Paura D'Amare

di Bluemoon Desire
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Alice Torna A Far Danni ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Il Coraggio Del Cuore ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - Voltare Pagina ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 - L'Ora Dell'Amore ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 - Oltre L'Ostacolo ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 - Svolte e Rivolte ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 - Giro di Vite ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 - Nella Tana Del Lupo ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 - Nessuna Tenebra Dura Per Sempre ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 - Se Sei Felice e Tu Lo Sai ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - Alice Torna A Far Danni ***


                                                                CAPITOLO 1 - ALICE TORNA A FAR DANNI

 

Bisogna essere coraggiosi e anche un po’ folli per aprire il cuore e donarlo a qualcuno.

—     Charles Bukowski



Era una tipica serata di fine estate, insopportabilmente umida e con una temperatura media che non accennava a voler calare al di sotto dei 25 gradi, contrariamente a quanto dichiarato quella mattina dal responsabile delle previsioni meteo in onda sul canale del TG Regionale.

Forse suo padre non aveva poi tutti i torti a considerarlo un mezzo cialtrone, dopotutto!

« Si può sapere perché i tuoi cari colleghi di Facoltà si divertono sempre ad organizzare queste festicciole proprio quando ci sono gli scioperi dei mezzi pubblici? » proruppe di colpo la voce seccata della sua migliore amica Silvia, seduta accanto a lei nell'auto, rigorosamente al posto del guidatore, con il braccio sinistro ben teso fuori dal finestrino, quasi a voler catturare ogni piccolo alito di vento che viaggiava debole nell'aria. 

« Non saprei » replicò Alice, voltandosi a guardarla con espressione vagamente divertita « Magari perché sanno che posso sempre contare sulla mia migliore amica e sul suo animo altruista e generoso che non mi farebbe MAI pesare un piccolo ed insignificante passaggio in macchina... » 

« Sei simpatica, Alice » la liquidò seccamente Silvia, prima d'imboccare l'ampia traversa che conduceva alla maestosa proprietà romana della famiglia Malcomess « Piuttosto...come pensi di gestire il tuo bel triangolo stasera? Perché i tuoi spasimanti ci saranno entrambi, dico bene? »

« Arthur e Claudio? » boccheggiò Alice, eludendo strategicamente lo sguardo dell'amica, come sempre carico di fastidiosi sottintesi « Sì, immagino che ci siano entrambi...a meno che Arthur non sia già ripartito per Parigi. Anche se, con Cordelia appena rientrata dalla degenza ospedaliera, non credo proprio che si sia già messo in viaggio... »

Ma chi voleva prendere in giro? 
Il giorno prima aveva telefonato appositamente alla piccola Malcomess soltanto per sapere se suo fratello sarebbe stato presente al party d'inaugurazione del nuovo anno accademico organizzato alla villa di suo padre, e quasi le era scoppiato un attacco di panico in piena regola quando Cordelia glielo aveva candidamente confermato. 
Come avrebbe trovato anche solo il coraggio di guardarlo in faccia? 
Da quando Arthur l'aveva sorpresa con quell'improvvisata all'Istituto di Medicina Legale, lei non lo aveva più cercato. 
Nè al telefono, né su Skype...né tantomeno di persona.
E neppure lui si era fatto vivo, a dir la verità. 
Certo, con Arthur era normale che ciò accadesse, ma Alice sospettava che questa volta fosse una scelta del tutto intenzionale. 
Voleva concederle il tempo necessario per riflettere sulla sua proposta di ritornare insieme, senza farle pressioni. 
A modo suo voleva dimostrarle che stavolta era pronto a considerare le sue esigenze come una priorità, e forse avrebbe anche apprezzato di più questo tentativo di rimediare alle mancanze del passato, se solo il suo cuore e la sua mente non fossero stati già così impegnato ad analizzare razionalmente i confusi sentimenti che nutriva per Conforti. 

Contrariamente a quanto accaduto con Arthur, i suoi contatti con Claudio erano proseguiti con una certa continuità per l'intera durata delle vacanze estive, ad eccezione di quei miseri cinque giorni di relax a Sacrofano che si era ritagliata poco prima della fine di Agosto.
Si era trattato per lo più di una frequentazione di tipo professionale, nulla di più, ma averlo avuto attorno giorno dopo giorno non aveva affatto contribuito a toglierle dalla mente le parole che Claudio aveva pronunciato quel giorno in Istituto.
Era impossibile per lei riuscire a togliersi dalla mente quel discorso e, per quanto si ostinasse a non volerlo ammettere neppure con se stessa, dopo aver conosciuto quella parte nascosta di lui, più amabile e vulnerabile di quella che aveva sempre mostrato in pubblico, la sua idea sul conto di Claudio era notevolmente mutata. 
Sentiva che c'era qualcos'altro dietro quella facciata da uomo insensibile e privo di senso dell'attaccamento, qualcosa che la attirava più di quanto non fosse disposta a riconoscere. 

« Sicura che non ti serva una spalla per stasera? » 

La voce di Silvia riscosse bruscamente l'attenzione di Alice dai suoi confusi pensieri, riportandola di colpo alla realtà. 
Ne avrebbe avuto bisogno, eccome, anche solo per evitare di incappare in qualche figuraccia delle sue davanti a mezzo Istituto di Medicina Legale. 
Ma era tempo che iniziasse a crescere e a prendersi la piena responsabilità delle sue decisioni e dei suoi errori. 
Nel bene e nel male. 

« Me la caverò, tranquilla » le rispose infine, più a scopo di auto-convincimento che per reale sicurezza « Non potrò evitare il confronto con Arthur per sempre e in quanto a Claudio...se sono riuscita a gestirlo quest'estate in Istituto, mentre eravamo da soli, dovrei anche essere in grado di tenerlo a bada per qualche ora, in mezzo a centinaia di altre persone, no? »

« Se lo dici tu » tagliò corto Silvia, svoltando a tutta velocità nel vialetto della villa dei Malcomess, per poi rallentare fino a fermarsi a ridosso dell'area interna di parcheggio, già quasi interamente occupata dai veicoli degli ospiti. 

« Ehi, ti ringrazio davvero per il passaggio » fece Alice, spalancando la portiera dell'auto dalla parte del passeggero « E scusami ancora se ti ho fatta arrivare fin qui di sabato sera... » 

« Questo ed altro per la mia migliore amica » replicò Silvia con un'occhiata ammiccante, prima di rimettere in moto il veicolo « Oh, ovviamente appena arrivata a casa mi fai un bel resoconto della serata e me lo mandi su Whatsapp. E niente censure, che sia chiaro, voglio sapere TUTTO! » 

« Contaci » le assicurò Alice sorridente, facendo capolino dal finestrino aperto dell'auto « Tu, piuttosto, cerca di divertirti a cena con il tuo cardiochirurgo! » 

E mentre osservava la Ford Focus blu elettrico della sua migliore amica svanire rapida oltre l'orizzonte, un'imponente consapevolezza la investì da capo a piedi. 
Di lì a poco avrebbe affrontato i due peggiori "demoni" della sua vita. 
Ma era davvero pronta a farlo? 

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Imbevuti di champagne e superalcolici fin dentro le viscere, chi più e chi meno, i suoi aitanti colleghi dell'Istituto di Medicina Legale di Roma sembravano fortemente intenzionati a metterla in imbarazzo in ogni modo possibile ed immaginabile. A cominciare dalla sua algida ed imperiosa "nemesi", l'Ape Regina degli specializzandi, la dottoressa Ambra Negri Della Valle, impeccabile nel suo elegantissimo abito da sera di Chanel all'ultima moda e con tanto di spasimante riccone al seguito. Da quando la sua relazione con Claudio si era bruscamente interrotta per volere di quest'ultimo, tra imbarazzanti scenate pubbliche e pesanti recriminazioni, non passava settimana senza che Ambra non sfoggiasse l'ammiratore di turno in giro per i corridoi dell'Istituto. 

« Alice carissima! » la accolse smagliante, con il sorriso più falso che le avesse mai visto stampato in volto « Ci stavamo giusto chiedendo se e quando ti saresti materializzata alla festa...sai, dopo la rottura con il figlio del capo non sapevamo se avresti avuto il coraggio di presentarti qui! Ovviamente io so bene cosa si prova a dover rivedere il proprio ex in situazioni del genere, ma l'avevo detto a Lara e Paolone che non avresti temuto un confronto...giusto, Alice? »

« Ehm...già » riuscì a malapena a biascicare quest'ultima, le guance che sembravano quasi andarle a fuoco per l'imbarazzo. 

« Nonostante tutto, Allevi, ti trovo abbastanza in forma » proseguì la vipera bionda, senza minimamente accennare ad una tregua « Non è mai bello quando una storia finisce, ma la mia filosofia è sempre la stessa..."mai dargli la soddisfazione di vedere quanto stai soffrendo"! Mai permettere ad un uomo di trarre potere dalla tua disperazione, ricordatelo... »

A queste parole, nella mente di Alice si materializzò il volto pallido e spento di Ambra durante il periodo depressivo che aveva seguito la sua rottura con Claudio, e per un breve momento fu quasi tentata di far riaffiorare alle labbra quel ricordo, così, giusto per cancellarle quell'espressione saccente e compiaciuta dal volto. Fortuna volle che, proprio quando stava per cedere a quell'impulso maligno, Lara e Paolone accorressero in suo soccorso, trascinandola furtivamente via dalla Barbie per andare a spettegolare altrove. 

« Ho sentito dire da qualcuno che è un promettente ricercatore della Sorbonne » prese a raccontarle Lara a mezzavoce, accennando con lo sguardo all'affascinante ma silenzioso accompagnatore di Ambra « Credo che sia inglese o americano...non ho capito bene... »

« Ora capisco perché non ha mai aperto bocca, poveretto! » osservò Paolone ironico, prima di ficcarsi in bocca - con estrema ingordigia - una generosa manciata di tartine al patè di olive, afferrate al volo da uno dei ben nutriti vassoi del buffet.

« Viene scaricata da Conforti e si consola con gli specialisti medici di mezza Roma, poi se ne va a Parigi e si becca il genio della Sorbonne...cioè...ditemi voi se non è culo sfacciato questo! » proseguì imperterrita Lara, visibilmente indispettita dalla facilità con cui la vita sembrava scorrere tra le mani di Ambra. 

« Avverto una lieve punta di gelosia, Nardelli! »

La voce di Claudio proruppe così inaspettata alle loro spalle, da farli sobbalzare tutti e tre in modo palese ed inequivocabile. 
Pensieri positivi a parte, non appena gli occhi di Alice incrociarono il volto abbronzato e teso di Claudio, qualcosa di molto simile ad un grosso masso prese a scivolarle lentamente attraverso la gola, fino a depositarsi in fondo allo stomaco. Un ingombrante e fastidioso macigno che portava il nome di Claudio Conforti e dal quale lei non sembrava proprio in grado di liberarsi. 

« Ti trovo bene, Allevi » proseguì il "sexy infame", chinandosi prontamente verso di lei per stamparle un bacio sulla guancia che, per quanto innocente e casto potesse apparire dall'esterno, riuscì a farle girare parecchio la testa. 

Per non parlare del suo dannato profumo. 
Declaration di Cartier. Il suo marchio di riconoscimento.
Ogni singola volta che Claudio le si avvicinava, non riusciva a fare a meno di perdersi in quella fragranza così...fascinosa. 
Inutile illudersi, per quanto la riguardava, quell'uomo rappresentava un pericolo in tutti i sensi.

« Stai bene anche tu » si limitò a ribattere con freddezza, sfuggendo caparbiamente quello sguardo ammaliante ed ipnotico per non ricadere nelle vecchie tentazioni.

La sua tattica d'evasione non sfuggì però alla rapace attenzione di Claudio che, infatti, senza dire una parola, si defilò incupito per raggiungere la Dottoressa Boschi e un paio di altri luminari impegnati poco lontano in un'accorata discussione sugli ultimi aggiornamenti relativi alla "Virtopsy" - una delle nuove punte di diamante del programma di sperimentazione accademica lanciato dal loro Istituto. 

« Si può sapere che t'è preso, Ali? » le soffiò Lara all'orecchio, fissandola con un'espressione a dir poco sconcertata « Non dico che non mi dia soddisfazione vedere Claudio preso a metaforiche bastonate da una donna, ma-- » 

« Ho solo risposto al suo saluto, tutto qui » ribatté Alice sulla difensiva, senza però riuscire a smettere di lanciare occhiate furtive a Claudio al di sopra della spalla di Lara.

« Ma certo, hai solo risposto al suo saluto...come no! » le fece il verso quest'ultima con accentuato sarcasmo « Alice, parliamoci chiaro...tu sei stata a letto con Conforti. E' talmente chiaro che c'è una forte tensione sessuale irrisolta tra di voi, che perfino un cieco se ne renderebbe conto! »

« Veramente io non l'avevo notato » intervenne Paolone con un'espressione sinceramente sconcertata in volto. 

« Ecco, diciamo che se ne renderebbe conto chiunque al mondo, ECCETTO Paolone » si affrettò a puntualizzare Lara, zittendolo con un'occhiata minacciosa « Alice... » riprese poi, imperterrita « ...è per colpa di quello che c'è stato con Claudio se è finita tra te e Malcomess Jr? »

Il lungo silenzio di Alice bastò come conferma.

« Non per essere ovvia, ma... tu lo sai che stasera qui c'è anche il tuo ex, vero? » le fece notare ancora l'amica. 

« Certo che lo so, Lara! » sbottò Alice, infastidita da tutto quel vivo interesse nei riguardi della sua incasinata vita privata « Non accadrà niente che non dovrebbe accadere. Siamo tra persone adulte, no? »

« Persone adulte? » ripeté Lara scettica, inarcando un sopracciglio « Conforti? »

Il metaforico macigno materializzatosi nello stomaco di Alice prese ad agitarsi in modo fastidioso, risvegliando tutta una serie di pessime sensazioni. 
Claudio era un tipo molto orgoglioso ed altrettanto vendicativo, e lei di validi motivi per nutrire del rancore gliene aveva forniti a sufficienza in quegli ultimi mesi. A cominciare da quella notte trascorsa insieme al congresso e poi rinnegata ad oltranza fin quasi alla nausea.
E se Lara avesse avuto ragione? 
Se un incontro tra Arthur e Claudio avesse portato ad un violento scontro tra i due?
Oddio no, non poteva permettere che accadesse qualcosa di vagamente simile a quello scenario, non ora che finalmente il Supremo e la Wally sembravano nutrire un po' di sincero interesse nei suoi riguardi. 

« Mi allontano un momento, ragazzi, scusate » disse frettolosamente a Lara e Paolone, prima di allontanarsi a grandi passi in direzione di Claudio. 

Doveva chiarire quella situazione prima che fosse troppo tardi.
Ma proprio quando si trovava così vicino a lui da poterlo quasi sfiorare, qualcuno le rovinò addosso con così tanta energia da farla barcollare e cadere all'indietro sul pavimento come una pera cotta, sotto gli sguardi divertiti - e vagamente compassionevoli - dei presenti. 
Avvampando in volto per il cocente imbarazzo, Alice si risollevò cautamente in piedi, tentando di restituire un minimo di dignità alla sua pietosa immagine. 
Come al suo solito, era riuscita ad offrire l'ennesimo ricordo indimenticabile di quel party accademico. 

« Tutto bene, Alice? »

Oddio...quella voce. La SUA voce. 
Alice ruotò il collo così velocemente da farsi quasi male. 

« A-Arthur... » boccheggiò senza fiato, con un'espressione a metà tra lo sconvolto ed il terrorizzato. 

« Ciao! » la salutò lui, sorridendole con dolcezza come accadeva sempre quando i loro sguardi finivano per incrociarsi « Stai bene, allora? » proseguì poi, sfiorandole appena una spalla con il palmo della mano « Non ti avevo proprio vista, Alice, perdonami...qui dentro c'è talmente tanta gente che ci vorrebbe un navigatore anche solo per spostarsi da una parte all'altra della stanza! »

« Non preoccuparti, sto benone » lo tranquillizzò Alice con un gran sorriso « Tu, piuttosto? Cordelia mi aveva detto che non era sicuro che venissi stasera al party...sai, per via di quel tuo nuovo lavoro a Parigi... »

Arthur bevve un lungo sorso di Spritz all'arancia dal suo calice, senza mai staccarle gli occhi di dosso.

« In effetti sarei già dovuto partire due giorni fa » confermò poi con la massima disinvoltura « La verità è che non me la sentivo proprio di lasciare Cordelia da sola...non ancora...e poi qui ci sei tu. »

A queste parole, Alice inghiottì il vuoto.  
Forse per la prima volta da quando lo conosceva, gli sembrava di intravedere un vago accenno d'imbarazzo in quei suoi tratti solitamente determinati e impavidi. 

« Arthur, io... »

« Lo so, hai bisogno di tempo. Volevo solo che sapessi che io sono ancora qui e che non ho dimenticato la mia promessa. »
 
Fece per rispondergli, quando uno strano formicolìo le attraversò la base della nuca, spingendola impulsivamente a gettare uno sguardo alle sue spalle con la coda dell'occhio. 
E fu allora che lo notò.
Claudio li stava fissando da lontano con una certa insistenza e sembrava decisamente fuori di sé...se non peggio.
Qualcosa in quello sguardo le suggeriva che, se solo fosse stato in grado di scagliare dei dardi infuocati dagli occhi, di certo li avrebbe già inceneriti entrambi. 

« Alice? Tutto bene? » 

La voce di Arthur calamitò di nuovo la sua attenzione, distraendola da Claudio e dalla sua gelosia.

« Perdonami, Arthur, sono solo un po' stanca » tentò di giustificarsi, senza troppa convinzione « Possiamo riparlare di questa storia in un altro momento? Adesso ho proprio bisogno di prendere una boccata d'aria, se non ti spiace... »

Sul volto di Arthur si dipinse un vago sorriso malinconico che gettò Alice nello sconforto più totale. Si sentiva un mostro. 
Un gigantesco mostro senza cuore. 
E' vero, Arthur non si era comportato particolarmente bene durante la loro breve frequentazione, ma non l'aveva mai tradita o ferita intenzionalmente. 
Vederlo così triste a causa della loro separazione la faceva stare male, ma non se la sentiva di illuderlo.
Non quando nel suo cuore infuriava ancora il caos più totale. 

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Con i gomiti appoggiati sulla ringhiera dell'ampia terrazza di Villa Malcomess, Alice rimase a lungo in silenzio, a fissare un punto imprecisato sull'orizzonte invisibile di quell'oscura immensità trapunta di stelle. 
La vita a Roma le aveva donato una gran quantità di gioie e piaceri che un paesino microscopico come Sacrofano non avrebbe mai potuto offrirle, eppure alcune piccole nostalgie del passato le si affacciavano di tanto in tanto alla mente. 
Le lunghe serate trascorse con nonna Amalia sul porticato della villa di famiglia ad osservare le stelle, ad esempio. 
Il cielo di Roma le appariva così...nudo. 
Un freddo lenzuolo nero sul quale le stelle si stagliavano quasi a fatica, deboli e sfuggenti, come se non aspettassero altro che la luce del sole per tornare a nascondersi nel loro rifugio segreto. 
Un comportamento, questo, che sentiva molto vicino a lei. 
Soprattutto in quel periodo.
Amava vivere a Roma e amava la sua nuova vita nella metropoli, ma negli ultimi tempi avvertiva sempre di più il richiamo del suo vecchio paesino e di tutto ciò che esso incarnava. Serenità...sicurezza...spensieratezza.

« Brutti pensieri? »

La voce di Claudio proruppe languidamente alle spalle di Alice, provocandole un istantaneo e violento sussulto nel petto. 
Era così vicino al suo corpo da poter quasi sentire il calore del suo respiro sul collo, la mano destra tesa a sfiorarle la pelle nuda del braccio con la punta delle dita. A quel contatto, un lungo brivido di piacere le serpeggiò nella schiena, facendole socchiudere gli occhi per un attimo. 
Era tipico di Claudio...per quanto lei s'impegnasse a tenerlo il più possibile a distanza di sicurezza, riusciva sempre a trovare un modo per penetrare le sue difese, indebolendole pericolosamente. Nessuna soglia di autocontrollo era mai sufficientemente efficace quando lui era nei paraggi. 

« Avevo solo bisogno di prendere un po' d'aria » riuscì a malapena ad articolare Alice, le ginocchia che tremavano così tanto da renderle difficoltoso perfino rimanere in piedi in modo autonomo. 

« Meglio così » le soffiò suadente Claudio all'orecchio, affondando il naso tra i suoi folti e soffici capelli castani quasi volesse perdervisi dentro « Pensavo che rivedere il giovane Malcomess ti avesse messa un po' in crisi...vi ho visti parlare poco fa... »

« Mi stava solo salutando, Claudio » si affrettò a puntualizzare Alice, sentendosi quasi in dovere di offrirgli una spiegazione « E comunque quello che succede nella mia vita privata non ti riguarda... »

« Oh beh, lungi da me mettere bocca nella tua idilliaca relazione con il perfettissimo figlio del capo » replicò Claudio con un tono di voce improvvisamente più duro e rancoroso. 

Calò un lungo silenzio carico di tensione.
Alice serrò gli occhi e trasse un profondo sospiro.
Si sentiva fastidiosamente incastrata tra due fuochi, e ogni giorno che passava la situazione non faceva altro che peggiorare. 
Ormai non riusciva neanche più ad intravedere una via di fuga.
Quanto ancora avrebbe resistito in quelle condizioni?

« Scusami, non volevo aggredirti... » soggiunse infine, sfiorando appena la mano di Claudio con la sua, in un timido gesto di riappacificazione « ...ci sto provando, ok? Ce la sto mettendo tutta per riuscire a prendere la decisione più giusta, ma io...io non... »

« Ssssh » la interruppe Claudio in un languido sussurro, cingendole dolcemente la vita con le braccia « Sai qual è il tuo problema, Alice? Come sempre hai la soluzione davanti agli occhi, ma continui ad ignorarla... »

« Che vuoi dire? » mormorò Alice con un fil di voce, riuscendo a stento a resistere a quell'ondata d'inebrianti sensazioni che il contatto con il corpo caldo di Claudio le stava suscitando.

« Che è tempo che tu la smetta di guardare al passato, e ti decida a concentrarti di più su quello che ti sta davanti... » Le labbra di Claudio scivolarono a tradimento verso l'incavo della spalla di Alice, percorrendolo con una lunga scia di baci « ...sto parlando di me, Alice... » 

Con la testa appena reclinata all'indietro e le labbra socchiuse, Alice si perse nell'inaspettata dolcezza di quelle parole, concedendosi un lungo momento di puro e semplice abbandono. 
Era davvero quello il tipo d'amore che desiderava? 
Un "amore ad intermittenza", che viveva solo di quei brevi e fugaci attimi di felicità rubati alla routine quotidiana e nulla di più?
Da quel punto di vista, Claudio era totalmente diverso da Arthur. 
Il suo concetto di "futuro" nell'ambito di una relazione sentimentale risultava alquanto limitato, se non addirittura inesistente, e i progetti a lungo termine rappresentavano una mera utopia per lui. 
Senza contare poi il fatto - tutt'altro che trascurabile - che la relazione più duratura che avesse mai intrapreso con una donna risaliva a quel lontano periodo della sua vita in cui la sua preoccupazione più grande riguardava il tipo di crema anti-acne da utilizzare al mattino. 

Quel che era certo era che Claudio l'aveva colta di sorpresa accennando alla concreta possibilità di vivere insieme e di condividere le loro vite sia sul piano professionale che sentimentale, ma a conti fatti, come avrebbe potuto pretendere qualcosa di più da un tipo così costituzionalmente allergico agli impegni sentimentali? Magari era vero che i suoi sentimenti per lei lo avevano spinto a rivedere le proprie opinioni sull'amore, o magari si trattava solo di un momentaneo dietrofront dettato dal suo desiderio di conquistarla. 
Qualunque fosse stata la verità, Alice non era certa di voler correre il rischio.
Non stavolta, non con LUI. C'era fin troppo in ballo.
Quel rapporto con Claudio, di qualsiasi natura esso fosse, contava per lei molto più di quanto non fosse disposta ad ammettere e il solo pensiero di poterlo perdere la annientava. Cedere alle sue promesse e alle sue dolci parole sarebbe stato così semplice e di certo le avrebbe risparmiato un bel po' di fastidiosi crucci esistenziali, ma era davvero la cosa giusta da fare? 

« Claudio, ti prego...no. » protestò debolmente Alice, sgusciando via in fretta dalle sue braccia per allontanare da sé ogni tentazione.

Innervosito da tanta volubilità, Claudio si portò le mani sui fianchi, scoccandole un'occhiata battagliera. 

« Si può sapere perché fai sempre così, Alice? » la apostrofò duramente « Ogni volta che provo a fare un passo verso di te, tu non fai altro che respingermi. Cos'altro posso fare o dire per dimostrarti che sto facendo sul serio? Almeno ho qualche speranza di poterti convincere, o sto solo sprecando il mio tempo? »

« E' complicato, lo sai... » cominciò a dire Alice, ma Claudio sollevò subito una mano per interromperla.

« Smettila con queste stronzate da liceale e deciditi una buona volta ad affrontare il peso delle tue scelte! » tuonò inviperito, avanzando rapido verso di lei « Niente  è complicato, a meno che tu non voglia renderlo tale! Comincio davvero a pensare che tu abbia paura d'essere felice accanto a qualcuno. E se il tuo problema è questo, cara Alice, non c'è scelta che tenga...o decidi di buttarti quella paura alle spalle, o resterai intrappolata per il resto della tua vita in relazioni aride e senza futuro come quella con il giovane Malcomess. Anzi, sai che ti dico, Alice? D'ora in poi ti renderò le cose molto più facili... »

« ...c-che vuoi dire? » balbettò Alice con un accenno d'allarme nella voce. 

« Mi ritiro ufficialmente dal campo » fece Claudio sollevando entrambe le braccia in un chiaro segno di resa, il suo consueto sorriso sarcastico sostituito da una smorfia di amarezza e rassegnazione « Goditi il resto di questa splendida serata, Allevi, ci vediamo in Istituto » concluse poi, caustico. 

E fu proprio mentre lo osservava rientrare nell'immensa sala da pranzo dei Malcomess, che Alice capì di aver appena visto il suo peggiore incubo realizzarsi.
Lo aveva perso. 





NOTE DELL'AUTORE: Salve a tutti! Premetto che questa è la mia prima storia su "L'Allieva", ma ho amato così tanto sia la fiction che i romanzi che mi è sembrato doveroso buttar giù qualcosa. Spero di aver reso giustizia a questi personaggi che amo tantissimo e spero che continuerete a seguire questa storia! ALLA PROSSIMA! 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 - Il Coraggio Del Cuore ***


                                                           CAPITOLO 2 - IL CORAGGIO DEL CUORE

 

“Scared is what you're feeling. Brave is what you're doing.”

—   Emma Donoghue



Quel lunedì mattina era cominciato nel peggiore dei modi.
La sveglia era entrata in sciopero non autorizzato, l'autobus aveva ritardato di una buona mezz'ora il suo arrivo e, dulcis in fundo, le si era anche rotto un tacco mentre saliva di corsa i gradini della scalinata d'ingresso dell'Istituto di Medicina Legale. 
Un inizio di settimana davvero da incubo. 
In un ritardo a dir poco mostruoso, Alice percorse come una furia il lungo corridoio che conduceva dritto alla sala autopsie, irrompendo nella stanza con la grazia di un esercito di carri armati da sfondamento. 

« Allevi, quale onore! » la accolse Claudio con il suo solito estro sarcastico, gettando una rapida occhiata al costosissimo Rolex che svettava fieramente sul suo polso « Appena quarantacinque minuti di ritardo... » 

« Claudio, mi dispiace » tentò di scusarsi Alice « La sveglia sul mio comodino non ha suonato, l'autobus ha fatto ritardo e-- »

« ...e gli alieni ti hanno rapita per studiare il tuo assurdo cervellino e i suoi astrusi meccanismi, certo! » aggiunse lui con evidente tono di scherno, scatenando un istantaneo scoppio d'ilarità tra gli specializzandi.

Per nulla interessata a perpetrare oltre quella discussione - già di per sé abbastanza imbarazzante - Alice preferì sorvolare sull'intera questione, decidendo saggiamente di focalizzare altrove le sue energie intellettive. 
Aveva giurato solennemente a se stessa che quell'anno avrebbe fatto del suo meglio per rimediare a tutti gli errori e le facilonerie che l'anno precedente le erano quasi costate il posto in Istituto, ed era ben determinata a perseguire il suo obiettivo...con o senza il supporto di Claudio. 

« Visto che ti sei presentata a lezione con un ritardo vergognoso, Allevi, a te l'onore di introdurre alla classe l'argomento di questa esercitazione...» 

Alice strabuzzò gli occhi, paonazza, lanciando una serie di disperate occhiate di SOS in direzione di Lara e Paolone, entrambi fin troppo occupati a rendersi invisibili allo sguardo rapace di Claudio per prestarle la dovuta attenzione. 
Era nel panico più totale. 

« Problemi di udito, Alice? » incalzò Claudio, con una nota d'impazienza nella voce. 

Accidenti a lui. 
Lo detestava visceralmente quando faceva sfoggio del suo sconfinato potere accademico al solo scopo di umiliare gli specializzandi di turno. 
Nella fattispecie...LEI.  

« L'esercitazione di oggi...sì...ehm... » farfugliò Alice, tentando disperatamente di ripescare nella memoria qualche indizio utile che potesse aiutarla ad uscire da quella situazione in un modo vagamente dignitoso. Non avrebbe sopportato un'ennesima lavata di capo da parte di Claudio, non dopo tutti i guai che aveva già dovuto affrontare quel giorno.

Finalmente, ecco arrivare l'illuminazione.
Come accidenti aveva fatto a dimenticarselo? 
La stesura di quel dannato saggio sulla morte per annegamento le era costato non meno di tre giorni di sonno, per non parlare delle decine di scatole di biscottini al burro che aveva consumato in sostituzione ai consueti pasti giornalieri. 

« ...verterà sulla morte per annegamento » completò infine, con aria visibilmente sollevata.   

Conforti si limitò ad annuire, incoraggiandola con un cenno del capo a proseguire.

« Esistono diversi elementi che possono aiutarci ad identificare una morte per annegamento. Durante l'analisi esterna del corpo è possibile riconoscere alcuni segnali distintivi, come ad esempio la diversa distribuzione delle ipostasi, il rapido raffreddamento del cadavere o la presenza di cute anserina. Ma il segno sicuramente più importante ai fini diagnostici è il cosiddetto "fungo schiumoso", ovvero quella schiuma bianco rosea presente attorno alle narici e alla bocca al momento del ritrovamento del cadavere. Essa indica infatti la presenza di un'attività respiratoria al momento dell'introduzione di ingenti quantità di liquido nei polmoni, suggerendo dunque un possibile annegamento. Ai fini legali, però, è sempre consigliabile effettuare un'attenta analisi degli organi interni per la ricerca di elementi probatori forti a sostegno di tale tesi...la presenza di schiuma nel lume tracheo-bronchiale o la presenza di liquido nell'intestino ne sono dei validi esempi... »

In men che non si dica, un rapido brusìo d'approvazione si diffuse tra i presenti, mentre sul volto di Claudio faceva capolino l'accenno di un sorriso trapelante d'orgoglio.

« E quel caratteristico colore rosso delle ipostasi? » la interpellò ancora, ma stavolta con un tono decisamente più professionale e meno maligno. 

« E' un fenomeno fisiologico che deriva dalla notevole umidità cutanea, la quale permette una riossigenazione passiva del sangue » rispose Alice con inusuale sicurezza, reprimendo a fatica un sorrisone compiaciuto a trentadue denti. 


