Il principio della fine

di Jist
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Miraggio ***
Capitolo 2: *** Controcorrente ***
Capitolo 3: *** Silenzio ***
Capitolo 4: *** Estranei ***
Capitolo 5: *** Come nelle favole ***
Capitolo 6: *** Atmosfere ***
Capitolo 7: *** Partire ***



Capitolo 1
*** Miraggio ***


Laddove si chiude il principio
s’avventa funesta la fine;
preda irraggiungibile per chi
non vuole sporgersi oltre.
 
I primi raggi di sole iniziarono a scaldare quel freddo altopiano, quello stesso acrocoro dove una dura ed aspra battaglia si era conclusa. Un debole tepore irradiava i presenti, che tra polvere e ferite gioivano animatamente.
Lei però non si curava del tepore, né della festosità della vittoria; puntava piuttosto ad un individuo, un uomo alto e vigoroso, quella figura così familiare che credeva di aver perso per sempre.
Era tutto così dannatamente surreale.
E poco dopo anche la corvina non riusciva più a trattenere le sue emozioni: vacillava con gambe tremanti sul terreno spoglio e con lucenti gocce che le inumidivano gli occhi.
Era di nuovo quella sensazione, quell’impulso nascosto che sempre cercava di celare, ma che ogni volta la tradiva.
Persa in confusi pensieri, non si accorse della sua vicinanza, di quell’uomo che bramava ed amava più di ogni altra cosa.
Una decisa, ma al contempo dolce, stretta la riportò in sé; si girò adagio, come privata improvvisamente di forza e di volontà e incrociò lo sguardo ambrato che tanto le era mancato.
Tentò di dire qualcosa, anche il più scontato e banale vocabolo, ma anche la parola l’aveva abbandonata. Dante notò la sua rigidità e dunque parlò per primo: -Zhalia.-
Solo il pronunciare del suo nome l’aveva maggiormente destabilizzata, rendendola più vulnerabile e fragile. Ma s’accorse di riuscire nuovamente a muoversi e senza attendere ulteriormente, ricambiò quell’abbraccio.
Quand’ecco che anche la voce stava tornando: uscirono però solo singhiozzi, un pianto di gioia e consolazione la pervase e la stretta si fece anche da parte sua più forte.
E tra i singhiozzi della cercatrice, anche l’uomo si commosse e opache lacrime scesero sul suo stanco viso:- Mi dispiace.- Disse con voce scossa.
La donna ebbe finalmente il coraggio di guardarlo negli occhi e abbozzò un sorriso, come per tranquillizzarlo.
Con il pollice asciugò le lacrime di lui, gocce viste raramente cadere ed egli ricambiò con un riso sincero, carico di ilarità.
Ma quello scenario non avrà facile continuazione, poiché la fine è solo un’illusione, un miraggio che cela un infinito susseguirsi di eventi altrettanto oscuri.

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Capitolo 2
*** Controcorrente ***


Che la fune della rosa ti punga,
che con il veleno ti guarisca,
perché l’anima tua vai perdendo.


