Il destino di Elena

di LadyUnicornGirl95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Uno ***
Capitolo 3: *** Due ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

Elena
 
Suona la sveglia ma io non ho alcuna voglia di alzarmi dal letto per andare a scuola. Mi chiamo Elena e vivo a Roma ma questa città l'unica cosa che ha davvero di affascinante è la sua storia per il resto è una città come tutte le altre. Io vorrei andarmene via, vorrei andare a vivere nell'Antica Roma perché sicuramente a quei tempi si stava molto meglio di adesso e sono sicura che la gente almeno si parlava guardandosi in faccia mentre in questi tempi di adesso, parlano tutti tramite cellulare, Facebook e Whatsapp.
   Il mio primo e vero amore nella vita è stato Giulio Cesare. Ho sempre pensato che io e lui potremmo essere anime gemelle. Cosa darei per riportare indietro il tempo a quell'epoca solo per un'ora. Lo so che il mio desiderio è una cosa impossibile quindi credo che dovrò accontentarmi della mia vita di sempre senza sperare in desideri non esaudibili. Come ho già detto mi chiamo Elena. Ho sedici anni sono alta un metro e settantadue, ho gli occhi verdi, capelli biondi al naturale, carnagione molto chiara e un fisico abbastanza cicciottello. In poche parole, da queste parti una con un fisico come il mio non se la prende nessun ragazzo. Ai ragazzi piacciono i manici di scopa non le mongolfiere come me.
   La cosa che detesto più di tutte è la scuola. Studio al liceo artistico ma non ho un gran rapporto con i miei compagni di classe ma solo perché loro sono molto invidiosi di me che nel disegno sono molto più avanti di loro che non ti sanno riprodurre nemmeno una mela su un foglio da disegno. Non solo la sola a detestare i miei compagni perché anche la mia amica Claudia non li sopporta. Questa mattina infatti a scuola non ci vado! Lo so che mia madre mi da fastidio che comincia a chiamarmi alle sette in punto del mattino per farmi alzare dal letto ma ho deciso di non andare scuola e quindi, non può insistere con me. Mi dispiace mamma se ti è capitata una figlia insatanata.
   Mentre sono ancora sotto le lenzuola del mio letto sempre più decisa a non alzarmi dal letto e a non andare a scuola, sento la porta della mia camera sbattere contro il muro.
   « Elena! Sono quasi le sette e mezza... vedi di alzarti pigrona! » si mette a gridare mia madre.
   « No, oggi a scuola non ci vado » rispondo io.
   « Madonna! Vedi di alzarti figlia mia... a scuola ci vai anche presa a calci nel sedere. Conto fino a tre se no vedi. Uno... Due... » disse mia madre.
   « Conta anche fino a mille, io da qui non mi tolgo » rispondo scocciata.
   « Elena... vedi di non farmi arrabbiare! Se non vai a scuola, vai a lavorare. Che cosa preferisci? » mi domanda mia madre, molto arrabbiata.
   « Nessuno dei due... vado anche a fare la barbona se necessario. Credo sia sicuramente meglio che sopportare quegli scemi dei miei compagni » continuai io.
   Mia madre mi afferra per un braccio e mi trascina fino all'esterno del letto. È molto infuriata, ma io non intendo mollare. Ho deciso di non andare a scuola e a scuola non andrò. All'improvviso, mia madre mi lascia stare ed esce dalla mia camera. Io tiro un sospiro di sollievo! Questa volta avevo vinto io... ma poco dopo, mia madre era tornata a disturbarmi.
   « È arrivata Claudia. Dice che ti aspetta almeno lei a scuola ci va senza fare storie non come te che tutte le mattine è un casino solo farti alzare dal letto. Sua madre deve avere tante soddisfazioni » mi disse mia madre.
   Cavolo! Mi sono dimenticata di Claudia... questo voleva dire che anche questa mattina devo andare a scuola. Certo che la mia è proprio sfiga, conosco persone molto più fortunate di me anzi, io non ricordo l'ultima volta in cui le cose sono andate come volevo io ma probabilmente erano i tempi della scuola elementare o poco prima. Per fortuna che mia madre non sapeva che nemmeno Claudia andava a scuola con voglia anche lei ogni mattina faceva girare le scatole ai suoi genitori per non andarci. Io mi sentivo ancora fortunata di essere capitata nella sua stessa sezione così avevo un'amica con le mie stesse priorità e un odio pazzesco per la scuola.
   Non avevo più tempo per stare ancora a scegliere che vestiti mettermi, quella mattina uscii di casa con jeans e maglietta, senza nemmeno truccarmi un pochino il viso ma poi che mi truccavo a fare? Truccata o no sempre brutta restavo. Non appena uscì di casa, Claudia era contenta di vedermi come tutte le mattine. Molto probabilmente aveva già capito che questa mattina non ero di ottimo umore.
   « Ciao Elena. Fammi indovinare: anche questa mattina non avevi alcuna voglia di andare a scuola, giusto? » mi chiese Claudia sorridendo.
   « Esattamente, questa mattina non avevo alcuna voglia di andare a scuola » ammisi io, seccata.
   « Nemmeno io ne avevo voglia come sempre... oggi giuro che alla prima cosa che mi gira, chiamo a casa per farmi venire a prendere da qualcuno » mi disse Claudia.
