La mattina arrivò e tutti quanti si alzarono adrenalitici e frementi di partecipare a quella pazza corsa che li avrebbe visti l'uno lo sfidante dell'altro.
I primi a svegliarsi furono Astrid e Hiccup.
Inutile dirlo, è sempre cosi la storia! Loro sono e sempre saranno i mattinieri di Berk.

"Ben svegliata, Milady.
Dormito bene?"

"Tra le tue braccia si, amore mio."

Sussurrò la ragazza che si crogiolava nel calore delle braccia del marito che gli stava baciando con dolcezza la fronte.
Astrid sorrise. Quello era meglio di qualsiasi corsa che mai avrebbe partecipato.
Il giovane la strinse fortemente a se, continuava a guardarla con occhi cosi dolci e un'espressione cosi calorosa che la bionda si sarebbe potuta sciogliere da un momento all'altro se solo ne avesse avuto la forza.
Lentamente si alzarono dal letto. Il castano aiutò l'amata a scendere e le diede aiuto anche nel vestirsi. Nel lavarsi preferi lasciar fare tutto alla giovane vichinga.
Un'altro giorno passava ed era un giorno in meno da aspettare perché ella partorisse, un giorno in più per cui preoccuparsi e premurarsi che tutto sarebbe andato perfetto.
La bionda aiutò il ragazzo a vestirsi, ormai era il Capo e non avrebbe partecipato neanche lui. Quindi, se andavi per tifare o per il puro gusto di stare nel pubblico e godersi una sana sfida non sarebbe stata sola.
Posò delicatamente la mano al suo petto, sfiorò l'armatura con sguardo attento, ne scrutava ogni minimo particolare sino a quando.... ops, come al suo solito e con fare divertito fece scattare la membrana dorsale al ragazzo che scoppiò a ridere prima di tirarla a se e baciarla dolcemente.
Un nuovo buongiorno era ancora più dolce del precedente e l'aveva surclassato di gran lunga.
Tutto era pronto, i due, tranquillamente uscirono. Dietro di loro una scia colorata di draghi che si spintonavano con fare giocoso e i genitori, Tempestosa e Sdentato che si guardavano con aria rassegnata. Per loro era un grande traguardo quello che non andavano ad incediare oppure a lanciare aculei da una parte all'altra con il costante rischio di ferire qualcuno.
Il Villaggio brillava di una delicata luce, i primi rumori incominciavano a propagarsi per le stradine e i primi profumi si espandevano nell'aria profumandola di una dolcezza indescrivibile.
HIccup e Astrid avanzavano con determinazione.
Erano quasi arrivati al luogo dove si sarebbe tenuta la corsa e lei, seppur da spettatore, non vedeva l'ora di assistere a quell'arcobaleno di colori sgargianti che sfrecciavano nel cielo.
 

Successivamente alla coppia d'oro di Berk, se ne svegliò un'altra. D'argento, come erano le loro fedi dal tenero significato.
Bruta e Moccicoso si erano appena svegliati, tutto era perfetto. Il sole si stava alzando, il cielo brillava di un delicato blu, i classici Terribili Terrori che cantavano sul davanzale; insomma, l'atmosfera era favorevole alla Corsa che si sarebbe intrapresa quel dì.

"Principessa, buongiorno.
Come hai dormito?"

"Con te al mio fianco dormirò sempre bene, mio audace Cavaliere."

Disse Bruta che fu aiutata dal marito a scendere dal letto.
La mattina erano entrambi un po instabili, soprattutto per il sonno che veniva bruscamente interrotto da quel draghi canterini che erano peggio di qualsiasi ultrasuono di un Tamburo Furente.
I due, dopo aver svolto le classiche mansioni mattudine si vestirono per poi andare in cucina a fare una sostanziosa colazione.
Insomma, Bruta indosso la classica divisa che fu cordialmente modificata e resa indossabile dal fratello.
Moccicoso non potè che ammirare la figura della moglie nella sua più affascinante figura. Ora era florida, ricca di vita e anche quando era imbronciata lei era raggiante. Tutto ciò non poteva che rendere orgoglioso il vichingo che fu lentamente impiastricciato con della vernice sul volto dalla moglie.
Altrettanto lui fece, nel medesimo momento in cui l'applicava. Era un loro modo per essere complici anche in quella situazione che li avrebbe visti rivali.
Una volta che la vernice era stata applicata, i due sposini andarono a svegliare Tufo che con un sonoro verso di dissenso si voltò dall'altra parte.
Bruta si guardò Moccicoso, entrambi alzarono le spalle non sapendo che fare.
Il biondo si voltò, li guardò e scoppiò a ridere prima di alzarsi di scatto e rivelarsi già lavato e vestito di tutto punto.
I sposini rimasero a guardarsi interdetti, ma bastò poco per tirare il ragazzo a se e stringerlo come abbraccio del mattino.
Ora toccava a lui essere truccato.
Vedere la sorella truccata in quel modo fece insospettire il giovane dai rasta che se la fissò con aria interrogativa. La bionda alzò le mani sporche di vernice gialla e rise dicendogli che con una decisione unanime lei avrebbe partecipato alla corsa assieme a lui. Tufo era al dir poco felice, ormai sprizzava gioia da tutti i pori e questo lo si poteva vedere da quel sorriso cosi grande che ora albergava in quel volto che sembrava essere rinato.
Ecco che uscirono di casa, al centro Bruta, ai due lati il corrispettivo marito e fratello.
Dietro di loro i draghi che nel loro piccolo svolgevano una piccola chiaccherata a loro incomprensibile dato che era fatta di mille versetti e qualche "ruggito". Probabilmente stavano "litigando" su chi aveva il trucco facciale migliore tra di loro.
Bruta respirò a pieni polmoni l'aria frizzante della mattina, si sentiva letteralmente pervadere i polmoni di quel freddo che si insidiava nelle vie respiratorie dandogli la chance di respirare meglio e di godersi quel giorno appieno.
Moccicoso non mancò di tenere la mano sul suo fianco, mai l'avrebbe lasciata andare. Lei era il suo tesoro. Tufo invece le teneva la mano, la stringeva con tale orgoglio e fierezza che i suoi occhi trasudavano sicurezza in se susseguito da un bagliore di luce che li attraversava. Avvenimento eccezionale per il biondo che peccava sempre di quella scintilla che lo rendeva unico e eccezionale.
Ecco che agli occhi suoi si prospettava la figura di Hel, vestita da capo e piedi, con una sgargiante pittura rosa e nera sul viso.
Moccicoso e Bruta guardarono i due. Tutto ciò incominciava ad essere inquietante come cosa. Anche le pitture erano le stesse, solo con la piccola differenza che quella della ragazza era fatta con un'estrema precisione senza che il nero andasse a sfociare nel rosa e viceversa, mentre quella del fratello; come per l'anno scorso, era stata fatta..... cosi, improvvisata.
La bionda lasciò la mano al ragazzo che la guardò. Il capo lentamente si abbassò con un segno di consenso, subito il biondino gli lasciò un bacio sulla guancia correndo felice dalla ragazza che gli saltò letteralmente al collo.
Lui la prese per i fianchi e la fece volteggiare prima di rimetterla a terra e donargli un dolce bacio. Persino Diarrea, il drago di Hel, sembrava felice di vedere quella scena. Tant'è che ad un certo punto leccò il volto dei due andandogli completamente ad impiastricciare nella medesima maniera quel trucco ben preciso.
Quella scena fece sorridere teneramente i due coniugi. Era bellissimo vedere Tufo cosi felice, soprattutto vederlo sorridere con quell'espressione di gioia che si adagiava sul volto.
 

E non poteva mancare lui, Gambedipesce.
Dopo aver trascorso la nottata a guardare il cielo con la adorata Vör aveva deciso di accompagnarla a casa, dove le diede la buonotte con un nuovo modo da poco scoperto. Il bacio.
Alla ragazza non sembrava dispiacere, anzi, ne era completamente felice. Non solo lei, ma anche il suo Patatona aveva creato una nuova complicità con Muscolone rimanendo al chiaro del camino all'interno dell'abitazione del ragazzo.
Quando tornò a casa la prima cosa che fece fu raccontare ogni minima cosa alla sua amica che a sua volta, con piccoli gesti che solo lui comprendeva, gli raccontava la sua di serata. Entrambi avevano scoperto la gioia d'amare e anche nei loro sonni, che seppur brevi erano pieni, soddisfacenti, ritrovavano.
La mattina arrivò anche per il vichingone che si alzò di buon'umore.

"Buongiorno dolcezza.
Dormito bene, vero?"

