era sua, e nessuno poteva toccargliela!

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Capitolo 5
*** Ritorno al presente ***


CAPITOLO 5

-Io sono la sua ragazza-
Quelle parole erano risuonate nella stanzetta come il colpo di una scure.
-Io sono la sua ragazza-
Cook era subito scoppiato a ridere, con il suo solito modo di fare, cominciando a ripetere quanto la situazione fosse divertente.
Effy sorrise, aveva veramente già capito tutto da molto, e ciò la faceva sentire superiore.
Katie era sconvolta. Si sedette su una delle sedie tenendo fissi i suoi occhi sulla porta dalla quale erano appena usciti il medico e Naomi.
"Cosa cazzo ha messo in testa a mia sorella quella lesbica deficiente?!" fu la prima cosa che pensò quando riuscì a recuperare le sue facoltà mentali.
Pandora invece osservava tutti con un certo interesse. Sembrava tentasse di capire se quello era il momento buono per una domanda
-Ma quindi... Emily e Naomi stanno insieme?-
Katie si voltò verso di lei, gelandola con un solo sguardo. Probabilmente non era il momento giusto.

Nel frattempo Naomi aveva seguito il medico per il lungo corridoio dell'ospedale, fino ad una stanza dove le era stato fatto un prelievo di sangue e le era stata misurata la febbre. Fortunatamente la sua temperatura era normale.
-Aspetteremo i risultati dell'esame ematologo, però sembrerebbe che tu stia bene-
Alla bionda non interessava. Aveva seguito quell'uomo per mezzo ospedale solo per potergli rivolgere la domanda che tanto aveva aspettato a fare.
-Posso vederla?-
Il medico le sorrise e la accompagnò nella camera 23. Emily era stesa nel letto, con gli occhi chiusi e una flebo attaccata al braccio destro; era ancora piuttosto pallida ed aveva un espressione distrutta, ma almeno i tagli sulle mani e sulle ginocchia provocati dalla caduta in bici del giorno precedente erano stati medicati seriamente.
-Ti lascio sola con lei- disse il dottore mentre usciva.
Naomi rimase ferma per qualche secondo lì in mezzo, stringendosi la borsa al petto, insicura sul da farsi. Poi si avvicinò al letto e vi si sedette accanto su una piccola poltrona per "gli ospiti"; le prese la mano tra le sue, e le lacrime cominciarono a rigarle il viso sempre più copiosamente.
Quella che era fino a poco tempo prima la giornata più bella della sua vita, si stava trasformando in un incubo. E il non potere far nulla per cambiare le cose la annientava completamente.
Inoltre non aveva ancora riflettuto sulle conseguenze che avrebbero seguito l'aver rivelato a tutti della loro "storia", se di storia si parlava. D'altronde il vano tentativo di continuare a mentire a sé stessa c'era ancora, insito in lei.
Ma avrebbe dovuto eliminarlo; sradicare quelle menzogne che le riempivano la testa per riuscire ad affrontare la sua paura faccia a faccia.
Un mugolio sommesso la distolse dai suoi pensieri. Emily, pur avendo ancora gli occhi chiusi, si stava muovendo e continuava a ripetere a bassa voce qualcosa. Naomi avvicinò la propria testa a quella della ragazza sul letto, per poter sentire meglio.
-Naomi...-
Stava ripetendo il suo nome! La bionda strinse maggiormente la presa intorno alla mano dell'altra, e gli occhi le si riempirono di lacrime di nuovo. Lentamente, la rossa aprì gli occhi. Inizialmente la vista le risultò sfocata, ma piano piano riuscì a definire meglio tutto quello che aveva intorno. Il suo sguardo si spostò immediatamente sulla figura che aveva al fianco.
-Naomi...stai bene..?- domandò con voce sommessa, stanca e flebile.
-Io sto bene. Ma adesso l'importante è che pensi a te stessa- le accarezzò la fronte, che ancora scottava.
-Io... io non volevo rovinare tutto... sc..scusa-
Questa volta fu la bionda a poggiarle teneramente l'indice sulle labbra.
-Tu non hai rovinato nulla, credimi. E ora pensa a guarire e basta. Ho bisogno di te.-
Quelle ultime parole galleggiarono nel silenzio per qualche secondo, ed Emily stiracchiò un sorriso. Sapeva che dire una cosa del genere era difficile per Naomi, ma era più che contenta che lei lo avesse fatto perchè significava molto.