Il tempo è il nemico di questo mondo, di ogni mondo, dell’intero universo.
Sembra di vivere controcorrente, camminando ma correndo.
Anche quel momento parve davvero troppo veloce, scaduto con foga.
Nessun altro abbraccio dopo la battaglia, solo i vecchi fugaci sguardi, quelli che lei non avrebbe più voluto nascondere.
Ma poi, con assoluta precisione, un mese dopo, quando le ferite furono sanate e i rancori si dissolsero, egli decise di andare lontano, lontanissimo.
Avevano tutti troppa fretta, pensò la corvina. E se quel deterrente fosse proprio lei? Se in realtà non fosse mai cambiato nulla?
Lo smarrimento e la solitudine non avevano aspettato a ripresentarsi, ed era sempre più confusa da quelle continue illusioni che lui creava.
Tuttavia il tempo non permetteva queste esitazioni, poiché sempre pronto a tirare i fili delle marionette che altro non sono che gli uomini. Le era stata affidata una squadra di giovani, che benchè potenti, sprovvisti di adeguata esperienza; un ulteriore peso sulla coscienza.
In seguito alla sconfitta della spirale di sangue, infatti, Dan era entrato ufficialmente nel team, mentre il fratello iniziò un duro allenamento per rafforzarsi e per combattere quei demoni che da troppo lo assalivano.
Ma quel giorno si sarebbero riuniti tutti: trascorso quel frangente, giudicato fulmineo, il Consiglio indisse una riunione, richiedendo la partecipazione della migliore squadra Huntik. Il volo fu fortunatamente tranquillo: Zhalia pilotò sicura nel cielo terso affiancata da Lok e gli altri si riposarono, concedendosi qualche ultimo istante di tranquillità. Una volta atterrati, il loro vecchio amico li accolse a braccia aperte.
Euforia e gioia raggiunsero presto la corvina, che impaziente e forse, a suo parere, troppo impulsiva, si avvicinò a Dante e lo abbracciò calorosamente.
Egli rimase felicemente sorpreso da tale azione, tuttavia non appena Metz fece la sua comparsa, il rosso si staccò rapidamente, suscitando stupore e incertezza da parte della ragazza. Aveva fatto qualcosa di male?
Continuava a confonderla con i suoi gesti, faceva male amarlo, eppure avrebbe mentito dicendo che tutto era lo stesso, che non sentiva più quel vuoto.
Ma era qualcosa di reale, qualcosa che la faceva sentire viva, qualcosa che non poteva cancellare. Incatenata ad una baraonda di sensazioni contrastanti, si fece forza e seguì il gruppo già entrato da tempo in un lussuoso ed ampio palazzo.
Per un istante si perse in quelle sale riccamente arredate, si sporse da quelle grandi finestre da cui poteva ammirare un oceano grigio, urbano, finto e si percepì schiacciata in quel luogo ampio, ma tremendamente angusto. Con una strana amarezza raggiunse la sala conferenze, dove un possente tavolo in legno, che contrastava l’eccessiva modernità, padroneggiava fiero l’ambiente. Intimidita da ciò che vide, rimase sull’uscio della porta, indecisa sul da farsi, aspettando che qualcuno la raggiungesse.

Angolo dell’autrice: Buon pomeriggio, perdonate la lentezza con cui pubblico, ma sono davvero carica di cose in questo periodo. Spero che quello che state leggendo sia di vostro gradimento e mi farebbe piacere saperlo, poiché ho un modo un po’ diverso di scrivere; amo plasmare i personaggi tramite le loro azioni e soprattutto tramite ciò che provano e che sono. Dal prossimo capitolo cercherò di focalizzare l’attenzione sulla stori in sé, che ora come ora è spoglia. Ringrazio quelli che stanno seguendo questa “storia” e spero di ricevere qualche commento! A presto, Jist.

