Secrets and lies di Vanessa1995 (/viewuser.php?uid=841102)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La lettera ***
Capitolo 2: *** Sguardi ammaliatori ***
Capitolo 3: *** Quando le parole non servono ***
Capitolo 4: *** Una brutta Pasqua Prima parte ***
Capitolo 5: *** Una brutta Pasqua Seconda parte ***
Capitolo 6: *** La dura e crudele verità ***
Capitolo 7: *** Se l'ho è meritato ***
Capitolo 8: *** Una brutta sorpresa ***
Capitolo 9: *** Bella hai perso ***
Capitolo 10: *** Vacanze estive ***
Capitolo 11: *** Tanti auguri Clarisse ***
Capitolo 12: *** Di nuovo in vacanza ***
Capitolo 13: *** Aria di nozze prima parte ***
Capitolo 14: *** Aria di nozze seconda parte ***
Capitolo 15: *** Ritorno a scuola ***
Capitolo 16: *** Piccoli guai ***
Capitolo 17: *** Una notizia inaspettata ***
Capitolo 18: *** La fine è arrivata ***
Capitolo 19: *** Dopo la guerra ***
Capitolo 1 *** La lettera ***
Attenzione:
se fate i calcoli risulta che il padre di Bellatrix avesse solo tredici
anni quando ebbe la primogenita, ma siccome lui e la moglie mi
sembravano troppo giovani, nella mia storia li ho invecchiati di
qualche anno. Ho deciso di adottare la traduzione originale di
Tassorosso.
La casa di Cygnus III Black e Druella
Black, nata Rosier, era una vecchia villa da molto tempo disabitata. La
casa si trovava in campagna, ma non molto distante da Diagon Alley, la
famosa città dei maghi. Il vecchio maniero era una villetta
non particolarmente grande, dalle pareti bianche, di due piani. Un
tempo era stata una bellissima casa, ritrovo di maghi e streghe
Purosangue, però da tempo era disabitata e aveva perso gran
parte della sua bellezza, purtroppo.
Bellatrix Lestrange, nata Black, non era molto sorpresa quando si
materializzò davanti al grande cancello di metallo, alto
circa quattro metri, di trovarlo tutto arrugginito, insieme all'alto
recinto di due metri. Un tempo entrambi erano stati di colore verde, ma
ora apparivano marroni a causa della grande quantità di
ruggine che li ricopriva. Sopra alle sbarre di metallo che li
componevano, sulla cima c’erano delle punte acuminate.
L’erba del giardino, in passato ben curata, risultava
piuttosto alta e, probabilmente, da diverso tempo qualcuno non la
tagliava e si prendeva cura del giardino. Per la donna era brutto
vedere il giardino in cui aveva giocato insieme alle sue sorelle in uno
stato di tale abbandono e non osava immaginare come dovesse apparire la casa.
Dopo essere evasa aveva passato il mese precedente a casa di sua
sorella Narcissa e suo cognato, insieme a suo marito Rodolphus.
Tuttavia quel giorno aveva pensato di tornare nella casa dove era nata,
una specie di ritorno alle origini.
Per tutta la vita era sempre stata una donna fredda e cinica, ancora di
più adesso che aveva passato quattordici anni ad Azkaban. La
prigione le aveva lasciato il segno e rubato una parte della sua
bellezza: aveva il volto scavato, i capelli un tempo neri e lucenti
risultavano ora spenti e ricci, i suoi occhi neri erano pesanti. In
compenso appariva alta, con lunghe ciglia nere e aveva ereditato il
tipico portamento elegante della sua famiglia.
Tirò un sospiro e si smaterializzò riapparendo
sul vialetto della sua vecchia casa. Come aveva previsto, questa non
era nelle sue condizioni migliori: il pavimento rovinato, i vasi sopra
alle ringhiere sul davanti contenevano delle piante ormai secche, che
in passato avevano avuto dei bei fiori colorati. Il legno del portone
era scolorito e rovinato, alcuni pezzetti di legno si erano staccati.
Per la Mangiamorte era un duro colpo vedere la casa in cui aveva
passato l’infanzia ridotta in quello stato. Dopo la morte dei
suoi genitori aveva ereditato lei la casa, però essendo
imprigionata ad Azkaban non aveva potuto occuparsene come avrebbe
voluto, sebbene una parte di lei malediva sua sorella Narcissa per non
essersene presa cura al suo posto, data la situazione.
Entrare dentro all'atrio della casa non fu difficile e si
guardò attorno. Si lasciò andare ai ricordi,
mentre osservava le statue, polverose e piene di ragnatele, insieme
alla scala dinanzi a lei, la quale aveva qualche scalino mezzo rotto.
C’erano diversi quadri rappresentanti alcuni dei suoi
antenati. Uno mostrava sua madre: si trovava seduta sopra ad una
poltrona di colore rosso e teneva in braccio una neonata. La data
risaliva a due mesi dopo la nascita di Bellatrix, perciò non
poteva che essere lei quel neonato. Sua madre teneva i capelli scuri
raccolti dietro alla testa in una crocchia ordinata, che metteva in
risalto i lineamenti delicati del suo viso. La sua pelle era di colore
molto chiaro e possedeva le stesse labbra sottili di Bella, oltre che
assomigliarle abbastanza. Indossava un lungo vestito di colore verde
smeraldo e i suoi occhi fissavano imperterriti dinanzi a sé,
probabilmente fissando l’uomo che stava eseguendo il
ritratto. Stringeva a sé il piccolo fagotto bianco. Sopra al
soffitto, nel mezzo dell’atrio era appeso un lampadario
impolverato. Sul pavimento c’era un tappetto lungo fino alla
scalinata di legno che arrivava fino alla cima delle scale.
Le salì, appoggiando la mano sulla ringhiera di legno. Dopo
poco tempo arrivò in cima alle scale e girò a
destra, dirigendosi verso la stanza di sua madre e poi si
recò in quella di suo padre.
Quando entrò nella seconda camera trovò tutto
come sempre: il letto a baldacchino con le tende di colore nero, ormai
usurate dal tempo, le coperte dello stesso colore, ma impolverate, come
buona parte del resto dell’arredamento.
Tirò un sospiro e si avvicinò allo scrittoio che
si trovava sotto ad una grande finestra, che aveva un vetro rotto. Si
sedette sulla sedia vicino e sfiorò con le dita con aria
nostalgica il legno del tavolino. Ripensò a tutte le volte
che da piccola, e poi da grande, aveva visto suo padre scrivere delle
lettere o dei documenti sopra di esso.
Per quanto potesse sembrare fredda e senza cuore aveva voluto davvero
bene ai suoi genitori e le mancavano molto, sebbene non
l’avrebbe mai ammesso.
Aprì il cassetto sulla destra, sotto allo scrittoio, e con
sua grande sorpresa trovò tra le varie lettere e documenti
una ancora mai aperta. La fissò perplessa e la prese in
mano, poggiandola sul tavolino. Sopra con una scrittura elegante
c’era scritto: "Da Elizabeth per Cygnus".
Alzò lo sguardo e guardò il muro di pietra
dinanzi a lei, domandandosi se conoscesse una strega con quel nome e le
ci volle qualche secondo per capire la sua identità.
« Ah, ma aspetta, l'amante di mio padre. »
realizzò alla fine. Diversi anni prima suo padre aveva avuto
una relazione extra-coniugale e i suoi genitori erano quasi arrivati al
divorzio, finché sua madre non aveva scoperto che
l’amante di suo padre era una Mezzosangue, figlia di una
strega e un Nato-Babbano. Lo aveva rivelato al marito che aveva rotto
immediatamente la relazione, cacciando via in malo modo la strega. I
coniugi Black avevano fatto la pace e tutto era tornato come prima,
così in breve tempo Elizabeth era diventata solo un brutto
ricordo.
Non riuscì a resistere e aprì la lettera,
domandandosi cosa mai avesse scritto quella donna a suo padre.
All'inizio la sua espressione era normale, ma mentre proseguiva nella
lettura il suo volto si rabbuiò e alla fine la lettera le
cadde dalle mani. Poggiò i gomiti sullo scrittoio mettendo
il viso tra le mani.
Nel frattempo ad Hogwarts
La Sala comune di Serpeverde si trovava nei sotterranei del castello,
sotto al Lago Nero. Come nelle altre casate della scuola, una scalinata
portava al dormitorio delle ragazze.
Nel dormitorio delle ragazze del quinto anno le studentesse si stavano
preparando per la giornata: lavandosi, pettinandosi, truccandosi,
profumandosi e indossando le divise. Su uno dei quattro letti a
baldacchino presenti, dalle tende e le coperte color verde smeraldo,
seduta sopra al materasso intenta ad indossare le scarpe,
c’era una ragazza dai lunghi capelli color cioccolato, lisci
e lunghi fino alle spalle. Sopra alle labbra sottili, sul lato destro,
c’era un piccolo neo di colore nero che non deturpava la
bellezza delicata del suo viso. Gli occhi, invece, erano di colore nero
come la notte e non si riusciva a distinguere in essi le pupille
talmente erano scuri.
« Clarisse fai colazione con noi? » chiese
gentilmente una delle sue compagne, ovvero Pansy Parkinson. Si trattava
di una ragazza che discendeva da un’antica famiglia
Purosangue; come la maggior parte dei Serpeverde, ne andava molto fiera
e considerava inferiori i Mezzosangue e i Nati-Babbani. I suoi capelli
erano di colore scuro, lisci e le arrivavano poco sotto le spalle. Come
Clarisse, aveva una carnagione molto chiara.
« No, mi dispiace Pansy, ma mi sono già messa
d’accordo con Draco, Tiger e Goyle. »
affermò, riferendosi ai suoi amici. Non ne aveva molti ad
Hogwarts a causa del suo carattere timido e in un certo senso freddo
addirittura. Forse aveva stretto facilmente amicizia con il Malfoy
perché i loro caratteri erano piuttosto simili. Invece gli
altri due erano per lo più due tirapiedi che il Serpeverde
si trascinava sempre appresso, più che due amici.
Si alzò dal letto e sistemò la gonna della divisa
di colore nero che le arrivava poco sopra alle ginocchia ossute.
Portava dei calzini pesanti neri che le arrivavano fino alle ginocchia.
Sopra portava un maglione grigio e sotto una camicia bianca. Al collo
c’era legata la cravatta con i colori di Serpeverde,
cioè verde e argento. Come tutti i suoi compagni, portava
con fierezza i colori della sua casata e lo stemma di Serpeverde.
Una volta finito di prepararsi e recuperata la borsa dei libri,
salutò le compagne e scese nella sala comune. Arrivata
trovò Draco seduto su uno dei tanti divanetti color verde
smeraldo, intento a chiacchierare con Tiger, Goyle e un ragazzo di
colore, Blaise Zabini. La madre di questi era una strega molto
affascinante che aveva avuto diversi mariti, tutti morti in circostanze
misteriose, e che aveva contribuito a rendere madre e figlio ricchi.
Raggiunse i quattro ragazzi. Il primo ad accorgersi di lei fu Blaise,
che la fissò con i suoi occhi scuri, alzò la mano
in segno di saluto e sul suo viso apparve un sorriso.
« Ciao, Clarisse. » la salutò
gentilmente.
Draco era un ragazzo snello, dai capelli biondi talmente chiari da
sembrare bianchi, la carnagione pallida, gli occhi di colore grigio che
apparivano freddi. Anche lui si girò verso di lei, insieme a
Tiger e Goyle. Entrambi erano giovani e dalla corporatura robusta.
« Ciao, ti stavamo aspettando. » esclamò
Draco drizzandosi in piedi. « Andiamo a mangiare? »
domandò rivolgendosi pure agli amici. « Clarisse,
ti dispiace se si unisce a noi anche Blaise? » sapeva che la
sua opinione non avrebbe avuto alcuna importanza, però
rispose lo stesso.
« No, ci mancherebbe, anzi mi fa piacere. »
rispose, sistemandosi una ciocca dietro all'orecchio destro, scoprendo
il lobo a cui portava un orecchino argentato con un piccolo ciondolo
rotondo. All'orecchio sinistro ne aveva uno uguale, erano un regalo di
sua madre per i suoi quattordici anni.
Usciti fuori dalla Sala comune percorsero i corridoi dei freddi e umidi
sotterranei per arrivare alla scalinata che li avrebbe portati al
pianterreno. Da lì continuarono il loro cammino per arrivare
poi alla Sala Grande. I corridoi, come sempre, erano gremiti di
studenti, probabilmente diretti pure loro a fare colazione.
Entrati dentro al salone dove si tenevano tutti i pasti, Clarisse
alzò lo sguardo al cielo curiosa di vedere come fosse quel
giorno il soffitto magico che cambiava giornalmente e mutava ancora
alla sera: quella mattina mostrava un bel cielo azzurro, con qualche
nuvola di colore bianco. Delle candele bianche aleggiavano sotto di
esso. Ricordava che la prima volta che era entrata in quella stanza
enorme, quattro anni prima, era rimasta colpita dal soffitto magico e a
volte, sebbene ormai ci fosse abituata, ancora rimaneva sorpresa quando
entrava nella Sala Grande.
« Clarisse, sbrigati! » la voce di Draco la
distolse dai suoi pensieri. Abbassò lo sguardo verso
l’amico e annuì con aria vaga. Tiger e Goyle erano
già seduti, ma gli altri due invece stavano in piedi accanto
al lungo tavolo di legno dove i Serpeverde consumavano i loro pasti. Li
raggiunse e si sedette sulla panca di legno vicino al tavolo, accanto
al biondo.
« Tra poco si parte per andare a Hogsmeade. Avete qualche
progetto in mente? » domandò il Malfoy. Nessuno
rispose, finché la bruna non notò alcuni studenti
del terzo anno seduti al loro tavolo con aria di chi si stava
divertendo tantissimo.
« Forse io ho un'idea. » annunciò
Clarisse, allungando una mano per afferrare una ciambella che si
trovava in un cestino sopra al tavolo e sistemandosela nel piatto.
« Cosa intendi dire? » domandò confuso
il biondo. La giovane non fece in tempo a rispondere, che diversi gufi
e civette entrarono dentro alla sala e planarono ciascuno sui tavoli al
cospetto dei loro legittimi proprietari. Un gufo di colore marrone
scuro atterrò dinanzi alla bruna, che sorrise e gli
accarezzò il capo piumato con fare tenero.
« Ciao, Stormy. » la salutò. Le diede
qualcosa da mangiare e le slegò il rotolo di pergamena che
portava legato ad una delle zampette. Si trattava di una lettera dei
suoi genitori.
« Allora cos'è questa idea? » insistette
Draco, che quella mattina stranamente non aveva ricevuto posta.
« Stavo pensando che potremmo comprarci un po’ di
soldi a Mielanda rubando i soldi per essi dagli studenti di Grifondoro.
» spiegò. Blaise la osservò perplesso
con le labbra sporche di schiuma bianca.
« Abbiamo i soldi. » commentò. La
ragazza alzò gli occhi al cielo e scosse la testa.
« Ma così non sarebbe divertente, invece noi li
ruberemo. » ribadì la Serpeverde con aria decisa.
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Capitolo 2 *** Sguardi ammaliatori ***
Il villaggio di Hogsmeade non era
particolarmente grande e nei fine settimana in cui gli studenti del
terzo, quarto, quinto, sesto e ultimo anno potevano andarci si riempiva
di ragazzi sorridenti.
La maggior parte di loro passava quelle ore di libertà ai
Tre Manici di Scopa, magari bevendo e mangiando qualcosa, mentre altri
affollavano le vie del paese o si recavano da Mielandia per comprare
qualche dolcetto o dal Negozio degli scherzi di Zonko. Nessuno di loro
frequentava il locale Testa di Porco.
Un gruppetto di Serpeverde camminava per le vie del villaggio, come
diversi altri erano appena giunti ad Hogsmeade. Clarisse camminava a
fianco di Draco Malfoy. Potevano sembrare una coppia data la loro
abitudine di tenersi a braccetto e di sedersi vicini in pubblico,
tuttavia non lo erano, a quanto sembrava li legava solo una grande
amicizia.
Clarisse aveva indossato un mantello di colore nero che sfoggiava i
colori della sua casata e su cui appariva pure lo stemma della sua
casa. Il fodero del mantello era color verde, naturalmente. Anche i
suoi amici avevano deciso di indossare i mantelli
dell’uniforme.
A pochi metri da i Tre Manici di Scopa il gruppetto di amici si
bloccò e Draco fu il primo a rompere il silenzio
instauratosi, mentre la giovane si guardava attorno fissando i suoi
compagni di scuola con aria seria.
« Allora, cosa vogliamo fare? » chiese Draco con
aria nervosa. Sotto ai loro piedi la strada era di colore grigio chiaro
e c’era un po’ di neve candida e fredda. Il biondo
si voltò verso la compagna che nel frattempo si era messa a
spiare Neville Paciock, intento a chiacchierare con alcuni compagni del
loro anno di cui lei non ricordava il nome.
« Ci procuriamo un po’ di soldi. »
rispose semplicemente con un sorriso divertito sul viso, con
l’aria di chi la sapeva lunga. Però
l’altro evidentemente non capì e la
fissò perplesso.
« Cosa vuoi dire? » domandò infatti. La
bruna tirò un sospiro e alzò gli occhi al cielo,
ma non disse una parola e si diresse verso Neville e gli altri due
ragazzi.
« Buongiorno, Neville. » lo salutò con
tono stranamente cortese. Lo studente si voltò e la
guardò sorpreso. Infatti il Grifondoro non era abituato ad
essere trattato con gentilezza dai Serpeverde e tutta Hogwarts era a
conoscenza della sua cotta per Clarisse, però questa le
rivolgeva poco la parola, poiché la cosa non poteva tornarle
utile. Se lui avesse avuto i voti di Hermione Granger e il suo cervello
allora avrebbe potuto sfruttare la situazione, tuttavia non era
così e le toccava farsi i compiti da sola o sfruttare
qualcuno in alternativa.
« B-buongiorno Clarisse. » balbettò il
ragazzo, diventando rosso come un pomodoro. I suoi capelli erano corti
e di colore biondo. Non lo si poteva definire come un tipo affascinante
ed era pure un po’ robusto, ingenuo e gentile, spesso vittima
dei Serpeverde, soprattutto da quando questi si erano accorti della sua
cotta per l’affascinante Clarisse. Indossava anche lui un
mantello nero, però sul suo c’era lo stemma di
Griffondoro e la fodera era di colore rosso.
« Sono molto felice di incontrarti Neville. Sfortunatamente
ho dimenticato a scuola i soldi... » spiegò con il
tono più dolce che le riusciva e sbatté le
ciglia. « Non è che saresti così
gentile da imprestarmi un po’ di monete, giusto per
comparare… Non so, cinque Burrobirre? »
ipotizzò in modo che gliene desse abbastanza per poter
comprare da bere per lei e per i suoi amici. Gli studenti con cui prima
il Griffondoro chiacchierava li fissarono ammutoliti e nei loro occhi e
visi si poteva leggere persino un po’ di sospetto. Tuttavia
preferirono tacere per evitare di finire nei guai con la bruna.
« Sì, Clarisse, ti impresto volentieri i soldi.
» affermò Paciock, che non riusciva a credere che
lei gli avesse rivolto la parola. Inoltre si era fatto due calcoli: se
le avesse fatto quel prestito, poi lei avrebbe dovuto restituirglielo e
quindi, magari, gli avrebbe rivolto nuovamente la parola in quella
occasione. Peccato che, probabilmente, la sua era per lo più
un’illusione e con buona probabilità quelle monete
non le avrebbe più riviste. Evidentemente, oltre che ciechi,
l’amore rendeva anche ingenui. Le consegnò quindi
delle monete e un grande sorriso di finta gratitudine apparve sul volto
della quindicenne.
« Grazie mille, a breve te li restituirò, stanne
certo! » le espressioni sul viso dei due ragazzi in compagnia
di Neville parevano dire: "sì, come no...".
Clarisse si allontanò per tornare da suoi compagni, con cui
entrò nel locale per poter bere.
Una volta entrati trovarono il posto gremito di gente: i tavoli pieni
di studenti intenti a parlare e ridere. In giro c’era
un’aria di grande allegria. I cinque ragazzi si sedettero in
uno dei pochi tavolini di legno rimasti, accanto ad una finestra da cui
si poteva ammirare la strada del villaggio e, di conseguenza, un gran
viavai di persone. Come sempre il Malfoy si accomodò su una
sedia vicino a Clarisse, la quale si era sistemata accanto alla
finestra. Tiger e Goyle, invece, si sedettero dinanzi alla finestra e
infine Blaise al cospetto della bruna e del biondo. Sul suo viso si
poteva percepire un’aria di disapprovazione e di grande
disagio.
« Dovevi proprio fregargli i soldi? »
domandò contrariato, fulminando con lo sguardo la ragazza.
Questa non si lasciò intimorire e lo fissò con
indifferenza. Draco le cinse le spalle esili con un braccio e le
accarezzò teneramente il braccio.
« Veramente me li ha dati di sua volontà.
» lo corresse la studentessa.
« Blaise, non è che ti stai addolcendo?
» chiese Draco e un sorriso divertito apparve sul suo volto,
e anche su quella della sua amica.
« No, tranquillo. » in quel momento Madame
Rosmerta, la proprietaria della locanda, si avvicinò.
« Ragazzi cosa volete ordinare? »
domandò con tono dolce. Clarisse le diede le monete
“imprestatele” poco prima dal Grifondoro.
« Cinque boccali di Burrobirra, per favore. »
ordinò e la strega si allontanò per andare a
prendere il loro ordine. Il cattivo umore di Zabini non era ancora
scomparso e, forse, ci sarebbe voluto diverso tempo prima che accadesse.
Malfoy manor
Dalla sua evasione da Azkaban, Bellatrix Lestrange, inseme al marito e
ad altri Mangiamorte fuggiti dalla pigione, aveva vissuto nascosta a
Malfoy manor, la casa di sua sorella Narcissa e suo cognato Lucius. La
Mangiamorte passava la maggior parte delle sue giornate nella
biblioteca della villa, non tanto perché adorava leggere,
solo per poter passare il tempo e ne approfittava per imparare qualche
magia nuova. Doveva ammettere che la biblioteca di Lucius era
più fornita di quella della casa dei suoi genitori o di lei
e suo marito.
Quella mattina, dopo colazione, Bella si diresse in biblioteca come da
sua abitudine per cercare qualche incantesimo che le potesse tornare
utile per scoprire dove fosse finita l’amante di suo padre,
la cara Elizabeth. Nei giorni precedenti le sue ricerche non avevano
portato dei risultati, però non intendeva arrendersi.
Quando entrò nella grande stanza piena di scaffali ricolmi
di libri, talmente alti da arrivare al soffitto, si diresse verso il
sesto scaffale. Aiutandosi con la magia prese i libri che si trovavano
in cima ad esso e li sistemò su un tavolino rotondo, accanto
a due poltrone di colore rosso. Si sedette su una di esse, per poi
incominciare a sfogliare un libro dalla copertina di pelle color
marrone. C’erano due finestre, entrambe molto gradi, nella
parete alla sua destra, che davano sui giardini della villa e
riempivano la stanza di luce solare, illuminando i mobili presenti
all'interno. Sul soffitto, nel mezzo, si trovava un lampadario di
cristallo di dimensioni più piccole rispetto a quello
presente nella sala da pranzo e nel salotto della dimora.
Verso le dieci del mattino ancora non aveva scoperto nulla, quando la
porta si aprì e sua sorella entrò nella stanza
con indosso una gonna di colore nero a tubino, che le arrivava fino
alle ginocchia, e un maglioncino di colore bianco. Al collo portava una
collana d’argento con un ciondolo dorato di forma ovale, con
appeso uno smeraldo a goccia. Si avvicinò alla sorella.
« Cosa stai leggendo di bello? » chiese curiosa con
un sorriso gentile sul viso, posandole con cautela una mano sulla
spalla destra e stringendogliela leggermente. La bruna indossava un
vestito color arancione, con un’ampia scollatura che lasciava
intravedere gran parte dei suoi seni. Al collo teneva una collana con
un ciondolo d’argento a forma di teschio di un uccello dal
lungo becco adunco.
« Niente, stavo solo cercando una cosa. » rispose
l’altra, senza distogliere lo sguardo dalle pagine del libro.
Narcissa si sedette sulla poltrona dinanzi a lei.
« Ti conosco Bella. Sei brava a nascondere i tuoi sentimenti,
tuttavia quando c’è qualcosa che ti rende agitata
in modo particolare non ci riesci. » confessò la
bionda, passandosi una mano tra i lunghi capelli biondi, talmente
chiari da sembrare bianchi.
« Non c’è nulla che mi preoccupa,
sorella. » ribadì la Black più grande,
guardandola con sguardo freddo e indecifrabile. La Malfoy
tirò un sospiro e si drizzò in piedi. Prima di
andarsene le posò di nuovo la mano sulla spalla e senza dire
una parola uscì dalla biblioteca, lasciandola alla sua
ricerca.
Grazie ad un incantesimo che trovò in uno dei tanti libri e
che permetteva di scoprire che fine avesse fatto una persona, Bellatrix
apprese che Elizabeth era morta qualche anno prima, ma
nient’altro. In ogni caso non era solo quello che le
interessava e iniziò un’altra ricerca che due
settimane dopo la portò nella Londra babbana.
La casa dei coniugi Hightower non sembrava molto diversa dalle villette
a due piani presenti in quella via di Londra: lo stesso piccolo
giardino sul davanti, le aiuole ben curate, c'era anche un cagnolino
dal pelo scuro.
La porta d'ingresso si aprì e uscì un uomo che
doveva aver passato la quarantina, con i lunghi capelli neri e ricci,
che gli arrivavano fino alle spalle. Era vestito in modo molto elegante
con i suoi abiti babbani e Bellatrix non poté evitare di
storcere il naso alla vista di quell'abbigliamento. L'uomo percorse una
parte del vialetto, ma poi una donna con indosso un grembiule a fiori
uscì fuori dalla casa, agitando in mano quella che sembrava
essere una lettera.
« Robert, Clarisse ha scritto! »
annunciò e il marito si voltò, andandole
incontro. La donna sorrideva felice e gli consegnò la busta.
« So quanto sei fiero della nostra piccola strega.
» notò la donna.
« Abbi pazienza tesoro, magari anche a Lucas spunteranno
presto i poteri, in fondo ha solo nove anni. » la
tranquillizzò. Bella storse ancora il naso al pensiero del
piccolo magano.
« Ma tu mi hai sempre detto che alla sua età
facevi già piccole magie. » osservò la
signora con aria triste. Il marito le prese le mani e le strinse
leggermente.
« Gloria, quando un Nato-babbano sposa una Babbana
è facile che i suoi figli non ereditino la magia, ma io sono
un Mezzosangue. » Gloria non sembrava ancora molto convinta,
sul suo viso apparve un debole sorriso e poi tornò in casa.
A Bella non le interessava la donna e infatti seguì con lo
sguardo l’uomo che usciva fuori dal giardino dopo aver aperto
il piccolo cancello di metallo che permetteva di accedere al cortile.
Si sistemò meglio il cappuccio del mantello sul capo e si
diresse verso l’abitazione dei coniugi Hightower.
Aprì senza problemi il cancelletto usando
l’incantesimo alohomora. Il cagnolino non gradì il
suo arrivo e incominciò ad abbaiare e ringhiare in sua
direzione con aria minacciosa. Fece per colpirlo con un incantesimo,
quando sentì la porta aprirsi e si voltò verso di
essa, notando Gloria. Questa le sorrise del tutto ignara di chi fosse.
I suoi capelli color cioccolato e lisci le arrivavano fino al mento e
aveva due begli occhi nocciola.
« Buongiorno. Lei è una strega come mio marito,
vero? » chiese, adducendo alla bacchetta che stringeva in
mano.
« Esatto! Mi perdoni signora Hightower, ma sto cercando suo
marito. Sa, sono sua sorella, o meglio sorellastra... »
spiegò, lasciando stupefatta la cognata che la
fissò con gli occhi spalancati. Evidentemente il marito non
le aveva mai parlato della famiglia di suo padre oppure Elizabeth non
gli aveva mai rivelato che Cygnus era sposato e con già tre
figlie quando si era messo con lei.
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Capitolo 3 *** Quando le parole non servono ***
L’ingresso di villa Malfoy
appariva luminoso, pieno di luci, quando era giorno. C’era
una scala nel mezzo della stanza che portava al primo piano: un grande
scalone bianco. Attaccati alle pareti c’erano alcuni quadri e
uno di essi raffigurava Lucius, Narcissa e Draco Malfoy.
Quando Bellatrix Lestrange entrò nel grande atrio della casa
della sorella, non trovò nessuno. La cosa non la sorprese,
siccome sospettava che a quell'ora sua sorella dovesse essere in
salotto ad aspettare che il pranzo fosse pronto o che si trovasse
già nella sala da pranzo. La Mangiamorte scelse di dirigersi
verso il salotto, raggiunse la porta di legno a destra e
l’aprì.
Nel salotto della casa c’erano tre divani posizionati attorno
ad un tavolino e sotto di essi un elegante tappetto persiano. In un
angolo della parete si trovava un camino, dove ardeva un bel
fuocherello. C’erano anche due grandi finestre, alte due
metri e larghe un metro, davanti ai divani e che mostravano
l’enorme giardino della villa con la sua erba verde ben
curata e i suoi alti alberi.
« Bellatrix, dove sei stata? » chiese sua sorella,
seduta su uno dei divani color verde smeraldo, il più grande
a tre posti. La strega le si avvicinò e si sedette vicino a
lei. In mano la bionda teneva una coppia del Settimanale delle streghe,
una rivista che la sorella maggiore considerava piena di pettegolezzi e
che aveva sempre evitato di leggere.
« Sono andata a fare un giretto. » rispose
semplicemente. « A che ora sarà pronto il pranzo?
Ormai è mezzogiorno. » aggiunse per sviare il
discorso, guardando in direzione del grande orologio a pendolo che si
trovava nella stanza a pochi metri da loro. Tuttavia il suo stratagemma
non funzionò e l’altra la fissò
sospettosa.
« Bella, cosa hai combinato? Ti prego, non dirmi che hai
fatto qualcosa che potrebbe irritare l’Oscuro Signore o
attirare l’attenzione degli Auror su di te. »
esclamò con tonò supplichevole Narcissa,
scuotendo leggermente in preda all'agitazione la lunga chioma platinata.
« Non devi preoccuparti per me, piuttosto pensa a tuo marito
e a tuo figlio. » ribatté, ripensando ad una foto
che aveva trovato sopra al caminetto dei coniugi Hightower. Raffigurava
una ragazzina dai lunghi capelli color cioccolato, con indosso la
divisa di Hogwarts con i colori e lo stemma Serpeverde. La ragazza
sorridendo cingeva con un braccio le spalle proprio di suo nipote
Draco. Non le piaceva per niente l’idea che il ragazzo
frequentasse a scuola una Mezzosangue. A giudicare dalla foto dovevano
essere amici e ciò la preoccupava. Ma possibile che Draco,
cresciuto con i valori dei Purosangue ed educato ad odiare i
Mezzosangue e credersi superiore a loro, avesse un'amica simile? Non
riusciva a comprendere come potesse essere successa una cosa del genere.
« Cosa intendi dire? » domandò Cissy in
preda all'ansia e riponendo la rivista sopra il tavolino.
« Semplicemente che tuo marito ha già tradito una
volta l’Oscuro Signore e dubito che lo perdonerà
ancora, senza contare che Draco è un ragazzo e non siamo
ancora sicuri che possiamo fidarci di lui. »
preferì evitare di raccontarle il vero motivo per cui era in
ansia per il giovane, poiché voleva prima indagare e vederci
chiaro in tutta questa storia, poiché c’era la
possibilità che lui non sapesse che la sua amica fosse una
lurida Mezzosangue.