Domandò il ragazzo andando a coccolare Muscolone che gli leccò il volto come per affermare che il suo sonno era stato perfetto. Successivamente si andò a fare una rigorosa doccia fredda. Era proprio rigenerante sentire sulla pella lo scrosciare dell'acqua che tonificava e donava nuovo splendore alla persona.
Una volta lavato il ragazzo si vestì andandosi a truccare per il grande evento, non mancò neanche di colorare la sua piccola amica che con felicità lo lasciò fare.
Quelle erano una delle tante coccole mattutine che il biondo gli donava e una delle tante che sarebbero rimaste per sempre. Di questo Muscolone ne era certa.
Una volta fatto tutto; sia colazione che sistemato casa, i due uscirono.
Lui sembrava bello come un dio, si, era decisamente cambiato e ora, nella sua morbidezza, risultava ancora più affascinante di quanto lo era di suo. Lei invece sembrava brillare di mille emozioni, i suoi occhi color oro scintillavano letteralmente e davano la netta sensazione di essere no felice di più.
Nella sera precedente con Vör avevano parlato anche della Corsa, lei gli aveva confidato che la cosa non gli piaceva molto ed era come un sottomettere i draghi alla volontà del Cavaliere. Gambedipesce comprendeva perfettamente quel che voleva dire, anche a lui sotto sotto non piaceva, ma se quella era divenuta una nuova tradizione lui la doveva rispettare per forza. Lei lo capì e gli disse che se doveva vivere al Villaggio avrebbe accettato e avrebbe partecipato senza alcun problema. Non sapeva ancora con chi, ma l'avrebbe fatto.
E cosi fece dato che il giovane vichingo la vide uscire dall'abitazione susseguita dai draghi. Tutti e tre erano estremamente protettivi nei suoi confronti, come se l'avessero cresciuta loro, proprio come se loro fossero suoi genitori.
I capelli della ragazza erano stati intrecciati in una lunga treccia che ricadeva sulla schiena, gli abiti erano semplici, nulla di pretenzioso. Un lungo vestito di pelliccia marrone e una cinta in vita dove c'erano vari borsellini con dentro chissà che. Questa era una delle cose che il biondo amava di lei. La totale dedizione alla semplicità che andava ad annullare la classica vanità delle ragazze.
Lei era una su un numero imprecisato di donne in tutto il mondo. Lui l'avrebbe riconosciuta ovunque, soprattutto ora che si era voltata e lo stava salutando con un'allegria che riempì il cuore di gioia al giovane Gambedipesce che raggiunse immediatamente Muscolone che era andata a dare il buongiorno al adorato Patatona.
I loro volti erano cosi diversi ma con quel sorriso e quei occhi sembrarono essere identici.
Lui era totalmente perso di lei, lei era totalmente perso di lui. Insomma, era fatti per stare insieme quei due.
E anche la pittura che gli tingeva il volto era cosi uguale eppure cosi diversa. Lei aveva optato per dei segni sulle guance di un blu intenso, sopra c'erano delle linee verdi e al loro interno c'erano altre linee di un acceso arancione. Era un lavoro cosi preciso che il ragazzo guardò con attenzione pur di trovare un piccolo errore o una piccola sbafatura.
Non tanto per farglielo notare, ma tanto per avere la scusante di accarezzargli il volto e di baciarla.
Ora aveva paura, si, aveva paura che se l'avesse baciata il suo sogno sarebbe andato ad infrangersi. Ma ecco un piccolo particolare che diede forza e coraggio a Gambedipesce.
Difatti Vör aveva chiuso gli occhi, lui sapeva che desiderava.
E un gentiluomo non fa mai bramare troppo a lungo alla sua dama ciò da lei desiderato.
Cosi con una dolcezza che lo regnava sin da sempre accostò il volto al suo e con timidezza percepibile la baciò.
Baciò che fu ricambiato da lei che gli strinse le mani delicatamente. Quello era vera amore. Un bacio non era solo l'incontro di due solitarie labbra, no, il bacio era l'incontro di due mani che si stringevano andando a donare alle loro anime un luogo d'incontro perenne.

Il tempo era passato, il gruppo si era ritrovato nel punto prestabilito.
Gli sfalti erano gremiti degli abitanti del Villagio che acclamavano con ferbore l'inizio della Corsa.
A quell'adrenalina un sorriso malinconico prese posto sul volto di Astrid, ma venne subito cacciato via da Tempestosa che le leccò il volto con conforto.
Hiccup a guardarla gli prese una morsa al cuore, non poteva sopportare cosi tanto. Gli chiese perdono in tutte le maniere possibili, lei l'avaveva sempre zittito con un bacio; segno loro che non doveva parlare più della situazione perché il conto era stato già chiuso a favore della mozione.
Intanto Bruta, nella sua beata allegria, si era precipitata dall'amica abbracciandola. Quelle due erano divenute inseparabili e non si facevano alcun problema; come in passato; ad abbracciarsi o scambiarsi convenevoli di spessore.
Questo faceva piacere ai due cugini che andavano estremamente fieri delle corrispettive mogli.
Moccicoso si avvicinò al castano, gli diede una gomitata e commentò com'era bello di vedere le due gnocche di Berk che andavano d'accordo senza mai litigare e/o picchiarsi.
A questo proposito Hiccup non fece mistero del suo stupore nel vedere il trucco sul volto di Bruta, anzi, senza mezze misure disse direttamente a Moccicoso che secondo lui era totalmente sbagliato far partecipare la ragazza alla Corsa.
Lui disse semplicemente che voleva esprimere il suo unico desidero e gli fece presente con ogni minima particolarità di com'era difficile manovrare un Orripilante Bizippo e che, nelle mani di Tufo, che per quanto intelligente si fosse rivelato, sarebbe stato pur sempre uno sfracello totale.
In dato di questo fatto, il Capo annuì e a malincuore acconsentì a questa cosa. Il padre, Stoick, che era presente dietro di lui; non appena Moccicoso si fosse allontanato per accompagnare la sua amata ai posti di blocco, inteppellò il ragazzo che gli disse che anche se la storia non gli andava giù, lui non poteva avere alcun controllo sulla vita altrui. Maggior ragione se si trattava di una donna non sua. Stoick comprese, certo era una situazione pericolosa e lo agitava non poco, ma in un nucleo famigliare che non era il suo, la miglior cosa era quella di tenere per se i propri pensieri. Che sia Capo o meno.
 

Ecco finalmente tutti quanti i partecipanti allineati.
Abbiamo Tufo e Bruta con Rutto e Vomito. A seguirlo c'è Moccicoso con Zannacurva. Hel con Diarrea. Gambedipesce con Muscolone. Vör con Patatona e.... Gustav con Curvazanna.
Eh si, anche il giovane Gustav avrebbe partecipato. Ormai era grande e aveva imparato a destreggiare nel migliore dei modi l'Incubo Orrendo.
Per quell'occasione nei giorni precedenti il Villaggio era stato trasformato in un vero e proprio campo di gioco.
Al segnale del Capo in carica, le pecore furono lasciate scappare dal recinto dove erano rinchiuse. Tutte eccetto una. La più importante. Quella Nera.
Subito un turbinio di colori si innalzò in volo, le grida d'incitazione crescevano sempre di più e persino Astrid sembrava contribuire con tutta l'energia che aveva in corpo. Di questo fece molto piacere a Hiccup, Stoick e Valka che ormai si erano resi conto che seppur all'ultimo mese di gravidanza, la donna aveva più energia di quando l'avesse di natura.
Zannacurva superò Muscolone, lei poverina diede il meglio di se per superarlo e chissà come, chissà perché ce la fece! Stranamente quel giorno le sue ali batterono più forte che mai andando ad impressionare un po tutti che rimasero senza parole.
Rutto e Vomito si affiacarono a Curvazanna, ahia ahi ahi, sfida aperta tra Gustav e i gemelli!
Subito ingaggiarono una continua lotta per acchiappare più pecore possibile, ma l'inesperienza sul capo di Gustav concesse ai gemelli si averla la meglio.
Diarrea e Patatona avevano da sempre avuto un buon rapporto d'amicizia, ma quel giorno, entrambe si dichiararono guerra aperta andando a catturare un egual numero di pecore.
Le ore trascorsero velocemente, Bruta non sembrava minimamente stanca o spossata; anzi, sembrava piuttosto rilassata e a suo agio. Senza quasi non preoccuparsi minimamente che era in attesa.

Facciamo un rapido conto della situazione:
Ingerman. 9 pecore+1 donata. 9 punti catalogati.
Thorston: 9 pecore+1 donata. 9 punti catalogati.
Larson: 9 Pecore. 9 punti catalogati.
Lokidottir:  9 pecore+1 .... mangiata. Piccolo inconveniente di corsa. Diarrea aveva un pochino fame. 9 punti catalogati.
Dragonsdottir: 9 pecore+1 donata a sua volta. 9 punti catalogati.

Bell'affare. Tutti quanti avevano un punteggio alto e tutti quanti erano ad un passo dalla vittoria.
Hel sembrava aver colto un lato secondario della Corsa. Quella del divertimento. Infatti ogni volta assieme agli altri non mancava mai di dare spettacolo.
I loro draghi compievano acrobazie meravigliose, giravano e rigiravano, si intorcigliavano tra di loro e con i loro fuochi andavano a creare dei fuochi d'artificio che tingevano il cielo di rosso e giallo.
Insomma, tutto sommato quella Corsa non era poi tanto male e di questo, Astrid, dovette ammetterlo ai famigliari che accorsero la notizia con allegria.
Era un buon segno che avesse incominciando ad accettare la situazione, tant'è che Hiccup, una volta inginocchiato davanti a lei; che si era seduta per la stanchezza di starsene troppo tempo in piedi; gli promise che non appena i loro personali "spala pupù" fossero nati, lei avrebbe corso un'intera Corsa assieme a lui.  Di questo la ragazza fu estremamente felice, ma davvero tanto dato che si rialzò di scatto e lanciò un urlo cosi forte di felicità e allegria che sia Hiccup e Valka si dovettero portare le mani alle orecchie, persino Stoick fece medesimo gesto guardandola con stupore.
Astrid rise timidamente e tornò a sedersi totalmente rossa in volto. Che imbarazzo.

"Skaracchio!
ORA!"

Urlò Hiccup facendo segno all'uomo di lanciare la tanto ambita pecora nera che avrebbe dato la vittoria a uno di loro.
E dobbiamo dirla tutta, quella volta non era una vittoria cercata assiduamente, no, quella volta era più una Corsa nata dal divertimento puro e dal dare spettacolo agli altri che avere un personale reso conto da mettere nel loro "curriculum vichingae".
Ma anche se avevano questo fatto, tutti quanti, nuove arrivate incluse, con restia di Vör che continuava a sostenere che non era giusto per i draghi, si lanciarono alla rincorsa della pecora nera che correva, scappava, si nascondeva per poi scappare e andarsi a rintanare chissà dove.
Tutti i draghi si destreggiarono tra abitazioni, piccoli viattoli, nuvoloni che si addensavano prima di essere cacciati nuovamente via dal battito d'ali dei draghi per poi lasciare trasparire l'azzurro intenso del cielo.
Ecco che un paio di zampe che l'acchiapparono giusto in tempo che lei si andasse a rifuggiare nel pozzo.
E poi?
Chi era?
Semplice.
La dolce Vör che aveva pensato che la pecora era in pericolo e se fosse caduta si fosse fatta male l'afferrò al volo, ma subito la lanciò a Gambedipesce che la prese al volto.
Subito Hiccup diede fine alla Gara.
Tutti quanti i draghi sfilarono innanzi al pubblico acclamante e strepitante. C'era chi urlava, chi intonava canti d'incitamento, chi batteva le mani con forzo e chi pestava i piedi a terra facendola tuonare come inno a Thor.
Tutti quanti, le ragazze comprese, compirono strabilianti e straordinarie acrobazie finali andando a terminare la Corsa con il botto.
Infatti i draghi avevano lanciato il loro fuoco su in cielo e successivamente, da chissà quale sguardo complice degli altri verso Tempestosa e Sdentato, fu scoppiato facendo scendere come un fiore che sbocciava vari frammenti del medesimo fuoco che era dirompato di un bellissimo blu e un'affascinante rosso scarlatto.

