Yuri On Ice: All'improvviso

di LaVampy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** senza parole ***
Capitolo 2: *** all'improvviso il gelo ***
Capitolo 3: *** e se io... ***
Capitolo 4: *** Caro Viktor ***
Capitolo 5: *** siamo una famiglia? ***
Capitolo 6: *** impossible in nothing ***
Capitolo 7: *** finalmente a casa ***
Capitolo 8: *** E' stato un errore ***
Capitolo 9: *** bisogno di aiuto ***
Capitolo 10: *** Mai dire mai ***
Capitolo 11: *** un piccolo passo ***
Capitolo 12: *** Il mio niente, il mio tutto ***



Capitolo 1
*** senza parole ***


Nuova avventura, nuova storia. In parte idea di Syila, anche se i soggetti dovevano essere altri. Spero vi possa interessare, ovviamente è nuova nuova, quindi idee, consigli e critiche costruttive sono ben accette! 

 

Tutto era iniziato un pomeriggio, il mondo fantastico di Yuuri, stava per cambiare e ancora non lo sapeva. Viktor e Yuuri avvolti dalla pesante coperta di lana, gustavano una cioccolata calda, guardando la televisione. Le medaglie splendenti nella bacheca che catturavano la luce filtrante dalla finestra. Erano circa le quattro di pomeriggio, quando il campanello suonò, destandoli dalla loro pace. Si erano trasferiti in un piccolo paesino in Spagna, ove, due anni prima, dopo il ritiro di Yuurifinalmente avevano potuto coronare il loro sogno e si erano sposati.  Poi in comune accordo avevano aperto una piccola pista di pattinaggio. Non che avessero bisogno di lavorare, Viktor era entrato nella federazione giudici  e Yuuri aveva alcuni contratti con vari sponsor, ma era tutto noioso. Poi una sera passeggiando avevano visto l'insegna "vendesi". Non erano servite parole, semplicemente il giorno dopo avevano chiamato e comprato la struttura. Che una volta avviata aveva attirato tantissime persone, tanto da dover assumere personale.  

-Aspetti qualcuno?-chiese Yuuri, alzandosi. 

-Io no. Yuri avrebbe avvisato- rispose il russo, seguendo il compagno. 

-Forse è il caso che ti metti un paio di pantaloni-disse il giapponese ridacchiando, mentre Viktor sbuffando si diresse in camera. Yuuri si imbambolò osservando suo marito, gli anni passavano e Viktor era sempre più bello. 

Quando il campanello suonò nuovamente Yuuri si diresse ad aprire. 

-Buonasera- disse una ragazza cordiale. 

-Buonasera, posso aiutarla?-chiese Yuuri. 

-Io forse ho sbagliato indirizzo- disse la ragazza, leggendo un biglietto. -Cercavo il signor Nikoforv-. 

-Nikiforovcorresse Yuuri con un sorriso. -Sono il marito. Cosa aveva bisogno?-. 

-Ecco è una cosa abbastanza delicata, sono dei servizi sociali- disse prendendo un tesserino e porgendolo affinchè il ragazzo leggesse sopra. 

-Certo, entri pure- disse Yuuri, spostandosi appena. -Viktor arriva subito- disse indicandogli la sala. Andando poi verso la camera per chiamare il marito. 

-Viktor, c'è una ragazza dei servizi sociali per te- chiamò attraverso la porta Yuuri. Dopo qualche istante Viktor comparve nella sala. 

-Eccomi, piacere sono Viktor Nikiforov- disse cordiale porgendo una mano alla ragazza. 

-Piacere mio, sono Elena, e sono qui per dirle, non c'è un modo semplice per dirlo. Beh. Ecco: lei ha una figlia- snocciolò l'assistente, dando il tempo all'uomo di assorbire la notizia. 

-Io ho cosa?-chiese Viktor, guardando la ragazza come se all'improvviso avesse due teste. 

-Una figlia, ha circa due anni, si chiama Leila-rispose pazientemente la ragazza per nulla turbata, porgendogli un foglio. 

-Due anni?- mormorò Yuuri, leggendo la data, guardando poco dopo, con dolore il compagno. 

-Amore, ti giuro...-disse Viktor guardando Yuuri e cercando di prendergli una mano. 

-Non è il caso di parlarne ora-rispose l'altro secco, alzando una mano ed interrompendo il compagno. Per poi rivolgersi alla ragazza: -Elena può spiegarci meglio?-chiese con nella voce una nota di dolore che non sfuggì a Viktor. 

 

 

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Capitolo 2
*** all'improvviso il gelo ***


-Elena può spiegarci meglio?-chiese con nella voce una nota di dolore che non sfuggì a Viktor. 

Viktor era incapace di trovare un nesso al tutto, gli sembrava di essere in uno di quegli scherzi televisivi, e per un attimo si guardò intorno, in attesa di vedere qualcuno che urlasse, ma ciò non accadde. In un solo secondo, e con una sola frase il suo mondo si era congelato, e lui con esso. Sent' il compagno, far strada alla ragazza in cucina, per farsi spiegare i dettagli, in attesa di preparare un caffè. Sentì Elena e Yuuri parlare, parole senza senso. Figlia, bambina, madre. Era Padre. L'unica cosa che gli vorticava nella mente era quella. 

-Viktor?-lo chiamò Yuuri, riscuotendolo dalla sua trans,-Dovresti ascoltare anche te- disse sedendosi, e prendendo una carta che gli porgeva la ragazza, leggendola, grattandosi la punta del naso, a dimostrazione del suo nervosismo. 

-Io, non capisco-disse Viktor, sedendosi e guardando la ragazza. 

-Signor Nikiforov, capisco benissimo il suo stupore, nel certificato di nascita non è stato indicato il padre, è stato fatto successivamente davanti ad un notaio, indicando lei come padre della bambina, la Signora Mariska prima di morir...- ma venne interrotta dalla voce stupita e carica di dolore del russo. 

-Danika è morta? E' sicura? L'ho sentita al massimo due settimana fa- disse stupito, guardando prima Yuuri e poi l'assistente. 

-Danika che ti ha ospitato da lei quando ti hanno convocato all'improvviso, tre anni fa a settembre?-chiese Yuuri guardando con gli occhi carichi di accusa. 

-Si, ma ho dormito nella stanza degli ospiti Yuuri, te lo giuro, non sono mai andato a letto con lei-disse implorante. 

-Resta il fatto che c'è una bambina che compie due anni il mese prossimo, e siamo ad Aprile, non ci vuole un genio per fare due più due-. 

-Stai mettendo in dubbio...-iniziò con rabbia Viktor. 

-Cosa non dovrei mettere in dubbio? Sei padre, leggi-rispose alzandosi e sbattendogli davanti la lettera. 

-Io, forse dovrei lasciarvi parlare con calma, posso tornare domani, se ritenete il caso- rispose la ragazza, guardando i due uomini. 

-No, anzi scusi questo comportamento infantile da parte nostra- disse Yuuri, tornando a sedersi, incrociando le braccia davanti a se. 

-Yuuri- sussurrò piano Viktor, con il tono sconfitto. 

-Prego Elena, finisca pure- disse Yuuri, ignorando completamente il marito. 

Elena prese un lungo respiro e raccontò quanto sapeva, leggendo le date e i fatti riportati sul fascicolo. Danika era una ballerina di fama mondiale, si era ritirata dalle scene qualche anno prima, per aprire una scuola di ballo, rinunciando così a viaggiare per il mondo.  

Poi un pomeriggio durante una caduta gli era stato diagnosticato un brutto male, ed era preoccupata, essendo da sola e ragazza madre, di cosa potesse succedere alla figlia. Poco prima di morire aveva convocato il suo avvocato e aveva scritto la lettera testamento, citando Viktor come padre biologico della bambina. 

-Non mi ha mai detto di avere una figlia-disse piano Viktor. 

-Non lo sapeva nemmeno la sua famiglia, e loro non vogliono avere nulla a che fare con lei- rispose la ragazza. 

-Non hanno mai accettato la sua carriera da ballerina-spiegò Viktor. -Fu cacciata di casa, quando non volle intraprendere la carriera di famiglia. Diventare anche lei avvocato-. 

-Esatto- rispose solo la ragazza, guardando Yuuri che era rimasto tutto il tempo in silenzio. 

-Dove si trova ora la bambina?-chiese il moro, poco dopo. Senza mai alzare gli occhi dal foglio che diceva, nero su bianco, che suo marito era il padre della piccola. 

-E' in una struttura a San Pietroburgo, una struttura per bambini, senza genitori-rispose Elena. 

-La bambina è in un orfanotrofio russo? Ma cosa vi passa per la testa, quei luoghi sono come dei lager-disse con cattiveria Viktor. 

-Non sapevamo come rintracciarla, lei è famoso e allo stesso tempo, irraggiungibile -spiego l'assistente. -Inoltre lei sta dicendo che non è il padre della bambina, quindi occorreranno degli esami del sangue e del DNA, ma...- 

-Ma?-chiesero in coppia i due uomini. 

-Ma lei viene citato non solo come padre ma anche come tutore di Elisa- disse la ragazza. -Ovviamente può rinunciare a questo, ma occorre che venga a San Pietroburgo, in realtà deve venire in ogni caso, ma le consiglio di non prendere decisioni affrettate. C'è di mezzo una bambina piccola-spiegò alzandosi e mettendo tutti i fogli dentro ad una cartellina e porgendola a Viktor che si limitò ad osservarla come se fosse un serpente. 

-Grazie Elena- disse Yuuri allungando una mano. -Ci dia il tempo di organizzarci e la chiamiamo, dovremmo riuscire ad essere su settimana prossima-spiegò accompagnandola alla porta, mentre Viktor rimase fermo ed immobile osservando il tavolo. 

Sentì il marito chiudere la porta e chiamare Sasha, spiegandole che per via di un problema famigliare sarebbero dovuti partire alla volta della Russia, e che sarebbero rimasti fuori per un mese al massimo. Poi contattò Yuri chiedendogli di trovargli una camera in albergo, ma il russo non aveva voluto sentire ragioni, e gli aveva dato ospitalità in casa sua. 

-Viktor- chiamò poco dopo Yuuri, preoccupato per il marito, avvicinandosi lentamente, vide che stava piangendo silenziosamente. Lo abbracciò, attendendo che il ragazzo si calmasse, gli asciugò gli occhi e lo sospinse verso il divano. Non sapeva cosa stava succedendo e quanto quella notizia avrebbe sconvolto le loro vite, ma quello che sapeva era che Viktor aveva bisogno di lui. Forse quella storia avrebbe avuto un senso. Anche se dentro di se, un piccolo dubbio, iniziò ad intaccare la sua fiducia in Viktor.  

-Io non ho fatto nulla-continua a ripetere Viktor senza sosta sulla spalla del marito, ed a Yuuri si spezzò il cuore. 

-Capiremo cosa è successo, Viktor- disse dolcemente, allontanandolo da se e asciugandogli le lacrime con i pollici. 

-Mi... mi credi?-singhiozzò appena, e Yuuri si limitò ad abbracciarlo senza rispondere, mentre il russo riprendeva a piangere. -Ti amo Yuuri, non so cosa stia succedendo, ma non ti ho tradito-disse ancora. 

-Viktor calmati, per favore, calmati. Va bene, voglio crederti, ma ora devi calmarti-disse ancora il giapponese, baciando la tempia del marito. 

-Danika è morta, era l'unica amica che avevo Yuuri, l'unica che mi conosceva da tantissimo tempo. Non mi aveva detto di essere malata-disse con le lacrime agli occhi. -Non mi ha detto di avere nemmeno una figlia. Perché Yuuri? Io gli ho sempre detto tutto, sapeva anche di te-. 

-Scopriremo cosa sta succedendo, Viktor-. 

-Insieme?- chiese poco dopo. 

-Insieme Viktor, insieme-disse mentre il marito, tornava a piangere appoggiato al suo petto, ignorando lo sguardo spento di Yuuri. 

 

 

Otto giorni dopo Yuuri rabbrividì uscendo nell'aria fredda di San Pietroburgo, seguito da Viktor. Un Viktor diverso, irriconoscibile. Yuuri dovette quasi trascinarlo fuori, per poi chiudergli la giacca e mettergli la sciarpa. Non riusciva più a vedere il marito in quelle condizioni. Da quando l'assistente gli aveva comunicato che era padre, si era chiuso in se stesso, a stento dormiva la notte, e Yuuri aveva visto i livelli delle bottiglie di alcolici diminuire sempre di più.  

-Cotoletto- si sentì chiamare, scorgendo Yuri tra la folla. -Ma che cazz...-disse solo guardando Viktor e poi Yuuri. -Che cazzo sta succedendo?-chiese sottovoce avvicinandosi al giapponese. -E' una storia lunga- disse sospirando Yuuri, prima di aprire la portiera del taxi, far sedere Viktor, allacciargli la cintura e raggiungere Yuri, che aveva guardato la scena allibito. 

-Yuuri...- iniziò, ma fu prontamente bloccato dall'amico. -Possiamo parlarne dopo- disse indicando con gli occhi Viktor, e il biondo annuì, sbuffando. 

 

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Capitolo 3
*** e se io... ***


-Yuuri...- iniziò, ma fu prontamente bloccato dall'amico. -Possiamo parlarne dopo- disse indicando con gli occhi Viktor, e il biondo annuì, sbuffando. 

Una volta a casa, Yuri indicò agli amici la camera degli ospiti, in cui si sarebbero sistemati. La casa era nuova, una villetta in periferia abbastanza isolata, circondata da un enorme prato, e un alto muro cosparso di edera e gelsomino che garantiva la sua privacy. Yuri, contrariamente ai suoi amici, era rimasto nel mondo del pattinaggio, diventando una leggenda. 

Una volta sistemato Viktor, Yuuri scese al piano di sotto dove trovò il biondo intento a preparare una tisana, assorto nei suoi pensieri. Quella casa era molto diversa da quella precedente. Non vi erano più le gigantografia colorate, e le varie foto attaccate con il nastro biadesivo. 

Ora ogni parete era ordinata, perfetta, immacolata, segno evidente della mano di una donna delle pulizie. Non vi era un solo granello di polvere. Così come non c'era alcuna foto di Otabek. Era successo tutto un paio di mesi prima, non che Yuri si fosse mai confessato con loro. Un giorno semplicemente li aveva chiamati dicendogli che Otabek era tornato a casa sua, che lui si sarebbe trasferito in periferia e i due amici non avevano fatto domande. Conoscendo benissimo il carattere del loro amico più caro. Poi il tempo era volato, e l'argomento era stato dimenticato, o meglio era lì sepolto nelle menti di tutti. 

-Mi piace questa casa- disse Yuuri, guardando il divano in pelle nera, con piccoli led colorati. -Posso?-chiese indicando una poltrona, dopo aver preso la tazza che il biondo gli aveva allungato. 

-Macchiala e ti uccido- disse sorridendo il russo, sedendosi sul divano. Restarono in silenzio, nella stanza solo il rumore di loro che sorseggiavano la tisana. -Ora mi spieghi cosa cazzo sta succedendo?-chiese all'improvviso il biondo facendo sussultare l'altro. 

-Viktor ha una figlia- disse semplicemente dando poi il tempo all'altro di assimilare la notiza. 

-Viktor ha che cosa?-chiese il biondo guardando Yuuri. 

-Si, credo di aver reagito più o meno come te. La bambina ha meno di due anni. Ed è qui, in un orfanotrofio, perché la madre è morta- spiegò Yuuri, alzandosi per portare la tazza in cucina e cercando di calmare il tremore che aveva iniziato a sentire in tutto il corpo. 

