I will be always a human

di Teenager_Imagination
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** You're Always You ***
Capitolo 2: *** Iron Body ***



Capitolo 1
*** You're Always You ***


•Questa storia partecipa al contest “Humans +” a cura di fanwriter.it!
•Numero parole: 1.540
•Prompt/Traccia: 20. “Quello che tu credi sia un difetto, per me non è altro che una parte di te.”







  Nell'oscurità che regnava in quella stanza, in un angolo semi illuminato dalla luce del corridoio, Shiro, uno dei pochi al castello nuovamente sveglio a causa degli incubi, osservava con attenzione il proprio braccio, quel braccio che aveva perso a causa delle numerose lotte fatte per il divertimento della flotta Galra.
Non si pentiva di aver affrontato i peggiori guerrieri di quel popolo, lo aveva fatto per prendere il posto di Matt, per salvare un amico ed anche per sopravvivere, ben sapendo il rischio che correva.
Poteva morire già dal primo scontro, se non fosse stato per il suo duro allenamento alla Garrison e gli anni in cui aveva praticato auto-difesa. Non era servito a molto...nonostante fosse uscito vincitore dallo scontro non si sentiva affatto vittorioso, aveva perso una parte di sé, e in quei pochi minuti in cui i suoi carcerieri lo avevano portato verso l’infermeria aveva nuovamente temuto per la sua vita...non sapeva cosa gli sarebbe successo, se sarebbe sopravvissuto . Temeva che ora, privo di quell’arto, lo avrebbero ucciso, o avrebbero costretto Matt o un altro dei prigionieri che erano con lui a prendere il suo posto, e Shiro non voleva questo, perché se lo sentiva che se fosse andata un’altra persona al suo posto, quella non sarebbe tornata; aveva sperimentato sulla sua stessa pelle la brutalità di quei guerrieri Alieni, e non voleva che quelle persone con cui condivideva la piccola cella potessero subire a loro volta la stessa cosa.
Aveva faticato ad abituarsi alla vista della protesi che ora era diventato il suo braccio, non riusciva ancora a credere che gliel’avevano messa; certo, era diventato più forte, aveva vinto gli scontri molto più facilmente, sopratutto quando aveva scoperto che oltre ad essere una protesi era anche un arma che poteva usare a suo vantaggio nei combattimenti, ma allo stesso tempo non si sentiva comunque più se stesso, era diverso.
Anche a distanza di tempo quando si guardava allo specchio ancora non riusciva ad abituarsi del tutto alla vista della protesi, era così strana, diversa, aliena.
Seduto contro la spalliera del letto, Shiro era immerso nel buio della sua stanza, ad osservarsi quella mano, non più sua, non più fatta di carne, muscoli e ossa, ma robotica, piena di cavi e in ferro, che ancora cercava di capire come funzionasse e di farsela andare bene; anche perché ormai, gli faceva ancora strano, in un certo senso si era abituato a quel mezzo braccio robotico.
Ed è proprio mentre sospirava rassegnato all’ennesimo sguardo sulla protesi, che dalla porta socchiusa della sua stanza, Shiro notó l’ombra di una persona ritornata da poco nella sua vita che a passo silenzioso, nel buio della camera, gli si avvicinó sorridente ma allo stesso tempo comprensivo, ben capendo anche solo dallo sguardo cos’avesse il maggiore.
-Shiro, perché sei sveglio?- gli chiese sedendosi ai piedi del letto.
-Ho avuto un incubo - gli sorrise Shiro, sollevando di poco le spalle -Sai li ho spesso, fin da quando mi hanno ritrovato, ho continuamente incubi su quel periodo.
-Mi dispiace, se vuoi parlarne io sono qua - gli sorrise il ragazzo, posandogli una mano sulla gamba più vicina a sé.
-E solo che.. non so. - sospirava il grande -Anche dopo tutto questo tempo, ancora faccio difficoltà ad abituarmi a questo - gli sorrise tristemente Shiro, alzando il braccio per metterlo in mostra -Mi sento così diverso, come se non fossi più io, mi sento difettoso, non più.. “umano”.
A quella parole il giovane ragazzo ai piedi del letto gli sorride comprensivo, avvicinandosi di più al grande, prendendogli la mano robotica.
-Sai Shiro… non credo di averti mai ringraziato come si deve per ciò che hai fatto per me quando eravamo la - gli sorrise, accarezzandogli il dorso della mano e portandosela in grembo -Tu mi hai salvato da una morte certa prendendo il mio posto, e hai salvato tante altre creature offrendoti volontario. Forse dovresti cominciare a vedere questa cosa, come una sorta di dono? O come un potenziamento di te. Hai perso una pezzo di te certo, ma in cambio ne hai ricevuta in regalo una migliore e con quella hai difeso tantissime persone e ora salvi l’universo.-
