EPISODIO 2 - Il Salvataggio di Magisa

di HikariMoon
(/viewuser.php?uid=119941)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO 1

La rotta della Limoviole, si capì presto, non era così casuale come inizialmente era sembrata.

I granroriani, ancor prima di raccontare tutto al gruppo di umani, avevano sperato nel loro appoggio. Ed era per quel motivo che Serjou, non appena sveglio, aveva comunicato a M.A.I.A. la rotta per il luogo più probabile dove trovare appoggio.

Era stato una scommessa rischiosa. Non perché dubitassero dei Maestri della Luce, l’avventura precedente aveva ben mostrato il loro coraggio. Ma semplicemente perché, ne erano sicuri, Magisa non avrebbe mai voluto che i Maestri della Luce azzardassero una missione di salvataggio solo per lei.

Il futuro di Gran RoRo veniva prima di tutto.

E il futuro di Gran RoRo aveva bisogno che i Maestri della Luce fossero liberi.

Aileen, però, si era rifiutata di abbandonare Magisa al suo destino. Serjou, prima, e Zungurii, poi, non avevano fatto gran resistenza e avevano deciso che il gruppo dei Maestri della Luce, unito, era l’unico veramente in grado di poter trionfare in una simile missione.

Solo che i Maestri della Luce non erano al completo. E nessuno sapeva quando lo sarebbe stati: giorni? Mesi?

Un’unica cosa era certa. Magisa non avrebbe avuto ancora tutto quel tempo. Era già passato un mese, quanto sarebbe passato prima che l’Imperatore non la reputasse più di nessuna utilità?

Per tutto il racconto, i tre granroriani si erano chiesti quando rivelarlo agli umani. Poi, l’occasione era arrivata e avevano sperato che gli anni non li avessero cambiati.

"Maga Magisa è stata fatta prigioniera un mese fa.”

Avevano lasciato che fosse M.A.I.A. a dirlo, mentre loro scrutavano i volti dei quattro Maestri della Luce in cerca di una speranza. In cerca di una conferma.

I secondi erano sembrati infiniti. Li avevano fissati mentre annuivano, mentre i quattro accettavano a pieno che cosa fosse successo. Poi, senza neppure scambiarsi uno sguardo, la risposta dei Maestri della Luce si palesò sui loro volti.

L’avrebbero liberata.

Anche se non erano al completo. Anche se c’era il rischio che diventasse simile alla fuga dal palazzo dei Mazoku, quando avevano quasi rischiato di perdere la vita. Anche se, molto probabilmente, era una trappola. Ma, dopo tutto quello che Magisa aveva fatto per loro, non potevano tirarsi indietro.

“Dove si trova?”

I tre granroriani si scambiarono degli sguardi veloci. Il momento era arrivato e non potevano dire di non avere paura. Nessuno sapeva veramente che cosa li avrebbe attesi.

Aileen fece un cenno a M.A.I.A. e si sentì più libera, almeno per qualche istante, del peso che si portava dietro da allora, da quando Magisa era stata catturata. Se la Maga era nelle mani dell’Imperatore, la colpa era anche sua. Magisa non aveva voluto rischiare di veder morire un altro Guerriero, non finché poteva fare qualcosa. Ma lei non poteva accettare di vedere morire Magisa.

Gli occhi della granroriana si fissarono allora sulla cittadina, meta finale della loro missione. Non ci aveva mai messo piede, ma come tutti avrebbe riconosciuto quel luogo. La prima di sei roccaforti.

“Qui, nel regno di Rubino. Nella fortezza del Governatore.”

Era il primo atto. Non restava che escogitare un piano efficace.

“Ci stiamo dirigendo là?”, Mai si rivolse direttamente a Serjou, consapevole che ogni minuto sprecato era un minuto in meno per prepararsi.

Il granroriano scosse la testa. “Stiamo raggiungendo le aree circostanti il villaggio Miao Miao.”

“Dalle informazioni che ho avuto, è lì che dovremmo avere le possibilità maggiori per contattare la ribellione. Sono gli unici da cui possiamo risalire alla situazione in città.” Zungurii cercò di sembrare rassicurante, ma lui stesso non sapeva quanto aiuto avrebbero potuto avere. O quanto si sarebbero potuti fidare.

Yuuki, che nel frattempo si era alzato, era fermo davanti alle vetrate e osservava il paesaggio. Conosceva bene quel luogo, purtroppo.

“Tempi di arrivo?”

Serjou imitò il ragazzo, osservando per qualche istante all’esterno. Presto la catena montuosa alla loro destra sarebbe finita. Da lì, non sarebbe mancato molto per raggiungere il lago. O ciò che ne restava.

“Un paio d’ore al massimo.”

Kenzo cercò di fare qualche calcolo veloce. Si arrese dopo pochi tentativi, sapendo benissimo di non conoscere così bene il regno per capire quanta strada avessero percorso. Ma erano di sicuri passati troppo pochi minuti dalla loro decisione e Serjou non aveva detto niente a M.A.I.A.

“Quindi la rotta che stiamo percorrendo da stamattina-”

Zungurii abbozzò un sorriso imbarazzato, incrociando lo sguardo del ragazzino con gli occhiali. “Non è proprio casuale.”

“Quindi avete impostato la rotta prima di sapere la nostra risposta.” Mai incrociò le braccia e passò lo sguardo sui granroriani, faticando però a nascondere il divertimento nel suo sguardo.

“Eravamo fiduciosi, Lady Viole. Ma mi auguro non pensiate che il nostro sia un obbligo. Metterci in contatto con la ribellione sarà utile per farvi un’idea della situazione.”

La ragazza sospirò, scuotendo leggermente la testa. “Almeno così abbiamo guadagnato tempo.”

Kenzo afferrò ancora un pezzo di pane dolce, ignorando ostinatamente il ghignò di Hideto che gli mimava con la bocca il numero quattro, e si concentrò su Serjou.

“Come ci metteremo in contatto con loro? C’è un qualche segnale? Un punto prestabilito?”

“Immagino avrete un modo per evitare di venir intercettati dal Governatore e i suoi uomini”, aggiunse Mai che aveva intuito il filo del ragionamento dell’amico.

“Me ne occuperò io”, replicò Aileen sommessamente. Quando si ritrovò gli sguardi di tutti puntati addosso, chiuse le mani a pugno. “Conosco molto bene alcuni dei ribelli”, offrì nella vana speranza che bastasse a saziare lo sguardo curioso di Kenzo e quelli vagamente diffidenti degli altri tre.

Fuori dalle vetrate il paesaggio stava cambiando, il deserto stava lasciando di nuovo spazio alla savana e ai boschi.

“Questo non spiega come però”, suggerì incoraggiante Hideto afferrando a sua volte un pezzo di pane dolce e roteando gli occhi quando Kenzo lo fissò trionfante.

“Abbiamo già usato questo metodo più volte. Funziona.”

E la risposta di Zungurii fu l’ultima cosa detta al riguardo. Ai Maestri della Luce non restava che fidarsi sulla parola.

===============================================================================================

Aileen proseguì per lunghi minuti nella foresta. Doveva essere sicura di essere sufficientemente lontana dalla Limoviole. Non che volesse propriamente farne un segreto, ma purtroppo intuiva la reazione del gruppo.

Si fermò in una piccola spianata tra gli alberi. Si posò ad uno di essi e lasciò che lo sguardo si perdesse sul paesaggio davanti a lei. Il villaggio Miao Miao sembrava ancora più piccolo di quanto non lo fosse, soprattutto confrontato alle enormi risaie.

Era come vivere continuamente le vite di altre persone. Se non erano le sue visioni, erano i racconti di chi aveva vissuto più a lungo di lei. Ci sarebbe voluta andare veramente nel villaggio, ma non era disposta a correre il rischio di condannarlo alla stessa fine della casa di Zungurii.

Inspirò e tornò a concentrarsi sulla missione che la attendeva. Allungò davanti a lei la mano stretta a pugno. Avrebbe preferito che ci fosse un altro modo per contattarli.

Espirò e aprì la mano. Su di essa era apparsa una piccola farfalla verde. L’insetto si librò in aria, sollevandosi leggermente dal palmo e diffondendo scintille luminose.

“Vai da Fresia. Chiedile dove e quando possiamo raggiungerli.”

La farfalla volteggiò per qualche breve istante. Poi, si diresse verso le montagne dietro il villaggio, diventando ben presto invisibile nel cielo azzurro.

Aileen si sedette su una radice e prese in mano un legnetto, iniziando a vergare figure casuali sulla terra. Da quando la sua vita era diventata solo un intrico di bugie?

===============================================================================================

“Perché si è dovuta allontanare così tanto? Ha qualcosa da nascondere?”

Hideto lanciò ancora un’occhiata verso gli alberi tra cui Aileen era scomparsa. Poi, spostò lo sguardo sugli altri granroriani del gruppo e rimase in attesa.

“Non è una questione di mancanza di fiducia.” Zungurii, appoggiato ad un albero, lanciò un sassolino contro un non ben precisato bersaglio dall’altra parte della radura.

Serjou, ai piedi della Limoviole, non disse nulla.

Hideto sbuffò e tornò a sedersi. “Sarà…”

Il ragazzo prese il proprio mazzo di carte e cominciò a sfogliarlo, chiedendosi quanto tempo sarebbe stato necessario per contattare i ribelli. Ogni paio di carte, però, continuava a guardare di sottecchi verso il bosco.

Mai, seduta poco distante e intenta a connettere il proprio computer al sistema della Limoviole, se ne accorse.  Si morse un labbro e tornò a fissare lo schermo. Voleva fidarsi, voleva farlo con tutta sé stessa. Ma non poteva non dare ragione a Hideto.

Sperava solo che la diffidenza di Aileen fosse dovuta al fatto di sentirsi fuori posto nel loro gruppo. Dopotutto, in quei tre anni, loro quattro erano diventati molto uniti. Quasi più uniti del gruppo originario, se doveva essere sincera.

Il suo sguardo si sollevò dallo schermo per dirigersi verso Zungurii e Serjou. Erano stati uniti anche allora, ma adesso c’era qualcosa che sentiva dividerli. Ottanta anni erano tanti dal suo punto di vista. E a Gran RoRo?

“Il sistema operativo si è connesso.”

Mai sbatté le palpebre e non riuscì ad evitare di sobbalzare. Voltò la testa di scatto, ritrovandosi davanti M.A.I.A.

“Cosa?”

“L’operazione di connessione ha avuto successo.”

La ragazza tornò a fissare lo schermo e si diede mentalmente della stupida per essersi distratta in modo così evidente. Poi, vedendo la conferma sul display, sorrise.

“Kenzo, ci sono riuscita. Adesso so come connettere anche il tuo portatile.”

Il robot emise un rumore simile ad uno sbuffò infastidito e tornò verso l’astronave. Un secondo dopo, Kenzo era seduto sul tronco accanto a lei con un sorriso entusiasta.

Hideto, per un attimo, pensò di raggiungerli ma quando si rese conto che i due avevano cominciato a parlare in informatichese, o qualsiasi fosse stata la lingua che usavano in quei momenti, preferì rimanere dov’era. Mise nella tasca dei pantaloni il mazzo di carte e si accorse solo in quel momento che Yuuki, poco distante, non aveva detto una parola da quando si erano fermati.

Senza pensarci due volte, il Guerriero Blu si alzò e lo raggiunse. Il ragazzo mostrò di averlo notato, ma il suo sguardo rimase verso il bosco.

“Non pensi che ci metta un po’ troppo?”

“Non sappiamo quanto tempo i ribelli impiegheranno per rispondere. Per quello che ci riguarda, potrebbero impiegarci anche ore.”

Hideto alzò gli occhi al cielo, sperando che non fosse veramente così. Aveva lasciato a casa i suoi album di carte.

“Ma come li vuole contattare? Tu hai visto se si è portata dietro qualcosa?”

Yuuki scosse la testa.

“Se entro dieci minuti non arriva, ti sfido ad un duello.”

Il Guerriero Bianco sorrise e gli posò una mano sulla spalla, attirando la sua attenzione.

“Credo che proverò a prendere la mia rivincita un’altra volta.”

Hideto seguì con lo sguardo la direzione che l’amico gli accennava e vide apparire proprio Aileen. L’arrivo della granroriana mise tutti sugli attenti, anche Mai e Kenzo che riaffiorarono dal mondo digitale in cui erano sprofondati.

La ragazza raggiunse il gruppo, ma incrociò appena lo sguardo con i Maestri della Luce, indirizzando tutta la sua attenzione verso i soli Serjou e M.A.I.A.

“Ho le coordinate. Non sono molto distanti da qui.”

===============================================================================================

Non esisteva un accampamento stabile dei ribelli. Questa fu la prima cosa che i quattro terrestri scoprirono. Zungurii, non appena le astronavi si intravidero tra gli alberi, spiegò loro che la ribellione non poteva mai fermarsi in un posto e che, nel regno, era molto facile trovare gruppi più o meno autonomi. Era ad uno di quei gruppi che lui e la sua famiglia si erano uniti.

In attesa che Serjou fermasse la Limoviole, i quattro si chiesero che cosa li avrebbe attesi. Avrebbero dovuto soppesare ogni parola, attenti a non rivelare troppo, attenti a non dare un vantaggio ai propri nemici. E questo bastava a far venire loro i nervi a fior di pelle e a contrarre lo stomaco. Sembrava di essere tornati sulla Terra. Sembrava di essere tornati ad allora.

Un simile timore, seppur condiviso, era molto meno evidente sul volto dei granroriani che apparivano molto più rilassati.

Tutti quanti si erano riuniti attorno alla postazione di Serjou e osservavano con interesse il piccolo gruppo di astronavi nascosto tra la vegetazione. Quasi tutte erano già state mimetizzate sfruttando la vegetazione e solo su una si riusciva ad intravedere l’equipaggio che stava procedendo a camuffarla. Si accorsero anche che tutte le astronavi avevano colori molto più neutri rispetto alla Limoviole, principalmente tonalità brune e rosse. Era evidente che lo scopo principale era sfruttare al massimo la possibilità di confondersi con l’ambiente desertico del regno. Cosa che non si poteva dire della loro astronave.

Davanti a loro un paio di granroriani li guidarono da terra verso il luogo in cui potessero atterrare. Serjou non mostrò alcuna incertezza nel guidarla nello spazio ristretto, rendendo chiaro quanto negli anni fosse diventato normale. Il granroriano, una volta avuto l’ok dall’esterno, spense i motori e l’astronave si zittì sotto di loro.

“Qualcuno vi scorterà all’accampamento, Lady Viole. Io e M.A.I.A. resteremo qui per collaborare all’opera di mimetizzazione”, comunicò Serjou rompendo il silenzio. “Capirete che la velocità sia essenziale.”

“Rimarrò anche io”, aggiunse Zungurii sorridendo. “Due mani in più sono sempre utili. Così ne approfitto per salutare alcuni amici che ho intravisto.”

Hideto annuì e scrutò fuori dalla vetrata cercando di riconoscere qualcuno tra i granroriani.

“Qui c’è anche qualcuno della tua famiglia?”

“No. Loro sono in un altro gruppo. Fino al mese scorso, quando sono venuto sulla Limoviole, erano più a nord.”

“E come farai a rincontrarli?”, esclamò sbattendo gli occhi Kenzo. Come facevano a tenersi in contatto se continuavano a spostarsi? Dubitava che usassero con tanta leggerezza le comunicazioni radio, sicuramente tenute sotto controllo dagli uomini del Governatore.

Zungurii ghignò. “Abbiamo i nostri segreti!”

Nessuno ebbe il tempo di aggiungere altro. Uno dei due granroriani fece loro cenno di scendere e si diresse subito verso il retro. Serjou ruotò sulla poltrona e indicò con un breve cenno l’uscita a poppa.

“Avviatevi pure, Lady Viole. Vi raggiungeremo più tardi.”

La Guerriero Viola annuì. Aileen, fino a quel momento accanto a loro, si era già avviata. “Venite.”

I Maestri della Luce si scambiarono un veloce sguardo e si affrettarono a seguirla. Fuori, sul retro della Limoviole, vennero avvolti dall’aria calda tipica del Regno, solo debolmente mitigata da una leggera brezza. Le voci dei granroriani si udivano perfettamente nel silenzio del bosco, ma i Maestri della Luce si resero presto contro di non riuscire a capirne nemmeno una sillaba. Aileen si accorse delle loro espressioni mezzo sorprese e mezzo divertite e ridacchiò.

“Non avrete pensato che abbiamo sviluppato una lingua solo quando siete arrivati voi umani, spero!”

Il rumore del portellone che si abbassava permise di spostare l’attenzione su altro, consentendo loro di nascondere i vari gradi di imbarazzo visibili sul loro volto. Quante cose di Gran RoRo avevano dato per scontate durante il loro primo viaggio?

Scesero lentamente, messi leggermente a disagio dal granroriano che li fissava armato. Arrivati quasi in fondo, il suo sguardo li superò e si fermò dietro di loro. Voltandosi leggermente, videro che Zungurii era sbucato fuori e aveva alzato la mano in segno di saluto, gesto ricambiato dal granroriano che li attendeva.

“Benvenuti. Il vostro arrivo era atteso.”

Quello lo capirono e i Maestri della Luce chinarono il capo in segno di saluto. Il granroriano ricambiò con un gesto brusco.

“La vostra guida dovrebbe arrivare a momenti.”

“Sono qui, Calent.”

La voce dolce e melodiosa attirò la loro attenzione, risuonando familiare soprattutto a Hideto e Yuuki. A pochi passi da loro era immobile una granroriana dal corpo sottile, i lunghi capelli corvini raccolti una lunga treccia che scendeva ben oltre la sua schiena. Sarebbe parsa quasi umana, se non fosse stato per i tratti spiccatamente felini: grandi orecchie da gatto grigie, la pelle non rosa ma beige a macchie grigie, la lunga coda e i grandi occhi verdi.

Furono gli occhi a far riconoscere ad Hideto chi fosse. Brillavano della stessa dolcezza e gentilezza di allora, anche se velati dalla malinconia e dall’inquietudine. Erano anche leggermente circondati da una sottile rete di rughe, probabilmente più di tensione che di vera vecchiaia. La granroriana riconoscendo all’istante i Maestri della Luce, in particolare Hideto, sorrise e giunse le mani davanti al petto.

“Guerriero Blu, è un piacere rincrociare le nostre strade.”

Chinò il capo verso gli altri. “Ed è un onore poter conoscere finalmente gli altri Maestri della Luce.”

I ragazzi risposero al saluto, Mai e Kenzo ricordando vagamente i racconti di Dan e Clarky sul villaggio Miao Miao, Yuuki con i tratti del volto tesi e le labbra strette, memore di che cosa aveva fatto per Kajitsu. Lo sguardo della granroriana incrociò quello di ciascuno di loro, fermandosi forse per un istante in più su Yuuki, ma passando oltre velocemente e fermandosi infine sull’abitante del Regno di Smeraldo. Quest’ultima sorrise e si fece avanti. Dietro di lei il granroriano annuì e si allontanò per raggiungere i suoi compagni.

“Sophia, sono felice di rivederti.”

La granroriana allargò le braccia e Aileen non esitò ad abbracciarla. “Anch’io.”

Quando si separarono, la ragazza tornò a voltarsi verso gli altri Maestri della Luce. “Quindi conosci già Hideto?”

Sophia annuì, un sorriso divertito sulle labbra. “Sì, ha visitato il mio villaggio allo stesso tempo di Clarky e Dan.”

Il Guerriero Blu portò una mano dietro la testa, sentendosi le orecchie avvampare. Se anche non rinnegava le sue decisioni passate, tra cui cercare di impossessarsi di Supremo Drago del Chaos (ottenere carte rare allora gli era sembrato l’unica cosa a cui Gran RoRo poteva servirgli), a posteriori si era pentito di aver approfittato della loro ospitalità cercando di derubarle.

“Non credo di essermi mai scusato.”

“Sei stato perdonato già molto tempo fa”, assicurò con un sorriso Sophia, sorriso che però non raggiunse i suoi occhi che rimasero velati da un’evidente tristezza. Il suo sguardo vagò poi oltre il gruppo, verso la Limoviole su cui si intravedeva Zungurii che si faceva passare fronde e teli per mascherare l’astronave, operazione sicuramente resa più difficile dall’intenso colore viola.

“Non vedo il Guerriero Giallo e il Guerriero Rosso.”

I sorrisi sui volti dei Maestri della Luce scomparvero e i quattro si guardarono attorno, fissando qualsiasi cosa che non fossero gli occhi speranzosi della granroriana. Quest’ultima, però, capì subito che cosa significasse la loro reazione, prima ancora che Aileen accanto a lei potesse dire qualcosa.

“Capisco. Parleremo ancora all’accampamento.”

Al termine della frase sollevò il braccio e indicò con la mano la direzione tra gli alberi da cui era probabilmente arrivata. “Vogliamo andare?”

I Maestri della Luce annuirono e si avviarono. Aileen affiancò Sophia e le due, che evidentemente si conoscevano, iniziarono a chiacchierare tra di loro in una lingua ancora diversa da quella dei granroriani di prima. Conclusero che si dovesse trattare della lingua con cui la ragazza era cresciuta nel Regno di Smeraldo.

Loro quattro rimasero qualche passo indietro, scambiandosi sottovoce idee su come avrebbero dovuto affrontare l’argomento Dan e Clarky con l’ennesimo granroriano che li aveva conosciuti. Bisognava far capire che non era per disinteresse che i due non si trovavano lì con loro. Ovviamente non avrebbero accennato minimamente alla loro avventura nel futuro e se, nel concordarlo, Yuuki, Mai e Hideto lanciarono sguardi eloquenti nella direzione di Kenzo, quest’ultimo non replicò ed ebbe la decenza di arrossire imbarazzato.

===============================================================================================

L’accampamento apparve davanti a loro quasi dal nulla. Le voci e i rumori erano udibili già a diversi metri, ma l’accampamento vero e proprio era nascosto dalla vegetazione fino a quando non si superavano gli ultimi alberi. La radura in cui i ribelli erano accampati era uno spazio abbastanza largo per contenere una dozzina di tende di varie dimensioni, più uno slargo centrale dove, come spiegato da Sophia, venivano prese le decisioni che riguardavano il gruppo. Poco oltre, la radura era sovrastata da un costone di roccia alto alcune decine di metri

Le tende avevano tutte sfumature che si confondessero il più possibile con la vegetazione. Le uniche note di colore erano date da capelli e pelle dei ribelli. La maggior parte aveva aspetto simile a quello di Sophia, qualcuno assomigliava agli abitanti del villaggio di Zungurii e altri ancora avevano aspetti ancora diversi.

“La mia tenda è da questa parte. La condivido con altre mie compaesane.”

L’arrivo dei quattro umani non passò inosservato. I ribelli, divisi in gruppetti più o meno grandi ed occupati chi a chiacchierare, chi a cucinare, chi a sistemare le provviste, si zittivano non appena il gruppo si avvicinava, seguendoli con lo sguardo fino a quando non li avessero superati di qualche metro. Più di qualcuno di loro era arretrato d’istinto o aveva stretto con più forza le mani sulle armi che tutti avevano in dotazione.

Hideto si voltò verso Yuuki, che gli camminava a fianco. “Che accoglienza.”

Il Guerriero Bianco si guardò alle spalle e posò lo sguardo su un quartetto di ribelli che, una volta che loro si erano allontanati, aveva ripreso a discutere sottovoce e in uno dei loro dialetti, lanciando loro più volte delle occhiate furtive.

“Sono diffidenti.”

“E possiamo incolparli per questo?”, aggiunse Mai. Ottant’anni decisamente pesavano.

Un attimo dopo si ritrovarono fermi davanti ad una tenda, indistinguibile dalle altre. Sophia si volto verso di loro e annuì, sollevando un lembo della tenda ed entrando. Aileen la seguì immediatamente e anche gli altri quattro non si fecero attendere, perlomeno per liberarsi di tutti quegli sguardi. Potevano quasi immaginare di ritrovarsi a cinque anni prima, quando tutti li guardavano con diffidenza e si voltavano dall’altra parte.

Dentro l’ambiente era completamente diverso. Ai lati erano disposte sei brandine, con coperte dai materiali grezzi ma dai colori delicati. Accanto a ciascuno di essi c’erano delle sacche. A terra però c’erano dei tappetti colorati e dei cuscini piatti simili a quelli che usavano nel villaggio Miao Miao. Al centro era acceso un piccolo fuoco su cui era sospesa su un gancio una piccola teiera da cui si spandeva l’odore fiorato e avvolgente del tè. Oltre a loro non c’era nessun altro.

I quattro Maestri della Luce rimasero fermi all’entrata mentre Sophia si si inginocchiò e si sedette su uno dei cuscini. Aileen aveva raggiunto una piccola scansia in un angolo, da cui stava estraendo delle tazze in terracotta di semplice fattura.

“Prego, Maestri della Luce. Potete accomodarvi.”

Mai sorrise e si sedette su uno dei cuscini. “Grazie della tua ospitalità, Sophia.”

Yuuki, Hideto e Kenzo la imitarono e ben presto i Maestri della Luce si ritrovarono con una tazza in mano che Sophia si premurò di riempire, prima di riaccomodarsi con le mani strette sulla propria e posate in grembo.

“Aileen ci ha avvisato che volevate farci delle domande.”

Kenzo annuì vistosamente, posando subito la tazza ancora fumante di cui era riuscito a malapena bere un sorso.

“Zungurii e gli altri ci hanno accennato che molte cose sono cambiate. Se voi potete darci altre informazione sarebbe utilissimo. E poi vorrem-”

Il ragazzino corrugò la fronte e strinse le labbra, voltandosi a cercare l’ok da parte degli amici. Dopo la gaffe del giorno precedente preferiva evitare di parlare troppo. Di Sophia si potevano fidare, no? Era stata amica di Dan e Clarky: doveva pur valer qualcosa.

“Abbiamo bisogno di sapere tutto quello che potete dirci sul Governatore e sulla sua fortezza”, completò Mai posando una mano sulla spalla dell’amico e sorridendo incoraggiante.

Sophia strinse impercettibilmente le mani attorno alla tazza, ma Yuuki si inserì nel discorso prima che potesse parlare.

“Se il Governatore si trova attualmente nella fortezza, piantine, turni di guardia. Tutto quello che potete dirci.”

La granroriana abbassò lo sguardo sul liquido ambrato nella tazza. Gli umani attesero in silenzio, faticando a stare fermi sui cuscini.

“Vi dirò quello che so”, sussurrò Sophia, gli occhi velati dallo sconforto. “E non vi chiederò di dirmi il motivo. Qualunque cosa sia, però, vi chiedo di stare attenti. Senza di voi la speranza di Gran RoRo è condannata a spegnersi.”

Tutti annuirono solennemente, ben capendo che la granroriana aveva probabilmente perfettamente intuito quale motivo li spingesse a rischiare la loro libertà nella fortezza.

“L’unica volta che ho incontrato il Governatore è stato molti anni fa. Lo ricordo come se fosse ieri. Fu il giorno in cui persi il mio ruolo di Sacerdotessa.”

Sophia abbassò lo sguardo e chiuse gli occhi, le ciglia imperlate di lacrime che si sforzò di non far cadere. Aileen posò una mano sulla sua per impedire che le tremassero.

“Vi prego! Non profanate il tempio!”

Sophia cercò di farsi largo tra i soldati ma quelli la spinsero via colpendola con i fucili. Si ritrovò a terra un attimo dopo, le mani graffiate e la tunica piena di fango. Dietro di lei sentì qualcuno che passava un braccio attorno alle spalle e le sussurrava di fermarsi. Era tutto inutile e lo sapevano entrambe.

Il portone venne abbattuto con un lugubre rumore di legno che si spezzava. Sophia sentì le lacrime rigarle il viso sporco, mischiandosi alla pioggia che continuava a cadere dal cielo da quella mattina. I soldati vennero mandati avanti e fuori rimase solo un drappello. Con loro c’era anche il Governatore, possente e fiero, avvolto nel mantello rosso trattenuto da una spilla dorata a forma di drago ruggente.

La sacerdotessa deglutì e strinse la mano di Fresia. Alzo quindi gli occhi sul granroriano che le dava le spalle.

“Come potete farlo? Voi sapete quanto sia sacra quella carta! Quando sia importante per il nostro regno!”

Un lampo illuminò a giorno la spianata e il rombo glaciale del tuono che lo seguì fece sussultare le due granroriane. Il Governatore voltò lentamente la testa, lanciando appena uno sguardo di sufficienza sulle due, fradice e infangate.

“Ditemi, a quanto è stata utile nascosta in questo misero villaggio?”

Tornò a voltarsi e le due spostarono lo sguardo sulla porta del tempio. I soldati uscirono con un cofanetto stretto tra le mani.

“È arrivato il momento che sia usata per far rinascere questo regno.”

“No, aspetta! Non posso aver capito correttamente. Tu ci vuoi dire che il Governatore ha messo le mani su Supremo Drago del Chaos?”

Sophia annuì, ma non alzò lo sguardo. Hideto si passò una mano fra i capelli, la fronte corrugata, a dir poco incredulo.

“La stessa carta che appare una notte ogni cento anni? Ora, potrei sbagliarmi, ma ci hanno detto che ne sono passati un’ottantina!”

Il Guerriero Blu continuava a fissare la ex-sacerdotessa, concentrata a fissare il proprio riflesso nel tè che ondeggiava nella tazza. Dopo lunghi istanti, la granroriana alzò la testa e incrociò il suo sguardo, gli occhi lucidi e un sorriso tirato sul volto.

“Temo di dovervi chiedere scusa, Maestri della Luce.”

Hideto sgranò gli occhi. “Vuoi dire che avrei potuto prendere quella carta quand-”

Il ragazzo chiuse la bocca e si guardò attorno, sentendosi improvvisamente osservato. Kenzo lo fissava con gli occhi sgranati, Yuuki e Mai lo fissavano con i sopraccigli alzati, un’espressione davvero poco simpatica sul volto. Mai aveva frequentato decisamente troppo la villa di Elisabeth.

“Che c’è? L’ho avrei fatto! Non posso negarlo. Quella volta, ma l’avrei fatto!”, sbuffò incrociando le braccia e alzando gli occhi al cielo. “Non lo farei più, lo sapete! Possiamo tornare ad occuparci delle cose importanti?”

La Guerriero Viola si portò una mano davanti alla bocca per nascondere il proprio riso. Kenzo e Yuuki sorrisero a loro volta, scambiandosi uno sguardo rassegnato. Hideto tornò a sbuffare e si versò una nuova tazza di tè. Il tentativo di mostrarsi offeso non ebbe molto successo, tant’è che pochi secondi dopo dovette nascondere il proprio sorriso bevendo un lungo sorso.

“Spero tu possa capirci, Guerriero Blu. Come tu stesso hai ammesso, quella carta avrebbe fatto gola a molti. Troppi. Fu così che noi guardiane del tempio decidemmo di creare una versione della leggenda che scoraggiasse i ladri. La luna crociata ha in realtà un ciclo di apparizione molto più vario ma c’era veramente uno spirito malvagio imprigionato nel tempio.”

“Solo che la carta sarebbe potuta essere presa in qualunque momento”, concluse Kenzo guadagnandosi un cenno di assenso da parte della granroriana.

“Senza contare che per un certo tempo, l’antica carta era stata perduta e solo in seguito ritrovata.”

“Da quello che ci ha detto Zungurii, c’era da aspettarselo che l’Imperatore avrebbe fatto di tutto per appropriarsi di una tale carte.”

Sophia strinse le mani in grembo fissando i Maestri della Luce con serietà e preoccupazione che velavano il suo sguardo.

“Ci sono molte carte antiche e potenti, nascoste nel cuore dei sei regni, con un potere superiore a quello di tante X-Rare. Carte legate alla creazione stessa del nostro mondo. Non so molto su queste carte, dovrete chiederlo a Magisa, lei lo saprà di sicuro. Ma so che molte di esse sono già cadute in mano all’Imperatore. Come Supremo Drago del Chaos.”

Il rumore della tenda che veniva mossa, attirò l’attenzione del gruppo. All’entrata era apparsa un’altra granroriana, anch’essa abitante del villaggio Miao Miao. Aveva anche lei i capelli neri, ma la pelle era bianca e sulla guancia sinistra aveva una lunga cicatrice che partiva dal mento e si fermava sul sopracciglio.

Aileen, nel vederla, si alzò in piedi illuminandosi. “Fresia!”

La granroriana ricambiò il sorriso e abbracciò la Maestra della Luce quando la raggiunse. Sophia tossì e gli umani tornarono a guardarla.

“Maestri della Luce, vi presento Fresia. Era la precedente sacerdotessa del tempio, prima che me ne venisse affidato l’incarico.”

Fresia si separò da Aileen e inclinò il capo nella direzione dei Maestri della Luce.

“È un onore conoscere coloro che hanno sconfitto il Re del Mondo Altrove.”

Mentre ricambiavano i saluti, Fresia si sedette accanto ad Aileen e accettò la tazza di tè offertale da Sophia. Annusatone il caldo aroma, la granroriana afferrò una piccola sacca che aveva a tracolla e ne estrasse un piccolo dispositivo scuro.