-Scusami, non capisco, non è che una si sveglia la mattina e dice : questo bambino e di Tizio, e nessuno chiede nulla, ci vuole una firma, un foglio, un cazzo di certificato-. 

-Esatto infatti, Danika, ha dichiarato subito di essere ragazza madre, poi quando ha scoperto di essere malata ha redatto un testamento dove indicava Viktor come tutore della bambina e padre biologico-. 

-Danika? La ballerina? La migliore amica di Viktor? E' morta?- chiese stupito Yuri. -Ti dispiace ricominciare da zero, perché non ci sto capendo nulla. Inoltre Viktor non vede Danika da...-disse cercando di pensare. 

-Da circa tre anni, quando tu non l'hai potuto ospitare in quanto eri a Roma, in viaggio con Otabek, e lui ha dormito a casa sua, perché non c'erano alberghi disponibili?- terminò per lui Yuri, facendo così zittire il biondo. A Yuuri però non sfuggi il lampo di tristezza che aveva attraversato gli occhi del russo, quando aveva nominato l'ex fidanzato. 

-Ci deve essere una spiegazione logica, Viktor non ti può aver tradito, non dopo tutto quello che ha fatto per te. Hai provato a parlarne con lui?-chiese l'altro, preoccupato. 

-Dice di non sapere di nulla, mi ha pregato e scongiurato di credergli-disse l'altro, tornando a sedersi, giocando distrattamente con il bordo del tappeto.  

-Ma tu non gli credi- disse Yuri, senza accusa nella voce, anzi. Sembrava dispiaciuto per quanto stava succedendo. -Ti va di raccontarmi cosa succede?-. 

-Non c'è molto da dire perché in realtà non sappiamo molto, solo che Danika ha indicato come tutore e padre Viktor. Una settimana fa è venuta a casa nostra un'assistente sociale, snocciolando paroloni e fornendoci fogli firmati, ovviamente ci ha chiesto di pensare bene a cosa avremmo deciso perché c'era di mezzo una bambina. Come ti ho detto Viktor ha negato tutto e sembrava anche provato dalla morte di Danika. Ha detto di non sapere assolutamente che la donna fosse incinta, poi si è chiuso in se stesso. Mangia a fatica, non parla, lo hai visto con i tutto occhi. E la verità è che questa cosa mi sta logorando dentro. E' un  come se sapesse qualcosa ma non me ne vuole parlare. Io voglio credergli Yuri, sai quanto amo Viktor, ma cazzo, così è impossibile-. 

-Credo sia la prima volta che ti sento imprecare sai?-sorrise il biondo. -Ma capisco benissimo. Le bugie uccidono le storie e tutto cambia. Non siamo più ragazzini, ormai siamo uomini. Posso fare qualche chiamata e sentire cosa si dice in giro. Anche io conosco, anzi conoscevo Danika-. 

-Io vorrei solo capire cosa sta succedendo-disse Yuuri, con gli occhi lucidi, cercando senza successo di ricacciare dietro le lacrime. 

-Non crollare ora, Cotoletto-disse  Yuri. -Non crollare ora che Viktor ha bisogno di te, sono certo che ci sia una spiegazione. Viktor non ti tradirebbe mai, lui non è come...-disse interrompendosi immediatamente. 

-Ti ha tradito?- chiese Yuuri, guardando il russo. 

-Le foto sul giornale parlavano abbastanza chiaro o sbaglio?-disse l'altro con rabbia. 

Effettivamente quando avevano visto le foto, dove Otabek in un ristorante teneva la mano sulle spalle di una moretta tutta curve, si erano stupiti. Ma del resto, ci erano passati anche loro, per la stampa un abbraccio amichevole diventava una storia d'amore. Così come una semplice cena, poteva essere vista come un appuntamento galante. Certo era, che quel bacio, anche se la foto non era per nulla chiara, non poteva passare inosservato. Così come il fatto che entrambi erano stati paparazzati la mattina seguente uscire dallo stesso hotel.  

-Gli hai parlato? O lo hai sbattuto fuori di casa, senza nemmeno una spiegazione?-chiese Yuuri, poco dopo. 

-Apri quel cassetto-disse indicandogli il tavolino di fronte a lui. E quando Yuuri lo aprì vide che dentro era pieno di riviste. Non era molto bravo con il russo scritto, ma sapeva già cosa ci fosse scritto.  

-Sono solo foto Yuri, magari c'è una spiegazione- tentò l'altro, guadagnandosi un'occhiataccia dall'amico, che però non si fece intimorire. -Dovresti parlare con Altin, Yuri. Ed evitare di vivere nell'incertezza. Lui non ti ha più contattato?-chiese stupito. 

-Mi chiama ogni santo giorno, ma evito le sue chiamate, le sue lettere o le sue mail. Non c'è nulla da chiariremi ha tradito. Altrimenti perché non dirmi che era a cena con quella...-prese un grosso respiro e proseguì. -Perché non dirmi che era a cena con quella, mentre io lo sapevo agli allenamenti?-. 

-Io non lo so, ma so' per quanto ti è stato dietro, in attesa che tu capissi cosa provavi, e non credo che un paio di tette finte, possano averlo distratto da te. Lo ritengo impossibile, Altin...- 

-Otabek Altin non esiste più, fine della storia. Pensa ai tuoi casini e lascia il naso fuori dai cazzi miei- disse chiudendo con un calcio il cassetto, ed uscendo in giardino. Attese in silenzio qualche secondo e poi tornò in camera da Viktor.  

Aveva bisogno di dormire, il cambio di orario lo aveva sempre spossato, e quella volta era ancora peggio. Entrò nella camera fermandosi davanti al letto, non si stancava mai di osservare il marito dormire. Si fece una doccia veloce, prese un paio di boxer puliti, e si mise a letto, cercando di non svegliare il compagno. Si girò su un fianco, osservando nel buio la luce che filtrava da sotto la porta, rincorrendo quel sonno che nonostante la stanchezza non riusciva a raggiungere. Si rigirò nel letto più volte, arrendendosi all'evidenza. Anche quella volta non sarebbe riuscito a dormire. Proprio quando stava per alzarsi la voce di Viktor lo fermò. -Yuuri...-lo chiamò piano, accarezzandogli la schiena. -Yuuri ti prego, devi credermi-. 

-Non ho detto che non ti credo-disse Yuuri, senza voltarsi –Dormi Viktor. 

-L'hai detto a Yuri- disse sottovoce, facendo immobilizzare il giapponese. 

-Non ho detto che non ti credo, ma solo che questa storia è un gran casino e tu così non aiuti. Non ti stai fidando di me. Di tuo marito. Guardati Viktor. Da quanto non fai un pasto decente?- chiese quasi con rabbia. 

-Credi che per me sia facile?- rispose Viktor, sedendosi sul letto, appoggiando le gambe per terra. -Credi che sia semplice? Svegliarmi e scoprire di essere padre?- ringhiò ancora. 

-Invece per me è facile, Viktor? Sapere che una donna, la donna che ti ha ospitato ora dica che tu sei il padre di sua figlia? Credi per me, sia semplice?- urlò Yuuri, alzandosi dal letto, con rabbia. -Credi che tutto questo sia difficile solo per te? In questo tuo casino ci sono anche io-. 

-Sei mio marito, hai promesso di amarmi per sempre- la voce di Viktor, tremolante. 

-Sono qui? O sbaglio? Ma non posso fare tutto questo senza di te. Ti ho promesso tante cose, come me le hai promesse te. E sono qui. Viktor io ci sto provando, ma tu non mi aiuti-. 

-Cosa posso fare, per farmi credere. Veramente pensi che butterei via la mia vita con te, per una scopata di una notte?- chiese risentito Viktor. 

-Non mi pare che in passato tu non l'abbia mai fatto. Quante volte ti sei portato a letto Giacometti?-ringhiò Yuuri. Troppo tardi per bloccare quella parole, che ferirono Viktor dritto al cuore. 

-Non ti ho mai tradito, Yuuri. Mai! Ma il vero problema è che forse non mi ami abbastanza da credermi. E Giacometti appartiene ad un passato molto lontano, dove tu nemmeno esistevi. Ti ricordo che ho mollato la mia carriera per venire da te, quando ubriaco mi hai urlato di farti da coach- rispose arrabbiato il russo. 

-Ora non dare la colpa a me. Non ci provare Viktor. Sei venuto da me in Giappone, perché la tua carriera era ad un punto morto. Sei tu che hai un figlio, non io. Fino a prova contraria tra i due quello non sincero sei te-. 

-Ma tu puoi dare la colpa a me, vero? Tu puoi non fidarti e metter in dubbio il mio amore, ma io non posso farlo- urlò ancora Viktor. Troppo arrabbiato e deluso per fermare quel fiume in piena. Si sfidarono entrambi con lo sguardo, il corpo rigido, le mani strette a pugno. Entrambi troppo arrabbiati per capire che, in quel momento, le parole sarebbero solo state armi. 

-E se io non volessi un figlio Yuuri?- chiese Viktor, con voce dura. -Hai mai pensato un attimo a questo? A me?-disse indicandosi. -Hai mai pensato che io possa non volerlo? Siamo sposati e non ne abbiamo mai parlato, ora invece vuoi che accetto questa bambina. Che so per certo non essere nemmeno mia-. 

-Io... Io credevo che volessi avere dei bambini- rispose Yuuri, guardandolo. 

-Ti do una notizia: non voglio bambini. Siamo due uomini e non possiamo avere figli. Fine della storia-. 

-Ci sono tantissimi bambini che muoiono di fame, non è il problema procreare, è che tu non voglia mettere su famiglia. E magari sarebbe stato meglio, dirlo prima-. 

-Non mi avresti sposato se avessi saputo che non voelvo figli?-chiese con stupore il russo. 

-Non ho detto quello, Viktor- rispose Yuuri, voltandosi e sedendosi sul letto. 

-Come mai all'improvviso questa mania di avere un figlio?-chiese Viktor, guardandolo. 

-Credevo fosse una cosa normale, ci amiamo e creare una famiglia...-. 

-Io non so cosa sia una famiglia, io non ho vissuto sempre con mamma e papà. Io non so cosa sia-rispose con rabbia. 

-Viktor...-provò Yuuri, ma venne interrotto dal compagno. 

-Non voglio un bambino. Cazzo Yuuri, parli di bambini, fiducia, amore e famiglia, e poi sei il primo che non mi crede quando ti dico che non ti ho tradito. E' abbastanza ipocrita come ragionamento sai?-. 

-Non ho mai detto che non ti credo, Viktor. Smettila di mettermi parole in bocca che non ho detto. Sono qui, ti ho seguito, sei tu che è una settimana che a stento parli, ho dovuto organizzare tutto io, lo sai?-. 

-Non te l'ho chiesto io, se devi rinfacciare le cose, puoi anche evitare di farle- ma la frase venne interrotta dallo schiaffo veloce del giapponese, che alzandosi all'improvviso lo aveva colpito. 

-Sono qui, perché ci voglio essere, sono qui perché ti amo, e per cercare di capire cosa succede, non è il mio il nome su quel pezzo di carta, non sono io che ho una figlia... smettila di nasconderti dietro ad un silenzio, se sai qualcosa preferisco che me la dici ora, e non che venga a scoprirla da altri. E tua la bambina o no, Viktor?-. 

-ancora me lo chiedi? Come puoi non credermi Yuuri, come puoi dirmi di amarmi e allo stesso tempo non avere fiducia in me? Come puoi solo pensare che io ti abbia tradito?- chiese implorante. 

-Viktor-disse Yuuri avvicinandosi e prendendogli le mani. -Lo sai che dubito sempre, anche di me stesso. Ma ti amo, e sono qui. Sono solo stanco, non volevo dire quello che ho detto-. 

-Anche io sono stanco è da una settimana che ti sento freddo e sospettoso, senza di te, non posso affrontare tutto questo Yuuri. Io ho paura-disse con voce rotta, e Yuuri si sentì in colpa, mentre abbracciandolo sentì il viso umido del compagno sul collo. 

-Sono terrorizzato come te, Viktor. Anzi di più. Capiremo cosa è successo insieme- disse muovendosi verso il letto.   

-Non voglio un bambino Yuuri. Non voglio trovarmi un giorno da solo e non sapere come fare, non voglio Yuuri, perdonami. Non voglio che qualcuno dipenda me, quando succede so fare solo casini-. 

-Con me non hai fatto un casino, anzi. Mi hai aiutato a crescere-. 

-Ma non ti dovevo cambiare il pannolino, farti di mangiare, aiutarti a camminare. Io non so fare tutto questo-. 

-Ti ricordo che mi soffiavi il naso-rise Yuuri, abbracciandolo. 

-Non voglio un bambino, mi dispiace se questo ti ferisce, Yuuri. Ti amo, ma non sono pronto-disse piano. 

-Dormi Viktor, non pensarci ora. Dormi-disse accarezzandogli dolcemente la testa, sentendolo tremare, per le lacrime che silenziose scendevano, mentre spazzavano via il dolore dell'ultima settimana. Rimase così ad osservare il compagno, fino a quando il sonno non lo colse. 

Più tardi Yuri entrò chiudendo la luce, osservandoli. non voelva ma aveva sentito tutto, e capiva Viktor benissimo, lo conosceva da tantissimi anni. Il cellulare gli vibrò in tasca, lo prese riluttante leggendo l'ultimo messaggio ricevuto.. 

DBeka : non mi rispondi nemmeno oggi, e io non so più cosa fare. Non ho il tuo indirizzo di casa, ma sono certo che se anche venissi li non mi vorresti vedere. Dammi la possibilità di spiegarti come stanno le cose. Ma parliamone di persona, o al limite per telefono. Ti prego Yura. Ti amo, e non ti ho mai mancato di rispetto. 

Chiuse il cellulare con rabbia, appoggiandolo al tavolo, si sedette sul divano ed estratta una rivista dal cassetto del tavolino, la fece in tanti piccoli pezzi, sentendosi quasi immediatamente meglio. Era il suo rituale quotidiano. Leggere l'articolo, piangere, strapparlo, alzarsi e andare a dormire con una bottiglia di pessimo alcool in corpo. Nessuno poteva capire, nessuno doveva sapere. Forse Yuuri aveva capito qualcosa, avrebbe dovuto fare attenzione. E il suo segreto sarebbe stato al sicuro. 

 

 

Il giorno dopo, avevano appuntamento con l'avvocato di Danika. Entrambi nervosi salirono sul taxi, mano nella mano, si erano rivolti a malapena la parola, Yuuri non voleva sforzare Viktor, e quest'ultimo aveva la testa piena di domande senza risposte. di una cosa era certo: non voleva quel bambino, avrebbe fatto di tutto per portarlo via da quel posto chiamato orfanotrofio, ma non lo voleva. L'idea che una vita dipendesse da lui, lo terrorizzava. Così come lo aveva terrorizzato lo sguardo deluso di Yuuri, la sera prima. Una volta scesi si diressero verso il palazzo in cui c'era lo studio. Una volta giunti al piano, sentì Viktor tendersi di fianco a lui. Gli prese la mano e gli sorrise. 

-Buongiorno-disse salutando la ragazza alla scrivania. -Abbiamo appuntamento con l'avvocato, siamo i signori Nikiforov- si presentò Yuuri. 

-Si, buongiorno. Prego accomodatevi l'avvocato sarà subito da voi-disse indicando le poltrone li vicino. Poco dopo un signore sulla cinquantina si avvicinò e porgendogli una mano si presentò come l'avvocato e gli fece strada verso il  proprio ufficio, e chiuse la porta. 