"IL VINCITORE DELLA CORSA DEI DRAGHI E' GAMBEDIPESCE INGERMAN!"

I Cavalieri e i corrispettivi Draghi scesero a terra, Vör corse subito incontro a Gambedipesce e si complimentò con lui.
Il giovane vichingo non ci poteva ancora credere. Lui che vinceva una Corsa dei Draghi? Lui che andò subito a condividere quella piccola vittoria con l'amata che gli aveva concesso quel suo piccolo momento di gloria. Momento di gloria che fu letteralmente spiazzato da un vivace terremoto che fece sobbalzare tutti i presenti.
Voleva dire solo una cosa.

"E' TORNATO! E' TORNATO!"

Da terra l'intero Villaggio continuava ad interpellarsi su chi era realmente quella ragazzina che sembrava tanto indifesa ma che nascondeva in se un immenso potere.
Ecco la punta del bastone di Gothi che incominciò a tracciare a terra dei segni. Solamente Gambedipesce e il dietrostante Skaracchio li compresero.

"La Saggia Gothi dice che Vör è......"

"...La figlia dei Draghi, come dice per l'appunto il suo cognome...."

"....Aggiunge anche che lei è....."

".........la Sovrana dei Draghi......"

Dissero alternati i due uomini mentre lasciavano senza parole i pochi che si erano fermati ad ascoltarli.
Sovrana dei Draghi? Figlia dei Draghi?
Quante cose dovevano ancora scoprire di lei, quanti misteri portava nella sua piacente figura la ragazza.
La storia di quell'angelo con gli occhi del cielo doveva ancora essere del tutto scoperta e Gambedipesce sarà proprio il primo a scoprirlo.
A scoprire la storia di Vör Dragonsdottir... Vör Figlia dei Draghi....

E anche questo giorno passò. La notte irruppe violentemente sino alle ore 04:20.
Il gruppo di distrigò tra i soliti impegni. Chi ad aggiornare il Libro dei Draghi, chi a ridere e scherzare e chi, come Hiccup a svolgere le tipiche pratiche da Capo.
Astrid e Bruta stettero insieme, tranquille a casa, intente a raccontarsi com'era la reciproca vita coniugale.
Moccicoso prestava servizio assieme a Hiccup, Tufo invece se ne stava con Hel a combinare chissà quale danno.
Forse se ne stavano tranquillamente seduti su un'albero a raccontarsi la propria storia per conoscersi meglio per ore e ore intere.

"Raccontami di te, Hel."

"Di me?
Non c'è molto da sapere. Dimmi ti te, piuttosto."

"Voglio sapere anche quel poco.
Di me non c'è nulla che tu non già sappia."

"Guarda, davvero, quel poco è irrilevante.
Davvero.
Non c'è qualcosa che ti piace particolarmente fare?"

Inutile dire che Hel incominciò a pensare che lui non volesse condividere con lei la sua vita, medesimo pensiero si prospettò nella giovane mente di Tufo che posò le mani sul ramo sospirando.

"E va bene.....
Amo cacciarmi nei guai, litigare con Bruta e vederla soffrire. Il più delle volte esito a salvarla per il puro gusto di saperla in pericoloso.
Adoro le cose disgustose, oh come quella volta che Sdentato ha restituito a Hiccup il suo elmo ricoperto di bava.
Mi lamento sempre di dover condividere tutto con Bruta, ma.... in caso di necessità sono sempre pronto ad aiutarla.
Sono masochista.
Quando io e Bruta ci picchiamo la faccio sempre vincere perché lei è la mia sorellina.... E.... cancella quello che ti ho detto! Dov'è il tasto d'indietro?"

Disse imbarazzo il ragazzo che agitò le mani davanti a lui arrossendo violentemente. Hel si portò la mano innanzi alla bocca ridendo divertita.
Quel ragazzo era davvero perfetto. Sotto ogni punto di vista!

"Perché?
Hai detto qualcosa per caso?"

Domandò la giovane che lasciò un bacio sulla guancia al biondo che andò a sfiorarsela con dolcissimo sorriso sul volto.

"Ora tocca a te.
Dimmi ogni minimo particolare di te..... te ne prego."

"Oh va bene, va bene!
Io......
Io.........
Non so che dire, sono imbranata con le presentazioni!"

Rispose a disagio la bionda che si lisciò le trecce imbarazzata. Aveva paura di parlare di lei. Imbarazzo per cosa, poi non si sa.
Tufo che gli posò la mano sulla spalla, gli sorrise dolcemente e l'incitò. La ragazza fece un profondo sospiro e incominciò.

 "Ho paura del buio.
Sono cresciuta da sola, non conosco realmente i miei. So solo che mamma era particolare, forse un po troppo 'Vichinga'.
Secondo quello che sentì da alcune persone del mio Villaggio, guidato da pa--Madguts, poco più lontano da Berk verso l'oceano, lei era usuale a manifestare amore picchiando, però con me sapeva essere clemente.
Anche Vör è la figlia di un Capo.
Mi piace disegnare. Soprattutto impugnare un bel legno di pino e tracciare sul terreno fangoso oppure polveroso vari disegni.
Sono sadica.
Adoro picchiare le persone, però sino ad un certo punto, sia ovvio!
Ci sono poche cose che amo, quelle cose si contano sulla dita di una mano... massimo due!
L'adrenalina. Ridere. Le pazzie. L'allegria. Cucire.
Contento?"

Domandò con dolcezza la ragazza che aveva portato il capo sulla sua spalla. Il biondo le cinse le spalle con il braccio tirandola ulteriormente a se.
Se fossero caduti, almeno, lui aveva la possibilità di stringerla a se e evitargli una bella botta.
Ma in quella sua frase qualcosa attirò la sua attenzione, qualcosa che gli fece sbattere le palpebre.

 "Il capo villaggio Madguts è tuo padre?"

"........................................................................................................."

"Con me puoi parlare, Hel."

"Quel che dovevo dirti l'ho detto."

"Hel.
Non mi hai detto quasi nulla. Rispondimi amore...."

Amore?!
L'aveva realmente chiamata cosi? Ancora stentava a crederci. Aveva da sempre usato appellativi meno dolci, ma quella volta gli venne cosi spontaneo chiamarla cosi che quasi non si rese conto di quanto si sentisse bene una volta detto.

"Oh e va bene!
Sono la figlia di Madguts. Contento?"

"Perché sei scappata, allora?"

"Perché non voglio prendere il suo posto.
Il ruolo da capo va unicamente ad un maschio e io sono figlia unica.
Se me ne sono andata è perché di certo avrebbe trovato qualcuno più qualificato di me "

"Tu sei un rimani lo stesso un capo, tesoro."

"No, io sono solamente Hel Lokidottir."

"Ma tuo padre si chiama Madguts."

"Mia madre si chiamava Loki.
Papà mi confidò che i suoi genitori volevano un maschio e la chiamarono tale, quindi da allora è cresciuta proprio come un maschio."

"E perché non hai preso il suo cognome?"

"Preferisco così.
Avrebbe portato troppi sconvolgimenti nella mia già disastrata vita. Non ora che tutto va per il meglio."

"Beh.
Per me sei sempre la mia amata Lokidottir."

Sussurrò Tufo che con delicatezza prese il volto della ragazza tirandolo verso il suo lasciandogli un dolce bacio.
A lui gli importava di lei, non di quel che era o che doveva fare. Lei era la dolce Hel, dolce e devastante ragazza che ogni volta lo stordiva con il suo dolce profumo.
Ma una volta interrotto il bacio, in quel preciso momento un lento scricchiolio fece irrigidire i due che si guardarono con occhi sgranati prima di dire un lento "oh-oh" prima di precipitare a terra con un profondo tonto.
Fortunatamente che Tufo la strinse a se e la ragazza non ricevette alcun tipo di botta, anzi, come si ritrovò le fece anche piacere.
Difatti era stretta tra le sue braccia, il capo era chinato; nascosto nella pelliccia della gilet del ragazzo, le braccia lo stringevano fortemente a se. Una volta atterrati il giovane continuò a stringerla, il capo si alzò le guance si tinsero di rosso, un sorriso si dilatò sul suo volto e una voce cosi flebile che il ragazzo medesimo stentò ad udire.
Lentamente rilasciò la presa, la ragazza si tirò su mettendosi seduta sul suo bacino; poco verso le cosce.

"S-Stai bene?"

"Si, tu invece?
Stai bene?"

La bionda annuì andando a calare il capo sul suo volto, quel tanto che bastò per far calare una scintillante cascata dorata di capelli attorno al capo del ragazzo che andò ad unirsi i suoi.
Un comune rossore propagarsi sulle loro guance, la loro zona illuminata in penombra dalle torce che si dilungavano lungo tutta la via.

"Sei bellissima...."

"Da qui vedo l'oceano e le sue meraviglie..."