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« Si può sapere come hai fatto a spiattellare tutta quella roba in faccia a Conforti, senza mai perdere il filo del discorso?! » tuonò Lara eccitata, con la voce che traboccava di genuina e profonda ammirazione « Sei stata una grande, Ali! E' impallidito quasi come quella volta che Paolone ha rischiato di fargli scivolare il Mac nuovo di zecca sul pavimento della biblioteca...uno spettacolo esilarante... »

« ...tutta colpa di Conforti che lo aveva sistemato accanto al mio gomito! » protestò animatamente Paolone con un'accentuata inflessione dialettale nella voce. 

« E' stata solo fortuna, ragazzi, pura fortuna! » puntualizzò Alice con un gran sorriso, seguendoli a ruota nella piccola sala comune di esclusiva proprietà degli specializzandi. 

« E com'è che queste fortune capitano sempre agli altri e mai a me? » intervenne Paolone avvilito, giocherellando distrattamente con la ridicola spillatrice glitterata di proprietà di Ambra.

« Perché tu te la vai proprio a cercare le sfortune, beddu miu! » lo schernì bonariamente Lara, dandogli una sonora pacca sulla schiena. 

Alice scoppiò in una fragorosa risata.
Dio, quanto le erano mancati i teatrini comici tra Lara e Paolone!
Condividere con loro le sue giornate, l'aiutava spesso ad affrontare in modo meno stressante tutta la storia con Claudio ed Arthur e l'insopportabile strascico emozionale che si tirava dietro ormai da mesi. 

« ALICE! »

Ed eccolo lì...lupus in fabula.
Ormai le bastava rivolgergli un vago pensiero che già si manifestava davanti ai suoi occhi in tutto il suo infame splendore. 

« Sono qui...che c'è? » si palesò Alice, facendo capolino alle spalle di Lara.

« Calligaris mi ha chiamato...cadavere sulla Pontina » spiegò Claudio con tono sbrigativo « Vieni con me a fare il sopralluogo, o preferisci continuare a fare salotto con i tuoi degni compari? »

E mentre Lara - continuando imperterrita a dargli le spalle - mimò con le labbra un insulto che difficilmente avrebbe avuto il coraggio di ripetere ad alta voce, la testa di Paolone rischiò quasi di esplodere per lo sforzo di intrappolare una risata in gola.  
Da parte sua, Alice non perse altro tempo in chiacchiere e si affrettò a seguire Conforti fuori dall'Istituto, prima che l'infamone cambiasse idea e la mollasse lì su due piedi, com'era già accaduto più volte in passato. 

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Dopo aver armeggiato inutilmente con l'autoradio per alcuni minuti, alla ricerca di un brano decente da ascoltare lungo il tragitto, Claudio gettò la spugna e la spense con un rapido gesto di stizza. Alice osservò l'intera scena con la coda dell'occhio, raccolta in un prolungato e meditabondo silenzio. Chiaramente qualcosa lo innervosiva...o meglio ancora "qualcuno".
Un tempo Claudio non si sarebbe mai lasciato sfuggire una simile occasione d'oro per punzecchiarla ripetutamente con qualche frecciatina supponente delle sue o magari con qualche doppio senso a sfondo sessuale in puro "stile Conforti", ma quel giorno sembrava quasi che non vedesse l'ora di arrivare da Calligaris. 
Probabilmente l'idea di trascorrere del tempo da solo con lei non lo attirava più così tanto, come quando il suo unico obiettivo era quello di portarsela a letto. 

« Te la sei cavata bene oggi in sala autopsie » 

L'estemporaneo intervento di Claudio la colse piacevolmente di sorpresa, ricacciando in fretta e furia la sua pensierosa testolina fuori dalle nuvole. 

« Ehm...ti ringrazio » mormorò, per tutta risposta, sforzandosi di nascondere l'imbarazzo dietro un timido sorriso.

« Guarda che non lo sto dicendo per compiacerti, Allevi! » ci tenne a puntualizzare Claudio, senza degnarla di uno sguardo « E' un semplice dato oggettivo, tutto qui. Hai esposto il tuo discorso in modo chiaro e dettagliato, cosa che non avresti mai potuto fare se non avessi conosciuto a fondo l'argomento. E credimi, sono più che certo che gran parte dei tuoi esimi colleghi avrebbe fatto scena muta se li avessi interpellati al posto tuo. Sarà bene che tu proceda su questa linea d'ora in poi, se desideri davvero che la Wally o il Supremo ti prendano in considerazione per eventuali assunzioni future nello staff dell'Istituto... » 

« E tu? » chiese Alice di getto.

« Io...cosa? » ribatté Claudio, senza capire.

« Tu mi prenderesti in considerazione? » 

Le parole le fluirono dalla bocca neanche fossero dotate di vita propria e perfino Claudio ne parve vagamente colpito. 
La verità era che, per lei, il parere di quell'idiota arrogante valeva molto più di quello di molte altre eminenti personalità dell'Istituto. 
Forse perfino più di quello della Boschi o di Malcomess Senior. 
A volte era proprio il pensiero di poterlo deludere a darle la spinta necessaria per affrontare al meglio le sfide che quella professione le metteva davanti, giorno dopo giorno...possibile che lui non riuscisse a rendersene conto?

« Non spetta a me selezionare le nuove risorse » tagliò corto Claudio con la sua solita fastidiosa arroganza « E comunque, da quand'è che ti interessa ciò che penso? »

Alice trasse un profondo respiro, portandosi esasperata una mano alla fronte. 
Com'era possibile che riuscisse a passare tanto velocemente dall'essere quasi "umano", all'incarnare la peggior specie di stronzo presente sul pianeta? 

« Quanto ancora andrà avanti questa storia, Claudio? » lo apostrofò brusca, rivolgendogli un'occhiata inviperita « Pensavo di poter affrontare la questione tra persone adulte, ma tu continui a comportarti come un ragazzino capriccioso a cui hanno portato via il giocattolo preferito... »

Per la prima volta da quando si erano messi in viaggio, Claudio distolse gli occhi dalla strada per guardarla.
E non fu affatto uno sguardo gentile quello che le rivolse. 

« Certo che hai proprio una gran faccia tosta! » ruggì, chiaramente infastidito da quelle accuse « Se proprio devi dare del bambino a qualcuno, Alice, allora guardati allo specchio e rivolgiti a te stessa...non sono io quello così spaventato dall'amore da voler inventare mille scuse pur di evitarlo! Brutta bestia la paura d'amare, eh? Io sarò anche un arrogante donnaiolo seriale, ma almeno non ho paura di rischiare se so che ne vale davvero la pena! »

« Ma di che accidenti stai parlando? » sbottò Alice, scattando sulla difensiva « Io non ho paura proprio di niente, meno che mai dell'amore... »

Claudio si lasciò andare ad una lunga risata amara.  

« E allora illuminami, ti prego...» la rimbeccò poi, più che mai deciso a non dargliela vinta « Se il problema non è la tua paura d'amare, perché non fai altro che respingere quello che c'è tra di noi? E non venirmi a raccontare di nuovo la favoletta della storia "complicata" perché ormai non regge più... »  

Decisamente spiazzata, Alice non riuscì ad avanzare alcuna valida obiezione.
Perché la verità era che, per quanto detestasse ammetterlo, stavolta era Claudio ad essere dalla parte della ragione...almeno in parte. 
Avrebbe voluto urlargli la verità in faccia, liberarsi la coscienza una volta per tutte, ma qualcosa nel profondo continuava ad impedirglielo. 
Paura, forse. O magari la chiara consapevolezza che, una volta pronunciate quelle parole, ogni cosa tra loro sarebbe mutata per sempre. 

« Che c'è? Non parli più adesso? » incalzò Claudio a mo' di sfida. 

« Calligaris » proferì Alice, con voce inespressiva.  

« Cosa? » 

« C'è Calligaris. Laggiù. »  

Claudio lasciò cadere il discorso senza insistere ulteriormente.  
Ancora una volta erano arrivati a sfiorare il cuore del problema...e ancora una volta, la testarda caparbietà di Alice l'aveva spuntata. 

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Confinata in quell'angolo assolato di marciapiede insieme a Calligaris, Alice prese rapidamente visione delle prime fotografie scattate dall'agente Visone al corpo della vittima, rinvenuto nel primo pomeriggio tra i folti cespugli che addossavano la via Pontina nel suo tratto più periferico.
A colpo d'occhio, doveva trattarsi di un maschio caucasico, probabilmente in età adolescenziale a giudicare dagli abiti giovanili che indossava. Nessun segno apparente di ferite d'arma da fuoco o da taglio, nessuna pozza di sangue attorno al cadavere.
In effetti, quella era la scena del crimine più "pulita" che avesse mai incrociato da quando aveva iniziato a prendere parte ai sopralluoghi.
In un'altra occasione avrebbe chiesto di certo a Claudio delle rapide delucidazioni, magari esponendogli brevemente i suoi dubbi, ma al momento attuale il suo tutor le appariva fin troppo occupato a giocare a fare il sostenuto orgoglioso per poterle dare corda.

« Che idea ti sei fatto, Conforti? » ruppe d'un tratto il silenzio Calligaris, accostandosi speranzoso a Claudio, ancora impegnato con i primi rilevamenti sul cadavere. 

« A giudicare dallo stato di rigor mortis e dalla temperatura corporea rilevata, direi che il ragazzo è morto da almeno 3 o 4 ore... » riferì Claudio con tono professionale, rizzandosi di colpo in piedi, la mano destra che batteva con nevrotica frenesia sulla stoffa impolverata dei pantaloni del suo completo preferito « ...non mi sembra che siano presenti ferite da taglio o d'altro genere, ma come al solito potrò dirti qualcosa di più sulla causa della morte solo dopo aver effettuato l'autopsia completa » concluse poi, prima di spostare rapido lo sguardo verso Alice « Allevi, fai qualche foto dei dettagli anatomici più rilevanti e poi raggiungimi all'auto...se non mi allontano subito da questa maledetta strada sterrata, i miei pantaloni diventeranno bianchi da far schifo! » e senza aggiungere un'altra sola parola, si allontanò imprecando lungo il marciapiede, in direzione del parcheggio. 

« Lo ha morso una tarantola? » ironizzò Calligaris con la sua solita aria sorniona, scoccando ad Alice una fugace occhiata divertita.  

« Magari...purtroppo è così velenoso al naturale! » rispose lei sarcastica, dopo aver realizzato altri due o tre scatti di routine al cadavere « Ispettore? Sa già qualcosa sull'identità del ragazzo? » 

Sorridendo, Calligaris scambiò una rapida occhiata d'intesa con Visone, come a voler dire "te l'avevo detto che l'avrebbe chiesto'.
Avevano lavorato insieme in così tanti casi da quando Alice era entrata nel team dell'Istituto di Medicina Legale di Roma, che ormai si era creata una certa sintonia di gruppo. Come se fossero un'unica grande squadra investigativa. 
Inoltre, a differenza di Claudio, Calligaris aveva lo straordinario pregio di tenere sempre in grande considerazione le intuizioni di Alice - perfino quelle più "folli" e fantasiose.

« Abbiamo rinvenuto il suo portafogli poco lontano dalla scena del crimine » la informò Calligaris, sollevando in una mano una busta di plastica trasparente da repertazione, all'interno della quale s'intravedeva l'oggetto d'interesse « Abbiamo confrontato la fotografia con il volto della vittima. E' lui. Si chiamava Riccardo Sperduti, 16 anni, residente in zona Roma Nord » 

« Roma Nord? » ripetè Alice, aggrottando la fronte con aria pensierosa « E cosa ci faceva da queste parti? Forse è stato ucciso altrove e poi trasportato quaggiù per confondere le acque...questo potrebbe spiegare anche l'assenza di sangue attorno al corpo... »

« ...Conforti ha detto, però, di non aver rilevato alcun foro di proiettile o ferita da taglio sul cadavere » le rammentò Calligaris « E' possibile, dunque, che la causa della morte sia da ricercare altrove. »  

« Forse ha ragione lei » convenne Alice con un sospiro, prima di riporre accuratamente la macchina fotografica nell'apposita borsa da trasporto. 

Se c'era una cosa che aveva imparato nel corso di quell'ultimo anno, lavorando fianco a fianco con Claudio, era che non bisognava mai lasciare che la prima impressione su un caso prendesse il sopravvento, oscurando ogni altro possibile scenario investigativo.
Spesso e volentieri, infatti, spettava alle fasi successive d'indagine - gli esami di laboratorio, per esempio - svelare i misteri più grandi che si celavano dietro un delitto, portando a galla indizi probatori altrimenti invisibili.

« Posso sapere che diavolo stavi combinando, Allevi? Sto mettendo le radici qui fuori! » le ruggì addosso Claudio, non appena lo raggiunse al parcheggio. 

« Chiedo scusa per il ritardo, BOSS! » lo rimbeccò Alice, rivestendo volutamente quell'appellativo di una forte nota sarcastica « Stavo svolgendo il lavoro che TU mi hai assegnato... »  

« Sì, certo » bofonchiò Claudio tra i denti, affrettandosi a recuperare e mettere al sicuro, nel cofano della sua preziosa auto sportiva, la borsa da trasporto che conteneva la costosissima macchina digitale di proprietà dell'Istituto « Ci scommetterei lo stipendio che tu e Calligaris vi siete già scambiati le vostre confidenze da Sherlock Holmes...avete già qualche indizio sul colpevole o preferite discuterne più tardi davanti ad un bel bicchierino d'assenzio? »  

« Sei insopportabile, lo sai? » 

« Sali. » 

« Te l'ho già detto, Conforti, un po' di gentilezza una volta ogni tanto non ti farebbe male! » s'incaponì Alice, men che mai disposta a lasciarsi passare quella particolare mosca sotto il naso. 

« Sbrigati a salire in auto, Sacrofano, o giuro che ti lascio qui a piedi! » ribadì a quel punto Claudio, inforcando gli occhiali da sole in un gesto definitivo « E sai che ne sono capace...»  

Seppur profondamente indispettita, Alice fu costretta a capitolare. 
Non aveva proprio alcuna voglia di farsi più di 20 chilometri a piedi, da sola, in una zona pressocché isolata come quella, e per di più con indosso un paio di scarpe che non erano neppure le sue.
Avrebbe fatto valere le sue ragioni in un'altra occasione.
Presto. 



NOTE DELL'AUTORE: E anche il secondo capitolo è andato!
Beh, che dire? Mi sto divertendo un mondo a ricostruire tutte le varie personalità dei pittoreschi personaggi de "l'Allieva", le scenette piccate tra Claudio e Alice, i teatrini comici di Lara e Paolone. A partire da questo capitolo, poi, come avrete notato, s'inserirà anche un bel tocco di Crime/Thriller che non guasta...spero che sia stato di vostro gradimento! ALLA PROSSIMA! 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 - Voltare Pagina ***


                                                  CAPITOLO 3 - VOLTARE PAGINA 
 

“Sometimes the most difficult relationships to get over are the ones that never were.”

—   Brenda Priddy


Sdraiata con la pancia sul letto e il palmo della mano sinistra ben piazzato sotto il mento, Alice rimase per ore ed ore chiusa nella sua stanza a sfogliare le pagine del corpulento manuale di pratica forense che Claudio le aveva caldamente consigliato qualche mese prima, in quanto basilare ed irrinunciabile lettura formativa - nonché autentico "caposaldo della Medicina Legale". 
Almeno stando alla sua personale opinione professionale. 
E in effetti, una volta superato lo scoglio iniziale, Alice aveva trovato davvero interessante la lettura di quel manuale e si era già appuntata mentalmente un paio di domande da porre l'indomani a Claudio...prima di realizzare con sgomento che ormai si rivolgevano a malapena la parola. Aveva appena terminato la lettura del quinto capitolo - incentrato sui principali fenomeni cadaverici e alle varie modalità di determinazione dell'epoca della morte - quando Yukino irruppe di colpo nella stanza, facendola trasalire.  

« Yuki, mi hai spaventata a morte! » protestò Alice, il cuore che le batteva all'impazzata nel petto neanche avesse appena finito di correre la maratona di New York « A furia di frequentare mio fratello Marco, stai diventando come lui... » aggiunse poi, raddrizzandosi piano con il busto per farle un po' di spazio sul letto « Volevi dirmi qualcosa? »

I penetranti occhi color nocciola di Yukino esitarono per qualche istante sul suo volto, lasciando trapelare dal suo sguardo una sospettosa nota d'inquietudine. Sembrava profondamente combattuta. 

« Yukino...? » incalzò Alice, fissandola con intensità. 

« Arthur-San ha chiamato » sputò fuori a fatica l'amica, sfuggendo il suo sguardo con evidente disagio. 

« E cosa voleva da te? » domandò Alice, spinta da una cocente curiosità.

Conoscendolo, se non fosse stato per quell'incontro-scontro lampo al party accademico a villa Malcomess, Arthur non si sarebbe fatto vivo con lei per almeno altri tre mesi. E adesso s'intratteneva al telefono con la sua coinquilina? 
Per quale motivo, poi? Aveva sempre reputato Yukino molto simpatica, certo, ma da qui a considerarla alla pari di un'intima confidente ne passava d'acqua sotto i ponti!

« Yuki, che cosa mi stai nascondendo? » 

A quel punto, l'inconsueto rossore sulle guance di Yukino si accentuò, alimentando ulteriormente i sospetti di Alice. 

« Lui ha fatto domande...tante domande. » 

« Domande? » fece Alice, confusa « Su di me? »

Yukino annuì febbrilmente, mordendosi il labbro inferiore tra i denti come faceva sempre quando provava profondo imbarazzo per qualcosa. Come quella volta che, per sbaglio, aveva tinto di blu le sue lenzuola e l'intero corredo di biancheria intima che aveva appena acquistato da Intimissimi. 

« Voleva sapere se frequenti ancora il dottore di istituto... » 

Alice avvertì una lieve nota di panico nella sua voce, quasi come se temesse le conseguenze di ciò che le stava raccontando. 
Mai avrebbe pensato che Arthur potesse agire in quel modo alle sue spalle, soprattutto dopo tutti quei bei discorsi sulle seconde opportunità e sulla fiducia reciproca che le aveva sbattuto in faccia con così tanta convinzione da farle quasi girare la testa. 
Ma forse era soltanto colpa sua. 
Lo aveva idealizzato così a lungo e così appassionatamente nelle sue fantasie da romantica sognatrice, da non rendersi conto di avere a che fare con un comunissimo essere umano, con tutte le sue imperfezioni e i suoi umani difetti, e adesso che quella consapevolezza stava prendendo sempre più piede dentro di lei, non poteva più continuare ad ignorare la domanda che da mesi la tormentava. 
Era mai stata davvero innamorata di Arthur o più semplicemente aveva amato l'idea "mitizzata" che si era costruita di lui?

« Sei arrabbiata, Alice? »

La vocina acuta e sottile di Yukino la riscosse dai suoi pensieri.
Seduta sul bordo del letto, la stava fissando con aria vivamente preoccupata, come se si aspettasse di vederla esplodere da un momento all'altro. 

« Sto bene, tranquilla » si affrettò a rassicurarla Alice con un sorriso « Non ce l'ho con te...e a pensarci bene, non ce l'ho neanche con lui. Certo non mi ha fatto piacere sapere che ha ficcato il naso nella mia vita a mia insaputa, ma riesco a capire le sue motivazioni... »

« Dimmi verità, Alice » soggiunse a quel punto Yukino, insolitamente seria « Tu ami ancora Arthur-San? »

Alice esitò. 

« Non lo so, Yuki...non lo so davvero... » le confessò poi, tutto d'un fiato.

E nel preciso istante in cui quella verità abbandonò le sue labbra, avvertì un forte senso di liberazione al centro del petto, una sensazione di benessere che da troppo tempo stentava a malapena ad immaginare. Per così tanto tempo - TROPPO - aveva proseguito il suo cammino di vita attraverso la via che le era parsa più sicura e familiare, forse per paura di ciò che avrebbe potuto incrociare se solo avesse trovato il coraggio di spostarsi altrove, su un tragitto diverso, decisamente più pericoloso e costellato da mille rischi ed incertezze. Un tragitto che - ahimè! - sembrava puntare verso un'unica e sola direzione, la stessa di sempre.
Quella indimenticata e mai battuta che portava il nome di Claudio Conforti. 

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Erano da poco scoccate le 7 e 30 del mattino, quando il trio d'eccellenza dell'Istituto - capitanato dal Supremo in persona - fece il suo trionfale ingresso nella sala settoria, avvolto da una sorta di invisibile e mistica aura di potere.
Quel genere di "luccicanza intellettuale" che contraddistingue le grandi menti dai comuni mortali. 

« Data l'eccezionale rilevanza di questo caso, il professor Malcomess e la professoressa Boschi hanno espresso il desiderio di seguire in prima persona l'andamento delle nostre indagini forensi... » esordì Claudio rivolto agli specializzandi, con l'evidente intento di concludere lì la spiegazione senza elargire ulteriori approfondimenti.

Alice, però, sembrava di tutt'altro parere e non esitò a manifestarlo.

« Chiedo scusa... » lo interruppe, sollevando una mano per richiamare sia la sua attenzione che quella dei suoi superiori « ...stiamo parlando del caso Sperduti? »

Claudio roteò gli occhi con manifesto disappunto, mentre le sopracciglia della Wally s'inarcarono pericolosamente verso l'alto.
Malcomess, al contrario, si limitò a rivolgerle un'occhiata distratta, quasi inespressiva. 
Difficile stabilire se avesse apprezzato o meno il suo intervento. 

« Sì, Allevi, stiamo parlando del caso Sperduti » le rispose Claudio, con un'accentuata vena d'esasperazione nella voce « Cos'è, un omicidio a settimana non è abbastanza per la nostra zelante Signorina in Giallo? Mi duole informarti che in questo Istituto le vittime di omicidio non arrivano propriamente su ordinazione... »

Alice si trattenne a stento dal rispondergli a tono.

« Mi domandavo solo quale fosse la ragione di tanta rilevanza investigativa... »

Claudio le scoccò un'occhiata fiammeggiante, sforzandosi in un modo inumano per riuscire a mantenere la calma.
Era chiaro che l'idea di perdere le staffe davanti ai suoi superiori non rientrava esattamente nei suoi piani.

« Si da il caso che la nostra vittima fosse il figlio di un noto magnate dell'industria cinematografica locale, nonchè unico erede dell'immenso impero di famiglia » le spiegò poi, senza riuscire a nascondere una certa indolenza « Premesso ciò, i suoi familiari hanno richiesto la massima riservatezza sulle indagini, esigendo il coinvolgimento di ogni eminente personalità dell'Istituto...ecco spiegata la partecipazione eccezionale del professor Malcomess e della professoressa Boschi. Ora, se Allevi ha finito di tempestarci con le sue domandine da scolaretta, direi che possiamo cominciare... »

La successiva ora e mezza parve scorrere così lentamente che Alice quasi si meravigliò nel rilevare l'effettivo spostamento delle lancette lungo il quadrante del suo orologio da polso. Nell'intera sala settoria regnava il silenzio più totale, interrotto di tanto in tanto solo dal metallico rimestìo dei ferri operatori instancabilmente al lavoro sul cadavere. 
Era una sensazione a dir poco surreale, come se fossero tutti sospesi dentro una gigantesca bolla di sapone, in attesa che Claudio, la Wally e Malcomess distogliessero finalmente lo sguardo dal corpo di quel povero ragazzo per ragguagliarli sulla situazione.
Non aveva mai assistito ad un'autopsia tanto minuziosa prima d'allora, neppure durante le innumerevoli esercitazioni accademiche a cui aveva preso parte in qualità di specializzanda. I tre "illuminati" studiarono analiticamente ogni singolo centimetro di quel corpo, con estrema cura, confrontandosi l'uno con l'altro circa i dettagli autoptici più rilevanti, senza mai lasciare nulla al caso.

Fu il rumoroso "clang" metallico di un bisturi deposto nell'apposito vassoio degli strumenti operatori a decretare ufficilmente la fine dell'esame autoptico sul corpo del giovane Sperduti, ancor prima che l'annuncio verbale di Malcomess raggiungesse Alice e il resto dei presenti. Calato - come al suo solito - nei panni dello zelante docente, Claudio invitò gli specializzandi a riunirsi ordinatamente attorno al tavolo autoptico per poter condividere con loro i risultati dell'esame appena concluso. 

« Dottor Macrì, affido a lei la registrazione audio di questo esame...ci siete tutti? Bene, cominciamo. Come già rilevato nel corso dei primi accertamenti forensi effettuati sulla scena del crimine, il corpo della vittima presenta una serie di piccole ferite da difesa sugli avambracci e sul collo, nessuna però abbastanza profonda da poter provocare esiti letali. Alla base della nuca, inoltre, è stata rilevata un'accentuata tumefazione emorragica, quasi certamente causata da un colpo inferto da destra verso sinistra con un oggetto contundente, leggermente arcuato a giudicare dai margini della ferita. Anche in questo caso, però, escludiamo che sia direttamente responsabile della morte... »

E mentre il resto degli specializzandi era occupato a fare bella figura davanti ai grandi capi dell'Istituto, annotando freneticamente sui loro blocchi per gli appunti ogni singola parola che usciva dalla bocca di Claudio, Alice non riusciva a staccare gli occhi di dosso al cadavere, quasi come se si aspettasse di vederlo scattare a sedere sul tavolo autoptico da un istante all'altro, vivace e frizzante come ogni ragazzo della sua età sarebbe dovuto essere. Forse Claudio aveva ragione a rimproverarla per quel suo attaccamento empatico alle vittime, ma per quanto si sforzasse, non riusciva proprio a vivere quelle situazioni con il dovuto distacco professionale. 
Era più forte di lei. 

« ...grazie ad un'analisi accurata degli organi interni, siamo arrivati alla logica conclusione che la morte del ragazzo sia sopraggiunta in seguito all'insorgenza di un violento pneumotorace postraumatico... »  

« ...e in che modo? » proruppe Alice, intromettendosi con prepotenza nell'accurato monologo esplicativo del suo superiore. 

Così come il resto della classe, Paolone fu colto talmente alla sprovvista da quell'intervento inatteso che premette per sbaglio il tasto "stop", interrompendo brevemente la registrazione.

« Stavo appunto per spiegarlo alla classe, Allevi » la rimbeccò Claudio, caustico, fulminandola con un'occhiata raggelante « Il collasso polmonare è stato provocato da una frattura multipla costale...all'altezza della quarta e della quinta costa, per essere più precisi... » 

E così dicendo, lanciò una lunga occhiata in direzione di Alice, come a suggerirle di aver giocato d'anticipo rispondendo ad una domanda che lei non aveva ancora avuto modo di verbalizzare. 

« ...se date un'occhiata qui sullo sterno, proprio all'altezza delle due costole fratturate, è ben visibile un vistoso ematoma da compressione. E' questo il trauma primario che ha causato lo pneumotorace che lo ha poi condotto alla morte. Qualcuno deve aver esercitato un'eccessiva pressione in questo punto della gabbia toracica del ragazzo, provocandogli così la frattura multipla delle coste e lesionando gravemente il suo polmone sinistro...tant'è che sia i tessuti polmonari che la stessa cavità pleurica erano letteralmente immersi nel sangue. Successivamente, subentrato l'emo-pneumotorace...»

« ...è morto soffocato dal suo stesso sangue » concluse in un soffio Alice, visibilmente scossa da tale rivelazione. 

Amava quel lavoro molto più di quanto potesse essere in grado di esprimere a parole e sentiva di poter fare davvero la differenza tra quelle pareti, ma tutto il tempo del mondo non le sarebbe comunque bastato ad acquisire la necessaria lucidità mentale di cui Claudio le parlava in continuazione. 

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Seduta in quell'angolino isolato del solito bar, con il busto completamente riverso sul tavolo e la testa appoggiata stancamente sulle braccia conserte, Alice rimase a lungo così, in silenzio, a fissare il vuoto davanti a sé, perdendosi negli oscuri e profondi meandri della sua mente, lì dove albergavano i pensieri più cupi e spaventosi. 
Com'era possibile provare così tanta tristezza verso qualcuno che non aveva mai neppure fatto parte della sua vita?
Eppure - nonostante tutto - non riusciva a togliersi dalla mente il volto spento ed esanime di quel ragazzino. 
Cosa doveva aver pensato poco prima che la morte lo raggiungesse?
Si era reso conto di ciò che gli stava scivolando via tra le mani, oppure la dolorosa consapevolezza dell'imminente fine lo aveva colto di sorpresa, come un fulmine a ciel sereno? Tutti quegli anni perduti colmi di rimpianti, di parole mai dette, di speranze mai realizzate, di felicità mai provate...che pena immensa.

« Stai bene? »

La mano di Claudio le sfiorò dolcemente una spalla, riscuotendola dal suo stato di trance ad occhi aperti.
Ancora avvolta in una rarefatta nube di confusione, sollevò piano lo sguardo verso di lui.
Sembrava sinceramente preoccupato, tanto che Alice sospettò che l'avesse seguita di nascosto fino al locale solo per assicurarsi che stesse bene. Non fece neppure in tempo a raddrizzarsi con il busto contro lo schienale della sedia, che quella solita emicrania che la coglieva sempre nei momenti di maggior stress, prese a pulsarle fastidiosamente dietro le orecchie, facendole maledire amaramente il fatto di non aver portato con sé un blister di ibuprofene. 

« E' solo...un po' di mal di testa » mormorò poi, accennando a fatica un sorriso.

Claudio inarcò un sopracciglio verso l'alto, fissandola con l'aria di chi la sa lunga. 

« Mal di testa, certo » commentò scettico, affondando entrambe le mani nelle tasche dei pantaloni « Guarda che ti ho vista oggi in sala settoria, sai? Non riuscivi a staccargli gli occhi di dosso...come sempre... »

« Claudio, ti prego...» gemette Alice con una lieve smorfia di fastidio « ...stasera non sono proprio dell'umore giusto per subirmi una delle tue solite paternali sul distacco emotivo! »

« Nessuna paternale, Sacrofano, ero solo preoccupato per te » la sorprese lui, con inusuale dolcezza.   
 
« Davvero? » fece Alice, squadrandolo con manifesta meraviglia. 

« La cosa ti sorprende così tanto? » ribatté Claudio, le labbra malignamente distorte in un sottile ghigno beffardo. 

Alice trattenne un sorriso.

« Stavolta eri quasi convincente, lo ammetto... »

Prima che potesse anche solo rendersene conto, la mano di Claudio raggiunse il suo viso sfiorandone dolcemente la morbida rotondità della guancia con il pollice, per poi avvicinarsi pericolosamente alla sua bocca.
 
« La mia piccola sentimentale Alice...mi spieghi cosa devo fare con te? » la apostrofò teneramente, chinandosi verso di lei per sfiorarle la fronte con un rapido bacio « Quando ti dico che dovresti imparare a controllare il tuo grado di empatia con le vittime, lo faccio proprio per evitarti tutti questi spiacevoli tira e molla emotivi. Allo stesso modo, è anche vero che ci sono aspetti di questo lavoro a cui non ci si abitua mai ed è giusto che inizi ad entrare in quest'ottica fin da adesso, prima che sia la vita stessa a costringerti a sbattere il muso contro questa verità... »

« ...e quindi? » intervenne Alice, senza capire dove Claudio volesse andare a parare con quel discorso. 

« E quindi adesso ti riporto a casa » concluse lui, spingendole indietro a forza la sedia per incitarla a rimettersi in piedi.

« Non è necessario, dai, posso prendere un taxi » provò ad obiettare Alice, ma non fece neppure in tempo a finire la frase che il braccio destro di Claudio scivolò rapido attorno alla sua vita, agganciandola saldamente. 

« Poche storie, dai, muoviti » le sussurrò poi all'orecchio, guidandola sapientemente verso l'uscita del locale. 

Pochi istanti dopo, stavano già sfrecciando dritti verso casa di Alice a bordo della tamarrissima auto sportiva di Claudio, immersi in un silenzio teso e un po' meditabondo che sembrava rispecchiare fedelmente il loro tormentato stato d'animo. 
Sotto quel cielo scuro e plumbeo che prometteva fulmini e saette, sfilarono attraverso le sonnecchianti stradine buie della periferia romana, accompagnati dalle malinconiche note di una vecchia canzone di Venditti che diffondeva dalla radio accesa.

