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di nikita82roma
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** UNO ***
Capitolo 2: *** DUE ***
Capitolo 3: *** TRE ***
Capitolo 4: *** QUATTRO ***
Capitolo 5: *** CINQUE ***
Capitolo 6: *** SEI ***
Capitolo 7: *** SETTE ***
Capitolo 8: *** OTTO ***



Capitolo 1
*** UNO ***


Quei giorni negli Hamptons di inizio estate erano stati i loro unici giorni di vacanza che si erano concessi. Kate aveva voluto essere presente al distretto il più possibile, il suo senso del dovere aveva nettamente prevalso sulle tentazioni che Castle non smetteva mai di proporle. Aveva passato ogni week end cercando di convincerla sulla necessità di andare di nuovo negli Hamptons. Aveva ceduto solo in agosto, quando la temperatura a New York era veramente insopportabile e si erano concessi un fine settimana lungo nella loro casa al mare. Niente di più. A luglio, poi, c’era stata anche la candidatura ufficiale di Kate per le elezioni a senatrice dell’anno successivo, finiva così che il suo tempo libero più che al mare con la sua famiglia lo aveva trascorso tra riunioni, interviste e conferenze. Rick sapeva bene quanto sua moglie fosse maniacale e desiderasse prepararsi al meglio per quel ruolo quindi la cosa non lo sorprese. Kate correva contro se stessa. Voleva sempre essere pienamente efficiente per ogni cosa: da quando al distretto era arrivata la notizia della sua candidatura (lo aveva fatto lei stessa, un paio di giorni prima che fosse noto alla stampa) era ancora più scrupolosa e metodica, non voleva che nessuno pensasse che in vista del nuovo possibile (probabile) impiego non si dedicasse con attenzione al suo ruolo attuale. La Gates l’aveva anche avvisata, il capo degli affari interni spalleggiava apertamente il suo rivale, un procuratore generale molto in vista in certi ambienti e già dentro alla politica molto più di lei, per quel seggio al senato e aveva già messo il suo distretto ed il suo lavoro sotto la lente di ingrandimento. Tutto questo però, invece che abbatterla la rendeva ancora più combattiva e meticolosa. Così quando non era al distretto studiava attentamente tutto il materiale che le veniva dato per prepararsi ai dibattiti che da lì a poco sarebbero cominciati, i confronti e le interviste, cioè tutto quello che odiava di più perché la mettevano sotto i riflettori e lei odiava la cosa. Rick le ripeteva sempre che doveva abituarsi, che quel lavoro lì era importante tanto quanto studiare e gli faceva di continuo il suo esempio: non avrebbe mai venduto tanti libri se non ci fossero stati gli incontri nelle librerie, i party e le cene di gala e così sarebbe stato per lei.

In tutto questo l’ultima cosa che voleva era trascurare suo marito e sua figlia. Così appena rientrata a casa passava con Lily tutto il tempo che poteva, prima che si addormentasse. Cercava di non perdersi nulla della vita di sua figlia, ma inevitabilmente le scivolavano via momenti importanti ed ognuno lo viveva come una personale sconfitta. Castle la rassicurava, quando aveva i suoi momenti di sconforto, ribadendole ogni volta che era una buona madre, la migliore possibile, mentre lei aveva sempre più dubbi se la scelta che aveva fatto fosse quella giusta. “Le sto rubando il mio tempo” si rimproverava, così Rick quasi ogni giorno andava con Lily da lei per pranzare insieme e così a Kate la giornata sembrava subito migliore. Era capitato un paio di notti che Lily non stesse bene ed aveva pianto per gran parte del tempo, ma Beckett non aveva voluto sentirne di dormire e lasciar fare Castle, era stata tutta la notte a cullarla, fino a quando all’alba Rick non le aveva trovate entrambe esauste ed addormentate sulla sedia a dondolo.

Dopo le vicende con Campos la cosa che avevano notato era come Lily fosse diventata estremamente più attaccata a loro due e se nei primi mesi non aveva problemi a stare con chiunque dopo non era più così. Soffriva la mancanza di Rick e Kate quando non erano con lei e anche quando era a casa odiava stare sola e cercava continuamente la loro presenza. Non avevano saputo dire se era una conseguenza di quanto accaduto o se fosse proprio il suo carattere così, ma questo non faceva che accentuare i sensi di colpa di Kate per la sua lontananza gran parte della giornata.

C’era anche stato il primo scontro con il comitato del sul partito che era intenzionato a candidarla con il nome di suo marito. Beckett rimase spiazzata nel vedere le prime bozze che avevano preparato e i discorsi dove la presentavano come “Katherine Castle”: amava tremendamente suo marito, era onorata di essere sua moglie, ma lei era Katherine Beckett ed il primo a ricordarglielo sempre era proprio Castle. Fu lui, come sempre, a notare il suo imbarazzo e a dire che non andava bene, che lei era Beckett e per quello la gente la doveva conoscere ed amare, come lui. Fu la prima volta che lo vide al suo fianco in quella nuova avventura e combattere per lei e quando il capo ufficio stampa gli disse che come moglie di Richard Castle sarebbe stata più facilmente riconoscibile, lui spiazzò tutti dicendo che il loro lavoro era quello di far diventare lui il marito di Kate Beckett, non il contrario. Ci fu del silenzio imbarazzato, ma poi sembrò che quella sfida che Rick gli aveva lanciato li stuzzicasse non poco. Lui, ovviamente, insieme ad Andrew si era reso disponibile al 100% per qualunque iniziativa ed il suo agente vedeva tutta quella situazione come un’ottima opportunità di pubblicità anche per il suo cliente.

Fu strano per Castle e Beckett tornare a fare squadra per qualcosa di così diverso dal solito, ma quando Kate non era al distretto, passava molto tempo con suo marito a cercare di migliorare il suo approccio con il pubblico e lui, in quello, era un maestro.

Aveva, nel frattempo, rilasciato la sua prima intervista con tanto di servizio fotografico al loft e Rick era rimasto ovviamente sempre al suo fianco: Kate era accomodante anche se molto poco a proprio agio, al contrario di Castle che dopo pochi minuti aveva già conquistato l’intervistatrice. Si opposero entrambi fermamente solo alla richiesta di posare per delle foto con Lily, per entrambi era stato un punto fermo dall’inizio, lei non sarebbe stata parte di niente di tutto quello, la loro bambina ne doveva rimanere fuori, non essere esposta a media e riflettori, più di quanto già non fosse obbligata ad essere solo per il fatto di avere dei genitori più ingombranti della media che anche per portarla al parco, spesso dovevano combattere con giornalisti e paparazzi, soprattutto nell’ultimo periodo. .

“Vedrai, farà un servizio splendido” le disse ad un orecchio ma Kate da come lo guardava, pensava che quella donna un servizio avrebbe voluto farlo a lui facendola riscoprire gelosa di suo marito come non le capitava da tempo. Castle ne fu felice, soprattutto dopo, quando una volta soli, Beckett ci tenne a ricordargli in ogni modo, in camera da letto, che lui era tutto suo, solo ed esclusivamente suo. Le occasioni per stare insieme da soli erano sempre meno e Kate ne soffriva come e più di Rick, visto che sapeva di esserne la causa. Sentiva sempre più spesso di avere bisogno di suo marito, sotto tutti i punti di vista: aveva bisogno di sentirsi donna e moglie, non solo mamma, capitano e candidata senatrice.

Così anche dentro di se era diventato sempre più difficile respingere gli “attacchi” di Castle ogni volta che le proponeva di partire. Aveva comprato guide su tutte le destinazioni esotiche più ricercate e non solo. Da brevi fughe romantiche a lunghi viaggi avventurosi le proponeva qualsiasi cosa e lei rifiutava ogni volta sempre con meno decisione perché le sarebbe piaciuto anche a lei, tantissimo, ognuna di quelle proposte: in fondo, come ogni tanto si divertiva a punzecchiarlo, le doveva sempre lo splendido viaggio di nozze alle Maldive che non avevano mai fatto, anzi non avevano fatto proprio nessun viaggio di nozze, se si escludevano quei 4 giorni in quel villaggio nel west.

 

- Santa Lucia. Io e te, da soli, una settimana. Non accetto un no come risposta! - Esclamò Castle entrando in camera dove Beckett era immersa in quelle dispense da studiare che le avevano recapitato proprio quel fine settimana. Sollevò lo sguardo e trovò il sorriso impertinente di suo marito con un depliant di un hotel in mano

- No Castle non posso… E poi tu non devi andare a promuovere il tuo ultimo libro?- Gli ripeté paziente per l’ennesima volta

- Non ora! A Novembre. Mancano due mesi. Per il nostro anniversario!

- Castle, non lascio Lily da sola!

- Beckett, poi sarà sempre peggio il distacco, per noi ma anche per lei.

- Rick, io… non mi sento sicura e poi non sono sicura di resistere una settimana senza di lei. E poi tua madre sarà impegnata e Alexis…

- Ho chiesto a Lanie e Esposito e sono molto felici di fare da zii alla nostra piccola despota. Una dottoressa ed un poliziotto, direi che possiamo stare tranquilli, no?

- Castle, no… non lo so… ci devo pensare… devo vedere molte cose…

- Cinque giorni? Compreso il week end! - rilanciò lui.

- Cosa stiamo facendo una trattativa? - Chiese esasperata

- Più o meno…

- E tu non mi darai tregua questa volta fino a quando non ti dirò di sì, giusto? - disse ammucchiando i fogli e preparandosi alla resa. Non glielo avrebbe detto, ma la voleva terribilmente anche lei quella vacanza, anche se il pensiero di separarsi da sua figlia la terrorizzava.

- Esattamente. - ammise con orgoglio.

- Dovrò prima parlare con Lanie ed essere sicura che lei è d’accordo.

- È un sì? - chiese eccitato

- Quasi… - rispose Kate sorridendo

Rick si chinò per baciarla.

- Ho già prenotato! - le sussurrò prima di rialzarsi attirandosi una delle occhiate assassine di sua moglie mentre lui ridacchiava soddisfatto.

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Capitolo 2
*** DUE ***


- Mi sento in colpa Rick. Dopo mesi starò cinque giorni lontano dal lavoro e non li passo con lei. Mi sento così egoista! - Kate strinse Lily a se mentre la bimba giocava con i suoi capelli tirandoglieli di tanto in tanto, senza che Beckett se ne curasse, come se quella fosse la giusta punizione che sua figlia le stava infliggendo.

- Non sei egoista Kate, anzi non lo siamo. Credimi, farò in modo che quei giorni volino! - le disse Castle malizioso

- Io non voglio che volino! - Sbuffò - È solo che qualunque cosa mi sembra sbagliata!

- Non c’è nulla di sbagliato. Ci ricaricheremo un po'… È stato un anno intenso, anche più di uno. E quando torneremo saremo pronti a farci tiranneggiare di nuovo dalla piccola despota! - disse prendendola dalle sue braccia e facendola ondeggiare in aria provocando le sue risate cristalline. Kate aveva un sorriso sognate nel vedere Lily con Castle. Erano ormai passati più di dieci mesi dalla nascita della piccola e Beckett ancora non riusciva a non meravigliarsi della bellezza di sua figlia e suo marito insieme. Era normale che ci fosse, ormai non poteva nemmeno immaginare la sua vita senza di lei, anzi non riusciva nemmeno a ricordare come fosse la vita prima di lei tanto era totalizzante, eppure quando si fermava a pensare che quell’essere splendido era sua figlia, la sua bambina, era ancora avvolta da un’emozione tale che si sentiva mancare il fiato. Era una frase fatta ma per lei Lily era realmente la cosa migliore che avesse mai fatto.

- Che c’è Kate? - le chiese Castle mente faceva saltellare Lily sulle sue ginocchia.

- Niente. È solo che alcune volte ancora mi sembra impossibile che tutto questo sia reale. Forse non mi abituerò mai. - Accarezzò prima suo marito e poi sua figlia che la ricambiò con uno dei suoi sorrisi dai quali spuntavano i primi dentini.

