Secrets and lies

di Vanessa1995
(/viewuser.php?uid=841102)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La lettera ***
Capitolo 2: *** Sguardi ammaliatori ***
Capitolo 3: *** Quando le parole non servono ***
Capitolo 4: *** Una brutta Pasqua Prima parte ***
Capitolo 5: *** Una brutta Pasqua Seconda parte ***
Capitolo 6: *** La dura e crudele verità ***
Capitolo 7: *** Se l'ho è meritato ***
Capitolo 8: *** Una brutta sorpresa ***
Capitolo 9: *** Bella hai perso ***
Capitolo 10: *** Vacanze estive ***
Capitolo 11: *** Tanti auguri Clarisse ***
Capitolo 12: *** Di nuovo in vacanza ***
Capitolo 13: *** Aria di nozze prima parte ***
Capitolo 14: *** Aria di nozze seconda parte ***
Capitolo 15: *** Ritorno a scuola ***
Capitolo 16: *** Piccoli guai ***
Capitolo 17: *** Una notizia inaspettata ***
Capitolo 18: *** La fine è arrivata ***
Capitolo 19: *** Dopo la guerra ***



Capitolo 1
*** La lettera ***


Attenzione: se fate i calcoli risulta che il padre di Bellatrix avesse solo tredici anni quando ebbe la primogenita, ma siccome lui e la moglie mi sembravano troppo giovani, nella mia storia li ho invecchiati di qualche anno. Ho deciso di adottare la traduzione originale di Tassorosso.

La casa di Cygnus III Black e Druella Black, nata Rosier, era una vecchia villa da molto tempo disabitata. La casa si trovava in campagna, ma non molto distante da Diagon Alley, la famosa città dei maghi. Il vecchio maniero era una villetta non particolarmente grande, dalle pareti bianche, di due piani. Un tempo era stata una bellissima casa, ritrovo di maghi e streghe Purosangue, però da tempo era disabitata e aveva perso gran parte della sua bellezza, purtroppo.
Bellatrix Lestrange, nata Black, non era molto sorpresa quando si materializzò davanti al grande cancello di metallo, alto circa quattro metri, di trovarlo tutto arrugginito, insieme all'alto recinto di due metri. Un tempo entrambi erano stati di colore verde, ma ora apparivano marroni a causa della grande quantità di ruggine che li ricopriva. Sopra alle sbarre di metallo che li componevano, sulla cima c’erano delle punte acuminate.
L’erba del giardino, in passato ben curata, risultava piuttosto alta e, probabilmente, da diverso tempo qualcuno non la tagliava e si prendeva cura del giardino. Per la donna era brutto vedere il giardino in cui aveva giocato insieme alle sue sorelle in uno stato di tale abbandono e non osava immaginare come dovesse apparire la casa.
Dopo essere evasa aveva passato il mese precedente a casa di sua sorella Narcissa e suo cognato, insieme a suo marito Rodolphus. Tuttavia quel giorno aveva pensato di tornare nella casa dove era nata, una specie di ritorno alle origini.
Per tutta la vita era sempre stata una donna fredda e cinica, ancora di più adesso che aveva passato quattordici anni ad Azkaban. La prigione le aveva lasciato il segno e rubato una parte della sua bellezza: aveva il volto scavato, i capelli un tempo neri e lucenti risultavano ora spenti e ricci, i suoi occhi neri erano pesanti. In compenso appariva alta, con lunghe ciglia nere e aveva ereditato il tipico portamento elegante della sua famiglia.
Tirò un sospiro e si smaterializzò riapparendo sul vialetto della sua vecchia casa. Come aveva previsto, questa non era nelle sue condizioni migliori: il pavimento rovinato, i vasi sopra alle ringhiere sul davanti contenevano delle piante ormai secche, che in passato avevano avuto dei bei fiori colorati. Il legno del portone era scolorito e rovinato, alcuni pezzetti di legno si erano staccati. Per la Mangiamorte era un duro colpo vedere la casa in cui aveva passato l’infanzia ridotta in quello stato. Dopo la morte dei suoi genitori aveva ereditato lei la casa, però essendo imprigionata ad Azkaban non aveva potuto occuparsene come avrebbe voluto, sebbene una parte di lei malediva sua sorella Narcissa per non essersene presa cura al suo posto, data la situazione.
Entrare dentro all'atrio della casa non fu difficile e si guardò attorno. Si lasciò andare ai ricordi, mentre osservava le statue, polverose e piene di ragnatele, insieme alla scala dinanzi a lei, la quale aveva qualche scalino mezzo rotto. C’erano diversi quadri rappresentanti alcuni dei suoi antenati. Uno mostrava sua madre: si trovava seduta sopra ad una poltrona di colore rosso e teneva in braccio una neonata. La data risaliva a due mesi dopo la nascita di Bellatrix, perciò non poteva che essere lei quel neonato. Sua madre teneva i capelli scuri raccolti dietro alla testa in una crocchia ordinata, che metteva in risalto i lineamenti delicati del suo viso. La sua pelle era di colore molto chiaro e possedeva le stesse labbra sottili di Bella, oltre che assomigliarle abbastanza. Indossava un lungo vestito di colore verde smeraldo e i suoi occhi fissavano imperterriti dinanzi a sé, probabilmente fissando l’uomo che stava eseguendo il ritratto. Stringeva a sé il piccolo fagotto bianco. Sopra al soffitto, nel mezzo dell’atrio era appeso un lampadario impolverato. Sul pavimento c’era un tappetto lungo fino alla scalinata di legno che arrivava fino alla cima delle scale.
Le salì, appoggiando la mano sulla ringhiera di legno. Dopo poco tempo arrivò in cima alle scale e girò a destra, dirigendosi verso la stanza di sua madre e poi si recò in quella di suo padre.
Quando entrò nella seconda camera trovò tutto come sempre: il letto a baldacchino con le tende di colore nero, ormai usurate dal tempo, le coperte dello stesso colore, ma impolverate, come buona parte del resto dell’arredamento.
Tirò un sospiro e si avvicinò allo scrittoio che si trovava sotto ad una grande finestra, che aveva un vetro rotto. Si sedette sulla sedia vicino e sfiorò con le dita con aria nostalgica il legno del tavolino. Ripensò a tutte le volte che da piccola, e poi da grande, aveva visto suo padre scrivere delle lettere o dei documenti sopra di esso.
Per quanto potesse sembrare fredda e senza cuore aveva voluto davvero bene ai suoi genitori e le mancavano molto, sebbene non l’avrebbe mai ammesso.
Aprì il cassetto sulla destra, sotto allo scrittoio, e con sua grande sorpresa trovò tra le varie lettere e documenti una ancora mai aperta. La fissò perplessa e la prese in mano, poggiandola sul tavolino. Sopra con una scrittura elegante c’era scritto: "Da Elizabeth per Cygnus".
Alzò lo sguardo e guardò il muro di pietra dinanzi a lei, domandandosi se conoscesse una strega con quel nome e le ci volle qualche secondo per capire la sua identità.
« Ah, ma aspetta, l'amante di mio padre. » realizzò alla fine. Diversi anni prima suo padre aveva avuto una relazione extra-coniugale e i suoi genitori erano quasi arrivati al divorzio, finché sua madre non aveva scoperto che l’amante di suo padre era una Mezzosangue, figlia di una strega e un Nato-Babbano. Lo aveva rivelato al marito che aveva rotto immediatamente la relazione, cacciando via in malo modo la strega. I coniugi Black avevano fatto la pace e tutto era tornato come prima, così in breve tempo Elizabeth era diventata solo un brutto ricordo.
Non riuscì a resistere e aprì la lettera, domandandosi cosa mai avesse scritto quella donna a suo padre. All'inizio la sua espressione era normale, ma mentre proseguiva nella lettura il suo volto si rabbuiò e alla fine la lettera le cadde dalle mani. Poggiò i gomiti sullo scrittoio mettendo il viso tra le mani.

Nel frattempo ad Hogwarts

La Sala comune di Serpeverde si trovava nei sotterranei del castello, sotto al Lago Nero. Come nelle altre casate della scuola, una scalinata portava al dormitorio delle ragazze.
Nel dormitorio delle ragazze del quinto anno le studentesse si stavano preparando per la giornata: lavandosi, pettinandosi, truccandosi, profumandosi e indossando le divise. Su uno dei quattro letti a baldacchino presenti, dalle tende e le coperte color verde smeraldo, seduta sopra al materasso intenta ad indossare le scarpe, c’era una ragazza dai lunghi capelli color cioccolato, lisci e lunghi fino alle spalle. Sopra alle labbra sottili, sul lato destro, c’era un piccolo neo di colore nero che non deturpava la bellezza delicata del suo viso. Gli occhi, invece, erano di colore nero come la notte e non si riusciva a distinguere in essi le pupille talmente erano scuri.
« Clarisse fai colazione con noi? » chiese gentilmente una delle sue compagne, ovvero Pansy Parkinson. Si trattava di una ragazza che discendeva da un’antica famiglia Purosangue; come la maggior parte dei Serpeverde, ne andava molto fiera e considerava inferiori i Mezzosangue e i Nati-Babbani. I suoi capelli erano di colore scuro, lisci e le arrivavano poco sotto le spalle. Come Clarisse, aveva una carnagione molto chiara.
« No, mi dispiace Pansy, ma mi sono già messa d’accordo con Draco, Tiger e Goyle. » affermò, riferendosi ai suoi amici. Non ne aveva molti ad Hogwarts a causa del suo carattere timido e in un certo senso freddo addirittura. Forse aveva stretto facilmente amicizia con il Malfoy perché i loro caratteri erano piuttosto simili. Invece gli altri due erano per lo più due tirapiedi che il Serpeverde si trascinava sempre appresso, più che due amici.
Si alzò dal letto e sistemò la gonna della divisa di colore nero che le arrivava poco sopra alle ginocchia ossute. Portava dei calzini pesanti neri che le arrivavano fino alle ginocchia. Sopra portava un maglione grigio e sotto una camicia bianca. Al collo c’era legata la cravatta con i colori di Serpeverde, cioè verde e argento. Come tutti i suoi compagni, portava con fierezza i colori della sua casata e lo stemma di Serpeverde.
Una volta finito di prepararsi e recuperata la borsa dei libri, salutò le compagne e scese nella sala comune. Arrivata trovò Draco seduto su uno dei tanti divanetti color verde smeraldo, intento a chiacchierare con Tiger, Goyle e un ragazzo di colore, Blaise Zabini. La madre di questi era una strega molto affascinante che aveva avuto diversi mariti, tutti morti in circostanze misteriose, e che aveva contribuito a rendere madre e figlio ricchi. Raggiunse i quattro ragazzi. Il primo ad accorgersi di lei fu Blaise, che la fissò con i suoi occhi scuri, alzò la mano in segno di saluto e sul suo viso apparve un sorriso.
« Ciao, Clarisse. » la salutò gentilmente.
Draco era un ragazzo snello, dai capelli biondi talmente chiari da sembrare bianchi, la carnagione pallida, gli occhi di colore grigio che apparivano freddi. Anche lui si girò verso di lei, insieme a Tiger e Goyle. Entrambi erano giovani e dalla corporatura robusta.
« Ciao, ti stavamo aspettando. » esclamò Draco drizzandosi in piedi. « Andiamo a mangiare? » domandò rivolgendosi pure agli amici. « Clarisse, ti dispiace se si unisce a noi anche Blaise? » sapeva che la sua opinione non avrebbe avuto alcuna importanza, però rispose lo stesso.
« No, ci mancherebbe, anzi mi fa piacere. » rispose, sistemandosi una ciocca dietro all'orecchio destro, scoprendo il lobo a cui portava un orecchino argentato con un piccolo ciondolo rotondo. All'orecchio sinistro ne aveva uno uguale, erano un regalo di sua madre per i suoi quattordici anni.
Usciti fuori dalla Sala comune percorsero i corridoi dei freddi e umidi sotterranei per arrivare alla scalinata che li avrebbe portati al pianterreno. Da lì continuarono il loro cammino per arrivare poi alla Sala Grande. I corridoi, come sempre, erano gremiti di studenti, probabilmente diretti pure loro a fare colazione.
Entrati dentro al salone dove si tenevano tutti i pasti, Clarisse alzò lo sguardo al cielo curiosa di vedere come fosse quel giorno il soffitto magico che cambiava giornalmente e mutava ancora alla sera: quella mattina mostrava un bel cielo azzurro, con qualche nuvola di colore bianco. Delle candele bianche aleggiavano sotto di esso. Ricordava che la prima volta che era entrata in quella stanza enorme, quattro anni prima, era rimasta colpita dal soffitto magico e a volte, sebbene ormai ci fosse abituata, ancora rimaneva sorpresa quando entrava nella Sala Grande.
« Clarisse, sbrigati! » la voce di Draco la distolse dai suoi pensieri. Abbassò lo sguardo verso l’amico e annuì con aria vaga. Tiger e Goyle erano già seduti, ma gli altri due invece stavano in piedi accanto al lungo tavolo di legno dove i Serpeverde consumavano i loro pasti. Li raggiunse e si sedette sulla panca di legno vicino al tavolo, accanto al biondo.
« Tra poco si parte per andare a Hogsmeade. Avete qualche progetto in mente? » domandò il Malfoy. Nessuno rispose, finché la bruna non notò alcuni studenti del terzo anno seduti al loro tavolo con aria di chi si stava divertendo tantissimo.
« Forse io ho un'idea. » annunciò Clarisse, allungando una mano per afferrare una ciambella che si trovava in un cestino sopra al tavolo e sistemandosela nel piatto.
« Cosa intendi dire? » domandò confuso il biondo. La giovane non fece in tempo a rispondere, che diversi gufi e civette entrarono dentro alla sala e planarono ciascuno sui tavoli al cospetto dei loro legittimi proprietari. Un gufo di colore marrone scuro atterrò dinanzi alla bruna, che sorrise e gli accarezzò il capo piumato con fare tenero.
« Ciao, Stormy. » la salutò. Le diede qualcosa da mangiare e le slegò il rotolo di pergamena che portava legato ad una delle zampette. Si trattava di una lettera dei suoi genitori.
« Allora cos'è questa idea? » insistette Draco, che quella mattina stranamente non aveva ricevuto posta.
« Stavo pensando che potremmo comprarci un po’ di soldi a Mielanda rubando i soldi per essi dagli studenti di Grifondoro. » spiegò. Blaise la osservò perplesso con le labbra sporche di schiuma bianca.
« Abbiamo i soldi. » commentò. La ragazza alzò gli occhi al cielo e scosse la testa.
« Ma così non sarebbe divertente, invece noi li ruberemo. » ribadì la Serpeverde con aria decisa.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Sguardi ammaliatori ***


Il villaggio di Hogsmeade non era particolarmente grande e nei fine settimana in cui gli studenti del terzo, quarto, quinto, sesto e ultimo anno potevano andarci si riempiva di ragazzi sorridenti.
La maggior parte di loro passava quelle ore di libertà ai Tre Manici di Scopa, magari bevendo e mangiando qualcosa, mentre altri affollavano le vie del paese o si recavano da Mielandia per comprare qualche dolcetto o dal Negozio degli scherzi di Zonko. Nessuno di loro frequentava il locale Testa di Porco.
Un gruppetto di Serpeverde camminava per le vie del villaggio, come diversi altri erano appena giunti ad Hogsmeade. Clarisse camminava a fianco di Draco Malfoy. Potevano sembrare una coppia data la loro abitudine di tenersi a braccetto e di sedersi vicini in pubblico, tuttavia non lo erano, a quanto sembrava li legava solo una grande amicizia.
Clarisse aveva indossato un mantello di colore nero che sfoggiava i colori della sua casata e su cui appariva pure lo stemma della sua casa. Il fodero del mantello era color verde, naturalmente. Anche i suoi amici avevano deciso di indossare i mantelli dell’uniforme.
A pochi metri da i Tre Manici di Scopa il gruppetto di amici si bloccò e Draco fu il primo a rompere il silenzio instauratosi, mentre la giovane si guardava attorno fissando i suoi compagni di scuola con aria seria.
« Allora, cosa vogliamo fare? » chiese Draco con aria nervosa. Sotto ai loro piedi la strada era di colore grigio chiaro e c’era un po’ di neve candida e fredda. Il biondo si voltò verso la compagna che nel frattempo si era messa a spiare Neville Paciock, intento a chiacchierare con alcuni compagni del loro anno di cui lei non ricordava il nome.
« Ci procuriamo un po’ di soldi. » rispose semplicemente con un sorriso divertito sul viso, con l’aria di chi la sapeva lunga. Però l’altro evidentemente non capì e la fissò perplesso.
« Cosa vuoi dire? » domandò infatti. La bruna tirò un sospiro e alzò gli occhi al cielo, ma non disse una parola e si diresse verso Neville e gli altri due ragazzi.
« Buongiorno, Neville. » lo salutò con tono stranamente cortese. Lo studente si voltò e la guardò sorpreso. Infatti il Grifondoro non era abituato ad essere trattato con gentilezza dai Serpeverde e tutta Hogwarts era a conoscenza della sua cotta per Clarisse, però questa le rivolgeva poco la parola, poiché la cosa non poteva tornarle utile. Se lui avesse avuto i voti di Hermione Granger e il suo cervello allora avrebbe potuto sfruttare la situazione, tuttavia non era così e le toccava farsi i compiti da sola o sfruttare qualcuno in alternativa.
« B-buongiorno Clarisse. » balbettò il ragazzo, diventando rosso come un pomodoro. I suoi capelli erano corti e di colore biondo. Non lo si poteva definire come un tipo affascinante ed era pure un po’ robusto, ingenuo e gentile, spesso vittima dei Serpeverde, soprattutto da quando questi si erano accorti della sua cotta per l’affascinante Clarisse. Indossava anche lui un mantello nero, però sul suo c’era lo stemma di Griffondoro e la fodera era di colore rosso.
« Sono molto felice di incontrarti Neville. Sfortunatamente ho dimenticato a scuola i soldi... » spiegò con il tono più dolce che le riusciva e sbatté le ciglia. « Non è che saresti così gentile da imprestarmi un po’ di monete, giusto per comparare… Non so, cinque Burrobirre? » ipotizzò in modo che gliene desse abbastanza per poter comprare da bere per lei e per i suoi amici. Gli studenti con cui prima il Griffondoro chiacchierava li fissarono ammutoliti e nei loro occhi e visi si poteva leggere persino un po’ di sospetto. Tuttavia preferirono tacere per evitare di finire nei guai con la bruna.
« Sì, Clarisse, ti impresto volentieri i soldi. » affermò Paciock, che non riusciva a credere che lei gli avesse rivolto la parola. Inoltre si era fatto due calcoli: se le avesse fatto quel prestito, poi lei avrebbe dovuto restituirglielo e quindi, magari, gli avrebbe rivolto nuovamente la parola in quella occasione. Peccato che, probabilmente, la sua era per lo più un’illusione e con buona probabilità quelle monete non le avrebbe più riviste. Evidentemente, oltre che ciechi, l’amore rendeva anche ingenui. Le consegnò quindi delle monete e un grande sorriso di finta gratitudine apparve sul volto della quindicenne.
« Grazie mille, a breve te li restituirò, stanne certo! » le espressioni sul viso dei due ragazzi in compagnia di Neville parevano dire: "sì, come no...".
Clarisse si allontanò per tornare da suoi compagni, con cui entrò nel locale per poter bere.
Una volta entrati trovarono il posto gremito di gente: i tavoli pieni di studenti intenti a parlare e ridere. In giro c’era un’aria di grande allegria. I cinque ragazzi si sedettero in uno dei pochi tavolini di legno rimasti, accanto ad una finestra da cui si poteva ammirare la strada del villaggio e, di conseguenza, un gran viavai di persone. Come sempre il Malfoy si accomodò su una sedia vicino a Clarisse, la quale si era sistemata accanto alla finestra. Tiger e Goyle, invece, si sedettero dinanzi alla finestra e infine Blaise al cospetto della bruna e del biondo. Sul suo viso si poteva percepire un’aria di disapprovazione e di grande disagio.
« Dovevi proprio fregargli i soldi? » domandò contrariato, fulminando con lo sguardo la ragazza. Questa non si lasciò intimorire e lo fissò con indifferenza. Draco le cinse le spalle esili con un braccio e le accarezzò teneramente il braccio.
« Veramente me li ha dati di sua volontà. » lo corresse la studentessa.
« Blaise, non è che ti stai addolcendo? » chiese Draco e un sorriso divertito apparve sul suo volto, e anche su quella della sua amica.
« No, tranquillo. » in quel momento Madame Rosmerta, la proprietaria della locanda, si avvicinò.
« Ragazzi cosa volete ordinare? » domandò con tono dolce. Clarisse le diede le monete “imprestatele” poco prima dal Grifondoro.
« Cinque boccali di Burrobirra, per favore. » ordinò e la strega si allontanò per andare a prendere il loro ordine. Il cattivo umore di Zabini non era ancora scomparso e, forse, ci sarebbe voluto diverso tempo prima che accadesse.

Malfoy manor

Dalla sua evasione da Azkaban, Bellatrix Lestrange, inseme al marito e ad altri Mangiamorte fuggiti dalla pigione, aveva vissuto nascosta a Malfoy manor, la casa di sua sorella Narcissa e suo cognato Lucius. La Mangiamorte passava la maggior parte delle sue giornate nella biblioteca della villa, non tanto perché adorava leggere, solo per poter passare il tempo e ne approfittava per imparare qualche magia nuova. Doveva ammettere che la biblioteca di Lucius era più fornita di quella della casa dei suoi genitori o di lei e suo marito.
Quella mattina, dopo colazione, Bella si diresse in biblioteca come da sua abitudine per cercare qualche incantesimo che le potesse tornare utile per scoprire dove fosse finita l’amante di suo padre, la cara Elizabeth. Nei giorni precedenti le sue ricerche non avevano portato dei risultati, però non intendeva arrendersi.
Quando entrò nella grande stanza piena di scaffali ricolmi di libri, talmente alti da arrivare al soffitto, si diresse verso il sesto scaffale. Aiutandosi con la magia prese i libri che si trovavano in cima ad esso e li sistemò su un tavolino rotondo, accanto a due poltrone di colore rosso. Si sedette su una di esse, per poi incominciare a sfogliare un libro dalla copertina di pelle color marrone. C’erano due finestre, entrambe molto gradi, nella parete alla sua destra, che davano sui giardini della villa e riempivano la stanza di luce solare, illuminando i mobili presenti all'interno. Sul soffitto, nel mezzo, si trovava un lampadario di cristallo di dimensioni più piccole rispetto a quello presente nella sala da pranzo e nel salotto della dimora.
Verso le dieci del mattino ancora non aveva scoperto nulla, quando la porta si aprì e sua sorella entrò nella stanza con indosso una gonna di colore nero a tubino, che le arrivava fino alle ginocchia, e un maglioncino di colore bianco. Al collo portava una collana d’argento con un ciondolo dorato di forma ovale, con appeso uno smeraldo a goccia. Si avvicinò alla sorella.
« Cosa stai leggendo di bello? » chiese curiosa con un sorriso gentile sul viso, posandole con cautela una mano sulla spalla destra e stringendogliela leggermente. La bruna indossava un vestito color arancione, con un’ampia scollatura che lasciava intravedere gran parte dei suoi seni. Al collo teneva una collana con un ciondolo d’argento a forma di teschio di un uccello dal lungo becco adunco.
« Niente, stavo solo cercando una cosa. » rispose l’altra, senza distogliere lo sguardo dalle pagine del libro. Narcissa si sedette sulla poltrona dinanzi a lei.
« Ti conosco Bella. Sei brava a nascondere i tuoi sentimenti, tuttavia quando c’è qualcosa che ti rende agitata in modo particolare non ci riesci. » confessò la bionda, passandosi una mano tra i lunghi capelli biondi, talmente chiari da sembrare bianchi.
« Non c’è nulla che mi preoccupa, sorella. » ribadì la Black più grande, guardandola con sguardo freddo e indecifrabile. La Malfoy tirò un sospiro e si drizzò in piedi. Prima di andarsene le posò di nuovo la mano sulla spalla e senza dire una parola uscì dalla biblioteca, lasciandola alla sua ricerca.
Grazie ad un incantesimo che trovò in uno dei tanti libri e che permetteva di scoprire che fine avesse fatto una persona, Bellatrix apprese che Elizabeth era morta qualche anno prima, ma nient’altro. In ogni caso non era solo quello che le interessava e iniziò un’altra ricerca che due settimane dopo la portò nella Londra babbana.
La casa dei coniugi Hightower non sembrava molto diversa dalle villette a due piani presenti in quella via di Londra: lo stesso piccolo giardino sul davanti, le aiuole ben curate, c'era anche un cagnolino dal pelo scuro.
La porta d'ingresso si aprì e uscì un uomo che doveva aver passato la quarantina, con i lunghi capelli neri e ricci, che gli arrivavano fino alle spalle. Era vestito in modo molto elegante con i suoi abiti babbani e Bellatrix non poté evitare di storcere il naso alla vista di quell'abbigliamento. L'uomo percorse una parte del vialetto, ma poi una donna con indosso un grembiule a fiori uscì fuori dalla casa, agitando in mano quella che sembrava essere una lettera.
« Robert, Clarisse ha scritto! » annunciò e il marito si voltò, andandole incontro. La donna sorrideva felice e gli consegnò la busta. « So quanto sei fiero della nostra piccola strega. » notò la donna.
« Abbi pazienza tesoro, magari anche a Lucas spunteranno presto i poteri, in fondo ha solo nove anni. » la tranquillizzò. Bella storse ancora il naso al pensiero del piccolo magano.
« Ma tu mi hai sempre detto che alla sua età facevi già piccole magie. » osservò la signora con aria triste. Il marito le prese le mani e le strinse leggermente.
« Gloria, quando un Nato-babbano sposa una Babbana è facile che i suoi figli non ereditino la magia, ma io sono un Mezzosangue. » Gloria non sembrava ancora molto convinta, sul suo viso apparve un debole sorriso e poi tornò in casa.
A Bella non le interessava la donna e infatti seguì con lo sguardo l’uomo che usciva fuori dal giardino dopo aver aperto il piccolo cancello di metallo che permetteva di accedere al cortile. Si sistemò meglio il cappuccio del mantello sul capo e si diresse verso l’abitazione dei coniugi Hightower. Aprì senza problemi il cancelletto usando l’incantesimo alohomora. Il cagnolino non gradì il suo arrivo e incominciò ad abbaiare e ringhiare in sua direzione con aria minacciosa. Fece per colpirlo con un incantesimo, quando sentì la porta aprirsi e si voltò verso di essa, notando Gloria. Questa le sorrise del tutto ignara di chi fosse. I suoi capelli color cioccolato e lisci le arrivavano fino al mento e aveva due begli occhi nocciola.
« Buongiorno. Lei è una strega come mio marito, vero? » chiese, adducendo alla bacchetta che stringeva in mano.
« Esatto! Mi perdoni signora Hightower, ma sto cercando suo marito. Sa, sono sua sorella, o meglio sorellastra... » spiegò, lasciando stupefatta la cognata che la fissò con gli occhi spalancati. Evidentemente il marito non le aveva mai parlato della famiglia di suo padre oppure Elizabeth non gli aveva mai rivelato che Cygnus era sposato e con già tre figlie quando si era messo con lei.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Quando le parole non servono ***


L’ingresso di villa Malfoy appariva luminoso, pieno di luci, quando era giorno. C’era una scala nel mezzo della stanza che portava al primo piano: un grande scalone bianco. Attaccati alle pareti c’erano alcuni quadri e uno di essi raffigurava Lucius, Narcissa e Draco Malfoy.
Quando Bellatrix Lestrange entrò nel grande atrio della casa della sorella, non trovò nessuno. La cosa non la sorprese, siccome sospettava che a quell'ora sua sorella dovesse essere in salotto ad aspettare che il pranzo fosse pronto o che si trovasse già nella sala da pranzo. La Mangiamorte scelse di dirigersi verso il salotto, raggiunse la porta di legno a destra e l’aprì.
Nel salotto della casa c’erano tre divani posizionati attorno ad un tavolino e sotto di essi un elegante tappetto persiano. In un angolo della parete si trovava un camino, dove ardeva un bel fuocherello. C’erano anche due grandi finestre, alte due metri e larghe un metro, davanti ai divani e che mostravano l’enorme giardino della villa con la sua erba verde ben curata e i suoi alti alberi.
« Bellatrix, dove sei stata? » chiese sua sorella, seduta su uno dei divani color verde smeraldo, il più grande a tre posti. La strega le si avvicinò e si sedette vicino a lei. In mano la bionda teneva una coppia del Settimanale delle streghe, una rivista che la sorella maggiore considerava piena di pettegolezzi e che aveva sempre evitato di leggere.
« Sono andata a fare un giretto. » rispose semplicemente. « A che ora sarà pronto il pranzo? Ormai è mezzogiorno. » aggiunse per sviare il discorso, guardando in direzione del grande orologio a pendolo che si trovava nella stanza a pochi metri da loro. Tuttavia il suo stratagemma non funzionò e l’altra la fissò sospettosa.
« Bella, cosa hai combinato? Ti prego, non dirmi che hai fatto qualcosa che potrebbe irritare l’Oscuro Signore o attirare l’attenzione degli Auror su di te. » esclamò con tonò supplichevole Narcissa, scuotendo leggermente in preda all'agitazione la lunga chioma platinata.
« Non devi preoccuparti per me, piuttosto pensa a tuo marito e a tuo figlio. » ribatté, ripensando ad una foto che aveva trovato sopra al caminetto dei coniugi Hightower. Raffigurava una ragazzina dai lunghi capelli color cioccolato, con indosso la divisa di Hogwarts con i colori e lo stemma Serpeverde. La ragazza sorridendo cingeva con un braccio le spalle proprio di suo nipote Draco. Non le piaceva per niente l’idea che il ragazzo frequentasse a scuola una Mezzosangue. A giudicare dalla foto dovevano essere amici e ciò la preoccupava. Ma possibile che Draco, cresciuto con i valori dei Purosangue ed educato ad odiare i Mezzosangue e credersi superiore a loro, avesse un'amica simile? Non riusciva a comprendere come potesse essere successa una cosa del genere.
« Cosa intendi dire? » domandò Cissy in preda all'ansia e riponendo la rivista sopra il tavolino.
« Semplicemente che tuo marito ha già tradito una volta l’Oscuro Signore e dubito che lo perdonerà ancora, senza contare che Draco è un ragazzo e non siamo ancora sicuri che possiamo fidarci di lui. » preferì evitare di raccontarle il vero motivo per cui era in ansia per il giovane, poiché voleva prima indagare e vederci chiaro in tutta questa storia, poiché c’era la possibilità che lui non sapesse che la sua amica fosse una lurida Mezzosangue.
« Non accadrà più e non c’è bisogno che ti preoccupi per mio figlio. » esclamò con aria scocciata Narcissa, drizzandosi in piedi e uscendo fuori dalla stanza velocemente. La sorella maggiore tirò un sospiro e si alzò in piedi, avvicinandosi ad una delle finestre del salotto. Poggiò la mano contro il vetro e fissò il giardino. Quello di casa sua non era altrettanto bello, ma tanto essendo ricercata, per quanto le mancasse la sua dimora, non poteva viverci in quel momento. In futuro forse sarebbe tornata a villa Lestrange.
« Signora Lestrange. » la chiamò una voce alle sue spalle. Si voltò e vide un piccolo essere, alto nemmeno un metro, dalla grande testa e dagli occhi enormi di colore verde oliva. Non era per niente bello e possedeva pure due orecchie a punta. Indossava un vestito grigio fatto di stracci, che metteva in risalto le gambe e le braccia magrissime, ossute come il resto del corpo. Non conosceva il suo nome e non le interessava, sapeva solo che lavorava per sua sorella da circa tre anni, ovvero dal giorno in cui senza volerlo suo cognato aveva liberato l’elfo domestico che l’aveva preceduto.
« Il pranzo è pronto. » aggiunse ed eseguì una piccola riverenza, per poi scomparire con uno schiocco tipico di chi si smaterializzava.
Quel giorno il pranzo prevedeva della zuppa alla zucca, che si rivelò essere molto buona. Bevette del vino rosso, come d'abitudine, e passò il pranzo a discutere sulle prossime cose da fare con la sua famiglia. Rodolphus si mantenne silenzioso e la cosa non la sorprese, siccome da quando erano evasi non si dimostrava particolarmente socievole.
La camera da letto di Bellatrix si trovava al primo piano, non tanto distante da quella della sorella. Probabilmente Cissy l’aveva sistemata apposta lì in modo che se avesse mai avuto bisogno di qualcosa si sarebbero trovate vicine.
La stanza era di dimensioni normali ed era dominata da un letto a baldacchino simile a quelli dove dormiva quando frequentava Hogwarts e di casa sua. Aveva le coperte e le tende di colore nero; inizialmente erano state gialle, ma aveva chiesto a Cissy di cambiarle con alcune di un colore più adatto a lei, per così dire.
La Mangiamorte si recò nella sua stanza e appena entrata avvertì un forte bruciore all'avambraccio sinistro, dove si trovava tatuato nella pelle il Marchio nero. Girò il braccio e fissò attentamente il marchio, formato da un teschio e un serpente. Credeva di sapere come mai l’Oscuro Signore li stesse convocando e sperava con tutto il cuore che non fosse arrabbiato.
Uscì fuori dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle, e tirò un sospiro passandosi una mano tra i lunghi capelli scuri. Stranamente non aveva alcuna fretta di incontrare il suo Signore, c’era la vaga possibilità che fosse arrabbiato per il fatto che avesse preso l’iniziativa e agito senza dire nulla a nessuno. Tuttavia contava di cavarsela abbastanza facilmente.

