Second: Memories Of Broken Souls

di lapotenza
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo~Occhi Ramati e Occhiali spessi ***
Capitolo 2: *** I ***
Capitolo 3: *** II ***
Capitolo 4: *** III ***
Capitolo 5: *** IV ***
Capitolo 6: *** V ***
Capitolo 7: *** VI ***
Capitolo 8: *** VII ***
Capitolo 9: *** VIII ***
Capitolo 10: *** IX ***
Capitolo 11: *** X ***
Capitolo 12: *** XI ***
Capitolo 13: *** XII ***
Capitolo 14: *** XIII ***
Capitolo 15: *** XIV ***
Capitolo 16: *** XV ***
Capitolo 17: *** XVI ***
Capitolo 18: *** XVII ***



Capitolo 1
*** Prologo~Occhi Ramati e Occhiali spessi ***


PROLOGO - OCCHI RAMATI E OCCHIALI SPESSI

La solitudine che lo avvolse fu gratificante. Gli permetteva di concentrarsi meglio sulle parole che aveva udito, chi gli erano state rivolte.

"Tu non vali nulla!" gli ripeteva in continuo la voce di suo nonno nella testa, "sei un piccolo bastardo nato da una relazione clandestina, mi rivolti." Sputate quelle parole in faccia, se ne era andato, era salito nella carrozza pronta ad accoglierlo nel cortile, pronta a portarlo verso la stazione più vicina che l'avrebbe condotto tramite treno in Francia.
Tyki Kamelot non esisteva, lui era Tyki e basta, suo padre non era suo padre, suo padre era in realtà stato una via di fuga e uno svago per sua madre, che appena era rimasta incinta, era sparito. L'uomo che credeva suo padre e che l'aveva amato invece non aveva legami con lui. Il suo mondo era crollato, non era un Kamelot, era un bastardo. Trattenne le lacrime. Sicuramente in quel momento Cheryl lo stava cercando per tutta la città, domandando alla gente se avesse visto un ragazzo con gli occhialoni spessi ed una matassa di riccioli, borbottando che l'avrebbe molestato non appena l'avesse avuto sotto tiro.
-Se stai così in questo vicolo, prenderai freddo.- Tyki alzò lo sguardo, una ragazzina, pressappoco della sua età, era sporta verso di lui, le mani allacciate dietro la schiena, lo guardava con un lieve accenno di sorriso. Beata lei, che trovava la forza di sorridere.
Non rispose, tornò semplicemente ad incastrare la testa tra le ginocchia ed a pararsela con le braccia.
-Ehi, mi hai sentito?- la ragazzina fece un passo avanti e si accucciò davanti a lui.
Tyki sbirciò da uno spiraglio tra le braccia, la ragazzina indossava una vecchia gonna marrone rattoppata in vari punti con le bretelle ed una camicetta bianca, una sciarpa arancione e consunta le avvolgeva il collo ed i capi le pendevano uno davanti al petto e l'altro dietro la schiena, gli scarponcini erano tutti rovinati e le suole tutte consumate.
Una vagabonda. Pensò. Forse non dovrei lamentarmi. Si disse puntando lo sguardo limitato alle scarpe vecchie.
Lui era un bastardo, si, ma non un bastardo di strada, almeno finché avesse avuto Cheryl con lui.
Lei gli afferrò le braccia e gliele spostò dal volto, di punto in bianco.
-Ti ho detto che prenderai freddo, così, va' via.- disse, guardandolo negli occhi.
Aveva gli occhi grandi, del colore del rame, ma ancor più luminosi.
Storse il naso per raddrizzarsi gli occhiali.
-Non mi importa di prendere freddo.- le disse, liberandosi dalla sua presa.
-A me però importa, ti hanno seminato qui? O sei fuggito per qualche motivo? Se ti stai nascondendo da qualcuno dimmelo che ti aiuto.- Tyki voltò il viso altrove, passandosi una mano tra gli scuri capelli ricci.
-Ho capito. Se non mi vuoi dire nulla non importa.- disse la ragazzina -stai pure qui e beccati il peggior raffreddore della tua vita, se ti va.- poi si alzò e fece per andarsene.
Alla fine del vicolo voltò appena la testa.
-Mi chiamo Yuki, ma se ti capitasse di aver bisogno di aiuto per i meandri della città cerca Noriko, mi chiamano così.- e poi se ne andò.
I capelli corti e ribelli, neri, si smossero al vento appena uscì dal vicolo.
Perché mai é interessata ad offrirmi aiuto? Pensò Tyki.
Il pensiero di quegli occhi ramati gli fecero provare una strana sensazione.
Non l'aveva vista che per qualche minuto... Eppure... Voleva rivedere quegli occhi.
Quegli occhi nascondevano qualcosa.
Qualcosa di bellissimo.
Ne era certo.
E li rivide, nei giorni avvenire.
Quello nel vicolo diventò un vero e proprio appuntamento giornaliero, finché Yuki non gli mostrò un albero affacciato alla via che portava fuori dalla città, da allora si arrampicavano tutti i giorni lì, alla stessa ora.
Dando le spalle ai palazzi e guardando i campi delle periferie.
Sicuramente... Un giorno si rincontreranno, sotto quell'albero, e si racconteranno tutte le loro avventure.

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Capitolo 2
*** I ***


La cenere della sigaretta cadde a terra, Yuki sospirò. -Dovresti smetterla con questo viziaccio.- la voce la spinse a girarsi, Bak si mise a sedere vicino a lei, sul gelido pavimento. -Perché dovrei? Che mi faccia male é l'ultima delle mie preoccupazioni, per quanto possa torturarli i miei polmoni si rigenereranno sempre.- disse, facendo un altro tiro. Bak scosse il capo. -É comunque indulgenza.- -Come lo scattare foto di nascosto a qualcuno che ha tredici anni in meno di te?- Bak spalancò gli occhi talmente tanto che Yuki pensò gli schizzassero i bulbi fuori dalle orbite, era sicura che se avesse detto qualcos'altro gli sarebbe presa la sua solita orticaria cronica. -N...n...noooon...- balbettò Bak, Yuki rise e scosse la testa. -Guarda che scherzavo, Baka-Bak.- Lui sospirò -Comunque smettila, é inquietante vedere una bambina di nove anni fumare.- -Ce li ho davvero, nove anni?- chiese lei. Bak rimase in silenzio, senza risponderle. Stettero per dieci minuti buoni seduti, l'uno accanto all'altra, fissando il muro davanti a loro. Bak era una delle poche luci nella sua vita, e Yuki lo sapeva bene. Tutte le volte che poteva, andava lì e le teneva compagnia, tante volte, lui stesso le aveva fasciato le ferite che gli orribili esperimenti che operavano su di lei le lasciavano. Bak era il suo faro, il miglior fratello maggiore che si potesse desiderare, perché era questo per lei, benché non avessero legami di sangue: un fratello. Dopo un pò di quiete, Bak alzò la mano e prese ad accarezzarle la testa, distrattamente. Yuki chiuse gli occhi e si beò di quella sensazione, mentre la sigaretta si consumava sino a divenire una banale ed inutile cicca. -Tra quanto torni alla Sede Asia?- chiese, sempre tenendo gli occhi chiusi. Bak smise di accarezzarla e le si avvicinò, cingendole le spalle con un braccio. -Due giorni, quando avrò risolto un pò di affari con Komui.- le disse. -Ovvero tu risolvi gli affari con Reever mentre Komui dorme, vero?- disse lei, voltandosi e guardandolo in volto, dal basso, poiché, nonostante fossero seduti, lei rimaneva uno scricciolo comunque. Bak sbuffò -A volte sembra davvero un genio, quel tipo, ma per la maggior parte del tempo é un emerito idiota.- Yuki si accoccolò più vicino a lui. -Secondo me é una brava persona, mi é venuto a parlare delle volte, é gentile, dopotutto.- disse, chiudendo nuovamente gli occhi -Nonostante tutto quello che dici di lui, secondo me gli sei veramente affezionato, Bak-Nii.- Per tutta risposta Bak borbottò qualcosa, cercando di fingersi offeso da tale affermazione. Il silenzio piombò nuovamente nell'enorme stanzone. Quello era l'atrio di ingresso delle viscere dell'Ordine, di cui solo poche persone conoscevano l'esistenza. Lei era una di quelle poche. Anzi, per la verità, da quando si era svegliata nella sua pozza (che era l'equivalente di nascere per gli umani), la sua vita si era svolta esclusivamente in quei corridoi lugubri e gli stretti cunicoli sotterranei. Le avevano sempre detto che non era ancora pronta per il mondo esterno, ma che ci sarebbe potuta andare non appena fossero finiti gli esperimenti. Però, di tanto in tanto, chiedeva a Bak di raccontarle qualcosa. Le aveva detto di alcuni ragazzi che lavoravano per Komui, tra cui Reever, una delle persone che aveva deciso di mettete nella sua "lista mentale" di chi avrebbe dovuto conoscere una volta arrivata "fuori", voleva anche conoscere Lenalee, di cui gli aveva accennato Komui, che aveva solo due anni in meno di lei, anche se per lei gli anni valevano in base agli anni effettivi del suo corpo, poiché il suo risveglio era avvenuto molto dopo. Aveva anche deciso che avrebbe fatto un viaggio in Asia, anche se non sapeva dove si trovasse, così per una volta sarebbe stata lei a trovare Bak, e lì avrebbe conosciuto Fou, la Divinità Guardiana della loro sede. Voleva fare così tante cose, una volta libera. Ciò che non sapeva era che la libertà non poteva, per semplice gioco del fato, essere stretta fra le dita delle sue mani.

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Capitolo 3
*** II ***


-Devo uccidere anche te, perché anche tu fai parte di questa storia, vero? Me lo sento. Quindi ti ucciderò.- Il ragazzo fece ancora un passo avanti, il braccio destro, che si diramava in due enormi lame simili a falci sulla parte finale, scintillava di sangue. É mio quel sangue... Inorridì Yuki, mentre il denso e caldo liquido rosso continuava a colarle copiosamente dalla spalla.
Mancavano meno di un minuto e trenta secondi, e la ferita sarebbe guarita, doveva temporeggiare per quel brevissimo arco di tempo in cui si giocava come pegno la sua stessa vita.
Osservò gli scuri e scompigliati capelli del ragazzo, la cicatrice orizzontale sul dorso del naso, i tratti del volto erano impossibili da non collegare a qualcuno di perennemente allegro e simpatico, ma quei dolci tratti erano stravolti da un'espressione folle ed inquietante, evidenziata dalla posizione della testa, inclinata verso destra.
-Cosa... Cosa ho fatto? Di che storia p... Parli?- chiese, mostrandosi indifesa e terrorizzata.
In verità non provava il minino terrore, semplicemente una sensazione di inquietudine dovuta al fatto che, in realtà, sapeva bene a che storia si riferiva.
Sapeva a che posto si riferiva.
Anche lui, lo sapeva, era connesso a quel posto.
La ferita iniziò a formicolare, i tessuti lacerati si avvicinarono come attratti da invisibili calamite, il muscolo della spalla tornò tonico e compatto e la pelle si stese come un sottile rivestimento. Yuki sperò che il sangue e i fili del vestito lacerato che si impastavano insieme in un caotico groviglio viscido nascondessero abbastanza a lungo la sua guarigione mentre tentava di identificare l'attimo più adatto per liberarsi da quella situazione scomoda.
Se solo avesse avuto... No, non pensare a quella, non é il momento. Si rimbeccò.
Ed eccolo arrivare, il momento giusto.
Il ragazzo venne ancora avanti, e lei, svelta, gli passò agilmente fra le gambe strisciando via e rotolando appena in tempo perché il letale braccio di lui non la ferisse ancora (almeno una volta nella vita, la sua piccola statura le si rivelava utile, e non qualcosa per cui dannarsi a causa della gente che la prendeva per più piccola di ciò che era).
Balzò in avanti e sferrò calci a tutti i bidoni e gli oggetti che trovava lungo la stradina stretta del paesino, sperando che, con l'enorme massa ed il peso del braccio, il ragazzo ne venisse ostacolato a sufficienza per donarle quei secondi necessari a fuggire come si deve.
Poi partì per una corsa sfrenata per i vicoletti e le discese del paesino, cercando di rimanere nell'ombra per quanto le fosse possibile, sicuramente la gente si era già allertata fin troppo a causa dei rumori di poco prima.
Se voleva farcela e non immischiare nessuno negli affari del passato che tornavano a cercarla, doveva arrivare il più presto possibile "alla Casa", nascondere nei punti chiave i piccoli generatori di barriere che si era cautamente conservata e sperare che reggessero, altrimenti avrebbe lasciato la città senza nessun avere, con un vestito lacero ed inzuppato di sangue, il che le pareva sempre meglio del mettere in pericolo le vite di chi l'aveva accolta e aiutata ed a cui lei, in cambio, aveva nascosto la verità sul suo passato.
La sua corsa si arrestò quando la stradina sboccò su una via più grande, davanti a lei, a qualche metro, la sua meta.
Doveva entrare velocemente e non farsi vedere da nessuno degli altri abitanti dell'edificio.
Sarebbe stato difficile.
Ma poteva... Doveva riuscirci.

Il vento le agitò i capelli, inaspettatamente secco e arido, nonostante il freddo. Un contrasto impossibile che la inquietò come non mai.
Il sentiero sul quale stava camminando correva per i campi, che poi, sapeva, si sarebbe buttato in mezzo ad un fangoso acquitrino circondato da triste e fitta boscaglia.
Una via decisamente scomoda, certo, (specialmente per una ragazza con un vestito ed un cappotto piuttosto lunghi e degli stivali con il tacco sottile e delicato) ma era il modo più sicuro per avvicinare il castello e avvistarlo senza farsi scoprire.
Per il momento, voleva solo guardarlo da lontano e valutare la situazione, magari avrebbe potuto tentare, nascosta da occhi indiscreti, di attivare Omniscience o God's Angel, e, in caso di rigetto, era sicura nessuno l'avrebbe disturbata mentre attendeva che le ferite si rimarginassero e che l'eventuale rianimazione si compiesse, lasciando semplicemente fare al suo corpo ed alle sue capacità rigenerative.
Se, invece, l'attivazione le sarebbe riuscita (specialmente con Omniscience) avrebbe potuto ispezionare il castello da lontano ma raccogliendo tante informazioni quante ne avrebbe potute raccogliere entrandovi di persona.
Sospirò non appena vide la boscaglia iniziare a radicarsi, tetra e morente, ed un pò di umidità le colpì in modo crudele i capelli.
Davanti a se umidità, dietro quello strano freddo dall'aria secca, in una gradiente sfumatura climatica.
Era da brivido, come lo erano i ricordi legati al posto in cui voleva recarsi.
Fece per fare un passo in avanti, la maniglia della ventiquattrore nera stretta fra le mani, davanti a se.
-Signora, di lì non é un granché di posto.- le disse qualcuno.
Una voce anziana e stanca, ma ancora chiara.
Yuki si voltò, un signore, in un campo ad una ventina di metri da lei, la guardava, appoggiato sulla zappa.
-Scusate?- domandò, inclinando lievemente la testa di lato.
Sii affabile, indifesa ed innocentemente curiosa.
-Da lì inizia una zona particolarmente scomoda da percorrere: rovi, alberi striminziti e fastidiosi e qualche acquitrino. Non sarebbe prudente da parte vostra andarci.-
Yuki osservò l'uomo, seppure fosse solo la fine di Settembre, il clima era già molto rigido, l'Inverno era arrivato decisamente in anticipo, quindi si chiese con quale lena e grande pazienza quel signore dovesse lavorare, tutti i santi giorni, in quel freddo boia.
Sorrise.
-Non vi preoccupate, anche se apprezzo l'interessamento.- disse.
L'uomo rispose con uno sbrigativo cenno della mano, come a dire che non c'era nessun problema. Poi, riprendendo a zappare, parlò di nuovo:
-Se mi é... Uff... Se posso chiedervelo... Perché... Per quale motivo siete interessata... Nel percorrere quella zona?- domandò, sbuffando ed interrompendosi ogni qualvolta la zappa colpiva con forza il terreno.
Yuki si avvicinò.
-Ho sentito parlare di un'organizzazione, in un vecchio castello, e passando di qui ci si poteva arrivare, stando ciò che mi é stato riferito, ed ero curiosa.- disse, fingendo che il suo fosse solo un piccolo e banale interesse, non una questione di vita o di morte.
-Ah...- l'uomo si fermò nuovamente i si appoggiò come prima sulla zappa.
-Parlate di quel luogo... É davvero tenebroso, sapete? Comunque non credo che ormai andarci vi torni di qualche utilità, é vuoto, ormai.- la terra le girò vorticosamente sotto i piedi.
Vuoto? Cosa voleva dire? Non poteva... L'Ordine era forse caduto?
Deglutí a vuoto.
-Che... Che intendete dire?-
Gli attimi di silenzio che l'uomo impiegò per risponderle furono la peggiore tortura che potesse esistere.
-Pare... Che si siano trasferiti. Dove non saprei dirvelo, quelli che stavano lì non dicevano certo qualcosa alla gente, sapete? Spesso ne usciva gente con le divise chiare, totalmente bardata, e più di rado, solitamente quando avvenivano cose tutto fuorché positive, degli individui in nero, davvero misteriosi, io non ne so molto perché non me ne sono mai interessato, ma se trovate le giuste persone in città potrebbero dirvi qualche cosa in più. Io potrei dirvi che ho sentito voci riguardanti il fatto avessero legami col Vaticano, ma nulla di più.- poi tornò a zappare di gran lena.
-Vi ringrazio- rispose Yuki.

Sebbene fosse freddo, le vie della città erano abbastanza affollate, ed il mormorio delle conversazioni della gente, unito al rumore rilassante delle scarpe che battevano ritmicamente sulla strada la cullava nella sua camminata verso la locanda che più la aggradava, ispenzionandole tutte con occhio critico.
Aveva bisogno di un posto non troppo costoso, ma che non fosse nemmeno una topaia, e, soprattutto, che non la esponesse troppo a occhi indiscreti, quindi era fuori discussione prendere in considerazione le zone più conosciute di Londra.
Era arrivata da poche ore.
Subito dopo le informazioni ricevute dallo zappatore si era diretta in città con una carrozza, pensando a come agire.
Se fosse andata in giro a chiedere dell'Ordine, prima o poi qualcuno si sarebbe insospettito, doveva quindi trovare un approccio diverso.
Se solo avesse avuto la fortuna di scorgere una divisa...
Si fermò davanti ad una stradina stretta, tra due edifici, l'insegna di una locanda spuntava dal muro, in semplice legno sostenuto da un braccio in ferro battuto modellato in dei sobri e semplici riccioli.
Si diresse senza esitazione nella locanda, entrando.
Il posto era caldo ed accogliente, i pavimenti e le pareti rivestite in legno ammorbidivano la luce dei lampadari, sospesi sui tavoli con le panche e sul bancone, in fondo alla piccola stanza.
Una giovane ragazza, insieme ad una donna (con ogni probabilità la madre) la accolsero sorridenti.
Pagò una stanza per una notte e due giorni, ovvero quello corrente e quello dopo, poi una volta entrata nella stanza (con il pavimento in legno e le pareti bianche, una poltrona, un letto ad una piazza ed un piccolo armadio) si buttò sul letto e lasciò la valigia sulla poltrona, fissando il soffitto.
Era ancora turbata dall'avvenimento di due sere prima, quando quello strano ragazzo l'aveva attaccata.
Benché avrebbe preferito non scontrarsi nuovamente col passato, aveva capito che si trattava della scelta giusta, tornare ed affrontare la realtà, si era nascosta per troppo tempo.
Quel ragazzo non aveva fatto altro che accelerare i tempi di un qualcosa che sarebbe successo lo stesso.
Aveva la certezza di sapere cosa fosse quel braccio, non poteva essere altro se non quella.
E, purtroppo, sapeva che avrebbe dovuto averci a che fare di nuovo anche lei, con "quella". Avrebbe dovuto fare il sacrificio di buttare al vento la libertà che aveva finalmente ottenuto, dopo anni di fatiche incessanti.
Però... Una parte di lei desiderava tornare, quella parte di lei che non si era mai assopita e che apparteneva letteralmente ad un'altra vita.
Dopotutto, sapeva che doveva combattere, voleva combattere.
Sarebbe dovuta tornare sul campo di battaglia, prima o poi, sarebbe dovuta tornare a combattere in prima linea, ma ciò comportava tremendi sacrifici.
Ma ormai lo sapeva, era disposta a compierli... Perché... Perché tramite quei sacrifici avrebbe potuto rivedere qualcuno di importante, ed anche quel qualcuno faceva parte di un'altra vita. Aveva bisogno di guardarlo negli occhi e dirgli che... Che le cose erano come prima solo in parte, che ormai qualcosa era cambiato. Ed era sicura che anche quel qualcuno la pensasse così.
Ma doveva fare un passo alla volta... Partendo da capire dove si trovasse il suo obbiettivo e come avvicinarlo.
L'occasione d'oro giunse il giorno dopo, al tramonto, quando Yuki, la valigia in mano, si apprestava ad abbandonare la locanda.
La donna e la ragazza la salutarono e le augurarono buon viaggio, ovunque stesse andando, le regalarono persino un sacchetto con dentro dei biscotti casarecci.
Fu allora che lo vide.
Capelli lunghi e scuri raccolti in una coda, espressione impassibile e sguardo freddo e serio.
Più di un metro e ottanta di pura e pacata perfezione, messa in risalto dalla divisa composta dal lungo soprabito nero con le rifiniture in rosso, pantaloni scuri e stivali, la Rose Cross (il simbolo dell'Ordine) brillante ed in bella mostra sul petto, al fianco sinistro una lunga katana dall'aria altamente pericolosa.
Bingo! Pensò Yuki, senza esitazione si confuse tra la gente e cercò di intercettarlo dalla nuova posizione in cui si trovava, scovandolo qualche metro avanti a lei.
Ora il problema era come avvicinarlo.
Se qualcuno le avesse chiesto di portarlo al suo posto di lavoro, dove viveva e dove le davano le direttive per combattere, francamente, lei se la sarebbe data a gambe, quindi avrebbe fatto meglio ad evitare l'approccio diretto.
Si limitò ad andare dove andava il ragazzo, finché c'era gente il problema non si poneva, ma prima o poi lui se ne sarebbe accorto, dopotutto, era un esorcista, era scontato avesse ottimi riflessi e capacità combattive, nonché la peculiarità di capire se veniva seguito.
Il ragazzo si inoltrò in una via piena di locali e piccoli bar, e si mise distrattamente a sedere ad uno dei tavolini esterni di un bar, tirando fuori dei fogli dal soprabito.
Quando la cameriera gli si avvicinò declinò qualsiasi ordinazione con un pacato gesto della mano, e disse qualcosa, dal labiale, Yuki intuì che stesse aspettando qualcuno.
Appena fu rimasto solo si gettò in una lettura assorta dei documenti.
Yuki si sedette ad un locale dal lato opposto della strada.
Sospirando, ordinò un caffé.
Odiava il caffé, ma se non avesse ordinato nulla avrebbe dato dell'occhio, già si era riscossa le attenzioni di tre signore ad un tavolo, che la fissavano e di tanto in tanto borbottavano tra di loro, lanciandole occhiate sfuggenti alternate a sguardi affilati.
Sicuramente erano signore abituate e fare le signore e nient'altro, ed erano per cui rimaste allibite nel vedere una ragazza che sembrava ancor più piccola di ciò che era, da sola all'imbrunire, con un vestito sobrio e austero ed un lungo soprabito, entrambi neri, così come la valigetta appoggiata ai piedi della sedia.
Se fosse stata la giovane rampolla di una nobile famiglia anche lei si sarebbe guardata male, ma lei era fatta per il fronte, l'etichetta e ciò che comprendeva i piani alti della società non le importavano minimamente.
La cameriera le appoggiò cortesemente la tazzina sul tavolo, su di un piattino di ceramica, e sorrise lievemente.
Yuki ringraziò e prese a sorseggiare la calda bevanda, cercando di trattenere un moto di repulsione ed una smorfia di disgusto.
Lanciò un'occhiata al ragazzo, che stava ancora studiando i suoi fogli, dall'altra parte della strada.
Come poteva fare per avvicinarlo? Non se la sentiva proprio di chiedergli dove si trovasse l'Ordine, come avrebbe potuto spiegare il motivo per cui voleva andarci?
Non avrebbe mai potuto inventare la balla di voler diventare finder, dal momento che se avesse raggiunto L'Ordine i suoi scopi sarebbero stati ben diversi.
Proprio quando l'ombra di un'idea le attraversò fugace la mente, il rombo di un'esplosione e delle grida arrivarono dalla piazza in fondo alla strada.
-AKUMAAAAAAA!- gridò qualcuno, in lontananza.
Qualcosa in lei scattò, come se, in fondo, aspettasse da anni di sentir pronunciare quella parola 
Il ragazzo saltò dalla sedia impugnando la katana ed iniziò a correre verso i rumori, veloce come una saetta.
Qualcuno gridò di nuovo.
Senza esitazioni, Yuki afferrò la valigetta e scavalcò la ringhiera del porticato del locale.
Mentre correva verso l'origine di quei suoni, terribili e già sentiti, una familiare sensazione si fece largo nel suo essere, scandendo i battiti del suo cuore con la precisione di un orologio svizzero, il respiro si fece calmo e perfettamente regolare, il suo scopo le colmò totalmente la testa, tanto che fece fuggire tutti i pensieri superflui. Stava per tornare al fronte, quando ancora non era pronta per farlo.
Si rese conto che per tutti quegli anni si era sentita come un predatore sopito in attesa della preda giusta da catturare. 
Gridò quelle due parole con la convizione che, forse, questa volta ce l'avrebbe fatta.
-INNOCENCE, ATTIVAZIONE!-

Il giorno prima,
Quartier Generale dell'Ordine Oscuro
Ore 9:00 del mattino

-Tutto chiaro, Kanda?- Komui si sistemò gli occhiali, spingendo le carte dal lato opposto della scrivania, nella sua direzione.
Da quando avevano cambiato la sede del Quartier Generale, ed a Komui era stata affidata una segretaria intransigente, l'ufficio era diventato un posto impeccabile. Kanda reputava già un miracolo se quella stanza, per il semplice fatto che ospitasse Komui (che pareva non rendersi conto dell'onere che comportava la carica di Supervisore) fosse stata vagamente decente, mai e poi mai avrebbe avuto (ne lui né i suoi altri colleghi esorcisti) l'aspettativa di un posto simile: le pratiche da svolgere ed i documenti da firmare e/o esaminare erano impilati in ordine di importanza e urgenza, suddivisi a seconda della fazione di cui erano riguardanti, sul pavimento non c'era nemmeno un foglio ed i libri erano, finalmente, posati su di uno scaffale.
Sospirò, non che gliene fregasse molto, ma si chiese per quanto tempo ancora sarebbe durato quell'incanto.
-Tzkvengo qua a dirvi che accetto il ruolo di generale, e voi in tutta risposta mi mandate a cercare una tipa, che non si sa che razza di ruolo utile abbia in questa fottuta guerra?- affilò lo sguardo.
-Beh... Ehm, sai com'è... Ci sono delle procedure, Kanda... E la tua fuga ha bisogno di venire giudicata... Ma probabilmente se svolgi bene questo incarico i dubbi su di te verranno fatti evaporare come neve al sole... Sai...- Komui si appiattì contro lo schienale della sedia, la solita reazione di chiunque, quando notavano che Kanda fosse alterato.
Dopotutto, il samurai dell'Ordine era temuto e di conseguenza rispettato; la fine che faceva chi osava troppo con lui era terribile e spaventosa, ed al termine di essa, con ogni probabilità, il malcapitato ne sarebbe uscito con un grande trauma psicologico e qualche arto mancante.
-B...beh... Che aspetti? Al Gate!- Komui sembrò prendere coraggio, si alzò e lo spinse fischiettando fuori dallo studio.
-Ehi, tu! Che cazz...- la porta sbatté alle sue spalle e Kanda sbuffò.
Prima o poi quell'uomo se la sarebbe passata male, lo sentiva.
-Tutto a posto, Kanda?- una voce femminile gentile ed educata lo fece voltare verso sinistra.
Lenalee lo stava guardando con quel suo solito cipiglio perplesso e preoccupato. Era appoggiata ad un carrello pieno di tazzine, contenitori e tutto ciò che serviva per servire il caffé. Probabilmente si stava dirigendo alla Sezione Scientifica per distribuirlo a tutti quei cazzoni sepolti nelle scartoffie, il suo Hobbie preferito, anche se, in realtà, sarebbe stato più logico che fosse la Scientifica a portare il caffé a lei.
L'Innocence rossa di Lenalee scintillò sotto la luce del lampadario alle sue caviglie quando fece un passo avanti.
-Una missione?- chiese, mandando indietro una ciocca di capelli.
-Tsk, le solite cazzate.- rispose il ragazzo voltandosi, alzando una mano in segno di saluto.
Lenalee non accennò in alcun modo ad insistere, si limitò a raccomandargli di fare attenzione ed augurargli buon lavoro. Dopo tanti anni che si conoscevano, la ragazza cinese aveva imparato dove fermarsi quando parlava con lui, e lui aveva imparato a lasciarla parlare quando ne aveva bisogno.
Era una specie di accordo non scritto o detto, che si era messo in piedi da quando lei si nascondeva nella sua stanza per sfuggire a Leverrier, quando erano piccoli, e lui non aveva mai detto nulla, non le faceva mai domande a riguardo, ed era probabilmente uno dei motivi per cui Lenalee gli era tanto grata.
Inoltre, poi, notava qualcosa di strano in lei, come se qualcosa nel suo animo si fosse rotto di nuovo, come anni prima, quando i suoi occhi erano velati di lacrime e le ferite aleggiavano sul suo corpo.
Sicuramente Lenalee stava tentando di non dar a vedere quanto realmente soffrisse per la fuga di quella stupida mammoletta.
Kanda sbuffò, innervosito, pensando che se lui era di nuovo lì era per colpa di quel pidocchio. Appena l'avrebbe rivisto gli avrebbe detto tutto ciò che doveva dirgli, poi sarebbe potuto morire in pace, sicuro di aver saldato i propri debiti e compiuto tutte le azioni necessarie perché se ne potesse andare in pace da quello stupido mondo.
Moyashi...se ti prendo... Strinse l'impugnatura di Mugen, cercando di darsi un contegno, e si diresse verso il Gate per Londra.

L'aria fredda e secca lo rese più nervoso di quanto già non fosse, quando uscì dalla locanda nella quale gli era stata prenotata una stanza.
Il giorno precedente aveva cercato nei luoghi più improbabili, parlato con le persone più insopportabili, ma non aveva scoperto nulla che gli fosse utile.
Komui non gli aveva rivelato perché sospettassero che la persona che doveva trovare potesse essere stata od essere addirittura in quel momento stesso a Londra, né perché la volessero trovare.
Il suo senso di fastidio aumentò esponenzialmente al pensiero di quel fottuto colloquio, in cui aveva ricevuto un plico con le istruzioni da seguire, delle informazioni sommarie ed una foto.
Il bello? La foto era di nove anni prima.
La sera prima aveva osservato attentamente i tratti principali della ragazzina ritratta, tentando di immaginare i vari modi in cui sarebbe potuta cambiare e sembrare a diciotto anni, ma era un qualcosa di piuttosto relativo.
Sperava solo non fosse cambiata troppo (cosa alquanto improbabile).
Sospirò.
Che missione del cazzo. Pensò.
E, come se non fosse abbastanza...
Si voltò verso l'ingresso della locanda, dove il Generale Tiedol salutava amabilmente i proprietari e gli regalava uno due suoi disegni.
Quando l'uomo lo raggiunse lo guardò in cagnesco e proseguì per la strada.
-Come abbiamo deciso io cercherò nella parte... Mi senti vecchio bastardo?!- era bastato un secondo e quel fottuto Generale era evaporato.
Poiché la sua pazienza aveva un limite, si limitò a proseguire per i fatti suoi, non avere quel vecchio tra i piedi non poteva che essere una benedizione.
Talvolta, si chiedeva come fosse possibile che quella specie di vecchio artista pazzo di Tiedol potesse essere un esorcista talmente potente, eppure le sue capacità erano impossibili da mettere in dubbio, altrimenti non sarebbe nemmeno potuto essere nominato "Generale". In qualche modo, lo sbuffo che produsse al pensiero del suo Maestro fu causato da sensazioni contrastanti al suo abituale stato d'animo. In qualche modo, temeva di essersi affezionato a quella "finta mezza sega" di un Generale.
Sospirò, mentre il tramonto si faceva più intenso (nonostante di veramente intenso non avesse nulla, quel cielo pallidiccio, era solo più notabile) e si diresse imperterrito per una via piena di locali e piccoli bar.
Aveva già da un po' la sensazione di essere pedinato, o, per lo meno, osservato, ma era un qualcosa di abbastanza comune da avvertire nei posti affollati, specialmente quando si indossava un'uniforme lunga e totalmente nera, salvo le rifiniture di un rosso sanguigno. Eppure, con calma tentò di identificare eventuali soggetti sospetti, ma le folle che continuavano a spostarsi a seconda di dove erano dirette e le persone che continuavano a cambiare direzione gli rendevano difficile ed arduo il compito, per cui decise di arrendersi ed affidarsi al fato, sempre meglio del crucciarsi e preoccuparsi per qualcosa che poi si sarebbe potuto rivelare solamente uno stupido presentimento a vuoto od un'ulteriore rottura di palle.
Si fermò in un bar e si mise a sedere ad uno dei tavolini esterni, tirando fuori dal soprabito il plico che gli era stato affidato.
Prima di aprirlo, si assicurò che fosse il bar giusto dove avrebbe dovuto aspettare il Finder che gli avevano inviato.
Rifiutò con un cenno secco qualsiasi proposta della cameriera che gli si avvicinò e si immerse in un'ulteriore lettura delle maledette scartoffie.
Osservò la foto ispezionandone ogni singolo millimetro in cerca in un qualche tratto particolarmente distintivo. 
L'immagine ritraeva il volto di una ragazzina di nove anni circa, l'espressione neutra lievemente stroncata da un angolo della bocca piegato impercettibilmente verso l'alto, come se all'improvviso qualcosa avesse scatenato la sua ilarità ma stesse cercando di contenersi (con davvero buoni risultati). I capelli di un rosso ramato forse fin troppo chiaro per essere definito tale, tagliati a formare un caschetto, come, ricordò col male in cuore, a quella stessa età li aveva portati anche lui. Gli occhi come il rame brillavano di una determinazione estranea, quasi in realtà ci fosse una donna, all'interno di quella esile ragazzina.
Con calma, osservò il documento sui dati personali:

Nome: Yuki
Cognome:Hirai
Data di nascita: 3 Febbraio
Età attuale: Diciotto
Nazionalità: Inglese
Ruolo: ***

Non vi era scritto null'altro, sotto la fotografia, tranne che quelle quattro informazioni in croce, messe lì probabilmente per consolare.
Inoltre, un cognome come "Hirai" non poteva certo essere inglese, con ogni probabilità le sue radici affondavano in una patria diversa, a meno che il nome che gli avevano fornito in quei fogli non fosse falso. Chissà come mai, ma era convinto che dall'Ordine potesse aspettarsi quello ed altro, ed il "chissà come mai" era puramente ironico.
Si chiese con quale assurda logica, quel demente di Komui aspettasse che potesse trovare con così poche informazioni (per giunta decisamente scadenti) una persona evaporata nel nulla da ben nove anni.
Forse, il rigetto mentale di quell'incarico, ammise a se stesso, era dovuto al fatto che doveva togliere a qualcuno che finalmente si era liberato dalle insidiose spire nere dell'Ordine la libertà.
Lui, che finalmente l'aveva ottenuta, ci aveva rinunciato
Sospirò voltandosi lentamente verso il lato opposto della strada, dove un altro locale brulicava di gente.
Fece scorrere lo sguardo fra i clienti del locale, guardandoli uno ad uno con attenzione, seppur non fossero vicini, ma qualcosa, il rumore forte di un'esplosione e le grida, gli fecero voltare di scatto la testa.
Afferrò Mugen e scattò verso la piazza che sapeva di trovasse in fondo alla via, senza avere il tempo di voltarsi indietro per capire se il baluginio ramato che aveva scorto nel voltarsi fosse reale od un semplice gioco di luci.

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Capitolo 4
*** III ***


-INNOCENCE, ATTIVAZIONE!- erano bastate quelle due singole parole per provare un calore immenso, che le si diffuse nelle vene scorrendo insieme al sangue con violenza, il cuore, nel petto, ebbe un unico, doloroso sussulto, come se tentasse di implodere, poi, dopo meno di un secondo, i battiti ritornarono regolari.
Yuki si sentì leggera, quasi come se fosse inconsistente, quasi come se le ossa fossero cave e quindi pesassero meno del dovuto e gli abiti non fossero così spessi come era opportuno portarli nella stagione fredda.
Le bastò un'occhiata di sfuggita verso l'alto tetto del pazzo che stava per raggiungere che vi ci si ritrovò sopra, in perfetto equilibrio, con la valigetta salda in mano.
Non aveva saltato, quella era la prerogativa di un'altra Innocence, di certo non sua, che corrispondeva al nome di "Dark Boots". Si era limitata a smaterializzare il suo corpo in particelle e ricomporlo nel luogo desiderato, il suddetto "teletrasporto".
Quel piccolo gesto l'aiutò a capire di aver attivato God's Angel.
Sapeva che ancora l'Innocence la ripudiava, se non che per qualche minuto di collaborazione dettata dalle necessità, che di solito si concludevano con riscontri fisicamente e spiritualmente dolorosi quando l'infimo cristallo si stufava del passatempo di offrirle la sua collaborazione. Dio era insopportabile, talvolta.
Si guardò intorno, prima di realizzare la reale portata della stupidaggine che aveva appena compiuto.
Attivare l'Innocence! Ottimo modo per mantenere l'anonimato. ComplimentiYuki, sei ufficialmente l'essere più genialmente stupido del pianeta.
Si assicurò che il ragazzo fosse arrivato nella piazza incurante di lei. Vide la sua coda frustare l'aria mentre abbatteva Akuma dopo Akuma, con una precisione ed una velocità quasi terrificante.
Nella piazza era il delirio, eppure constatò che finché quell'Esorcista si trovava lì le persone non correvano il minimo rischio.
Sospirò, sciocca ed inutile ragazzina, si era ingenuamente lasciata prendere dalle emozioni, pur sapendo quando fosse instabile in quegli ultimi tempi il suo umore. Aveva sentito gridare il nome del suo nemico ancestrale e si era tuffata senza riflettere, da grande stupida qual'era, senza considerare nemmeno le implicazioni delle sue gesta, ciò che ne sarebbe scaturito.
Con un respiro profondo disattivò l'Innocence, prima che fosse l'Innocence a disattivare lei. Tanto ormai lo sapeva, quanto fosse diventata bastarda, quella dannata pietra divina, sembrava che più tempo passasse più si divertisse a sbeffeggiarla ed a farla impazzire, proprio come farebbe una suocera od una vecchia scorbutica. Chissà, forse anche l'ignorante cristallo pativa di vecchiaia.
-Vedo che hai fermato per tempo i tuoi istinti.- un venticello leggero le scosse i lunghi capelli quando si voltò.
Un uomo era dall'altro lato del tetto, e la guardava bonario.
Lo avrebbe riconosciuto ovunque, e, fra tanti, era felice di aver trovato proprio lui, che sembrava non esser cambiato di una virgola: solita divisa ed accenno lieve di barba trasandata, spessi baffi grigi come la matassa informe di capelli a stento forzati in un codino che li rendeva ancora più disastrati, occhiali rossi ed album da disegno in mano.
Stava sfregando rapidamente un carboncino sulla superficie di un foglio.
-Non muoverti, resta ferma lì ancora per qualche secondo.- le disse, lanciandole un'occhiata e riprendendo a volgere le sue attenzioni all'album.
Yuki si sforzò di non sorridere.
-Generale Tiedoll.- disse solo.
Le si scaldò il cuore, a pronunciare quel nome, aveva trovato un pezzettino delle rade memorie felici dell'Ordine.
Il Generale chiuse il suo album e lo ripose con cura nella consunta sacca da viaggio, insieme al carboncino, poi alzò lo sguardo verso di lei.
Come era prevedibile che accadesse, l'uomo si aggiustò gli occhiali e tirò sul col naso, iniziando a piangere come una fontana. Perché era così, il caro e buon vecchio Tiedoll: buono come il pane, affettuoso e di lacrima facile. Yuki lo sapeva che egli era molto avvezzo all'affezionarsi delle persone in modo quasi pietoso, per quanto assurdamente lo dimostrava con i lunghi pianti e le frasi prettamente paterne, eppure non poté fare a meno di stupirsi che qualcuno potesse piangere per lei. Piangere per la gioia di rivederla. Lei. Una sporca traditrice che negli ultimi anni non era stata buona a niente se non che a fuggire e nascondersi. Misera ragazzina, che si odiava per la sua codardia.
-Non pianga, Generale, stiamo tutti bene, no? Perché non si preoccupa invece per quel ragazzo? Combatte solo.- disse, indicando dall'alto del tetto la piazza alle sue spalle, dove si sentiva ancora qualche esplosione.
-Vedo gliene rimane uno solo.- constatò Tiedoll, avvicinandosi a lei e guardando il ragazzo che, con un taglio netto, si sbarazzò dell'Akuma restante.
Yuki non poté fare a meno di ammettere che si trattasse di un'Esorcista eccezionale.
-Deve diventare Generale, vero?- chiese di getto, senza pensare troppo su alle parole che aveva pronunciato.
-Il tuo intuito é sempre stato eccezionale, una come te farebbe bene a quell'asociale lì, sai?- le rispose l'uomo.
Yuki accennò un sorriso. É così, allora.
-Un samurai misantropo, eh?- disse.
-Ma ora... Che volete da me, esattamente? Puntate a qualcosa, vero?- domandò, assottigliando lo sguardo.
-Dobbiamo portarti al Quartier Generale, se vuoi che sia diretto con te. Mi dispiace Yuki, figliola, ma é il compito che mi é stato affidato.- le rispose Tiedoll, con un tono sinceramente costernato. 
Yuki scosse il capo, guardando l'Orizzonte lontano.
-Non c'è problema, io stessa seguivo quel ragazzo per trovare l'Ordine.- disse, mentre calava la sera.
-Tu stessa? Questo si che mi stupisce.- le confidò l'uomo.
-Perché mai?-
-Fin da quando eri più piccola, non sei mai stata il tipo che va a cercarsi beghe da sola. Certo, non ti sei mai lavata le mani dalle faccende spinose, ma non hai mai nemmeno voluto infilarle nei rovi di tua spontanea volontà.- si spiegò.
Yuki sospirò. Dopotutto, sapeva che era evidente, il suo modo di agire sfuggevole e ristretto a ciò che riteneva necessario. Era, a conti fatti, tra i peggiori dei suoi innumerevoli difetti, e, anche se col tempo aveva imparato a cambiare quella necessità abitudinaria, non l'aveva comunque persa del tutto.
Provò a rintracciare la prima stella della serata che appariva all'orizzonte.
La stella è un corpo celeste che brilla di luce propria.Questo avviene perché all'interno del nucleo di tutte le stelle avvengono miliardi di reazioni chimiche di fusione termonucleare tutte contemporanee. Capitolò immediatamente il suo cervello. Forse era anche quello un suo difetto: meccanizzava qualsiasi pensiero od azione tramite spiegazioni logiche o scientifiche ogni qualvolta il suo cuore spaziava troppo nel mondo delle illusioni rischiando di trascinarla a fondo. Estrapolava ogni significato effimero e prettamente idealistico e poetico dai suoi pensieri o dai suoi gesti e lo calpestava, lo annientava sotto il peso della cruda e deludente realtà. Era doloroso, eppure lo sopportava grazie alla consapevolezza che quel sistema l'avrebbe solo fatta crepare come un vetro vecchio ma solido e robusto, e non mandata direttamente in frantumi come il delicato vetro soffiato.
-Mi hanno detto che avete cambiato sede.- disse, mentre seguiva Tiedoll per la piccola scaletta che dal tetto portava ad uno stretto vicolo di lato al palazzo.
-Diciamo che abbiamo avuto trascorsi un po' tempestosi, negli ultimi tempi.- le spiegò l'uomo, dirigendosi con passo tranquillo verso la piazza.
-Tempestosi?- Yuki cercò di correggere la sua espressione abituale (palpebre leggermente socchiuse e la linea perfettamente dritta della bocca), come doveva sempre ricordarsi di fare. La sua solita maschera di gentilezza e innocenza, mista al grande intuito ed alla curiosità vorace doveva rimanere perfettamente integra, non poteva permettersi, nemmeno con chi la conosceva meglio, di far trapelare quel suo freddo calcolo logico ed oggettivo che spesso sfociava nel puro e semplice cinismo che divideva la sua anima in due parti esattamente uguali: l'una passionale e facile da trasportare, l'altra gelida e piatta come una desolata landa ghiacciata.
Per fortuna Tiedoll non notò il breve cambiamento che per meno di un secondo ne aveva deturpato l'amabile espressione.
-Capirai, probabilmente ti verrà raccontato tutto.- le disse semplicemente.
Yuki annuì.
-Presumo che sia stato Lvellie ad ordinare di cercarmi.- constatò Yuki, sospirando e scuotendo il capo.
Tiedoll annuì.
-Non ho idea però di cosa voglia fare di te, una volta che ti avremo portata lì.- ammise poi, con sguardo malinconico. Tirò di nuovo su col naso.
Yuki non rispose.
Sapeva cosa fare, almeno quello, l'aveva già deciso prima di partire: contrattare. Se avrebbe avuto fortuna, Lvellie avrebbe accettato qualche piccolo compromesso, purché l'ago della bilancia pendesse a suo favore.