« Non accadrà più e non
c’è bisogno che ti preoccupi per mio figlio.
» esclamò con aria scocciata Narcissa, drizzandosi
in piedi e uscendo fuori dalla stanza velocemente. La sorella maggiore
tirò un sospiro e si alzò in piedi, avvicinandosi
ad una delle finestre del salotto. Poggiò la mano contro il
vetro e fissò il giardino. Quello di casa sua non era
altrettanto bello, ma tanto essendo ricercata, per quanto le mancasse
la sua dimora, non poteva viverci in quel momento. In futuro forse
sarebbe tornata a villa Lestrange.
« Signora Lestrange. » la chiamò una
voce alle sue spalle. Si voltò e vide un piccolo essere,
alto nemmeno un metro, dalla grande testa e dagli occhi enormi di
colore verde oliva. Non era per niente bello e possedeva pure due
orecchie a punta. Indossava un vestito grigio fatto di stracci, che
metteva in risalto le gambe e le braccia magrissime, ossute come il
resto del corpo. Non conosceva il suo nome e non le interessava, sapeva
solo che lavorava per sua sorella da circa tre anni, ovvero dal giorno
in cui senza volerlo suo cognato aveva liberato l’elfo
domestico che l’aveva preceduto.
« Il pranzo è pronto. » aggiunse ed
eseguì una piccola riverenza, per poi scomparire con uno
schiocco tipico di chi si smaterializzava.
Quel giorno il pranzo prevedeva della zuppa alla zucca, che si
rivelò essere molto buona. Bevette del vino rosso, come
d'abitudine, e passò il pranzo a discutere sulle prossime
cose da fare con la sua famiglia. Rodolphus si mantenne silenzioso e la
cosa non la sorprese, siccome da quando erano evasi non si dimostrava
particolarmente socievole.
La camera da letto di Bellatrix si trovava al primo piano, non tanto
distante da quella della sorella. Probabilmente Cissy l’aveva
sistemata apposta lì in modo che se avesse mai avuto bisogno
di qualcosa si sarebbero trovate vicine.
La stanza era di dimensioni normali ed era dominata da un letto a
baldacchino simile a quelli dove dormiva quando frequentava Hogwarts e
di casa sua. Aveva le coperte e le tende di colore nero; inizialmente
erano state gialle, ma aveva chiesto a Cissy di cambiarle con alcune di
un colore più adatto a lei, per così dire.
La Mangiamorte si recò nella sua stanza e appena entrata
avvertì un forte bruciore all'avambraccio sinistro, dove si
trovava tatuato nella pelle il Marchio nero. Girò il braccio
e fissò attentamente il marchio, formato da un teschio e un
serpente. Credeva di sapere come mai l’Oscuro Signore li
stesse convocando e sperava con tutto il cuore che non fosse arrabbiato.
Uscì fuori dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle, e
tirò un sospiro passandosi una mano tra i lunghi capelli
scuri. Stranamente non aveva alcuna fretta di incontrare il suo
Signore, c’era la vaga possibilità che fosse
arrabbiato per il fatto che avesse preso l’iniziativa e agito
senza dire nulla a nessuno. Tuttavia contava di cavarsela abbastanza
facilmente.
Quel pomeriggio
L’ufficio del preside di Hogwarts, Albus Silente, si trovava
al termine di una scalinata ed era pieno di strani oggetti dalla dubbia
utilità, oltre che strani. Il preside aveva ammesso a volte
di avere moltissime cianfrusaglie, tuttavia non se la sentiva di
sbarazzarsene e nessuno aveva il coraggio di suggerirglielo.
Albus si trovava seduto sulla grande sedia dietro alla scrivania, con
la mano destra giocherellava con la lunga barba bianca, come i capelli,
e i suoi occhi azzurri fissavano la porta d’ingresso
dell’ufficio da cui contava di vedere entrare presto una
delle persone che stava aspettando. La parete era piena di ritratti
raffiguranti ex-presidi della scuola. La maggior parte di loro aveva
un’aria seria e guardava davanti a sé.
Si sentì bussare alla porta e il preside si
drizzò in piedi, volendo dare come si deve il benvenuto al
nuovo arrivato. Girò attorno alla scrivania, piazzandosi
davanti all'anta ancora chiusa.
« Avanti. » esclamò. La porta si
aprì, mostrando il padre di Clarisse con
un’espressione triste sul viso, terribile in un certo senso.
Appariva visibilmente pallido e sembrava invecchiato di colpo. Non
aveva quasi la forza di muoversi, infatti barcollò in avanti
e Albus si precipitò verso di lui, afferrandolo per le
spalle nel tentativo di tenerlo in piedi. « Signor Hightower,
sta bene? » domandò gentilmente.
« Non si preoccupi preside, sto bene. Ma Clarisse?
» chiese, sedendosi su una delle sedie presenti dinanzi alla
scrivania, mentre il preside si accomodò su quella dove si
trovava seduto fino a pochi secondi prima.
« L’ho fatta chiamare, dovrebbe essere qui tra
poco, però prima penso sia il caso che mi spieghi
cos'è capitato di tanto grave da chiedermi di vederla con
tale urgenza. » nella lettera Robert non aveva accennato a
nulla. Il preside sapeva solo che era successo qualcosa di grave e
chiedeva di vederlo urgentemente per qualcosa di importante, molto
importante, e urgente.
« Qualcuno ha ucciso mia moglie e mio figlio Lucas.
» a quelle parole un mormorio di assenso si
sollevò dai ritratti e i dipinti parvero ancora di
più interessati all'accaduto. « Ho già
informato gli Auror, denunciando la cosa, però ho pensato
che fosse il caso di venire a scuola e comunicare l’accaduto
di persona a mia figlia. » l’anziano mago
poggiò i gomiti sul tavolo e mise il mento sulle mani
intrecciate.
« Capisco... Mi dispiace molto per la sua perdita. Ha idea di
chi potrebbe essere stato? Aveva dei nemici? » in risposta
Robert scosse semplicemente la testa.
« Assolutamente no! Anche gli Auror me lo hanno chiesto,
però non ho idea di chi potrebbe essere stato. Io sono un
semplice dipendente del ministero e non ho nemici. » rispose
confuso il signor Hightower. « Quando sono arrivato e ho
trovato il Marchio Nero sopra casa mia, ho intuito subito cosa doveva
essere successo. » raccontò. « Mi sono
precipitato in casa e ho trovato mia moglie senza vita nell'atrio e mio
figlio in salotto sul pavimento, con vicino alcuni giocattoli.
» concluse.
« Gli Auror cosa pensano? » chiese con aria
pensierosa Silente.
« Danno la colpa a Sirius e ai Mangiamorte recentemente
evasi. » la sua risposta non sorprese l’altro, che
tirò un sospiro esasperato dal fatto che per ogni cosa
brutta che capitava il Ministero della Magia desse la colpa a Sirius
Black. Quest'ultimo nella sua vita non aveva mai fatto niente di male,
non si era macchiato di nessuno dei crimine di cui veniva accusato e a
causa
del quale aveva trascorso dodici anni ad Azkaban. Dopo il ritorno di
Voldemort, che Caramell non voleva ammettere fosse mai avvenuto, Sirius
era divenuto un perfetto capro espiatorio purtroppo.
Si udì bussare ancora alla porta e i due maghi si girarono
verso di essa.
« Avanti. » ripeté il preside e la porta
si aprì nuovamente, mostrando stavolta Clarisse con indosso,
in perfetto ordine, la sua divisa con i colori e lo stemma di
Serpeverde. All'inizio dell’anno Piton aveva proposto lei e
non Pansy Parkinson come Prefetto femminile dei Serpeverde, ma Albus
non aveva accettato la sua proposta, siccome credeva che non fosse la
persona adatta per ricoprire quel ruolo e temeva che lei e Draco
avrebbero approfittato della loro carica, più di quanto lui
non facesse già. In realtà il preside era
convinto che ci fosse del buono nascosto nel cuore di quei due studenti
e da quattro anni circa continuava a domandarsi chi gli ricordasse
tanto quella strega.
« Mi ha fatto chiamare preside? » subito la strega
notò la presenza del padre e impallidì, dovendo
aver capito che non fosse un buon segno. « Cos'è
successo? » aggiunse con voce tremante. Suo padre e Albus si
alzarono in piedi in contemporanea e Robert allungò le mani
verso la figlia, mentre si avvicinava a lei. La bruna fece un passo
all'indietro con aria spaventata e scosse la chioma color cioccolato.
Il padre l’abbracciò. La sedicenne
poggiò la testa sulla spalla del padre e scoppiò
in un pianto a dirotto. Il signor Hightower le accarezzò
dolcemente la schiena nel tentativo di calmarla. A volte le parole non
erano necessarie e quella sembrava proprio essere una situazione del
genere. Nessuno sembrò riuscire a trovare le parole giuste
da dire e Albus pensò che fosse meglio tacere e non
intromettersi in quel grande dolore che immaginava stessero provando i
due.
Sulla Gazzetta del Profeta del giorno seguente venne pubblicata la
notizia della morte di Gloria e suo figlio Lucas Hightower. Sul
giornale c’era una foto di entrambi e nell'articolo,
ovviamente, veniva data la colpa della loro morte a Sirius Black e i
suoi “amici” Mangiamorte.
Quel giorno a colazione Clarisse non c’era, siccome il
preside della scuola aveva convenuto che, data la situazione, fosse il
caso di permetterle di tornare a casa. La sedicenne sarebbe tornata
il giorno dopo il funerale dei suoi familiari, ovvero tra quattro
giorni. Nell'articolo non appariva il nome della bruna e quindi i suoi
compagni non intuirono che le vittime assassinate il giorno precedente
fossero suoi parenti. Tuttavia c’era un Serpeverde che,
insospettito dall'assenza della compagna e dalle varie coincidenze,
quali gli stessi cognomi e i nomi dei parenti della giovane,
intuì la verità. Questo significava solo una
cosa: Clarisse Hightower non era una Purosangue come aveva sempre
asserito, bensì una Mezzosangue.
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Capitolo 4 *** Una brutta Pasqua Prima parte ***
Il grande cimitero di maghi di Diagon
Alley si trovava fuori dalla città, ma non tanto distante da
essa. Quel giorno il cielo appariva nuvoloso, dense nuvole di colore
grigio scuro riempivano il cielo, e minacciava di piovere da un momento
all'altro.
Una piccola folla di maghi e streghe dal volto visibilmente provato,
per la maggior parte dipendenti del Ministero della Magia, aveva
varcato il cancello di ferro all'ingresso del cimitero e camminava
verso un punto specifico di questo: due buche erano state scavate in
mezzo all'erba, al lato destro del sentiero da loro percorso, e due
lapidi di pietra grigia, alte pochi centimetri, si trovavano accanto ad
esse.
Due persone camminavano dinanzi al gruppetto, come per guidarlo. Si
trattava di Clarisse e di suo padre Robert. I due si tenevano a
braccetto. La strega indossava un vestito di colore nero che le
arrivava fino alle ginocchia. Le maniche erano fatte di pizzo scuro,
tanto da coprire lo stesso la pelle, come del resto anche la parte
della gonna che da metà coscia le sfiorava le ginocchia
ossute. Teneva i capelli legati in uno chignon che sottolineava il suo
bel viso, sebbene sembrasse essere invecchiata di colpo e appariva
molto provata dalla terribile situazione che stava provando. Anche suo
padre aveva un’espressione terribile dipinta in viso,
tuttavia pareva essere messo ancora peggio della figlia e indossava un
completo elegante di colore nero.
Giunti dinanzi alle due buche profonde alcuni metri, si fermarono e in
pochi secondi giunse il resto del gruppo. Accanto ai fossi
c’erano due bare: una di legno chiaro, mentre
l’altra bianca e molto più piccola rispetto alla
prima. All'interno si trovavano i corpi senza vita di Gloria e del
piccolo Lucas. Al pensiero del fratellino morto la giovane
avvertì una forte morsa allo stomaco e sentì i
suoi occhi inumidirsi. Aprì la sua borsetta a tracolla,
piccola, di colore blu notte, e iniziò a cercare all'interno
il pacchetto di fazzoletti che aveva portato con sé, ma
senza successo; forse per via del nervoso non riusciva nel compito. Una
voce maschile e terribilmente familiare la fece sussultare.
« Serve un fazzoletto? » un ghigno era dipinto sul
viso di Draco Malfoy mentre le porgeva una fazzoletto bianco di stoffa.
Dopo un attimo di esitazione la sedicenne lo prese e se lo
portò agli occhi asciugandoli.
« Cosa ci fai tu qua? » chiese freddamente,
ignorando la cerimonia funebre appena iniziata alle sue spalle. Suo
padre pareva troppo concentrato su di essa per accorgersi di quello che
stava facendo la figlia, seppure questa fosse in piedi accanto a lui.
Il suo compagno indossava pure lui un completo elegante di colore scuro.
« Sono venuto a farti le condoglianze. »
affermò tranquillamente. Le prese la mano e gliela
sfiorò leggermente con le labbra. La strega non parve
gradire particolarmente. Allontanò velocemente la mano dal
compagno e lo fulminò con lo sguardo, lanciandogli
un’occhiata sospettosa. Fortunatamente per il resto del
funerale Draco si mantenne distante da lei, magari voleva rispettare il
suo dolore e/o aveva compreso di non essere particolarmente gradito.
Una volta che la cerimonia fu terminata, lei e suo padre vennero
raggiunti dal Ministro della Magia in persona. Cornelius Caramell
sembrava sinceramente dispiaciuto per le loro perdite quando rivolse
loro la parola.
« Buongiorno, volevo farvi le condoglianze per la vostra
perdita. Non posso nemmeno immaginare il dolore che state provando in
questo momento, però vi garantisco che Sirius Black
verrà arrestato al più presto e giustizia
verrà fatta. » promise con decisione. Robert
ringrazio Caramell, ma la figlia lo fissò con aria dubbiosa.
« Come fate ad essere così sicuro che sia stato
lui? Avete delle prove? » il padre divenne bianco come un
lenzuolo, più di quanto già non fosse per tutto
quello che era accaduto. Cornelius parve visibilmente in imbarazzo,
però cercò di rispondere con il tono
più calmo possibile.
« Fino ad ora le scomparse dei Babbani sono state opera sua e
abbiamo validi motivi per pensare che dalla semplice scomparsa sia
passato all'omicidio. » rispose come se fosse la cosa
più ovvia del mondo, tuttavia la sua risposta non convinse
la sedicenne.
« Peccato che solo mia madre fosse una Babbana, mentre mio
fratello un mago, in teoria. » osservò dubbiosa.
Suo padre ringraziò il ministro e poi la trascinò
via, probabilmente per evitare che dicesse qualcos'altro ai suoi occhi
inappropriato e che poteva offendere e far adirare Caramell. Pure
Silente al termine del funerale si avvicinò a loro ed
espresse il suo cordoglio, tuttavia la sua presenza lì si
rivelò per la ragazza molto più gradita che tutte
le altre messe insieme, specialmente quella del suo compagno di casa.
Più tardi
Quando i presenti se ne furono andati e rimase solamente Draco Malfoy,
seduto sul divano a due posti di colore rosso, la giovane lo
affrontò e si parò davanti a lui con le braccia
incrociate ad altezza del petto. Lo stava studiando cercando di capire
quali fossero le sue reali intenzioni. Sotto ai loro piedi
c’era un tappetto persiano e dietro alla strega un piccolo
tavolo rettangolare di vetro.
« Cosa ci fai tu qua? » strillò. La sua
tranquillità non faceva altro che farla irritare ancora di
più.
« Mi sembra di aver già risposto a questa domanda.
» affermò calmo. Lei si trattenne dalla tentazione
di saltargli addosso e strozzarlo.
« Intendo cosa ci fai qua veramente? »
chiarì esasperata, abbassando con forza le braccia e
stringendo le mani in dei pugni, tanto da far cambiare colore alle
nocche di queste.
« Volevo solo avere la conferma dei miei sospetti, ovvero che
quella Babbana fosse tua made. Questo fa di te una Mezzosangue.
» affermò il biondo, alzandosi in piedi e
lanciandole un’occhiata penetrante.
« Pensi di essere migliore di me solo perché sei
un Purosangue? » chiese lei con un sorriso divertito sul
viso. Il biondo fece un passo verso di lei e si ritrovarono a
pochissimi centimetri di distanza, tanto che per poco avrebbero potuto
sfiorarsi se solo uno dei due si fosse avvicinato ulteriormente
all'altro. Si fissarono negli occhi senza distogliere lo sguardo in
gesto di sfida.
« Attenta Clarisse, perché ora sei in mano mia.
» l’avvertì. Purtroppo aveva ragione e
di questo la strega ne era perfettamente consapevole.
Qualche settimana dopo
Le vacanze di Pasqua erano appena iniziate e buona parte degli studenti
di Hogwarts era tornata a casa. Tra questi c’era anche Draco
Malfoy. Sua zia Bellatrix aveva deciso di andargli a fare un saluto, ma
quando entrò nel salotto di Malfoy manor con sua grande
sorpresa non lo trovò solo: seduta sul divano più
grande, vicino al nipote, c’era una ragazza con indosso
ancora la divisa della scuola, come lui del resto, in perfetto ordine.
Fu la prima ad accorgersi della sua presenza e si voltò
verso di lei, fissandola freddamente con i suoi occhi neri. Il suo viso
le ricordava qualcuno, però la strega non riusciva a capire
subito chi. Quando Draco si accorse a sua volta della sua presenza, si
voltò e arrossì lievemente in volto imbarazzato.
Immediatamente si scostò dalla compagna, levando il braccio
con cui fino a pochi secondi prima le cingeva la vita sottile.
« Buongiorno zia Bellatrix. » la salutò
Draco con aria nervosa. La ragazza non sembrava sorpresa di vederla e
neanche di essere terrorizzata dalla Lestrange.
« Bentornato Draco. » lo salutò,
cercando di concentrandosi sul nipote, sebbene in realtà
nella sua mente ci fosse solo la Serpeverde che si era portato a casa.
Il giovane si voltò verso la studentessa e con un gesto del
braccio la indicò. Questa si drizzò in piedi e
dall'espressione del suo viso non traspariva nessuna emozione.
« Zia, ti presento la mia compagna di scuola Clarisse
Hightower. » fu come se le avesse gettato addosso una
secchiata di acqua gelata, però la Manigamorte
riuscì a nascondere facilmente la forte sensazione di
disagio che la invase, insieme alla rabbia che provava in quel momento.
« Draco mi ha parlato molto di lei. Sa, a scuola lei per i
Serpeverde è una specie di mito. »
affermò Clarisse con un grande sorriso sul viso.
« Ne sono felice. » rispose freddamente la donna.
« Resterai qui a lungo? » domandò per
nulla preoccupata di sembrare scortese.
« Draco mi ha invitato qui per le vacanze di Pasqua,
perciò direi proprio di sì. Sarà un
onore per me vivere sotto il suo stesso tetto. Spero che abbia un
po’ di tempo per me e parlarmi della maledizione Cruciatus.
» si portò una mano al petto e la
guardò con sincera ammirazione, però la donna non
intendeva farsi addolcire dalle sue moine e i suoi complimenti.
« Ora sarà meglio che tu vada a sistemarti nella
tua stanza, penso che a quest’ora sia pronta la cena, o
almeno lo spero. » commentò Draco, sviando il
discorso. La prese per mano e senza dire altro o dare il tempo a lei di
farlo la trascinò letteralmente fuori dalla stanza.
Questa situazione non le piaceva per niente e aveva una gran voglia di
prendere quella brunetta per i capelli e trascinarla fuori dalla casa
di sua sorella. Le sarebbe piaciuto molto vederla supplicare in
ginocchio di non ucciderla. Un sorriso sadico apparve sul suo volto al
solo pensiero e per poco non le uscì fuori una risata
malvagia dalla bocca.
Quella sera
Il lungo tavolo di legno della sala da pranzo era stato apparecchiato
con posate d’argento, piatti di porcellana e calici di
cristallo. La tovaglia, invece, era di colore bianco. I genitori di
Draco erano già seduti, insieme a Rodolphus, suo fratello e
Bellatrix.
« Dove sono Draco e Clarisse? » chiese perplessa
Narcissa, seduta a destra del marito che si era sistemato, come sempre,
a capotavola. Bellatrix si era accomodata su una sedia accanto alla
sorella e vicino a lei c’erano pure suo marito e suo cognato.
La risposta alla domanda di Narcissa arrivò con
l’entrata nella sala da pranzo di Draco e della sua amica.
Quel pomeriggio Bella non aveva notato quanto fosse carina e le
ricordava tanto se stessa da giovane; le assomigliava e possedeva
perfino la sua stessa camminata elegante.
« Scusate il ritardo. » si scusò il
biondo, sedendosi alla sinistra del padre, seguito dalla ragazza.
Questa si era cambiata e aveva indossato un abito di colore blu che le
arrivava fino a poco sopra le ginocchia, senza maniche, con solo due
spalline larghe che lasciavano scoperte gran parte delle spalle. Anche
suo nipote aveva indossato qualcosa di elegante, ovvero una camicia
bianca con le maniche lunghe e dei pantaloni neri.
« Non importa. » rispose sua madre e sorrise
dolcemente, rivolgendo la parola a Clarisse. « La camera
è di tuo gradimento, mia cara? Le tue cose erano
già state sistemate tutte? » domandò.
« Oh sì, è perfetta. »
affermò la Serpeverde, prendendo il tovagliolo accanto al
suo piatto e sistemandoselo sulle gambe. Narcissa parve contenta e
soddisfatta di questa risposta e chiamò gli Elfi domestici
dando loro l’ordine di servire la cena. Questa trascorse
tranquillamente e la ragazza si mantenne in silenzio per la maggior
parte del tempo. Quando l’arrosto venne servito,
però Lucius le rivolse la parola.
« Clarisse, immagino che tu sia Purosangue, ma non mi pare di
aver mai sentito di una famiglia Purosangue con quel cognome.
» sua cognata mantenne un’espressione impassibile
mentre tagliava l’arrosto, ma dentro di sé stava
festeggiando ed era impaziente di vedere come se la sarebbe cavata.
« Il mio nonno paterno era americano. » rispose
semplicemente la strega, tirandosi fuori da quell'impiccio. Per poco
alla Mangiamorte non andò di traverso il pezzo di carne che
nel frattempo si era messa in bocca e bevette un grosso sorso di vino
rosso dal suo calice per riprendersi. A quanto pareva aveva cantato
vittoria troppo in fretta.
« Questo spiega tutto. » disse infatti Lucius,
credendo a quella spiegazione che chissà quante volte lei
aveva utilizzato per giustificare il motivo che non esistesse nessuna
famiglia Purosangue inglese con quel cognome.
« Meno male, i Mezzosangue sono solo feccia, anche se mai
quanto i Nati-Babbani e i Babbani. » esclamò la
Lestrange, guardando attentamente l’adolescente per carpire
qualunque cambiamento nella sua espressione. Tuttavia l’altra
rimase impassibile e il resto della cena trascorse normalmente, come
del resto pure la serata. Per ora la dolce e piccola Mezzosangue se
l’era cavata.
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Capitolo 5 *** Una brutta Pasqua Seconda parte ***
Con grande sollievo di Bellatrix, i giorni passarono velocemente. Draco e Clarisse passavano tutto il loro tempo insieme e, di conseguenza, non li vedeva quasi mai. Sembrava che neanche vivessero sotto lo stesso tetto. Una parte di lei sapeva che avrebbe dovuto raccontare tutta la verità, rivelando che in realtà la ragazza era una Mezzosangue, oltre che una grande bugiarda.
Tra tre giorni suo nipote e la sua amica avrebbero preso l’Espresso di Hogwarts che li avrebbe riportati a scuola e fino alla fine di essa non avrebbe più rivisto Draco, tanto meno Clarisse, a cui aveva dato il simpatico soprannome di "Cioccolatino". La giovane non ne sapeva nulla e conoscendola c’era la possibilità che ne fosse contenta, data l’ammirazione che provava per la Mangiamorte.
Da quando aveva trovato Clarisse in salotto con suo nipote, era la prima volta che quella mattina la Lestrange si svegliava di buon umore. Fino a quel momento la notte non aveva dormito molto bene, terrorizzata al pensiero di cosa avrebbe fatto l’Oscuro Signore se mai avesse scoperto che ospitavano per le vacanze di Pasqua una Mezzosangue. Senza contare che i Mangiamorte l’avrebbero presa in giro e c’era la possibilità che Voldemort li lasciasse fare, anzi magari incoraggiandoli pure.
Una volta che si fu vestita, scese a colazione con il resto della sua famiglia. Entrata nella sala da pranzo della casa trovò sua sorella, Lucius, suo marito e Rabastan seduti ai loro soliti posti. Notò subito che mancavano suo nipote e la loro ospite. Si sedette vicino a Narcissa prima di parlare.
« Buongiorno, ma Clarisse e Draco? » chiese perplessa. Prese una bella ciambella che si trovava in un cestino di vimini in mezzo a loro e se la portò alle labbra, dandole un morso e assaporandone il dolce sapore.
« Sono andati a Diagon Alley, dovevano comprare alcune cose per la scuola. » rispose la sorella, portandosi alle labbra una tazza di porcellana bianca, con dei fiorellini azzurri disegnati sopra. Dalla tazza usciva un leggero fumo di colore chiaro, quasi invisibile, e la bionda ci soffiò sopra con l’intento di raffreddarne il contenuto.
« Hanno già fatto colazione? » chiese Lucius, portandosi alle labbra un pezzetto di pancetta.
« Sì, si sono svegliati prima di noi. Hanno detto che mangeranno al Paiolo Magico perché vogliono incontrarsi con qualche amico. » lo informò la moglie, bevendo un altro sorso.
« Bella, hai idea di quando sarà la prossima riunione? » domandò Rodolphus cambiando discorso. Probabilmente a lui non interessava la loro conversazione sui ragazzi e i loro programmi.
« Non lo so. » rispose sinceramente, scuotendo la testa. Di solito ogni settimana si incontravano per fare una riunione, tranne qualche eccezione.
« Probabilmente sarà al solito giorno. » notò infatti suo marito e la strega annuì in segno di conferma.
La colazione trascorse tranquilla senza che nessun altro dicesse qualcosa. Con essa anche la giornata proseguì normalmente. Il ritorno dei due giovani era previsto per le tre del pomeriggio, sempre se non cambiavano programma o non tardavano. Narcissa disse che nel caso suo figlio l’avrebbe avvertita.
Verso le tre del pomeriggio Bella entrò nell'atrio della casa e vide aprirsi la porta d’ingresso. Non le piacque l’espressione sul viso Clarisse: aveva il volto arrossato, come i suoi occhi, e aveva l’aria di chi avesse pianto e parecchio anche. Non si accorsero della sua presenza, siccome si trovava dietro alla scala.
« Abbiamo un patto Clarisse. » esclamò con tono autoritario Draco alquanto arrabbiato. Aveva la camicia di colore bianco fuori dagli eleganti pantaloni color blu notte. La bruna si voltò verso di lui e lo fulminò con lo sguardo, sembrava aver recuperato la sua forza.
« Malfoy, questo non faceva parte del patto! E sai che ti dico? Crepa! » strillò e senza dare modo al biondo di ribattere salì velocemente le scale. Pochi secondi dopo si udì una porta sbattere, tanto che Bellatrix sospettava che si fosse sentito il rumore in tutta la dimora.
Pochi secondi dopo Narcissa apparve sulla porta del salotto e fissò il figlio sconvolta.
« Si può sapere cos'è successo? » chiese scandalizzata. La risposta a quella domanda non tardò molto ad arrivare, poiché Clarisse scese velocemente le scale trascinandosi dietro il suo baule, sotto lo sguardo scioccato di Cissy.
« Succede che non intendo restare un secondo di più in questa casa! » lo disse talmente forte che per poco avrebbe urlato quelle parole. Se possibile, sua sorella parve sconvolgersi ancora di più dopo aver udito quelle parole. Nemmeno riuscì a parlare e la giovane uscì fuori dalla casa sbattendosi la porta alle spalle.
La Lestrange la seguì a ruota fuori dalla villa e la vide camminare lungo il sentiero davanti alla casa, che portava fino al grande cancello del recinto che costeggiava il parco di Malfoy manor.
« Dove vai Mezzosangue? » la chiamò e la ragazza si girò verso di lei, fissandola per nulla sorpresa.
« Lo hai sempre saputo, vero? Comunque non sono affari tuoi. » tutta la sua gentilezza e ammirazione sembrava essere svanita e leggeva orgoglio in quegli occhi neri.
« Non andrai molto lontano con quel baule, vero? » domandò indicando il suo grosso e pesante bagaglio.
« C’è il Nottetempo e so dove andare. » rispose prontamente. La Mangiamorte comprese che non avrebbe mai chiesto aiuto, o almeno non a lei e alla sua famiglia. « Non sono più una bambina, il prossimo anno sarò maggiorenne. » aggiunse e la Mangiamorte dovette sforzarsi nel trattenere una risata divertita a quelle parole.
« Non tornerai a casa, sei troppo orgogliosa. » osservò e stranamente la ragazza non ribatté. « Fa attenzione Mezzosangue. » neanche lei riusciva a credere a quello che aveva appena detto, però bastò perché l’altra le voltasse nuovamente le spalle e si allontanasse diretta verso il cancello della villa.
Suo nipote non volle saperne di raccontare cosa mai potesse essere capitato tra lui e la sua amica e a sua zia non importava. Più che altro si chiedeva dove avesse intenzione di andare la bruna. Oh, non fraintendete, non si stava certo preoccupando per lei e in ogni caso, probabilmente, sarebbe tornata dal padre o sarebbe andata da qualche amico o conoscente.
Quella sera
Due figure camminavano su un marciapiede ai lati di una strada poco trafficata della città di Londra. Si trovavano in una delle tante vie edificate della città e nella parte opposta della strada c’erano delle case simili tra loro, evidentemente costruite nello stesso periodo, seguendo il medesimo modello. Indossavano entrambi dei lunghi mantelli di colore scuro e tenevano il cappuccio calato sul capo. Questo copriva gran parte del capo. Difficilmente qualcuno avrebbe potuto riconoscerli.
« Siamo arrivati, miss Hightower. » annunciò una delle persone rivolgendosi all'altra. Quest'ultima si levò il cappuccio, rivelando la testa dai capelli color cioccolato di Clarisse. La giovane fissò perplessa le due case davanti a loro e notò un particolare.
« Manca la numero dodici? » commentò perplessa, riferendosi alle due case uguali dall'altra parte della strada. Infatti si vedeva solo la numero undici e la numero tredici e non sembrava esserci alcuna traccia di una terza casa.
« Tenga. » disse l’uomo accanto a lei e la giovane si voltò verso Severus Piton, il suo professore di Pozioni, nonché direttore della sua casa a Hogwarts. Il mago le stava allungando quello che pareva essere un semplice pezzo di pergamena bianco. Lei lo afferrò osservandolo e rigirandoselo tra le mani. Dietro c’era una scritta, o meglio un indirizzo: Grimmauld Place n°12, Londra. Appena ebbe finito di leggerlo, con suo grande stupore, lentamente una terza casa apparve in mezzo alle altre e i Babbani al loro interno sembravano non essersene accorti. Aveva un aspetto piuttosto vecchio e malridotto. Il muro di mattoni era di un grigio più scuro rispetto a quello delle altre abitazioni.
« Accidenti! » esclamò meravigliata la strega, raggiungendo incuriosita la casa. Appena fu vicino all'edificio si voltò verso il suo professore, che nel frattempo l’aveva raggiunta.
« Questo edificio appartiene alla famiglia Black da numerose generazioni e ora lo usa Silente come quartier generale dell’Ordine della Fenice. » spiegò, togliendosi il cappuccio e avvicinandosi con aria indifferente alla porta per aprirla. La ragazza lo seguì all'interno della casa e non rimase sorpresa quando scoprì che l’atrio si trovava in penombra e davanti a loro c’era una scala che portava al piano superiore, oltre che ad alcune porte conducenti chissà dove.