Quel pomeriggio

L’ufficio del preside di Hogwarts, Albus Silente, si trovava al termine di una scalinata ed era pieno di strani oggetti dalla dubbia utilità, oltre che strani. Il preside aveva ammesso a volte di avere moltissime cianfrusaglie, tuttavia non se la sentiva di sbarazzarsene e nessuno aveva il coraggio di suggerirglielo.
Albus si trovava seduto sulla grande sedia dietro alla scrivania, con la mano destra giocherellava con la lunga barba bianca, come i capelli, e i suoi occhi azzurri fissavano la porta d’ingresso dell’ufficio da cui contava di vedere entrare presto una delle persone che stava aspettando. La parete era piena di ritratti raffiguranti ex-presidi della scuola. La maggior parte di loro aveva un’aria seria e guardava davanti a sé.
Si sentì bussare alla porta e il preside si drizzò in piedi, volendo dare come si deve il benvenuto al nuovo arrivato. Girò attorno alla scrivania, piazzandosi davanti all'anta ancora chiusa.
« Avanti. » esclamò. La porta si aprì, mostrando il padre di Clarisse con un’espressione triste sul viso, terribile in un certo senso. Appariva visibilmente pallido e sembrava invecchiato di colpo. Non aveva quasi la forza di muoversi, infatti barcollò in avanti e Albus si precipitò verso di lui, afferrandolo per le spalle nel tentativo di tenerlo in piedi. « Signor Hightower, sta bene? » domandò gentilmente.
« Non si preoccupi preside, sto bene. Ma Clarisse? » chiese, sedendosi su una delle sedie presenti dinanzi alla scrivania, mentre il preside si accomodò su quella dove si trovava seduto fino a pochi secondi prima.
« L’ho fatta chiamare, dovrebbe essere qui tra poco, però prima penso sia il caso che mi spieghi cos'è capitato di tanto grave da chiedermi di vederla con tale urgenza. » nella lettera Robert non aveva accennato a nulla. Il preside sapeva solo che era successo qualcosa di grave e chiedeva di vederlo urgentemente per qualcosa di importante, molto importante, e urgente.
« Qualcuno ha ucciso mia moglie e mio figlio Lucas. » a quelle parole un mormorio di assenso si sollevò dai ritratti e i dipinti parvero ancora di più interessati all'accaduto. « Ho già informato gli Auror, denunciando la cosa, però ho pensato che fosse il caso di venire a scuola e comunicare l’accaduto di persona a mia figlia. » l’anziano mago poggiò i gomiti sul tavolo e mise il mento sulle mani intrecciate.
« Capisco... Mi dispiace molto per la sua perdita. Ha idea di chi potrebbe essere stato? Aveva dei nemici? » in risposta Robert scosse semplicemente la testa.
« Assolutamente no! Anche gli Auror me lo hanno chiesto, però non ho idea di chi potrebbe essere stato. Io sono un semplice dipendente del ministero e non ho nemici. » rispose confuso il signor Hightower. « Quando sono arrivato e ho trovato il Marchio Nero sopra casa mia, ho intuito subito cosa doveva essere successo. » raccontò. « Mi sono precipitato in casa e ho trovato mia moglie senza vita nell'atrio e mio figlio in salotto sul pavimento, con vicino alcuni giocattoli. » concluse.
« Gli Auror cosa pensano? » chiese con aria pensierosa Silente.
« Danno la colpa a Sirius e ai Mangiamorte recentemente evasi. » la sua risposta non sorprese l’altro, che tirò un sospiro esasperato dal fatto che per ogni cosa brutta che capitava il Ministero della Magia desse la colpa a Sirius Black. Quest'ultimo nella sua vita non aveva mai fatto niente di male, non si era macchiato di nessuno dei crimine di cui veniva accusato e a causa del quale aveva trascorso dodici anni ad Azkaban. Dopo il ritorno di Voldemort, che Caramell non voleva ammettere fosse mai avvenuto, Sirius era divenuto un perfetto capro espiatorio purtroppo.
Si udì bussare ancora alla porta e i due maghi si girarono verso di essa.
« Avanti. » ripeté il preside e la porta si aprì nuovamente, mostrando stavolta Clarisse con indosso, in perfetto ordine, la sua divisa con i colori e lo stemma di Serpeverde. All'inizio dell’anno Piton aveva proposto lei e non Pansy Parkinson come Prefetto femminile dei Serpeverde, ma Albus non aveva accettato la sua proposta, siccome credeva che non fosse la persona adatta per ricoprire quel ruolo e temeva che lei e Draco avrebbero approfittato della loro carica, più di quanto lui non facesse già. In realtà il preside era convinto che ci fosse del buono nascosto nel cuore di quei due studenti e da quattro anni circa continuava a domandarsi chi gli ricordasse tanto quella strega.
« Mi ha fatto chiamare preside? » subito la strega notò la presenza del padre e impallidì, dovendo aver capito che non fosse un buon segno. « Cos'è successo? » aggiunse con voce tremante. Suo padre e Albus si alzarono in piedi in contemporanea e Robert allungò le mani verso la figlia, mentre si avvicinava a lei. La bruna fece un passo all'indietro con aria spaventata e scosse la chioma color cioccolato. Il padre l’abbracciò. La sedicenne poggiò la testa sulla spalla del padre e scoppiò in un pianto a dirotto. Il signor Hightower le accarezzò dolcemente la schiena nel tentativo di calmarla. A volte le parole non erano necessarie e quella sembrava proprio essere una situazione del genere. Nessuno sembrò riuscire a trovare le parole giuste da dire e Albus pensò che fosse meglio tacere e non intromettersi in quel grande dolore che immaginava stessero provando i due.

Sulla Gazzetta del Profeta del giorno seguente venne pubblicata la notizia della morte di Gloria e suo figlio Lucas Hightower. Sul giornale c’era una foto di entrambi e nell'articolo, ovviamente, veniva data la colpa della loro morte a Sirius Black e i suoi “amici” Mangiamorte.
Quel giorno a colazione Clarisse non c’era, siccome il preside della scuola aveva convenuto che, data la situazione, fosse il caso di permetterle di tornare a casa. La sedicenne sarebbe tornata il giorno dopo il funerale dei suoi familiari, ovvero tra quattro giorni. Nell'articolo non appariva il nome della bruna e quindi i suoi compagni non intuirono che le vittime assassinate il giorno precedente fossero suoi parenti. Tuttavia c’era un Serpeverde che, insospettito dall'assenza della compagna e dalle varie coincidenze, quali gli stessi cognomi e i nomi dei parenti della giovane, intuì la verità. Questo significava solo una cosa: Clarisse Hightower non era una Purosangue come aveva sempre asserito, bensì una Mezzosangue.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Una brutta Pasqua Prima parte ***


Il grande cimitero di maghi di Diagon Alley si trovava fuori dalla città, ma non tanto distante da essa. Quel giorno il cielo appariva nuvoloso, dense nuvole di colore grigio scuro riempivano il cielo, e minacciava di piovere da un momento all'altro.
Una piccola folla di maghi e streghe dal volto visibilmente provato, per la maggior parte dipendenti del Ministero della Magia, aveva varcato il cancello di ferro all'ingresso del cimitero e camminava verso un punto specifico di questo: due buche erano state scavate in mezzo all'erba, al lato destro del sentiero da loro percorso, e due lapidi di pietra grigia, alte pochi centimetri, si trovavano accanto ad esse.
Due persone camminavano dinanzi al gruppetto, come per guidarlo. Si trattava di Clarisse e di suo padre Robert. I due si tenevano a braccetto. La strega indossava un vestito di colore nero che le arrivava fino alle ginocchia. Le maniche erano fatte di pizzo scuro, tanto da coprire lo stesso la pelle, come del resto anche la parte della gonna che da metà coscia le sfiorava le ginocchia ossute. Teneva i capelli legati in uno chignon che sottolineava il suo bel viso, sebbene sembrasse essere invecchiata di colpo e appariva molto provata dalla terribile situazione che stava provando. Anche suo padre aveva un’espressione terribile dipinta in viso, tuttavia pareva essere messo ancora peggio della figlia e indossava un completo elegante di colore nero.
Giunti dinanzi alle due buche profonde alcuni metri, si fermarono e in pochi secondi giunse il resto del gruppo. Accanto ai fossi c’erano due bare: una di legno chiaro, mentre l’altra bianca e molto più piccola rispetto alla prima. All'interno si trovavano i corpi senza vita di Gloria e del piccolo Lucas. Al pensiero del fratellino morto la giovane avvertì una forte morsa allo stomaco e sentì i suoi occhi inumidirsi. Aprì la sua borsetta a tracolla, piccola, di colore blu notte, e iniziò a cercare all'interno il pacchetto di fazzoletti che aveva portato con sé, ma senza successo; forse per via del nervoso non riusciva nel compito. Una voce maschile e terribilmente familiare la fece sussultare.
« Serve un fazzoletto? » un ghigno era dipinto sul viso di Draco Malfoy mentre le porgeva una fazzoletto bianco di stoffa. Dopo un attimo di esitazione la sedicenne lo prese e se lo portò agli occhi asciugandoli.
« Cosa ci fai tu qua? » chiese freddamente, ignorando la cerimonia funebre appena iniziata alle sue spalle. Suo padre pareva troppo concentrato su di essa per accorgersi di quello che stava facendo la figlia, seppure questa fosse in piedi accanto a lui. Il suo compagno indossava pure lui un completo elegante di colore scuro.
« Sono venuto a farti le condoglianze. » affermò tranquillamente. Le prese la mano e gliela sfiorò leggermente con le labbra. La strega non parve gradire particolarmente. Allontanò velocemente la mano dal compagno e lo fulminò con lo sguardo, lanciandogli un’occhiata sospettosa. Fortunatamente per il resto del funerale Draco si mantenne distante da lei, magari voleva rispettare il suo dolore e/o aveva compreso di non essere particolarmente gradito.
Una volta che la cerimonia fu terminata, lei e suo padre vennero raggiunti dal Ministro della Magia in persona. Cornelius Caramell sembrava sinceramente dispiaciuto per le loro perdite quando rivolse loro la parola.
« Buongiorno, volevo farvi le condoglianze per la vostra perdita. Non posso nemmeno immaginare il dolore che state provando in questo momento, però vi garantisco che Sirius Black verrà arrestato al più presto e giustizia verrà fatta. » promise con decisione. Robert ringrazio Caramell, ma la figlia lo fissò con aria dubbiosa.
« Come fate ad essere così sicuro che sia stato lui? Avete delle prove? » il padre divenne bianco come un lenzuolo, più di quanto già non fosse per tutto quello che era accaduto. Cornelius parve visibilmente in imbarazzo, però cercò di rispondere con il tono più calmo possibile.
« Fino ad ora le scomparse dei Babbani sono state opera sua e abbiamo validi motivi per pensare che dalla semplice scomparsa sia passato all'omicidio. » rispose come se fosse la cosa più ovvia del mondo, tuttavia la sua risposta non convinse la sedicenne.
« Peccato che solo mia madre fosse una Babbana, mentre mio fratello un mago, in teoria. » osservò dubbiosa. Suo padre ringraziò il ministro e poi la trascinò via, probabilmente per evitare che dicesse qualcos'altro ai suoi occhi inappropriato e che poteva offendere e far adirare Caramell. Pure Silente al termine del funerale si avvicinò a loro ed espresse il suo cordoglio, tuttavia la sua presenza lì si rivelò per la ragazza molto più gradita che tutte le altre messe insieme, specialmente quella del suo compagno di casa.

Più tardi

Quando i presenti se ne furono andati e rimase solamente Draco Malfoy, seduto sul divano a due posti di colore rosso, la giovane lo affrontò e si parò davanti a lui con le braccia incrociate ad altezza del petto. Lo stava studiando cercando di capire quali fossero le sue reali intenzioni. Sotto ai loro piedi c’era un tappetto persiano e dietro alla strega un piccolo tavolo rettangolare di vetro.
« Cosa ci fai tu qua? » strillò. La sua tranquillità non faceva altro che farla irritare ancora di più.
« Mi sembra di aver già risposto a questa domanda. » affermò calmo. Lei si trattenne dalla tentazione di saltargli addosso e strozzarlo.
« Intendo cosa ci fai qua veramente? » chiarì esasperata, abbassando con forza le braccia e stringendo le mani in dei pugni, tanto da far cambiare colore alle nocche di queste.
« Volevo solo avere la conferma dei miei sospetti, ovvero che quella Babbana fosse tua made. Questo fa di te una Mezzosangue. » affermò il biondo, alzandosi in piedi e lanciandole un’occhiata penetrante.
« Pensi di essere migliore di me solo perché sei un Purosangue? » chiese lei con un sorriso divertito sul viso. Il biondo fece un passo verso di lei e si ritrovarono a pochissimi centimetri di distanza, tanto che per poco avrebbero potuto sfiorarsi se solo uno dei due si fosse avvicinato ulteriormente all'altro. Si fissarono negli occhi senza distogliere lo sguardo in gesto di sfida.
« Attenta Clarisse, perché ora sei in mano mia. » l’avvertì. Purtroppo aveva ragione e di questo la strega ne era perfettamente consapevole.

Qualche settimana dopo

Le vacanze di Pasqua erano appena iniziate e buona parte degli studenti di Hogwarts era tornata a casa. Tra questi c’era anche Draco Malfoy. Sua zia Bellatrix aveva deciso di andargli a fare un saluto, ma quando entrò nel salotto di Malfoy manor con sua grande sorpresa non lo trovò solo: seduta sul divano più grande, vicino al nipote, c’era una ragazza con indosso ancora la divisa della scuola, come lui del resto, in perfetto ordine.
Fu la prima ad accorgersi della sua presenza e si voltò verso di lei, fissandola freddamente con i suoi occhi neri. Il suo viso le ricordava qualcuno, però la strega non riusciva a capire subito chi. Quando Draco si accorse a sua volta della sua presenza, si voltò e arrossì lievemente in volto imbarazzato. Immediatamente si scostò dalla compagna, levando il braccio con cui fino a pochi secondi prima le cingeva la vita sottile.
« Buongiorno zia Bellatrix. » la salutò Draco con aria nervosa. La ragazza non sembrava sorpresa di vederla e neanche di essere terrorizzata dalla Lestrange.
« Bentornato Draco. » lo salutò, cercando di concentrandosi sul nipote, sebbene in realtà nella sua mente ci fosse solo la Serpeverde che si era portato a casa. Il giovane si voltò verso la studentessa e con un gesto del braccio la indicò. Questa si drizzò in piedi e dall'espressione del suo viso non traspariva nessuna emozione.
« Zia, ti presento la mia compagna di scuola Clarisse Hightower. » fu come se le avesse gettato addosso una secchiata di acqua gelata, però la Manigamorte riuscì a nascondere facilmente la forte sensazione di disagio che la invase, insieme alla rabbia che provava in quel momento.
« Draco mi ha parlato molto di lei. Sa, a scuola lei per i Serpeverde è una specie di mito. » affermò Clarisse con un grande sorriso sul viso.
« Ne sono felice. » rispose freddamente la donna. « Resterai qui a lungo? » domandò per nulla preoccupata di sembrare scortese.
« Draco mi ha invitato qui per le vacanze di Pasqua, perciò direi proprio di sì. Sarà un onore per me vivere sotto il suo stesso tetto. Spero che abbia un po’ di tempo per me e parlarmi della maledizione Cruciatus. » si portò una mano al petto e la guardò con sincera ammirazione, però la donna non intendeva farsi addolcire dalle sue moine e i suoi complimenti.
« Ora sarà meglio che tu vada a sistemarti nella tua stanza, penso che a quest’ora sia pronta la cena, o almeno lo spero. » commentò Draco, sviando il discorso. La prese per mano e senza dire altro o dare il tempo a lei di farlo la trascinò letteralmente fuori dalla stanza.
Questa situazione non le piaceva per niente e aveva una gran voglia di prendere quella brunetta per i capelli e trascinarla fuori dalla casa di sua sorella. Le sarebbe piaciuto molto vederla supplicare in ginocchio di non ucciderla. Un sorriso sadico apparve sul suo volto al solo pensiero e per poco non le uscì fuori una risata malvagia dalla bocca.

Quella sera

Il lungo tavolo di legno della sala da pranzo era stato apparecchiato con posate d’argento, piatti di porcellana e calici di cristallo. La tovaglia, invece, era di colore bianco. I genitori di Draco erano già seduti, insieme a Rodolphus, suo fratello e Bellatrix.
« Dove sono Draco e Clarisse? » chiese perplessa Narcissa, seduta a destra del marito che si era sistemato, come sempre, a capotavola. Bellatrix si era accomodata su una sedia accanto alla sorella e vicino a lei c’erano pure suo marito e suo cognato.
La risposta alla domanda di Narcissa arrivò con l’entrata nella sala da pranzo di Draco e della sua amica. Quel pomeriggio Bella non aveva notato quanto fosse carina e le ricordava tanto se stessa da giovane; le assomigliava e possedeva perfino la sua stessa camminata elegante.
« Scusate il ritardo. » si scusò il biondo, sedendosi alla sinistra del padre, seguito dalla ragazza. Questa si era cambiata e aveva indossato un abito di colore blu che le arrivava fino a poco sopra le ginocchia, senza maniche, con solo due spalline larghe che lasciavano scoperte gran parte delle spalle. Anche suo nipote aveva indossato qualcosa di elegante, ovvero una camicia bianca con le maniche lunghe e dei pantaloni neri.
« Non importa. » rispose sua madre e sorrise dolcemente, rivolgendo la parola a Clarisse. « La camera è di tuo gradimento, mia cara? Le tue cose erano già state sistemate tutte? » domandò.
« Oh sì, è perfetta. » affermò la Serpeverde, prendendo il tovagliolo accanto al suo piatto e sistemandoselo sulle gambe. Narcissa parve contenta e soddisfatta di questa risposta e chiamò gli Elfi domestici dando loro l’ordine di servire la cena. Questa trascorse tranquillamente e la ragazza si mantenne in silenzio per la maggior parte del tempo. Quando l’arrosto venne servito, però Lucius le rivolse la parola.
« Clarisse, immagino che tu sia Purosangue, ma non mi pare di aver mai sentito di una famiglia Purosangue con quel cognome. » sua cognata mantenne un’espressione impassibile mentre tagliava l’arrosto, ma dentro di sé stava festeggiando ed era impaziente di vedere come se la sarebbe cavata.
« Il mio nonno paterno era americano. » rispose semplicemente la strega, tirandosi fuori da quell'impiccio. Per poco alla Mangiamorte non andò di traverso il pezzo di carne che nel frattempo si era messa in bocca e bevette un grosso sorso di vino rosso dal suo calice per riprendersi. A quanto pareva aveva cantato vittoria troppo in fretta.
« Questo spiega tutto. » disse infatti Lucius, credendo a quella spiegazione che chissà quante volte lei aveva utilizzato per giustificare il motivo che non esistesse nessuna famiglia Purosangue inglese con quel cognome.
« Meno male, i Mezzosangue sono solo feccia, anche se mai quanto i Nati-Babbani e i Babbani. » esclamò la Lestrange, guardando attentamente l’adolescente per carpire qualunque cambiamento nella sua espressione. Tuttavia l’altra rimase impassibile e il resto della cena trascorse normalmente, come del resto pure la serata. Per ora la dolce e piccola Mezzosangue se l’era cavata.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Una brutta Pasqua Seconda parte ***


Con grande sollievo di Bellatrix, i giorni passarono velocemente. Draco e Clarisse passavano tutto il loro tempo insieme e, di conseguenza, non li vedeva quasi mai. Sembrava che neanche vivessero sotto lo stesso tetto. Una parte di lei sapeva che avrebbe dovuto raccontare tutta la verità, rivelando che in realtà la ragazza era una Mezzosangue, oltre che una grande bugiarda.
Tra tre giorni suo nipote e la sua amica avrebbero preso l’Espresso di Hogwarts che li avrebbe riportati a scuola e fino alla fine di essa non avrebbe più rivisto Draco, tanto meno Clarisse, a cui aveva dato il simpatico soprannome di "Cioccolatino". La giovane non ne sapeva nulla e conoscendola c’era la possibilità che ne fosse contenta, data l’ammirazione che provava per la Mangiamorte.
Da quando aveva trovato Clarisse in salotto con suo nipote, era la prima volta che quella mattina la Lestrange si svegliava di buon umore. Fino a quel momento la notte non aveva dormito molto bene, terrorizzata al pensiero di cosa avrebbe fatto l’Oscuro Signore se mai avesse scoperto che ospitavano per le vacanze di Pasqua una Mezzosangue. Senza contare che i Mangiamorte l’avrebbero presa in giro e c’era la possibilità che Voldemort li lasciasse fare, anzi magari incoraggiandoli pure.
Una volta che si fu vestita, scese a colazione con il resto della sua famiglia. Entrata nella sala da pranzo della casa trovò sua sorella, Lucius, suo marito e Rabastan seduti ai loro soliti posti. Notò subito che mancavano suo nipote e la loro ospite. Si sedette vicino a Narcissa prima di parlare.
« Buongiorno, ma Clarisse e Draco? » chiese perplessa. Prese una bella ciambella che si trovava in un cestino di vimini in mezzo a loro e se la portò alle labbra, dandole un morso e assaporandone il dolce sapore.
« Sono andati a Diagon Alley, dovevano comprare alcune cose per la scuola. » rispose la sorella, portandosi alle labbra una tazza di porcellana bianca, con dei fiorellini azzurri disegnati sopra. Dalla tazza usciva un leggero fumo di colore chiaro, quasi invisibile, e la bionda ci soffiò sopra con l’intento di raffreddarne il contenuto.
« Hanno già fatto colazione? » chiese Lucius, portandosi alle labbra un pezzetto di pancetta.
« Sì, si sono svegliati prima di noi. Hanno detto che mangeranno al Paiolo Magico perché vogliono incontrarsi con qualche amico. » lo informò la moglie, bevendo un altro sorso.
« Bella, hai idea di quando sarà la prossima riunione? » domandò Rodolphus cambiando discorso. Probabilmente a lui non interessava la loro conversazione sui ragazzi e i loro programmi.
« Non lo so. » rispose sinceramente, scuotendo la testa. Di solito ogni settimana si incontravano per fare una riunione, tranne qualche eccezione.
« Probabilmente sarà al solito giorno. » notò infatti suo marito e la strega annuì in segno di conferma.
La colazione trascorse tranquilla senza che nessun altro dicesse qualcosa. Con essa anche la giornata proseguì normalmente. Il ritorno dei due giovani era previsto per le tre del pomeriggio, sempre se non cambiavano programma o non tardavano. Narcissa disse che nel caso suo figlio l’avrebbe avvertita.
Verso le tre del pomeriggio Bella entrò nell'atrio della casa e vide aprirsi la porta d’ingresso. Non le piacque l’espressione sul viso Clarisse: aveva il volto arrossato, come i suoi occhi, e aveva l’aria di chi avesse pianto e parecchio anche. Non si accorsero della sua presenza, siccome si trovava dietro alla scala.
« Abbiamo un patto Clarisse. » esclamò con tono autoritario Draco alquanto arrabbiato. Aveva la camicia di colore bianco fuori dagli eleganti pantaloni color blu notte. La bruna si voltò verso di lui e lo fulminò con lo sguardo, sembrava aver recuperato la sua forza.
« Malfoy, questo non faceva parte del patto! E sai che ti dico? Crepa! » strillò e senza dare modo al biondo di ribattere salì velocemente le scale. Pochi secondi dopo si udì una porta sbattere, tanto che Bellatrix sospettava che si fosse sentito il rumore in tutta la dimora.
Pochi secondi dopo Narcissa apparve sulla porta del salotto e fissò il figlio sconvolta.
« Si può sapere cos'è successo? » chiese scandalizzata. La risposta a quella domanda non tardò molto ad arrivare, poiché Clarisse scese velocemente le scale trascinandosi dietro il suo baule, sotto lo sguardo scioccato di Cissy.
« Succede che non intendo restare un secondo di più in questa casa! » lo disse talmente forte che per poco avrebbe urlato quelle parole. Se possibile, sua sorella parve sconvolgersi ancora di più dopo aver udito quelle parole. Nemmeno riuscì a parlare e la giovane uscì fuori dalla casa sbattendosi la porta alle spalle.
La Lestrange la seguì a ruota fuori dalla villa e la vide camminare lungo il sentiero davanti alla casa, che portava fino al grande cancello del recinto che costeggiava il parco di Malfoy manor.
« Dove vai Mezzosangue? » la chiamò e la ragazza si girò verso di lei, fissandola per nulla sorpresa.
« Lo hai sempre saputo, vero? Comunque non sono affari tuoi. » tutta la sua gentilezza e ammirazione sembrava essere svanita e leggeva orgoglio in quegli occhi neri.
« Non andrai molto lontano con quel baule, vero? » domandò indicando il suo grosso e pesante bagaglio.
« C’è il Nottetempo e so dove andare. » rispose prontamente. La Mangiamorte comprese che non avrebbe mai chiesto aiuto, o almeno non a lei e alla sua famiglia. « Non sono più una bambina, il prossimo anno sarò maggiorenne. » aggiunse e la Mangiamorte dovette sforzarsi nel trattenere una risata divertita a quelle parole.
« Non tornerai a casa, sei troppo orgogliosa. » osservò e stranamente la ragazza non ribatté. « Fa attenzione Mezzosangue. » neanche lei riusciva a credere a quello che aveva appena detto, però bastò perché l’altra le voltasse nuovamente le spalle e si allontanasse diretta verso il cancello della villa.
Suo nipote non volle saperne di raccontare cosa mai potesse essere capitato tra lui e la sua amica e a sua zia non importava. Più che altro si chiedeva dove avesse intenzione di andare la bruna. Oh, non fraintendete, non si stava certo preoccupando per lei e in ogni caso, probabilmente, sarebbe tornata dal padre o sarebbe andata da qualche amico o conoscente.

