Le 10 cose che odio di te.

di Chiaroscura69
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Come tutto ebbe inizio. ***
Capitolo 2: *** L' alcol parla troppo. ***
Capitolo 3: *** La sincerità. ***
Capitolo 4: *** Fiducia. ***
Capitolo 5: *** Promesse. ***
Capitolo 6: *** Equilibrio. ***
Capitolo 7: *** L'orgoglio. ***
Capitolo 8: *** La verità si nasconde negli occhi. ***
Capitolo 9: *** Il braccialetto. ***
Capitolo 10: *** La gelosia. ***
Capitolo 11: *** La scommessa di Vane. ***
Capitolo 12: *** Paura dell'abbandono. ***
Capitolo 13: *** *Flashback* ***
Capitolo 14: *** Origliare e deragliare. ***
Capitolo 15: *** Il controllo. ***
Capitolo 16: *** Lui ama anche il Mostro. ***
Capitolo 17: *** Il risveglio. ***
Capitolo 18: *** *Flashback* ***
Capitolo 19: *** Il Caso Patologico. ***
Capitolo 20: *** Coincidenze o Destino? ***
Capitolo 21: *** Un 'ti amo' sussurrato. ***
Capitolo 22: *** Sudore afrodisiaco. ***
Capitolo 23: *** *Flashback* ***
Capitolo 24: *** Guardami negli occhi. Giochi? ***
Capitolo 25: *** Superare i propri limiti o le proprie regole? ***
Capitolo 26: *** La confessione. ***
Capitolo 27: *** Il processo: condannata o assolta? ***
Capitolo 28: *** Possibile cuore spezzato(di nuovo). ***
Capitolo 29: *** Il concerto dei nostri cuori. ***
Capitolo 30: *** Una squallida commedia americana. ***
Capitolo 31: *** Da eroe a nemico. ***
Capitolo 32: *** I messaggi mai letti. ***
Capitolo 33: *** Come tutto ebbe fine. ***
Capitolo 34: *** Epilogo. ***
Capitolo 35: *** AVVISO ***



Capitolo 1
*** Come tutto ebbe inizio. ***


In quella serata estiva non c'era nulla che non andasse, e con 'nuvole bianche' di Einaudi stavo volteggiando con la mente su tutte le cose che mi rendevano felice di vivere la mia vita. Una piccola parte di me non del tutto insignificante sapeva che mentivo a me stessa affermando di aver raggiunto la felicità completa, ma cercavo di non ascoltare quella vocina velenosa.
Avevo un ragazzo che mi amava al mio fianco, avevo una splendida famiglia che mi sosteneva nel dolore e gioiva con me dei miei successi, degli amici che avrei potuto disturbare anche alle tre di notte per qualcosa di assolutamente irrilevante e due meravigliosi gatti, ma in fondo al cuore sapevo chi mancasse a rendere perfetta la mia felicità.A ricordarmelo era il braccialetto.
Lì sul mio polso mi guardava insolente quasi a volermi urlare ogni volta che mentivo a me stessa che in realtà colui che me lo aveva regalato non giaceva come una cosa dimenticata fra i ricordi. Tante volte avrei voluto tagliarlo via, in fondo otto cordicelle marroni non avrebbero condizionato la mia vita, eppure ognoi volta qualcosa mi tratteneva.
Tuttavia in quella serata estiva tutto sembrava ricordarmi lui. Quasi inconsciamente mi ritrovai a percorrere la strada che facevamo insieme e mi lasciai travolgere dalla tristezza. Erano passati tre anni dall'ultima volta che ero stata lì con Alessandro ed erano passati quattro anni dal nostro primo incontro.
Uno di quelli incontri che ti segnano. C'eravamo scontrati tante volte prima di incontrarci davvero, ma dopo quel giorno io non ero più stata la stessa.
Mi sentii un po' in colpa a lasciarmi andare a quei ricordi, in fondo ormai ero fidanzata con Matteo, non aveva più importanza il passato.
Sorrisi mestamente di me stessa, ripeterlo non mi avrebbe giovato nè convinto.
''Sorridi pensierosa?'' disse una voce cogliendomi di sorpresa.
Dritto di fronte a me c'era Alessandro.
''Curioso, anche tu qui'' commentai un po' spiazzata.
''Sono venuto a godermi il fresco e i piacevoli ricordi di questo posto''rispose sorridendomi lentamente con il suo sguardo felino.
Ciò che più mi affascinava di quel ragazzo era il modo in cui cacciava la sua preda, tutto l'incontro non era altro che uno studiato climax ascendente di emozioni e sentimenti in cui ti gettava senza che tu te ne accorgessi.
''Sei con qualche altra fanciulla?'' lo canzonai senza farmi impressionare dalle sue parole.
''No sono con Damian, mio cugino, e la ragazza, ma anche le candele più resistenti alla fine si sciolgono'' ridacchiò alzando gli occhi al cielo.
''Vorrei dirti che mi dispiace ma in fondo penso che ce la meritiamo tutti almeno una volta un'esperienza del genere''ridacchiai a mia volta. ''Beh, ora credo proprio che andrò a prepararmi per l'esame della prossima settimana, mi ha fatto piacere vederti comunque''.
Feci per voltarmi ma Alessandro mi afferrò il polso.
''Dove scappi Melanzana? Dai rimani a fare due chiacchere con me. Non ne abbiamo più avuto l'occasione''.
Non mi avrebbe portato da nessuna parte un qualsiasi tipo di conversazione con lui, ma non lo vedevo da tre anni e stavo rischiando di vomitare il cuore anche solo respirando.
''D'accordo. Ma non puoi più chiamarmi Melanzana, non ho più i capelli viola!'' protestai dimenandomi dalla sua stretta.
''Vada per Tori pomodoro allora, visto che sei tornata rossa.''
Sbuffai poco convinta ma mi lasciai scappare un sorriso.
Ci sedemmo in una panchina non troppo distante e mi ritrovai a fissarlo di sottecchi, proprio come facevo una volta.
''Ti vedo Tori, non distogliere lo sguardo. Sembra proprio che certe cose non cambino mai'' ironizzò.
Avvampai.
''Di cosa vuoi parlare, Alessandro?''lo incalzai.
''Come va da quando non ci siamo più visti? Stai frequentando qualcuno?'' mi disse guardandomi negli occhi.
Distolsi il mio imbarazzata e mi chiesi se fosse il caso di mentire oppure no. Vada per la verità, Vittoria.
''Ora sto con un mio collega dell'università, e tu? Frequenti qualcuna?''
''Il solito, sai come sono fatto: nessuna relazione seria. Comunque congratulazioni.'' Mi diede due baci sulle guance ma lo fece con una sensualità che mi fece impazzire il cuore.
''Senti stavo pensando, ti andrebbe di continuare la conversazione davanti ad un Mojito?'' propose all'improvviso.
La combinazione Alessandro+ Mojito era un mix mortale, ma era anche un mix fatto per vincere qualsiasi mia resistenza.
''Solo se non facciamo troppo tardi Ale, ricorda che io devo studiare!''
Ci alzammo e lui mi prese a braccetto, come una volta.
Sembra proprio che certe cose non cambino mai.

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Capitolo 2
*** L' alcol parla troppo. ***


''Non c'è bisogno di spostarsi da qui per avere un drink'' sbottai esasperata.
''Hai paura di rimanere da sola con me in macchina per caso?''mi sfidò leggendomi dentro come sempre.
Non aveva senso negare.
''Beh diciamo che non ci sono i ricordi migliori della mia vita nella tua macchina''.
''Oh eh dai, sai quanto mi piace guidare''.
Mi voltai e dai suoi occhi era sparita ogni traccia del solito sguardo sensuale, erano gli occhi luminosi di un bambino davanti al suo giocattolo preferito. Ecco un'altra cosa che adoravo di lui, sapeva essere terribilmente seducente e dolcemente infantile nel giro di un attimo.
''D'accordo, non so resistere a quello sguardo''gli concessi ridacchiando.
Appena salita in macchina, una Mito bianca che considerava ''la piccola di casa'', il profumo dell'auto mi devastò la mente con una serie di ricordi killer.
Lui poggiato sul mio petto ad ascoltare i battiti del mio cuore; io che gli accarezzo piano la testa; lui che mi mette quel fottutissimo braccialetto nel braccio; la mia illusione d'amore è quasi palpabile.
Improvvisamente mi vengono gli occhi lucidi così mi volto verso il finestrino e aspetto che metta una delle sue pessime canzoni a spezzare il silenzio.
''Oggi silenziosa?''mi chiede prendendomi in giro.
''Come sempre, no?''
Uno dei disagi più grandi che ho avvertito fra noi è stato il mio silenzio. Di norma sono una persona che non sta mai zitta, che commenta qualsiasi cosa per il puro gusto della conversazione, ma con lui le parole così come i pensieri mi sono sempre rimasti cristallizzati sulle labbra. Lo sento sorridere senza guardarlo perchè so che sta provando ciò che sto provando io, certe domande abitudinarie sono ricordi che faranno sempre parte di noi.
Il locale dove mi portò era carino e non c'ero mai stata, lui probabilmente lo sapeva perchè non mascherò una certa soddisfazione nel sentirmelo dire. Sfortunatamente non servivano Mojito.
''Va beh dai, faccia lei, mi fido!'' esclamai imprudentemente. Quando mi servì il drink mi venne il panico. Per qualche sfortunata inclinazione astrale qualsiasi bevanda alcolica contente energy drink mi mandava subito k.o. e mi era stata appena servita una bevanda ricca di vodka al melone e red bull. Stavo per rifiutare ma poi mi dissi:'posso dimostrare a me stessa che so mantenere il controllo'.
Dopo aver bevuto qualche sorso la mia mente e il mio cuore erano entità così distinte che formavano un curioso ossimoro.
Non potevo rendermene conto.
''Come ti trovi col tuo ragazzo?'' mi chiese all'improvviso Alessandro.
''Benissimo, lui mi ama un sacco''sputai la prima cosa che mi venne in mente.
''Tu però non lo ami''. Non lo stava chiedendo, lo stava affermando.
''Credo che ci voglia tempo per certe cose''
''Andiamo Vittoria, ciò che non vuoi ammettere è che tu sei proprio uguale a me, le storie serie dopo un po' ti uccidono''
''Solo se non provo nulla. Non osare paragonarmi a te da quel punto di vista, io sono in grado di innamorarmi a differenza tua e lo prova il fatto che sia qui ora''affermai con la voce roca. Stupido alcool, parla troppo.
''Senti cambiamo argomento, come sta andando a lavoro?''chiesi per riprendermi dall'agonia.
''Mi hanno licenziato, pare che non fossi abbastanza bravo''disse alzando le spalle.
Sgranai gli occhi.
''Perchè mi guardi così?''
''Non ci credo, tu licenziato?'' feci sempre più scettica. Alessandro era uno dei ragazzi più talentuosi che avessi mai conosciuto nell'ambito della cucina.
''Un motivo per cui mi sei sempre piaciuta è la grande considerazione che hai di me, sei una delle poche. Ma io sono pieno di difetti in realtà, anche se tu non li vedi.'' ''Solo perchè in te vedo anche il bello non vuol dire che non sappia i tuoi difetti''sbottai.
Lui si avvicinò al mio viso lasciando solo qualche centimetro a dividerci i nasi.
''D'accordo allora ti sfido, elencami dieci difetti. Tanto so che da bevuta sarai sincera.''
Il suo sguardo profondo e vicino mi destabilizzò qualche secondo
''OKay, sarà una cavolata vedrai. Il primo è che sei..sì insomma sei un vero testardo, non mi dai mai retta. Il secondo è che sei un arrogante presuntuoso, credi sempre di avere la ragione in tasca. Il terzo è che..''
Ridacchiai da sola e allo stesso tempo mi intristii improvvisamente.
''Dai stavi andando bene, qual è il terzo?''
''Non te lo dico, passiamo al quarto''
Mi lanciò un'occhiata eloquente che non ammetteva repliche e l'alcol collegò ancora il cavo cuore-labbra senza il mio consenso.
''Il terzo è che non mi ami'' brontolai come se stessi ammettendo di aver rubato le caramelle.
Lui ridacchiò rocamente.
''Oh non so proprio come mi sia fatta convincere a venire qui oggi. Chiamerò un mio amico e mi farò venire a prendere'' sussurrai con la voce rotta del pianto imminente ''Ma dove vai Vittoria, non volevo offenderti. Mi sei mancata così tanto''disse abbraccianodomi forte.
Mi divincolai quasi con rabbia.
''Non puoi farmi questo, devi aiutarmi ad uscire da questa ossessione non incrementarla''
''Vorrei che tornassimo come prima, non posso non incrementarla''
''Prima non eravamo niente, Alessandro. Se intendi dire che vuoi tornare ad avere rapporti sessuali con me sì esplicito''
''Non ho detto di volere questo'' rispose, messo alle strette.
''Non puoi fare così ogni volta... tu non vuoi che ti ami, ma non mi dai nemmeno la possibilità di non amarti'' dissi senza guardarlo negli occhi.
''Tori dimmi cosa potrei fare e lo farò''rispose quasi divertito.
''Lasciami andare e sparisci dalla mia vita una volta per tutte''.
Alessandro mi guardò il polso alla ricerca del braccialetto. Me lo coprii con una mano ma lui me la afferrò e la spinse via.
''Perchè lo hai tenuto?'' disse fissandomi attentamente negli occhi.
''E' un motivo stupido, lascia stare... Senti ho un'idea: frequentiamoci assiduamente per dieci giorni e in questi giorni mi devi mostrare i tuoi dieci peggiori difetti. In questi giorni però non dovrai mai provarci con me. Solo facendo in questo modo forse smetterò di amarti''.
''Se questo è il tuo modo di risolvere la faccenda per me va bene. Inizia a tremare Melanzana!''
'Ecco come mi sono cacciata nel peggior guaio della mia vita' pensai.

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Capitolo 3
*** La sincerità. ***


''La sincerità? Sul serio? Non vorrai farmi credere che sia veramente questo uno dei tuoi difetti più grandi''lo canzonai mentre mi guardava serio.
''Te lo dimostrerò durante la serata'' minacciò lui con un sorrisetto.
Era passato un giorno da quando avevo proposto quello stupido gioco. Onestamente non capivo nemmeno per quale ragione lui mi avesse dato retta ma ormai non mi sarei tirata indietro. Tuttavia se pensava di prendermi in giro si sbagliava di grosso, le regole del gioco le avrei decise io e non ci sarebbero state repliche.
Ordinammo una pizza e io sperai con tutto il cuore che la facessero buona perchè sospettavo che sarebbe stata l'unica cosa bella della serata; ma essendo celiaca sapevo di avere poche speranze.
''Mi fai assaggiare la tua pizza per bambini speciali?''mi canzonò ad un certo punto.
''Guarda che non ti piacerà di sicuro, sei un viziato del cavolo per le pizze dato che le cucini!''lo avvisai divertita.
La smorfia di disgusto che gli scoppiò in volto chiarì perfettamente la sua opinione a riguardo.
''Allora mi spieghi come la sincerità possa essere un difetto?''
''La sincerità è un difetto perchè nessuno la accetta, e può ferire. Ho perso molte persone così, ma è una cosa che non riesco a fermare.''
''Spero non penserai di cavartela così, voglio un esempio pratico'' intimai.
Proprio in quel momento ci interruppe il cuoco che si era personalmente avvicinato per sapere cosa ne pensassi della pizza senza glutine ma prima che potessi rispondere rassicurandolo della bontà della pizza Alessandro lo fece al mio posto.
''Se dobbiamo essere sinceri la pizza non ci è piaciuta affatto, mi dispiace per il vostro impegno ma proprio non ci siete. La pasta sembra di plastica e il sugo era insipido''
Il cuoco sbiancò per l'imbarazzo e ci pregò di non pagare per quella volta ma insistei e alla fine cedette.
''Perchè l'hai fatto?''gli chiesi mortificata una volta usciti dal locale.
''Volevi una dimostrazione pratica di come la sincerità potesse essere un difetto e te l'ho mostrato''.
''Questo non vale, non è una dimostrazione vera e propria... Penso di poter sopportare una persona sincera senza offendermi se ritengo che le critiche che mi rivolge siano fondate!''
''D'accordo, ti farò un esempio più valido allora''disse rovistando nelle tasche alla ricerca del telefono e appena l'ebbe trovato entrò in una chat e iniziò una registrazione. ''Sì Damian, se proprio lo vuoi sapere la tua ragazza non mi piace, la trovo morbosa e anche un tantino stupida, senza offesa. Spero che tu non te la prenda'' e chiuse l'audio guardandomi con sguardo di sfida.
''Sei stato un po' duro, ma penso che Damian capirà che sono cose dette per il suo bene''.
''Ma non è questo il punto. Alle persone non importa minimamente che ciò che gli dici sia giusto o sbagliato, qualsiasi tipo di parere negativo le ferisce. Il difetto che si nasconde nella sincerità è proprio avere l'egoismo necessario di fregarsene del ferire le persone''.
Il trillo del telefono ci interruppe e Alessandro mi fece leggere il messaggio di risposta di Damian; aveva ragione, se l'era presa.
''Io non sono come gli altri, io so andare oltre l'amarezza e vedere il giusto in ciò che dici''affermai con convinzione guardandolo negli occhi.
''Questo è perchè non ti ho dimostrato l'effetto che può avere su di te. Ora ti dirò sinceramente il motivo percui non mi sono innamorato di te. Tu ti sei creata una tua idea di me, mi hai reso perfetto nei tuoi pensieri, e ti sei innamorata della mia idealizzazione. Sei uguale a tutte le altre che ho frequentato, in realtà non vai oltre, vedi solo ciò che vuoi vedere''.
Sentii i miei occhi diventare lucidi e per un attimo una morsa di ferro strinse il mio cervello non permettendomi di pensare.
''Se solo riuscissi a vederti come ti vedo io non diresti mai una cosa del genere'' sussurrai senza guardarlo.
''Lo vedi? Ti senti ferita ora. Io non potrei mai avere al mio fianco ogni giorno una ragazza che soffre per causa mia.''
''E la fiducia? Cos'è una relazione se non il saper mettere a nudo i propri difetti e cercare di accettarsi a vicenda? Tu non mi dai nemmeno la possibilità di abituarmi alla tua sincerità perchè hai già deciso che a lungo andare non sarei in grado di sopportarla. Questa si chiama paura, ed è questo il tuo difetto. Hai semplicemente paura di lasciarti andare, hai paura di soffrire e di innamorarti. Ed è solo davanti ad un difetto del genere che io non potrei nulla''.
Alessandro non disse nulla e si limitò a guardare un punto fuori dal finestrino dell'auto. Dopo un interminabile silenzio sospirò pesantemente.
''Tu la fai facile Tori, ma ricominciare a lasciarsi andare dopo che ti hanno pugnalato alle spalle è molto difficile''disse infine.
''Non me ne hai mai parlato...cosa ti hanno fatto?''
''Parlo di quando avevo 18 anni, se mi avessi conosciuto allora avresti detto di trovarti davanti ad un'altra persona. Avevo una ragazza e tutti i miei amici mi chiedevano sempre come facessi ad essere così innamorato da voler andare a vivere con lei a soli diciotto anni ma io ero felice e non contava nient'altro. Sono andato contro i miei genitori e i suoi ma alla fine ce l'abbiamo fatta.''
''Siete stati molto coraggiosi...o solo molto imprudenti...''commentai sbalordita.
''Col senno di poi direi molto imprudenti. Erano passati due anni e noi eravamo sempre più uniti quando un giorno tornai a casa un po' prima del solito da lavoro e...''
''Ho capito, non c'è bisogno che tu me lo dica se ti fa star male''.
Vidi sfuggire una lacrima dai suoi occhi così gli diedi una carezza.
''Posso appoggiare la testa sulle tue gambe?''mi chiese con voce rotta.
''Certo, vieni qui''.
Ed eccolo tornato bambino, un bambino ferito che cerca le coccole. Lo accarezzai dolcemente sulla testa e sentii che stava leggermente singhiozzando.
''Io l'amavo, capisci? E' l'unica di cui mi sia mai innamorato e tutte le altre che mi frequentano pagano il fio di non essere lei''sussurrò con voce roca.
''Devi superare questa storia Alessandro, non ti sta permettendo di vivere una vita felice, di realizzarti. Hai mai letto il piccolo principe?''
''Solo tu puoi metterti a citare opere in questi momenti...No, non l'ho letto''.
''Male. Dà tanti insegnamenti che ti potrebbero essere utili. 'È una follia odiare tutte le rose perché una spina ti ha punto, abbandonare tutti i sogni perché uno di loro non si è realizzato, rinunciare a tutti i tentativi perché uno è fallito. È una follia condannare tutte le amicizie perché una ti ha tradito, non credere in nessun amore solo perché uno di loro è stato infedele, buttate via tutte le possibilità di essere felici solo perché qualcosa non è andato per il verso giusto. Ci sarà sempre un’altra opportunità, un’altra amicizia, un altro amore, una nuova forza. Per ogni fine c’è un nuovo inizio.' Questo insegna.''
''Grazie Tori. Ti voglio bene'' mi disse schiacciando la faccia sulle mie gambe.
''Oh anche io Ale, forse un po' troppo''sospirai.

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Capitolo 4
*** Fiducia. ***


''Amore mi sei mancata troppo in questi giorni''sussurrò Matteo al mio orecchio mentre finivo di fumare la mia sigaretta.
Gli sorrisi dolcemente senza dire nulla. Anche lui mi era mancato, ma dire certe cose ad alta voce mi metteva a disagio.
''Che hai fatto in questi giorni?''
''Nulla di che, ho iniziato a studiare per l'esame di geografia umana della settimana prossima ed è stato abbastanza noiso. Ah, poi ho litigato ancora una volta con mio padre, forse quella definitiva''
''Che è successo?. Se ti va di parlarmene ovviamente''
''Tu puoi chiedermi qualsiasi cosa amore, lo sai che ti racconto tutto. E poi non c'è nulla di nuovo, è stata sempre colpa della nuova compagna'' confessò digrignando i denti.
''A volte ci innamoriamo di persone che non hanno nulla a che fare con noi''sospirai
''Esatto. Loro sono quel tipo di amore egoistico, meschino, avaro, di cui parla Steinbeck al figlio, terribile e paralizzante''
Quello era esattamente il tipo di amore che mi aveva legata ad Alessandro per tantissimo tempo e che ancora faticavo a smaltire. Mi sentii terribilmente in colpa per non averne parlato con Matteo, soprattutto dopo quella sua apertura nei confronti della questione familiare che sapevo causargli una certa sofferenza.
''Ti dovrei dire una cosa''iniziai titubante. ''Dimmi tutto''
''Sto ricominciando a frequentare un vecchio amico''
''Il tuo tono mi sta spaventando, di che amico stiamo parlando?''
''Alessandro'' confessai tutto d'un fiato. Lui sapeva benissimo che storia travagliata avessi avuto con Alessandro, anche perchè mi aveva conosciuto subito dopo la rottura. ''Ma prima che pensi chissà cosa sappi che per me ora è solo un amico, non provo assolutamente nulla per lui''
''Non puoi davvero aspettarti che mi stia bene questo Tori, ricordo benissimo cosa c'è stato fra voi, ricordo come ti ha ridotto e ricordo anche che è l'unica persona di cui tu ti sia innamorata finora!'' esclamò alterandosi.
''Non fare così, sai benissimo cosa provo per te e sai che non ti tradirei mai Matteo. Se dubiti del contrario non hai capito nulla di me'' mi offesi.
''Non è una questione di conoscerti o meno, so cosa significa avere a che fare con la persona che si ha amato un tempo, tutto è confuso ed è molto semplice cadere in fallo ''
''Io non sono confusa quando sto con lui, ricordo ancora perfettamente il motivo per cui abbiamo rotto''
''Ma si può sapere perchè ti ha cercato? Che diavolo vuole da te?''
''Ci siamo incontrati e abbiamo discusso. Poi abbiamo deciso di mettere da parte il passato e frequentarci da amici''
''E ovviamente non ti è venuto in mente che io avrei voluto avere voce in capitolo!''
''Non credo di aver bisogno del permesso per decidere chi dovrei frequentare nel tempo libero''sputai velenosamente.
''Chiudiamola quì perchè altrimenti si degenera. Guarda, avrei preferito non saperlo''
''Sei come tutti gli altri allora, vuoi la verità ma non sei pronto a sentirla, la verità ti ferisce. Però sappi che se vorrai avere a che fare con me a lungo dovrai accettarla, perchè io non ho intenzione di nasconderti nulla''
''A volte è meglio tacere certe cose per il bene degli altri!''esclamò nuovamente con la faccia paonazza.
''Non si tratta neanche di verità in questo caso ma di fiducia. Se tu ne avessi un briciolo nei miei confronti ora non staremmo discutendo come due idioti''risposi seccata e feci per andarmene ma lui mi trattenne.
''Hai ragione amore scusa, è che ho sinceramente paura di perderti perchè senza di te non voglio stare. Sono stato così fortunato ad incontrarti, ancora non me ne rendo conto''disse baciandomi la punta delle dita.
Mi intenerii all'istante dimenticando la discussione avuta poco prima ma cercai di non darlo a vedere. Tuttavia lui lo aveva capito subito.
''Avevi un vestito a fiori la prima volta che ti ho vista e stavi mordicchiando una mela con quell'espressione corrucciata che hai sempre quando sei pensierosa, mentre leggevi i Fiori del Male. Pensai che se avessi potuto ti avrei piantata in giardino come il più bel fiore esotico e ammirata tutto il giorno''sussurrò appoggiando le labbra sul mio collo. Ogni parola era un brivido sulla mia pelle.
''Amore sei un ruffiano''mugugnai mentre mi baciava il collo lentamente.
''Non è vero, sono solo innamorato e sto coccolando la mia donna''
Sorrisi felice e mi abbandonai al suo abbraccio.
''Solo una cosa amore, mi prometti che cercherai di stare da sola con lui il meno possibile e di frequentarlo poco?''
''Questo non posso prometterlo'' risposi, consapevole del fatto che solo qualche ora dopo avrei dovuto rivederlo.

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Capitolo 5
*** Promesse. ***


''In effetti questo difetto è più grave''esordii dopo che Alessandro introdusse il difetto del giorno. Non rispettare le promesse fatte era in cima alla lista delle cose che mi avrebbero ferito e tante volte lui lo aveva fatto.
''Io credo che sia stupido anche appellarsi a promesse, se la fiducia esiste allora non ci si dovrebbe far promettere nulla''.
''Ti sbagli è proprio il contrario, se ti sto chiedendo di promettermi qualcosa è proprio perchè mi fido di te. Se ti chiedo di promettermi qualcosa è solo per farti capire quanto sia importante per me che tu la faccia''.
''Non so, a me sembra una specie di gabbia. Nel momento in cui lo sto promettendo sono obbligato a farlo e non ci si dovrebbe mai sentire obbligati di fare qualcosa in una relazione''.
''Il punto è che si dovrebbe parlare di ogni questione prima di arrivare a promettere e poi negarsi all'ultimo. In una vera relazione si discute molto per trovare un compromesso quando le cose non stanno bene a tutti e due.'' Parlare con lui del concetto di relazione era come chiedere ad un bambino di spiegare la globalizzazione.
''Credo di aver litigato con Claudia almeno quattrocento volte. Non è sempre possibile discutere per cercare un compromesso, fidati. A volte è molto più semplice promettere''
''Claudia sarebbe la tua ragazza storica? Comunque certo, in effetti molto meglio rischiare di chiudere il rapporto promettendo e non mantenendo! Se non è possibile discutere con il proprio partner non è possibile nemmeno averci una relazione''.
''Sì è lei. Io non credo neanche alle promesse che fanno a me, figuriamoci. Ne ho subite troppe di promesse infrante per poter farlo''.
''Il discorso è lo stesso dell'altra volta, Alessandro. Non puoi chiuderti a riccio perchè hai avuto delle brutte esperienze. Tutti noi ne abbiamo tutti i giorni ma si va avanti. Sai a cosa serve sbucciarsi le ginocchia da piccoli? A capire che cadendo un po' di bruciore e sangue sono l'unica cosa che soffriamo, poi possiamo rialzarci come se nulla fosse.''
''Anche questa volta per te dirlo è troppo semplice. Sai chi fu il primo a farmi una promessa? Mio padre. Un giorno quando avevo 10 anni mi disse che sarebbe partito per un viaggio di lavoro e che sarebbe tornato dopo un mese. Non ho più visto mio padre da allora. E sai qual è la cosa peggiore? Che mia madre diceva continuamente che non sarebbe mai tornato e io continuavo a dire:'no mamma vedrai, me lo ha promesso'. Ma aveva ragione lei, il mondo è bastardo tanto quanto mio padre.''sibilò con amarezza.
C'era tanto dolore in quel ragazzo e tutti i muri che aveva creato intorno a sè e che non ero riuscita minimante a scalfire in un anno stavano crollando a terra in pochi giorni. Tutta la sua sicurezza, la sua strafottenza, la sua saccenza, la sua ironia, non erano altro che il frutto di una visione estremamente disillusa della vita e delle persone, causata da terribili esperienze del passato che pochi di quelli che lo avevano frequentato conoscevano. Eppure quella sofferenza repressa e nascosta non lo rendeva meno affascinante.
''Come diceva Robert Zend, le persone hanno una cosa in comune: sono tutte differenti. Tuo padre si è comportato da egoista e tu hai perfettamente ragione a prendertela ma non puoi credere davvero che tutte le persone siano come lui. Avrai incontrato anche tu quel tipo di persona che ti ha dato del bene gratuitamente, senza aspettarsi nemmeno che tu lo ricambiassi. Credi che si meriti lo stesso trattamento che tuo padre ha riservato a te? Non pensi che meriti un minimo di correttezza e rispetto?''
''Le persone che descrivi non esistono Tori. Tutti ci aspettiamo come minimo di essere ricambiati quando proviamo qualcosa per qualcuno''
''Quando ci frequentavamo all'inizio io non chiedevo che tu ricambiassi ciò che provavo per te. Ho smesso di frequentarti solo perchè le tue parole erano diverse dai tuoi fatti. Ho sopportato tante, tantissime promesse infrante da parte tua.'' lo accusai con risentimento.
''D'accordo ammettiamo che tu sia l'unica persona che con me si sia comportata in questo modo. Sei l'eccezione che conferma la regola.''
''Beh certo, in fondo che importanza ho io? Molto più semplice continuare a lamentarsi tutta la vita del proprio tragico passato e poi fare le stesse cose al primo pollo che prova ad amarti''esclamai ferita.
''Tu mi chiedi di crescere in un giorno Tori, di guardare in faccia i fantasmi del mio passato e riaccoglierli a braccia aperte come se niente fosse. Mettiti un attimo nei miei panni.''
''Tu non ci provi neanche. Tu ti crogioli nel tuo dolore perchè hai deciso di non volerne uscire.''lo accusai.
''Perchè ti fa arrabbiare così tanto?''
''E' assurdo, davvero. Ancora non capisci. Tu sei l'unica persona di cui mi sia innamorata finora e vederti strisciare nella vita aspettando che finisca mi fa morire il cuore ogni volta. Allo stesso tempo non so stare a guardare, spero che questi dieci giorni servano più a te che a me''dissi alzandomi dal prato. ''Che intendi?''rispose fissandomi negli occhi con sguardo serio.
''Magari prendendo consapevolezza del peggio di te sarai finalmente in grado di cambiare qualcosa''conclusi e me ne andai senza voltarmi indietro.

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Capitolo 6
*** Equilibrio. ***


''Ho sempre pensato che fossi una masochista ma non ti avrei mai dato della kamikaze se non avessi sentito ciò che mi hai appena detto''gracchiò la voce di Laura al telefono.
''Andiamo non esagerare... Questa storia non mi distruggerà''
''No spiegami bene questa cosa dei 10 giorni''
''Allora, funziona così: lui mi mostra il suo lato peggiore e io me lo leverò finalmente del tutto dalla testa.''
''Da dove deriva questa convinzione?''
''Semplice, smetterò di stravedere per lui. In fondo l'ho solo idealizzato, così lo vedrò per ciò che è in realtà''.
''Oppure potrebbe succedere qualcosa di ancora più tragico''sentenziò grave.
''Spiegati''
''Potresti innamorarti ancora più profondamente dei suoi difetti. Potresti decidere che il peggio di lui in fondo ti sta bene. Potresti vedere delle affinità ancora maggiori fra voi.''
Avevo trascurato quel lato della questione in effetti.
''Non dire ancora più profondamente. Io non lo amo più da tanto tempo, ho solo una profonda e radicata ossessione che mi impedisce di andare avanti.''
''D'accordo senti, io non ti sto dicendo che stai sbagliando, anche perchè molto probabilmente anche io non mi sarei tirata indietro al tuo posto. Però voglio dirti una cosa: cerca di capire i tuoi sentimenti prima che sia troppo tardi perchè potresti perdere anche Matteo.''
''Ma...''
''Lasciami finire. Come sai io non ho mai approvato la tua decisione di fidanzarti con Matteo mentre eri ancora innamorata di Alessandro, ma di una cosa sono certa: lui è innamorato di te. Alessandro non lo è mai stato. Ne vale la pena di mandare tutto a rotoli? Ti dico solo questo: pensaci bene.''
Un tocco leggero sulla spalla mi fece sobbalzare. Mi voltai e scoprii con orrore che nella panchina dietro alla mia c'era Alessandro.
''Senti Lau ti richiamo dopo, ora ho un imprevisto''
''Ogni volta che dici così c'entra Alessandro. D'accordo ci vediamo dopo, stai attenta bitch''
Chiusi il telefono di colpo e lo fulminai.
''Ti hanno mai detto che non si origlia?''sbottai.
''Qualcuno dovrebbe dire alla tua amica di non urlare al telefono''ridacchiò.
''Cos'hai sentito esattamente?''
''Posso solo dirti di essere d'accordo con lei, ma non ho intenzione di dirti su cosa.'' mi punzecchiò.
''Fai come vuoi''dissi ma avvampai.
''Oh sei diventata un tutt'uno con i capelli, Tori pomodoro'' rise di gusto spettinandomi i capelli con una mano.
''Hei lasciami andare''sbottai ma poi non riuscii a reprimere una risata.
Smettemmo di ridere dopo un po' e il silenzio si caricò di consapevolezze riportandoci alla realtà del nostro rapporto impossibile.
''Forse avevi ragione tu, dovremmo smettere di frequentarci Tori''sussurrò guardando un punto indefinto.
''Già''mormorai a mia volta guardando lontano.
Un altro silenzio rotolò fra noi e per un attimo mi immaginai un'altra separazione da lui. Non l'avrei sopportata. Una parte di me era morta con lui solo tre anni prima, non ero pronta a prenderne un'altra.
''Sei ancora arrabbiata con me per ieri?'' chiese spezzando nuovamente il silenzio.
''Ovviamente sì...''sussurrai divertita senza guardarlo.
''Donne''sbuffò facendomi la linguaccia.
''Guarda che sono seria, dovresti crescere un pochino, lo dico per il tuo bene e basta. Non ho nessun secondo fine''borbottai.
''A questo proposito, vorrei chiarire una cosa- disse prendendomi la mano- non ho mai messo in dubbio che il tuo affetto fosse completamente gratuito e non l'ho mai messo in secondo piano. Io so benissimo che la colpa non è tua se non mi sono innamorato di te, la verità è che non so più amare. Forse le cose con il tempo cambieranno, ma non posso prometterti nulla. Però Tori, io ti voglio bene. Mi sto fidando di te, ora.''
Lo guardai negli occhi e il suo sguardo mi fece paura. C'era tanta aspettativa nei suoi occhi, tanta ammirazione e tanta, tantissima paura.
Una scintilla sfuggì dal suo sguardo ardente e mi attraversò la pupilla bruciandomi gli occhi. In quel momento ebbi la certezza che Alessandro mi stesse guardando davvero per la prima volta.
Abbassai gli occhi ma non tolsi la mano dalla sua, assaporai quella dolce elettricità che sprigionava il suo tocco. Rialzai lo sguardo pronta a rispondergli ma era improvvisamente cambiato. I suoi occhi sembravano voler mangiare i miei. Mi sorpresi a fissare le sue labbra e se ne accorse anche lui.
Si avvicinò lentamente guardando le mie che tremavano e ad un soffio dal mio volto si fermò riportando lo sguardo sui miei occhi.
''Cosa vuoi, Tori?''
''N-niente''balbettai poco convinta.
''Guardami negli occhi allora''.
Il suo sguardo era una trappola mortale. Sentivo il mio cervello tirarmi le braccia, spostarmi le gambe e prendermi a ceffoni ma rimasi immobile.
''Cosa vuoi veramente, Tori? Sei sempre stata una ragazza da 'carpe diem' e ora ti tiri indietro?''mi stuzzicò accarezzando con il pollice la mia spalla scoperta.
Un brivido mi diede una scarica di adrenalina che mi fece scoppiare il cuore.
''A-avevi promesso che non ci avresti provato''mormorai facendo appello a tutte le mie difese.
''Io non mantengo quasi mai le promesse, ormai dovresti saperlo''rispose prendendomi in giro.
''Io sì però-sbottai sentendo il mio orgoglio urlare di sdegno- ci vediamo stasera playboy. E la prossima volta ti tiro uno schiaffo'' esclamai alzandomi di scatto. Mi girò improvvisamente la testa e barcollai per un istante. Lui mi afferrò al volo prima che potessi perdere l'equilibrio.
''Storidita?'' mi canzonò.
Borbottai un imprecazione e me ne andai, lasciandolo a sghignazzare senza ritegno.