Il giorno della partenza si avvicinava sempre più e Kate aveva deciso di prendersi tutto il tempo possibile per stare con Lily. Aveva chiesto alla segreteria del partito di allentare i suoi impegni così alla sera riusciva a passare gran parte del tempo con sua figlia che adesso amava giocare, soprattutto con lei e con Castle che era un compagno di giochi perfetto e loro sembravano sempre ottimi alleati. Finito il gioco, poi, quando era esausta, voleva solo rifugiarsi tra le braccia della mamma e quello di certo non era il modo migliore per Kate per convincersi che aveva fatto bene ad accettare di partire, perché ogni volta le sembrava che la piccola avesse troppo bisogno di lei. Castle si divertiva a stuzzicarla, ricordandole come lei era quella che diceva sempre che non si sarebbe fatta condizionare, che non sarebbe stata oppressiva o troppo ansiosa e Kate, colta in fallo, ogni volta non sapendo come rispondere gli lanciava una delle sue occhiate facendolo ammutolire all’istante. Sapeva, però, che aveva ragione lui, che non era da lei comportarsi così, si era sempre detta che lei non avrebbe fatto nulla di tutto questo.  Non sarebbe accaduto nulla a Lily per pochi giorni. Non sarebbe accaduto nulla nemmeno a lei, standole lontana o almeno così sperava. La realtà era che lei viveva ancora fortissimi sensi di colpa per tutto nei confronti di sua figlia: per averla messa in pericolo ancora prima di nascere, per il rapimento, per il poco tempo che le poteva dedicare. Si sentiva sulla testa l’etichetta di “peggiore mamma di sempre” e non bastavano le rassicurazioni di Castle e nemmeno quelle di Martha, il suo senso di colpa era qualcosa di solo suo, di più profondo.

Un giorno, poco prima di partire, si era presa mezza giornata di permesso al distretto, complice anche una giornata piuttosto tranquilla ed una riunione molto noiosa al mattino, ed era andata a trovare suo padre. Era un po’ che non si vedevano loro da soli, solitamente era lui che andava al loft da tutta la famiglia. Jim si accorse subito che sua figlia era piuttosto pensierosa, mentre lo vedeva giocare con Lily che adorava la pallina degli Yankees che le aveva dato e la stava esplorando con le mani e con la bocca.

- Te la ricordi quella Katie? - Disse indicando la palla tra le piccole mani di Lily

- Sì, era la mia. - Sorrise lei ricordando quando suo padre gliel’aveva regalata mentre scostava i capelli dal volto di sua figlia.

- Cosa ti preoccupa?

- Lasciarla. Voglio stare con Castle, voglio fortemente fare questo viaggio con lui, ma mi sento una mamma orribile a lasciarla sola. - Disse tutto d’un fiato.

- Se tua madre ti sentisse ti farebbe uno dei suoi discorsetti, Katie. - Rise Jim.

- Perché? - Chiese sorpresa.

- Perché quando avevi poco meno di un anno ci aveva invitato tuo zio Robert al suo matrimonio, a San Francisco. Lei sosteneva che quei giorni sarebbero stati troppo stancanti per te, viaggio compreso ed io le avevo detto che non era importante andare al matrimonio di mio fratello, che dovevamo stare con te. Jo, però ha insistito perché diceva che fosse giusto così, e a rimanere qualche giorno con sua sorella ed i suoi figli, non ti sarebbe accaduto nulla. Alla fine siamo partiti ed io ho visto come tua madre era molto emozionata nel lasciarti, soprattutto quando appena ti ha lasciato in braccio a tua zia Theresa tu hai cominciato a piangere e a cercarla, un po’ come fa Lily quando vuole venire in braccio da te.

Proprio in quel momento Lily fece cadere la pallina e Kate con un gesto istintivo la prese al volo prima che toccasse terra. La fece riapparire da sotto il tavolo dove era seduta, tenuta ferma dalla braccia protettive del nonno, ed il suo volto si aprì con un gran sorriso grato verso sua madre che le sorrise a sua volta riconsegnandole il suo nuovo gioco. Jim era rimasto in silenzio a guardare la scena, poi appena vide la figlia dargli di nuovo attenzione, continuò il suo ricordo.

- Tua madre era dispiaciuta almeno quanto me di lasciarti, ma lo ha fatto perché diceva che era giusto, come ha fatto tante altre cose forzandosi: la prima volta che ti ha portato all’asilo quando è tornata a lavoro. Sai che ha pianto tutta la notte? Però quando tu poi le raccontavi le tue storie alla sera, di quello che avevi fatto e di quanto ti eri divertita, lei aveva capito che aveva fatto la scelta giusta. Quando sei cresciuta non è stato diverso, la prima gita con la scuola quando per la prima volta hai dormito fuori casa una notte, quando sei partita per Kiev ed anche quando hai scelto di andare a Stanford. Era felicissima per te, ma lei avrebbe sempre avuto volerti vicino. Però sapeva che ogni passo, ogni separazione, piccola o grande, era necessaria per te, per farti diventare la donna che sei adesso: forte, indipendente, sicura di te.

- Tu e mamma non mi avete mai fatto mancare nulla papà, né avete mai messo a rischio la mia vita…

- Perché, tu pensi che fai mancare qualcosa a tua figlia? Questa è solo una tua idea. Non penso che hai mai considerato tua madre una cattiva mamma se qualche volta la sera aveva delle riunioni che la tenevano a lavoro fino a tardi, no? Cosa c’è di diverso? Io non sono bravo come tua madre a farti questi discorsi, so che lei ti avrebbe rimesso in riga con molte meno parole ed in modo più incisivo Katie ma… Sei un’ottima madre e non lo sarai di meno perché ti concedi qualche giorno di relax con tuo marito e credimi, Lily non ti colpevolizzerà mai per questo e qualsiasi cosa farai in futuro, non lo farà mai più di quanto non lo fai tu con te stessa.

Le parole di suo padre le avevano fatto bene e parlare di sua madre non era più così doloroso o un tabù come era stato in passato, per merito di Lily, probabilmente e di tutto quello che era accaduto, era riuscita ad avere un grado di accettazione maggiore. Sua madre era sempre una ferita aperta che forse non si sarebbe mai del tutto rimarginata, però lei sentiva che stava guarendo. Riuscire a parlarne così con suo padre, rivivere il loro passato, sentire racconti inediti di quello che era, non solo come donna sicura di se, come quei ricordi che aveva più vividi dei loro ultimi anni insieme, ma come mamma con i suoi stessi timori e le sue stesse fragilità, le aveva dato più consapevolezza in se stessa. Se c’era una cosa che si augurava e si ripeteva spesso, era quella di riuscire ad essere per sua figlia tutto quello che sua madre era stata per lei, una confidente, un’amica quando occorreva ma soprattutto un punto di riferimento inamovibile ed un esempio per tutto quello che aveva fatto ed ancora lo era. Negli anni le era mancato il confronto con lei sulle vicende della sua vita, le più disparate. Ogni decisione che aveva preso si era sempre chiesta cosa lei avrebbe fatto, come l’avrebbe consigliata. Però, da quando era nata Lily sentiva che quella mancanza del suo punto di riferimento era ancora più forte: certo, Martha le era stata e le era tutt’ora vicino, ma era diverso, non potevano esistere due donne più diverse di sua madre e della madre di Castle e per quanto le volesse bene, a lei mancava la mano sulla spalla si Johanna, le sue rassicurazione ed anche il suo “te l’avevo detto” quando faceva qualcosa di sbagliato. Sentiva spesso che avrebbe avuto ancora tante cose da chiederle, tanti consigli che avrebbe voluto avere per riuscire ad avvicinarsi almeno in parte a quello che era lei. Si era confidata con Castle più di una volta su questo e lui come sempre aveva trovato le parole, ed i gesti giusti per placare le sue inquietudini ogni volta che tornavano. L’aveva abbracciata mentre sul divano cercava di far addormentare Lily e le aveva detto che se non poteva più avere i suoi consigli, aveva sempre il suo esempio, doveva solo ricordarsi quello che aveva fatto con lei, come si comportava anche nelle situazioni che a lei avevano fatto meno piacere ed ora, sicuramente, avrebbe capito perché e l’avrebbe vista con occhi diversi. Aveva avuto ragione.

Quando uscì da casa di suo padre mise Lily nel seggiolino che continuava imperterrita a mordicchiare la pallina che le aveva dato Jim. Le diede un bacio sulla fronte mentre le allacciava le cinture di sicurezza, ricompensata da uno dei suoi sorrisi per poi tornare a dare più attenzioni alla palla che a sua madre. Qualche giorno con Esposito e Lanie, Lily sarebbe sopravvissuta, sui suoi amici, invece, aveva ancora qualche dubbio, pensò ridendo anche lei.

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Capitolo 3
*** TRE ***


Erano partiti la mattina molto presto da casa, avevano preso Lily e l’avevano portata a casa da Lanie e Javier, che brontolò perché lo avevano buttato giù dal letto presto una volta che poteva dormire. Salutare gli amici fu facile, con qualche battuta anche maliziosa da parte di Lanie, meno fare lo stesso con Lily che nel frattempo si era addormentata di nuovo nel breve tragitto in auto. Contrariamente a tutte le regole e al buonsenso, Kate l’aveva tenuta in braccio stretta a se con il volto immerso nei suoi capelli che ora stavano diventando tanti e più lunghi e Rick sorrideva pensando come sua moglie quando c’era di mezzo la loro figlia si trasformava letteralmente. Rick aveva appena adagiato Lily nel lettino portatile che avevano già provveduto a dare ai loro amici quando Kate si piegò per salutarla ed allora come se percepisse il distacco dalla madre che stava per avvenire si svegliò e la guardò con i suoi occhioni identici a quelli della mamma, tanto per rendere quel compito ancora più difficile. Le diede un altro bacio e le avvicinò il suo pupazzetto preferito, la accarezzò fino a quando Castle non le ricordò che avevano un aereo da prendere.

- Se pensi di rimanere così per tutto il tempo, annulliamo tutto. - Castle era seduto al suo fianco mentre l’autista guidava verso l’aeroporto senza curarsi dei loro discorsi. Erano quasi arrivati e Kate era rimasta silenziosa per tutto il tempo, guardando fuori dal finestrino e Rick rimasto a guardarla in attesa di un suo gesto fino a quel momento adesso sembrava un po’ insofferente della sua lontananza: sapeva che Beckett era rimasta a casa di Lanie vicino a Lily.

- No… È solo che… è la prima volta che la lascio da… da quel giorno ed ho paura.

- Non le accadrà nulla, è con Lanie ed Esposito.

- Non in quel senso. È qualcosa di diverso… Ho paura che si senta abbandonata, che stia male se ci cerca e non ci trova… Non è facile per me Castle, tu ci sei già passato con Alexis, sai come si fa ma per me… Io non lo so.

Erano arrivati in aeroporto, l’autista si fermò nel parcheggio ma né Rick né Kate uscirono dall’auto.

- Meredith se n’è andata all’improvviso. L’ho trovata a letto con il suo regista, non abbiamo nemmeno avuto modo di discutere, lei sembrava quasi sollevata della cosa. Io quella notte non sono rimasto a casa e la mattina dopo quando sono rientrato lei aveva già fatto i bagagli, mi ha solo detto che si trasferiva a Los Angeles e che tra noi era finita perché con me non era libera di seguire la sua vena artistica, perché io la limitavo. Ad Alexis aveva detto solo che andava via per lavoro, nulla di più. Gliel’ho dovuto spiegare io piano piano che sua madre viveva altrove e che eravamo solo io e lei. Poche settimane dopo sono dovuto andare via per un tour, non avrei voluto farlo, ma era già tutto programmato da tempo e all’epoca non potevo ancora permettermi di fare come volevo, come adesso. Non avrei potuto perdere soldi e contratto con la Black Pawn con Alexis piccola da crescere da solo, così ho provato a spiegarglielo, che si trattava di pochi giorni e poi sarei tornato. Lei non mi ha detto nulla, non ha protestato mi ha solo abbracciato forte ed è rimasta con la sua tata per dieci giorni e solo quando sono tornato ho saputo che Alexis aveva pianto ogni sera perché era convinta che quando le ho detto che andavo via per lavoro, avrei fatto con Meredith e non sarei più tornato. Mi sono sentito morire quando me lo ha detto.

- Perché mi dici questo adesso? - Gli chiese Kate stupita ogni volta che suo marito le raccontava qualche pezzo del suo passato, perché nonostante tutto Rick non amava parlare di quello che lo aveva fatto soffrire, nemmeno con lei.

- Perché io non ho mai saputo come si fa, perché non c’è un modo giusto. Però Alexis ha capito che io sarei sempre tornato, che non l’avrei mai lasciata come ha fatto sua madre. Io ricordo ancora perfettamente i suoi occhi di quel giorno quando sono tornato a casa e quell’abbraccio che sembrava non volersi staccare più e se ci ripenso sto ancora male perché la mia bambina ha pianto venti anni fa per una mia decisione. Siamo genitori Kate. Faremo sempre qualcosa che ripensandoci ci farà stare male, penseremo sempre che qualcosa l’avremmo potuta fare meglio. Ma non penso che Alexis mi consideri un cattivo padre perché ha pianto pensando che l’avevo lasciata e noi non siamo cattivi genitori se decidiamo per qualche giorno di staccare da tutto. Però voglio che tu ne sia convinta e che lo voglia anche tu.