Quella sera

Due figure camminavano su un marciapiede ai lati di una strada poco trafficata della città di Londra. Si trovavano in una delle tante vie edificate della città e nella parte opposta della strada c’erano delle case simili tra loro, evidentemente costruite nello stesso periodo, seguendo il medesimo modello. Indossavano entrambi dei lunghi mantelli di colore scuro e tenevano il cappuccio calato sul capo. Questo copriva gran parte del capo. Difficilmente qualcuno avrebbe potuto riconoscerli.
« Siamo arrivati, miss Hightower. » annunciò una delle persone rivolgendosi all'altra. Quest'ultima si levò il cappuccio, rivelando la testa dai capelli color cioccolato di Clarisse. La giovane fissò perplessa le due case davanti a loro e notò un particolare.
« Manca la numero dodici? » commentò perplessa, riferendosi alle due case uguali dall'altra parte della strada. Infatti si vedeva solo la numero undici e la numero tredici e non sembrava esserci alcuna traccia di una terza casa.
« Tenga. » disse l’uomo accanto a lei e la giovane si voltò verso Severus Piton, il suo professore di Pozioni, nonché direttore della sua casa a Hogwarts. Il mago le stava allungando quello che pareva essere un semplice pezzo di pergamena bianco. Lei lo afferrò osservandolo e rigirandoselo tra le mani. Dietro c’era una scritta, o meglio un indirizzo: Grimmauld Place n°12, Londra. Appena ebbe finito di leggerlo, con suo grande stupore, lentamente una terza casa apparve in mezzo alle altre e i Babbani al loro interno sembravano non essersene accorti. Aveva un aspetto piuttosto vecchio e malridotto. Il muro di mattoni era di un grigio più scuro rispetto a quello delle altre abitazioni.
« Accidenti! » esclamò meravigliata la strega, raggiungendo incuriosita la casa. Appena fu vicino all'edificio si voltò verso il suo professore, che nel frattempo l’aveva raggiunta.
« Questo edificio appartiene alla famiglia Black da numerose generazioni e ora lo usa Silente come quartier generale dell’Ordine della Fenice. » spiegò, togliendosi il cappuccio e avvicinandosi con aria indifferente alla porta per aprirla. La ragazza lo seguì all'interno della casa e non rimase sorpresa quando scoprì che l’atrio si trovava in penombra e davanti a loro c’era una scala che portava al piano superiore, oltre che ad alcune porte conducenti chissà dove.
« Cos'è l’Ordine della Fenice? » domandò, girandosi verso il bruno.
« Un’organizzazione di maghi fondata da Albus Silente per combattere e sconfiggere Lei-Sa-Chi. » rispose.
« Non crede che sia sbagliato portarmi qui? Cioè, io sono una Serpeverde e lo sa quali sono le mie idee. » osservò, parlando con assoluta franchezza.
« Ne deve parlare con il professor Silente. Ora andiamo, credo ci stiano aspettando. » aggiunse e insieme si diressero verso una delle porte del pian terreno.
Quando entrarono si ritrovarono in una sala da pranzo non particolarmente grande e al centro della quale si trovava un lungo tavolo di legno rettangolare, con affianco delle sedie. C’erano vari mobili, le pareti apparivano spoglie e in alcune parti la carta da parati si stava staccando. Prima che uno dei due potesse proferire parola, una seconda porta presente nella stanza si aprì e una donna robusta dai capelli rossi, lunghi fino alle spalle, e di circa quarant'anni, apparve al loro cospetto. I suoi occhi erano di colore azzurro. Indossava una maglia di colore arancione con le maniche lunghe e portava legato alla vita un grembiule azzurro. Le sembrava che avesse un viso familiare e dopo un attimo di riflessione la riconobbe subito.
« Signora Weasley, è lei? » chiese. Normalmente avrebbe fatto qualche commento cattivo su quella famiglia e i suoi membri, tuttavia quella sera non ne aveva alcuna intenzione. La strega le sorrise calorosamente.
« Clarisse, Silente ci aveva avvisato che saresti arrivata. » disse la donna, avvicinandosi e avvolgendole le spalle con un braccio. Tutta la sua gentilezza faceva male alla giovane considerando il loro passato, ma sulla sua faccia apparve un sorriso sincero. « Vieni con me, dobbiamo sistemarti da qualche parte. » continuò. Insieme uscirono dalla stanza e si ritrovarono poi ai piedi della scala. « Puoi dormire con Hermione e Ginny, c'è tanto posto e penso che un terzo letto ci stia. O meglio ancora, ne togliamo uno e sistemiamo nella stanza un letto a castello. » suggerì la strega.
« Se reco tanto fastidio me ne vado... » preferiva evitare di dividere una camera con le due ragazze visti i loro trascorsi, tuttavia Molly sembrava irremovibile e insisteva che rimanesse lì.
« Non dire sciocchezze! E non ti far spaventare da Kreacher, parla tanto e sembra cattivo, ma in fondo è innocuo. » a quelle parole Clarisse la fissò sorpresa e si bloccò.
« Mi scusi, ma chi è Kreacher? » le sembrava un nome insolito per un essere umano. La risposta arrivò da sola, poiché un Elfo domestico dall'aria vecchia e malridotta apparve al loro cospetto.
« Sporchi trad... » non finì la frase perché i suoi occhi incontrarono quelli della Hightover e tacque. Subito sul suo brutto viso apparve un'espressione di stupore, però poi si precipitò dalla sedicenne buttandosi ai suoi piedi sotto lo sguardo sconvolto dell'altra. « Bellatrix è tornata da Kreacher! » affermò piagnucolando.
« Ehm… Temo che ci sia un equivoco. » disse imbarazzata, tentando di staccarselo di dosso, siccome si era aggrappato saldamente alle sue gambe. Tuttavia pareva deciso a non lasciarla andare.
« Kreacher lasciala subito, non vedi che è troppo giovane per essere Bellatrix? Senza contare che ha un’aria decisamente più gentile. » strillò una voce alle loro spalle. La creatura rimase nella sua posizione e continuò a piagnucolare, però le due streghe si voltarono e videro sul pianerottolo del primo piano Sirius Black. Per l’ennesima volta quel giorno gli occhi della bruna si spalancarono per lo stupore. « Lasciala, è un ordine! » esclamò con tono deciso il mago, poiché Kreacher continuava a stritolare le gambe della sedicenne. L’elfo ubbidì e se ne andò scocciato. « Mi dispiace, è fissato con Bellatrix Lestrange. » aggiunse con tono più gentile, rivolgendosi alla bruna.
« Non importa. » rispose debolmente la ragazza. Uno dei maghi più ricercati dell’Inghilterra, forse addirittura di tutto il mondo magico, si trovava lì in piedi dinanzi a lei. Aveva lunghi capelli scuri e degli occhi di colore grigio. La sua pelle appariva pallida ed era alto e magro. Aveva una bellezza quasi aristocratica che la ragazza aveva notato pure in Bellatrix e nel resto della sua famiglia. « Bellatrix è sua parente? » chiese infatti.
« Sì, purtroppo è mia cugina. » confermò con rammarico. « Silente ci ha detto che saresti venuta. Beh, benvenuta a Grimmauld Place, la casa della nobile e antichissima casata dei Black. Immagino che non serva che ti dica che la mia famiglia fosse fissata con il sangue puro. » continuò.
« Scusa Sirius, ma adesso dobbiamo andare e sistemare Clarisse in una delle stanze. » intervenne Molly e insieme le due si allontanarono alla ricerca di una sistemazione per la sedicenne.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** La dura e crudele verità ***


Poco dopo l’arrivo di Clarisse a Grimmauld place fu subito chiaro che Ginny e Hermione non avevano alcuna intenzione di dividere la loro stanza con la Serpeverde, tuttavia accettarono, anche perché si sarebbe trattato di solo due giorni e due notti. Il vero problema sembravano essere Harry Potter e Ron, che parevano non avere alcuna intenzione di tollerare la presenza della Serpeverde lì.
La prima sera la giovane la passò nella stanza che divideva con le altre due streghe con l’intento di sistemarsi e non far pesare troppo la sua presenza in quella casa.
A l’ora di cena sentì bussare alla porta e si avvicinò, passando davanti al letto occupato da Hermione, ovvero quello più vicino alla porta e alla parete. Dal momento che avevano dovuto aggiungere un terzo letto, non avevano avuto altra scelta che poggiarlo contro al muro. Raggiunta la porta l’aprì e si ritrovò davanti Sirius.
« La cena è pronta. » annunciò.
« Per favore, dica alla signora Weasley che... » non la lasciò finire la frase.
« Per me puoi fare quello che vuoi, però innanzitutto dammi del tu; in secondo luogo, hai bisogno di mangiare e non puoi saltare la cena. » affermò con un tono che non ammetteva repliche. La studentessa tirò un sospiro.
« Va bene. » acconsentì perché la fame era più forte della volontà in quel momento. Scesero le scale fino alla sala da pranzo. Appena entrarono nella stanza cadde il silenzio e tutti i presenti si voltarono verso di loro. I suoi compagni di scuola la guardarono storto mentre avanzava fino all'ultima sedia libera, ovvero quella tra il professor Piton e Arthur Weasley. Invece Sirius si sedette a capotavola. Alla sua destra c’era l’ex-professore di Difesa Contro le Arti Oscure della giovare, Remus Lupin, e alla sua sinistra nient’altro che Harry Potter.
« Non possiamo fidarci di lei. » disse Harry, probabilmente era da quando l’aveva vista che desiderava dirlo.
« Silente ci ha chiesto di ospitare Clarisse e poi penso che potrete avere pazienza per pochi giorni. » affermò Molly, entrando nella stanza con in mano una pentola, da cui usciva del fumo, e posandola in mezzo al tavolo proprio dinanzi alla Hightower. « Per favore Clarisse, mi aiuti a servire la zuppa? » domandò gentilmente con un sorriso dolce sul viso. Aveva un atteggiamento quasi materno e la sedicenne si alzò subito in piedi precipitandosi dalla strega per aiutarla. Nessuno disse nulla mentre servivano la zuppa.
La cena proseguì tranquilla, senza ulteriori intoppi. Una volta finito di mangiare, Clarisse si offrì di aiutare Molly a sparecchiare, ma non tanto per gentilezza, quanto per restare da sola con lei.

Più tardi

Molly lavava i piatti, mentre la sua aiutante si occupava di asciugarli. All'inizio lavorarono in perfetto silenzio, ma dopo qualche secondo la sedicenne ruppe il silenzio.
« Com'è crescere così tanti figli? » domandò giusto per aprire una conversazione. Prima di risponderle la rossa le piazzò un piatto tra le mani. La ragazza lo prese, per poi asciugarlo con lo straccio bianco che teneva in mano.
« Non ti annoi mai, questo è sicuro. Per carità, non è facile e c’è sempre tanto da fare, soprattutto quando sono tutti a casa, ma con il tempo ci si abitua. » rispose la donna fiera di se stessa. La bruna poggiò il piatto di ceramica bianca sopra agli altri. « Vuoi avere pure tu tanti figli? » continuò, voltandosi verso di lei e passandole l’ultimo piatto da asciugare.
« Non so nemmeno se ne avrò uno, figurati sette. » ribadì con tono divertito la Serpeverde, asciugando il piatto e riponendolo insieme agli altri. « Lei-Sai-Chi è tornato veramente allora? » chiese tornando seria e girandosi a guardarla fissa negli occhi. Molly tacque per un momento e poi le mise una mano sulla spalla destra, stringendogliela leggermente nel tentativo di rassicurarla.
« Temo di sì, cara. » rispose la donna, afferrando alcuni dei piatti e sistemandoli in una mensola di legno sopra al lavandino.
« Sono una Mezzosangue. » confessò e l’altra la fissò sorpresa. « Ho mentito per sopravvivere ed evitare problemi, per non essere additata dai miei compagni di scuola. Amavo mia madre anche se era una Babbana, davvero, però mi vergognavo del fatto che non possedesse la magia. » aggiunse con assoluta franchezza.
« Non c’è alcuna differenza tra te e loro Clarisse. Purosangue è solo un modo di dire che per gente fissata ha assunto un significato sbagliato. » notò Molly. « Piton ha detto che sei bravissima in Pozioni, una delle sue allieve migliori, e Silente ammira il tuo talento per Rune Antiche. » aggiunse. « Hermione è una Nata-Babbana, ma a quanto ne so anche una delle migliori studentesse del suo anno. » questa parte la sedicenne la sapeva perfettamente. Non rispose, preferendo aiutarla nel sistemare i piatti.
« Caramell ritiene responsabile Sirius della morte di mia madre e mio fratello. Secondo lui è passato dalla semplice scomparsa all'omicidio. Tuttavia io sento che non si trattava di una semplice offensiva dei Mangiamorte e non ho mai creduto alla sua colpevolezza. » esclamò sincera.
« Se per questo non è mai stato nemmeno un Mangiamorte. » osservò l’altra, mentre uscivano dalla cucina. Stavolta l’Hightower non rispose e si diresse in camera sua.
Quando entrò la trovò vuota e pensò che le sue compagne di stanza dovessero essere con i loro amici, magari a sparlare di lei o addirittura erano intenti a complottare qualcosa ai suoi danni. Preferì non pensarci e si coricò sul suo letto, poggiando la schiena contro lo schienale di legno dietro di lei e la testa contro al muro.
Quando si addormentò Hermione e Ginny non erano ancora rientrate e nemmeno la svegliarono quando tornarono nella stanza, eppure la mattina seguente, quando si svegliò e si girò dall'altra parte del letto, i suoi occhi incontrarono la lunga chioma rossa della quindicenne che le voltava la schiena.
Fu la prima ad alzarsi e a cambiarsi. Indossò una camicetta di colore azzurro chiaro e dei jeans, dopo essersi lavata e pettinata i capelli. Una volta finito di prepararsi uscì dalla stanza e per poco non andò a sbattere contro Kreacher, che la fissava con i suoi occhi iniettati di sangue.

Il giorno dopo, a Malfoy manor.

La mattina del giorno seguente Narcissa aveva voluto controllare la camera dove aveva dormito Clarisse per assicurarsi che la giovane non avesse dimenticato nulla nella fretta di preparare i bagagli e andarsene.
Anche Bellatrix era andata nella stanza, ma più per curiosità che per altro. Si chiedeva come fosse quella ragazza e se avessero trovato qualcosa avrebbero potuto sapere qualcosa in più su di lei.
La camera che aveva occupata Clarisse si trovava poco distante da quella di Draco e appena entrarono non trovarono nulla fuori posto o di insolito. Nell'aria c’era solo un leggero profumo delicato e leggero che la Mangiamorte non riconobbe e che stava già andando via, forse era della sedicenne. La stanza non era tanto diversa da quella di Bellatrix, eccetto per il colore delle tende e delle coperte, ovvero di un azzurro pallido.
« Secondo Draco l’azzurro è il colore preferito di Clarisse. » affermò nostalgica Narcissa. « Era così bello averla qui, era come avere una figlia femmina. » aggiunse, raggiungendo la cassapanca davanti al letto. L’aprì e la trovò vuota.
« Perché allora non hai provato ad avere un altro figlio se desideravi tanto una femmina? » domandò perplessa la sorella maggiore, avvicinandosi all'armadio contro la parete a destra del letto e aprendolo. Trovò pure quello vuoto.
« Perché normalmente i Malfoy hanno un solo figlio e possibilmente maschio. » ribadì con tono triste e rassegnato la bionda e tirò un sospiro.
« Che sciocchezza! » esclamò la sorella maggiore contrariata. Fece per chiudere l’armadio, ma notò un pezzo di pergamena che fuoriusciva da sotto l'asse di legno che ne formava il fondo. « Qui sotto sembra che ci sia qualcosa. » affermò inginocchiandosi accanto all'armadio. La sorella venne ad aiutarla a sollevare l’asse che si rivelò facile da spostare e l'appoggiarono contro la parete del mobile. Sotto c’era appunto una pergamena, la Mangiamorte la prese in mano e lesse curiosa. « L'amor che move il sole e l'altre stelle (Paradiso XXXIII,145). » non le sembrava di aver mai letto o sentito quella frase.
« Bello, ma non ho mai sentito questa frase. » notò perplessa la sorella, prendendo in mano la pergamena.
« Verso, temo che sarebbe più giusto dire verso. » affermò una voce alle loro spalle, facendole voltare. Si ritrovarono davanti uno dei pochi Mangiamorte del gruppo Mezzosangue. « Si tratta dell’ultimo verso del Paradiso e della Divina Commedia di Dante Alighieri. » spiegò, dovendo aver notato i loro sguardi ancora confusi. « Per quanto ne so era un Babbano, sarà per questo che voi Purosangue non l’avete mai sentito. » continuò per giustificare la loro ignoranza in merito.
« Ma allora chi l’ha scritto doveva conoscere la Divina Commedia. » notò Cissy guardando la pergamena. Bella puntò contro il foglio la punta della sua bacchetta e pronunciò un incantesimo che permetteva di scoprire chi avesse scritto su una pergamena o da qualche altra parte. Sopra alla pergamena apparve il nome di Clarisse in lettere fiammeggianti e dopo un istante scomparve. « Com'è possibile che una Purosangue conosca la Divina Commedia? » aggiunse la bionda.
« Perché Clarisse in realtà è una Mezzosangue, ci ha preso in giro tutti raccontandoci di essere una Purosangue. » rispose la bruna.
« Tu lo sapevi?! » chiese scandalizzata Cissy, fulminando con lo sguardo la sorella maggiore.
« Lo sapevo, lo sapevo, e non sai che colpo mi è preso quando l’ho vista in quella foto insieme a Draco a casa dei suoi genitori. » confermò la Lestrange. L’altra la guardò con gli occhi spalancati e dopo qualche secondo parlò.
« Sei stata tu! Hai ucciso tu quella Babbana e suo figlio? » realizzò, passandosi nervosamente una mano tra i capelli e si lasciò crollare sul letto con un’aria stremata.
« Ho dovuto farlo Narcissa. Tu non puoi ricordarti di Elizabeth Hightower, ma io sì. Lei è stata l’amante di nostro padre. » racconto Bellatrix. « Nostra madre scoprì che non era una Purosangue e nostro padre la lasciò senza sapere che fosse incinta del padre di Clarisse. » aggiunse. « Quando l’ho scoperto sono andata a casa dei Hightower per fare “pulizia”. » concluse, sperando che la sorella comprendesse i motivi che l’avevano spinta ad agire in quel modo.
« Avresti dovuto dirmelo, parlarmi! » protestò Narcissa drizzandosi in piedi.
« Non volevo farti preoccupare per questo. Ho preferito tacere quando ho appreso che tuo figlio era amico di Clarisse. » spiegò.
« Invece avresti dovuto dirmelo. Perché non hai ucciso Clarisse quando l’hai incontrata qui? » bella domanda, quella era proprio una bella domanda che si era posta pure lei in quei giorni e non aveva trovato una risposta.
« Non volevo alzare un pandemonio. » mentì, sebbene in parte in effetti fosse la verità. Se avesse ucciso Clarisse nel salotto della sorella avrebbe dovuto dare molte spiegazioni, senza contare le indagini del Ministero della Magia che avrebbero portato a lei e questi inoltre avrebbero potuto scoprire che la sua famiglia la stava ospitando. In realtà lo sospettavano già ed erano venuti a perquisire la casa subito dopo la sua fuga da Azkaban, però non avevano trovato nulla di sospetto, tuttavia continuavano di sicuro a tenerli d’occhio.
« Avresti dovuto dirmelo, invece. » insistette arrabbiata la Malfoy e uscì fuori dalla stanza, sbattendosi la porta alle spalle. Il Mangiamorte, invece, se n’era andato da un bel po’. La Lestrange uscì pure lei dalla stanza mettendosi alla ricerca del nipote, siccome voleva fargli una domanda che da diverso tempo le frullava per la testa.
Lo trovò nella biblioteca intento a scrivere su della pergamena e con davanti a sé il libro di Incantesimi. Immaginò che si trattasse di un qualche compito delle vacanze.
« Tu lo sapevi che Clarisse era una Mezzosangue? » domandò senza giri di parole, arrivando subito al punto. Il nipote alzò lo sguardo e la fissò con i suoi occhi grigi.
« Certo, la ricattavo per non dirlo a tutta la scuola. » rispose e questo non la sorprese molto.
« Cos'è successo ieri? » incrociò le braccia ad altezza del petto.
« Volevo approfondire la nostra conoscenza, se capisci cosa intendo. » rispose. « Ma siccome lei non ha voluto, temo che sarò costretto a raccontare a tutti la verità. » continuò. Adesso a sua zia era tutto chiaro, decisamente più chiaro.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Se l'ho è meritato ***


Il giovane e viziato Draco Malfoy, amore di mamma, poteva contare sulle dita di una mano le sberle che aveva ricevuto in tutta la sua vita, siccome sua madre lo coccolava sempre e lo giustificava di continuo, mentre suo padre di solito si limitava a tirargli addosso il suo bastone da passeggio, ma senza fargli tanto male alla fine.
In ogni caso lo schiaffo che gli aveva appena rifilato sua zia Bella era il più brutto che ricordava di aver mai ricevuto in tutta la sua vita. Subito dopo aver udito le sue parole, la donna gli aveva rifilato un bel ceffone colpendogli la guancia destra e lasciandoci impressa l’impronta della sua mano a causa della forza con cui l’aveva colpito.
« Zia! » protestò guardandola storto e si portò una mano sul punto dove l’aveva colpito.
« Volevi infettare il tuo sangue e il tuo corpo da Purosangue andando a letto con una Mezzosangue, stupido! » strillò la donna furiosa. Non era proprio vero quello che aveva detto. Per quanto detestasse i Mezzosangue non avrebbe mai permesso alla fine che qualcuno, anche se Purosangue, si approfittasse di una strega, sebbene non lo avrebbe mai ammesso. Non le importava dunque che avesse il sangue sporco.
« Ma… » non lo lasciò finire la frase, bastò solo guardarlo male per impedirgli di andare oltre.
« Guai a te se dici ai tuoi genitori che ti ho tirato uno schiaffo. » affermò e uscì fuori dalla stanza, sbattendosi la porta alle spalle e dirigendosi verso il salotto.
Una volta arrivata si sedette su uno dei divani e chiamò un elfo domestico. Quello apparve dopo pochi secondi.
« Voglio una camomilla. » ordinò, sperando che la potesse aiutare a calmare i nervi. La creatura annuì e scomparve con un crack. Tirò un sospiro e si passò una mano tra i lunghi capelli scuri. Il suo sguardo cadde sulla finestra davanti a lei che mostrava il giardino. Fuori stava piovendo e le gocce scivolavano lungo i vetri.
« Come mai quella faccia? » domandò una voce maschile alle sue spalle e si voltò per incontrare gli occhi del marito che la fissavano freddi.
« Brutti ricordi. » rispose. Lui le si avvicinò e si sedette accanto a lei sul divano. Allungò una mano per prendere la sua, ma lei se ne accorse e la sollevò velocemente per impedirglielo. « Non mi toccare. » esclamò nervosa.
« Bella, non è stata colpa tua. » disse l’uomo. Sapevano bene entrambi che lei non l’avrebbe mai ascoltato e che per quanto potesse cercare di consolarla non avrebbe mai funzionato.
« Io ero la preferita dei miei genitori, lo sai? Quella che più di tutte sembrava la Purosangue perfetta. Mi avevano sempre insegnato che non dovevo in alcun modo farli vergognare, mettendo in ridicolo il nome della famiglia. » raccontò con una punta di rammarico. Incrociò le braccia ad altezza del petto. « Quando mia madre si accorse che… Beh, che quel Mezzosangue mi aveva… » non riuscì nemmeno a finire la frase. Si portò una mano alla bocca per soffocare un singhiozzo e i suoi occhi si inumidirono. Non piangeva mai, però quelli erano ricordi troppo dolorosi per lei. Suo marito le avvolse un braccio attorno alle spalle.
« Bella, non è stata colpa tua. » insistette, ma lei scosse la testa.
« Non importava a mia madre, per lei io ero sporca, anche se non era stata colpa mia. » rispose. « Pure mio padre non mi guardava più in faccia e c’è voluto un mese prima che ricominciassero a parlarmi come si deve. » aggiunse.
« Pensi che sia per questo che odi tanto i Mezzosangue? » domandò il marito e lei si passò nervosa una mano tra i capelli.
« Penso che questo abbia contribuito a farmeli odiare. Il primo Mezzosangue che ho torturato e poi ucciso è stato proprio lui. » ammise e la sua confessione non stupì il Lestrange, siccome aveva sempre sospettato che fosse stata lei. « Questa cosa mi ha rammollito. Se un Purosangue tenta di abusare di una Mezzosangue io mi arrabbio perché so quanto è brutto, so il dolore che si prova e conosco la sensazione di sporco che ti senti poi addosso. » continuò e la stretta attorno alle sue spalle si fece ancora più forte.
Proprio allora apparve l’elfo con una tazza fumante di porcellana in mano. Lei, dopo averla presa in mano, lo fulminò con lo sguardo arrabbiata per quanto ci avesse messo a prepararle quella camomilla.
« Non penso che tu ti sia rammollita, semplicemente non accetti che qualcuno possa violare un altro essere umano, anche se lo consideri inferiore a te. » notò con tono comprensivo. La strega si portò la tazza alle labbra e sorseggiò il caldo liquido.
« L’Oscuro Signore mi ha chiesto di tenere d'occhio Lucius quando arriverà il momento. » affermò cambiando discorso, preferiva non parlare più di quella cosa.
« Se non pensa che sia bravo perché non ha affidato a te la missione? » domandò perplesso e lei alzò e abbasso le spalle.
« Penso che abbia voluto dargli una seconda possibilità e che se fallirà gliela farà pagare cara. » commentò. Sua sorella avrebbe offerto molto se fosse accaduto qualcosa al marito. Il loro era stato un matrimonio combinato come il suo, tuttavia con il tempo avevano iniziato ad amarsi e Draco era stato l’incoronamento del loro amore. Lei aveva voluto bene, in un certo senso, a suo marito, però la natura non aveva voluto darle la gioia di diventare madre. Veramente un figlio l’avrebbe voluto solo per tramandare il cognome Lestrange e per dare al suo signore un nuovo servo.
« Andrà tutto bene. » cercò di tranquillizzarla il mago, però lei non riusciva ad essere positiva e si augurava che avesse ragione lui e che sarebbe andato tutto bene.
« Anch'io avrei voluto davvero avere un figlio, però può darsi che sia stato meglio così, dubito che sarei stata una brava madre. » la sua era una specie di confessione. Aveva sempre finto di non volere un figlio.
« Lo so. » sulle sue labbra apparve un debole sorriso.

Nel frattempo a Grimmauld Place

In una delle stanze si trovava un grandissimo arazzo che mostrava tutti i nomi dei componenti della famiglia Black e secondo Kreacher risaliva al tredicesimo secolo circa. L’elfo lo aveva mostrato a Clarisse il giorno prima e la Serpeverde era tornata di nuovo in quella stanza per curiosità, perché credeva che lì nessuno l’avrebbe mai disturbata. Tuttavia si sbagliava.
« Questa casa, in un certo senso, è anche tua. » affermò una voce maschile alle sue spalle, facendola sussultare. La bruna si voltò e i suoi occhi incontrarono quelli grigi di Sirius. L’uomo si trovava in piedi accanto alla porta aperta. « Dopo che sei arrivata Kreacher è venuto qua e ha scoperto che su quell'arazzo spunta il tuo nome e quello della tua famiglia. » affermò, indicando un ramo che univa un certo Cygnus Black al padre di Clarisse e a sua madre; infine altri due partivano da loro fino a raggiungere Clarisse e suo fratello. Nell'albero genealogico c’erano perfino le loro rispettive date di nascita e di morte, nel caso di suo fratello e della madre. La giovane si avvicinò alla parete e accarezzò il ritratto sopra al nome del fratello. Appariva abbastanza fedele all'originale, come il suo e quello di suo padre.
« Te lo ha mostrato lui? » chiese girandosi verso il mago, che scosse la testa con un sorriso divertito sul volto.
« No, sono venuto qui perché volevo controllare una cosa. Sai, ero curioso di scoprire come mai assomigliavi tanto a Bellatrix ed ecco la risposta: Cygnus era suo padre, nonché di Andromeda, la madre di Tonks, e di Narcissa. » spiegò indicando il ritratto e il nome di ciascuno di loro. Portavano tutti un capello da mago e sotto vi erano le loro date di nascita, però nel caso di Cygnus c’era anche quella di morte.
« Quindi Bellatrix è mia zia e Ninfadora mia cugina. Bene! » esclamò sorridendo. Non le dispiaceva essere imparentata con una strega buffa come Ninfadora, sebbene fosse pure piuttosto sbadata.
« Non chiamarla con il suo nome, se no rischi che tua cugina ti trasformi in qualche animale, magari un bel serpente. » l’avvertì Sirius, avvicinandosi a lei e sorridendo divertito. « Sei anche mia cugina, ma di secondo grado. » continuò spiegandole che Cygnus era il fratello di sua madre Walburga.
« A quanto pare senza volerlo abbiamo fatto una bella riunione di famiglia. » scoppiarono a ridere entrambi divertiti.
« Molte famiglie Purosangue sono imparentate tra di loro pur di mantenersi puri. Odiavo loro e la loro mania del sangue puro e sono stato il primo della mia famiglia a finire in Grifondoro. » raccontò e allungò una mano verso il suo ritratto, dove c’era una grande bruciatura.
« Cos'è successo al tuo ritratto? » domandò perplessa, sebbene ne avesse una vaga idea.
« Mia madre, la mia adorata mammina, lo ha fatto dopo che sono scappato di casa. Non ne potevo più. » rispose e allontanò la mano, per poi passarsela tra i capelli scuri.
« Dove sei andato? » chiese curiosa. Lui si voltò verso di lei e sul suo viso apparve un debole sorriso.
« Sono andato dai Potter. Il padre di Harry era il mio migliore amico, insieme a Remus. » rispose e la ragazza intuì che si riferiva al professor Lupin.
« Sei amico di un Lupo mannaro? » domandò sconvolta e i suoi occhi si spalancarono.
« In realtà lui non è mai stato pericoloso, in teoria. » ribadì con decisione Sirius. « Ora sarà meglio che andiamo. Penso che il pranzo sia quasi pronto e Molly si arrabbierà se faremo tardi. » aggiunse, cingendole con un braccio le spalle e facendola voltare, però lo tolse subito e uscirono fuori dalla stanza.
A pranzo mangiarono un delizioso arrosto preparato dalla signora Weasley. La Serpeverde era sempre più contenta di trovarsi lì, sebbene la maggior parte dei giovani che si trovavano nella casa la guardavano con diffidenza. Solo i gemelli sembravano fidarsi di lei e Ron ogni tanto dimenticava chi fosse, apparentemente ammaliato dalla sua bellezza.
Il resto del pomeriggio lo trascorse nella biblioteca di Grimmauld Place. Non impazziva per i libri e la lettura in sé, tuttavia aveva compreso che quel posto con scaffali pieni di libri poteva essere un buon posto dove nascondersi e non si sarebbe di certo annoiata con tutti quei volumi.
La sua solitudine non durò tanto, siccome qualche minuto dopo la porta si aprì mostrando Tonks. Quel giorno la giovane Auror, che Clarisse aveva imparato presto essere una Metaformagus, aveva scelto di rendere i suoi capelli di colore rosa fluo, lisci e lunghi fino alle spalle. Indubbiamente era una ragazza piuttosto carina e doveva avere all'incirca vent'anni o poco più.
« Sirius mi ha detto che anche tu sei nostra parente. » esclamò, facendo sussultare la bruna che, siccome si trovava seduta ad un tavolo e dava le spalle alla porta, non si era accorta che fosse entrata nella stanza. Si girò verso l’Auror e chiuse il libro, posandolo sul tavolo.
« Siamo cugine. » rispose e alzò e abbassò le spalle, fissandola con indifferenza. La strega le si avvicinò e si sedette vicino a lei. Il tavolo era di forma quadrata e di legno scuro.
« Ho scritto a mia madre accennandole di te e mi chiedevo, nel caso lo volesse, se fossi disposta ad incontrarla. » propose con un sorriso amichevole sul viso.
« Certo, penso che potrebbe essere una buona idea. » rispose sorridendo. Sarebbe stato interessato conoscere la madre di Ninfadora, che poi era pure sua zia. Se era gentile come la figlia, magari meno sbadata, allora sarebbe stato bello.
Sua cugina appariva più loquace, in un certo senso, di Sirius e la faceva ridere trasformando il suo viso o anche una sola parte del suo viso in una parte animale con lo scopo di farla ridere. Grazie a lei, Molly e Sirius si sentiva più a suo agio in quella casa e sentiva che gli sarebbero mancati una volta tornata a scuola. Temeva che Draco gliela avrebbe fatta pagare cara, anzi veramente ne era proprio sicura.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Una brutta sorpresa ***


