Uno sconosciuto dagli occhi verdi, può stravolgere il tuo cuore, cambiarti la vita

di Spensieratezza
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Uno sconosciuto dagli occhi verdi ***
Capitolo 2: *** Cena con Jared ***
Capitolo 3: *** Non sei uno sconosciuto per me ***
Capitolo 4: *** C'è tempo per un'altra storia ***
Capitolo 5: *** Giornata libera ***
Capitolo 6: *** La mia storia ***
Capitolo 7: *** Per amore o per i soldi? O per l'amore dei soldi? ***
Capitolo 8: *** Una scelta, una ciotola ***
Capitolo 9: *** Svolta imprevista ***
Capitolo 10: *** Una sconvolgente verità ***
Capitolo 11: *** L'amnesia ***
Capitolo 12: *** Adoro quella tua testa maliziosa ***
Capitolo 13: *** Voglio fare anch'io qualcosa per te ***
Capitolo 14: *** Il mio amico Misha ***
Capitolo 15: *** L'intervista con..sorpresa!! ***
Capitolo 16: *** Il doppio lavoro di John! ***
Capitolo 17: *** Call me Chuck ***
Capitolo 18: *** Momento goliardico a casa di Jared ***
Capitolo 19: *** Uno sheppard e un pervertito! ***
Capitolo 20: *** Il mio eroe sei tu ***



Capitolo 1
*** Uno sconosciuto dagli occhi verdi ***


Jensen ackles è un ragazzo trentenne come ce ne sono tanti.

Un ragazzo trentenne annoiato dalla vita, come ce ne sono tanti, ma lui ha una particolarità.

Jensen non è cinico, non è brutto, non è un ragazzo mingherlino nerd e sottomesso.

È un bell’uomo, biondo, con gli occhi verdi e un bel fisico, semplicemente conduce una vita normale in ufficio.

Una vita fin troppo…normale!!
 
Jensen si chiedeva spesso se normalità equivaleva a orrore. Alzarsi presto la mattina, prendere il caffè, vestirsi, andare in ufficio, tornare a casa, ricominciare tutto da capo.

Senza uno straccio di emozione, senza uno straccio di novità, senza niente che ti sorprendi ancora e ti esalti.

Sì, avrebbe potuto trovarsi una ragazza – o un ragazzo ? – e fidanzarsi. Lei avrebbe preparato per lui il pranzo, l’avrebbe aspettato fino a sera tarda, quando lui sarebbe stato troppo stanco magari per fare l’amore e si sarebbero visti solo cinque secondi magari, prima di crollare a dormire.

O magari l’amore l’avrebbero fatto..i primi tempi..poi sarebbe arrivata per entrambi l’insoddisfazione, la mancanza di entusiasmo..la mancanza di amore..
 


Dio mio, questo è l’orrore…l’orrore…
 
Jensen voleva una vita così. Lui sognava di viaggiare in giro per il mondo, di vedere posti fantastici, di essere sempre con l’umore alto, di buonumore, di fare sorridere le persone con il suo buonumore.

Pensò a quanti anni ancora gli rimanevano da vivere. Ne aveva 30, se si calcola che un essere umano vive in media fino a 80 anni…non aveva molto temp….
 



SCREEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEECH!!

PORCA PUT…….
 


Jensen frenò bruscamente per non andargli addosso. Gli occhi quasi fuori dalle orbite. Dovette poi sterzare e rischiò davvero di farsi male e fare incidente. Per fortuna riuscì a fermare la macchina al lato del marciapiede.




Ancora non poteva crederci.
 
Un pazzo vestito da hippie gli aveva attraversato la strada.

Un pazzo vestito da hippie con uno zaino sulla spalla.

Un pazzo vestito da hippie con i capelli lunghi.

Un pazzo vestito da hippie che era un pericolo per gli automobilisti.
 
 
 


“Ehi, ehi tu, aspetta un momento.” Disse Jensen, correndogli dietro, trafelato.

L’hippie, a quanto pare era un codardo. Stava cercando di intrufolarsi nel prato al lato della strada.

“Ehi, dico a te, hai visto cos’hai combinato???” gli disse, prendendolo per le spalle e costringendolo così a guardare la sua macchina.
 



L’hippie guardò la macchina. Sembrava intera. A parte qualche ammaccatura.

“Mi dispiace…...” disse il ragazzo, mortificato.

Jensen allora guardò meglio il ragazzo.

Aveva una gran massa di capelli, gonfi e castani, sembrava esser stato in fonderia, ma non puzzava, e attraverso quella massa di capelli vedeva un gran luccichio di verde. Aveva dei begli occhi.

Mise le braccia conserte.

“Si può sapere che cosa ti salta in mente di attentare alla vita degli onesti automobilisti e poi pensare di cavartela così?”

“Io stavo solo facendo l’autostop…..”

“Quindi vorresti un passaggio..”

“Io..sì..ma..non me lo merito dopo averti spaventato così..me ne vado e scusa il disturbo.” Disse il ragazzo imbarazzato.
 

Jensen rimase esterrefatto. Questo ragazzo piombava così nella sua vita, sconvolgendo la sua normale noia e poi pensava di svignarsela così?

“Fermo là. Dove pensi di andare in queste condizioni? Da dove vieni? Dal Tibet?” chiese, fermandolo per un lembo della camicia.

Il ragazzo sorrise. “Sono stato un po’ dappertutto..a dire la verità.”
 
Jensen lo guardò ancora una volta, vide quegli occhi dolci e brillanti, privi di cattiveria e poi disse:

“Okay, senti, ti do un passaggio io..”

“Cosa? Dici sul serio??”

Jensen annuì. “Vorrei evitare che tu metta in pericolo qualcun altro. Sali.”
 
 
 


Quando il ragazzo salì sul furgone, sembrava un bambino emozionato per quanto sorrideva.

“Che c’è da sorridere?” chiese Jensen curioso.

“Oh beh..è che mi piacciono i furgoni. Li preferisco alle macchine..sarà perché danno di più la sensazione mistica del viaggio..” disse Jared.

Jensen lo guardò stupito. Era lo sconosciuto più strano che potesse incontrare. Carino però. Sotto quella parvenza di sciatteria.

Lo sconosciuto si girò a guadarlo.

“Io sono Jared, comunque..Jared Padalecki.”

“Jensen..Jensen Ackles…” disse Jensen sorridendogli a sua volta.
 
 
Non sapeva perché, ma quel ragazzo gli ispirava una fiducia spontanea, sincera e così naturale.

Non aveva mai raccolto nessun autostoppista prima d’ora, stavolta però si sentiva di farlo.

Forse perché guardare Jared, era come sentirsi improvvisamente liberato da tutte le costrizioni e i limiti della sua società, dalla noia, dalla routine.

Tutto di quel ragazzo sembrava emanare libertà, ma non solo. Anche dolcezza, genuinità, sincerità...Jensen sentiva davvero delle belle, belle energie ad averlo accanto.
 

“Senti..mmm..mi dispiace ancora per averti spaventato.” Disse Jared imbarazzato.

“Non ti preoccupare. Piuttosto, invece di attraversare la strada, potevi aspettare. Magari ti avrei caricato lo stesso..”

Jared lo fissò, stupito e grato, e Jensen si accorse in ritardo di quello che aveva appena detto.

“Davvero?”

“Sì....sì..certo..voglio dire…senti, non mi hai detto ancora dove ti devo portare..”

Jared a quel punto sembrò in difficoltà.

“In..in una pensione qualunque, andrà bene.”

“Cosa? Ma casa tua dove sta?”

“Io non ho più una casa..vengo da molto lontano..le cose sono andate male e sono venuto qui..”

“E dove stavi prima?” chiese Jensen, quasi temendo di saperlo.

“In Italia….senti, non voglio darti problemi. La pensione andrà benissimo, poi me..me la caverò.” Disse Jared, guardandolo però con degli occhi dolci che sembravano indicare quanto gli dispiacesse lasciare Jensen.

“Mmm..i soldi per pagare la pensione, li hai?”

Jared gli fece vedere il suo borsellino. C’erano a malapena venti dollari.

Jensen storse il naso. “Con questi non ci paghi nemmeno la notte. Lascia perdere tutto. Stanotte dormi da me e poi vedremo di trovarti un’altra sistemazione..”
 
“Cosa? Ma..sono uno sconosciuto per te!”

Jensen sorrise. “Una volta che ci si presenta, non si è più sconosciuti. Dai, prima che cambi idea.”

“Jensen, grazie. Grazie mille.” disse. Poi, aprì lo zaino e si mise a mangiare una mela, senza sbucciarla. Jensen lo guardò e sorrise. Guardare quello sconosciuto mangiare una mela presa da uno zaino, era la cosa più bella che avesse mai visto.
 
 
 
 
 
 
  
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell'autrice: 

allora!!! Questa storia, anche se non ci crederete, mi è venuta in mente soltanto ieri, mentre tornavo dal lavoro O__O

Ero nera e veo passeggiare uno che sembrava proprio un hippie, e mi ha ispirato per questa storia! ahhah xd

Lo so, lo so, sono pazza, ma finchè c'è l'entusiasmooooo io ne approfittooooooo visto anche che non dura mai molto xd

a presto! Spero vi piaccia!!

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Capitolo 2
*** Cena con Jared ***


Pov Jensen.



è una bella sensazione, tornare a casa con Jared. Finora, non avevo nessuno con cui farlo…

sorrido apertamente, davanti al suo stupore e alla sua ammirazione, quando arriviamo alla mia casa e si mette stupefatto ad ammirare le mura esterne e il giardino.

Fischia.
“Amico..hai una gran bella casa!” dice.

“Pensavi che non potessi permettermela?” chiedo ridacchiando.

“No, io non volevo dire..”

“Tranquillo..perchè davvero non posso. Ho un amico…Bobby.. che mi ha prestato dei soldi per il mutuo, ma devo restituirglieli…”

“Ah…capisco..” dice, ma sembra stranito.

“Che c’è?” sorrido divertito. Mi piace che le persone dicano quello che pensano, liberamente, senza problemi.

“è un amico…stretto?” chiede, e sembra imbarazzato.

Non posso fare a meno di ridere, capendo dove vuole andare a parare.

“Lo amo! Non in quel senso, ovviamente. Ha circa cinquantasei anni ed è come un padre per me! Mio padre…beh, insomma, lasciamo perdere. Rapporto complicato. Bobby tra le altre cose ha anche un’autofficina..potrei andare a lavorare da lui..me lo ha chiesto tante volte..ma..”

“Preferisci il tuo lavoro..”

“Non proprio..è che..insomma..”

“è complicato.”

“Già…” all’improviso sento un gran caldo e un gran imbarazzo. Sto facendo la figura del cretino con questo ragazzo.

Jared però mi stupisce ancora una volta, dicendo:
 
“Capisco molto bene come funziona..la routine è come una trottola che gira all’infinito. Gira così tante, infinite volte, che non riesci più a ricordarti se ti sta stritolando o ti sta rassicurando.”

Resto stupito da quello che dice e totalmente rapito.

“Quando ci siamo dentro, vorremmo fuggirne..ma l’enorme paura che abbiamo del mondo intero, del futuro che potrebbe ferirci, ci assale e ci avviluppa così tanto, che, preferiamo intossicarci con la routine, stancarci, lamentarci, tutti i giorni, sognando qualcosa di diverso, piuttosto che ribellarci e scoprire di trovarci con un pugno di mosche, perché la routine, seppur noiosa, orrorifera, banale, stupida e senza senso, almeno ci tiene al sicuro..”
 
 


Li conosco i monologhi del genere..di solito finiscono così, con una vena di rammarico e tanta tristezza, lasciando solo pause imbarazzanti di silenzio..ma Jared non è come tutti gli altri e lui non ha fatto questo discorso per lamentarsi e basta.

“Ho scelto di viaggiare per questo motivo..non volevo abbandonarmi alla routine..qualsiasi cosa mi sarebbe capitata, sarebbe stata meglio di accontentarmi di qualcosa che non avevo scelto…almeno in questo modo, anche se sarei stato infelice, avrei saputo che lo sarei stato per una mia scelta, non per qualcosa che non avevo scelto..che non è forse quello che desiderano e sognano tutti?”

“Sì..hai proprio ragione..” disse Jensen incantato. “Senti, io cucino qualcosa, ti va una semplice e banale pasta al sugo”?

“Se la cucinerai tu, non sarà banale.” Disse questo mio inaspettato angelo.

Feci un sorriso imbarazzato. “Io? Sono proprio il concentrato di banalità di cui parlavamo prima. Lavoro come impiegato. Riesci a immaginarti qualcosa di più banale?”

“Amico, se tu fossi scontato e banale, non mi avresti raccolto per strada..non mi avresti inseguito..”

“Ehi, io non ho inseguito nessuno..”

“Sei rimasto incuriosito da me..”

“Ok, adesso stai esagerando..” dico, quasi arrossendo.

“Andiamo. Che c’è di male? Tu hai avvertito qualcosa, nella mia aurea..hai..percepito che avevo tanto da raccontare..ed essendo una persona del tutto curiosa e non banale, sei rimasto..beh..ecco..incuriosito da me.è perfettamente normale. E voglio soddisfare tutte le tue dom..”

“Non mi ha incuriosito quello..” lo interrompo io.

“Ah…ah no?”

“Mi ha incuriosito la tua..la libertà che emani..e la tua dolcezza..
 
Questo sembrò zittirlo definitivamente. Per un po’ non parlò più, tanto che temetti di averlo offeso in qualche modo, ma poi inaspettatamente, si offrì di aiutarmi a cucinare.





Mangiammo pasta al pomodoro e bistecca spalmata con pomodorini.

Aveva tutto un altro sapore assieme a Jared.
 
 




Si offrì di lavare lui i piatti e io non riuscìì proprio a impedirglielo.

“Si respira un’aria così buona qui..” disse Jared, uscendo finalmente fuori in guardino e sendendosi sulla sedia vicino alla mia.

Io quasi sobbalzai.

“Beh..è l’aria della sera..”

“Io non credo sia l’aria della sera, Jensen..”

“Come? Cosa intendi?”

“Io penso..sia..tu..”

“Jared..io non so cosa dire..”

“Neanch’io..ma penso anche che..le persone buone, rendano più buono tutto attorno a loro..”

Questa ultima frase, la dice imbarazzato, senza guardarmi negli occhi.

“Io invece credo che…ci siano persone buone e le belle persone…e..ne sto guardando una, proprio adesso…” disse Jensen.
 
Jared fa appena in tempo a sollevare lo sguardo, che io avvicino il viso delicatamente a lui e poi lo poso sulle sue labbra.

Sono tremolanti, le sue labbra..e screpolate..timorose, ma anche emozionate, le accarezzo con le mie labbra, ci gioco, e poi lo baciò veramente.

E sono fuochi. Fuochi d’artificio e adrenalina pura.

La lingua di Jared che entra subito a contatto con la mia, è morbida, calda, avvolgente, e diventa subito passionale.

Oh, Jared, ha un viso quando bacia, pazzesco!

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Capitolo 3
*** Non sei uno sconosciuto per me ***


“Dio..ti voglio tanto..ma non voglio forzarti..” diceva Jensen, accarezzandogli i fianchi, cercando di non sembrare frenetico, mentre si dirigevano nella camera da letto.

“Quello che ho sentito fin quando ci siamo incrociati con lo sguardo la prima volta, è che avrei voluto subito far l’amore con i tuoi occhi, quindi, fidati, non mi stai forzando in nulla..” diceva Jared di rimando, continuando a baciarlo e a mettere le mani nei suoi capelli, disse Jared, lasciandolo a bocca aperta e con la saliva azzerata.

“Mmm.. nascondi molto bene le tue eccitazioni, Jared..io purtroppo non sono bravo quanto te!” disse Jensen, spingendolo sul letto.

Jared rise.

“Ho solo imparato a essere più spirituale, e a guardare nell’anima, ma il tuo corpo mi mette a dura prova..” disse Jared, ribaltando le posizioni, appena Jensen si avvicinò, e lasciando una scia di baci bagnati sul suo petto, approfittando della sua camicia già sbottonata.

“AHH.” Gemette Jensen, mentre Jared diceva:

“E tu, per essere un impiegato tutto casa e chiesa, mi sembri in perfetta forma..” disse malizioso.

“Jared..aspetta..mi sono appena ricordato..devo dirti una cosa prima..”
 
 

La faccia di Jared impallidì subito. “Hai qualcuno? Sei sposato?”

“Cosa?? No! No..” rise Jensen. “è tutto il contrario..volevo appunto dirti che io..ehh..è parecchio che sono single..e che non..ecco..io..”

“Che non fai sesso..” disse Jared, inebetito. Un uomo così, non faceva sesso da parecchio?

“Io..non guardarmi così…non sono frigido, credimi..ma uh…beh..te lo spiegherò meglio un’altra volta..ma era solo per avvisarti che..uh..non ho preservativi in casa. “

Jared fece una faccia ancora più sorpresa.

“Come rovinare un momento di fuoco. Mi dispiace, mi dispiace tanto.”


“Jensen, non me ne frega niente di questo, adesso..” disse Jared, tranquillizzandolo, ma allo stesso tempo, allarmandolo.

“Beh, dovrebbe.” Disse Jensen, preoccupato. “Voglio dire, io sono uno sconosciuto per te…non dirmi che anche con altri..”



“NO, NO!” disse subito, Jared, intimorito che Jensen potesse farsi un’idea sbagliata di lui. “Non pensare male..ho sempre usato..e uso sempre i preservativi..soprattutto per la mia vita da vagabondo, so quanto sia importante..non andare a letto con il primo che capita, senza precauzioni, ma adesso, non ci stavo proprio pensando..sarà perché mi dai una fiducia totale solo a guardarti..o sbaglio?” chiese a Jensen.