   « Chiamiamo tutte e due allora... tanto mia madre non verrà sicuramente a prendermi visto che mi detesta » commentai io.
   « Probabilmente nemmeno la mia » commentò Claudia.  
   « Allora siamo sfigate in eterno » ammisi io.
   « Credo che hai proprio ragione » concluse Claudia.
   La cosa che mi piaceva molto di Claudia era che caratterialmente era molto simile a me ma come aspetto eravamo molto diverse: io ero bionda, lei bruna. Io avevo gli occhi verdi, lei marroni. Io ero molto chiara come carnagione, mentre lei aveva la carnagione molto scura. Io ero ciccia e lei no. Forse per questa ultima cosa, era più fortunata di me. Chiunque è pù fortunato di me, non solo Claudia. Io sono destinata a restare sola a vita e probabilmente morirò zitella.
   Io e Claudia eravamo arrivate a scuola con un quarto d'ora di ritardo e la cosa peggiore era che alla prima ora avevamo lezione con il prof. Dortano, il prof più antipatico di tutti i nostri anni di scuola. Quello ce ne avrebbe dette di tutti i colori, sia io che la mia amica non potevamo vederlo, pensavamo che senza di lui questa scuola sarebbe un posto migliore per noi due. Mi sono sempre domandata come mai i prof di matematica sono sempre i più insopportabili ma anche quelli di educazione fisica non erano meglio.
   « Buongiorno professore » gridammo in coro io e Claudia, una volta aver aperto la porta dell'aula dove si trovava la nostra classe.
   « E voi sareste Elena e Claudia, le solite ritardatarie. Ragazze lo avete capito che a scuola non si può entrare quando si vuole ma bisogna essere in classe alle otto in punto come tutti gli altri compagni? Così non va bene! Non siete mica un'eccezione voi due, le regole valgono anche per voi » ci disse il prof. Dortano squadrandoci molto male a me e a Claudia.
   « Meriterebbero la sospensione » si intromise Frensi.
   Incubo numero due: Frensi, il più odioso di tutti i nostri compagni. Lui aveva preso di mira me e Claudia fin dal primo giorno di scuola ma solo perché ci invidia del fatto che siamo migliori di lui. Chiunque sarebbe meglio di lui tranne me che restavo sfigata lo stesso.
   « Senti chi parla! Solo uno sfigato come te poteva rispondere così pateticamente che poi non sono affari tuoi » ribatto stufa marcia, al suo commento.
   « Sfigato io dici? Ma ti sei vista tu che sembri una porchetta da mangiare in un panino? » commentò lui e tutta la classe si era messo a ridere.
   « La sospensione la meriti tu così forse la smetti di fare il cretino, che tanto i tuoi compagni fanno finta di ridere delle tue battute, lo fanno solo per illuderti di essere il più simpatico ma non sei simpatico a nessuno di loro in verità » commento io.
   « Come ti permetti! Guarda che ti spacco la faccia... lurida grassona » rispose Frensi.
   Questo è troppo! Con una certa forza spinsi Frensi contro il muro e solo adesso il prof Dortano intervenì ovviamente in difesa di Frensi non mia.
   « Io non ho paura di te capito? » gridai a Frensi.
   « Signorina Elena, se continua così andiamo in presidenza, la convoco dritta dalla preside » si intromise il prof Dortano, mentre notai anche che Claudia stava facendo il tifo per me.
   « Veramente dovrebbe andarci sto cretino dalla preside. Io ho solamente agito per mia legittima difesa » risposi, tanto non me ne importava niente.
   « Non si rende conto delle sue azioni signorina, allora? Molto male... » commentò il prof Dortano ora mai rassegnato.
   « Professore io avrei reagito proprio come Elena, a Frensi le sta solamente bene... e che cavolo! » commentò Claudia.
   « Guarda che c'è ne anche per te! » rispose Frensi, comportandosi come un bambino piccolo.
   Questa volta pure Claudia lo spinse contro il muro. Avevo come l'impressione che questa classe stesse diventando un'arena di wrestling. Grande la mia amica che aveva ripetuto le mie azioni a quel cretino di Frensi.
   « Elena e Claudia siete convocate in presidenza » disse il prof Dortano, annotandolo sul registro.
   Ah bene! Io e la mia amica eravamo convocate dalla preside e non quel cretino di Frensi che ci aveva provocate. Noi due ci eravamo solo difese dalle sue provocazioni, meritava lui di andare dalla preside. Quanto lo odiavo quel ragazzo, prima o poi l'avrebbe pagata molto cara.
   Mentre il professore era entrato per primo in presidenza, io e Claudia ci guardavamo in faccia stupite che eravamo state punite noi due e non quel cretino. Avevamo proprio dei professori malvagi che perdonavano gli assassini e punivano le vittime innocenti.
   « Non è giusto! Frensi doveva essere convocato in presidenza » commentai io.
   « Siamo state grandi! In questo modo Frensi avrà capito che a noi due deve lasciarci in pace, che non vale la pena provocarci. Per una volta, abbiamo dato un senso alla nostra esistenza » rispose Claudia, soddisfatta come me delle nostre azioni.
   « Si, sono d'accordo con te Claudia » risposi io.