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Capitolo 3
*** Silenzio ***


Il silenzio regnava sovrano ogni volta che Metz, capo del Consiglio Huntik, prendeva parola. La faccenda sembrava più seria del previsto, fattore che avrebbe spiegato la cupezza di quella riunione. – Abbiamo perso i contatti con Montehue e la sua squadra circa tredici ore fa. La loro missione era raccogliere materiali e informazioni utili sul marchio della spirale, una passeggiata per cercatori di quel calibro. Tuttavia ora non conosciamo il loro stato di salute, né la causa della loro scomparsa. Abbiamo dunque deciso di inviare Lok e il suo team in esplorazione, con l’ausilio della signorina Byrne.- A quell’affermazione la corvina tentò di nascondere una smorfia di disapprovazione, che non sfuggì al rosso. – Tu invece Zhalia dovrai recarti a Gimsøya, un’isola appartenete alle Lofoten, in Norvegia, e recuperare il titano Frigg. - Ma prima che Metz potesse finire, Dante balzò in piedi con disapprovazione – Non vorrai mica che vada da sola ad affrontare una tale missione?- Il mentore lo guardò stranito, per poi chiedergli di rimanere seduto e di lasciarlo proseguire. – Stavo dicendo- si schiarì la voce – secondo la mitologia norrena, Frigg è la moglie di Odino, padre degli Dei; questo ci da’ motivo di credere che il suo potere sia immenso. Pensiamo che possa trattarsi di un titano leggendario e per questo motivo dobbiamo recuperarlo al più presto, prima che chiunque altro possa accorgersi della sua presenza. - Zhalia guardò Dante, che con occhi imploranti e preoccupati la osservava, ma poi si girò verso Metz e senza dire nulla, annuì. La riunione si concluse dopo due intense ore e quando tutti furono usciti, Metz richiamò Dante. – Non avresti dovuto interrompere prima, sei appena entrato nel Consiglio! Non lasciare che gli altri membri dubitino della tua lucidità. Impara a controllare le tue emozioni quando sei qui.- Il tono che utilizzò fu severo, quanto premuroso: sapeva bene che il suo protetto aveva a cuore quella ragazza. – Mi dispiace Metz, ma non posso permettere che si spinga in quest’impresa da sola, è troppo pericoloso! Ti prego, fammi andare con lei.- - Se fossi in te, sarei più preoccupato per Lok e gli altri, loro corrono un rischio più grande.- - Lok e Sophie sanno badare a loro stessi.- - Perché, Zhalia non ne è in grado?- Dante conosceva la risposta, ma nonostante questo aveva paura, molta paura. Uscì dalla stanza con i pugni chiusi e si appoggiò al muro freddo, portandosi una mano sul viso e passandola sopra gli occhi, come per cogliere qualcosa che aveva iniziato a cadere. Da un angolo spuntò insicura la corvina, che oltrepassò il rosso senza nemmeno guardarlo. – Mi cercava signor Metz?- - Si Zhalia, vieni pure. Volevo discutere sui particolari di questa missione, anzitutto ti chiedo ti chiedo ti ritieni alla portata di tale incarico.- - Certo, non è poi così complicato, ho affrontato problemi peggiori.- Disse con una punta di malinconia. – Ottimo allora. Devi partire immediatamente, portati tutti i titani, per sicurezza, ma utilizzali son in caso di necessità: non vi siete ancora del tutto ripresi dallo scontro con la spirale.- Dante nel mentre ascoltava da dietro la porta, che Zhalia si era lasciata chiudere alle spalle. Sarebbe voluto entrare, tuttavia quel gesto della corvina l’aveva portato a riflettere. Dopo un’altra manciata di minuti Zhalia e Metz uscirono. – Cosa fai qui Dante? Pensavo fossi ad aiutare Lok con i preparativi.- - Beh, abbiamo terminato Metz.- Sapeva che non gli avrebbe creduto.- In realtà cercavo Zhalia.- - Sta per partire, se vuoi accompagnala alla pista dei jet.- Il mentore si congedò e cambiò strada, lasciando i due soli, in silenzio. Angolo autrice: Scusate il ritardo! E inoltre non riesco ( non ho idea del perchè ) a inserire correttamente il codice html. Detesto il modo in cui presenta il testo. Sto provando da una vita a correggerlo, spero di riuscire. Buona lettura e recensite!