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Capitolo 7
*** L'orgoglio. ***


''L'orgoglio non è un difetto, per me è sinonimo di dignità''affermai guardandomi le unghie della mano con una certa indifferenza.
''Lo dici solo perchè è anche un tuo difetto''rispose Alessandro guardandomi torvo.
''Beh, insomma, è l'orgoglio che mi ha salvato in più di un'occasione, come potrei trovarlo un difetto?''
''Per me non è mai stato d'aiuto. L'orgoglio mi ha impedito tante volte di dire ciò che provavo, anche solo di comprenderlo''.
''Ti capisco perfettamente...Ma ogni volta, col senno di poi, ho scoperto che forse è stato meglio così''mormorai abbassando gli occhi.
''Questo perchè sei troppo ingenua, devi imparare a capire subito quando qualcuno vuole prenderti in giro. Io parto sempre da un presupposto negativo nei confronti delle persone e poi qualche volta dò loro la possibilità di farmi cambiare idea''.
''E' sbagliato anche il tuo modo di ragionare. E' proprio per questo comportamento che hai finito per non riuscire ad amare più''
''Non è meglio il tuo modo di ragionare! Tu vedi solo il buono in ogni persona e a soffrire sei sempre tu!'' esclamò Alessandro alzandosi in piedi.
''Hei calmati, adesso che c'è che ti fa agitare così?'' sussurrai prendendogli un braccio e incitandolo a sedersi di nuovo.
Alessandro sospirò profondamente e si risedette pesantemente nella panchina.
''Niente, niente''mormorò massaggiandosi la base del naso.
''Non lo so... E' che non mi sento in grado di  giudicare nessuno, perchè se qualcuno dovesse farlo con me ce ne sarebbe tanto da dire...''sussurrai senza guardarlo.
''Ecco, è esattamente questo che mi fa arrabbiare. Non ho mai capito la tua insicurezza e non ho mai conosciuto nessuno con una così bassa autostima come te. Tutto l'anno in cui ci siamo frequentati non hai fatto altro che adeguarti ai miei bisogni, che obbedire al mio volere. All'inizio pensavo che fosse perchè eri innamorata di me ma ogni volta che mi raccontavi qualcosa del lavoro, dei tuoi amici, della tua vita ho capito che era una tua additudine quella di non agire mai di tua spontanea volontà''.
''Ho semplicemente una visione molto oggettiva di me stessa. So quanto valgo e so ciò che non so fare. Non mi ritengo una persona di valore, so di avere tanti difetti e tante mancanze. So che spesso il mio modo di fare viene frainteso e so che quello che penso non piace alla gente, perciò preferisco non espormi. Se posso delegare una responsabilità lo faccio, se posso evitare un litigio lo faccio. Ho bisogno di molto tempo e di molta confidenza per potermi mostrare senza paura. Tu non mi hai mai messa nella condizione di rivelarmi in tutto quell'anno; adesso le cose sono cambiate.''spiegai semplicemente.
''Ma tu non hai niente che non va! Sei così genuinamente amorevole! Dai tutto per chi ami, io l'ho visto... Sei intelligente e in un certo qual modo per la tua età sei anche saggia. Sei comprensiva e sai perdonare. Potrei stare tutto il giorno a decantare i tuoi pregi''.
Sorrisi impercettibilmente.
''Perchè non mi hai mai detto queste cose se le hai pensate?''chiesi con la voce tremante.
''Non le avevo capite...Sto iniziando a capirle ora''sussurrò distogliendo lo sguardo.
''Comunque torniamo al tuo difetto''deviai con un certo imbarazzo immotivato.
''Che c'è non ti piace stare dall'altra parte?''mi prese in giro Alessandro.
''Non è per questo, si parlava di te non di me. Non vorrei passare per egocentrica''risposi piccata. Lui mi guardò scettico e fece un mezzo sorrisetto.
''Io dico solo che a mio parere l’orgoglio è alla base di tutti i grandi errori.L’orgoglio di una persona è responsabile di quasi tutta la sua solitudine. Visto che parli di dignità ti dico che secondo me ci sono delle situazioni che valgono il prezzo di perderla. Eppure io sono il primo che non riesce ad andare oltre''.
''Questo è perchè entrambi abbiamo subito esperienze che ci hanno distrutto e non vogliamo dare a nessuno la possibilità di ferirci ancora. La differenza sta nel fatto che io mi sono appigliata all'orgoglio in tante situazioni e lo considero un alleato, tu ti ci sei rifugiato talmente tante volte che ti ha imprigionato.''
''Grazie della fredda analisi, Dottoressa''.
Lo fulminai.
''Dovremmo imparare a far combaciare i nostri orgogli se vogliamo avere a che fare l'uno con l'altro ancora per un po'''ridacchiò Alessandro.
Quest'affermazione mi spiazzò.
''Alessandro... io credo che se al termine di questi giorni non cambi nulla fra noi non sia il caso di continuare a frequentarsi''mormorai senza guardarlo.
''Capisco...beh in fondo lo sapevamo dall'inizio''rispose con un tono leggermente deluso.
Peccato che quella vocina velenosa ed instancabile che mi serpeggiava nei pensieri continuava a sperare che qualcosa fra noi cambiasse.













 

Ragazze/i vedo che visualizzate in tante/i! Posso chiedervi un grande favore? Provate a dirmi quello che non vi piace e quello che invece vi sembra carino di questa storia. Grazie a chiunque lo farà <3

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Capitolo 8
*** La verità si nasconde negli occhi. ***


''Si può sapere che ti sta capitando in questi giorni?''chiese mio padre con un sorrisetto malizioso mentre finivo la mia pizza.
Con uno spicchio di pizza fermo a mezz'aria lo guardai con aria interrogativa.
''Che intendi?''
''Sta succedendo qualcosa di particolare con Matteo?''continuò mia madre facendomi l'occhiolino.
''Tutto regolare, perchè?''
''Sei un po' troppo su di giri ultimamente''commentò mio padre.
''Io non mi sento diversa dal solito''mormorai abbassando gli occhi sulla pizza rimasta.
''Guarda che sei troppo giovane per diventare madre, Tori''intimò mia madre.
Avvampai. ''Sul serio?!'' esclamai fra l'ironico e lo scocciato.
''Stavo scherzando, piccola-ridacchiò mia madre guardandomi con attenzione- nervi tesi?''concluse alzando un sopracciglio.
Sospirai senza rispondere. Mi chiusi in un turbato silenzio, rimurginando sulla mia stupida situazione mentre sparecchiavo.
Alessandro mi confondeva ogni giorno di più, stargli vicino era una lotta contro me stessa. Una parte di me sperava che quei giorni passassero in fretta, un'altra parte di me avrebbe voluto dilatarli all'infinito. Nei tre anni in cui avevamo smesso di frequentarci avevo creato un mio personale surrogato di felicità, che si fondava sulla convinzione di poter vivere anche senza di lui. Tuttavia ora che ora tornato, tutto era di nuovo messo in discussione.
Mi chiusi in camera con l'intenzione di scrivere una poesia perchè quello è sempre stato il mio unico modo di affrontare i problemi.
Chiusi gli occhi e sentii lentamente affiorare sulla pelle la sensazione del suo tocco mentre alla radio passava 'Break a Little' di kirstin e prima che potessi evitarlo una lacrima mi solcò il volto. Un amore non corrisposto può farti arrivare a smarrire la tua identità, perso nel miasma del dolore e della disillusione.
Mentre i miei pensieri prendevano forma sul foglio udii bussare alla porta della camera.
''Posso entrare?''disse la voce di mio padre.
Allarmata nascosi il foglio sotto un libro e aprii la porta, facendolo entrare.
''Posso parlarti un attimo, figliola?''chiese con un sorriso dolce.
Annuii fissandolo con rapimento. Ho sempre pensato di avere in parte subito il complesso di Elettra; stravedevo per mio padre.
''Quando ti sei fidanzata con Matteo ho visto in te un cambiamento profondo. Ho visto in te la pace, la tranquillità che quell'altro non ti ha mai saputo dare''iniziò mio padre.
Chiamare Alessandro ''quell'altro'' era sempre stato un suo modo di fare.
''Ti ho vista rinascere. Ma se c'è una cosa che non ho mai visto in te è stato l'amore. No, aspetta non protestare. Intendo dire che è sempre mancato in te il rapimento, la sospensione, quel tanto giusto di sofferenza che si porta dietro l'amore. Ti ricordi il famoso monologo sull'amore di quel film che ti piaceva tanto?''
''Quale?''
''Vi presento Joe Black credo si chiamasse. Diceva così:'voglio che qualcuno ti travolga, voglio che tu leviti, voglio che tu canti con rapimento e danzi come un derviscio! Si abbi una felicità delirante! O almeno non respingerla. Lo so che ti suona smielato ma l’amore è passione, ossessione, qualcuno senza cui non vivi. Io ti dico: buttati a capofitto! Trova qualcuno da amare alla follia e che ti ami alla stessa maniera! Come trovarlo? Beh.. dimentica il cervello e ascolta il cuore. Io non sento il tuo cuore, perché la verità, tesoro, è che non ha senso vivere se manca questo. Fare il viaggio e non innamorarsi profondamente, beh.. equivale a non vivere. Ma devi tentare perché se non hai tentato non hai mai vissuto.' Ora, un padre convenzionale ti direbbe di tenerti stretta la tua relazione con Matteo, una relazione seria e matura, destinata probabilmente a durare; io invece ti dico, segui ciò che ti dice veramente il cuore. Qualcosa sta cambiando in te questi giorni, per una singolare coincidenza mi sembra di vedere in te lo stesso turbamento che avevi 3 anni fa, quando frequentavi quell'altro. Non voglio insinuare nulla sia chiaro, ma qualunque persona e/o cosa stia provocando in te questo cambiamento non va lasciata andare''.
Rimasi senza parole. Ancora una volta mio padre aveva dimostrato di valere quella stima profonda che avevo sempre provato nei suoi confronti.
''I-io..ho...''
''Paura? Lo so, Tori. Ma l'unica forma di amore che dovremmo perseguire è quella che ci spaventa da morire. Che ci mette in discussione, che ci fa star male. Quella è l'unica forma d'amore per cui siamo disposti a lottare davvero''.
Abbracciai mio padre ma decisi di non confidarmi con lui riguardo Alessandro. Avevo bisogno di chiarire da sola quella situazione intricata.
Sentimmo nuovamente bussare alla porta e la aprii.
''Oh amore, tua madre mi ha fatto entrare. Dobbiamo andare in biblioteca, ti ricordi?'' disse Matteo sorridendomi dolcemente.
''Ah giusto amore, mi stavo per dimenticare'' sospirai e mi sporsi per dargli un veloce bacio a stampo.
Lui però mi afferrò per i fianchi e non mi fece spostare subito. Mi appoggiò dolcemente alla porta e continuò a baciarmi accarezzandomi tutto il corpo.
Persa in quell'abbraccio quasi dimenticai la presenza di mio padre proprio dietro di me, ma per fortuna lui trovò opportuno tossicchiare per attirare discretamente l'attenzione.
''Salve, Carlo'' salutò con un certo imbarazzo Matteo.
''Matteo''rispose mio padre a disagio tanto quanto lui.
Appena mio padre uscì dalla stanza scoppiai a ridere e presi in giro il mio impanicatissimo ragazzo.
''Avresti dovuto avvisarmi, Tori''borbottò mettendo su un broncio adorabile.
Gli avvolsi le braccia intorno alla schiena e gli sorrisi. ''Se qualcuno non mi avesse distratto, non mi sarei dimenticata che mio padre fosse nella stanza'' lo accusai scherzosamente, dandogli un bacetto nel collo.
''Addirittura?''chiese con una punta di orgoglio nella voce.
''Ora non montarti la testa'' lo rimbeccai ridacchiando.
Matteo mi sciolse la crocchia e mi accarezzò i capelli sciolti sulla schiena. Chiusi gli occhi per godermi quella piacevole sensazione e lui appoggiò la sua fornte sulla mia.
''Quando finirà questa sessione estiva, ce ne andiamo in vacanza qualche giorno solo io e te''sussurrò ad occhi chiusi.
''Non vedo l'ora''risposi accarezzandogli la schiena con una mano.
''Non hai idea di quanta voglia abbia di fare l'amore con te in questo momento''sospirò ancora una volta.
Qualcosa nelle mie budella si contorse senza preavviso e mi trovai a cercare di pensare a qualsiasi cosa per distrarmi.
''Oltretutto quando partiremo ho intenzione di dirti una cosa molto importante''proseguì guardandomi negli occhi.
Un senso di vuoto sullo stomaco mi riportò bruscamente alla realtà cancellando la magia del momento. La paura mi rimbalzò nel cuore e poi scattò rapidamente verso il cervello, annientandolo. Quegli occhi...
''Non preoccuparti amore, nulla di grave''ridacchiò Matteo leggendo il mio sgomento.
Sorrisi mascherando la tensione e non dissi nulla.
Non mi era mai successo una cosa del genere in tutta la mia vita: gli occhi di Alessandro si erano sovrapposti a quelli di Matteo.
Mi preparai con la consapevolezza che la mia confusione si stava prendendo gioco di me, non ne sarei mai venuta a capo. Il risultato di tutta quella terribile storia, sarebbe mai stato all'altezza del prezzo pagato per averlo?
(Ovvero, il mio senno).

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Capitolo 9
*** Il braccialetto. ***


''Non mi stai aiutando così'' sospirai alzandogli occhi al cielo.
''E' buffo che tu stia chiedendo aiuto proprio a me''ironizzò Fabio.
''Sei il mio migliore amico, a chi dovrei chiedre aiuto? Le mie amiche si rifiutano di aiutarmi,dicono che la colpa di tutto è mia'' brontolai incrociando le braccia al petto.
''Lascia che ti dica che hanno ragione''mi prese in giro.
''D'accordo è vero, ma ho bisogno di qualcuno che riesca a far luce nella mia testa, tu mi conosci e mi capisci perfettamente... ti supplico''lo pregai con tanta faccia tosta.
Fabio è stato il mio primo ragazzo, il mio primo tutto. Ci conoscemmo quando io avevo 16 anni e lui 17, quando ancora non sapevamo nulla dell'amore.
La relazione era durata sei mesi, poi io l'avevo lasciato. Dopo un anno di allontanamento eravamo tornati amici e con una serie di alti e bassi erano ormai quasi sette anni che portavamo avanti quell'amicizia. C'era solo un piccolo problema:lui era ancora innamorato di me.
''Come va la tua relazione con Matteo?''mi chiese con genuina curiosità.
''Va bene, purtroppo''sospirai.
Lui ridacchiò. ''Che significa purtroppo?''
''Che se non andasse così bene mi renderebbe decisamnete più facile compiere una scelta''
''E dal punto di vista sessuale?''
''Possibile che a voi maschi interessi solo questo!''sbottai arrossendo.
''Eh dai, noi ci diciamo sempre tutto. E tu non sei mai stata una fanciulla pudica''mi prese in giro.
''Va tutto bene anche da quel punto di vista''lo rassicurai.
''Tutto qui? Se c'è una cosa che posso dirti di sicuro è che quando parli di qualcosa che ha a che vedere con Matteo il tuo tono è piatto come un disco in vinile degli AC-DC''.
''Non sei l'unico a dirmelo...mio padre mi ha fatto un discorso simile proprio ieri''.
Fabio alzò le spalle con aria di saccenza e mi fece l'occhiolino.
''Eppure io non sono convinta che sia un discorso giusto...In fondo che c'è di male nel desiderare un amore tranquillo, un amore che non urli squarciandomi in mille coriandoli di dolore ma che sussurri dolcemente al mio orecchio? Solo perchè non mi fa tremare, non vuol dire che ami di meno''
''Queste parole dette da te non hanno senso. Sei sempre stata la ragazza da 'carpe diem', la ragazza dalle passioni esacerbate fino all'estremo, la ragazza che rifiuta le relazioni che non la infiammano perchè non la fanno sentire viva. Non so, mi sembra che tu stia cercando di farti piacere una situazione più semplice perchè hai paura''.
''Io non ho paura, per Alessandro ho messo in gioco me stessa più di una volta. Ora è diverso''
''Malaxofobia''
''Cosa?''
''Hai paura del gioco amoroso. Nonhai paura di innamorarti, hai semplicemente paura che lui stia giocando con te ancora una volta. Hai paura di non voler giocare questa partita, eppure obbiettivamente, sei tu ad averla iniziata''.
Sorrisi, quanto mi capiva quel ragazzo non lo avrebbe mai fatto nessun altro.
''Tu cosa faresti al mio posto, Fà?''
'''Quando dobbiamo prendere una decisione e non la prendiamo, è in sé una decisione'''
''Mmmm difficile questa... William James?''tentai. Io e lui avevamo questa strana mania di pronunciare citazioni cercando di indovinare a chi appartenessero e a volte era davvero imbarazzante.
''Esatto. Forse non dovresti prendere nessuna decisione e lasciarti semplicemente andare, le cose andranno da loro''.
Lo guardai con gli occhi tristi, consapevole che quella era probabilmente l'unica cosa che potessi fare.
''Vieni qui, pomodoro'' mi invitò allargando le braccia nella mia direzione.
Mi ci buttai dentro e mi ricordò tanto quando da piccola c'era il temporale e la mamma mi dava la mia copertina preferita per superare la paura.
La copertina era sicurezza, la copertina era la mia àncora. Fabio era la mia copertina.
''Ciao, Tori'' mi salutò una voce familiare.
Mi voltai e dritto davanti a me c'era Alessandro.
''Possibile che tu sbuchi dappertutto? Non dovevamo vederci alle otto?''esclamai esasperata.
Alessandro lanciò un'occhiataccia a Fabio che prontamente la ricambiò senza lasciarmi andare dal suo abbraccio.
''Sono le otto e un quarto''rispose piccato Alessandro.
''Beh, Fà, ho paura di doverti lasciare''sospirai sorridendo al mio amico.
Fabio mi lanciò un'occhiata del tipo: 'sei sicura?' e gli sorrisi ancora di più per fargli capire che era tutto a posto.
''Per qualsiasi cosa chiamami, tonta''rispose Fabio abbracciandomi fortissimo.
Mi baciò sulle guance e con la coda dell'occhio vidi la mascella di Alessandro contrarsi.
''Buona serata''ci disse infine rivolgendosi freddamente ad Alessandro.
Appena se ne fu andato piombò fra noi un silenzio opprimente che ci accompagnò fino alla Mito.
Alessandro accese la radio e mise: 'Shape of you' di Ed Sheeran.
''Bella questa canzone! Finalmente''lo presi in giro.
Le sue labbra si incurvarono lievemente all'insù ma i suoi occhi rimasero seri. ''Mi fa pensare a te'' confessò guardandomi con attenzione per captare le mie reazioni.
Un calore appena soffuso mi sciolse la voce.
''Perchè?''
''Non lo so, forse perchè amo le curve del tuo corpo. Forse perchè anche noi abbiamo prima fatto l'amore e poi ci siamo conosciuti veramente. Forse perchè anche la mia macchina sapeva di te il giorno dopo e non potevo fare a meno di pensarti''sussurrò sistemandomi una ciocca di capelli dietro le orecchie.
Ero ipnotizzata. Se in quel momento mi avesse chiesto qualcosa, avrei fatto qualsiasi cosa, senza battere ciglio.
''Vuoi sapere perchè ho tenuto il braccialetto?''sussurrai prima di potermene rendere conto.
I suoi occhi brillarono all'improvviso e annuì freneticamente.
Guardai verso il mio polso cercando il coraggio e allentai i lacci del braccialetto col dito.
''Ho sempre pensato che mi avrebbe riportato da te un giorno. Ho la convinzione che finchè lui rimarrà nel mio polso qualsiasi cosa avvenga, fra noi non sarà finita. Ecco perchè non l'ho mai tolto, io non ho mai abbandonato la speranza''confessai e alzai gli occhi.
In quel momento mi resi conto pienamente di quanto fossero belle le parole che Steinbeck aveva rivolto al figlio riguardo l'amore. Mi resi conto di quanto fosse piena la gioia della confessione, anche se questa non era ricambiata. Io mi sentivo felice in quel momento, molto più felice di quanto non lo fossi stata in tutta la mia vita. Mi si riempirono gli occhi di lacrime.
''Hei, perchè piangi?''si preoccupò prendendomi una mano.
''N- non sto p-piangendo. N-on vedi che rido?''risposi scoppiando a ridere fra le lacrime. Mi sentivo così folle.
La mia risata genuina era così contagiosa che a breve mi seguì anche lui.
''Tori, io credo che ci sia speranza''sussurrò tutto ad un tratto tornando serio.
Sorrisi e gli presi una mano, portandomela sul cuore.
''Senti, batte a ritmo di Shape of you''ridacchiai.
Lui sorrise a sua volta e per una volta nel suo sguardo non c'era nulla di infantile, nè di seducente. Era solo lui, privo di ogni maschera.
Era solo lui, e io ero solo io.

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Capitolo 10
*** La gelosia. ***


''Posso chiederti una cosa?''chiese ad un certo punto mentre mangiavo le mie untuose patatine del Mc nel sedile della sua macchina.
''Ti fermerebbe un mio no?''risposi ironicamente.
Alessandro mi fulminò senza scomporsi.
''Quel ragazzo che era con te sulla panchina prima era il tuo fidanzato?''chiese alla fine, senza guardarmi.
''Non saluto il mio ragazzo baciandolo sulle guance''risposi alzando gli occhi al cielo come se avessi detto una cosa ovvia.
''Beh avresti potuto farlo, dato che c'ero anche io''
''E cosa c'entra, scusa? E' sempre il mio ragazzo e lo avrei salutato con un bacio a stampo, semplice e sobrio, ma pur sempre sulle labbra''.
''Davvero? Non posso credere che saresti stata così egoista''mi accusò con lo sguardo ferito.
Non capivo dove stava il nocciolo della questione. Dove voleva arrivare?
''Alessandro stai cercando di dirmi qualcosa?''lo punzecchiai con una punta di divertimento nella voce.
''Vuoi sentirmelo dire?'' sbottò inchiodandomi con il suo sguardo.
Annuii con una certa soddisfazione. Era evidentemente geloso, e aveva bisogno di rendersene conto anche lui. Voleva dire pur qualcosa.
'Gelosia. L’altra faccia dell’amore.' Questo diceva Ambrose Bierce. Chissà che non avesse anche solo in parte ragione.
All'improvviso Alessandro abbassò il sedile e mi ritrovai completamente sdraiata nella sua macchina.
''Hei'' mi lamentai senza capire.
Lui si mise un dito sulle labbra intimandomi di tacere. In un attimo fu sopra di me, imprigionandomi.
Prese le mie braccia e mi chiuse i polsi in una stretta di ferro.
Era una sfida e io me n'ero accorta. I suoi occhi frugavano nei miei alla ricerca di una scintilla di paura, e i miei lottavano con tutti loro stessi per non trasmettere le emozioni che stavo provando in quel momento.
''E così vuoi che te lo dica''mormorò soffiandomi piano sul collo e facendomi venire i brividi. Cercai invano di non chiudere gli occhi perchè avrebbe significato sconfitta.
''Vuoi spaventarmi vero? Eppure a me quello spaventato sembri tu'' lo provocai con una grandissima facciatosta.
Una scintilla bruciò i suoi occhi e un sorriso da cattivo ragazzo gli incurvò le labbra. Un accenno di barba  gli dava l'aria da pirata e lo rendeva di una bellezza quasi sinistra.
Si avvicinò pericolosamente alle mie labbra arrivando quasi a sfiorarle ma all'ultimo deviò verso l'angolo sinistro del mento. Con il naso tracciò una linea fino all'orecchio e mi punzecchiò il collo con la barba.
'Vittoria, resta immobile' mi intimai cercando di rimanere impassibile.
''Sì Vittoria, sì hai proprio ragione-sussurrò al mio orecchio provocandomi altri brividi- questo collo, dovrei baciarlo solo io'' concluse lasciandomi una scia di baci elettrici sul collo.
'Vittoria, mantieni il controllo''urlò disperata la mia mente. Ma non ce la feci. Un gemito mi rotolò fuori dalle labbra prima che potessi fermarlo.
''Mmm cos'era quello?''mormorò compliaciuto Alessandro.
''N-non p-pensare m-male. E' s-solo che m-mi stai stringendo t-troppo i p-polsi''mugugnai senza capire realmente che stessi dicendo.
Alessandro ridacchiò poggiando le labbra sul mio petto. Tutto il mio corpo vibrava.
''Questo petto è mio, non credi? Nessun altro dovrebbe mordicchiartelo'' sussurrò mordicchiandomi leggermente la pelle.
''Ti prego basta''sussurrai in preda alla disperazione.
''Perchè? So che lo vuoi anche tu'' rispose guardandomi attentamente negli occhi.
''Sai benissimo che per quanto lo voglia non lo farei mai a Matteo''
Pronunciare il suo nome fu come gettare un secchio gelido in faccia ad Alessandro.
''Allora è giusto che io continui a torturati. Così forse capirai cosa vuol dire subire un comportamento egoistico''ringhiò. E prima che potessi rispondere si avventò sulle mie labbra, lasciandomi andare i polsi e stringendomi i fianchi con le mani.
Difficile spiegare cosa avvenne nella mia mente, nel mio corpo e nel mio cuore in quell'istante. Tutti e tre reagirono in modo diverso. La mia mente dopo una prima entusiastica esultanza iniziò a ricordarmi quale enorme errore stessi compiendo; il mio corpo si protese completamente verso Alessandro colmando lo spazio che c'era fra noi e le mie labbra risposero al suo bacio con un'urgenza che mi spaventò ed infine, il mio cuore non resse più la mia anima che vi si era rifugiata sentendosi a casa solo dove era il sentimento a far da padrone.
Poi all'improvvisò il mio telefono squillò. Mi scostai un attimo per controllare chi fosse, perchè avrebbe potuto essere un'emergenza.
Appena lessi:' amore' il gelo mi penetrò fin dentro le ossa.
''Chi è?''chiese Alessandro avvertendendo il mio repentino cambio d'umore.
''Matteo''sussurrai atterrita senza avere il coraggio di rispondere.
''Devo andare Alessandro, questa volta non avresti dovuto giocare con me'' sussurrai divincolandomi dalla sua presa.
''Tori dove vai?''chiese spaventato.
''E' finita, questi giorni sono stati un errore. Stanno rovinando la mia vita. Sto mettendo in gioco le poche sicurezze che ho costruito finora per un ragazzino immaturo che nemmeno sa cosa sia l'amore''urlai rompendo in mille singhiozzi.
Scesi dalla macchina e me ne andai di corsa verso il pub.
''Vane sono vicino a casa tua, è successo un casino...Posso rimanere a dormire da te stanotte?''chiesi in lacrime alla mia amica dopo averla chiamata.
''Dove sei?''
''In quel pub, l'Oasi''
''Rimani lì, sto venendo a prenderti''.
In fondo è questo che fanno gli amici, ti salvano. Ricompongono i tuoi pezzi ad uno ad uno, anche se loro ti avevano avvertito che saresti potuta andare in frantumi.

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Capitolo 11
*** La scommessa di Vane. ***


''Ben svegliata'' disse Vanessa con un sorriso traboccante d'affetto. Mi stropicciai gli occhi cercando di capire dove fossi e con chi poi realizzai tutto ciò che era accaduto la notte precedente.
''Buongiorno Vani''sospirai con mestizia.
''Okay, non ho capito bene quello che ti è successo ieri sera ma da quel poco che mi hai detto credo c'entri Alessandro. E quando c'entra Alessandro so di per certo che la cura è una: il cibo'' affermò tirando fuori un vassoio ricolmo di dolci e poggiandolo vicino a me nel letto.
Risi piano.
''Da quando ti conosco la cura per qualsiasi cosa è il cibo''la presi in giro afferrando un pezzo di torta alla ricotta dal vassoio.
Lei fece spallucce. ''Touché''.
''Comunque non c'è molto da dire riguardo ieri, lui ci ha provato ancora una volta con me e quel che è peggio è che io l'avrei lasciato fare''
''Ma alla fine ti sei tirata indietro, no?''
''Solo perchè ha chiamato Matteo, altrimenti non lo avrei fatto''confessai senza guardarla negli occhi.
''Okay, non odiarmi. Non mi piace dirlo ma...''
''Lo so, lo so benissimo. Me lo avevi detto''
''Già...''sospirò venendomi vicina e accarezzandomi la schiena. Rimanemmo in silenzio per qualche istante e una lacrima prepotente mi sfuggì. ''Eppure...''disse Vanessa all'improvviso.
''Cosa?''
''No, nulla...''
''Sai che non sopporto quando fai così, se devi dirmi qualcosa fallo''
''D'accordo. Sappi che dirti queste cose mi sta facendo andare contro me stessa-sbottò- eppure... stavolta mi sembra diverso da tutte le altre volte...''
''In che senso?''
''Da quello che mi hai raccontato fino ad oggi non mi sembra che lui stia giocando con te. Credo che sotto ci sia qualcosa di più''.
Mi voltai raggiante verso di lei. ''Sul serio?''chiesi illuminandomi tutta.
''Sì ma non illuderti, questo non vuol dire che non ti farà soffrire. Io l'ho inquadrato fin da subito quel ragazzino. Non sa neanche la portata di quello che ha fra le mani, non sa nemmeno gestire i suoi sentimenti. Ammesso e non concesso che ne provi realmente''
''Sarebbe già tanto sapere che prova qualcosa per me...''sospirai voltandomi di nuovo verso il vassoio.
Vanessa mi tirò un braccio per farmi voltare verso di lei. ''Tori, secondo me è un errore. Secondo me dovresti approfittarne ora per lasciarlo andare una volta per tutte'' disse guardandomi intensamente negli occhi.
''Non penso di esserne in grado, ora come ora. Una cosa è certa, non sarò io a farmi sentire. Se non riceverò le sue scuse non avrà nulla da me''affermai digrignando i denti.
Vanessa alzò gli occhi al cielo.
''Vani, ho bisogno del tuo sostegno in questa stronzata. Se non sono certa di averti vicina non sono tranquilla'', le dissi abbracciandola forte.
''Lo sai che io ti appoggerei anche se uccidessi qualcuno e volessi sotterrare il cadavere col mio aiuto'' sussurrò stringendomi a sua volta.
''Ho giusto una lista di persone che potrebbero fare quella fine'' ridacchiai sciogliendo l'abbraccio.
''Oh a chi lo dici!'' esclamò lei causticamente.
Conoscevo Vanessa da poco più di due anni e mezzo ma avevamo sempre scherzato sul fatto che sembravano passati 15 anni di amicizia. Lei era inquietantemente simile a me, per questo eravamo andate subito d'accordo. Sapeva essere terribilmente matura e immatura nello stesso tempo, madre, figlia e sorella, maschio e femmina, dolce e acida. In pratica, un ossimoro vivente. Tuttavia era lei a definirmi così di solito.
''Ora dovresti prepararti Tori, il tuo esame è fra un'ora!'' mi ricordò all'improvviso.
Ingurgitai un'ultima fetta di torta e iniziai a preparami in fretta e furia. Mi rifiutai di guardarmi allo specchio, non volevo vedere in che condizioni fosse il mio viso.
''Grazie Vani, dell'ospitalità, del cibo, dei tuoi consigli e della tua pazienza''la salutai abbracciandola ancora una volta.
''Tranquilla, sono qui per questo. Tu piuttosto, non voglio vedere quel visino sconsolato. Vedrai che presto si scuserà, ho una buona sensazione''
''Io non credo, ma grazie per l'incoraggiamento''sospirai sorridendole.
''Scommettiamo? Probabilmente ora te lo ritrovi davanti alla facoltà ,tipo scena da film, che ti dichiara il suo amore''
''Scommettiamo''ridacchiai.
Per un pelo non persi il pullman dato che Vane insistette per accompagnarmi alla fermata ma mi tenne compagnia e gliene fui grata.

Nel pullman misi la riproduzione casuale della mia playlist e ascoltai 'Dreamer' di Isbells. Dreamer, you stupid little dreamer.

Arrivai dieci minuti in anticipo e stupidamente mi guardai intorno in cerca di Alessandro, che ovviamente non c'era. Scommessa persa, Vane.
''Tori, finalmente. Per un attimo ho pensato che ci avresti abbandonato'' disse Rebecca venendomi incontro insieme a Morgana.
''No, sapete che preferisco essere bocciata che non presentarmi all'esame''ridacchiai.
''Sicura di stare bene?''
''Perchè?''chiesi fingendo un sorriso.
''Perchè hai gli occhi di una lottatrice di boxe'' commentò Morgana.
''Grazie, Morghi''ironizzai.
''Lo sai che ti dico sempre la verità''rispose lei.
Rebecca la fulminò e lei fece spallucce.
''Comunque è stata una nottata burrascosa, ragazze. Magari domani andiamo a prenderci qualcosa e ve lo racconto''
''Se passiamo l'esame, volentieri''rispose Rebecca.
Rebecca era la personificazione del senso del dovere.
''Perfetto''.


Uscii strisciando i piedi dall'aula del docente e Rebecca e Morgana mi vennero incontro ansiosamente. Non mi sfuggirono i loro sguardi preoccupati. ''Beh allora?''
''18'' risposi loro con un mezzo sorriso.
Le ragazze mi abbracciarono stretta e io ricambiai.
''Rispetto alle tue condizioni e al tuo odio per la geografia sei stata bravissima!''si congratulò Rebecca.
''Grazie, amiche. Voi siete fra tanto?''
''Morghi l'ha già dato e ha preso 25''
''E me lo dici ora?''esclamai abbracciando Morgana.
''E tu?''
''A me lo hanno spostato a domani''rispose con una nota di nervoso nella voce. Rebecca odiava quando qualcosa non andava secondo i suoi piani. ''Allora propongo di andare''sussurrai sentendomi improvvisamente la stanchezza addosso.
''Vuoi un passaggio, Tori?''mi chiese Rebecca.
''No, tranquilla. Ho voglia di farmi una passeggiata e poi non posso scroccarti passaggi ogni volta''ridacchiai.
Lei mi guardò torva ma non mi disse nulla.
Per arrivare a casa avrei dovuto prendere il treno come sempre e la distanza dalla stazione era di circa un quarto d'ora. Proprio mentre mi accingevo ad attraversare la strada e iniziare il tragitto un clacson attirò la mia attenzione.
Sollevai lo sguardo e proprio vicino alla fermata del pullman c'era una Mito bianca. Il mio cuore ebbe come una scarica elettrica.
Alessandro era poggiato su un lato della macchina e mi guardava in modo strano. Potevo leggere nei suoi occhi una miscela densa di emozioni. Sembrava arrabbiato, triste e impaurito.
Rimanemmo interi minuti a fissarci senza fare nulla. Poi, quasi impercettibilmente , allargò le braccia nella mia direzione. Controllai rapidamente la strada e mi gettai fra le sue braccia.
''Che ci fai qui?''mormorai contro il suo petto.
''Sono venuto a prenderti''rispose semplicemente.
Scommessa vinta, Vane.

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Capitolo 12
*** Paura dell'abbandono. ***


''Oggi ti va di passare una giornata solamente con me?''chiese Alessandro una volta che fummo saliti in macchina.
''Certo che sì''risposi senza riflettere, raggiante.
''Avvisa il tuo ragazzo però''.
Mi ricordai improvvisamente di non aver risposto a Matteo dal giorno precedente e di non averlo nemmeno visto all'esame.
''Aspetta lo chiamo''mormorai preoccupata.
Il telefono squillò a vuoto per qualche istante fino a quando Matteo non mi rispose.
''Oh amore che ore sono?''esordì la voce assonnata del mio ragazzo.
''Sono le mezzogiorno e mezzo amore, credo che tu abbia appena saltato l'esame''.
''Cavolo amore, non potevi svegliarmi prima?''
Rimasi in silenzio per qualche minuto. Non sapevo come dirgli che in realtà avevo proprio dimenticato la sua presenza talmente ero stata triste per Alessandro.
''Avevo il telefono spento amore, sono tornata a casa poco fa e l'ho messo a caricare''inventai sentendomi subito in colpa.
Alessandro mi guardò aggrottando le sopracciglia.
''Ah tranquilla allora...pensi che me lo faccia rifare?''
''Non ne ho idea amore, prova a mandargli una mail! Ora devo scappare scusami''.
''Va bene tesoro, allora ci sentiamo più tardi''.
Chiusi il telefono e notai Alessandro che mi guardava pensieroso.
''Perchè gli hai mentito?''mi chiese all'improvviso.
''Perchè era una situazione che non avrei saputo spiegargli senza ferirlo''
''In che senso?''
''Mi ha chiesto perchè non lo avessi chiamato prima dell'esame non vedendolo arrivare e io non ho saputo spiegargli che in realtà mi è proprio sfuggito di mente che dovesse esserci anche lui''confessai senza guardarlo.
''Ti capita spesso?''
''Di dimenticarmi di lui? Non mi era mai successo. Ma in questi giorni è tutto un grande casino''esclamai chiudendo gli occhi e appoggiandomi al sedile. ''Dai che ti faccio rilassare io, Torellina''disse accarezzandomi un braccio e sorridendomi.
''Oddio, Torellina no''risi.
''Quando ridi sembri così giovane e spensierata che finalmente mi ricordo quanti anni hai veramente''
''Hei che significa? Mica ho 50 anni'' ridacchiai.
''E' che a volte fai dei ragionamenti così maturi che mi dimentico di avere davanti una fanciulla di 24 anni, più piccola di me tra l'altro'' mi prese in giro. ''Non so se prenderlo come un complimento o meno''.
''Lo è''mi assicurò con un sorriso.
''Allora, dove andiamo Ale?''.
''Io stavo pensando al parco qui vicino, oppure potremmo andare al mare, dimmi tu''.
''Meglio il parco''.
''Sarà perchè l'ho detto io?''disse prendendomi in giro.
Lo fulminai con lo sguardo. ''Ancora con questa storia, non faccio tutto ciò che dici tu. Semplicemente non mi va di andare al mare''sbottai infastidita. ''Permalosetta''commentò con un sorrisetto.
Quel sorrisetto glielo avrei strappato via dal viso con trecento mila baci. Nel momento stesso in cui lo pensai arrossii.
''Perchè sei arrossita?''ridacchiò Alessandro.
''Perchè c'è veramente caldo in questa macchina, mi manca l'aria''borbottai aprendo un po' il finestrino.
''Mmm'' commentò solamente Alessandro con lo stesso sorrisino di prima.
''Beh io direi che potremmo anche andare'' lo esortai.
''Aspetta, manca una cosa''disse aspettando che capissi.
''Oh giusto, la musica. Vuoi che faccia io la dj?''risposi ripetendo la domanda che ero solita fare quando ci frequentavamo.
''Ti ricordi ancora dove sono i cd?''
Lo guardai annuendo con serietà. Le vecchie abitudini pesavano come macigni sui nostri cuori e non eravamo in grado di ignorare i ricordi.
Mi sporsi per prendere i cd dal cruscotto ma ne trovai pochi.
''Qualcuno l'ho spostato''mormorò lui sporgendosi per prenderli in un cassetto semi nascosto del cruscotto.
Le nostre mani si sfiorarono e fu straziante. Sentivamo un'attrazione quasi magnetica attraversarci ma sapevamo entrambi di non poterci abbandonare alla nostra volontà.
Mi ritrassi sorridendo lievemente con la fronte imperlata di sudore. Alessandro prese un cd e me lo porse per metterlo. La prima canzone era 'Safari' di J Balvin e Pharrel Williams.
Un sorriso mi curvò impercettibilmente le labbra.
''Hai ancora questa canzone''commentai.
Non mi è mai piaciuto particolarmente il raeggeton ma nell'anno in cui uscivamo insieme questa canzone ci aveva torturati, ovunque andassimo insieme la sentivamo. Alla fine lui l'aveva messa in un cd e quando l'avevamo ascoltata in macchina ed io mi ero lamentata, mi aveva risposto che quella era la nostra canzone. Non è esattamente la canzone che avrei dedicato al nostro amore, ma d'altro canto era lei che si era dedicata a noi, venendoci a cercare ovunque. Avrà voluto pur dire qualcosa.
''Sì, ma non ricordavo fosse in questo cd-mormorò sorridendo- se ti dà fastidio la cambio''.
''No no, è da tanto che non la sento''.
Arrivammo al parco dopo un po' nonostante fossimo praticamente attaccati perchè ad Alessandro piaceva guidare e a me piaceva stare in macchina. Mi piaceva quel silenzio carico di pensieri che si creava fra noi, mi piaceva pensare di essere completamente nelle sue mani per quei pochi brevi istanti. Alessandro iniziò a ridacchiare da solo senza motivo mentre scendevamo dalla macchina.
''Che hai?''gli chiesi divertita.
''Mi sono ricordato quando tre anni fa ti venni a prendere da lavoro e mi dicesti di essere distrutta.
Alla fine ti eri addormentata in macchina russando e sbavandomi il sedile'' ricordò senza riuscire a reprimere una risata.
''Cosa c'è da ridere?! Mi sono vergognata di quella situazione almeno per dieci mesi''sbottai.
''Eri tenerissima'' ridacchiò.
''Me lo immagino''sibilai velenosamente.
Alessandro mi diede un buffetto scherzoso sul naso e mi fece la linguaccia. Alzai gli occhi al cielo e gli sorrisi.

