EPISODIO 2 - Il Salvataggio di Magisa di HikariMoon (/viewuser.php?uid=119941)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
CAPITOLO
1
La
rotta della Limoviole,
si capì presto, non era così
casuale come inizialmente era sembrata.
I
granroriani, ancor prima di raccontare tutto al gruppo di
umani, avevano sperato nel loro appoggio. Ed era per quel motivo che
Serjou, non
appena sveglio, aveva comunicato a M.A.I.A. la rotta per il luogo
più probabile
dove trovare appoggio.
Era
stato una scommessa rischiosa. Non perché dubitassero
dei Maestri della Luce, l’avventura precedente aveva ben
mostrato il loro
coraggio. Ma semplicemente perché, ne erano sicuri, Magisa
non avrebbe mai
voluto che i Maestri della Luce azzardassero una missione di
salvataggio solo
per lei.
Il
futuro di Gran RoRo veniva prima di tutto.
E
il futuro di Gran RoRo aveva bisogno che i Maestri della
Luce fossero liberi.
Aileen,
però, si era rifiutata di abbandonare Magisa al suo
destino. Serjou, prima, e Zungurii, poi, non avevano fatto gran
resistenza e
avevano deciso che il gruppo dei Maestri della Luce, unito, era
l’unico
veramente in grado di poter trionfare in una simile missione.
Solo
che i Maestri della Luce non erano al completo. E
nessuno sapeva quando lo sarebbe stati: giorni? Mesi?
Un’unica
cosa era certa. Magisa non avrebbe avuto ancora
tutto quel tempo. Era già passato un mese, quanto sarebbe
passato prima che
l’Imperatore non la reputasse più di nessuna
utilità?
Per
tutto il racconto, i tre granroriani si erano chiesti
quando rivelarlo agli umani. Poi, l’occasione era arrivata e
avevano sperato
che gli anni non li avessero cambiati.
"Maga Magisa
è stata fatta
prigioniera un mese fa.”
Avevano
lasciato che fosse M.A.I.A. a dirlo, mentre loro
scrutavano i volti dei quattro Maestri della Luce in cerca di una
speranza. In
cerca di una conferma.
I
secondi erano sembrati infiniti. Li avevano fissati mentre
annuivano, mentre i quattro accettavano a pieno che cosa fosse
successo. Poi,
senza neppure scambiarsi uno sguardo, la risposta dei Maestri della
Luce si
palesò sui loro volti.
L’avrebbero
liberata.
Anche
se non erano al completo. Anche se c’era il rischio
che diventasse simile alla fuga dal palazzo dei Mazoku, quando avevano
quasi
rischiato di perdere la vita. Anche se, molto probabilmente, era una
trappola.
Ma, dopo tutto quello che Magisa aveva fatto per loro, non potevano
tirarsi
indietro.
“Dove
si trova?”
I
tre granroriani si scambiarono degli sguardi veloci. Il momento era
arrivato e
non potevano dire di non avere paura. Nessuno sapeva veramente che cosa
li
avrebbe attesi.
Aileen
fece un cenno a M.A.I.A. e si sentì più libera,
almeno per qualche istante, del
peso che si portava dietro da allora, da quando Magisa era stata
catturata. Se
la Maga era nelle mani dell’Imperatore, la colpa era anche
sua. Magisa non aveva
voluto rischiare di veder morire un altro Guerriero, non
finché poteva fare
qualcosa. Ma lei non poteva accettare di vedere morire Magisa.
Gli
occhi della granroriana si fissarono allora sulla cittadina, meta
finale della
loro missione. Non ci aveva mai messo piede, ma come tutti avrebbe
riconosciuto
quel luogo. La prima di sei roccaforti.
“Qui,
nel regno di Rubino. Nella fortezza del Governatore.”
Era
il primo atto. Non restava che escogitare un piano efficace.
“Ci
stiamo dirigendo là?”, Mai si rivolse direttamente
a Serjou, consapevole che
ogni minuto sprecato era un minuto in meno per prepararsi.
Il
granroriano scosse la testa. “Stiamo raggiungendo le aree
circostanti il
villaggio Miao Miao.”
“Dalle
informazioni che ho avuto, è lì che dovremmo
avere le possibilità maggiori per
contattare la ribellione. Sono gli unici da cui possiamo risalire alla
situazione in città.” Zungurii cercò di
sembrare rassicurante, ma lui stesso
non sapeva quanto aiuto avrebbero potuto avere. O quanto si sarebbero
potuti
fidare.
Yuuki,
che nel frattempo si era alzato, era fermo davanti alle vetrate e
osservava il
paesaggio. Conosceva bene quel luogo, purtroppo.
“Tempi
di arrivo?”
Serjou
imitò il ragazzo, osservando per qualche istante
all’esterno. Presto la catena
montuosa alla loro destra sarebbe finita. Da lì, non sarebbe
mancato molto per
raggiungere il lago. O ciò che ne restava.
“Un
paio d’ore al massimo.”
Kenzo
cercò di fare qualche calcolo veloce. Si arrese dopo pochi
tentativi, sapendo
benissimo di non conoscere così bene il regno per capire
quanta strada avessero
percorso. Ma erano di sicuri passati troppo pochi minuti dalla loro
decisione e
Serjou non aveva detto niente a M.A.I.A.
“Quindi
la rotta che stiamo percorrendo da stamattina-”
Zungurii
abbozzò un sorriso imbarazzato, incrociando lo sguardo del
ragazzino con gli
occhiali. “Non è proprio casuale.”
“Quindi
avete impostato la rotta prima di
sapere la nostra risposta.” Mai incrociò le
braccia e passò lo sguardo sui
granroriani, faticando però a nascondere il divertimento nel
suo sguardo.
“Eravamo
fiduciosi, Lady Viole. Ma mi auguro non pensiate che il nostro sia un
obbligo. Metterci
in contatto con la ribellione sarà utile per farvi
un’idea della situazione.”
La
ragazza sospirò, scuotendo leggermente la testa.
“Almeno così abbiamo
guadagnato tempo.”
Kenzo
afferrò ancora un pezzo di pane dolce, ignorando
ostinatamente il ghignò di
Hideto che gli mimava con la bocca il numero quattro, e si
concentrò su Serjou.
“Come
ci metteremo in contatto con loro? C’è un qualche
segnale? Un punto
prestabilito?”
“Immagino
avrete un modo per evitare di venir intercettati dal Governatore e i
suoi
uomini”, aggiunse Mai che aveva intuito il filo del
ragionamento dell’amico.
“Me
ne occuperò io”, replicò Aileen
sommessamente. Quando si ritrovò gli sguardi di
tutti puntati addosso, chiuse le mani a pugno. “Conosco molto
bene alcuni dei
ribelli”, offrì nella vana speranza che bastasse a
saziare lo sguardo curioso
di Kenzo e quelli vagamente diffidenti degli altri tre.
Fuori
dalle vetrate il paesaggio stava cambiando, il deserto stava lasciando
di nuovo
spazio alla savana e ai boschi.
“Questo
non spiega come però”, suggerì
incoraggiante Hideto afferrando a sua volte un
pezzo di pane dolce e roteando gli occhi quando Kenzo lo
fissò trionfante.
“Abbiamo
già usato questo metodo più volte.
Funziona.”
E
la risposta di Zungurii fu l’ultima cosa detta al riguardo.
Ai Maestri della
Luce non restava che fidarsi sulla parola.
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Aileen
proseguì per lunghi minuti nella foresta. Doveva
essere sicura di essere sufficientemente lontana dalla Limoviole.
Non che volesse propriamente farne un segreto, ma
purtroppo intuiva la reazione del gruppo.
Si
fermò in una piccola spianata tra gli alberi. Si
posò ad
uno di essi e lasciò che lo sguardo si perdesse sul
paesaggio davanti a lei. Il
villaggio Miao Miao sembrava ancora più piccolo di quanto
non lo fosse,
soprattutto confrontato alle enormi risaie.
Era
come vivere continuamente le vite di altre persone. Se
non erano le sue visioni, erano i racconti di chi aveva vissuto
più a lungo di
lei. Ci sarebbe voluta andare veramente nel villaggio, ma non era
disposta a correre
il rischio di condannarlo alla stessa fine della casa di Zungurii.
Inspirò
e tornò a concentrarsi sulla missione che la
attendeva. Allungò davanti a lei la mano stretta a pugno.
Avrebbe preferito che
ci fosse un altro modo per contattarli.
Espirò
e aprì la mano. Su di essa era apparsa una piccola
farfalla verde. L’insetto si librò in aria,
sollevandosi leggermente dal palmo
e diffondendo scintille luminose.
“Vai
da Fresia. Chiedile dove e quando possiamo
raggiungerli.”
La
farfalla volteggiò per qualche breve istante. Poi, si
diresse verso le montagne dietro il villaggio, diventando ben presto
invisibile
nel cielo azzurro.
Aileen
si sedette su una radice e prese in mano un legnetto,
iniziando a vergare figure casuali sulla terra. Da quando la sua vita
era
diventata solo un intrico di bugie?
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“Perché
si è dovuta allontanare così tanto? Ha qualcosa
da
nascondere?”
Hideto
lanciò ancora un’occhiata verso gli alberi tra cui
Aileen era scomparsa. Poi, spostò lo sguardo sugli altri
granroriani del gruppo
e rimase in attesa.
“Non
è una questione di mancanza di fiducia.” Zungurii,
appoggiato ad un albero, lanciò un sassolino contro un non
ben precisato
bersaglio dall’altra parte della radura.
Serjou,
ai piedi della Limoviole, non disse nulla.
Hideto
sbuffò e tornò a sedersi.
“Sarà…”
Il
ragazzo prese il proprio mazzo di carte e cominciò a
sfogliarlo, chiedendosi quanto tempo sarebbe stato necessario per
contattare i
ribelli. Ogni paio di carte, però, continuava a guardare di
sottecchi verso il
bosco.
Mai,
seduta poco distante e intenta a connettere il proprio
computer al sistema della Limoviole, se ne accorse.
Si morse un labbro e tornò a fissare lo
schermo. Voleva fidarsi, voleva farlo con tutta sé stessa.
Ma non poteva non
dare ragione a Hideto.
Sperava
solo che la diffidenza di Aileen fosse dovuta al
fatto di sentirsi fuori posto nel loro gruppo. Dopotutto, in quei tre
anni,
loro quattro erano diventati molto uniti. Quasi più uniti
del gruppo
originario, se doveva essere sincera.
Il
suo sguardo si sollevò dallo schermo per dirigersi verso
Zungurii e Serjou. Erano stati uniti anche allora, ma adesso
c’era qualcosa che
sentiva dividerli. Ottanta anni erano tanti dal suo punto di vista. E a
Gran
RoRo?
“Il
sistema operativo si è
connesso.”
Mai
sbatté le palpebre e non riuscì ad evitare di
sobbalzare. Voltò la testa di scatto, ritrovandosi davanti
M.A.I.A.
“Cosa?”
“L’operazione
di connessione
ha avuto successo.”
La
ragazza tornò a fissare lo schermo e si diede mentalmente
della stupida per essersi distratta in modo così evidente.
Poi, vedendo la
conferma sul display, sorrise.
“Kenzo,
ci sono riuscita. Adesso so come connettere anche il
tuo portatile.”
Il
robot emise un rumore simile ad uno sbuffò infastidito e
tornò
verso l’astronave. Un secondo dopo, Kenzo era seduto sul
tronco accanto a lei
con un sorriso entusiasta.
Hideto,
per un attimo, pensò di raggiungerli ma quando si
rese conto che i due avevano cominciato a parlare in informatichese,
o qualsiasi fosse stata la lingua che usavano in
quei momenti, preferì rimanere dov’era. Mise nella
tasca dei pantaloni il mazzo
di carte e si accorse solo in quel momento che Yuuki, poco distante,
non aveva
detto una parola da quando si erano fermati.
Senza
pensarci due volte, il Guerriero Blu si alzò e lo
raggiunse. Il ragazzo mostrò di averlo notato, ma il suo
sguardo rimase verso
il bosco.
“Non
pensi che ci metta un po’ troppo?”
“Non
sappiamo quanto tempo i ribelli impiegheranno per
rispondere. Per quello che ci riguarda, potrebbero impiegarci anche
ore.”
Hideto
alzò gli occhi al cielo, sperando che non fosse
veramente così. Aveva lasciato a casa i suoi album di carte.
“Ma
come li vuole contattare? Tu hai visto se si è portata
dietro qualcosa?”
Yuuki
scosse la testa.
“Se
entro dieci minuti non arriva, ti sfido ad un duello.”
Il
Guerriero Bianco sorrise e gli posò una mano sulla
spalla, attirando la sua attenzione.
“Credo
che proverò a prendere la mia rivincita un’altra
volta.”
Hideto
seguì con lo sguardo la direzione che l’amico gli
accennava e vide apparire proprio Aileen. L’arrivo della
granroriana mise tutti
sugli attenti, anche Mai e Kenzo che riaffiorarono dal mondo digitale
in cui
erano sprofondati.
La
ragazza raggiunse il gruppo, ma incrociò appena lo
sguardo con i Maestri della Luce, indirizzando tutta la sua attenzione
verso i
soli Serjou e M.A.I.A.
“Ho
le coordinate. Non sono molto distanti da qui.”
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Non
esisteva un accampamento stabile dei ribelli. Questa fu
la prima cosa che i quattro terrestri scoprirono. Zungurii, non appena
le astronavi
si intravidero tra gli alberi, spiegò loro che la ribellione
non poteva mai
fermarsi in un posto e che, nel regno, era molto facile trovare gruppi
più o
meno autonomi. Era ad uno di quei gruppi che lui e la sua famiglia si
erano
uniti.
In
attesa che Serjou fermasse la Limoviole,
i quattro si chiesero che cosa li avrebbe attesi. Avrebbero
dovuto soppesare ogni parola, attenti a non rivelare troppo, attenti a
non dare
un vantaggio ai propri nemici. E questo bastava a far venire loro i
nervi a
fior di pelle e a contrarre lo stomaco. Sembrava di essere tornati
sulla Terra.
Sembrava di essere tornati ad allora.
Un
simile timore, seppur condiviso, era molto meno evidente
sul volto dei granroriani che apparivano molto più rilassati.
Tutti
quanti si erano riuniti attorno alla postazione di
Serjou e osservavano con interesse il piccolo gruppo di astronavi
nascosto tra
la vegetazione. Quasi tutte erano già state mimetizzate
sfruttando la
vegetazione e solo su una si riusciva ad intravedere
l’equipaggio che stava
procedendo a camuffarla. Si accorsero anche che tutte le astronavi
avevano
colori molto più neutri rispetto alla Limoviole,
principalmente tonalità brune e rosse. Era evidente che lo
scopo principale era
sfruttare al massimo la possibilità di confondersi con
l’ambiente desertico del
regno. Cosa che non si poteva dire della loro astronave.
Davanti
a loro un paio di granroriani li guidarono da terra
verso il luogo in cui potessero atterrare. Serjou non mostrò
alcuna incertezza
nel guidarla nello spazio ristretto, rendendo chiaro quanto negli anni
fosse
diventato normale. Il granroriano, una volta avuto l’ok
dall’esterno, spense i
motori e l’astronave si zittì sotto di loro.
“Qualcuno
vi scorterà all’accampamento, Lady Viole. Io e
M.A.I.A. resteremo qui per collaborare all’opera di
mimetizzazione”, comunicò
Serjou rompendo il silenzio. “Capirete che la
velocità sia essenziale.”
“Rimarrò
anche io”, aggiunse Zungurii sorridendo. “Due mani
in più sono sempre utili. Così ne approfitto per
salutare alcuni amici che ho
intravisto.”
Hideto
annuì e scrutò fuori dalla vetrata cercando di
riconoscere
qualcuno tra i granroriani.
“Qui
c’è anche qualcuno della tua famiglia?”
“No.
Loro sono in un altro gruppo. Fino al mese scorso,
quando sono venuto sulla Limoviole,
erano più a nord.”
“E
come farai a rincontrarli?”, esclamò sbattendo gli
occhi
Kenzo. Come facevano a tenersi in contatto se continuavano a spostarsi?
Dubitava che usassero con tanta leggerezza le comunicazioni radio,
sicuramente
tenute sotto controllo dagli uomini del Governatore.
Zungurii
ghignò. “Abbiamo i nostri segreti!”
Nessuno
ebbe il tempo di aggiungere altro. Uno dei due
granroriani fece loro cenno di scendere e si diresse subito verso il
retro.
Serjou ruotò sulla poltrona e indicò con un breve
cenno l’uscita a poppa.
“Avviatevi
pure, Lady Viole. Vi raggiungeremo più tardi.”
La
Guerriero Viola annuì. Aileen, fino a quel momento
accanto a loro, si era già avviata.
“Venite.”
I
Maestri della Luce si scambiarono un veloce sguardo e si
affrettarono a seguirla. Fuori, sul retro della Limoviole,
vennero avvolti dall’aria calda tipica del Regno, solo
debolmente mitigata da una leggera brezza. Le voci dei granroriani si
udivano
perfettamente nel silenzio del bosco, ma i Maestri della Luce si resero
presto
contro di non riuscire a capirne nemmeno una sillaba. Aileen si accorse
delle
loro espressioni mezzo sorprese e mezzo divertite e
ridacchiò.
“Non
avrete pensato che abbiamo sviluppato una lingua solo
quando siete arrivati voi umani, spero!”
Il
rumore del portellone che si abbassava permise di
spostare l’attenzione su altro, consentendo loro di
nascondere i vari gradi di
imbarazzo visibili sul loro volto. Quante cose di Gran RoRo avevano
dato per
scontate durante il loro primo viaggio?
Scesero
lentamente, messi leggermente a disagio dal
granroriano che li fissava armato. Arrivati quasi in fondo, il suo
sguardo li
superò e si fermò dietro di loro. Voltandosi
leggermente, videro che Zungurii
era sbucato fuori e aveva alzato la mano in segno di saluto, gesto
ricambiato
dal granroriano che li attendeva.
“Benvenuti.
Il vostro arrivo era atteso.”
Quello
lo capirono e i Maestri della Luce chinarono il capo
in segno di saluto. Il granroriano ricambiò con un gesto
brusco.
“La
vostra guida dovrebbe arrivare a momenti.”
“Sono
qui, Calent.”
La
voce dolce e melodiosa attirò la loro attenzione,
risuonando familiare soprattutto a Hideto e Yuuki. A pochi passi da
loro era
immobile una granroriana dal corpo sottile, i lunghi capelli corvini
raccolti
una lunga treccia che scendeva ben oltre la sua schiena. Sarebbe parsa
quasi
umana, se non fosse stato per i tratti spiccatamente felini: grandi
orecchie da
gatto grigie, la pelle non rosa ma beige a macchie grigie, la lunga
coda e i
grandi occhi verdi.
Furono
gli occhi a far riconoscere ad Hideto chi fosse.
Brillavano della stessa dolcezza e gentilezza di allora, anche se
velati dalla
malinconia e dall’inquietudine. Erano anche leggermente
circondati da una
sottile rete di rughe, probabilmente più di tensione che di
vera vecchiaia. La
granroriana riconoscendo all’istante i Maestri della Luce, in
particolare
Hideto, sorrise e giunse le mani davanti al petto.
“Guerriero
Blu, è un piacere rincrociare le nostre strade.”
Chinò
il capo verso gli altri. “Ed è un onore poter
conoscere finalmente gli altri Maestri della Luce.”
I
ragazzi risposero al saluto, Mai e Kenzo ricordando
vagamente i racconti di Dan e Clarky sul villaggio Miao Miao, Yuuki con
i
tratti del volto tesi e le labbra strette, memore di che cosa aveva
fatto per
Kajitsu. Lo sguardo della granroriana incrociò quello di
ciascuno di loro,
fermandosi forse per un istante in più su Yuuki, ma passando
oltre velocemente
e fermandosi infine sull’abitante del Regno di Smeraldo.
Quest’ultima sorrise e
si fece avanti. Dietro di lei il granroriano annuì e si
allontanò per
raggiungere i suoi compagni.
“Sophia,
sono felice di rivederti.”
La
granroriana allargò le braccia e Aileen non esitò
ad
abbracciarla. “Anch’io.”
Quando
si separarono, la ragazza tornò a voltarsi verso gli
altri Maestri della Luce. “Quindi conosci già
Hideto?”
Sophia
annuì, un sorriso divertito sulle labbra.
“Sì, ha
visitato il mio villaggio allo stesso tempo di Clarky e Dan.”
Il
Guerriero Blu portò una mano dietro la testa, sentendosi
le orecchie avvampare. Se anche non rinnegava le sue decisioni passate,
tra cui
cercare di impossessarsi di Supremo
Drago del Chaos
(ottenere carte rare allora gli era sembrato l’unica cosa a
cui Gran RoRo
poteva servirgli), a posteriori si era pentito di aver approfittato
della loro
ospitalità cercando di derubarle.
“Non
credo di essermi mai scusato.”
“Sei
stato perdonato già molto tempo fa”,
assicurò con un
sorriso Sophia, sorriso che però non raggiunse i suoi occhi
che rimasero velati
da un’evidente tristezza. Il suo sguardo vagò poi
oltre il gruppo, verso la Limoviole
su cui si intravedeva Zungurii
che si faceva passare fronde e teli per mascherare
l’astronave, operazione
sicuramente resa più difficile dall’intenso colore
viola.
“Non
vedo il Guerriero Giallo e il Guerriero Rosso.”
I
sorrisi sui volti dei Maestri della Luce scomparvero e i
quattro si guardarono attorno, fissando qualsiasi cosa che non fossero
gli
occhi speranzosi della granroriana. Quest’ultima,
però, capì subito che cosa
significasse la loro reazione, prima ancora che Aileen accanto a lei
potesse dire
qualcosa.
“Capisco.
Parleremo ancora all’accampamento.”
Al
termine della frase sollevò il braccio e indicò
con la
mano la direzione tra gli alberi da cui era probabilmente arrivata.
“Vogliamo
andare?”
I
Maestri della Luce annuirono e si avviarono. Aileen
affiancò Sophia e le due, che evidentemente si conoscevano,
iniziarono a
chiacchierare tra di loro in una lingua ancora diversa da quella dei
granroriani di prima. Conclusero che si dovesse trattare della lingua
con cui la
ragazza era cresciuta nel Regno di Smeraldo.
Loro
quattro rimasero qualche passo indietro, scambiandosi
sottovoce idee su come avrebbero dovuto affrontare
l’argomento Dan e Clarky con l’ennesimo
granroriano che li aveva conosciuti.
Bisognava far capire che non era per disinteresse che i due non si
trovavano lì
con loro. Ovviamente non avrebbero accennato minimamente alla loro
avventura
nel futuro e se, nel concordarlo, Yuuki, Mai e Hideto lanciarono
sguardi
eloquenti nella direzione di Kenzo, quest’ultimo non
replicò ed ebbe la decenza
di arrossire imbarazzato.
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L’accampamento
apparve davanti a loro quasi dal nulla. Le
voci e i rumori erano udibili già a diversi metri, ma
l’accampamento vero e
proprio era nascosto dalla vegetazione fino a quando non si superavano
gli
ultimi alberi. La radura in cui i ribelli erano accampati era uno
spazio
abbastanza largo per contenere una dozzina di tende di varie
dimensioni, più
uno slargo centrale dove, come spiegato da Sophia, venivano prese le
decisioni
che riguardavano il gruppo. Poco oltre, la radura era sovrastata da un
costone
di roccia alto alcune decine di metri
Le
tende avevano tutte sfumature che si confondessero il più
possibile con la vegetazione. Le uniche note di colore erano date da
capelli e
pelle dei ribelli. La maggior parte aveva aspetto simile a quello di
Sophia,
qualcuno assomigliava agli abitanti del villaggio di Zungurii e altri
ancora
avevano aspetti ancora diversi.
“La
mia tenda è da questa parte. La condivido con altre mie
compaesane.”
L’arrivo
dei quattro umani non passò inosservato. I ribelli,
divisi in gruppetti più o meno grandi ed occupati chi a
chiacchierare, chi a
cucinare, chi a sistemare le provviste, si zittivano non appena il
gruppo si
avvicinava, seguendoli con lo sguardo fino a quando non li avessero
superati di
qualche metro. Più di qualcuno di loro era arretrato
d’istinto o aveva stretto
con più forza le mani sulle armi che tutti avevano in
dotazione.
Hideto
si voltò verso Yuuki, che gli camminava a fianco.
“Che accoglienza.”
Il
Guerriero Bianco si guardò alle spalle e posò lo
sguardo
su un quartetto di ribelli che, una volta che loro si erano
allontanati, aveva
ripreso a discutere sottovoce e in uno dei loro dialetti, lanciando
loro più
volte delle occhiate furtive.
“Sono
diffidenti.”
“E
possiamo incolparli per questo?”, aggiunse Mai.
Ottant’anni
decisamente pesavano.
Un
attimo dopo si ritrovarono fermi davanti ad una tenda,
indistinguibile dalle altre. Sophia si volto verso di loro e
annuì, sollevando
un lembo della tenda ed entrando. Aileen la seguì
immediatamente e anche gli
altri quattro non si fecero attendere, perlomeno per liberarsi di tutti
quegli
sguardi. Potevano quasi immaginare di ritrovarsi a cinque anni prima,
quando
tutti li guardavano con diffidenza e si voltavano dall’altra
parte.
Dentro
l’ambiente era completamente diverso. Ai lati erano
disposte sei brandine, con coperte dai materiali grezzi ma dai colori
delicati.
Accanto a ciascuno di essi c’erano delle sacche. A terra
però c’erano dei
tappetti colorati e dei cuscini piatti simili a quelli che usavano nel
villaggio Miao Miao. Al centro era acceso un piccolo fuoco su cui era
sospesa
su un gancio una piccola teiera da cui si spandeva l’odore
fiorato e avvolgente
del tè. Oltre a loro non c’era nessun altro.
I
quattro Maestri della Luce rimasero fermi all’entrata
mentre Sophia si si inginocchiò e si sedette su uno dei
cuscini. Aileen aveva
raggiunto una piccola scansia in un angolo, da cui stava estraendo
delle tazze
in terracotta di semplice fattura.
“Prego,
Maestri della Luce. Potete accomodarvi.”
Mai
sorrise e si sedette su uno dei cuscini. “Grazie della
tua ospitalità, Sophia.”
Yuuki,
Hideto e Kenzo la imitarono e ben presto i Maestri
della Luce si ritrovarono con una tazza in mano che Sophia si
premurò di
riempire, prima di riaccomodarsi con le mani strette sulla propria e
posate in
grembo.
“Aileen
ci ha avvisato che volevate farci delle domande.”
Kenzo
annuì vistosamente, posando subito la tazza ancora fumante
di cui era riuscito a malapena bere un sorso.
“Zungurii
e gli altri ci hanno accennato che molte cose sono
cambiate. Se voi potete darci altre informazione sarebbe utilissimo. E
poi
vorrem-”
Il
ragazzino corrugò la fronte e strinse le labbra, voltandosi
a cercare l’ok da parte degli amici. Dopo la gaffe del giorno
precedente
preferiva evitare di parlare troppo. Di Sophia si potevano fidare, no?
Era
stata amica di Dan e Clarky: doveva pur valer qualcosa.
“Abbiamo
bisogno di sapere tutto quello che potete dirci sul
Governatore e sulla sua fortezza”, completò Mai
posando una mano sulla spalla
dell’amico e sorridendo incoraggiante.
Sophia
strinse impercettibilmente le mani attorno alla
tazza, ma Yuuki si inserì nel discorso prima che potesse
parlare.
“Se
il Governatore si trova attualmente nella fortezza,
piantine, turni di guardia. Tutto quello che potete dirci.”
La
granroriana abbassò lo sguardo sul liquido ambrato nella
tazza. Gli umani attesero in silenzio, faticando a stare fermi sui
cuscini.
“Vi
dirò quello che so”, sussurrò Sophia,
gli occhi velati
dallo sconforto. “E non vi chiederò di dirmi il
motivo. Qualunque cosa sia,
però, vi chiedo di stare attenti. Senza di voi la speranza
di Gran RoRo è
condannata a spegnersi.”
Tutti
annuirono solennemente, ben capendo che la granroriana
aveva probabilmente perfettamente intuito quale motivo li spingesse a
rischiare
la loro libertà nella fortezza.
“L’unica
volta che ho incontrato il Governatore è stato
molti anni fa. Lo ricordo come se fosse ieri. Fu il giorno in cui persi
il mio
ruolo di Sacerdotessa.”
Sophia
abbassò lo sguardo e chiuse gli occhi, le ciglia
imperlate di lacrime che si sforzò di non far cadere. Aileen
posò una mano
sulla sua per impedire che le tremassero.
“Vi prego! Non
profanate il tempio!”
Sophia cercò di farsi
largo tra i soldati ma quelli la spinsero via colpendola con i fucili.
Si
ritrovò a terra un attimo dopo, le mani graffiate e la
tunica piena di fango.
Dietro di lei sentì qualcuno che passava un braccio attorno
alle spalle e le sussurrava
di fermarsi. Era tutto inutile e lo sapevano entrambe.
Il portone venne
abbattuto con un lugubre rumore di legno che si spezzava. Sophia
sentì le
lacrime rigarle il viso sporco, mischiandosi alla pioggia che
continuava a
cadere dal cielo da quella mattina. I soldati vennero mandati avanti e
fuori
rimase solo un drappello. Con loro c’era anche il
Governatore, possente e
fiero, avvolto nel mantello rosso trattenuto da una spilla dorata a
forma di
drago ruggente.
La sacerdotessa
deglutì e strinse la mano di Fresia. Alzo quindi gli occhi
sul granroriano che
le dava le spalle.
“Come potete farlo?
Voi sapete quanto sia sacra quella carta! Quando sia importante per il
nostro
regno!”
Un lampo illuminò a
giorno la spianata e il rombo glaciale del tuono che lo
seguì fece sussultare
le due granroriane. Il Governatore voltò lentamente la
testa, lanciando appena
uno sguardo di sufficienza sulle due, fradice e infangate.
“Ditemi, a quanto è
stata utile nascosta in questo misero villaggio?”
Tornò a voltarsi e le
due spostarono lo sguardo sulla porta del tempio. I soldati uscirono
con un
cofanetto stretto tra le mani.
“È arrivato il momento
che sia usata per far rinascere questo regno.”
“No,
aspetta! Non posso aver capito correttamente. Tu ci
vuoi dire che il Governatore ha messo le mani su Supremo
Drago del Chaos?”
Sophia
annuì, ma non alzò lo sguardo. Hideto si
passò una
mano fra i capelli, la fronte corrugata, a dir poco incredulo.
“La
stessa carta che appare una notte ogni cento anni? Ora,
potrei sbagliarmi, ma ci hanno detto che ne sono passati
un’ottantina!”
Il
Guerriero Blu continuava a fissare la ex-sacerdotessa,
concentrata a fissare il proprio riflesso nel tè che
ondeggiava nella tazza.
Dopo lunghi istanti, la granroriana alzò la testa e
incrociò il suo sguardo,
gli occhi lucidi e un sorriso tirato sul volto.
“Temo
di dovervi chiedere scusa, Maestri della Luce.”
Hideto
sgranò gli occhi. “Vuoi dire che avrei potuto
prendere quella carta quand-”
Il
ragazzo chiuse la bocca e si guardò attorno, sentendosi
improvvisamente osservato. Kenzo lo fissava con gli occhi sgranati,
Yuuki e Mai
lo fissavano con i sopraccigli alzati, un’espressione davvero
poco simpatica
sul volto. Mai aveva frequentato decisamente troppo la villa di
Elisabeth.
“Che
c’è? L’ho avrei fatto! Non posso
negarlo. Quella volta,
ma l’avrei fatto!”, sbuffò incrociando
le braccia e alzando gli occhi al cielo.
“Non lo farei più, lo sapete! Possiamo tornare ad
occuparci delle cose
importanti?”
La
Guerriero Viola si portò una mano davanti alla bocca per
nascondere il proprio riso. Kenzo e Yuuki sorrisero a loro volta,
scambiandosi
uno sguardo rassegnato. Hideto tornò a sbuffare e si
versò una nuova tazza di
tè. Il tentativo di mostrarsi offeso non ebbe molto
successo, tant’è che pochi secondi
dopo dovette nascondere il proprio sorriso bevendo un lungo sorso.
“Spero
tu possa capirci, Guerriero Blu. Come tu stesso hai
ammesso, quella carta avrebbe fatto gola a molti. Troppi. Fu
così che noi
guardiane del tempio decidemmo di creare una versione della leggenda
che
scoraggiasse i ladri. La luna crociata ha in realtà un ciclo
di apparizione
molto più vario ma c’era veramente uno spirito
malvagio imprigionato nel
tempio.”
“Solo
che la carta sarebbe potuta essere presa in qualunque
momento”, concluse Kenzo guadagnandosi un cenno di assenso da
parte della
granroriana.
“Senza
contare che per un certo tempo, l’antica carta era
stata perduta e solo in seguito ritrovata.”
“Da
quello che ci ha detto Zungurii, c’era da aspettarselo che
l’Imperatore avrebbe fatto di tutto per appropriarsi di una
tale carte.”
Sophia
strinse le mani in grembo fissando i Maestri della
Luce con serietà e preoccupazione che velavano il suo
sguardo.
“Ci
sono molte carte antiche e potenti, nascoste nel cuore
dei sei regni, con un potere superiore a quello di tante X-Rare. Carte
legate
alla creazione stessa del nostro mondo. Non so molto su queste carte,
dovrete
chiederlo a Magisa, lei lo saprà di sicuro. Ma so che molte
di esse sono già
cadute in mano all’Imperatore. Come Supremo Drago del
Chaos.”
Il
rumore della tenda che veniva mossa, attirò
l’attenzione
del gruppo. All’entrata era apparsa un’altra
granroriana, anch’essa abitante
del villaggio Miao Miao. Aveva anche lei i capelli neri, ma la pelle
era bianca
e sulla guancia sinistra aveva una lunga cicatrice che partiva dal
mento e si
fermava sul sopracciglio.
Aileen,
nel vederla, si alzò in piedi illuminandosi.
“Fresia!”
La
granroriana ricambiò il sorriso e abbracciò la
Maestra
della Luce quando la raggiunse. Sophia tossì e gli umani
tornarono a guardarla.
“Maestri
della Luce, vi presento Fresia. Era la precedente
sacerdotessa del tempio, prima che me ne venisse affidato
l’incarico.”
Fresia
si separò da Aileen e inclinò il capo nella
direzione
dei Maestri della Luce.
“È
un onore conoscere coloro che hanno sconfitto il Re del
Mondo Altrove.”
Mentre
ricambiavano i saluti, Fresia si sedette accanto ad
Aileen e accettò la tazza di tè offertale da
Sophia. Annusatone il caldo aroma,
la granroriana afferrò una piccola sacca che aveva a
tracolla e ne estrasse un
piccolo dispositivo scuro.