Sussurrò la bionda rimanendo estasiata dagli occhi azzurri del ragazzo.
Ragazzo che ora capovolse la situazione sovrastandola. Ora era ancora più bella, i suoi occhi brillavano di una straordinaria luce che li attraversa.
Lei era.... meravigliosa.

"Sono momenti come questi che desidero una cosa...."

"C-Cosa?"

Domandò imbarazzata la bionda che posò le labbra su quelle del ragazzo che le aveva portate sopra le sue.

"Svegliarmi la mattina e vederti al mio fianco."

"Io.....
Anch'io lo des---"

Confessò la ragazza che fu messa a tacere a metà frase da quel bacio che le fu ridonato dal ragazzo.
Non l'avrebbe mai ammesso, ma lei non solo desiderava svegliarsi la mattina con lui al suo fianco; guardarlo durante la notte, passargli la mano sulla guancia, morire inesorabilmente per i suoi sorrisi, insomma.... lei, voleva tutto ciò tutti i giorni che Odino aveva fatto.
E non solo svegliarcisi solamente. No, lei voleva di più. Voleva divenire sua moglie.
E fu li, che quei minuti furono eterni, quando i loro respiri si spezzarono lentamente e nei loro occhi c'era solo il velo dell'amore che il ragazzo si alzò, gli strinse la mano e la tirò su. Successivamente l'accompagnò a casa, in quella notte silenziosa in cui solo i loro battiti si udivano sordi nei loro petti.
Una volta arrivati li, innanzi all'alloggio della ragazza, ella l'ho invitò ad entrare per trascorrere le ultime ore notturne, prima dell'alba insieme. Lui desiderava accettare ma dissuase spiegandogli la tradizione, a lei sembrò un sogno; un meraviglioso sogno da eseguire. Annuì, gli disse che andava bene e che avrebbero mantenuto le tradizioni sino a quando; quel grandioso giorno, avrebbero potuto risvegliarsi la mattina l'uno al fianco dell'altra.

Non basta Drago Bludvist con quest'assurda idea, ora anche lui ci si metteva! La cosa sembrò divertire anche Dagur stesso dato che anche lui ora rideva con loro. Risata che stoppò quelle dei Berkiani che si guardarono interdetti il vichingo che smise di ridere poco dopo.

"DOVE SONO!
O LORO O.... IL TUO DRAGHETTO."

Eh no, ancora non mollava con l'idea di volere tutto per se il Furia Buia.
Hiccup avanzò di un passo, al suo fianco Valka che sperava di tutto cuore che se ne sarebbero andati ben presto.

"Scordatelo, Dagur.
Sei in territorio mio, qui comando io.
Ho detto che di queste due non ne sappiamo nulla, puoi andartene."

"Hiccup Hiccup Hiccup...
Piccolo fruscellino incapace di comandare. Ora giochiamo a fare il Capetto?
Siamo entrambi figli di un Capo, entrambi sono stati uccisi da noi....."

".......EHN NO.
Mio padre non è stato ucciso da me!"

"Ah no?
E da chi allora?
Da qualcuno che aveva più coraggio di te?
Povero bambino. Dov'è la mammina?"

"E' qui la mammina."

Disse sprezzante Valka che si affiancò al figlio fissandolo con disgusto.
Dagur di conseguenza si avvicinò a lei, gli prese il volto nella mano destra e lo tirò a se. Gesto che infastidì la donna che gli schiaffò la mana intimandolo che se si avvicinavano di nuovo a lei, al figlio e a Berk se la sarebbe vista brutta.

"Oh, la micetta ha messo gli artigli.
Bel pezzo d'antiquariato, Hiccup.
E ora parla.
Non ti credo! Tu le nascondi qui a Berk!"

E a quell'offesa Valka non ci vide più, impugnando in mano il suo bastone che non esitò ad usare per steccare di netto le giunture al ragazzo che crollò a terra come un sacco di mele cotte.

"Chiamami ancora micetta e la prossima volta ti faccio peggio.
L'antiquariato sarai te e chi ha avuto il coraggio di metterti al mondo.
Qui non nascondiamo nessuno, nessuno si nasconde. Tutti sono liberi di mostrarsi per chi sono e per cosa sono, l'unico che si dovrebbe nascondere sei tu. Dagur."

Ma a cosa serviva l'esercito di Dagur se se ne stava li, impalato, come se nulla fosse in attesa di comando.
Comando che non arrivò da nessuna parte, dato che il vichingo; nella sua beneamata altezza sviluppata negli anni, se stava a terra dolorante.
Solo allora, quando la donna si voltò tornando al suo posto alcuni seguaci del pazzo si avvicinarono a lui aiutandolo ad alzarsi.
Ma questo non fece piacere a Dagur che li allontanò con uno spintone, tornandosene nella sua imbarcazione barcollante.

"TORNEREMO!
OH SE TORNEREMO! E CI PORTEREMO VIA LE DUE E ANCHE IL TUO FURIA BUIA, HICCUP!"

Urlò prima di andarsene via.
I ragazzi tennero il respiro sospeso sino a quando non li videro divenire una piccola macchia nel blu.
Subito dopo rilasciarono l'aria andando a posare le mani sulle ginocchia. Che fatica mantenere ferma la voce senza far trasparire alcuna informazione utile.
Tornarono al Villaggio, nel corso della strada Hiccup chiese spiegazioni a Gambedipesce e Tufo che dissero unicamente che loro non erano tenuti a violare la privacy delle due ragazze e che se dovevano dire qualcosa, dovevano essere unicamente loro a parlare.

Intanto nella Sala Meade, le due vichinghe erano irrotte a gran passi andandosi a sedere ad entrambi i fianchi di Stoick che attendeva spiegazioni.
Loro gli spiegarono per filo e per segno la loro storia, non tralasciarono alcun particolare, neanche il più insignificante.
L'uomo, nel suo piccolo da genitore, poté solo che comprendere quel che avevano provato le due cosi, in un gesto che gli sembrò alquanto naturale circondò le spalle alle ragazze stringendole a se.

"Comprendo il vostro comportamento, ragazze.
Ma il Villaggio richiede un Capo, e voi siete le uniche che potete ricoprire giustamente questo ruolo che vi è assegnato dalla nascita."

"No.
Io non voglio tornare. Io voglio rimanere io, io non voglio vivere in un Villaggio che non mi appartiene! Hanno un Capo qualificato più di me, che sono una femmina!"

"Stoick, io la ringrazio per comprendere le mie, le nostre ragioni.
Ma se io tornassi li, non potrei stare qui. Dovrei abbandonare lei, dovrei abbandonare tutti quanti.... Dovrei abbandonare anche Gambedipesce.
Sono una ragazza, non sono nata per fare il Capo di un Villaggio."

Sentenziò Vör mentre entrava nella sala Gothi.
Stranamente l'anziana signora aveva spalancato da sola l'immenso portone e ora l'aveva richiuso dietro di se.
Con lentezza si avvicinò al tavolo, dove vi sedette in silenzio. Vör si alzò in piedi esordendo in un sordo "Nonna, che ci fai qui?", frase che stupì Stoick che guardò la bionda in silenzio.
Hel accostò il volto all'orecchio dell'uomo e vi sussurrò un lento "Si, è la nipote della Gothi".
La donna posò il bastone sul tavolo, gli occhi si posarono su Stoick che la guardava seriamente.

"Vör...."

Gothi aveva parlato?
Aveva realmente parlato? Aveva solamente detto una parola ma quella parola stupì di gran lunga tutti quanti in attesa che continuasse. Ma nulla.
Si limitò a scendere dalla panca, gettare sul pavimento della terra e riafferrare il bastone tracciando dei segni.
Ne Stoick ne Hel comprendevano, l'unico a capire quel che diceva era proprio Vör che nel momento in cui aprì bocca fu interrotta dall'irruzione degli altri che si avviarono silenziosamente verso di loro.

"SIETE ARRIVATI, FINALMENTE! SONO DUE ORE CHE VI ATTENDIAMO! SAPETE CHE COSA CAZZO CI SIAMO INVENTATI EH?"

Urlò Hel mentre guardava negli occhi la ragazza.
Ragazza che ora si era precipitava al fianco della bionda spalleggiandola.

"Che succede?"

"Ancora loro, ci stanno cercando!
Per adesso siamo riusciti a fronteggiarli ma sono in troppi e stiamo perdendo colpi!"

"ABBASSATEVI!"

Urlò Tufo che nella sua "incapacità" aveva lanciato uno scudo in stile boomerang andando ad atterrare alcune persone che si stavano accanendo addosso alle ragazze che si abbassarono prontamente al suo avviso.
Dovevano trovare una soluzione.
Vör ce l'aveva ma non poteva usarla, avrebbero capito che lei era li e di certo avrebbe messo in pericolo gli altri.
Cosi le due decisero di dividersi e andare in due parti diverse, entrambe avevano delle armi e non esitarono ad usarle.
Ovunque guardassero c'erano fuochi che dirompavano a terra ferma, altri invece che andavano a far esplodere le navi che ospitavano gli altri vichinghi che scendevano velocemente da esse.
Caos. Sempre e solo Caos.
Vör andò letteralmente in palla, non aveva la benché minima idea di quel che doveva fare. Anzi, aveva la testa che scoppiava e il cuore perdeva colpi uno dietro l'altro.
portò lo sguardo verso l'amica, quelle trecce erano davvero pericolose!
Difatti la bionda era tanto pazza che prima si faceva accerchiare, li portava ad essere ad un passo da lei e poi... boom! con un veloce movimento del capo faceva scoccare quelle medesime trecce sui volti dei vichinghi che cedevano a terra. Non sembrava doloroso a primo acchitto, ma quando quelli stessi si alzavano e mostravano il volto letteralmente segnato, pesto e sanguinoso Vör dovette ricredersi.
E le ore passano inesorabili, sembrava un combattimento che non si fermava mai.

"ATTENTA!"