- Pensi che io non voglio stare con te? - Kate sembrò ridestarsi dallo stato di torpore emotivo nel quale era caduta da quando aveva lasciato Lily. Rick non riuscì a rispondere a quella domanda, avrebbe voluto dirle di no, ma quella parola non uscì mai dalla sua bocca, perché anche se Kate gli era sempre stata vicina ed il loro rapporto non aveva subito alcun contraccolpo dalla nascita di Lily, anzi per certi aspetti si era ancor di più rafforzato, si era accorto in quel momento che c’era qualcosa che gli era mancato, quei momenti esclusivi in cui loro due erano veramente solo uno per l’altra e tutto il resto del mondo era fuori da loro.

- Andiamo Castle. - Gli disse aprendo la portiera della macchina.

- Non devi fare nulla per dimostrarmi qualcosa.

- Non voglio dimostrarti nulla. Voglio stare con te, solo con te. Voglio questi giorni solo per noi due. - Lasciò la portiera e si voltò verso di lui. - Voglio te, Castle.

Gli prese il volto tra le mani e lo baciò dolcemente, poi abbassò lo sguardo sorridendo.

- Credo di aver già sentito queste parole… - Sorrise anche lui.

- Sì, potrebbe essere… - Beckett uscì dall’auto stringendosi il bavero del cappotto intorno al collo in quella ventosa mattina di novembre e Castle la seguì mentre l’autista scaricava i loro bagagli. Affretto il passo e le fu al fianco, Kate strinse il suo braccio poi appoggiò la testa sulla spalla di suo marito mentre insieme entravano in quella parte dell’aeroporto destinata ai voli privati.

 

La pista dell’aeroporto sembrava che collegasse due ali di mare nella parte sud dell’isola e mentre stavano scendendo Kate poteva ammirare dal finestrino il tripudio di colori della natura, dal verde acceso della vegetazione rigogliosa alle varie sfumature di azzurro del mare che lambiva spiagge color borotalco.

Aveva chiamato Lanie poco prima di partire e sapere che Lily si era addormentata di nuovo poco dopo che loro erano partiti e questo l’aveva tranquillizzata, insieme alla ramanzina della sua amica che la invitava a godersi la vacanza, suo marito e non pensare a nulla per i prossimi giorni: il mondo non sarebbe crollato se Kate Beckett avesse pensato per una volta a sé stessa ed alla fine se ne era convinta anche lei.

Aveva poi atteso il decollo stringendo la mano di suo marito seduto al suo fianco in quelle che erano delle vere e proprie poltrone di quell’aereo privato che aveva noleggiato per loro e se quello era l’inizio della loro vacanza temeva cosa altro avesse organizzato, visto che non le aveva detto nulla e continuava a mantenere il massimo riserbo e sapeva quanto gli costasse. Si era rilassata e come l’aereo si era staccato da terra anche lei sembrava essere più leggera, come se avesse lasciato a terra, sulla pista di New York, le sue ansie e le sue paure, fermamente convinta a vivere quei giorni così come doveva fare, senza pensieri, pensando solo a godersi il posto dove sarebbero stati, qualunque fosse, e suo marito.

Sarebbero atterrati da lì a pochi minuti aveva detto il capitano e Kate continuava ad osservare il paesaggio paradisiaco fuori dal finestrino con lo stupore e la meraviglia di una bambina. Aveva sempre desiderato visitare un luogo del genere, in realtà da quando era una ragazza aveva sempre amato viaggiare e per un certo periodo di tempo era convinta che avrebbe passato gran parte della sua vita zaino in spalla a viaggiare da un paese all’altro. La realtà, poi, era stata molto diversa e le circostanze della vita l’avevano portata a chiudere quel sogno nel cassetto ed ora quasi temeva a raccontarlo a Castle, perché come minimo avrebbe organizzato qualcosa che sarebbe stato decisamente simile ad un giro del mondo a tempo indeterminato fino a quando non l’avrebbe pregato di tornare a casa.

Castle non le disse dove stavano andando nemmeno una volta scesi dall’aereo e saliti in una limousine che li aspettava fuori dall’aeroporto. Per quanto non sapere quello che stava accadendo provocava una certa inquietudine ad una come lei che voleva sempre avere il pieno controllo della situazione, aveva imparato a fidarsi di lui, ad abbandonarsi completamente e lasciarsi trasportare da quello che la sua fantasia aveva creato per loro. Si ritrovò, quindi, a viaggiare con il naso appoggiato al finestrino, guardando fuori quella strada che correva tra il mare e la foresta con il volto di Castle appoggiato alla sua spalla che più che guardare fuori, sapeva che stava osservando lei e le sue espressioni. Quando gli aveva chiesto perché non guardasse il paesaggio che stava attraversando, lui le rispose che il panorama più bello era lei e non riuscì ad impedire al suo stomaco di fare un paio di capriole, perché forse si sarebbe abituata a tutto nella vita, ma non alla sua voce bassa quando le sussurrava all’orecchio frasi come quella: non sarebbe mai riuscita a rimanere impassibile, nemmeno quando accostava le labbra al suo collo e rimaneva immobile e così fece per il resto del viaggio durante il quale anche lei smise di guardare il panorama, chiudendo gli occhi ed abbandonandosi a lui, rimpiangendo di non essere soli o essere già arrivati.

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Capitolo 4
*** QUATTRO ***


Il sole stava cominciando ad abbassarsi all’orizzonte, Beckett era appoggiata con le mani aperte sul muretto del terrazzo della villa che Castle aveva preso per loro, perché lui non aveva preso una camera o una suite, no, quella che aveva affittato per la loro vacanza era una vera e propria villa, isolata dal resto del resort per garantire loro più privacy e non essere disturbati. Appena arrivati si era tolta quel che rimaneva dei vestiti pesanti con cui era partita da New York ed aveva indossato un corto caftano di lino bianco che lasciava scoperte quasi del tutto le sue lunghe gambe. Guardava dall’alto la baia sottostante, la lingua di sabbia bianca che orlava il mare calmo di un’azzurro intenso sulla cui superficie brillavano i raggi di sole che si riflettevano. Un vento leggero le faceva danzare i capelli sciolti e le provocava dei piacevoli brividi sulla pelle nuda.

Le mani calde di Castle scivolarono sulle sue braccia tese fino ad arrivare sopra alle proprie, avvicinando il suo corpo a quello di lei. Si era cambiato anche lui, se ne accorse dalla stoffa morbida che sfiorò con la guancia cercando un appoggio sul suo petto.

- Ti piace? - Le domandò come se ci fosse bisogno di chiederlo. A chi non sarebbe piaciuto tutto quello? Un villa tutta per loro con una piscina davanti alla camera da letto che dominava la vista di tutta la baia, un’oasi di tranquillità immersa negli tra gli alberi di una foresta tropicale dove nessuno li avrebbe disturbati, dalla quale lei sarebbe anche potuta non uscire mai per tutto il tempo che fossero rimasti lì, per quanto le sarebbe dispiaciuto non tuffarsi in quel mare cristallino, lì aveva tutto quello che poteva desiderare, lui soprattutto.

- Credevo che avresti preso una qualche suite in riva al mare.

- Lo sai che non mi piace dormire troppo vicino all’acqua e poi… erano tutte molto meno riservate… - Le disse abbassandole la manica dell’abito per scoprire la spalla baciarla - … Però se vuoi posso chiedere se ne hanno una disponibile e possiamo spostarci.

- No. Qui è perfetto. Non voglio che nessuno ci disturbi. - Si lasciò andare con un sospiro alla beatitudine dei suoi baci, rilassandosi dopo non sapeva nemmeno lei quanto tempo.

- Perfetto. Perché è quello che voglio anche io. Nessuna interruzione, nessun vicino ficcanaso, nessuno che ci possa sentire. - Le elencava tutto tra un bacio e l’altro mentre le mani si erano andate ad incrociare sul suo ventre accarezzandola lievemente da sopra la stoffa. Se Kate avesse dovuto dare una definizione di paradiso, quello ci si avvicinava molto. Faticava a trovare qualcosa di meglio che trovarsi lì con l’uomo che amava che non aveva perso tempo per farle capire quanto la desiderava. Si voltò mentre lui la teneva tra le sue braccia, con le mani che ora le coprivano quasi tutta la superficie della schiena. Vide il sorriso di suo marito, negli occhi che brillavano colpiti dai raggi del sole prima che sulle labbra, timidamente increspate, come se non volesse lasciarsi andare del tutto. Si avvicinò a lui e lo baciò, un bacio veloce e inaspettato che lo colse di sorpresa, facendolo sorridere un po’ di più, poi gli accarezzò il profilo delle labbra con due dita e gli spostò quel ciuffò ribelle che gli copriva gli occhi ogni volta che il vento soffiava più forte ed infine si fermò a guardarlo, con il suo volto tra le mani.

- Cosa c’è Beckett? - Le chiese preoccupato del suo silenzio.

- Niente… mi sto godendo il panorama che è decisamente meglio da questa parte. - Capiva esattamente in quel momento quanto tutte le sue preoccupazioni e paranoie erano state esagerate e quanto, invece, avesse bisogno esattamente di quello che stava vivendo, di essere per qualche giorno solo una donna innamorata del suo uomo, una moglie, un’amante.

- Sono felice che la nostra camera di piaccia! - Le rispose lui sorridendo mostrando quello che era diventato un ghigno beffardo.

- Io non parlavo della camera ma… Uffa Castle! Ti odio! Riesci a rovinare ogni volta che provo ad essere io quella romantica! Non puoi semplicemente prenderti quello che sto dicendo e… - La sua veemenza scemò vedendolo abbassare lo sguardo. - Il fatto che ti imbarazzi cosa vuol dire, che non sei abituato a ricevere certe cose da me?

Era lei ora ad avere dubbi, a mordersi il labbro nervosamente. Come erano arrivati in pochi secondi da vivere su una nuvola perfetta fatta di baci ed amore, a sguardi bassi e tic nervosi in attesa di una riposta. Quando Rick alzò lo testa e la guardò e Kate vide il suo sorriso si lasciò andare ad un sospiro sollevato, poi lui strinse ancora di più le braccia intorno al suo corpo facendola avvicinare a lui quel tanto che bastava perché fossero ancora più uniti e fu anche lei a quel punto ad abbracciarlo, così che Rick si sentì libero di spostare un braccio sul suo volto per accarezzarla.

- No, vuol dire che dopo tanto tempo io ancora mi stupisco che tu non sia solo un sogno.

Kate si appoggiò con la fronte sulla spalla di Rick, lasciando che suo marito le accarezzasse i capelli. Lo abbracciò stringendolo quanto poteva, gli piaceva abbracciarlo e pensava che forse era una cosa che non faceva così spesso come avrebbe dovuto, si lasciava molto più spesso abbracciare, trovava rifugio in lui che l’accoglieva sempre, senza mai farle mancare un gesto di affetto o di supporto. Non lo aveva mai fatto, nemmeno quando ancora non erano nulla l’uno per l’altra, nulla di tutto quello che sarebbero diventati. Tutto.

Beckett passò le mani sulla sua schiena lentamente: era grande la schiena di Castle, possente, come lui, sembrava non finire mai. Ed era morbida, gli era sempre piaciuta questa cosa di Rick, il suo corpo sembrava fatto apposta per accoglierla. Non le importava se non aveva quel fisico palestrato da macho che molti dei suoi ex sfoggiavano con orgoglio, ma lui non aveva bisogno dei muscoli per essere forte, perché Castle era senza ombra di dubbio l’uomo più forte che avesse mai conosciuto. Nessun altro al suo posto sarebbe riuscito a sopportare tutto quello che avevano passato e nonostante tutto ad avere ancora fiducia in lei, incondizionatamente. Avevano vacillato più volte, poi si erano ritrovati a prendersi per mano e stringersi ancora di più e tenersi in piedi a vicenda e forse il suo problema era che il suo esserci lo aveva dato per scontato troppe volte. Era facile giocare con lui, evitare di dirgli quello che pensava realmente perché avrebbe risposto con una battuta come aveva fatto prima o se ne sarebbe vantato all’infinito facendola pentire di essersi esposta, ma lui lo sapeva e lo faceva proprio per quello. Era la loro relazione ad essere così, da sempre. Erano rari i momenti in cui si parlavano profondamente e sempre perché era accaduto qualcosa di importante che li aveva scossi ed aveva lasciato un segno. Ridevano e scherzavano per lo più, nascondendosi dietro al fatto che si capivano come forse nessun altro al mondo e gli bastavano poche parole o anche solo guardarsi e prendersi per mano per sapere quello che si volevano dire. Si erano ripromessi di parlare di più, ma non era sempre facile, soprattutto quando il tempo per loro stessi mancava presi dalla loro vita, dal suo lavoro, da Lily che catalizzava tutte le loro attenzioni: quando stavano insieme, da soli, il più delle volte lo passavano in silenzio, tra baci e carezze, stringendosi in lunghi abbracci, amandosi. Ad entrambi sembrava già quello un miracolo.