La mattina prima della partenza dei ragazzi per Hogwarts, a Grimmauld Place si sentiva provenire dal salotto una musica dal suono dolce e melodico.
Per la prima volta da quando Clarisse era venuta lì sembrava regnare la pace e la serenità. Infatti la madre della giovane aveva insegnato per diciotto anni in una scuola di ballo prima di morire e tra i suoi vari allievi c’era stata pure la figlia. Fin da quando era piccola Clarisse era stata portata da Gloria dove lavorava, di solito dopo la scuola e nei fine settimana, e così aveva avuto modo di appassionarsi pure lei alla bachata e ben presto impararla.
Il salotto della casa si era trasformato in una pista di ballo dopo che Clarisse aveva scoperto che pure Sirius conosceva quel ballo. La coppia aveva quindi deciso di danzare nella stanza. Ben presto, senza che loro se ne accorgessero, intenti com'erano a ballare, la stanza si era riempita di persone curiose, ovvero dei compagni di scuola della bruna.
Sul volto di Harry c’era un’espressione contrariata mentre guardava la sedicenne ballare con il suo adorato padrino. Per lui quella danza appariva troppo sensuale, sebbene doveva ammettere che fosse rapito anche lui dai movimenti della coppia, soprattutto quelli della Serpeverde. Si muovevano con una grande eleganza e sensualità da impressionare il Grifondoro, come del resto tutti i presenti. Dimenticò in fretta il senso di fastidio che provava rapito dalla musica e dai due ballerini.
« Cosa sta succedendo qua? » la voce tonante della signora Weasley li riportò tutti alla realtà e si voltarono verso la porta. Sirius e Clarisse apparivano entrambi un po’ sudati e affaticati e lei posò una mano sul ventre. Aveva legato i capelli color cioccolato in uno chignon, decorandolo con una rosa finta di colore bianco. Indossava una maglietta sempre bianca a tinta unita e dei leggings di colore blu.
« Molly, Clarisse e io stavamo solo danzando. » rispose tranquillamente il mago con un tono quasi sarcastico. La strega però non apparve trovarlo affatto divertente, mise le mani sopra i fianchi e li fulminò entrambi con lo sguardo.
« Non mi sembra per niente appropriato che vi mettiate a ballare in quel modo. » strillò e il resto dei presenti rimase ammutolito.
« Signora Weasley si tratta solo di una bachata e non c’è nulla di male nel ballarla. » rispose tranquillamente la studentessa e la strega la guardò con aria confusa.
« Bachata? » domandò infatti perplessa e Sirius si affrettò a spiegare.
« Si tratta di un ballo Babbano, Molly. Quando ero più giovane l’ho imparato per fare dispetto ai miei genitori. Da tempo non ballavo con qualcuno, però non ho perso la mano. » affermò sorridendo e si voltò verso la Serpeverde, che annuì.
« Non mi interessa assolutamente il tuo passato, semplicemente non mi pare il caso che vi mettiate a danzare insieme. Lei ha solo quindici anni e tu potresti essere suo padre. » ribadì abbassando le braccia. I ragazzi si alzarono dal divano e lasciarono velocemente la sala per evitare di essere in qualche modo coinvolti nella faccenda. L’ultima ad uscire fu Hermione, che si chiuse la porta alle spalle.
« Veramente ne ho sedici e si tratta solo di un ballo. » ribadì la bruna con tono infastidito e si sistemò una ciocca dietro all'orecchio con fare nervoso.
« Non mi importa Clarisse e non voglio più vedervi ballare! » esclamò la strega talmente forte che la ragazza temette l’avesse sentita tutta la casa.
« Va bene, ma nel caso se ne fosse dimenticata, mia madre è morta e non ho bisogno di un’altra che tenti di fare le sue veci. » protestò e uscì fuori dalla sala con passò deciso, chiudendosi con forza la porta alle spalle. Si precipitò al piano superiore, dirigendosi verso la sua camera. Una volta lì chiuse di nuovo con forza la porta e si gettò sul letto con le lacrime agli occhi.
Non sapeva bene quanto tempo fosse rimasta in quella posizione, quando sentì bussare la porta e si drizzò in piedi. Non piangeva più e si diresse con aria il più possibile serena verso la porta. Quando aprì si ritrovò davanti Ginny. La ragazza aveva un anno in meno di lei e stava diventando carina con il passare del tempo. Non avrebbe mai ammesso di ammirare i suoi capelli con quel colore rosso fuoco.
« Il pranzo è pronto. » annunciò e si voltò come per andarsene, ma evidentemente ci ripensò perché si rivoltò verso di lei. « Siete stati proprio bravi. » ammise, come se le costasse molto dirlo, e la Serpeverde comprendendolo annuì.
Scese le scale per recarsi in cucina un istante dopo la rossa. Quel giorno si mangiò in silenzio e alla fine del pasto Molly non volle il suo aiuto e, contrariamente al solito, la ignorò. La bruna pensò che si fosse offesa per il modo in cui l’aveva trattata prima e si ripromise di cercare di parlarle per chiederle scusa, però non ne ebbe l’occasione. In compenso Hermione e Ginny si dimostrarono decisamente più amichevoli e la quattordicenne la pregò di danzare per loro prima di andare a dormire, cosa che la Serpeverde fece con immenso piacere.

Il giorno dopo

I ragazzi sembravano eccitati all'idea di tornare a scuola, un po’ meno l’Hightower, che aveva un brutto presentimento. Sapeva perfettamente che Draco si sarebbe vendicato per via del suo comportamento e temeva cosa avrebbe escogitato. In quel caso avrebbe passato il resto dell’anno da sola e ignorata da tutti.
Prima di recarsi in stazione insieme agli altri, ebbe modo di parlare con Sirius e si ripromisero di scriversi per recuperare il tempo perduto come cugini. Per il mago era strano andare d’accordo con un membro della sua famiglia, per giunta appartenente alla casa di Serpeverde. La giovane gli confessò che il Capello Parlante aveva voluto metterla in Tassorosso come suo padre, tuttavia lei era riuscita a fargli cambiare idea e con il tempo aveva compreso che quello fosse il posto più adatto a lei. Se le cose sarebbero andate come credeva, le lettere del Black avrebbero potuto in qualche modo farla sentire meno sola e, in un certo senso, l’avrebbero perfino consolata; sarebbe stato come avere un amico.

Quella sera a Malfoy

Le riunioni dei Mangiamorte si tenevano normalmente a Malfoy manor. Lucius e Narcissa in realtà non erano particolarmente contenti di dover ospitare per forza tali riunioni, ma cercavano di fare buon viso a cattivo gioco. Fingevano di sentirsi onorati dal fatto che l’Oscuro Signore avesse scelto la loro casa come quartier generale, ma in realtà speravano con tutto il cuore che trovasse al più presto un altro posto.
Una riunione si era da poco conclusa e Bellatrix Lestrange uscì fuori dalla sala da pranzo della casa tra gli ultimi. Dietro di lei c’era suo marito, che quel giorno non appariva particolarmente di buonumore. Quella riunione aveva confermato che sarebbe stato Lucius Malfoy a dirigere la prossima azione dei Mangiamorte e l’uomo non era particolarmente contento per questo, poiché riteneva che il cognato non fosse la persona adatta. Anche Bellatrix non era particolarmente d’accordo, però adorava troppo l’Oscuro Signore per contestare una sua decisione. Se proprio l’avesse fatto sarebbe stato dove nessuno poteva sentirla, come nella propria camera, o più facilmente avrebbe tenuto la cosa per sé.
« Secondo me, avrebbe dovuto dare a te quell'incarico. » affermò il marito della Mangiamorte una volta che si ritrovarono da soli nella loro camera da letto. La donna non disse nulla e si diresse verso la toeletta, che si trovava accanto ad una delle finestre che dava sul grande giardino della villa. Si sedette, prese la spazzola che si trovava sopra al tavolino e incominciò a pettinarsi i lunghi capelli scuri.
« L’Oscuro Signore sa cos'è meglio per noi e ha ritenuto che Lucius Malfoy fosse la persona più adatta. » rispose, sebbene in realtà fosse d’accordo con il marito. Raramente contraddiceva il suo signore.
Rodolphus si sedette sul letto e si slegò le scarpe, per poi sistemarle accanto al suo comodino. Sopra di questo c’era un un piccolo candelabro d’ottone con una candela bianca e all'estremità c’era un lungo pezzo di metallo, al cui fondo si trovava un anello dove, se lo si desiderava, si poteva tranquillamente infilare un dito per poter trasportare senza problemi la candela.
« Lucius Malfoy ha rinnegato l’Oscuro Signore quando è scomparso, Bella. Non avrebbe dovuto perdonarlo tanto facilmente, come del resto gli altri. » su questo la Mangiamorte era perfettamente d’accordo, poiché odiava tutti quelli che avevano rinnegato il mago, al contrario di lei, suo marito, suo cognato e altri, che per amor suo, specialmente nel caso della donna, avevano affrontato Azkaban. La bruna in quella prigione ci aveva trascorso quattordici anni, sicura che un giorno il suo signore sarebbe tornato e l’avrebbe premiata per la sua fedeltà.
Non mancava tanto alla missione al Ministero della Magia. Alla bruna piaceva immensamente l’idea di poter servire di nuovo il mago e poter dimostrare tutto il suo valore in quell'occasione, certa che l’avrebbe lodata insieme agli altri se avessero avuto successo.
« Lucius Malfoy sarebbe capace di tradire nuovamente l’oscuro Signore alla prima occasione se questo significa salvarsi la vita. » affermò, continuando a pettinarsi i capelli. Il marito le si avvicinò, posò le mani sopra alle sue spalle e fissò il loro riflesso nello specchio.
« Per quanto tu possa farti bella lui non ti guarderà mai. Non è capace di provare amore. » la strega poggiò la spazzola, o meglio la sbatté sulla toeletta, e si voltò verso il marito guardandolo storto come se avesse appena detto una parolaccia terribile. In realtà sapeva che era la dura e crudele verità, tuttavia non ammetteva che il marito le parlasse in quel modo, ricordandole una cosa che sapeva perfettamente.
« Sparisci immediatamente dalla mia vista! » strillò. L’uomo capì che fosse meglio fare come gli aveva detto e non insistere. Uscì fuori dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle. La bruna si passò una mano tra i capelli con aria nervosa e si alzò in piedi. Si avvicinò alla finestra e osservò il cielo notturno, nel quale le stelle brillavano. Dalla sua camera non godeva della vista della luna, però non le interessava vederla.
Nei giorni seguenti fare colazione divenne un po’ più triste, siccome Draco era partito per Hogwarts e sarebbe tornato a casa solo per le vacanze estive. Sua madre sembrava quella che pativa di più la sua assenza e nei giorni seguenti apparve cupa. La sorella maggiore immaginò che dovesse mancarle molto il suo adorato figlioletto e che fosse preoccupata per il compito che Voldemort aveva affidato a suo marito.

Giorni dopo

Il giorno della missione al Ministero della Magia arrivò velocemente. Quella sera Bellatrix e gli altri suoi compagni che sarebbero andati con lei apparivano piuttosto nervosi, soprattutto Lucius che temeva, probabilmente, le conseguenze di un eventuale fallimento per colpa sua.
Sua cognata non fece nulla per tranquillizzarlo prima della loro partenza.
Una volta dentro l'atrio del Ministero della Magia non persero tempo ad ammirare il suo splendore e la fontana magnifica e dorata che si trovava in un punto di esso. Avanzarono con passo deciso verso uno dei tanti ascensori. Vista l’ora non c’era da sorprendersi che fosse deserto, ma per la Lestrange era comunque strano, poiché non aveva mai visto quel posto così tranquillo e senza un’anima viva in giro.
L’ascensore li portò fino al piano dove si trovava l’ufficio Misteri e da lì non dovettero far altro che cercare la loro destinazione, e non fu per niente difficile.
La sala dove poco dopo si ritrovarono era piena di scaffali che arrivavano fino al soffitto, enormi e pieni di sfere di cristallo, alcune più grandi di altre in dimensione. Trovarono Potter in uno dei corridoi in compagnia di alcuni giovani che, a giudicare dalla divisa, dovevano essere degli studenti di Hogwarts. Quando li videro arrivare non parvero sorpresi. La Mangimorte fu compiaciuta di vedere Neville Paciock e sul suo viso apparve un sorriso divertito quando le puntò contro la bacchetta minacciandola. Ma il ghigno scomparve immediatamente quando Clarisse apparve davanti a lei, facendosi strada in mezzo al gruppo. Non puntò la bacchetta addosso a lei e Lucius, limitandosi a rigirarsela tra le dita.
« Buonasera signor Malfoy e signora Lestrange. Piaciuta la sorpresa? » domandò con tono ironico, allargando le braccia. Peccato che Bella non trovasse la situazione divertente, per nulla.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Bella hai perso ***


La Mangiamorte si augurava che non potesse leggere la delusione sul volto e che nessuno potesse notarla. Fece un passo indietro mentre fissava la ragazza che le puntava contro la bacchetta. Le sue labbra erano curvate in un insopportabile sorriso maligno.
« Ti ho accolto in casa mia, diviso con te il cibo della mia tavola. » commentò arrabbiato Lucius e sputò per terra, mancando di pochi centimetri le scarpe della giovane. Tuttavia questa non si scompose e si rivolse allora a lui.
« Oh, quanto mi dispiace. Draco non vi ha detto nulla? » c'era ironia nel suo tono e Bellatrix dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo per non strozzarla. Quanto le sarebbe piaciuto avvolgere le mani attorno a quel collo da cigno finché l'ossigeno avrebbe smesso di arrivare al cervello e non sarebbe morta tra le sue braccia. « Sono una Mezzosangue e immagino che dovrei chiamarti zia. » aggiunse voltandosi verso Bella mentre pronunciava quelle ultime parole con freddezza. Allora la strega si riprese dallo shock.
« Maledetta che non sei altro! » mai avrebbe ammesso che una parte di lei comprendeva la sua rabbia, sarebbe stato come ammettere che anche lei aveva delle debolezze e in passato era stata profondamente ferita da qualcuno, per giunta un Mezzosangue.
« Prima dovrai vedertela con me. » scoppiò a ridere alle parole di Neville, che la fissava minaccioso, per nulla intimorita da quel ragazzino di quindici anni, sebbene avesse in mano una bacchetta e gliela stesse puntando contro. A lei sembrava semplicemente ridicolo tutto ciò.
« Dimmi Paciock, come stanno mamma e papà? » domandò con tono ironico, ripensando ai due Auror al momento ricoverati al San. Mugo, che aveva reso pazzi a forza di torturarli con la maledizione Cruciatus. Sospettava che al ministero dovevano averne tenuto molto conto, considerando che erano stati Auror piuttosto in gamba e rispettati, quando l'avevano condannata per quel crimine.
« Meglio, stanno per essere vendicati. » strillò il Grifondoro. Prima che lei o lui potesse fare qualcosa, Lucius le abbassò la bacchetta con la mano e parlò rivolgendosi ad Harry, che teneva ancora stretta in mano la Profezia per cui si trovavano lì.
« Manteniamo la calma. Harry, non vuoi capire come mai l'Oscuro Signore ha tentato di ucciderti anni fa? Tu, solo un bambino... » aveva un tono stranamente dolce e decisamente persuasivo. « Se tu mi darai quella Profezia chiarirò tutti i tuoi dubbi. » aggiunse, allungando una mano verso il giovane, ma il quindicenne si ritrasse.
« Ho aspettato per quattordici anni e direi che posso aspettare ancora un po'. » esclamò con fierezza e si misero a lanciare incantesimi contro di loro. La Lestrange corse dietro agli studenti insieme ai suoi compagni, però li perse presto di vista e si ritrovò Clarisse che le bloccava il cammino. Notò di sfuggita uno dei maghi che spariva dietro ad uno scaffale e fulminò con lo sguardo la bruna.
« Cosa credi di fare ragazzina? » sbraitò e le gettò contro la Maledizione Cruciatus, colpendola in pieno. La strega cadde a terra, iniziando a contorcersi e urlare per il dolore. La Purosangue scoppiò a ridere divertita. « Adesso non fai più la santarellina, vero? » Le tolse il fascio e la Serpeverde smise di contorcersi per il dolore. La Mangiamorte le si avvicinò e si chinò verso la nipote. « Devi crepare come tua madre. » alzò la bacchetta e stava per colpirla di nuovo, quando qualcuno le tirò un forte calcio alla schiena facendole perdere l'equilibrio. Cadde a terra con un tonfo e si voltò furiosa solo per vedere suo cugino Sirius, quel Traditore del suo sangue maledetto, dinanzi a lei. Avrebbe voluto colpirlo con un incantesimo, però la bacchetta le era caduta, e il cugino sorrise beffardo.
« Pietrificus Totalis. » voleva muoversi con tutte le sue forze, però non ci riusciva per colpa dell'incantesimo lanciatole. Tuttavia pareva sempre maledirlo mentalmente e cercare di incenerirlo con lo sguardo. « Clarisse. » si distrasse per aiutare la giovane ad alzarsi e l'altra lo guardò visibilmente provata. Se avesse potuto muoversi temeva che avrebbe finito per vomitare. La liberò, ma non prima di averle fregato la bacchetta.
« Ma che bella coppietta: la Mezzosangue e il Traditore del suo Sangue. » li schernì scoppiando a ridere. Sirius socchiuse gli occhi fino a ridurli a due fessure.
« Dov'è il mio figlioccio? » domandò, sollevandola da terra e sbattendola contro uno scaffale. A giudicare dal rumore di vetri infranti, doveva aver rotto alcune sfere di cristallo. La Mangiamorte lo fissò con scherno.
« Buona fortuna per trovarlo. Spero che tu arrivi troppo tardi. » la scaraventò per terra e lei sbatté la testa perdendo i sensi.

Qualche minuto dopo

Quando si riprese, avvertì un forte dolore alla tempia e portandosi una mano sul punto dolorante scoprì che era ferita. Si mise seduta con fatica e si guardò attorno. I suoi "adorati cugini" erano scomparsi nel nulla e pure la sua bacchetta. Appoggiandosi allo scaffale si drizzò in piedi e si allontanò con l'intento di uscire da quel posto.
Poco dopo si ritrovò ancora nell'atrio del ministero. Scoprì subito di essere arrivata nel bel mezzo di un duello tra l'Oscuro Signore e Silente. Difficile dire quale dei due stava avendo la meglio. Vide Harry a terra e ferito, ma stava bene in ogni caso. Avvertì una forte morsa allo stomaco quando i suoi occhi incontrarono quelli rossi del suo padrone e poi di nuovo il buio.

Stavolta, quando si ridestò, si ritrovò nella sua stanza a Malfoy manor e con lei non c'era nessuno. Si sentiva decisamente meglio e più in forze. Si sedette poggiando la schiena contro lo schienale del letto. Sul comodino c'era un vassoio con sopra una tazza di porcellana vuota, una teiera, che apprese contenere del tè, e alcuni dolcetti. Sospettò che ci fosse di mezzo la mano di sua sorella. Chissà se Lucius ce l'aveva fatta a prendere la Profezia o, più facilmente, aveva fallito deludendo il loro padrone. Comunque aveva perso la sua bacchetta, si era fatta battere come una stupida da quello s*****o di suo cugino e si chiedeva se davvero fosse un bene essere ancora in vita.

Qualche mese dopo

A inizio agosto il caldo si stava facendo sempre più insopportabile, però in quella dimora la temperatura sembrava sopportabile.
Clarisse si mosse sotto le coperte del letto, scoprendo in quel modo gran parte della gamba nuda. Poi aprì gli occhi, posando una mano sopra al petto della persona con cui condivideva il letto, e avvicinò il viso al suo orecchio, quasi sfiorandogli il lobo con le labbra.
« Buongiorno, è ora di alzarsi. » lo chiamò e l'altro piantò un mugugno di protesta, voltandole le spalle. La strega, decisa a non arrendersi, avvolse una gamba attorno alla sua vita e la posò sul materasso dall'altra parte.
« No, per favore, ancora pochi minuti. » supplicò, infilando la testa sotto il cuscino. Lei per tutta risposta gli salì a cavalcioni sulla schiena nuda, cercando di non far gravare troppo il suo peso sul corpo per evitare di fargli del male senza volerlo, e iniziò a massaggiargli le spalle.
« Non ti va di darmi il buongiorno come si deve? » chiese maliziosa la giovane. A quelle parole lui reagì ribaltando le posizioni e mettendosi sopra di lei. La ragazza avvolse le braccia attorno al suo collo e le gambe attorno alla sua vita.
« Potevi dirmelo prima. » sorrise e lei ridacchiò piegando la testa all'indietro. Si comportavano come una coppia in luna di miele, sebbene fossero consapevoli che la loro serenità non sarebbe durata ancora molto e presto sarebbe ricominciata la scuola.
« Quando torna? » chiese la giovane più tardi, quando ebbero finito di fare l'amore. Il mago si alzò in piedi e indossò la parte inferiore del suo pigiama, ovvero due pantaloncini di colore grigio. Si voltò verso Clarisse ancora distesa sotto le coperte.
« C'è ancora tempo. » disse, apprendo il primo cassetto del comodino e tirando fuori un pacchetto di sigarette di una marca del mondo della magia. Se la portò alle labbra e questa si accese da sola. Ne prese un'altra e gliela lanciò. La Serpeverde la prese e se la portò alle labbra. Appena si accese, fece un tiro e se l'allontanò dal viso.
Finita la sigaretta si alzò e si vestì velocemente, dopo aver fatto una doccia lampo, preferendo non incontrarla. L'accompagnò fino al portone d'ingresso e una volta nell'atrio si salutarono scambiandosi un tenero bacio. Poi se ne andò diretta verso casa.

In breve tempo arrivò dinanzi a Grimmauld Place e, una volta dentro l'atrio della casa, venne subito raggiunta da Kreacher. Dopo averlo salutato, si mise alla ricerca del padrone di casa.
Sirius si trovava seduto sopra al divano del salotto della casa, quando entrò e gli si avvicinò, sedendosi accanto a lui. Quel posto aveva raggiunto lo splendore di un tempo: risultava tutto pulito e il sole entrava dalle due finestre presenti nelle pareti.
« Dove sei stata stanotte? » chiese il cugino preoccupato, girandosi verso di lei.
« Da un amico. » rispose semplicemente e il Grifondoro comprese che non era il caso di chiedere ulteriori dettagli.
« Non vuoi tornare da tuo padre? » era arrivata a chiedere ospitalità dopo la fine della scuola e il Grifondoro gliela aveva concessa volentieri. La casa non era più la base dell'Ordine della Fenice da quando avevano scoperto che Kreacher aveva fatto la spia con Bellatrix e sua sorella; eppure restava in quella casa e il Black doveva ammettere che, da quando gli altri se n'erano andati e Clarisse era tornata lì, si comportava meglio, sebbene sospettava che fosse stata la bruna a ordinarglielo. La casa era tornata ad essere abitabile e tutti e tre se ne occupavano.
« Per lui sono solo un peso da quando mia madre e mio fratello sono morti. » ammise, incrociando le braccia ad altezza del petto. Ancora una volta non insistette e si limitò a tirare un sospiro. Suo padre si interessava poco a lei, sospettava che neanche sapesse bene dove si trovava la figlia ed era al corrente solo che stava bene.
« Non mi sono mai sentito a casa. » disse. « Nessuno mi ha mai fatto sentire un membro della famiglia, perfino mio fratello mi considerava solo un traditore. Lui è morto giovane. » non le aveva mai parlato di Regulus e lei non aveva mai fatto domande, anche se era a conoscenza della sua esistenza grazie all'albero genealogico. « Si era unito ai Mangiamorte e poi immagino che abbia voluto fare marcia indietro, ma sai Tu-Sai-Chi non è uno a cui si possono dare le dimissioni. Lo avrà ucciso uno dei suoi sgherri, dubito che fosse abbastanza importante per disturbare l'Oscuro Signore in persona. » l'ultima parte la disse con un finto sorriso divertito. Lei gli prese una mano e gli lanciò un debole sorriso.
« Anche a me manca molto mio fratello. » affermò e lo abbracciò.

Il giorno dopo

La mattina seguente, quando Clarisse si svegliò, scoprì che erano arrivati i risultati dei G.U.F.O.
Quando notò la lettera sul tavolo della sala da pranzo, apparecchiata da Kreacher per la colazione, la prese con le mani tremanti e l'aprì emozionata e spaventata al tempo stesso.
I risultati non la sorpresero particolarmente. C'erano due Eccezionali di: Pozioni e Rune Antiche. Per il resto le materie erano andate piuttosto bene e aveva preso diversi Oltre Ogni Previsione. L'unica materia in cui aveva preso un brutto voto era Storia della Magia e la cosa non la sorprese per nulla.
« Sei andata bene. » si complimentò Sirius, facendola sussultare, dato che non si era accorta della sua presenza dietro di lei. « Io non sono bravo in Pozioni, o almeno non particolarmente. » aggiunse e lei si voltò.
« Grazie. » disse gentilmente. Consumarono in silenzio la loro colazione, sebbene ogni tanto il Black, che leggeva sempre la Gazzetta del Profeta a quell'ora, a volte commentava qualche articolo. Da quando il Mondo Magico aveva avuto la conferma del ritorno di Voldemort si era scatenato il panico, senza contare i vari attacchi contro i Babbani, spesso conclusosi in stragi terribili.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Vacanze estive ***


Le vacanze estive passarono velocemente e gli ultimi giorni feriali giunsero più in fretta di quanto si aspettassero.
Quella mattina Clarisse si svegliò come sempre intorno alle dieci. Alzatasi dal letto, si diresse verso l’armadio di colore scuro che si trovava contro la parete, accanto alla finestra. Vicino ad esso c’era pure uno specchio a grandezza umana con una cornice di legno chiaro. Aperto l’armadio, ne estrasse una gonna a pieghe che le arrivava fino alle ginocchia, di colore nero. La posò sul suo letto con una camicia di colore bianco. Dopo aver scelto la biancheria intima, si diresse in bagno per fare una bella doccia calda.
Il bagno non era molto grande e aveva le piastrelle del pavimento di colore bianco, come le pareti. Si diresse verso il lavandino e si legò i capelli in una coda di cavallo per evitare di bagnarli facendo la doccia, e si lavò i denti. Teneva lo spazzolino e il dentifricio in un bicchiere di vetro accanto al rubinetto. Finito di lavarli, fece dei risciacqui con dell’acqua e poi la sputò. Osservò il suo riflesso nello specchio sopra al lavandino e si sistemò la coda.
La doccia era in un angolo del bagno e possedeva delle pareti di vetro. Si spogliò, posando il suo pigiama sopra ad un mobile di legno che si trovava contro la parete opposta al lavandino. Poi entrò nella doccia con l’intento di lavarsi e ne uscì pochi minuti dopo tutta gocciolante. Si sentiva rinata e bene con se stessa. Indossò il suo accappatoio e uscì fuori dal bagno, rientrando in camera. Sciolse i capelli, lasciandoli ricadere sull'accappatoio.
Sentì bussare alla porta e, pensando che dovesse essere il padrone di casa, si avvicinò e l’aprì, ritrovandosi davanti proprio Sirius già vestito.
« Dopo colazione vuoi andare a Diagon Alley, vero? » chiese. Lei doveva andare a comprare i libri per la scuola e tutto l’occorrente per il nuovo anno scolastico, mentre lui sperava di trovare un lavoro. In seguito al ritorno dell’Oscuro Signore sarebbe stato difficile, siccome buona parte dei negozi aveva chiuso. Non aveva bisogno urgentemente di un lavoro, fortunatamente, ma non ci sarebbe voluto tanto prima che i soldi in suo possesso sarebbero finiti. Voleva farlo anche per dignità e soddisfazione personale, siccome non voleva pesare su nessuno.
« Sì, sono quasi pronta, devo solo vestirmi. » rispose. Chiuse la porta e si vestì velocemente, per poi scendere in sala da pranzo, dove trovò la tavola apparecchiata. Si sedette al suo solito posto, cioè alla destra di Sirius che stava sempre a capotavola. C’era una tazza fumante sul tavolo nel punto in cui lui era seduto.
« Cosa c’è di nuovo? » chiese, riferendosi al giornale che il bruno teneva in mano. Il mago lo piegò, posandolo accanto alla sua tazza, prendendo quest’ultima in mano per portarsela alle labbra e berne un sorso.
« I soliti attacchi pervenuti per mano dei Mangiamorte. La gente è terrorizzata e conta sul fatto che Harry li salverà. » commentò. Kreacher portò a Clarisse il suo latte macchiato e glielo versò nella sua tazza.
« Grazie, Kreacher. » disse la giovane, rivolgendosi alla creatura che se ne andò poco dopo, lasciandoli soli. « L’anno scorso dicevano che era un visionario e che fosse fuori di testa. Adesso lo venerano. » commentò freddamente, portandosi la tazza alle labbra e bevendone un sorso, dopo aver soffiato sopra al liquido caldo.
« La gente è disperata. Ho paura che Harry non ce la farà, è così giovane... » notò tristemente e tirò un sospiro. Finì di bere dalla sua tazza e si mise a mangiare del bacon nel piatto accanto alla tazza.
« Pensavo avessi più fiducia in lui. E poi ha tutti noi pronti ad aiutarlo e sostenerlo. » affermò positiva, sebbene in fondo non lo fosse particolarmente.
« Io ho fiducia il lui, però sono preoccupato per lui e anche per te. » la ragazza lo guardò confusa, mentre il Grifondoro incominciò a tagliare la pancetta e a mangiarla.
« Per cosa? » chiese infatti. Prima di risponderle, finì il primo pezzo di pancetta.
« Per via delle tue fughe. Vorrei solo sapere chi è il tuo fidanzato in modo da poter stare più sereno. » affermò con tono calmo. Non voleva dirglielo, ma l’uomo non demordeva e continuava ad insistere. Scosse la testa, finendo il suo latte macchiato.
« Non devi preoccuparti per me, te l’ho già detto un sacco di volte. » ribadì infastidita dal suo volersi immischiare nella sua vita privata.
« Sono tuo cugino in fondo. » disse e le prese una mano tra le sue. « Sei ospite a casa mia e penso di avere tutto il diritto di preoccuparmi per te. » su questo non aveva tutti i torti, doveva ammetterlo.
« Hai ragione, ma davvero non hai nulla di cui preoccuparti: sto bene e il mio fidanzato mi vuole bene. » esclamò con decisione, sperando di riuscire a calmarlo e fargli cambiare idea.
« Tanto è inutile insistere con te. » sorrise e la ragazza tirò un sospiro, contenta che sembrasse essersi arreso finalmente.
« Ora andiamo a fare shopping. » affermò appena ebbero finito di fare colazione. Indossarono i loro mantelli e uscirono di casa.
Adesso che non era più ricercato Sirius poteva camminare tranquillamente per le strade senza bisogno di trasformarsi nella sua forma animale. Certo, c'era ancora chi lo fissava con diffidenza.
Incontrarono Harry, Ron ed Hermione e passarono la mattinata con loro. Nonostante gli eventi al Ministero della Magia, Harry continuava a guardare la ragazza con diffidenza e la invidiava perché, al contrario di lui che doveva vivere con i suoi zii per colpa dell’incantesimo di protezione, viveva con il suo padrino. Per giunta il Black sembrava essersi molto legato alla Serpeverde e andavano tanto d’accordo. Il mago si prendeva cura di lui come un figlio e non gli faceva pesare quel rapporto, o almeno cercava di fare del suo meglio perché non accadesse. Tuttavia le sue buone intenzioni apparivano completamente inutili.
Mangiarono al Paiolo Magico e Harry confidò a Sirius di aver visto Draco Malfoy da Magie Sinistre, un negozio di Nocturn Alley che vendeva oggetti per maghi e streghe oscure, in atteggiamento sospetto. Non aveva voluto che la sarta del negozio di vestiti gli toccasse il braccio sinistro. Nessuno, eccetto Sirius e Clarisse, prese sul serio la sua ipotesi che si fosse unito ai Mangiamorte per soppiantare il padre, in quel momento ad Azkaban arrestato per quanto successo al ministero. Stavolta non se l'era potuta cavare dicendo di essere stato sotto l'effetto della maledizione Imperio, evidentemente.