« Cos'è l’Ordine della Fenice? » domandò, girandosi verso il bruno.
« Un’organizzazione di maghi fondata da Albus Silente per combattere e sconfiggere Lei-Sa-Chi. » rispose.
« Non crede che sia sbagliato portarmi qui? Cioè, io sono una Serpeverde e lo sa quali sono le mie idee. » osservò, parlando con assoluta franchezza.
« Ne deve parlare con il professor Silente. Ora andiamo, credo ci stiano aspettando. » aggiunse e insieme si diressero verso una delle porte del pian terreno.
Quando entrarono si ritrovarono in una sala da pranzo non particolarmente grande e al centro della quale si trovava un lungo tavolo di legno rettangolare, con affianco delle sedie. C’erano vari mobili, le pareti apparivano spoglie e in alcune parti la carta da parati si stava staccando. Prima che uno dei due potesse proferire parola, una seconda porta presente nella stanza si aprì e una donna robusta dai capelli rossi, lunghi fino alle spalle, e di circa quarant'anni, apparve al loro cospetto. I suoi occhi erano di colore azzurro. Indossava una maglia di colore arancione con le maniche lunghe e portava legato alla vita un grembiule azzurro. Le sembrava che avesse un viso familiare e dopo un attimo di riflessione la riconobbe subito.
« Signora Weasley, è lei? » chiese. Normalmente avrebbe fatto qualche commento cattivo su quella famiglia e i suoi membri, tuttavia quella sera non ne aveva alcuna intenzione. La strega le sorrise calorosamente.
« Clarisse, Silente ci aveva avvisato che saresti arrivata. » disse la donna, avvicinandosi e avvolgendole le spalle con un braccio. Tutta la sua gentilezza faceva male alla giovane considerando il loro passato, ma sulla sua faccia apparve un sorriso sincero. « Vieni con me, dobbiamo sistemarti da qualche parte. » continuò. Insieme uscirono dalla stanza e si ritrovarono poi ai piedi della scala. « Puoi dormire con Hermione e Ginny, c'è tanto posto e penso che un terzo letto ci stia. O meglio ancora, ne togliamo uno e sistemiamo nella stanza un letto a castello. » suggerì la strega.
« Se reco tanto fastidio me ne vado... » preferiva evitare di dividere una camera con le due ragazze visti i loro trascorsi, tuttavia Molly sembrava irremovibile e insisteva che rimanesse lì.
« Non dire sciocchezze! E non ti far spaventare da Kreacher, parla tanto e sembra cattivo, ma in fondo è innocuo. » a quelle parole Clarisse la fissò sorpresa e si bloccò.
« Mi scusi, ma chi è Kreacher? » le sembrava un nome insolito per un essere umano. La risposta arrivò da sola, poiché un Elfo domestico dall'aria vecchia e malridotta apparve al loro cospetto.
« Sporchi trad... » non finì la frase perché i suoi occhi incontrarono quelli della Hightover e tacque. Subito sul suo brutto viso apparve un'espressione di stupore, però poi si precipitò dalla sedicenne buttandosi ai suoi piedi sotto lo sguardo sconvolto dell'altra. « Bellatrix è tornata da Kreacher! » affermò piagnucolando.
« Ehm… Temo che ci sia un equivoco. » disse imbarazzata, tentando di staccarselo di dosso, siccome si era aggrappato saldamente alle sue gambe. Tuttavia pareva deciso a non lasciarla andare.
« Kreacher lasciala subito, non vedi che è troppo giovane per essere Bellatrix? Senza contare che ha un’aria decisamente più gentile. » strillò una voce alle loro spalle. La creatura rimase nella sua posizione e continuò a piagnucolare, però le due streghe si voltarono e videro sul pianerottolo del primo piano Sirius Black. Per l’ennesima volta quel giorno gli occhi della bruna si spalancarono per lo stupore. « Lasciala, è un ordine! » esclamò con tono deciso il mago, poiché Kreacher continuava a stritolare le gambe della sedicenne. L’elfo ubbidì e se ne andò scocciato. « Mi dispiace, è fissato con Bellatrix Lestrange. » aggiunse con tono più gentile, rivolgendosi alla bruna.
« Non importa. » rispose debolmente la ragazza. Uno dei maghi più ricercati dell’Inghilterra, forse addirittura di tutto il mondo magico, si trovava lì in piedi dinanzi a lei. Aveva lunghi capelli scuri e degli occhi di colore grigio. La sua pelle appariva pallida ed era alto e magro. Aveva una bellezza quasi aristocratica che la ragazza aveva notato pure in Bellatrix e nel resto della sua famiglia. « Bellatrix è sua parente? » chiese infatti.
« Sì, purtroppo è mia cugina. » confermò con rammarico. « Silente ci ha detto che saresti venuta. Beh, benvenuta a Grimmauld Place, la casa della nobile e antichissima casata dei Black. Immagino che non serva che ti dica che la mia famiglia fosse fissata con il sangue puro. » continuò.
« Scusa Sirius, ma adesso dobbiamo andare e sistemare Clarisse in una delle stanze. » intervenne Molly e insieme le due si allontanarono alla ricerca di una sistemazione per la sedicenne.
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Capitolo 6 *** La dura e crudele verità ***
Poco dopo l’arrivo di
Clarisse a Grimmauld place fu subito chiaro che Ginny e Hermione non
avevano alcuna intenzione di dividere la loro stanza con la Serpeverde,
tuttavia accettarono, anche perché si sarebbe trattato di
solo due giorni e due notti. Il vero problema sembravano essere Harry
Potter e Ron, che parevano non avere alcuna intenzione di tollerare la
presenza della Serpeverde lì.
La prima sera la giovane la passò nella stanza che divideva
con le altre due streghe con l’intento di sistemarsi e non
far pesare troppo la sua presenza in quella casa.
A l’ora di cena sentì bussare alla porta e si
avvicinò, passando davanti al letto occupato da Hermione,
ovvero quello più vicino alla porta e alla parete. Dal
momento che avevano dovuto aggiungere un terzo letto, non avevano avuto
altra scelta che poggiarlo contro al muro. Raggiunta la porta
l’aprì e si ritrovò davanti Sirius.
« La cena è pronta. »
annunciò.
« Per favore, dica alla signora Weasley che... »
non la lasciò finire la frase.
« Per me puoi fare quello che vuoi, però
innanzitutto dammi del tu; in secondo luogo, hai bisogno di mangiare e
non puoi saltare la cena. » affermò con un tono
che non ammetteva repliche. La studentessa tirò un sospiro.
« Va bene. » acconsentì
perché la fame era più forte della
volontà in quel momento. Scesero le scale fino alla sala da
pranzo. Appena entrarono nella stanza cadde il silenzio e tutti i
presenti si voltarono verso di loro. I suoi compagni di scuola la
guardarono storto mentre avanzava fino all'ultima sedia libera, ovvero
quella tra il professor Piton e Arthur Weasley. Invece Sirius si
sedette a capotavola. Alla sua destra c’era
l’ex-professore di Difesa Contro le Arti Oscure della
giovare, Remus Lupin, e alla sua sinistra nient’altro che
Harry Potter.
« Non possiamo fidarci di lei. » disse Harry,
probabilmente era da quando l’aveva vista che desiderava
dirlo.
« Silente ci ha chiesto di ospitare Clarisse e poi penso che
potrete avere pazienza per pochi giorni. » affermò
Molly, entrando nella stanza con in mano una pentola, da cui usciva del
fumo, e posandola in mezzo al tavolo proprio dinanzi alla Hightower.
« Per favore Clarisse, mi aiuti a servire la zuppa?
» domandò gentilmente con un sorriso dolce sul
viso. Aveva un atteggiamento quasi materno e la sedicenne si
alzò subito in piedi precipitandosi dalla strega per
aiutarla. Nessuno disse nulla mentre servivano la zuppa.
La cena proseguì tranquilla, senza ulteriori intoppi. Una
volta finito di mangiare, Clarisse si offrì di aiutare Molly
a sparecchiare, ma non tanto per gentilezza, quanto per restare da sola
con lei.
Più tardi
Molly lavava i piatti, mentre la sua aiutante si occupava di
asciugarli. All'inizio lavorarono in perfetto silenzio, ma dopo qualche
secondo la sedicenne ruppe il silenzio.
« Com'è crescere così tanti figli?
» domandò giusto per aprire una conversazione.
Prima di risponderle la rossa le piazzò un piatto tra le
mani. La ragazza lo prese, per poi asciugarlo con lo straccio bianco
che teneva in mano.
« Non ti annoi mai, questo è sicuro. Per
carità, non è facile e c’è
sempre tanto da fare, soprattutto quando sono tutti a casa, ma con il
tempo ci si abitua. » rispose la donna fiera di se stessa. La
bruna poggiò il piatto di ceramica bianca sopra agli altri.
« Vuoi avere pure tu tanti figli? »
continuò, voltandosi verso di lei e passandole
l’ultimo piatto da asciugare.
« Non so nemmeno se ne avrò uno, figurati sette.
» ribadì con tono divertito la Serpeverde,
asciugando il piatto e riponendolo insieme agli altri. «
Lei-Sai-Chi è tornato veramente allora? » chiese
tornando seria e girandosi a guardarla fissa negli occhi. Molly tacque
per un momento e poi le mise una mano sulla spalla destra,
stringendogliela leggermente nel tentativo di rassicurarla.
« Temo di sì, cara. » rispose la donna,
afferrando alcuni dei piatti e sistemandoli in una mensola di legno
sopra al lavandino.
« Sono una Mezzosangue. » confessò e
l’altra la fissò sorpresa. « Ho mentito
per sopravvivere ed evitare problemi, per non essere additata dai miei
compagni di scuola. Amavo mia madre anche se era una Babbana, davvero,
però mi vergognavo del fatto che non possedesse la magia.
» aggiunse con assoluta franchezza.
« Non c’è alcuna differenza tra te e
loro Clarisse. Purosangue è solo un modo di dire che per
gente fissata ha assunto un significato sbagliato. »
notò Molly. « Piton ha detto che sei bravissima in
Pozioni, una delle sue allieve migliori, e Silente ammira il tuo
talento per Rune Antiche. » aggiunse. « Hermione
è una Nata-Babbana, ma a quanto ne so anche una delle
migliori studentesse del suo anno. » questa parte la
sedicenne la sapeva perfettamente. Non rispose, preferendo aiutarla nel
sistemare i piatti.
« Caramell ritiene responsabile Sirius della morte di mia
madre e mio fratello. Secondo lui è passato dalla semplice
scomparsa all'omicidio. Tuttavia io sento che non si trattava di una
semplice offensiva dei Mangiamorte e non ho mai creduto alla sua
colpevolezza. » esclamò sincera.
« Se per questo non è mai stato nemmeno un
Mangiamorte. » osservò l’altra, mentre
uscivano dalla cucina. Stavolta l’Hightower non rispose e si
diresse in camera sua.
Quando entrò la trovò vuota e pensò
che le sue compagne di stanza dovessero essere con i loro amici, magari
a sparlare di lei o addirittura erano intenti a complottare qualcosa ai
suoi danni. Preferì non pensarci e si coricò sul
suo letto, poggiando la schiena contro lo schienale di legno dietro di
lei e la testa contro al muro.
Quando si addormentò Hermione e Ginny non erano ancora
rientrate e nemmeno la svegliarono quando tornarono nella stanza,
eppure la mattina seguente, quando si svegliò e si
girò dall'altra parte del letto, i suoi occhi incontrarono
la lunga chioma rossa della quindicenne che le voltava la schiena.
Fu la prima ad alzarsi e a cambiarsi. Indossò una camicetta
di colore azzurro chiaro e dei jeans, dopo essersi lavata e pettinata i
capelli. Una volta finito di prepararsi uscì dalla stanza e
per poco non andò a sbattere contro Kreacher, che la fissava
con i suoi occhi iniettati di sangue.
Il giorno dopo, a Malfoy
manor.
La mattina del giorno seguente Narcissa aveva voluto controllare la
camera dove aveva dormito Clarisse per assicurarsi che la giovane non
avesse dimenticato nulla nella fretta di preparare i bagagli e
andarsene.
Anche Bellatrix era andata nella stanza, ma più per
curiosità che per altro. Si chiedeva come fosse quella
ragazza e se avessero trovato qualcosa avrebbero potuto sapere qualcosa
in più su di lei.
La camera che aveva occupata Clarisse si trovava poco distante da
quella di Draco e appena entrarono non trovarono nulla fuori posto o di
insolito. Nell'aria c’era solo un leggero profumo delicato e
leggero che la Mangiamorte non riconobbe e che stava già
andando via, forse era della sedicenne. La stanza non era tanto diversa
da quella di Bellatrix, eccetto per il colore delle tende e delle
coperte, ovvero di un azzurro pallido.
« Secondo Draco l’azzurro è il colore
preferito di Clarisse. » affermò nostalgica
Narcissa. « Era così bello averla qui, era come
avere una figlia femmina. » aggiunse, raggiungendo la
cassapanca davanti al letto. L’aprì e la
trovò vuota.
« Perché allora non hai provato ad avere un altro
figlio se desideravi tanto una femmina? » domandò
perplessa la sorella maggiore, avvicinandosi all'armadio contro la
parete a destra del letto e aprendolo. Trovò pure quello
vuoto.
« Perché normalmente i Malfoy hanno un solo figlio
e possibilmente maschio. » ribadì con tono triste
e rassegnato la bionda e tirò un sospiro.
« Che sciocchezza! » esclamò la sorella
maggiore contrariata. Fece per chiudere l’armadio, ma
notò un pezzo di pergamena che fuoriusciva da sotto l'asse
di legno che ne formava il fondo. « Qui sotto sembra che ci
sia qualcosa. » affermò inginocchiandosi accanto
all'armadio. La sorella venne ad aiutarla a sollevare l’asse
che si rivelò facile da spostare e l'appoggiarono contro la
parete del mobile. Sotto c’era appunto una pergamena, la
Mangiamorte la prese in mano e lesse curiosa. « L'amor che
move il sole e l'altre stelle (Paradiso XXXIII,145). » non le
sembrava di aver mai letto o sentito quella frase.
« Bello, ma non ho mai sentito questa frase. »
notò perplessa la sorella, prendendo in mano la pergamena.
« Verso, temo che sarebbe più giusto dire verso.
» affermò una voce alle loro spalle, facendole
voltare. Si ritrovarono davanti uno dei pochi Mangiamorte del gruppo
Mezzosangue. « Si tratta dell’ultimo verso del
Paradiso e della Divina Commedia di Dante Alighieri. »
spiegò, dovendo aver notato i loro sguardi ancora confusi.
« Per quanto ne so era un Babbano, sarà per questo
che voi Purosangue non l’avete mai sentito. »
continuò per giustificare la loro ignoranza in merito.
« Ma allora chi l’ha scritto doveva conoscere la
Divina Commedia. » notò Cissy guardando la
pergamena. Bella puntò contro il foglio la punta della sua
bacchetta e pronunciò un incantesimo che permetteva di
scoprire chi avesse scritto su una pergamena o da qualche altra parte.
Sopra alla pergamena apparve il nome di Clarisse in lettere
fiammeggianti e dopo un istante scomparve. « Com'è
possibile che una Purosangue conosca la Divina Commedia? »
aggiunse la bionda.
« Perché Clarisse in realtà
è una Mezzosangue, ci ha preso in giro tutti raccontandoci
di essere una Purosangue. » rispose la bruna.
« Tu lo sapevi?! » chiese scandalizzata Cissy,
fulminando con lo sguardo la sorella maggiore.
« Lo sapevo, lo sapevo, e non sai che colpo mi è
preso quando l’ho vista in quella foto insieme a Draco a casa
dei suoi genitori. » confermò la Lestrange.
L’altra la guardò con gli occhi spalancati e dopo
qualche secondo parlò.
« Sei stata tu! Hai ucciso tu quella Babbana e suo figlio?
» realizzò, passandosi nervosamente una mano tra i
capelli e si lasciò crollare sul letto con un’aria
stremata.
« Ho dovuto farlo Narcissa. Tu non puoi ricordarti di
Elizabeth Hightower, ma io sì. Lei è stata
l’amante di nostro padre. » racconto Bellatrix.
« Nostra madre scoprì che non era una Purosangue e
nostro padre la lasciò senza sapere che fosse incinta del
padre di Clarisse. » aggiunse. « Quando
l’ho scoperto sono andata a casa dei Hightower per fare
“pulizia”. » concluse, sperando che la
sorella comprendesse i motivi che l’avevano spinta ad agire
in quel modo.
« Avresti dovuto dirmelo, parlarmi! »
protestò Narcissa drizzandosi in piedi.
« Non volevo farti preoccupare per questo. Ho preferito
tacere quando ho appreso che tuo figlio era amico di Clarisse.
» spiegò.
« Invece avresti dovuto dirmelo. Perché non hai
ucciso Clarisse quando l’hai incontrata qui? »
bella domanda, quella era proprio una bella domanda che si era posta
pure lei in quei giorni e non aveva trovato una risposta.
« Non volevo alzare un pandemonio. »
mentì, sebbene in parte in effetti fosse la
verità. Se avesse ucciso Clarisse nel salotto della sorella
avrebbe dovuto dare molte spiegazioni, senza contare le indagini del
Ministero della Magia che avrebbero portato a lei e questi inoltre
avrebbero potuto scoprire che la sua famiglia la stava ospitando. In
realtà lo sospettavano già ed erano venuti a
perquisire la casa subito dopo la sua fuga da Azkaban, però
non avevano trovato nulla di sospetto, tuttavia continuavano di sicuro
a tenerli d’occhio.
« Avresti dovuto dirmelo, invece. » insistette
arrabbiata la Malfoy e uscì fuori dalla stanza, sbattendosi
la porta alle spalle. Il Mangiamorte, invece, se n’era andato
da un bel po’. La Lestrange uscì pure lei dalla
stanza mettendosi alla ricerca del nipote, siccome voleva fargli una
domanda che da diverso tempo le frullava per la testa.
Lo trovò nella biblioteca intento a scrivere su della
pergamena e con davanti a sé il libro di Incantesimi.
Immaginò che si trattasse di un qualche compito delle
vacanze.
« Tu lo sapevi che Clarisse era una Mezzosangue? »
domandò senza giri di parole, arrivando subito al punto. Il
nipote alzò lo sguardo e la fissò con i suoi
occhi grigi.
« Certo, la ricattavo per non dirlo a tutta la scuola.
» rispose e questo non la sorprese molto.
« Cos'è successo ieri? »
incrociò le braccia ad altezza del petto.
« Volevo approfondire la nostra conoscenza, se capisci cosa
intendo. » rispose. « Ma siccome lei non ha voluto,
temo che sarò costretto a raccontare a tutti la
verità. » continuò. Adesso a sua zia
era tutto chiaro, decisamente più chiaro.
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Capitolo 7 *** Se l'ho è meritato ***
Il giovane e viziato Draco Malfoy, amore di mamma, poteva contare sulle
dita di una mano le sberle che aveva ricevuto in tutta la sua vita,
siccome sua madre lo coccolava sempre e lo giustificava di continuo,
mentre suo padre di solito si limitava a tirargli addosso il suo
bastone da passeggio, ma senza fargli tanto male alla fine.
In ogni caso lo schiaffo che gli aveva appena rifilato sua zia Bella
era il più brutto che ricordava di aver mai ricevuto in
tutta la sua vita. Subito dopo aver udito le sue parole, la donna gli
aveva rifilato un bel ceffone colpendogli la guancia destra e
lasciandoci impressa l’impronta della sua mano a causa della
forza con cui l’aveva colpito.
« Zia! » protestò guardandola storto e
si portò una mano sul punto dove l’aveva colpito.
« Volevi infettare il tuo sangue e il tuo corpo da Purosangue
andando a letto con una Mezzosangue, stupido! »
strillò la donna furiosa. Non era proprio vero quello che
aveva detto. Per quanto detestasse i Mezzosangue non avrebbe mai
permesso alla fine che qualcuno, anche se Purosangue, si approfittasse
di una strega, sebbene non lo avrebbe mai ammesso. Non le importava
dunque che avesse il sangue sporco.
« Ma… » non lo lasciò finire
la frase, bastò solo guardarlo male per impedirgli di andare
oltre.
« Guai a te se dici ai tuoi genitori che ti ho tirato uno
schiaffo. » affermò e uscì fuori dalla
stanza, sbattendosi la porta alle spalle e dirigendosi verso il salotto.
Una volta arrivata si sedette su uno dei divani e chiamò un
elfo domestico. Quello apparve dopo pochi secondi.
« Voglio una camomilla. » ordinò,
sperando che la potesse aiutare a calmare i nervi. La creatura
annuì e scomparve con un crack. Tirò un sospiro e
si passò una mano tra i lunghi capelli scuri. Il suo sguardo
cadde sulla finestra davanti a lei che mostrava il giardino. Fuori
stava piovendo e le gocce scivolavano lungo i vetri.
« Come mai quella faccia? » domandò una
voce maschile alle sue spalle e si voltò per incontrare gli
occhi del marito che la fissavano freddi.
« Brutti ricordi. » rispose. Lui le si
avvicinò e si sedette accanto a lei sul divano.
Allungò una mano per prendere la sua, ma lei se ne accorse e
la sollevò velocemente per impedirglielo. « Non mi
toccare. » esclamò nervosa.
« Bella, non è stata colpa tua. » disse
l’uomo. Sapevano bene entrambi che lei non
l’avrebbe mai ascoltato e che per quanto potesse cercare di
consolarla non avrebbe mai funzionato.
« Io ero la preferita dei miei genitori, lo sai? Quella che
più di tutte sembrava la Purosangue perfetta. Mi avevano
sempre insegnato che non dovevo in alcun modo farli vergognare,
mettendo in ridicolo il nome della famiglia. »
raccontò con una punta di rammarico. Incrociò le
braccia ad altezza del petto. « Quando mia madre si accorse
che… Beh, che quel Mezzosangue mi aveva…
» non riuscì nemmeno a finire la frase. Si
portò una mano alla bocca per soffocare un singhiozzo e i
suoi occhi si inumidirono. Non piangeva mai, però quelli
erano ricordi troppo dolorosi per lei. Suo marito le avvolse un braccio
attorno alle spalle.
« Bella, non è stata colpa tua. »
insistette, ma lei scosse la testa.
« Non importava a mia madre, per lei io ero sporca, anche se
non era stata colpa mia. » rispose. « Pure mio
padre non mi guardava più in faccia e
c’è voluto un mese prima che ricominciassero a
parlarmi come si deve. » aggiunse.
« Pensi che sia per questo che odi tanto i Mezzosangue?
» domandò il marito e lei si passò
nervosa una mano tra i capelli.
« Penso che questo abbia contribuito a farmeli odiare. Il
primo Mezzosangue che ho torturato e poi ucciso è stato
proprio lui. » ammise e la sua confessione non
stupì il Lestrange, siccome aveva sempre sospettato che
fosse stata lei. « Questa cosa mi ha rammollito. Se un
Purosangue tenta di abusare di una Mezzosangue io mi arrabbio
perché so quanto è brutto, so il dolore che si
prova e conosco la sensazione di sporco che ti senti poi addosso.
» continuò e la stretta attorno alle sue spalle si
fece ancora più forte.
Proprio allora apparve l’elfo con una tazza fumante di
porcellana in mano. Lei, dopo averla presa in mano, lo
fulminò con lo sguardo arrabbiata per quanto ci avesse messo
a prepararle quella camomilla.
« Non penso che tu ti sia rammollita, semplicemente non
accetti che qualcuno possa violare un altro essere umano, anche se lo
consideri inferiore a te. » notò con tono
comprensivo. La strega si portò la tazza alle labbra e
sorseggiò il caldo liquido.
« L’Oscuro Signore mi ha chiesto di tenere d'occhio
Lucius quando arriverà il momento. »
affermò cambiando discorso, preferiva non parlare
più di quella cosa.
« Se non pensa che sia bravo perché non ha
affidato a te la missione? » domandò perplesso e
lei alzò e abbasso le spalle.
« Penso che abbia voluto dargli una seconda
possibilità e che se fallirà gliela
farà pagare cara. » commentò. Sua
sorella avrebbe offerto molto se fosse accaduto qualcosa al marito. Il
loro era stato un matrimonio combinato come il suo, tuttavia con il
tempo avevano iniziato ad amarsi e Draco era stato
l’incoronamento del loro amore. Lei aveva voluto bene, in un
certo senso, a suo marito, però la natura non aveva voluto
darle la gioia di diventare madre. Veramente un figlio
l’avrebbe voluto solo per tramandare il cognome Lestrange e
per dare al suo signore un nuovo servo.
« Andrà tutto bene. » cercò
di tranquillizzarla il mago, però lei non riusciva ad essere
positiva e si augurava che avesse ragione lui e che sarebbe andato
tutto bene.
« Anch'io avrei voluto davvero avere un figlio,
però può darsi che sia stato meglio
così, dubito che sarei stata una brava madre. » la
sua era una specie di confessione. Aveva sempre finto di non volere un
figlio.
« Lo so. » sulle sue labbra apparve un debole
sorriso.
Nel frattempo a Grimmauld
Place
In una delle stanze si trovava un grandissimo arazzo che mostrava tutti
i nomi dei componenti della famiglia Black e secondo Kreacher risaliva
al tredicesimo secolo circa. L’elfo lo aveva mostrato a
Clarisse il giorno prima e la Serpeverde era tornata di nuovo in quella
stanza per curiosità, perché credeva che
lì nessuno l’avrebbe mai disturbata. Tuttavia si
sbagliava.
« Questa casa, in un certo senso, è anche tua.
» affermò una voce maschile alle sue spalle,
facendola sussultare. La bruna si voltò e i suoi occhi
incontrarono quelli grigi di Sirius. L’uomo si trovava in
piedi accanto alla porta aperta. « Dopo che sei arrivata
Kreacher è venuto qua e ha scoperto che su quell'arazzo
spunta il tuo nome e quello della tua famiglia. »
affermò, indicando un ramo che univa un certo Cygnus Black
al padre di Clarisse e a sua madre; infine altri due partivano da loro
fino a raggiungere Clarisse e suo fratello. Nell'albero genealogico
c’erano perfino le loro rispettive date di nascita e di
morte, nel caso di suo fratello e della madre. La giovane si
avvicinò alla parete e accarezzò il ritratto
sopra al nome del fratello. Appariva abbastanza fedele all'originale,
come il suo e quello di suo padre.
« Te lo ha mostrato lui? » chiese girandosi verso
il mago, che scosse la testa con un sorriso divertito sul volto.
« No, sono venuto qui perché volevo controllare
una cosa. Sai, ero curioso di scoprire come mai assomigliavi tanto a
Bellatrix ed ecco la risposta: Cygnus era suo padre, nonché
di Andromeda, la madre di Tonks, e di Narcissa. »
spiegò indicando il ritratto e il nome di ciascuno di loro.
Portavano tutti un capello da mago e sotto vi erano le loro date di
nascita, però nel caso di Cygnus c’era anche
quella di morte.
« Quindi Bellatrix è mia zia e Ninfadora mia
cugina. Bene! » esclamò sorridendo. Non le
dispiaceva essere imparentata con una strega buffa come Ninfadora,
sebbene fosse pure piuttosto sbadata.
« Non chiamarla con il suo nome, se no rischi che tua cugina
ti trasformi in qualche animale, magari un bel serpente. »
l’avvertì Sirius, avvicinandosi a lei e sorridendo
divertito. « Sei anche mia cugina, ma di secondo grado.
» continuò spiegandole che Cygnus era il fratello
di sua madre Walburga.
« A quanto pare senza volerlo abbiamo fatto una bella
riunione di famiglia. » scoppiarono a ridere entrambi
divertiti.
« Molte famiglie Purosangue sono imparentate tra di loro pur
di mantenersi puri. Odiavo loro e la loro mania del sangue puro e sono
stato il primo della mia famiglia a finire in Grifondoro. »
raccontò e allungò una mano verso il suo
ritratto, dove c’era una grande bruciatura.
« Cos'è successo al tuo ritratto? »
domandò perplessa, sebbene ne avesse una vaga idea.
« Mia madre, la mia adorata mammina, lo ha fatto dopo che
sono scappato di casa. Non ne potevo più. »
rispose e allontanò la mano, per poi passarsela tra i
capelli scuri.
« Dove sei andato? » chiese curiosa. Lui si
voltò verso di lei e sul suo viso apparve un debole sorriso.
« Sono andato dai Potter. Il padre di Harry era il mio
migliore amico, insieme a Remus. » rispose e la ragazza
intuì che si riferiva al professor Lupin.
« Sei amico di un Lupo mannaro? »
domandò sconvolta e i suoi occhi si spalancarono.
« In realtà lui non è mai stato
pericoloso, in teoria. » ribadì con decisione
Sirius. « Ora sarà meglio che andiamo. Penso che
il pranzo sia quasi pronto e Molly si arrabbierà se faremo
tardi. » aggiunse, cingendole con un braccio le spalle e
facendola voltare, però lo tolse subito e uscirono fuori
dalla stanza.
A pranzo mangiarono un delizioso arrosto preparato dalla signora
Weasley. La Serpeverde era sempre più contenta di trovarsi
lì, sebbene la maggior parte dei giovani che si trovavano
nella casa la guardavano con diffidenza. Solo i gemelli sembravano
fidarsi di lei e Ron ogni tanto dimenticava chi fosse, apparentemente
ammaliato dalla sua bellezza.
Il resto del pomeriggio lo trascorse nella biblioteca di Grimmauld
Place. Non impazziva per i libri e la lettura in sé,
tuttavia aveva compreso che quel posto con scaffali pieni di libri
poteva essere un buon posto dove nascondersi e non si sarebbe di certo
annoiata con tutti quei volumi.
La sua solitudine non durò tanto, siccome qualche minuto
dopo la porta si aprì mostrando Tonks. Quel giorno la
giovane Auror, che Clarisse aveva imparato presto essere una
Metaformagus, aveva scelto di rendere i suoi capelli di colore rosa
fluo, lisci e lunghi fino alle spalle. Indubbiamente era una ragazza
piuttosto carina e doveva avere all'incirca vent'anni o poco
più.
« Sirius mi ha detto che anche tu sei nostra parente.
» esclamò, facendo sussultare la bruna che,
siccome si trovava seduta ad un tavolo e dava le spalle alla porta, non
si era accorta che fosse entrata nella stanza. Si girò verso
l’Auror e chiuse il libro, posandolo sul tavolo.
« Siamo cugine. » rispose e alzò e
abbassò le spalle, fissandola con indifferenza. La strega le
si avvicinò e si sedette vicino a lei. Il tavolo era di
forma quadrata e di legno scuro.
« Ho scritto a mia madre accennandole di te e mi chiedevo,
nel caso lo volesse, se fossi disposta ad incontrarla. »
propose con un sorriso amichevole sul viso.
« Certo, penso che potrebbe essere una buona idea.
» rispose sorridendo. Sarebbe stato interessato conoscere la
madre di Ninfadora, che poi era pure sua zia. Se era gentile come la
figlia, magari meno sbadata, allora sarebbe stato bello.
Sua cugina appariva più loquace, in un certo senso, di
Sirius e la faceva ridere trasformando il suo viso o anche una sola
parte del suo viso in una parte animale con lo scopo di farla ridere.
Grazie a lei, Molly e Sirius si sentiva più a suo agio in
quella casa e sentiva che gli sarebbero mancati una volta tornata a
scuola. Temeva che Draco gliela avrebbe fatta pagare cara, anzi
veramente ne era proprio sicura.
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Capitolo 8 *** Una brutta sorpresa ***
La mattina prima della partenza dei ragazzi per Hogwarts, a Grimmauld
Place si sentiva provenire dal salotto una musica dal suono dolce e
melodico.
