Don't leave me in your bed again di Mirel (/viewuser.php?uid=16474)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La promessa di una serata fantastica ***
Capitolo 2: *** Non tutto il male...viene per nuocere ***
Capitolo 3: *** Welcome to Greyfield ***
Capitolo 4: *** Greyfield e dintorni. ***
Capitolo 5: *** Ritorno al presente ***
Capitolo 6: *** Sicurezze ***
Capitolo 1 *** La promessa di una serata fantastica ***
-Driiiiin-
La sveglia suonò con insistenza, prima di essere
scaraventata a terra senza troppi complimenti da una mano che aveva
appena fatto capolino da sotto il piumone.
Il silenzio regnò sovrano per ancora qualche secondo, ma
alla fine fu rotto da qualcosa che neanche la ragazza assonnata avrebbe
potuto spegnere: la voce della madre dal piano di sotto.
Si decise ad alzarsi, assonnata più che mai. Lo sapeva: non
avrebbe dovuto fare così tardi la sera prima. I suoi occhi
andarono a scrutare il letto accanto al suo, trovandolo vuoto; segno
che la sorella si era già alzata, e molto probabilmente
stava occupando il bagno.
Si trascinò fino davanti allo specchio, osservando la sua
immagine riflessa: i capelli rossi le cadevano spettinati fino alle
spalle e la sua carnagione, quella mattina sembrava ancora
più pallida del solito. In effetti non si sentiva per niente
bene. Niente però che una dose abbondante di trucco non
sarebbe riuscita a nascondere.
Preparò i vestiti, poggiandoli sul letto ordinatamente, poi
uscì dalla camera per vedere se finalmente il bagno era
libero.
-Ma non impari mai?- urlò al fratellino, che come al solito
si era appostato davanti alla serratura della porta del bagno, a spiare
la sorella mentre faceva la doccia.
La sgridata fu seguita da un violento schiaffo sulla nuca.
-Mamma!- cominciò a piagnucolare quello di rimando -Mamma!
Emily mi picchia!-
Dal piano di sotto la donna chiamata in causa rispose senza troppo
interesse. Emily non ci fece neanche caso, anzi diede un'altra botta al
fratello
-zitto idiota, o ce le prendi sul serio!-
Quello con una smorfia corse via urlando -puttana!-, prima di chiudersi
nella propria camera.
Emily sospirò, poggiando la schiena contro la porta del
bagno ancora chiusa. Ogni mattina la stessa identica storia, ed
iniziava a credere che non avrebbe sopportato la vita in quella casa
ancora per molto. Aveva bisogno dei suoi spazi, di stare lontana per un
pò di tempo dal fratello guardone, dalla madre a cui pareva
non fregare nulla di lei, dal padre a cui interessava solo la palestra
e gli integratori alimentari, e dalla sorella. Katie, la sorella
gemella.
Lei che era sempre un gradino sopra, lei che era quella importante. Lei
che le dava l'ombra in cui vivere perennemente.
Mentre rifletteva, non si era accorta che il rumore dell'acqua della
doccia si era improvvisamente interrotto, e con un piccolo "clack" la
porta si spalancò, facendola precipitare di sedere sul
freddo pavimento del bagno.
- Che diavolo stavi facendo, idiota!- fu il "buongiorno" di Katie,
prima che la lasciasse lì per terra per andare verso la
camera -e muoviti, o faremo tardi a scuola!- concluse poi, sbattendo la
porta dietro le sue spalle.
"Fanculo" pensò con rabbia Emily, rialzandosi a fatica. Si
spogliò e fece una rapida doccia, fredda dato che la sorella
aveva finito l'acqua calda.
Tornata in camera vide Katie che indossava i vestiti che LEI aveva
preparato sul letto.
-Katie! Quelli erano i vestiti che volevo mettere io stamattina!-
-Lo so... ma stanno meglio a me. Ora muoviti a vestirti, che stamattina
ci viene a prendere Effy in macchina-
Emily era pronta per ribattere sulla storia dei vestiti, ma l'ultima
frase della sorella l'aveva stupita. Effy Stonem avrebbe dato loro un
passaggio in macchina? Quale diavolo di piano c'era sotto?
Katie non volle accennare nulla, e lei si vestì con
rapidita, cercando altri vestiti al posto di quelli che le erano stati
"rubati".
Quando uscirono, Effy era già lì ad aspettarle,
con il suo solito sguardo da chi sta facendo qualcosa di palloso che
non aveva nessuna intenzione di fare.
Katie salì davanti, nel posto accanto all'autista, mentre
Emily si sedette dietro lanciando ogni tanto qualche occhiata
interessata alle due. La sorella come al solito aveva cominciato a
parlare a macchinetta di quanto fosse "giusta" la loro amicizia,
essendo loro le più popolari del liceo; l'altra ascoltava
(ma lo stava realmente facendo?) in silenzio, mentre guidava.
Arrivarono all'istituto in poco ritrovandosi anche con Pandora, la
migliore amica di Effy. Katie ancora si chiedeva il motivo di quella
strana amicizia, che lei definiva un "fare volontariato ad una bacata
di mente". La sorella invece provava simpatia per quella ragazza un
pò buffa, ed alcune volte si era ritrovata a parlare con lei
durante il cambio dell'ora. Era solo un pò ingenua.
Quella mattina però non aveva una gran voglia di stare in
compagnia, quindi preferì lasciar andare avanti il trio,
mentre lei si sedeva sui gradini della scuola, ad osservare la gente
che entrava. Il suo sguardo incrociò una figura da lei
conosciuta.
Una ragazza bionda camminava verso l'edificio, indossava una camicetta
bianco panna, una gonna lunga fino al ginocchio verde militare e, a
coronare il tutto, braccialetti e collane etniche. Tra le braccia aveva
i libri di scuola, che le sarebbero serviti quel giorno per le lezioni.
Naomi Campbell. Un nome alquanto insolito.
Emily la conosceva già da tempo, e dal giorno in cui l'aveva
incontrata per la prima volta la sua vita era completamente cambiata.
Non aveva mai pensato di essere lesbica, prima di Naomi, ma la sera in
cui la incontrò a quella festa aveva avuto una grande voglia
di baciarla. Ed ogni volta che ripensava al momento in cui le loro
labbra si erano toccate per la prima volta nel suo stomaco cominciava a
svilupparsi uno strano effetto che le provocava timidi brividi di
piacere.