Dopo aver mangiato in un bar del parco ci spiaggiammo in una panchina per fumarci una sigaretta e rilassarci. Lui appoggiò la testa sulle mie gambe e chiuse un po' gli occhi.
''Sta funzionando?''chiese all'improvviso.
''Che cosa?''
''Questa cosa dei 10 giorni. Ti sta allontanando da me?''
''Tu che pensi?''
''Non lo so...Quando ci frequentavamo non mi rimproveravi mai come fai ora, perciò non capisco se sia un bene o un male''.
''Se non mi importasse più non starei a rimproverarti''
Alessandro voltò la testa per guardarmi negli occhi. ''Non dico che non ti importi più, però...Forse stai iniziando a capire che siamo incompatibili''
''Che noi fossimo incompatibili lo avevo capito anche tre anni fa''.
''Con Matteo discuti come fai con me?''
''No, noi discutiamo molto raramente. I nostri caratteri sono estremamente compatibili'' ''Allora non capisco''
''Il fatto è che con te tutto è diverso. Tutto è esagerato. Ogni emozione, sensazione, sentimento è amplificato centomila volte''
Alessandro mi guardò assorto e rapito.
''Con te, solo con te, io mi sento viva'' sospirai guardando il panorama nell'orizzonte.
''E' la stessa cosa che provo io'' rispose sorridendomi.
Il mio cuore perse un battito per quel sorriso così luminoso e spontaneo.
''Non riuscirò mai a capirlo''sussurrai pensierosa.
''E' così importante capirlo?''
''Io sono una persona estremamente razionale, mi piace capire il perchè di qualsiasi cosa, e il fatto di non sapere che cosa mi spinga a starti così vicina mi fa impazzire'' confessai.
''Credo che nel momento stesso in cui lo scoprirai smetterai di volermi stare accanto''
''Io non credo...Ora come ora sono poche le cose che potrebbero farmi venire voglia di chiudere con te''.
''Lo dici solo perchè ora continui a vedermi in un certo modo...''
''Secondo me uno dei tuoi difetti è la paura dell'abbandono''sentenziai.
''Non volevo che lo scoprissi, ma sì, lo è''sospirò alzandosi dal mio grembo.
Appena si alzò avvertii una sensazione di mancanza.
''Guarda che non c'è nulla di male a sentirsi così, anche a me capita a volte''.
''A me non capita a volte, a me capita sempre. Appena conosco una persona nuova, a prescindere dal tipo di rapporto che abbiamo, io mi sento costantemente sul punto di perderla. Mi hanno abbandonato tante persone nella mia vita, mio padre, Claudia, il mio migliore amico...''
''Che è successo fra te e lui?''chiesi incuriosita.
''E' morto, ormai sei anni fa. Incidente stradale''sussurrò senza guardarmi.
''Mi dispiace, Ale. Se non ti va di parlarne non fa nulla''.
Lui annuì senza dire nulla e riappoggiò la testa sul mio grembo, tornando bambino come ogni volta che mi raccontava qualcosa di triste.
''Comunque se tu non lo vorrai, io non ti abbandonerò, te lo prometto''.
''Le promesse sono qualcosa che non siamo in grado di gestire''mi freddò chiudendo gli occhi e voltandosi.
Gli presi il viso fra le mani e lo voltai verso di me. ''Alessandro, guardami'' gli intimai.
Lui di malavoglia aprì gli occhi incatenandoli ai miei.
''Io non ti deluderò. Io non infrango le promesse. Dipende solo da te, se tu lo vuoi, io sarò al tuo fianco, sempre. Come amica, come sorella, come complice, questo sarai tu a deciderlo''.
Gli occhi di Alessandro diventarono lucidi ma non disse nulla.
''Dimmi che mi credi''sussurrai avvicinandomi.
Alessandro tacque ancora e una lacrima gli sfuggì dall'angolo dell'occhio destro. Gli accarezzai il volto e gliela raccolsi, sorridendogli.
''Ti credo, Tori''sussurrò senza smettere di guardarmi negli occhi.
Il mio cuore non riusciva a reggere tutta quella emozione, stava letteralmente cercando di fuggire dal mio corpo, troppo piccolo per contenerlo. C'è sempre un momento nella nostra vita in cui impulsività e raziocinio si uniscono in un amplesso profondo e da questo scaturisce un'azione essenzialmente molto stupida, di cui poi ci pentiremo, ma che sul momento sembra molto giusta ed è probabilmente l'unica che possiamo fare.
Ecco perchè, per la prima volta nella mia vità, tradii consapevolmente il mio ragazzo, baciando colui che già una volta mi aveva spezzato il cuore.
Mi avvicinai piano, senza nemmeno accorgermene, e sfiorai le sue labbra leggermente.
Alessandro, sorpreso dal mio gesto, rimase immobile. Allora lo feci un'altra volta e poi un'altra ancora.
''Tori, se continui non riuscirò a rimanere impassibile''mi avvertì.
''Ora la smetto''sussurrai, più a me stessa che a lui.
Mi riabbassai ancora una volta ma lui mi prese il viso fra le mani e fece aderire completamente le nostre labbra. Durò un solo istante e poi mi lasciò andare.
''Ti bacerò davvero solo quando sarà il momento giusto''mi disse leggendo la mia leggera delusione.
Sorrisi e cominciai ad accarezzargli i capelli dolcemente, come facevo una volta, come se avessimo tutto il tempo del mondo, come se la vita finisse lì e non ci fosse nulla di più importante da fare.

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Capitolo 13
*** *Flashback* ***


*Throwback to 4 years ago*
Sono sempre stata una ragazza timida. Ricordo che il mio primo fidanzatino si chiamava Davide, lo conobbi in prima media, quando ancora per iniziare una relazione bastava una semplice crocetta sulla casella del ''sì''. E da lì era tutto un tenersi per mano, giurarsi amore eterno, chiamarsi ogni giorno e baciarsi ovunque fosse quantomeno legale.
Le cose non sono mai andate meglio. Ecco perchè oggi l'ansia mi sta aggrappata sulle spalle come un corvaccio.
Non dico mai di sì, ho sempre paura di uscire con qualcuno di nuovo.
Gli ultimi due tentativi sono stati un fiasco e ho sinceramente il terrore di affezionarmi a qualcuno un'altra volta. Eppure, con lui è diverso.
L'ho conosciuto a lavoro, il che in effetti non migliora le cose, ma è stato subito colpo di fulmine.
Il mio telefono squilla e il cuore mi balza fino alla gola, strozzandomi.
Leggo: Alessandro.
'Non rispondere, non rispondere, non rispondere, fingi di non aver sentito e non uscirci' dice la mia mente in preda all'ansia.
Il telefono smette di squillare e il mio cuore di battere.
E' meglio così, è stato un errore.
Non so nemmeno cosa mi sia preso.
Non sono nemmeno il suo tipo, che senso ha?
Sto facendo solo il mio bene.
Mi guardo allo specchio e il telefono ricomincia a squillare Continuo a guardarmi allo specchio e mi faccio schifo.
Non mi sono mai sentita indegna di me stessa come in questo momento, e neppure così inadeguata nei confronti della vita.
Una lacrima mi sfugge dagli occhi.
Non è colpa mia se mi hanno tolto tutta la gioia di amare. Troppo amore dato alle persone sbagliate fa male.
Il telefono continua a squillare.
Sposto i miei occhi dallo specchio al muro e per caso mi capita fra gli occhi la citazione che mio padre aveva fatto incorniciare pochi mesi prima. Non l'ho ancora mai letta, me ne accorgo solo ora ''Cogli la rosa quando è il momento, che il tempo lo sai che vola e lo stesso fiore che oggi sboccia domani appassirà''.
Improvvisamente non ho più voglia di piangere, non voglio più avere paura.
Che senso ha rinchiudersi in casa? Una vita protetta e sicura non è una vita felice Non voglio più essere così delusa da me stessa, devo riguadagnarmi la mia autostima.
'Carpe diem, Tori In fondo non hai nulla da perdere, il cuore non lo hai già più' mi dico.
So che sta per partire la segreteria telefonica, ma io ormai ho già preso la mia scelta.
''Alessandro''esclamo con fin troppo vigore.
''Oh, allora sei viva, Vittoria, stavo per mettere giù'' mi riprende Alessandro con una certa ironia che vibra nella voce.
''S-scusa non ho visto la chiamata''.
''Mmm non è che tu mi vuoi paccare?''.
''N-no, ci sono''.
''Va bene, io sto uscendo di casa, dove ci incontriamo?''.
''Boh, sai dov'è la pineta?''.
''Sì''.
''Facciamo lì allora, anche io sto partendo''.
Metto giù il telefono e mi guardo un'ultima volta allo specchio.
Sembro uscita da un cartone animato, i lunghissimi capelli viola mi cadono perfettamente lisci all'indietro e sono abbinati alla mia gonna viola. Mi sorrido, sono un po' strana ma in fondo non sono male.
Beh, insomma, forse dovrei cambiarmi E se pensasse che sono eccentrica? E se il mio essere strana lo spaventasse? Non ho tempo per pensarci, sono già in ritardo.
Camminando me la prendo comoda, ho bisogno di distrarmi per farmi passare l'ansia. Appena inizio ad intravedere le cime dei pini del parco sento i brividi sfiorarmi delicatamente la schiena. Ma so che è quella paura positiva che si trasforma in adrenalina, perciò non la combatto.
Entro a passo deciso accompagnata dalla musica 'A tribe called red'di Angel Haze e finalmente mi sento bella.Sento il mio orgoglio crescere dopo ogni passo.
Sento il trillo del telefono e di nuovo sparisce la mia sicurezza.
''Sei già arrivata?''.
''S-sì''mi strozzo.
''Perchè volevo dirti che non posso più venire'.
' Sento l'ansia magicamente sparire lasciando spazio ad un fortissimo senso di delusione. Doveva andare così, mi dico.
''Non ti preoccupare, in fondo non sono tanto lontana da casa, ci metto un attimo a tornare''.
Lo sento ridacchiare dall'altra parte ''Mi piace il tuo stile''.
''Dove sei?''ridacchio anche io capendo lo scherzo.
''Nei parcheggi, sono in una Mito bianca Muoviti, donna''.
Mi guardo intorno e vedo la macchina.
Ho un ultimo istante per decidere, chiudo gli occhi e cammino lentamente. Ormai son qui.
Entro dentro la macchina e Alessandro si volta verso di me con un sorriso felino.
Mi sento già a disagio E se fosse lui a non piacere a me?
''Ciao'' mi dice accarezzandomi gli occhi con la sua voce sensuale.
''Ciao'' rispondo senza riuscire a reggere il suo sguardo.
Mi bacia le guance e sento il suo profumo, un misto tra dopobarba e Versace for man. Ipnotizzante.
''Dove vuoi andare?'' Scrollo le spalle e cerco di avere un tono di voce normale.
''Non saprei ''sussurro.
''Ci faremo un giro in città allora''.
''Va bene''.
Un silenzio imbarazzante invade l'auto e mi giro verso il finestrino per sentirmi meno a disagio.
''Dai raccontami qualcosa di te''dice con un piglio svogliato e sfacciato.
''I-io studio all'Università di lettere, perchè voglio diventare una professoressa di italiano''. Mi rendo conto dopo di aver detto ciò che meno gli sarebbe interssato in quel momento. Eppure lui sorride ed è una strana sensazione. Sento le mie labbra sollevarsi a loro volta.
''Una prof di quelle cattivone?''mi dice facendomi l'occhiolino.
''Esattamente''ridacchio.
''E poi?''.
''Poi lavoro, ma questo lo sai già Non ho una vita così grandiosa da raccontare''ironizzo.
L'autoironia è sempre stata il mio forte.
Alessandro ride e mi guarda.
Distolgo lo sguardo e fisso una luce a destra della strada.
''Sei timida, vero?''mi chiede con il piglio di uno che ha già capito tutto di me. Poveraccio.
''Abbastanza''confermo.
''Si vede dal modo in cui stai rattrappita sul sedile'' dice e poi mi imita.
Rido e lo guardo di traverso, fingendo il broncio Lui mi fa la linguaccia.
''Io comunque ho solo il diploma e lavoro, ma questo lo sai già''mi informa riprendendo la mia frase.
''Che tipo di diploma?'' chiedo per fare conversazione.
''Ragioneria'' Gli sorrido e mi rilascio avvolgere dal silenzio.
''Mmm dobbiamo trovarti un soprannome''dice dopo un po'.
''Di già?''.
''Eh sì, non ho nessuna intenzione di chiamarti Vittoria''.
''Tutti mi chiamano Tori''.
''Allora vada per Tori''.
''Tu vuoi davvero chiamarmi come mi chiamano tutti?''lo sfido alzando un sopracciglio.
''Facciamo così, ti chiamerò Tori, ma nei momenti giusti Melanzana''.
''Heeeei, solo per i miei capelli!''borbotto.
''Già, ti caratterizzano''.
''Cosa intendi con i momenti giusti?''.
''Non so, quelli in cui smetto di essere per te uno dei 'tutti' e divento solo Alessandro''mi dice fissandomi negli occhi.
Deglutisco imbarazzata Questo ragazzo mi farà impazzire.
''I-io ti posso chiamare Ale?''chiedo schiarendomi la gola.
Lui ride ''Certo, Melanzana''.
Mi porta in una spiaggia che non ho mai visto, e spegne la macchina facendoci piombare nel buio pù assoluto.
''E' davvero da tanto che non vengo qui''sussurra e mi sembra quasi di vedere i ricordi che gli passano negli occhi.
''Io non sono mai venuta!''.
''Allora devi assolutamente vedere le stelle da qui''dice e mi apre la portina.
Scendiamo a piedi fino a poterci sedere in una roccia a strapiombo sul mare e ci rilassiamo Il mare nero e denso mi ricorda una poesia di Baudelire e fra me e me la recito piano.
'Sempre il mare, uomo libero, amerai! perché il mare è il tuo specchio; tu contempli nell'infinito svolgersi dell'onda l'anima tua, e un abisso è il tuo spirito non meno amaro'. Mi perdo un po' in me stessa come non mi capitava da tempo e chiudo gli occhi
''Tori, guarda sù''mi sussurra Alessandro, un po'troppo vicino. Apro gli occhi di scatto e alzo la testa. E' una notte bellissima e le stelle ci guardano beffarde dal velo nero del cielo.
''Sono stupende''mormoro incantata.
Lui mi passa una mano sulla spalla e mi fa appoggiare a lui.
Sono felice, in questo momento non c'è un altro posto dove vorrei essere.
''Peccato per la luna''sussurra sul mio orecchio. In effetti oggi è completamente nascosta da una piccola nuvola guastafeste.
''E' comunque bellissimo anche senza di lei''
''Mi piace un sacco la luna, è un po' una mia descrizione''.
'''Ognuno di noi è una luna: ha un lato oscuro che non mostra mai a nessun altro', Mark Twain'' cito senza riflettere.
''Hai sul serio detto una citazione adesso?''ridacchia Alessandro.
Avvampo ''S-scusa, è un gioco che faccio con un mio amico e ogni tanto non me ne accorgo''.
''Beh, comunque era appropriata''.
Rimaniamo altri venti minuti a parlottare e guardare il cielo poi decidiamo di rientare dentro la macchina perchè c'è troppo umido.
Appena ci sediamo Alessandro mi guarda attentamente, sembra una tigre che cerca il punto più morbido della sua preda per morderla.
''Poggia la testa su di me se vuoi''mi dice abbassando un po' il sedile e stendendosi.
Con imbarazzo lo faccio e lui mi tiene la testa accarezzandomi delicatamente la frangia.
''Così non puoi evitare il mio sguardo'' mi spiega con un sorriso furbo Che tigre letale.
Sorrido e lo guardo.
''Dammi i tuoi occhi''mi sussurra perdendosi nel mio sguardo.
''Te li darei''rispondo rapita dal suo.
''Sono la prima cosa che mi ha colpita di te, quegli occhioni verdi spalancati e fragili''dice sorridendomi.
''Felice che ti piacciano''.
''Dicevo sul serio prima sul fatto che mi piacesse il tuo stile, sei diversa da tutte le ragazze con cui sono uscito Sei particolare''.
''Grazie, io avrei detto strana''.
''No no, sembri un po' come Amy Winehouse, hai proprio un tuo modo di essere speciale''.
Gli sorrido di nuovo e lui mi accarezza il collo lievemente.
''Me lo daresti un bacio?''mi chiede con un sorriso sbarazzino che lo fa sembrare un bambino felice.
''I baci non si chiedono''mormoro alzandomi leggermente. Arrivo ad un respiro dalle sue labbra ma non le sfioro.
''Sei proprio una cattivona'' sussurra anche lui senza baciarmi.
Rimaniamo qualche istante a sfidarci con gli occhi, aspettando che l'altro ceda, ma alla fine vinco io Alessandro si china su di me e mi bacia. Capisco solo in questo momento di non aver mai saputo cosa significhi baciare.
Maurizio Temporin diceva che i baci più intensi sono quelli sussurrati, perchè metà del bacio avviene fra le anime, in modo segreto e inspiegabile, nel luogo in cui si formano le speranze e le nuvole. In questo momento mi sento fra le nuvole, non sono più Tori, non sono più un essere umano, eppure sono più umana oggi rispetto a quanto lo sia stata in tutta la vita
In fondo la speranza rende più umani.
Può un bacio saldare a sè due cuori così differenti e distrutti dalla vita?

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Capitolo 14
*** Origliare e deragliare. ***


''Non ha senso'' ribadì Laura mentre cercavamo di procacciarci la cena per quella notte nel supermercato vicino a casa sua.
''Lo so che non ha senso e la cosa mi sta facendo uscire fuori di testa, eppure continuo a chiedermelo....Si possono amare due persone completamente diverse in modo completamente diverso?''
''Non ho mai amato una persona, figuriamoci due, Tori. Forse dovresti lasciarli perdere entrambi e prenderti un momento di pausa''rispose facendomi segno di andare con lei verso il reparto del formaggio.
''Non ci riesco, Lau... ci ho provato credimi... con entrambi. Quando sento di doverne parlare con Matteo la voce mi muore in gola, quando vorrei parlarne con Alessandro mi viene il panico di poterlo perdere''.
''Se non altro vedo in te una consapevolezza diversa rispetto a come la prendevi tre anni fa''
''Già, se ne sta accorgendo anche lui, per questo le cose stanno cambiando fra noi''.
''A proposito, ma lui ha mai saputo il motivo della tua fragilità di quel periodo?''
''Ovviamente no, Lau. In realtà lui non sa molte cose di me, io stessa ho iniziato veramente a conoscerlo solo in questi giorni''.
''Dovresti parlargliene allora, forse capirebbe''.
''Ne dubito, è tutto preso dal suo dolore, il mio non ha importanza per lui''mormorai.
''Comunque la cosa più bella di tutta questa storia è che entrambi i ragazzi con cui ti vedi sanno dell'esistenza dell'altro''ridacchiò Lau.
Mi sentii terribilemente in colpa.
''Oh non dirmi così, mi fai sentire uno schifo'' mugugnai.
''D'accordo ti distrarrò io allora. Quale dei due è il più bravo?''disse guardandomi maliziosa.
''Intendi in quello che penso io?''ridacchiai mentre mi sporgevo a prendere un barattolo di olive verdi.
''Proprio quello''.
''Alessandro senza dubbio, ma anche Matteo non è male''esclamai ritraendo il braccio con il barattolo in mano.
Dall'altra parte dello scaffale si creò un buco libero che venne subito colmato da un viso familiare.
''Ehi grazie!''esclamò Alessandro con l'espressione più fiera e allo stesso tempo divertita che gli avessi mai visto addosso.
''Non ci credo!'' sbottai rossa di vergogna.
''Parli sempre di me?''mi prese in giro Alessandro.
''Perchè diavolo spunti ovunque tu? Per tre felicissimi anni non ci siamo mai incontrati da nessuna parte e ora sei la mia fottuta ombra!''esclamai ancora furente.
''Ehmm, Tori? Con chi stai parlando?''mi chiese Lau vedendomi parlare con lo scaffale.
''Con nessuno, andiamocene'' sbottai trascinandola verso le casse.
Naturalmente Alessandro non me l'avrebbe fatta passare liscia così facilmente, infatti si piazzò proprio dietro di noi in cassa.
Lo fulminai con lo sguardo come per avvertirlo di non proferire parola, ma non lo intimorii affatto evidentemente.
''Comunque sono d'accordo con la tua amica, ma non ti dirò su cosa''sussurrò al mio orecchio sporgendosi.
''Ma chi vuole saperlo su cosa sei d'accordo!!!''
''Non ti interessa sapere quanto ho sentito sulla vostra amabile conversazione fra amiche?''fece prendendomi in giro.
''Quanto hai sentito?''chiesi con un brivido che mi scorreva nella schiena.
''Troppo''rispose con aria di superiorità.
''Non è comunque un mio problema, non ho detto nulla che non sapessi già''
''In realtà una cosina sì''
Avvampai di nuovo e pregai che il cassiere facesse in fretta. Mi girai verso Lau cercando il suo sostegno ma vidi che la mia amica era completamente imbambolata a guardare Alessandro.
''Lau? ehi? Mi aiuti con le buste?''la riscossi.
''Oh sì , Tori, scusami''mormorò svegliandosi dalla tranche.
''Che peccato, ora dobbiamo proprio andare''esclamai con malcelata ironia rivolgendomi ad Alessandro.
''Ci vediamo stasera?''chiese lui di rimando.
''Non lo so, se mi passa il nervoso sì''risposi piccata e mi voltai lasciandolo senza parole.
Uscite dal centro commerciale guardai la mia amica che se ne stava in silenzio davanti a me.
''Ti rendi conto che ha sentito tutto?''sbottai carica di rabbia e imbarazzo.
''Tori, ora capisco tante cose...''mormorò lei senza guardarmi.
''Che intendi?''
''E' un cavolo di gnocco quel ragazzo'' esclamò.
''Mmmm mi fa piacere che lo trovi carino''
''Lascia perdere il carino. Quel ragazzo emana sensualità da tutti i pori''
La guardai di traverso.
''Okay la smetto. Volevo solo dirti il mio parere''si giustificò alzando le mani.
Alzai gli occhi al cielo.
''Figurati, te lo avrei detto anche io'' ridacchiai.

'Hai sbollito la tua rabbia, Toripomodoro?' lessi nello schermo del mio telefono appena finito di mangiare.
Lo ignorai e continuai a parlare con Lau della mia intenzione di andare a studiare il master fuori con Vane. Era un'idea geniale che ci era venuta in mente appena iscritte alla facoltà e finalmente stavamo per realizzarla, sarebbe stata una questione di pochi mesi.
''Così tu sarai a Firenze e io a Bologna'' disse Laura con una leggera nota di malinconia nella voce.
''Non saremmo poi così lontane in fondo''
''Ti voglio bene amica''rispose abbracciandomi.
Il telefono vibrò di nuovo.
'Ho una sorpresa per te, ma la vedrai solo se ti muovi ad uscire con me' mi aveva scritto Alessandro.
''Dovresti andare, sai?'' disse Lau guardandomi negli occhi.
Sospirai.
''La convivenza con questo ragazzino è una battaglia contro il mio orgoglio''.
''Ha ragione tuo padre quando dice che vale la pena di lottare solo per chi ci mette in discussione''
Presi il telefono contro voglia e gli risposi.
'Sono a casa della mia amica, se mi dai dieci minuti ci troviamo al parco'
'Va bene'
Salutai Laura e mi incamminai verso la pineta. Non era molto diverso dal giorno in cui eravamo usciti la prima volta, l'orario era lo stesso, l'ansia era la stessa,il posto pure; solo io ero cambiata.
Perfino il parcheggio che aveva scelto era lo stesso della prima volta. Camminai nella sua direzione squadrandolo lentamente e chiedendomi cosa ci fosse di così speciale in quel ragazzo da farmi dimenticare tutto il resto, tutti i miei valori, tutti i miei ideali, tutti i miei sogni. Non trovai risposta.
Mi fermai ad un metro da lui senza dire nulla e lo guardai negli occhi con severità.
''Scusami Tori, non avrei dovuto ascoltare'' mormorò dopo un po'.
''Io questo lo metterei nei tuoi difetti peggiori: origliare le conversazioni altrui. Si può sapere perchè lo fai?''risposi mettendomi le mani sui fianchi.
''Perchè ho la sensazione che tu mi nasconda un sacco di cose e volevo sentire il discorso che dicevi dato che mi riguardava''.
''Io non ti nascondo le cose, semplicemente non ho abbastanza fiducia in te da dirtele. Non prendertela, ma con te sono stata sincera in passato riguardo i miei sentimenti, e sento ancora il dolore della delusione bruciarmi il cuore'' risposi senza troppi mezzi termini.
''Non supererai mai ciò che è successo fra noi in passato, vero?''mi chiese con un tono rammaricato e deluso.
''Mi ci vorrebbe molto tempo e molte dimostrazioni da parte tua''
''Allora io ti chiedo di finirla qui. Non ha senso andare oltre se la pensi così''
''Ti arrendi così?''
''Tori è questione di logica. Hai detto che avresti bisogno di molto tempo ma mi hai anche detto di non voler andare oltre questi 10 giorni. Come pretendi che cambi qualcosa?''
''Contando ciò che mi hai fatto Alessandro, io credo che questi dieci giorni, se tu ci tenessi davvero a far cambiare qualcosa, gli avresti usati meglio dato che ti ho concesso una seconda opportunità. A te, l'unico ragazzo di cui mi sia mai innamorata e anche l'unico ad avermi spezzato il cuore. Non me lo faceva fare nessuno. Invece siamo già al sesto giorno e ancora mi dai dimostrazioni di non essere cambiato affatto''
''Aspetta, nessuno aveva parlato di seconde possibilità all'inizio. In teoria questo giochino doveva servire per aiutarti a dimenticarmi''protestò.
''Era ovvio che da parte mia ci fosse qualcosa di più profondo dietro, Alessandro. Oh, ma perchè voi uomini non sapete leggere fra le righe?''sospirai alzando gli occhi al cielo.
''Perciò c'è speranza?''chiese citando una mia frase di qualche giorno precedente.
''C'è speranza''replicai lasciando andare finalmente la rabbia.
Alessandro mi sorrise e mi accarezzò una guancia con dolcezza.
Sorrisi a mia volta e gli accarezzai la mano.
''Insomma mi hai attirata qui con la scusa di una sorpresa e ancora non me la mostri''scherzai.
''Entra in macchina e la vedrai'' rispose guardandomi con occhi pieni di aspettativa.
Feci come mi aveva detto e rimasi di stucco. Nessuno aveva mai fatto una cosa del genere per me...

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Capitolo 15
*** Il controllo. ***


''Non ci posso credere''ripetevo senza fermarmi guardando alternativamente la faccia di Alessandro e i biglietti stretti nelle mie mani.
''Tori? Dimmi qualcosa...Ti piace l'idea?''
Lo guardai con occhi stralunati.
''Me lo stai chiedendo sul serio?! Nessuno mi aveva mai regalato biglietti per un concerto, tanto meno se stiamo parlando di Ed Sheeran''esclamai.
Lo abbracciai con slancio e per la foga gli feci perdere un po' l'equilibrio.
''Perciò suppongo che ti piacciano''ridacchiò ancora stretto a me.
Annuii senza dire nulla, ero troppo emozionata.
''Lo so che detto così all'ultimo momento può essere una seccatura però i biglietti sarebbero per venerdì''.
Sgranai gli occhi.
''Cavolo è davvero all'ultimo''mormorai fra me e me. Sarebbe stato esattamente dopo quattro giorni.
All'improvviso mi venne un'illuminazione.
''E' un caso che il concerto coincida proprio con il decimo giorno?''gli chiesi sospettosa.
''Non è un caso, ma non voglio che tu ti senta pressata o in dovere nei miei confronti per questo regalo. Te l'ho fatto perchè mi faceva piacere fartelo e anche perchè penso che te lo meriti''.
Esitai guardandolo negli occhi.
''Non so se sia una buona idea, in effetti''mormorai abbassando lo sguardo.
Sentivo il terrore addosso. In un concerto tutto sarebbe potuto succedere, soprattutto dato che sarebbe stato l'ultimo giorno in cui ci saremmo dovuti frequentare.
''Non lo so, Tori. La scelta è tua'' disse guardandomi attentamente.
'L'unico amore che dovremmo perseguire è quello che ci fa paura, che ci mette in discussione'. Le parole di mio padre riecheggiarono qualche minuto nella mia testa prima che prendessi una decisione.
''Ci sarò, Ale'' annunciai solennemente.
Lui sorrise. ''Così mi piaci''
''Oggi dove mi porti?''
''Oggi andiamo nella zona del castello''rispose imboccando una strada sempre più ripida.
''Non vado in quel posto da una vita''sussurrai sorridendo un poco.
Per la precisione l'ultima volta che ci ero andata era stato cinque anni prima, con un altro ragazzo. Mi aveva portata sul belvedere del castello e dopo aver finto di ammirare il panorama aveva proclamato di trovarsi davanti alla seconda vista più bella della città, alla mia domanda su quale fosse la prima mi aveva risposto che era la persona di fronte a lui.
Difficile farsi prendere in giro da uno così, vero? Eppure io ci ero riuscita.
''Perchè sorridi?''mi destò Alessandro.
''Ricordi''mi limitai a spiegare.
''Oddio questo non è il tuo nido d'amore con il tuo ragazzo, vero?''
''No, Ale. Con Matteo non sono mai venuta qui''ridacchiai.
''Mmm, però ci sei già venuta con un ragazzo, non scuotere la testa, lo dicono i tuoi occhi''mi prese in giro.
''D'accordo, è vero. Ma stiamo parlando di anni fa''
''Un bel ricordo?''
''Più o meno''
''Spero di lasciartene uno migliore''
Quacosa nel mio stomaco di aggrovigliò e la mia testa iniziò a proiettare una serie di immagini imbarazzanti nei miei occhi, percui mi volta verso il finestrino. Un secondo troppo tardi.
Lo sentii ridacchiare sommessamente al mio fianco.
''Cosa c'è di così divertente?''brontolai.
Lui scosse la testa ma non disse nulla.
Dopo aver parcheggiato ci facemmo tutti gli scalini per accedere al belvedere in assoluto silenzio, ognuno perso nei suoi pensieri.
Appena facemmo l'ultimo scalino Alessandro mise un braccio sulle mie spalle e mi fece appoggiare a lui camminando.
''A che pensi?''mi chiese rompendo il silenzio.
''Nulla di particolare, tu?''
''Penso al fatto che in questo momento non vorrei essere in nessun altro posto che qui''sussurrò guardando l'orizzonte mentre ci accostavamo al belvedere.
Il cuore iniziò a martellarmi nel petto senza ritegno.
''Davvero?''mi limitai a sussurrare, incredula.
Lui annuì guardandomi con un sorriso negli occhi.
Mi strinsi di più a lui e chiusi un po' gli occhi e inspirai forte il suo profumo.
Con la mia mano gli accarezzai piano la schiena compiendo giri sempre più ampi e sentii i suoi muscoli rilassarsi al mio tocco.
''Mi droghi di coccole?''mormorò. Un'altra frase che mi diceva frequentamente quando ci frequentavamo.
All'epoca non faceva altro che dire quanto apprezzasse il fatto che gli facessi le coccole e che avrebbe voluto avermi sempre a portata di mano per averne gratis. Tutte parole, ovviamente.
Mi scostai un poco coi ricordi che mi tagliuzzavano il cuore.
Lui mi guardò allarmato.
''Che c'è?''
''Nulla, nulla''sospirai.
Alessandro provò a riavvicinarsi ma mi rispostai, in quel momento non sopportavo la sua presenza, figuriamoci la sua vicinanza.
''Hei, mi spieghi che succede?'' si preoccupò facendomi girare verso di lui e prendendomi le mani che cercavo di mettermi disperatamente in faccia.
''E' solo c-che... Quella frase... ''singhiozzai.
''No ascoltami, non puoi andare avanti così, Tori, o non andremo da nessuna parte. Il passato è passato, ora non ha senso rimurginarci sù''disse cercando di guardarmi negli occhi. Mi divincolai e mi rimisi le mani sul viso.
Lui me le afferrò e me le strinse saldamente al suo petto.
''Tori, sul serio, guardami''
Girai il volto dall'altra parte e chiusi gli occhi vergognandomi di me stessa.
''Tori, guardami, coraggio''sussurrò con più dolcezza.
Avevo paura di leggere nei suoi occhi un amore che esisteva solo nei miei e di cascarci un'altra volta.
''Tori, per favore''mormorò sempre più dolcemente. Il mio nome era sussurrato come una carezza.
Lentamente mi voltai, tenendo gli occhi chiusi.
''Non sono fiero di ciò che sono stato in passato, ma non posso cambiarlo. Il presente però l'ho cambiato e sto facendo del mio meglio per il mio futuro''
Aprii di scatto gli occhi e lo guardai scavando nei suoi alla ricerca della menzogna. Non la trovai.
''Non posso combattere questa guerra da solo, ho bisogno di te, Tori. Nel mio presente e anche nel mio futuro'' sussurrò lasciando andare lentamente le mie mani e accarezzandomi una guancia con dolcezza.
Le mie gambe sembravano gelatina, non riuscivo più a reggermi in piedi. Le sue mani scivolarono sul mio collo e poi piano sulla schiena.
Chiusi gli occhi un istante godendomi i brividi del suo tocco.
''Non mi dici nulla?''mormorò
Scossi la testa e riaprii gli occhi di scatto fissandoli di nuovo nei suoi. Iniziai ad alternare sguardi dalle sue labbra ai suoi occhi senza rendermene conto.
''Non puoi guardarmi così, non puoi''sospirò Alessandro venendomi più vicino.
''A-allora allontanati, così non ci riesco''balbettai cercando di distogliere lo sguardo.
Lui si avvicinò ancora di più.
''Non ci riesco''sussurrò ad un soffio dalle mie labbra.
Prima che potesse fare qualsiasi cosa iniziai a dargli dei piccoli bacetti su tutto il viso, senza mai toccare le labbra. Lui chiuse gli occhi e continuò a massaggiarmi la schiena.
Man mano che il suo movimento si fece più lento anche i miei baci diventarono meno veloci e più sensuali.
''Dovrei allontanarmi''sussurrò.
''Perchè? Non stiamo facendo nulla di male''
''Perchè se non mi allontano faremo qualcosa di male''
Non smisi comunque di baciargli il viso.
''Tori''sussurrò con evidente sforzo.
Mi sentivo potente, come se per una volta avessi io le redini del gioco.
Mi abbassai e gli piantai le labbra sull'angolo delle sue, schiacciando leggermente.
Con le mani presi ad accarezzargli la schiena e spinsi il mio corpo contro il suo, con un grugnito Alessandro mi prese la nuca e mi schiacciò contro le sue labbra.
Dopo qualche istante mi lasciò andare guardandomi con sguardo rovente.
''Poi non prendertela con me''borbottò mentre io ripresi a respirare affannosamente.
''Scusa''sussurrai senza guardarlo.
''Torniamo in macchina'' disse con un tono brusco.
Non so nemmeno cosa mi fosse preso. Non mi sembrava nemmeno di essere stata io a farlo. Platone aveva ragione ad affermare che l'amore fosse un demone. Mi sentivo posseduta.
Per tutto il tragitto fino alla macchina ci fu un silenzio pesante, avvertivo che per qualche ragione ce l'avesse con me.
Arrivati in macchina non seppi resistere.
''Ce l'hai con me?''chiesi titubante.
''Sì''
''Scusa, i-io nonso che mi sia preso. Con te perdo il controllo, sempre''
''Non puoi pretendere che io cresca e maturi se non mi aiuti. Per me è già difficile starti vicino senza baciarti ogni momento. Ti ricordo che sei fidanzata, e ti ricordo che mi hai intimato di non provarci con te'' mi accusò.
''Lo so,lo so. Hai perfettamente ragione e non credere che io non ci provi ma non riesco fisicamente a resisterti. Non riesco neanche a guadarti negli occhi, Alessandro. E io ho Matteo, è vero, e vorrei che le cose fra noi andassero come vanno con te ma non è così e io ci sto malissimo. Vorrei davvero che lui mi facesse l'effetto che mi fai tu, vorrei veramente perdere il controllo e non pensare a nient'altro che alle sue labbra ogni volta che è ad un metro di distanza da me, ma non ci riesco. E' un dato di fatto. La questione è sempre la stessa, o smetto di frequentarti.. ''non riuscii a finire la frase perchè Alessandro mi baciò di nuovo.
Le mie mani corsero fra i suoi capelli e li strinsero delicatamente. La sua mano mi guidava la testa facendomela ondeggiare dolcemente e tutto il mio corpo vibrava disperatamente alla ricerca del suo tocco.
''Quindi non riesci a non pensare alle mie labbra?''mormorò mentre baciavo il suo collo.
''E' una tortura''sussurrai tornando a guardarlo negli occhi. Gli diedi un altro bacio e mi staccai ancora una volta per guardarlo negli occhi.
''Promettimi che mi darai di questi baci anche quando litigheremo, anche quando sarà difficile''sussurrò sfiorandomi le labbra con le sue.
''Quando vuoi''risposi allungandomi per ricevere un altro bacio.
Dopo qualche istante, con estremo sforzo, ci dividemmo e decidemmo di tornare a casa.
Le mie labbra pulsavano ancora per la forza dei nostri baci e mi ricordavano le senzazioni forti che avevo provato pochi minuti prima.
Arrivata a casa me le sfiorai piano chiudendo gli occhi e l'amore mi devastò ancora una volta senza lasciarmi il tempo di difendermi. Ottimo lavoro, Alessandro; quel ricordo del castello era stato decisamente migliore del precedente.