Per la prima volta da quando Clarisse era venuta lì sembrava
regnare la pace e la serenità. Infatti la madre della
giovane aveva insegnato per diciotto anni in una scuola di ballo prima
di morire e tra i suoi vari allievi c’era stata pure la
figlia. Fin da quando era piccola Clarisse era stata portata da Gloria
dove lavorava, di solito dopo la scuola e nei fine settimana, e
così aveva avuto modo di appassionarsi pure lei alla bachata
e ben presto impararla.
Il salotto della casa si era trasformato in una pista di ballo dopo che
Clarisse aveva scoperto che pure Sirius conosceva quel ballo. La coppia
aveva quindi deciso di danzare nella stanza. Ben presto, senza che loro
se ne accorgessero, intenti com'erano a ballare, la stanza si era
riempita di persone curiose, ovvero dei compagni di scuola della bruna.
Sul volto di Harry c’era un’espressione contrariata
mentre guardava la sedicenne ballare con il suo adorato padrino. Per
lui quella danza appariva troppo sensuale, sebbene doveva ammettere che
fosse rapito anche lui dai movimenti della coppia, soprattutto quelli
della Serpeverde. Si muovevano con una grande eleganza e
sensualità da impressionare il Grifondoro, come del resto
tutti i presenti. Dimenticò in fretta il senso di fastidio
che provava rapito dalla musica e dai due ballerini.
« Cosa sta succedendo qua? » la voce tonante della
signora Weasley li riportò tutti alla realtà e si
voltarono verso la porta. Sirius e Clarisse apparivano entrambi un
po’ sudati e affaticati e lei posò una mano sul
ventre. Aveva legato i capelli color cioccolato in uno chignon,
decorandolo con una rosa finta di colore bianco. Indossava una
maglietta sempre bianca a tinta unita e dei leggings di colore blu.
« Molly, Clarisse e io stavamo solo danzando. »
rispose tranquillamente il mago con un tono quasi sarcastico. La strega
però non apparve trovarlo affatto divertente, mise le mani
sopra i fianchi e li fulminò entrambi con lo sguardo.
« Non mi sembra per niente appropriato che vi mettiate a
ballare in quel modo. » strillò e il resto dei
presenti rimase ammutolito.
« Signora Weasley si tratta solo di una bachata e non
c’è nulla di male nel ballarla. »
rispose tranquillamente la studentessa e la strega la guardò
con aria confusa.
« Bachata? » domandò infatti perplessa e
Sirius si affrettò a spiegare.
« Si tratta di un ballo Babbano, Molly. Quando ero
più giovane l’ho imparato per fare dispetto ai
miei genitori. Da tempo non ballavo con qualcuno, però non
ho perso la mano. » affermò sorridendo e si
voltò verso la Serpeverde, che annuì.
« Non mi interessa assolutamente il tuo passato,
semplicemente non mi pare il caso che vi mettiate a danzare insieme.
Lei ha solo quindici anni e tu potresti essere suo padre. »
ribadì abbassando le braccia. I ragazzi si alzarono dal
divano e lasciarono velocemente la sala per evitare di essere in
qualche modo coinvolti nella faccenda. L’ultima ad uscire fu
Hermione, che si chiuse la porta alle spalle.
« Veramente ne ho sedici e si tratta solo di un ballo.
» ribadì la bruna con tono infastidito e si
sistemò una ciocca dietro all'orecchio con fare nervoso.
« Non mi importa Clarisse e non voglio più vedervi
ballare! » esclamò la strega talmente forte che la
ragazza temette l’avesse sentita tutta la casa.
« Va bene, ma nel caso se ne fosse dimenticata, mia madre
è morta e non ho bisogno di un’altra che tenti di
fare le sue veci. » protestò e uscì
fuori dalla sala con passò deciso, chiudendosi con forza la
porta alle spalle. Si precipitò al piano superiore,
dirigendosi verso la sua camera. Una volta lì chiuse di
nuovo con forza la porta e si gettò sul letto con le lacrime
agli occhi.
Non sapeva bene quanto tempo fosse rimasta in quella posizione, quando
sentì bussare la porta e si drizzò in piedi. Non
piangeva più e si diresse con aria il più
possibile serena verso la porta. Quando aprì si
ritrovò davanti Ginny. La ragazza aveva un anno in meno di
lei e stava diventando carina con il passare del tempo. Non avrebbe mai
ammesso di ammirare i suoi capelli con quel colore rosso fuoco.
« Il pranzo è pronto. »
annunciò e si voltò come per andarsene, ma
evidentemente ci ripensò perché si
rivoltò verso di lei. « Siete stati proprio bravi.
» ammise, come se le costasse molto dirlo, e la Serpeverde
comprendendolo annuì.
Scese le scale per recarsi in cucina un istante dopo la rossa. Quel
giorno si mangiò in silenzio e alla fine del pasto Molly non
volle il suo aiuto e, contrariamente al solito, la ignorò.
La bruna pensò che si fosse offesa per il modo in cui
l’aveva trattata prima e si ripromise di cercare di parlarle
per chiederle scusa, però non ne ebbe l’occasione.
In compenso Hermione e Ginny si dimostrarono decisamente più
amichevoli e la quattordicenne la pregò di danzare per loro
prima di andare a dormire, cosa che la Serpeverde fece con immenso
piacere.
Il giorno dopo
I ragazzi sembravano eccitati all'idea di tornare a scuola, un
po’ meno l’Hightower, che aveva un brutto
presentimento. Sapeva perfettamente che Draco si sarebbe vendicato per
via del suo comportamento e temeva cosa avrebbe escogitato. In quel
caso avrebbe passato il resto dell’anno da sola e ignorata da
tutti.
Prima di recarsi in stazione insieme agli altri, ebbe modo di parlare
con Sirius e si ripromisero di scriversi per recuperare il tempo
perduto come cugini. Per il mago era strano andare d’accordo
con un membro della sua famiglia, per giunta appartenente alla casa di
Serpeverde. La giovane gli confessò che il Capello Parlante
aveva voluto metterla in Tassorosso come suo padre, tuttavia lei era
riuscita a fargli cambiare idea e con il tempo aveva compreso che
quello fosse il posto più adatto a lei. Se le cose sarebbero
andate come credeva, le lettere del Black avrebbero potuto in qualche
modo farla sentire meno sola e, in un certo senso,
l’avrebbero perfino consolata; sarebbe stato come avere un
amico.
Quella sera a Malfoy
Le riunioni dei Mangiamorte si tenevano normalmente a Malfoy manor.
Lucius e Narcissa in realtà non erano particolarmente
contenti di dover ospitare per forza tali riunioni, ma cercavano di
fare buon viso a cattivo gioco. Fingevano di sentirsi onorati dal fatto
che l’Oscuro Signore avesse scelto la loro casa come quartier
generale, ma in realtà speravano con tutto il cuore che
trovasse al più presto un altro posto.
Una riunione si era da poco conclusa e Bellatrix Lestrange
uscì fuori dalla sala da pranzo della casa tra gli ultimi.
Dietro di lei c’era suo marito, che quel giorno non appariva
particolarmente di buonumore. Quella riunione aveva confermato che
sarebbe stato Lucius Malfoy a dirigere la prossima azione dei
Mangiamorte e l’uomo non era particolarmente contento per
questo, poiché riteneva che il cognato non fosse la persona
adatta. Anche Bellatrix non era particolarmente d’accordo,
però adorava troppo l’Oscuro Signore per
contestare una sua decisione. Se proprio l’avesse fatto
sarebbe stato dove nessuno poteva sentirla, come nella propria camera,
o più facilmente avrebbe tenuto la cosa per sé.
« Secondo me, avrebbe dovuto dare a te quell'incarico.
» affermò il marito della Mangiamorte una volta
che si ritrovarono da soli nella loro camera da letto. La donna non
disse nulla e si diresse verso la toeletta, che si trovava accanto ad
una delle finestre che dava sul grande giardino della villa. Si
sedette, prese la spazzola che si trovava sopra al tavolino e
incominciò a pettinarsi i lunghi capelli scuri.
« L’Oscuro Signore sa cos'è meglio per
noi e ha ritenuto che Lucius Malfoy fosse la persona più
adatta. » rispose, sebbene in realtà fosse
d’accordo con il marito. Raramente contraddiceva il suo
signore.
Rodolphus si sedette sul letto e si slegò le scarpe, per poi
sistemarle accanto al suo comodino. Sopra di questo c’era un
un piccolo candelabro d’ottone con una candela bianca e
all'estremità c’era un lungo pezzo di metallo, al
cui fondo si trovava un anello dove, se lo si desiderava, si poteva
tranquillamente infilare un dito per poter trasportare senza problemi
la candela.
« Lucius Malfoy ha rinnegato l’Oscuro Signore
quando è scomparso, Bella. Non avrebbe dovuto perdonarlo
tanto facilmente, come del resto gli altri. » su questo la
Mangiamorte era perfettamente d’accordo, poiché
odiava tutti quelli che avevano rinnegato il mago, al contrario di lei,
suo marito, suo cognato e altri, che per amor suo, specialmente nel
caso della donna, avevano affrontato Azkaban. La bruna in quella
prigione ci aveva trascorso quattordici anni, sicura che un giorno il
suo signore sarebbe tornato e l’avrebbe premiata per la sua
fedeltà.
Non mancava tanto alla missione al Ministero della Magia. Alla bruna
piaceva immensamente l’idea di poter servire di nuovo il mago
e poter dimostrare tutto il suo valore in quell'occasione, certa che
l’avrebbe lodata insieme agli altri se avessero avuto
successo.
« Lucius Malfoy sarebbe capace di tradire nuovamente
l’oscuro Signore alla prima occasione se questo significa
salvarsi la vita. » affermò, continuando a
pettinarsi i capelli. Il marito le si avvicinò,
posò le mani sopra alle sue spalle e fissò il
loro riflesso nello specchio.
« Per quanto tu possa farti bella lui non ti
guarderà mai. Non è capace di provare amore.
» la strega poggiò la spazzola, o meglio la
sbatté sulla toeletta, e si voltò verso il marito
guardandolo storto come se avesse appena detto una parolaccia
terribile. In realtà sapeva che era la dura e crudele
verità, tuttavia non ammetteva che il marito le parlasse in
quel modo, ricordandole una cosa che sapeva perfettamente.
« Sparisci immediatamente dalla mia vista! »
strillò. L’uomo capì che fosse meglio
fare come gli aveva detto e non insistere. Uscì fuori dalla
stanza, chiudendosi la porta alle spalle. La bruna si passò
una mano tra i capelli con aria nervosa e si alzò in piedi.
Si avvicinò alla finestra e osservò il cielo
notturno, nel quale le stelle brillavano. Dalla sua camera non godeva
della vista della luna, però non le interessava vederla.
Nei giorni seguenti fare colazione divenne un po’
più triste, siccome Draco era partito per Hogwarts e sarebbe
tornato a casa solo per le vacanze estive. Sua madre sembrava quella
che pativa di più la sua assenza e nei giorni seguenti
apparve cupa. La sorella maggiore immaginò che dovesse
mancarle molto il suo adorato figlioletto e che fosse preoccupata per
il compito che Voldemort aveva affidato a suo marito.
Giorni dopo
Il giorno della missione al Ministero della Magia arrivò
velocemente. Quella sera Bellatrix e gli altri suoi compagni che
sarebbero andati con lei apparivano piuttosto nervosi, soprattutto
Lucius che temeva, probabilmente, le conseguenze di un eventuale
fallimento per colpa sua.
Sua cognata non fece nulla per tranquillizzarlo prima della loro
partenza.
Una volta dentro l'atrio del Ministero della Magia non persero tempo ad
ammirare il suo splendore e la fontana magnifica e dorata che si
trovava in un punto di esso. Avanzarono con passo deciso verso uno dei
tanti ascensori. Vista l’ora non c’era da
sorprendersi che fosse deserto, ma per la Lestrange era comunque
strano, poiché non aveva mai visto quel posto
così tranquillo e senza un’anima viva in giro.
L’ascensore li portò fino al piano dove si trovava
l’ufficio Misteri e da lì non dovettero far altro
che cercare la loro destinazione, e non fu per niente difficile.
La sala dove poco dopo si ritrovarono era piena di scaffali che
arrivavano fino al soffitto, enormi e pieni di sfere di cristallo,
alcune più grandi di altre in dimensione. Trovarono Potter
in uno dei corridoi in compagnia di alcuni giovani che, a giudicare
dalla divisa, dovevano essere degli studenti di Hogwarts. Quando li
videro arrivare non parvero sorpresi. La Mangimorte fu compiaciuta di
vedere Neville Paciock e sul suo viso apparve un sorriso divertito
quando le puntò contro la bacchetta minacciandola. Ma il
ghigno scomparve immediatamente quando Clarisse apparve davanti a lei,
facendosi strada in mezzo al gruppo. Non puntò la bacchetta
addosso a lei e Lucius, limitandosi a rigirarsela tra le dita.
« Buonasera signor Malfoy e signora Lestrange. Piaciuta la
sorpresa? » domandò con tono ironico, allargando
le braccia. Peccato che Bella non trovasse la situazione divertente,
per nulla.
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Capitolo 9 *** Bella hai perso ***
La Mangiamorte si augurava che non potesse leggere la delusione sul
volto e che nessuno potesse notarla. Fece un passo indietro mentre
fissava la ragazza che le puntava contro la bacchetta. Le sue labbra
erano curvate in un insopportabile sorriso maligno.
« Ti ho accolto in casa mia, diviso con te il cibo della mia
tavola. » commentò arrabbiato Lucius e
sputò per terra, mancando di pochi centimetri le scarpe
della giovane. Tuttavia questa non si scompose e si rivolse allora a
lui.
« Oh, quanto mi dispiace. Draco non vi ha detto nulla?
» c'era ironia nel suo tono e Bellatrix dovette fare appello
a tutto il suo autocontrollo per non strozzarla. Quanto le sarebbe
piaciuto avvolgere le mani attorno a quel collo da cigno
finché l'ossigeno avrebbe smesso di arrivare al cervello e
non sarebbe morta tra le sue braccia. « Sono una Mezzosangue
e immagino che dovrei chiamarti zia. » aggiunse voltandosi
verso Bella mentre pronunciava quelle ultime parole con freddezza.
Allora la strega si riprese dallo shock.
« Maledetta che non sei altro! » mai avrebbe
ammesso che una parte di lei comprendeva la sua rabbia, sarebbe stato
come ammettere che anche lei aveva delle debolezze e in passato era
stata profondamente ferita da qualcuno, per giunta un Mezzosangue.
« Prima dovrai vedertela con me. »
scoppiò a ridere alle parole di Neville, che la fissava
minaccioso, per nulla intimorita da quel ragazzino di quindici anni,
sebbene avesse in mano una bacchetta e gliela stesse puntando contro. A
lei sembrava semplicemente ridicolo tutto ciò.
« Dimmi Paciock, come stanno mamma e papà?
» domandò con tono ironico, ripensando ai due
Auror al momento ricoverati al San. Mugo, che aveva reso pazzi a forza
di torturarli con la maledizione Cruciatus. Sospettava che al ministero
dovevano averne tenuto molto conto, considerando che erano stati Auror
piuttosto in gamba e rispettati, quando l'avevano condannata per quel
crimine.
« Meglio, stanno per essere vendicati. »
strillò il Grifondoro. Prima che lei o lui potesse fare
qualcosa, Lucius le abbassò la bacchetta con la mano e
parlò rivolgendosi ad Harry, che teneva ancora stretta in
mano la Profezia per cui si trovavano lì.
« Manteniamo la calma. Harry, non vuoi capire come mai
l'Oscuro Signore ha tentato di ucciderti anni fa? Tu, solo un
bambino... » aveva un tono stranamente dolce e decisamente
persuasivo. « Se tu mi darai quella Profezia
chiarirò tutti i tuoi dubbi. » aggiunse,
allungando una mano verso il giovane, ma il quindicenne si ritrasse.
« Ho aspettato per quattordici anni e direi che posso
aspettare ancora un po'. » esclamò con fierezza e
si misero a lanciare incantesimi contro di loro. La Lestrange corse
dietro agli studenti insieme ai suoi compagni, però li perse
presto di vista e si ritrovò Clarisse che le bloccava il
cammino. Notò di sfuggita uno dei maghi che spariva dietro
ad uno scaffale e fulminò con lo sguardo la bruna.
« Cosa credi di fare ragazzina? »
sbraitò e le gettò contro la Maledizione
Cruciatus, colpendola in pieno. La strega cadde a terra, iniziando a
contorcersi e urlare per il dolore. La Purosangue scoppiò a
ridere divertita. « Adesso non fai più la
santarellina, vero? » Le tolse il fascio e la Serpeverde
smise di contorcersi per il dolore. La Mangiamorte le si
avvicinò e si chinò verso la nipote. «
Devi crepare come tua madre. » alzò la bacchetta e
stava per colpirla di nuovo, quando qualcuno le tirò un
forte calcio alla schiena facendole perdere l'equilibrio. Cadde a terra
con un tonfo e si voltò furiosa solo per vedere suo cugino
Sirius, quel Traditore del suo sangue maledetto, dinanzi a lei. Avrebbe
voluto colpirlo con un incantesimo, però la bacchetta le era
caduta, e il cugino sorrise beffardo.
« Pietrificus Totalis. » voleva muoversi con tutte
le sue forze, però non ci riusciva per colpa
dell'incantesimo lanciatole. Tuttavia pareva sempre maledirlo
mentalmente e cercare di incenerirlo con lo sguardo. «
Clarisse. » si distrasse per aiutare la giovane ad alzarsi e
l'altra lo guardò visibilmente provata. Se avesse potuto
muoversi temeva che avrebbe finito per vomitare. La liberò,
ma non prima di averle fregato la bacchetta.
« Ma che bella coppietta: la Mezzosangue e il Traditore del
suo Sangue. » li schernì scoppiando a ridere.
Sirius socchiuse gli occhi fino a ridurli a due fessure.
« Dov'è il mio figlioccio? »
domandò, sollevandola da terra e sbattendola contro uno
scaffale. A giudicare dal rumore di vetri infranti, doveva aver rotto
alcune sfere di cristallo. La Mangiamorte lo fissò con
scherno.
« Buona fortuna per trovarlo. Spero che tu arrivi troppo
tardi. » la scaraventò per terra e lei
sbatté la testa perdendo i sensi.
Qualche minuto dopo
Quando si riprese, avvertì un forte dolore alla tempia e
portandosi una mano sul punto dolorante scoprì che era
ferita. Si mise seduta con fatica e si guardò attorno. I
suoi "adorati cugini" erano scomparsi nel nulla e pure la sua
bacchetta. Appoggiandosi allo scaffale si drizzò in piedi e
si allontanò con l'intento di uscire da quel posto.
Poco dopo si ritrovò ancora nell'atrio del ministero.
Scoprì subito di essere arrivata nel bel mezzo di un duello
tra l'Oscuro Signore e Silente. Difficile dire quale dei due stava
avendo la meglio. Vide Harry a terra e ferito, ma stava bene in ogni
caso. Avvertì una forte morsa allo stomaco quando i suoi
occhi incontrarono quelli rossi del suo padrone e poi di nuovo il buio.
Stavolta, quando si ridestò, si ritrovò nella sua
stanza a Malfoy manor e con lei non c'era nessuno. Si sentiva
decisamente meglio e più in forze. Si sedette poggiando la
schiena contro lo schienale del letto. Sul comodino c'era un vassoio
con sopra una tazza di porcellana vuota, una teiera, che apprese
contenere del tè, e alcuni dolcetti. Sospettò che
ci fosse di mezzo la mano di sua sorella. Chissà se Lucius
ce l'aveva fatta a prendere la Profezia o, più facilmente,
aveva fallito deludendo il loro padrone. Comunque aveva perso la sua
bacchetta, si era fatta battere come una stupida da quello s*****o di
suo cugino e si chiedeva se davvero fosse un bene essere ancora in vita.
Qualche mese dopo
A inizio agosto il caldo si stava facendo sempre più
insopportabile, però in quella dimora la temperatura
sembrava sopportabile.
Clarisse si mosse sotto le coperte del letto, scoprendo in quel modo
gran parte della gamba nuda. Poi aprì gli occhi, posando una
mano sopra al petto della persona con cui condivideva il letto, e
avvicinò il viso al suo orecchio, quasi sfiorandogli il lobo
con le labbra.
« Buongiorno, è ora di alzarsi. » lo
chiamò e l'altro piantò un mugugno di protesta,
voltandole le spalle. La strega, decisa a non arrendersi, avvolse una
gamba attorno alla sua vita e la posò sul materasso
dall'altra parte.
« No, per favore, ancora pochi minuti. »
supplicò, infilando la testa sotto il cuscino. Lei per tutta
risposta gli salì a cavalcioni sulla schiena nuda, cercando
di non far gravare troppo il suo peso sul corpo per evitare di fargli
del male senza volerlo, e iniziò a massaggiargli le spalle.
« Non ti va di darmi il buongiorno come si deve? »
chiese maliziosa la giovane. A quelle parole lui reagì
ribaltando le posizioni e mettendosi sopra di lei. La ragazza avvolse
le braccia attorno al suo collo e le gambe attorno alla sua vita.
« Potevi dirmelo prima. » sorrise e lei
ridacchiò piegando la testa all'indietro. Si comportavano
come una coppia in luna di miele, sebbene fossero consapevoli che la
loro serenità non sarebbe durata ancora molto e presto
sarebbe ricominciata la scuola.
« Quando torna? » chiese la giovane più
tardi, quando ebbero finito di fare l'amore. Il mago si alzò
in piedi e indossò la parte inferiore del suo pigiama,
ovvero due pantaloncini di colore grigio. Si voltò verso
Clarisse ancora distesa sotto le coperte.
« C'è ancora tempo. » disse, apprendo il
primo cassetto del comodino e tirando fuori un pacchetto di sigarette
di una marca del mondo della magia. Se la portò alle labbra
e questa si accese da sola. Ne prese un'altra e gliela
lanciò. La Serpeverde la prese e se la portò alle
labbra. Appena si accese, fece un tiro e se l'allontanò dal
viso.
Finita la sigaretta si alzò e si vestì
velocemente, dopo aver fatto una doccia lampo, preferendo non
incontrarla. L'accompagnò fino al portone d'ingresso e una
volta nell'atrio si salutarono scambiandosi un tenero bacio. Poi se ne
andò diretta verso casa.
In breve tempo arrivò dinanzi a Grimmauld Place e, una volta
dentro l'atrio della casa, venne subito raggiunta da Kreacher. Dopo
averlo salutato, si mise alla ricerca del padrone di casa.
Sirius si trovava seduto sopra al divano del salotto della casa, quando
entrò e gli si avvicinò, sedendosi accanto a lui.
Quel posto aveva raggiunto lo splendore di un tempo: risultava tutto
pulito e il sole entrava dalle due finestre presenti nelle pareti.
« Dove sei stata stanotte? » chiese il cugino
preoccupato, girandosi verso di lei.
« Da un amico. » rispose semplicemente e il
Grifondoro comprese che non era il caso di chiedere ulteriori dettagli.
« Non vuoi tornare da tuo padre? » era arrivata a
chiedere ospitalità dopo la fine della scuola e il
Grifondoro gliela aveva concessa volentieri. La casa non era
più la base dell'Ordine della Fenice da quando avevano
scoperto che Kreacher aveva fatto la spia con Bellatrix e sua sorella;
eppure restava in quella casa e il Black doveva ammettere che, da
quando gli altri se n'erano andati e Clarisse era tornata
lì, si comportava meglio, sebbene sospettava che fosse stata
la bruna a ordinarglielo. La casa era tornata ad essere abitabile e
tutti e tre se ne occupavano.
« Per lui sono solo un peso da quando mia madre e mio
fratello sono morti. » ammise, incrociando le braccia ad
altezza del petto. Ancora una volta non insistette e si
limitò a tirare un sospiro. Suo padre si interessava poco a
lei, sospettava che neanche sapesse bene dove si trovava la figlia ed
era al corrente solo che stava bene.
« Non mi sono mai sentito a casa. » disse.
« Nessuno mi ha mai fatto sentire un membro della famiglia,
perfino mio fratello mi considerava solo un traditore. Lui è
morto giovane. » non le aveva mai parlato di Regulus e lei
non aveva mai fatto domande, anche se era a conoscenza della sua
esistenza grazie all'albero genealogico. « Si era unito ai
Mangiamorte e poi immagino che abbia voluto fare marcia indietro, ma
sai Tu-Sai-Chi non è uno a cui si possono dare le
dimissioni. Lo avrà ucciso uno dei suoi sgherri, dubito che
fosse abbastanza importante per disturbare l'Oscuro Signore in persona.
» l'ultima parte la disse con un finto sorriso divertito. Lei
gli prese una mano e gli lanciò un debole sorriso.
« Anche a me manca molto mio fratello. »
affermò e lo abbracciò.
Il giorno dopo
La mattina seguente, quando Clarisse si svegliò,
scoprì che erano arrivati i risultati dei G.U.F.O.
Quando notò la lettera sul tavolo della sala da pranzo,
apparecchiata da Kreacher per la colazione, la prese con le mani
tremanti e l'aprì emozionata e spaventata al tempo stesso.
I risultati non la sorpresero particolarmente. C'erano due Eccezionali
di: Pozioni e Rune Antiche. Per il resto le materie erano andate
piuttosto bene e aveva preso diversi Oltre Ogni Previsione. L'unica
materia in cui aveva preso un brutto voto era Storia della Magia e la
cosa non la sorprese per nulla.
« Sei andata bene. » si complimentò
Sirius, facendola sussultare, dato che non si era accorta della sua
presenza dietro di lei. « Io non sono bravo in Pozioni, o
almeno non particolarmente. » aggiunse e lei si
voltò.
« Grazie. » disse gentilmente. Consumarono in
silenzio la loro colazione, sebbene ogni tanto il Black, che leggeva
sempre la Gazzetta del Profeta a quell'ora, a volte commentava qualche
articolo. Da quando il Mondo Magico aveva avuto la conferma del ritorno
di Voldemort si era scatenato il panico, senza contare i vari attacchi
contro i Babbani, spesso conclusosi in stragi terribili.
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Capitolo 10 *** Vacanze estive ***
Le vacanze estive passarono velocemente e gli ultimi giorni feriali
giunsero più in fretta di quanto si aspettassero.
Quella mattina Clarisse si svegliò come sempre intorno alle
dieci. Alzatasi dal letto, si diresse verso l’armadio di
colore scuro che si trovava contro la parete, accanto alla finestra.
Vicino ad esso c’era pure uno specchio a grandezza umana con
una cornice di legno chiaro. Aperto l’armadio, ne estrasse
una gonna a pieghe che le arrivava fino alle ginocchia, di colore nero.
La posò sul suo letto con una camicia di colore bianco. Dopo
aver scelto la biancheria intima, si diresse in bagno per fare una
bella doccia calda.
Il bagno non era molto grande e aveva le piastrelle del pavimento di
colore bianco, come le pareti. Si diresse verso il lavandino e si
legò i capelli in una coda di cavallo per evitare di
bagnarli facendo la doccia, e si lavò i denti. Teneva lo
spazzolino e il dentifricio in un bicchiere di vetro accanto al
rubinetto. Finito di lavarli, fece dei risciacqui con
dell’acqua e poi la sputò. Osservò il
suo riflesso nello specchio sopra al lavandino e si sistemò
la coda.
La doccia era in un angolo del bagno e possedeva delle pareti di vetro.
Si spogliò, posando il suo pigiama sopra ad un mobile di
legno che si trovava contro la parete opposta al lavandino. Poi
entrò nella doccia con l’intento di lavarsi e ne
uscì pochi minuti dopo tutta gocciolante. Si sentiva rinata
e bene con se stessa. Indossò il suo accappatoio e
uscì fuori dal bagno, rientrando in camera. Sciolse i
capelli, lasciandoli ricadere sull'accappatoio.
Sentì bussare alla porta e, pensando che dovesse essere il
padrone di casa, si avvicinò e l’aprì,
ritrovandosi davanti proprio Sirius già vestito.
« Dopo colazione vuoi andare a Diagon Alley, vero?
» chiese. Lei doveva andare a comprare i libri per la scuola
e tutto l’occorrente per il nuovo anno scolastico, mentre lui
sperava di trovare un lavoro. In seguito al ritorno
dell’Oscuro Signore sarebbe stato difficile, siccome buona
parte dei negozi aveva chiuso. Non aveva bisogno urgentemente di un
lavoro, fortunatamente, ma non ci sarebbe voluto tanto prima che i
soldi in suo possesso sarebbero finiti. Voleva farlo anche per
dignità e soddisfazione personale, siccome non voleva pesare
su nessuno.
« Sì, sono quasi pronta, devo solo vestirmi.
» rispose. Chiuse la porta e si vestì velocemente,
per poi scendere in sala da pranzo, dove trovò la tavola
apparecchiata. Si sedette al suo solito posto, cioè alla
destra di Sirius che stava sempre a capotavola. C’era una
tazza fumante sul tavolo nel punto in cui lui era seduto.
« Cosa c’è di nuovo? » chiese,
riferendosi al giornale che il bruno teneva in mano. Il mago lo
piegò, posandolo accanto alla sua tazza, prendendo
quest’ultima in mano per portarsela alle labbra e berne un
sorso.
« I soliti attacchi pervenuti per mano dei Mangiamorte. La
gente è terrorizzata e conta sul fatto che Harry li
salverà. » commentò. Kreacher
portò a Clarisse il suo latte macchiato e glielo
versò nella sua tazza.
« Grazie, Kreacher. » disse la giovane,
rivolgendosi alla creatura che se ne andò poco dopo,
lasciandoli soli. « L’anno scorso dicevano che era
un visionario e che fosse fuori di testa. Adesso lo venerano.
» commentò freddamente, portandosi la tazza alle
labbra e bevendone un sorso, dopo aver soffiato sopra al liquido caldo.
« La gente è disperata. Ho paura che Harry non ce
la farà, è così giovane... »
notò tristemente e tirò un sospiro.
Finì di bere dalla sua tazza e si mise a mangiare del bacon
nel piatto accanto alla tazza.
« Pensavo avessi più fiducia in lui. E poi ha
tutti noi pronti ad aiutarlo e sostenerlo. »
affermò positiva, sebbene in fondo non lo fosse
particolarmente.
« Io ho fiducia il lui, però sono preoccupato per
lui e anche per te. » la ragazza lo guardò
confusa, mentre il Grifondoro incominciò a tagliare la
pancetta e a mangiarla.
« Per cosa? » chiese infatti. Prima di risponderle,
finì il primo pezzo di pancetta.
« Per via delle tue fughe. Vorrei solo sapere chi
è il tuo fidanzato in modo da poter stare più
sereno. » affermò con tono calmo. Non voleva
dirglielo, ma l’uomo non demordeva e continuava ad insistere.
Scosse la testa, finendo il suo latte macchiato.
« Non devi preoccuparti per me, te l’ho
già detto un sacco di volte. » ribadì
infastidita dal suo volersi immischiare nella sua vita privata.
« Sono tuo cugino in fondo. » disse e le prese una
mano tra le sue. « Sei ospite a casa mia e penso di avere
tutto il diritto di preoccuparmi per te. » su questo non
aveva tutti i torti, doveva ammetterlo.
« Hai ragione, ma davvero non hai nulla di cui preoccuparti:
sto bene e il mio fidanzato mi vuole bene. »
esclamò con decisione, sperando di riuscire a calmarlo e
fargli cambiare idea.
« Tanto è inutile insistere con te. »
sorrise e la ragazza tirò un sospiro, contenta che sembrasse
essersi arreso finalmente.
« Ora andiamo a fare shopping. » affermò
appena ebbero finito di fare colazione. Indossarono i loro mantelli e
uscirono di casa.
Adesso che non era più ricercato Sirius poteva camminare
tranquillamente per le strade senza bisogno di trasformarsi nella sua
forma animale. Certo, c'era ancora chi lo fissava con diffidenza.