“Qui sono contenute tutte le informazioni più recenti in nostro possesso. Non possiamo confermarvi che siano corrette, ma è tutto quello che possiamo offrirvi.”

Mai prese la chiavetta che veniva loro offerta, annuendo con la gratitudine evidente nel suo sguardo.

“Vi siamo grati per il vostro aiuto.”

“Siete stati veloci a recuperarle”, commentò Hideto posando la tazza a terra.

Aileen posò la sua tazza a sua volta. “Sono stata io ad avvisare Fresia che avremmo avuto bisogno di informazioni sulla fortezza. Per guadagnare tempo.”

Il Guerriero Blu annuì senza troppa convinzione. “Fortuna che doveva essere difficile fidarsi”, borbottò sottovoce e solo Yuuki accanto a lui le sentì, ma non disse nulla. Aveva preferito rimanere in disparte in presenza di due abitanti di uno dei tanti villaggi che aveva colpito come dignitario del Re del Mondo Altrove. Le due gli sembravano innocue, ma era d’accordo con Hideto: era meglio non abbassare la guardia.

Sophia si alzò in piedi, lisciando con una mano la stoffa della tunica marrone. “Mi auguro che resterete nostri ospiti per la notte.”

“Serjou e Zungurii dovrebbero raggiungerci presto, ma non credo ci saranno problemi”, acconsentì Mai dopo aver ricevuto uno sguardo di conferma dagli altri.

Anche Fresia si alzò e le due granroriane si avviarono verso l’entrata della tenda.

“Vi lasciamo un po’ di tempo per parlare. Torneremo più tardi.”

I Maestri della Luce si ritrovarono da soli. Mai strinse la chiavetta e sospirò. Kenzo aveva già tirato fuori il suo portatile, sulla Limoviole avevano deciso che non aveva senso portarne due.

“Cominciamo a farci venire qualche idea, che dite?”

Gli altri tre annuirono e mentre Aileen spostava la teiera di terracotta che conteneva il tè rimasto, Kenzo e Mai attivarono il computer e scaricarono le informazioni contenute nella chiavetta.

===============================================================================================

Molte delle informazioni fornite da Sophia e Fresia erano incomplete o risalivano a molti mesi prima. I turni delle guardie erano più spesso ipotizzati e variano molto. Questo avrebbe sicuramente complicato la possibilità di entrare di soppiatto nella fortezza. Fortunatamente, l’informazione più importante era presente con un discreto livello di sicurezza: la conferma che Magisa era prigioniera del Governatore e, fino almeno ad una settimana prima, non era ancora stata consegnata nelle mani dell’Imperatore.

Il problema principale era che nessuno sembrava essere riuscito a risalire al luogo esatto in cui fosse rinchiusa. Le prigioni, nel livello inferiore, parevano essere la soluzione di logica. Ma, come aveva fatto notare Yuuki, era altamente probabile che un prigioniero come la Maga del Mondo Altrove, custode del Nucleo Progenitore, fosse tenuto in un luogo meno ovvio e più sicuro.

Zungurii e Serjou li avevano raggiunti non molto tempo dopo che Sophia e Fresia li avevano lasciati. M.A.I.A. era rimasta sulla Limoviole in modo che potesse controllare che nessuno entrasse o, in caso di fuga, fosse pronta ad attivare i motori.

Anche i due granroriani si erano mostrati allo stesso tempo sollevati e allarmati dallo scoprire che Magisa fosse ancora lì dopo un mese. Unanimemente convenivano che la situazione più probabile era che tutto fosse una trappola. Il Governatore decisamente si aspettava che qualcuno tentasse di liberare la Maga, così importante per tutta Gran RoRo, e voleva usare quell’eventualità a suo favore per catturare chiunque si opponesse.

Il problema principale del loro piano, oltre ad entrare, sarebbe stato quello di avere abbastanza tempo per individuare la collocazione di Magisa.

Serjou aveva portato, conoscendo la Guerriero Viola, il portatile della ragazza. Così, Kenzo si era messo al lavoro per vedere se riusciva a convertire un dispositivo per renderlo in grado di individuare con più facilità se qualcuno si avvicinava, utile se avessero dovuto entrare nella fortezza. Mai, Yuuki, Hideto e Aileen invece si erano messi attorno all’altro computer e avevano iniziato ad analizzare la piantina in cerca di un punto debole. Serjou e Zungurii collaboravano con loro cercando di farsi venire in mente qualsiasi dettaglio che potesse essere utile.

Il Guerriero Bianco puntò il dito contro la piazza circolare che si trovava davanti alla fortezza.

“Potremmo sfruttare l’andirivieni del mercato per cercare di intrufolarci senza farci notare.”

“È sempre molto frequentato, l’ho notato di persona. Se recuperiamo degli abiti del nostro regno anche per voi, potreste passare abbastanza inosservati”, confermò Zungurii.

Aileen cercò lo sguardo degli altri Maestri della Luce, sorridendo incoraggiante.

“Forse la cosa migliore sarà dividerci. Siamo in sei se Serjou resta sull’astronave.”

Yuuki scosse la testa. “Non possiamo andare ciascuno per conto proprio. Se finissimo nei guai, farebbero presto a soverchiarci in numero.”

La Guerriero Viola distolse lo sguardo dallo schermo e si stiracchiò, tendendo le braccia dietro la schiena.

“Dovremo lasciare la Limoviole fuori città, però. Sarebbe troppo riconoscibile. Concordi Serjou?”

“Giusta analisi, Lady Viole. Senza contare che la riconoscerebbero subito come l’astronave su cui è stata catturata Maga Magisa.”

Hideto si voltò verso i granroriani, contento di poter spostare gli occhi dallo schermo per un po’. “Come è successo? Non c’è lo avete detto. Tu non eri presente, vero Zungurii?”

Il granroriano sospirò e cominciò a sbucciare la banana che si era portato dietro dall’astronave. L’espressione sul suo volto era abbattuta.

“No. Non sapete quanto mi senta in colpa. Erano venuti nel Regno di Rubino per incontrare me e il mio gruppo.”

“Dubito che il vostro intervento avrebbe risolto qualcosa. Erano in netto vantaggio numerico. Sono certo che Maga Magisa sia stata lieta che voi non siate stati coinvolti”, lo confortò Serjou con il suo solito tono flemmatico in cui però si percepiva una nota di calore.

Kenzo alzò lo sguardo dal computer, le file di dati che scorrevano e si riflettevano sulle sue lenti.

“Come siete riusciti a scappare?”

Aileen sussultò impercettibilmente a quelle parole. Ricordava fin troppo bene quegli istanti e soprattutto il perché Magisa avesse scelto quel piano folle. Quando si rese conto che Zungurii e Serjou non avessero ancora risposto, capì che toccava a lei. Come dopotutto era giusto. Era lei la causa principale della sua cattura.

“Magisa sapeva che era lei il bersaglio principale. Se avessero catturato la Maga del Mondo Altrove, gli altri avrebbero avuto un ruolo secondario. Sarebbero potuti anche scappare. Dopotutto, avrebbero avuto il Nucleo Progenitore. Ha fatto da esca.”

Il rumore dell’esplosione si sentì prima dello sbandamento della Limoviole. Non per questo rese più facile a Magisa e Aileen tenersi in equilibrio. Le due si ritrovarono a terra, inciampando l’una nell’altra nel tentativo di mettersi in piedi.

Dietro di loro, l’astronave che li inseguiva era sempre più vicina. Non avrebbero retto a lungo, questo era sicuro. Serjou stava mandando i motori al massimo, aiutato da M.A.I.A. che faceva bypassare tutti i livelli di sicurezza. Ma non era sufficiente, non nel terreno spoglio e aperto in cui si trovavano. Era stati furbi a spingerli verso il deserto. Ormai, anche a raggiungere le montagne, non sarebbero stati in grado di seminarli.

Magisa e Aileen si afferrarono ai divanetti, fissando con gli occhi sgranati l’ennesima esplosione che colpì la fiancata. Per un soffio non furono di nuovo sbalzate a terra. La ragazza alzò lo sguardo verso la Maga, il terrore che si mischiava alla tensione evidente nei suoi occhi.

“Che cosa facciamo?”

Magisa stringeva forte il suo scettro, maledicendo la sua incapacità di non essere riuscita a chiamare i Maestri della Luce, la sua totale inettitudine nel capire che cosa non funzionasse in lei e perché il legame con il Nucleo fosse sempre più tenue. Lo sentiva dentro di lei ma era come se una coltre scura le impedisse di accedervi.

“Magisa?”

La donna si voltò verso la giovane granroriana, l’amica di Vey che si era trascinata dietro nella sua folle attesa di capire cosa stesse succedendo. Per un attimo la vide riversa a terra, esanime come il giovane Mazoku che aveva pagato con la vita la sua stupidità. Scosse la testa. Non poteva arrendersi in quel modo. Sorrise ad Aileen, un’idea che si formava nella mente. Era rischiosa, ma non avrebbe permesso che un altro Maestro della Luce pagasse al posto suo.

“Non possiamo scappare. Vogliono me e non si fermeranno.”

Aileen aprì la bocca ma l’ennesima esplosione le tolse il fiato. Magisa le posò una mano sulla spalla.

“Posso attirarli verso di me. È me che vogliono. Mi seguiranno.”

La ragazza sgranò gli occhi e iniziò a scuotere la testa, senza riuscire a proferire parola. La Maga sorrise dolcemente e incrociò lo sguardo con quello di Aileen, velato di lacrime.

“Non permetterò che un altro Maestro della Luce soccomba.”

Un’altra esplosione fece inclinare pericolosamente l’astronave. Serjou si voltò verso le due, l’espressione di solito così tranquilla spazzata via da una maschera di preoccupazione e tensione.

“Maga Magisa, se non facciamo qualcosa ci cattureranno!”

Magisa annuì e strinse le mani della Maestra della Luce, sorrideva con una luce determinata che le brillava nello sguardo.

“Userò la mia bicicletta. Andate nella direzione opposta, lasciate questo regno.”

“Magisa. Io-”, Aileen deglutì e strinse gli occhi per bloccare le lacrime, “io sono una Maestra della Luce. È mio dovere proteggerti. Sei la Maestra del Nucleo Progenitore.”

“Non puoi fare nulla, Aileen.”

“E così è saltata sulla sua bicicletta e si è fatta inseguire. All’inizio sembravano indecisi sul da farsi, ma poi ci hanno lasciato perdere. Siamo scappati e poi, quando le acque si sono calmate, ci siamo incontrati con Zungurii.”

Kenzo annuì e tornò a voltarsi verso il proprio computer, rimmergendosi tra dati e simulazioni. Quando anche Mai, Hideto e Yuuki sembrarono sul punto di tornare a concentrarsi sulla piantina e su quale fosse il migliore approccio alla fortezza, Serjou e Zungurii si scambiarono uno sguardo veloce e poi si voltarono verso Aileen cercando di incrociare i suoi occhi. Ma la granroriana fissò lo schermo, mordendosi un labbro e facendo del suo meglio per ignorarli.

“Maestri della Luce, credo che ci sia ancora un dettaglio di cui dovete essere messi al corrente.”

Serjou, le mani incrociate dietro alla schiena, rimase impassibile anche quando Aileen gli puntò contro uno sguardo che brillava di rabbia.

“Qualcosa di utile per la nostra missione?”, domandò Mai senza alzare lo sguardo sul computer su cui aveva fatto partire una simulazione dello spostamento dei soldati.

“No. Niente che non possa essere rimandato a dopo che avremo liberato Magisa”, esclamò con forza la Guerriero Verde fissando i due granroriani.

Zungurii scosse la testa. “Aileen, hanno il diritto di saperlo!”

Quelle parole fecero distogliere l’attenzione dei quattro umani dai computer e tutti rimasero a osservare il diverbio che stava nascendo tra i granroriani.

“No, no e no! Non ha niente a che fare con il salvataggio di Magisa!”

Il tono di voce di Aileen faceva ben capire quale fosse la sua opinione sulla faccenda: era una questione chiusa. Né Zungurii né Serjou parevano della stessa idea e ricambiavano lo sguardo ostinato della ragazza con sguardi altrettanto severi.

“La scelta di Maga Magisa non era forse dettata dal desiderio di proteggerlo? L’avete detto voi stessa, siete una Maestra della Luce. È il vostro dovere. È anche il dovere di Lady Viole e degli altri.”

“Cosa state cercando di dirci? Cosa ha deciso Magisa?”

“Prima di fare da esca-”, le parole di Zungurii vennero interrotte subito da Aileen che balzò in piedi. “Zungurii, no!”

“Maga Magisa ha ceduto il Nucleo Progenitore.”

Le parole di Serjou si persero nel silenzio. Tutti nella tenda zittirono. Aileen sgranò gli occhi e arretrò, un’espressione ferita sul volto. Aprì la bocca più volte, quasi a voler dire qualcosa ma non uscì nessun suono. Alla fine, distolse lo sguardo dagli altri Maestri della Luce, iniziando a fissare gli intrecci di uno dei tappeti.

Anche gli altri quattro erano rimasti senza parole, ma per tutt’altro motivo. Serjou non aveva aggiunto altro, ma non serviva, la reazione di Aileen era stata più che sufficiente. Tutto acquistava un senso. Come avevano fatto a non rendersene conto? Era così ovvio. Se Magisa avesse avuto il Nucleo sarebbe già stata eliminata dall’Imperatore, se avesse avuto ancora il Nucleo loro semplicemente non sarebbero stati lì. Lentamente, quasi faticando a crederci, si voltarono verso la granroriana che a braccia conserte continuava a non volerli guardare.

La Guerriero Verde sentì i loro sguardi, sguardi di rimprovero, probabilmente di delusione dato che erano stati loro a richiedere la sincerità in cambio della fiducia. Se non fosse stato tutto così complicato, lei glielo avrebbe detto. Fin da subito avrebbe voluto dirglielo, così che magari la aiutassero, ma nella situazione in cui era non avrebbero capito. Strinse le mani a pugni, le unghie che si conficcavano nei palmi e che le avrebbero lasciato i segni.

“Non avevi il diritto di dirglielo.”

Hideto scattò su a sua volta, sconcertato dal coraggio con cui Aileen continuava a voler negare la sua stupida decisione.

“Ma che stai dicendo? L’hai detto tu stessa! Noi siamo Maestri della Luce. È il nostro dovere.”

Mai sospirò e strinse le dita alla base del naso, cercando in qualche modo di contrastare il mal di testa che quella situazione le avrebbe sicuramente provocato.

“Questo cambia tutto. Aileen non può assolutamente venire nella fortezza. Resterà sulla Limoviole.”

Yuuki, accanto a lei, annuì e tornò a guardare il computer. La leggerezza con cui la granroriana aveva quasi messo a rischio il Nucleo Progenitore, lo faceva rabbrividire e gli portavano alla mente ricordi fin troppo amari. Sua sorella aveva sofferto ed era morta per il Nucleo. E quella ragazzina sembrava considerarlo un gioco.

“Così, se falliremo, almeno avremo la certezza che Gran RoRo avrà ancora una possibilità. Altri Guerrieri ci sostituiranno.”

Kenzo si sistemò gli occhiali e si schiarì la voce. “Potrebbe aiutarmi sulla Limoviole. Io non penso vi sarei molto utile in caso di scontro con i soldati.”

“In quattro sarà più difficile, ma non più di tanto di quanto se fossimo in cinque o sei”,

“Potremmo dividerci a coppie. Sarà rischioso, ma almeno possiamo coprirci le spalle a vicenda”, propose Hideto anche lui tornato a concentrarsi sul loro piano e di nuovo seduto accanto a Yuuki.

Il Guerriero Bianco portò l’indice su un punto preciso della piantina, spostandolo lungo i corridoi. “Due potrebbero cercare di entrare dal retro e-”

“ORA BASTA!”

Aileen tese le braccia lungo i fianchi, lo sguardo indurito e il respiro che si faceva più veloce. Aveva cercato di stare calma, ma era successo tutto quello che aveva temuto. Ora che sapevano, l’avevano messa da parte. Non glielo avevano neppure chiesto. Lo avevano deciso tra di loro, salvatori di Gran RoRo. La tazza che aveva colpito con il piede rotolò sul tappeto arrivando fino al ginocchio di Hideto. Lo sguardo di tutti e quattro gli umani era diretto verso di lei, perplessi, senza capirla.

“Chi diamine credete di essere? Sono quasi settant’anni che ho scelto di combattere per Gran RoRo! Ho lasciato la mia famiglia, ho rischiato la mia vita decine di volte. Con quale diritto voi arrivate qui e cominciate a ordinare a destra e manca che cosa fare?”, inspirò e avanzò, premendo ancora più forte le unghie nel palmo. Espirò e riprese a parlare, dovevano ascoltarla, non avrebbe permesso loro di interromperla. “Se voglio rischiare la mia vita per liberare Gran RoRo, questa è una scelta mia e soltanto mia! Sarete anche i Maestri della Luce ma non per questo noi granroriani staremo a girarci i pollici a vedere se riuscirete a salvarci! Vogliamo contribuire e voi non potete impedircelo!”

Hideto la fissò un attimo, ammirando di certo la sua dedizione, cosa che lui non aveva avuto per lungo tempo, sia verso Gran RoRo sia verso Magisa, ma non riuscendo ad approvare proprio la sua testardaggine. Nessuno le voleva impedire di combattere al loro fianco, volevano solo che per quell’unica missione lei rimanesse al sicuro. Poi, tornato il Nucleo a Magisa, per quello che lo riguardava poteva benissimo combattere quanto voleva.

“Non è questo il punto. Sei la Maestra del Nucleo, anche se temporaneamente. Non puoi stare in prima linea. Se il Nucleo cade, Gran RoRo è perduta.”

“Mi credete stupida? Lo so benissimo. Ma Magisa è laggiù per colpa mia! Andrò in quella fortezza con voi o senza di voi.”

“Dobbiamo difenderti, Aileen.”

La granroriana voltò di scatto la testa verso il Guerriero Bianco ormai anche lui in piedi, anche se in grado di mantenere la fredda compostezza di cui era famoso. Lei invece quasi tremava per la rabbia repressa, di fronte al loro rimprovero, di fronte all’ostinato rifiuto di permetterle di lottare. Tutto quello da lui proprio non poteva accettarlo. La ragazza sentì gli occhi inumidirsi, sfocando i bordi di quello che aveva davanti.

“Non sono una principessa in attesa di essere salvata. Devi smetterla di cercare di proteggermi!”

Yuuki avanzò e ora i due si trovavano a soli pochi passi. Mai e Hideto si guardavano, chiedendosi come fare a far capire ad Aileen che non era per dispetto che non la volevano con loro. La prima avanzò per cercare di calmare gli animi, anche se doveva ammetterlo stava venendo voglia anche a lei di urlare. Il Guerriero Bianco vedendo Aileen quasi in lacrime, chiuse un attimo gli occhi e inspirò, cercando di rimanere calmo. L’immagine di Kajitsu che scivolava a terra tornò a tormentarlo. Perché tutte le Maestre del Nucleo dovevano essere sempre così folli? Perché non ascoltavano mai nessuno?

“Perché fai finta di non capire? Il Nucleo Progenitore è vitale. O vuoi farlo cadere nelle mani dello stesso Imperatore che voi dite sta cercando di consumare questo mondo? Anche mia sorella lo custodiva e ha sempre cercato di evitare le situazioni di pericolo!”

“E quanto bene l’ha fatto! Sbaglio o è morta?!?”

Mai boccheggiò e si porto una mano alle labbra, Hideto e Kenzo rimasero a bocca aperta e occhi sgranati. Yuuki arretrò di scatto, come se si fosse scottato o se Aileen lo avesse schiaffeggiato in pieno viso, pallido in volto, e distolse lo sguardo bruscamente. Zungurii e Serjou erano anch’essi completamente attoniti, increduli che la loro amica avesse potuto veramente tirare in ballo tra tutti proprio quel fatto.

Aileen sbatté gli occhi, aprendo e chiudendo più volte la bocca, tentando di dare suono a parole che non trovava. Quando sentì di non poter più trattenere le lacrime, scattò verso l’uscita della tenda, senza incrociare lo sguardo di nessuno. Arrivata all’uscita si scontrò contro Sophia e Fresia, borbottò una scusa con la voce spezzata e scappò di corsa.

Le due si scambiarono uno sguardo allarmato, cercando poi risposte nel gruppo di Maestri della Luce, tutti ancora scioccati. Rimasero immobili per qualche istante, incerte sul da farsi. Poi, Fresia posò una mano sul braccio di Sophia.

“Vado io”, la voce dell’ex-sacerdotessa risuonò calma e ferma nel silenziò glaciale che era sceso all’infelice esclamazione della Guerriero Verde.

Ricevuto il cenno di assenso di Sophia, che sì si sarebbe occupata di capire nel limite del possibile che cosa fosse successo, Fresia lasciò la tenda, ma questo non permise alla tensione di allentarsi.

===============================================================================================

Fresia raggiunse lentamente i confini dell’accampamento e, quando incrociava lo sguardo dei compagni che le chiedevano cosa stesse succedendo, faceva loro cenno che era tutto a posto.

Il cielo, oltre la foresta e la montagna, cominciava a indorarsi e presto il tramonto avrebbe tinto tutto di rosso.

La granroriana non pretendeva di sapere che cosa passasse per la testa di Aileen, ma conoscendola da quando era nata poteva permettersi di fare almeno qualche ipotesi. Era stato il suo Vey a far sì che la ragazzina, ancora tormentata dagli incubi e ancora non consapevole di essere una Maestra della Luce, si confidasse con lei. Da quel momento si era sentita ancora di più la zia adottiva che Keelie Dealan, con il pancione ben evidente, le aveva chiesto di essere.

Era nato un profondo legame di affetto e di amicizia, ma non era stata capace di alleviare tutti i dubbi e le incertezze nascoste dietro le iridi scure. Incontrare i Maestri della Luce, e il Guerriero Bianco, doveva essere stato più difficile di quanto Aileen si fosse aspettato.

Senza fretta, entrò tra gli alberi e raggiunse in breve tempo la parete di roccia. Scrutò la pietra fino all’anfratto dietro cui partiva un stretto passaggio tra i massi. Erano già stati in quella zona anni prima ed era proprio su di là che, rannicchiata in un piccolo slargo, aveva trovato Aileen, poco più che bambina, intenta a fissare le stelle con uno sguardo angosciato che sembrava più maturo della sua età.

Fresia posò una mano sul sasso e alzò lo sguardo, sorridendo tristemente. Aileen cercava sempre troppo di mostrarsi più forte di quanto non servisse.

Iniziò a salire, piccole lucciole che si muovevano nell’aria, e la ritrovò nello stesso punto di allora. Ma non guardava le stelle, teneva la testa premuta sulle ginocchia e le braccia strette attorno alle gambe.

“Sapevo di trovarti qui.”

Nell’accampamento qualcuno scoppiò a ridere e altri iniziavano a sistemare le pentole sui fuochi. La ragazza mugugnò qualcosa e Fresia sospirò sedendosi accanto a lei e alzando gli occhi al cielo.

Aileen allentò la stretta delle braccia, che ricaddero molli lungo le gambe. “Fresia, ti prego. Va via.”

“È una bellissima notte”, commentò la più adulta granroriana fingendo di non averla sentita.

La Guerriero Verde bofonchiò qualcosa, le parole rese incomprensibili dalla bocca contro le gambe. Ma Fresia fece finta di nulla. Il vento portò una zaffata dell’odore piccante e salato dello stufato cucinato nell’accampamento. Aileen sospirò e si sollevò, posando la testa contro la roccia. Aveva ancora gli occhi lucidi e cerchiati di rosso, confusi e arrabbiati. Fresia le posò una mano sul braccio.

“Ti va di parlarne?”

La ragazza sembrò pensarci a lungo, deglutì un paio di volte, prima di trovare la voce di risponderle.

“Non mi accetteranno mai completamente.”

“Perché dici questo?”

Aileen chiuse gli occhi e strinse la mano dell’amica. “Pensavo che nascondere tutto, mentire su quanto successo, sarebbe stato meglio. Che mi avrebbe aiutato. Invece mi sento uno schifo. Ho incasinato tutto.”

Fresia rise. “Sbagliare è normale, Aileen. Non sai quanti errori io e Vey abbiamo fatto nella nostra vita, quanti ne facciamo ancora. Forse dovresti dar loro il beneficio del dubbio.”

La giovane granroriana posò la testa sulla sua spalla e con una mano si strofinò il volto, cercando inutilmente di fermare le lacrime.

“È tutto troppo complicato.”

L’ex-sacerdotessa fermò la mano dell’altra, facendo in modo che Aileen la guardasse e i loro sguardi si incrociassero. In quei momenti, avrebbe voluto poter fare di più, aiutarla di più a portare quei fardelli più grandi di lei. E per quanto il suo aiuto, o quello di Vey, fossero piccole cose, gocce in un lago, non si sarebbero mai tirati indietro.

“Non se accetti il tuo sbaglio e volti pagina, se accetti che anche loro possono sbagliare. La stessa dedizione che usi per difendere Gran RoRo, sono certa, ti sarà altrettanto utile per aiutarli a capire il tuo punto di vista. E aiutare te a capire il loro. Non sempre la linea tra giusto e sbagliato è così netta, a volte bisogna incontrarsi nel mezzo.”

Aileen deglutì e chiuse di nuovo gli occhi, le lacrime che riprendevano silenziose a rigarle il volto. Fresia sorrise dolcemente e le passò un braccio attorno alle spalle, attirandola a sé. In silenzio, lasciò che la giovane si sfogasse e alzò ancora gli occhi a guardare il cielo che si incupiva, rosso e blu scuro, le prime stelle che iniziavano a brillare timidamente.

===============================================================================================

Una volta uscita Fresia, Sophia era entrata in silenzio e aveva ripreso in mano la teiera. Posatala sul fuoco, si era inginocchiata e aveva sorriso verso i Maestri della Luce.

“Una tazza di tè aiuterà a sciogliere i nervi.”

Mai non aveva esitato un attimo e aveva afferrato la tazza fumante con grato entusiasmo. Tutti erano tornati a sedersi, solo Serjou era rimasto in piedi, e si scambiavano sguardi ancora vagamente stralunati. Yuuki fissava lo schermo del computer e nessuno ebbe il coraggio di chiedergli come stava. Tutti erano consapevoli quanto ancora il Guerriero Bianco si sentisse in colpa per la morte della sorella e Aileen glielo aveva rinfacciato senza troppi giri di parole.

Hideto rifiutò la tazza di tè e si voltò verso Mai. Si vedeva che l’atteggiamento della granroriana, immaturo e carico di bugie, non gli andasse a genio. Se non fosse rimasto scioccato, gliene avrebbe di sicuro cantate quattro.

“Che facciamo con lei?”

La Guerriero Viola finì di bere e abbassò la tazza, tenendo lo sguardo puntato sulle fiamme del fornelletto.

“Sinceramente non lo so. Capisco il suo punto di vista”, la ragazza alzò la mano per fermare Hideto che aveva aperto bocca con un’espressione oltraggiata in volto, “anche lei è una Maestra della Luce. Ma non capisco perché non c’è l’ha voluto dire. Ne avremmo potuto parlare. Ci avrebbe anche potuto convincere.”

“Forse le avremmo dovuto dare il tempo. Scusate”, interruppe Zungurii mestamente. Si sentiva decisamente in colpa per aver forzato Aileen, anche se lui stesso non capiva perché si fosse ostinata a non dirlo ai loro amici.

Il Guerriero Blu sbuffò. “Aveva tutto il tempo per farlo. E non mi sembrava averne molto l’intenzione.”

La teiera sibilò furiosa, spingendo fuori un getto di vapore bollente. Sophia la prese e la spostò su un cerchio di vimini intrecciato. “Sono certa che Fresia le farà capire il suo sbaglio.”

“Questo non risolve la questione se farla partecipare oppure no”, precisò Mai cominciando a picchiettare con le unghie sulla tazza.

Kenzo abbassò lo schermo del computer e lo posò accanto a sé. Prese una tazza da Sophia, ringraziandola con un cenno del capo, e rivolse la propria attenzione agli amici.

“Se ha il Nucleo potrebbe tornarci utile. Potrebbe individuare Magisa con molta più facilità. Con il poco tempo a disposizione non possiamo creare niente che sia altrettanto efficiente.”

“Non credete che sia proprio quello che vogliono? Avranno capito, no, che Magisa non ha più il Nucleo”, replicò Hideto posando la testa sulla mano e iniziando a gingillarsi con i fili del tappeto.

“Sarà una trappola comunque, con o senza Aileen.”

E nessuno poteva dare torto a Yuuki. Mai posò la tazza e incrociò lo sguardo di ciascuno di loro, uno dopo l’altro.

“Vediamo che piano riusciamo a formare. Yuuki ha ragione, sarà comunque una trappola. Tanto vale partire in vantaggio. Poi, possiamo sfruttare le abilità che ha perfezionato nel futuro Hideto”, concluse quasi ridendo la ragazza.

Il Guerriero Blu strappò un filo e sorrise a sua volta. “Perché ho come l’impressione che proporrai me per controllare che quella testa calda non si cacci nei guai?”

Mai alzò le mani davanti a sé, assumendo la propria migliore espressione da innocente. Tutti attorno a lei risero e, almeno per il momento, il clima si fece più sereno. L’attenzione tornò a creare un piano che potesse dar loro le maggiori chance di liberare Magisa, di non far finire il Nucleo nelle mani dei nemici e di, possibilmente, non concludere in tempo record la loro avventura finendo a marcire in una prigione.

La questione Aileen, pur non risolta, finì in secondo piano, anche se nessuno di loro si aspettava che potesse risolversi facilmente.

ciao

ciao

ciao

SPAZIO AUTRICE:

Salve a tutti. Meglio tardi che mai (avrei aggiornato anche prima ma sono stata via, senza connesione, e in più mi ero presa il raffreddore quindi immaginate che voglia di stare davanti ad uno schermo), vi presento ufficialmente il primo capitolo del nuovo episodio (che è tutto bello scritto, in attesa nel mio pc di essere qui inserito). Mi raccomando, non lesinate in recensioni che sono curiosa di sapere che cosa ne pensate!

Se qualcuno aveva intuito la nuova rivelazione di Aileen, faccio i miei complimenti. Ma forse avevo dato troppi indizi? Su questo punto vorrei comunque spiegare le mie ragioni dato che forse più di qualcuno penserà “ma che originale la ragazza che ha i ricordi di Kajitsu ha anche il nucleo”. Ci ho pensato a lungo prima di scegliere tale soluzione (intanto avevo già deciso che Magisa non potesse avere il nucleo almeno temporaneamente… altrimenti che storia c’era?) e i miei motivi sono questi: 1. Volevo avere un personaggio che avesse il Nucleo ma che si ritrovasse a fronteggiare delle difficoltà nel saperlo usare (problema che né Kajitsu né Magisa avevano) 2. Aileen ha difficoltà ad accettare come suoi i ricordi delle precedenti reincarnazioni e il fatto di avere il Nucleo influirà su questo.

Fresia è un personaggio inventato da ShawnSpenster e ha fatto una breve apparizione nella sua fanfiction “Battle Spirits Rising - Julian, il guerriero rosso” (che aspettate ad andare a leggerla? Se siete in astinenza Battle Spirits, dateci un’occhiata, ci sono anche i duelli!). Si capisce anche nel capitolo, ma era la sacerdotessa del tempio del villaggio Miao Miao prima di essere sostituita da Sophia.

Ho deciso di cambiare quale sia l’intervallo di anni passato a Gran RoRo da quando loro se ne sono andati. Non più ventiquattro (correggerò anche nell’episodio precedente) ma bensì circa ottant’anni, per rendere così più evidente quanto sia differente lo scorrere del tempo nel Mondo Altrove.

Siamo quindi giunti ai saluti. Grazie a chiunque leggerà e/o recensirà, sia i nuovi sia i vecchi (grazie per la vostra pazienza: questo capitolo lo dedico a tutti voi). E con il prossimo capitolo inizia l’azione. Mi raccomando, allacciate le cinture di sicurezza e afferratevi forte che ci sarà da divertirsi (almeno spero)!

A presto, HikariMoon

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

I Maestri della Luce non tornarono a dormire sulla Limoviole. Zungurii e Sophia prepararono una cena veloce e la granroriana offrì loro di restare per la notte. Quando espressero i loro dubbi su quanto gli altri ribelli si potessero sentire a loro agio con loro lì, Sophia li convinse che non ci sarebbe stati problemi e che sarebbe stato un piacere.

Serjou tornò sulla Limoviole e Zungurii lo seguì per andare a prendere qualche sacco a pelo. Lui, Hideto e Yuuki avevano infatti deciso di dormire fuori dalla tenda, grazie anche al clima mite del regno, mentre Mai, Kenzo e Aileen avrebbe dormito sulle brandine insieme a Sophia e Fresia.