Shiro che aveva tenuto lo sguardo basso per tutto il tempo sulle loro mani unite, gli sorrise ancora tristemente, ancora non del tutto convinto di ciò che aveva sentito, sentendo che quel braccio invece che un dono fosse come un enorme difetto; Matt comprendendo quello sguardo, gli si avvicinó ancora di più, spostandogli con dolcezza quel ciuffo ormai cresciuto dalla fronte ed accarezzandogli con estrema dolcezza il viso, sporgendosi allo stesso tempo verso di lui fino a far toccare le loro fronti.
-Vedila così.. - gli sussurró ad occhi chiusi - ciò che tu credi sia un difetto, per me non è altro che una parte di te. - gli sorrise, aprendo gli occhi cercando lo sguardo del compagno -So che per te, anche se ormai è passato tanto tempo, sia difficile scendere a patti con questa - gli accarezzo il punto tra la pelle del grande e l’inizio della protesi, facendo rabbrividire leggermente entrambi per la diversa temperatura tra carne e metallo -Ma è grazie a questa che sei riuscito a vincere con più facilità gli scontri e ora grazie a questa salvi l’universo... forse in futuro farai altre cose straordinarie, ma ai miei occhi questo braccio robotico non ha nulla di male perché è una parte di te, dell’uomo che sei ora e di quello che era con me in quella cella nella navicella Galra, e anche del ragazzino che ho conosciuto alla Garrison, non c'è nulla di diverso - gli sorrise, accarezzandogli nuovamente il volto -Forse sei leggermente più maturo, serio e hai anche qualche capello bianco o grigio - ridacchia cercando di farlo ridere -Ma sei la stessa persona di prima ai miei occhi.-
Shiro gli sorrise, con gli occhi lucidi senza distogliere lo sguardo dal viso, ormai anche esso segnato dal tempo e dalle lotte, del suo ex compagno di missione, sussurrandogli senza voce un piccolo grazie e stringendogli a sua volta la mano, notando solo in quel momento quanto gli servissero quelle parole, di come quelle poche cose che si era sentito dire da lui fossero riuscite a sollevarlo e farlo sentire non poi così tanto diverso.
Ancora con le fronti unite e con il pollice di Matt che gli accarezzava la guancia, Shiro inizió a respirare con più tranquillità, si sentiva più sereno, come se da quel piccolo incontro nella notte, si fosse tolto un peso dal cuore.
-Ora che dici, torni a dormire? - gli sussurró nuovamente il giovane, scostandosi per aggiustarsi gli occhiali sul naso. 
-Sì.. certo - gli sorrise a sua volta Shiro, intenerito come sempre da quel piccolo e semplice movimento che faceva sempre l’altro, ma che lo rendeva adorabile ai suoi occhi -Vai anche tu?
-Sí, abbiamo tutti bisogno di dormire ed essere riposati- gli sorrise allontanandosi da lui ed alzandosi lentamente dal letto, senza però lasciargli ancora la mano, assaporandosi ancora per pochi secondi, la differenza di temperatura, tra la sua mano calda e quella metallica e fredda dell’ex compagno, lasciandogliela dopo delicatamente.
-Non scordarti mai ciò che ho detto, perché sono sincero e so che quando sarai giù o ti sentirai di nuovo un “difetto”, le mie parole ti risolleveranno l’umore; e poi ad essere sinceri, ho sempre amato gli uomini con la presa ferrea- gli ammicca giocoso ridendo- detto questo.. Buona Notte Shiro. - si chinó nuovamente verso il grande, posandogli un bacetto casto e rapido sulla guancia, prima di allontanarsi verso la porta svelto, senza sentire la risposta del grande, ma voltandosi a sorridergli leggermente triste dalla porta e sussurrandogli qualcosa.
Shiro era rimasto imbambolato da quel piccolo bacio, si toccó la guancia sorridente sussurrandogli a sua volta la buona notte.
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Di colpo Shiro si risvegliò, non accorgendosi di essersi addormentato, si rimise seduto con le spalle contro il supporto del letto, guardandosi la mano nuovamente con insistenza, ma con un dolce, ma allo stesso tempo triste sorriso, portandosi istintivamente la mano, dove poco prima aveva sentito le labbra di Matt posarsi sulla sua guancia, non accorgendosi di come improvvisamente la stanza fosse più buia, rispetto a prima quando c’era l’altro, e di quanto le sue guance fossero umide; rendendosi conto solo a quel punto, guardandosi intorno cos’era realmente successo e cosa gli aveva sussurrato prima di andarsene il ragazzo.