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Capitolo 16
*** Lui ama anche il Mostro. ***


''Li hai portati?''mi chiese Francesca appena mi sedetti sui gradini della piazza.
''Certo'' risposi tirando fuori dalla borsa la Sibilla e i Tarocchi.
Non avevo mai creduto a queste cose ma dal momento in cui mi erano stati regalati ogni volta che avevo un dubbio su una determinata situazione chiedevo loro un parere, anche solo per riderci sù.
''Credo che siano gli unici a poterti chiarire la situazione''proclamò solennemente Franci.
Laura la guardò scettica. ''Io non credo'' commentò con un mezzo sorriso.
''D'accordo, metti anche che la risposta sia ambigua e che non le dica nulla di certo, in ogni caso le servirà per prendere consapevolezza''.
''Cioè?''chiesi incuriosita.
''Funziona come quando ti affidi ad una moneta per prendere una decisione, nel momento stesso in cui l'hai tirata in aria sai quale delle due parti vorresti che uscisse''
''Ma per questo non ho bisogno certo della Sibilla o dei Tarocchi''borbottai.
''Troppo facile dirlo così. C'è una cosa che dobbiamo fare prima di consultarli''rispose Lau frugando dentro la borsa.
La guardai interrogativa.
Tirò fuori tre bottigliette piene di liquido colorato.
''Ne riparliamo dopo che avrai bevuto un po' di vodka alla mela verde''mi sfidò Franci.
Risi. ''Ma perchè?!''protestai.
''Ci hai chiesto di distrarti, lo stiamo facendo bene, no?''
Annuii rassegnata e presi la mia bottiglietta.
''Okay prima di bere dobbiamo brindare a qualcosa''annunciai come di mio solito.
''Mmm io voglio brindare al mio diploma'' esclamò Franci con entusiasmo.
''Io voglio brindare all'amicizia'' disse Lau.
''Io brindo all'amore''ironizzai con amarezza.
Come ho già detto io reggo molto bene l'alcol, ma sono sicura di aver letto da qualche parte che la disposizione psicologica influisca tantissimo sulla presa dell'alcol sul cervello dell'uomo. Sarà stato il mio umore terribile o il fatto che non mangiassi dal giorno precedente, in ogni caso mi ritrovai nella situazione ossimorica del drink con Alessandro. Era appena avvenuta la dicotomia del mio essere, il cervello pregava che la Sibilla mi dicesse di scegliere Matteo, il mio cuore urlava a squarciagola che mi dicesse Alessandro.
''Scrivi la domanda su un foglio''dissi a Franci mentre passavo il libro della Sibilla a Lau.
''Come la formulo?''
''Scrivi: Dovrei scegliere ciò che dice il cuore o il cervello?''dettai.
''Fatto. Dimmi tre numeri che rappresentano questa domanda''
Ci riflettei un attimo. Il 28 era il giorno in cui io e Matteo ci eravamo messi insieme, 3 era il numero delle persone coinvolte e 8 erano le cordicelle del braccialetto che mi aveva regalato Alessandro.
''28, 3, 8''
''Ascolta ed il tuo cuor sarà contento che tutto il ciel di sì suonar sento'' lesse la mia amica guardandomi negli occhi.
Lau mi lanciò uno sguardo fugace, lei aveva già capito senza bisogno che dicessi nulla.
''Beh ora mescola i tarocchi mentre pensi alla tua domanda'' disse Franci.
Presi tre carte e le posi di fronte a me.
''Stavolta come hai formulato la domanda?''
''Ho chiesto se la scelta della Sibilla fosse l'amore giusto per me''
Aprii le carte una alla volta e apparvero in successione: gli amanti, il matto e la luna rovesciata.
''Gli amanti e il matto associati sono segno di amore profondo, irrazionale e inarrestabile, spesso sfrenato. La luna rovesciata è segno di insidie e tradimenti'' interpretò Lau.
''In poche parole Alessandro mi tradirà'' ridacchiai in balia dell'alcol.
Le mie amiche risero del mio tono divertito.
''Non farci troppo affidamento su queste cose''mi avvertì Lau.
''Infatti chi ci crede! So benissimo che non lascerò mai Matteo per lui, figuriamoci. Questa volta non ci hanno proprio preso''ridacchiai ancora.
Franci e Lau si guardarono dicendosi qualcosa con gli occhi.
''Ora ragazze devo proprio andare, credo che sia venuto Matteo a prendermi'' esclamai leggendo il suo messaggio.
''Divertiti sporcacciona'' mi salutò Franci.
''E cerca di camminare dritta''aggiuse Lau ridendo mentre mi allontanavo.
Matteo era appoggiato sulla panchina della piazza e lessi nel suo sguardo che aveva già capito che fossi brilla.
Mi sorrise scuotendo la testa. ''Almeno aspettami se devi bere'' mi sussurrò all'orecchio dopo avermi abbracciata.
''Non è colpa mia stavolta, Franci e Lau mi hanno corrotta''protestai ridacchiando.
''Beh almeno eri in buone mani e non con quel coso''
''Chi scusa?!''
''Alessandro. Non oso pensare cosa succederebbe se ti ubriacassi davanti a lui''borbottò Matteo sempre stringendomi nell'abbraccio.
Mi divincolai. ''Prima cosa: non sono ubriaca, sono solo un po' brilla. Seconda cosa: E' già successo e non mi ha messo le mani addosso''
''Che significa che è già successo? Tori, già per me è difficile saperti con lui figuriamoci se so che sei bevuta. Si fanno un sacco di sciocchezze da ubriachi sai?''
''E' successo solo una volta e la colpa era del barista che ha messo dell'energy drink nell'alcol, sai che effetto mi fa''mi giustificai.
Matteo si massaggiò la base del naso con le dita e sospirò profondamente.
''Okay, per favore, per favore, per favore, Tori stai attenta a quello che fai''mi implorò cercando di mantenere un tono calmo.
''Scusa amore''risposi intristendomi subito e per effetto dell'alcol che ingrandiva qualsiasi sensazione mi venne da piangere.
Matteo mi accarezzò il volto raccogliendomi le lacrime.
''No no, non fare così bimba. Va tutto bene, non è successo nulla, okay? L'importante è che tu abbia mantenuto il controllo. Dai abbracciami''disse stringendomi.
Il senso di colpa mi esplose nella gola e scoppiai a piangere sempre più forte.
''Scusami amore, sono un esagerato lo so. Adesso dimentica tutto quello che abbiamo detto finora e cerciamo di goderci queste ore insieme, era da tanto che non ci vedevamo''
''Matteo...Ti prego, non mi lasciare...Non mi lasciare mai''singhiozzai buttandomi fra le sue braccia.
''No amore, mai. Adesso facciamo una cosa: ti accompagno a casa e andiamo a dormire un po', va bene?''sussurrò preoccupato.
''Rimani con me?''chiesi implorandolo con gli occhi.
''Certo'' rispose baciandomi dolcemente.
Passando accanto al parco rimasi impigliata al recinto.
''Amore sono rimasta incastrata con il braccialetto''dissi entrando nel panico.
''Calma Tori, ora ti aiuto io''rispose cercando di snodarlo.
La paranoia mi fece uscire fuori di testa.
''Non si può rompere''mugugnai con il pianto imminente.
''Amore lo sto sciogliendo, tranquilla. Anche se si dovesse rompere ne ricompriamo un altro''mi rassicurò.
''No non ne voglio altri. Questo non si può rompere...Alessandro''singhiozzai strappando le sue mani con forza e sciogliendolo da sola.
Lui mi guardò ferito ma non disse nulla.
''Mi sento male''riuscii a dire piegandomi in due. Vomitai tutti i succhi gastrici che avevo in corpo e Matteo mi tenne in equilibrio per non farmi cadere.
Dopo aver vomitato mi sentivo molto più lucida e mi vergognai di me stessa e di tutto ciò che avevo fatto passare al mio ragazzo.
Mi coprii il viso con le mani, non riuscivo nemmeno a guardarlo.
''Tori stai bene?''si preoccupò lui.
''I-io...Sono un mostro...Non sei obbligato a venire con me stanotte, non me lo merito. Non ti merito''sussurrai senza avere il coraggio di guardarlo negli occhi.
''Tori smettila di dire stronzate e togliti quelle mani dalla faccia. I momenti negativi capitano a tutti, e io sono il tuo ragazzo per un motivo. Sono qui per proteggerti e ti sceglierei ogni giorno, anche in queste condizioni'' sbottò togliendomi le mani dalla faccia.
Un calore mi sciolse il cuore e in quel momento mi resi conto di amare quel ragazzo. In maniera del tutto diversa da come amavo Alessandro, ma pur sempre profonda. Gli gettai le braccia al collo e lo strinsi a me per un periodo interminabile. Nascosi il viso sul suo petto e lui mi accarezzò la schiena dolcemente.
Alla fine mi scostai e gli presi la mano.
''Dai andiamo a casa'' sussurrai, anche se dentro di me sapevo di esserci anche in quel momento.
 

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Capitolo 17
*** Il risveglio. ***


A volte mi viene chiesto: 'perchè ci racconti questa storia?' e io credo che i motivi siano più di uno. Una parte di me ha bisogno di superare emotivamente questi eventi e scriverli mi aiuta tantissimo, ma il motivo più grande credo che sia il fatto di voler sbugiardare tutte quelle insulse commedie americane. Ci hanno sempre fatto credere che trovarsi in una situazione in cui dover scegliere fra due amori fosse qualcosa di auspicabile per ciascuno di noi, ci hanno sempre mostrato dei protagonisti che ne acquisivano solo benefici, aumento di autostima e felicità fino al momento della scelta finale. Io vi voglio mostrare una storia vera, perciò non vi nasconderò nulla delle mie reazioni ed emozioni, anche se dovesse voler dire perdere la dignità. Perchè, diciamocelo, se soffri davvero non ti preoccupi troppo della tua dignità.
Dunque, la mattina seguente alla mia scenata da ubriaca mi risvegliai con la bavetta alla bocca e un mal di testa che mi faceva vedere le stelle. Rimasi immobile nel letto per svariati minuti prima di prendere consapevolezza di tutto ciò che avevo combinato il giorno prima.
Mi voltai subito alla ricerca di Matteo ma non lo trovai nel letto. Controllai l'orario e lessi: 15:30. Strabuzzai gli occhi e mi alzai di scatto causandomi una fitta violenta di dolore nella fronte.
Mi mantenni la testa fra le mani e cercai di tirarmi sù in maniera delicata.
Ci sono poche cose peggiori nella vita della mattinata post- sbornia. 
''Oh, si è svegliata la bionda'' esclamò mia madre guardandomi con aria di rimprovero.
''Ciao''biascicai con difficoltà.
''Matteo mi ha detto di dirti che doveva tornare a casa perchè questo pomeriggio ha l'esame di geografia''continuò mia madre con tono seccato.
Me ne aveva anche parlato e io stupidamente me n'ero completamente dimenticata costringendolo a passare una nottata orribile con me. Ancora una volta il senso di colpa mi stava schiacciando.
''Adesso perchè fai quella faccia? Mi spieghi perchè ti sei ridotta in queste condizioni?'' sbottò mia madre al culmie della sopportazione.
''Tanto non capiresti anche se te lo dicessi''risposi innervosita.
''Sei ingiusta. Sono tua madre e con me non parli mai. Non puoi pretendere che non me la prenda se torni a casa ubriaca fradicia dopo aver vomitato e non mi vuoi spiegare il motivo''.
''Come sai che ho vomitato?''
''Chiunque si trovi a due metri da te lo capirebbe. Matteo è proprio innamorato per averti dormito vicino tutta la notte''commentò con una faccia disgustata.
Sospirai.
''Il motivo è che la nostra piccola è divisa fra due fuochi''esordì mio padre arrivando alle mie spalle.
Lo guardai di traverso.
''Come fai a saperlo?''
''Amore mio, siamo stati giovani ed innamorati anche noi, sai?''rispose mettendomi una mano sulla spalla.
''Babbo mamma ha iniziato a piacerti subito?''
Mio padre entrò in modalità romanzo d'amore e vidi nei suoi occhi brillare la solita scintilla che appariva quando parlava di mamma.
''La prima volta che vidi tua madre ero in stazione, lei entrò nell'ingresso mentre io ero affacciato dal finestrino di uno degli ultimi vagoni del treno. Aveva una folta chioma di capelli biondi e ricci e i suoi occhi azzurri brillavano. Ricordo che la prima cosa che pensai fu:'chissà se riuscirò mai a parlarle'''.
''Quanto sei sentimentale, Carlo''commentò mia madre alzando gli occhi al cielo ma con un sorriso che ne tradiva l'emozione.
''Invece a te, mamma?''
''Tuo padre è stato il mio migliore amico per cinque anni prima di iniziare a piacermi anche in un altro senso''rispose semplicemente.
Incarnavano cioè entrambi gli amori che stavo vivendo io; il primo era un colpo di fulmine, estremo, intenso e passionale, il secondo un amore maturato con gli anni, pieno di complicità, affidabilità, sicurezza.
''Come hai fatto ad essere il suo migliore amico per cinque anni se ti sei innamorato subito di lei?''chiesi a mio padre.
''Per alcune cose bisogna saper lottare, tesoro. Ricordi? Te ne ho parlato poco tempo fa. Vale la pena di rischiare se ti fa tremare anima e corpo. Tua madre era piena di spasimanti, ma nessuno di loro le voleva davvero bene. La maggior parte le mentiva ed usciva con più ragazze e lei mandava me ad indagare, pensa a quanto fosse doloroso. Però per lei lo avrei fatto tutta la vita''.
Con la coda dell'occhio vidi mia madre arrossire e mi scappò un sorriso. Avrei dato qualsiasi cosa per arrivre alla loro età e sentirmi ancora innamorata come il primo giorno.
''Tori, non ascoltare troppo quel romanticone di tuo padre. Non devi nemmeno essere masochista per amore, cerca di non farti troppo male. La maggior parte delle volte non ne vale la pena''.
''Infatti vale la pena davvero poche volte tesoro, sta a te capire quando. Ma ricorda sempre: carpe diem! Appena riconosci l'amore non lasciare che la paura dia un taglio netto al filo della tua lenza quando hai preso l'amo di quell'amore e stai cercando di trarlo a riva...restaci aggrappata con forza e afferra quello che hai preso all'amo. E se, dopo averlo preso, hai l'impressione che quel pesciolino voglia fuggire di nuovo dalla rete, corrigli dietro, buttati a nuoto anche a costo di annegare se ci sei costretta ma, non mollare mai l'Amore'' mi disse mio padre scompigliandomi i capelli con una mano.
Lo abbracciai e mi nascosi nel suo abbraccio come facevo quando ero piccola e lui era il mio eroe.
''Se poi ti dovesse trattare male, ci penso io'' concluse mia madre con un tono minaccioso nella voce. E io non mi sarei mai messa contro di lei.
''Adesso perchè non ci racconti tu dei primi incontri con i tuoi amori?''fece mio padre per sdrammatizzare.
''Al limite posso raccontarvi di quello con Matteo''ridacchiai.
''Ci accontenteremo''
''Era una fredda giornata di febbraio, precisamente il 14, ed ero nel cortile della facoltà tutta sola. Solo qualche mese prima avevo chiuso con Alessandro e avevo il cuore distrutto. Non mi piaceva la compagnia altrui in quel periodo, non riuscivo a stare con la gente per più di qualche ora. Per tirarmi sù il morale leggevo il mio libro di poesie preferito, ovvero i Fiori del Male, e mangiavo distrattamente una mela. Una ventata forte ha spazzato via la pagina da cui leggevo ed ho alzato lo sguardo per un istante. In quel momento ho incrociato lo sguardo di un ragazzo che fumava sotto il portico dell'entrata principale. Appena ha capito che mi ero accorta del suo sguardo lo ha subito abbassato e io non sono riuscita a reprimere un sorriso. Quello era il primo sorriso che facevo  da diversi mesi'' raccontai con un sorriso nella voce.
''E poi? Come avete parlato?''chiese mia madre curiosamente.
''Dopo quel giorno ho scoperto che prendevamo gli stessi mezzi di trasporto e abbiamo iniziato a vederci tutti i giorni. Durante le lezioni ha preso a sedersi sempre più vicino a me e durante le pause eravamo dei pochi che fumavano una sigaretta. Un giorno sono arrivata all'improvviso nell'aula e lui non aspettandoselo si è spaventato, io ci ho ridacchiato e da allora abbiamo iniziato a salutarci. Alla fine ogni volta che ci incontravamo in pullman ci facevamo una chiaccherata amichevole''.
''Come sono cambiate le cose dalla chiaccherata amichevole ad ora?''ridacchiò mio padre.
''Dopo un mesetto io stavo molto meglio e sono riuscita a legare anche con altri colleghi. Così un giorno abbiamo deciso di andare tutti insieme alla festa della birra e lì ho capito che dovevo piacergli parecchio. Peccato che ci fosse un problema: era fidanzato. O almeno così credevo. Perciò quando qualche giorno dopo mi ha chiesto di uscire ho rifiutato. Lui si è allontanato da me per un bel pezzo, nemmeno si fermava più a parlarmi in pullman. Io però sapevo di avere ragione, sapevo benissimo cosa volesse dire avere il cuore infranto perchè l'oggetto dell'amore non esce solo con te ma anche con altre. Non sarei mai stata la causa di una rottura del genere fra loro''
''E poi?''
''E poi una nostra collega che aveva capito la causa dell'allontanamento e che ci conosceva bene entrambi ha deciso di aiutarci. Lo ha convinto a parlarmi e ho scoperto che in realtà anche lui aveva rotto con la ragazza qualche mese prima. Quindi ci sono uscita e...eccoci quà!''esclamai con un sorriso.
''Sembra una storia da film'' commentò mia madre con aria sognante.
'Se ti raccontassi il primo incontro con Alessandro allora' pensai fra me e me.
''Perciò sono perdonata per la nottata loca?''risposi sbattendo gli occhi e sorridendo dolcemente in direzione dei miei.
''Certo, piccola''disse mio padre accarezzandomi la spalla.
Gli sorrisi.
Mia madre lo fulminò con lo sguardo.
''Carlo, per un attimo dimentica che hai a che fare con la tua cocca e comportati da genitore responsabile, per cortesia''.
Mio padre alzò gli occhi al cielo.
''Per questa volta sei perdonata ma non ti salti in testa di rifarlo''disse alzando esageratamente il tono di voce per prendere in giro mia madre.
''Fila a farti la doccia che puzzi da chilometri, figlia che mi porterà alla disperazione'' sbottò mia madre.

Vi siete mai chiesti quanto diamo per scontati i nostri genitori? Cosa saremmo senza di loro?
Io mi rendo conto che la maggior parte delle volte se non crollo è proprio perchè ci sono loro.
'I nostri genitori ci amano perché siamo i loro figli, e questo è un fatto inalterabile, di modo che noi ci sentiamo più sicuri con loro che con chiunque altro. Nei momenti felici ciò può sembrare poco importante, ma nei momenti tristi questo affetto offre una consolazione e una sicurezza che non si trovano altrove', questo lo diceva Bertrand Russel.

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Capitolo 18
*** *Flashback* ***


*Throwback to 4 years ago*
Mi servono i soldi per partire. Mi servono i soldi per partire. Mi servono i soldi per partire. Ripetermelo non serve a nulla.
Odio questo dannato lavoro.
Fare la cameriera in sè mi piace, sei a contatto con la gente, mangi un sacco di roba buona di nascosto e hai tutto il tempo per pensare ai tuoi affari mentre svolgi le mansioni. E' tutto il resto che non mi piace. Mi trattano come una pezzente e in parte è colpa mia, non dovrei lasciare che accada.
Sono le 18 e sto pulendo la zona del gazebo, ci sono foglie e polvere ovunque.
Almeno hanno avuto la compiacenza di mettere musica, così sto spazzando a ritmo di 'Chandelier' di Sia.
Sono giù di morale. Quest'anno è stato molto difficile e non sta migliorando affatto. Nel portico la mia collega Claudia è comodamente seduta a messaggiare mentre io sudo come un salame al sole.
Vorrei essere al mare.
Mi servono i soldi per partire. Anche se a volte mi sembra che nemmeno partire sia la soluzione. Seneca diceva che è inutile partire perchè al nostro ritorno i nostri pensieri si ripresenteranno tali e quali a braccetto con i problemi che abbiamo cercato di dimenticare.
Sicuramente stare qui non mi sta aiutando però.
Claudia mi guarda con irritazione dal portico e si alza venendomi vicina.
''Vittoria, voglio che per le sette qui fuori sia tutto pulito''mi ordina guardandosi intorno con insoddisfazione.
''Sì, tanto ho quasi finito''sospiro.
''Dopo controllo come hai lavorato -mi minaccia con tono aspro prima di voltarsi e tornare al portico- ah, dimenticavo! Ricoradati di scaricare le casse d'acqua dal camion quando arriva il fornitore''
Mi mordo la lingua per non protestare. Speravo non me lo chiedesse. Non sono mai stata molto forte, in più è una settimana che lavoro 18 ore al giorno quindi non mi reggo nemmeno in piedi.
Avrei potuto cercarmi un lavoro più semplice per iniziare la mia carriera lavorativa? Ma a me piace complicarmi la vita. La mia migliore amica Laura dice che sono masochista, credo che in parte abbia ragione.
''Ehi mi hai sentito?''chiede Claudia notando che non rispondo.
''Certo, Claudia''
Passo lo straccio per l'ennesima volta sul tavolo e sospiro, alcune macchie non andranno mai via.
''Tori quanto sei bella mentre lavori''mi prende in giro Mauro bonariamente.
Non mi aspettavo di sentirlo e salto dallo spavento.
''Mi hai fatto spaventare, idiota!'' ridacchiò.
''Oggi ti hanno dato molto filo da torcere?''mi chiede sottovoce alludendo a Claudia e Tiziana.
''Il solito Mau. Sinceramente non riesco ancora a capire come possiate essere cugini''
''Ma con me non sono così male... Penso sia questione di tempo, lo fanno con tutte le ragazze nuove'' tenta di consolarmi.
''Sì ma... non è il momento giusto della mia vita per essere il loro capro espiatorio''sospiro.
''Dai vai a scaricare le casse che è arrivato il corriere, finisco io qui'' mi dice sorridendomi con dolcezza.
''Grazie''dico e gli stampo un bacio sulla guancia. Lo vedo arrossire.
Ho sempre pensato di piacergli e anche lui ha sempre suscitato in me una certa attrazione, ma nessuno dei due ha mai fatto qualcosa per dimostrarlo.
E poi ora non avrei nemmeno testa per dedicarmi alle questioni di cuore. Ho deciso di dire basta per un po'.
Saranno almeno otto mesi che continuo a rifiutare gli inviti, sono troppo delusa. Non mi fido più di me stessa, figuriamoci se potrei mai ridare il mio cuore ad un uomo.
Rimurgino su questi pensieri mentre mi dirigo sul retro della cucina per scaricare le casse.
Il camion è aperto ma non vedo nessuno dentro, nè vicino.
''Ehi, c'è nessuno?'' esclamo guardandomi intorno ma non risponde nessuno.
Guardo l'orario: 18:50. Non posso perdere tempo. Inizierò a scaricare senza il consenso del fornitore e senza il suo aiuto.
Afferro una cassa e me la porto al petto facendo ricorso a tutte le mie forze. Mi scivola l'elastico e i miei lunghi capelli viola mi cadono sul viso come una tenda e mi impediscono di vedere dove vado. Cerco comunque di trovare la porta anche perchè le mie braccia stanno iniziando a cedere.
Due mani mi afferrano le spalle e mi guidando dentro la cucina. Poggio finalmente la cassa e mi giro pensando di dover ringraziare Mauro invece scopro che non è lui.
Due meravigliosi occhi nocciola mi stanno percuotendo l'anima. Un ragazzo di media altezza, un po' smilzo, con un paio di Levi's neri e una vecchia maglietta nera mi guarda con un sorriso felino e incuriosito.
''Tu devi essere quella nuova. Che peccato andarsene proprio quando arrivano quelle carine'' sussurra senza mollare il mio sguardo.
Arrossisco.
''Oh sei pure timida''commenta prendendomi in giro.
Distolgo lo sguardo e vorrei ingoiarmi il cuore che cerca di fuggire dalla mia bocca.
Senza dire nulla lo oltrepasso e mi dirigo di nuovo verso le casse. Mi faccio di nuovo una coda e ne prendo un'altra fingendo di non avere accanto la quintessenza della sensualità a guardarmi.
''Aspetta, ti aiuto'' dice prendendo un lato della cassa e aiutandomi a sistemarla. Gli sorrido ma non dico nulla.
Giuro di non aver mai provato una cosa del genere, ho la lingua paralizzata.
Mi aiuta a prendere un'altra cassa e le nostre dita si sfiorano. Una scossa elettrica mi prende tutto il braccio così levo di colpo e non aspettandoselo nemmeno lui la lascia andare per terra.
Alcune bottiglie d'acqua si deformano e so già che Claudia e Tiziana si arrabbieranno.
''Oh no''mi lamento guardandole mestamente.
''Perchè hai lasciato andare la cassa?''mi chiede lui con un leggero tono irritato.
Lo guardo e impallidisco.
''I-io...Non lo so...Mi dispiace''sussurro. Sto per mettermi a piangere. Sono un disastro. Non c'è una cosa nella mia vita che vada bene.
Ho appena rotto con due delle mie amiche più importanti, sono stata scaricata non troppo tempo fa dall'ennesimo ragazzo, ho ottenuto un diploma scolastico fra il disprezzo dei professori, nessuno crede in me. Nemmeno la mia famiglia, nemmeno io.
Odio questo lavoro. Odio questo lavoro. Odio questo lavoro.
Mi passo una mano negli occhi e elimino le lacrime sperando che lui non se ne accorga. Ma ovviamente se ne accorge.
''Oh...Ehi...Stai bene? Non fare così, non volevo sgridarti''cerca di scusarsi.
''N-non dire nulla ti prego, sono al limite ora. Scusami per le bottiglie''sussurro cercando di riprendermi un po' di dignità.
Mi accarezza un braccio. Di nuovo la scossa elettrica.
''Tu...ehm...mi mandi la scossa''mi scuso scansandomi.
''Ah, scusami. Comunque non ti preoccupare per le bottiglie abbiamo sempre qualche cassa in più da dare ai clienti nel caso si danneggino durante il viaggio, te ne darò qualcuna e non lo dirai alle superiori'' dice sorridendomi.
Gli sorrido anche io guardandolo per la prima volta negli occhi. Me ne pento subito perchè mi sto già perdendo.
''Comunque io sono Alessandro'' si presenta porgendomi la mano.
''Io sono Vittoria, però la mano non te la stringo perchè sarebbe la terza scossa'' ridacchio.
''Dicono che quando due persone si passano spesso la scossa, anche senza essersi mai viste prima, c'è di mezzo il destino. Dicono che sarà un incontro sconvolgente'' dice con un lampo di sfida negli occhi.
''Sconvolgente non è per forza una cosa buona''mormoro continundo a prendere casse.
''Chi ha detto che deve esserlo? I buoni sono meno divertenti dei cattivi, non trovi?''
''Ah un tempo la pensavo così anche io, ma ora penso che i cattivi non siano il mio genere''rispondo evitado costantemente il suo sguardo.
''Beh perchè non dai una possibilità di farti cambiare idea a questo cattivone?''dice sorridendomi come un predatore.
Sento il suo sguardo percorrermi il corpo mentre mi inchino a poggiare la cassa.
Mi vergogno istantaneamente di questi stupidi leggings che mi hanno obbligata a mettere. Non so se odi più questo lavoro o questi leggings.
''N-non si esce con i colleghi, non te l'hanno mai detto?''balbetto imbarazzata.
''Se ti consola saperlo oggi è il mio ultimo giorno qui, perciò tecnicamente non siamo colleghi''afferma.
Ho finito di scaricare le casse, non ho più scampo.
''Perchè vuoi uscire con me?''chiedo sospirando e arrendendomi.
''Perchè hai qualcosa di diverso dalle altre...Mi fanno impazzire i tuoi occhi''dice venendomi molto vicino.
''Non mi farai del male, vero?''chiedo ingenuamente.
Lui ride.
''Assolutamente''dice portandosi una mano sul petto in segno di giuramento.
''Sento che me ne pentirò''sussurro senza guardarlo.
Mi alza il viso con una mano e torna serio, fissandomi negli occhi.
''Sarebbe un sì?'' chiede abbassando lo sguardo sulle mie labbra. Deglutisco, non riesco a non fissare le sue.
''S-sì''balbetto.
Mi prende il volto fra le mani e si avvicina pericolosamente, poi all'ultimo decide di darmi due baci sulle guance estremamente sensuali e mi si blocca il respiro.
''Questi sono perchè non mi hai voluto stringere la mano''sussurra e mi fa l'occhiolino.
Mi allontano di qualche passo e alzo la mano per salutarlo.
''Ah Vittoria, nella tua tasca del grembiule c'è il mio numero. Fatti sentire per decidere quando vuoi uscire'' mi grida da lontano.
Possibile che non mi fossi accorta che me lo avesse messo in tasca?


''Dai Vittoria muoviti. Sono le sette e un quarto e sei in ritardo. Se non mangi in fretta arriveranno i clienti e dovrai lavorare a stomaco vuoto''mi sgrida Tiziana vedendomi arrivare.
Mauro mi guarda con aria interrogativa seduto proprio di fronte a me.
''Con chi ti stavi amabilmente intrattenendo fuori?''chiede Claudia con una punta di veleno nella voce.
''Con un fornitore, non tornavano i conti sul numero delle casse''mento senza guardarla.
''Oh ma pensa, che imbranato. Ti ha detto come si chiamava? Farò rapporto a Valeria su di lui''. Valeria è il capo e tutti hanno paura di lei. Me compresa, anche se in teoria è la migliore amica di mia sorella maggiore.
''Non ricordo''cerco di proteggerlo, in fondo lui mi ha aiutata.
''E' una cosa seria Vittoria, se vuoi lavorare qui devi pensare al bene del locale e flirtare con un fornitore non è fare il bene del locale''sbotta Tiziana.
Avvampo. Mauro mi guarda con preccupazione.
''Stiamo aspettando il nome''intima Claudia.
In fondo non avrebbe più lavorato qui, non gli avrei fatto nessun torto. Eppure mi sento uno schifo lo stesso.
''Alessandro.Il cognome non lo so, ma ha detto di chiamarsi Alessandro'' sbotto.
Claudia diventa viola e vedo Tiziana guardarla con estremo terrore.
Nessuno dice nulla ma continuiamo a mangiare in silenzio.
''Beh non fidarti di lui, non è una brava persona''sussurra all'improvviso Claudia senza guardarmi.
Io però non posso farci nulla, sento un richiamo quasi magnetico nei suoi confronti. Se solo ripenso al suo sorriso mi tremano le gambe e non riesco più a parlare.
E' pericoloso, oh lo so benissimo. Ogni cellula del suo corpo lo grida, e proprio per questo dovrebbe essere l'ultima persona con cui dovrei uscire.
Sì ho deciso, non ci uscirò e per sicurezza lancerò il suo numero nella brace dell'arrosto per la cena.


Sono andati via tutti e io e Cludia stiamo pulendo il resto della sala, io mi dedico al braciere e lei ai tavoli.
Nella brace c'è un foglietto che spunta e lo riconosco all'istante. E' quello che mi ha lasciato Alessandro. Non si è del tutto bruciato, un bordo è rimasto completamente intatto. Lo giro e quasi mi viene voglia di ridere forte; si è conservata intatta proprio la parte del suo numero.
''Che c'è da sorridere?''mi dice Claudia raggiungendomi. Mi infilo il foglietto nella tasca e faccio finta di nulla.
''No è una smorfia per la stanchezza''spiego. Lei mi guarda con sospetto ma non dice nulla.
E se avesse ragione lui? E se il Destino ci avesse messo di fronte ad un incontro sconvolgente per una ragione?