Ecco come erano arrivati all’equivoco di quella mattina, con Castle che pensava che lei non volesse partire e non volesse stare con lui, semplicemente perché lei aveva dato per scontato che lui sapesse che lei lo voleva, nonostante dicesse e facesse cose che avrebbero potuto chiunque far pensare al contrario, ed era per questo che adesso lo stringeva come da tempo non faceva, senza nessun altro motivo che non tenerlo tra le sue braccia ed essere lei per lui questa volta il suo riparo. Non le interessava della villa di lusso, del panorama incantevole o del luogo mozzafiato, avrebbero potuto essere in un sottopassaggio di New York, sul bordo di una strada fuori città, nel retro di una stazione di servizio, sarebbe stato uguale se lei avesse potuto abbracciarlo così, senza pensare a nulla di diverso che a lui, a loro.

Anche lei a volte si stupiva ancora. Di lui, ma soprattutto di loro. Si era innamorata di lui e lui si era innamorato di lei e trovava ancora incredibile che fosse accaduto, che lui avesse avuto la costanza e la persistenza di aspettarla fino a quando non si erano trovati innamorati insieme e che quel miracolo si era ripetuto nel tempo, ogni volta che un ostacolo si era messo di traverso, avevano sempre trovato il modo e la forza di andare oltre, di essere più forti del destino e la cosa che trovava incredibile era che erano riusciti a farlo sempre insieme, nonostante tutto. Perché ci si può innamorare da soli, ma per amarsi bisogna essere sempre in due e loro erano riusciti ad esserlo, malgrado tutto. Si era convinta che erano in due anche quando erano separati, quando lui era scomparso, quando lei aveva perso la memoria, quando lottavano su piani separati. Forse era sempre stata questa la loro vera forza, essere insieme malgrado tutto, malgrado anche loro stessi.

- Il tramonto è bellissimo stasera - La voce di Castle le fece alzare la testa per guardarlo. Quanto erano rimasti in quella posizione, abbracciati cullati dal vento sulla terrazza? Non le sembrava che il tramonto fosse così vicino. Trovò il suo sorriso, voleva dirgli che era più bello di qualsiasi tramonto potesse esserci alle sue spalle, lui l’avrebbe presa in giro di nuovo, così si alzò sulle punte dei piedi per baciarlo, senza allentare minimamente la stretta su di lui, solo facendo scivolare le braccia un po’ più in alto.

- Beckett, ti prometto che anche se mi lasci non scappo. - La sua voce era briosa e divertita, sorpreso evidentemente anche lui da quel gesto prolungato. Kate si sentì in imbarazzo e lo lasciò immediatamente.

- Scusami…

Rick non capì il suo imbarazzo, prese le sue mani tra le proprie e gli sembrò più rilassata nel ritrovare il contatto con lui.

- Scusarti? Di cosa?

- Di tutti gli abbracci che non ti ho dato.

Fu lui ad abbracciarla ora sorridendo, le diede un bacio tra i capelli.

- Se è così puoi stringermi tutto il tempo che vuoi.

- Grazie. - Sospirò contro il suo petto, tornando ad abbracciarlo come fino a poco tempo prima.

Castle guardò il tramonto da solo. Il sole scese velocemente, allungando le ombre e poi scomparendo in mare, lasciando spazio all’oscurità interrotta solo dalle luci del resort sotto di loro. Beckett non si staccò da lui immersa nei suoi pensieri, circondata dalle sue braccia, respirando il suo profumo.

Era tutto perfetto così.

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Capitolo 5
*** CINQUE ***


Il loro concetto di stare soli senza essere disturbati da nessuno si doveva scontrare con quelle esigenze pratiche, come mangiare, che non potevano ignorare. Così se non fossero arrivati per consegnare la cena che Castle aveva già ordinato per loro, probabilmente avrebbero passato ancora delle ore o forse tutta la notte abbracciati sul terrazzo, aspettando l’alba che Kate non avrebbe visto, continuando a preferire suo marito.

Decisero di mangiare nella sala da pranzo, davanti alla grande finestra che dava sulla baia sottostante. La spiaggia era illuminata da fiaccole e si potevano vedere alcuni ospiti del resort divertirsi con balli e canti locali dei quali a loro arrivava solo un’eco lontano.

Attesero che i camerieri imbandissero la tavola dove insieme al cibo ricercato non mancavano candele e fiori freschi: quel bouquet di gigli di vari colori non sfuggì allo sguardo attento di Kate, non poteva essere una casualità ed infatti non lo era, era stata una delle tante richiesta precise di Rick che pareva non aver trascurato nessun minimo dettaglio. Castle fu molto attento anche a specificare che per qualsiasi cosa li avrebbero chiamati loro, un modo gentile di dire che non volevano essere disturbati fino a non sapevano nemmeno loro quando.

Appena rimasti soli versò lo champagne nelle flûte e ne porse una a Kate insieme ad uno dei gigli bianchi che aveva tolto dalla composizione sulla tavola e che le appuntò tra i capelli. Fecero tintinnare i bicchieri, non c’era bisogno che si dicessero a cosa dovevano brindare, a loro, era implicito. La fece poi accomodare, servendole dell’altro champagne, perfetto per accompagnare quella cena a base di pesce e crostacei. Beckett non si era nemmeno accorta che aveva fatto partire un leggero sottofondo di bossa nova che diffondeva nella stanza i suoi toni lenti ed eleganti. Forse fu merito delle bollicine, della cena deliziosa che avevano mangiato sorridendo, scambiandosi le pietanze ed imboccandosi a vicenda, come accadeva spesso quando erano soli, come ormai difficilmente potevano fare, ma Kate riuscì a scrollarsi di dosso quel velo di malinconia che l’aveva avvolta da quando erano arrivati, rendendola vittima delle sue stesse emozioni. Così finito di mangiare Rick approfittò della ritrovata leggerezza di sua moglie e la convinse a ballare con lui: quella era un’altra cosa che non facevano spesso, non avevano avuto tante occasioni mondane per farlo e si erano sempre tenuti alla larga da discoteche e night, però quando erano soli in situazioni speciali come quella, non rinunciavano a quella fase da coppia adolescente che si abbandonava all’emozione del primo ballo e quella sera non fu diverso. Rick le cinse la vita e Kate incrociò le braccia dietro il collo di lui, regalandogli uno di quei suoi sorrisi splendenti che lo avevano fatto perdutamente innamorare. Glielo avevano detto tutti al distretto e Montgomery per primo, solo lui riusciva a far sorridere Beckett e lei all’inizio non se ne era nemmeno resa conto. Lui sì, invece, perché prendeva ogni sorriso come un dono e si era dato proprio come quello come compito, farla sorridere di più, perché era troppo bella quando sorrideva e più lei sorrideva più lui si innamorava e da allora non aveva mai smesso di innamorarsi dei suoi sorrisi, nemmeno quella sera.

Le pale sul soffitto giravano costantemente muovendo l’aria fresca della sera e facendo svolazzare i capelli di Kate che solleticavano il volto di Rick. I loro corpi si erano avvicinati sempre di più in quel ballo che non seguiva il ritmo della musica, ma solo il loro e le mani di Castle ben presto finirono sotto la tunica di Beckett, accarezzando la schiena nuda. Poteva sentire sotto i polpastrelli i brividi sulla pelle di sua moglie che il suo semplice tocco le provocava.

La sentì mormorare qualcosa, ma era solo un mugolio di piacere, quando le sue labbra toccarono il collo di lei, baciandola in più punti tutti, quelli che aveva imparato a conoscere a memoria nella mappa esatta del suo corpo che avrebbe potuto disegnare ad occhi chiusi se fosse stato un pittore, dove lei amava essere baciata.

Le dita di Rick percorsero la schiena di Kate scendendo verso il basso afferrando un suo gluteo e stringendolo nella sua grande mano. Con uno strattone, fece combaciare i loro bacini diventando improvvisamente più irruente. Kate si aggrappò alle sue ampie spalle, premendogli ancora di più il collo contro il viso e lasciandosi assaporare dalla sua lingua morbida e calda. Spostarsi da lì alla camera da letto fu solo l’inevitabile conseguenza di quello che stava accadendo, di quello che sapevano sarebbe accaduto da lì a poco.

I vestiti furono abbandonati a lato del letto e poterono riscoprire la bellezza ed il piacere di poter essere nudi e liberi si amarsi senza paura di essere interrotti. Si amavano, si volevano, fremevano per aversi, con un sentimento che andava oltre il desiderio, che era l’essenza di quell’amore che riscoprivano ogni volta.

Si lasciarono e si presero, scapparono e si raggiunsero, si scontrarono e si aggrapparono. Fecero l’amore con dolcezza e passione, divertimento e intimità, in tutti i modi e con tutte le sfaccettature che racchiudeva il loro amore. Erano un incastro perfetto di corpi e sentimenti, di mani intrecciate, battiti all’unisono e respiri intervallati, di piacere che li raggiungeva nello stesso istante proiettandoli in una dimensione diversa dove c’erano solo loro ed il mondo spariva al di là della bolla della loro beatitudine.

Riuscivano a stare bene anche nei loro silenzi dopo aver fatto l’amore, in quei momenti di quiete quando riposavano i sensi e non si allontanavano, anzi rimanevano abbracciati, con le gambe intrecciate in un contatto prolungato, in un vincolo indissolubile. Non c’era tempo in quella notte che stava già scivolando via dopo essere stata testimone del loro piacere, dato e ricevuto più volte, non ci sarebbe stato tempo in quei giorni che sarebbero stati scanditi solo dalla luce e dal buio, giorni nei quali avrebbero sottostato solo ai loro desideri.

 

Rick stava assaporando quei momenti di totale estasi, quando il suo corpo era ancora pervaso dagli strascichi del piacere e nello stesso momento l’appagamento lo rilassava e ancora di più l’avere Kate ancora distesa su di lui, come accadeva quasi sempre in quei casi. Era lui che la stringeva e non voleva che lei si spostasse. Amava sentire il peso del suo corpo abbandonato su di lui, passare una mano tra i capelli di lei umidi per il sudore che percorrendo tutta la loro lunghezza e poi accarezzare la sua pelle morbida, la curva della schiena e risalire sui glutei, con movimenti estremamente lenti e delicati. Si prendeva ogni istante che gli era concesso perché da quando Lily era nata quei momenti di totale abbandono e rilassatezza erano diventati qualcosa di estremamente raro e lui sentiva di averne un disperato bisogno. Aveva bisogno di lei, di Kate, di sua moglie, della sua compagna e amante, di viverla così, senza riserve, di sentire la loro pelle fondersi in una cosa sola, del suo corpo che si strusciava piano sul proprio in un movimento lento e seducente che se solo avesse voluto, avrebbe potuto riaccendere la passione incontrollata in pochi istanti ed invece era solo perché lei voleva mettersi più comoda su di lui, che a quel punto non fece altro che avvolgerla nel suo abbraccio vivendola con tutti i suoi sensi.