“Cos..no!” aggiunse anche l’altro. “No..” rise di nuovo sollevato. “Scusami, è che mi sembrava scontato che dovessi dirtelo..comunque possiamo farlo anche senza, voglio dire..io sono sano..”

“Anch’io.. “ disse Jared dolcemente.

“Perfetto..scusa se ho voluto parlarne..”

“No, hai fatto bene..in effetti non bisognerebbe mai andare a letto con sconosciuti, senza precauzioni..ma tu..tu mi sembra di conoscerti da sempre..e non mi importa farlo senza..anzi, mi galvanizza e mi eccita di più la cosa..” disse Jared, accarezzandogli il petto.

“E chi lo avrebbe detto che il caro angioletto hippie spirituale, fosse così…focoso? Lo sei? Dimostramelo.”

“Mmm..attento..potrei prenderci gusto a vederti fare il passivo..” disse Jared, strusciando la sua testa contro il suo petto, mentre Jensen gli accarezzava la testa.

Poi, come se si fosse reso conto di quello che aveva appena detto, aggiunse:

“Cioè..scusa..io non volevo..dare niente per scontato..voglio dire..”

“Smetti…di parlare..” disse Jensen con voce dolcemente roca, riattirando il suo viso in un altro, passionale bacio.
 
E Jared smise di discutere.
 
















Note dell'autrice: 

vi spiego..questa cosa delle precauzioni,a volte io la tralscio/trascuro un pò, ma è importante, soprattutto per i maschi che..sono un pòpiù affamati di sesso,piùdi noi femminucce :ppp e un conto è vabbè nelle altre storie, ma in una storia in cui jensen conosce un jared giramondo che chissà quanta gente ha incontrato..mi sembra assurdo e un pò rischioso, non parlarne..

cmq tutto a posto, i due sono sanissimi, e scusate se ne ho parlato, ma mi sembrava doveroso <3

per il resto, scusate anche se non mi soffermo sulla scena di sesso, ma ormai mi piace di più concentrarmi sulle sensazioni, non per moralismo, ma perchè mi sembra banale ridurmi a scrivere sempre solo gemiti o frasi tipo "ah, si, così " ecc xd cioè mi piacr scrivere anche quello, ma solo quello, mi sembra ripetitivo ^^

quando sarò ispirata, scriverò anche quello, ma non vorrei farlo come percorso obbligatorio, ecco ^^

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Capitolo 4
*** C'è tempo per un'altra storia ***


Pov Jensen.


Come ho fatto l’amore con Jared…mai con nessuno..non è retorica, è la verità.

Non ho mai avvertito tanta dolcezza nel toccare qualcuno. Non ho mai sentito nessuno toccarmi con tanta dolcezza e passione insieme.

Le sue braccia, i suoi movimenti, tutto di lui sapeva di dolcezza.

Ho passato tutta la notte ad accarezzargli i capelli. Accarezzavo i suoi capelli, seppur spettinati e gonfi, ma mi piaceva toccarli, sentirli tra le mie dita, selvaggi e liberi tra le mie mani..

Immagini di lui mentre faceva il bagno nel mare, fantasticare su come sarebbe stato vederlo bagnarsi nell’acqua marina, cercando poi di leccare quella pelle, per capire se sapeva ancora di dolcezza o di sale…

O di dolcezza salata…

Dio, ma come sto diventando? Forse tra qualche anno mi metterei a scrivere fan fiction…

Ma che sto dicendo? Perché aspettare qualche anno, quando potrei iniziare subito, mentre il mio promesso sposo resta seduto su una regale sedia a mirarmi scrivere?

Ma scriverò con una penna d’oca, stile eroe tenebroso d’altri tempi e…
 
Ma dove cavolo è il mio promesso sposo?
 
 



“JARED, JARED!!” gridò Jensen, uscendo fuori dal letto e andando a sbattere contro Jared che stava arrivando, richiamato dal suono della sua voce.

“Jared, ma..dov’eri? E cos’è questo?” chiese, notando che era caduto qualcosa dalle mani di Jared.

“Io..beh..uh…ciliegie..” rispose l’altro, imbarazzato, mentre Jensen si chinava a raccogliere il grappolo.

Jensen sembrava perplesso.

“Dove le hai prese?”

“Al fruttivendolo a due passi..tu dormivi e così…”

“Cosa?? Sei..uscito?”
“Sì..ma ho lasciato un biglietto! Tu dormivi..e..”
 


Jensen non voleva neanche pensare a come si sarebbe sentito se si fosse svegliato senza vederlo, ma prima che avesse il tempo di ribattere qualcosa, notò la cucina. Splendente come se l’avessero innaffiata con i diamanti…girò nel salone e vide che era nelle stesse condizioni.

“Jared..non capisco..hai..”

Sì. Volevo farlo per..ringraziarti…suppongo..”

“Ringraziarmi per cosa?”

“Andiamo..lo sai..” si schernì Jared. “Per avermi accolto…e amato..” disse Jared, circondandolo per la vita.
 
Un sorriso ebete arrivò agli occhi di Jensen. Amato.. che razza di aggettivo un po’ retrò, per descrivere la loro notte erotica, ma gli piaceva anche questo, del suo bello… quindi unì le sue labbra di nuovo a lui, dolcemente.



“Davvero sei uscito?” non potè fare a meno di chiedergli.

“Sì. Non vuoi sapere a cosa mi servivano le ciliegie?”

“No.” fu la risposta che spiazzò Jared, ma Jensen continuò:

“Non hai pensato a cosa potevo pensare se non ti avessi visto? Potevo pensare che fosti fuggito..”

“Ti ho lasciato un biglietto..guarda qui..” disse, facendoglielo vedere.

“Jared..” continuò Jensen, ma non lo stava davvero rimproverando, okay, forse un po’.

“Pensavi davvero che sarei fuggito? Dopo stanotte?” e sembrava sinceramente stupito, tanto che a Jensen fece molta tenerezza. Andò di nuovo da lui, abbracciandolo da dietro.
 


“Non lo so. Magari non volevi..complicazioni, impegni..magari è stata solo una notte..che ne so di quello che pensi..” sussurrò stretto a lui, cercando di fare il gatto coccoloso per non spaventarlo.

Ma Jared non era spaventato, ma lusingato.

“Jensen..ascolta..”

“Quindi..dimmi perché sei dovuto uscire per forza..”disse Jensen che immaginava l’arrivo di un discorso mieloso ed era già tutto troppo da gestire.

“Io..beh..ecco..per questo…cioè questa..” disse, tornando in cucina e versando il caffelatte nella scodella di Jensen, che lo guardò stupito.
 


“è la mia scodella preferita..come facevi a saperlo?”

“Non lo sapevo.” Rispose semplicemente Jared, mettendo le ciliegie al fianco della tazza.

“Erano per me?” chiese Jensen sorpreso.

“Sai, nei miei viaggi di giramondo..mi piaceva sperimentare diverse colazioni..sai che le ciliegie con il latte sono così buone? Assaggia.” Gli disse, imboccandolo, dopo aver innaffiato la ciliegia di latte.
 


Jensen assaporò il sapore dolce della ciliegia dalla mano di Jared. Era così dolce, succosa e..innocente..ma chissà se avrebbe avuto lo stesso sapore se non gliel’avesse data Jared.
 
“Jared, io apprezzo tanto..ma non dovevi..fare tutto questo per sdebitarti..io ho fatto tutto molto volentieri..anzi, l’ho fatto più per me che per te.” Disse Jensen, sorridendo sornione, alludendo al fatto che Jared l’aveva catturato fin da subito.

Naturalmente scherzava, c’era in lui anche il desiderio di aiutare quello strano ragazzo, piombato così all’improvviso davanti a lui.

Sia lui che Jensen cominciarono a mangiucchiare latte e biscotti, fino a che Jared non lo guardò sorridendo e dicendo:
 
“Jensen…sei straordinario. Non sai chi sono, non sai nulla di me, eppure mi hai accolto..e non mi chiedi niente ancora..perchè?”

“Mi fido di te, Jared..”

“Perché?”

“Perché non mi sono mai sentito così prima d’ora, perché i tuoi occhi sono dolci e non quelli di una persona cattiva..”

Mentre Jared continuava a guardarlo con quegli occhi meravigliosi, Jensen aggiunse:

“E perché voglio aspettare che tu sia pronto per raccontarmela..per raccontare la tua storia..”

“Jensen..”

“Le persone non fanno mai niente di davvero..disinteressato.. non trovi? Prima di darti il loro aiuto e la loro fiducia..pretendono che tu gli racconti la loro storia…non hai notato?”

“Sì…ho avuto modo di constatarlo spesso..”

“In alcuni casi è prudente..non si sa mai chi si nasconde dietro un sorriso bonario o una faccia gentile…ma la maggior parte delle volte non capiscono che..le persone possono mentire..sono un bravo ragazzo..dicono..ho sofferto per amore, dicono altri..ma chi lo sa qual è la verità? Chi lo sa che non stanno mentendo? Io preferisco da tempo interrogare gli occhi.”
 


Jared si era avvicinato a Jensen e ora gli aveva preso il viso tra le mani.

“E i miei occhi che cosa ti dicono?”

“Dicono che..che il tuo arrivo mi ha..dato gioia..non so altro..” disse Jensen, provando a discostarsi, anche se dolcemente, riportando una certa distanza, alzandosi gentilmente.
 
Jared lo capiva, Jensen desiderava tanto fidarsi, ma aveva paura a farlo.

“Voglio provarti che puoi fidarti di me..non nascondo niente di oscuro, Jensen…non dentro di me..te lo giuro..”

“Lo so..” rispose dolcemente Jensen. “E comunque non mi devi niente.”
 
 
Non era vero. Jensen sapeva dentro di lui che non era così. Jared gli doveva qualcosa, gli doveva la fiducia che gli aveva dato e forse un inizio di innamoramento, ma non lo avrebbe mai ammesso, non in quel momento.

“Sono stato ingannato, Jensen..”
 
Jensen gli dava le spalle, ma quell’unica frase lo fece tremare un po’ leggermente. No. Ingannare un ragazzo così bello e dolce. Perché?
 
Jared arrivò da dietro a baciargli le spalle.

“Sono stato ingannato. Per questo ho iniziato a fare il giramondo. Per una bugia. Ma una volta iniziato il viaggio, ho trovato altro. Sono stato ingannato e quando guardo te, so che tu non potresti mai farlo. Mi dai queste sensazioni e questi sentimenti, Jensen.”
 
Jensen era felice. Felice e addolorato insieme. In quel momento, non sapeva cosa dire, quindi lo baciò di nuovo.

“Devo farmi una doccia..poi alle 14:00 andrò al lavoro..mi dispiace lasciarti da solo.”

“Se mi prometti che tornerai, non sarò solo.”

“Se mi prometti che non andrai via.”
“Ho una storia da raccontare, ricordi?”
 
 
Non ho urgenza di sentire la storia di Jared, certo, la curiosità c’è, ma non con l’urgenza di dovermi a tutti i costi rassicurare su di lui.

So che mi posso fidare di lui.

So che lui qui con me è al sicuro ed è tutto quello che conta adesso.

Ci sarà tempo per una storia, forse triste, forse malinconica, forse struggente.

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Capitolo 5
*** Giornata libera ***


Prima che Jared mi aiutasse a cucinare quella sera – vedi cap 2 – lo convinsi a farsi una doccia.

Certo, non che Jared emanasse cattivi odori, anzi, ma volevo che si rilassasse e si sentisse a casa e una bella doccia ristoratrice lo avrebbe rilassato e fatto sentire bene.

Certo, immaginarmi Jared tutto nudo con quei muscoli possenti, coperti di bagnoschiuma…era difficile resistere alla tentazione di andare a guardarlo.

E il monello sembrò servirmi su un piatto d’argento l’occasione, chiamandomi ad un certo punto perché si era dimenticato l’asciugamano.

Era davvero ancora insaponato e bagnato come l’avevo immaginato, mentre scappavo dal bagno, cercando di non guardarlo troppo, anche se era coperto ancora dalla vetrata dalla doccia.

Che figura!
 
Dopo quel momento imbarazzante, i miei bollenti spiriti si raffreddarono e si riempirono di tenerezza, quando vidi Jared nella mia camera con una delle mie magliette bianche.

Era una maglietta molto semplice e che gli andava anche un po’ larga e fungeva anche da pigiama, ma vederla addosso a Jared..una cosa mia..mi fece troppo tenerezza.

“Ti sta d’incanto. Potrei pensare di regalartela. Se ti piace.” Gli dissi, accarezzandola distrattamente.

Lui mi diede un bacio sulla guancia che mi sciolse davvero tanto.
 
E poi Jared mi aiutò a cucinare, forse per sdebitarsi di tutto quanto e dopo la cenetta, facemmo l’amore e poi ci fu il giorno dopo.
 
Jared che mi compra le ciliegie per una colazione speciale per me. Jared che pulisce casa per me.

Io che vado al lavoro.
 
Sembra folle, ci pensai anche quando andai al lavoro. Lasciare uno sconosciuto in casa mia per tutte quelle ore.

Avrebbe potuto svaligiarmi casa e scappare con il malloppo.

Certo, non che avessi dell’oro in casa.

Eppure, stranamente..io avevo fiducia in Jared. Lo vedevo come una persona buona.

E se anche alla fine non si sarebbe rivelato la persona che credevo fosse…gli sarei stato comunque grato, per avermi fatto provare delle sensazioni e dei sentimenti così belli.

Da quanto è che non mi sentivo così? Forse da sempre.
 
Ma Jared non mi deluse. Quando tornai, lo trovai ancora. Avevo davvero molta più paura che fosse sparito lui, piuttosto che i soldi.

Della casa non mi importava niente. “Sei ancora qui.”

“Sì.” Disse lui, abbracciandomi. “Fin quando non mi scaccerai.” Disse.

“Scherzi? Mi hai appena dato un valido motivo per volerti sempre qui. Dove lo trovo un altro che mi lucida così bene casa?”
 
 
 
 
 
 
L’indomani mattina Jensen non aveva lavoro e tutto contento, lo disse a Jared, contento del fatto che avrebbero avuto la giornata tutta per loro.

Ma Jared aveva altri progetti per lui.

“Voglio portarti in un posto.” gli disse, prendendogli la mano.
 
 
 
Jared lo portò in un bosco, dove ad accoglierlo c’era un letto  matrimoniale fatto d’erba e tanti manicaretti tutti intorno.

“Jared!! Dove hai preso questa roba??” Jensen era rimasto a bocca aperta.

“Un amico che ha saputo del mio ritorno, aveva questo letto e non ci ha pensato su due volte a farmi questo favore. Vieni.” Disse Jared dolcemente, invitandolo a sedersi sul letto.



“Jared, è….è stupendo..ma…non dovevi farlo solo per..”

Jared lo fermò con un bacio dolcissimo.

“Jensen, voglio raccontarti la mia storia. Mi fido di te e ci voleva una..location adatta!” disse Jared.

















se dovesse andar via l'immagine:

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Capitolo 6
*** La mia storia ***


“Io sono sempre stato un sognatore, Jensen…” cominciò a raccontare Jared. “Un sognatore che, per mantenersi tale, è sempre restato un po’ ai margini della società..non perché avessi paura del mondo, ma perché temevo che conoscerlo troppo, potesse fare del male alla mia sensibilità, dal momento che avrei capito…di non poterlo cambiare. Fin da ragazzino sono sempre stato molto curioso però e non potevo rinunciare del tutto a questa mia..sete di sapere, di conoscenza..e quindi mi procuravo una valanga di libri…libri filosofici, ma anche romanzi. La filosofia mi faceva capire di più il mondo e gli esseri umani e i romanzi mi aiutavano a capire di più l’amore e a immergermi in tanti posti meravigliosi..alcuni immaginari, altri reali, che però io non avrei mai visto.. Mio padre, un grand’uomo, un giorno decise di prendere in mano la situazione e di dirmi a chiare lettere che dovevo crescere e aprirmi al mondo, quindi per prima cosa, dovevo andare a vivere da solo.”

“Quanti anni avevi?” chiese Jensen.

“Ventidue. Non feci tante storie. Aveva ragione. Eravamo tutti d’accordo che probabilmente andare a vivere da solo avrebbe fatto di me un ragazzo più…concreto, se non altro sarei stato costretto a diventarlo, per una questione di necessità. Mi presi un appartamento, trovai un lavoro e mi sforzai di diventare una persona adulta e responsabile, senza più tempo per le fantasticherie..ma non c’era niente da fare. Mi mancava sempre…qualcosa.. per ben due anni rimasi con questa sensazione addosso. Capìì che probabilmente avevo bisogno di arricchire il mio spirito. Quale miglior cosa di un viaggio in giro per il mondo, per farlo? Ma per viaggiare intorno al mondo..occorrono..ehm..un bel po’ di soldi, quindi accantonai l’idea per un po’, ma ero sempre più insofferente, fino a che…non mi arrivò una lettera a casa.”

“Che tipo di lettera?”

“Non ridere, ma..sembrava un comunicato davvero molto credibile. Pieno di paroloni e discorsi incomprensibili in cui si citavano un mucchio di nomi di persone che non conoscevo..e alla fine si arrivava al mio, dove si diceva che avrei dovuto fare una sorta di giro per il mondo, raccogliendo prove del mio passaggio in ogni singola città diversa, che sarebbe stata segnata su un altro foglio, una specie di souvenir, che avrebbe testimoniato che io abbia atraversato tutte queste città, fino ad arrivare alla fine, dove avrei incontrato una coppia di anziani, che mi avrebbero assegnato un premio in denaro, con cifra da definirsi.”