Due ore dopo
Gate per l'Ordine Oscuro

Kanda, era così che si chiamava il ragazzo dai lunghi capelli scuri.
Si era dimostrato, già da subito, taciturno e facilmente irritabile, un tipo che odiava la gente di troppo ed il silenzio di poco.
Che gran peccato. Aveva pensato Yuki, non appena si era presentato, sputando fuori nome e cognome, Kanda aveva una bellissima voce, almeno per lei, profonda ed armoniosa, molto matura. Un peccato vero e proprio, poterla sentire solo di rado.
Fu invece la voce del Generale Tiedoll, paterna e dolcemente familiare, a spiegarle brevemente che l'ordine aveva ottenuto il controllo della vecchia Arca di Noé, con la quale, tramite passaggi denominati "Gate", era possibile spostarsi immediatamente da una parte all'altra del mondo. Un gran vantaggio, senza dubbi, ma che toglieva cose inutili ed insulse ma ugualmente piacevoli, come il gusto del viaggiare. Ma, in fondo, aveva davvero senso perder tempo prezioso per la salvaguardia del mondo e dell'intera specie umana solo per il divertimento di un viaggio? No, decisamente no.
Il Gate si trovava nella stanza di una chiesa, e sia Kanda che il Generale dovettero scrivere con le dita sul palmo della mano del suo responsabile un codice numerico, diverso da individuo ad individuo. Una sorta di password che, se le cose sarebbero andate bene, avrebbero creato anche per lei.
Il suo custode, un prete piuttosto giovane e di bell'aspetto, (Non vi preoccupate qui nessuno si innamora dei preti, é solo una descrizione, by sara😘) dai lunghi capelli chiari, gli diede l'autorizzazione per passare per il Gate, non prima di essersi però assicurato che lei non rappresentasse minaccia alcuna per la sicurezza dell'Ordine e l'incolumità dei suoi membri.
Kanda, senza proferir parola, si diresse spedito verso il passaggio, una sorta di pentagono allungato dalle sembianze di una lastra luminosa semitrasparente, sopra la quale svettava un pezzo più piccolo di simili fattezze dove, in rosso brillante, svettava un numero (probabilmente il nominativo del luogo nel quale erano diretti).
Tiedoll, sorridendo, le fece cenno di seguirlo, passando per il portale.
Yuki rimase sola nella stanza, con come unica compagnia quel prete, che, sorridendo amabile, le indicò il Gate estendendo il braccio nella sua direzione.
-Andate, signorina, vi staranno aspettando.- disse gentilmente.
Yuki deglutì, facendo qualche passo in avanti. Le uniche volte che si era teletrasportata, erano state quando aveva usufruito dell'Innocence, per cui non sapeva se la sensazione fosse medesima oppure diversa, temeva potesse essere, in qualche modo, traumatizzante.
Prima che potesse prendere e girare i tacchi, tornandosene da dov'era venuta e sbattendosene altamente del rischio di morte imminente (anche se era arduo il compito di farla morire), entrò in azione il suo maledetto lato impassibile e cinico, che, facendo a botte con la parte sensibile, distruggendo totalmente l'appartamento che condividevano nel suo subconscio, la spinse dentro il portale.
Non fu un granché. Mosso un passo, il suo piede atterrò sulla solida superficie di un pavimento lustro.
-Era ora, pensavo ci fossi morta, lì col prete.- sbottò Kanda.
Tiedoll sospirò.
-Suvvia, figliuolo, sii un pò più cortese.- Kanda sussultò in modo talmente visibile che, alto com'era, avrebbe potuto tranquillamente sbattere la testa sul soffitto alto.
Fermi tutti.
Yuki alzò la testa, girando su se stessa.
É pulitoOsservò di nuovo la stanza.
La luce é accesa ovunque.
Si girò, lentamente, verso il generale, gli occhi sgranati a tal punto da uscirle dalle orbite.
Un solo, esplicito messaggio, le si leggeva nello sguardo: Dove siamo?
Tiedoll sorrise ancora.
-All'Ordine.- disse.
Yuki lo guardò, stavolta seria.
-La Dark Religious non é pulita. Non é luminosa, e, soprattutto, é impossibile che non si sentano grida incoerenti, puzza di caffé e rumore di esplosioni.- elencò lentamente.
Kanda si voltò verso di lei, stavolta (sorprendentemente) apertamente stupito.
-Allora é vero che hai fatto parte dell'Ordine.- disse, per poi riprendere il suo abituale contegno.
-Si che ne ho fatto parte. E sono alquanto sicura che questo non può...-
-YU... KI... CHAAAAAAAAN!-
-Rettifico, questo é L'Ordine.- si corresse, qualche secondo prima che un qualcuno (vi lascio immaginare chi, lol 😂. By sara) la travolgesse in un abbraccio mortalmente stretto addobbato di piagnucolosi saluti messi lì a mo' di eclatanti festoni.
-Ko...mui... Soff...- le parole le morirono in gola. Con ogni probabilità, il suo volto stava prendendo la stessa tonalità dei capelli di Kanda. Il quale osservava la scena con una muta e rassegnata stizza.
Evidentemente, anche lui era vittima dell' esuberanza del Supervisore.
Yuki si rassegnó alla sua prossima morte da soffocamento, dopotutto, era impossibile scollarsi Komui di dosso.
-Non avvicinarti a lei, pazzoide!- crack.
La diga si ruppe.
Una lacrima le scese lungo la guancia mentre riconosceva la nuova voce, Komui venne malamente allontanato e qualcuno sostituì l'abbraccio, stavolta decisamente più delicato.
Yuki era sicura che, se solo l'avesse risentito, avrebbe riconosciuto quel profumo ovunque. Un profumo che sapeva di conversazioni che si ribellavano al muro imposto dalle età, un profumo che aveva la dolce ed inebriante fragranza dell'amicizia più profonda e della fratellanza. Il profumo che, secondo lei, avevano tutti i fratelli maggiori.
Si girò e affondò la testa nel petto di Bak, sicura che lui non si sarebbe opposto ed, infatti, lui la strinse di più, impedendo di far notare ai presenti il muto pianto della ragazza.
Yuki non parlò, sapeva che tanto, era inutile farlo.
Adesso aveva trovato tre pezzi della sua vita, pezzi molto importanti.
Quando fu sicura che le lacrime non sarebbero più scese si asciugò il volto e si separò a malincuore da Bak.
Poi sorrise a Komui.
-Mi avete soffocato, tra tutti e due.- borbottò.
Komui scoppiò in una sonora risata, Bak invece inarcò un sopracciglio.
Komui, lo stesso di sempre,ma ancora più maledettamente alto di prima, ormai sfiorava il metro e novanta, forse anche più, mentre Bak, sebbene entrambi avessero ventinove anni, era decisamente più basso, ed adesso portava i capelli corti, a discapito della coda di una volta.
-Tsk.- Kanda ripeté quel gesto di stizza con le labbra che pareva contraddistinguerlo, girando i tacchi ed uscendo dalla stanza del Gate.
-Io ho fatto il mio lavoro, ora vedi di fare tu il tuo, Komui.- disse, andandosene.
Komui sospirò.
-Lvellie vorrebbe parlarti, Yuki. Mi dispiace che questo non possa essere il saluto che avresti desiderato, ma non posso farci nulla, purtroppo anche io devo soccombere all'Agenzia Centrale, specialmente dopo gli ultimi eventi...- Komui si aggiustò gli occhiali, improvvidamente serio.
-Lo so, era uno dei miei principali obbiettivi, parlare con lui.- Yuki osservò lentamente le espressioni stupite che si andavano formando sui volti dei due, in un crescendo di perplessità e stupore.
-Ma cosa...- Bak non finì la frase, forse perché non ci riusciva, o forse perché, più semplicemente, non sapeva come finirla.
Passò qualche attimo di silenzio in cui Yuki ponderò il peso e le implicazioni di ciò che stava per dire, cercando la giusta convinzione per farlo.
-Voglio ricominciare gli esperimenti.-

Angolo meeeeh

Allora, ho iniziato questa ff  su D.Gray-Man già da un po', ma ho pubblicato i primi capitoli solo quando me ne sono sentita pienamente soddisfatta.
Come potete vedere i fatti sono ripresi dopo la proposta di Tiedoll di diventare generale rivolta a Kanda.
Premetto che mi divertirò molto a giocare con ciò che ancora non si sa su i personaggi e se per caso, con la pubblicazione di nuovi volumi, tali cose venissero messe in luce non cambierò di certo la ff.
Yuki è il mio OC per questa storia, ancora non la conosciamo molto bene ma spero tanto che vi piaccia, perché io l'ho già sviluppata totalmente nella mia mente e me ne sono davvero tanto affezionata.
Nei prossimi capitoli si vedrà che ha una psicologia piuttosto complicata, ed una mentalità forse non per tutti piacevole. Sotto quasi tutti gli aspetti "mentali", infatti, ammetto che un po' mi assomigli.
Ciao a tutti, un saluto ed un abbraccio grande grande

Sara

Psavvisatemi in caso di errori ed incongruenze, sono fissata con la grammatica ma quando si scrive al cellulare è facile sbagliare o distrarsi.
 (questa ff è pubblicata, sempre da me, su wattpad, il nickname è lo stesso, ed i capitoli verranno pubblicati prima lì, poi su questo sito)

 

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Capitolo 5
*** IV ***


-Voglio ricominciare gli esperimenti.- Komui non capiva se Yuki si fosse resa conto di ciò che significavano quelle parole, e se si fosse tantomeno resa conto del fatto che, forse, non avrebbe dovuto dirle di fronte a Bak.
Ora che la vedeva meglio, però, non riusciva a capire che cosa le fosse accaduto.
Era identica a prima eppure era cambiata, allo stesso tempo.
Era più grande adesso. Sempre uno scricciolo, però, sfiorava il metro e cinquantacinque, forse, nonostante i diciotto anni già compiuti, che tra non molto sarebbero sfociati nei diciannove.
Si era fatta crescere i capelli, ed ora li aveva lunghissimi, molto più di come ce li aveva Lenalee prima di perderli. Una piccola fitta di nostalgia lo colse, al pensiero dell'amata sorella, ma fu lieve e di breve durata, il che lo spinse a tornare di nuovo alla ragazza di fronte a lui, stabile e con la schiena dritta, e quello sguardo solitamente quieto che in quel momento sembrava feroce e determinato. Stavolta non era del lucente colore del rame, sembrava più di fuoco, presentato con quell'espressione.
Non sapeva come rispondere.
Da un lato, avrebbe desiderato spingerla dentro il Gate ed impedirle di tornare indietro di nuovo, dall'altro, temeva che se le avesse detto di no si sarebbe preso il suo leggendario calcio girato in faccia.
Come parlare con i toni giusti ad una quasi-donna formato tascabile esperta nel Karate od ogni altra forma di combattimento che comprendesse il far sputare sangue all'avversario od intimidirlo abbastanza a sufficienza da farlo inginocchiare ai propri piedi?
Non capiva come facesse Bak a sapere esattamente come fosse fatta Yuki.
Nonostante tutto il tempo in cui si era arrovellato sulla spinosa questione del carattere della "signorina Hirai" come la chiamava Lvellie, ogni volta che gli rimbeccava la sua incompetenza nel trovare una pista attendibile per rintracciarla, non aveva mai cavato un ragno da un buco.
Proprio così. Yuki Hirai era la personificazione della bipolarità, a suo parere.
Aveva mica mai compreso, il caro Komui, com'è che funzionasse quella ragazzina a cui, nonostante strana ed indecifrabile che fosse, si era profondamente affezionato.
-Ne sei... Ne sei certa?- domandò Bak, l'espressione che aveva era un qualcosa di davvero struggente, si vedeva che fosse davvero poco d'accordo con una simile affermazione, eppure cercava di celare il tutto con un fare professionale male inculcato nelle sue parole, ma perfettamente integro qualche secondo dopo, il giusto tempo per la giusta ripresa.
Lui più di tutti sapeva cosa voleva dire per Yuki iniziare nuovamente i test, lui più di tutti aveva sperimentato le conseguenze a cui tali esperimenti conducevano.
Lui stesso aveva perso la famiglia a causa delle conseguenze di tali esperimenti. Lui si era ritrovato a soffrire ed a penare del senso di colpa generato da una decisione, un'azione, non sua. 
Komui tossicchiò.
-Hai una stanza pronta, Yuki, parleremo di "questioni importanti" domani, in presenza di Lvellie.- disse avvicinandosi a lei e benedicendo il fatto che gli accessi alla stanza del Gate fossero accuratamente gestiti.
Se qualcuno avesse sentito...
-Generale Tiedoll, per caso le dispiace occuparsi lei di Yuki? Le hanno affidato la stanza tra quella di Lenalee-chan e quella di Miranda.- domandò.
L'uomo sorrise ed annuì, spingendo la ragazza per le spalle verso la porta d'uscita della stanza, lei non si oppose, si girò solo verso di loro mentre camminava e sorrise appena, prima di voltarsi. Ogni traccia di ferina ferocità definitivamente sparita.

-Non credi si essere stata troppo impulsiva?- le chiese Tiedoll, mentre la guidava per i corridoi.
Yuki non rispose, scosse la testa risoluta continuando a guardare dritto davanti a se, segno che la conversazione sarebbe dovuta finire lì dove era cominciata.
Non aveva voglia di spiegare.
All'improvviso, si era svuotata.
La positività e la convinzione di riuscire ad essere felice anche lì dentro stavolta... Ma cosa era andata a pensare? Era sempre stata prigioniera, se ne rendeva conto. Era fuggita, ma valeva come se non lo avesse mai fatto, perché, tutte le notti, i ricordi tornavano, perché l'indelebile segno che Dio l'aveva, un tempo, ritenuta utile ai fini della sua causa... Era tutto addosso a lei... Pensieri sconclusionati ed inutili, cause grandi mosse da uomini infinitamente piccoli... Cause insignificanti curate dai migliori prodi.
Nulla aveva senso, nulla aveva alcun significato... Perché doveva averne uno proprio la sua storia?
Per lo meno, se sarebbe dovuta morire, l'avrebbe fatto per mano sua.
Se qualcuno aveva il diritto di rovinarla quella era lei stessa medesima e nessun altro.
Quindi... Perché non provare? Perché non... Rischiare? Dopotutto, se fosse andata male, sapeva già che la sua storia non avrebbe mai potuto avere un bel finale, ma se fosse andata bene... Avrebbe avuto l'opportunità di fare qualcosa per l'intero Genere Umano, o, per lo meno, per quei pochi che l'avevano accompagnata lungo il suo tortuoso cammino. 
Tiedoll si fermò all'imbocco di un corridoio.
-La quinta stanza a sinistra è la tua.- le disse sorridendo.
Yuki annuì, ricambiando il sorriso, poi voltò le spalle al generale e camminò verso la stanza indicatale.
Con un sospiro, tese la mano verso la maniglia, prima che il rumore di una porta che si apriva alle sue spalle la bloccasse.
Si voltò. Dalla stanza di fronte uscì Kanda, che la guardò un attimo perplesso.
-Ehm... Ehi.- mormorò Yuki, con espressione incerta.
Kanda socchiuse gli occhi e la fissò per qualche secondo, poi fece il suo solito verso di stizza e proseguì imperterrito per il corridoio.
Yuki scosse il capo ed aprì la porta.
Letto da una piazza e mezzo, scrittoio, armadio, scaffali e mensole ed una portafinestra che dava sul balcone. Il tutto miseramente vuoto, tranne che per la ventiquattrore che posò sul fondo dell'armadio.
Se rimaneva chiusa era meglio per tutti.
Fece una giravolta su se stessa, fissando il soffitto.
Andare in giro non era una buona idea, avrebbe fatto decisamente meglio a stare buona e a cuccia finché Lvellie non la sarebbe venuta a cercare.
Si buttò sul letto.
Il riassunto della serata? Aveva attivato una delle sue Innocence, ma non l'aveva usata, aveva incontrato Tiedoll ed un tipo che pareva il bel tenebroso che c'è in un po' tutte le storie, aveva attraversato un Gate, aveva visto Bak e Komui e, soprattutto, il "bel tenebroso" stava nella stanza di fronte alla sua, il che rendeva la sua vita ancor più miserabile.
Non ho nemmeno un vicino decente. Pensò. Non le rimaneva che sperare per gli abitanti delle stanze accanto...
Guardò le pareti di un verde acqua chiarissimo, quel soffitto che delimitava l'unica prigione da dove non sarebbe mai potuta volare via.

"Sei così bella, sai? Un angelo della guerra senza meta, che dispiega le sue meravigliose ali lucenti verso il cielo. Se mai un giorno qualcuno ti dovesse tarpare quelle ali, sono sicuro che per te sarà tremendo. I tipetti come te sono messi di fronte a costanti rischi, perché solo due tipi di persone possono distruggerli: quelli che li amano e loro stessi..."

Chiuse gli occhi, inspirando violentemente dal naso e trattenendo l'aria.
Uno.
Due.
Tre...
Sette secondi, poi la buttò fuori, lentamente. Se solo avesse potuto compiere quella azione con una sigaretta accesa in mano... Sentire il palato andarle a fuoco, e rimanere cosciente a causa del dolore...
Invece il passato irrompeva nella sua testa. Avrebbe tanto desiderato che i suoi trascorsi potessero essere tangibili, almeno un calcione ben assestato non gliel'avrebbe tolto nessuno.
Invece eccola là, stesa su un letto, a contemplare un maledetto soffitto mentre le immagini le scorrevano nella testa.

Una mano materna tra i capelli, cosparsa di macchie della vecchiaia, anni prima.
E poi dopo. Un bacio rubato alla fievole luce di una candela, in una stanza.
I capelli familiari ed il sapore di fumo di quella persona.

Cercò di scacciare le immagini, ma quelle tornavano, prepotenti.

Pioggia fitta ed una battaglia.
Esplosioni.
Il freddo contatto col suolo fangoso ad un violento impatto.
Il ghigno malefico.
Occhi neri, meravigliosi occhi neri colmi d'amore che diventano del colore dell'oro fuso.

Voleva urlare, scalciare, uscire da quella stanza ed iniziare a correre a perdifiato finché ne fosse stata in grado, finché le forze non l'avessero abbandonata del tutto.
Spingersi fino all'estremo e poi andare oltre. Fino alla morte.

Un abbraccio.
Spalle possenti, di un giovane uomo, non più quelle di un timido ragazzino.
Un sorriso lieve, un bacio a fior di labbra.

Eppure rimaneva lì, immobile, tutte le volte, mentre ad ogni immagine scendeva una lacrima, come la lancetta che scatta di un orologio ad ogni secondo.
Immagini veloci e brevi, sconnesse.
Immagini dolorose.
Momenti che le causavano fitte di nostalgia ed un vuoto nello stomaco, colmato solo da rammarico e desiderio di tornare indietro e riprovare quelle sensazioni almeno un'ultima volta.

Yuki aprì gli occhi di scatto, un raggio di sole che filtrava tra le tende le illuminava il volto accecandola.
-Mmh... - mugugnò, sedendosi sulla sponda del letto, si stropicciò gli occhi e fece uno sbadiglio profondo. 
Si era addormentata vestita così com'era, sopra al letto, stremata dall'invadenza delle allucinazioni. 
Sospirò, passandosi una mano trai i capelli. 
Le dita le si bloccarono tra i nodi. Sbuffò, ma quanto si era agitata nel sonno? 
Bussarono alla porta.
Ottimo. Probabilmente la stavano cercando per il colloquio con Lvellie, e lei era conciata in quel modo. Di bene in meglio.
-'vanti- biascicò, stiracchiandosi.
Bak entrò sorridente nella stanza.
Indossava la sua uniforme da caposezione, in testa il berretto, e teneva un pacchetto avvolto da carta bianca ed una grossa busta in mano. 
-Ehi Yu... Ohehi... - il suo sorriso si trasformò in una smorfia scioccata. 
-Hai fatto a botte con qualcuno?- domandò, sporgendosi verso di lei e scrutandola. 
Yuki osservò la sua espressione stupita, il primo istinto fu quello di sorridere, ma si sforzò di assottigliare lo sguardo e tirargli uno scappellotto. 
Bak, invece che lamentarsi, scoppiò in una sonora risata.
-Che hai da ridere?- sbottò Yuki, incrociando le braccia e voltando la testa altrove.
Bak si asciugò gli occhi e si chinò per guardarla dritto negli occhi. 
-Nulla, è che sono felice. Felice che tu non sia cambiata di una virgola.- le disse, sorridendole teneramente.
Yuki ricambiò il sorriso, sporgendosi a sua volta ed abbracciandolo.
Quando lo lasciò andare, Bak le porse il pacchetto ed appoggiò ai piedi del letto la busta.
-Cos'è?- domandò. 
-I tuoi nuovi abiti. C'è una curiosa novità.- disse, dirigendosi verso la porta ed appoggiando la mano alla maniglia. 
-Novità?-
-Indossali e presentati nello studio di Komui, e vedrai. Ah, il bagno delle donne è in fondo al corridoio.- detto questo girò la maniglia ed usci, rinchiudendosi delicatamente la porta alle spalle. 
Yuki rimase sola nella stanza, il pacchetto in mano. 
Sospirò e si sfilò il cappotto che non aveva ancora tolto dalla sera prima, rimanendo con l'abito lungo e semplice. 
Abiti? Come avevano fatto a confezionarle degli abiti in una sola notte? E, per giunta, come avevano fatto ad azzeccare le misure?
Una cosa era certa, se quei vestiti non le sarebbero caduti di dosso, come spesso le succedeva, a causa della sua esile taglia, stava a significare che il personale dell'Ordine aveva lavorato un po' sull'efficienza.
Tentò inutilmente di riavviarsi i capelli, afferrò la busta che giaceva indisturbata sul pavimento ed uscì dalla stanza.
Percorse il corridoio a passo felpato.
Un orologio segnava le cinque del mattino appena passate. 
Non sapeva esattamente in che stato il suo aspetto versasse, se non pessimo, e preferiva che nessuno la incrociasse in quella maniera. Venire etichettata come "La pazza che va in giro per i corridoi" non le andava di certo granché a genio, come idea.
Si trovò davanti ad una porta a doppia anta in legno di mogano, sulla parete, una targhetta d'oro con incisa sopra la scritta "Signore" luccicava alla luce del lampadario.
Yuki, sempre di soppiatto, entrò. 
Fortunatamente, la stanza era vuota, per cui appoggiò le sue cose sul bordo di marmo di un lavandino ed emise un verso strozzato quando si volse verso lo specchio.
Due evidenti occhiaie scure le solcavano gli occhi ramati, i capelli lunghissimi erano sparati un po' ovunque e la pelle era cinerea.
Peggio di così, pensò, si muore.
Con calma aprì la busta. 
Dentro vi erano una scatola da scarpe, una trousse contenente l'indispensabile per l'igiene personale, tre asciugamani e dei saponi.
Si voltò verso i box delle docce, separati fra di loro da dei divisori e chiusi da degli sportelli. 
Prese i saponi, l'asciugamano più grande (quello per il corpo) e quello medio per i capelli, ed entrò in un box a caso per una doccia. 
Appena finì di lavarsi ed asciugarsi si pettinò i capelli e lavò i denti. 
Con curiosità, scartò il pacchetto. 
Dentro vi era una camicia bianca, una gonna nera stretta a vita alta con due file di bottoni d'oro sul davanti, delle parigine* del medesimo colore della gonna ed un piccolo foulard nero che legò a fiocco intorno al collo, di modo che sbucasse da sotto il colletto graziosamente poggiato sul petto. 
Aprendo la scatola da scarpe trovò un paio di mocassini in pelle nera ed una scatolina più piccola, dove era custodita una spilla a forma di Rose Cross che appuntò all'altezza del cuore.
Era decisamente l'abbigliamento adatto ad un membro effettivo della Dark Religious, non di certo per una cavia da laboratorio.
Cosa aveva in mente Lvellie? 
Sospirò e si passò i capelli dietro le orecchie, radunando le poche cose che le avevano fornito ed uscendo dal bagno.
Percorse di nuovo il corridoio e lasciò le sue cose sul letto, uscendo dalla stanza. 
Rimase in mezzo al corridoio per cinque minuti buoni, perplessa. 
Avevano cambiato sede! E Bak... Bak si era (giustamente) dimenticato di dirle dove trovare l'ufficio di Komui. 
Sbuffò, gliene sarebbe mai andata giusta una? Non sapeva dove trovare alcun posto, se non la sala dei Gate, in cui era stata la sera prima.
Si guardò intorno, incerta su come risolvere la situazione. 
La maledetta porta di fronte alla sua, come il giorno prima, si aprì, e l'inquilino della suddetta stanza le rivolse uno sguardo truce.
Al posto della flemmatica divisa, indossava una maglia smanicata a collo alto e dei pantaloni comodi, solo gli stivali erano gli stessi.
-Buongio...- Kanda voltò la testa e proseguì per la sua strada. 
A quel gesto, Yuki non poté che innervosirsi.
-Ehi! Mi sembra che ancora con i muri non ci parlo!- lo richiamò.
-Beh, non è mai troppo tardi per cominciare.- fu la risposta secca del ragazzo. 
Yuki tentò in tutti i modi di trattenersi, non aveva la benché minima idea di litigare, specialmente con un tipo del genere.
Sbuffò, odiandosi per quello che stava per fare, ma, dopotutto, fare una figuraccia con qualcuno che non parla mai con anima viva, era sempre meglio di niente. 
-Ehi-chiamò, stavolta più gentilmente -sapresti dirmi dove si trova l'ufficio di Komui?- domandò. 
Il ragazzo si fermò e si voltò verso di lei, guardandola, lentamente, apri la bocca per risponderle e... 
-Trovatelo.- poi svoltò l'angolo, la lunga coda che guizzò appena nell'aria. 
Yuki strinse i pugni, cercando di domare l'istinto omicida.

-Io quel tipo lo ammazzo! Lo capisci, Komui?- urlò di nuovo la minuta ragazza, sbattendo le mani sulla scrivania con una forza inimmaginata. 
-Ma dai su, l'hai conosciuto appena appena ieri se...- le mani colpirono nuovamente con forza la dura superficie di legno, segno che non si ammettevano repliche. 
Eppure, stavolta le repliche c'erano, e Komui doveva per forza uscirne vincitore, o si sarebbe giocato la carriera. 
-Senti Yuki, so che non ti va molto a genio tutto questo però...non credi che sia meglio che rimanere rinchiusa tutto il tempo come una volta?- domandò, addolcendo il tono quel tanto che bastasse per farle capire che voleva solo farla ragionare pacificamente. 
Yuki rimase in silenzio un attimo. 
-Per cui... Dovrei, quando non sono sottoposta ai test di sincronizzazione, far parte della Sezione Scientifica e...-
-...quando Kanda é in missione fargli da "assistente".- terminò Komui. 
-Perché proprio io? Sono fuggita per tutto questo tempo e...-
-Yuki, Lvellie te lo ha spiegato poco fa, prima di andarsene, si "fida" di te perché sa che se lo ritieni conveniente ubbidirai, e dal momento che questa non é delle migliori delle situazioni e per giunta tu sei tornata di tua spontanea volontà, sa bene che lo farai. Inoltre, il tuo cervello é in grado di catalogare qualsiasi cosa.-
-Quindo dal momento che non ho scelta comunque devo diventare il sorvegliante di Yu Kanda.- concluse. 
-Assistente.- la corresse il Supervisore.
-Sorvegliante. Deve diventare Generale e pare che voi acconsentirete, ma deve essere successo qualcosa che spinge Lvellie a tenerlo sott'occhio ed io sono la scusa per farlo, data l'accuratezza dei rapporti che sono in grado di stilare.- Komui la guardò tentando di capire come avesse fatto a dedurre tanti particolare e specialmente se ne avesse dedotti anche degli altri che teneva accuratamente nascosti pronti per essere tirati fuori nel momento più conveniente.
Nonostante fosse una brava persona, e nonostante non nuocesse a nessuno, non si poteva certo dire che Yuki non fosse un'approfittatrice. Si teneva sempre da parte le cose interessanti, facendo scorta di "coltelli affilati"con cui manipolare chi le impediva di raggiungere il suo scopo ultimo, scopo che nessuno era mai riuscito ad intuire ancora ma che si sapeva fosse sempre lo stesso, e tutto per via di quella luce particolare negli occhi, che metteva chiaramente in mostra che la loro proprietaria era concentrata su di un qualcosa di specifico. Luce che, continuamente macchiata dalle ombre di fallimento, faceva intuire il massimo di Yuki Hirai: anima Infranta, determinazione ferrea e cuore spezzato.
-Accetterai?- domandò, sistemandosi gli occhiali. 
Yuki si dondolò sui talloni, tenendosi al bordo della scrivania. Quando lo lasciò, fece un passo indietro e contemplò l'espressione seria di Komui. 
-Si.-

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
*Parigine: calze che arrivano all'altezza della coscia circa (quelle di Lenalee, ad esempio).

Angoletto for meeee

Per cui la storia inizia a prendere una piega più precisa... 
Yuki ha ricevuto la proposta di entrare a far parte della Scientifica e di fare da "assistente" al nostro amato futuro generale, ma i due andranno d'accordo?
E cosa riguarderanno i benedetti e citati e ri-citati esperimenti? 
Nel prossimo capitolo si vedrà...forse😉

Sara

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Capitolo 6
*** V ***


Il treno passava veloce per il paesaggio mutevole, il vetro appannato dalle nebbie che si alzavano il volute aggraziate. 
Yuki si strinse nel cappotto e si accoccolò meglio sul sedile in pelle dello scompartimento che avevano prenotato per lei e Kanda, durante il sonno in cui era appena caduta. 
Kanda la guardò, alzando un sopracciglio in segno di disapprovazione.
Bella scusa, quella di Lvellie: "l'assistente".
Quando Komui glielo aveva detto avrebbe tanto voluto poterlo fare in due, anche in tre, ed andarsene in missione da solo, ma purtroppo non era il momento ideale per fare scenate di qualsiasi tipo. Dopo la sua fuga assieme a Johnny Gill, in cerca di Mammoletta, i sospetti su di lui erano aumentati, ed il suo silenzio sulle spoglie di Alma era una grossa aggravante. Eppure, per mantenere una parvenza di equilibrio interno, avevano acconsentito alla sua nomina a ruolo di Generale. Ma, in cambio, si doveva portare appresso quella tipa che gli sarebbe potuta tranquillamente entrare in tasca, ovunque, sempre e comunque. Non bastavano già quelle palle al piede dei Finder, anche una della Scientifica. Della Scientifica, poi! Quella tappetta, aveva detto Komui, non aveva particolari peculiarità, se non un'intelligenza innata, che aveva dimostrato in quel mese che era già passato dal suo arrivo. Anche se, e questo doveva ammetterlo, durante gli scontri con gli Akuma, non gli era mai stata d'impiccio, si muoveva sempre di modo che potesse tenerlo d'occhio ma mantenendosi fuori dalla portata degli scontri. Il modo in cui lavorava faceva sembrare che sapesse esattamente come funzionasse il fronte. 
Il treno iniziò a rallentare, Kanda si sporse verso la ragazza, punzecchiandola appena con la punta del fodero di Mugen. 
-Ehi, tappetta, siamo arrivati.- lei aprì gli occhi lentamente e lo guardò storto.
-Ho un nome.- ribatté, secca. 
-Non mi é noto.- rispose lui, alzandosi ed uscendo dallo scompartimento.
Yuki lo raggiunse solo quando furono scesi dal treno e gli rivolse uno sguardo omicida. 
Dal momento che lui era Kanda, non lo scalfì nemmeno, ma doveva ammettere che aveva proprio una grande espressività degna di classe, la ragazza. 
-Dovrebbe attenderci un Finder qui, ma...- la ragazza fece un gesto eloquente con la mano destra, ad indicare la stazione totalmente vuota. 
-Tsk.- rispose Kanda. Ma si poteva almeno definire una risposta, quella? Evidentemente, se si trattava di lui, si. 
Rimasero per qualche secondo immobili, poi Kanda, con uno sbuffo, si incamminò fuori dalla stazione a passo spedito, e Yuki lo seguì in silenzio.
Pareva che il ragazzo fosse felice di non aver alcun Finder appresso, e non poteva negare di sentirsi sollevata pure lei. I Finder erano brave persone, che si impegnavano per la salvezza del mondo proprio come loro, ma talvolta erano un po' d'impiccio e si rischiava di non riuscire a proteggerli a modo.
-NOBILE ESORCISTA! SIGNORINA! VI PREGO ASPETTATE.- Yuki si voltò e Kanda emise una sorta di ringhio scocciato, qualcosa di buffo, se non l'avesse fatto lui. 
Un Finder, molto giovane, li stava implorando di fermarsi a gran voce, mentre un altro decisamente più vecchio lo seguiva con contegno e tranquillità.
-Perdonate il ritardo, abbiamo avuto un intoppo lungo il percorso.- si scusò il più grande. Aveva sessant'anni, ma era ancora robusto e perfettamente stabile, un accenno di bianco nei capelli. 
Il ragazzo invece aveva circa ventidue anni, lineamenti dolci e capelli e occhi marroni. Era carino, ma piuttosto anonimo, nulla a che vedere con i marcati tratti orientaleggianti e gli occhi dal taglio obliquo e sottile di Kanda.
-Muovetevi.- sbottò il giapponese, con la solita "amabilità".
-S... Si, Kanda-gensei.- balbettò il ragazzo.
-Come vi chiamate voi due? Altrimenti dovrò venirvi a ripescare per il rapporto, e non ne ho la benché minima intenzione.-
-Io sono Carl ed il ragazzo é Hubert.- rispose pronto il sessantenne. 
-Potete elencarci le informazioni che avete ottenuto?- domandò Yuki, stemperando la tensione con un lieve sorriso. 
-Oh... Si, Hirai-sama, certamente.- l'uomo si schiarì la voce.
-Pare che nel terzo piano di una vecchia casa qui vicino avvengano strani avvenimenti... Apparizioni di defunti, oggetti inanimati che si muovono da soli... Per cui siamo andati a controllare, ma non siamo riusciti ad entrare... É come se... Se fossimo... -
-Come se fossimo stati respinti.- intervenne Hubert, il ragazzo. 
Yuki corrugò la fronte. 
-Strano.- mormorò -Potete parlarmi di questa casa? - chiese nuovamente. 
-Noi no, Hirai-sama, ma la famiglia che ci ospita si, penso vi diranno tutto appena arriveremo.- spiegò Carl, con lieve imbarazzo. Yuki annuì. 
Avrebbe voluto chiedere a Kanda cosa ne pensasse, ma il ragazzo camminava ignorandoli senza troppi problemi, guardando dritto avanti a se.
Le dispiaceva che, per qualche strano motivo, fossero partiti con il piede sbagliato, anche se, da quello che vedeva, Kanda partiva col piede sbagliato praticamente con tutti.
Era già la quarta missione in cui lo seguiva, e le cose erano filate lisce, tranne che per qualche frecciatina vagante, nomignoli scomodi ed un paio di litigi. Non avevano ancora trovato alcuna Innocence, però.
-Siamo quasi arrivati.- il Finder Carl li condusse per una salita del paesino lastricata con pietre solide e compatte, indicando loro la sua fine. 
Si trovarono di fronte ad un giardino il cui confine era delimitato da delle ringhiere ed una grossa cancellata in ferro di ottima fattura, al termine del quale vi era una casa di dimensioni abbastanza considerevoli. 
Le mura erano in pietra e le finestre del primo piano erano schermate da inferriate, ma nel complesso dava comunque l'idea di accoglienza che ogni casa dovrebbe avere.
Hubert suonò il campanaccio appeso accanto al cancello, fastidiosamente rumoroso.
Kanda fece una smorfia infastidita, stringendo Mugen. 
Per una volta, Yuki considerò la sua una reazione appropriata. 
Un uomo allampanato vestito in un elegante completo da maggiordomo uscì dal portone e si diresse spedito verso la cancellata, prendendo un anello pieno di chiavi e scegliendo quella appropriata.
Armeggiò qualche secondo ed aprì il cancello, salutandoli con un elegante cenno del capo. 
Fuori luogo. Pensò subito Yuki.
Un maggiordomo simile in un paesino simile, quella stessa casa... Era tutto davvero fuori luogo. 
-Venite.- disse, con voce baritonale. 
Li guidò fino al portone che tenne aperto finché non furono tutti entrati, poi fece loro cenno di attendere.
Da fuori la casa sembrava bella, ma dentro era inquietante.
Era poco illuminata, cupa. 
Il pavimento a scacchi bianchi e neri era screziato da venature grige, così come il colore della pietra delle pareti.
Una grossa scalinata, dall'atrio in cui si trovavano, conduceva al piano superiore. 
-Quel tipo mi da i brividi.- mormorò Hubert, riferendosi al maggiordomo. 
Yuki annuì, mentre Kanda fece il suo solito verso stizzito. 
-É questa stessa la casa, giusto?- domandò Yuki. 
-Si, Hirai-sama, la famiglia che ci ospita é sostenitrice dell'Ordine, per cui appena si sono verificati gli strani eventi ci hanno immediatamente contattato.- sussurrò Hubert in risposta. 
-Capisco.- rispose la ragazza.
Il suono di passi che arrivavano dalle scale li spinse ad alzare lo sguardo.
Con passo elegante e lento, una coppia a braccetto scese la rampa.
Il signore, dai capelli biondi ben pettinati, indossava un completo nero, con tanto di panciotto grigio.
La signora indossava un lungo abito di pizzo rosso con le maniche a sbuffo, i capelli scuri ed ondulati come le onde di un lago placido che scendevano con grazia lungo la figura equilibrata seguendone il profilo della schiena, gli occhi, neri come la pece, appena truccati.
Yuki non era sicura che tanto sfoggio di bellezza potesse in qualche modo aiutarla con la sua autostima scarsa da ragazza troppo piccola per la propria età.
-Buonasera, é un piacere per noi vedervi rientrare perfettamente in forma, signori.- esordì l'uomo guardando Carl ed Hubert, con un lieve sorriso che ne a Yuki né tantomeno a Kanda piacque affatto, specialmente quando lo rivolse a loro.
-Piacere di conoscervi.- disse la donna, guardando Yuki dall'alto in basso e squadrando poi Kanda con sguardo lascivo.
L'Esorcista inarcò un sopracciglio e la donna distolse la vista.
-Volete favorire la cena? Amstrong si é impegnato molto.- disse l'uomo.
Il maggiordomo si diresse verso di loro, reclamando i cappotti. 
Kanda si rifiutò categoricamente di consegnargli qualsiasi cosa, e per poco non affettò il maggiordomo quando gli domandò se volesse posare Mugen per stare più comodo.
-Ci é molto affezionato, era un dono di suo padre.- mentì Yuki, porgendo il proprio cappotto, nero come la notte, ad Amstrong. Lanciò uno sguardo a Kanda, con il tacito consiglio di non rivelare quale fosse la sua Innocence. 
-Capisco, perdonatemi.- il maggiordomo chinò il capo e si diresse verso la sala da pranzo. 
-Venite, mentre Amstrong si occupa degli ultimi preparativi, mi piacerebbe scambiare due chiacchiere.-

Nel salottino, in cui si erano disposti su dei sofà messi a formare una specie di triangolo, calò un'atmosfera pesante, mentre il signor Marvin accendendo un sigaro, si apprestava a raccontare la sua storia.
-Succede da qualche mese, ormai, che qui dentro avvengano strani fatti.- iniziò, aspirando del fumo e buttandolo lentamente fuori. 
-Vedete, è iniziato esattamente con la morte di mio padre, che pare fosse uno scienziato dell'Ordine Oscuro. Al momento della lettura dei testamenti, si sentivano strani rumori, ma nessuno gli ha dato peso. La casa è stata lasciata a me ed a mia moglie, ma nel testamento era esplicitamente specificato di lasciar perdere il terzo piano. Io all'inizio seguii quella volontà, ma capitemi, quelli che all'inizio erano strani rumori poi col tempo sono diventati suoni atroci, ed ho deciso di controllare. Ma non sono riuscito a salire, qualcosa me lo impediva.- la voce del signor Marvin era convincente, ma il suo sguardo e la sua espressione erano quasi... Malate. Lo stesso valeva per la signora Marvin. Eppure ne Kanda ne i due Finder notavano nulla, come se le loro espressioni fossero comunemente normali. Yuki non capiva se stessero facendo finta o se non se ne fossero resi conto.
-Una sera, poi, mentre mi apprestavo a coricarmi, ho udito mia moglie gridare, e, quando l'ho raggiunta, con questi miei stessi occhi, vidi una figura lucente identica all'antenata della mia famiglia che è ritratta tra i quadri di tutti miei avi, ed è da allora che loro appaiono.- il sorriso del signore si allargò.
-Diverrete forse anche voi anime in pena?- sussurrò. 
Yuki si voltò verso Kanda, il quale annuì e si alzò. 
Non aveva sentito.