“Qui
sono contenute tutte le informazioni più recenti in
nostro possesso. Non possiamo confermarvi che siano corrette, ma
è tutto quello
che possiamo offrirvi.”
Mai
prese la chiavetta che veniva loro offerta, annuendo con
la gratitudine evidente nel suo sguardo.
“Vi
siamo grati per il vostro aiuto.”
“Siete
stati veloci a recuperarle”, commentò Hideto
posando
la tazza a terra.
Aileen
posò la sua tazza a sua volta. “Sono stata io ad
avvisare Fresia che avremmo avuto bisogno di informazioni sulla
fortezza. Per
guadagnare tempo.”
Il
Guerriero Blu annuì senza troppa convinzione.
“Fortuna
che doveva essere difficile fidarsi”, borbottò
sottovoce e solo Yuuki accanto a
lui le sentì, ma non disse nulla. Aveva preferito rimanere
in disparte in
presenza di due abitanti di uno dei tanti villaggi che aveva colpito
come
dignitario del Re del Mondo Altrove. Le due gli sembravano innocue, ma
era
d’accordo con Hideto: era meglio non abbassare la guardia.
Sophia
si alzò in piedi, lisciando con una mano la stoffa
della tunica marrone. “Mi auguro che resterete nostri ospiti
per la notte.”
“Serjou
e Zungurii dovrebbero raggiungerci presto, ma non
credo ci saranno problemi”, acconsentì Mai dopo
aver ricevuto uno sguardo di
conferma dagli altri.
Anche
Fresia si alzò e le due granroriane si avviarono verso
l’entrata della tenda.
“Vi
lasciamo un po’ di tempo per parlare. Torneremo
più
tardi.”
I
Maestri della Luce si ritrovarono da soli. Mai strinse la
chiavetta e sospirò. Kenzo aveva già tirato fuori
il suo portatile, sulla Limoviole
avevano deciso che non aveva
senso portarne due.
“Cominciamo
a farci venire qualche idea, che dite?”
Gli
altri tre annuirono e mentre Aileen spostava la teiera
di terracotta che conteneva il tè rimasto, Kenzo e Mai
attivarono il computer e
scaricarono le informazioni contenute nella chiavetta.
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Molte
delle informazioni fornite da Sophia e Fresia erano
incomplete o risalivano a molti mesi prima. I turni delle guardie erano
più
spesso ipotizzati e variano molto. Questo avrebbe sicuramente
complicato la
possibilità di entrare di soppiatto nella fortezza.
Fortunatamente,
l’informazione più importante era presente con un
discreto livello di
sicurezza: la conferma che Magisa era prigioniera del Governatore e,
fino
almeno ad una settimana prima, non era ancora stata consegnata nelle
mani
dell’Imperatore.
Il
problema principale era che nessuno sembrava essere
riuscito a risalire al luogo esatto in cui fosse rinchiusa. Le
prigioni, nel
livello inferiore, parevano essere la soluzione di logica. Ma, come
aveva fatto
notare Yuuki, era altamente probabile che un prigioniero come la Maga
del Mondo
Altrove, custode del Nucleo Progenitore, fosse tenuto in un luogo meno
ovvio e
più sicuro.
Zungurii
e Serjou li avevano raggiunti non molto tempo dopo
che Sophia e Fresia li avevano lasciati. M.A.I.A. era rimasta sulla
Limoviole
in modo che potesse controllare che nessuno entrasse o, in caso di
fuga, fosse
pronta ad attivare i motori.
Anche
i due granroriani si erano mostrati allo stesso tempo
sollevati e allarmati dallo scoprire che Magisa fosse ancora
lì dopo un mese.
Unanimemente convenivano che la situazione più probabile era
che tutto fosse
una trappola. Il Governatore decisamente si aspettava che qualcuno
tentasse di
liberare la Maga, così importante per tutta Gran RoRo, e
voleva usare
quell’eventualità a suo favore per catturare
chiunque si opponesse.
Il
problema principale del loro piano, oltre ad entrare,
sarebbe stato quello di avere abbastanza tempo per individuare la
collocazione
di Magisa.
Serjou
aveva portato, conoscendo la Guerriero Viola, il
portatile della ragazza. Così, Kenzo si era messo al lavoro
per vedere se
riusciva a convertire un dispositivo per renderlo in grado di
individuare con
più facilità se qualcuno si avvicinava, utile se
avessero dovuto entrare nella
fortezza. Mai, Yuuki, Hideto e Aileen invece si erano messi attorno
all’altro
computer e avevano iniziato ad analizzare la piantina in cerca di un
punto
debole. Serjou e Zungurii collaboravano con loro cercando di farsi
venire in
mente qualsiasi dettaglio che potesse essere utile.
Il
Guerriero Bianco puntò il dito contro la piazza circolare
che si trovava davanti alla fortezza.
“Potremmo
sfruttare l’andirivieni del mercato per cercare di
intrufolarci senza farci notare.”
“È
sempre molto frequentato, l’ho notato di persona. Se
recuperiamo degli abiti del nostro regno anche per voi, potreste
passare
abbastanza inosservati”, confermò Zungurii.
Aileen
cercò lo sguardo degli altri Maestri della Luce,
sorridendo incoraggiante.
“Forse
la cosa migliore sarà dividerci. Siamo in sei se
Serjou resta sull’astronave.”
Yuuki
scosse la testa. “Non possiamo andare ciascuno per
conto proprio. Se finissimo nei guai, farebbero presto a soverchiarci
in
numero.”
La
Guerriero Viola distolse lo sguardo dallo schermo e si
stiracchiò, tendendo le braccia dietro la schiena.
“Dovremo
lasciare la Limoviole
fuori città, però. Sarebbe troppo riconoscibile.
Concordi Serjou?”
“Giusta
analisi, Lady Viole. Senza contare che la
riconoscerebbero subito come l’astronave su cui è
stata catturata Maga Magisa.”
Hideto
si voltò verso i granroriani, contento di poter
spostare gli occhi dallo schermo per un po’. “Come
è successo? Non c’è lo avete
detto. Tu non eri presente, vero Zungurii?”
Il
granroriano sospirò e cominciò a sbucciare la
banana che
si era portato dietro dall’astronave. L’espressione
sul suo volto era
abbattuta.
“No.
Non sapete quanto mi senta in colpa. Erano venuti nel
Regno di Rubino per incontrare me e il mio gruppo.”
“Dubito
che il vostro intervento avrebbe risolto qualcosa.
Erano in netto vantaggio numerico. Sono certo che Maga Magisa sia stata
lieta
che voi non siate stati coinvolti”, lo confortò
Serjou con il suo solito tono
flemmatico in cui però si percepiva una nota di calore.
Kenzo
alzò lo sguardo dal computer, le file di dati che
scorrevano e si riflettevano sulle sue lenti.
“Come
siete riusciti a scappare?”
Aileen
sussultò impercettibilmente a quelle parole.
Ricordava fin troppo bene quegli istanti e soprattutto il
perché Magisa avesse
scelto quel piano folle. Quando si rese conto che Zungurii e Serjou non
avessero ancora risposto, capì che toccava a lei. Come
dopotutto era giusto.
Era lei la causa principale della sua cattura.
“Magisa
sapeva che era lei il bersaglio principale. Se
avessero catturato la Maga del Mondo Altrove, gli altri avrebbero avuto
un
ruolo secondario. Sarebbero potuti anche scappare. Dopotutto, avrebbero
avuto
il Nucleo Progenitore. Ha fatto da esca.”
Il rumore
dell’esplosione si sentì prima dello sbandamento
della Limoviole. Non per
questo rese più facile a Magisa e Aileen tenersi in
equilibrio. Le due si
ritrovarono a terra, inciampando l’una nell’altra
nel tentativo di mettersi in
piedi.
Dietro di loro,
l’astronave che li inseguiva era sempre più
vicina. Non avrebbero retto a
lungo, questo era sicuro. Serjou stava mandando i motori al massimo,
aiutato da
M.A.I.A. che faceva bypassare tutti i livelli di sicurezza. Ma non era
sufficiente, non nel terreno spoglio e aperto in cui si trovavano. Era
stati
furbi a spingerli verso il deserto. Ormai, anche a raggiungere le
montagne, non
sarebbero stati in grado di seminarli.
Magisa e Aileen si
afferrarono ai divanetti, fissando con gli occhi sgranati
l’ennesima esplosione
che colpì la fiancata. Per un soffio non furono di nuovo
sbalzate a terra. La
ragazza alzò lo sguardo verso la Maga, il terrore che si
mischiava alla
tensione evidente nei suoi occhi.
“Che cosa facciamo?”
Magisa stringeva forte
il suo scettro, maledicendo la sua incapacità di non essere
riuscita a chiamare
i Maestri della Luce, la sua totale inettitudine nel capire che cosa
non
funzionasse in lei e perché il legame con il Nucleo fosse
sempre più tenue. Lo
sentiva dentro di lei ma era come se una coltre scura le impedisse di
accedervi.
“Magisa?”
La donna si voltò
verso la giovane granroriana, l’amica di Vey che si era
trascinata dietro nella
sua folle attesa di capire cosa stesse succedendo. Per un attimo la
vide
riversa a terra, esanime come il giovane Mazoku che aveva pagato con la
vita la
sua stupidità. Scosse la testa. Non poteva arrendersi in
quel modo. Sorrise ad
Aileen, un’idea che si formava nella mente. Era rischiosa, ma
non avrebbe permesso
che un altro Maestro della Luce pagasse al posto suo.
“Non possiamo
scappare. Vogliono me e non si fermeranno.”
Aileen aprì la bocca
ma l’ennesima esplosione le tolse il fiato. Magisa le
posò una mano sulla
spalla.
“Posso attirarli verso
di me. È me che vogliono. Mi seguiranno.”
La ragazza sgranò gli
occhi e iniziò a scuotere la testa, senza riuscire a
proferire parola. La Maga
sorrise dolcemente e incrociò lo sguardo con quello di
Aileen, velato di
lacrime.
“Non permetterò che un
altro Maestro della Luce soccomba.”
Un’altra esplosione
fece inclinare pericolosamente l’astronave. Serjou si
voltò verso le due,
l’espressione di solito così tranquilla spazzata
via da una maschera di
preoccupazione e tensione.
“Maga Magisa, se non
facciamo qualcosa ci cattureranno!”
Magisa annuì e strinse
le mani della Maestra della Luce, sorrideva con una luce determinata
che le
brillava nello sguardo.
“Userò la mia
bicicletta. Andate nella direzione opposta, lasciate questo
regno.”
“Magisa. Io-”, Aileen
deglutì e strinse gli occhi per bloccare le lacrime,
“io sono una Maestra della
Luce. È mio dovere proteggerti. Sei la Maestra del Nucleo
Progenitore.”
“Non puoi fare nulla,
Aileen.”
“E
così è saltata sulla sua bicicletta e si
è fatta
inseguire. All’inizio sembravano indecisi sul da farsi, ma
poi ci hanno
lasciato perdere. Siamo scappati e poi, quando le acque si sono
calmate, ci
siamo incontrati con Zungurii.”
Kenzo
annuì e tornò a voltarsi verso il proprio
computer,
rimmergendosi tra dati e simulazioni. Quando anche Mai, Hideto e Yuuki
sembrarono sul punto di tornare a concentrarsi sulla piantina e su
quale fosse
il migliore approccio alla fortezza, Serjou e Zungurii si scambiarono
uno
sguardo veloce e poi si voltarono verso Aileen cercando di incrociare i
suoi
occhi. Ma la granroriana fissò lo schermo, mordendosi un
labbro e facendo del
suo meglio per ignorarli.
“Maestri
della Luce, credo che ci sia ancora un dettaglio di
cui dovete essere messi al corrente.”
Serjou,
le mani incrociate dietro alla schiena, rimase
impassibile anche quando Aileen gli puntò contro uno sguardo
che brillava di
rabbia.
“Qualcosa
di utile per la nostra missione?”, domandò Mai
senza alzare lo sguardo sul computer su cui aveva fatto partire una
simulazione
dello spostamento dei soldati.
“No.
Niente che non possa essere rimandato a dopo che avremo
liberato Magisa”, esclamò con forza la Guerriero
Verde fissando i due
granroriani.
Zungurii
scosse la testa. “Aileen, hanno il diritto di
saperlo!”
Quelle
parole fecero distogliere l’attenzione dei quattro
umani dai computer e tutti rimasero a osservare il diverbio che stava
nascendo
tra i granroriani.
“No,
no e no! Non ha niente a che fare con il salvataggio di
Magisa!”
Il
tono di voce di Aileen faceva ben capire quale fosse la
sua opinione sulla faccenda: era una questione chiusa. Né
Zungurii né Serjou
parevano della stessa idea e ricambiavano lo sguardo ostinato della
ragazza con
sguardi altrettanto severi.
“La
scelta di Maga Magisa non era forse dettata dal
desiderio di proteggerlo? L’avete detto voi stessa, siete una
Maestra della
Luce. È il vostro dovere. È anche il dovere di
Lady Viole e degli altri.”
“Cosa
state cercando di dirci? Cosa ha deciso Magisa?”
“Prima
di fare da esca-”, le parole di Zungurii vennero
interrotte subito da Aileen che balzò in piedi.
“Zungurii, no!”
“Maga
Magisa ha ceduto il Nucleo Progenitore.”
Le
parole di Serjou si persero nel silenzio. Tutti nella
tenda zittirono. Aileen sgranò gli occhi e
arretrò, un’espressione ferita sul
volto. Aprì la bocca più volte, quasi a voler
dire qualcosa ma non uscì nessun
suono. Alla fine, distolse lo sguardo dagli altri Maestri della Luce,
iniziando
a fissare gli intrecci di uno dei tappeti.
Anche
gli altri quattro erano rimasti senza parole, ma per
tutt’altro motivo. Serjou non aveva aggiunto altro, ma non
serviva, la reazione
di Aileen era stata più che sufficiente. Tutto acquistava un
senso. Come
avevano fatto a non rendersene conto? Era così ovvio. Se
Magisa avesse avuto il
Nucleo sarebbe già stata eliminata
dall’Imperatore, se avesse avuto ancora il
Nucleo loro semplicemente non sarebbero stati lì.
Lentamente, quasi faticando a
crederci, si voltarono verso la granroriana che a braccia conserte
continuava a
non volerli guardare.
La
Guerriero Verde sentì i loro sguardi, sguardi di
rimprovero, probabilmente di delusione dato che erano stati loro a
richiedere
la sincerità in cambio della fiducia. Se non fosse stato
tutto così complicato,
lei glielo avrebbe detto. Fin da subito avrebbe voluto dirglielo,
così che
magari la aiutassero, ma nella situazione in cui era non avrebbero
capito. Strinse
le mani a pugni, le unghie che si conficcavano nei palmi e che le
avrebbero
lasciato i segni.
“Non
avevi il diritto di dirglielo.”
Hideto
scattò su a sua volta, sconcertato dal coraggio con
cui Aileen continuava a voler negare la sua stupida decisione.
“Ma
che stai dicendo? L’hai detto tu stessa! Noi siamo
Maestri della Luce. È il nostro dovere.”
Mai
sospirò e strinse le dita alla base del naso, cercando
in qualche modo di contrastare il mal di testa che quella situazione le
avrebbe
sicuramente provocato.
“Questo
cambia tutto. Aileen non può assolutamente venire
nella fortezza. Resterà sulla Limoviole.”
Yuuki,
accanto a lei, annuì e tornò a guardare il
computer.
La leggerezza con cui la granroriana aveva quasi messo a rischio il
Nucleo
Progenitore, lo faceva rabbrividire e gli portavano alla mente ricordi
fin
troppo amari. Sua sorella aveva sofferto ed era morta per il Nucleo. E
quella
ragazzina sembrava considerarlo un gioco.
“Così,
se falliremo, almeno avremo la certezza che Gran RoRo
avrà ancora una possibilità. Altri Guerrieri ci
sostituiranno.”
Kenzo
si sistemò gli occhiali e si schiarì la voce.
“Potrebbe aiutarmi sulla Limoviole. Io non penso vi sarei
molto utile in caso
di scontro con i soldati.”
“In
quattro sarà più difficile, ma non più
di tanto di
quanto se fossimo in cinque o sei”,
“Potremmo
dividerci a coppie. Sarà rischioso, ma almeno
possiamo coprirci le spalle a vicenda”, propose Hideto anche
lui tornato a concentrarsi
sul loro piano e di nuovo seduto accanto a Yuuki.
Il
Guerriero Bianco portò l’indice su un punto
preciso della
piantina, spostandolo lungo i corridoi. “Due potrebbero
cercare di entrare dal
retro e-”
“ORA
BASTA!”
Aileen
tese le braccia lungo i fianchi, lo sguardo indurito
e il respiro che si faceva più veloce. Aveva cercato di
stare calma, ma era
successo tutto quello che aveva temuto. Ora che sapevano,
l’avevano messa da
parte. Non glielo avevano neppure chiesto. Lo avevano deciso tra di
loro, salvatori
di Gran RoRo. La tazza che aveva colpito con il piede rotolò
sul tappeto
arrivando fino al ginocchio di Hideto. Lo sguardo di tutti e quattro
gli umani era
diretto verso di lei, perplessi, senza capirla.
“Chi
diamine credete di essere? Sono quasi settant’anni che
ho scelto di combattere per Gran RoRo! Ho lasciato la mia famiglia, ho
rischiato la mia vita decine di volte. Con quale diritto voi arrivate
qui e
cominciate a ordinare a destra e manca che cosa fare?”,
inspirò e avanzò,
premendo ancora più forte le unghie nel palmo.
Espirò e riprese a parlare,
dovevano ascoltarla, non avrebbe permesso loro di interromperla.
“Se voglio
rischiare la mia vita per liberare Gran RoRo, questa è una
scelta mia e
soltanto mia! Sarete anche i Maestri della Luce ma non per questo noi
granroriani staremo a girarci i pollici a vedere se riuscirete a
salvarci!
Vogliamo contribuire e voi non potete impedircelo!”
Hideto
la fissò un attimo, ammirando di certo la sua
dedizione, cosa che lui non aveva avuto per lungo tempo, sia verso Gran
RoRo
sia verso Magisa, ma non riuscendo ad approvare proprio la sua
testardaggine.
Nessuno le voleva impedire di combattere al loro fianco, volevano solo
che per
quell’unica missione lei rimanesse al sicuro. Poi, tornato il
Nucleo a Magisa,
per quello che lo riguardava poteva benissimo combattere quanto voleva.
“Non
è questo il punto. Sei la Maestra del Nucleo, anche se
temporaneamente. Non puoi stare in prima linea. Se il Nucleo cade, Gran
RoRo è
perduta.”
“Mi
credete stupida? Lo so benissimo. Ma Magisa è
laggiù per
colpa mia! Andrò in quella fortezza con voi o senza di
voi.”
“Dobbiamo
difenderti, Aileen.”
La
granroriana voltò di scatto la testa verso il Guerriero
Bianco ormai anche lui in piedi, anche se in grado di mantenere la
fredda
compostezza di cui era famoso. Lei invece quasi tremava per la rabbia
repressa,
di fronte al loro rimprovero, di fronte all’ostinato rifiuto
di permetterle di
lottare. Tutto quello da lui
proprio
non poteva accettarlo. La ragazza sentì gli occhi
inumidirsi, sfocando i bordi
di quello che aveva davanti.
“Non
sono una principessa in attesa di essere salvata. Devi
smetterla di cercare di proteggermi!”
Yuuki
avanzò e ora i due si trovavano a soli pochi passi.
Mai e Hideto si guardavano, chiedendosi come fare a far capire ad
Aileen che
non era per dispetto che non la volevano con loro. La prima
avanzò per cercare
di calmare gli animi, anche se doveva ammetterlo stava venendo voglia
anche a
lei di urlare. Il Guerriero Bianco vedendo Aileen quasi in lacrime,
chiuse un
attimo gli occhi e inspirò, cercando di rimanere calmo.
L’immagine di Kajitsu
che scivolava a terra tornò a tormentarlo. Perché
tutte le Maestre del Nucleo
dovevano essere sempre così folli? Perché non
ascoltavano mai nessuno?
“Perché
fai finta di non capire? Il Nucleo Progenitore è
vitale. O vuoi farlo cadere nelle mani dello stesso Imperatore che voi
dite sta
cercando di consumare questo mondo? Anche mia sorella lo custodiva e ha
sempre
cercato di evitare le situazioni di pericolo!”
“E
quanto bene l’ha fatto! Sbaglio o è
morta?!?”
Mai
boccheggiò e si porto una mano alle labbra, Hideto e
Kenzo rimasero a bocca aperta e occhi sgranati. Yuuki
arretrò di scatto, come
se si fosse scottato o se Aileen lo avesse schiaffeggiato in pieno
viso, pallido
in volto, e distolse lo sguardo bruscamente. Zungurii e Serjou erano
anch’essi
completamente attoniti, increduli che la loro amica avesse potuto
veramente
tirare in ballo tra tutti proprio quel fatto.
Aileen
sbatté gli occhi, aprendo e chiudendo più volte
la
bocca, tentando di dare suono a parole che non trovava. Quando
sentì di non
poter più trattenere le lacrime, scattò verso
l’uscita della tenda, senza
incrociare lo sguardo di nessuno. Arrivata all’uscita si
scontrò contro Sophia
e Fresia, borbottò una scusa con la voce spezzata e
scappò di corsa.
Le
due si scambiarono uno sguardo allarmato, cercando poi
risposte nel gruppo di Maestri della Luce, tutti ancora scioccati.
Rimasero
immobili per qualche istante, incerte sul da farsi. Poi, Fresia
posò una mano
sul braccio di Sophia.
“Vado
io”, la voce dell’ex-sacerdotessa
risuonò calma e
ferma nel silenziò glaciale che era sceso
all’infelice esclamazione della
Guerriero Verde.
Ricevuto
il cenno di assenso di Sophia, che sì si sarebbe
occupata di capire nel limite del possibile che cosa fosse successo,
Fresia
lasciò la tenda, ma questo non permise alla tensione di
allentarsi.
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Fresia
raggiunse lentamente i confini dell’accampamento e,
quando incrociava lo sguardo dei compagni che le chiedevano cosa stesse
succedendo, faceva loro cenno che era tutto a posto.
Il
cielo, oltre la foresta e la montagna, cominciava a
indorarsi e presto il tramonto avrebbe tinto tutto di rosso.
La
granroriana non pretendeva di sapere che cosa passasse
per la testa di Aileen, ma conoscendola da quando era nata poteva
permettersi di
fare almeno qualche ipotesi. Era stato il suo Vey a far sì
che la ragazzina,
ancora tormentata dagli incubi e ancora non consapevole di essere una
Maestra
della Luce, si confidasse con lei. Da quel momento si era sentita
ancora di più
la zia adottiva che Keelie Dealan, con il pancione ben evidente, le
aveva
chiesto di essere.
Era
nato un profondo legame di affetto e di amicizia, ma non
era stata capace di alleviare tutti i dubbi e le incertezze nascoste
dietro le
iridi scure. Incontrare i Maestri della Luce, e il Guerriero Bianco,
doveva
essere stato più difficile di quanto Aileen si fosse
aspettato.
Senza
fretta, entrò tra gli alberi e raggiunse in breve
tempo la parete di roccia. Scrutò la pietra fino
all’anfratto dietro cui
partiva un stretto passaggio tra i massi. Erano già stati in
quella zona anni
prima ed era proprio su di là che, rannicchiata in un
piccolo slargo, aveva
trovato Aileen, poco più che bambina, intenta a fissare le
stelle con uno
sguardo angosciato che sembrava più maturo della sua
età.
Fresia
posò una mano sul sasso e alzò lo sguardo,
sorridendo
tristemente. Aileen cercava sempre troppo di mostrarsi più
forte di quanto non servisse.
Iniziò
a salire, piccole lucciole che si muovevano
nell’aria, e la ritrovò nello stesso punto di
allora. Ma non guardava le
stelle, teneva la testa premuta sulle ginocchia e le braccia strette
attorno
alle gambe.
“Sapevo
di trovarti qui.”
Nell’accampamento
qualcuno scoppiò a ridere e altri
iniziavano a sistemare le pentole sui fuochi. La ragazza
mugugnò qualcosa e
Fresia sospirò sedendosi accanto a lei e alzando gli occhi
al cielo.
Aileen
allentò la stretta delle braccia, che ricaddero molli
lungo le gambe. “Fresia, ti prego. Va via.”
“È
una bellissima notte”, commentò la più
adulta granroriana
fingendo di non averla sentita.
La
Guerriero Verde bofonchiò qualcosa, le parole rese
incomprensibili dalla bocca contro le gambe. Ma Fresia fece finta di
nulla. Il
vento portò una zaffata dell’odore piccante e
salato dello stufato cucinato
nell’accampamento. Aileen sospirò e si
sollevò, posando la testa contro la
roccia. Aveva ancora gli occhi lucidi e cerchiati di rosso, confusi e
arrabbiati. Fresia le posò una mano sul braccio.
“Ti
va di parlarne?”
La
ragazza sembrò pensarci a lungo, deglutì un paio
di
volte, prima di trovare la voce di risponderle.
“Non
mi accetteranno mai completamente.”
“Perché
dici questo?”
Aileen
chiuse gli occhi e strinse la mano dell’amica.
“Pensavo
che nascondere tutto, mentire su quanto successo, sarebbe stato meglio.
Che mi
avrebbe aiutato. Invece mi sento uno schifo. Ho incasinato
tutto.”
Fresia
rise. “Sbagliare è normale, Aileen. Non sai quanti
errori io e Vey abbiamo fatto nella nostra vita, quanti ne facciamo
ancora.
Forse dovresti dar loro il beneficio del dubbio.”
La
giovane granroriana posò la testa sulla sua spalla e con
una mano si strofinò il volto, cercando inutilmente di
fermare le lacrime.
“È
tutto troppo complicato.”
L’ex-sacerdotessa
fermò la mano dell’altra, facendo in modo
che Aileen la guardasse e i loro sguardi si incrociassero. In quei
momenti,
avrebbe voluto poter fare di più, aiutarla di più
a portare quei fardelli più
grandi di lei. E per quanto il suo aiuto, o quello di Vey, fossero
piccole
cose, gocce in un lago, non si sarebbero mai tirati indietro.
“Non
se accetti il tuo sbaglio e volti pagina, se accetti
che anche loro possono sbagliare. La stessa dedizione che usi per
difendere Gran
RoRo, sono certa, ti sarà altrettanto utile per aiutarli a
capire il tuo punto
di vista. E aiutare te a capire il loro. Non sempre la linea tra giusto
e
sbagliato è così netta, a volte bisogna
incontrarsi nel mezzo.”
Aileen
deglutì e chiuse di nuovo gli occhi, le lacrime che
riprendevano
silenziose a rigarle il volto. Fresia sorrise dolcemente e le
passò un braccio
attorno alle spalle, attirandola a sé. In silenzio,
lasciò che la giovane si
sfogasse e alzò ancora gli occhi a guardare il cielo che si
incupiva, rosso e
blu scuro, le prime stelle che iniziavano a brillare timidamente.
===============================================================================================
Una
volta uscita Fresia, Sophia era entrata in silenzio e
aveva ripreso in mano la teiera. Posatala sul fuoco, si era
inginocchiata e
aveva sorriso verso i Maestri della Luce.
“Una
tazza di tè aiuterà a sciogliere i
nervi.”
Mai
non aveva esitato un attimo e aveva afferrato la tazza
fumante con grato entusiasmo. Tutti erano tornati a sedersi, solo
Serjou era
rimasto in piedi, e si scambiavano sguardi ancora vagamente stralunati.
Yuuki
fissava lo schermo del computer e nessuno ebbe il coraggio di
chiedergli come
stava. Tutti erano consapevoli quanto ancora il Guerriero Bianco si
sentisse in
colpa per la morte della sorella e Aileen glielo aveva rinfacciato
senza troppi
giri di parole.
Hideto
rifiutò la tazza di tè e si voltò
verso Mai. Si
vedeva che l’atteggiamento della granroriana, immaturo e
carico di bugie, non
gli andasse a genio. Se non fosse rimasto scioccato, gliene avrebbe di
sicuro
cantate quattro.
“Che
facciamo con lei?”
La
Guerriero Viola finì di bere e abbassò la tazza,
tenendo
lo sguardo puntato sulle fiamme del fornelletto.
“Sinceramente
non lo so. Capisco il suo punto di vista”, la
ragazza alzò la mano per fermare Hideto che aveva aperto
bocca con
un’espressione oltraggiata in volto, “anche lei
è una Maestra della Luce. Ma
non capisco perché non c’è
l’ha voluto dire. Ne avremmo potuto parlare. Ci
avrebbe anche potuto convincere.”
“Forse
le avremmo dovuto dare il tempo. Scusate”, interruppe
Zungurii mestamente. Si sentiva decisamente in colpa per aver forzato
Aileen,
anche se lui stesso non capiva perché si fosse ostinata a
non dirlo ai loro
amici.
Il
Guerriero Blu sbuffò. “Aveva tutto il tempo per
farlo. E
non mi sembrava averne molto l’intenzione.”
La
teiera sibilò furiosa, spingendo fuori un getto di vapore
bollente. Sophia la prese e la spostò su un cerchio di
vimini intrecciato.
“Sono certa che Fresia le farà capire il suo
sbaglio.”
“Questo
non risolve la questione se farla partecipare oppure
no”, precisò Mai cominciando a picchiettare con le
unghie sulla tazza.
Kenzo
abbassò lo schermo del computer e lo posò accanto
a
sé. Prese una tazza da Sophia, ringraziandola con un cenno
del capo, e rivolse
la propria attenzione agli amici.
“Se
ha il Nucleo potrebbe tornarci utile. Potrebbe
individuare Magisa con molta più facilità. Con il
poco tempo a disposizione non
possiamo creare niente che sia altrettanto efficiente.”
“Non
credete che sia proprio quello che vogliono? Avranno
capito, no, che Magisa non ha più il Nucleo”,
replicò Hideto posando la testa
sulla mano e iniziando a gingillarsi con i fili del tappeto.
“Sarà
una trappola comunque, con o senza Aileen.”
E
nessuno poteva dare torto a Yuuki. Mai posò la tazza e
incrociò lo sguardo di ciascuno di loro, uno dopo
l’altro.
“Vediamo
che piano riusciamo a formare. Yuuki ha ragione,
sarà comunque una trappola. Tanto vale partire in vantaggio.
Poi, possiamo
sfruttare le abilità che ha perfezionato nel futuro
Hideto”, concluse quasi
ridendo la ragazza.
Il
Guerriero Blu strappò un filo e sorrise a sua volta.
“Perché ho come l’impressione che
proporrai me per controllare che quella testa
calda non si cacci nei guai?”
Mai
alzò le mani davanti a sé, assumendo la propria
migliore
espressione da innocente. Tutti attorno a lei risero e, almeno per il
momento,
il clima si fece più sereno. L’attenzione
tornò a creare un piano che potesse
dar loro le maggiori chance di liberare Magisa, di non far finire il
Nucleo
nelle mani dei nemici e di, possibilmente, non concludere in tempo
record la
loro avventura finendo a marcire in una prigione.
La
questione Aileen, pur non risolta, finì in secondo piano,
anche se nessuno di loro si aspettava che potesse risolversi facilmente.
ciao
ciao
ciao
SPAZIO AUTRICE:
Salve a tutti. Meglio tardi
che
mai (avrei aggiornato anche prima ma sono stata via, senza connesione,
e in più
mi ero presa il raffreddore quindi immaginate che voglia di stare
davanti ad
uno schermo), vi presento ufficialmente il primo capitolo del nuovo
episodio
(che è tutto bello scritto, in attesa nel mio pc di essere
qui inserito). Mi
raccomando, non lesinate in recensioni che sono curiosa di sapere che
cosa ne
pensate!
Se qualcuno aveva intuito la nuova rivelazione di Aileen, faccio i miei
complimenti. Ma forse avevo dato troppi indizi? Su questo punto vorrei
comunque
spiegare le mie ragioni dato che forse più di qualcuno
penserà “ma che originale
la ragazza che ha i ricordi di Kajitsu ha anche il nucleo”.
Ci ho pensato a
lungo prima di scegliere tale soluzione (intanto avevo già
deciso che Magisa
non potesse avere il nucleo almeno temporaneamente…
altrimenti che storia
c’era?) e i miei motivi sono questi: 1. Volevo avere un
personaggio che avesse
il Nucleo ma che si ritrovasse a fronteggiare delle
difficoltà nel saperlo
usare (problema che né Kajitsu né Magisa avevano)
2. Aileen ha difficoltà ad
accettare come suoi i ricordi delle precedenti reincarnazioni e il
fatto di
avere il Nucleo influirà su questo.
Fresia è un
personaggio
inventato da ShawnSpenster e ha fatto una breve apparizione nella sua
fanfiction “Battle Spirits Rising -
Julian, il guerriero rosso” (che aspettate ad
andare a leggerla? Se siete
in astinenza Battle Spirits, dateci un’occhiata, ci sono
anche i duelli!). Si
capisce anche nel capitolo, ma era la sacerdotessa del tempio del
villaggio
Miao Miao prima di essere sostituita da Sophia.
Ho deciso di cambiare quale
sia
l’intervallo di anni passato a Gran RoRo da quando loro se ne
sono andati. Non
più ventiquattro (correggerò anche
nell’episodio precedente) ma bensì circa
ottant’anni, per rendere così più
evidente quanto sia differente lo scorrere
del tempo nel Mondo Altrove.
Siamo quindi giunti ai
saluti.
Grazie a chiunque leggerà e/o recensirà, sia i
nuovi sia i vecchi (grazie per
la vostra pazienza: questo capitolo lo dedico a tutti voi). E con il
prossimo
capitolo inizia l’azione. Mi raccomando, allacciate le
cinture di sicurezza e
afferratevi forte che ci sarà da divertirsi (almeno spero)!
A presto, HikariMoon
|
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Capitolo 2
I
Maestri della Luce non tornarono a dormire sulla
Limoviole.
Zungurii e Sophia prepararono una cena veloce e la granroriana
offrì
loro di restare per la notte. Quando espressero i loro dubbi su quanto
gli
altri ribelli si potessero sentire a loro agio con loro lì,
Sophia li convinse
che non ci sarebbe stati problemi e che sarebbe stato un piacere.
Serjou
tornò sulla Limoviole e Zungurii lo seguì per
andare
a prendere qualche sacco a pelo. Lui, Hideto e Yuuki avevano infatti
deciso di
dormire fuori dalla tenda, grazie anche al clima mite del regno, mentre
Mai,
Kenzo e Aileen avrebbe dormito sulle brandine insieme a Sophia e Fresia.