Quando Katie le aveva scoperte, aveva pensato che fosse stata Naomi a
saltare addosso alla sorella; Emily aveva usato come scusa i troppi
alcolici e l'ecstasy che aveva preso subito prima, ma in
realtà non poteva prendere in giro sé stessa:
quella ragazza stava diventando quasi un'ossessione per lei.
Naomi la notò e le si avvicinò sorridendole. Non
era a conoscenza di cosa provasse realmente Emily per lei, e mai lo
avrebbe immaginato probabilmente.
-Hey... che ci fai qui tutta sola?-
Emily sorrise di rimando, alzandosi dalle scale
-ho preferito mandare avanti Katie con Effy e Panda. Non avevo molta
voglia di stare con loro stamattina-
-oh, non c'è bisogno di spiegazioni allora. Vedo che
stamattina ti sei truccata, eh!- esclamò ironica, passandole
l'indice su una guancia. Emily fremette a quel gesto, ma nascose la
cosa e rise
-già, stamattina non avevo un bell'aspetto!-
Naomi spostò il suo dito dalla guancia della ragazza
-allora, stasera vieni?-
-dove?- domandò l'altra con curiosità
-Cook ha organizzato una "serata devasto" in mezzo al bosco, su verso
Greyfield. Non è troppo lontano, potremmo andarci insieme.-
Emily non ci mise neanche un secondo ad accettare quella proposta.
Passare la serata con quella ragazza era probabilmente una delle cose
che in quel momento desiderava di più, ma forse stava
vedendo più di quanto realmente ci fosse in quell'invito
disinteressato. Dopo un ultimo sorriso si salutarono, dirette ognuna al
proprio armadietto.
Fuori non era rimasto più praticamente nessuno, e la
campanella di inizio lezioni era già suonata da un bel
pò. Ma nonostante tutto, l'unica cosa a cui Emily riuscisse
a pensare era la serata che l'aspettava.
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Capitolo 2 *** Non tutto il male...viene per nuocere ***
CAPITOLO 2
Le ore di scuola erano trascorse in un soffio, ma Emily e Naomi non
avevano scambiato più altre parole, dopo la chiacchierata di
quella mattina.
Katie che inizialmente aveva trascurato non poco la sorella, come era
solita fare, iniziò ad insospettirsi per quei suoi sguardi
sognanti che le davano quella certa aria distratta. Cercò in
tutti i modi di scoprirne il motivo, ma alla fine dovette semplicemente
rinunciarvi: non ne avrebbe cavato nulla.
Effy, dall'altra parte invece, aveva intuito qualcosa. Mentre Emily
fissava con insistenza Naomi, pregando di poterci parlare di nuovo,
Effy le si piazzò davanti con un sorrisetto malizioso che
non prometteva nulla di buono.
-C...ciao- balbettò spiazzata la rossa, sfoderando poi un
sorriso timido
-Stasera vieni con Naomi alla festa?- di nuovo quello sguardo
malizioso, che fece arrossire l'altra, mentre annuiva con il capo.
-Te la scopi?- domandò subito dopo, senza peli sulla lingua.
Emily ebbe la sensazione che il suo volto fosse diventato completamente
viola, mentre sentiva gli occhi della ragazza come se le stessero
trapanando la testa. Ma cosa voleva dire? Le stava chiedendo se stavano
insieme o se aveva intenzione di farsela quella sera?
Balbettò qualcosa di stupido in tutta risposta, per poi
concludere con un "non so di cosa tu stia parlando", prima di voltarle
le spalle ed andare via, sempre più velocemente.
Effy ridacchiò. Si sentiva l'unica ad aver capito come
stavano veramente le cose. Ancora prima delle dirette interessate.
Emily arrivò a casa correndo. Quando aprì la
porta la madre fece per salutarla, ma vedendo che la sorella non era
con lei, assunse un'aria di rimprovero
-dov'è tua sorella? Non ti avevo detto di tornare sempre con
lei?-
-Tornerà per conto suo- sbuffò di risposta la
ragazza. La donna non fece neanche in tempo a continuare la sgridata,
che il ruomore di un auto che parcheggiava lì davanti la
interruppe.
Katie fece capolino qualche secondo dopo alla porta d'ingresso.
-Dove diavolo eri finita tu?!- esclamò con rabbia.
Emily non ce la faceva più, quella famiglia stava diventando
per lei una tortura. Ogni posto il quella casa non sarebbe stato
lontano da occhi od orecchie indiscrete. Forse gli altri non avevano
bisogno di privacy, per Emily in quel momento era la cosa che
desiderava di più.
Uscì di casa sbattendo la porta alle sue spalle e
saltò sulla bicicletta -pareva essere la giornata perfetta
per l'attività fisica- pedalando rapidamente solo per essere
sicura che non le potessero venire dietro.
Percorse tre chilometri, fino ad arrivare in una stradina sterrata che
solitamente percorreva per raggiungere il bosco. Il suo volto era
rigato dalle lacrime, ed il trucco abbondante le macchiava le guance,
andando a scoprire nuovamente la pelle pallida che aveva provato a
nascondere.
Se prima non si sentiva bene, ora stava anche peggio. Le bruciavano gli
occhi, le girava la testa ed aveva come la sensazione che qualcuno le
avesse ficcato un chiodo nelle tempie.
Fu un attimo. Il bosco intorno a lei cominciò a volteggiarle
davanti agli occhi, mentre i colori si andavano a mescolare insieme
diventando sempre più sfocati.
Il suo corpo ebbe un fremito e le mani le scivolarono dal manubrio.
Cadde a terra, accompagnata dal rumore di ferraglia della bicicletta;
strusciò violentemente entrambe le mani e le ginocchia
contro il brecciolino della strada, provocandosi graffi e lividi vari.
Per ultimo sbatté la testa, fortunatamente con meno forza di
tutto il resto del corpo.
Rimase in quella posizione, dolorante, per almeno cinque minuti. I suoi
occhi erano serrati, riusciva a sentire il suo corpo che bruciava, e
una sensazione di calore nei punti in cui il sangue scendeva
più copiosamente.
Recuperate un pò di forze si tirò su sui gomiti,
dando una rapida occhiata alla situazione: aveva due profondi tagli su
entrambe le ginocchia, ed i palmi delle sue mani erano sbucciati. Anche
sulla fronte aveva una minuscola ferita, ma quella pareva essere la
meno grave di tutte.