Fresia e Aileen tornarono a cena quasi finita e si misero a mangiare in silenzio. Mai a quel punto le aveva annunciato che, dopo lunghe discussioni, avevano concluso che il suo aiuto in quanto Maestra del Nucleo Progenitore sarebbe stato utile per trovare Magisa nella fortezza. La Guerriero Verde aveva abbassato lo sguardo sul piatto e aveva mormorato un grazie.

Hideto e Yuuki, tornato Zungurii, augurarono a tutti la buona notte e uscirono a sistemarsi ai piedi degli alberi più vicini alla tenda. Il Guerriero Blu non era ancora tanto d’accordo sulla presenza di Aileen nella missione ma, aveva ammesso ai due amici, si rendeva conto che girare a vuoto il castello avrebbe portato a un fallimento certo.

Dentro alla tenda, Mai e Kenzo continuarono ad armeggiare per diverso tempo con delle ricetrasmittenti per essere sicuri che il giorno dopo le comunicazioni fossero il più possibile sicure da orecchie indiscrete. Aileen era rimasta a chiacchierare un po’ con le altre due granroriane ma poi si era scusate ed era andata a dormire. Fresia e Sophia avevano quindi iniziato a parlare e ridere sottovoce nel dialetto del loro villaggio, sistemando alcuni vestiti utilizzati dai ribelli.

Era la vigilia del salvataggio di Magisa, o perlomeno del tentativo, ma come erano andate le cose aveva riempito ciascun Maestro della Luce di dubbi e insicurezze.

Hideto, Zungurii e Yuuki avevano chiacchierato a lungo o, meglio, era stato Zungurii che aveva cercato di risollevare il morale raccontando episodi divertenti che lo avevano visto coinvolto in quegli anni. Poi, lentamente, quando ormai l’accampamento era avvolto dall’oscurità e illuminato solo dalle deboli torce delle sentinelle, Hideto e Zungurii si erano addormentati. Yuuki, invece, era rimasto sveglio a fissare il cielo stellato sopra di loro, un fresco venticello che portava via il caldo del giorno. Il ragazzo ripensò a quanto successo quella sera e strinse i pugni fino a farsi venire le nocche bianche.

Hideto, accanto a lui, si mosse nel sonno e Yuuki rilassò le mani. Fino a quando Aileen non glielo aveva rinfacciato, non si era reso conto quanto avesse cercato di ignorare i suoi sensi di colpa da quando era arrivato a Gran RoRo. Forse non avrebbe mai potuto ottenere il perdono per tutti i suoi errori e i suoi fantasmi lo avrebbero tormentato per sempre. Ma in nome della sorella si era ripromesso di cambiare, di proteggere ad ogni costo il mondo che amavano. Anche se avrebbe significato tenere d’occhio quella ragazza che non voleva essere considerata una principessa in attesa d’aiuto.

Il Guerriero Bianco infilò la mano nella tasca ed estrasse una carta. La luce della luna che sorgeva la illuminò. Yuuki sorrise malinconico, sfiorandone la superficie liscia con un dito.

Hououga, c’è qualcosa di familiare in lei. Vero?”

===============================================================================================

La mattina dopo Sophia e Fresia avevano accompagnato le due ragazze a rinfrescarsi in un ruscello poco distante. Prima di allontanarsi, Mai aveva intimato scherzosamente ad Hideto di non ficcanasare nei loro mazzi, lasciati dalle due nella tenda per evitare che si bagnassero, ottenendo così una poco convinta risata dai ragazzi.

Zungurii portò frutta e pane dalla Limoviole e i ragazzi si sistemarono fuori dalla tenda per fare colazione, approfittando dell’aria ancora fresca del mattino. Attorno a loro, l’accampamento stava riprendendo il lavorio del giorno precedente, per lo più ignorando il gruppo di Maestri della Luce.

Hideto afferrò un frutto simile ad un’arancia e storse il naso davanti al thermos di succo di frutta.

“Venderei il mio mazzo per una tazza di caffè!”

Kenzo aveva riso e si era servito di una fetta di dolce. Zungurii si era grattato la testa e aveva sorriso imbarazzato.

“Mi spiace. Stiamo finendo le scorte. Presto dovremo andare a rifornirci. Però non penso che Sophia e Fresia si offenderanno se prendiamo un po’ del loro tè.”

“Meglio che niente”, aveva sospirato il Guerriero Blu.

Yuuki si era alzato prima che lo potesse fare Zungurii. “Vado a prenderlo io”, ed era entrato nella tenda.

Pochi minuti dopo era uscito con tazze e teiera e anche le ragazze li avevano raggiunti. Sophia fu felice che avessero iniziato a preparare il tè e riempì le tazze raccontando loro l’esilarante equivoco che aveva accompagnato l’arrivo di Dan, Zungurii e Magisa durante la loro prima avventura.

Finita la colazione, arrivò il momento di salutarsi. Sophia e Fresia offrirono loro una pila di abiti e scarpe granroriani che i Maestri della Luce, e soprattutto Mai ancora in infradito e vestiti da spiaggia, accettarono con gratitudine. Le due granroriane augurarono loro buona fortuna qualunque fosse il loro obbiettivo e Aileen e Fresia condivisero un lungo abbraccio. Poi salirono a bordo della Limoviole e si lasciarono alle spalle l’accampamento.

La tensione nel gruppo dei Maestri della Luce, una volta rimasti soli, tornò a farsi sentire. Serjou raggiunse M.A.I.A. ai comandi per impostare la rotta verso la capitale. Tutti gli altri si sedettero sui divanetti. Kenzo scambiò uno sguardo con Mai e poi posò sul tavolino tre ricetrasmittenti.

“Ci abbiamo lavorato tutta la sera, io e Mai. I segnali non dovrebbero essere intercettati.”

“Questo regno non è dei più sviluppati tecnologicamente, forse i vostri sforzi saranno sufficienti.”

Il ragazzino lanciò un’occhiata infuocata al robot e la ragazza al suo fianco gli strinse una mano sul braccio per evitare che il tutto degenerasse di nuovo.

“Ne prenderò uno io. L’altro è per te, Hideto. Kenzo terrà la terza.”

Il Guerriero Blu prese l’oggetto che gli tendeva Mai e se lo sistemò nell’orecchio. “Quindi presumo restiamo con i gruppi decisi ieri?”

Mai annuì. “È la cosa migliore. Io, Zungurii e Yuuki cercheremo di aprire la strada a te e Aileen. Grazie agli abiti che ci hanno dato avremo più possibilità di passare inosservati.”

“Speriamo nessuno si ricordi di noi”, esclamò alla fine Hideto posandosi sul divano e intrecciando le mani dietro la nuca. “Comunque mi sentirei meglio se non ci portassimo dietro il Nucleo Progenitore.”

Aileen strinse le mani sulla gonna e gli lanciò un’occhiata gelida.  “So cavarmela, Guerriero Blu. E senza il Nucleo come pensi di poter trovare Magisa?”

“Sarà, ma se non avessi fatto la scenata della bambina viziata saresti rimasta sulla Limoviole.”

“Quel che è stato è stato, no? Pensiamo a salvare Magisa”, provò a dire Zungurii cercando di riappacificare gli animi.

“Zungurii ha ragione. Il Nucleo ci sarà utile, aumenterà le possibilità del nostro successo. È inutile continuare a discutere.”

Hideto sbuffò alle parole di Yuuki. “Io non stavo discutendo. È solo un dato di fatto.”

“Sono una Maestra della Luce anche io!”, sottolineò con tono secco Aileen.

La Guerriero Viola si alzò in piedi lentamente, aspettando che quelli attorno a lei si fermassero da soli. Quando non successe, passò brevemente la mano sulla fronte e sospirò.

“ADESSO BASTA!”, Maestri della Luce e granroriani si zittirono uno dopo l’altro, l’attenzione che si spostava su Mai.

La ragazza incrociò lo sguardo con tutti i presenti, non escludendo nessuno da quel muto rimprovero. Si sentiva già tesa come una corda, avrebbe pagato oro per potersi sfogare un po’ della propria inquietudine con qualche pattern. In quel momento apprezzava molto di più la facilità con cui Dan era riuscito a aggregare tutti loro prima a Gran RoRo e poi nel futuro. Non era sicura di poterci riuscire, ma almeno uno di loro doveva provare a tenere tutti gli altri uniti.

“Siamo una squadra adesso. Comportiamoci come tale.”

­­­­­­­­­­===============================================================================================

Le vie della città erano affollate, brulicanti di attività. Nel brusio di voci tra quelle case di pietra rossa e ordinate stradine di pietre levigate, si potevano sentire giochi di bambini, affari che venivano conclusi, venditori che offrivano la merce della campagna. Facendo attenzione, si riusciva a sentire anche il rumore dei mezzi che percorrevano le arterie laterali, interdette ai passanti, per poi allontanarsi lungo la strada che si connetteva alla sopraelevata che brillava in lontananza. Poco fuori il centro abitato, c’era la stazione dei treni, dove un paio di binari permettevano di collegare la capitale ai pochi centri importanti del regno.

Mai, Yuuki e Zungurii, intabarrati negli abiti offerti da Sophia, si strinsero tra loro per non rischiare di perdersi. O incrociare i gruppetti di soldati in lucenti uniformi rosso-dorate che pattugliavano le strade.

I due terrestri avevano provato ad immaginare che cosa avrebbero trovato tra quelle vie, così vicine alla roccaforte. Un clima oppressivo, soprusi da parte dei soldati, volti rassegnati o spaventati, erano tutte ipotesi che avevano più volte attraversato la loro mente.

Ma niente li aveva preparati a quello. Tutti sembravano felici. In quella cittadina non c’era nulla che facesse pensare ad un’oppressione.  Gli stessi soldati scherzavano con gli abitanti, accogliendo con le risate gli scherzi di un gruppo di bambini. Sembrava veramente la Gran RoRo che avevano immaginato dopo la loro vittoria. Dopotutto, quale città non ha delle forze dell’ordine che controllino la sicurezza? Erano come i corpi di polizia che avevano sulla Terra.

E più volte l’Imperatore veniva lodato. Dal più ricco dei venditori al più povero degli abitanti, dal soldato di pattuglia alla mamma che ringraziava della tranquillità con cui poteva allevare i figli.

L’incongruenza con il racconto di Zungurii e degli altri era solo fonte di fastidiosa insicurezza. Più volte, mentre camminavano lungo le stradine senza dare dell’occhio, si chiesero quale fosse la verità.

Non sembravano toccati neppure dal fatto che Battle Spirits fosse stato di fatto abolito, reso solo un fantasma di quello che era stato un tempo. Non più strumento di libertà e filosofia di vita, ma semplice passatempo per annoiati.

Se Yuuki e Mai fossero stati superficiali, già dopo cinque minuti, avrebbero potuto facilmente chiamare bugiardi i compagni di viaggio di un tempo. Ma c’erano dei dettagli subdoli, quasi invisibili, che rendevano inquietante quell’apparente idillio.

Ogni volta che qualcuno li superava, li squadrava dalla testa ai piedi e distoglieva subito lo sguardo, affrettandosi a superarli. Erano sguardi veloci. Se non stavano attenti, non se ne accorgevano neppure. Ogni sguardo celava lo stesso messaggio: diffidenza.

E certo nessuno poteva averli riconosciuti. Non solo perché i loro capelli, così diversi da quello tipici del regno, erano nascosti dai vestiti. Ma anche perché non erano più i ragazzini di un tempo.

I due Maestri della Luce si scambiarono uno sguardo trovando conferma delle loro inquietudini. Era tutto troppo perfetto.

La piazza si aprì davanti a loro, dominata dall’alto muro della fortezza e ai lati dagli edifici più importanti che facevano da corona alla piazza e finivano poco prima delle mura. In un angolo lontano, si riuscivano ad intravedere dei mezzi simili ai classici taxi gialli. Era lì che si accumulava il maggior numero di venditori, allineati principalmente ai bordi della piazza.

Il cancello della fortezza era aperto, il che facilitava il loro piano. Ma c’erano delle guardie, come si sarebbero aspettati, che rendevano tutto più difficile. Era ridicolo pensare di poter riuscire a passare senza venir interrogati. Senza contare che la folla, ottimo nascondiglio per loro, non si avvicinava alle mura, lasciando un ampio e deprimente spazio vuoto.

Ad un cenno di Zungurii, i tre si fermarono dietro ad un angolo, attenti a non farsi sentire da nessuno.

“Come vi sembra?”

Mai sistemò una ciocca di capelli sfuggita. I suoi occhi continuavano a vagare sulla piazza.

“Se vogliono fare credere che tutto sia perfetto, ci stanno riuscendo benissimo.”

L’espressione del granroriano si rabbuiò e uno sbuffo uscì dalle sue labbra. “È quello che odio di più di questa situazione. Se guardi le città, anche i villaggi volendo, sembra tutto quello che sognavo mentre lottavamo contro il Re del Mondo Altrove. C’è anche un sacco di gente che sta cercando di ignorare gli antichi pregiudizi!”

“Però?”, lo incoraggiò Mai.

“Però c’è qualcosa che non va”, replicò Zungurii avvilito, “qualcosa che mi impedisce di apprezzare veramente tutti i miglioramenti di questi anni. Gran RoRo sta morendo e sembra che nessuno se ne renda conto.”

“Quando mai qualcosa durante le nostre avventure è stato semplice?”, commentò acidamente Mai.

Un paio di granroriane con in mano grosse ceste e accompagnate da alcuni bambini sbucarono dal vicolo vicino a cui si erano fermati. I tre si zittirono e finsero di dirigersi al mercato, fermandosi poco distante la prima bancarella e occhiandone la merce. Quando il gruppetto passò accanto a loro, Yuuki e Mai strinsero i lembi del mantello con più forza e tennero lo sguardo basso.

Rimasero immobili ancora per diversi secondi, finché il venditore, un granroriano dai tratti felini, si accorse di loro e rivolse loro un ampio sorriso accennando alla merce esposta con un braccio e iniziando a parlare con entusiasmo, probabilmente decantando i pregi dei suoi prodotti, spille, fermacapelli, bracciali e collane di cuoio e perle colorate, ma senza che i due umani riuscissero a capirne una sillaba.

Prima di attirare troppo l’attenzione, Zungurii si fece avanti, si fece mostrare qualche gingillo per poi scegliere due braccialetti e pagarli. Accettando con un cenno del capo i ringraziamenti del venditore, Zungurii iniziò ad allontanarsi seguito in fretta dagli altri due. Affiancati, rientrarono tra la folla che gironzolava attorno alle bancarelle.

Dopo qualche istante, Zungurii allungò la mano verso Mai porgendole uno dei due braccialetti. Quando si accorse che la ragazza lo fissava perplessa, il granroriano arrossì. “È per te.”

La Guerriero Viola, pur sorpresa, sorrise. “Grazie, ma non era necessario.”

“Dovevo pur prendere qualcosa”, borbottò il granroriano infilando l’altro braccialetto in tasca. “Ne ho preso uno anche per Aileen.”

“Sei stato veramente carino”, ribadì Mai e Zungurii ridacchiò strofinandosi il naso. Poi, la ragazza si voltò verso Yuuki. “Cerchiamo di trovare un modo per entrare.”

===============================================================================================

La ricerca si rivelò più complicata del previsto. Come avevano immaginato, tutti coloro che si avvicinavano al cancello venivano brevemente controllati e solo poi gli veniva permesso il passaggio. Da quando erano arrivati, erano entrati diversi granroriani con carretti pieni di viveri o ceste colme di panni probabilmente lavati al vicino torrente. Anche se avessero provato a passare, le guardie si sarebbero rese subito conto che loro due erano umani. Innervositi dallo stallo in cui si trovavano, i tre ripreso a percorrere per la quarta volta gli spazi tra le bancarelle. Di quel passo, i venditori avrebbero pensato che erano o clienti indecisi o clienti molto avari. Più volte si scambiarono sguardi nervosi. Cosa avrebbero fatto se non trovavano un passaggio per entrare?

Un sacco pieno di riso si svuotò ai loro piedi facendo fermare i tre. Attorno a loro, altri granroriani li imitarono. A pochi passi di distanza, un granroriano piuttosto massiccio e dai folti capelli scuri fissava sdegnato e furioso un ragazzo dai tratti felini, immobile e tremante dietro un bancone, i grandi occhi verdi dilatati.

“Io-io non so veramente. Co-come possa essere successo, signore. Controlliamo sempre con cura-”, mormorò stringendo a sé una ragazzina più piccola ma molto simile a lui.

Il granroriano sbuffò e sbatté un pugno sul bancone, facendo sussultare i due. “Non l’ho fate abbastanza bene allora!”

Poi allungò una mano e afferrò il povero ragazzo per il bavero della casacca, sollevandolo di peso e trascinandolo oltre il banco. “È la seconda volta che trovo dei vermi nel sacco!”

La ragazzetta strillò e corse via, disperdendosi nella folla che fissava mormorante la scena, più di qualcuno con una chiara espressione spaventata sul volto. Un granroriano dietro all’energumeno, cercò di attirare la sua attenzione e farlo fermare, venendo ignorato bellamente.

“Vi-vi sconterò il pre-prezzo del sacco”, esclamò flebilmente il ragazzo.

“Pensi di cavartela con così poco, piccolo furfante? Vendere merce avariata e poi far pagare gli ignari clienti?”

E alzò un pugno per colpirlo. Yuuki e Zungurii si fecero avanti.

“Io lo lascerei andare.”

La voce del Guerriero Bianco attirò l’attenzione del granroriano che lasciò scivolare a terra il venditore, voltandosi con sguardo rabbioso verso i due. Mai superò i due amici e sorresse il giovane granroriano ancora pallido dopo lo scontro.

“Io lo guadagno spaccandomi la schiena, il mio denaro! Non posso farmi derubare, ho una famiglia da mantenere!”

“Ma si è scusato e vi tornerà parte del denaro”, ribadì Zungurii cercando di suonare conciliante. “Non è sufficiente?”

Il granroriano strinse i pugni. “No! Rimarrei sempre con del riso avariato!”

Yuuki e Zungurii si prepararono all’attacco del granroriano che pareva imminente, gli occhi neri di furia e i pugni alti davanti a sé.

“FERMI TUTTI!”

Il grido immobilizzò tutti e folla e contendenti si voltarono verso la sinistra. Davanti a loro c’era un gruppo di soldati, uno dei quali teneva per mano la piccola granroriana di prima. Appena vide quello che molto probabilmente era il fratello, lasciò la presa e corse con le lacrime agli occhi e un sorriso sollevato verso di lui, gettandoli le braccia al collo. Mai, a quel punto, si allontanò dai due e raggiunse i due amici.

Intanto, il granroriano che era a capo dei soldati si fece avanti, fissando il granroriano e Yuuki, Zungurii e Mai rimasti isolati dal resto della folla che era arretrata fin dall’inizio, ancora di più all’arrivo dei soldati. Il suo sguardo era vagamente annoiato, infastidito che la tranquillità venisse disturbata per una sciocchezza simile. Alla fine, il suo sguardo si posò sul granroriano che aveva attaccato il ragazzo.

“Vi verrà tornato il prezzo del sacco. D’ora in poi cambiate rifornitore, se la merce non vi soddisfa. Se vi vedo girovagare ancora attorno questa bancarella o seminar zizzania, verrete punito secondo la legge.”

Il granroriano abbassò il volto per nascondere una smorfia e annuì. Il giovane afferrò i soldi da una sacca appesa alla cintura e porse le monete. L’energumeno le afferrò bruscamente e infilò il denaro in tasca. Poi si voltò di scatto e si allontanò tra la folla, seguito dal suo amico visibilmente sollevato.

Il comandante dei soldati si voltò quindi verso Mai e gli altri, mentre uno dei soldati porgeva il sacco raccolto da terra ai due fratelli.

“La prossima volta non immischiatevi. È il nostro lavoro occuparci che la tranquillità sia mantenuta”, affermò scrutandoli. “Chi viene colto a partecipare a delle risse, riceve come premio un bel giro delle prigioni. Sono chiaro?”

I tre annuirono e il soldato tornò a voltarsi verso i suoi uomini. “Ora andatevene e che tutti continuino ad occuparsi del proprio, come se non fosse successo niente”, aggiunse rivolto a tutta la folla.

Il Guerriero Bianco guardò oltre le spalle dei soldati, scrutando tra la folla di granroriani che lentamente si stava disperdendo. Dopo ottant’anni, era plausibile che pochi li avrebbero riconosciuti come i Maestri della Luce. Nessuno degli abitanti della città sembrava avere nemmeno la minima idea che due delle strane persone che avevano davanti fossero degli umani. Poi, il suo sguardo si fermò sul volto di una figura incappucciata, all’apparenza proveniente da uno dei villaggi vicini, come tanti altri vestito in rosso e marrone. E nei suoi occhi scorse inequivocabile la certezza di essere stati riconosciuti.

“Ci hanno scoperto!”, sibilò Yuuki afferrando il braccio di Mai e voltandosi repentinamente.

La ragazza e Zungurii lo imitarono all’istante. Accelerarono i passi, consci di non poter mettersi a correre onde evitare di attirare l’attenzione prima del previsto. Ma non riuscirono a fare che pochi passi prima che una voce maschile superasse il brusio della strada.

“SONO I MAESTRI DELLA LUCE!”

Scoppiò il finimondo. Yuuki, Mai e Zungurii scattarono prima che il grido si disperdesse nell’aria.

“SOLDATI! INSEGUITELI!”

Nella furia della corsa, cercarono di fare attenzione a non travolgere nessuno, ma la confusione rendeva impossibile capire veramente in quale direzione stessero andando. Urtarono bancarelle che si rovesciarono a terra. Attorno a loro grida di paura, sorpresa e anche odio.

Prima, non si erano accorti di quanto grande fosse la piazza, ma ora sembrava un’impresa impossibile riuscire a raggiungere i vicoli senza essere catturati.

“Da questa parte!”

Un manipolo di soldati sbucò dalla viuzza a pochi passi da loro, che si erano illusi potesse essere la loro via di fuga. I tre ragazzi frenarono bruscamente per infilarsi in fretta e furia tra un’altra fila di bancarelle che, loro malgrado, li costringeva a tornare verso il centro della piazza. Nonostante le grida e i rumori di oggetti che si infrangevano a terra, i pesanti passi dei soldati erano sempre più vicini.

“Stiamo tornando indietro!”, Zungurii sentì il sudore scendergli lungo il collo. La loro situazione si stava facendo sempre più complicata e le prigioni sempre più vicine.

“Non possiamo fare altro!”

Mai riuscì appena a finire di parlare. A pochi passi da loro un’intera bancarella di vasi e terrecotte venne rovesciata, gli otri che intasarono lo spazio già stretto e i cocci di vasi infranti che riempirono il selciato. I tre non fecero in tempo a fermarsi e inciamparono tra ciotole e pentole, perdendo ben presto l’equilibrio e ritrovandosi a terra, i cappucci dei loro mantelli ormai scivolati dalla testa.

Un silenzio surreale scese in pochi istanti sulla piazza e, quando anche la corsa dei soldati si interruppe alle loro spalle, sapevano che la loro fuga era finita.

“IN PIEDI!”

Yuuki e Mai si scambiarono velocemente uno sguardo, consapevoli di non poter evitare di eseguire il comando. Zungurii, accanto a loro, aveva già le mani alzate e diverse pistole puntate addosso.

“Signore, anche questo è un Maestro della Luce?”

Il granroriano di fronte a loro, evidentemente colui che aveva il grado più elevato, si voltò con fastidio verso il sottoposto.

“Lui ti sembra forse un umano, idiota?!?”, sbraitò il comandante. “Sarà solo uno di quei maledetti ribelli!”, sibilò colpendo con un calcio lo stomaco di Zungurii. Mai e Yuuki sussultarono e la ragazza si portò le mani al viso, mentre il loro amico si strine la pancia tossendo.

“Tornando a voi”, il soldato granroriano tornò a fissarli con uno sguardo nero di rabbia. “HO DETTO IN PIEDI!”

Il Guerriero Bianco si alzò lentamente, lo sguardo gelido fissò sul soldato. Dietro al comandante, alcuni degli altri uomini del plotone arretrarono di un passo. La Guerriero Viola, accanto a lui, invece, iniziò a tremare e si appoggiò a Yuuki per mettersi in piedi.

“Vi prego,” sussurrò Mai, gli occhi ormai pieni di lacrime. “Non-non fateci del male!”, singhiozzò e si portò una mano alla bocca.

Il granroriano scoppiò a ridere, una risata fredda, inquietante nel silenzio della piazza.

“Potevi pensarci prima, bambolina. Magari con te saremo più buoni,” annunciò, facendo scorre lo sguardo dalla testa ai piedi della ragazza. Anche altri dei soldati scoppiarono a ridere, mentre altri ancora abbassarono lo sguardo.

Mai boccheggiò, per poi nascondere il viso dietro entrambe le mani e scoppiare a piangere ancora più forte. Yuuki le passò un braccio attorno alle spalle per sorreggerla, il corpo della ragazza scossò sempre più violentemente dai singhiozzi.

“Non riuscirete a vincere!”

Il comandante alzò gli occhi al cielo, esasperato. “Perché quando venite catturati dite sempre le stesse cose?”

Avanzò di un passo e si fermò di fronte al Guerriero Bianco, gli sguardi incrociati che nessuno dei due voleva abbassare.

“Vi piegheremo!”, sibilò e Mai, se possibile, venne scossa ancora di più dal pianto. “ALLE PRIGIONI!”

A quell’ordine, due soldati afferrarono Zungurii per le braccia e lo costrinsero ad alzarsi. Altri circondarono Yuuki e Mai con le pistole pronte a sparare, intimando loro di muoversi.

Il comandante rimase immobile, un sorriso soddisfatto che gli piegava le labbra e un riflesso nero che brillava nei suoi occhi. Attorno a lui, quando i soldati iniziarono a muoversi, bisbigli e mormorii tornarono a farsi sentire tra la folla. Tremante, un granroriano si avvicinò lentamente, il berretto stretto convulsamente tra le mani.

“Signore…”

Il soldato si voltò verso di lui. “Che vuoi?”

“Il mio bancone. Ec-ecco”, il granroriano deglutì, “è tutto andato distrutto.”

Il comandante rimase in silenzio e osservò i cocci rossi che ricoprivano il terreno. Il gruppo di soldati che teneva prigionieri i Maestri della Luce si fermò. Il comandante, intanto, tornò a fissare il granroriano.

“Quante volte gli umani hanno distrutto il tuo lavoro?”

“Cos-”

“Immagino producevate vasi e terrecotte prima di ottant’anni fa.”

Il venditore sbatté le palpebre e annuì. “Certo. La mia famiglia le produce da diverse centinaia di anni.”

“Quindi, ti ripeto, quante volte il tuo lavoro è stato distrutto da quegli umani? O distrutto dagli abitanti dei regni più forti prima ancora?”

Lo sguardo del venditore si illuminò di comprensione. Il comandante si voltò verso il resto della folla.

“Quando vedrete i ribelli, signori, pensate ad oggi. Pensate a ciò che ho detto. Chi si è curato di noi prima del nostro Governatore e del nostro illustre Imperatore? CHI?”

“È vero. Un tempo eravamo solo feccia per gli altri regni…”

“E gli umani? Hanno portato innovazioni…”

“Sì, ma per loro siamo ancora rimasti feccia!”

Il brusio della folla si fece sempre più forte. Il comandante posò una mano sulla spalla del venditore.

“Oggi, hai reso un grande servigio al nostro mondo. Siine orgoglioso!”

Il venditore granroriano annuì, il timore sostituito dalla commozione e dalla fierezza. Ma il comandante non aveva finito.

“I Maestri della Luce non sono i nostri salvatori! Hanno sconfitto il Re del Mondo Altrove è vero, ma se ne sono andati incuranti del dopo. Ricordate, senza il nostro Imperatore saremmo tornati ad essere lo zerbino degli altri regni! Lunga vita all’imperatore!”

“LUNGA VITA ALL’IMPERATORE!”

Il grido si alzò nella piazza ad una voce sola, imponente ed inquietante allo stesso tempo.

Mentre le voci gridarono unite la celebrazione dell’Imperatore, il comandante raggiunse i suoi uomini e con un brusco cenno del loro capo intimò loro di muoversi. Quando raggiunsero il portone della fortezza, dietro di loro la folla aveva ripreso il normale andirivieni e anche i rumori erano tornati ad esser quelli normali, voci e grida di mercato.

A ridosso delle mura, era rimasto un unico gruppo di granroriani, chi abitante del villaggio Gurii o del villaggio Miao Miao, chi ancora di altri villaggi del regno, tutti vestiti in abiti dall’aspetto identico e dalle tonalità del marrone e del rosso. Erano tutti i servitori che lavoravano nella fortezza, chi nelle cucine, chi per pulire, chi ad occuparsi delle astronavi. Come ogni mattina, erano stati incaricati di comprare al mercato tutto quello che poteva servire e l’inseguimento dei Maestri della Luce aveva attirato anche la loro attenzione.

Quando passò il gruppo di soldati con i Maestri della Luce, più di qualcuno cercò di cogliere uno scorcio del granroriano che aveva ancora una smorfia di dolore, della ragazza, i cui singhiozzi continuavano imperterriti, e del ragazzo che aveva osato sfidare il comandante dei soldati e aveva fissato anche loro con sguardo glaciale.

Proprio il comandante si fermò davanti a loro, gli occhi ridotti a fessure.

“Cosa state perdendo tempo! Muovetevi!”

I servitori sobbalzarono e annuirono precipitosamente mentre il comandante si allontanava, al seguito dei suoi uomini. Uno dopo l’altro attraversarono anche loro il cancello della fortezza e si dispersero nel cortile in base ai loro compiti. Dietro di loro, due soldati tornarono a fare la guardia all’entrata.

===============================================================================================

Del gruppo di servitori, una mezza dozzina si diresse verso le cucine. Svoltarono subito verso destra, la direzione opposta a quella presa dai soldati, e raggiunsero una delle ali della fortezza. Le grandi finestre, aperte, permettevano di vedere i ripiani pieni di pentole, vasi pieni di cibi e bottiglie e sulle fiamme erano già sistemati diversi pentoloni da cui cominciava ad uscire un odorino ricco e speziato.

I primi servitori si affrettarono a infilarsi tra il via vai dei cuochi e degli aiutanti, che si spostavano da un ripiano all’altro in cerca degli ingredienti necessari. Gli ultimi due, invece, avanzarono più lentamente, guardandosi attorno con attenzione. Uno dei due era un granroriano simile a Zungurii per tonalità di pelle e capelli, anche se di corporatura molto più snella e con gli occhi blu, e l’altra con chiazze beige chiaro e orecchie a punta era inconfondibilmente una delle abitanti del villaggio Miao Miao.

La ragazza posò la sacca di spezie che aveva in mano e arricciò il naso.

“Urgh… mi chiedo come facciano a mangiare questa roba così piccante!”

Il ragazzo portò un dito alle labbra. “Parla piano. O vorrai farti scoprire?”

L’unica risposta della granroriana fu un’alzata di occhi al cielo.

“Muovetevi pelandroni!”

I due sobbalzarono e si voltarono di scatto, occhi sgranati per il terrore di essere stati scoperti. Davanti a loro c’era la granroriana più grande e possente che avessero mai visto, fatta ovviamente esclusione per le abitanti del Regno di Zaffiro. Era alta almeno due metri e altrettanto larga, grosse braccia muscolose e un mestolone brandito, effettivamente capace di sembrare un’arma in quelle mani.

Entrambi arretrarono, fino a trovarsi contro le mensole delle spezie.

“Niente perdigiorno nella mia cucina! Filate a sistemare i prodotti della dispensa!”

Indicò loro la direzione con un gesto secco del mestolo da cui partirono alcune gocce di sugoe nessuno dei due ebbe il coraggio di dissentire. Annuirono e scattarono, rischiando quasi di spingersi l’uno con l’altro. Solo quando chiusero la porta della dispensa alle loro spalle, riuscirono a tirare un sospiro di sollievo.

La ragazza si sedette contro il muro e il ragazzo vi si appoggiò.

“Che esperienza terrificante,” esalò spostando lo sguardo sulla compagna. “Hai le orecchie storte.”

Sbuffando, la granroriana si portò le mani tra i capelli verdi e si sistemò il cerchietto con annesse orecchie che le avevano permesso di passare per abitante del villaggio Miao Miao senza problemi.

“Cerca di trovare un’altra uscita. Non ho alcuna intenzione di incontrare di nuovo quella terrificante cuoca!”

“Su questo sono d’accordo con te, Aileen.”

Mentre la granroriana si rimetteva in piedi e controllava che la coda, altro elemento del suo travestimento, fosse a posto, Hideto esplorò la grande dispensa. Per loro sfortuna, l’unica porta sembrava essere quella da cui erano passati. Il Guerriero Blu stava per arrendersi e tornare dalla compagna, quando si accorse che in alto sulle pareti c’erano le griglie della ventilazione, che con un po’ di fortuna sarebbero state abbastanza grandi per entrambi.

“Vieni!”

Hideto spostò alcuni barili di lato e ne impilò un paio per creare un appoggio per farli salire. Non appena finì, Aileen lo aveva raggiunto e aveva notato la griglia.