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Capitolo 19
*** Il Caso Patologico. ***


''Oggi cos'hai per me?''gli chiesi per prima cosa dopo esserci seduti sotto il fresco del portico del bar.
''In che senso?''rispose facendomi l'occhiolino.
''Non farti strane idee, intendevo dire di che difetto hai intenzione di parlarmi oggi.''
''Ancora con questa storia dei difetti, non ti arrendi?''
''Se si inizia qualcosa la si porta a termine. Non te lo hanno mai insegnato che le cose si fanno seriamente?''gli chiesi facendo una chiara frecciatina al nostro passato.
Lui alzò gli occhi al cielo.
''Tu e le tue frecciatine velenose''
Feci spallucce.
''Sto aspettando il difetto''
''E sei anche testarda!''
''Non dobbiamo parlare dei miei difetti ma dei tuoi''gli ricordai.
''Uff, d'accordo...se ci tieni così tanto...Quello di oggi non ti piacerà''mi avvisò alzando le mani.
''In verità non è che gli altri mi abbiano particolarmente divertita''
''Vuoi che te lo dica o no?''
''Certo, scusa''.
''Mmm è difficile da spiegare. In due parole dopo la relazione con Claudia io ho cercato un solo tipo di ragazza, la ragazza debole e fragile. Avevo bisogno di una ragazza a cui far pagare ogni giorno il dolore che mi aveva causato lei. Avevo bisogno di una ragazza che avesse bisogno di me, una ragazza che comunque l'avessi trattata sarebbe tornata da me. Ho avuto un sacco di relazioni con ragazze del genere ma con il tempo tutte chiedevano troppo o semplicemente perdevano la pazienza di fronte al poco che potevo offrire loro. Poi sei arrivata tu. Tu eri il mio caso patologico. Avevi tutto quello di cui avevo bisogno, non avevi carattere, eri estremamente fragile, eri molto ingenua e qualunque cosa ti facessi la volta successiva l'avevi già dimenticato. Questo è forse il mio difetto più grande; cerco sempre e costantemente il mio caso patologico. Per questo non riuscivo a lasciarti andare anche se non provavo nulla per te''.
Sentivo una strana voragine prendersi le mie emozioni e miei sentimenti, stavo diventando completamente apatica.
I miei occhi si velarono.
''Perciò per te è sempre stato solo questo?''chiesi con voce atona.
Lui mi prese una mano.
''No, Tori, ascoltami. Era così prima, ora è completamente diverso. E il problema è che non so se sia positivo oppure no. Non sei più la stessa persona di quattro anni fa, non sei più il mio caso patologico ma non si può nemmeno più dire che non provi nulla per te''
''Come faccio a crederti, Alessandro?''chiesi rifiutando di farmi abbindolare da quelle due paroline.
''Non puoi, devi fidarti di me. Dammi solo una piccola chance, l'ultima. Se dovessi deluderti un'altra volta sarò io stesso a sparire dalla tua vita te lo giuro''.
''Cosa mi stai chiedendo esattamente?''
''Okay ciò che voglio dirti è: -fece un respiro profondo- lascia al tuo cuore la possibilità di amarmi ancora''
Lo guardai attentamente.
''Mi hai sempre detto di non innamorarmi di te, nè di pensarci troppo. Mi hai sempre detto che mi stavo dando la zappa sui piedi''sussurrai incredula.
''Mi chiedo perchè tu non mi abbia cacciato dalla tua vita solo per queste frasi sinceramente. Toripomodoro io ho bisogno che tu mi insegni''
''Insegnarti? Di cosa parli?''
''Devi insegnarmi ad amare, ad amarti. Io penso che tu sia l'unica che potrebbe mai farlo''sussurrò senza guardarmi.
Il cuore mi scoppiava nelle orecchie, mi rompeva i timpani, mi bruciava la pelle. Non riuscii a dire nulla per qualche istante.
''Okay, ti ho spaventata. Lascia perdere questo discorso e andiamo avanti con i difetti''mormorò Alessandro.
Gli presi il mento fra le dita e gli sollevai il viso all'altezza dei miei occhi.
''Una volta dicevi che non riuscivo a reggere il tuo sguardo nemmeno per dirti le cose più banali. Adesso riesco a dirtelo guardandoti negli occhi che io non ho mai smesso di amarti. Non c'è stato un secondo della mia vita da quando ti conosco che non sia stato speso per amarti. Perfino quando mi hai paccata a quell'appuntamento e sono dovuta rimanere sotto la pioggia senza ombrello per un'ora ho smesso di amarti. Neppure quando mi hai spezzato il cuore''
Lo sguardo di Alessandro si volse pericolosamente verso il basso e sfiorò le mie labbra.
Lasciai andare di scatto il suo mento e mi buttai sulle labbra. Le sue mani andarono a segnarmi i fianchi e mi avvicinò di più a sè. Io infilai le mani nei suoi capelli e presi a far roteare le dita sulla sua nuca.
Anche lui mi infilò le mani nei capelli e iniziò a tirare leggermente quelli sulla nuca facendomi venire una scia di brividi sulla schiena.
Le sue labbra passarono sul mio collo e mi fece venire i brividi l'ombra della sua barba in quella zona così sensibile.
''Quanto mi è mancato questo contatto con te''sussurrò Alessandro baciandomi dietro l'orecchio.
''Lo desidero da quando ti ho rincontrato una settimana fa''risposi chiudendo gli occhi per godermi la sensazione.
''Ora potremo averlo se lo vuoi, tanto dopo che avrai lasciato Matteo non credo che ci saranno troppi problemi'' disse sorridendomi maliziosamente.
Mi staccai di colpo.
''Aspetta, chi ha parlato di lasciare Matteo?''mi allarmai guardandolo con gli occhi spalancati.
''Beh mi sembrava ovvio che lo avresti detto dato quello che ci siamo detti prima''
''Non posso lasciarlo, Alessandro. Tu mi chiedi troppo...Non posso lasciarlo...''sussurrai massaggiandomi la fronte.
''Perchè?''chiese quasi come una sfida.
''Perchè io...Io...''balbettai.
''Lo ami''. Non era una domanda, lo stava affermando.
Annuii senza guardarlo.
''Era inevitabile che succedesse, lui ti ha raccolta dopo che io ti ho distrutta. Ti ha curata come io non avrei mai saputo fare.'' disse quasi fra sè e sè.
''Ho bisogno di tempo per capire''mormorai.
''Forse è arrivato il momento di lasciarti andare definitivamente, Vittoria. E' evidente che saresti molto più felice con lui che con me dato che lui ti ama genuinamente, per me potrebbe volerci troppo tempo per rendermene conto, io ti farei soffrire''.
Mi alzai di scatto e feci per andarmene.
''Che ti prende?!'' esclamò Alessandro prendendomi per un braccio.
Mi girai verso di lui, furente.
''Possibile che tu non mi dia mai una dimostrazione di cambiamento? Credi che io possa essere il tuo vero amore? E non fai nulla? Non lotti minimamente? Devo essere sempre io l'uomo della relazione?''sbraitai.
Lui non ebbe il coraggio di dire nulla.
''Siediti e mantieni le tue promesse''disse con voce roca.
''Di cosa stai parlando?'' chiesi ancora in piedi con le braccia incrociate.
''Hai promesso che mi avresti riempito di baci anche quando avremmo litigato''sussurrò guardandomi negli occhi.
Mi chiesi se fosse serio o stesse scherzando ma il suo sguardo mi chiarì la sua serietà.
Lo presi per la mano e lo feci alzare, poi lo trascinai di corsa vicino alla macchina e spingendolo contro di essa iniziai a baciarlo senza lasciarlo respirare.


''Secondo me sei bipolare''affermò Alessandro intrecciando le nostre mani bagnate dal mare.
''L'ho sempre sospettato''ridacchiai.
Lui sorrise sornione. Mi lasciai andare alla sensazione dell'acqua sulla mia pelle e chiusi gli occhi.
''Non avevi mai fatto il bagno di notte?''sussurrò poggiando le labbra sul mio collo.
''No, mi ha sempre spaventato il mare nero. Ho sempre pensato che di notte anche il mare non volesse essere disturbato''.
''Eppure non è così male, no?''
''Con te no''
Sentii che stava sorridendo sul mio collo.
Sospirai.
''Vorrei che fosse così semplice più spesso''dissi sempre chiudendo gli occhi.
''Non sarà mai semplice per noi, Tori. Se vogliamo che funzioni dovremo lottare ogni giorno.' Lacrime e sangue farà sgorgare questo amore'''
Lo guardai ammirata.
''Che bella frase!''
''Non ti illudere è solo la citazione di un film. Sei solo tu la letterata quà''mi prese in giro.
''Hai mai guardato Veronica Mars?''
''No, non credo. Perchè?''
''Nel ventesimo episodio della seconda stagione c'è un dialogo fra i due protagonisti che descrive a pennello la nostra storia''
''Te lo ricordi?''
''Logan dice: La nostra storia è epica... Tu e Io...
Veronica rispone: Epica come?
Logan: Dura per anni, conquista continenti, vite rovinate, massacri... Epica... L'estate sta arrivando, e noi non ci vedremo mai più... Tu lascerai la città... e sarà finita. Mi dispiace per l'estate scorsa! Se potessi cancellarla, io...
Veronica: Andiamo! Vite rovinate, massacri... Credi che una relazione debba essere così difficile?
Logan: Nessuno sciverebbe canzoni d'amore se tutto filasse liscio!''
''Ahahah sì sono d'accordo. La nostra storia è decisamente epica''rispose prendenomi per i fianchi e sollevandomi all'altezza del suo viso.
Gli misi le mani sul viso e lo accarezzai scrutando ogni centimetro di quel volto così sensuale.
''Dovresti smettere di toccarmi, Tori. E' già difficile per me non metterti le mani addosso con quel costume''
Ridacchiai.
''Ah ti fa ridere?Adesso te la faccio pagare io''mi minacciò ridendo.
Mi prese in braccio e mi buttò in acqua senza preavviso.
Annaspai per qualche secondo ma lui mi prese la mano e mi riportò sul suo petto.
''Ehi, non me lo meritavo questo''sputacchiai guardandolo male.
Lui mi fece la linguaccia.
''Posso salire sulle tue spalle?''chiesi timidamente.
''Pesi troppo''mi prese in giro.
Lo guardai storto.
''Sto scherzando, tesoro''sussurrò. Si rese conto di quello che aveva detto un attimo dopo.
Lo vidi arrossire la prima volta nella mia vita.
''Ehm dai fammi salire''mormorai imbarazzata.
Lui si abbassò e in un attimo fui alta più di due metri e mezzo.
''Adesso farò una cosa che ti farà urlare''mi avvisò Alessandro. Prima che avessi il tempo di dire qualunque cosa prese a correre fuori dall'acqua a tutta velocità.
Iniziai a gridare per paura di cadere, cosa che alla fine accadde. Per fortuna caddi sopra di lui sulla sabbia.
Iniziammo a ridere senza riuscire a smettere e ci riempimmo di sabbia ovunque.
Rotolai di nuovo sul suo petto e gli sorrisi senza dire nulla.
''Hai mai fatto l'amore sulla spiaggia di notte?''mi chiese Alessandro con voce roca.
''No''
''Un giorno lo proveremo''sussurrò con evidente sforzo.

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Capitolo 20
*** Coincidenze o Destino? ***


''In poche parole questa è la situazione''ricapitolai.
Mi accorsi improvvisamente di aver parlato a voce troppo alta dato che metà ristorante si era girato a guardarmi.
''Io credo che dovresti scegliere Matteo''disse Rebecca di punto in bianco.
Metà del gentile pubblico si girò improvvisamente verso di lei continuando a seguire la conversazione.
Intercettai gli sguardi di molti di loro e si girarono ai loro tavoli facendo finta di nulla.
''Perchè?''chiesi poi.
''Io non credo a questi amori così passionali e distruttivi. Avanti, siamo state cresciute con libri che parlavano di questi amori incredibili che ti fanno battere il cuore dal primo giorno in cui ci si incontra fino all'ultimo, che combattono senza sosta facendosi solo del male e poi all'improvviso: lieto fine.
Per non parlare dei film; colpo di fulmine, amore impossibile, tradimenti, morti e poi:lieto fine. Siamo realisti! Queste cose nella realtà non succedono''
''L'ho pensato anche io... E se fossi semplicemente innamorata dell'idea dell'amore che mi son fatta nella mia testa?''
''Noi ragazze facciamo sempre così, anzi più in generale noi sognatori romantici. Ascoltami bene, l'amore è tutti i giorni, è rendersi conto che il cuore non ti batterà sempre all'impazzata ogni volta che lo vedrai come la prima volta. L'amore è anche qualche volta non aver voglia di vederlo! L'amore è qualcosa di molto più concreto di come ce lo hanno sempre proposto''
Morgana guardò malissimo Rebbi poi si voltò verso di me.
''Sul serio la stai a sentire? Cosa ti aspetti di sentire da una che da quando ha compiuto 19 anni è praticamente sposata?''borbottò facendole la linguaccia.
''Io ho imparato col tempo cosa voglia dire amare veramente. In 6 anni di relazione ho semplicemente concepito un'idea più matura dell'amore delle piccole cottarelle adolescenziali. E questo non vuol dire che non abbia dovuto fare le mie battaglie''rispose piccata Rebbi.
''Sì, ma esiste l'amore di cui parla Tori. Io l'ho visto, conosco un sacco di gente che ancora lo vive in questo modo così intenso. Non sono molte d'accordo, ma questo amore esiste''rispose Morghi.
''Perciò Morghi, tu mi consiglieresti Alessandro?''
''Aspetta quello che voglio dire non è questo...Io penso che non dovresti scegliere Matteo solo perchè ti sembra più facile, perchè combatteresti di meno. Non penso che siano i presupposti giusti. E se un giorno ti svegliassi capendo di aver perso il tuo grande amore per paura o semplicemnte perchè preferivi accontentarti?''
Sentii un groppo in gola e lo tirai giù. In effetti era quello il mio timore più grande.
''Io sono d'accordo con lei''sentii sussurrare dalla signora del tavolo dietro di noi. Alzai gli occhi al cielo.
''Perciò mi stai dicendo di lottare?''chiesi ancora alla mia amica.
''Non ti sto dicendo nemmeno questo. Ti dico solo: fermati, rifletti a lungo e non prendere decisioni avventate. Okay ti dico cosa farei io; io mi prenderei una pausa da entrambi e per un po' starei sola. Forse allontanadoti capiresti chi dei due veramente non può mancare nella tua vita, di chi dei due hai avvertito di più la mancanza''
Il ragionamento filava, ma non osavo nemmeno immaginare cosa avrebbe voluto dire staccarmi da entrambi in quel momento. E poi volevo ancora dare ad Alessandro la possibilità di finire il tempo che ci era rimasto.
''Morghi non ti facevo così sentimentale!''la prese in giro Rebbi.
''Solo perchè a me non interessa avere un ragazzo non vuol dire che non possa essere romantica anche io''borbottò lei.
''Comunque Tori, ovviamente fai quello che ti senti. I consigli in amore sono tutti così personali che non ne esiste veramente uno giusto'' mi disse Rebecca.
''Non ci crederete ma mi avete incasinata ancora di più''ridacchiai.
''Adesso basta parlare d'amore, il mio livello massimo è stato raggiunto''decretò Morgana ridacchiando.
''Giusto, soffochiamoci nella pizza'' rise Rebecca.


''Questa pizza senza glutine è la migliore che abbia mai mangiato''annunciai massaggiandomi la pancia dopo aver finito di mangiare.
''Dovresti venire più spesso qui''mi disse Rebecca facendomi la linguaccia.
Il cameriere venne a portarci il conto e dopo aver pagato, decidemmo di andare a prenderci un gelato.
''Signorina, scusi il disturbo, il cuoco vuole sapere se ha gradito la pizza''disse cortesemente il cameriere mentre andavamo via.
''Oh sì glielo dica pure, mai mangiata pizza per celiaci migliore di questa!''
''Le posso chiedere un favore? Passerebbe a dirglielo di persona? Sa le pizze senza glutine sono sempre un rischio perciò quando un cliente è soddisfatto e lo comunica al cuoco la qualità del servizio migliora''
Sorrisi alle mie amiche e le pregai di aspettarmi fuori, dopotutto ci avrei messo un attimo.
Il cameriere, un tipo basso e molto magro, mi fece strada fra i tavoli fino alle cucine.
Se avessi dovuto descrivere un girone infernale dantesco, avrei menzionato le cucine delle pizzerie.
Un ragazzo di spalle stava fischiettando una canzoncina mentre modellava la pasta della pizza, un altro ragazzo stava tagliando una mozzarella e dei pomodorini freschi e un altro ancora stava riempiendo di olio un'enorme bottiglia.
La canzoncina che fischiettava il ragazzo della pasta mi era terribilmente familiare ma non capivo perchè. All'improvviso mi venne l'illuminazione; era Shape of you!
''Ale, ti ho portato la cliente celiaca pronta a darti il suo feedback positivo''esclamò il cameriere basso.
''Sì confermo, davvero buona! Croccante al punto giusto, proprio come piace a me'' dissi con un gran sorriso.
Il ragazzo si voltò di scatto e mi piantò gli occhi addosso. Una scarica di adrenalina mi attraversò fino alle punte dei piedi: era Alessandro.
''T-tu cosa ci fai q-qui?''balbettai.
''Potrei dirti la stessa cosa, io qui ci lavoro, sai!''rispose piccato.
''Io non ci posso credere...Spunterai anche dal cesso di casa mia d'ora in poi?!''esclamai esasperata.
''Voi...vi conoscete?''chiese il cameriere guardandoci con circospezione.
''Abbastanza''dicemmo all'unisono.
''Per quanto ne so potresti essere stata tu a pedinarmi''insinuò scocciato Alessandro per le mie accuse.
Alzai gli occhi al cielo.
''Io ero rimasta ferma al fatto che ti avessero licenziato dal ristorante'' sibilai incrociando le braccia.
I nostri sguardi si incrociarono e sono sicura che la stanza avrebbe preso fuoco da quanto erano roventi in quel momento. Eppure... nello stesso momento in cui si scontrarono avvertii una fortissima voglia di baciarlo.
Intrecciai le braccia dietro la schiena per trattenermi ma arrossii.
''E ora perchè arrossisci?''mi chiese stupefatto.
''C'è troppo caldo qui, sto morendo. Credo che me ne andrò. Comunque complimenti per la pizza''sbottai seccata che se ne fosse accorto.
Mi girai e feci per uscire.
''Toripomodoro ferma lì''urlò prima che uscissi.
Mi bloccai all'istante e rimasi in attesa.
''Sto per finire, mi aspetti?'' chiese con un tono pieno di aspettative.
Nelle cucine calò il silenzio e tutti smisero di fare ciò che stavano facendo, come se il tempo stesse trattenendo il respiro.
Annuii senza voltarmi e uscii dalle cucine.
Appena aprii la porta notai che anche nella sala era sceso uno strano silenzio e capii di aver parlato ad alta voce ancora una volta. Dai sorrisi che mi indirizzarono tutti, capii che mi appoggiavano. Mi sentii estremamente imbarazza ma sorrisi a mia volta.
''Beh, ci hai messo un sacco! Carino il cuoco?''fece Rebecca appena mi vide uscire.
''Ragazze, io iniziò a pensare che qualche forza misteriosa stia cercando di dirmi qualcosa. Dopo un paio di volte inizi a non credere più alle coincidenze ma al Destino''sussurrai.
''Di che diavolo parli?''mi chiese Morgana con la sua proverbiale schiettezza.
''Ora vi racconto...Rebbi non credo che rimarrò a dormire da te stanotte'' dissi indirizzandole un sorriso perso.

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Capitolo 21
*** Un 'ti amo' sussurrato. ***


Ho sempre immaginato l'anima come una piccola sfera, situata a metà fra il cervello ed il cuore, perfettamente divisa in due, come lo ying e lo yang. In ogni periodo della mia vita mi sono immedesimata in una parte della mia anima e allora credevo di essermi completamente calata nello yang. Credevo che amare Alessandro fosse come cercare a tastoni nell'oscurità quella piccola parte di buono che c'era in lui, quella piccola parte di buono che c'era in noi. Ma più mi addentravo nella sua oscurità, più scoprivo che il buio mi faceva sentire molto più a mio agio della luce.
Il buio occulta, rivela, conserva o spaventa, proprio come il tempo.
''A che pensi, amore?''mi chiese Matteo scrutando nei miei occhi alla ricerca dei miei pensieri.
''Nulla, stavo divagando, come di mio solito''mormorai ridacchiando di me stessa.
Matteo mi accarezzò una guancia e mi sorrise.
''Mi piaci pensierosa''sussurrò guardandomi ancora negli occhi.
''Ma se sembro un'allocca! Sai, avevo delle amiche che mi prendevano in giro una volta per questo. Mi chiamavano 'Tori nel paese delle meraviglie''' ''Perchè una volta? Poi hanno smesso di farlo?''
''No, poi abbiamo smesso di essere amiche''
''Non mi hai mai raccontato cosa è successo fra te e le tue vecchie amiche''
Mi misi seduta e mi voltai verso il cielo, oscurandomi. ''Non mi va di parlare di quel periodo della mia vita''sussurrai.
Matteo si mise a sedere come me e mi cinse le spalle con un braccio.
''Forse parlarne ti aiuterebbe a superarlo''.
Sorrisi mestamente, certe cose non si possono superare.
''Parlarne mi ricorda com'ero allora e ancora oggi, dopo più di cinque anni, ancora non riesco a perdonarmi certe cose''
''Va bene amore, quando vorrai parlarne io sarò qui''disse Matteo accarezzandomi la schiena.
Mi voltai verso di lui e lo scrutai con attenzione per qualche minuto.
''Sicuro di volerlo sapere? Potresti perdere la stima che hai di me'' lo avvertii.
''Poche cose potrebbero, ora come ora, farmi perdere la stima nei tuoi confronti''
Mi voltai nuovamente verso il cielo e iniziai a raccontare per la prima volta la triste storia che mi aveva cambiata.
''Avevamo 13 anni quando siamo diventate amiche. Lei aveva appena perso sua madre e con lei se n'era andata anche una parte di sè. Cercava certezze, cercava pilastri su cui appoggiarsi, e io ero esattamente ciò che faceva al caso suo. Le volevo bene genuinamente, come si vuol bene ad una sorella o ad una figlia, senza pretese, senza limiti. Le davo tutto, il mio tempo, il mio affetto, la mia vita. E' stato straziante vederla cambiare ogni giorno, trasformandosi sempre in peggio e non poter fare nulla per aiutarla. Io ero scomparsa, ero diventata una parte di lei. Non avevo più amici, litigavo con la mia famiglia per lei, ma il culmine lo ha raggiunto quando ha fatto di tutto perchè lasciassi il mio primo ragazzo. Poi ha iniziato a controllarmi, a spiarmi. Credeva che le nascondessi qualcosa e con il tempo ho iniziato a farlo davvero. Avevo paura di lei, di dire, di fare, o di vestire la cosa sbagliata. Lei controllava la mia vita. A peggiorare le cose era stato l'arrivo di un'altra amica, che inizialmente mitigava la sua ossessione per me, con il tempo ne è diventata parte. Alla fine non sono stata in grado di avere con loro un confronto, le ho pugnalate alle spalle, da vera codarda. Adesso per me non è ancora facile essere me stessa, sento addosso i loro occhi e i loro giudizi, e non riesco a vivere liberamente. In più le relazioni che avevo intrapreso fino a quel momento avevano alimentato in me la sensazione di essere sbagliata, o di non essere abbastanza per nessuno''
''Amore, so che può sembrare banale, ma non è colpa tua. Dovresti smettere di angustiarti una volta per tutte. E poi la vera te, quella che nascondi con tanta cura, è davvero unica e meravigliosa. C'è una cosa che volevo dirti sabato, durante la nostra fuga romantica post sessione, ma ora sento che è arrivato il momento giusto''
Lo scrutai con curiosità.
''Io...penso proprio di essermi'' sussurrò, ma venne interrotto da Gianmarco, il suo migliore amico.
''Ehii piccioncinii! Vi abbiamo trovati finalmente''esclamò dandogli una forte pacca sulla spalla.
''Che tempismo''borbottò Matteo.
''Ho interrotto qualcosa?''
Arrossii.
''Nulla, tranquillo''lo rassicurai.
''Dal colore della tua faccia non si direbbe''rispose alzando un sopracciglio.
Alzai le spalle.
''Io e Ilenia ci chiedevamo se aveste voglia di fumarvi una sigaretta con noi''
''In realtà stavamo facendo un discorso serio''borbottò ancora Matteo.
''Avanti fratello, continuate dopo a limonare''lo prese in giro Gianmarco.
Ridacchiai imbarazzata.
''Oh d'accordo, fumiamocela''concesse Matteo con un po' di stizza. Gli presi la mano per consolarlo e lui me la strise con dolcezza.


''Finalmente soli''sospirò Matteo dopo che se ne furono andati.
''Già''sorrisi.
''Ciò che volevo dirti prima è che credo di am...''
''Tori, Matteo! Non ci credo, stavo proprio cercando voi!'' disse Rebbi spuntando all'improvviso.
''E tu che ci fai qui? Come mai non sei a studiare?''la presi in giro.
''E' proprio per questo che vi cercavo! Avete ancora i libri per l'esame di letteratura italiana?''
''Credo di sì perchè?''
''Potresti vendermeli? Lo devo dare fra qualche mese e voglio iniziare subito''
Con la coda dell'occhio vidi Matteo alzare gli occhi al cielo e gli diedi un colpetto impercettibile col piede.
''Ma certo Rebbi, te li regalo pure se vuoi!''ridacchiai.
''Grazie!! Mi salvi la vita! Comunque andiamo a prenderci un caffè? Ho un'oretta libera e così ne approfittiamo per parlare se vi va''
''In realtà...''iniziò Matteo, ma io gli diedi un altro colpetto.
''Certo, va benissimo''sorrisi, beccandomi un'occhiataccia dal mio ragazzo.
La verità era che avevo capito benissimo cosa volesse dirmi e mi terrorizzava il fatto che lo stesse per dire. Non ero ancora pronta.


ATTENZIONE!!!

Scusate l'immenso ritardo ragazzi, purtroppo non potevo aggiornare perchè sono stata per molti giorni in un luogo in cui non prendeva la connessione

Spero che continuerete a seguirmi, io nel frattempo vi lascio questo mini capitolo con la promessa che tornerò ad aggiornare come un tempo!

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Capitolo 22
*** Sudore afrodisiaco. ***


''Quindi adesso che esami devi dare?''mi chiese Vane mentre finivamo il nostro riscaldamento pre-corsa.
''Glottologia e Storia Greca...Non me lo ricordare! Ho una certa ansia...''
Vane mi fulminò con lo sguardo. ''Dici così ogni volta e poi li passi sempre con voti alti!'' mi prese in giro.
''Ti ricordo che...''
''Che ti hanno già bocciata in Storia Greca, sì me lo ricordo. Lo dici sempre. Ed è proprio per questo che ora prenderai il massimo!''
''Mi piace il tuo ottimismo''
''Sai benissimo che non si tratta di ottimismo ma di realismo''borbottò alzando gli occhi al cielo.
''Hai poco di cui scocciarti, ipocrita! Tu fai la stessa cosa''la punzecchiai dandole una spintarella.
Lei ridacchiò. ''Ma non è veroo!''
La guardai sorridendo e scossi la testa.
''Un giorno lo racconterò ai tuoi figli quando ti vanterai della tua preziosa laurea in lettere che sei stata bocciata in Storia Greca''continuò.
''Ehiii l'amicizia ha il segreto professionale della psicologa, lo sai?''
Vane alzò gli occhi al cielo.
''Beh, bando alle ciance. Direi che è ora di iniziare la nostra corsa''
''Io ero pronta anche mezz'ora fa''rispose facendomi la linguaccia.
''Quindi ti sei divertita a guardarmi fare il riscaldamento tutto questo tempo?''
''Mi sembra ovvio. Sei tu il maschio della coppia, sei tu che devi faticare''
Risi e le feci la linguaccia a mia volta.
''Hai con te il doublejack?''le chiesi.
''Certo, anche se non sono ancora convinta che sia una cosa intelligente ascoltare musica nello stesso cavo mentre corriamo''
''Uff, non fare storie! Io no corro se non c'è musica. E poi...ho tante belle canzoncine da farti sentire!''
''Io ho paura''
''Corri''la spronai ridacchiando.
Presi il mio cellulare e cercai una canzone adatta. Mi passò sotto gli occhi 'A Tribe Angel Called Red' e un flashback mi offuscò lo sguardo.
La canzone che mi aveva dato coraggio la prima volta che uscii con Alessandro.
Sorrisi e dopo un ultimo attimo di incertezza cliccai 'play'.



Mentre corro non penso. Ecco perchè adoro farlo quando una circostanza della vita mi tortura. E' come mettere in standby il mondo, la vita, le persone, i pensieri, solo per qualche ora. All'epoca lo facevo spesso, ma cercavo di non andarci troppo da sola. Correre da sola mi avrebbe portato a ricordare quando lo facevo precedentemente dopo il periodo lavorativo e il tragico incontro-scontro con Alessandro. Mi sfiancavo terribilmente, a volte piangevo mentre correvo. Poi tornavo a casa ed ero stranamente pacata, un po' sollevata.
E poi mi piace costringermi a finire quel giro che non riesco a fare, mi piace superare i miei limiti.
Guardai intorno a me nel parco e analizzai le persone che si godevano il fresco all'ombra.
Bambini festanti, del tutto ignari della fatica di vivere. Vecchi tristi, carichi di rimpianti e delusioni che pesani sul cuore. Ma anche vecchi festanti, così simili ai bambini, ma del tutto consapevoli della fatica di vivere. Coppiette scoppiettanti che, travolte dalla passione, non riuscivano a levarsi mani e occhi di dosso. Un gatto che giocava coi lacci delle scarpe di un ragazzo solo e con un'aria molto triste, due amiche che ridevano come pazze.
Tutto questo non mi apparteneva. Tutta la mia vita era incentrata su un amore che non comprendevo, su un dilemma insolvibile e amletico.
Una vibrazione mi scosse da quei pensieri e controllai di sfuggita il telefono.
'Non pensavo fossi una tipa sportiva' lessi nellla chat di Alessandro. Sbuffai, era già arrivato.
'Non sai tante cose di me. perchè sei già qui? Non dovevamo vederci alle otto?'risposi guardandomi intorno freneticamente.
''Tutto ok?''mi chiese Vane alzando un sopracciglio.
''Sì, solo che è arrivato''
''Ah, okay. Dai finiamo questo giro e poi ti lascio libera''
''Certo''risposi.
'Alla tua età dovresti saper leggere l'orologio. Comunque sono sdraiato in una panchina e ti guardo'.
'Ho quasi finito, potresti anche aspettarmi fuori'
'Mi piace guardarti sudata e con la lingua a terra'
'Sei il solito stronzo'
Finimmo il giro e lo vidi avvicinarsi da lontano.
''Io vado Tori, magari ci vediamo in questi giorni?''mi disse Vane.
''Sì, teniamoci in contatto anche perchè così magari studiamo Glottologia insieme''dissi facendole l'occhiolino.
''Vedremo...Cosa non si fa per amicizia!''
La abbracciai e la guardai andar via un po' riluttante, sapevo che non avrebbe mai voluto lasciarmi con lui ma rispettava le mie scelte.

''Quella è l'amica di cui mi hai tanto parlato?''disse Alessandro venendomi incontro.
''Quella chiami le tue amiche. Lei è Vane e sì è lei l'amica''sbottai infastidita.
''La corsa non ti aiuta a scaricare molto mi sa, ti vedo nevrotica come sempre''
Lo fulminai.
''Invece sono calmissima, è la tua presenza che mi agita''
''Questo già lo avevo capito''sussurrò venendomi più vicino e sfiorandomi il collo con una carezza.
''Credo che prima di uscire ti toccherà aspettarmi, ho bisogno di una bella doccia''
''Oh non ci pensare neanche, voi donne ci mettete una vita a lavarvi''
''Non pensarci tu, non vado pazza per il profumo di sudore e scommetto nemmeno tu!''risposi avvicinandomi ancora di più.
''Ne sei proprio certa?''chiese Alessandro, con uno scintillio malizioso dello sguardo che avrebbe dovuto mettermi in guardia.
Purtroppo non anticipai le sue intenzioni, e quando mi abbracciò con foga, mi colse completamente alla sprovvista. Le sue mani mi accarezzarono con forza ma anche con gentilezza le braccia e le spalle, scivolando leggere sulla pelle umida. Fui percorsa da un brivido e sollevai gli occhi per guardarlo.
''Non trovi che sia il più afrodisiaco dei profumi?''mi chiese Alessandro curvando la testa e baciandomi sul collo. ''Su di te, poi, è addirittura irresistibile...''
Repressi un gemito e feci scivolare a mia volta le braccia attorno ai suoi fianchi per aumentare la pressione dei nostri corpi. La tensione era fortissima ed aumentò ancora di più quando Alessandro s'impadronì delle mie labbra, così non riuscii a trattenermi dal muovere sinuosamente i fianchi contro il so corpo.
A un tratto, quasi bruscamente, lui si ritrasse con un mormorio roco.
''Tori, ho sempre sognato di fare l'amore circondato dal verde, ma non alla presenza di così tanti bambini ingenui''scherzò.
Sussultai, rendomi improvvisamente conto di dove ci trovassimo.
''Oh''mormorai, portandomi la mano sulla bocca.
''Che cosa ne diresti di riprendere il discorso  in macchina?''
Scossi la testa, stentando a capire le sue parole.
''In m-macchina? NOn avevi proprosto di andare a cena?''
Lui ridacchiò.
''L'avevo proprosto, ma adesso speravo in qualcosa di più. Comunque, mi accontenterò. Su vieni, ti porto a casa così ti fai una doccia''.

Mentre le gocce cadevano calde sul mio corpo teso ripensai all'episodio di poco prima. Per fortuna il mio cervello aveva ripreso a connettere e anche la mia mente non era più annebbiata come prima. Lucidamente realizzai quanto lo desideravo e una fitta laggiù me lo ricordò ancora più insistentemente.
Ma sapevo che sarei riuscita a controllarmi, anche perchè sapevo che Alessandro mi aveva voluta solo per il sesso in passato, e non avevo intenzione di dargliela vinta in nessun modo. Sospirai. Eppure la prospettiva mi atterriva.

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Capitolo 23
*** *Flashback* ***


*Throwback to 4 years ago*
Mi accascio sulla sua macchina e riprendo fiato mentre lo aspetto arrivare
.'' Per questa volta hai vinto tu, Melanzana''
''Fumi troppo e mangi troppe schifezze per battermi''rispondo facendogli la linguaccia
. ''Però ti vedo abbastanza stremata stavolta''dice facendomi il solletico sulla pancia
Mi dimeno e ridacchio senza controllo
. Restiamo qualche istante in silenzio persi nei nostri pensieri. Io personalmente so cosa farò. Ho deciso. Per una volta nella mia vita sono sicura. Sono innamorata. Difficile spiegare come ci si senta, anche ora al solo pensiero sorrido come una stupida
. Ridacchio di me stessa ricordando quando avevo paura di uscire con Alessandro per la prima volta. Ancora non potevo sapere di aver trovato la mia anima gemella
. ''Che c'è da ridacchiare?''mi chiede interrompendo il filo dei miei pensieri
. Non è ancora il momento giusto
. ''Pensavo a tutte le arie che ti dai prima di sfidarmi e alla tua espressione ferita che appare puntualmente quando ti distruggo''lo prendo in giro
. ''Frequentarmi ti sta facendo diventare proprio una stronzetta''replica facendomi l'occhiolino
. ''Prendo ispirazione solo dal migliore''
''Ti picchio''ride e ricomincia a farmi il solletico
. Prende le mie mani e se le porta dietro la testa, poi si avvicina pericolosamente al mio volto
. Mi fissa negli occhi e un sorrisetto malizioso gli curva le labbra
. ''E adesso? Posso farti qualsiasi cosa, sei sola con il lupo cattivo nel bosco''
Lo guardo negli occhi e sorrido senza dire nulla. I cattivi sono sempre stati i miei preferiti
. ''Non cerchi neanche di dimenarti? Sei proprio un'agnellina''mi prende in giro ridacchiando del mio rapimento
. ''Non voglio liberarmi''sussurro senza guardarlo negli occhi
. ''Un giorno vorrai liberarti di me, fidati Melanzana''sussurra a sua volta tornando serio
. ''Non succederà mai''rispondo subito pronta
. Lui sorride e mi lascia andare le mani
. ''Aspetta   voglio fare una cosa'' dice continuando a sorridere
. Lo guardo incuriosita frugare in tutti gli sportelli della sua macchina finchè finalmente non tira fuori una lunga cordicella marrone
. Mi guarda con aria maliziosa e si avvicina sempre di più. Probabilmente legge l'incertezza nei miei occhi perchè ridacchia
. ''Non voglio farti nulla Tori, vieni qui''
. Mi tranquillizzo all'istante e mi avvicino a mia volta
. ''Dammi un polso''
Gli avvicino il polso destro e attendo. Avvvolge la cordicella per otto volte nel mio polso e l'annoda
. ''Con questa non potrai più liberarti di me''sussurra fra il giocoso e il serio mentre mi guarda negli occhi
. Suona come una minaccia, ma non ha importanza Se fosse per me vivrei altre mille vite uguali se avessi la certezza di averlo ogni volta al mio fianco
. Sorrido
. ''Sai... Ale, ti dovrei dire una cosa''sussurro E' arrivato il momento
. ''Anche io Melanzana, scommettiamo che è la stessa?''
Sento il mio cuore gonfiarsi di felicità. Allora mi ama anche lui! Sorrido raggiante e annuisco
. ''Ok, dillo prima tu''esclamo al culmine della gioia
. ''Conosco quel sorriso. Vuoi andare alla Mc a prendere le schifezze che piacciono a noi''
La delusione mi si conficca nei polmoni e per un attimo non riesco a respirare
. ''Ehi Tori, ho indovinato?''
Sorridere mi costa molta fatica ma alla fine ci riesco
. ''Come sempre''rantolo senza guardarlo
. ''Non fare così, ti prometto che la prossima volta ti preparo io la pizza''
Mi illumino di colpo
. ''Davvero lo faresti?''
''Dimentichi che sono un ottimo pizzaiolo, vero? Figuriamoci se non cucino la pizza per bimbi speciali alla mia Melanzana''
Sorrido e gli mando un bacio con la mano
. Lui prende la mia mano e la mette nel cambio. Questo gesto così familiare e così inaspettato mi fa venire un brivido in tutto il braccio e mi regala un sorriso ebete
. Al semaforo non riesco mai a guardarlo, perchè spesso si gira e mi ruba un bacio e non vorrei che pensasse che me lo aspetti obbligatoriamente
. Oggi è particolarmente carino con me. Non capisco. Alla fine il bacio me lo da e io arrossisco come sempre, ma lui non può vederlo perchè sono al buio
. Sorrido fra me e me, oggi è il giorno giusto
.