“Spero riusciremo a rivederci molto presto” 



A testa bassa e coi denti che stringevano con forza il labbro inferiore, Shiro cercò di trattenere le lacrime, non volendo lasciarsi sopraffare dalla tristezza.
Era stato tutto un sogno.
Quell’incontro non era mai avvenuto, era stato tutto frutto della sua immaginazione.
Matt non era lì con lui, e di conseguenza quel loro incontro notturno era frutto della sua mente...e per quando la cosa gli mettesse tristezza, allo stesso tempo Shiro non riusciva a non scordarsi di quella sensazione di pace che aveva provato alle parole del ragazzo, ritrovandosi anche se con le lacrime che gli bagnavano le guance a sorridere al ricordo dell’amico, promettendosi di credere a quelle parole e di cominciare a non vedersi come un difetto per colpa di quella protesi Galra, perché anche con quella era pur sempre un essere umano, ma sopratutto promettendosi di ritrovare Matt Holt.
 








Note dell’Autore:
Grazie a tutti quelli che hanno letto fino in fondo questa storia, spero che la storia vi sia piaciuta ~
Grazie a chi a proposto il contest (fanwriter.it) e..
Un enorme grazie alla mia beta (HappyMealsQueen) che ha letto tutto davanti a me (muhahhaah le reaction in Live sono al cosa più bella del mondo) e mi ha supportata durante le crisi e lo sclero iniziale ( e anche sulle mie mille insicurezze cof cof ).
A presto~ 


P.s. Ho intenzione di raggruppare questa storia con altre tre (penso…per ora) che scriverò in seguito qui, in una raccolta sullo stesso tema.

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Capitolo 2
*** Iron Body ***


•Questa storia partecipa al contest “Humans +” a cura di fanwriter.it!
•Numero parole: 3.159
•Prompt/Traccia: 5.   A si risveglia e il suo corpo non è più lo stesso. BONUS Protesi multiple








 Buio.
Tutto intorno a lui era oscuro.
Ovunque i suoi occhi guardassero, non trovava una singola o fievole fonte di luce.
Era avvolto nell’oblio.
Un dolore lancinante alla testa e al lato destro del corpo lo stavano facendo impazzire, e per quanto provasse a pensare ad altro per distrarsi, il dolore era sempre più forte; non capiva il perché, la fonte del dolore, il perché non riuscisse ad aprire gli occhi ed uscire da quel limbo oscuro in cui si trovava, ma sentiva chiaramente tutto ciò che gli stava succedendo attorno.

Pensi che si risveglierà? - chiede una voce famigliare al suo fianco.
Si, ma non so quando - sente sospirare un’altra persona - appena il suo corpo si riprenderà lui si sveglierà e dovremo stargli tutti vicino, sarà un duro colpo per lui.
Darà di matto.. Lance non riuscirà ad accettarla questa cosa - sussurra tristemente Hunk, la prima voce che riconosce tra tutte quelle che aveva intorno.
Proprio per questo, gli dobbiamo stare vicino - sospira stancamente Keith- sopratutto io...visto che è ridotto così per causa mia. 