La bici, accasciata al suolo qualche metro più in
là, non sembrava godere di una situazione migliore.
Cosa avrebbe potuto fare? Chiamare Katie era fuori discussione.
Recuperò nella tasca dei jeans il cellulare, fortunatamente
ancora intatto, e scorse i numeri in rubrica fino ad arrivare alla "N".
Il telefono squillò.
-Pronto?-
-Naormi ho bisogno di te.- la rossa si stupì di quanto
sarebbero state vere quelle parole anche se lei non fosse stata a
terra, sanguinante, in mezzo alla natura più spaesata.
-Emily..? Che è successo?- domandò l'altra.
-S...sono sulla strada per il boschetto, quello vicino al lago. Ho
avuto qualche problema con la bici, non è che potresti
venirmi a prendere? Magari portando qualche garza e del
disinfettante... -
Naomi rimase per qualche secondo in silenzio. Quell'ultima richiesta
l'aveva fatta preoccupare non poco.
-Arrivo.- concluse la telefonata.
Emily non seppe quanto tempo rimase seduta sul ciglio della strada,
all'ombra degli alberi che occupavano l'intero prato accanto alla
strada sterrata. Di certo dal termine della chiamata al rumore di
qualcuno che arrivava verso di lei, passò un tempo minore di
quanto lei avrebbe creduto.
Naomi frenò subito accanto a lei, gettando la propria bici a
terra senza troppi complimenti ed accovacciandosi accanto all'amica.
-Che diavolo è successo?- esclamò mentre estraeva
dalla borsa le garze che aveva portato e la bottiglia di disinfettante.
-Non sopportavo più Katie. Volevo solo uscire di casa e
farmi un giro... e subito dopo la curva mi ha iniziato a girare la
testa. E sono caduta.-
La bionda le rivolse un'occhiata silenziosa, per poi continuare ad
aprire le garze.
Emily pensò per un secondo che quella sarebbe potuta essere
una situazione eccitante. La donna per cui provava tutti quei
sentimenti contrastanti, che le faceva da infermierina personale. Un
sorrisetto le apparve sul volto.
Naomi la guardò di nuovo.
-Io non sorriderei tanto se fossi in te- esclamò con ironia
-perchè?- domandò l'altra, non capendo il motivo
di quella frase
In tutta risposta, la bionda poggiò delicatamente una delle
garze imbevute di disinfettante sul ginocchio di Emily. Un bruciore
indescrivibile le si propagò dalla gamba fino a tutto il
corpo, mentre gli occhi le cominciarono a lacrimare di nuovo ed il viso
assumeva una smorfia di dolore.
-Fanculo!- urlò. Naomi rise alla sua reazione.
-Non c'è nulla da ridere...-
-Questo lo dici tu- disse sorridendole, mentre terminava di medicarle
le ferite -ce la fai ad alzarti? Così ci sediamo un
pò più in là, sul prato.-
Fu più facile a dirsi che a farsi, ma lentamente riuscirono
a raggiungere uno spiazzo erboso, all'ombra degli alberi.
Naomi stese una coperta a terra prima di aiutare l'amica a sedersi.
Quindi si sistemò accanto a lei.
-Forse sarebbe meglio che stasera te ne stessi a casa invece di venire
alla festa di Cook...- commentò la bionda, ma fu interrotta
all'improvviso dall'altra
-NO!- esclamò con rabbia. Non voleva passare altro tempo con
quella famiglia, aveva bisogno di sbollire prima.
Naomi la osservò con serietà -ok-
sospirò -allora verrai a stare da me per stasera,
così mi prenderò io cura di te sia al party nel
bosco, sia dopo.-
La frase, per quanto detta innocentemente, suscitò un
improvvisa eccitazione in Emily, che però tentò
di nascondere. Rimase in un silenzio d'imbarazzo, che la bionda non
parve cogliere.
Passarono circa un'ora lì, a chiacchierare del
più e del meno. Verso le cinque il cellulare della rossa
cominciò a suonare; quella diede un'occhiata al display, che
segnava il nome "Katie", quindi premette il tasto rosso per rifiutare
la chiamata.
-Credo che siano preoccupati per te...-
-Sarebbe la prima volta-
-Non essere così dura con loro-
-E tua madre? Non è preoccupata?-
Naomi si rabbuiò all'improvviso.
-Lei ha sempre tante altre persone a cui pensare. A casa nostra vige il
comunismo: niente proprietà privata. Si vive tutti insieme e
nessuno paga l'affitto. Capirai che c'è sempre qualcun altro
prima di me-
Emily le si avvicinò, prendendole la mano tra le sue. Naomi
alzò lo sguardo, le sue iridi azzurre incontrarono quelle
dell'altra ragazza e, per un momento, tutto ciò che avevano
intorno divenne poco importante: pareva che esistessero solo loro.
In quei pochi secondi il desiderio che la ragazza aveva di baciare
nuovamente la bionda crebbe. Naomi però scansò la
propria mano
-forse è meglio che andiamo- disse quindi -o non arriveremo
mai da Cook-
Si alzarono in piedi, mettendo a posto ciò che avevano
lasciato in giro e recuperando poi le bici. Emily ebbe qualche
difficoltà, ma alla fine riuscì anche lei a
montare in sella ed a pedalare con l'amica verso casa.
Ancora poche ore, ed avrebbero raggiunto gli altri a Greyfield per
quella che Cook aveva pubblicizzato come una notte indimenticabile.
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Capitolo 3 *** Welcome to Greyfield ***
Breve nota
prima di cominciare con la
storia (^__^) : una parte di questo capitolo l'avevo già
ideata
un pò di tempo fa, ma ho dovuto completamente modificare
l'intera storia perchè avendola scritta in inglese (come
allenarsi per l'esame del First divertendosi XD) c'erano dei giochi di
parole che non potevo riportare in italiano. Spero lo stesso che,
malgrado le modifiche, la storia vi piaccia^^
Capitolo 3
Casa Campbell era
veramente movimentata,
già solo nell'ingresso pareva di aver appena messo piede in
una
caserma militare. La parete era coperta da un'ampia lavagna su cui
erano precisamente segnati i turni per la pulizia e la cucina, ma anche
lo schema di tutte le stanze da letto e i nomi di chi le occupava.