« Hai già inviato il responso dell'esame autoptico a Calligaris? » chiese d'un tratto Alice dopo un lunghissimo silenzio, distogliendo brevemente lo sguardo dal finestrino per guardare Claudio.

« Ho un appuntamento con lui e Visione domani mattina, nel mio ufficio » rispose lui, staccando la mano destra dal volante per abbassare un poco il volume della musica « Credo che abbiano scoperto qualcosa sul ragazzo. Roberto mi ha detto che aveva bisogno di un supporto scientifico per una sua ipotesi...non so bene a cosa si stesse riferendo, ma immagino che lo scopriremo domani, no? »

« "Scopriremo"? » ripeté Alice, inarcando un sopracciglio.

« Se proprio devi rompermi l'anima con questo caso nei giorni a venire, tanto vale che tu prenda parte alle indagini, no? » ribatté Claudio con un vago cipiglio indispettito « Patti chiari, Alice...questo è un caso di ESTREMA importanza, non immagini neppure quanto. Esigo la massima professionalità da te. »

« L'avrai, Claudio...te lo prometto »

« Meglio che non mi pronunci circa la valenza delle tue promesse, Allevi... » 

Alice incassò la frecciatina con un modesto silenzio. 
Non poteva di certo biasimarlo, visti gli innumerevoli guai in cui si era cacciata da quando aveva messo piede nell'Istituto. 
Era già un miracolo che fosse riuscita a superare il primo anno senza far saltare in aria qualcosa!
Cinque minuti dopo, Claudio accostò l'auto davanti al portone d'ingresso dell'appartamento di Alice e Yukino, parcheggiando con cura a ridosso del marciapiede, proprio a qualche metro di distanza dalla fermata dell'autobus.
Chiaramente non aveva alcuna intenzione d'intrufolarsi a straforo in casa sua come l'ultimo dei marpioni.
E forse era anche meglio così. 
Almeno per quella sera.

« Ti ringrazio per il passaggio, Claudio...e...anche per il resto » 

Trasudante di malizia, lo sguardo di Claudio sfiorò ogni centimetro del suo corpo, facendola avvampare in volto per l'imbarazzo. 
Inutile, per quanto s'impegnasse, non riusciva mai a resistergli tanto quanto avrebbe dovuto. 

« Qualcuno dovrà pur prendersi cura di te, Sacrofano » la rimbeccò poi, con quel suo solito affascinante sorriso da incorreggibile canaglia. 

Quei piccoli momenti rubati di complicità le erano mancati più di quanto non fosse disposta ad ammettere, e il fatto stesso che avesse risentito più di quella mancanza che dell'assenza di Arthur doveva pur significare qualcosa, no? 
Per un momento, mentre Claudio si chinava verso di lei per dargli la buonanotte, fu quasi tentata di mollare qualsiasi freno inibitorio e lasciarsi andare tra le sue braccia...ma non lo fece. Non era né il momento, né il luogo adatto per inoltrarsi in quel particolare territorio inesplorato...anche se lo desiderava con tutta se stessa. 





ANGOLO DELL'AUTORE: Ed ecco che la vicenda criminale inizia a srotolarsi pian piano davanti ai nostri occhi...chi avrà ucciso quel povero ragazzo e perché? L'intuito della nostra giovane ed intraprendente specializzanda riuscirà a scovare il colpevole? Mentre sul fronte sentimentale è tempo di scelte...Alice riuscirà a compiere il passo decisivo verso Claudio a dispetto delle sue paure, o continuerà a lasciarsi tirare indietro da Arthur e dal loro passato? Ringraziando in anticipo tutti quelli che stanno leggendo e recensendo questa storia, vi do' appuntamento al prossimo capitolo! 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 - L'Ora Dell'Amore ***


                                                                 CAPITOLO 4 - L'ORA DELL'AMORE
 

“Was it hard? Letting go?”
“Not as hard as holding on to something that wasn't real.”
 

—   Lisa Schroeder


Con oltre quindici minuti di ritardo sulla tabella di marcia - e senza neppure la benché minima traccia di caffeina in corpo - Alice si scapicollò goffamente verso l'ufficio di Claudio, la solita pesante borsa a tracolla che ondeggiava ritmicamente sul suo fianco, seguendo la confusa scia dei suoi movimenti.  Quando finalmente irruppe nella stanza, tre paia di occhi virarono rapidi nella sua direzione, accrescendo su scala esponenziale il suo senso di disagio. Era inconcepibile che anche quella mattina Calligaris e Visone l'avessero battuta sul tempo...e pensare che il commissariato si trovava dall'altra parte della città!

« Alla buon'ora, Allevi... » la accolse freddamente Claudio, scoccandole una torva occhiata di disappunto.

Alice ingoiò in silenzio quell'ennesimo boccone amaro e si sistemò comodamente sul divanetto di pelle che fronteggiava l'ampia scrivania di Conforti, in attesa che Calligaris li ragguagliasse brevemente circa le ultime novità sul caso Sperduti. 

« Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con i genitori del ragazzo e con alcuni suoi amici di vecchia data... » prese a raccontare il vicequestore aggiunto, disseminando velocemente la scrivania di Claudio di decine e decine di fotografie della scena del crimine « ...tutti lo hanno descritto come un ragazzo sereno, ben educato, non particolarmente avvezzo ad alcool o altri stravizi del genere. Insomma, sembrava quasi che stessero parlando di un tizio in lista per la beatificazione! » 

« Sento un enorme "ma" in arrivo... » gli fece subito eco Claudio con fare incalzante, sollevando appena il sopracciglio. 

Chiaramente c'era qualcosa in quel quadro di dubbia perfezione che rendeva Calligaris piuttosto scettico, e anche Alice non potè evitare di notarlo. 

« E infatti hai ragione, Conforti! » confermò Calligaris, rivolgendogli uno dei suoi soliti sorrisoni sornioni « Più precisamente, l'enorme "ma" di cui parli sembra avere a che fare con una misteriosa persona che Riccardo frequentava già da qualche tempo. I suoi genitori dicono che era molto riservato e che non ha mai voluto rivelare il nome di questa persona, ma il suo migliore amico, un tale Alessio Scapece, ci ha raccontato di aver origliato per caso una conversazione telefonica tra Sperduti e questa figura del mistero, proprio alcuni giorni prima del suo omicidio. Stando al suo racconto, sembrava che i due stessero litigando furiosamente per qualcosa...qualcosa che Riccardo avrebbe voluto divulgare e che invece l'altra persona desiderava mantenere segreto. Non so cosa ne pensiate voi due, ma io sento puzza di movente...»  
 
« E' possibile, ma come facciamo a risalire all'identità di questa persona? » convenne Alice, assumendo un'espressione pensierosa « Tra gli effetti personali di Riccardo non abbiamo rinvenuto il suo cellulare... »

« Giusta osservazione, signorina » fece Calligaris, prima di rivolgere un rapido cenno a Visione perché provvedesse a mostrar loro qualcosa.
Più precisamente, un telefono cellulare d'ultima generazione dall'aria piuttosto malridotta.

« E questo da dove salta fuori? » domandò Claudio, squadrando a distanza l'oggetto con un vago e circostanziale interesse. 

« Lo abbiamo recuperato dalle putride acque di un rigagnolo che scorre nelle vicinanze del luogo del ritrovamento del cadavere » spiegò Calligaris con un tono che sprizzava fierezza da ogni dove « Stavamo terminando gli ultimi rilevamenti nell'area e abbiamo deciso di dare un'occhiata anche lì, nel caso in cui l'assassino avesse voluto liberarsi di qualche prova per evitare che potessimo risalire alla sua identità. E a quanto pare avevamo ragione! I nostri tecnici sono riusciti a recuperare gran parte dei dati della scheda e presto ne sapremo di più sul suo contenuto...se volete la mia opinione professionale, però, questo è senza alcun dubbio il cellulare di Sperduti. A questo proposito, Conforti, avrei bisogno di una cortesia... »

Accostatasi silenziosamente alla scrivania di Claudio, Alice ne approfittò per gettare una serie di occhiate indagatrici alle fotografie e ai vari reperti recuperati dalla polizia sulla scena del crimine e, mentre tentava d'imprimere nella memoria il maggior numero di dettagli possibile, si trovò a domandarsi cosa mai potesse aver spinto l'assassino di Riccardo a commettere una simile atrocità.
Ormai aveva accumulato abbastanza esperienza sul campo da convincersi che, spesso e volentieri, gli oscuri segreti celati dietro quel genere di efferatezze risultavano a dir poco incomprensibili perfino al cospetto delle contorte menti degli stessi assassini. 

« Alice, hai sentito quello che ti ho detto? »

La voce tonante e seccata di Claudio la ricacciò di nuovo in fretta e furia nel mondo reale. 

« ...mi ero distratta, scusa »

« Sai che novità! Comunque...stavo dicendo che stasera dovrai darmi una mano a ricostruire il profilo genetico della vittima per poterlo poi comparare con le altre tracce di DNA rinvenute sugli oggetti recuperati dalla scena del crimine. In questo modo sarà più facile isolare le tracce genetiche più rivelanti ai fini delle indagini di polizia. Pensi di esserne in grado, o devo chiedere aiuto a Lara? » 

A quelle parole, Alice raddrizzò in fretta le spalle con uno scatto visibilmente indignato. 

« Certo che ne sono in grado, Claudio, è il mio lavoro! » replicò aspramente, senza risparmiargli una sottile punta d'astio. 

Detestava avere a che fare con quelle sue stupide frecciatine gratuite e, a dirla tutta, non pensava neppure di meritarle. 
O almeno non più.
Ogni volta che s'illudeva di aver finalmente imboccato la strada giusta con Claudio, ecco che lui ritirava fuori la versione peggiore di se stesso, facendo riemergere in lei ogni singolo timore.

*************************************************************************************************************

Erano da poco passate le sette della sera e ormai l'Istituto di Medicina Legale si era quasi completamente svuotato dei suoi operosi occupanti, inghiottito in un profondo silenzio a tratti perfino vagamente inquietante.
Non tutti, però, avevano abbandonato la propria postazione di lavoro. 
Seduta scompostamente su uno degli scomodissimi sgabelli del laboratorio di Istopatologia forense, Alice indirizzò l'ennesima occhiata annoiata verso Claudio, i cui magnetici occhi blu sembravano proprio non volersi staccare da quel dannato microscopio. 

Possibile che, tutto d'un tratto, il sexy infame si fosse tramutato nel più integerrimo degli stacanovisti? 
Da quando avevano messo piede lì dentro - circa due ore prima - non l'aveva mai degnata di uno sguardo, né tanto meno le aveva rivolto la parola. Tanto valeva lasciarla tornare a casa insieme al resto degli specializzandi, invece di tenerla lì in custodia a riscaldare lo sgabello!

« ...secondo te, è possibile che si sia trattato di un omicidio a sfondo passionale? » lo interpellò d'un tratto, spezzando finalmente quell'insopportabile e prolungato silenzio. 

« Perché? » ribatté lui, sempre senza distogliere lo sguardo.

« Beh, perché quando s'indaga su un omicidio, di solito viene spontaneo domandarsi per quale motivo la persona che si trova sul tavolo dell'obitorio sia finita sotto i nostri ferri--»

« No, non hai capito » la interruppe seccamente Claudio, con atteggiamento ben poco tollerante « Perché pensi che me ne freghi qualcosa? »

Quella risposta sufficientemente acida bastò a demolire anche l'ultima briciola di pazienza che ancora dimorava nel corpo di Alice, spingendola a reagire in modo altrettanto spiacevole. 

« Si può sapere che diavolo ti prende, Claudio? » lo apostrofò con astio, afferrandogli con forza un braccio per costringerlo a voltarsi « Sono giorni che mi rivolgi a malapena la parola e, le poche volte in cui lo fai, ti comporti da stronzo arrogante! Pensavo che fosse solo una mia impressione, ma ora inizio a credere di non essermi affatto sbagliata! Ero sicura che avessimo già sistemato le cose tra noi, ma forse deve essermi sfuggito qualcosa... »

Claudio sbuffò innervosito e, dopo aver spinto indietro la poltrona con un guizzo stizzoso, si alzò in piedi e si affrettò a sfilarsi il camice di dosso. Un gesto che, agli occhi di Alice, apparve piuttosto eloquente.
Chiaramente non aveva alcuna voglia di dare una seguito a quella conversazione. 

« ...fortuna che dovrei essere io quella immatura tra noi due, eh! » esplose a quel punto lei, saltando in piedi così velocemente che sembrò quasi che una molla invisibile l'avesse spinta via dallo sgabello.

Claudio si voltò di scatto, visibilmente irritato dall'intuibile sottotesto di quelle parole. 

« E con questo che cosa vorresti insinuare?! » la abbaiò, lo sguardo fiammeggiante inchiodato a quello di Alice « Ti ricordo che sei stata TU quella che in passato ha sempre voluto darsela a gambe, mentre io cercavo un contatto civile...! »

Con una rapida falcata, la giovane specializzanda gli si piazzò davanti, sbarrandogli volutamente la strada verso l'uscita, le mani ben puntate sui fianchi in un atteggiamento a dir poco battagliero. Sorpreso - ma anche vagamente divertito - da quell'inaspettata presa di posizione, Claudio riuscì a stento a nascondere l'accenno di un sorriso.

« ...staresti cercando d'intimidirmi, Allevi? » soggiunse, inarcando il sopracciglio in un'espressione subdolamente beffarda.

Dopo la sonora batosta incassata in gioventù con Beatrice, si era severamente auto-imposto un certo grado d'impassibilità sentimentale, proprio per poter scongiurare ulteriori passi falsi. Eppure, quando si trattava di Alice Allevi, proprio non riusciva a mantenere le dovute distanze. 
C'era qualcosa in lei, in quella sua dolce ingenuità piena di nobili ideali e buoni sentimenti, che lo attirava più di quanto non fosse disposto ad ammettere. O perfino ad accettare.
Anni ed anni trascorsi a sviluppare intricate strategie di difesa per evitare qualsiasi coinvolgimento emotivo con l'altro sesso, per poi farsi fregare come l'ultimo dei pivelli dalla buffa "ragazzina di Sacrofano".
Se l'era proprio andata a cercare!
 
« Dobbiamo parlare di quello che sta succedendo, Claudio » insistette Alice, fissandolo dritto negli occhi con espressione insolitamente determinata « Ricordo benissimo ciò che mi hai detto quella sera, sulla terrazza di Villa Malcomess... »

« Ottimo, perché non amo ripetermi »

« ...il problema è che non posso accettarlo. »


Il sorrisetto beffardo di Claudio parve gelare di colpo sul suo volto, lasciandovi trasparire del vivo sconcerto. 
Chiaramente non si aspettava di ricevere da lei una simile confessione, soprattutto dopo la loro ultima conversazione al party di Malcomess.

« Ho pensato tanto a noi due in questo ultimo periodo » proseguì Alice, dopo un breve silenzio « Rivedere Arthur, la sera del party accademico a casa del Supremo, mi ha fatta ripiombare per un istante indietro nel tempo con i ricordi...e con il cuore. Era lì davanti a me, meraviglioso e disponibile come sempre, ma l'unica differenza era che stavolta lo stavo guardando con occhi nuovi...più consapevoli, forse... »

Sollevando piano il mento verso Claudio, Alice ridusse drasticamente la distanza che ancora li teneva separati, incurante delle conseguenze che un simile contatto ravvicinato avrebbe potuto scatenare tra loro. 
La verità era che non lo aveva mai desiderato così tanto e, in qualche modo, in fondo al suo cuore, sentiva che forse era arrivato il momento di lasciarsi andare.

« ...quello che voglio dire è--non so con esattezza come sia potuto accadere o quando, ma...credo di aver smesso di amarlo » aggiunse poi, la voce un poco arrochita da quell'ondata di desiderio che le stava montando dentro.  

« Lo credi...o ne sei convinta? » le chiese Claudio in un sussurro, sposandole dolcemente con la mano una ciocca ribelle di capelli dalla fronte. 

Alice socchiuse brevemente gli occhi a quel contatto, riuscendo a malapena a respirare, tanto era grande il nodo che le si era formato in fondo alla gola. L'insano impulso la colse all'improvviso, come un baleno di follia, e prima ancora che Claudio potesse prendere l'iniziativa - o che il suo detestabile senso della morale potesse riportarla dritta con i piedi per terra - si sollevò sulle punte dei piedi e lo baciò. 

Le loro labbra si sfiorarono con leggera esitazione, quasi temessero di potersi respingere a vicenda, ma quando finalmente Claudio le cinse la vita con un braccio attirandola maggiormente a sé, ogni freno inibitorio residuo andò a farsi benedire ed entrambi si lasciarono completamente assorbire dalle conturbanti emozioni che vorticavano attorno a loro, senza pensare più a niente...senza preoccuparsi di niente. 

I baci di Claudio avevano da sempre la straordinaria - e pericolosa - capacità di accenderle dentro una passione ardente, un'incontenibile desiderio che, spesso e volentieri nel corso dell'ultimo anno, le aveva causato non pochi sensi di colpa. Soprattutto nei confronti di Arthur. 
Era tutto così dannatamente intenso e coinvolgente con Claudio, come se l'impatto emozionale di ogni singolo evento condiviso con lui le giungesse addirittura triplicato, al punto tale che ormai sentiva tremare il cuore anche solo ritrovandoselo accanto in sala settoria. 

« ...sei davvero sicura di volerlo? » sussurrò Claudio quasi senza fiato, staccandosi appena dalle sue labbra.  

Alice sorrise e, scuotendo piano la testa, protese entrambe le braccia verso di lui, cingendogli il collo. 

« Sta' zitto e baciami...prima che ci ripensi! » rispose poi, affondando dolcemente le dita tra i suoi folti capelli castani.

Claudio non se lo fece ripetere una volta di più e, senza aggiungere un'altra sola parola, le catturò di nuovo le labbra in un bacio così intenso e vorace da farle perdere totalmente ogni cognizione di spazio e tempo. 
A malapena riuscirono a riprendere un po' di fiato, prima che i loro indumenti si tramutassero di colpo in qualcosa di così fastidiosamente superfluo da finire disseminato in un battibaleno sul pavimento del laboratorio.
E mentre fuori dalla finestra il buio della notte inghiottiva quel poco che ancora restava del giorno, le vivaci ombre dei loro corpi congiunti parevano quasi danzare tra quelle pareti candide, accarezzate dal debole chiarore della luna. 


*************************************************************************************************************

« Dottoressa Allevi... » esordì Calligaris, sollevando sorpreso lo sguardo da alcuni fascicoli che stava consultando in totale solitudine nel suo ufficio « ...non c'era alcun bisogno che Conforti la spedisse qui in commissariato con i responsi autoptici, saremmo passati più tardi io e Visone in Istituto a ritirare tutto il materiale! »

« In realtà, non mi ha mandata Claudio » si affrettò a puntualizzare Alice, prendendo posto sulla sedia più vicina.

« Capisco » osservò Calligaris con un sorrisetto sornione « Come al solito, ha deciso di avviare una sua indagine parallela...ho indovinato, signorina? »

« Ehm, più o meno » confermò lei, ricambiando timidamente il sorriso « Ieri sera stavo analizzando il fascicolo del caso e d'un tratto mi è saltato all'occhio un particolare che credo meriti un approfondimento... »

« Ebbene? » incalzò Calligaris, come sempre molto interessato a conoscere il suo personale punto di vista sul caso.

« La posizione del cadavere » spiegò Alice a mezzavoce, sporgendosi leggermente con il busto verso la scrivania « Ho guardato e riguardato più volte le fotografie che ho scattato sulla scena del crimine e le ho confrontate con le ipostasi rilevate in sede autoptica sul cadavere della vittima, per potermi fare un'idea della possibile dinamica dell'omicidio. Le ipostasi indicano chiaramente che, al momento della morte, il corpo di Riccardo era supino ... »

« ...mentre quando lo abbiamo rinvenuto in quel campo era in perfetta posizione prona » la anticipò Calligaris, prendendo coscienziosamente atto degli sviluppi del discorso di Alice.

« Esatto » confermò lei, annuendo « Ovviamente è possibile che io abbia frainteso tutto e che in realtà l'assassino abbia agito in modo casuale, ma...osservando il cadavere di Riccardo, e in particolar modo l'attenta cura con cui è stato posizionato tra quei cespugli...non lo so...ho avuto una strana impressione... »

Un guizzo di comprensione attraversò lo sguardo di Calligaris, mentre agganciava improvvisamente l'intricato filo dei pensieri di Alice.

« ...è convinta che l'omicidio non sia da ricondurre ad un semplice atto di violenza fine a se stesso, dico bene? » 

« Precisamente » 

« Sono tutt'orecchi, Alice... » la incoraggiò a parlare Calligaris, incrociando entrambe le braccia sul petto in perfetta modalità d'ascolto. 

« Poniamo, per esempio, che un tizio nutra dell'odio verso un altro tizio e decida così di toglierlo di mezzo. Difficilmente si adopererebbe così tanto per sistemarne con cura il cadavere, giusto? » prese a raccontare Alice, sulla scia delle sue intuizioni « Al massimo trascinerebbe il corpo della vittima in un luogo ben poco in vista e lo abbandonerebbe laggiù, affrettandosi a liberarsi delle prove che potrebbero collegarlo all'omicidio, senza star lì a dedicargli troppe cerimonie! In queste foto, al contrario, si evince chiaramente il desiderio dell'assassino di voler restituire una certa dignità estetica alla vittima...o almeno questo è quello che mi hanno trasmesso. Inoltre, considerato il modo accurato con cui il corpo di Riccardo è stato riposizionato su quel terreno, dubito che si sia trattato solo di un caso, tutt'altro, mi viene proprio da pensare che l'assassino non sopportasse la vista del suo cadavere! E' solo una mia teoria, certo, ma...credo che il killer abbia agito in questo modo per lenire il suo senso di colpa nei confronti della vittima. Non riusciva a guardarlo negli occhi. Insomma, io credo che la persona che ha ucciso Riccardo tenesse molto a lui...altrimenti perché darsi così tanto da fare con il corpo, rischiando di essere colto in flagrante da qualche automobilista di passaggio? »

A queste parole, l'espressione di Calligaris mutò di colpo, divenendo pensierosa e meditabonda. 

« Qualcosa non le torna, vicequestore? » lo pungolò con impazienza Alice, ormai in preda ad un'avida smania di sapere. 

« No, in realtà, stavo pensando che potresti avere ragione! Tutto il materiale forense che abbiamo raccolto fino ad oggi, in effetti, sembra suggerire proprio un atto passionale - e dunque non premeditato - compiuto da qualcuno che potrebbe aver condiviso un forte legame emotivo con il ragazzo. E questo ci riporta dritti al nostro indiziato numero uno, ovvero la persona misteriosa che Riccardo frequentava di nascosto dalla sua famiglia e dai suoi amici. »

« Persona della quale, però, non sappiamo ancora nulla » sbuffò lei, un po' scoraggiata, distogliendo per un istante l'attenzione dai fascicoli disseminati sotto i suoi occhi.  

« La pazienza è la virtù dei forti, Allevi » sentenziò a quel punto Calligaris con fare criptico, prima di introdurre furtivamente la mano destra in uno dei cassetti semi aperti della sua scrivania per estrarne un sottile fascicolo cartaceo che, all'istante, piazzò sotto il naso di Alice.

« I risultati delle analisi effettuate sul cellulare di Riccardo! » esultò Alice, afferrando avidamente il fascicolo dalle mani del vicequestore aggiunto per poterne leggere il contenuto.

« Consultando l'elenco delle chiamate ricevute, siamo riusciti a risalire ad un numero di telefono in particolare » la aggiornò Calligaris « Sembra che Riccardo e questa persona si sentissero almeno una volta al giorno, tutti i giorni. Telefonate brevi, di solito qualche manciata di secondi... »

« ...quello che succede di solito quando si intrattengono delle relazioni clandestine che devono rimanere segrete! »

« E' possibile, ma c'è un problema... »

« Cioè? »

« Abbiamo fatto un controllo sull'intestatario di quel numero di telefono...è stato registrato circa otto mesi fa a nome di Riccardo Sperduti. »


« Beh, o la vittima amava intrattenere conversazioni telefoniche con se stesso nell'intimità della sua camera da letto... »

« ...oppure ha cercato in ogni modo di nascondere l'identità della persona con cui condivideva una relazione. La domanda che dobbiamo porci a questo punto è: perché? Cosa può averli spaventati al punto tale da spingerli a vivere la loro storia in una clandestinità tanto estrema? E soprattutto...che ruolo ha avuto questa pantomima nella morte di Riccardo? »






NOTE DELL'AUTORE: E rieccoci di nuovo qua! Perdonatemi per avervi fatto "penare" un po' di più per la pubblicazione di questo nuovo capitolo, ma tra le festività e altri impegni ho avuto a che fare con qualche piccolo intoppo logistico! Allora...che ne pensate? Devo aspettarmi teste o animali morti fuori dalla porta? XD
Scherzi a parte, abbiamo assistito ad un (piccolo) grande passo nella vita di Alice e abbiamo scoperto qualche dettaglio in più sul caso, ma sono ancora tanti i misteri da esplorare...e nulla è mai così semplice come sembra! A presto con il nuovo capitolo e un ringraziamento speciale a tutti quelli che continuano a seguire la storia e a lasciare recensioni! 



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Capitolo 5
*** Capitolo 5 - Oltre L'Ostacolo ***


                                                                  CAPITOLO 5 - OLTRE L'OSTACOLO 


“Tutto ciò che vuoi è dall’altra parte della paura”

Jack Canfield   

 
I suoi lunghi capelli castani erano ancora ridotti ad un informe ammasso di ciocche bagnate, quando il trillo del campanello risuonò con fastidiosa insistenza tra le pareti silenziose del suo appartamento, ridestandola bruscamente da quella mezz'ora scarsa di relax che era riuscita - con enorme difficoltà - a ritagliarsi. Nonna Amalia e i suoi genitori erano rimasti a Sacrofano per offrire un po' di supporto nell'organizzazione della prossima fiera di paese, mentre Marco e Yukino erano partiti insieme per trascorrere un bel fine settimana romantico in Trentino e non sarebbero rientrati in città prima di qualche giorno...chi mai poteva reclamarla con così tanto clamore alle nove di una tranquilla domenica mattina?

Avvolta nel suo ampio asciugamano blu notte, con i capelli che grondavano acqua dappertutto e un'interminabile scia di impronte bagnate disseminate lungo il breve tragitto che separava il bagno dall'ingresso, raggiunse in fretta l'uscio e, senza neppure prendersi prima qualche secondo di tempo per gettare un'occhiata attraverso lo spioncino, spalancò di colpo la porta, ritrovandosi faccia a faccia con l'insospettabile "intruso". 

« L'ho sempre detto che riusciresti a farti attendere perfino dal Padre Eterno in persona nel giorno del giudizio! » la accolse Claudio con il suo solito vezzo sarcastico, scivolando rapido alle sue spalle per intrufolarsi nell'appartamento.

« Claudio, cosa-- che ci fai qui? » esclamò Alice, confusa, allontanandosi in fretta dall'uscio di casa per seguirlo in salotto. 

« Sono venuto a sfamarti, ovvio! » rispose lui, piazzandole a tradimento sotto il naso una busta piena di cornetti caldi appena sfornati, il cui aroma fragrante e delizioso avrebbe potuto risvegliare perfino i morti. 

Lo sguardo di Alice scivolò rapido da Claudio ai cornetti, per poi ritornare di filato sul suo sexy mentore che, nel frattempo, si era lanciato di sua iniziativa in un solitario tour dell'appartamento. Fu un tutt'uno. 
Il panico la investì con la devastante forza di un'onda anomala, prima ancora che potesse riuscire a fare mente locale. 
No, non era preparata a gestire una simile situazione.
Ma neppure lontanamente. 
Come doveva comportarsi, adesso? 
Doveva accennare a ciò che era accaduto tra loro in Istituto, o era meglio lasciare che fosse lui il primo a portare alla luce l'argomento? Dio, a volte desiderava poter imparare a gestire le relazioni sentimentali con la stessa superficialità con cui le trattava quotidianamente la sua migliore amica Silvia...se non altro per evitare di collezionare all'infinito simili scene imbarazzanti!
 
« Ok, ehm...allora...se mi dai qualche minuto per sistemarmi, poi facciamo colazione insieme » si affrettò a proporgli, prima che il coraggio le venisse meno o, peggio ancora, prima che la sua testa potesse esploderle per la tensione.

Prima ancora che lui potesse aprir bocca per replicare, Alice sfrecciò a tutta velocità fuori dalla sala da pranzo, chiudendosi a doppia mandata in camera da letto. Il cuore le martellava così forte nel petto che temeva quasi che Claudio potesse sentirlo da dove si trovava, e la testa le pesava proprio come se stesse smaltendo una sbornia epocale, senza neppure aver toccato una sola goccia d'alcool.
E pensare che quella mattina si era alzata dal letto con l'idea di trascorrere la giornata all'insegna delle serenità e della quiete...dannato Claudio Conforti, riusciva sempre a mandare all'aria ogni suo programma!

Recuperata la lucidità mentale necessaria ad affrontare quell'inatteso faccia a faccia, si diresse di filato verso l'armadio e recuperò alla rinfusa dai cassetti della biancheria pulita, un paio di jeans a vita bassa e una camicetta a scacchi neri e rossi, indossandoli il più velocemente possibile. Non voleva far attendere Claudio più di quanto già non avesse fatto, soprattutto perché sapeva perfettamente quanto detestasse le persone ritardatarie. Nella fattispecie...LEI.
Per l'appunto, quando lo raggiunse di nuovo in sala da pranzo, lo trovò intento a tamburellare nervosamente con le dita sul tavolo, le guance appena rigonfie già pronte a prorompere in un ennesimo sbuffo di noia. 

« Perdonami se ti ho fatto aspettare » esordì Alice con una nota di leggero imbarazzo nella voce, accostandosi al tavolo « E' solo che...insomma...non mi aspettavo di ricevere visite di domenica mattina. Soprattutto da te, poi! »

« Perchè? Io non potrei aver voglia di venire a trovarti? » ribattè prontamente Claudio, il sopracciglio inarcato in un'espressione subdola e ricca di sottintesi.

« No...cioé, sì...certo che puoi venire a trovarmi » balbettò Alice, avvampando intensamente a livello delle guance in un crescendo di disagio ed imbarazzo profondo « E' solo che--ecco. Non lo avevi mai fatto. Tutto qui. »

Claudio la fissò intensamente per alcuni istanti, in apparenza combattuto, poi protese un braccio verso la sedia più vicina, agganciandone con una mano lo schienale per poterla trascinare in direzione di Alice. 

« Avanti, Sacrofano, vieni qui... » la esortò infine, picchiettando incoraggiante con il palmo della mano sulla sedia per invitarla a prendervi posto « ...poco fa mi avevi promesso una colazione insieme, o sbaglio? Beh, i cornetti caldi ci sono e mentre eri di là a farti bella, ho messo sul fuoco la macchina del caffè... »

Come imbambolata, Alice prese posto accanto a lui.
Era tutto così assurdo.
Quell'atmosfera di quotidianeità casalinga, lei e Claudio seduti nella cucina del suo minuscolo appartamento, la busta di cornetti ancora calda appoggiata sul tavolo e quell'irresistibile aroma di caffè caldo appena preparato che aleggiava inebriante nell'aria, riempiendole le narici. Che cosa stava succedendo?

« ...Claudio? » proruppe d'un tratto, rivolgendogli una fugace occhiata traversa.

« Sì? » fece lui, voltandosi a guardarla.

« Perché sei venuto qui? » domandò Alice, incapace di reprimere per un altro singolo secondo quella curiosità selvaggia che si era risvegliata dentro di lei nell'istante esatto in cui lo aveva visto comparire sulla soglia del suo appartamento. 