Una caccia al tesoro in giro per il mondo?”

“Sì e tra l’altro avrei pure dovuto raccogliere dei souvenir!”

“Come hanno fatto a farti bere una storia tanto inverosimile? E come hai fatto a pagarti il viaggio? Ehm, scusa, forse sono troppo duro..”

“Non scusarti, le tue domande sono legittime. In primo luogo, sul foglio c’era scritto che il viaggio mi sarebbe stato tutto pagato, in secondo luogo, forse..io..volevo cederci. Volevo così tanto un’evasione dal mondo, che credere a una cosa del genere, era come una favola per me. In più un viaggio tutto pagato, chi non accetterebbe? Forse una persona più sana ed equilibrata di me, non lo metto in dubbio..ma io volevo così tanto..fuggire..ed è così facile ingannare una persona che desidera credere in qualcosa..basta soltanto spiattellargli in faccia quello che desidera sia vero, affinchè lei ci creda, perché niente è più facile per una persona, di credere quello che desidera.”
 
Jensen capiva molto bene quei sentimenti. Ora finalmente realizzava come mai si era sentito così naturalmente attratto verso Jared. Loro due erano simili in fondo. Entrambi avevano un forte desiderio di scappare dalla banalità di tutti i giorni, ma se per Jensen si trattava solo della noia, della ricerca di pura adrenalina, qualsiasi cosa pur di destarlo da quel torpore che lo aveva avvolto, per Jared invece era la ricerca di un sogno, della favola, perché lui era un sognatore ; se lui, Jensen, era riuscito ad adattarsi a quel mondo, fatto di limiti e banalità, Jared non ci era riuscito.

Due individui simili, ma trattandosi di individui distinti, allo stesso tempo erano comunque diversi, e a causa di questa diversità, avevano avuto reazioni diverse e avevano fatto scelte diverse.

Jensen si sentì quasi assurdamente deluso, perché aveva quasi creduto che la sua attrazione verso Jared fosse una cosa più di..destino,quasi riferito alle anime gemelle, invece era solo una cosa molto più di scienza? Nel senso che aveva riconosciuto in Jared una caratteristica che in fondo era anche sua, cioè il desiderio di evadere dal mondo? Era attratto da Jared perché lui al contrario suo, ci era riuscito?

Sapeva che non poteva essere tutto lì, adorava Jared, il suo aspetto, la sua voce, i suoi modi di fare, ciònonostante si ritrovò un po’ deluso, ma solo un pochino, perché forse avrebbe voluto pensare che fosse destino.
 
“Capisco quello che provi..” disse, scuotendosi da quelle fantasticherie, ringraziando che Jared non potesse leggere nel pensiero.

“Intendiamoci, non che non avessi mille campanelli d’allarme sulla verità di quella vicenda..” si difese un po’ Jared a disagio.”Ma volevo crederci e poi che male poteva farmi un viaggio? Ho voluto provare, non avevo niente da perdere..tranne, ehm, il lavoro..”

“Hai lasciato il lavoro?” chiese Jensen basito.

“Facevo il cassiere in un supermercato ed era parecchio tempo che le cose andavano male, anche se io mi sforzavo di farle andare bene. I nostri datori di lavoro erano degli aguzzini..ci sotto pagavano e io ero quello con cui se la prendevano di più, reo di essere troppo indulgente con i clienti. Una volta ne feci passare due anche se la cassa doveva chiudere e venni purtroppo visto da una collega che fece la spia al capo che mi fece un gran cazziatone.”

“Bella stronza.” Commentò Jensen.

“Venni a scoprire tempo dopo, che fece quella soffiata, per cercare di riguadagnarsi la simpatia del capo, visto che era parecchio tempo che si vociferava stesse pensando di lasciarla a casa, lei pensava che facendo in questo modo, avrebbe riacquistato punti.”

“Non la trovo una giustificazione, anzi, una carognata bella e buona, cercare di affossare te per mantenere il posto lei.”
 
“Vero. Ad ogni modo, un giorno lei si trovava in difficoltà con la cassa, che non voleva più chiudersi e neanche rilasciare lo scontrino. Era andata completamente in loop e nessuno voleva aiutarla, anzi, sospettai che l’avessero manomessa di proposito, per farle un dispetto. Mi alzai io e risolvetti la cosa nel giro di pochi minuti. Lei era praticamente in lacrime. Alla fine del turno, quando stavamo entrambi andandocene, era ancora in lacrime e mi chiese scusa per l’altra volta.”
 
 
“Mi dispiace, mi dispiace tanto per l’altra volta. Scusami.”

“Non serve che ti scusi, Rosy, tanto io tra un po’ lascio il lavoro.”

“Cosa? Ma..per colpa mia? Non farlo, parlerò io con..”

“No. Non è necessario. Non lo faccio per quello che è successo, ma perché qui non è il mio posto. Devo trovare la mia strada e non posso farlo in un ambiente che costringe i dipendenti a diventare delle persone che si fanno le guerre l’un con l’altro per non rischiare di venire licenziate da dei capi che si approfittano di loro, sono sicuro che puoi capirlo.”

Rosy però continuò a piangere e singhiozzare e Jared gli sollevò delicatamente il mento, con la mano.
“Non piangere, Rosy. Io starò bene. “ disse.
 
 
“Quindi, io da quel momento decisi di…Jensen, ma stai..piangendo?”

“Mi…mi dispiace..io non volevo che te ne accorgessi..mi dispiace..”

Jared lo abbracciò di slancio. “Non ho mai incontrato qualcuno che piangesse per come mi sentivo. Grazie.”

“è per la tua sensibilità che piango..hai un modo di dire le cose..che fa emozionare. Mi sembra di essere dentro di te, quando le dici..”

“Guarda che dicendo così, puoi infiammare un momento che dovrebbe essere sentimentale e potrei non essere in grado di continuare la storia..”

“Stupido. Continua.”

“Non posso..mi stai distraendo!”

“Jared..”

“E va bene, va bene!”

















Note dell'autrice: 

scusate ancora una volta per il ritardo! xd ma vedete, sto mantenendo la promoessa, ora cerco di aggiornare ogni mattina xd

so che sembra un pò brutta la frase di Jensen, quando dice che pensava fosse più una cosa di destino, ma parliamoci chiaro, chi di noi non ha pensato una cosa del genere di qualcuno, almeno una volta nella vita? Questa cosa cmq, non rimarrà una cosa a sè, non l'ho messa a caso, vedrete xd ma per ora non dico di più!

Scusate se divido il racconto in più parti, ma sta venendo una cosa più lunga di quella che avevo pensato xd

posso solo dire che avete scoperto gran parte del mistero con queste rivelazioni, ma non è tutto qui :D 

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Capitolo 7
*** Per amore o per i soldi? O per l'amore dei soldi? ***


“Il viaggio comprendeva varie tappe e destinazioni. Mi dissero di partire con il treno e di raggiungere il texas. Mi diedero indicazioni per la spiaggia e lì avrei incontrato anche gli altri..concorrenti.” disse Jared.

“Caspita! Ma non avevi paura ad andare da solo chissà dove?” chiese Jensen.

“Paura? Ero elettrizzato! Non mi sentivo così vivo da molto tempo..capìì mentre ero sul treno, che non era il viaggio a entusiasmare le persone, ma il non sapere a cosa sarebbero andati incontro..e riguardo all’essere da soli..i viaggi più importanti che ti fanno conoscere sé stessi, si fanno sempre da soli…”
 
 


Jared continuava a raccontare, mentre tornava con la mente ai ricordi di quel viaggio. Mentre guardava fuori dal finestrino del treno, con la cuffia tra le orecchie e si sentiva in pace senza un pensiero al mondo. L’unico pensiero era la curiosità.
 
E ancora, quando raggiunse la spiaggia e si perse a guardare la sabbia e il mare, aspettando i suoi compagni e poi quando li vide arrivare e sorridendo si sentì perfettamente in connessione con il loro stupore genuino.
 



“Vedi, Jensen, ho sempre pensato che siamo tutti connessi in una qualche maniera..tutti collegati. Le nostre menti, intendo. È solo che per la maggior parte del tempo, i nostri cuori non riescono  a trovare il segnale, per comunicare tra di noi. è solo quando ci sentiamo in pace con noi stessi, tranquilli, rilassati e sentiamo un’emozione comune, che questi nostri cuori entrano in risonanza. Quel giorno riuscivo a percepire che tutti noi trasmettevamo lo stesso sentimento.
Ansia, eccitazione, curiosità. Eravamo perfettamente sintonizzati. Trovavo fosse una cosa..bella.”



“Avete fatto subito amicizia tra di voi?” chiese Jensen curioso.

“Non subito. Abbiamo fatto appena in tempo a presentarci, che ci dissero che dovevamo costruire dei castelli di sabbia.”

“Che cosa? L’avete fatto davvero?” chiese Jensen. “E se non ne eravate capaci?”

“Infatti la  situazione era abbastanza particolare. Non ho mai visto nulla di simile. Praticamente dovevamo costruire i castelli con una sostanza gassosa che spruzzandola diventava vetro, quasi ghiaccio e arrivava a formare un castello, ma se non seguivi la giusta direzione e passavi la forma troppe volte nello stesso modo, si disfava tutta!”
Jensen rise.

“E non era tutto! Noi dovevamo costruire i castelli, per poi alla fine scegliere delle carte da inserire nei castelli che poi davamo ai nostri istruttori che avrebbero inserito nei castelli a caso. Tutti noi quindi sceglievamo delle carte, inconsapevoli se sarebbe finita nel nostro castello o meno!”

“E a che scopo tutto questo?”

“Dicevano a noi che aveva un significato profondo. In quelle carte si nascondeva la nostra prossima destinazione, che sarebbe stata diversa per chiunque. Eravamo noi a scegliere inconsapevolmente, ma non eravamo noi a decidere se saremmo poi davvero andati lì. Sarebbe stato il destino a farlo.”

“Perché non lasciare che mischiassero semplicemente delle carte a caso nei castelli allora?”

“Eh no. Dovevamo essere noi a crearci il destino. Noi a costruire il castello, noi a scegliere le carte, ma poi la casualità, il destino, il fato, a scegliere per noi. Era tutta una cosa psicologica.”

“Io direi più una manipolazione vera e propria.”

“Lo so. Hai ragione. Però era eccitante.”

“E tu che carta hai scelto?”

“IL RE DEI DENARI.”

Jensen lo fissò con tanto d’occhi.

“Los Angeles, amico. Dovevo andare a Los Angeles. Beh, mi è andata meglio di uno che ha pescato il TRE DEI DENARI ed è dovuto andare alla casa del Re Sole, a Versailles. A ben pensarci sarebbe stato divertente, però.”

“Aspetta..le carte erano tutte napoletane?”

“Non tutte. Alcune erano carte dei tarocchi, altre erano carte simboliche..”

“Okay, okay..” disse Jensen sempre più confuso.



“Ad ogni buon conto, non volevo lasciare la spiaggia senza aver prima lasciato un segno di me..”

“Ovvero?”

“Disegnai un cuore grande sulla spiaggia..ci scrissi Libertà e poi me ne andai..sapevo comunque che le onde l’avrebbero dissipato presto, ma non importava..”
 
Jensen sentiva il cuore cominciare ad accelerargli.

“Jensen, va tutto bene?”

“Dove hai detto che si trovava questa spiaggia, Jared?”

“in un paesino di mare chiamato Minitrot, perché?”

“Perché io ci sono passato davanti a Minitrot, l’anno scorso..per andare a trovare i miei.”

“Che cosa? Stai scherzando?”

“Per niente, ma ero solo di passaggio. Ricordo che mi fermai con la macchina e guardai quella spiaggia, vedendola stranamente magnetica. Volevo quasi scendere e invece..visitai il paese, per comprare dei souvenir..tutto il giorno!”

“Dei souvenir??”

“Camminai per tutto il giorno. Non sapevo cosa mi prendesse..poi arrivò la sera e mangiai in un ristorante, per poi decidere di proseguire.. ma ancora non volevo andarmene. Mi avvicinai alla spiaggia, ma non scesi.. rimasi lì sul muretto ad osservarla, di notte, per un tempo indefinito,  poi me ne andai.”

“Oh dio, Jensen..credi che..avessi percepito la mia presenza?”

“Io..non lo so, Jared..non ho mai creduto al destino.”

“Forse hai avvertito che stava succedendo qualcosa di importante, ma non l’hai capito a fondo..per questo non sei sceso.”

“Forse..è così.”
 


I due si guardarono ancora meravigliati, poi Jared riprese a raccontargli, questa volta della sua esperienza a Las Vegas.
 
 
 
Ero convinto che quelli che avevo visto, fossero i soli miei compagni di quell’avventura e invece eravamo addirittura divisi in gruppi! Quando arrivai a Las Vegas, vidi un altro gruppetto di ragazzi., diversi. Avevamo ricevuto delle comunicazioni. Avremmo dovuto giocare in alcune macchinette e slot machines, destinate solo a noi. In alcune di esse e solo dopo un certo numero di giocate, avremmo ricevuto le indicazioni per la nostra prossima META. Non avremmo saputo se fosse stata la destinazione giusta. Ma quello che più contava era il viaggio no?

Fu così che alcuni di noi cominciarono già subito a giocare, ma io stranamente non avevo nessuna fretta di giocare. Per incoraggiarci ci dissero che inizialmente avremmo usato dei soldi dati da loro, quando sarebbero finiti, avremmo dovuto usare i nostri, ma solo quelli che potevamo permetterci.
 


Mentre guardavo gli altri giocare, parlavo con alcuni di loro, mentre cenavamo nella sezione ristorante – anche quella pagata – del Casinò.
 
“Sapete? Mi sto divertendo molto in questo viaggio..quasi mi sembra..una cosa ingiusta ricevere anche un premio..anzi, sapete che vi dico? Non so neanche se li vorrei quei soldi.” Dissi io ingenuamente.

Pensavo che i miei compagni sarebbero stati d’accordo con me, invece, alcuni risero, alcuni mi presero in giro e altri addirittura mi suggerivano di lasciare la gara e lasciare i soldi a gente che davvero voleva e aveva bisogno di vincere il premio.

“Quello che sto vedendo..non mi convince..” dicevo, alludendo a quello che stava succedendo solo qualche piano più sotto. “Insomma..buttare via dei soldi, per vincerne altri. Se veramente ne avessimo bisogno, non butteremmo via quelli che già abbiamo..”

Mi fu reso presente che per buona parte erano soldi che ci stavano dando loro, ma la cosa non mi quadrava lo stesso.

“Senti, Jared, se non vuoi quei soldi, lascia la gara. Molto meglio. Un avversario in meno.”
 
Fu quella frase a farmi cambiare idea. Era strano, perché ero così convinto di non volere quei soldi, ma poi vidi quelli così convinti..e arrivai a pensare che era giusto, che ero io che stavo sbagliando.

Perché è così che funziona. Se hai un’idea e dieci persone sono contrarie, ti dici: se dieci persone la pensano in questo modo, allora vorrà dire che hanno ragione, ma in realtà non è così..perchè anche quelle dieci persone cambierebbero idea se si trovassero davanti ad altre venti che la pensavano come me. Come al solito però, ti fai sempre influenzare dai grandi numeri.
 
 



Mi prese un gran senso di sconforto. Senza sapere perché, giocai con i miei soldi, una, due, tre giocate, senza usare i soldi che mi venivano offerti.

Stranamente vinsi. Avrei dovuto giocare ancora, ma in realtà usai quel denaro per pagare con una lauta mancia una cameriera che mi sembrava oltre che molto giovane, anche piuttosto stanca di quei turni notturni.
 
Non sapevo cosa mi ero preso, ma non avevo più voglia di gareggiare. Io pensavo sarebbe stato un viaggio spirituale e quella trovata dei soldi non mi era piaciuta. Volevo andare a letto e l’indomani avvisare tutti che mi dispiaceva ma abbandonavo la gara.
 
Andai nella stanza che ci era stata assegnata – a tutti – e trovai uno spettacolo incredibile. Decine e decine di corpi nudi uno addossato all’altro in uno dei grandi letti matrimoniali che ci erano stati offerti.

Uscìì fuori. Non avrei dormito in quella stanza.
 


Chiamai l’ascensore per scendere. Ero sconvolto. Non sapevo cosa fare.Non era questo che mi ero aspettato. Avevo sbagliato carta quel giorno lì in spiaggia? Oppure avevo sbagliato castello nel quale pescare? Oppure avevo proprio sbagliato a fare quel viaggio? Non riuscivo più  pensare con lucidità.
 
L’ascensore si fermò e io non sapevo cosa fare. Ero al piano terra e volevo solo uscire a prendere una boccata d’aria, ma una ragazza che sostava e teneva d’occhio una porta chiusa, mi si avvicinò.
 
“Sei uno dei concorrenti, vero?” mi chiese.

“C-cosa? Come..lo sai?”

La ragazza mi fece cenno al fiore all’occhiello bianco e in quel momento capìì che ci era stato detto di metterlo per farci riconoscere.

“Oh..capisco. è..è successo qualcosa?” chiesi io stupidamente.

“Mi sembra un po’ sconvolto. Ci sono stati problemi con i soldi? Mi è stato detto che se fosse così, avrebbero provveduto.”

Non riuscivo a capire CHI avrebbe provveduto e non volevo neanche sapere come mai dicessero quieste cose ad una cameriera.

“No..no..nessun problema..a dire la verità non ho neanche speso chissà quanto..è solo che..se è in contatto con loro, la prego, gli dica che io abbandono la gara.”