-Prego accomodatevi, immagino che siate piuttosto confusi da quanto è successo e so che Elena, ha cercato di darvi tutte le spiegazioni che poteva, ma io credo di avere molto di più-. 

-In che senso?-chiese Viktor, stupito, guardando l'avvocato e il compagno. 

-Io sono lo zio di Danika, l'unico zio con cui ancora aveva rapporti. So che lei signor Nikiforov, era in contatto con mia nipote e sa, purtroppo, le scelte di mia sorella e di suo marito. Quando mi ha detto di essere incinta, non mi ha voluto dire chi fosse il padre. Poi purtroppo la malattia ha iniziato a portarsela via, e lei voleva essere certa che la bambina non finesse in orfanotrofio, o peggio con la sua famiglia- spiego brevemente l'avvocato. 

-E perché non ha preso lei la bambina?-chiese ancora il russo, poco convinto. 

-Perché come vede non ho l'età per stare dietro da solo ad una bambina di nemmeno di ventitrè mesi. Non sembra ma ho sessantadue anni-spiegò l'uomo, aprendo una cartellina. 

-Quindi Danika, ha indicato me come padre biologico? Non dovrebbe esserci la mia firma sul certificato di nascita?-. 

-Esatto, infatti lei è indicato si come padre, ma solo in una lettera, mentre è stato dichiarato suo tutore legale, affinchè...- disse interrompendosi imbarazzato. 

-Affinchè?-chiese il russo. 

-Voi possiate prendere la bambina, senza alcun impedimento legale, dovuto alla vostra situazione- cercò di spiegare l'avvocato. -Sempre se voi non decidiate di contestare la tutela in quel caso, la bambina verrebbe affidata all'orfanotrofio in attesa di adozione-. 

-Mi scusi, avvocato-chiese Yuuri. -Non capisco a cosa si riferisce con la nostra situazione. Abbiamo una casa nostra, un lavoro e siamo sposati. Non vedo il problema-. 

-E' proprio quello il problema, Yuuri. Vero avvocato?- chiese con durezza Viktor. -Danika sapeva che non avrebbero mai affidato una bambina a due uomini, l'unico modo era dichiararmi padre e tutore, vero?-. 

-Temo sia così, ma vorrei che non giudicasse troppo duramente Danika. So che voleva chiamarla e spiegargli tutto, ma la malattia è peggiorata. Le ha lasciato questa. Credo sia il caso che la legga prima di prendere ogni qualsiasi decisone. Io sarò qui se ha bisogno-disse allungando un bigliettino da visita. 

-Lei e sua nipote, che pensavo di conoscere, avete deciso della mia vita e della vita della bambina, senza nemmeno interpellarmi. Come creda che mi sento, avvocato? Ha una vaga idea di come tutto questo abbia sconvolto la mia famiglia?-disse alzandosi ed uscendo dalla stanza. 

-Lo scusi, è molto sconvolto dalla notizia, credo non abbia ancora realizzato cosa sta succedendo- disse imbarazzato Yuuri. 

-Non c'è bisogno, capisco benissimo come si sente, e avevo detto a Danika che non sarebbe stata una buona idea, ma era piuttosto testarda- disse con voce triste. 

-Mi dia la lettera, e ci dia un paio di giorni per decidere, la chiameremo appena possibile-disse Yuuri, stringendo la mano all'avvocato. 

-Sappia che mi dispiace, se questa notizia vi ha sconvolto, e non vi giudicherò qualunque sia la decisione che voi prendiate- disse ancora, aprendo la porta, al giapponese. Yuuri trovò Viktor fuori seduto su una panchina, in un piccolo giardinetto. 

-Viktor- lo chiamò Yuuri, sedendosi vicino a lui. -Ascoltami, non devi prendere una decisione ora, andiamo a casa e leggiamo la lettera e poi decidiamo, insieme- disse dolcemente. 

-Quindi mi credi? Adesso?-chiese l'altro con tono duro, guardandolo negli occhi. 

-Ho sbagliato Viktor, non dovevo mettere in dubbio le tue parole, e potessi cancellerei ogni singola sillaba, ma le ho dette. Che volessi o no, le ho dette, ma sono sempre stato qui. Sono tuo marito e voglio che prima di prendere una decisione, ci pensiamo bene. Va bene?-. 

-E se non volessi? Mi giudicherai?-chiese poco dopo il russo. -Io non lo so cosa voglio fare, volevo bene a Danika, era come una sorella per me. Ma mi ha mentito-. 

-Ha cercato di proteggere sua figlia, Viktor. Avrà sbagliato, ma voleva solo proteggerla, perché stava morendo. Ti prego Viktor, leggi questa e poi prendi una decisione. Non farlo ora che sei arrabbiato-disse mettendogli in mano la lettera.  

Sopra scritto a matita due semplici parole : Caro Viktor.

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Capitolo 4
*** Caro Viktor ***


Caro Viktor,

Se stai leggendo questa mia lettera la malattia mi ha già portato via, prima che potessi parlarti. Quante volte ho alzato il telefono, per poi abbassare la cornetta. Cosa avrei potuto dirti? Che per la sciocchezza di una notte, ho avuto il regalo più grande della mia vita?

Sono andata in un locale, di quelli che tu non volevi che frequentarsi. Avevo litigato con mia madre, per una questione di soldi..Volevo non pensare a nulla. È stato un attimo. Lui era bellissimo, per un secondo non ho pensato a nulla. Poi è arrivata Sasha, è stata una sorpresa. Ma mi vergognavo. Avevo infranto una promessa con te. Con il mio migliore amico. Ed ero sola. Quando i miei l'hanno saputo mi hanno detto che ero una sgualdrina e non sapevo cosa fare. Ero dispertata. Forse meritavi di sapere, e di certo ora mi starai odiando. Ti sentirai tradito e deluso,e hai ragione..ma ero disperata. Non sapevo cosa fare e la mia famiglia,lo sai, non mi ha mai perdonata.

 

Ho mentito tante volte, ma ho mentito anche a te. Ogni volta che mi telefonavi,ti ho mentito. Volevo dirtelo. Lo so, ti ho indicato come padre biologico, e non lo sei. Ma era l’unico modo per salvare la mia bambina. Non avrebbero mai dato una.bambina in adozione ad una coppia speciale come voi se fossi stato solo il tutore legale. Ho fatto una scelta.

 

So che non vuoi figli,perché dici di non aver mai provato cosa significa essere una famiglia. Ma hai sempre mentito a te stesso. Tu una famiglia l’hai trovata. È Yuuri. Vedo come parli di lui, di sua madre di sua sorella. Lo vedo attraverso i tuoi occhi. Anzi, lo vedevo. Mio zio farà in modo che tu abbia una scelta. Non sei obbligato a rimediare ancora ad un mio casino. Lo hai sempre fatto, per anni e anni. Ho scoperto che le donazioni anonime alla mia scuola erano tue. Vorrei veramente che ti occuparsi di Sasha. Sei l'unica persona a cui affiderei la mia vita.

 

Yuuri, in questo momento sarai vicino a Vitya perché lo ami. E so che sarai confuso e di certo addolorato. Perdonami per averti messo in mezzo. E averti causato dubbi e dolore. Sappi solo che Viktor lontano da te non è nulla. Non esiste, si annulla completamente. Perdonami per tutto questo.

 

Vegliero’ sempre su di voi. Qualunque sia la decisione che prenderai.

 

Ti voglio bene,

Tua Danika.

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Capitolo 5
*** siamo una famiglia? ***


-Victor, andiamo a casa-disse dolcemente Yuuri, appoggiandogli una mano sulla spalla, ma il compagno non rispose. Fissò quella lettera, stretta tra le mani. -Vorrei restare solo, Yuuri-sussurrò appena alzandosi. 

-Viktor, non credo che...-iniziò Yuuri, ma fu interrotto dalla voce carica di dolore del russo. 

-Ti prego Yuuri, non ho la forza per una discussione con te, ora. Solo, dammi... lasciamo solo, vai a casa-disse ancora. 

-Perché vuoi stare da solo ora ?-chiese ancora il compagno. 

-Cazzo Yuuri, mollami- ringhiò l'altro, allontanandosi, e lasciando un Yuuri visibilmente sconvolto, davanti alla panchina. Attese un paio di minuti, fino a quando Viktor non fu che un piccolo puntino lontano tra i palazzi, e chiamò Yuri. Il biondo parlò con il taxista e dopo poco Yuuri entro in casa, trovando l'amico seduto sul divano. 

-Viktor?-chiese, il biondo. 

-Vuole restare solo-disse l'altro. Poi scusandosi scappò in camera, per evitare di far vedere all'latro quanto il rifiuto del compagno, lo avesse ferito. Si spogliò, riempì la vasca di acqua calda e, sciolta dentro una bustina di sali delle terme, si lasciò andare ad un pianto a dirotto, cullato dall'acqua calda. Una volta sfogatosi, si rivestì, e scese nella sala. Cercò Yuri, ma senza successo. Si avvicinò alla libreria e aprì una delle ante, trovando dentro svariate bottiglie aperte. -Ma che diavolo sono?-disse allungando una mano e prendendone una in mano, portandosela al naso. 

-Cosa stai facendo?- chiese con ostilità Yuri, fermandosi sulla porta della cucina. 

-Potrei farti la stessa domanda- rispose l'altro, prendendo una bottiglia ed andando in cucina, svuotandolo il contenuto nel lavandino. 

-Ma sei idiota?- disse il biondo avvicinandosi e provando a togliergli di mano la bottiglia. 

-Credi non ti abbia visto? Hai le occhiaie, avrai perso almeno otto chili, se non di più. E stai tutto il giorno in casa-ringhiò il giapponese, buttando la bottiglia, andando poi verso la libreria per prendere altre due. 

-Ti prego, non farlo- mormorò Yuri, guardandolo. 

-Cosa?-chiese il giapponese, bloccandosi. -Cosa?-. 

-Non buttarlo, è l'unica cosa che mi aiuta-singhiozzò il biondo, lasciandosi cadere sul divano. -Non voglio pensare, non voglio pensare. Perché a me? Perché?-continuava a ripetere il biondo. 

-Mi spieghi cosa è successo?-chiese Yuuri, dolcemente, sedendosi vicino a lui. 

-Io e Altin ultimamente avevamo dei problemi, delle incomprensioni. Erano più i giorni che litigavamo che gli altri- iniziò il ragazzo. 

-Litigavate per cosa?- lo spronò a parlare l'amico. 

-Per delle cavolate. La carta igienica finita, il dentifricio aperto, il fatto che lui volesse un cane e io no. Voleva stabilità. Diceva che un cane serviva per incominciare ad allargare la famiglia. E io avevo paura. E dopo l'ennesima litigata, lui è andato via- spiegò. 

-Lui ?-chiese il giapponese, guardandolo. 

-Beh, gli avevo lanciato tutta la sua roba fuori dall'appartamento. Prima che arrivassero i giornalisti, il suo agente pagò due ragazzi per far finta di litigare, depistandoli. Ed evitando ad entrambi uno scandalo- spiegò l'altro, asciugandosi il viso con la manica della felpa. 

-Non ci siamo sentiti per dieci giorni... Poi è comparso quell'articolo sul giornale. Gli ho spedito il suo anello, e gli ho detto di non farsi più vedere- disse sottovoce. 

-Non avete parlato ?-chiese ancora il giapponese. 

-No, quella sera mi sono ubriacato e per la prima volta ho dormito...- spiegò arrossendo. 

-Da quanto va avanti questa storia ?-chiese Yuuri, alzandosi. 

-Da alcuni mesi- . 

-E non potevi venire in Spagna da noi ?-disse Yuuri, osservando l'amico. 

-Io non ci avevo pensato, era facile...-disse bloccandosi. 

-Era più facile attaccarsi alla bottiglia, che chiamare i tuoi amici?-finì per lui, il giapponese. 

-E' tutto un casino, mi manca tantissimo, e allo stesso tempo, lo odio- spiegò Yuri. Aprendo il cassetto del tavolino, tirando fuori una rivista. -Cos'ha che io non ho?-chiese piangendo. 

-Nulla YuriO-disse abbracciandolo e chiamandolo con il suo nomignolo. -Nulla- ripetè. Poi si alzò prese le riviste, uscì di casa e le gettò nel cassonetto della carta. 

-Avrei dovuto farlo io- disse alzandosi e asciugandosi gli occhi. -Scusami, ti ho buttato addosso i miei problemi, quando tu...-. 

-Io devo solo parlare con Viktor, e cercare di fargli cambiare idea-rispose il giapponese, convinto. 

-Non credo ci riuscirai, lo sai ?-disse il biondo, guardandolo. 

-Quando voglio posso tutto, anche soffiare un oro, ad un poppante- rise Yuri, felice di vedere il biondo ridere di gusto alla battuta.  

Verso l'ora di cena di Viktor, non si avevano ancora notizie, e Yuuri, ormai molto preoccupato per il compagno, gli inviò un messaggio. 

"Dimmi solo che stai bene" scrisse Yuuri. 

"Non sto bene" rispose poco Viktor. Poi il telefono segnalò l'arrivo di un nuovo messaggio. "Dobbiamo parlare". Ed un brivido attraversò la schiena del giapponese. 

-E' vivo ?-chiese poco dopo Yuri, osservandolo. 

-Ha detto che dobbiamo parlare-rispose Yuuri, sedendosi sul divano, in silenzio. La mente che scorreva ai pochi dobbiamo parlare, che spesso terminava con dormite sul divano e giorni interi di incazzatura. 

-Magari, ha preso una decisione- disse il biondo, allungandogli una tazza di the caldo. 

-Senza...- disse Yuuri, accennando un sorriso amaro, e prendendo la tazza tra e manoi. 

-Yuuri, hai sempre vissuto facendoti mille seghe mentali, non era una cosa che dovevi decidere tu. Ma di Viktor. Viktor è in questa situazione...-. 

-Ma che diavolo stai dicendo ?-sbottò il giapponese. -Siamo sposati, siamo una coppia e le scelte si fanno in due-. 

-L'amore finisce Yuuri. Continui a vivere nel tuo bellissimo mondo fatato, ma la realtà,  fuori, è ben diversa. E prima o poi ti prenderà a calci nel culo. Quindi, apri gli occhi-disse semplicemente. 

-Stiamo parlando di me o di te ?-chiese l'altro, poco dopo, rilasciando sull'amico tutta la rabbia, la frustrazione e la preoccupazione dell'intera storia. -Tu non hai mai creduto nell'amore, sei sempre stato cinico e Sa solo Dio, la fatica che ha fatto Altin i primi mesi. Sbattendo contro la tua corazza, fatta di parolacce, insulti. Sei sempre stato un misantropo, e se sei cambiato è stato grazie alla sua pazienza. Io vivo nel mondo fatato, ma almeno ho le palle di affrontare Viktor, tu sei stato solo in grado di attaccarti alla bottiglia-. 

E Yuri incassò in silenzio il colpo, anche se faceva male.Faceva male quel fiume in piena. Facevano male quelle parole, sputate per rabbia, dal suo migliore amico. Facevano male perché era la verità, e lui lo sapeva. Sapeva di aver sbagliato con Beka, ma era troppo incazzato, e aveva preferito chiudersi a riccio. Allontanandolo da lui. Era colpa sua se Otabek, lo aveva tradito. Era colpa sua. Lui aveva spinto il compagno, tra le braccia di un'altra persona. Ma cercò di non darlo a vedere. Odiava che Yuuri lo conoscesse così bene, l'unica persona che lo capiva così al volo, lo aveva tradito. Il nonno non c'era più e lui era nuovamente da solo. Si asciugò una lacrima, poi un'altra. Si alzò, barcollando appena, scostando la mano dell'amico. -Scusami- stava dicendo il giapponese, ma lui non lo lasciò terminare, alzando una mano. Si alzò, si diresse in cucina, posò la tazza e andò in camera, sbattendo appena la porta. 

