Harry Potter et ipsum fati

di nevtheunicorn
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Natale in famiglia ***
Capitolo 2: *** Alleati ***
Capitolo 3: *** Vecchie fiamme bruciano ***
Capitolo 4: *** Dalla parte del nemico ***
Capitolo 5: *** Hogwarts ***
Capitolo 6: *** Sogni oscuri ***
Capitolo 7: *** Misteri irrisolti ***



Capitolo 1
*** Natale in famiglia ***


                             


1. NATALE IN FAMIGLIA


Un profumo di lavanda e pollo arrosto proveniva dalla piccola cucina di casa Weasley. Molly era alle prese con la bacchetta. In pochi minuti aveva iniziato a far lavorare i ferri per l'ultimo maglione, regalo di Natale di Ron con la solita W sul lato destro e aveva preparato una banchetto per ben venticinque persone.

«Ciao mamma» una voce allegra fece sobbalzare la povera Molly.
«Sempre il solito! Non c'è bisogno che ...» grugnì lei.
«... ti smaterializzi o usi la magia per ogni piccola cosa. Lo so mamma» ripeté George ricordandosi che aveva usato le stesse parole 21 anni prima con il defunto Fred e ancora negli anni successivi.
«Bene, George dove sono Angelina, Roxanne e Fred?» chiese la donna ormai con un po 'più di rughe evidenti.
«Stanno arrivando» rispose George con nonchalance, troppo occupato a trattenere le lacrime.
Un altro rumore e le voci di due piccoli monelli si udirono alle spalle di Molly.
«Ciao nonna!» urlarono i piccoli Roxanne e Fred. Gli occhi di Molly si illuminano. Prese in braccio il piccolo Fred e gli schioccò un bacio sulla guancia. Poi prese per le guance Roxanne, la esaminò proprio come faceva con Harry e l'abbracciò.
«La mia piccola!» esclamò ricevendo una smorfia da Roxanne. «Non sono più piccola, nonna! Ho quattordici anni! Comunque dove sono gli zii?» chiese.
«Vedrai che saranno qui a momenti» rispose con un sorriso Angelina. «Oh, dimenticavo. Buon Natale signora Weasley».
«Quante volte ti ho detto di chiamarmi Molly? Ormai siamo in famiglia!» esordì ricevendo un sorriso caloroso da Angelina.
L'ennesimo frastuono di quella giornata arrivò dal camino. Il fuoco rosso ardente era stato sostituito da uno verde smeraldo, rivelando Ginny, Harry, Lily, Albus e James.
«Buon giorno a tutti!» disse Ginny con i capelli rossi legati in un chignon leggero e uscì dal camino seguita dal resto della famiglia.
Roxanne corse fino a raggiungere Albus.
«Al!» urlò lei. Avevano la stessa età, entrambi Serpeverde, ma gli unici due che non sembravano assomigliare affatto agli altri della loro casata. Spinti anche dal fatto che erano cugini, iniziarono a formare un gruppo alla "Fred e George" ma senza il "Weasley".
«Roxy! Mi sei mancata ... sai è da un giorno che non ti vedo!» scherzò Albus ricevendo uno scappellotto divertito da parte della ragazzina.
I due, senza salutare nessuno dei parenti, si sedettero a tavola a sparlare di Scorpius Malfoy e del fatto che in avessero un senso ironico innato per i nomi: «Lucius, Draco, Scorpius ... ma dai! Potremmo dare il premio Nobel per l'originalità!» disse Albus facendo scoppiare in una fragorosa risata la cugina; ma anche dei nuovi incantesimi e del fatto che ci sarebbe stata quell'anno la nuova edizione del torneo tre maghi che da anni aveva cambiato le sue regole facendo sì che il limite di età consentito non fosse più di diciassette anni, bensì di quattordici. E tutto grazie alla partecipazione e la vittoria del famoso Harry Potter circa ventidue anni prima. Di conseguenza, a entrambi era consentito quell'anno parteciparvi.
«Ehi, non avete sentito niente?» chiese ad un tratto il piccolo Fred.
Tutti si voltarono verso la piccola finestra. Quattro puntini in lontananza si avvicinavano pian piano. In quattro e quattr'otto si sentì bussare sulla ruvida superficie di legno della porta. Molly agitò la bacchetta e la porta si aprì.
«Ron, caro!» disse Molly avanzando verso suo figlio.
«Hermione!» chiamò Harry che corse ad abbracciare la sua migliore amica.
«Ciao anche una te, nonna!» disse ironico Hugo che si sentì posto al secondo piano dal padre.