Fresia
e Aileen tornarono a cena quasi finita e si misero a
mangiare in silenzio. Mai a quel punto le aveva annunciato che, dopo
lunghe
discussioni, avevano concluso che il suo aiuto in quanto Maestra del
Nucleo
Progenitore sarebbe stato utile per trovare Magisa nella fortezza. La
Guerriero
Verde aveva abbassato lo sguardo sul piatto e aveva mormorato un grazie.
Hideto
e Yuuki, tornato Zungurii, augurarono a tutti la
buona notte e uscirono a sistemarsi ai piedi degli alberi
più vicini alla
tenda. Il Guerriero Blu non era ancora tanto d’accordo sulla
presenza di Aileen
nella missione ma, aveva ammesso ai due amici, si rendeva conto che
girare a
vuoto il castello avrebbe portato a un fallimento certo.
Dentro
alla tenda, Mai e Kenzo continuarono ad armeggiare
per diverso tempo con delle ricetrasmittenti per essere sicuri che il
giorno
dopo le comunicazioni fossero il più possibile sicure da
orecchie indiscrete.
Aileen era rimasta a chiacchierare un po’ con le altre due
granroriane ma poi
si era scusate ed era andata a dormire. Fresia e Sophia avevano quindi
iniziato
a parlare e ridere sottovoce nel dialetto del loro villaggio,
sistemando alcuni
vestiti utilizzati dai ribelli.
Era
la vigilia del salvataggio di Magisa, o perlomeno del
tentativo, ma come erano andate le cose aveva riempito ciascun Maestro
della
Luce di dubbi e insicurezze.
Hideto,
Zungurii e Yuuki avevano chiacchierato a lungo o,
meglio, era stato Zungurii che aveva cercato di risollevare il morale
raccontando
episodi divertenti che lo avevano visto coinvolto in quegli anni. Poi,
lentamente, quando ormai l’accampamento era avvolto
dall’oscurità e illuminato
solo dalle deboli torce delle sentinelle, Hideto e Zungurii si erano
addormentati. Yuuki, invece, era rimasto sveglio a fissare il cielo
stellato
sopra di loro, un fresco venticello che portava via il caldo del
giorno. Il
ragazzo ripensò a quanto successo quella sera e strinse i
pugni fino a farsi
venire le nocche bianche.
Hideto,
accanto a lui, si mosse nel sonno e Yuuki rilassò le
mani. Fino a quando Aileen non glielo aveva rinfacciato, non si era
reso conto
quanto avesse cercato di ignorare i suoi sensi di colpa da quando era
arrivato
a Gran RoRo. Forse non avrebbe mai potuto ottenere il perdono per tutti
i suoi
errori e i suoi fantasmi lo avrebbero tormentato per sempre. Ma in nome
della
sorella si era ripromesso di cambiare, di proteggere ad ogni costo il
mondo che
amavano. Anche se avrebbe significato tenere d’occhio quella
ragazza che non
voleva essere considerata una principessa in attesa d’aiuto.
Il
Guerriero Bianco infilò la mano nella tasca ed estrasse
una carta. La luce della luna che sorgeva la illuminò. Yuuki
sorrise
malinconico, sfiorandone la superficie liscia con un dito.
“Hououga,
c’è qualcosa di
familiare in lei. Vero?”
===============================================================================================
La
mattina dopo Sophia e Fresia avevano accompagnato le due
ragazze a rinfrescarsi in un ruscello poco distante. Prima di
allontanarsi, Mai
aveva intimato scherzosamente ad Hideto di non ficcanasare nei loro
mazzi,
lasciati dalle due nella tenda per evitare che si bagnassero, ottenendo
così
una poco convinta risata dai ragazzi.
Zungurii
portò frutta e pane dalla Limoviole e i
ragazzi si
sistemarono fuori dalla tenda per fare colazione, approfittando
dell’aria
ancora fresca del mattino. Attorno a loro, l’accampamento
stava riprendendo il
lavorio del giorno precedente, per lo più ignorando il
gruppo di Maestri della
Luce.
Hideto
afferrò un frutto simile ad un’arancia e storse il
naso davanti al thermos di succo di frutta.
“Venderei
il mio mazzo per una tazza di caffè!”
Kenzo
aveva riso e si era servito di una fetta di dolce.
Zungurii si era grattato la testa e aveva sorriso imbarazzato.
“Mi
spiace. Stiamo finendo le scorte. Presto dovremo andare
a rifornirci. Però non penso che Sophia e Fresia si
offenderanno se prendiamo
un po’ del loro tè.”
“Meglio
che niente”, aveva sospirato il Guerriero Blu.
Yuuki
si era alzato prima che lo potesse fare Zungurii.
“Vado a prenderlo io”, ed era entrato nella tenda.
Pochi
minuti dopo era uscito con tazze e teiera e anche le
ragazze li avevano raggiunti. Sophia fu felice che avessero iniziato a
preparare il tè e riempì le tazze raccontando
loro l’esilarante equivoco che
aveva accompagnato l’arrivo di Dan, Zungurii e Magisa durante
la loro prima
avventura.
Finita
la colazione, arrivò il momento di salutarsi. Sophia
e Fresia offrirono loro una pila di abiti e scarpe granroriani che i
Maestri
della Luce, e soprattutto Mai ancora in infradito e vestiti da
spiaggia,
accettarono con gratitudine. Le due granroriane augurarono loro buona
fortuna
qualunque fosse il loro obbiettivo e Aileen e Fresia condivisero un
lungo
abbraccio. Poi salirono a bordo della Limoviole e si
lasciarono alle spalle
l’accampamento.
La
tensione nel gruppo dei Maestri della Luce, una volta
rimasti soli, tornò a farsi sentire. Serjou raggiunse
M.A.I.A. ai comandi per
impostare la rotta verso la capitale. Tutti gli altri si sedettero sui
divanetti. Kenzo scambiò uno sguardo con Mai e poi
posò sul tavolino tre
ricetrasmittenti.
“Ci
abbiamo lavorato tutta la sera, io e Mai. I segnali non
dovrebbero essere intercettati.”
“Questo
regno non è dei più
sviluppati tecnologicamente, forse i vostri sforzi saranno
sufficienti.”
Il
ragazzino lanciò un’occhiata infuocata al robot e
la
ragazza al suo fianco gli strinse una mano sul braccio per evitare che
il tutto
degenerasse di nuovo.
“Ne
prenderò uno io. L’altro è per te,
Hideto. Kenzo terrà
la terza.”
Il
Guerriero Blu prese l’oggetto che gli tendeva Mai e se lo
sistemò nell’orecchio. “Quindi presumo
restiamo con i gruppi decisi ieri?”
Mai
annuì. “È la cosa migliore. Io,
Zungurii e Yuuki
cercheremo di aprire la strada a te e Aileen. Grazie agli abiti che ci
hanno
dato avremo più possibilità di passare
inosservati.”
“Speriamo
nessuno si ricordi di noi”, esclamò alla fine
Hideto posandosi sul divano e intrecciando le mani dietro la nuca.
“Comunque mi
sentirei meglio se non ci portassimo dietro il Nucleo
Progenitore.”
Aileen
strinse le mani sulla gonna e gli lanciò
un’occhiata
gelida. “So
cavarmela, Guerriero Blu. E
senza il Nucleo come pensi di poter trovare Magisa?”
“Sarà,
ma se non avessi fatto la scenata della bambina
viziata saresti rimasta sulla Limoviole.”
“Quel
che è stato è stato, no? Pensiamo a salvare
Magisa”,
provò a dire Zungurii cercando di riappacificare gli animi.
“Zungurii
ha ragione. Il Nucleo ci sarà utile, aumenterà le
possibilità del nostro successo. È inutile
continuare a discutere.”
Hideto
sbuffò alle parole di Yuuki. “Io non stavo
discutendo. È solo un dato di fatto.”
“Sono
una Maestra della Luce anche io!”, sottolineò con
tono
secco Aileen.
La
Guerriero Viola si alzò in piedi lentamente, aspettando
che quelli attorno a lei si fermassero da soli. Quando non successe,
passò
brevemente la mano sulla fronte e sospirò.
“ADESSO
BASTA!”, Maestri della Luce e granroriani si
zittirono uno dopo l’altro, l’attenzione che si
spostava su Mai.
La
ragazza incrociò lo sguardo con tutti i presenti, non
escludendo nessuno da quel muto rimprovero. Si sentiva già
tesa come una corda,
avrebbe pagato oro per potersi sfogare un po’ della propria
inquietudine con
qualche pattern. In quel momento
apprezzava molto di più la facilità con cui Dan
era riuscito a aggregare tutti
loro prima a Gran RoRo e poi nel futuro. Non era sicura di poterci
riuscire, ma
almeno uno di loro doveva provare a tenere tutti gli altri uniti.
“Siamo
una squadra adesso. Comportiamoci come tale.”
===============================================================================================
Le
vie della città erano affollate, brulicanti di
attività.
Nel brusio di voci tra quelle case di pietra rossa e ordinate stradine
di pietre
levigate, si potevano sentire giochi di bambini, affari che venivano
conclusi,
venditori che offrivano la merce della campagna. Facendo attenzione, si
riusciva a sentire anche il rumore dei mezzi che percorrevano le
arterie
laterali, interdette ai passanti, per poi allontanarsi lungo la strada
che si
connetteva alla sopraelevata che brillava in lontananza. Poco fuori il
centro
abitato, c’era la stazione dei treni, dove un paio di binari
permettevano di
collegare la capitale ai pochi centri importanti del regno.
Mai,
Yuuki e Zungurii, intabarrati negli abiti offerti da
Sophia, si strinsero tra loro per non rischiare di perdersi. O
incrociare i
gruppetti di soldati in lucenti uniformi rosso-dorate che pattugliavano
le
strade.
I
due terrestri avevano provato ad immaginare che cosa avrebbero
trovato tra quelle vie, così vicine alla roccaforte. Un
clima oppressivo,
soprusi da parte dei soldati, volti rassegnati o spaventati, erano
tutte
ipotesi che avevano più volte attraversato la loro mente.
Ma
niente li aveva preparati a quello. Tutti sembravano
felici. In quella cittadina non c’era nulla che facesse
pensare ad
un’oppressione. Gli
stessi soldati
scherzavano con gli abitanti, accogliendo con le risate gli scherzi di
un
gruppo di bambini. Sembrava veramente la Gran RoRo che avevano
immaginato dopo
la loro vittoria. Dopotutto, quale città non ha delle forze
dell’ordine che
controllino la sicurezza? Erano come i corpi di polizia che avevano
sulla Terra.
E
più volte l’Imperatore veniva lodato. Dal
più ricco dei
venditori al più povero degli abitanti, dal soldato di
pattuglia alla mamma che
ringraziava della tranquillità con cui poteva allevare i
figli.
L’incongruenza
con il racconto di Zungurii e degli altri era
solo fonte di fastidiosa insicurezza. Più volte, mentre
camminavano lungo le
stradine senza dare dell’occhio, si chiesero quale fosse la
verità.
Non
sembravano toccati neppure dal fatto che Battle Spirits
fosse stato di fatto abolito, reso solo un fantasma di quello che era
stato un
tempo. Non più strumento di libertà e filosofia
di vita, ma semplice passatempo
per annoiati.
Se
Yuuki e Mai fossero stati superficiali, già dopo cinque
minuti, avrebbero potuto facilmente chiamare bugiardi i compagni di
viaggio di
un tempo. Ma c’erano dei dettagli subdoli, quasi invisibili,
che rendevano
inquietante quell’apparente idillio.
Ogni
volta che qualcuno li superava, li squadrava dalla
testa ai piedi e distoglieva subito lo sguardo, affrettandosi a
superarli.
Erano sguardi veloci. Se non stavano attenti, non se ne accorgevano
neppure. Ogni
sguardo celava lo stesso messaggio: diffidenza.
E
certo nessuno poteva averli riconosciuti. Non solo perché
i loro capelli, così diversi da quello tipici del regno,
erano nascosti dai
vestiti. Ma anche perché non erano più i
ragazzini di un tempo.
I
due Maestri della Luce si scambiarono uno sguardo trovando
conferma delle loro inquietudini. Era tutto troppo perfetto.
La
piazza si aprì davanti a loro, dominata dall’alto
muro
della fortezza e ai lati dagli edifici più importanti che
facevano da corona
alla piazza e finivano poco prima delle mura. In un angolo lontano, si
riuscivano ad intravedere dei mezzi simili ai classici taxi gialli. Era
lì che
si accumulava il maggior numero di venditori, allineati principalmente
ai bordi
della piazza.
Il
cancello della fortezza era aperto, il che facilitava il
loro piano. Ma c’erano delle guardie, come si sarebbero
aspettati, che
rendevano tutto più difficile. Era ridicolo pensare di poter
riuscire a passare
senza venir interrogati. Senza contare che la folla, ottimo
nascondiglio per
loro, non si avvicinava alle mura, lasciando un ampio e deprimente
spazio
vuoto.
Ad
un cenno di Zungurii, i tre si fermarono dietro ad un
angolo, attenti a non farsi sentire da nessuno.
“Come
vi sembra?”
Mai
sistemò una ciocca di capelli sfuggita. I suoi occhi
continuavano a vagare sulla piazza.
“Se
vogliono fare credere che tutto sia perfetto, ci stanno
riuscendo benissimo.”
L’espressione
del granroriano si rabbuiò e uno sbuffo uscì
dalle sue labbra. “È quello che odio di
più di questa situazione. Se guardi le
città, anche i villaggi volendo, sembra tutto quello che
sognavo mentre
lottavamo contro il Re del Mondo Altrove. C’è
anche un sacco di gente che sta
cercando di ignorare gli antichi pregiudizi!”
“Però?”,
lo incoraggiò Mai.
“Però
c’è qualcosa che non va”,
replicò Zungurii avvilito,
“qualcosa che mi impedisce di apprezzare veramente tutti i
miglioramenti di
questi anni. Gran RoRo sta morendo e sembra che nessuno se ne renda
conto.”
“Quando
mai qualcosa durante le nostre avventure è stato
semplice?”, commentò acidamente Mai.
Un
paio di granroriane con in mano grosse ceste e
accompagnate da alcuni bambini sbucarono dal vicolo vicino a cui si
erano
fermati. I tre si zittirono e finsero di dirigersi al mercato,
fermandosi poco
distante la prima bancarella e occhiandone la merce. Quando il
gruppetto passò
accanto a loro, Yuuki e Mai strinsero i lembi del mantello con
più forza e
tennero lo sguardo basso.
Rimasero
immobili ancora per diversi secondi, finché il
venditore, un granroriano dai tratti felini, si accorse di loro e
rivolse loro
un ampio sorriso accennando alla merce esposta con un braccio e
iniziando a
parlare con entusiasmo, probabilmente decantando i pregi dei suoi
prodotti,
spille, fermacapelli, bracciali e collane di cuoio e perle colorate, ma
senza
che i due umani riuscissero a capirne una sillaba.
Prima
di attirare troppo l’attenzione, Zungurii si fece
avanti, si fece mostrare qualche gingillo per poi scegliere due
braccialetti e
pagarli. Accettando con un cenno del capo i ringraziamenti del
venditore,
Zungurii iniziò ad allontanarsi seguito in fretta dagli
altri due. Affiancati,
rientrarono tra la folla che gironzolava attorno alle bancarelle.
Dopo
qualche istante, Zungurii allungò la mano verso Mai
porgendole uno dei due braccialetti. Quando si accorse che la ragazza
lo
fissava perplessa, il granroriano arrossì.
“È per te.”
La
Guerriero Viola, pur sorpresa, sorrise. “Grazie, ma non
era necessario.”
“Dovevo
pur prendere qualcosa”, borbottò il granroriano
infilando l’altro braccialetto in tasca. “Ne ho
preso uno anche per Aileen.”
“Sei
stato veramente carino”, ribadì Mai e Zungurii
ridacchiò strofinandosi il naso. Poi, la ragazza si
voltò verso Yuuki. “Cerchiamo
di trovare un modo per entrare.”
===============================================================================================
La
ricerca si rivelò più complicata del previsto.
Come avevano
immaginato, tutti coloro che si avvicinavano al cancello venivano
brevemente
controllati e solo poi gli veniva permesso il passaggio. Da quando
erano
arrivati, erano entrati diversi granroriani con carretti pieni di
viveri o
ceste colme di panni probabilmente lavati al vicino torrente. Anche se
avessero
provato a passare, le guardie si sarebbero rese subito conto che loro
due erano
umani. Innervositi dallo stallo in cui si trovavano, i tre ripreso a
percorrere
per la quarta volta gli spazi tra le bancarelle. Di quel passo, i
venditori
avrebbero pensato che erano o clienti indecisi o clienti molto avari.
Più volte
si scambiarono sguardi nervosi. Cosa avrebbero fatto se non trovavano
un
passaggio per entrare?
Un
sacco pieno di riso si svuotò ai loro piedi facendo
fermare i tre. Attorno a loro, altri granroriani li imitarono. A pochi
passi di
distanza, un granroriano piuttosto massiccio e dai folti capelli scuri
fissava
sdegnato e furioso un ragazzo dai tratti felini, immobile e tremante
dietro un
bancone, i grandi occhi verdi dilatati.
“Io-io
non so veramente. Co-come possa essere successo,
signore. Controlliamo sempre con cura-”, mormorò
stringendo a sé una ragazzina
più piccola ma molto simile a lui.
Il
granroriano sbuffò e sbatté un pugno sul bancone,
facendo
sussultare i due. “Non l’ho fate abbastanza bene
allora!”
Poi
allungò una mano e afferrò il povero ragazzo per
il
bavero della casacca, sollevandolo di peso e trascinandolo oltre il
banco. “È
la seconda volta che trovo dei vermi nel sacco!”
La
ragazzetta strillò e corse via, disperdendosi nella folla
che fissava mormorante la scena, più di qualcuno con una
chiara espressione
spaventata sul volto. Un granroriano dietro all’energumeno,
cercò di attirare
la sua attenzione e farlo fermare, venendo ignorato bellamente.
“Vi-vi
sconterò il pre-prezzo del sacco”,
esclamò
flebilmente il ragazzo.
“Pensi
di cavartela con così poco, piccolo furfante? Vendere
merce avariata e poi far pagare gli ignari clienti?”
E
alzò un pugno per colpirlo. Yuuki e Zungurii si fecero
avanti.
“Io
lo lascerei andare.”
La
voce del Guerriero Bianco attirò l’attenzione del
granroriano che lasciò scivolare a terra il venditore,
voltandosi con sguardo
rabbioso verso i due. Mai superò i due amici e sorresse il
giovane granroriano
ancora pallido dopo lo scontro.
“Io
lo guadagno spaccandomi la schiena, il mio denaro! Non
posso farmi derubare, ho una famiglia da mantenere!”
“Ma
si è scusato e vi tornerà parte del
denaro”, ribadì
Zungurii cercando di suonare conciliante. “Non è
sufficiente?”
Il
granroriano strinse i pugni. “No! Rimarrei sempre con del
riso avariato!”
Yuuki
e Zungurii si prepararono all’attacco del granroriano
che pareva imminente, gli occhi neri di furia e i pugni alti davanti a
sé.
“FERMI
TUTTI!”
Il
grido immobilizzò tutti e folla e contendenti si
voltarono verso la sinistra. Davanti a loro c’era un gruppo
di soldati, uno dei
quali teneva per mano la piccola granroriana di prima. Appena vide
quello che
molto probabilmente era il fratello, lasciò la presa e corse
con le lacrime
agli occhi e un sorriso sollevato verso di lui, gettandoli le braccia
al collo.
Mai, a quel punto, si allontanò dai due e raggiunse i due
amici.
Intanto,
il granroriano che era a capo dei soldati si fece
avanti, fissando il granroriano e Yuuki, Zungurii e Mai rimasti isolati
dal
resto della folla che era arretrata fin dall’inizio, ancora
di più all’arrivo
dei soldati. Il suo sguardo era vagamente annoiato, infastidito che la
tranquillità venisse disturbata per una sciocchezza simile.
Alla fine, il suo
sguardo si posò sul granroriano che aveva attaccato il
ragazzo.
“Vi
verrà tornato il prezzo del sacco. D’ora in poi
cambiate
rifornitore, se la merce non vi soddisfa. Se vi vedo girovagare ancora
attorno
questa bancarella o seminar zizzania, verrete punito secondo la
legge.”
Il
granroriano abbassò il volto per nascondere una smorfia e
annuì. Il giovane afferrò i soldi da una sacca
appesa alla cintura e porse le
monete. L’energumeno le afferrò bruscamente e
infilò il denaro in tasca. Poi si
voltò di scatto e si allontanò tra la folla,
seguito dal suo amico visibilmente
sollevato.
Il
comandante dei soldati si voltò quindi verso Mai e gli
altri, mentre uno dei soldati porgeva il sacco raccolto da terra ai due
fratelli.
“La
prossima volta non immischiatevi. È il nostro lavoro
occuparci che la tranquillità sia mantenuta”,
affermò scrutandoli. “Chi viene
colto a partecipare a delle risse, riceve come premio un bel giro delle
prigioni. Sono chiaro?”
I
tre annuirono e il soldato tornò a voltarsi verso i suoi
uomini. “Ora andatevene e che tutti continuino ad occuparsi
del proprio, come
se non fosse successo niente”, aggiunse rivolto a tutta la
folla.
Il
Guerriero Bianco guardò oltre le spalle dei soldati,
scrutando tra la folla di granroriani che lentamente si stava
disperdendo. Dopo
ottant’anni, era plausibile che pochi li avrebbero
riconosciuti come i Maestri
della Luce. Nessuno degli abitanti della città sembrava
avere nemmeno la minima
idea che due delle strane persone che avevano davanti fossero degli
umani. Poi,
il suo sguardo si fermò sul volto di una figura
incappucciata, all’apparenza
proveniente da uno dei villaggi vicini, come tanti altri vestito in
rosso e
marrone. E nei suoi occhi scorse inequivocabile la certezza di essere
stati
riconosciuti.
“Ci
hanno scoperto!”, sibilò Yuuki afferrando il
braccio di
Mai e voltandosi repentinamente.
La
ragazza e Zungurii lo imitarono all’istante. Accelerarono
i passi, consci di non poter mettersi a correre onde evitare di
attirare
l’attenzione prima del previsto. Ma non riuscirono a fare che
pochi passi prima
che una voce maschile superasse il brusio della strada.
“SONO
I MAESTRI DELLA LUCE!”
Scoppiò
il finimondo. Yuuki, Mai e Zungurii scattarono prima
che il grido si disperdesse nell’aria.
“SOLDATI!
INSEGUITELI!”
Nella
furia della corsa, cercarono di fare attenzione a non
travolgere nessuno, ma la confusione rendeva impossibile capire
veramente in
quale direzione stessero andando. Urtarono bancarelle che si
rovesciarono a
terra. Attorno a loro grida di paura, sorpresa e anche odio.
Prima,
non si erano accorti di quanto grande fosse la
piazza, ma ora sembrava un’impresa impossibile riuscire a
raggiungere i vicoli
senza essere catturati.
“Da
questa parte!”
Un
manipolo di soldati sbucò dalla viuzza a pochi passi da
loro, che si erano illusi potesse essere la loro via di fuga. I tre
ragazzi
frenarono bruscamente per infilarsi in fretta e furia tra
un’altra fila di
bancarelle che, loro malgrado, li costringeva a tornare verso il centro
della
piazza. Nonostante le grida e i rumori di oggetti che si infrangevano a
terra,
i pesanti passi dei soldati erano sempre più vicini.
“Stiamo
tornando indietro!”, Zungurii sentì il sudore
scendergli lungo il collo. La loro situazione si stava facendo sempre
più
complicata e le prigioni sempre più vicine.
“Non
possiamo fare altro!”
Mai
riuscì appena a finire di parlare. A pochi passi da loro
un’intera bancarella di vasi e terrecotte venne rovesciata,
gli otri che
intasarono lo spazio già stretto e i cocci di vasi infranti
che riempirono il
selciato. I tre non fecero in tempo a fermarsi e inciamparono tra
ciotole e
pentole, perdendo ben presto l’equilibrio e ritrovandosi a
terra, i cappucci
dei loro mantelli ormai scivolati dalla testa.
Un
silenzio surreale scese in pochi istanti sulla piazza e,
quando anche la corsa dei soldati si interruppe alle loro spalle,
sapevano che
la loro fuga era finita.
“IN
PIEDI!”
Yuuki
e Mai si scambiarono velocemente uno sguardo,
consapevoli di non poter evitare di eseguire il comando. Zungurii,
accanto a
loro, aveva già le mani alzate e diverse pistole puntate
addosso.
“Signore,
anche questo è un Maestro della Luce?”
Il
granroriano di fronte a loro, evidentemente colui che
aveva il grado più elevato, si voltò con fastidio
verso il sottoposto.
“Lui
ti sembra forse un umano, idiota?!?”, sbraitò il
comandante. “Sarà solo uno di quei maledetti
ribelli!”, sibilò colpendo con un
calcio lo stomaco di Zungurii. Mai e Yuuki sussultarono e la ragazza si
portò
le mani al viso, mentre il loro amico si strine la pancia tossendo.
“Tornando
a voi”, il soldato granroriano tornò a fissarli
con uno sguardo nero di rabbia. “HO DETTO IN PIEDI!”
Il
Guerriero Bianco si alzò lentamente, lo sguardo gelido
fissò sul soldato. Dietro al comandante, alcuni degli altri
uomini del plotone
arretrarono di un passo. La Guerriero Viola, accanto a lui, invece,
iniziò a
tremare e si appoggiò a Yuuki per mettersi in piedi.
“Vi
prego,” sussurrò Mai, gli occhi ormai pieni di
lacrime.
“Non-non fateci del male!”, singhiozzò e
si portò una mano alla bocca.
Il
granroriano scoppiò a ridere, una risata fredda,
inquietante nel silenzio della piazza.
“Potevi
pensarci prima, bambolina. Magari con te saremo più
buoni,” annunciò, facendo scorre lo sguardo dalla
testa ai piedi della ragazza.
Anche altri dei soldati scoppiarono a ridere, mentre altri ancora
abbassarono
lo sguardo.
Mai
boccheggiò, per poi nascondere il viso dietro entrambe
le mani e scoppiare a piangere ancora più forte. Yuuki le
passò un braccio
attorno alle spalle per sorreggerla, il corpo della ragazza
scossò sempre più
violentemente dai singhiozzi.
“Non
riuscirete a vincere!”
Il
comandante alzò gli occhi al cielo, esasperato.
“Perché
quando venite catturati dite sempre le stesse cose?”
Avanzò
di un passo e si fermò di fronte al Guerriero Bianco,
gli sguardi incrociati che nessuno dei due voleva abbassare.
“Vi
piegheremo!”, sibilò e Mai, se possibile, venne
scossa
ancora di più dal pianto. “ALLE
PRIGIONI!”
A
quell’ordine, due soldati afferrarono Zungurii per le
braccia e lo costrinsero ad alzarsi. Altri circondarono Yuuki e Mai con
le
pistole pronte a sparare, intimando loro di muoversi.
Il
comandante rimase immobile, un sorriso soddisfatto che
gli piegava le labbra e un riflesso nero che brillava nei suoi occhi.
Attorno a
lui, quando i soldati iniziarono a muoversi, bisbigli e mormorii
tornarono a
farsi sentire tra la folla. Tremante, un granroriano si
avvicinò lentamente, il
berretto stretto convulsamente tra le mani.
“Signore…”
Il
soldato si voltò verso di lui. “Che
vuoi?”
“Il
mio bancone. Ec-ecco”, il granroriano deglutì,
“è tutto
andato distrutto.”
Il
comandante rimase in silenzio e osservò i cocci rossi che
ricoprivano il terreno. Il gruppo di soldati che teneva prigionieri i
Maestri
della Luce si fermò. Il comandante, intanto,
tornò a fissare il granroriano.
“Quante
volte gli umani hanno distrutto il tuo lavoro?”
“Cos-”
“Immagino
producevate vasi e terrecotte prima di ottant’anni
fa.”
Il
venditore sbatté le palpebre e annuì.
“Certo. La mia
famiglia le produce da diverse centinaia di anni.”
“Quindi,
ti ripeto, quante volte il tuo lavoro è stato
distrutto da quegli umani? O distrutto dagli abitanti dei regni
più forti prima
ancora?”
Lo
sguardo del venditore si illuminò di comprensione. Il
comandante si voltò verso il resto della folla.
“Quando
vedrete i ribelli, signori, pensate ad oggi. Pensate
a ciò che ho detto. Chi si è curato di noi prima
del nostro Governatore e del
nostro illustre Imperatore? CHI?”
“È
vero. Un tempo eravamo solo feccia per gli altri
regni…”
“E
gli umani? Hanno portato innovazioni…”
“Sì,
ma per loro siamo ancora rimasti feccia!”
Il
brusio della folla si fece sempre più forte. Il
comandante posò una mano sulla spalla del venditore.
“Oggi,
hai reso un grande servigio al nostro mondo. Siine
orgoglioso!”
Il
venditore granroriano annuì, il timore sostituito dalla
commozione e dalla fierezza. Ma il comandante non aveva finito.
“I
Maestri della Luce non sono i nostri salvatori! Hanno sconfitto
il Re del Mondo Altrove è vero, ma se ne sono andati
incuranti del dopo.
Ricordate, senza il nostro Imperatore saremmo tornati ad essere lo
zerbino
degli altri regni! Lunga vita all’imperatore!”
“LUNGA
VITA ALL’IMPERATORE!”
Il
grido si alzò nella piazza ad una voce sola, imponente ed
inquietante allo stesso tempo.
Mentre
le voci gridarono unite la celebrazione dell’Imperatore,
il comandante raggiunse i suoi uomini e con un brusco cenno del loro
capo
intimò loro di muoversi. Quando raggiunsero il portone della
fortezza, dietro
di loro la folla aveva ripreso il normale andirivieni e anche i rumori
erano
tornati ad esser quelli normali, voci e grida di mercato.
A
ridosso delle mura, era rimasto un unico gruppo di
granroriani, chi abitante del villaggio Gurii o del villaggio Miao
Miao, chi
ancora di altri villaggi del regno, tutti vestiti in abiti
dall’aspetto
identico e dalle tonalità del marrone e del rosso. Erano
tutti i servitori che
lavoravano nella fortezza, chi nelle cucine, chi per pulire, chi ad
occuparsi
delle astronavi. Come ogni mattina, erano stati incaricati di comprare
al
mercato tutto quello che poteva servire e l’inseguimento dei
Maestri della Luce
aveva attirato anche la loro attenzione.
Quando
passò il gruppo di soldati con i Maestri della Luce,
più di qualcuno cercò di cogliere uno scorcio del
granroriano che aveva ancora
una smorfia di dolore, della ragazza, i cui singhiozzi continuavano
imperterriti, e del ragazzo che aveva osato sfidare il comandante dei
soldati e
aveva fissato anche loro con sguardo glaciale.
Proprio
il comandante si fermò davanti a loro, gli occhi
ridotti a fessure.
“Cosa
state perdendo tempo! Muovetevi!”
I
servitori sobbalzarono e annuirono precipitosamente mentre
il comandante si allontanava, al seguito dei suoi uomini. Uno dopo
l’altro
attraversarono anche loro il cancello della fortezza e si dispersero
nel
cortile in base ai loro compiti. Dietro di loro, due soldati tornarono
a fare
la guardia all’entrata.
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Del
gruppo di servitori, una mezza dozzina si diresse verso
le cucine. Svoltarono subito verso destra, la direzione opposta a
quella presa
dai soldati, e raggiunsero una delle ali della fortezza. Le grandi
finestre,
aperte, permettevano di vedere i ripiani pieni di pentole, vasi pieni
di cibi e
bottiglie e sulle fiamme erano già sistemati diversi
pentoloni da cui
cominciava ad uscire un odorino ricco e speziato.
I
primi servitori si affrettarono a infilarsi tra il via vai
dei cuochi e degli aiutanti, che si spostavano da un ripiano
all’altro in cerca
degli ingredienti necessari. Gli ultimi due, invece, avanzarono
più lentamente,
guardandosi attorno con attenzione. Uno dei due era un granroriano
simile a
Zungurii per tonalità di pelle e capelli, anche se di
corporatura molto più
snella e con gli occhi blu, e l’altra con chiazze beige
chiaro e orecchie a
punta era inconfondibilmente una delle abitanti del villaggio Miao Miao.
La
ragazza posò la sacca di spezie che aveva in mano e
arricciò il naso.
“Urgh…
mi chiedo come facciano a mangiare questa roba così
piccante!”
Il
ragazzo portò un dito alle labbra. “Parla piano. O
vorrai
farti scoprire?”
L’unica
risposta della granroriana fu un’alzata di occhi al
cielo.
“Muovetevi
pelandroni!”
I
due sobbalzarono e si voltarono di scatto, occhi sgranati
per il terrore di essere stati scoperti. Davanti a loro c’era
la granroriana
più grande e possente che avessero mai visto, fatta
ovviamente esclusione per
le abitanti del Regno di Zaffiro. Era alta almeno due metri e
altrettanto
larga, grosse braccia muscolose e un mestolone brandito, effettivamente
capace
di sembrare un’arma in quelle mani.
Entrambi
arretrarono, fino a trovarsi contro le mensole
delle spezie.
“Niente
perdigiorno nella mia cucina! Filate a sistemare i
prodotti della dispensa!”
Indicò
loro la direzione con un gesto secco del mestolo da
cui partirono alcune gocce di sugoe nessuno dei due ebbe il coraggio di
dissentire. Annuirono e scattarono, rischiando quasi di spingersi
l’uno con
l’altro. Solo quando chiusero la porta della dispensa alle
loro spalle,
riuscirono a tirare un sospiro di sollievo.
La
ragazza si sedette contro il muro e il ragazzo vi si
appoggiò.
“Che
esperienza terrificante,” esalò spostando lo
sguardo
sulla compagna. “Hai le orecchie storte.”
Sbuffando,
la granroriana si portò le mani tra i capelli
verdi e si sistemò il cerchietto con annesse orecchie che le
avevano permesso
di passare per abitante del villaggio Miao Miao senza problemi.
“Cerca
di trovare un’altra uscita. Non ho alcuna intenzione
di incontrare di nuovo quella terrificante cuoca!”
“Su
questo sono d’accordo con te, Aileen.”
Mentre
la granroriana si rimetteva in piedi e controllava
che la coda, altro elemento del suo travestimento, fosse a posto,
Hideto
esplorò la grande dispensa. Per loro sfortuna,
l’unica porta sembrava essere
quella da cui erano passati. Il Guerriero Blu stava per arrendersi e
tornare
dalla compagna, quando si accorse che in alto sulle pareti
c’erano le griglie
della ventilazione, che con un po’ di fortuna sarebbero state
abbastanza grandi
per entrambi.
“Vieni!”
Hideto
spostò alcuni barili di lato e ne impilò un paio
per
creare un appoggio per farli salire. Non appena finì, Aileen
lo aveva raggiunto
e aveva notato la griglia.