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Capitolo 4
*** Estranei ***


"Avvertenza: Ho nuovamente problemi con il codice html, spero di rimediare al più presto. Scusate per il disagio." Camminavano in silenzio, distanti l’uno dall’altra, proprio come nei primi tempi, quando erano ancora solo estranei. Zhalia odiava il fatto di amarlo, perché l’Amore per lui l’aveva portata a far scelte non previste, improvvise ed inaspettate. E cosa ancor più brutta era la distanza, quel vuoto che si creava ogni volta che lui scappava via, quella ferita mai sanata che l’Amore inconfessato le aveva inflitto. Il rosso si fermò nel mezzo del corridoio, pestando pesantemente il pavimento di marmo sotto i suoi piedi, come cercando di attirare l’attenzione della donna. Anche Zhalia si bloccò, tuttavia non capì il perché. Insomma aveva tentato di allontanarlo ignorandolo e ora lui era pericolosamente più vicino. Evidentemente entrambi erano ancora molto inesperti riguardo all’Amore. Parola davvero astrusa, che il pensiero comune porta a banalizzare riducendola ad un sentimento, ma che in realtà ha un significato molto più complesso ed antico, quasi preistorico, istintivo. - Perché mi pedini?- Inaspettatamente Zhalia battè il rosso sul tempo e parlò per prima. - Voglio solo assicurarmi che tu stia bene e che non corra rischi.- Ribattè con tono premuroso, allo stesso tempo mischiato con una punta di severità. - Te l’ho già detto, so badare a me stessa.- L’orgoglio di lei ebbe nuovamente la meglio. - Forse che non credi nelle mie capacità?- Aggiunse con voce provocatoria. Dante scosse la testa e sospirò irritato. - Lo sai che mi fido di te, non far finta di non saperlo. Sono stato il primo a farlo e sicuramente continuerò a crederti.- Zhalia deglutì con molta amarezza: quelle parole erano trappole per lei. Ci era già finita dentro in passato e adesso di nuovo. La verità è che lei amava sentirsi protetta, e soprattutto amava che a proteggerla fosse lui. - Permettimi di accompagnarti.- Aggiunse fiducioso il rosso in seguito ai silenzi della donna. - Tu hai da fare qui, il Consiglio ha bisogno di te.- Avrebbe voluto aggiungere il fatto che anche lei aveva bisogno di lui. - Il Consiglio è andato avanti anni senza il mio ausilio, sicuramente sopravviverà un paio di settimane.- La mora era nuovamente intrappolata in una decisione ardua: dare retta alle direttive che le imponevano di andare da sola, oppure accettare il suo aiuto, sostegno fondamentale per la sua fragilità. - Prima di recarmi in quell’isola dovrò passare a Londra per prendere alcuni libri e fascicoli informativi sulla mitologia norrena. Accompagnami là, però poi dovrai tornare indietro.- Ecco fatto, aveva ceduto di nuovo. - D’accordo Zhalia, rispetto la tua decisione.- I due salirono sul jet senza più parlarsi, nell’aria regnava un’atmosfera tesa. Circa dopo due ore di volo, il rosso lesse sul viso della donna i tratti della stanchezza. - Inseriamo il pilota automatico? È meglio che riposi un po’.- La mora si risvegliò come da uno stato di paralisi: non aveva aperto bocca nonostante le domande di Dante, aveva sempre guardato il cielo davanti a sé, incurante di tutto. Si era pentita di averlo portato con lei e mentalmente si malediceva poiché compiva sempre gli stessi sbagli. - Si certo, proverò a dormire.- Disse con tono distaccato, estraneo. Armeggiando con i comandi davanti a loro, i due cercarono di sistemarsi il più comodamente possibile sui sedili, che per quanto larghi, erano davvero poco confortevoli. - Hai freddo?- Chiese dolcemente il rosso dopo aver notato che la mora aveva accennato una stretta alle sue spalle. - Quassù fa sempre freddo.- Commentò l’altra girando la testa verso il finestrino. - Già.- Rispose allora l’altro deluso dalla sua reazione. Lei stava cercando di mascherare il suo dolore nel respingerlo, ma come in passato questo non le riusciva bene. Spostò lo sguardo verso di lui, che stava con il capo appoggiato al poggiatesta. Si girò anch’egli sentendosi osservato. Lui le sorrise e lei, beh lei ovviamente ricambiò. Dante allora si alzò e sfilandosi l’impermeabile giallo, lo adagiò con delicatezza su di Zhalia, che contraccambiò con un riso riconoscente. - Grazie Dante.- Disse con tono gentile e sincero. Egli annuì sereno. - Buona notte.- Aggiunse. - Notte- Disse lei esultando internamente, felice che non fossero più solo estranei.

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Capitolo 5
*** Come nelle favole ***


- Zhalia, svegliati. Siamo arrivati.-
La mora sentì una mano sulla sua spalla che la toccava dolcemente, come se fosse un pezzo di cristallo.
Sicuramente agli occhi di Dante lei lo era, eccome.
Tuttavia anche lei si sentiva fragile: dopo lo scontro con la Spirale e la presunta morte del rosso, Zhalia si rese conto di aver alimentato un sentimento nascosto dentro di lei, lo stesso sentimento di smarrimento provato in seguito all'abbandono dell'Organizzazione.
La sua infanzia traballante e complessa l'aveva trascinata in un vortice di sensazoni negative, un gorgo difficile da superare, per lo meno da sola.