 
 

 
 
Ottaviano
 
Anche oggi mi sono svegliato in ritardo e la cosa vuol dire che passerò una terribile giornata piena di prediche da parte di mio padre e tutti quelli che mi stanno intorno. A preoccuparmi di più però sono le prediche di papà mentre il popolo può solo dirmi la sua opinione ma mio padre quando si arrabbia preferiresti farti sbranare da un animale aggressivo invece che ascoltare la ramanzina da parte sua. Per la mia sfortuna, sono il figlio di Giulio Cesare e non sono altro che il futuro sovrano di Roma questo vuol dire che devo mostrare un minimo di decenza secondo mio padre. La verità è che non mi ritengo adatto come futuro re di Roma non ho molti interessi per la corona e per il potere. Mio padre avrebbe dovuto scegliere Bruto come futuro re e non me. Si vede che molto probabilmente voleva complicarmi la vita fin dal giorno della mia nascita.
   Come potete ben immaginare uno come me è molto ambito dalle ragazze ma io non mi sono mai perso in nessuna di loro e credo che la mia donna ideale al momento è ancora un mistero ma non ho molta scelta. I requisiti qui sono che deve essere di famiglia nobile e possibilmente vergine ma le sole ragazze che mi circondano mi vogliono sposare solo per interesse mentre io cerco come moglie una di cui sono innamorato e che non mi vuole sposare solo per i suoi comodi o perché sono il figlio di Giulio Cesare. Credo che il mio tipo di donna a Roma non esista ancora e che se la voglio trovare devo cercare fuori da questa città. Per mia fortuna ho dei momenti di libertà per me stesso in cui posso lasciare il palazzo e andare a fare due passi quelli sono i momenti che amo di più perché non ho doveri ovviamente non mi faccio sentire da mio padre quando dico queste cose se no mi prende ancora per qualcuno che vuole fare del male al popolo romano.
   Appena entro nella sala dove mio padre passa seduto sul suo trono la maggior parte della sue giornate mi accorgo che questa mattina è molto sorridente nonostante io mi sia alzato in ritardo.
   « Ave padre » gli dico.
   « Ave figliolo, come ci si sente il giorno del proprio compleanno? » mi domanda Cesare.
   Ah si? È il mio compleanno? Devo essermi dimenticato.
   « Mi sento come un diciasettene » rispondo.
   « Oggi al palazzo si terrà una festa in tuo onore e per festeggiare i tuoi diciasette anni. Ho invitato tante ragazze tutte di famiglia ricca » mi dice mio padre.
   « Ho capito » rispondo.
   « Magari oggi arriverà quella giusta per te » commenta Cesare.
   Sarebbe bello se accadesse ma immagino già che tipo di ragazze saranno state invitate alla mia festa di solito sono le stesse di tutti gli anni, le solite tipe attratte dagli uomini con il denaro ma che a me non piacciono neanche un po’.
   « Non siete arrabbiato perché mi sono alzato tardi, padre? » domando a Cesare.
   « Oggi posso fare a meno dei rimproveri » mi risponde sorridendo.
   Che bello se Cesare avesse sempre il buon umore anche quando mi sveglio tardi al mattino, di solito è un vero rompi scatole fissato con la puntualità ma forse essendo il mio compleanno vuole lasciarmi la giornata tranquilla.
   « Ottaviano! ».
   Mi sento chiamare all’improvviso alle mie spalle; mi giro e mi accorgo che il ragazzo che mi ha chiamato non è niente di meno che Bruto. Ragazzo mica tanto! Lui ha già ventiquattro anni e per il momento nemmeno lui è sposato o ha una fidanzata. Lui al momento preferisce le ragazze da una notte e via. Non si è fatto ancora l’idea di prendere moglie proprio come me ma probabilmente perché anche lui aspetta la donna dei suoi sogni non vuole sposare una tipa a caso  che non ama con il rischio poi di non andarci d’accordo.
   « Come va Bruto? » gli domando.
   « Solita vita al momento. Allora, chi è la fortunata che oggi diventerà tua moglie? » mi domanda lui.
   « Moglie? » domando io perplesso… mi aveva detto Cesare che era solo una festa di compleanno.
   « Bruto ma dove hai la testa? » domanda Cesare, rivolgendosi a Bruto.
   « Ho sbagliato qualcosa padre? » domanda Bruto a Cesare.
   « Non è un matrimonio ma solo la festa di compleanno di Ottaviano, oggi compie diciassette anni » commenta Cesare.
   « Ah! Pensavo fosse il suo matrimonio » ammette Bruto.
   « Che cosai dentro quella testa? » gli domanda Cesare.
   In questo momento mi viene voglia di ridere, faccio fatica a trattenere una risata.
   « E tu Ottaviano, mostrati un po’ entusiasta quando qualcuno parla di matrimonio. Prima o poi toccherà anche a te sposarti. Cesare non può tenere ancora a lungo il peso della corona di Roma vedi di sbrigarti a prendere moglie » mi avvisa Cesare con un tono severo.
   Ora ho smesso di ridere anche io. Capisco le perplessità di mio padre, ma non sono ancora pronto per questo passo e forse ci vorrà ancora molto tempo prima che mi decida a farlo. Sono sicuro che prenderò il potere su Roma senza moglie, sarò il primo sovrano che prenderà la corona senza essersi sposato. In ogni modo, mio padre lo ripete quasi tutti i giorni che non durerà ancora a lungo ma poi va avanti a testa alta e non molla mai vorrei avere io la sua grinta ma io sono un’altra cosa.
   Una volta che Cesare e Bruto mi lasciano solo vengo circondato da una serie di ragazze romane che gridano come delle pazze scatenate solo a vedermi e mi strattonano pure.
   « Tu sei Ottaviano? » mi grida una nelle orecchie.
   « Marta non vedi che è lui? È bello proprio come suo padre! » mi grida un’altra.
   Molte donne mi dicono spesso che sembro la copia di Cesare quando era più giovane ma io non posso averne conferma e sono convinto che quelle ragazze raccontano molte cavolate anche se la cosa non mi dispiace ma lo dicono solo per farmi attirare la loro attenzione. Peccato che di due complimenti in croce non me ne faccio niente. Devo trovare una scusa per distaccarmi da queste ragazze.
   « Vogliate scusarmi signorine, ma ho sentito Cesare chiamare il mio nome e se Cesare chiama io devo obbedire » dico a loro solo per svignarmela via.
   Proprio mentre mi metto alla ricerca di Cesare e Bruto incontro una ragazza con un aspetto famigliare niente meno che mia sorella Ottavia.
   « Auguri fratellino! » mi viene incontro sorridente.
   « Come va sorellina? » le chiedo.
   « Emozionata a sapere che a breve sposerò il mio fidanzato Cornelio. E tu come sei messo fratellino hai trovato o no quella giusta? » mi domanda lei.
   « La sto ancora cercando » rispondo quasi imbarazzato.
   « Sono sicura che la troverai » mi risponde Ottavia sorridente.
   « Speriamo anche se non succederà molto presto ma arriverà! » rispondo io.
   « Vai a divertiti dai, che è la tua festa di compleanno questa » risponde lei.
   È la mia festa di compleanno ma tutti passano il tempo a chiedermi se ho oppure no una fidanzata a quanto pare vogliono tutti mettermi fretta per sposarmi quando io voglio fare le cose con calma.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** Uno ***