Passarono diverse ore ed Emily, sotto consiglio del medico, si era messa nuovamente a dormire. Naomi nel frattempo non si era spostata di un centimetro da quella poltrona accanto al letto, e continuava a stringere la mano della sua ragazza, come se avesse paura che da un momento all'altro potesse sfuggirle.
Katie aveva ovviamente chiamato i genitori, che avevano detto che sarebbero arrivati il prima possibile all'ospedale. Aveva anche lasciato andare a casa gli altri, dicendo loro che era inutile che rimanessero lì. Li avrebbe informati appena Emily fosse stata meglio.
L'unica cosa che però non riusciva a fare era quella di entrare nella camera della sorella, anche solo per vedere come stava. Probabilmente aveva paura di vedere con i suoi occhi che quel che aveva detto qualche ora prima Naomi era vero, che stavano veramente insieme. E la cosa non le andava giù.
L'idea che sua sorella potesse amare un'altra persona al di fuori di lei la straziava. Non lo avrebbe permesso.
Si alzò di scatto, superando il corridoio a grandi passi fino alla stanza numero 23; fece un sospiro silenzioso, per poi poggiare la propria mano destra sulla maniglia ed aprirla con forza, entrando. Davanti agli occhi le apparve l'immagine delle due che chiacchieravano amorevolmente, mentre Naomi accarezzava i capelli alla rossa con una certa tenerezza.
La rabbia le salì a mille.
-Ho mandato gli altri a casa, puoi andare anche tu se vuoi- più che una domanda pareva un'ordine.
-Grazie, ma non è un peso per me stare qui- le rispose la bionda, con aria di sfida.
Emily osservò Katie. Prima che però potesse dirle qualcosa, fecero il loro ingresso nella stanza i genitori delle due.


Passarono diversi giorni prima che Emily potesse tornare a scuola. Dopo aver trascorso qualche notte nell'ospedale vicino Greyfield, approfittando del fatto che la febbre era scesa e sembrava non essere intenzionata a risalire, era riuscita a convincere i genitori a riportarla a casa; per tutto il periodo in cui fu costretta nella sua stanza, senza possibilità di uscita neanche nel giardino dell'abitazione, non poté vedere Naomi che, come le aveva detto al telefono, preferiva aspettare che lei fosse stata bene.
Probabilmente non aveva neanche tanta voglia di incontrare nuovamente Katie e di dover discutere con lei. Cosa che invece toccò alla sorella.
Emily, pur essendo stata male, non era di certo stupida: già dal giorno in cui aveva assistito a quel breve battibecco tra la bionda e sua sorella aveva capito che c'era qualcosa che non andava. D'altra parte, Katie ultimamente passava talmente poco tempo a casa che era abbastanza difficile parlarci.

Finalmente il lunedì seguente la rossa riuscì ad ottenere il permesso di tornare a scuola.

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Capitolo 6
*** Sicurezze ***


