Per sempre felici e contenti

di Sempreverde03
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una normale mattinata di settembre ***
Capitolo 2: *** Lettera da Parigi ***
Capitolo 3: *** Lettere varie ***
Capitolo 4: *** Un arrivo inaspettato ***
Capitolo 5: *** Scontri e rivelazioni ***
Capitolo 6: *** Riappacificazione sul ponte ***
Capitolo 7: *** Sogni realizzati ***



Capitolo 1
*** Una normale mattinata di settembre ***


                                                          PER SEMPRE FELICI E CONTENTI
                                                           Una normale mattinata di settembre

Tutti gli abitanti del castello, dopo la maledizione, si erano resi conto di quanto spesso si ritrovassero a raccontare quella storia. La storia della bellissima ragazza che li aveva salvati dalla maledizione innamorandosi di una bestia. Capitava che Missis Bric, Chapeau, Plumette, talvolta persino Tockins, fossero chiamati a intrattenere qualche bambino del villaggio raccontandola, quando capitavano da quelle parti. E intanto il tempo passava e talvolta qualche bambino più curioso degli altri chiedeva cos'era successo dopo.
di cose ne erano successe parecchie! I giorni subito successivi alla rottura dell'incantesimo erano stati di pura euforia! Tutte le famiglie si erano riunite, così qualcuno aveva preso servizio al castello per stare vicino ai familiari e qualcun altro aveva deciso di lasciarlo per il medesimo motivo.
Belle aveva parlato a lungo con suo padre del principe Adam, perché quest'ultimo avesse la benedizione, e dopo un lungo discorso e molte promesse, la ragazza si era trasferita definitivamente al castello.
Poi c'era stata la proposta ufficiale di matrimonio da parte di Adam. Sì, perché Belle sarà stata anche una ragazza di campagna, ma non era affatto semplice e non aveva intenzione di sposarsi nel giro di pochi giorni. I due aspettarono tre mesi, un po' spinti dall'entusiasmo della relazione e un po' dalle malelingue giunte dal resto della Francia sulla contadinella che sarebbe diventata principessa e soprattutto che aveva vissuto sotto lo stesso tetto del fidanzato per così tanto tempo.
I giorni erano volati e al matrimonio mancavano solo tre settimane.

Belle stava percorrendo le scalinate del palazzo con addosso ansia e speranza. Andava il più veloce possibile, subito dopo aver visto il postino arrivare in quella direzione. Stava aspettando ormai da giorni un pacco importante e sperava che quella sarebbe stata la volta buona per riceverlo.
Fu costretta a rallentare quando vide che nell'ingresso principale molti dei servitori si affollavano. In particolare Tockins stava sgridando lo chef di corte sbraitando come un disgraziato:
- Non va bene! Non va per niente bene! Il tuo menù per il matrimonio non è abbastanza ricco! Voglio che prepari una scelta più ampia di vini, carni, formaggi, niente antipasti semplici!
- Veramente, il mil menù...
- E devi mettere più cioccolato sulle meringhe, più carne nel ragú, e soprattutto non vedo NESSUNA. TORTA. ALTA. SEI PIANI!!! Rimedia, e dimmi se devo perdere tempo con la tua incompetenza! 
Belle guardò la scena divertita, mentre lo chef sbuffava e il vecchio maggiordomo continuava a gironzolare lamentandosi della polvere, della disposizione dei quadri e di una miriade di altre cose pressoché insignificanti che per lui erano diventate vitali.
Subito dopo spuntò Missis Bric, facendosi strada tra chi portava fiori, ghirlande e coroncine.
- Ciao cara -la salutò cordialmente.
La ragazza sorrise con calore. Da quando era arrivata lì aveva subito considerato Missis Bric come una seconda madre, figura che aveva perso quando era ancora in fasce.
-Buon giorno.-rispose- Missis Bric, sa per caso se il postino ha un pacco per me? Vede, sto ancora aspettando tutto quel materiale per quel famoso progetto...
- Temo di no, tesoro. In ogni caso puoi sempre controllare. Ora fai sparire quel facciano avvilito! Stai per sposarti!
A quelle parole Belle fece un sorriso divertito.
- Già, e guarda caso il fortunato che dovrebbe condurmi a nozze non si fa vedere da tutta la mattina. Coincidenze?
Seguì una risata di Missis Bric.
A quel punto Belle poté finalmente vedere il postino.
Era davvero contenta che tutti i suoi amici avessero preso così a cuore il matrimonio, ma non dovevano andare in paranoia, né esagerare. Insomma, avevano già chiamato l'orchestra, scelto il vestito da sposa, deciso il menù (più o meno), scelto Père Robert come prete... Di cosa bisognava preoccuparsi?
Aprì la porta giusto in tempo per vedere il postino. Si inchinarono come consuetudine e poi Belle parlò.
- Buon giorno signore. Mi chiedevo se aveste un pacco a nome di Isabelle di Villeneuve. 
L'uomo aveva una faccia da "bevitore di birre distratto" e rispose con una certa esitazione:
- No signorina, ma ho una lettera per il principe Adam Vincent Dominc Gustave d'Angió e per la principessa.
"Non ridere per quei nomi. Non ridere per quei nomi. Non ridere per quei nomi."
- Perfetto. Datela a me.- concluse con voce gentile.
L'uomo però si ritrasse:
- Non penso che voi abbiate il permesso di prenderla, signorina.
Belle si lasciò sfuggire un piccolo sbuffo.
- In realtà sono la futura principessa.- disse facendo del suo meglio per farla sembrare una normale precisazione.
L'uomo non era ancora convinto.
- Non mi sembrate proprio una principessa.- proclamò ostile.
- Potreste parlare direttamente con il principe esternando questi dubbi. Se volete ve lo chiamo, ci metto un attimo.
- No, no, no!
Belle non  poté trattenere un sorriso furbo: l'incertezza dell'uomo sembrava quasi svanita.
- Mi pagherete ugualmente, non é vero?
Lei alzò un sopracciglio e tirò fuori dalla tasca del grembiule un sacchetto in velluto rosso colmo di monete.
All'uomo si illuminarono gli occhi. Con un gesto quasi meccanico consegnò la busta con la lettera e prese l'intero sacchetto. Stava per voltarsi, quando la voce della giovane lo richiamó:
- Il resto.
E mentre il postino si scusava impacciato e le consegnava il denaro, si disse che per fortuna non aveva fatto tante storie. Gli bastava essere pagato. Per fortuna soprattutto perché Adam non era in casa. 

Nello stesso momento il principe Adam stava cavalcando a tutta velocità in un'enorme distesa piana a molta distanza dal maniero. Il vento gli scompigliava i capelli biondi e l'adrenalina che sentiva si disperdeva in tutto il corpo. Il rumore degli zoccoli del suo cavallo che calpestavano le foglie lo faceva sentire rilassato. Aveva bisogno di un senso di libertà che poche cose riuscivano a dargli. Quella mattina era uscito senza dire niente a nessuno, aveva preso il suo cavallo più veloce e aveva deciso di godersi a suo modo un'assolata giornata di settembre.
Ancora brezza tagliente sul viso. Ancora un'energia spaventosa dentro si sé.
Tirò le redini del suo cavallo giusto in tempo per ritrovarsi sulla cima di una collina sufficientemente alta per respirare a pieni polmoni tutto il paesaggio circostante. Contemplò la natura che aveva intorno, chiuse gli occhi e sentì un'enorme felicità. Era tornato umano da tre mesi, ma la sensazione di poter rivedere il sole di fine estate dopo tutto quel tempo continuava a entusiasmarlo. Aveva l'impressione di aver cominciato a vivere solo in quel momento, sentiva di poter fare qualunque cosa!
Il suono delle campane in lontananza sembrò ridestarlo, come da un sogno.
- É già mezzogiorno? Meglio tornare, o penseranno che sono morto! Andiamo Sugar.
Il cavallo ubbidì al padrone e la folle cavalcata verso casa riprese.

Belle stava passeggiando nei giardini con in mano "Sogno di una notte di mezza estate", che si apprestava a divorare. Era arrivata davanti alle scuderie quando sentì un nitrito, e l'immagine di Adam che veniva verso di lei le si parò davanti. Un secondo dopo scese da cavallo e la raggiunse, prima di far entrare Sugar con gli altri cavalli.
-Ciao.- disse con il fiatone.
La risposta che ricevette fu un sopracciglio alzato.
- Ok, sei arrabbiata, ma ho solo fatto una cavalcata.
Ancora niente da parte della mora.-
- Interpreto il tuo mutismo come acido dissenso?
A quel punto la ragazza roteò gli occhi, seccata.
- Ti hanno visto uscire di casa alle otto e sono le due del pomeriggio. Hai fatto una cavalcata di sei ore?
- Sì.
- E ti sembra normale farlo senza dire niente?!
- Rilassati.- rispose Adam entrando completamente nelle scuderie e accarezzando i puledri. - Se fossi voluto scappare ti avrei almeno preso Philipe.
- Grazie molte.- commentò Belle sarcastica.
Adam si avvicinò a lei e le rivolse un sorriso dolce.
-Che stai leggendo?
A quel punto Belle ridacchiò sorridendo:
- Non mi addolcirai venendo qui e chiedendomi di parlare di libri.- affermò ridendo e senza crederci davvero.
- L'ho già fatto. - si affrettò a concludere Adam prima di attirarla a sé e baciarla.
I due si lasciarono trasportare da quel bacio così passionale fino a non avere più fiato. Poi si staccarono sorridendo. Il principe le prese le mani tra le sue e le baciò delicatamente.
- Hai già ricevuto il pacco con libri, quaderni e via dicendo?
Belle fece un sorriso rassegnato:
- Ancora niente, purtroppo. Chissà, forse l'idea di aprire la biblioteca una volta a settimana per farla diventare una scuola, non è stata il massimo.
- Stai scherzando?! Ti vedo benissimo come insegnante. Andrà tutto bene, la tua riforma scolastica é perfetta.
La ragazza sorrise, finalmente felice.
Erano a tanto così dal riprendere a baciarsi, quando Tockins li interruppe, tutto eccitato.
- Padrone, siete qui!- esclamò- Abbiamo bisogno di voi, dovete firmare dei documenti.
Adam annuì con poca voglia, mentre Belle arrossiva imbarazzata.
- D'accordo, tra un secondo arrivo.
Tockins parve soddisfatto e si allontanò tutto impettito.
- Il dovere mi chiama.- disse il giovane rivolgendosi nuovamente alla fidanzata.- Dopo continuiamo.- concluse allontanandosi.
Belle sorrise scuotendo il capo divertita. Poi, un'idea la folgorò, ricordandole qualcosa di importante.
- Aspetta un secondo, Adam!
Aveva ancora con sé la lettera!