Viktor, stava rileggendo per la centesima volta la lettera, ormai la sapeva a memoria. All'inizio, era talmente arrabbiato che passando davanti ad un piccolo bidone nel parco, ve l'aveva gettata dentro, per poi tornare sui suoi passi, dopo pochi secondi. Poi l'aveva osservata, senza avere il coraggio di aprirla. Nel piccolo parco, c'era un laghetto artificiale, e si fermò ad osservare le piccole famiglie intorno. E per un attimo si immaginò tra una decida di anni, seduto sulla panchina, vicino a Yuuri, che osservavano la loro bambina che rincorreva felice una palla. Fu un urlo ad attirare la sua attenzione. Una bambina singhiozzava al centro del laghetto. Il ghiaccio, si stava rompendo, forse a causa delle elevate temperature dei giorni scorsi. Non ci pensò su molto, tastò la superfice del ghiaccio cercando di capire quando fosse solido, poi appoggiandosi sulla pancia, raggiunse il centro, non prima di esseri tolto l'ingombrante cappotto, stando attento a non fare troppe brusche manovre. 

-Va tutto bene, tesoro- disse guardando la bambina, che una volta ripresosi dallo shock lo stava guardando, scuotendo la testa. 

-Ho paura-disse sottovoce, restando immobile, poi si spostò appena e il ghiaccio scricchiolò sotto di lei, e la bambina tornò a piangere. 

-Tesoro, guardami va tutto bene- disse ancora Viktor, cercando di tranquilizzarla. -Ora mi devi ascoltare però-disse delicatamente. -Devi cercare di prendere questo bastone-. 

-Se mi muovo cado nell'acqua e non so nuotare- aveva detto la bambina, piangendo e scuotendo la testa, muovendosi appena. 

-Tesoroascoltami. Io conosco molto bene il ghiaccio, e vedrai che se mi ascolti non si romperà, ma devi fidarti di me. Va bene? Io mi chiamo Viktor, e tu?-. 

-Lisa. Elisabeth-rispose in un sussurro. 

-Bene Lisa, ti fidi di me ?-chiese guardandola, e la bambina fece un segno affermativo con la testa. 

-Bene Lisa, ascoltami bene. Devi cercare di muoverti piano e prendere questo bastone e non mollarlo mai-disse nuovamente Viktor, sentendo cedere appena il ghiaccio sotto di se . La priorità ora era, fare in modo che la bambina cadendo, perché ormai era questione di un attimo, fosse almeno legata. Si guardò intorno. -Stai ferma Lisa, aspetta ho un'idea-disse. Vedendo che un uomo gli aveva gettato una corda. La prese e con l'aiuto del bastone la allungo vicino alla bambina. 

-Ora prendi questa corda e tienila forte, non mollarla, va bene, tesoro ?- disse il russo. Attese che la bambina prendesse la corda, poi facendo leva con le mani, scattò verso di lei, stringendola, mentre il ghiaccio sotto di loro, cedendo, si rompeva. 

-Grazie, grazie-continuava a ripetere la donna, guardando Viktor e cercando di abbracciarlo.  

-Non ho fatto nulla-rispose, stringendosi a  la coperta calda che gli aveva dato un paramedico. -Come sta Lisa?-chiese, preoccupato. 

-Sta benissimo, ha solo ingerito un po' di acqua e la portano in ospedale, per dei controlli-rispose un paramedico, mentre lui osservava l'ambulanza andare via. 

Un ufficiale di polizia lo avvicinò chiedendogli i dati, non prima di avergli fatto una ramanzina con i fiocchi.  

-Dove alloggia?-disse guardando i documenti. 

-A casa di un amico-rispose. 

-Vuole che le chiamo un taxi?-chiese, guardando i suoi vestiti bagnati. 

-Si, grazie. Il mio telefono credo sia finito in fondo al lago- ringraziò Viktor, prendendo il cappotto, alzandosi il cappuccio sulla testa, infilando le mani in tasca, toccando la lettera.  

Era seduto sulla volante al caldo in attesa del taxi, quando la aprì. Restando senza fiato. Con poche parole, Danika, si era giustificata e per un attimo sentì la mancanza della sua migliore amica. Famiglia. Una parola in cui Viktor non credeva. Gli unici famigliari che aveva si era avvicinato a lui, con l'intento di spillargli soldi. Ma Danika, come sempre, aveva ragione. Yuuri era la sua famiglia e nelle famiglie si litiga, si ci ama e si prendono decisioni. Avrebbe raccontato le sue paure al compagno, e le avrebbero affrontate. Ma di una cosa era certo, voleva vedere la figlia di Danika, quello glielo doveva. La sua migliore amica, contava su di lui e non l'avrebbe delusa. Avrebbe trovato una soluzione, magari cercandogli una famiglia, ma di certo l'avrebbe tolta da quel posto. 

-Signore?-lo chiamò un poliziotto, bussando sul vetro. -Il suo taxi- disse, indicando una macchina. 

-La ringrazio-disse scendendo, diede l'indirizzo e attesa di tornare a casa.  fu in quel momento che squillò il cellulare con un messaggio di Yuuri. Dopo avergli risposto, stava per metterlo via, ma lo riprese. Dovevano parlare e dovevano farlo subito. Lo aveva trattato malissimo, si era comportato al peggio, e sperava solo che Yuuri non fosse troppo arrabbiato. Esitò un secondo sulla porta, e poi si decise a bussare. Yuuri si spostò per farlo passare, e Viktor, una volta chiusa la porta lo baciò.  

-Sono stato uno stronzo-disse guardandolo negli occhi. 

-Dimmi qualcosa che non so-rispose il giapponese. 

-Ti amo?-domandò Viktor. 

-So anche questo-rispose il giapponese, accorgendosi dei vestiti zuppi del compagno.  

-Ho solvato una bambina da cadere nel lago ghiacciato-rispose, scuotendo le spalle, come ad archiviare la conversazione, come poco importante. 

-Ma cosa...- chiese il giapponese. Poi sbuffando gli tolse il cappotto e lo portò in bagno, gli tolse i vestiti e preparò l'acqua dentro la vasca, osservando il naso di Viktor sempre più rosso. 

-Dobbiamo parlare-disse trattenendo a stento un tremito nella voce. 

-Lo so, ma se non vuoi ammalarti devi entrare qui-rispose il compagno. 

-Ma è importante-rispose Viktor, testardo. Uscendo dalla stanza nudo, andando in sala e porgendo poi al compagno la lettera. 

Yuuri la aprì e la lesse, alzando poi gli occhi verso il compagno. -In acqua ora-disse indicando la vasca. 

-Yuuri...-disse Viktor, toccandogli una spalla. 

-Ho detto in acqua- ripetè con tono deciso il giapponese, facendo sbuffare il russo. 

-Sei dispotico- sorrise. -E comunque quello che ti devo dire è importante-disse ancora, guardando il compagno. 

-Anche conoscere tua figlia con la febbre alta, lo è-rispose il giapponese, chiudendo l'acqua e voltandosi. 

-Cos... cosa hai detto?- balbettò Viktor, sedendosi nell'acqua calda e sospirando di piacere. 

-Ormai conosco cosa succede qui dentro-disse toccandoli la tempia. -E so che volevi parlarmene, e si sono d'accordo-disse baciandolo. 

-Non ti merito, sono stato uno stronzo, eppure te...-disse con voce bassa. 

-Siamo una famiglia, giusto ?-disse spogliandosi ed entrando nella vasca con lui.

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Capitolo 6
*** impossible in nothing ***


-Non ti merito, sono stato uno stronzo, eppure te...-disse con voce bassa. 

-Siamo una famiglia, giusto ?-disse spogliandosi ed entrando nella vasca con lui. 

 

Non ci aveva prestato molta attenzione, fino a quel momento. Era abituato ad essere seguito dalle fan. Ma quella macchina era diversa dal solito. Stava uscendo dal supermercato, con la borsa stretta al petto, quando la rivide. La stessa che era stata parcheggiata sotto casa sua e fuori dalla palestra negli ultimi giorni. Provò ad avvicinarsi ma questa, inserita la retromarcia, fuggì. Lasciando Yuri basito. Forse cercavano Viktor, magari la notizia si era sparsa, e quelle canaglie di giornalisti, cercavano lo scoop facile. Sbuffando caricò la spesa sulla macchina e si diresse a casa. Yuuri e Viktor erano usciti presto, quindi non aveva nessuna fretta di tornare a casa. Poteva tranquillamente passare a trovare il nonno. Il cimitero distava appena venti chilometri. Sintonizzò la radio e prese la superstrada. Di certo il nonno lo avrebbe aiutato a pensare con chiarezza. 

 

Quando il taxi si fermò davanti all'istituto, Viktor reprimette a fatica un gemito, senza riuscire però a nascondere il tremore nelle mani. Dopo aver tirato un lungo sospiro Viktor usciì seguito dal compagno. Allungò le banconote al taxista e si guardò intorno. Più che un orfanotrofio sembrava un campo dell'esercito. Lunghi finalmente di filo spinato su tutto il perimetro e muri pieni di muchi, che una volta era certa, fossero rossi. Purtroppo non era la prima volta che metteva piede in quei luoghi dimenticati da Dio. Fece un primo passo, e poi un altro. Aprì la porta e l'odore gli riempì le narici, strinse forte la mano del compagno. Si avvicinò ad una piccola scrivania, dove un'austera signora, stava scrivendo su un quadernone. 

-Dica?-chiese senza alzare gli occhi da quello che stava facendo. 

-Sono il Signor Nikiforov, siamo qui per mia figlia- disse, ritrovando un po' di calma, e riuscendo così a mantenere un tono tranquillo. Fu solo allora, che la donna alzò gli occhi, incrociando quelli del ragazzo. 

-I fogli?- chiese senza aggiungere altro e Viktor si girò verso Yuuri, prendendo la cartellina. 

-Mi segua-disse dopo aver analizzato attentamente i fogli ed aver osservato Viktor intensamente. Viktor e Yuuri, seguirono la donna al piano superiore. 

-Come mai è un orfanotrofio di bambini e non si sente nessuna risata, o si vede alcun gioco?-chiese Yuuri, guardandosi in giro. 

-Perché questi posti sono lager-rispose in inglese, per non farsi capire dalla donna davanti a loro. 

-In questa stanza, solo lei-disse indicando Viktor. 

-Ma lui è mio marito- disse Viktor, fermandosi. 

-Qui non conosciamo queste unioni, e lui non è citato sui fogli. Vuole conoscere la bambina, può entrare, ma dovrà farlo da solo-ripetè la donna. 

-Yuuri...-disse Viktor, ma venne interrotto dal compagno.  

-Ho capito, non c'è problema io ti attendo qui-disse indicando delle sedie poco distanti, sorridendogli. -Vai a conoscere tua figlia, io non scappo-. 

-Ma non è giusto-ribattè il russo. 

-Non ho tutto il giorno-ringhiò la donna di fianco a lui, prendendo una chiave dalla tasca e aprendo poi una porta. Una volta dentro Viktor sentì il cuore stringersi. In un lato, dentro ad un recinto c'erano alcuni bambini che gattonavano appena, seguiti da una giovane e sorridente ragazza.  

-Livia- chiamò la donna e la ragazza, si alzò in piedi, osservandola. 

-Prendi la numero ottantuno, e portala nell'altra stanza-disse freddamente, e la ragazza sparì dietro ad una porta bianca. 

-In quella stanza- disse indicando una porta nera. E detto ciò uscì dalla stanza, senza aggiungere altro. 

Viktor si avvicinò lentamente alla porta e bussò appena. Una ragazza gli aprì la porta, sorridendogli amichevolmente. 

-Salve, signor Nikiforov, venga-. 

-La prego mi chiami Viktor-rispose l'altro, notando che la ragazza era all'incirca della sua età. 

-Certo, Viktor. Va bene. Sei pronto-chiese guardandolo. 

-Avrei preferito ci fosse anche mio marito con me-disse sottovoce. 

-Tranquillo, per me non ci sono problemi se sei gay, anzi. Sei stato un esempio per molti giovani-disse sempre sorridendo. 

-Io non so se sono pronto-disse titubante, guardano il box. 

-E' un grosso cambiamento, soprattutto per lei- gli disse la ragazza, appoggiandogli la mano sulla schiena e spingendolo avanti. -Hanno detto che non sei sicuro, che non è certo che la porterai via-disse con tono triste, la ragazza. 

-Io non lo so- rispose il russo. -Ho scoperto di lei solo alcuni giorni fa, e non so se sarò un buon padre per lei-. 

-Di certo, la salveresti da questo posto, e già solo quello per lei sarebbe una salvezza, ma non posso decidere io per te-rispose la ragazza. 

-Io non ho mai avuto un padre-disse ancora. 

-E sei diventato un'icona per molti giovani e un esempio da seguire. Pensa lei cosa potrebbe diventare con te e Yuuri come padri-. 

-Conosci mio marito?-chiese stupito. 

-Beh, è un po' difficile non conoscervi, avete dato parecchio scandalo, durante le gare. Non vi siete mai nascosti-rise la giovane. 

-E' che volevo ci fosse anche Yuuri con me-disse avvicinandosi al box, e guardando dentro. Una bambina dagli occhi color cioccolato lo osservava curiosa, per poi sciogliersi in un sorriso sdentato. 

-Oh cielo-disse solo, guardandola. -Come si chiama? -chiese, senza mai staccare gli occhi dalla bambina.  

-Sasha-rispose la ragazza. -Vuoi prenderla in braccio? -. 

-Io non so come si fa, non vorrei mi cadesse - rispose terrorizzato. 

-Ci sono io con te, per questo. Guarda me-disse abbassandosi e prendendo in braccio la bambina, tenendole una mano sulla schiena, impedendole di cadere all'indietro. -Ecco- disse porgendogliela. 

-Io non...- ma non ebbe tempo di terminare la frase perché la bambina si arpionò con la manina al colletto della camicia. 

-Credo che lei h già deciso anche per te-disse sorridendogli e mettendogli in braccio la bambina che lo osservava mordendosi un pugno. 

-Sei bellissima-disse Viktor commosso, voltandosi verso la ragazza, ma non la vide più. Per un attimo fu preso dal panico, e la bambina, notando la sua tensione, diede i primi segni di impazienza. -Oh ti prego, non piangere perché non ho la più pallida idea di cosa fare. Lo sai? -disse parlando alla bambina che gorgogliò felice. 

-Tu ridi, ma sei sicura che tua mamma ha fatto la scelta giusta? -le chiese, e la bambina sbattè le sue manine umide sulla faccia del russo. 

-E' un siTesoro? Mi stai dicendo quello? -chiese l'altro, accarezzandole una guancia, con un dito. 

-Siete bellissimi-disse una voce famigliare dietro di lui, che lo fece sobbalzare appena. 

-Yuuri, lei è... lei è Sasha. Mia figlia- rispose commosso. 

-Ciao Sasha io sono Yuuri-disse il giapponese avvicinandosi. 

-E' il tuo papà, se per lui va bene-disse Viktor, all'orecchio della bambina, osservando il compagno. 

-Per me?- rispose il giapponese, osservandolo stupito. 