Ovunque c'erano i più strani tipi che si potessero
incontrare,
tra cui uno che continuava a girare nudo ed un'altro che si credeva il
Messia.
Naomi prese la mano dell'amica e la portò al piano di sopra
più in fretta possibile, in camera sua.
-Benvenuta nel mio mondo- commentò con un ironia malinconia
appena si furono rifugiate nella stanza. Emily per un attimo pareva
aver perso l'uso della parola e si limitò ad osservare le
pareti
intorno con grande interesse.
La bionda si portò fino all'armadio, aprendolo e cominciando
a
frugarci dentro -dovrei avere qualcosa da darti per cambiarti...-
commentò nel frattempo. Estrasse un paio di jeans lunghi ed
un
top nero.
-Forza, svestiti- le ordinò.
Emily indugiò qualche secondo, colta da lieve imbarazzo,
quindi
afferrò i vestiti e cominciò a spogliarsi,
poggiando i
vecchi indumenti sul letto. Rimasta in biancheria intima,
alzò
gli occhi notando che anche Naomi era in reggiseno e mutandine.
"Wow" fu la prima cosa che le balenò in mente.
I loro sguardi si incrociarono.
-Sei sicura di stare bene? Forse nella caduta hai sbattuto la testa e
ora...-
-Ho voglia di baciarti-
Emily non sapeva perchè lo avesse detto a voce alta. Seppe
solo
che le parole le uscirono dalla bocca di getto, senza che lei potesse
fermarle. Questa volta non avrebbe potuto utilizzare la scusa del
troppo alcol, o dell'ecstasy. Questa volta era da sola, di fronte
all'evidenza che provava qualcosa di più di una semplice
amicizia per quella persona che aveva davanti.
Naomi si bloccò di colpo. Quell'unica frase l'aveva
letteralmente congelata. Aprì la bocca per rispondere, ma la
richiuse subito dopo non sapendo bene cosa dire.
Quei secondi di silenzio erano come una pugnalata alla schiena di
entrambe.
-Io non sono gay- disse infine. Fu la prima cosa che le venne in mente,
ma subito dopo si maledì comprendendo la
stupidità di
ciò che aveva appena affermato.
Di nuovo silenzio. Di nuovo pugnali.
Naomi aveva ripreso a vestirsi, questa volta più
rapidamente. Le
lanciò un'occhiata, vedendo che era ancora lì in
biancheria intima.
-Ti lascio cambiare...ti aspetto giù.- disse, uscendo poi
dalla stanza.
"Bella scusa del cazzo, Naomi!" si rimproverò tra
sé e
sé, appena fuori "non potevi trovare niente di meglio?"
Nella camera, intanto, Emily si sedette sul letto; il suo
sgaurdo era perso nel vuoto, lo stesso di chi aveva appena visto tutti
i propri sogni infrangersi davanti. Il film nella sua testa aveva fatto
crack, la pellicola si era rotta. E non sapeva se sarebbe riuscita ad
aggiustare l'intera situazione.
Ma soprattutto, si chiese, avrebbe veramente voluto che le cose
tornassero come prima, a quel punto? Come poteva rimanerle amica,
conoscendo i propri sentimenti?
Non
sapeva nemmeno se fosse veramente pentita di averle rivelato la
verità.
Mentre tutte
quelle domande le riempivano la testa, una piccola lacrima
le rigò il viso. L'asciugò con rabbia e si
vestì,
raggiungendo la bionda al piano di sotto. Uscirono insieme dalla casa,
senza dirsi una parola. E il silenzio della notte le avvolse.
Passarono l'intero tragitto sull'autobus ad ascoltare i discorsi degli
altri e, quando arrivarono verso Greyfield e il mezzo si
svuotò,
ad osservare le figure scure che scorrevano dietro i vetri dei
finestrini.
Scesero nell'oscurità del bosco. Un'unico cartello
arruginito
segnalava la fermata dell'autobus, ed era l'unica cosa che fosse
differente da un albero in quella zona. Si voltarono verso quella
macchia nera.
-Hai portato tu la cartina, vero?- domandò la rossa
-Io credevo che il posto sarebbe stato un pò
più...ehm...visibile- si scusò l'altra,
concludendo la
frase con un sospiro -credo che dovremmo cercarli senza mappa...-
Emily rimise in tasca il cellulare che aveva estratto per vedere se
prendeva. Ovviamente non c'era campo.
Si prospettava una lunga nottata.
Si misero in cammino entrando nel bosco vero e proprio. Ad ogni loro
passo corrispondeva un inquietante rumore di foglie secche che si
spezzavano, mentre tutto intorno si potevano ascoltare i richiami dei
gufi e di qualche altro animale notturno.
Fortunatamente avevano portato una torcia, per ogni evenienza, e quel
piccolo accorgimento si rivelò più che
indispensabile.
Camminarono per almeno otto chilometri, senza la più pallida
idea di dove stessero andando, nella vana speranza di vedere un fuoco o
sentire delle urla riconoscibili. Dopo più di due ore si
sedettero a terra, stanche e sconfitte.
Niente feste all'orizzonte.
Da tutta altra parte, il gruppo di amici aveva acceso un fuoco al
centro di uno spiazzo tra gli alberi e, tutto intorno, aveva piantato
le tende che sarebbero servite per la notte. Cook girava entusiasto,
probabilmente già ubriaco di birra da svariate ore.
JJ e Freddie se ne stavano leggermente in disparte, il primo provando
uno dei tanti giochi di magia, l'altro invece lanciando qualche
occhiataccia a Cook, con cui ancora non parlava dopo la famosa litigata.
Pandora e Thomas avevano occupato un angolino tra due tende, e si
scambiavano qualche effusione romantica.
Effy fumava uno spinello vicino a Cook. Ma i suoi occhi appartenevano
ad un altro uomo, in quel gruppo. Fissava già da un
pò
con insistenza Freddie, e lui pareva ricambiare le attenzioni.
Malgrado tutto alla festa aveva preso parte anche Katie, che si era
portata dietro il fidanzato. Aveva provato a chiamare la sorella per
tutto il pomeriggio, e si sentiva talmente incazzata che lei non le
avesse risposto che aveva preferito andare al party accompagnata da
qualcuno che conoscesse veramente. O comunque che pensava di conoscere.
Con un rumore stridulo un uccello notturno si alzò in volo.