Gli accarezzo piano la testa e mi agito tantissimo. Ha l'orecchio poggiato sul mio cuore e questo vuol dire che sente perfettamente quanto batta freneticamente
. ''Non mi dici mai nulla di carino''sussurra con le labbra che mi sfiorano la pelle
. ''Ho paura di dirtele''
''Perchè?''
Le parole mi si incastrano in gola e non riesco a dire nulla per qualche minuto
. Respiro pesantemente
. ''Il fatto è che   ho paura di affezionarmi troppo a te''sussurro tutto d'un fiato
. Lui non dice nulla così ricade il silenzio su di noi
. ''Sei morbida''mormora dopo un po' stringendomi di più
. I nostri corpi nudi a contatto fanno uno strano effetto, il mio è pallidissimo al limite del ceruleo e il suo è abbastanza abbronzato. Formiamo un curioso ying e yang
. ''Mi piace un sacco tenerti stretto in questo modo''sussurro nel suo orecchio inchinandomi leggermente
. Alessandro alza piano la testa e la volta per guardarmi bene
. ''Questa frase mi è piaciuta''risponde e mi premia con un bacio
. ''Spero che questi giorni non finiscano mai''continuo incoraggiata dal successo
. Lui non risponde
. Si alza leggermente e inverte le nostre posizioni, ora sono io quella sdraiata sul suo petto
. ''Tori c'è una cosa che ti devo dire''
Capisco subito che c'è qualcosa che non va, non so perchè
. ''Dimmi''
''Io non voglio farti del male''
''Non capisco''
''Non sei l'unica ragazza che frequento, mi sembrava giusto dirtelo prima che ti affezionassi troppo''
Il mio cuore va in frantumi, li sento cadere uno ad uno. Sento qualcosa che cerca di uscire fuori, una forza sconosciuta che mi esige di lasciarla passare
. Mi infilo al volo la maglietta e la gonna e scappo fuori dalla macchina
. Rimango qualche istante fuori e il freddo mi pizzica il volto dandomi una svegliata
. Un urlo lacerante mi spaventa, mi guardo intorno ma non c'è nessuno oltre a lui. Capisco con orrore di essere stata io a emanarlo
. ''Tori, tutto bene?''dice Alessandro uscendo fuori dalla macchina e venendomi incontro con le braccia aperte
. ''Non toccarmi'urlo fuori di me
. ''Non fare così''dice cercando ugualmente di avvicinarsi
. ''Io torno a casa''esclamo e mi metto a correre verso la strada
. ''Tori sei impazzita? Sei distante una quarantina di chilometri e qui le macchine sfrecciano'' mi urla dietro, ma io non lo ascolto
. Faccio qualche metro di strada e vedo che mi sta seguendo, accelero quanto posso e lui si imbottiglia in una coda
. Non voglio vederlo mai più Mi passo una mano sugli occhi per raccogliere le lacrime e continuo a correre
. Non vedo più nulla. Una macchina mi sfreccia ad un millimetro ma non me ne accorgo. Dopotutto prima o poi si deve morire, no? Cerco di attraversare la strada ma non vedo una macchina nel senso opposto e per un attimo la morte mi saluta soddisfatta. Ma è solo un attimo, la macchina inchioda e scopro che è proprio la Mito bianca
. Alessandro scende dall'auto e mi trascina dentro
. ''Sei proprio pazza''sbotta una volta che sono dentro
. Non gli rispondo e guardo fuori dal finestrino
. ''Ti va di parlare come persone normali?''
''Voglio tornare a casa, Alessandro''
Per tutto il viaggio non dice nulla e io singhiozzo cercando di non farmi sentire
. Finalmente arriviamo nella mia via e faccio per aprire il finestrino ma lui mi blocca il braccio
. ''Aspetta, Tori... Quello che volevo dirti è che loro mi vogliono davvero. Tu non mi hai mai dimostrato nulla e io non ho mai capito se effettivamente provassi qualcosa per me''
Chiudo gli occhi e cerco di non ascoltare le sue parole
. ''Dimmi qualcosa''mi implora tenendomi il braccio
. ''Quante?''
''Cosa?''
''Quante sono?''chiedo con la voce che si spezza
. ''Che importanza ha?''sento la sua voce incrinarsi dall'imbarazzo
. ''Hai ragione, nessuna. Comunque credo di non volerti vedere mai più''dico divincolandomi dalla sua stretta e guardandolo dritto negli occhi
. ''Non dire così... ''
''Vuoi che ti dica quello che provo per te? Io ti odio. Hai visto? Sono riuscita a dirtelo guardandoti negli occhi'' sussurro con tutto il veleno che riesco a mettere nella mia voce
. ''Tori... ''sussurra a sua volta mentre chiudo la portiera della macchina
. Qualcosa è rimastro incastrato nella maniglia. Mi volto e scopro che è quello stupido braccialetto che mi ha messo qualche ora prima. Tiro forte nella speranza di strapparlo ma resiste e si sfila dalla maniglia senza rompersi. Poco male, lo taglierò a casa, insieme a tutte le foto e i ricordi di Alessandro.

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Capitolo 24
*** Guardami negli occhi. Giochi? ***


''Che ti è successo? Chi sei tu?'' disse Alessandro quando entrai nella Mito.
''Guarda che solo perchè non mi sono mai vestita elegante per uscire con te non vuol dire che non lo sappia fare anche io''borbottai senza guardarlo.
''D'accordo ma pensavo fossi quel tipo di ragazza che:'Mi vesto alternativa perchè fa figo'''
''Allora non hai mai capito nulla di me''sibilai.
Ho sempre odiato le battute sul mio modo di vestire. Non sono mai stata convenzionale, e allora?
Alessandro si sporse a sfiorarmi una coscia con la mano e sentii subito una scarica di brividi accarezzarmi la pelle.
''Sarà molto difficile resisterti oggi''mormorò non mollando il mio sguardo.
''Non puoi fare così quando mi sto arrabbiando con te''sospirai disperatamente.
Alessandro fece il solito sorriso pirata e mi mise una mano dietro la nuca avvicinando il mio volto al suo.
''Sei ancora arrabbiata, Toripomodoro?''mormorò alternando gli sguardi dalle mie labbra ai miei occhi.
''I-io...S-sono arrabbiatissima''sussurrai poco convinta.
''Mmm...E se faccio così?''disse accarezzandomi la base del collo lentamente e osservando tutte le mie reazioni.
Chiusi gli occhi quasi impercettibilmente.
''Mmm...''mugugnai.
''Cosa?''rispose divertito.
''Sì, volevo dire sì''mi ripresi un poco.
''E se ti baciassi?''
''Non farlo''sussurrai sempre meno convinta.
''Altrimenti?''
''Te ne pentiresti''mormorai ma la mia voce si incrinò a metà.
Le sue labbra si incollarono alle mie e persi completamente la ragione. Le mie mani corsero al suo collo prima che potessi capire cosa stesse realmente succedendo. Lui mi attirò a sé in un abbraccio appassionato e portò di nuovo le mani sulla mia nuca, intrecciandole infine fra i miei capelli e tirandomeli leggermente.
Non capivo più nulla. Una sua mano prese ad accarezzarmi tutto il corpo e mi riscossi un pochino.
''Ehi, mi hai morso''protestò Alessandro staccandosi di colpo ma non del tutto da me.
''Te lo avevo detto che ti saresti pentito''ridacchiai accarezzandogli il labbro morso con un dito.
Alessandro guardò prima il dito poi me e nei suoi occhi passò per un attimo un desiderio così violento da spaventarmi e mettermi su di giri allo stesso tempo.
''Okay, è il caso che andiamo altrimenti finisce molto male''borbottò quasi fra sé sciogliendo l'abbraccio.
Sorrisi fra me e me; anche io gli facevo un certo effetto.
Non avevo programmato di vestirmi particolarmente elegante quel giorno ma avevo aperto l'armadio e c'era un vestito che giaceva del tutto inutilizzato sul fondo. Era un vestito nero a tubino che aveva un corpetto ricamato in pizzo leggero e intarsiato da sottili fili rossi che intrecciandosi formavano dei ricami floreali molto delicati. Non l'avevo mai messo perchè quando lo avevo comprato le mie amiche di allora avevano detto che oltre a farmi sembrare grassa mi faceva sembrare una poco di buono e così lo avevo nascosto in fondo al mio armadio e alla mia vita.
Quel giorno però aprendo l'armadio mi ero resa conto di quanto fossi cambiata in quei quattro anni e di quanto provassi ribrezzo per quella Vittoria che si faceva dire sempre cosa fosse giusto, cosa non ci si dovesse mettere addosso.
Non c'era nulla di male in quel vestito, c'era qualcosa di male nei loro pensieri.


''Perciò il difetto di oggi sarebbe?''lo incalzai mentre spilucchiavo la mia insalatina di pollo.
''Prima di questo avrei una domanda''
''Spara''
''Da quando mi sei diventata una salutista che mangia l'insalatina al ristorante?''mi prese in giro Alessandro mentre addentava ferocemente la sua bistecca succulenta.
''Sto solo cercando di stare attenta alla linea''scherzai facendo la linguaccia.
Lui mi guardò severamente.
''Se dovessi veder sparire le tue guanciotte di un millimetro smetterei di uscire con te''annunciò solennemente.
Alzai gli occhi al cielo ma non riuscii a reprimere una risata.
''Ancora con questa storia delle guanciotte''
''Oh avanti, sono così ciccione''mormorò dandomi un pizzicotto sulla guancia.
''Non è divertente, quelle... cose hanno una vita propria''
''In effetti ora che sei magrissima si notano ancora di più. Sono bellissime''
Arrossii.
''Stai cercando di cambiare argomento?''gli chiesi per far sì che non se ne accorgesse.
''Qualcosa mi dice che è ciò che stai cercando di fare tu''
''Per nulla. Allora, questo difetto?''
''D'accordo. Il difetto di oggi è il più importante, il più grave''
''Okay, sono pronta''
''L'egoismo. Io non mi preoccupo mai per gli altri, prendo le decisioni basandomi unicamente sui miei desideri e capricci. Non rispetto mai gli orari perchè non mi importa del fatto che la persona ci possa stare male; non misuro le parole anche quando le questioni sono delicate perchè non mi importa di ferire nessuno. Questo mio difetto è impossibile da sopportare in una relazione, perchè non mi preoccupo nemmeno dello stato d'animo della persona che ho accanto, il mio benessere è sempre al primo posto''
Deglutii.
''Questo difetto in te lo avevo già notato, sai?''mormorai.
''Con te è stato peggio di egoismo. Perchè questo atteggiamento io lo ho con tutti, senza distinzione. Non lo controllo più, capisci?''
Annuii, non capivo dove volesse andare a parare.
''Bene. Con te è stato peggio perchè era volontario. Giocavo a farti del male. Avevo capito che stavi cercando stabilità, io cercavo qualcuno da punire per punire la mia ex e tu eri il mio animaletto indifeso''
Sentii il dolore raschiarmi la gola.
''Ti comporti così perchè non hai più amato nessuno dopo di lei. E non parlo solo di relazioni amorose ma di persone in generale. Hai perso la capacità di voler davvero bene a qualcuno, nessuno ti provoca lo sforzo di uscire da questo schema di protezione che ti sei creato''
''Non puoi farmene una colpa''
''Invece è colpa tua, Alessandro. Come sempre hai fatto il ragionamento più facile:' Mi hanno ferito una volta, perchè rischiare di nuovo?' E non basta, hai voluto vendicarti su una persona che sapevi non ti avrebbe mai fatto del male. Non capisci quanto sia grave la cosa? Ho sempre pensato di essere io la ragazza fragile e debole che tu tartassavi, che tornava sempre da te con il cuore infranto e la speranza negli occhi, invece sai una cosa? Sei tu, sei sempre stato tu l'anello debole''.
''Ora non è più così''sussurrò, messo alle strette.
''Ne sei sicuro? Adesso hai qualcuno di cui preoccuparti? Hai qualcuno di cui ti importi lo stato d'animo, hai qualcuno di cui t'importi la felicità?''
''Sì, sei tu quella persona''
''Non ti credo. E se stessi cercando di farmi lasciare con il mio ragazzo solo perchè pensi che io abbia trovato la mia felicità lontano da te?''lo accusai.
Alessandro si sporse nel tavolo e mi prese una mano. Cercai di divincolarmi ma lui la strinse.
''No, ascoltami Tori. Io sto impazzendo in questo periodo. Sul serio, non so cosa mi stia capitando. Sono sempre in pensiero per te, ho paura che starmi vicino ti possa far male, ho paura di star rovinando la tua vita per l'ennesima volta. A volte mi chiedo se sia giusto continuare a starti accanto quando lui potrebbe essere esattamente ciò di cui hai bisogno. Lui ti da quello che vuoi; comprensione, amicizia, dialogo, affetto...ma...''
''Ma lui non è te''sussurrai interrompendolo.
''Ma lui ti da un amore che non sai dargli tu''
Rimasi sbigottita.
''Che intendi?''
''Che tu non vuoi lui. Tu hai bisogno di metterti in discussione ogni giorno e di crescere superando gli ostacoli. A te le cose facili non piacciono, a te piace capire, scoprire, creare. Lui è terribilmente statico. Lui ti farà morire con il tempo, ti farà spegnere. Io voglio vederti brillare come stanotte tutti i giorni''
Alessandro mi fissò dritto negli occhi e seppi che stava dicendo la verità. Un nodo alla gola mi impedì di parlare per qualche secondo così lui continuò.
''E come se non bastasse, c'è un altro pensiero che mi distrugge se penso a te. Penso a te e lui e a tutte le cose che lui può avere ed io no. Non riesco neanche a respirare se penso di poterti incontrare mentre lo stai baciando, anche adesso...non...voglio pensarci. Perciò ti prego, non dirmi che il mio unico obbiettivo è farvi lasciare perchè sono geloso della tua felicità. Se fossi convinto che tu fossi felice ti lascerei andare''
Non mi aspettavo un discorso del genere, non mi aspettavo che provasse quelle sensazioni e quei sentimenti per me. Non sapevo cosa dire.
''Okay non dire nulla, non voglio una risposta''sussurrò dopo un po' e mi lasciò andare continuando a mangiare come se nulla fosse.


''A che pensi?''mormorò Alessandro mentre guardavamo le stelle sdraiati sulla nostra spiaggia.
I miei pensieri erano un intrico di sensazioni, emozioni e ricordi. Qualcosa di troppo imbarazzante da riferire e sicuramente di troppo profondo. Le sue parole avevano messo in moto troppi pensieri.
''Nulla di preciso. E tu?''
''Ti dirò ciò che penso quando lo farai anche tu''borbottò.
''E' troppo imbarazzante''
''Questo è sempre stato un problema fra noi. Non riusciamo a parlare, a comunicare''
''Ho sempre avuto paura che questo ci rendesse incompatibili''confessai.
''La verità è che tu nemmeno ci provi, Tori. Che paure hai? Ormai fra noi è successo di tutto''
''E' proprio per questo che ho paura ad espormi''
''Non puoi fare la paternale a me perchè faccio sempre il ragionamento più facile e poi fare lo stesso''
''La cosa è molto meno grave. Sai, io non ti ho trattato come un cane per un anno per puro, egoistico, divertimento''sputai velenosamente.
Il suo sguardo divenne subito di ghiaccio e smise di guardarmi. Me ne pentii all'istante.
''Okay, senti ho un'idea''esclamai allegramente voltandomi del tutto verso di lui.
Lui mi ignorò continuando a guardare le stelle.
Gli presi il volto tra le mani e lo voltai verso di me.
''Facciamo un gioco, si chiamerà: 'guardami negli occhi'. In pratica funziona così, cerchiamo di capire ciò che l'altro vuole dirci senza parlare, solo guardandoci negli occhi''
Lui alzò gli occhi al cielo ma non riuscì a reprimere un sorriso.
''Non funzionerà mai''
''Ci alleneremo, ogni volta che ci vedremo ne faremo quindici minuti''
''Uff, non posso offendermi con te se poi fai queste cose che ti rendono speciale''
Gli diedi un bacetto sul naso e finalmente lo vidi sorridere.
''Guardami negli occhi. Giochi?''mormorai fissandolo intensamente.
''Gioco''
Feci passare nei miei occhi tutta l'emozione del primo bacio che ci eravamo scambiati tanto tempo prima in quello stesso punto della spiaggia.
Le sue mani sul mio viso, i brividi sul mio collo, il cuore impazzito, la pelle sudata, il profumo della sua felpa. Quei ricordi sconvolsero anche me con la loro intensità.
''Stai pensando a un brivido''disse lui istintivamente.
''Fuochino''mormorai.
''Aspetta...Stai pensando ad un bacio''
Annuii sorridendo.
''Non pensavo ad uno qualsiasi, ma al primo''
''Il nostro primo?''
''Esatto. Ricordi? Era proprio qui''
''Ricordo...''
Sorrisi con dolcezza e mi parve quasi di vedere al nostro posto quei due ragazzi che eravamo allora baciarsi proprio qui, accanto a noi.

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Capitolo 25
*** Superare i propri limiti o le proprie regole? ***


''Perchè proprio un horror?'' chiese Fabio guardandomi inorridito.
''E' arrivato il momento di superare i nostri limiti e le nostre paure!''esclamai con entusiasmo.
Fabio mi guardò scettico.
''E vuoi farlo guardando un horror?''disse alzando un sopracciglio.
''Da qualcosa dovremo pure iniziare, no? 'Anche un viaggio di mille miglia inizia con un primo passo'''.
''Aspetta... Laozi?''
''Esatto, vedo che sei nello spirito giusto''dissi dandogli un pugnetto sulla spalla.
Fabio rise e mi guardò con ammirazione.
''E' bello avere a che fare con persone intelligenti''
''Dai, solo perchè mi ricordo qualche citazione a memoria non sono un cranio''
Fabio mi fulminò con lo sguardo.
''Non rompere. Piuttosto, ho qualche domanda da farti''
Mi sentii subito a disagio intuendo su cosa volesse andare a parare.
''Perchè non facciamo iniziare il film?''proposi con un sorriso forzato.
''C'è qualcosa di cui non mi vuoi parlare per caso?''
''No affatto. Però se ho capito di cosa vuoi parlare non sono molto in vena sinceramente''
''Solo una domanda''
''Sì Fabio, sto continuando ad uscire con Alessandro'' risposi prima che potesse dire qualcosa.
Lui fece un lungo sospiro.
''Vuoi spiegarmi perchè continui a farti del male? Cosa ci trovi in lui di così speciale?''
Mi presi qualche secondo per cercare le parole giuste e istintivamente guardai verso il braccialetto.
''Non so spiegartelo...''sussurrai.
''Parti da un esempio concreto''
''D'accordo, vuoi un esempio? Ogni giorno succede qualcosa che vorrei potergli raccontare solo per sentire la sua risata. Oppure mi capita di sorridere quando qualcuno pronuncia il suo nome o dice qualcosa che dice sempre lui. Mi giro fra la gente credendo di aver visto il suo volto in ogni passante. Quando esco dall'università mi guardo sempre intorno sperando che lui mi sia venuto a prendere''
''Oh avanti, queste sono scemenze da film, Tori... Sai anche tu che una relazione non si basa su queste cose''
''Non ho detto questo, sei tu che mi hai chiesto esempi concreti e io te li ho dati. Stiamo approfondendo molto il nostro rapporto e ora c'è fiducia''
Dopo averlo ammesso ad alta voce mi resi conto improvvisamente di quanto fosse vera quell'affermazione. Ormai mi fidavo di lui, ancora una volta.
''No Tori, dimmi che scherzi. Come fai a fidarti di uno che ti ha usata e pugnalata come lui?''
''Il fatto è che io non so spiegarlo cosa ci unisca, Fabio. Io ho sempre voglia di lui, capisci? Non mi basta mai. Sento che lui è la mia metà''
Fabio arrossì e abbassò gli occhi a terra.
''Scusami ho detto qualcosa che ti ha dato fastidio?''chiesi titubante osservandolo.
''No...è solo che...''
''Che?''
''No senti, lascia stare...''
''Non puoi iniziare una frase e poi non continuarla, sai che lo odio''dissi scompigliandoli i capelli in maniera giocosa.
''Il problema è che... anche io ho una persona con cui sento le stesse cose che hai detto prima''
''Oooooh e me lo dici solo ora?!'' ridacchiai facendogli l'occhiolino.
''Tori, quella persona sei tu...''
Rimasi basita. Speravo che i sentimenti per me ormai si fossero attenuati fino a scomparire, ma mi sbagliavo.
''I-io...mi dispiace...''sussurrai senza sapere cosa dire.
''Non devi dispiacerti, non hai fatto nulla. Non dirmi nulla, va bene così. Ormai sono anni che ci sono abituato''
Mi resi conto di quanto dovesse essere difficile per lui starmi vicino e mi vergognai di essere stata così cieca.
''Se starmi accanto ti fa soffrire Fabio, forse dovremmo lasciar perdere per un po', non pensi?''sussurrai accarezzandogli una spalla affettuosamente.
''No Tori, sono in grado di gestirla. Come ti ho detto, sono abituato. So benissimo che non mi darai mai ciò che io vorrei da te e me ne sono fatto una ragione''
''Sei uno dei miei più cari amici...Non ti voglio perdere''dissi mentre lo abbracciavo.
''L'amicizia è amore senza le sue ali'' sussurrò Fabio.
''Byron?''ipotizzai.
''Proprio lui''
''Dai, guardiamoci questo film, grezzona''mi prese in giro sciogliendo l'abbraccio.
''Non pensare che durante il film non mi terrai abbracciata''lo avvertii.
''Non penso proprio, hai voluto vedere tu il film, subisci le conseguenze''mi sfidò.
''Scommetto che alla fine sarai tu che mi abbraccerai per la paura'' dissi facendogli la linguaccia.
''Vedremo''.




Il telefono mi vibrò sulla pancia di Fabio, che si era letteralmente sdraiato sopra di me.
'Che combini, Tori Pomodoro?' lessi il messaggio di Alessandro.
'Guardo un film con un amico, e tu?' risposi.
Uno sguardo rapido verso la tv mi fece capire che a breve ci sarebbe stato un colpo di scena terrificante. La classica scena in cui la ragazza indifesa è nascosta dentro un armadio e il bimbo posseduto l'ha quasi trovata.
Mi concentrai sul telefono sperando che la sua risposta arrivasse in fretta.
'Con un amico? Film porno?'
'Non sei simpatico. E non hai risposto alla mia domanda'
L'urlo della ragazza mi scosse profondamente e strinsi la testa di Fabio più forte.
''Tori, mi stai facendo male''borbottò lui cercando di dimenarsi.
''L-L'hai v-visto?''
''Era quasi scontato che l'avrebbe trovata''
''Lo so ma... mi sta mettendo un'ansia questo film...''
''Sinceramente anche a me, non credo che stanotte dormirò tranquillo''confessò Fabio ridacchiando.
Il pensiero della notte e del buio in solitudine mi paralizzarono.
'Sto facendo un po' di spesa. Se vieni a casa mia stasera ti cucino una cenetta da regina' mi rispose Alessandro.
'Non vengo a casa tua se ci siamo solo noi due'
'Prometto di non toccarti se è questo che è vuoi'
'Il problema è che temo di non volerlo'
'E allora dove sta il problema?'
''Tori, ti stai perdendo metà film stando attaccata al telefono''mi riprese Fabio.
''Scusami hai ragione, ora lo mollo''
Lanciai il telefono da una parte per costringermi a non rispondere ad Alessandro.


''In fondo non era male'' disse Fabio mentre lo accompagnavo alla porta di casa.
''Non fare lo spavaldo, stanotte dormirai abbracciato a Spider''lo presi in giro.
''Ti ricordi ancora di quello stupido pupazzo?''
''Certo che sì, io ci andavo pazza. Non dirmi che l'hai buttato o giuro che non metterò più piede a casa tua''lo minacciai.
''Assolutamente no. Ci dormo ancora''ridacchiò Fabio.
''Lo sapevo''ridacchiai a mia volta.
Lo abbracciai ancora una volta e lo salutai.
Ero sola in casa e dopo aver visto quel film la cosa non mi tranquillizzava. Misi 'Circles' di Christina Aguilera a tutto volume nel mio stereo e cercai di scatenarmi in un balletto sensuale davanti allo specchio del soggiorno come facevo sempre quando ero sola.
All'improvviso la porta principale si aprì di scatto e per poco non gridai.
''Mamma mi hai fatto prendere un infarto''boccheggiai facendomi aria con una mano.
''Che diavolo stavi facendo con la musica a tutto volume davanti allo specchio?''
''Niente''mentii con un po' di imbarazzo.
''Non dirmi che hai ancora quell'abitudine di ballare da sola?''mi prese in giro.
Una risata mi colse di sorpresa.
''Mamma ma sei sola?''chiesi cercando di sbirciare oltre le sue spalle dietro la porta.
''No, questo baldo giovine mi ha chiesto di te''disse entrando finalmente in casa seguita da un ragazzo.
''Che ci fai tu qui?!'' chiesi sbalordita scoprendo che si trattava di Alessandro.
''Sono venuto a prenderti, non ti ricordi che avevamo un impegno?''disse facendomi l'occhiolino.
''Beh ragazzi, io vi lascio. Devo andare a prendere tuo fratello, Tori. Mi raccomando, quando esci controlla di aver chiuso tutto''mi avvertì e poi uscì sorridendo languidamente ad Alessandro.
La guardai sgomenta.
Alessandro chiuse la porta principale e mi squadrò molto lentamente da capo a piedi indugiando sulle mie gambe.
Improvvisamente mi ricordai di indossare solo una vecchia maglietta lunga di mio fratello che mi copriva a mala pena il sedere.
Non era un problema per me, consideravo Fabio un fratello, e fra noi non c'erano vergogne di quel genere.
Mi ricordai anche del fatto che fossi completamente struccata, con gli occhiali e con una crocchia spettinatissima in testa.
Fuggii in bagno senza dire nulla.
''Tori? Dove scappi?''ridacchiò lui.
MI infilai in fretta le lenti a contatto e un paio di pantaloncini di mio padre trovati in bagno.
''Si può sapere perchè diavolo sei qui?!'' gli urlai contro uscendo dal bagno.
''Perchè ti sei cambiata? Eri terribilmente sexy prima''
Arrossii.
''Sexy?! Ma mi hai vista? Sono un ciospo così''esclamai involontariamente ammorbidita un poco.
Lui si avvicinò pericolosamente e mi cinse i fianchi guardandomi negli occhi.
''Hai forse le gambe più sensuali che abbia mai visto e le nascondi? Con gli occhiali e senza trucco i tuoi occhi sono molto teneri e quella crocchia spettinata mi ha fatto venir voglia di spettinarti del tutto''sussurrò con un sorrisetto bastardo.
Sentii un languore nel basso ventre.
Deglutii.
''Vedi perchè non volevo venire da te? Mi metti in tentazione''sussurrai senza smettere di guardarlo negli occhi.
''Se non vuoi, non ti tocco,giuro''disse senza però staccarsi.
''S-sì lasciami un po' di spazio, mi stai troppo attaccato''borbottai cercando di non guardarlo.
Accesi involontariamente il suo istinto di cacciatore.
''Troppo attaccato dici? Tipo, così?''disse passandomi lievamente le labbra sul collo scoperto.
''Tipo...''mugugnai.
''Quindi non vuoi che io ti faccia così?''chiese provocandomi mentre mi accarezzava la nuca e mi tirava leggermente le radici dei capelli.
Chiusi gli occhi inevitabilmente e naturalmente non gli risposi. Non a parole almeno.
Lo baciai con così tanta foga che lo feci indietreggiare talmente lo avevo spiazzato.
Dopo qualche istante rispose a tutta l'intensità del bacio e le sue mani percorsero il mio corpo accarezzandolo tutto.
Mi spinse leggermente contro il muro e mi prese a cavalcioni su di lui. Infilai le mani fra i suoi capelli e lo attirai ancora più vicino a me.
Presi a baciarlo dietro le orecchie e a mordicchiargli i lobi.
''Tori...Tori...''sussurrava il mio nome come una preghiera.
''Non possiamo...''sussurrai cercando di riprendere il controllo di me stessa.
Alessandro si staccò dal muro senza posarmi per terra e mi adagiò sul divano, sdraiandosi sopra di me.
Con le mani scese lentamente fino alle gambe e iniziò ad accarezzandole con forza.
Potevo percepire quanto fosse grande il suo desiderio e quanto fosse grande la mia volontà assecondarlo, ma avevo ancora quel barlume di ragione che mi gridava di non fare nulla.
Alessandro iniziò a baciarmi il collo e poi scese sul petto, sfiorandomi appena.
Sollevò a poco a poco la mia maglietta fino a scoprirmi solo la pancia. Aspirò leggermente la mia pelle fra le sue labbra e io mi inarcai per il piacere di quel gesto.
Subito dopo soffiò leggermente sulla pelle bagnata e mi provocò una scarica di brividi ovunque.
''Ale...''mugugnai perdendo completamente il controllo.
''Shhh''sibilò lui tornando sulla mia pancia.
Iniziò a stuzzicarmi l'ombelico con le labbra e credetti di impazzire.
''Aleee...''mugugnai ancora, ma sembrava più un lamento.
''Cosa vuoi, Tori? Se vuoi qualcosa, dovresti dirlo''sussurrò smettendo di stuzzicarmi e guardandomi negli occhi.
I suoi occhi mi stavano guardando in maniera così rovente che anche se non mi stava toccando era come se mi stesse accarezzando ovunque.
A quel punto decisi, Carpe diem! Si vive una volta sola in fondo e io mi ero già trattenuta abbastanza. Desideravo quel ragazzo con tutta me stessa, sentivo il mio corpo tendersi quasi inevitabilmente verso di lui.
Mi tirai su di slancio e mi prodigai per togliergli la felpa.
Lui rimase immobile per un attimo, non credendo a ciò che stavo facendo. Ma appena cercai di alzargliela di qualche centimetro sentii la porta di casa scattare. Lo lasciai andare in un attimo e mi alzai in piedi risistemandomi alla meglio.
''Tori''mi salutò mio padre con un sorriso divertito.
''Oh ciao Papà, noi stiamo per uscire. Adesso mi vesto e andiamo''dissi in fretta mentre scappavo rifugiandomi in camera.
Ma cosa mi era preso? Stavo per cedere sul serio? E tutti i miei buoni propositi? Era davvero impossibile far coincedere il cuore e la mente in presenza di Alessandro.

 

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Capitolo 26
*** La confessione. ***


Guardai Matteo con un accenno di imbarazzo il giorno dopo, quando mi chiese di prendere un caffè.
''Tori ho bisogno di parlarti...Non so perchè, ma sento che sta cambiando qualcosa fra noi...''mi disse senza guardarmi negli occhi.
Oddio, aveva capito tutto?!
''I-io...mi dispiace...''balbettai senza sapere esattamente cosa dire.
''Non è colpa tua. Sicuramente è solo un periodo in cui ci stiamo allontanando l'uno dall'altra. E' per questo che volevo proporti una cosa.''
Un presentimento mi fece vibrare di ansia e paura allo stesso tempo.
''Dimmi...'' ''Dopodomani è sabato e ho la casa al mare dei miei completamente libera, che ne diresti di venire da me? Io credo che potremmo superare la crisi se ci stringessimo un po' di più.'' mormorò sorridendo timidamente.
Non so cosa lesse nei miei occhi ma il suo sorriso si incupì in un istante.
''Se non ti va non fa nulla, tranquilla''
Non mi dispiaceva l'idea di passare un po' di tempo con lui, era davvero da tanto che non ce ne ritagliavamo un po' per noi. Tuttavia mi sembrava un passo troppo grande, mi sembrava una sorta di ufficializzazione di un rapporto che per quanto riguardava me si stava sgretolando.
Però, mi dissi, volevo lasciare ad Alessandro la possibilità di decidere al posto mio? Perchè era quello che stavo facendo.
''Senti, ti posso rispondere domani? Perchè ti giuro che non ricordo se sabato e domenica abbia degli impegni già presi''dissi cercando di prendere tempo.
I suoi occhi si riaccesero di speranza.
''Ma certo amore, fammi sapere domani a qualsiasi ora, tanto in ogni caso sabato andremmo verso le quattro, prima non posso''rispose accennando ad un sorriso malizioso.
''E perchè non potresti?''mi incuriosii dal suo tono.
''Se verrai, lo vedrai. E' una sorpresa!''
Ad ogni sua parola sul programma della visita cadevo sempre più preda dell'agitazione. Ma dopotutto, è questo ciò che capita a chi ha la coda di paglia.
''Oh Matte, non devi fare troppo per me...''mormorai con tristezza abbassando lo sguardo.
''E perchè non dovrei? Sei l'unica che io abbia mai conosciuto che ne valga davvero la pena'' rispose prendendomi la mano.
Arrossìì di vergogna e abbassai lo sguardo sulle nostre mani.
''Non penso di meritarlo davvero''confessai senza alzare lo sguardo.
''D'accordo, voglio raccontarti una cosa. Qualche anno fa stavo con una ragazza di cui mi sono innamorato al primo sguardo, un po' come è successo con te. Lei mi amato per un po' di tempo ma poi ha iniziato ad usarmi. Mi faceva sentire una nullità. Qualsiasi cosa facessi era sbagliata. Aspetta, ti faccio un esempio: una volta le regalai un pacchetto di sigarette e lo so che può sembrare una cosa stupida ma ero lì al tabacchino che compravo le mie e all'improvviso mi è venuto in mente che anche lei ne avesse bisogno. Sì perchè io credo che l'amore sia anche questo, prendersi cura dell'altro, fare dei piccoli gesti ogni giorno. Beh lei non la pensava così, sai cosa mi disse? Che le avevo comprate perchè sicuramente volevo farmi perdonare per qualcosa che avevo fatto e di cui lei non sapeva nulla. Ad ogni modo, è finita abbastanza male...Scoprii dopo poco tempo che mi tradiva da mesi con uno dei miei amici più cari.''
''Mi dispiace amore...''gli dissi sentendo un groppo in gola inimmaginabile.
''Non ti ho detto questo per dispiacerti amore mio. Te l'ho detto perchè voglio farti capire come voi siate agli antipodi. Lei tirava fuori il peggio di me, e criticava il meglio. A volte mi faceva sentire così insignificante ed invisibile da farmi dubitare della mia stessa esistenza. Tu invece fai l'opposto; mi esorti a tirar fuori la parte migliore di me e ogni volta che lo faccio ne sei quasi commossa. Al di là di quello che provo per te, non posso non notare tutto ciò che hai fatto e che ogni giorno fai per me.''
Il sudore mi incollava letteralmente i capelli in fronte e le mie mani tremavano. Scoprii allora che è molto più semplice far confessare un bugiardo con le lodi che con le ingiurie. Sì, perchè se mi avesse preso a urla, se mi avesse insultata, mi sarebbe stato molto più semplice nascondere la verità. Così invece stava diventando una sofferenza ingestibile.
''Senti Matteo, anche io ti devo parlare...''esordii senza guardarlo negli occhi.
''Non farmi preoccupare amore, che cosa c'è?''
Non sapevo da dove iniziare, nè cosa dire e cosa non dire.
Una confusione terrificante si impadronì del mio corpo e iniziai ad avere le vertigini. Un impeto furioso mi risaliva dalla caviglia fino alla punta della lingua, così all'improvviso sbottai:''La verità è che non sono più sicura di ciò che provo per te.''
Realizzai di averlo detto solo quando le mani di Matteo si staccarono violentemente e improvvisamente dalle mie.
Lo guardai in viso e  ci vidi dipinta l'espressione dell'orrore più grande.
''Mi-mi stai lasciando Tori?''sussurrò terreo e con un fil di voce.
Riacquistai a pieno le mie facoltà mentali e ripresi le sue mani al volo.
''No Matteo, assolutamente! E' solo che ho bisogno di riflettere perchè...da quando è tornato Alessandro io...sto avendo qualche dubbio. Per questo ti ho dettp che non so ancora se verrò sabato. Ho bisogno di ragionare un po' e fare la mia scelta definitiva''
''Alessandro...Lo sapevo che c'entrava lui fin dall'inizio. Ti ho anche creduta quando mi hai detto che non sarebbe stato un pericolo...Tori, mi posso ancora fidare di te?''mi chiese sempre più insicuro.
''Matteo...Devi avere fiducia in me e basta. Così stanno le cose. Ho aspettato a dirtelo fino a quando non fossi stata sicura che fosse cambiato davvero qualcosa perchè non volevo mettere in pericolo la nostra relazione per un'insicurezza. Pensi di potermi aspettare per qualche giorno?''gli chiesi sorridendo appena e cercando i suoi occhi.
''Io ti aspetterei per tutta la vita, Tori. Perchè io ti voglio, davvero. Ricordati di questo quando rifletterai''
''Lo farò''risposi sinceramente.
E improvvisamente mi sentii molto più libera di quanto pensassi.


'Tori, alle 20:00 a casa mia?' fu il messaggio di Laura sul mio cellulare.
Le mie amiche avevano deciso di fare una riunione generale prima della sera che avrebbe probabilmente più di ogni altra rivoluzionato la mia vita. Già, non lo avevo dimenticato. Il giorno seguente sarei dovuta andare al concerto di Ed Sheeran con Alessandro. E sarebbe potuto accadere di tutto, dato che avremmo passato la notte insieme in un B&B data la distanza dal luogo del concerto dalla nostra città. Volevo esporre i miei dubbi alle amiche, volevo sentire cosa avrebbero fatto loro al mio posto, volevo sentirmi rincurorare qualcora avessi deciso di lasciarmi andare e seguire i miei sentimenti.
Eppure sentivo a serrarmi la gola tutte le mie colpe e sentivo di non essere poi cambiata così tanto negli anni come mi vantavo. Stavo ricadendo nello stesso errore? Sant'Agostino diceva: Errare humanum est, perseverare autem diabolicum''. Ma io lo sapevo da sempre nel profondo del cuore e dell'anima: ero dannata dal giorno in cui avevo incrociato lo sguardo di quel ragazzo.