ANGOLO AUTRICE:
Prima di tutto ringrazio le mie adorate cugine, perché mentre cercavo di scrivere la storia loro erano sempre lì pronte a distrarmi a ogni evenienza.
Come avrete potuto intuire questa é una fanfiction a più capitoli (ne avrà all'incirca sette), perché finalmente ho trovato il coraggio e l'ispirazione per una storia a più capitoli.
Sappiate che si basa sul live action, ma che comparirà un personaggio di mia invenzione. Spero di non confondere nessuno, poiché in realtà questo personaggio é stato ufficialmente presentato a Belle prima degli eventi che io racconto. Ad ogni modo capirete cosa intendo nel prossimo capitolo.
Come al solito le minacce (scusate, RICHIESTE, volevo dire richieste) le conoscete: ditemi cosa ne pensate della storia, siate sinceri, BLA, BLA, BLABLABLA.
Conto di finire la storia prima del rientro a scuola.
Un bacio a tutti.

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Capitolo 2
*** Lettera da Parigi ***


                                                                   PER SEMPRE FELICI E CONTENTI
                                                                                Lettera da Parigi

- Quindi, dopo la stretta amicizia nata tra mia figlia Genvieve e la tua futura sposa, mi sembra doveroso venire a conoscenza delle circostanze in cui vi siete conosciuti e innamorati. Pertanto, mio adorato nipote, ti invito  a raggiungermi al più presto nella capitale per passare del tempo in famiglia e fugare ogni mio dubbio.
Tua eccetera, eccetera...
In quel momento si trovavano tutti nella biblioteca. Con tutti si intende proprio Lumière, Tockins, Missis Bric, Belle e il principe.
La mora stava leggendo la lettera inviata dalla Duchessa Eléonore, la zia di Adam, che viveva a Parigi. Aveva già avuto modo di conoscerla superficialmente quando aveva fatto amicizia con la cugina del fidanzato, ovvero
Genvieve. Le era sembrata una donna fredda, cinica, calcolatrice. Aveva uno sguardo spento, i capelli opachi e la
vecchiaia l'aveva res elegante, ma spietata. Tutti la ammiravano anche se era una donna boriosa e viziata. Questo perché la Duchessa Eléonore era un tipo di persona con molti difetti, ma un'intelligenza e una cultura troppo grandi per essere considerata frivola. La sua presunzione risultava sempre giustificata da una qualche superiorità e il suo snobbismo fonte di profonda ammirazione per ogni dama.
Tutto il contrario di sua figlia: una ragazza di diciotto anni (uno in più di Belle),timida e insicura,ma anche dolce e disponibile.
Belle si sistemò meglio sul divano su cui era seduta.
- É ridicolo!- commentò.
- Questo invito è un mero pretesto, sicuramente vorrà convincermi a non sposarmi, o qualcosa del genere.- sentenziò Adam con più calma.- Si vede che é la sorella di mio padre.
- Padrone, non pensate di poter rifiutare:  é vostra zia e ha molto potere decisionale sulla vostra vita. - s'intromise Tockins.
- Ne aveva quando avevo quindici anni! Non ora che ne ho ventuno.
Nell'enorme biblioteca calò il silenzio. Avevano tutti un'aria inquieta, sapevano che Eléonore era una donna forte: non si sarebbe fatta scrupoli a dire ad Adam di annullare il matrimonio.
Alla fine Lumière parlò:
- Tockins, nella lettera non c'é nemmeno l'ombra di un invito per madmoiselle! Questo sarebbe un motivo sufficiente per non andarci.
- Taci Lumière! Non si rifiutano inviti dalla nobiltà.
 Dopo quell'affermazione fu il turno di Missis Bric. Lei riusciva sempre a placare gli animi durante una discussione, offrendo un punto di vista sincero e razionale.
- Penso che il principe possa decidere da solo se secondo lui è giusto recarsi a Parigi oppure no.
Il diretto interessato rivolse istintivamente uno sguardo a Belle che lo osservava in maniera indecifrabile.
Avrebbe voluto dire di no. Dire che non aveva senso, affermare che avrebbe solo peggiorato le cose... Eppure qualcosa dentro di lui gli suggeriva una ragione molto importante per partire.
- Forse dovrei andare.- disse con tono incolore.
Tutti i presenti strabuzzarono gli occhi e Belle prima di tutti.
- Per sentirti dire cosa?- domandò infatti, senza capire l'improvviso cambio di impostazione.
- Non ne sono sicuro.- rispose Adam con sincerità.- Ma riflettiamoci un secondo. Nessuno, a parte gli abitanti di Villeneuve, sa nulla sulla maledizione. Dopo dieci anni mi rifaccio vivo, così, dal nulla e sto per sposarmi con una non nobile. Possiamo immaginare cosa pensi la gente.
- A te interessa?!- scoppiò Belle sconfortata.
- Interessa anche a te. Perché la gente dovrebbe considerarti un' arrampicatrice sociale se non lo sei?
Lei non riusciva a crederci. Era sconvolta.
- Tu credi che andando lì e umiliandomi pubblicamente riuscirai a convincere le persone a non pensarlo più?!
- Io credo che andando a Parigi potrò riuscire a convincere mia zia. Un membro della MIA famiglia. Non una sconosciuta.
Il suo tono di voce era dolce, sincero. Riuscì a calmare la giovane.
Belle non era stupida: sapeva benissimo che cosa si dicesse di lei e quali fossero gli aspri commenti di tutti quelli che avevano sentito parlare della sua storia. Fino a quel momento gli aveva ignorati, come faceva sempre con tutti gli insulti che riceveva. Ci era abituata.
Eppure qualcosa era scattato quando aveva letto la lettera della Duchessa: non ne poteva più di essere giudicata!
Guardò Adam che nel mentre si era seduto accanto a lei sul divano.
In fondo lui aveva ragione. Era meglio così.

Il giorno seguente ogni cosa per il viaggio di Adam era già pronta. C'era la carrozza, bagagli a sufficienza per due settimane, cavalli freschi e riposati...
Ognuno stava salutando il giovane come poteva. Lo chef aveva preparato una teglia di biscotti per il viaggio, conoscendo bene l'amore sincero e incondizionato che il principe nutriva verso i dolci. Madame de Guarderobe e suo marito augurandogli buona fortuna, Tockins con un inchino composto, Missis Bric e Lumière con un caldo abbraccio. Nessuno aveva mai visto padrone e servitori in un rapporto così affiatato.
Poi fu il momento che i due innamorati si salutassero. C'era ancora un'aria leggermente tesa a causa della discussione del giorno prima, ma tutto sparì in un momento non appena si abbracciarono.
- Rispondi alle mie lettere.- di raccomandò Adam
- Lo farò, prometto.- rispose Belle alzando gli occhi al cielo divertita.
Si guardarono negli occhi specchiandosi nelle iridi dell'altro. Si avvicinarono leggermente.
- Ok amici, é il momento di non guardare!- sentenziò Lumière con voce solenne prima di far voltare i presenti.
La coppia rise e il giovane ritrovò subito nel viso luminoso della sua fidanzata quel sorriso che lo aveva fatto innamorare. Chiusero gli occhi e finalmente si salutarono come si deve.
- Ora potete guardare.- li informò Belle tra le risate mentre si staccarono.
Subito dopo Adam salì sulla carrozza tra i saluti generali, e mentre la vettura spariva dalla sua vista oltrepassando l'imponente cancello, Belle si fece abbracciare da Missis Bric, sospirando.

Nel pomeriggio i bambini tornavano da scuola con le loro cartelline e ognuno si dirigeva verso casa. Succedeva però che qualcuno si fermasse nei giardini vicini alla scuola per chiacchierare. Chicco sapeva benissimo che quello era il momento preferito dai bullette per attaccare. Non osavano mai in classe, per non ricevere bacchettate sulle dita o altra vasta gamma di punizioni corporali. Sceglievano attentamene il luogo, il momento e soprattutto la persona a cui riservare i loro scherzi. Chicco era uno delle tante vittime.
Capitava addirittura che lo seguissero anche molto fuori dal paese, poiché sapevano che lui doveva arrivare fino al castello, e che continuassero a stuzzicarlo fino a lì. Una volta gli avevano buttato a terra i quaderni davanti all'entrata principale e l'unica cosa che li aveva fermati  era stata la vista di Lumière. Appena era apparso li aveva fatti fuggire a gambe levate.
Questa in particolare era la volta degli insulti.
"Raccomandato!" gli gridavano. "Vai a scuola solo perché tua madre chiede i soldi al principe." "Non dovresti neanche farti vedere!" "Fai schifo!"
Chicco era abituato a ignorarli. Sua madre gli aveva detto di fare così. Se avesse risposto la "guerra" non sarebbe finita più, mentre invece ignorandoli si sarebbero stancati. Tutti i bambini sanno che non è così che funziona, ma Chicco era un bambino ubbidiente e non aveva mai risposto.
Quel pomeriggio, però tutti lo videro entrare a casa in lacrime. Qualcuno aveva davvero oltrepassato il limite. Persino più del solito.
Il piccolo abbandonò la cartella nel bel mezzo del giardino e corse a sedersi sul muretto, lontano da tutti.
- Io non so più cosa fare.- si lamentò Missis Bric.- Se solo il mio Jean fosse qui, saprebbe come prenderlo. Sono mesi ormai che va avanti così.
Belle, che era davanti a lei e che l'aveva sentita, le toccò la spalla in segno di comprensione.
- Vuole che provi a parlarci io, Missis Bric?
- Mi faresti un gran piacere, cara. Chicco ti considera come una sorella maggiore. Forse con te riuscirà a confidarsi.
La ragazza fece un respiro e si incamminò verso il bambino. Gli voleva così bene che era spaventata all'idea di dire qualcosa di sbagliato.
- Ciao Chicco.- disse sedendosi vicino a lui shira quel muretto in pietra nascosto dagli alberi.
Lui fu svelto ad asciugarsi gli occhi con una manica:
- Ciao Belle.
Lei lo guardò e sentì una morsa al cuore.
- Sono di nuovo Raphaél, Adrien e William?- chiese, ma sapeva già la risposta. 
- Sono sempre loro.
Il tono di Chicco era duro, esausto da ogni prepotenza.
- Cosa hanno fatto questa volta?
A quella domanda gli occhi del piccolo si inumidirono e lui tirò su con il naso.
- Le solite cose. William mi prende a calci i quaderni, Adrien mi dice che sono una nullità e Raphaél...
A quel punto si fermò. Il solo ricordo gli creava bruciore.
Belle si rese subito conto che la situazione era seria.
- Che cosa ha fatto Raphaél?
Dopo qualche secondo di silenzio ci fu una lieve risposta:
- Dice che nessuno mi vorrà mai bene perché... Perché sono stato adottato.
Il viso di Belle si riempì di stupore. Senza pensarci lo abbracciò lasciandolo sfogare completamente.
- Chicco.- cominciò seria mentre il bambino era in lacrime. - Ascoltami. Tu sei il bambino più buono, dolce e gentile che io abbia mai conosciuto e non volerti bene è impossibile. Devi lasciarli perdere quei tre. Dicono così solo perché vorrebbero tanto dei genitori come i tuoi.
Il bambino sembrò calmarsi un po'. Sì staccò e guardò Belle dritto negli occhi marroni.
- Io ti capisco, é difficile non reagire a questo genere di provocazioni. Quando ero piccola mi prendevano in giro perché leggevo ed ero diversa. Tu sei preso in giro perché sono tutti invidiosi di te e della fortuna che hai. Hai un papà e una mamma meravigliosi!
Chicco la guardò con i grandi occhi imploranti:
- E cosa hai fatto in quel periodo?- chiese riferendosi a ciò che Belle gli aveva raccontato.
La ragazza sorrise accarezzandogli i capelli:
- Qualcuno era lì per ricordarmi che tutti noi siamo speciali e che nessuno può permettersi di farti sentire inferiore.
Chicco le sorrise commosso. Si sentiva capito da Belle, sapeva che era vero tutto ciò che diceva.
Le emozioni di quel giorno erano state tante: preso alla sprovvista ricominciò a piangere forte, ma questa volta si sentiva al sicuro.
- Vieni qui tesoro.- lo esortò Belle stringendolo, e anche a lei sfuggì una lacrima.
- Sai cosa facciamo?- chiese poi continuando ad abbracciarlo.- Domani vengo a scuola con te e parlo molto chiaramente al preside. Non lascerò più che ti facciano del male.