Emily, stesa accanto alla bionda sulla scomoda sterpaglia del bosco,
strinse all'improvviso la mano dell'amica. Quella le sorrise.
-E' solo un uccello. Hai paura?- le domandò divertita
-Tu non ne hai? E' notte, siamo in mezzo al nulla e non sappiamo dove
diavolo sono finiti gli altri... -
-Degli altri non mi interessa- sentenziò, interrompendola.
"A me
basti tu" concluse nella sua mente, spaventandosi poi subito dopo di
ciò che aveva pensato.
Lei non era gay, giusto? Glielo aveva detto appena qualche ora fa, ma
non ne era più tanto convinta. Provava a dimenticare quante
volte aveva ripensato, anche lei, al loro primo bacio. Era stato un
gioco, all'inizio. Ma a volte il gioco si trasforma in qualcosa di
più serio, e allora nascono le complicazioni.
Complicazioni per lei, che non voleva ammettere a sé stessa
la
verità. Complicazioni per l'altra, che aveva fatto soffrire
con
quella frase detta per proteggersi, quel pomeriggio. Troppe
complicazioni.
La verità era che aveva paura. Una fottuta paura di amare. E
di essere abbandonata.
Emily frugò con la mano nella borsa, estraendone subito dopo
una bottiglia di Vodka mezza piena.
-L'avevo in borsa da ieri- spiegò, di fronte allo sguardo
stupito dell'altra -per ogni evenienza-
Risero.
La rossa la stappò, bevendone un sorso generoso e passandola
subito dopo all'amica, che fece lo stesso. Sorso dopo sorso, si
ritrovarono in poco ad aver finito l'alcol a disposizione, diventando
molto più allegre e loquaci di quanto lo fossero state fino
a quel momento. Si voltarono di fianco, una verso l'altra, sempre
stese, ed i loro occhi si incrociarono di nuovo. Questa volta
però c'era qualcosa di diverso. Come una musica leggera, che
solo loro sentivano, e che le univa in quella notte di luna piena.
-Naomi... io...- cominciò Emily, ma la bionda le
pigiò teneramente l'indice sulle labbra.
-Non dire nulla, non c'è bisogno-
-Ma io... - questa volta Naomi si avvicinò di più
al suo viso. Poteva sentire il suo respiro irregolare che le
solleticava il viso, e le mani di lei che si avventuravano lungo i suoi
fianchi.
-Non dire nulla- ripeté. Le sue labbra sfiorarono quelle
della rossa, prima con un lieve imbarazzo, poi con sempre
più foga.
Un bacio alla vodka, che esprimeva tutto quello che non erano mai
riuscite a dirsi. Le loro lingue si toccarono, si incrociarono,
danzarono insieme, mentre le mani andavano ad esplorare i loro corpi.
Come in un vortice.
Dal quale nessuna delle due avrebbe voluto uscire.
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Capitolo 4 *** Greyfield e dintorni. ***
Capitolo 4
Greyfield,
ore 7.
La grande nottata del devasto si era da poco conclusa, tutti si erano
ritirati nella propria tenda con un gran mal di testa per il troppo
alcol e una leggera delusione per il party, che non era poi stato
così "indimenticabile". Solo Cook era sembrato su di giri
per
tutta la serata.
Quando alla fine i ragazzi si erano abbandonati al sonno, Effy si era
infilata di nascosto nella tenda di Freddie, che l'aveva accolta con
stupore.
-Che ci fai qui?- le aveva chiesto immediatamente. Lei però
non
aveva risposto. Si era limitata a sfilarsi la maglietta e fare lo
stesso con i pantaloni del ragazzo. Cook nel frattempo, dormiva ignaro
pochi metri più in là.
Nello stesso bosco, a qualche chilometro di distanza, Emily e Naomi
giacevano l'una accanto all'altra, abbracciate nel vano tentativo di
proteggersi dal freddo terriccio su cui erano poggiate. Le foglie sotto
di loro parevano divenute ghiacciate e tutto intorno l'aria mattutina
era abbastanza fredda.
La rossa fu la prima a svegliarsi. Si stropicciò gli occhi
con
le mani, per poi essere scossa da un brivido di freddo. Il suo sguardo
si posò immediatamente sul corpo che era steso accanto a
lei. La
ragazza, in biancheria intima, era raggomitolata su se stessa, con i
capelli scompigliati e il trucco sfatto. Ma anche così era
la
più bella creatura che avesse mai visto.
Ma probabilmente non era abbastanza obiettiva per dare un giudizio.
Aveva passato la notte più bella della sua vita, ma ora si
sentiva veramente a pezzi. Già il giorno prima quello strano
giramento di testa l'aveva messa in allerta, ma dopo aver "dormito" al
freddo del bosco di Greyfield, stava ancora peggio.
Recuperò i propri vestiti che aveva sparso intorno, nel
momento
di passione, e quando si fu rivestita coprì "l'amica" con
una
maglietta cercando di non svegliarla. Appena sfiorò la pelle
del
braccio di Naomi, come un flash, le ritornò in mente la sera
precedente, e subito le sue labbra si stesero in un sorriso.
Con le dita si massaggiò le tempie per cercare di alleviare
il
mal di testa. Nel frattempo pensò a cosa avrebbero potuto
fare a
quel punto: il primo autobus verso la città non sarebbe
passato
prima delle 12 e non potevano aspettare lì tutto quel tempo.
Controllò il cellulare, ma lo trovò completamente
scarico.
"Cazzo" pensò, mentre ritirava il telefono nella tasca.
"Maledetta tecnologia!"
Il bosco davanti a lei stava nuovamente, come era successo il
pomeriggio precedente, diventando a chiazze indistinte ma chiudendo gli
occhi riuscì a controllarsi.
Nel frattempo anche Naomi aveva schiuso le palpebre accompagnando il
gesto con un profondo sospiro. Se non fosse stato per il freddo,
sarebbe rimasta lì stesa ancora per parecchio tempo.
-Buongiorno...- disse con voce impastata dal sonno alla rossa, che si
girò di scatto e quasi caddè per il movimento
brusco.
La bionda capì che c'era qualcosa che non andava.
-Emily... ti senti bene?- le domandò preoccupata, alzandosi
e cominciando a vestirsi rapidamente per poter poi andare a
soccorrerla. Pareva aver perso tutta la sua voglia di dormire in meno
di un secondo.