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Capitolo 27
*** Il processo: condannata o assolta? ***


Ho sempre pensato che le amiche fossero una parte della mia anima, ognuna di loro esprime una voce dei miei pensieri. Mi sono ritenuta una persona abbastanza oggettiva nel rapportarmi con la vita, l'unica persona che è sempre stata in grado di rendere tutto un miasma di sentimenti contrastanti è Alessandro. Ecco perchè avevo bisogno di tutto il loro aiuto per rendere lucida e almeno vagamente comprensibile una situazione intricatissima come quella che stavo attraversando. Ma più di tutto avevo bisogno di conforto e comprensione perchè, sinceramente, iniziavo a sentirmi una persona terribile.
Avevo tradito il mio ragazzo e la cosa più grave era che lui era talmente innamorato di me che se glielo avessi detto probabilmente mi avrebbe perdonata. Continuavo a camminare sulla sottile lama dell'indecisione nei miei sentimenti per colui che mi aveva spezzato il cuore non troppo tempo prima e l'unico ragazzo che mi avesse amata realmente con tutto sè stesso.
''Ricapitolando, domani vai al concerto di Ed Sheeran con Alessandro (colui che ti ha trattato come un cagnolino per un anno intero) e rimani a dormire con lui in un B&B consapevole di tutti i rischi della circostanza, vorresti abbandonarti a ciò che provi per lui sapendo che il suo obiettivo finora potrebbe essere stato semplicemente quello di portarti a letto e, correggimi se sbaglio, in tutto questo Matteo, il tuo ragazzo, sta aspettando, affranto, che tu scelga fra lui e l'altro? Cosa ci dovrebbe essere di buono in tutto questo?''disse Rebecca con malcelata disapprovazione.
''Lo so, ma...''provai a dire ma venni interrotta.
''Rebecca scusami però c'è da dire che Tori è stata corretta con Matteo, gli ha detto di non essere più certa di ciò che prova per lui. Non ha mica colpa di questo''ribattè Francesca prendendo le mie difese.
''Certo, ma mica gli ha detto di averlo spontaneamente e ripetutamente tradito con Alessandro''rimarcò Morgana con il suo solito piglio ironico.
Rebbi fece una smorfia di disapprovazione. La raccapricciava anche solo la parola tradimento. Io la capivo, il matrimonio dei suoi era stato rovinato proprio da un tradimento e lei stessa lo aveva subito.
''Io credo che Tori dovrebbe seguire il suo cuore. Avanti ragazze, lo sappiamo tutte; si ama una sola volta nella vita. E Tori sa benissimo cosa prova e per chi, ha solo paura. Noi dovremmo essere qui per aiutarla e spronarla a cercare il meglio per sè stessa per una volta e non per giudicarla''intervenne imperiosamente Laura prendendomi la mano.
La guardai mandandole un enorme grazie con lo sguardo.
''Ragazze non lo so, io non pretendo la vostra comprensione...Ho solo bisogno del vostro aiuto per provare a capire cosa sia giusto fare...''mormorai a sguardo basso.
''Io sono d'accordo con Lau, Tori hai passato la vita a compiacere gli altri, prima i tuoi, poi le tue amiche (e non sto parlando di noi ma delle tue vecchie amiche). Adesso è vero, potresti ferire Matteo ma se sei davvero innamorata di Alessandro dovresti seguire il tuo cuore''disse Franci con un sorriso.
''Tori, io non ti sto condannando. Prima ero ironica, non prendertela. Credo che in fondo, come ti ho detto quel giorno in pizzeria, tu non debba svegliarti un giorno con la consapevolezza di esserti accontentata nello scegliere Matteo. Ti dico cosa farei al tuo posto: io andrei a quel dannato concerto e urlerei tutta la notte senza pensare a nessun sentimento. Vivitela hakuna matata.''disse Morghi con un mezzo sorriso incoraggiante.
Guardai Rebbi e la vidi tentennare.
''D'accordo non ti dirò una bugia, secondo me questo non è affatto un comportamento adeguato. Ma dopotutto ti sei meritata un po' di scorrettezze, da quando ti conosco sei fin troppo rispettosa. E' giusto che tu compia qualche rischio, anche solo per sbatterci la faccia. Mi ricordo di te quando hai rotto con Alessandro ed eri solo un pallido riflesso di ciò che sei ora. Ti vedo ora, e ogni volta che parli di lui ti si illuminano gli occhi e fremi tutta. Non so se questo sia il grande amore della tua vita, ma sono certa di una cosa: tu sei innamorata. Quindi dopotutto si può rischiare per amore''cedette alla fine sorridendomi con sincero affetto.
Mi voltai verso Vanessa e la osservai un attimo.
Una vena le pulsava nervosamente sulla fronte e teneva gli occhi bassi, assorta in qualche sua profonda riflessione.
''Vane, tu sei l'unica che non hai detto nulla''dissi semplicemente, guardandola con attenzione.
Vane si riprese come se per tutto quel tempo fosse stata in un altro pianeta, ma il cipiglio imbronciato nel suo volto non se ne andò.
''Te ne sei accorta''borbottò a voce bassa.
''Dall'inizio, ma aspettavo che ti facessi avanti tu''risposi sorridendole.
''Cosa vuoi che ti dica, Tori? Se cerchi la mia approvazione sappi che non l'avrai''sbottò guardandomi finalmente.
''L'ho già detto, non è questo che voglio''
Vane si alzò di scatto dal cerchio che avevano formato e ci diede le spalle.
Mi alzai anche io e la abbracciai da dietro stringendole le braccia intorno alla pancia.
''Cosa c'è che non va, Vanillina?''le sussurrai in un orecchio.
''Ti farai male, Tori. Sei intelligente quanto me per capirlo.''rispose con un tono di voce seriamente preoccupato.
''Pensi anche tu che stia commettendo qualcosa di enormemente sbagliato nei confronti di Matteo?''
Vane si voltò di scatto e mi prese le mani.
''Possibile che tu non capisca? Non me ne importa un fico secco di Matteo. Io mi preoccupo per te. Ti ricordi quel Febbraio? Quel Febbraio in cui ti ho letteralmente raccolta a cucchiaino? Avevi in testa talmente tanti pensieri suicidi da farmi realmente paura. Io.non.voglio.più.vederti.in.quelle.condizioni. Ed è molto probabile che tu ci rifinisca'' esclamò guardandomi con serietà negli occhi.
Mi si riempirono gli occhi di lacrime. Non so se fosse stato più il ricordo di quel periodo terrificante o la sincera preoccupazione che vedevo riflessa nel suo sguardo a farmi crollare. Vane mi abbracciò e mi accarezzò lievemente la schiena.
Tra un singhiozzo e l'altro alzai la testa e tremando la guardai anche io fissa negli occhi.
''Vane, io so che tu hai ragione, so che tutte avete ragione qui. -sussurrai voltandomi anche verso le altre che si guardavano con sguardi ortificati- ma io DEVO farlo. Mi capisci? Mi capite? Io devo capire. Non posso più vivere fingendo che la mia vita sia felice anche senza di lui.''
Vane mi prese la mano e mi ricondusse nel cerchio, fra le altre.
''Tori, io lo capisco. Ma ho paura per te''sussurrò con voce dolce.
''Quanta paura credi che abbia io?''risposi ancora scossa.
''D'accordo, d'accordo. Sei l'unica persona per cui lo faccio ogni volta''sbottò Vane.
''Che cosa?''
''Andare contro me stessa. Vuoi andare? Vai! Io sarò qui a raccoglierti se ne avrai bisogno. E cerca almeno di essere felice, per favore.'' concluse abbracciandomi.
Le mie amiche si strinsero intorno a me e per tutto il resto della serata non parlammo più di Alessandro, di sentimenti e di concerti ma ci divertimmo a raccontarci i motivi perchè ognuna di noi era diventata amica dell'altra. Alcune storie le sapevo a memoria, altre davvero non le ricordavo ma tutte quante mi fecero sentire finalmente completa. Perchè, mi dissi, questo mi fa capire che in fondo, qualsiasi cosa accada, io non sarò mai sola.


Verso le tre di notte tutte erano andate nella propria casa ma io non riuscivo proprio a dormire. Mi serviva un ultimo parere fondamentale.
'Sei sveglio?'scrissi a Fabio nella speranza di poterci parlare a quell'ora assurda.
Dopo pochi minuti lo schermo del mio cellulare si illuminò.
'Certo, piccola. Che c'è?'rispose il mio amico.
Ricordate quando all'inizio di questa storia vi dissi che potevo contare su amici che rispondevano anche alle 3 di notte per qualsiasi cosa? Lui era uno di questi. E dopotutto, tante volte io lo avevo fatto per lui.
'Vieni a trovarmi?'mi arrischiai a chiedergli.
Non abitavamo troppo lontani, giusto due vie di distanza.
'Sono da te fra 5 minuti'rispose subito.

Fedele alla promessa, dopo 5 minuti Fabio lanciò un sassolino alla mia finestra. Mi alzai dal letto e la aprii, in un attimo lui si arrampicò ed entrò nella mia camera.
Era una cosa che avevamo sempre fatto, da quando era venuto per la prima volta a casa mia.
''Dimmi Tori, cos'è successo?''mi disse preoccupato, acciambellandosi sul mio pouf a forma di gatto.
''Ho bisogno del tuo parere''
''C'entra Alessandro scommetto''sospirò.
''Ovviamente''sorrisi con dolcezza.
''Senti domani dovrei andare al concerto di Ed Sheeran con lui e...''
Fabio strabuzzò gli occhi.
''E Matteo lo sa?''mi interruppe con tono accusatorio.
''Sa che sono in crisi e che non so più cosa provo per lui''
Fabio si mise le mani in testa e iniziò a riflettere grattandosi compulsivamente la testa.
''Dove dormirete?''mi chiese poi indovinando la risposta.
''In un B&B.''mormorai senza guardarlo.
''Non mi piace. Non mi piace. No, non mi piace affatto'' ripetè sempre più forte.
''Abbassa la voce, Fabio. I miei dormono''provai a ricordargli.
''Tori, potrebbe farti qualsiasi cosa? Come fai a fidarti di lui?''mi chiese esasperato.
''Se avesse voluto avrebbe potuto farmi qualsiasi cosa in qualsiasi momento''gli feci notare.
''Va bene, ma non pensi al fatto che presa dalla foga del momento potresti tradire Matteo?''
Abbassai gli occhi sulla punta delle scarpe e arrossii di vergogna.
''Tori, questo significa che...lo hai già tradito?''mi chiese sgomento guardandomi negli occhi.
''I-io...''
Fabio si alzò di scatto e mi guardò con orrore.
''Ma chi sei tu? E che ne hai fatto della mia migliore amica?''mi chiese inorridito.
Mi avvicinai a lui e cercai di sfiorargli un braccio ma lui si ritrasse.
A quel punto mi indignai sul serio. Insomma, tutti partivano con il giudicarmi senza tentare di capirmi e io potevo sopportarlo. Ma non dal mio migliore amico, non dal mio quasi fratello.
''Senti non fare tanto l'ipocrita, perchè mi sembra di ricordare una certa frase non troppo tempo fa''gli rinfacciai molto vigliaccamente.
''Era molto diverso.''si schermì alzando le braccia ma con tono poco convinto. Sapeva che avevo fatto centro.
''Era perfettamente uguale invece. Quando eri ancora fidanzato con Elena una volta tu mi hai detto che se io fossi stata d'accordo tu l'avresti tradita per me. Perchè eri ancora innamorato di me. Io sono innamorata di Alessandro. Cosa diavolo ci sarebbe di diverso?'' sbottai rossa di rabbia.
Fabio abbassò gli occhi a terra.
''Questo era un colpo basso...''mormorò ferito.
Mi sentii in colpa ma non riuscii a evitare di pensare che fosse stato necessario.
''Te lo sei meritato, Fabio. Io...sono molto delusa. Sentirmi giudicare da te...da te...il mio migliore amico, mio fratello...''sussurrai sconvolta.
Fabio mi prese le mani e mi guardò negli occhi.
''Tu non capisci...non capisci come appari ai miei occhi''sussurrò.
''Che intendi?''chiesi confusa.
''Io sono innamorato di te, Tori. Lo sai. Ti vedo perfetta, per ciò che sei. Per questo quando ti abbassi a compiere certi errori che compierei io o qualunque altra persona mi piange il cuore. Perchè tu non sei come tutti''
Un moto di irritazione mi salì fino alla gola.
''Mi hai idealizzata''sbottai.
Ho sempre odiato che la gente mi vedesse come la persona perfetta, per il semplice fatto che da essere umana sono perfettamente consapevole di non esserlo, e per di più odio essere la causa di tanta delusione.
''Ti sbagli. Non c'è persona che ti conosca meglio di me a questo mondo. Io ti amo così come sei.''
Non sapevo cosa dire e la situazione stava diventando imbarazzante. Tolsi lentamente le mani dalle sue e feci un passo indietro ma lui mi riacchiappò e mi baciò.
Il bacio fu del tutto inaspettato e io rimasi immobile per un istante che mi sembrò eterno. Poi mi scostai e prima che potessi impedirmelo la mia mano fece tutto da sola. Gli schiaffeggiai il volto e scoppiai a piangere.
Fabio si massaggiò la guancia e mi guardò sbalordito.
''N-non volevo b-baciarti...Non so cosa mi sia successo''sussurrò sperduto.
''E' il caso che la nostra amicizia si fermi qui...almeno per un po'''singhiozzai.
Fabio impallidì e fece un passo indietro.
''C-certo. C-come vuoi tu''balbettò uscendo dalla finestra un po' goffamente.
Andai alla finestra per chiuderla e lui mi guardò, affranto.
''Buonanotte Vittoria''sussurrò incerto e triste.
''Buonanotte Fabio''risposi senza guardarlo.
Lo guardai andar via a capo chino con le lacrime bollenti che mi solcavano il viso.
E così per Alessandro avevo perso anche il mio migliore amico?
Istintivamente presi il telefono e composi il suo numero.
''Pronto?''mi rispose la voce assonnata di Alessandro.
''Lo so che è tardissimo, ma verresti a prendermi?''singhiozzai al telefono.
Sentii che si destava subito.
''Sto arrivando''

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Capitolo 28
*** Possibile cuore spezzato(di nuovo). ***


Ero tornata a casa praticamente quando il sole stava sorgendo, avevo gli occhi pesti di pianto e una stanchezza devastante in corpo. Tuttavia lo ammetto, stavo decisamente meglio. Cercavo di non pensare a Fabio e soprattutto al fatto che quel giorno sarebbe stato messo tutto in discussione.
Può sembrare assurdo ma la piega che aveva preso la mia vita fino a quel giorno non mi aveva sconvolta così tanto, mi sembrava di essermene accorta all'improvviso.
La mia prigione dorata, studiata appositamente per proteggermi dal dolore, si era squarciata lentamente e io, come un uccellino abituato dagli anni alla cattività, avevo il terrore di iniziare a volare.
Già, perchè anche se le mie amiche mi avevano decisamente aiutato la notte prima, Fabio aveva stravolto tutto di nuovo. Mi sentivo in parte come la prima volta che uscii con Alessandro. Una parte di me aveva la mezza idea di rinunciare al concerto e di ricostruirsi con calma la propria,sicura, gabbia. Ma c'era una parte di me ancora più importante che si rendeva conto che ormai ero cambiata troppo per lasciar andare l'unica opportunità che la vita mi aveva dato per provare ad essere libera.
Mi svegliai verso mezzogiorno con un mal di testa terrificante e gli occhi ancora pieni di sogni tormentati. Non mi sono mai fatta influenzare dai miei sogni nelle decisioni della vita ma quel giorno ero particolarmente sensibile a qualsiasi cosa. Tutto mi sembrava un cattivo presagio. Non che avessi fatto chissà quale sogno orribile ma uno di quelli che ricordavano mi lasciava addosso un leggero sentore d'inquietudine. Avevo sognato di essere seguita da un'ombra in una via sconosciuta nel nero della notte e alla fine, quando il sole sorgeva l'ombra invece di dissolversi si rivelava ed era un volto femminile stranamente familiare, ma per qualche motivo non lo avevo identificato.


Quando mi vide strisciare in cucina per farmi un caffè mio padre si preoccupò alquanto.
''Tori, che è successo stanotte? Abbiamo sentito delle urla provenire da camera tua e sono certo che non fossero le tue amiche''mi chiese subito.
''Ho litigato con Fabio. Niente di grave''mentii perchè non mi andava di parlarne.
Ma mio padre mi conosceva perfettamente, inoltre io e lui eravamo talmente simili che raramente nella vita sono riuscita a nascondergli qualcosa.
Aggrottò le sopracciglia ma non disse nulla, rispettando il mio silenzio.
''Allora come è andata la tua riunione con le amiche? Cosa ti hanno consigliato?''mi chiese con voce maliziosa.
''Riguardo cosa?''dissi facendo finta di nulla.
''Riguardo ciò che devi fare stanotte'' mi rispose mio padre dal salotto.
Sbiancai. Come faceva a sapere?
''Se te lo stai chiedendo ho sentito molte cose, tesoro. Le tue amiche hanno la meravigliosa abitudine di urlare quando dicono le cose'' esclamò divertito affacciandosi all'improvviso in cucina.
''Se hai sentito perchè mi stai chiedendo cos'hanno detto?''
''Beh, mica ho sentito tutto''
Sospirai e decisi di parlarne anche con lui.
''Mi hanno detto di seguire il cuore e cercare di divertirmi''
''Vuoi parlarne?''chiese allora mio padre leggendo la mia sofferenza.
Annuii lentamente.
''Facciamo così: prendi un foglio''disse con un piglio risoluto.
''Un foglio?''chiesi confusa.
''Ti fidi di me?''rispose spazientito.
''Sì, ma...''
''Allora prendilo''.
Presi un foglio bianco dal blocco dei miei e una penna e lo guardai con circospezione aspettando altre direttive.
''Ok adesso fai una linea in mezzo al foglio e in una delle due parti risultanti scrivi:'lati positivi', nell'altra invece:'lati negativi'.''
''A cosa dovrebbe servire?''chiesi scettica.
''Figlia sfiduciata, vedrai che quando avremo finito lo capirai''.
''Okay allora, un lato positivo è che comunque vada la serata sarò al concerto di uno dei miei cantanti preferiti''
''Brava ragazza, scrivi''mi esortò mio padre compiaciuto.
''Un lato negativo invece è che io e Alessandro passeremo tutta la notte insieme''mormorai arrossendo.
''E sei sicura che sia un lato negativo?''ironizzò lui.
Avvampai.
''D'accordo allora lo scrivo in entrambe le categorie''borbottai.
Mio padre scoppiò a ridere e la sua risata contagiò in fretta anche me.
''Poi direi che come lato positivo c'è il fatto che riuscirò a capire davvero se stare con Alessandro sia ciò che voglio''dissi tornando seria.
''Questo però potrebbe essere anche un lato negativo''mi suggerì mio padre.
''Vero, lo scrivo in entrambe...Mi sembra che non ci sia nient'altro''affermai con incertezza.
Mio padre mi guardò con attenzione.
''Ne sei sicura, Tori?''
''No, non ho messo la mia più grande paura...''confessai dopo un po'.
''Scrivila, figliola''sussurrò mio padre masaggiandomi le spalle con dolcezza.
E lentamente scrissi:'Possibile cuore spezzato(di nuovo)'.
Andai nella mia camera e mi sdraiai sul letto rileggendo la lista.
Dopo qualche minuto passato a pensare mi accorsi che mancava una cosa importante alla mia lista. Se dalla parte delle negatività avevo messo il mio terrore più grande, avevo però tralasciato il mio più grande auspicio nelle questioni positive.
Così lentamente aggiunsi:'Scoprire l'amore della mia vita(finalemente)'.
All'improvviso capii il senso di quella lista: serviva a valutare la posta in gioco.
Ero disposta a rischiare di avere di nuovo il cuore infranto per trovare l'amore della mia vita? La risposta era sì, e in fondo io lo sapevo fin dall'inizio; avevo solo bisogno di prenderne coscienza. 
Ringraziai mentalmente di avere un padre così saggio e la mia ammirazione nei suoi confronti, se possibile, crebbe ancora di più.


Alle cinque e mezzo di sera ero nel panico. Chiamai Laura al volo con le palpitazioni.
''Tori, che succede?''mi chiese preoccupata.
''Lau, come ci si veste per andare ad un concerto e allo stesso tempo piacere ad un ragazzo?!''chiesi nel panico alla mia migliore amica.
''Quando deve venire a prenderti?''
''Fra tre quarti d'ora''mormorai sconsolata.
''Sto arrivando''


''Non ti metterai una gonna per andare ad un concerto. Saresti scomodissima e poi non mi sembra proprio il caso''mi impose Lau.
''Lo sai che odio i jeans e i pantaloni in generale''borbottai come una bambina capricciosa.
''Tori non fare il broncio, lo so. Ecco perchè ti suggerisco un paio di shorts. Sexy ma allo stesso tempo semplici e comodi''
All'improvviso mi venne l'illuminazione. Molto tempo prima avevo acquistato una tutina che non avevo mai avuto il coraggio di mettere.
Aveva un'ampia scollatura a cuore e i pantaloncini con cui teminava erano velati da un tulle nero trasparente che la faceva sembrare proprio una gonna. La parte superiore era bianca e di tessuto simile al pizzo.
Me la misurai e rimasi di stucco davanti allo specchio. Quando l'avevo acquistata mi faceva sembrare davvero grassa ma notai improvvisamente di essere dimagrita tantissimo.
Mi voltai verso Lau e cercai di decifrare la sua espressione.
''Wow''esclamò lei.
''Wow come: sì bella! O wow come: sei eccessiva?''le chiesi incerta.
Lau mi fulminò con lo sguardo.
''Ovviamente è eccessiva, ma non saresti tu altrimenti. E' bellissima, amica mia. E tu sei radiosa con questa addosso. I capelli rossi e gli occhi verdi col bianco sono un abbinamento perfetto'' disse abbracciandomi.
''Spero che tu abbia ragione...''sospirai rincuorata.
''Sei ancora preoccupata?''mi chiese mentre mi stringeva.
''Molto meno di ieri, ma l'ansia indubbiamente c'è''mormorai sul suo collo.
Laura sciolse l'abbraccio e mi guardò negli occhi.
''Tori, volevo dirti una cosa: comunque vada, io sono fiera di te. La ragazza che credevo di conoscere una volta sarebbe scappata a gambe levate da una situazione come questa, tu invece la stai affrontando''
''Lau, non farmi piangere, ci ho messo due anni a truccarmi decentemente'' mugugnai con voce sommessa.
''Hai ragione, hai ragione''disse voltandosi. Ma non riuscì a nascondere gli occhi lucidi.
''Senti, che collana hai intenzione di metterti?''fece per cambiare argomento.
''Non pensavo di metterne'' dissi spiazzata
Lau prese un pacchetto verde dalla borsa e me lo consegnò.
''Non dovevi...''protestai.
''Senti, non ti illudere. Lo hanno regalato a me ma non mi piaceva, tutto qui''disse mentendo spudortamente.
''Questa l'ho già sentita!''esclamai ironica.
''Poche storie, aprila''mi esortò.
Trovai una cordoncina sottilissima di finta pelle che al centro aveva incollato un piccolo cuore di swarovski. Era un chocker bellissimo.
''Oh Lau, grazie''dissi mettendola subito.
''Stringila e pensami qunado avrai paura stasera''mi prese in giro baciandomi una guancia.
''Sarà fatto, capitano''ridacchiai.

Il campanello suonò tre volte prima che riuscissi a muovermi per andare ad aprire.
Coraggio Tori, mi dissi, Carpe Diem.

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Capitolo 29
*** Il concerto dei nostri cuori. ***


L'imbarazzo generale era tale che per i primi secondi entrambi cercammo solo di riprendere fiato. Il che fu abbastanza strano per me, ero abituata al fatto di essere io quella che si faceva prendere dall'ansia durante i nostri incontri fino ad entrare in iperventilazione. Quella volta invece anche Alessandro era visibilmente agitato.
Perchè anche se tacevamo, anche facevamo finta di ignorarlo, lo sapevamo benissimo: quella notte avrebbe cambiato tutto. Avrebbe deciso se avremmo potuto avere un futuro insieme oppure no.
Tirai un grosso respiro e mi calmai un poco.
Gli sorrisi incoraggiante e gli accarezzai il viso dolcemente.
''Ciao, Ale'' mormorai guardandolo negli occhi.
Vidi il suo petto abbassarsi e alzarsi più lentamente e capii che anche lui si stava rilassando.
Infine mi guardò dritto negli occhi e sorrise.
''Ciao, Tori'' mormorò di rimando.
''E così siamo giunti fin qui''risposi sempre sorridendo.
''Già. L'avresti mai detto qualche anno fa?''disse prendendomi la mano e fissando il braccialetto che mi aveva regalato.
''Onestamente no''ridacchiai.
Alessandro sciolse la presa dalla mia mano di scatto e mi guardò come se improvvisamente avesse avuto una rivelazione.
''Tutto ok?''mi preoccupai.
''Mi stavo dimenticando una cosa importante! Non sono abituato a queste cose''disse a mo' di scusa e scese dalla macchina. Aprì il cofano e tornò da me con un gigantesco mazzo di rose di tutti i colori.
Guardarle mi fece diventare gli occhi lucidi e per un lungo istante rimasi senza dire nulla.
''N-non ti piacciono?''balbettò confuso. Era straordinaria la trasformazione che avevo visto compiersi in quel ragazzo, se mi avessero detto qualche anno prima che avrei conosciuto un Alessandro imbarazzato, agitato, confuso, insicuro e terribilmente romantico non ci avrei mai creduto.
Gli sorrisi commossa.
''Certo che mi piacciono! Nessuno aveva mai comprato delle rose per me...E poi di tutti i colori! Perchè?'' chiesi con voce incrinata dall'emozione.
''Perchè sarebbe stato troppo banale regalarti solo quelle rosse, e io non sono mai banale. E poi tu mi ricordi tutti i colori. Da quando ti conosco ti ho associato al viola e al rosso per i tuoi capelli, al giallo per il tuo essere solare, al nero per la tua insicurezza, al rosa per la tua delicatezza e dolcezza, all'arancione per la tua ironia, al blu per la tua tristezza, e al bianco per la tua ingenuità e bontà. Non potevo non cercare tutti questi colori''
Rimasi ancora una volta senza  parole. Il suo regalo aveva un significato profondo che mi lasciava capire quanto mi avesse osservata nel corso degli anni.
''A-anche io ho preso qualcosa per te...Ma non aspettarti nulla di chè, è solo un regalo simbolico...''mormorai senza guardarlo.
Presi un sacchetto blu dalla borsa e glielo porsi.
Alessandro mi guardò con attenzione poi lo aprì. Era un semplice braccialetto di corda marrone, dotato di otto cordicelle, come quello che lui aveva regalato a me tanto tempo prima.
''Così non potrai più liberarti di me''sussurrai guardandolo negli occhi mentre ripetevo le sue parole.
Alessandro ammutolì, ma sorrise. Poi si voltò dall'altra parte e se lo mise al braccio sinistro.
Notai che quando si rivoltò verso di me aveva anche lui gli occhi lucidi. Mi prese il polso destro dove io avevo il mio e lo avvicinò al suo polso sinistro.
''Così si completano''sussurrò guardandoli con orgoglio.



Dopo aver protestato sulla musica che voleva mettere in macchina mentre viaggiavamo, decidemmo di raggiungere un compromesso; una canzone a testa.
Mi aveva bombardato di canzoni raeggeton e io in tutta risposta gli feci sentire tutto il mio miglior repertorio di trisissime canzoni d'amore.
Ad un certo punto mi stupì con una scelta che non avrei mai abbinato alla sua persona: Don Raffaè di Fabrizio De Andrè.
''Ti piace questa canzone?''gli chiesi incredula.
''Perchè te ne stupisci?''mi disse indignandosi.
''Perchè finora ho ascoltato solo raeggeton in macchina con te''gli ricordai.
Alessandro scosse la testa sorridendo amaramente.
''Ascolto quella merda solo perchè mi aiuta a non pensare. Quando sono solo ascolto musica vera''
''E allora perchè l'hai messa ora che sei con me?''
''Perchè con te mi sento talmente a mio agio che mi dimentico di essere con un'altra persona''disse e si girò un attimo per sorridermi.
Sorrisi anche io e chiusi gli occhi per ascoltare meglio quella canzone che adoravo.
''Oh no, così non va''borbottò Alessandro qunado ci fermammo all'ennesimo semaforo.
''Dai, in fondo non manca molto, giusto?'' chiesi anche se in realtà non ne avevo la più pallida idea.
''Non intendevo mica per il semaforo''mormorò.
Aprii un occhio e cercai di interpretare la sua espressione maliziosa.
''Tori, se chiudi gli occhi mi viene voglia di baciarti. Oltretutto non mi hai ancora baciato oggi''mormorò ancora squadrandomi dalle gambe fino agli occhi.
Un brivido mi scosse forte e istantaneamente mi riscossi avvicinandomi a lui.
''In effetti te lo sei meritato''sussurrai sorridendogli a mia volta con una certa malizia.
Lentamente posai le labbra sulle sue e con le mani gli accarezzai le tempie con movimenti circolari. Alessandro mi prese il viso tra le mani e mosse piano le sue labbra sulle mie.
Un clacson ci riportò alla realtà e ruppe la magia che si stava creando.




Eravamo ben due ore in anticipo ma lo spiazzo per il pubblico era già pieno di gente. Lo notai con un po' di sconforto ma non mi feci abbattere. I controlli all'entrata ci avevano fatto buttare qualsiasi tipo di liquido ci portassimo a presso ma un chiosco non troppo lontano dal palco faceva dei cocktail dall'aria interessante.
Sapevo che bere non avrebbe fatto nient'altro che spingermi verso la strada più pericolosa (verso la quale, diciamolo, ero già puntata) ma mi sentivo giovane, spensierata, fresca, con tutto il diritto di vivere la mia vita correndo qualche rischio.
Carpe diem, Tori, carpe diem.
Presi un mojito e Alessandro un black russian e ci rilassammo un po' senza parlare, ognuno avvolto nei suoi pensieri. 
Io sentivo la vita proiettarsi sui miei occhi come se stessi guardando un film; mi vedevo crescere lentamente, attraversare i miei dolori, uscirne cambiata, più disillusa e più forte. Sentivo ormai di poter sopportare qualsiasi cosa.
Alzai lo sguardo verso Alessandro perchè volevo provare ad indovinare a cosa stesse pensando lui ma scoprii che stava fissando me.
Mi sorrise.
''Perchè mi guardavi?''chiesi sorridendo.
''Beccato! Mi piace che quando sei concentrata su qualcosa una vena sulla fronte ti pulsa e ti tormenti le mani''mi fece notare.
''Tu invece quando stai pensando a qualcosa... ah no, scusa, tu non pensi!''dissi facendogli la linguaccia.
Alessandro rise e mi fece il solletico.
''Smettila!''lo pregai ridendo a crepapelle.
Finimmo il nostro drink nel giro di dieci minuti ed eccoci di nuovo nel chiosco a prenderne un altro. Dopo averne presi circa cinque iniziai a sentire la testa che mi girava ma per fortuna il concerto stava per iniziare.
Il buio della notte avvolse completamente l'atmosfera e iniziai a sentire il cuore galoppare nel petto. Sentivo una specie di vibrazione che ci univa, anche senza guardaci. E sapevo che era reciproca perchè ognitanto davo una sbirciatina e vedevo Alessandro fremere almeno quanto me.
All'improvviso le luci del palco si accesero e una familiare figura d'uomo dai capelli rossi salì lentamente sul palco.
L'urlo di entusiasmo che attraversò il pubblico sovrastò qualsiasi altro rumore.
Ed Sheeran ci salutò e ci disse che avrebbe cantato i suoi ultimi successi ma che se fossimo stati un pubblico caloroso ci avrebbe premiato con qualche vecchia, eterna canzone.
Al chè, naturalmente, si scatenò un altro urlo di giubilo.
Il concerto cominciò con con 'Galway Girl' e ci lasciammo trascinare in una danza sfrenata dai movimenti caotici e senza senso.
Era uno strano modo per rendersene conto, ma quella notte mi sentii davvero viva.



Quando iniziò 'Shape of You' mi girai verso Alessandro e scoprii che lui mi fissava ancora.
''Questa è per noi''urlai per sovrastare il suono della canzone e le grida dei fans.
Alessandro mi sorrise e mi abbracciò, ondeggiando poi a ritmo di musica, come in un lento. Entrambi cantavamo nell'orecchio dell'altro, ridacchiando senza timori.
L'alcol aveva comunque fatto il suo effetto perchè avevo la testa completamente sgombra da pensieri, lo sguardo leggermente offuscato e la risata facile.
Inoltre sentivo l'impellente impulso di dire ad Alessandro come mi faceva sentire, quanto mi piacesse e che avrei voluto che fosse per sempre.
E lo dissi, non so quante volte lo dissi, ma sussurrando, e lui, per fortuna, non mi sentì neanche una volta.


Durante 'Happier' non riuscii a trattenermi, una lacrima bollente e ribelle mi rotolò giù dalla guancia. Alessandro percepì il mio cambiamento d'umore e mi prese la mano, avvicinandosi a me. Mi baciò l'angolo dell'occhio portandosi via la lacrima e poi sorrise.
Lo guardai negli occhi e improvvisamente trasparì tutta la paura che avevo di perderlo come era già avvenuto. Uno strano presentimento mi diceva che non era ancora arrivato il momento della nostra felicità. Sperai di sbagliarmi ma non riuscii ad evitare di spaventarmi a morte.
Alessandro colse la paura dal mio sguardo e prendendomi il viso tra le mani mimò con le labbra: 'andrà tutto bene'.
Mimai un 'speriamo' e lui rispose con un 'fidati di me'.
Un faretto del palco si voltò verso di noi e ci illuminò perfettamente, così le espressioni che fino ad allora erano rimaste semi-celate dal buio furono evidenti. Chiusi gli occhi e mi avvicinai a lui posando le mie labbra sulle sue.
Un bacio può durare un'eternità o un solo secondo, tutto dipende dalle nostre percezioni. Quel bacio durò tutti gli anni che ci eravamo persi nella vita, tutti quei giorni passati lontani l'uno dall'altra.
Quasi non percepii quando prese una piega diversa, trasformandosi da bacio romantico e innamorato a passione rovente e incontrollabile. 
Me ne resi conto solo la mattina seguente, quando, tutta spettinata, mi svegliai tra le braccia di Alessandro.

 

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Capitolo 30
*** Una squallida commedia americana. ***


Mi svegliai di soprassalto circa verso le nove e mi resi subito conto di trovarmi in una situazione strana.
Sentivo di essere un'anima intrappolata in un corpo, non riuscivo a muovere nessun arto. Dovevo aver dormito ferma in quella posizione per chissà quante ore.
Eppure mi sentivo come se non avessi dormito affatto. Con tutta la forza che mi era rimasta mi voltai lentamente e scoprii di essere incastrata in una posa strana con Alessandro.
Improvvisamente un flash back mi colpì la mente, come un ramo sbalzato improvvisamente sul viso.
Le sue labbra sul mio collo, le sue labbra sul mio seno, le sue labbra ovunque.
Mi tirai su di scatto ma cercando di non fare movimenti troppo bruschi e riuscii a sgattaiolare fuori dal letto senza svegliarlo. Era bello guardarlo dormire, sembrava un bambino.
Mi presi qualche istante per guardarlo con tenerezza poi mi decisi a vestirmi in fretta e scappare in bagno.
Appena accelerai il passo per andare al bagno una fitta di mal di testa mi colpì dolorosamente.
'Questa è l'ultima volta che bevo', mi dissi mentalmente, come ogni volta.
Arrivata davanti allo specchio mi spaventai come se avessi visto un fantasma. Avevo trucco dappertutto, i capelli spettinati e gli occhi offuscati dal sonno mancato. Mi sfiorai il collo e sentii un leggero dolore, al chè cercai di riportare alla memoria ciò che lo aveva procurato e un altro flash back mi colpì la mente.
Alessandro mi stava mordicchiando la pelle e tirandola leggermente con i denti. Un mugolio era uscito di soppiato dalle mie labbra e aveva accarezzato il suo orecchio.
''Dì il mio nome''mi aveva sussurrato Alessandro sul collo.
''Alessandro''
''Ancora''
''Alessandro''
Non so quante volto lo avevo ripetuto quella notte.
Presi del sapone e iniziai a strofinarmi vigorosamente il viso per eliminare tutte le tracce del trucco quando mi accorsi di avere le labbra gonfie e rosse.
Le sfiorai con le dita e ricordai ancora.
Alessandro aveva soffocato l'ennesimo mugolio che era uscito dalle mie labbra con un bacio violento e passionale al termine del quale gli avevo morso piano il labbro inferiore.
Arrossii al ricordo di tutto ciò che era venuto dopo. E così era successo, ci avevo di nuovo fatto l'amore.
Non so dire come arrivammo al B&B, la mia mente registrò solo la sua vicinanza e il suono della sua voce. Mi sentii come se stessi fluttuando in una sfera della coscienza dove le sensazioni erano l'unica realtà tangibile. Alessandro mi aveva fatta sedere sul letto e mi aveva tolto in fretta i vestiti baciando ed accarezzando la mia pelle con gesti decisi e delicati allo stesso tempo. Poi si era tolto i vestiti ed era caduto abbracciato con me nel letto, mostrando la mia stessa impazienza.
Avevo già fatto l'amore con lui in passato, ma la realtà superava qualsiasi ricordo e il groviglio di emozioni minacciò di sommergermi scacciando qualsiasi pensiero razionale. Non avevo mai provato una tale passione e quando me ne resi conto me ne spaventai un po'.
'Devo essere impazzita', mi dissi. Non mi riconobbi e per un attimo fui sopraffatta da un senso di timore misto ad imbarazzo.
Ma gli effetti dell'alcol e la premura di Alessandro spazzarono via subito quell'attimo di sconforto.
''Ho atteso tanto questo momento''sussurrò Alessandro guardando intensamente il mio corpo nudo e poi i miei occhi resi torbidi dal piacere.
''Io...sono spaventata dalle mie stesse reazioni''risposi facendo fatica a respirare.
Lui sorrise dolcemente.
''Perchè non spaventi anche me, Melanzana?''mi provocò sfiorando la linea dei miei fianchi con un dito. La sua voce aveva la consistenza del velluto.
Con un gemito soffocato mi baciò sulla bocca.
''Nel caso non te ne fossi accorta anche io sto morendo dal desiderio''continuò poi leccandosi le labbra con la lingua.
Me n'ero accorta. Le sue parole spazzarono via qualsiasi pensiero razionale e risposi ai suoi baci con lo stesso trasporto mentre le mie mani esploravano il suo corpo e mi abbandonai alla forza della passione che mi stava consumando.
Sentii il corpo muoversi guidato dall'istinto e tendersi verso di lui desiderandolo sempre di più. Ci muovemmo all'unisono aggrappati l'uno all'altro con le gambe intrecciate fino a quando la passione non raggounse l'acme e si sciolse in fremito convulso. Esausti e appagati eravamo poi ricaduti nel materasso.
Fui presa inìstantaneamnete dalla paura di perderlo e non volli lasciarlo andare, così lo strinsi al mio petto, come facevo tanto tempo prima. Il mio cuore traboccava di gioia, di gratitudine e d'amore e in quel momento, spinta dall'alcol e dall'emozione, glielo confessai.
''Alessandro...Io ti amo ancora...''sussurrai.
''Tori, ce ne hai messo per dirlo eh...Ti amo anche io''mormorò alzando il viso verso di me per incontrare i miei occhi che si ostinavano ad evitare i suoi.
Questa fu l'ultima cosa che ricordai di quella notte. Poi il mio cuore iniziò a battere forte al ricordo del sentimento che ci eravamo scambiati.
Così era tutto finito? Sarei stata felice ora? Non potevo crederci.
Una parte di me si ostinava a credere che fosse un prodotto distorto della mia mente quell'ultimo ricordo. Decisi che glielo avrei chiesto non appena fossi tornata in camera, giusto per esserne certa. Nel frattempo decisi di farmi direttamente una doccia in modo da potermi rilassare e allo stesso tempo pensare.
Sorrisi sotto il getto dell'acqua calda e mi lasciai avvolgere dalla nuvola profumata del mio bagnoschiuma all'albicocca.