A Malfoy manor

Ogni tanto, alle cinque del pomeriggio, Narcissa e Bellatrix si vedevano in salotto per bere del tè caldo.
Da diverso tempo la bionda aveva una perenne espressione triste sul volto, sembrava essere invecchiata di cinque anni ed era pure dimagrita.
« La devi smettere di fare quella faccia. » la rimproverò la sorella maggiore, sorseggiando del tè dalla sua tazza con dei fiorellini colorati sopra. Narcissa aveva ricevuto quel set di sei tazze il giorno del suo matrimonio con Lucius. Ciascuna aveva lo sfondo di un colore diverso: gialla, rossa, arancione, bianca, blu e verde. Quella che teneva in mano Bella era rossa, mentre quella di Cissy gialla, e avevano pure i piattini abbinati, sebbene senza fiorellini.
« Lo so, ma sono molto preoccupata per Draco. » affermò tristemente la bionda, bevendo del tè. Aveva un colore scuro.
« Hai fatto apposta il Patto Infrangibile con Piton in modo che lo proteggesse. » osservò la Mangiamorte, decisamente più serena della bionda.
« Ho paura di cosa succederebbe se dovesse fallire veramente. In ogni caso l'Oscuro Signore non sarà contento di sapere, in teoria, che Draco non è riuscito a completare la sua missione. » credeva gliela avesse affidata solo con l'intento di punire suo marito per il suo fallimento. Per questo aveva accolto Draco nei Mangiamorte, nonostante avesse solo sedici anni; di solito voleva solo maghi e streghe maggiorenni che avevano finito la scuola.
« Io sarei stata al tuo posto se avessi avuto un figlio e un giorno l'Oscuro Signore avrebbe voluto averlo tra i suoi seguaci per dargli un simile compito. » affermò con fierezza la riccia, riponendo sul piattino la tazza.
« Perdonami, ma tu non puoi capire cosa provo: non hai figli. » a parlare era stata l'esasperazione e si pentì subito delle sue parole, quando vide la brutta espressione apparsa sul volto di Bella. Ripose la tazza e si portò le mani alla bocca sconvolta per quello che aveva detto. « Oddio Bella, scusa. » esclamò mortificata, portandosi le mani al petto.
« Non importa, hai ragione del resto. » disse la Lestrange. Il tema figli per sua sorella era delicato, sebbene non li avesse mai voluti veramente.
« Bella, mi dispiace. » insistette. Non avrebbe voluto comunque toccare quel tasto così dolente. Tentò di afferrarle una mano, ma l'altra la tolse velocemente dal tavolo, fulminandola con lo sguardo.
« Il discorso figli è chiuso. » strillò con un tono che non ammetteva repliche. La bionda annuì e finirono di bere il loro tè in silenzio.

Nei giorni che seguirono non arrivò nessuna novità da Hogwarts. Bellatrix intuì che suo nipote non doveva aver fatto alcun progresso con il loro piano di entrare nella scuola e Silente era ancora vivo. Ignorava se sarebbe tornato per le vacanze di Natale, però lo dubitava, siccome aveva tanto da fare a scuola. Sua sorella stava male, forse era depressa, ma in ogni caso si vedeva lontano un miglio che fosse preoccupata per suo figlio. Non c’era nulla alla fine che potesse fare la Lestrange per calmarla e neanche poteva tenerla informata sulle decisioni di Voldemort, siccome questi le aveva proibito di informarla sulle novità.

Ottobre

Passò velocemente il tempo: i giorni divennero settimane e il primo mese di scuola era appena finito. Draco, per quanto sua zia ne sapeva, non aveva fatto alcun progresso.
Quel giorno Bellatrix si trovava nel giardino della casa di sua sorella e stava facendo un giro attorno alla villa, quando sentì una voce chiamarla. Si trovava vicino al muro con i piedi nell'erba verde del giardino. Si voltò e vide che si trattava di suo marito Rodolphus. Teneva le mani nella tasca dei pantaloni lunghi di colore grigio chiaro che indossava.
« Tuo nipote non ha ancora fatto progressi, vero? » alzò e abbassò le spalle in risposta, incrociando le braccia ad altezza del petto.
« Per quanto ne so io, no. » rispose sinceramente. « Sono sicura non ci deluderà e che al più presto avremo sue notizie in merito. » aggiunse tranquillamente, fingendo di avere fiducia nel nipote. In realtà era d’accordo con sua sorella quando diceva che fosse solo un ragazzo di sedici anni e con poca esperienza, tuttavia non aveva alcuna voce in capitolo e non voleva ammettere che fosse in disaccordo con la scelta presa dal suo padrone. Inoltre non voleva allarmare ulteriormente la Malfoy esprimendole le sue preoccupazioni.
« Me lo auguro, non vorrei che deludesse l’Oscuro Signore come suo padre. » notò il marito.
« Non penso che tu debba preoccuparti per mio nipote. » esclamò. Si diresse velocemente verso il portone d’ingresso e lo aprì. Una vola entrata nell'atrio della casa con sua grande sorpresa vide Kreacher ai piedi della scala e lo raggiunse. « Cosa ci fai tu qua? »domandò perplessa. Possibile che Sirius avesse di nuovo commesso l’errore di lasciarlo uscire e lui avesse interpretato l’ordine come un consenso per abbandonare l’abitazione?
« Kreacher è uscito. » spiegò e fin qui c’era arrivata pure lei.
« Non hai bisogno del permesso di Sirius per farlo? » domandò, allargando le braccia e poi sbattendole contro il suo corpo. La creatura le si avvicinò e le mostrò un sacchetto contenente delle erbe.
« Clarisse mi ha chiesto di procurarle alcune erbe, o meglio una grande scorta. Sembra che non riuscisse a trovarle a Hogwarts. » spiegò. « E Kreacher ne ha approfittato per venire qua. » spiegò fiero di sé. La bruna gli strappò il sacchetto dalle mani e ne esaminò il contenuto. Non era un’esperta di Pozioni, tuttavia le sembrava che fossero gli ingredienti per preparate una Pozione Anticoncezionali. Strano che una ragazza single ne avesse bisogno.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Tanti auguri Clarisse ***


La Mangiamorte si augurava che l’elfo domestico avesse qualche preziosa informazione per lei e perciò si accomodarono insieme in salotto, sedendosi su uno dei divani presenti. Kreacher sistemò accanto a sé il sacchetto pieno di erbe.
« Quindi la ragazza si è fidanzata? » la sua in realtà era una constatazione, più che una domanda.
« Immagino di sì, ma Kreacher non ha idea su chi sia il suo ragazzo. » rispose con aria incerta l’essere e la bruna annuì non infastidita dalla sua mancanza di informazioni in più a proposito del misterioso fidanzato di sua nipote.
« Non importa. Ma dimmi, quali sono le novità? Cosa sta combinando Silente? » chiese curiosa, sperando che sapesse qualcosa di nuovo. Purtroppo l’altro scosse la testa e alzò e abbassò le spalle.
« Kreacher non sa nulla a questo proposito. Da quando Keacher ha fatto la spia l’ordine della Fenice non ha più il suo quartier generale a Grimmauld Place. » confessò con aria triste, probabilmente affranto dal fatto di non poterle essere d’aiuto.
« Peccato. » esclamò la bruna. Sperava che potesse esserle davvero d’aiuto come in passato, ma a quanto pareva non era così. « Non hai idea di dove si trovi ora la loro base? » domandò speranzosa, ma com'era prevedibile l’elfo scosse la testa.
« Kreacher non ne ha idea. » rispose e la donna non poté fare a meno di chiedersi come mai perdeva tempo con quella creatura. Tuttavia preferì non esprimere il suo pensiero ad alta voce per non offenderlo e non farlo arrabbiare.
In quel momento la porta del salotto si aprì e sua sorella entrò dentro alla stanza. Kreacher la salutò e poi si congedò, scomparendo con uno schiocco. Narcissa si avvicinò alla sorella, sedendosi sul divano accanto a lei.
« Cosa voleva Kreacher? » chiese curiosa. La sorella maggiore incrociò le braccia ad altezza del petto e tirò un sospiro prima di rispondere.
« Niente alla fine, solo fare un saluto, mi sa. » rispose, infastidita dal fatto che fosse venuto semplicemente a romperle le scatole, in un certo senso, e neanche le aveva dato qualche informazione utile, sfortunatamente.
« Peccato. » ribadì l’altra con aria triste.
« Vedrai che tuo figlio farà un buon lavoro. » non nutriva alcuna fiducia nel ragazzo, tuttavia preferiva non ammetterlo davanti alla sorella con il rischio di ferirla ulteriormente. Per quanto potesse essere fredda, non godeva nel vedere soffrire Cissy, sebbene nel caso di Andromeda sarebbe stato ben diverso e avrebbe goduto parecchio del suo dolore.
« Lo spero, non voglio che l’Oscuro Signore si arrabbi nuovamente con la mia famiglia. Però sono tanto preoccupata. » non la smetteva mai di ripeterglielo e la bruna alzò gli occhi, fissando il soffitto esasperata.
« Capisco. » affermò tranquillamente.
Passarono il resto del tempo a chiacchierare del più o del meno. Sua sorella le raccontò pure gli ultimi pettegolezzi e la bruna finse di interessarsi alle ultime novità nel mondo della magia e agli ultimi scandali di esso. Qualche volta scoppiarono pure a ridere divertite e criticarono alcune persone apparse sul Settimanale delle Streghe, o meglio, più che altro lo fece Cissy.

Dicembre

Natale arrivò velocemente e ancora Bella non aveva avuto qualche tipo di novità dal nipote, e neanche la sorella. Questo la preoccupava e non poco. Quanto cavolo ci metteva suo nipote a riparare quell'affare? Dormiva o cosa? Forse suo marito aveva proprio ragione nel dire che Voldemort aveva sbagliato nel dargli quell'incarico.
Presto sarebbero iniziate le vacanze di Natale e suo nipote sarebbe tornato a casa, però lei non era molto contenta di questo, siccome avrebbe preferito che restasse a scuola per portare avanti il suo compito.
Quel giorno attendeva l’arrivo del nipote e desiderava con tutto il cuore discutere con lui a proposito del suo compito. Tuttavia non si sarebbe mai aspettata quello che le stava per chiedere.
Si trovava seduta su uno dei divani del salotto, intenta a leggere un libro, quando Draco entrò dentro alla stanza sbattendo con forza la porta contro la parete. Lei si voltò verso di lui guardandolo male. Sembrava essere diventato piuttosto pallido dall'ultima volta che l’aveva visto e lo vedeva anche dimagrito. Chiuse il libro e si drizzò in piedi, fissandolo attentamente, mentre la raggiungeva con un’espressione da funerale in faccia. Incrociò le braccia ad altezza del petto con fare nervoso prima di parlare.
« Buongiorno zia. Ho bisogno che tu mi faccia un favore, o meglio, che mi insegni l'occlumanzia. » non voleva sapere come mai fosse interessato a impararla e quai segreti volesse celare all'Oscuro Signore, tuttavia accettò. Doveva ammettere che il biondo si rivelò un ottimo allievo e imparò con poca difficoltà. Passò la maggior parte delle vacanze di Natale ad insegnargli l'occlumanzia e alla fine dell’anno poté ritenersi più che soddisfatta del suo allievo.
Una volta il biondo non riuscì a respingerla e allora sua zia poté in quel modo rivivere un ricordo della sua infanzia: suo nipote si trovava seduto sul tappetto del salotto di villa Malfoy, intento a giocare con alcuni giocattoli, quando sua madre gli si avvicinò e lo prese in braccio sorridendo. In quel ricordo a Bella la sorella era apparsa particolarmente felice. Poco dopo apparve anche Lucius, che accarezzò il capo del figlio e gli sfiorò la fronte con le labbra in un bacio affettuoso. Amavano il loro bambino, non c’era alcun dubbio in questo. Bellatrix rimpiangeva la sua maternità mancata. Quando suo nipote riuscì a cacciarla dalla sua mente, la Mangiamorte era visibilmente scossa in viso e preferì interrompere la lezione.
Trascorse il resto di dicembre cercando di evitare il più possibile il nipote. La notte prima di Capodanno sognò perfino di essere madre. Nel sogno stringeva tra le braccia una deliziosa neonata dai capelli scuri e gli occhi neri. Un secondo dopo la scena mutò e la bimba aveva tre anni e le correva incontro. Ancora una volta la scena cambiò e vide sua figlia che la salutava felice da un finestrino dell’Espresso di Hogwarts. Inutile dire che quando la Mangiamorte si svegliò era di nuovo profondamente scossa e scoppiò addirittura a piangere.

Nel frattempo alla Tana

In occasione delle vacanze natalizie Clarisse, Sirius e tanti altri erano stati invitati alla Tana per festeggiare tutti insieme.
Il giorno di Natale la signora Weasley, aiutata un po’ da tutti, aveva preparato un grande banchetto e dopo essersi riempiti bene lo stomaco, rischiando pure un’indigestione, si erano scambiati i regali. Clarisse aveva regalato ad Harry un libro sul Quidditch, lo sport più famoso nel mondo magico e che il ragazzo adorava particolarmente. Peccato che lui non sembrava aver gradito particolarmente il suo regalo amichevole, sebbene sul suo viso era apparso un sorriso forzato abbastanza convincente. La bruna aveva tirato un sospiro, decisamente affranta. Sirius aveva regalato alla Serpeverde un braccialetto d’oro, con delle finte pietre incastonate sopra di colore rosso. La signora Weasley, invece, le aveva preparato un maglione di colore azzurro cielo, con un serpente disegnato sopra, e la sedicenne aveva gradito tanto quel regalo.
Due giorni dopo Capodanno cadeva il diciassettesimo compleanno della giovane. Per l’occasione Molly volle organizzare una grande festa, soprattutto perché da quel momento in poi lei sarebbe stata maggiorenne e perciò l’evento richiedeva una grande festa, a parere suo. Molti dei presenti sembravano d’accordo con la strega. I festeggiamenti iniziarono nel primo pomeriggio e si conclusero solo dopo cena. Avevano anche mangiato una torta a due piani al cioccolato. Su di essa la signora Weasley aveva scritto, usando della glassa di colore bianco: Buon compleanno Clarisse.
Dopo la festa la Serpeverde fece per tornare nella sua camera per farsi una doccia e andare a dormire, quando salendo le scale sentì una voce che la chiamava.
« Clarisse. » si voltò e vide Sirius in piedi, poco lontano da lei. Teneva una mano poggiata sul corrimano della scala e la giovane gli si avvicinò. « Tanti auguri. » disse, tirando fuori da una tasca dei pantaloni un pacchetto di colore giallo e pois arancioni. Il panchetto non era proprio ben fatto e il fiocco rosso non era proprio dei migliori, però lei sorrise contenta e lo prese in mano.
« Grazie Sirius, ma non dovevi. » gli aveva detto la stessa cosa pure a Natale quando le aveva consegnato il suo regalo.
« Non c’è di che. » ribadì l’altro e la ragazza sciolse il fiocco, per poi scartare la carta. Si trattava di un piccolo cofanetto di colore nero e all'interno trovò dei piccoli orecchini di perla. Alzò lo sguardo verso il bruno e gli gettò le braccia attorno al collo, intrecciando le dita dietro di esso, per poi allontanarsi leggermente da lui.
« Grazie mille, sono veramente carini! » affermò un po’ commossa per quel regalo. Si fissarono a lungo per qualche secondo, però poi udirono dei passi e si separarono velocemente rossi in faccia. Alle spalle della bruna apparvero i gemelli Weasley con un sorriso divertito sul viso.
« Abbiamo interrotto qualcosa? » domandò uno di loro. Il mago e la strega si voltarono verso i due, riprendendosi dall'imbarazzo subito e fissandoli tranquilli.
« Nulla, Sirius mi ha solo dato il mio regalo. » rispose Clarisse, adducendo al cofanetto ancora aperto che teneva in mano. I gemelli li guardarono sospettosi, tuttavia poi se ne andarono senza proferire una parola, anche se ridacchiavano e sembravano tanto divertiti dalla situazione. Allora l’Hightower si voltò verso il Grifondoro. « Grazie ancora. Ora sarà meglio che vada a dormire. » detto questo si allontanò velocemente, diretta alla stanza che divideva con Hermione e Ginny.
Quando entrò trovò Hermione coricata sul suo letto, intenta a leggere un libro, e la cosa non la sorprese per nulla.
« Cosa leggi di bello? » chiese, senza riuscire a trattenersi, sperando che non fosse infastidita dalla sua domanda.
« Un libro su Difesa Contro le Arti Oscure. Incantesimi di protezione per lo più. » affermò e le allungò il libro. L’altra lo prese e lo aprì, leggendo qualche incantesimo: la maggior parte di essi non li conosceva, erano pure non verbali e con essi non era proprio brava.
« Io non me la cavo tanto bene con gli incantesimi non verbali. » confessò, restituendole il libro.
« Se vuoi posso provare a darti una mano. Una volta tornate a scuola possiamo vederci, così ti aiuterò. » propose e sul viso della Serpeverde apparve un sorriso grosso come una casa. Dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo per non abbracciarla commossa.
« Non sarebbe male, grazie. » rispose, contenta di star migliorando il suo rapporto con la Grifondoro, sebbene con Ginny e gli altri le cose non andassero proprio nel migliore dei modi.
Hemione mantenne la sua promessa e una volta che furono tornate a scuola l’aiutò con gli incantesimi non verbali. Grazie al suo aiuto migliorò tantissimo e si poteva dire che fossero diventate perfino amiche, forse.

Febbraio

Il giorno di San Valentino arrivò in fretta e Clarisse non vedeva l’ora di festeggiarlo in compagnia del suo fidanzato. Gli aveva comprato anche un regalo: una custodia di cuoio per la sua banchetta. Sopra al coperchio c’erano pure le iniziali del suo nome scritte in stampatello maiuscolo. Lo trovava un regalo molto bello e sperava che piacesse anche al suo fidanzato.
Quella mattina scese nella Sala Comune di Serpeverde, tenendo il pacchetto regalo nascosto dietro alla schiena. Quando vide Blaise seduto su un divano vicino a Draco non poté evitare di sorridere dolcemente e gli si avvicinò. Tuttavia non fece in tempo ad annunciargli la sua presenza, che lui parlò rivolgendosi a suo cugino.
« Certo che Clarisse è davvero una maledetta bugiarda, nonché stupida, se credeva che non avremmo mai scoperto la verità. » rimase come pietrificata. Non doveva averla notata e neanche Draco sembrava essersi accorto di lei. Allora si nascose dietro ad un mobile poco distante, in modo che non la vedessero e potesse sentire il resto.
« Hai ragione. E pensare che è perfino mia cugina. » Draco lo disse con tono di scherno e vide Blaise tirargli una pacca sulla spalla in segno incoraggiante.
« Mi dispiace, è brutto avere una lurida Mezzosangue in famiglia. » disse e lei si sentì profondamente ferita. Era il suo fidanzato e credeva che in realtà non provasse nessun pregiudizio per quelli come lei, ma evidentemente l’aveva presa in giro. Le cadde il cofanetto dalle mani e corse via il più velocemente possibile con le lacrime agli occhi.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Di nuovo in vacanza ***


Inutile dire che, dopo quanto capitato, Blaise Zabini si ritrovò di nuovo single alla velocità della luce. A nulla valsero le spiegazioni che il giovane diede alla sua ragazza, che sembrava proprio non voler sentire ragioni e che aveva tenuto a precisare che lo detestava con tutto il suo cuore e non intendeva avere più nulla a che fare con lui. Veramente la cosa era più facile a dirsi che a farsi, siccome erano entrambi di Serpeverde e dello stesso anno, perciò si ritrovavano sempre insieme durante la giornata, nonostante il grande sforzo della bruna per evitarlo.
Nel vano tentativo di riconquistarla, pochi giorni prima delle vacanze di Pasqua, Blaise urlò a tutta la scuola, da in cima alla torre dell’orologio, il suo amore per lei, precisando che non gli importava che fosse una Mezzosangue. Supplicò di perdonarlo, però lo sforzo del giovane non servì a nulla e Clarisse si rifiutò per l’ennesima volta di perdonarlo. A causa di questo il poveretto si guadagnò una grande umiliazione, oltre che l’astio di buona parte dei suoi compagni di casa. Il professor Silente, insieme a Severus Piton, dovette faticare parecchio per convincere Zabini a scendere dalla torre. Quando finalmente ci riuscì, ci fu il classico danno nella beffa: il professore di Pozioni infatti, che toglieva raramente punti agli studenti della sua casa, levò dieci punti a Serpeverde. Il resto delle serate che mancavano alle vacanze Blaise le passò in punizione.

Il giorno prima dell’inizio delle vacanze gli studenti salirono sull’Espresso di Hogwarts che li avrebbe riportati a casa. Ci sarebbero stati per una settimana, prima di dover tornare nuovamente a Hogwarts fino alla fine dell’anno scolastico.
Clasisse passò tutto il viaggio seduta in uno scompartimento in compagnia di Ginny, Luna, Neville, Ron, Hermione e Harry. Quest’ultimo sembrava averla finalmente accettata nel loro gruppo, o per lo meno la trattava con meno freddezza e appariva decisamente più gentile. Scherzarono per la maggior parte del viaggio e, una volta giunti alla stazione, raggiunsero tutti insieme la Tana dove avrebbero passato i giorni successivi.
Quando Clarisse poco dopo entrò nel salotto della Tana, trovò Sirius seduto sul divano presente. L’uomo si voltò verso di loro e si alzò in piedi con un sorriso caloroso sul suo volto, mentre si dirigeva verso il gruppo. Per prima cosa abbracciò Harry e poi salutò il resto dei presenti. Solo quando ebbe salutato tutti gli altri il suo sguardo cadde su Clarisse.
« Ciao, Clarisse. » nel suo sguardo poteva leggere chiaramente: te l’avevo detto. Alla fine lei gli aveva confessato del suo fidanzamento con Blaise. Lui le aveva detto che era proprio come tutti gli altri Purosangue e che si sarebbe rivelato com'era in realtà, ovvero un ragazzo pieno di pregiudizi per quelli come lei. In effetti, alla fine, aveva avuto ragione.
« Ciao, Sirius. » abbracciò pure lei e la giovane lo strinse forte a sé, trattenendo a fatica le lacrime. « Avevi ragione tu. Avevi ragione su tutto. » confessò sottovoce, sussurrandogli all'orecchio e riuscendo a trattenne a stento le lacrime che minacciavano di cadere dai suoi occhi. Lui si allontanò da lei e prese il suo volto tra le mani.
« Va tutto bene. Sai quante cavolate ho combinato da ragazzo, nonostante gli avvertimenti? » osservò, sorridendole dolcemente, e posò le mani sulle sue spalle stringendogliele leggermente. Annuì piano in risposta e un sorriso forzato apparve sul viso della studentessa.
« Posso venire di nuovo da te per le vacanze estive? » chiese, non volendo di nuovo tornare a casa da suo padre. Gli voleva bene, ma voleva andarsene da quella casa piena di ricordi tristi il più presto possibile. Appena finita la scuola avrebbe cercato una sistemazione e nel frattempo si augurava che Sirius accettasse di ospitarla.
« Naturalmente. » acconsentì.
Proprio allora Molly entrò in salotto, annunciando che il pranzo era pronto, e si diressero in cucina per mangiare. Consumarono il pasto scherzando e ridendo come al solito. Pareva che tutti si fossero dimenticati della guerra magica che si stava combattendo fuori dalle mura di quella casa. Durante il pranzo Clarisse e Sirius si scambiarono diversi sguardi di intesa. Entrambi da Natale si sentivano diversi, o meglio provavano una forte attrazione l’uno per l’altra. Diverse volte Sirius si era ritrovato a chiedersi come sarebbe stato baciare quelle dolci labbra, ma ogni volta scuoteva con forza la testa e si ripeteva che avrebbe potuto essere sua figlia. Non poteva di certo immaginare che anche la bruna sognasse di baciare le sue labbra.

Quella notte

Siccome non riusciva a dormire, Clarisse decise di scendere in cucina. Una volta lì si avvicinò al lavandino, prese un bicchiere dalla mensola di legno sopra di esso e lo riempì con un po’ di acqua trasparente. Voltò le spalle al lavandino e posò una mano sul bordo di esso. Proprio in quel momento la porta della cucina si aprì nuovamente, mostrando Sirius a petto nudo, ricoperto di tatuaggi, e con indosso solamente i pantaloncini azzurri del pigiama. La guardò sorpreso.
« Non mi aspettavo di trovarti qui. » affermò, avvicinandosi. La bruna alzò e abbassò le spalle in risposta e bevve l’acqua.
« Neanch'io. » notò e posò il bicchiere vuoto dentro al lavandino. Tolse quei pochi centimetri di distanza tra di loro, tanto che i loro corpi per poco non si sfioravano. « Come mai sei in piedi a quest’ora? » chiese curiosa e un sorriso divertito apparve sul volto del Grifondoro.
« Potrei farti la stessa identica domanda. » rispose infatti. Con sua grande sorpresa la Serpeverde prese il suo viso tra le mani e lentamente si avvicinò, sfiorando le sue labbra con le proprie. Dopo un attimo di esitazione dettato dalla sorpresa, l’afferrò per la vita e rispose al bacio. Alla fine furono costretti a riprendere fiato. Lei gli prese una mano, trascinandolo fuori dalla casa. Una volta in giardino, si smaterializzarono a Grimmauld Place nella camera dell’uomo.
« Clarisse, io… » balbettò un po' in imbarazzo, mentre lei afferrava i bordi dei suoi pantaloncini. Alzò lo sguardo verso di lui e lo fissò dritta negli occhi.
« Baciami Black e non pensare. Lasciati andare. » il suo tono era supplichevole e non poté fare a meno di accontentarla.

Qualche mese dopo

Il giorno in cui Albus Silente sarebbe morto era arrivato e Bellatrix si augurava che suo nipote non avrebbe deluso l'Oscuro Signore.
Quella sera la strega stava finendo di vestirsi prima di uscire e andare da Magie Sinistre, per raggiungere Hogwarts tramite un armadio svanitore che si trovava dentro al negozio.
Finito di vestirsi, Bella si guardò allo specchio e tirò un sospiro vedendo il suo volto segnato dal tempo. Ancora qualche anno e avrebbe compiuto cinquant'anni. Aveva donato al suo Signore e alla sua causa la sua giovinezza e in cambio non aveva ricevuto tanto.
Con il tempo aveva compreso che la maternità mancata fosse il prezzo da pagare per la sua fedeltà e in fondo non le dispiaceva, sebbene ora che mancava poco al cinquantesimo compleanno una parte di lei era un po' pentita per aver scelto di non avere un figlio. Avrebbe potuto donare un fedele sostenitore all'Oscuro Signore e un erede al marito. Suo cognato non aveva figli, sfortunatamente. Se per questo non si era mai neppure sposato e il cognome Lestrange sarebbe morto con loro.
Suo marito non la faceva sentire in colpa per quello che altri avrebbero potuto definire egoismo. Lei in realtà ci aveva pure provato a dargli un figlio e in parte si era sentita sollevata perché non ci riusciva.
In quel momento sentì bussare alla porta e, senza distogliere lo sguardo dal suo riflesso, parlò.
« Avanti. » la porta si aprì, mostrando sua sorella Narcissa pallida come un fantasma. Se possibile sembrava stare male più del solito, ovvero da quando suo figlio aveva avuto quella missione.
« Bellatrix, è ora. » annunciò con aria preoccupata. La bruna annuì e prima di uscire dalla stanza le posò una mano sulla spalla.
« Andrà tutto bene. » il suo tono appariva incoraggiante, ma in realtà non contava particolarmente sulla buona riuscita della missione. Temeva che si sarebbe rivelato un fifone e non avrebbe avuto il coraggio di portare a compimento la missione fino in fondo, uccidendo l'unico mago di cui Voldemort sembrava aver paura, sebbene Bella non l'avrebbe mai ammesso e neanche lui.
Cissy rimase in silenzio e se ne andò senza proferire parola. Mentre si allontanava lungo il corridoio, la sorella maggiore notò che si grattava il dorso delle mani con fare nervoso. Tirò un sospiro e scese le scale fino all'atrio dove l'aspettavano il resto dei Mangiamorte che sarebbero venuti con lei ad Hogwarts.
Greyback quella sera pareva più feroce del solito, ma la cosa non era sorprendente, siccome era un lupo mannaro. La cosa strana semmai era che quella sera non c'era la luna piena. Teneva i capelli in disordine e sporchi, i suoi vestiti apparivano malconci. La sua presenza tra i sostenitori di Voldemort lo rendeva molto utile per terrorizzare i loro nemici, poiché era esperto di bambini e bastava minacciare i genitori di morderli quando c'era la luna piena; eppure, essendo un lupo mannaro, in ogni caso non veniva considerato degno di portare il Marchio nero. Alla Lestrange non piaceva per nulla l'idea di dover andare in missione con lui, però non aveva altra scelta.