L'altra nel frattempo la osservò con gli occhi semi chiusi,
cercando di metterla bene a fuoco.
-Io... sto bene... - disse. E subito dopo cadde a terra senza sensi
accompagnata dallo scricchiolio delle foglie secche.
-Cazzo!- esclamò Naomi. Le corse accanto e,
inginocchiandosi, le sollevò dolcemente la testa.
-Emily?! Emily cazzo rispondimi!- la fronte le scottava parecchio, e
tutto il corpo era scosso da tremiti. Il volto era completamente
sbiancato, pallido.
Cosa avrebbe potuto fare? Chiamare qualcuno? Ma chi? Troppe domande
senza risposta.
Nel panico più completo si alzò di scatto,
recuperò le ultime cose lasciate in giro e si
caricò Emily sulle spalle, in modo che non cadesse.
L'unica soluzione sarebbe stata quella di sperare di trovare qualcuno
dei loro amici, magari aiutata dalla luce del sole.
Cominciò a camminare a fatica in mezzo agli alberi. Ce la
doveva fare. Emily aveva bisogno di lei.
-Woo! Questo trucco era il migliore JJ!- esclamò Cook,
mentre con i suoi soliti modi rudi gli scompigliava i capelli,
divertito.
Si era appena svegliato, e non volendo annoiarsi aveva pensato bene di
fare talmente casino da costringere anche tutti gli altri ad alzarsi.
Effy e Freddie fortunatamente erano riusciti a non dare nell'occhio
mentre uscivano insieme dalla stessa tenda.
Si erano seduti tutti intorno alla cenere del fuoco, ormai spento,
rimansta dalla sera precedente per pianificare il ritorno a casa.
All'improvviso poco lontano si sentì un rumore. Tutti
cominciarono a guardarsi intorno sconcertati. Cook e Thomas si alzarono
di scatto.
Di nuovo un rumore, questa volta più riconoscibile. Come
qualcosa che si avvicinava trascinando i piedi sul terreno scomposto
del bosco.
Tra gli alberi cominciò a delinearsi una figura, che
diventava più visibile man mano che avanzava.
-Naomi?- chiese con stupore Thomas, mentre anche gli altri a quel punto
si alzavano.
La bionda alzo gli occhi verso il gruppo, con la faccia tirata nel
grande sforzo che aveva fatto portando un corpo privo di sensi sulle
spalle per diversi chilometri. A quel punto crollò a terra
anche lei, stremata.
Katie fu la prima a correrle incontro, seguita poi da tutti gli altri.
-Che cazzo è successo?- domandò urlando verso
Naomi -che cazzo hai fatto a mia sorella?!-
La bionda la fissò, mentre si rimetteva seduta e recuperava
le forze -siamo venute ieri sera con l'autobus, lei era arrabbiata con
te. Quindi ci siamo messe a cercarvi ma alla fine ci siamo
addormentate...-
Tralasciò volutamente la parte della notte di passione, del
sesso fantastico, del loro amore. Perchè era loro. E
perchè non le sembrava il momento opportuno per le
rivelazioni.
JJ intanto le aveva poggiato una mano sulla fronte.
-E' bollente...bisogna portarla al pronto soccorso-
Freddie non se lo fece ripetere due volte e prese in mano la
situazione. In pochi secondi diede a tutti dei compiti per la
mattinata, mentre Effy recuperava le chiavi dell'auto e, insieme a
Katie, Naomi, Pandora e Cook (unica pecca nel programma di Freddie)
correvano all'ospedale più vicino. Freddie e gli altri li
avrebbero raggiunti poco dopo, con l'altra macchina.
In qualche minuto arrivarono al pronto soccorso della cittadina
più vicina a Greyfield. Al parcheggio si ritrovarono anche
con gli altri.
Freddie e Thomas sollevarono Emily e la portarono dentro, mentre Naomi
camminava accanto a loro e teneva stretta la mano della sua ragazza.
-Ci serve aiuto!- urlarono quando entrarono, e subito un medico e due
infiermieri si avvicinarono, ordinando di portare una barella.
La bionda si avvicinò al dottore, mentre con le lacrime agli
occhi osservava preoccupata cosa stava succedendo
-Lei...lei già oggi pomeriggio era strana...stava male. E'
caduta dalla bici. E poi stamattina è svenuta...- le sue
parole erano a malapena comprensibili, la sua voce era rotta dai
singhiozzi che non riusciva a trattenere più.
Uno degli infermieri li portò nella sala d'attesa, anche se
Naomi avrebbe preferito rimanere con lei. Nel frattempo, li
rassicurò, avrebbero fatto degli accertamenti per capire
cosa avesse la loro amica.
Passarono circa un'ora in quella stanzetta claustrofobica, nel silezio
più assoluto. Nessuno voleva dire nulla, tutti troppo
impegnati a seguire il filo dei propri pensieri.
Finalmente, dopo parecchio tempo, arrivò il medico che li
aveva aiutati all'ingresso. Tutti si alzarono.
-Ragazzi, la vostra amica ha la febbre molto alta, dovrà
restare in osservazione per un pò almeno finchè
non scende. Per il resto non è nulla di grave, ma faremo
degli altri accertamenti.- l'uomo fece una piccola pausa, dando la
possibilità al gruppo di tirare un sospiro di sollievo e
scrollarsi di dosso la preoccupazione, quindi continuò
-però dovremmo controllare anche chi è venuto in
contatto con lei. Il suo ragazzo per esempio...-
Katie rispose prontamente -non aveva il ragazzo. Quindi non credo ci
sia bisogno di controllare ness...- le parole le morirono in gola,
quando vide che Naomi aveva fatto un passo avanti. Tutti gli occhi
vennero puntati su di lei, come il ferro sulla calamita.
-Io sono la sua ragazza.-
Il medico la osservò per un attimo, per poi rivolgerle un
sorriso gentile -seguimi- le disse, per poi condurla fuori dalla stanza.
Nessuno poteva crederci. E Katie non era mai stata così
arrabbiata. Emily era sua, e nessuno poteva toccargliela!
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Capitolo 5 *** Ritorno al presente ***
CAPITOLO
5
-Io sono la sua ragazza-
Quelle parole erano risuonate nella stanzetta come il colpo di una
scure.
-Io sono la sua ragazza-
Cook era subito scoppiato a ridere, con il suo solito modo di fare,
cominciando a ripetere quanto la situazione fosse divertente.