-Non prenderei mai una decisione così importante senza di te-. 

-Lo voglio-rispose Yuuri, guardando nuovamente la bambina. -Con te, voglio tutto-disse ancora, senza staccare gli occhi da Sasha. 

-Ti amo-rispose Viktor, mentre una lacrima scendeva sul suo viso. 

-Devi uscire-disse la ragazza, guardando Yuuri. -Mi dispiace ma sono molto severe qui, le regole-disse dispiaciuta. 

-Ti aspetto fuori-disse Yuuri, allontanandosi. 

-Ora cosa succede? -chiese Viktor, guardando la bambina che si stava addormentando. 

-Ora ci sono tutte le pratiche da compilare e tra un paio di giorni potrei prendere la bambina e portarla a casa-. 

-Un paio di giorni? -chiese allibito. 

-Si, mi dispiace- disse la ragazza.  

-Io non lascio ancora qui mia figlia-ringhiò il russo. 

-Non è colpa mia, lo sai-rispose la ragazza. -Ma credo che tu possa convincere la strega di sotto, con una buona donazione. Io ovviamente non ho detto nulla- disse prendendo la bambina e portandola in camera. 

Viktor lasciò la stanza, sbattendo quasi la porta. Yuuri sobbalzò vedendolo così arrabbiato. -Che succede?-chiese, ma non ottenne risposta. Scesero al piano di sotto e andarono dalla donna che era nuovamente seduta alla scrivania. 

-Voglio la mia bambina-disse senza mezzi termini. 

-Tra un paio di giorni, ci sono dei fogli da compilare, dei documenti, è una prassi abbastanza lunga- disse la donna. 

-E per accorciare questa prassi?- chiese il russo. 

-Non è possibile, la legge...-disse la donna interrompendosi quando vide l'altro compilare un assegno a sei zeri. 

-Questa donazione può bastare?-chiese, guardandola negli occhi. 

-Direi che potete prendere la bambina, adesso-disse sorridendo maligna, guardando l'assegno. 

-Che schifo di donna-disse Yuuri, guardandola. 

-Andiamo a prendere nostra figlia-disse prendendolo per mano e salendo al piano superiore. 

 

Quando Yuri sentì suonare alla porta, si alzò dal divano sbuffando. -Cotoletto se hai di nuovo dimenticato le chiavi... -disse aprendo la porta, trovandosi però davanti un ex fidanzato, piuttosto alterato. 

-A... A... Altin?-chiese l'altro, balbettando. 

-No! Babbo Natale!- ringhiò il kazaco, entrando in casa, e chiudendosi la porta alle spalle.  

-Entra pure-ringhiò ironico il biondo, osservando la schiena del compagno.  

-Dobbiamo parlare-disse Beka, voltandosi, ad osservarlo, con le mani appoggiate sui fianchi. 

-Non abbiamo nulla da dirci, anzi per quanto mi riguarda, puoi anche andartene. Vattene-disse indicando la porta. 

-Non vado da nessuna parte-ringhiò l'altro alzando la voce. 

-Non ti voglio in casa mia- urlò Yuri. 

-Non me ne frega nulla di quello che vuoi tu-rispose urlando ancora più forte, il moro. 

-Perché mi fai questo, cosa vuoi ancora da me? Non ti è bastato umiliarmi davanti al mondo intero?- singhiozzò Yuri. 

-Yura, io...-ma fu interrotto dalla mano dell'ex compagno, che lo schiaffeggiò con forza. 

-Hai perso il diritto di chiamarmi così, quando ti sei scopato una donna-disse tagliente il biondo. 

-E' stata tutta una montatura del mio manager, io non ne sapevo nulla, Yuri. Non ti avrei mai tradito, io non pensavo ci fossero i giornalisti-. 

-Non ti avrei mai tradito?- ripetè il biondo. -Quindi l'hai fatto?- chiese facendo un passo avanti. -Guardami- urlò il biondo. -Mi hai tradito? - urlò ancora. -Guardami, maledizione- urlò più forte, colpendo al petto il moro. 

-Si, ma non come credi tu. Era la mia ex fidanzata, mi ha baciato e io mi sono tirato indietro, subito dopo. Ma era solo un bacio, e poi le ho detto che c'eri tu. Ho saputo solo dopo che era stato tutto organizzato dal mio manager. Te lo giuro Yuri. Fammi spiegare, in albergo non è successo nulla-. 

-Vattene-disse solo il biondo. -Esci da casa mia-. 

-Yuri, ti prego. Io ti amo. Non farmi questo-. 

-Cosa non dovrei fare? Beka? Cosa? Non sono io che vado in giro a baciare ex fidanzate, davanti ai paparazzi- ringhiò il biondo. 

-Possiamo parlare come adulti? Non mi hai risposto, hai cambiato casa. Ho dovuto pagare un investigatore privato per trovarti. Se non ti amassi, avrei fatto tutto questo? -chiese con voce stanca. 

-Ti prego, Beka. Vattene. Non facciamoci altro male-. 

-Perché mi fai questo? -chiese Beka, guardandolo. 

-Perché non mi fido di te e di quello che mi vorrai dire- disse sottovoce Yuri. -Ora ti prego, vattene-disse aprendo la porta. 

-Me ne vado ma non finisce così- disse l'altro passandogli davanti, uscendo dalla casa dell'ex compagno. 

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Capitolo 7
*** finalmente a casa ***


Viktor guardò il compagno sorridendo. Era fortunato, era dannatamente fortunato. Aveva atteso paziente che arrivasse l'avvocato con i fogli. Li in silenzio, cercando quasi di non farsi vedere. Forse temeva che quella vecchia megera potesse avere un ripensamento. Non che ci fosse alcun pericolo e Viktor lo sapeva. In un posto come quello, i bambini, erano semplicemente dei sacchi pieni di soldi, nulla di più.

 

Dopo quasi due ora, Viktor e Yuuri furono finalmente liberi di tornare a casa, con la piccola Sasha.

Viktor- lo bloccò l'avvocato poco prima che salisse sul taxi. -Danika sarebbe fiera di lei. Grazie per quello che avete fatto per Sasha- disse con gli occhi lucidi, guardando prima il russo e poi Yuuri.- Vorrei solo bisogno di chiederle una cosa, se possibile- continuò un po' in imbarazzo.

-Può chiedermi quello che vuole- rispose Viktor, sorridendo, sempre tendendo la figlia tra le braccia, che ormai dormiva, succhiandosi un pollice.

 

-Vorrei avere qualche foto, di tanto in tanto, per sapere come cresce la bambina, se non è di troppo disturbo- disse l'uomo, avvicinandosi e guardando la bambina dormire.

-Assolutamente, anzi- disse ancora Viktor, -Vorremmo che facesse parte della sua vita, che le racconti di sua madre e che mantenga vive le tradizioni-.

 

L'avvocato lo guardò stupito per un paio di secondi, mentre assimilava la notizia. -Danika aveva ragione, lei sarà un ottimo padre- disse commosso, appoggiando le labbra sulla fronte della piccola. Dopo essersi stretti la mano, Yuuri, Viktor e Sasha, si diressero a casa di Yuri, che li stava aspettando impaziente. Quello che non si sarebbero mai aspettati era scoprire che il biondo in loro assenza, aveva svaligiato un negozio per bambini. Ogni sorta di peluche era appoggiato sul divano, dove vicino c'era una sdraietta. La camera degli ospiti era stata trasformata in un nursery.

 

-Yuri?- domando Viktor guardandosi intorno per poi guardare l'amico.

 

-Io non sapevo cosa le piacesse, e ho preso tutto- rispose il biondo imbarazzato.

 

-Si ma come hai fatto in così poco tempo?- chiese il moro, abbracciando un piccolo maialino di peluche.

 

-Ehi io sono ricco, e qui mi conoscono- disse sorridendo, per poi avvicinarsi a Viktor. -Posso prenderla?-chiese dolcemnete.

 

-Certo, sai come si tiene un bambino?- domandò, guardando l'amico.

 

-Di certo ho la tua stessa esperienza- disse l'altro, indeciso su come prendere la bambina senza farla cadere.

 

-Che ne dici se ti siedi?- suggerì il moro, vedendo i due in difficoltà.

 

-Si credo sia una buona idea- diss il biondo, sedendosi seguito da Viktor.

 

-Oh cielo è stupenda- disse Yuri, guardando la bambina che poco dopo iniziò a dare segni di impazienza, facendo andare il russo in agitazione.

 

-Credo abbia fame- suggerì Yuri. -E debba anche essere cambiata- disse prendendola e annusando il pannolino.

 

-Cambiare il pannolino?- mormorò Viktor, in panico. -Io non ho la minima idea di come si faccia-.

 

-Quello è il meno, il vero problema è che non abbiamo comprato i pannolini- disse Yuuri, guardandosi intorno.

 

-E ora come facciamo?- chiese Yuri. -Non possiamo di certo andare in un supermercato e comprare un pacco di pannolini. Tempo zero e saremmo circondati di giornalisti-.

 

-Sinceramente a me non mi interessa, anzi. Domani la porto dal primo pediatra e poi comunicherò a tutti che sono papà. Anzi che siamo papà- disse guardando il compagno.

 

-Si belle parole, ma ora come facciamo con lei?- disse indicando la bambina, che continuava a dare segni di disagio.

-Potremmo usare della magliette, stanotte, e domani usiamo i pannolini-disse sorridendo.

 

-La camera degli ospiti è piena di cose per lei, dai vestiti ai giocattoli- disse Yuri,

alzandosi.

 

-Bene. Allora andiamo di sopra- disse Viktor, baciando la bambina sul viso. -Inoltre la principessa ha bisogno di un bel bagno- arricciando il naso.

 

-Un passo per volta- disse Yuuri, accarezzando la bimba.

 

-Come mai hai tanta esperienza con i bambini?-chiese Viktor, guardando il compagno, che con poche mosse aveva spogliato la bambina e usando una vecchia maglia di Yuri, aveva provveduto a creare un piccolo pannolino di fortuna, mentre il biondo, riempiva la bacinella di acqua tiepida.

 

-Mi capitava spesso di aiutare mia madre con i figli dei clienti-disse come se nulla fosse. Mentre con un panno caldo passava una lozione sulla pelle della bambina, per poi toglierla con l'aiuto di un bicchiere, mentre Viktor lo osservava rapito.

 

-Ed ecco la piccola Sasha profumata, pronta per il biberon- disse porgendo la bambina al compagno.

 

-Ovviamente tu sai come si prepara un biberon vero?-.

 

-Certo e da domani lo saprai anche tu- rise Yuuri, scendendo in cucina.

 

[to be continued...]

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Capitolo 8
*** E' stato un errore ***


Il giorno dopo di buon'ora, Yuuri si diresse al supermercato della zona per comprare i pannolini per la bambina. Non che ci fosse stata molta scelta, nella decisione. Viktor non aveva la benchè minima idea di quali prendere e Yuri non moriva dalla voglia di uscire di casa, per paura di trovarsi l'ex di fronte. Ex che aveva continuato a tempestarlo di chiamate e messaggi, tanto che per un attimo aveva preso in considerazione l'idea di cambiare numero. Ma non l'aveva fatto, trincerandosi dietro un: tutti hanno questo numero, che in realtà voleva dire che le chiamate di Beka ancora gli facevano mancare il respiro. 

Quando Yuuri rientrò, dopo un'oretta, di certo non si aspettava di trovare Sasha urlante sul divano, e i due russi che discutevano animatamente, quasi ignorandola. Appoggiò, o meglio gettò per terra le biste della spesa, e scostando i due di malo modo prese in braccio la bambina, sussurrandogli parole dolci all'orecchio, asciugandole le lacrime ancora incastrate nelle lunghe ciglia. 

-Yuri, noi...-  disse Viktor, guardandolo, ma venne interrotto dallo sguardo di fuoco del compagno. 

-E' colpa sua-si difese l'albino indicando il biondo. -Voleva metterle una tutina tigrata, mentre io volevo mettere quella da orsetto-. 

-Brutto vecchiaccio infame, non mi mettere in mezzo-ringhiò Yuri, guardandolo storto. 

-Hai iniziato tu- su difese Viktor. -Yuuri, veramente...- 

-Basta- alzò la voce il giapponese, mentre Sasha tra le sue braccia si muoveva a disagio. -Ma quanti anni avete? -chiese ancora abbassando il tono. -Vi lascio soli, mezz'ora e torno con la bambina in lacrime e voi che discutete. Vi rendete conto? No, zitto. Non una parola- disse bloccando il compagno che aveva cercato di parlare. -Li ci sono i pannolini, prendili e portali in camera , YuriO-disse calcando il nome- tu, in cucina a preparare un biberon di latte e miele- disse con tono autoritario. 

I due ragazzi lo fissarono in silenzio alcuni secondi. -Ho detto ora- disse ancora voltandosi per sdraiarsi sul divano, sorridendo, mentre gli altri sparivano. 

-Vedi Sasha, ogni tanto bisogna ricordare ai due chi sono i bambini, ma vedrai il tuo papà, sarà il migliore e anche lo Zio Yuri- disse il moro, osservando la bambina, che rapita, fissava le sue labbra. -E tra poco torneremo a casa, ma prima dobbiamo risolvere un piccolo problema con quella testa bacata dello zio-. E la bambina sorrise felice, gorgogliando. -Brava, piccola pulce-disse baciandogli la punta del naso. 

-Ho sistemato i pannolini-disse Viktor, appoggiato allo stipite della porta.  

-Bene, allora portiamo la pulce, in bagno e poi le metterai il pannolino-disse Yuuri alzandosi, facendo attenzione a non far cadere la bambina. 

-Io cosa ?-chiese con terrore Viktor, sbiancando. 

-Oh questa cosa sarà da filmare- disse Yuri, entrando in sala, ridendo. 

-Fossi in te non riderei molto, visto che dovrai imparare anche te-. 

-Io cosa? Cotoletto, scordatelo- rispose il biondo. 

-Oh cielo, è solo un pannolino-rise Yuuri, appoggiando la bimba sul tavolo. -Forza Viktor, è ora di cambiarla-. 

-Io non sono capace-mormorò il russo. 

-Nessuno lo è, fino a quando non prova. Un po' come io con i salti sulla pista, mi sono impegnato e ho imparato, ma ti assicuro che cambiare Sasha, sarà molto più semplice- rispose, cercando di spiegargli cosa dovesse fare. 

Quindici minuti dopo, otto pannolini buttati via, e un Viktor con il morale a terra, Sasha era finalmente pulita e profumata.  

-E' stato più facile vincere i cinque mondiali, che cambiare lei-. 

-Oh, sei sempre la solita Drama Queen, vecchio-rise Yuri. 

-Il prossimo cambio è tutto tuo-disse l'altro, punto sul vivo. -E io non sono una Drama Queen. Vero che non lo sono Sasha, difendimi- disse accarezzandole la pancia e facendola gorgogliare felice. 

-Ti adora- disse Yuuri, guardando il compagno.  

-Se mi adora, è solo grazie a te-rispose Viktor, allungandosi per baciarlo. 

-No, vi prego, non iniziate che mi viene da vomitare- disse il biondo dietro di loro. 

-Disse colui che ha pomiciato in un bagno dell'aereo per quasi quaranta minuti- disse Viktor ridendo, mentre Yuuri, vedendo l'espressione del russo, gli tirava un piccolo calcio. 

-Di certo non si ripeterà più- rispose il biondo, uscendo dalla stanza, con lo sguardo triste. 

-Ma ogni tanto ragioni? -chiese Yuuri, guardando il compagno, e passatagli la figlia, uscì per seguire l'amico. 