Trascorse forse una mezz'ora di tempo da quando ero sgattaiolata in bagno ma quando tornai in stanza mi accolse la consapevolezza più amara.
Lui non c'era più.
Nella mia ingenuità sperai che fosse andato a fare la colazione senza di me nella sala comune dunque ancora in accapatoio mi fiondai là, per trovarci solo il proprietario.
Mi avvicinai con circospezione a lui.
''Mi scusi, ha visto un ragazzo con i capelli scuri e gli occhi scuri, medio alto?'' gli domandai confusamente.
''Oh intendi Alessandro? E' andato via poco fa. Ma non preoccuparti ha già pagato lui la stanza''rispose l'uomo ridendo maliziosamente.
''Non c'è molto da ridere, sa''sbottai tornandomene in stanza con l'intenzione di fare le valige e andare via.
Sembrava una scena da squallida commedia americana ma mancava ancora un elemento fondamentale a completare il quadro.
Ma eccolo lì, il bigliettino, a guardarmi sfacciatamete dal comodino del letto.
Lo presi con le mani tremanti. Non ero certa di voler leggere ciò che c'era scritto sopra. Alla fine lo feci.
''Cara Tori, scusa se me ne vado così all'improvviso. Conoscendoti so che te la prenderai ma devo farlo. Ho bisogno di riflettere. Mi rifarò vivo io appena avrò risolto un paio di questioni con me stesso. Tuo, Alessandro''.

La prima reazione fu quella di fare a pezzi quello stupido biglietto. Poi iniziai a fare la valigia cercando di non pensare a nulla ma non ci riuscivo. Finivo per sbottare in lacrime nervose e dolorosissime, come se insieme a loro scendesse dai miei occhi anche qualche brandello di cuore.
''Su cosa devi riflettere, Alessandro?! Su cosa?! Su un 'ti amo' detto per sbaglio?! Rimangiatelo ma non lasciarmi andare un'altra volta....'' mi trovai ad urlarlo senza rendermene conto, così per evitare di far degenerare la situazione me ne andai in fretta, mettendo tutte le cose alla rinfusa nella valigia.


Presi il telefono e mi accorsi di avere dieci chiamate perse da Matteo, così improvvisamente mi ricordai che non gli avevo ancora dato una risposta per il weekend insieme nella casa dei suoi. Il mio istinto vendicativo e infantile ebbe la meglio, così lo chiamai subito. Alessandro se n'era andato perciò non aveva diritto ad una seconda chance e d'altro canto, gliene avevo date fin troppe. Quest'ultima pugnalata non gliel'avrei mai perdonata.
Alla fine avevo deciso, sarei andata da Matteo.




Ragazze\I ho bisogno dei vostri pareri! Nonostante mi sia fermata per mesi nella scrittura di questa storia noto con piacere che la leggete ancora in tantissimi! Fatemi sapere se vi sta piacendo, cosa ne pensate, come vi immaginate che finisca, etc... Anche perché, ve lo confesso, tra pochi capitoli finirà! Grazie a tutti/e per l'attenzione ❤️  

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Capitolo 31
*** Da eroe a nemico. ***


Il primo giorno con Matteo passò lentamente, quasi come se il tempo si divertisse a scorrere piano. Avevo opportunamente spento il telefono dopo aver avvisato i miei che sarei tornata qualche giorno dopo e non avevo spiegato nulla alle mie amiche che probabilmente iniziavano ad essere davvero in pensiero. Ma volevo essere l'unica proprietaria del mio dolore, non mi sembrava giusto in quel momento condividerlo con loro.
Matteo mi guardava afflitto, voleva aiutarmi ma io non gliene davo la possibilità. L'unico contatto che c'era fra noi erano i frequenti abbracci che mi regalava gratuitamente, ma non ero stata in grado di baciarlo nè di dargli qualsiasi tipo di effusione.
Ero arrivata in lacrime da lui, con un ritardo terrificante a causa del pullman, ma lui non aveva detto nulla. Si era limitato ad abbracciarmi e accarezzarmi la schiena, come si fa con un animaletto ferito.
Ed era così che mi sentivo ancora una volta, un cagnolino abbandonato sul ciglio della strada.
La sorpresa che mi aveva preparato era stata una cosa carinissima; aveva riempito la casa di candele profumate e di petali di rosa ma non aveva fatto altro che acuire il mio malessere. Naturalmente si era accorto di questo e ci era rimasto piuttosto male, ma non sarei riuscita a fingere di essere felice neanche se avessi davvero voluto farlo.
E si da il caso che non volessi farlo.
La notte di quel sabato iniziai a maturare l'idea di aver fatto un grande errore ad andare da Matteo, ma non avevo il coraggio di ammetterlo a me stessa e per di più tornare a casa in quel momento avrebbe voluto dire subire le domande dei miei e delle mie amiche. Cosa che non ero ancora pronta a sopportare.
Cosa avrei dovuto dire loro? Avevate ragione? Sono stata una stupida a fidarmi? Tutte cose che non sarei mai stata in grado di dire ad alta voce, almeno per il momento.
Quella notte piansi ancora, piansi senza risparmiarmi. E Matteo mi abbracciò dolcemente poggiando la testa nell'incavo del mio collo.
In quel momento, lo ricorderò sempre, pensai che sarebbe stato così giusto innamorarsi di Matteo, perchè sapevo che lui mi avrebbe potuto rendere felice.
Mi immaginai dieci anni dopo con una famiglia e con lui al mio fianco che mi avrebbe amata esattamente come aveva fatto il primo giorno che mi aveva intravista mentre leggevo i Fiori del Male.
Questo pensiero mi fece anche più male perchè mi fece sentire una creatura abominevole. Cercavo amore da chi non sapeva nemmeno cosa fosse e respingevo chi invece provava a darmelo nella sua forma più genuina.


Il secondo giorno con Matteo la situazione peggiorò ancora. Smisi di piangere e subentrò in me un'apatia disarmante. Mi guardavo intorno senza vedere niente, gli occhi velati da una patina di passiva rassegnazione. Matteo cercò di tirarmi su il morale in tutti i modi, andammo a fare una passeggiata in riva al mare all'alba, mi preparò un pranzo delizioso e mi lesse una poesia stupenda di Hermann Hesse ma nulla mi stupiva, nulla mi rincuorava.
Ero persa in me stessa.
Quella sera decise così di prendere in mano la situazione. Avevo lo sguardo perso come al solito sulla sottile linea che separava il mare dal cielo e non pensavo a nulla di chiaro, pensieri confusi mi ottenebravano la mente senza lasciarmi scampo. 
''Tori, credo che dovremmo parlare''disse ad un certo punto osservandomi con attenzione.
Mi voltai verso di lui come se mi fossi accorta solo allora di essere con un altra persona.
''Di cosa?''chiesi ancora confusa.
Matteo sospirò pesantemente.
''E' chiaro che non sei felice. Mi vuoi dire che cosa è successo? Perchè è da due giorni che il mio cervello elabora ipotesi e ognuna è peggio dell'altra''
''Io...Niente, non è successo niente''
''Tori, facciamo così, siccome non vuoi parlare, dimmi solo sì o no, d'accordo?''
Mi coprii le orecchie con le mani temendo il peggio.
''Ti prego, no...''
Matteo venne vicino a me e mi tolse dolcemente ma con fermezza le mani dalle orecchie, poi si sedette di fronte a me e cercò il mio sguardo.
''Non voglio farti del male, voglio solo capire. Mi merito una spiegazione, no?''disse gentilmente.
Mi tranquillizzai un po' e ripresi un briciolo di lucidità.
''D'accordo''mormorai ancora insicura.
''Sei stata con Alessandro venerdì?''chiese Matteo guardandomi negli occhi.
Istantaneamente mi si velarono di lacrime e non riuscii a reggere il suo sguardo.
''Sì''singhiozzai.
Matteo sospirò di nuovo ma non si interruppe.
''Fra voi non è andata come speravi, giusto?''
''No''singhiozzai di nuovo.
''E così sei venuta qui per ripicca?''
Mi divincolai dalla sua presa e gli voltai le spalle.
''Adesso smettila''mormorai.
''E' così, Tori? Devo saperlo!'' disse venendomi di nuovo vicino e voltandomi verso di lui.
''Non sono venuta qui per ripicca! Avevo solo bisogno...''risposi impulsivamente.
''Avevi bisogno di non stare sola. Avevi bisogno di sentirti amata. Mi stai usando. Ed è quello che hai fatto per tutto il tempo in cui siamo stati insieme'' mormorò Matteo senza guardarmi.
''Ma cosa stai dicendo?!''
''Sto dicendo la verità. Come se non ti avessi trattato come una principessa! Ti ho trattata come una regina!''urlò con rabbia.
Arretrai di qualche passo spaventata dalla violenza nella sua voce.
''Non urlare Matteo...''mormorai per placarlo, ma ottenni l'effetto opposto.
''Non urlare?! Non urlare?! Certo che urlo, diavolo! Ti ho dato tutto quello che avevo, mi son fidato di te e ti ho rivelato cose di me che nessuno sapeva. Per cosa? L'ennesima pugnalata alle spalle. Dio, ma vuoi crescere? Non sei più una fottuta ragazzina! Dicevi di fidarti di me, dicevi che ero l'unico per te, che senza di me non saresi stata nulla e appena torna il tuo ex, se così vogliamo chiamarlo, dopo tutto quello che ti ha fatto, ritorni come un cagnolino scodinzolante ai suoi piedi?!''urlò ancora afferrandomi e strattonandomi per un braccio.
''Lasciami andare, Matteo, mi stai facendo male!''urlai a mia volta.
''E tutto il male che tu hai fatto a me allora? Lo hai dimenticato?''sbraitò continuando a strattonarmi.
Le nostre grida finirono per allarmare un vicino che si avvicinò a vedere se andasse tutto bene, interrompendo la sfuriata di Matteo.
''Ragazzi ho sentito delle grida, tutto a posto?''chiese guardandoci con circospezione.
Notando il mio viso affranto dalle lacrime rimase sospettoso anche dopo che Matteo gli disse di stare tranquillo. In quel momento capii che era il momento giusto per andarmene. Per quanto Matteo avesse ragione il suo approccio era completamente sbagliato e non volevo avere le sue mani addosso mai più.
''Non c'è problema davvero, signore. Io me ne stavo giusto andando'' dissi approfittando della distrazione di Matteo e della protezione dello sconosciuto del vicinato.
''Dove deve andare signorina?''mi chiese il vicino assumendo subito un atteggiamento protettivo nei miei confronti.
''Dovrei tornare a casa e spero di beccare l'ultimo pullman''mormorai gettando in fretta le mie cose in valigia sotto lo sguardo esterrefatto di Matteo.
''Tu non te vai!''esclamò quando gli passai accanto per andare alla porta.
''Io vado dove voglio. Quando ti sarai dato una calmata discuteremo come persone civili della questione. Ma di una cosa puoi essere certo, non tornerò mai più a stare con te!''sibilai sganciandomi dalla sua presa.
Matteo alzò istintivamente la mano versò il mio viso ma il vicino di casa mi spinse tempestivamente fuori dalla porta e mi fece accelerare il passo per andare verso la fermata del pullman.
''Da quanto tempo la picchia?''mi chiese poi, una volta arrivati alla fermata.
''Non è obbligato a farmi compagnia''dissi senza rispondere alla sua domanda.
''Non me la sento a lasciarla sola qui dopo quanto ho visto là dentro''mormorò il signore guardandomi con apprensione.
Gliene fui silenziosamente grata così decisi di rispondere alle sue domande.
''Non mi ha mai picchiata e sinceramente non pensavo che oggi le cose prendessero questa piega''sospirai.
''Avevate già discusso altre volte?''
Sospirai stancamente.
''No. Non avevamo mai discusso nè litigato prima d'oggi. Suppongo sia per questo che non conoscevo questo suo lato aggressivo''
''Lei, signorina, sembra molto triste. Se posso le consiglierei di non prendersela per uno così, c'è di meglio in giro''
Sorrisi amaramente.
''Non è per lui che sto così male, signore.''
''E allora chi è il responsabile?''
''Si è mai sentito preso in giro dall'amore? Si è mai sentito risucchiato dall'amore senza poter porre difesa e poi scoprire che era solo una voragine senza fine?''chiesi senza guardarlo.
Il signore sorrise.
''Sei ancora giovane, ma un giorno concorderai con me quando dico che l'amore fa immensi giri e poi riesce sempre a tornare a chi si appartiene da sempre''mormorò guardando lo stesso punto che ero solita osservare io. La sottile linea che divide il mare dal cielo.
E' lì che avvengono le battaglie epiche fra il bene e il male, fra la beatitudine e l'eterna dannazione. E il limbo del nostro cuore. Io guardo sempre lì quando sono confusa o sto male, cerco di distinguere lo stemma della forza vincitrice e poi la rendo mia.


Non ho più visto quell'uomo ma non ho mai dimenticato la sua frase e ho atteso pazientemente di poterla smentire o approvare. Curiosamente riuscì a tirarmi su molto più facilmente dei miei genitori e delle mie amiche, quando mi videro tornare, sconfitta e devastata, tra le loro braccia.
Una cosa però mi fu confermata, come avevo supposto quella volta in cui mi processarono per la decisione di rivelarmi ad Alessandro, non mi lasciarono mai sola.

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Capitolo 32
*** I messaggi mai letti. ***


Passò lentamente una settimana.
Non so dire nemmeno ora che sono passati diversi anni come vissi quel periodo di tempo. Ricordo che era come se stessi cercando di dimenticare tutto, a partire dalla mia stessa identità.
Avevo cambiato la sim al mio telefono, perchè volevo risultare irrintracciabile sia per Matteo che per Alessandro e non mi dispiaceva nemmeno evitare Fabio.
Vedevo solo le mie amiche, vivevo di loro.
A volte mi facevano notare, con un certo dispiacere, che con la mia finta allegria e indifferenza non riuscivo ad ingannarle. E io lo sapevo, ma era più facile far finta che non fosse successo nulla. Non ero stata particolarmente prodiga di particolari raccontando come si fossero svolte le cose, o meglio, curiosamente mi era stato molto più semplice raccontare loro nel minimo dettaglio come si fossero svolte le cose con Matteo che con Alessandro. Ma, d'altro canto, lui non mi aveva spezzato il cuore.
Due volte.

Anche i miei genitori mi trovavano parecchio strana e in fondo potevo capirli. Ero tornata a casa in lacrime ed ero rimasta segregata in camera per giorni, poi improvvisamente ero uscita da lì con il volto sorridente, la risata facile, le incommensurabili borse sotto gli occhi e la voglia di vivere di un bradipo.
Lanciavo ogni giorno dei segnali estremamente preoccupanti riguardo la mia salute mentale, perchè è risaputo che tanto più qualcuno è depresso, tanto più si mostra allegro e rilassato, fallendo, per altro, miseramente.
In questo stato si trascinavano i miei giorni e la mia stanca anima, e per quanto mi sforzassi, non sapevo come uscirne.
Dopo quella settimana terrificante iniziai ad evitare i contatti perfino con le mie amiche, preferivo le lunghe passeggiate estive sotto le stelle e finivo per tornare a pensare e a scrivere poesie. La finivo a devastarmi di sigarette e lacrime, e dimagrii ancora più vistosamente di prima.
La situazione mi stava decisamente sfuggendo di mano. Non c'era nulla che mi consolasse, nulla che mi stupisse, nulla che mi facesse sorridere più.


''Tori, sono così felice che tu sia venuta!''disse Laura quando ci incontrammo al parco un pomeriggio.
L'abbracciai aggrappandomi a lei come avevo sempre fatto quando le circostanze della vita si facevano troppo difficili per me.
''Ciao, tesoro''sussurrai durante l'abbraccio.
Chiaccherammo del più e del meno ma ad un certo punto non fu più possibile per nessuna delle due.
Laura non è mai stata una persona con i peli sulla lingua ed è per questo che la nostra amicizia è sempre andata così bene, non mi ha mai nascosto nulla, non mi ha mai indorato la pillola.
''Tori, mi sembra di rivedere in te la stessa persona di cinque anni fa. Sono molto delusa,sai. Credevo avessi superato quella fase''mi disse con tono di rimprovero guardandomi intensamente negli occhi.
E fu la goccia che fece traboccare il vaso. Scoppiai a piangere con una violenza disarmante, il mio petto sembrava perfino troppo fragile per reggere quei singulti.
Laura mi abbracciò di nuovo e mi fece sedere in una panchina poggiando la mia testa sulle sue gambe.
''Ssssh, Tori. Volevo solo provocarti, volevo solo vederti reagire, non piangere così''sussurrava accarezzandomi la schiena.
A poco a poco mi rilassai e smisi di piangere. In un certo qual modo stavo decisamente meglio.
''Senti non mi hai mai detto come è andata con Alessandro. Cos'è successo che ti fa soffrire tanto?''mi chiese continuando ad accarezzarmi la schiena.
Sospirai e alzai il capo verso il suo viso. Era arrivato il momento di parlare.
''Lau mi ha usata, niente di più e niente di meno. Abbiamo fatto l'amore, gli ho detto che ero innamorata di lui, lui mi ha detto lo stesso, e poi se n'è andato lasciandomi un fottuto bigliettino che non giustifica nulla''
''Cos'ha scritto nel biglietto?''
''Ha scritto che aveva bisogno di riflettere. Di riflettere, capisci?! Ma riflettere su cosa? Sono mesi che mi girava intorno cercando di riconquistarmi e io gli ho detto in tutti i modi che non volevo più soffrire per lui, mi ha rassicurato sempre e poi la mazzata''
''Ma poi non si è più fatto vivo?''
''Non lo so. Ho cambiato numero di telefono come sai''
''E allora scusa...''
''No Lau, la strada di casa mia la conosce benissimo''
''Magari non viene perchè sa che non gli apriresti''
''Certo che non gli aprirei!!!-sbottai- però lui nemmeno ci prova''conclusi con ancora più rabbia.
''Senti, non voglio che tu pensi che lo stia difendendo e non voglio che ti arrabbi, però dopo tutto ciò che ti ha raccontato sulle sue esperienze del passato, tra la sua ex che lo ha cornificato, il padre che lo ha abbandonato da piccolo, eccetera, non credi che abbia il diritto di avere paura? Dopotutto è umana la paura di amare, di farsi del male''
Rimasi interdetta per un attimo e non riuscii a risponderle prontamente così lei continuò.
''Azzardatamente posso anche dire che proprio il fatto che ci stia ragionando sia segno del fatto che a te ci tenga davvero.''
''Cioè?''chiesi senza capire.
''Ragionaci un attimo scusa: è stato ferito in passato dall'unica ragazza che abbia mai amato, il fatto che abbia paura di amare te e farsi amare da te vuol dire che sa che tu potresti fargli davvero male se le cose fra voi non andassero. Il che vuol dire che ci tiene, forse troppo. Forse anche più di te''
Improvvisamente il mio mondo si capovolse completamente. Non avevo affatto considerato la questione da quel punto di vista.
''Beh Tori, non mi dici nulla?''disse Lau osservando divertita il mio sguardo profondamente confuso.
''Io...Non so...''mormorai assorta nelle mie congetture.
''Senti, io ti propongo una sfida. Controlla nella vecchia sim se ti ha chiamata o mandato messaggi, se non ti ha cercata nemmeno una volta allora lascialo andare per sempre stavolta. Altrimenti pensaci''
L'idea non sembrava male, così accettai rigraziando me stessa di non aver disattivato subito quella sim.


Tornai a casa con un'ansia terribile, sembravo febbricitante. Afferrai il telefono e cambiai la sim, ma dovetti impormi di darmi una calmata dato che le mie mani tremavano.
Accesi il telefono e lo lanciai sul letto, incapace per un attimo di controllare se ci fossero messaggi.
Volevo dare la possibilità al mio cuore di infrangersi di nuovo? E se invece fosse stata la cura?
Non potevo saperlo.
Temporeggiai quanto potevo poi mi buttai sul letto e afferrai il telefono sbloccando la sim con il pin. Il telefono come preso da un attacco epilettico cominciò a vibrarmi fortissimo nelle mani. Lo buttai di nuovo senza guardarlo presa dall'ansia, poi decisi di leggere solo gli eventuali messaggi di Matteo e Fabio.
Di Fabio non c'era nessun messaggio, e ci rimasi parecchio male. Tuttavia, mi dissi, aveva fatto la sua scelta, e per quanto fosse sbagliata, in fondo non potevo biasimarlo troppo.
Matteo mi aveva intasato whatsapp, tanto che l'app funzionava a rilento. Entrai brevemente nella sua chat e feci scorrere in fretta i messaggi. Trovai tutto molto divertente, in un certo senso. Passava da messaggi che avrebbero fatto andare in coma diabetico chiunque a messaggi al vetriolo che facevano male anche i miei occhi mentre li leggevo di sfuggita.
Per quanto mi riguaradava la decisione nei suoi confronti era presa, era fuori. Era fuori completamente e per sempre dalla mia vita. Non ci sarebbe stato nessun compromesso con lui.


Alla fine il mio occhio cadde, inevitabilmente, nella chat di Alessandro. Con un moto di gioia e un balzo del cuore mi accorsi che c'erano diversi messaggi.
Così con l'ansia che mi mangiava viva, iniziai a leggerli.
'Tori, ti va se parliamo?'
'Perchè non ti arrivano i miei messaggi???'
'Tori, non mi hai bloccato, vero?'
'Tori, non fare così. Ho bisogno di parlarti'
'Ti prego, dì qualcosa, qualsiasi cosa'
'Ho bisogno di passare del tempo con te, anche se ogni volta sbaglio con te...Ho bisogno che stiamo insieme'
'Sono stato uno stronzo...E non dico solo ora, dico sempre...Non mi ero accorto che ti fossi innamorata di me all'inizio e anche ora ho fatto un errore.Ma se torno sempre da te vorrà dire pur qualcosa. Forse è destino, no?'
'Anche se non mi rispondi io continuo a scriverti. Non voglio andare contro il tuo volere, se tu vuoi rinunciare a me non verrò a casa tua a cercare di convincerti, in fondo per il tuo bene è meglio che mi faccia da parte'
E' passata più di una settimana da quando ti ho vista l'ultima volta...Mi manchi da morire. Spero che un giorno leggerai tutto questo'


Sorrisi con lo sguardo offuscato dalle lacrime e strinsi al mio petto il telefono con il cuore che stava per scoppiare. Allora non mi aveva abbandonata. Allora mi amava comunque.
Piansi di gioia per una volta e continuai a sorridere come una pazza fra le lacrime. Sentivo lentamente la mia anima ricomporsi.

Dopo qualche ora iniziai a chiedermi cosa rispondergli e ricomparve la mia ansia. Decisi di farmi la mia solita camminata sotto le stelle per riflettere un pochino e mi sparai nelle orecchie 'Start Again' degli OneRepublic.
Camminai a lungo, e inevitabilmente la mia mente tornò ai ricordi felici. Io, lui e la nostra spiaggia. Le nostre mani unite. Le promesse, i sorrisi, il braccialetto. Tutto ciò era così intenso che decisi di sedermi perchè mi tremavano le gambe.
Alla fine ero giunta proprio nella nostra pineta e sorrisi di me stessa. Inconsciamente ero giunta da lui, almeno idealisticamente.
Una voce catturò per un attimo la mia attenzione ma non ci feci caso subito. Misi in pausa la mia canzone e ascoltai con attenzione.
Un formicolio paralizzò le mie gambe e mi salì lentamente fino a togliermi il respiro.
Mi voltai di scatto e proprio dietro di me, nella panchina più indietro, c'era il protagonista del mio insulso romanzo d'amore. Alessandro.

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Capitolo 33
*** Come tutto ebbe fine. ***


Un fiume di emozioni mi percuoteva il corpo e per un istante rimasi spiazzata.
Il primo pensiero che mi venne in mente fu quello di avvicinarmi a lui e stringerlo talmente forte da far sì che non si allontanasse mai più da me. Il secondo pensiero fu che non fosse solo.
Con chi diavolo stava parlando?
Decisi di osservarlo meglio prima di fare qualunque cosa, dato che comunque non mi aveva ancora notata. Parlava concitatamente e sembrava molto nervoso.
Notai improvvisamente che aveva il telefono nell'orecchio così decisi di aspettare che finisse di parlare prima di avvicinarmi.
Nel frattempo il mio cuore minacciava di volarmi fuori dalle labbra e aggiumgersi alle mille stelle che illuminavano il cielo quella notte. Io lo avrei lasciato andare sicuramente.
Quell'amore bruciava più dell'acido e non riuscivo più a sopportare tutto quel dolore.
Per mia fortuna la chiamata terminò dopo breve tempo, così raccolsi tutto ciò che rimaneva del mio orgoglio e della mia speranza e mi avvicinai a lui.
Sentivo di avere in mano la penna che avrebbe scritto il capitolo finale della mia storia d'amore e la mia scrittura prima tremolante, incerta, piena di errori e elementi incomprensibili stava finalmente raggiungendo una certa sicurezza, lucidità e risolutezza.
Stavolta avrei messo definitivamente le carte in tavola.


''Hei Ale'' sussurrai sedendomi accanto a lui nella panchina.
La sua reazione fu incredibile: strabuzzò gli occhi a tal punto che per un attimo temetti potessero uscirgli fuori dalle orbite, sbiancò del tutto e spalancò la bocca di scatto.
''Prima che tu possa dire qualsiasi cosa vorrei parlare io per una volta''esordii prendendo coraggio con un sorriso incerto.
''Tori senti, questo non è il momento giusto, davvero''mi fermò con aria preoccupata.
''No, sul serio, non voglio più aspettare, Ale. Ci siamo inseguiti per troppo tempo. Io credo a questo punto che sia destino, non trovi anche tu?''dissi ridacchiando nervosamente.
''No, non rispondere, non dire nulla, fai parlare me- ripresi- Io ti amo. Lasciami essere poetica, per una volta. Ho tanta paura e credo di averla perchè la prospettiva della felicità è una delle cose che più spaventa, ed è forse per questo che nessuno ci arriva. Ma tu mi hai detto di essere vorace, di essere la migliore, sempre. Allora io ti amerò meglio ogni giorno, se me lo concederai. Perchè solo chi osa, chi ha il coraggio di superare gli ostacoli, chi non si ferma davanti a nulla, può essere felice e può essere libero. Alessandro vuoi osare con me un amore felice e libero?
Voglio essere colei di cui non dimenticherai mai nulla; le mie piccole fobie, le mie incertezze, i miei attimi di pazzia, le mie canzoni stonate mentre faccio la doccia, la mia voglia di te che non si sazia mai. Ti ho amato per così tanto tempo sottovoce, che oddio anche ora mi sembra tutto così incredibile...Avevo paura che le mie parole ti giungessero e che non ti giungessero, avevo paura che tu capissi ma temevo anche che non mi avresti mai capita. Ti amo, ti amo, ti amo. Ho così tanta voglia di ripeterlo! Ho paura ma ti amo. Mi piace dirlo, vorrei urlarlo! Dio, sto impazzendo... ''mi interruppi per riprendere il respiro e mi venne da ridacchiare come una matta.
Dio, ero così felice...
''Tori...Io...''sussurò Alessandro con gli occhi lucidi.
Gli posai un dito sulle labbra per zittirlo.
''Non ho ancora finito. Oggi soffro di incontinenza verbale, mi dispiace! Mi son sempre tormentata chiedendomi come ti avrei detto che ti amavo, ed è stato sempre così stupido! Lo sapevo da quel giorno in cui mi hai salvato dal disastro a lavoro, quel giorno in cui mi hai guardata affossata dalla mia crisi nera e mi hai risollevata dal quel mio stato degradante con un sorriso. Lo sapevo da quando ho sentito per la prima volta Shape of you nella tua macchina, quando mi hai portata a vedere le stelle nel posto che conoscevi solo tu, quando mi hai detto che se fossi venuta coi tacchi mi avresti presa in braccio pur di farmi arrivare in spiaggia... Io lo sapevo, lo sapevo che non sarei mai riuscita a dimenticarti... Perciò Alessandro, te lo richiedo, vuoi avere un amore libero e felice con me?'' conclusi con voce rotta dall'emozione.
''Tori, sto cercando di dirtelo da tutto il tempo...Questo non è il momento giusto...Vorrei tanto che rimandassimo a domani, in qualsiasi momento, questa conversazione''mormorò senza guardarmi negli occhi.
Rimasi sbalordita per un attimo.
''Ma perchè, scusa? Non hai tempo per me? Pensavo che volessi vedermi...''dissi con il panico che mi grattava la gola.
Alessandro si guardò intorno e deglutì rumorosamente.
''Non è questo, Tori. E' che dovevo incontrare una persona...Se avessi saputo che ti avrei finalmente incontrata non lo avrei mai fatto, ma...''sussurrò.
Feci un passo indietro assalita da uno strano presentimento.
''Chi devi incontrare?''chiesi impallidendo.
Alessandro balzò in piedi in un attimo e mi prese la mano mettendosela sul cuore.
''Non devi fraintendere, intesi? Hai detto che mi ami, perciò puoi avere fiducia in me, giusto?''chiese guardandomi attentamente negli occhi.
''Alessandro...non usare le mie parole contro di me''mormorai con la voce rotta e gli occhi lucidi.
''E' la verità, Tori. Chi ama si fida, ho bisogno che ti fidi di me''
Annuii senza pensare.
''Ho bisogno che tu lo dica, ho bisogno di sentirtelo dire''
''M-mi f-fido''balbettai con un filo di voce priva di qualsiasi sicurezza.
Alessandro si avvicinò lentamente a me e prima che le nostre labbra si potessero anche solo sfiorare fummo interrotti da un colpo di tosse.




Mi voltai di scatto e il cuore mi cadde per terra, così imputridito da sembrare l'escremento di un cane.
Feci due passi indietro e guardai prima Alessandro e poi lei.
Due pugnalate nell'anima mi fecero quasi perdere i sensi.
''NO''esclamai in preda al panico.
Alessandro tentò di avvicinarsi a me
ma io feci un altri passo indietro.
''Non mi toccare''urlai fuori di me.
''Dai, sul serio Tori? Sul serio credevi che avrebbe scelto te alla fine?''disse Claudia con una nota di disprezzo nella voce.
Ma certo! Claudia la mia collega, Claudia la sua ex ragazza! Come avevo fatto a non capirlo? Avevano lo stesso nome...
E poi lei non lo sopportava. Che cieca, che stupida che sono stata! Improvvisamente mi ricordai del mio sogno la notte prima del concerto; il volto femminile che mi inseguiva era il suo. Che il mio subconscio lo avesse capito prima di me?

''Claudia, smettila. Tori non è come sembra! Lasciami spiegare!''
Mi allontanai sempre di più scuotendo la testa e piangendo.
''Tori, ti prego!''disse ancora Alessandro prendendomi per un braccio.
Mi voltai di scatto.
''Non capisci?! Non c'è più niente da spiegare. Ci siamo già detti tutto.'' sbottai liberandomi dalla sua stretta.
''No, ascolta non le ho chiesto di...''iniziò ma io lo interruppi.
''Senti, vuoi saperla una cosa? I pochi difetti che sei riuscito a rivelarmi in questa farsa che abbiamo portato avanti in questi mesi
sono l'unica cosa vera che tu mi abbia mai detto. Anche se su una cosa hai mentito. Tu non sai dire la verità a nessuno, a chi ti ama e nemmeno a te stesso. Che c'è, ti fa male sapere di essere un emerito fallito? Uno stronzo a tutto tondo? Questo mi hai insegnato a farlo bene, sai?! Ora non temo più di offendere nessuno quando dico la verità.'' sbottai furiosamente.
Mi voltai verso Claudia che osservava la scena con aria divertita.
''Claudia sai una cosa anche tu?! E' tutto tuo! Siete perfetti insieme; il cornuto e la cornuta. Almeno siete coerenti'' sputai con tutto il veleno che avevo in corpo.
Entrambi diventarono lividi e non seppero dire nulla. Ma Alessandro non si arrese e mi riprese per il braccio.
''Tori, puoi dire ciò che vuoi, non mi importa. IO ti amo'' esclamò.
Scoppiai a ridere ormai fuori di me.
''Tu l'Amore non hai idea di cosa sia, Alessandro. E non voglio sentirtelo dire mai più. Anzi -dissi ricordando di avere ancora il suo braccialetto nel polso- ora mi libero anche di questo''. Iniziai a tirare compulsivamente il braccialetto ma siccome non si sganciava lo tirai via coi denti.
Le mie lacrime mi offuscarono la vista mentre glielo lanciavo addosso.


Mi voltai e lui non ebbe più il coraggio di chiamarmi nè di trattenermi. Così lentamente tornai a casa, dimenticando ad ogni passo un pezzo della mia identità.






 

Ci siamo ragazzi/e! Questo è il penultimo capitolo, il prossimo sarà l'epilogo. Mi raccomando con voi di farmi sapere appena concluderò questa storia nelle recensioni cosa ne pensate, come avreste voluto che finisse, e soprattutto, se vorreste che scriva un continuo.
A presto!

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Capitolo 34
*** Epilogo. ***


Epilogo.


Sono passati cinque anni da quando sono successi tutti questi eventi.
Con il tempo ho imparato ad andare avanti, a smettere di fidarmi ciecamente di chi dice di amarmi e poi non fa nulla per dimostrarlo; ho imparato che un paio di occhi profondi e un bel sorriso sono più ingannevoli di un complotto dei servizi segreti. Ricordo sempre con un certo dolore i fatti che hanno caratterizzato la mia fase più fragile, il periodo di quando ero una ragazzina illusa e innamorata dell'Amore. Ora sono una giovane donna e sono innanzitutto più matura e consapevole.
Ma iniziamo da principio.
Laura si è trasferita a Piacenza, dove si è laureata in Infermieristica e ora sta per completare la specializzazione di Ostetricia; siamo già d'accordo che quando mi metterò in testa di costruirmi una famiglia e avere dei bambini, andrò da lei.
Francesca si è trasferita a Verona, dove ha iniziato la sua carriera all'Accademia di Belle Arti e ha riempito la mia nuova casa di paesaggi distopici e ispirati agli alieni, la sua più grande ossessione.
Vanessa è rimasta con me, dopo essersi laureata in Scienze dell'Educazione e Formazione e essersi presa una specializzazione del tutto diversa, sta iniziando una grande impresa: aprire una casa editrice. Siamo già in trattative per la pubblicazione del mio primo libro ma non riusciamo mai a metterci d'accordo perchè io vorrei modificare nomi, luoghi e situazioni per non destare sospetti, lei invece sostiene che vada pubblicato così com'è. Non so ancora chi la spunterà ma sono speranzosa!
Fabio è tornato da me diverse volte, ma per via di vari fraintendimenti non sono ancora riuscita a riallacciare i rapporti con lui. Non so se ci riuscirò mai. In compenso so che dopo anni è riuscito a diplomarsi nel liceo tecnico e che ora vorrebbe fare l'Accademia Militare.
Rebecca è partita a Roma dopo essersi laureata in Lettere ad indirizzo storico col massimo dei voti e il bacio accademico. I docenti non le hanno offerto un posto tra loro solo perchè doveva ancora fare la specialistica. Tra poco si sposa col suo eterno ragazzo e ci ha invitate tutte al romantico finale del suo romanzo. Io e Vane abbiamo già deciso di ripiegare sull'alcol per depistare la depressione.
Morgana ha lasciato l'università ed è diventata un'esperta organizzatrice di feste e matrimoni, tanto che Rebbi si è già rivolta a lei per non sfigurare. Si proclama 'felicemente single' e sono assolutamente certa che sia sincera, non c'è persona più beata e soddisfatta della sua vita di lei.
Io invece mi sono laureata in Lettere classiche e ho finito la mia specializzazione in filologia moderna, ora sono diventata insegnante di Italiano, latino e greco in un ginnasio a Firenze. Vane e io abbiamo preso una casa insieme e ora conviviamo come se fossimo una coppia sposata da trent'anni. Non mi sono più innamorata di nessuno dal giorno in cui il braccialetto si è infranto insieme al mio cuore. Credo di essere diventata un tantino apatica.
In ogni caso la novità più grande ed interessante è che ora ho i capelli arancione carota, perciò sono sempre spunto per un nuovo soprannome vegetale.
I miei genitori si stanno abituando pian piano all'idea che la loro piccolina stia per compiere i trent'anni e che non viva più con loro. Vengono a trovarmi spesso per la verità, ma sospetto che sia più per il fatto che adorino Firenze che per rivedere me.
E Alessandro? Bella domanda!
Di lui non ho voluto sapere nulla per anni, poi, anche volendo, non avrei potuto sapere più nulla perchè è partito.
Per questo, immaginatevi il mio sgomento e il mio principio di svenimento, quando ho scoperto che nel mio ginnasio c'era un nuovo bidello e quest'ultimo era proprio lui.

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Capitolo 35
*** AVVISO ***


Ragazzi/e sto scrivendo il seguito di questa storia. Se vi interessa sapere come andrà a finire la storia tra Tori e Alessandro leggete: 10 motivi per fidarmi di te. E fatemi sapere che ne pensate ovviamente!

A presto,
Chiara

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