Al suono di quella voce, qualcosa nella mente del ragazzo scoppia d’improvviso, aumentando di molto il dolore alla testa, e come l’esplosione di una bomba, la sua mente viene immersa da immagini confuse delle ultime cose che ricordava.



Keith! Alla tua destra - gli urlava, intanto che continuava a sparare davanti a sé- ce ne sono altri laggiù. Tu vai avanti, ci penso io a coprirti le spalle. Si volta rapidamente a controllare che il compagno stesse andando e che nessuno lo colpisse, senza distrarsi dagli attacchi che stava ricevendo lui stesso, che era costretto a schivare per non ferirsi. Il suolo era pieno di detriti, pietre di ogni dimensione, residui di armi distrutte, macchinari abbandonati, un numero non molto elevato di cadaveri nemici e una scia di sangue perduta dai feriti e dai morti. Distratto nel guardare con tristezza ciò che la guerra stava facendo a quel povero pianeta, Lance vede solamente di striscio il laser, che era puntato su di lui, mancandolo di poco. LANCE ATTENTO! - gli urla Keith, assistendo a sua volta alla scena e correndogli incontro per ferire uno dei nemici alle spalle del castano -Non distrarti Lance. Se ti distrai muori, e tu non devi morire.


Come se fosse rimasto in apnea per diverso tempo, Lance di scatto apre occhi, respirando affannosamente in cerca d’ossigeno.
Agitato cerca di guardarsi intorno, ma subito è costretto a richiude gli occhi, accecato dalla luce posta sul soffitto.
dove sono?- si chiede senza voce, ancora spaesato, cercando di abituarsi all’illuminazione -Cos’è successo?
Cerca di sedersi, ancora tutto dolorante, lasciandosi sfuggire qualche flebile verso di fastidio.
Keith? Shiro? Hunk? - urla rauco e con la gola secca, nella speranza che qualcuno lo sentisse ed andasse da lui ad aiutarlo - Pidge? Allura? Coran? Dove siete?- ma non vedendo nessuno arrivare, sospira debolmente, lasciandosi sfuggire un nuovo verso dovuto al dolore, abbassando lo sguardo sul proprio grembo e prendendosi la testa, che sembrava volesse scoppiare, tra le mani.



Alle sue orecchie arrivavano solo i terribili suoni degli spari e delle urla terrorizzate delle persone.
Concentrato sui suoi obiettivi, Lance sparava davanti a sé, proteggendo i suoi compagni, che come lui lottavano per vincere.
I corpi a terra aumentavano e la scia di sangue si faceva sempre più numerosa, sempre più rossa, dando all’aria, già sporca di suo dalla terra e dal detriti, un insolito odore ferroso; più loro combattevano più sembrava che il numero dei nemici aumentasse, dando al giovane paladino l’impressione che quella battaglia non avesse più una fine. 
Che fosse arrivata la sua ora? 
Sarebbe morto lì, durante quella piccola battaglia? 
Lance correva, sparava, evitava i colpi e proteggeva i suoi compagni, ma sentiva già la stanchezza di quella lotta prendere il sopravvento sul suo corpo, i pensieri più cupi occupargli la mente e la sensazione di non rivedere più i suoi cari sempre più vicina.
Alla vista di una nuova esplosione, rapido Lance tira per un braccio Keith, portandolo con sé al riparo dietro ad una pietra, chiudendo gli occhi e tappandosi le orecchie per il forte boato causato dall’esplosione.
Quando finirà tutto questo? - sussurra tra se e sé, alzando lo sguardo sul compagno -Sono stanco di questa guerra, non voglio morire Keith - sussurra con voce rauca tossendo per colpa della polvere che si era alzata -Io voglio tornarmene a casa dalla mia famiglia, voglio vivere ed avere una vita tranquilla.-
Presto tutto questo finirà Lance - gli sussurra con tono rassicurante Keith- tornerai a casa e sarai felice.Te lo prometto; ma tu devi promettermi solo una cosa. - sospira, catturando lo sguardo azzurro dell’amico - Resta Vivo.