Angolo autrice:
Sorpresi? Esatto, Chicco é stato adottato! Questo perché nella versione animata era chiaro anche se implicito e mi sarebbe piaciuto se fosse rimasto così anche per il live action.
 Comunque io sono pazza! Pensate che nella scena finale in cui Missis Bric canta e guarda Maurice mi sono immaginata un risvolto amoroso tra loro due. Ho deciso di risparmiarvi e non l'ho inserito in ogni caso.
Quindi Adam é partito a causa di questa sua zia. Ditemi cosa ne pensate del dialogo tra lui e Belle. Ad ogni modo spero che la storia vi stia piacendo.
Non so ancora quando aggiornerò, ma per il prossimo capitolo potrebbe volerci un po' più di tempo.
Ciao a tutti, alla prossima!




 

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Capitolo 3
*** Lettere varie ***


                                                           PER SEMPRE FELICI E CONTENTI
                                                                           Lettere varie

 1775, Villeneuve, Francia
                                                                                                                                
Caro Adam,
come vedi  ho mantenuto la promessa e infatti sono qui per rispondere alla tua precedente lettera.
A casa le cose procedono piuttosto bene. I ragazzi sono ancora impegnati nell'organizzazione del matrimonio e affermo con il massimo candore che non mi danno pace!
Recentemente ho parlato con il preside della scuola del paese, per discutere sulla faccenda che riguarda Chicco e ha promesso di fare attenzione. Ne ho approfittato per accennargli anche la mia iniziativa. Nonostante abbia ribadito più e più volte che mi occuperò io di tutte le spese, non l'ha presa bene. In ogni caso poco importa perché il famoso pacco non mi é ancora arrivato.
Per il resto tutto procede in maniera normale, quasi placida oserei dire. Mi rilasso un po', passo del tempo con i ragazzi, però non posso nascondere che mi manchi. Ora però la smetto con questi dettagli perché non credo che ti interessino.
Ad ogni modo fammi sapere anche come stai, parlami di Genvieve, dimmi se ci sono stati progressi o perlomeno risvolti interessanti con la Duchessa. Muoio dalla voglia di saperlo!
Rispondimi presto,

                                                                                                                                                                   Tua Belle


1775, Parigi, Francia

Mia adorata Isabelle, 
uso volutamente il tuo nome di battesimo perché farti innervosire a distanza rappresenta la mia massima aspettativa di divertimento e tra l'altro l'unica per ora. Potrei ascoltarti per ore mentre descrivi quello che fai, che ti rende felice e/o annoiata. Se però c'è anche qualcosa che ti turba non esitare a parlarmene.
Anche qui le cose non sono mai così interessanti. Mia zia ci fa partecipare ogni sera a eventi mondani  facendoci frequentare nobili altolocati e ricchi borghesi, ma ormai per me é difficile interagire davvero con queste persone. Capisco solo in questo momento quanto fossi sciocco e superficiale prima della maledizione. Te lo dico chiaramente: molti di loro sono veramente insopportabili e fanno dei discorsi così vuoti che è difficile non distrarsi. Esatto, anche tu mi manchi.
Genvieve sta bene e ti saluta con affetto. Anche lei vive la mia stessa situazione, però é un po' più abituata alle stravaganze di sua madre e quindi é più paziente. Parlando di questo devo confessarti che nessuno ha ancora accennato al matrimonio e mia zia non sembra intenzionata a farlo. Genvieve mi ha parlato in questi giorni. Si é scusata perché non sei stata invitata, ma sua madre ha spedito la lettera senza nemmeno avvisarla e lei l'ha scoperto il giorno prima del mio arrivo.
Perciò per il momento non ho ancora parlato di te a mia zia. Lo farò nei prossimi giorni, te lo prometto. Ti penso sempre

                                                                                                                                                                        Adam


1775, Villeneuve, Francia

Caro Adam,
quando mi hai detto che non fai niente di interessante mi sono immaginata la Duchessa che vi tiene segregati in cantina ventiquattro ore su ventiquattro. Andare ai cosiddetti party non é la prima cosa che mi viene in mente quando penso alla noia. 
Scherzi a parte, condivido a pieno il tuo stato d'animo e capisco perché ti senti così.
Francamente però non sono così sicura che tu sia del tutto isolato. Scommetto che avrai un bel numero di "damine" appresso. Non farti tentare dal loro essere così zuccherose, mi raccomando.
Non ho creduto neanche un secondo che Genvieve fosse a conoscenza delle intenzioni della Duchessa. Non sarebbe da lei, che é sempre così educata. Dille che non ha motivo di farsi problemi.
Qui a casa ormai sentono tutti la tua mancanza. Il più distrutto é Tockins, anche se più che altro é perché, a detta sua, lasci moltissimo lavoro inarretrato. Se non fosse stato lui il primo a insistere per la tua partenza potrei anche dargli ragione, ma non é così. Poverino, devi averlo stressato non poco quando eri ragazzino.
Va bene, la smetto di prenderti in giro. Anche io ti penso sempre

                                                                                                                                                                La tua Belle


1775, Parigi, Francia

Mia gelosa Isabelle,
per la cronaca io non mi faccio tentare e tu dovresti saperlo bene! Non mettere in dubbio la mia assoluta fedeltà e devozione, perché potrei offendermi.
Giusto per essere cattivo ti dirò che le "damine", come le chiami tu, ci sono di tanto in tanto, ma mai abbastanza interessanti. Lo so, sono un animo da inguaribile romantico, ritieniti fortunata.
Detto questo voglio riportarti a Parigi. L'ho già visitata spesso, ma nonostante questo, questa città é davvero magica e ogni volta mi affascina come la prima. Quando tornerò organizzeremo tutto per andarci insieme. Faremo bellamente finta di dimenticarci di avere una casa, degli amici, dei parenti, delle responsabilità e ci prenderemo una vacanza tutta per noi. E se stai per controbattere (come sono sicuro che farai) che io sono già in vacanza, ti assicuro che vivere con una donna di una certa età, pettegola, bigotta e acida come un limone é forse la cosa meno riconducibile al mondo a una vacanza.
Proprio per questo sono lieto di annunciarti (e annunciare anche a me stesso in via ufficiale) che manca poco e che prevedo di rientrare almeno una settimana prima del nostro matrimonio. Così potrò godermi a pieno tutte le ansie che mi scaricherai addosso e che tanto allietano le mie giornate.
Con la speranza di riabbracciarti presto,

                                                                                                                                         colui che ti é sempre devoto


1775, Villeneuve, Francia

Caro Adam,
grazie per avermi dipinto come paranoica e fondamentalmente pazza, fa sempre piacere sentirselo dire. Tuttavia devo farti presente che fino ad ora sono stata quella con meno ansie e tu lo sai bene.
Comunque sono felice che tra poco rientrerai. In primo luogo perché, complice la pioggia e il cattivo tempo, sono arrivata a un punto tale per cui la noia dovuta al non saper che fare regna incontrastata. Tu mi conosci, sai che il cucito e il ricamo non sono esattamente le mie attività predilette.
Passo molto tempo a leggere, ma dopo diverse ore di fila sono costretta a smettere, perché persino a me bruciano gli occhi o viene mal di testa.
La prospettiva di andare a Parigi, ma più in generale di viaggiare, mi affascina molto. Quando dici queste cose lascio da parte la mia razionalità e penso solo alla piacevole possibilità. Deve essere bello poter davvero viaggiare, esplorare il mondo, conoscere culture e paesi. Sono tutte cose che ho sognato per tanto tempo ed è sorprendente arrivare a poterle vivere. Non riesco a credere che qualcuno mi proponga queste cose e che siano seriamente realizzabili.
Ora devo andare, é quasi ora di pranzo e tutti mi staranno aspettando.
A presto, 

                                                                                                                                                              La tua Belle 


1775, Versailles, Francia

Mia dolce Isabelle, 
anche a me piace pensare a cosa succederà quando potremo cominciare la nostra vita insieme da sposati. Faremo davvero le cose che che abbiamo sognato in questi anni, io nella mia prigionia e tu nel tuo villaggio. Nel nostro vivere isolati dal resto del mondo. Soprattutto perché ho già la cattiva intenzione di viziarti e coccolarti con ogni cosa tu voglia. Anche se per ora l'unica cosa che posso fare é farti la corte così come posso, con carta e penna. Spero che apprezzerai.
In ogni caso sono sicuro che avrai notato il cambio di località. Abbiamo deciso di passare qualche giorno a visitare Versailles. O meglio, mia zia lo ha deciso. A quanto pare deve presentarci un importantissimo duca, ricco da fare schifo e con una schiera di figlie nubili al seguito. Tuttavia non giudichiamoli senza conoscerli, nonostante sia una cosa irrimediabilmente divertente.
Per ora mi concentrerò sulla bellezza di quest'altro gioiello che é la città: abbiamo visto la famosa Reggia, il Grand Trianon, l'Hall of Mirrors e molto altro. E quando ti trovi davanti a dei capolavori simili puoi addirittura chiudere un occhio sulla compagnia.
Comunque questa tappa non mi impedirà di tornare a casa per quando l' avevo programmato.
Divertiti, tesoro.