“Sicuro che passiamo?”

“Dobbiamo sperarlo, non ci sono altre uscite.”

Il ragazzo spostò la tunica e iniziò a cercare in una delle tasche del giubbotto che aveva sotto. Dopo qualche istante, tirò fuori un piccolo cacciavite.

“Voilà! Questo dovrebbe andare bene!”, esclamò soddisfatto per poi passarlo alla granroriana, che lo guardò confusa, e incrociare le mani davanti a lui.

“Forza. Ti do una mano a salire, così sviti la griglia.”

Aileen alzò un sopracciglio e posò una mano sul fianco. “Chi ha deciso che tu dai gli ordini?”

“Sono il Maestro della Luce con più esperienza tra i due.”

“Lo sai, vero -”, borbottò la ragazza posando il piede sulle sue mani e spingendosi sulle casse “- che io sono Maestra della Luce da quasi settant’anni?”

Hideto le sorresse il piede fino a quando la granroriana riuscì a sistemarsi sulle casse abbastanza in equilibrio. Poi, rimase in attesa mentre lei cominciò a provare le varie punte sulle viti.

“E quanti sovrani folli con megalomaniache idee di evoluzione hai aiutato ad eliminare?”

Aileen aprì la bocca per rispondere per poi chiuderla bruscamente e scuotere la testa. “Maschi,” sibilò provando la quarta punta. Dopo un paio di tentativi, la vite cominciò a girare. Sorrise e strinse il pugno. “Sì!”

Questo attirò l’attenzione dell’altro Maestro della Luce. “Funziona?”

La ragazza annuì e, nei minuti successivi, tolse una dopo l’altra le viti passandole ad Hideto. Alla fine, gli passò il cacciavite, che lui rimise nella tasca, e lentamente, onde evitare di farla cadere, tolse la griglia. Quando il metallo strusciò il muro, si sentì un debole cigolio ma fu così debole che nessuno dalle cucine avrebbe potuto sentirlo. Nonostante questa certezza, i due emisero un sospiro di sollievo quando fu evidente che nessuno li avesse ancora scoperti.

Ogni minuto, però, era prezioso dato che da un momento all’altro chiunque sarebbe potuto entrare. Aileen si infilò nello stretto passaggio e si mosse nel canale di ventilazione per un paio di metri. Poi, rimase in attesa che Hideto la raggiungesse. Dietro di lei sentì il ragazzo salire sulle casse, ma non potendo voltarsi era impossibile capire a che punto fosse.

Furono minuti lunghissimi, intervallati dai rumori che faceva il Guerriero Blu nel salire. La granroriana stava quasi per chiamarlo e chiedergli a che punto fosse, ma un piede la colpì sulla gamba.

“Stai attento!”

“Vorrei vedere te, gattonare all’indietro. Ho a malapena spazio per muovermi!”

Aileen aggrottò la fronte per poi sgranare gli occhi solo pochi istanti dopo, rendendosi conto di come era salito il compagno di squadra.

“Sei salito all’indietro?!?”

Alle sue spalle, si sentì un rumore metallico e poi la luce nel canale si attenuò.

“Dovevo pur rimettere la griglia in qualche modo. O avrebbero dato subito l’allarme,” sibilò Hideto mentre finì di sistemare il meglio possibile la griglia. Doveva solo sperare che nessuno, nelle cucine, si accorgesse della loro assenza. Una volta soddisfatto del risultato ottenuto, estrasse l’auricolare e se lo sistemò nell’orecchia.

“Ho attivato le comunicazioni. Kenzo mi senti?”

“Forte e chiaro, Hideto. Cominciavamo a preoccuparci.”

Il ragazzo sorrise. “Abbiamo avuto solo qualche contrattempo. Siamo nel sistema di aereazione.”

“Roger.”

“Ragazzino, cerca di darti una mossa!”

Il Guerriero Blu alzò gli occhi verso l’alto e mosse la testa, finendo per sbattere contro il soffitto del canale. Dietro di lui, Aileen soffocò una risatina.

“Se non mi distrai, cassetta di cavi ambulan-”

“Ragazzi, per favore! Non stiamo facendo una passeggiata! Vi devo ricordare che essere ficcati in un canale di ventilazione non è proprio il massimo della comodità?”

“Ops, scusa. Vi do subito la direzione.”

Hideto annuì, anche se Kenzo non poteva vederlo, e inclinò la testa. “Ti darò le indicazioni man mano che ci muoviamo. Cerca di stare attent-”

Un colpo secco allo stinco, lo fece zittire. “Non sono nata ieri, se permetti!”

Il Guerriero Blu aprì la bocca per ribattere, ma cambiò idea e roteò gli occhi. “Kenzo, cerca di farci uscire da qui il prima possibile.”

===============================================================================================

Quando il plotone di soldati con prigionieri al seguito arrivò alla loro meta, il pianto di Mai non si era interrotto. La ragazza continuava a essere squassata da singhiozzi incontrollabili. Già più di qualche soldato aveva un’espressione che era un misto di irritazione e disagio, non sapendo bene come comportarsi con questa fantomatica Maestra della Luce che scoppiava in urla disperate non appena la sfioravano.

Il comandante, dismessi parte dei soldati e ordinato loro di tornare ai loro posti, fissò stralunato i suoi sottoposti.

“Che state aspettando, idioti! Perquisiteli!”

Quasi scattando sull’attenti, un soldato corse a prendere il dispositivo che permetteva di individuare la presenza di ricetrasmittenti o sensori mentre altri due si avvicinarono a Yuuki e Zungurii e li perquisirono in cerca di armi nascoste. Quando il primo finì di controllare Yuuki, lasciando spazio al collega con il dispositivo, il soldato si avvicinò a Mai. Deglutì e sfiorò il braccio della ragazza.

“VI PREGOOOOO! NON-NON FATEMI DEL MALEEE!”

Il povero soldato saltò indietro di un passo portandosi le dita nelle orecchie. “Vi giuro, signora. Vi-vi ho appena sfiorata!”

Mai, in tutta risposta, scosse la testa e scoppiò a piangere ancora più forte, il viso nascosto dalle mani. Yuuki e Zungurii lanciarono sguardi furiosi verso il povero soldato, che arretrò ancora con le mani sollevate davanti a sé.

“Non essere ridicolo”, sbraitò il comandante spingendo di lato il sottoposto. “È una prigioniera come tutti gli altri.”

Con decisione, il granroriano afferrò il braccio di Mai. E lei scoppiò a piangere ancora più forte, a urlare e singhiozzare neanche la stessero torturando a morte. Il comandante sgranò gli occhi e si rese conto che gli altri due prigionieri non gli saltavano alla gola solo per le armi puntate contro di loro.

Lasciò il braccio di Mai e si allontanò verso l’uscita. “Per la luce del nucleo, controllate che non abbia ricetrasmittenti e sbatteteli in una cella!”

“Signor sì, signore!”

Il granroriano si fermò a metà delle scale e lanciò uno sguardo di disprezzo verso la ragazza scossa dai pianti.

“Mi chiedo come abbia contribuito a sconfiggere il Re del Mondo Altrove! Spaccandogli i timpani?”

I soldati faticarono a trattenere una risata e il comandante si voltò verso di loro, il volto deformato dalla rabbia.

“MUOVETEVI!”

Non se lo fecero ripetere due volte. Il soldato esaminò con il dispositivo la prigioniera singhiozzante, per due volte e mantenendosi a debita distanza. Quando confermò l’assenza di ricetrasmittenti, i colleghi condussero i tre prigionieri in una cella e li spintonarono dentro, chiudendo le sbarre alle loro spalle.

Non appena entrata, Mai si lasciò scivolare a terra, il corpo che tremava ancora. Zungurii si posò contro la parete, per poter riprendere fiato con più calma, e Yuuki afferrò le sbarre e fissò i soldati che si allontanavano. Il Guerriero Bianco non distolse lo sguardo fino a quando gli ultimi passi si persero nella distanza e la porta delle prigioni venne chiusa con un tonfo.

Poi, spostò lo sguardo sulle celle che davano sul corridoio da entrambi i lati. Fino al punto in cui si trovavano, tutte le celle erano vuote, anche se alcune mostravano chiari segni di essere state abitate fino a poco tempo prima. Cercò di sporgersi, per quanto possibile, per vedere se le celle oltre alla loro contenessero dei prigionieri e, in particolare, Magisa. Ma per quanto riuscì a vedere, nessuno si sporse o fece un segno. Con tutto la confusione che avevano fatto, se la Maga fosse stata lì, li avrebbe riconosciuti sicuramente. Non si riusciva a vedere, però, quanto proseguisse il corridoio anche per la scarsa luminosità data dalle piccole finestrelle. E, dietro di lui, Mai continuava a singhiozzare come in preda ad atroci dolori.

Yuuki sospirò e si voltò verso la cella, un cubicolo di pochi metri quadri chiazzato di umido e ragnatele, posando il suo sguardo sulla Guerriero Viola. Incrociò le braccia e sollevò un sopracciglio.

“Mai, credo che tu possa smetterla. Anzi, per favore, per la mia salute mentale, finisci questo teatrino.”

La ragazza si zittì di botto, il corpo immobile. Poi, riprese a tremare ma questa volta era per le risate, che la ragazza aveva trattenuto a stento dal momento in cui li avevano arrestati. Mai si alzò, nascondendo la bocca dietro una mano e usando l’altra per asciugarsi le lacrime, stavolta vere, che il troppo riso le impediva di trattenere.

“Ci sono cascati in pieno!”

A quelle parole, sul volto di Zungurii apparve un enorme sorriso e anche il granroriano scoppiò a ridere. Yuuki si limitò stringere tra due dita il dorso del naso, ripetendosi nella mente tutti i buoni motivi per cui faceva ancora parte dei Maestri della Luce.

“Però devi ammettere che ho recitato la parte di inerme damigella-”, esclamò Mai virgolettando le sue parole con le dita, “- in modo esemplare.”

“Ti proporrò per il premio oscar”, affermò il Guerriero Bianco con la massima serietà possibile.

La ragazza ghignò e lo affiancò vicino alle sbarre. “Grazie. In effetti era al terzo posto dei miei obiettivi, dopo vincere il premio di miglior blogger e salvare Gran RoRo senza farci ammazzare.”

“Cos’è il premio oscar?”

“Perché ho come l’impressione di stare facendo da balia?”

“Suvvia, Yuuki -”, replicò Mai con un sorriso stampato in volto colpendolo con un gomito, “- sappiamo tutti che in fondo ci vuoi bene.”

Molto in fondo.”

La Guerriero Viola scosse la testa e tornò a concentrarsi sulle celle fuori dalla loro. Non sembrava esserci veramente nessuno, il silenzio era quasi opprimente, lugubre. A quanto sembrava, nel Regno di Rubino o erano tutti rispettosi delle leggi o chi veniva catturato riceveva in fretta la sua punizione.

“Nessuna traccia di Magisa, vero?”

“Nessuna”, confermò Zungurii affiancando i due Maestri della Luce. “Anche se potrebbero averla spostata. Alcune celle sembravano essere state occupate fino a poco tempo fa.”

Mai sospirò e si andò a sedersi sulla striminzita brandina che costituiva l’unico giaciglio dell’altrettanto striminzita cella. Fortunatamente, e se tutto andava come nei piani, non avrebbero dovuto passarci troppo tempo. Portò le mani sui capelli e tolse il fermaglio che bloccava le ciocche. Ignorando i capelli scivolati ai lati del suo viso, la ragazza girò il fermaglio e sganciò la ricetrasmittente attaccata alla base. Poi, la sistemò all’orecchia e premette il tasto di attivazione.

“Avverto Kenzo che qui abbiamo fatto un buco nell’acqua.”

“Peccato, speravo sarebbe stato più facile”, commentò Zungurii con espressione triste.

“Speriamo Hideto e Aileen abbiano più fortuna”, aggiunse Yuuki posandosi contro il muro.

A loro non restava che restare in attesa del segnale che avrebbe dato inizio alla seconda parte del loro piano.

===============================================================================================

“Hideto, ho appena ricevuto la conferma che Magisa non si trova nelle prigioni.”

“Ok.”

Il Guerriero Blu si voltò verso il corridoio che avevano appena superato. Il sensore sistemato da Kenzo, M.A.I.A. e Mai non aveva dato loro nessun segnale. Secondo loro, il dispositivo avrebbe dovuto essere in grado di captare perlomeno il segnale della presenza di persone, qualcosa che riguardava la traccia del calore corporeo o roba del genere. Quello era già il secondo piano e ne mancavano ancora tre. Avevano già incrociato tre gruppi di soldati in pattugliamento e una dozzina di servi.

O il dispositivo non funzionava o avevano spostato Magisa e tutti i loro sforzi erano stati vani. E, visto che Aileen non sembrava aver ricevuto alcun input dal Nucleo Progenitore, entrambe le opzioni avevano la stessa validità.

Hideto si rese conto di essere fermo da un po’ troppo e tornò a voltarsi avanti. Nel farlo il suo sguardo si posò sulla granroriana, che stava avanzando con circospezione verso le scale che li avrebbero condotti al terzo piano. Sarebbe dovuta essere stata lei a indicare loro dove era Magisa, con i poteri del Nucleo individuare la Maga sarebbe dovuto essere un gioco da ragazzi. Il Nucleo era attivo senza la misteriosa luminosità bianca? Il Guerriero Blu non ne aveva idea. Lei stava cercando, o almeno così continuava a ripetere. Era possibile, ma lui aveva imparato a non fidarsi subito. Vista soprattutto la recidività con cui la granroriana aveva mentito loro nei due soli giorni che si conoscevano. Non avevano neppure iniziato e già aveva provato a tener nascosto il fatto di avere il Nucleo Progenitore. Cos’altro poteva celare loro?

“Muoviti o ci scopriranno!”

La raggiunse rapidamente e i due si fermarono ai piedi della scala, nascosti dietro l’enorme statua di un dragone.

“Kenzo, siamo alle scale. Dicci come proseguire.”

“Il piano superiore sembra avere una planimetria simile ai piani precedenti. Ma fate attenzione, dovrebbero esserci le stanze dove il Governatore amministra il suo potere.”

Ovvero più soldati. In silenzio, il Maestro della Luce attese che l’amico gli fornisse la collocazione delle stanze più a rischio. Poi, sbirciò rapidamente lo schermo del dispositivo che una volta tanto non indicava la presenza di granroriani in avvicinamento.

“Saliamo. Finite le scale, svolta a destra.”

Aileen annuì e iniziò a salire, tenendosi contro il muro. “Lo sai, sarebbe più facile se fossi tu a guidarci, invece che continuare a darmi le indicazioni.”

“È meglio così.”

Il perché non mi fido risuonò nel silenzio nonostante non l’avesse detto, ma era evidente che fosse quello il motivo. Aileen si morse un labbro e non disse nulla, ma quella situazione cominciava ad infastidirla. Se ne era accorta quasi subito, dal fatto che in nessun momento il Guerriero Blu aveva distolto lo sguardo da lei. Si sentiva sorvegliata.

Arrivarono al piano superiore e proseguirono nella direzione indicata da Kenzo. Ancora corridoi di pietra rossastra e finestre che si aprivano sul deserto o sui boschi che ricoprivano le pendici delle montagne. Se non avessero avuto una piantina, si sarebbero sicuri persi.

Non fecero molti metri prima di incrociare un duo di soldati. Hideto e Aileen tennero la testa bassa e rimasero vicino al muro. I due li degnarono appena di uno sguardo e poi proseguirono. Nonostante tutto, i due Maestri della Luce non poterono che tirare un sospiro di sollievo. Erano sicuri che il loro arraffazzonato travestimento sarebbe stato scoperto, ma era un conforto riuscire ogni volta a passarla liscia.

“Percepisci Magisa? È qui da qualche parte?”, bisbigliò il ragazzo quando fu sicuro che i soldati fossero abbastanza distanti.

Aileen si fermò, la fronte aggrottata. “No. No, non sento niente.”

Hideto alzò un sopracciglio. Forse era lui troppo prevenuto nei suoi confronti, ma ogni piano che passava e ogni volta che glielo chiedeva, la granroriana sembrava sempre più insicura. Un gruppo di granroriani, uomini e donne, vestiti in eleganti tuniche rosse, marroni e beige uscirono da una sala presidiata da quattro soldati. Quest’ultimi si inchinarono al loro passaggio e i granroriani si sparsero in gruppetti. Quando alcuni di quelli arrivarono davanti a loro, Hideto e Aileen si inchinarono sudando freddo. Dovevano essere i consiglieri del Governatore. Era solo da sperare che fossero in quella stanza per una riunione a distanza e non perché il Governatore fosse lì.

Una volta allontanati i consiglieri, i due superarono velocemente il tratto di fronte ai soldati. Li oltrepassarono con sguardo basso e non rallentarono fino a quando non smisero di sentire gli sguardi dei soldati su di loro. Svoltato in un nuovo corridoio, Hideto afferrò il polso di Aileen e la trascinò tra due piante simili a felci.

“Senti, comincio a perdere la pazienza. È possibile che tu non sia stata in grado di individuare Magisa?”

“Pensi che sia così facile? Se pensi di poter fare meglio, ti lascio volentieri il mio posto.”

Il Guerriero Blu roteò gli occhi. “Non è questo il punto. Ma il nostro tempo sta arrivando agli sgoccioli. Quanto tempo pensi passerà prima che si accorgano che siamo degli intrusi?”

Aileen incrociò le braccia e sbuffò. “Sto facendo del mio meglio. Potresti anche fidarti un po’ di più di me. Non saresti così insistente se al posto mio ci fosse uno dei tuoi amici!”

“Io non mi fido dei miei amici perché sono amici. Io mi fido perché ne abbiamo passate così tante assieme che so che puntiamo allo stesso obbiettivo. Che in caso di bisogno siamo lì uno per l’altro. E tu?”

La Guerriera Verde strinse le labbra e abbassò lo sguardo.

“Tu ci hai mentito, quando vi avevamo chiesto espressamente di non farlo. E sul Nucleo Progenitore”, esclamò il ragazzo per poi sospirare e scuotere la testa. “E non è neppure quello che più mi infastidisce, che mi rende più difficile fidarmi di te.”

A quelle parole, Aileen tornò ad alzare lo sguardo confusa da quell’affermazione. “E allora perché?”

“Perché pensi di essere l’unica ad aver dovuto fare dei sacrifici, che quello che hai passato è peggiore di quello che hanno vissuto gli altri. Tu non sai niente di quello che abbiamo sopportato in questi sei anni. Saranno pochi, ma alcune delle cose che ci sono successe ci basteranno per una vita. Credimi.”

Sentirono dei passi avvicinarsi e i due ripresero a camminare. Prima di riavviarsi, però, Hideto affiancò Aileen ancora una volta.

“Abbiamo quasi perso le nostre famiglie a causa delle bugie”, sibilò con voce dura, anche se si sentiva il dolore nascosto in fondo, “Yuuki è quasi morto a causa di idioti che hanno creduto ad un sacco di panzane. Ci scuserai se siamo un po’ suscettibili alle menzogne.”

Aileen annuì, deglutendo, e nessuno dei due disse più nulla. Ripreso a camminare e sperare che una delle porte che superavano contenesse al suo interno Magisa.

===============================================================================================

Mai raggiunse il fondo della cella, sbuffò e si voltò tornando a camminare lungo i pochi metri che la separavano di nuovo dall’altro muro. Zungurii e Yuuki, seduti sulla brandina per evitare di intralciarla, la guardavano, il secondo abbastanza divertito, il primo con un vago color verdastro in volto.

“Mai, devi per forza andare avanti e indietro tutto il tempo?”

“Sì”, replicò la ragazza incrociando le braccia e tornando a voltarsi. “E tu non dire nulla!”, aggiunse in direzione del Guerriero Bianco, il quale si limitò ad alzare il sopracciglio.

“Credo di cominciare ad avere un po’ di nausea”, si lamentò il granroriano.

“Si chiama mal di mare, Zungurii.”

A quel punto, Mai esalò un verso esasperato e fece cenno ai due di farle spazio. Yuuki ghignò e si alzò in piedi, lasciandole il posto. La ragazza si sedette e posò la testa al muro.

“Ho paura che sia successo qualcosa. Perché ci mettono così tanto?”

“La fortezza è grande”, suggerì Zungurii cercando di non mostrarsi troppo soddisfatto dal fatto che Mai avesse smesso di cercare di creare un solco nella pietra. “E poi lo avete detto voi, Hideto ci sa fare.”

“Senza contare che li avrebbero già portati qui in cella, se fossero stati catturati”, aggiunse Yuuki.

“Avete ragione. Speriamo facciano in fretta.”

===============================================================================================

“Allora?”

“Ci sto provando”, sibilò Aileen aprendo gli occhi che aveva chiuso poco prima per cercare di concentrarsi. Il corridoio si stendeva davanti e dietro di loro, uguale a tutti gli altri. Cambiava solo l’ala della fortezza in cui si trovavano e il numero di porte.

“Lo dici da un pezzo, abbiamo già setacciato tre piani. Magisa è nella fortezza o no?”

La granroriana inspirò, cercando di riacciuffare quell’energia che aveva sentito dentro di sé quando finalmente era riuscita ad aprire il portale per la terra. Percepiva il potere del Nucleo dentro di sé, ma lo sentiva estraneo. Incrociò lo sguardo impaziente di Hideto e scosse la testa, lacrime nervose che le inumidirono le ciglia. Era una stupida.

“Non lo so!”

Il Guerriero Blu sgranò gli occhi e aprì la bocca per dirle qualcosa, ma sussultò un attimo dopo voltandosi di scatto nella direzione da cui erano venuti. Lontani, si sentivano rumori di passi e di voci sempre più vicine. Afferrò il polso di Aileen e la trascinò dentro una delle stanze, vuota, che avevano superati pochi istanti prima. La spinse dentro e chiuse la porta alle loro spalle, posando l’orecchia sul legno.

Era un gruppo di soldati.

“- le novità? Sono riapparsi i Maestri della Luce.”

“Davvero?”, esclamò un altro quasi eccitato.

“Chiusi ora che parliamo nelle prigioni. Che faccia tosta. Ricomparire così, dopo ottant’anni.”

“Sarebbe bello duellare con loro. Hanno sconfitto il Re del Mondo Altrove!”

“Frena gli entusiasmi, novellino. Cercherebbero di riportare tutto come era”, si intromise un terzo.

“Che poi cosa vogliono capirne loro, umani che sono stati a Gran RoRo per quanto? Qualche mese?”

Risero e le loro voci si persero quando svoltarono in un altro corridoio. Le loro parole gli fecero crescere il groppo di inquietudine che si era formato attraversando la città. Se non fosse stato per le parole di Zungurii e degli altri, avrebbe veramente pensato che Gran RoRo fosse rinata. E, invece, mentre da una parte sembrava il mondo che tutti sognavano quando il Re del Mondo Altrove dominava, dall’altra si stava corrompendo, come infettato da un virus.

Hideto scosse la testa e decise di rimandare quelle elucubrazioni ad un altro momento. Si voltò verso Aileen e la trovò seduta su una sedia, le mani strette a pugno sopra le ginocchia.

“Riesci a spiegarmi a cosa intendi dire con quel non lo so?”

Aileen alzò lo sguardo, indispettita e vagamente imbarazzata, e lo fissò avvicinarsi.

“Quello che ho detto. Ho impiegato un mese per riuscire ad aprire quello stupido portale per portarvi qui, ok? Un mese! Non ho idea di come fare ad usare il Nucleo!”

Mentre la ragazza parlava con il tono di voce più basso che però riuscisse anche a trasmettere tutta la sua frustrazione, Hideto aveva sgranato sempre di più gli occhi fino al punto in cui si era preoccupato se potesse venirgli un crampo. Aveva tanto chiesto di venire con loro e non aveva la più pallida idea di come usare il Nucleo?

“E perché non l’hai detto prima? Prima di arrivare in città eri abbastanza sicura di te quando decantavi l’utilità che avrebbe avuto il Nucleo!”

“Non volevate che venissi appena avete scoperto che lo custodivo! Avrei dovuto darvi ragioni in più per lasciarmi sull’astronave?”

Il Guerriero Blu si coprì gli occhi con la mano, sforzandosi di bloccare la risata isterica che minacciava di uscirgli dalla gola. Mai e gli altri in prigione, loro due mascherati e bloccati in una stanza senza avere la più pallida idea di come proseguire: sembrava una barzelletta poco divertente.

“Magari sarebbe stato carino sapere che uno dei perni del nostro piano non fosse così affidabile.”

Aileen sospirò e distolse lo sguardo. “Volevo aiutarvi a liberare Magisa.”

Hideto non rispose e la ragazza tornò a voltarsi verso di lui, incrociando il suo sguardo, deglutì stringendo la stoffa della tunica tra le dita. “Scusa.”

Il ragazzo sospirò. “Ci toccherà improvvisare. Ricordi come hai fatto ad usare il Nucleo per aprire il portale?”

“Non esattamente. Erano giorni che provavo a concentrarmi. Poi è successo quasi un po’ per caso.”

“Ok. E come mai questa volta non funziona?”

“Non è ho idea”, sbottò Aileen, “cerco di concentrarmi ma è come se non riuscissi ad afferrarlo. E non credo che la fretta mi sia proprio di gran aiuto.”

Hideto si inginocchiò davanti a lei, attirandosi gli sguardi perplessi della ragazza. “Dimenticati della fretta. Convinciti di avere tutto il tempo di questo mondo. Chiudi gli occhi.”

La granroriana, anche se poco convinta, fece come gli diceva. Chiuse gli occhi e cercò di scordare che si trovavano in una fortezza, circondati dai nemici e senza una metà precisa. Corrugò la fronte.

“Aileen, non ti stai rilassando. Fai così, pensa a qualcosa che ti rilassi. Una musica, un luogo. Cerca di visualizzarlo.”

La sorgente del suo regno, pensò immediatamente la ragazza. L’acqua cristallina dai riflessi verdi, il ronzio degli insetti, le fronde che sussurravano mosse dal vento.

“Brava, sta funzionando. Ora continua ad inspirare ed espirare.”

Le sembrava quasi di poterla toccare, così vicina. Un gruppetto di farfalle le passò a fianco.

“Non pensare al Nucleo. Concentrati su Magisa, su quanto la vuoi salvare. Trovala.”

Una farfalla si posò sulla sua mano, luminosa, e sentì il suo bagliore avvolgerla. Fuori, Hideto aveva sussultato quando un’aura iridescente aveva avvolto la ragazza ancora ad occhi chiusi, i suoi capelli che ondeggiavano lievemente. Davanti alla sorgente, Aileen sorrise e poi la sentì. E si voltò di scatto.

Aprì gli occhi e vide davanti a sé Hideto. La luce attorno a lei si era spenta, ma dopo un attimo di esitazione sorrise entusiasta.

“L’ho sentita! Magisa. È qui, non molto lontano. Forse un piano sopra di noi.”

Hideto balzò in piedi, a sua volta rinvigorito da quella notizia. “Saresti anche in grado di trovarla esattamente?”

Aileen annuì e si rimise in piedi, una luce risoluta che brillava di nuovo nel suo sguardo. Hideto attivò la ricetrasmittente.

“Kenzo, buone notizie! Sappiamo dove si trova Magisa. Non sappiamo ancora il punto esatto, ma dovrebbe essere al piano superiore.”

“Sono così felice di risentirti, Hideto! Cominciavo davvero a temere che qualcosa fosse andato storto.”

Il Guerriero Blu preferì non dire nulla, anche se per alcuni minuti era stata la stessa cosa che aveva pensato lui.

“Riuscite a raggiungerla?”

“Entro i prossimi minuti. Faremo il prima possibile.”

Hideto raggiunse la porta e la socchiuse, controllando che fuori non ci fosse nessuno ad aspettarli. Poi, uscì e fece cenno ad Aileen di seguirlo.

“Intanto avviso gli altri. Aspetto nuove comunicazioni.”

“Non ti faremo attendere.”

===============================================================================================

“Mai, hanno trovato la prigione di Magisa.”

La Guerriero Viola sussultò quando la ricetrasmittente prese vita, la voce eccitata di Kenzo la costrinse a sbattere gli occhi per scacciare la sonnolenza dovuta alla lunga attesa.

“Ragazzi.”

Yuuki e Zungurii, intenti fino a quel momento a discutere delle caratteristiche dell’esercito del Regno di Rubino, si interruppero immediatamente spostando l’attenzione sulla ragazza, che si era rialzata.

“Hanno trovato Magisa. Sai dirci altro?”

“Dovrebbe trovarsi in uno dei piani più elevati. Credo il quarto.”

“Cercheremo di tenerci alla larga”, lo rassicurò approfittando di quegli istanti per raccogliere i capelli. “Aspettiamo il segnale.”

“Mi chiedo come tu faccia, Mai. Come fai a essere così tranquilla?”

La ragazza sorrise e terminò di fissare il rigido chignon con una serie di forcine. “Taekwondo, ricordi?”

“Giusto… d’ora in poi le tue comunicazioni verranno seguite da M.A.I.A. mentre io mi occuperò di seguire Hideto.”

“Il marmocchio aveva paura di non riuscire a seguire l’azione, Lady Viole.”

“COSA?!? Non è assolutamente vero, Mai!”

La Guerriero Viola sospirò. “Stiamo solo facendo un lavoro di squadra, M.A.I.A.”

“Grazie. Buona fortuna e fate attenzione."

"Fai spazio, Kiurò!"

"Kenzo! Mi chiamo Kenzo! Cos'è ti sbaglierai anche di indicar-"

“M.A.I.A. aspettiamo il segnale.”

Sperando che i due l’avessero sentita, Mai tolse la ricetrasmittente per evitare di ascoltare le reciproche offese tra i due che, incredibilmente, erano già diventate monotone dopo neanche un paio di giorni di viaggio.

“Dovrebbero essere rimasti solo due soldati a guardia della porta.”

La voce di Yuuki attirò l’attenzione della ragazza, permettendole di tornare a concentrarsi sui passi successivi del loro piano. Il Guerriero Bianco e Zungurii erano a fianco delle sbarre d’acciaio ed entrambi erano più che pronti ad entrare in azione. Dopotutto, c’era un limite a quanto si poteva fare, e per quanto a lungo, in una cella di qualche metro quadro.

“Sei sicuro di riuscire a tagliare le sbarre?”

Yuuki si limitò ad incrociare il suo sguardo. “Assolutamente sicuro.”

“Con le armi rimaniamo come deciso? Io e Yuuki?”

La Guerriero Viola annuì. “Non le ho mai usate. Rischierei di fare più danni che altro”, aggiunse con un sorriso.

Ne avevano già discusso sulla Limoviole, mentre sviluppavano il piano che li avrebbe condotti nella fortezza e valutavano i problemi che avrebbero potuto dover affrontare. Nessuno dei tre, si era deciso, avrebbe portato con sé i mazzi di carte, la prima cosa che i soldati avrebbero cercato una volta che fossero stati catturati. Non che si aspettassero di potersela cavare con un duello. Fortunatamente, tra l’esperienza di Zungurii e le capacità di Yuuki e Mai, i tre non erano così inermi come avevano voluto far credere.

Un leggero ronzio proveniente dall'auricolare interruppe tutti i loro discorsi. Mai si affrettò a riportare il comunicatore all'orecchio.

"-ipeto, Lady Viole. Potete procedere."

“Ricevuto.”

Il momento era arrivato. L’azione aveva inizio. La Guerriero Viola ricontrollò lo chignon e la posizione della ricetrasmittente. Poi, lo sguardo dei tre si incrociò e la ragazza annuì, portandosi sul fondo della piccola cella, le gambe che sfioravano la malandata brandina di legno appesa al muro.

“Vuoi aprire tu le danze, Yuuki?”

Il Guerriero Bianco sogghignò. “Con molto piacere.”

Nella sua mano destra si materializzò un lampo bianco che si cristallizzò in una spada che sembrava fatta di ghiaccio, larga una spanna. Zungurii rimase in piedi al suo fianco, tenendo d’occhio le sbarre. Se Yuuki non fosse stato sufficientemente preciso, sarebbe toccato a lui tentare di evitare che il loro piano venisse scoperto.

Yuuki si posizionò vicino alla porta della cella e strinse la presa sull’elsa, individuando i punti di cui, nell’attesa, lui e il granroriano avevano studiato spessore e caratteristiche.

Il lavoro finale non doveva essere solo preciso, ma doveva essere ottenuto con il minor rumore possibile. Se le guardie li sentivano prima del previsto, tutto sarebbe stato più complicato.

Incrociò lo sguardo con Zungurii, scambiando con lui un segno di intesa. Afferrò quindi l’impugnatura con entrambe le mani e portò in avanti il piede sinistro. Usandolo come perno, spinse avanti la gamba destra e sferrò un fendente sulla serratura della cella. Il rapidissimo movimento della lama fu accompagnato da un debole stridore.

Il Guerriero Bianco quindi arretrò e tutti e tre trattennero il fiato, attenti al minimo rumore che provenisse dal corridoio. Nessuno si fece vivo. Rassicurati, Yuuki sferrò un nuovo veloce fendente sui robusti cardini che sorreggevano la porta.

