Fra tutti solo noi

di Narcissuss98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Non ho mai creduto alla storia del “la mattina ha l’oro in bocca” e direi che si vede. Non basta la sveglia dal suono perforante o gli artigli della mia gatta Ellie che affondano nel mio petto dopo il brusco risveglio, a svegliarmi è il profumo pungente del primo caffè della mattinata, forte e poco zuccherato come piace a me, e del pane tostato. 
Il tutto è accompagnato da succo d’arancia, burro, marmellate e un paio di brioche sul vassoio in mano a Donna, ferma sulla soglia di camera mia. 
Apro lentamente gli occhi e ancora più lentamente mi isso sulle braccia per sedermi contro lo schienale del letto. Ellie rotola al mio fianco e pianta gli occhioni azzurri nei miei, ricambio lo sguardo con una carezza sulla testolina candida. 
“Buongiorno signorino” il forte accento spagnolo e il profondo affetto di Donna la rendono l’unica persona che può permettersi di rivolgermi la parola di prima mattina. 
Lei è la persona con la quale ho condiviso tutta la mia vita, lei mi ha cresciuto con tutto l’amore di una madre. Siamo stati fortunati a trovarci:  lei donna senza figli e con un cuore pieno d’amore, io figlio trascurato da genitori troppo impegnati per occuparsi di un bambino. 
“Buongiorno Donna” la mia voce esce roca e impiastrata, mentre lei avvicinandosi mi posa amorevolmente il vassoio sulle gambe e con una mano mi accarezza il lato del viso, il mio viso si piega in un pigro ma affettuoso sorriso. 
Donna si dirige verso le finestre e apre le tende, lasciando entrare la luce di questa prima mattina newyorkese. Istintivamente porto le mani agli occhi e aspetto un po' di tempo per abituarmi al sole. 
“Forza gattina, è l’ora della pappa!” a queste parole quella ruffiana di Ellie si butta fuori dal letto, supera Donna e si tuffa fuori dalla mia camera per andare in cucina. 
Come di consueto questa scena fa ridere la mia cameriera ma prima di uscire di camera per riempire di cibo da ciotola della gatta si rivolge di nuovo a me “Forza signorino, oggi ricomincia la scuola e non vorrai sicuramente fare tardi”, si gira ed esce. 
Il primo giorno di scuola, di nuovo. Non è che non mi piaccia andare a scuola, anzi, il KingJ è per me una seconda casa ma separarmi dal letto diventa ogni anno più difficile. 
Butto giù il caffè ripassando il programma della giornata: riunione in aula  magna alle 10:00, prima lezione alle 11:30 e la seconda un’ora dopo. Dopodiché avrò tutto il pomeriggio da passare con Sean, il mio ragazzo.
È divertente come al solo pensiero di lui mi trilla il cellulare per il suo messaggio di iniziò giornata *Buongiorno amore mio*, ricambio il saluto e rimetto il cellulare sul comodino. Mangiucchio una fetta di pane tostato e bevo tutto il succo d’arancia. Appoggio il vassoio sull’altro lato del letto e esco dalle coperte. Poggio i piedi a terra e mi isso sulle gambe, un passo dopo l’altro arrivo alla porta a destra, supero il corridoio e entro nel bagno padronale. Circumnavigo la vasca che troneggia al centro della prima parte del bagno per arrivare alla seconda, dove si trovano i servizi e la doccia. 
Mi tolgo i boxer e la maglietta bordeaux con cui ho dormito e mi butto sotto la doccia, il getto bollente e forte è l' unica cosa che mi assicuri un risveglio efficace per affrontare la giornata. Dopo una doccia di almeno un quarto d'ora, quando mi ritengo abbastanza pulito e sveglio, esco e mi avvolgo in un morbido asciugamano bianco. 
Torno alla prima parte del bagno e mi piazzo dal lavandino. Mi guardo allo specchio. Zigomi alti, occhi grandi e grigi, capelli neri, la pelle pallida e priva di imperfezioni tranne un neo piccolissimo sotto l' occhio sinistro. Sempre lo stesso Adam tutti i giorni.