Raggiunsero Magie Sinistre in Nocturn Alley senza problemi e nessuno parve far caso a delle figure nere che camminavano lungo le vie di una delle zone più oscure e malfamate del mondo magico.
Entrata dentro al negozio, la bruna lanciò un'occhiata al padrone che sembrava piuttosto nervoso e in ansia, probabilmente preoccupato per cosa sarebbe successo se il Ministero della Magia avesse scoperto che li aveva aiutati. Gli lanciò un'occhiata minacciosa e il mago impallidì ulteriormente. Sorrise divertita.
Fu la seconda ad entrare dentro all'armadio svanitore e pochi secondi dopo, quando aprì le ante, si ritrovò dentro alla Stanza delle Necessità. Attorno a lei c'erano diversi oggetti sparpagliati dappertutto che dovevano essersi raccolti in quel posto con il passare degli anni, abbandonati per qualche ragione dai loro legittimi proprietari.
Suo nipote le si avvicinò, pallido pure lui come un fantasma.
« Per favore, spostati zia. » la strega ubbidì, in modo da permettere al resto dei suoi compagni di arrivare, e raggiunse il nipote. Gli afferrò un polso, stringendoglielo non troppo forte, e avvicinò le labbra al suo orecchio.
« Non fare stupidaggini Draco. Contiamo tutti su di te, mi raccomando, non ci deludere. » forse non avrebbe dovuto parlargli così, mettendogli più ansia del dovuto; rischiava di spaventarlo ulteriormente, pressandolo come facevano tutti.
« Va bene, zia. » il suo tono non la convinse, ma non disse altro, preferendo tacere e concentrarsi sulla missione.

Quando tutti furono arrivati si diressero verso la Torre di Astronomia. Lei e suo nipote furono i primi ad arrivare in cima e trovarono ad accogliergli un Albus Silente con un'aria serena. Teneva una delle mani sotto alla veste e li fissava per nulla intimorito. La Mangiamorte abbassò la bacchetta e lo guardò storto, credendo che fosse impazzito del tutto. Trattenne una risata di scherno e si rivolse al nipote, che stava puntando la bacchetta contro il loro nemico. Draco non sembrava molto determinato e ciò spaventò sua zia, che cercò di apparire serena mentre parlava.
« Draco, uccidilo. » intimò e poggiò di nuovo una mano sulla sua spalla. « Ti prego. » aggiunse sottovoce, quasi sussurrando, in modo che Silente non potesse sentirla.
« Draco, sei solo un ragazzo. » avrebbe preferito che il preside restasse zitto e lo fulminò con lo sguardo, puntandogli a sua volta contro la bacchetta.
« Ma sono stato scelto! Io tra tutti gli altri! » strillò con tono esasperato il giovane.
In quel momento arrivò Severus Piton che senza esitare puntò contro la bacchetta a Silente.
« Ti prego, Severus. » l'altro lo ignorò, colpendolo a morte. Scocciata per il suo intervento, la bruna diede una piccola spinta al biondo. Scesero insieme le scale e si ritrovarono nel pieno di una battaglia insieme ad altri studenti della scuola.
La strega stava combattendo, quando udì un urlo.
« No! » la voce della nipote la distrasse e vide Greiback scagliarsi sulla bruna, ai cui piedi si trovava un ragazzo dai capelli rossi con il volto ferito. Dedusse che si trattasse di uno dei figli di Molly. La giovane alzò istintivamente le braccia per coprirsi il volto e Greyback la morsicò con forza al braccio destro, provocando un altro urlo da parte della diciassettenne. « Ah! » senza pensare Bellatrix colpì alla schiena il mostro senza ucciderlo e questo cadde a terra, crollando sopra alla sua prima vittima. Invece Clarisse svenne. La Mangiamorte si voltò appena in tempo per schivare un incantesimo e alla fine riuscì a scappare, insieme al resto dei maghi oscuri presenti.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Aria di nozze prima parte ***


Non era ben chiaro a Bellatrix Lestrange come avesse fatto a scappare e mettersi in salvo. Sapeva solo che prima di rendersene conto si era ritrovata a casa della sorella al sicuro.
Appena la vide entrare in salotto Narcissa le corse incontro preoccupata, ma quando vide il figlio parve tranquillizzarsi e lo abbracciò, stringendolo forte a sé.
« Draco, figlio mio! » disse, accarezzandogli il capo. La sorella rimase in silenzio, stringendo con le mani l’elsa della bacchetta. « Bella, stai bene? » la voce della bionda la riportò alla realtà e solo allora sembrò rendersi conto di dove si trovasse effettivamente. Sbatté le palpebre come se si fosse appena svegliata da un sogno ad occhi aperti e guardò Cissy, che la fissava preoccupata.
« Ho colpito Greyback. » confessò. L'altra la guardò sbalordita e si portò una mano alla bocca. « Penso che adesso sia nelle mani del Ministero della Magia. » la cosa non la preoccupava tanto, siccome tra poco sarebbe stato nelle loro mani e avrebbero potuto liberarlo senza problemi, insieme agli altri Mangiamorte ancora nelle mani del ministero.
« Cosa hai fatto? » esclamò sconvolta la Malfoy. Si sedette su uno dei divani, continuando a guardarla incredula. « Non posso credere che abbia potuto fare una cosa del genere. L'Oscuro Signore non sarà felice di saperlo. » non c'era bisogno che glielo dicesse perché ne era perfettamente al corrente. Si passò una mano tra i capelli senza parlare.
« Ha morso Clarisse e ho perso la testa. » ammise buttandosi sul divano vicino alla sorella, che la fissava come se fosse stata un'estranea e, probabilmente, doveva pensare che avesse perso quel poco di lume della ragione che le era rimasto.
« Ha morso Clarisse e hai perso la testa... » ripeté la bionda. « Penso che questo farà solo arrabbiare ulteriormente l'Oscuro Signore. » aggiunse, mettendosi il viso tra le mani. « Davvero non posso credere che tu abbia potuto commettere una simile imprudenza. » neanche lei se per questo. Suo nipote non proferiva parola e le guardava con un'espressione indecifrabile sul viso, forse ancora scosso per quanto capitato quella sera.
« Mi dispiace, non so cosa mi sia preso! » strillò furiosa con se stessa. Narcissa si voltò verso di lei e le cinse le spalle con un braccio.
« Tutti commentiamo degli errori, tuttavia questo non te lo perdonerà facilmente. » commentò, strofinandole la spalla. Per la prima volta non le dispiaceva ricevere un po' di affetto. « Sei la sua serva più fedele e questo vorrà pur dire qualcosa. » aggiunse con tono rassicurante che non convinse del tutto la Mangiamorte, che rimase in silenzio.

Per sua fortuna Voldemort sapeva solo che qualcuno aveva colpito Greyback alle spalle e pensava che si trattasse di qualcuno dei ragazzi che li avevano attaccati ai piedi della torre.
Draco se la cavò facilmente per la sua mancanza di coraggio grazie al fatto che Piton aveva portato al termine la missione al suo posto. A quanto pareva, Voldemort era talmente felice per la morte di Silente che non fece tanto caso ai dettagli, seppure questo non gli impedì di lodare Severus a dismisura.
Da parte sua Bellatrix ancora non si fidava del mago, nonostante tutto quello che aveva fatto per l'Oscuro Signore, i Mangiamorte e la loro causa. Il fatto che fosse un Mezzosangue di certo non l'aiutava a farselo piacere. Sperava con tutto il cuore che Greyback non avesse idea di chi l'avesse colpito. Del resto come poteva? L'aveva colpito alle spalle alla fine.

Giugno

In seguito venne a sapere che sua nipote e Bill Weasley si erano ripresi entrambi dalle ferite riportante, sebbene sarebbero rimaste delle brutte cicatrici. La strega si domandò se per caso sua nipote fosse a conoscenza del fatto che era stata proprio lei a salvarla e maledisse mentalmente centinaia di volte il lupo mannaro. Possibile che con tutti gli studenti presenti doveva mordere proprio Carisse? I due ragazzi potevano ringraziare la loro buona stella; quella sera non c'era la luna piena, altrimenti Fenrir avrebbe passato loro la licantropia e sarebbero diventati come lui. In realtà sospettava che sarebbero rimasti gli stessi di sempre, o quasi: buoni, gentili, non sarebbero diventati delle bestie senza cuore. Una po' la licantropia li avrebbe in ogni caso contagiati, però niente di particolarmente preoccupante.

Luglio

A metà del mese di luglio la Lestrange venne a sapere da suo nipote che Blaise Zabini aveva avuto una brutta discussione con la madre e che era scappato di casa. Draco sospettava che fosse andato alla ricerca di Clarisse che, secondo le voci, si trovava a Grimmauld Place, di nuovo ospite di Sirius.
Diverse volte la bruna si era domandata quale rapporto legasse quei due, se avessero per caso una relazione e da quanto questa durasse.
La notte precedente al giorno in cui Harry Potter avrebbe compiuto diciassette anni, si recò in missione con gli altri Manigamorte e non la sorprese molto trovare sette Potter che si dirigevano, ciascuno accompagnato da un membro dell'Ordine della Fenice, in un luogo diverso. Inutile dire che la missione fallì e il massimo che riuscirono ad ottenere fu la morte dell'Auror Mallocchio Moody. In seguito si chiese se uno dei sette Potter fosse l'Higtower.
Fece poi un sogno quella notte: Clarisse che urlava disperata e il pianto di un neonato. Si svegliò in un lago di sudore e suo marito nemmeno se ne accorse.
Si alzò dal letto a baldacchino e si diresse verso il tavolino presente nella stanza. Prese la brocca di vetro che si trovava sul tavolo; il manico era decorato da un serpente in argento arrotolato attorno ad esso. Poi rovesciò un po' del liquido trasparente dentro ad un calice, con incisi sopra sempre dei serpenti intrecciati tra loro.
Sua madre le aveva raccontato che la loro bisnonna era stata una veggente, ma riusciva a prevedere il futuro solo quando la notte faceva dei sogni che apparivano molto nitidi e reali. Anche il sogno della bruna era così e non sarebbe stata la prima volta che prevedeva il futuro. Allora si chiese: perché la ragazza urlava e come mai c'era un neonato che piangeva?

Agosto

Con il tempo Clarisse aveva iniziato a fregarsene delle cicatrici sul suo braccio e quindi il giorno del matrimonio di Fleur e Bill aveva indossato un vestito con solo delle spalline argentate, che le facevano da maniche e che lasciavano le braccia interamente scoperte . La cicatrice risultava particolarmente visibile, ma si poteva dire che la sua risultasse guarita meglio di quella di Bill, sebbene di certo non si illudeva che il segno sarebbe scomparso del tutto.
Sentì bussare alla porta e si voltò verso di essa, finendo di sistemare la parte superiore del suo abito.
« Avanti. » esclamò. Sirius entrò dentro alla stanza con indosso uno smocking blu. A giudicare dal suo aspetto doveva aver da poco tagliato la barba e finito di sistemarsi i capelli, che risultavano meno in disordine e più corti. Le si avvicinò e posò le mani sulla sua vita, baciandole il collo. Poi posò il mento sulla sua spalla per osservare il suo riflesso.
« Ti dona il grigio. » commentò, adducendo al vestito color grigio chiaro che indossava. Le arrivava fino alle ginocchia e la gonna risultava stretta attorno alle gambe e alla vita, dove aveva legata una cintura di pelle con una finta pietra blu come decorazione. « Ho avuto un'idea. » lei si voltò e lo fissò curiosa. Le prese le mani e le strinse tra le sue. « Sposiamoci. » propose e la giovane lo guardò sbigottita.
« Come? » chiese perplessa.
« Sposiamoci in segreto, come hanno fatto Remus e Tonk. » loro due erano stati gli unici invitati a quelle nozze celebrate poco tempo prima. Per l'occasione nessuno aveva indossato un abito elegante e non c'era stata una grande festa, tuttavia era stato lo stesso un giorno bellissimo e il grande amore che legava gli sposi era sembrato la cosa più importante in quel momento.
« Siamo in guerra e non penso sia il momento giusto. » rispose sinceramente. « Sposiamoci dopo la guerra, in compagnia di tutti i nostri amici. » aggiunse, sperando che nel frattempo Harry avrebbe iniziato ad accettare l'idea, sebbene difficilmente sarebbe accaduto se avessero continuato a tenere nascosta la relazione a tutti.
« Hai ragione. » disse tristemente. La bruna prese il suo viso tra le mani.
« Dopo la guerra ci sposeremo, te lo prometto. Fino ad allora potremmo far finta di essere già sposati. » propose con tono seducente e un sorriso birichino. Il Grifondoro scoppiò a ridere.
« Non mi tentare serpe, lo sai che non abbiamo tempo. » rispose e anche lei si mise a ridere. Intrecciò le mani dietro al suo collo e sfiorò le sue labbra con le proprie.
« Infatti parlavo di stasera, sei tu quello che pensa male. » scherzò. « Ora è meglio che andiamo alla Tana per il matrimonio. » aggiunse, prendendolo a braccetto.

Arrivati alla Tana si sedettero distanti per non dare nell'occhio. Clarisse pensò che Fleur fosse ancora più bella, se possibile, nel suo abito da sposa e pure Bill non era niente male, nonostante la cicatrice sul viso.
Dopo la cerimonia la Serpeverde si allontanò un attimo dal padiglione allestito per l'occasione in giardino e si diresse in casa, con l'intenzione di andare in bagno. Tuttavia, quando aprì la porta della cucina per entrare, si bloccò udendo la voce della signora Weasley. La intravide attraverso la porta socchiusa con il suo elegante vestito.
« Cara, per me è solo la tua fantasia. » sentì la voce di Arthur, però non riusciva a vederlo.
« Quei due passano tutte le vacanze insieme da tempo ormai e io sono una visionaria. » capì subito che stava parlando di lei e Sirius e rimase immobile.
« Anche se fosse, ormai Clarisse ha diciassette anni e per la comunità magica è maggiorenne. » ribadì tranquillamente il signor Weasley. La strega agitò le braccia con aria esasperata.
« Ti rendi conto della diversità di età? » chiese scandalizzata. La giovane non capiva se fosse infastidita di più per la sua relazione o per il fatto che Arthur la prendesse tanto bene. Vide il mago avvicinarsi alla moglie e prenderla per le spalle, forse con l'intento di calmarla. Molly appoggiò la schiena contro una delle mensole di legno e parve in effetti rilassarsi un po'.
Aprì la porta ed entrambi si voltarono verso di lei, però facendo finta di nulla attraversò la cucina e si recò in bagno.

Si trovava ancora lì quando arrivarono i Mangiamorte e rimase come pietrificata dalla paura quando li vide dalla finestra del bagno. Riuscì a muoversi solo quando la battaglia era finita e corse in giardino, spaventata e preoccupata. 
Si precipitò dentro al padiglione e trovò una grande confusione: corpi per terra, gente che andava e veniva. Un vero macello.
Le ci volle un po' per trovare Sirius. Alla fine lo vide seduto su una sedia, con un sacchetto in mano, intento a schiacciarselo su un occhio. Corse verso di lui e quando vide il sangue sulla sua camicia si sentì male.
« Sei ferito? » chiese in ansia.
« No, il sangue non è mio. » rispose e le diede una carenza nel vano tentativo di rasserenarla. Con lo sguardo la Serpeverde cercò i suoi amici. Vide Luna sotto shock che piangeva in un angolo e Ginny che cercava di tranquillizzarla. Tutti i figli dei Weasley stavano bene con suo grande sollievo, però Ron, Hermione e Harry mancavano e si spaventò.
« Dove sono Ron, Hermione e il cugino...? » gli lanciò uno sguardo di intesa nel tentativo di fargli capire che si riferiva alla finta identità assunta da Harry in modo da poter partecipare alle nozze.
« Sono scappati quasi immediatamente. » rispose e lei afferrò il panno e glielo schiacciò sull'occhio. Lo sentì umido e freddo e intuì che doveva nascondere una bistecca di qualche animale, a giudicare dall'odore che emanava. Gli sorrise dolcemente.
« Ho cambiato idea: sposiamoci. » esclamò e il bruno la guardò sorpreso. « Se uno dei due deve morire, voglio almeno che prima fossimo marito e moglie. » aggiunse e un sorriso luminoso apparve sul volto del Grifondoro.
« Va bene... ehm... Chiediamo a Remus e Tonks di farci da testimoni e appena possibile ci sposiamo. » propose, alzandosi in piedi per abbracciarla. « C'è solo un problema: presto inizierai la scuola. » continuò.
« Potremmo celebrare le nozze prima o quando tornerò per le vacanze di Natale. » suppose e il mago annuì visibilmente felice.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Aria di nozze seconda parte ***


Il freddo e l'umidità della Scozia, quel sole che brillava alto nel cielo e quelle nuvole grigie che lo circondavano e minacciavano di far piovere da un momento all'altro... Insomma, quella non sembrava la giornata più adatta per celebrare un matrimonio, ma alla coppia felice non sembrava importare.
La piccola chiesetta nel paese scozzese era alquanto spartana e non c'erano oggetti o dipinti preziosi ad adornarla, però appariva molto graziosa lo stesso.
Gli unici due invitati, ovvero Tonks e Remus, si trovavano seduti su una panca di legno in prima fila e osservavano il silenzio la cerimonia. La giovane aveva un sorriso solare, mentre suo marito sembrava triste come al solito. Il vestito della sposa in origine era un semplice vestitino estivo, ma le due streghe lo avevano modificato in modo che sembrasse un bell'abito da sposa, sebbene molto semplice e dalle lunghe maniche bianche. Avevano fatto la stessa cosa per lo sposo, che invece indossava uno smocking nero con un delizioso farfallino di colore rosso.
La cerimonia venne celebrata da un sacerdote mago che aveva accettato senza tante storie di officiare il matrimonio.
Uscirono poi fuori dalla chiesa e raggiunsero il villaggio lì vicino. C'era una locanda frequentata per lo più da babbani e da pochissimi maghi e streghe. Festeggiarono lì le nozze, sebbene non potessero fare chissà cosa. Ballarono, si divertirono cercando di non pensare a Voldemort e ai suoi scagnozzi. Solo verso mezzanotte se ne andarono dal locale e la coppia di sposi tornò a Grimmauld Place.
Appena entrati nell'atrio della casa, la bruna si voltò verso il marito, gli avvolse le braccia attorno al collo e lo baciò con passione.
« Signor Black. » disse con tono scherzoso. Felpato le strinse la vita con le mani.
« Signora Black. » rispose, anche lui decisamente divertito. « Adesso che ci siamo sposati non ti libererai di me facilmente. » aggiunse. La bruna lo lasciò andare, ma non si allontanò da Sirius.
« Magari sei tu quello che vorrà sbarazzarsi di me e non ci riuscirà tanto facilmente. » osservò. « Abbiamo circa due settimane per stare ancora insieme. » aggiunse, dandogli un altro bacio.
« Penso sia meglio andare a dormire ora. » salirono le scale fino alla camera che da tempo dividevano insieme. Arrivati dinanzi alla soglia della porta, la prese in braccio e lei scoppiò a ridere divertita mentre la portava dentro alla stanza.
Quando furono dentro la mise giù e l'aiutò a liberarsi del vestito. Lei fece lo stesso con lui e il suo smocking.
Passarono il resto delle vacanze insieme, cercando di godersi quella specie di luna di miele. Ogni tanto andavano a fare delle passeggiate nei dintorni e a fare shopping, per lo più nei negozi babbani, siccome buona parte di quelli magici erano stati chiusi per via della Seconda guerra magica.

Un giorno decisero di andare a fare un salto ai Tiri Vispi Weasley. Il negozio di scherzi dei gemelli sembrava essere uno dei pochi ancora aperti a Diagon Alley e con le sue vetrine colorate e tutto il resto portava una ventata di colori e allegria nelle cupe e scure vie della città.
Arrivati dinanzi alla porta a vetri entrarono nel negozio, ritrovandosi circondati da persone e vari oggetti magici e colorati. Vennero immediatamente raggiunti dai gemelli, come sempre vestiti eleganti e sorridenti. Sprigionavano felicità da tutti i pori.
« Eccovi qua! È da un po' che non ci vediamo. » disse Fred. Adesso che George aveva perso l'orecchio si riusciva a distinguerli senza problemi, o quasi.
« Mamma è furiosa con voi due per esservi sposati in segreto e ci vorrà del tempo prima che vi perdoni. » affermò il suo gemello.
« Ti pareva. » commentò sorridendo la bruna. Sapevano bene entrambi che non sarebbe stato facile, soprattutto in quanto Molly trovava che Sirius fosse troppo grande per lei e non aveva mai appoggiato la loro relazione, neanche prima di avere la conferma che stavano insieme.
« Le passerà presto, vedrai. Potreste venire alla Tana per le vacanze di Natale. » propose George.
« Non dovrebbe invitarci tua madre? » commentò Sirius, perplesso dal fatto che fosse il rosso a proporlo e non la madre del giovane.
« Vorrebbe farlo, o almeno ci ha detto che ne aveva l'intenzione, però penso che non osi chiedervelo. » aveva per caso paura di dare loro l'impressione di approvare le loro nozze?
« Dille di farsi viva. » disse Clarisse, allontanandosi per vedere i prodotti esposti.
Scelse di prendere qualcosa per fare i dispetti ai suoi compagni di casata appena sarebbe tornata a Hogwarts. Non mancava più molto, solo qualche giorno e sarebbe tornata a scuola. Quello era il suo ultimo anno e pure l'unico in cui non era contenta di andarci, siccome sospettava che sarebbe stato un anno non proprio dei migliori. Dopo aver pagato i loro acquisti, tornarono a casa e bevvero del tè in salotto. Nessuno dei due si accorse di Kreacher che li spiava da dietro la porta che portava all'atrio della casa. Parlarono come se nulla fosse, scherzando, e a volte si scambiarono anche qualche bacio.
Andavano sempre a dormire piuttosto presto alla sera, sebbene non si addormentassero subito.
Si stavano godendo quei giorni prima del suo ritorno a scuola. L'amore tra loro era tanto forte e sembrava infinito. Sognavano di restare insieme per tutta la vita. Appena la guerra sarebbe finita intendevano fare un'altra cerimonia, stavolta con tutti i loro amici, e una grande festa.

In seguito la giovane lesse sulla Gazzetta del Profeta la morte del padre. Era stato ucciso da dei Manigamorte e tra loro spuntava anche il nome di Bellatrix Lestrange. Soffrì molto per la notizia e suo marito fece del suo meglio per consolarla e farle pensare ad altro, in modo che soffrisse di meno. Da tempo lei e suo padre, dalla morte di suo fratello e sua madre, si erano persi di vista, tuttavia gli voleva ancora un bene immenso.
Organizzarono i funerali e sistemarono sulla tomba, poi una bellissima ghirlanda di rose nere. Lo seppellirono accanto alla moglie e al figlio minore.

Qualche giorno dopo

Le riunioni dei Mangiamorte non erano mai una cosa gioiosa e da quando i Malfoy avevano iniziato a cadere in disgrazia davanti agli occhi di Voldemort ancora meno, almeno per loro. Le cose andavano via via peggiorando per la loro intera famiglia: Ninfadora aveva sposato Remus, cioè un lupo mannaro, la bacchetta di Lucius si era dimostrata inutile nelle mani di Voldemort che sperava con essa di sconfiggere Harry, e infine Clarisse aveva sposato Sirius Black.
Quelle brutte notizie una dopo l'altra non avevano fatto altro che screditare sempre di più i Malfoy, Bellatrix Lestrange e suo marito agli occhi del loro padrone.
Alla fine furiosa la Mangiamorte si era presentata a casa del padre di Clarisse e l'aveva ucciso, fregandosene altamente che fosse suo fratello. Prima l'aveva torturato per parecchie ore con la maledizione Cruciatus e poi l'aveva ammazzato. L'uomo non sapeva dove fosse sua figlia, tuttavia la strega sospettava che si trovasse a Grimmauld Place. La cosa che più l'aveva sorpresa era che il mago non fosse al corrente del matrimonio della figlia, né della sua relazione con il Malandrino. Immaginò che la ragazza temesse la reazione del padre se glielo avrebbe rivelato. La morte non rimase a lungo celata e ben presto venne scoperta.
Se pensava che sarebbe cambiato qualcosa si sbagliava e di grosso, siccome all'Oscuro Signore non importava se avesse ucciso addirittura suo fratello pur di fare pulizia ed eliminare tutti i Mezzosangue che vivevano nel mondo magico. Le aveva detto semplicemente che aveva fatto il suo dovere. L'aveva presa male e le ci era voluto un po' per riprendersi da quella delusione. Si era illusa che l'avrebbe lodata per aver sacrificato suo fratello per il bene dei Purosangue, che erano gli unici veramente degni di possedere e usare la magia ai loro occhi. Aveva mandato giù quel boccone amaro e aveva ripreso a comportarsi come se nulla fosse.
Sua sorella da parte sua sembrava abbastanza serena, sebbene temesse ancora molto per la vita di suo figlio e non poteva darle tutti i torti con la guerra magica in corso. In teoria a scuola avrebbe dovuto essere più al sicuro, tuttavia Narcissa non ne era tanto sicura ora che ci avrebbero insegnato dei Mangiamorte e che Silente non era più il preside. La sua unica consolazione era che i Nati-babbani non potevano più frequentare Hogwarts.
Suo cognato sembrava un fantasma: pallido come un lenzuolo e con un'espressione come di sconfitta e rassegnazione perennemente sul volto.
Rodolphus si comportava come sempre e non appariva turbato dalla condizione della loro famiglia e dalle minacce che, forse, incombevano su di loro. La ignorava comportandosi come se non esistesse e pensava solo a se stesso, tuttavia quella non era una novità, siccome si era sempre comportato in quel modo e non le aveva mai dato particolare considerazione.
Stessa cosa valeva per suo cognato che non l'aveva mai sopportata e tra loro c'era sempre stato un grande astio. Anche a lei non era mai piaciuto a dir la verità e quindi condividevano un odio reciproco.
Suo nipote non appariva per nulla contento di ricominciare la scuola e pure lui era sempre pallido come il padre. Non era per nulla felice del fatto - insieme ai genitori - che Voldemort usasse Malfoy manor come quartiere generale e del viavai di Mangiamorte. Alcuni vivevano persino lì. L'Oscuro Signore si era stabilito in quell'edifico e si comportava come se fosse casa sua e ciò non faceva altro che peggiorare lo stato umorale dei veri padroni della dimora.

Quella mattina

La bruna si svegliò presto quella mattina e uscì di casa alle sette con l'intento di andare a fare una passeggiata. Le piaceva farlo al mattino presto, soprattutto perché non c'era tanta gente in giro e difficilmente avrebbe trovato qualcuno in giro a quell'ora.
Stava passeggiando sul marciapiede davanti a Malfoy manor quando sentì una voce chiamarla.
« Bellatrix. » si voltò e vide Clarisse. I suoi occhi si spalancarono e la guardò sorpresa. Invece la ragazza infilò le mani in tasca e sul suo viso apparve un debole sorriso.
« Cosa ci fai tu qui? » aveva per caso scoperto che era stata lei ad uccidere suo padre? No, in quel caso le avrebbe già puntando contro una bacchetta con aria minacciosa, invece di sembrare così tranquilla. La giovane si sistemò una ciocca dietro all'orecchio sinistro.
« Volevo solo ringraziarti. Ho visto che sei stata tu a colpirlo alle spalle. » capì subito che si riferiva a Creiback.
« Si è trattato di un incidente. Non dovresti stare qui ragazzina. » non la insultò e nessuna delle due estrasse la bacchetta. La bruna alzò e abbassò le spalle come se nulla fosse e si voltò verso la villa.
« Non mi manca quel posto e poi non mi sembri minacciosa. » la fulminò con lo sguardo.
« Non devi sottovalutare il tuo nemico. » esclamò offesa. L'altra scoppiò a ridere e incrociò le braccia ad altezza del petto.
« Tu non mi fai paura. » detto questo estrasse la bacchetta prima che potesse accorgersene. « Avada kedavra. » urlò. Prima che la Mangiamorte se ne rendesse conto, il lampo sprigionato dalla punta della bacchetta la colpì in pieno petto, facendola cadere a terra. Si avvicinò al suo corpo senza vita e le si inginocchiò accanto, spostandole un ricciolo che le era scivolato davanti al viso. « Sai zia, i Serpeverde non amano le regole e chissà se invece ci piace fare giustizia. » osservò, sollevandosi con un sorriso divertito sul volto.
Se ne tornò a casa domandandosi quanto tempo ci sarebbe voluto prima che avessero scoperto la sua morte. La risposta giunse la mattina seguente: il giornale riportava la morte di Bellatrix Lestrange. Secondo la Gazzetta del Profeta non aveva neanche cercato di difendersi, segno che doveva conoscere il suo assalitore. Suo marito non le chiese nulla, ma la bruna era sicura che sospettasse di lei e che avesse capito che era stata lei ad ucciderla, e non se ne pentiva per nulla.
Si recò in cimitero alle tombe dei genitori e del fratello e dopo essersi inginocchiata davanti alle loro lapidi parlò.
« Giustizia è fatta. » esclamò indifferente.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Ritorno a scuola ***


I neo-sposi avrebbero preferito che Clarisse potesse restare a casa e non andare a Hogwarts, tuttavia sapevano bene l'importanza di finire la scuola. Un tempo le famiglie potevano decidere di far studiare a casa i figli e istruirli loro, ma da quando Voldemort aveva preso il possesso del Ministero della Magia e, da quel che sembrava, Severus Piton era diventato il preside della scuola, era diventato obbligatorio frequentare l'istituto di magia e stregoneria.
La mattina della partenza la coppia stava facendo colazione insieme e l’uomo appariva particolarmente di cattivo umore mentre leggeva la Gazzetta del Profeta. La giovane tirò un sospiro, bevette un sorso di tè dalla sua tazza e la posò sul tavolo.
« Amore, ti prego, non fare quella faccia, ne abbiamo già parlato. » disse, prendendogli la mano che teneva poggiata sul tavolo. Il bruno chiuse il giornale e lo posò accanto al suo piatto, dove c’era ancora qualche pezzo di pancetta.
« Non capisco perché non posso nemmeno accompagnarti. » a quelle parole la bruna alzò gli occhi al cielo.
« Ne abbiamo già parlato: potrebbe essere pericoloso. Sei il padrino di Harry Potter e potrebbero decidere di catturarti per attirare Harry in una trappola. » rispose. « Perciò è meglio che tu resti qui a casa al sicuro. » aggiunse con un tono che non ammetteva repliche.
« Almeno lascia che venga con le sembianze di Felpato. » aveva un tono supplichevole, ma la bruna sembrava proprio determinata a non arrendersi.
« No, mi dispiace, probabilmente sanno che aspetto hai. » ribadì con decisione, bevendo un altro sorso di tè.
« Va bene, mi arrendo, però non è che ti metterai a spargere bacetti in giro e scambierai qualche effusione eccessiva con qualche tuo amico della scuola? » rispose. La bruna sorrise con aria divertita.
« Tranquillo, sono una moglie fedele. Piuttosto non sarai tu quello che, approfittando della mia assenza, si darà a qualche effusione eccessiva con qualcuna? » chiese sospettosa. Il bruno scosse la testa e alzò le mani in aria con un’espressione innocente sul viso.
« Giuro che mi comporterà benissimo, sarò un angioletto caduto dal cielo e il marito più fedele del mondo. » affermò. « Poi, anche volendo, se per la mia sicurezza devo stare segregato in casa tutto il tempo non potrei nemmeno andare a cercare un’altra. » osservò, beccandosi un'occhiataccia da parte della consorte.
« Quindi se potessi lo faresti? » chiese, afferrando il coltello accanto al suo piatto e puntandoglielo contro.
« Certo che no. Hai frainteso le mie intenzioni. » rispose scuotendo la testa, stavolta con aria seriamente ferita. « Sai, queste tue insinuazioni mi feriscono profondamente. » esclamò. La giovane si alzò in piedi, gli prese una mano stringendogliela piano e lo costrinse a fare lo stesso.
« Dai, seguimi. » lo invitò, trascinando un perplesso Sirius su per le scale.
« Dove mi stai portando? » domandò infatti.
« Ho intenzione di farmi perdonare per tutto. » rispose, raggiungendo insieme a lui la loro camera da letto.
Quando furono dinanzi ad essa gli avvolse le braccia attorno al collo e il bruno le strinse la vita con le mani.
« Alle undici hai il treno. » notò.
« Sono le nove e abbiamo circa un’ora di tempo. Poi tanto, mal che vada, posso sempre materializzarmi. » rispose. Aveva superato l’esame di smaterializzazione e adesso poteva materializzarsi dove voleva, o quasi, poiché c’erano dei luoghi, come all'interno del parco di Hogwarts, dove non era consentito. Lo baciò teneramente sulle labbra.
« Va bene. » cedette ed entrarono in camera per darsi alla pazza gioia.