Uno

Elena
 
La mia vita non poteva andare peggio di così. Quella cattivona della preside mi aveva convocato mia madre a scuola domani mattina e la stessa sorte è toccata alla mia amica Claudia. Noi due avevamo provato ad insistere con la preside che tutto questo era successo solo perché Frensi ci aveva provocate ma per la preside non era un valido motivo per spingerlo due volte contro il muro, il compagno sarebbe potuto finire al pronto soccorso. Peccato che non ci sia finito veramente! Io e Claudia volevamo tanto che accadesse ma questa volta Frensi era riuscito a spuntarla liscia facendo finire noi due dalla preside.
   Purtroppo, io e la mia amica lo sapevamo che al nostro rientro a casa, le nostre famiglie sarebbero state molto arrabbiate con noi, non potevo proprio immaginarla la faccia di mia madre al mio rientro a casa.
   Avevamo deciso di passare il pomeriggio nel centro della nostra città e di rientrare a casa verso tarda sera così forse riuscivamo ad evitare la predica delle nostre madri.
   La mia mamma non era un bel vedere quando si arrabbiava con me e credo di avervi già dato conferma sta mattina di quanto possa essere insopportabile nei momenti dove è arrabbiata. Non capivo che cosa serviva evitare la predica questa sera se tanto me l'avrebbe fatta la mattina dopo? Meno male che il buongiorno si vedeva dal mattino, il mio non sarebbe stato sicuramente un buongiorno.
   « Claudia, ma tu non sei terrorizzata all'idea di rientrare a casa? Io comincio a tremare solo a pensare all'accoglienza che mi darà mia madre al rientro » dissi io, molto preoccupata.
   « Me la faccio sotto anche io, Elena. Tu almeno sei fortunata che hai solo tua madre, ma io che ho anche mio padre sono sfortunata due volte. Mio padre è peggio di mia madre quando sono arrabbiati perché mia madre tende sempre a giustificarmi mentre mio padre no... lui non me la fa passare liscia » mi rispose lei.
   Eh si! Io sono orfana di padre, vivo da sola con la mia mamma. Non ho mai capito che fine ha fatto papà ma mia madre mi ha raccontato che era morto per via di una brutta malattia peccato che io non ci credo: secondo me era andato via perché a volte non sopportava più mia madre. Devo ammettere che se lo ha fatto, lo capisco bene: non è facile sopportare mia madre, in alcuni momenti.
   « Non possiamo passare la notte fuori casa? Magari anche solo a dormire sopra delle panchine? » domandai a Claudia, anche se devo ammettere che avevo avuto una pessima idea.
   « Secondo me la cosa migliore da fare è accettare che sia andata in questo modo, tanto se non ci fanno la predica oggi, ce la faranno domani appena sveglie e io non voglio svegliarmi male al mattino. Almeno al risveglio voglio essere lasciata in pace visto che già non faccio la vita che vorrei » mi rispose lei.
   « Entro un momento in questo negozio di bigiotteria poi quando sono uscita, cominciamo ad avviarci verso casa va bene? » domandai alla mia amica.
   « Fai pure... » disse Claudia.
  Una volta entrata nel negozio comincio a guardare gli accessori che sono esposti alla vendita. Non trovo niente di speciale fino a quando i miei occhi non captano una strana collana. Io la prendo un attimo in mano; mi accorgo che però non sembra una collana da bigiotteria perché sembra fatta di materiali veri. Quella collana poteva valere una fortuna secondo me, ma non capivo come mai si trovasse in questo negozio. Decido dopo circa un quarto d'ora di andare alla cassa per pagare, ma non c'era riportato alcun prezzo sull'etichetta. La cosa mi sembrava al quanto strana. Non appena consegnai la collana alla cassiera, notai che quest'ultima aveva cominciato a guardarmi male.
   « Sei proprio sicura di volere questa collana? Perché non la vendiamo ma te la diamo gratis » mi disse la cassiera.
   « Come mai me la volete regalare? » chiesi, stupita.
   « Una ragazza tempo fa è venuta a restituircela. Ci aveva detto che causa troppi guai quella specie di collana » mi spiegò la cassiera.
   « Ah! Io la prendo comunque perché mi piace come è fatta. Allora posso uscire dal negozio? » chiesi io.
   La cassiera aveva annuito. Una volta fuori dal negozio cominciai a chiedermi che cosa potesse mai combinare una semplice collana ad una ragazzina. Dal mio punto di vista, la ragazza di prima doveva avere qualche problema, non credo proprio che una collana possa portare dei guai.
   Non appena lasciai Claudia a casa sua, avevo tante domande da farmi sulla collana che avevo preso in quel negozio. Continuavo a guardarla perché era veramente carina. Secondo me la cassiera aveva voluto solamente spaventarmi dicendomi di quella ragazza. A quanto pare doveva aver visto qualche film horror la sera prima su collane maledette o porta guai. Non avevo altre spiegazioni alla sua preoccupazione.
   Appena entrai a casa ingoiando la saliva pur avendo il cuore in gola dalla fifa e con la paura di essere vista da mia madre, decisi di aprire leggermente la porta d'ingresso per vedere se mia madre era in casa. Purtroppo si! Era piazzata davanti alla televisione in cucina. Non avevo via di scampo! Dovevo per forza farmi sgridare da lei e questa volta, mi avrebbe fatta volare dalla finestra.