Claudio parve irrigidirsi appena sulla sedia, ma non v'era la benché minima traccia di indignazione o nervosismo nel suo sguardo, piuttosto del vago imbarazzo. Un'emozione che mai Alice avrebbe pensato di poter attribuire ad un tipo come Claudio, notoriamente "impermeabile" a qualsiasi genere di emozione umana ufficialmente riconosciuta ed indagata dalla scienza.   

« Volevo vederti » le rispose infine, provocandole un tuffo non indifferente al cuore « E poi avevo bisogno di chiederti una cosa...»

L'attenzione di Alice schizzò letteralmente alle stelle e il cuore prese a galopparle nel petto senza più remora alcuna.

« Che cosa vuoi sapere? » gli chiese esitante, con un fil di voce. 

« L'altra sera, in Istituto... » cominciò a dire Claudio, fissandola negli occhi con una tale intensità che Alice si sentì quasi trapassare dal suo sguardo « ...cos'è successo? »

« Io--beh, credevo che fosse piuttosto ovvio, ma se vuoi posso sempre farti un disegnino... » 

« Non intendevo certo in senso "biologico", spiritosona! » si affrettò subito a precisare Claudio con un'accentuata nota d'impazienza nella voce che cancellò all'istante il sorrisetto ironico dalle labbra di Alice « Voglio dire...perché è successo? Cos'è cambiato dall'ultima volta che ho provato a farti delle avances e tu mi hai respinto? »

« Non eri proprio TU quello che mi diceva che non dovevo star lì ad analizzare troppo le cose e che dovevo imparare a cogliere le occasioni al volo senza rifletterci su? » lo stuzzicò beffardamente Alice, ben più che determinata a prendersi qualche rivincita sul passato.

« E confermo ogni parola » ribattè lui, imperturbabile « Ma stavolta è diverso. O almeno lo è per me. TU sei diversa. »

Alice tentò di ricacciare indietro un sorrisetto compiaciuto riaffioratole sulle labbra, ma con pessimi risultati. 

« Ho bisogno di sapere cosa ha significato per te quella notte... » proseguì Claudio, più che mai intenzionato a non lasciar cadere nel vuoto quella conversazione.

Alice se lo studiò in silenzio per qualche istante, indecisa se lasciarlo sulle spine ancora per un po' o se alleviare subito la sua "pena". Dopotutto, tenerlo sulla corda era piuttosto divertente!

« ...secondo te? » incalzò a mezzavoce, quasi a mo' di sfida. 

« Avrei un'idea piuttosto personale a riguardo... » rispose Claudio con voce improvvisamente più languida e suadente, chinandosi appena con il busto verso di lei « ...avrei bisogno di qualche conferma da parte tua, però » 

« Spara » 

Sulle labbra di Claudio si dipinse un machiavellico sorriso beffardo.

« Sei pazza di me » affermò poi con disarmante sicurezza, il sopracciglio destro inarcato verso l'alto in quell'irresistibile espressione da canaglia cui lei non era mai riuscita ad opporsi.  

Alice dovette far ricorso a tutto il suo autocontrollo per rimanere impassibile di fronte a quel plateale tentativo di seduzione da parte del suo sexy mentore, affascinante come non mai in quelle insolite vesti "casual" ed informali.

« Un po' presuntuoso da parte sua, dottor Conforti » si limitò a ribattere con un fil di voce, mordendosi appena il labbro inferiore tra i denti per allentare la tensione. 

« ...invece direi che ho fatto proprio centro! » la schernì bonariamente lui con fare compiaciuto. 

« Sono solo supposizioni » ribatté Alice, testarda, senza demordere. 

« Per questo sono venuto qui a caccia di conferme... » soggiunse malizioso Claudio, riducendo drasticamente la distanza tra i loro volti in un sol movimento. 

« Sei subdolamente manipolatore » gli sussurrò Alice a fior di labbra, concedendosi qualche breve istante per respirare più a fondo il suo profumo, da sempre così dannatamente familiare e rassicurante.

E rieccolo di nuovo.  
Quel suo modo di baciarla, dolce ed insistente allo stesso tempo, così intenso e travolgente da farle perdere ogni contatto con la realtà che la circondava. Le labbra di Claudio si erano impossessate avidamente delle sue, assaporandole voracemente, a fondo, con quella magistrale padronanza e l'irresistibile bramosia che appartenevano soltanto a lui e a nessun altro.

« Quasi quasi rimpiango l'asciugamano che indossavi poco fa... » le sussurrò d'un tratto, scostandosi leggermente dalle sue labbra per poterla guardare negli occhi.

« Perchè? » fece lei, senza capire. 
 
« ...più facile da far scivolare via di dosso » ribatté Claudio con un guizzo talmente malizioso nello sguardo da strapparle un sorriso. 

« Con un po' d'impegno si possono raggiungere ottimi risultati anche così, Dr Conforti! » lo stuzzicò Alice a sua volta, inarcandosi maggiormente contro il suo petto per rubargli un altro bacio. 

L'atmosfera nella stanza si stava decisamente surriscaldando, trascinandoli ben oltre le consuete soglie di "sicurezza" - così come le avrebbe soprannominate la sua migliore amica Silvia. Impossibile ignorare quell'elettricità travolgente che scorreva tra loro ogni volta che i loro sguardi s'incrociavano o le loro dita si sfioravano, anche solo per un millesimo di secondo. 
Per Alice era un po' come ritrovarsi costantemente di fronte ad un maestoso fuoco greco...dirompente ed eterno. 
Impossibile da sedare.

« Claudio, io-- » proruppe d'un tratto, con voce roca, ma ancor prima che potesse aggiungere altro, lui la zittì premendole piano un dito sulle labbra.

« Basta parlare, Allevi » le sussurrò con tono languido, quasi ipnotico, senza riuscire a staccarle gli occhi di dosso. 

E proprio quando sembrava che entrambi si fossero finalmente lasciati alle spalle ogni esitazione ed ogni dubbio, il suono metallico del campanello proruppe vigoroso e martellante, risuonando con fastidiosa insistenza tra le pareti di casa. 
Alice scattò subito sull'attenti, sfrecciando così velocemente verso la porta di casa da rischiare quasi d'inciampare nei suoi stessi piedi lungo il breve tragitto che separava la cucina dall'ingresso, mentre Claudio - da parte sua - non s'impegnò neppure per un solo istante a nascondere la delusione cocente derivante da quell'occasione d'oro così miseramente sprecata.
E la situazione non accennò affatto a migliorare, quando il diretto responsabile di quel brusco "incidente di percorso" apparve sulla soglia, sorridente e pronto a riappropriarsi di ogni suo antico vantaggio di gioco. 

« Arthur...che--cosa ci fai qui? » soggiunse Alice con l'espressione stordita e confusa di chi ha appena ricevuto una gran bella botta in testa e stenta perfino a mantenere l'equilibrio.

Arthur non rispose.
I suoi occhi, velati da un'insolita durezza, erano impegnati a fissare qualcosa - o meglio QUALCUNO - alle sue spalle. 
Il cuore di Alice sembrò sprofondare in un gigantesco buco nero di disagio e senso di colpa, mentre lo sguardo ferito di Arthur e quello indispettito di Claudio si scontravano con livore a mezz'aria in una sorta di silenzioso duello all'ultimo sangue. 

Fu Claudio il primo tra loro a rompere il silenzio e, sorprendentemente - con grande sollievo di Alice - non lo fece neppure nel peggiore dei modi.  

« Credo che sia meglio che io me ne vada » annunciò a gran voce, con un tono apparentemente affabile che tradiva però una leggera punta di risentimento. 

Raccogliendo in tutta fretta dal divano la sua giacca e la borsa da lavoro, Claudio si avviò di gran carriera verso l'uscio, ben determinato a mettere la parola "fine" a quella pantomima il prima possibile.
Quando le sfrecciò accanto, senza degnarla di un solo sguardo, Alice sollevò una mano come a volerlo fermare, ma l'attenzione di Arthur ancora focalizzata su di lei, la fece desistere da ogni tentativo. Stavolta l'aveva combinata davvero grossa, pensò amareggiata, mentre osservava Claudio scomparire rapido oltre l'uscio di casa, senza voltarsi indietro. 

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« ...io non ti ho fatto alcuna promessa, Arthur! » ribadì Alice per l'ennesima volta, il tono esasperato e arrendevole di chi ha ripetuto la stessa trafila almeno un centinaio di volte, senza però mai andare a parare da nessuna parte. 

« Sono rimasto qui a Roma soltanto per te » si premurò di ricordarle Arthur, senza risparmiarle l'ennesima occhiata carica di risentita delusione. 

« Ma io questo non te l'ho mai chiesto! » ruggì di rimando Alice, sentendosi letteralmente soffocata tra le pareti di quell'infinito labirinto di mezze verità e sentimenti inespressi « Non dico di non aver apprezzato il tuo tentativo di riavvicinamento...ma--ti rendi conto che il problema è sempre lo stesso? Tu continui a pensare per due, Arthur, senza mai consultarmi prima di prendere una decisione che potrebbe riguardare il futuro di entrambi... »

« Io non riesco a capire » fece Arthur, passandosi nervosamente una mano tra i capelli « Volevi che fossi più presente nella tua vita, che passassi del tempo con te, ed è quello che ho fatto...ho mollato un importante lavoro a Parigi solo per starti vicino, e ora tu vieni a dirmi che ho sbagliato?! Che cosa vuoi davvero, Alice? O forse sarebbe meglio dire..."CHI vuoi"...? »

Quella chiara allusione a Claudio la colpì con la violenza di uno schiaffo in pieno volto, non tanto perché non se l'aspettasse - anzi, era chiaro fin dall'inizio dove Arthur volesse andare a parare con i suoi giri di parole - quanto perché la mise per l'ennesima volta di fronte a quella verità che, nonostante tutto, ancora non riusciva ad accettare a cuor leggero. Forse per paura di poter fallire di nuovo, o chissà, magari perché sentiva di essere incostituzionalmente adatta ad un cambiamento tanto radicale. 

« Quello che provo o non provo per Claudio non c'entra niente con noi due, Arthur » si limitò a ribattere, sulla difensiva, sforzandosi di non lasciar trasparire alcuna emozione compromettente « Ti ho chiesto del tempo per riflettere ed è quello che ho fatto... »

« ...tra le braccia di Conforti? »

Alice incassò in silenzio la frecciatina. 

« Ho fatto un grosso errore a tradirti in passato, è vero, ma quello che è accaduto con Claudio è soltanto una delle tante cose che mi hanno fatto aprire gli occhi, mostrandomi chiaramente tutto ciò che non funzionava nel nostro rapporto » cercò di spiegargli, nel modo più dolce possibile « Io non posso pretendere di cambiare ciò che sei e tu non puoi rinunciare ai tuoi sogni per stare con me...questa è la verità. Io e te siamo troppo diversi, Arthur, vogliamo cose diverse. Magari se non avessi combinato quel guaio al convegno avremmo potuto davvero far funzionare le cose ancora per un po' di tempo, ma un giorno o l'altro, ci saremmo svegliati e ci saremmo resi conto di essere rimasti troppo a lungo aggrappati ad una storia senza futuro... »

« Non parlavi così qualche mese fa, quando volevi abbandonare tutto per poter partire con me » le ricordò Arthur, puntandogli addosso uno sguardo carico di quieta disperazione « /Elis/, io non voglio perderti... »

Soltanto qualche mese prima, sentire quel nomignolo affettuoso uscire dalle sue labbra le avrebbe fatto letteralmente tremare il cuore per l'emozione. In quel momento, invece, mentre Arthur s'affannava disperato per impedire al loro rapporto di naufragare definitivamente, Alice si ritrovò a fare i conti con una triste ma illuminata consapevolezza...non lo amava più. 
Una parte di lei aveva sempre saputo di non essere destinata ad Arthur, ma rendersi conto improvvisamente di aver inseguito così a lungo una mera illusione, non addolciva affatto l'amarezza di quella verità. E questo valeva per entrambi. 

« Mi dispiace tanto, Arthur... »

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« Signorina Allevi, finalmente ce l'ha fatta! »

Il vocione tonante e imperioso di Calligaris la colse alla sprovvista, mentre, in punta di piedi, tentava di spiare oltre il cancello d'ingresso di villa Sperduti. Evidentemente lui e Visone dovevano aver raggiunto con un po' d'anticipo il luogo prefissato per l'incontro.
Dannata solerzia delle forze dell'ordine! 

« Come mai ha voluto che presenziassi anche io a questo colloquio con i genitori del ragazzo? » domandò incuriosita Alice al simpatico vicequestore, mentre attraversavano fianco a fianco il lungo vialetto acciottolato che conduceva dritto al cuore della proprietà degli Sperduti. 

« Diciamo pure che ammiro molto le sue doti deduttive » rispose Calligaris con un vago sorriso sornione, guidandola sapientemente all'interno della struttura, un immenso villone sviluppato su ben tre livelli, con tanto di piscina esterna, ampia dependance e campo da tennis. 

Entrambi i coniugi Sperduti apparvero fin dal principio perfettamente lucidi e rilassati, per nulla intimoriti dalle domande inquisitorie del vicequestore o dall'atmosfera alquanto gelida che pareva aleggiare tra le pareti di quella casa. 
Fu proprio questo loro atteggiamento misurato e razionale a colpire fortemente la coscienza di Alice, suscitandole un sincero moto d'ammirazione e rispetto per la dignità emotiva con cui avevano deciso di affrontare quell'immenso dolore. 
La perdita di un figlio era sempre un lutto devastante per un genitore, ma perderlo in modo così brutale, per mano di qualcun altro...riusciva a stento ad immaginare ciò che dovevano aver provato nell'apprendere la terribile notizia!
Eppure erano ancora lì, instancabili e determinati a scoprire tutta la verità sulla morte del loro unico figlio. 
Di certo, al posto loro, lei si sarebbe lasciata sopraffarre in modo devastante dalle emozioni e dal dolore, accantonando impudentemente tutto il resto...una delle tante "debolezze" che ancora le rimproveravano in Istituto. 

« Riccardo è sempre stato un ragazzo molto introverso e difficilmente si confidava con noi, soprattutto quando si parlava dei suoi amici o della sua vita sentimentale » confessò Margherita Sperduti, la madre della vittima, accarezzando teneramente con la punta delle dita l'immagine del figlio incastonata in una cornice d'argento « Suo padre lo punzecchiava spesso con delle battutine ironiche, cercando di incoraggiarlo a raccontarci qualcosa, ma lui niente...a volte era come parlare ad un muro. »

« Il suo migliore amico ci ha raccontato di aver origliato una conversazione telefonica piuttosto accesa tra Riccardo e un'altra persona, qualcuno con cui pensiamo che vostro figlio potesse avere una relazione piuttosto intima...avete idea di chi possa essere o di cosa-- »

Le parole di Calligaris rimasero però sospese a mezz'aria, drammaticamente interrotte dal prorompere improvviso di un tonfo sordo alle loro spalle, un rumore molto simile a quello prodotto dall'impatto di un pesante sacco di farina contro il pavimento. 
Tutti i presenti sobbalzarono, voltandosi di scatto nella direzione da cui era provenuto il rumore. In piedi sulla soglia d'ingresso della sala da pranzo, si stagliava l'esile figura di un giovane uomo distinto, dall'aria molto elegante e raffinata che Alice aveva visto ritratto in almeno un paio di scatti fotografici realizzati dalla polizia. Si trattava di Alessandro Marchesi, l'assistente personale del signor Sperduti.

« Alessandro, vieni...entra pure...  » lo invitò calorosamente il padre della vittima, indicandogli la poltrona vuota sistemata accanto al divano su cui Alice e Calligaris si erano accomodati. 

« Io non--non vorrei disturbare » balbettò il ragazzo, rimanendo perfettamente immobile sulla soglia « Dovevo solo farle firmare dei documenti, Dr Sperduti, posso tornare più tardi... »

« Ma quale disturbo! Vieni avanti, accomodati » insistette Sperduti, facendogli segno di entrare « Commissario, Alessandro per noi è come uno di famiglia. Lui e Ricky si conoscevano piuttosto bene, anche se purtroppo frequentavano giri molto diversi d'amicizie » fece poi, rivolto a Calligaris. 

« Sono Vicequestore, grazie... » puntualizzò in fretta quest'ultimo, lasciando trasparire una vaga irritazione « ...visto che è qui presente, signor Marchesi, le dispiace se le pongo qualche domanda su Riccardo? Stiamo cercando di ricostruire insieme il quadro degli eventi nel modo più dettagliato possibile, perciò ogni informazione può essere utile per aiutarci a catturare la persona responsabile della morte di Riccardo... »

« Io--ehm, d'accordo » farfugliò timidamente il ragazzo, affrettandosi a prendere posto sulla poltrona.

« Stavamo parlando della vita privata di Riccardo...lei sa se frequentava qualcuno di nascosto? Sembra che il suo migliore amico, Alessio Scapece, ne fosse praticamente certo »

« Alessio non era affatto il suo migliore amico, anche se a Riccardo piaceva pensare che lo fosse »

« E come mai? »


Alessandro esitò un momento prima di rispondere.
Sembrava profondamente combattuto, quasi temesse di poter dire qualcosa di compromettente...o equivocabile. 

« Beh, io non posso certo dire di essere stato il suo amico più caro, non lo conoscevo così bene, ma quel che posso dirle è che Ricky era un ragazzo brillante per la sua età, ma molto timido ed introverso. Una di quelle persone che passano gran parte della loro vita a cercare qualcosa che possa donargli un senso di appartenenza, qualcosa che li faccia sentire accettati...socialmente parlando. In questo eravamo molto simili, noi due » s'interruppe brevemente, la voce tremante che tradiva un po' d'emozione « Amava la musica cantautoriale italiana, il buon cinema e le poche volte in cui siamo usciti insieme per una birra al pub, ha sempre e solo ordinato dei cocktail analcolici. Era un bravissimo ragazzo, uno dei pochi con la testa davvero piantata sulle spalle! Poi ha conosciuto quei ragazzi, e tutto è cambiato. Alessio era il leader indiscusso di quel gruppetto di ragazzini ribelli e Riccardo lo ammirava moltissimo, a mio avviso, più di quanto non meritasse. Pian piano anche lui ha iniziato ad imitare il loro look da strada, a comportarsi in modo altrettanto strafottente...e ad ignorare le vecchie conoscenze per andarsene in giro con quei teppistelli » 

« Compreso lei, immagino » osservò Calligaris, rilevando una nota di vivo risentimento nelle parole del giovane « Pensiamo che la persona con cui Riccardo intratteneva contatti telefonici segreti, possa aver giocato un ruolo importante nella sua morte e che il movente dell'omicidio possa nascondersi proprio in questa misteriosa relazione, di qualunque natura essa fosse. Lei ritiene possibile che questa persona appartenesse a quella gang? » domandò ancora, cercando pazientemente di fare un po' d'ordine tra i pezzi di quell'intricato puzzle investigativo.  

« Non so...forse » rispose Marchesi un po' titubante, rifuggendo quasi con vergogna lo sguardo dello scaltro vicequestore che, dall'alto della sua navigata esperienza professionale, non esitò a registrare mentalmente l'evento come "sospetto".
Di certo meritava un approfondimento d'indagine. 

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« ...e quindi pensate che sia stato uno di quei selvaggi di strada a sistemare per le feste il rampollo degli Sperduti? » soggiunse la sua migliore amica Silvia con una sfumatura d'amara ironia, aspirando avidamente dalla cannuccia un po' del suo ottimo Cosmopolitan ghiacciato. 

Bastò un'occhiata fulminante di Alice a zittirla, facendole passare del tutto la voglia di fare dell'ironia spiccia su quella tragedia. 
Abituata com'era a vivere immersa nel controverso ed algido "mondo degli uomini di legge"- lì dove le emozioni rappresentavano per lo più una debolezza su cui poter fare leva per trarre dei vantaggi professionali - a volte trovava estremamente difficile riuscire a rapportarsi con i sentimenti e le emozioni umane nelle loro forme più intime. 

« Non ne siamo ancora sicuri » rispose infine Alice, con un'evidente nota d'irrequietezza nella voce « Ci sono così tanti punti oscuri in questa storia che a malapena siamo riusciti a scavare la superficie...è piuttosto snervante, in effetti! »

« Secondo me, il movente è da ricercare nei soldi » buttò lì Silvia, con l'aria di chi la sa lunga « Parliamoci chiaro...quel ragazzino era l'unico erede vivente di una fortuna multimilionaria, e se davvero s'era messo in combutta con dei ragazzacci di strada, l'ipotesi più probabile è che l'abbiano aggredito per derubarlo e che lui abbia opposto resistenza scatenando la loro ira omicida...non hai idea di quanti casi simili a questo io abbia seguito nella mia carriera! »

Alice arricciò il naso, dubbiosa. 
Come sempre, il razionale senso pratico di Silvia le impediva di scavare più a fondo nell'"anima" delle cose. 

« Non credo si sia trattato di una rapina » ribattè poi, scuotendo appena il capo in segno di diniego « A parte il fatto che il portafogli e i documenti sono stati ritrovati intatti accanto al cadavere, alcuni dettagli registrati sulla scena del crimine sembrano suggerire che, ad uccidere Riccardo, possa essere stato qualcuno che lo amava...qualcuno che si è preso cura del suo corpo molto più di quanto non ci aspetterebbe da un efferato omicida... »

« Che diavolo, Alice, mi stai mettendo i brividi con questi discorsi alla Norman Bates! » ruggì Silvia, afferrando al volo una manciata di noccioline salate per scaraventargliele contro a mo' di atto di ribellione. 

« Esagerata! » la rimbeccò Alice divertita, riuscendo per miracolo a schivare una nocciolina prima che le centrasse un occhio « E' solo che vorrei davvero riuscire a fare giustizia per questo povero ragazzo, capisci? » si affrettò poi ad aggiungere, con tono mesto « E' stato terribile entrare in quella casa e vedere ovunque il suo volto sorridente e spensierato ritratto nelle fotografie di famiglia, soprattutto dopo averlo visto ridotto in quelle condizioni sul tavolo settorio... »

« Alice, se vuoi fare davvero questo lavoro, devi metterti in testa una cosa: non sempre riuscirai a rendere giustizia alle vittime » sentenziò Silvia, lo sguardo insolitamente serio e professionale « A volte l'assassino potrà sfuggire alla cattura, altre volte potrà pagare un buon avvocato e patteggiare il minimo della pena...è uno schifo, lo so, ma è così che funziona il mondo e noi non possiamo farci niente. O almeno non sempre. Prima entrerai in quest'ottica e meglio sarà per te...e per il tuo lavoro. »

Alice la guardò fissa per qualche istante, in silenzio, strizzando forte gli occhi come se stesse cercando di mettere a fuoco la sua immagine. Era così concentrata sul flusso dei suoi pensieri che il brusìo del locale divenne via via sempre più rarefatto e lontano nella sua mente, come se tra lei e il resto della sala si fosse issata una spessa muraglia isolante.
Un'alienazione quasi totale. 

« Ecco chi mi ricordi...CC! » esclamò infine, battendo - forse con eccessiva enfasi - entrambe le mani sul tavolo « Hai parlato esattamente come avrebbe fatto lui! »

« Beh, avrebbe avuto ragione...onore a CC! » ribattè sorridente l'amica, sollevando in aria il bicchiere del suo drink come a voler mimare un brindisi.

« Ma quale onore e onore, quello è rimasto il bastardo approfittatore che è sempre stato, te lo dico io » mugugnò Alice, incupendosi di botto « Sono passate più di ventiquattro ore da quando si è presentato a casa mia, e indovina un po'...silenzio radio! Né una telefonata, né un messaggio, né un piccione viaggiatore... »

« I piccioni viaggiatori non sono mica così facili da reperire al giorno d'oggi...! »

« Sei esilarante »

« Senti, magari stai costruendo una tragedia sul nulla! Forse si è sentito solo un po' a disagio per la situazione, ci hai pensato? Insomma, perfino io sarei scappata via a gambe levate se si fosse presentata a casa l'ex di uno dei miei uomini mentre stavamo per--hai capito, no? »


« Non lo so, Silvia, non lo so. Il fatto è che Claudio non è Arthur. Con lui accanto non riesco mai ad essere completamente serena, capisci? Mi sento costantemente insicura e mi ritrovo sempre a pensare..."e se per lui fossi soltanto l'ennesimo gioco di conquista?" »

« Se così fosse, avrebbe mollato già da un bel po' di tempo! Credimi. Io e lui siamo due facce della stessa medaglia...solo biologicamente differenti. »


« Non stento a crederlo »

« Alice, ascolta la tua vecchia e saggia amica che tanti ne ha conquistati e tanti ne ha mollati...dimenticati queste paranoie da liceale imbranata e saltagli addosso! Basta esitare, basta farsi domande...hai detto tu stessa che ha perfino rifiutato le avances di quella stangona sexy della sua ex, cos'altro ti ci vuole per capire che è stracotto?! »


Proprio mentre stava per risponderle, sentì il telefono vibrare nella tasca dei pantaloni. "Lupus in fabula", pensò tra sé e sé scorgendo al volo il nome apparso sullo schermo. Claudio le aveva appena mandato un messaggio, chiedendole di raggiungerlo all'istante in Istituto. 
Poche parole soltanto, ma abbastanza potenti da risvegliare in lei una curiosità irrefrenabile: "Ti aspetto in Istituto. Calligaris ha notizie bomba su Sperduti. MUOVITI.






NOTE DELL'AUTORE: E rieccoci ancora qui!
Un altro capitolo è andato...chiedo perdono per l'attesa, ma le idee sono tante e il tempo per rielaborarle e buttarle giù sembra sempre dannatamente poco! Comunque sia...che dite? Le indagini proseguono, il mistero intorno a questo omicidio s'infittisce sempre più, ma almeno nel cuore di Alice sembra che la decisione sia già stata presa...ora non resta che venire a patti con la paura. E l'insicurezza. E l'ego "confortiano". Nulla di preoccupante, no? ;)

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 - Svolte e Rivolte ***


                                                                  CAPITOLO 6 - SVOLTE E RIVOLTE 


“Face your life, its pain, its pleasure, leave no path untaken.”

Neil Gaiman 


Era un lunedì tipicamente autunnale, come tanti altri, intriso di quella caratteristica "apatia" da inizio di settimana e con un cielo plumbeo che sovrastava minaccioso la Città Eterna, vestendo con i freddi toni della sera il primo pomeriggio.
Risalendo velocemente i gradini della metro, ebbe come l'impressione di aver intravisto qualche timida gocciolina di pioggia farsi strada attraverso quei nuvoloni neri che sovrastavano la stazione, e così decise di affrettare un po' il passo per poter raggiungere il prima possibile l'Istituto di Medicina Legale.
Neanche a dirlo, l'infame acquazzone cominciò a scatenarsi con tutta la sua furia torrenziale proprio quando Alice aveva appena imboccato la stradina che conduceva all'ingresso principale della struttura. Poche centinaia di metri percorsi e si ritrovò bagnata fradicia da capo a piedi, il paletot talmente inzuppato d'acqua da aderirle al corpo come fosse una seconda pelle. 

Ben fatto Alice, pensò inviperita, attraversando di gran carriera l'atrio d'ingresso dell'Istituto diretta verso l'ufficio di Claudio, gli stivali con le suole di gomma elastica che stridevano rumorosamente sul pavimento bagnato, attirando su di sé l'attenzione e le risatine di scherno dei colleghi. 

« Ma che t'è successo, Alice? » sghignazzò Paolone divertito, facendo rapidamente capolino dalla sala comune degli specializzandi, seguito a ruota dall'inseparabile Lara. 

« Secondo te? » mugugnò a mezza voce Alice, irrompendo come una furia nella saletta per liberarsi in fretta e furia di quel cappotto fradicio e sostituirlo con un camice asciutto e pulito « Se non raggiungo Claudio entro i prossimi due minuti, stavolta me la fa pagare sul serio... »

« Tranquilla, anche Calligaris e Visone sono arrivati poco fa » la rassicurò Lara, dandole una mano ad abbottonare il camice « Sicura di non volerti sedere per un minuto e recuperare un po' di fiato? Sei pallida come un cencio »

« Sto bene » tagliò corto Alice, sistemandosi alla bene e meglio i capelli davanti allo specchio dell'armadietto, prima di sfrecciare di nuovo verso la porta. 

Oltrepassata la soglia dell'ufficio di Claudio, si pentì amaramente di aver sprecato quei secondi preziosi a cambiarsi d'abito nella sala comune. Lo sguardo gelido e accusatore che CC le riservò, fu molto più eloquente di qualsiasi discorso sulla responsabilità e sull'etica professionale. E ben più mortificante. 
 
« Signorina Allevi, bentrovata » esordì Calligaris, rivolgendole un rapido cenno di saluto con il capo per poi ritornare a concentrare tutta la sua attenzione su Claudio « Come ti stavo accennando, Conforti, i nostri analisti sono riusciti a recuperare un bel po' di dati dal cellulare della vittima, in particolar modo, un breve file audio inviatogli con una di queste nuove app di messaggistica istantanea...»

« Whatsapp? » s'intromise Alice d'impulso, guadagnandosi l'ennesima occhiata fulminante da parte di CC « Lo chiedo solo perché so che c'è un modo per poter recuperare i file inviati sugli account privati di Whatsapp, anche quando sono stati eliminati dalla memoria fisica del dispositivo »

« E' esattamente quel che abbiamo fatto » confermò Calligaris con un sorriso, prima d'infilare in fretta una mano nella tasca interna della giacca per estrarre un piccolo registratore a nastro magnetico - di quelli utilizzati per documentare le autopsie in sala settoria o gli interrogatori di polizia - che porse subito a Claudio affinché ne avviasse personalmente la riproduzione. 

 

 Hai tre giorni di tempo per raccogliere i 200.000 euro che ti ho chiesto, Ricky, altrimenti ti ho detto quello che accadrà...e ti assicuro che non sarà affatto piacevole. Mi farò vivo io nelle prossime ore per comunicarti il luogo e l'orario della consegna. Cancella immediatamente questo messaggio...e niente scherzi, Sperduti, o sarà peggio per te! ❞ 


La voce del ricattatore, dai toni inequivocabilmente maschili, suonò piuttosto sprezzante e malevola alle orecchie di Alice, tanto da risvegliare in lei un gretto ed insano sentimento di disprezzo nei riguardi di quel tizio che, paradossalmente, neanche conosceva. 

« Siete riusciti a risalire al mittente? » domandò a Calligaris, pur prevedendo con netto anticipo quale sarebbe stata la sua risposta. 

« Ovviamente. E c'è di più. »

« Cioè? »

« Quando ho ascoltato il messaggio, ho riconosciuto subito quella voce...perché l'avevo già sentita prima »

« E dove?! »
esclamarono quasi in coro Alice e Claudio, facendo riaffiorare un sorrisetto beffardo sulle labbra del vicequestore. 

« Durante un interrogatorio » spiegò Calligaris, allungando la mano verso il fascicolo del caso Sperduti appoggiato sulla scrivania di Conforti « Alessio Scapece...eccolo qua. » fece, estraendo una delle fotografie contenute all'interno per mostrarla ai due medici legali « 21 anni, cresciuto in una casa famiglia in zona Ostiense, due condanne alle spalle per un paio di furtarelli di poco conto e per aver spacciato marijuana e hashish davanti alla sua scuola... »

« Alla faccia del migliore amico! » commentò Alice con genuino disgusto « Quindi aveva ragione quel tale...Alessandro Marchesi. Alessio ha soltanto approfittato del suo legame con Riccardo per estorcergli dei soldi. E' assurdo come una persona possa mostrarsi amica e confidente, solo per pugnalarti alle spalle quando meno te l'aspetti! »

Con un gesto di stizza, Claudio le strappò la fotografia del sospettato dalle mani, riponendola ordinatamente all'interno dell'apposito fascicolo investigativo. 