Amico che nel frattempo si era chiuso in camera, e non ci volle molto per capire che stava piangendo. Maledisse per un attimo Viktor, e preso un respiro profondo, bussò senza ottenere risposta. Aprì lentamente la porta, aspettandosi di trovare Yuri pronto a lanciargli contro qualcosa. Di certo non era preparato a vedere Yuri, appoggiato al mobile con la fronte e con le spalle scosse dai singhiozzi. 

-Non ci riesco. Voglio odiarlo ma non ci riesco. Aiutami Yuuri. Questo dolore mi uccide- disse tra le lacrime. 

-Perché lo ami ancora-rispose l'altro, avvicinandosi. 

-Cosa devo fare?-. 

-Parlargli, ascoltarlo. Ma continuare a vivere con questa incertezza, non puoi vivere di se e di ma. Devi affrontare una volta per tutte questa storia. E poi se sarà il caso, taglierai definitivamente i ponti. Puoi sempre venire con noi in Spagna-. 

-Non posso venire con voi, avete la bambina e la pista...- . 

-Ma non metteremo mai da parte di nostri amici, Yuri. Dovresti conoscerci ormai-disse Yuuri, sorridendo. 

-E' per questo che ti odio-risposo l'altro asciugandosi gli occhi. 

-Lo so, ti voglio bene anche io. Te la senti di venire di la, ed evitare che la Drama Queen, vada in crisi mistica- chiese facendo ridere il biondo. 

-Se ti sente parlare così...-. 

-L'ho già sentito- disse Viktor con voce fintamente offesa. 

-Vi raggiungo tra poco, io devo... ecco, devo chiamare Altin- disse indicando il telefono. 

-Noi siamo sotto, con Sasha-disse semplicemente il moro, uscendo. Chiudendo la porta dietro di sé. 

-Credi che riusciranno a chiarire- mormorò accarezzando la guancia della bambina. 

-Non lo so, so solo che non vedevo Yuri piangere così, da quando Yakov gli proibì i salti nella sua prima gara-. 

 


 

 

Al buio nella stanza, il suono dei tastierini del telefono. Uno squillo. 

-Altin...-la voce interrotta da un singhiozzo. 

-Yura, Өкінішке орай*... -. E per Yurio, tutto il dolore trattenuto fino a quel momento esplose. 

-Non... non... dovevo chiamare. E' stato un... errore- la voce un lieve sussurro, tra i singhiozzi. 

-Parlami Yura, ti prego. Sto male anche io-. 

-E' stato... un errore-disse interrompendo la chiamata, scoppiando a piangere, se possibile, ancora più forte 


traduzione : mi dispiace

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Capitolo 9
*** bisogno di aiuto ***


Viktor osservava il giardino dalla finestra della cucina, sorseggiando lentamente un bicchiere di Vodka. Amava quel liquore in grado di riscaldargli l'anima, e quello del nonno di Yuri era sempre il migliore. Era assorto nei suoi pensieri che quasi non sentì arrivare il biondo alle sue spalle. Silenziosamente si versò un po di liquido nel bicchierino e lo buttò giù in fretta. All'inizio era solo uno, poi due e alla fine, Viktor si vide costretto ad intervenire, togliendogli il bicchiere. 

-Credo che tu abbia bevuto abbastanza-disse il più grande, guardandolo neglio occhi. 

-E io credo che tu debba farti i cazzi tuoi- ringhiò Yuri, prendendo un altro bicchiere dalla credenza. 

-Hai intenzione di continuare così per molto? Non hai da pensare alle gare?-. 

-Non voglio pensare a nulla, perché tu e la tua dolce metà non lo capite. La mia vita non è argomento di discussione-. 

-Come non lo era la mia, quando mi ubriacavo ogni notte, cercando di dimenticare tutto. Anche come mi chiamavo. O quando mi facevo Chris. Eppure tu hai sempre cercato di tirarmi fuori dal tunnel- rispose semplicemente Viktor. 

-E' diverso- mormorò Yuri, sedendosi e appoggiando il bicchiere sul tavolo. Restarono così in silenzio: Yuri che fissava il bicchiere e Viktor in attesa che l'altro parlasse. Conosceva abbastanza Yuri, per sapere che aveva i suoi tempi per metabolizzare le cose. 

-Come sono finito così?-chiese l'altro, quasi più a se stesso che all'amico li vicino. 

-Così come?- chiese Viktor, stupito. 

-Un cazzo di fallimento, di nuovo solo. Come quando tu sei andato in Giappone, Vik. Sono di nuovo da solo, a lottare contro i mulini a vento, con la sola differenza che se solo guardo i pattini mi avvolge l'ansia. Io sapevo fare solo quello, Viktor. Ed ora?-. 

-Ora potresti venire con noi in Spagna, come ha suggerito Yuuri. Prenderti un po' di tempo per te stesso, e capire cosa vuoi fare. Ma prima di poterlo fare, devi chiudere con il passato, o il tutto si limiterà ad una semplice fuga. E fidati di me, starai ancora peggio-. 

-Da quando sei così saggio?- domando il biondo, con gli occhi lucidi. 

-Ehi, io sono sempre saggio. E poi ora sono un papà-. 

-Ah proposito di questa storia, tu non sapevi nulla di Danika?-chiese Yuri. 

-No, e sinceramente non so nemmeno come gli sia venuta l'idea di darmi un bambino. A me, che l'unica cosa che ho cresciuto era Makkachin- rise amaro. 

-E qui che ti sbagli Viktor. Anche io e Yuuri siamo cre4sciuti grazie a te, credo anche lo stesso Yakov, anche se non lo ammetterebbe mai. Sono certo che Danika ha fatto la scelta migliore, se non per quello, per il fatto che Yuuri è in grado, finalmente, di urlarti contro. Con la coda tra le gambe e le orecchie basse, ma è in grado di alzare la voce- rise Yuri, alzandosi e barcollando appena. 

-E io sono certo che tu ora, sia leggermente brillo- lo sorresse Viktor, accompagnandolo verso il divano. Attese che l'amico di sdraiasse e lo coprì con una coperta, lasciandolo dormire.  

Stava per tornare in cucina, quando sentì Sasha piangere. Si diresse verso la camera trovandovi già Yuuri, con i capelli scompigliati e il viso assonnato. -Ha avuto un incubo-disse il moro, cullandola. 

-Faccio io, tesoro. Tu riposati-disse Viktor, prendendo tra le braccia la figlia e cullandola dolcemente. 

-Grazie-mormorò Yuuri, baciando la mano della bambina. 

-Ho parlato con Yuri- disse piano Viktor. 

-E... ?- chiese assonnato Yuuri. 

-Dobbiamo risolvere questa storia-. 

-Slo so, ma non ora. Ora ho... sonno-mormorò sbadigliando. 

Viktor si sentì l'uomo più fortunato del mondo. Tra le braccia aveva la sua bambina e nel letto dormiva il suo compagno e pensare che fino a poco tempo fa l'idea di avere un bambino lo terrorizzava. Ora non poteva far a meno di annusare il dolce profumo di talco della neonata. -Come cambiano le cose-mormorò mettendo la bambina nel piccolo lettino, raggiungendo poi il compagno nel letto. Anche Yuuri profumava di talco, ed era dolcissimo, cercando di non svegliarlo gli passò un braccio sotto la testa e lo strinse a sé. 

 

Un bussare incessante alla porta fece sobbalzare il biondo. Si guardò un attimo spaesato, mettendosi seduto pregando il suo stomaco di non rivoltarsi. -Ma che diavolo...-mormorò scostando appena la tenda. 

-Vattene-urlò da dietro la porta chiusa. 

-Yuri, ti prego-. 

-No vattene, possibilmente a fanculo e restaci-urlò tirando un calcio alla porta. 

-Non me ne vado finhè non parliamo civilmente a costo di rimanere qui fuori al gelo. Tutta la notte se serve-urlò l'altro, disperato. 

-Cazzi tuoi, per me non entri- rispose Yuri, scostando appena la tenda per vedere se il suo ex compagno era realmente seduto lì fuori. E con sua grande sorpresa, c'era. Otabek sedeva con le gambe incrociate sulla panchina fuori casa. -Maledettissimo idiota- mormorò Yuri, appoggiando la testa contro il muro. 

-Sai che si ammalerà perché resterà lì fuori, fino a che non gli parli? -disse Viktor, scendendo le scale. 

-Non gli ho forse detto di andare a casa? - ringhiò il biondo, scostandosi dal muro. 

-Perché continui ad essere così testardo? Cosa ti costa ascoltarlo? -chiese Viktor, senza capire il comportamento dell'amico. 

-Perché è l'unico modo per odiarlo- rispose piano Yuri. 

-Tu non lo odi, Yura. Stai solo cercando di convincerti, e stai facendo del male ad entrambi- disse pacato Viktor. 

-Mi ha tradito- urlò Yuri, avvicinandosi minaccioso. 

-No. Si è solo ritrovato a tradimento nello stesso ristorante della sua ex. Che lo ha baciato, visto che è stata profumatamente pagata per farlo, da Sergjo- spiego il russo. 

-Segjo non avrebbe mai fatto nulla di tutto questo e lo sai-. 

-Come se fosse la prima volta che cerca di dividervi- disse Viktor. -Sai io non mi intendo di amore, coppie anzi. Ma questi... -disse prendendo una cartellina con dei fogli e delle foto, -...Questi non mentono-. 

-Cosa sono?- chiese l'altro fissando la cartellina. 

-Sono i rapporti di due investigatori privati. E credo che quello che troverai lì ti possa aiutare. Anche se in realtà non volevo darti nulla. Perché credevo fossi intelligente abbastanza da capire da solo che Altin non ti tradirebbe mai-. 

Yuri osservò la cartellina, indeciso se aprila e leggerla oppure gettarla nel camino acceso, quando nella stanza piombò Yuuri in agitazione, con le lacrime agli occhi. 

-Yuuri che succede? -chiese Viktor, allarmato. 

-Mari... Mamma... ospedale-disse solo Yuuri, con ancora il telefono in mano. 

-Forse è il caso che ti calmi e mi spieghi-  capendo in parte la gravità della situazione, mentre dal piano di sopra, giunse il pianto di Sasha. 

-Parla con lui, a tua figlia penso io-disse Yuri, passandogli di fianco. 

-Ha chiamato Mari, mamma è in ospedale perché ha avuto un malore, credono sia un infarto. Devo... devo...  tornare a casa- spiegò tirando su con il naso. Viktor sapeva quanto Yuuri fosse legato a sua mamma, ogni giorno passavano per telefono almeno mezz'ora.  

-Oh amore, mi dispiace. Mi dispiace tanto, ma sono certo che sta bene-disse Viktor abbracciandolo. -Cerchiamo un volo e partiamo subito-. 

-Non puoi venire- mormorò Yuuri contro il suo collo. 

-Perché? -chiese l'altro scostandosi. 

-Perché Sasha non ha ancora i documenti e comunque non è il caso che viaggi tante ore in un aereo- spiegò il compagno. 

-Non posso lasciarti andare da solo- disse Viktor, assimilando la notizia. 

-So che Phichit è a Londra, posso chiamare lui, e verrà con me-rispose debolmente tra le lacrime il moro. 

-Cazzo- disse solo Viktor. 

-Non imprecare. Non vorrai che Sasha impari le parolacce- rise Yuuri, scostandosi e guardando il compagno. 

-Non lo faccio, ma tu smettila di piangere- disse accarezzandogli la fronte con un bacio. 

-Tu te la caverai con Sasha?-chiese il moro, alzandosi. 

-Certo ci siamo io e Yura. Cosa potrebbe andare storto? -chiese Viktor. 

-Oltre al fatto che ne io ne te sappiamo bulla di bambini? -chiese una voce alle sue spalle. 

-Hai ragione, ci serve la mano, qualcuno che come Yuuri si intenda di bambini. Qualcuno che è cresciuto i8n una famiglia numerosa-disse Viktor, lentamente avvicinandosi alla porta. 

-Non osare... -urlò Yuri, ma ormai il russo aveva già spalancato la porta. 

-Otabek, abbiamo bisogno di te-disse semplicemente, facendogli segno di entrare. Yuuri stupito osservava la scena, se uno sguardo fosse stato in grado di uccidere, era certo che in quel momento sarebbe diventato vedovo. Yuri con lo sguardo ferito, osservava la scena, mentre Otabek chiudeva la porta dietro di sé, appoggiando la sacca per terra, vicino al tavolo d'ingresso. 

-Lo faccio per la bambina, ma sia chiaro- urlò Yuri. -Deve stare a sei metri da me-. Poi voltandosi andò al piano di sopra, senza mai voltarsi indietro. 

-Bene, e questa è risolta- disse Viktor, dopo alcuni attimi imbarazzanti di silenzio. -Ora devi prenotare un volo e chiamare Phichit-disse rivolto al marito. -E poi, io e te-disse guardando Otabek,- parleremo un po'-. 

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Capitolo 10
*** Mai dire mai ***



Viktor guardava la bambina dormire nel letto, abbracciata alla sua copertina rosa. Sua figlia. Ancora gli risultava impossibile l'idea che fosse padre. Eppure ecco lì, reale. Un piccolo frugoletto rosa, che sarebbe dipeso per tutto da lui. Anzi da loro. Sospirò pensando al marito lontano. Aveva insistito fino all'ultimo ma Yuuri era stato irremovibile: Sasha era troppo piccola per viaggiare, per restare sola. E lui si era arreso.  
 
Uno sbuffo e una porta che sbatteva lo fece sussultare, e la bambina si mosse nel sonno. Si avvicinò e le canticchiò una canzone in russo, accarezzandogli la testa. Quando Sasha fu nuovamente addormentata, scese al piano inferiore.  

Yuri in cucina apriva e chiudeva ogni anta, sbattendola. Per terra un bicchiere in frantumi e sul tavolo un barattolo di cioccolata e un cucchiaio. 

-Qui non lo voglio-. Yuri lo fissava, arrabbiato. -Anzi, non voglio nemmeno te, fuori tutti dai coglioni- urlò, dandogli nuovamente le spalle, non prima di aver afferrato il cucchiaio stracolmo di crema e portarselo alla bocca. 

-Yuri, credo tu non sia lucido- mormorò l'amico, sedendosi. 

-No, io sono lucidissimo. Sei tu che visto che la tua vita è perfetta, tutto intorno a te deve essere perfetto. Beh, la mia vita era perfetta, prima che quello ci entrasse-. 

-Non credo che ti abbia obbligato a salire sulla moto anni fa, e non lo hai forse pregato di aiutarti con l'esibizione, al tuo primo oro ? -. Le parole uscivano lente dalle labbra del più grande, calme e posate. Urlare, alzare la voce con Yuri in quello stato non sarebbe servito a nulla, se non ad accelerare l'esplosione che cresceva lenta dentro il biondo. 

-Certo. Sempre tutta colpa di Yuri vero? Lui è quello perfetto, io invece sono solo il bambino da prendere in giro. Quello da cui tornare, dopo una scopata in giro. Chissà quante volte l'avrà fatto-. Vomitò il biondo, sbattendo il cucchiaino nel lavandino. 

-Ti rendi conto della marea di cazzate che stai dicendo? -. 

-Chi ti ha eletto difensore di Otabek?-. 

-Perché dovrebbe avere mai bisogno di un difensore, se non gli dai nemmeno la possibilità di parlare? Sono tre giorni che parli a monosillabi, e mangi di nascosto in cucina, piuttosto che cenare con noi? -. 