                                                                                                                                                                       Adam



ANGOLO AUTRICE:
E dopo qualche giorno in più di attesa sono tornata, per la gioia dei nostalgici.
Ringrazio sempre mia cugina per l'enorme contributo che mi ha dato in questo capitolo, e mia nonna per tutti i commenti dolci e le lunghe chiacchierate su "La Bella e la Bestia".
Ringrazio anche chi ha recensito gli scorsi capitoli.
Spero vivamente che questo capitolo "epistolare" vi sia piaciuto. Poiché ho voluto affrontare la vicenda dal punto di vista dei due protagonisti sotto forma di lettere ho cercato di renderlo saliente e con cose importanti.
Come al solito fatemi sapere cosa ne pensate e ditemi se per caso lo avete trovato pesante.
Per chi si volesse impoltigluare il cervello cercando di scoprire quale sarà il seguito, consiglio di focalizzarsi sull'ultima lettera.
Mamma mia, devo smetterla di fare spoiler!
A presto ragazzi!
 

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Capitolo 4
*** Un arrivo inaspettato ***


                                                                 PER SEMPRE FELICI E CONTENTI
                                                                            Un arrivo inaspettato

Quel giorno Belle decise che sarebbe andata al villaggio per stare con suo padre, visto che il tempo era tornato bello. Missis Bric la aiutò a preparare dei tramezzini per pranzo, lei li avvolse dentro a dei fazzoletti e li ripose nelle tasche del suo abito da contadinella.
Una volta arrivata davanti all'entrata del paese si sentì pervadere da una strana sensazione. Si riscosse velocemente ed entrò.
All'inizio tutto normale:ognuno faceva le cose di sempre, senza preoccuparsi di niente. Eppure appena si resero conto della sua presenza cominciarono a comportarsi in modo strano. Alcuni  le venivano incontro salutandola, ma altri si chiudevano, facevano finta di non vederla, bisbigliavano tra di loro quando passava.
"Possibile che ancora mi trovino strana dopo tutto quello che é successo?"
Continuò a evitare quelle occhiate fino a che non si ritrovò davanti un volto familiare.
- Pére Robert!- esclamò sorridendo calorosamente.
Appena lui la vide abbandonò tutto quello che stava facendo e le venne incontro.
- Riecco l'unico topo di biblioteca della città.- disse abbracciandola
- È un piacere rivederla. Cosa stava facendo?
Lui le mostrò la vernice e i pennelli che aveva in mano poco prima:
- Stavo ridipingendo la facciata della chiesa. Ormai é tutta scrostata. Avrebbe bisogno di qualche lavoro di manutenzione, ma le offerte sono sempre minori e ci mancano i soldi.
Mentre diceva questo lui e Belle presero a passeggiare nel piccolo borgo, tra i colori, gli odori e le voci di sempre.
- Ma non dobbiamo parlare di questo!- fu svelto a tornare sereno l'uomo.- Dimmi come ti senti, mia cara.
La ragazza sorrise, non senza un discreto imbarazzo. Sapeva bene a cosa si riferiva con quella domanda.
- Un po' scombussolata a dire la verità. - furono le uniche parole che le vennero in mente.
- É uno scombussolato positivo?
- É molto positivo! É... Soddisfacente.
- E questa é la cosa più importante.
Dopo questa conclusione ci fu un breve silenzio, interrotto sempre dal prete.
- Invece tu dove stai andando adesso?
- Pensavo di passare da mio padre. Sa, la separazione tra un padre e una figlia non é mai una cosa facile, soprattutto se é così inaspettata.
Pére Robert annuì con un sorriso sincero.
- Mi metta al corrente delle ultime novità che riguardano il paese.- propose Belle con un'insolita curiosità per quell'argomento.
- Buco di provincia era e buco di provincia é rimasto.
Le scappó un lieve sorriso. Di questo era più che sicura, ma quello che voleva realmente sapere era la questione dell'ostilità di certa gente. Sembrava quasi che da quando si era fidanzata tutti avessero da ridire su qualcosa.
- Mi riferisco alle persone.- spiegò infatti- Come hanno preso il cambiamento, tutto quello che é successo dopo... Quella notte?
Il prete capì al volo a cosa si stava riferendo.
- Se ti riferisci alla morte del capitano Gaston, meglio di quanto mi aspettassi. Molti lo lodano ancora, questo é vero, ma lo hanno superato. Persino il suo amico intimo LeFou.
- Sono molto contenta.
Mentre rispondeva però, Belle tornò con la testa tra le nuvole e quel senso di inadeguatezza riprese il sopravvento.
- C'é qualcosa che ti turba, Belle?- domandò l'uomo dopo essersene reso conto.
Lei non era sicura di poter rispondere. All'apparenza andava tutto bene, la prospettiva della sua nuova vita era favolosa, ma in profondità sentiva che appartenere a quel nuovo mondo le avrebbe reso l'accesso alla sua vita precedente quasi impenetrabile. E non le sarebbe mancata per niente se non fosse stato per suo padre e per altre poche persone.
Alla fine prese coraggio e si decise:
- Ho come l'impressione che tutti mi stiano andando contro. É quasi peggio di quando vivevo qui!- si passò una mano sul viso per calmarsi- É chiaro che nessuno apprezza le mie scelte, ma almeno conoscendo i dettagli della storia potrebbero provare a rispettarmi come persona.
Sì, ora si era sfogata e si sentiva molto meglio.
Intanto lei e il prete erano ritornati vicino alla casa di Maurice, avendo fatto il giro, e si erano fermati in quel punto.
- Belle, il loro atteggiamento é solo il frutto dei troppi pettegolezzi.- la rassicurò lui con assoluta convinzione.- lascia trascorrere un po' di tempo e vedrai che le voci si calmeranno. Di questo sono assolutamente sicuro.
Sorrise, nonostante non fosse del tutto convinta. In fin dei conti aveva bisogno di aggrapparsi a questa verità e sicuramente parlare con Pére Robert le aveva fatto bene.
- Bene, ora ti lascio, tuo padre ti starà aspettando.- concluse l'uomo. - Abbi cura di te, Belle.
- Anche lei, mi raccomando.
D'istinto Belle lo abbracciò, sapendo che non avrebbe potuto trovare un amico migliore.
L'uomo stava per allontanarsi quando la ragazza lo richiamò:
- Mi piacerebbe aiutarla a sistemare la chiesa. Vorrei occuparmi io di pagare la manutenzione.
E allora il prete esibì un sorriso assolutamente smagliante, sempre stupito dal buon cuore della giovane.
- Sarebbe il più bel regalo di sempre.- rispose.
Anche Belle sorrise.
- Arrivederci, signore.
- Arrivederci, Belle. Grazie.