-Secondo me nascondono qualcosa, hai visto com'erano strani a cena?- disse Yuki, sedendosi a gambe incrociate sopra al letto di Kanda.
Il ragazzo annuì, stranamente tranquillo.
Yuki si strinse nell'enorme maglione blu scuro che aveva preso di nascosto a Bak qualche giorno prima, tentando di scaldarsi in quella casa gelida. 
Indossava solo quel maglione, che, bassa com'era, le arrivava a metà coscia ed anche più giù coprendo i corti pantaloncini grigi, e che utilizzava come pigiama. Per lo meno, uno degli sporadici vantaggi del lavorare con Kanda, era che non ti guardava in modo strano per il semplice fatto che fossi una ragazza, il che regalava concessioni come non preoccuparsi troppo per i capelli ed indossare maxi maglie al posto del pigiama vero e proprio, che, essendole stato confezionato sotto le precise indicazioni di Lvellie, era una camicia da notte tutta fronzoli e merletti.
-Domani mattina controlliamo questo terzo piano.- continuò Yuki, sospirando -Non ci hanno detto nulla, tranne di essere i "signori Marvin".-
Kanda annuì di nuovo, senza dire nulla. 
Yuki si sporse per cercare di capire che gli fosse preso.
Aveva il mento tra in pollice e l'indice ed era seduto sulla sedia posta accanto al tavolino rotondo che c'era nella stanza, la testa china, che gli impediva di vederlo bene in faccia, nella penombra. 
-Ehi, Kanda, tu che ne pensi?- Chiese ancora. Nessuna risposta. 
-Kanda?- Yuki si alzò e si avvicinò. 
Quello si che era strano, anche chiamandolo per più di una sola volta, di solito il samurai si infuriava a morte, invece stavolta non stava reagendo. 
-Ehi Ka... - Yuki lo spinse leggermente indietro, ed il volto del ragazzo fu visibile alla fioca luce del lampadario malfunzionante.
Urlò e fece due passi indietro, scioccata. 
La porta si aprì di scatto ed entrarono Hubert e Carl. 
-Hirai-sama!- esclamò il giovane. 
-Che vi succede?- domandò Carl, prima di vedere anche lui il corpo sulla sedia: una grossa marionetta dalle sembianze di Kanda Yu.
Eppure, quando era entrata nella stanza, portando una grossa pila di documenti, Yuki aveva visto il giapponese sbuffare e borbottare, ed era normalissimo, non certo di legno e con le evidenti giunture.
-Kanda-gensei! Ma cos... Cos'è accaduto? Che é successo al Generale...- balbettò Hubert. 
-Questo non é Kanda.- lo interruppe Yuki, girando intorno alla bambola per ispezionarla -Lui é sicuramente finito da qualche parte, anche se non so ne dove, ne come, nè quando.- la ragazza annuì, convinta di ciò che aveva appena detto. 
-Andiamolo a cercare.- ordinò, uscendo dalla stanza.

Kanda aprì gli occhi, avvertendo un dolore sordo e pulsante alla testa. 
Si toccò la parte lesa con le dita, e quando si portò la mano davanti al volto, le vide scintillare di sangue alla pallida luce lunare che entrava da una stretta finestra in alto alla piccola stanza dove si trovava. 
-Ma che...- istintivamente, cercò con la mano la sua Katana al fianco sinistro, rimanendo agghiacciato quando, con sorpresa, non ve la trovò.
Si alzò. 
Era in una piccola stanza fatta totalmente di vecchi mattoni consunti e scuri, la finestrella in alto era coperta da sbarre. Sembrava un sotterraneo, umido e freddo. 
Davanti a se, l'apertura che avrebbe dovuto ospitare una porta, della quale erano ormai rimasti soltanto i cardini arrugginiti.
Si guardò nuovamente intorno, era sicuro che prima si trovasse in camera sua con la tappetta, che continuava a fare ipotesi su ipotesi e che gli passava documenti dopo altri da firmare e compilare, per i rapporti. 
Quella lì, oltre che essere minuscola e fastidiosa, era anche devota al lavoro, per cui il rapporto doveva venire stilato giorno per giorno, per ricordarsi più particolari possibili, e non alla fine della missione. 
Certo, in quel modo doveva ammettere che, i maggiori dettagli, rendevano quell' avvoltoio di Lvellie meno velenoso e viscido, ma ciò non toglieva che fosse una seccatura comunque. 
Si passò nuovamente la mano sul fianco sinistro, digrignando i denti per la rabbia crescente. 
Poteva sopportare tutto, ma la sua Mugen non doveva assolutamente venir toccata! 
Passò per l'apertura e si ritrovò in una stanza delle dimensioni della precedente, con due librerie piene di ragnatele ed uno scrittoio sommerso di carte polverose, ampolle di inchiostro secco e penne d'oca spelacchiate. 
In una simile situazione, stupendosi lui stesso, il suo cervello formulò l'ultima delle frasi che si sarebbe mai aspettato di dire, nello studio di un sotterraneo:
-Komui sa fare di meglio.- sbottò, poi, assottigliando lo sguardo, diede un'occhiata ai fogli.

-Hirai-sama, ne siete sicura?- domandò Carl, tentennante. 
-Si.- Yuki fece un gesto con la mano, come per allontanare le preoccupazioni dell'uomo, poi posò la mano sul corrimano della grande scala, decisa a salire al terzo piano -Se voi non volete venire, state qui.- disse, risoluta. 
-Ma... Signorina... Senza un Esorcista...-
-Abbiamo un Esorcista, e devo salire lassù per trovarlo.- ribatté secca, senza nemmeno dargli il tempo di finire la frase. 
Poi, maledicendosi ancora tra se e se per essere rimasta in pigiama e non essersi messa nemmeno qualcosa ai piedi nonostante il freddo in quella casa, salì.
Le scale non più di pietra come quelle che conducevano al secondo piano, bensì di vecchio legno tarlato, scricchiolarono al suo passaggio, nonostante il passo leggero e lo scarso peso.
Alla fine della scala, i piedi nudi furono accolti da un vecchio tappeto che, seppur rovinato ed impolverato, era ancora morbido. Il suo manto scarlatto copriva tutto il lungo e lugubre corridoio illuminato solo dalla luce lunare che filtrava appena dagli sporchi vetri delle due finestre poste l'una al suo inizio e l'altra alla sua fine.
Yuki si mosse piano, rabbrividendo dal freddo.
I due Finder erano rimasti di sotto. 
E menomale che non sanno che sono in grado di combattere... pensò, guardando le scale.
Se lo avessero saputo che avrebbero fatto? Mi ci avrebbero lanciato quassù? 
Si voltò di nuovo verso il corridoio. 
Ragnatele ovunque, polvere ovunque, la si vedeva anche svolazzare allegra contro la pallida luce.
Ed adesso dove lo trovava, Kanda? 
Aveva la certezza che quella marionetta non potesse essere Kanda che era stato tramutato in qualcosa di diverso, proprio era da escludere, dal momento che non riusciva a percepire ne il Ki né alcuna aura attorno a quella marionetta.
Allora cosa era successo al ragazzo?
Come aveva fatto quella bambola inquietante a prendere il suo posto? 
Provò con l'alternativa più semplice, ma anche più pericolosamente stupida, da fare in un luogo sconosciuto. 
-Kanda Yu?- chiamò. 
Nulla. 
Se non le rispondeva o non l'aveva sentita, cosa alquanto improbabile, o non era lì. 
Se avesse dovuto trovare un motivo per passare inosservato era sicura che appena l'avesse vista l'avrebbe afferrata di malo modo ordinandole di tapparsi la bocca (l'aveva già fatto) e trascinandola in un qualche cantuccio recondito. 
Inoltre, sapeva bene che Kanda non fosse così stupido da fare uno scherzo simile come quello di sparire.
Non le rimaneva che controllare stanza per stanza... 
Con calma e passo silenzioso, entrò nella prima porta alla sua sinistra.

-Questo é interessante.- Kanda prese i documenti con le informazioni più significative e li ripiegò, infilandoli nella tasca posteriore dei pantaloni, più tardi, li avrebbe fatti analizzare alla nanerottola che, sicuramente, avrebbe capito qualcosa in più di lui.
Passò per la porticina tarlata a destra dello scrittoio, così bassa che, con la sua altezza, dovette abbassare la testa. 
Si ritrovò in una stanza grande quattro o cinque volte le precedenti, e molto più piena. 
Al centro vi era un lettino circondato da macchinari, attrezzi scientifici come ampolle od anche materiali più specifici erano ordinatamente riposti sui mobili e nelle vetrine. 
Era tutto sporco anche lì, ma le ragnatele e la polvere, in alcuni punti, erano assenti, come se se qualcuno usasse ancora quella stanza ma non si prendesse la bega di pulirla come sarebbe invece stato necessario. 
Si guardò intorno, che genere di esperimenti potrebbero mai essere stati svolti lì?
-Ma guarda guarda, qual buon vento ti porta qui, monaco?-

Yuki batté forte la testa contro il pavimento, quando qualcuno, con violenza, ce la sbatté impietosamente contro. 
Il sangue colò lungo la fronte, la guancia premuta contro il polveroso tappeto che regnava sovrano anche nella stanza. 
Temo di essermi spaccata la testa. Pensò. 
Era successo tutto velocemente. 
Appena era entrata qualcuno le era saltato addosso facendole prendere quella dolorosa botta che, tra non molto, sarebbe comunque guarita. 
-Oh, una bella bimba.- la voce che le sussurrò all'orecchio la fece agghiacciare. Era roca e folle, pazza. 
Con la coda dell'occhio, scorse una cascata di stopposi capelli simili a pagliericcio. 
-Adoro le belle bimbe, sai?- ripeté la voce. 
Yuki si divincolò e si appiattì contro una libreria strisciando all'indietro, il suo assalitore non si oppose, la lasciò anzi libera. 
Un moto di disgusto misto ad una vorace curiosità le attanagliò lo stomaco. 
Un occhio eccessivamente aperto, spalancato verso di lei come un faro, l'altro forzatamente chiuso da una grossa cucitura fatta con un filo spesso e nero si sporcizia, come veniva fatto in passato alle persone sospette di stregoneria o contatti col mondo degli spiriti, circondati da occhiaie enormi, quasi spropositate, la bocca piegata in un sorriso troppo largo, poiché ampliato da due brutti tagli sanguinolenti ed infetti, l'espressione maniacale di chi ormai non aveva null'altro se non la follia.
Yuki sentì la testa pizzicarle, mentre la ferita si risanava. 
Fece una smorfia. 
-Chi sei?- domandò. 
L'essere, vestito di vecchi stracci, che ormai non si capiva nemmeno più bene se fosse una donna od un uomo, da quanto male era ridotto, si avvicino di poco, gattonando il modo convulso e sconnesso. Yuki notò una catena alla sua caviglia, che lo teneva ancorato al muro.
-Bambooolina.- mormorò con voce altalenante -Una nuova bambolina per mamma e papà.- si avvicinò ancora. 
-Papà dice che le bamboline sono più belle se vengono fatte dalle belle bimbe.- ancora la fissava con quell'occhio spalancato. 
-Chi sei?- ripeté di nuovo Yuki, una strana sensazione che le premeva sul petto. 
Kanda, appari come al tuo solito, ti supplico. Pensò, odiandosi per cercare il suo aiuto in qualsiasi situazione.
Eppure, quella strana creatura maledetta le impediva di reagire, qualcosa in lei la spingeva a tentare di aiutarla, più che combatterla. 
Era forse... Pena? 
Probabilmente si. 
Però v'era ancora quel qualcosa che le impediva d'avvicinarsi.
La catena tintinnò quando si avvicinò ancora. 
Yuki si appiattì alla libreria ancor di più. Ma che le stava succedendo? Non era da lei aver così... Paura? 
Appena la creatura fece ancora un passo, si alzò e scattò verso la porta.
L'essere le sfiorò la caviglia con le dita, nel tentativo di afferrarla, ma Yuki fu più veloce, riuscendo ad uscire. 
La porta si richiuse alle sue spalle con un tonfo. 
Si accasciò contro la parete, guardandosi la mano.
Tremava? 
Guardò verso la porta.
La sensazione opprimente sul petto cessò, e Yuki si rese contro di cosa la stesse trattenendo. 
-La vedi così dunque, Dio?- sussurrò, guardando il soffitto.
Lanciò un'occhiata alla caviglia dove era stata toccata, che sfrigolava a causa della rigenerazione in atto. Ancora erano distinguibili, rossi e sanguigni come delle bruciature, i marchi lasciati dalle dita. 
Questo si che é strano. Pensò, alzandosi.

-Ma guarda guarda, qual buon vento ti porta qui, monaco?- Kanda si voltò, ma non vide nessuno. 
-Sembri giovane, Dio continua a reclutare le povere anime fresche impedendo loro di vivere una vera vita?- Kanda girò su stesso, ma lui sembrava essere l'unico nella stanza. 
Non percepiva alcuna presenza. Niente. 
-Saresti un buon materiale per la mia Dolcezza, sai? Adora fare bamboline con i visini carini come il tuo.- era uno voce maschile, melliflua, che Kanda era sicuro di non aver mai udito prima. 
-Dove ti nascondi?- domandò. 
-Accidenti, di solito quando mi sentono le persone non sono mai calme. Mi chiedono chi sono, cosa voglio, non certo "dove mi nascondo".-
-Non me ne frega niente degli altri, rispondi alla mia domanda.-
-Siamo davvero scortesi qui eh. E poi sentiti, che voce profonda. Un ragazzino non dovrebbe avere una voce del genere.- lo sbeffeggiò la voce. 
-Ragazzino un corno.- borbottò Kanda.
La voce scoppiò a ridere di gusto, per poi zittarsi improvvisamente.
Silenzio. 
Kanda si guardò intorno. 
-Ehi!- chiamò, una sfumatura furiosa ed irritata nella voce. 
Non ricevette alcuna risposta. 
Avrebbe voluto spaccare qualcosa, se solo non avesse saputo che quel posto sarebbe stato poi dovuto ispezionare, alla fine di quella stupida ed assurda storia.
Sospirando, passò per la porticina incastrata tra due vetrine piene di alambicchi, trovandosi davanti ad una stretta scalinata.
Appena salì il primo scalino, un urlo familiare gli ferì le orecchie.
Malgrado avesse tanto voluto fregarsene, rendendosi conto della propria "posizione lavorativa", salì la scala di corsa spalancando la piccola botola alla fine di essa, sul soffitto, ed arrampicandosi nell'apertura. 
Sbucò sotto l'enorme scalinata che conduceva al secondo piano. 
Con uno sbuffo, si alzò e si pulì i pantaloni e la camicia dalla polvere, poi corse su per le scale.
Un urlo diverso dal precedente si diffuse per il corridoio del secondo piano, e Yuki sbucò fuori dalla scalinata che conduceva al terzo, ancora in pigiama. 
Appena lo vide, gli si illuminarono gli occhi, come se lo stesse cercando da molto. 
-Kanda! Quello è un pedofilo!- urlò, andando a nascondersi dietro di lui ed aggrappandosi al suo braccio sinistro. 
Davvero una reazione strana, per lei.
Kanda, impassibile, guardò davanti a se.

Angolo dell'autrice

Ciauuu a tutti ed eccomi qui con un nuovo capitolo, è passato un mesetto da quando Yuki è tornata all'Ordine e chiedo perdono per questo salto temporale che, lo giuro, sarà l'ultimo (forse), solo che se descrivessi qualsiasi cosa che avviene alla nostra piccola (decisamente piccola) protagonista non ne usciremmo più, dal momento che questa si prospetta già, se le cose vanno bene, una storia piuttosto lunga. Inoltre, se vi raccontassi subito i suoi primi giorni all'Ordine sarei costretta a raccontarvi già come stanno esattamente le cose e proprio non ne ho la benché minima intenzione, per questo "salto i pezzi". Voglio che, ancora per un po', piccoli dettagli riguardanti Yuki (escluse alcune cose che, sebbene non abbia ancora esplicitamente rivelato, si intuiscono lo stesso) rimangano nell'ombra e che si rivelino pian piano (nella speranza che mi stia riuscendo).
Riguardo il capitolo quattro, ovvero il precedente, faccio delle piccole precisazioni: si, Yuki soffre di allucinazioni, ma non sono allucinazioni qualunque... ancora non vi dico cosa riguardano, ma quando appaiono sono così prepotenti che, sebbene lei stessa non se ne renda realmente conto, la inducono in una sorta di "paralisi momentanea", ovvero non riesce più ad interagire col proprio sistema nervoso, non so come spiegarmi, per cui spero capiate voi, che siete un pubblichetto intelligente (anche se mi impegno per essere il più accurata possibile, in casi simili non so come muovermi nelle spiegazioni, non sono un medico😂). Inoltre, nego categoricamente qualsiasi eventuale ship fra Yuki e Bak. Salvo fraintendimenti, nonostante i numerosi momenti teneri tra questi due che sicuramente ci saranno, il loro è un rapporto puramente basato su di un legame fraterno, nulla di più.
Comunque per i più romantici, sappiate che avremo molti problemi di cuore, anzi, la ff è proprio partita dall'idea di una tragica storia d'amore che piano piano vi racconterò, con molta calma.
Ultima cosetta: adesso siamo ad inizio Novembre (nella storia), se qualcuno ci ragiona attentamente si renderà conto che, dall'inizio di D.Gray-man, è impossibile trovarsi ancora lì, ma avevo bisogno di questo piccolo stratagemma per far "cosare le quadre", quindi perdonatemi, era inevitabile, perché voglio raccontare un po' di cosette e purtroppo preferivo far così, più che mandare un anno avanti la narrazione, pensiero che, ancora non so perché, mi era rimasto antipatico.
Cordiali saluti!

Sara

P.s: ecco a voi un piccolo disegno della mia Yuki.
Spero vi piaccia.

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Capitolo 7
*** VI ***


Il signor Marvin sbucò dalle scale del terzo piano, da dove, qualche secondo prima, era sbucata la tappetta, urlando qualcosa a proposito di un pedofilo ed aggrappandosi al braccio di Kanda. 
-Oh, giovane Generale!- disse il signore, avvicinandosi e sorridendo, il sigaro in bocca.
-NON SI AVVICINI RAZZA DI MANIACO!- urlò Yuki, lasciando il braccio di Kanda ma usandolo comunque come scudo.
-Kanda, questo tipo é fuori di testa, capisci? Fuori. - sussurrò la ragazza.
Kanda inarcò un sopracciglio.
Yuki lo tirò per il braccio, facendolo abbassare. 
-Ehi, mollami, tappa!- sbottò. 
-Quel pazzoide ci ha provato, capisci?- gli disse all'orecchio -É un vecchio pedofilo.- il sopracciglio di Kanda schizzò di nuovo verso l'alto. 
-Pedo... Ma tu non sei maggiorenne?- domandò, iniziando ad innervosirsi. 
Lei spalancò gli occhi -Anno più, anno meno... Fatto sta che ci ha provato, ed esigo vendet...- la ragazza abbassò lo sguardo verso il suo fianco, perplessa. 
-Dov'è Mugen?- domandò piano, tirandolo di nuovo per il polsino della camicia. 
Kanda digrignò i denti, allontanandosi. 
-Ma sei scema? Credi davvero che lo sappia forse?!- sbottò, stavolta davvero profondamente irritato. 
-Come scusa?!- domandò Yuki, assottigliando gli occhi. 
-HO DETTO: CREDI DAVVERO CHE LO SAPPIA?- ripeté Kanda, stavolta urlando. 
-ED IO COME FACCIO A SAPERLO, IDIOTA?!-
-ALLORA SEI SCEMA SUL SERIO?  SECONDO TE ANDREI VOLONTARIAMENTE IN GIRO SENZA?- i toni di voce si alzarono esponenzialmente.
-Ehm... Chiedo scusa?- il signor Marvin, che fino ad allora era rimasto a guardare perplesso la scenetta, provò a prendere parola. 
-STIA ZITTO!- urlarono i due ragazzi, in contemporanea. 
L'uomo indietreggiò, sorpreso. 
-ECCO, BRAVO STUPIDO! LO HAI OFFESO DI SICURO, ADESSO!- esclamò Yuki, guardando male Kanda dalla sua posizione di svantaggio dovuta alle opposte stature. 
-IO?! MA SE FINO A POCHI SECONDI FA TU GLI HAI DATO DEL PEDOFILO!-
Il signor Marvin tossicchiò con decisione, guardandoli e scoppiando in una sonora risata.
E ora che aveva da ridere, quello? 
-Tutti i piccoli avventurieri che sono venuti qui hanno avuto drammatici finali, nelle storie delle loro vite. Quando scoprivano che é tutto opera mia, leggevo il terrore nei loro occhi, voi invece vi mettete a battibeccare, mi divertite davvero, siete una letizia.- prese una boccata di fumo dal sigaro, il suo sorriso si aprì.
-Opera sua?- domandò Kanda, ancora furioso.
Yuki invece, sussultando, indietreggiò, guardando inorridita l'espressione dell'uomo. 
La bocca era eccessivamente aperta, in un sorriso di acuminati denti d'acciaio dalla letale forma triangolare. 
Kanda la guardò sorpreso. 
Perché lui non vedeva? Quel sorriso terrificante era impossibile da non notare, eppure lui sembrava non rendersene conto. 
Era strano. Il ragazzo, ormai era appurato, era un grande idiota, ma addirittura scemo no. 
-Accidenti!- il signor Marvin si batté una mano sulla fronte, come dispiaciuto.
-Tu, ragazzina mia, vedi in po' troppe cose, sai?- disse, la voce man mano sempre più roca. 
Yuki fece un altro passo indietro. 
Ma chi la stava spostando?
Una sensazione bruciante al petto la spinse a sussultare ed a poggiarvi una mano sopra, facendo una smorfia.
-Cosa... God... - si interruppe, ricordandosi che il suo segreto doveva rimanere tale. 
Kanda la guardò in un misto tra il perplesso e l'irritato, nei begli occhi la tacita domanda: "Ma che diavolo ti prende?"
Yuki sgranò gli occhi, iniziando a boccheggiare. Una forte fitta alla testa la spinse a piegarsi e prenderla fra le mani. 
-Lui... Kanda, lui é...- non riuscì a finire la frase. Gli occhi si chiusero facendola precipitare nel buio ed il suo corpo si abbandonò inerte sul pavimento di legno.

"Angelo mio, veglia ancora su di me un'ultima volta, prima che, con queste mie stesse mani,io ti strappi via il cuore che ti dona le tue meravigliose ali."
Aveva ragione.
Quelli come lei venivano distrutti da chi possedeva il lusso di amarli.
Solo quella consapevolezza nell'udire la voce vellutata, nel buio.
Una scena che piano iniziava a prendere forma, la consapevolezza che svaniva senza lasciar traccia per far spazio ad un nuovo teatro.
Risate.
Risate di bambini.
Risate di bambini che giocano.
Sono tutti vagabondi, delle età più svariate, radunati in una piccola piazzetta circondata da case, al centro una piccola fontana ghiacciata dal freddo, e, tra di loro, si vedono anche due femmine.
Avranno pressappoco la stessa età. La moretta, forse, un anno o due in più, mostrato da quella manciata di centimetri che fa la differenza.
Sembrano amiche, ma sono davvero diverse.
Entrambe sfortunate, abbandonate alla cruda e cattiva realtà del mondo ed alla ferocia e violenza della strada. Ma, mentre l'una vi si adatta e vi si cela, vi affonda quasi a volerci affogare dentro, facendo parte di se tale vita ornata di crudità, facendo scorrere nelle proprie vene il malato veleno dell'umanità, l'altra gioca a far la principessa tra i poveri. Ella, sognatrice, prova ancora a tener come meglio può i biondi capelli, lunghi ma rovinati dalle intemperie, e ad atteggiarsi nel modo più fanciullesco concessole, quasi a sfidare la corta chioma ribelle ed il beffardo ma al contempo allegramente spensierato ridere della vita ma comunque accettarla della compare corvina.
É proprio quel giorno che possono dire dire di conoscersi da dieci anni esatti, le piccole Noriko e Tammy, peccato che nemmeno sappiano contare, e tale verità sia loro celata dietro codesta involuta ignoranza.
Parlano e giocano allegre, Tammy con la sua chioma solare al vento freddo, e Noriko che di solare ha solo il sorriso, scambiandosi segreti e piccole storielle udite in giro.
Pian piano però, la visione della piazza si allontanava, andando a creare una panoramica che si stava oscurando sempre di più...
Sempre di più...
"Oh... Angelo mio..."
Vetro in frantumi.

-Hirai-sama, apra gli occhi, la prego.- la voce di Hubert la fece rinsavire dal sogno che l'aveva avvolta nelle sue spire malevole.
In bocca Yuki avvertì l'agrodolce gusto del passato, un passato ormai non più suo.
-St...sto bene.- riuscì a mormorare, mettendosi a sedere.
Il giovane era inginocchiato accanto a lei, si trovavano dietro la robusta rampa di scale in pietra, celati a chiunque.
-Ma... Dove sono tutti? Kanda, Carl...- iniziò lei.
-Il Generale Kanda sta cercando di tenere impegnato il signor Marvin, senza sfociare nello scontro diretto, mentre Carl cerca la sua Innocence.- Yuki annuì.
Ricordò vagamente quello che era successo prima che ritrovasse Kanda e successivamente svenisse, schiacciata dal peso che l'Innocence le appioppava sul petto.

-La vedi così dunque, Dio?- Yuki si alzò, dopo aver pronunciato quelle parole in direzione del soffitto.
Quella creatura martoriata non poteva certo essere un caso, avrebbe scommesso senza esitazioni che, in parte, c'entrasse anche lei col mistero di quel terzo piano.
Passi lenti la fecero voltare.
-Signorina, vedo che avete precocemente iniziato le indagini.- il signor Marvin le sorrise.
Un piccolo baluginio oscuro gli scintillava attorno, come un'aura oscura.
-Oh, si... Ehm, abbiamo pensato che fosse meglio così...- si bloccò.
Se non errava, ne i Finder ne i signori Marvin riuscivano a salire nel terzo piano, a detta loro.
-Lei cosa ci fa qui, signore? Non aveva detto che...- quello rise leggermente, tirando fuori dalla tasca un sigaro ed un fiammifero.
-Mia cara signorina Hirai, forse non tutto é come sembra...- parlando, l'uomo le si era avvicinato sempre di più.
-Perché ho il sospetto che lei sia il responsabile di tutto ciò?- domandò Yuki, retoricamente.
-Perché lei, mia signorina, vede molte cose. Cose che i suoi compagni non scorgono, anche se non ho ben capito come faccia...- le si era avvicinato troppo, constato Yuki, e, prima che se ne potesse rendere conto, si ritrovò con la schiena contro al muro, e non poté che lasciarsi sfuggire un urlo di sorpresa.
Il signor Marvin, tenendola saldamente per i polsi, le avvicinò le labbra all'orecchio.
-Sarebbe interessante approfondire la nostra conoscenza, non trova.- Yuki allontanò il voltò più che poté.
-Mi lasci.- ordinò.
-Suvvia, signorina, non le sto chiedendo nulla di che, solo un po' d'intimità, perché non accettare?- 
Yuki non rispose.
Stava scherzando? Quel tipo, decise, aveva giocato col fuoco, anzi, con l'elettricità, come avrebbe detto il Generale Cross, quando qualcuno la stuzzicava.
"Non lo sai, ragazzina? Il rame conduce bene l'elettricità, decisamente ti si addice, una simile espressione." le diceva accennando ad i suoi occhi ed i suoi capelli.
Con tutta la flemma possibile, colpì con una ginocchiata il signor Marvin laddove nessun uomo avrebbe mai voluto venir colpito.
Il poveretto, stramazzando a terra, cacciò un urlo soffocato.
Yuki, guardando le scale, decise che come prossima mossa sarebbe corsa di sotto.

Yuki guardò il ragazzo.
Non la stava... Scrutando un po' troppo stranamente?
-Hubert, ti senti bene?- domandò.
-Certo, Hirai-sama, mi sento molto bene.- dal tono di voce del ragazzo, in un tremendo crescendo, la frase divenne vagamente distorta, come se a parlare fosse stata una rocambolesca creatura.
Quel particolare tono di voce le era familiare.
Non ci credo. Pensò, mentre il giovane iniziava a mutare.
La pelle divenne grigia e bitorzoluta, il corpo, una volta sfaldatosi, assunse l'aspetto di una gigantesca macchina munita di cannoni pronti solo a far fuoco.
Durante la breve ma ripugnante trasformazione, il suo ingrandimento causò il crollo delle scale. Yuki riuscì a sgattaiolare via appena in tempo.
Quel giorno sembrava proprio che i guai se ne andassero in giro a cercarla.
Rimase per qualche lungo secondo a fissare l'Akuma, cercando di capire come fosse maglio agire.
Non era un problema venir colpita, dopotutto, piuttosto la preoccupava dover giustificare il suo essere viva nonostante il veleno di Akuma.
Quello si, che era un problema.
Indietreggiò, allontanandosi dal centro dell'atrio.
Si sentiva maledettamente inutile.
Sapeva fare, aveva le capacità giuste, ma, per un motivo o per l'altro, non le poteva usare. Possedere un corpo che si rigenerava ma non poter combattere, possedere ben due frammenti di Innocence ma non essere in grado di diventare un' Esorcista.
Non sarebbe mai riuscita a perdonarsi cotanta inettitudine forzata.
Cosa aveva di diverso Kanda?
Come era riuscito lui, sebbene non lo volesse e con l'odio in cuore, a fare quello che lei tentava continuamente ogni volta?
Lei lo sapeva... Sapeva tutto di lui, (tutto ciò che, logicamente, non sconfinasse nel suo cuore) tutti i dati di tutte le cartelle, tutti i risultati dei test fisici, i vecchi rapporti delle missioni, i responsi dei maledetti test di sincronizzazione di nove anni prima. Eppure, non capiva.
Kanda era nato come lei.
Erano uguali, almeno fuori.
Eppure l'Innocence li guardava dentro.
Ma allora perché? Perché non accettava una persona che le si offriva spontaneamente? Perché non l'accettava, dopo che per anni, la sua anima (non lei, la sua anima), l'aveva servita?
Lo scintillio di una lama che penetrava l'Akuma interruppe qualsiasi inutile flusso di pensieri.
La Bambola esplose, qualcuno le si buttò addosso, allontanandola a forza.
Cadde rovinosamente a terra.
Quando era successo che il corpo smettesse di risponderle?
-Ma sei stupida?- la voce di Kanda le soffiò all'orecchio.
Yuki non rispose, mentre il ragazzo si metteva a sedere, liberandola dalla stretta.
Per quale motivo, per quale stupido e dannato motivo era così inutile?
Non riusciva in nessun modo a reagire.
Una lacrima, silenziosa, le scese lungo guancia.
Lentamente, raddrizzò la schiena, sedendosi anche lei.
Kanda la guardò, strabuzzando gli occhi.
Ah, giusto, lui non sapeva come gestirle, le lacrime.
Altre lacrime iniziarono a scendere, copiose, l'opprimente pressione al petto che continuava a bruciarle dentro, sbeffeggiandola.
-Ehi ma... Che cazzo ti prende?- Kanda parlò con voce insolitamente nervosa.
Yuki si asciugò le lacrime.
Doveva finirla di mostrarsi debole, doveva finirla e stare zitta, doveva smetterla di lamentarsi come una poppante, era ora che accettasse il fatto che più di quello che stava facendo, non lo poteva fare, doveva accontentarsi di quello che già faceva e basta.
-Sei un idiota.- pontificò, alzandosi come se nulla fosse accaduto.
-Cosa é successo?- domandò.
Kanda, tentando in tutti i modi di non dire nulla, si alzò e la raggiunse verso i resti fumeggianti dell'Akuma.
-Il signor Marvin é andato, gli ho tagliato la testa prima che potesse trasformarsi, comunque credo si trattasse di un Livello 3.- rispose il moro, sistemandosi la lunga coda.
-Carl?- domandò Yuki.
-Un Livello 2.-
-Erano tutti Akuma?-
-No, la signora Marvin era solo una psicopatica che agitava un'ascia.- a quella frase, Yuki si voltò.
-Non l'hai ammazzata, vero?- domandò, temendo la risposta vhe avrebbe potuto udire.
-Ma per chi mi hai preso?- sbottò Kanda -É legata al corrimano del piano di sopra, imbavagliata.- aggiunse poi.
Yuki sospirò. Lo sapeva che da lui qualcosa di simile, come minimo, poteva aspettarselo.
Che gran cavaliere. Pensò, ironicamente.
-Andiamola a trovare.- disse.

Quando salirono al piano di sopra, notarono che la signora Marvin era riuscita a far scivolare attorno al collo il pezzo di stoffa, impietosamente strappato da una tenda, che era stato utilizzato per farla stare zitta.
Rideva come una maniaca, o, peggio, come Komui quando aveva una delle sue geniali trovate che, alla fine, terminavano con (come minimo) mezzo Ordine distrutto.
-Lo aveva detto lui, Sua Eccellenza il Conte, che se lo avessi aiutato non mi avrebbe fatto nulla, allora io l'ho fatto... Ho ammazzato mio suocero e mio marito ne é rimasto così distrutto...- rise ancora, la penombra che donava al suo bellissimo volto sfigurato dalla folle espressione inquietanti giochi di luce.
Ripensandoci però, Komui faceva lo stesso più paura.
Nessuno, ma proprio nessuno, poteva osar sfidare la follia del Supervisore, nemmeno il Conte del Millennio stesso, con i suoi eccentrici gusti.
-Poi Sua Maestria ha mandato i due Akuma che avrebbero persi il posto dei vostri Finder... É stato così divertent....- scoppiò ancora in una risata malata, stavolta più forte delle altre.
-Una Broker.-  constatò asciutto Kanda.
-Ti direi di ucciderla, Kanda, ma forse é meglio farla mettere sotto torchio.- disse Yuki, bloccando la mano del ragazzo, che si era avvicinata all'elsa della spada.
-Lasciamola qui per ora, ho un sospetto su dove si trovi l'Innocence.-

Angolo me

Bene, aggiorno spesso eh... Siamo proprio in pista!
Allora, questo capitolo non sono sicura sia un granché... Ma a me piace... Volevo far vedere un po' come Yuki si vede in questo momento... Oramai avrete capito chi é...
Le cose sono andate Velocemente per due motivi:
1) la trama é di per se complicata, se complico a loro volta ogni missione finisce che ci si confonde tutti, autrice stessa.
2) Nel prossimo capitolo abbiamo delle spiegazioni, voglio soffermarmi su chi troveranno Yuki e Kanda, più che sul "come".
Le scene di "azione" verranno, non vi preoccupate, anche se non ne ho ancora dato la prova, sono tra le cose che riesco a scrivere meglio (al contrario di quelle romantiche, nelle quali non so proprio come muovermi, storie romantiche si, mi vengono in mente, ma scriverne le scene... Ahi).
Spero che la storia comunque vi piaccia, lo so che é restia a partire in quarta, ma dobbiamo fare un passetto alla volta, altrimenti mi brucio subito tutte le carte.
Piuttosto... Le bambine nel "sogno" di YukiNoriko e Tammy, sono dei personaggi che pian piano conosceremo, se avete prestato attenzione, saprete che Noriko é la bimba che incontriamo nel prologo.

 

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Capitolo 8
*** VII ***


Kanda era seduto a terra con la schiena contro una colonna, in un solitario corridoio del palazzo.
Tra colonna e colonna, uno spazio di circa due metri ornato di vetrate, in un modulo luminoso ed interminabile, proprio come il tempo che passava mentre lui aspettava.
Quando, la notte prima, giusto qualche ora fa, Yuki lo aveva portato nella stanza dove stava quella "cosa", aveva chiamato di sua spontanea volontà e velocemente l'Ordine per la prima volta in nove anni di carriera.
Quell'essere ripugnante continuava a dire qualcosa riguardo delle bambole, ed ora la Sezione Scientifica (tappetta inclusa) era chiusa in quella stanza nella quale nemmeno lui, con la nuova carica di Generale, aveva il diritto di entrare, e lo stavano analizzando.
Non sapeva cosa volesse dire per loro, in un caso simile, analizzare, e sinceramente non era nemmeno sicuro di voler venire a conoscenza dei dettagli di simili procedure.
Aveva passato già abbastanza tempo nei laboratori e ne aveva fin sopra i capelli, la scienza non gli aveva portato mai nulla di buono.
La grande porta a doppia anta si aprì appena, e Yuki ne uscì con una cartellina in mano, lo sguardo serio.
La porta si rinchiuse alle sue spalle.
Con passo leggero lo raggiunse e si lasciò cadere a terra anche lei, ad un metro e mezzo circa di distanza, la schiena contro il vetro gelido.
Si era tolta il fiocco che di solito teneva legato a mo' di "cravattino" sotto al colletto, i capelli malamente raccolti in una coda.
Da quando era arrivata, non credeva d'averla mai vista così stanca e trasandata.
Con fare stanco, iniziò a scrutare i fogli.
-Komui si é tirato indietro, per cui devo fartelo io, questo discorso.- iniziò, la voce stranamente seria.
Non aveva mai avuto a che fare con lei quando vestiva i panni di scienziata, quando non erano in missione, per lo più la evitava come la peste, per cui, quel tono asciutto e professionale che le uscì dalle labbra gli sembrò quasi estraneo.
-Per cui?- domandò.
Alle cinque di mattina un discorso che nemmeno Komui aveva avuto il coraggio di fare, nonostante tutto quell'eccentrismo e continuo osare, giocando col fuoco, non era di sicuro qualcosa da prendere alla leggera.
-Tipo equipaggiamento, percentuale di sincronizzazione massima 76%.- rispose la giovane.
-Cosa? Che diamine...-
-Sono i due dati essenziali della tua prima allieva, Generale Kanda Yu.-
-La mia... Cosa?-
-Quell'essere non é altro che una ragazza, Kanda, e pure dolce e riflessiva, pare che la sua follia fosse dovuta all'Innocence che veniva continuamente trattenuta nonostante lo stretto contatto con gli Akuma.- la frase della ragazza fu un po' come uno schiaffo.
La solita irritazione iniziò a montargli dentro, mista ad una sorta di repulsione involontaria.
Yuki si voltò totalmente verso di lui, mettendosi a gambe incrociate.
-Ascoltami bene e promettimi di non arrabbiarti.- disse, fissandolo senza esitazione negli occhi.
-I signori Marvin avevano una figlia di nome Moeve, della quale era stata denunciata la sparizione anni fa.
A quanto parte, Moeve non si é mai mossa dalla casa, era stata intrappolata. Dapprima, la madre la utilizzava facendole uccidere persone molto amate da tutti, per creare potenziali Akuma, e, quando capitavano dei Finder li uccideva e suo marito ne creava delle marionette dalle fattezze più svariate, finché non é stato ammazzato dalla moglie stessa.
Essendo un Akuma, l'Innocence, (a quanto pare finita accidentalmente nella lega che costituiva la catena che teneva Moeve ancorata al muro) provava a reagire ma la ragazza continuava a trattenerla, essendo convinta si trattasse sempre del padre e che non dovesse per cui ferirlo. Crediamo appunto che la follia che adesso pare stia velocemente scemando da Moeve fosse causata da tale stress e dal recente inizio della trasformazione in Caduto che, per nostra fortuna, ha iniziato a retrocedere alla sua liberazione.
Abbiamo fatto tutto, adesso dobbiamo solo affinare la forma e le capacità della sua Innocence comprendendone le peculiarità. Per il momento sappiamo che era il cristallo stesso a far avvenire alcuni fenomeni particolari nella casa, come l'apparizione di defunti e la voce di cui ci hai parlato nel laboratorio sotterraneo che, a quanto pare, apparteneva alla presunta presenza spiritica del padre del signor Marvin, l'ex scienziato dell'Ordine.
Questo é quello che sappiamo, e, Kanda, sapevi che divenire Generale comportava delle responsabilità, ora vedi di accettarle.- Yuki lo scrutò ancora, poi torno a fissare i suoi fogli, corrucciata, persa in calcoli e teorie che solo lei comprendeva.
Kanda rimase in silenzio.
Aveva preso stranamente bene quella notizia, anche se era perfettamente conscio di quante scocciature ed incremento dell'irritazione, violenza ed istinto omicida avrebbe portato.
Eppure, nonostante si definisse totalmente contrario allo svolgimento ingrato di tale compito, perfino lui era abbastanza accorto da sapere di non avere alcuna scelta in merito.
Guardò Yuki che continuava a leggere documenti su documenti da quella cartellina che, con un solo foglio in più al suo interno, sarebbe potuta benissimo scoppiare.
-Riguardo quei documenti che vi ho consegnato?- domandò Kanda.
Yuki lo guardò, schiudendo appena le labbra.
-Informazioni riservate.- pronunciò lentamente, esaltando il labiale, tanto per chiarire che, ne da lei ne tantomeno dagli altri scienziati, non avrebbe ricevuto alcuna confessione nemmeno sotto tortura.
Passarono alcuni attimi di silenzio tombale, per gli standard del giapponese perfettamente piacevoli.
Eppure fu lo stesso Kanda ad interromperli col suo solito verso.
-Ti dirò che... Mi sento amareggiata, molto.- confessò poi Yuki, voltandosi di nuovo con la schiena contro il vetro e fissando assorta il soffitto -E mi sento in colpa.- 
-Sentirti in colpa per qualcosa che non hai fatto? Sei proprio una stupida.- sbottò Kanda.
-Non per quello.- disse lei, la voce cristallina, rimediandosi un'occhiata interrogativa.
-Mi sento in colpa perché ti sto nascondendo troppi segreti.- ammise -Su di me e su questo fottuto "Mondo Santo".- poi, senza attendere la risposta che sapeva non sarebbe comunque venuta, si alzò e se ne andò verso il luogo dove si trovava Hevlaska.
Kanda, dal canto suo, si convinse del tutto che quella ragazza non era lì per un caso o solo per il possesso di segreti così pericolosi da averla sempre sott'occhio costantemente. C'era qualcosa di più, e ne aveva appena avuto la conferma.