-Sono in casa mia e faccio ciò che mi pare e piace, e se questo non ti sta bene, puoi prendere i tuoi bagagli, il tuo amico del cuore e andare a fanculo-. Non ebbe quasi il tempo il tempo di sbattere le ciglia che si ritrovò il viso di Viktor ad un soffio dal suo. 

-Piccolo arrogante e presuntuoso, non c'è problema, faccio le valigie e vado in albergo con Sasha, e Otabek. Tu resta pure qui, a piangerti addosso. Affogati nelle lacrime e negli alcolici. Quello ti riesce benissimo-. Disse allontanandosi. 

-Ho imparato dal migliore- borbottò Yuri, con il cuore che riprendeva a battere furiosamente. Attese qualche secondo e uscì anche lui dalla cucina, trovando il suo ex compagno, sul divano che lo fissava. 

-Pensi di andare avanti così ancora per molto? -chiese il moro. -Da quanto non dormi, non mangi decentemente? -. 

-No... Non sono affari tuoi-. Rispose il biondo balbettando, guardandosi la punta dei piedi. Perché doveva ancora amarlo così tanto, perché non riusciva a cacciarlo fuori di casa come un sacco della spazzatura? 

-Lo sono, sei il mio compagno. E' normale che mi preoccupo per te-. 

-Non sei il mio compagno, Beka. Erano mesi che andavamo avanti solo litigando, non facevamo nemmeno l'amore. E poi tutto è crollato quando mi hai mentito, quando mi hai fatto credere di essere agli allenamenti, ed invece eri in albergo, con... quella-. 

-E' vero, ti ho mentito, ho sbagliato, ma dovevo vedermi al ristorante con il mio manager. Volevo scindere il contratto, avevo capito che era lui che cercava di dividerci e quando sono arrivato lì ho trovato la mia ex, ma ti giuro Yuri. Non c'è stato nulla e tanto meno ho passato la notte con lei. Ti prego, Yuri. Ti chiedo solo di ascoltarmi-. 

-Posso anche ascoltarmi, ma non cambia il fatto che mi hai mentito. Non mi fido più di te. Ti amo, questo è vero, e forse non smetterò mai, ma vederti mi fa male. Io... io devo rimediare al casino con Viktor...-disse facendo un passo avanti, ma fu bloccato dalla voce triste del suo ex. 

-Vuoi che me ne vado? -. 

-Non lo so, Otabek. Non so più nulla-disse senza voltarsi. Se avesse guardato il suo compagno, il suo ex compagno, sarebbe crollato, sarebbe corso da lui, lo avrebbe perdonato. Perché lo amava, e gli mancava, ma non poteva perdonarlo, non poteva dargli nuovamente il suo cuore, e ricevere in cambio uno spezzatino. Doveva solo andare avanti, guardare al futuro, e soprattutto: doveva chiedere scusa all'unico amico che aveva. 
Stava giusto bussando alla porta, quando Viktor, con in braccio la bambina uscì dalla stanza, lasciando una scia maleodorante, dietro di sé. -Ho bisogno di Altin-disse solo, scendendo. 

-Credo sia in sala, se non se ne è andato-. 

-Speriamo di no, perché Sasha, è piena di cacca, e io non so cosa fare. E se lui se ne è andato, dovrai aiutarmi te-. 

Grazie al cielo, Otabek, nonostante la sfuriata del suo ex, non solo non aveva lasciato la stanza, ma non si era nemmeno mosso dalla posizione in cui era, limitandosi ad osservare il muro. Quando sentì dei passi, si asciugò velocemente una lacrima, forzando un sorriso. 

-Altin, meno male. Ho bisogno di te. Io ho provato con le salviette, ma non ci riesco-disse indicando la bambina, che sorrideva felice tra le sue braccia. 

-Certo, ho capito-disse avvicinandosi e annusando l'aria. -Qualcuno ha fatto la cacca-. 

-Il problema non è solo quello, è che devo aver messo male il pannolino e... maledizione, senza Yuuri non sono capace a fare nulla-. 

-Ehi, va tutto bene, Viktor. Capita è normale. Andiamo in bagno e facciamo il bagnetto alla principessa-disse accarezzandole una guancia rosea. 

-Grazie-disse solo Viktor, ancora pensieroso. -E' che non credo di essere portato per il ruolo di padre-. 

-Hai solo paura, ed è normale. Adesso questa principessina, dipende da te, e dovrai imparare trucco esistente, per evitare cose così-. 

-Come può emettere odori così sgradevoli, un bimba bella così?-chiese Viktor, cercando di respirare con il naso, per non vomitare. 

-Anche su questo ci sono dei trucchi, vai in bagno, ho bisogno di una cosa dalla mia sacca-. E con una piccola pacca sulla spalla lo invitò a muoversi. 

Giunto in bagno, Viktor avvolse la bambina in un grosso asciugamano e attese l'arrivo del moro. Non ci volle molto e quando vide che cosa aveva in mano strabuzzò gli occhi. -Non ti sembra un po' troppo piccola per quella?-. 

-Sasha si, ma noi no-disse aprendo il tubicino di crema per i muscoli cinese, dal forte odore. 

-Continuo a non capire- disse il russo. 

-Lo capirai presto- disse passandogli un dito tra il naso e le labbra, lasciando una scia lucida di crema. 

-Io... io... ora ho capito-. Il russo fece un sorriso grato, e armatosi di coraggio appoggiò la bambina sul ripiano, iniziando a spogliarla e pulendola con le salviettine profumate. -Ed ecco il problema-rise Altin, mentre Viktor arrossiva fino alla punta dei capelli. 

-Yuuri non dovrai mai saperlo- borbotto Viktor, guardando il pannolino messo al contrario.  

-Quale dei due? -chiese il moro, sorridendo. 

-Il mio, non il tuo-. 

Il sorrise si spense sulle labbra del pattinatore. -Non è più mio, è stato molto chiaro poco fa, e io sono stanco di lottare contro i mulini a vento-. 

-Quindi, getti la spugna? -. 

-Credo l'abbia fatto lui per entrambi. Mi dispiace solo non averti dato ascolto quando mi dicevi di Sergej, ma mi fidavo ciecamente di lui-. 

-Lo so, Beka. E sono certo che lo capirà anche Yuri, è solo testardo come un mulo-. 

-Non ho tutto questo ottimismo, ma grazie per avermi permesso di restare. A proposito hai sentito Yuuri?-. 

-Si era a Londra con Pichitch, e si sarebbe imbarcato nel volo per il Giappone-. 

-Starà bene-. 

-E' che non avrei mai voluto lasciarlo da solo, in questo momento-. 

-Puoi sempre raggiungerlo, possiamo prenderci cura della bambina per qualche giorno. 

-Io... Non credo sia una soluzione... Non con voi che continuate a litigare-. 

-Viktor- disse Beka, in tono serio. -Hai fatto veramente tanto per me e per Yuri, molto più di quello che avrebbe fatto un semplice amico, e se ora posso renderti il favore...-. 

-Certo, lo so. Ma...-. 

-Nessun ma-disse una voce dietro di loro. -Altin ha ragione. Siamo adulti e possiamo mettere via i nostri problemi, per aiutare due amici-  lo interruppe il biondo, entrando in bagno con una pila di asciugamani puliti. 

-Grazie- rispose commosso Viktor, guardando entrambi. 

-Dammi la bambina e vai a preparare una borsa per il viaggio-. Viktor gli porse Sasha che ormai pulita, stava dormendo e sorrise. 

-Questo non vuol dire, in nessun modo, che ti ho perdonato o che creda alle tue favole, puoi dormire in camera con la bambina c'è un letto là -. 

-Credevo avremmo dormito insieme-. 

-Non credo proprio- rispose Yuri, arrossendo. 

-Oh, mai dire mai-rispose malizioso il moro, passandogli davanti. -Mai dire mai-. 

 
[Continua...]

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Capitolo 11
*** un piccolo passo ***


Il pianto disperato di Sasha lo svegliò dal sonno senza sogni in cui era caduto, dopo essersi scolato mezza bottiglia di Vodka, andando contro al suo principio di non bere perché in casa c'era la bambina. Ma che altra soluzione aveva? Alzarsi ogni mattina ed incontrare Beka mezzo nudo in cucina oppure trovarselo in casa come se nulla fosse non era di aiuto. Viveva in un costante stato di agitazione ed eccitazione. Non si era mai fatto così tanti lavori di mano come in quel periodo, e sapeva in cuor suo di sta sbagliando. Glielo aveva detto Viktor, ripetuto all'infinito Yuuri, anche ora che era corso al capezzale di sua madre, eppure non ci riusciva. E stava male, malissimo. Non aveva più voglia di fare nulla, mangiava poco e più della metà lo rimetteva poco dopo. Non riusciva a dormire se non prendendo grandi quantità di sonniferi. Beka aveva cercato più volte di parlare con lui, ma alla fine si era arreso. Finalmente lo aveva allontanato del tutto, eppure si sentiva malissimo. La vendetta non doveva dare piacere? E allora come mai si sentiva così inutile?  
 
Si alzò a fatica, incespicando sui suoi stessi passi, arrancando verso la porta aprendola, sibilando per la luce abbagliante che arrivava da fuori la finestra. Era convinto che fosse notte, quando aveva bevuto? 

-Finalmente ti sei degnato di alzarti- gli ringhiò contro il moro, quando lo vide.  - Cristo, lavati e fatti la barba, puzzi da fare schifo-. 
 
-Fatti i cazzi tuoi- rispose Yuri, chiudendo la porta con forza, tornando a letto. Si mise in posizione fetale, prendendosi le ginocchia tra le braccia. Non si rese conto di piangere, fino a quando non sentì il cuscino bagnato. Perché faceva tutto così schifo? Non si accorse della porta che veniva aperta e del sospiro del suo ex compagno. Si ritrovò vestito sotto il getto della doccia, urlando tutta la sua rabbia, cercando di colpire il petto muscolo di Altin. Imprecando in ogni lingua conosciuta, fino a quando non si arrese. Tra quelle braccia calde che sapevano di casa, di famiglia. Si strinse forte al corpo di Beka, singhiozzando. 
 
-Ti odio- mormorava tra le lacrime, stringendo con forza le mani sulla carne. -Ti odio è tutta colpa tua- disse ancora. Esausto si lasciò scivolare lungo il muro, i vestiti zuppi, la fronte appoggiata sulle ginocchia. -Esci- ordinò senza alzare gli occhi. -Vattene dalla mia doccia-. Ma il moro non si mosse di un passo, incrociando le braccia sulla maglietta bagnata. 
 
-Non puoi andare avanti così, Yuri. Odiami se è quello che vuoi, ma ti prego, ti prego: riprendi a vivere. Ho sbagliato lo so. Ti ho ferito, ma non posso vederti così. Ti sei fatto abbastanza male-. 
 
-Tu non sai un cazzo- scattò il biondo, alzandosi e fronteggiando il moro. -Non sai un cazzo di quello che ho passato vedendo quelle maledetto foto. Sapendo che eri agli allenamenti. Cosa avresti fatto se ero io?-chiese spingendolo. -Dimmi, che cazzo avresti fatto se fossi stato io quello con la lingua di un'altra in bocca?- urlò ancora. 
 
-Non lo so, di certo ti avrei ascoltato- rispose piano Beka. 
 
-Altin, non facevamo nemmeno più l'amore, sembravamo due puttane che lo facevano per soldi. Non era questo che volevo... -. 
 
-Io... Io...-. 
 
-Ti prego, esci- disse ad un passo dalle lacrime. -Voglio solo cambiarmi-. 
 
-Yura...-. 
 
-Non chiamarmi così, Otabek. Non farlo mai più- disse con voce dura. -Ora fuori da cazzo-. E con un'ultima spinta riuscì ad uscire dal bagno con la poca dignità che gli restava. 
 
Una volta in camera si cambiò gettando i vestiti per terra, raccolse i capelli ancora bagnati in una treccia e infilata una tuta, scese in cucina. L'orologio diceva che erano le undici di mattina.  
 
-Sasha è con Mila al parco. Io vado a fare la spesa-. Beka gli dava la schiena, la mano appoggiata alla maniglia, quando non ottenne risposta, con un lungo respiro, uscì chiudendo la porta. 
 
Il biondo si lasciò cadere sul divano, stringendo a sé il cuscino. Aveva l'odore del compagno, le lacrime sgorgarono nuovamente, incapace di trattenerle.  dopo meno di mezz'ora Beka fu di ritorno con un sacchetto pieno di verdure, non lo salutò e si diresse in cucina per preparare il pranzo. Yuri lo osservò in silenzio, la mente persa nei ricordi. Adorava vedere il compagno cucinare, la ruga di concentrazione, quando leggeva le ricette, la lingua stretta tra i denti. E quello non sarebbe mai cambiato.  
 
Poco prima di mezzogiorno Mila suonò alla porta, riportando Sasha. A Yuri non sfuggì lo sguardo che si scambiarono i due e per un attimo fu quasi geloso di quel rapporto. 
 
-Vedo che ti senti meglio- disse Mila, porgendogli la bambina. 
 
-Si-. 
 
-Sicuro?- . 
 
-Si-. 
 
-Non si direbbe dalla sua faccia e Yuuri mi ha detto...-. 
 
-Sto bene- la interruppe il biondo. -E Yuuri farebbe meglio a farsi i cazzi suoi-. 
 
-Yuri, la bambina ti sente-. 
 
-E' piccola e non capisce- rispose a mo' di scusa, per poi andare sul divano, facendo saltellare la bambina. 
 
-Come sta?-chiese piano Mila, con la scusa di porgere la borsa con i pannolini al moro. 
 
-Lo vedi- rispose con voce triste. 
 
-Supererete anche questa- disse appoggiandogli la mano sulla spalla. 
 
-Questa volta non credo, ma grazie-. 
 
Poco dopo Mila si congedò, lasciando i due ragazzi nuovamente da soli, ad affrontare per tutto il pomeriggio imbarazzanti silenzi, ed occhiate omicide, soprattutto da parte del biondo.  
 
Giunta l'ora di cena, Beka si diresse in cucina per scaldare il latte, mentre Yuri appoggiato al tavolo, mangiava una mela. Guardò il riflesso del compagno, ignorando la voglia di prenderlo e scuoterlo fino a che non gli avesse dato la possibilità di spiegarsi, ma sapeva che era tutto inutile, conosceva fin troppo bene il carattere forte ed orgoglioso della sua tigre, che li avevano già portati più volte a lunghe litigate. Anzi, della sua ex tigre.  Era ora che si arrendesse, aveva perso Yuri e non sarebbero mai tornati indietro. Maledisse ancora una volta il suo manager, quel figlio di puttana omofobo. Avrebbe smesso di pattinare per Yuri, si sarebbe abituato a vivere nei bassi fondi, dentro alla carta marcia, mangiando scarti, ma non avrebbe mai rinunciato al compagno. Ma non aveva deciso lui, anche se doveva aspettarselo, erano mesi che il suo manager gli faceva strani discorsi, dopo che uno dei suoi sponsor si era ritirato. Ma c'erano quelle foto, quelle maledette istantanee che lo ritraevano mentre baciava la sua ex. E a nessuno importava che si fosse scostato poco dopo, facendo un passo indietro, o lo sguardo omicida mentre guardava la ragazza. Qualcuno aveva chiamato il fotografo e la sua vita era finita.  Sperava solo che il suo compagno lo amasse abbastanza per capire la situazione, ma così non era stato. E lui si era ritrovato da solo, abbandonato e deluso.  
 