Attraversò l'orticello in cui per tanti anni aveva coltivato verdure di ogni tipo. Oltrepassò l'angolo in cui razzolavano abitualmente le galline. Salì le scale e bussò alla porta.
Maurice aprì dopo un attimo di attesa. Appena vide che aveva sua figlia davanti sgranò gli occhi senza sapere bene cosa fare. Dopo uno degli stupendi sorrisi di Belle la abbracciò di slancio accarezzandole i capelli.
- Ciao papà.
Il momento di commozione iniziale terminò e l'uomo la fece entrare in casa.
Era leggermente più disordinata di quando c'era lei e Belle non poté fare a meno di sorridere per questa cosa.
- Non ti aspettavo oggi Belle. Sono felice che tu sia venuta.- sorrise Maurice.
Si sedettero a tavola in evidente imbarazzo.
- Volevo salutarti. Mi sei mancato in questi giorni.
A quelle parole gli occhi di suo padre si illuminarono. Sembrava stranamente sull'orlo delle lacrime. Aveva un aspetto più trasandato del solito, era agitato e lei non capiva il motivo.
Instintivamente si alzò per cercare qualcosa nella cucina, senza sapere di cosa si trattasse, ma incentivata da un presentimento.
- Lui ti tratta bene?
- Lui ha un nome.- disse Belle seriamente mentre rovistava tra i cassetti.
- Cosa stai cercando?- domandò Maurice vedendola.
Lei lo guardò con i grandi occhi marroni e mise a posto tutte le stoviglie che aveva tirato fuori scuotendo il capo.
- Niente.
Sorrise in maniera tirata. Si sedette a tavola e si mise a fissarsi le mani, senza sapere cosa dire.
- Mi tratta molto bene. Ora però é andato a Parigi e tornerà domani pomeriggio.
Cercava di parlare normalmente a suo padre, ma percepiva una barriera di diffidenza non indifferente. Era strano per lei dover dosare le parole, sceglierle accuratamente così come le cose da raccontare. 
Con suo padre.
Prese un bel respiro e lo guardò cercando di mantenere la calma:
- Stiamo pensando di visitare qualche città dopo il matrimonio. Beh, in verità l'ha buttata lì mentre ci scrivevamo, però a me piacerebbe molto. Tu lo sai che io adoro viaggiare...
Niente, nessun segnale di via libera da parte di suo padre. Solo occhiate assenti. Non riconosceva più quel genitore apprensivo che voleva sempre sapere tutto di quello che faceva, ma che era anche genuino e interessato quando le chiedeva qualcosa.
- Papà, va tutto bene?
Maurice sembrò risvegliarsi in quel momento.
- Vorrei che non parlassi più del matrimonio se ci sono io, visto che non lo condivido assolutamente.
Belle si alzò velocemente. Poi annuì con rabbia.
- Ora é chiaro. É per questo che sei così strano.
- Non capisco come TU possa considerare il denaro tanto importante da sposare un uomo per arricchirti! 
Lei strabuzzò gli occhi.
- Stai scherzando, vero?!
- Non é così che ti ho educata, lo sai bene Isabelle!
Il tono dell'uomo era aggressivo e Belle non riusciva a capacitarsene.
- Come puoi pensare questo?!
- Non posso credere che ti piaccia davvero.
- Non lo conosci!
- Esatto, non lo conosco! Tutto quello che so di quest'uomo é che é stato maledetto per il suo egoismo, ti ha tenuta prigioniera e adesso vuole sposarti.
- Ti ho già detto chi é e cosa ha fatto per me, stai solo cercando scuse! Ed é stupido e controproducente che tu abbia dato il tuo consenso alla nostra unione sé nutrivi questi dubbi!
- Abbassa i toni signorina.- disse Maurice on voce severa, ma tornando calmo.
Belle cercava di parlare, ma era sconvolta. Sentiva che da lì a poco avrebbe perso l'equilibrio, in bilico tra la rabbia e lo sconforto. Alla fine si fece forza e cercò di essere risoluta, ma non era sicura che funzionasse.
- Tesoro.- la chiamò l'uomo vedendola tanto turbata.- Io mi fido di te, ma non mi fido di lui. Non ho niente per dire che sarà un marito fedele, un'unione positiva o altro. Non ho niente che mi assicuri che tu sarai felice. Prova a metterti nei miei panni.
E per un momento Belle volle abbracciarlo, ma durò solo qualche secondo. Avrebbe tanto voluto, se lui le avesse detto che era contento, che era orgoglioso del fatto che avesse preso in mano la sua vita, che tutto sarebbe andato per il meglio.
Invece suo padre, il suo unico confidente da diciassette anni a questa parte, si stava comportando come i bigotti del paese con una mentalità ristretta. E come i completi sconosciuti della borghesia e della nobiltà che credevano di conoscerla solo perché il suo matrimonio sembrava automaticamente diventato di dominio pubblico.
- Io mi metto nei tuoi panni. Sei tu che hai un'opinione e non ti sforzi di ampliarla. Adam si é scusato con te, noi due abbiamo parlato, mi hai ribadito più e più volte tutto il tuo disappunto senza capire che mi arrecavi dolore, ma dopo tutto questo non sei ancora dell'idea che io possa scegliere per me stessa!
L'uomo sembrò spiazzato da quella rivelazione, ma qualunque cosa pensasse in quel momento si riprese dopo poco.
- Io so che puoi decidere per te, non fraintendermi su questo.- fece una pausa- Tuttavia non posso essere tranquillo. Ho parlato con Missis Bric un mesetto fa...
- Hai parlato con Missis Bric?! E sentiamo, lei cosa ti ha detto?
- Calmati, Belle.- lo ammonì subito.
La ragazza fece un sospiro e incrociò le braccia al petto, innervosita.
- Mi ha detto, ovviamente, cose molto positive. Ha detto che lui é intelligente, colto, che stravede per te, che state sempre insieme...
- E questo ti preoccupa!- commentò Belle con una punta di acidità.
Suo padre era imbarazzato, ma alla fine sostenne lo sguardo della figlia e parlò:
- Temo che possiate sviluppare una sorta di dipendenza fisica, o...
- Dipendenza fisica?! Ma lo sai con chi stai parlando?!
- Sto parlando con te, ma mi riferisco a lui.
Belle sentiva di stare per impazzire. Quella discussione non aveva senso per lei, non voleva continuarla.
Doveva avere coraggio e affrontare suo padre se necessario.
- Prima stavo effettivamente cercando qualcosa.- disse con semplicità mentre guardava ancora la dispensa.- C'era puzza di alcol quando sono entrata. Mi aspettavo di trovare boccali di birra vuoti, bottiglie rotte o altre cose che usano gli alcolizzati.
Suo padre spalancò gli occhi e la sua espressione divenne sempre più severa.
- Che c'è, ti sei ridotto a bere o ubriacarti?- esplose Belle con decisione senza lasciargli il tempo di giustificarsi.
- Belle, non dire assurdità.- controbatté lui.- Sbagli se associ il bere allo stress. E in ogni caso mi é capitato due volte  di andare alla taverna, non mi sembra tragico.
Diceva la verità, ma lei non poteva esserne certa.
Era sull'orlo delle lacrime e non poteva credere di essere così fragile e impotente in quel momento così come in tutto quel periodo.
- Annulla il matrimonio, tesoro.
Suo padre pronunciò quella frase come se non volesse dire niente, mentre lei scuoteva il capo sempre più in preda al dolore e con il viso infuocato.
- Almeno posticipalo, prendi tempo.
- No!- esclamò con una freddezza che non avrebbe mai pensato di riservare a suo padre.- E non perché lui mi ricatti o qualsiasi altra cosa che tu possa pensare. Io non voglio annullarlo, né posticiparlo, perché amo Adam.
Maurice ascoltò quella frase e si lasciò cadere sulla sedie come in trans.
- Questo non l'avevi mai detto.- bisbigliò con fatica guardando gli occhi lucidi di sua figlia.
- Non pensavo che ce ne fosse bisogno. Non avevo idea che pensassi queste cose, mi ero convinta che andasse tutto bene.- si impose di continuare a parlare.- Quando ti dico che lui é cambiato non lo dico tanto per dire. É una persona buona, a attenta agli altri, generosa. E anche se ha qualche difetto, come ogni persona di questo mondo, amo anche i suoi difetti. Ci capiterà di litigare a volte, ma so che anche nei momenti peggiori non avrò dubbi sul nostro rapporto.
- Perché non mi hai mai parlato in questo modo?
Ora Maurice era addolcito. Guardò il volto di sua figlia, così sincero e delicato e si pentì di aver detto quelle cose.
- Te l'ho detto, non pensavo. E poi ero anche un po' imbarazzata all'idea di dirti queste cose.
Per un attimo nessuno disse niente. Semplicemente rimasero immobili, Belle in piedi con qualche calda lacrima a coprirle il viso e Maurice sulla sedia con le mani tra i capelli e un grande senso di colpa.
- Papà, io è lui siamo davvero simili.- continuò Belle interrompendo un silenzio di tomba.
Poi rise leggermente coprendosi il volto con le mani.
- E siamo anche così testardi!
Sentì anche suo padre ridere leggermente, mentre gli occhi is arrossavano. L' uomo allargò le braccia e Belle si precipitò ad abbracciarlo. Piangeva tra le braccia di suo padre e sembrava che in quei giorni tutti avessero voglia di piangere.
- Perdonami, bambina mia.- sussurrò Maurice accarezzandole la testa.- Non credevo che tu lo amassi così tanto. Se é così non ho nulla da ridire, so che sarete felici insieme.
Era vero, lo sapeva.
Per un attimo tutte le preoccupazioni di Belle smisero di perseguitarla. Per tutti i quindici minuti in cui restò abbracciata al suo papà.

Nel tardo pomeriggio era quasi arrivata al castello. Il tragitto a piedi non era affatto breve, ma era contenta di tornare a piedi per poter scaricare la tensione.
Si sentiva come ci si sente dopo una brutta litigata: mal di testa, cuore che diventa quasi pesante, viso incandescente... In ogni caso era orgogliosa di aver risolto la situazione.
Appena entrò dentro casa fu accolta da sguardi allarmati.
- Madmoiselle, grazie al cielo siete qui!- le venne incontro Lumière.- É qui e vuole vedervi subito!
- Chi?- domandò la ragazza perplessa.
- Tesoro, eccoti!- intervenne Missis Bric compiendo lo stesso gesto di Lumière- Non ha voluto sentire ragioni, abbiamo detto che non c'eri, ma...
- Calma, calma.- la fermò Belle con dolcezza.- Chi vuole vedermi?
Ci fu un attimo di esitazione, che però parve interminabile.
- La Duchessa Eléonore.



ANGOLO AUTRICE:
Chi ha riconosciuto la citazione di "Orgoglio e pregiudizio" del 2005?
Cooooomunque, rieccomi con il quarto capitolo, dopo ben tre tentativi di copiatura di cui due finiti male.
Vi dico già che da adesso per un po' mi sarà molto difficile pubblicare. Io ci proverò, mi impegnerò con tutte le mie forze, ma non vi prometto niente. Nella peggiore delle ipotesi mi rifarò viva i primi di settembre e da lì continuerò tranquilla. 
In ogni caso ditemi cosa ne pensate di questo capitolo e di tutto il momento padre-figlia. Non penso che Maurice si ricreda troppo in fretta, voi che ne dite?
Mi sono resa conto che il mio stile si concentra maggiormente sui dialoghi e poco sull'azione. Spero che questa cosa non vi annoi. Io sono una tipa molto riflessiva, quindi penso che sia normale. Sono una specie di scrittrice da quattro soldi dell'Ottocento che si ritrova nel 2017. Prevedibilmente aggeggi sconosciuti come l'automobile, il telefono cellulare e la pizza mi disorientano.
Ok, la smetto. Vi saluto tutti e grazie per la pazienza!

 

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Capitolo 5
*** Scontri e rivelazioni ***


                                                            PER SEMPRE FELICI E CONTENTI
                                                                       Scontri e rivelazioni