Zhalia dischiuse gli occhi lentamente, rivelando un sottile strato umido in essi, quasi stesse per piangere senza motivo apparente.
Si passò una mano sul viso, sfregandolo delicatamente, mentre un'altra mano continuava a far presa sul suo dorso.
Due sguardi si incontrarono e senza proferire parola, Dante cinse un fianco della donna con l'altra mano.
Fu un abbraccio più lungo del solito, non durò solamente pochi secondi, ma minuti. Il tempo si era come arrestato, lasciando la precedenza allo scorrere della vita, permettendo loro qualche istante di condivisa solitudine.
La mora chiuse gli occhi cercando di mandare via quella membrana liquida che le opacizzava la vista.
A staccarsi fu lui, però senza mai perdere il contatto visivo, non riuscendo a desistere allo sguardo di lei.
- Allora andiamo?- Fece il rosso colmando quel silenzio.
Zhalia afferrò il suo olotomo e lo mise in una borsa e fece un cenno di consenso.
Non riusciva ancora a parlare, si chiese se ciò fosse causato dal fatto che si era appena destata, oppure dal motivo più ovvio, Dante.

Stranamente era una giornata prova di nuvole e le strade di Londra pullulavano di persone: è affascinante la vita alle prime luci dell'alba, si conosce un modo che spesso è celato dalla nebbiosa notte.
Persone intente ad acciuffare la metropolitana in tempo, uomini seduti fuori dai bar che si gustano una veloce colazione e ancora, figure che vagano senza una chiara meta e donne mattutine che pascolano i loro cani nei parchi vicini.
La fauna umana è in costante movimento, come ingranaggi inarrestabili, tutti con uno scopo in testa.
Anche i due cercatori camminavano tra la gente come se nulla fosse, poichè anche loro non erano diversi dagli altri, bensì semplici e comuni individui con un fine chiaro.
Facendosi largo tra la marea di persone, Zhalia e Dante raggiunsero la biblioteca della fondazione, dove libri aspettavano di essere letti, dove scoperte ed ideali andavano spolverati.
- Ci sono un sacco di volumi! Da quali iniziamo?-
La mora passeggiò tra corridoi di scaffali e finalmente trovò lo spazio dedicato a miti e leggende, dove manuali da copertine suggestive la richiamavano attraendola.
Zhalia amava i libri, amava tenerli in mano, annusare le pagine e perchè no, tagliarsi con la carta; i libri sono stati sempre al suo fianco, la facevano sentire viva anche in brutte situazioni, poichè poteva abbandonare l'ardua vita per immergersi in storie magiche, sopportabili.
- Qui ci sono dei volumi sulle divinità della mitologia norrena.- Dante richiamò l'attenzione della compagna.
- Fammi dare un'occhiata.- Disse afferrando il libro che il rosso custodiva in mano.
- Immagino si riveleranno utili.- Affermò infine.
Dopo una dozzina di minuti i due uscirono da quel paradiso letterario, per tornare a mischiarsi tra la folla.
Zhalia sospirò, poichè sapeva che presto le loro strade si sarebbero divise e in quell'istante lasciare Dante era l'ultima cosa che voleva.
Lui le afferrò la mano e ricevette uno sguardo un po' confuso, ma grato da parte della donna.
Sembrava l'unico in grado di far apparire la realtà più tollerabile, l'unica storia da leggere rimanendo ancorata al mondo reale, un'esistenza fatta di pagine e capitoli immaginari, di cui non si tiene il conto.
E tra la nebbia alzatasi in quella tersa mattina, due figure si dirigevano all'aereoporto della Fondazione, senza mai lasicare andare la presa delle loro mani.