“Sicuro
che passiamo?”
“Dobbiamo
sperarlo, non ci sono altre uscite.”
Il
ragazzo spostò la tunica e iniziò a cercare in
una delle
tasche del giubbotto che aveva sotto. Dopo qualche istante,
tirò fuori un
piccolo cacciavite.
“Voilà!
Questo dovrebbe andare bene!”, esclamò soddisfatto
per
poi passarlo alla granroriana, che lo guardò confusa, e
incrociare le mani
davanti a lui.
“Forza.
Ti do una mano a salire, così sviti la griglia.”
Aileen
alzò un sopracciglio e posò una mano sul fianco.
“Chi
ha deciso che tu dai gli ordini?”
“Sono
il Maestro della Luce con più esperienza tra i
due.”
“Lo
sai, vero -”, borbottò la ragazza posando il piede
sulle
sue mani e spingendosi sulle casse “- che io sono Maestra
della Luce da quasi
settant’anni?”
Hideto
le sorresse il piede fino a quando la granroriana
riuscì a sistemarsi sulle casse abbastanza in equilibrio.
Poi, rimase in attesa
mentre lei cominciò a provare le varie punte sulle viti.
“E
quanti sovrani folli con megalomaniache idee di
evoluzione hai aiutato ad eliminare?”
Aileen
aprì la bocca per rispondere per poi chiuderla
bruscamente e scuotere la testa. “Maschi,”
sibilò provando la quarta punta.
Dopo un paio di tentativi, la vite cominciò a girare.
Sorrise e strinse il
pugno. “Sì!”
Questo
attirò l’attenzione dell’altro Maestro
della Luce.
“Funziona?”
La
ragazza annuì e, nei minuti successivi, tolse una dopo
l’altra le viti passandole ad Hideto. Alla fine, gli
passò il cacciavite, che
lui rimise nella tasca, e lentamente, onde evitare di farla cadere,
tolse la
griglia. Quando il metallo strusciò il muro, si
sentì un debole cigolio ma fu
così debole che nessuno dalle cucine avrebbe potuto
sentirlo. Nonostante questa
certezza, i due emisero un sospiro di sollievo quando fu evidente che
nessuno
li avesse ancora scoperti.
Ogni
minuto, però, era prezioso dato che da un momento
all’altro chiunque sarebbe potuto entrare. Aileen si
infilò nello stretto
passaggio e si mosse nel canale di ventilazione per un paio di metri.
Poi,
rimase in attesa che Hideto la raggiungesse. Dietro di lei
sentì il ragazzo
salire sulle casse, ma non potendo voltarsi era impossibile capire a
che punto
fosse.
Furono
minuti lunghissimi, intervallati dai rumori che
faceva il Guerriero Blu nel salire. La granroriana stava quasi per
chiamarlo e
chiedergli a che punto fosse, ma un piede la colpì sulla
gamba.
“Stai
attento!”
“Vorrei
vedere te, gattonare all’indietro. Ho a malapena
spazio per muovermi!”
Aileen
aggrottò la fronte per poi sgranare gli occhi solo
pochi istanti dopo, rendendosi conto di come era salito il compagno di
squadra.
“Sei
salito all’indietro?!?”
Alle
sue spalle, si sentì un rumore metallico e poi la luce
nel canale si attenuò.
“Dovevo
pur rimettere la griglia in qualche modo. O
avrebbero dato subito l’allarme,” sibilò
Hideto mentre finì di sistemare il
meglio possibile la griglia. Doveva solo sperare che nessuno, nelle
cucine, si
accorgesse della loro assenza. Una volta soddisfatto del risultato
ottenuto,
estrasse l’auricolare e se lo sistemò
nell’orecchia.
“Ho
attivato le comunicazioni. Kenzo mi senti?”
“Forte e chiaro, Hideto.
Cominciavamo a preoccuparci.”
Il
ragazzo sorrise. “Abbiamo avuto solo qualche
contrattempo. Siamo nel sistema di aereazione.”
“Roger.”
“Ragazzino,
cerca di darti una mossa!”
Il
Guerriero Blu alzò gli occhi verso l’alto e mosse
la
testa, finendo per sbattere contro il soffitto del canale. Dietro di
lui,
Aileen soffocò una risatina.
“Se non mi distrai,
cassetta di cavi ambulan-”
“Ragazzi,
per favore! Non stiamo facendo una passeggiata! Vi
devo ricordare che essere ficcati in un canale di ventilazione non
è proprio il
massimo della comodità?”
“Ops, scusa. Vi do
subito la direzione.”
Hideto
annuì, anche se Kenzo non poteva vederlo, e
inclinò
la testa. “Ti darò le indicazioni man mano che ci
muoviamo. Cerca di stare
attent-”
Un
colpo secco allo stinco, lo fece zittire. “Non sono nata
ieri, se permetti!”
Il
Guerriero Blu aprì la bocca per ribattere, ma
cambiò idea
e roteò gli occhi. “Kenzo, cerca di farci uscire
da qui il prima possibile.”
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Quando
il plotone di soldati con prigionieri al seguito
arrivò alla loro meta, il pianto di Mai non si era
interrotto. La ragazza
continuava a essere squassata da singhiozzi incontrollabili.
Già più di qualche
soldato aveva un’espressione che era un misto di irritazione
e disagio, non
sapendo bene come comportarsi con questa fantomatica Maestra della Luce
che
scoppiava in urla disperate non appena la sfioravano.
Il
comandante, dismessi parte dei soldati e ordinato loro di
tornare ai loro posti, fissò stralunato i suoi sottoposti.
“Che
state aspettando, idioti! Perquisiteli!”
Quasi
scattando sull’attenti, un soldato corse a prendere il
dispositivo che permetteva di individuare la presenza di
ricetrasmittenti o
sensori mentre altri due si avvicinarono a Yuuki e Zungurii e li
perquisirono
in cerca di armi nascoste. Quando il primo finì di
controllare Yuuki, lasciando
spazio al collega con il dispositivo, il soldato si avvicinò
a Mai. Deglutì e
sfiorò il braccio della ragazza.
“VI
PREGOOOOO! NON-NON FATEMI DEL MALEEE!”
Il
povero soldato saltò indietro di un passo portandosi le
dita nelle orecchie. “Vi giuro, signora. Vi-vi ho appena
sfiorata!”
Mai,
in tutta risposta, scosse la testa e scoppiò a piangere
ancora più forte, il viso nascosto dalle mani. Yuuki e
Zungurii lanciarono
sguardi furiosi verso il povero soldato, che arretrò ancora
con le mani
sollevate davanti a sé.
“Non
essere ridicolo”, sbraitò il comandante spingendo
di
lato il sottoposto. “È una prigioniera come tutti
gli altri.”
Con
decisione, il granroriano afferrò il braccio di Mai. E
lei scoppiò a piangere ancora più forte, a urlare
e singhiozzare neanche la
stessero torturando a morte. Il comandante sgranò gli occhi
e si rese conto che
gli altri due prigionieri non gli saltavano alla gola solo per le armi
puntate
contro di loro.
Lasciò
il braccio di Mai e si allontanò verso l’uscita.
“Per
la luce del nucleo, controllate che non abbia ricetrasmittenti e
sbatteteli in
una cella!”
“Signor
sì, signore!”
Il
granroriano si fermò a metà delle scale e
lanciò uno
sguardo di disprezzo verso la ragazza scossa dai pianti.
“Mi
chiedo come abbia contribuito a sconfiggere il Re del
Mondo Altrove! Spaccandogli i timpani?”
I
soldati faticarono a trattenere una risata e il comandante
si voltò verso di loro, il volto deformato dalla rabbia.
“MUOVETEVI!”
Non
se lo fecero ripetere due volte. Il soldato esaminò con
il dispositivo la prigioniera singhiozzante, per due volte e
mantenendosi a
debita distanza. Quando confermò l’assenza di
ricetrasmittenti, i colleghi
condussero i tre prigionieri in una cella e li spintonarono dentro,
chiudendo
le sbarre alle loro spalle.
Non
appena entrata, Mai si lasciò scivolare a terra, il
corpo che tremava ancora. Zungurii si posò contro la parete,
per poter
riprendere fiato con più calma, e Yuuki afferrò
le sbarre e fissò i soldati che
si allontanavano. Il Guerriero Bianco non distolse lo sguardo fino a
quando gli
ultimi passi si persero nella distanza e la porta delle prigioni venne
chiusa
con un tonfo.
Poi,
spostò lo sguardo sulle celle che davano sul corridoio
da entrambi i lati. Fino al punto in cui si trovavano, tutte le celle
erano
vuote, anche se alcune mostravano chiari segni di essere state abitate
fino a
poco tempo prima. Cercò di sporgersi, per quanto possibile,
per vedere se le
celle oltre alla loro contenessero dei prigionieri e, in particolare,
Magisa.
Ma per quanto riuscì a vedere, nessuno si sporse o fece un
segno. Con tutto la
confusione che avevano fatto, se la Maga fosse stata lì, li
avrebbe riconosciuti
sicuramente. Non si riusciva a vedere, però, quanto
proseguisse il corridoio
anche per la scarsa luminosità data dalle piccole
finestrelle. E, dietro di
lui, Mai continuava a singhiozzare come in preda ad atroci dolori.
Yuuki
sospirò e si voltò verso la cella, un cubicolo di
pochi metri quadri chiazzato di umido e ragnatele, posando il suo
sguardo sulla
Guerriero Viola. Incrociò le braccia e sollevò un
sopracciglio.
“Mai,
credo che tu possa smetterla. Anzi, per favore, per la
mia salute mentale, finisci questo teatrino.”
La
ragazza si zittì di botto, il corpo immobile. Poi,
riprese a tremare ma questa volta era per le risate, che la ragazza
aveva
trattenuto a stento dal momento in cui li avevano arrestati. Mai si
alzò,
nascondendo la bocca dietro una mano e usando l’altra per
asciugarsi le
lacrime, stavolta vere, che il troppo riso le impediva di trattenere.
“Ci
sono cascati in pieno!”
A
quelle parole, sul volto di Zungurii apparve un enorme
sorriso e anche il granroriano scoppiò a ridere. Yuuki si
limitò stringere tra
due dita il dorso del naso, ripetendosi nella mente tutti i buoni motivi per cui faceva ancora parte
dei Maestri della Luce.
“Però
devi ammettere che ho recitato la parte di inerme
damigella-”, esclamò Mai
virgolettando le sue parole con le dita, “- in modo
esemplare.”
“Ti
proporrò per il premio oscar”, affermò
il Guerriero
Bianco con la massima serietà possibile.
La
ragazza ghignò e lo affiancò vicino alle sbarre.
“Grazie.
In effetti era al terzo posto dei miei obiettivi, dopo vincere il
premio di
miglior blogger e salvare Gran RoRo senza
farci ammazzare.”
“Cos’è
il premio oscar?”
“Perché
ho come l’impressione di stare facendo da balia?”
“Suvvia,
Yuuki -”, replicò Mai con un sorriso stampato in
volto colpendolo con un gomito, “- sappiamo tutti che in
fondo ci vuoi bene.”
“Molto in fondo.”
La
Guerriero Viola scosse la testa e tornò a concentrarsi
sulle celle fuori dalla loro. Non sembrava esserci veramente nessuno,
il
silenzio era quasi opprimente, lugubre. A quanto sembrava, nel Regno di
Rubino o
erano tutti rispettosi delle leggi o chi veniva catturato riceveva in
fretta la
sua punizione.
“Nessuna
traccia di Magisa, vero?”
“Nessuna”,
confermò Zungurii affiancando i due Maestri della
Luce. “Anche se potrebbero averla spostata. Alcune celle
sembravano essere
state occupate fino a poco tempo fa.”
Mai
sospirò e si andò a sedersi sulla striminzita
brandina
che costituiva l’unico giaciglio dell’altrettanto
striminzita cella.
Fortunatamente, e se tutto andava come nei piani, non avrebbero dovuto
passarci
troppo tempo. Portò le mani sui capelli e tolse il fermaglio
che bloccava le
ciocche. Ignorando i capelli scivolati ai lati del suo viso, la ragazza
girò il
fermaglio e sganciò la ricetrasmittente attaccata alla base.
Poi, la sistemò
all’orecchia e premette il tasto di attivazione.
“Avverto
Kenzo che qui abbiamo fatto un buco nell’acqua.”
“Peccato,
speravo sarebbe stato più facile”,
commentò
Zungurii con espressione triste.
“Speriamo
Hideto e Aileen abbiano più fortuna”, aggiunse
Yuuki posandosi contro il muro.
A
loro non restava che restare in attesa del segnale che
avrebbe dato inizio alla seconda parte del loro piano.
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“Hideto, ho appena
ricevuto la conferma che Magisa non si trova nelle prigioni.”
“Ok.”
Il
Guerriero Blu si voltò verso il corridoio che avevano
appena superato. Il sensore sistemato da Kenzo, M.A.I.A. e Mai non
aveva dato
loro nessun segnale. Secondo loro, il dispositivo avrebbe dovuto essere
in grado
di captare perlomeno il segnale della presenza di persone, qualcosa che
riguardava la traccia del calore corporeo o roba del genere. Quello era
già il secondo
piano e ne mancavano ancora tre. Avevano già incrociato tre
gruppi di soldati
in pattugliamento e una dozzina di servi.
O
il dispositivo non funzionava o avevano spostato Magisa e
tutti i loro sforzi erano stati vani. E, visto che Aileen non sembrava
aver
ricevuto alcun input dal Nucleo Progenitore, entrambe le opzioni
avevano la
stessa validità.
Hideto
si rese conto di essere fermo da un po’ troppo e
tornò a voltarsi avanti. Nel farlo il suo sguardo si
posò sulla granroriana,
che stava avanzando con circospezione verso le scale che li avrebbero
condotti
al terzo piano. Sarebbe dovuta essere stata lei a indicare loro dove
era
Magisa, con i poteri del Nucleo individuare la Maga sarebbe dovuto
essere un
gioco da ragazzi. Il Nucleo era attivo senza la misteriosa
luminosità bianca?
Il Guerriero Blu non ne aveva idea. Lei stava cercando, o almeno
così
continuava a ripetere. Era possibile, ma lui aveva imparato a non
fidarsi
subito. Vista soprattutto la recidività con cui la
granroriana aveva mentito
loro nei due soli giorni che si conoscevano. Non avevano neppure
iniziato e già
aveva provato a tener nascosto il fatto di avere il Nucleo Progenitore.
Cos’altro
poteva celare loro?
“Muoviti
o ci scopriranno!”
La
raggiunse rapidamente e i due si fermarono ai piedi della
scala, nascosti dietro l’enorme statua di un dragone.
“Kenzo,
siamo alle scale. Dicci come proseguire.”
“Il piano superiore
sembra avere una planimetria simile ai piani precedenti. Ma fate
attenzione,
dovrebbero esserci le stanze dove il Governatore amministra il suo
potere.”
Ovvero
più soldati. In silenzio, il Maestro della Luce
attese che l’amico gli fornisse la collocazione delle stanze
più a rischio.
Poi, sbirciò rapidamente lo schermo del dispositivo che una
volta tanto non
indicava la presenza di granroriani in avvicinamento.
“Saliamo.
Finite le scale, svolta a destra.”
Aileen
annuì e iniziò a salire, tenendosi contro il
muro.
“Lo sai, sarebbe più facile se fossi tu a
guidarci, invece che continuare a
darmi le indicazioni.”
“È
meglio così.”
Il
perché non mi fido
risuonò nel silenzio nonostante non l’avesse
detto, ma era evidente che fosse
quello il motivo. Aileen si morse un labbro e non disse nulla, ma
quella
situazione cominciava ad infastidirla. Se ne era accorta quasi subito,
dal
fatto che in nessun momento il Guerriero Blu aveva distolto lo sguardo
da lei. Si
sentiva sorvegliata.
Arrivarono
al piano superiore e proseguirono nella direzione
indicata da Kenzo. Ancora corridoi di pietra rossastra e finestre che
si
aprivano sul deserto o sui boschi che ricoprivano le pendici delle
montagne. Se
non avessero avuto una piantina, si sarebbero sicuri persi.
Non
fecero molti metri prima di incrociare un duo di
soldati. Hideto e Aileen tennero la testa bassa e rimasero vicino al
muro. I
due li degnarono appena di uno sguardo e poi proseguirono. Nonostante
tutto, i
due Maestri della Luce non poterono che tirare un sospiro di sollievo.
Erano
sicuri che il loro arraffazzonato travestimento sarebbe stato scoperto,
ma era
un conforto riuscire ogni volta a passarla liscia.
“Percepisci
Magisa? È qui da qualche parte?”,
bisbigliò il
ragazzo quando fu sicuro che i soldati fossero abbastanza distanti.
Aileen
si fermò, la fronte aggrottata. “No. No, non sento
niente.”
Hideto
alzò un sopracciglio. Forse era lui troppo prevenuto
nei suoi confronti, ma ogni piano che passava e ogni volta che glielo
chiedeva,
la granroriana sembrava sempre più insicura. Un gruppo di
granroriani, uomini e
donne, vestiti in eleganti tuniche rosse, marroni e beige uscirono da
una sala
presidiata da quattro soldati. Quest’ultimi si inchinarono al
loro passaggio e
i granroriani si sparsero in gruppetti. Quando alcuni di quelli
arrivarono
davanti a loro, Hideto e Aileen si inchinarono sudando freddo. Dovevano
essere
i consiglieri del Governatore. Era solo da sperare che fossero in
quella stanza
per una riunione a distanza e non perché il Governatore
fosse lì.
Una
volta allontanati i consiglieri, i due superarono
velocemente il tratto di fronte ai soldati. Li oltrepassarono con
sguardo basso
e non rallentarono fino a quando non smisero di sentire gli sguardi dei
soldati
su di loro. Svoltato in un nuovo corridoio, Hideto afferrò
il polso di Aileen e
la trascinò tra due piante simili a felci.
“Senti,
comincio a perdere la pazienza. È possibile che tu
non sia stata in grado di individuare Magisa?”
“Pensi
che sia così facile? Se pensi di poter fare meglio,
ti lascio volentieri il mio posto.”
Il
Guerriero Blu roteò gli occhi. “Non è
questo il punto. Ma
il nostro tempo sta arrivando agli sgoccioli. Quanto tempo pensi
passerà prima
che si accorgano che siamo degli intrusi?”
Aileen
incrociò le braccia e sbuffò. “Sto
facendo del mio
meglio. Potresti anche fidarti un po’ di più di
me. Non saresti così insistente
se al posto mio ci fosse uno dei tuoi amici!”
“Io
non mi fido dei miei amici perché sono amici. Io mi fido
perché ne abbiamo passate così tante assieme che
so che puntiamo allo stesso
obbiettivo. Che in caso di bisogno siamo lì uno per
l’altro. E tu?”
La
Guerriera Verde strinse le labbra e abbassò lo sguardo.
“Tu
ci hai mentito, quando vi avevamo chiesto espressamente
di non farlo. E sul Nucleo Progenitore”, esclamò
il ragazzo per poi sospirare e
scuotere la testa. “E non è neppure quello che
più mi infastidisce, che mi rende più
difficile fidarmi di te.”
A
quelle parole, Aileen tornò ad alzare lo sguardo confusa
da quell’affermazione. “E allora
perché?”
“Perché
pensi di essere l’unica ad aver dovuto fare dei
sacrifici, che quello che hai passato è peggiore di quello
che hanno vissuto
gli altri. Tu non sai niente di quello che abbiamo sopportato in questi
sei
anni. Saranno pochi, ma alcune delle cose che ci sono successe ci
basteranno per
una vita. Credimi.”
Sentirono
dei passi avvicinarsi e i due ripresero a
camminare. Prima di riavviarsi, però, Hideto
affiancò Aileen ancora una volta.
“Abbiamo
quasi perso le nostre famiglie a causa delle
bugie”, sibilò con voce dura, anche se si sentiva
il dolore nascosto in fondo,
“Yuuki è quasi morto a causa di idioti che hanno
creduto ad un sacco di
panzane. Ci scuserai se siamo un po’ suscettibili alle
menzogne.”
Aileen
annuì, deglutendo, e nessuno dei due disse più
nulla.
Ripreso a camminare e sperare che una delle porte che superavano
contenesse al
suo interno Magisa.
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Mai
raggiunse il fondo della cella, sbuffò e si voltò
tornando a camminare lungo i pochi metri che la separavano di nuovo
dall’altro
muro. Zungurii e Yuuki, seduti sulla brandina per evitare di
intralciarla, la
guardavano, il secondo abbastanza divertito, il primo con un vago color
verdastro in volto.
“Mai,
devi per forza andare avanti e indietro tutto il
tempo?”
“Sì”,
replicò la ragazza incrociando le braccia e tornando a
voltarsi. “E tu non dire nulla!”, aggiunse in
direzione del Guerriero Bianco,
il quale si limitò ad alzare il sopracciglio.
“Credo
di cominciare ad avere un po’ di nausea”, si
lamentò
il granroriano.
“Si
chiama mal di mare, Zungurii.”
A
quel punto, Mai esalò un verso esasperato e fece cenno ai
due di farle spazio. Yuuki ghignò e si alzò in
piedi, lasciandole il posto. La
ragazza si sedette e posò la testa al muro.
“Ho
paura che sia successo qualcosa. Perché ci mettono
così
tanto?”
“La
fortezza è grande”, suggerì Zungurii
cercando di non
mostrarsi troppo soddisfatto dal fatto che Mai avesse smesso di cercare
di
creare un solco nella pietra. “E poi lo avete detto voi,
Hideto ci sa fare.”
“Senza
contare che li avrebbero già portati qui in cella, se
fossero stati catturati”, aggiunse Yuuki.
“Avete
ragione. Speriamo facciano in fretta.”
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“Allora?”
“Ci
sto provando”, sibilò Aileen aprendo gli occhi che
aveva
chiuso poco prima per cercare di concentrarsi. Il corridoio si stendeva
davanti
e dietro di loro, uguale a tutti gli altri. Cambiava solo
l’ala della fortezza
in cui si trovavano e il numero di porte.
“Lo
dici da un pezzo, abbiamo già setacciato tre piani. Magisa
è nella fortezza o no?”
La
granroriana inspirò, cercando di riacciuffare
quell’energia che aveva sentito dentro di sé
quando finalmente era riuscita ad
aprire il portale per la terra. Percepiva il potere del Nucleo dentro
di sé, ma
lo sentiva estraneo. Incrociò lo sguardo impaziente di
Hideto e scosse la
testa, lacrime nervose che le inumidirono le ciglia. Era una stupida.
“Non
lo so!”
Il
Guerriero Blu sgranò gli occhi e aprì la bocca
per dirle
qualcosa, ma sussultò un attimo dopo voltandosi di scatto
nella direzione da
cui erano venuti. Lontani, si sentivano rumori di passi e di voci
sempre più
vicine. Afferrò il polso di Aileen e la trascinò
dentro una delle stanze,
vuota, che avevano superati pochi istanti prima. La spinse dentro e
chiuse la
porta alle loro spalle, posando l’orecchia sul legno.
Era
un gruppo di soldati.
“-
le novità? Sono riapparsi i Maestri della Luce.”
“Davvero?”,
esclamò un altro quasi eccitato.
“Chiusi
ora che parliamo nelle prigioni. Che faccia tosta.
Ricomparire così, dopo ottant’anni.”
“Sarebbe
bello duellare con loro. Hanno sconfitto il Re del
Mondo Altrove!”
“Frena
gli entusiasmi, novellino. Cercherebbero di riportare
tutto come era”, si intromise un terzo.
“Che
poi cosa vogliono capirne loro, umani che sono stati a
Gran RoRo per quanto? Qualche mese?”
Risero
e le loro voci si persero quando svoltarono in un
altro corridoio. Le loro parole gli fecero crescere il groppo di
inquietudine
che si era formato attraversando la città. Se non fosse
stato per le parole di
Zungurii e degli altri, avrebbe veramente pensato che Gran RoRo fosse
rinata.
E, invece, mentre da una parte sembrava il mondo che tutti sognavano
quando il
Re del Mondo Altrove dominava, dall’altra si stava
corrompendo, come infettato
da un virus.
Hideto
scosse la testa e decise di rimandare quelle
elucubrazioni ad un altro momento. Si voltò verso Aileen e
la trovò seduta su
una sedia, le mani strette a pugno sopra le ginocchia.
“Riesci
a spiegarmi a cosa intendi dire con quel non
lo so?”
Aileen
alzò lo sguardo, indispettita e vagamente
imbarazzata, e lo fissò avvicinarsi.
“Quello
che ho detto. Ho impiegato un mese per riuscire ad
aprire quello stupido portale per portarvi qui, ok? Un mese! Non ho
idea di
come fare ad usare il Nucleo!”
Mentre
la ragazza parlava con il tono di voce più basso che
però riuscisse anche a trasmettere tutta la sua
frustrazione, Hideto aveva
sgranato sempre di più gli occhi fino al punto in cui si era
preoccupato se
potesse venirgli un crampo. Aveva tanto chiesto di venire con loro e
non aveva
la più pallida idea di come usare il Nucleo?
“E
perché non l’hai detto prima? Prima di arrivare in
città
eri abbastanza sicura di te quando decantavi
l’utilità che avrebbe avuto il Nucleo!”
“Non
volevate che venissi appena avete scoperto che lo
custodivo! Avrei dovuto darvi ragioni in più per lasciarmi
sull’astronave?”
Il
Guerriero Blu si coprì gli occhi con la mano, sforzandosi
di bloccare la risata isterica che minacciava di uscirgli dalla gola.
Mai e gli
altri in prigione, loro due mascherati e bloccati in una stanza senza
avere la
più pallida idea di come proseguire: sembrava una
barzelletta poco divertente.
“Magari
sarebbe stato carino sapere che uno dei perni del
nostro piano non fosse così affidabile.”
Aileen
sospirò e distolse lo sguardo. “Volevo aiutarvi a
liberare Magisa.”
Hideto
non rispose e la ragazza tornò a voltarsi verso di lui,
incrociando il suo sguardo, deglutì stringendo la stoffa
della tunica tra le
dita. “Scusa.”
Il
ragazzo sospirò. “Ci toccherà
improvvisare. Ricordi come
hai fatto ad usare il Nucleo per aprire il portale?”
“Non
esattamente. Erano giorni che provavo a concentrarmi.
Poi è successo quasi un po’ per caso.”
“Ok.
E come mai questa volta non funziona?”
“Non
è ho idea”, sbottò Aileen,
“cerco di concentrarmi ma è
come se non riuscissi ad afferrarlo. E non credo che la fretta mi sia
proprio
di gran aiuto.”
Hideto
si inginocchiò davanti a lei, attirandosi gli sguardi
perplessi della ragazza. “Dimenticati della fretta.
Convinciti di avere tutto
il tempo di questo mondo. Chiudi gli occhi.”
La
granroriana, anche se poco convinta, fece come gli
diceva. Chiuse gli occhi e cercò di scordare che si
trovavano in una fortezza,
circondati dai nemici e senza una metà precisa.
Corrugò la fronte.
“Aileen,
non ti stai rilassando. Fai così, pensa a qualcosa
che ti rilassi. Una musica, un luogo. Cerca di visualizzarlo.”
La
sorgente del suo regno, pensò immediatamente la ragazza.
L’acqua cristallina dai riflessi verdi, il ronzio degli
insetti, le fronde che
sussurravano mosse dal vento.
“Brava,
sta funzionando. Ora continua ad inspirare ed
espirare.”
Le
sembrava quasi di poterla toccare, così vicina. Un
gruppetto di farfalle le passò a fianco.
“Non
pensare al Nucleo. Concentrati su Magisa, su quanto la
vuoi salvare. Trovala.”
Una
farfalla si posò sulla sua mano, luminosa, e
sentì il
suo bagliore avvolgerla. Fuori, Hideto aveva sussultato quando
un’aura
iridescente aveva avvolto la ragazza ancora ad occhi chiusi, i suoi
capelli che
ondeggiavano lievemente. Davanti alla sorgente, Aileen sorrise e poi la
sentì.
E si voltò di scatto.
Aprì
gli occhi e vide davanti a sé Hideto. La luce attorno a
lei si era spenta, ma dopo un attimo di esitazione sorrise entusiasta.
“L’ho
sentita! Magisa. È qui, non molto lontano. Forse un
piano sopra di noi.”
Hideto
balzò in piedi, a sua volta rinvigorito da quella
notizia. “Saresti anche in grado di trovarla
esattamente?”
Aileen
annuì e si rimise in piedi, una luce risoluta che
brillava di nuovo nel suo sguardo. Hideto attivò la
ricetrasmittente.
“Kenzo,
buone notizie! Sappiamo dove si trova Magisa. Non
sappiamo ancora il punto esatto, ma dovrebbe essere al piano
superiore.”
“Sono così felice di
risentirti, Hideto! Cominciavo davvero a temere che qualcosa fosse
andato
storto.”
Il
Guerriero Blu preferì non dire nulla, anche se per alcuni
minuti era stata la stessa cosa che aveva pensato lui.
“Riuscite a
raggiungerla?”
“Entro
i prossimi minuti. Faremo il prima possibile.”
Hideto
raggiunse la porta e la socchiuse, controllando che
fuori non ci fosse nessuno ad aspettarli. Poi, uscì e fece
cenno ad Aileen di
seguirlo.
“Intanto avviso gli
altri. Aspetto nuove comunicazioni.”
“Non
ti faremo attendere.”
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“Mai, hanno trovato la
prigione di Magisa.”
La
Guerriero Viola sussultò quando la ricetrasmittente prese
vita, la voce eccitata di Kenzo la costrinse a sbattere gli occhi per
scacciare
la sonnolenza dovuta alla lunga attesa.
“Ragazzi.”
Yuuki
e Zungurii, intenti fino a quel momento a discutere
delle caratteristiche dell’esercito del Regno di Rubino, si
interruppero
immediatamente spostando l’attenzione sulla ragazza, che si
era rialzata.
“Hanno
trovato Magisa. Sai dirci altro?”
“Dovrebbe trovarsi in
uno dei piani più elevati. Credo il quarto.”
“Cercheremo
di tenerci alla larga”, lo rassicurò
approfittando di quegli istanti per raccogliere i capelli.
“Aspettiamo il
segnale.”
“Mi chiedo come tu
faccia, Mai. Come fai a essere così tranquilla?”
La
ragazza sorrise e terminò di fissare il rigido chignon
con una serie di forcine. “Taekwondo, ricordi?”
“Giusto… d’ora in
poi
le tue comunicazioni verranno seguite da M.A.I.A. mentre io mi
occuperò di
seguire Hideto.”
“Il
marmocchio aveva paura di non riuscire a seguire
l’azione, Lady Viole.”
“COSA?!? Non è
assolutamente vero, Mai!”
La
Guerriero Viola sospirò. “Stiamo solo facendo un
lavoro
di squadra, M.A.I.A.”
“Grazie. Buona fortuna
e fate attenzione."
"Fai
spazio, Kiurò!"
"Kenzo! Mi chiamo Kenzo!
Cos'è ti sbaglierai anche di indicar-"
“M.A.I.A.
aspettiamo il segnale.”
Sperando
che i due l’avessero sentita, Mai tolse la
ricetrasmittente per evitare di ascoltare le reciproche offese tra i
due che,
incredibilmente, erano già diventate monotone dopo neanche
un paio di giorni di
viaggio.
“Dovrebbero
essere rimasti solo due soldati a guardia della
porta.”
La
voce di Yuuki attirò l’attenzione della ragazza,
permettendole di tornare a concentrarsi sui passi successivi del loro
piano. Il
Guerriero Bianco e Zungurii erano a fianco delle sbarre
d’acciaio ed entrambi
erano più che pronti ad entrare in azione. Dopotutto,
c’era un limite a quanto
si poteva fare, e per quanto a lungo, in una cella di qualche metro
quadro.
“Sei
sicuro di riuscire a tagliare le sbarre?”
Yuuki
si limitò ad incrociare il suo sguardo.
“Assolutamente
sicuro.”
“Con
le armi rimaniamo come deciso? Io e Yuuki?”
La
Guerriero Viola annuì. “Non le ho mai usate.
Rischierei
di fare più danni che altro”, aggiunse con un
sorriso.
Ne
avevano già discusso sulla Limoviole,
mentre sviluppavano il piano che li avrebbe condotti
nella fortezza e valutavano i problemi che avrebbero potuto dover
affrontare.
Nessuno dei tre, si era deciso, avrebbe portato con sé i
mazzi di carte, la
prima cosa che i soldati avrebbero cercato una volta che fossero stati
catturati. Non che si aspettassero di potersela cavare con un duello.
Fortunatamente, tra l’esperienza di Zungurii e le
capacità di Yuuki e Mai, i
tre non erano così inermi come avevano voluto far
credere.
Un
leggero ronzio proveniente dall'auricolare interruppe tutti i loro
discorsi. Mai si affrettò a riportare il comunicatore
all'orecchio.
"-ipeto,
Lady Viole. Potete procedere."
“Ricevuto.”
Il
momento era arrivato. L’azione aveva inizio. La Guerriero
Viola ricontrollò lo chignon e la posizione della
ricetrasmittente. Poi, lo
sguardo dei tre si incrociò e la ragazza annuì,
portandosi sul fondo della
piccola cella, le gambe che sfioravano la malandata brandina di legno
appesa al
muro.
“Vuoi
aprire tu le danze, Yuuki?”
Il
Guerriero Bianco sogghignò. “Con molto
piacere.”
Nella
sua mano destra si materializzò un lampo bianco che si
cristallizzò in una spada che sembrava fatta di ghiaccio,
larga una spanna.
Zungurii rimase in piedi al suo fianco, tenendo d’occhio le
sbarre. Se Yuuki
non fosse stato sufficientemente preciso, sarebbe toccato a lui tentare
di
evitare che il loro piano venisse scoperto.
Yuuki
si posizionò vicino alla porta della cella e strinse
la presa sull’elsa, individuando i punti di cui,
nell’attesa, lui e il
granroriano avevano studiato spessore e caratteristiche.
Il
lavoro finale non doveva essere solo preciso, ma doveva
essere ottenuto con il minor rumore possibile. Se le guardie li
sentivano prima
del previsto, tutto sarebbe stato più complicato.
Incrociò
lo sguardo con Zungurii, scambiando con lui un
segno di intesa. Afferrò quindi l’impugnatura con
entrambe le mani e portò in
avanti il piede sinistro. Usandolo come perno, spinse avanti la gamba
destra e
sferrò un fendente sulla serratura della cella. Il
rapidissimo movimento della
lama fu accompagnato da un debole stridore.
Il
Guerriero Bianco quindi arretrò e tutti e tre trattennero
il fiato, attenti al minimo rumore che provenisse dal corridoio.