Incontrarono Harry, Ron ed Hermione e passarono la mattinata con loro.
Nonostante gli eventi al Ministero della Magia, Harry continuava a
guardare la ragazza con diffidenza e la invidiava perché, al
contrario di lui che doveva vivere con i suoi zii per colpa
dell’incantesimo di protezione, viveva con il suo padrino.
Per giunta il Black sembrava essersi molto legato alla Serpeverde e
andavano tanto d’accordo. Il mago si prendeva cura di lui
come un figlio e non gli faceva pesare quel rapporto, o almeno cercava
di fare del suo meglio perché non accadesse. Tuttavia le sue
buone intenzioni apparivano completamente inutili.
Mangiarono al Paiolo Magico e Harry confidò a Sirius di aver
visto Draco Malfoy da Magie Sinistre, un negozio di Nocturn Alley che
vendeva oggetti per maghi e streghe oscure, in atteggiamento sospetto.
Non aveva voluto che la sarta del negozio di vestiti gli toccasse il
braccio sinistro. Nessuno, eccetto Sirius e Clarisse, prese sul serio
la sua ipotesi che si fosse unito ai Mangiamorte per soppiantare il
padre, in quel momento ad Azkaban arrestato per quanto successo al
ministero. Stavolta non se l'era potuta cavare dicendo di essere stato
sotto l'effetto della maledizione Imperio, evidentemente.
A Malfoy manor
Ogni tanto, alle cinque del pomeriggio, Narcissa e Bellatrix si
vedevano in salotto per bere del tè caldo.
Da diverso tempo la bionda aveva una perenne espressione triste sul
volto, sembrava essere invecchiata di cinque anni ed era pure dimagrita.
« La devi smettere di fare quella faccia. » la
rimproverò la sorella maggiore, sorseggiando del
tè dalla sua tazza con dei fiorellini colorati sopra.
Narcissa aveva ricevuto quel set di sei tazze il giorno del suo
matrimonio con Lucius. Ciascuna aveva lo sfondo di un colore diverso:
gialla, rossa, arancione, bianca, blu e verde. Quella che teneva in
mano Bella era rossa, mentre quella di Cissy gialla, e avevano pure i
piattini abbinati, sebbene senza fiorellini.
« Lo so, ma sono molto preoccupata per Draco. »
affermò tristemente la bionda, bevendo del tè.
Aveva un colore scuro.
« Hai fatto apposta il Patto Infrangibile con Piton in modo
che lo proteggesse. » osservò la Mangiamorte,
decisamente più serena della bionda.
« Ho paura di cosa succederebbe se dovesse fallire veramente.
In ogni caso l'Oscuro Signore non sarà contento di sapere,
in teoria, che Draco non è riuscito a completare la sua
missione. » credeva gliela avesse affidata solo con l'intento
di punire suo marito per il suo fallimento. Per questo aveva accolto
Draco nei Mangiamorte, nonostante avesse solo sedici anni; di solito
voleva solo maghi e streghe maggiorenni che avevano finito la scuola.
« Io sarei stata al tuo posto se avessi avuto un figlio e un
giorno l'Oscuro Signore avrebbe voluto averlo tra i suoi seguaci per
dargli un simile compito. » affermò con fierezza
la riccia, riponendo sul piattino la tazza.
« Perdonami, ma tu non puoi capire cosa provo: non hai figli.
» a parlare era stata l'esasperazione e si pentì
subito delle sue parole, quando vide la brutta espressione apparsa sul
volto di Bella. Ripose la tazza e si portò le mani alla
bocca sconvolta per quello che aveva detto. « Oddio Bella,
scusa. » esclamò mortificata, portandosi le mani
al petto.
« Non importa, hai ragione del resto. » disse la
Lestrange. Il tema figli per sua sorella era delicato, sebbene non li
avesse mai voluti veramente.
« Bella, mi dispiace. » insistette. Non avrebbe
voluto comunque toccare quel tasto così dolente.
Tentò di afferrarle una mano, ma l'altra la tolse
velocemente dal tavolo, fulminandola con lo sguardo.
« Il discorso figli è chiuso. »
strillò con un tono che non ammetteva repliche. La bionda
annuì e finirono di bere il loro tè in silenzio.
Nei giorni che seguirono non arrivò nessuna
novità da Hogwarts. Bellatrix intuì che suo
nipote non doveva aver fatto alcun progresso con il loro piano di
entrare nella scuola e Silente era ancora vivo. Ignorava se sarebbe
tornato per le vacanze di Natale, però lo dubitava, siccome
aveva tanto da fare a scuola. Sua sorella stava male, forse era
depressa, ma in ogni caso si vedeva lontano un miglio che fosse
preoccupata per suo figlio. Non c’era nulla alla fine che
potesse fare la Lestrange per calmarla e neanche poteva tenerla
informata sulle decisioni di Voldemort, siccome questi le aveva
proibito di informarla sulle novità.
Ottobre
Passò velocemente il tempo: i giorni divennero settimane e
il primo mese di scuola era appena finito. Draco, per quanto sua zia ne
sapeva, non aveva fatto alcun progresso.
Quel giorno Bellatrix si trovava nel giardino della casa di sua sorella
e stava facendo un giro attorno alla villa, quando sentì una
voce chiamarla. Si trovava vicino al muro con i piedi nell'erba verde
del giardino. Si voltò e vide che si trattava di suo marito
Rodolphus. Teneva le mani nella tasca dei pantaloni lunghi di colore
grigio chiaro che indossava.
« Tuo nipote non ha ancora fatto progressi, vero? »
alzò e abbassò le spalle in risposta, incrociando
le braccia ad altezza del petto.
« Per quanto ne so io, no. » rispose sinceramente.
« Sono sicura non ci deluderà e che al
più presto avremo sue notizie in merito. »
aggiunse tranquillamente, fingendo di avere fiducia nel nipote. In
realtà era d’accordo con sua sorella quando diceva
che fosse solo un ragazzo di sedici anni e con poca esperienza,
tuttavia non aveva alcuna voce in capitolo e non voleva ammettere che
fosse in disaccordo con la scelta presa dal suo padrone. Inoltre non
voleva allarmare ulteriormente la Malfoy esprimendole le sue
preoccupazioni.
« Me lo auguro, non vorrei che deludesse l’Oscuro
Signore come suo padre. » notò il marito.
« Non penso che tu debba preoccuparti per mio nipote.
» esclamò. Si diresse velocemente verso il portone
d’ingresso e lo aprì. Una vola entrata nell'atrio
della casa con sua grande sorpresa vide Kreacher ai piedi della scala e
lo raggiunse. « Cosa ci fai tu qua?
»domandò perplessa. Possibile che Sirius avesse di
nuovo commesso l’errore di lasciarlo uscire e lui avesse
interpretato l’ordine come un consenso per abbandonare
l’abitazione?
« Kreacher è uscito. » spiegò
e fin qui c’era arrivata pure lei.
« Non hai bisogno del permesso di Sirius per farlo?
» domandò, allargando le braccia e poi sbattendole
contro il suo corpo. La creatura le si avvicinò e le
mostrò un sacchetto contenente delle erbe.
« Clarisse mi ha chiesto di procurarle alcune erbe, o meglio
una grande scorta. Sembra che non riuscisse a trovarle a Hogwarts.
» spiegò. « E Kreacher ne ha
approfittato per venire qua. » spiegò fiero di
sé. La bruna gli strappò il sacchetto dalle mani
e ne esaminò il contenuto. Non era un’esperta di
Pozioni, tuttavia le sembrava che fossero gli ingredienti per preparate
una Pozione Anticoncezionali. Strano che una ragazza single ne avesse
bisogno.
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Capitolo 11 *** Tanti auguri Clarisse ***
La Mangiamorte si augurava che l’elfo domestico avesse
qualche preziosa informazione per lei e perciò si
accomodarono insieme in salotto, sedendosi su uno dei divani presenti.
Kreacher sistemò accanto a sé il sacchetto pieno
di erbe.
« Quindi la ragazza si è fidanzata? » la
sua in realtà era una constatazione, più che una
domanda.
« Immagino di sì, ma Kreacher non ha idea su chi
sia il suo ragazzo. » rispose con aria incerta
l’essere e la bruna annuì non infastidita dalla
sua mancanza di informazioni in più a proposito del
misterioso fidanzato di sua nipote.
« Non importa. Ma dimmi, quali sono le novità?
Cosa sta combinando Silente? » chiese curiosa, sperando che
sapesse qualcosa di nuovo. Purtroppo l’altro scosse la testa
e alzò e abbassò le spalle.
« Kreacher non sa nulla a questo proposito. Da quando Keacher
ha fatto la spia l’ordine della Fenice non ha più
il suo quartier generale a Grimmauld Place. »
confessò con aria triste, probabilmente affranto dal fatto
di non poterle essere d’aiuto.
« Peccato. » esclamò la bruna. Sperava
che potesse esserle davvero d’aiuto come in passato, ma a
quanto pareva non era così. « Non hai idea di dove
si trovi ora la loro base? » domandò speranzosa,
ma com'era prevedibile l’elfo scosse la testa.
« Kreacher non ne ha idea. » rispose e la donna non
poté fare a meno di chiedersi come mai perdeva tempo con
quella creatura. Tuttavia preferì non esprimere il suo
pensiero ad alta voce per non offenderlo e non farlo arrabbiare.
In quel momento la porta del salotto si aprì e sua sorella
entrò dentro alla stanza. Kreacher la salutò e
poi si congedò, scomparendo con uno schiocco. Narcissa si
avvicinò alla sorella, sedendosi sul divano accanto a lei.
« Cosa voleva Kreacher? » chiese curiosa. La
sorella maggiore incrociò le braccia ad altezza del petto e
tirò un sospiro prima di rispondere.
« Niente alla fine, solo fare un saluto, mi sa. »
rispose, infastidita dal fatto che fosse venuto semplicemente a
romperle le scatole, in un certo senso, e neanche le aveva dato qualche
informazione utile, sfortunatamente.
« Peccato. » ribadì l’altra
con aria triste.
« Vedrai che tuo figlio farà un buon lavoro.
» non nutriva alcuna fiducia nel ragazzo, tuttavia preferiva
non ammetterlo davanti alla sorella con il rischio di ferirla
ulteriormente. Per quanto potesse essere fredda, non godeva nel vedere
soffrire Cissy, sebbene nel caso di Andromeda sarebbe stato ben diverso
e avrebbe goduto parecchio del suo dolore.
« Lo spero, non voglio che l’Oscuro Signore si
arrabbi nuovamente con la mia famiglia. Però sono tanto
preoccupata. » non la smetteva mai di ripeterglielo e la
bruna alzò gli occhi, fissando il soffitto esasperata.
« Capisco. » affermò tranquillamente.
Passarono il resto del tempo a chiacchierare del più o del
meno. Sua sorella le raccontò pure gli ultimi pettegolezzi e
la bruna finse di interessarsi alle ultime novità nel mondo
della magia e agli ultimi scandali di esso. Qualche volta scoppiarono
pure a ridere divertite e criticarono alcune persone apparse sul
Settimanale delle Streghe, o meglio, più che altro lo fece
Cissy.
Dicembre
Natale arrivò velocemente e ancora Bella non aveva avuto
qualche tipo di novità dal nipote, e neanche la sorella.
Questo la preoccupava e non poco. Quanto cavolo ci metteva suo nipote a
riparare quell'affare? Dormiva o cosa? Forse suo marito aveva proprio
ragione nel dire che Voldemort aveva sbagliato nel dargli
quell'incarico.
Presto sarebbero iniziate le vacanze di Natale e suo nipote sarebbe
tornato a casa, però lei non era molto contenta di questo,
siccome avrebbe preferito che restasse a scuola per portare avanti il
suo compito.
Quel giorno attendeva l’arrivo del nipote e desiderava con
tutto il cuore discutere con lui a proposito del suo compito. Tuttavia
non si sarebbe mai aspettata quello che le stava per chiedere.
Si trovava seduta su uno dei divani del salotto, intenta a leggere un
libro, quando Draco entrò dentro alla stanza sbattendo con
forza la porta contro la parete. Lei si voltò verso di lui
guardandolo male. Sembrava essere diventato piuttosto pallido
dall'ultima volta che l’aveva visto e lo vedeva anche
dimagrito. Chiuse il libro e si drizzò in piedi, fissandolo
attentamente, mentre la raggiungeva con un’espressione da
funerale in faccia. Incrociò le braccia ad altezza del petto
con fare nervoso prima di parlare.
« Buongiorno zia. Ho bisogno che tu mi faccia un favore, o
meglio, che mi insegni l'occlumanzia. » non voleva sapere
come mai fosse interessato a impararla e quai segreti volesse celare
all'Oscuro Signore, tuttavia accettò. Doveva ammettere che
il biondo si rivelò un ottimo allievo e imparò
con poca difficoltà. Passò la maggior parte delle
vacanze di Natale ad insegnargli l'occlumanzia e alla fine
dell’anno poté ritenersi più che
soddisfatta del suo allievo.
Una volta il biondo non riuscì a respingerla e allora sua
zia poté in quel modo rivivere un ricordo della sua
infanzia: suo nipote si trovava seduto sul tappetto del salotto di
villa Malfoy, intento a giocare con alcuni giocattoli, quando sua madre
gli si avvicinò e lo prese in braccio sorridendo. In quel
ricordo a Bella la sorella era apparsa particolarmente felice. Poco
dopo apparve anche Lucius, che accarezzò il capo del figlio
e gli sfiorò la fronte con le labbra in un bacio affettuoso.
Amavano il loro bambino, non c’era alcun dubbio in questo.
Bellatrix rimpiangeva la sua maternità mancata. Quando suo
nipote riuscì a cacciarla dalla sua mente, la Mangiamorte
era visibilmente scossa in viso e preferì interrompere la
lezione.
Trascorse il resto di dicembre cercando di evitare il più
possibile il nipote. La notte prima di Capodanno sognò
perfino di essere madre. Nel sogno stringeva tra le braccia una
deliziosa neonata dai capelli scuri e gli occhi neri. Un secondo dopo
la scena mutò e la bimba aveva tre anni e le correva
incontro. Ancora una volta la scena cambiò e vide sua figlia
che la salutava felice da un finestrino dell’Espresso di
Hogwarts. Inutile dire che quando la Mangiamorte si svegliò
era di nuovo profondamente scossa e scoppiò addirittura a
piangere.
Nel frattempo alla Tana
In occasione delle vacanze natalizie Clarisse, Sirius e tanti altri
erano stati invitati alla Tana per festeggiare tutti insieme.
Il giorno di Natale la signora Weasley, aiutata un po’ da
tutti, aveva preparato un grande banchetto e dopo essersi riempiti bene
lo stomaco, rischiando pure un’indigestione, si erano
scambiati i regali. Clarisse aveva regalato ad Harry un libro sul
Quidditch, lo sport più famoso nel mondo magico e che il
ragazzo adorava particolarmente. Peccato che lui non sembrava aver
gradito particolarmente il suo regalo amichevole, sebbene sul suo viso
era apparso un sorriso forzato abbastanza convincente. La bruna aveva
tirato un sospiro, decisamente affranta. Sirius aveva regalato alla
Serpeverde un braccialetto d’oro, con delle finte pietre
incastonate sopra di colore rosso. La signora Weasley, invece, le aveva
preparato un maglione di colore azzurro cielo, con un serpente
disegnato sopra, e la sedicenne aveva gradito tanto quel regalo.
Due giorni dopo Capodanno cadeva il diciassettesimo compleanno della
giovane. Per l’occasione Molly volle organizzare una grande
festa, soprattutto perché da quel momento in poi lei sarebbe
stata maggiorenne e perciò l’evento richiedeva una
grande festa, a parere suo. Molti dei presenti sembravano
d’accordo con la strega. I festeggiamenti iniziarono nel
primo pomeriggio e si conclusero solo dopo cena. Avevano anche mangiato
una torta a due piani al cioccolato. Su di essa la signora Weasley
aveva scritto, usando della glassa di colore bianco: Buon compleanno
Clarisse.
Dopo la festa la Serpeverde fece per tornare nella sua camera per farsi
una doccia e andare a dormire, quando salendo le scale sentì
una voce che la chiamava.
« Clarisse. » si voltò e vide Sirius in
piedi, poco lontano da lei. Teneva una mano poggiata sul corrimano
della scala e la giovane gli si avvicinò. « Tanti
auguri. » disse, tirando fuori da una tasca dei pantaloni un
pacchetto di colore giallo e pois arancioni. Il panchetto non era
proprio ben fatto e il fiocco rosso non era proprio dei migliori,
però lei sorrise contenta e lo prese in mano.
« Grazie Sirius, ma non dovevi. » gli aveva detto
la stessa cosa pure a Natale quando le aveva consegnato il suo regalo.
« Non c’è di che. »
ribadì l’altro e la ragazza sciolse il fiocco, per
poi scartare la carta. Si trattava di un piccolo cofanetto di colore
nero e all'interno trovò dei piccoli orecchini di perla.
Alzò lo sguardo verso il bruno e gli gettò le
braccia attorno al collo, intrecciando le dita dietro di esso, per poi
allontanarsi leggermente da lui.
« Grazie mille, sono veramente carini! »
affermò un po’ commossa per quel regalo. Si
fissarono a lungo per qualche secondo, però poi udirono dei
passi e si separarono velocemente rossi in faccia. Alle spalle della
bruna apparvero i gemelli Weasley con un sorriso divertito sul viso.
« Abbiamo interrotto qualcosa? » domandò
uno di loro. Il mago e la strega si voltarono verso i due,
riprendendosi dall'imbarazzo subito e fissandoli tranquilli.
« Nulla, Sirius mi ha solo dato il mio regalo. »
rispose Clarisse, adducendo al cofanetto ancora aperto che teneva in
mano. I gemelli li guardarono sospettosi, tuttavia poi se ne andarono
senza proferire una parola, anche se ridacchiavano e sembravano tanto
divertiti dalla situazione. Allora l’Hightower si
voltò verso il Grifondoro. « Grazie ancora. Ora
sarà meglio che vada a dormire. » detto questo si
allontanò velocemente, diretta alla stanza che divideva con
Hermione e Ginny.
Quando entrò trovò Hermione coricata sul suo
letto, intenta a leggere un libro, e la cosa non la sorprese per nulla.
« Cosa leggi di bello? » chiese, senza riuscire a
trattenersi, sperando che non fosse infastidita dalla sua domanda.
« Un libro su Difesa Contro le Arti Oscure. Incantesimi di
protezione per lo più. » affermò e le
allungò il libro. L’altra lo prese e lo
aprì, leggendo qualche incantesimo: la maggior parte di essi
non li conosceva, erano pure non verbali e con essi non era proprio
brava.
« Io non me la cavo tanto bene con gli incantesimi non
verbali. » confessò, restituendole il libro.
« Se vuoi posso provare a darti una mano. Una volta tornate a
scuola possiamo vederci, così ti aiuterò.
» propose e sul viso della Serpeverde apparve un sorriso
grosso come una casa. Dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo
per non abbracciarla commossa.
« Non sarebbe male, grazie. » rispose, contenta di
star migliorando il suo rapporto con la Grifondoro, sebbene con Ginny e
gli altri le cose non andassero proprio nel migliore dei modi.
Hemione mantenne la sua promessa e una volta che furono tornate a
scuola l’aiutò con gli incantesimi non verbali.
Grazie al suo aiuto migliorò tantissimo e si poteva dire che
fossero diventate perfino amiche, forse.
Febbraio
Il giorno di San Valentino arrivò in fretta e Clarisse non
vedeva l’ora di festeggiarlo in compagnia del suo fidanzato.
Gli aveva comprato anche un regalo: una custodia di cuoio per la sua
banchetta. Sopra al coperchio c’erano pure le iniziali del
suo nome scritte in stampatello maiuscolo. Lo trovava un regalo molto
bello e sperava che piacesse anche al suo fidanzato.
Quella mattina scese nella Sala Comune di Serpeverde, tenendo il
pacchetto regalo nascosto dietro alla schiena. Quando vide Blaise
seduto su un divano vicino a Draco non poté evitare di
sorridere dolcemente e gli si avvicinò. Tuttavia non fece in
tempo ad annunciargli la sua presenza, che lui parlò
rivolgendosi a suo cugino.
« Certo che Clarisse è davvero una maledetta
bugiarda, nonché stupida, se credeva che non avremmo mai
scoperto la verità. » rimase come pietrificata.
Non doveva averla notata e neanche Draco sembrava essersi accorto di
lei. Allora si nascose dietro ad un mobile poco distante, in modo che
non la vedessero e potesse sentire il resto.
« Hai ragione. E pensare che è perfino mia cugina.
» Draco lo disse con tono di scherno e vide Blaise tirargli
una pacca sulla spalla in segno incoraggiante.
« Mi dispiace, è brutto avere una lurida
Mezzosangue in famiglia. » disse e lei si sentì
profondamente ferita. Era il suo fidanzato e credeva che in
realtà non provasse nessun pregiudizio per quelli come lei,
ma evidentemente l’aveva presa in giro. Le cadde il cofanetto
dalle mani e corse via il più velocemente possibile con le
lacrime agli occhi.
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Capitolo 12 *** Di nuovo in vacanza ***
Inutile dire che, dopo quanto capitato, Blaise Zabini si
ritrovò di nuovo single alla velocità della luce.
A nulla valsero le spiegazioni che il giovane diede alla sua ragazza,
che sembrava proprio non voler sentire ragioni e che aveva tenuto a
precisare che lo detestava con tutto il suo cuore e non intendeva avere
più nulla a che fare con lui. Veramente la cosa era
più facile a dirsi che a farsi, siccome erano entrambi di
Serpeverde e dello stesso anno, perciò si ritrovavano sempre
insieme durante la giornata, nonostante il grande sforzo della bruna
per evitarlo.
Nel vano tentativo di riconquistarla, pochi giorni prima delle vacanze
di Pasqua, Blaise urlò a tutta la scuola, da in cima alla
torre dell’orologio, il suo amore per lei, precisando che non
gli importava che fosse una Mezzosangue. Supplicò di
perdonarlo, però lo sforzo del giovane non servì
a nulla e Clarisse si rifiutò per l’ennesima volta
di perdonarlo. A causa di questo il poveretto si guadagnò
una grande umiliazione, oltre che l’astio di buona parte dei
suoi compagni di casa. Il professor Silente, insieme a Severus Piton,
dovette faticare parecchio per convincere Zabini a scendere dalla
torre. Quando finalmente ci riuscì, ci fu il classico danno
nella beffa: il professore di Pozioni infatti, che toglieva raramente
punti agli studenti della sua casa, levò dieci punti a
Serpeverde. Il resto delle serate che mancavano alle vacanze Blaise le
passò in punizione.
Il giorno prima dell’inizio delle vacanze gli studenti
salirono sull’Espresso di Hogwarts che li avrebbe riportati a
casa. Ci sarebbero stati per una settimana, prima di dover tornare
nuovamente a Hogwarts fino alla fine dell’anno scolastico.
Clasisse passò tutto il viaggio seduta in uno scompartimento
in compagnia di Ginny, Luna, Neville, Ron, Hermione e Harry.
Quest’ultimo sembrava averla finalmente accettata nel loro
gruppo, o per lo meno la trattava con meno freddezza e appariva
decisamente più gentile. Scherzarono per la maggior parte
del viaggio e, una volta giunti alla stazione, raggiunsero tutti
insieme la Tana dove avrebbero passato i giorni successivi.
Quando Clarisse poco dopo entrò nel salotto della Tana,
trovò Sirius seduto sul divano presente. L’uomo si
voltò verso di loro e si alzò in piedi con un
sorriso caloroso sul suo volto, mentre si dirigeva verso il gruppo. Per
prima cosa abbracciò Harry e poi salutò il resto
dei presenti. Solo quando ebbe salutato tutti gli altri il suo sguardo
cadde su Clarisse.
« Ciao, Clarisse. » nel suo sguardo poteva leggere
chiaramente: te l’avevo detto. Alla fine lei gli aveva
confessato del suo fidanzamento con Blaise. Lui le aveva detto che era
proprio come tutti gli altri Purosangue e che si sarebbe rivelato
com'era in realtà, ovvero un ragazzo pieno di pregiudizi per
quelli come lei. In effetti, alla fine, aveva avuto ragione.
« Ciao, Sirius. » abbracciò pure lei e
la giovane lo strinse forte a sé, trattenendo a fatica le
lacrime. « Avevi ragione tu. Avevi ragione su tutto.
» confessò sottovoce, sussurrandogli all'orecchio
e riuscendo a trattenne a stento le lacrime che minacciavano di cadere
dai suoi occhi. Lui si allontanò da lei e prese il suo volto
tra le mani.
« Va tutto bene. Sai quante cavolate ho combinato da ragazzo,
nonostante gli avvertimenti? » osservò,
sorridendole dolcemente, e posò le mani sulle sue spalle
stringendogliele leggermente. Annuì piano in risposta e un
sorriso forzato apparve sul viso della studentessa.
« Posso venire di nuovo da te per le vacanze estive?
» chiese, non volendo di nuovo tornare a casa da suo padre.
Gli voleva bene, ma voleva andarsene da quella casa piena di ricordi
tristi il più presto possibile. Appena finita la scuola
avrebbe cercato una sistemazione e nel frattempo si augurava che Sirius
accettasse di ospitarla.
« Naturalmente. » acconsentì.
Proprio allora Molly entrò in salotto, annunciando che il
pranzo era pronto, e si diressero in cucina per mangiare. Consumarono
il pasto scherzando e ridendo come al solito. Pareva che tutti si
fossero dimenticati della guerra magica che si stava combattendo fuori
dalle mura di quella casa. Durante il pranzo Clarisse e Sirius si
scambiarono diversi sguardi di intesa. Entrambi da Natale si sentivano
diversi, o meglio provavano una forte attrazione l’uno per
l’altra. Diverse volte Sirius si era ritrovato a chiedersi
come sarebbe stato baciare quelle dolci labbra, ma ogni volta scuoteva
con forza la testa e si ripeteva che avrebbe potuto essere sua figlia.
Non poteva di certo immaginare che anche la bruna sognasse di baciare
le sue labbra.
Quella notte
Siccome non riusciva a dormire, Clarisse decise di scendere in cucina.
Una volta lì si avvicinò al lavandino, prese un
bicchiere dalla mensola di legno sopra di esso e lo riempì
con un po’ di acqua trasparente. Voltò le spalle
al lavandino e posò una mano sul bordo di esso. Proprio in
quel momento la porta della cucina si aprì nuovamente,
mostrando Sirius a petto nudo, ricoperto di tatuaggi, e con indosso
solamente i pantaloncini azzurri del pigiama. La guardò
sorpreso.
« Non mi aspettavo di trovarti qui. »
affermò, avvicinandosi. La bruna alzò e
abbassò le spalle in risposta e bevve l’acqua.
« Neanch'io. » notò e posò il
bicchiere vuoto dentro al lavandino. Tolse quei pochi centimetri di
distanza tra di loro, tanto che i loro corpi per poco non si
sfioravano. « Come mai sei in piedi a quest’ora?
» chiese curiosa e un sorriso divertito apparve sul volto del
Grifondoro.
« Potrei farti la stessa identica domanda. »
rispose infatti. Con sua grande sorpresa la Serpeverde prese il suo
viso tra le mani e lentamente si avvicinò, sfiorando le sue
labbra con le proprie. Dopo un attimo di esitazione dettato dalla
sorpresa, l’afferrò per la vita e rispose al
bacio. Alla fine furono costretti a riprendere fiato. Lei gli prese una
mano, trascinandolo fuori dalla casa. Una volta in giardino, si
smaterializzarono a Grimmauld Place nella camera dell’uomo.
« Clarisse, io… » balbettò un
po' in imbarazzo, mentre lei afferrava i bordi dei suoi pantaloncini.
Alzò lo sguardo verso di lui e lo fissò dritta
negli occhi.
« Baciami Black e non pensare. Lasciati andare. »
il suo tono era supplichevole e non poté fare a meno di
accontentarla.
Qualche mese dopo
Il giorno in cui Albus Silente sarebbe morto era arrivato e Bellatrix
si augurava che suo nipote non avrebbe deluso l'Oscuro Signore.
Quella sera la strega stava finendo di vestirsi prima di uscire e
andare da Magie Sinistre, per raggiungere Hogwarts tramite un armadio
svanitore che si trovava dentro al negozio.
Finito di vestirsi, Bella si guardò allo specchio e
tirò un sospiro vedendo il suo volto segnato dal tempo.
Ancora qualche anno e avrebbe compiuto cinquant'anni. Aveva donato al
suo Signore e alla sua causa la sua giovinezza e in cambio non aveva
ricevuto tanto.
Con il tempo aveva compreso che la maternità mancata fosse
il prezzo da pagare per la sua fedeltà e in fondo non le
dispiaceva, sebbene ora che mancava poco al cinquantesimo compleanno
una parte di lei era un po' pentita per aver scelto di non avere un
figlio. Avrebbe potuto donare un fedele sostenitore all'Oscuro Signore
e un erede al marito. Suo cognato non aveva figli, sfortunatamente. Se
per questo non si era mai neppure sposato e il cognome Lestrange
sarebbe morto con loro.
Suo marito non la faceva sentire in colpa per quello che altri
avrebbero potuto definire egoismo. Lei in realtà ci aveva
pure provato a dargli un figlio e in parte si era sentita sollevata
perché non ci riusciva.
In quel momento sentì bussare alla porta e, senza
distogliere lo sguardo dal suo riflesso, parlò.
« Avanti. » la porta si aprì, mostrando
sua sorella Narcissa pallida come un fantasma. Se possibile sembrava
stare male più del solito, ovvero da quando suo figlio aveva
avuto quella missione.
« Bellatrix, è ora. »
annunciò con aria preoccupata. La bruna annuì e
prima di uscire dalla stanza le posò una mano sulla spalla.
« Andrà tutto bene. » il suo tono
appariva incoraggiante, ma in realtà non contava
particolarmente sulla buona riuscita della missione. Temeva che si
sarebbe rivelato un fifone e non avrebbe avuto il coraggio di portare a
compimento la missione fino in fondo, uccidendo l'unico mago di cui
Voldemort sembrava aver paura, sebbene Bella non l'avrebbe mai ammesso
e neanche lui.
Cissy rimase in silenzio e se ne andò senza proferire
parola. Mentre si allontanava lungo il corridoio, la sorella maggiore
notò che si grattava il dorso delle mani con fare nervoso.
Tirò un sospiro e scese le scale fino all'atrio dove
l'aspettavano il resto dei Mangiamorte che sarebbero venuti con lei ad
Hogwarts.
Greyback quella sera pareva più feroce del solito, ma la
cosa non era sorprendente, siccome era un lupo mannaro. La cosa strana
semmai era che quella sera non c'era la luna piena. Teneva i capelli in
disordine e sporchi, i suoi vestiti apparivano malconci. La sua
presenza tra i sostenitori di Voldemort lo rendeva molto utile per
terrorizzare i loro nemici, poiché era esperto di bambini e
bastava minacciare i genitori di morderli quando c'era la luna piena;
eppure, essendo un lupo mannaro, in ogni caso non veniva considerato
degno di portare il Marchio nero. Alla Lestrange non piaceva per nulla
l'idea di dover andare in missione con lui, però non aveva
altra scelta.
Raggiunsero Magie Sinistre in Nocturn Alley senza problemi e nessuno
parve far caso a delle figure nere che camminavano lungo le vie di una
delle zone più oscure e malfamate del mondo magico.
Entrata dentro al negozio, la bruna lanciò un'occhiata al
padrone che sembrava piuttosto nervoso e in ansia, probabilmente
preoccupato per cosa sarebbe successo se il Ministero della Magia
avesse scoperto che li aveva aiutati. Gli lanciò un'occhiata
minacciosa e il mago impallidì ulteriormente. Sorrise
divertita.