La spada scomparve dalle mani di Yuuki, segnando la conclusione della prima parte del loro piano. Il Guerriero Bianco si spostò di lato e Zungurii si avvicinò lentamente, quasi temendo di respirare, con la fronte aggrottata dalla concentrazione. Strizzando gli occhi fissò i cardini e la serratura, scrutando da più angolazioni i tagli realizzati con la spada, sempre tenendo le mani vicino alle sbarre della porta, pronto ad afferrarla se avessero ceduto.

Alla fine, Zungurii annuì lentamente e si spostò senza distogliere lo sguardo dalla porta. Trattennero tutti il fiato quasi aspettandosi che cadesse. Il granroriano si voltò con i pollici alzati in segno di vittoria e un grande sorriso sul volto. Il lavoro di Yuuki era stato perfetto.

“Non vedo l’ora di essere fuori!”

I due Maestri della Luce sorrisero a loro volta, per poi tornare concentrati. Non erano ancora fuori da lì e, se tutto andava come speravano, ci sarebbe voluto ancora un bel po’ di tempo. Anche Zungurii tornò serio.

“Io sono pronto. Voi?”

Mai e Yuuki annuirono e il granroriano si inginocchiò a terra, la testa bassa e le braccia che stringevano lo stomaco. Mai si gettò al suo fianco, stringendo le mani sulla sua spalla e assumendo l’espressione più angosciata che poteva.

“Zungurii? AIUTO! QUALCUNO CI AIUTI!”, gridò facendo attenzione a far tremare la voce, quasi fosse sul punto di scoppiare a piangere.

Anche Yuuki la imitò, rimanendo però in piedi accanto a loro. “MUOVETEVI! STA MALE!”

L’eco delle loro grida non si era ancora esaurito che si sentì il rumore di passi affrettato dei soldati. Yuuki e Mai si scambiarono un velocissimo sguardo prima di riprendere le loro parti.

Un istante dopo, i due soldati granroriani arrivarono di fronte alla loro cella, fucili in mano e sguardi annoiati.

“Che cosa sta succedendo?”

“SIETE CIECHI?”, sbraitò Yuuki indicando bruscamente Mai e Zungurii inginocchiati. “Si è sentito male!”

“Vi prego, aiutatelo!”, singhiozzò Mai portandosi una mano alla bocca, in realtà più per trattenere un sorriso che per altro.

Zungurii gemette, stringendosi più forte lo stomaco. Il Guerriero Bianco tornò a fissare con rabbia i due soldati. “Volete fare qualcosa?!?”

I due granroriani si scambiarono uno sguardo. Quello più arretrato annuì e l’altro sospirò, tornando a voltarsi verso i prigionieri, e infilando l’arma nella sua custodia al fianco.

“Fatevi indietro.”

Mai e Yuuki esitarono, la prima che continuava a lanciare sguardi preoccupati a Zungurii e il secondo che fissava i soldati gelidamente.

La seconda guardia alzò la pistola e portò la mano al grilletto. “Ha detto indietro. E mani in alto!”

A quel punto, i due Maestri della Luce non se lo fecero ripetere una seconda volta. Arretrarono con le mani alzate ai lati della testa, Mai che tirava su con il naso.

La guardia vicino alla porta li guardò per un istante e poi si avvicinò alla porta, armeggiando nelle tasche per tirare fuori la chiave. Il collega, soddisfatto dal notare che Yuuki e Mai non sembravano intenzionati a farsi avanti, rilassò le braccia e abbassò l’arma.

“Eccola!”

Il granroriano infilò bruscamente la chiave nella toppa e aggrottò la fronte quando si rese conto che la porta parve ondeggiare.

Zungurii scattò in piedi lanciandosi contro la porta. Afferrò le sbarre e spinse con tutte le sue forze, spezzando i cardini già indeboliti da Yuuki e non trovando alcuna resistenza nel soldato, il cui gridò fu strozzato in gola dall’impatto del metallo sul petto. I due finirono contro le sbarre della cella di fronte.

Il secondo soldato, colto alla sprovvista, alzò la pistola e si voltò verso Zungurii cercando di prendere mira. Mai, dentro la cella, scattò.

“INDIETREGGIA!”

Con la coda dell’occhio, la guardia si accorse di Mai che uscì dalla cella di corsa. Ruotò puntando l’arma verso di lei.

“Ferma o spa-”

La Guerriero Viola lo ignorò. Sfruttando l’istintività nata da anni e anni di movimenti ripetuti, puntò il piede destro a terra e saltò usandolo come perno. Sollevò la gamba sinistra e ruotò colpendo con il dorso del piede l’arma che volò via delle mani del granroriano che strabuzzò gli occhi. Impiegando il restante momento d’inerzia, Mai sollevò anche la gamba destra, ruotò su sé stessa e colpì il soldato in volto, imprimendo la minima forza sufficiente a stordirlo.

L’urto fece cadere a terra il soldato, quasi a peso morto, la testa sballottata contro la pietra.

Yuuki non aspettò che Mai completasse la rotazione e tornasse con i piedi per terra e raggiunse l’arma volata a terra, scivolata a qualche metro di distanza. Quando si voltò, la Guerriero Viola sorrise e inspirò per scaricare la tensione e, poco dietro di lei, Zungurii lasciò cadere a terra la porta. Le sbarre stridettero e coprirono il tonfo sordo dell’altro soldato svenuto.

Il Guerriero Bianco li raggiunse e Zungurii prese la seconda pistola.

“Speriamo solo di non doverle utilizzare.”

Nessuno di loro avrebbe voluto essere costretto a dover infliggere un colpo letale, ma erano anche altrettanto consapevoli che molto probabilmente non avrebbero ricevuto lo stesso trattamento. Potevano solo sperare che i soldati continuassero a volerli vivi, come quando li avevano rinchiusi in quella cella. Se così non fosse, non si illudevano purtroppo di poter evitare quella scelta.

In silenzio, trascinarono i due soldati dentro una delle celle vuote. Li legarono e imbavagliarono alla meglio e li richiusero. Zungurii sistemò anche la porta recisa, nella speranza che aumentasse la confusione delle guardie e che il virus realizzato da M.A.I.A. fosse riuscito a oscurare efficacemente le loro telecamere.

Yuuki, Zungurii e Mai incrociarono lo sguardo e quest’ultima sorrise. “Andiamo a farci inseguire.”

g

g

g

SPAZIO AUTRICE:

Salve a tutti! Con un aggiornamento a questa storia che non giunge dopo qualche era geologica. Sono molto soddisfatta di me stessa. XD

Come promesso, i nostri Maestri della Luce sono entrati in azione. Cosa ve ne pare del loro piano? Fatemi sapere le vostre opinioni!

Mi auguro che tutti i personaggi siano IC e che si riesca a percepire che sono cresciuti da come li avevamo conosciuti in Brave. Come avete notato, ho scelto di far praticare a Mai il Taekwondo (già nei prequel avevo accennato al fatto che lei frequentasse corsi di arti marziali). Non sono un’esperta di arti marziali, ma guardando qualche video mi è sembrato quello che meglio riuscisse ad approssimare lo stile di combattimento di Mai nelle due serie tv. Se tra voi c’è chi se ne intende, mi faccia sapere il suo parere e se ho scritto qualche grande cavolata!

Nel prossimo capitolo ci sarà il DUELLO! Il primo vero e proprio duello di questa serie! Io sono un po’ emozionata, e voi? Siete ancora in tempo per dirmi chi secondo voi avrà l’onore di combatterlo.

E siamo di nuovo ai saluti. Grazie ai lettori, ai recensori… grazie un po’ a tutti, anche a quelli che magari non hanno letto nessuno dei nuovi capitoli perché impegnati con le loro vite. E mi raccomando, non slacciatevi ancora le cinture di sicurezza, il divertimento è solo all’inizio.

A presto, HikariMoon

P.S. per chi non se ne fosse accorto, ho cambiato il nome della serie. Non più I Guerrieri della Luce, ma Battle Spirits Resurgence - I Guerrieri della Luce. Ho modificato anche un po’ la presentazione, se vi va di andarle a dare un’occhiata.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

Il corridoio era uguali a tutti quelli che avevano attraversato. Anonimo con i suoi muri rossastri e i semplici arazzi con i colori della terra che rappresentavano i possenti draghi del regno, lo avrebbero sicuramente ignorato senza pensarci due volte.

“Sicura che sia questo il posto?”

Hideto si sporse ancora una volta oltre il muro, cercando ancora un indizio che potesse far pensare che Magisa fosse lì.

“Te l’ho già detto!”, sbottò Aileen incrociando le braccia e fermandosi a pochi passi da lui.

“Chiedo perdono se sono un po’ scettico. Dopotutto, non eri mica tu chi pochi minuti fa ha ammesso di non avere la più pallida idea di come usare il Nucleo!”

La ragazza alzò gli occhi al cielo, inviando una silenziosa preghiera alle divinità del suo regno. Dove erano finiti tutti i suoi discorsi su fidati delle tue capacità?

“Se hai un’altra proposta, sono tutta orecchi.”

Il Guerriero Blu si limitò a tornare a fissare il corridoio davanti a loro. Non potevano rischiare di fare domande ai servitori o alle guardie. Erano già stati fortunati che il loro piano avesse funzionato fino a quel momento, soprattutto grazie al convincente diversivo inscenato da Mai, Yuuki e Zungurii. Il tempo non era sicuro dalla loro parte.

Forse intuendo quali fossero i pensieri di Hideto, Aileen deglutì e si portò al suo fianco. “Magisa è oltre quel muro, ne sono quasi sicura.”

“Potrebbe esserci una stanza segreta”, disse Hideto distrattamente: gli era successo più volte di incontrare un simile trucchetto cercando le carte dello Zodiaco. “Non molto originale.”

“Come facciamo ad entrare?”

Il Guerriero Blu strinse la mano sulla pietra fredda del muro. “Dovremo avvicinarsi. Ci dovrà essere per forza un meccanismo per accedere alla stanza.”

“Un meccanismo tipo cosa? Una leva? Un pulsante?”

La Guerriero Verde si sporse oltre il ragazzo. Lui la afferrò per una spalla e la fece arretrare di nuovo dietro di lui guadagnandosi un’occhiataccia.

“Lo scopriremo presto. Io vado a dare un’occhiata. Tu controlla che non arrivi nessuno.”

Quelle parole furono seguire dal silenzio, Aileen lo fissò per capire se stesse dicendo sul serio. “Di la verità, ti stai divertendo a darmi ordini?”

“Sì, se devo ess-”

“Non azzardarti a rispondere!”

Hideto scosse la testa e ridacchiò, voltandosi di spalle. La granroriana gli mostrò la lingua. Poi tornò a osservare il corridoio da cui erano arrivati. Fortunatamente era ancora deserto. Il luogo in cui era stata rinchiusa Magisa era stato escogitato con cura. Tutti i servi e i soldati si trovavano ai piani inferiori o sul tetto e l’ala in cui si trovavano sembrava quasi abbandonata.

Sobbalzò quando Hideto le afferrò il braccio e le fece cenno di tacere portandosi un dito davanti alla bocca. Hideto accennò con la testa al corridoio in cui c’era Magisa. C’erano dei soldati.

“Ricordate, la Maga non deve essere ferita ma deve seguirci senza tante storie.”

Aileen e Hideto si scambiarono uno sguardo allarmato.

“Il bracciale dovrebbe essere in grado di annullare i suoi maledetti poteri fino all’astronave.”

La granroriana cercò di sporgersi, ma Hideto la fermò. “Vogliono portarla VIA! Dobbiamo fare qualcosa!”

“Lo so! Pensi che caricare a testa bassa serva a qualcosa?”

Aileen abbassò la testa, mordendosi un labbro.

“Guarda e impara!” Il Guerriero Blu sorrise confidente facendo roteare un sottile tubetto laccato apparso da una delle sue tasche.

“Tenete le armi pronte.”

“Quando il nemico ha il numero dalla sua parte-”, con un colpo secco infilò un sottile dardo piumato, “-bisogna essere più furbi di lui.”

Hideto si inginocchiò, attento a non farsi vedere oltre lo spigolo. Doveva essere preciso e veloce. Non poteva sbagliare. Nel corridoio si sentì muovere un pannello. Ecco qual era il meccanismo.

“Se non riesco a neutralizzarli, attirerò la loro attenzione. Tu nasconditi nell’ultima stanza che abbiamo visto. Con un po’ di fortuna avrai una seconda possibilità.”

Aileen non rispose, il cuore che cominciava a battere impazzito all’idea di ritrovarsi la responsabilità di liberare tutti gli altri. Per la prima volta, si ritrovò a sperare che il Guerriero Blu potesse mostrare l’esperienza che tanto decantava.

Hideto, in quegli istanti che sembravano dilatarsi, non era convinto di poter superare una simile prova. Aspettare che aprissero la porta era preferibile, gli avrebbero risparmiato una fatica. Il problema principale era che i soldati erano in due unità in più rispetto al suo record. Hideto inspirò e sollevò la cerbottana. La puntò verso il soldato più vicino, facendo attenzione a non perdere d’occhio le azioni del granroriano che sembrava al comando.

Uno. Il soldato allontanò la mano dal pannello.

Due. Una soffusa luce illuminò i pulsanti.

Tre. Lieve clangore e i bordi di una porta apparvero sulla parete.

Era il momento. Il Guerriero Blu soffiò. Un leggero sibilo, un sottile dardo piumato fendette l’aria fino a conficcarsi nel collo di uno dei soldati. Il granroriano emise un verso di sorpresa e alzò la mano. Un attimo dopo, cadde a terra a peso morto.

Il tonfo colse di sorpresa i suoi compagni. Hideto afferrò un altro dardo, inspirò e soffiò. Un altro soldato cadde a terra con un grido strozzato in gola.

“SIAMO ATTACCATI!”

Il caos si scatenò tra i soldati che afferrarono le loro armi e cercarono freneticamente di capire da dove provenisse l’attacco. Confusione che non faceva che favorire Hideto. Il ragazzo lanciò altri due dardi prima che una granroriana, voltandosi nella loro direzione, si accorgesse di lui.

“Signore, da quella parte!”

Il comandante e gli altri due soldati si voltarono al grido. Hideto ignorò il fatto che fossero sempre più vicini e lanciò quinto dardo che riuscì a colpire il bersaglio, che rovinò a terra trascinandosi dietro la granroriana che lo aveva avvistato.

Il Guerriero Blu imprecò e si mise in piedi, senza avere il tempo di controllare se Aileen fosse riuscita a nascondersi, faticando a preparare un nuovo dardo. Dardo che gli scivolò dalle mani, ma questo gli permise di accorgersi con la coda dell’occhio di essere sotto tiro. Riuscì a gettarsi a terra giusto un attimo prima che lo sparo gli creasse un buco in fronte. La cerbottana gli scivolò dalle dita e rotolò a qualche metro di distanza.

Con la fronte imperlata di sudore, afferrò il dardo caduto a terra e si gettò contro i due. Approfittando della loro sorpresa, riuscì a conficcarlo sulla spalla del comandante che stramazzò a terra trascinandoselo dietro. Uno dei drappeggi si scollò dal muro e finì addosso a loro.

Frastornato, sbatté gli occhi e tastò freneticamente la tasca in cerca degli ultimi dardi. Ma la sentì vuota. Dovevano essergli caduti. Maledicendo la sua sfortuna, cercò di divincolarsi dal groviglio di braccia e stoffa in cui era finito. Il rumore di una sicura tolta lo immobilizzò sul posto. Sulla testa sentì il freddo di una pistola.

“Io non mi muoverei se fossi in te.”

Hideto sentì il sangue gelarsi nelle vene. Alzò gli occhi e si ritrovò davanti l’unico soldato che non era riuscito a neutralizzare.

“Non so come tu abbia fatto ad entrare lurido ribelle, ma il gioco finisce qui.”

Era spacciato. Ora avrebbero dovuto cercare anche un sostituto per il Guerriero Blu.

Con la coda dell’occhio vide un’ombra verde e bruna. E sgranò gli occhi.

Aileen, nel breve lasso di tempo che avrebbe avuto per pentirsi, pregò Hououga e tutti protettori del suo regno e saltò. Come quando si arrampicava sugli alberi con gli amici del villaggio, strinse braccia e gambe attorno al busto del soldato, che si sbilanciò gridando dalla sorpresa.

Il colpo diretto ad Hideto si infranse sul muro alle sue spalle.

Il soldato ringhiò e si sbatté contro il muro. Un dolore lancinante le percorse il braccio e la spalla. La Guerriera Verde strinse i denti per non urlare e serrò tutta la mano attorno al dardo che aveva raccolto da terra. Lo conficcò nello stesso istante i cui il granroriano la afferrò al braccio, quello dolorante, e la strattonò gettandola oltre di lui.

L’impatto con la terra le tolse il respiro. Rimase distesa a fissare il pavimento rossastro.

Dopo qualche istante, si sollevò sui gomiti e si ritrovò Hideto al suo fianco che l’aiutò a rimettersi in piedi. Per un breve attimo, tutto sembrò ondeggiare per poi fermarsi quando incrociò lo sguardo preoccupato del ragazzo.

“Stai bene? Ti fa male qualcosa?”

Aileen abbozzò un sorriso. “St-sto bene”

“Come no. Hai appena fatto l’imitazione della pallina di un flipper. Ma hai visto quanto più grande di te era quello? Potevi farti ammazzare!”

“Adesso sembri Vey”, si lamentò la granroriana.

“Aileen.”

La ragazza sbatté le palpebre e passò lo sguardo sul corridoio. Tre soldati erano riversi a terra. Il quarto sbucava dal corridoio in cui era rinchiusa Magisa.

“Un po’ il braccio sinistro”, ammise alla fine.

Hideto controllò il braccio e tirò un sospiro di sollievo quando non trovò niente di rotto. La granroriana avrebbe dovuto semplicemente convivere per un po’ con un gran bel dolore.

“Pensi di farcela?”

Aileen annuì. “Sta già diminuendo. Però sono d’accordo con te: era veramente troppo grosso per me.”

Il Guerriero Blu sogghignò, anche lui un po’ indolenzito, e recuperò dardi e cerbottana. Insieme portarono gli otto soldati nella stanzetta vuota in cui la granroriana si era nascosta poco prima. Tolto anche il travestimento, chiusero la porta alle loro spalle e raggiunsero di corsa il corridoio dove si trovava Magisa.

Dove fino a poco prima c’era un anonimo muro rossastro, ora si intravedevano distintamente i bordi di una porta, ben celata a chi non sapeva che ci fosse. I due Maestri della Luce si fermarono davanti al pannello, con Aileen che quasi saltellava sulla punta dei piedi. Hideto, invece, iniziò ad armeggiare con la pulsantiera con il riapparso cacciavite. Tolta la prima vite, riattivò la ricetrasmittente e tirò fuori anche il dispositivo decifra-password di Kenzo.

 “Noi siamo pronti. Mai e gli altri?”

“Non aspettano altro che il segnale per fare da diversivo. Sono già usciti e pronti all’azione.”

“Perfetto. Noi siamo davanti al pannello, dove dovrebbe essere l’entrata USB?”

“Guarda ai lati. Forse è nascosto da qualche sportello.”

Il Guerriero Blu sfilò l’ultima vite e spostò la pulsantiera, rivelando un groviglio di cavi e circuiti. In un angolo c’era un piccolo pannello. Con le unghie lo fece saltar via e sotto trovò proprio i collegamenti che gli servivano. In un attimo il dispositivo era collegato. Lo attivò come gli avevano detto Mai e Kenzo e sullo schermo cominciarono a scorrere scritte informatichesi che, una volta interpretate, avrebbero permesso loro di liberare Magisa.

“Ottimo. Ora cominciò ad inviarti i dati, così trovi la combinazione.”

“Non così in fretta.”

Aileen e Hideto si voltarono di scatto nella direzione da cui proveniva la voce. A diversi metri da loro, ad un’intersezione del corridoio, era apparso un altro soldato del Governatore. La granroriana sentì gelarle il sangue nelle vene: avrebbe riconosciuto quella voce e quel volto ovunque.

“Mani in alto.”

I due ragazzi non si fece pregare, alzando lentamente e scambiandosi uno sguardo teso. Sambirii, intanto, continuando a tenere la pistola puntata contro di loro, avanzò. Un ghigno divertito gli piegava le labbra.

“Guarda, guarda chi si rivede, la piccola streghetta del regno di Smeraldo.”

Con lo sguardo, passò in rassegna il corridoio deserto.

“Quando ho sentito che c’erano dei prigionieri, ho subito pensato che qualcosa non andava. Dopotutto qui c’era la Maga e quindi ho pensato a te.” Avanzò fino a trovarsi a pochi passi da loro. Aileen deglutì e si morse un labbro. “Ci ho visto giusto.”

Hideto stava scrutando ogni minimo dettaglio, in cerca di un possibile punto debole da poter sfruttare. Con le mani alzate, non poteva usare la cerbottana e la stazza granroriana del soldato rendeva ridicolo pensare di poterlo smuovere lanciandoglisi contro.

“Hideto, che cosa sta succedendo?”

Sambirii afferrò la radio dalla cintura. “Spero vi godrete la vostra permanenza nelle prigioni.”

Hideto sgranò gli occhi e fece per dire o fare qualcosa, qualsiasi cosa, ma la granroriana lo batté sui tempi. Aileen si gettò avanti abbassando le braccia e tendendole davanti a sé.

“No! Aspetta!”

Il soldato fermò il dito che stava per attivare le comunicazioni, alzando il sopracciglio e regalandole uno sguardo derisorio.

“Non sei in posizione per darmi ordini, insetto!”

“Non ti conviene catturarci. Che cosa ci guadagneresti?”

Hideto e il soldato accolsero con silenzio perplesso la sua esclamazione. La ragazza, però, non si lasciò intimorire. Il suo era un piano folle, improvvisazione allo stato puro. Vey avrebbe apprezzato.

“Prova a pensarci. Se chiami rinforzi, a te non andrà quasi alcun merito e non vendicherai la tua sconfitta. Se è quello che vuo-”, Aileen strinse le mani dietro la schiena e sospirò.

“Continua.”

La Guerriero Verde sorrise. “Beh, affrontami in duello. Se vinco io, ci lasci andare. Se vinci tu, invece, ti vendichi, mi umili, salvi la giornata e-”, senza preavviso Aileen afferrò il braccio di Hideto e attirò a sé il ragazzo, un enorme sorriso dipinto sul volto, “-catturi il Maestro della Luce più forte di tutti!”

“Cos-”

La ragazza pestò il piede di Hideto, impedendogli di continuare. “Ehi!”

“Non dargli bada. È sempre troppo modesto.” Poi si voltò verso Hideto. “Zitto e reggi il gioco,” gli sibilò per poi voltarsi di nuovo verso Sambirii che in silenzio sembrava indeciso sul da farsi. Aileen, però, non poteva permettere che decidesse di chiamare aiuto e sapeva perfettamente quali tasti premere.

“Capirò se pensi di non esserne in grado. Immagino sarebbe dura perdere una second-”

“TACI! Io non ho certo paura di te! Se vuoi essere umiliata, sarà un mio piacere!”

Aileen trattenne un sogghigno di trionfo. Vey sarebbe stato così orgoglioso di lei!

“VARCO APRITI, ENERGIA!”

Il granroriano scomparve in un lampo di luce bianca, lasciando i due Maestri della Luce da soli. Hideto si liberò dalla presa della ragazza e la fissò scioccato.

“Ma che ti dice il cervello! Un duello? E se perdi?”

Aileen roteò gli occhi. “Si chiama diversivo. Lo hai detto tu. Io lo distraggo e ti guadagno del tempo, tu liberi Magisa. E se anche dovessi perdere, hai sempre la cerbottana. Se loro non rispettano mai i patti, possiamo farlo anche noi.”

Il Guerriero Blu aprì la bocca per ribattere, ma si fermò all’ultimo secondo rendendosi conto che l’idea non era del tutto malvagia. Il ragazzo si limitò a scuotere la testa, sperando di potersi fidare veramente.

“Spero che tu sappia quello che fai.”

“Fidati di me,” fu la riposta di Aileen che incrociò lo sguardo di Hideto con determinazione.

Il ragazzo la guardò per alcuni lunghissimi istanti e poi annuì. “Buona fortuna.”

La granroriana sorrise e si voltò. “Varco apriti, ENERGIA!”

Una luce verde e bianca l’avvolse e il corridoio attorno a lei scomparve, insieme alle sue pareti rossastre e ai drappeggi decorati dai draghi. Quando riaprì gli occhi, davanti a lei si stendeva il terreno di battaglia in tutta la sua maestosità, circondato da brulle formazioni rocciose che si perdevano a vista d’occhio. Posò il mazzo di carte sul terreno di gioco che si attivò emettendo un breve bagliore.

Lontano da lei, Sambirii la imitò, l’uniforme identica a come la ricordava, placche color bronzo decorate da fiamme rosse, in contrasto con l’azzurro dei nuclei delle vite. Un’armatura senza personalità, uguale a quella di ogni soldato del Regno di Rubino.

I nuclei delle vite e della riserva si materializzarono sul campo di gioco. Aileen inspirò: doveva far durare quel duello il più a lungo possibile, per dare a Hideto una chance di liberare Magisa. Poteva contare sul desiderio che Sambirii aveva di umiliarla. Un duello rapido e indolore non lo avrebbe soddisfatto sicuramente, glielo si leggeva sul volto.

“Settant’anni piccola strega. Non pensare che il mio desiderio di vendetta sia diminuito. Godrò di ogni istante in cui ti vedrò soffrire.”

La granroriana sbuffò. “Non sono ancora così vecchia da perdere la memoria. Ripetere le stesse sciocchezze dell’altra volta non ti aiuterà.”

“NON mi sottovalutare!”, la voce rabbiosa del soldato quasi rimbombò nel silenzio del campo di battaglia.

“Solo quando tu non ti sopravvaluterai.”

Aileen ignorò il ringhio quasi animale del granroriano e pescò le prime quattro carte. Sfiorò appena l’ultima di esse: un brivido le percorse il corpo accompagnato da un fiotto di energia, quasi familiare, che partì dalla punta delle dita e si propagò per tutto il corpo. Nella sua mente sentì un grido acuto. Chiuse gli occhi, ma questo non le impedì di vedere davanti a sé le sue possenti ali blu e rosse, spiegate nel vento.

Sentì le gambe cederle e si afferrò alla sbarra d’acciaio più vicina. Quella carta non poteva trovarsi nel mazzo. Hououga

“A che gioco stai giocando? Ti penti già di avermi sfidato?”

La risata di scherno che seguì quelle parole fu sufficiente ad Aileen per farla uscire dal vortice di voci e immagini che stavano facendo battere impazzito il sangue nelle sue tempie, rischiando di sopraffarla. Aprì gli occhi e tutto si calmò. Si rese conto di avere il respiro affannato. Inspirando ed espirando lentamente si posò al terreno di gioco. Solo lui poteva avergliela messa nel mazzo. L’aveva scoperta, nonostante tutti i suoi sforzi. Lacrime di rabbia le inumidirono gli occhi.

“Allora?”

Di scatto, alzò la testa e fissò il soldato con sguardo gelido. “Fatti gli affari tuoi!”

Il soldato alzò le sopracciglia, notando il repentino cambio di umore della sua sfidante. Sorrise rendendosi conto che i suoi nervi a fior di pelle sarebbero stati un ottimo aiuto per lui. Incrociò le braccia e gettò lo sguardo sulle quattro carte appena pescate.

Quando rialzò lo sguardo, Aileen si era rimessa in piedi, decisa a tutti i costi a non farsi influenzare da quella carta, che non poteva e soprattutto non voleva usare. L’espressione sul suo volto era di nuovo concentrata ma il soldato avrebbe usato ogni sua carta per farla cedere.

“A te la prima mossa, mi sento magnanimo.”

(TURNO 1)

“Come preferisci. Fase Iniziale.”

A quelle parole, il terreno di gioco davanti ad Aileen si illuminò, determinando l’inizio ufficiale del duello.

“Fase di Acquisizione.”

Con un gesto rapido, aggiunse la quinta carta alla propria mano e subito dopo afferrò tra le dita una delle prime che aveva pescato.

“Fase Principale. Attivo il nexus Frutti dell’Albero della Saggezza.”

Dietro alle sue spalle, grosse radici spuntarono dal terreno e si intrecciarono nell’aria andando a formare l’immenso tronco a spirale di un albero dalla corteccia dorata e dalla verde fronda. Dai suoi rami pendevano frutti dorati a goccia.

“Termino il mio turno.”

(TURNO 2)

Il granroriano strinse le dita attorno le carte, memore del ruolo che quella carta aveva giocato alla sua sconfitta. Se non riusciva ad impedire il boost di nuclei, per lui sarebbe stata la fine. E questo non poteva permetterselo.

“Fase Iniziale. Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”

Aggiunse la quinta carta alla mano e, non appena la vide, non riuscì a trattenere un ghigno. Non avrebbe potuto pescare carta migliore, perfetta per destabilizzare la strategia della sua avversaria.

“Fase principale! Evoco Oviraptor al livello 2.”

Sul terreno di battaglia apparve un simbolo rosso che si disintegrò per lasciare spazio ad un dinosauro bruno che si ergeva su due zampe, coda e zampe anteriori dotate di lunghe lame argentate.

Aileen aggrottò la fronte, confusa da quella mossa che non si adattava all’espressione trionfante di pochi istanti prima. Sambirii afferrò una seconda carta.

“Di ciao ciao al tuo amato alberello. È arrivato il momento di disboscare. Uso la carta magia Giavellotto Esplosivo!”

La ragazza si voltò di scatto verso il proprio nexus, mentre una lancia dorata circondata da fiamme fendette il cielo e si conficcò nel tronco dell’albero. Le fiamme si diffusero fino alle foglie e lo fecero dissolvere nel nulla.

“Come vedi, dopo quasi settant’anni dovresti provare con qualche strategia più originale.”

Aileen si voltò, ma non ebbe il tempo di replicare.

“Fase d’Attacco. Vai Oviraptor!”

Il dinosauro ruggì e partì all’attacco, attraversando a rapide falcate il terreno di gioco. La Guerriero Verde non esitò a decidere, senza nuclei e senza spirits non poteva fare altro.

“Rispondo all’attacco con la vita!”

Una sfera rossa circondò la sua postazione. Oviraptor balzò in aria e con le lame delle zampe anteriori sferzò la barriera in rapida sequenza. Il secondo attacco la infranse e il primo nucleo di Aileen esplose sull’armatura, costringendola ad arretrare di un passo per impedire che l’onda d’urto la facesse cadere a terra. Una smorfia di dolore apparve sul suo volto.

Il granroriano scoppiò a ridere. “Mi divertirò un mondo! A te la mossa.”

=============================================================================================

“Hideto, che cosa è successo?”

Il Guerriero Blu era di nuovo davanti al pannello che aveva smontato e posato a terra.

“Oh, niente di che. Stavano per portare via Magisa e abbiamo avuto un incontro piuttosto ravvicinato con loro. Poi è arrivato il soldato che ha raso al suolo il villaggio di Zungurii. Ora Aileen sta duellando con lui.”

Nell’auricolare, per lunghi secondi, non si sentì altro che il classico ronzio elettronico. Hideto, nel frattempo, aveva inserito la chiavetta datagli da Kenzo facendo così iniziare il passaggio di dati alla Limoviole.

“Sono davvero contento di non essere venuto con voi, lo sai?”

Il ragazzo ridacchiò e incrociò le braccia. “Perché? È così divertente.”

“Non sei spiritoso.”

Hideto non rispose, ma tornò a guardare il corridoio. No, Kenzo aveva ragione. Non era stato divertente neppure un po’, soprattutto quando aveva veramente creduto che sarebbe morto. Ma qualcuno doveva pur farlo. Come quando nel futuro bisognava trovare le X-Rare dello Zodiaco. Qualcuno doveva pur fare il lavoro sporco e lui, già da tempo, aveva deciso che non si sarebbe più tirato indietro dalle sue responsabilità. Soprattutto se poteva aiutare gli altri nel frattempo.

“Quanto tempo pensi impiegherete tu e M.A.I.A.?”

“Non ne ho idea. Faremo del nostro meglio.”

Il ragazzo annuì, anche se non poteva essere visto, e strinse il dispositivo con la tastiera che Kenzo gli aveva dato. Non gli restava che attendere e sperare che i due Guerrieri Verdi riuscissero nel loro intento. Si posò quindi sul muro, con gli occhi e le orecchie attente al minimo rumore.

=============================================================================================

(TURNO 3)

“Fase Iniziale. Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”

Aileen prese la carta e fissò il terreno di gioco. Per lei, quel duello non poteva essere cominciato peggio. Non tanto perché non avesse carte utili in mano, perché ne aveva, ma per il semplice fatto che aver pescato Hououga l’aveva messa in svantaggio di una carta e l’aver perso il nexus le aveva tolto anche il vantaggio dei nuclei. L’unico lato positivo per la lei era che il principale obbiettivo di quello scontro era far perdere tempo a Sambirii.