Nessuno si
fece vivo. Rassicurati, Yuuki sferrò un nuovo veloce
fendente sui robusti
cardini che sorreggevano la porta.
La
spada scomparve dalle mani di Yuuki, segnando la conclusione
della prima parte del loro piano. Il Guerriero Bianco si
spostò di lato e
Zungurii si avvicinò lentamente, quasi temendo di respirare,
con la fronte
aggrottata dalla concentrazione. Strizzando gli occhi fissò
i cardini e la
serratura, scrutando da più angolazioni i tagli realizzati
con la spada, sempre
tenendo le mani vicino alle sbarre della porta, pronto ad afferrarla se
avessero ceduto.
Alla
fine, Zungurii annuì lentamente e si spostò senza
distogliere lo sguardo dalla porta. Trattennero tutti il fiato quasi
aspettandosi che cadesse. Il granroriano si voltò con i
pollici alzati in segno
di vittoria e un grande sorriso sul volto. Il lavoro di Yuuki era stato
perfetto.
“Non
vedo l’ora di essere fuori!”
I
due Maestri della Luce sorrisero a loro volta, per poi tornare
concentrati. Non erano ancora fuori da lì e, se tutto andava
come speravano, ci
sarebbe voluto ancora un bel po’ di tempo. Anche Zungurii
tornò serio.
“Io
sono pronto. Voi?”
Mai
e Yuuki annuirono e il granroriano si inginocchiò a
terra, la testa bassa e le braccia che stringevano lo stomaco. Mai si
gettò al
suo fianco, stringendo le mani sulla sua spalla e assumendo
l’espressione più
angosciata che poteva.
“Zungurii?
AIUTO! QUALCUNO CI AIUTI!”, gridò facendo
attenzione a far tremare la voce, quasi fosse sul punto di scoppiare a
piangere.
Anche
Yuuki la imitò, rimanendo però in piedi accanto a
loro.
“MUOVETEVI! STA MALE!”
L’eco
delle loro grida non si era ancora esaurito che si
sentì il rumore di passi affrettato dei soldati. Yuuki e Mai
si scambiarono un
velocissimo sguardo prima di riprendere le loro parti.
Un
istante dopo, i due soldati granroriani arrivarono di
fronte alla loro cella, fucili in mano e sguardi annoiati.
“Che
cosa sta succedendo?”
“SIETE
CIECHI?”, sbraitò Yuuki indicando bruscamente Mai
e
Zungurii inginocchiati. “Si è sentito
male!”
“Vi
prego, aiutatelo!”, singhiozzò Mai portandosi una
mano
alla bocca, in realtà più per trattenere un
sorriso che per altro.
Zungurii
gemette, stringendosi più forte lo stomaco. Il
Guerriero Bianco tornò a fissare con rabbia i due soldati.
“Volete fare
qualcosa?!?”
I
due granroriani si scambiarono uno sguardo. Quello più
arretrato annuì e l’altro sospirò,
tornando a voltarsi verso i prigionieri, e
infilando l’arma nella sua custodia al fianco.
“Fatevi
indietro.”
Mai
e Yuuki esitarono, la prima che continuava a lanciare
sguardi preoccupati a Zungurii e il secondo che fissava i soldati
gelidamente.
La
seconda guardia alzò la pistola e portò la mano
al
grilletto. “Ha detto indietro. E mani in alto!”
A
quel punto, i due Maestri della Luce non se lo fecero
ripetere una seconda volta. Arretrarono con le mani alzate ai lati
della testa,
Mai che tirava su con il naso.
La
guardia vicino alla porta li guardò per un istante e poi
si avvicinò alla porta, armeggiando nelle tasche per tirare
fuori la chiave. Il
collega, soddisfatto dal notare che Yuuki e Mai non sembravano
intenzionati a
farsi avanti, rilassò le braccia e abbassò
l’arma.
“Eccola!”
Il
granroriano infilò bruscamente la chiave nella toppa e
aggrottò
la fronte quando si rese conto che la porta parve ondeggiare.
Zungurii
scattò in piedi lanciandosi contro la porta.
Afferrò le sbarre e spinse con tutte le sue forze, spezzando
i cardini già
indeboliti da Yuuki e non trovando alcuna resistenza nel soldato, il
cui gridò
fu strozzato in gola dall’impatto del metallo sul petto. I
due finirono contro
le sbarre della cella di fronte.
Il
secondo soldato, colto alla sprovvista, alzò la pistola e
si voltò verso Zungurii cercando di prendere mira. Mai,
dentro la cella,
scattò.
“INDIETREGGIA!”
Con
la coda dell’occhio, la guardia si accorse di Mai che
uscì dalla cella di corsa. Ruotò puntando
l’arma verso di lei.
“Ferma
o spa-”
La
Guerriero Viola lo ignorò. Sfruttando
l’istintività nata
da anni e anni di movimenti ripetuti, puntò il piede destro
a terra e saltò
usandolo come perno. Sollevò la gamba sinistra e
ruotò colpendo con il dorso
del piede l’arma che volò via delle mani del
granroriano che strabuzzò gli
occhi. Impiegando il restante momento d’inerzia, Mai
sollevò anche la gamba
destra, ruotò su sé stessa e colpì il
soldato in volto, imprimendo la minima
forza sufficiente a stordirlo.
L’urto
fece cadere a terra il soldato, quasi a peso morto,
la testa sballottata contro la pietra.
Yuuki
non aspettò che Mai completasse la rotazione e
tornasse con i piedi per terra e raggiunse l’arma volata a
terra, scivolata a
qualche metro di distanza. Quando si voltò, la Guerriero
Viola sorrise e
inspirò per scaricare la tensione e, poco dietro di lei,
Zungurii lasciò cadere
a terra la porta. Le sbarre stridettero e coprirono il tonfo sordo
dell’altro
soldato svenuto.
Il
Guerriero Bianco li raggiunse e Zungurii prese la seconda
pistola.
“Speriamo
solo di non doverle utilizzare.”
Nessuno
di loro avrebbe voluto essere costretto a dover
infliggere un colpo letale, ma erano anche altrettanto consapevoli che
molto
probabilmente non avrebbero ricevuto lo stesso trattamento. Potevano
solo
sperare che i soldati continuassero a volerli vivi, come quando li
avevano
rinchiusi in quella cella. Se così non fosse, non si
illudevano purtroppo di
poter evitare quella scelta.
In
silenzio, trascinarono i due soldati dentro una delle
celle vuote. Li legarono e imbavagliarono alla meglio e li richiusero.
Zungurii
sistemò anche la porta recisa, nella speranza che aumentasse
la confusione
delle guardie e che il virus realizzato da M.A.I.A. fosse riuscito a
oscurare
efficacemente le loro telecamere.
Yuuki,
Zungurii e Mai incrociarono lo sguardo e quest’ultima
sorrise. “Andiamo a farci inseguire.”
g
g
g
SPAZIO AUTRICE:
Salve a tutti! Con un
aggiornamento a questa storia che non giunge dopo qualche era
geologica. Sono
molto soddisfatta di me stessa. XD
Come promesso, i nostri
Maestri
della Luce sono entrati in azione. Cosa ve ne pare del loro piano?
Fatemi
sapere le vostre opinioni!
Mi auguro che tutti i
personaggi
siano IC e che si riesca a percepire che sono cresciuti da come li
avevamo
conosciuti in Brave. Come avete notato, ho scelto di far praticare a
Mai il
Taekwondo (già nei prequel avevo accennato al fatto che lei
frequentasse corsi
di arti marziali). Non sono un’esperta di arti marziali, ma
guardando qualche
video mi è sembrato quello che meglio riuscisse ad
approssimare lo stile di
combattimento di Mai nelle due serie tv. Se tra voi
c’è chi se ne intende, mi
faccia sapere il suo parere e se ho scritto qualche grande cavolata!
Nel prossimo capitolo ci
sarà il
DUELLO! Il primo vero e proprio duello di questa serie! Io sono un
po’
emozionata, e voi? Siete ancora in tempo per dirmi chi secondo voi
avrà l’onore
di combatterlo.
E siamo di nuovo ai saluti.
Grazie ai lettori, ai recensori… grazie un po’ a
tutti, anche a quelli che
magari non hanno letto nessuno dei nuovi capitoli perché
impegnati con le loro
vite. E mi raccomando, non slacciatevi ancora le cinture di sicurezza,
il divertimento
è solo all’inizio.
A presto, HikariMoon
P.S. per chi non se ne fosse
accorto, ho cambiato il nome della serie. Non più I Guerrieri della Luce, ma Battle
Spirits Resurgence - I Guerrieri della Luce.
Ho modificato anche un po’ la presentazione, se vi va
di andarle a dare un’occhiata.
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
Capitolo 3
Il
corridoio era uguali a tutti quelli che avevano
attraversato. Anonimo con i suoi muri rossastri e i semplici arazzi con
i
colori della terra che rappresentavano i possenti draghi del regno, lo
avrebbero sicuramente ignorato senza pensarci due volte.
“Sicura
che sia questo il posto?”
Hideto
si sporse ancora una volta oltre il muro, cercando
ancora un indizio che potesse far pensare che Magisa fosse
lì.
“Te
l’ho già detto!”, sbottò
Aileen incrociando le braccia e
fermandosi a pochi passi da lui.
“Chiedo
perdono se sono un po’ scettico. Dopotutto, non eri
mica tu chi pochi minuti fa ha ammesso di non avere la più
pallida idea di come
usare il Nucleo!”
La
ragazza alzò gli occhi al cielo, inviando una silenziosa
preghiera alle divinità del suo regno. Dove erano finiti
tutti i suoi discorsi
su fidati delle tue capacità?
“Se
hai un’altra proposta, sono tutta orecchi.”
Il
Guerriero Blu si limitò a tornare a fissare il corridoio
davanti a loro. Non potevano rischiare di fare domande ai servitori o
alle
guardie. Erano già stati fortunati che il loro piano avesse
funzionato fino a
quel momento, soprattutto grazie al convincente diversivo inscenato da
Mai,
Yuuki e Zungurii. Il tempo non era sicuro dalla loro parte.
Forse
intuendo quali fossero i pensieri di Hideto, Aileen deglutì
e si portò al suo fianco. “Magisa è
oltre quel muro, ne sono quasi
sicura.”
“Potrebbe
esserci una stanza segreta”, disse Hideto
distrattamente: gli era successo più volte di incontrare un
simile trucchetto
cercando le carte dello Zodiaco. “Non molto
originale.”
“Come
facciamo ad entrare?”
Il
Guerriero Blu strinse la mano sulla pietra fredda del
muro. “Dovremo avvicinarsi. Ci dovrà essere per
forza un meccanismo per
accedere alla stanza.”
“Un
meccanismo tipo cosa? Una leva? Un pulsante?”
La
Guerriero Verde si sporse oltre il ragazzo. Lui la
afferrò per una spalla e la fece arretrare di nuovo dietro
di lui guadagnandosi
un’occhiataccia.
“Lo
scopriremo presto. Io vado a dare un’occhiata. Tu
controlla che non arrivi nessuno.”
Quelle
parole furono seguire dal silenzio, Aileen lo fissò
per capire se stesse dicendo sul serio. “Di la
verità, ti stai divertendo a
darmi ordini?”
“Sì,
se devo ess-”
“Non
azzardarti a rispondere!”
Hideto
scosse la testa e ridacchiò, voltandosi di spalle. La
granroriana gli mostrò la lingua. Poi tornò a
osservare il corridoio da cui
erano arrivati. Fortunatamente era ancora deserto. Il luogo in cui era
stata
rinchiusa Magisa era stato escogitato con cura. Tutti i servi e i
soldati si
trovavano ai piani inferiori o sul tetto e l’ala in cui si
trovavano sembrava
quasi abbandonata.
Sobbalzò
quando Hideto le afferrò il braccio e le fece cenno
di tacere portandosi un dito davanti alla bocca. Hideto
accennò con la testa al
corridoio in cui c’era Magisa. C’erano dei soldati.
“Ricordate,
la Maga non deve essere ferita ma deve seguirci
senza tante storie.”
Aileen
e Hideto si scambiarono uno sguardo allarmato.
“Il
bracciale dovrebbe essere in grado di annullare i suoi
maledetti poteri fino all’astronave.”
La
granroriana cercò di sporgersi, ma Hideto la
fermò.
“Vogliono portarla VIA! Dobbiamo fare qualcosa!”
“Lo
so! Pensi che caricare a testa bassa serva a qualcosa?”
Aileen
abbassò la testa, mordendosi un labbro.
“Guarda
e impara!” Il Guerriero Blu sorrise confidente
facendo roteare un sottile tubetto laccato apparso da una delle sue
tasche.
“Tenete
le armi pronte.”
“Quando
il nemico ha il numero dalla sua parte-”, con un
colpo secco infilò un sottile dardo piumato,
“-bisogna essere più furbi di lui.”
Hideto
si inginocchiò, attento a non farsi vedere oltre lo
spigolo. Doveva essere preciso e veloce. Non poteva sbagliare. Nel
corridoio si
sentì muovere un pannello. Ecco qual era il meccanismo.
“Se
non riesco a neutralizzarli, attirerò la loro
attenzione. Tu nasconditi nell’ultima stanza che abbiamo
visto. Con un po’ di
fortuna avrai una seconda possibilità.”
Aileen
non rispose, il cuore che cominciava a battere
impazzito all’idea di ritrovarsi la responsabilità
di liberare tutti gli altri.
Per la prima volta, si ritrovò a sperare che il Guerriero
Blu potesse mostrare
l’esperienza che tanto
decantava.
Hideto,
in quegli istanti che sembravano dilatarsi, non era
convinto di poter superare una simile prova. Aspettare che aprissero la
porta
era preferibile, gli avrebbero risparmiato una fatica. Il problema
principale
era che i soldati erano in due unità in più
rispetto al suo record. Hideto
inspirò e sollevò la cerbottana. La
puntò verso il soldato più vicino, facendo
attenzione a non perdere d’occhio le azioni del granroriano
che sembrava al
comando.
Uno. Il soldato allontanò
la mano dal pannello.
Due. Una soffusa
luce illuminò i pulsanti.
Tre. Lieve
clangore e i bordi di una porta apparvero sulla parete.
Era
il momento. Il Guerriero Blu soffiò. Un leggero sibilo, un
sottile dardo piumato fendette l’aria fino a conficcarsi nel
collo di uno dei
soldati. Il granroriano emise un verso di sorpresa e alzò la
mano. Un attimo
dopo, cadde a terra a peso morto.
Il
tonfo colse di sorpresa i suoi compagni. Hideto afferrò
un altro dardo, inspirò e soffiò. Un altro
soldato cadde a terra con un grido
strozzato in gola.
“SIAMO
ATTACCATI!”
Il
caos si scatenò tra i soldati che afferrarono le loro
armi e cercarono freneticamente di capire da dove provenisse
l’attacco.
Confusione che non faceva che favorire Hideto. Il ragazzo
lanciò altri due
dardi prima che una granroriana, voltandosi nella loro direzione, si
accorgesse
di lui.
“Signore,
da quella parte!”
Il
comandante e gli altri due soldati si voltarono al grido.
Hideto ignorò il fatto che fossero sempre più
vicini e lanciò quinto dardo che
riuscì a colpire il bersaglio, che rovinò a terra
trascinandosi dietro la
granroriana che lo aveva avvistato.
Il
Guerriero Blu imprecò e si mise in piedi, senza avere il
tempo di controllare se Aileen fosse riuscita a nascondersi, faticando
a preparare
un nuovo dardo. Dardo che gli scivolò dalle mani, ma questo
gli permise di
accorgersi con la coda dell’occhio di essere sotto tiro.
Riuscì a gettarsi a
terra giusto un attimo prima che lo sparo gli creasse un buco in
fronte. La
cerbottana gli scivolò dalle dita e rotolò a
qualche metro di distanza.
Con
la fronte imperlata di sudore, afferrò il dardo caduto a
terra e si gettò contro i due. Approfittando della loro
sorpresa, riuscì a
conficcarlo sulla spalla del comandante che stramazzò a
terra trascinandoselo
dietro. Uno dei drappeggi si scollò dal muro e
finì addosso a loro.
Frastornato,
sbatté gli occhi e tastò freneticamente la
tasca in cerca degli ultimi dardi. Ma la sentì vuota.
Dovevano essergli caduti.
Maledicendo la sua sfortuna, cercò di divincolarsi dal
groviglio di braccia e
stoffa in cui era finito. Il rumore di una sicura tolta lo
immobilizzò sul
posto. Sulla testa sentì il freddo di una pistola.
“Io
non mi muoverei se fossi in te.”
Hideto
sentì il sangue gelarsi nelle vene. Alzò gli
occhi e
si ritrovò davanti l’unico soldato che non era
riuscito a neutralizzare.
“Non
so come tu abbia fatto ad entrare lurido ribelle, ma il
gioco finisce qui.”
Era
spacciato. Ora avrebbero dovuto cercare anche un
sostituto per il Guerriero Blu.
Con
la coda dell’occhio vide un’ombra verde e bruna. E
sgranò gli occhi.
Aileen,
nel breve lasso di tempo che avrebbe avuto per
pentirsi, pregò Hououga
e tutti protettori
del suo regno e saltò. Come quando si arrampicava sugli
alberi con gli amici
del villaggio, strinse braccia e gambe attorno al busto del soldato,
che si
sbilanciò gridando dalla sorpresa.
Il
colpo diretto ad Hideto si infranse sul muro alle sue
spalle.
Il
soldato ringhiò e si sbatté contro il muro. Un
dolore
lancinante le percorse il braccio e la spalla. La Guerriera Verde
strinse i
denti per non urlare e serrò tutta la mano attorno al dardo
che aveva raccolto
da terra. Lo conficcò nello stesso istante i cui il
granroriano la afferrò al
braccio, quello dolorante, e la strattonò gettandola oltre
di lui.
L’impatto
con la terra le tolse il respiro. Rimase distesa a
fissare il pavimento rossastro.
Dopo
qualche istante, si sollevò sui gomiti e si
ritrovò
Hideto al suo fianco che l’aiutò a rimettersi in
piedi. Per un breve attimo,
tutto sembrò ondeggiare per poi fermarsi quando
incrociò lo sguardo preoccupato
del ragazzo.
“Stai
bene? Ti fa male qualcosa?”
Aileen
abbozzò un sorriso. “St-sto bene”
“Come
no. Hai appena fatto l’imitazione della pallina di un
flipper. Ma hai visto quanto più grande di te era quello?
Potevi farti
ammazzare!”
“Adesso
sembri Vey”, si lamentò la granroriana.
“Aileen.”
La
ragazza sbatté le palpebre e passò lo sguardo sul
corridoio. Tre soldati erano riversi a terra. Il quarto sbucava dal
corridoio
in cui era rinchiusa Magisa.
“Un
po’ il braccio sinistro”, ammise alla fine.
Hideto
controllò il braccio e tirò un sospiro di
sollievo
quando non trovò niente di rotto. La granroriana avrebbe
dovuto semplicemente
convivere per un po’ con un gran bel dolore.
“Pensi
di farcela?”
Aileen
annuì. “Sta già diminuendo.
Però sono d’accordo con
te: era veramente troppo grosso per me.”
Il
Guerriero Blu sogghignò, anche lui un po’
indolenzito, e
recuperò dardi e cerbottana. Insieme portarono gli otto
soldati nella stanzetta
vuota in cui la granroriana si era nascosta poco prima. Tolto anche il
travestimento, chiusero la porta alle loro spalle e raggiunsero di
corsa il
corridoio dove si trovava Magisa.
Dove
fino a poco prima c’era un anonimo muro rossastro, ora
si intravedevano distintamente i bordi di una porta, ben celata a chi
non
sapeva che ci fosse. I due Maestri della Luce si fermarono davanti al
pannello,
con Aileen che quasi saltellava sulla punta dei piedi. Hideto, invece,
iniziò
ad armeggiare con la pulsantiera con il riapparso cacciavite. Tolta la
prima
vite, riattivò la ricetrasmittente e tirò fuori
anche il dispositivo
decifra-password di Kenzo.
“Noi siamo pronti.
Mai e gli altri?”
“Non aspettano altro
che il segnale per fare da diversivo. Sono già usciti e
pronti all’azione.”
“Perfetto.
Noi siamo davanti al pannello, dove dovrebbe
essere l’entrata USB?”
“Guarda ai lati. Forse
è nascosto da qualche sportello.”
Il
Guerriero Blu sfilò l’ultima vite e
spostò la
pulsantiera, rivelando un groviglio di cavi e circuiti. In un angolo
c’era un
piccolo pannello. Con le unghie lo fece saltar via e sotto
trovò proprio i
collegamenti che gli servivano. In un attimo il dispositivo era
collegato. Lo
attivò come gli avevano detto Mai e Kenzo e sullo schermo
cominciarono a
scorrere scritte informatichesi
che,
una volta interpretate, avrebbero permesso loro di liberare Magisa.
“Ottimo.
Ora cominciò ad inviarti i dati, così trovi la
combinazione.”
“Non
così in fretta.”
Aileen
e Hideto si voltarono di scatto nella direzione da
cui proveniva la voce. A diversi metri da loro, ad
un’intersezione del
corridoio, era apparso un altro soldato del Governatore. La granroriana
sentì
gelarle il sangue nelle vene: avrebbe riconosciuto quella voce e quel
volto
ovunque.
“Mani
in alto.”
I
due ragazzi non si fece pregare, alzando lentamente e
scambiandosi uno sguardo teso. Sambirii, intanto, continuando a tenere
la
pistola puntata contro di loro, avanzò. Un ghigno divertito
gli piegava le
labbra.
“Guarda,
guarda chi si rivede, la piccola streghetta del
regno di Smeraldo.”
Con
lo sguardo, passò in rassegna il corridoio deserto.
“Quando
ho sentito che c’erano dei prigionieri, ho subito
pensato che qualcosa non andava. Dopotutto qui c’era la Maga
e quindi ho
pensato a te.” Avanzò fino a trovarsi a pochi
passi da loro. Aileen deglutì e
si morse un labbro. “Ci ho visto giusto.”
Hideto
stava scrutando ogni minimo dettaglio, in cerca di un
possibile punto debole da poter sfruttare. Con le mani alzate, non
poteva usare
la cerbottana e la stazza granroriana del soldato rendeva ridicolo
pensare di
poterlo smuovere lanciandoglisi contro.
“Hideto, che cosa sta
succedendo?”
Sambirii
afferrò la radio dalla cintura. “Spero vi godrete
la vostra permanenza nelle prigioni.”
Hideto
sgranò gli occhi e fece per dire o fare qualcosa,
qualsiasi cosa, ma la granroriana lo batté sui tempi. Aileen
si gettò avanti
abbassando le braccia e tendendole davanti a sé.
“No!
Aspetta!”
Il
soldato fermò il dito che stava per attivare le
comunicazioni, alzando il sopracciglio e regalandole uno sguardo
derisorio.
“Non
sei in posizione per darmi ordini, insetto!”
“Non
ti conviene catturarci. Che cosa ci guadagneresti?”
Hideto
e il soldato accolsero con silenzio perplesso la sua
esclamazione. La ragazza, però, non si lasciò
intimorire. Il suo era un piano
folle, improvvisazione allo stato puro. Vey avrebbe apprezzato.
“Prova
a pensarci. Se chiami rinforzi, a te non andrà quasi
alcun merito e non vendicherai la tua sconfitta. Se è quello
che vuo-”, Aileen
strinse le mani dietro la schiena e sospirò.
“Continua.”
La
Guerriero Verde sorrise. “Beh, affrontami in duello. Se
vinco io, ci lasci andare. Se vinci tu, invece, ti vendichi, mi umili,
salvi la
giornata e-”, senza preavviso Aileen afferrò il
braccio di Hideto e attirò a sé
il ragazzo, un enorme sorriso dipinto sul volto, “-catturi il
Maestro della
Luce più forte di tutti!”
“Cos-”
La
ragazza pestò il piede di Hideto, impedendogli di
continuare. “Ehi!”
“Non
dargli bada. È sempre troppo modesto.” Poi si
voltò
verso Hideto. “Zitto e reggi il gioco,” gli
sibilò per poi voltarsi di nuovo verso
Sambirii che in silenzio sembrava indeciso sul da farsi. Aileen,
però, non
poteva permettere che decidesse di chiamare aiuto e sapeva
perfettamente quali
tasti premere.
“Capirò
se pensi di non esserne in grado. Immagino sarebbe
dura perdere una second-”
“TACI!
Io non ho certo paura di te! Se vuoi essere umiliata,
sarà un mio piacere!”
Aileen
trattenne un sogghigno di trionfo. Vey sarebbe stato così
orgoglioso di lei!
“VARCO
APRITI, ENERGIA!”
Il
granroriano scomparve in un lampo di luce bianca,
lasciando i due Maestri della Luce da soli. Hideto si liberò
dalla presa della
ragazza e la fissò scioccato.
“Ma
che ti dice il cervello! Un duello? E se perdi?”
Aileen
roteò gli occhi. “Si chiama diversivo. Lo hai
detto
tu. Io lo distraggo e ti guadagno del tempo, tu liberi Magisa. E se
anche
dovessi perdere, hai sempre la cerbottana. Se loro non rispettano mai i
patti,
possiamo farlo anche noi.”
Il
Guerriero Blu aprì la bocca per ribattere, ma si
fermò
all’ultimo secondo rendendosi conto che l’idea non
era del tutto malvagia. Il
ragazzo si limitò a scuotere la testa, sperando di potersi
fidare veramente.
“Spero
che tu sappia quello che fai.”
“Fidati
di me,” fu la riposta di Aileen che incrociò lo
sguardo di Hideto con determinazione.
Il
ragazzo la guardò per alcuni lunghissimi istanti e poi
annuì. “Buona fortuna.”
La
granroriana sorrise e si voltò. “Varco apriti,
ENERGIA!”
Una
luce verde e bianca l’avvolse e il corridoio attorno a
lei scomparve, insieme alle sue pareti rossastre e ai drappeggi
decorati dai
draghi. Quando riaprì gli occhi, davanti a lei si stendeva
il terreno di
battaglia in tutta la sua maestosità, circondato da brulle
formazioni rocciose
che si perdevano a vista d’occhio. Posò il mazzo
di carte sul terreno di gioco
che si attivò emettendo un breve bagliore.
Lontano
da lei, Sambirii la imitò, l’uniforme identica a
come la ricordava, placche color bronzo decorate da fiamme rosse, in
contrasto con
l’azzurro dei nuclei delle vite. Un’armatura senza
personalità, uguale a quella
di ogni soldato del Regno di Rubino.
I
nuclei delle vite e della riserva si materializzarono sul
campo di gioco. Aileen inspirò: doveva far durare quel
duello il più a lungo
possibile, per dare a Hideto una chance di liberare Magisa. Poteva
contare sul
desiderio che Sambirii aveva di umiliarla. Un duello rapido e indolore
non lo
avrebbe soddisfatto sicuramente, glielo si leggeva sul volto.
“Settant’anni
piccola strega. Non pensare che il mio
desiderio di vendetta sia diminuito. Godrò di ogni istante
in cui ti vedrò
soffrire.”
La
granroriana sbuffò. “Non sono ancora
così vecchia da
perdere la memoria. Ripetere le stesse sciocchezze dell’altra
volta non ti
aiuterà.”
“NON
mi sottovalutare!”, la voce rabbiosa del soldato quasi
rimbombò nel silenzio del campo di battaglia.
“Solo
quando tu non ti sopravvaluterai.”
Aileen
ignorò il ringhio quasi animale del granroriano e
pescò le prime quattro carte. Sfiorò appena
l’ultima di esse: un brivido le
percorse il corpo accompagnato da un fiotto di energia, quasi
familiare, che
partì dalla punta delle dita e si propagò per
tutto il corpo. Nella sua mente
sentì un grido acuto. Chiuse gli occhi, ma questo non le
impedì di vedere
davanti a sé le sue possenti ali blu e rosse, spiegate nel
vento.
Sentì
le gambe cederle e si afferrò alla sbarra
d’acciaio
più vicina. Quella carta non poteva trovarsi nel mazzo. Hououga…
“A
che gioco stai giocando? Ti penti già di avermi
sfidato?”
La
risata di scherno che seguì quelle parole fu sufficiente
ad Aileen per farla uscire dal vortice di voci e immagini che stavano
facendo
battere impazzito il sangue nelle sue tempie, rischiando di
sopraffarla. Aprì
gli occhi e tutto si calmò. Si rese conto di avere il
respiro affannato.
Inspirando ed espirando lentamente si posò al terreno di
gioco. Solo lui poteva avergliela
messa nel mazzo.
L’aveva scoperta, nonostante tutti i suoi sforzi. Lacrime di
rabbia le
inumidirono gli occhi.
“Allora?”
Di
scatto, alzò la testa e fissò il soldato con
sguardo
gelido. “Fatti gli affari tuoi!”
Il
soldato alzò le sopracciglia, notando il repentino cambio
di umore della sua sfidante. Sorrise rendendosi conto che i suoi nervi
a fior
di pelle sarebbero stati un ottimo aiuto per lui. Incrociò
le braccia e gettò
lo sguardo sulle quattro carte appena pescate.
Quando
rialzò lo sguardo, Aileen si era rimessa in piedi,
decisa a tutti i costi a non farsi influenzare da quella carta, che non
poteva
e soprattutto non voleva usare. L’espressione sul suo volto
era di nuovo
concentrata ma il soldato avrebbe usato ogni sua carta per farla cedere.
“A
te la prima mossa, mi sento magnanimo.”
(TURNO 1)
“Come
preferisci. Fase Iniziale.”
A
quelle parole, il terreno di gioco davanti ad Aileen si
illuminò, determinando l’inizio ufficiale del
duello.
“Fase
di Acquisizione.”
Con
un gesto rapido, aggiunse la quinta carta alla propria
mano e subito dopo afferrò tra le dita una delle prime che
aveva pescato.
“Fase
Principale. Attivo il nexus Frutti
dell’Albero della Saggezza.”
Dietro
alle sue spalle, grosse radici spuntarono dal terreno
e si intrecciarono nell’aria andando a formare
l’immenso tronco a spirale di un
albero dalla corteccia dorata e dalla verde fronda. Dai suoi rami
pendevano
frutti dorati a goccia.
“Termino
il mio turno.”
(TURNO 2)
Il
granroriano strinse le dita attorno le carte, memore del
ruolo che quella carta aveva giocato alla sua sconfitta. Se non
riusciva ad
impedire il boost di nuclei, per lui sarebbe stata la fine. E questo
non poteva
permetterselo.
“Fase
Iniziale. Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”
Aggiunse
la quinta carta alla mano e, non appena la vide,
non riuscì a trattenere un ghigno. Non avrebbe potuto
pescare carta migliore,
perfetta per destabilizzare la strategia della sua avversaria.
“Fase
principale! Evoco Oviraptor al
livello 2.”
Sul
terreno di battaglia apparve un simbolo rosso che si
disintegrò per lasciare spazio ad un dinosauro bruno che si
ergeva su due
zampe, coda e zampe anteriori dotate di lunghe lame argentate.
Aileen
aggrottò la fronte, confusa da quella mossa che non
si adattava all’espressione trionfante di pochi istanti
prima. Sambirii afferrò
una seconda carta.
“Di
ciao ciao al tuo amato alberello. È arrivato il momento
di disboscare. Uso la carta magia Giavellotto
Esplosivo!”
La
ragazza si voltò di scatto verso il proprio nexus, mentre
una lancia dorata circondata da fiamme fendette il cielo e si
conficcò nel
tronco dell’albero. Le fiamme si diffusero fino alle foglie e
lo fecero
dissolvere nel nulla.
“Come
vedi, dopo quasi settant’anni dovresti provare con
qualche strategia più originale.”
Aileen
si voltò, ma non ebbe il tempo di replicare.
“Fase
d’Attacco. Vai Oviraptor!”
Il
dinosauro ruggì e partì all’attacco,
attraversando a
rapide falcate il terreno di gioco. La Guerriero Verde non
esitò a decidere,
senza nuclei e senza spirits non poteva fare altro.
“Rispondo
all’attacco con la vita!”
Una
sfera rossa circondò la sua postazione. Oviraptor balzò
in aria e con le lame delle zampe
anteriori sferzò la barriera in rapida sequenza. Il secondo
attacco la infranse
e il primo nucleo di Aileen esplose sull’armatura,
costringendola ad arretrare
di un passo per impedire che l’onda d’urto la
facesse cadere a terra. Una
smorfia di dolore apparve sul suo volto.
Il
granroriano scoppiò a ridere. “Mi
divertirò un mondo! A
te la mossa.”
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“Hideto, che cosa è
successo?”
Il
Guerriero Blu era di nuovo davanti al pannello che aveva
smontato e posato a terra.
“Oh,
niente di che. Stavano per portare via Magisa e abbiamo
avuto un incontro piuttosto ravvicinato con loro. Poi è
arrivato il soldato che
ha raso al suolo il villaggio di Zungurii. Ora Aileen sta duellando con
lui.”
Nell’auricolare,
per lunghi secondi, non si sentì altro che
il classico ronzio elettronico. Hideto, nel frattempo, aveva inserito
la
chiavetta datagli da Kenzo facendo così iniziare il
passaggio di dati alla Limoviole.
“Sono davvero contento
di non essere venuto con voi, lo sai?”
Il
ragazzo ridacchiò e incrociò le braccia.
“Perché? È così
divertente.”
“Non sei spiritoso.”
Hideto
non rispose, ma tornò a guardare il corridoio. No,
Kenzo aveva ragione. Non era stato divertente neppure un po’,
soprattutto
quando aveva veramente creduto che sarebbe morto. Ma qualcuno doveva
pur farlo.
Come quando nel futuro bisognava trovare le X-Rare dello Zodiaco.
Qualcuno
doveva pur fare il lavoro sporco e lui, già da tempo, aveva
deciso che non si
sarebbe più tirato indietro dalle sue
responsabilità. Soprattutto se poteva
aiutare gli altri nel frattempo.
“Quanto
tempo pensi impiegherete tu e M.A.I.A.?”
“Non ne ho idea.
Faremo del nostro meglio.”
Il
ragazzo annuì, anche se non poteva essere visto, e strinse
il dispositivo con la tastiera che Kenzo gli aveva dato. Non gli
restava che
attendere e sperare che i due Guerrieri Verdi riuscissero nel loro
intento. Si
posò quindi sul muro, con gli occhi e le orecchie attente al
minimo rumore.
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(TURNO 3)
“Fase
Iniziale. Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”
Aileen
prese la carta e fissò il terreno di gioco. Per lei,
quel duello non poteva essere cominciato peggio. Non tanto
perché non avesse
carte utili in mano, perché ne aveva, ma per il semplice
fatto che aver pescato
Hououga l’aveva
messa in svantaggio di una
carta e l’aver perso il nexus le aveva tolto anche il
vantaggio dei nuclei.
L’unico lato positivo per la lei era che il principale
obbiettivo di quello
scontro era far perdere tempo a Sambirii.