   Entrai cercando di non farmi sentire e in punta di piedi. La porta pensavo che non l'avevo nemmeno chiusa. Restai fregata comunque: mia madre aveva chiuso a chiave le porte di tutte le stanze della casa quindi, non avevo una via di salvezza oltre che uscire di nuovo di casa ma per andare dove? Niente! Dovevo accettare di ricevere una predica anche questa sera. Sentii la televisione spegnersi e lentamente sentivo mia madre venire verso di me. Questi erano i miei ultimi momenti di vita perché domani mi sarei trovata in un altro mondo. Cominciò a venirmi un batticuore per la tensione.
   « NOI DUE DOBBIAMO FARE UN DISCORSETTO SIGNORINA! » gridò mia madre, afferrandomi per un braccio e buttandomi sul divano.
   Io ero molto terrorizzata e mi trovavo sul punto di impazzire.
   « Che succede? » domandai, provando a far finta di niente.
   « CHE COSA SIGNIFICA CHE DURANTE LA LEZIONE DI MATEMATICA HAI PICCHIATO FRENSI, UN TUO COMPAGNO? LO SAI CHE SONO STATA CONVOCATA A PARLARE CON LA PRESIDE DOMANI MATTINA, CHE POSSONO SOSPENDERTI PER QUELLO CHE HAI FATTO? » gridò mia madre, molto arrabbiata.
   « È lui che mi ha provocata... ho solo reagito per mia legittima difesa » risposi io, sul punto di mettermi a piangere e con il batticuore.
   « NON BISOGNA REAGIRE ALZANDO LE MANI, LO CAPISCI? ELENA, QUANDO IMPARERAI A DIFENDERTI A PAROLE? GUARDA CHE SE TI SOSPENDONO A SCUOLA, TE NE VAI A PRENDERE LE ORDINAZIONI IN QUALCHE BAR O A PULIRE I GABINETTI DI UN RISTORANTE. È QUESTO CHE VUOI PER IL TUO FUTURO? » gridò mia madre.
   « Basta che me ne vado da quella scuola schifosa » commentai io.
   « TI DICO CHE SE DOMANI SARAI SOSPESA, TI ANDRAI A CERCARE UN LAVORO. IL CIBO TE LO GUADAGNERAI LAVORANDO, NON POSSO BADARE ANCHE AL TUO MANTENIMENTO COMINCIA AD ESSERE DURA PER ME, MANTENERE ANCHE TE » concluse mia madre.
   Lavorare? Ma se già detestavo la scuola, come avrei fatto ad andare a lavorare felice e contenta come una pasqua? Da quello che ho capito domani sarà la mia prima notte da clochard almeno che domani non riesca ad andare a vivere nell'Antica Roma ma ne dubito che la cosa possa accadere.
   Visto che non era ancora buio perché poi io e Claudia siamo rientrate un po’ prima di sera ed erano appena le cinque del pomeriggio per non pensare alla mia terribile vita avevo deciso di fare una passeggiata siccome domani avrei cominciato a cercare lavoro visto che a scuola sarò sospesa, volevo vedere ancora una volta e in santa pace il Colosseo. Quando cerco di stare serena e tranquilla vado a vedere il Colosseo perché mi fa pensare all’epoca storica in cui vorrei vivere. Quelli si che erano bei tempi per questa città! Adesso non puoi nemmeno fermarti a parlare in santa pace con il primo ragazzo che incontri senza chiederti se puoi o meno fidarti di lui. Chissà come dovevano essere i ragazzi di quell’epoca, me lo domando quasi sempre sicuramente non erano rompi scatole come quelli di oggi.
   Una volta al Colosseo, la mia collana comincia a fare un rumorino come se cercasse di venire fuori e infatti resto scioccata a vedere che la collana si è staccata dal cordino e si è alzata in volo fino ad andare ad appiccicarsi in un palo. Dopo due minuti dal nulla, si è aperto una specie di portale dorato davanti a me. Cosa significava tutto questo? Posso solo dirvi che sono curiosa di scoprire dove conduce questo portale. Decisi di andare a scoprire subito dove portava.Qualche minuto dopo, mi trovo in un prato abbandonato circondata solo dal venticello leggero, ma nessun segno di anima viva. Forse non avevo fatto tanto bene a venire in questo posto e penso che fosse meglio tornare a casa.
   Quando ad un certo punto sento dei passi e vado a nascondermi dietro a dei cespugli e l’unica cosa che vedo all’inizio è il portale poi guardo meglio e di nascosto che cosa c’è davanti ai miei occhi e intravedo uno strano animale che non riuscirei a dire che cos’è. Ha l’aspetto troppo buffo sembra che stia ridendo che si tratti di una iena? Un po’ improbabile perché dalla coda sembra quasi un lupo ma il pelo è di uno strano grigio tigrato e marrone sulla pancia. Decido di farmi vedere dallo strano animale solo per provare a vederlo meglio da vicino. Fatto sta che dopo dei brevi minuti mi trovo a fissare lo strano animale e non mi sembra tentato ad aggredirmi solo che poi comincia a scappare e io mi metto a rincorrerlo. L’animale mi conduce fino ad una specie di cancello aperto e comincio a sentire delle voci di persone. Decido di entrare ma l’animale è sparito misteriosamente e nemmeno si è fatto sentire.
   Solo che dopo un po’ realizzo che ho anche dei vestiti diversi da quelli che mi ero messa sta mattina. In questo preciso istante indosso uno strano abito verde salvia dei buffi sandali nei piedi fatti di uno strano materiale e ho i capelli ricci biondi con degli strani braccialetti al polso che sembrano pesare due chili.
   Mi metto a camminare tra la gente che incontro e molti maschi si girano a guardarmi come se non avessero mai visto una ragazza. Ma dove cavolo mi trovo? Mi sembra quasi di conoscere questo posto. Dopo una lunga camminata il destino vuole che mi ritrovo davanti ad un grande palazzo. Decido di provare ad entrare. Un uomo in armatura mi guarda incuriosito e poi mi rivolge la parola.
   « Se siete qui per la festa di Ottaviano vi conviene entrare nel palazzo è già incominciata! » mi dice severamente.
   « Grazie » dico, decidendomi ad entrare.
   Non ero mai stata ad una festa da queste parti ma qualcosa mi dice che la gente di questo posto ama le feste e adora divertissi. Solo che nella mia testa mi pesa enormemente il nome Ottaviano perché di solito era usato nell’Antica Roma. Non volevo crederci di essere finita veramente nell’Antica Roma
 