Urlò Gambedipesce alla ragazza che si voltò si scatto trovandosi innanzi tre di quei ceffi.
Strinse il bastone in mano, retrocese di qualche passo sino andando ad appoggiarsi con la schiena contro il tronco dell'albero.
Nei suoi occhi c'era solo la paura, il terrore più puro. Ma tutto questo scomparve quando un fulgito bagliore di forza scoppiò in petto suo portandola a far roteare quel bastone che a passi lenti ben assestati si riportò in avanti sino a condurre l'altri a retrocedere. Il capo era abbassato, gli occhi erano chiusi e il respiro tornò a regolizzarsi.
Lentamente si riportò sul capo di battaglia, immersa da tutti gli altri che erano intenti a far scappare gli altri che si imbarcarono in quelle poche navi rimaste ancora intatte. Dagur che era Dagur dopo varie "frustate" da parte di Hel con annessa frase provolona del tipo "Sei totalmente pazza, mi piaci femmina" si imbarcò lanciando in aria quella sua risata squilibrata.
L'ultimi rimasti erano proprio Vör e quei vichinghi fronteggiati che ora avevano emerso i piedi in acqua.
La ragazza alzò gli occhi, quei tre erano come gatti da come seguivano i movimenti del bastone che veniva lanciato, rialzato, ripreso fatto roteare ancora una volta sino a quando con lenti passi la ragazza si portò dietro di loro steccandogli di netto le giunture delle ginocchia. Fu un gesto netto, secco, senza troppi ripensamenti. Gesto che vide la ragazza afferrare uno a uno quei uomini e lanciarli nell'imbarcazione che li attendeva con una serietà e freddezza tale che Dagur assottigliò lo sguardo fissandola.
Se la guardava bene poteva vedere che nella sua freddezza c'era anche qualcosa di affascinante, qualcosa che l'attraeva come una calamita. Difatti scese, nel momento in cui Vör posò il bastone nella sabbia lui si avvicinò a lei afferrandogli la mano guardandola.

"Vieni con me, sai tanto forte quanto glaciale. Ti farò diventare una sovrana. La mia! AH-HAHAAHAHA HAHAHAHA HAHAHAHA!"

Hiccup bloccò Gambedipesce che era partito per dargli una bella lezione, ma Vör si liberò dalla presa del rosso ringhiandogli letteralmente contro. Una reazione che le venne totalmente spontanea, cosi come il girargli attorno.

"Sono trascorse almeno tre ore da quando sono arrivata, voi ancora siete qui a disturbare la quiete di Berk.
Quale problema avete? Qual'è il vostro disturbo mentale che vi porta a disturbarci?
Mi spiace, sono già impegnata e sono già una sovrana. Mi basta esserlo per l'uomo che amo e... ops, non sei tu.
Quindi aria se non vuoi una lezione che sfreggi permanentemente la tua pelle."

Rispose la ragazza che si bloccò innanzi a lui portando il bastone davanti a lei fissandolo seriamente.
Cosi seriamente che Dagur stette in silenzio sino a quando, in tanto silenzio per pochi minuti, tornò indietro urlando che sarebbe tornato e avrebbe reso sia lei che la bionda dalle trecce sue.
Vör si voltò, alzò le spalle e scosse il capo.
Quello era come un bambino troppo viziato e un secco no non poteva fargli male.
Non appena la nave, in sovraccarico, si era allontanata, la bionda vichinga si fiondò tra le braccia di Gambedipesce stringendolo a se.
Solo lui ora riusciva a sentire il suo cuore battere cosi forte che sembrava scoppiare e la sua voce tremare a quelle parole che ora diceva. Lui la strinse a se, gli accarezzò il capo e la rassicurò che non doveva temere.
Hel era stretta a Tufo, Moccicoso si era letteralmente eclissato andandosi ad assicurare che Bruta e i bambini fossero al riparo.
Stoick si era incaricato di mettere al riparo le mamme e di proteggere il centro abitato affiancato da Skaracchio e il suo nuovo amico, Sangueputrefatto.
Furono raggiunti in pochi minuti da tutti quanti, tutti quanti che una volta al centro del Villaggio si resero conto di come la sera era arrivata. Valka si precipitò da Stoick, lui la controllò per bene sino a scoppiare in una risata al broncio che aveva tirato su la donna.
Hiccup era corso all'interno della Sala Meade a riabbracciare la sua amata regina, Tufo con stretta in mano Hel lo seguì andando da Moccicoso e Bruta.
Vör chiuse gli occhi, ringraziò Gambedipesce di esserci sempre per lei e di non essere ancora scappato. Lui le prese il volto tra le mani, la guardò negli occhi e gli disse che non doveva dire sciocchezze; che lui l'amava e sarebbe sempre stato con lei. Ma quel momento di dolcezza si concluse con un bacio che vide complici due anime più che affini.

Quelle ultime ore ognuno le trascorse nei migliori di modi.
Soprattutto le nuove coppie che le passarono insieme a confidarsi del tutto, cosi da non nascondere nulla all'altro.
Hiccup invece rimase chiuso nella Sala Meade a condurre a termine quella riunione sin troppo rinviata. E l'argomento lo toccava molto dato che era l'incolumità del villaggio che ultimamente era sin troppo sotto assedio.
Le ore dentro a quella sala sembravano rallentare sino a quando, esausto, Hiccup si alzò di scatto dalla sua seduta interruppendo quel continuo brusio fastidioso. Stoick e Valka rimasero in silenzio ad assistere la scena, il loro ruolo era quello di proporre idee e basta.

"Calmi.
State tutti calmi, per cortesia!
Abbiamo trovato un modo per difendere Berk, allora perché continuate a tirare in ballo nuove cose?
Le vostre idee le ho prese tutte in considerazione, nessuna esclusa."

"Lo so io perché questo Villaggio è costantemente preso di mira!"

"Sentiamo, quale sarebbe questo motivo."

Disse Hiccup che tornò a sedersi al suo posto poggiando il volto sulle nocche della mano chiusa a pugno.

"Sono quelle due.
Quelle ragazze. Quelle due portano solamente magagne. Soprattutto quella corpulenta.
Lei e le sue stupide convinzioni che tutti possano capire i draghi e li possono accettare. Un Morte Urlante, ma vi rendete conto? Quella ragazza è pazza, merita di essere esiliata! Insomma, già siamo presi di mira di nostro, anche lei ci si mette qui rischiamo proprio di estinguerci!"

Valka a quelle parole emise un sospiro.
Ora comprendeva perché sentiva molto vicino a se Vör. Lei, era lei del passato nel presente.
Stoick posò la mano sulla spalla della donna che portò lo sguardo verso di lui.

"Ora basta.
Loro due non sono la causa di questo nostro assedio.
Le sue convinzioni sono giuste, Horal.
Sia io che Gambedipesce e Valka abbiamo avuto la chance di comprendere sulla nostra pelle le sensazioni che ognuno dei nostri draghi hanno provato.
Abbiamo percepito la paura, la sofferenza, la felicità e le delusioni, loro sono come noi. Se non meglio di alcuni di noi.
Non transigo queste infamie nel mio Villaggio.
Una Morte Urlante, e allora?
E' pur sempre un Drago. Disastroso ma un drago e, proprio come ogni madre presente in questa Sala può comprendere la paura che aveva proato nel perdere le proprie figlie.
Vör e Hel sono parte di Berk e tale rimarranno. Quella ragazza che ritieni essere pazza è capace di sentimenti che non puoi immaginarti e se ti ritieni in grado di annunciare la sentenza di esilio sei nel luogo sbagliato.
Qui il capo sono io e decido io il da farsi. Vi ringrazio sentitamente per la vivita partecipazione nell'azione della protezione di Berk.
Tornate nelle vostre abitazioni, ascoltate quel che hanno da dirvi i vostri figli e non trascurateli. Un giorno, quando loro saranno abbastanza adulti e capaci di auto gestirsi,la vostra completa mancanza d'interesse nei loro confronti verrà riemulata da loro.
Quando voi avrete bisogno di parlare loro, faranno quel che voi avete fatto con loro, non vi degneranno d'attenzione.
Quindi andate e trattateli come figli con dei sentimenti, non come un prolungamento della vostra famiglia.
Con questo sciolgo la riunione. A domani."

Disse seriamente Hiccup che lasciò senza parole Stoick che tornò ad affermare se stesso che il figlio era un Capo nato.
I presenti dopo aver riflettuto sulle parole del ragazzo si salutarono andandosi a rifugiare nelle loro abitazioni di corsa.
Lentamente la famiglia Haddock si alzò dirigendosi all'entrata della Sala Meade. Dove guardavano c'erano luci accese, i bambini all'interno delle abitazioni illuminate saltavano al collo dei genitori urlando felici di quell'attenzione che gli fu donata dai medesimi genitori.
Hiccup era fiero di se, aveva fatto qualcosa di buono e di giusto. In quella sua presenza all'Accademia aveva notato di come tutti i bambini nei parlare dei genitori erano rattristati e di come quelle voci tristi erano tornate a squillare vivaci.
Stoick e Valka posarono le mani sulle spalle del ragazzo a cui gli fu impossibile non commuoversi.
Il giovane Capo si voltò andando a stringere a se i genitori.

"Sei un grande Capo, figliolo."

"E' merito tuo se sono cosi, papà."

"I miei uomini. Forti, intelligenti, valorosi e orgogliosi. Un po testardi, avvolte rudi e duri come rocce, ma non vi vorrei mai diversi di come siete."

Sussurrò Valka stringendo i due uomini a se con chiaro tono orgoglioso e fiero. Loro erano il suo dono più bello e anche a costo della sua vita li avrebbe protetti.... o almeno Hiccup.
Hiccup che ora chiuse il portone della Sala Meade per bene e con la famiglia di diresse a casa, dividendosi successivamente.
E si, perché ora i due sposini abitavano nella collina più alta del Villaggio e i genitori poco lontano, cosi da poter agevolare anche Astrid durante le ultime settimane di gravidanza. In tal modo che semmai fosse successo qualcosa, o per evitare qual si voglia problema, la madre e il padre erano sempre pronti per aiutarla.