Di colpo nuovamente Lance torna alla realtà, spaesato e confuso dai piccoli frammenti di ciò che era accaduto.
Avevano vinto?
Quand’era stato ferito?
Perché non ricordava di esser stato male?
Prendendo coscienza di quel ricordo, all’improvviso Lance, ancora ad occhi chiusi, sente che c'è qualcosa di diverso, qualcosa che sentiva fin da quando aveva aperto gli occhi.
Il corpo ancora gli doleva, ma allo stesso tempo era come se non sentisse più tanto dolore in quei punti; ancora la testa tra le mani, Lance avvertiva una differenza di calore da una parte all'altra del viso.
La parte destra del suo viso non era posata su qualcosa di caldo e morbido, come quella sinistra, ma su qualcosa di freddo, liscio e duro.
Di scatto preso dal panico apre gli occhi, col corpo tremante ed il respiro incastrato nei polmoni, sposta lentamente lo sguardo sulla sua mano destra, notando in un primo istante di striscio che fosse grigia e non più mulatta. 
Il petto inizia a fargli male, il respiro lotta contro i polmoni per uscire, ma era troppo spaventato, non riusciva a respirare; con lo sguardo perso e vuoto sul braccio, Lance trattiene le lacrime, comprendendo solo in quel momento perché sentiva tutto quel dolore alla spalla e al petto destro. 
Cautamente alza il braccio destro davanti a sé, che nel compiere il movimento fa uno strano rumore, e con il panico negli occhi Lance guarda con immensa tristezza, quel braccio, che ormai non era più davvero il suo, ma una fredda e robotica protesi. Era simile a quella che aveva il loro Leader, ma a differenza della sua, questa non si fermava a metà del braccio, no, questa gli copriva mezzo petto, si allungava fino alle costole e gli ricopriva tutta la spalla.
Un urlo distrutto gli uscì rauco dalla gola, e con esso anche l’ossigeno trattenuto fino a quel momento. Non riuscendo più a trattenersi, delle lacrime amare cominciarono a scendergli giù lungo le sue guance; distrutto da quella scoperta Lance si ritrova a piangere silenzioso, e con i denti affondato a sangue nel labbro, nell’infermeria del Castello.
Proprio in quel momento in cui era così debole e fragile, nuovamente la sua mente decide di catapultarlo nuovamente negli avvenimenti passati, facendogli riprovare tutto il dolore che aveva provato.