“Fase di Recupero e Fase Principale. Evoco Araigoya, Procione Spora di terzo livello.”

Similmente a prima, sul terreno di battaglia di fronte ad Aileen, apparve il simbolo verde che si dissolse per lasciare il posto ad uno spirit grigio di dimensioni relativamente minute, simile ad un procione sulle cui zampe si arabescavano delle sottili liane verdi. Al posto della coda c’era una specie di fiore a campanula che si protendeva lungo la sua schiena e che sfumava dal verde al bianco. Non appena posò tutte le zampe sul terreno, lo spirit emise un piccolo ringhiò.

Il granroriano guardò scettico la creaturina evocata da Aileen, trattenendo a stentò una risata che fece vibrare il suo enorme busto.

“Tu e il tuo spirit mi fate meno paura di un Pentan.”

Aileen spostò in orizzontale la carta. “Anche i Pentan possono far male. Attacco con Araigoya!”

“E io rispondo con la vita.”

Lo spirit procione attraversò il terreno correndo e si lanciò contro la sfera verde apparsa davanti al soldato. Con le unghie affilate, graffiò la superficie e quando ringhiò spore velenose uscirono dal fiore e attecchirono, crescendo immediatamente e stritolando la sfera luminosa tra i rampicanti.

Il granroriano sussultò appena quando la sua prima vita esplose sul suo petto.

“Termino il mio turno.”

(TURNO 4)

Con una mano, Sambirii spazzò il punto dove una delle sue vite si era spenta, muovendo leggermente la spalla.

“Fase Iniziale. Fase dei Nuclei.”

Allungò la mano e afferrò la carta. Sorrideva già, certo turno dopo turno di poter spezzare la strategia che Aileen stava usando.

“Fase di Acquisizione.”

Portò la carta davanti agli occhi, illuminati da un bagliore nero. Era arrivata, la carta che gli avrebbe dato la vittoria, troppo presto per i nuclei che aveva a disposizione ma giusto in tempo per prendere posto nella scacchiera.

“Fase di Recupero e Fase Principale. Evoco Ankillersauro di livello 1.”

Accanto ad Oviraptor, il simbolo rosso esplose per far spazio ad un dinosauro di ben maggiori dimensioni. La corazza rossa scuro ricoperta di spine durissime, due lunghe corna d’acciaio ai lati del collo e una possente coda simile ad una trivella. Ruggì insieme al compagno e al soldato sembrò di sentire in quel ruggito il suo stesso grido di vendetta.

Ma prima di attaccare, prima di dar soddisfazione ai suoi spirits, doveva fare un’ultima mossa ed estrasse un’altra carta.

“Utilizzo la carta magia Carta in Più. Pesco due carte e se la terza è uno spirit rosso, la posso aggiungere alla mia mano.”

Il granroriano prese le prime due carte, faticando a trattenere una smorfia di vaga insoddisfazione, e l’irritazione sul suo volto divenne evidente quando la terza carta si rivelò essere la magia Scavatrice.

Con un gesto brusco, Sambirii portò le mani sul terreno di gioco spostando uno dopo l’altro entrambi i due spirits.

“Preparati a soffrire. Attacco con entrambi i miei spirits!”

La Guerriero Verde passò in rapida rassegna le carte che aveva in mano, anche se già sapeva che nessuna di quelle le sarebbe stata utile in quel frangente. Senza contare che, su quattro carte in mano, una era l’inutilizzabile Hououga. Scosse la testa per scacciare la frustrazione nei confronti di quella situazione e si afferrò alle ringhiere.

“Rispondo agli attacchi con la vita!”

I due dinosauri, superato l’affaticato Araigoya, avevano ormai raggiunto la sua postazione e sferrarono i loro attacchi simultaneamente. Le lame di Oviraptor e la trivella di Ankillersauro spezzarono la sfera luminosa. Altre due vite si distrussero sull’armatura di Aileen, che strinse i denti per non emettere il grido di dolore istintivo per le scosse di energia che si propagarono nel suo corpo.

“Sei ancora in tempo per ritirarti, streghetta.”

La ragazza tornò a rizzarsi e sorrise. “Settant’anni fa avevi avuto la stessa inutile premura, vorrei ricordare.”

Un lampo nero attraversò gli occhi del granroriano. “Stavolta finirà diversamente! A te la mossa.”

=============================================================================================

Mai, Yuuki e Zungurii si fermarono dietro ad un angolo. Mancava solo l’ultima rampa di scale. Uscire dalle prigioni era stato facile, nessuno si era aspettato che riuscissero a fuggire. Ma per far funzionare il loro piano, passare inosservati non sarebbe andato bene. Se volevano che nessuno si accorgesse di Hideto e Aileen, su al quarto piano, loro tre dovevano riuscire ad attirare l’attenzione dei soldati tutta su di loro.

Arrivati al piano terra, attirare l’attenzione sarebbe stato facile. Il via vai di soldati, servitori e personale vario era decisamente maggiore che all’interrato: qualcuno doveva per forza notarli. Il trucco sarebbe stato dare l’impressione che il loro tentativo di fuga fosse vero.

“Che dite, carichiamo a testa bassa verso l’uscita?”, propose Zungurii sorridendo disinvolto.

“Di sicuro non se lo aspetterebbero”, considerò la Guerriero Viola.

Il Guerriero Bianco invece sospirò. “Tanto dopo la scenata di Mai ci credono degli allocchi.”

Mai spalancò la bocca e si portò una mano sul petto. “Chiedo scusa, dovreste essere grati! Ora ci sottovaluteranno.”

Alla fine, l’idea del granroriano trovò d’accordo gli altri due. Contarono fino a tre e poi superarono a due a due gli ultimi gradini. Quando irruppero nell’atrio principale tutti vennero colti alla sprovvista. Un gruppo di cameriere strillò facendo cadere ed infrangere un servizio di porcellane, ma ce ne fu qualcuna e, Mai fu pronta a giurarlo, che nel vedere Yuuki e Zungurii arrossì di botto.

I soldati vennero ben presto avvertiti dalle grida e si resero subito conto che i prigionieri stavano cercando di scappare. In un attimo, si schierarono davanti all’uscita bloccando loro di fatto il passaggio. Fortuna che non fosse quella la vera direzione che volevano prendere.

Yuuki si fermò e alzò il fucile, mirando al lampadario di bronzo appeso al soffitto. Bastò un colpo e quello iniziò a precipitare, quattro pesanti dragoni bronzei. Servitori e cameriere tra grida di paura e di sorpresa si dispersero in tutte le direzioni. I soldati si gettarono ai lati in cerca di protezione.

Mai, Yuuki e Zungurii invece fecero un brusco dietro front e presero a correre verso la grande scalinata che li avrebbe portati al piano superiore. Un soldato tremante e un altro granroriano grande e grosso si piazzarono davanti alle scale. Il Guerriero Bianco e Zungurii non esitarono a prendere le armi e scagliarle sui loro volti. I due doloranti indietreggiarono con le mani sul volto lasciando via libera ai tre.

Non restava che salire e, possibilmente, non farsi prendere.

===========================================================================================

(TURNO 5)

Aileen gettò uno sguardo sui nuclei delle vite. Erano al quinto turno e lei si trovava nettamente in svantaggio, per due vite che le rimanevano, il suo avversario ne aveva ancora quattro. Doveva cambiare gli equilibri del duello o non sarebbe stata in grado di dare abbastanza tempo ad Hideto.

“Fase Iniziale. Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”

La carta aggiunta alla sua mano si rivelò essere un nuovo spirit di basso costo. La granroriana alternò lo sguardo tra Genin, appena pescato, e Chuunin che aveva tenuto da parte fin dal primo turno. Il suo effetto Charge, però, sarebbe stato sprecato senza nessuno spirit con Venti Impetuosi. E non valeva la pena rischiare che venisse distrutto da uno degli effetti del mazzo rosso.

“Fase di Recupero. Evoco Genin, Passero Foglia al secondo livello.”

Accanto ad Araigoya, il simbolo verde si frantumò e apparve uno spirit dall’aspetto molto simile ad un passerotto, la pancia bianca e la schiena bruna, sulle cui ali le piume erano sostituite da larghe foglie verdastri. Il piccolo spirit planò e si posò sul terreno.

Sambirii osservò ridacchiando l’apparizione del nuovo spirit e alternò lo sguardo tra i propri spirit e quelli della sua avversaria.

“Che paura! I tuoi cuccioli sono veramente gli spirits più temibili che abbia mai incontrato.”

“Sei monotono. Gli spirits non si giudicano dal loro aspetto”, sbottò Aileen portando la mano su Araigoya. “Ma dal loro effetto. Attacco con Araigoya!”

Il piccolo spirit ruggì con tutte le sue forze, sollevandosi sulle zampe posteriori, e iniziò a correre verso la postazione del comandante.

“Rispondo all’attacco con la vita!”

Il soldato aspettò a braccia conserte il colpo. Araigoya superò i suoi spirits e saltò sullo scudo luminoso, che distrusse in pochi istanti con gli artigli e le spore del suo fiore. Quando il secondo nucleo delle sue vite esplose, il granroriano non sembrò sentirlo e rimase immobile con un ghigno stampato in volto.

Aileen alzò gli occhi al cielo: il suo ego era insopportabile, ma fino a quando l’avrebbe aiutata a prolungare il duello, non si sarebbe lamentata.

“Termino il mio turno.”

(TURNO 6)

“Sai, mi sarei aspettato molto di più da te”, commentò distrattamente Sambirii sfogliando le carte che aveva in mano. “Invece, sto avendo la conferma che è stata solo fortuna la tua.”

Il granroriano alzò lo sguardo per incrociare quello dell’avversaria e sogghignò. Aileen strinse le carte che aveva in mano, la tensione che stringeva la bocca dello stomaco.

“È arrivato il momento di mostrare chi è il più forte.”

Con un gesto rapido, il soldato estrasse una carta e la sollevò davanti a sé.

“Preparati ad incontrare l’artefice della tua sconfitta!”, esclamò con foga. “Evoco il maestoso signore dei dinosauri, campione dell’Impatto Devastante, Giganoton, Dinosauro Enorme di livello 1!”

Le ultime parole del granroriano venne accompagnate dal tremore della terra e dal sordo rumore di rocce che si frantumavano. Aileen si afferrò alle sbarre della propria postazione. Davanti al comandante il terreno di battaglia si squarciò, una luce rossastra che filtrava dalla spaccatura. In pochi istanti il terreno attorno alla spaccatura si sollevò e da essa emerse un dinosauro rossastro dalla corazza nera e carica di grosse punte. Gli artigli, anch’essi neri, delle zampe posteriori frantumarono la terra sotto di loro. Il dinosauro sollevò la testa, corazzata fino al muso, le fauci piene di lunghi denti acuminati, ed emise un ruggito che rimbombò nel silenzio dell’arena.

“Vai, Giganoton! Attacca con Impatto Devastante!”

Il dinosauro ruggì ancora e iniziò a correre verso gli spirits di Aileen, il terreno che si riempiva di crepe al suo passaggio. Araigoya e Genin si voltarono verso la Maestra della Luce. La ragazza fissava con espressione vagamente stupita il mostruoso spirit evocato dall’avversario, era così evidente che lo avesse inserito per rendere più aggressiva la strategia che quasi settant’anni prima aveva implementato con Drago Bicefalo.

Aileen spostò la sua attenzione sul suo unico spirit disimpegnato.

“Mi dispiace”, sussurrò prima di incrociare lo sguardo dell’avversario con nuova determinazione. “Blocco con Genin!”

L’uccellino si alzò in volo e schivò la prima artigliata del dinosauro. Arrivato alle sue spalle, iniziò a sbattere freneticamente le ali creando un turbine di foglie affilate che andò ad infrangersi sulla corazza di Giganoton senza provocargli alcun danno. Quest’ultimo roteò su sé stesso e usò la coda per sferzare con violenza il piccolo spirits che non riuscì a tenersi in volo e si dissolse al contatto con il suolo.

Giganoton ruggì e il granroriano scoppiò a ridere. “Ciao ciao uccell-”

“Effetto distruzione di Genin!”

La risata del comandante gli morì in gola. Attorno ai suoi due spirits disimpegnati apparvero dal terreno lianee che si avvinghiarono attorno a loro, che non potevano che ruggire impotenti.

“Effetto di Genin: quando distrutto, il mio avversario impegna due spirits disimpegnati. In questo caso”, Aileen iniziò ad agitare la mano in segno di saluto, un enorme sorriso stampato in volto. “Dì buonanotte ai tuoi due spirits!”

Sambirii sbatté il pugno contro il terreno di gioco, il volto contorto in una smorfia di rabbia, una luce nera che brillava nei suoi occhi.

“Come vedi -”, aggiunse sempre sorridente Aileen, “- sono gli effetti e non le dimensioni di uno spirit che contano.”

“Non cantare vittoria tanto presto! Questi tuoi trucchetti non potranno funzionare sempre”, gridò il soldato puntandole un dito contro. “A te la mossa.”

=============================================================================================

Kenzo inspirò e tolse gli occhiali. Con una mano si strofinò gli occhi mentre sullo schermo il programma continuava a cercare la password.

“Per fortuna che non erano sviluppati tecnologicamente”, sbottò il ragazzino virgolettando con le dita le ultime parole.

M.A.I.A. emise alcuni fischi, che sembravano quasi una risata, e fece un giro sopra alla sua testa.

“Non serve essere tecnologicamente avanzati per pensare delle buone password, marmocchio.”

Kenzo si morse la lingua per non ribattere all’odioso robottino, pentendosi quasi di aver deciso di rimanere con lei. Ma solo quasi. Rimise gli occhiali e si stiracchiò le dita prima di riprendere a battere stringhe di codice sulla tastiera. Ma perché M.A.I.A. non si limitava a guidare Mai e gli altri?

“Come sta andando?”

“Così così. Purtroppo senza sapere con quale logica hanno inserito la password, è impossibile risalirci velocemente. Potrebbe essere una data o anche una serie casuale di numeri. Ti rendi conto quante combinazioni possibili esistono?”

“C’è qualcosa che posso fare per aiutarti?”

Il Guerriero Verde sospirò e posò la faccia sulle mani, lasciando vagare lo sguardo sulla Limoviole. I divani erano abbastanza tristi, ora che lui era solo. Riusciva quasi ad intuire i punti in cui Zungurii e gli altri si dovevano essere seduti più spesso. Scattò su e sbatté le palpebre. Un sorriso apparve sul suo volto.

“Hideto, riesci a vedere se alcuni simboli sono stati usati di più? Magari sono più consumati.”

“Guardo.”

Il ragazzino incrociò le dita, sperando con tutte le sue forze che la sua intuizione funzionasse. Sarebbe stato di grande aiuto e avrebbe potuto far ridurre i dati su cui il programma doveva lavorare.

“Ci sono. Il tre, il cinque e l’otto sembrano piuttosto consumati se li guardo contro luce. Il sette e il due un po’ meno, ma sempre più degli altri.”

Kenzo strinse i pugni e si trattenne dal saltare in piedi. Ci aveva visto giusto!

“Fantastico! Forse i primi tre sono doppi o tripli e gli altri sono presenti. Inserirò la preferenza per questi numeri nel programma. Ti invierò delle combinazioni il prima possibile.”

Riprese a lavorare sulla tastiera con nuovo entusiasmo. Ce la potevano fare, ne era sicuro.

=============================================================================================

Magisa tese le orecchie, cercando di capire che cosa stesse succedendo là fuori. Pensava che fossero arrivati i soldati e per un attimo aveva veramente creduto che per lei fosse tutto finito. Glielo avevano annunciato da giorni. Qualunque fosse il motivo che avevano avuto per tenerla lì, avevano cambiato idea e sarebbe stata trasferita entro breve al cospetto dell’Imperatore. Da giorni si era messa in pace con sé stessa, aveva ripensato a tutti gli amici che aveva conosciuto, tutti i Maestri della Luce che aveva incontrato. Si era quasi perdonata tutti gli errori che aveva fatto nella sua vita.

Se doveva essere la sua fine, l’avrebbe affrontata a testa alta. Era o no la Maga del Mondo Altrove? Non si era fatta grandi illusioni. L’Imperatore l’avrebbe interrogata, forse torturata per fare scena, ma poi si sarebbe sbarazzato di lei. Che se ne sarebbe fatto di lei senza il Nucleo Progenitore?

Ma i soldati non erano entrati. C’erano state grida, tonfi. E poi il silenzio. Forse ogni tanto qualcuno sussurrava oltre la porta, ma come diamine poteva sentirli? Quei maledetti muri sembravano insonorizzati.

“Però potreste anche dirmi che cosa sta succedendo!”, sbottò alla fine sedendosi pesantemente sul letto e incrociando le braccia. “Screanzati!”

=============================================================================================

(TURNO 7)

“Fase Iniziale, Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”

Aileen sfiorò appena la carta e un’onda di calore attraversò la punta delle sue dita, andando su lungo la mano e poi il braccio, fino a raggiungerle il petto e vibrare con l’energia del suo simbolo. Sorrise, il suo spirit chiave era finalmente arrivato, la carta che Vey le aveva regalato il giorno in cui aveva scoperto di essere una Maestra della Luce.

Non poteva essere arrivata in un momento migliore. Afferrò la carta e la lanciò sul terreno

“Destati dal tuo sonno e mostra tutta la furia della natura! Evoco Rafflesio, Albero Zanna al livello 2!”

Il simbolo smeraldo apparve sul terreno di gioco e da esso si sprigionarono una moltitudine di liane che si condensarono in una possente creatura dall’aspetto vagamente simile ad un drago. Nella parte anteriore, una solida corteccia rossastra corazzò il collo. Le ultime liane che uscirono da essa si materializzarono in un lungo collo draconico che terminò in un muso dalle fauci irte di spine simili a zanne aguzze.

Lo spirit ruggì, festeggiato dal piccolo Araigoya, e nel suo grido sembrava di sentire il ronzio degli insetti, i versi degli uccelli e lo scrosciare dell’acqua.

Il comandante sgranò gli occhi e imprecò. Quello spirit aveva decretato la sua disfatta, ma non sarebbe successo di nuovo. Giganoton era il più forte e lo avrebbe dimostrato.

“Attacco con Araigoya!”

La mossa fece distogliere l’attenzione del granroriano dallo spirit odiato e, nel vedere il piccolo spirit, sorrise di un sorriso innaturale, quasi folle.

“Rispondo all’attacco con la vita!”

“Termino il turno.”

(TURNO 8)

Ghignando, il granroriano iniziò il proprio turno e pescò. A malapena, degnò la carta di uno sguardo e la posizionò sul terreno.

“Fase Principale. Evoco Bari Burn, Drago Lama al livello 2! Elevo il possente Giganoton al livello 3!”

Aileen a quella mossa trattenne il fiato, rendendosi conto di quello che era il piano del suo avversario, e sfiorò le carte che aveva in mano, inconsciamente soffermandosi su Hououga. Il nuovo spirit apparso sul terreno aveva l’aspetto di un drago serpentiforme dalle scaglie verdi, dalle ampie ali e con una lama ricurva posizionata sulla fronte.

“Vai, Giganoton, attacca con Impatto Devastante! Per effetto di livello 2 e 3 di Giganoton, viene distrutto uno spirit bersaglio con 4000 punti battaglia o meno!”

Il dinosauro ruggì e partì alla carica. Fatti pochi passi, ruotò sulle proprie zampe, fendendo l’aria con la coda corazzata. Un arco di fiamme si formò nell’aria e raggiunse Araigoya che venne distrutto dall’impatto senza avere neppure la possibilità di difendersi.

Aileen indietreggiò, gli occhi sgranati che fissavano il terreno annerito dove il piccolo spirits si era dissolto.

“E ora brucia il suo spirit chiave!”

Rafflesio non attese neppure il comando di Aileen e si gettò al contrattacco. Decine di liane scaturirono dal suo corpo nel tentativo di avvinghiare l’avversario. Giganoton schiacciò sotto i suoi artigli le liane e le tagliò nell’aria.

I due possenti spirits si scontrarono, una lotta furiosa di artigli e liane, zampate e colpì di coda. L’aria dell’arena si riempì di polvere e ruggiti. Ogni colpo inferto dal dinosauro, veniva osservato con crescente esaltazione dal granroriano. L’ennesimo colpo permise alla granroriana di riprendere la concentrazione e il suo sguardo cadde su una delle carte nella sua mano

“Azione Lampo! Utilizzo la carta magia Trappola a Triangolo!”, esclamò Aileen esibendo la carta davanti a sé.

Il soldato arretrò di scatto, quasi fosse stato percorso da una carica elettrica. “Cos-”

“Grazie al suo effetto, impegni i tuoi tre spirit disimpegnati restanti!”

Attorno ai tre citati spirits, si creò un triangolo luminoso dai cui lati si alzarono delle superfici lucide che si congiunsero a formare una piramide verde. Quando pochi istanti dopo il triangolo si dissolse, tutti gli spirit erano a terra affaticati.

“MALEDETTA!”, strepitò il soldato, la furia che deformava il suo viso. “Ti sarai salvata per questo turno, ma il tuo Rafflesio è condannato! FINISCILO GIGANOTON!”

Il dinosauro ruggì e con un possente colpo di artigli squarcio le liane sul dorso del drago d’erba che gemette e si accasciò a terra, dissolvendosi un attimo dopo.

Aileen portò una mano a sfiorare i nuclei delle sue ultime due vite. “Grazie, Rafflesio.”

“La prossima volta non sarai così fortunata! A te la mossa.”

=============================================================================================

La scala che li avrebbe portati al primo piano apparve una volta girato l’angolo. Mai, Yuuki e Zungurii accelerarono nonostante la fatica: dovevano approfittare del gruppo di soldati che avevano seminato.

Frenarono rocambolescamente e iniziarono a scendere i gradini, ritrovandosi faccia a faccia con i primi due soldati di un nuovo plotone. I due gruppi sia arrestarono, i primi con il fiato grosso e i secondi che sollevarono le armi.

“Fermi o spariamo!”, esclamarono quasi in sincro. Dietro di loro ne stavano arrivando altri.

Mai girò gli occhi e sbuffò. Afferrò il parapetto e lo sfruttò per sollevarsi e darsi la spinta sufficiente a piazzare i due piedi sui loro sterni, spingendoli giù. I due soffiarono, il respiro mozzato dal colpo, e caddero rovinosamente all’indietro. Finendo prontamente contro i commilitoni.

Yuuki afferrò il braccio della ragazza per aiutarla a tenersi in equilibrio una volta che ritornò con i piedi a terra. Zungurii, due scalini più in alto di loro, guardò preoccupato a destra e sinistra.

“Stanno arrivando!”

I soldati apparvero da entrambi i lati del corridoio. Senza esitazione, i tre svoltarono quasi inciampandosi sull’altra rampa di scale e si precipitarono verso il terzo piano, seguiti da grida e spari di avvertimento che si infrangevano sulla pietra.

Raggiunsero un’imponente porta, che M.A.I.A comunicò essere la sala del governo, e i quattro soldati lì di guardia si pararono loro davanti bloccando la strada.

“La vostra corsa finisce qui!”

Il granroriano e i due Maestri della Luce frenarono bruscamente. Gli altri soldati stavano recuperando terreno alle loro spalle. Non potevano venire bloccati lì. Zungurii lanciò un grido di battaglia e si gettò a testa bassa contro due dei soldati. Quest’ultimi esitarono a sparargli e quell’attimo fu sufficiente per permettergli di abbrancarli sull’addome.

Gli altri due sgranarono gli occhi, dimenticandosi per un attimo dei due Maestri della Luce.

Yuuki scattò per primo e sferrò un destro al soldato più vicino. Questo gridò e indietreggiò traballante. Il collega lo sostituì scagliandosi contro il Guerriero Bianco di spalle usando il fucile come una mazza. Il ragazzo però lo schivò scansandosi di lato.

Il soldato si ritrovò sbilanciato in avanti e facile preda di un calcio a giro di Mai. Yuuki parò il pugno del primo soldato, ripresosi dal colpo, e gli afferrò il polso. Ruotando il braccio, obbligò il granroriano a piegarsi istintivamente per impedire che venisse spezzato. Il calcio della Maestra della Luce fu il colpo finale per stenderlo.

Lasciata scivolare a terra la guardia, i due si voltarono verso Zungurii che sferrò un montante mandando k.o. l’ultimo soldato.

“Comunque nei videogiochi sembra tutto più semplice”, mugugnò la Guerriero Viola con le mani sui fianchi.

Si scambiarono giusto un’occhiata divertita tra loro e ripresero a correre. M.A.I.A. continuava a ripetere che mancava poco, che presto Kenzo avrebbe individuato la password. Loro non potevano che crederci, ma il tono beffardo del robottino non era certo particolarmente rassicurante.

Svoltarono al nuovo angolo, diretti verso la rampa di scale nell’ala opposta di quella da cui erano saliti. Se Aileen, si chiedevano ancora come avesse fatto a invischiarsi in un duello, e Hideto liberavano Magisa, le avrebbero potute utilizzare per salire ai piani superiori.

“Ancora venti metri e sarete alle rampe.”

Non ebbero il tempo di esultare. La strada davanti a loro fu bloccata da una dozzina di soldati. Si fermarono e provarono a voltarsi ma gli altri inseguitori li avevamo ormai praticamente raggiunti.

Mai, Yuuki e Zungurii si strinsero a cerchio, le schiene che quasi si toccavano. Alzarono le braccia, i pugni stretti, i piedi pronti a scattare. In un attimo si ritrovarono completamente circondati.

“Al Governatore servono vivi”, ordinò uno dei soldati nel retro.

Mai sorrise. “Venite a prenderci.”

=============================================================================================

(TURNO 9)

Mente completava le fasi iniziali del suo turno, Aileen si rese conto che la sua situazione era appesa ad un filo: non sarebbe riuscita a fare durare il duello ancora a lungo. L’unica speranza era fidarsi del proprio mazzo e sperare di avere fortuna nella pescata. Si augurava che Hideto si trovasse a buon punto.

“Fase di Acquisizione.”

Quando vide la carta datale dalla sorte, la ragazza faticò a trattenere un grido di entusiasmo, riuscendo a limitarsi ad un sorrisetto che forse il suo avversario non avrebbe notato. Perché Vey lo diceva sempre che un duello non era deciso finché c’era anche una carta in gioco, ma non aveva mai creduto che potesse essere veramente così.

“Fase Principale. Evoco Chuunin, Rondine Messaggera di livello 2.”

Sul terreno sgombro davanti ad Aileen, apparve un simbolo verde che si dissolse, sostituito subito da un esile spirit dal petto bianco, la testa e il dorso neri e le ali e le piume della coda di color rosso-arancio, simili alle foglie autunnali.

Il piccolo uccellino non era neppure riuscito ad apparire del tutti che il granroriano era scoppiato a ridere, la risata di scherno di uno che sapeva che la vittoria era solo ad un passo da lui.

“Non ricordavo che il tuo mazzo incutesse un tale timore!”, esclamò portandosi una mano alla bocca. “Ti prego, abbi pietà di me!”

E scoppiò di nuova in una fragorosa risata. “Giganoton godrà nel schiacciare quell’insetto sotto i suoi artigli!”

“Attacca Chuunin!”

Lo spirit trillò e si lanciò in volo verso l’avversario, schivando uno dopo l’altro gli spirit rossi affaticati. La sorpresa divenne evidente sul volto del soldato nel rendersi che la sua avversaria avesse veramente attaccato, quando lei aveva solo uno spirit e lui ben quattro.

“Rispondo all’attacco con la vita!”

Chuunin arrivò sopra di lui e iniziò a roteare vorticosamente su sé stesso, dirigendosi velocissimo verso la barriera di luce verde che aveva ricoperto la sua postazione.

E fu allora, mentre la sua penultima vita veniva frantumata, che capì l’azione apparentemente scellerata. In mano doveva avere sicuramente una delle sue maledette magie, capaci di impegnare i suoi spirit. Come Trappola a Triangolo. O magari aveva l’odiata Prigione di Spine e uno di quei stupidi spirit con Alta Velocità.

Il granroriano sogghignò, non accorgendosi quasi del fiotto di energia che gli attraversò il corpo.

Aileen osservò il suo spirit posarsi a terra e sorrise. Forse era stata una mossa rischiosa, ma era anche l’unica che le dava la quasi certezza che il suo avversario si sarebbe sbilanciato, convinto di averla completamente in pugno.

E ogni istante era prezioso, un istante in più che Hideto aveva per liberare Magisa.

“Termino il mio turno.”

(TURNO 10)

Il comandante fremeva, ogni passaggio necessario in quel turno era fin troppo lungo. La sua vendetta non poteva essere abbastanza vicina.

Aveva creduto di essere più furba di lui, ma si sbagliava: lui poteva evocare un altro spirit, tenuto da parte fino a quel momento per servirsene al bisogno. E aveva avuto ragione anche in questo, dato che la carta pescata si rivelò essere la magia Avviso d’Attacco.

“Fase Principale. Evoco Spinoaxe, Drago Ascia al livello 2!”

Accanto alla già folta schiera di spirits, il simbolo rosso lasciò il posto ad un dinosauro bipede dalle scaglie beige e con incastonati sul dorso e sul muso dei rubini. L’elemento più minaccioso erano però le tre lame, lunghe quasi tutto il suo corpo, che fuoriuscivano dalla sua schiena. Il dinosauro ruggì, imitato subito dopo dagli altri.

Era l’ora della tanto agognata vittoria.

“Vai, Bari-Burn Drago Lama attacca!”

Il drago ruggì e spiccò il volo. Aileen non attese oltre ed estrasse una carta dalla sua mano.

“Azione Lampo! Utilizzo la carta magia Trappola a Triangolo!”

La piramide di luce circondò Giganoton, Oviraptor e Ankillersauro che scivolarono a terra, affaticati. Il comandante digrignò i denti, ripetendosi che il sacrificio di vedere i suoi spirit impegnati sarebbe stato ripagato dalla vittoria. Era tutto come se lo era aspettato, la strega e le sue maledette carte magia, ma ora con Spinoaxe nessuno spirit con Alta Velocità avrebbe potuto fermarlo. E intanto Bari-Burn l’aveva ormai raggiunta, superando il suo inutile spirit.

“Utilizzo la carta magia Prigione di Spine!”

Quelle parole fecero sobbalzare il granroriano come fosse stato colpito in viso. Si era aspettato l’effetto, non l’ennesima maledetta magia. Sgomentò fisso le liane che fuoriuscirono dal terreno e si avvinghiarono al suo ultimo spirit disimpegnato. Quest’ultimo cercò di divincolarsi, ma alla fine dovette cedere e si accasciò sul terreno.

La furia più nera contorse il suo volto, brillando oscura nel suo sguardo. Si spinse avanti, quasi ruggendo, come i suoi spirit, e levò con foga la carta davanti a sé.

“AZIONE LAMPO! UTILIZZO LA CARTA MAGIA CICLONE FIAMMEGGIANTE!”

Un turbine di fuoco circondò l’affaticato Chuunin che stridette, cercando di sollevarsi in volo e fuggire, ma fu distrutto un attimo dopo dalle fiamme. Aileen si morse un labbro, non aspettandosi quella mossa. La barriera rosso avvolse la sua postazione e la sua attenzione tornò a forza sul drago che la sovrastava.

“Rispondo all’attacco con la vita!”

Bari-Burn si gettò in picchiata, frantumando la barriera con un unico poderoso colpo della lama sul suo muso. La granroriana strinse i denti e si afferrò alla sbarra di acciaio, evitando così di venir sbalzata indietro.

Il comandante, intanto, era appoggiato con entrambe le mani al terreno di gioco, il respiro affannato dalla furia.

“HAI SOLO RIMANDATO LA TUA FINE, STREGA! NIENTE POTRÀ SALVARTI IL PROSSIMO TURNO! A TE LA MOSSA!”

(TURNO 11)

Aileen inspirò. Quello sarebbe stato molto probabilmente il suo ultimo turno. Il suo terreno di battaglia era vuoto, come anche la sua mano. Non avrebbe preso neppure in considerazione l’utilizzo di Hououga, l’unica carta che ancora aveva. Non avrebbe dato a nessuno di loro quella soddisfazione.

In fin dei conti, poteva anche perdere. E Hideto avrebbe fatto bene a farsi bastare il tempo che era riuscita a guadagnare.

“Fase Iniziale. Fase dei Nuclei.”

Pescò la prima carta del mazzo. “Fase di Acquisizione.”

Sbatté le palpebre e riguardò la carta una seconda volta. Aveva ancora una chance. Poteva vincere, o almeno finire col botto.

“Fase Principale!”, esclamò Aileen, il petto che sembrava volerle esplodere dall’entusiasmo. “Evoco Ruri, Ali Fiorite al livello due!”

Sul suo terreno, apparve lo spirit. Un uccellino dal piumaggio indaco e le cui piume delle ali erano sostituite da un tripudio di fiori lilla e foglie.