Mi lavo i denti e mi stendo una base, butto a terra l' asciugamano, esco dal bagno e mi dirigo alla cabina armadio dove prendo un paio di slip neri, che si trovano nel cassettone al centro della stanza, e li indosso velocemente per spostarmi al reparto maglie. Siccome oggi è il primo giorno e c'è la riunione di inizio anno, possiamo scegliere come vestirci liberamente, dimenticando momentaneamente la divisa. Opto per una blousa dorata di Michael Kors, blazer nero Saint Laurent, pantaloni scuri e un paio di Loubotin basse borchiate. 
Esco dalla cabina armadio per contemplare la mia parte preferita della casa, il Muro delle Meraviglie. La porta della cabina armadio è incastonata in questo armadio altissimo di borse, sembra la porta di un tempio. 
Prendo la Birkin nera e ritorno in camera mia. Butto in borsa il cellulare, il portafogli, un quaderno e l’agenda Hermes rossa. 
Mi controllo al grosso specchio affianco al caminetto. Si, è il look adatto per iniziare questo anno. 
Esco di camera mia e supero il corridoio per arrivare in cucina dove trovo Donna che pulisce maniacalmente l’intonsa isola di marmo al centro della stanza. Mi avvicino di soppiatto e le dò un sonoro bacio sulla guancia. Si scioglie per un istante prima di farmi una ramanzina sul fatto che sono dimagrito eccessivamente secondo i suoi gusti. 
Sono costretto a promettergli che farò un pranzo da lupi quest’oggi. 
“Ho già chiamato il taxi, arriverà tra dieci minuti più o meno. Buona giornata signorino Smith!” Detto questo mi da un bacio in fronte e si dirige verso camera mia per riordinarla. 
Controllo WhatsApp, un po' di messaggi in vari gruppi e qualche in bocca al lupo per la scuola da parte di amici di famiglia. Il cellulare inizia a squillare tra le mie mani, quando leggo il nome di mia madre lo rimetto sul bancone e lo lascio suonare per una decina di secondi prima di rispondere. "Pronto mamma"
"Adam, finalmente ti sei degnato di rispondere alle mie chiamate!!!"
"Scusa mamma, sono stato un po' preso da..."
"Si, si, tutto molto interessante, senti caro ...
I restanti cinque minuti sono occupati dal suo lungo soliloquio riguardo alla sua imminente partenza per Parigi, al suo catering per la festa di fine mese, della sua incompetente e costosa personal trainer, del mio imminente compleanno...
Mia madre ha il raro dono di riuscire a collegare ogni singolo discorso e quindi mi ritrovo confuso, incapace di ricordare quando sia finito un discorso e quando ne abbia iniziato uno nuovo.
Riesco a chiudere la conversazione quando dico che sto per fare tardi al mio primo giorno di scuola, dopo un altro paio di minuti di avvertenze e auguri mi lascia andare. 
Esco di casa passando per l’ampio androne caratterizzato dalle due file di colonne ai bordi della sala.
Prima di chiudere la porta grido “Sto andando Donna, non mi aspettare per cena” ed esco. Prendo l’ascensore e ringrazio silenziosamente dio per la velocità alla quale vanno gli ascensori newyorkesi. 
Il taxi è davanti all’ingresso del palazzo, saluto Sasha il portiere e mi butto fuori, salgo a bordo e comunico la metà al tassista che mi fissa dallo specchietto con aria leggermente sprezzante, ricambio lo sguardo e lui abbassa gli occhi. Tiro fuori il cellulare e leggo alcuni messaggi, controllo Instagram e rileggo l' agenda del giorno. Mi ritrovo davanti alla KingJ High alle dieci meno un quarto, ho un po' di tempo per salutare i ragazzi della KJ e trovare un buon posto in aula magna per la riunione. Vedo dal finestrino la ressa di studenti, genitori e alcuni professori che cercano di entrare.