La memoria non l'aveva ingannata: la Duchessa era esattamente come se la ricordava.
Appena Belle era entrata nel salotto l'aveva vista in piedi davanti a una poltrona, lo sguardo in direzione della porta. Lei si era inchinata, ma la Duchessa non aveva fatto altrettanto.
La donna indossava un ampio ed elaborato vestito rosso e argento, tanto ampio e largo che Belle si chiese come facesse a camminare.
Algida, rigida, snob, bigotta.
- A cosa dobbiamo il piacere della vostra visita, Vostra Grazia?- domandò Belle con tutta la buona educazione che le apparteneva.
La diretta interessata finse di non sentire e guardò altrove, iniziando a camminare con passo lento nella lussuosa stanza barocca.
- Signorina Isabelle, ho intenzione di essere molto chiara con voi.
La ragazza agrottò le sopracciglia senza capire. Lo sguardo impenetrabile della Duchessa non suggeriva tante interpretazioni. 
- Sono venuta qui, con un giorno d'anticipo rispetto a mio nipote, per porre un veto definitivo al vostro matrimonio.
Belle fece una smorfia di incomprensione.
- Perdonatemi?
- Mi avete sentito benissimo!- proclamò la Duchessa con stizza facendo scattare la ragazza sull'attenti.- Non ho intenzione di girarci intorno: voi annullerete il matrimonio all'istante, se non ancora prima.
- Scusate, ma questo cosa vorrebbe...
- Non fare la finta tonta! Contro le mie aspettative e speranze so che voi non siete stupida. Questo però non cambia la realtà delle cose: voi non potete fare questa vita accanto a mio nipote.
Ora era troppo. 
" Non ho tempo né voglia di arrabbiarmi, ma tu sei sulla buona strada per farmi cambiare idea."
- Non penso proprio che voi abbiate nessun tipo di incoraggiamento da parte di Adam per venire qui e parlarmi in questo modo.
- Come vi permettete di prendervi gioco della mia autorità?!- sbottò la Duchessa ferita nell'orgoglio.
- Sapete bene che non sto facendo questo.- si difese Belle con fermezza.
- Non vi hanno insegnato a frenare la lingua, signorina? L'impertinenza é un difetto inaccettabile nelle giovani donne, e come tale deve essere corretto o stroncato sul nascere!
" Ecco qui, ci mancava la lezione di buone maniere. Che cosa vuole da me questa donna?"
Eléonore prese un respiro profondo nel vano tentativo di calmarsi. Seguì quella che sarebbe dovuta essere un'espressione accomodante, ma che risultò una faccia schifata. Per lei anche solo parlare con una giovane di nascita tanto inferiore diminuiva drasticamente la sua credibilità.
- Sto cercando di venirvi incontro Isabelle, ma voi non state mostrando maturità.
"Cosa?! Qui c'è qualcuno che dovrebbe farsi un bell'esame di coscienza!"
- Madame... Non ho intenzione di arrecarvi offesa, ma allo stesso tempo non posso lasciare che voi diciate questo. Io e vostro nipote abbiamo intenzione di sposarci al più presto. Il mio desiderio é che voi possiate arrivare ad accettarlo.
Ebbe un leggero timore di essere risultata saccente, ma poi si complimentò con sé stessa per la serenità della frase e il linguaggio usato.
Stava per convincersi di aver quasi risolto il contrattempo, quando...
- Questo é oltraggioso!
Tutto il castello fece un salto dopo aver udito quel grido. La compostezza così rigida della Duchessa Eléonore (anche piuttosto ostentata) si era volatilizzata con tre semplici parole.
- Voi siete solo un'ingenua contadina e non avete il diritto di prendere nessun tipo di decisione! É vostra intenzione far sprofondare il nome della famiglia a causa di una vaga inclinazione spacciata per amore?!
Se non avesse sentito poco prima un urlo ben più forte quella frase l'avrebbe colta alla sprovvista: quella donna sembrava essersi trasformata!
Belle tenne alto lo sguardo:
- Se é davvero una vaga inclinazione mi chiedo come mai vi stia preoccupando tanto.
- Non é comunque tollerabile! Siete convinta di essere così speciale? Posso rimpiazzarvi quando voglio, siete solo una giovane sciagurata senza dote né sostentamento economico! State pur certa che Adam non è innamorato di voi! 
Le due donne si guardarono con occhi colmi di odio. Quelli grigio topo di Eléonore sempre attenti a captare la mossa successiva in quella guerra di parole.
Belle sapeva che lei parlava senza conferme. Era ovvio che non sapesse: se il loro amore fosse stato così blando la maledizione non si sarebbe mai spezzata. Ma questo non si poteva spiegare a lei.
La Duchessa tuttavia, non aveva ancora finito:
- E pensate che mi ci sia voluto tanto per scegliere chi sarà a sposarlo?
Quelle parole sortirono l'effetto desiderato: la ragazza si irrigidì.
La donna ghignò soddisfatta:
- Ebbene devo informarvi che, durante la sua permanenza a Versailles, il principe ha conosciuto una giovane di buona famiglia di nome Sophie. Ha avuto un'istruzione di alto livello, é avvenente e con un fascino non indifferente.
Belle ebbe un fremito nella voce:
- Che cosa avete fatto?
Eléonore parve esitare. Guardava con nonchalance i mobili del salotto, senza curarsi della sua interlocutrice. In realtà si stava semplicemente crogiolando nel dolore di Belle, nel suo smarrimento e sofferenza.
- É stato facile mettersi d'accordo con la di lei famiglia. Un matrimonio con un principe! Di certo per loro sarà stata una manna dal cielo! Ed é stato ancor più facile con Sophie. Lei e Adam hanno chiacchierato amorevolmente e posso confermare che ci sia dell'interesse da parte di entrambi.
La bomba era stata lanciata.
- Certo, non ha un titolo nobiliare, ma ha così tanti soldi da poterselo comprare.- sorrise beffarda.
Per il successivo minuto per Belle la Duchessa fu solo una macchia sfocata in grado di emettere suoni in una stanza che girava come la sua testa. Ebbe l'impressione di avere un mancamento e non se ne sarebbe stupita.
- Ora capite, ragazzina? Non fingete di essere qualcuno di diverso, io lo so cosa siete!
Tutto ciò che faceva e diceva la donna era caricato di rancore. E il fatto che sorridesse vittoriosa mentre lei precipitava la rendeva perfida e crudele.
Belle strinse i pugni e prese coraggio:
- La vostra convinzione che il denaro e le apparenze siano le uniche cose che contano non può che disgustarmi.
Per la prima volta l'espressione di Eléonore mutò in stupita. Non c'era più nessun segno di orgoglio in lei, ma solo una copiosa quantità di stupore.
- Non ho più intenzione di farmi umiliare in questo modo.
Senza pensarci due volte si avvicinò alla porta della stanza.
- Andatevene... Da casa mia.
Dopo averla aperta non volle più guardare negli occhi la Duchessa. Semplicemente aspettò di vederla uscire senza muoversi.
- Quale comportamento! Una stolta ragazzina ignorante senza un briciolo di pudore!
Belle rimase impassibile. Il fatto che una nobildonna fosse stata gravemente offesa non aveva più alcuna importanza per lei. Non dopo questo.
E nella confusione di voci, ruote di una carrozza che tornava nella capitale ed esclamazioni di sorpresa da parte di Lumière e Tockins, sentì la voce di Missis Bric che la chiamava:
- Belle, stai bene?
Esitò, sentendo di non avere più la forza.
- Non lo so.
- Che cos'é successo?
- Niente di importante.
Poi corse nella sua camera, ignorando i richiami degli altri.

Adam si rese conto di essere vicino a casa quando dalla finestrella munita di tende della sua carrozza vide lo sconfinato bosco che circondava il castello.
Sì, era proprio vicino.
Appoggiò lentamente la schiena, senza smettere di guardare fuori e i suoi pensieri presero a vagare. Non vedeva l'ora di arrivare per poter riabbracciare tutti. Ora che ci rifletteva era strano che sua zia avesse insistito tanto per
fargli fare una tappa durante la strada. Lui sarebbe voluto  tornare un giorno prima, ma non c'era stato verso di convincerla. Non capiva dove fosse il problema.
Smise di pensarci e si godé il resto del viaggio.
Quando arrivò ricevette un'accoglienza piuttosto strana: la sua intelligenza percepiva una sorta di apprensione da parte dei suoi servitori.
- Belle é di sopra, in camera sua.- precedette la sua domanda Missis Bric, con un filo di voce- Vuole che gliela chiami?- aggiunse intimorita.
- No, non serve.
In silenzio salì le scale verso l'ala Est, ma qualcosa non quadrava. Si girò quasi subito:
- Voi state bene?- chiese incerto
- Noi sì, padrone.- fu la risposta quasi desolata di Lumière.- Non si preoccupi.
Adam annuì e lasciò che tutti sí disperdessero nell'ingresso principale, prima di continuare a salire.
Bussò alla porta della camera di letto e dovette aspettare un po' prima che la proprietaria si decidesse ad aprire.
Appena Belle lo vide sussultò. Lui che le sorrideva così perfetto.
- Ciao.
Belle non rispose. Non riusciva a rispondere. Per qualche motivo le gambe erano attaccate al pavimento e le braccia tremavano. Alla fine rispose con una freddezza mai usata:
- Entra.
Poi chiuse la porta alle sue spalle.
Adam la guardò per un secondo, con una certa preoccupazione. Aveva un viso stravolto e sbattuto.
- Che cos'hai Belle?- domandò capendo perché i ragazzi fossero così strani.
Lei non lasciò che si avvicinasse.
- Tu lo sai chi é venuto qui ieri pomeriggio?
- Non capisco che cosa...
- Tua zia. La Duchessa Eléonore.
Adam spalancò gli occhi come colpito da una scarica elettrica.
Il volto di Belle faceva trasparire collera da ogni poro.
- Evidentemente non sei stato molto bravo a convincerla riguardo al matrimonio.- scosse la testa per scacciare l'incredulità che lei stessa provava.- Mi ha insultata in tutti i modi possibili, passando per le minacce e le umiliazioni!
- Io non avevo...
- Certo, non era colpa tua! Tu eri a fare il cascamorto con "VENITE-UOMINI-HO-UN-PATRIMONIO", di certo non potevi preoccupartene!
Adam incassò il colpo e aggrottò la fronte.
- Che cosa voleva?
- Informarmi che una plebea non ha il diritto di sfiorare un principe neanche con il pensiero! Ora lo so, l'informazione é arrivata chiaramente.
Il tono sarcastico di Belle era quasi sprezzante e in quel momento Adam si innervosì.
- Non capisco perché tu te la stia prendendo con me!
Belle tacque per qualche istante.
- Sai, all'inizio pensavo che non ci fosse motivo per prendermela con te. Poi però ho fatto due più due: hai avuto questo desiderio improvviso di andare a Parigi il più in fretta possibile, quando sapevi che io non ero d'accordo. Ed eri così spaventato dall'idea che qualcuno potesseensare male di te, non accettavi di essere giudicato.
A quelle parole Adam serrò la mascella e strinse i pugni.
- Non stai parlando sul serio.
La frase non lasciava spazio a dubbi, ma dentro di sé il giovane sentiva di stare per esplodere. In quel momento non importava il fatto che fosse di nuovo umano dopo essere stato una bestia per dieci anni. Non importava quanto il suo carattere fosse migliorato, non sarebbe stato zitto davanti ad accise simili:
- Non puoi pensare che io sia tanto vile da fare una cosa del genere per mia convenienza. E sai benissimo che tra me e Sophie non é successo niente, stai solo cercando scuse per essere arrabbiata!
- Certo! É facile dire così! Tu non hai idea delle due settimane che ho passato qui, non puoi renderti conto! Quella donna mi ha fatto cadere il mondo addosso quando già stavo per crollare e in quel momento tu non c'eri!
- Non ha il minimo senso che mi rinfacci questo!
Il tono di voce stava diventando un po' troppo alto. Adam ebbe seriamente paura di veder entrare qualcuno dalla porta per fermare la lite.
Era convinto di potersi controllare perfettamente. Di avere i nervi saldi e il pieno dominio della sua mente.
- Mio Dio, sei proprio come tutti gli altri!
Belle pronunciò quelle parole con disperazione e ogni sillaba risultò come una coltellata.
- Basta, dannazione!
La ragazza rimase immobile a quell'esclamazione, colta dallo spavento. Non avrebbe potuto rimanere zitta e lasciare che tutto le scivolasse addosso come sempre! Si sentiva come se qualcuno le stesse scavando l'anima pezzo dopo pezzo.
Adam dal canto suo aveva sentito così tanto da lei che non riusciva a rattristarsi. La sua risolutezza stava scemando pian, piano e il risultato era una gran confusione nella sua testa.
- É stata MIA ZIA a volermi a Parigi. É stata MIA ZIA a venire qui per attaccarti ed é stata sempre LEI a presentarmi Sophie!
- Perché non mi hai detto che non era d'accordo con la nostra unione per lettera?
- Le avevo parlato gli ultimi giorni e mi sembrava che fosse tutto a posto.
Belle scosse il capo e gli diede le spalle. Aveva tanta voglia di piangere, ma non avrebbe ceduto.
- La verità é che io ho fatto una cosa per tutti e due, ma a te questo non andava bene.- disse il principe tagliente. Poi sembrò calmarsi- Non dirmi che il problema non esiste. Lo sappiamo tutti e due.
- Sta zitto!!!- gridò girandosi di scatto.
Era scoppiata definitivamente. Dovette nuovamente trattenere le lacrime, mentre il respiro diventava instabile.
Adam si fermò per un secondo vedendola. La stava facendo davvero soffrire ed era uno stato d'animo così evidente e palpabile da rendere ogni parola una fiamma che trasformava tutto in cenere. Se solo lei si fosse fermata un secondo, l'avesse guardato negli occhi e non l'avesse più accusato... Lui avrebbe fatto qualunque cosa per non farla soffrire più.
Tuttavia, sebbene una parte di lei fosse disponibile a comportarsi così, la Duchessa aveva fatto scattare qualcosa che lei non riusciva a controllare. 
- Non ho bisogno che tu mi protegga in questo modo.- prese un profondo respiro.- Vattene via.
Tutto parve congelarsi e immobilizzarsi di conseguenza.
- Vattene.- ripeté Belle con la voce spezzata.
E lui lo fece. Non vedeva una soluzione diversa.
Lasciò la camera tanto velocemente da sembrare sull'orlo di una crisi isterica, per poi dirigersi verso la sua senza voltarsi indietro.
Belle richiuse la porta e ci si appoggiò.
Realizzò ciò che era successo e i pensieri volarono su suo padre. Poi su ogni occhiata e ogni commento di ghiaccio ricevuto dai suoi concittadini in quei sette anni. E sulla donna senza scrupoli che era la Duchessa.
Si sentì così impotente che si dovette sedere a terra, sempre con la schiena appoggiata alla porta.
Alla fine pensò all'uomo di cui era innamorata e che in quel momento avrebbe potuto persino odiarla.
E lì, tumultuosamente, senza quasi rendersene conto, scoppiò a piangere.