 

Kate non riusciva a ricordare come fosse prima di lui. Non che fosse una cosa a cui pensava spesso, però ogni tanto le capitava di farlo. Sapeva che così era solo con lui. Era sempre stato solo con lui, dalla prima volta ed ogni volta le emozioni, i sentimenti, i fremiti si rinnovavano ma di fondo erano sempre gli stessi, come era sempre uguale il bisogno di sentirlo, di averlo, che riempiva ogni suo istante. Lui era totale e totalizzante, la genesi di un sentimento dirompente che ancora, dopo tanti anni, faceva fatica a incanalare in modo corretto, che quando si fermava a pensarlo le faceva venire i brividi. Da quando aveva smesso di credere alle favole e ai principi azzurri, Beckett non aveva mai creduto che potesse esistere qualcosa così, che lei potesse vivere qualcosa del genere che era più di un sentimento, era ossigeno, sangue, anima e corpo. Non lo aveva mai creduto fino a lui che aveva stravolto lei, il suo mondo e tutto quello in cui credeva e continuava a farlo ogni giorno. Kate non ricordava più come fosse fare l’amore prima di conoscere lui, forse perché credeva che in realtà non lo aveva mai fatto, che era sempre stato altro, che non poteva essere qualcosa che avesse lo stesso nome di quello che viveva con Castle. Quell’abbraccio infinito dopo, ogni volta, non importava dove o per quanto tempo, era quello che lo rendeva sempre così speciale. Il rimanere insieme quando la passione lentamente scivolava via e rimanevano solo i corpi accaldati e quelle braccia che non la lasciavano. Questo era quello che a pelle glielo aveva fatto riconoscere, anche se lei non lo sapeva, anche quando aveva perso la memoria, quella memoria di lui che invece il suo corpo aveva sempre conservato e anche in quella notte che stava per finire, lei era stretta nel suo abbraccio, quel posto che era la sua casa, che era il migliore del mondo dove stare. Si strusciò su di lui per accoccolarsi meglio e lo sentì sospirare. Avrebbero potuto anche ricominciare subito, se non fosse che entrambi erano decisamente stanchi. Avevano tutto il tempo che volevano per recuperare le forze e le occasioni mancate quando erano a casa intrappolati nella vita di tutti i giorni: lei amava la sua vita, i suoi progetti, il suo lavoro e soprattutto Lily, con tutta se stessa, però si rendeva conto quanto quella parte di lei le fosse mancata, di quanto avesse bisogno di sentirsi donna, la sua donna, donna come solo lui era in grado di farla sentire.

Kate stava accarezzando distrattamente il petto di Castle, un gesto fatto in modo totalmente automatico, istintivo, senza nemmeno accorgersi che lo stava facendo, disegnando forme curve seguendo la linea dei suoi pettorali. Poi si sollevò ed appena percepito il distacco, Rick aprì gli occhi e come sempre credeva di avere una visione, nel vederla così, sopra di lui, con i capelli che le ricadevano ai lati del viso e sui seni. Rimase impassibile quando lei si piegò per baciargli quella bocca che era rimasta aperta, poi poggiò entrambe le mani aperte sul suo petto, che doveva ammetterlo, negli ultimi tempi era diventato decisamente più muscoloso ed asciutto.

- Castle, credo che dovremmo rifarlo… - Gli disse mordendosi il labbro. Lui fu preso alla sprovvista da quell’invito di sua moglie, cominciò a contare con le dita e poi un sorriso impertinente tracciò il suo volto.

- Beckett sei insaziabile! - Lei fermò la sua mano che stava contando in modo esagerato, come il suo solito.

- Fammi finire! Dovremmo rifarlo almeno una volta al mese e…

- Una volta al mese? Ti vorrei ricordare che anche se non così… così prolungato… lo facciamo decisamente più di una volta al mese, anche perché io non so se riuscirei a resistere tanto a starti lontano. - Posò le mani sulle spalle di lei per poi farle scivolare con fare possessivo sul suo corpo, stringendo i seni e poi ancora più giù fino i fianchi.

- Castle! Mi fai finire? Volevo dire che una volta al mese dovremmo prenderci una serata tutta per noi. Andiamo nel mio vecchio appartamento, è tanto che non lo facciamo più, e per una sera siamo solo io e te.

- Tutto quello che vuoi, Beckett. - Con i pollici le solleticava la pancia accarezzandola vicino l’ombelico. Rick sorrise, decisamente più di prima, un sorriso diverso, compiaciuto, mentre Kate, invece, era ancora seria. Gli scostò i capelli dal volto, se li era fatti crescere troppo rispetto a come li portava di solito, glielo avrebbe detto, amava il suo ciuffo impertinente come lui, ma così era troppo.

- Ho bisogno di te, Castle. Ho bisogno di noi. Non me ne ero accorta fino a quando siamo arrivati qui e forse il mio discorso ti sembrerà egoista e che non dovrei dire certe cose ma…

- Shh Kate. Non devi giustificarti, non devi dire nulla. Anche io ho bisogno di noi. - Con una mossa molto più agile di quella che si aspettava, ribaltò le loro posizioni ed ora era Kate ad essere sdraiata sul letto e lui imponente sopra di lei. Gli accarezzò le spalle e poi le braccia possenti, forti, fino a ritrovare le sue mani aperte sulle quali si sosteneva. Gli strinse i polsi e fece leva per alzarsi quel poco che bastava per trovare la sua bocca, assaporargli le labbra e poi trascinato dalla forza del bacio, costringerlo a riavvicinarsi a lei, mentre si stendeva di nuovo e con le gambe accarezzava quelle di lui maliziosamente, un invito silenzioso, una richiesta implicita. La notte non era ancora finita ed anche se lo fosse stata, non le importava, non voleva più dormire e Castle lo aveva capito.

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Capitolo 6
*** SEI ***


- Non ti rivestire!

Castle aveva preso in mano la tshirt recuperata tra i vestiti buttati a terra la sera prima, quando Beckett arrivò alle sue spalle abbracciandolo e poi prendendo l’indumento dalle sue mani e facendolo tornare in un punto imprecisato della stanza.

- Ma cosa… - Balbettò lui sorpreso dall’atteggiamento della moglie che sembrava alquanto divertita e allegra.

- Ti vergogni di me, Castle? Siamo soli, tu ed io. Abbiamo una piscina tutta per noi, una vasca idromassaggio, lettini sulla veranda protetti da sguardi indiscreti… Non ci serve nulla di tutto quello! - Disse indicando i loro vestiti a terra.

- Hai cattive intenzioni capitano Beckett?

- Cattivissime, scrittore e tutte riguardano te! - Lo baciò sul collo mordicchiandolo facendolo sussultare.

- Mi piace quando riguardano me! - La lasciò continuare per un po’ godendosi le sue attenzioni, poi si voltò verso di lei mettendosi seduto sul letto e lei fece lo stesso.

- Allora, cosa vuoi fare oggi? - Le chiese spostandole i capelli dietro alla spalla, che già aveva adocchiato per ricambiare quello che le aveva appena fatto.

- Stare con te. Qui.

- Qui a letto? - Chiese lui languidamente

- Anche. Ti dispiace Castle? - Rispose lei con lo stesso tono.

- Assolutamente no. - Si avventò su di lei per arrivare a baciare il collo e le spalle, quando sentirono bussare alla porta. Kate lo guardò indispettita, Rick controllò l’ora sulla sveglia sul comodino. Era decisamente tardi.

- Potrebbe essere la colazione… - Ora che lo aveva detto Kate sentiva decisamente fame. Bussarono ancora e poi sentirono la porta aprirsi: erano completamente nudi e la porta di camera era aperta! Rick prese il lenzuolo e se lo avvolse intorno al corpo, poi uscì dalla stanza chiudendo le porte dietro di sé per mettere Kate al riparo da sguardi indiscreti.

Beckett lo sentì parlare e spiegare che no, non avevano bisogno di nulla al momento, non di chi sistemasse la loro camera né di altro. Rick gli ricordò che se avesse avuto bisogno di qualcosa li avrebbero chiamati loro, anche per la cena e fece solo portare via i resti della loro cena e sul tavolo al loro posto lasciarono quella che più che una colazione poteva essere un abbondante brunch. Kate sorrideva tra sè e sè nel sentire come il marito si raccomandava di non disturbarli ancora e se lo immaginava fare quei discorsi con il lenzuolo arrotolato addosso a mò di toga da antico romano. Quando sentì la porta della villa chiudersi sapeva che sarebbe rientrato di lì a poco e non potè evitare di ridere nel vederlo così.

- Sai, mi pare di averti già visto in queste condizioni. - Gli disse sghignazzando.

- Sì? - Lo colse di sorpresa

- Sì. Almeno questa volta non mi hai fatto chiudere nell’armadio. - Gli ricordò con ancora una punta di disapprovazione.

- Oh quella volta… ehm… sì… già… beh… Non ci sono armadi qui nei quali puoi chiuderti.

- E non c’è nemmeno tua madre in giro che può interromperci! - Ribatè lei afferrando un lembo di stoffa delle lenzuola e trascinandolo di nuovo sul letto.

- Uhm… no, direi che al momento non c’è mia madre… Ma tu non avevi fame Beckett? - Gli chiese vedendo sua moglie interessata ad altro rispetto alla colazione, visto che lo stava scartando come se fosse un pacco regalo, ma molto più sensualmente.

- La colazione può aspettare, che ne dici? - Buttò via quella stoffa che si era messo addosso e poi si sdraiò sul letto totalmente esposta al suo sguardo. Sapeva che non poteva dirgli di no e non lo fece.

 

 

Erano entrambi appoggiati con le braccia al bordo della piscina panoramica della loro villa. Da lì, comodamente immersi nell’acqua tiepida potevano ammirare il paesaggio della baia sottostante e godersi il sole di quella splendida giornata.

Avevano fatto un abbondate pasto ad un orario imprecisato, non sapevano se era colazione, pranzo o cos’altro, solo che era decisamente affamati dopo la notte e la mattinata decisamente intensa. Avevano riso di loro stessi, di quel comportarsi come adolescenti incapaci dal trattenersi dal mettersi le mani addosso in ogni occasione ed in effetti per loro era stato proprio così, ma anche molto di più. Avevano fatto l’amore, nel senso più vero della parola, si erano amati nel modo più completo, erano diventati un solo essere, non solo dal punto di vista fisico, ma erano state le loro anime a fondersi insieme, ancora una volta ed un’altra ed un’altra ancora. Sempre.

Kate poi aveva chiamato Lanie che le aveva assicurato che Lily stava bene, anzi le aveva anche mandato delle foto e dei video per farla stare più tranquilla nei quali si vedeva Lily tiranneggiare Javier che stoicamente subiva le sue angherie.

- Ci pensi Castle… domani sono già tre anni che siamo sposati… alcune volte se ci penso non mi sembra vero, il tempo è volato - Kate si lasciò scivolare del tutto dentro l’acqua bagnandosi i capelli e poi riemerse ritornando nella stessa posizione di prima, solo avvicinandosi un po’ di più a lui, appoggiando la testa sul suo braccio.

- Di certo non possiamo dire che sono stati tre anni monotoni nei quali non è successo nulla…

- Già… movimentati, fin troppo… - si toccò istintivamente una delle cicatrici più recenti, quelle che le aveva lasciato Caleb. Castle notò il suo gesto e sospirò. Quanta paura aveva avuto di perderla non riusciva ancora a dirlo. Ormai non ci pensava più così spesso, ma ogni tanto gli capitava e faceva sempre male come il primo giorno, anche se lei era al suo fianco, anche se c’era Lily con loro, in fondo in una parte di lui, quella paura di perdere tutto rimaneva sempre. Kate gli diede un bacio sul braccio e poi nuotò fino alla parte opposta della piscina, dove l’entrata in acqua era fatta da grandi scalini di pietra che degradavano dolcemente. Si adagiò lì, con l’acqua che copriva parte del suo corpo, la testa reclinata all’indietro a cercare con il viso i caldi raggi del sole del primo pomeriggio. Castle la raggiunse e si mise dietro di lei, facendo sì che si accomodasse tra le sue gambe e si appoggiasse a lui. Si divertiva a schizzare dolcemente l’acqua sui loro corpi, per rinfrescarli e per poi avere la scusa di accarezzare Beckett, andando a raccogliere ogni gocciolina che si depositava sulla parte della sua pelle fuori dall’acqua, lambendo delicatamente i seni e poi scendendo sulla pancia e facendo il percorso al contrario fino alle spalle.

- Cambieresti qualcosa? - Le chiese interrompendo quel loro silenzio intervallato solo dallo sciabordio dell’acqua che lui stesso muoveva.

- Di cosa? - Rispose Kate rilassata tra le sue braccia non curante in quel momento del suo tono serio.

- Di noi. Di questi tre anni o… anche di prima. C’è qualcosa che non rifaresti o qualcosa che non hai fatto che avresti voluto fare?

Beckett colse l’inquietudine dietro le parole di suo marito. Si tirò andandosi a sedere sulle sue gambe, così da poterlo guardare e scorgere quelle rughe di preoccupazione intorno agli occhi. Deglutì e poi respirò profondamente. Quante cose avrebbe cambiato? Tante. Avrebbe voluto aprire prima quella porta a Los Angeles, avrebbe voluto non avergli mentito sul giorno del suo ferimento al funerale di Roy, avrebbe voluto dargli ascolto prima di andare ad affrontare Maddox, non avrebbe dovuto nascondergli del suo viaggio a Washington e del lavoro all’FBI né la verità su LokSat. Però c’era una cosa che ancora la faceva tremare, forse perché era quella più vicina e riguardava anche lui.