Fu la seconda ad entrare dentro all'armadio svanitore e pochi secondi
dopo, quando aprì le ante, si ritrovò dentro alla
Stanza delle Necessità. Attorno a lei c'erano diversi
oggetti sparpagliati dappertutto che dovevano essersi raccolti in quel
posto con il passare degli anni, abbandonati per qualche ragione dai
loro legittimi proprietari.
Suo nipote le si avvicinò, pallido pure lui come un fantasma.
« Per favore, spostati zia. » la strega
ubbidì, in modo da permettere al resto dei suoi compagni di
arrivare, e raggiunse il nipote. Gli afferrò un polso,
stringendoglielo non troppo forte, e avvicinò le labbra al
suo orecchio.
« Non fare stupidaggini Draco. Contiamo tutti su di te, mi
raccomando, non ci deludere. » forse non avrebbe dovuto
parlargli così, mettendogli più ansia del dovuto;
rischiava di spaventarlo ulteriormente, pressandolo come facevano tutti.
« Va bene, zia. » il suo tono non la convinse, ma
non disse altro, preferendo tacere e concentrarsi sulla missione.
Quando tutti furono arrivati si diressero verso la Torre di Astronomia.
Lei e suo nipote furono i primi ad arrivare in cima e trovarono ad
accogliergli un Albus Silente con un'aria serena. Teneva una delle mani
sotto alla veste e li fissava per nulla intimorito. La Mangiamorte
abbassò la bacchetta e lo guardò storto, credendo
che fosse impazzito del tutto. Trattenne una risata di scherno e si
rivolse al nipote, che stava puntando la bacchetta contro il loro
nemico. Draco non sembrava molto determinato e ciò
spaventò sua zia, che cercò di apparire serena
mentre parlava.
« Draco, uccidilo. » intimò e
poggiò di nuovo una mano sulla sua spalla. « Ti
prego. » aggiunse sottovoce, quasi sussurrando, in modo che
Silente non potesse sentirla.
« Draco, sei solo un ragazzo. » avrebbe preferito
che il preside restasse zitto e lo fulminò con lo sguardo,
puntandogli a sua volta contro la bacchetta.
« Ma sono stato scelto! Io tra tutti gli altri! »
strillò con tono esasperato il giovane.
In quel momento arrivò Severus Piton che senza esitare
puntò contro la bacchetta a Silente.
« Ti prego, Severus. » l'altro lo
ignorò, colpendolo a morte. Scocciata per il suo intervento,
la bruna diede una piccola spinta al biondo. Scesero insieme le scale e
si ritrovarono nel pieno di una battaglia insieme ad altri studenti
della scuola.
La strega stava combattendo, quando udì un urlo.
« No! » la voce della nipote la distrasse e vide
Greiback scagliarsi sulla bruna, ai cui piedi si trovava un ragazzo dai
capelli rossi con il volto ferito. Dedusse che si trattasse di uno dei
figli di Molly. La giovane alzò istintivamente le braccia
per coprirsi il volto e Greyback la morsicò con forza al
braccio destro, provocando un altro urlo da parte della diciassettenne.
« Ah! » senza pensare Bellatrix colpì
alla schiena il mostro senza ucciderlo e questo cadde a terra,
crollando sopra alla sua prima vittima. Invece Clarisse svenne. La
Mangiamorte si voltò appena in tempo per schivare un
incantesimo e alla fine riuscì a scappare, insieme al resto
dei maghi oscuri presenti.
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Capitolo 13 *** Aria di nozze prima parte ***
Non era ben chiaro a Bellatrix Lestrange come avesse fatto a scappare e mettersi in salvo. Sapeva solo che prima di rendersene conto si era ritrovata a casa della sorella al sicuro.
Appena la vide entrare in salotto Narcissa le corse incontro preoccupata, ma quando vide il figlio parve tranquillizzarsi e lo abbracciò, stringendolo forte a sé.
« Draco, figlio mio! » disse, accarezzandogli il capo. La sorella rimase in silenzio, stringendo con le mani l’elsa della bacchetta. « Bella, stai bene? » la voce della bionda la riportò alla realtà e solo allora sembrò rendersi conto di dove si trovasse effettivamente. Sbatté le palpebre come se si fosse appena svegliata da un sogno ad occhi aperti e guardò Cissy, che la fissava preoccupata.
« Ho colpito Greyback. » confessò. L'altra la guardò sbalordita e si portò una mano alla bocca. « Penso che adesso sia nelle mani del Ministero della Magia. » la cosa non la preoccupava tanto, siccome tra poco sarebbe stato nelle loro mani e avrebbero potuto liberarlo senza problemi, insieme agli altri Mangiamorte ancora nelle mani del ministero.
« Cosa hai fatto? » esclamò sconvolta la Malfoy. Si sedette su uno dei divani, continuando a guardarla incredula. « Non posso credere che abbia potuto fare una cosa del genere. L'Oscuro Signore non sarà felice di saperlo. » non c'era bisogno che glielo dicesse perché ne era perfettamente al corrente. Si passò una mano tra i capelli senza parlare.
« Ha morso Clarisse e ho perso la testa. » ammise buttandosi sul divano vicino alla sorella, che la fissava come se fosse stata un'estranea e, probabilmente, doveva pensare che avesse perso quel poco di lume della ragione che le era rimasto.
« Ha morso Clarisse e hai perso la testa... » ripeté la bionda. « Penso che questo farà solo arrabbiare ulteriormente l'Oscuro Signore. » aggiunse, mettendosi il viso tra le mani. « Davvero non posso credere che tu abbia potuto commettere una simile imprudenza. » neanche lei se per questo. Suo nipote non proferiva parola e le guardava con un'espressione indecifrabile sul viso, forse ancora scosso per quanto capitato quella sera.
« Mi dispiace, non so cosa mi sia preso! » strillò furiosa con se stessa. Narcissa si voltò verso di lei e le cinse le spalle con un braccio.
« Tutti commentiamo degli errori, tuttavia questo non te lo perdonerà facilmente. » commentò, strofinandole la spalla. Per la prima volta non le dispiaceva ricevere un po' di affetto. « Sei la sua serva più fedele e questo vorrà pur dire qualcosa. » aggiunse con tono rassicurante che non convinse del tutto la Mangiamorte, che rimase in silenzio.
Per sua fortuna Voldemort sapeva solo che qualcuno aveva colpito Greyback alle spalle e pensava che si trattasse di qualcuno dei ragazzi che li avevano attaccati ai piedi della torre.
Draco se la cavò facilmente per la sua mancanza di coraggio grazie al fatto che Piton aveva portato al termine la missione al suo posto. A quanto pareva, Voldemort era talmente felice per la morte di Silente che non fece tanto caso ai dettagli, seppure questo non gli impedì di lodare Severus a dismisura.
Da parte sua Bellatrix ancora non si fidava del mago, nonostante tutto quello che aveva fatto per l'Oscuro Signore, i Mangiamorte e la loro causa. Il fatto che fosse un Mezzosangue di certo non l'aiutava a farselo piacere. Sperava con tutto il cuore che Greyback non avesse idea di chi l'avesse colpito. Del resto come poteva? L'aveva colpito alle spalle alla fine.
Giugno
In seguito venne a sapere che sua nipote e Bill Weasley si erano ripresi entrambi dalle ferite riportante, sebbene sarebbero rimaste delle brutte cicatrici. La strega si domandò se per caso sua nipote fosse a conoscenza del fatto che era stata proprio lei a salvarla e maledisse mentalmente centinaia di volte il lupo mannaro. Possibile che con tutti gli studenti presenti doveva mordere proprio Carisse? I due ragazzi potevano ringraziare la loro buona stella; quella sera non c'era la luna piena, altrimenti Fenrir avrebbe passato loro la licantropia e sarebbero diventati come lui. In realtà sospettava che sarebbero rimasti gli stessi di sempre, o quasi: buoni, gentili, non sarebbero diventati delle bestie senza cuore. Una po' la licantropia li avrebbe in ogni caso contagiati, però niente di particolarmente preoccupante.
Luglio
A metà del mese di luglio la Lestrange venne a sapere da suo nipote che Blaise Zabini aveva avuto una brutta discussione con la madre e che era scappato di casa. Draco sospettava che fosse andato alla ricerca di Clarisse che, secondo le voci, si trovava a Grimmauld Place, di nuovo ospite di Sirius.
Diverse volte la bruna si era domandata quale rapporto legasse quei due, se avessero per caso una relazione e da quanto questa durasse.
La notte precedente al giorno in cui Harry Potter avrebbe compiuto diciassette anni, si recò in missione con gli altri Manigamorte e non la sorprese molto trovare sette Potter che si dirigevano, ciascuno accompagnato da un membro dell'Ordine della Fenice, in un luogo diverso. Inutile dire che la missione fallì e il massimo che riuscirono ad ottenere fu la morte dell'Auror Mallocchio Moody. In seguito si chiese se uno dei sette Potter fosse l'Higtower.
Fece poi un sogno quella notte: Clarisse che urlava disperata e il pianto di un neonato. Si svegliò in un lago di sudore e suo marito nemmeno se ne accorse.
Si alzò dal letto a baldacchino e si diresse verso il tavolino presente nella stanza. Prese la brocca di vetro che si trovava sul tavolo; il manico era decorato da un serpente in argento arrotolato attorno ad esso. Poi rovesciò un po' del liquido trasparente dentro ad un calice, con incisi sopra sempre dei serpenti intrecciati tra loro.
Sua madre le aveva raccontato che la loro bisnonna era stata una veggente, ma riusciva a prevedere il futuro solo quando la notte faceva dei sogni che apparivano molto nitidi e reali. Anche il sogno della bruna era così e non sarebbe stata la prima volta che prevedeva il futuro. Allora si chiese: perché la ragazza urlava e come mai c'era un neonato che piangeva?
Agosto
Con il tempo Clarisse aveva iniziato a fregarsene delle cicatrici sul suo braccio e quindi il giorno del matrimonio di Fleur e Bill aveva indossato un vestito con solo delle spalline argentate, che le facevano da maniche e che lasciavano le braccia interamente scoperte . La cicatrice risultava particolarmente visibile, ma si poteva dire che la sua risultasse guarita meglio di quella di Bill, sebbene di certo non si illudeva che il segno sarebbe scomparso del tutto.
Sentì bussare alla porta e si voltò verso di essa, finendo di sistemare la parte superiore del suo abito.
« Avanti. » esclamò. Sirius entrò dentro alla stanza con indosso uno smocking blu. A giudicare dal suo aspetto doveva aver da poco tagliato la barba e finito di sistemarsi i capelli, che risultavano meno in disordine e più corti. Le si avvicinò e posò le mani sulla sua vita, baciandole il collo. Poi posò il mento sulla sua spalla per osservare il suo riflesso.
« Ti dona il grigio. » commentò, adducendo al vestito color grigio chiaro che indossava. Le arrivava fino alle ginocchia e la gonna risultava stretta attorno alle gambe e alla vita, dove aveva legata una cintura di pelle con una finta pietra blu come decorazione. « Ho avuto un'idea. » lei si voltò e lo fissò curiosa. Le prese le mani e le strinse tra le sue. « Sposiamoci. » propose e la giovane lo guardò sbigottita.
« Come? » chiese perplessa.
« Sposiamoci in segreto, come hanno fatto Remus e Tonk. » loro due erano stati gli unici invitati a quelle nozze celebrate poco tempo prima. Per l'occasione nessuno aveva indossato un abito elegante e non c'era stata una grande festa, tuttavia era stato lo stesso un giorno bellissimo e il grande amore che legava gli sposi era sembrato la cosa più importante in quel momento.
« Siamo in guerra e non penso sia il momento giusto. » rispose sinceramente. « Sposiamoci dopo la guerra, in compagnia di tutti i nostri amici. » aggiunse, sperando che nel frattempo Harry avrebbe iniziato ad accettare l'idea, sebbene difficilmente sarebbe accaduto se avessero continuato a tenere nascosta la relazione a tutti.
« Hai ragione. » disse tristemente. La bruna prese il suo viso tra le mani.
« Dopo la guerra ci sposeremo, te lo prometto. Fino ad allora potremmo far finta di essere già sposati. » propose con tono seducente e un sorriso birichino. Il Grifondoro scoppiò a ridere.
« Non mi tentare serpe, lo sai che non abbiamo tempo. » rispose e anche lei si mise a ridere. Intrecciò le mani dietro al suo collo e sfiorò le sue labbra con le proprie.
« Infatti parlavo di stasera, sei tu quello che pensa male. » scherzò. « Ora è meglio che andiamo alla Tana per il matrimonio. » aggiunse, prendendolo a braccetto.
Arrivati alla Tana si sedettero distanti per non dare nell'occhio. Clarisse pensò che Fleur fosse ancora più bella, se possibile, nel suo abito da sposa e pure Bill non era niente male, nonostante la cicatrice sul viso.
Dopo la cerimonia la Serpeverde si allontanò un attimo dal padiglione allestito per l'occasione in giardino e si diresse in casa, con l'intenzione di andare in bagno. Tuttavia, quando aprì la porta della cucina per entrare, si bloccò udendo la voce della signora Weasley. La intravide attraverso la porta socchiusa con il suo elegante vestito.
« Cara, per me è solo la tua fantasia. » sentì la voce di Arthur, però non riusciva a vederlo.
« Quei due passano tutte le vacanze insieme da tempo ormai e io sono una visionaria. » capì subito che stava parlando di lei e Sirius e rimase immobile.
« Anche se fosse, ormai Clarisse ha diciassette anni e per la comunità magica è maggiorenne. » ribadì tranquillamente il signor Weasley. La strega agitò le braccia con aria esasperata.
« Ti rendi conto della diversità di età? » chiese scandalizzata. La giovane non capiva se fosse infastidita di più per la sua relazione o per il fatto che Arthur la prendesse tanto bene. Vide il mago avvicinarsi alla moglie e prenderla per le spalle, forse con l'intento di calmarla. Molly appoggiò la schiena contro una delle mensole di legno e parve in effetti rilassarsi un po'.
Aprì la porta ed entrambi si voltarono verso di lei, però facendo finta di nulla attraversò la cucina e si recò in bagno.
Si trovava ancora lì quando arrivarono i Mangiamorte e rimase come pietrificata dalla paura quando li vide dalla finestra del bagno. Riuscì a muoversi solo quando la battaglia era finita e corse in giardino, spaventata e preoccupata.
Si precipitò dentro al padiglione e trovò una grande confusione: corpi per terra, gente che andava e veniva. Un vero macello.
Le ci volle un po' per trovare Sirius. Alla fine lo vide seduto su una sedia, con un sacchetto in mano, intento a schiacciarselo su un occhio. Corse verso di lui e quando vide il sangue sulla sua camicia si sentì male.
« Sei ferito? » chiese in ansia.
« No, il sangue non è mio. » rispose e le diede una carenza nel vano tentativo di rasserenarla. Con lo sguardo la Serpeverde cercò i suoi amici. Vide Luna sotto shock che piangeva in un angolo e Ginny che cercava di tranquillizzarla. Tutti i figli dei Weasley stavano bene con suo grande sollievo, però Ron, Hermione e Harry mancavano e si spaventò.
« Dove sono Ron, Hermione e il cugino...? » gli lanciò uno sguardo di intesa nel tentativo di fargli capire che si riferiva alla finta identità assunta da Harry in modo da poter partecipare alle nozze.
« Sono scappati quasi immediatamente. » rispose e lei afferrò il panno e glielo schiacciò sull'occhio. Lo sentì umido e freddo e intuì che doveva nascondere una bistecca di qualche animale, a giudicare dall'odore che emanava. Gli sorrise dolcemente.
« Ho cambiato idea: sposiamoci. » esclamò e il bruno la guardò sorpreso. « Se uno dei due deve morire, voglio almeno che prima fossimo marito e moglie. » aggiunse e un sorriso luminoso apparve sul volto del Grifondoro.
« Va bene... ehm... Chiediamo a Remus e Tonks di farci da testimoni e appena possibile ci sposiamo. » propose, alzandosi in piedi per abbracciarla. « C'è solo un problema: presto inizierai la scuola. » continuò.
« Potremmo celebrare le nozze prima o quando tornerò per le vacanze di Natale. » suppose e il mago annuì visibilmente felice.
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Capitolo 14 *** Aria di nozze seconda parte ***
Il freddo e l'umidità della Scozia, quel sole che brillava
alto nel cielo e quelle nuvole grigie che lo circondavano e
minacciavano di far piovere da un momento all'altro... Insomma, quella
non sembrava la giornata più adatta per celebrare un
matrimonio, ma alla coppia felice non sembrava importare.
La piccola chiesetta nel paese scozzese era alquanto spartana e non
c'erano oggetti o dipinti preziosi ad adornarla, però
appariva molto graziosa lo stesso.
Gli unici due invitati, ovvero Tonks e Remus, si trovavano seduti su
una panca di legno in prima fila e osservavano il silenzio la
cerimonia. La giovane aveva un sorriso solare, mentre suo marito
sembrava triste come al solito. Il vestito della sposa in origine era
un semplice vestitino estivo, ma le due streghe lo avevano modificato
in modo che sembrasse un bell'abito da sposa, sebbene molto semplice e
dalle lunghe maniche bianche. Avevano fatto la stessa cosa per lo
sposo, che invece indossava uno smocking nero con un delizioso
farfallino di colore rosso.
La cerimonia venne celebrata da un sacerdote mago che aveva accettato
senza tante storie di officiare il matrimonio.
Uscirono poi fuori dalla chiesa e raggiunsero il villaggio
lì vicino. C'era una locanda frequentata per lo
più da babbani e da pochissimi maghi e streghe.
Festeggiarono lì le nozze, sebbene non potessero fare
chissà cosa. Ballarono, si divertirono cercando di non
pensare a Voldemort e ai suoi scagnozzi. Solo verso mezzanotte se ne
andarono dal locale e la coppia di sposi tornò a Grimmauld
Place.
Appena entrati nell'atrio della casa, la bruna si voltò
verso il marito, gli avvolse le braccia attorno al collo e lo
baciò con passione.
« Signor Black. » disse con tono scherzoso. Felpato
le strinse la vita con le mani.
« Signora Black. » rispose, anche lui decisamente
divertito. « Adesso che ci siamo sposati non ti libererai di
me facilmente. » aggiunse. La bruna lo lasciò
andare, ma non si allontanò da Sirius.
« Magari sei tu quello che vorrà sbarazzarsi di me
e non ci riuscirà tanto facilmente. »
osservò. « Abbiamo circa due settimane per stare
ancora insieme. » aggiunse, dandogli un altro bacio.
« Penso sia meglio andare a dormire ora. » salirono
le scale fino alla camera che da tempo dividevano insieme. Arrivati
dinanzi alla soglia della porta, la prese in braccio e lei
scoppiò a ridere divertita mentre la portava dentro alla
stanza.
Quando furono dentro la mise giù e l'aiutò a
liberarsi del vestito. Lei fece lo stesso con lui e il suo smocking.
Passarono il resto delle vacanze insieme, cercando di godersi quella
specie di luna di miele. Ogni tanto andavano a fare delle passeggiate
nei dintorni e a fare shopping, per lo più nei negozi
babbani, siccome buona parte di quelli magici erano stati chiusi per
via della Seconda guerra magica.
Un giorno decisero di andare a fare un salto ai Tiri Vispi Weasley. Il
negozio di scherzi dei gemelli sembrava essere uno dei pochi ancora
aperti a Diagon Alley e con le sue vetrine colorate e tutto il resto
portava una ventata di colori e allegria nelle cupe e scure vie della
città.
Arrivati dinanzi alla porta a vetri entrarono nel negozio, ritrovandosi
circondati da persone e vari oggetti magici e colorati. Vennero
immediatamente raggiunti dai gemelli, come sempre vestiti eleganti e
sorridenti. Sprigionavano felicità da tutti i pori.
« Eccovi qua! È da un po' che non ci vediamo.
» disse Fred. Adesso che George aveva perso l'orecchio si
riusciva a distinguerli senza problemi, o quasi.
« Mamma è furiosa con voi due per esservi sposati
in segreto e ci vorrà del tempo prima che vi perdoni.
» affermò il suo gemello.
« Ti pareva. » commentò sorridendo la
bruna. Sapevano bene entrambi che non sarebbe stato facile, soprattutto
in quanto Molly trovava che Sirius fosse troppo grande per lei e non
aveva mai appoggiato la loro relazione, neanche prima di avere la
conferma che stavano insieme.
« Le passerà presto, vedrai. Potreste venire alla
Tana per le vacanze di Natale. » propose George.
« Non dovrebbe invitarci tua madre? »
commentò Sirius, perplesso dal fatto che fosse il rosso a
proporlo e non la madre del giovane.
« Vorrebbe farlo, o almeno ci ha detto che ne aveva
l'intenzione, però penso che non osi chiedervelo.
» aveva per caso paura di dare loro l'impressione di
approvare le loro nozze?
« Dille di farsi viva. » disse Clarisse,
allontanandosi per vedere i prodotti esposti.
Scelse di prendere qualcosa per fare i dispetti ai suoi compagni di
casata appena sarebbe tornata a Hogwarts. Non mancava più
molto, solo qualche giorno e sarebbe tornata a scuola. Quello era il
suo ultimo anno e pure l'unico in cui non era contenta di andarci,
siccome sospettava che sarebbe stato un anno non proprio dei migliori.
Dopo aver pagato i loro acquisti, tornarono a casa e bevvero del
tè in salotto. Nessuno dei due si accorse di Kreacher che li
spiava da dietro la porta che portava all'atrio della casa. Parlarono
come se nulla fosse, scherzando, e a volte si scambiarono anche qualche
bacio.
Andavano sempre a dormire piuttosto presto alla sera, sebbene non si
addormentassero subito.
Si stavano godendo quei giorni prima del suo ritorno a scuola. L'amore
tra loro era tanto forte e sembrava infinito. Sognavano di restare
insieme per tutta la vita. Appena la guerra sarebbe finita intendevano
fare un'altra cerimonia, stavolta con tutti i loro amici, e una grande
festa.
In seguito la giovane lesse sulla Gazzetta del Profeta la morte del
padre. Era stato ucciso da dei Manigamorte e tra loro spuntava anche il
nome di Bellatrix Lestrange. Soffrì molto per la notizia e
suo marito fece del suo meglio per consolarla e farle pensare ad altro,
in modo che soffrisse di meno. Da tempo lei e suo padre, dalla morte di
suo fratello e sua madre, si erano persi di vista, tuttavia gli voleva
ancora un bene immenso.
Organizzarono i funerali e sistemarono sulla tomba, poi una bellissima
ghirlanda di rose nere. Lo seppellirono accanto alla moglie e al figlio
minore.
Qualche giorno dopo
Le riunioni dei Mangiamorte non erano mai una cosa gioiosa e da quando
i Malfoy avevano iniziato a cadere in disgrazia davanti agli occhi di
Voldemort ancora meno, almeno per loro. Le cose andavano via via
peggiorando per la loro intera famiglia: Ninfadora aveva sposato Remus,
cioè un lupo mannaro, la bacchetta di Lucius si era
dimostrata inutile nelle mani di Voldemort che sperava con essa di
sconfiggere Harry, e infine Clarisse aveva sposato Sirius Black.
Quelle brutte notizie una dopo l'altra non avevano fatto altro che
screditare sempre di più i Malfoy, Bellatrix Lestrange e suo
marito agli occhi del loro padrone.
Alla fine furiosa la Mangiamorte si era presentata a casa del padre di
Clarisse e l'aveva ucciso, fregandosene altamente che fosse suo
fratello. Prima l'aveva torturato per parecchie ore con la maledizione
Cruciatus e poi l'aveva ammazzato. L'uomo non sapeva dove fosse sua
figlia, tuttavia la strega sospettava che si trovasse a Grimmauld
Place. La cosa che più l'aveva sorpresa era che il mago non
fosse al corrente del matrimonio della figlia, né della sua
relazione con il Malandrino. Immaginò che la ragazza temesse
la reazione del padre se glielo avrebbe rivelato. La morte non rimase a
lungo celata e ben presto venne scoperta.
Se pensava che sarebbe cambiato qualcosa si sbagliava e di grosso,
siccome all'Oscuro Signore non importava se avesse ucciso addirittura
suo fratello pur di fare pulizia ed eliminare tutti i Mezzosangue che
vivevano nel mondo magico. Le aveva detto semplicemente che aveva fatto
il suo dovere. L'aveva presa male e le ci era voluto un po' per
riprendersi da quella delusione. Si era illusa che l'avrebbe lodata per
aver sacrificato suo fratello per il bene dei Purosangue, che erano gli
unici veramente degni di possedere e usare la magia ai loro occhi.
Aveva mandato giù quel boccone amaro e aveva ripreso a
comportarsi come se nulla fosse.
Sua sorella da parte sua sembrava abbastanza serena, sebbene temesse
ancora molto per la vita di suo figlio e non poteva darle tutti i torti
con la guerra magica in corso. In teoria a scuola avrebbe dovuto essere
più al sicuro, tuttavia Narcissa non ne era tanto sicura ora
che ci avrebbero insegnato dei Mangiamorte e che Silente non era
più il preside. La sua unica consolazione era che i
Nati-babbani non potevano più frequentare Hogwarts.
Suo cognato sembrava un fantasma: pallido come un lenzuolo e con
un'espressione come di sconfitta e rassegnazione perennemente sul volto.
Rodolphus si comportava come sempre e non appariva turbato dalla
condizione della loro famiglia e dalle minacce che, forse, incombevano
su di loro. La ignorava comportandosi come se non esistesse e pensava
solo a se stesso, tuttavia quella non era una novità,
siccome si era sempre comportato in quel modo e non le aveva mai dato
particolare considerazione.
Stessa cosa valeva per suo cognato che non l'aveva mai sopportata e tra
loro c'era sempre stato un grande astio. Anche a lei non era mai
piaciuto a dir la verità e quindi condividevano un odio
reciproco.
Suo nipote non appariva per nulla contento di ricominciare la scuola e
pure lui era sempre pallido come il padre. Non era per nulla felice del
fatto - insieme ai genitori - che Voldemort usasse Malfoy manor come
quartiere generale e del viavai di Mangiamorte. Alcuni vivevano persino
lì. L'Oscuro Signore si era stabilito in quell'edifico e si
comportava come se fosse casa sua e ciò non faceva altro che
peggiorare lo stato umorale dei veri padroni della dimora.
Quella mattina
La bruna si svegliò presto quella mattina e uscì
di casa alle sette con l'intento di andare a fare una passeggiata. Le
piaceva farlo al mattino presto, soprattutto perché non
c'era tanta gente in giro e difficilmente avrebbe trovato qualcuno in
giro a quell'ora.
Stava passeggiando sul marciapiede davanti a Malfoy manor quando
sentì una voce chiamarla.
« Bellatrix. » si voltò e vide Clarisse.
I suoi occhi si spalancarono e la guardò sorpresa. Invece la
ragazza infilò le mani in tasca e sul suo viso apparve un
debole sorriso.
« Cosa ci fai tu qui? » aveva per caso scoperto che
era stata lei ad uccidere suo padre? No, in quel caso le avrebbe
già puntando contro una bacchetta con aria minacciosa,
invece di sembrare così tranquilla. La giovane si
sistemò una ciocca dietro all'orecchio sinistro.
« Volevo solo ringraziarti. Ho visto che sei stata tu a
colpirlo alle spalle. » capì subito che si
riferiva a Creiback.
« Si è trattato di un incidente. Non dovresti
stare qui ragazzina. » non la insultò e nessuna
delle due estrasse la bacchetta. La bruna alzò e
abbassò le spalle come se nulla fosse e si voltò
verso la villa.
« Non mi manca quel posto e poi non mi sembri minacciosa.
» la fulminò con lo sguardo.
« Non devi sottovalutare il tuo nemico. »
esclamò offesa. L'altra scoppiò a ridere e
incrociò le braccia ad altezza del petto.
« Tu non mi fai paura. » detto questo estrasse la
bacchetta prima che potesse accorgersene. « Avada kedavra.
» urlò. Prima che la Mangiamorte se ne rendesse
conto, il lampo sprigionato dalla punta della bacchetta la
colpì in pieno petto, facendola cadere a terra. Si
avvicinò al suo corpo senza vita e le si
inginocchiò accanto, spostandole un ricciolo che le era
scivolato davanti al viso. « Sai zia, i Serpeverde non amano
le regole e chissà se invece ci piace fare giustizia.
» osservò, sollevandosi con un sorriso divertito
sul volto.
Se ne tornò a casa domandandosi quanto tempo ci sarebbe
voluto prima che avessero scoperto la sua morte. La risposta giunse la
mattina seguente: il giornale riportava la morte di Bellatrix
Lestrange. Secondo la Gazzetta del Profeta non aveva neanche cercato di
difendersi, segno che doveva conoscere il suo assalitore. Suo marito
non le chiese nulla, ma la bruna era sicura che sospettasse di lei e
che avesse capito che era stata lei ad ucciderla, e non se ne pentiva
per nulla.
Si recò in cimitero alle tombe dei genitori e del fratello e
dopo essersi inginocchiata davanti alle loro lapidi parlò.
« Giustizia è fatta. »
esclamò indifferente.
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Capitolo 15 *** Ritorno a scuola ***
I neo-sposi avrebbero preferito che Clarisse potesse restare a casa e
non andare a Hogwarts, tuttavia sapevano bene l'importanza di finire la
scuola. Un tempo le famiglie potevano decidere di far studiare a casa i
figli e istruirli loro, ma da quando Voldemort aveva preso il possesso
del Ministero della Magia e, da quel che sembrava, Severus Piton era
diventato il preside della scuola, era diventato obbligatorio
frequentare l'istituto di magia e stregoneria.
La mattina della partenza la coppia stava facendo colazione insieme e
l’uomo appariva particolarmente di cattivo umore mentre
leggeva la Gazzetta del Profeta. La giovane tirò un sospiro,
bevette un sorso di tè dalla sua tazza e la posò
sul tavolo.
« Amore, ti prego, non fare quella faccia, ne abbiamo
già parlato. » disse, prendendogli la mano che
teneva poggiata sul tavolo. Il bruno chiuse il giornale e lo
posò accanto al suo piatto, dove c’era ancora
qualche pezzo di pancetta.
« Non capisco perché non posso nemmeno
accompagnarti. » a quelle parole la bruna alzò gli
occhi al cielo.
« Ne abbiamo già parlato: potrebbe essere
pericoloso. Sei il padrino di Harry Potter e potrebbero decidere di
catturarti per attirare Harry in una trappola. » rispose.
« Perciò è meglio che tu resti qui a
casa al sicuro. » aggiunse con un tono che non ammetteva
repliche.
« Almeno lascia che venga con le sembianze di Felpato.
» aveva un tono supplichevole, ma la bruna sembrava proprio
determinata a non arrendersi.
« No, mi dispiace, probabilmente sanno che aspetto hai.
» ribadì con decisione, bevendo un altro sorso di
tè.
« Va bene, mi arrendo, però non è che
ti metterai a spargere bacetti in giro e scambierai qualche effusione
eccessiva con qualche tuo amico della scuola? » rispose. La
bruna sorrise con aria divertita.
« Tranquillo, sono una moglie fedele. Piuttosto non sarai tu
quello che, approfittando della mia assenza, si darà a
qualche effusione eccessiva con qualcuna? » chiese
sospettosa. Il bruno scosse la testa e alzò le mani in aria
con un’espressione innocente sul viso.
« Giuro che mi comporterà benissimo,
sarò un angioletto caduto dal cielo e il marito
più fedele del mondo. » affermò.
« Poi, anche volendo, se per la mia sicurezza devo stare
segregato in casa tutto il tempo non potrei nemmeno andare a cercare
un’altra. » osservò, beccandosi
un'occhiataccia da parte della consorte.