“Cosa?? Perché?”
 
Arcuai le sopracciglia. A lei cosa interessava?

“Perché..non mi va più..e non voglio dormire nella stanza che ci hanno assegnato. Anzi, per questa notte potrebbe chiedere se me ne possono dare un’altra? Per favore. Siamo in troppi e io..soffro di claustrofobia.”
 
La cameriera sorrise come se avessi detto esattamente quello di cui c’era bisogno che io dicessi. Come se aspettasse quelle parole.

“Certo che posso, anzi non ce n’è alcun bisogno. Una stanza di riserva è pronta dall’inizio, nel caso uno dei concorrenti non si fosse trovato bene con quell ufficiale assegnata. Ci teniamo ai nostri ospiti. “ disse lei indicandomi la porta.
 
Rimasi a bocca aperta, ma ormai era fatta. Accettai di entrare e di restare lì ancora per quella notte.

“E poi cosa successe?” chiese Jensen.
 
 
 
Jared continuava a ricordare quella notte. Riuscì ad addormentarsi e l’indomani mattina, sul balcone della sua stanza, trovò un biglietto.
 
Caro mister X, sapevamo che tra di voi ci sarebbe stato un elemento estraneo che avrebbe preso totalmente un’altra rotta, rifiutando la camera comune. Chiunque tu sia, complimenti. Ti sei distinto dagli altri! I tuoi compagni seguiranno il cammino che hanno scelto con le loro azioni e tu con le tue azioni ne seguirai un altro.

Ma che diavolo…cammino diverso?

Hai rifiutato il denaro che ti veniva offerto. Questo è clamoroso e curioso e fa di te un’anima che ricerca altro che gettoni d’oro, per poter essere felice. Forse quello che cerchi, lo troverai nella prossima destinazione in un posto più spirituale!

Stanno tentando di manipolarmi… pensai arrabbiato.

Lo pensai, ma accettai comunque la sfida, perché volevo sapere cosa c’era alla fine.
 
“Hai scoperto cosa c’era in fondo?” gli chiese Jensen.

“Sì, ma non subito.” rispose Jared. 

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Capitolo 8
*** Una scelta, una ciotola ***


“Parlami della tua prossima meta, Jared..” lo spronava Jensen.

“Sai, sei davvero stupefacente.” Rispose l’altro.

“Prego?”

“A te davvero interessa quello che io sto raccontando? Non ti annoia?”

“Vuoi scherzare? È l’esperienza più stupefacente che ho mai ascoltato e ho l’impressione che il meglio deve ancora venire! Continua, per favore.”

Jared ridacchiò, compiaciuto dalla curiosità e dall’attenzione del suo Jensen, quindi continuò il suo racconto.
 
 
 
Decisero di mandarmi in Giappone. Spettava poi a me decidere in quali luoghi addentrarmi e propesi per dei giardini. Oh, Jensen, se li avessi visti..non ho mai reputato il Giappone chissà che interessante, nonostante avessi visto persone giapponesi nel nostro paese, così differenti da noi, con quella loro calma e il loro modo di essere così pacifico..da doverlo capire già allora..ma quando visitai il paese..ci sono dei posti che trasmettono proprio tranquillità e pace interiore, soprattutto i giardini naturali.
 
Il Giappone era Zen.

In quei guardini lasciavano zuppe di riso e frutta fresca per i visitatori e intorno c’erano statue di Budda, che, cominciai a valutare davvero il pensiero di avvicinarmi a quella religione.
 
 
“L’hai fatto?” chiese Jensen curioso.

“Avrei voluto..ma mi accorsi che stavo per dimenticarmi il vero motivo di quel viaggio..e infatti sembrava che lo sapessero..finii in un allenamento di arti marziali.”

“Che cosa???”

“Sì. Sembra una barzelletta, vero?”

“Ma io pensavo che..insomma..non avevano detto che avresti dovuto proseguire su un terreno più..spirituale?” chiese Jensen.

“Forse volevano mettermi alla prova..non so..l’unica cosa che sapevo, era che stavo cominciando a scoraggiarmi sul serio..”

“In che senso?” chiese Jensen.

“Non ero riuscito a trovare quello che cercavo, Jensen..o meglio, l’avevo trovato a tratti. Parlo di emozioni che toccano il cuore, nel vedere petali di fiori di ciliegio fluttuare nell’aria e provare un sussulto al cuore..era questo che cercavo..sussulti al cuore..li avevo trovati, durante il mio viaggio..ma avrei solo voluto un unico sussulto..quello che mi avrebbe fatto sentire completo, non più vuoto. Una cosa duratura. Realizzai che forse non esisteva, che forse la felicità era fatta di pochi attimi..non duraturi..e quindi cominciai a pensare che forse dovevo tornarmene a casa. Fanculo il premio.”

“E te lo permisero?”

“Non proprio…”
 
 
 
 
 
Jared si trovava ad un monastero giapponese, in cui gli sarebbero stati insegnate arti marziali. Guardava uno ad uno i combattenti allenarsi e quando toccò a lui, riuscì a scansare due colpi, prima di essere messo letteralmente al tappeto.
 
Alla fine della giornata, si sentiva esausto.

Si annoiava, quindi, decise di fare due passi all’esterno e senza accorgersene, si ritrovò davanti al tempio vicino a poca distanza dal monastero. Sembrava ci fossero delle persone all’interno , probabilmente quelli che li guidavano in quella strana e assurda gara

Incuriosito, pensò che avrebbe potuto sentire dettagli interessanti sulle altre tappe e anche se gli sembrava disonesto, si avvicinò per origliare, consapevole che non sarebbe stato permesso.

Degli uomini stavano discutendo tra loro di com’era andata quella prova e poi si misero a parlare, discutendo sul fatto che l’indomani sarebbe stata decisa la prossima destinazione dei ragazzi e che nella tazza nera  ci sarebbe stata la comunicazione che il ragazzo che l’aveva pescata, doveva tornare a casa, volente o nolente.
 
A Jared non sembrò vero quello che aveva appena sentito e si sbrigò ad allontanarsi prima che potesse essere scoperto.



Si trovava nella sua stanza, a riflettere, dopo essersi fatto una bella doccia, decise di uscire per fare una passeggiata fuori dal monastero, quando vide una ragazzina con una lunga treccia nera, piangere.

“Che ti succede, piccola” le chiese Jared, notando che non era giapponese.

“Anche tu fai parte della gara?” chiese la ragazzina con un perfetto accento americano.

“Ehm sì…” disse Jared.

“Qual è il tuo colore preferito?”

“I-il verde. Perché?”

La ragazzina sembrava confusa e disorientata.

“Domani chiederanno di scegliere una ciotola colorata e con quella si deciderà una nuova destinazione..ma io..non voglio più andare avanti..voglio tornare a casa. Mi manca la mia famiglia.”

Casa è famiglia…pensò Jared.
 
“Non puoi semplicemente dire che vuoi tornare a casa? Non credo trattengano qui nessuno contro la loro volontà.” Disse Jared.

“Hanno detto che solo una persona può tornare a casa. In una sola delle tazze che sceglieremo, c’è il ritorno a casa e l’abbandono della gara, ma non sappiamo quale. Non è giusto. Magari la pescherà qualcuno che non vuole lasciare la gara..e io che voglio andarmene, sono sicura che non la prenderà. Ho sempre avuto sfortuna con queste cose!”

“Non sono così sicuro che tu sia un disastro come ti definisci. Sei arrivata fino a qui, no?”

La ragazzina sorrise.

Jared sorrise intenerito a sua volta.

“Come ti chiami, ragazzina?”

“Fiore di Luna.”

“Che bel nome! Ascolta, Fiore di Luna, e se io ti dicessi di sapere esattamente quale tazza devi scegliere per tornare a casa, lo faresti?”

“Cosa?? Parli sul serio??”

“Domani scegli la ciotola nera.

“Come fai a saperlo?”

“Fidati di me.”
 
 
 
 
 
 
 
“Quindi hai lasciato il posto alla ragazzina. È stato molto nobile da parte tua, Jared.” disse Jensen, orgoglioso del suo ragazzo.
 
Quello che Jensen non sapeva però, era che quella scelta, aveva sì condotto la ragazzina a casa, ma gli si era anche ritorta contro.

La cosa sembrava strana già quando vide che diverse persone avevano destinazioni simili, così come il suo biglietto diceva che doveva andare Nel TIBET, con altre 5 persone.

Era però contento che Fiore di Luna tornasse a casa, quindi non ci pensò più di tanto.

















  Note dell'autrice: 

a quelli che mi seguono, grazie per la pazienza di aspettarmi, se state ancora seguendo questa storia! :pp lo so, sono lentissima, ma CREDETEMI, è davvero difficile scrivere questa storia.Daisy, te l'avevo anche scritto ieri ahha

.quando la cominciai, non avevo idea che avrei fatto tanta fatica O.O ieri mi sono messa d'impegno e avrei tanto voluto pubblicarla già ieri ma non riuscivo poprio a terminare il capitolo e nonostante abbia scritto anche stamattina, non ci sono riuscita nemmeno oggi..ho voluto aspettare fino oggi per vedere se riuscivo almeno a dire cosa avrebbe trovato Jared nella nuova destinazione e INVECE NO (cit laura pausini ) si vede che proprio ho bisogno ad un certo punto di staccare le scene per capitolo..se no vado in palla xd

Beh, che dire! è bello essere tornati *_* voglio dire grazie anche a Lovelysweet che nel tempo che non c'ero, si è messa a recuperare le mie storie più vecchie e quelle a cui tengo anche di più..grazie *_*

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Capitolo 9
*** Svolta imprevista ***


Jared era in Tibet.

Era esattamente come lo aveva immaginato e forse come lo aveva sperato nelle sue fantasticherie.

Etereo, suggestivo, armonioso.

Ma le cose nella realtà non sono mai armoniose come ci si aspetta nelle fantasticherie.

Sarebbe dovuto essere questo a metterlo in guardia, ma Jared non ci badò.
 
Si trovava in un tempio in quel momento, a bere una brodaglia disgustosa al sapore, ma che dicevano che faceva bene al fisico.

Quasi non vide arrivare dietro di lui, l’assalitore, che con un panno di cloroformio, lo costrinse ad addormentarsi.
 
 
 
“No! Dimmi che non è vero, Jared!” disse Jensen, sconvolto.

“Mi dispiace, Jensen, ma non posso..perchè da quel momento..è iniziato il mio rapimento!” disse Jared, tenendogli le mani.  
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
questo è il link per vedere il monastero dove era Jared, scusate ma metterlo come immagine veniva troppo grande, anche se non sembra çç  
 
https://www.google.it/search?q=tibet+tempio&newwindow=1&tbm=isch&tbo=u&source=univ&sa=X&ved=0ahUKEwjd7ZKKi8LVAhWiAsAKHWbDBocQsAQIVw&biw=1366&bih=648#imgrc=pfUb2PIjR4UKiM:

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Capitolo 10
*** Una sconvolgente verità ***


“Io…io NON CAPISCO! Un rapimento? È una metafora? Vero? Non è come....” farfugliò Jensen tutto sconvolto.

“Era un rapimento vero, Jensen..”

“Ma cosa..”

“Va tutto bene, Jensen, io sto bene adesso..non è come pensi..”

“C-come fai a dire questo? Tu..sei..ti hanno..oddio, Jared..” disse Jensen mettendogli le mani sul viso.

“Non credevo di imbarazzarmi ancora a questi gesti, dopo quello che noi abbiamo fatto..” sorrise carinamente Jared.

“S-scusa..” disse Jensen, impacciato, levando le mani dal suo viso. “Ti sembrerò un idiota.”

“Affatto. Non mi hai fatto finire comunque. Fortunatamente non ci sono state torture per me e neanche un lunghissimo periodo di agonia…”

Jensen lo fissò allibito.

“Sono stati quei bastardi della gara a farti questo, vero? Quei figli di puttana, se ce li avessi davanti io..”

“Jensen, calmati..”

“Dove..dove ti hanno portato, J?”

“Mi sono risvegliato in un furgone, Jensen. In un grande furgone con dentro i miei compagni d’avventura..o comunque con alcuni.”

“Perché? Cosa..volevano farvi?”
 
Jared prese un profondo sospiro.

“è complicato da spiegare, ma in sostanza..è stata tutta un’enorme truffa. L’idea completa e malata era quella di attirare tutti noi – ragazzi scelti, perlopiù per caso – e attirarci fuori casa per molto, molto tempo, mentre dei banditi e criminali organizzati, avrebbero svaligiato le nostre case..”

“No…”

“Non è tutto. Carte di credito, bancomat, conti correnti, quella gente aveva le capacità necessarie per rubarci non solo i nostri soldi, ma i conti correnti, l’identità..tutto. Dovevamo solo..” Jared sospirò di nuovo. “Dovevamo solo sparire dalla nostra casa e dal nostro paese per un po’.”

“Ma qualcuno si sarebbe accorto della vostra scomparsa!! La famiglia!! Gli amici!!”

“Erano gente che sapevano quello che facevano. Facevano in modo di cercare tra gente sola, con pochi affetti..in modo che in alcuni, non avrebbe scaturito sospetto, se fossero semplicemente..spariti! Mentre per altri..beh, una sparizione di punto in bianco, tornava sempre comoda, per un qualche riscatto da parte di qualche persona potente. Nessuno avrebbe trovato neanche dei collegamenti. Ovviamente la scusa della gara con il premio in palio, serviva per manipolarci meglio. Non esisteva nessun premio. Quando hanno trovato i vecchietti a cui facevano riferimento, si dissero sorpresi di essere stati coinvolti in una cosa del genere. Erano persone semplici.”

“Jared..come..come..”

“Come ne sono venuto fuori? Mi dissero che è stato tutto merito di un eroe sbucato fuori dal nulla, ma non ho mai visto il suo volto..eravamo in troppi in quel furgone..e in Italia..  con il nostro carico dissero che volevano venderci come schiavi in qualche paese povero e…Jensen, ti prego, non fare così, non piangere, altrimenti io non..”

“Ero io quell’uomo, Jared…” 

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Capitolo 11
*** L'amnesia ***


“Ero io quell’uomo, Jared…” 

E il mondo di Jared si ribaltò sottosopra.

“Eri tu quell’uomo  a fare che cosa, Jensen?” chiese Jared perplesso.

“L’eroe che ti ha salvato, ero io. “

“Io…io non credo di capire..raccontami tutto da capo perché credo di stare per avere un infarto!”

“Okay, okay…allora..io..” disse Jensen cercando di riprendersi. “Io ricordo…di essere andato in Italia per trovare degli amici, ma che all’improvviso il sole mi abbagliò.”

“Il…sole?” chiese Jared perplesso.

“Sì..mi ha abbagliato e sono andato addosso all’enorme camion che avevo davanti!!”

“Mio dio….il camion su cui eravamo noi!” disse Jared.

“Ci fu un tamponamento che costrinse entrambi a fermarci..anzi, credo che il camion fosse conciato piuttosto male.”

“Mi ricordo dell’incidente.” Disse Jared basito. “Quei pezzi di merda sono usciti infuriati e hanno cominciato a prendersela con te.” Disse Jared.

“Già..ci fu una lotta…ma gli tenni testa, eh?” disse Jensen, pavoneggiandosi.

“Non c’è niente da ridere! Stavamo tutti morendo di paura in quel furgone, immaginandoci chissà quale orribile cosa stesse accadendo all’esterno.”

“Beh, mi dispiace, ma dovevo difendermi!” disse Jensen.

“Non volevo dire…beh, allora, poi cosa accadde?” chiese ancora Jared.
 
Jensen tornò alla mente ancora a quegli avvenimenti.
 
 
Jensen uscì fuori dalla sua macchina, cercò di scusarsi, ma i due energumeni, che avevano il doppio dei suoi chili – e forse anche dei suoi anni – cominciarono a minacciarlo e ci fu una lotta, a cui Jensen tenne testa piuttosto bene, menando qualche pugno, ma poi cominciò a riceverli anche lui, anche se sembrava incassare piuttosto bene.
 
“Aiuto, qualcuno chiami aiuto!!” cominciarono a dire i passanti e gli automobilisti e nel mentre stava già arrivando la polizia stradale.
 
 
 
“Ricordo che alla fine la polizia scoprì che eravamo intrappolati là dentro, ma ci mise molto a liberarci.” Disse Jared. “Tu che hai fatto?” chiese.

“Beh, io..sono andato al pronto soccorso a farmi dare qualcosa per il viso. Quei bastardi mi avevano riempito di pugni.” Disse Jensen.

“E poi te ne sei andato?” chiese Jared.

“Cosa? NO. Ormai era diventata una cosa personale! Sono tornato indietro a vedere come finiva la faccenda! Non sapevo che c’erano delle persone intrappolate lì dentro, ma ero curioso.”

Jared era sempre più perplesso.

“Ma..quando siamo usciti, non c’era nessun altro a parte la polizia.” Disse Jared.

Jensen allora fece mente locale per cercare di ricordare cos’era successo dopo.
 
 
 
 
Jensen ricordò l’ora passata al pronto soccorso e poi il ritorno alla strada dove c’era stato l’incidente. Meno male che la sua macchina non era distrutta e poteva ancora usarla.

Quando tornò lì, chiese informazioni alla polizia, che gli dissero che c’erano delle persone intrappolate lì all’interno.

Jensen rimase di sasso, mentre guardava i poliziotti cercare di scardinare le sbarre che sembravano fatte di acciaio, mentre le persone gridavano.

“è per merito suo se quei criminali sono stati fermati e arrestati?” chiese un poliziotto.