Spari, boati, urla, ordini e confusione. Persone che lottavano, alieni che fuggivano, soldati nemici che cadevano a terra, altri che si nascondevano e i suoi compagni che lottavano con tutte le loro forze, chi corpo a corpo e chi con le armi, contro i nemici. Le urla dei feriti gli graffiavano le orecchie, l’odore ferroso del sangue e della terra ormai gli si era attaccato all’olfatto ed intorno al giovane paladino regnava il caos più assoluto. Non riusciva più a concentrarsi con tutta quella confusione, per quanto cercasse di guardare davanti a sé ed avere i riflessi pronti per difendersi, c'era qualcosa che non andava; sentiva che qualcosa sarebbe andato storto o che sarebbe successo qualcosa di brutto, ma non riusciva a capire a chi o cosa sarebbe potuto accadere. Lo scontro continuava, lui aveva già portato in salvo e protetto diverse creature di quel pianeta che i Galra avevano provato a conquistare, senza mai perdere di vista i suoi compagni; stava tutto andando più o meno secondo i piani, ma la sensazione che qualcosa non andasse era sempre lì presente. Come un essere oscuro che gli stava alle spalle e cercava di opprimerlo e soffocarlo nella sua stessa paura e nell’ansia di perdere quelli che erano diventati la sua nuova famiglia. Ormai senza alcuna protezione, il casco distrutto ed armato solamente della sua pistola corre al centro della piazza per aiutare gli altri, senza aver più quella paura di farsi male ma col pensiero di proteggere la sua nuova famiglia; sentiva Shiro ordinar loro di non arrendersi ,che erano vicini alla vittoria, ma fu proprio in quel momento che sentí il suo amico urlare. Lance al grido dolorante di Keith si voltò di scatto, cercando di capire cosa gli fosse successo, trovandosi davanti agli occhi l’immagine del compagno a terra, disarmato, leggermente ferito e con un soldato nemico molto vicino ; Senza neanche pensarci due volte si mette a correre verso di lui, pronto ad aiutarlo, fermandosi solo per prendere la mira e sparare dritto al petto del Galra che stava per ferire nuovamente il suo compagno, ma facendo così Lance si era distratto perdendo di vista la concentrazione per proteggere anche se stesso. LANCE!! - gli urla disperato Keith, ancora a terra, reggendosi sui gomiti - ATTENTO!!!- ma era troppo tardi. Lance ebbe solo il secondo di girarsi leggermente e sentire il panico mischiato alla paura gelargli il sangue e bloccarlo sul posto; con lo sguardo terrorizzato e vitreo vede chiaramente lo sparo dirigersi verso di lui come se il tempo fosse rallentato. Sente la voce di Keith urlargli disperatamente qualcosa ma non riesce a capire, non riesce a muoversi o a reagire in alcun modo, vede solamente quella luce dirigersi verso il suo corpo ed entrare a contatto con esso, scambiando il freddo glaciale che gli aveva sommerso le vene con il calore ustionante del laser. Sentiva la sua pelle bruciare e un dolore atroce ramificarsi lungo il suo petto, così tanto dolore che nemmeno urlare gli sarebbe servito a qualcosa, e di colpo la sua vista comincia a sfocarsi, la capacità di comprendere diminuire, tutti i rumori diventare distanti, come quando sei sott'acqua e i suoni sono ovattati, ed il suo corpo si fa più pesante, tanto da non reggersi più sulle sue gambe; e come un sacco di patate crolla su quel terreno polveroso pieno di pietre e detriti d’armi, e mano mano che la sua vista si fa sempre più assente, alle sue orecchie le grida di keith lentamente si fanno sempre più distanti e alla fine percepisce solamente il dolore mischiato al nulla assoluto.