-Tieni, una doccia non può che farti bene.- Yuki sorrise nel porgere i saponi a Moeve.
Erano nel bagno delle donne, ed era toccato a lei, in quanto "assistente" di Kanda, aiutare la ragazza.
Con esitazione Moeve afferrò i flaconcini ed entrò nel box di una doccia, mormorando un "grazie" e chiudendone la porticina bianca.
-Se ti serve aiuto sono qui.- le disse allegramente, mentre il suono dell'acqua che iniziava a scrosciare riempì in sottofondo la stanza che, oltre loro, non ospitava nessuno.
Il vantaggio d'essere donne all'ordine era, probabilmente, quello di avere spazi esclusivi per necessità dettate dagli stereotipi molto più grandi di quelli destinati agli uomini e trovarli pressoché vuoti, donando un'intimità priva di paragoni.
Il sorriso sul suo volto sparì immediatamente, sostituendosi ad un'espressione stanca e neutrale.
Ne allegra, ne triste.
Si voltò verso lo specchio alle sue spalle, appoggiandosi con le mani sulla fredda superficie di marmo levigato. Aveva di nuovo due gonfie occhiaie che le marchiavano la carnagione chiara, spiccando violacee sul volto, i capelli che andavano un po' da tutte le parti, nella sconclusionata coda che si era fatta.
Essere così trascurata non era da lei.
Non era certo una di quelle persone che teneva molto all'immagine personale, ma comunque aveva sempre evitato accuratamente la trasandatezza.
Aveva imparato, in ben nove anni di latitanza, che se le persone dai gusti eccentrici erano appariscenti, coloro che non si curavano di se stessi ed andavano in giro con capelli e vestiti in disordine lo erano mille volte di più. Era nella natura umana etichettare ogni cosa secondo due distinte categorie: il bello ed il brutto, il normale e lo strano, il giusto e lo sbagliato. E, sempre grazie a quelle "etichette", per le persone era normale lanciare occhiate di disappunto a chi non rispettava i canoni imposti dalla società.
Rimanere nella media, indossare gli abiti più diffusi, parlare con tutti ma non parlare veramente con nessuno. Erano le basi per nascondersi efficacemente, e Yuki le aveva sempre rispettate. Purtroppo, spiccava già troppo per via di quella statura assurdamente minuta e per il colore di occhi e capelli, e doveva per cui bilanciare quegli aspetti di se che incuriosivano la gente con una massiccia dose di banalità e scontatezza.
Poi, appena era divenuta un po' più grande, si era trovata un po' di lavori, ed aveva capito la strategia giusta per lei anche in quello stesso ambito.
Lavorare in posti dove i relativi frequentatori non parlavano ad altri della loro presenza lì e se lo facevano non avevano alcun motivo per includere lei nel racconto.
Negli ultimi due anni, infatti, aveva lavorato come contabile per "La Casa", una casa del piacere nella città in cui era stata attaccata dal misterioso ragazzo, proprio sul confine tra il paesino vecchio di secoli ed i nuovi e più recenti edifici che si erano andati a costruirglisi intono. Dopotutto, che motivo aveva, un uomo, di andare a parlare della contabile di una casa del piacere? In quei due anni era stata nel suo ufficio a fare conti, immersa nelle carte, e nessuno poteva logicamente dar luogo a voci che la riguardassero.
Eppure, nonostante tutto, l'Ordine qualche cosa l'aveva saputa, ed aveva tutte le intenzioni di sapere cosa e, soprattutto, come.
Lo sciabordio dell'acqua si interruppe seccamente, interrompendo il fluso di pensieri che tale monotono rumore aveva scaturito. 
Moeve uscì dal box doccia, malamente avvolta nell'enorme telo da bagno.
-Vieni.- Yuki sorrise, guardandola attraverso lo specchio.
Tirò verso di se un piccolo sgabello che si era preparata in anticipo agganciandolo col piede destro.
Fece accomodare la ragazza e le asciugò i capelli, poi le porse degli abiti puliti.
-Quanti anni hai adesso, Moeve?- domandò.
La ragazza la guardò, gli occhi ancora appannati da chissà quale confusione, ma la voce che le rispose un flebile "tredici" era già più lucida.
Yuki si voltò, attendendo che si infilasse la biancheria ed il vestito di velluto verde che le aveva rimediato.
Purtroppo, l'occhio sinistro di Moeve era ridotto troppo male per venire in qualche modo salvato, e l'unica soluzione plausibile era quella di coprirlo con una benda bianca.
Per lo meno, i tagli sanguinolenti ai lati della bocca erano stati curati senza troppi problemi dal sangue di Yuki.
Fortuitamente, solo gli scienziati più importanti della Prima Divisione erano presenti nella stanza, gli stessi che conoscevano e si occupavano della sua situazione, quindi adoperare un metodo simile non si era rivelato per nulla problematico.
In quanto a lividi od altre ferite lievi, invece, ci avrebbe tranquillamente pensato la Matrona dell'infermeria.
-Ho paura che, anche se riuscissi a strecciarteli, i tuoi capelli andranno tagliati.- le disse Yuki, facendola accomodare di nuovo sullo sgabello.
-Sono messi male e... Per te è un problema?- domandò.
Moeve la guardò, confusa, passarono alcuni secondi prima che decifrasse il significato della frase.
-N...non credo... Io...- chinò il capo e fissò desolata il pavimento -...non so nulla, non so cosa... Cosa dovrei..?- Yuki si sforzò con tutta se stessa di ampliare il sorriso, sfidando apertamente il senso di oppressione che tale gesto spesso le causava.
-Non preoccuparti, li taglieremo... Che ne dici poco più su delle spalle? Un bel caschetto, dai. Sono certa che ti starebbe benissimo.- disse, indicando con l'indice la misura menzionata.
-C...credi?- il sorriso di Yuki si addolcì istintivamente. Moeve non sapeva cosa fare, cosa dire e nemmeno cosa pensare, era solo confusa e spaventata, appena cosciente di ciò che aveva passato negli ultimi anni.
Prima o poi avrebbe compreso bene, e quei ricordi l'avrebbero segnata, e Yuki sapeva bene quanto male facessero, i ricordi.
Eppure... Quella ragazzina era così... Diversa.
Non era come lei.
Per tutta la sua vita, Yuki aveva avuto l'esatta consapevolezza delle dimensioni della cella in cui si trovava, e sapeva bene dove bloccarsi prima di andare a sbattere contro qualche muro, ma quella ragazza... Aveva bisogno che qualcuno la prendesse a braccetto e la facesse svoltare al momento giusto.
Poteva Kanda fare una cosa simile?
Yuki non ne aveva idea.
Se solo quel ragazzo avesse mostrato un minimo d'umanità in più... Non pretendeva sviluppasse istinti paterni, dopotutto, un Kanda dolce e premuroso le si prospettava una visione terrorizzante, ma almeno un po' più "empatico" doveva diventarlo per forza di cose.
Se necessario, l'avrebbe aiutato, anche se aiutarlo in un qualsiasi modo aveva come principale conseguenza quella di calpestare il suo stesso orgoglio.
Prese le forbici.
-Non ti preoccupare, me la cavo.- disse, agitandole appena.
-Mh...mh mh.- Moeve si mordicchiò l'unghia del pollice, nervosamente.
-Ehi... Guarda che la frangia me la sono sempre fatta da me, e mi pare di non aver fatto mica tante tragedie...- le disse Yuki, eppure l'espressione della quattordicenne non cambiò di una virgola.
Aveva davvero dei capelli così catastrofici da far terrorizzare la gente?
-N... No, io... Ho solo p...paura de... Delle la...- Moeve ingobbì la schiena, lanciando occhiate di disappunto alle forbici.
Cristo.  Pensò Yuki.
Avrebbe scommesso un occhio della testa che la ragazza, dopo tutto ciò che le avevano fatto subire, avesse il terrore delle lame.
Di nuovo pensò che, se Kanda non sviluppava un lato umano, erano tutti destinati al fallimento.
Perfetto, no? L'allieva terrorizzata dalle lame ed il Maestro dalla Katana che veniva volta agli umani ancor più spesso di quanto non venisse fatto nei confronti degli Akuma.
-Giuro che non ti faccio nulla.- le disse -Ti fidi?- incrociò il suo sguardo incerto tramite lo specchio.
Si sentiva orribile nel fingere con quella maschera amorevole in volto, ma aveva forse scelta?
Iniziò, con molta cura ed attenzione, a recidere i fili biondi come il grano.
Ricordava che, quando le aveva spaccato la testa buttandola a terra, i capelli di Moeve sembravano pagliericcio, ed era stupita da quanto fossero cambiati con una semplicissima lavata.
Le ciocche cadevano a terra, e Yuki iniziò a provare qualcosa di diverso: senso di colpa.
Poteva sopportare pressoché tutto, il semplice fatto che non avesse ancora preso a schiaffi nessuno, dentro quel castello da strapazzo, nonostante il formicolio alle mani, era già la prova lampante di quanta pazienza talvolta potesse dimostrare, eppure i capelli corti proprio non li reggeva.
Quando si trattava degli altri non aveva obiezioni, anzi, talvolta certi tagli, se fatti sfilare sulle teste altrui, le piacevano addirittura, ma se si parlava dei suoi, o di lei che doveva tagliarli ad altri, le doleva il cuore.
Quando era all'Ordine, da piccola, le facevano tenere al massimo quel solito caschetto medio-lungo, poiché durante i test i capelli troppo lunghi non fungevano a nulla se non da impiccio, ma ciò non toglieva che detestava averli così.
Infatti, appena ottenuta la sua finta libertà, se li era fatta allungare fin troppo.
Per cui, lo stare lì a sforbiciare la metteva in una condizione estrema di rammarico.
Fu quasi un sollievo quando finì.
-Visto? Non ti ho fatto nulla, Moeve.- disse, appoggiandole le mani sulle spalle. A quel contatto la ragazzina si irrigidì, tanto che Yuki pensò di aver esagerato con quell'atto di confidenza.
Per sua fortuna, proprio quando era lì per toglierle, i muscoli delle spalle si sciolsero.
-G...grazie, sono belli.- le disse la ragazzina, voltandosi verso di lei con un sorriso timido ed incerto.
Forse non ricordava bene come si facessero, i sorrisi.
I capelli mossi, di un bel biondo, le incorniciavano il volto delicato alla perfezione.
Moeve era proprio carina, dopotutto. Di quella bellezza collegata alla dolcezza ed alla tenerezza che quella sua confusione portavano alla gente.
Man mano che l'avevano allontana da quella casa maledetta, da scalciante e rantolante, si era calmata sempre di più, sino a diventare tranquilla e mite.
Che gran peccato, stroncarle nuovamente l'animo.
-Spero che qui tu stia meglio, Moeve.- le disse Yuki, scrutando l'unico occhio scoperto, azzurro come il cielo serale subito dopo il tramonto, appena comincia a far buio.
Poi, voltando lo sguardo, la condusse fuori.

Angolo me

Capitolo lievemente... Inconsistente... Chiedo scusa, ma purtroppo funziona così con me: ci vuole un po' per partire...
Abbiamo un nuovo personaggio, una ragazza, tanto per torturare ancora un po' il povero Kanda, che in questa fan fiction non riesce proprio a stare in pace😂 scusami Kanda, ti amo tanto nonostante tutto😅😂😂😂.
Ad ogni modo, fino ad ora abbiamo avuto capitoli maggiormente dal punto di vista di Yuki e Kanda, ma adesso inizieremo a complicare le cose, saltando in qua e in là fra i vari personaggi, originali e non. Ovviamente Yuki sarà quella che avrà maggiori capitoli, ma, dopotutto, lei è la protagonista.
Per la prossima volta vedo se riesco, tra scuola, sport ed il capitolo stesso, a fare un disegno di Moeve.
Chissà come se la passerà in mezzo a due fuochi come Kanda e Yuki... Povera anima...

Sara

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Capitolo 9
*** VIII ***


Un dolore lancinante le si diffuse per tutto il corpo, l'odore del sangue colmò nuovamente l'aria, mentre cadeva a terra.
Il suo braccio destro, vide, non era nel posto giusto della stanza.
Il sangue era ovunque, onnipresente.
Era orribile il modo in cui ci aveva fatto l'abitudine, a quello scempio. Nemmeno il dolore le faceva più nulla, ormai.
-Ehi voi, rimettetela insieme.- disse una voce ruvida.
"Rimettetela insieme", come se fosse stata un blocchetto di costruzioni.
Dopo aver accompagnato Moeve nella stanza che le era stata destinata ed aver visto come era crollata a letto immediatamente, era andata in quel laboratorio, dove l'aspettavano degli scienziati e lui, Lvellie.
Lo vide, attraverso il vetro rettangolare, impassibile come sempre a quella scena ripetitiva, una nota compiaciuta nello sguardo.
Appena fu di nuovo a posto, uno scienziato l'aiutò a rialzarsi.
C'era così tanto sangue che si scivolava, sul pavimento ormai diventato di un bel rosso profondo.
-Per oggi smettiamo, signorina Hirai.- le dissero.
Lei annuì, poggiandosi una mano sul petto.
Proprio non ci riusciva, ad attivare l'Innocence.
Si voltò verso la porta che lo stesso scienziato che l'aveva aiutata a rialzarsi le stava tenendo aperta.
Le ballerine nere, sporche come la maglietta ed i pantaloni, solcarono il lago di sangue che tra non molto qualcuno avrebbe pulito.
Bak, l'espressione contratta nell'immenso sforzo che stava sicuramente facendo per non reagire in alcun modo, le poggiò sulle spalle un grande asciugamano.
Stava soffrendo, e solo per colpa sua. Yuki lo sapeva, lo vedeva negli occhi del suo "fratellone" e dietro il riflesso delle lenti degli occhiali di Komui.
Lei li faceva soffrire.
Però... Non poteva tirarsi indietro.
Stavano soffrendo tutti a prescindere, in quel posto, e purtroppo toccava anche a loro, non c'era via di scampo.
Non doveva assolutamente rinunciare alla possibilità di diventare (tornare) una possibile compatibile e contribuire a salvare centinaia di persone solo per alleviare le sofferenze di due o tre malcapitati che avevano fatto il grosso errore di affezionarsi a lei.
-Non mi sembra si stia applicando molto, Signorina.- la voce viscida la spinse a voltarsi.
Si asciugò del sangue all'angolo della bocca.
-Ci provi lei.- disse, chinandosi a guardare i risultati impressi su carta, senza sfiorarli con le mani per non sporcarli.
Un silenzio tombale calò nel laboratorio, tutti gli scienziati si bloccarono, dimenticando le loro mansioni e guardandola basiti, Komui indietreggiò di un passo ed a Bak andò la saliva di traverso.
-Come, scusi?- domandò lentamente il Sovrintendente.
-Ho detto che può provarci lei, signore.- ripeté Yuki -Si immetta l'Innocence nel corpo e urli la parola "Evocazione".-
-Se mi sta prendendo in giro, Signorina Hirai, sappia che sta giocando in un terreno svantaggioso.-
-Ha ragione, mi perdoni.- Yuki si voltò verso di lui -Anche i termini "invocazione", "attivazione" o semplicemente "Innocence" sono appropriati.- Nessuno osò fiatare.
-Perché non prova a fare qualcosa di utile, invece che prendersi gioco di me?- Lvellie le si avvicinò, minaccioso.
-Non mi prendo gioco di nessuno.- Yuki ricambiò senza problemi quello sguardo orribile, proprio di chi non si faceva scrupoli per raggiungere i propri obbiettivi. Lei non era diversa, ma almeno alle persone che la circondavano ancora rivolgeva qualche pensiero.
Lvellie si chinò, parlandole all'orecchio.
-Lo sa come si pone fine alla vita di un Second Exorcist, no?- si raddrizzò e la sua mano corse ad indicare dei macchinari che si, Yuki conosceva bene.
Li avevano usati anche su Kanda, l'aveva letto in tutti gli interminabili rapporti. Volevano ucciderlo perché aveva scoperto le cose sbagliate, le aveva ricordate.
-Più di quanto sappia, Sovrintendente, e le assicuro che, in quanto prima Second Exorcist creata, so capire molto meglio di lei quando mi applico o meno.- detto questo, lasciò cadere a terra l'asciugamano e mise la mano sulla maniglia della stanza col piccolo bagno dove si risistemava dopo i Test.
-Se ponesse fine alla mia vita, chissà tra quanto tempo riuscirete a trovare un nuovo "God's Avenger"... Forse farebbe meglio ad aspettare, dal momento che "lui" è riapparso.- disse poi, facendo cadere un velo pesante ed opprimente sulla stanza, prima di entrare nel bagno.
-Ancora nulla.- mormorò, appoggiandosi al lavandino.
Le pareti imbullonate contribuirono a far crescere la sua irritazione, mentre si scioglieva i capelli lerci.
-Mi domando se potessi riuscirci, se magari chiedessi a lui...- scosse il capo, scacciandosi quell'idea dalla testa.
Non poteva chiederglielo, non se ne parlava.
Si tolse i vestiti e si buttò sotto il getto ghiacciato della doccia, facendo svanire ogni residuo di sangue ma accumulando ulteriori frustrazioni ed aumentando il fastidioso senso di impotenza che la perseguitava come un'ombra.

-Non capisco come mai la sua Innocence reagisca così, che senso ha sincronizzarsi con Yuki per poi rigettarla qualche secondo dopo? Sembra che la stia prendendo in giro, che ci stia prendendo in giro tutti.- disse Reever, sedendosi ad una delle sedie dello studio del Supervisore.
-Non lo so, Reever, la sua è un'Innocence particolare.- Komui sorseggiò il suo caffè con aria stanca e pensierosa.
-Lei non mi ha ancora spiegato nulla di quest'Innocence, ha solo detto che si tratta di ben due frammenti di tipo parassita e che sono già all'interno del corpo di Yuki.-
-Beh... Te ne ho parlato da poco, dopotutto, non sapevo se uno come te avesse acconsentito nel praticare simili esperimenti, specialmente dopo gli avvenimenti alla sede Nordamericana...- il Supervisore si sistemò gli occhiali. Era raro vederlo così serio, e Reever pensò bene di godersi il momento e di approfittarne.
-Infatti non ho intenzione di far parte di quell'Equipe maledetta, però almeno parlarmi di quell'Innocence... Questa me la deve di diritto, Supervisore boccoloso.- Komui scosse il capo al ridicolo nomignolo, con l'ombra di un sorriso sulle labbra.
Erano mesi che non si sentiva chiamare così. Purtroppo avevano addirittura perso il tempo per i nomignoli, gli scherzi e le risate.
-E sia.- disse, poggiando la tazza sulla scrivania ed intrecciando le dita delle mani, i gomiti poggiati sul bordo del piano in legno levigato.
-Yuki possiede due Innocence, entrambe già riconosciute e registrate, la prima si chiama Omniscience, la seconda God's Angel.- iniziò, cercando le parole giuste -Non sono Innocence comuni, bensì possono venire usate solo l'una in funzione dell'altra.-
-Sono.. Collegate?- domandò Reever, trovando immediatamente interesse nella spiegazione.
-Più o meno. Possono essere usate anche singolarmente, fatto sta che condividono lo stesso compatibile. Omniscience funziona un po' come un archivio,  è in grado di raccogliere e filtrare informazioni, analizzare, connettersi con altre Innocence ed addirittura copiarne le peculiarità, possiede anche altre capacità, ma non sappiamo se Yuki sarà in grado di sbloccarle.-
-Immagino sia il frammento che sostituisce il suo cervello, od erro?-
-Esattamente.- Komui annuì -Il frammento che invece prende il posto del suo cuore è God's angel.-
-Che capacità possiede?-
-Non lo so esattamente, alcuni dati sono andati perduti e Yuki non l'ha mai attivata completamente, ma sappiamo che possiede varie forme, frequente pare sia quella di dei tentacoli che le si diramano dalla schiena, od un paio di ali.-
-Ali?-
-Esatto. Inoltre le concede grandi abilità fisiche e la possibilità di teletrasportarsi.-
-Ma che razza di Innocence...-
-Non è ciò che la rende speciale, Reever.- lo interruppe Komui -La cosa speciale è ciò che formano queste due Innocence se attivate contemporaneamente...-
-Ovvero?-
-Ecco, vedi... Hai presente Apocryphos?-

Yuki si appoggiò alla ringhiera del balcone della sua stanza, sospirando.
Il vento le smosse i capelli, facendole gelare le gambe scoperte ed i piedi nudi.
Prese una boccata di fumo dalla sigaretta, volgendo lo sguardo all'orizzonte.
Espirò, buttando fuori la nuvoletta chiara che fu sparsa in giro dal vento.
-Queste sigarette fanno schifo.- mormorò.
Le aveva comprate un paio di settimane prima, ma aveva aspettato sino a quel momento ad aprire il pacchetto. 
In quel momento si pentiva amaramente di aver indicato al venditore una marca a caso, ma non le andava proprio di stare sotto lo sguardo indagatore delle donne che la guardavano mormorando che una del genere doveva sicuramente far parte di qualche gruppo radicale femminista.
Era fastidioso quanto tutti fossero pronti a criticarla.
Sospirò ancora, sedendosi sul corrimano, i piedi sospesi nel vuoto.
Da quando era arrivata, pensò, non aveva ancora pareggiato i conti con molta gente.
Ripensò al giorno prima che venisse affidata a Kanda, e di conseguenza anche a lei, la missione della casa.
Era andata nel cimitero dell'Ordine, contando quante persone non avrebbe mai potuto ringraziare.
Erano tantissime, ma purtroppo non c'era da stupirsi. Però, quando aveva visto quella tomba...
"Howard Link".
Il mondo le era crollato addosso. Aveva pensato che non poteva essere vero, perché lui doveva rivederlo assolutamente. Aveva un debito così grande nei suoi confronti... Ma era arrivata troppo tardi.

Correva a perdifiato, ma continuava a perdersi per i numerosi corridoi del palazzo, e non un palazzo qualunque.
A Roma, la sede principale dove addestravano i Corvi.
Lasciava una scia di gocce di sangue, le ferite che aveva erano così tante che ci stavano mettendo più del solito a guarire. Ogni volta che le loro armi le penetravano a fondo nella carne, le strappava via, stringendo i denti.
Sapeva di essere scioccadopotutto, ai Corvi non si scappava, eppure non poteva accettare un secondo di prigionia in più, non voleva continuare a sentirsi un'insulsa marionetta schiava della Chiesa e di una guerra persa in partenza.
E quindi correva, la piccola Yuki, non poteva far altro se non fuggire.
I corridoi erano identici, grigi ed orribili, ma lei continuava a svoltare tutte le volte che ne vedeva uno nuovo.
I piedi colpivano velocemente in pavimento marmoreo, aumentando sempre di più il ritmo.
Ed eccone altri due, alle sue spalle, le vesti rosse che svolazzavano, le maschere scintillavano dure sotto la luce scarsa.
Aumentò ancora il ritmo della corsa, sentendo il petto scoppiarle.
Svoltò di nuovo, ben conscia del fatto che, se non fosse stato per le doti sovrumane del suo corpo,l'avrebbero già presa da molto.
Nel girare, andò a sbattere contro qualcuno, finendo a terra con un impatto violento.
Evidentemente, non era l'unica a correre.
Alzò lo sguardo terrorizzato, quell'imprevisto segnava probabilmente la sua fine.
Incrociò lo sguardo carminio di un ragazzino un po' più grande di lei, i capelli biondi e lisci a formare un caschetto lungo proprio come il suo, ma più perfetto.
Lo spacco della frangetta che mostrava due nei sulla fronte.
Rimasero qualche secondo immobili, fissandosi in silenzio, finché non si udirono le voci dei Corvi avvicinarsi.
Fulmineamente, il ragazzino l'afferrò per il gomito, alzandola e trascinandola via.
Yuki, confusa, lo seguì.
-Non stai per finire nei guai, tu?- domandò, correndo di fianco a lui, che aveva preso a guidarla.
-Oppure cerchi di condurmi dai tuoi superiori?-
-Nulla di tutto ciò.- rispose asciutto -So solo che forse non stanno facendo qualcosa di buono, e, per l'unica volta, mi sto ribellando.- disse, spingendola verso destra.
Yuki lo guardò con la coda dell'occhio, senza rallentare. Per qualche motivo, era sicura che non stesse mentendo.
-Non farai una bella fine se ti scoprono.- rispose poi, fermandosi dietro di lui, che aveva preso ad armeggiare col grosso lucchetto che teneva chiuso un portone.
-Non accadrà.- disse il ragazzino -So mentire bene.-
Il lucchetto cadde con un tonfo sordo, e loro corsero all'esterno.
Passarono tra i filari di un grande vigneto, correndo. Yuki si sforzò di non mettere male un piede ed inciampare in qualche zolla di terreno.
Arrivarono in un prato, l'erba scura sotto al cielo notturno, lui si fermò di fronte la recinzione che lo delimitava.
-Ce la fai da qui in poi?- domandò, accennando alla rete.
Senza rispondere, Yuki prese la rincorsa e saltò, atterrando esattamente sulla sommità della recinzione, accucciata. Saltò dalla parte opposta, sulla strada.
-Prosegui fino alla fine di questa strada e poi gira a sinistra, esci dalla città, sul sentiero che porta verso Est trovi una casa campagnola.- la istruì -Cerca un vecchio che porta il nome di Bookman, lui di sicuro ti aiuterà, a patto che tu paghi qualche piccolo prezzo.-
-Prezzo? Non ho nulla con cui pagare, io.-
-Ce l'hai, invece. Quel tipo cerca informazioni.- detto questo si voltò e fece per tornare verso il palazzo.
-A... Aspetta!- lo fermò lei -Mi chiamo Hirai Yuki.-
-Link. Howard Link.- rispose lui, sempre dandole le spalle.
-Non mi scorderò di te, Link, sappilo.- e, non appena pronunciò quella frase, la ragazzina si voltò ed iniziò a correre, proprio mentre altri Corvi si avvicinavano laddove vi era Link.
-É andata dall'altra parte! Veloci! Sta per scappare, tornate indietro!- lo sentì urlare, prima di svoltare a sinistra.

-Spero che almeno tu abbia vissuto appieno, Link.- disse al vento.
Non sarebbe mai riuscita a farne una giusta, probabilmente.
Quello scambio di battute con Lvellie, poi... Non era stata una grande idea, essendo già sul filo del rasoio.
Eppure tutte le volte quell'uomo la infastidiva con continue minacce e critiche intollerabili.
Sbuffò al pensiero del Sovrintendente.
Quel rincoglionito, prima o poi lo ammazzo. Pensò.
Avrebbe preferito mille volte rimanere rinchiusa in uno sgabuzzino con Kanda, entrambi armati fino ai denti, più che trovarsi tutti i santi giorni quell'uomo di fronte.
Come richiamata dalla proposta dello sgabuzzino, la voce di Kanda la raggiunse, accompagnata da due tonfi alla porta.
-Tappetta, vedi di muoverti e venire a fare questi rapporti del cazzo!- urlò, tirando un altro tonfo sul povero legno.
Ultimamente, quando parlava con lui, le parolacce volavano a mo' di bianche colombe nell'ambiente circostante.
Spense la sigaretta e la buttò di sotto, afferrò i pantaloni neri di una tutta e li infilò al volo, la maglietta bianca a maniche corte che le arrivava oltre metà coscia li copriva in parte.
Mise un paio di ballerine nere ed aprì.
-Gentile come sempre tu, eh?- lo salutò, spostandosi di lato per farlo entrare. Indossava i soliti pantalon e la maglia smanicata.
-Puzzi di fumo.- sbottò il giapponese, buttandole malamente una pila di fogli sullo scrittoio.
-Beh, quando si fuma di solito funziona così.- ribatté Yuki, avvicinandosi.
Kanda sgranò appena gli occhi per un istante, guardandola, poi si voltò.
-Cambia profumo, tapetta.- le disse, un tono strano nella voce.
-E questo che diavolo c'entra ora?-
-Mi giri sempre intorno e mi chiedi che c'entra?-
-Come se lo volessi io.- Yuki afferrò un foglio.
-Che staresti insinuando?-
-Che se non fosse per quel demente di Lvellie io e te non avremmo niente a che fare l'uno con l'altra.- sbottò.
Guardò il ragazzo, che annuì serio.
Per lo meno, su quello le dava ragione.
-Andiamo fuori dalla mia stanza, non vorrei che iniziassimo a tirarci a vicenda la mia roba.- disse, aprendo la porta.
-Non toccherei a prescindere qualcosa che ha a che fare con te, tappetta.- rispose Kanda, seguendola fuori.
Il tragitto dalle camere alla Sezione Scientifica fu svolto in un continuo di frecciatine ed insulti vari, che facevano voltare incuriositi i Finder ed i funzionari che li sentivano.
Quando entrarono nel settore adibito ai poveri Scienziati marchiati a vita dal lavoro udirono borbottii, lamenti ed improperi, uniti all'odore di caffé (tra l'altro profondamente odiato da una certa inglesina dalla scarsa statura) e dallo svolazzare continuo di fogli su fogli colmi di calcoli, teorie, saggi e tesi varie, creando la più mortale pioggia di conoscenza che un qualsiasi studioso esterno all'Ordine avrebbe ammirato estasiato, al contrario dei poveri malcapitati caffeinomani che non potevano far altro se non riempirli svuotando i già torturati cervelli.
Quando Yuki si mise a sedere sulla sua scrivania (l'unica in ordine, poiché lei sembrava la sola a saper reggere i ritmi di lavoro ed accompagnare contemporaneamente Kanda nelle missioni), qualcuno, tra una firma ed una lettura, trovò il tempo di rivolgerle uno spicciativo saluto.
Con calma, iniziò a spartirsi i fogli col giapponese, ed entrambi, penna d'oca alla mano, presero a scrivere e firmare l'ennesima mandata di rapporti.
-Dove sei sparita oggi?- domandò Kanda.
Yuki lo guardò sorpresa. Di solito non era da lui fare domande simili, era il tipo che se ne stava sulle sue (fin troppo), e poi non si era mai interessato di nulla che la riguardasse.
Era forse sospetto il suo?
Probabilmente non aveva fatto bene a dirgli quelle cose, quella stessa mattina. Se si contava poi quella strana uscita sul profumo...
-Un po' ovunque, tra la Scientifica, Moeve e tutto...- rispose vaga.
Kanda non ribatté in alcun modo, si limito a scrivere sui fogli, attento a non macchiarli di chiazze d'inchiostro.
-A cena vedi di non sederti da solo, devi conoscere Moeve.- gli disse Yuki dopo un po'.
Il ragazzo borbottò qualcosa, prima di passarle un foglio già compilato.
Passarono altri minuti di silenzio, colmati in sottofondo da lamenti esausti.
Si stava bene in silenzio, dopotutto.
-Caffé?- una voce ruppe la quiete, chiaramente rivolta a loro.
Yuki digrignò i denti, alzandosi di scatto.
-E basta con 'sta storia, Lenalee!- esclamò, guardando di traverso la cinese, il dito indice puntato.
In tutta risposta, la bella Esorcista scoppiò in una sonora risata.
-Non ti facevo così crudele, sai che odio il caffé.- borbottò Yuki, tornando sulla sedia.
Lenalee sorrise.
-Lo so, per questo ho fatto una piccola eccezione.- le porse allegramente una tazza, che la diciottenne prese sospettosamente.
Dentro, un caldo e profumato infuso di té.
Yuki lo sorseggiò, approvandone appieno il sapore.
-Quando sei tornata?- domandò, spostandosi appena, lasciandole un angolo sulla sedia.
Lenalee si accomodò.
-Giusto una mezz'oretta fa, direi.- rispose. Yuki notò qualche cerotto in qua e in là, alcuni graffi e dei lividi.
-Tutto sommato te la sei passata bene, vedo.- constatò.
Lenalee annuì, poi si sporse verso destra.
-Vuoi qualcosa di caldo, Kanda?- domandò.
-Tsk.- fu la risposta che le diede lui, continuando a scrivere.
Lenalee sospirò, tornando a Yuki.
-Ci sono novità?- chiese, guardandola scrivere.
-Eh si, ed anche molto buone.- Yuki passò un documento da firmare a Kanda.
-Cosa é successo?-
-Abbiamo un nuovo adepto.- Yuki si voltò verso di lei, sorridendo.
Lenalee ricambiò il sorriso.
-Questa é una bella cosa, come si chiama?-
-Si chiama "prima o poi ammazzerò tuo fratello".- rispose Kanda, guardandole entrambe con la coda dell'occhio.
-Ah, già... Pare che la povera Moeve debba diventare l'allieva di 'sto qui.- Yuki fece un gesto con la mano, comprendendo la figura del giapponese
-Per cui é una ragazza?- come al solito, Lenalee ignorava volutamente i continui battibecchi o tentativi di innescarne di nuovi dei due compagni diciottenni.
-Si, la conoscerai a cena, immagino.- Yuki si fermò di colpo, posando i fogli -Cielo! Devo ancora farle fare il giro!- guardò Kanda, che assottigliò il già affilato sguardo.
-Non se ne parla.- pontificò.
-Dai su, ho già finito, devi solo dargli una letta e firmare, ho compilato tutto.- insisté lei.
-Ti ho già detto che non...- Yuki non gli diede tempo di ripetersi, afferrò Lenalee per il gomito ed uscì di corsa, facendo fumare le orecchie al povero (quanto scorbutico) ragazzo.
-Vieni con me, vero?- domandò Yuki, lasciando Lenalee.
La ragazza annuì, sorridente.
-Sono proprio curiosa... Però dammi il tempo di togliere la divisa.- le disse, Yuki si incamminò verso le camere.
-Non preoccuparti, devo cambiarmi pure io, guarda come sono ridotta...- disse, ridacchiando lievemente -Sono un disastro.-
-Nah, solo un po'.- si guardarono, per poi scoppiare di nuovo a ridere.
Se solo non si fossero conosciute in quel castello, ma chissà, in panetteria, oppure perché erano vicine di casa... Allora si che quelle risate avrebbero avuto un senso.
Il sorriso le morì, come tutte le volte, sulle labbra.
-Qualcosa non va?- Lenalee si sporse verso di lei, preoccupata dal suo repentino cambiò d'umore.
-Oh... Si, si sto bene, ero solo un po'... Nulla.- Yuki sorrise, avviandosi per il corridoio.
-Dai su, se la lasciamo dormire per tutto il giorno Moeve finirà per diventare un animale notturno.- così dicendo, si allacciò le mani dietro la schiena, saltellando verso la sua porta.
Talvolta, doveva ammetterlo a se stessa, sembrava proprio una ragazzina.

Sono tornataahhhh

Accidenti accidenti... Di solito non riesco mai ad aggiornare frequentemente, ma pare che questa storia mi abbia davvero preso.
Sono soddisfatta di questo capitolo, sebbene non si soffermi su un tema specifico.
Quindi, riassumendo: Yuki ha chiacchierato un po' con Lvellie, anche se con lui devono ancora venirne delle belle, ed abbiamo scoperto che, pensate un po', il primo soggetto del progetto sperimentale Second Exorcists che é stato creato é proprio lei!
Inoltre, ha un grosso debito con Link, ma purtroppo lo crede morto...
Mi é piaciuto scrivere di Lenalee, é un personaggio che adoro, anche se in realtà amo tutti tranne che Lvellie😅...
Penso che la farò diventare molto amica con Yuki.
E poi, ammetto che torturare Kanda e farlo litigare con la mia piccola protagonista mi diverte troppo!
Però qualcosa che mi fa penare c'é... Scrivere una ff su D.Gray-man senza Allen é davvero doloroso, ma dubito che mancherà, o la storia non avrebbe senso... 
Comunque sono qui per un parere vostro amorucci miei, e riguarda altre tre storie che ho sviluppato, sempre su questo fandom...
Vorrei pubblicarne una quando questa sarà a buon punto (cosa ancora lontana dall'accadere) e mi chiedevo se con un bel commentino mi diceste quale per prima dovrei revisionare e quindi pubblicare.
Elencandole, si tratta di:
1) Un crossover tra D.Gray-man e Naruto
2) La storia della gioventù del Generale Cross e dell'unica donna che abbia mai amato veramente (non so da dove mi é venuta questa, ma so già che la intitolerò "Grave of Maria")
3) I cinque anni di apprendistato di Allen, ma visti anche dal punto di vista del suo maestro, incentrando il tutto sul rapporto affettivo che sotto sotto (tanto lo sappiamo tutti) hanno, anche se lo negano.
Non sarà comunque una ff AllenxCross.

Ci tengo a precisare che é categoricamente vietato copiare queste idee (per il crossover salto, dopotutto ho visto che ne esistono molti tra questi due manga, ma delle altre due sono molto gelosa), dal momento che tanto poi le pubblicherò tutte e tre.
Mi piacerebbe però sapere quale vorreste leggere per prima.
Ringrazio tanto tanto tantoooooo la mia prima recensitrice, ShikyoOotsutsuki, che è stata gentilissima a commentare (spero di non aver sbagliato il nome... Ootsutsuki riguarda proprio Naruto od erro?).

Un bacione 😘😘😘

Sara

P.s.: (io e la memoria una cosa sola...😂) se vedete errori o incongruenze ditemelo, quando rileggo i capitoli dopo un po' mi rincoglionisco e chi si é visto si é visto....

 

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Capitolo 10
*** IX ***


Lavi aprì gli occhi, ma non vide nulla.
Era tutto denso e nero, intorno a lui, eppure non era buio. Riusciva a vedersi chiaramente, alzò una mano e se la portò davanti al volto, vedeva tutto nitidamente. Era come se... Come se fosse sospeso nel nero.
La divisa era sparita, così come la sciarpa e la bandana, adesso i capelli infuocati gli cadevano liberamente sulla fronte e sulla nuca. Addosso aveva solo una maglietta a maniche corte e dei pantaloni, entrambi i capi di un bel bianco candido.
C'era qualcosa di strano, una sensazione insolita sulla parte destra del volto, se lo sfiorò con le dita della mano alzata.
La benda non c'era, e si stupì del dolore all'occhio quando per sbaglio ci ficcò un dito dentro.
Come era possibile? Non aveva più nessuna ferita, nessuna cicatrice, cosa era successo?
Ricordava cose vaghe, prima di finire lì... Dove si trovava?
Si alzò.
Stranamente, era possibile muoversi in quello strano posto, i piedi scalzi reagivano come se ci fosse un terreno compatto sotto di lui, ma non percepivano nulla, se non il vuoto, come se vi fluttuasse. Era una sensazione bella ma fastidiosa al contempo, e lo stomaco gli fece un paio di capriole.
Era forse così che si sentiva Lenalee quando solcava il cielo con i suoi stivali?
Lenalee... La sua immagine gli apparve distante e sfocata, come se fossero passati tempi immemori da quando l'aveva vista per l'ultima volta.
Ed all'improvviso il vuoto divenne meno consistente, e Lavi precipitò.
Strisce di colore iniziarono a diramarsi nello sfondo piatto, vorticando tra di loro sempre più velocemente, finché non raggiunsero ritmi sovrumani, creando un tornado di colori intorno a lui, che lo seguiva lungo la sua caduta interminabile.
Il mulinello rallentò sempre di più, i colori si ordinarono e presero posto, andando a disegnare una scena.

I soffioni volavano nel cielo, portati dal vento, Junior li ammirò estasiato, mentre si elevavano verso il cielo, sempre più in alto...
-Andiamo, Dick.- disse secco il vecchio, voltandosi, Junior lo seguì diligente, la lunga sciarpa al vento.

E poi tutto girò di nuovo intorno a Lavi, con uno scatto secco.

-Una guerra persa, eh?- Dick guardò la distesa di bare sotto di lui, adesso si chiamava Lavi, gli era stato detto dal vecchio.
Come al solito, i cadaveri erano più dei sopravvissuti, e non ce ne era nemmeno uno, tra gli scampati, che non avesse qualche ferita.
Sciocchi, stolti ed inutili, perseguitatori di stupide guerre, come sempre dentro di se li avrebbe disprezzati...
No.
Quarantotto guerre, ma mai una donna che fosse ferita per motivi diversi dall'esserci finita in mezzo come vittima. Mai e poi mai, una donna combattente.
Eppure era lì, bellissima e giovanissima (forse quattordici anni?), con gli occhi orlati di lacrime e così tante ferite da non poterle nemmeno contare, gli aghi infilati nel braccio della flebo, accasciata davanti una bara, disperata come se avesse appena perso un pezzo di se, un pezzo del puzzle. E senza i pezzi i puzzle erano destinati a non venir mai finiti.
Una ragazza priva della propria vita, destinata a vivere con parti mancanti, a rimanere per sempre incompleta.
Dick si ritrasse. Non poteva essere...

E poi tutto cambiò ancora una volta, Lavi girò su se stesso, confuso e sofferente, mentre saltava ancora, stavolta di nuovo indietro nel passato.

Una casa di legno, piccola ma accogliente, un vecchio davanti al camino, che spulcia le migliori cronache del paese. Su di un tavolo poco distante due bambini di nove anni circa giocano a domino, arrampicati sulle sedie per raggiungere i pezzi.
-Oh no! Junior li hai fatti cadere!- si lamenta la ragazzina, quando delle tessere rovinano sul legno levigato.
-Non dare sempre la colpa a me, Fiocchetto.- ribatte il ragazzino.
-Non mi chiamare così!- la ragazzina gonfia e guance, e Junior scoppia a ridere.
-Su, rimettiamole a posto.-
-Forse è meglio, Benda.-

Tutto si fermò, tornando scuro.
Lavi si accasciò a terra.
Sembrava quasi il mondo dei sogni di Road, gli scrutava dentro e lo svuotava, facendo male, molto male.
-Gli umani non sono degni di fiducia, giovane, la pensi così?- una voce gli parlò nella testa, come una stilettata dolorosa.
-Voglio metterti di fronte ad una scelta, mio giovane Apostolo.- Lavi premette le mani sulle tempie, tentando di alleviare le sofferenze che quella voce gli causava.
-C...chi sei?- domandò, digrignando i denti.
-Te lo direi, ma non posso, a seconda delle tue scelte potresti scoprirlo comunque o scordarlo.- la voce tacque per un po', Lavi scrutò quel vuoto nero.
-Sei stufo di lottare per gli umani che tanto perseverano con la guerra?- domandò di nuovo la voce, stavolta il tono fu dolce, e Lavi potè ascoltarla senza provare dolore.
-Vorresti davvero, nel profondo della tua anima, che il Conte vincesse, eh? Bookman Jr., tu sei stufo di vedere quanto meschini gli umani siano, vero?-
Lavi non rispose, chi lo stava guardando dentro? Non poteva succedere... Non una seconda volta...
-Rispondimi, Bookman Jr.- la voce lo richiamò gentilmente. Un richiamo a cui nemmeno lui seppe resistere.
-È vero, sono stufo.- rispose, alzandosi -Vorrei che la finissero, vorrei che svanissero, così da finirla con questo inutile e stupido ciclo di violenza. Dove andavo, trovavo solo guerre... Sono tutti stupidi, dal primo all'ultimo...-
-Ne sei sicuro?- chiese la voce -Se io ti dicessi che non è vero? Che non sono tutti stupidi, insulsi e meschini?-
-Tsk, sono sempre meschini, sempre.-
-Vediamo un po'... Conosci la storia delle città di Sodoma e Gomorra? Sarebbero bastate solo dieci persone giuste per far si che Dio non le distruggesse...-
-Cosa vuoi dire?-
I nastri di colori si riavvolsero intorno a Lavi, in un susseguirsi di scene veloci.

-Lo so però... Nonostante tutto... Io voglio essere un distruttore che può salvare qualcuno.- i capelli bianchi al vento, lo sguardo del ragazzo era serio -Finché l'ultimo soffio di vita non abbandonerà il mio corpo, io non mi fermerò, continuerò a camminare.-

-Quando chiudi gli occhi e pensi al mondo, cosa vedi?- Mormorò la ragazza, calde lacrime che le uscivano dagli occhi -Io vedo voi, i miei "Nakama".-

-Non posso certo morire, prima di aver trovato quella persona...- la voce seria, testimone di una promessa solenne.

-Nonostante tutto, io continuo ad amarti, Eliade.- detto da qualcuno che si credeva un mostro.

-Nessuno mi aveva mai ringraziata, prima d'ora.- il primo sorriso di chi si riteneva inutile.

-Non importa quanto siamo distanti gli uni dagli altri, noi continueremo ad essere legati.- occhi non più in grado di vedere puntati lo stesso verso il cielo limpido.

-Nei momenti di ansia è meglio pensare alle cose allegre.- lo chiamavano pazzo ma sotto sotto era un genio.

-La penso nel modo più semplice... È perché siamo amici!- l'innocenza di quel malato di lavoro coi fondi di bottiglia.

-A Bookman non serve un cuore.- lo diceva sempre, ma la verità è che del cuore ne avevano bisogno, ma ammetterlo faceva troppo male, a loro che lo perdevano man mano che camminavano.

-Non preoccuparti, Junior, se il vento ti porta via ci penserò io a farti da ancora, questa é una promessa.- lo teneva a galla quando lei stessa stava affondando, però alla fine non l'aveva più rivista.