“Io..uh..suppongo di sì..ma io non sapevo..”

“Lei ha salvato molte persone. È un eroe.” Disse l’altro poliziotto, guardandolo con un cipiglio orgoglioso. “Stia pur certo che un servizio al tg, sarà la prima cosa che gli faranno. Se lo merita.” Disse ancora come se gli stesse facendo un grande regalo.

E Jensen supponeva che fosse così. Per chiunque, essere annoverato come un eroe , al tg, per aver salvato delle persone, significava un’enorme gratificazione, soprattutto considerati i giorni passati  a sentirsi una nullità, una vita a sentirsi una nullità che non era utile a nessuno, una cosa non rivolta a sé stesso, ma a tutti, a tutta l’umanità.

Jensen però non si sentiva un eroe. Se non era per merito del SOLE, lui non avrebbe salvato proprio nessuno e in quel momento era troppo impegnato a provare pena per quei poveretti, per essere felice per sé stesso.
 
“Sentite..io ho bisogno di mangiare qualcosa..ne avrete ancora..per molto?” chiese, sperando di non suonare fastidioso.

I poliziotti fecero spallucce. Avrebbero dovuto chiamare dei rinforzi e degli strumenti apposta in grado di rimuovere le sbarre o nel peggior dei casi, far arrivare il carro attrezzi e trasportare il camion da qualche altra parte, prima che qualcun altro si fosse accorto dei prigionieri e avesse generato il caos. C’era già una discreta folla di curiosi lì intorno.

“PER FAVORE, CIRCOLATE. LASCIATE LIBERA L’AREA! NON C’è NIENTE DA VEDERE!”
 
Jensen avrebbe avuto da dire in questo proposito, ma in quel momento gli premeva di più, mangiare qualcosa.

“Signore, dovrebbe poi venire da noi in centrale, per parlare del fatto e darci i suoi nominativi, quindi non sparisca, mi raccomando.” Disse il poliziotto.

“Ma certo. Stia tranquillo. Non vado da nessuna parte.” Disse Jensen, ancora scosso.
 


“Eppure, sei sparito.” Disse Jared.
“Io..io..”
 
Jensen tornò alla mente a quei ricordi. Aveva mangiato un panino, ma quel senso di stordimento non si era interrotto. Aveva avuto uno svenimento e la gente intorno voleva chiamare un medico, ma lui disse di sentirsi bene.
 
Tornò sulla strada che aveva lasciato, in tempo per vedere i poliziotti che facevano uscire i prigionieri.
 
Aggrottò le sopracciglia.

Saranno criminali in fuga dalla giustizia.” Disse tra sé e sé e riprese a guidare.
 
 




“TU NON RICORDAVI Più NIENTE??” chiese Jared sbalordito.

“Lo so, sembra assurdo, ma credo..di aver avuto un’amnesia!” disse sconvolto Jensen.
 
















Note dell'autrice: 

Ragazziiiiii. Questo è il capitolo che preferisco di questa storia, non so voi ^^ spero che apprezziate la cosa dell'amnesia, è una cosa improvvisa che mi è venuta in mente e anche l'unica ragione che mi è venuta in mente, plausibile, per cui Jensen sia potuto sparire ^^

la storia avrà altri risvolti interessanti - ma non diventerà un'altra "Amore e morte" state tranquilli ahhah  

ps dopo Sam/Jared di Amore e morte e Dean di "Romantic Tension" ora anche Jensen di "Uno sconosciuto" ci sto prendendo gusto con le amnesie, eh? ahhah

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Capitolo 12
*** Adoro quella tua testa maliziosa ***


Jensen Ross Ackles, non credeva più nel destino, da tanto, tanto tempo. O meglio dire, non credeva più alle anime gemelle da tanto tempo.

Quando aveva incontrato Jared e ne era stato attratto così magneticamente, neanche allora – seppur a malincuore – aveva voluto tornare a crederci.
 
Jensen capiva molto bene quei sentimenti. Ora finalmente realizzava come mai si era sentito così naturalmente attratto verso Jared. Loro due erano simili in fondo. Entrambi avevano un forte desiderio di scappare dalla banalità di tutti i giorni, ma se per Jensen si trattava solo della noia, della ricerca di pura adrenalina, qualsiasi cosa pur di destarlo da quel torpore che lo aveva avvolto, per Jared invece era la ricerca di un sogno, della favola, perché lui era un sognatore ; se lui, Jensen, era riuscito ad adattarsi a quel mondo, fatto di limiti e banalità, Jared non ci era riuscito.

Due individui simili, ma trattandosi di individui distinti, allo stesso tempo erano comunque diversi, e a causa di questa diversità, avevano avuto reazioni diverse e avevano fatto scelte diverse.

Jensen si sentì quasi assurdamente deluso, perché aveva quasi creduto che la sua attrazione verso Jared fosse una cosa più di..destino,quasi riferito alle anime gemelle, invece era solo una cosa molto più di scienza? Nel senso che aveva riconosciuto in Jared una caratteristica che in fondo era anche sua, cioè il desiderio di evadere dal mondo? Era attratto da Jared perché lui al contrario suo, ci era riuscito? (capitolo 6 )

 
Sì, aveva pensato quelle cose, Jensen, ma ora tutto acquisiva una sfumatura più strana, quasi mistica. Gli sovvenne l’immagine di un Jared che faceva un cuore grande sulla spiaggia e poi lui, diversi minuti dopo, si era ritrovato a mirare quella stessa spiaggia.
 
Pensò al fatto di aver avuto Jared a pochi centimetri da lui, di averlo addirittura salvato e di non averlo tuttavia neanche visto.
Il destino non ti faceva incontrare l’anima gemella subito, ma era l’anima gemella che faceva innumerevoli passi per arrivare da te.
 
 
“Jensen…” disse Jared, riportandolo alla realtà.

“Eh? Sì, cosa?”

“Non ti stavi..perdendo con la testa, vero?”

“Cosa? No!”

“Bene! Perché se dovesse succedere, io..non so cosa potrei fare, non so se riuscirei a..cioè, voglio dire, posso provare a baciarti, ma non so se…”

“Jared, ma cosa stai dicendo?” disse Jensen confuso.

Jared lo guardò. “Jensen, l’amnesia..ne stavamo parlando pochi secondi fa.”

“Ohhh..sì, io..scusami, stavo facendo una veloce riflessione. Ascolta, non devi preoccuparti…io sto bene.”

“Mi hai appena detto che ti sei dimenticato..”

“Lo so, lo so, J, ma qualunque cosa fosse, deve essere stato..non so, per via dello shock di quel giorno. Forse quella scazzottata, credo…”

“Credi?”

“Senti, non so che cosa ti sta prendendo, ma stai cambiando discorso, credo per non parlare di quello che mi hai appena raccontato e lo capisco..credimi..è una cosa terribile, ma non c’è bisogno di..”

“Jensen..” disse Jared, cercando di calmarsi e prendendogli le mani.

“Ascolta, mi dispiace! Me ne ero dimenticato, ok? Avevo preso una botta in testa e in seguito quei figli di puttana mi hanno picchiato. Credo che lo shock abbia fatto il resto e mi abbia fatto avere una specie di amnesia..ritardataria! Sono andato a mangiare qualcosa e quando sono ritornato sulla strada..non ricordavo più il furgone e i prigionieri! Ma ricordavo di aver avuto un tamponamento.” Disse Jensen, poi lo guardò. “Tu non mi credi? Pensi che stia mentendo?”

“No…” disse Jared calmo. “Ma sono preoccupato. Non ti sei fatto vedere da un medico? Non hai fatto nessuna tac per controllare che fosse tutto a posto?”

“No. Sono stato bene, perché avrei dovuto?” si difese Jensen.

“Ok..e adesso..con il mio racconto..ti è tornata la memoria?” disse Jared.

“Sì, cavolo, sì. Ricordo tutto, Jared, te lo giuro. Ehi…” gli disse più dolcemente, sorridendogli. “Non devi preoccuparti, io sto bene.”

“Ti credo, Jensen..ma tu hai avuto un’amnesia e siccome ci tengo molto a te, anche più di quello che mi sarei aspettato..io ti chiedo..insomma..vorresti..”

Jensen lo guardò.

“Vuoi che mi faccia visitare?”

“Solo una semplice tac..e spieghi al dottore quello che è successo. Dobbiamo almeno capire o cercare di capire il perché di questa amnesia.”

“Potrebbe essere semplicemente destino.”

Jared gli sorrise e lo baciò.

“Non sapevo che fossi un romantico.”

“Bugiardo.”

“Va bene. Ti si leggeva negli occhi appena ti ho incontrato.”

Jared sorrise.

“Va bene, va bene, andrò da un dottore e gli dirò di questa cosa, ma verrai con me?”
“Ovvio.” Disse Jared, sorridendogli.
 
 
 
 
 
 




*

Jensen accettò di andare da un dottore, per tranquillizzare Jared, ma doveva ammettere che era spaventato. Avrebbe preferito vivere nell’ignoranza, ma senza l’ansia di doversi aspettare qualcosa di brutto, ma per amore di Jared, decise di farlo.
 
Prima di entrare nello studio del dottore , però, Jensen lo fermò, in mezzo alla strada.

“Jared, aspetta, aspetta un momento, c’è una cosa che devo dirti prima.”

“Ok, dimmi.”

“Se..se il dottore dovesse darmi delle cattive notizie e..si scoprisse che ho la testa incasinata o..”

“Non finire la frase..”

“O qualcosa di più grave..” generalizzò Jensen. “Io non voglio che tu..insomma..non voglio costringerti a restare..con me..e dovermi vedere preda di..una brutta malattia..ecco, l’ho detto.” Sospirò Jensen.

Jared lo fissò e poi disse:

“Va bene, hai parlato tu, ti ho ascoltato e sono contento che mi hai anticipato,perché anche io devo dirti una cosa..”

“C-cosa?”

“Avrei dovuto farlo prima..e di sicuro non voglio farlo dopo..ma adesso. Jensen, ascoltami bene. Qualsiasi cosa tu abbia, sia che tu sia sano, sia che tu abbia qualcosa, io non ti lascerò. E sai perché non lo farò? Perché io TI AMO e questo non cambia.
 
Jensen sentì il cuore gonfiarsi d’aria e poi esplodere come se fosse un palloncino, mentre lo fissava a bocca aperta.

“Mi dispiace, lo so. Pessimo momento per dirlo, ma non ho delle candele e un tavolo apparecchiato sottomano quindi..”

Jensen lo baciò ardentemente senza neanche lasciarlo finire.
 
 






*

 
 
Il medico ascoltò tutto con attenzione. Ovviamente si riservarono di non raccontare tutta la storia di Jared, per rispetto suo, ma gli raccontarono i dettagli dell’incidente, dovendo per forza di cose, dire al dottore che Jared era prigioniero con altre persone in quel furgone.

“Ha dimenticato altre cose, insieme a quell’episodio, per quanto riguarda quella giornata?” chiese il dottore.

“No..credo di no. “

“Ricorda di essere stato al pronto soccorso?”

“Sì..quello sì..ma sul viso non mi erano rimasti segni e pensavo solo di esserci andato perché mi ero fatto male durante l’incidente..” disse Jensen perplesso.

“Ha dimenticato altre cose della sua vita, antecedenti, magari riguardo l’infanzia o altre cose importanti della sua vita, oppure, quel vuoto è l’unico di cui ha memoria?” chiese il dottore.

“è l’unico. Io credo.” Disse Jensen.

“E ora ricorda tutto?”

“Sì. Da quando Jared mi ha raccontato..la sua storia, sì.”

Il dottore guardò prima uno, poi l’altro, con espressione curiosa e un po’ stupita, poi continuò:

“Direi che va bene, va molto bene. Un’altra cosa, signor Ackles; dopo quell’incidente, ha avuto problemi a dormire?” gli chiese.

Jensen sembrò stupito e un po’ imbarazzato.

“Che cosa intende?”

“Intendo incubi.”
 
Jensen si mosse un po’ a disagio. “Sì. Per molto tempo ho avuto degli incubi.”

“Mi può dire che cosa sognava?”

“Sognavo..sognavo di scappare. Correvo per scappare da degli aguzzini, assassini, forse..che volevano prendermi. A volte ero da solo, a volte con altre persone.”

“E gli incubi erano sempre gli stessi o cambiavano?”

“Sempre gli stessi, ma con poche varianti. A volte correvo nel bosco di notte, a volte mi rifugiavo in una casa disabitata, ma scappavo sempre.”

“E quanto sono durati questi incubi?”

“Io..io non lo so..”

“Si concentri.”

“Io..a volte ritornano..o almeno è stato così fino a poco tempo fa..”

“Quanto tempo? All’incirca?”

“Credo che siano alcuni giorni che non faccio più incubi..ma..”

“Può dire all’incirca da quando ha conosciuto il signor Padalecki?”
 
Jensen lo guardò sorpreso, poi guardò Jared, che sembrava stupefatto quanto lui.

“Credo…credo di sì..ma come fa a…”

“E dopo il suo racconto, lei ha riempito il vuoto causato dalla sua amnesia, sì, credo di avere una teoria, signor Ackles. Lei ha subito un disturbo da stress post traumatico.”

Jensen stette zitto.

“Lei sa cos’è un disturbo da stress post traumatico?”

“Un..un trauma scatenato da uno shock molto forte?” azzardò Jensen.
 
Il dottore sorrise, vedendo i loro volti confusi.

“All’incirca, ma ve lo spiegherò meglio, digitando un articolo su google. La mia parlantina si incespica, di tanto in tanto.” Il dottore digitò qualcosa sul suo computer, poi lo mise vicino ai ragazzi per farlo leggere anche a loro.
 
Il "Disturbo Post Traumatico da Stress si manifesta in conseguenza di un fattore traumatico estremo, in cui la persona ha vissuto, ha assistito, o si è confrontata con un evento o con eventi che hanno implicato morte, o minaccia di morte, o gravi lesioni, o una minaccia all’integrità fisica propria o di altri, come, ad esempio, aggressioni personali, disastri, guerre e combattimenti, rapimenti, torture, incidenti, malattie gravi."
 
“Come quello che è capitato a te, Jensen.” disse Jared guardandolo.

Il dottore sorrise e continuò a dettare:

“La risposta della persona comprende paura intensa, sentimenti di impotenza, o di orrore”

“Jensen si sentiva…impotente?” chiese Jared.

“E anche pietrificato dall’orrore.” Disse il medico. “Capita nei soggetti molto empatici. Lei deve essere una persona molto sensibile, signor Ackles.” Disse il medico, facendogli un complimento, poi continuò:

“l’evento traumatico viene rivissuto persistentemente con ricordi spiacevoli ricorrenti e intrusivi, che comprendono immagini, pensieri, o percezioni, incubi e sogni spiacevoli, agire o sentire come se l’evento traumatico si stesse ripresentando, difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno.”
 
“I miei incubi…la mia insonnia..” mormorò Jensen.
 

“L’insorgenza del Disturbo Post Traumatico da Stress può intervenire anche a distanza di mesi dall’evento traumatico e la sua durata può variare da un mese alla cronicità.
 
Il dottore smise di parlare e li fissò per qualche secondo.

“Va bene, credo che basti e poi questo articolo non include amnesie che comunque possono arrivare con il disturbo..” disse il medico, rimettendo il computer a posto. “Sapete, di solito il disturbo post traumatico va curato con dei trattamenti, ma nel suo caso, molto particolare, direi che la comparsa del suo amico, ha esorcizzato il disturbo, scacciando – facciamo le corna – i suoi incubi e facendogli recuperare quel pezzo di memoria mancante, guarendolo naturalmente dal trauma.”

“Aspetti..fino a oggi non sapevo nemmeno di avere un..un disturbo post traumatico..e ora mi sta dicendo che sono..già guarito?” chiese Jensen.

“Jensen, ringrazia e non fare polemiche.” Disse Jared.

“Sì, ma io..”

“ I suoi incubi erano associati al trauma che lei ha subito, signor Ackles. Essi sono comparsi in seguito al suo vuoto di memoria – amnesia mi sembra troppo – quegli incubi andavano a sostituire quel vuoto, perseguitandola, durante la notte. Nel momento in cui ha incontrato questo ragazzo, le sembra che gli incubi sono cessati, forse senza che lei se ne sia reso conto, ha riconosciuto in Jared una delle persone che lui ha salvato quel giorno e questo ha esorcizzato piano piano gli incubi e il racconto di quest’ultimo, ha fatto il resto. Riportare a galla quello che era destinato a tornare a galla.” Disse il medico sorridendo.
 
Jensen e Jared erano completamente sconvolti da tutte quelle rivelazioni.

“è davvero quasi carino il fatto che il signor Ackles abbia avuto un tale scombussolamento interiore solo empatizzando con il loro dolore.” Disse.

Jensen lo guardò stranito e il medico aggiunse, guardando anche Jared:

“Lui soffriva per quello che vi hanno fatto. Ha un’anima carina, questo ragazzo.” disse, mentre Jensen aveva gli occhi lucidi di lacrime non versate e Jared lo guardava con un misto di stupore misto ad un incredibile orgoglio.
 
“Va bene, va bene, adesso basta farmi questi strani complimenti, altrimenti mi cresceranno le ovaie.” Disse Jensen per smorzare l’imbarazzo e tutti risero.
 




Era il momento del congedo, ma il dottore – anche su richiesta di Jared – gli fece un’impegnativa per una tac.

“Solo a scopo precauzionale, anche se secondo me non ce n’è bisogno.” Sorrise il dottore.

“La ringraziamo davvero tanto. È il dottore più gentile che abbia mai conosciuto.” Disse Jared, sinceramente ammirato, stringendogli la mano.