Era notte fonda, ormai.
Gambedipesce era letteralmente straziato, persino Muscolone sembrava essere abbattuta; priva di quella luce che la caratterizzava.

"Andiamo Gambe, con l'aiuto di tutti riusciremo a portarl-- OH HICCUP! HICCUP! DOBBIAMO PARLARTI! E' IMPORTANTE!"

"RIGUARDA VOR!"

Hiccup si voltò.
Aveva tra le mani un blocco con dei fogli e stava passando da Fucina a Fucina per segnare quel che i mercanti necessitavano.
Sentì il cuore sollevarsi non appena vide apparire gli amici sani e salvi. Eccetto Gambedipesce che si stava trascinando a fatica verso casa lasciando strisciare a terra il bastone della ragazza.
Quella ormai era l'unica cosa che gli era rimasta della sua amata Vör. Hel corse verso di lui, l'afferrò per il braccio e lo trascinò a forza davanti ad Hiccup che subito si preoccupo di assicurarsi sulla sua salute. Ma di risposta ebbe solo delle risposte cosi fredde e taglienti che fecero trasalire il castano facendogli comprendere realmente la gravità delle cose.
I quattro ritornarono nella Sala Meade, quello ormai era divenuto il posto delle riunione per eccellenza oltre che al luogo di ritrovo per i giovani vichinghi.

"Abbiamo trovato Vör!"

"Parlate, dove si trova?"

"Nell'Isola dei Grandi Guerrieri.."

"Dagur vuol fare di lei "sua" in tutti i sensi."

"Sua?
Come sta innanzi tutto?"

"......
Come vuoi che stia Hiccup?
E' rinchiusa in gabbia come una bestia."

"E' impaurita, non la trattano affatto bene."

"E' incatenata!
Ha le mani e le caviglie strette in spesse catene, le hanno anche messo una specie di museruola....."

"Vör non è una bestia...
Vör è una persona...
Lei non merita questo...
LEI MERITA DI ESSERE LIBERATA! COSA CAVOLO STIAMO FACENDO ANCORA QUI? SEI IL CAPO FAI QUALCOSA DIAMINE! PIANIFICA UN MALEDETTO PIANO!"

"Gambedipesce, siediti per cortesia.
Organizzeremo immediatamente un piano, non possiamo impedire che una di noi corra dei rischi cosi alti."

E cosi, con la serietà degna di un meritevole Capo; Hiccup e gli altri, che furono radunati quel medesimo momento nella Sala, incominciarono a pianificare quel piano.
 

Le ore passavano cosi velocemente che il giorno era di già arrivato.
Astrid e Bruta si erano addormentate e con loro anche i piccoli di quest'ultima.
Un nuovo attacco poteva avvenire, questa volta videro un Gambedipesce totalmente partecipe nonché agguerrito come non mai.
Ma quel piano non andò in porto. Ne quel giorno, nel giorno dopo, ne a quello ancora dopo e cosi via.
Ormai era una settimana che la bionda era rinchiusa la dentro, reagiva come ogni drago tenuto in catene.
Era letteralmente impazzita, non faceva altro che strattonarsi le catene, a gettarsi contro la gabbia nel tentativo di fuga. Non era mai arresa, voleva riuscire a scappare e tornare dai suoi draghi e da lui.
Lui che gli stava dando la forza per mantenere un minimo di bagliore di luce, ma che ben presto, quando uno dei scagnozzi di Dagur introdusse le mani all'interno della gabbia per togliere la museruola alla ragazza ella, una volta che fu privata da quella cosa si sentì nuovamente respirare.
potè prendere una boccata d'aria. Ma non bastò quello per renderla realmente libera.
Dagur nuovamente si avvicinò, si chinò alla sua altezza e le afferrò il volto nella mano stringendolo fortemente. Lei assottigliò gli occhi, addentò la stoffa cosi tanto fa farla lacerare.

"Allora biondina, abbiamo deciso?
O diventi mia oppure rimani qui rinchiusa per sempre. Per tutta la tua vita, sino a quando non invecchierai e morirai."

"Ma Dagur, cosi non potrà avere il potere!"

"Che. Cosa. Ti. Avevo. DETTO. RIGUARDO. IL. CHIAMARMI. COSI?"

"M-Mi scusi Sua Regale Squilibratezza. Le chiedo perdono Maestosità di Squilibratezza."

Vör si mise in ginocchio, tirò via il volto dalla sua mano e si allontanò di scatto da lui per poi correregli incontro e gettarsi contro le sue mani nel chiaro intento di rendergliele "invalide". Perfetto, almeno in quell'intento c'era riuscita!
Difatti il ragazzo le ritrasse subito dopo doloranti. Negli occhi di Vör ora c'era un ampio sguardo di sfida, sapeva che l'avrebbe potuto battere e ce l'avrebbe fatta. Lei avrebbe riconquistato la sua libertà.
E di questo ne era più che certa! Lei avrebbe ottenuto quello che più amava oltre al fidanzato: La libertà.

"Tsk, lurida figlia di una yak.
Ancora non capisci che tu sei mia? Tu mi appartieni, tu sei la mia bambolina."

Bambolina? Lei.
Oh no, lei non era una bambola. Lei era una persona in carne e ossa. E fu proprio li, in quel preciso momento in cui la ragazza si portò sul fondo della gabbia sperando di rovesciarla. Sarebbe pur sempre stato un cambiamento, no?
E si agitava. Si muoveva. Andava a sbattere ovunque, si gettava su ogni parete della gabbia, pestava i piedi a terra, tirava le sbarre nella speranza di trovare un punto debole per attuare la sua fuga. Ma niente.
Un'altro giorno era passato. Un'altro giorno chiusa in gabbia.
Ormai aveva perso ogni speranza, aveva incominciato a credere che nessuno si sarebbe interessato a salvarla.
Precedentemente aveva sentito una ventata di pergamene e di inchiostro fresco, ma aveva dedotto che era solo uno scherzo della sua mente.
I suoi occhi azzurri si persero nella base di ferro, i piedi nudi riportavano parecchi tagli e sgraffi cosi come le lunghe gambe che erano state esposte nude a tutti. Il suo bel vestito era rotto, attraversato da vari squarci e sporco. I lunghi capelli erano passati da un brillante biondo ad un biondo sporco, sbiadito. Persino il suo volto era cambiato e aveva assunto un'espressione incattivita.
Una settimana esiliata da tutto e da tutti; tenuta in compagnia solamente dai scagnozzi di Dagur che si preoccupavano che non scappasse.
Scappare e come, scusa?
Era imprigionata, in catene, bendata e senza opportunità ne di urlare ne altro.
Era li, con la schiena nuda poggiata alle sbarre fredde. Continuava a guardarsi attorno, si rialzava poco dopo e tornava ad agitarsi. Niente. Non ci riusciva.

Portò la mano sul capo di Hildegard abbassandosi alla sua altezza. Con fare fiero le annunciò che poteva venire quando voleva a casa sua e che sarebbe stato ben contento se si fosse presa cura della sua piccola Lofn, Bruta confermò ciò che disse il marito e aggiunse che insieme l'avrebbero resa una vera vichinga all'eguali di ogni maschio. Moccicoso aggiunse a sua volta che Bruta non doveva scordarsi di Stizzabifolco e che doveva essere, non solo madre ma anche insegnante, oltre all'ingaggio di Gustav.
Ultima parola che a Hildegard fece storcere il naso e sbuffare sonoramente. Ogni volta che gli succedeva qualcosa di bello che coinvolgeva unicamente lei veniva messo in mezzo anche il fratello.
Gli voleva molto bene, ci teneva a lui come nessun'altro in vita sua, era il suo fratellone forte e potente, lo stereotipo del fidanzato perfetto, però,ogni tanto voleva avere una cosa tutta sua anche lei.
La bimba ringraziò di cuore tutti i presenti che andò ad abbracciare calorosamente prima di scappare via dall'abitazione lasciando muniti gli adulti di complimenti e frasi positive.
Attimo che fece trasalire Hiccup e saltare letteralmente sotto una musata di Sdentato che lo guarda con aria di rimprovero.

"LA RIUNIONE CON LE ALTRE TRIBU', ME NE SONO DIMENTICATO!"

"Hiccup, quante volte ti ho detto di segnartele certe cose? Vedi che poi arrivi sempre in ritardo?"

"Ma no, mancano ancora tre minuti.
Con Sdentato arriva giusto in tempo!"

"Moccicoso non dargli man forte altrimenti ti faccio arrivare gli occhi sotto i piedi! E' un Capo Villaggio non può permettersi di arrivare in ritardo a riunioni da lui medesimo organizzate da tempo!"

"Sveglia!
Astrid, Hiccup ha un Furia Buia! Un Drago che va alla velocità della luce! Arriverà li con due minuti d'anticipo!"

Ammonì Bruta indicando con il capo Sdentato che si era affacciato nel box a guardare i due bambini che si tiravano le tutine divertiti.
Riportò lo sguardo su Bruta, la donna in questo momento stava proprio tirando la cinta al marito borbottando che doveva aggiungerlo di suo.
Subito lo riportò sui bambini medesimi che ridacchiavano. Tale madre tale figli, che ci si poteva fare.
Hiccup prese il volto della moglie tra l'indice e il pollice e la baciò lentamente, lasciando sussurrare un istantaneo "Bleah!" da parte dei coniugi Jorgenson.
Astrid chiuse gli occhi, avere il figlio in braccio non la risparmiò di andarlo ad approfondire, gesto che ad Hiccup non dispiacque affatto dato che celato a tutti, nel loro piccolo, stavano conducendo una umida danza.
Bruta scrocciò le dita sbuffando infastidita, non voleva di certo vedere i preliminari ad un atto amoroso in pubblico minore. Hiccup si voltò, adagiò nel box Valka Jr per grattarsi la nuca imbarazzato e scappare letteralmente via seguito dal drago che schizzò via nel cielo assieme al padrone.