 
Ottaviano
 
In questo momento si sono appena aperti i balletti tipici che facciamo durante le nostre feste di qualsiasi tipo e io sto seriamente mangiando come un maiale, sdraiato e riposato. Ho sempre amato mangiare con le mani non c’è niente di meglio di mangiare con le mani e sdraiati su una specie di divanetto poi oggi che è il mio compleanno sto mangiando più del solito. Guardo attentamente le altre ragazze che ballano con altri ragazzi ma io non sono molto interessato ai balli di coppia, preferisco quando le persone ballano da sole o in gruppo ma non in coppia perché non sono portato. Il ballo in coppia prevede troppo romanticismo e io fino adesso penso di non averne poi così tanto da dare ad una donna. Le donne cercano un uomo romantico che le faccia sognare ma io non mi riconosco in questa categoria di uomini probabilmente perché cerco ancora quella adatta a  me, che potrebbe anche non arrivare mai.
   Ho solo diciasette anni e prima di sposarmi voglio vivere quella che è la mia vita perché dopo il matrimonio mi ritroverò pieno di casini dal mattino alla sera quindi la mia giovinezza me la godo ancora un pochino. Il mio incubo peggiore sarebbe quello di non trovare l’amore e di ritrovarmi costretto a sposare una donna di cui non conosco nemmeno il suo nome purtroppo sono il futuro re di questa città e prima o poi dovrò sposarmi obbligatamente anche se non lo voglio. Fino a quando Cesare continuerà a tenere potere in questa terra non devo preoccuparmi tanto lo so che continuerà ancora per tanto tempo, mio padre ha una forza incredibile durerà almeno dieci anni se va bene (me lo auguro con tutto il cuore, Cesare!).
   Mi alzo un momento perché hanno incominciato con le danze di gruppo ma il mio sguardo cade in un buco alla fine della sala e mi sembra di vedere una ragazza giovane e un po’ confusa come se non sapesse dove si trova in questo momento. Non sto più nella pelle! Voglio andare a scoprire cosa sta facendo tutta sola e soletta. Comincio a camminare verso di lei, badando di non avere Cesare o Bruto nei paraggi non mi piacerebbe essere sorpreso mentre parlo con una ragazza solo per non farla finire nei guai. Quando la trovo mi accorgo che sta fissando un muro e sta cercando una via di uscita o è indecisa se tornare indietro o fermarsi a riflettere. All’improvviso, si accorge della mia presenza.
   «AHHHHHHH! » grida spaventata, cadendo a terra.
   « Scusa se ti ho fatta spaventare, avrei dovuto avvisarvi che stavo venendo da voi » dico alla ragazza, aiutando ad alzarsi.
   « Che razza di maleducato! Lo sa che è maleducazione apparire alle spalle della gente? » mi dice lei ancora spaventata dallo scherzetto.
   « Forse non avrei dovuto, non l’ho fatto apposta » ammetto perché è vero, non era mia intenzione.
   « Me lo auguro… » mi risponde lei.
   « Non ti ho mai vista qui… è la prima volta che vieni al palazzo? » domando io, cercando di sapere più cose a proposito di lei.
   « Non mi ricordo, ma sicuramente ci sarò stata più di una volta quando ero piccola » mi risponde lei.
   « Come vi chiamate? » domando.
   « Elena, mi chiamo Elena » mi risponde lei.
   « Che bel nome.Io sono Ottaviano ma avrai sicuramente già sentito parlare di me » rispondo sorridendo a Elena.
   « Quello sicuramente » continua lei.
   « Vuoi venire a ballare con me? » domando emozionato.
   « Si » risponde lei timidamente.
   Ho parlato con lei da qualche minuto e già mi sono reso conto che deve essere una ragazza abbastanza timida e mi è piaciuto quel suo “si” quasi tremolante. Vorrei tanto  chiederle se ha già avuto un ragazzo ma penso di no, mi ha guardato come se fossi il primo ragazzo che l’ha presa in considerazione e questo va a mio vantaggio: tra i requisiti della mia futura moglie c’è ne uno che dice che deve essere ancora vergine quindi potrei prenderla in considerazione e la farei diventare mia moglie perché devo ammetterlo questa ragazza già mi piace, ma devo comunque farmi dire se è vergine oppure no, devo anche chiederle quanti anni ha ma suppongo che sia più o meno della mia età o qualche anno più giovane.
   Ve l’ho detto che abbiamo cominciato a ballare? Vi dico anche che con questa ragazza non vorrei mai smettere di ballare è troppo carina… e anche troppo bella! Credo che dopo questa festa andrò seriamente fuori di testa non smetterò più di pensare a lei e quasi quasi chiedo a Cesare se posso sposarla. Ho una domanda che mi gira nella mente: perché con lei ho subito perso la testa mentre con altre ragazze che mi stanno dietro da tempo non mi è mai successo nulla di simile? Non riesco a darmi nessuna spiegazione per questo avvenimento. Posso solo dire che penso di essermi innamorato di lei e forse questo è un guaio.
   Mi rendo conto che mio padre e Bruto mi stanno guardando attentamente e molte ragazze sembrano invidiare Elena perché vorrebbero esserci loro al posto suo. Comincio seriamente a pensare di rivolgermi a mio padre dopo e chiedergli se posso sposare questa ragazza ovviamente, la ragazza si presenterà con me a Cesare.
   Prima però devo verificare che questa ragazza non sia già sposata o che non abbia figli con un altro uomo.
   « Elena  sei già sposata? » gli domando. Lei scoppia a ridere.
   « Direi proprio di no! » risponde lei.
   « Vorresti sposarti presto? » chiedo io.
   « Siete un po’ troppo curioso. Mi sposerò a mio tempo, devo prima trovare l’uomo giusto per me » risponde lei guardandomi negli occhi.
   E se ti dicessi che lo hai appena trovato?  
   « Perché non ti sposi con me? » domando io.
   « Come prego? » mi dice lei.
   « Potresti fare una bella vita con me. Non ti farò mancare mai niente e ovviamente, faremo tanti figli » commento io, forse mi sono fatto prendere un po’ troppo.
   « Chiedo scusa ma sono ancora troppo piccola per diventare moglie e madre » si giustifica lei.
   « Quanti anni avete? Se posso chiedere? » domando io stupito.
   « Sedici » risponde lei.
   « Allora potete sposarvi e fare figli come niente. Conosco ragazze più piccole di te che hanno già preso marito e avuto un figlio » commento io.
   « Lo so ma non sono ancora pronta » ribatte lei.
   « Me lo dite quando sarete pronta? » domando io.
   « Va bene Ottaviano » mi dice lei imbarazzata.
   Che cosa mi sta succedendo? Sbaglio oppure ho appena desiderato di sposare questa ragazza e di farci dei figli insieme? Qualcosa mi ha fatto andare fuori di testa e credo di aver perso il controllo di me stesso e la cosa non va bene per niente. Non bisogna mai perdere chi siamo per amore. L’amore ti fa sballare la testa ma bisogna trovare la forza di resistergli.
   Alla conclusione della festa saluto questa ragazza anche se non vorrei salutarla ma vorrei invitarla a restare con me fino a domani mattina.
   « Per favore, restate con me questa notte! »  dico guardandola negli occhi.
   « Non posso. Devo tornare a casa da mia madre » mi risponde.
   « Voglio rivederti. Domani passi? » domando io.
   « Può darsi di si. Dipende se non ho impegni » risponde lei.
   « Ci vediamo di nuovo qui, all’ingresso del palazzo » dico io.
   « Va bene » conclude lei.
   La lascio andare. Credo che andrò subito a dormire anche se prevedo una notte insonne perché mi sono innamorato di Elena.
    