- Caleb… Tutto quello che è successo quando siamo tornati a casa… ho avuto paura che tutto fosse finito. - Kate accarezzò il petto di Rick, indugiando sulla cicatrice di lui e poi appoggiò la testa sulla sua spalla continuando a tracciare le linee di quei segni. Castle le tolse dalla guancia una lacrima che si confondeva con le gocce d’acqua che scendevano dai capelli di Kate ancora bagnati.

- Non volevo farti piangere… - Le disse rammaricato

- È tutto ok, Castle. Pensavo solo che in fondo siamo stati fortunati, no? Potevamo perdere tutto ed invece abbiamo la nostra famiglia e nostra figlia.

- Sono fortunato dal giorno che sei entrata nella mia vita. - Gli sussurrò lasciandole un bacio vicino l’orecchio.

- Hai uno strano concetto di fortuna, quante volte hai rischiato di morire in questi anni? - Lo provocò provando a riderci sù.

- Tante, ma se sono sopravvissuto sempre è evidente che sono molto fortunato.

- Tu invece cosa cambieresti? - Gli chiese Kate lasciandosi stringere dalle sue braccia.

- Il giorno che ci dovevamo sposare. Sarei voluto arrivare negli Hamptons, vorrei averti visto con il tuo vestito da sposa emozionata sottobraccio a tuo padre venire verso di me, mentre tutti i nostri amici ti guardavano inviandomi. Ti avrei voluto sposare quel giorno e festeggiare con tutti loro per tutta la sera e poi partire con te dimenticandoci del resto del mondo per tre lunghe settimane. Ti avrei risparmiato due mesi di angoscia e di rabbia, non mi sarei fatto cancellare la memoria, non avrei saputo niente di LokSat e non ti avrebbero mai coinvolto in niente di quello che è stato.

- Non è colpa tua di tutto quello che è successo, Castle. - Kate accarezzò il suo viso sentendo i muscoli contratti e la mandibola serrata. Baciò quelle labbra strette diventate un filo rosso nel suo viso, al quale Rick rispose appena.

- Ci penso spesso sai Kate? Mi chiedo come hai fatto, due mesi, senza sapere nulla. Io sarei impazzito, non credo avrei resistito senza avere tue notizie per tutto quel tempo. Non potrei mai resistere senza sapere nulla di te, per tutto quel tempo.

- Dovevo trovarti, non ho mai smesso di cercarti e sono sicura che tu avresti fatto lo stesso. Era questo che mi dava la forza di andare avanti ogni giorno, fare qualcosa per riportarti da me, perché io volevo la nostra vita insieme e non potevo arrendermi. Non lo avresti fatto nemmeno tu, ne sono sicura.

- Ti amo tanto Kate.

- Lo so Rick, lo sento. E ti amo tanto anche io. Per questo non potevo accettare che mi fosse portata via un’altra volta la persona più importante della mia vita. Sai qual’è stato il momento più difficile?

Castle scosse la testa prima di darle un bacio. Non voleva che quel giorno evocassero ricordi tristi e dolorosi, ma evidentemente ne avevano bisogno, erano quei discorsi che per troppo tempo avevano lasciato in sospeso e ora, invece, avevano una nuova consapevolezza di loro stessi come coppia ed avevano trovato la giusta capacità di parlare di tutto, anche delle cose più difficili e dolorose.

- L’FBI aveva deciso che avrebbe interrotto le indagini e al distretto non potevo più indagare come volevo. Io ero tornata nel mio appartamento perché non potevo stare al loft, nel nostro letto, senza di te. Quello era troppo, non ci sarei mai riuscita. Una sera avevo portato via tutto dal distretto, tutto quello che mi avevano fatto togliere dalla lavagna. Così ho ricostruito tutto a casa, lì dove per anni avevo nascosto tutti gli indizi sul caso di mia madre. C’era la tua foto al centro dove prima c’era la sua e tutto il resto intorno. Quella sera, quando ho finito di ricostruire tutto, è stata dura e per giorni non sono riuscita più ad aprire quelle ante e a guardare quello che avevo fatto.

- Non me lo avevi mai detto questo.

- Già… appena ti hanno trovato, quella sera stessa, sono andata a casa ed ho tolto tutto. È stata una liberazione. Io ero arrabbiata per quello che avevamo scoperto, che tu fossi veramente andato via di tua volontà, ma… Dio ero così felice di sapere che stavi bene…

- Hai pensato veramente che io potessi essere scappato? Che lo avessi fatto ed avessi aspettato proprio il giorno del nostro matrimonio? Che non volessi sposarti? - La guardò negli occhi per un istante, prima che lei fuggisse dai suoi occhi stringendosi invece di più a lui.

- Era tutto così difficile Castle, avevo tante domande e nessuna risposta… Nessuno ti voleva credere e tutti non facevano altro che dirmi che i fatti parlavano e che potevo non sapere tutto di te, che molte persone hanno una doppia vita o sono vittime delle pressioni e dello stress e fanno cose impensabili… Io… per un po’ sì, c’ho pensato e mi sono sentita morire perché tu, noi… Eri l’unico punto assolutamente fermo della mia vita. Mi sono sentita persa… Malgrado tutto, però, sapevo che non poteva essere così perché… perché io lo sapevo che non poteva esserlo.

Era abbracciata a Rick e lui la teneva stretta, non si sarebbe più persa, lo sapeva e lui glielo faceva capire ogni volta.

- Proprio per questo vorrei tornare a quel giorno. Per non farti vivere tutto questo. Ci meritavamo quel giorno.

- Non rimpiango niente del nostro matrimonio però, lo sai vero? È stato perfetto, c’era tutto quello di cui avevo bisogno, perché c’eri tu. Il resto Castle, era solo di contorno: il vestito, la festa, gli amici, sarebbe stato bello, ma non erano la cosa importante. Volevo solo essere tua moglie, volevo che tu fossi mio marito.

Prese la mano di lui con la fede e la intrecciò con la propria, facendo tintinnare gli anelli quando si scontrarono. Castle si lasciò poi scivolare in acqua, trascinandola con se verso il punto dove era più alta. La condusse fino al bordo, facendola appoggiare con la schiena, cominciando a baciarla in modo sempre più appassionato, facendo strusciare i loro corpi nudi sott’acqua. Non era più tempo di rincorrere i ricordi dolorosi.

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Capitolo 7
*** SETTE ***


Kate si svegliò avvolta nelle lenzuola, anzi letteralmente imprigionata. Sorrise mentre cercava di sciogliersi da quell’intrigo di stoffa ripensando a come avesse potuto ridursi in quel modo. Certo, anche quella notte era stata piuttosto movimentata, decisamente movimentata. Avrebbero dovuto darsi una calmata, ma era più facile dirlo che farlo. La villa era stranamente silenziosa, allungò un braccio appena liberato dalle lenzuola e non trovò Castle vicino a lei, lo aveva immaginato, perché non sentiva il suo profumo né il rumore del suo respiro profondo. Le lenzuola erano fresche, segno che lui si doveva essere alzato già da un po’ ed era strano che l’avesse lasciata lì sola.

Si guardò intorno nella stanza e non vide gli abiti che aveva lasciato sulla sedia dal giorno prima. Prese un vestito leggero che trovò abbandonato a terra vicino il letto e lo indossò alzandosi di scatto. Guardò nell’altra stanza e bussò piano alla porta del bagno che poi aprì con discrezione ma non era nemmeno lì e nemmeno in veranda o in piscina.

Sentì il cuore cominciare a batterle decisamente troppo forte e mille pensieri le attraversavano la mente. Perché non era lì? Dov’era? C’era bisogno di allontanarsi? Prese il cellulare che aveva lasciato sul tavolo. Trovò dei messaggi di Lanie mandati qualche ora prima, mattina presto a New York, con alcune foto di Lily sorridente che giocava con il suo pupazzo preferito e regalava sorrisi: lo fece anche lei uno inconsapevole allo schermo prima che la mente tornasse alla realtà: dov’era Castle?

Chiamò il suo numero ma il risultò spento. Non doveva farsi prendere dal panico. Erano in un resort, poteva essere andato in qualsiasi posto lì in quella struttura. Sarebbe uscita da lì, ecco cosa avrebbe fatto. Sarebbe uscita e lo avrebbe cercato. Magari era in spiaggia a fare una passeggiata, poteva esserci andato, no? No. Non ci sarebbe mai andato quel giorno, da solo. L’avrebbe aspettata, avrebbe aspettato il suo risveglio, non l’avrebbe fatta svegliare da sola. Erano partiti per festeggiare il loro anniversario insieme e proprio quel giorno lui aveva deciso di fare una passeggiata da solo? No, non era da Castle. Non era da lui. Sfilò la chiave magnetica dall’interruttore, si infilò un paio di scarpe ed era pronta per uscire quando bussarono alla porta. Andò ad aprire, era lui, ne era convinta. Era uscito per qualche motivo ed aveva dimenticato di prendere le chiavi, sicuramente. Aprì convinta di trovarselo davanti ed invece quelli davanti a lei erano due donne ed un uomo decisamente più basso di Castle. Non riuscì a nascondere la sua delusione.

- Signora Castle?

- Sì, sono io.

- Siamo qui per il signor Castle - Disse una delle donne con aria seria allungandole una busta che Kate prese con la mano tremante. Riconobbe subito la sua calligrafia nel suo nome sulla busta, con quella “K” sempre così ricamata e perfetta che le strappò un sorriso.

 

“Eri bellissima stamattina quando dormivi. Talmente bella che mi sono incantato a guardarti ed ho rischiato di fare tardi. Avrei voluto essere lì quando ti svegliavi, baciarti e augurarti buon anniversario di persona, ma tutto quello che sto facendo sarebbe stato impossibile. Ci vedremo più tardi e ti prometto che mi farò perdonare, ora ti chiedo solo di fidarti di me, di rilassarti e di fare quello che i ragazzi ti dicono, perché loro sanno già tutto. A più tardi amore mio. Ti amo Rick”

 

I tre erano sulla porta e guardavano Kate leggere e sorridere e le sorridevano a loro volta.

- Possiamo entrare signora Castle? - Le chiese la donna dalla pelle scura così come gli altri due e Kate si spostò lasciando loro il passo, mentre ripiegava la lettera e la rimetteva nella busta.

- Io sono Arlette e sono una massaggiatrice, lei è Ella ed è una truccatrice - Disse indicando la ragazza più giovane - E lui invece è Derek e si occuperà della tua acconciatura.

Beckett guardò stupita i tre non riuscendo bene a capire cosa volessero da lei e perché Castle li aveva mandati lì. Era necessario che si truccasse e si facesse un’acconciatura particolare per vederlo quando avevano passato gli ultimi giorni nudi tra le lenzuola senza preoccuparsi di nulla?

- Io non capisco… - Balbettò.

- Il signor Castle la aspetta per oggi pomeriggio alle diciassette. Fino ad allora avrà tempo per rilassarsi e lasciarsi coccolare da noi. C’è anche un ottimo pranzo in arrivo e volevo sapere se desiderava cominciare subito con un primo massaggio così poi possiamo continuare dopo?

Arlette era molto gentile e disponibile, Kate lo aveva capito da come le parlava, sicuramente abituata ad accogliere tutte le richieste strane dei propri clienti e quindi abituata anche alle stranezze di Castle, ma lei proprio non riusciva a capire e la donna doveva averlo intuito perché prima che le potesse rispondere, riprese a spiegarle.

- Suo marito le sta preparando una sorpresa e credo si dovrebbe fidare di lui.

Kate annuì lasciandosi convincere non tanto dalle parole di Arlette, ma sicura del fatto che Castle non avrebbe mai fatto qualcosa del genere se non lo ritenesse veramente importante per quel giorno: Rick era il re delle stranezze e delle esagerazioni, doveva quindi immaginarsi che non poteva essersi limitato ad una villa in un resort da sogno, era ancora qualcosa di troppo normale per i suoi standard.

In quel momento il suo telefono squillò ed il volto di suo marito apparve sullo schermo. Rispose allontanandosi di qualche passo ed uscendo in veranda, mentre con la coda dell’occhio vide i tre decisamente indaffarati a portare cose tra dentro e fuori la stanza.

 

- Ciao Beckett mi hai chiamato? - Le chiese con una naturalezza disarmante, come se non stesse organizzando qualcosa delle quale lei era completamente all’oscuro.

- Castle ma cosa sta succedendo? Dove sei?

- Mi sto assicurando di persona che tutto vada come deve andare. Ci vediamo nel pomeriggio, te l’hanno detto?

- Sì ma… mancano ancora molte ore! - Sembrò protestare come una bambina. Erano stati per due giorni letteralmente appiccicati uno all’altra ed ora separarsi da lui per qualche ora le sembrava uno spreco di tempo assurdo, considerano che i giorni per la loro vacanza erano veramente pochi.