Capitolo 6


Lunedì mattina, ore 8.10.
Era più di una settimana che Emily non tornava a scuola, e Naomi aveva trascorso sette lunghi giorni a riflettere su quello che era successo.
Aveva preferito non andare a trovarla di persona, conscia del fatto che non era benvenuta in quella casa, soprattutto dopo il comportamento di Katie nei suoi confronti, in ospedale. Si erano sentite ogni tanto al telefono. Nulla di più.
In quel tempo che aveva potuto passare per conto suo a pensare a quello che era successo, i dubbi si erano accavallati uno sull'altro, rendendola sempre più confusa. Era veramente gay? Le piacevano le ragazze e non se ne era mai accorta? Come avrebbe fatto a trovare la risposta?
Confusione. Totale.
La notte nel bosco era stata probabilmente la più bella della sua vita, malgrado il brusco risveglio ed il gelo mattutino, ma c'era qualcosa ancora che le impediva di accettarlo. La paura del giudizio degli altri? Forse.
Ed era questa riflessione che la portava al problema principale: era pronta a dirlo a tutti? A mostrarsi sicura di fronte agli altri amici, ai compagni di classe, ai professori, alla madre, mano nella mano con la RAGAZZA che amava?
-Cazzo!- imprecò nella mente, mentre apriva il suo armadietto. Nel frattempo la campanella era suonata da un pezzo e tutti erano già in classe, eccetto lei che era ancora persa nei propri pensieri. E mentre ancora quel fiume di parole le riempiva la testa, dall'altra parte del corridoio apparve Emily.
Naomi si voltò di scatto ed incrociò il suo sguardo. Era ancora abbastanza pallida, e leggermente più magra dell'ultima volta che l'aveva vista, ma conservava il suo sorriso dolce ed i suoi occhi profondi. Si stava avvicinando all'armadietto in cui la bionda stava rovistando fino a qualche secondo prima.
-Hey- disse semplicemente, per salutarla. Anche la rossa non sapeva bene come comportarsi. Da una parte avrebbe voluto solo baciarla lì, in quel momento, senza troppe inutili parole o spiegazioni; dall'altra si rendeva conto che Naomi probabilmente sarebbe stata restia a questi slanci affettuosi in un luogo pubblico. O comunque, dovevano ancora discuterne al riguardo.
-Hey...- rispose quindi, lievemente imbarazzata -come ti senti?-
Prima che però l'altra potesse rispondere, la bionda spinse le spalle dell'altra contro l'armadietto, avvicinandosi con il viso sempre di più. I suoi occhi passavano in rassegna le labbra sottili di Emily.
-Non posso resisterti...- le sussurrò, prima di baciarla con passione. Le loro lingue si intrecciarono nuovamente, con gesti rapidi, quasi violenti. Desiderio. Passione tenuta a freno per giorni. La stessa passione che cancellava ogni dubbio.
Naomi sentiva la mente completamente svuotata. Era come se il suo corpo fosse una fiamma che arde, e si muovesse da solo.
Avrebbero potuto vederle, ma in quel preciso istante non le interessava. Voleva solo lei. La desiderava con ogni fibra del suo essere.

Emily si staccò da quel bacio, ponendo tra loro due il proprio dito indice. La bionda aprì gli occhi, e la osservò intensamente aspettando una spiegazione.
-Naomi. Io ho bisogno di sapere se sei veramente convinta di quello che fai, oppure domani mi pianterai dicendomi che non sei gay, o qualche altra scusa del cavolo-
La rossa aveva pensato per molto tempo a quello che avrebbe voluto dirle. Voleva la sicurezza che anche la sua partner sarebbe stata pronta a fare qualunque cosa per lei, di affrontare il giudizio degli altri in particolare, e soprattutto doveva sapere se quello era solo un esperimento o una storia vera.
Doveva avere tutte le certezze che, fino a quel momento, la bionda aveva rifiutato di darle.
Nello stesso momento in cui le labbra di Emily composero quelle parole, il "magico mondo" in cui Naomi si era rintanata aveva fatto crack. Pensava veramente che avrebbe potuto continuare in quel modo senza problemi? Si era comportata da egoista, aveva pensato solo ai propri sentimenti ed a come lei si sentiva. E non si era resa conto che una coppia è formata da due persone, ed entrambe possono essere ferite.
Rimase in silenzio per qualche attimo, il suo volto ancora pericolosamente vicino a quello di Emily. Ma anche di fronte a quella ragazza alla quale non sapeva resistere, la risposta non arrivava. Le mancava la sicurezza assoluta che tutto sarebbe andato per il verso giusto.
-Non avrò mai questa sicurezza- pensò. D'altronde se fosse tutto così semplice, si eviterebbero molti errori. Se Romeo e Giulietta avessero saputo come la loro storia sarebbe finita, di certo Giulietta non avrebbe bevuto quel finto veleno, ma avrebbe trovato un'altra soluzione.
Naomi chiuse gli occhi per un secondo. La sua mente stava viaggiando troppo veloce, nella confusione più totale. Era arrivata anche a fare esempi su Shakespeare!
Finalmente si decise a spostarsi da quella posizione tanto intima, quanto ormai divenuta imbarazzante, dato il discorso che stavano affrontando.
Naomi sospirò lentamente, un vano gesto per perdere ancora un pò di tempo, e rimandare la sua risposta inevitabile.

-Emily... io.... - cominciò infine con voce tremante.

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