« Sappiamo solo che questo avanzo di galera stava ricattando la nostra vittima, nessuno ha ancora dimostrato che sia stato lui ad ucciderlo » non mancò di farle presente, con marcata severità « Quante altre volte devo ripeterti che è possibile formulare un capo d'accusa solo avendo in mano delle prove scientifiche solide e legalmente inattaccabili? » 

Alice roteò gli occhi, gonfiando le guance con disappunto. 
Dio, se lo detestava quando si dava tutte quelle arie boriose da primo della classe!

« Non sto dicendo che l'assassino debba essere per forza lui, Claudio, ma ammetterai anche tu che il suo comportamento nei riguardi della vittima è stato a dir poco spregevole! » continuò imperterrita, sostenendo con fiera determinazione lo sguardo del suo mentore.  

Claudio inarcò maligno il sopracciglio, incrociando le braccia al petto. 

« Non sta a noi giudicare le sue attitudini sociali, Allevi, siamo degli scienziati non dei preti confessori! » la riprese poi, con un cipiglio polemico che puzzava fortemente di vendetta retroattiva « E comunque, a volte l'atteggiamento delle persone può rivelarsi alquanto contraddittorio...anche se non c'è bisogno che te lo dica io, giusto? » concluse infine, scagliandole l'ennesima frecciatina allusiva.

In quel preciso istante, Alice dovette mordersi forte l'interno della guancia per riuscire a reprimere l'istinto di prenderlo a schiaffi. 
E stavolta fu particolarmente difficile riuscire a resistere.

« Comunque sia, sarà bene andare a fare al più presto due chiacchiere con questo teppistello » tentò di placare gli animi il buon Calligaris, scongiurando in maniera quasi provvidenziale quella velenosa battaglia verbale in dirittura d'arrivo « Ho già incaricato i miei uomini di indagare a fondo sullo status dei conti bancari della famiglia Sperduti. Se sono stati prelevati dei soldi nei giorni precedenti all'omicidio, lo sapremo » e così dicendo, si alzò in piedi con l'intenzione di congedarsi, ma proprio quand'era ormai giunto a pochi passi dall'uscio, Claudio lo richiamò indietro a gran voce. 

« Prima che mi passi di mente, Roberto...questi sono i risultati delle analisi di laboratorio che Anceschi ha effettuato sugli abiti della vittima » lo informò brevemente, piazzandogli a forza tra le mani un fascicolo ben carico di documenti « L'ho studiato personalmente proprio questa mattina, non appena Anceschi me lo ha fatto recapitare in ufficio, e ho subito notato un paio di cose che credo potrebbero interessarti. La prima riguarda alcune tracce di terriccio rinvenute sotto le suole delle scarpe da ginnastica del ragazzo, che differiscono per composizione chimica dal terriccio rinvenuto sul luogo del ritrovamento e che dunque confermano la nostra teoria sul trasporto secondario del corpo dal luogo dell'omicidio. Per quanto concerne l'altra cosa, invece...beh, diciamo che qui la questione è un po' più...inusuale... »

« In che senso? »

« Tra le altre tracce biologiche ricavate dall campione di stoffa prelevato dalla porzione anteriore della felpa del ragazzo, abbiano rinvenuto anche un composto ad elevata reazione alcalina...acqua, cloruro di sodio, albumina, tracce saline con residui di sostanze grasse... »


Calligaris aggrottò la fronte senza capire, mentre - al contrario - il volto di Alice s'illuminò di un'astuta consapevolezza. 

« Lacrime » esclamò d'istinto, agganciando al volo lo sguardo d'approvazione di Claudio.

Dunque c'aveva visto giusto fin dall'inizio in quella storia. 
Chiunque avesse ucciso quel povero ragazzo, doveva aver nutrito un forte attaccamento emotivo nei suoi confronti e quelle lacrime rappresentavano proprio la conferma che stava aspettando.  

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« NONNINA, DOV'E' CHE HAI DETTO DI AVER MESSO LE TUE MEDICINE? NON RIESCO A TROVARLE! »
   
Non ricevendo alcuna risposta, Alice si affrettò a raggiungerla di nuovo in camera da letto, lì dove l'aveva lasciata alle prese con i suoi amati cruciverba serali. Nonostante fossero trascorsi alcuni mesi da quando aveva ricevuto quella terribile telefonata, ritrovandosi in un istante catapultata al capezzale della sua adorata nonnina - senza neppure sapere con certezza se avrebbe potuto riabbracciarla oppure no - ancora non era riuscita a liberarsi di quell'orribile "ansia da separazione" che continuava a tormentarle il cuore, giorno e notte. Il solo pensiero di come sarebbe potuta diventare vuota e spenta la sua vita senza la saggia guida e l'onnipresente affetto di nonna Amalia, era semplicemente inaccettabile per lei.

« Nonnina, hai sentito quello che ti ho chiesto? » la apostrofò ad alta voce, facendo capolino dalla porta della sua camera da letto.

« Cosa dicevi, bella di nonna? » le rispose distrattamente sua nonna, distogliendo quasi con disincanto lo sguardo dai suoi adorati cruciverba, per rivolgerle un vago sorriso.

Alice scosse la testa, divertita. 
E pensare che, per anni ed anni, si era domandata da chi mai avesse ereditato quella testa da sognatrice, sempre persa tra le nuvole!

« Le tue medicine...dove sono? » ripeté ancora. 

« Secondo cassetto del comodino » rispose finalmente nonna Amalia, indicandoglielo con la mano « Gioia, te l'ho già detto tante volte...non c'è bisogno che tu venga a trovarmi ogni giorno! Io sto bene. »

« Ma lo so che stai bene, però a me fa comunque piacere venire a trovarti »
replicò Alice, sedendosi sul bordo del letto « E poi Sacrofano è vicinissimo a Roma, perciò non impiego molto tempo per ritornare a casa la sera, stai tranquilla! » aggiunse poi con un caldo sorriso, porgendole un paio di grosse pillole bianche e un bicchiere colmo d'acqua. 

Nonna Amalia si raddrizzò piano con la schiena contro l'alta muraglia di cuscini accuratamente eretta alle sue spalle e, dopo aver inghiottito in un sol colpo entrambe le pillole, accompagnandole ad una generosa quantità d'acqua, puntò i suoi occhietti vispi e furbetti sul viso di sua nipote, pronta a sferrare il suo "attacco". 

« A proposito di Roma... » buttò lì con un ben poco credibile tono vago, come se non avesse già programmato per filo e per segno ogni singola parola di quella conversazione « ...come sta il tuo reporter...Arturo? »

« Si chiama Arthur, nonna » la corresse pazientemente Alice, e poi, una volta riposto il bicchiere vuoto sul comodino aggiunse « E comunque non è più "mio" già da un po'. Ci siamo lasciati. »

Un lungo ed assordante silenzio seguì queste parole, neanche le avesse appena rivelato chissà quale pericoloso ed oscuro segreto di stato. Ma Alice conosceva fin troppo bene sua nonna e quell'atteggiamento tanto distaccato e "sulle sue" non le apparteneva affatto.
Quando mai nella vita nonna Amalia si era mostrata tanto misurata e composta di fronte ad una notizia di gossip così succosa?  
Chiaramente si stava sforzando in modo sovraumano per riuscire ad apparire discreta ai suoi occhi, evitando di invadere la sua privacy.

« E' inutile che ti trattieni, nonna, sappiamo entrambe quello che pensavi di lui e della nostra relazione » la incoraggiò Alice con un tono vagamente beffardo, guardandola dritto negli occhi « Che ti devo dire? Avevi ragione tu fin dall'inizio...come sempre. Arthur non era il tipo giusto per me. Peccato che io l'abbia capito troppo tardi, e dopo aver sofferto così tanto. » 

Lasciandosi avvolgere dal caldo e rassicurante abbraccio di sua nonna, Alice rimase a lungo così, immobile su quel letto, le narici invase da quell'indefinita fragranza floreale che sapeva di casa...e d'amore. 

« Mi dispiace tanto che tu abbia dovuto soffrire così, bella di nonna, ma sono sicura che quando troverai la persona giusta, lo capirai » le sussurrò dolcemente sua nonna, accarezzandole piano i capelli con una mano come faceva sempre quand'era ancora una bambina « Forse tu ancora non te ne rendi conto, ma tutta questa storia con Arthur ti ha cambiata molto...ti ha fatta crescere. Magari non avrai trovato il "vero amore", ma di certo hai scoperto qualcosa d'importante su te stessa... »

« ...che m'innamoro sempre delle persone sbagliate? » commentò Alice con amara ironia. 

« No, tesoro mio... » ribatté sua nonna, dandole un lieve buffetto sulla guancia « ...che il rispetto verso noi stessi è la forma più importante ed appagante d'amore che esista al mondo, e che dovremmo imparare a tenercelo ben stretto. Non dimenticarlo mai. »

« Te l'ho già detto quanto ti voglio bene, nonnina? » replicò a quel punto Alice, prendendole la mano e stringendola forte nella sua. 

« Ohi, signorina, smettila di fare tanto la sentimentale con me che non sono ancora sul letto di morte, sai?! » la riprese bonariamente nonna Amalia, stampandole un rapido bacio sulla fronte « Piuttosto, visto che abbiamo archiviato la questione "reporter"...che mi dici del bel dottorino? »

« Nonna! »

« Ho capito, ho capito...mi faccio i fatti miei. »     

      
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« Ve l'ho già detto, sbirri...io non ho ucciso Riccardo! » ribadì Alessio Scapece con spiazzante sfrontatezza, senza risentire minimamente della presenza di ben due agenti di polizia - e altrettanti medici legali - nella sala interrogatori del commissariato.

« Non è quello che ti abbiamo chiesto » insistette imperterrito Calligaris, l'espressione indurita e visibilmente infastidita dall'atteggiamento arrogante di quel teppistello.

Il ragazzetto schioccò scettico le labbra, incurvandole in un provocatorio sorrisetto sghembo che avrebbe fatto saltare i nervi perfino alla persona più paziente del mondo. 

« Tanto lo so che avete già deciso che sono io l'assassino » ribattè poi, con tono amaramente sarcastico « State solo cercando qualcosa per incastrarmi e ficcarmi dietro le sbarre...perché, in fondo, chi altri potrebbe aver ammazzato il prezioso rampollo degli Sperduti se non un avanzo di galera come me? Beh, state facendo una cazzata! » 

« E allora perché non ci spieghi una volta per tutte questa storia del ricatto? »
cercò di farlo ragionare Calligaris, sforzandosi di mantenere la calma. 

Claudio, al contrario, sembrava quasi sul punto di esplodere. 
Quella mattina, Calligaris aveva richiesto la presenza in commissariato di entrambi i medici legali responsabili delle indagini sul caso Sperduti e, per quanto questa richiesta non gli avesse fatto fare esattamente i salti di gioia, alla fine CC aveva acconsentito.
Ma era evidente che avrebbe preferito scavare un buco nel pavimento sottostante e sparirci dentro, piuttosto che trascorrere altri cinque minuti in quella stanza, al cospetto dell'arroganza indispettita di quel teppistello di strada.
E Alice sapeva perfettamente quale disagio profondo si celasse dietro quel suo modo di fare freddo e distaccato, e quanto quel ragazzino sfacciato gli ricordasse se stesso e il suo doloroso passato.
Una gioventù difficile e complicata, vissuta ai margini della società, tra gli "invisibili", lottando giorno dopo giorno contro gli insuperabili pregiudizi della gente per poter riuscire a ritagliarsi il proprio posto nel mondo. 

« Tutto bene? » gli domandò Alice d'un tratto, pungolandogli leggermente un fianco con il gomito per attirare la sua attenzione.

Claudio abbozzò un mezzo sorriso, annuendo. 
Difficilmente Alice avrebbe potuto sperare in qualcosa di ben più gratificante da parte sua. 
Dopotutto si trattava pur sempre di Claudio Conforti. 

« Senta, commissario... »

« Vicequestore, sono un VICEQUESTORE! »


Il brusìo delle voci di Calligaris, Visone e Scapece si fece improvvisamente più concitato ed intenso, mescolandosi confusamente ai suoi sfuggenti pensieri e costringendola a prestare di nuovo attenzione alla conversazione per non perdere nessuna informazione utile ai fini delle indagini. C'era tempo per pensare a come poter rimediare con Claudio...o almeno lo sperava.

« Quindi, secondo te, io dovrei bermi la storia dello scherzo e credere al fatto che tu non volessi davvero rubare quei soldi al tuo amico...ma con chi credi di avere a che fare, ragazzino?! » tuonò Calligaris, ormai del tutto fuori dalla grazia di Dio. 

« Lo vede che avevo ragione? Per voi sono io il colpevole! » reagì bruscamente il giovane, scattando sulla difensiva.

« Qui non stiamo parlando dell'omicidio, Scapece, ma dell'estorsione di ben 200 mila euro che TU hai operato ai danni della vittima! » puntualizzò Visone, sventolandogli sotto il naso il registratore a nastro che conteneva il messaggio audio incriminato.

« Ve l'ho già detto e ripetuto...non avrei mai preso quei soldi da Riccardo! » ribadì Scapece con così tanta ostinazione, che Alice iniziò quasi a sospettare che potesse essere sincero. 

Magari si era trattato davvero - solo - di uno scherzo. 
Seppur di cattivo gusto.

« Senti, dicci la verità e facciamola finita » tagliò corto Calligaris, la cui scorta di pazienza si stava rapidamente esaurendo dietro i capricci di quel teppistello « Sperduti era ricco sfondato e possedeva tutto quel che a te era sempre mancato, forse anche di più. Così hai pensato bene di sfruttare la sua amicizia per mettere da parte un bel gruzzoletto e prenderti una rivincita su tutte le persone come lui, che per anni si erano presi gioco di te a causa del tuo status sociale e della tua fama di "criminale"...e chissà, magari saresti anche riuscito a farla franca se solo qualcuno non avesse pensato bene di far fuori il povero Riccardo! »

« E va bene, magari all'inizio avevo pensato davvero di prendere quei soldi, ma... » cominciò a dire il ragazzo, la cui indomita arroganza stava pian piano lasciando il posto ad un senso di colpa sempre più evidente ed accentuato. 

« Cosa? Un'illuminazione divina sulla via di Damasco ti ha fatto cambiare idea? » incalzò Calligaris con una viva punta di sarcasmo.

« No, ho solo capito di non poterlo fregare in un modo tanto stronzo...non lui. » rispose Scapece, abbassando lo sguardo.

« E quindi, una volta scaduto il tempo prefissato, che cosa avresti fatto? » domandò ancora Calligaris, senza abbandonare il suo tono scettico.

« Gli avrei detto che quei soldi poteva anche tenerseli » rispose il ragazzo, agganciando con determinazione lo sguardo del vicequestore « Senta, io lo so di aver fatto una cazzata, ma non ho mai voluto fare del male a Riccardo...volevo solo che quell'altro, il suo amichetto fighetto, si prendesse un bello spavento ed iniziasse ad abbassare un po' la cresta! »

Da un angolo all'altro della sala, gli sguardi interrogativi di Calligaris, Claudio ed Alice s'incontrarono a mezz'aria, rispecchiando l'uno la confusione dell'altro. 

« A quale amico ti stai riferendo, scusa? » esordì Alice, senza neppure preoccuparsi delle possibili reazioni di Calligaris o Claudio davanti a quella sua prepotente presa di posizione. 

« Non ho detto che era un suo "amico", ho detto che era il suo "amichetto" » ci tenne a puntualizzare Scapece con tono quasi sprezzante.

« Stai dicendo che lui e Riccardo avevano una relazione? » insistette Alice, nel tentativo di fare un po' di chiarezza in quella situazione via via sempre più confusionaria.

Il ragazzo si limitò ad annuire.

« Quindi, giusto per essere chiari...i soldi che hai chiesto a Sperduti servivano a nascondere qualcosa che li riguardava entrambi? » insinuò Calligaris, fissandolo con un cipiglio alquanto inquisitorio.

« Li ho visti insieme sotto casa di Riccardo » confessò a quel punto il giovane, ormai inchiodato all'angolo « Sospettavo già che ci fosse qualcosa tra loro da quando quell'imbecille era venuto al parco per parlare con Ricky ed erano quasi venuti alle mani, ma quel giorno li ho visti mentre si baciavano...ed è stato allora che mi è venuta in mente l'idea dell'estorsione. Ho pensato che avrei potuto sfruttare quella situazione per guadagnare un po' di soldi facili, e che Riccardo avrebbe fatto di tutto pur di mantenere la sua famiglia all'oscuro di quel segreto così scomodo e compromettente. Così, il pomeriggio seguente, l'ho preso da parte, gli ho confessato di aver scoperto la sua tresca con quel tizio e poi ho aggiunto che, se non voleva che suo padre venisse a scoprire con chi se la faceva il suo perfetto figliolo, avrebbe dovuto consegnarmi 200 mila euro in contanti. Volevo solo che quel cretino del suo amichetto snob se la facesse un po' sotto per la paura...ogni volta che lo incrociavo nel quartiere, mi guardava come se fossi un enorme scarafaggio ambulante e, Dio solo sa, quante volte avrei voluto spaccargli la faccia! Ma non l'ho mai fatto...perché non sono un assassino! »    
 
« No, infatti, sei solo un ricattatore » commentò Calligaris sarcastico, lanciandogli un'occhiataccia « In conclusione...Riccardo ti aveva detto che avrebbe consegnato il denaro, oppure no? » 

Scapece esitò a lungo prima di rispondere.
Sembrava quasi volersi trattenere dallo svelare tutta la verità su quella faccenda, forse per paura che questo potesse peggiorare ulteriormente la sua posizione.

« All'inizio Ricky pensava che io stessi scherzando... » rivelò infine, visibilmente a disagio « ...ma quando ha capito che ero serio e che avevo intenzione di andare fino in fondo, si è imbestialito. Giuro, non l'avevo mai visto tanto incazzato prima! Mi ha detto che ero solo un approfittatore pezzo di merda senza spina dorsale e che non avrebbe sganciato un solo euro per comprare il mio silenzio. Poi ha aggiunto che non aveva paura di affrontare la sua famiglia e i loro pregiudizi e ha minacciato di denunciarmi per estorsione se avessi continuato ad insistere! »

« A me sembra proprio un ottimo movente...voi che ne dite? » commentò Calligaris voltandosi verso Claudio ed Alice, il volto di nuovo illuminato da quella sua solita aria di bonarietà sorniona. 

Sentendosi messo all'angolo, Scapece scattò in piedi, battendo con veemenza entrambi i palmi delle mani sul tavolo in un chiaro segno di ribellione.

« NON SONO STATO IO! NON L'HO AMMAZZATO, NON L'HO AMMAZZATO! » urlò ancora e ancora, il volto paonazzo e deformato dalla rabbia. 

E mentre il povero Visone tentava con pacatezza di venire a patti con la riottosità d'animo del giovane, Alice se ne rimase in disparte ad osservare in silenzio la scena. Probabilmente Alessio Scapece incarnava tutto quello che più si distanziava da uno stinco di santo...ma nei panni dell'assassino? Non ce lo vedeva proprio. 
Inoltre, c'era sempre da considerare la questione cardine di quel supposto legame affettivo esistente tra Sperduti e il suo assassino.
Un legame che, in tutta sincerità, non sembrava trapelare affatto dalle parole di Scapece.

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« Vuoi un passaggio fino a casa? »

La voce piatta e strascicata di Claudio la raggiunse alle spalle, mentre si affrettava verso la lunga e ripida scalinata del commissariato per raggiungere la stazione metro più vicina.
L'interrogatorio di Scapece aveva esaurito ogni singola riserva d'energia accumulata nel weekend e ora, l'unica cosa che voleva fare, era correre di filato a casa e affondare la testa nel cuscino fino a soffocare ogni minima traccia di stanchezza. 

Fu principalmente per questo motivo che Alice decise di accettare l'offerta di Claudio senza star lì a sindacare se fosse vantaggioso o meno, anche se - in tutta onestà - l'idea di poter trascorrere finalmente qualche minuto da sola con lui la stuzzicava parecchio. 
Quei silenzi prolungati e tesi iniziavano davvero a darle sui nervi!
Detestava litigare con lui, ma più di ogni altra cosa, detestava sentirne così tanto la mancanza. 

« Ce l'hai ancora con me? » lo interpellò d'un tratto, a mezza voce, mentre percorrevano a velocità moderata la sordida e silenziosa periferia romana con l'aria che fischiava in sordina attraverso il finestrino socchiuso dell'auto.

« E perché dovrei? » replicò Claudio, senza staccare gli occhi dalla strada.

Alice tirò un lungo sospiro.

« Lascia stare. Comunque mi dispiace...per l'altra mattina, intendo » seguitò poi a dire, il tono improvvisamente più dolce « Non volevo che te ne andassi via in quel modo, anzi, non volevo affatto che te ne andassi »

« Che posso dire, Sacrofano? Il tuo appartamento era diventato un po' troppo affollato per i miei gusti! » controbattè Claudio in uno slancio d'amara ironia che però Alice non gradì affatto. 

« Riesci a non fare l'odioso per due minuti?! » lo zittì innervosita, approfittando di un semaforo rosso per scagliargli la mano sinistra dritta sullo stomaco « Ho chiuso. Con Arthur, voglio dire. Quella mattina, dopo che te ne sei andato, abbiamo parlato a lungo...è finita.» 

A quel punto, spinta dalla curiosità come una bambina, cercò rapida lo sguardo di Claudio per studiarne la reazione di fronte a quella confessione, e l'accenno di un sorriso le affiorò timido sulle labbra quando notò che a stento riusciva a contenere la sua soddisfazione. 

« Buon per te, Sacrofano! » commentò infine Claudio, accostando l'auto a ridosso del portone d'ingresso della palazzina dove Alice risiedeva ormai da più di un anno « Guarda il lato positivo...ora che il caro Malcomess si è tolto finalmente dai piedi, magari riuscirai a concentrarti di più sugli studi e a smetterla di collezionare un disastro dopo l'altro! La Boschi ne sarebbe lieta...e a dirla tutta anche io! »

Quelle stupide frecciatine arroganti fecero talmente innervosire Alice che sollevò la mano per colpirlo di nuovo. 
Claudio, però, fu più rapido di lei a reagire e le bloccò il polso a mezz'aria, immobilizzandolo tra le dita con una presa dolce ma decisa.

« Santo cielo, Allevi, hai i riflessi di una nonnina di 80 anni! » la prese bonariamente in giro, scrollando la testa con espressione divertita.

Dispettoso come una scimmia. 
Alice arricciò appena il naso con fare indispettito, tentando inutilmente di divincolare il polso dalla sua stretta. 

« Ti dispiacerebbe lasciarmi andare, adesso? » lo apostrofò piccata, puntandogli contro uno sguardo imperioso e ben poco conciliante. 

Ma Claudio non accennò affatto a voler abbassare la guardia, al contrario, si fece di colpo più serio, fissandola dritto negli occhi con una tale intensità che Alice sentì le guance andarle a fuoco per l'imbarazzo. 

« Ti ho già lasciata andare una volta, non commetterò di nuovo lo stesso errore » affermò poi con una gravità spiazzante, rinsaldando un poco la presa attorno al polso di Alice, come a voler rimarcare ulteriormente il concetto appena espresso. 

Alice lo fissò, attonita. 
Non riusciva a capire se stavolta stesse parlando sul serio, oppure se fosse solo l'ennesima tattica furbastra estratta dal suo ben nutrito repertorio d'aggancio. Di certo, era un vero maestro nel far perdere preziosi battiti al suo povero cuore. 
Possibile che riuscisse sempre a trovare nuovi modi per spiazzarla ed annientare quelle poche certezze che ancora - nonostante tutto - sentiva di possedere? Anche se, a pensarci bene, quello di Claudio era un comportamento perfettamente in linea con l'innato rigore scientifico che lo aveva sempre caratterizzato: ad ogni azione stronza ed egoista ne corrispondeva un'altra carica di insperata e disarmante dolcezza. Magari era proprio quello il segreto del suo leggendario ed intramontabile fascino, chissà!

« Vogliamo restare bloccati qui dentro per il resto della nottata, oppure...? » esordì infine Alice, interrompendo con prepotenza quel teso e prolungato silenzio che sapeva quasi di tortura.

Claudio parve scuotersi di colpo da un profondo pensiero e, con la stessa rapidità con cui aveva agito in precedenza, lasciò andare il polso di Alice. Sembrava quasi imbarazzato, come se si fosse reso conto all'improvviso di essersi spinto un po' troppo in là con le sue dichiarazioni.

« Ci vediamo domani » tagliò corto, seccamente, sbloccando all'istante le portiere dell'auto per lasciarla uscire. 

Alice spalancò lo sportello dal lato del passeggero e, con cautela, mise fuori un piede, agganciandolo saldamente al marciapiede sottostante per riuscire a mantenere l'equilibrio ed evitare d'incappare in una delle sue cadute spettacolari. 
Chiunque la conoscesse bene, sapeva quanto il suo rapporto con i tacchi fosse complicato. 
Meglio non rischiare.

Una volta raggiunto il portone di casa, estrasse in fretta le chiavi dalla borsetta e fece per infilarle nella serratura, ma proprio quando stava per aprire, qualcosa la bloccò. 
Alle sue spalle sentiva il rombo del motore acceso della preziosa BMW di Claudio ruggire con fierezza, segno che lui si trovava ancora lì, immobile, in attesa di vederla sparire oltre la soglia. 
E fu allora che realizzò come stavano le cose. 
Non voleva che lui se ne andasse. 

« CLAUDIO! » lo richiamò ad alta voce, voltandosi appena in tempo per vedere il suo volto sorpreso fare rapidamente capolino dal finestrino mezzo aperto.

« Qualcosa non va? » chiese lui, incuriosito.

« No, è solo che--non ho molta voglia di rimanere da sola in quell'appartamento vuoto. Mio fratello e la mia coinquilina non torneranno prima di mercoledì mattina e... »

« Non lo so, Alice, forse sarebbe meglio lasciare le cose così come sono tra noi... »
ribattè Claudio, incerto.

« Ma io non voglio! » sputò fuori Alice tutto d'un fiato, enormemente sorpresa dall'appassionante intensità con cui quelle parole le erano uscite di bocca.  

Perfino Claudio ne parve vagamente spiazzato, tanto che si lasciò sfuggire un leggero sorriso.
Fortuna che lì dentro era praticamente immerso nella penombra. 

« E sentiamo, Sacrofano » incalzò con rinvigorito humor, inarcando il sopracciglio destro in un cipiglio malandrino « Cos'è che avresti in mente? »

« Pizza e film? » propose Alice, chinandosi verso il finestrino aperto per guardarlo dritto negli occhi « Forse lo hai dimenticato, ma il mio divano è comodissimo...e Paolone mi ha passato una tale collezione di film d'autore e classici del cinema Hollywoodiano da riempirci un anno intero! Inoltre, la pizzeria qui all'angolo è davvero ottima e con un colpo di telefono anche la cena è sistemata... »

« Hai pensato proprio a tutto, eh? »

« Sono una ragazza previdente, cosa credi? »

« Sì, quando ti fa comodo... »


Alice incrociò serafica le braccia al petto.

« Allora? » insistette, imprimendo a quell'ultimatum una certa nota d'ufficialità.

Dopo aver indugiato per una manciata di secondi che ad Alice parvero racchiudere un'eternità, il sadico gran visir della Perfidia si decise finalmente a spegnere quel motore e a scendere dall'auto.

« Che sia chiaro, Allevi, accetto solo perché sto morendo di fame! » le sussurrò malefico a pochi centimetri dal volto, sfilandole con abile maestria le chiavi dalla mano per poi fiondarsi ad aprire il portone « E datti una mossa, o ti lascio qui fuori a fare la guardia alla mia macchina... »

Alice scoppiò a ridere, ma - conoscendolo - era certa che Claudio ne sarebbe stato capace. 
Fu solo quando lo vide scomparire oltre la soglia d'ingresso della palazzina che trovò il coraggio di seguirlo. 
Riusciva a percepirlo chiaramente dentro di sé.
La sua vita stava per compiere una svolta decisiva...in quel preciso momento e in quel preciso luogo.
Sperava solo di aver imboccato la strada giusta. Almeno per una volta.  





Note dell'autore: E anche il sesto capitolo è andato! 
Che dire? Le investigazioni della squadra si fanno ancor più misteriose ed ingarbugliate, soprattutto ora che è spuntata questa fantomatica figura dell'"amante"...voi che ne dite?
Questo Scapece è colpevole, oppure no? VEDREMO.
Per il resto...beh, il finale lascia ben sperare per il futuro, che dite?
Chissà se finalmente questi due inizieranno a navigare in acque più tranquille...
Un ringraziamento speciale è rivolto soprattutto a VOI che state seguendo e recensendo con affetto questa storia...siete i migliori!
ALLA PROSSIMA! ;) 

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 - Giro di Vite ***


                                            CAPITOLO 7 - GIRO DI VITE


“Do you ever wonder why things have to turn out the way they do?”

— Nicholas Sparks  


I primi raggi del sole filtravano timidamente attraverso le sottili fessure delle persiane, illuminando in più punti il minuscolo - ma ben arredato - salottino dell'appartamento di Alice, ancora placidamente immerso in una silenziosa e sonnacchiosa penombra. 
Fuori da quelle mura, però, il resto del mondo pareva già pronto a rituffarsi a capofitto nella solita routine quotidiana e non trascorse poi molto tempo prima che anche i sensi di Alice venissero riscossi bruscamente dal dolce intorpidimento del sonno, riattivandosi di colpo al ritmo di quella frenesia umana riversatasi in massa nelle vie affollate del quartiere. La verità era che, per quanto ormai si fosse adattata al caotico stile di vita della città eterna, di tanto in tanto le capitava ancora di tornare con il pensiero al suo caro vecchio paesello d'infanzia, accarezzandone dolcemente il ricordo con una leggera punta di nostalgia.

Le mancava da morire potersi svegliare serenamente nel suo ampio e comodo lettone, con il delicato cinguettio degli uccellini a riempirle la stanza, senza dover rischiare un colpo al cuore ogni volta che il loro vicino di casa capellone riesumava disgraziatamente la sua passione per la musica death metal o che l'arzilla vecchietta del secondo piano optava per l'ennesima discussione mattutina all'aria aperta con la sua amica che abitava nel palazzo di fronte, facendo a gara a chi delle due sforzasse di più le corde vocali fin quasi allo sfinimento.
Strano ma vero, anche il sole le appariva ben più conciliante e collaborativo a Sacrofano, quasi fosse disposto perfino ad adattarsi alle sue pigre esigenze!

Con la testa che le batteva dolorosamente a livello delle tempie - come se un intero esercito di mini soldatini le stesse mitragliando le meningi senza alcuna pietà - si sforzò pian piano di riaprire gli occhi...pentendosene però all'istante. 

« Mmh...qualcuno spenga il sole... » protestò con la voce ancora impastata dal sonno, lasciandosi andare ad un lungo e profondo grugnito di disappunto, soffocato debolmente tra le pieghe del cuscino.
Dio, le sembrava di non aver mai detestato così tanto la luce del giorno!

Fu proprio mentre tentava per l'ennesima volta di raddrizzarsi a sedere sul divano che i ricordi risalenti alla sera precedente cominciarono pian piano a riemergere nella sua mente, un confuso slideshow di flashback rivelatori estratti da un ben più ampio e misterioso puzzle tutto da ricostruire.
Ricordava chiaramente di aver accettato un passaggio in macchina da Claudio e di averlo poi invitato a trascorrere con lei una tranquilla serata cinema sul divano, dopodiché...il vuoto quasi totale. 
In realtà, sospettava fortemente che dietro quella sua parziale "amnesia" si celasse il contenuto di quel cartone vuoto di birre appoggiato sul tavolo del soggiorno, ma per una questione di dignità personale evitò di soffermarsi troppo su quel pensiero, pur trattandosi di un'eventualità tutt'altro che trascurabile. D'altronde, la sua scarsa resistenza agli obnubilanti effetti dell'alcol era divenuta di dominio pubblico già da un bel pezzo.