«Oh, buon Natale piccoli miei!» esclamò Molly a Hugo e Rose. Questi ultimi dopo aver salutato nonna Molly, corsero a salutare i propri cugini. Rose era allo stesso anno di Roxanne e Albus ma era entrata in Corvonero perché aveva ereditato l'intelligenza di sua madre. Hugo, invece, aveva appena iniziato a frequentare Hogwarts ed era stato smistato in Grifondoro.
Molly vide il vecchio orologio magico e notò che la lancetta con il volto di Percy indicava 'casa'. Con gioia Molly andò ad aprire la porta anche se nessuno avesse ancora bussato e si ritrovò un Percy in giacca e cravatta che per poco non batteva il pugno sulla testa di sua madre.
«Oh, Percy, non posso crederci ... Sei tornato!» disse Molly ancora incredula.
«Se vuoi andiamo via» esordì Percy stizzito, con quella voce nasale che irritava Harry.
«Assolutamente! Accomodatevi» incoraggiò la donna a Percy, Audrey, Molly e Lucy. Queste ultime non andavano ad Hogwarts. Percy aveva deciso che questa scuola, senza il controllo di Albus Silente, non era affidabile. Non aveva tenuto conto delle parole ripetute dal vecchio Hagrid: "Non c'è posto più sicuro della Gringott a parte Hogwarts!" ; e aveva deciso di mandarle a Beauxbatons, la scuola magica che aveva frequentato anche Fleur. Le due, con aria di superiorità si erano sedute comodamente sul piccolo divano e avevano iniziato a parlare in francese così che nessuno le capisse.
Infine, con un leggero "anglo-francese" ritardo, così lo definiva Molly, arrivarono Charlie e Bill con la sua famiglia: Fleur, Victoire, Dominique e Louis. Questi avevano ereditato la bellezza Veela dalla madre e il coraggio del padre così da essere smistati in Grifondoro. Erano una anno più piccoli dall'altro. La più grande Victoire frequentava il settimo anno, Dominique il sesto e Louis il quinto.
La famiglia era ormai al completo mancava solo Arthur che, grazie al suo incanto patrono, avvisò la famiglia che sarebbe arrivata più tardi del previsto perché era stato trattenuto al Ministero della Magia ora sotto la supervisione di Kingsley.
I ventitré si accomodarono a tavola. Lucy e Molly, come due zecche antipatiche, si sedettero ai fianchi di Louis, molto probabilmente per la sua bellezza Veela che non era ancora in grado di controllare come fu per Fleur durante il Torneo Tre Maghi e quel atteggiamento rese le orecchie di Ron paonazze.
«Mamma, perché hai messo un coperto in più?» chiese Ron per distrarsi.
«Oh - disse Molly con gli occhi lucidi e pensierosi, osservando il piatto e poi George - a-avrò contato male" rispose tirando su col naso e portando al posto il piatto senza usare la magia.
Ritornò a sedersi a tavola come se nulla fosse e iniziarono a parlare del più e del meno, a parlare del Ministero della Magia; mentre i ragazzi parlarono di Hogwarts, dei corsi che stavano seguendo... discorsi molto più interessanti!
«Io sto frequentando tutti i corsi» si vantò Rose mostrando la sua giratempo conservata con cura da Hermione.
«Io e Albus stiamo facendo un po 'di pulizia nei Serpeverde, sconfiggendo Scorpius al club dei duellanti», disse Roxanne.
«Scorpius? - chiese Lily - Malfoy?»
«Sì, perché?» chiese di rimando Albus.
«N-niente» risponde Lily guardando il suo piatto di pasta. Lei era una anno più piccola di Albus ed era entrata in Grifondoro come anche il fratello più grande James che era al quinto anno come Louis.
«Secondo me c'è sotto qualcosa!» sussurrò Roxy all'orecchio del cugino guardando Lily di sottecchi. Il cugino concordò annuendo.
Anche Harry si ritrovò ad ascoltare quella conversazione. L'espressione sul volto di Lily non gli piaceva. Essendo diventato bravo con la Legilimanzia, iniziò a scrutare la mente di sua figlia, agitando la bacchetta sotto il tavolo. Lily Luna sentì una fitta allucinante alla testa. Non sapendo cosa fosse, corse velocemente in bagno facendo suscitare la curiosità dei presenti. Harry, invece, era rimasto del tutto sbalordito. Non credeva ai suoi occhi ... non era possibile!
Hermione si accorse della sua espressione.
«Arrestum Momento» urlò. Tutti si fermarono. 
«Cosa c'è, Harry?» chiese Hermione preoccupata.
«L-Lily ... Scorpius ... Voldemort ...» e in pochi secondi perse i sensi.