“è il mio dottore.” Disse Jensen pavoneggiandosi.

“Già e direi che dopo certe confidenze fatte nel mio studio,possiamo anche darci del tu, oramai. Basta con – dottore- chiamatemi semplicemente Bobby. “ disse l’altro.

“Va bene, Bobby.” Disse Jared.

Jensen li guardò di sbieco.

“Sono tuo paziente da anni e finora non mi hai mai detto di darti del tu..arriva lui e..ok, me lo ricorderò!” disse prendendolo in giro.

“Non siamo mai stati molto intimi. Le volte che sei venuto da me, si contano sulle dita della mano e dovresti esserne contento! Idiota!!” gli gridò dietro Bobby, mentre i due si allontanavano già sulla strada.
 
 




“è davvero molto simpatico il tuo medico, signor Ackles.” Disse Jared, scherzando, camminando insieme a Jensen.

“Spero adesso che tu ti sia tranquillizzato.” Disse Jensen, ridendo della sua preoccupazione.

“Va bene, va bene, lo ammetto, sono stato un po’ rompiscatole, ma che ci vuoi fare? Ci tengo a te, e voglio vederti in giro per molto tempo.” Disse Jared con tono solenne.

Jensen si bloccò, fermandosi.



“Jensen..?” disse Jared, fermandosi anche lui.
 
“Non vuoi sentire la mia risposta a quello che mi hai detto qui fuori?” gli chiese Jensen.

A Jared si mozzò il respiro in gola. Si riferiva chiaramente al TI AMO di Jared, lui certamente non aveva mancato di notare che non gli aveva risposto, ma sperava che il bacio fosse già una risposta o comunque sperava che Jensen volesse solo del tempo per poterlo ammettere.
 
“S-sì. Ovvio.” Disse Jared, sapendo a cosa si riferiva.

Jensen si avvicinò a lui con sguardo serio, poi avvicinò ancora il suo viso e lo baciò nuovamente.
 
“Ti amo tantissimo, ma questo è un guaio per te.” Gli soffiò sulle labbra.

Jared era in conflitto se essere preoccupato o scoppiare a ridergli in faccia.

“E perché, di grazia, sarebbe un guaio?”

“So essere molto appiccicoso.”

“Bene, io di più. Direi che siamo anime gemelle.” Disse Jared, tirandoselo di più addosso.

Jensen lo guardò, come a sfidarlo e Jared capì che Jensen stava aspettando.

Jared scosse piano la testa, prendendolo in giro.

“Io non ti bacerò stavolta, Ackles. Perché voglio vedere.” Lo provocò.

“Vuoi vedere cosa?” gli chiese Jensen, con uno sguardo hot.

“Quanto sai essere appassionato.” Disse Jared, scandendo le parole, in un modo come se avesse voluto dire lussurioso.

Jensen lo guardò malizioso, per poi baciarlo di nuovo, di scatto, con un movimento pieno di passione, confermata poi dalla sua lingua che si intrecciava al moro.
 
 
 
 
 
 
*

Jensen andò anche a farsi una tac, giusto per precauzione e anche da quella uscì fuori che era tutto a posto.

Alla fine, Jensen, ringraziò Jared per quelle sue dolci premure e per aver insistito così tanto, in modo che adesso fossero più tranquilli.

“Sai, adoro questa fantastica testa. In tutti i sensi.” Disse Jared, accarezzandogli la testa. “Fisicamente, interiormente…come bacia..come si muove..” disse Jared malizioso, riferendosi alle straordinarie cose sensuali e sessuali e che quella sua testa riusciva a fare. “Quindi ci tengo a prendermi cura di essa.”

Jensen non sapeva come fare a ringraziarlo per tutti quei complimenti e quindi decise che la sua ricompensa si sarebbe trasformata in sesso selvaggio sfrenato.

E Jared trovava che Jensen a volte aveva davvero delle idee meravigliose che gli frullavano in quella fantastica testa!!
 
 
 
 
 













  Note dell'autrice: 

NB: avevo scritto inedia,al posto di ignoranza...errore mio. Scusatemi. Che figure çç assolutamente Jensen non preferirebbe vivere di inedia xd

non sapevo che titolo affibbiare a questo capitolo e quindi ho scelto lasciandomi guidare dalla grande quantità di fluff che mi ha lasciato addosso questo capitolo :pp spero abbiate apprezzato, so che magari un capitolo interamente dedicato alla medicina, non è il massimo, ma io volevo assolutamente scrivere di Jensen e Jared che andavano a controllare questa cosa. Non mi andava proprio di lasciarli con il dubbio. Con la testa bisogna fare sempre molta attenzione e fossi stata in Jared, anche io avrei voluto fare tutti gli accertamenti possibili per essere sicura che Jensen sarebbe stato bene ^^

Piaciuto il colpo di scena di bobby?? ahha :pp ormai lo inserisco in quasi ogni au e ormai sta diventando un'abitudine il fargli fare il medico :pp

spero che anche come ho spiegato il vuoto in testa di Jensen, vi abbia convinto e vi sia piaciuto. Mi sono basata su articoli reali per spiegare la cosa del disturbo post traumatico, l'amnesia è una cosa che ho ipotizzato io che potrebbe succedere in seguito a un trauma abbastanza violento, penso proprio sia una cos ache potrebbe benissimo succedere. Quante persone hanno rimosso magari avvenimenti importanti in seguito allo shock? E poi mi piace l'idea che Jensen soffrisse di incubi che mascheravano un pò quello che era veramente successo e che solo con la comparsa di Jared, si siano esorcizzati ^^

la storia nel frattempo, è tutt'altro che finita! Ancora devono accadere delle sorprese, non ho ancora finito di dire tutto sul nostro misterioso Jared <3 alla prossima!!

ps quel "voglio vederti in giro per molto tempo" cit Brian di Queer as Folk *_*

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Capitolo 13
*** Voglio fare anch'io qualcosa per te ***


I giorni passavano e Jared trovava che quello che il cielo gli aveva regalato, cioè quell’angelo chiamato Jensen, fosse quasi troppo meraviglioso per lui.

Jared era davvero molto innamorato e insieme all’innamoramento, coltivava anche una gratitudine immensa e profonda per quello che aveva scoperto essere il suo salvatore.

Jensen aveva accolto uno sconosciuto in casa sua. Gli aveva dato tempo, riparo, cura, fudicia illimitata e perfino amore e dulcis in fundus aveva poi infine scoperto che Jensen era perfino il suo salvatore.

Jared si sentiva come se non stesse ringraziando Jensen a sufficienza per tutto quello che aveva fatto per lui. Nel senso, cosa gli aveva dato in cambio? Gli aveva pulito casa e gli aveva raccontato una triste storia in cambio? Lo aveva convinto a farsi visitare per qualcosa di cui non aveva davvero bisogno e insieme avevano scoperto più cose su di lui..insomma, tutte quelle spiegazioni fantascientifiche erano affascinanti e avevano dato a entrambi un’interessante amicizia con il dottor Bobby, ma in concreto, che cosa aveva fatto per Jensen?

Mentre gli accarezzava con le dita il torace nudo, continuava a chiederselo.

Era giusto che Jensen non avesse neanche una minima ricompensa per quello che aveva fatto per lui?
 
 
 
 
 
*

Uno di quei giorni, quasi indovinando i pensieri e la sua inquietudine, squillò il cellulare di Jared.

Era il medico Bobby.

“Ciao, Jared, sono Bobby. Il dottore.” Trillò allegro.

Jared sorrise. Prima di congedarsi dal dottore, aveva dato anche il suo numero, casomai quest’ultimo avesse voluto chiedere ai due ragazzi se stesse andando tutto bene.

“Buongiorno, Bobby.” Disse Jared, indeciso se essere contento di sentirlo o preoccupato.

“Come va, con Jensen?” chiese subito Bobby.

Jared si rilassò subito.

“Bene, molto bene. Non ha più avuto problemi di memoria..o altri vuoti. Sono contento. Molto.”

“Posso chiederlo anche a lui o disturbo?”

“A dire la verità..sta dormendo in questo momento…ehm..cioè..” si interruppe avvertendo prima silenzio, poi una lieve risatina dall’altro lato.

“Io non volevo dire..” cercò di giustificarsi, capendo che ormai il medico aveva sgamato che stavano insieme.

“Tranquillo, Jared, ho capito che tieni a quel ragazzo molto più di quello che volevi far trasparire, fin dai primi minuti che ci siamo visti. Ti ammiro molto per quello che hai fatto per lui.”

“Jensen..anche se lo conosco da poco..è la mia vita.” disse Jared, dopo un momento di silenzio.

“Sono molto contento, Jared. Jensen è fortunato ad averti. Sei davvero un ragazzo d’oro.”

“Io..non so se sia così fortunato..”

“Che cosa intendi dire?”

“Io..lui ha fatto così tanto per me. Io nulla.”

“Stai scherzando? Ti sei preoccupato così tanto per la sua salute.”

“è…non è niente in confronto a quello che lui ha fatto per me. Sento che non riuscirò mai a sdebitarmi abbastanza.”

“Ma Jared, non c’è bisogno che tu lo faccia. Jensen ti ama e non credo che vuole che tu..”

“Ho parlato troppo. Scusa. Mi dispiace.”

“Jared..ascolta..penso che questo sia un discorso che potremmo affrontare a tu per tu. Vieni da me oggi pomeriggio, ne parleremo meglio..tra l’altro, oggi è il mio giorno libero.”

“Perché? Non ho bisogno di essere psicanalizzato.”

“Non voglio psicanalizzarti, cretino. Voglio aiutarti!”
 
 
 
 
 
*

Jared non sapeva a cosa avrebbe portato quel’incontro con Bobby. Temeva gli avrebbe fatto una sorta di ramanzina, invece lo stupì. Al parco, seduti su delle panchine, Bobby lo fece parlare meglio riguardo alla vera cosa che turbava Jared.

“Ho avuto modo di pensarci in questi giorni e mi sono reso conto che il mondo non sa cosa ha fatto Jensen. Non sanno che ha salvato me e tutte quelle persone, perché lui quel giorno sparì nel nulla e questo non mi sembra giusto.”

“Su questo posso essere d’accordo con te.” Convenne Bobby.

“Io vorrei dirlo a tutti, Bobby. Vorrei dirlo alla stampa, alla polizia. Vorrei che questa storia finisse al tg. Vorrei che Jensen abbia il riconoscimento che merita.” Disse Jared.

Bobby lo fissò intensamente.

“Tu sai che quando siete andati via dal mio studio, quel giorno, io mi sono subito ricordato di questa storia?”

“Cosa? Non capisco!”

“Sì, vecchi furbacchioni. Vi siete tenuti sul vago e mi avete detto il minimo dispensabile, ma io mi ricordavo comunque di aver letto una storia sul giornale che poteva avvicinarsi molto proprio alla tua di storia. Ho capito subito che tu dovevi essere uno di quei tizi che erano stati salvati. Non ho voluto però dire niente. In questi giorni ero continuamente indeciso se chiamare la stampa e informare che l’eroe che non aveva un nome, era stato finalmente trovato.”

Jared rimase in silenzio, deglutendo.

“Perché non l’hai fatto?” gli chiese.

“Per amicizia.”

Jared lo fissò.

“Mi sarebbe stato riconosciuto il merito di aver trovato l’eroe senza nome che aveva salvato tutte quelle persone, qualche giornale avrebbe anche fatto il mio nome..ma come mi sarei sentito poi? Far finire tu e Jensen, in una centrifuga dalla quale non sapevo se ne sareste stati contenti, rischiava di farmi perdere la vostra stima, quindi aspettai.”

“Io..non so che cosa dire. Grazie.”

“Se anche tu hai pensato però che Jensen merita di avere un riconoscimento, allora vuol dire che stiamo pensando la cosa giusta, quindi che cosa aspetti a proporre al tuo amore di uscire allo scoperto? Mi sembra la tipica cosa che spazzerà via tutti i tuoi sensi di colpa per il fatto di non fare qualcosa per lui.” sorrise Bobby.

“E se lui non volesse?” chiese Jared.

“Beh, non lo saprai mai se non vai a chiederglielo.” Sorrise Bobby.
 
 
 
*

Quella sera stessa, Jared affontò l’argomento.

“Jensen, stavo pensando a una cosa, ora che abbiamo risolto il mistero dei tuoi vuoti di memoria.” Gli diceva Jared coccolandolo a letto.

“Tipo? Vuoi che ci sposiamo?” chiese Jensen ridacchiando.

“No..stupido..” disse Jared dandogli un bacio. “Pensavo di più  a una ricompensa per quello che hai fatto per me.”

Jensen lo guardò perplesso. “Tu sei già la mia ricompensa.”

Jared sorrise a queste parole e abbassò lo sguardo.

“Diciamo più un riconoscimento.”

“Credo di non capire.”

“Voglio che tutti sappiano quello che hai fatto.”

Jensen sgranò gli occhi.

“Perché?”

“Perché? Dai, J, tu sei un eroe. Mi hai salvato. Hai salvato un mucchio di persone. Voglio che tutti ti vedano come l’eroe che sei. Voglio fare anch’io..qualcosa per te! Non ti sei palesato perché non ricordavi di essere un eroe, ma ora tu ricordi, quindi perché non lasciare che il mondo lo sappia?”

“perché..uh..non sono in cerca di esibizionismo?”

“Il mondo è così povero di eroi, Jensen..e ne ha così bisogno invece. Perché quando ci sono al mondo le belle persone che fanno cose belle per gli altri, non devono essere elogiate e riconosciute? Io vorrei..che tu..che tutti sappiano che tu sei una bella persona.”

Jensen lo fissò intensamente senza dire niente.

“Ma..ho molto rispetto anche di te come persona e non posso obbligarti a infilarti dentro una centrifuga e darti così in pasto ai giornalisti..o alla tivù..se tu non lo desideri, solo per un egoismo mio. Ti amo e se è un tuo desiderio non essere sotto i riflettori, lo rispetterò..io..”

Jensen interruppe quel fiume di parole, baciandolo appassionatamente.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
oggi non dico niente perchè sono particolarmente sconfortata dal riuscire ad aggiornare poco..dico solo che, nel prossimo capitolo ci sarà un missing moment riferito a prima di questo momento, in cui si parlerà dell'amicizia tra Jared e Misha :)

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Capitolo 14
*** Il mio amico Misha ***


“Non fare l’idiota e riprenditi questo ammasso d’erba artificiale.” Fu il saluto dell’amico Misha, quando Jared, accompagnato da Jensen, andò da lui a riportargli il letto che gli aveva prestato, rigorosamente appallottolato come un tappeto.

Jared si rivolse a Jensen sorridendo. “Visto? Te l’avevo detto che Misha è fatto così.”

“Sono un sentimentalone, che ci vuoi fare. Tienilo. Avete condiviso un bel momento, almeno hai un simbolo, che tra l’altro è anche riutilizzabile. Quale ricordo lo è al giorno d’oggi?” chiese, invitandoli ad entrare nella sua villa.

“Misha..ma è tuo.” Cercò di insistere Jared, sentendosi in colpa.

“Lo so! Che vuoi farci. Sono un sentimentale! Vorrà dire che ne comprerò un altro!” disse facendogli l’occhiolino. “Succo d’arancia?” chiese e senza aspettare la risposta andò a prenderlo.

Jensen sorrise, trovando davvero simpatico l’amico eccentrico di Jared.

“Ti piace, eh? Lo sapevo Fa questo effetto a tutti.” bisbigliò Jared a Jensen, compiaciuto.

“Tu spera che non mi piaccia troppo..” cercò di provocarlo Jensen.

Jared però non ci cascava. “Tesoro, se vuoi cercare di farmi ingelosire, devi evitare la notte prima di dirmi tante parole d’amore, altrimenti non sei credibile.”

“Venite qua, cospiratori..e rendete anche me partecipi della grande cotta che avete per il sottoscritto.” Disse Misha, sorridente, invitandoli a sedersi a tavola.
 
 
 
 
 
*

Il racconto tra i tre, comprendeva varie fasi. Prima il racconto di come Jared si fosse fatto vivo con il suo amico e di come fosse stato accolto a braccia aperte da quest’ultimo per questo ritorno.

“Era la prima volta che lo vedevo, dopo che ho saputo del tentativo di rapimento. Non sapevo dove fosse e come raggiungerlo e quando me lo sono ritrovato lì, mi è preso un colpo.” Disse Misha.

Poi Jared che raccontò a Misha di come Jensen in pochissimi giorni gli avesse cambiato la vita e lo stesse rendendo felice e la preoccupazione di Misha che giustamente non riusciva a credere che dopo quello che avesse passato, si fidasse ancora di uno sconosciuto e le splendide parole di Jared.

“Misha, amico mio, non giudicarmi, anche perché se per me dovrebbe esserlo e non lo è, anche io dovrei essere uno sconosciuto per lui, ma da tale non mi ha trattato, anzi mi ha riservato il trattamento che riservi ai tuoi tesori più preziosi.”

E lì Misha capì che Jared era felicissimo e innamorato e che Jensen era davvero una bella persona e aveva deciso di fargli un dono. Un bellissimo letto matrimoniale da fargli da cornice.

Fu poi il momento di Jared e Jensen. Jared aveva già raccontato al suo amico, la storia versione integrale della sua avventura, quindi non ce ne fu bisogno. Raccontarono invece a lui, la storia incredibile della sua amnesia e la decisione poi ultima, di far andare Jensen in televisione a raccontarsi.
 
“Sei sicuro che sia una buona idea? Non temi una..ritorsione da parte di qualche amico gangster, della banda che hanno catturato?” chiese Misha preoccupato.
 