Al porto del Villaggo intanto attraccarono le prime navi che videro scendere i rappresentati delle vari Tribù che popolavano gli arcipelaghi circostanti e non.
Persino Madguts venne, cosa che fece storcere il naso ad alcuni dei vichinghi che facendo buon viso a cattivo gioco li salutarono.
Sapevano perfettamente che la figlia era li e, che di certo, lui avrebbe messo sotto sopra l'intera Berk pur di riportarsela via.
C'erano anche delle donne. Forse le uniche che sarebbero state presenti alla riunione indetta dal Capo di Berk.

Avevano indumenti uguali a quelle delle Valkyrie, era alte, formose, piacevoli alla vista e dal sorriso enigmatico.
Altre invece erano piccoline, dalla chioma castana e riccia e da un sorrisetto cosi spavaldo che agli uomini scapoli di quel Villaggio non passò inosservato.
Avevano portato con se una ragazza, ragazza che non appena venne vista scomparve letteralmente.
Non si interrogarono molto da dove fosse andata la ragazza, si soffermarono a guardare la moltitudine di donne che come un uragano profumato di campi verdeggianti prendevano posto sul pontile. Tutte quante scesero dall'imbarcazione sulla groppa di vari lupi, nessuna di loro avrebbe toccato terra se non giunte su un ripiano che le distanziava da esso.
E proprio in dato di questo uno del posto fermò una delle donne a cui pose questa domanda.

"Da dove veniamo noi calpestare il terreno di un Villaggio non nostro è mancanza di rispetto. Solamente le creature della terra, come i lupi, hanno tale onore. Noi possiamo camminare unicamente in nostro territorio."

Disse con voce flautata la donna che con segno del capo si congedò dall'uomo che con aria infatuata la andò a salutare come un salame.
Gli altri abitanti le guardavano sfilare una dietro l'altra, non se ne fecero sfuggire neanche una. Lasciavano scivolare lo sguardo sugli indumenti, sino a far adagiare gli occhi sulle gambe accavallate che lasciavano scoperta la pelle in tutta la sua distesa nivea.
Skaracchio innanzittutto, quando le vide si fece scappare un disinteressato "Carine." come se stesse parlando di un paio di mutandine di organza.
Ma fu proprio quel 'carine' che gli fece suonare un campanello nella testa e scattare verso l'Accademia dove ritrovò degli asciutti Hel e Tufo in compagnia dei loro draghi, accompagnati anche da Valka e Stoick che li aiutavano con il training delle nuove reclute.
Reclute che si emozionarono non appena uno dei bersagli venne incendiato da Diarrea che si pavoneggiò innanzi a loro sfoggiando quelle scaglie rosse che sfumava anche nel rosa.

"Capo. Hel. Pericolo. Nascosta."

"Skaracchio, prendi respiro.
Cosa succede?"

"Pericolo."

"L'abbiamo capito, ma pericolo di cosa?"

"Madguts è sbarcato a Berk! Dobbiamo nascondere Hel, è in pericolo!"

"...... Papà?"

Disse spiazzata Hel che saltò addosso a Skaracchio gettandolo a terra.
Le mani della bionda si posarono sulla maglia dell'uomo che andò a stringere violentemente fissandolo malamente.
Lui alzò le braccia, questo fece sbattere le palpebre alla ragazza e emettere un "Uhf." al cordial profumo che ne provenì.

"Esatto.
Tuo padre è arrivato per la riunione indetta da Hiccup qualche mese fa."

"Diamine Diamine Diamine.
Vör lo sa? Se è venuto mio padre verrà anche il Capo del suo villaggio!"

"Ah non c'è pericolo!
Lui ha rifiutato di spartire pezzi con noi Berkiani. Ci ritiene 'inutili' per contribuire alla fama del suo bel Villaggetto, nonché dei poveri illusi che si divertono a giocare all'ammaestratore di insulsi draghetti-"

"Lurido figlio di uno ya---
Scusate."

Bofonchiò Valka che si morse la lingua per non continuare la frase che sarebbe sfociata nella vera e propria volgarità.
Stoick posò la mano sulla spalla della donna che con un sospiro di rassegnazione annui lentamente.
Doveva mantenere la calma, non poteva reagire in questa maniera solo per quello. Ora c'era un'altra cosa seria da portare a termine: Mettere in salvo Hel.

"C'è una cosa strana però...."

"Skaracchio, di cosa stai parlando?"

"C'è una tribù femminile che veste alla Valkyrja e avanza in groppa a dei lupi bianchi."

"Tribù femminile?"

"Veste alla Valkyrja?"

"In sella a dei lupi bianchi?"

"E' quello che ho detto io!"

Disse Skaracchio spingendo via la ragazza che si era accomodata sul suo pancione bloccandosi a guardarlo con curiosità.
La ragazza venne ripresa al volo da Tufo che le cinse la vita stringendola a se, gli occhi di Hel si portarono sul biondo a cui venne dato un dolce bacio sulla guancia facendo scoppiare i bambini in una cantilena a presa in giro. Eccetto le bambine che sospirarono sognanti a quel gesto d'amore.
Stoick e Valka rimasero in silenzio.
Non avevano mai avuto a che fare con una Tribù femminile, soprattutto vestite in quel modo e con quelle cavalcature cosi anomale per loro.
I due si guardarono, fu immediato il pensiero che li attraversò come un fulmine a ciel sereno. Entrambi erano arrivati a conclusione di una cosa: Doveva essere per forza la Tribù che Gothi aveva nominato qualche tempo fa.

"Skaracchio.... portavano molti bracciali?"

"Ah, no.
Che io abbia visto no, a meno che non li portassero coperti no. Non li ho visti."

"Mh, credo che abbiamo preso una pecora smarrita, caro."

"Mh. Mh."

Niente. Quel che avevano pensato i due era totalmente errato.
Hel si scusò con l'uomo chiedendogli perdono per la reazione sin troppo travolgente che avesse avuto in quel momento, ma lui alzò le spalle ridendo. Non c'era alcun problema per lui, poteva capire l'irruenza nel sapere tale cosa.
Skaracchio salutò il resto della banda, si diresse a gran passi fuori correndo chissà in quale parte.
Quel che non sapevano era che proprio ora, l'uomo aveva un'appuntamento galante con Sangueputrefatto che già l'attendeva al molo. Avrebbe fatto un bel giro in barca e parlato dei vecchi tempi, raccontandosi in maniera confidenziale la loro vita passata, quella presente e quella che si sarebbero attesi in futuro.

"Madguts dice che dovete tenere in gabbia quella bestia. E' solamente uno scherzo della natura."

Gabbia.
Quella parola fece sgranare gli occhi alla bionda che andò a stringere di scatto la mano al compagno prima di tornare minacciosamente contro Madguts fissandolo seriamente.
Questa cosa non fece piacere al capo che alzò la mano, non contento di prima, per sferrargli un nuovo schiaffo.
Però fu bloccato. Bloccato da una mano tanto candita quanto leggermente squamata di rosso. Squamatura che si dilungò sino a scomparire sotto le bende mostrando unicamente delle lunghe unghie nere.
Vör digrignò i denti, li mise in mostra senza paura. Mostrò quella fila perlata di dentini appuntiti che andavano a completare quel volto cosi delicato.
La sua stretta si fece sempre più forte. L'uomo non batté ciglio. Mantenne la sua posizione nel silenzio più totale.
Per la bionda venne spontaneo tirarlo giù di scatto e usufruire della mano opposta per restituirgli lo schiaffo che pochi minuti prima gli aveva dato.
Schiaffo che fu cosi forte che andò a riecheggiare sordo nell'Accademia che andò ad ospitare anche Gustav con Fulla.
Fulla che appena vide la scena urlò a sguarciagola che era la Donna Drago che aveva visto prima.
La rossa si voltò di scatto, la fece avvicinare e con lei anche il ragazzo che sembrò essergli particolarmente.... affezionato.
Gli chiese se era lei e la ragazza gli disse per filo e per segno quel che era successo suscitando alla donna un'aria di sgomento mischiato a delusione.
Non mancò di riprenderla per la sua condotta nei confronti dei Draghi. Drago che non appena la vide andò a nascondersi sotto Occhidifalco impaurito.
Gambedipesce si avvicinò alla ragazza, dietro di lui anche Hiccup che voleva tranquillizzare la situazione sin troppo rovente per i suoi gusti. Vör lasciò di scatto la presa, fissò ancora una volta l'uomo e compì il gesto più offensivo al mondo.
Gli sputò davanti.

"Vör calmati per favore.
Stai bene?"

"Si. Sto molto bene.
Ho la pelle dura, non mi ferisco per cosi poco.
Poi se vogliamo andare a vedere, lo scherzo della natura è lui.
Non è ne uomo ne animale. L'anello di congiunzione tra la demenza e l'indecenza."

"Tesoro, non ti preoccupare, ti prego.
Ci sono io con te."

"Gambedipesce, assicurati di starle vicino.
A vederla non sta bene. Anzi, sembra alquanto irrequeta."