Lavi urlò di dolore, tenendosi la testa fra le mani. Faceva male, dannatamente male.
-NON MI GUARDARE DENTRO!- urlò, le lacrime che, non sapeva nemmeno lui perché, continuavano a scendere, copiose.
-Sto solo cercando di metterti di fronte ad una scelta, mio Apostolo.- gli fece la voce, suadente -Ti ho trovato dieci persone giuste, ma posso mostrartene molte di più, se lo desideri.-
-Nono sono affari tuoi, NON TOCCARE CIÒ CHE RESTA DEL RICORDO DEI MIEI AMICI!- continuava a fargli male il petto, laddove vi era il cuore che non avrebbe dovuto avere.
-Perché mai, Lavi?-
Dolore, dolore, dolore, dolore... Faceva male, troppo male.
-Io... Io non sono Lavi... "Lavi" non esiste, é solo un nome, è solo il "Numero Quarantanove" di tutti gli altri "me" che sono stato.- mormorò, e fece più male di qualsiasi altra cosa che avrebbe mai potuto dire in vita sua, la verità faceva davvero troppo male, anche per lui, anche per il successore dei Bookman.
-E allora perché soffri così tanto? Sei sicuro che il Numero Quarantanove non abbia messo un po' troppo le radici?-
-Non dire sciocchezze...-
-Apostolo, fai la tua scelta. Vale la pena per te vivere per queste dieci persone?-
-Ma che cosa stai dicen...- ma non finì la frase.
Cosa doveva fare? Alla mente gli salirono così tanti particolari che avrebbe voluto urlare fino a perdere la voce.
Il sorriso rassicurante, triste e malinconico di Allen, quello materno di Lenalee, il broncio perenne di Kanda, quelli timidi ed impacciati propri di Crowley e Miranda, quello consapevole di Marie, quello enorme di Timothy, quello a tratti folle ed a tratti fraterno di Komui, quello teso e stressato ma sempre sincero di Reever, quello allegro di Johnny, quello del Vecchio, che non era mai riuscito a vedere ma sapeva che c'era. Così tante facce e così tante storie che avevano superato la soglia dell'inchiostro su carta.
Storie che gli erano penetrate affondo, mettendo radici nel fulcro della sua stessa anima.
Perché doveva rinunciare a tutto quello? Adesso aveva capito... L'Innocence cercava i compatibili che poteva trattenere a se, cercava quelli che ne avevano bisogno per raggiungere i propri scopi e gliene creava altri quando li smarrivano.
Allen che viveva per salvare le anime degli Akuma, Lenalee che viveva per il suo mondo, tenuto in piedi dall'Innocence e da quella stessa guerra, Kanda che viveva nella continua ricerca di qualcuno che ormai sapeva di aver perso, Crowley che cercava la ragione per cui aveva distrutto il suo grande amore, Miranda che per una volta era riuscita a trovare qualcosa che sapesse fare, per aiutare gli altri.
Tutti i suoi amici, troppi forse per rendergli omaggio in quel momento.
Bookman non ha bisogno di un cuore... Ma lui si, a lui serviva... Non era forse servito a Dick, non serviva a Junior, ma serviva a lui.
-Allora combatti, Lavi.-
La luce imbiancò quell'orribile oscurità, generandosi dal suo stesso petto.
Forse il Vecchio si sarebbe arrabbiato, ma era stufo di cambiare, dopo quarantanove tentativi, aveva trovato il vero se: lui era Lavi.
E Loro, Loro non erano semplice inchiostro su carta.
-Puoi scommetterci.- e fu doloroso, quando il sangue uscì impetuoso dal punto in cui veniva custodito il cuore che non voleva più perdere, lasciando spazio ad una stigmate rossa.
Il sangue prese la forma cristallizzata di una sorta di angelo scarlatto senza testa ed articolazioni, piegato verso di lui, come a cedergli il suo potere.
Lavi tese la mano, ed una striscia di cristallo si poggiò sul suo palmo.
Alzò il braccio in aria e fece volteggiare il cristallo, sempre più velocemente. Sempre di più, sempre di più, ancora di più...
E con un ultimo accecante lampo luminoso, esso prese la sua forma.
Lavi sorrise.
-Ci rivediamo, martellino.- disse.
Poi la luce si spense e, con il sorriso sul volto, precipitò definitivamente nel vuoto.

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Capitolo 11
*** X ***


-Questa invece é la mensa, di solito abbiamo l'abitudine di pranzare tutti allo stesso tavolo, vero Kanda?- Lenalee aveva le mani appoggiate sulle spalle di Moeve, sorridente. Aveva marcato il "vero", chiaro segno che il giapponese non aveva scelta se non quella che arrendersi e rassegnarsi ad una cena in compagnia.
Mugugnò una sorta di affermazione che la bella cinese era convinta fosse dovuta semplicemente al fatto che dire di no a lei quando proponeva di stare tutti insieme equivaleva ad un qualcosa che mai e poi mai si sarebbe azzardato a fare, per il terrore immenso di abbatterla più di quanto già non fosse, nonostante il gelido e scostante comportamento, ed al fatto che, in fondo, fare una simile scenata di fronte a quella povera ragazzina sperduta non sarebbe piaciuto nemmeno a lui.
Yuki sorrise.
-Oggi, in via del tutto eccezionale, cenerò con voi.- disse allegramente -Un angolino me lo concedete?-
-Per te certo che si.- rispose Lenalee.
-D... Di solito ceni da sola, Yuki-san?- chiese titubante Moeve, guardandola.
-Uhm? Beh... Di solito mangio alla fortuna mentre lavoro alla sezione scientifica...- l'inglesina si grattò la testa, a disagio.
-Non hai mai mangiato con noi, in effetti...-
-Non voglio ingombrar... Eh no, temo che questa sia la prima volta.- Lenalee inclinò la testa di lato, fissandola.
Si stava comportando in maniera strana.
-Cooomunque... Andiamo? Dai che sono tutti lì!- Yuki iniziò a correre verso  il tavolo, dove il manipolo in nero degli esorcisti ed i vari scienziati si erano accomodati con i rispettivi vassoi davanti, pronti ad assaporare la deliziosa cucina di Jerry.
-Io mi siedo vicino a Reever!- urlò quando li raggiunse, agitando la mano in segno di saluto.
Talvolta, pensò Lenalee, Yuki le ricordava Lavi, con quel continuo punzecchiare Kanda e quei modi espansivi che le prendevano ogni tanto, erano un po' i classici "cinque minuti" che tutte le persone si trovavano ad affrontare, anche se,  per il resto del tempo, era un mix indecifrabile di personalità diverse. 
Ricordare Lavi le fece vacillare il sorriso, ma resistette con tenacia. Ancora non sapevano che fine avessero fatto lui e Bookman.
-Andiamo, ti presento i nostri amici.- Lenalee condusse Moeve verso il tavolo, seguita a distanza dal fumante Kanda, che era stato beccato e trascinato in quel tour per il castello proprio mentre stava andando a consegnare la pila di fogli dei rapporti.
Appena si avvicinarono tutti gli occhi venero puntati su di loro, spingendo Moeve ad allontanarsi appena, cercando la rassicurazione di Lenalee e quella di Yuki con lo sguardo.
-Ragazzi!- Yuki si mise in piedi sulla panca, azzerando la condizione di inferiorità dovuta alla bassezza.
Gli occhi vennero puntati su di lei, compresi quelli di alcuni curiosi ai tavoli vicini.
-Lei é Moeve Marvin, ha tredici anni e da oggi é una vostra compagna, siete pregati di accoglierla.- detto questo con tono serio, scivolò a sedere e guardò con occhio attento le reazioni dei presenti.
Ci fu un attimo di stallo, prima che Timothy non corse ad abbracciare la nuova arrivata, felice come una pasqua. Tutti le sorrisero, mentre le orecchie di Moeve andarono in fiamme.
-É... É bello conoscerti, sai?- sorrise Miranda, un po' come una mamma.
-Sei la benvenuta.- Marie sorrise, senza girarsi, mentre Crowley e Chaoji le si presentarono l'uno con estrema educazione e l'altro con un gran sorriso stampato in volto.
Inizialmente, la ragazzina si guardò intorno come un piccolo cucciolo abbandonato, poi, a poco a poco, un gran sorriso le si stampò in volto, sempre più ampio ad ogni frase e battuta.
Lenalee la osservò, sentendo il cuore scaldarsi: avevano un nuovo membro in famiglia.
Un gridolino acuto e potentissimo li distolse dalle feste, facendoli voltare verso la finestrella dove Jerry distribuiva i suoi prodigi.
Videro il massiccio indonesiano sporgersi in loro direzione tenendosi il volto tra le mani, estasiato.
-Portatemi subitissimo, immediatamentissimo qui quel cucciolo di bambina!- urlò da lontano, smanettando.
Tutti si guardarono, i più scoppiarono a ridere.
-Lui é Jerry, il miglior cuoco che esista, chiedigli qualsiasi cosa, e lui te la preparerà.- Reever si rivolse a Moeve, con quel solito sorriso accennato, una mano distrattamente passata tra i capelli sparati.
-Perché parla così?- domandò Moeve, guardando lo scienziato -Non so se sia normale.- Reever trattenne una risata.
-Oh, beh... Lui... si sente donna dentro.- rispose solo, buttandosi sul suo piatto di spaghetti.

Quindici minuti dopo, tutti intorno al tavolo, guardavano stravolti le alte pile di piatti vuoti che non si vedevano da mesi a quella parte in quello specifico punto della mensa. 
Solo i poveretti della Scientifica parevano abituati alla visione di Yuki che, sebbene rispettasse alla perfezione il galateo e non sembrava buttarsi a capofitto sul pasto, era riuscita a spazzolarsi tutta quella roba in un esiguo arco di tempo.
Dopo l'ultima portata, la ragazza parve sazia. Si pulì la bocca con un tovagliolo e ringraziò per il pasto.
-Tu... Di solito non eri quella che non mangiava nulla?- domandò Kanda, fissandola con grande disappunto.
-Immagino che in missione non ci sia tempo per i pasti, quanto più che per svolgere i propri incarichi.- rispose la diciottenne, guardandolo gelida.
La tensione salì esponenzialmente.
-Stai tentando si insinuare qualcosa?-
-Assolutamente no.-
-Meglio così.-
I due tornarono alle rispettive attività, ovvero quella di ignorare tutti per l'uno e quella di chiacchierare allegra per l'altra. Tutti tirarono un sospiro di sollievo.
Forse non era stata una buona idea metterli vicini...
-Comunque, se tutto va bene, domani sera ti consegneremo una cosa, Moeve.- Reever sorrise alla ragazzina, mentre si alzava dal tavolo per andare a posare il suo vassoio.

La mattina dopo
Quartier Generale dell'Ordine Oscuro
Sala allenamenti

Yuki sospirò girando una pagina del suo taccuino, mentre un Finder volava per la palestra con un grido incoerente, sbattendo contro una parete e cadendo rovinosamente a terra.
Sbuffò.
-Fuori il diciassettesimo!- annunciò con voce atona, senza distogliere lo sguardo dagli appunti.
Era seduta da più di mezz'ora lì, la schiena contro il muro e le ginocchia alzate per sorreggere il taccuino colmo di formule ed annotazioni, mentre Kanda si divertiva a sterminare l'organico della Sezione Ricognitiva.
Moeve invece era tutta presa dagli esercizi che il giapponese le aveva spiegato e consecutivamente ordinato di fare. Al momento stava facendo interminabili serie di flessioni senza fiatare, nonostante fosse già pressoché sfinita.
Si era infilata una tenuta da allenamento nuova nuova fatta apposta per lei composta da una maglietta bianca che riprendeva le linee di un qipao* e dei pantaloni neri, i corti capelli biondi raccolti in un esiguo codino.
Guardò Kanda che continuava a sballottare in giro i disgraziati che gli capitavano sotto tiro, soddisfatto dei risultati che otteneva.
Non aveva nemmeno un capello fuori posto, lui, a differenza degli altri poveracci.
-Vacci piano, o qui finisce che rimarranno si e no dieci abitanti in questo castello del cavolo.- si raccomandò Yuki, prima di guardare qualche nota presa durante il colloquio avvenuto giusto due ore prima, in cui avevano discusso dell'Innocence di Moeve.
La Prima Divisione avrebbe dovuto lavorare senza sosta per tutta la giornata, per terminare l'arma entro sera ed avere finalmente un nuovo compatibile a rinforzare le schiere alleate.
Sbuffò sonoramente, chiudendo il taccuino con uno schiocco e scrutando gli esorcisti intenti nell'allenamento.
Li aveva conosciuti uno ad uno, in quel periodo, e se ne era fatta una vaga idea. In parole povere: li adorava.
Erano forti e determinati, combattevano con tutti se stessi sebbene quel mondo fosse ingiusto ed ingrato, e lei lo sapeva bene, condivideva quel loro desiderio di lottare più di ogni altra cosa, ma darlo a vedere le era proibito. Lei era lì solo per assistere Kanda, punto.
Però pensare a quanto li capisse e comprendesse nel profondo, sapere bene quanto dolore e fatica costassero lo stare in prima linea nel fronte, quello poteva rivendicarlo di diritto.
Forse però, un esorcista che per qualche motivo la infastidiva c'era (escluso ovviamente Kanda, lui era un caso a parte): Chaoji Han. 
Non che lo odiasse, chiaro, anzi, le stava simpatico e spesso ci aveva parlato, ma qualcosa in lui non la convinceva affondo. Semplicemente, c'era qualcosa che, guardandolo, le faceva ribollire l'anima in un moto di repulsione ed avversità, una pura ribellione verso ciò che leggeva nel suo sguardo ma ancora non sapeva decifrare.
Yuki aveva capito che la sensazione rabbiosa che la attanagliava aumentava con il cambiamento d'espressione dell'ex marinaio ogni qualvolta sentiva nominare Allen Walker.
Yuki ne era stata informata fin nei più piccoli particolari e, sebbene Lvellie avesse sottinteso che non avrebbe dovuto farlo, lei stimava quel ragazzo. 
Era un istinto, il suo, é quell'istinto la guidava verso la convinzione che Allen Walker fosse, se non sulla giusta via, sul cammino che lui stesso aveva scelto. 
Come poteva non condividere quella dolorosa scelta? Lei, che era così orgogliosa e testarda che quando imboccava una strada era quella e quella soltanto che si ostinava a seguire, lei che ferma non ci sapeva stare, fosse che per fuggire che per affrontare le conseguenze delle scelte non sue che l'afferravano dal passato, trascinandola sul fondo dell'abisso. 
Era forse quello?  L'ostinazione che Chaoji si ostinava a dimostrare nei confronti di chi, a costo di venir visto di cattivo occhio, emarginato e tradito, prendeva la strada che si trovava di fronte, pronto a camminare e camminare, finché le scarpe non si fossero consumate, le gambe rotte ed i polmoni svuotati?
Era davvero quello? Tradire perché ci si sente traditi? Quello forse non le piaceva, a giusta ragione. 
Chaoji che, seppur in buona fede, la metteva in guardia da una persona che Yuki non aveva mai visto e potuto conoscere, dandogli del traditore e dell'ipocrita. Ma lei lo sapeva, all'Ordine traditori ed ipocriti non esistevano. Non erano mai esistiti. 
Pensò con un groppo il gola a Suman Dark. 
"É diventato un caduto, mi dispiace, Yuki."
Era sempre così, per ogni pezzo che ritrovava, ne perdeva un altro.

Le esplosioni continuavano a catena, l'unico scopo di Yuki era fare da scudo a Junior, quando lui non riusciva a schivare i colpi. Tanto per lei non cambiava nulla. 
Il vecchietto era sparito, dopo aver intimato loro di far attenzione e di uscire il meno possibile allo scoperto. Aveva detto che sapeva dove trovare,  nella immediate vicinanze, qualcuno che li aiutasse. Non aveva mandato loro perché sulla via c'erano altri Akuma
Però i colpi erano davvero troppi, e Yuki ci metteva troppo a guarire. Junior tentava in tutti i modi di far reggere i nascondigli che trovavano, ma con scarsi risultati. 
Ormai erano vicini alla fine, l'Akuma incombeva su di loro e Yuki non aveva più le forze di proteggere il suo unico amico. Si dannò per questo.
L'esplosione ci fu, così forte da far male alle orecchie, ma nessun colpo venne rivolto loro. 
L'Akuma fu sbalzato via, poco prima di sparire in una colonna di ceneri e nere fiamme, iniziò anche a piovere. Una pioggia nera e malata. 
Sotto le prime gocce, che man mano che cadevano diventavano sempre più fitte, qualcuno poggiò un lungo soprabito nero e argento sulle teste di Yuki e Junior.
-Proteggetevi, questa é la pioggia del Diavolo.- disse loro una voce. 
Un uomo si accucciò, e dopo gli stivali neri, entrò nella loro visuale un volto. 
Gli scuri capelli riportati all'indietro scoprivano gli occhi seri ed il sorriso appena accennato. 
-Signore, morirà.- disse Yuki, nessuna inflessione nella voce, solo un dato di fatto.
L'uomo fece per ribattere, ma Junior lo batté sul tempo. 
-Guardagli il braccio, Fiocchetto mio, non credo proprio.- le fece, indicando l'arto, quello destro, per la precisione, dell'uomo. 
-Ah, un tipo parassita. Beh, buon per lei.- Yuki finalmente sorrise. 
-Grazie.- pronunciarono all'unisono i due piccini. 
L'uomo li guardò perplesso, poi quel sorriso sofferente ed appena accennato gli riapparì sul volto.
-Venite, vi porto da vostro nonno.- disse, facendoli alzare. 
-Tecnicamente é solo mio nonno.- constatò Junior. 
-Si, é tutta roba sua.- gli fece eco Yuki.
Suman rise.
-Sapete, ho una figlia a cui farebbe senz'altro piacere conoscere due tipetti come voi.- disse.
Si incamminarono per il sentiero, ridendo e scherzando, mentre l'alba dipingeva il cielo, in alto, laddove nemmeno gli uccelli riescono ad arrivare.

E diavolo no, Suman non era un traditore, era un uomo che non desiderava nulla, se non l'opportunità di poter riabbracciare la propria famiglia. 
Non c'era nulla in quel posto, le uniche gioie erano da trovare in mezzo al dolore, a furia di raschiare il fondo del barile. Una landa desolata. 
-Ehi.- una voce ruppe il solito e prepotente flusso di pensieri.
Yuki guardò Kanda, stufo del passatempo e, soprattutto, a corto di Finder da maciullare.
-Dimmi.- la voce le uscì come uno scocciato sospiro, mentre riapriva il taccuino e tentava di apparire meno turbata di quanto in realtà non fosse. 
Kanda però non disse nulla, si limitò a guardarla con espressione dura e severa, dall'alto, con l'aria di chi si aspetta che gli venga rivelato qualcosa, con o senza l'ausilio della forza.
-Beh, che c'è?- domandò.
Il taccuino cadde inesorabilmente a terra quando Kanda l'afferrò per il braccio e la tirò su, trascinandola fuori dalla palestra. 
-Vieni con me.- intimò. Alcuni li guardarono, Kanda fece un segno a Moeve poiché continuasse con i suoi esercizi.
La trascinò per i corridoi fino a giungere in un luogo abbastanza appartato. 
Se prima era serio, adesso sembrava sul punto di scoppiare dalla rabbia. 
-Mi sembravi una tipa intelligente, ma mi sbagliavo.- le sputò in faccia.
Yuki sgranò gli occhi. 
Kanda era sicuramente la persona più avvezza al litigio che lei avesse mai conosciuto, ma dubitava fortemente che, di punto in bianco, l'avesse portata in un luogo dove raramente passava qualcuno solo per inveirle contro.
Lo fissò con tanto d'occhi, cercando di capire se avesse semplicemente preso una botta in testa o se voleva davvero dirle qualcosa.
-Allora?- domandò, vedendo che ello ancora si ostinava a tacere.
-Allora mi sembrava di averti dato un consiglio, o sbaglio?- Kanda si appoggiò ad una colonna, a braccia conserte.
-Un cosa?-
-"Cambiare profumo".- disse lui, continuando a fissarla con quel cipiglio che, fortunatamente, si era un po' allentato. 
Di nuovo quella frase, Yuki lo guardò dritto negli occhi. Nessuno, a quanto aveva visto, soleva spesso osare un simile contatto con quel ragazzo. Non si perse affatto, come succedeva alle protagoniste di certi libri, in quel mare scuro e profondo, anzi, era impossibile affondare in quegli occhi d'ebano, perché erano schermati da una barriera dura e resistente come l'acciaio.
-Spiegami, perché proprio non riesco a capirti.- formulò, senza interrompere quel contatto visivo composto dai diversi sguardi di due selvagge fiere le quali erano i loro proprietari.
-Gli altri non lo sentono, ma puzzi di sangue.- disse Kanda, accettando quella che sembrava una vera e propria sfida a chi avrebbe distolto prima lo sguardo -Tutte le volte, ed è sempre recente.-
Yuki trasalì appena. 
Come diavolo era riuscito a...
-E dunque?-
-Dunque... Come mai? Ti assenti sempre ad orari davvero strani, i tuoi turni di lavoro sono insoliti, non stai mai nello stesso laboratorio, e, per giunta, vedo il bordo di una benda anche se hai le maniche piuttosto lunghe.- quell'ultimo commento la spinse a sussultare vistosamente e tirarsi giù la manica destra, coprendo la serie di fasciature e cerotti.
Anche se non sembrava, quello stupido era andato a studiarsi i suoi orari, e si era informato parecchio.
-Non credo di poterti dire nulla.- Yuki fece per tornare alla palestra, ma Kanda l'afferrò di nuovo. 
-È questo il problema, tappetta, tu puoi dirmi quello che sai, ma non vuoi. Non venirmi a dire che ti è stato vietato, perché se così fosse, adesso mi staresti fissando, dicendo "informazioni riservate" o qualche altra cazzata del genere.- quelle ultime parole l' agghiacciarono. Diamine, sa più roba lui che BakPensò.
Non aveva nemmeno voglia di mentire, per giunta. Sapeva benissimo di essere in grado di abbindolare chiunque, trovando le giuste parole, dopotutto, era di un'approfittatrice nata che si parlava, ma era troppo stanca per inventare balle di qualsiasi tipo sulla sua identità. Era stressante. 
Però non gli avrebbe detto tutto con così tanta facilità.
-Kanda... Io sono come te.- disse.
Strattonò il braccio e si liberò dalla presa, tornando da dove erano venuti.

*qipao: abito tradizionale cinese, conosciuto anche come Cheongsam.

Ciao bellissimi! 
Torno ancora con un capitolo nuovo, sperando che funzioni come dovrebbe. 
Per piccola informazione... Il disegno di Moeve è pronto, ma lo posto la prossima volta, dato che l'ho disegnata in divisa.
Bene, quindi Yuki ha detto a Kanda che sono uguali, ma avremo bisogno di una spintarella, tra un paio di capitoli, perché lui capisca che vuol dire... Tanto noi lo sappiamo già 😉...
Ebbene nel prossimo capitolo dovremo vedere come Moeve se la cava con la sua nuova arma, cosa è successo al povero Lavi e, soprattutto, avremo qualche piccola rivelazione riguardo una certa persona che Yuki sta cercando. E poi... Un tale Moyashi vaga in giro con un altro tipo biondo in cerca di una casa...
Riguardo Junior, il ragazzino insieme a Yuki quando viene salvata da Suman... Suvvia, avrete già capito chi è, dopotutto il nome parla chiaro, così come il presunto vecchietto... 😉😉
Un saluto grande grande!

Sara

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Capitolo 12
*** XI ***


-ECCO LO SAPEVO! CI SIAMO PERSI!- Un urlo lamentoso ruppe la quiete nella pianura erbosa, qualche uccello volò via, spaventato.
Era una giornata di sole, la brezza smuoveva placidamente l'erba alta ed il grano nei campi che si espandevano a perdita d'occhio, la luce illuminava di riflessi i capelli di due giovani fermi a battibeccare in mezzo all'unico sentiero di terra battuta.
-Sei sempre il solito buono a nulla, Walker, in grado di perdersi anche su una strada unidirezionale.- Link strappò di malo modo la cartina dalle mani guantate del compagno di viaggio.
-Vedi?- picchiettò con l'indice il nome di una località, per poi farlo scorrere lungo la rappresentazione di una strada -Hai sbagliato verso.- una vena di rabbia pulsò sulla fronte del biondo, mentre Allen alzava le spalle, come se oramai che il danno era fatto non ci si potesse far più nulla. 
-Mi dispiace Link, chiedo scusa... Ma anche tu lo sai che non ho senso dell'orientamento, non avresti mai dovuto affidarmi la cartina!- protestò, scompigliandosi i bianchi capelli con la mano mancina. 
Link sbuffò e si voltò, incamminandosi verso la giusta direzione, Allen lo seguì diligentemente. 
Era passato un bel po' ormai, da quando stavano cercando la casa che il Maestro gli aveva indicato nella coscienza di Neah, ed erano ormai molto vicini a trovarla, gli mancava solo di superare un piccolo villaggio, e poi avrebbero finalmente scoperto la verità, o almeno così Allen sperava.
Quando si era risvegliato, rivedere Link era stato un grande impatto a livello emotivo, si sentiva confuso come non mai, e non era riuscito a reagire in alcun modo, se non quello di domandare cosa ci facesse lì.
Apprendere che, per qualche oscuro motivo, Lvellie volesse preservare l'incolumità del Quattordicesimo l'aveva spiazzato ed insospettito al contempo. 
E poi... Non si sentiva più a suo agio con Link. Era convinto di aver fatto l'abitudine alla sua costante presenza, invece, dopo i nuovi risvolti, si chiedeva se, al primo campanello di allarme che Neah avrebbe sicuramente destato, l'ispettore non avesse l'intenzione di aiutare il noah a prendere il controllo del suo corpo. 
Si sentiva orribile ma al contempo ragionevole nel sospettare di Link, eppure proprio non riusciva più a vederlo come uno dei "buoni".
E, quasi fosse stato un bambino capriccioso ed infantile, si ritrovava, vagando nei pensieri, a ricercare la figura stabile trovata nella presenza di Kanda e Johnny. 
Quel breve periodo passato con loro era stato colmo della paura di ferirli in qualche modo, e quel terrore lo spingeva continuamente a comportarsi quasi in modo schivo, eppure si era sentito talmente bene insieme a loro... Lo avevano minacciato, scartavetrato con un fazzoletto, pestato a sangue, ammanettato e poi portato al sicuro, un rapporto d'amicizia sicuramente strano, eppure era così... Familiare... 
L'immagine di Johnny che gli teneva la mano invocando il suo nome mentre Kanda, con la solita flemma, stava seduto un poco in lontananza gli riaffiorò alla mente, scaldandogli il cuore di determinazione. 
Poi l'immagine, dolorosa come uno schiaffo in pieno volto, di Lenalee, la mano tesa verso di lui, le lacrime che le rigavano il volto... 
Scosse la testa. 
Dannazione. 
Sospirò. Non poteva far loro del male, quindi doveva allontanarsi per non correre rischi.
-Ehi, Walker! Muoviti!- Link lo richiamò, la voce severa. 
-Si, eccomi!-
Allen si diresse verso di lui correndo per annullare il tratto di strada che lo vedeva rimasto indietro. 
Doveva ritornare, non poteva arrendersi.

-Aaah... Che stanchezza...- Yuki intrecciò le dita e levò le braccia verso il cielo limpido, stiracchiandosi.
Il viaggio in carrozza l'aveva davvero spossata, lasciandole la schiena a pezzi. 
-Muoviti, dobbiamo arrivare al villaggio entro stasera, abbiamo da camminare per quaranta chilometri.- Kanda le passò avanti, frustando l'aria con i capelli corvini. 
-Mamma mia, scorbutico come sempre... - borbottò lei, inarcando le sopracciglia. 
Attese che Moeve la raggiungesse per poi incamminarsi insieme a lei. 
La ragazzina, dopo una settimana di allenamenti e continui sforzi nell'apprendere il funzionamento della propria arma, era pronta per la prima missione. Yuki era convinta fosse troppo presto, ma in quella situazione disperata, con la minaccia pressante del Conte che incombeva in ogni dove, non vi erano migliori alternative che reggessero. 
Si sistemò la sciarpa rossa che le aveva prestato Miranda, raccomandandole di riguardarsi bene dal freddo. Sperava almeno che non risultasse troppo evidente con un simile colore addosso... 
Sospirò, ascoltando il ritmo della marcia serrata che Kanda aveva tacitamente imposto, forte del desiderio di arrivare alla meta in orario e poter risolvere la situazione con consecutivo rientro il più in fretta possibile.
Lanciò un'occhiata ai braccialetti che si avvolgevano intorno ai polsi ed alle caviglie di Moeve, dall'aspetto di sottili catene lucide. Era un'Innocence utilizzabile sia nelle azioni offensive che in quelle difensive, ed era ottima nel confondere gli avversari. Questo, per lo meno, nella teoria. Spettava alla piccola tredicenne farne fruttare qualcosa di concreto nella pratica, e ciò includeva anche l'intervento di Kanda. 
Camminarono fino a sera, e quando videro le casette dai graziosi porticati illuminati da lanterne si era quasi fatta sera. Yuki e Moeve tirarono un sospiro di sollievo, mentre Kanda sbuffò sonoramente.
Come aveva detto loro Komui, cercarono una piccola locanda dove soggiornare, sperando di trovarne. Purtroppo in un simile villaggino prenotare era impossibile, per cui se non avrebbero trovato un letto si sarebbero accontentati di una notte all'addiaccio.
-Laggiù mi pare ci sia un'insegna, proviamo?- Moeve tirò delicatamente Yuki per la manica del cappotto, indicandole un edificio in legno a due piani.
La vernice sulle pareti era lievemente scrostata, ma il posto tutto sommato era ben tenuto, prova lo erano i fiori (a quell'ora chiusi in delicati boccioli) sui davanzali di ogni finestra. Sull'insegna, il bella grafia vi era scritto: "Gallo Verde", proprio come il galletto dipinto del segnavento sulla sommità del tetto.
Con sollievo, entrarono dalla porta di legno e vetro. 
L'ambiente, piccolo ma caldo ed accogliente, ospitava dei tavoli per lo più colmi di gente allegra e spensierata. L'odore del buon cibo e le voci gongolanti per l'ebrezza li avvolsero come una piacevole e serena coperta di normalità. 
-Aaah che bello! Un bel pasto caldo ci voleva proprio!- Yuki sorrise allegra, andando a scegliere un tavolo. 
-Oggi sei piuttosto di buonumore, tu.- constatò Kanda, sedendosi di fronte a lei e poggiando Mugen nello spazio sulla panca accanto a se. 
Girando accuratamente attorno alla lama, standone ampliamente alla larga, Moeve raggiunse la ragazza ramata.
-E adesso?- domandò la biondina, guardandoli con aria interrogativa.
-Beh, penso che a questo punto non ci resti che...- Yuki rimase immobile, la mano ancora alzata nel gesto che stava per compiere, lo sguardo fisso verso la porta, dove un cliente nuovo aveva appena fatto la sua entrata.
Kanda, incuriosito dal suo improvviso comportamento, si voltò verso la stessa direzione, rimanendo a sua volta immobile.
Non poteva davvero... Il nuovo arrivato si voltò verso di loro, Yuki lo guardò, e lui ricambiò quello sguardo con altrettanta incredulità.
-J... Junior?-

Quando Lavi aprì l'unico occhio buono percepì una fitta scarica di dolore attraversargli il corpo, facendolo gemere contrariato. 
Si voltò a pancia in giù, la faccia sprofondò nel morbido, sottili fili gli solleticarono la guancia e la tempia.
Puntellandosi sui gomiti e poi sulle ginocchia, si tirò su, constatando di trovarsi in un largo fosso erboso. 
-Ma che diavolo... Che ci faccio qui?- si guardò attorno, campi a perdita d'occhio, una strada sterrata.
Ricordò vagamente il sogno che aveva fatto, un sogno vivido e doloroso... Sembrava vero, dannatamente vero.
Sospirò.
Era un prigioniero dei Noah, quindi cosa ci faceva lì? Non ricordava di essere fuggito, non ci riusciva.
Uscendo dal fosso si spazzolò i vestiti, fermandosi perplesso.
Indossava dei pantaloni neri con gli stivali, una camicia bianca, un maglione verde ed una giacca beige, la solita sciarpa attorno al collo. Da dove erano venuti fuori quelli?
Partendo dal presupposto che, mai e poi mai, in vita sua avrebbe indossato una camicia, fino alla convinzione che, essendo stato catturato durante una missione indossasse la divisa.
Fece scorrere le dita fino alla cinturina legata alla sua gamba destra, sfiorando con le punte dei polpastrelli il liscio martello. Lo tirò fuori dalla sua custodia e lo fissò contro la luce del sole. Era sempre uguale,in tutto e per tutto, ma ne cambiava il colore. Dal metallico grigio scuro adesso prendeva le sfumature cristalline del rosso sanguigno. Evidentemente non si era trattato di in sogno.
Osservò nuovamente il panorama, chiedendosi se quella sua scelta fosse davvero stata giusta. In cuor suo l'aver scelto di essere Lavi era qualcosa di rassicurante e terrificante al contempo, e non era sicuro di aver ancora rinunciato del tutto al suo sogno di diventare il futuro Bookman.
Avrebbe tanto voluto poter fare entrambe le cose.
Sospirò, riconoscendo il posto in cui so trovava. Avrebbe dovuto camminare per un bel po' di chilometri ed avrebbe raggiunto un piccolo villaggio dove cercare ristoro e magari un posto dove passare la notte.
Iniziò a camminare a passo ritmato, memorizzando per abitudine tutto ciò che vedeva catalogandolo e riordinandolo nel giusto angolo del suo cervello.
Una volta arrivato al villaggio avrebbe provato a cercare un telefono per contattare qualcuno.
Era pomeriggio inoltrato, e contava di arrivare al villaggio per la sera, giusto in tempo per l'ora di cena. Il suo stomaco brontolò prepotentemente, ricordandogli il suo amico Allen. Chissà come se la stava passando anche lui all'Ordine, con tutte le dicerie che gli buttavano addosso insieme ad i rancorosi sguardi dovuti alla memory del Quattordicesimo inserita nel suo corpo. L'ultima volta che l'aveva visto, mesi prima, si erano salutati prima di separarsi per quella missione su larga scala, dove era stato catturato dai Noah insieme al vecchio.
Sperò che anche quel panda stesse bene.
Era una così bella giornata che nemmeno pensare a tutte le ombre di quella guerra riusciva ad adombrarla. Il mondo in cui poi le spighe di grano aleggiavano dorate sotto il sole... Si fermò.
Grano?
Grano maturo... A Novembre?
Adesso aveva decisamente bisogno di quel telefono. Non sapeva se l'Ordine fosse già a conoscenza di una stranezza simile, ma era meglio che se ne accertasse.
E non solo, l'erba alta, gli alberi verdeggianti e dei cespuglietti di fragole non facevano che confermare la sua teoria.
Aumentò ancora di più il passo per arrivare il prima possibile.

Raggiunse il villaggio in serata, come da previsione, mentre una nebbia fitta e densa si iniziava a radunare nella pianura, avvolgendo le casupole in una coltre umida e lattea.
Si accorse dell'insegna del "Gallo Verde" solo perché ci andò a sbattere contro.
Imprecando, si arrampicò sugli scalini, tenendosi il naso dolorante.
Entrò dentro solo dopo essersi dato un minimo contegno, venendo avvolto dal calore e dalla cacofonia di risate e parlantine strascicate di chi aveva preso un boccale di troppo.
Fece scorrere lo sguardo sui tavoli, osservando i commensali. Fu allora che un paio di occhi profondi dalle sfumature del rame agganciarono il suo sguardo. 
Si accorse bene di Kanda, visibilmente stupito, e di un'altra ragazzina, ma la sua attenzione era focalizzata solo su di una persona.
La vide sussurrare un "Junior", per poi distogliere lo sguardo e sospirare.
Alzò lievemente la mano in un gesto d'invito, per poi scambiarsi un'occhiata col giapponese di fronte a lei.
Si promise di comportarsi come il solito ed imbecille Lavi, non dicendo nulla di troppo. Se Yuki era con Kanda, voleva dire che l'avevano trovata, ma non era comunque sicuro quanto avessero rivelato di lei agli altri membri dell'Ordine.
Con nonchalance si avvicinò al tavolo e discostò Mugen, guadagnandosi un'occhiataccia da parte del suo proprietario.
Eppure, nonostante le sue aspettative includenti minacce di morte ed improperi vari davvero fantasiosi, Kanda ghignò in quel suo modo che per un umano comune rasentava il sorriso.
-Così sei vivo, Stupido Coniglio.- Lavi ripose con un gran sorriso.
-Purtroppo non riuscirai a sbarazzarti così facilmente di me, Yu.-
-Vuoi morire?-
-Non ancora, ti chiamo appena mi viene la voglia.-
-Idiota.- la voce di Yuki lo fece agghiacciare, nonostante ciò si voltò nella sua direzione sorridendo.
-É bello vederti, Fiocchetto mio.- le disse, appoggiandosi coi gomiti al tavolo ed affondando il mento nei palmi delle mani.
La ragazza lo scrutò con occhi seri, ispezionando ogni centimetro del suo volto.
-Sembri star bene.- constatò.
Un groppo minacciò di salirgli in gola.
Stavano tentando entrambi di dissipare quello strano miscuglio di sensazioni dovuto a quel forzato ed inaspettato incontro.
Quanto avrebbe voluto abbracciarla stretta e rimanere in quel modo... La sua "sorellina", la persona con cui aveva condiviso anni e anni della sua vita.
-Lo sai, ho la pellaccia dura.- le disse.
L'espressione dura sul suo volto si addolcì e si permise di ridere.
-Mai quanto la mia.-
Kanda li scrutò attentamente, ma non fece domande.
Stettero così per un quarto d'ora, Lavi spiegò, tralasciando il "sogno", come fosse stato rapito e trattato dai Noah, e come si fosse misteriosamente risvegliato in un fosso, vestito di tutto punto e con l'Innocence evoluta. Nonostante Kanda sembrasse avere dei dubbi riguardo eventuali informazioni tenute nascoste, si limitò ad annuire ed accontentarsi di ciò che sapeva grazie a quello scarno racconto. Se non altro, Lavi non poteva rivelare tutti i segreti di quella guerra che aveva appreso, non ancora. Eppure, la scusa del Bookman con Yuki non reggeva, ne sapeva tante quante lui (forse anche di più), e poi... Aveva capito che quello che non aveva rivelato era personale, non professionale.
-Ci sono novità?- domandò ad un certo punto Lavi, facendosi serio, mentre una cameriera appoggiava al centro del tavolo una torta di mele che aveva richiesto Yuki, con l'intento di dividerla.
-In tre punti, ascolta bene: Primo- Yuki tenne il conto con le dita -Kanda é un generale, questa ragazza si chiama Moeve ed é la sua allieva.- Lavi scrutò per la prima volta la ragazzina: capelli corti e biondi ed un occhio azzurro come il cielo poco prima del tramonto, l'altro coperto da una benda. Era piccola e minuta ma la divisa su misura le calzava a pennello, dissipando parte di quell'impressione.
Era una ragazzina timida ed incerta, non certo il tipo di persona che Kanda voleva avere attorno. Qualcosa intorno a cui indagare di sicuro.
-Secondo: Allen Walker è un fuggitivo, é stato sollevato dalla carica di Esorcista e...- Yuki si fermò e fissò per un secondo il tavolo, perplessa con gli occhi sgranati come se vi avesse visto qualcosa di interessante. Era qualcosa che faceva sempre quando era indecisa se usare i suoi saperi per scopi personali o manipolatori oppure comportarsi in modo più onesto.
-...e niente.- finì. Aveva scelto la prima.
Quella si che fu una botta. Farsi pestare da Kanda o mordere (di nuovo) da Crowley sarebbe stato mille volte meglio. Allen privo della carica di Esorcista era una di quelle espressioni che equivalevano all'impossibile. Allen era un Esorcista, senza quello lui non era nulla, era privo dello scopo che l'aveva spinto a vivere fino a quel momento.
Annuì grave, evitando di far mostra della delusione e della preoccupazione che l'avevano afferrato a quella notizia assurda.
-Dimmi la terza, Fiocchino.- Yuki lo guardò male al soprannome, ma non reagì in altro modo.
-La terza notizia é che i Third sono diventati del tutto Akuma e... Beh verrai aggiornato degli eventi avvenuti alla sede Nordamericana successivamente. Sono avvenute delle vicende legate ai Second Exorcists.- Yuki lanciò un'occhiata a Kanda, che scrutò serio Lavi.
Quella gli era nuova, il vecchio aveva nascosto delle cose pure a lui, lo sapeva, ma il fatto che udire il termine "Third exorcists" non gli avesse fatto venire in mente che di norma ci sarebbe dovuto essere un "Second" prima lo fece sentire un vero e proprio cretino.
-Second, eh? E quindi avevano già creato dei mezzi Akuma prima?- gli arrivò un calcio sugli stinchi talmente forte da farlo saltare dalla panca, guardò Yuki davanti a se, rossa in volto.
-Mezzi akuma un...- si zittì, osservò la gente intorno a se, alcune persone si erano voltate, si quietò in un istante.
Lavi rimase in piedi, stupito, finché Kanda non lo tirò giù facendogli beccare una testata contro il tavolo.
-Dimmi di nuovo mezzo Akuma e ti taglio a pezzettini.- gli sussurrò all'orecchio.
Lavi si allontanò terrorizzato, urlandogli di essere meno crudele con i compagni e beccandosi qualche altra percossa, mentre Yuki si scusava per averlo colpito e sgridava entrambi per il rumore.
In tutto quel baccano, Moeve si mangiò la torta di mele.