Lancio una banconota da 50 al tassista e senza aspettare il resto esco. L' aria fresca mi investe ma il caldo tepore del sole rende il tutto piacevole, l' edificio bianco e neoclassico non sembra nemmeno una scuola. Trasuda sfarzo, cultura e riverenza. Non posso non fermarmi ad ammirare le scalinate e la facciata con lunghissime colonne corinzie come faccio tipicamente. 
Mi avvio verso la massa di gente dalla quale si staccano le mie quattro fedeli scagnozze, Carol, Susan, Martha e Patricia. Mi vengono incontro salutandomi affettuosamente e con in mano un caffè d’asporto di Starbucks, Susan mi porge la mia tazza e iniziano a chiedermi come sono andate le mia vacanze. Racconto laconicamente la mia estate mentre le osservo attentamente, Carol abbronzatissima dopo una vacanza con la famiglia a Ibiza, Susan che è rimasta negli Hamptons per lo più ed ha preso qualche chiletto di troppo, Martha con i capelli a caschetto e un bel paio di Jimmy Choo e Patricia, con il suo fisico da modella, la più giovane del gruppo, ma sicuramente la più bella .
L'anno corso Patricia era la nostra galoppina, quest'anno ne dovremo trovare una nuova.
Ci dirigiamo fronte compatto verso le scalinate, io al centro, Martha e Carol alla mia sinistra, Patricia e Susan alla mia destra. La gente si apre per farci passare, siamo noi a regnare sul corpo studenti, ci siamo dovuti conquistare il posto con le unghie e con i denti, ma ora siamo in cima, e difficilmente cadremo a picco. 
Entriamo al liceo e sembriamo andare a passo di marcia, le borse griffate in una mano e il caffè nell'altra. 
A metà corridoio veniamo fermati dai ragazzi delle squadre sportive. Tra i quali figura il mio bellissimo fidanzato, Sean Altman, capitano della squadra di football.
È un dio greco, abbronzato, biondo, occhi scuri, un fisico scolpito dallo sport e evidenziato dalla polo aderente e i pantaloni leggeri. Mi viene incontro e mi bacia. Ci stacchiamo praticamente subito e ci guardiamo negli occhi per un po'. Non ci vediamo da quasi un mese ormai a parte Skype. 
“Sei bellissimo come al solito amore” lo dice stringendomi a se
“Anche tu non sei malaccio oggi”. 
Quando ci stacchiamo gli occhi di tutti sono ancora fissi su di noi. 
Ci dirigiamo insieme verso l’aula magna, le mie ragazze con i rispettivi fidanzati dietro di noi. Ci sediamo nelle file centrali, io sono tra Sean, che mi tiene la mano, e Patricia con il quale ridacchio sfottendo i primini o le compagne malvestite. 
Prima che inizi la riunione tiro fuori il cellulare per scrivere un messaggio a Gigi, la mia migliore amica, e per mettere il silenzioso. 
Per tutta l’ora e mezza la preside Jenkins ringrazia i collaboratori, gli insegnanti, i genitori e tutti i sette nani no-stop. Grazie al cielo posso ridere con Patty e scambiare sguardi di sottecchi con Sean. 
Sono gli ultimi minuti a ridestare un po' di interesse, quando la preside Jenkins parla del progetto Duo 
“ È stata svolta una selezione degli studenti ed una suddivisione in coppie, ogni coppia dovrà collaborare per raggiungere assieme il massimo dei voti in quante più materie i membri di tale coppia frequentino, tale pratica rafforza il senso di lavoro di gruppo e di responsabilità. Sono sicura che riuscirà a creare nuovi e profondi legami. 
Il progetto durerà per il primo trimestre, nella bacheca troverete la lista delle coppie. 
La coppia migliore guadagnerà un ingente numero di crediti e il ruolo di accompagnatore per l’incontro dei membri della Ivy League a Gennaio.”