  
      

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Capitolo 3
*** Due ***


Due 

Elena

Sono appena rientrata a casa mia nella città di Roma attuale e nella testa ho inciso il nome Ottaviano. Mi ha fatta morire dal ridere quando ha ammesso di volermi sposare e di mettere al mondo dei bambini con me ma poi proprio con me che attualmente non ho mai tenuto conto l’idea di sposarmi o di crearmi una famiglia. Magari fra tanti anni sarò sposata ma credo proprio e spero non con Ottaviano anche perché non penso sia il tipo di ragazzo adatto a me visti le responsabilità che gli aspettano. Non sono la moglie adatta per un futuro re di Roma poi a me non mi sposerebbe nemmeno un tricheco in stato di ebbrezza figuriamoci Ottaviano. 
   Non so cosa possa aver visto in me tanto da desiderarmi sua per tutta la vita ma sicuramente ci sarà stato un errore. Una cosa è certa però: non riesco proprio a cancellarmelo dalla testa il suo nome. Ci provo ma non ci riesco! Fatto sta che una volta voglio portare pure Claudia con me nell’Antica Roma le farò prendere un colpo al cuore ma per il momento non le dico niente dell’ipotesi che potrei essermi presa una cotta per Ottaviano. Penso seriamente che mi sono innamorata di lui. 
   Posso solo dirvi che mia madre mi ha sgridata di brutto al rientro semplicemente perché sono arrivata a mezzanotte in punto e domani mattina devo andare dalla preside con lei se ho fortuna potrò passarla liscia e non mi sospenderanno ma io non voglio avere fortuna voglio essere sospesa per non mettere per un po’ di tempo, piede in quella classe. Ho come l’impressione di essere la prima ragazza al mondo felice di sapere che sarà sospesa dalla scuola. Ora vado a dormire che si è fatto tardi.
   La mattina dopo mi sveglio e mi vesto senza fare storie. Vado in cucina dove trovo mamma seduta su una sedia con le braccia incrociate e capisco che sta pensando e anche che è preoccupata per la decisione che prenderà la preside. Possibile che l’unica a cui non importa del verdetto della preside sono io? Sul tavolo vedo che la mia mamma ha messo solo una tazza piena di latte.
   « Buongiorno mamma » dico bella sorridente.
   « Elena che cosa devo aspettarmi dalla preside? » mi domanda lei.
   « Niente di grave vuole solo parlare con te » rispondo io.
   « Non solo quello: lo hai capito che rischi la sospensione? » continua lei preoccupata.
   « Si quello l’ho capito! » rispondo, ma non me ne frega niente.
   « Se ti sospende che cosa hai intenzione di fare? » mi domanda mia madre.
   « A questo non ci ho ancora pensato! » rispondo, ma vorrei dire che intendo passare le mie giornata a mangiare, bere e dormire. 
   « Dovrai cercarti un lavoro. La vita è così: se non studi devi lavorare! » commenta mia madre.
   « La vita è ingiusta » commento io.
   Non vedo l’ora che questa giornata giunga al termine siamo alle prime ore del mattino e già mi sono rotta le scatole. Continuo comunque a credere che io e Claudia non meritiamo la sospensione ma se la meritava Frensi, io e lei abbiamo solo reagito ai suoi insulti non abbiamo fatto niente di male ci siamo solo difese. 
   Una volta uscite di casa io e mia madre incontriamo Claudia e la sua mamma. Mi metto subito achiacchierare con Claudia del perché secondo noi oggi dovrebbe esserci Frensi al posto nostro e non noi due che non abbiamo fatto niente. Sono molto fortunata ad avere un’amica come lei che mi segue in qualsiasi cosa faccio e le sono grata che voglia condividere questa ingiusta punizione con me. 
   Quando ci troviamo in attesa di essere giudicate dalla preside per una strana ragione penso a Ottaviano. Secondo me lui si divertirà ogni giorno tra la sua gente e penso che non ci vada neanche morto a scuola visto che è il figlio di Giulio Cesare. Beato lui che può fare il cavolo che vuole e stabilire chi ha torto e chi no senza che qualcuno si lamenta perché se qualcuno lo fa rischia una condanna a morte. Ma perché non sono stata scelta io come erede di Cesare? No, sinceramente non ci tengo molto a questa carica. 
   Siamo entrate nell’ufficio della preside che sta squadrando molto male me e Claudia beh, non può mica guardarci in modo felice e sorridente dopo tutto, sta per scegliere cosa fare con noi due.
   « Voi due siete Elena e Claudia giusto? » ci domanda la preside.
   « Si » rispondiamo io e la mia amica.
   « Signorine, in questa scuola ci sono regole specifiche: una di queste stabilisce che è severamente vietato alzare le mani su i propri compagni, docenti ecc… come intendete giustificare il fatto accaduto ieri? » ci dice la preside in modo severo.
   « Ci siamo solo difese » dico io.
   « Frensi ci ha provocate e noi abbiamo solo reagito alle sue provocazioni » commenta Claudia.
   « Ci sono modi migliori e da persone più mature di reagire alle provocazioni. Cosa facevate se il vostro compagno finiva al pronto soccorso? » domandò la preside.
   Magari ci fosse finito sul serio. Penso tra me e me.
   « Gli stava solo bene! » ammise Claudia.
   « Uscite un attimo signorine, fate entrare le vostre madri » ci dice la preside.
   Una volta essere uscite e aver fatto entrare le nostre mamme comincio seriamente a pensare che la preside possa già aver deciso la nostra sorte sicuramente non ci vorrà ancora molto prima che possa decidere la soluzione migliore all’episodio di ieri. Io e Claudia parliamo ancora sotto voce e restiamo sempre del parere che tutto questo sarebbe dovuto toccare a Frensi. Giuro che se lo incontro una volta uscita dalla scuola a quel cretino gli spacco la faccia e questa volta ci va eccome al pronto soccorso.Lo odio! Non mi stancherò mai di ripeterlo ma un po’ lo ammiro perché grazie a lui vedrò realizzato il mio sogno di alzarmi tardi al mattino. Ci voleva solo lui a portare a termine il mio obbiettivo e giuro che se mi buttano fuori da scuola col cavolo che andrò a lavorare. Per una volta ho l’occasione di fare tutto quello che voglio senza perdere più tempo in questa inutile scuola.
   Dopo un’ora, ci fanno entrare nuovamente nell’ufficio della preside.
   « Elena e Claudia siete sospese per due settimane e non solo: queste assenze non saranno giustificate dalla preside e a fine anno, saranno contate con tutte le altre che farete in oltre la vostra media in tutte le materie sarà abbassata di un voto in pagella e vi verrà messo il cinque in condotta a tutte e due » termina la preside.
   Una volta che rientriamo a casa mi preparo a subire la lamentela di mia madre. Io non merito tutto questo però! Credo che dopo la ramanzina andrò seriamente a divertirmi con Ottaviano sicuramente lui mi capisce meglio di mia madre. Dopo oggi sono sempre più convinta che questa città non fa per me. 
   « Non vuoi studiare figlia mia? Bene, vedrai quanto ti piacerà lavorare! » mi grida mia madre.
   « Guarda vado al lavoro anche molto volentieri » commento io.
   « Domani esci di casa e te lo vai a cercare da sola il lavoro così ti arrangi da sola! Io ho già badato troppo e non faccio le cose per niente! » mi dice mia madre gridando.
   « Con piacere » rispondo io. Tanto non ci vado. 
   « Vedrai poi come rimpiangerai la scuola » mi dice lei.
   « Oh si! Me ne pentirò » commento prendendola in giro.
   Dopo un po’ mia madre va in camera sua a piangere dall’esasperazione mentre riguardo a me conviene che mi preparo. 