Effy sorrise, aveva veramente già capito tutto da molto, e
ciò la faceva sentire superiore.
Katie era sconvolta. Si sedette su una delle sedie tenendo fissi i suoi
occhi sulla porta dalla quale erano appena usciti il medico e Naomi.
"Cosa cazzo ha messo in testa a mia sorella quella lesbica
deficiente?!" fu la prima cosa che pensò quando
riuscì a
recuperare le sue facoltà mentali.
Pandora invece osservava tutti con un certo interesse. Sembrava
tentasse di capire se quello era il momento buono per una domanda
-Ma quindi... Emily e Naomi stanno insieme?-
Katie si voltò verso di lei, gelandola con un solo sguardo.
Probabilmente non era il momento giusto.
Nel frattempo Naomi aveva seguito il medico per il lungo corridoio
dell'ospedale, fino ad una stanza dove le era stato fatto un prelievo
di sangue e le era stata misurata la febbre. Fortunatamente la sua
temperatura era normale.
-Aspetteremo i risultati dell'esame ematologo, però
sembrerebbe che tu stia bene-
Alla bionda non interessava. Aveva seguito quell'uomo per mezzo
ospedale solo per potergli rivolgere la domanda che tanto aveva
aspettato a fare.
-Posso vederla?-
Il medico le sorrise e la accompagnò nella camera 23. Emily
era
stesa nel letto, con gli occhi chiusi e una flebo attaccata al braccio
destro; era ancora piuttosto pallida ed aveva un espressione distrutta,
ma almeno i tagli sulle mani e sulle ginocchia provocati dalla caduta
in bici del giorno precedente erano stati medicati seriamente.
-Ti lascio sola con lei- disse il dottore mentre usciva.
Naomi rimase ferma per qualche secondo lì in mezzo,
stringendosi
la borsa al petto, insicura sul da farsi. Poi si avvicinò al
letto e vi si sedette accanto su una piccola poltrona per "gli ospiti";
le prese la mano tra le sue, e le lacrime cominciarono a rigarle il
viso sempre più copiosamente.
Quella che era fino a poco tempo prima la giornata più bella
della sua vita, si stava trasformando in un incubo. E il non potere far
nulla per cambiare le cose la annientava completamente.
Inoltre non aveva ancora riflettuto sulle conseguenze che avrebbero
seguito l'aver rivelato a tutti della loro "storia", se di storia si
parlava. D'altronde il vano tentativo di continuare a mentire a
sé stessa c'era ancora, insito in lei.
Ma avrebbe dovuto eliminarlo; sradicare quelle menzogne che le
riempivano la testa per riuscire ad affrontare la sua paura faccia a
faccia.
Un mugolio sommesso la distolse dai suoi pensieri. Emily, pur avendo
ancora gli occhi chiusi, si stava muovendo e continuava a ripetere a
bassa voce qualcosa. Naomi avvicinò la propria testa a
quella
della ragazza sul letto, per poter sentire meglio.
-Naomi...-
Stava ripetendo il suo nome! La bionda strinse maggiormente la presa
intorno alla mano dell'altra, e gli occhi le si riempirono di lacrime
di nuovo. Lentamente, la rossa aprì gli occhi. Inizialmente
la
vista le risultò sfocata, ma piano piano riuscì a
definire meglio tutto quello che aveva intorno. Il suo sguardo si
spostò immediatamente sulla figura che aveva al fianco.
-Naomi...stai bene..?- domandò con voce sommessa, stanca e
flebile.
-Io sto bene. Ma adesso l'importante è che pensi a te
stessa- le accarezzò la fronte, che ancora scottava.
-Io... io non volevo rovinare tutto... sc..scusa-
Questa volta fu la bionda a poggiarle teneramente l'indice sulle labbra.
-Tu non hai rovinato nulla, credimi. E ora pensa a guarire e basta. Ho
bisogno di te.-
Quelle ultime parole galleggiarono nel silenzio per qualche secondo, ed
Emily stiracchiò un sorriso. Sapeva che dire una cosa del
genere
era difficile per Naomi, ma era più che contenta che lei lo
avesse fatto perchè significava molto.
Passarono diverse ore ed Emily, sotto consiglio del medico, si era
messa nuovamente a dormire. Naomi nel frattempo non si era spostata di
un centimetro da quella poltrona accanto al letto, e continuava a
stringere la mano della sua ragazza, come se avesse paura che da un
momento all'altro potesse sfuggirle.
Katie aveva ovviamente chiamato i genitori, che avevano detto che
sarebbero arrivati il prima possibile all'ospedale. Aveva anche
lasciato andare a casa gli altri, dicendo loro che era inutile che
rimanessero lì. Li avrebbe informati appena Emily fosse
stata
meglio.
L'unica cosa che però non riusciva a fare era quella di
entrare
nella camera della sorella, anche solo per vedere come stava.
Probabilmente aveva paura di vedere con i suoi occhi che quel che aveva
detto qualche ora prima Naomi era vero, che stavano veramente insieme.
E la cosa non le andava giù.
L'idea che sua sorella potesse amare un'altra persona al di fuori di
lei la straziava. Non lo avrebbe permesso.
Si alzò di scatto, superando il corridoio a grandi passi
fino
alla stanza numero 23; fece un sospiro silenzioso, per poi poggiare la
propria mano destra sulla maniglia ed aprirla con forza, entrando.
Davanti agli occhi le apparve l'immagine delle due che chiacchieravano
amorevolmente, mentre Naomi accarezzava i capelli alla rossa con una
certa tenerezza.
La rabbia le salì a mille.
-Ho mandato gli altri a casa, puoi andare anche tu se vuoi-
più che una domanda pareva un'ordine.
-Grazie, ma non è un peso per me stare qui- le rispose la
bionda, con aria di sfida.
Emily osservò Katie. Prima che però potesse dirle
qualcosa, fecero il loro ingresso nella stanza i genitori delle due.
Passarono diversi giorni prima che Emily potesse tornare a scuola. Dopo
aver trascorso qualche notte nell'ospedale vicino Greyfield,
approfittando del fatto che la febbre era scesa e sembrava non essere
intenzionata a risalire, era riuscita a convincere i genitori a
riportarla a casa; per tutto il periodo in cui fu costretta nella sua
stanza, senza possibilità di uscita neanche nel giardino
dell'abitazione, non poté vedere Naomi che, come le aveva
detto al telefono, preferiva aspettare che lei fosse stata bene.