-Chiamerò l'Ordine e dirò loro che stai bene e che, a questo punto, ci aiuterai a portare a termine la missione.- i passi di Yuki per le scale erano pressoché impossibili da udire, un po' per la leggerezza ed un po' per la grazia e l'agilità.
Kanda si era rintanato nella sua stanza già da un po', intimando alla sua allieva di fare altrettanto e di riposarsi. Loro due invece erano rimasti al tavolo fino a quando non era rimasto che un misero pugno di gente.
-Quindi... Tu avevi parlato degli esperimenti che conducevano su di te a me ed al vecchio, ma i dettagli li sapeva solo lui, quindi tu sei una Second Exorcist, neh?- la voce di Lavi era un sussurro appena udibile, temeva che qualcuno lo sentisse.
La ragazza aprì la porta della sua stanza e lo invitò ad entrare.
Appena chiuse la porta alle sue spalle, si voltò verso di lui per elaborare la risposta giusta.
-Si, sono all'Ordine per terminare ciò che é stato iniziato, quella dell'assistente e della Scienziata é una copertura assurda e poco credibile fornita da Malcom la Serpe.- La ragazza iniziò ad armeggiare con il telefono della stanza, tirando fuori dalla tasca un golem ed attivandolo. La creaturina sbatté le alì ed iniziò a svolazzarle intorno.
-Parli di Lvellie?-
-Chi altri sennò?- Con un gesto fluido e veloce afferrò il golem e lo connesse all'apparecchio.
-Non ti ha fatto nulla?- la voce di Lavi traspariva l'incredulità più totale.
-Diciamo che gli servo, possibilmente intera ed in divisa.-
-Ma ancora la divisa non fa per te, o sbaglio?- passarono dei minuti in silenzio, nei quali Yuki tentò di sincronizzarsi sulla giusta frequenza.
Quando parve riuscirci, chiamò la Home.
-Dio é un bastardo.- disse, poco prima che qualcuno rispondesse.
-Kanda, sei tu?- la voce di Komui, resa lievemente metallica dall'apparecchio, riempì la stanza con familiarità.
-No, sono Yuki, gli ho soffiato il golem.-
-Oh, Yuki-chan, come va? Siete arrivati?-
-Si, in perfetto orario. Ho delle novità da darti.-
-Hai la voce un po' roca... Non é che hai preso freddo? Ti copri per bene?-
Una vena di frustrazione (che Lavi conosceva bene, ne aveva subito le conseguenze) apparve sulla fronte della ragazza.
-Ascoltami, Komui, non dilagare.- 
-Che crudele, mi preoccupavo e basta io!- la voce lamentosa e gongolante del supervisore fece scoppiare Lavi a ridere. Non lo sentiva davvero da troppo tempo, e non era riuscito a trattenersi.
-C'è qualcuno lì con te? Ti prego dimmi che non é Kanda che sta ridendo, dovrei come minimo costruire un bunker d'emergenza.-
-Tranquillo Komui, la fine del mondo non è ancora giunta. La persona che sta ridendo...- calcò l'ultima frase -...è una delle novità di cui ho accennato.-
-Avete trovato Lavi?- la naturalezza con cui il Supervisore pose quella domanda fu spiazzante -Sono sicuro che solo lui potrebbe ridere così.-
-Fino a cinque secondi fa pensavi che fosse Ka...-
-Era cinque minuti fa! Il passato passa Yuki-chan! Non fare la puntigliosa o invecchierai presto!-
-Almeno crescerei prima.- sbottò la diciottenne in modo acido -Comunque da adesso Lavi si unirà al nostro gruppo, prevedo che, tra le tre missioni che ci hai affidato, arriveremo intorno al venti di Dicembre.-
-Le tue stime sono sempre esatte, per cui il venti del prossimo mese mi troverai di fronte al Gate. VALE ANCHE PER TE LAVI!- Il giovane sobbalzò. Quel tono da maniaco di Komui non prometteva nulla di buono.
-C... Certo, e che faccio fuggo?- rise nervosamente.
-Hai perso il controllo medico, ma non ti preoccupare, te lo faremo recuperare.- con uno spaventoso salto di tono, la voce del cinese tornò seria e professionale, per subire poi un picco di follia nel dire:
-E, dato che mi sento buono... ME NE OCCUPERÓ IO IN PERSONA! SEI FELICE?- il povero Lavi già se lo immaginava, lì pronto apposta per lui, con in mano strumenti più adatti ad un carpentiere che ad un medico, con un sorriso ineguagliabile nemmeno per il Conte stesso.
-Sono sicura che lo sia, adesso andiamo Komui.-
-Ci si vede il venti!- Yuki fece per interrompere la comunicazione, ma si bloccò.
-Ehi, Komui...-
-Dimmi?-
-Aspetto il mio regalo.-
-Sotto l'albero.- scoppiarono entrambi a ridere, dai due lati opposti del telefono, in due diverse parti del mondo, prima che la conversazione si chiudesse.
-Come volevi, non ti ci ho fatto parlare direttamente.- Yuki si mise a sedere sul letto, guardando la luna fuori dalla finestra.
Era piccina come sempre, i capelli lunghissimi e gli occhi decisi velati da quella strana sofferenza. Gli abiti su misura le stavano alla perfezione, mostrando che avesse già un'età da "quasi donna", nonostante fosse talmente minuta.
Una volta metteva i vecchi maglioni che a lui non entravano più, e ci navigava praticamente dentro. Sembrava un pulcino perennemente arrabbiato, e ciò la rendeva davvero tenera. Poi aveva iniziato a vestirsi in modo un po' più femminile, ma rimanendo sul sobrio. Eppure ad i maglioni enormi non era mai riuscita a rinunciarci totalmente.
-Se questa fosse una storia, direi che lo scrittore avrebbe un blocco.- disse lei, senza distogliere lo sguardo dal pallido disco argenteo.
-Un blocco, dici?-
-Si. Non sapeva come farci incontrare, e ne è scaturita questa situazione forzata.- era impressionante il modo in cui una persona impacciata come lei quando si trattava di mostrare le proprie emozioni (nonostante fosse una vera e propria attrice e manipolatrice) riuscisse a trovare il giusto paragone per rendere l'idea di ciò che stava pensando a riguardo di una determinata situazione.
Si alzò dal letto e si sfilò il cappotto, che aveva tenuto per tutta la sera.
La Rose Cross le scintillò sulla camicia.
Fissando il pavimento con insistenza, gli andò incontro.
-Ammetto che non avrei mai più pensato di rivederti, Junior.- aveva sussurrato tutto con voce fievole.
Lavi notò con fatica, nella stanza semibuia, il rossore che pervadeva il volto della ragazza.
-Mi mancavi.- gli disse, abbracciandolo.
Lavi ricambiò l'abbraccio.
Yuki profumava sempre di limone, come quando erano bambini.
-Sono felice di vederti, Fiocchetto.- Yuki gli tirò una manata sulla schiena.
-Cretino.-
-Sei crudele cucciola.-
-Finto fratello del cavolo. Puzzi di erba di campo.-
-Ero in un fosso.- si separarono.
Lavi sorrise.
-Dimmi, stai ancora cercando quella persona?- le chiese.
Yuki annuì.
-Eppure... Sono ancora così confusa... Negli ultimi anni ho provato a smettere di cercarlo, ma tutte le volte pensavo a lui. Temo che se non gli dirò mai il messaggio che mi è passato, non vivrò in pace per il resto dei miei giorni.-
-Mi potresti dire chi è? Ti potrei aiu...-
-Junior, sei gentile ma... te l'ho sempre detto... Non voglio ancora dirlo a nessuno. Quando ne parlo ad alta voce...- Lavi afferrò al volo il concetto.
-Vado a letto, sogni d'oro piccina.- le stampò un bacio sulla fronte, rischiando di prendersi una cinquina.
-Sarà meglio, idiota dei miei stivali.- Yuki lo spinse fuori, irritata.
-Tu porti i mocassini!- la corresse scherzosamente lui, sparendo dietro la porta della propria stanza.
Yuki sbuffò. Era cretino ed in salute come sempre, quell'idiota patentato.
Si buttò sul letto.
Avrebbe voluto parlare con lui ancora un po', ma iniziava a sentirsi spossata, la sua mente stava tentando di resistere tenace al familiare risucchio che la conduceva in quel limbo di pensieri vaganti, che la trascinavano in ricordi che le appartenevano solo per metà.
Il dolce mare di inchiostro nero la avvolse, mentre i colori di un mondo passato le si dipingevano sotto le palpebre.

-Stavo pensando... Non ti farebbe piacere se rimanessimo sempre insieme?- una frase detta con voluta naturalezza, studiata fino a fondo, con il tono di chi sta parlando del tempo o della solita routine della giornata appena trascorsa.
Un sorriso raggiante ed amichevole arriva come risposta da parte della ragazza.
-Sei il migliore amico che abbia mai avuto, non intendo certo lasciarti andare con la vecchiaia.-
Ed appare sulle labbra perfette di lui un sorriso malizioso e malandrino.
Stende il braccio sullo schienale della panchina, mentre l'altro avvicina la mano con la sigaretta accesa alla bocca.
-Non intendevo esattamente questo, ma per ora mi accontento.- risponde mentre butta fuori il fumo aspirato.
-Ah no?- lei sorride a sua volta -Nemmeno io.- e si sistema la chioma fluente.

Il mondo volteggia, torna indietro, ancora di più.

-Nora è un bel soprannome, rimanda a Noriko e poi vuol dire "vagabonda" al mio paese.- Rin spettina i capelli di Tammy, sorridente -Avete scelto bene.- poi guarda Noriko, adesso ribattezzata Nora.
-Tu ne sei soddisfatta?-
-Un nome è come un tesoro, la signora Alvares dice che i nomi rappresentano ciò che siamo, per cui più nomi ho più è grande il mio tesoro.- la ragazzina corvina sorride, e si siede vicino al giapponese.
-Piuttosto... Voialtri non dovreste gironzolare così in inverno. Capisco che non avete una casa, ma un cantuccio caldo so per certo che lo conoscete, per cui da bravi, andatevene via prima di beccarvi un malanno.-
-E tu non dovresti essere a lavoro?- lo rimbeccano Tammy e Noriko. Il ragazzo scuote la testa esasperato. Quelle due gli si sono per qualche motivo accollate, e maledetto lui che ha osato affezionarsi a loro.
Eppure non è in grado di negar loro qualcosa, le adora troppo.
Tammy è sempre dolce, con occhi azzurro torbido innocenti, forse non si rende bene conto nemmeno lei della vita dura che sta conducendo, ma, dopotutto, si tratta pur sempre dj una bambina.
La piccola Nora invece è fantastica, anche se a volte fa paura. Sempre altruista, gentile ed allegra. Una ragazzina espansiva e sincera, talvolta fin troppo sboccata. Eppure lei conosce bene il mondo, sa da che parte gira, ragiona come un adulto, non sa leggere, scrivere o fare calcoli, ma conosce lo stesso il significato del guadagno e del fare affari.
-Sono in pausa.- sbuffa il diciannovenne.
-Sei sempre in pausa, tutte le volte che ti vedo.- ribatte Nora.
-Siete voi che venite sempre alla stessa ora.-
-Mah, sarà.- 
Rin scuote la testa, nascondendo l'ombra di un sorriso.
-A te come va la vita, ometto?- guarda Tyki, che è rimasto fino ad allora zitto.
Stona parecchio quando va in giro con quelle due, vestite da classiche orfanelle di strada. Lui col suo cappotto scuro ed i pantaloncini neri, i calzettoni grigi e le scarpe eleganti e la sciarpa pulita. Eppure va sempre in giro con quei vagabondi. Preferisce frequentare quel gruppo, come se nel profondo dell'anima anche lui si sentisse parte della vita di strada.
-Va bene.- si tira qualche ricciolo sulla fronte come sempre, nascondendosi dietro gli enormi occhialoni.
In effetti, Tyki sembra bruttino visto a quel modo, eppure quel poco che quelle grosse lenti permettono di intravedere sono i tratti affilati del volto, il naso dritto e la bocca, e sembrano davvero troppo equilibrati tra loro. Probabilmente, se permettesse al mondo di vedere il resto del suo volto, apparirebbe un bel ragazzino.

Tutto volteggia di nuovo, ora la protagonista della scena è Yuki stessa, si riconosce come la se bambina.

Correva a perdifiato, benedicendo quel ragazzino di nome Link in tutti i modi possibili, gli era davvero grata.
Vedeva in lontananza la casa campagnola che gli era stata indicata.
Corse per gli ultimi seicento metri che le rimanevano, mentre le forze minacciavano di abbandonarla.
Le ferite che le avevano inferto i Corvi sembravano pericolosamente restie a rigenerarsi. Sputò un grumo di sangue e concentrò le ultime forze verso il suo obbiettivo.
Arrivò al vialetto barcollante.
Un ragazzino, intento nel trascinare delle casse su per gli scalini d'ingresso, balzò dallo spavento.
Aveva una confusa zazzera di capelli rossi, che spiccava anche al buio come la fiamma di un fuoco infernale, un occhio coperto da una benda nera. Aveva senza dubbio la sua età.
-A...aiuta...mi.- l'afferrò appena in tempo per evitarle di cadere a terra.
-Ehi, ma che... Aspetta, resisti un secondo... NONNO, CORRI!- il ragazzino le scostò la frangia dalla fronte, analizzandola con l'unico occhio, di un meraviglioso verde smeraldino.
-Ehi, mi senti? Riesci a vedermi bene?- Yuki si sforzò di annuire.
Il rumore della porta che si apriva catturò la sua attenzione.
-Cosa c'è, Dick?- la voce anziana soggiunse con dei passi leggeri.
Un attimo di silenzio.
-Portala dentro, Dick.-

Angolo meh
Happy Nataleeeh❤🎄🎁💝🎅🎉
Dato che a Natale sono tutti più buoni ho fatto un capitolo un po' più lungo del solito, ma, dato che la mia bontà ha un limite, il disegno di Moeve scala al prossimo capitolo.
Capitemi, l'ho disegnata in posa dinamica (cosa miracolosa per una come me) con la divisa, e voglio mettere per cui questo disegno nel capitolo che merita.
Coomunque, le mie solite e fastidiose scene frammentarie... Purtroppo non riesco a farne a meno😅...
Beh... Buon Natale ed al prossimo capitolo!

Sara

 

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Capitolo 13
*** XII ***


Quel fiore é solo un'illusione.

Kanda aprì gli occhi di scatto, guardandosi intorno si alzò dal letto.
Un mormorio confuso si levava dal profondo della sua anima, riverberandogli nelle viscere e salendo fino alla mente, sussurrando vecchie frasi familiari ma mai udite in quella vita.
Si portò una mano alla fronte, digrignando i denti. Stava succedendo qualcosa che non riusciva a controllare. Piccoli dettagli, minuscoli frammenti di ricordi gli scorrevano sotto le palpebre ogni volta che le sbatteva.
Sospirò, ma un groppo alla gola gli blocco il fiato. Quella strana malinconia... Una vera e propria seccatura. Inoltre... Il discorso di Komui, quando l'aveva preso da parte dopo l'assegnazione della missione, ancora lo faceva rodere dalla rabbia e dalla curiosità

-Kanda-kun, tu rimani un attimo, ti devo parlare.- dopo che Yuki e Moeve si furono congedate e la porta fu chiusa, il Supervisore si sistemò gli occhiali, guardando il giovane generale.
-C'è qualcosa riguardo questa missione che devo sapere?- domandò, fissandolo serio. Con lentezza, Komui scosse il capo.
-I realtà no. Si tratta di Yuki-chan.- a quelle parole Kanda drizzò la testa, sperando di scoprire qualcosa di utile. Perché poi gli premesse tanto sapere qualcosa di quella nanetta nemmeno lui lo sapeva, ma se gli capitava l'opportunità di ricavare qualche informazione tanto valeva coglierla.
-La Tappetta? Perché?- ostentò la solita indifferenza, dopotutto era una cosa che gli riusciva bene. Anzi, anche se Komui avesse intuito qualcosa, non si sarebbe mai azzardato a ripassarci sopra: era così che funzionava quando si aveva a che fare con l'Esorcista Kanda Yu, ne più ne meno.
-Vorrei chiederti un favore, se me lo concedi.-
-Di che si tratta?-
-Ecco, vedi... Yuki é una persona intelligente, arguta (fin troppo a volte), e non lascia molto al caso, inoltre... Cerca di aiutare sempre tutti e, nonostante possa non darlo sempre a vedere, é davvero generosa e di gran cuore...-
-Se stai tentando di elogiarla per farci smettere di litigare é tempo perso.- lo interruppe Kanda, già partendo verso la porta.
-No, aspetta!- Komui si sporse tendendo il braccio verso di lui -É davvero importante, giuro.- Kanda si voltò verso di lui.
-Dunque?-
-Stavo dicendo... Yuki é una brava persona ma... Non é molto stabile, ecco.-
-Stabile?- il giapponese inarcò un sopracciglio, perplesso da quell'aggettivo così strano se paragonato ad una persona in funzione negativa.
-Si, insomma... Immagino tu ti sia chiesto come mai... Ecco, é un po' strano che una bambina di nove anni sia riuscita a fuggire da qui, no?- la domanda retorica di Komui non fu altro che una di quelle che, da tempo a quella parte, il ragazzo si stava ponendo a se stesso.
-Yuki é davvero importante, Kanda, ma sopravvaluta troppo le sue capacità, anzi, mi sbaglio...- il Supervisore si aggiustò il cappello, in cerca delle parole esatte -...lei non farebbe mai l'errore grossolano di sopravvalutare o sottovalutare le proprie abilità, diciamo piuttosto che ne ignora i limiti. Alza un po' troppo il gomito, se si sente vicina ad uno scopo e non riesce più ad attendere.-
-Ed io che posso farci? Muoviti a chiedermi questo maledetto favore e lasciami andare, complessato.- l'appellativo parve offendere leggermente l'uomo, ma non lo diede a vedere.
-Ti prego, se Yuki fa qualcosa di avventato fermala. É indispensabile, per la nostra salvezza, che lei non perda le sue qualità fisiche.-
-Qualità fisiche? Ma che diavolo blateri? E perché una scienziata é così fondamentale? Cosa vuoi davvero, Komui?!?-
-Kanda-kunYuki non può parlare della propria condizione, ma le é stato concesso di parlarne a te, in caso l'avesse ritenuto necessario, quindi... Fammi il favore di assicurarti che non faccia sciocchezze e porta pazienza, sono sicuro che ti parlerà di tutto.- Kanda si limitò al suo solito verso, per poi uscire dalla stanza senza congedo sbattendo rumorosamente la porta.

Con l'irritazione ben disposta a crescere a dismisura, Kanda sfilò i pantaloni e la maglietta che si era messo per dormire, sostituendoli con quelli neri della divisa ed una camicia bianca. Prese Mugen e si diresse fuori, afferrando al volo il soprabito della divisa.
Per lo meno, una girata fuori a prendere aria non gliel'avrebbe tolta nessuno, o almeno così credeva...
Un cigolio proveniente dalla parte opposta del corridoio catturò la sua attenzione, nella penombra, voltando la testa, scorse una figura minuta uscire da una stanza.
-Ehi.- chiamò.
Con tranquillità, nel mentre si strofinava gli occhi, Yuki gli si avvicinò, lo sguardo trasognato e assente, le occhiaie violacee che alla semioscurità sembravano due fossi profondi.
-Ehi, che ci fai fuori, Kanda?- parlava con lentezza, come se fosse davvero stanca. La frangetta di solito ben pettinata era totalmente sviata, i lunghi capelli, insieme ad un lungo cardigan della taglia sbagliata, la facevano assomigliare ad una bambina o poco più.
-Che ci fai tu, piuttosto.- ribattè il giapponese, infilandosi il soprabito.
Yuki non rispose subito.
-Non riesco a prendere sonno, per cui sono uscita.- gli disse, lasciandosi cadere contro la parete -Sei tu quello in divisa con la Katana appresso. Quindi che facevi?- pian piano, mentre riacquistava coscienza, la ragazza aveva ripreso i soliti modi. Lo sguardo vagamente vacuo si accese con lo schiocco del suo cervello che si impossessava nuovamente della solita lucidità.
-TskNon è affar tuo.-
-Potrei dire la stessa cosa io.- eppure, nonostante il tono acido, la ragazza picchiettò la porzione di pavimento accanto a se, invitandolo a sedersi.
Seppur mantenendosi entro il solito metro e mezzo minimo di distanza, Kanda accettò, con una sorta di tacito orgoglio, l'invito.
-Francamente, tu mi staresti pure simpatico.- se ne uscì lei, dal nulla.
Kanda rimase ostinatamente zitto.
-Sai, stai sempre zitto a questo modo, ma quando ti incazzi ti si sente fino all'altra parte del mondo, intimidisci tutti eppure hai un sacco di amici, anche se non so fin quanto tu te ne renda conto. Ma continui testardo a maltrattare tutti. Sei davvero un tipo buffo.- una risata cristallina proruppe dalle sue labbra, mentre si sistemava le ciocche ramate.
-Ripeto che ciò che mi riguarda non è affar tuo.- sbottò Kanda. Quella ragazza riusciva sempre a dire un incredibile quantità di cose, eppure non rivelava mai un bel niente.
Rimasero in silenzio per più di un'ora, contemplando quella tranquillità tetra che ormai faceva parte della loro vita. L'inquietudine faceva parte delle loro ossa, scorreva loro nelle vene, era indissolubilmente presente in ogni singola essenza di coloro che erano legati alla Dark Religious. Quelle notti e quelle giornate sembravano interminabili feste di Halloween senza effetti speciali, perché tutte quelle atrocità erano vere e vere rimanevano.

La fine era inevitabile, non poteva più combattere, era a terra, nel fango, i fiori erano appassiti, non c'era nulla da fare. L'akuma era sopra di lui, sembrava un clown, il giullare giocondo che si apprestava a far della sua condanna il più divertente degli spettacoli.
Sfioriti. I loti erano sfioriti. Il loto...
"Nasce nel fango e crescendo si innalza verso il cielo, impreziosendo il mondo col suo magnifico profumo". Ma ormai la stagione giusta era finita, il campo era morto, desolato, come stava oramai per a capitare a lui.
Quel sorriso bellissimo... Perché stava sbiadendo?
"Io... Ti amerò per sempre."
-Hai ancora la forza di muoverti bastardo?- domandò allegra e rabbiosa al contempo la bambola.
E fu il buio.

-Ehi Axel, ti va di accompagnarmi da Achim-san? Devo portargli delle pile di rapporti e da sola non ci riesco.- si voltò, guardando la sua interlocutrice. Era seduto su di un gradino situato a metà altezza delle scale, lei era in cima alla rampa. Il volto era in ombra, ma intuiva i lunghi capelli neri sufficienti a riconoscerla.
-Certo, nessun problema, Nora.- si alzò e la raggiunse. Nora era arrivata da circa tre o quattro anni, ed erano diventati amici da subito. Avendo diciannove anni veniva trattato da lei come un fratellino, e lui la vedeva davvero come una sorella maggiore, sempre disponibile e pronta ad aiutarlo. Da ciò che sapeva, era sposata ed aveva un figlio, ma non era nemmeno riuscita a crescerlo per colpa dell'Ordine, che l'aveva arruolata a forza.
-Come è andata la missione?- domandò lei, tirandogli una gomitata per lasciar intendere che non erano gli Akuma quelli di cui voleva ricevere i dettagli.
Alzò le spalle -Ci siamo parlati, null'altro.-
-Axel, non potete andare avanti così, vi piacete no?- sbottò lei, sbuffando.
-Facile per te che sei già sistemata.- le rispose di rimando.
-Ah, non è facile per nulla! Con quell'idiota di mio marito ho fatto tutto io! Quando ha sviluppato le capacità di comportarsi da uomo finito avevo già risolto la questione preparandogli la pista. Non deve succedere anche a voi però, e siccome l'uomo sei tu tira fuori la grinta!-
-Non è la grinta il problema...-
-Axel, non me ne frega un bel niente di quale è il problema, sei dannatamente cazzuto quando combatti e quando parli, ma se si arriva a parlare di donne sei un povero disperato.-
-Anche tu sei una donna, dovresti andarci piano.- una voce familiare li fece voltare di scatto, Nora sbuffò.
-Fatti gli affari tuoi tu, Marian.- borbottò, guardando di traverso il nuovo arrivato. Non riusciva a riconoscerlo, l'immagine era confusa, ma sapeva che quel nome avrebbe dovuto dirgli qualcosa...
-Come va la vita, Ax...Kanda?-
Come un fruscio lieve percepì il tono dolce di una voce farsi largo in quella strana scena.
"Kanda..."
Chi lo stava Richiamando? Cosa... Doveva forse uscire da lì? Come ci si riusciva?
"Kanda!"

-Ehi, idiota!- Kanda spalancò gli occhi, trovando un'alquanto nervosa Yuki a pochi centimetri dal suo volto.
-Dimmi che non hai visto nulla.- sussurrò lei, gli occhi due fessure.
-Di che diavolo parli? E smettila di starmi addosso, non sono una poltrona!-
-Kanda... Hai fatto una specie di... Una specie di sogno?- domandò di nuovo lei inchiodandolo con lo sguardo. Quando un lieve rossore le iniziò ad imporporare le guance, però, si allontanò di scatto.
Lo tirò verso la porta alla loro sinistra.
-È questa camera tua, no?-
-Che te ne frega?- Kanda la guardò. Lesse nei suoi occhi preoccupazione ed indecisione, misti a quella velatura malinconica che li contraddistingueva.
-Ti prego, ti devo parlare subito.- il tono supplicchevole ed uno strattone alla manica che lo portarono all'interno della stanza senza difficoltà. Non riusciva ne ad opporsi ne a ragionare affondo sul motivo di tale apprensione. Non capiva che gli stava accadendo. Riaffiorarono le immagini viste poco prima, ma non riusciva più a ricordare i volti delle persone, quella donna e quell'uomo.
Gli apparivano ma non riusciva a fissarli nella mente. La frustrazione lo colse. Appoggiò Mugen contro la parete dove si trovava il letto.
-Kanda, hai visto qualcosa, vero?- domandò di nuovo Yuki, mettendosi a sedere sul davanzale della finestra chiusa. I piedi non le toccavano terra.
Lui non rispose, la guardò solo di traverso.
-Cos'è questo comportamento così all'improvviso?- Yuki rimase in silenzio, valutando un qualcosa da rivelare o meno, a seconda delle opzioni disponibili tra le conseguenze e le ripercussioni future.
-Devo parlarti di alcune cose.- disse -Sono inerenti a ciò che mi hai domandato quando mi hai portato fuori dalla palestra giorni fa.
-Ti ascolto.- Kanda si buttò sulla poltrona della semplice e modesta stanza -Ma non fare giri di parole.-
La ragazza si schiarì la voce.
-É iniziato tutto ventidue anni fa, in un piano sotterraneo del Quartier Generale conosciuto solo dagli alti esponenti e dall'élite della Sezione Scientifica. Sotto ordine dell'Ufficio Centrale, con la collaborazione delle famiglie Epstein e Chan, vennero condotti degli studi per un progetto sperimentale volto allo scopo di generare compatibili utilizzando i cervelli di quelli caduti in battaglia. Il nome di questo esperimento era...-
-Progetto sperimentale Second Exorcists.- completò Kanda, grave.
-Esatto. Lo conosci bene, eh?- Yuki sorrise amaramente -Vedi, i corpi furono creati alla Sede Asiatica, poichè necessitavano, almeno all'inizio, la supervisione di Zu Mei Chan, la cui arte magica era necessaria per garantire le capacità rigenerative dei nuovi Apostoli artificiali.-
-Smettila di raccontare cose che so già.- sbottò. Quel discorso non prometteva nulla di buono, e si era stufato di sentire quanti casini le idee dell'Ordine generassero.
-Scusami. Ad ogni modo, un soggetto fu invece realizzato al Quartier Generale. Anzi, fu da quel soggetto che si era originato l'intero esperimento. Venne chiamato "Soggetto sperimentale 001: Yuki".- la ragazza si bloccò, osservando un punto indefinito della parete, sembrava star ricordando qualcosa di doloroso, e Kanda sapeva cosa. All'improvviso, i pezzi del puzzle si misero al loro posto. Si stupì di non essere stato in grado di farlo da solo.
-Sei... Così intendevi questo eh. Uguali... E come mai adesso saresti in questa situazione?- le domandò. Non riusciva ad arrabbiarsi o provare nulla. Non era colpa sua se era come lui.
-Io sono un caso particolare. Solitamente, dopo che il corpo si risveglia si iniziano gli esperimenti. Il cervello del vecchio compatibile riesce ad interagire meglio con l'Innocence a causa della passata affinità. Nel mio caso, però, il cervello era l'Innocence stessa, così come il cuore.-
-Quindi... In questo momento l'Innocence è immessa nel tuo corpo?- Yuki annuì. 
-Ma io... Non riesco a sincronizzarmi... Sono qui per questo, in realtà, per finire i test... Purtroppo c'è un'abilità della mia Innocence che si è rivelata necessaria proprio di recente, e per questo non posso in alcun modo tirarmi indietro.- confidò, scendendo con un saltino dal davanzale ed andando verso di lui.
-Il problema adesso è che tu hai appena raggiunto lo stadio a cui sono anche io, Kanda, adesso la priorità è questa.- era in piedi, a mezzo metro di distanza dalla poltrona su cui lui si trovava.
-Nessuno lo sa, nemmeno Komui, ma giunti ad un certo punto il cervello del vecchio compatibile, per effetto dell'Innocence, riporta a galla i vecchi dati immagazzinati, generando delle allucinazioni che, più lunghe e dettagliate risultano, più pessime sono le condizioni in cui ti risvegli al loro termine. Io ho raggiunto questo stadio precocemente a causa della posizione dei due frammenti di Innocence che posseggo, ma anche tu adesso devi affrontarlo. Francamente, sono preoccupata per te, combattere senza sapere quando potrebbero arrivare è molto rischioso, specialmente per te... Komui mi ha detto che sei arrivato al limite massimo, vero?-
-Tsk. Comunque vada, non mi importa di morire, basta che riesca a fare una cosa prima.-
-Come preferisci, ma non dire nulla riguardo me.- Kanda fece per rispondere, ma qualcosa lo distrasse. Voltò lo sguardo verso l'angolo dove giaceva Mugen, avvolta nella protezione di stoffa. Una strana sensazione gli attanagliò le viscere, un dolore sordo e pulsante gli colpì gli avambracci, laddove vi erano le stigmati lasciate dall'evoluzione dell'Innocence in tipo cristallo.
Scattò verso la spada e la svolse, rimanendo pietrificato.
Alcune piume candide caddero lievi sul pavimento, altre, numerose ed insidiose, coprivano del tutto l'elsa e gran parte della lama.
-Non può essere...- Yuki cadde in ginocchio, sbattendo un pugno per terra -Non adesso...-
-Apokryphos è nelle vicinanze.- Kanda digrignò i denti, stringendo la spada.

Ciao!
Ed eccomi di nuovo. Alla fine quei due hanno parlato civilmente... Kanda ha avuto qualche piccola allucinazione direttamente dal passato in cui c'è una Nora adulta e sposata... Ed Axel, chi potrebbe essere..? Su che lo sapete tanto, il nome l'ho inventato di sana pianta ma comunque credo che si capisca che sia il protagonista di quel "sogno" quindi...

Beh comunque al prossimo capitolo avremo finalmente azione, vedremo il caro Apokryphos col suo stile sobrio e piacente (?) e mi permetto la piccola anticipazione consistente nel fatto che succederà qualcosa di inaspettato tra Yuki e Kanda... no, non decideranno all'improvviso di amarsi come in un bel cliché di quelli classici, semplicemente litigheranno (tanto per cambiare) in modo meno ridicolo del solito portando a galla dettagli utili alla trama (notevole, no?).

Ci si vede alla prossima, ciao!!!❤

P.s.: oggi non sono in me temo...😅 vi aggiungo l'imprevisto spoiler rappresentato dal disegno di Moeve che ho scalato per troppo tempoe4 che quindi vi allego...

Beh comunque al prossimo capitolo avremo finalmente azione, vedremo il caro Apokryphos col suo stile sobrio e piacente (?) e mi permetto la piccola anticipazione consistente nel fatto che succederà qualcosa di inaspettato tra Yuki e Kanda

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Capitolo 14
*** XIII ***


-Tesoro, la mamma ti vorrà bene per sempre, non preoccupartiPromettimi di voler sempre bene a papà, va bene?-

Ease aprì gli occhi, la luce grigiastra che entrava dall'unica finestra della vecchia capanna di legno avvolgeva la stanza in un quieto limbo tra luce ed oscurità. Il ronfare dei due uomini proveniva dagli altri due stretti letti.
Ease si alzò, i piccoli piedi toccarono il pavimento di freddo legno, mentre si dirigeva verso lo spartano tavolo.
Si alzò sulle punte ed allungò la mano verso un bicchiere, versando l'acqua dalla brocca nel modo più silenzioso possibile. Mentre beveva il suo sguardo corse verso un quarto letto addossato contro la parete, proprio accanto al suo. Vuoto e freddo, le coperte in ordine e ben ripiegate come erano state lasciate. Si chiese quando Tyki sarebbe tornato. Capitava spesso che a causa di quel misterioso lavoro part-time stesse via a lungo, ma stavolta era passato davvero tanto tempo, ed Ease desiderava davvero rivedere il suo amico. Una volta aveva raccontato a Tyki il sogno che anche in quella primissima mattina l'aveva svegliato. Sognava sempre una donna bellissima, dai lunghi capelli neri e gli occhi color rame, e tutte le volte lo incoraggiava e gli sorrideva, passandogli le mani tra i capelli. Quella volta Tyki s'era rabbuiato e gli aveva detto che magari lo spirito di sua madre lo stava guardando dal paradiso e gli indicava la via da seguire, ma non era gli sembrato granché convinto mentre lo diceva.
Ease non sapeva nulla di sua madre, dopotutto, e nemmeno si suo padre, i suoi primi ricordi risalivano a quando quel trio di minatori male assortiti lo aveva accolto e deciso di accudirlo dopo che uno di loro tre, ovvero lo stesso Tyki, lo aveva rinvenuto nei pressi della miniera.
La vita di Ease si era dunque perlopiù svolta in quella cava nel Kirilenko, la mascherina sempre sul volto per non contaminare i giovani polmoni. Eppure quel sogno lo incuriosiva... Chissà, magari la sua mamma era davvero fatta in quel modo... Se fosse stato vero, allora era davvero bella, di quel genere di bellezza che avrebbe giurato sarebbe andata a genio ad un tipo come Tyki, coi suoi gusti particolari e troppo "alti" per poveracci come loro.
Il bambino sospirò, posando il bicchiere nel minuscolo lavello e tornando sotto le coperte.
Gli sarebbe piaciuto che la porta cigolante si aprisse all'improvviso e la sua mamma entrasse di corsa, dicendogli che era tornata solo per lui.
Ma non sarebbe mai potuto succedere.

Tyki guardò dall'alto di un tetto il panorama sottostante, la nebbia bianca mostrava ben poco, ma la sua vista acuta bastava a rivelargli lo stretto necessario per orientarsi e trovare il suo obbiettivo.
Trovare il piccoletto e difenderlo da quel mostro, eh? Siamo sempre alle solite...
Si tirò indietro i ricci capelli, cercando di trovare le tracce che gli servivano. Quando fu certo di aver trovato la pista giusta, spiccò un gran balzo ed iniziò a correre nella direzione esatta.
Perlustrò attentamente ogni minuscolo dettaglio di ciò che gli sfrecciava attorno cercando le conferme di cui necessitava tutte le volte che cambiava direzione.
Quel lavoro da Noah era davvero snervante, talvolta. Per quanto fosse divertente quella doppia vita, essere un Noah significava anche vivere con la costante minaccia che la memory in lui rischiasse di prendere il sopravvento. Era indispensabile che Joyd stesse al suo posto, e tutto sarebbe andato bene.
Rallentò, procedendo in modo più cauto, sapeva che più avanti il Lord aveva mandato degli Akuma per sbarazzarsi di alcuni esorcisti in zona, ma essere prudenti era la cosa migliore. Walker era inoffensivo con Apokryphos nelle vicinanze (anche se più d'una volta aveva dimostrato di saper tirare delle testate micidiali) ma quel Corvo che lo accompagnava lo preoccupava non poco, rappresentava infatti un grande ostacolo e per di più dagli obbiettivi incerti.
All'improvviso si bloccò di scatto, una strana morsa lo afferrò creandogli un nodo alla gola, una sensazione così strana... Una sensazione che Tyki Mikk, il Noah del piacere, non avrebbe mai dovuto provare. Percepì un'aura familiare, che era sicuro di conoscere bene nonostante fosse distorta, come se appartenesse al contempo alla stessa persona ma anche a due diverse.
Il Lord a volte teneva alcune cose per se, rivelandole alla sua amata famiglia solo quando lo riteneva necessario, e l'Ordine Oscuro ne aveva combinate di tutti i colori, sperò dunque che non avessero fatto nulla a quella persona solo per la propria convenienza. Magari quella era solo una strana sensazione e null'altro.

Yuki uscì di corsa nel corridoio andando verso la porta della stanza di Lavi, che si aprì di scatto prima che lei avesse il tempo di bussarvi.
-Ehi, la mia Innocence non è normale, non ho mai visto questo ma... Da che mi ha detto il vecchio...-
-È quel dannato di Apokryphos, muoviti, ce ne andiamo prima di immischiare altra gente. Tappetta, vai a svegliare Moeve.-  Kanda passando non si preoccupò minimamente dell'aver dato a Lavi una spallata, rimase anzi impassibile.
Yuki si morse la lingua per non ribattere, calpestando per l'ennesima volta il suo povero orgoglio, che ormai era spiaccicato sul fondo della sua coscienza implorando pietà con i segni delle sue scarpate addosso.
Appena bussò alla porta ne uscì la ragazzina, vestita di tutto punto e pronta ad andare via.
-Ehi, ma come...- Yuki la guardò perplessa, inclinando la testa di lato.
-Io...- la ragazzina arrossì appena, come capitava spesso quando parlava -Il Maestro ha detto che se fosse successo qualcosa di strano alla mia arma mi sarei dovuta preparare immediatamente e...- Yuki le accarezzò la testa, sorridendo.
-Sei davvero brava.- le disse. Lanciò un'occhiata stupita a Kanda, che fece finta di nulla. Dopotutto, forse non serviva essere così preoccupati...
-Muoviti a cambiarti.- sbottò il giapponese, voltandosi dalla parte opposta.
Con uno sbuffo scocciato Yuki entrò nella sua stanza.
Infilò alla bell'e meglio le sue cose nella borsa da viaggio e pescò i primi vestiti che le capitarono sotto tiro.
Quando uscì dalla stanza indossava le solite calze nere ed un vestito verde.
-Dov'è il centro abitato più vicino a questo?- domandò la ragazza infilandosi il cappotto e scendendo le scale al fianco di Lavi.
-Mh...verso Est, ma è piuttosto lonta...-
-Andiamo dalla parte opposta.-
-Ehi Fiocchino ma che di...-
-Dobbiamo allontanarci il più possibile dalla gente comune, non possiamo immischiare qualcuno. E poi... Sono sicura che il Conte ha intenzione di approfittare di questa situazione.-
-Cosa intendi dire?- Lavi voltò la testa verso di lei, quando capì cosa intendeva il suo cervello si perse pensando a come uscire da quella situazione scomoda.
-Credi che manderà degli Akuma?-
-Ne sono certa.-
Quando uscirono di corsa dalla Locanda Moeve rimase indietro per un attimo. Con un cenno del capo, Kanda fece intendere a Yuki di andare a controllare perché si fosse fermata.
La diciottenne vide la ragazzina lasciare qualcosa sul bancone, per poi correre verso di lei.
-Tutto bene, Moeve?- la ragazzina annuì e la superò, andando fuori.
Con il sopracciglio inarcato, Yuki si girò indietro, scorgendo sul bancone qualche banconota. Scosse il capo, certe persone non potevano fare a meno di essere dolci e gentili in ogni circostanza.
Quando raggiunse il gruppo fuori dall'edificio il senso di colpa era tale da farle venire il voltastomaco. Non avrebbe mai imparato.
Mentre correvano a perdifiato per le vie del villaggio Yuki affiancò Kanda, tirandolo per la manica sia per farlo rallentare (Moeve si allenava con impegno, ma non era comunque ancora in condizioni ottimali) che per fargli una domanda.
Con un'occhiataccia di prima categoria, il ragazzo le concesse la parola.
-Hai un laccio?- chiese.
-Per impiccarti?- 
-Per legarmi i capelli, ignorante.- così dicendo, Yuki gli tirò un sottile filo nero, facendolo sussultare e fumare di rabbia.
Con uno scatto fulmineo il ragazzo le buttò addosso un nastro per capelli.
Se non altro, nella sua vita Kanda serviva a qualcosa di costituente: poteva legarsi i capelli.
Se non altro, dal momento che erano stati capaci di scambiarsi battutine anche mentre fuggivano da un mostro sfrutta-Innocence a petto nudo direttamente verso il probabilissimo contingente di Akuma che li stava inseguendo.
Si mossero rapidi cercando di rimanere nell'ombra il più possibile. Talvolta, al loro passaggio qualche cane abbaiava e dei gatti scappavano dai loro cantucci sicuri sfrecciando via agili e lesti.
Quel clima nebbioso piaceva a Yuki, ma non era l'ideale quando bisognava fuggire e, cosa più importante di qualsiasi altra per una ragazza (dopotutto quello era) i capelli ne soffrivano in modo tremendo.
Il bianco mantello però, d'altro canto, li proteggeva da occhi indiscreti, riparandoli tra le sue pieghe morbide.
Uscirono dal villaggio in poco tempo, constatando quanto la strada sterrata fosse il pezzo più arduo: scoperta e circondata da campi modulari, sarebbero stati esposti come non mai.
-Ora che ci penso... Dobbiamo trovare anche quell'Innocence (ammesso che ci sia) prima che venga distrutta.- sussurrò Yuki.
-Ora che ci penso, venendo qua ho notato che siamo un po' fuori stagione con i raccolti.- fece presente Lavi.
-Si, siamo qui per questo. In questa zona cresce qualsiasi cosa con qualsiasi clima, che venga curata o meno, e quando si coglie un frutto o si miete il grano o che so io, essi ricrescono nel giro di una notte. Se non è Innocence, è allucinazione collettiva, ma dubito che per quattro mesi ci si possa nutrire di aria.- spiegò Yuki.
-Avete iniziato entrambi la frase con "ora che ci penso".- fece notare Moeve con la sua voce dolce e timida, ma perfettamente calma e moderata.
In contemporanea, Lavi e Yuki pronunciarono un "Cosa?", voltando la testa con sincronia perfetta.
-Siete sulla stessa lunghezza d'onda.- ribadì la piccola.
I due diciottenni si scambiarono un'occhiata.
-Capitano cose simili nella vita, purtroppo certe disgrazie sono inevitabili.- Yuki sorrise come se fosse una madre che fa un discorso importante alla figlia, non certo una ragazza che ha appena lanciato una piccola frecciatina.
-Ehi, chi sarebbe la disgraz... !- il giovane Bookman non riuscì a finire la frase che un rombo potente scosse le viscere della terra, facendo tremare ogni cosa. Caddero tutti a terra, tranne Kanda, che con un verso seccato osservò un contingente di circa venti livelli 1 che aveva iniziato a sparare già in lontananza. Con quella fitta nebbia, se ne scorgevano solo le silhouette mostruose.
-Ecco che disgrazia sei! Li attiri!- Yuki guardò Lavi di traverso. Il povero ragazzo, dal canto suo, non potè che rimanere basito di fronte a tanta tranquillità.
Una ventina di Akuma li stavano per forare come scolapasta data la loro momentanea indisposizione nel combattere, e lei non ne sembrava minimamente preoccupata, osservava il cielo con un cipiglio assorto, come a cercar di capire quale colore avrebbe dovuto usare per dipingerli su di una tela. Yuki era strana, lo sapeva, ma quella sua bipolarità, durante i due anni trascorsi separati, sembrava essersi accentuata quasi in maniera esponenziale.
-Maestro...- Moeve rimase immobile, fissando i braccialetti che le avvolgevano polsi e caviglie.
-Non moriremo.- constatò Kanda con voce pacata -O mi sbaglio, cane di Lvellie?- Lavi sussultò, Yuki invece inclinò la testa di lato ed accennò un sorriso furbo, tipico di quando era soddisfatta di non aver sbagliato qualcosa.
Due figure emersero dalla nebbia con passo silenzioso.
Yuki si alzò in piedi con tranquillità. I colpi avevano smesso di vibrare sul terreno.
-Non so quanto questa barriera durerà... Sono dei livello 1 ma si tratta comunque di Akuma.- l'Ispettore Link apparì per primo attraverso la coltre lattea.
-C'è così tanta nebbia che nemmeno si vedono brillare i tuoi... LAVI?!?- un ragazzo dai bianchi capelli scattò immediatamente indietro, ma fu afferrato per il braccio destro da Kanda.
-Ehi Fagiolino...-
-È Allen!- Il ragazzo dai lunghi capelli corvini parve esitare, come se avesse intenzione di dire qualcosa di diverso dal solito, ma decise di desistere. Yuki comprese che sicuramente erano troppe le persone quelle che avrebbero potuto assistesse.
-...sei sempre in mezzo eh? Ho percepito quella tua sporca aura metti e metri fa.- il giapponese lasciò con uno scatto il braccio di quello che Yuki identificò come Allen Walker. Il braccio sinistro del ragazzo, inerte lungo il fianco, era impossibile da scorgere sotto la fitta coltre di piume luminescenti che lo ricoprivano.
-Allen, dimmi che non è vero quello che mi hanno detto!- Lavi scattò in piedi parandoglisi di fronte, mentre l'albino distolse lo sguardo abbassando appena la testa.
-Ehi, mi hai presa per una bugiarda, Junior?- Yuki si avvicinò ai due con sguardo severo.
-Allen Walker è un fuggitivo, un traditore.- osservò il ragazzo con attenzione. I lineamenti dolci e la cicatrice sul volto, quei capelli che sembravano nati dall'unione di tutta quella nebbia che li circondava, la postura che faceva intendere quanto a disagio e per nulla allegro si sentisse.
-Potrei tranquillamente comunicare adesso all'Ordine che ti abbiamo trovato.- appena pronunciò quella frase il ragazzo la guardò ad occhi sgranati, una supplica marchiata nello sguardo.
-Tuttavia... Sei troppo adorabile!- prima che lui riuscisse in qualche modo a svignarsela, Yuki si alzò sulle punte dei piedi e gli tirò con forza le guance, un sorriso beato e soddisfatto dipinto sul volto, che le fece guadagnare gli sguardi allibiti di Lavi e l'Ispettore e l'occhiata malevola e velenosa di Kanda. 
Intercettando quell'ultimo sguardo, Yuki si voltò nella sua direzione.
-Che ti prende, sei geloso?- la rabbia pura apparve sul volto del giapponese, che si voltò dalla parte opposta ignorando l'istinto omicida che gli saliva dal profondo dell'anima.
-Vedi, Walker? È geloso perché sei più carino di lui... Ah, se solo si rendesse conto che sono quei suoi modi a rovinare tutto...- lasciò volto dell'inglese quasi con dispiacere, rendendosi all'improvviso conto di aver fatto un errore madornale, un errore che avrebbe minato la sua integrità e compostezza, che avrebbe infranto in milioni di miliardi di pezzettini la sua immagine. Stritolare le guanciotte morbide di Allen Walker? Nah, quello era più che lecito, anzi, rientrava nei suoi compiti (dopotutto era pur sempre una diciottenne, se lo meritava).
No, il suo errore tremendo era stato aver fatto senza volerlo un implicito complimento a Kanda. In sostanza aveva affermato che era il suo carattere il problema, ma che per il resto fosse perfetto. Corrugò le sopracciglia, dandosi della cretina da sola. Un simile fatto in una faida... Mai sentita una cosa del genere.
-Mi odio.- borbottò.
-Ehm... Va tutto bene, signorina?- Walker le si avvicinò, sospettoso ma sinceramente preoccupato.
-Ma sei un amore! Cielo, uno come te deve per forza stare con Le...- si bloccò giusto in tempo per non dire ciò che aveva pensato. Non era il momento giusto per dare di matto con pensieri simili.
Tentò di spannarsi la mente, la lucidità tornò padrona di lei.
-Tu...- si voltò verso l'ispettore -Ti credevo morto.- disse.
Dapprima il biondo la guardò perplesso, poi, con lieve sorpresa nello sguardo, annuì appena.
-Ti ho già vista.- le fece, serio -Hirai Yuki.-
La ragazza sorrise, ignorando  le espressioni stupite dei presenti.
-Howard Link, ci rivediamo.-

Capitolo pubblicato su wattpad il tre febbraio...
Compleanno di Yuki ed anche mio!
Vi assicuro che questo non significa che sono megalomane, solo che avendo una memoria pessima in quanto a date ho dato alla mia protagonista la data di nascita che mi fosse più familiare...😂 beh purtroppo necessito di simili trucchetti...
La cosa inaspettata tra Yuki e Kanda di cui vi avevo accennato la scoprirete al prossimo capitolo... Non volevo mettere troppe cose in questo siccome abbiamo già visto il piccolo Ease (Volume 5 per chi non se lo ricorda), un personaggio che mi ha intenerito non poco, e poi c'è Tyki sulle tracce di Allen ed Allen stesso e Link che hanno incontrato il nostro gruppetto...
Cosa si diranno adesso Link e Yuki? Quella testona vuole sdebitarsi e vi assicuro che lo farà...