ANGOLO AUTRICE:
Vi serve un minuto per riprendervi? No? Perfetto.
Se qualcuno se lo stesse chiedendo: sì, ho davvero inserito le due litigate più importanti della storia nello stesso capitolo e no, non é uno scherzo.
So che può sembrare esagerato, ma non volevo allungare il brodo inutilmente. Questi due scontri sono uno la conseguenza dell'altro, quindi perché separarli? Aspetto i vostri pareri in merito.
Ad ogni modo vorrei precisare che i miei personaggi sono anche un po' rielaborati (vedi Maurice in capitolo 4). Ve lo dico perché qualcuno potrebbe trovare il comportamento di Belle non troppo IC. (Speriamo che si scriva davvero così, poi dovete dirmi che vuol dire.)
Posso dire che a me non sembra niente che il personaggio (soprattutto quello del 2017) non farebbe/direbbe, però ditemi che ne pensate voi, sono curiosa.
Chiudo, ho parlato anche troppo. Come promesso ora che sono tornata dalle vacanze pubblicherò i prossimi due capitoli con maggior regolarità.
Alla prossima <333

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Capitolo 6
*** Riappacificazione sul ponte ***


                                                            PER SEMPRE FELICI E CONTENTI
                                                                  Riappacificazione sul ponte

Era strano pensare che fosse di nuovo seduta su quel famigerato muretto, quello su cui sembravano venire per disperarsi e detestare qualcuno. Questa volta non era dalla parte di chi consolava, era dalla parte di chi soffriva. Aveva solo sofferto in quelle ultime settimane. Tutto era iniziato con l'arrivo della lettera, per poi essere incrementato  dalla partenza di Adam ed essere arrivato al peggio con l'arrivo della Duchessa Eléonore.
Quella donna era un'arpia. Non si era mai sentita così umiliata e impotente davanti a nessun altro.
Anche se alla fine aveva avuto la forza di cacciarla si sentiva devastata. E poi quella terribile discussione con Adam...
Non poteva reggere tutto questo, non era una cosa che potesse sopportare a una sola dal suo matrimonio.
Più ci pensava e più le lacrime chiedevano prepotentemente di uscire. Alla fine scoppiò a piangere abbandonando le forze. 
Non aveva quasi dormito quella notte. Nei momenti di sconforto aveva bisogno di riflettere e rimanere da sola se necessario, quindi non era scesa a cena né a colazione. Si era presa qualcosa sa mangiare a pranzo, nella dispensa, ma non voleva vedere nessuno.
Tutto stava andando male, stava perdendo il controllo di ciò che la circondava, si sentiva morire.
A un tratto vide qualcuno che si avvicinava esitante. Si sporese per vedere di chi si trattasse e trovò Chicco, con in mano qualche margheritina appena raccolta e un visino da cucciolo.
Subito rivolse altrove lo sguardo, pentendosene, ma ricordandosi che non era in grado di reggere niente in quel momento.
Il bambino sembrò non farci caso: in silenzio si issò sul muretto, non senza qualche difficoltà, e, ancora più in silenzio, mise le margherite sulla mano della ragazza. Solo a quel punto lei si girò sussultando.
- Ciao Belle.- disse Chicco avvicinandosi leggermente.
- Ciao.- sussurrò lei senza forze.
- Non stai bene? Hai gli occhi gonfi e non mangi più.
Si sforzò di tranquillizzarlo con un sorriso, ma con scarsi risultati.
- Non preoccuparti.
- Sono TUTTI preoccupatissimi! Li ho sentiti parlare con il padrone e...
- Ti prego, non dirmi niente di lui.- lo fermò Belle strizzando gli occhi.
Prese un bel respiro e si morse il labbro:
- É solo che non ho più la forza. Sono successe troppe cose in così poco tempo e non hanno fatto altro che demolirmi pezzo per pezzo. Non riesco proprio a capire: non mi é mai importato davvero di quello che pensavano gli altri, sono sempre rimasta me stessa.
- Anche adesso non sei cambiata.
- Ma sono debole. La Duchessa Eléonore é stata soltanto la goccia che ha fatto traboccare il vado ed é stata più forte al momento giusto.
- Mamma ha detto che quella donna non é forte, perché attacca gli altri. É cattiva e si crede tanto superiore.
Dicendo questo fece sorridere Belle, per la sua convinzione ferrea. Quel bambino era così empatica che riusciva a farla sentire meglio. Non c'era niente di più dolce a questo mondo.
Chicco continuò:
- Non puoi lasciare che vinca! Tu sei Belle, non ti fai mettere i piedi in testa da nessuno.
Sorrise di nuovo, anche se questa volta amaramente.
- Grazie Chicco. Te l'ho detto però, non é solo lei. Persino mio padre non si fidava delle mie decisioni fino a qualche giorno fa. E dopo quello che é successo con Adam... Io non so più cosa é giusto.
Prese in mano quelle margheritine, ormai mosce, e chiuse un'altra volta gli occhi.
- Tu pensi che il principe sia stato infedele?- domandò Chicco con un po' di imbarazzo.
- No.- rispose Belle senza esitare.
Nonostante tutto quello che gli aveva detto il giorno prima non aveva avuto dubbi su come rispondere. 
- Allora devi dirglielo!
Chicco si alzò in piedi sul muretto con decisione, così da arrivare alla stessa altezza della ragazza.
- Tempo fa mi hai detto che nessuno era autorizzato a farmi sentire inferiore.- affermò con fierezza- Lo stesso vale per te, nessuna persona e nessuna situazione spiacevole ne ha il diritto!
Belle lo guardò sbalordita: quando era diventato così saggio? 
E tutto quello che diceva era vero, la stava facendo sentire davvero meglio.
Improvvisamente  si rese conto che non aveva intenzione di farla vincere! Né la Duchessa, né quell'ochetta senza speranze di Sophie. Capì che non doveva più perdere di vista ciò che realmente voleva, non aveva più tempo di occuparsi degli altri. Si rimproverò per aver reagito in quel modo per tutto quel tempo. Sicuramente non voleva ritrovarsi ad avere paura di qualcuno!
Senza esitare prese Chicco sulle sue ginocchia e lo spupazzò per bene.
- Hai ragione Chicco, hai ragione!- esclamò con il viso luminoso- Sei il fratellino migliore che potessi avere!
Anche Chicco sorrise, sentendosi apprezzato come mai prima di allora:
- E tu sei la sorella più fantastica del mondo!

Adam era nel suo studio a lavorare.
La stanza in questione si trovava in un angolo appartato dell'ala Ovest. Era un locale sui delicati toni del bianco, di un'ampiezza relativamente non esagerata. Abbastanza grande da contenere una spaziosa scrivania in raffinato l'egno d'ebano, sedie, una mensola per i libri e una quantità spaventosa di carte: lettere personali, pratiche, richieste da parte del popolo, leggi non ancora approvate e molto altro.
Il quadro completo suggeriva un'atmosfera accogliente in un ambiente semplice e confortevole.
Eppure Adam non riusciva a concentrarsi, era da un'altra parte.
Si stava facendo tardi: erano quasi le cinque e lui e Belle non si erano visti dalla sera precedente.
Si distraeva con ogni minima cosa, sembrava un impulso nervoso.
Vide i libri che aveva sulla scrivania e si disse che avrebbe dovuto riportarli in biblioteca invece di ammassarli lì. Tanto per cambiare. Sarebbe strato un modo per staccare definitivamente e rimettersi l'anima in pace.
Senza pensarci due volte prese tre volumi che erano lì già da un bel pezzo e si avviò.
Camminò curvo sui libri per gran parte del tragitto, fino a che non si rese conto di una presenza che veniva verso di lui, anch'essa senza rendersene conto.
Ecco che si manifestava quello che per il momento era il suo più grande timore: incontrarla inaspettatamente, non preparato, in una situazione senza via d'uscita.
Belle lo vide che erano già a pochi centimetri di distanza e Instintivamente abbassò lo sguardo sul pavimento.
Adam invece abbandonòi libri su un tavolino poco distante, senza smettere di fissarla.
Aveva un'espressione risoluta e impassibile che non prometteva niente di buono.
Poi deglutì e esitò un istante:
- Ti va di parlare?
E Belle annuì senza scostare gli occhi da terra.