« Quindi se potessi lo faresti? » chiese,
afferrando il coltello accanto al suo piatto e puntandoglielo contro.
« Certo che no. Hai frainteso le mie intenzioni. »
rispose scuotendo la testa, stavolta con aria seriamente ferita.
« Sai, queste tue insinuazioni mi feriscono profondamente.
» esclamò. La giovane si alzò in piedi,
gli prese una mano stringendogliela piano e lo costrinse a fare lo
stesso.
« Dai, seguimi. » lo invitò, trascinando
un perplesso Sirius su per le scale.
« Dove mi stai portando? » domandò
infatti.
« Ho intenzione di farmi perdonare per tutto. »
rispose, raggiungendo insieme a lui la loro camera da letto.
Quando furono dinanzi ad essa gli avvolse le braccia attorno al collo e
il bruno le strinse la vita con le mani.
« Alle undici hai il treno. » notò.
« Sono le nove e abbiamo circa un’ora di tempo. Poi
tanto, mal che vada, posso sempre materializzarmi. » rispose.
Aveva superato l’esame di smaterializzazione e adesso poteva
materializzarsi dove voleva, o quasi, poiché
c’erano dei luoghi, come all'interno del parco di Hogwarts,
dove non era consentito. Lo baciò teneramente sulle labbra.
« Va bene. » cedette ed entrarono in camera per
darsi alla pazza gioia.
Un’ora dopo
Le dispiaceva molto dover andare via, tuttavia non aveva altra scelta
se non voleva perdere l’Espresso per Hogwarts. Quindi, circa
un’ora dopo, scese dal letto e si vestì indossando
già la divisa della scuola. Sirius le lanciò uno
sguardo di disappunto, alzandosi pure lui dal letto e iniziando a
prepararsi.
« Mi tocca proprio stare a casa allora. »
commentò, perfettamente consapevole che la faccia da
cucciolo bastonato e gli occhioni supplichevoli non avrebbero
funzionato.
« Mi dispiace, però è meglio
così. » rispose la ragazza, finendo di
abbottonarsi la camicetta bianca e si apprestò a legarsi al
collo la cravatta.
« Va bene, mi arrendo, però ti avverto che per
Natale potresti ricevere un brutto regalo, tipo… »
rimase un attimo in silenzio riflettendo. L’altra lo
ignorò, per nulla intimorita apparentemente da quella
minaccia. « Un nido di insetti. » disse alla fine.
La bruna si voltò e tirò un sospiro,
raggiungendolo e prendendogli il viso tra le mani.
« Mi mancherai tanto. » affermò,
sfiorandogli le labbra con le proprie e finendo di sistemarsi la
cravatta. Il mago prese in mano la parte finale del pezzo di stoffa e
tirò un sospiro.
« Ancora mi devo abituare all'idea di aver sposato una
Serpeverde. » rivelò e la giovane
scoppiò a ridere.
« Cos'è una casa? Nulla alla fine. Non ha senso
tutta questa rivalità. » disse uscendo fuori dalla
stanza. Raggiunse l’atrio e il Grifondoro arrivò
subito dopo.
« Hai ragione, ma è anche vero che solitamente i
Serpeverde sono sempre stati i più cattivelli. »
osservò. Non aveva tutti i torti e la bruna non
ribadì. Si scambiarono un bacio di saluto e poi la bruna
uscì, dopo aver rimpicciolito con un incantesimo il suo
baule di scuola.
Il viaggio in treno si rivelò tranquillo e la ragazza
cercò accuratamente di evitare i Serpeverde. Temeva, data la
salita al potere di Voldemort, che quell'anno sarebbero stati
particolarmente cattivi e insopportabili, di conseguenza meno li vedeva
e meglio era.
Preferì quindi di gran lunga passare il viaggio nello
scompartimento di qualche Tassorosso, Grifondoro e Corvonero. Lei era
una delle poche serpi che andavano d’accordo con i leoni.
Arrivata a metà treno vide in uno scompartimento Neville,
Ginny e Luna, così bussò.
« Avanti. » aprì la porta e sorrise ai
tre ragazzi.
« Ciao, posso sedermi qua? » chiese gentilmente
sorridendo.
« Certo, prego accomodati. » la invitò
Neville, indicando il posto libero davanti al suo. Ginny e Luna la
salutarono. Sistemò il baule sopra al sedile e si sedette.
« Mi dispiace per tuo padre, ho saputo delle notizia.
» affermò tristemente Ginny. La bruna
chinò il capo, fissando le mani che teneva sulle gambe, e
poi alzò lo sguardo fissando la rossa. Anche gli altri due
la guardavano dispiaciuti.
Quando entrarono nella sala grande non trovarono la gioia che la
caratterizzava, anzi c'era un'aria cupa che aleggiava in giro. I
ragazzi non sembravano felici come sempre di assistere allo Smistamento.
Al tavolo di Serpeverde c'erano già seduti diversi studenti
e, dopo aver salutato i suoi amici, Clarisse si diresse verso il lungo
tavolo con passo incerto. Mentre si sedeva lentamente sulla panca,
lanciò un'occhiata al tavolo dei professori e con suo grande
disappunto vide Piton seduto al posto di Silente. Provò una
grande voglia di vomitare.
I nuovi studenti erano meno del solito e solo in quel momento la
giovane intuì quanto veramente l'ammissione dei Nati-babbani
influiva veramente sulle iscrizioni. I ragazzini avanzavano con passo
incerto capitanati dalla McGranitt. Tutti loro, compresa la
professoressa, avevano un'espressione cupa sul viso. Come al solito le
quattro casate ebbero i loro nuovi arrivi, quasi in egual numero.
Il nuovo preside diede loro il benvenuto e solo allora alzando gli
occhi Clarisse notò che il soffitto sulle loro teste era
ricoperto da densi nuvoloni di colore grigio scuro che minacciavano di
far piovere da un momento all'altro. Per la prima volta da quando
frequentava Hogwarts c'era un enorme silenzio mentre il preside parlava
e tutti gli studenti lo fissavano seri.
« Vorrei presentarvi il vostro nuovo professore di Arti
Oscure: Amycus Carrow. » subito credette di aver capito male,
ma quando vide alzarsi un membro dei Mangiamorte dal tavolo
capì che non era così e sentì una
forte morsa allo stomaco. L'uomo si sedette e Piton
proseguì. « Infine vi presento la vostra nuova
professoressa di Babanologia che, come saprete, da quest'anno
è diventata una materia obbligatoria: Alecto Carrow.
» comprese subito che quell'anno Babanologia sarebbe stata
molto diversa dal solito. Aveva come un terribile presentimento ed era
curiosa di vedere cosa si sarebbero inventati per la prima lezione
tutti e due i fratelli.
La cena trascorse in assoluto silenzio e credeva di non aver mai
partecipato ad un pranzo, cena o colazione tanto tranquillo. Nessuno
parlava o osava farlo, sebbene leggesse qualcosa simile a strafottenza
negli occhi e nelle facce dei suoi compagni di casa.
Tre giorni dopo
La prima lezione di Babanologia arrivò tre giorni dopo e
come previsto da Clarisse non fu come al solito. La professoressa
tentava di insidiare l'odio per i Babbani nelle mente e negli animi
degli studenti e aveva visto diverse facce perplesse.
Verso la fine della lezione Neville Paciock si alzò in piedi
e ritirò la sua roba, annunciando che non avrebbe
più assistito a quelle lezioni.
« Signor Paciock, si sieda immediatamente e
dimenticherò quanto appena accaduto. »
esclamò Alecto, alzandosi in piedi. Neville la
ignorò e altri studenti di Grifondoro iniziarono ad alzarsi
e sistemare la roba nelle rispettive borse. L'Higtower fu l'unica degli
studenti di Serpeverde a fare lo stesso. Gli unici che rimasero seduti
fu il restante delle serpi. Senza dire una parola Paciock
uscì dall'aula seguito dai suoi compagni e Alecto si sedette
allibita.
Non si illudevano certo di passarla liscia, ma erano contenti di averle
dato una bella lezione. La loro punizione non tardò ad
arrivare: Neville subì la maledizione Cruciatus durante una
lezione di Arti Oscure e al restante degli studenti ribelli vennero
affidati vari compiti orribili. Per quanto riguarda Clarisse, venne
convocata una sera nell'ufficio del preside e si recò sul
posto convinta che l'avrebbe punita.
L'aveva fatta chiamare dopo le lezioni chiedendole di raggiungerla
immediatamente nel suo ufficio. Giunta davanti alla statua che
proteggeva la scala per accedere all'ufficio, tirò un
sospiro e attese che la McGranitt, che l'aveva prelevata e scortata
fino a lì, pronunciasse la parola d'ordine. La statua si
mosse mostrando la scala e la bruna fece per salire, ma Minerva
l'afferrò per un braccio costringendola a voltarsi.
« Andrà bene. » le disse e la bruna
tirò un sospiro, augurandosi che avesse ragione. Senza dire
una parola salì le scale e raggiunse la porta
dell’ufficio. Una volta arrivata bussò.
« Avanti. » sentì la voce di Severus da
dentro all'ufficio e aprì la porta. Tutte le cose strane con
cui Silente aveva riempito la stanza nel corso degli anni sembravano
essere misteriosamente sparite e si chiese che fine avessero mai fatto.
Avanzò con passo deciso verso la cattedra. Il suo ex
professore di Pozioni era seduto dietro di essa, teneva i gomiti
poggiati sul tavolo, le dita incrociate tra di loro, e le
indicò con un gesto della mano una sedia che si trovava
davanti a lui.
« Vuole sedersi signorina Hightower? O meglio, mi scusi,
signora Black. » lo guardò sorpresa, siccome a
scuola nessuno era al correte del suo matrimonio. « So delle
sue recenti nozze e non ho alcuna intenzione di farle gli auguri.
» aggiunse con tono sincero.
« Preferisco stare in piedi. » ignorò il
commento e strinse con una mano la bretella della sua borsa. Lo
fissò cercando di nascondere il suo disgusto, sebbene la
cosa non le riuscisse particolarmente bene.
« Come preferisce, è una sua scelta. »
rispose. « Allora signorina… ehm…
signora Black, sarebbe meglio che d'ora in avanti lei evitasse di
schierarsi dalla parte dei Grifondoro e commettere altre bravate come
questa. » continuò. Clarisse rimase qualche
secondo in silenzio prima di rispondere.
« Io farò quello che ritengo più
opportuno e giusto fare, preside. Se riterrò che aiutare o
seguire Neville Paciock e gli altri Grifondoro e studenti sia la cosa
giusta da fare, lo farò. » esclamò con
decisione. Solo in quel momento si accorse del ritratto di Silente
sulla parete in mezzo alle altre. Il mago le sorrideva dolcemente e le
pareva di leggere fierezza nei suoi occhi azzurri.
« Come desidera, però l’avverto, per
questa volta la passerà liscia, ma la prossima che combina
finirà in castigo esattamente come il resto dei suoi
compari. » l’avvertì. « Ora
può andare. » la congedò.
« Va bene, me ne ricorderò. Buonasera. »
augurò. Uscì fuori dall'ufficio per tornare al
suo dormitorio e andare a dormire.
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Capitolo 16 *** Piccoli guai ***
Il primo mese di scuola passò tranquillamente per Clarisse,
ma la bruna si rese conto subito della cattiva influenza che Voldemort
aveva sull'istituto e dello sforzo che stava facendo per convincere gli
studenti che odiare i Babbani fosse la cosa giusta. Lei e Neville
cercavano di portare più allievi possibili dalla loro parte.
Il loro desiderio era sconfiggere Severus e cacciarlo dalla scuola,
insieme ai suoi amici e Mangiamorte. Volevano che le cose tornassero
alla normalità e che non aleggiasse più quel
clima di terrore ad Hogwarts, che la caratterizzava da quando c'era il
nuovo preside.
Quella notte, alle due del mattino, Neville e Clarisse avevano
appuntamento nella classe di Arti Oscure per combinare un piccolo
dispetto al loro nuovo professore.
Si incontrarono dinanzi alla prota chiusa dell'aula e senza proferire
una parola entrarono. Rovesciarono sul pavimento il contenuto di alcune
scatole che avevano portato con sé, cioè delle
caccabombe. La puzza era enorme e insopportabile, però
valeva la pena di soffrire un po' per fare uno scherzo al loro "amato"
professore.
Neville l'accompagnò fino all'ingresso dei sotteranei. Non
avevano fatto altro che ridere per tutto il tragitto.
« Oddio, peccato che non potremo goderci la sua faccia domani
quando scoprirà cosa gli abbiamo combinato. »
affermò divertita.
« Hai ragione, è un peccato. »
confermò il Grifondoro. « Grazie dell'aiuto
Hightower, anzi Black. » affermò, diventando
improvvisamente serio. « Ancora mi devo abituare al fatto che
ti sia sposata. » aggiunse, chinando il capo e scuotendo
piano la testa.
« Posso farti una domanda sui tuoi genitori? »
sapeva che era un argomento delicato e perciò voleva
procedere con i guanti.
« Prego. » disse alzando lo sguardo.
« Anche loro si sono sposati giovani? » chiese
curiosa. Tacque qualche secondo prima di rispondere.
« Sì, erano giovani quando si sono sposati.
Avevano finito la scuola da poco, ma non saprei dirti se si fossero
innamorati ad Hogwarts. » raccontò. «
Mia nonna dice sempre che erano due maghi straordinari e coraggiosi.
Non mi sono mai sentito degno di loro. » confessò.
Clarisse gli strinse leggermente una spalla e sul suo volto apparve un
debole sorriso.
« Tu sei forte e coraggioso, magari non uno dei Grifondoro
più coraggiosi del mondo... » osservò.
« Sei degno di loro, forse non sei forte e coraggioso quanto
loro, però di sicuro possono andare fieri di te. »
parlava con tutta franchezza.
« Grazie. » rispose. Non si aspettava l'abbraccio
che le diede. Da subito venne colta impreparata e non rispose a quel
gesto di affetto, tuttavia poi lo abbracciò di rimando e lo
strinse forte a sé. « Quando finirà
questa guerra? » chiese preoccupato, lasciandola andare.
« Non lo so, ma spero presto. » rispose incerta.
Non vedeva l'ora che la guerra finisse, così che potesse
tornare la serenità nel mondo magico.
« Me lo auguro anch'io. Ora sarà meglio tornare a
dormire. » suggerì e la giovane annuì.
Se li avessero beccati svegli a quell'ora sarebbe stata dura da
spiegare. Al contrario di Neville, per lei rientrare poteva essere
ancora più complicato e aveva delle serpi in seno che
dormivano insieme.
« A domani. » lo salutò agitando
leggermente la mano e scese nei sotterranei, diretta alla sua sala
comune. Stava correndo e non si accorse del Barone Sanguinario. Per
poco non gli finì addosso, rischiando di beccarsi una doccia
di acqua gelata. Il fantasma della casa di Serpeverde la
fulminò con lo sguardo e incrociò le braccia ad
altezza del petto con un'espressione seria dipinta sul viso.
« Dovrebbe essere a dormire a quest'ora, signora Black.
» era il primo che non si correggeva e si ricordava di
conseguenza che si era sposata.
« Mi perdoni, Barone Sanguinario. » si
scusò sinceramente dispiaciuta. Il fantasma le
lanciò un'occhiata di sott'occhio e poi si fece di lato, in
modo che potesse passare. « Grazie. »
continuò la sua corsa diretta alla sala comune, lasciandosi
alle spalle il barone.
Entrata nella sala comune si diresse verso la scala che portava al
dormitorio femminile e la salì, per poi aprire con cautela
la porta che conduceva alle stanze delle ragazze. Camminò in
punta di piedi lungo il corridoio e raggiunse la porta della camera che
divideva con altre tre compagne di casa. L'aprì di nuovo
piano ed entrò, avvicinandosi al suo letto a baldacchino,
cercando di non fare rumore e non svegliare le altre ragazze. Si tolse
il mantello che aveva indossato per coprirsi, lo rimise nel proprio
baule e si coricò. Pochi minuti dopo aver posato la testa
sul cuscino si addormentò.
La mattina dopo
Il giorno dopo, come se nulla fosse, la giovane scese a fare colazione.
Si sedette in fondo al tavolo dove normalmente non si accomodava
nessuno, contando sul fatto che nessuno degli altri Serpeverde
l'avrebbe disturbata. In effetti fu così, o per lo meno fino
a dopo la consegna della posta, quando qualcuno si sedette vicino a
lei. Si voltò e con suo profondo disappunto vide che si
trattava di Blaise Zabini. Tirò un sospiro. Se c'era un
Serpeverde di cui proprio non tollerava la presenza era lui ed era
proprio l'ultimo con cui desiderava parlare.
« Non voglio parlare con te. » disse freddamente,
voltandosi verso la sua colazione.
« Non è possibile che mi odi così tanto
da non sopportare la mia presenza. » notò
sorpreso. La bruna tirò un sospiro e lo fulminò
con lo sguardo.
« Tu mi hai ferita. » gli ricordò.
« Se le cose fossero andate diversamente e ti fossi
comportato in modo diverso, forse tra qualche anno mi sarei chiamata
Zabini e non Black. » osservò, sebbene non ne
fosse tanto sicura, siccome sospettava che in ogni caso avrebbe sposato
Sirius.
« Oddio Clarisse, ti prego, non essere così
melodrammatica. » esclamò, portandosi alle labbra
un pezzo di ciambella ricoperta da una glassa rosa, forse alla fragola.
« Può darsi che un giorno ti perdonerò,
o per lo meno tollererò la tua presenza, ma quel giorno
è ancora lontano. » rispose e si alzò
in piedi. « Mi è passata la fame. »
commentò. Con passo deciso attraversò la Sala
Grande e uscì fuori.
Il professore di Arti Oscure non gradì particolarmente lo
scherzo e con grande gioia di Paciock e dell’Higtower
impiegò un bel po’ a sistemare l’aula in
modo da poter riprendere le lezioni.
Nei mesi che seguirono buona parte degli studenti incominciarono a
ribellarsi al nuovo preside e ai fratelli Mangiamorte:
c’erano sempre cinque ragazzi in media in punizione e questi
poveretti dovevano subire la maledizione Cruciatus, siccome il docente
di Arti Oscure costringeva i suoi allievi ad esercitarsi su di loro.
Sembrava proprio che a scuola si stessero preparando dei futuri
Mangiamorte e i Serpeverde, tranne qualche rara eccezione, apparivano
esilarati all’idea di unirsi alle cerchie di Voldemort un
giorno.
Quando Clarisse combinava qualcosa i provvedimenti presi erano
più leggeri, probabilmente per ordine del preside, e veniva
trattata con i guanti. In tre mesi di guai ancora non aveva subito la
maledizione della tortura e al massimo si erano limitati a tirarle
qualche schiaffo, tuttavia senza farle troppo male.
Avevano riservato probabilmente lo stesso trattamento a Zabini che, pur
di farsi bello agli occhi della sua ex-fidanzata, cercava di sostenere
in ogni modo gli studenti ribelli, sebbene tentasse di non esporsi
troppo e di conseguenza non era ancora stato beccato e punito dagli
insegnanti. I suoi sforzi non servivano a molto e Clarisse non sembrava
aver cambiato idea sul suo conto. Continuava a tenerlo a distanza e a
rifiutarsi di rivolgerli la parola, a meno che non potesse proprio
evitarlo.
L’Esercito di Silente, che era stato reso di nuovo attivo,
aveva la sua base nella Stanza delle Necessità e una volta
alla settimana il gruppo cercava di radunarsi nella stanza per fare il
punto della situazione. Più che altro parlavano dei
successivi piani d’azione.
Quella sera i componenti dell’esercito si erano dati
appuntamento nella stanza, però la maggior parte di loro non
era potuta venire e c’era solo una decina dei loro membri.
Avevano sistemato le sedie in mezzo alla sala in modo da formare un
cerchio.
« Presto inizieranno le vacanze di Natale. La cosa migliore
per tutti penso sia tornare a casa. » affermò
Paciock, con le mani intrecciate sul ventre. Aveva un brutto livido
violaceo sull'occhio destro e alcune cicatrici sul resto del corpo.
« Lasciamo quindi gli studenti rimasti alle grinfie di quei
maledetti? » chiese contrariata Ginny Weasley.
« La maggior parte di quelli che resteranno sono di
Serpeverde e perciò la situazione dovrebbe essere abbastanza
tranquilla; senza contare che le lezioni saranno interrotte e quindi
non dovrebbero nemmeno esserci lezioni dove ci costringono ad
esercitarci sugli studenti in punizione. » affermò
Clarisse in difesa di Neville. Teneva le gambe accavallate ed era
l’unica dei presenti che non fosse ferita. Sul suo volto
c’era un’espressione seria. Le sue ferite erano
interiori e non esteriori come il resto dei presenti.
« Anche questo è vero. »
confermò Cho. La studentessa di Corvonero aveva un taglio
sulla guancia destra, non particolarmente grave, che in pochi giorni
sarebbe dovuto guarire perfettamente. Come Clarisse, pure lei sarebbe
tornata a casa per le vacanze di Natale. Magari pure per questo
difendevano il Grifondoro, siccome avevano la “coscienza
sporca” e avrebbero lasciato dei loro compagni in mano ai
Mangiamorte presenti a Hogwarts.
« Io ho deciso di restare a scuola. »
esclamò il Grifondoro, passandosi una mano tra i capelli.
« Chi tra i presenti rimane? » la maggior parte di
loro alzò le mani e, oltre a Clarisse e Cho, solo altri due
membri non alzarono le mani. Inoltre fecero una lista su tutti gli
studenti che, da quanto ne sapevano, sarebbero rimasti a scuola per le
vacanze.
Dopo la riunione nella Stanza delle Necessità aleggiava un
po’ di serenità e si scambiarono gli auguri come
da tradizione. Dopo essersi augurati pure la buonanotte, lasciarono la
stanza per tornare alle loro sale comune. La Black fu l’unica
che si diresse verso i sotterranei. Era appena scesa nei freddi e umidi
corridoi quando dinanzi a lei apparve il Barone Sanguinario. La sua
presenza non la intimoriva come la maggior parte di quelli che
abitavano in quell'edificio. Il fantasma di Serpeverde
incrociò le braccia ad altezza del petto e la
fulminò con lo sguardo, come la volta precedente in cui si
erano incontrati fuori dagli orari in cui era permesso girare per il
castello.
Qualche giorno dopo
Quando l’Espresso di Hogwarts giunse alla stazione di
King’s Cross, pareva esserci più confusione del
solito, sicuramente perché c’erano più
giovani che tornavano a casa, in quanto terrorizzati dai nuovi docenti.
Clarisse sospettava che sarebbe stata ancora più dura per
tutti, o per lo meno per la maggior parte di loro, riprendere il treno
quando sarebbe arrivato il momento, purtroppo, di tornare a Hogwarts.
Il fatto che ci sarebbero dovuti restare fino alle vacanze di Pasqua
non era particolarmente incoraggiante. La bruna fu sollevata di non
vedere nessun cane nero alla stazione e che suo marito fosse rimasto a
casa ad aspettarla. Moriva dalla voglia di rivederlo, naturalmente. Gli
era mancato parecchio in quei mesi.
Qualche minuto dopo varcò la soglia dell’ingresso
di Grimmauld Place e venne accolta da Kreacher, che le si
avvicinò.
« Buongiorno, padrona. Vuole dare a Kreacher il suo bagaglio?
Kreacher lo sistemerà nella stanza della padrona.
» affermò. Da quando aveva sposato Sirius per
qualche ragione era diventato più gentile.
« Va bene, prego. » rispose, consegnandogli il suo
mantello. « Dov'è il padrone? » chiese,
riferendosi al suo amato.
« Il padrone si trova in salotto e la sta aspettando.
» strano che non fosse venuto ad accoglierla nell'atrio. Si
diresse in salotto e aprì la porta, vedendo il bruno seduto
sul divano che leggeva tranquillamente il giornale.
« Sei arrabbiato con me? » domandò.
L’altro non la degnò neanche di uno sguardo,
continuando a concentrarsi sul giornale che teneva in mano. La bruna
tirò un sospiro e prese posto vicino a lui. «
Sirius, non fare l’offeso, ti prego. Non potevi venirmi a
prendere, né accompagnarmi alla stazione. »
continuò. Speravo che ormai avesse capito che si comportava
così per la sua sicurezza.
« Lo ammetto, sono un po’ arrabbiato con te.
» fece una pausa e si voltò verso di lei.
« Perdonami, sono uno stupido. » lei sorrise e
prese il suo viso tra le mani, baciandolo con passione.
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Capitolo 17 *** Una notizia inaspettata ***
Il giorno di Natale la coppia di sposi si recò alla Tana per
festeggiare, ma il clima non era come al solito e non c'era proprio
aria di festa in giro. Quello fu un Natale abbastanza triste. L'unico
momento di gioia fu il solito scambio di regali, sebbene non si potesse
lo stesso definire uno dei momenti più allegri al mondo. Si
sentiva chiaramente la mancanza di Hermione, Ron e Harry.
Chissà dove si trovavano in quel momento. Non avevano
nessuna loro notizia e, per quanto ne sapevano, potevano essere
addirittura morti, anche se si cercava di non pensare al peggio.
Nei giorni seguenti Clarisse tentò con scarsi risultati di
godersi le vacanze natalizie e quasi tutti i giorni andava a fare un
giro a Diagon Alley, che appariva sempre più cupa.
Un pomeriggio, il giorno prima dell'ultimo dell'anno, camminava per le
vie pressoché deserte quando una voce la chiamò.
« Clarisse Hightower? » si girò e vide
correrle incontro un mago grassottello, alto un metro e cinquanta, dal
capo stempiato e gli abiti eleganti. Lo guardò perplessa. Il
mago si tolse il cappello a punta di colore nero in segno di galanteria
e le sorrise, mostrandole la bocca sdentata. « Mi perdoni, ma
sono il notaio Trough e devo occuparmi di consegnarle la sua
eredità. » lo guardò ancora
più perplessa.
« Eredità? » chiese infatti e l'uomo
annuì in conferma.
« Una persona che desiderava rimanere anonima, morta di
recente, le ha lasciato una ricca somma di denaro. »
affermò, consegnandole un documento che si rivelò
essere un testamento e che non riportava, o era stato occultato, il
nome del suo benefattore.
« Non può dirmi qualcosa? Darmi qualche indizio?
» insistette, augurandosi che cedesse, e gli
restituì la pergamena.
« Assolutamente no! Non so dirle le ragioni, tuttavia questa
persona non voleva che conoscesse il suo nome. »
spiegò e le consegnò una chiave, che doveva
essere di una camera blindata della Gringott a giudicare dall'aspetto.
Sopra era inciso un numero a tre cifre.
« Sen... » non finì la frase in quanto
lo sconosciuto scomparve alla sua vista, smaterializzandosi senza
neanche salutarla. Subito rimase sconvolta, poi alzò e
abbassò le spalle. Voltandosi vide l'enorme edificio della
banca e pensò che fosse il caso di farci un salto per vedere
la sua eredità, sicura che non doveva trattarsi di
chissà quale cifra.
Per poco non le venne male quando, aprendo la porta della camera
blindata, vide una montagna di oggetti preziosi: gioielli, denaro e
altre cose di valore.
« Oddio! » solo questo riuscì a dire. La
sua attenzione cadde su una coppa che si trova in mezzo alla pila di
oggetti e si avvicinò curiosa. Constatò che sopra
c'era lo stemma di Tassorosso. Nonostante la sua bellezza,
avvertì una strana sensazione, come di qualcosa di brutto.
Allontanò velocemente la mano che aveva allungato per
sfiorarla, come se si fosse bruciata solo guardandola, e si
drizzò in piedi voltandosi verso il folletto. « La
ringrazio per l'aiuto. » fu la prima cosa che le venne in
mente da dire sul momento. Il mostriciattolo fece un cenno di assenso
con il capo.
Si incamminò verso casa e circa un'ora dopo varcò
la soglia dell'ingresso dell'abitazione. Suo marito le venne incontro e
le sfiorò le labbra in un tenero bacio.
« Come mai ci hai messo cosi tanto? Credevo andassi a fare un
giro veloce. » chiese perplesso.
« Perché ho ereditato una fortuna e non so nemmeno
chi ringraziare. » spiegò tranquillamente,
avvolgendo le braccia attorno al suo collo.
« Una fortuna? Da chi? » scrollò le
spalle in risposta.
« Sinceramente non ne ho idea. » ammise.
« Un vero colpo di fortuna. » aggiunse contenta,
dirigendosi verso la cucina, dove trovò la tavola
già apparecchiata.
« Dunque dobbiamo festeggiare. »
esclamò. Quel denaro avrebbe permesso loro di stare
tranquilli per un bel po' di tempo, forse addirittura per tutta la vita
se fossero stati attenti. Amavano le cose semplici, a lei quei gioielli
non interessavano e poteva venderli, sicura che avrebbero fruttato una
grande quantità di monete, probabilmente pure diversi
galeoni. Avrebbe tenuto qualche gioiello, naturalmente. Aveva notato
una fantastica collana d'argento con alcuni smeraldi e diamanti a
goccia e se n'era innamorata immediatamente. Quella di sicuro non
l'avrebbe venduta e in ogni caso sarebbe stato meglio aspettare la fine
della guerra prima di farlo.
Lei e suo marito festeggiarono il Capodanno con una cenetta romantica a
lume di candela. Quella notte il Black sognò due bambini
piccoli e quando la mattina dopo si svegliò non
poté fare a meno di chiedersi se fosse un segno premonitore.
Non avevano ancora parlato di figli e di sicuro ora che c'era la guerra
non ne avrebbero fatti. Salvo che non fosse accaduto un piccolo
incidente, non sarebbero diventati genitori tanto presto. Lui,
tecnicamente, un figlio ce lo aveva già, cioè
Harry, che era chissà dove con i suoi amici. Tentava di fare
del suo meglio per non pensare al peggio.
Passarono il resto delle vacanze insieme. Sua moglie gli stava
appiccicata come una sanguisuga e la cosa non gli dispiaceva per nulla,
anzi.
In seguito, con sua grande sorpresa, al termine delle vacanze gli
permise persino di accompagnarla alla stazione a condizione che venisse
travestito e con l'aiuto di qualche incantesimo. Poiché non
c'era tempo sufficiente per preparare la Pozione Polisucco, prese
l'aspetto di un perfetto estraneo e per sicurezza, temendo entrambi che
non bastasse e i Mangiamorte si sarebbero insospettiti, si salutarono
in un vicolo poco distante dalla stazione in modo che nessuno potesse
vederli. Le augurò buon viaggio e tornò a casa.
Arrivò a casa rassegnato all'idea di passare i mesi
rimanenti alle vacanze di Pasqua in compagnia di Kreacher, che da
quando era morta Bellatrix era diventato ancora più
insopportabile e non faceva altro che piagnucolare tutto il giorno. Il
mago non ne poteva più. Una parte di lui desiderava uccidere
l'essere traditore che qualche anno prima aveva fatto la spia a
Voldemort, ma cancellava subito quel pensiero dalla mente in quanto
alla fine era utile. Dal suo matrimonio si era fatto più
sopportabile e servizievole, ma quando la signora Black non c'era lo
era di meno.
Due mesi dopo
La maggior parte degli studenti si chiedeva se il giorno di San
Valentino avrebbe portato un po' di gioia, ma a Severus Piton il giorno
degli innamorati non importava per nulla. Si trovava seduto alla sua
scrivania in attesa di uno studente, anzi studentessa. Teneva i compiti
poggiati sul tavolo e le dita delle mani intrecciate. Sarebbe dovuta
arrivare tra poco.
« Arriverà, arriverà. » il
ritratto di Silente doveva avergli letto in qualche modo nel pensiero e
il preside si voltò verso l'anziano mago, che lo guardava
con i suoi occhi azzurri da dietro i suoi occhiali a mezzaluna. Sul suo
viso c'era un sorriso enigmatico, uno di quelli che era solito avere
pure da vivo e che facevano sempre irritare il Serpeverde.