Una ragazzina cammina per i corridoi di Hogwarts. Sente dei sussurri provenire dal bagno delle ragazze al secondo piano. Pensa sia Mirtilla Malcontenta. Quando entra, però, vede una chioma bionda e degli occhi grigio-verdi. Sussulta e arrossisce. Si accorge che il ragazzo la sta guardando. Corre verso di lei e la prende per i fianchi sbattendola al muro.
La ragazzina sussulta spaventata.
Lui la osserva. «Che ci fai qui?"» chiede con aria severa.
«TU che ci fai qui! È il bagno delle ragazze» risponde lei a tono.
Lui si passa la lingua sulle labbra facendo arrossire la ragazza. Lui se ne accorge e fa un sorrisetto malizioso.
«Dillo» la incoraggia.
«Dirti cosa?» chiede lei sorpresa.
«Cosa provi per me, per il mio corpo?» 
«Io ... cosa?» Sembra spaesata.
Lui la guarda negli occhi. Le lascia i fianchi. «Avanti Potter ... sputa il rospo" dice pronunciando il suo nome con disprezzo.
La ragazza si gira verso lo specchio lasciando il ragazzo alle sue spalle. Vede attraverso lo specchio i suoi occhi. Sono strani, le iridi sono diventate verdi petrolio e le pupille ora sono tempestate da un fumo bianco quasi iconico. Non riesce a vedere troppo bene da quella distanza ma, solo per un attimo,  intravede un serpente strisciargli fuori dagli occhi. Spaventata si gira di scatto.
«Chi sei tu?» chiede tremante e l'aria del ragazzo ritorna truce. Fa per prendere la bacchetta ma la ragazza è più veloce di lui. Si gira e lancia contro gli schiantesimi.
«Avada ...» inizia lui irritato da quella sciocca ragazzina.

La stanza era piena di gente immobile. Harry, dinanzi a lui, non trovò altro che una Hermione preoccupata che cercava di svegliarlo.
Si alzò dal suolo ancora frastornato e con la testa che gli girava. Andò nel bagno al piano superiore, seguito da Hermione.
«LILY!» Urlò. Aprì violentemente la porta del bagno. Di lei non rimase nessuna traccia eccetto la sua collana porta fortuna.

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Capitolo 2
*** Alleati ***



 

 

2. ALLEATI

Harry si accasciò a terra cercando di trattenere le lacrime. Non poteva perdere l'ennesimo membro della sua famiglia, l'ennesima persona che amava. Prese la collanina dal pavimento e la strinse in un pugno.