Bisbigliò con serietà Hiccup facendo segno al biondo di guardarle gli occhi che erano totalmente cambiati da un secondo all'altro.
Gambedipesce annuì, la prese sotto braccio e la tirò delicatamente verso le donne che si erano riunite da una parte confabulando qualcosa riguardante la biondina.
Biondina che venne totalmente catturata dai bambini che stavano litigando per chissà quale motivo.
Motivo che venne a galla facilmente. Lei gli aveva dato delle schede che aveva disegnato durante i minuti di quiete all'Accademia, tra di essere c'era anche l'anatomia di un Terribile Terrore.
Terribile Terrore che si rifiutava di uscire in presenza di Fulla che era letteralmente legata per il polso di una delle donne che l'avrebbe tenuta a bada.
L'Incubo Orrendo ne risentì e incominciò a ruggirgli pesantemente addosso intimandogli di tenersi a debita distanza.
Cosa che i bambini non fecero andandogli ad irare contro, conducendolo al tal punto di infiammarsi totalmente.
Vör sciolse la presa dal compagno, corse giusto in tempo davanti ai bambini andandoli a proteggere da quel colpo di fuoco che il drago diede. Fortunatamente non fece centro dato che si andò a scagliare contro una parete.
Le donne si voltarono.
Quello era il loro drago, ed era fuori controllo. Quale modo migliore per vederla in azione.
Azione che vide la ragazza alzarsi e ruggirgli contro con fare da rimprovero.
Il battibecco durò un paio di minuti, minuti che sembrarono eterni e che, il drago, non volle comprendere.
Eccetto ora che la ragazza aveva battuto il piede a terra fissandolo malamente.
Gambedipesce, che si era affiancato a loro, spiegò che quello era il suo drago; il secondo che ammaestrò dopo il Gronkio.
Drago che ora si accucciò a terra brontolando dispiaciuto.
L'allegria di Vör si presentò nei più spumeggianti dei modi. Infatti si gettò letteralmente addosso a Nehellenia che andò a leccarla gioiosamente.

"AWH, NON FARLO MAI PIU' SCIOCCHINA MIA!"

Urlò con dolcezza la ragazza che strofinò il volto sulla pelle squamata dell'Incubo Orrendo.
La rossa si bloccò, sentì una fitta al cuore non appena vide e percepì il profondo legame che legava le due.

"L'Incubo Orrendo è il nostro drago rappresentativo.
Siamo le uniche abitanti dell'Isola delle Dèe.
Io sono il Capo, Snotra Gná."

"Il primo è la Dèa, il secondo l'entità....
Vör sono...."

"..........
Thora. Mia madre si chiamava Thora.
L'ho imparato da sola. L'avevo da sempre tenuto dentro me e non lo sapevo.
Sono arrivata qui da sola. Il mio cuore mi ha detto di venire qui e anche il mio unico legame famigliare.
Sono cresciuta tra l'Isola dei Draghi e l'isola delle Anguille.
Masirg. Mio padre si chiamava Masirg.
Voi invece?"

"......
E' la figlia di Thora."

"E' ancora viva!"

"Deve tornare con noi."

"Fulla aveva ragione."

"E' proprio bella.
Il libro aveva ragione."

"Ha preso i suoi occhi da sua madre.
Cosi limpidi e dolci, sembrano una distesa di acqua ghiacciata."

"Silenzio.
Noi venivamo da un'Isola poco lontana da qui. Nascosta da tutto e da tutti."

"Madguts non è contento di sentire un'altra volta la storia di un branco di donnicciole scansafatiche."

"Madguts dovrebbe tacere.
I maiali si mangiano, non parlano.
Se non vuole finire con un legno nel di dietro sino a ritrovarselo in bocca, dovrebbe tacere!"

"Che caratterino, tutta sua madre."

"Sffff, che dolore."

"Capo, è sicuro che sia lei?
La trovo un po'...."

"Hlín, un po' cosa...?"

"....Rozza, Tozza...."

"Non voglio sentire altro.
Qual'è la nostra terza regola, mh?"

"Spesso un sasso si può rivelare una pepita d'oro.
Ma guardala!"

Disse la donna che andò a indicare senza alcuna vergona Vör che si era chinata a terra e ora giocava con i bambini a cui aveva dato una tregua dallo studio.
Sarebbe stato inutile rimanere li, ferme e imbambolate ad ascoltare le negatività che gli etichettavano.
Solo che la castana Hlín non aveva preso in considerazione il giovane Gambedipesce che si avvicinò a lei in silenzio prima di bloccarsi innanzi andandola ad intimare, nonché avvisare, che se diceva anche mezza parola fuori posto; che sia una "a" o una "o" lui non avrebbe badato al fatto che fosse una donna e l'avrebbe messa in riga a sinfonia di schiaffi.
Snotra annui lentamente.
Aveva ragione il ragazzo, non doveva permettersi di giudicare qualcuno solo per l'aspetto e i comportamenti cosi espansivi. Era una lezione che, una volta rientrate in Patria, lei medesima gli avrebbe impartito.
 

Lei le reprimeva, le costringeva a rimanere li dov'erano; anzi, pretendeva che tornassero dentro e non uscissero mai più.
Gambedipesce si avvicinò a lei, ma lei si allontanò di scatto tenendo ancora più salde le mani al petto urlando un "Vattene via, non mi toccare! Non ti voglio far del male!" susseguito dalla sua successiva fuga, che venne a sua volta seguita dai draghi che non badarono a nulla.
Fulla si inginocchiò a terra, prese il fiore tra le mani e lo porse a Snotra che lo consegnò a Gambedipesce che se la guardò innervosito rinfacciandogli che se lei se ne era andata via era unicamente colpa sua e delle sciocche prove per vedere se era realmente lei.
La donna rimase in silenzio, effettivamente aveva ragione, se lei non avesse mai porto il fiore a Vör ella sarebbe rimasta li.
Lentamente ammise i suoi errori, l'unica cosa che poteva fare era quella di andare alla ricerca della bionda. Ma Gambedipesce glielo vietò, gli disse solamente che se si provava ancora una volta ad avvicinarsi a lei, lui gli avrebbe donato lo stesso trattamento di Hlín e avrebbe anche rincarato la dose.
Gli altri ancora non si capacitavano del cambiamento caratteriale del pauroso Ingerman, l'unica cosa che sapevano era che Vör l'aveva cambiato.... in meglio.

"In lei ci sono tutte le volontà degli Dèi."

"NON MI INTERESSA. VOI NON SIETE ALTRO CHE UNA DONNA CHE PUNTA A ROVINARE LE PERSONE PER SENTIRSI SUPERIORE.
QUESTO A LEI NON DOVEVATE FARGLIELO. DOVEVATE TENERVI LE VOSTRE PROVE E ANDARVENE SUBITO!
SE VÖR CADE DI NUOVO NELLE MANI DI DAGUR, QUANT'E' VERO L'IRA DI LOKI, VERRO' DA LEI E VI ROVINERO' SINO A QUANDO NON RIMARRA' SOLAMENTE UNA MANCIATA DI POLVERE!"

Urlò Gambedipesce prima di correre fuori dall'arena e saltare in groppa a Muscolone.
Snotra abbassò il capo; aveva ragione ad arrabbiarsi poteva tranquillamente evitare quell'ultima conferma.
Conferma che non fece altro che far scappare via la ragazza chissà dove.
Le sue guerriere si riunirono attorno a lei, la consolarono e gli dissero che, probabilmente, era solamente una coincidenza e che quella non era la figlia di Thora.
Un momento di silenzio susseguì il lento scuotimento del rosso capo e un successivo "E' lei. Inutile che affermate il contrario. Un giorno tornerà con noi e salirà al suo posto."
Frase che fece adirare Hiccup che con affermata determinazione si portò dietro di lei dicendogli che dovevano rassegnarsi, poiché Vör aveva scelto di rimanere li con loro.
Questa cosa infastidì non poco la donna che si voltò con freddezza e gli disse seccamente che prima o poi lei si sarebbe stancata di essere un pesce fuori d'acqua in un posto che, bene o male, non era complementare con lei. Hiccup non volle ascoltare obbiezioni e congedò la Tribù femminile con un arrivederci e a data da destinarsi.
Cosa che venne presa alquanto male, almeno da Snotra che ribadì l'appartenenza di Vör ad un'altro mondo e non a quello.
Lei, Snotra portatrice del nome della Dèa molto saggia e nobile d'aspetto era la reincarnazione di Gná; una delle tre serve di Frigg insieme a Fulla e Hlín. Colei che si preoccupava di svolgere le faccende della padrona e che, proprio per questo suo lavoro possedesse un destriero capace di cavalcare attraverso l'aria e l'acqua.
Nessuno doveva permettersi di mancarle di rispetto, neanche le due ragazze che la portarono via con se.
innanzitutto, le due entità che hanno avuto un particolare ruolo nella situazione, Fulla e Hlín hanno dimostrato di avere entrambe in antipatia Vör.
Il motivo ancora non si sa, ma si è certi che quelle due, hanno entità a servizio di Frigg stessa.
Difatti, Fulla quella ragazzina dai lunghi capelli neri e un bel nastro dorato tra i capelli si preoccupa del cofanetto di frassino le fatate calzature della dea, lustrandole in continuazione e badando che fossero sempre lucide e splendenti come la luce del sole; cosi come lo scrigno con i suoi gioielli, emblema del grembo divino puro e casto della Dèa.
Mentre Hlín viene affidato il compito di proteggere gli uomini e consolare i tormentati mortali. Spesso il suo nome viene usato anche come un altro riferimento, totalmente errato, per Frigg.
E mentre le donne se ne andarono via, lasciando un Hiccup alquanto deluso nel vedere che il nobile nome che il Capo portava veniva macchiato con un'assenza di saggezza, Fulla stentava a volersene andare per rimanere con Gustav.
Gustav che fingeva in quel momento di essere tanto duro e insensibile, tralasciando il fatto che i suoi occhi parlassero senza freni su quella divisione.
Divisione che vide la bruna scaraventarsi contro il ragazzo e rubargli un bacio prima di andarsene via tutta soddisfatta.
Gesto che a Gustav non dispiacque affatto, anzi, lo ricambiò con visibile interesse prima di voltarsi di spalle e andarsene via a sua volta.
Occhio che non vede, cuore che non duole.
Povero ragazzo, appena incontrato l'amore della sua vita e subito se ne deve separare. Avvolte Odino sa essere cosi crudele.


{L'angolo della Scrittrice:
Vi chiedo scusa se questo capitolo è corto, purtroppo ho preso male lo stacco del capitolo precedente con quello attuale e, ora, c'è una conclusione alquanto affrettata.
Mi farò perdonare pubblicando, subito dopo questo, un nuovo capitolo che aprirà uno scenario nuovo!
Saluti e Infiniti Ringraziamenti, DeadlyNadder92