È una notizia bomba, stringo forte la mano di Sean, spero di essere in coppia con lui, o perlomeno con qualcuno altrettanto bravo a scuola. Riuscire a ottenere il ruolo di accompagnatore evitando le selezioni mi renderebbe molto più facile l’ammissione a Harvard o a Yale o alla Brown. È un’occasione irripetibile, devo assolutamente vincere. 
Non è facile superare la calca davanti ai tabelloni ma quando ci riusciamo scorro velocemente i nomi del mio corso per arrivare alla S di Smith

Adam Smith- Mitch Finnel

O merda

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Capitolo 2
*** 2 ***




In ogni scuola che ci rispetti ci sono dei tipi fissi: gli sportivi, i nerd, le oche, i fashion victim ecc, tra questi caratteri ne esiste uno che è quasi sempre immancabile, il cattivo ragazzo. Quello che non si vuole integrare, che se ne frega delle regole e dei compagni, spesso violento e playboy. 
Mitch Finnel era tutto questo e anche di più. Nel suo caso per non si traduceva in un ruolo iconico, lui era sia la pecora nera sexy che il ragazzo che tutti evitano come la peste. Quello con cui nessuno, ne si azzardava, ne desiderava, relazionare. 
Sciatto come pochi, indosso portava quasi sempre jeans neri sdruciti, magliette piene di scritte e segni, i capelli scuri che gli coprono gli occhi e lo sguardo irriverente di chi non ha nulla da perdere. Non è certamente brutto, anzi, esercita un forte ascendente su buona parte delle studentesse della KJ. 
Gli occhi azzurri, il corpo muscoloso e aitante e dei lineamenti che sembrano scolpiti nel marmo. 
Ma rimane comunque un primate inutile, incolto e sgarbato.
Non posso credere che tra tutti i miei coetanei abbiano scelto Mitch come mio compagno. Decido di andare in segreteria per farmi cambiare di coppia ma ovviamente c'è già la coda dei genitori, e rischierei di fare tardi alla prima lezione di letteratura inglese. 
Vado in classe e mi siedo in prima fila, l’ultimo posto libero, avrei comunque scelto tale posto perché è una della mie materie preferite. Alcuni dell’ultima fila mi chiamano per chiedermi se voglio il loro posto ma io rispondo loro di non preoccuparsi. 
Rimaniamo tutti un po' scioccati quando entra la professoressa Eagle. Su di lei girano parecchie voci riguardo ad acidità e cattiverie varie che ha fatto durante gli anni come insegnante al KJ.
Sento dietro di me Amanda Jones bisbigliare “ Ma non avremmo dovuto avere quel rincretinito di Stevens? Cosa ci fa lei qui?”
È vero, sapevamo tutti che l’insegnante dell’ultimo anno di letteratura era Stevens, un uomo di una certa età troppo intento a parlare della sua materia per accorgersi di ciò che capitava in classe.
“Buongiorno ragazzi. Spero abbiate tutti passato delle piacevoli e riposanti vacanze poiché da oggi inizia il lavoro vero. Ho letto i vostri fascicoli, siete quasi tutti nella media, studenti sui quali non punterei un’ammissione neanche a un college di livello infimo, figuriamoci alla Ivy, solo in pochi sembrano averne i requisiti ma i vostri programmi sono comunque privi di spessore e perciò sarete del tutto impreparati. 
Con me non si scherza più, sarà un anno impegnativo ma farò entrare a tutti voi la materia a forza, e se sarete abbastanza svegli mi ringrazierete. 
Le regole sono poche e le imparerete durante queste prime lezioni, nessun ritardo, nessuna giustificazione, niente scuse e nessun imbroglio coi compiti, sono sicuramente le pri… 
La porta si apre ed ecco che entra il mio incubo. “Buongiorno professoressa, scusi il ritardo ma la segreteria doveva consegnarmi gli orari aggiornati”
Mitch Finnel, in tutta la sua statura supera la soglia e si dirige verso l’unico posto libero a parte quello a fianco a me,  a metà classe tra due ragazze di cui non ricordo i nomi. 