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Capitolo 15
*** XIV ***


-Howard Link, ci rivediamo.- Yuki si concesse un sorriso sghembo, sicuramente ereditato dai sette o poco più anni passati con Junior.
-Francamente, non avrei mai creduto che saresti sopravvissuta.- ammise il biondo, lo sguardo serio ed impassibile.
-Francamente, davo per scontato che ti scoprissero.- ribatté lei, il tono canzonatorio -Ma ho comunque intenzione di pagare il mio debito, sappilo.-
-Ignorando il fatto che tu conosca il cane, vi ricordo che sarebbe meglio sloggiare.-  Kanda si frappose tra i due, interrompendo lo scambio di battute già di per se destinato ad essere breve. Lanciò alla sua "assistente" uno sguardo seccato, tipico di chi si rendeva conto che dopo tutto quel parlare e rivelare segreti ancora non sapeva niente.
In effetti, Yuki lo ammise a se stessa, Kanda non sapeva un bel niente, nessuno sapeva la sua storia per intero. Forse Junior era quello che ne sapeva di più, ma neanche lui era riuscito a farle confidare tutto. Nemmeno il vecchio Bookman aveva avuto tale pregio.
-Avete qualche idea?- Walker si guardò intorno preoccupato -Credo siano...- la pupilla sinistra del giovane si allargò sino a colmare di nero sia iride che cornea, generando dal centro dell'occhio dei cerchi rossi posti in una concentrica decorazione cremisi. Con uno scintillio quasi spettrale, un monocolo rimandante ad un ingranaggio lo ricoprì.
-... Ventitre.- constatò.
Yuki schiuse le labbra, ma non proferì parola. Era sicura che l'esattezza dei dati che quella maledizione poteva fornire si ampliava anche alle coordinate ed al livello degli Akuma, il tutto dal semplice scorgerne le anime.
Qualcosa di utile, eppure Yuki avrebbe passato volentieri la mano. Omniscience le aveva dato modo di vedere cosa si celasse dietro una di quelle oscure creature, ed essere per sempre obbligata ad uno scenario simile era l'ultima delle sue aspirazioni.
-Hanno smesso di sparare... Vorrei capire per...- la diciottenne non riuscì a finire la frase che una fitta dolorosa le attraversò il corpo, le palpebre ed il corpo pesanti.
-Ehi, Fio... Oddio.- il volto di Junior, vicino, si alternava ad un campo di battaglia, la pioggia battente ed il fango insidioso. Provò a richiamarla, ma la sua voce si sostituiva in continuo a grida disperate.
Cadde in ginocchio, le braccia abbandonate lungo i fianchi.
-Sto...- un vortice risucchiò le immagini prepotenti, il mondo ritornò quieto come prima -...bene.-
-Sei... Sei sicura?- Junior la osservava in un misto tra il preoccupato ed il professionale. Una piccola parte di Bookman stava memorizzando qualcosa in lei.
-Ti ho detto che sto...-
-Yuki-san, i tuoi occhi...-

L'assenza più totale di raziocinio ed ego negli Akuma di livello uno godeva di una totalità devastante che innervosiva non poco Tyki, pronto ad impartire ordini alle macchine assassine.
Li aveva fermati per tempo: c'era infatti mancato poco che avrebbero colpito il piccoletto e la sua ciurma.
Non che gliene importasse molto degli altri, ma voleva divertirsi ancora un po'. Magari un bel combattimento ad armi impari...

-Nora, è ora.- la voce seria di Marian la distolse dai suoi pensieri, con aria stanca la giovane donna smise di osservare il panorama lugubre al di fuori della finestra e volse lo sguardo al compagno dai capelli rosso sanguigno.
-Stanno per iniziare?- domandò, sistemandosi la lunga giacca della divisa.
-Si. Sarà una solfa parecchio lunga.- rispose lui infilandosi un paio di guanti.
-Due apostoli in tre mesi... Achim deve sentirsi uno straccio.- sospirò la mora.
Passarono lunghi attimi di silenzio.
-E tu?- la domanda di Marian, semplice e diretta, la fece sobbalzare.
-Non lo so. Sensi di colpa, forse?-
-Non credo affatto, sai bene da sola che tu non c'entri nulla.-
-Axel... Gli volevo bene come ad un fratello. Avrei dovuto proteggerlo meglio.-
-Sarebbe morto comunque.-
-Lo so.-

Le voci si sbiadiscono, le bocche si muovono ma non si udisce più alcun suono.

-Ehi, bellissima, che ne dici di farmi da ostaggio?- l'aria entrò prepotente nei polmoni di Yuki, un fischio assordante le riverberava nelle orecchie.
Junior compì un salto all'indietro e schivò appena in tempo un attacco di un viola lampante, urlando qualcosa, mentre Kanda sguainò la katana seguendo un istinto abitudinario, per poi rendersi conto della temporanea inutilità di essa.
Qualcuno la teneva saldamente per il polso sinistro, ed il calore che percepì attraverso la stoffa le fece intuire che l'altra mano dell'aggressore era poggiata sul suo fianco.
Era come se mancasse un pezzo, qualcosa era accaduto ma lei nemmeno se ne era resa conto, era affondata nel limbo senza un minimo di coscienza di se, era, per un attimo, rimasta vuota.
Con lentezza abbassò lo sguardo. Una mano guantata, la sottile striscia di pelle visibile alla fine della manica era scura, un profumo maschile colmò l'aria attorno. Un brivido le corse lungo la spina dorsale, misto ad una strana sensazione di familiarità.
Non guardarlo in volto. Si impose con la poca lucidità mentale che quel continuo fischio assordante le concedeva.
-Ma tu guarda chi si vede, il Guercino!- la voce canzonò Junior quasi in tono amichevole. Era profonda e non mascherava un accenno di sensualità -Abbiamo anche il Samurai... Hai organizzato una festa, Piccolo?-
-Tyki.- Walker pronunciò quel nome con voce atona, lo sguardo serio che avrebbe potuto incenerire il Diavolo.
-Mamma mia che freddezza, si saluta così?-
-Lasciala andare.- intimò l'albino ignorando la battuta.
-Lasciarla andare? Non ne vedo il motivo.- Yuki non si mosse, non aveva la forza di parlare e tantomeno quella di muoversi. Si limitò a guardare Kanda, uno strano senso di nausea la pervadeva. Il moro, stranamente, ricambiò lo sguardo. Voleva forse farle intendere qualcosa?

La pioggia imperversava su tutta la zona, battendo con violenza contro i vetri delle alte finestre dell'Ordine, sovrastando del tutto il rumore di un pianto sconsolato.
-..tutta colpa mia... Avrei dovuto fermarti...- un singhiozzo scosse di nuovo le spalle di Lenalee, che provò inutilmente ad asciugarsi gli occhi col dorso della mano.
Era tardi, e lei, nella sua camera, seduta sul letto con una foto davanti, si era lasciata invadere dalla tristezza e dai sensi di colpa. Nonostante tutto, non riusciva a perdonarsi la fuga di Allen, non riusciva a perdonarsi il fatto di averlo lasciato andare, di non aver detto nulla.
Una lacrima cadde sulla carta lucida. Una foto preziosa, un momento innocente e divertente, come di raro ne accadevano in quella prigione. C'era lui, le guance arrossate e la mano tra i capelli, il viso dolce immortalato in una tenera espressione imbarazzata. E lei, lì accanto, che lo teneva per il braccio e gli stampava un bacio sulla guancia.
Ricordava quel giorno. Erano in missione in un paesino in Belgio, ed Allen aveva salvato la vita a tre bambini, rischiando come al solito la sua. Lei lo aveva sgridato come tutte le volte, ma vederlo giocare con quei piccini adoranti nei confronti del loro salvatore le aveva scaldato il cuore ed aveva deciso di chiudere un occhio, alleggerendo per una volta la solita ramanzina. E poi, senza pensarci, quel gesto, avventato quanto innocente, seguito da un sorriso.
Allen, se lo ricordava bene, aveva balbettato qualcosa che non era riuscita a capire, ma era sicura riguardasse suo fratello, e poi, rosso come un pomodoro, aveva ostentato il suo solito sorriso, dicendole che si era fatta ora di tornare alla Home.
Quella foto l'aveva scattata il padre dei bambini, e gliel'aveva regalata.
Lenalee la teneva sul comodino, e tutte le volte che qualcuno entrava in camera l'abbassava. Quella foto era la sua preferita tra tutte quelle in cui c'erano solo lei ed Allen e nessun altro, e la voleva per se, voleva che fosse una cosa sua, un ricordo intoccabile.
Se lui fosse stato lì adesso lei non si sarebbe sentita così sola e sperduta, non avrebbe provato quella sensazione di dolore e di perdita.
La prima volta che aveva visto Allen, lui era uno scricciolo, piccolo, dolce, gentile e tenero, ed in più un anno più piccolo di lei. Lo aveva visto come un fratellino minore, un ragazzino davvero troppo squisito e genuino per far davvero parte di quel posto, ma si sbagliava. Allen si era fatto conoscere poco a poco... Maturo ma avventato, la persona col più grande spirito di sacrificio che avesse mai conosciuto, disposto a tutto pur di salvare il suo nemico. Perché si, realizzare che Allen vivesse in funzione degli Akuma l'aveva agghiacciata, aveva odiato quel suo occhio maledetto, quell'occhio che era la sua ragione di vita. Allen viveva per i morti, per le anime in pena.
Dal ragazzino di cui prendersi cura come lei credeva, si era mostrato colui che si prendeva cura di lei, invertendo qualsiasi ordine logico. In men che non si dica le aveva creato una ragione per resistere, l'aveva aiutata a guardare quel mondo in modo diverso. E poi, era cresciuto, era diventato più alto di lei, aveva iniziato ad aprirsi con tutti loro, ed era diventato anche bello, come se la sua anima così pura e luminosa non bastasse già. Allen era meraviglioso, eppure la sua luce accecava così tanto da nasconderlo. Era diventato un'incognita. Era la persona più vera che avesse mai conosciuto, ma al tempo stesso era un falso di prima categoria. Un'equazione irrisolvibile.
Allen non si rendeva conto di aver esagerato con la storia della faccia da poker, l'aveva acquisita durante le partite della sua vita ed aveva iniziato a scordarsi di toglierla quando tornava. Quel sorriso così bello e così finto, quel suo modo di capire sempre cosa provavano gli altri ma sorridere, come se lui non ne fosse in grado. Quel suo modo di buttare via la propria vita... Meravigliosamente orribile.
E Lenalee pianse ancora, per quel ragazzo che ormai non capiva più cosa significasse per lei, per quel ragazzo in grado di stregare l'animo di chiunque con quei suoi modi da gentleman, l'aspetto di un principe maledetto, il coraggio di un leone e la testa piena di idee controcorrente.
Un tuono annunciò il peggioramento del tempo fuori dal castello, la stanza si illuminò a giorno.
Qualcuno bussò alla porta.
Lenalee si zittì di colpo, ingoiando le lacrime salate e rispedendo al suo posto il groppo che le era salito in gola.
-Chi è?- domandò. Un altro tuono illuminò tutto.
-Jerry, posso entrare, zuccherino?- Lenalee sorrise, asciugandosi gli occhi.
-Un secondo.- si pulì per bene il volto ed infilò un maglioncino sopra al vestito che indossava.
Riavviò come meglio poteva i capelli ed aprì la porta.
Si ritrovò davanti il cuoco con una grossa scatola bianca fra le braccia ed un sorriso enorme in faccia, si domandò come fosse riuscito a bussare alla porta con tutto quel peso.
-Entra, appoggialo sulla scrivania prima di stancarti troppo.- gli disse, aiutandolo.
-Zuccherino, ho visto che non sei venuta a cena, quindi mi sono messo giù ed ho preparato la migliore torta al cioccolato che potessi mai realizzare.- lenalee sorrise.
-Non dovevi, davvero.-
-Invece si. Di questi tempi sei davvero troppo triste, per cui adesso noi ci mettiamo qui a mangiare questo piccolo capolavoro mentre mi racconti tutto. E non omettere nessun dettaglio! Ho portato anche un po' di tè.- 
Non era la prima volta che Jerry le faceva da confidente. Dopotutto, quando era piccola ed anche più avanti, per molto tempo era stata l'unica ragazza, ed era per quello che era sempre andata d'accordo con l'indonesiano che, come spesso piaceva dire a Reever, si sentiva donna dentro.

-Aaah che fatica... Non avrei mai pensato che quello scricciolo diventasse così importante per la sezione...- Reever si appoggiò una pezza umida sugli occhi stanchi, sospirando. I suoi sottoposti giacevano per il laboratorio in pose scomposte, emettendo continui lamenti tranquillamente paragonabili a quelli di un girone infernale.
Da quando Yuki era entrata a far parte della Prima Divisione era stata come la luce alla fine del tunnel. La sua precisione e velocità le permettevano di svolgere il quadruplo del lavoro che una comune persona avrebbe potuto svolgere in quelle condizioni estreme, per non parlare della sua abilità di scrivere in contemporanea con entrambe le mani. Poteva tranquillamente farsi un paio di idee sul perché Lvellie avesse scelto proprio quel ruolo come copertura della ragazza.
Eppure, quando lei partiva con Kanda ritornava tutto come prima, il lavoro ripiombava in un limbo disorganizzato composto da fogli, documenti, libri ed esperimenti finiti male.
L'australiano sospirò, osservando la scrivania della ragazza, l'unica in ordine. I fogli impilati e le penne nell'apposito contenitore. Diverse cartelle sul lato sinistro, mentre esattamente al centro della scrivania ne spiccava una inconfondibile.
Con stanchezza Reever si alzò e, una volta avvicinatosi, la sfogliò distrattamente. Era una copia della cartella di Kanda, in qua e in là vi erano annotazioni e appunti in bella calligrafia. Ne rimase stupito. Sapeva che Yuki si occupava di ogni suo compito con il massimo dell'impegno e della professionalità, ma non credeva che era addirittura arrivata al punto di analizzare lo stile di vita di Kanda fin nel più minuscolo dei dettagli. Vi erano appunti sulla sua dieta abituale, sugli schemi comportamentali in battaglia, sulle ultime reazioni della sua Innocence, dello stato della riserva vitale nel suo corpo ed addirittura note riguardanti le sue reazioni ed atteggiamenti in base ai vari argomenti.
Se quel ragazzo avesse letto quella cartella sarebbe probabilmente impazzito.
-Che lavoro...-
-Incredibile, non trovi?- una voce familiare colse alla sprovvista l'uomo, che, con un sobbalzo vistoso lasciò ricadere la cartella lì dove l'aveva trovata.
-Sebbene proclami con tanto di alti stendardi la sua antipatia per Kanda, quella ragazza non ha esitato un istante nel fare il possibile per non intralciarlo nel lavoro.-
-Ha fatto tutto questo solo per sapere cosa fare per non essere di peso?-
-Almeno nelle cose più piccole.- Komui sorseggiò del caffé dalla sua solita tazza, guardando la cartella con aria seria -C'è qualcosa che non va in lei.- ammise, dopo interminabili attimi di silenzio.
-Cosa intende dire?-
-Quella ragazza... Non so spiegarlo ma... Ho come la sensazione che le manchi un pezzo.-
-Forse capisco cosa intende, a volte sembra in cerca di qualcosa in modo quasi disperato.- ammise Reever.
-Cooomunque, parlando di cose più allegre, ho delle buone notizie!- Komui si mise a sedere sulla scrivania spostando diverse pile di fogli senza prestare la minima attenzione. Sicuramente Yuki lo avrebbe preso a calci, una volta tornata.
-Che genere di notizie?- domandò lo scienziato dagli sparuti capelli, deglutendo a vuoto alla sola idea della tremenda furia omicida della giovane.
-Ho ricevuto una comunicazione da parte di quel piccolo demone: hanno recuperato Lavi.- io modo in cui il Supervisore calcò "piccolo demone" fece intendere che, sotto sotto, ce l'aveva ancora a male per il boicottaggio di due Komurin che la giovane scienziata aveva operato qualche tempo prima.
-Questa é davvero una notizia fantastica! E come sta?-
-Pare bene, inoltre... Quando Yuki ha pronunciato il nome "Kanda" non era acida come al solito. Forse quei due si stanno sensibilizzando alla convivenza.- Komui dondolò i piedi in un gesto infantile, sorridendo soddisfatto.
-Ne é sicuro?-
-Me lo auguro, gli altri abitanti dell'Ordine non ne possono più di sentire le porte sbattere alle quattro di mattina.-
-Litigano anche a quell'ora adesso?-
-Sembra una specie di abitudine, come il jogging per certe persone.-
-Beh, spero almeno che anche questo li possa tenere in forma.-

-Sai che ti dico, piccina mia? Le storie d'amore mi sono sempre piaciute, specie se sono complicate.- Jerry mangiò distrattamente un altro boccone della torta. Lenalee arrossì di colpo. Forse il cuoco era davvero troppo romantico e sognatore... Aveva frainteso un po' di cose.
-Ah! Ma lo vuoi un gossip?- forse notando il suo imbarazzo, l'uomo cambiò argomento con naturalezza.
Lenalee colse al volo l'occasione.
-Gossip? Sono curiosa.-
-Da certe voci che sento, pare che gran parte dei Finders (tra le reclute giovani, s'intende) nutrono grande interesse per la piccola Yuki-chan, sai?- l'uomo aveva abbassato la voce come se si trattasse di un segreto a livello nazionale.
-Beh, Yuki é carina, non mi sorprende- ammise la cinese, sforzandosi di trattenere una risata. Jerry era così preso dalla bellezza delle cose che non si era ancora reso conto del caratteraccio che Yuki nascondeva sotto quell'aspetto pressoché adorabile. Anzi, pensava che ciò la rendesse ancora più carina.
Il cuoco annuì con forza.
-Ma vedi... C'è questo ragazzo americano di nome Thomas (Tom per gli amici), apprendista nella Seconda Divisione, che pare sia cotto a puntino.-
-Temo che non otterrà nulla, un po' mi dispiace per lui.-
-Ah ma dovresti vedere che amore che é, un vero tesoro.- incalzò il cuoco.
Lenalee sospirò -Peggio ancora. Ho paura che possa mortificarsi, sai com'è, Yuki é quel tipo di persona che tiene addirittura testa a Kanda...-
-Per questo mi servi tu.- Jerry le mostrò un sorriso a trentadue denti -Lena... Ti va di operare una piccola missione cupido?- così dicendo, l'uomo si esibì in un vistoso occhiolino.
-Non credo se ne ricaverà qualcosa di buono, comunque se proprio ci tieni le parlerò.- Jerry si sfregò le mani.
-Ottimo, vediamo se riusciamo a scucirle un appuntamento... Ovviamente però farò si che il nostro Tom faccia la figura del grand'uomo, eh.-
In quella notte piovosa Jerry uscì allegramente dalla stanza di Lenalee, ignaro del fatto che la ragazza della quale avevano discusso in quel momento si trovava avvolta dalle nebbie, per giunta prigioniera di un Noah.

Spazietto per me

Stavolta ci ho messo un po' a pubblicare... Avevo un blocco (non che ora sia passato eh) e trovavo grosse difficoltà nello scrivere. Alla fine per cui mi é venuto un capitolo formato da vari spezzoni alternati, e siccome ho avuto nuove idee su come far procedere questa trama (amo complicarmi la vita) i programmi che avevo fatto presenti la volta precedente sono saltati alla grande (yeeeeh!).
Adesso pian piano recupero tutto...
Coomunque... Reever é sempre in mezzo perché lo adoro (non credo si fosse capito ma se ci fate caso colgo sempre l'occasione per infilarlo in qua o in là...) e Jerry é un gran pettegolo (meraviglioso). Come pensate che potrebbe andare la sua missione cupido? Yuki darebbe davvero una chance a questo Thomas?
Coomunque... Tyki entra ufficialmente in scena e Yuki non é nelle migliori condizioni...

Spero che questo capitolo dia uscito decente (anche se ne dubito)...

Saluti!😘😘😘😘😘

Sara

 

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Capitolo 16
*** XV ***


Io... Cosa ho sbagliato?
Hai sbagliato tutto.
Perché io...
Sei inutile.
Volevo solo...
Non importa cosa vuoi, non meriti nulla.
Mi sarebbe piaciuto...
Nulla.
Avrei solo bisogno di capire...
Non c'è nulla da capire, Yuki.
...il mio scopo...
Sparisci.

-Ciao, Yuki.- delle mani morbide le accarezzarono le palpebre e le guance, qualcuno la avvolse in un abbraccio da dietro.
Yuki aprì gli occhi. Si trovava in un mondo bianco fatto di freddo e di luce, candide spirali si avvolgevano su se stesse verso di un cielo perlaceo.
-Sei così carina, sai?-
-Chi sei?- domandò Yuki, continuando a guardare dritto davanti a se.
-E sei anche fredda.- l'abbraccio si sciolse e la persona che aveva parlato le si pose di fronte.
Era una donna dai lunghi capelli neri, la figura slanciata ed equilibrata coperta da un sobrio cappotto nero. Ciò che colpí Yuki furono gli occhi: brillanti ed intensi come il rame, esattamente come i suoi.
-Sediamoci.- la donna si buttò all'indietro. Prima che Yuki potesse fermarla due sedie d'argento comparvero in quella sorta di mondo onirico, fermando la "caduta" della donna.
Dubbiosa, anche Yuki si accomodò.
-Mi conosci?- chiese la donna con un sorriso a fior di labbra.
Con lentezza, Yuki mosse la testa in segno di assenso.
-E ti ricordi chi sono?- sempre nella stessa modalità, la ragazza scosse il capo. Notò con enorme dissenso che i piedi non le toccavano a terra, ricordandole quanto minuta fosse.
-Sono Nora, una volta esistevo al tuo posto.- Yuki continuò a fissare le punte delle scarpe. I suoi abiti erano sporchi e logori, come se qualcuno l'avesse prelevata da un campo di battaglia e posata su quella sedia finemente lavorata. Una piccola scintilla si accese nella sua mente.
-Sei portoghese?- domandò, senza alzare lo sguardo, il tono di voce disinteressato che faceva intendere quanto poco le importasse qualsiasi cosa in quel momento. Si sentiva scossa ed infreddolita, perduta, e poteva nasconderlo solo dietro quell'imperturbabilità.
-Ah ah. Vedo che parli bene questa lingua.-
-Parlo bene qualsiasi lingua esistente.- rispose meccanicamente Yuki.
Nulla importava, ma doveva comunque adempiere ai suoi doveri. Raccogliere informazioni era la priorità. Ma... Quali informazioni?
-Ti senti mai in colpa, Yuki?- domandò Nora.
-Mi sento inutile, a volte.-
-Credi davvero di esserlo?-
-Chi lo sa.-
Nora rise piano, allungò una mano davanti a se e pescò un biscotto da un barattolo apparso a mezz'aria. Il contenitore andò giù finendo a sbattere sulla liscia superficie di un tavolo di legno chiaro.
-Gradisci qualcosa? Serviti pure.-
-Ci sono solo biscotti qui.- le fece notare Yuki, corrucciata.
-Non necessariamente. Questo posto è nostro, puoi far apparire qualsiasi cosa tu voglia.- sorrise Nora.
-Mh, proviamo.- Yuki pensò istintivamente alle fredde serate invernali da bambina, quando lei e Junior sceglievano in libro e lo leggevano insieme davanti al camino, coperti da una coperta morbida, con delle fumanti tazze piene fino al bordo dalle tisane più varie. La sua preferita era quella ai frutti bosco, e fu quella che apparve sul tavolo quando tese la mano.
-Questo posto... Non ricordo cosa è successo prima di finire qui.- disse, sorseggiando il caldo liquido.
-Sei stata presa da un Noah... Un po' speciale.- Nora fece apparire una tazza di caffè, è Yuki storse impercettibilmente il naso.
-Speciale?-
-Per noi due si.- il sorriso di Nora si fece malinconico -Voglio farti vedere una cosa, poi dovrai tornare nel mondo reale.- la donna si alzò di scatto e la sua sedia scomparve.
-Vieni, cambiamoci questi vestiti consumati.- prese le mani di Yuki e la fece alzare.
Mentre veniva tirata in avanti, uno scintillio avvolse la ragazza, prendendo forma fisica addosso al suo corpo.
Guardò stupita l'abito color panna pieno di trine e merletti, inorridendo al pensiero di poter anche solo ricordare una di quelle adorabili bomboniere decorative che si vedevano nei salotti delle vecchie signore e nelle camere delle bambine.
-Non so quando, ma un giorno vedrai questo posto.- Nora mosse la mano verso l'orizzonte bianco, ed esso si pitturò come per incantesimo, mostrando un albero immenso ai margini di una città. Il sole baciava il panorama e le foglie luccicavano come smeraldi.
-Cerca bene, troverai qualcosa di utile... Ah, e chiedi al tuo amico, quell'adorabile rossino, dove ha trovato quella vecchia sciarpa.-
-Junior? Perché...-
-Vai cara, mi dispiace per aver fatto tutto di fretta e non averti detto nulla, ma purtroppo è un momento difficile. Vai dai tuoi amici.- Nora la spinse delicatamente verso il lato opposto, in mezzo alle spirali bianche.
-Torna a trovarmi.-
-È possibile?- Yuki si voltò indietro. Per qualche strana ragione, non voleva andarsene e lasciare Nora da sola.

-Certo, questa è la tua mente, ormai.-

Poi il bianco avvolse tutto e Yuki ne rimase accecata.

Non posso fare molto da sola, ma  ti aiuterò.
Chi... Chi sei?
Ti ho scelto, adesso basta che si convinca anche lei... Ma è ancora presto.
Tu... Tu sei...

-Attiva... Attivazione.- un sussurro appena impercettibile, probabilmente aveva sentito male, Apokryphos era nella zona e gli esorcisti non avevano modo di attivate l'Innocence, probabilmente era stato tutto frutto della sua immaginazione.
Un mugolio provenne dalla ragazza che adesso stringeva col braccio sinistro. Era davvero minuscola e non pesava niente. La vide aprire gli occhi con lentezza. Un verde brillante e pericoloso, due croci, una bianca ed una nera, al posto delle pupille.
Non era vero, non poteva essere vero.
Eppure era lì. Era Innocence, e non un'Innocence qualunque.
Un'aura brillante si espanse tutt'intorno, era troppo tardi perché Tyki potesse fare qualcosa.
Fu in quel momento che, senza il minimo pensiero o desiderio di voler comprendere cosa stesse accadendo, Kanda scattò in avanti, liberando la katana ed attivandola. Si fiondò sugli Akuma come una furia nera, senza che nessuno avesse il tempo di realizzare che, per una qualche strana ragione, l'Innocence adesso funzionava alla grande.
Lavi ed Allen, dal canto loro, partirono all'attacco subito dopo, ordinando a Link di occuparsi dell'incolumità di Moeve.
-Ba-kanda! Tu e Lavi occupatevi di Hirai-san, agli Akuma ci penso io!- urlò l'albino, sparendo dietro la maschera ed il candido mantello della sua Innocence.
-Yu! Se lo attacchiamo insieme forse riusciamo a riprendere Yuki-chan!- Lavi fece roteare il suo martello facendolo ingrandire di volta in volta.
-Non chiamarmi per nome!- strepitò il samurai, affiancandolo indemoniato -Vediamo di far finire 'sta cazzata in fretta.-
Con simultaneità scattarono in avanti verso il loro nemico, che pareva più scosso e meno pieno di se del solito. Si prepararono a colpire nella sequenza il più sicura possibile per evitare di ferire la compagna: Lavi avrebbe colpito col timbro di fuoco regolando la temperatura attorno al corpo dell'amica, e Kanda avrebbe fatto quello che gli riusciva meglio, ovvero massacrare senza pietà.
Yuki li vide uno accanto all'altro, e prima di precipitare di nuovo nel limbo buio con le due voci misteriose che le sussurravano nella testa, si rese conto, in modo del tutto fuori luogo, che Junior era di un paio di centimetri più alto di Kanda.

Il calore e la vicinanza di un altro corpo umano cullarono il suo risveglio, accompagnati da un profumo maschile dalle note vagamente familiari.
Dei ciuffi di capelli decisamente troppo lunghi le solleticarono il volto, spingendola ad aprire gli occhi con lentezza. Qualcuno la stava portando sulla schiena.
Non ci volle molto prima che la sua mente appannata giungesse alla conclusione che solo una persona, nel gruppo, avesse i capelli scuri. 
Avrebbe voluto scattare e scendere, iniziando, come suo solito, ad inveire contro il giapponese, ma non ne aveva le forze. Anche il solo respirare le causava una fatica immensa, era una sensazione sgradevole, sembrava quasi che la cassa toracica le si fosse ristretta e le costole avessero preso a graffiarle i polmoni ogni volta che li riforniva d'aria. 
Con stanchezza richiuse gli occhi, suo malgrado memorizzando quel profumo fattosi così intenso a causa della stretta vicinanza. Kanda odorava sostanzialmente di sapone e pulito, cosa che rispecchiava la trascuratezza che nutriva nei confronti di se stesso. Si curava del proprio igiene personale e della propria forma fisica per pura necessità, evitava di agghindarsi in qualunque modo (al contrario di Lavi) e, sentendo parlare Reever ed altri che lo conoscevano da molto, aveva i capelli lunghi solo perché non gli era mai passata per la testa l'idea di tagliarli. Effettivamente, il solo pensare ad un Kanda coi capelli corti sembrava assurdo ed impossibile, quasi come se quella chioma fluente fosse una certezza universale mondialmente riconosciuta.
Nulla a che vedere con lei, che curava la sua immagine per evitare di risultare trasandata e venir così notata per tale peculiarità. Aveva la continua necessità di non dare nell'occhio ne per eccesso ne tantomeno per difetto, e si sentiva a disagio da quando doveva indossare in pubblico gli abiti forniti dall'Ordine.
-Shishou, Yuki-san starà bene?- la voce di Moeve le giunse ovattata alle orecchie, preoccupata ma discreta come sempre.
-Tsk.- fu la risposta sprezzante da parte del mentore.
Kanda... Appena riesco a muovermi ti faccio a fette con la tua stessa katana...
-Immaginò abbia bisogno di riposo.- aggiunse tardivamente il ragazzo.
Yuki si rimagiò quanto appena pensato, rimanendo sinceramente stupita.
Stava davvero esagerando con quella eccessiva preoccupazione, non era la prima volta dopotutto che Kanda dimostrava maturità e responsabilità nella cura di quella ragazzina.
Ci fu un po' di silenzio in cui Yuki percepiva solo i rumori dei passi e null'altro.
-Lavi-san, potresti anche lasciarmi, ora.- formulò di nuovo Moeve.
-Nah, sai leggera, e poi quel crudele di Yu ti avrà fatta camminare un sacco, sarai stanca.- 
-Non chiamarmi per nome.- borbottò Kanda, pacato.
Se avesse avuto abbastanza energie Yuki si sarebbe messa a ridere. Con il ritorno del rosso si prospettavano un mucchio di nuovi siparietti dall'aria divertente e probabilmente violenta.
-Mh... Fiocchetto, guarda che so che sei sveglia.- gongolò Junior -Sei tutta intera?- con uno sforzo disumano ed il desiderio crescente di strozzare il ragazzo, Yuki mugugnò una sorta di flebile affermazione.
-Spero che tu ti riprenda in fretta.- il sangue le si ghiacciò nelle vene, non aveva parlato il rosso -Così posso scaricarti e pace.-
Ah, tutto normale allora, l'Apocalisse non sta per giungere.
Seriamente, sentire una gentilezza simile da parte di Kanda l'avrebbe fatta terrorizzare a morte, le era quasi venuto un arresto cardiaco.
-Credo di vedere del fumo laggiù, ma non sono sicura, non mi sono ancora abituata alla benda e con l'occhio buono vedo poco.-
-Si, se abbiamo fortuna ci sarà una casa.- asserì Kanda.
-Andiamo, Yuki-chan ha bisogno di un letto.- commentò Lavi.
E voi tutti avete bisogno di un cervello.
-Mh.- 
"Mh"? Ma che ti prende? "Che me ne frega", "crepi pure", è così che dovresti rispondere, mi stai facendo preoccupare, hai preso una botta in testa?
-Inizia a fare freddo... Shishou?-
-Dimmi.-
-Yuki-san ha perso il cappotto.- quell'accentuazione severa nella voce di Moeve era un qualcosa del tutto nuovo, eppure sembrava che la ragazzina sapesse cosa stesse dicendo.
-E quindi?- sbottò Kanda.
-Qualcuno glielo dovrebbe prestare.-
Prima che Kanda potesse ribattere in qualunque modo, qualcuno le appoggiò sulle spalle una giacca.
Era calda e Yuki percepì su di essa un odore nuovo, dolce ma non troppo intenso. Preferì mantenere gli occhi chiusi e far finta di nulla.
-Non ci sono problemi ora.- constatò la voce quieta ed educata di Allen Walker, che fin'ora aveva taciuto.
Alle prese con tipetto simile, Yuki non si stupiva di certo se Lenalee gli si era affezionata così tanto. Ma quel ragazzo era falso quanto dolce e rassicurante. Non era la presenza del Noah in lui, era semplicemente un qualcosa che apparteneva indubbiamente al vero Allen: aveva messo su la maschera che più gli aggradava per nascondere le sue debolezze, come Kanda faceva con la sua boria ed impassibilità, Junior con quella risata sguaiata e le battutine e come lei stessa spesso faceva. Non metteva in dubbio la gentilezza ed il buon cuore di quel ragazzo talmente adorabile, ma nemmeno dava per assodato che il suo essere fosse tutto rose e fiori. Quanti schiaffi in faccia aveva preso dalla vita? Quanti ne avevano presi tutti loro? Con o senza Innocence, rimanevano comunque giocattoli rotti, che prima o poi sarebbero caduti al suolo, inerti. Quando i "bambini" avrebbero finito di giocare.
 

-Ehi tu laggiù! Porta questi a quell'incomp.... A Reever della Prima Divisione.- Peck si sistemò gli occhiali, consegnando di malo modo una pila di documenti ad un giovane corvino.
Il ragazzo annuì e si defilò.
Da quando era arrivato al Quartier Generale ed era stato affidato alla sezione di Peck, egli non l'aveva mai chiamato col suo nome, si limitava a qualche "ehi tu", "ragazzo" oppure "scansafatiche laggiù". Dopotutto, il responsabile della Seconda Divisione rivolgeva le sue attenzioni unicamente al suo assistente, Matthew, ed alle gambe della signorina Lee. Non si poteva certo dire che adorasse il suo superiore, ma non spettava certo a lui sceglierselo.
Solitamente il suo lavoro di apprendista consisteva nel riordinare carte e fare la spola tra la loro sezione e quella di Reever.
Quando giunse ai laboratori della Prima Divisione si perse come sempre in quell'affaccendamento generale che sfociava in un caos organizzato impossibile da decifrare per chi fosse un esterno.
Dirigendosi verso la postazione del Caposezione Reever non poté fare a meno che lanciare un'occhiata all'unica scrivania che sembrava non essere stata presa dalla morsa di quell'uragano di disordine, solo una pila di fascicoli era fuori posto, come se qualcuno li avesse spinti via. A quanto pareva la signorina Hirai era ancora in missione con Yu Kanda.
-Ehm, mi scus...-
-Oh! Thomas, giusto? C'è qualche problema?- appena lo vide Reever scattò sull'attenti, pronto ad ascoltare, un tazzone di caffè stretto nella mano mancina. Due profonde occhiaie violacee gli solcavano il volto. Thomas pensò istintivamente a Yuki Hirai, aveva notato che anche lei aveva pesanti occhiaie, eppure anche con quelle rimaneva una delle creature più aggraziate che avesse mai visto.
-Signor Reever, il Caposezione Peck mi ha chiesto di consegnarle questi documenti.- disse, appoggiando la pila di carte nell'unico, minuscolo spazio disponibile sulla scrivania.
-Mh, bene. Più tardi me ne occuperò... Ah!- l'uomo si sporse in avanti come se si fosse ricordato di qualcosa di molto importante da dirgli -Jerry ha detto che ti voleva parlare, quando hai qualche minuto disponibile. Mi ha chiesto di passati il messaggio ieri sera, siccome capiti spesso qui.- 
-Grazie signore.- Thomas si congedò con un inchino prima di voltarsi.
Jerry il cuoco... Cosa voleva da lui?
-Ehi! Mannaggia alla memoria mia... Yuki mi ha chiesto di ringraziarti per averla aiutata a sistemare dei libri o qualcosa di simile... Ha detto che si era dimenticata di farlo quando é andata via.- la voce di Reever lo raggiunse come se si trattasse di un coro angelico pari all'annunciazione alla Vergine Maria. Era decisamente un caso disperato, il suo.

-Accidenti...- Thomas si voltò al sommesso borbottio proveniente da un angolo della biblioteca. Una ragazza alquanto innervosita stava saltellando nel tentativo di posare un libro nello scaffale di fronte a lei.
Non credeva di averla mai vista. Era bassa e sorprendentemente magra, lunghi capelli di un chiarissimo ramato le ricadevano sulla schiena.
Le si avvicinò.
-Ehm... Avete bisogno di una mano?- domandò. Lei si voltò con uno scatto fulmineo, il volto piegato in un'espressione imbronciata.
Thomas rimase senza parole, era minuscola e delicata, gli occhioni grandissimi ma dal taglio deciso brillavano di un colore intenso e, a primo impatto, quasi violento.
Sembrava una bambolina di porcellana con indosso gli abiti sbagliati, la camicia immacolata e la gonna nera, infatti, le donavano un'aura severa che stonava con la dolcezza del suo aspetto.
-Oh... Grazie. In effetti dovrei posare del materiale che ho preso in prestito ma...- non finì la frase, visibilmente scocciata. La sua voce era armoniosa ma seria, secca. C'era una nota molto matura in essa che bilanciava ancora di più il contrasto che quella ragazza generava.
Ma quanti anni ha davvero? Sembra una bimba eppure... 
Mentre prendeva i libri da quelle mani piccole e dalle dita sottili, non potè fare a meno di pensarci. Appena ebbe finito di infilare nei giusti scomparti ogni testo, Thomas si sfregò le mani, un'abitudine ereditata nell'infanzia e mai più perduta.
-Grazie mille, davvero.- per la prima volta in quel breve lasso di tempo, la ragazza gli regalò un lieve sorriso.
Aggraziata nell'aspetto e nelle movenze, ma con un fuoco nello sguardo. Nonostante non la conoscesse, la trovava semplicemente sorprendente. 
-Di nulla...- rimase immobile per qualche secondo, contemplandola stupito -Ah! Ehm... Thomas , piacere.- le porse la mano, sperando di non essere arrossito.
-Oh, Hirai Yuki.- lei gli strinse la mano con esitazione.
-Mh? Per caso... Avete origini orientali?- chiese istintivamente Thomas. Per quanto si sforzasse, non coglieva nessun dettaglio che potesse ricollegare quella ragazza al continente asiatico, a parte il nome.
La domanda parve metterla a disagio, perché si lasciò scappare una mezza esclamazione e puntò lo sguardo altrove per un istante.
-Ehm... No, sono inglese... londinese pura.- si lasciò scappare una risatina nervosa -Voi di dove siete?-
-Sono canadese.- rispose immediatamente.
-Bel posto il Canada, ci sono stata anni fa.- sorrise di nuovo.
-Oh, vi piace viaggiare, dunque?-
-Più o meno.-
Si diressero fuori dalla biblioteca. Thomas fece per salutarla, ma si accorse che stavano andando nella stessa direzione.
-Ehm... Se posso chiedervelo, cosa fate?- domandò.
Lei si voltò.
-Sono un membro della Prima Divisione e l'assistente del  nuovo Generale Yu Kanda.- rispose.
Thomas sgranò gli occhi.
Membro della prima divisione ed assistente di un generale?
-Tu fai parte della seconda divisione, vero? Mi pare di averti visto là di tanto in tanto.- continuò lei allegramente.
Thomas annuì.
Arrivarono al termine del corridoio, ove esso si biforcava. Lei lanciò una veloce occhiata ad un pendolo di legno inciso accertandosi dell'orario.
-Oh beh, si è fatto tardi. È stato un piacere fare la vostra conoscenza.- e detto ciò, corse via.
Thomas la vide allontanarsi veloce e leggiadra.