 

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Capitolo 6
*** Atmosfere ***


L'atmosfera pareva molto rilassata quando i due cercatori misero piede sul jet. Nonostate questo, i loro respiri parevano agitati, come se non vedessero l'ora di dirsi ciò che da tanto avevano tenuto dentro se stessi.
Entrati nella cabina di pilotaggio, Dante sciolse la presa della mano con quella di Zhalia e la spostò sulle sue spalle, cingendola in un affettuoso abbraccio.
La corvina poggiò la testa sul petto di lui e avvertì il battito del suo cuore, che, con un ritmo musicale, accelerava sempre più.
Il rosso sospirò e staccandosi leggermente disse con un fil di voce - Zhalia.-
Ora i loro sguardi si sostenevano a vicenda, senza mai perdersi nemmeno per un secondo; ciò che più desideravano si stava lentamente realizzando.
La mora fece coincidere la sua fronte con quella di Dante e un piccolo sorriso di pura gioia si dipinse sul suo volto.
Respirando man mano più velocemente, percependo un pizzico di malinconica magia nell'aria, avvenne che le loro labbra si incontrarono armoniosamente, come se costruite per corrispondersi, per incastrarsi.
Dante la tirò dolcemente a sè, mentre le sue mani le avvolgevano la vita.
Lei dunque portò un palmo sul viso del rosso, delineando con le dita i suoi zigomi, laddove con l'altro gli accarezzava la morbida barba.

Dopo qualche minuto di amorosa beatitudine, la corvina si staccò bruscamente emettendo un forte gemito di dolore, fitta così intensa da farla crollare a terra.
Il rosso spaventato dall'azione immprovvisa si precipitò dal lei e, afferrandole il braccio, vide il simbolo della spirale che aveva ripreso a brillare di una strana luce intensa.
Zhalia strinse i denti, ma il male sembrava non cessare e gocce di sudore inizarono a colare sul suo volto, presto si unirono anche lacrime e altre urla laceranti.
- Zhalia guardami!- Disse Dante allarmato. Sapeva che in una situazione del genere avrebbe dovuto agire con calma e razionalità, tuttavia anche la rabbia lo pervase, perchè sembrava che il mondo non volesse permettere ai due cercatori di stare insieme.
Le afferrò il polso dell'arto dolorante e al contempo, con l'altra mano, le sollevò il viso, cercando un contatto visivo,
Tuttavia la corvina si ostinava a tenere gli occhi serrati, fiatando pesantemente e ansimando.
Furono minuti interminabili.
Il rosso, non appena avvertì un segno di miglioramento, abbracciò più forte che potè la donna, che conficcò le unghie sulla schiena di Dante, come per placare quel lancinante tormento.
Rimasero così per un indeterminato periodo, aspettando di mitigare quell'atmosfera tesa.
- Zhalia, come ti senti?- Chiese premuroso l'innamorato.
Non riuscì a rispondere, tentò solo di nascondere maggiormente il suo capo nel torace di lui.
Dante la sollevò sentendola debole, allo stremo delle sue forze e dopo averla seduta su uno dei sedili, Zhalia svenne silenziosa.

La corvina si risvegliò da quello che le era sembrato un terribile incubo.
Era disorientata: tentò di aprire gli occhi, ma riuscì a stento nel suo intento.
Le palpebre erano macigni, proprio come tutto il resto del suo corpo, tuttavia la sua forte volontà le permise di vedere vicino a lei una figura nota, dormiente.
Appena la vista riuscì a farsi più limpida, Zhalia esaminò il luogo in cui si trovava: era una stanza abbastanza grande, con un solo letto nel mezzo, il suo. Pareti di un timido bianco, le provocarono maggior smarrimento, poichè fredde ed estranee.
Notò che era collegata ad una flebo e che il suo braccio era bendato, con evidenti tracce di sangue che tingevano la fasciatura.
La destò dai suoi pensieri una mano, che aveva afferrato delicatamente la sua.
Girò la testa e incrociò lo sguardo rasserenato di Dante, che abbozzo un sorriso.
- Quando sei svenuta, ti ho portata nell'ospedale più vicino e sicuro della Fondazione. Siamo a Venezia.- Fece una pausa dopo aver parlato tutto di un fiato.
- Sono sollevato che tu ti sia svegliata. Ti confesso che ho temuto il peggio.- Affermò con voce tremante.
- Cosa mi è successo?- Chiese debolmente Zhalia.
- Una cosa che non mi sarei aspettato-