Probabilmente non aveva neanche tanta voglia di incontrare nuovamente
Katie e di dover discutere con lei. Cosa che invece toccò
alla sorella.
Emily, pur essendo stata male, non era di certo stupida: già
dal giorno in cui aveva assistito a quel breve battibecco tra la bionda
e sua sorella aveva capito che c'era qualcosa che non andava. D'altra
parte, Katie ultimamente passava talmente poco tempo a casa che era
abbastanza difficile parlarci.
Finalmente il lunedì seguente la rossa riuscì ad
ottenere il permesso di tornare a scuola.
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Capitolo 6 *** Sicurezze ***
Capitolo 6
Lunedì
mattina, ore 8.10.
Era più di una settimana che Emily non tornava a scuola, e
Naomi
aveva trascorso sette lunghi giorni a riflettere su quello che era
successo.
Aveva preferito non andare a trovarla di persona, conscia del fatto che
non era benvenuta in quella casa, soprattutto dopo il comportamento di
Katie nei suoi confronti, in ospedale. Si erano sentite ogni tanto al
telefono. Nulla di più.
In quel tempo che aveva potuto passare per conto suo a pensare a quello
che era successo, i dubbi si erano accavallati uno sull'altro,
rendendola sempre più confusa. Era veramente gay? Le
piacevano
le ragazze e non se ne era mai accorta? Come avrebbe fatto a trovare la
risposta?
Confusione. Totale.
La notte nel bosco era stata probabilmente la più bella
della
sua vita, malgrado il brusco risveglio ed il gelo mattutino, ma c'era
qualcosa ancora che le impediva di accettarlo. La paura del giudizio
degli altri? Forse.
Ed
era questa riflessione
che la portava al problema principale: era pronta a dirlo a tutti? A
mostrarsi sicura di fronte agli altri amici, ai compagni di classe, ai
professori, alla madre, mano nella mano con la RAGAZZA che amava?
-Cazzo!- imprecò
nella
mente, mentre apriva il suo armadietto. Nel frattempo la campanella era
suonata da un pezzo e tutti erano già in classe, eccetto lei
che
era ancora persa nei propri pensieri. E mentre ancora quel fiume di
parole le riempiva la testa, dall'altra parte del corridoio apparve
Emily.
Naomi si voltò di scatto ed incrociò il suo
sguardo. Era
ancora abbastanza pallida, e leggermente più magra
dell'ultima
volta che l'aveva vista, ma conservava il suo sorriso dolce ed i suoi
occhi profondi. Si stava avvicinando all'armadietto in cui la bionda
stava rovistando fino a qualche secondo prima.
-Hey- disse semplicemente, per salutarla. Anche la rossa non sapeva
bene come comportarsi. Da una parte avrebbe voluto solo baciarla
lì, in quel momento, senza troppe inutili parole o
spiegazioni;
dall'altra si rendeva conto che Naomi probabilmente sarebbe stata
restia a questi slanci affettuosi in un luogo pubblico. O comunque,
dovevano ancora discuterne al riguardo.
-Hey...- rispose quindi, lievemente imbarazzata -come ti senti?-
Prima che però l'altra potesse rispondere, la bionda spinse
le
spalle dell'altra contro l'armadietto, avvicinandosi con il viso sempre
di più. I suoi occhi passavano in rassegna le labbra sottili
di
Emily.
-Non posso resisterti...- le sussurrò, prima di baciarla con
passione. Le loro lingue si intrecciarono nuovamente, con gesti rapidi,
quasi violenti. Desiderio. Passione tenuta a freno per giorni. La
stessa passione che cancellava ogni dubbio.
Naomi sentiva la mente completamente svuotata. Era come se il suo corpo
fosse una fiamma che arde, e si muovesse da solo.
Avrebbero potuto vederle, ma in quel preciso istante non le
interessava. Voleva solo lei. La desiderava con ogni fibra del suo
essere.
Emily si staccò da quel bacio, ponendo tra loro due il
proprio
dito indice. La bionda aprì gli occhi, e la
osservò
intensamente aspettando una spiegazione.
-Naomi. Io ho bisogno di sapere se sei veramente convinta di quello che
fai, oppure domani mi pianterai dicendomi che non sei gay, o qualche
altra scusa del cavolo-
La rossa aveva pensato per molto tempo a quello che avrebbe voluto
dirle. Voleva la sicurezza che anche la sua partner sarebbe stata
pronta a fare qualunque cosa per lei, di affrontare il giudizio degli
altri in particolare, e soprattutto doveva sapere se quello era solo un
esperimento o una storia vera.
Doveva avere tutte le certezze che, fino a quel momento, la bionda
aveva rifiutato di darle.
Nello stesso momento in cui le labbra di Emily composero quelle parole,
il "magico mondo" in cui Naomi si era rintanata aveva fatto crack.
Pensava veramente che avrebbe potuto continuare in quel modo senza
problemi? Si era comportata da egoista, aveva pensato solo ai propri
sentimenti ed a come lei si sentiva. E non si era resa conto che una
coppia è formata da due persone, ed entrambe possono essere
ferite.
Rimase in silenzio per qualche attimo, il suo volto ancora
pericolosamente vicino a quello di Emily. Ma anche di fronte a quella
ragazza alla quale non sapeva resistere, la risposta non arrivava. Le
mancava la sicurezza assoluta che tutto sarebbe andato per il verso
giusto.
-Non avrò mai
questa sicurezza- pensò. D'altronde se fosse
tutto così semplice, si eviterebbero molti errori. Se Romeo
e Giulietta avessero saputo come la loro storia sarebbe finita, di
certo Giulietta non avrebbe bevuto quel finto veleno, ma avrebbe
trovato un'altra soluzione.
Naomi chiuse gli occhi per un secondo. La sua mente stava viaggiando
troppo veloce, nella confusione più totale. Era arrivata
anche a fare esempi su Shakespeare!
Finalmente si decise a spostarsi da quella posizione tanto intima,
quanto ormai divenuta imbarazzante, dato il discorso che stavano
affrontando.
Naomi sospirò lentamente, un vano gesto per perdere ancora
un pò di tempo, e rimandare la sua risposta inevitabile.
-Emily... io.... - cominciò infine con voce tremante.
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