Dopo aver sistemato Sasha per la notte, si diresse in camera e chiusa la porta tutte le sue difese la sua finta corazza caddero a terra, come un castello di carte, colpito dal vento. Si lasciò cadere per terra, stringendosi la testa tra le mani, incapace di trattenere quelle lacrime che avevano minacciato di uscire per tutto il pomeriggio, l'unica cosa che lo aveva trattenuto era stato il sorriso della bambina. Ma ora solo, al buio nella sua stanza, poteva essere sè stesso, Otabek Altin. Il giorno dopo avrebbe chiamato Viktor, pregandolo di tornare a casa, lui doveva andarsene, non poteva stare ancora vicino a Yuri. Doveva andare via e tagliare i ponti con tutto, il pattinaggio, gli amici, tutto. Un taglio netto. Si alzò, gettandosi sul letto ancora vestito, cadendo in un sonno agitato e senza sogni. Il baby monitor che trasmetteva il pianto della bambina lo svegliò. Si diresse verso la camera, trovandovi già Yuri.  
 
-Deve aver fatto un brutto sogno, sta tremando tutta- disse, con le labbra appoggiata alla fronte della bambina, che si muoveva ancora inquieta. 
 
-Vado a prepararle un po' di latte caldo, magari la aiuta. Ha subito così tanti cambiamenti in pochi giorni-.
 
-La porto in camera da me. Il mio letto è più comodo, di questo maledetto divano-. 
 
-Ti raggiungo lì-. E detto ciò, scese in cucina per preparare il biberon. Una volta finito, lo portò a Yuri che cullò la bambina fino a quando, vinta dal sonno, non chiuse gli occhi, aggrappandosi ai capelli del russo. Quando Yuri cercò di spostarsi la bambina aprì gli occhi, osservandolo, per poi addormentarsi di nuovo. 
 
-Credo che abbia scelto come dormire- sorrise Beka, guardando Yuri.  
 
-Vero, ma il mio letto è troppo alto e ho paura che mi possa cadere se mi addormento- mormorò piano. 
 
-Vado a prendere dei cuscini e li metto intorno al letto con delle coperte-. 
 
-Basteranno? -. 
 
-Di certo impediranno che si faccia male se cade, ma servirebbe qualcosa che la blocca da questa parte del letto-. 
 
-Dormici tu- disse piano Yuri, e per un attimo Beka pensò di esserselo immaginato. 
 
-Cosa hai detto?-. 
 
-Ho detto di metterti a dormire lì, sono stanco ho sonno e non voglio che la bambina si faccia male. Di certo non è la prima volta che dormiamo nello stesso letto-. 
 
-E solo che...-. 
 
-Beka, non rompere i coglioni; non è cambiato nulla, ma ti prego: ho bisogno di dormire-. Il biondo lo guardò dalla strana posizione in cui si trovava. Poco dopo sentì il materasso cedere sotto il peso dell'ex compagno, e ringraziò il buio della stanza che nascondeva le sue guance rosse e la dura erezione che aveva tra le gambe. Allungò una mano, cercando la coperta per coprire se stesso e la bambina, incontrando quella del moro.  
 
-Stai tremando-. Altin si alzò quel poco che bastò per prendere la coperta al fondo dei piedi, coprendo il compagno e la bambina. Sasha ora era appoggiata con la testa al petto del biondo, sempre stringendo tra il suo piccolo pugno i capelli biondi. 
 
-Ha il terrore che tu possa andare via-. Altin guardava la bambina sorridendo. 
 
-Credo che nel sonno mi abbia scambiato per Danika, avevamo i capelli uguali-. 
 
-Buonanotte Yura-. 
 
-Notte- rispose il biondo senza però correggerlo.  
 
La mattina Beka fu svegliato da una mano bagnaticcia sulla guancia, durante la notte di erano mossi. Yuri era appoggiato con la schiena al suo petto, stringeva a sé alla bambina che ora lo stava fissando curiosa. Pregò con tutto sé stesso che tornasse a dormire, adorava sentire il corpo del compagno contro, sospirando annusò i capelli profumati del compagno, chiudendo gli occhi.

Si svegliò alcune ore dopo, tra di loro la bambina che dormiva serena. Entrambi avevano le mani sulla sua pancia, solo che questa volta Yuri era sveglio e osservava le loro mani unite. Arrossì quando si accorse che anche Altini era sveglio, fece per togliere la mano, ma Sasha si mosse mugolando nel sonno e si fermò. 

 
-Mi dispiace- disse Beka, dopo un lungo silenzio. -Mi dispiace di non aver avuto la tua forza, di non aver difeso il nostro rapporto e di averti mancato di rispetto. Ma non ti ho mai tradito, e non lo avrei mai fatto. Ma ho capito che tra noi è finita. Non voglio vederti ancora come ieri, e so che è tutta colpa mia. Ho deciso che me ne andrò appena arriva Viktor-.

Sfilò la mano, svegliando la bambina che gli sorride, ignara di quello che era appena successo in quella stanza. Beka le accarezzò il viso, facendo lo stesso sul biondo, per poi alzarsi, lasciando Yuri ad assorbire quelle parole che voleva sentire ma che allo stesso tempo, gli avevano spezzato qualcosa dentro. Una lacrima scese sul suo viso, e Sasha lo guardò interrogativo. Lui le sorrise, stringendola a sé, piangendo silenziosamente. 
 
 
 
LaVampy sui ceci: 
Si lo so, non scrivo da una vita, vi molo sta bomba che ho fatto fatica io a scrivere e poi, mi direte, sparisci di nuovo... No, questa volta no. Il nuovo capitolo è già in scrittura. Scusate la mia assenza...  anche con le recensioni. Leggo ma non scrivo! Ma presto rimedio!

 

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Capitolo 12
*** Il mio niente, il mio tutto ***


-E come sta la bambina più bella del mondo?- chiese Viktor, attraverso il tablet. La connessione non era delle migliori, ma la mamma di Yuuri era ancora in ospedale. L’intervento era fissato tra due giorni, e loro, ignari della tensione tra Yuri e Altin, avevano deciso di rimanere in Giappone. -E meno male che non volevi figli- disse Yuri sorridendo, - Non pensavo che ti avrei mai visto in versione papà-. -Capirai appena avrete il primo figlio te e Altin, e allora sarò io a prenderti per il culo-. Il cuore di Yuri ebbe uno spasmo, al pensiero di Altin. Beka, il suo Beka, che in questo momento era in camera sa che preparava le valigie per andare via. Sasha sbadigliò, allungando le mani verso il tablet, facendo sorridere Viktor. -Come sta Yuuri?- chiese il biondo, dopo alcuni attimi di silenzio. -Cerca di essere forte, non vuole far vedere a nessuno quanto soffre, ma ho la sensazione che potrebbe crollare da un momento all’altro e non so come aiutarlo-. -Lo sai come è fatto, non puoi fare nulla se non stargli vicino, a lui basta quello, non ha bisogno di altro. L’amore cura tutte le ferite-. -Curerà anche le tue?- chiese Viktor. -Io non ho bisogno di essere curato-. -Yuura- . -No Viktor, non c’è nulla da dire. Inoltre…-,la voce del biondo si affievolì. -Inoltre cosa?-. -Altin ha deciso di partire, di andarsene, appena tornerai-. -Non posso biasimarlo, visto come lo stai trattando.- -Senti, Viktor, hai chiamato per vedere tua figlia o per farmi la paternale? Perché in questo momento non ho proprio voglia di consigli del cazzo, tra l’altro, non richiesti-. -Ho chiamato per vedere mia figlia e il mio migliore amico-. - E allora parla con tua figlia-. -Yura perché devi essere così testone?-. -Perché continuate a difenderlo e nessuno pensa per un attimo a come mi sento io?-. -Io so benissimo come ti senti, proprio per questo sono qui-. -No, se lo sapessi non romperesti così i coglioni-. Viktor sembrò attendere un attimo prima di parlare, lo sguardo fisso sula bambina ormai addormentata in braccio all’amico. -Ho quasi perso Yuuri, meno di un mese fa- riprese a parlare Viktor, appoggiando il mento sulle mani stretta a pugno. – Ed è stato un colpo al cuore. Sei certo di voler far andare via Beka? Sai che non è stata colpa sua, metti via il tuo orgoglio. Non ti aspetterà per sempre, sei pronto a vederlo andare via, a vederlo con un nuovo fidanzato, con qualcuno che lo toccherà e abbraccerà come facevi tu?-. Alzò il viso incontrando lo sguardo lucido di Yuri, mentre le lacrime silenziose bagnavano il suo viso. -Fino ad ora hai sempre tenuto Beka distante, ma sapevi che continuava a cercarti, vivevi dei suoi messaggi, delle sue mail, sapevi che se anche non lo perdonavi era sempre lì con te, che ti cercava-. –Ma si stancherà anche di quello, finirai con l’allontanarlo del tutto, sei certo che sia questo quello che vuoi?- Yuri ormai piangeva, singhiozzando piano, stringendo a se la bambina. -E’ troppo tardi- sussurrò piano. – Sta facendo le valigie-. -Non è mai troppo tardi per dire quello che provi, ci ho messo un po’ ma alla fine l’ho capito pure io-. -Ti fa bene stare con Yuuri, sei diventano meno cazzone-. -E a te fa bene stare con Altin, fidati di me. Prendi mia figlia, mettila nella culla e corri dal tuo uomo. E fate la pace. Anzi, visto come urlerai mentre lo fate, chiama Mila e lasciale Sasha-. -Io non urlo-. - Certo come no, infatti a Parigi i vicini chiamarono il direttore dell’albergo- -Oh cielo, non è stata colpa mia-. La voce assonnata di Yuuri che chiamava il marito, riscosse entrambi. -Devo andare, ma promettimi che chiamerai Mila-. -Vai dal tuo cotoletto- rispose alzando il telefono e facendogli vedere il messaggio inviato a Mila. La ragazza che si trovava a pochi minuti da casa loro, arrivò quasi subito. -Lo sapevo che Viktor ti avrebbe aiutato ad aprire gli occhi- disse la rossa, prendendo la bambina addormentata e mettendola nel passeggino. -Tu e lui parlate un po’ troppo di me- sorrise il biondo, accarezzando la fronte della bambina. -Vai dal tuo uomo- rise la ragazza, uscendo dalla porta. Yuri si voltò fissando le scale che portavano al piano superiore, prese un grosso respiro e salì, andando verso la camera di Beka. Le valigie erano pronte vicino al letto, mentre dal bagno giungeva il rumore dell’acqua contro le pareti della doccia. Si sedette sul letto ed attese. Dopo dieci minuti Beka uscì con un asciugamano legato sui fianchi e con l’altro si stava asciugando i capelli. Quando lo vide seduto sul letto si avvicinò, chiamandolo. -La bambina?- chiese il moro, sedendosi vicino al biondo. -E’ con Mila-. Poi preso un grosso sospiro lo guardò negli occhi:-Dobbiamo parlare-. Per alcuni minuti nella stanza ci fu solo silenzio, rotto a tratti dal loro respiro pesante. -Yuura, io- -Beka, pensavo-. Parlarono insieme, nello stesso attimo, bloccandosi. -Beka, parlo prima io, per favore ne ho bisogno-. – Quando ho visto quelle foro, sono stato male ho pensato di impazzire dal dolore, mi faceva male, non tanto quel bacio, cazzo, lo sanno anche i muri che sei gay, ma quello che mi ha fatto male è stata la bugia. Io pensavo fossi agli allenamenti, invece mi hai mentito, e non era mai successo.- Prese un profondo respiro e alzò una mano bloccando il compagno che voleva parlare. -Non volevo crederci, avevamo dei problemi è vero, ultimamente non facevamo altro che litigare ma nonostante gli insulti, ti ho sempre rispettato, ho sempre tenuto fede alle nostre promesse e mai, ripeto mai, ti ho mentito. Insultato si, tante volte, forse addirittura mancandoti di rispetto rinfacciandoti tante cose, ma non ti ho mai mentito. Perché Beka, perche cazzo mi hai mentito-. L’ultima frase la urlò alzandosi dal letto per fronteggiarlo con le mani sui fianchi e il respiro mozzato. -Che senso ha ripetere sempre le stesso cose Yuri? Ho capito di aver sbagliato, ho capito che ti amo ma che te non mi puoi perdonare uno stupido errore . Che senso ha? Ti ripeto per l’ennesima volta che pensavo di cambiare manager, e non volevo che lo sapessi. Pensavo fosse una bugia a fin di bene e invece ho buttato via tutto. E vorrei poter tornare indietro, perché ti amo e ti ho sempre amato, ma non posso andare aventi così. La mia vicinanza ti fa stare male, l’ho capito, l’ho visto. Per questo me ne vado e non mi vedrai più. Non posso tollerare l’idea di averti ridotto nello stato in cui eri l’altro giorno-. -Io non voglio che te ne vai- sussurrò piano il biondo. -E dove ci porterà questo Yuri, a cosa ci porterà ? Ad odiarci ancora di più? Non supererai mai il fatto che ti ho mentito e Dio solo sa quanto mi dispiace, ma non posso farlo ancora-. -Io voglio farlo, voglio crederti-. -Ma non ci riuscirai, staremo meglio entrambi separati. Yuri io ti amo, e ti amerò per sempre.- -Anche io ti amo, Beka, veramente voglio riprovare-. -No- rispose il moro, -Non ne sei convinto veramente-. -Mi stai lasciando?-. -Ti sto solo facendo andare avanti. Ho sbagliato a non lasciarti andare, è giusto che lo faccia ora-. -E’ ridicolo Beka, io ti ridò questa possibilità, e te che cosa fai? Scappi?- ringhiò il biondo, colpendogli il petto con i pugni. -Non te lo permetto, non te lo posso permettere, Beka. Io ti amo, e non voglio che te vada via. Per favore.- -Ho sentito cosa ha detto Viktor oggi, ho sentito quando ti ha detto che per te sono un punto fisso, che sono un’abitudine, la tua certezza, che mi ami o che mi odi io ci sono sempre, ma ho dei sentimenti anche io. Forse non lo vedi ma sto soffrendo, mi hai ferito in questi ultimi giorni, mi hai rinfacciato cose che nemmeno mi ricordavo. Perché dovremmo continuare a farci del male?-. -Perché ti amo. Perché mi sono reso conto che mi manchi. Ti ho osservato dormire con Sasha tra le braccia, lo voglio anche io, voglio rivederti così ogni mattina, svegliarmi con te che mi annusi i capelli.- -Sei certo di quello che dici?- -Non sono mai stato certo così tanto, come adesso. Voglio vederti di nuovo così-. Non gli diede il tempo di rispondere si avvicino appoggiando le labbra sulle sue. Fu un contatto lieve e leggero, rimase ad un soffio da lui, in attesa che Beka decidesse. Vide sul suo viso passare tante emozioni, le lacrime incastrate tra le ciglia. Avrebbe fatto di tutto per non farlo piangere mai più. –Perdonami- sussurrò Beka,- Perdonami, non volevo mentire-. -Supereremo anche questo, insieme-. -Ora che ne dici di recuperare un po’ di tempo perso, visto che non c’è Sasha?-. E Yuri dopo mesi si ritrovò finalmente a sorridere mentre il compagno lo sollevava per poterlo nella sua camera. Lo spogliò delicatamente, venerando il suo corpo come un tempio. Non smise mai di ripetergli che lo amava, e non smise nemmeno quando erano sotto la doccia. Si amarono con lentezza, riscoprendosi poco a poco. Esausti crollarono nel letto, uno tra le braccia dell’altro.

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