Naturalmente dopo che Jensen andò a farsi visitare dal dottor Bobby, i due innamorati parlarono a lungo dell’epilogo che aveva avuto l’eccentrica avventura di Jared.

L’intervento di Jensen aveva permesso alla polizia di sgominare l’intera banda, anche se non fu ben chiaro con quali modalità. La polizia aveva voluto mantenere lo stretto riserbo, ma oramai erano passati dei mesi.
 
“Amico mio, non suggerirei mai a Jensen di farsi vedere in tivù, se anche solo uno di quei criminiali fosse rimasto in circolazione, credimi..tuttavia se Jensen ha paura e non vuole comunque, lo capirei..” disse Jared, sorridendogli. “Anche perchè non desidero brillare io davanti allo schermo..” disse ancora con voce dolce.

Jensen gli sorrise e poi disse: “Io sono d’accordo con Misha, ma più che altro perché vorrei evitare che poi tu decida in preda ad una crisi isterica, di lasciarmi in diretta tivù, dicendomi che non mi ami, solo perché temi che qualche personaggio della malavita mi faccia fuori.” Disse Jensen ridacchiando.

Jared rise: "Guardi troppe soap opera."

"Chissà, forse in un universo alternativo ci ho recitato in una." disse Jensen fingendosi pensieroso

“Sono troppo egoista per farlo, ormai dovresti conoscermi.” Disse, stando al gioco, anche se l’ipotesi di Jensen non gli piaceva per niente.
Misha e Jensen risero.

“Più che altro, farei una gran brutta figura…e poi..dovrei prenderti a pugni per salvare il mio onore..” disse Jensen, con una mano dentro il sacchetto di fonzies.

Ma sarebbe un gran picco di share per l’audience! Il canale ti sarebbe gratoi!” disse Misha con enfasi.
 
Jared sorrise diabolico guardando Jensen e la mano che continuava a ravanare nel sacchetto di fonzies.

“Come la muovi bene quella mano, eh, Jens?” disse Jared, guardandolo con sguardo lussurioso, facendolo restare di stucco e facendo ridere istericamente Misha.

Insomma, dopo che lo stavano prendendo in giro da diversi minuti, doveva pur beccarsi una rivincita no?





















Note dell'autrice: 

ragazzi, spero vi sia piaciuto il capitolo..di sicuro sono certa che non ve lo aspettavate in questo modo ahah. Devo per forza inseire Cas e Bobby in tutte le mie storie ahha e la cosa incredibile è che non lo faccio mai apposta xd dai tenete duro, ormai deve venire PER FORZA anche il capitolo della tivù, ma magari non sarà così noioso come pensate, potrebbe addirittura piacervi ^^ cmq la storia credo finirà in capo a uno o due capitoli ^_^

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Capitolo 15
*** L'intervista con..sorpresa!! ***


Jared si era presentato insieme a Jensen alla polizia e aveva spiegato loro la situazione, quindi, di conseguenza, erano stati chiamati per un servizio al tg, una volta sentita la loro incredibile storia.
 
Quando, una settimana dopo, arrivarono le telecamere per intervistare Jensen e Jared, loro raccontarono la loro storia, non senza una punta di imbarazzo e poi risposero alle classiche domande di rito.

Jared:"Ho deciso insieme a Jensen..anzi no, ho convinto Jensen, a raccontare questa storia, perché pensavo e penso tuttora che è una storia che merita d’essere raccontata. Forse, peccherò di egocentrismo e di mancanza di umiltà, ma credetemi, non lo faccio perché volevo essere in tivù e neanche Jensen lo fa per quello. Io ho semplicemente pensato..e anche Jensen l’ha pensato, che se fossimo stati dall’altra parte, se fossimo stati semplicemente degli estranei, avremmo voluto conoscere questa storia, in fondo, quindi perché nasconderla e non raccontarla? Ho anche pensato al fatto che nel mondo accadono sempre cose bruttissime e tristissime di cui ci sentiamo invasi ogni volta nei telegiornali, perché allora non raccontare delle cose belle quelle volte che abbiamo la fortuna che accadono? Le storie hanno un grande potere. Il potere di far sentire bene o male le persone e sarebbe un peccato non usufruire di questo potere.”

Jensen: “Jared è rimasto molto scioccato pensando che a causa della mia amnesia, noi due avremmo potuto non conoscerci mai. Io invece penso che a tutto c’è una ragione, nel grande disegno del destino. Noi eravamo comunque destinati a conoscerci, solo non in quel momento. Quando io capitai nello stesso paese in cui Jared stava facendo quelle prove assurde, ma al contempo geniali, non l’avevo neanche visto, ma ore più tardi mi ritrovai a mirare quella stessa spiaggia in cui lui aveva fatto quei giochi. Non vedevo niente, ma era come se la mia anima stesse guardando lui ore prima. È incredibile quanto è potente il nostro spirito. Quando leggevo nei libri che la nostra anima è capace di vedere l’invisibile, non ci ho mai creduto..o meglio, credevo di sapere quello che intendevano dire, ma in realtà l’ho scoperto davvero solo adesso. Quel giorno però, era solo un segnale del destino per farci capire che eravamo destinati, ma non era ancora giunto il momento che ci incontrassimo. Forse era destino che Jared facesse il suo percorso..il suo..viaggio ed era destino che io non interferissi in quel momento.”
 
Jared: “La penso esattamente come Jensen e così la pensavo anche una volta che scoprì che quel viaggio, le prove, il premio in denaro, era tutta una farsa. Ho continuato, nonostante il mio rapimento, a pensare che il viaggio che avevo fatto, mi aveva insegnato e mi aveva dato tanto. Io sono grato di averlo fatto, perché io cercavo delle risposte dentro di me, volevo ritrovare me stesso e l’ho fatto, capendo che le risposte arrivano nei modi più disparati, che a volte non arrivano per strade oneste, a volte devi pagare un prezzo, il prezzo dell’inganno, ma possono comunque portarti qualcosa di buono. A me nonostante tutto, quel viaggio ha fatto sentire bene e non sto giustificando quei criminali, dico solo che sono riuscito a prendermi, da questa brutta esperienza, un qualcosa di positivo. Volevo un viaggio simile al cammino di Santiago e l’ho avuto. Questo viaggio mi ha fatto anche conoscere Jensen, perciò io non dirò mai che preferirei non averlo fatto.”
 
Si passò poi a parlare del rapporto di Jared e Jensen.

Jensen: "Jared mi ha colpito subito fin dal primo momento che l’ho visto. Aveva l’aria da cucciolo smarrito, con questi occhi pazzeschi e ho pensato: questo devo portarmelo subito a casa. In tutti i sensi. Era più di attrazione, più di lussuria, più di curiosità anche. Lo guardavo e semplicemente lo vedevo come la mia casa.

Jared si commosse e gli vennero gli occhi lucidi a sentire questo e Jensen gli diede un bacio sulle labbra.

Jared: “Ogni volta che Jensen si rapportava con me con quella dolcezza, ogni parola sua che mi diceva con gentilezza, mi riportava ad uno stupore per cui continuavo a chiedermi cosa avessi fatto per meritare un regalo così, ma io non mi innamoravo sempre di più di come lui trattava me, ma della sua gentilezza d’animo. Percepivo, sentivo la bella persona che era..e..non potevo proprio lasciarmela scappare!”
 
L’intervista poi andò a parlare dell’amnesia di Jensen.

Jared: “A me è preso un colpo quando me l’ha detto. L’ho asfissiato così tanto per farsi subito visitare, perché non potevo accettare il fatto che stesse male o che avrebbe potuto avere problemi. Volevo solo che lui stesse bene, perché lo amavo e lo amo troppo. Allo stesso tempo però lui era preoccupato di quello che gli avevo appena detto sul fatto di essere stato preso di mira e rapito da un branco di criminali, quindi..all’inizio è stato un po’ un casino su chi dei due si preoccupasse di più per l’altro.” Disse Jared, facendo ridere tutti.

Jensen: “Mi ha fatto preoccupare molto, poi fortunatamente mi disse che non dovevo preoccuparmi, perché quella banda di criminali che aveva cercato di truffare lui e tutte quelle persone, erano state prese. Sai..sapere che il ragazzo che ami..è stato rapito..non è bello da scoprire.”

Jared: “Avresti dovuto saperlo già da molto tempo. In fondo mi hai salvato tu.” Lo stuzzicò Jared.

Jensen: “Ma io non potevo saperlo. Avevo dimenticato tutto. Eri te che avresti dovuto cercarmi!”

Jared: “Non avevi lasciato neanche un nome o un indirizzo, niente. Sembravi il mago Odinì e poi guarda che in realtà io ti ho cercato..inconsciamente ma l’ho fatto e ti ho trovato!”

Jensen: “In realtà sono stato io a trovare te.”

Jared: Beh, a piedi, è più difficile vedere le persone, In macchina, tu, eri più avvantaggiato..”
 
I due diedero il via a sonore risate con queste buffe schermaglie amorose, ma all’improvviso la giornalista li bloccò, annunciando che avevano in collegamento un uomo che voleva parlare.
 
“Sì. È in collegamento, mi può dire il suo nome?” chiese la giornalista.

“Sono JOHN. John Padalecki. Sono il padre di Jared.” fu l’inaspettata rivelazione.

“Papà??” fu la risposta scioccata del figlio. 

















Note dell'autrice: 

SORPRESAAA!! Non ve l'aspettavate eh? ahhaha dovevate immaginarlo che se insistevo tanto su questo servizio, voleva dire che avevo cose in ballo xd spero abbiate apprezzato e vi ricordo che la storia è agli sgoccioli ^_^

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Capitolo 16
*** Il doppio lavoro di John! ***


“Sono JOHN. John Padalecki. Sono il padre di Jared.” fu l’inaspettata rivelazione.

“Papà??” fu la risposta scioccata del figlio.  

“Sì. Ci dica pure.” Disse la giornalista sorpresa.

“Non sapevo che mio figlio fosse tornato, né che sarebbe stato in televisione, non vedo l’ora di riabbracciarlo..io..quello che gli è successo, è tutta colpa mia.” Disse John, sorprendendo tutti.

“Papà!! Ma che stai dicendo!!”

“Buono, Jar..” lo fermò Jensen.

“Sono stato per lungo tempo una talpa, infiltrato nei servizi segreti e nella CIA allo scopo di stanare dei pezzi grossi. Durante i miei viaggi in cui passavo anche interi mesi lunghi lontano da casa e dalla mia famiglia, dovevo crearmi un’altra identità, far finta di non avere una famiglia..per proteggerla! Non avrei mai pensato che potessero riuscire a scoprirlo...e a prendersela con mio figlio!”

Quelle dichiarazioni erano scioccanti e scioccarono tutti i presenti.

“Quindi..tutto quello che è successo, non è stato casuale, ma le vittime coinvolte, erano state prese per una sorta di vendetta?” chiese la giornalista.

“Sì, tutte quante.” Rispose John. “Adesso però non c’è più pericolo. Grazie anche al meraviglioso ragazzo di mio figlio, gli ultimi componenti delle bande criminali a cui davamo la caccia, sono stati arrestati. Gli sarò infinitamente debitore. Mio figlio e la mia famiglia non sapevano davvero che cosa facessi. Ho mantenuto il segreto per proteggerli. Devo chiedere scusa anche a loro. Scusa, figliolo.”
 
Jared era talmente scioccato che avvertì un capogiro improvviso e poi svenne tra le braccia di Jensen.

“Per favore, dei sali!!” disse Jensen, preoccupato.

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Capitolo 17
*** Call me Chuck ***


Jared era nella casa di Jensen, sdraiato sul divano. Finalmente stava aprendo gli occhi.

“Mmm..le telecamere no..per favore..” mugugnò.

“Tesoro, sta tranquillo, non c’è nessuna telecamera, le hanno messe via.” Disse Jensen, accarezzandogli la guancia.

“Mmm..mio padre..dov’è? Ho sognato tutto?”

“Tuo padre non è qui, Jared. Hanno interrotto il collegamento, appena sei svenuto.” Disse uno dei giornalisti.

“Hanno mandato tutto in onda? Tutto quello che ha detto?” Jared sembrava sul punto di svenire di nuovo.

“Jared, non c’è niente di cui devi preoccuparti. Per favore, potete spiegare anche a lui quello che avete spiegato a me?” chiese Jensen.

“Sì, ovviamente la produzione sapeva già che ci sarebbe stato in collegamento, anche se non potevamo dirglielo per conservare l’effetto sorpresa ma..non deve preoccuparsi, quando suo padre ha fatto il suo nome completo, si è inserito un beep disturbatore. Impossibile risalire per chiunque alla sua identità, per chiunque avesse visto il servizio in tivù. Era già tutto programmato.”

Jared tirò un sospiro di sollievo. “Meno male.”

“Il tuo fidanzato stava facendo il diavolo a quattro, quando era svenuto. Credeva che ti avevamo messo in pericolo per qualche percentuale di share in più.” disse la giornalista ridendo.

“Sì..beh..mi scuso.” Disse Jensen imbarazzato.

“Mi dispiace di essere svenuto..e di aver fatto preoccupare, ma quando ho sentito la voce di mio padre e le sue rivelazioni..è stato uno shock, dico sul serio, io non sapevo nulla!”

“Ti crediamo, Jared.” disse Jensen, tenendogli la mano.

“Avete anche notizie di mia madre? Era andata a trovare una parente in Argentina prima che mi succedesse questo e non ho potuto ancora riabbracciarla.” Disse Jared.

“Mi sono informato, Jared. è successo un fatto sgradevole. Non vogliono darle il permesso per tornare, ma muore dalla voglia di rivederti, mi hanno detto.” Disse Jensen.

“è terribile..” disse Jared con gli occhi tristi.

“Non si preoccupi. Ora voi due siete due star e penso che per l’ottimo servizio che ci avete creato, la tivù farà sicuramente qualcosa per sua madre. La farà tornare qui.” disse il giornalista.

Jared era sconvolto. “Io..non vorrei approfittare..”

“Andiamo, andiamo.è la vita. Una persona fa una cosa all’altra e l’altra ripaga. È la legge del contraccambio e poi se posso dire la mia, il problema dell’immigrazione e dei clandestini è un fatto molto serio che merita di essere approfondito e conosciuto..”

“Lei sembra una persona molto in gamba. Come si chiama?” chiese Jensen.

Chuck. Chiamatemi Chuck.”























Note dell'autrice: e con questa, mi sa che è la seconda volta che inserisco Chuck nelle mie storie..indovinate dove l'avevo già fatto?? in "intrighi, segreti, ecc" xd spero non diventi un personaggio fisso, come misha e crowley ahha xd a proposito!! Crowley come vorreste vederlo , in che panni? Nei panni dell'ispettore o nei panni di una spia anch'esso?? rispondete seriamente che dovrei inserirlo nel prossimo e credo ultimo capitolo e non riesco a decidermi :D 

ps avete visto che cosa ho fatto per proteggere jared? pure il beep!! :D mi amate? xd

basta. Ciao!!

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Capitolo 18
*** Momento goliardico a casa di Jared ***


Dopo tutte quelle emozioni incredibili, una volta che la troupe televisiva andò via da casa di Jensen, quest’ultimo si mise a riempire di baci quel viso adorabile e stravolto appartenente a quello “sconosciuto” che era ancora sul divano.

“Oddio, Jensen, io ancora..non riesco a crederci..”

“Te lo meriti, Jar..te le meriti davvero queste emozioni.”

“Mio padre..spia per la CIA. In collegamento telefonico. E chi dorme più stanotte?”

“E chi ha intenzione di dormire? Noi due stasera andiamo a cena insieme e poi giriamo per tutta la notte.”

“Cosa? Ma parli sul serio?”

“A piedi o in macchina, poco importa. Magari faremo entrambe le cose. Magari faremo anche l’amore in macchina, che cosa ne pensi?”

Jared rise. “Penso che sei un pazzo scatenato.” Ma la luce nei suoi occhi gli diceva che era molto d’accordo con le sue idee.

“Jared, da quando ti conosco, tu mi hai risvegliato da quel torpore, da quella letargia, da quel’apatia in cui mi crogiolavo ogni santo giorno. Da quando ti conosco, ho capito come sia stupido e insulso, sprecare ogni attimo, ogni giorno e questo non è per niente un giorno da sprecare.”

Jared gli diede un altro bacio e poi gli rispose:

“Jensen, pensa che se non avessimo fatto questo servizio, non sarebbe accaduto niente di tutto questo..è…destino, non credi anche tu?”

“Beh, voglio sperare che prima o poi tuo padre ti avrebbe detto che era una fottuta spia, che diamine!”

“Non esserne così sicuro. Anche lui è un pazzo scatenato!” disse Jared ed entrambi scoppiarono a ridere.
 


In quel momento squillò il telefonino di Jensen.

“è mia madre..” disse Jensen perplesso.

“Non esserne così sorpreso. Dopo il servizio al tg..vorrà sapere che diavolo stai combinando. Ma gli hai detto almeno che ti frequenti con me?”

“Ehm..lei e mio padre sanno a malapena che sono gay.”

Jared scoppiò in una risata fragorosa. Jensen mise via il cellulare.

“Che fai? Non rispondi? Vigliacco!” lo prese in giro Jared.

“Dovrei rispondere a troppe domande. È una storia lunga, mi viene la gola secca solo a parlarne.”

“Tanto chiameranno anche altri.”

“Cosa???”

“Tutti i tuoi amici..e famigliari..” disse Jared e all’espressione di Jensen, scoppiò nuovamente a ridere.