“Fase
di Recupero e Fase Principale. Evoco Araigoya, Procione Spora di
terzo livello.”
Similmente
a prima, sul terreno di battaglia di fronte ad
Aileen, apparve il simbolo verde che si dissolse per lasciare il posto
ad uno
spirit grigio di dimensioni relativamente minute, simile ad un procione
sulle
cui zampe si arabescavano delle sottili liane verdi. Al posto della
coda c’era
una specie di fiore a campanula che si protendeva lungo la sua schiena
e che
sfumava dal verde al bianco. Non appena posò tutte le zampe
sul terreno, lo
spirit emise un piccolo ringhiò.
Il
granroriano guardò scettico la creaturina evocata da
Aileen, trattenendo a stentò una risata che fece vibrare il
suo enorme busto.
“Tu
e il tuo spirit mi fate meno paura di un Pentan.”
Aileen
spostò in orizzontale la carta. “Anche i Pentan possono
far male. Attacco con Araigoya!”
“E
io rispondo con la vita.”
Lo
spirit procione attraversò il terreno correndo e si
lanciò contro la sfera verde apparsa davanti al soldato. Con
le unghie
affilate, graffiò la superficie e quando ringhiò
spore velenose uscirono dal
fiore e attecchirono, crescendo immediatamente e stritolando la sfera
luminosa
tra i rampicanti.
Il
granroriano sussultò appena quando la sua prima vita
esplose sul suo petto.
“Termino
il mio turno.”
(TURNO 4)
Con
una mano, Sambirii spazzò il punto dove una delle sue
vite si era spenta, muovendo leggermente la spalla.
“Fase
Iniziale. Fase dei Nuclei.”
Allungò
la mano e afferrò la carta. Sorrideva già, certo
turno dopo turno di poter spezzare la strategia che Aileen stava usando.
“Fase
di Acquisizione.”
Portò
la carta davanti agli occhi, illuminati da un bagliore
nero. Era arrivata, la carta che gli avrebbe dato la vittoria, troppo
presto
per i nuclei che aveva a disposizione ma giusto in tempo per prendere
posto
nella scacchiera.
“Fase
di Recupero e Fase Principale. Evoco Ankillersauro
di livello 1.”
Accanto
ad Oviraptor, il
simbolo rosso esplose per far spazio ad un dinosauro di ben maggiori
dimensioni. La corazza rossa scuro ricoperta di spine durissime, due
lunghe
corna d’acciaio ai lati del collo e una possente coda simile
ad una trivella.
Ruggì insieme al compagno e al soldato sembrò di
sentire in quel ruggito il suo
stesso grido di vendetta.
Ma
prima di attaccare, prima di dar soddisfazione ai suoi
spirits, doveva fare un’ultima mossa ed estrasse
un’altra carta.
“Utilizzo
la carta magia Carta in
Più. Pesco due carte e se la terza è
uno spirit rosso, la posso
aggiungere alla mia mano.”
Il
granroriano prese le prime due carte, faticando a
trattenere una smorfia di vaga insoddisfazione, e
l’irritazione sul suo volto divenne
evidente quando la terza carta si rivelò essere la magia Scavatrice.
Con
un gesto brusco, Sambirii portò le mani sul terreno di
gioco spostando uno dopo l’altro entrambi i due spirits.
“Preparati
a soffrire. Attacco con entrambi i miei spirits!”
La
Guerriero Verde passò in rapida rassegna le carte che
aveva in mano, anche se già sapeva che nessuna di quelle le
sarebbe stata utile
in quel frangente. Senza contare che, su quattro carte in mano, una era
l’inutilizzabile
Hououga.
Scosse la testa per scacciare la
frustrazione nei confronti di quella situazione e si afferrò
alle ringhiere.
“Rispondo
agli attacchi con la vita!”
I
due dinosauri, superato l’affaticato Araigoya,
avevano ormai raggiunto la sua postazione
e sferrarono i loro attacchi simultaneamente. Le lame di Oviraptor e la trivella di
Ankillersauro
spezzarono la sfera luminosa. Altre due vite si
distrussero
sull’armatura di Aileen, che strinse i denti per non emettere
il grido di
dolore istintivo per le scosse di energia che si propagarono nel suo
corpo.
“Sei
ancora in tempo per ritirarti, streghetta.”
La
ragazza tornò a rizzarsi e sorrise.
“Settant’anni fa
avevi avuto la stessa inutile premura, vorrei ricordare.”
Un
lampo nero attraversò gli occhi del granroriano.
“Stavolta finirà diversamente! A te la
mossa.”
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Mai,
Yuuki e Zungurii si fermarono dietro ad un angolo. Mancava
solo l’ultima rampa di scale. Uscire dalle prigioni era stato
facile, nessuno
si era aspettato che riuscissero a fuggire. Ma per far funzionare il
loro
piano, passare inosservati non sarebbe andato bene. Se volevano che
nessuno si
accorgesse di Hideto e Aileen, su al quarto piano, loro tre dovevano
riuscire
ad attirare l’attenzione dei soldati tutta su di loro.
Arrivati
al piano terra, attirare l’attenzione sarebbe stato
facile. Il via vai di soldati, servitori e personale vario era
decisamente
maggiore che all’interrato: qualcuno doveva per forza
notarli. Il trucco
sarebbe stato dare l’impressione che il loro tentativo di
fuga fosse vero.
“Che
dite, carichiamo a testa bassa verso l’uscita?”,
propose Zungurii sorridendo disinvolto.
“Di
sicuro non se lo aspetterebbero”, considerò la
Guerriero
Viola.
Il
Guerriero Bianco invece sospirò. “Tanto dopo la
scenata
di Mai ci credono degli allocchi.”
Mai
spalancò la bocca e si portò una mano sul petto.
“Chiedo
scusa, dovreste essere grati! Ora ci sottovaluteranno.”
Alla
fine, l’idea del granroriano trovò
d’accordo gli altri
due. Contarono fino a tre e poi superarono a due a due gli ultimi
gradini. Quando
irruppero nell’atrio principale tutti vennero colti alla
sprovvista. Un gruppo
di cameriere strillò facendo cadere ed infrangere un
servizio di porcellane, ma
ce ne fu qualcuna e, Mai fu pronta a giurarlo, che nel vedere Yuuki e
Zungurii
arrossì di botto.
I
soldati vennero ben presto avvertiti dalle grida e si
resero subito conto che i prigionieri stavano cercando di scappare. In
un
attimo, si schierarono davanti all’uscita bloccando loro di
fatto il passaggio.
Fortuna che non fosse quella la vera direzione che volevano prendere.
Yuuki
si fermò e alzò il fucile, mirando al lampadario
di
bronzo appeso al soffitto. Bastò un colpo e quello
iniziò a precipitare,
quattro pesanti dragoni bronzei. Servitori e cameriere tra grida di
paura e di
sorpresa si dispersero in tutte le direzioni. I soldati si gettarono ai
lati in
cerca di protezione.
Mai,
Yuuki e Zungurii invece fecero un brusco dietro front e
presero a correre verso la grande scalinata che li avrebbe portati al
piano
superiore. Un soldato tremante e un altro granroriano grande e grosso
si
piazzarono davanti alle scale. Il Guerriero Bianco e Zungurii non
esitarono a
prendere le armi e scagliarle sui loro volti. I due doloranti
indietreggiarono
con le mani sul volto lasciando via libera ai tre.
Non
restava che salire e, possibilmente, non farsi prendere.
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(TURNO 5)
Aileen
gettò uno sguardo sui nuclei delle vite. Erano al
quinto turno e lei si trovava nettamente in svantaggio, per due vite
che le
rimanevano, il suo avversario ne aveva ancora quattro. Doveva cambiare
gli
equilibri del duello o non sarebbe stata in grado di dare abbastanza
tempo ad
Hideto.
“Fase
Iniziale. Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”
La
carta aggiunta alla sua mano si rivelò essere un nuovo
spirit di basso costo. La granroriana alternò lo sguardo tra
Genin,
appena pescato, e Chuunin
che aveva tenuto da parte fin dal primo turno. Il suo
effetto Charge, però,
sarebbe stato sprecato
senza nessuno spirit con Venti Impetuosi.
E non valeva la pena rischiare che venisse distrutto da uno degli
effetti del
mazzo rosso.
“Fase
di Recupero. Evoco Genin,
Passero Foglia al secondo livello.”
Accanto
ad Araigoya,
il
simbolo verde si frantumò e apparve uno spirit
dall’aspetto molto simile ad un
passerotto, la pancia bianca e la schiena bruna, sulle cui ali le piume
erano
sostituite da larghe foglie verdastri. Il piccolo spirit
planò e si posò sul
terreno.
Sambirii
osservò ridacchiando l’apparizione del nuovo
spirit
e alternò lo sguardo tra i propri spirit e quelli della sua
avversaria.
“Che
paura! I tuoi
cuccioli sono veramente gli spirits più temibili che abbia
mai incontrato.”
“Sei
monotono. Gli spirits non si giudicano dal loro
aspetto”, sbottò Aileen portando la mano su Araigoya.
“Ma dal loro effetto. Attacco con Araigoya!”
Il
piccolo spirit ruggì con tutte le sue forze, sollevandosi
sulle zampe posteriori, e iniziò a correre verso la
postazione del comandante.
“Rispondo
all’attacco con la vita!”
Il
soldato aspettò a braccia conserte il colpo. Araigoya superò
i suoi spirits e saltò sullo scudo
luminoso, che distrusse in pochi istanti con gli artigli e le spore del
suo
fiore. Quando il secondo nucleo delle sue vite esplose, il granroriano
non
sembrò sentirlo e rimase immobile con un ghigno stampato in
volto.
Aileen
alzò gli occhi al cielo: il suo ego era
insopportabile, ma fino a quando l’avrebbe aiutata a
prolungare il duello, non
si sarebbe lamentata.
“Termino
il mio turno.”
(TURNO 6)
“Sai,
mi sarei aspettato molto di più da te”,
commentò
distrattamente Sambirii sfogliando le carte che aveva in mano.
“Invece, sto
avendo la conferma che è stata solo fortuna la
tua.”
Il
granroriano alzò lo sguardo per incrociare quello
dell’avversaria e sogghignò. Aileen strinse le
carte che aveva in mano, la
tensione che stringeva la bocca dello stomaco.
“È
arrivato il momento di mostrare chi è il più
forte.”
Con
un gesto rapido, il soldato estrasse una carta e la
sollevò davanti a sé.
“Preparati
ad incontrare l’artefice della tua sconfitta!”,
esclamò con foga. “Evoco il maestoso signore dei
dinosauri, campione dell’Impatto
Devastante, Giganoton, Dinosauro Enorme di
livello 1!”
Le
ultime parole del granroriano venne accompagnate dal
tremore della terra e dal sordo rumore di rocce che si frantumavano.
Aileen si
afferrò alle sbarre della propria postazione. Davanti al
comandante il terreno
di battaglia si squarciò, una luce rossastra che filtrava
dalla spaccatura. In
pochi istanti il terreno attorno alla spaccatura si sollevò
e da essa emerse un
dinosauro rossastro dalla corazza nera e carica di grosse punte. Gli
artigli,
anch’essi neri, delle zampe posteriori frantumarono la terra
sotto di loro. Il
dinosauro sollevò la testa, corazzata fino al muso, le fauci
piene di lunghi
denti acuminati, ed emise un ruggito che rimbombò nel
silenzio dell’arena.
“Vai,
Giganoton! Attacca
con Impatto Devastante!”
Il
dinosauro ruggì ancora e iniziò a correre verso
gli
spirits di Aileen, il terreno che si riempiva di crepe al suo
passaggio. Araigoya
e Genin
si
voltarono verso la Maestra della Luce. La ragazza fissava con
espressione
vagamente stupita il mostruoso spirit evocato
dall’avversario, era così
evidente che lo avesse inserito per rendere più aggressiva
la strategia che
quasi settant’anni prima aveva implementato con Drago
Bicefalo.
Aileen
spostò la sua attenzione sul suo unico spirit
disimpegnato.
“Mi
dispiace”, sussurrò prima di incrociare lo sguardo
dell’avversario con nuova determinazione. “Blocco
con Genin!”
L’uccellino
si alzò in volo e schivò la prima artigliata del
dinosauro. Arrivato alle sue spalle, iniziò a sbattere
freneticamente le ali
creando un turbine di foglie affilate che andò ad
infrangersi sulla corazza di Giganoton
senza provocargli alcun danno. Quest’ultimo
roteò su sé stesso e usò la coda per
sferzare con violenza il piccolo spirits
che non riuscì a tenersi in volo e si dissolse al contatto
con il suolo.
Giganoton ruggì
e il
granroriano scoppiò a ridere. “Ciao ciao
uccell-”
“Effetto
distruzione di Genin!”
La
risata del comandante gli morì in gola. Attorno ai suoi
due spirits disimpegnati apparvero dal terreno lianee che si
avvinghiarono
attorno a loro, che non potevano che ruggire impotenti.
“Effetto
di Genin:
quando
distrutto, il mio avversario impegna due spirits disimpegnati. In
questo caso”,
Aileen iniziò ad agitare la mano in segno di saluto, un
enorme sorriso stampato
in volto. “Dì buonanotte ai tuoi due
spirits!”
Sambirii
sbatté il pugno contro il terreno di gioco, il
volto contorto in una smorfia di rabbia, una luce nera che brillava nei
suoi
occhi.
“Come
vedi -”, aggiunse sempre sorridente Aileen, “- sono
gli effetti e non le dimensioni di uno spirit che contano.”
“Non
cantare vittoria tanto presto! Questi tuoi trucchetti
non potranno funzionare sempre”, gridò il soldato
puntandole un dito contro. “A
te la mossa.”
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Kenzo
inspirò e tolse gli occhiali. Con una mano si
strofinò
gli occhi mentre sullo schermo il programma continuava a cercare la
password.
“Per
fortuna che non erano sviluppati tecnologicamente”,
sbottò il ragazzino virgolettando con le dita le ultime
parole.
M.A.I.A.
emise alcuni fischi, che sembravano quasi una
risata, e fece un giro sopra alla sua testa.
“Non
serve essere
tecnologicamente avanzati per pensare delle buone password,
marmocchio.”
Kenzo
si morse la lingua per non ribattere all’odioso
robottino, pentendosi quasi di aver deciso di rimanere con lei. Ma solo
quasi. Rimise gli occhiali e si
stiracchiò le dita prima di riprendere a battere stringhe di
codice sulla
tastiera. Ma perché M.A.I.A. non si limitava a guidare Mai e
gli altri?
“Come sta andando?”
“Così
così. Purtroppo senza sapere con quale logica hanno
inserito la password, è impossibile risalirci velocemente.
Potrebbe essere una
data o anche una serie casuale di numeri. Ti rendi conto quante
combinazioni
possibili esistono?”
“C’è qualcosa che
posso fare per aiutarti?”
Il
Guerriero Verde sospirò e posò la faccia sulle
mani,
lasciando vagare lo sguardo sulla Limoviole.
I divani erano abbastanza tristi, ora che lui era solo. Riusciva quasi
ad
intuire i punti in cui Zungurii e gli altri si dovevano essere seduti
più
spesso. Scattò su e sbatté le palpebre. Un
sorriso apparve sul suo volto.
“Hideto,
riesci a vedere se alcuni simboli sono stati usati
di più? Magari sono più consumati.”
“Guardo.”
Il
ragazzino incrociò le dita, sperando con tutte le sue
forze che la sua intuizione funzionasse. Sarebbe stato di grande aiuto
e
avrebbe potuto far ridurre i dati su cui il programma doveva lavorare.
“Ci sono. Il tre, il
cinque e l’otto sembrano piuttosto consumati se li guardo
contro luce. Il sette
e il due un po’ meno, ma sempre più degli
altri.”
Kenzo
strinse i pugni e si trattenne dal saltare in piedi.
Ci aveva visto giusto!
“Fantastico!
Forse i primi tre sono doppi o tripli e gli
altri sono presenti. Inserirò la preferenza per questi
numeri nel programma. Ti
invierò delle combinazioni il prima possibile.”
Riprese
a lavorare sulla tastiera con nuovo entusiasmo. Ce
la potevano fare, ne era sicuro.
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Magisa
tese le orecchie, cercando di capire che cosa stesse
succedendo là fuori. Pensava che fossero arrivati i soldati
e per un attimo
aveva veramente creduto che per lei fosse tutto finito. Glielo avevano
annunciato da giorni. Qualunque fosse il motivo che avevano avuto per
tenerla
lì, avevano cambiato idea e sarebbe stata trasferita entro
breve al cospetto dell’Imperatore.
Da giorni si era messa in pace con sé stessa, aveva
ripensato a tutti gli amici
che aveva conosciuto, tutti i Maestri della Luce che aveva incontrato.
Si era
quasi perdonata tutti gli errori che aveva fatto nella sua vita.
Se
doveva essere la sua fine, l’avrebbe affrontata a testa
alta. Era o no la Maga del Mondo Altrove? Non si era fatta grandi
illusioni.
L’Imperatore l’avrebbe interrogata, forse torturata
per fare scena, ma poi si
sarebbe sbarazzato di lei. Che se ne sarebbe fatto di lei senza il
Nucleo
Progenitore?
Ma
i soldati non erano entrati. C’erano state grida, tonfi.
E poi il silenzio. Forse ogni tanto qualcuno sussurrava oltre la porta,
ma come
diamine poteva sentirli? Quei maledetti muri sembravano insonorizzati.
“Però
potreste anche dirmi che cosa sta succedendo!”,
sbottò
alla fine sedendosi pesantemente sul letto e incrociando le braccia.
“Screanzati!”
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(TURNO 7)
“Fase
Iniziale, Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”
Aileen
sfiorò appena la carta e un’onda di calore
attraversò
la punta delle sue dita, andando su lungo la mano e poi il braccio,
fino a
raggiungerle il petto e vibrare con l’energia del suo
simbolo. Sorrise, il suo
spirit chiave era finalmente arrivato, la carta che Vey le aveva
regalato il
giorno in cui aveva scoperto di essere una Maestra della Luce.
Non
poteva essere arrivata in un momento migliore. Afferrò
la carta e la lanciò sul terreno
“Destati
dal tuo sonno e mostra tutta la furia della natura!
Evoco Rafflesio,
Albero Zanna al livello 2!”
Il
simbolo smeraldo apparve sul terreno di gioco e da esso
si sprigionarono una moltitudine di liane che si condensarono in una
possente
creatura dall’aspetto vagamente simile ad un drago. Nella
parte anteriore, una
solida corteccia rossastra corazzò il collo. Le ultime liane
che uscirono da
essa si materializzarono in un lungo collo draconico che
terminò in un muso
dalle fauci irte di spine simili a zanne aguzze.
Lo
spirit ruggì, festeggiato dal piccolo Araigoya, e nel
suo grido sembrava di sentire il
ronzio degli insetti, i versi degli uccelli e lo scrosciare
dell’acqua.
Il
comandante sgranò gli occhi e imprecò. Quello
spirit
aveva decretato la sua disfatta, ma non sarebbe successo di nuovo. Giganoton era il
più forte e lo avrebbe dimostrato.
“Attacco
con Araigoya!”
La
mossa fece distogliere l’attenzione del granroriano dallo
spirit odiato e, nel vedere il piccolo spirit, sorrise di un sorriso
innaturale, quasi folle.
“Rispondo
all’attacco con la vita!”
“Termino
il turno.”
(TURNO 8)
Ghignando,
il granroriano iniziò il proprio turno e pescò. A
malapena, degnò la carta di uno sguardo e la
posizionò sul terreno.
“Fase
Principale. Evoco Bari Burn,
Drago Lama al livello 2! Elevo il possente Giganoton
al livello 3!”
Aileen
a quella mossa trattenne il fiato, rendendosi conto
di quello che era il piano del suo avversario, e sfiorò le
carte che aveva in
mano, inconsciamente soffermandosi su Hououga.
Il nuovo spirit apparso sul terreno aveva l’aspetto di un
drago serpentiforme
dalle scaglie verdi, dalle ampie ali e con una lama ricurva posizionata
sulla
fronte.
“Vai,
Giganoton, attacca
con
Impatto Devastante! Per effetto di livello 2 e 3 di Giganoton, viene
distrutto
uno spirit bersaglio con 4000 punti battaglia o meno!”
Il
dinosauro ruggì e partì alla carica. Fatti pochi
passi,
ruotò sulle proprie zampe, fendendo l’aria con la
coda corazzata. Un arco di
fiamme si formò nell’aria e raggiunse Araigoya che
venne distrutto dall’impatto senza avere neppure la
possibilità di difendersi.
Aileen
indietreggiò, gli occhi sgranati che fissavano il
terreno annerito dove il piccolo spirits si era dissolto.
“E
ora brucia il suo spirit chiave!”
Rafflesio non
attese
neppure il comando di Aileen e si gettò al contrattacco.
Decine di liane
scaturirono dal suo corpo nel tentativo di avvinghiare
l’avversario. Giganoton
schiacciò sotto i suoi artigli le liane e le
tagliò nell’aria.
I
due possenti spirits si scontrarono, una lotta furiosa di
artigli e liane, zampate e colpì di coda. L’aria
dell’arena si riempì di
polvere e ruggiti. Ogni colpo inferto dal dinosauro, veniva osservato
con
crescente esaltazione dal granroriano. L’ennesimo colpo
permise alla granroriana
di riprendere la concentrazione e il suo sguardo cadde su una delle
carte nella
sua mano
“Azione
Lampo! Utilizzo la carta magia Trappola
a Triangolo!”, esclamò Aileen
esibendo la
carta davanti a sé.
Il
soldato arretrò di scatto, quasi fosse stato percorso da
una carica elettrica. “Cos-”
“Grazie
al suo effetto, impegni i tuoi tre spirit
disimpegnati restanti!”
Attorno
ai tre citati spirits, si creò un triangolo luminoso
dai cui lati si alzarono delle superfici lucide che si congiunsero a
formare
una piramide verde. Quando pochi istanti dopo il triangolo si dissolse,
tutti
gli spirit erano a terra affaticati.
“MALEDETTA!”,
strepitò il soldato, la furia che deformava il
suo viso. “Ti sarai salvata per questo turno, ma il tuo Rafflesio è
condannato! FINISCILO GIGANOTON!”
Il
dinosauro ruggì e con un possente colpo di artigli
squarcio le liane sul dorso del drago d’erba che gemette e si
accasciò a terra,
dissolvendosi un attimo dopo.
Aileen
portò una mano a sfiorare i nuclei delle sue ultime
due vite. “Grazie, Rafflesio.”
“La
prossima volta non sarai così fortunata! A te la
mossa.”
=============================================================================================
La
scala che li avrebbe portati al primo piano apparve una
volta girato l’angolo. Mai, Yuuki e Zungurii accelerarono
nonostante la fatica:
dovevano approfittare del gruppo di soldati che avevano seminato.
Frenarono
rocambolescamente e iniziarono a scendere i
gradini, ritrovandosi faccia a faccia con i primi due soldati di un
nuovo
plotone. I due gruppi sia arrestarono, i primi con il fiato grosso e i
secondi
che sollevarono le armi.
“Fermi
o spariamo!”, esclamarono quasi in sincro. Dietro di
loro ne stavano arrivando altri.
Mai
girò gli occhi e sbuffò. Afferrò il
parapetto e lo
sfruttò per sollevarsi e darsi la spinta sufficiente a
piazzare i due piedi sui
loro sterni, spingendoli giù. I due soffiarono, il respiro
mozzato dal colpo, e
caddero rovinosamente all’indietro. Finendo prontamente
contro i commilitoni.
Yuuki
afferrò il braccio della ragazza per aiutarla a
tenersi in equilibrio una volta che ritornò con i piedi a
terra. Zungurii, due
scalini più in alto di loro, guardò preoccupato a
destra e sinistra.
“Stanno
arrivando!”
I
soldati apparvero da entrambi i lati del corridoio. Senza esitazione,
i tre svoltarono quasi inciampandosi sull’altra rampa di
scale e si
precipitarono verso il terzo piano, seguiti da grida e spari di
avvertimento
che si infrangevano sulla pietra.
Raggiunsero
un’imponente porta, che M.A.I.A comunicò essere
la sala del governo, e i quattro soldati lì di guardia si
pararono loro davanti
bloccando la strada.
“La
vostra corsa finisce qui!”
Il
granroriano e i due Maestri della Luce frenarono
bruscamente. Gli altri soldati stavano recuperando terreno alle loro
spalle.
Non potevano venire bloccati lì. Zungurii lanciò
un grido di battaglia e si
gettò a testa bassa contro due dei soldati.
Quest’ultimi esitarono a sparargli
e quell’attimo fu sufficiente per permettergli di abbrancarli
sull’addome.
Gli
altri due sgranarono gli occhi, dimenticandosi per un
attimo dei due Maestri della Luce.
Yuuki
scattò per primo e sferrò un destro al soldato
più
vicino. Questo gridò e indietreggiò traballante.
Il collega lo sostituì
scagliandosi contro il Guerriero Bianco di spalle usando il fucile come
una
mazza. Il ragazzo però lo schivò scansandosi di
lato.
Il
soldato si ritrovò sbilanciato in avanti e facile preda
di un calcio a giro di Mai. Yuuki parò il pugno del primo
soldato, ripresosi
dal colpo, e gli afferrò il polso. Ruotando il braccio,
obbligò il granroriano
a piegarsi istintivamente per impedire che venisse spezzato. Il calcio
della
Maestra della Luce fu il colpo finale per stenderlo.
Lasciata
scivolare a terra la guardia, i due si voltarono
verso Zungurii che sferrò un montante mandando k.o.
l’ultimo soldato.
“Comunque
nei videogiochi sembra tutto più semplice”,
mugugnò
la Guerriero Viola con le mani sui fianchi.
Si
scambiarono giusto un’occhiata divertita tra loro e
ripresero a correre. M.A.I.A. continuava a ripetere che mancava poco,
che
presto Kenzo avrebbe individuato la password. Loro non potevano che
crederci,
ma il tono beffardo del robottino non era certo particolarmente
rassicurante.
Svoltarono
al nuovo angolo, diretti verso la rampa di scale
nell’ala opposta di quella da cui erano saliti. Se Aileen, si
chiedevano ancora
come avesse fatto a invischiarsi in un duello, e Hideto liberavano
Magisa, le
avrebbero potute utilizzare per salire ai piani superiori.
“Ancora
venti metri e sarete alle rampe.”
Non
ebbero il tempo di esultare. La strada davanti a loro fu
bloccata da una dozzina di soldati. Si fermarono e provarono a voltarsi
ma gli
altri inseguitori li avevamo ormai praticamente raggiunti.
Mai,
Yuuki e Zungurii si strinsero a cerchio, le schiene che
quasi si toccavano. Alzarono le braccia, i pugni stretti, i piedi
pronti a
scattare. In un attimo si ritrovarono completamente circondati.
“Al
Governatore servono vivi”, ordinò uno dei soldati
nel
retro.
Mai
sorrise. “Venite a prenderci.”
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(TURNO 9)
Mente
completava le fasi iniziali del suo turno, Aileen si
rese conto che la sua situazione era appesa ad un filo: non sarebbe
riuscita a
fare durare il duello ancora a lungo. L’unica speranza era
fidarsi del proprio
mazzo e sperare di avere fortuna nella pescata. Si augurava che Hideto
si
trovasse a buon punto.
“Fase
di Acquisizione.”
Quando
vide la carta datale dalla sorte, la ragazza faticò a
trattenere un grido di entusiasmo, riuscendo a limitarsi ad un
sorrisetto che
forse il suo avversario non avrebbe notato. Perché Vey lo
diceva sempre che un
duello non era deciso finché c’era anche una carta
in gioco, ma non aveva mai
creduto che potesse essere veramente così.
“Fase
Principale. Evoco Chuunin,
Rondine Messaggera di livello 2.”
Sul
terreno sgombro davanti ad Aileen, apparve un simbolo
verde che si dissolse, sostituito subito da un esile spirit dal petto
bianco,
la testa e il dorso neri e le ali e le piume della coda di color
rosso-arancio,
simili alle foglie autunnali.
Il
piccolo uccellino non era neppure riuscito ad apparire
del tutti che il granroriano era scoppiato a ridere, la risata di
scherno di
uno che sapeva che la vittoria era solo ad un passo da lui.
“Non
ricordavo che il tuo mazzo incutesse un tale timore!”,
esclamò portandosi una mano
alla bocca. “Ti prego, abbi
pietà di me!”
E
scoppiò di nuova in una fragorosa risata. “Giganoton godrà
nel schiacciare quell’insetto sotto i
suoi artigli!”
“Attacca
Chuunin!”
Lo
spirit trillò e si lanciò in volo verso
l’avversario,
schivando uno dopo l’altro gli spirit rossi affaticati. La
sorpresa divenne
evidente sul volto del soldato nel rendersi che la sua avversaria
avesse
veramente attaccato, quando lei
aveva
solo uno spirit e lui ben quattro.
“Rispondo
all’attacco con la vita!”
Chuunin arrivò
sopra di
lui e iniziò a roteare vorticosamente su sé
stesso, dirigendosi velocissimo
verso la barriera di luce verde che aveva ricoperto la sua postazione.
E
fu allora, mentre la sua penultima vita veniva frantumata,
che capì l’azione apparentemente scellerata. In
mano doveva avere sicuramente
una delle sue maledette magie, capaci di impegnare i suoi spirit. Come Trappola a Triangolo.
O magari aveva l’odiata Prigione di Spine e
uno di quei stupidi spirit con
Alta Velocità.
Il
granroriano sogghignò, non accorgendosi quasi del fiotto
di energia che gli attraversò il corpo.
Aileen
osservò il suo spirit posarsi a terra e sorrise.
Forse era stata una mossa rischiosa, ma era anche l’unica che
le dava la quasi
certezza che il suo avversario si sarebbe sbilanciato, convinto di
averla
completamente in pugno.
E
ogni istante era prezioso, un istante in più che Hideto
aveva per liberare Magisa.
“Termino
il mio turno.”
(TURNO 10)
Il
comandante fremeva, ogni passaggio necessario in quel
turno era fin troppo lungo. La sua vendetta non poteva essere
abbastanza
vicina.
Aveva
creduto di essere più furba di lui, ma si sbagliava: lui
poteva evocare un altro spirit, tenuto da parte fino a quel momento per
servirsene al bisogno. E aveva avuto ragione anche in questo, dato che
la carta
pescata si rivelò essere la magia Avviso d’Attacco.
“Fase
Principale. Evoco Spinoaxe,
Drago Ascia al livello 2!”
Accanto
alla già folta schiera di spirits, il simbolo rosso
lasciò il posto ad un dinosauro bipede dalle scaglie beige e
con incastonati
sul dorso e sul muso dei rubini. L’elemento più
minaccioso erano però le tre
lame, lunghe quasi tutto il suo corpo, che fuoriuscivano dalla sua
schiena. Il
dinosauro ruggì, imitato subito dopo dagli altri.
Era
l’ora della tanto agognata vittoria.
“Vai,
Bari-Burn Drago Lama attacca!”
Il
drago ruggì e spiccò il volo. Aileen non attese
oltre ed
estrasse una carta dalla sua mano.
“Azione
Lampo! Utilizzo la carta magia Trappola
a Triangolo!”
La
piramide di luce circondò Giganoton,
Oviraptor e Ankillersauro
che scivolarono a terra, affaticati. Il comandante
digrignò i denti,
ripetendosi che il sacrificio di vedere i suoi spirit impegnati sarebbe
stato
ripagato dalla vittoria. Era tutto come se lo era aspettato, la strega
e le sue
maledette carte magia, ma ora con Spinoaxe
nessuno
spirit con Alta Velocità avrebbe
potuto fermarlo. E intanto Bari-Burn
l’aveva
ormai raggiunta, superando il suo inutile spirit.
“Utilizzo
la carta magia Prigione
di Spine!”
Quelle
parole fecero sobbalzare il granroriano come fosse
stato colpito in viso. Si era aspettato l’effetto, non
l’ennesima maledetta
magia. Sgomentò fisso le liane che fuoriuscirono dal terreno
e si avvinghiarono
al suo ultimo spirit disimpegnato. Quest’ultimo
cercò di divincolarsi, ma alla
fine dovette cedere e si accasciò sul terreno.
La
furia più nera contorse il suo volto, brillando oscura
nel suo sguardo. Si spinse avanti, quasi ruggendo, come i suoi spirit,
e levò
con foga la carta davanti a sé.
“AZIONE
LAMPO! UTILIZZO LA CARTA MAGIA CICLONE
FIAMMEGGIANTE!”
Un
turbine di fuoco circondò l’affaticato Chuunin che
stridette, cercando di sollevarsi in
volo e fuggire, ma fu distrutto un attimo dopo dalle fiamme. Aileen si
morse un
labbro, non aspettandosi quella mossa. La barriera rosso avvolse la sua
postazione e la sua attenzione tornò a forza sul drago che
la sovrastava.
“Rispondo
all’attacco con la vita!”
Bari-Burn si
gettò in
picchiata, frantumando la barriera con un unico poderoso colpo della
lama sul
suo muso. La granroriana strinse i denti e si afferrò alla
sbarra di acciaio,
evitando così di venir sbalzata indietro.
Il
comandante, intanto, era appoggiato con entrambe le mani
al terreno di gioco, il respiro affannato dalla furia.
“HAI
SOLO RIMANDATO LA TUA FINE, STREGA! NIENTE POTRÀ
SALVARTI IL PROSSIMO TURNO! A TE LA MOSSA!”
(TURNO 11)
Aileen
inspirò. Quello sarebbe stato molto probabilmente il
suo ultimo turno. Il suo terreno di battaglia era vuoto, come anche la
sua
mano. Non avrebbe preso neppure in considerazione l’utilizzo
di Hououga,
l’unica carta che ancora aveva. Non
avrebbe dato a nessuno di loro
quella
soddisfazione.
In
fin dei conti, poteva anche perdere. E Hideto avrebbe
fatto bene a farsi bastare il tempo che era riuscita a guadagnare.
“Fase
Iniziale. Fase dei Nuclei.”
Pescò
la prima carta del mazzo. “Fase di Acquisizione.”
Sbatté
le palpebre e riguardò la carta una seconda volta.
Aveva ancora una chance. Poteva vincere, o almeno finire col botto.
“Fase
Principale!”, esclamò Aileen, il petto che
sembrava
volerle esplodere dall’entusiasmo. “Evoco Ruri, Ali
Fiorite al livello due!”
Sul
suo terreno, apparve lo spirit. Un uccellino dal
piumaggio indaco e le cui piume delle ali erano sostituite da un
tripudio di
fiori lilla e foglie.