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Capitolo 7
*** Partire ***


Era mattino presto, le luci ancora spente, mentre il sole riposava dietro le montagne.
Era mattino presto, ma i due dovevano partire, non potevano rimandare ancora.
Dopo l’incidente sul jet non erano più stati gli stessi.
Zhalia si sentiva ogni giorno più debole e nessuna medicina, nessun potere sembravano in alcun modo efficaci. E al contempo, Dante era sempre più nervoso, preoccupato, vulnerabile.
Si sentiva impotente, esattamente come quando era Metz quello costretto a letto e non guariva.
Ora però era lei a non guarire.
Dante aveva perso le speranze nei miracoli. Aveva già avuto troppa fortuna in passato ed era convinto che con il suo ultimo, miracoloso salvataggio, avesse esaurito ogni grazia.
Al contempo però era ostinato. Si ostinava a credere che qualcosa sarebbe successo, che qualcosa si sarebbe sbloccato, che lui l’avrebbe salvata. Di nuovo. Salvata da un destino tanto incerto, quanto nitido.
Se non fosse stato lui a fare la prima mossa, per lei forse sarebbe stata veramente la fine.
Decise quindi che dovevano partire. Partire per andare a trovare l’unica persona in grado di aiutarli.
Forse. Si ostinava anche a credere in quello, in quel forse, in quell’incerto.
Zhalia era coricata a letto da una settimana. Il simbolo le pulsava ogni ora, a frequenze diverse, a volte piano, altre intensamente.
Troppo intensamente per non gridare di dolore.
Le era persino venuto un livido intorno. Aveva cercato di eliminarlo da sola, quando, ovviamente, nessuno vedeva. Si era graffiata, tagliata, ma con poco successo e molto sangue. Già ne aveva poco in circolo.
La medicina classica era stata scartata al secondo giorno, si provava con i poteri. Inutili.
Ma quella mattina stava inspiegabilmente meglio, come se la speranza di uscire da quel limbo di dolore le avesse dato conforto più di tutto il resto.
Si era persino alzata da sola. Allora Dante la accompagnò nei bagni dell’ospedale, in modo che potesse farsi una doccia, per levarle un po’ di stanchezza, un po’ di dolore.
Avrebbe voluto rimanere lì sotto per tutta la vita. L’acqua calda era come un’amica che ti abbraccia dopo tanto tempo separate. La prima sensazione di sollievo l’aveva provata sotto quel getto d’acqua. Voleva non finisse.
Avrebbe voluto davvero, ma non poteva. Dovevano partire.
E partirono in quella mattina fredda, che però scaldava, di speranza.
Non avrebbero preso un jet della Fondazione, ma un aereo.
Dante non voleva ritrovarsi solo se lei fosse stata male. Avrebbe avuto bisogno di tutto l’aiuto possibile per un eventuale soccorso.
Zhalia non si era nemmeno chiesta dove stessero andando. Le bastava sapere che c’era lui.
Salirono su un aereo molto capiente e si diressero verso la prima classe. Dante non voleva farle mancare nulla.
Avevano due poltrone a disposizione e Dante la fece sedere in quella che dava sul finestrino, così che si distraesse con il paesaggio sotto di lei, così da evitare sguardi indesiderati.
Era evidente che fosse malata, ma non doveva necessariamente saperlo tutto l’aereo.
S’addormentò come una bambina. Era stremata, nonostante avesse camminato per poco, giusto il tempo di raggiungere l’aeroporto e fare i controlli.
Lui la avvolse con una coperta e le accarezzò la guancia.
Anche se il malessere le aveva lasciato segni evidenti sul corpo, come occhiaie e volto scavato, lui la trovava comunque bellissima.
Dopo qualche istante crollò anche lui. Cadde in un sonno molto profondo e rilassato, un sonno pieno di speranza.
Dormendo ammazzava il tempo e non era costretto a pensare. E avevano bisogno di ammazzare il tempo quel giorno, perché il viaggio che li attendeva era tutt’altro che breve. Note: Buonasera. Lo so, non so nemmeno più io quanto tempo sia passato dall'ultima pubblicazione. Però ora sono qui. Vi porto un nuovo capitolo a cui spero ne seguiranno altri in tempi meno titanici. Per ora fatemi sapere come lo trovate. Buona lettura! Jist

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