Ti sei svegliato finalmente...- Lance tornato alla realtà, cautamente e col viso ancora bagnato dalle lacrime alza il volto verso quella voce -Ero così preoccupato per te. 
Keith...- lo chiama con voce rotta, facendogli segno di avvicinarsi con la testa -Cos’è successo? Perché ho questo?! COSA DIAVOLO MI È SUCCESSO?! - urla senza rendersene conto.
L-lance.. calmati, per favore - gli sussurra rassicurante cercando di farlo calmare.
CALMARMI?! MI PRENDI PER IL CULO, KOGANE?! - continua ad urlargli ormai senza più controllo sulle sue reazioni - IO NON SONO CALMO. SONO TERRORIZZATO, E SAI PERCHÉ?! - Keith sa bene il perché, ma gli da la possibilità di sfogare tutto lo shock su di sé, incassando ogni urlo o insulto a testa bassa - PERCHÉ NON RICORDO NULLA. NULLA DI TUTTO CIÒ CHE È SUCCESSO. HO SOLO DEI FOTTUTTISIMI FRAMMENTI DI RICORDI CONFUSI E POI COSA SUCCEDE?! MI RISVEGLIO QUI CON QUESTO!!! - solleva il braccio, mettendolo in mostra sotto gli occhi del moro - QUESTO KEITH. MI SONO RISVEGLIATO SENZA PIU UNA PARTE DI ME. - finisce scoppiando in lacrime davanti al compagno, senza più un briciolo di vergogna o paura di mostrarsi debole -Mi sono risvegliato da solo e senza un braccio. Quindi per favore, dimmi cosa cazzo mi è successo - sussurra con voce rotta dal pianto abbandonando l’arto, ormai sostituito dalla protesi, senza più forze sul proprio grembo.
Lance...-con dolcezza Keith gli porta una mano tra i capelli, cercando di confortarlo e lasciandogli sfogare tutte le lacrime -Sei sicuro di voler sapere cos’è successo? Forse è meglio se non lo sai, per ora. - cerca di dissuaderlo dalla richiesta che gli ha fatto, ma lance con filo di voce lo supplica, così sospirante Keith si ritrova costretto a dirgli tutto -Dopo che sei caduto a terra, i Galra hanno iniziato a ritirarsi, visto che stavano perdendo, ma non ho notato molto di ciò che stavano facendo, anche perché sono subito corso da te. - gli sussurra, senza smettere di accarezzargli i capelli -Eri privo di conoscenza, e stavi perdendo davvero tanto, troppo, sangue; stavi morendo tra le mie braccia e io temevo di perderti. 
Lance a quelle parole singhiozza più rumorosamente, aggrappandosi alla maglietta del moro, nascondendo il viso contro il suo petto in cerca di conforto.
Mi dispiace così tanto, Lance. -gli sussurra chinandosi a posare le labbra contro i suoi capelli - impiantarti queste protesi era l’unica soluzione per mantenerti in vita secondo Coran. -mormora dolcemente -Mi dispiace tantissimo, so che sarà difficile per te, ma non potevo perderti, non dopo la promessa che ti ho fatto. Sei troppo importante per la squadra, e per me, non potevo lasciarti morire dissanguato in quel campo d’orrori, tra i corpi dei nostri nemici. -sospira stancamente, cercando di scostarsi di poco dal ragazzo, così da poterlo guardare in faccia.
-Spero che un giorno potrai capirmi e forse anche perdonarci.
Ancora col viso bagnato e l’aria distrutta, Lance cerca di capire bene le ragioni dell’amico guardandosi più e più volte quel braccio bionico e non più mulatto e fatto di muscoli e pelle, ma ora solo un ammasso di ferro e filamenti, non riuscendo ancora ad accettarlo.
Ero messo così tanto male? -domanda a voce bassa, toccandosi il prolungamento della protesi lungo il petto, fino ad arrivare quasi al centro, alzando il viso solo per ritrovarsi un accenno positivo dagli occhi tristi e stanchi del compagno.
Stavi morendo dissanguato, perché per quanto il tuo braccio se ne fosse del tutto andato, avevi perso anche mezzo busto - gli risponde con lo sguardo dispiaciuto sulle protesi -E l’occhio, beh per quello è stato doppiamente più complicato. - sospira sentendosi addosso tutta la stanchezza dei giorni precedenti.
-O-occhio?! - lo guarda confuso il castano - cosa c'entrano i miei occhi?! Cos'altro mi è successo? - gli domanda con voce tremolante
Keith rendendosi conto di ciò che gli ha detto, cerca di rimediare, nascondendosi rapido, e senza farsi notare, dietro la schiena lo specchietto che gli avevano lasciato affianco.
Diciamo che hai avuto anche un altro piccolo incidente durante la caduta, e quando ti ho preso tra le mie braccia privo di coscienza e ricoperto di sangue, diciamo che il tuo viso ne era quasi del tutto coperto-  indietreggia lentamente cercando di tenere il castano lontano da quell'oggetto riflettente.
-KEITH. Dammi subito quello specchio. - gli ordina con voce ferma, ma carica di paura.