L'ultimo ricordo chiaro della serata riguardava l'imbarazzante incontro con il garzone della pizza sulla soglia del suo appartamento e i suoi goffi tentativi di far colpo su di lei, affidandosi - in modo a dir poco pessimo, per giunta! - ad alcuni stralci poetici impunemente rubati a Rilke e Neruda. 
Il tutto ovviamente accompagnato dalle risatine in sordina di Claudio che, da buon infame qual era, si era goduto in silenzio l'intera scenetta, premurandosi di documentarla dall'inizio alla fine con il suo iper tecnologico telefonino di ultima generazione.

Il pensiero di Claudio le fece drizzare di colpo le antenne e, scrutando rapacemente nella penombra circostante, si rese conto che non v'era alcuna traccia del suo "compagno di bevute" nell'appartamento...che razza di fine aveva fatto? Se l'era svignata alla chetichella? 
Probabile considerato il soggetto notoriamente "sfuggente". 
Fu allora che, quasi per puro caso, lo sguardo le cadde sul tavolino sistemato lì accanto.
E così lo vide.
Un piccolo post-it azzurro scritto a mano che svettava sulla superficie trasparente, in attesa che lei se ne impadronisse. 

 

【 Ho un appuntamento importante a cui presenziare in Istituto perciò devo scappare, ma fatti viva in mattinata così ti offro la colazione per farmi perdonare. A più tardi. 
C.  】



Rincuorata da quelle parole, Alice ripiegò in fretta il fogliettino tra le dita e lo infilò con cura in uno dei cassetti del mobile della sala da pranzo, li dove nessuno avrebbe mai potuto trovarlo.
Eccetto lei. 
Non ricordava granché della serata trascorsa insieme a Claudio, ma quel largo sorriso spuntatole sulle labbra al solo ripensarci la diceva piuttosto lunga sull'argomento. 
Senza alcun dubbio, nonna Amalia avrebbe avuto il suo bel dire a riguardo ed era una vera fortuna che quel giorno non fosse nei paraggi, altrimenti le avrebbe dato instancabilmente il tormento fino a convincerla a sputare il rospo sul caro "dottorino"! Non che ci fosse poi molto da raccontare, a dir la verità. 
Ma le premesse facevano ben sperare per il futuro. 


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« Alice, eccoti finalmente! Ti devo dire una cosa... » 

Paolone si trovò quasi costretto a placcarla sulla soglia della saletta comune degli specializzandi per poter catturare la sua sfuggente attenzione. 
Sembrava alquanto agitato. 

« Non puoi aspettare che vada prima da Claudio per fargli sapere che sono arrivata? » lo apostrofò frettolosamente Alice, lanciando un'occhiata nervosa in fondo al corridoio, dove si trovava l'ufficio di Conforti. Probabilmente Claudio era già lì da un pezzo, in attesa che lei lo raggiungesse per fare colazione insieme 

« Si tratta di Calligaris » prosegui' imperterrito Paolone con una certa nota d'impazienza nella voce « Ha chiamato pochi minuti fa in saletta pensando che fossi già in Istituto... voleva che ti riferissi che stamattina lui e Visone andranno nuovamente ad interrogare i genitori di Sperduti, alla luce delle nuove scoperte »

« E vuole che li raggiunga lì? » intervenne Alice, cercando disperatamente con lo sguardo l'orologio da parete appeso nella sala comune « Ma è tardissimo! Se non mi presento nell'ufficio di Claudio entro-- » 

« Claudio è fuori da ore, mia cara » chioccio' a quel punto Ambra, più acida e maligna che mai in quel suo ridicolo e costosissimo tubino color albicocca, ennesimo regalo del fidanzato riccone di turno « E visto con chi si stava accompagnando, dubito fortemente che il tuo ritardo possa in qualche modo destare il suo interesse » 

« Perché? Con chi era? » fece Alice con un finto tono disinvolto, schiarendosi appena la voce. 

« Con quella stangona della sua ex, ovviamente! » ribatté Ambra come se fosse la cosa più scontata di questo mondo. 

Alice, al contrario, si sentì mancare il terreno sotto i piedi.
Non riusciva a credere che Claudio potesse averle fatto una cosa simile, non dopo tutto quello che si erano detti. 
Eppure i fatti parlavano chiaro. 
Era scappato via a gambe levate da casa sua per poter trascorrere l'intera mattinata con Beatrice, la sua storica ed inarrivabile ex, la stessa che lo aveva mollato una decina di anni prima per poter inseguire la sua carriera, contribuendo così in buona parte alla trasformazione di Claudio nel cinico "Grinch dell'amore" che tutti loro conoscevano. 

Era ancora impegnata ad elaborare mentalmente mille e più scenari fantasiosi per eliminarli entrambi dalla faccia della Terra, quando la suoneria del suo cellulare trillò vistosamente, riportandola con la mente al presente. 

« Dottor Calligaris, mi dica! » esclamò, affrettandosi a rispondere dopo aver sbirciato con la coda dell'occhio il nome apparso sullo schermo.  

« Allevi, ci sono delle importanti novità sul caso Sperduti » la ragguagliò subito Calligaris « Avevo riferito al suo collega di dirle di raggiungerci alla villa degli Sperduti, ma sarebbe meglio che venisse direttamente qui al commissariato. C'è qualcosa che vorrei mostrarle »

« Dieci minuti e sono da lei » gli assicurò Alice, prima di concludere al volo la chiamata e sfrecciare a tutta velocità fuori dall'Istituto. 

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Quando Calligaris aveva accennato al telefono ad alcune "novità" sul caso, la prima cosa che Alice aveva pensato era che lui e Visone fossero riusciti a tirar fuori qualche interessante informazione dall'interrogatorio degli Sperduti, invece quel nuovo reperto giunto tra le mani della polizia avrebbe potuto mettere la parola "fine" alle indagini e consegnare l'assassino di Riccardo alla giustizia, ancor prima che quella giornata potesse giungere al termine. Era la proverbiale "svolta" che stavano inseguendo ormai da giorni e, paradossalmente, era sempre rimasta nascosta ad un palmo dal loro naso, cacciata in fondo ad un cassetto nella stanza da letto della vittima, tra vecchi appunti di scuola e qualche pacchetto di sigarette dimenticato lì da chissà quanto tempo.
In effetti, se non fosse stato per la leggendaria testardaggine di Calligaris e della sua squadra, probabilmente non l'avrebbero mai neppure riportata alla luce. 

« Sembra che qualcuno abbia tentato di rendere illeggibile il contenuto del nastro utilizzando dei bagni chimici o roba simile, ma per fortuna il nostro reparto informatico è riuscito a recuperare gran parte delle immagini... » spiegò Calligaris ad Alice, riferendosi proprio a quelle misteriose registrazioni video delle telecamere di sicurezza a circuito chiuso della proprietà degli Sperduti, rinvenute quasi per caso tra gli effetti personali della vittima. 

« Qualcosa d'interessante? » domandò Alice con lieve impazienza, spiando lo schermo del computer al di sopra della spalla di Calligaris in attesa di vedervi comparire qualcosa di abbastanza sconcertante da poter giustificare una chiamata alle armi tanto tempestiva.  

« In caso contrario non l'avrei fatta venire qui, le pare? » sentenziò il burbero ispettore, rivolgendole di traverso una fugace occhiata sorniona « Ecco...ecco qui. Lo vede? » aggiunse poi, indicando con la mano qualcosa sul monitor. 

O meglio...QUALCUNO. 

« Ma quello è Alessandro Marchesi! » esclamò subito Alice, riconoscendo all'istante il volto del giovane assistente del signor Sperduti, il ragazzo che si era mostrato piuttosto reticente durante il loro interrogatorio e che aveva puntato severamente il dito contro il bulletto Scapece « Però il fatto che frequentasse la villa non è una scoperta così sconvolgente, no? Il padre di Riccardo ha detto che per loro era praticamente un secondo figlio! »

Calligaris e Visone si scambiarono un'occhiata d'intesa che non sfuggì affatto all'attenzione di Alice e, stranamente, non impiegò poi molto tempo a comprenderne il significato. 
La registrazione proseguì ancora per qualche secondo, senza destare in lei alcuna particolare meraviglia...almeno fino a quando sulla scena non entrò in gioco una seconda figura. Riccardo Sperduti, la loro vittima. 
Le bastarono appena pochi istanti per capire che tra quei due scorreva un sentimento ben più profondo di una semplice amicizia tra ragazzi. Lo si vedeva dal modo in cui si sfioravano, da come i loro sguardi complici si cercavano nell'oscurità...e dalla tenerezza dei loro baci. 

« Beh, direi che a questo punto è chiaro che era proprio Marchesi il ragazzo che Riccardo stava frequentando di nascosto » esordì Alice dopo qualche istante di intontito silenzio, allontanandosi dalla poltrona di Calligaris per ritornarsene placidamente all'altro lato della scrivania « Quello che non capisco è...perché tutta questa segretezza? Il cellulare misterioso, gli incontri clandestini fuori dalle mura della proprietà, le bugie raccontate ai genitori...non mi sembra che gli Sperduti siano di vedute così ristrette, o sbaglio? »

Raddrizzandosi contro lo schienale della poltrona, Calligaris prese a grattarsi distrattamente il testone con fare pensieroso.

« Non dovrebbe mai giudicare le persone in base alle prime impressioni, signorina, non è un atteggiamento saggio nella nostra professione » la redarguì poi con tono quasi paterno « Lo sa come si dice, no? E' facile spendere parole dolci quando i guai sono al di fuori delle proprie mura domestiche, ma quando ci ritroviamo a vivere certe esperienze di persona...beh, le opinioni possono anche cambiare! »

« Sta dicendo che, secondo lei, i genitori di Riccardo non avrebbero accettato la sua omosessualità? » 

« Forse sì...forse no. Quel che è certo, è che un giorno quel ragazzino avrebbe messo le mani su un enorme impero finanziario e chi detiene simili fortune milionarie ha sempre bisogno di nuovi eredi per poter portare avanti la dinastia. Capisce dove voglio arrivare? »

Alice annuì debolmente con la testa.
Capiva, eccome se capiva. 
Riccardo aveva deciso di reprimere la sua vera natura per proteggere il "buon nome" della sua famiglia, nascondendosi nella notte come un ladro solo per potersi ritagliare di tanto in tanto qualche momento per poter essere davvero se stesso, senza più maschere o mezze verità...già, ma a quale prezzo? 

« C'è una cosa che ancora non capisco... » mormorò d'un tratto Alice, lo sguardo leggermente vacuo, rivolto verso la finestra « Scapece ha raccontato di aver ricattato Riccardo soltanto per dare una lezione ad Alessandro e mettergli pressione, giusto? Questo significa che era Alessandro - e non Riccardo! - a temere di uscire allo scoperto con gli Sperduti e tutti gli altri! Anche perché lo stesso Scapece ha ammesso che Riccardo non temeva in alcun modo di rivelare la verità ai suoi genitori... »

« Dove vuole arrivare, dottoressa? » la apostrofò a quel punto Calligaris, la fronte corrugata quel tanto da conferirgli una vaga espressione interrogativa.  

« A qualcosa di molto spiacevole, temo » rispose Alice in un sussurro, accostando a sé con una mano la fotografia identificativa di Marchesi appoggiata sulla scrivania di Calligaris per gettarle un'ultima occhiata.

Se Alessandro aveva mentito così spudoratamente su una cosa tanto importante come la natura della sua relazione con Riccardo, per estensione, avrebbero dovuto aspettarsi bugie ben peggiori da parte sua. 
Sperava con tutto il cuore di sbagliarsi.

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« Chi non muore si rivede, Allevi! » 

La voce tonante e sarcastica di Claudio la raggiunse a tradimento dal fondo del corridoio d'ingresso del Dipartimento di Medicina Legale dell'Istituto, non appena mise di nuovo piede nell'edificio, circa un'ora dopo essersi congedata da Calligaris ed essere riuscita quasi per miracolo a sopravvivere alla folle ed agguerrita giungla del traffico mattutino della Capitale. 
Era talmente nervosa che la borsa le crollò dritta sul pavimento, quando tentò di scaraventarla - senza troppa fortuna - sul bancone della sala degli specializzandi. 

« Questa battuta dovrei farla io a te, non credi? » ribatté Alice visibilmente risentita, raccogliendo con un gesto di stizza la borsa dal pavimento per poi lanciarla senza troppa cortesia sulla sedia vuota più vicina. 

Claudio la fissò senza capire.

« Che cosa c'entro io, scusa? » fece, cascando letteralmente dalle nuvole « Ti ho lasciato un messaggio stamattina, no? Ti avevo dato appuntamento per fare colazione insieme, ma tu non ti sei presentata. »

« In realtà non è andata proprio così! » sbottò Alice, irritata « Io sono arrivata in Istituto e tu eri già andato via con Miss Gambe-Da-Urlo. Avresti dovuto vedere Ambra come si è divertita a sbattermelo fieramente in faccia... »

« Alice, ascolta... »


« No, Claudio, ascoltami TU! » lo interruppe bruscamente lei, lo sguardo che lasciava presagire fulmini e tempeste all'orizzonte « Se tutto questo per te è soltanto uno stupido gioco, l'ennesima tacca sulla tua cintura da playboy incallito, cerca di dirmelo in tempo...ok? Grazie agli alti e bassi che mi ha regalato Arthur nell'ultimo anno, ho già vissuto abbastanza vicissitudini sentimentali da poterci riempire una vita intera...credimi, non ho proprio alcuna voglia di ripetere l'esperienza anche con te. »

A dispetto di qualsiasi funesta aspettativa, Claudio riuscì a sorprenderla, accogliendo il suo sfogo estemporaneo con un atteggiamento tutt'altro che guerrigliero.
Forse perfino...comprensivo.

« Scusami, hai ragione. Avrei dovuto dirti prima che Beatrice ed io stiamo lavorando ad un progetto di ricerca per conto del nostro Dipartimento » esordì con disarmante dolcezza, sfiorandole teneramente una guancia con il dorso della mano « Non ci stiamo frequentando, se è questo quello che pensi. E' solo che...il nostro progetto della Virtopsy ormai sta procedendo a gonfie vele e così lei mi ha proposto di allargare l'attuale campo di ricerca e sperimentazione per riuscire ad attirare l'attenzione di alcune grandi compagnie d'oltreoceano, le stesse che potrebbero concederci finalmente quei finanziamenti internazionali che stiamo aspettando da anni. Capisci quant'è importante? E' l'occasione che sto inseguendo da tutta la vita... »

Alice lo fissò in silenzio, totalmente rapita da quell'entusiasmo trascinante e da quella passione contagiosa che Claudio riusciva inevitabilmente a trasmetterle ogni volta che si ritrovavano a discutere del loro lavoro. 
Nessun altro in quel posto sembrava amare la Medicina Legale tanto quanto Claudio, forse soltanto lei. 
Un'altra cosa che avevano in comune. 

« Non sono arrabbiata » mormorò infine Alice, tentando goffamente di rimediare alla precedente - penosa - scenata di gelosia degna della peggior rappresentazione mai concepita dell'Othello shakespeariano « Insomma...non voglio di certo impedire al grande genio di Claudio Conforti di surclassare il Supremo sull'Olimpo dei medici legali! » aggiunse poi con una punta di sardonica ironia, per riuscire a strappargli un sorriso. 

Scrollando appena la testa con divertita rassegnazione, Claudio le spostò una ciocca di capelli dalla fronte, sistemandogliela dolcemente dietro l'orecchio. Un gesto, questo, che bastò a farle serpeggiare un brivido di piacere lungo tutta la schiena. Accidenti se quel tizio sapeva come farle scivolar via ogni paturnia, era un vero maestro!

« Mi piace immaginarti come la mia groupie personale » le sussurrò con voce suadente, facendo scorrere piano un dito lungo la morbida linea del suo collo in una carezza bollente che quasi le bruciò l'anima « Ascolta...che ne dici se stasera, dopo la fine del mio turno, vengo a prenderti a casa e ce ne andiamo a farci una pizza insieme a Trastevere? Conosco un posticino perfetto per l'occasione. Pensi che possa essere sufficiente per farmi perdonare? »

« Diciamo che potrebbe essere un buon inizio » ribatté Alice, con fare bonariamente sostenuto « Alle nove va bene? »

« Perciò...nove e trenta? »

« Stai forse insinuando che io sia una ritardataria? »

« Io?! Non oserei mai calunniarti in questo modo, Allevi! » 

« Attento, Conforti, potrei cambiare idea »
   

« Non sia mai! »

E rinunciando ad ulteriori dichiarazioni compromettenti, Claudio si chinò rapido verso di lei per rubarle un bacio, svanendo poi subito dopo nel corridoio esterno, in un guizzo di camice bianco.

« RUFFIANO! » gli urlò Alice alle spalle, senza però riuscire a trattenere un largo sorriso compiaciuto. 

Chissà, magari era vero che insieme avrebbero combinato soltanto un ennesimo enorme disastro, ma ora come ora non desiderava nient'altro che godersi ogni attimo trascorso insieme. Anzi, se c'era una sola cosa che aveva imparato dal suo lavoro era che, nella vita di ogni singolo essere umano, ogni momento poteva essere l'ultimo. 
Nessuna certezza, nessuna previsione infallibile. 
L'unica cosa saggia da fare per evitare di dimenarsi attraverso una fitta rete di rimpianti, era godere pienamente di ogni singolo istante di felicità rubato al tempo.
E lei aveva tutta l'intenzione di farlo. 

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« Oddio Silvia, sei proprio un martello pneumatico quando ti ci metti, eh! Te l'ho già ripetuto cento volte...no, l'altra notte non è successo niente tra me e Claudio! Abbiamo mangiato una pizza, abbiamo guardato qualche episodio di Scandal in tv e poi siamo crollati a dormire sul divano. Eravamo stanchi morti, non saremmo riusciti neanche a combinare qualcosa di buono...no, te l'ho detto, sono da sola...mi sto preparando per la cena »

Roteando ripetutamente gli occhi al soffitto, continuò imperterrita ad assimilare per pura osmosi ogni singola teoria sentimentale - o meglio scenario pseudo-apocalittico - prospettatole al telefono dalla sua migliore amica, almeno fino a quando il suono improvviso di una notifica di messaggio proruppe dal suo cellulare, calamitando con allarme la sua attenzione. Che Claudio c'avesse ripensato? 
Oh Dio, no...aveva impiegato due ore e mezza per sistemarsi i capelli e scegliere cosa indossare per la serata, non poteva assolutamente darle buca!

Congedata in quattro e quattr'otto la sua migliore amica - ma soltanto dopo averle promesso solennemente di farsi sentire più tardi per un completo resoconto della serata con Claudio - si fiondò letteralmente verso il tavolo della cucina, lì dove aveva adocchiato l'ultima volta il suo cellulare. 
Un lungo sospiro di sollievo proruppe dalle sue labbra quando si rese conto che il messaggio non era di Claudio, bensì di Calligaris. Forse c'erano novità sul caso Sperduti. 

 

【 Marchesi scomparso. Spiccato mandato di cattura a suo nome. 
Appuntamento domani mattina da Conforti per ultimi aggiornamenti 】


Per ragioni imperscrutabili, quel messaggio riuscì a suscitare in lei una spiacevolissima sensazione d'inquietudine, la stessa che, di solito, percepiva in modo chiaro quando stava per accaderle qualcosa di terribile. 
Magari la ragione di tanta preoccupazione risiedeva nel fatto che fosse stata proprio lei a sospettare un coinvolgimento diretto di Marchesi nell'omicidio del giovane Sperduti, o forse semplicemente si era lasciata trasportare troppo dall'emotività finendo di nuovo per farsi suggestionare dal caso. 
La sua solita vecchia debolezza di sempre. 
Qualunque fosse la ragione dietro quella pessima sensazione, comunque, sperava solo che tutta quella negatività le scivolasse via di dosso il più in fretta possibile. L'ultima cosa che desiderava per quella serata era che Claudio la vedesse ridotta in quelle condizioni, e finisse per ricamarci sopra in puro stile Conforti...niente tatto e tanto sarcasmo.
 
"DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIN DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIN"

Al suono del campanello, il cuore di Alice fece un tale balzo nel petto che quasi le parve di percepirne il battito sincopato in fondo alla gola. 
Con lo sguardo cercò in fretta le lancette dell'orologio da parete della cucina. 
Erano soltanto le otto e mezza. 
Va bene che stavolta si era addirittura superata in quanto a puntualità, pensò tra sé e sé, ma un'ora netta di anticipo sulla tabella di marcia era eccessiva perfino per un tipo previdente come Claudio!

« Non ti pare di esagerare un po', Conforti? Ci sta che non ti fidi della mia tempistica, ma addirittura presentarti alla mia porta con un'ora d'anticipo mi sembr- »

Tutto ciò che avrebbe voluto aggiungere - o urlare - le rimase incastrato in fondo alla gola nel preciso istante in cui, spalancando l'uscio, si ritrovò faccia a faccia con Alessandro Marchesi. 
Sentì i muscoli pietrificarsi di colpo sotto quello sguardo raggelante, mentre il cuore prese a galoppare selvaggio nel petto come se stesse cercando di schizzarle via.
Un attimo prima erano lì in piedi, sulla soglia del suo appartamento...e un attimo dopo non v'era rimasto nient'altro che un uscio spalancato e l'eco soffocata di un grido nell'aria. 



 NOTE DELL'AUTORE: Ed eccoci di nuovo qui!
Prima di tutto, permettetemi di scusarmi per questa luuuunga attesa, ma sono stata senza pc per oltre due mesi e dunque non ho potuto aggiornare la storia. Seconda cosa...che ve ne pare di questo plot twist? O sarebbe meglio chiamarlo "cliffhanger"? Bah, direi che entrambi i termini rendono bene il concetto. Ovviamente, come avrete già capito, ci stiamo avvicinando alla fine della storia (SIGH SOB), ma come si concluderà l'altalenante epopea sentimentale della nostra Alice?
Beh, per scoprirlo, non dovete fare altro che continuare a seguire la storia! AL PROSSIMO CAPITOLO ;)

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 - Nella Tana Del Lupo ***


                                                        CAPITOLO 8 - NELLA TANA DEL LUPO 
 
 
“Darkness there, and nothing more.”
 
— Edgar Allan Poe
 
 
« Te lo ripeto, Roberto: Alice non sparirebbe mai in questo modo, nel bel mezzo della notte, senza avvisare nessuno... »
 
« Ne sei assolutamente sicuro, Conforti? Sappiamo com'è la nostra piccola Alice...buona e cara, niente da ridire, ma pur sempre con la testolina persa tra le nuvole! »
 
« Tanto da dimenticarsi di chiudere la porta di casa? »
 
« Come sarebbe a dire? »
 
« Dovevamo incontrarci circa due ore fa sotto casa sua e quando l'ho chiamata più volte al cellulare e non mi ha risposto, mi sono un po' preoccupato. Così, quando una sua vicina di casa è entrata nel portone, ne ho approfittato per salire a dare un'occhiata. Roberto, la porta del suo appartamento era completamente spalancata, come se qualcuno l'avesse— » 
 
E mentre uno spiacevole senso di panico iniziava a farsi strada dentro di lui, si sforzò di non cedere alla tensione, aggrappandosi con forza e determinazione alla sua ferma razionalità. D'altronde, se voleva ritrovarla, doveva mantenere i nervi ben saldi e la mente lucida e reattiva. 
 
« ...ho paura che possa esserle successo qualcosa » si ritrovò a confessare a Calligaris in un inaspettato impulso di intima confidenza, lo sguardo più che mai sfuggente che saettava da un angolo all'altro della stanza, eludendo volutamente quello interlocutorio del vicequestore. 
 
Per quanto cercasse di nasconderlo, di fronte a quella dichiarazione, perfino Calligaris sembrò accusare un vago sentore di allarme, tanto da decidere di contattare immediatamente l'agente Visone, e un paio di altri colleghi impegnati in un pattugliamento notturno di routine, per spedirli ad ispezionare l'appartamento di Alice e i suoi dintorni. 
 
« Sarebbe proprio il caso che informassi al più presto la sua famiglia, Conforti » comunicò con solennità a Claudio, massaggiandosi distrattamente il lobo dell'orecchio destro come faceva sempre quando era la sua operosa mente si ritrovava impegnata a rielaborare scenari criminali. Chiaramente era entrato in piena "modalità detective" « Se il tuo presentimento dovesse rivelarsi fondato, e spero che non sia così, avremo bisogno di tutte le informazioni possibili per riuscire a rintracciarla »
 
Claudio si limitò ad annuire con un breve cenno del capo.
Detestava visceralmente il solo pensiero di dover affrontare una conversazione simile con i genitori di Alice, ma allo stesso modo comprendeva - e condivideva - la solerzia di Calligaris. Nei casi di accertata scomparsa di una persona, le prime 72 ore di ricerche erano sempre le più critiche. 
 
 
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Seduta nella cupa penombra di quel freddo antro sotterraneo, Alice rimase a lungo in silenzio, ad ascoltare il suo respiro lento e regolare che andava a mescolarsi stancamente all'odore di umido di quelle vecchie mura ammuffite e all'aria fredda e un po' stantia che sembrava provenire da quell'unica, minuscola fessura scavata nella parete. 
Quel posto le ricordava terribilmente una di quelle agghiaccianti prigioni medioevali degli orrori nascoste nelle viscere di antichi castelli, e quasi totalmente impenetrabili alla luce del sole. Un luogo terrificante e angusto che non sarebbe sembrato affatto fuori contesto in un episodio di "Game of Thrones". 
Ora che il panico paralizzante aveva lasciato spazio ad una lucida consapevolezza, sentiva di non poter fare altro che pazientare e prendersi tutto il tempo necessario per studiare la situazione e magari, con un po' di fortuna, sarebbe anche riuscita a scovare una via di fuga accessibile.  
 
Non aveva la benché minima idea di quanto tempo fosse realmente trascorso da quando quel folle l'aveva prelevata a forza dal suo appartamento. Una manciata di ore, forse? 
Magari perfino un'intera giornata.
Difficile stabilirlo. 
Lì dentro il tempo sembrava quasi non scorrere affatto.
Di tanto in tanto, al di là di quel massiccio portone blindato che sbarrava l'accesso verso l'esterno, le sembrava di udire un leggero scalpitìo di passi in avvicinamento, eppure il suo "carceriere" non si era ancora degnato di farle visita. S'impegnava a tenerla d'occhio con una certa costanza, ma non sembrava per niente interessato a renderla partecipe dei suoi folli piani.
Era tutto così assurdo. 
Non aveva la minima idea del perché l'avesse rapita e rinchiusa in quel sotterraneo e, cosa ancor più snervante, non riusciva a capire perché avesse scelto proprio LEI. 
Tra tutte le persone che stavano lavorando attivamente al caso Sperduti, perché diavolo avrebbe dovuto attaccare proprio lei?
 
« E' QUESTO IL TUO GENIALE PIANO?! » si ritrovò ad urlare ad un passo dal portone blindato d'ingresso, la testa che le pulsava ancora dolorosamente a causa degli effetti stordenti del cloroformio e la gola in fiamme per lo sforzo di trattenere le lacrime « VUOI LASCIARMI A MARCIRE QUI DENTRO FINO ALLA FINE DEI MIEI GIORNI? » 
 
Seguì un altro cupo e prolungato silenzio, durante il quale Alice si ritrovò a pregare che qualcuno dei suoi amici venisse a liberarla immediatamente da quell'assurdo incubo ad occhi aperti, prima che anche quella poca lucidità rimastale in corpo le scivolasse via di dosso, lasciandola in balìa della disperazione.  
Fu allora che, accompagnato dall'agghiacciante cigolìo prodotto dai vecchi e anchilosati cardini arrugginiti, il portone blindato iniziò a spalancarsi lentamente davanti ai suoi occhi, rivelandole - alla fioca luce delle lampade a gas del corridoio - la familiare sagoma del suo aguzzino.
Le sembrava perfino più magro ed emaciato dell'ultima volta che si erano incontrati. 
 
« Non era mia intenzione farti del male » mormorò Marchesi, con una voce che sembrava quasi provenire direttamente dall'oltretomba.
 
« E quali sarebbero le tue intenzioni, allora? » lo sfidò Alice, incrociando con fierezza il suo sguardo « Perché mi hai rapita? Che cosa vuoi da me? »
 
« NIENTE, NON VOGLIO NIENTE! » sbottò lui, furente, il tono disperato e rassegnato di chi ormai si è reso conto di non avere più nulla da perdere « Volevo solo che qualcuno di voi...capisse. »
 
Sforzandosi di reprimere fino in fondo tutte le pessime sensazioni che la presenza di quell'uomo le stava suscitando, Alice cercò di mostrarsi il più possibile collaborativa. Considerata la forte instabilità emotiva ostentata da quel tizio, tanto valeva non rischiare di peggiorare le cose più di quanto già non fossero.
Avrebbe finto di stare al suo gioco, almeno per un po', e magari intanto ne avrebbe approfittato a modo suo per scoprire qualcosa di più sull'omicidio di quel povero ragazzo. 
 
« Cosa dovremmo capire, Alessandro? » gli domandò pacatamente, osservandolo di sottecchi con misurata curiosità.
 
« Ogni cosa » mormorò lui con la voce spezzata dal pianto.
 
Arretrando di qualche passo verso la parete, si passò il dorso della mano sulla fronte per asciugare il sudore, dopodiché estrasse la pistola dalla cintura dei pantaloni e la appoggiò su una sedia vuota sistemata proprio lì accanto. 
 
« ...i-io non intendevo ucciderlo » riprese a raccontare, cercando di tenere a freno le emozioni che lo stavano voracemente divorando dall'interno « E' stato un incidente. Un maledetto incidente! Deve credermi. Io amavo Riccardo, dottoressa, è stato l'unico e solo amore della mia vita e non gli avrei mai fatto del male! »
 
« Se si è trattato solo di un banale incidente, allora perché hai mentito alla polizia per depistare le indagini? Perché puntare il dito contro Scapece? » insistette Alice, più che mai determinata a tirargli fuori tutta la verità di bocca « Avresti potuto raccontare—»
 
« HO AVUTO PAURA, D'ACCORDO? » ruggì Marchesi, del tutto fuori controllo, scaraventando violentemente sul pavimento una delle sedie con un calcio ben assestato « Temevo di poter perdere...ogni cosa. E invece, senza neanche rendermene conto, avevo già perso tutto. Riccardo era più coraggioso di me, lo è sempre stato. Io lo amavo, ma...non riuscivo a vivere serenamente la nostra storia come faceva lui. Lui faceva sembrare tutto così...naturale. Ma la verità è che NIENTE di tutto quello che provavamo sarebbe mai sembrato naturale agli occhi del mondo. »
 
« Di che cosa avevi paura? »
 
« Della vita, dottoressa. Le sembra così strano? »
 
« Vorresti farmi credere che tu, grande e grosso, temevi il giudizio dei suoi genitori e delle altre persone che—»
 
Di fronte a quel polemico tentativo di provocazione di Alice, lo sguardo di Marchesi s'incendiò di un nuovo inquietante furore e, prima ancora che Alice potesse terminare la frase, si scagliò contro di lei, colpendola così violentemente al volto da spaccarle un sopracciglio. 
 
« Non prenderti gioco di me, ragazzina! » le sibilò all'orecchio con fare minaccioso, serrandole la mascella tra le dita della mano destra, in una stretta dura e spietata che quasi le mozzò il respiro « Ti ho portata qui perché voglio che tu conosca la verità sulla morte di Riccardo, non perché tu possa sputare sentenze a vanvera! »
 
Alice avrebbe voluto ribellarsi, gridare e dare libero sfogo alla sua disperazione, invece tutto ciò che riuscì a fare fu affondare ulteriormente in quell'insopportabile silenzio colmo di lacrime, frustrazione ed impotenza. 
Quanto ancora avrebbe potuto resistere? 
 