Ottaviano
 
È mattina. La prima cosa che mi viene in mente svegliandomi è il ricordo della festa dei miei diciasette anni e anche di Elena soprattutto… di Elena. Mi alzo dal letto e un servitore va ad annunciare a tutti gli altri che Ottaviano ha aperto gli occhi. Sono più che sicuro che mio padre si trova già in sala ad aspettarmi a tavola idem anche Bruto credo che stanno aspettando solo me però questa mattina non sono in ritardo anche perché devo vedermi con Elena più tardi e non posso sballare la giornata. Proprio no.
   Dei servitori mi danno una mano a vestermi.Come al solito faranno in modo di vestirmi più o meno abbinato a Cesare certo perché il figlio di Cesare deve assomigliare a Cesare se no le cose non vanno bene anche se a me non interessa essere come lui, non sono interessato a comandare questo posto un domani proprio no. Credo proprio che quando Cesare non ci sarà più, lascerò il comando a Bruto così potro finalmente fare una vita tranquilla.
   Una volta ben sistemato mi avvio verso la sala. Quando arrivo la prima cosa che vedo sono niente meno che Cesare e Bruto sdraiati con un posto vuoto che immagino sia il mio.
   « Ave padre, ave Bruto! » dico sorridendo a tutti e due.
   « Ave Ottaviano » rispondono insieme.
   Io mi accomodo tranquillamente sulla mia poltroncina.
   « Figliolo, la festa di ieri è stato un vero succeso! » mi dice Cesare contento come non mai.
   « Ah si? » domando io.
   Certo che è stato un successo: mi sono anche innamorato.
   « Ah si? » chiedo.
   « Si, molto graziosa anche la ragazza che ha ballato con te » commenta Bruto.
   « Confermo. Doveva essere una con un bel caratterino se è riuscita a convincerti a ballare, per la prima volta in vita mia ho visto mio figlio ballare » commenta Cesare.
   Ripenso nuovamente a Elena. In effetti è vero! Non sono il tipo che ama divertirsi durante una festa di solito in queste occasioni chiacchieravo fino a tarda notte con Bruto ma ieri ammetto che è successo qualcosa di magico. Penso che per la prima volta sono caduto in quella trappola chiamata amore e adesso devo darmi da fare per uscirne vivo. Non mi farò mai più fregare da nessuna ragazza. Elena però mi piace tantissimo.
   « Ti vedo pensieroso figliolo » mi dice Cesare.
   « Per forza. Sta ancora pensando alla pupazza di ieri » ammette Bruto.
   « Non è vero » rispondo io.
   « Non c’è niente di male figliolo. Ora però la vita continua. Dovrai dimenticare quella ragazza » commenta Cesare.
   Dimenticarla? Non se ne parla neanche!
   « Avete ragione papà! » rispondo io.
   « Cesare ha sempre ragione » ribatte lui.
   Sarà… ma io mi sono innamorato di Elena e la voglio tutta per me. Non ci penso nemmeno a dimenticarla perché la desidero sposare. Desidero rivederla e anche farci l’amore. Pensate che io stia un tantino esagerando? L’ho vista solo ieri dopo tutto e la rivedrò oggi stesso. Vorrei se lei me lo permette darle un bacio sulla sua dolcissima bocca e magari non solo uno. Resterei tutta la mia vita a baciarla per l’eternità ma non è possibile. La mia vita è già stata organizzata da mio padre e sono obbligato a prendere il comando a Roma, da quello non posso scappare è un mio dovere.
   Ho paura che se comincio a baciarla poi vorrò subito scoprire tutto il resto. È la mia prima volta che desidero fare l’amore con una donna queste cose non mi erano mai successe prima d’ora o tanto meno prima di conoscere Elena. Le ragazze di ieri sera saranno state molto gelose di lei e qualcosa mi dice che se voglio quella ragazza dovrò passarne di tutti i colori ma la cosa non mi spaventa affatto! Per lei sono pronto a correre ogni tipo di rischio ma io piaccio a lei? Ieri mi ha respinto di brutto, io gli parlavo dei miei progetti in futuro con la fortunata che sposerò e lei pareva per niente interessata alle mie offerte. Comincio seriamente a pensare che le faccio schifo ma allora perché ha accettato di rivedermi oggi? Forse mi sta solo mettendo alla prova per vedere di che stoffa son fatto.
   Mi conviene prepararmi e raggiungere Elena al più presto.
 



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