- Lo vedi? Lo dico sempre che non puoi resistere lontano da me!

- Castle finiscila! - Protestò quasi lagnandosi come una bimba.

- Beckett ascolta, fidati di me. Ci vedremo tra poche ore e ti assicuro, sarà indimenticabile. Ti amo.

- Ti amo anche io Castle.

 

Con il telefono in mano tornò dentro e vide che i tre avevano allestito nella stanza da letto più piccola un vero e proprio salone di bellezza con tanto di lettino per massaggi e poltrona da parrucchiere. Kate fece un respiro profondo e poi si lasciò andare, abbandonandosi alle cure dei tre che sembrava non aspettassero altro che prendersi cura di lei.

Le ore erano letteralmente volate tra massaggi al viso ed al resto del corpo, acconciatura e trucco. Si guardava allo specchio e sorrise della sua stessa immagine. Si piaceva. Aveva anche fatto un’ottimo pranzo a base di pesce freschissimo ed aveva insistito perché i tre mangiassero insieme a lei, dato che come al solito Castle aveva esagerato, ma in quel caso pensò che lo aveva fatto apposta, sicuro che lei avrebbe invitato i ragazzi a mangiare insieme, anche se convincerli non fu facile e dovette usare tutti i suoi metodi persuasivi, compreso quello sguardo che non ammetteva replica e che evidentemente funzionava anche senza pistola e distintivo.

Kate era avvolta in uno degli accappatoi bianchi dell’hotel mentre Derek continuava a sistemare le ultime ciocche dei suoi capelli. Pensava che non aveva portato nulla di così elegante da mettersi, che potesse giustificare quella cura negli altri particolari. Mentre stava facendo questi pensieri bussarono alla porta, provò ad alzarsi per andare ad aprire, ma Arlette e Ella la precedettero.

- Questi devono essere Arthur e Denise! Alla buon ora! - Esclamò la più grande delle due all’altra mentre faceva entrare quelle che evidentemente erano le persone che stava aspettando, poi tornò da lei e sembrava quasi emozionata.

- Signora Castle, l’aspettano nella sua stanza.

Ancora una volta Kate senza dire nulla seguì le indicazioni che le venivano date. Non si era nemmeno accorta che mentre lei passava dalle sapienti mani dei tre che l’avevano coccolata per ore, erano venuti a sistemare le stanze e così su un letto perfettamente rassettato come non lo era stato per giorni, trovò un voluminoso porta abiti nero e un uomo di mezza età ed una signora più o meno coetanea di lui ai suoi lati.

- È il suo vestito signora Castle. - Le disse Arthur - E questo glielo manda il signor Castle.

L’uomo consegnò a Kate una lunga scatola di velluto blu che aprì in preda alla curiosità, dentro la quale trovò un bracciale con tre file di diamanti.

“Una per ogni anno. Una per ogni parte di noi”

Rick aveva scritto quelle parole su un piccolo biglietto posto all’interno della confezione e Kate si sforzò di non piangere perché Ella vicino a lei già la stava guardando preoccupata che rovinasse tutto il suo lavoro appena finito. Nel frattempo Denise stava aprendo il porta abiti e Kate rimase a bocca aperta quando svelò il suo contenuto. Era un vestito identico a quello che aveva indossato il giorno che si doveva sposare, il vestito da sposa di sua madre, andato distrutto mentre cercava il corpo di Castle dentro la macchina in fiamme.

- Il signor Castle ci ha detto di riferirle che lui il vestito non lo ha visto. Ha solo commissionato di farlo dal modello che era stato inviato.

Kate annuì frastornata. Non sapeva nemmeno lei che fine avesse fatto quell’abito. Lo aveva tolto buttandolo via quando era rientrata alla villa negli Hamptons mettendosi abiti più comodi per partecipare alle indagini. Non ne aveva saputo più nulla, non ci aveva nemmeno più pensato: in quei giorni era troppo occupata a cercare Castle e dopo aveva decisamente altri pensieri. Evidentemente qualcuno lo aveva preso e conservato ed aveva poi aiutato Rick in tutto quello. Martha forse, Alexis o Lanie. Potevano essere state solo loro ed ora capiva tutto, capiva il senso di quello che si erano detti il giorno prima, le parole di Rick, i suoi desideri e le sue paure.

L’aiutarono a vestirsi e solo alla fine Arthur le diede l’ultimo tocco, gli orecchini che le aveva regalato Martha, che Castle doveva aver preso prima di partire. Quando si guardò allo specchio sentì lo stomaco restringersi ed il cuore battere troppo veloce. Era felice, ma nel vedersi provò la stessa sensazione di paura e di angoscia di quel giorno. Scappò nell’altra stanza prese il telefono e compose a memoria il numero di Castle, senza nemmeno cercarlo nella rubrica.

 

- Castle dove sei? - Gli chiese appena rispose.

- Vicino a te. Manca poco.

- Sei qui?

- Sono al resort Kate. Va tutto bene. - Sentì la voce di sua moglie preoccupata ed ebbe l’istinto di andare su da lei, anche annullare tutto se fosse stato necessario.

- Ok… - Gli rispose poco convinta.

- Kate, se non ti senti bene, se non te la senti o non ti va, vengo da te, adesso… Mi dispiace non volevo… - Si ricordava di quel giorno negli Hamptons, delle sue crisi di panico che ormai erano passate da tempo, ma aveva paura di essere stato superficiale, di aver toccato un tasto che per lei era troppo delicato e lui non ne aveva forse capito del tutto la gravità.

- No, io sto bene Castle, veramente… Non so come hai fatto ma il vestito è perfetto.

- Non vedo l’ora di vederti.

- Anche io.

- Ti aspetto. Sarò lì. Loro sanno dove portarti.

 

Si era tranquillizzata, almeno un po’. Parlare con lui, sentire la sua voce l’aveva aiutata a calmarsi, a far rallentare il battito del cuore che ora era tornato quasi normale.

Si mise le scarpe con un tacco non troppo alto rispetto a quanto era abituata, Ella diede gli ultimi ritocchi al trucco e Derek ai capelli, mentre Denise le sistemò il retro del vestito. Beckett si chiese se era normale che fosse così emozionata e non riuscì a darsi una risposta.

Un suono di clacson fece precipitare fuori Arthur che la accompagnò in quella che era poco più di una golf car dove nella parte posteriore lei con il suo vestito entravano a mala pena. Uscirono tutti dalla stanza dicendole che il ragazzo sapeva dove doveva portarla e ancora una volta, contrariamente al suo carattere, Kate si affidò a quei gentilissimi e sorridenti estranei e si lasciò condurre lì dove avrebbe ritrovato Rick.

Scesero verso il mare, passando tra bungalow ed altre strutture del resort, fino ad arrivare ai bordi della spiaggia, dove c’era una passerella di legno bordata da tulle bianco fermato con sassi e conchiglie. Poco più avanti vedeva una figura di spalle, ma aveva il sole negli occhi e non riusciva a capire chi fosse, ma dal fisico quello sicuramente non era Castle. Si avvicinò di qualche passo ed ora sì, gli sembrava di riconoscerlo, ma non poteva essere lui. L’uomo si girò e Kate rimase per l’ennesima volta senza parole. Fece qualche passo verso di lei e le porse un bouquet di gigli bianchi.

- Papà! Cosa ci fai qui? - Gli chiese con l’espressione di chi aveva appena visto un extraterrestre.

- Ti accompagno da tuo marito. - Le rispose sorridendo come se fosse la cosa più naturale del mondo, mentre lei ancora non riusciva a realizzare quello che stava accadendo.

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Capitolo 8
*** OTTO ***


Jim prese la figlia sottobraccio e la sentì tremare. Kate stringeva forte nelle mani il bouquet di fiori, perfetto come tutto il resto. La passerella di legno svoltava verso destra e le palme che costeggiavano la spiaggia le impedivano di vedere cosa c’era oltre, cosa Rick avesse potuto fare. Non sapeva quanto avrebbe dovuto camminare, sperava poco perché sentiva le gambe cederle.

- Andiamo? - Le chiese suo padre stranamente molto più rilassato di lei. Avevano già fatto tutto questo, esattamente tre anni prima, doveva ricordarselo, eppure in quel momento le sembrava quasi che fosse la prima volta. Non avrebbe dovuto essere così emozionata ed invece riuscì solo ad annuire all’uomo che sorridendo la accompagnò in quel percorso. Kate guardò alla sua sinistra, le onde del mare che placidamente schiaffeggiavano il bagnasciuga lasciando una leggera schiuma bianca che scompariva subito. Provò a concentrarsi su quel rumore costante, respirò profondamente e cominciò a camminare. Quello che vide appena svoltato l’angolo, dietro alla fila di palme la lasciò ancora una volta senza fiato. Ai lati della passerella sulla spiaggia, c’erano, perfettamente vestiti da cerimonia tutti i loro amici più cari e i loro parenti che appena la videro si alzarono dalle loro sedie bianche decorate con raso dello stesso colore e gigli freschi. Si guardò intorno senza parole. Erano tutti lì. Javier e Lanie, Kevin e Jenny con i bambini, il capitano Gates con il marito, Andrew l’agente di Rick con la moglie, la sua amica Madison con il secondo, o terzo, marito, sua cugina Sophia con il fidanzato, vide anche zia Theresa emozionata come non l’aveva mai vista. Camminò fra loro, sorridendo, senza mai alzare lo sguardo, guardare davanti a se, perché sapeva che lo avrebbe visto e non era pronta. Poi arrivata quasi alle prime file sentì una voce, delle sillabe senza senso pronunciate ad alta voce il suo viso si aprì in un sorriso quando vide Lily con un elegantissimo vestito bianco in braccio a Martha che si dimenava per andare nella sabbia. Camminò più velocemente e Jim la lasciò, facendole raggiungere subito sua figlia che appena vide la madre si protese verso di lei allungando le braccia. Kate si piegò alla sua altezza, lasciandosi accarezzare e poi la baciò, lasciando il segno del rossetto sulla sua guancia. Sentì addosso lo sguardo di Castle presente come se la stesse toccando e solo in quel momento alzò gli occhi per guardarlo. Era in piedi sotto un arco di fiori bianchi, impeccabile nel suo smocking nero. Lo ricordava bene, ricordava perfettamente il momento in cui lo aveva trovato ed era diventato una prova da consegnare alla scientifica. Rick non lo aveva più voluto riprendere, ma quello era identico, anche per il papillon.

Lui l’aveva guardata da quando era entrata nel suo raggio visivo, non l’aveva più lasciata, l’aveva seguita mentre guardava una ad una tutte le persone che erano lì e dallo stupore nel suo volto, sapeva che aveva fatto centro. Era incantato da lei, dal vederla così, raggiante in quello splendido vestito uguale a quello di sua madre. La felicità lasciò posto al rimpianto di quello che sarebbe dovuto essere. Non doveva servire quel giorno a recriminare ancora, ma a vivere in parte quello che non avevano avuto. Guardò gli occhi di sua madre, di Alexis, osservò Lily che inconsapevole voleva solo essere presa in braccio da Kate e che per fermarla strappò uno di quei fiori dal bouquet della madre e Rick sorrise: era la sua splendida famiglia e la presenza di Lily quel giorno dava solo un tocco in più di perfezione a tutto.

Jim raggiunse Kate e la prese di nuovo sotto braccio in quegli ultimi passi che la separavano da suo marito. I due uomini si guardarono e si sorrisero. Avevano già parlato a lungo quel pomeriggio di tutto quello che sarebbe stato e Jim aveva ribadito a Rick la sua stima ed il suo affetto per tutto quello che faceva per sua figlia. Non poteva essergli più grato e non poteva sperare in nessuno che amasse Kate come faceva lui. Si andò a sedere vicino a Martha e per stemperare anche la sua emozione, giocò con Lily facendola distrarre dalla ricerca continua di Kate.

Castle prese la mano di Beckett che ora era in piedi davanti a lui che la guardava estasiato.

- Sei splendida. Non ho parole… - Le disse prima di baciarle le mano.

- E tu sei completamente folle. Tutto questo è… non ho parole Castle…

Un officiante davanti a loro pronunciò alcune frasi sul perché erano lì, per rinnovare i voti di matrimonio di Rick e Kate. Fece qualche discorso sull’amore, i matrimoni e la vita di coppia, le prove da superare e la felicità di stare insieme, tutte cose che loro due nemmeno ascoltarono, troppo persi dal guardarsi l’un l’altra. Poi toccò a loro e Kate si rese conto che non aveva preparato niente e non sapeva cosa dire. Si morse il labbro abbassando lo sguardo mentre Rick le prese la mano, decisamente più sicuro di quanto non fosse lei, ma lui aveva avuto mesi per prepararsi, lei solo qualche minuto in cui il suo cervello non aveva nemmeno tanta voglia di collaborare, completamente spaesata e sopraffatta dalle emozioni. Castle si schiarì la voce e lei tornò a guardarlo, a fissare quegli occhi sui quali rifletteva il sole che si stava preparando a tramontare, dello stesso colore del mare.