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La rapida improvvisata a casa Allevi si rivelò, fin dalle sue prime battute, di gran lunga peggiore di qualsiasi altro eventuale scenario prodotto dalla mente di Claudio. Perfino il più fantasioso e audace.
La notizia del rapimento di Alice li fece piombare tutti in un tale stato febbrile d'agitazione che, in men che non si dica, si ritrovò a dover far fronte a ben due svenimenti a catena: prima quello di sua nonna e poi quello di sua madre!
Il padre di Alice, al contrario, dopo aver appreso della scomparsa della figlia, si chiuse in un totale mutismo, eclissandosi nel suo studio.
L'unico membro della famiglia che si mostrò vagamente collaborativo, fu il fratello minore di Alice, Marco, appena rientrato a casa dopo un breve viaggio in compagnia della sua fidanzata, Yukino, la coinquilina giapponese di Alice.   
 
« Ieri mattina, verso le nove, Alice aveva chiamato Yukino al cellulare, dicendole che in serata sarebbe uscita a cena e che quindi avremmo dovuto utilizzare le nostre chiavi per rientrare a casa » raccontò Marco a Claudio, impegnandosi a racimolare mentalmente il maggior numero di dettagli che riguardassero quell'ultima conversazione telefonica avuta con sua sorella « Prima di chiudere la conversazione, ho chiesto a Yukino di passarmela un momento perché dovevo chiederle una cosa importante che riguardava il suo- »
 
A quel punto, Marco s'interruppe e lo guardò.
 
« Cosa? » lo pungolò Claudio con impazienza.
 
Marco esitò, chiaramente combattuto tra la consapevolezza di poter mettere nei guai sua sorella con quella rivelazione e la necessità di comunicare alla polizia ogni singolo dettaglio potenzialmente importante per il suo ritrovamento. 
 
« Arthur » mormorò infine, abbassando lo sguardo quasi con aria colpevole 
« Era una cosa personale che riguardava Arthur Malcomess, il suo ex fidanzato »
 
La linea della mascella di Claudio s'indurì percettibilmente al solo sentir nominare il figlio del Supremo, mentre qualcosa prese ad agitarsi nelle profondità delle sue iridi blu. 
Vecchie ruggini del cuore mai del tutto sopite. 
 
« Sai se Alice ha contattato Malcomess dopo la vostra telefonata? » si sforzò di domandare, schiarendosi rumorosamente la voce « Sono semplici domande di routine, se te lo stessi domandando. Dobbiamo cercare di ricostruire ogni più piccolo dettaglio delle sue ultime ore in quell'appartamento, se vogliamo restringere in modo utile il nostro campo di ricerca... »
 
Marco scosse piano il testone riccioluto, lo sguardo vacuo fisso su un punto imprecisato della parete e la mano destra che gli scompigliava nervosamente i capelli in un movimento meccanico e distratto. 
Sembrava che con il pensiero fosse distante mille miglia da lì.
 
« Non so se lo abbia richiamato, dico davvero » rispose poi, recuperando di colpo un briciolo di lucidità « Potrei chiedere notizie a Silvia, la sua migliore amica, ma credo che neanche lei sappia qualcosa a riguardo. In effetti, mi è sembrato che Alice non fosse così contenta all'idea di parlare di Arthur... » 
 
« Non si erano lasciati in buoni rapporti? » domandò Claudio di getto, contribuendo ad accentuare ancora di più quel cipiglio di perplessità spuntato sul volto del giovane Allevi. 
 
« Per quanto possibile, sì. O almeno credo. » replicò Marco con un'alzata di spalle « Alice non ama raccontarmi certi dettagli della sua vita privata e francamente ne sono contento. Questa storia con Arthur è sempre stata più incasinata della trama di una soap opera brasiliana! E giusto perché tu lo sappia, Conforti...io so che sei /TU/ il misterioso tizio con cui mia sorella ha tradito Arthur. »
 
Entrambe le sopracciglia di Claudio schizzarono letteralmente verso l'alto, tanto che Marco si pentì all'istante di aver pronunciato quelle parole e provò goffamente a rimediare. 
 
« Ma ovviamente questi non sono affari miei. Comunque sia, volevo solo dire che...insomma...non credo affatto che lui c'entri qualcosa con la scomparsa di Alice! Nonostante abbia sofferto per la loro rottura, so per certo che Arthur tiene ancora moltissimo a mia sorella e non le farebbe mai del male. Ma se volete togliervi ogni dubbio circa il suo coinvolgimento, posso sempre darvi il suo numero di telefono. Credo che sia ancora qui in città, o almeno così mi aveva detto al telefono »
 
Claudio scrollò la testa con decisione.
 
« Figuriamoci se qualcuno sospetta di Malcomess Jr! » sentenziò con tangibile impazienza, indietreggiando sulla sedia fino a sfiorare con le spalle lo schienale posteriore « Nessuno di noi lo ritiene un possibile imputato. Un bacchettone, forse, ma non un imputato. La verità è che tua sorella è sparita ormai da ore e nessuno di noi ha la minima idea di dove sia finita o con chi diavolo sia...e questa cosa mi fa incazzare in un modo che-- »
 
Ma prima che potesse anche solo terminare la frase, una ravvicinata scarica di colpi si abbattè energicamente contro la porta d'ingresso della villa, attirando sia la sua attenzione che quella del giovane Allevi che, all'istante, scattò in piedi per affrettarsi verso l'uscio, forse nell'ingenua speranza di un felice ricongiungimento con la sua sventurata sorella. 
Purtroppo quella sua rosea ed ottimistica illusione si spezzò bruscamente quando, aprendo la porta, si ritrovò di fronte il giovane primogenito del Supremo...Arthur Malcomess. 
 
« Arthur...? Che cosa ci fai qui? » esordì Marco, spostandosi da un lato dell'uscio per lasciarlo entrare in casa. 
 
Al solo sentirlo nominare, Claudio s'irrigidì sulla sedia. 
Ecco fatto, pensò amareggiato, ora sì che quella maledetta giornata poteva definirsi ufficialmente un incubo ad occhi aperti!
 
« Sono venuto appena ho saputo » spiegò brevemente Arthur a Marco, soprassedendo con elegante nonchalance sulla presenza di Conforti nella casa, senza riuscire però esimersi dal lanciargli un'occhiataccia in tralice.  
 
« Yukino? » 
 
« Sì, mi ha telefonato circa mezz'ora fa. Era molto scossa e non riusciva a smettere di piangere. Ho capito subito che doveva essere successo qualcosa di grave ad Alice...allora? Ci sono novità? »
 
Lo sguardo confuso di Marco virò rapido in direzione di Claudio, come a volerlo esortare in silenzio ad intervenire nella conversazione. 
Dopotutto era lui il loro unico contatto diretto con la polizia, dunque, la parola gli spettava quasi per diritto professionale. 
 
« Gli uomini di Calligaris stanno revisionando i filmati delle telecamere a circuito chiuso dell'androne della palazzina, sperando di ricavarne qualcosa di buono » riepilogò freddamente Claudio, evitando con cura qualsiasi genere di contatto diretto con il giovane Malcomess, impegnato a sua volta a mostrarsi altrettanto distaccato al suo cospetto « Il nucleo informatico della polizia, invece, sta lavorando sulla geolocalizzazione del cellulare di Alice mediante il tracciamento del GPS, nella speranza che il suo rapitore possa aver agito in modo frettoloso, dimenticandosi di disfarsene... »
 
« E' quello che ci auguriamo tutti » convenne Arthur, sforzandosi di tendere le labbra in un tiepido sorriso di circostanza che, suo malgrado, Claudio si guardò bene dal ricambiare. 
 
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« Sei ancora lì fuori? »
 
La voce acuta di Alice, indebolita dal dolore e dalla paura, riecheggiò flebilmente tra le pareti di quella vuota prigione di cemento sotterranea, riuscendo a malapena a raggiungere il diretto interessato al di là della porta. Deglutendo un po' a fatica a causa della gola secca, avvertì l'acre e dolciastro sapore ramato di sangue in bocca, talmente nauseabondo da provocarle quasi un conato di vomito. 
 
« Ti prego, Alessandro, voglio solo parlare un po' con te... »
 
Non un solo fiato raggiunse le sue orecchie.
Silenzio assoluto. 
Possibile che se ne fosse andato, lasciandola lì sotto a morire?
Se c'era una cosa che detestava più del silenzio, era il buio. 
E purtroppo per lei, quel maledetto seminterrato sembrava inglobare entrambi i suoi punti deboli nel peggior modo possibile. Non aveva mai desiderato così tanto poter sentire il rumore di un clacson o il fischio acuto di un treno. 
D'un tratto, il dolore alla testa si fece così lancinante e fastidioso che ebbe perfino la sensazione che la vista le si fosse annebbiata. 
Socchiudendo gli occhi per qualche istante, nella speranza di attenuare un po' quel terribile mal di testa che le stava martellando le cervella da ore, cercò di pensare a qualcosa che potesse aiutarla a recuperare speranza e lucidità mentale. 
Calligaris avrebbe capito, ne era certa. 
Era solo questione di tempo. 
Inoltre, se era vero ciò che Marchesi le aveva raccontato sulla morte di Riccardo Sperduti, se si era trattato realmente di uno sfortunato incidente e nulla di più crudele, allora non avrebbe dovuto temere che potesse farle del male. Eppure c'era qualcosa nello sguardo di quel ragazzo che le suscitava timore ed inquietudine, una pessima sensazione che l'aveva accompagnata fin dal loro primissimo incontro.
Non riusciva davvero a spiegarselo. 
Si trattava, forse, di quel famoso "sesto senso femminile" di cui tanto aveva sentito parlare da nonna Amalia, o semplicemente, era la sua innata mentalità investigativa che raddrizzava le antennine per metterla in guardia? 
 
« Ti ho portato da bere. »
 
La voce sepolcrale del suo aguzzino la riportò di colpo alla realtà, regalandole un risveglio così tumultuoso da farle schizzare il cuore in gola. 
Era accovacciato sulle ginocchia, a pochi passi da lei, e le stava porgendo una bottiglietta d'acqua colma fin quasi all'orlo. 
 
« G-grazie » gracchiò Alice con una voce talmente roca da risultare quasi irriconoscibile, strappandogli la bottiglia dalle mani con una tale urgenza da farne scivolare un po' del contenuto sul pavimento.
Quel liquido piacevolmente fresco e gorgogliante sortì un miracoloso effetto lenitivo a contatto con la mucosa asciutta e secca della sua gola, donandole un po' di sano sollievo. 
 
Marchesi se ne restò nascosto nella penombra, ad osservarla in silenzio. 
Riusciva a percepire distintamente il suo sguardo fisso su di lei. 
Chiusa in quella specie di gabbia di cemento, scrutata ed osservata spudoratamente come i visitatori di uno zoo osservano una bestia esotica, esposta all'attenzione pubblica. 
Mai come in quel momento si era sentita così...vulnerabile. 
 
« Perché non mi racconti cos'è successo quel giorno con Riccardo? » lo apostrofò d'un tratto, esortandolo a portare a termine ciò per cui si era dannato così tanto l'anima « Hai detto che mi hai portata qui perché volevi che qualcuno di noi comprendesse tutta la verità sull'accaduto...bene. 
Ora sono qui. Ti ascolto. »
 
« Non capiresti. Nessuno potrebbe. » replicò prontamente il giovane, con un tono profondamente rassegnato. 
 
« Tu provaci » insistette dolcemente Alice.
 
La sola idea di ciò che Marchesi avrebbe potuto farle se solo si fosse reso conto di non aver più bisogno di lei, la atterriva a tal punto che preferiva non pensarci affatto. Ma se solo fosse riuscita a convincerlo a confidarsi con lei, forse avrebbe potuto guadagnare un altro po' di tempo a favore dei suoi amici e colleghi e dar loro la possibilità di raggiungerla in quel luogo sperduto e isolato dal resto della civiltà. 
 
« E' accaduto tutto in un attimo... »
 
La voce di Marchesi le giunse quasi come un flebile sussurro alle orecchie, un sibilo appena percepibile che però le fece spuntare un leggero sorriso sulle labbra.
Se non altro, era riuscita a sbloccare un po' la situazione. 
 
« ...Scapece aveva ricattato Riccardo, dicendogli che se non gli avesse consegnato in tempo tutto il denaro richiesto, avrebbe spifferato ai quattro venti la verità sulla nostra relazione...e sulla sua omosessualità. 
A cominciare proprio dalla sua famiglia. Io l'ho pregato in ogni modo di dare ascolto a quel bastardo, di consegnargli quei maledetti soldi e lasciarci tutto alle spalle, ma purtroppo non c'è stato nulla da fare. Riccardo era irremovibile. Si era impuntato orgogliosamente sulla sua posizione e non aveva alcuna intenzione di piegare la testa di fronte a quell'infamia. Neppure per amor mio. 
Il suo problema era che non riusciva a scorgere il quadro d'insieme. Al contrario di me. Io ho lottato da solo con le unghie e con i denti per arrivare fin dove sono arrivato, dottoressa, senza mai chiedere niente a nessuno e senza mai fare affidamento sul denaro di famiglia. Riccardo era un bravo ragazzo, mi creda, ma non riusciva proprio a capire quanto potesse essere difficile la vita lì fuori per una persona del popolo come me. Insomma...per lui si trattava semplicemente di una questione d'orgoglio, per me invece era questione di "sopravvivenza"! »
 
A quel punto, Marchesi s'interruppe, incapace di continuare il racconto.
Malgrado le controverse circostanze che li avevano spinti fin laggiù insieme, Alice non riuscì ad evitare di provare un sincero moto di compassione nei suoi riguardi. Sembrava davvero distrutto. 
 
« Hai mai pensato che Riccardo potesse avere ragione sul conto dei suoi genitori? Che magari avrebbe potuto comprendere la situazione, senza scatenare drammatiche conseguenze? » provò a domandargli, con leggera esitazione. 
 
Marchesi rise. 
Una risata amara, quasi agghiacciante. 
 
« Dio solo sa che cos'altro avrei dovuto sopportare se la verità sul conto mio e di Riccardo avesse raggiunto le orecchie del signor Sperduti! Lo conosco molto bene, e so esattamente come la pensa su certi argomenti. Non avrebbe esitato un momento a cancellarmi per sempre dalla sua vita e da quella di suo figlio, e così io avrei perso in un sol colpo sia il mio lavoro che la persona che amavo. 
Mi avrebbe fatto terra bruciata attorno, mi creda. Glielo avevo già visto fare ad altri ex dipendenti che avevano avuto la sfortuna di schierarsi contro di lui e...sentivo che stavolta sarebbe toccata a me. Riccardo diceva che esageravo e che i suoi genitori alla fine avrebbero capito, ma io non sopportavo l'idea di dover ricominciare tutto daccapo, sperimentando di nuovo tutte le atroci umiliazioni e i sacrifici che--no, non potevo permettere a Riccardo di trascinarmi ancora in quel baratro! Ero fuori di me dalla disperazione, non riuscivo neanche più a connettere lucidamente. Così quando mi ha voltato le spalle per nascondere nel suo armadio i nastri delle telecamere esterne alla villa che ci ritraevano insieme, ho avvertito come un improvviso impulso di follia...non ero più io. Ho afferrato la prima cosa che mi è capitata sotto mano e l'ho colpito con forza inaudita alla testa... »
 
Alice trattenne il fiato, mentre il cuore le scalpitava selvaggio nel petto, spinto da una nuova dirompente emozione. Un orribile scenario cominciò a materializzarsi nella sua mente, sempre più vivido, sempre più agghiacciante. Doveva andare avanti...doveva SAPERE.
 
« ...non è stata la ferita alla testa ad uccidere Riccardo, lo abbiamo accertato in fase autoptica » gli fece presente, scandendo lentamente ogni parola per risultare il più chiara possibile « Che cos'è successo...dopo? »
 
I singhiozzi del giovane si fecero ancor più marcati e Alice percepì distintamente dei passi nell'oscurità.
Come se stesse marciando nervosamente avanti e indietro per la stanza. 
Poi d'un tratto, parlò di nuovo.
 
« Ci ho provato » mormorò a mezza voce, emergendo dall'oscurità per avvicinarsi a lei quel tanto che le permettesse di guardarlo meglio in faccia. 
Era a dir poco stravolto. 
Un morto ambulante. 
 
« Hai provato a fare che cosa, Alessandro? » lo spronò Alice con dolcezza, anche se era più che certa di conoscere già la risposta. 
 
« Ho provato a salvarlo » disse il giovane, passandosi una mano sulla fronte imperlata di sudore per asciugarla « Il colpo alla testa era stato più violento del previsto e lui era crollato sul pavimento. Era immobile e c'era sangue dappertutto. Io non sapevo che cosa fare. Ho provato a sentirgli il polso, ma niente. Non sembrava esserci più battito. Ero disperato, capisce? Pensavo di averlo ucciso! Così ho fatto l'unica cosa che mi è venuta in mente... »
 
« La rianimazione cardio-circolatoria » completò Alice in un sussurro.
 
« Ho posizionato le mani sullo sterno così come avevo visto fare durante una delle nostre esercitazioni aziendali di Pronto Soccorso, e ho iniziato a premere con forza sul torace, proseguendo con il massaggio cardiaco per qualche minuto...speravo di poterlo riportare indietro. E all'improvviso, come per miracolo, ha aperto gli occhi e mi ha guardato. Gli ho sorriso, pensando che il peggio fosse passato, ma quando ho cercato di aiutarlo a rimettersi in piedi, lui ha cominciato a--non riusciva più a respirare. »
 
Trattenendo a stento le lacrime al pensiero degli ultimi terribili istanti vissuti da quel povero ragazzo, Alice lottò contro se stessa per non lasciarsi sopraffarre dalle emozioni. Non poteva permettersi di perdere in quel modo il controllo, non in quel frangente. Così, cercando d'immaginare la possibile reazione nevrotica di Claudio di fronte a quel suo ennesimo coinvolgimento empatico con la vittima di un omicidio, si aggrappò con tutta se stessa a quel pensiero a lei familiare - e quasi rassicurante - e si sforzò di mantenere i nervi ben saldi ancora per un po'. 
 
« Le costole » affermò in un sussurro, alzando lo sguardo verso Marchesi appena in tempo per vederlo annuire.
 
« E' buffa la vita, vero? » incalzò a quel punto il giovane, scagliandole addosso un'occhiata così lucidamente folle da metterle quasi i brividi « Ho fatto di tutto per riuscire a salvargli la vita, e invece alla fine è stato proprio quel che ho fatto ad ucciderlo... »
 
« Non è stata colpa tua » cercò di consolarlo Alice, allungando una mano per sfiorargli il braccio « Può capitare anche a chi è del mestiere, sai? Ma tu hai cercato di salvarlo, Alessandro, ed è questo quello che conta di più...almeno per la polizia. Io ti credo. »
 
Marchesi sollevò su di lei i suoi occhi rossi e gonfi di lacrime, fissandola con espressione quasi sconcertata. 
 
« Perché? »
 
« ...cosa? »
 
« Perché mi credi? Come fai a sapere che non ho inventato tutte queste stronzate di sana pianta, solo per spingerti a credermi e ad appoggiarmi in tribunale? »
 
« Le tue lacrime. »
 
« Io n-non capisco... »
 
« Ero convinta fin dall'inizio che la persona che aveva ucciso Riccardo lo amasse profondamente, e infatti avevo ragione. Durante i rilevamenti forensi, abbiamo rinvenuto parecchie sostanze sugli abiti di Riccardo e tra queste c'erano anche delle tracce organiche di tipo biologico...lacrime, per la precisione. Le TUE lacrime, dico bene? Ma c'era anche un'altra evidenza a supporto della mia teoria: la cura con cui il suo corpo era stato adagiato in mezzo a quel campo e, soprattutto, la sua posizione. »
 
A quel punto, Marchesi crollò. 
Con la testa stretta quasi convulsamente tra le mani, prese ad ondeggiare su e giù sulla sedia con la schiena, in preda all'ennesima crisi di pianto. 
 
« Io lo amavo... » singhiozzò, trasudando disperazione « Riccardo era tutto ciò che avevo. E i suoi occhi...tu...tu non capisci. Io non li dimenticherò mai finché vivrò. I suoi occhi terrorizzati e fissi su di me quando si è reso conto di stare per morire. Non potevo più sopportare che mi guardassero in quel modo, non ci riuscivo. Io non sono un mostro, non lo sono. »
 
« Io non credo affatto che tu sia un mostro, credo solo che tu abbia commesso un terribile errore. » rispose prontamente Alice « Un errore che ti tormenterà fino a distruggerti, se non farai la cosa giusta... »   
 
Marchesi sogghignò, facendo riemergere di nuovo quella strana aura inquietante che sembrava avvolgerlo. 
 
« Dovrei costituirmi? E' questo che vuoi che faccia? »
 
« E' l'unico modo che hai per dimostrare davanti alla legge di non aver agito per malvagità ma per un incidente non voluto... »
 
« Ma certo...in fondo ho solo ucciso "per sbaglio" il mio amante segreto e ho rapito un medico legale tenendolo prigioniero per giorni in un sotterraneo. Ma sono un gran bravo ragazzo! Non lo capisce che non funzionerà mai? Se esco da qui e mi presento alla polizia, mi sbatteranno in galera a vita! Non posso...non resisterei... »
 
« E cosa vorresti fare, allora? Scappare per il resto della tua vita? Tenermi qui dentro a marcire fino a quando non morirò di stenti? »
 
Alzandosi di scatto, scagliò con inaudita violenza la sedia contro l'ampia parete che si trovava alle spalle di Alice, riuscendo per miracolo a non prenderla in pieno. 
 
« Basta, BASTA! SMETTILA DI PARLARE! » le ruggì contro, spingendola ad indietreggiare bruscamente per non rischiare di finire di nuovo preda della sua rabbia. 
 
Un rapido rimestio di passi in allontanamento, il cigolio e il successivo tonfo sordo di una porta che si richiudeva...e il seminterrato venne inghiottito di nuovo dal silenzio. 
Alice urlò. E urlò ancora. E ancora. 
Il fiato ristagnante dentro i suoi polmoni fu spremuto fuori tutto insieme, disperatamente, fino a che non sentì la gola andarle in fiamme.  
Ma non c'era nessuno lì fuori pronto a raccogliere il suo dolore, e forse nessuno sarebbe venuto a salvarla. 
 
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« Commissario, stavolta ci siamo! »
 
Il faccione accigliato e pensieroso di Calligaris quasi s'illuminò d'immenso quando il volto sorridente di Visone fece rapidamente capolino dalla porta del suo ufficio, annunciandogli la grande notizia dell'ultimo minuto. Era la prima traccia promettente su cui erano riusciti a mettere le mani dopo ore ed ore di inutili buchi nell'acqua, e sperava con tutto il cuore che riuscisse a condurli al nascondiglio di Marchesi. 
Le immagini riprese dalle telecamere a circuito chiuso della palazzina dell'Allevi lo inchiodavano in modo incontrovertibile sul luogo del rapimento e ormai non v'erano più dubbi circa le sue responsabilità in quella storia. Sperava solo di poter intervenire il più in fretta possibile.
Lo doveva ad Alice, e lo doveva anche a se stesso.
Non si sarebbe mai perdonato se le fosse accaduto qualcosa. 




ANGOLO DELL'AUTORE: Yuuuuuuuh, ci siete? Siete connessi? Ok, ok...vi ho fatti aspettare un po' per il nuovo capitolo, ma purtroppo le vacanze si sono intrufolate a tradimento rubandomi un bel po' di tempo...ma ora siamo di nuovo qui e ci stiamo avvicinando alla fine della nostra storia! Che ne pensate di questo faccia a faccia risolutivo? Fatemi sapere le vostre impressioni, mi raccomando! 
E come sempre, un grande abbraccione a tutti quelli che stanno seguendo e commentando la mia fanfiction. VI ADORO <3
 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 - Nessuna Tenebra Dura Per Sempre ***


                            CAPITOLO 9 -  NESSUNA TENEBRA DURA PER SEMPRE

 
The most important things are the hardest to say. ”
— Stephen King 
 
 
« Lo abbiamo rinvenuto circa un'ora fa lungo la diramazione Nord dell'A1, ad una decina di chilometri di distanza dallo svincolo per Fiano Romano...  » riferì brevemente uno degli agenti della Polizia Scientifica, porgendo a Calligaris e Visone un piccolo sacchetto di plastica trasparente, di quelli utilizzati per conservare le prove, all'interno del quale si distingueva chiaramente la sagoma di uno smartphone. 
 
« La dottoressa potrebbe averlo abbandonato lungo la strada per aiutarci a rintracciarla... » si lasciò sfuggire Visone ad alta voce, dopo aver riservato un paio di sfuggenti occhiate all'oggetto. 
 
Calligaris si grattò il mento con aria pensierosa.
 
« Conoscendola, è più probabile che le sia sfuggito di mano per sbaglio! » s'intromise un'altra familiare voce maschile alle loro spalle, attirando immediatamente su di sé gli sguardi dei presenti.
 
« Conforti... » lo accolse Calligaris, con un mesto cenno del capo. 
 
Con i capelli bruni e scarmigliati che si agitavano selvaggiamente al vento e l'aspetto stanco e abbacchiato di chi ha già perso fin troppe ore di sonno, Claudio si accostò maggiormente al gruppetto per poter dare un'occhiata più da vicino all'oggetto rinvenuto dalla Scientifica. 
 
« E' il cellulare di Alice, riconosco la cover » affermò poi con sicurezza, scambiando un'occhiata d'intesa con Calligaris « Hai idea di dove possa averla portata, Roberto? » 
 
« Abbiamo già delle squadre che stanno setacciando palmo a palmo l'intera zona, cercando di coprire più terreno possibile, ma come potrai immaginare, Conforti, ci vorrà del tempo » spiegò Calligaris, visibilmente provato da quelle lunghe ore di angoscia. 
 
« Tempo... » ripeté a mezza voce Claudio, il tono che lasciava trasparire tutta l'impazienza e la frustrazione che ormai lo stavano divorando « Non c'è più tempo! A quest'ora Alice potrebbe essere già-- »
 
Ma prima che potesse completare la frase, Calligaris tese un braccio verso di lui e glielo posò sulla spalla, in un silenzioso gesto di conforto. 
Riusciva a comprendere benissimo la snervante frustrazione che derivava da quell'attesa apparentemente infinita, costellata da pensieri negativi e pessime aspettative. Era un tipo di sofferenza per lo più astratta, ma che purtroppo non faceva altro che rendere ancor più aspro quel clima generale di sopraffazione ed impotenza.
Quel cellulare rappresentava l'indizio decisivo che avevano a lungo inseguito nel corso delle ultime dodici ore. 
Dovevano solo continuare ad indagare, senza rinunciare alla speranza. 
Era quello che avrebbe fatto la loro Alice. 
 
 
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Cominciava ad avvertire una strana inquietudine addosso. 
La stessa che aveva provato il giorno in cui si era resa conto che non sarebbe mai diventata un medico. 
Quella dolorosa consapevolezza di ritrovarsi al cospetto di un bivio decisivo, quello con la "B" maiuscola, dal quale - nel bene e nel male - sarebbe potuto dipendere il resto della sua vita. 
Peccato non poter esercitare, stavolta, la medesima e riflessiva facoltà decisionale a cui si era affidata per la scelta della specializzazione. 
 
Seppur con la coscienza annebbiata da un lieve e generale senso d'intontimento, non riscì ad evitare di notare che il suo aguzzino non si faceva più vedere nè sentire ormai da molto tempo, forse perfino alcune ore.
Le risultava piuttosto difficile riuscire a misurarsi realisticamente con il passare del tempo, quando era imprigionata in un luogo tanto buio ed angusto, senz'acqua né cibo sufficienti a far smaltire al suo corpo gli effetti di un potente sedativo come il Midazolam, che Marchesi le aveva iniettato a tradimento per consentirle di rilassarsi e dormire un po'. 
 
A proposito...che fine aveva fatto quel piccolo codardo? 
Aveva deciso di scomparire nel nulla, lasciandola lì a morire, da sola, e in preda agli stenti?
Bel comportamento da vigliacco. 
Detestava ammetterlo, ma cominciava seriamente a temere di non poter mai più rivedere la luce del giorno.
 
« Hai dormito per quasi cinque ore...pensavo di aver esagerato con le dosi del sedativo » 
 
La voce di Marchesi la colse talmente alla sprovvista da farla saltare su a sedere come una molla, mentre l'urlo che stava per prorompere dalla sua gola si tramutò rapido in un mugolio soffocato quando intravide la sua sagoma emergere dalla penombra. 
Non si era neppure resa conto che fosse con lei nella stanza. 
 
« Pensavo che fossi scappato » ammise Alice con un fil di voce, raddrizzandosi piano con la schiena contro la parete.
 
« E a cosa servirebbe? Sono spacciato » rispose caustico il giovane aguzzino, dando l'idea di aver già analizzato a fondo ogni singola possibilità senza riuscire a trovare una via di fuga ragionevolmente ottimistica. 
 
« Se ti consegni spontaneamente alla polizia, terranno conto del fattore accidentale...non rovinare per sempre la tua vita, per favore! E soprattutto, non trascinarmi a fondo con te. TI PREGO. » provò a convincerlo Alice, il pensiero angosciato rivolto alla sua famiglia, ai suoi amici e ai suoi colleghi dell'Istituto e della Polizia. 
In particolar modo, ad uno di loro. 
 
« La mia vita è finita il giorno in cui il cuore di Riccardo ha smesso di battere » sentenziò Marchesi per tutta risposta, avvicinandosi a lei abbastanza da farle notare quel luccichìo malinconico nel suo sguardo « Cerca di rimetterti un po' in forze... » aggiunse poi, spingendo verso di lei con il piede una bottiglietta d'acqua piena per metà « ...dobbiamo lasciare questo posto. INSIEME. » 
 
Alice strabuzzò incredula gli occhi. 
 
« Lasciare questo posto? E per andare dove? » lo apostrofò con ostentata irriverenza, allontanando con un calcio la bottiglia in segno di protesta « Sono stanca, dolorante e non ho più la forza di muovere un solo muscolo... se devi uccidermi, non prenderti tanto disturbo e facciamola finita qui ed ora! » 
 
Il primo colpo la raggiunse con inaudita violenza all'altezza della clavicola destra, procurandole un'acuta fitta di dolore che quasi le mozzò il respiro. Un orrendo pensiero le balenò all'istante nella mente: stavolta l'avrebbe uccisa davvero. Non aveva più nulla da perdere, l'aveva detto lui. Così, quando vide il bastone calare nuovamente su di sé, qualcosa dentro di lei scattò, e prima che Marchesi potesse colpirla di nuovo, gli si lanciò contro a peso morto, disarmandolo e stordendolo a sua volta, in modo tale da poter guadagnare abbastanza tempo per raggiungere la sola via di fuga presente nella stanza. 
 
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« Come diavolo è possibile che ancora non siano riusciti a rintracciarli? Pensavo che Calligaris fosse uno dei migliori investigatori della Capitale! Mio padre lo ripete in continuazione... » sbottò Arthur, scattando in piedi dalla poltrona con piglio stizzoso.  
 
Molti dei presenti in Questura si voltarono a guardarlo. 
 
« Vedi di calmarti, Indiana Jones » lo redarguì Claudio, scoccandogli un'occhiataccia di disapprovazione « Qui non siamo all'FBI e non abbiamo risorse infinite per coprire l'intero territorio laziale...dagli tempo. La troverà. »
 
A dire il vero, per quanto detestasse ammetterlo, Malcolmess Jr non aveva tutti i torti.
In caso di rapimento, le prime 48 ore rappresentavano il primario range temporale di riferimento.
Superato quel periodo, le possibilità di poter ritrovare la vittima ancora in vita si riducevano drasticamente. Ovviamente avrebbe preferito ingoiare un intero barattolo pieno di larve, piuttosto che ammettere di essere d'accordo con il suo punto di vista. Ma questo era un altro discorso. 
 