Un’ora dopo

Le dispiaceva molto dover andare via, tuttavia non aveva altra scelta se non voleva perdere l’Espresso per Hogwarts. Quindi, circa un’ora dopo, scese dal letto e si vestì indossando già la divisa della scuola. Sirius le lanciò uno sguardo di disappunto, alzandosi pure lui dal letto e iniziando a prepararsi.
« Mi tocca proprio stare a casa allora. » commentò, perfettamente consapevole che la faccia da cucciolo bastonato e gli occhioni supplichevoli non avrebbero funzionato.
« Mi dispiace, però è meglio così. » rispose la ragazza, finendo di abbottonarsi la camicetta bianca e si apprestò a legarsi al collo la cravatta.
« Va bene, mi arrendo, però ti avverto che per Natale potresti ricevere un brutto regalo, tipo… » rimase un attimo in silenzio riflettendo. L’altra lo ignorò, per nulla intimorita apparentemente da quella minaccia. « Un nido di insetti. » disse alla fine. La bruna si voltò e tirò un sospiro, raggiungendolo e prendendogli il viso tra le mani.
« Mi mancherai tanto. » affermò, sfiorandogli le labbra con le proprie e finendo di sistemarsi la cravatta. Il mago prese in mano la parte finale del pezzo di stoffa e tirò un sospiro.
« Ancora mi devo abituare all'idea di aver sposato una Serpeverde. » rivelò e la giovane scoppiò a ridere.
« Cos'è una casa? Nulla alla fine. Non ha senso tutta questa rivalità. » disse uscendo fuori dalla stanza. Raggiunse l’atrio e il Grifondoro arrivò subito dopo.
« Hai ragione, ma è anche vero che solitamente i Serpeverde sono sempre stati i più cattivelli. » osservò. Non aveva tutti i torti e la bruna non ribadì. Si scambiarono un bacio di saluto e poi la bruna uscì, dopo aver rimpicciolito con un incantesimo il suo baule di scuola.


Il viaggio in treno si rivelò tranquillo e la ragazza cercò accuratamente di evitare i Serpeverde. Temeva, data la salita al potere di Voldemort, che quell'anno sarebbero stati particolarmente cattivi e insopportabili, di conseguenza meno li vedeva e meglio era.
Preferì quindi di gran lunga passare il viaggio nello scompartimento di qualche Tassorosso, Grifondoro e Corvonero. Lei era una delle poche serpi che andavano d’accordo con i leoni.
Arrivata a metà treno vide in uno scompartimento Neville, Ginny e Luna, così bussò.
« Avanti. » aprì la porta e sorrise ai tre ragazzi.
« Ciao, posso sedermi qua? » chiese gentilmente sorridendo.
« Certo, prego accomodati. » la invitò Neville, indicando il posto libero davanti al suo. Ginny e Luna la salutarono. Sistemò il baule sopra al sedile e si sedette.
« Mi dispiace per tuo padre, ho saputo delle notizia. » affermò tristemente Ginny. La bruna chinò il capo, fissando le mani che teneva sulle gambe, e poi alzò lo sguardo fissando la rossa. Anche gli altri due la guardavano dispiaciuti.

Quando entrarono nella sala grande non trovarono la gioia che la caratterizzava, anzi c'era un'aria cupa che aleggiava in giro. I ragazzi non sembravano felici come sempre di assistere allo Smistamento.
Al tavolo di Serpeverde c'erano già seduti diversi studenti e, dopo aver salutato i suoi amici, Clarisse si diresse verso il lungo tavolo con passo incerto. Mentre si sedeva lentamente sulla panca, lanciò un'occhiata al tavolo dei professori e con suo grande disappunto vide Piton seduto al posto di Silente. Provò una grande voglia di vomitare.
I nuovi studenti erano meno del solito e solo in quel momento la giovane intuì quanto veramente l'ammissione dei Nati-babbani influiva veramente sulle iscrizioni. I ragazzini avanzavano con passo incerto capitanati dalla McGranitt. Tutti loro, compresa la professoressa, avevano un'espressione cupa sul viso. Come al solito le quattro casate ebbero i loro nuovi arrivi, quasi in egual numero.
Il nuovo preside diede loro il benvenuto e solo allora alzando gli occhi Clarisse notò che il soffitto sulle loro teste era ricoperto da densi nuvoloni di colore grigio scuro che minacciavano di far piovere da un momento all'altro. Per la prima volta da quando frequentava Hogwarts c'era un enorme silenzio mentre il preside parlava e tutti gli studenti lo fissavano seri.
« Vorrei presentarvi il vostro nuovo professore di Arti Oscure: Amycus Carrow. » subito credette di aver capito male, ma quando vide alzarsi un membro dei Mangiamorte dal tavolo capì che non era così e sentì una forte morsa allo stomaco. L'uomo si sedette e Piton proseguì. « Infine vi presento la vostra nuova professoressa di Babanologia che, come saprete, da quest'anno è diventata una materia obbligatoria: Alecto Carrow. » comprese subito che quell'anno Babanologia sarebbe stata molto diversa dal solito. Aveva come un terribile presentimento ed era curiosa di vedere cosa si sarebbero inventati per la prima lezione tutti e due i fratelli.
La cena trascorse in assoluto silenzio e credeva di non aver mai partecipato ad un pranzo, cena o colazione tanto tranquillo. Nessuno parlava o osava farlo, sebbene leggesse qualcosa simile a strafottenza negli occhi e nelle facce dei suoi compagni di casa.

Tre giorni dopo

La prima lezione di Babanologia arrivò tre giorni dopo e come previsto da Clarisse non fu come al solito. La professoressa tentava di insidiare l'odio per i Babbani nelle mente e negli animi degli studenti e aveva visto diverse facce perplesse.
Verso la fine della lezione Neville Paciock si alzò in piedi e ritirò la sua roba, annunciando che non avrebbe più assistito a quelle lezioni.
« Signor Paciock, si sieda immediatamente e dimenticherò quanto appena accaduto. » esclamò Alecto, alzandosi in piedi. Neville la ignorò e altri studenti di Grifondoro iniziarono ad alzarsi e sistemare la roba nelle rispettive borse. L'Higtower fu l'unica degli studenti di Serpeverde a fare lo stesso. Gli unici che rimasero seduti fu il restante delle serpi. Senza dire una parola Paciock uscì dall'aula seguito dai suoi compagni e Alecto si sedette allibita.
Non si illudevano certo di passarla liscia, ma erano contenti di averle dato una bella lezione. La loro punizione non tardò ad arrivare: Neville subì la maledizione Cruciatus durante una lezione di Arti Oscure e al restante degli studenti ribelli vennero affidati vari compiti orribili. Per quanto riguarda Clarisse, venne convocata una sera nell'ufficio del preside e si recò sul posto convinta che l'avrebbe punita.
L'aveva fatta chiamare dopo le lezioni chiedendole di raggiungerla immediatamente nel suo ufficio. Giunta davanti alla statua che proteggeva la scala per accedere all'ufficio, tirò un sospiro e attese che la McGranitt, che l'aveva prelevata e scortata fino a lì, pronunciasse la parola d'ordine. La statua si mosse mostrando la scala e la bruna fece per salire, ma Minerva l'afferrò per un braccio costringendola a voltarsi.
« Andrà bene. » le disse e la bruna tirò un sospiro, augurandosi che avesse ragione. Senza dire una parola salì le scale e raggiunse la porta dell’ufficio. Una volta arrivata bussò.
« Avanti. » sentì la voce di Severus da dentro all'ufficio e aprì la porta. Tutte le cose strane con cui Silente aveva riempito la stanza nel corso degli anni sembravano essere misteriosamente sparite e si chiese che fine avessero mai fatto. Avanzò con passo deciso verso la cattedra. Il suo ex professore di Pozioni era seduto dietro di essa, teneva i gomiti poggiati sul tavolo, le dita incrociate tra di loro, e le indicò con un gesto della mano una sedia che si trovava davanti a lui.
« Vuole sedersi signorina Hightower? O meglio, mi scusi, signora Black. » lo guardò sorpresa, siccome a scuola nessuno era al correte del suo matrimonio. « So delle sue recenti nozze e non ho alcuna intenzione di farle gli auguri. » aggiunse con tono sincero.
« Preferisco stare in piedi. » ignorò il commento e strinse con una mano la bretella della sua borsa. Lo fissò cercando di nascondere il suo disgusto, sebbene la cosa non le riuscisse particolarmente bene.
« Come preferisce, è una sua scelta. » rispose. « Allora signorina… ehm… signora Black, sarebbe meglio che d'ora in avanti lei evitasse di schierarsi dalla parte dei Grifondoro e commettere altre bravate come questa. » continuò. Clarisse rimase qualche secondo in silenzio prima di rispondere.
« Io farò quello che ritengo più opportuno e giusto fare, preside. Se riterrò che aiutare o seguire Neville Paciock e gli altri Grifondoro e studenti sia la cosa giusta da fare, lo farò. » esclamò con decisione. Solo in quel momento si accorse del ritratto di Silente sulla parete in mezzo alle altre. Il mago le sorrideva dolcemente e le pareva di leggere fierezza nei suoi occhi azzurri.
« Come desidera, però l’avverto, per questa volta la passerà liscia, ma la prossima che combina finirà in castigo esattamente come il resto dei suoi compari. » l’avvertì. « Ora può andare. » la congedò.
« Va bene, me ne ricorderò. Buonasera. » augurò. Uscì fuori dall'ufficio per tornare al suo dormitorio e andare a dormire.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Piccoli guai ***


Il primo mese di scuola passò tranquillamente per Clarisse, ma la bruna si rese conto subito della cattiva influenza che Voldemort aveva sull'istituto e dello sforzo che stava facendo per convincere gli studenti che odiare i Babbani fosse la cosa giusta. Lei e Neville cercavano di portare più allievi possibili dalla loro parte. Il loro desiderio era sconfiggere Severus e cacciarlo dalla scuola, insieme ai suoi amici e Mangiamorte. Volevano che le cose tornassero alla normalità e che non aleggiasse più quel clima di terrore ad Hogwarts, che la caratterizzava da quando c'era il nuovo preside.
Quella notte, alle due del mattino, Neville e Clarisse avevano appuntamento nella classe di Arti Oscure per combinare un piccolo dispetto al loro nuovo professore.
Si incontrarono dinanzi alla prota chiusa dell'aula e senza proferire una parola entrarono. Rovesciarono sul pavimento il contenuto di alcune scatole che avevano portato con sé, cioè delle caccabombe. La puzza era enorme e insopportabile, però valeva la pena di soffrire un po' per fare uno scherzo al loro "amato" professore.
Neville l'accompagnò fino all'ingresso dei sotteranei. Non avevano fatto altro che ridere per tutto il tragitto.
« Oddio, peccato che non potremo goderci la sua faccia domani quando scoprirà cosa gli abbiamo combinato. » affermò divertita.
« Hai ragione, è un peccato. » confermò il Grifondoro. « Grazie dell'aiuto Hightower, anzi Black. » affermò, diventando improvvisamente serio. « Ancora mi devo abituare al fatto che ti sia sposata. » aggiunse, chinando il capo e scuotendo piano la testa.
« Posso farti una domanda sui tuoi genitori? » sapeva che era un argomento delicato e perciò voleva procedere con i guanti.
« Prego. » disse alzando lo sguardo.
« Anche loro si sono sposati giovani? » chiese curiosa. Tacque qualche secondo prima di rispondere.
« Sì, erano giovani quando si sono sposati. Avevano finito la scuola da poco, ma non saprei dirti se si fossero innamorati ad Hogwarts. » raccontò. « Mia nonna dice sempre che erano due maghi straordinari e coraggiosi. Non mi sono mai sentito degno di loro. » confessò. Clarisse gli strinse leggermente una spalla e sul suo volto apparve un debole sorriso.
« Tu sei forte e coraggioso, magari non uno dei Grifondoro più coraggiosi del mondo... » osservò. « Sei degno di loro, forse non sei forte e coraggioso quanto loro, però di sicuro possono andare fieri di te. » parlava con tutta franchezza.
« Grazie. » rispose. Non si aspettava l'abbraccio che le diede. Da subito venne colta impreparata e non rispose a quel gesto di affetto, tuttavia poi lo abbracciò di rimando e lo strinse forte a sé. « Quando finirà questa guerra? » chiese preoccupato, lasciandola andare.
« Non lo so, ma spero presto. » rispose incerta. Non vedeva l'ora che la guerra finisse, così che potesse tornare la serenità nel mondo magico.
« Me lo auguro anch'io. Ora sarà meglio tornare a dormire. » suggerì e la giovane annuì. Se li avessero beccati svegli a quell'ora sarebbe stata dura da spiegare. Al contrario di Neville, per lei rientrare poteva essere ancora più complicato e aveva delle serpi in seno che dormivano insieme.
« A domani. » lo salutò agitando leggermente la mano e scese nei sotterranei, diretta alla sua sala comune. Stava correndo e non si accorse del Barone Sanguinario. Per poco non gli finì addosso, rischiando di beccarsi una doccia di acqua gelata. Il fantasma della casa di Serpeverde la fulminò con lo sguardo e incrociò le braccia ad altezza del petto con un'espressione seria dipinta sul viso.
« Dovrebbe essere a dormire a quest'ora, signora Black. » era il primo che non si correggeva e si ricordava di conseguenza che si era sposata.
« Mi perdoni, Barone Sanguinario. » si scusò sinceramente dispiaciuta. Il fantasma le lanciò un'occhiata di sott'occhio e poi si fece di lato, in modo che potesse passare. « Grazie. » continuò la sua corsa diretta alla sala comune, lasciandosi alle spalle il barone.
Entrata nella sala comune si diresse verso la scala che portava al dormitorio femminile e la salì, per poi aprire con cautela la porta che conduceva alle stanze delle ragazze. Camminò in punta di piedi lungo il corridoio e raggiunse la porta della camera che divideva con altre tre compagne di casa. L'aprì di nuovo piano ed entrò, avvicinandosi al suo letto a baldacchino, cercando di non fare rumore e non svegliare le altre ragazze. Si tolse il mantello che aveva indossato per coprirsi, lo rimise nel proprio baule e si coricò. Pochi minuti dopo aver posato la testa sul cuscino si addormentò.

La mattina dopo

Il giorno dopo, come se nulla fosse, la giovane scese a fare colazione. Si sedette in fondo al tavolo dove normalmente non si accomodava nessuno, contando sul fatto che nessuno degli altri Serpeverde l'avrebbe disturbata. In effetti fu così, o per lo meno fino a dopo la consegna della posta, quando qualcuno si sedette vicino a lei. Si voltò e con suo profondo disappunto vide che si trattava di Blaise Zabini. Tirò un sospiro. Se c'era un Serpeverde di cui proprio non tollerava la presenza era lui ed era proprio l'ultimo con cui desiderava parlare.
« Non voglio parlare con te. » disse freddamente, voltandosi verso la sua colazione.
« Non è possibile che mi odi così tanto da non sopportare la mia presenza. » notò sorpreso. La bruna tirò un sospiro e lo fulminò con lo sguardo.
« Tu mi hai ferita. » gli ricordò. « Se le cose fossero andate diversamente e ti fossi comportato in modo diverso, forse tra qualche anno mi sarei chiamata Zabini e non Black. » osservò, sebbene non ne fosse tanto sicura, siccome sospettava che in ogni caso avrebbe sposato Sirius.
« Oddio Clarisse, ti prego, non essere così melodrammatica. » esclamò, portandosi alle labbra un pezzo di ciambella ricoperta da una glassa rosa, forse alla fragola.
« Può darsi che un giorno ti perdonerò, o per lo meno tollererò la tua presenza, ma quel giorno è ancora lontano. » rispose e si alzò in piedi. « Mi è passata la fame. » commentò. Con passo deciso attraversò la Sala Grande e uscì fuori.
Il professore di Arti Oscure non gradì particolarmente lo scherzo e con grande gioia di Paciock e dell’Higtower impiegò un bel po’ a sistemare l’aula in modo da poter riprendere le lezioni.

Nei mesi che seguirono buona parte degli studenti incominciarono a ribellarsi al nuovo preside e ai fratelli Mangiamorte: c’erano sempre cinque ragazzi in media in punizione e questi poveretti dovevano subire la maledizione Cruciatus, siccome il docente di Arti Oscure costringeva i suoi allievi ad esercitarsi su di loro. Sembrava proprio che a scuola si stessero preparando dei futuri Mangiamorte e i Serpeverde, tranne qualche rara eccezione, apparivano esilarati all’idea di unirsi alle cerchie di Voldemort un giorno.
Quando Clarisse combinava qualcosa i provvedimenti presi erano più leggeri, probabilmente per ordine del preside, e veniva trattata con i guanti. In tre mesi di guai ancora non aveva subito la maledizione della tortura e al massimo si erano limitati a tirarle qualche schiaffo, tuttavia senza farle troppo male.
Avevano riservato probabilmente lo stesso trattamento a Zabini che, pur di farsi bello agli occhi della sua ex-fidanzata, cercava di sostenere in ogni modo gli studenti ribelli, sebbene tentasse di non esporsi troppo e di conseguenza non era ancora stato beccato e punito dagli insegnanti. I suoi sforzi non servivano a molto e Clarisse non sembrava aver cambiato idea sul suo conto. Continuava a tenerlo a distanza e a rifiutarsi di rivolgerli la parola, a meno che non potesse proprio evitarlo.
L’Esercito di Silente, che era stato reso di nuovo attivo, aveva la sua base nella Stanza delle Necessità e una volta alla settimana il gruppo cercava di radunarsi nella stanza per fare il punto della situazione. Più che altro parlavano dei successivi piani d’azione.
Quella sera i componenti dell’esercito si erano dati appuntamento nella stanza, però la maggior parte di loro non era potuta venire e c’era solo una decina dei loro membri. Avevano sistemato le sedie in mezzo alla sala in modo da formare un cerchio.
« Presto inizieranno le vacanze di Natale. La cosa migliore per tutti penso sia tornare a casa. » affermò Paciock, con le mani intrecciate sul ventre. Aveva un brutto livido violaceo sull'occhio destro e alcune cicatrici sul resto del corpo.
« Lasciamo quindi gli studenti rimasti alle grinfie di quei maledetti? » chiese contrariata Ginny Weasley.
« La maggior parte di quelli che resteranno sono di Serpeverde e perciò la situazione dovrebbe essere abbastanza tranquilla; senza contare che le lezioni saranno interrotte e quindi non dovrebbero nemmeno esserci lezioni dove ci costringono ad esercitarci sugli studenti in punizione. » affermò Clarisse in difesa di Neville. Teneva le gambe accavallate ed era l’unica dei presenti che non fosse ferita. Sul suo volto c’era un’espressione seria. Le sue ferite erano interiori e non esteriori come il resto dei presenti.
« Anche questo è vero. » confermò Cho. La studentessa di Corvonero aveva un taglio sulla guancia destra, non particolarmente grave, che in pochi giorni sarebbe dovuto guarire perfettamente. Come Clarisse, pure lei sarebbe tornata a casa per le vacanze di Natale. Magari pure per questo difendevano il Grifondoro, siccome avevano la “coscienza sporca” e avrebbero lasciato dei loro compagni in mano ai Mangiamorte presenti a Hogwarts.
« Io ho deciso di restare a scuola. » esclamò il Grifondoro, passandosi una mano tra i capelli. « Chi tra i presenti rimane? » la maggior parte di loro alzò le mani e, oltre a Clarisse e Cho, solo altri due membri non alzarono le mani. Inoltre fecero una lista su tutti gli studenti che, da quanto ne sapevano, sarebbero rimasti a scuola per le vacanze.
Dopo la riunione nella Stanza delle Necessità aleggiava un po’ di serenità e si scambiarono gli auguri come da tradizione. Dopo essersi augurati pure la buonanotte, lasciarono la stanza per tornare alle loro sale comune. La Black fu l’unica che si diresse verso i sotterranei. Era appena scesa nei freddi e umidi corridoi quando dinanzi a lei apparve il Barone Sanguinario. La sua presenza non la intimoriva come la maggior parte di quelli che abitavano in quell'edificio. Il fantasma di Serpeverde incrociò le braccia ad altezza del petto e la fulminò con lo sguardo, come la volta precedente in cui si erano incontrati fuori dagli orari in cui era permesso girare per il castello.

Qualche giorno dopo

Quando l’Espresso di Hogwarts giunse alla stazione di King’s Cross, pareva esserci più confusione del solito, sicuramente perché c’erano più giovani che tornavano a casa, in quanto terrorizzati dai nuovi docenti. Clarisse sospettava che sarebbe stata ancora più dura per tutti, o per lo meno per la maggior parte di loro, riprendere il treno quando sarebbe arrivato il momento, purtroppo, di tornare a Hogwarts. Il fatto che ci sarebbero dovuti restare fino alle vacanze di Pasqua non era particolarmente incoraggiante. La bruna fu sollevata di non vedere nessun cane nero alla stazione e che suo marito fosse rimasto a casa ad aspettarla. Moriva dalla voglia di rivederlo, naturalmente. Gli era mancato parecchio in quei mesi.

Qualche minuto dopo varcò la soglia dell’ingresso di Grimmauld Place e venne accolta da Kreacher, che le si avvicinò.
« Buongiorno, padrona. Vuole dare a Kreacher il suo bagaglio? Kreacher lo sistemerà nella stanza della padrona. » affermò. Da quando aveva sposato Sirius per qualche ragione era diventato più gentile.
« Va bene, prego. » rispose, consegnandogli il suo mantello. « Dov'è il padrone? » chiese, riferendosi al suo amato.
« Il padrone si trova in salotto e la sta aspettando. » strano che non fosse venuto ad accoglierla nell'atrio. Si diresse in salotto e aprì la porta, vedendo il bruno seduto sul divano che leggeva tranquillamente il giornale.
« Sei arrabbiato con me? » domandò. L’altro non la degnò neanche di uno sguardo, continuando a concentrarsi sul giornale che teneva in mano. La bruna tirò un sospiro e prese posto vicino a lui. « Sirius, non fare l’offeso, ti prego. Non potevi venirmi a prendere, né accompagnarmi alla stazione. » continuò. Speravo che ormai avesse capito che si comportava così per la sua sicurezza.
« Lo ammetto, sono un po’ arrabbiato con te. » fece una pausa e si voltò verso di lei. « Perdonami, sono uno stupido. » lei sorrise e prese il suo viso tra le mani, baciandolo con passione.

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Una notizia inaspettata ***


Il giorno di Natale la coppia di sposi si recò alla Tana per festeggiare, ma il clima non era come al solito e non c'era proprio aria di festa in giro. Quello fu un Natale abbastanza triste. L'unico momento di gioia fu il solito scambio di regali, sebbene non si potesse lo stesso definire uno dei momenti più allegri al mondo. Si sentiva chiaramente la mancanza di Hermione, Ron e Harry. Chissà dove si trovavano in quel momento. Non avevano nessuna loro notizia e, per quanto ne sapevano, potevano essere addirittura morti, anche se si cercava di non pensare al peggio.
Nei giorni seguenti Clarisse tentò con scarsi risultati di godersi le vacanze natalizie e quasi tutti i giorni andava a fare un giro a Diagon Alley, che appariva sempre più cupa.
Un pomeriggio, il giorno prima dell'ultimo dell'anno, camminava per le vie pressoché deserte quando una voce la chiamò.
« Clarisse Hightower? » si girò e vide correrle incontro un mago grassottello, alto un metro e cinquanta, dal capo stempiato e gli abiti eleganti. Lo guardò perplessa. Il mago si tolse il cappello a punta di colore nero in segno di galanteria e le sorrise, mostrandole la bocca sdentata. « Mi perdoni, ma sono il notaio Trough e devo occuparmi di consegnarle la sua eredità. » lo guardò ancora più perplessa.
« Eredità? » chiese infatti e l'uomo annuì in conferma.
« Una persona che desiderava rimanere anonima, morta di recente, le ha lasciato una ricca somma di denaro. » affermò, consegnandole un documento che si rivelò essere un testamento e che non riportava, o era stato occultato, il nome del suo benefattore.
« Non può dirmi qualcosa? Darmi qualche indizio? » insistette, augurandosi che cedesse, e gli restituì la pergamena.
« Assolutamente no! Non so dirle le ragioni, tuttavia questa persona non voleva che conoscesse il suo nome. » spiegò e le consegnò una chiave, che doveva essere di una camera blindata della Gringott a giudicare dall'aspetto. Sopra era inciso un numero a tre cifre.
« Sen... » non finì la frase in quanto lo sconosciuto scomparve alla sua vista, smaterializzandosi senza neanche salutarla. Subito rimase sconvolta, poi alzò e abbassò le spalle. Voltandosi vide l'enorme edificio della banca e pensò che fosse il caso di farci un salto per vedere la sua eredità, sicura che non doveva trattarsi di chissà quale cifra.
Per poco non le venne male quando, aprendo la porta della camera blindata, vide una montagna di oggetti preziosi: gioielli, denaro e altre cose di valore.
« Oddio! » solo questo riuscì a dire. La sua attenzione cadde su una coppa che si trova in mezzo alla pila di oggetti e si avvicinò curiosa. Constatò che sopra c'era lo stemma di Tassorosso. Nonostante la sua bellezza, avvertì una strana sensazione, come di qualcosa di brutto. Allontanò velocemente la mano che aveva allungato per sfiorarla, come se si fosse bruciata solo guardandola, e si drizzò in piedi voltandosi verso il folletto. « La ringrazio per l'aiuto. » fu la prima cosa che le venne in mente da dire sul momento. Il mostriciattolo fece un cenno di assenso con il capo.

Si incamminò verso casa e circa un'ora dopo varcò la soglia dell'ingresso dell'abitazione. Suo marito le venne incontro e le sfiorò le labbra in un tenero bacio.
« Come mai ci hai messo cosi tanto? Credevo andassi a fare un giro veloce. » chiese perplesso.
« Perché ho ereditato una fortuna e non so nemmeno chi ringraziare. » spiegò tranquillamente, avvolgendo le braccia attorno al suo collo.
« Una fortuna? Da chi? » scrollò le spalle in risposta.
« Sinceramente non ne ho idea. » ammise. « Un vero colpo di fortuna. » aggiunse contenta, dirigendosi verso la cucina, dove trovò la tavola già apparecchiata.
« Dunque dobbiamo festeggiare. » esclamò. Quel denaro avrebbe permesso loro di stare tranquilli per un bel po' di tempo, forse addirittura per tutta la vita se fossero stati attenti. Amavano le cose semplici, a lei quei gioielli non interessavano e poteva venderli, sicura che avrebbero fruttato una grande quantità di monete, probabilmente pure diversi galeoni. Avrebbe tenuto qualche gioiello, naturalmente. Aveva notato una fantastica collana d'argento con alcuni smeraldi e diamanti a goccia e se n'era innamorata immediatamente. Quella di sicuro non l'avrebbe venduta e in ogni caso sarebbe stato meglio aspettare la fine della guerra prima di farlo.
Lei e suo marito festeggiarono il Capodanno con una cenetta romantica a lume di candela. Quella notte il Black sognò due bambini piccoli e quando la mattina dopo si svegliò non poté fare a meno di chiedersi se fosse un segno premonitore. Non avevano ancora parlato di figli e di sicuro ora che c'era la guerra non ne avrebbero fatti. Salvo che non fosse accaduto un piccolo incidente, non sarebbero diventati genitori tanto presto. Lui, tecnicamente, un figlio ce lo aveva già, cioè Harry, che era chissà dove con i suoi amici. Tentava di fare del suo meglio per non pensare al peggio.
Passarono il resto delle vacanze insieme. Sua moglie gli stava appiccicata come una sanguisuga e la cosa non gli dispiaceva per nulla, anzi.
In seguito, con sua grande sorpresa, al termine delle vacanze gli permise persino di accompagnarla alla stazione a condizione che venisse travestito e con l'aiuto di qualche incantesimo. Poiché non c'era tempo sufficiente per preparare la Pozione Polisucco, prese l'aspetto di un perfetto estraneo e per sicurezza, temendo entrambi che non bastasse e i Mangiamorte si sarebbero insospettiti, si salutarono in un vicolo poco distante dalla stazione in modo che nessuno potesse vederli. Le augurò buon viaggio e tornò a casa.
Arrivò a casa rassegnato all'idea di passare i mesi rimanenti alle vacanze di Pasqua in compagnia di Kreacher, che da quando era morta Bellatrix era diventato ancora più insopportabile e non faceva altro che piagnucolare tutto il giorno. Il mago non ne poteva più. Una parte di lui desiderava uccidere l'essere traditore che qualche anno prima aveva fatto la spia a Voldemort, ma cancellava subito quel pensiero dalla mente in quanto alla fine era utile. Dal suo matrimonio si era fatto più sopportabile e servizievole, ma quando la signora Black non c'era lo era di meno.