Il
comandante sgranò gli occhi, la mano che cominciava a
tremare. Fissò le carte, continuando a cercare qualcosa che
potesse fargli
riacciuffare quella vendetta che stava lentamente svanendo davanti a
lui. Ma
non aveva niente. Neppure Ciclone
Fiammeggiante avrebbe
potuto nulla contro i 6000 punti battaglia dello spirit.
“Vai,
Ruri distruggi
la
sua ultima vita!”
Lo
spirit trillò, sbatté le ali e spiccò
il volo. Il
granroriano apriva e chiudeva la bocca, senza riuscire a far uscire
suoni.
Doveva essere la sua vendetta.
Ruri superò
la schiera di
spirits affaticati e Sambirii lasciò cadere il braccio, la
presa della mano che
si faceva debole, le carte che scivolano a terra.
“Ri-rispondo…
con… la vi-vita.”
Lo
spirit verde arrivò sopra la barriera luminosa e
cominciò
a sbattere vorticosamente le ali. Un turbine di petali e foglie si
scagliò
contro di lui.
Il
granroriano fissava davanti a sé, gli occhi neri e vacui.
“Doveva essere la mia vittoria…”,
sussurrò.
La
barriera si infranse.
SPAZIO AUTRICE:
Salve a tutti! Scusate il
leggero ritardo ma ho riiniziato l’università e
avevo bisogno di un po’ di
tempo per prendere il ritmo. Un capitolo pieno d’azione
(duello e non): che ne
pensate? Recensite e ditemi che cosa ve ne pare!
E il primo duello
è andato ad
Aileen. Qualcuno se le era aspettato? L’elenco dei
Per quanto riguarda il piano
di
Aileen per ottenere il duello, è un piccolo omaggio ad una
scena di BS Rising
(cap.6) di ShawnSpenster che vedeva coinvolti Veihral e Julian.
Dopotutto, chi va con lo zoppo, impara a
zoppicare…
e poi, non so voi, ma penso che Aileen e Hideto abbiano il potenziale
di
diventare grandi amici (anche se nessuno dei due ancora lo sa! XD).
Con questo vi saluto e vi do
appuntamento al prossimo e ultimo capitolo di questo episodio, in cui
scopriremo se i Maestri della luce riusciranno a scappare sani e salvi.
E alla
fine di esso, vi riporterò anche i turni del duello e i
mazzi degli sfidanti.
Come avrete notato in questo capitolo, i nomi sono tradotti in italiano
e molti
di questi sono stati “inventati” da me dato che non
sono carte mai arrivate in
Italia.
Prima di salutarvi,
ringrazio
chi legge, chi recensisce e chi segue questa storia. Spero continuiate
a
divertirvi ed emozionarvi!
A presto,
HikariMoon
P.S. le altre
volte mi sono dimenticata di chiedervi, qualcuno di voi vuole essere
avvisato quando aggiorno? Eventualmente, fatemelo sapere.
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
Capitolo 4
Aileen
attese appena che l’attacco sferrato colpisse la
barriera luminosa.
Si
voltò e aprì il varco che l’avrebbe
portata fuori dal
campo di battaglia. Guardò oltre le sue spalle,
l’ultima vita dell’avversario
che veniva distrutta, e attraversò il portale di corsa.
Hououga, Fenice Implacabile
era ancora stretta tra le sue dita.
===============================================================================================
Hideto
inserì l’ennesima combinazione prodotta dal
programma
di Kenzo. “Fatto.”
“Adesso non resta che
incrociare le dita. Ho perso il conto di quante combinazioni abbiamo
provato.”
“Non
è questione di fortuna, ragazzino!”
Hideto
abbassò il volume dell’auricolare, le discussioni
di
Kenzo e M.A.I.A. erano veramente l’ultimo dei suoi problemi.
Avevano provato
dozzine di combinazioni, anche prima dell’intuizione di
Kenzo. Se non la
trovavano in fretta, avrebbero avuto più di qualche
problema. Il pannello
davanti a lui venne percorso da una linea di luce, emise un bip e la
sua spia luminosa
divenne verde.
Schioccò
le dita davanti a sé, “Yes!”
In
quel momento, un chiarore bianco apparve alla sua
sinistra. Fece appena in tempo a voltarsi: Aileen si lanciò
contro di lui
afferrandogli il braccio. Per poco non si ritrovarono entrambi a terra.
“Sonnifero!”
Il
Guerriero Blu, superato un secondo di spaesamento,
afferrò cerbottana e dardo. Fece appena in tempo a posarlo
alla bocca che il
granroriano sconfitto inciampò fuori dal suo varco luminoso.
Si appoggiò il
muro e afferrò la ricetrasmittente appesa alla sua cintura.
“Me
la pagherete!”, sbraitò attivando le comunicazioni.
“Hideto!”
Il
ragazzo non attese oltre e soffiò, il dardo che si
conficcò nel collo di Sambirii. Il soldato
sussultò e portò una mano alla parte
lesa.
“Cos-”,
la radio gli cadde di mano e sbatté a terra. Il
granroriano si posò al muro, le gambe che gli cedevano. I
suoi sforzi furono però
vani e crollò a terra pochi istanti dopo.
Aileen
e Hideto rimasero col cuore in gola fino a quando il
corpo del granroriano non rimase immobilizzato dall’effetto
del sonnifero.
Senza dirsi nulla, lo afferrarono per gambe e braccia e lo trascinarono
nello
stanzino a raggiungere i commilitoni placidamente addormentati. Un paio
di loro
avevano iniziato a russare sonoramente e Aileen storse il naso.
“Se
fanno così tanto rumore, ci faranno scoprire!”
Hideto,
inginocchiato a legare mani e piedi di Sambirii, fece
l’ultimo nodo e controllò che la corda reggesse.
Poi si alzò.
“Fortuna
che noi non resteremo qui in zona a lungo. Kenzo e
M.A.I.A. hanno sbloccato la porta.”
La
granroriana annuì e lo seguì fuori dallo
stanzino. Mentre
chiudeva la porta, lo sguardo si abbassò sulle corde che
legavano i soldati.
“Ho
paura a chiederti che cos’altro hai in quelle
tasche…”
Hideto
ridacchiò e staccò il dispositivo con cui avevano
potuto hackerare il sistema, infilandolo nella tasca del giubbotto
nascosto
sotto la tunica.
“Questo
perché non hai ancora visto il mio zaino.”
Aileen
sorrise e lo affiancò. Il ragazzo inspirò e
premette
il pannello. La porta nascosta nel muro cominciò a
spostarsi, aprendo loro la
strada verso stanza in cui tenevano Magisa.
===============================================================================================
Magisa
percepì il tremore nel muro e si allontanò,
tirando
un sospirò di sollievo quando le catene ai polsi allentarono
un po’ la stretta.
Qualcuno stava entrando. La Maga non ne poteva più di
sentire tonfi e voci
sommesse e grida, incomprensibili oltre al muro.
Si
chiese se poteva illudersi, anche se la verità rischiava
di essere solo una: la portavano dall’Imperatore.
Magisa
si morse un labbro e strattonò ancora le catene, nonostante
dopo tanti tentativi sapesse che non si sarebbero sganciate. Le avevano
tolto
lo scettro, forse lo avevano distrutto, e le avevano prosciugato le
energie.
Era completamente inerme. Ma era pur sempre la Maga del Mondo Altrove.
Alzò la
testa e drizzò la schiena: che quegli screanzati se lo
ricordassero.
La
porta si aprì e Magisa sentì quasi le gambe
cederle, la
sorpresa che quasi sovrastava la gioia.
“Aileen!
Hideto!”
“Magisa!”
I
due ragazzi le corsero in contro e Aileen le gettò le
braccia al collo. “Sono così felice di vederti,
Magisa!”
La
Maga sorrise, posando la testa su Aileen, impossibilitata
com’era ad abbracciarla. “Ero sicura che saresti
riuscita ad aprire il
portale!”
La
ragazzina rise e arretrò di un passo, faticando a credere
che c’erano veramente riusciti. E Magisa stava bene, forse un
po’ pallida e un
po’ smagrita, ma stava bene. Poi lo sguardo cadde sulle mani
e una smorfia di
sconcerto sostituì la gioia di pochi secondi prima.
“Ti
hanno incatenata!”
Magisa
rise e alzò le spalle. “Diciamo che non sono stata
una prigioniera troppo collaborativa.”
“Ci
conviene sbrigarci. Mai e gli altri non resisteranno a
lungo”, ricordò Hideto continuando ad armeggiare
con la serratura delle
manette.
Non
appena caddero a terra, Magisa si massaggiò i polsi
arrossati. Sorrise quando incrociò lo sguardo della
Guerriera Verde, cercando
di convincerla che le piaghe non fossero così brutte come
sembravano. Aileen
seppur esitante decise di crederle, per il momento, e le due
raggiunsero Hideto
che era già sulla porta.
“Adesso
viene la parte difficile”, dichiarò il ragazzo
controllando che fuori il corridoio fosse deserto.
Aileen
sgranò gli occhi e portò le mani ai fianchi.
“Perché
fino adesso è stata una passeggiata, vero?”
Il
Guerriero Blu ghignò. “Giusto, Adesso
sarà più difficile.
Quando la Limoviole arriva, avremo
tutti pochi minuti per salire e scappare. Sarà difficile
coordinarci.”
===============================================================================================
“Siamo pronti a
dirigerci verso il tetto.”
Kenzo
aveva atteso quel momento, fin da quando quella
mattina aveva augurato buona fortuna ai suoi amici. Non riteneva di
essere un
codardo, preferiva ritenere che la sua decisione fosse stata dettata
semplicemente dalla praticità. Lui, lì, sulla Limoviole sarebbe stato più
utile. E poi era più che consapevole di
non essere portato per lo scontro fisico.
Le
parole di Hideto lo fecero esultare. Il loro piano aveva
funzionato.
Ma
bastò un attimo che la realtà tornasse ad
insinuarsi e il
cuore battere all’impazzata. Sarebbero stati dei bersagli, ma
non era quello
che temeva: non era così codardo. Era il rischio che Mai,
Yuuki e Zungurii
avrebbero corso.
La
ragazza, subito spalleggiata dagli altri due, era stata
categorica: una volta a bordo Magisa, Aileen e Hideto se ne dovevano
andare.
Con o senza di loro.
Il
Guerriero Verde portò l’unghia del pollice destro
tra i
denti e si voltò verso M.A.I.A., fluttuante a pochi passi da
lui.
“Hai
sentito?”
“Certo.
Ho tutte le
comunicazioni sotto controllo, io.”
Kenzo
tornò a fissare lo schermo, scegliendo di ignorare la
frecciatina del robot. Non era proprio dell’umore. Se tutto
andava bene, le
avrebbe urlato qualcosa più tardi.
“Avverti
Mai. Devono sbrigarsi. In quanto tempo
raggiungeremo la fortezza?”, aggiunse voltandosi di scatto
verso Serjou.
“Dieci
minuti. Sempre se non ci intercettano prima.”
E
Kenzo decise che no, pensare a tutti gli scenari peggiori
non avrebbe aiutato. Inspirò e riattivò le
comunicazioni. M.A.I.A. poco lontano
stava già comunicando con Mai.
“Dieci
minuti e saremo in posizione.”
Il
pavimento sotto i suoi piedi vibrò, la Limoviole
era pronta a recuperare i
Maestri della Luce. Kenzo si sforzò di allontanare la mano
dalla bocca e
strinse i pugni sopra la tastiera.
“Ricevuto. Andiamo sul
tetto. Mai e gli altri?”
“Non
preoccupatevi di loro. Cercate di arrivare al luogo
concordato in tempo”, ribadì il ragazzino con
molta meno decisione di quanta
avrebbe voluto. Il suo stomaco era un groviglio di nervi: neppure agli
esami
più difficili era così in ansia.
“No worry, Kenzo.
Siamo o non siamo i Maestri della Luce? Non sanno ancora contro chi
hanno a che
fare.”
Kenzo
sorrise nonostante tutto. Già, erano i Maestri della
Luce: sperava solo che sarebbe bastato.
===============================================================================================
Hideto
si fermò al termine dell’ultima scalinata.
Allungò la
mano dietro di sé, fermando le due granroriane dietro di
lui. Il corridoio era
deserto. La porta, dietro cui si celava la scala che li avrebbe
condotti sul
tetto, era solo una dozzina di metri da loro.
“Sicuro
che quella sia il passaggio, Kenzo?”
“Sicurissimo. Due
minuti e siamo lì.”
Non
avevano più tempo per esitare. Hideto voltò
appena la
testa, incrociando oltre la sua spalla gli sguardi determinati di
Magisa e
Aileen. Erano arrivati così lontano, tanto valeva non
fermarsi.
Il
Guerriero Blu uscì per primo. Dal fondo del corridoio
risuonarono passi sempre più vicini. Sgranò gli
occhi e impallidì.
“Correte!”,
sibilò spingendo oltre Aileen che lo aveva
affiancato.
Le
due granroriane non se lo fecero ripetere due volte.
Superarono il ragazzo e sprintarono lungo il corridoio. Hideto fu
subito dietro
di loro. Aileen raggiunse per prima la porta ed esultò
quando la maniglia
cedette senza fare resistenza. Per un attimo il Guerriero Blu credette
veramente che sarebbe stato così semplice.
“Intrusi!”
“Ma
quella è la Maga!”
Accadde
tutto in un attimo. Hideto sentì il rumore delle
pistole che sparavano e aprì la bocca per urlare ad Aileen e
Magisa di
scappare. Un dolore lancinante gli attraversò la gamba e le
parole si
trasformarono in un grido strozzato. Il ragazzo si ritrovò a
terra. Strinse i
denti e ignorò le grida spaventate delle due granroriane
che, come ci si
sarebbe aspettato da quelle due testarde, erano rimaste ferme davanti
alla
porta spalancata.
“Hideto!”
Il
Guerriero Blu alzò lo sguardo ma lo rivolse verso i
soldati. Uno di loro aveva strappato l’arma dalle mani di
quello che gli aveva
sparato, ricordandogli furioso che il Governatore voleva la Maestra del
Nucleo
Progenitore viva. Erano ormai vicinissimi, solo qualche porta
più in là, ma il
ragazzo si sforzò di controllare la ferita. Il pantalone era
sporco di sangue.
Provò a muovere la gamba e non riuscì a
trattenere una smorfia di dolore.
Bruciava come fuoco, ma non sembrava troppo profonda. Provò
ad alzarsi e i
soldati gli urlarono di rimanere fermo dove era, puntandogli di nuovo
le armi
contro. Per un secondo si ritrovò a ridere al pensiero che
era già la seconda
volta quel giorno che minacciavano di ucciderlo. Di quel passo ci
avrebbe fatto
l’abitudine.
La
gamba non lo resse. Dietro di lui sentì passi e quattro
mani lo sorressero. Uno sciame di farfalle verdi lo superò
velocissimo
fiondandosi contro il gruppo di soldati. Uomini e donne si arrestarono
di
botto, gridando dalla sorpresa. Più di uno lasciò
cadere a terra le armi nel
vano tentativo di scrollarsi di dosso quegli insetti luminescenti.
Hideto,
nonostante il dolore, provò un’immensa
soddisfazione.
Magisa
e Aileen fecero passare le braccia del ragazzo attorno
alle loro spalle e insieme si affrettarono verso la porta e la
salvezza. Hideto
zoppicò stringendo i denti e ripetendo come un mantra nella
testa tutte le
imprecazioni, in tutte le lingue, che aveva imparato negli anni di
viaggio.
Entrarono
nella porta e Aileen lo sorresse, facendolo posare
contro il muro. Magisa invece sbatté la porta che
vibrò sui cardini e la bloccò
con una lancia, recuperata chissà quando. Nella penombra del
corridoio la
striscia di sangue che si era lasciato dietro quasi non si vedeva.
La
Maga, soddisfatta della tenuta della porta, ruotò su
sé
stessa e fissò con sguardo infuocato il Guerriero Blu.
“Stavi
per dirci di andarcene, dico bene?”, sibilò la
granroriana con tono bellicoso ma la voce tremante.
“Dovevate
andarvene! Io sono –”
“Per
favore non iniziare con la storia della spendibilità!
Sarete anche sostituibili come Maestri della Luce ma non come
persone!”, sbottò
furiosa e ansante Magisa, colpendolo ripetutamente sul petto con un
dito. Gli
occhi erano lucidi di lacrime.
Hideto
abbassò lo sguardo. La porta subì un improvviso
scossone: i soldati sbraitavano dietro di essa. Non avrebbe retto a
lungo.
Aileen lo strattonò delicatamente per spingerlo a staccarsi
dalla parete.
“E
poi, lasciarti qui?”, aggiunse incredula e oltraggiata la
ragazza, faticando a trattenere un sorriso, “con tutta la
fatica che ho fatto
per aprire il portale?”
Il
Guerriero Blu ridacchiò e accettò
l’aiuto offertogli da Aileen.
Solo in quel momento registrò la voce di Kenzo e si chiese
come fosse stato
possibile: dovevano essere minuti che si stava sgolando.
“Muoviamoci.”
Le
due granroriane annuirono e insieme corsero su per le
scale, Hideto zoppicante che tentava di tenere il passo con una gamba
sola.
Dietro di loro, i tonfi alla porta si facevano sempre più
insistenti. Alla fine
delle scale, si intravedeva il cielo. Anche da lì si
sentivano spari. Erano in
ritardo: la Limoviole era
già sotto
mira.
Accelerarono
e furono fuori. Per un istante si fermarono
sulle mura, leggermente abbagliati dalla luce del giorno. Erano su uno
dei
punti più alti della fortezza. Anche le mura esterne,
così alte viste dalla
piazza, erano di diversi metri più basse. I rumori di spari
erano più forti
alla loro destra e si voltarono in quella direzione. I soldati dagli
spalti
erano tutti concentrati sull’astronave. Nessuno si era ancora
accorto di loro.
“Hideto, maledizione,
dove siete?”
“Siamo
fuori.”
La
Limoviole fece
una brusca deviazione ad U e Hideto ebbe quasi l’impressione
di sentire un
grido strozzato nell’auricolare. Poi l’astronave si
diresse verso di loro.
“Muoviamoci!”
Aileen
e Magisa, sempre sorreggendo il ragazzo, si spinsero
fino ai bordi merlati. L’improvviso arresto a
mezz’aria della Limoviole
sollevò un enorme nube di
polvere che li investì in pieno, costringendoli a chiudere
gli occhi. Poi rialzarono
lo sguardo e Kenzo, visibilmente verdognolo e con gli occhi stralunati,
apparve
all’entrata sul retro.
“F-forza,
salite!”
Fu
allora che i soldati si accorsero di loro. “Fermate i
ribelli!”
M.A.I.A.
emerse dalla Limoviole a tutta velocità, due occhi
rossi bellicosi visualizzati sullo schermo e una cacofonia di fischi e
sbuffi
che l’accompagnava. Prestando attenzione si riusciva anche ad
intuire una
melodia di sottofondo.
Ad
Hideto gli si spalancò la bocca. “La
cavalcata delle valchirie-”, esalò
scoppiando quasi a ridere,
“sul serio?”
I
soldati si erano pure accorti del bolide viola che gli si
fiondò contro e presero presto la mira. M.A.I.A.
però piroettò su sé stessa ed
evitò gli spari, gettandosi contro la testa del primo
malcapitato. Come un
birillo, stramazzò a terra con un grido. Uno dopo
l’altro anche gli altri
soldati, pur tentando di colpirla, fecero la stessa fine.
Hideto,
Aileen e Magisa rimasero imbambolati a fissare il
robottino che rimbalzava come una pallina di flipper da un soldato
all’altro. Kenzo
doveva essere contento che M.A.I.A. era stata solo
irritata da lui.
“Vi
muovete?”
Il
richiamo distolse i tre dalla battaglia di M.A.I.A. e si
accorsero che il Guerriero Verde aveva ormai raggiunto il bordo della
piattaforma.
Aileen fu la prima a lasciare il braccio di Hideto che si
ritrovò costretto a
sorreggersi solo su Magisa. La granroriana balzò oltre la
merlatura e atterrò
agilmente sulla Limoviole. Insieme
a
Kenzo aiutò Hideto a fare lo stesso. Il ragazzo venne fatto
appoggiare sul pavimento
e, suo malgrado, fu grato di poter stendere la gamba. Anche se
l’azione gli
provocò una fitta che gli attraversò il corpo
fino al fianco.
Magisa
li seguì a ruota e non appena posò i piedi
sull’astronave, Kenzo saettò di nuovo
all’interno lasciando le due granroriane
accanto al Guerriero Blu
“Sono
a bordo”, si sentì la voce del ragazzino quasi
gridare
verso Serjou, “dove saranno gli altri?”, aggiunse
poi precipitandosi sul
computer.
Magisa
intanto si era a sua volta accasciata accanto ad
Hideto, visibilmente sollevata. Dopo un mese di prigionia, cominciava a
sentire
gli effetti della fuga e della tensione. Senza contare che le manette
avevano
prosciugato la sua energia magica.
“Dobbiamo
occuparci della ferita”, sussurrò Aileen
inginocchiata
accanto a loro.
Hideto
si pentì di non aver portato il suo kit di pronto
soccorso. Ma chi pensava potesse servire in una delle loro solite
riunioni?
“Avete
qualcosa per il primo soccorso?”
“Credo
di sì. È Serjou che si occupa che ci sia
tutto.”
Il
Guerriero Blu si posò al parapetto per sollevarsi,
trattenendo appena una smorfia di dolore. Quando Aileen gli
offrì un braccio
per appoggiarsi, sospirò grato.
“Perfetto.”
Insieme
avanzarono verso l’interno, Magisa visibilmente
stanca dietro di loro. Aileen aveva provato a dirle di aspettare ma la
Maga
aveva scossò la mano, ripetendole che era solo un
po’ spossata. In quel
momento, M.A.I.A. sfrecciò sopra le loro teste esclamando un
“Bentornata Maga
Magisa” e prese a girare
in tondo sopra a Kenzo, con una qualche marcia trionfale di sottofondo.
“Lady
Viole e gli altri sono bloccati
in un corridoio del terzo piano.”
Kenzo sbiancò in
volto e riattivò l’auricolare. Hideto venne fatto
sedere su uno dei divani e
Aileen si fiondò al piano di sotto. Magisa
abbozzò un sorriso nella direzione
di Kenzo, troppo preoccupato per apprezzare a pieno che parte del loro
piano avesse
funzionato, e di Serjou per poi lasciarsi cadere accanto al Guerriero
Blu.
===============================================================================================
“Hideto e Aileen
recuperati, voi dove siete?”
Mai
vide con la coda dell’occhio il pugno diretto a centrare
il suo viso e si abbassò appena in tempo per schivarlo. Il
soldato si trovò
quindi sbilanciato e lei lo colpì con una gomitata allo
sterno. Quando lui
cominciò a tossire e si portò le mani al petto,
ruotò il braccio e lo colpì con
un pugno in pieno volto, ricambiando il favore di poco prima. Il
granroriano
scivolò a terra stordito, le mani sul naso, quasi
sicuramente rotto. Mai
deglutì e distolse lo sguardo, arretrando contro il muro e
posandovisi. Si
passò una mano sulla fronte, imperlata di sudore.
“Sempre
lì”, esalò con il fiato grosso. Non era
così stanca
dagli ultimi nazionali di Taekwondo.
Zungurii
a pochi passi da lei afferrò un granroriano e lo
gettò contro il gruppetto che stava per raggiungerli.
Finirono tutti a terra in
un concerto di grida e strilli, pistole che scivolavano a terra e gambe
e
braccia che formavano quasi un groviglio.
Yuuki
poco oltre colpì con un gancio un granroriano e lo
stese con un calcio nello stomaco. Poi il Guerriero Bianco si
voltò verso di
lei e incrociò il suo sguardo. Mai fece il cenno di ok con
le dita e portò la
mano all’auricolare, sperando di bloccare la confusione
almeno un poco. Altre
grida giungevano sempre più forte dal fondo del corridoio:
altri soldati
stavano arrivando.
“Non resisteremo
ancora a lungo! Stanno partendo le astronavi!”
Mai
si morse un labbro, si staccò dalla parete e si
guardò
attorno. Erano bloccati su quel piano, senza alcuna via
d’uscita. Solo corridoi
rossi, porte e finestre che davano sul vuoto. La distanza che li
separava dalle
rampe di scale dell’altra ala del piano era troppo grande per
sperare di
raggiungerla prima che la Limoviole
venisse abbattuta.
Yuuki
e Zungurii la raggiunsero, pure loro stremati anche se
cercavano di non darlo a vedere. Avevano solo pochi attimi per
riprendere
respiro. E nessuno di loro tre avrebbe potuto continuare di quel passo
ancora per
molto.
“Non
possiamo permettere che ricatturino Magisa o prendano
il Nucleo Progenitore.”
Né
Zungurii né Mai contraddissero in alcun modo le parole
del Guerriero Bianco. Lo avevano messo in preavviso. La ragazza
abbozzò un
sorriso.
“Non
possiamo raggiungere il tetto.”
Nell’auricolare
non si sentì risposta, anche se si era udito
quasi distintamente l’aria inspirata bruscamente da Kenzo. I
soldati apparvero
da entrambe le direzioni delle scalinate. I tre si prepararono
all’azione,
nonostante i muscoli doloranti.
La
Limoviole
sfrecciò davanti alle vetrate alla loro destra. Mai la
seguì con lo sguardo
fino a quando scomparve dietro l’angolo. Stavano ancora
facendo giri attorno
alla fortezza, sotto il fuoco che cercava di abbatterli. Stava quasi
per
tornare a voltarsi verso i soldati in avvicinamento, le pistole puntate
contro
di loro e l’intimazione di stare fermi dove erano, ma
tornò a fissare di scatto
la vetrata alla fine del corridoio.
“Pensi
anche tu quello che penso io?”, sussurrò la
ragazza
verso Yuuki.
Il
ragazzo seguì il suo sguardo e alzò un
sopracciglio. Poi ghignò,
meno rassegnato e mezzo divertito.
“Temo
proprio di sì.”
Anche
Zungurii si accorse della vetrata che stavano
guardando e sgranò gli occhi. Ma lo stupore venne ben presto
sostituito da una
risata trattenuta. Più di qualche soldato fissò i
tre come se avessero
completamente perso la testa.
“Mani
in alto!”, esclamò una, probabilmente il
comandante di
quella dozzina di granroriani.
I
tre tornarono a fronteggiare i nuovi avversari. Yuuki
avanzò di mezzo passo davanti a loro e guardò i
soldati sorridendo derisorio.
“Vi
piacerebbe.”
Nella
sua mano destra apparve in un breve lampo di luce la
sua spada. I soldati arretrarono di un passo scioccati e più
di qualcuno visibilmente
intimorito.
Mai
portò la mano all’auricolare. “M.A.I.A.
ho bisogno che individui
la nostra posizione e che riusciate entro diciamo-”,
inclinò la testa e iniziò
a muovere il dito per immaginare la dinamica della loro idea,
“- un minuto? Sì,
a raggiungere la vetrata sull’angolo ovest.”
A
quelle parole, il Guerriero Bianco sferzò l’aria
con la
lama. Il movimento creò dal nulla un’ondata di
aria gelida, quasi una tormenta
con tanto di neve che si abbatte come una scudisciata sul gruppo di
soldati. I
primi persero l’equilibrio e vennero sbalzati contro i
secondi. Quasi tutti
caddero a terra.
“Siamo in arrivo. Che
cosa volete fare?”
Mai
non rispose e i tre, ignorando i soldati doloranti e
incolleriti, si voltarono e iniziarono a correre.
Zungurii
afferrò una statuetta di drago esposta su un
piedistallo, preparò lo slancio e la gettò con
tutte le sue forze contro la
vetrata distante qualche metro. La luce esterna fece brillare la sua
superficie
bronzea. Impattò contro la vetrata mandandola in frantumi.
Il tintinnio dei
pezzetti di vetro venne preceduto dal pesante tonfo della statua.
“Qualche
secondo e l’astronave sarà in posizione.”
Mai
si voltò verso i due amici e annuì. La finestra
era
ormai a pochi passi da loro. Accelerarono e fatti tre passi saltarono,
senza
darsi il tempo di pensare alle conseguenze, al fatto che la loro poteva
essere
un’azione suicida. Dietro di loro i soldati gridarono dalla
sorpresa.
Zungurii
e i due Maestri della Luce si ritrovarono per
istanti infiniti sospesi sul vuoto, mentre la gravità
iniziava a farli cadere.
Sotto di loro nel cortile più di qualche persona
strillò e puntò il dito verso
di loro, alcuni fecero cadere dallo sbigottimento quello che avevano in
mano.
Loro tre non ebbero neppure il tempo di pensare quanto a lungo
sarebbero caduti
prima di sfracellarsi.
Il
ponte anteriore della Limoviole
apparve sotto di loro senza quasi che se ne rendessero conto.
L’urto fece loro
cedere le gambe e si ritrovarono a rotolare come bambole di pezza. Ma
erano
liberi e, soprattutto, ancora vivi.
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Magisa,
incredula, osservò Zungurii, Mai e Yuuki gettarsi
fuori dalla finestra e precipitare sul ponte anteriore della Limoviole. Appena si rese veramente
conto di quanto successo, scattò in piedi con ritrovate
forze e marciò furente
verso la prua. Era stato uno stunt che rasentava il suicidio: sperava
non ne
fossero usciti morti, perché voleva avere lei
quell’onore.
I
tre si stavano appena rendendo conto che il loro folle
piano aveva funzionato. Lentamente stavano tentando di rimettersi in
piedi. Zungurii,
rinunciandoci quasi subito, si era disteso pancia all’aria e
rideva come un
matto.
“Mi
eravate davvero mancati!”
Si
morse subito la lingua e fece del suo meglio per
mostrarsi mortificato, però, quando incrociò lo
sguardo infuocato di Magisa,
marciata a pugni chiusi fino a pochi metri da loro.
“Vi
è dato completamente di volta il cervello?”,
sbraitò
Magisa incrociando le braccia, i serpenti sul suo abito che
cominciavano a
fremere e sibilare, “venite a salvarmi per poi tentare di
farmi morire di
infarto?”
Mai,
la più vicina alla granroriana, sorrise e alzò lo
sguardo verso di lei, che seppur inviperita era lì davanti a
loro sana e salva.
“Se
ti può consolare, questo non era affatto nei
piani.”
A
quelle parole, i serpenti del vestito si fermarono e gli
occhi di Magisa si inumidirono. Senza preavviso, si
inginocchiò e gettò le
braccia al collo della ragazza.
“Sono
così felice di rivedervi”, sussurrò la
Maga mentre la
velocità dell’astronave faceva sbattere i suoi
capelli rosa e quelli viola di
Mai, sfuggiti dal chignon, sulle loro facce.
Mai
ricambiò subito l’abbraccio, sollevata che tutto
fosse finito
e che tutti fossero ancora vivi. “Anche io.”
Yuuki,
a pochi passi da loro, si era già rimesso in piedi.
Si voltò subito per capire cosa stava succedendo alla
fortezza, parzialmente
nascosta dalla cabina di comando. La Limoviole
era riuscita a superare quasi indenne le mura del castello ma le prime
astronavi erano ormai in aria, pronte ad inseguirli.
“Se
non facciamo qualcosa, non avrà importanza.”
Senza
aspettare risposta, si avviò a passo rapido verso
l’entrata seguito a ruota da Zungurii e qualche istante dopo
dalle due donne.
“Serjou
si stanno preparando ad inseguirci. Usa la massima
potenza.”
Il
granroriano spostò la leva fino al massimo, ma la
velocità non variò di molto.
“Temo,
Guerriero Bianco, che i loro attacchi abbiano
intaccato alcuni dei sistemi.”
M.A.I.A.,
connessa ai computer di bordo, finì in quel
momento di effettuare la scansione.
“I
canali di collegamento tra
motore e sistema dei nuclei sono stati danneggiati. Il funzionamento
del
sistema è ridotto al 30%.”
Mai
lo affiancò, appoggiandosi al sedile, scrutando
freneticamente i comandi e poi voltandosi verso M.A.I.A. “Non
possiamo
convogliare l’energia del sistema dei nuclei sfruttando gli
altri canali?”
“Negativo.
Gli altri canali
non sono adatti a quel tipo di utilizzo.”
La
Guerriero Viola si passò le mani tra i capelli, cercando
di tenere a bada la frustrazione che le stava montando dentro.
“Ci
sarà pur qualcosa che possiamo fare!”
“Qualunque
cosa sia sarà meglio farla in fretta, Lady Viole.
Le astronavi stanno recuperando terreno.”
Zungurii
corrugò la fronte, provando un improvviso senso di
deja-vu: si erano già trovati in una simile situazione
durante la loro prima
avventura.
“Come
quella volta con Leon. Possiamo fare la stessa cosa!”
L’attenzione
di tutti si spostò sull’abitante del villaggio
Gurii. Kenzo, con il computer in mano anch’esso collegato ai
sistemi, sgranò
gli occhi comprendendo a che cosa si stesse riferendo il granroriano.
L’aveva
usato come base per uno studio che lui e Stella avevano portato avanti
nel
futuro. Come aveva fatto a non pensarci prima?
“Potrebbe-”,
sussurrò, cominciando a battere con furia i
tasti del computer per valutare quanto fosse un’idea
utilizzabile.
“M.A.I.A.,
se fosse possibile convogliare una maggiore
quantità di energia nel sistema dei nuclei e da
lì nei canali ancora
funzionanti, si riuscirebbe ad aumentare le prestazioni del
motore?”
“Sul
piano teorico sì. Ma non
ne vedo la fattibilità, Scirò.”
Il
ragazzino sbuffò per poi voltarsi verso gli amici,
entusiasta. “È possibile perché abbiamo
il Nucleo Progenitore!”
A
quelle parole, Aileen, che fino a quel momento era rimasta
seduta a fianco di Hideto, che aveva appena finito di fasciarsi la
gamba,
sussultò e si ritrovò sotto lo sguardo di tutti.
“Io?
Vi ho detto che non so usare il potere del Nucleo! A
malapena ho aperto il varco per portarvi qui!”
Le
teste di Mai, Yuuki e Kenzo si voltarono di scatto verso
la granroriana.
“Aspetta
che?”, esalò il Guerriero Verde sbattendo le
palpebre.
La
Guerriero Viola aggrottò la fronte, scandalizzata.
“Ma tu
ci avevi detto!”
“Sciocchezze!
Nella fortezza sei stata in grado di percepire
Magisa”, replicò Hideto con decisione e facendo
gesto agli altri di tacere, prezioso
il poco tempo che avevano a disposizione.
La
granroriana abbassò lo sguardo, i muscoli tesi.
“Era
diverso. Non ci posso riuscire.”
“Si
che ce la puoi fare,” Magisa sussurrò con dolcezza
posando una mano su quelle di Aileen, strette in grembo.
“Sono sicura che ci
puoi riuscire.”
Il
Guerriero Blu le posò una mano sulla spalla. “Devi
provarci, non avremo altre chance.”