« Appena arriva la strozzo e risolvo tutti i problemi.
» rispose acido, voltandogli la schiena. L'altro
scoppiò a ridere divertito.
« Non la puoi uccidere Severus, è solo una
ragazza. » ribadì in difesa della giovane.
« Una stupida, ecco quello che è. » a
quel punto intervenne il ritratto dell'antenato di Sirius.
« Se posso, vorr... » Piton lo fulminò
con lo sguardo e capì che era meglio tacere. Un bussare alla
porta lo fece girare.
« Avanti. » Clarisse entrò dentro al suo
ufficio. Appariva alquanto scocciata e incrociò le braccia
ad altezza del petto. « Buonasera, signora Black. Prego, si
accomodi. » la invitò, indicandole con un gesto
del braccio una delle sedie davanti alla sua scrivania.
« Sto bene in piedi, grazie. » rispose.
« Meglio che si sieda, signora Black. » insistette
e la bruna cedette, sebbene fosse chiaro che le costava parecchio
farlo. Si mise a giocherellare con la sua cravatta, lanciandogli
sguardi di sfida. « Dunque, ho pensato a lungo cosa fare con
lei, anzi voi... » disse.
« Non ho bisogno del suo aiuto. Sto bene. »
strillò con decisione, piegandosi leggermente verso la
scrivania.
« Ah, davvero state bene? » adesso era lui quello
che provocava.
« Stiamo bene. » confermò, posando una
mano sul ventre ancora piatto.
« Perfetto, mi mancava solo la conferma. »
avvertì un piagnucolio alle sue spalle e si girò,
vedendo Phineas Black che singhiozzava. Lo guardò di nuovo
male e l'uomo smise immediatamente e scomparve, lasciando la cornice
del suo ritratto vuota. « Sarà andato a piangere
altrove. » aggiunse.
« Cosa vuole fare allora? Farmi la ramanzina? »
domandò, passandosi una mano tra i capelli.
« Immagino che si sia trattato di disattenzione.
Può capitare a tutti gli adolescenti e non è la
prima volta che Hogwarts è frequentata da una giovane
incinta. » uno dei ritratti intervenne.
« Ai miei tempi, per colpa dei matrimoni adolescenziali, non
avete idea di quante studentesse rimanevano incinta. »
affermò infatti e scosse la testa. « Adolescenza
rovinata, però all'epoca non avevano tanti grilli per la
testa. Le streghe lasciavano che fosse il marito a lavorare e loro
stavano a casa con i figli. » lo sguardo omicida se lo
beccò da entrambi e capì che fosse il caso di
tacere.
« Non puoi tornare a casa, lo sai? » le
parlò con tono confidenziale, passando improvvisamente al
tu, e lei annuì con aria comprensiva. « Dovrai
restare qua e finire la scuola. Se per disgrazia il piccolino - o la
piccolina -
dovesse avere fretta di venire alla luce in questo mondo terribile,
agiremo di conseguenza. » in tal caso avrebbe partorito a
scuola? Il suo primogenito sarebbe venuto al mondo ad Hogwarts, la
scuola che tra circa undici anni avrebbe frequentato? L'idea non la
ispira particolarmente.
I giorni passarono velocemente e la sua pancia incominciò a
crescere, finché non fu più possibile
nasconderla. Fino a quel momento solo lei, i professori, Neville, Ginny
e Luna erano al corrente del bambino, però con la sua pancia
che iniziava a mostrarsi non riuscì più a tenere
nascosto il fatto. Tutti erano a conoscenza delle sue nozze e quindi
non bisognava essere dei geni per capire di chi fosse quel bimbo. I
suoi compagni di casa divennero stranamente più gentile e le
studentesse la coccolavano. Suo cugino la sorprese, lasciandola a bocca
aperta, in quanto le regalò una culla. Complice la
gravidanza, pure lei era diventata più loquace e meno fredda
con i suoi compagni, così abbracciò forte il
cugino, stringendolo a sé.
Alla fine arrivarono le vacanze di Pasqua. Il gonfiore del suo ventre
era abbastanza prominente ed era ormai impossibile da ignorare. Appena
fu scesa dal treno venne raggiunta da una Molly emozionata, che
scoppiò in lacrime quando la vide e le accarezzò
la pancia.
« Dunque è vero. » annuì in
risposta, sebbene immaginasse che fosse superfluo. Arrivarono i gemelli
e Fred scoppiò a ridere.
« Tra qualche anno avremo un cliente nuovo. »
notò e il suo gemello sorrise divertito. La madre
lanciò loro uno sguardo torvo e si strinse la vita con le
mani.
« Tenete la bocca chiusa e non sparate cavolate. »
li rimproverò, tuttavia alla fine avevano ragione loro e tra
qualche anno il bambino di Clarisse sarebbe diventato un cliente dei
gemelli, probabilmente. Da quando aveva scoperto di essere incinta,
nonostante fosse stata attenta ad evitarlo, si era sempre immaginata un
neonato dai capelli scuri e gli occhi grigi. « Cara, vieni,
ti accompagno a casa. » si offrì la signora
Weasley e suo marito prese i suoi bagagli. Non riuscì ad
opporsi e lasciò che l'accompagnassero fino a casa.
Una volta nell'atrio li salutò. Quando si voltò
vide suo marito che la guardava con un'espressione scioccata dipinta
sul viso, per poi gettarsi in ginocchio e baciarle il ventre. Lei
sorrise dolcemente e infilò le mani tra i suoi riccioli
scuri.
« Sapevi che ero incinta. » per un lungo periodo,
dopo averlo scoperto, era stata indecisa se fosse stato meglio
dirglielo a voce o in una lettera e alla fine aveva scelto la seconda.
« Sì, però devo ancora abituarmi
all'idea. » esclamò, alzandosi in piedi. La bruna
avvolse le braccia attorno al suo collo e gli sussurrò piano
una cosa all'orecchio, lasciandolo a bocca aperta.
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Capitolo 18 *** La fine è arrivata ***
Gemelli. Quella parola rimbombò nella testa di Sirius per
tutta la giornata e le vacanze di Pasqua. Se non ricordava male non
c'erano mai stati dei gemelli nella sua famiglia, eccezione fatta per
Fred e George, che non avevano il cognome Black e quindi non contavano
in teoria. Una benedizione e una maledizione allo stesso tempo. Gli
ricordava una profezia fatta da una sua antenata che recitava: il
giorno in cui la moglie di un Black porterà due gemelli in
grembo, il padre non potrà abbracciarli. Quindi sarebbe
morto prima della nascita dei bambini? Sperava proprio di no, anche
perché non voleva lasciare la moglie con due figli da
crescere.
Non le parlò di quel stupido sogno perché appunto
era un sogno sciocco. Voleva godersi la sua gravidanza meglio che
poteva e che lei restasse serena. Passarono le vacanze di Pasqua a
discutere di nomi e alla fine decisero che due maschi si sarebbero
chiamati James e Regulus, come suo fratello; invece due bambine si
sarebbero chiamate Helen e Cassandra; nel caso si trattasse di un
maschio e una femmina avevano stabilito che si sarebbero chiamati
Regulus e Cassandra. Scegliere non era stato per nulla facile, ma alla
fine ce l'avevano fatta. Lupin aveva minacciato di strozzarli se
avessero pensato di chiamare il loro bambino Remus.
« Sirus. » la voce di sua moglie lo
destò dai suoi pensieri. Si trovavano in salotto e Clarisse
stava cercando qualcosa di adatto per i loro bimbi tra le cose una
volta appartenute a Sirius e suo fratello. La giovane era in ginocchio
sul tappeto del salotto e frugava nella grossa scatola che Kreacher
aveva tirato fuori da chissà dove. « Mi vuoi
ascoltare? » protestò, guardandolo male. Teneva
tra le mani una copertina di colore grigio chiaro e con sopra ricamato
un serpente.
« Mia madre aveva dei gusti proprio discutibili. »
osservò con tono scherzoso.
« A me non dispiace. » rispose, alzandosi in piedi
e fissandola con attenzione, rigirandosela tra le mani. Sorrise
divertito.
« Per forza, tu sei di Serpeverde alla fine. »
rispose. La bruna alzò e abbassò le spalle in
risposta e piegò la copertina, posandola sul divano accanto
a lui.
« Non puoi schifare qualunque cosa che porta lo stemma di
Serpeverde o in ogni caso un serpente. » affermò
scuotendo il capo. Lei non capiva, non riusciva a comprendere, e lui
non voleva insistere, come del resto lei non lo faceva con lui.
« Non è così male. »
ribadì e lo pensava veramente. A parte il rettile, quella
copertina era veramente carina e, probabilmente, l'aveva avvolto
quand'era solo un neonato.
« Meno male che siamo d'accordo. »
affermò la giovane con tono compiaciuto e tirò
fuori dalla scatola un vecchio pupazzo a forma di orso a cui mancava un
occhio.
« Me lo ricordo, quello era mio. » disse con una
certa nostalgia, prendendoglielo dalle mani. Lo esaminò
guardandolo con attenzione e avvertì una morsa allo stomaco
ripensando al suo povero fratello morto. « Qualche volta ci
giocava anche Regulus. » raccontò con tono triste.
« Teniamolo, anche se non è più in
buono stato. » intimò, poggiandolo sulla coperta.
La bruna annuì comprensiva.
1 Maggio 1998
Incinta di cinque mesi, Clarisse si trovava nella Stanza delle
Necessità in compagnia del resto del’Esercito di
Silente e di tutti gli studenti che si stavano ribellando al regime
dittatoriale presente nella scuola. Con il tempo gli allievi erano
aumentati e alcuni erano stati costretti a nascondersi nella stanza
dopo che il comportamento dei professori Mangiamorte e del preside
aveva incominciato a peggiorare. La maggior parte di loro viveva ormai
lì e tiravano avanti con l’aiuto del proprietario
della Testa del Porco che, grazie ad un passaggio segreto, portava loro
da bere e da mangiare. Inoltre rubavano delle cibarie persino nelle
cucine. Clarisse sfruttava il suo stato per distrarre i docenti. La
maggior parte di loro chiudeva un occhio e con la scusa di aiutarla in
realtà dava una mano ai ribelli.
Quel giorno c’era una confusione più grande del
solo. La ragazza era seduta su un divanetto color verde smeraldo, sotto
l'unico stendardo presente con il simbolo e i colori della sua casa.
Seduto vicino a lei c’era Neville Paciock. Ginny, invece, si
era messa sul bracciolo accanto a lei e ogni tanto le accarezzava la
pancia gonfia.
« Harry Potter! » gridò qualcuno
all'improvviso e tutti e tre si drizzarono in piedi velocemente. In un
punto della stanza, proprio davanti al passaggio segreto, si era
raccolta una piccola folla. Si avvicinarono facendosi strada tra gli
allievi radunati. Harry Potter non era proprio in buono stato e aveva i
capelli in disordine. Qualche tempo prima Clarisse aveva aiutato lui e
i suoi amici. Non sapeva cosa dovevano fare con la Coppa di Tassorosso,
però gliel'aveva data, intuendo che non l’avrebbe
più rivista, e la cosa non le dispiaceva.
« Clarisse. » esclamò entusiasta
Hermione abbracciandola e le accarezzò poi lo stomaco.
« Cresce in fretta. » commentò
compiaciuta.
« Mancano ancora poco più di quattro mesi.
» la informò. Harry le si avvicinò e
con sua grande sorpresa l'abbracciò e le strinse le spalle.
« Sono felice che stai bene. Sirius? » la sua
gravidanza sembrava averlo aiutato ad accettare le nozze e questo la
rassicurava. Desiderava che fosse contento quanto loro e finalmente
pareva aver accettato il matrimonio.
« Bene. » rispose.
« Abbiamo bisogno del vostro aiuto. »
esclamò il giovane, rivolgendosi agli studenti di Corvonero.
« Vi viene in mente qualche oggetto appartenuto a Corvonero?
» prima la coppa e adesso un oggetto di Corvonero. "Stanno
facendo una collezione?" Pensò ironica la bruna. Si fece
avanti Luna Lovegood.
« Ci sarebbe il diadema di Corvonero. » risposta
con aria incerta.
« Potrebbe essere solo una leggenda. » intervenne
Cho.
« Dobbiamo trovarlo. » ribadì Harry,
ignorando la considerazione della bruna sulla sua ipotetica inesistenza.
« Nella sala comune c'è una statua che rappresenta
la nostra fondatrice. » lo informò Cho.
« Posso accompagnarti e mostrartela. » si
offrì, ma Ginny intervenne.
« No, ritengo sia meglio che gliela mostri Luna. »
la gelosia doveva averla portata a chiederlo. Un tempo Potter aveva
avuto una cotta per Cho e per un periodo erano stati pure insieme. Era
accaduto circa due anni prima, però la Weasley non aveva
dimenticato evidentemente.
« Va bene. » acconsentì il bruno.
« Noi cercheremo di tornare nella Camera dei Segreti per
trovare delle zanne del Basilisco. » disse Ron, rivolgendosi
a lui e a Hermione. Preferì evitare di indagare, sebbene una
parte di lei morisse dalla voglia di farlo. Potter se ne
andò con Luna, mentre gli altri due da qualche parte nel
castello.
Ci volle poco perché Voldemort scoprisse che il suo nemico
si stava nascondendo all'interno del castello. Severus Piton si diede
alla fuga, cacciato dai professori buoni, e i fratelli Mangiamorte
vennero rinchiusi nei loro rispettivi uffici. Sequestrarono le loro
bacchette per impedire qualunque possibilità di fuga. Per il
resto della notte organizzarono le difese e al mattino presto tutta la
scuola era stata radunata per sentire quello che la McGranitt doveva
dire loro. La professoressa era in piedi nel punto dove normalmente il
preside faceva i discorsi e c'era una grande confusione nella sala.
« Presto Voldemort e i suoi uomini giungeranno. Le difese non
potranno trattenere lui e i suoi seguaci per sempre. »
annunciò e un grande silenzio cadde nell'enorme stanza.
« Tutti gli studenti maggiorenni possono fermarsi e
combattere, se lo desiderano, mentre i minorenni verranno accompagnati
fuori dalle mura dai professori. » aggiunse con tono solenne.
« A voi la scelta. Non vi biasimo se deciderete di andarvene.
» concluse. Dopo un attimo di mormorii Pansy Parkinson si
drizzò in piedi.
« Gli studenti di Serpeverde se ne andranno. » non
avrebbero combattuto l'Oscuro Signore e la cosa era prevedibile. La
professoressa annuì delusa, ma anche comprensiva. Clarisse
si sollevò in piedi e prima che potesse proferire parola
qualcuno l'afferrò per le spalle, costringendola a sedersi.
Si voltò e vide che si trattava di Molly. La donna era
arrivata in aiuto e incrociò le braccia ad altezza del petto.
« Ferma lì. Penso di sapere quello che volevi
fare. » la guardò severamente. « Devi
pensare ai gemelli. » esclamò.
« Io non posso andarmene e lasciare che pensino che a tutti i
Serpeverde non importi nulla di loro e della scuola. »
protestò, liberandosi dalla sua presa.
« Non puoi fare l'eroina nel tuo stato. » rispose,
scuotendo la testa. « Esci con gli altri Serpeverde e vai ai
Tre Manici di scopa. » aggiunse con tono supplichevole. Suo
marito avrebbe combattuto e lei doveva pensare a mettersi al sicuro,
non lo trovava giusto. Maledì mentalmente il suo stato e
alla fine cedette.
Passò il resto della giornata ai Tre manici di scopa
pregando che la guerra finisse presto e potesse riabbracciare suo
marito. Trascorse buona parte della giornata andando avanti e indietro
in attesa di notizie, che tardavano ad arrivare e che aveva paura non
sarebbero mai pervenute. Non c'era nessuno a farle compagnia e non era
al corrente di nulla di quello che stava accadendo al castello,
così era in fermento.
Ormai era sera quando sentì bussare alla porta della sua
camera. Chiunque fosse non attese una risposta. Estrasse velocemente la
bacchetta e il fatto che si trattasse di sua zia Narcissa non la
tranquillizzò per niente. Quali speranze aveva nel
combattere contro di lei? I gemelli pesavano e non era più
agile e veloce come un tempo.
« Non voglio farti del male, solo portarti via da qua in un
posto più sicuro. » affermò, alzando le
mani. La guardò sospettosa.
« Non mi fido di te e non ho alcuna intenzione di seguirti
ovunque tu voglia andare. » rispose con tono deciso.
« Per favore, ascoltami. » il suo tono era
supplichevole e intrecciò le mani come se stesse pregando.
« Vieni con me. » scosse la testa determinata a non
cedere e decisa a restare in quella camera. La donna tirò un
sospiro.
« Come preferisci. Buona serata. » uscì
fuori dalla camera da letto sbattendo la porta con forza. La giovane
tirò un sospiro e si buttò sul letto con le mani
sul ventre. Rimase qualche secondo a fissare il soffitto, domandandosi
cosa sarebbe accaduto.
Qualche ora dopo
Doveva essersi addormentata alla fine, in quanto venne svegliata da un
bussare frenetico alla porta. Corse verso di essa e l'aprì,
ritrovandosi davanti Harry. Sembrava molto provato e in uno stato
pietoso.
« Voldemort è morto. »
annunciò, gettandosi tra le sue braccia singhiozzando e
stringendola forte a sé. « Sirius, Remus, Tonks e
Fred sono morti... » le ci volle qualche secondo per
comprendere il significato di quelle parole. Quando ci
riuscì si staccò da lui e si
inginocchiò con il viso tra le mani, trattenendo a stento un
grido, e pianse disperata. Il giovane si inginocchiò accanto
a lei e la strinse forte a sé, tentando di consolarla.
27 settembre 1998
Qualcuno bussò alla porta e Clarisse sorrise. Era ancora
stanca per il parto, ma non vedeva l'ora di vedere i gemelli.
« Avanti. » Molly entrò, stringendo tra
le braccia due neonati, di cui uno avvolto nella coperta grigia che la
giovane aveva trovato mesi prima e l'altro in una coperta bianca. Le
diede i suoi figli. Entrambi avevano gli occhi grigi, ma il maschietto
possedeva i capelli della madre e la bimba quelli neri del padre.
« Regulus e Cassandra. » avrebbe potuto chiamarlo
Sirius a quel punto, ma temeva che sarebbe stato un po' macabro e quel
nome gli stava proprio bene. Cassandra poi era bellissimo.
« Ce la faremo. » disse Molly, sedendosi vicino a
lei e avvolgendole un braccio attorno alle spalle. Senza di lei temeva
proprio che non ce l'avrebbe fatta a crescere i gemelli.
« Grazie. » disse, voltandosi verso di lei. La
strega le diede un bacio sulla fronte e poi uno pure ai neonati.
Crescere due bimbi non era facile, però fece del suo meglio
e il risultato non fu niente male. Iniziò a lavorare al
Ministero della Magia ignara di ciò che il futuro le avrebbe
riservato.
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Capitolo 19 *** Dopo la guerra ***
Le feste del Ministero della Magia si tenevano normalmente nella sede.
Quel giorno la stanza più grande del ministero era gremita
di maghi e streghe con i loro cappelli colorati a punta. Alcuni dei
presenti erano seduti e altri in piedi. La maggior parte di loro era
intenta a chiacchierare e discuteva di Quidditch, degli articoli della
Gazzetta del Profeta, delle ultime novità del mondo magico,
della moda, ecc.
In prima fila, davanti al palco allestito per l’occasione, su
delle sedie erano seduti due ragazzi dai capelli scuri. I riccioli
della giovane le arrivavano fino alla vita e indossava un abito viola
attillato, senza maniche e lucido. Sulle lunghe unghie portava uno
smalto di colore rosso rubino. Il mago accanto a lei aveva i capelli
lunghi fino a poco sotto le spalle, tenuti legati in una coda di
cavallo mediante un elastico nero. Indossava un elegante smoking,
però non aveva la cravatta e la parte iniziale della camicia
era sbottonata, lasciando così intravedere la parte
superiore del petto.
« Dovrebbe iniziare tra poco. » osservò
impaziente Cassandra, muovendosi sulla sedia.
« Il Ministro della Magia è laggiù, sta
discutendo con Harry Potter. » disse suo fratello, indicando
Kingsley con un gesto discreto del dito. La sorella si voltò
nella direzione che stava indicando e infatti vide i due uomini che
conversavano tra di loro.
Subito dopo il mago più importante del mondo magico
britannico si incamminò sul palco e raggiunse il microfono,
che si trovava nel mezzo di esso, vicino al bordo.
« Come ben sapete, il Viceministro inglese ha dato qualche
mese fa le dimissioni. » disse e il silenzio cadde tra la
folla. « Due giorni fa siete stati chiamati a votare e
quest’oggi sono arrivati i risultati delle elezioni.
È con immenso piacere che chiamo sul palco il nuovo
Viceministro inglese: Clarisse Black. » i gemelli si unirono
alla gente che applaudiva. Si poteva benissimo dire che il loro fosse
l'applauso più entusiasta e fragoroso. Clarisse
salì sul palco e raggiunse Kingsley, che le strinse la mano
e poi la spalla destra. Chinò il capo, sussurrandole
qualcosa all'orecchio, e poi se ne andò lasciandole la
scena. La bruna sorrise.
« Mi piace pensare che abbia vinto unicamente per le mie
capacità e che la mia bellezza non abbia in alcun modo
influenzato la popolazione, soprattutto quella maschile. »
scherzò, provocando una risata da parte del pubblico.
« Voi non avete idea di quanta pressione - per
così dire - mi abbia fatto il nostro caro Ministro della
Magia per cercare di convincermi a fare carriera. Però
capirete che essendo da sola, con due figli, non era proprio semplice.
» aggiunse. Non era l’unica strega che aveva perso
il marito durante la Seconda Guerra Magica, purtroppo.
« Mamma è stata troppo altruista. »
commentò Regulus.
« Avrebbe dovuto pensare anche a se stessa e non solo a noi.
» confermò Cassandra. Avrebbero preferito che la
madre si fosse dedicata di più al lavoro, oltre che a loro.
Aveva atteso che avessero compiuto quattordici anni prima e da allora
erano passati due anni.
« Farò del mio meglio per non tradire la vostra
fiducia. » esclamò la bruna con determinazione.
« Sono felice di lavorare a stretto contatto con un grande
mago come Shacklebolt. » continuò sorridendo. Il
Ministro della Magia la raggiunse.
« Sono sicuro che formeremo un’ottima squadra. Non
vedo l’ora di cominciare a lavorare con lei, signora Black.
» appariva felice all'idea. I fratelli sapevano che la madre
provava una sincera ammirazione per l’uomo e ne era la prova
il fatto che fosse così contenta di lavorare al fianco di
Shacklebolt. Pure ai suoi figli piaceva.
Un anno dopo
L’ufficio del Ministro della Magia era il più
grande dell’edificio e si trovava all’ultimo piano
del palazzo. Kingsley era seduto alla sua scrivania, intento a leggere
un documento. Sopra alla scrivania c’era un’alta
pila di fogli. Si prospettava una lunga e dura giornata di lavoro.
Sentì bussare alla porta e alzò gli occhi dal
documento.
« Avanti. » disse, abbassando nuovamente lo
sguardo. Clarisse entrò dentro all'ufficio con in mano altre
pergamene e si piazzò dinanzi al mobile.
« Ti ho portato il resto dei documenti. » disse,
posandoli sul tavolo. L’uomo tirò un sospiro e
appoggiò la schiena contro lo schienale con aria rassegnata.
« Mi aspetta proprio una pessima giornata. »
notò rassegnato, scuotendo leggermente il capo.
L’altra sorrise divertita e fece il giro della scrivania,
mettendosi alle sue spalle. Gli strinse le spalle con le mani,
incominciò a massaggiargliele e chinò il capo
verso il suo orecchio.
« Se vuoi posso aiutarti. » si offrì.
« No, preferisco di no. » rispose e la strega
levò le mani.
« Come preferisci. » rispose, dirigendosi verso la
porta.
« Clarisse. » aveva già poggiato la mano
sulla maniglia della porta e si girò verso di lui perplessa.
« Si? » domandò.
« Grazie, non so come farei senza di te. » la Black
sorrise divertita e uscì fuori dalla stanza, lasciandolo al
suo lavoro.
Qualche ora dopo
Clarisse era ancora nel suo ufficio, nonostante fossero le otto di
sera, per colpa di alcune cose da sistemare e non vedeva l'ora di
tornare a casa dai suoi figli. Ormai avevano diciassette anni ed erano
perfettamente in grado di badare a loro stessi, eppure si sentiva lo
stesso in colpa nel lasciarli a lungo da soli in casa. Udì
bussare alla porta e intravide una figura scura dietro al vetro.
« Avanti. » invitò e la porta si
aprì, mostrando Kingsley con in mano alcune pergamene.
Gliele posò sulla scrivania.
« Questi devi guardarli pure tu. » disse. Lei prese
in mano i documenti, leggendoli con attenzione. Si accorse che il
ministro aveva fatto il giro solo quando avvertì le mani
sulle sue spalle. « Quando vieni a cena con me? »
chiese con tono seducente. Tra loro non c'era una vera e propria
relazione. La bruna chinò il capo per poterlo guardare in
faccia.
« Non so, magari sabato. » propose. La
baciò e acconsentì, dandole appuntamento per
sabato.
Due anni dopo
Harry Potter era alla stazione di King's cross con la moglie e i suoi
tre figli. Lui, Ginevra e i bambini erano vicini all'Espresso di
Hogwarts, dalla cui locomotiva usciva un denso fumo grigio. In mezzo
alla folla vide spuntare i gemelli, che si avvicinarono con passo
deciso e un sorriso raggiante.
« Buongiorno. » salutarono all'unisono. Regulus
doveva aver notato la brutta espressione sul volto del figlio minore,
ovvero Albus, perché si rivolse a lui. « Oh,
cos'è quella faccia? » chiese, sfregandogli il
capo e scompigliandogli i capelli.
« Ho paura di finire a Serpeverde. » sul volto del
diciannovenne apparve un'espressione quasi offesa.
« E quindi? Anche noi eravamo di Serpeverde. »
esclamò Cassandra, scompigliandogli a sua volta i capelli.
« Se per questo pure la mamma. » aggiunse. Il
ragazzino parve tranquillizzarsi un po' a quelle parole.
« A proposito, come sta Clarisse? » chiese Ginevra.
La strega infilò le mani nelle tasche dei pantaloni.
« Oh, sta bene. È solo arrabbiata con Kingsley per
averle dato la maternità anticipata. Tuttavia non aveva
altra scelta, in quanto il medimago le ha imposto di stare a riposo
dopo che ha rischiato di perdere il bambino. » rispose. La
coppia si era sposata un anno prima e la donna era incinta di quasi
quattro mesi; da qualche settimana era costretta a un riposo forzato.
« L'ha costretta ad andarci. » precisò
suo fratello, ridacchiando. « In fondo le fa bene un un po'
di riposo e non dovrà restarci per tutta la gravidanza,
forse. » affermò. Harry cambiò discorso.
« Dunque Regulus, come sta andando l'addestramento?
» chiese. Il mago desiderava entrare a far parte degli Auror
e per questo stava facendo l'addestramento. Sua sorella, invece,
studiava i draghi, in modo da potersi trasferire in Romania e lavorare
con Charlie Weasley. Le bestie sputafuoco la appassionavano, sebbene
sua madre non fosse tanto decisa a lasciarla andare via da lei.
« Bene, non vedo l'ora di essere un Auror. » disse
con tono fiero. Per fortuna aveva ereditato il talento di sua madre in
Pozioni e in quello aveva avuto meno difficoltà rispetto al
figlioccio di suo padre.
« Io, invece, ancora un mese e poi potrò andare in
Romania. » esclamò eccitata la sua gemella,
sbattendo le mani. « Charlie ha detto che c'è un
sacco di lavoro da fare e tante cose da imparare. » aggiunse.
Ricordava vagamente Hagrid quando parlava in quel modo del suo futuro
lavoro, siccome anche il guardiacaccia amava quelle bestie sputafuoco
con le scaglie. Il diciannovenne alzò gli occhi al cielo,
proprio non riusciva a capire la sua passione per quelle specie di
lucertole troppo cresciute.
« Ti troverai bene alla riserva. » disse Ginny,
più tranquilla del Black. « Non penso sia tanto
male come lavoro, anzi. » Regulus dovette fare appello a
tutto il proprio autocontrollo per non gridare la propria
disapprovazione.
« Non scordarti di scriverci. » intervenne James,
il figlio maggiore dei Potter. « Voglio sapere tutto sui
draghi. Dev'essere davvero figo come lavoro! »
strillò al settimo cielo.
« Abbastanza. » confermò la bruna.
« Adesso sarà meglio che andiate. Il treno sta per
partire. » osservò Ginny, adducendo al vagone
più vicino. I suoi due figli annuirono e, dopo averli
abbracciati e baciati, tutti salirono. Poco dopo li videro spuntare da
uno scompartimento e agitare le mani verso di loro.
« Ciao! » urlarono all'unisono, felici di partire
per la scuola.
« Ciao. » risposero in coro, agitando le mani. Si
sarebbero rivisti per le vacanze di Natale, sempre se non avessero
deciso di fermarsi a scuola per le ferie.
« Io devo andare al ministero. » esclamò
Regulus, guardando il quadrante dell'orologio che portava legato al
polso e che sua madre gli aveva regalato per i diciassette anni. A
quanto pareva, in base ad una tradizione, bisognava donarne uno quando
un mago diventava maggiorenne.
« Io vado a casa dalla mamma. » disse Cassandra.
Dopo aver salutato Harry e sua moglie, si smaterializzarono. Giunta a
casa, si diresse in salotto e vide sua madre seduta sul divano intenta
a leggere la Gazzetta del Profeta. Le diede un bacio sulla guancia e le
mise una mano sulla pancia. « Come stai mami? »
chiese con tono smielato. La strega sorrise.
« Starei meglio se potessi uscire e non mi trattassero tutti
come una malata. » rispose contrariata. L'altra
tirò un sospiro esasperata e si sedette vicino a lei.
« Oh mamma, ti prego, non ricominciare. » non ne
poteva più dei suoi capricci.
« Ti ricordo che ho avuto due figli, se te ne fossi
dimenticata. » le rammentò con aria di sfida.
« Ma l'altra volta non rischiavi un aborto spontaneo.
» strillò, stufa del suo comportamento che
considerava decisamente infantile.
« Mi arrendo. Pensi che potrò camminare fino in
camera mia o perderò il bambino? »
domandò ironica e la figlia alzò gli occhi al
cielo, preferendo non risponderle. Ragionare con lei era una vera e
propria impresa. Clarisse sapeva essere molto testarda a volte. Ancora
non erano a conoscenza del sesso del nascituro perché era
timido e si nascondeva ogni volta che provavano a scoprirlo. Temeva che
andando avanti così l'avrebbero scoperto alla nascita e
l'idea alla fine non le dispiaceva.
La bambina nacque il diciotto febbraio, circa cinque mesi dopo. Paula
aveva la pelle di un bel cioccolato al latte e su questo particolare
Regulus adorava riderci sopra. I gemelli non avevano mai pensato alla
possibilità di avere o meno un fratellino o una sorella.
Sinceramente, si poteva dire che non ne avessero mai sentito la
necessità, del resto erano già in due. Al
contrario di loro, Paula avrebbe avuto entrambi i genitori e Kingsley
piaceva parecchio ai due giovani. Lo consideravano il miglior patrigno
del mondo e poi faceva felice la loro mamma, il che era un grosso punto
a suo favore.
Qualche anno dopo Cassandra divenne la signora Weasley sposando Charlie
e suo fratello, invece, sposò una ragazza Babbana di nome
Christine. La piccola Paula venne smistata a Serpeverde e ci sarebbe
voluto parecchio tempo prima di sposarsi a sua volta.
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