« Come fai a restare così calmo? » lo apostrofò Arthur, ma non v'era alcuna nota d'accusa nella sua voce.
Piuttosto del sincero sconcerto.  
 
Claudio gli restituì fieramente lo sguardo e fu solo allora che si rese conto di quanta preoccupazione e frustrazione trapelassero dal volto del giovane rampollo del Supremo. Quello spilungone teneva davvero ad Alice. 
Magari avrebbero trascorso il resto delle loro vite a detestarsi civilmente da lontano, chi poteva dirlo, ma in quel preciso momento, sentiva che nessun altro meglio di Arthur Malcomess avrebbe potuto comprendere cosa gli stesse passando per la mente.
 
« Infatti non lo sono » si lasciò sfuggire alla fine, quasi senza neppure rendersene conto. 
 
E il silenzioso scambio di sguardi che accompagnò queste parole, bastò a mettere un punto definitivo a quella conversazione. Almeno fino a quando la porta dell'ufficio di Calligaris non si spalancò con violenza davanti ai loro occhi, riversando nell'atrio della Questura uno stuolo febbrile di agenti diretti di corsa verso l'uscita dell'edificio. 
 
« Che succede, Roberto? » esclamò d'istinto Claudio, piazzandoglisi con prepotenza alle calcagna, seguito a ruota da Arthur che non sembrava minimamente intenzionato a rimanere in panchina.  
 
« Sembra che i ragazzi della Scientifica abbiano rintracciato delle tracce di sangue in uno dei vecchi edifici inclusi nella nostra area di ricerca » fargugliò Calligaris con voce lievemente ansante, senza accennare a voler rallentare il passo « Se volete venire con noi, stateci dietro. Ma non fatemene pentire. »
 
Arthur e Claudio si scambiarono una rapida occhiata d'intesa e, dopo aver oltrepassato insieme la soglia d'uscita dell'edificio, si diressero all'auto di Claudio, prendendovi posto.
 
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L'erba alta e rinsecchita dal sole le pizzicava fastidiosamente i polpacci mentre, spinta dal desiderio di allontanarsi il più possibile dal suo aguzzino, filava a gran velocità lungo il sentiero che attraversava l'intera proprietà, senza mai voltarsi indietro, i piedi che pestacciavano rumorosamente il terreno fangoso sottostante, impregnato dell'acqua delle abbondanti piogge che si erano abbattute sull'intera zona nelle ultime ore.
Non sapeva quanto vantaggio potesse aver effettivamente ottenuto su Marchesi, né tantomeno se lui si trovasse ancora lì sdraiato a terra, svenuto, oppure se fosse già vicino a raggiungerla.
Tutto ciò a cui riusciva a pensare era allontanarsi il più possibile da lui e dalla sua lucida follia. 
 
La stanchezza le annebbiava la mente e il dolore alla testa ormai era così accecante da impedirle quasi di vedere chiaramente ciò che si stendeva davanti ai suoi occhi. 
Ma nonostante il dolore e lo sfinimento, continuò a correre, ancora e ancora, senza mai fermarsi.
Poi, di colpo, come un fulmine a ciel sereno, il silenzio circostante venne spezzato bruscamente dal rumore sordo di uno sparo. Uno sparo isolato, esploso da una distanza piuttosto elevata, ma che bastò a pietrificare ogni singolo muscolo di Alice sul posto, impedendole di muovere un altro solo passo verso la libertà.
 
« Alessandro, ti prego, stai facendo un grosso errore...ti prego, non devi-- »
 
Ma non riuscì a completare la sua frase.
Un improvviso groppo alla gola le mozzò letteralmente il respiro, costringendola a rimanere in silenzio, nel tentativo di riuscire a tenere a bada quel fiume di lacrime, ormai incontenibili, che le scivolavano silenziose lungo le guance. 
Lo sguardo glaciale ed inespressivo di Marchesi si posò ancora una volta su di lei, mentre le si avvicinava lentamente con la pistola spianata, pronto a far fuoco al minimo accenno di movimento.
 
« ...questa è la nostra fermata, dottoressa Allevi... »
 
Le sue parole suonavano così vuote, spettrali perfino.
Come se a pronunciarle non fosse neanche più lui, ma l'ombra di ciò che era stato un tempo.
L'ombra di un uomo che ormai non esisteva più. 
Poi il giovane si mosse di nuovo...lentamente. 
 
Il volto di Alice impallidì all'istante e, per un breve attimo - che le sembrò durare un'eternità - ebbe come l'impressione che il suo cuore avesse smesso di battere.  
La pistola era ora puntata dirtta all'altezza del suo petto e l'indice di Marchesi ne sfiorava appena il grilletto, come se stesse aspettando il momento più giusto per premerlo e mettere fine ai giochi, una volta per tutte. 
E in quel preciso istante, un solo terribile pensiero attraversò la sua mente. 
Le persone che amava non avrebbero mai saputo quanto realmente tenesse a loro...i suoi genitori, la sua adorata nonnina Amalia, Marco, Silvia, Lara, Yukino...e Claudio. 
Era stata così dannatamente sciocca a rinnegare i sentimenti che provava per lui per così tanto tempo, e adesso che cosa le restava? Un enorme vuoto nel cuore e un rimpianto che l'avrebbe accompagnata oltre la morte. 
 
Era talmente concentrata su quei pensieri balordi, che quasi non si rese neppure conto di ciò che si stava scatenando attorno a lei. Un colpo di pistola lacerò sferzante l'aria, spingendola istintivamente a gettarsi a terra in cerca di riparo. 
In pochi istanti, si ritrovò immersa in un autentico inferno. 
Urla che si sovrapponevano confusamente nell'aria, le sirene della polizia spiegate al vento e gli schiamazzi disperati e inconsulti di Marchesi che le riecheggiavano inquietanti nelle orecchie.  
All'improvviso, qualcuno le sfiorò con dolcezza una spalla, chiamandola per nome. 
Persa nella confusione del momento, quasi trasecolò per lo spavento a quel contatto.
Sollevando piano lo sguardo verso l'alto, incrociò gli occhi inteneriti e terrorizzati di Arthur e soltanto allora, per la prima volta da quando quell'incubo aveva avuto inizio, permise a se stessa di sfogare tutte le sue lacrime. 
 
« Elis...ti senti bene? » le domandò Arthur in un sussurro, aiutandola a risollevarsi sulle proprie gambe per poi stringerla in un forte abbraccio consolatorio « Abbiamo sentito quegli spari e pensavamo che quel bastardo ti avesse-- »

La voce del giovane Malcomess si spezzò di colpo, senza riuscire a completare la frase.
Non che ve ne fosse un reale bisogno, comunque. 
Non era difficile immaginare quale potesse essere stato il loro timore in quel frangente. 
 
« Arthur, io sto bene...sono solo un po' stanca » soggiunse Alice, con il tono più rassicurante che riuscì a simulare, anche se il suo aspetto la diceva piuttosto lunga a riguardo.

La verità era che non aveva mai provato così tanta solitudine e paura in tutta la sua vita.
 
E fu proprio in quel momento che, distogliendo leggermente lo sguardo da Arthur, si rese conto della SUA presenza.
Se ne stava lì in piedi, alle spalle di Calligaris, lo sguardo arcigno e intriso d'odio fisso su Marchesi, quasi come se fosse sul punto di strangolarlo a mani nude. A quella vista, il volto di Alice si addolcì di colpo, e quando finalmente i loro sguardi s'incrociarono a metà strada, le sue labbra s'incurvarono in un timido sorriso.
Il pensiero di Claudio le era stato d'immenso conforto durante tutta la durata della sua prigionia, e adesso che si trovavano a soli pochi passi l'uno dall'altra, non riusciva neanche a trovare il coraggio di sollevare una mano per salutarlo. Inaspettatamente, però, fu lui a fare la prima mossa. Lo vide superare con innata prepotenza la barriera della polizia e avanzare con passo spedito attraverso il prato, puntando dritto verso lei ed Arthur.
Per un folle istante, Alice nutrì il vago timore che volesse farle una lavata di testa davanti a tutti i presenti, ma contrariamente alle sue catastrofiche previsioni, Claudio non aprì bocca.
In un inconsueto impeto d'affetto, la cinse in un abbraccio così forte da mozzarle il respiro, impregnando le sue narici del caratteristico - e ormai dolcemente familiare - odore del suo dopobarba.
Non sembrava neanche più lo stesso Claudio Conforti che lei ricordava. 
Continuava ad accarezzarle i capelli e a stringerla a sé, quasi come se temesse di vederla svanire di nuovo se solo l'avesse lasciata andare. E in quei brevi intensi attimi, Alice provò una stranissima sensazione.
Confortante ma allo stesso tempo estremamente destabilizzante. 
 
« Claudio... » 
 
Come ridestatosi di colpo da una specie di trance, Claudio mollò subito la presa e si allontanò di qualche passo da lei. Sembrava alquanto imbarazzato e, conoscendolo, non escludeva che lo fosse davvero. 
Non era da lui reagire in modo tanto emotivo. Soprattutto, poi, di fronte a così tanti estranei. 
 
« Allevi, se non avevi voglia di uscire con me, bastava dirlo...non serviva mettere su una simile tragedia! » la apostrofò, dopo una breve pausa di silenzio, recuperando al volo quel suo solito tono un po' burbero e un po' ironico che da sempre lo contraddistingueva.
 
Alice lo fissò con incredulità per qualche istante, senza riuscire a capire se stesse dicendo sul serio o se si stesse semplicemente prendendo gioco di lei. 
Poi all'improvviso, scoppiò a ridere. Tra le lacrime.
Rideva e piangeva...era tutto così assurdamente irreale! 
E senza più preoccuparsi della polizia o di Arthur o di qualsiasi altra cosa al mondo, gli gettò con trasporto le braccia al collo e lo abbracciò stretto, affondando il volto nel suo petto.
Non desiderava nient'altro che perdersi nel suo calore, sentire il battito del suo cuore cavalcare all'unisono insieme al suo...e che diavolo...sì, desiderava da impazzire poterlo baciare di nuovo.
E così lo fece. D'istinto, senza neanche rifletterci. 
Cercò le sue labbra e le baciò avidamente, con passione, assaporandole con misurata lentezza, così come si assapora un frutto proibito particolarmente gustoso. 
Forse tra loro non avrebbe mai funzionato, o forse sarebbero stati felici per il resto della loro vita...chi poteva saperlo? L'unica cosa certa, al momento, era che lo amava. Profondamente e follemente.
E chissà, magari erano solo dei pensieri trasognanti partoriti dalla mente di una stupida ragazzina innamorata, ma dal modo in cui Claudio la stringeva a sé, era piuttosto certa che anche lui la amasse. 
Le sembrava folle anche solo pensarlo, ma forse - alla fine - aveva sempre avuto ragione lui.
Meglio vivere pienamente le gioie del presente e lasciare il "per sempre" alle favole. 






ANGOLO DELL'AUTORE: Prima di tutto, gente, volevo chiedervi umilmente scusa per l'imperdonabile ritardo con cui ho aggiornato questa storia! Purtroppo a volte la vita "vera" s'infila a tradimento tra le pieghe della nostra creatività e finisce per mandare allegramente all'aria i nostri piani...ma l'importante è riuscire a rimettersi in piedi e riprendere la corsa, giusto? 
Perciò, eccoci di nuovo qui, al penultimo capitolo di questa ff. 
La storia è ormai quasi conclusa, ma i nostri cari beniamini potrebbero riservarci ancora qualche piccola sorpresa...chissà! ;) 
AL PROSSIMO (ED ULTIMO!) CAPITOLO! 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 - Se Sei Felice e Tu Lo Sai ***


                                            CAPITOLO 10 - SE SEI FELICE E TU LO SAI...


"I've got nothing to do today but smile. "

— Simon & Garfunkel 

 

« Mamma, ti prego...io sto benissi--»

« Non azzardarti a dire che stai bene, Alice, perché non è così! Quel pazzo avrebbe potuto ammazzarti e seppellirti chissà dove in mezzo a quei boschi deserti e nessuno di noi avrebbe mai più saputo dove fossi finita! Te ne rendi conto, oppure no? »

« Certo che me ne rendo conto, mamma, che cosa credi che mi stessi divertendo laggiù? Ho avuto paura da morire anche io, ma ora sto bene...okay? Sono cose che capitano in questo lavoro, non possiamo controllarle... »

« Ma sentitela... »

« Ascolta...lasciala un po' stare la piccoletta che ha solo bisogno di riposarsi e di mangiare qualcosa di caldo! Anzi, perché non vai in cucina a prepararle un po' di pastina in brodo, così ti rilassi e la smetti di starle addosso? Resto io qui a fare compagnia ad Alice...vai vai. »

Alice rivolse un silenzioso sguardo carico di gratitudine a Nonna Amalia. Una delle poche certezze della sua vita era quella di poter sempre contare sul suo appoggio, soprattutto durante le discussioni familiari.

Ma l'espressione di manifesta disapprovazione dipinta sul volto di sua madre bastò a farle capire fino a che punto trovasse assurdo il suo modo di interpretare ciò che le era accaduto, come se fosse una normalissima conseguenza del suo impegno professionale e nulla di cui doversi realmente preoccupare. Comprendeva le sue paure, e le condivideva anche, ma non poteva di certo pretendere che rinunciasse ai suoi sogni a causa di ciò che era accaduto.

« Tua madre esagera sempre, è vero... »

La voce austera di sua nonna la riportò con la mente alla realtà, distogliendola dai suoi pensieri.

« ...stavolta ha ragione, però. Non lo dico spesso, e lo sai, ma anche io ho temuto davvero che ti accadesse qualcosa di brutto, bella di nonna...un altro spavento come questo e ci resto davvero secca! »

La mano di Alice si allungò rapida verso quella di nonna Amalia, afferrandola e carezzandone dolcemente il dorso con il pollice.

Aveva gli occhi lucidi e il mento le tremava appena per lo sforzo di trattenere le lacrime. Doveva essere stato difficile per lei mostrarsi forte davanti a suo figlio, a sua nuora e a suo nipote in quelle lunghe ore di terrore e angoscia.

« Mi dispiace avervi fatti preoccupare, nonna »

« Non devi dispiacerti, tesoro mio, ma promettimi che starai più attenta in futuro! Non posso vivere sempre con quest'ansia perenne addosso...per te, per tuo fratello...a proposito, sapessi quanto era preoccupato Marcolino quando è arrivata la notizia della tua scomparsa! »

« Scherzi, vero? Stiamo parlando dello stesso Marco che mi ha a malapena abbracciata quando sono rientrata in casa? »

« Eeeeeh, Alice mia...quante cose devi ancora imparare tu sulle persone! Per esempio, il tuo dottorino... »

« Oddio, nonna... »

« Lasciami parlare! Il tuo bel dottorino è venuto di persona a casa ad informarci della tua scomparsa ed è rimasto qui per gran parte della notte, prendendosi cura di me e di tua madre quando ci siamo sentite male...lui e Marco sono rimasti a chiacchierare per parecchio tempo in soggiorno, fino a quando non si è unito pure il tuo reporter...erano preoccupatissimi, tutti e due! »

Nella mente di Alice si figurò all'istante una scena quasi al limite dell'assurdo. Marco, Claudio e Arthur seduti insieme attorno al tavolo del soggiorno della sua casa di Sacrofano, intenti a scambiarsi confidenze tra un bicchierino di scotch e una tirata di sigaro cubano.
Era così strano pensare a Claudio ed Arthur in quelle vesti quasi complici ed amichevoli, ma d'altronde per lei era stato un autentico shock anche ritrovarseli davanti insieme, durante la retata della polizia che le aveva salvato la vita.

« ...nonna...ho bisogno di vederlo. »

« E' quasi notte fonda, tesoro della nonna, non puoi aspettare con calma domani mattina? Devi riposarti... »

« Ti prego, nonnina...TI PREGO. »

Le sue mani si ricongiunsero di colpo all'altezza del petto, mentre il volto si piegò leggermente verso destra in un atteggiamento che voleva apparire marcatamente supplichevole. Cinque minuti più tardi, stava guidando la vecchia e fedele utilitaria di nonna Amalia attraverso le silenziose e deserte colline del Viterbese, diretta verso la Capitale.

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Aveva atteso inutilmente fino a ben oltre la mezzanotte, seduto sul divano del suo soggiorno, con lo sguardo perennemente fisso sullo schermo del suo telefono, ma Alice non si era fatta sentire. Né una chiamata, né un messaggio.

Immaginava che, dopo aver temuto di non vederli mai più, avesse bisogno di trascorrere del tempo con la sua famiglia, nel rassicurante calore del focolare famigliare, ma - inutile mentire - aveva sperato di poterla sentire.
Anche solo per augurarle la buonanotte.

Dopo il salvataggio, non avevano avuto neppure il tempo di scambiare due parole.
L'ambulanza l'aveva trascinata subito in ospedale per svolgere i dovuti accertamenti medici del caso, per assicurarsi che non avesse risentito delle spiacevolezze che Marchesi le aveva riservato durante la breve prigionia, e immediatamente dopo la sua famiglia era venuta a prelevarla.

Si era appena infilato sotto le coperte, quando il suono del campanello risuonò assordante nel silenzio dell'appartamento, facendolo sobbalzare.
Lo sguardo virò rapido in direzione della sveglia appoggiata sul suo comodino.
Era appena l'1 e 30 del mattino.
Chi diavolo poteva essere a quell'ora?

« ...ti ho svegliato? »

Claudio non ebbe neppure il tempo di metabolizzare la visione inaspettata di Alice, lì in piedi sulla soglia di casa sua, sorridente, che lei si fiondò dentro come una furia, iniziando a sproloquiare a ruota libera come al suo solito.

Era così ispirata che neppure si prese la briga di prendersi un momento per riprendere fiato, dopo aver salito di corsa la lunga scala a chiocciola del condominio.

« Ma è ovvio che ti ho svegliato, che domanda idiota...è l'una di notte! Cos'altro avresti potuto fare? Senti, Claudio, lo so che probabilmente non ti aspettavi di vedermi qui, a quest'ora, ma sentivo il bisogno di parlarti... »

Il volto di Claudio passò rapidamente dallo sconcerto più totale ad una confusa incredulità, per poi allargarsi in un sorriso divertito nel riscontrare una difficoltà quasi comica nel modo in cui Alice stava cercando di spiegargli le ragioni di quella sua improvvisata notturna.

« Alice... »

Provò ad interromperla, ma inutilmente.

Quando prendeva il via in quel modo era praticamente impossibile chiuderle la bocca. Anche se lui conosceva da sempre un metodo a dir poco infallibile per zittirla. Così, con un guizzo repentino del corpo, si mosse rapido verso di lei e, afferrandole il viso tra le mani, le catturò le labbra in un bacio travolgente e quasi disperato, un bacio carico di tutta quella frustrazione e quell'angoscia paralizzante che, così a lungo, avevano tenuto la sua mente sotto scacco.

Alice ebbe una vertigine, forte...spiazzante.

Un po' come un colpo di fulmine nel bel mezzo di una splendente giornata di sole. 
Inaspettato e devastante. Il suo corpo, ormai libero da qualsiasi resistenza, si abbandonò completamente a quello di Claudio, così forte e rassicurante, le labbra che inseguivano come impazzite quelle di lui in un continuo e ardito rincorrersi, mentre le sue mani scivolavano rapide tra i suoi folti capelli scuri, andando a massaggiargli dolcemente la nuca con i polpastrelli.

« ...che c'è? » gli domandò d'un tratto, sentendolo distintamente sorridere contro le sue labbra.

Lui fece un leggero segno di diniego con la testa, dopodiché serrò ulteriormente la presa attorno al suo corpo, stringendolo così tanto a sé da non saper più riconoscere dove iniziasse l'uno e finisse l'altra.

« Ti amo, Alice »  sussurrò infine, riuscendo chissà come a pronunciare quelle parole, riuscendo a mantenere il controllo.

Alice lo guardò, sconvolta, un sorriso incerto cristallizzato sulle labbra delicatamente rosate, e gli occhi che le brillavano di una felicità inaspettata ed incontenibile. Se qualcuno in passato le avesse detto che, un giorno non molto lontano, avrebbe sentito quelle due paroline magiche uscire dalla bocca di Claudio, probabilmente gli avrebbe dato del folle e ci avrebbe riso su.

Perché sì, fino a pochi istanti prima, il solo pensiero che lui potesse essere in grado di dirle una cosa simile, le appariva una follia. Ma ora...

« ...Claudio, io--»

Provò a replicare, ma lui le posò prontamente un dito sulle labbra, zittendola con inusuale dolcezza.

« Non te l'ho detto perché volevo che anche tu lo dicessi a me, volevo solo che tu lo sapessi... »

Si affrettò a sottolineare Claudio, con un tono di voce così intenso e sensuale da far rabbrividire ogni parte del suo corpo.

Fu come se, improvvisamente, si fosse ritrovata "nuda" davanti ai suoi occhi, con l'anima totalmente sdoganata da qualsiasi freno emozionale, ormai pronta a lasciarsi andare completamente a lui.

Niente più ripensamenti o indecisioni.

Se c'era una cosa che quella orribile avventura con Marchesi le aveva insegnato, era che ormai non v'era più spazio per la paura nel suo cuore. O almeno, per un certo tipo di paura...lo stesso che, per così tanto tempo, le aveva impedito di essere felice. 
Davvero felice.

« Ti amo anche io, da morire » ammise a sua volta, con la voce carica di emozione e senza più alcuna traccia d'esitazione, il volto affondato nell'ampio petto di Claudio, alla ricerca di quel calore e di quell'odore così rassicurante che tanto le era mancato durante la prigionia. 
Il SUO odore. Sentì l'abbraccio di Claudio farsi via via più serrato attorno al suo corpo e, anche se lui non disse una sola parola, lei seppe riconoscere in quel silenzio tutta l'emozione di quel comune, folle batticuore.
E questo le bastò.

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« L'intero Istituto di Medicina Legale si è riunito qui oggi per dare un sentito bentornato alla nostra carissima Dottoressa Allevi che, come tutti saprete, ha vissuto un'esperienza piuttosto spiacevole nei giorni scorsi, ma è riuscita ad affrontarla in modo egregio, mantenendo un sangue freddo ed una lucidità invidiabili... »

A quelle parole del professor Malcomess, nell'affollatissima sala del locale si alzò un massiccio vocio carico di consensi e grida di giubilo, accompagnati da un contorno di fischi e applausi scroscianti che tinsero rapidamente il volto di Alice di un'imbarazzante colorazione rosso carminio. Lara e Paolone, poi, calcarono la mano a modo loro urlando a squarciagola il suo nome tra la folla, neanche fossero allo stadio. Perfino la professoressa Boschi, colei che per anni non aveva fatto altro che remare contro la sua carriera a vele spiegate, parve quasi sincera quando le si avvicinò per darle il suo personale bentornato nel team. 

Claudio, al contrario, si mantenne quietamente in disparte per tutto il tempo, godendosi da lontano lo spettacolo di quella piccola celebrazione pubblica che le avevano riservato, sprizzando di quando in quando una giusta dose di fierezza. Alice provò ad avvicinarlo un paio di volte durante la serata, ma c'era sempre qualcuno a sbarrarle il percorso, impedendole di raggiungerlo.

Chi voleva complimentarsi per il modo in cui aveva gestito la situazione, chi le domandava i dettagli più cruenti della prigionia, altri ancora - quelli più dubbiosi - si domandavano ancora per quale motivo quell'uomo avesse scelto proprio lei.

A furia di rispondere alle stesse domande, ancora e ancora, cominciò ad avvertire le prime allarmanti avvisaglie di un imminente cerchio alla testa e si rifugiò fuori dal locale per prendere una boccata d'aria fresca.

Il cielo di Roma si mostrava alquanto terso quella notte, quasi del tutto sgombro di nubi, e nell'aria soffiava una brezza leggerissima e mite che si soffermò ad accarezzarle piano i capelli e il viso teso verso l'alto ad osservare quelle piccole stelle immobili e luminose che vibravano nel cielo scuro e silenzioso. Era così bello poterle guardare di nuovo.
Aveva temuto seriamente di non poterlo fare più, esattamente come aveva temuto di non poter fare più tante altre cose...cose che amava, e a cui si era psicologicamente preparata a rinunciare.  

Era così persa nel ricordo di quei traumatici eventi che quando quella mano le sfiorò con delicatezza una spalla, sobbalzò così bruscamente da rischiare quasi di scivolare giù dal muretto di pietra.

« Scusami, non volevo spaventarti... »

La familiare e carezzevole voce di Arthur bastò a far rallentare in un attimo i battiti impazziti del suo povero, vulnerabile cuore.

« Tranquillo, ho solo--ho ancora qualche piccolo problemino nel controllare le mie emozioni »

Lui accennò un tiepido sorriso, senza dire nulla.

Esattamente come Claudio, anche Arthur sembrava aver capito quanto quell'esperienza l'avesse segnata nel profondo e, a differenza di tutte le altre persone che non facevano altro che vessarla giorno e notte con domande scomode ed insistenti, sembrava del tutto intenzionato ad evitare l'argomento.

« Sono contento che ti senta meglio, Alice » le disse con la sua solita voce rassicurante e quel suo italiano un po' imperfetto che gli donava quel certo fascino esotico che tanto le aveva fatto girare la testa in passato « Ho temuto davvero il peggio quando Yukino mi ha chiamato e mi ha raccontato tutto...credo di non aver mai provato così tanta paura per qualcuno, neppure per me stesso... »

« Arthur--»

« Non fraintendermi, Elis, non ti sto dicendo queste cose nella remota speranza che tu possa decidere di tornare con me...è finita, l'ho capito. E sai, ho capito anche un'altra cosa mentre eri via, una cosa che forse non ero stato in grado di comprendere prima a causa della mia testardaggine. »

Alice aggrottò la fronte, trasmettendogli con un solo sguardo tutta la sua perplessità. Per quanto si sforzasse, non riusciva proprio a capire dove Arthur volesse andare a parare con quel discorso. Per di più, il solo pensiero che Claudio potesse uscire dal locale in qualsiasi momento e trovarli lì fuori, da soli, la rendeva oltremodo nervosa.

Probabilmente stava solo esagerando, un'eventualità tutt'altro che discutibile, ma i loro precedenti la dicevano piuttosto lunga sull'argomento "momenti imbarazzanti e dove sperimentarli".

« Non avevo capito proprio niente di te, di me...e di Conforti. Me ne sono reso conto il giorno in cui sei scomparsa, quando l'ho incontrato a casa tua. Ho sempre pensato che fosse un coglione arrogante, pieno di sé, narcisista e preoccupato soltanto della sua carriera. Beh, non è così...o almeno...non è così quando si tratta di te. »

Colta da un improvviso e lancinante senso di vergogna, Alice indirizzò rapidamente lo sguardo sulle sue ginocchia. La imbarazzava tremendamente parlare di ciò che provava per Claudio davanti ad Arthur, anche se lui si stava mostrando insolitamente disinvolto nell'affrontare l'argomento.

« Ti ama davvero, Alice...adesso lo so. »

Alice si costrinse a guardarlo negli occhi.
Il suo sguardo era deciso ed intenso come forse non lo era mai stato prima di allora, tanto da farla quasi sentire a disagio.

« Lo amo anche io, Arthur » ammise infine con un debole sorriso, allungando timidamente una mano ad afferrare quella di Arthur, stringendola forte « Sei stato molto importante per me, e voglio che tu sappia che è anche grazie a te se sono diventata quella che sono oggi...e te ne sarò per sempre grata. Ma tutto cambia nella vita...le mode, le persone, i sentimenti. Ti vorrò sempre un bene immenso e non dimenticherò mai quello che hai significato per me, ma credo che l'amore sia qualcosa di diverso. E forse io e te non lo abbiamo mai condiviso realmente. Ci siamo solo illusi che fosse così, perché sentivamo il bisogno di appoggiarci l'uno all'altra per trovare il nostro posto nel mondo...ma ora so cosa si prova nel sentirsi realmente parte di qualcun altro. E sono sicura che un giorno troverai anche tu qualcuno che ti farà provare le stesse cose...perché te lo meriti, Arthur Malcomess »

Arthur la guardò, un leggero sorriso tinto d'imbarazzo ad incurvare le sue belle labbra rosate. Dopodiché strinse forte la mano di Alice nella sua. Una presa serrata e decisa, come se in quel piccolo gesto vi fosse racchiuso tutto il peso di quell'addio.

« Resterai sempre la mia Elis... »

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« Avete finito di confabulare intimamente tu e il Principe Senza Terra? »

Il vocione autoritario e squillante di Claudio risuonò di colpo alle sue spalle, facendola sobbalzare sul posto.

« Mi hai fatto prendere un accidenti, Claudio! » protestò Alice, colpendolo al petto con un debole pugno « Che c'è? Sei geloso, forse? »

Di fronte a quella gretta insinuazione, il sopracciglio bruno di Claudio schizzò così tanto verso l'alto che lei ebbe il forte timore di vederlo scomparire tra i suoi folti capelli corvini. 
Era decisamente geloso. Marcio.

« A volte ti dai davvero troppa importanza, Alice... »

« E tu sei odiosamente adorabile »

« Sei una stronzetta manipolatrice, Allevi, te l'ha mai detto nessuno? »

« Mi inviti a ballare, oppure devo andare a chiederlo ad Arthur? »

Con un'espressione vagamente indispettita, Claudio la agguantò al volo per un braccio e se la trascinò di peso verso il centro nevralgico del locale, tramutatosi in una piccola pista da ballo. Alice si sentì avvampare in volto quando tutti gli sguardi dei presenti si focalizzarono su di loro, compresi quelli della Wally e del Supremo. Claudio, al contrario, non sembrò prestarvi attenzione, occupato com'era a farla volteggiare candidamente al suono di quel vecchio brano di Elton John.

Un comportamento decisamente sospetto, il suo, soprattutto considerando il fatto che tutti sapevano quanto detestasse mescolare il lavoro e la vita privata.

Per giorni, prima del suo rapimento, si era rifiutato di farsi vedere in giro per l'Istituto in sua compagnia per non trasmettere agli altri "vibrazioni equivoche"...così come le aveva chiamate.

E adesso, invece, eccolo lì intento a stringerla tra le braccia con una sensualità ed un trasporto tali da farle girare la testa, alla presenza di mezzo Istituto di Medicina Legale.

« Claudio... »

« Mh? »

« ..forse non lo hai notato, ma ci stanno fissando tutti »

« E allora? »

« Beh, io...scusa, non eri tu quello che detestava mettere in piazza i fatti propri? »

« Si cambia, Sacrofano...si diventa più maturi... »

« Nel giro di due giorni? »

« A volte basta un solo istante... »

Alice sollevò lentamente lo sguardo, scrutandolo con attenzione in volto.
Sembrava dannatamente serio.

« In tal caso...mi piace davvero tanto questo cambiamento, Dottor Conforti » gli sussurrò contro le labbra, cingendogli il collo con entrambe le braccia, la punta del naso che quasi sfiorava quella di lui.

« Non avevo dubbi » ribatté Claudio con espressione divertita, chinandosi verso di lei per unire le loro labbra in un lungo e profondo bacio.

Sarebbe durata una settimana, un mese oppure un anno?
Poco le importava...ciò che contava davvero, era quello che provava in quel momento, tra le braccia di Claudio. Era felice. 

Felice come, forse, non era mai stata prima.
E se anche quella felicità fosse stata fugace, destinata a svanire in un battito di ciglia, intendeva godersela fino all'ultimo istante. 

 

 

 

ANGOLO DELL'AUTORE: Ed eccoci arrivati alla fine del "viaggio"! Chiedo umilmente perdono per il ritardo con cui ho pubblicato questo capitolo conclusivo, ma ho incontrato qualche difficoltà di percorso che mi ha un po' fatta andare fuori strada, per così dire. Ma l'importante è riuscire a rientrare nei ranghi, giusto? Piaciuto questo finale? Chissà che le avventure del nostro dinamico Duo non procedano un giorno o l'altro...A PRESTO! 

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