Avevano camminato nei giardini per quasi venti minuti, non parlandosi e stando attenti a non guardarsi neanche per sbaglio. Era stato Adam a chiederle di venire lì, quindi sarebbe stato lui a dover fare qualcosa, ma in quel momento nessuno dei due aveva la minima idea di come cominciare. Era una situazione piuttosto strana e imbarazzante.
Si fermarono solo quando si ritrovarono sul ponte in pietra che attraversava il laghetto. Quando il principe era ancora maledetto venivano spesso lì a leggere qualche poesia e a guardare il panorama innevato. Ora al posto della neve c'erano centinaia di fiori rossi e gialli.
Il principe si appoggiò al ponte cercando di dire qualcosa, ma le parole gli morirono in gola. Chiuse gli occhi e sospirò:
- Hai qualche ripensamento su quello che stiamo per fare tra... Sette giorni?
- No.- rispose Belle a testa alta.- E tu?
Scosse la testa:
- No.
Belle raccolse tutto il coraggio che aveva e parlò:
- Mi dispiace Adam.- disse avvicinandosi.- Ho sbagliato ieri a dire quelle cose. È solo che queste due settimane sono state devastanti. Devi capire che quando tua zia mi ha affrontata, dicendomi di Sophie mentre tu non c'eri... Non ho più ragionato. Non riuscivo a reggere l'idea e il fatto che tu fossi partito per scelta personale non ha aiutato.
Lui la abbracciò velocemente e lei appoggiò la testa sulla sua spalla. Adam le diede un bacio sull'incavo del collo.
- Ho sbagliato ad andare a Pargi. Non é servito a niente, se non a peggiorare le cose. Non mi interessa quello che la gente pensa di noi! Credevo che favorisse entrambi, ma non era vero.
La ragazza si scostò leggermente per guardarlo dritto negli occhi azzurri.
- Avevi ragione invece.- sussurrò.- Non ce la faccio più ad essere giudicata per ogni cosa che faccio.
Adam prese ad accarezzarle il viso.
- Chi ti giudica non sa niente di te.
A quel punto sorrisero entrambi, perché era da tanto che non sorridevano insieme. Un attimo dopo Adam si fece ancora serio e avvicinò il viso della fidanzata al suo.
- Belle, tu sai che a Versailles non é successo niente con Sophie, vero? Potrei averci scambiato al massimo venti parole.
- Lo so, davvero.- si affrettò a rispondere lei.- Io mi fido di te. Ci sono poche cose di cui sono certa, ma una di queste é che mi fido di te.
Il giovane sorrise di nuovo, ridendo sommessamente.
- Che c'é?- chiese Belle sempre sorridendo e incuriosita.
- Stavo pensando una cosa.- poi prese le mani di lei tra le sue.- Credi che quando avremo dei figli anche loro litigheranno per ogni cosa?
Quella frase la spiazzò completamente, dandole un improvviso senso di gioia. 
- Penso che ci siano buone possibilità.- constatò ridendo.
- Mi sei mancata, angelo mio.
- Mi sei mancato anche tu, Adam.
E rimasero un po' su quel ponte, mentre si baciavano più e più volte tra i fiori rossi e gialli.




ANGOLO AUTRICE:
Ma guardateli, non sono carinissimi?
Ciao a tutti! Bene, la storia é quasi finita: appena posso pubblicherò l'epilogo. 
Da una parte mi dispiace concludere la storia, ma mi sono resa conto che la trama non può essere allungata più di così. É già strano che sia arrivata alla fine (o quasi alla fine) senza cambiare idea dieci volte e rimanendo fedele al mio progetto originale.
Avete scoperto qual é il ruolo di Chicco in questa storia: Nonna Salice in Pochaontas gli fa un baffo!
Nell'epilogo gli dedicherò ancora qualche riga, per sottolineare che anche lui ha avuto il suo lieto fine.
Voi vorreste che Adam e Belle avessero dei figli? Io sì ovviamente. Non si era capito eh? ; )
Ditemi cosa ne pensate del capitolo, sono curiosa.
A presto! 

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Capitolo 7
*** Sogni realizzati ***


                                                                  PER SEMPRE FELICI E CONTENTI
                                                                                 Sogni realizzati

E poi si erano sposati. Finalmente dopo la paura e l'incomprensione avevano avuto il loro lieto fine.
Al matrimonio erano stati invitati tutti gli abitanti del villaggio e qualche nobile amico d'infanzia del principe.
La Duchessa Eléonore era indignata e aveva categoricamente rifiutato di andare lì a, cito, " Vedere il nipote che distruggeva la credibilità del regno con le sue stesse mani.
Inutile dire che non era mancata a nessuno.
Père Robert aveva ragione: tutte le idee degli abitanti del villaggio si erano dissolte subito, con un soffio di vento. Forse erano stati i troppi cambiamenti a renderli cinici e più pettegoli del solito, ma come ogni accusa infondata, anche quelle verso Belle erano scemate.
Durante la cerimonia Maurice era in prima fila, orgoglioso. Con la mente ormai lucida era riuscito a vedere chiaramente l'amore tra i due giovani e non poteva essere più felice.
Chicco non aveva più subito atti di bullismo dato la chiacchierata tra Belle e il preside. Anzi: durante la festa aveva aveva passato gran parte del tempo a giocare allegramente con due simpatici nuovi amici.
Belle e Adam ora erano ufficialmente e legalmente marito e moglie. Nessuno avrebbe più potuto giudicarli davvero e se l'avesse fatto non sarebbe interessato a nessuno dei due.
Avevano viaggiato come sognavano, visitando l'Italia. Erano stati a Firenze, nella magnifica Roma e nella spettacolare Venezia.

- Gabriel mi ha fatto male, mi ha tirato un pugno!
La vocina leggermente lamentosa del piccolo Marc fece tornare Belle alla realtà. La sua lezione settimanale con i bimbi del paese era finita e ora il suo gruppetto di scalmanati si trovava nel cortile del castello, per giocare e fare merenda con brioche alla marmellata e succo d'arancia.
Era riuscita a realizzare il suo obbiettivo ed era diventata a tutti gli effetti un'insegnante. Così per quel giovedì ogni settimana i piccoli senza soldi e tutte le bambine si esercitavano con lei a leggere, scrivere e contare.
- Vieni qui Gabriel!- lo richiamò.
Il piccolo si avvicinò a testa bassa. Aveva sei anni, ma era già piuttosto ribelle.
- Come mai hai tirato un pugno a Marc?- chiese con voce gentile, ma non indulgente.
Il bambino non rispondeva e teneva ancora gli occhi a terra.
- Non c'è un motivo! Lo ha fatto perché Gabriel é pazzo!
- Stai zitta Marie! Sei una spiona!
- Basta, non litigate.- li interruppe Belle prontamente.- Venite tutti qui, da bravi.
Anche gli altri si avvicinarono saltellando con le loro merende in mano e si sedettero a semicerchio a gambe incrociate davanti alla giovane.
- Chiedi scusa a Marc e sistemate tutto.- li incitò.
- Scusami, non lo farò più.
Marc annuì e il piccolo Gabriel rivolse uno sguardo speranzoso alla principessa. Belle gli sorrise con approvazione e vide i suoi occhi che si illuminavano.
Allora Gabriel fece una pernacchia a Marie e Belle non poté trattenere una risatina.
"Quando ci vuole ci vuole." pensò.
- Belle, finché i nostri genitori non tornano a prenderci può raccontarci una storia?- domandò Anne con entusiasmo.
Tutti quanti furono d'accordo.
- Che storia volete che vi racconti?
- Può parlarci della storia sua e del principe?- chiese François con innocenza.
Belle sorrise. Era chiaro che quei piccoli impiccioncelli così carini non volessero la storia dell'innamoramento (che avevano già sentito di frequente), bensì la loro storia in quel momento.
- Sì!- approvò Gabriel- Avrete tanti bambini?
A quella domanda la giovane arrossì visibilmente.
- Non sono cose da chiedere!- si intromise Marie.
Dovette concordare mentalmente con la piccola. Nonostante la sua aria da saputella non aveva torto in quel momento.
Belle optò per una risposta d'emergenza:
- Siamo ancora un po' giovani per pensare ad avere figli.
Poi però si disse che se contava la loro vecchia conversazione sul ponte non era del tutto vero che non ci pensassero e il suo imbarazzo crebbe.
Tutti quanti parvero riflettere a lungo su quella risposta, fino a che Anne interruppe nuovamente quell'attimo di silenzio:
- Se avrete una femmina come la chiamerete?
Subito riscoppiò il caos.
Belle si rassegnò a dover rispondere e ridacchiò di come i bambini fossero adorabili, nonostante la loro dolce impertinenza.
- Vorrei chiamarla Désirée.- rispose riflettendoci un momento.
- É un nome bellissimo!
- Mia mamma voleva chiamarmi così!
- E se non piacesse al principe?

Pochi minuti dopo le donne del villaggio venirono a prendere i pargoletti e Belle poté respirare.
Questo lavoro era di sicuro gratificante, ma molto impegnativo talvolta.
Subito si legò i capelli e camminò verso casa. Sapeva che a quell'ora Adam finiva di lavorare e doveva subito dirgli di tutte le domande che i bambini le avevano fatto.
Il desiderio di maternità poteva aspettare.
Per ora. 


                                                                                   FINE











ANGOLO AUTRICE:
Fine. Davvero.
Ho finalmente finito la mia prima vera storia su questo sito e sono contentissima! Ringrazio tutti coloro che hanno letto, che l'hanno apprezzata, che hanno speso il loro tempo per recensirla.
So che può sembrare una cosa cosa da poco: voi vedrete il capitolo e lo leggerete normalmente. Eppure dietro (e in generale dietro a tutta questa storia) c'è davvero il mio impegno, la mia dedizione, il mio cuore. Quindi GRAZIE!
Tornando alle cose pratiche...
Questo capitolo é venuto molto corto, non vogliatemene, ma é quello conclusivo, perciò...
Spero di aver reso tutti i miei personaggi felici in questo finale, se lo meritano dopo quei casini partoriti dalla mia mente malvagia.
Ora vi darò una simpatica informazione di servizio:
sicuramente pensavate di poter gioire vedendo il mio lavoro giunto a termine e di non dovermi più sopportare. E invece... Sto lavorando a un'altra storia!
Non é ancora detto che davvero mi riesca, in quanto molto difficile da realizzare per una principiante. In ogni caso potrebbero volerci alcuni mesi, chi lo sa. 
Possiamo riferirci a lei come "ipotetico sequel di PER SEMPRE FELICI E CONTENTI". Quel "per ora" vi dice niente?
Basta, ora devo proprio andarmene e ingurgitare una buona dose di discrezione.
Di nuovo grazie a tutti, sento di potermi emozionare!
Alla fine delle medie il mio professore mi disse: "Non smettere di scrivere." Anche se nel mio piccolo, so che non lo deluderò.

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