Due mesi dopo

La maggior parte degli studenti si chiedeva se il giorno di San Valentino avrebbe portato un po' di gioia, ma a Severus Piton il giorno degli innamorati non importava per nulla. Si trovava seduto alla sua scrivania in attesa di uno studente, anzi studentessa. Teneva i compiti poggiati sul tavolo e le dita delle mani intrecciate. Sarebbe dovuta arrivare tra poco.
« Arriverà, arriverà. » il ritratto di Silente doveva avergli letto in qualche modo nel pensiero e il preside si voltò verso l'anziano mago, che lo guardava con i suoi occhi azzurri da dietro i suoi occhiali a mezzaluna. Sul suo viso c'era un sorriso enigmatico, uno di quelli che era solito avere pure da vivo e che facevano sempre irritare il Serpeverde.
« Appena arriva la strozzo e risolvo tutti i problemi. » rispose acido, voltandogli la schiena. L'altro scoppiò a ridere divertito.
« Non la puoi uccidere Severus, è solo una ragazza. » ribadì in difesa della giovane.
« Una stupida, ecco quello che è. » a quel punto intervenne il ritratto dell'antenato di Sirius.
« Se posso, vorr... » Piton lo fulminò con lo sguardo e capì che era meglio tacere. Un bussare alla porta lo fece girare.
« Avanti. » Clarisse entrò dentro al suo ufficio. Appariva alquanto scocciata e incrociò le braccia ad altezza del petto. « Buonasera, signora Black. Prego, si accomodi. » la invitò, indicandole con un gesto del braccio una delle sedie davanti alla sua scrivania.
« Sto bene in piedi, grazie. » rispose.
« Meglio che si sieda, signora Black. » insistette e la bruna cedette, sebbene fosse chiaro che le costava parecchio farlo. Si mise a giocherellare con la sua cravatta, lanciandogli sguardi di sfida. « Dunque, ho pensato a lungo cosa fare con lei, anzi voi... » disse.
« Non ho bisogno del suo aiuto. Sto bene. » strillò con decisione, piegandosi leggermente verso la scrivania.
« Ah, davvero state bene? » adesso era lui quello che provocava.
« Stiamo bene. » confermò, posando una mano sul ventre ancora piatto.
« Perfetto, mi mancava solo la conferma. » avvertì un piagnucolio alle sue spalle e si girò, vedendo Phineas Black che singhiozzava. Lo guardò di nuovo male e l'uomo smise immediatamente e scomparve, lasciando la cornice del suo ritratto vuota. « Sarà andato a piangere altrove. » aggiunse.
« Cosa vuole fare allora? Farmi la ramanzina? » domandò, passandosi una mano tra i capelli.
« Immagino che si sia trattato di disattenzione. Può capitare a tutti gli adolescenti e non è la prima volta che Hogwarts è frequentata da una giovane incinta. » uno dei ritratti intervenne.
« Ai miei tempi, per colpa dei matrimoni adolescenziali, non avete idea di quante studentesse rimanevano incinta. » affermò infatti e scosse la testa. « Adolescenza rovinata, però all'epoca non avevano tanti grilli per la testa. Le streghe lasciavano che fosse il marito a lavorare e loro stavano a casa con i figli. » lo sguardo omicida se lo beccò da entrambi e capì che fosse il caso di tacere.
« Non puoi tornare a casa, lo sai? » le parlò con tono confidenziale, passando improvvisamente al tu, e lei annuì con aria comprensiva. « Dovrai restare qua e finire la scuola. Se per disgrazia il piccolino - o la piccolina -
dovesse avere fretta di venire alla luce in questo mondo terribile, agiremo di conseguenza. » in tal caso avrebbe partorito a scuola? Il suo primogenito sarebbe venuto al mondo ad Hogwarts, la scuola che tra circa undici anni avrebbe frequentato? L'idea non la ispira particolarmente.

I giorni passarono velocemente e la sua pancia incominciò a crescere, finché non fu più possibile nasconderla. Fino a quel momento solo lei, i professori, Neville, Ginny e Luna erano al corrente del bambino, però con la sua pancia che iniziava a mostrarsi non riuscì più a tenere nascosto il fatto. Tutti erano a conoscenza delle sue nozze e quindi non bisognava essere dei geni per capire di chi fosse quel bimbo. I suoi compagni di casa divennero stranamente più gentile e le studentesse la coccolavano. Suo cugino la sorprese, lasciandola a bocca aperta, in quanto le regalò una culla. Complice la gravidanza, pure lei era diventata più loquace e meno fredda con i suoi compagni, così abbracciò forte il cugino, stringendolo a sé.

Alla fine arrivarono le vacanze di Pasqua. Il gonfiore del suo ventre era abbastanza prominente ed era ormai impossibile da ignorare. Appena fu scesa dal treno venne raggiunta da una Molly emozionata, che scoppiò in lacrime quando la vide e le accarezzò la pancia.
« Dunque è vero. » annuì in risposta, sebbene immaginasse che fosse superfluo. Arrivarono i gemelli e Fred scoppiò a ridere.
« Tra qualche anno avremo un cliente nuovo. » notò e il suo gemello sorrise divertito. La madre lanciò loro uno sguardo torvo e si strinse la vita con le mani.
« Tenete la bocca chiusa e non sparate cavolate. » li rimproverò, tuttavia alla fine avevano ragione loro e tra qualche anno il bambino di Clarisse sarebbe diventato un cliente dei gemelli, probabilmente. Da quando aveva scoperto di essere incinta, nonostante fosse stata attenta ad evitarlo, si era sempre immaginata un neonato dai capelli scuri e gli occhi grigi. « Cara, vieni, ti accompagno a casa. » si offrì la signora Weasley e suo marito prese i suoi bagagli. Non riuscì ad opporsi e lasciò che l'accompagnassero fino a casa.
Una volta nell'atrio li salutò. Quando si voltò vide suo marito che la guardava con un'espressione scioccata dipinta sul viso, per poi gettarsi in ginocchio e baciarle il ventre. Lei sorrise dolcemente e infilò le mani tra i suoi riccioli scuri.
« Sapevi che ero incinta. » per un lungo periodo, dopo averlo scoperto, era stata indecisa se fosse stato meglio dirglielo a voce o in una lettera e alla fine aveva scelto la seconda.
« Sì, però devo ancora abituarmi all'idea. » esclamò, alzandosi in piedi. La bruna avvolse le braccia attorno al suo collo e gli sussurrò piano una cosa all'orecchio, lasciandolo a bocca aperta.

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** La fine è arrivata ***


Gemelli. Quella parola rimbombò nella testa di Sirius per tutta la giornata e le vacanze di Pasqua. Se non ricordava male non c'erano mai stati dei gemelli nella sua famiglia, eccezione fatta per Fred e George, che non avevano il cognome Black e quindi non contavano in teoria. Una benedizione e una maledizione allo stesso tempo. Gli ricordava una profezia fatta da una sua antenata che recitava: il giorno in cui la moglie di un Black porterà due gemelli in grembo, il padre non potrà abbracciarli. Quindi sarebbe morto prima della nascita dei bambini? Sperava proprio di no, anche perché non voleva lasciare la moglie con due figli da crescere.
Non le parlò di quel stupido sogno perché appunto era un sogno sciocco. Voleva godersi la sua gravidanza meglio che poteva e che lei restasse serena. Passarono le vacanze di Pasqua a discutere di nomi e alla fine decisero che due maschi si sarebbero chiamati James e Regulus, come suo fratello; invece due bambine si sarebbero chiamate Helen e Cassandra; nel caso si trattasse di un maschio e una femmina avevano stabilito che si sarebbero chiamati Regulus e Cassandra. Scegliere non era stato per nulla facile, ma alla fine ce l'avevano fatta. Lupin aveva minacciato di strozzarli se avessero pensato di chiamare il loro bambino Remus.
« Sirus. » la voce di sua moglie lo destò dai suoi pensieri. Si trovavano in salotto e Clarisse stava cercando qualcosa di adatto per i loro bimbi tra le cose una volta appartenute a Sirius e suo fratello. La giovane era in ginocchio sul tappeto del salotto e frugava nella grossa scatola che Kreacher aveva tirato fuori da chissà dove. « Mi vuoi ascoltare? » protestò, guardandolo male. Teneva tra le mani una copertina di colore grigio chiaro e con sopra ricamato un serpente.
« Mia madre aveva dei gusti proprio discutibili. » osservò con tono scherzoso.
« A me non dispiace. » rispose, alzandosi in piedi e fissandola con attenzione, rigirandosela tra le mani. Sorrise divertito.
« Per forza, tu sei di Serpeverde alla fine. » rispose. La bruna alzò e abbassò le spalle in risposta e piegò la copertina, posandola sul divano accanto a lui.
« Non puoi schifare qualunque cosa che porta lo stemma di Serpeverde o in ogni caso un serpente. » affermò scuotendo il capo. Lei non capiva, non riusciva a comprendere, e lui non voleva insistere, come del resto lei non lo faceva con lui.
« Non è così male. » ribadì e lo pensava veramente. A parte il rettile, quella copertina era veramente carina e, probabilmente, l'aveva avvolto quand'era solo un neonato.
« Meno male che siamo d'accordo. » affermò la giovane con tono compiaciuto e tirò fuori dalla scatola un vecchio pupazzo a forma di orso a cui mancava un occhio.
« Me lo ricordo, quello era mio. » disse con una certa nostalgia, prendendoglielo dalle mani. Lo esaminò guardandolo con attenzione e avvertì una morsa allo stomaco ripensando al suo povero fratello morto. « Qualche volta ci giocava anche Regulus. » raccontò con tono triste. « Teniamolo, anche se non è più in buono stato. » intimò, poggiandolo sulla coperta. La bruna annuì comprensiva.

1 Maggio 1998

Incinta di cinque mesi, Clarisse si trovava nella Stanza delle Necessità in compagnia del resto del’Esercito di Silente e di tutti gli studenti che si stavano ribellando al regime dittatoriale presente nella scuola. Con il tempo gli allievi erano aumentati e alcuni erano stati costretti a nascondersi nella stanza dopo che il comportamento dei professori Mangiamorte e del preside aveva incominciato a peggiorare. La maggior parte di loro viveva ormai lì e tiravano avanti con l’aiuto del proprietario della Testa del Porco che, grazie ad un passaggio segreto, portava loro da bere e da mangiare. Inoltre rubavano delle cibarie persino nelle cucine. Clarisse sfruttava il suo stato per distrarre i docenti. La maggior parte di loro chiudeva un occhio e con la scusa di aiutarla in realtà dava una mano ai ribelli.
Quel giorno c’era una confusione più grande del solo. La ragazza era seduta su un divanetto color verde smeraldo, sotto l'unico stendardo presente con il simbolo e i colori della sua casa. Seduto vicino a lei c’era Neville Paciock. Ginny, invece, si era messa sul bracciolo accanto a lei e ogni tanto le accarezzava la pancia gonfia.
« Harry Potter! » gridò qualcuno all'improvviso e tutti e tre si drizzarono in piedi velocemente. In un punto della stanza, proprio davanti al passaggio segreto, si era raccolta una piccola folla. Si avvicinarono facendosi strada tra gli allievi radunati. Harry Potter non era proprio in buono stato e aveva i capelli in disordine. Qualche tempo prima Clarisse aveva aiutato lui e i suoi amici. Non sapeva cosa dovevano fare con la Coppa di Tassorosso, però gliel'aveva data, intuendo che non l’avrebbe più rivista, e la cosa non le dispiaceva.
« Clarisse. » esclamò entusiasta Hermione abbracciandola e le accarezzò poi lo stomaco. « Cresce in fretta. » commentò compiaciuta.
« Mancano ancora poco più di quattro mesi. » la informò. Harry le si avvicinò e con sua grande sorpresa l'abbracciò e le strinse le spalle.
« Sono felice che stai bene. Sirius? » la sua gravidanza sembrava averlo aiutato ad accettare le nozze e questo la rassicurava. Desiderava che fosse contento quanto loro e finalmente pareva aver accettato il matrimonio.
« Bene. » rispose.
« Abbiamo bisogno del vostro aiuto. » esclamò il giovane, rivolgendosi agli studenti di Corvonero. « Vi viene in mente qualche oggetto appartenuto a Corvonero? » prima la coppa e adesso un oggetto di Corvonero. "Stanno facendo una collezione?" Pensò ironica la bruna. Si fece avanti Luna Lovegood.
« Ci sarebbe il diadema di Corvonero. » risposta con aria incerta.
« Potrebbe essere solo una leggenda. » intervenne Cho.
« Dobbiamo trovarlo. » ribadì Harry, ignorando la considerazione della bruna sulla sua ipotetica inesistenza.
« Nella sala comune c'è una statua che rappresenta la nostra fondatrice. » lo informò Cho. « Posso accompagnarti e mostrartela. » si offrì, ma Ginny intervenne.
« No, ritengo sia meglio che gliela mostri Luna. » la gelosia doveva averla portata a chiederlo. Un tempo Potter aveva avuto una cotta per Cho e per un periodo erano stati pure insieme. Era accaduto circa due anni prima, però la Weasley non aveva dimenticato evidentemente.
« Va bene. » acconsentì il bruno.
« Noi cercheremo di tornare nella Camera dei Segreti per trovare delle zanne del Basilisco. » disse Ron, rivolgendosi a lui e a Hermione. Preferì evitare di indagare, sebbene una parte di lei morisse dalla voglia di farlo. Potter se ne andò con Luna, mentre gli altri due da qualche parte nel castello.

Ci volle poco perché Voldemort scoprisse che il suo nemico si stava nascondendo all'interno del castello. Severus Piton si diede alla fuga, cacciato dai professori buoni, e i fratelli Mangiamorte vennero rinchiusi nei loro rispettivi uffici. Sequestrarono le loro bacchette per impedire qualunque possibilità di fuga. Per il resto della notte organizzarono le difese e al mattino presto tutta la scuola era stata radunata per sentire quello che la McGranitt doveva dire loro. La professoressa era in piedi nel punto dove normalmente il preside faceva i discorsi e c'era una grande confusione nella sala.
« Presto Voldemort e i suoi uomini giungeranno. Le difese non potranno trattenere lui e i suoi seguaci per sempre. » annunciò e un grande silenzio cadde nell'enorme stanza. « Tutti gli studenti maggiorenni possono fermarsi e combattere, se lo desiderano, mentre i minorenni verranno accompagnati fuori dalle mura dai professori. » aggiunse con tono solenne. « A voi la scelta. Non vi biasimo se deciderete di andarvene. » concluse. Dopo un attimo di mormorii Pansy Parkinson si drizzò in piedi.
« Gli studenti di Serpeverde se ne andranno. » non avrebbero combattuto l'Oscuro Signore e la cosa era prevedibile. La professoressa annuì delusa, ma anche comprensiva. Clarisse si sollevò in piedi e prima che potesse proferire parola qualcuno l'afferrò per le spalle, costringendola a sedersi. Si voltò e vide che si trattava di Molly. La donna era arrivata in aiuto e incrociò le braccia ad altezza del petto.
« Ferma lì. Penso di sapere quello che volevi fare. » la guardò severamente. « Devi pensare ai gemelli. » esclamò.
« Io non posso andarmene e lasciare che pensino che a tutti i Serpeverde non importi nulla di loro e della scuola. » protestò, liberandosi dalla sua presa.
« Non puoi fare l'eroina nel tuo stato. » rispose, scuotendo la testa. « Esci con gli altri Serpeverde e vai ai Tre Manici di scopa. » aggiunse con tono supplichevole. Suo marito avrebbe combattuto e lei doveva pensare a mettersi al sicuro, non lo trovava giusto. Maledì mentalmente il suo stato e alla fine cedette.

Passò il resto della giornata ai Tre manici di scopa pregando che la guerra finisse presto e potesse riabbracciare suo marito. Trascorse buona parte della giornata andando avanti e indietro in attesa di notizie, che tardavano ad arrivare e che aveva paura non sarebbero mai pervenute. Non c'era nessuno a farle compagnia e non era al corrente di nulla di quello che stava accadendo al castello, così era in fermento.

Ormai era sera quando sentì bussare alla porta della sua camera. Chiunque fosse non attese una risposta. Estrasse velocemente la bacchetta e il fatto che si trattasse di sua zia Narcissa non la tranquillizzò per niente. Quali speranze aveva nel combattere contro di lei? I gemelli pesavano e non era più agile e veloce come un tempo.
« Non voglio farti del male, solo portarti via da qua in un posto più sicuro. » affermò, alzando le mani. La guardò sospettosa.
« Non mi fido di te e non ho alcuna intenzione di seguirti ovunque tu voglia andare. » rispose con tono deciso.
« Per favore, ascoltami. » il suo tono era supplichevole e intrecciò le mani come se stesse pregando. « Vieni con me. » scosse la testa determinata a non cedere e decisa a restare in quella camera. La donna tirò un sospiro.
« Come preferisci. Buona serata. » uscì fuori dalla camera da letto sbattendo la porta con forza. La giovane tirò un sospiro e si buttò sul letto con le mani sul ventre. Rimase qualche secondo a fissare il soffitto, domandandosi cosa sarebbe accaduto.

Qualche ora dopo

Doveva essersi addormentata alla fine, in quanto venne svegliata da un bussare frenetico alla porta. Corse verso di essa e l'aprì, ritrovandosi davanti Harry. Sembrava molto provato e in uno stato pietoso.
« Voldemort è morto. » annunciò, gettandosi tra le sue braccia singhiozzando e stringendola forte a sé. « Sirius, Remus, Tonks e Fred sono morti... » le ci volle qualche secondo per comprendere il significato di quelle parole. Quando ci riuscì si staccò da lui e si inginocchiò con il viso tra le mani, trattenendo a stento un grido, e pianse disperata. Il giovane si inginocchiò accanto a lei e la strinse forte a sé, tentando di consolarla.

27 settembre 1998

Qualcuno bussò alla porta e Clarisse sorrise. Era ancora stanca per il parto, ma non vedeva l'ora di vedere i gemelli.
« Avanti. » Molly entrò, stringendo tra le braccia due neonati, di cui uno avvolto nella coperta grigia che la giovane aveva trovato mesi prima e l'altro in una coperta bianca. Le diede i suoi figli. Entrambi avevano gli occhi grigi, ma il maschietto possedeva i capelli della madre e la bimba quelli neri del padre.
« Regulus e Cassandra. » avrebbe potuto chiamarlo Sirius a quel punto, ma temeva che sarebbe stato un po' macabro e quel nome gli stava proprio bene. Cassandra poi era bellissimo.
« Ce la faremo. » disse Molly, sedendosi vicino a lei e avvolgendole un braccio attorno alle spalle. Senza di lei temeva proprio che non ce l'avrebbe fatta a crescere i gemelli.
« Grazie. » disse, voltandosi verso di lei. La strega le diede un bacio sulla fronte e poi uno pure ai neonati.

Crescere due bimbi non era facile, però fece del suo meglio e il risultato non fu niente male. Iniziò a lavorare al Ministero della Magia ignara di ciò che il futuro le avrebbe riservato.

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Dopo la guerra ***


Le feste del Ministero della Magia si tenevano normalmente nella sede. Quel giorno la stanza più grande del ministero era gremita di maghi e streghe con i loro cappelli colorati a punta. Alcuni dei presenti erano seduti e altri in piedi. La maggior parte di loro era intenta a chiacchierare e discuteva di Quidditch, degli articoli della Gazzetta del Profeta, delle ultime novità del mondo magico, della moda, ecc.
In prima fila, davanti al palco allestito per l’occasione, su delle sedie erano seduti due ragazzi dai capelli scuri. I riccioli della giovane le arrivavano fino alla vita e indossava un abito viola attillato, senza maniche e lucido. Sulle lunghe unghie portava uno smalto di colore rosso rubino. Il mago accanto a lei aveva i capelli lunghi fino a poco sotto le spalle, tenuti legati in una coda di cavallo mediante un elastico nero. Indossava un elegante smoking, però non aveva la cravatta e la parte iniziale della camicia era sbottonata, lasciando così intravedere la parte superiore del petto.
« Dovrebbe iniziare tra poco. » osservò impaziente Cassandra, muovendosi sulla sedia.
« Il Ministro della Magia è laggiù, sta discutendo con Harry Potter. » disse suo fratello, indicando Kingsley con un gesto discreto del dito. La sorella si voltò nella direzione che stava indicando e infatti vide i due uomini che conversavano tra di loro.
Subito dopo il mago più importante del mondo magico britannico si incamminò sul palco e raggiunse il microfono, che si trovava nel mezzo di esso, vicino al bordo.
« Come ben sapete, il Viceministro inglese ha dato qualche mese fa le dimissioni. » disse e il silenzio cadde tra la folla. « Due giorni fa siete stati chiamati a votare e quest’oggi sono arrivati i risultati delle elezioni. È con immenso piacere che chiamo sul palco il nuovo Viceministro inglese: Clarisse Black. » i gemelli si unirono alla gente che applaudiva. Si poteva benissimo dire che il loro fosse l'applauso più entusiasta e fragoroso. Clarisse salì sul palco e raggiunse Kingsley, che le strinse la mano e poi la spalla destra. Chinò il capo, sussurrandole qualcosa all'orecchio, e poi se ne andò lasciandole la scena. La bruna sorrise.
« Mi piace pensare che abbia vinto unicamente per le mie capacità e che la mia bellezza non abbia in alcun modo influenzato la popolazione, soprattutto quella maschile. » scherzò, provocando una risata da parte del pubblico. « Voi non avete idea di quanta pressione - per così dire - mi abbia fatto il nostro caro Ministro della Magia per cercare di convincermi a fare carriera. Però capirete che essendo da sola, con due figli, non era proprio semplice. » aggiunse. Non era l’unica strega che aveva perso il marito durante la Seconda Guerra Magica, purtroppo.
« Mamma è stata troppo altruista. » commentò Regulus.
« Avrebbe dovuto pensare anche a se stessa e non solo a noi. » confermò Cassandra. Avrebbero preferito che la madre si fosse dedicata di più al lavoro, oltre che a loro. Aveva atteso che avessero compiuto quattordici anni prima e da allora erano passati due anni.
« Farò del mio meglio per non tradire la vostra fiducia. » esclamò la bruna con determinazione. « Sono felice di lavorare a stretto contatto con un grande mago come Shacklebolt. » continuò sorridendo. Il Ministro della Magia la raggiunse.
« Sono sicuro che formeremo un’ottima squadra. Non vedo l’ora di cominciare a lavorare con lei, signora Black. » appariva felice all'idea. I fratelli sapevano che la madre provava una sincera ammirazione per l’uomo e ne era la prova il fatto che fosse così contenta di lavorare al fianco di Shacklebolt. Pure ai suoi figli piaceva.

Un anno dopo

L’ufficio del Ministro della Magia era il più grande dell’edificio e si trovava all’ultimo piano del palazzo. Kingsley era seduto alla sua scrivania, intento a leggere un documento. Sopra alla scrivania c’era un’alta pila di fogli. Si prospettava una lunga e dura giornata di lavoro. Sentì bussare alla porta e alzò gli occhi dal documento.
« Avanti. » disse, abbassando nuovamente lo sguardo. Clarisse entrò dentro all'ufficio con in mano altre pergamene e si piazzò dinanzi al mobile.
« Ti ho portato il resto dei documenti. » disse, posandoli sul tavolo. L’uomo tirò un sospiro e appoggiò la schiena contro lo schienale con aria rassegnata.
« Mi aspetta proprio una pessima giornata. » notò rassegnato, scuotendo leggermente il capo. L’altra sorrise divertita e fece il giro della scrivania, mettendosi alle sue spalle. Gli strinse le spalle con le mani, incominciò a massaggiargliele e chinò il capo verso il suo orecchio.
« Se vuoi posso aiutarti. » si offrì.
« No, preferisco di no. » rispose e la strega levò le mani.
« Come preferisci. » rispose, dirigendosi verso la porta.
« Clarisse. » aveva già poggiato la mano sulla maniglia della porta e si girò verso di lui perplessa.
« Si? » domandò.
« Grazie, non so come farei senza di te. » la Black sorrise divertita e uscì fuori dalla stanza, lasciandolo al suo lavoro.

Qualche ora dopo

Clarisse era ancora nel suo ufficio, nonostante fossero le otto di sera, per colpa di alcune cose da sistemare e non vedeva l'ora di tornare a casa dai suoi figli. Ormai avevano diciassette anni ed erano perfettamente in grado di badare a loro stessi, eppure si sentiva lo stesso in colpa nel lasciarli a lungo da soli in casa. Udì bussare alla porta e intravide una figura scura dietro al vetro.
« Avanti. » invitò e la porta si aprì, mostrando Kingsley con in mano alcune pergamene. Gliele posò sulla scrivania.
« Questi devi guardarli pure tu. » disse. Lei prese in mano i documenti, leggendoli con attenzione. Si accorse che il ministro aveva fatto il giro solo quando avvertì le mani sulle sue spalle. « Quando vieni a cena con me? » chiese con tono seducente. Tra loro non c'era una vera e propria relazione. La bruna chinò il capo per poterlo guardare in faccia.
« Non so, magari sabato. » propose. La baciò e acconsentì, dandole appuntamento per sabato.

Due anni dopo

Harry Potter era alla stazione di King's cross con la moglie e i suoi tre figli. Lui, Ginevra e i bambini erano vicini all'Espresso di Hogwarts, dalla cui locomotiva usciva un denso fumo grigio. In mezzo alla folla vide spuntare i gemelli, che si avvicinarono con passo deciso e un sorriso raggiante.
« Buongiorno. » salutarono all'unisono. Regulus doveva aver notato la brutta espressione sul volto del figlio minore, ovvero Albus, perché si rivolse a lui. « Oh, cos'è quella faccia? » chiese, sfregandogli il capo e scompigliandogli i capelli.
« Ho paura di finire a Serpeverde. » sul volto del diciannovenne apparve un'espressione quasi offesa.
« E quindi? Anche noi eravamo di Serpeverde. » esclamò Cassandra, scompigliandogli a sua volta i capelli. « Se per questo pure la mamma. » aggiunse. Il ragazzino parve tranquillizzarsi un po' a quelle parole.
« A proposito, come sta Clarisse? » chiese Ginevra. La strega infilò le mani nelle tasche dei pantaloni.
« Oh, sta bene. È solo arrabbiata con Kingsley per averle dato la maternità anticipata. Tuttavia non aveva altra scelta, in quanto il medimago le ha imposto di stare a riposo dopo che ha rischiato di perdere il bambino. » rispose. La coppia si era sposata un anno prima e la donna era incinta di quasi quattro mesi; da qualche settimana era costretta a un riposo forzato.
« L'ha costretta ad andarci. » precisò suo fratello, ridacchiando. « In fondo le fa bene un un po' di riposo e non dovrà restarci per tutta la gravidanza, forse. » affermò. Harry cambiò discorso.
« Dunque Regulus, come sta andando l'addestramento? » chiese. Il mago desiderava entrare a far parte degli Auror e per questo stava facendo l'addestramento. Sua sorella, invece, studiava i draghi, in modo da potersi trasferire in Romania e lavorare con Charlie Weasley. Le bestie sputafuoco la appassionavano, sebbene sua madre non fosse tanto decisa a lasciarla andare via da lei.
« Bene, non vedo l'ora di essere un Auror. » disse con tono fiero. Per fortuna aveva ereditato il talento di sua madre in Pozioni e in quello aveva avuto meno difficoltà rispetto al figlioccio di suo padre.
« Io, invece, ancora un mese e poi potrò andare in Romania. » esclamò eccitata la sua gemella, sbattendo le mani. « Charlie ha detto che c'è un sacco di lavoro da fare e tante cose da imparare. » aggiunse. Ricordava vagamente Hagrid quando parlava in quel modo del suo futuro lavoro, siccome anche il guardiacaccia amava quelle bestie sputafuoco con le scaglie. Il diciannovenne alzò gli occhi al cielo, proprio non riusciva a capire la sua passione per quelle specie di lucertole troppo cresciute.
« Ti troverai bene alla riserva. » disse Ginny, più tranquilla del Black. « Non penso sia tanto male come lavoro, anzi. » Regulus dovette fare appello a tutto il proprio autocontrollo per non gridare la propria disapprovazione.
« Non scordarti di scriverci. » intervenne James, il figlio maggiore dei Potter. « Voglio sapere tutto sui draghi. Dev'essere davvero figo come lavoro! » strillò al settimo cielo.
« Abbastanza. » confermò la bruna.
« Adesso sarà meglio che andiate. Il treno sta per partire. » osservò Ginny, adducendo al vagone più vicino. I suoi due figli annuirono e, dopo averli abbracciati e baciati, tutti salirono. Poco dopo li videro spuntare da uno scompartimento e agitare le mani verso di loro.
« Ciao! » urlarono all'unisono, felici di partire per la scuola.
« Ciao. » risposero in coro, agitando le mani. Si sarebbero rivisti per le vacanze di Natale, sempre se non avessero deciso di fermarsi a scuola per le ferie.
« Io devo andare al ministero. » esclamò Regulus, guardando il quadrante dell'orologio che portava legato al polso e che sua madre gli aveva regalato per i diciassette anni. A quanto pareva, in base ad una tradizione, bisognava donarne uno quando un mago diventava maggiorenne.
« Io vado a casa dalla mamma. » disse Cassandra. Dopo aver salutato Harry e sua moglie, si smaterializzarono. Giunta a casa, si diresse in salotto e vide sua madre seduta sul divano intenta a leggere la Gazzetta del Profeta. Le diede un bacio sulla guancia e le mise una mano sulla pancia. « Come stai mami? » chiese con tono smielato. La strega sorrise.
« Starei meglio se potessi uscire e non mi trattassero tutti come una malata. » rispose contrariata. L'altra tirò un sospiro esasperata e si sedette vicino a lei.
« Oh mamma, ti prego, non ricominciare. » non ne poteva più dei suoi capricci.
« Ti ricordo che ho avuto due figli, se te ne fossi dimenticata. » le rammentò con aria di sfida.
« Ma l'altra volta non rischiavi un aborto spontaneo. » strillò, stufa del suo comportamento che considerava decisamente infantile.
« Mi arrendo. Pensi che potrò camminare fino in camera mia o perderò il bambino? » domandò ironica e la figlia alzò gli occhi al cielo, preferendo non risponderle. Ragionare con lei era una vera e propria impresa. Clarisse sapeva essere molto testarda a volte. Ancora non erano a conoscenza del sesso del nascituro perché era timido e si nascondeva ogni volta che provavano a scoprirlo. Temeva che andando avanti così l'avrebbero scoperto alla nascita e l'idea alla fine non le dispiaceva.
La bambina nacque il diciotto febbraio, circa cinque mesi dopo. Paula aveva la pelle di un bel cioccolato al latte e su questo particolare Regulus adorava riderci sopra. I gemelli non avevano mai pensato alla possibilità di avere o meno un fratellino o una sorella. Sinceramente, si poteva dire che non ne avessero mai sentito la necessità, del resto erano già in due. Al contrario di loro, Paula avrebbe avuto entrambi i genitori e Kingsley piaceva parecchio ai due giovani. Lo consideravano il miglior patrigno del mondo e poi faceva felice la loro mamma, il che era un grosso punto a suo favore.

Qualche anno dopo Cassandra divenne la signora Weasley sposando Charlie e suo fratello, invece, sposò una ragazza Babbana di nome Christine. La piccola Paula venne smistata a Serpeverde e ci sarebbe voluto parecchio tempo prima di sposarsi a sua volta.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3680874