Il comandante sgranò gli occhi, la mano che cominciava a tremare. Fissò le carte, continuando a cercare qualcosa che potesse fargli riacciuffare quella vendetta che stava lentamente svanendo davanti a lui. Ma non aveva niente. Neppure Ciclone Fiammeggiante avrebbe potuto nulla contro i 6000 punti battaglia dello spirit.

“Vai, Ruri distruggi la sua ultima vita!”

Lo spirit trillò, sbatté le ali e spiccò il volo. Il granroriano apriva e chiudeva la bocca, senza riuscire a far uscire suoni. Doveva essere la sua vendetta.

Ruri superò la schiera di spirits affaticati e Sambirii lasciò cadere il braccio, la presa della mano che si faceva debole, le carte che scivolano a terra.

“Ri-rispondo… con… la vi-vita.”

Lo spirit verde arrivò sopra la barriera luminosa e cominciò a sbattere vorticosamente le ali. Un turbine di petali e foglie si scagliò contro di lui.

Il granroriano fissava davanti a sé, gli occhi neri e vacui. “Doveva essere la mia vittoria…”, sussurrò.

La barriera si infranse.




SPAZIO AUTRICE:

Salve a tutti! Scusate il leggero ritardo ma ho riiniziato l’università e avevo bisogno di un po’ di tempo per prendere il ritmo. Un capitolo pieno d’azione (duello e non): che ne pensate? Recensite e ditemi che cosa ve ne pare!

E il primo duello è andato ad Aileen. Qualcuno se le era aspettato? L’elenco dei

Per quanto riguarda il piano di Aileen per ottenere il duello, è un piccolo omaggio ad una scena di BS Rising (cap.6) di ShawnSpenster che vedeva coinvolti Veihral e Julian. Dopotutto, chi va con lo zoppo, impara a zoppicare
e poi, non so voi, ma penso che Aileen e Hideto abbiano il potenziale di diventare grandi amici (anche se nessuno dei due ancora lo sa! XD).

Con questo vi saluto e vi do appuntamento al prossimo e ultimo capitolo di questo episodio, in cui scopriremo se i Maestri della luce riusciranno a scappare sani e salvi. E alla fine di esso, vi riporterò anche i turni del duello e i mazzi degli sfidanti. Come avrete notato in questo capitolo, i nomi sono tradotti in italiano e molti di questi sono stati “inventati” da me dato che non sono carte mai arrivate in Italia.

Prima di salutarvi, ringrazio chi legge, chi recensisce e chi segue questa storia. Spero continuiate a divertirvi ed emozionarvi!

A presto,
HikariMoon

P.S. le altre volte mi sono dimenticata di chiedervi, qualcuno di voi vuole essere avvisato quando aggiorno?  Eventualmente, fatemelo sapere.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

Aileen attese appena che l’attacco sferrato colpisse la barriera luminosa.

Si voltò e aprì il varco che l’avrebbe portata fuori dal campo di battaglia. Guardò oltre le sue spalle, l’ultima vita dell’avversario che veniva distrutta, e attraversò il portale di corsa.

Hououga, Fenice Implacabile era ancora stretta tra le sue dita.

===============================================================================================

Hideto inserì l’ennesima combinazione prodotta dal programma di Kenzo. “Fatto.”

“Adesso non resta che incrociare le dita. Ho perso il conto di quante combinazioni abbiamo provato.”

“Non è questione di fortuna, ragazzino!”

Hideto abbassò il volume dell’auricolare, le discussioni di Kenzo e M.A.I.A. erano veramente l’ultimo dei suoi problemi. Avevano provato dozzine di combinazioni, anche prima dell’intuizione di Kenzo. Se non la trovavano in fretta, avrebbero avuto più di qualche problema. Il pannello davanti a lui venne percorso da una linea di luce, emise un bip e la sua spia luminosa divenne verde.

Schioccò le dita davanti a sé, “Yes!”

In quel momento, un chiarore bianco apparve alla sua sinistra. Fece appena in tempo a voltarsi: Aileen si lanciò contro di lui afferrandogli il braccio. Per poco non si ritrovarono entrambi a terra.

“Sonnifero!”

Il Guerriero Blu, superato un secondo di spaesamento, afferrò cerbottana e dardo. Fece appena in tempo a posarlo alla bocca che il granroriano sconfitto inciampò fuori dal suo varco luminoso. Si appoggiò il muro e afferrò la ricetrasmittente appesa alla sua cintura.

“Me la pagherete!”, sbraitò attivando le comunicazioni.

“Hideto!”

Il ragazzo non attese oltre e soffiò, il dardo che si conficcò nel collo di Sambirii. Il soldato sussultò e portò una mano alla parte lesa.

“Cos-”, la radio gli cadde di mano e sbatté a terra. Il granroriano si posò al muro, le gambe che gli cedevano. I suoi sforzi furono però vani e crollò a terra pochi istanti dopo.

Aileen e Hideto rimasero col cuore in gola fino a quando il corpo del granroriano non rimase immobilizzato dall’effetto del sonnifero. Senza dirsi nulla, lo afferrarono per gambe e braccia e lo trascinarono nello stanzino a raggiungere i commilitoni placidamente addormentati. Un paio di loro avevano iniziato a russare sonoramente e Aileen storse il naso.

“Se fanno così tanto rumore, ci faranno scoprire!”

Hideto, inginocchiato a legare mani e piedi di Sambirii, fece l’ultimo nodo e controllò che la corda reggesse. Poi si alzò.

“Fortuna che noi non resteremo qui in zona a lungo. Kenzo e M.A.I.A. hanno sbloccato la porta.”

La granroriana annuì e lo seguì fuori dallo stanzino. Mentre chiudeva la porta, lo sguardo si abbassò sulle corde che legavano i soldati.

“Ho paura a chiederti che cos’altro hai in quelle tasche…”

Hideto ridacchiò e staccò il dispositivo con cui avevano potuto hackerare il sistema, infilandolo nella tasca del giubbotto nascosto sotto la tunica.

“Questo perché non hai ancora visto il mio zaino.”

Aileen sorrise e lo affiancò. Il ragazzo inspirò e premette il pannello. La porta nascosta nel muro cominciò a spostarsi, aprendo loro la strada verso stanza in cui tenevano Magisa.

===============================================================================================

Magisa percepì il tremore nel muro e si allontanò, tirando un sospirò di sollievo quando le catene ai polsi allentarono un po’ la stretta. Qualcuno stava entrando. La Maga non ne poteva più di sentire tonfi e voci sommesse e grida, incomprensibili oltre al muro.

Si chiese se poteva illudersi, anche se la verità rischiava di essere solo una: la portavano dall’Imperatore.

Magisa si morse un labbro e strattonò ancora le catene, nonostante dopo tanti tentativi sapesse che non si sarebbero sganciate. Le avevano tolto lo scettro, forse lo avevano distrutto, e le avevano prosciugato le energie. Era completamente inerme. Ma era pur sempre la Maga del Mondo Altrove. Alzò la testa e drizzò la schiena: che quegli screanzati se lo ricordassero.

La porta si aprì e Magisa sentì quasi le gambe cederle, la sorpresa che quasi sovrastava la gioia.

“Aileen! Hideto!”

“Magisa!”

I due ragazzi le corsero in contro e Aileen le gettò le braccia al collo. “Sono così felice di vederti, Magisa!”

La Maga sorrise, posando la testa su Aileen, impossibilitata com’era ad abbracciarla. “Ero sicura che saresti riuscita ad aprire il portale!”

La ragazzina rise e arretrò di un passo, faticando a credere che c’erano veramente riusciti. E Magisa stava bene, forse un po’ pallida e un po’ smagrita, ma stava bene. Poi lo sguardo cadde sulle mani e una smorfia di sconcerto sostituì la gioia di pochi secondi prima.

“Ti hanno incatenata!”

Magisa rise e alzò le spalle. “Diciamo che non sono stata una prigioniera troppo collaborativa.”

“Ci conviene sbrigarci. Mai e gli altri non resisteranno a lungo”, ricordò Hideto continuando ad armeggiare con la serratura delle manette.

Non appena caddero a terra, Magisa si massaggiò i polsi arrossati. Sorrise quando incrociò lo sguardo della Guerriera Verde, cercando di convincerla che le piaghe non fossero così brutte come sembravano. Aileen seppur esitante decise di crederle, per il momento, e le due raggiunsero Hideto che era già sulla porta.

“Adesso viene la parte difficile”, dichiarò il ragazzo controllando che fuori il corridoio fosse deserto.

Aileen sgranò gli occhi e portò le mani ai fianchi. “Perché fino adesso è stata una passeggiata, vero?”

Il Guerriero Blu ghignò. “Giusto, Adesso sarà più difficile. Quando la Limoviole arriva, avremo tutti pochi minuti per salire e scappare. Sarà difficile coordinarci.”

===============================================================================================

“Siamo pronti a dirigerci verso il tetto.”

Kenzo aveva atteso quel momento, fin da quando quella mattina aveva augurato buona fortuna ai suoi amici. Non riteneva di essere un codardo, preferiva ritenere che la sua decisione fosse stata dettata semplicemente dalla praticità. Lui, lì, sulla Limoviole sarebbe stato più utile. E poi era più che consapevole di non essere portato per lo scontro fisico.

Le parole di Hideto lo fecero esultare. Il loro piano aveva funzionato.

Ma bastò un attimo che la realtà tornasse ad insinuarsi e il cuore battere all’impazzata. Sarebbero stati dei bersagli, ma non era quello che temeva: non era così codardo. Era il rischio che Mai, Yuuki e Zungurii avrebbero corso.

La ragazza, subito spalleggiata dagli altri due, era stata categorica: una volta a bordo Magisa, Aileen e Hideto se ne dovevano andare. Con o senza di loro.

Il Guerriero Verde portò l’unghia del pollice destro tra i denti e si voltò verso M.A.I.A., fluttuante a pochi passi da lui.

“Hai sentito?”

“Certo. Ho tutte le comunicazioni sotto controllo, io.”

Kenzo tornò a fissare lo schermo, scegliendo di ignorare la frecciatina del robot. Non era proprio dell’umore. Se tutto andava bene, le avrebbe urlato qualcosa più tardi.

“Avverti Mai. Devono sbrigarsi. In quanto tempo raggiungeremo la fortezza?”, aggiunse voltandosi di scatto verso Serjou.

“Dieci minuti. Sempre se non ci intercettano prima.”

E Kenzo decise che no, pensare a tutti gli scenari peggiori non avrebbe aiutato. Inspirò e riattivò le comunicazioni. M.A.I.A. poco lontano stava già comunicando con Mai.

“Dieci minuti e saremo in posizione.”

Il pavimento sotto i suoi piedi vibrò, la Limoviole era pronta a recuperare i Maestri della Luce. Kenzo si sforzò di allontanare la mano dalla bocca e strinse i pugni sopra la tastiera.

“Ricevuto. Andiamo sul tetto. Mai e gli altri?”

“Non preoccupatevi di loro. Cercate di arrivare al luogo concordato in tempo”, ribadì il ragazzino con molta meno decisione di quanta avrebbe voluto. Il suo stomaco era un groviglio di nervi: neppure agli esami più difficili era così in ansia.

“No worry, Kenzo. Siamo o non siamo i Maestri della Luce? Non sanno ancora contro chi hanno a che fare.”

Kenzo sorrise nonostante tutto. Già, erano i Maestri della Luce: sperava solo che sarebbe bastato.

===============================================================================================

Hideto si fermò al termine dell’ultima scalinata. Allungò la mano dietro di sé, fermando le due granroriane dietro di lui. Il corridoio era deserto. La porta, dietro cui si celava la scala che li avrebbe condotti sul tetto, era solo una dozzina di metri da loro.

“Sicuro che quella sia il passaggio, Kenzo?”

“Sicurissimo. Due minuti e siamo lì.”

Non avevano più tempo per esitare. Hideto voltò appena la testa, incrociando oltre la sua spalla gli sguardi determinati di Magisa e Aileen. Erano arrivati così lontano, tanto valeva non fermarsi.

Il Guerriero Blu uscì per primo. Dal fondo del corridoio risuonarono passi sempre più vicini. Sgranò gli occhi e impallidì.

“Correte!”, sibilò spingendo oltre Aileen che lo aveva affiancato.

Le due granroriane non se lo fecero ripetere due volte. Superarono il ragazzo e sprintarono lungo il corridoio. Hideto fu subito dietro di loro. Aileen raggiunse per prima la porta ed esultò quando la maniglia cedette senza fare resistenza. Per un attimo il Guerriero Blu credette veramente che sarebbe stato così semplice.

“Intrusi!”

“Ma quella è la Maga!”

Accadde tutto in un attimo. Hideto sentì il rumore delle pistole che sparavano e aprì la bocca per urlare ad Aileen e Magisa di scappare. Un dolore lancinante gli attraversò la gamba e le parole si trasformarono in un grido strozzato. Il ragazzo si ritrovò a terra. Strinse i denti e ignorò le grida spaventate delle due granroriane che, come ci si sarebbe aspettato da quelle due testarde, erano rimaste ferme davanti alla porta spalancata.

“Hideto!”

Il Guerriero Blu alzò lo sguardo ma lo rivolse verso i soldati. Uno di loro aveva strappato l’arma dalle mani di quello che gli aveva sparato, ricordandogli furioso che il Governatore voleva la Maestra del Nucleo Progenitore viva. Erano ormai vicinissimi, solo qualche porta più in là, ma il ragazzo si sforzò di controllare la ferita. Il pantalone era sporco di sangue. Provò a muovere la gamba e non riuscì a trattenere una smorfia di dolore. Bruciava come fuoco, ma non sembrava troppo profonda. Provò ad alzarsi e i soldati gli urlarono di rimanere fermo dove era, puntandogli di nuovo le armi contro. Per un secondo si ritrovò a ridere al pensiero che era già la seconda volta quel giorno che minacciavano di ucciderlo. Di quel passo ci avrebbe fatto l’abitudine.

La gamba non lo resse. Dietro di lui sentì passi e quattro mani lo sorressero. Uno sciame di farfalle verdi lo superò velocissimo fiondandosi contro il gruppo di soldati. Uomini e donne si arrestarono di botto, gridando dalla sorpresa. Più di uno lasciò cadere a terra le armi nel vano tentativo di scrollarsi di dosso quegli insetti luminescenti. Hideto, nonostante il dolore, provò un’immensa soddisfazione.

Magisa e Aileen fecero passare le braccia del ragazzo attorno alle loro spalle e insieme si affrettarono verso la porta e la salvezza. Hideto zoppicò stringendo i denti e ripetendo come un mantra nella testa tutte le imprecazioni, in tutte le lingue, che aveva imparato negli anni di viaggio.

Entrarono nella porta e Aileen lo sorresse, facendolo posare contro il muro. Magisa invece sbatté la porta che vibrò sui cardini e la bloccò con una lancia, recuperata chissà quando. Nella penombra del corridoio la striscia di sangue che si era lasciato dietro quasi non si vedeva.

La Maga, soddisfatta della tenuta della porta, ruotò su sé stessa e fissò con sguardo infuocato il Guerriero Blu.

“Stavi per dirci di andarcene, dico bene?”, sibilò la granroriana con tono bellicoso ma la voce tremante.

“Dovevate andarvene! Io sono –”

“Per favore non iniziare con la storia della spendibilità! Sarete anche sostituibili come Maestri della Luce ma non come persone!”, sbottò furiosa e ansante Magisa, colpendolo ripetutamente sul petto con un dito. Gli occhi erano lucidi di lacrime.

Hideto abbassò lo sguardo. La porta subì un improvviso scossone: i soldati sbraitavano dietro di essa. Non avrebbe retto a lungo. Aileen lo strattonò delicatamente per spingerlo a staccarsi dalla parete.

“E poi, lasciarti qui?”, aggiunse incredula e oltraggiata la ragazza, faticando a trattenere un sorriso, “con tutta la fatica che ho fatto per aprire il portale?”

Il Guerriero Blu ridacchiò e accettò l’aiuto offertogli da Aileen. Solo in quel momento registrò la voce di Kenzo e si chiese come fosse stato possibile: dovevano essere minuti che si stava sgolando.

“Muoviamoci.”

Le due granroriane annuirono e insieme corsero su per le scale, Hideto zoppicante che tentava di tenere il passo con una gamba sola. Dietro di loro, i tonfi alla porta si facevano sempre più insistenti. Alla fine delle scale, si intravedeva il cielo. Anche da lì si sentivano spari. Erano in ritardo: la Limoviole era già sotto mira.

Accelerarono e furono fuori. Per un istante si fermarono sulle mura, leggermente abbagliati dalla luce del giorno. Erano su uno dei punti più alti della fortezza. Anche le mura esterne, così alte viste dalla piazza, erano di diversi metri più basse. I rumori di spari erano più forti alla loro destra e si voltarono in quella direzione. I soldati dagli spalti erano tutti concentrati sull’astronave. Nessuno si era ancora accorto di loro.

“Hideto, maledizione, dove siete?”

“Siamo fuori.”

La Limoviole fece una brusca deviazione ad U e Hideto ebbe quasi l’impressione di sentire un grido strozzato nell’auricolare. Poi l’astronave si diresse verso di loro.

“Muoviamoci!”

Aileen e Magisa, sempre sorreggendo il ragazzo, si spinsero fino ai bordi merlati. L’improvviso arresto a mezz’aria della Limoviole sollevò un enorme nube di polvere che li investì in pieno, costringendoli a chiudere gli occhi. Poi rialzarono lo sguardo e Kenzo, visibilmente verdognolo e con gli occhi stralunati, apparve all’entrata sul retro.

“F-forza, salite!”

Fu allora che i soldati si accorsero di loro. “Fermate i ribelli!”

M.A.I.A. emerse dalla Limoviole a tutta velocità, due occhi rossi bellicosi visualizzati sullo schermo e una cacofonia di fischi e sbuffi che l’accompagnava. Prestando attenzione si riusciva anche ad intuire una melodia di sottofondo.

Ad Hideto gli si spalancò la bocca. “La cavalcata delle valchirie-”, esalò scoppiando quasi a ridere, “sul serio?”

I soldati si erano pure accorti del bolide viola che gli si fiondò contro e presero presto la mira. M.A.I.A. però piroettò su sé stessa ed evitò gli spari, gettandosi contro la testa del primo malcapitato. Come un birillo, stramazzò a terra con un grido. Uno dopo l’altro anche gli altri soldati, pur tentando di colpirla, fecero la stessa fine.

Hideto, Aileen e Magisa rimasero imbambolati a fissare il robottino che rimbalzava come una pallina di flipper da un soldato all’altro. Kenzo doveva essere contento che M.A.I.A. era stata solo irritata da lui.

“Vi muovete?”

Il richiamo distolse i tre dalla battaglia di M.A.I.A. e si accorsero che il Guerriero Verde aveva ormai raggiunto il bordo della piattaforma. Aileen fu la prima a lasciare il braccio di Hideto che si ritrovò costretto a sorreggersi solo su Magisa. La granroriana balzò oltre la merlatura e atterrò agilmente sulla Limoviole. Insieme a Kenzo aiutò Hideto a fare lo stesso. Il ragazzo venne fatto appoggiare sul pavimento e, suo malgrado, fu grato di poter stendere la gamba. Anche se l’azione gli provocò una fitta che gli attraversò il corpo fino al fianco.

Magisa li seguì a ruota e non appena posò i piedi sull’astronave, Kenzo saettò di nuovo all’interno lasciando le due granroriane accanto al Guerriero Blu

“Sono a bordo”, si sentì la voce del ragazzino quasi gridare verso Serjou, “dove saranno gli altri?”, aggiunse poi precipitandosi sul computer.

Magisa intanto si era a sua volta accasciata accanto ad Hideto, visibilmente sollevata. Dopo un mese di prigionia, cominciava a sentire gli effetti della fuga e della tensione. Senza contare che le manette avevano prosciugato la sua energia magica.

“Dobbiamo occuparci della ferita”, sussurrò Aileen inginocchiata accanto a loro.

Hideto si pentì di non aver portato il suo kit di pronto soccorso. Ma chi pensava potesse servire in una delle loro solite riunioni?

“Avete qualcosa per il primo soccorso?”

“Credo di sì. È Serjou che si occupa che ci sia tutto.”

Il Guerriero Blu si posò al parapetto per sollevarsi, trattenendo appena una smorfia di dolore. Quando Aileen gli offrì un braccio per appoggiarsi, sospirò grato.

“Perfetto.”

Insieme avanzarono verso l’interno, Magisa visibilmente stanca dietro di loro. Aileen aveva provato a dirle di aspettare ma la Maga aveva scossò la mano, ripetendole che era solo un po’ spossata. In quel momento, M.A.I.A. sfrecciò sopra le loro teste esclamando un Bentornata Maga Magisa” e prese a girare in tondo sopra a Kenzo, con una qualche marcia trionfale di sottofondo.

“Lady Viole e gli altri sono bloccati in un corridoio del terzo piano.”

 Kenzo sbiancò in volto e riattivò l’auricolare. Hideto venne fatto sedere su uno dei divani e Aileen si fiondò al piano di sotto. Magisa abbozzò un sorriso nella direzione di Kenzo, troppo preoccupato per apprezzare a pieno che parte del loro piano avesse funzionato, e di Serjou per poi lasciarsi cadere accanto al Guerriero Blu.

===============================================================================================

“Hideto e Aileen recuperati, voi dove siete?”

Mai vide con la coda dell’occhio il pugno diretto a centrare il suo viso e si abbassò appena in tempo per schivarlo. Il soldato si trovò quindi sbilanciato e lei lo colpì con una gomitata allo sterno. Quando lui cominciò a tossire e si portò le mani al petto, ruotò il braccio e lo colpì con un pugno in pieno volto, ricambiando il favore di poco prima. Il granroriano scivolò a terra stordito, le mani sul naso, quasi sicuramente rotto. Mai deglutì e distolse lo sguardo, arretrando contro il muro e posandovisi. Si passò una mano sulla fronte, imperlata di sudore.

“Sempre lì”, esalò con il fiato grosso. Non era così stanca dagli ultimi nazionali di Taekwondo.

Zungurii a pochi passi da lei afferrò un granroriano e lo gettò contro il gruppetto che stava per raggiungerli. Finirono tutti a terra in un concerto di grida e strilli, pistole che scivolavano a terra e gambe e braccia che formavano quasi un groviglio.

Yuuki poco oltre colpì con un gancio un granroriano e lo stese con un calcio nello stomaco. Poi il Guerriero Bianco si voltò verso di lei e incrociò il suo sguardo. Mai fece il cenno di ok con le dita e portò la mano all’auricolare, sperando di bloccare la confusione almeno un poco. Altre grida giungevano sempre più forte dal fondo del corridoio: altri soldati stavano arrivando.

“Non resisteremo ancora a lungo! Stanno partendo le astronavi!”

Mai si morse un labbro, si staccò dalla parete e si guardò attorno. Erano bloccati su quel piano, senza alcuna via d’uscita. Solo corridoi rossi, porte e finestre che davano sul vuoto. La distanza che li separava dalle rampe di scale dell’altra ala del piano era troppo grande per sperare di raggiungerla prima che la Limoviole venisse abbattuta.

Yuuki e Zungurii la raggiunsero, pure loro stremati anche se cercavano di non darlo a vedere. Avevano solo pochi attimi per riprendere respiro. E nessuno di loro tre avrebbe potuto continuare di quel passo ancora per molto.

“Non possiamo permettere che ricatturino Magisa o prendano il Nucleo Progenitore.”

Né Zungurii né Mai contraddissero in alcun modo le parole del Guerriero Bianco. Lo avevano messo in preavviso. La ragazza abbozzò un sorriso.

“Non possiamo raggiungere il tetto.”

Nell’auricolare non si sentì risposta, anche se si era udito quasi distintamente l’aria inspirata bruscamente da Kenzo. I soldati apparvero da entrambe le direzioni delle scalinate. I tre si prepararono all’azione, nonostante i muscoli doloranti.

La Limoviole sfrecciò davanti alle vetrate alla loro destra. Mai la seguì con lo sguardo fino a quando scomparve dietro l’angolo. Stavano ancora facendo giri attorno alla fortezza, sotto il fuoco che cercava di abbatterli. Stava quasi per tornare a voltarsi verso i soldati in avvicinamento, le pistole puntate contro di loro e l’intimazione di stare fermi dove erano, ma tornò a fissare di scatto la vetrata alla fine del corridoio.

“Pensi anche tu quello che penso io?”, sussurrò la ragazza verso Yuuki.

Il ragazzo seguì il suo sguardo e alzò un sopracciglio. Poi ghignò, meno rassegnato e mezzo divertito.

“Temo proprio di sì.”

Anche Zungurii si accorse della vetrata che stavano guardando e sgranò gli occhi. Ma lo stupore venne ben presto sostituito da una risata trattenuta. Più di qualche soldato fissò i tre come se avessero completamente perso la testa.

“Mani in alto!”, esclamò una, probabilmente il comandante di quella dozzina di granroriani.

I tre tornarono a fronteggiare i nuovi avversari. Yuuki avanzò di mezzo passo davanti a loro e guardò i soldati sorridendo derisorio.

“Vi piacerebbe.”

Nella sua mano destra apparve in un breve lampo di luce la sua spada. I soldati arretrarono di un passo scioccati e più di qualcuno visibilmente intimorito.

Mai portò la mano all’auricolare. “M.A.I.A. ho bisogno che individui la nostra posizione e che riusciate entro diciamo-”, inclinò la testa e iniziò a muovere il dito per immaginare la dinamica della loro idea, “- un minuto? Sì, a raggiungere la vetrata sull’angolo ovest.”

A quelle parole, il Guerriero Bianco sferzò l’aria con la lama. Il movimento creò dal nulla un’ondata di aria gelida, quasi una tormenta con tanto di neve che si abbatte come una scudisciata sul gruppo di soldati. I primi persero l’equilibrio e vennero sbalzati contro i secondi. Quasi tutti caddero a terra.

“Siamo in arrivo. Che cosa volete fare?”

Mai non rispose e i tre, ignorando i soldati doloranti e incolleriti, si voltarono e iniziarono a correre.

Zungurii afferrò una statuetta di drago esposta su un piedistallo, preparò lo slancio e la gettò con tutte le sue forze contro la vetrata distante qualche metro. La luce esterna fece brillare la sua superficie bronzea. Impattò contro la vetrata mandandola in frantumi. Il tintinnio dei pezzetti di vetro venne preceduto dal pesante tonfo della statua.

“Qualche secondo e l’astronave sarà in posizione.”

Mai si voltò verso i due amici e annuì. La finestra era ormai a pochi passi da loro. Accelerarono e fatti tre passi saltarono, senza darsi il tempo di pensare alle conseguenze, al fatto che la loro poteva essere un’azione suicida. Dietro di loro i soldati gridarono dalla sorpresa.

Zungurii e i due Maestri della Luce si ritrovarono per istanti infiniti sospesi sul vuoto, mentre la gravità iniziava a farli cadere. Sotto di loro nel cortile più di qualche persona strillò e puntò il dito verso di loro, alcuni fecero cadere dallo sbigottimento quello che avevano in mano. Loro tre non ebbero neppure il tempo di pensare quanto a lungo sarebbero caduti prima di sfracellarsi.

Il ponte anteriore della Limoviole apparve sotto di loro senza quasi che se ne rendessero conto. L’urto fece loro cedere le gambe e si ritrovarono a rotolare come bambole di pezza. Ma erano liberi e, soprattutto, ancora vivi.

===============================================================================================

Magisa, incredula, osservò Zungurii, Mai e Yuuki gettarsi fuori dalla finestra e precipitare sul ponte anteriore della Limoviole. Appena si rese veramente conto di quanto successo, scattò in piedi con ritrovate forze e marciò furente verso la prua. Era stato uno stunt che rasentava il suicidio: sperava non ne fossero usciti morti, perché voleva avere lei quell’onore.

I tre si stavano appena rendendo conto che il loro folle piano aveva funzionato. Lentamente stavano tentando di rimettersi in piedi. Zungurii, rinunciandoci quasi subito, si era disteso pancia all’aria e rideva come un matto.

“Mi eravate davvero mancati!”

Si morse subito la lingua e fece del suo meglio per mostrarsi mortificato, però, quando incrociò lo sguardo infuocato di Magisa, marciata a pugni chiusi fino a pochi metri da loro.

“Vi è dato completamente di volta il cervello?”, sbraitò Magisa incrociando le braccia, i serpenti sul suo abito che cominciavano a fremere e sibilare, “venite a salvarmi per poi tentare di farmi morire di infarto?”

Mai, la più vicina alla granroriana, sorrise e alzò lo sguardo verso di lei, che seppur inviperita era lì davanti a loro sana e salva.

“Se ti può consolare, questo non era affatto nei piani.”

A quelle parole, i serpenti del vestito si fermarono e gli occhi di Magisa si inumidirono. Senza preavviso, si inginocchiò e gettò le braccia al collo della ragazza.

“Sono così felice di rivedervi”, sussurrò la Maga mentre la velocità dell’astronave faceva sbattere i suoi capelli rosa e quelli viola di Mai, sfuggiti dal chignon, sulle loro facce.

Mai ricambiò subito l’abbraccio, sollevata che tutto fosse finito e che tutti fossero ancora vivi. “Anche io.”

Yuuki, a pochi passi da loro, si era già rimesso in piedi. Si voltò subito per capire cosa stava succedendo alla fortezza, parzialmente nascosta dalla cabina di comando. La Limoviole era riuscita a superare quasi indenne le mura del castello ma le prime astronavi erano ormai in aria, pronte ad inseguirli.

“Se non facciamo qualcosa, non avrà importanza.”

Senza aspettare risposta, si avviò a passo rapido verso l’entrata seguito a ruota da Zungurii e qualche istante dopo dalle due donne.

“Serjou si stanno preparando ad inseguirci. Usa la massima potenza.”

Il granroriano spostò la leva fino al massimo, ma la velocità non variò di molto.

“Temo, Guerriero Bianco, che i loro attacchi abbiano intaccato alcuni dei sistemi.”

M.A.I.A., connessa ai computer di bordo, finì in quel momento di effettuare la scansione.

“I canali di collegamento tra motore e sistema dei nuclei sono stati danneggiati. Il funzionamento del sistema è ridotto al 30%.”

Mai lo affiancò, appoggiandosi al sedile, scrutando freneticamente i comandi e poi voltandosi verso M.A.I.A. “Non possiamo convogliare l’energia del sistema dei nuclei sfruttando gli altri canali?”

“Negativo. Gli altri canali non sono adatti a quel tipo di utilizzo.”

La Guerriero Viola si passò le mani tra i capelli, cercando di tenere a bada la frustrazione che le stava montando dentro.

“Ci sarà pur qualcosa che possiamo fare!”

“Qualunque cosa sia sarà meglio farla in fretta, Lady Viole. Le astronavi stanno recuperando terreno.”

Zungurii corrugò la fronte, provando un improvviso senso di deja-vu: si erano già trovati in una simile situazione durante la loro prima avventura.

“Come quella volta con Leon. Possiamo fare la stessa cosa!”

L’attenzione di tutti si spostò sull’abitante del villaggio Gurii. Kenzo, con il computer in mano anch’esso collegato ai sistemi, sgranò gli occhi comprendendo a che cosa si stesse riferendo il granroriano. L’aveva usato come base per uno studio che lui e Stella avevano portato avanti nel futuro. Come aveva fatto a non pensarci prima?

“Potrebbe-”, sussurrò, cominciando a battere con furia i tasti del computer per valutare quanto fosse un’idea utilizzabile.

“M.A.I.A., se fosse possibile convogliare una maggiore quantità di energia nel sistema dei nuclei e da lì nei canali ancora funzionanti, si riuscirebbe ad aumentare le prestazioni del motore?”

“Sul piano teorico sì. Ma non ne vedo la fattibilità, Scirò.”

Il ragazzino sbuffò per poi voltarsi verso gli amici, entusiasta. “È possibile perché abbiamo il Nucleo Progenitore!”

A quelle parole, Aileen, che fino a quel momento era rimasta seduta a fianco di Hideto, che aveva appena finito di fasciarsi la gamba, sussultò e si ritrovò sotto lo sguardo di tutti.

“Io? Vi ho detto che non so usare il potere del Nucleo! A malapena ho aperto il varco per portarvi qui!”

Le teste di Mai, Yuuki e Kenzo si voltarono di scatto verso la granroriana.

“Aspetta che?”, esalò il Guerriero Verde sbattendo le palpebre.

La Guerriero Viola aggrottò la fronte, scandalizzata. “Ma tu ci avevi detto!”

“Sciocchezze! Nella fortezza sei stata in grado di percepire Magisa”, replicò Hideto con decisione e facendo gesto agli altri di tacere, prezioso il poco tempo che avevano a disposizione.

La granroriana abbassò lo sguardo, i muscoli tesi. “Era diverso. Non ci posso riuscire.”

“Si che ce la puoi fare,” Magisa sussurrò con dolcezza posando una mano su quelle di Aileen, strette in grembo. “Sono sicura che ci puoi riuscire.”

Il Guerriero Blu le posò una mano sulla spalla. “Devi provarci, non avremo altre chance.”