Quasi
a sottolineare le parole, il rumore di spari riempì
l’aria e uno dei colpi riuscì a sfiorare la poppa
della Limoviole, facendo scuotere
l’astronave e obbligando tutti a tenersi sul primo appiglio
possibile onde
evitare di cadere.
Aileen
si morse un labbro ma annuì. Hideto, accanto a lei,
sorrise. “Ricorda quello che ti ho detto. Chiudi gli occhi,
concentrati.”
Lei
fece quello che le diceva, come prima. Chiuse gli occhi
e cercò di svuotare la mente, di concentrarsi solo sul peso
della mano di
Magisa che stringeva le sue mani per confortarla. Doveva dimenticare,
che se
sbagliava, erano tutti spacciati. Inspirò ed
espirò.
“Cerca
di sentire Magisa accanto a te. Me. Tutti quanti.”
Per
lunghi istanti, la granroriana faticò a percepire il
Nucleo. Istanti lunghissimi in cui tutti gli altri fissavano le
astronavi
sempre più vicine, lo stomaco contratto in una morsa. Poi,
finalmente lo sentì,
l’energia che fluiva nel suo simbolo e dentro di lei. Vide
interiormente
Magisa, la sua energia multicolore di Maga Guardiana, e
dall’altra parte
l’energia blu di Hideto.
In
quel momento, gli altri videro Aileen venir avvolta da
una luce iridescente e rimasero senza fiato. I loro simboli apparvero
davanti
ai loro petti, viola per Mai, bianco per Yuuki, blu per Hideto e verde
per
Kenzo e la stessa Aileen. Riflessi multicolori riempirono tutta la
Limoviole.
Zungurii
rimase a bocca aperta, quasi senza accorgersi, come
gli altri del resto, dei colpi sempre più vicini.
Kenzo,
ripresosi dallo stupore, tornò a fissare lo schermo,
non senza qualche fatica a causa della luce verde del suo simbolo. Gli
bastarono pochi istanti per rendersi conto che stava funzionando.
“La
funzionalità dei
propulsori sta tornando a salire. 67%, 74%...”
Serjou,
dal canto suo, osservava solo la barra sulla
postazione di comando e, anche lì, la potenza stava
crescendo. Come allora. A
quanto sembrava, neppure un sistema in avaria poteva impedire
all’energia del
Nucleo Progenitore di fluire.
Fuori,
gli inseguitori sgranarono gli occhi e gridarono
dalla sorpresa quando le vetrate della Limoviole furono inondate da una
luce
cangiante. L’astronave, che fino ad un istante prima si
trovava ormai nelle
loro mani, si stava allontanando ad una velocità che
cresceva esponenzialmente
ogni minuto.
I
Maestri della Luce, invece, furono colti alla sprovvista
dalla brusca accelerata. Mai e Yuuki vennero sbattuti contro lo
schienale di
uno dei divani, Kenzo perse l’equilibrio facendo staccare la
spina del suo
portatile e venne salvato dalla caduta solo dal tempestivo intervento
di
Zungurii che lo afferrò con una mano e lo tenne su.
Pochi
istanti dopo, la fortezza del Governatore e la
capitale non erano che un punto quasi indistinguibile
all’orizzonte. Presto,
quando si sarebbero fermati, avrebbero avuto la certezza che almeno per
un po’
non sarebbero stati inseguiti.
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Un
clima strano avvolgeva la cittadina che circondava la
fortezza e la fortezza stessa. L’arrivo improvviso dei
Maestri della Luce e
dell’astronave viola che, brillante di colori multicolore,
era riuscita a
sfuggire ad un intero plotone delle migliori astronavi del loro Regno
aveva
tolto loro qualcosa.
Il
senso di sicurezza.
Neppure
le azioni dei ribelli erano riuscite a tanto. La
fortezza che li proteggeva era stata espugnata e nessuno, nel silenzio
scioccato dalla fuga inattesa, si sentiva più al sicuro.
Il
ritorno fulmineo della nave ammiraglia, della nave del
Governatore, era servito solo ad aumentare la tensione. Le ombre che la
luce
del tramonto creava si riflettevano negli occhi degli abitanti di Gran
RoRo
che, muti e inquieti, si chiedevano che cosa sarebbe stato di loro se
l’Imperatore sarebbe caduto e l’antico status quo
ritornato.
Questo
stesso sentimento serpeggiava nei corridoi della
fortezza, dai lavapiatti delle cucine ai comandanti di più
alto grado. Nessuno
riusciva a spiegarsi come avessero potuto farsi cogliere
così alla sprovvista.
Tutti
erano stati interrogati per risalire a qualsiasi
dettaglio che, a posteriori, fosse risultato rilevante. Solo i soldati
erano
stati interrogati in presenza del Governatore, interessato soprattutto
a
risalire all’identità di coloro che avevano
liberato la Maga.
Per
primi erano entrati i responsabili della sicurezza, tenuti
a rispondere dell’incapacità di accorgersi della
presenza di intrusi. Secondi
erano stati i soldati che avevano inseguito i Maestri della Luce
fuggiti dalle
prigioni.
Fuori
dalla Sala di Governo della fortezza, rimasero solo il
gruppo di soldati ritrovati nella stanzetta poco distante la prigione
della
Maga, incaricati di scortarla segretamente all’astronave che
doveva condurla
altrove, e il soldato trovato con essi.
I
primi furono fatti entrare tutti assieme.
Sambirii
rimase solo a fissare la piccola macchia di umidità
nascosta dall’arazzo. L’attesa si stava facendo
snervante e l’iniziale
rassegnazione alla punizione si stava affievolendo.
L’umiliazione era qualcosa
che non aveva mai potuto accettare. Non con gli altri regni, quando
ancora
tutti erano pronti a sputare su di loro, non quando il Re del Mondo
Altrove
prendeva e dava quello che gli pareva.
Al
servizio del suo regno, dell’Imperatore aveva finalmente
ottenuto quel rispetto che aveva sempre sognato. Si era fatto strada
tra i
ranghi, aveva dimostrato il suo valore come soldato e come duellante.
Fino a
quando era arrivata quella streghetta verde.
Quel
giorno si era fatto di nuovo ingannare come uno
sciocco. Catturare lei e il suo amico, impedire loro di liberare la
Maga:
quello gli avrebbe permesso di ottenere il vero riconoscimento. Ma si
era fatto
abbindolare dalle sue parole.
Strinse
le mani a pugno e colpì il muro con la mano sinistra,
nero di rabbia.
“Il
nostro Governatore ti sta aspettando.”
Ruotò
di scatto. La porta della sala del trono era
spalancata. Il gruppo di soldati entrato prima di lui stava
già scomparendo
alla fine del corridoio. La guardia davanti a lui, accertato di essere
stata
udita, tornò a fargli cenno di entrare e si
posizionò di nuovo a lato della
porta insieme agli tre suoi commilitoni.
Sambirii
espirò e si risistemò la divisa. Alzò
la testa e
avanzò dentro la sala con passo rigido, deciso ad affrontare
l’umiliazione
almeno come un guerriero.
La
sala del trono era la stanza più ampia del palazzo.
Più lunga
che larga, era al centro del piano e di tutta la fortezza. Si trovava
nel torrione
centrale, separato dalle altre ali del palazzo da terra fino alla
merlatura, e collegato
ai restanti corridoi da portici sopraelevati. Tre vetrate per ogni lato
illuminavano in modo soffuso la stanza e rendevano meno accesi i toni
del rosso
e del marrone che la contraddistinguevano.
La
sala, però, mancava della ricercatezza che si poteva
trovare in altri Regni e più di un dettaglio ne accentuavano
il carattere
pratico. Il trono era affiancato da una scrivania massiccia piena di
carte e
documenti, tavolette elettroniche e penne.
Era
lì che sedeva il Governatore e alle sue spalle erano ritti
tutti i suoi consiglieri, quasi invisibili con le loro tuniche rosse e
marroni.
Ma
quello che attirava veramente lo sguardo era l’immenso
arazzo appeso dietro al trono. Realizzato dalle migliori tessitrici del
regno
raffigurava la divinità più potente, Supremo Drago del
Chaos, imponente e terribile, fauci e ali nere circondate
dalle fiamme.
Attorno a lui a creare un triangolo spiccavano il volo, in un cielo
azzurro
velato da nubi, i suoi tre emissari: i draghi titani del cielo.
“Mi
è stato detto che tu sei stato l’ultimo ad aver
visto la
Maga.”
Sambirii
sussultò e si mise sull’attenti, distogliendo lo
sguardo dall’arazzo e puntandolo verso il Governatore. Il
granroriano lo
fissava con gli occhi scuri, le mani intrecciate davanti al suo volto.
La
chioma castana, striata da ciocche grigie, era quasi una criniera e
aumentava
l’imponenza della sua figura, avvolta da vesti beige e
drappeggiata da un
mantello porpora, fermato sulla spalla da una spilla dorata intagliata
a fauci
di drago ruggente.
“Non
esattamente, signore. Sono stato l’ultimo a tentare di
fermare i due ribelli che la stavano liberando.”
“E
come mai non sei riuscito a fermarli?”
Sambirii
deglutì e le mani gli tremarono. Chinò il capo,
la
rabbia che riprendeva a salire dentro di lui. Nera come le ali della
divinità.
“Mi
sono fatto ingannare. Una dei ribelli era una
granroriana del Regno di Smeraldo. Sono stato sfidato a duello e ho
accettato.
Al termine stavo per chiamare i rinforzi ma sono stato
narcotizzato.”
I
consiglieri iniziarono a bisbigliare tra di loro,
lanciandogli occhiate furtive. E molti sguardi erano carichi di
disprezzo e
sufficienza, capaci di ricordargli come avesse fallito da novellino.
Il
Governatore si alzò, senza prestargli attenzione, e si
diresse verso il trono fermandosi davanti ad esso. Il suo sguardo si
alzò verso
l’arazzo.
“E
l’altro ribelle?”
Sambirii
lanciò uno sguardo nero verso i consiglieri e si
rinchinò davanti al Governatore.
“Non
ne conosco la sua identità, mio signore. Ma la
granroriana ha detto che era uno dei Maestri della Luce: il
più forte di tutti,
a sentire lei.”
Quella
frase zittì di botto i consiglieri e Sambirii
provò
enorme soddisfazione a sorprendere quell’ammasso di altezzosi
con la puzza
sotto al naso, dimentichi che erano nati tutti più o meno
agricoltori come lo
era stato lui. Il Governatore annuì lentamente.
“Che
fosse il famoso Dan Bashin? Colui che sconfisse il Re
del Mondo Altrove?”, un brivido di stupore e di ammirazione
attraversò la
schiena di tutti i granroriani presenti, “sai che carte
avesse?”
“No.
Ho duellato solo con la ragazza.”
La
sua voce si perse nel silenzio del salone. Il soldato e i
consiglieri rimasero in attesa delle successive parole del Governatore.
Lui,
taceva, immerso nei suoi pensieri, intento a ponderare le parole
dell’Imperatore
e a capire quanto la situazione potesse essere rimediata. Era un
peccato che
l’inesperta Maestra del Nucleo non fosse stata catturata: un
simile risultato
avrebbe ricordato anche agli altri regni quanto il suo mondo e il suo
popolo
valessero. Fortunatamente Magisa avrebbe potuto fare ben poco e almeno
ora
sapevano chi fosse la portatrice del Nucleo.
Il
granroriano chinò impercettibilmente il capo verso
Supremo Drago e prese a camminare, le mani intrecciate dietro alla
schiena.
“La
granroriana che ti ha sfidato”, esordì fissando un
punto
imprecisato oltre la vetrata, “era la stessa che viaggiava
con la Maga?”
“Sì,
signore.”
“Ottimo.
Voglio il suo identikit completo. L’Imperatore
desidera che chiunque in tutta Gran RoRo sia in grado di
riconoscerla.”
Sambirii
aggrottò la fronte e cercò risposta nel gruppo di
consiglieri, i cui volti però rimasero privi di espressione.
Non capiva il
perché di tanto interesse. Non era forse più
importante che il suo compagno
potesse essere Dan Bashin? Non era lui che l’Imperatore
doveva più temere?
“Ma,
mio signore, è solo una ribelle. Anche se è una
discreta duellante. Quale interesse potrebbe avere il nostro
Imperatore?”
Il
Governatore scoppiò a ridere.
“Non
bisogna mai fermarsi alle apparenze. Alla superficie.
Nessuno di voi si è mai chiesto perché la Maga
fosse ancora qui?”
Sambirii
sbiancò e si sentì ancora più
umiliato, più
stupido. Si era veramente fatto sfuggire la Maestra del Nucleo
Progenitore? Ma
come poteva immaginare che lo avesse quell’insopportabile
granroriana?
“Signori”,
la voce tonante del Governatore rimbombò nella
sala. “Che l’astronave su cui viaggia sia nota a
tutti i nostri ricognitori. La
Maestra del Nucleo va catturata. E dobbiamo essere noi a
farlo.”
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Aileen
inspirò e si alzò dal letto, dirigendosi
lentamente
verso la porta della stanza. Per quanto non bramasse una nuova
ramanzina, non
poteva evitare gli altri per sempre. La scusa della stanchezza non li
avrebbe
tenuti a bada a lungo, anche se la missione era stata più
sfiancante di quanto
potessero immaginare. Distrattamente si passò la mano sul
braccio ancora
dolorante.
Si
fermò a pochi centimetri dalla porta, il dito immobile
sopra il pulsante per aprirla. Quando aveva cominciato a provare ad
attivare il
varco che collegava la terra, affrontare i Maestri della Luce era
sembrato così
semplice. Aveva creduto che sarebbe bastato far finta di nulla,
trattarli come
qualunque persona che aveva conosciuto in quegli anni. Quanto si era
sbagliata.
Strinse
le mani a pugno. Non dovevano scoprire che lei aveva
il Nucleo, e lo avevano fatto. E avevano scoperto anche che lei non
aveva la
più pallida idea di come farlo funzionare. Ma la cosa
peggiore era che,
nonostante i suoi sforzi, i ricordi stavano cominciando a riaffiorare.
E tutti
i passi che aveva fatto in quegli anni, a forzarli nel fondo della sua
mente,
si stavano rivelando vani.
Ma
non glielo avrebbe permesso. Non avrebbe permesso loro di
consumarla. Premette il pulsante e la porta si aprì con un
leggero sibilo. Alzò
la testa e uscì nel corridoio.
Si
voltò appena e i loro sguardi si incrociarono. La
Guerriero Verde sussultò e posò la mano alla
parete vicino alla porta, quasi
tentata di tornarci dentro. Il Guerriero Bianco era immobile a pochi
passi da
lei. Arretrò di un passo e lasciò scivolare la
mano.
Yuuki,
invece, avanzò lasciando alcuni passi tra di loro,
fin troppo consapevole dello smarrimento crescente nello sguardo della
ragazza.
“Sono
venuto a vedere come stavi.”
“Non
ce n’era bisogno”, sbottò la granroriana
distogliendo
lo sguardo e iniziando a fissare il pavimento. “Avevo solo
bisogno di riposare
un po’. Non mi serve una balia.”
Il
silenzio che seguì le sue parole si protrasse per
lunghissimi istanti. E per ogni attimo che Aileen sentiva il suo
sguardo su di
lei, che la analizzava, che sembrava quasi volerla giudicare, dentro di
lei
sentiva crescere quel fuoco rabbioso provato la sera prima e quando si
era
ritrovata Hououga in
mano. Solo lui poteva
avergliela data. Solo lui. Probabilmente aveva già
raccontato a tutti la sua scoperta.
Yuuki
aveva imparato fin da bambino a studiare le persone
soltanto guardandole, una capacità necessaria con la vita
che lui e sua sorella
avevano dovuto affrontare. L’insofferenza della granroriana
alla sua presenza
era stata fin troppo palese il giorno prima. Avrebbe voluto farle delle
domande, capire se le sue sensazioni aveva ragione. Se era lei.
Ma non poteva imporsi.
Sospirò e si voltò.
“Aspetta!”
Non
era riuscito a fare che pochi passi, ma Aileen non ce
l’aveva fatta a frenare le domande. A frenare la rabbia.
Doveva sapere. Lui non
poteva aver capito. Non era giusto che avesse capito.
“Perché
mi hai dato questa carta?”
Estrasse
Hououga e
tese
il braccio davanti a sé, la mano che tremava ma non le
importava. Yuuki si
voltò lentamente e guardò appena la carta che lei
esibiva, il suo sguardo che
tornò ad incrociare quello in tempesta della granroriana.
“Uso
un mazzo bianco.”
“E
questa sarebbe una risposta? Potevi darla a Kenzo allora!
Non è un tuo amico?”
Aileen
abbassò il braccio di scatto, stringendo più
forte le
dita sulla carta. Si stava prendendo gioco di lei. Sembrava divertirsi
a
rendere tutto più complicato.
“Non
spetta a lui usarla.”
“Perché
a me sì?”, sussurrò la granroriana
senza riuscire a
trattenere il tremore della voce. Gli occhi le si inumidirono, sfocando
i bordi
del Guerriero Bianco.
“Tu
hai i ricordi della Principessa di Smeraldo. Come mia
sorella.”
“Co-cosa?”
Aileen
sgranò gli occhi e il cuore cominciò a batterle
come
impazzito. Si era illusa fino all’ultimo che fosse tutto una
coincidenza.
“Perché
sono nata nel Regno di Smeraldo?”
Deglutì
per impedire alle lacrime di scendere, per impedire
di mostrarsi ancora più debole di fronte a lui.
“O
perché ho il Nucleo Progenitore? Perché uso un
mazzo
verde? Perché…”
Yuuki
scosse la testa e sorrise, un sorriso malinconico, che
non raggiungeva gli occhi. “Dimmi che non sei tu. Che le
impressioni che ho
avuto sono tutte sbagliate. Guardami negli occhi e dimmelo. E io ti
crederò.”
La
granroriana mantenne lo sguardo fissò nel suo, forzandosi
di non abbassarlo. Aprì la bocca per parlare. Per mentire,
per nascondere la
verità come aveva fatto fino a quel momento. Per illudersi
che, facendo finta
di niente, quel passato non sarebbe riuscito a tormentarla.
Ma
Aileen sapeva che non ci poteva riuscire, sapeva di aver
perso in partenza. Qualcosa dentro di lei si ribellava con tutto le
forze a
nuove bugie. Tornò ad abbassare lo sguardo, sconfitta.
“Come
hai fatto a capirlo?”
In
quel momento Yuuki sentì dentro di lui la
serenità che
aveva perso sei anni prima. Il suo fallimento, la sua
incapacità e i suoi
errori potevano essere cancellati. Poteva girare la pagina su cui era
rimasto
bloccato. Anche se in modo imprevisto, anche se a lei non importava
nulla, aveva
mantenuto la sua promessa.
L’aveva
ritrovata. Forse avrebbe potuto cominciare a perdonarsi.
“Alcuni
tuoi modi di parlare. Alcune sfumature che davi alle
frasi. Soprattutto quando abbiamo discusso.”
La
Guerriero Verde scosse la testa e rise amara. Era stato
impossibile per lei controllarsi in quel momento, con così
tante emozioni che
vorticavano incontrollate dentro di lei. Con quella stupida vocina che
esultava
per averlo rivisto. Non la sorprendeva il fatto che si fosse tradita
proprio
allora.
“Ti
ho chiesto di smetterla di proteggermi.”
“Poi
mi sono solo fidato di una sensazione”, aggiunse Yuuki
Aileen
sospirò. “Lo hai già detto agli
altri?”
“No.
E non lo farò meno che non lo riterrò importante
per la
nostra missione. Preferirei che fossi tu a rivelarlo, quando ti
sentirai
pronta.”
Yuuki
la guardò annuire a fatica. Ma si rese conto che non
poteva proteggere solo lei: anche i suoi amici avevano sofferto.
“Ma
fallo prima che lo capiscano da soli. Hanno già pagato
abbastanza per la fiducia malriposta, per le bugie e le
menzogne.”
Le
sue parole non furono seguite da una risposta e il
silenziò calò tra di loro. Facendo attenzione si
riuscivano a sentire le voci
degli altri Maestri della Luce che, sul ponte principale, raccontavano
a Magisa
che cosa era successo in quel mese a Gran RoRo e in quegli anni sulla
terra.
Proprio
quando Yuuki fece un passo per allontanarsi, Aileen
alzò di nuovo lo sguardò.
“Io
non solo lei.”
E
nella voce c’era non riuscì a trattenere una nota
di
supplica, una muta richiesta che lui la capisse.
“Lo
so.”
Aileen
si morse il labbro ed alzò di nuovo la mano, Hououga stretta
tra le dita. “Riprendila.”
“No.
È tua.”
La
mano della ragazza rimase immobile tra loro due, rispecchiando
la sua esitazione. Si fissarono per lunghi istanti e, alla fine, Aileen
la
ritrasse lentamente.
“Non
ti sto promettendo di usarla. Sarei una stupida ad
utilizzarla.”
Yuuki
sorrise. “Non te lo sto chiedendo.”
La
granroriana sospirò e tornò ad infilare Hououga nel
suo porta-deck appeso alla vita. Poi
portò le mani dietro la schiena. Yuuki a quel punto avrebbe
potuto andarsene,
ma la discussione del giorno prima gli tornò in mente e si
rese conto di dover
dire ancora qualcosa.
“Credo
di dovermi scusare. Non è stato giusto da parte mia
paragonarti a Kajitsu. Volevo solo farti capire.”
“Lo
so.”
Lui
si limitò ad annuire. Aileen deglutì e
tornò ad
abbassare lo sguardo. “Io sono stata crudele a rinfacciarti
la morte di tua
sorella. Spero mi potrai perdonare.”
Yuuki
deglutì, cercando di non far riemerge il senso di
colpa per quella ferita ancora aperta. Ma doveva accettarlo, se voleva
ricominciare. La nuova missione di salvare Gran RoRo sarebbe stata la
sua
possibilità di riscatto.
“Non
abbiamo iniziato nel migliore dei modi”, aggiunse Aileen
con voce incerta, le orecchie rosse dall’imbarazzo.
Yuuki
sollevò un sopracciglio, decidendo di non sottolineare
quanto quello fosse un eufemismo.
“Pensi
che possiamo ripartire dall’inizio?”
Avrebbe
potuto rispondere di no, per lei sarebbe stato più
semplice. E qualcosa le diceva che il Guerriero Bianco non avrebbe
cercato di
farle cambiare idea, l’avrebbe lasciata in pace come lei
chiedeva. Ma la sola
idea le faceva salire un groppo in gola: non sarebbe stato giusto.
Senza quei
maledetti ricordi confusi non avrebbe reagito così male ai
suoi consigli, lui
sarebbe stato uguale a tutti gli altri Maestri della Luce. E voleva
veramente
che fosse così. Alzò la testa e
incrociò il suo sguardo.
“Solo
se ti ricorderai che io non sono tua sorella. Non sono
nessuna di loro.”
Yuuki
porse la mano avanti, senza alcuna esitazione. L’unica
cosa che gli importava era poterle stare accanto, anche solo per fare
in modo
che arrivasse viva alla fine di quell’avventura.
“Yuuki
Momose.”
La
granroriana esitò, fissando a lungo quella mano che
significava molto più di un’introduzione. Era la
promessa di non restare nel
passato, di provare a guardare al presente. Voleva dire non farsi
sconfiggere
da quei ricordi che troppe volte rischiavano di condizionare la sua
vita.
“Aileen
Dealan.”
E
gliela strinse. Forse tra loro le cose non erano ancora a
posto, forse non lo sarebbero state per molto tempo. Non sarebbe stato
facile
neppure con quella promessa. Ma era un inizio.
“Quando
vi ho aperto il portale, ho percepito un altro
Maestro della Luce!”, esclamò Aileen
all’improvviso, ricordandosene solo in
quel momento. Dopotutto avevano detto che si sarebbe ripartiti da zero,
no?
===============================================================================================
Mai
era posata al parapetto della Limoviole.
La polvere, sollevata dall’astronave, vorticava in una
danza frenetica nella luce rosso-oro del tramonto. Era tutto
così calmo,
rispetto a poche ore prima.
Un
sorriso sorse spontaneo sulle sue labbra. Avevano vinto.
Era stata una piccola battaglia, ma avevano vinto. Il peggio era ben
lontano da
arrivare, ma non si sentiva in colpa a gioire di quel piccolo trionfo.
Ci
sarebbe stato tempo il giorno dopo per rimettere i piedi per terra.
Il
suo sguardo vagò lungo le distese desertiche. Quasi senza
accorgersene, iniziò a canticchiare sottovoce, nonostante la
stanchezza. Aveva
sempre pensato che combattere a Gran RoRo sarebbe stato molto
più difficile
senza Dan e Clarky. Era felice di essersi sbagliata. Non sarebbero mai
potuti
essere sostituiti nei loro cuori, ma almeno ora avevano avuto la
certezza che
insieme potevano riuscirci lo stesso.
Ora
sapevano che sarebbero stati pronti anche a vedere due
nuovi Guerrieri. Certo, non sarebbe stato facile. Lei stessa era sicura
che,
per lungo tempo, si sarebbe aspettata di sentire le voci o di vedere i
sorrisi
di Dan e Clarky. Provava pena per i due sostituiti, costretti a
confrontarsi
con la determinazione di Dan e l’ottimismo di Clarky. Essere
all’altezza dei
loro predecessori, sarebbe stato per loro una pressione non da poco. Ma
un
giorno, pian piano, sarebbero stati di nuovo i sei Maestri della Luce.
E li
avrebbero resi orgogliosi.
Mai
sentì il rumore di passi alle sue spalle. Yuuki la
affiancò appoggiandosi anche lui al parapetto.
“Mai.”
La
ragazza sorrise. “Yuuki.”
I
due rimasero in silenzio per qualche istante, entrambi
intenti a fissare il paesaggio che sfuggiva davanti a loro. Le prime
stelle
stavano spuntando nel blu sopra alle loro teste. Yuuki si
sollevò dal parapetto
e si voltò verso l’amica.
“È
probabile che presto si aggiunga almeno un nuovo Maestro
della Luce.”
Mai
sussultò, sollevandosi di scatto. Il suo sguardo
incrociò quello di Yuuki. “Come fai ad esserne
certo?”
“Aileen
mi ha detto di aver percepito un altro Maestro,
quando apriva il portale per noi.”
La
ragazza annuì lentamente, alzando un sopracciglio, ma
decidendo di non chiedere per quale motivo avesse deciso di incontrare
la
granroriana né come fosse andata la chiacchierata. La
rivelazione aveva ben più
importanza. Afferrò con una mano il parapetto e
inspirò.
“Meglio
così, no? La nostra battaglia sarà più
facile.”
“Direi
di sì. Però devo ammettere che non sono
entusiasta di
ritrovarmi tra i piedi due novellini.”
“Perché
noi cosa eravamo all’inizio?”
“Voi?
Cinque novellini.” Yuuki si scansò di lato,
evitando
il colpo con cui Mai aveva tentato di fargli perdere
l’equilibrio. La ragazza incrociò
le braccia sul petto.
“Per
fortuna che siamo amici!”
Yuuki
sogghignò. “Mi auguro che non tratterai
così anche i
nuovi.”
“Come
se non si ritroverebbero già con il tuo fiato sul
collo!”
“Dovremmo
pur diventare una squadra in qualche modo.”
Mai
scoppiò a ridere. Trovava una certa soddisfazione ad
immaginare sé stessa e Yuuki a tenere in riga i due nuovi
Maestri della Luce. O
forse a tenere in riga tutto il gruppo…
“Ragazzi,
venite dentro. Presto!”
I
due si voltarono di scatto, istintivamente pensando allo
scenario peggiore. Potevano essere stati raggiunti. Potevano aver
rilevato
un’astronave che li inseguiva. In automatico, le loro mani si
spostarono sulle
tasche che contenevano i mazzi.
Hideto
davanti a loro aveva una strana espressione, un po’
sconcerto un po’ sorpresa, un mezzo sorriso che piegava le
sue labbra. Era
appoggiato allo stipite della porta, quasi fosse un’ancora a
cui aggrapparsi.
“Siamo
inseguiti?” Yuuki era già a scrutare
l’orizzonte.
Hideto
scosse la testa. Mai e Yuuki corrugarono la fronte e
si scambiarono uno sguardo, interrogandosi in silenzio su che cosa
potesse aver
provocato una simile reazione. Rotearono gli occhi,
l’esasperazione che
prendeva il sopravvento. Non di nuovo
M.A.I.A. e Kenzo…
“Hideto,
giuro che se Kenzo e M.A.I.A. si sono rimess-”
“Possiamo
riavere Dan.”
Mai
si zittì di botto, convinta di aver sentito male, e
sentì il sangue lasciarle il viso. Incrociò lo
sguardo di Yuuki, anche lui
sconvolto. I loro sguardi tornarono su Hideto, quasi aspettandosi di
vederlo
rimangiarsi quanto detto. Che fosse tutto uno scherzo di cattivo gusto.
Non
poteva essere vero. Era troppo bello per essere vero. Il Guerriero
Bianco faticava
a credere che, per la prima volta dopo tanti anni, il destino sembrasse
sorridergli. Lei, Aileen, era di
nuovo lì e ora, poteva anche riavere il suo migliore amico.
La Guerriero Viola
sentì di nuovo la necessità di appoggiarsi al
parapetto. Ricordò il sogno di
quella notte, i sensi di colpa che non l’avevano mai
abbandonata. Potevano
salvare Dan. Poteva salvare Dan. Deglutì per liberarsi del
groppo che le si era
formato in gola.
“Che
cosa?”, sbatté le palpebre, gli occhi
improvvisamente
lucidi.
Hideto
annuì. Sembrava quasi aver ancora la necessità di
convincere sé stesso. Un sorriso incredulo si faceva largo
sul suo viso.
“C’è
ancora una speranza per Dan.”
…
TO BE
CONTINUED …
jgjje
fffff
fffff
fffff
ffff
SPAZIO AUTRICE:
… e SORPRESA!
Ammettetelo, dai, non ve lo
aspettavate questo colpo di scena, vero? E no, non avete letto male,
c’è una
speranza per Dan. Ora sta a scoprire se i nostri eroi riusciranno a
salvarlo e
quale sarà il prezzo da pagare. Mica pensate che
sarà una passeggiata?
Se questa volta,
però, non mi
dite che cosa ve ne pare del capitolo (e non solo dell’ultima
scena, eh) mi
potrei offendere. E diventare cattiva. Avvisati. XD XD XD
Detto questo, grazie a chi
ha
seguito, a chi ha letto e si è appassionato anche a questo
episodio. Un grazie
speciale a:
Aiko_Miura_36, Elinacrisant,
FantasyAnimeManga96, HikariBashin12,
lalla20fairy, ShawnSpenstar
e _Mamoru_
Siamo dunque giunti alla
fine
del secondo episodio, che spero vi abbia entusiasmato come ha
entusiasmato me
scriverlo, e come di consueto vi lascio con le anticipazioni del
prossimo
episodio. Smaniate di sentirle vero? Sicuri di non voler sentir- Ok,
capito se
parlo avanti mi linciate. Lascio spazio a Mai:
Non
ho idea di cosa ci aspettassimo di trovare attraversato il portale. Di
sicuro
non di dover salvare Magisa a poche ore dal nostro ritorno a Gran RoRo.
O che
la situazione fosse così ambigua. Ma, ne sono sicura,
nessuno di noi sperava
veramente che ci potesse essere la possibilità di riavere
Dan, non dopo sei
anni, non dopo aver accettato la sua scomparsa. E non sarà
per nulla facile.
Uno solo di noi potrà provarci, con il rischio di sparire a
sua volta, e saremo
anche coinvolti in un folle inseguimento. Tutto questo nel prossimo
episodio:
VINCERE PER DAN.
E infine, con un saluto e la
promessa di non sparire (l’università mi tiene
super impegnata, ma cercherò di
non abbandonarvi), vi lascio i mazzi e i turni del duello di questo
episodio:
*(TURNO
1) Frutti
dell’Albero
della Saggezza, Chuunin,
Rondine Messaggera,
Trappola a Triangolo,
Hououga, Fenice
Implacabile +
Prigione di Spine
*(TURNO
2) Carta in Più,
Spinoaxe, Drago Ascia,
Oviraptor,
Ankillersauro + Giavellotto
Esplosivo; (Bombe
Vulcaniche di Rubino)
*(TURNO 3) Araigoya,
Procione
Spora
*(TURNO 4) Giganoton,
Dinosauro
Enorme; (Aura
Violenta, Ciclone
Fiammeggiante, Scavatrice)
*(TURNO
5) Genin,
Passero Foglia
*(TURNO 6) Scavatrice
*(TURNO 7) Rafflesio,
Albero
Zanna
*(TURNO 8) Bari-Burn,
Drago Lama
*(TURNO
9) Trappola a
Triangolo
*(TURNO
10) Avviso d’Attacco
*(TURNO
11) Ruri, Ali
Fiorate
(AILEEN) Hououga,
Fenice Implacabile 1x,
Rafflesio,
Albero Zanna 1x,
Gold-Pheasant,
Cavaliere Celeste 2x,
Ruri,
Ali Fiorite 3x,
Minoba,
il Visconte
3x, Chuunin
la Rondine 3x,
Aquilerba
3x, Pandaru
3x, Araigoya,
Procione Spora
3x, Genin,
Passero Foglia 3x,
Musha,
Rondine Corazzata
3x, Prigione
di Spine
3x, Colpo
Cecchino
3, Centro
del Maestrale 3x,
Trappola
a Triangolo 2x,
Raffica
Veloce 3x;
Scala
Infinita del Tempio Abbandonato 2x, Frutti
dell’Albero della Saggezza 3x, Villaggio
Nascosto degli Shinobi 2x, Altopiano
Tempestoso 3x
(SAMBIRII) Drago Bicefalo 1x, Giganoton,
Dinosauro Enorme 1x,
Tricerocorno
1x, Dracoltello 2x, Spinoaxe,
Drago Ascia
2x, Pterodrago
2x, Parasaur,
Dinosauro Scimitarra 2x, Ankillersauro 2x, Bari-Burn,
Drago Lama 3x,
Eyeburn
3x, Drago Segugio 3x, Oviraptor 3x,
Rocciarex
3x, Ohdoran,
Drago Tigre
3x, Fuoco
della Vittoria 2x,
Ciclone
Fiammeggiante 2x,
Carta
in Più 2x,
Scavatrice
3x, Aura Violenta 3x, Avviso
d’Attacco 2x,
Giavellotto
Esplosivo 2x,
Bombe
Vulcaniche di Rubino 3x
Ovviamente, il mazzo di
Aileen
evolverà nel corso della serie mentre non so se rivedremo
duellare Sambirii.
Con questo vi saluto davvero. Spero che continuerete a seguire queste
storie.
Vi aspetto!
Varco
apriti, Energia!
Alla prossima, HikariMoon
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