-Buongiorno, il solito, grazie.- con un sospiro Thomas si presentò allo sportello del refettorio.
Jerry gli passò il vassoio scrutandolo con attenzione.
Il ragazzo tossicchiò, in imbarazzo
-Il signor Reever mi ha detto che dovevate parlarmi... Giusto?- si azzardò a chiedere, visto come l'indonesiano aveva preso ad analizzarlo senza proferir nessuna delle sue solite smielate parole.
Si avvicinò lentamente.
-Ho scoperto il tuo segreto, caruccio.- sussurrò.
-Segreto? Quale segreto?- domandò il moro, confuso 
-Oh... Non provare a nasconderlo con me.-
-Nasconderlo? Io non sto nascon... Ehi!- si sentì tirare con forza per la cravatta, in un batter d'occhio, quasi strozzandosi, si ritrovò a piombare dal lato opposto della finestrella.
-Ma che...-
-Facciamo due chiacchiere, Tom zuccherino mio?- Jerry lo sovrastò scrocchiandosi le dita, ed il mondo fu oscurato.
-Eh?-
-Che ne dici... Di parlare di Yuki-Chan?- e Thomas pensò fosse la decisione più saggia evitare di 
ribattere e nemmeno tentare di fuggire.
 

Ciao!
Torno in ritardo ma sono tornata! Per mia fortuna il maledetto blocco sta iniziando a cedere ed a sparire, e mi stanno tornando le idee e l'ispirazione.
Quindi... Gli eventi sono confusi e Yuki ci è piombata nel mezzo e necessita di fare ordine, ma prima deve riprendersi...
Nel frattempo Jerry ha teso una piccola "imboscata" a Thomas, che abbiamo visto per la prima volta. Ce la farà a sopravvivere?
Inoltre... Mi chiedo chi si occuperà della cucina mente lui è impegnato...
Beh, spero di far presto col prossimo aggiornamento.
Ciao ciao😘

Sara

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Capitolo 17
*** XVI ***


Quando giunsero dinnanzi alla casa solitaria nella quale tanto speravano di trovare ristoro, Yuki era già ripiombata da un po' nel suo sonno quieto, Kanda percepiva anche attraverso il tessuto della divisa le sue mani, da quanto erano gelide.
-Moyashi, fatti avanti.- borbottò, chinandosi verso il basso per poter prendere la sua assistente in braccio.
Se si fosse svegliata, tra tanti momenti disponibili, proprio in quello, non avrebbe esitato nemmeno un secondo a mollare la presa e farla piombare per terra. Doveva pur sempre difendere la sua dignità.
-È Allen. E perché proprio io, poi?- l'albino lo fisso seccato.
-Perché tu sei sempre gentile ed educato e le vecchiette ti adorano.- Lavi, che aveva finalmente dato un po' di respiro a Moeve, si buttò su Allen, stritolandolo in un abbraccio.
Link, in disparte, li fissò accigliato.
-Va bene, va bene. Ma se non ci fossero vecchiette qui?- con circospezione di avvicinò alla soglia della porta. Era molto tardi (o molto presto, a seconda dei punti di vista), e sperò che chiunque vivesse in quella casa non l'avesse a male per quell'intrusione inaspettata.
Bussò due volte, aspettando paziente. 
Nessuna risposta.
Bussò di nuovo.
-Chi è?- una voce anziana provenne dalla parte opposta della porta, sospettosa e preoccupata. Alla fine, una qualche vecchietta c'era davvero.
-Ehm, siamo...- Allen parve esitare per un attimo, scosso -Siamo membri della Dark Religious, stiamo cercando un posto per la notte.- proclamò deciso. La mano sinistra gli tremava e la dovette chiudere a pugno. Probabilmente, quel cambiamento non gli era ancora familiare come avrebbe dovuto essere.
-Dark Religious? É quell'associazione legata al Vaticano?- gracchiò ancora la voce dall'interno.
-Si.-
-Entrate.- un rumore metallico persistè per qualche secondo, i cardini cigolarono e la porta ruotò su di essi, una donna molto anziana si reggeva ad un bastone ferma sulla soglia e li fissava attenta.
-Grazie mille.- Allen sorrise ed accennò un lieve inchino.
La donna sorrise e si spostò per farli passare. Kanda, con Yuki in braccio, entrò per ultimo.
-Quella bimba non sembra star bene.- commentò la signora mentre tentava con fatica assicurare un grosso e pesante lucchetto alla porta. Lavi le si affiancò e l'aiutò nello svolgere il compito.
-Abbiamo avuto uno scontro e lei è rimasta ferita.- rispose educatamente Allen.
-Uno scontro? Ma è così piccina...- la donna zoppicò fino a sporgersi sul viso di Yuki.
-Ha diciotto anni.- rispose Kanda con voce neutra.
-Quasi diciannove.- aggiunse Lavi con un sorriso.
La donna sospirò.
-Venite, Bernadette si è preoccupata molto quando ha sentito bussare.- aprì la porta che stava alla sinistra del piccolo ingresso polveroso facendo segno al gruppetto di seguirla.
La stanza si apriva in una cucina dal parquet di legno scolorito e consunto, un tavolo grezzo al centro di essa con attorno delle sedie, un divano basso e prossimo alla propria ora accasciato sulla parete opposta ai piani di lavoro.
Seduta a capotavola, una fanciulla dai lunghi capelli setosi si sporse ad osservarli.
-Bernadette, prepara del the, abbiamo ospiti. Voialtri sedetevi, tu invece vieni con me.- picchiettando una spalla a Kanda, uscì di nuovo dalla stanza. Il ragazzo la seguì scoccando un'occhiata malevola alla rampa di scale che si parava di fronte la porta d'ingresso. Prima di accingersi alla scalata dei gradini cigolanti sentì un suono familiare che aveva previsto di sentire con largo anticipo.
-STRIKE!- come al solito, lo Stupido Coniglio si perdeva alla sola vista di un paio di sottane.
-Metteremo questa piccolina in stanza con mia nipote, almeno la terrà d'occhio, per la bimba con la benda ho un letto in soffitta, voi uomini vedrete di arrangiarvi all'addiaccio.-
Aprì una nuova porta cigolante e gli fece strada. In quella casa era tutto cigolante, una ripetizione fastidiosa di quel singolo aggettivo che pareva persistere in ogni suo oggetto, mobile ed asse di legno.
Se il resto della casa possedeva l'odore asfissiante della polvere, in quella stanza aleggiava l'odioso odore di una qualche soffocante e ridicola fragranza femminile troppo dolce ed intensa.
Non potè fare a meno di paragonare quella stanza con quella della Nanetta, che aveva ben pensato di crollare addosso a lui, nella quale prevalevano l'odore di carta e inchiostro, il puzzo di fumo e le note sfuggevoli di profumo di limone, decisamente più tollerabile per il suo olfatto sensibile, in quanto quell'intricata e complessa armonia rimaneva discreta a fare da sottofondo a causa delle ore che le porte-finestre passavano spalancate.
-Poggiala su quel letto lì, tra poco Bernadette la cambierà.- Kanda eseguì, nonostante quel tono lo stesse infastidendo più di quanto già non lo fosse.
-Come hai detto di chiamarti, caro?- la donna chiuse la porta spingendola con il bastone.
-Non l'ho mai detto.- con fluidità, Kanda la precedette sulle scale.
-Oh, perdonami. Io sono Adinette, comunque.-
-Kanda Yu.- sbottò il giapponese.
Per l'ora seguente, davanti le calde tazze di the ci fu uno spettacolino assurdamente ridicolo narrante la storia del giovane rampante dai capelli rossi che tentava di conquistare quella che a quanto pareva era la giovane nipote dell'anziana Adinette. 
L'irritazione di Kanda non poté che aumentare schizzando a livelli potenzialmente mortali, e la notte da passare sul pavimento della vecchia biblioteca della casa (una stanza piuttosto amplia munita unicamente di scaffali contro le pareti) in compagnia dei suoi attuali compagni di viaggio lo fece desistere da qualsiasi tentativo ulteriore di apparire, se non altro, una persona relativamente tranquilla, ed il suo buonsenso lo fece sparire totalmente sotto le coperte che gli erano state fornite prima che qualche povera anima avesse l'opportunità disgraziata di rivolgergli la parola.

L'unico desiderio di Thomas Tremblay per quella giornata era la rassicurante aspettativa di una cena squisita dopo una sfiancante giornata di lavoro, mai e poi mai si sarebbe aspettato di star a sentire il cuoco dell'ordine oscuro sciorinare fino a tarda notte i suoi ideali sull'amore e le sue cospirazioni e piani malefici includenti improbabili "coincidenze" che gli avrebbero assicurato un brillante futuro accanto alla signorina Hirai.
Era vero che dopo aver fatto la sua conoscenza, nemmeno due mesi prima, si era preso una bella cotta, ma il signor Jerry stava seriamente esagerando.

L'indomani mattina, verso le cinque e mezzo, la vecchia casa ancora avvolta nel sonno, Kanda fu svegliato dal rumore di passi incerti ed un misurato cigolio, come se qualcuno avesse aperto una delle porte con la massima lentezza possibile.
Evitando di far rumore si alzò e pescò dal malloppo di stoffa all'interno della sua borsa da viaggio un vecchio cardigan scuro. In un angolo della stanza, Lavi russava di gusto, Allen, anche lui dormiente, aveva ancora una mano spiaccicata sulla faccia del rosso, probabilmente rimasta lì dopo il nullo tentativo di farlo smettere.
Non appena si affacciò sul corridoio osservò sconsolato la fonte del rumore che tentava di scendere le scale ancorata al corrimano come una piovra.
Si avvicinò di soppiatto col sopracciglio inarcato, con tutte le intenzioni di godersi lo spettacolo.
Yuki si reggeva saldamente con le mani, mentre le gambe incerte provavano a scendere i gradini, le ginocchia però parevano aver preso gusto a cedere di continuo.
All'ennesima incertezza la ragazza perse del tutto l'equilibrio, era certa di finire per terra e rompersi un po' di ossa, ma ciò percepì fu solo una presa salda intorno alla vita.
-Allora è diventato un vizio.- sbottò Kanda, seccato.
Lei lo guardò sorpresa, per poi voltare la testa altrove con uno sbuffo sonoro.
Per un istante valutò l'opzione di lasciarla, ma quel poco di umanità che ancora possedeva lo spinse a desistere.
Si sorprese nel rendersi conto che la sua testarda assistente era ancor più magra di quanto desse a vedere. Ci mancava poco e sarebbe riuscito a cingerle l'intera vita con un braccio solo.
-Che stavi cercando di fare a quest'ora?- domandò iniziando a scendere le scale con lentezza, di modo che lei potesse tenere il passo.
-Cosa te ne frega a te?-
-Come vuoi.- fece scorrere via il braccio ma lei gli afferrò la mano prima che avesse il tempo di portare a termine la sua azione.
-Non ci provare, Mister Chioma Fluente.- aveva il volto in fiamme.
Kanda la guardò torvo. In realtà sapeva bene cosa voleva fare, e non glielo avrebbe permesso.
Con un gesto rapido infilò la mano nella tasca della morbida giacca di lana rosea che la ragazza indossava, sfilandone un astuccino in metallo di forma rettangolare.
-Me lo aspettavo.- sbottò, infilando il piccolo oggetto nella tasca dei pantaloni col fare di un adulto che confisca il giocattolo preferito ad un bambino.
-Ehi!-
-Puzzi di fumo in modo insopportabile, non ti permetterò di toccare ancora una sigaretta finché dovrai girarmi intorno.-
-Eh? Io non puzzo di fumo! E poi qui nessuno ti sta girando intorno!- sussurrava per non far svegliare nessuno, ma il tono era irritato e scocciato.
Kanda la fissò imperturbabile, la ragazza sbatté le palpebre un paio di volte.
-Su... Solo una.- lui non batté ciglio.
-Ehi ma... Da quand'è che i ruoli si sono invertiti in questo modo?!-
-Quando non hai il controllo di te risulti ancora più insopportabile.- sbottò il moro quando raggiunsero la fine della rampa di scale.
La porta della cucina era aperta, e nel fascio di luce tenue e debole che giungeva da essa si potevano distinguere i granelli di polvere che albergavano nell'aria.
-É quasi l'alba.- sussurrò Yuki, l'indice poggiato sul labbro inferiore con fare pensoso -Non ricordo nulla, ero uscita per questo.-
-Credi che una polmonite ti risolva questo problema?-
-Simpatico.-
-Sai, forse se tu ti potessi ammalare per più di tre o quattro giorni molti dei miei problemi svanirebbero.-
-Ma quanto siamo loquaci stamattina, possibile che anche quando sei in vena di chiacchiere tu rimanga velenoso come una serpe?-
Si fissarono in cagnesco per quelli che sembrarono due minuti buoni, poi Kanda si allontanò di scatto.
-Cos...?Ehi!- Yuki piombò col sedere a terra, scioccata.
Quel bastardo... L'ha fatto apposta.
Rimase a contatto col pavimento scricchiolante ed impolverato fissando la nuca del ragazzo che le dava le spalle, corrucciata.
I vestiti troppo grandi che indossava non le davano il minimo conforto, non facevano che aumentare quella pressante sensazione di essere una bambina sperduta senza la minima indicazione da seguire. Se Dio, quel gran bastardo, esisteva davvero, si domandava come mai non le avesse almeno lasciato un indizio, un cartellino, un qualcosa che la aiutasse a capire perché si fosse preso la bega di crearla e, in primis, perché l'avesse creata così debole ed inutile.
-Kanda... Sei strano.- le parole le affiorarono alle labbra senza che avesse il tempo di fermarle in qualche modo, si tappò immediatamente la bocca con la mano sinistra. Era strana anche lei, sembrava quasi che qualcosa l'avesse scombussolata al punto di non capirci più nulla.
-Mi dici cosa é successo?- il ragazzo si irrigidì appena, poi voltò appena la testa di lato.
-Ricordatelo.- rispose secco. Nella voce una punta di... Rabbia? No, sembrava qualcosa di decisamente diverso.
-Se ci riuscissi...- mormorò lei spostando lo sguardo sul portone d'ingresso.
-Dove siamo? Quando mi sono svegliata ho trovato una ragazza nella stanza, immagino ne sia la proprietaria, no?-
-In questa casa ci vivono quella tipa ed una vecchia, ci hanno ospitato.-
-Mh.- stavolta ponderò con attenzione le parole seguenti, tentando di decidere se fosse il caso di pronunciarle o meno. Giunse alla conclusione che ormai peggio di così non si poteva andare in nessun caso.
-Senti un po', com'è che mi hai portata tu fin qui? Non ero un accollo?- un sorrisino furbo le si dipinse sulle labbra nel vedere la postura già di per se rigida del ragazzo raddrizzarsi ancor di più.
-Il freddo Kanda Yu é per caso diventato un po' più dolce di cuore?- ormai era diventato una vera e propria statua vivente.
Passarono lunghi secondi di silenzio in cui Yuki gustò la sua piccola vendetta quotidiana. Dal fondo del baratro, il suo orgoglio acciaccato sventolava uno stendardo di trionfo.
Il giapponese si voltò di scatto con una foga eccessiva, fulminandola con lo sguardo inviperito.
-Ti ho portata fin qui perché avrei dovuto compilare dei moduli e scrivere dei rapporti aggiuntivi se fossi morta, chiaro?-
-Uh uh.- la ramata si osservò distrattamente le unghie -E chi di noi due scriverà nel rapporto che sono da un quarto d'ora sul pavimento di ingresso di una vecchia casa senza poter usare le gambe?- l'implicita richiesta d'aiuto nascosta in quella frase ironica la fece sentire un po' meno vulnerabile, era già troppo dover chiedere soccorso a Kanda perché lo facesse anche in modo diretto.

-Fiocchino vuoi che ti imbocchi?- la manata che raggiunse Lavi fu talmente potente da farlo ribaltare dalla sedia, una cinquina rossa fiammante stampata in faccia.
-Zitto, demente.- sbottò Yuki, ancora rossa in volto.
Era mezzogiorno e mezzo e dopo che Kanda l'aveva scarrozzata per la casa con la gioia di un poveraccio senza un soldo sommerso dai debiti (ah no, quello era Walker) aveva passato il resto della mattinata con gli altri membri della combriccola, l'anziana signora e sua nipote, che avevano preferito astenersi dal fare troppe domande semplicemente confermando che i legami col Vaticano  fossero effettivamente reali.
Per tutto il tempo Lavi non aveva fatto che tormentarla con battutine sconce e minacciando di rivelare cose che avrebbero decisamente fatto meglio a rimanere tra loro due fino a che non le avessero portate nella tomba.
Il rosso, senza demordere, si rialzò e tornò all'attacco.
-E dai Yucchan, non sarebbe la prima volta... Come quel giorno in cui avevi....- un secondo ceffone lo fece ribaltare nuovamente.
-Vuoi che inizi io, Bookman Junior?- propose puntando il coltello nella sua direzione, lo scintillio omicida che le balenò negli occhi ramati ricordava vagamente il guizzo della punta di una fiammella.
-Oh, inizia pure tu, basta che al resto ci pensi io poi...- una terza botta annullò il suo tentativo di scalare il tavolo, stavolta però proveniva dalla sua destra.
-Non dovresti trattare così una ragazza, Lavi, non è per nulla carino!- lo rimproverò Allen, visibilmente alterato.
-Almeno tu capisci qualcosa, grazie.- gli si rivolse Yuki sorridendo.
Sospettava che Lavi sarebbe partito all'attacco alla prima occasione fortuita. Fra di loro erano abituati a scherzare sempre, ma a volte l'esuberante diciottenne sembrava volerla torturare con determinati ricordi, forse per mascherare il fatto che in realtà imbarazzessero anche lui.
-Gradite il pranzo?- domandò la signora Adinette, probabilmente per tentare di sedare il battibecco.
-Si, è squisito.- Allen sorrise amabile, pulendosi l'angolo della bocca con il tovagliolo.
-È buono.- sussurrò Moeve con timidezza.
Non si udì più alcun suono per il resto del pasto che non fosse il cozzare delle posate sui piatti.
-Domattina presto andremo via, quindi la ringrazio in anticipo per l'ospitalità.- la voce profonda di Kanda ruppe il silenzio imbarazzato creatosi.
Bernadette sembrò stupirsi.
-Ma la signorina Yuki non si sente ancora bene, dovrebbe riposare ancora per giorni, potete rimanere.- contestò infatti.
Allen tossicchiò imbarazzato.
-In effetti Yuki-san non sembra avere una bella cera, però...-
-Domani starà meglio.- ribatté secco il moro.
-Ha ragione, non ci sono problemi.- interferì la diretta interessata.
-Sicura?- domandò Allen titubante.
-Al cento per cento. Se divenissi un ostacolo alla missione la mia presenza qui sarebbe pressoché inutile.-

Dispiega le tue ali un'ultima volta, porta ancora la vittoria sul campo di battaglia.
In nome di Dio, accetta questo potere.

-Nora.- si svegliò di colpo, qualcuno la stava scuotendo con delicatezza per la spalla.
-Tyki...-  il ragazzo davanti a lei la guardava con un misto di tenerezza e curiosità, le labbra incurvate in un lieve sorriso.
-Ti sei addormentata, eh?- rimase scossa per un istante, incantata dal volto per una volta chiaramente visibile.
-I tuoi occhiali?- domandò, un ciuffo nero le si palesò davanti agli occhi.
-Li ho tolti.- istintivamente, lui si avvicinò e le scostò i capelli dal volto.
-Ah.- bastava davvero poco perché le loro labbra potessero sfiorarsi, ma il ragazzo si ritrasse all'istante, le orecchie in fiamme. Era fradicio ed indossava solo i pantaloni e la camicia, giacca e gilet abbandonati in un angolo insieme alle scarpe di ottima fattura.
-Avete fatto il bagno?- domandò, una sorta di delusione che covava nel petto e che la infastidì non poco.
-Si, pensavamo volessi aggregati anche tu ma abbiamo deciso che riposare ti avrebbe fatto bene ogni tanto.- 
-Mh.- qualcosa la innervosiva da morire, e non era il fatto di non aver potuto godere di quella giornata di sole sguazzando nell'acqua limpida del torrente, era più che altro lo strano miscuglio di sensazioni che quel dannato quattrocchi le causava ogni volta prima di rinchiudersi nel guscio e lasciarla lì come una povera ebete.
Sedici anni e ancora non sa come comportarsi con una ragazza... 
Sospirò e si alzò, lisciando la gonna e scuotendo i corti capelli.
-Va tutto bene?- Tyki si alzò ed iniziò a raccogliere la sua roba, urlando in direzione di Tammy che erano pronti ad andare.
-Ehi Tyki...- il ragazzo si voltò a guardarla, stavolta gli occhialoni coprivano il bel volto.
Il principe azzurro che torna ranocchio.
-Ti senti male? Hai bisogno di qualcosa?- si avvicinò apprensivo -Ti vedo piuttosto...-
-Secondo te come sono?-
-Eh? Non capisco.- si bloccò e tentò di decifrare la frase come meglio poteva.
-Io.- Nora si indicò -Come sono?-
-Perché questa domanda?-
-Tu rispondi e basta.-
-Mh... Beh, sei intelligente e...- si picchiettò le labbra cercando di trovare gli aggettivi giusti, pensoso.
-...sei molto forte...-
-Sbagliato.- la ragazza girò su se stessa un paio di volte finendo per appoggiarsi al tronco ricurvo del suo albero preferito tra quelli che costeggiavano il piccolo fiumiciattolo.
-Eh? Sbagl... Perché?-
-Sii più frivolo, per una volta.-
-Frivolo?-
-Com'è Tammy?- domandò lei saltando sul ramo più basso.
-È carina.-
-Ed io?-
-Te lo stavo dicen...-
-Stai forse cercando di svincolare la domanda? Se dici che sono brutta non mi offendo mica.- rise allegramente, ma sapevano entrambi che la risposta sbagliata avrebbe decretato il peggiore degli esiti.
-Perché vuoi saperlo?- nemmeno gli occhiali potevano nascondere il colorito rosato delle guance del ragazzo.
-Così.-
Seguirono attimi di silenzio interminabili, in cui l'irritazione di Nora cresceva di pari intensità al rossore sul volto del ragazzo.
Con fatica Tyki deglutì, come se stesse cercando un coraggio che sapeva bene di non possedere.
-Non credo che tu sia carina. E definirti bella è un affronto.- mormorò, lo sguardo fisso a terra.
-Per cui sono brutta, lo sapevo.- 
-No! Cioè... Non sei brutta ma... Non sei nessuna delle cose, insomma... Sei la cosa più meravigliosa che io abbia mai visto e poi sei davvero incredibile e.. E non posso definirti bella perché tu sei ad un livello ancora più alto e... e...-
-Riprendi fiato.- Nora lo interruppe con voce pacata, lo sguardo tranquillo.
-Aspetta... Non dirmi che... L'hai fatto apposta!- lui le puntò un dito contro con fare accusatorio, ricevendo in risposta nient'altro che una risata divertita.
Nora saltò giù dalla pianta e si incamminò. Mentre lo superava, ancora esterrefatto, gli sorrise e gli sussurrò in un orecchio.
Quelle parole rimbombarono nella testa di Tyki diverse volte, prima che, con fare sconsolato, si accingesse a raggiungerla.

Grazie, adesso mi sento molto meglio.

Tyki espirò una boccata di fumo, osservando distrattamente Road giocare con una bambola di pezza, circondata dai fiori del sontuoso giardino.
Una certa persona avrebbe senza dubbio criticato i suoi gusti circa il tabacco e le marche di sigarette preferite, se fosse stata ancora su quella terra.
Nora...
Ed era andata così, dunque, era comunque riuscita a lasciare una traccia di sè in grado di persistere anche dopo la sua morte, una traccia in grado di perseguitarlo come uno spettro.
Quella ragazzina andava schiacciata, disintegrata. Se lei fosse sparita avrebbe portato con se quell'ultima traccia, l'ultima testimonianza dell'esistenza di Yuki, Noriko la Vagabonda, Nora Alvares.
Quella ragazzina doveva perire, ed il suo malessere sarebbe in parte scomparso.
Yuki Hirai...
L'ironia della sorte le aveva donato quello stesso nome, se lo sarebbe marchiato a fuoco nella mente, perché quella pulce rappresentava parte del suo attuale supplizio.
Quella creatura sciagurata sarebbe sparita.

Ciao a tutti! 
Ritorno dopo il difficile parto di questo capitolo, in cui più che risolverne, ho causato solo altri casini. State iniziando a capirci qualcosa voi? Sono davvero curiosa di saperlo.
Vi avverto, ho ancora un po' di sorpresine in serbo per la cara Yuki, ricordate l'aggressione con cui inizia la storia? Eh eh eh... Chissà chissà...
Ci si vede alla prossima, spero che il capitolo sia uscito bene, e mi scuso per gli errori causati dall'ora indecente a cui è stato ultimato.

Sara

 

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Capitolo 18
*** XVII ***


Il sole tetro ed offuscato da bianche ma fitte nuvole ingrigiva il mondo rendendolo spento, insignificante e piatto, come il suo essere in quel momento. Il vuoto che le si allargava nel petto, mentre contemplava l'anomalo paesaggio fuori stagione, si fece fastidiosamente intenso.
La stanza era vuota, ma l'opprimente profumo di Bernadette persisteva ad aleggiare tra quelle quattro pareti scricchiolanti, un senso di desolazione che quel silenzio disumano sembrava solamente rafforzare.
Lavi, Junior o qualsivoglia, era fuori con le due padrone di casa, Allen e Link, tutti allegri a spaccare legne. Che vi sarà mai stato di così allegro? Yuki non se ne capacitava.
Kanda invece si aggirava per la casa a mo' di spettro, silenzioso come sempre, inutile domandarsi che stesse facendo.
Il progetto di partire in mattinata era saltato.
"Partite dopo pranzo, almeno non ve ne andrete a stomaco vuoto", aveva insistito l'anziana signora.
Lei era rimasta là, a contemplare un bel niente di fronte alla finestra, rimuginando sugli eventi che ancora non riusciva a richiamare alla mente.
Desolazione.
Stava cadendo in pezzi, non ci capiva un accidente e stentava a ricollegare il passato con il presente, aveva bisogno di qualcuno che la comprendesse ma l'unica persona con esperienze di vita simili alle sue era un samurai astioso e taciturno, non esattamente il tipo con cui ti potevi confidare.
Ricordava vagamente Lavi e Kanda caricare per attaccare in simultanea, poi i suoi ricordi nel mondo reale svanivano, lasciando il posto al candore ed all'oniricità della sua mente, dove Nora le aveva parlato, e poi giù nell'abisso delle due voci sconosciute.
Null'altro.
Si strinse nella giacca di lana di qualche taglia di troppo. Non era decisamente rassicurante quell'abbondanza di stoffa, di un colore rosato e profumata di lavanda.
Yuki non era mai stata granché convinta della teoria che le braccia di qualcuno sono il vero riparo che ti dà sicurezza (nonostante gli abbracci di Bak e Lavi sapessero di casa), ma aveva la certezza totale e provata che un bel capo maschile gigante e pregno del classico profumo semplice, basico e virile fosse la cosa che più le piaceva al mondo, e che la faceva sentire un minimo protetta.
La conclusione? Il maglione era più efficace del proprietario. Dopotutto è risaputo che i maglioni stanno zitti e non rompono le scatole. 
Magari era una feticista dei maglioni maschili.
Con un sospiro fece leva con le braccia sul davanzale e si alzò cautamente in piedi.
Riusciva a camminare ma ogni passo era spossante, sembrava quasi che le gambe fossero state prosciugate da ogni forza residua, erano vuote e le ossa sembravano cave, come quando God's Angel la aiutava per capriccio, solo che in quel momento dentro non vi scorreva nessuna energia divina.
Indossava un abito azzurro pastello smanicato a cui Bernadette aveva gentilmente fatto l'orlo la sera prima, poiché non le entrava più da almeno due anni, e quella giacchina morbida. Le calze nere che era solita mettere erano state sostituite da fasciature che da metà coscia (esattamente dove le calze stesse partivano) arrivavano ad avvolgerle perfino i piedi.
Infilò un paio di pantofole esageratamente grandi per il suo minuto trentasette, e ciabattando mogia mogia uscì dalla stanza.
Non aveva ben capito dove fosse finita Moeve, ma preferiva non averla sempre intorno. Era una ragazzina adorabile, e Yuki si sentiva sempre più in colpa nel fingere quei sorrisi gentili. Non era come mentire ad un adulto, ad un coetaneo, si trattava di ingannare qualcuno di innocente, che non aveva colpe di nessun tipo.
A volte non capiva come facesse Lenalee, piangere e sorridere per gli altri in modo sincero, era davvero possibile farlo? Se si, nessuno si era mai preso la briga di insegnarglielo, lei che si era ingarbugliata in un gomitolo tessuto d'egoismo.
Scese le scale cautamente, tentando di trattenere i gemiti di dolore che le scappavano inconsciamente ogni volta che il piede poggiava sul gradino successivo, vibrando il colpo lungo tutta la spina dorsale.
Il silenzio spezzato unicamente dagli scricchiolii del vecchio legno e dall'eco degli uccellini che canticchiavano distratte melodie all'aperto era piacevole, improvvisamente meno disumano.
Sul tavolo della cucina, chino su di un vecchio libro dalla copertina logora, Kanda leggeva assorto, il mento poggiato sul dorso della mano sinistra e quella destra che girava con tranquillità le pagine.
-Di che parla?- si azzardò a rompere il silenzio. Non seppe come, ma riuscì ad arrampicarsi sulla sedia e sedersi miracolosamente sul bordo del tavolo, accanto al vecchio libro.
Senza cambiare posizione, Kanda si limitò a lanciarle un'occhiata disinteressata.
-Di nani che vengono ammazzati.- rispose.
-Oh, ed io dovrei essere la cavia?- provò a scherzare lei, ma il tono le uscì più fiacco del solito, tanto che il ragazzo non sentì nemmeno la necessità di rispondere.
Rimasero in silenzio per quasi mezz'ora, Kanda immerso nella lettura e Yuki col naso all'insù a fissare il soffitto.
Nemmeno sapeva perché rimaneva lì senza muoversi, avrebbe potuto benissimo tornarsene al piano di sopra e lasciarsi andare allo stato comatoso in cui la sua anima supplicava di perdersi, ma qualcosa la tratteneva lì, accanto a quel tipo odioso e litigioso.
Dal canto suo, l'odioso tipo litigioso non si capacitava di non averla ancora cacciata o lasciata lì da sola, si era limitato ad accettare la sua presenza ed il consecutivo sottofondo di limone che la avvolgeva come un'aura. L'unica cosa che stonava al punto da irritarlo era l'essenza di lavanda di cui erano pregni i suoi vestiti.
-Tempo fa ti dissi di cambiare profumo.- borbottò all'improvviso, e Yuki lo guardò stupita, constatando che aveva iniziato di sua spontanea volontà una conversazione.
-Ah ah.-
-Ho cambiato idea.- e poi non disse null'altro. Lei lo fissò perplessa a lungo, ma non ne ricavò nessuna sibillina risposta.
Solo allora arrivò alla conclusione che stava parlando della lavanda.
Sospirò.
-Tra poco si parte.- disse, ma al momento di scendere dal tavolo, indugiò e fissò il pavimento.
E ora?
Kanda le rivolse un'occhiata contrariata ed emise uno sbuffo.

-Quindi fammi capire, tu credi che l'Innocence...- fece vagare lo sguardo attorno a se -...è da qualche parte in questo campo?- Lavi allargò le braccia, tanto per far intendere l'immensità della distesa che si allargava intorno a loro per ettari ed ettari di terreno.
-Ho fatto ricerche, io, mentre voi esaminavate a vuoto ogni angolo che vi capitasse a tiro.- Yuki puntò le mani sui fianchi con fare severo.
-Stavamo cercando nei punti più fertili.- si giustificò il rosso buttandosi a sedere in mezzo al sentiero sterrato.
-E non avete trovato nulla. Ascoltatemi bene: la crescita rigogliosa ed anomala di piante e frutti fuori stagione è iniziata proprio qui, per cui qui deve trovarsi l'Innocence, ci arriverebbe anche un bambino.-
-E da dove dovremmo partire? Saranno venti ettari.- Lavi emise un profondo sbadiglio, stiracchiandosi.
-Mi pare ovvio, dal centro.- Yuki lo tirò per la sciarpa, tentando di farlo alzare, ma riuscì solo a barcollare sulle gambe instabili e rischiò quasi di strozzarlo.
-Non penso che sia facile trovare il centro esatto, anche se possiamo farcene un'idea.- Moeve si lasciò cadere a terra accanto a Lavi, affondando la guancia sul palmo destro.
-Non preoccupatevi, ho fatto i dovuti calcoli, basta che seguiate le mie indicazioni.-
Durante tutta la conversazione, nessuno lanciò nemmeno una singola occhiata a Kanda, al momento di pessimo umore. Effettivamente, sembrava non fosse riuscito a fare qualcosa di molto importante, e ciò lo seccava oltre ogni misura.

-Non preoccuparti, Walker, fa come se non avessi mai incrociato la nostra strada.- Yuki sorrise allegra, anche se di allegro in quel momento non ci trovava nulla e per non colare a picco doveva ancorarsi al braccio di Lavi.
-Sicura che...- il ragazzo si grattò la nuca, a disagio.
-Tranquillo, dopotutto, l'unica persona che pretende da me ogni singolo dettaglio nel rapporto non avrà nulla da obbiettare alla vostra presenza, mi sbaglio forse?- la ramata accennò un occhiolino a Link, che annuì una sola volta, serio. I presenti li scrutarono in cerca di una qualche risposta a quel gesto, ma non ottennero nulla di nulla.
-Beh... Allora in bocca al lupo.- Lavi, dopo essersi assicurato che Yuki fosse abbastanza stabile da lasciarla, si sporse verso Allen. I due si scambiarono un abbraccio fraterno, e Yuki potè giurare di aver visto gli occhi dell'albino lucidi.
-Hirai-san, ti ringrazio. Potresti farmi solo un ultimo piacere?- lei sorrise ed annuì, il ragazzo si avvicinò è le bisbiglio qualcosa nell'orecchio.
Il sorriso di Yuki si allargò.
-Puoi contarci, il messaggio arriverà senza dubbio.-
Quando fu il momento di dirigersi in opposte direzioni, Kanda si fermò ed indugiò sulla figura del ragazzo maledetto, sembrò sul punto di dire qualcosa, ma all'ultimo secondo si voltò ed incedette a passo spedito verso la meta.

Se Yuki Hirai diceva una cosa, si poteva star certi che, a meno che non avesse architettato una qualche menzogna, era quella.
Mai e poi mai una sua previsione, che riguardasse il tempo che avrebbe fatto in serata o i risultati di una partita a poker, aveva sgarrato d'una virgola. Con la precisione degna (e forse perfino superiore) di un computer, il suo cervello stabiliva il giusto equilibrio tra le varianti disponibili e ne traeva una conclusione.
Se lei diceva che il centro d'un campo era in un determinato punto, allora in quel punto si trovava.
E fu così che Lavi, incaricato di immergersi in quell'ondeggiante mare dorato che gli raggiungeva la cintola, riuscì a trovare il loro obbiettivo semplicemente ubbidendo ad un paio di istruzioni. Se fosse stato sempre così facile rintracciare l'Innocence, a quest'ora il Conte sarebbe stato disintegrato da un pezzo.
Con un sospiro di sollievo, il ragazzo osservò la luminescente pietra divina, domandandosi se sarebbe vissuto abbastanza a lungo da vederne il suo compatibile, un'altra storia triste di qualcuno strappato dalla sua vita.
Con un crescente senso di colpa allungò la mano verso il frammento, avviluppato tra le bionde spighe di grano.
Quando le sue dita ne strinsero la superficie, tutto il campo sembrò ondeggiare violentemente, come se qualcuno ne avesse violato il cuore. Lavi la tirò via con facilità, non fu invece facile sopportare lo spettacolo che ne conseguì.
Il grano divenne nero, appassendo e venendo inghiottito dallo stesso terreno dal quale era prima nato rigoglioso, gli alberi si rattrappirono e le loro foglie caddero a terra in una processione interminabile di morte, l'erba sui bordi della strada si ingiallì ed il sole divenne definitivamente grigio e tetro. Un luogo desolato.
Desolazione, come sempre.
Dio aveva donato loro qualcosa in grado di distruggere tutto quello con cui entrava in contatto.
Anche lui, come gli umani, non cambiava mai.

-Prendo questi, la ringrazio.- Yuki porse i soldi (lecitamente guadagnati sopportando scienziati pazzi, samurai boriosi, dittatori coi baffetti e robottoni impazziti) alla commessa della piccola boutique.
"Perché non limitarsi a procurarsi un paio di vestiti dove le capitava?", aveva detto Kanda.
"Perché fare economia se ho talmente tanti soldi da non sapere cosa farne?" aveva ribattuto lei.
E, tanto che ormai c'era, approfittò dei camerini per cambiarsi e liberarsi una volta per tutte degli abiti prestati.
Ormai si era ripresa alla perfezione e sembrava essere nel pieno delle forze, tanto che si stava rifacendo di tutti i minimi torti subiti sia da Kanda che da Lavi.
Semplicemente adorabile nel suo nuovo abito blu, con la sottogonna più lunga di un piacevole color panna, spingeva chiunque passasse lì vicino a voltarsi per osservare quella bambolina vivente.
-Yucchan, ti guardano tutti.- Lavi, le mani dietro la nuca, camminava di fianco a lei, scrutando assorto i passanti.
-Non me ne parlare, è sempre così.- infastidita da tante attenzioni, si avvicinava sempre di più all'esorcista rosso, tentando di evitare gli sguardi.
Odiava quella sensazione, tutti la guardavano e si domandavano se fosse una bambina dai tratti molto maturi od un'adulta piuttosto minuta, e molti sembravano far scorrere gli sguardi lascivi dalle spalle esili al vitino di vespa, sino a giungere alle gambe affusolate.
Aveva comprato l'abito più semplice, senza decorazioni, merletti o forme esagerate, eppure risaltava comunque come una goccia di sangue sulla neve.
Chi aveva sparato la cazzata che le donne alte, slanciate e dalle forme generose erano quelle che attiravano l'attenzione degli uomini?
Lei li attirava ugualmente quando non arrivava nemmeno al metro e sessanta, possedeva a stento una seconda e quando apriva bocca lo faceva soltanto per rimbeccare, commentare, pianificare ed imbrogliare.
La sapeva la verità, le donne che respiravano erano quelle perfette, e se respiravano con un petto formoso erano ancor più perfette. Tutto qui.
Chissà perché, quella sua intolleranza verso il sesso maschile perdurò ostinata per tutta la durata della missione a Parigi, che si rivelò inoltre un clamoroso buco nell'acqua contornato da Akuma rognosi. Per un istante, Yuki si era chiesta se magari fossero stati maschi anche loro, e quella possibilità le fece bruciare il sangue nelle vene.
La piccola Moeve, che al momento poteva occuparsi unicamente dei Livello 1, stava sempre accanto a lei durante gli scontri, quando i suoi avversari finivano e bisognava lasciare il campo libero agli esperti, ed aveva provato a domandarle il perché di tanta irritazione.
Yuki, che in un primo momento aveva attentamente considerato l'idea di sciorinarle un profondo monologo sul perché degli uomini non ci si poteva fidare, si limitò a risponderle che non aveva nessun motivo di cui preoccuparsi, che era solo una vaga impressione e null'altro.
Forse, uno dei motivi era che aveva ricordato vagamente cosa era accaduto durante lo scontro con Tyki Mykk.
Ora capiva perché Kanda le aveva risposto acido di ricordarsi da sola quello che era accaduto.
Nessuno aveva visto niente, l'onda d'urto di quella che comprese fu Omniscience aveva generato una barriera tra lei ed i compagni, stessa onda d'urto che aveva anche interferito pericolosamente con le loro Innocence, mettendone a rischio la vita degli stessi proprietari.
Quello che quel maledetto fumatore le aveva detto, quello che solo lei aveva udito, sarebbe dovuto restare segreto.
A completare la situazione c'era una coppietta adorabile che si scambiava effusioni senza vergogna, rimembrandole l'avvenimento ancora fin troppo vivido del suo primo e catastrofico bacio, altro motivo per incolpare il sesso maschile.
L'Ordine Oscuro era una topaia addetta al compito di fabbrica dell'orrore, e Yuki dubitava potesse contare più di venti o trenta donne nella totalità delle sue sedi. Colpa dei maschi.
Dio era in parte colpevole delle loro disgrazie, e guarda caso se si parlava di lui lo si faceva al maschile.
Il Conte del Millenio voleva distruggere l'umanità e creava quelle creature degeneri nominate Akuma. Anche il Conte era maschio.
Cross Marian aveva sparso così tanti debiti che sarebbe stato impossibile ripagarli anche se si fossero svuotate tutte le miniere del mondo, e più maschio di lui non c'era nessuno.
Avrebbe continuato per ore ed ore, specialmente dopo che Lavi diede inizio ad un accesso dibattito grazie ad una delle classiche battutine dall'aria sessista
Per fortuna, nel giro di qualche giorno, la ramata sembrò calmarsi e ristabilire calma e tolleranza, anche se, ogni tanto, le scappava qualche frase che iniziava con "gli uomini...".
Solo quando giunsero nella tranquilla cittadina portoghese, per l'ultima delle missioni affidate al gruppo, si poteva dire che era ufficialmente tornata la Yuki di sempre.
 

Ahem...
E' tardi!
Se esiste ancora qualcuno che si domanda che fine io abbia fatto mi giustifico dicendo che la storia su wattpad è molto avanti, ma davvero molto, purtroppo per me il computer ha deciso di passare tre mesetti dal suo caro amico tecnico, ed è tornato da pochino, e mentre su wattpad posso tranquillamente fare ogni cosa dal cellulare, epf mi rimane restio a riguardo. Per fortuna però adesso posso tornare ad aggiornare, ed una volta a settimana posterò un capitolo, mettendomi così pian piano in par con la versione di wattpad, tanti saluti alla prossima!

Sara

Sara

 

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