Quasi a sottolineare le parole, il rumore di spari riempì l’aria e uno dei colpi riuscì a sfiorare la poppa della Limoviole, facendo scuotere l’astronave e obbligando tutti a tenersi sul primo appiglio possibile onde evitare di cadere.

Aileen si morse un labbro ma annuì. Hideto, accanto a lei, sorrise. “Ricorda quello che ti ho detto. Chiudi gli occhi, concentrati.”

Lei fece quello che le diceva, come prima. Chiuse gli occhi e cercò di svuotare la mente, di concentrarsi solo sul peso della mano di Magisa che stringeva le sue mani per confortarla. Doveva dimenticare, che se sbagliava, erano tutti spacciati. Inspirò ed espirò.

“Cerca di sentire Magisa accanto a te. Me. Tutti quanti.”

Per lunghi istanti, la granroriana faticò a percepire il Nucleo. Istanti lunghissimi in cui tutti gli altri fissavano le astronavi sempre più vicine, lo stomaco contratto in una morsa. Poi, finalmente lo sentì, l’energia che fluiva nel suo simbolo e dentro di lei. Vide interiormente Magisa, la sua energia multicolore di Maga Guardiana, e dall’altra parte l’energia blu di Hideto.

In quel momento, gli altri videro Aileen venir avvolta da una luce iridescente e rimasero senza fiato. I loro simboli apparvero davanti ai loro petti, viola per Mai, bianco per Yuuki, blu per Hideto e verde per Kenzo e la stessa Aileen. Riflessi multicolori riempirono tutta la Limoviole.

Zungurii rimase a bocca aperta, quasi senza accorgersi, come gli altri del resto, dei colpi sempre più vicini.

Kenzo, ripresosi dallo stupore, tornò a fissare lo schermo, non senza qualche fatica a causa della luce verde del suo simbolo. Gli bastarono pochi istanti per rendersi conto che stava funzionando.

“La funzionalità dei propulsori sta tornando a salire. 67%, 74%...”

Serjou, dal canto suo, osservava solo la barra sulla postazione di comando e, anche lì, la potenza stava crescendo. Come allora. A quanto sembrava, neppure un sistema in avaria poteva impedire all’energia del Nucleo Progenitore di fluire.

Fuori, gli inseguitori sgranarono gli occhi e gridarono dalla sorpresa quando le vetrate della Limoviole furono inondate da una luce cangiante. L’astronave, che fino ad un istante prima si trovava ormai nelle loro mani, si stava allontanando ad una velocità che cresceva esponenzialmente ogni minuto.

I Maestri della Luce, invece, furono colti alla sprovvista dalla brusca accelerata. Mai e Yuuki vennero sbattuti contro lo schienale di uno dei divani, Kenzo perse l’equilibrio facendo staccare la spina del suo portatile e venne salvato dalla caduta solo dal tempestivo intervento di Zungurii che lo afferrò con una mano e lo tenne su.

Pochi istanti dopo, la fortezza del Governatore e la capitale non erano che un punto quasi indistinguibile all’orizzonte. Presto, quando si sarebbero fermati, avrebbero avuto la certezza che almeno per un po’ non sarebbero stati inseguiti.

===============================================================================================

Un clima strano avvolgeva la cittadina che circondava la fortezza e la fortezza stessa. L’arrivo improvviso dei Maestri della Luce e dell’astronave viola che, brillante di colori multicolore, era riuscita a sfuggire ad un intero plotone delle migliori astronavi del loro Regno aveva tolto loro qualcosa.

Il senso di sicurezza.

Neppure le azioni dei ribelli erano riuscite a tanto. La fortezza che li proteggeva era stata espugnata e nessuno, nel silenzio scioccato dalla fuga inattesa, si sentiva più al sicuro.

Il ritorno fulmineo della nave ammiraglia, della nave del Governatore, era servito solo ad aumentare la tensione. Le ombre che la luce del tramonto creava si riflettevano negli occhi degli abitanti di Gran RoRo che, muti e inquieti, si chiedevano che cosa sarebbe stato di loro se l’Imperatore sarebbe caduto e l’antico status quo ritornato.

Questo stesso sentimento serpeggiava nei corridoi della fortezza, dai lavapiatti delle cucine ai comandanti di più alto grado. Nessuno riusciva a spiegarsi come avessero potuto farsi cogliere così alla sprovvista.

Tutti erano stati interrogati per risalire a qualsiasi dettaglio che, a posteriori, fosse risultato rilevante. Solo i soldati erano stati interrogati in presenza del Governatore, interessato soprattutto a risalire all’identità di coloro che avevano liberato la Maga.

Per primi erano entrati i responsabili della sicurezza, tenuti a rispondere dell’incapacità di accorgersi della presenza di intrusi. Secondi erano stati i soldati che avevano inseguito i Maestri della Luce fuggiti dalle prigioni.

Fuori dalla Sala di Governo della fortezza, rimasero solo il gruppo di soldati ritrovati nella stanzetta poco distante la prigione della Maga, incaricati di scortarla segretamente all’astronave che doveva condurla altrove, e il soldato trovato con essi.

I primi furono fatti entrare tutti assieme.

Sambirii rimase solo a fissare la piccola macchia di umidità nascosta dall’arazzo. L’attesa si stava facendo snervante e l’iniziale rassegnazione alla punizione si stava affievolendo. L’umiliazione era qualcosa che non aveva mai potuto accettare. Non con gli altri regni, quando ancora tutti erano pronti a sputare su di loro, non quando il Re del Mondo Altrove prendeva e dava quello che gli pareva.

Al servizio del suo regno, dell’Imperatore aveva finalmente ottenuto quel rispetto che aveva sempre sognato. Si era fatto strada tra i ranghi, aveva dimostrato il suo valore come soldato e come duellante. Fino a quando era arrivata quella streghetta verde.

Quel giorno si era fatto di nuovo ingannare come uno sciocco. Catturare lei e il suo amico, impedire loro di liberare la Maga: quello gli avrebbe permesso di ottenere il vero riconoscimento. Ma si era fatto abbindolare dalle sue parole.

Strinse le mani a pugno e colpì il muro con la mano sinistra, nero di rabbia.

“Il nostro Governatore ti sta aspettando.”

Ruotò di scatto. La porta della sala del trono era spalancata. Il gruppo di soldati entrato prima di lui stava già scomparendo alla fine del corridoio. La guardia davanti a lui, accertato di essere stata udita, tornò a fargli cenno di entrare e si posizionò di nuovo a lato della porta insieme agli tre suoi commilitoni.

Sambirii espirò e si risistemò la divisa. Alzò la testa e avanzò dentro la sala con passo rigido, deciso ad affrontare l’umiliazione almeno come un guerriero.

La sala del trono era la stanza più ampia del palazzo. Più lunga che larga, era al centro del piano e di tutta la fortezza. Si trovava nel torrione centrale, separato dalle altre ali del palazzo da terra fino alla merlatura, e collegato ai restanti corridoi da portici sopraelevati. Tre vetrate per ogni lato illuminavano in modo soffuso la stanza e rendevano meno accesi i toni del rosso e del marrone che la contraddistinguevano.

La sala, però, mancava della ricercatezza che si poteva trovare in altri Regni e più di un dettaglio ne accentuavano il carattere pratico. Il trono era affiancato da una scrivania massiccia piena di carte e documenti, tavolette elettroniche e penne.

Era lì che sedeva il Governatore e alle sue spalle erano ritti tutti i suoi consiglieri, quasi invisibili con le loro tuniche rosse e marroni.

Ma quello che attirava veramente lo sguardo era l’immenso arazzo appeso dietro al trono. Realizzato dalle migliori tessitrici del regno raffigurava la divinità più potente, Supremo Drago del Chaos, imponente e terribile, fauci e ali nere circondate dalle fiamme. Attorno a lui a creare un triangolo spiccavano il volo, in un cielo azzurro velato da nubi, i suoi tre emissari: i draghi titani del cielo.

“Mi è stato detto che tu sei stato l’ultimo ad aver visto la Maga.”

Sambirii sussultò e si mise sull’attenti, distogliendo lo sguardo dall’arazzo e puntandolo verso il Governatore. Il granroriano lo fissava con gli occhi scuri, le mani intrecciate davanti al suo volto. La chioma castana, striata da ciocche grigie, era quasi una criniera e aumentava l’imponenza della sua figura, avvolta da vesti beige e drappeggiata da un mantello porpora, fermato sulla spalla da una spilla dorata intagliata a fauci di drago ruggente.

“Non esattamente, signore. Sono stato l’ultimo a tentare di fermare i due ribelli che la stavano liberando.”

“E come mai non sei riuscito a fermarli?”

Sambirii deglutì e le mani gli tremarono. Chinò il capo, la rabbia che riprendeva a salire dentro di lui. Nera come le ali della divinità.

“Mi sono fatto ingannare. Una dei ribelli era una granroriana del Regno di Smeraldo. Sono stato sfidato a duello e ho accettato. Al termine stavo per chiamare i rinforzi ma sono stato narcotizzato.”

I consiglieri iniziarono a bisbigliare tra di loro, lanciandogli occhiate furtive. E molti sguardi erano carichi di disprezzo e sufficienza, capaci di ricordargli come avesse fallito da novellino.

Il Governatore si alzò, senza prestargli attenzione, e si diresse verso il trono fermandosi davanti ad esso. Il suo sguardo si alzò verso l’arazzo.

“E l’altro ribelle?”

Sambirii lanciò uno sguardo nero verso i consiglieri e si rinchinò davanti al Governatore.

“Non ne conosco la sua identità, mio signore. Ma la granroriana ha detto che era uno dei Maestri della Luce: il più forte di tutti, a sentire lei.”

Quella frase zittì di botto i consiglieri e Sambirii provò enorme soddisfazione a sorprendere quell’ammasso di altezzosi con la puzza sotto al naso, dimentichi che erano nati tutti più o meno agricoltori come lo era stato lui. Il Governatore annuì lentamente.

“Che fosse il famoso Dan Bashin? Colui che sconfisse il Re del Mondo Altrove?”, un brivido di stupore e di ammirazione attraversò la schiena di tutti i granroriani presenti, “sai che carte avesse?”

“No. Ho duellato solo con la ragazza.”

La sua voce si perse nel silenzio del salone. Il soldato e i consiglieri rimasero in attesa delle successive parole del Governatore. Lui, taceva, immerso nei suoi pensieri, intento a ponderare le parole dell’Imperatore e a capire quanto la situazione potesse essere rimediata. Era un peccato che l’inesperta Maestra del Nucleo non fosse stata catturata: un simile risultato avrebbe ricordato anche agli altri regni quanto il suo mondo e il suo popolo valessero. Fortunatamente Magisa avrebbe potuto fare ben poco e almeno ora sapevano chi fosse la portatrice del Nucleo.

Il granroriano chinò impercettibilmente il capo verso Supremo Drago e prese a camminare, le mani intrecciate dietro alla schiena.

“La granroriana che ti ha sfidato”, esordì fissando un punto imprecisato oltre la vetrata, “era la stessa che viaggiava con la Maga?”

“Sì, signore.”

“Ottimo. Voglio il suo identikit completo. L’Imperatore desidera che chiunque in tutta Gran RoRo sia in grado di riconoscerla.”

Sambirii aggrottò la fronte e cercò risposta nel gruppo di consiglieri, i cui volti però rimasero privi di espressione. Non capiva il perché di tanto interesse. Non era forse più importante che il suo compagno potesse essere Dan Bashin? Non era lui che l’Imperatore doveva più temere?

“Ma, mio signore, è solo una ribelle. Anche se è una discreta duellante. Quale interesse potrebbe avere il nostro Imperatore?”

Il Governatore scoppiò a ridere.

“Non bisogna mai fermarsi alle apparenze. Alla superficie. Nessuno di voi si è mai chiesto perché la Maga fosse ancora qui?”

Sambirii sbiancò e si sentì ancora più umiliato, più stupido. Si era veramente fatto sfuggire la Maestra del Nucleo Progenitore? Ma come poteva immaginare che lo avesse quell’insopportabile granroriana?

“Signori”, la voce tonante del Governatore rimbombò nella sala. “Che l’astronave su cui viaggia sia nota a tutti i nostri ricognitori. La Maestra del Nucleo va catturata. E dobbiamo essere noi a farlo.”

===============================================================================================

Aileen inspirò e si alzò dal letto, dirigendosi lentamente verso la porta della stanza. Per quanto non bramasse una nuova ramanzina, non poteva evitare gli altri per sempre. La scusa della stanchezza non li avrebbe tenuti a bada a lungo, anche se la missione era stata più sfiancante di quanto potessero immaginare. Distrattamente si passò la mano sul braccio ancora dolorante.

Si fermò a pochi centimetri dalla porta, il dito immobile sopra il pulsante per aprirla. Quando aveva cominciato a provare ad attivare il varco che collegava la terra, affrontare i Maestri della Luce era sembrato così semplice. Aveva creduto che sarebbe bastato far finta di nulla, trattarli come qualunque persona che aveva conosciuto in quegli anni. Quanto si era sbagliata.

Strinse le mani a pugno. Non dovevano scoprire che lei aveva il Nucleo, e lo avevano fatto. E avevano scoperto anche che lei non aveva la più pallida idea di come farlo funzionare. Ma la cosa peggiore era che, nonostante i suoi sforzi, i ricordi stavano cominciando a riaffiorare. E tutti i passi che aveva fatto in quegli anni, a forzarli nel fondo della sua mente, si stavano rivelando vani.

Ma non glielo avrebbe permesso. Non avrebbe permesso loro di consumarla. Premette il pulsante e la porta si aprì con un leggero sibilo. Alzò la testa e uscì nel corridoio.

Si voltò appena e i loro sguardi si incrociarono. La Guerriero Verde sussultò e posò la mano alla parete vicino alla porta, quasi tentata di tornarci dentro. Il Guerriero Bianco era immobile a pochi passi da lei. Arretrò di un passo e lasciò scivolare la mano.

Yuuki, invece, avanzò lasciando alcuni passi tra di loro, fin troppo consapevole dello smarrimento crescente nello sguardo della ragazza.

“Sono venuto a vedere come stavi.”

“Non ce n’era bisogno”, sbottò la granroriana distogliendo lo sguardo e iniziando a fissare il pavimento. “Avevo solo bisogno di riposare un po’. Non mi serve una balia.”

Il silenzio che seguì le sue parole si protrasse per lunghissimi istanti. E per ogni attimo che Aileen sentiva il suo sguardo su di lei, che la analizzava, che sembrava quasi volerla giudicare, dentro di lei sentiva crescere quel fuoco rabbioso provato la sera prima e quando si era ritrovata Hououga in mano. Solo lui poteva avergliela data. Solo lui. Probabilmente aveva già raccontato a tutti la sua scoperta.

Yuuki aveva imparato fin da bambino a studiare le persone soltanto guardandole, una capacità necessaria con la vita che lui e sua sorella avevano dovuto affrontare. L’insofferenza della granroriana alla sua presenza era stata fin troppo palese il giorno prima. Avrebbe voluto farle delle domande, capire se le sue sensazioni aveva ragione. Se era lei.  Ma non poteva imporsi. Sospirò e si voltò.

“Aspetta!”

Non era riuscito a fare che pochi passi, ma Aileen non ce l’aveva fatta a frenare le domande. A frenare la rabbia. Doveva sapere. Lui non poteva aver capito. Non era giusto che avesse capito.

“Perché mi hai dato questa carta?”

Estrasse Hououga e tese il braccio davanti a sé, la mano che tremava ma non le importava. Yuuki si voltò lentamente e guardò appena la carta che lei esibiva, il suo sguardo che tornò ad incrociare quello in tempesta della granroriana.

“Uso un mazzo bianco.”

“E questa sarebbe una risposta? Potevi darla a Kenzo allora! Non è un tuo amico?”

Aileen abbassò il braccio di scatto, stringendo più forte le dita sulla carta. Si stava prendendo gioco di lei. Sembrava divertirsi a rendere tutto più complicato.

“Non spetta a lui usarla.”

“Perché a me sì?”, sussurrò la granroriana senza riuscire a trattenere il tremore della voce. Gli occhi le si inumidirono, sfocando i bordi del Guerriero Bianco.

“Tu hai i ricordi della Principessa di Smeraldo. Come mia sorella.”

“Co-cosa?”

Aileen sgranò gli occhi e il cuore cominciò a batterle come impazzito. Si era illusa fino all’ultimo che fosse tutto una coincidenza.

“Perché sono nata nel Regno di Smeraldo?”

Deglutì per impedire alle lacrime di scendere, per impedire di mostrarsi ancora più debole di fronte a lui.

“O perché ho il Nucleo Progenitore? Perché uso un mazzo verde? Perché…”

Yuuki scosse la testa e sorrise, un sorriso malinconico, che non raggiungeva gli occhi. “Dimmi che non sei tu. Che le impressioni che ho avuto sono tutte sbagliate. Guardami negli occhi e dimmelo. E io ti crederò.”

La granroriana mantenne lo sguardo fissò nel suo, forzandosi di non abbassarlo. Aprì la bocca per parlare. Per mentire, per nascondere la verità come aveva fatto fino a quel momento. Per illudersi che, facendo finta di niente, quel passato non sarebbe riuscito a tormentarla.

Ma Aileen sapeva che non ci poteva riuscire, sapeva di aver perso in partenza. Qualcosa dentro di lei si ribellava con tutto le forze a nuove bugie. Tornò ad abbassare lo sguardo, sconfitta.

“Come hai fatto a capirlo?”

In quel momento Yuuki sentì dentro di lui la serenità che aveva perso sei anni prima. Il suo fallimento, la sua incapacità e i suoi errori potevano essere cancellati. Poteva girare la pagina su cui era rimasto bloccato. Anche se in modo imprevisto, anche se a lei non importava nulla, aveva mantenuto la sua promessa. L’aveva ritrovata. Forse avrebbe potuto cominciare a perdonarsi.

“Alcuni tuoi modi di parlare. Alcune sfumature che davi alle frasi. Soprattutto quando abbiamo discusso.”

La Guerriero Verde scosse la testa e rise amara. Era stato impossibile per lei controllarsi in quel momento, con così tante emozioni che vorticavano incontrollate dentro di lei. Con quella stupida vocina che esultava per averlo rivisto. Non la sorprendeva il fatto che si fosse tradita proprio allora.

“Ti ho chiesto di smetterla di proteggermi.”

“Poi mi sono solo fidato di una sensazione”, aggiunse Yuuki

Aileen sospirò. “Lo hai già detto agli altri?”

“No. E non lo farò meno che non lo riterrò importante per la nostra missione. Preferirei che fossi tu a rivelarlo, quando ti sentirai pronta.”

Yuuki la guardò annuire a fatica. Ma si rese conto che non poteva proteggere solo lei: anche i suoi amici avevano sofferto.

“Ma fallo prima che lo capiscano da soli. Hanno già pagato abbastanza per la fiducia malriposta, per le bugie e le menzogne.”

Le sue parole non furono seguite da una risposta e il silenziò calò tra di loro. Facendo attenzione si riuscivano a sentire le voci degli altri Maestri della Luce che, sul ponte principale, raccontavano a Magisa che cosa era successo in quel mese a Gran RoRo e in quegli anni sulla terra.

Proprio quando Yuuki fece un passo per allontanarsi, Aileen alzò di nuovo lo sguardò.

“Io non solo lei.”

E nella voce c’era non riuscì a trattenere una nota di supplica, una muta richiesta che lui la capisse.

“Lo so.”

Aileen si morse il labbro ed alzò di nuovo la mano, Hououga stretta tra le dita. “Riprendila.”

“No. È tua.”

La mano della ragazza rimase immobile tra loro due, rispecchiando la sua esitazione. Si fissarono per lunghi istanti e, alla fine, Aileen la ritrasse lentamente.

“Non ti sto promettendo di usarla. Sarei una stupida ad utilizzarla.”

Yuuki sorrise. “Non te lo sto chiedendo.”

La granroriana sospirò e tornò ad infilare Hououga nel suo porta-deck appeso alla vita. Poi portò le mani dietro la schiena. Yuuki a quel punto avrebbe potuto andarsene, ma la discussione del giorno prima gli tornò in mente e si rese conto di dover dire ancora qualcosa.

“Credo di dovermi scusare. Non è stato giusto da parte mia paragonarti a Kajitsu. Volevo solo farti capire.”

“Lo so.”

Lui si limitò ad annuire. Aileen deglutì e tornò ad abbassare lo sguardo. “Io sono stata crudele a rinfacciarti la morte di tua sorella. Spero mi potrai perdonare.”

Yuuki deglutì, cercando di non far riemerge il senso di colpa per quella ferita ancora aperta. Ma doveva accettarlo, se voleva ricominciare. La nuova missione di salvare Gran RoRo sarebbe stata la sua possibilità di riscatto.

“Non abbiamo iniziato nel migliore dei modi”, aggiunse Aileen con voce incerta, le orecchie rosse dall’imbarazzo.

Yuuki sollevò un sopracciglio, decidendo di non sottolineare quanto quello fosse un eufemismo.

“Pensi che possiamo ripartire dall’inizio?”

Avrebbe potuto rispondere di no, per lei sarebbe stato più semplice. E qualcosa le diceva che il Guerriero Bianco non avrebbe cercato di farle cambiare idea, l’avrebbe lasciata in pace come lei chiedeva. Ma la sola idea le faceva salire un groppo in gola: non sarebbe stato giusto. Senza quei maledetti ricordi confusi non avrebbe reagito così male ai suoi consigli, lui sarebbe stato uguale a tutti gli altri Maestri della Luce. E voleva veramente che fosse così. Alzò la testa e incrociò il suo sguardo.

“Solo se ti ricorderai che io non sono tua sorella. Non sono nessuna di loro.”

Yuuki porse la mano avanti, senza alcuna esitazione. L’unica cosa che gli importava era poterle stare accanto, anche solo per fare in modo che arrivasse viva alla fine di quell’avventura.

“Yuuki Momose.”

La granroriana esitò, fissando a lungo quella mano che significava molto più di un’introduzione. Era la promessa di non restare nel passato, di provare a guardare al presente. Voleva dire non farsi sconfiggere da quei ricordi che troppe volte rischiavano di condizionare la sua vita.

“Aileen Dealan.”

E gliela strinse. Forse tra loro le cose non erano ancora a posto, forse non lo sarebbero state per molto tempo. Non sarebbe stato facile neppure con quella promessa. Ma era un inizio.

“Quando vi ho aperto il portale, ho percepito un altro Maestro della Luce!”, esclamò Aileen all’improvviso, ricordandosene solo in quel momento. Dopotutto avevano detto che si sarebbe ripartiti da zero, no?

===============================================================================================

Mai era posata al parapetto della Limoviole. La polvere, sollevata dall’astronave, vorticava in una danza frenetica nella luce rosso-oro del tramonto. Era tutto così calmo, rispetto a poche ore prima.

Un sorriso sorse spontaneo sulle sue labbra. Avevano vinto. Era stata una piccola battaglia, ma avevano vinto. Il peggio era ben lontano da arrivare, ma non si sentiva in colpa a gioire di quel piccolo trionfo. Ci sarebbe stato tempo il giorno dopo per rimettere i piedi per terra.

Il suo sguardo vagò lungo le distese desertiche. Quasi senza accorgersene, iniziò a canticchiare sottovoce, nonostante la stanchezza. Aveva sempre pensato che combattere a Gran RoRo sarebbe stato molto più difficile senza Dan e Clarky. Era felice di essersi sbagliata. Non sarebbero mai potuti essere sostituiti nei loro cuori, ma almeno ora avevano avuto la certezza che insieme potevano riuscirci lo stesso.

Ora sapevano che sarebbero stati pronti anche a vedere due nuovi Guerrieri. Certo, non sarebbe stato facile. Lei stessa era sicura che, per lungo tempo, si sarebbe aspettata di sentire le voci o di vedere i sorrisi di Dan e Clarky. Provava pena per i due sostituiti, costretti a confrontarsi con la determinazione di Dan e l’ottimismo di Clarky. Essere all’altezza dei loro predecessori, sarebbe stato per loro una pressione non da poco. Ma un giorno, pian piano, sarebbero stati di nuovo i sei Maestri della Luce. E li avrebbero resi orgogliosi.

Mai sentì il rumore di passi alle sue spalle. Yuuki la affiancò appoggiandosi anche lui al parapetto.

“Mai.”

La ragazza sorrise. “Yuuki.”

I due rimasero in silenzio per qualche istante, entrambi intenti a fissare il paesaggio che sfuggiva davanti a loro. Le prime stelle stavano spuntando nel blu sopra alle loro teste. Yuuki si sollevò dal parapetto e si voltò verso l’amica.

“È probabile che presto si aggiunga almeno un nuovo Maestro della Luce.”

Mai sussultò, sollevandosi di scatto. Il suo sguardo incrociò quello di Yuuki. “Come fai ad esserne certo?”

“Aileen mi ha detto di aver percepito un altro Maestro, quando apriva il portale per noi.”

La ragazza annuì lentamente, alzando un sopracciglio, ma decidendo di non chiedere per quale motivo avesse deciso di incontrare la granroriana né come fosse andata la chiacchierata. La rivelazione aveva ben più importanza. Afferrò con una mano il parapetto e inspirò.

“Meglio così, no? La nostra battaglia sarà più facile.”

“Direi di sì. Però devo ammettere che non sono entusiasta di ritrovarmi tra i piedi due novellini.”

“Perché noi cosa eravamo all’inizio?”

“Voi? Cinque novellini.” Yuuki si scansò di lato, evitando il colpo con cui Mai aveva tentato di fargli perdere l’equilibrio. La ragazza incrociò le braccia sul petto.

“Per fortuna che siamo amici!”

Yuuki sogghignò. “Mi auguro che non tratterai così anche i nuovi.”

“Come se non si ritroverebbero già con il tuo fiato sul collo!”

“Dovremmo pur diventare una squadra in qualche modo.”

Mai scoppiò a ridere. Trovava una certa soddisfazione ad immaginare sé stessa e Yuuki a tenere in riga i due nuovi Maestri della Luce. O forse a tenere in riga tutto il gruppo…

“Ragazzi, venite dentro. Presto!”

I due si voltarono di scatto, istintivamente pensando allo scenario peggiore. Potevano essere stati raggiunti. Potevano aver rilevato un’astronave che li inseguiva. In automatico, le loro mani si spostarono sulle tasche che contenevano i mazzi.

Hideto davanti a loro aveva una strana espressione, un po’ sconcerto un po’ sorpresa, un mezzo sorriso che piegava le sue labbra. Era appoggiato allo stipite della porta, quasi fosse un’ancora a cui aggrapparsi.

“Siamo inseguiti?” Yuuki era già a scrutare l’orizzonte.

Hideto scosse la testa. Mai e Yuuki corrugarono la fronte e si scambiarono uno sguardo, interrogandosi in silenzio su che cosa potesse aver provocato una simile reazione. Rotearono gli occhi, l’esasperazione che prendeva il sopravvento. Non di nuovo M.A.I.A. e Kenzo…

“Hideto, giuro che se Kenzo e M.A.I.A. si sono rimess-”

“Possiamo riavere Dan.”

Mai si zittì di botto, convinta di aver sentito male, e sentì il sangue lasciarle il viso. Incrociò lo sguardo di Yuuki, anche lui sconvolto. I loro sguardi tornarono su Hideto, quasi aspettandosi di vederlo rimangiarsi quanto detto. Che fosse tutto uno scherzo di cattivo gusto. Non poteva essere vero. Era troppo bello per essere vero. Il Guerriero Bianco faticava a credere che, per la prima volta dopo tanti anni, il destino sembrasse sorridergli. Lei, Aileen, era di nuovo lì e ora, poteva anche riavere il suo migliore amico. La Guerriero Viola sentì di nuovo la necessità di appoggiarsi al parapetto. Ricordò il sogno di quella notte, i sensi di colpa che non l’avevano mai abbandonata. Potevano salvare Dan. Poteva salvare Dan. Deglutì per liberarsi del groppo che le si era formato in gola.

“Che cosa?”, sbatté le palpebre, gli occhi improvvisamente lucidi.

Hideto annuì. Sembrava quasi aver ancora la necessità di convincere sé stesso. Un sorriso incredulo si faceva largo sul suo viso.

“C’è ancora una speranza per Dan.”

 

… TO BE CONTINUED …

jgjje

fffff

fffff

fffff

ffff

SPAZIO AUTRICE:

… e SORPRESA!

Ammettetelo, dai, non ve lo aspettavate questo colpo di scena, vero? E no, non avete letto male, c’è una speranza per Dan. Ora sta a scoprire se i nostri eroi riusciranno a salvarlo e quale sarà il prezzo da pagare. Mica pensate che sarà una passeggiata?

Se questa volta, però, non mi dite che cosa ve ne pare del capitolo (e non solo dell’ultima scena, eh) mi potrei offendere. E diventare cattiva. Avvisati. XD XD XD

Detto questo, grazie a chi ha seguito, a chi ha letto e si è appassionato anche a questo episodio. Un grazie speciale a:

Aiko_Miura_36, Elinacrisant, FantasyAnimeManga96, HikariBashin12, lalla20fairy, ShawnSpenstar e _Mamoru_

Siamo dunque giunti alla fine del secondo episodio, che spero vi abbia entusiasmato come ha entusiasmato me scriverlo, e come di consueto vi lascio con le anticipazioni del prossimo episodio. Smaniate di sentirle vero? Sicuri di non voler sentir- Ok, capito se parlo avanti mi linciate. Lascio spazio a Mai:

Non ho idea di cosa ci aspettassimo di trovare attraversato il portale. Di sicuro non di dover salvare Magisa a poche ore dal nostro ritorno a Gran RoRo. O che la situazione fosse così ambigua. Ma, ne sono sicura, nessuno di noi sperava veramente che ci potesse essere la possibilità di riavere Dan, non dopo sei anni, non dopo aver accettato la sua scomparsa. E non sarà per nulla facile. Uno solo di noi potrà provarci, con il rischio di sparire a sua volta, e saremo anche coinvolti in un folle inseguimento. Tutto questo nel prossimo episodio: VINCERE PER DAN.

E infine, con un saluto e la promessa di non sparire (l’università mi tiene super impegnata, ma cercherò di non abbandonarvi), vi lascio i mazzi e i turni del duello di questo episodio:

*(TURNO 1) Frutti dell’Albero della Saggezza, Chuunin, Rondine Messaggera, Trappola a Triangolo, Hououga, Fenice Implacabile + Prigione di Spine
*(TURNO 2) Carta in Più, Spinoaxe, Drago Ascia, Oviraptor, Ankillersauro + Giavellotto Esplosivo; (Bombe Vulcaniche di Rubino)
*(TURNO 3) Araigoya, Procione Spora
*(TURNO 4) Giganoton, Dinosauro Enorme; (Aura Violenta, Ciclone Fiammeggiante, Scavatrice)

*(TURNO 5) Genin, Passero Foglia
*(TURNO 6) Scavatrice
*(TURNO 7) Rafflesio, Albero Zanna
*(TURNO 8) Bari-Burn, Drago Lama

*(TURNO 9) Trappola a Triangolo
*(TURNO 10) Avviso d’Attacco

*(TURNO 11) Ruri, Ali Fiorate

(AILEEN) Hououga, Fenice Implacabile 1x, Rafflesio, Albero Zanna 1x, Gold-Pheasant, Cavaliere Celeste 2x, Ruri, Ali Fiorite 3x, Minoba, il Visconte 3x, Chuunin la Rondine 3x, Aquilerba 3x, Pandaru 3x, Araigoya, Procione Spora 3x, Genin, Passero Foglia 3x, Musha, Rondine Corazzata 3x, Prigione di Spine 3x, Colpo Cecchino 3, Centro del Maestrale 3x, Trappola a Triangolo 2x, Raffica Veloce 3x; Scala Infinita del Tempio Abbandonato 2x, Frutti dell’Albero della Saggezza 3x, Villaggio Nascosto degli Shinobi 2x, Altopiano Tempestoso 3x

(SAMBIRII) Drago Bicefalo 1x, Giganoton, Dinosauro Enorme 1x, Tricerocorno 1x, Dracoltello 2x, Spinoaxe, Drago Ascia 2x, Pterodrago 2x, Parasaur, Dinosauro Scimitarra 2x, Ankillersauro 2x, Bari-Burn, Drago Lama 3x, Eyeburn 3x, Drago Segugio 3x, Oviraptor 3x, Rocciarex 3x, Ohdoran, Drago Tigre 3x, Fuoco della Vittoria 2x, Ciclone Fiammeggiante 2x, Carta in Più 2x, Scavatrice 3x, Aura Violenta 3x, Avviso d’Attacco 2x, Giavellotto Esplosivo 2x, Bombe Vulcaniche di Rubino 3x

Ovviamente, il mazzo di Aileen evolverà nel corso della serie mentre non so se rivedremo duellare Sambirii. Con questo vi saluto davvero. Spero che continuerete a seguire queste storie. Vi aspetto!

Varco apriti, Energia!

Alla prossima, HikariMoon

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3698950