“ Non si accomodi troppo in fretta signorino, lei chi sarebbe ?” 
“Mitch Finnel, professoressa” 
La Eagle passa il dito ossuto sull’elenco “Non sei segnato nell'elenco 
“Come le stavo dicendo non mi avevano segnato gli orari e i corsi che frequento” 
“Mmmm, per oggi sta bene. Comunque, prima di sedersi Signor Finnel… ho saputo del progetto Duo, onestamente non credo a tali idiozie ma mi è stato chiesto di farvi mettere a coppie a lezione. Lei con chi è in coppia signor Finnel ?”
“Non ne ho minimamente idea” 
“Chi di voi è in coppia con il signor Finnel?” 
Alzo timidamente la mano. 
“Lei è?”
“Adam Smith professoressa” la Eagle increspa le labbra in maniera strana, sembra un serpente affamato pronto all’attacco. Davanti a lei ha lo studente migliore del corso, se ha letto sul serio i fascicoli sa che vengo considerato da molti professori come il miglior studente della mia annata. Ho numerose attività extracurricolari e delle pagelle invidiabili. 
Non sono come mi immaginava credo, i bravi ragazzi non indossano blouse dorate e non portano borse da ventimila dollari.
Mi studia velocemente e poi dice “ Bene , la prima coppia è formata, Finnel vada vicino al signor Smith” sorride ironicamente mentre Mitch si siede a fianco a me, che sarcasmo vedere il migliore del corso vicino a quello che appare visibilmente come il combina guai di turno. 
Emana il profumo di un forte bagnoschiuma al pino e caffè, un ottimo odore a mio avviso.
La sua giacca di pelle ha un odore pungente ma piacevole, sotto ha solo una maglietta bordeaux stropicciata con scritte e disegni neri. Di sottecchi noto che mi sta fissando e torno a concentrarmi sulla Eagle. 
“Bene. Ora, visto che non vedo interruzioni in vista, inizierei col presentare l’autrice del mese. Ho scelto appositamente una donna poiché nel vostro programma degli non passati sono presenti solo scrittori maschi. Credo sia giusto che vediate tutti gli aspetti della letteratura e non solo un lato di essa. La scrittrice in questione è Jane Austen”
Evvai, una notizia positiva da questa giornata iniziata col piede storto. Jane Austen è una delle scrittrici che prediligo, ho letto tutti i suoi romanzi e ho riletto “Ragione e sentimento”, Emma’ed “Orgoglio e pregiudizio” innumerevoli volte. 
Il modo migliore per cominciare bene l’anno con la Eagle, affrontare un autore che apprezzo. 
La Professoressa non si prolunga nel raccontare la vita della Austen, ritenendo che il modo migliore per comprendere un autore è la lettura delle opere. La restante parte della lezione è concentrata sull’enumerazione dei romanzi della Austen ed una sintetica analisi sullo stile e la trama delle opere. Quando suona la campanella la Eagle ci assegna la lettura di un romanzo per coppia, per me e Mitch il titolo è Orgoglio e pregiudizio, dopo la quale porteremo una ricerca ed una tesi su tale libro. Il tutto per la settimana seguente.
Se da un lato sono felice che abbia lasciato il libro più iconico della Austen a me, dall’altro mi rendo conto della sfida che mi porge la Eagle. È molto difficile essere originali nella stesura di una tesi su un classico del genere ed inoltre al mio fianco c'è un troglodita ritardatario. 
Mentre riordino la mia roba nella borsa sento lo sguardo di Mitch sul mio collo, alle sue spalle Amanda e qualche altra cretina lo fissano con gli occhioni a cuoricino. 
“Allora, da me o da te?” 
“Prego?”
“La tesi sul libro… la facciamo da me o da te?”
Cosa rispondo? Non ho sicuramente voglia di trovarmi nel suo covo tetro e buio, d'altro canto eviterei volentieri una sua visita a casa mia.  Idea. 