“Lo sapevo che sta cosa del servizio era una pessima idea. Ritiro tutto quello che ho detto e questo rimarrà spento fino a quando non sarò pronto per gli interrogatori.” Disse Jensen, guardando male il cellulare.
 
“Jensen?” chiese Jared, rincorrendolo, a piedi nudi, in cucina. “Senti, se tra qualche giorno ci ritroviamo la casa assediata da fotografi o da fans o da amici tuoi ed entrano a casa all’improvviso, posso presentarmi mezzo nudo?”

“Ma sei impazzito?”

“Dirai a tutti che mi hai conosciuto soltanto ieri. È figa come cosa, no?”

“Peccato che abbiano già visto tutti la tua faccia, genio.” Lo prese in giro Jensen, bevendo il caffè e ridacchiando della sua espressione delusa.

“Uffa,. Non avrei dovuto mostrare la mia faccia!!” disse Jared sbuffando. 























ragazzi, non riesco a finire questa storia ahhah xd non sono riuscita a inserire l'incontro con john, sorry xd intanto voi cominciate a pensare a come vorreste che avvenga l'incontro con Misha e...SORPRESA IN ANTEPRIMA: CROWLEY CHE SARà UN ISPETTORE!!

Io sono completamente in alto mare xd ps ma perchè voi tutti avete pensate che sarà CHUCK a far tornare la madre di Jared dall'Argentina? io non l'ho mai detto LOL. Ho solo detto che lui sapeva che poteva contare sull'aiuto di qualcuno :pp

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Capitolo 19
*** Uno sheppard e un pervertito! ***


Due giorni dopo, Jared e suo padre si stavano abbracciando. Era un abbraccio commovente. Jared respirava a fondo l’odore della giacca di pelle di suo padre e lo trovava confortante.

“Figliolo..è tutta colpa mia. Puoi perdonarmi?”

Jared era troppo commosso per rispondere, ma Jensen sapeva che Jared non aveva niente di cui perdonargli.

“Dov’è tua madre?” gli chiese.

“Sono riusciti a farla tornare. Sarà qui tra sette giorni.” Disse Jared felice.

John felice, si voltò verso Jensen.

“Dopo quello che hai fatto per lui, sei come un figlio per me.”

“Beh..sono contento di non essere come un fratello per Jared, senza offesa.” Disse Jensen per smorzare l’imbarazzo, facendo ridere tutti e tre.

“Papà..ho così tante cose da chiederti. Non te la caverai così facilmente.” Fece presente Jared.

“Accidenti..beh, da dove posso cominciare? L'ispettore è una vera testa di…cavolo. Ci siamo scontrati tante volte…e mi ha anche arrestato tante altre..”

“Cosa? Ma tu sei la legge!”

“Sì, ma per svolgere i miei incarichi, usavo anche tesserini con nomi falsi e quello..diciamo che mi ha preso un po’ in antipatia.”







*

“No. Le ho già detto che non intendo rilasciare più alcuna intervista su quanto accaduto alla mia famiglia e alla mia persona. Sì, mi rendo conto che abbiamo fatto un servizio al tg in cui ci hanno visto milioni di persone, ma è stato un’eccezione. Sì, John Padalecki è mio padre ma io non c’entro con il fatto che abbia avuto disguidi con voi poliziotti, se la prenda con lui..o con la cia magari. Arrivederci!”

Jared aveva chiuso il telefono in malo modo. Jensen lo guardò stranito. 

“Era di nuovo quel rompiballe dell’ispettore?”

“Sì. Continua ad assilarmi. Credo che cambierò numero.” Sbuffò Jared.

“Ehi, se continua a importunarti, gli faccio vedere io i sorci verdi a quel demone!”

“Lascia perdere..è solo un idiota. Ce l’ha con mio padre perché a quanto pare l’ha fatto fesso qualche volta..non rivelandogli che cosa faceva in realtà.”

“Mmm..senti, ma siamo sicuri che sia un vero ispettore??”

“In effetti chi prenderebbe come ispettore, uno che si chiama Sheppard?” chiese Jared.





*

“Senta, sono venuto per conto del mio amico..per chiedere che la si smetti di importunare lui e la sua famiglia..quello che aveva da dire, l'ha già detto in televisione. E poi parliamoci chiaro. Qui loro sono i buoni, quindi non trattiamoli come i criminali ok?”

Mark Sheppard, dall’alto della sua poltrona, gli rifilò un:

“E lei chi diamine è?”

Misha lo guardò, sfidandolo e con sguardo malizioso gli disse:

“Sono uno che trova i poliziotti in divisa, molto sexy.”

“Senti, senti, potrei incriminarla per oltraggio alla corte, sa? Mi faccia vedere i suoi documenti.”

“Eccoli!” disse Misha sempre con sguardo malizioso.

L’ispettore non interruppe mai il contatto visivo e sempre con doppi sensi rispose:

“Sa…Misha colins..” disse ripetendo il nome che c’era scritto nei documenti. “All’ultimo che mi ha parlato in questo modo…l’ho spogliato dei vestiti..”

“Mmm..interess..”

“E gliene ho messi di arancioni a strisce. È il suo colore preferito?”

“Mmm..no..non direi proprio..ma..se cambiasse idea per il spogliarsi..” disse Misha, scribacchiando qualcosa su un foglietto e infilandoglielo nel taschino della sua divisa. “Questo è un buon posto. Ci vediamo.” Disse facendogli l’occhiolino.






*

L’ispettore Mark, - per gli amici , Crowley – ci mise una settimana per decidersi ad entrare in quella discoteca frequentata maggiormente da omosessuali. Insomma,lui non era gay e l’attrazione per quell’uomo, l’aveva diciamo un po’ spaventato.

Non si aspettava sul serio, di vedere Misha per la prima volta dopo quell’incontro, fare sesso selvaggio con uno dentro una macchina, all’aperto.

Irritato, bussò al finestrino della macchina.

“Isp-ispettore? Cosa ci fa lei qui?”

“La dichiaro in arresto per atti osceni in luogo pubblico. Esca con le mani in alto!”

“Cosa??”

“Oh no, la prego. Domani devo essere di turno al bar..” disse l'altro ragazzo.

“Lei no! Se ne vada! Solo lui!”

“Che cosa??” protestò Misha.

“Stia zitto! Non deve parlare. Pervertito!” lo redarguiva Mark, puntandogli la pistola, mentre lo sconosciuto si defilava.

“Ehi, sconosciuto! Si metta prima i vestiti addosso, altrimenti tornerò!” gridò dietro al malcapitato, mezzo svestito.








*

La mattina dopo...



“Dove si trova?” chiese Jared, accompagnato da Jensen, che si erano precipitati alla centrale appena avevano saputo che Misha era stato arrestato.

L’ispettore alzò gli occhi dal suo distributore, per fissarli.

“Il pervertito è nella cella 13, decisamente questa giornata non gli ha portato fortuna.”


“Te l’avevo detto che questo Mark ha qualcosa di folle. Sembrava divertito.” Disse Jared sbuffando.

Jensen rideva intanto.

“Lo trovi divertente?”

“Te lo spiegherò dopo..”

Quando arrivarono da Misha e lo fecero uscire e Jared chiedeva spiegazioni all’amico, quello si limitò a dire:

“Jar, amico, ho imparato che non esiste niente di più pericoloso del furore della gelosia.”

E dicendo così, si avvicinò incautamente di nuovo all’ispettore, blaterando cose a vanvera, mentre quest’ultimo lo riempiva di insulti.

“Ma che diav..” Jared era sconvolto e confuso.

Jensen intanto sghignazzava apertamente.

“Andiamo, amore. Te lo spiego quando arriviamo a casa.”

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Capitolo 20
*** Il mio eroe sei tu ***


Pov Jared.



Jensen è il mio eroe. Mi ricordo ancora come mi ha guardato quando ci siamo incontrati la prima volta. Stupore, fascino, ipnotismo. In lui emanavo leggerezza, libertà, fascino. Lo capìì bene da come mi guardava. Credo di essermi innamorato di lui fin da quel momento. Lui non poteva sapere chi fossi, che storia avessi, se fossi un criminale o peggio, ma mi accolse nella sua casa e mi amò da subito. Eravamo questo, l’uno per l’altro. Due sconosciuti. Forse avrei preferito che si fosse ridotto solo a questo. La storia di due sconosciuti che si incontrano per caso, in strada, un giorno e si amano, così senza un perché, senza bisogno di una scusa.

Ma la vita non è una favola. Tutti hanno un passato e una storia e io sentivo che dovevo a Jensen la verità, dovevo raccontargli una storia, che forse non è una favola. Non ha le connotazioni di una fiaba romantica o di un sogno, ma è solo la triste storia di un uomo che voleva fuggire dal mondo, esaltato e raggirato con la promessa di poter scappare dalla routine e dalla noia del quotidiano, che è quello che sognano tutti.

Avrei voluto non farlo. Avrei voluto dare a Jensen la favola che aveva immaginato quando mi guardò, non volevo caricarlo dei miei problemi o deluderlo in qualche modo, svelandogli la complessità del mio passato, il dispiacere per il mio rapimento, parlare di tutto questo interesse di soldi, mi sembrava squallido, ma d’altronde lo era anche mentirgli, nascondergli la verità, quindi decisi di essere sincero.

E meno male che l’ho fatto, perché così ho scoperto che era proprio Jensen il mio salvatore.

Se non ci fossimo raccontati la verità, saremmo rimasti per sempre solo due sconosciuti che si erano innamorati, preda di un colpo di fulmine, senza sapere i retroscena del loro incontro e una cosa simile in un film o in un libro o anche solo in una fantasia, è romantica, ma cos’ho imparato da questa esperienza? Ho imparato che anche la verità è romantica.

Jensen ha riavuto i suoi ricordi indietro e io ho scoperto il mio sconosciuto, proprio quando avevo appena finito di raccontare al mio Jensen il passato del suo sconosciuto, che ero io.

E siccome la verità è romantica, avevo un altro segreto da svelare a Jensen…
 
“Ti confesso, amore, che prima di incontrarti, avevo intenzione di scoprire la vera identità del nostro salvatore..per ringraziarlo, prima che arrivassi tu a distrarmi.” Gli dissi.

“Beh, io ti avevo già anticipato, venendo da te per primo.” Mi rispose lui.
 
 

Poi ci fu l’intervista, che, non potevo sapere in anticipo cosa ci avrebbe portato; il messaggio che volevamo trasmettere, di felicità e positività, era indubbio, ma ci portò anche i ringraziamenti della ragazzina, che quando ero nel tour, avevo aiutato, scambiando il suo foglietto con il mio.

Fiore di Luna ci ringraziò pubblicamente, riuscendo a rintracciarci, anche per merito dell’intervista che avevamo fatto. Io la ricontattai per ringraziarla delle belle parole spese per noi e gli passai anche Jensen. Siamo rimasti in contatto e a volte viene anche a trovarci. È una ragazza deliziosa.
 
A parte l’intervista, non siamo più voluti andare in tivù. Il mondo dello spettacolo non è un mondo che ci attira, non cerchiamo fama e popolarità. La cosa del tg era un’eccezione.
 
Misha e l’ispettore si sono messi insieme e devo dire che sono una coppia davvero stupenda e l’ispettore è cambiato tanto da quando sta con lui. Per prima cosa è dimagrito vistosamente e ora è proprio un bell’uomo, seconda cosa è molto più sorridente e gentile della prima impressione che ci diede. Si vede che Misha lo rende felice. A dire la verità, adoro Misha, oltre ad essere il mio miglior amico, è una bomba di allegria e buonumore e positività e poi ha preso una bizzarra abitudine: fa spesso a Mark dei massaggi, viziandolo molto, con tanto di olii e fragranze profumate.
 
 
 
Ora io e Jensen siamo su un’isola paradisiaca in vacanza, su un lettone di una suite imperiale, lasciandoci coccolare dai raggi solari e mentre anche io coccolo il mio Jensen con dei grattini sul braccio, non posso fare a meno di pensare a tutto l’appoggio che Jensen mi ha dato. Oltre a caricarsi il peso della mia storia, si è caricato pure i segreti di mio padre che lavorava come infiltrato sulla Cia, poi ha dovuto vedersi mia madre che tornava dall’Argentina e pretendeva di sapere tutti i dettagli. Sono stati giorni pieni in cui avevamo sempre i miei genitori tra i piedi, e le cose erano due: o volevano sapere sempre più dettagli sulla mia storia, oppure si discuteva per ore di cosa facesse mio padre alla CIA.

Insomma, è molto da digerire per un ragazzo che durante i primi tempi della storia, dovrebbe volersi solo divertire con una storia spensierata.

Mi sentìì in colpa per questo, almeno volevo risparmiare a Jensen la seccatura di avere i genitori del proprio ragazzo in giro per casa, almeno i primi tempi, ma mi conobbe e nel giro di due giorni, fu investito da un ciclone.

“Mi dispiace..” dissi. Speravo che questa vacanza mi facesse perdonare.

Jensen mi guarda come se fosse stupito di quest’affermazione e quando gli rivelai quello che pensavo, fu ancora più stupito.

“Jay, tesoro, tu ti fai troppi problemi..”

“Ecco..è esattamente questo che voglio dire! Vorrei poterti dare il Jared spensierato che ti eri immaginato, e invece oltre ad avere una vita complicata..me la complico da solo con le mie ansie..e pensare che ti sei innamorato di me perché pensavi che fossi un tipo..”

Jensen mi ferma il mento con la mano e mi guarda con sguardo innamorato.

“Mi sono innamorato di te perché ho capito subito quanto speciale tu sei. E non fai altro che confermarmelo ogni giorno che passo con te. Passare quello che hai passato te e conservare la tua dolcezza e il tuo sorriso mi confermano quanto speciale tu sia e se proprio vuoi saperlo, quello che sta intorno a te o alla tua vita, non mi annoia , anzi mi affascina ancora di più.”

“Lo pensi davvero?”

“Ricordati che prima di conoscerti, ero un impiegato frustrato che pensava che la sua vita si riduceva a timbrare il cartellino tutti i giorni per tornare a casa e poi aspettare la fine di una giornata per vederne cominciare un’altra. Non aveva senso la mia vita prima di incontrarti e ora ce l’ha e tutto per merito tuo. Jared, io non mi vergogno di ammettere a me stesso quanto mi sentissi mediocre e nessuno dovrebbe farlo, quindi smettila di pensare di non essere abbastanza per me, è svilente per il fortissimo sentimento che io provo per te. Mi sono innamorato di te appena ti ho visto e quando mi hai raccontato la tua storia, mi sono innamorato di te ancora di più. Noi esseri umani non nasciamo per incarnare un sogno per qualcuno. Nasciamo per essere migliori di un sogno, che è evanescente e presto svanisce.”

“Sai una cosa? Dovresti fare lo scrittore. Ci sai fare con le parole.” gli dico ammirato, commosso e sempre più innamorato di lui, quest'uomo meraviglioso.

“Ci tengo affinchè tu sappia che non desidero tu sia diverso.”

“Ci credo. Quant’è difficile incontrare uno che ti appaga così bene a letto?” gli rispondo malizioso, accarezzandogli i fianchi nudi.

“Nemmeno quando dici stronzate così.”

“Vuoi forse dire che non è vero?” dico io, sovrastandolo.

“Sono combattuto. Se dico di no, magari tu ti sforzi di sorprendermi ancora di più..e di sicuro non mi lamenterei.”

“Sai una cosa, queste tue parole mi eccitano.”

“Visto? Avevo ragione a dire che instillare il dubbio a qualcuno è una cosa meravigl…Ah…oddio, JARED!!” 























Note dell'autrice: 

ragazzi, è finita questa storia!! ^_^ è stato un piccolo sogno per me scriverla e vederla pubblicata , spero anche per voi! Ringrazio tanto le persone che l'hanno seguita <3 chi mi segue sa già che è raro che io faccia storie così corte! ahha xd questa storia è nata un giorno che stavo guidando e vidi un ragazzo un pò hippie che camminava, ecco da lì è partito tutto e anche un pò da un mio stato d'animo, chi non vorrebbe uno sconosciuto che ti scombussolasse la vita?? ^_^ <3 non avevo idea di dove mi avrebbe portato questa storia ma ho accettato anche questa sfida..non è stato sempre facile scriverla perchè non sapevo neanche io completamente dove volessi andare a parare, ma sono andata avanti! Lo scopo di questa storia era quello di dare un senso di libertà e leggerezza alla storia (infatti non ci sono andata giù pesante con l'angst neanche malgrado ad un certo punto la storia si sia fatta un pò più drammatica) volevo che desse un messaggio importante, una riflessione importante, come la ricerca di sè stessi, ho sempre amato i libri che ne parlano, tipo "il cammino di Santhiago " o "il manuale del guerriero della luce" 

Non ho parlato più della storia tra Mark e Misha e scusatemi per questo, ma mi interessava solo scrivere della conoscenza, dopo di questo non ero intenzionata ad allungare il brodo con capitoli aggiuntivi solo perchè "dovevo farlo" ecco, ma ci tenevo comunque a darvi un'idea di quello che fosse successo dopo e come si è evoluta la cosa, che è anche come io me lo sono immaginata ^^

non c'era nient'altro da aggiungere più e proseguire ancora con la madre e il padre di Jared, non mi andava. Un'ultima cosa: spero vi sia piaciuto il finale. La scelta dei pensieri di Jared è un pò come si è visto lui agli occhi di Jensen e come credo tutti voi e noi l'abbiamo visto nel primo capitolo. Ho voluto fare una riflessione su come a volte non sempre quello che ci immaginiamo è il sogno ideale, a volte c'è di più ^_^ e niente, ho parlato già troppo!!

Ciaooooo <3333

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