-Lance, non credo tu debba vederlo proprio ora - cerca nuovamente di dissuaderlo - devi rimanere qui ancora per qualche giorno, abituati prima alla protesi, per il resto c'è tempo, e se avrai bisogno d’aiuto, saremo tutti al tuo fianco. - Ma Lance, non lasciandosi ingannare da quelle parole, gli porge solamente la mano, invitandolo a dargli lo specchio, che rassegnato Keith gli consegna con mano tremolante - abbiamo fatto il possibile, Lance, perdonaci. Noi saremo comunque sempre al tuo fianco - gli sussurra cautamente lasciandogli lo specchio. 
Lentamente e con mano tremolante, il giovane paladino solleva lo specchio verso il suo viso, vedendo riflesso su di esso prima il suo petto, per metà umano e l'altra metà in protesi, poi il collo, le labbra, il naso e proprio quando era quasi arrivato al suo obbiettivo, si blocca nuovamente, non trovando più le forze per continuare.
Il respiro era tornato ad incastrarsi nella sua gola, il cuore gli batteva troppo velocemente nel petto, tanto da sentirlo ronzare nelle orecchie; sentiva il sudore scendergli lento e freddo lungo la schiena nuda, ed un senso di paura tornare a soffocarlo in quella stanza, ora fin troppo luminoso.
Con sguardo incerto e timoroso, simile a quello di Keith, il castano solleva lo specchio quel poco che gli basta per vedersi gli occhi, ed è propio in quel momento che il respiro gli viene a mancare del tutto e tutto intorno a sé tutto si ferma.
I suoi occhi erano diversi l’uno dall’altro.
Non erano più uguali, non avevano più la stessa sfumatura d’azzurro e in quel esatto momento tutta la realtà di ciò che gli era successo, con le sue conseguenza, gli crolla sulle spalle di colpo.
Con attenzione si guarda quell’occhio, non più di un azzurro bluastro, come il mare di Cuba che sua madre amava tanto ricordargli, ora era di un blu intenso, così freddo e finto, così poco reale da fargli venir voglia di chiudere gli occhi e non guardarseli mai più. 
Per un solo momento, esattamente in quel istante, Lance desidera tornare ad essere avvolto dall’oscurità piutosto che guardarsi allo specchio con quegli occhi così diversi, così non più del tutto suoi.
Non si sentiva più sé stesso, non era più Lance McClain, o almeno, non si sentiva più lui.
Era così diverso dal sè stesso che era abituato a vedere, e questo aumentava le sue insicurezze, anche se col tempo aveva imparato a nascondere quel suo lato sotto piccoli gesti che agli occhi degli altri potevano farlo sembrare un ragazzo vanitoso, in realtà la sua era solo paura di non essere accettato, di non essere carino, di essere diverso, ed ora mentre si guardava in quel piccolo specchio si vedeva brutto, e questa cosa gli faceva così male da farlo sentire non più umano; sentiva il bisogno di piangere, di piangersi addosso tutta la sua tristezza, la sua insicurezza e liberare le sue paure.
Lance.. dì qualcosa - gli sussurra a voce malapena udibile il moro- qualsiasi cosa, urlami contro, piangi, fa qualcosa, ma per favore non restare così in silenzio. - lo supplica.
Esci da qui. - gli risponde trattenendo le lacrime e con voce priva d’emozioni.
Lance.. - tenta di avvicinarlo Keith, ritrovandosi però davanti un Lance irrigidito e freddo.
Ho detto che devi uscire da qui. - gli ordina con voce più carica di rabbia, ma notando che l’altro non reagiva, si volta di colpo verso di lui, con gli occhi lucidi e con una rabbia mai provata prima, mischiata a sensazioni che non riusciva a comprendere urlare al moro - ESCI DA QUI. VATTENE VIA - gli urla lanciandogli dietro lo specchio appena lo vede allontanarsi.
Keith rapido esce dalla stanza dopo lo scatto d’ira dell’amico, anche se sentiva il desiderio di stargli accanto e cercare di consolarlo, comprendeva tuttavia che l’amico volesse restare da solo, e che avesse bisogno di tempo; e dopo aver evitato di striscio lo specchio che gli aveva tirato contro, sfinito si siede contro la porta chiusa dell’infermeria, ascoltando in silenzio il compagno piangere e con le braccia strette al intorno alle gambe, sente quell’enorme magone che da giorni gli pesava nel petto, aumentare sempre di più, ad ogni singhiozzo che sentiva provenire da dietro quella porta.










Note dell'autore:
Grazie a tutti quelli che hanno letto fino in fondo questa storia, spero che la storia vi sia piaciuta ~
Un enorme grazie alla mia beta (Prongs_Text) che ha letto tutto davanti a me (muhahhaah le reaction in Live sono al cosa più bella del mondo pt 2) e mi ha supportata durante le crisi e le lacrime per questo benedetto capitolo. 
A presto~

Ps. La beta mi ha promesso un maglione fatto di lacrime appena finirò la quarta os della raccolta *^*

Pss. Questa os è stata un vero parto.
Dovrebbe essere illegale far soffrire Lance, e davvero, ho seriamente lacrimato tanto mentre scrivevo. La beta ha le prove dei miei audio in lacrime hahahaha 

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