“ Potremmo fare al Claire’s. Sai dove si trova no?” Il Claire’s è un locale non molto lontano da scuola, economico ma molto carino, sono pochissimi gli studenti che ci vanno e per lo più sono ragazzi degli ultimi corsi. È tipicamente frequentato dai ragazzi del college, si respira quiete e studio solo entrandovi. Prese per il computer, scaffali pieni di libri e tavoli larghi adatti allo studio, oltre che a bersi una buona tazza di caffè.
“Certamente. Facciamo domani alle quattro, partner?”
“Va benissimo” chiudo la mia borsa e prendo il cellulare in mano e mi dirigo verso l’uscita. Sulla soglia mi fermo e mi giro verso di lui  “Ah, un’ultima cosa. Non chiamarmi partner” 
“Come vuoi, partner” sorride sornione
Mi giro sui miei tacchi ed esco, mentre lui si ritrova tra quelle oche della amiche di Amanda. 
Vado agli armadietti per prendere il libro di storia dell'arte, la seconda ed ultima materia della giornata. Mentre poso il quaderno di letteratura sento due mani forti posarsi su più miei fianchi, mi giro pensando di ritrovarmi tra le braccia di Sean. Inorridisco quando mi ritrovo a due palmi dal naso di Mitch Finnel.
Sono un metro e ottantaquattro, mi sono abituato ad essere considerato alto e mi piace esserlo. Mitch invece supera il metro e novanta e troneggia sopra di me. Lo spingo con le mani lontano da me. 
“Che ti credi di fare?” 
“Scusa partner, hai dimenticato questa in classe!” in mano ha una penna bianca di Swarovski, uno dei regali più economici che mio padre mi abbia mai fatto eppure quella  penna è uno dei pochi ricordi belli che mi legano a lui. 
“Grazie, ma non toccarmi mai più , e soprattutto non chiamarmi partner” 
Ride “ Va bene, come dovrei chiamarti? Mi sono reso conto che non ci siamo presentati” 
“Ce n’è forse bisogno?”
“Beh non è scortese non presentarsi ufficialmente?”
“Cosa ne puoi sapere tu di cosa è o meno scortese?”
“Molto poco, lo ammetto. Ma siccome condivideremo molto nei prossimi tre mesi pensavo fosse meglio iniziare col piede giusto” ha un bel sorriso, denti bianchi e regolari, due leggere fossette ai lati della bocca, labbra rosa chiaro. “Comunque, piacere, Mitch Finnel” mi porge la mano destra. 
“Ti aspetti forse che la stringa?” dico stizzito
“Di solito si fa così”
Porgo anch'io la mano e gliela stringo “Adam Smith, il tuo peggiore incubo per i prossimi tre mesi” 
“E io che pensavo fossi uscito da un sogno!”
Grazie a dio Carol arriva chiamandomi a gran voce “Adam. Adam. Adam” arriva a fianco a me un po' affannata. Il suo sguardo passa da me a Mitch come quello di uno spettatore di Ping Pong. 
“Allora ci vediamo domani Adam. Sii puntuale!” Dice Mitch sorridendo ancora, allontanandosi fa un occhiolino a Carol che per un attimo sembra sciogliersi sotto i suoi occhi chiari. Ritorna in se è mi chiede “Cosa voleva dire con ‘ci vediamo domani’?”
“Semplicemente quello che ha detto! Ora lascia stare Finnel, cosa c'è Carol? Mi aspetta la lezione della professoressa Iron”
“Oh, pensavo avessimo latino insieme quest’anno” 
“Ho finito latino avanzato l’anno scorso, per quest’anno ho chiuso con le lingue morte”
“Oh beh, a parte quella di Amanda. Si è messa a raccontare strane storie sul tuo rapporto con Sean” 
“Del tipo?”
“Che eravate sul punto di rompere e che non vi siete visti durante l’estate perché non vi amate più”
“Smentite le voci, io e Sean siamo felici ora più che mai. Per quanto riguarda Amanda me ne occuperò più avanti. La ricerca della galoppina?”