- Sei entrata nella mia vita in modo dirompente e non te ne sei più andata, nemmeno quando ti sei allontanata, c’eri sempre, eri sempre con me. Erano tante le cose di cui non avrei avuto idea e per quanto potevo immaginare che vivere con te sarebbe stato fantastico, nessuno dei miei pensieri si avvicinava anche solo lontanamente alla realtà. Mi hai fatto diventare l’uomo che avrei sempre voluto essere, perché tu hai saputo portare a galla quella parte di me che era nascosta sotto tutto il superfluo e l’effimero e tu sei stata capace di trovarla. Sei stata e sei ancora oggi la più bella sfida della mia vita e vorrei che ti potessi vedere solo una volta con i miei occhi per farti capire quanto sei straordinaria e farti capire quanto sono orgoglioso di te, di tutto quel che sei e che fai. Ti amo, Katherine Beckett e voglio continuare ad esplorare il tuo mistero per il resto della mia vita.

Erano spariti tutti. I parenti, gli amici, la spiaggia, le palme, il mare. C’era solo lui e le sue parole che le erano entrate dentro, si erano insinuate sotto la pelle e le facevano battere il cuore in modo così violento da aver quasi paura. Chiuse gli occhi per un attimo, pensando a cosa avrebbe voluto dirgli, a cosa era veramente importante dirgli in quel momento. Rivisse per un istante tutti gli ultimi anni, i momenti belli e quelli meno belli e la sua mente si fermò in un punto esatto, in un giorno, ad una domanda che lui le aveva fatto quando il suo stato d’animo era esattamente l’opposto di quello di quel giorno, quando stava strappandosi via il cuore dal petto mentre lo lasciava, a quella domanda alla quale non aveva mai risposto e in quel momento una risposta, invece, gliela doveva. Fu lei a prendere la mano di lui, a metterla tra le sue e a parlargli come se su quella spiaggia ci fossero solo loro e nessuno potesse sentirla.

- Una volta mi hai fatto una domanda alla quale io in quel momento non potevo rispondere e voglio farlo oggi: tu, Castle, mi conosci meglio di chiunque altro anche meglio di me stessa. Sai di cosa ho bisogno prima che io me ne accorga e ci sei sempre esattamente nel modo in cui ho bisogno. Mi hai fatto capire cosa vuol dire amare ed essere amata senza riserve. Mi hai fatto provare quello che non avevo mai provato e che credevo non essere in grado di provare mai. Essere tua moglie è la cosa migliore, la più bella che poteva capitare nella mia vita e tutto quello che ho di bello è con te e grazie a te. Essere tua moglie è una gioia che si rinnova tutti i giorni ed ogni volta che ti guardo io mi innamoro di te, ancora. Sono passati molti anni, ma ogni volta che mi stringi io sono sempre quella donna che è venuta a bussare alla tua porta tutta bagnata che voleva solo te. Ti amo Richard Castle e voglio continuare a vivere nel calore del tuo sorriso e nella forza del tuo abbraccio. Per sempre.

Era riuscita a farlo piangere e si accorse di piangere anche lei. Lo vide scacciarsi le lacrime velocemente con il dorso della mano.

- Grazie. - Le sussurrò muovendo appena le labbra e lei sorrise imbarazzata buttando poi fuori dai polmoni tutta l’aria che aveva come se si fosse appena tolta un grosso peso dallo stomaco. Si baciarono poi, un bacio romantico, di quelli che si scambiavano sorridendo e non si accorsero degli applausi dei fischi e delle risatine degli amici fino a quando una voce sovrastò tutte le altre ed era il pianto di Lily decisamente stanca di non essere considerata da mamma e papà. Fu solo allora che Rick e Kate tornarono alla realtà, in quella spiaggia, tra amici e parenti e dopo essersi scambiati uno sguardo complice, Kate andò da Martha e prese in braccio la sua piccola che immediatamente si strinse con le braccia intorno al suo collo e tornò da Castle che abbracciò entrambe, cercando di baciare nuovo Kate, ma fu Lily ad impedirglielo mettendosi in mezzo e prendendosi così i baci del suo papà che rideva di gusto. Alla fine, però, ci riuscì, baciò di nuovo Kate per la gioia di tutti quelli che li vedevano così e di chi gli scattò decine di foto in quel quadretto perfetto.

 

- Sei pazzo Castle per tutto questo… sei completamente pazzo! - Gli disse ancora Kate mentre stavano andando verso i loro ospiti e Lily giocava con i suoi capelli, divertendosi a spettinarla e distruggere il lavoro di Derek.

- Sì, sono pazzo di voi, dovresti saperlo. - Diede un bacio a sua figlia e poi di nuovo a lei, mentre Martha le andava incontro baciandola ed abbracciandola, seguita da suo Jim e Alexis e poi via via tutti gli altri.

- Quindi tutti sapevate tutto tranne me! - Esclamò Kate ancora incredula di tutto quello che c’era intorno a lei.

- Sì, tesoro. Una volta tanto eri tu l’unica a non sapere nulla. - Le disse Lanie andandola ad abbracciare.

- C’è il tuo zampino per il vestito, dì la verità! - Chiese alla sua amica che con un sorriso beffardo svelò il suo ruolo.

- E ti sta benissimo, è praticamente identico! Castle, sei felice di averla finalmente vista vestita così?

- Tu che dici dottoressa? È uno spettacolo!

Kate poi fu abbracciata anche da Kevin, lasciato solo da Jenny che aveva seguito i bambini a giocare poco distante da lì e poi andò a salutare sua cugina, la zia e la sua amica Madison, mentre Rick si era fermato a parlare con Andrew e sua moglie.

C’era una bella luce quella sera, il sole stava tramontando, ma c’era ancora molta luce sulla spiaggia.

- La cena sarà più tardi laggiù - Disse Castle indicando un punto più lontano della spiaggia dove un gruppo di uomini e donne stavano lavorando alacremente per preparare i tavoli. - Intanto se volete potete godervi la spiaggia, riposarvi… quello che volete!

Si allontanarono più o meno tutti, Ryan raggiunse Jenny e i bambini, Jim sua nipote e sua cognata che non vedeva da tempo, Martha, Alexis e Dustin si intrattennero con Lanie ed Esposito, mentre gli altri si erano appartati più o meno tutti, chi al bar della spiaggia, chi semplicemente rilassandosi e godendosi quella serata.

Kate, invece, mentre Rick finiva di parlare con i responsabili dell’organizzazione, si era allontanata con Lily. La teneva per le mani e provava a farle fare qualche accenno di passo sulla sabbia mentre la piccola rideva felice. Poi, incurante del suo vestito, della situazione e di tutto, si sedette sulla spiaggia ancora tiepida e mise sua figlia davanti a se che cominciò a giocare con la sabbia divertendosi con le mani tutte impastate che Kate faticava a fargliele tenere lontane dalla bocca, perché Lily si era convinta che dovesse assaggiare anche la sabbia. Beckett sentì un senso di benessere pervaderla, che aumentò quando alle sue spalle si palesò la presenza di Castle che si sedette alle sue spalle, lasciando che si appoggiasse a lui.

- Va tutto bene? - Le chiese baciandola sul collo, proprio sopra al corpetto di pizzo.

- È tutto perfetto. Ma come ti è venuta in mente una cosa del genere? E perché qui?

- Era da un po’ che ci pensavo. Volevo veramente che avessi quel matrimonio che non avevi avuto, con i nostri amici e le persone a cui vogliamo bene. So che questo non cambia quello che è stato però magari è un modo per chiudere quel capitolo della nostra vita. Mi dispiace non aver pensato l’effetto che poteva farti indossare di nuovo quel vestito, non volevo farti star male.

- No, no non scusarti di niente… È stato tutto splendido e poi non c’era bisogno anche di questo… - Gli disse mostrando il bracciale che aveva indossato subito.

- Non l’ho fatto perché ne avevi bisogno, ma perché volevo farlo e sta decisamente meglio al tuo braccio che nella vetrina della gioielleria.

Beckett non aveva speranza di fargli capire cosa volesse dire, o meglio lui lo aveva capito, ma non gli avrebbe fatto cambiare idea che fosse assolutamente necessario che quel gioiello fosse al suo braccio. Rick le aveva detto più volte che lei era l’unica donna che non gli aveva mai chiesto gioielli e regali importanti ed era l’unica, invece, alla quale lui amava farli. Avevano una concezione del denaro decisamente diversa: Kate aveva sempre lavorato per mantenersi, non le era mai mancato nulla, nemmeno quando era bambina o ragazza, la sua famiglia era sempre stata benestante. Non si lasciava andare mai a spese folli, nemmeno adesso che se voleva poteva permetterselo, ma nonostante Rick glielo avesse proposto lei non aveva mai voluto usare la sua carta di credito per fare shopping, al contrario di quanto facevano Martha e Alexis, nemmeno quando andava a fare acquisti per Lily. Castle, invece, aveva un rapporto molto diverso con i suoi soldi: difficilmente sapeva a quanto ammontava il suo patrimonio, aveva chi se ne occupava e gestiva i suoi investimenti e la sua unica preoccupazione era quando doveva fare qualche spesa importante chiedere se avesse fondi disponibili al momento. Aveva vissuto anni con Martha quando era bambino che non era tutto rose e fiori e sua madre non aveva la possibilità di comprargli quello che lui voleva, ma non se ne lamentava, così quando aveva cominciato a guadagnare, guadagnare molto, aveva cominciato a spendere tutto quello che aveva per far felici le persone che amava, per lui quella era l’unica funzione dei soldi, rendere felici le persone. Prima era lui e Alexis e sua madre, poi ovviamente era entrata in questa cerchia di persone anche Kate e Lily, che erano a primi posti dei suoi pensieri. Aveva fatto in modo di garantirsi un futuro tranquillo, tra investimenti finanziari ed immobiliari così adesso poteva permettersi di spendere tutto il resto per quello che lo faceva felice. Era stato così quando aveva comprato lo yatch che avevano negli Hamptons, era stato così per regalarsi quel sogno per il quale non aveva badato a spese: ne era felice e vedere la stessa felicità negli occhi dei suoi amici e soprattutto in quelli di Kate valevano qualsiasi spesa.

- Si fermeranno tutti qui un paio di giorni… - Le disse Rick tra un bacio e l’altro, mentre Lily stava coprendo il vestito di sua madre di sabbia.

- Torneremo a New York tutti insieme? - Chiese lei facendo qualche rapido conto.

- Veramente pensavo che noi potremmo fermarci qualche giorno in più… - Sorrise Castle.

- Cosa vuoi dirmi?

- Che potremmo rimanere qui fino al tuo compleanno e poi tornare a casa.

- Sai che ho preso solo questi giorni di ferie.

- Quello non è un problema, ho già sistemato tutto prima di partire. - Ammiccò lui.

- Quando me lo avresti detto? - Esclamò Kate non sapendo se essere felice o arrabbiata.

- Avevo sempre pensato di dirtelo in questo momento, più o meno…

La risata cristallina di Lily attirò l’attenzione di entrambi. Kate la prese in braccio sollevandola e facendola ridere ancora di più.

- Potrebbe rimanere con noi questi giorni. - Disse ancora Rick - Poi Lily tornerebbe a New York con mia madre e noi potremmo così finire la nostra luna di miele come l’abbiamo cominciata.

- Cioè? - Chiese Kate ridendo mentre Rick prese Lily dalle sue braccia facendola sgambettare sulla sabbia, ma tutto quello che faceva era solo scalciarla addosso a loro.

- Soli, nella nostra villa, con pochissimi vestiti addosso e tantissimo tempo da occupare insieme in attività molto piacevoli.

- Ti sembrano proposte da farmi davanti a tua figlia? - Lo riprese fintamente imbronciata.

- Fino a quando non le capisce sì. Anzi se vuoi posso anche dirti che voglio passare quei giorni a fare l’amore con te. In ogni…

- Basta così Castle. Ho capito. - Rise Beckett.

- Ti va?

- Se me lo chiedi così, come posso dirti di no?

- Infatti non devi.

Rick la baciò fino a quando le mani sabbiose di Lily non arrivarono a dividere i loro volti, reclamando ancora le loro attenzioni e i due senza pensarci troppo si sdraiarono sulla sabbia con la loro piccola in mezzo. Era quella la felicità.

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