“Oh siiii. Ci sono un sacco di papali candidate”
“Si dice papabili… comunque, fatemi una lista dettagliata per domani! Ora vado, vorrei evitare di fare tardi. Ciao Carol” la saluto mentre mi sto già allontanando. Entro in classe e vengo accolto dalla professoressa Iron calorosamente. 
È una delle mie insegnanti preferite. Soprattutto per via della materia che insegna. Abbiamo parlato spesso del mio futuro e conveniamo entrambi che la mia strada è sicuramente storia dell'arte. Durante gli incontri e le mostre abbiamo instaurato un rapporto di reciproco rispetto e stima senza però superare il limite del rapporto docente-studente. 
Parliamo del suo viaggio a Firenze finché non entrano tutti gli studenti in classe. Mi siedo al mio banco e per un’ora sono così felice di sentire la professoressa parlare di cosa si intende per arte moderna che non mi accorgo del tempo che passa sono al suono della campanella. 
Scendo i tre piani di scale nervoso come non mai, i primini mi fissano intimoriti e mi fanno spazio mentre passo. 
Amo essere la queen bee di questo posto, sono io a muovere le pedine qua e non è certo facile. Vestiti sempre diversi e sempre alla moda, frequentare le persone giuste, non essere un lecchino ma nemmeno un emarginato, mai farsi vedere a terra, essere pronto a fronteggiare chiunque senza mai scendere a compromessi. 
Amo la mia vita alla KJ. 
Certo comporta anche delle scelte difficili, ma ne vale la pena.
Esco dal portico e vedo parcheggiata davanti alle scalinate una Huracán nera.
Ok , io non mi intendo di macchine, ma questa è l'auto di Sean , comprategli dal padre in Italia. 
Inizio a scendere le scalinate per andare dal mio ragazzo.
Arrivo alla macchina di Sean e busso al finestrino. 
Niente, che strano.
Due braccia muscolose mi stringono i fianchi e mi sollevano da terra, emetto un gridolino di sorpresa e di divertimento quando mi rimette a terra Sean mi gira e mi bacia.
È un bacio breve ma molto intenso,carico di promesse per quello che verrà dopo. Quando ci stacchiamo lui si allontana di un passo.
“Che dice se  prima di andare a casa, andassimo alla Torre?"
La Torre è un Hotel di extra lusso, Sean ha una suite tutta sua perché il padre ha finanziato parte della realizzazione del progetto e l' ha lasciata al figlio perché è molto  vicina alla KJ.
Non me lo faccio ripetere due volte, entriamo in macchina e partiamo con una fretta dovuta al desiderio di dimostrare quanto ci siamo mancati.
Entriamo nella Hall e ci dirigiamo all' ascensore. Schiaccia il tasto del piano 23, l'ascensore si chiude e parte a razzo. In un attimo siamo uno addosso all'altro.
Mi stringe a se prepotentemente e ci baciamo appassionatamente.
Mi mette le mani sul posteriore e dice "dio quanto mi sei mancato". 
Io intanto metto la mano dentro la polo e con mani bramose passo tutto il suo fisico , petto , addome, basso ventre... 
Quando entriamo in camera ci stiamo già spogliando, lui è uno spettacolo a vedersi lo bacio con impeto e gli Lecco il collo , il petto, il suo corpo e mi perdo nella sua bellezza. 
Non possiamo indugiare oltre, è la nostra voglia di godere e di far godere che ci porta avanti, sino alla camera da letto. 
Mi prende in piedi , io sono appoggiato al muro mentre lui mi penetra, mugolo di dolore e piacere. 
"Adam.." mi sussurra nell'orecchio mentre ingrana la marcia. Sto impazzendo ...
Si stacca da me e con forza mi butta supino a letto , ed è così me lo rimette dentro , ammiro il suo fisico , il viso , lo bacio , lo accarezzo. 
È un momento così intenso, con forza mi viene dentro mentre mi bacia . Non esce da me ma mi si sdraia addosso .
"Ti amo così tanto Adam"

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