Devo trovarla - Era l'unico pensiero che vagava nella sua testa - A costo della vita.
Harry si alzò di scatto, oltrepassando un'Hermione in lacrime.
«H-Harry...» iniziò, ma fu interrotta.
«Hermione. Lui è ancora vivo. Non so come, ma Voldemort è sopravvissuto. - con le lacrime agli occhi e la gola secca continuò - e l'ha presa. Ha preso Lily.» concluse. Tirò un sospiro di incoraggiamento a sé stesso e corse al piano di sotto con Hermione alle calcagna.
«Hermione, dissolvi l'incantesimo» ordinò e l'amica eseguì.
«Per le mutande di Merlino, che diamine state facendo in piedi? Eravate qui un attimo fa!» disse Ron basito.
«Ron vieni dietro di me» gli ordinò. Ron la guardò incredulo e si limitò solo a dire: «Stiamo mangiando, sai bene che non voglio saltare il pranzo...» cercando di farla ragionare.
«Ronald Weasley, vieni subito qui!» esclamò Hermione in tono autoritario, fulminandolo con lo sguardo. Ron ancora attonito, non fece in tempo a dissentire che un «ORA» urlato da sua moglie, facilitò il suo fondoschiena a scollarsi dalla sedia nel giro di pochi istanti e raggiungerla.
«Fallo Hermione» la incitò Harry.
«Fare cosa? Che sta succedendo? Dov'è Lily?» domandò Ginny. Oh, Ginny. Chissà se l'avrebbe mai più rivista. Una cosa era certa, se non entrambi, almeno Lily sarebbe ritornata a casa con gli zii Ron ed Hermione.
«Ginny, ascolta, noi... - non avrebbe osato neppure dirle di Lily - dobbiamo andare» rispose vago Harry.
«Vengo con voi» si impuntò Ginny.
«No, tu... tu sta qui con i bambini. Addio» le disse rifilandole un bacio fulmineo, non uno dei migliori per essere forse l'unico, ma così facendo si ripromise che sarebbe sopravvissuto, di nuovo.
Harry fece un passo indietro, afferrò il braccio di Hermione mentre quest'ultima prendeva la mano di Ron.
«Oblivio» sussurrò. La bacchetta sembrò risucchiare una sostanza blu-trasparente, proveniente da ognuno dei presenti a parte Ron ed Harry.
Nel giro di pochi minuti si smaterializzarono fuori dalla tana. Hermione non sapeva dove andare nonostante Harry le suggerisse Grimmauld Place. Lei sapeva benissimo che avrebbero avuto bisogno di rinforzi, così fece quello che andava fatto. 
Harry si guardò intorno. Muri dipinti a caso, un quadro che incorniciava una edizione vecchissima de' "Il Cavillo" con in prima pagina il suo nome affiancato a quello di Voldemort e la scritta "LA GUERRA E' FINITA. LUNGA VITA A POTTER", una macchina per la stampa dei giornali, tantissime varietà di piante di cui Harry riconobbe la Mandragola. Di certo quella non era Grimmauld Place e non c'era bisogno di guardarsi attorno, bastava non aver sentito la voce gracchiante della signora Black ripetere "sangue sporco, traditori del proprio sangue!".
«Perché diavolo siamo a casa Paciock?» chiese Harry quasi indignato.
«Beh, ho pensato che ci volessero rinforzi, così...» iniziò insicura Hermione con aria di scuse, quelle scuse che sarebbero poi state rimpiazzate da un grazie solo in un secondo momento... come sempre. Lo scricchiolio della porta rimbombò in tutta la stanza.
«Oh, beh, lo dicevo io che erano voci!» disse Neville a sua moglie Luna.
«Peccato, pensavo fossero nargilli e comunque, ne avete la testa piena» disse quasi dispiaciuta la biondina sussurrando l'ultima frase.
«Harry! Hermione! Ron! Qual buon vento vi porta qui? E soprattutto, non dalla porta d'ingresso» chiese il vecchio Neville.
«Oh, scusa, amico» si scusò per tutti Ron dandogli una pacca sulla spalla.
«Nah, voi siete i benvenuti» ribadì Neville con un gesto della mano, mentre Luna annuiva in consenso.
«Ehm, Neville, meglio mettersi comodi» suggerì Harry.
«Ma sì, certo! Venite!» si fece largo il robusto Grifondoro. Si avvicinò a un grosso e vecchio divano impolverato e cercò di pulirlo un minimo ma la polvere era troppa, così decise di rivestirlo con un lenzuolo e vi fece accomodare i tre mentre prendeva per sè e Luna una vecchia sedia in legno.
Luna preparò il thè, lo versò a tutti e lo depose sul tavolino di antiquariato al centro della stanza. 
«Non è come l'ultimo che ho bevuto di tuo padre, vero?» chiese Ron insensibilmente, ricevendo un calcio agli stinchi da parte di Hermione. La Corvonero si limitò a sorridere e trattenere un risolino.
«Quindi, ora dirigi tu "Il Cavillo", eh?» cercò di iniziare una conversazione Hermione.
«Sì, devo dire che è molto rilassante. Lo faccio per hobby quando non sono alla ricerca di nargilli o quando Neville è in servizio» rispose semplicemente "Lunatica" e in effetti Hermione comprendeva sempre di più il motivo di quel soprannome. I nargilli, tzè.
«E tu che fai?» chiese di rimando la padrona di casa.
«Oh, beh credo che Neville ti abbia parlato del mio ritiro da Auror. Beh, l'ho fatto per stare più tempo con i bambini, ma appena anche Hugo andrà ad Hogwarts e le mie giornate saranno vuote, ricomincerò da capo, spero.» rispose Hermione sorniona.
«Si, ragazze, tutto molto bello ma siamo venuti qui per una cosa molto importante e della massima riservatezza» disse Harry serio.
«Sì, Harry, anche io vorrei sapere di che si tratta» disse Ron.
Lo sguardo di Neville, intimò Harry a proseguire. Quest'ultimo guardò Hermione che però aveva gli occhi rivolti al pavimento, turbata. Non sapeva da dove partire quindi arrivò dritto al sodo. Le domande sarebbero venute dopo.
«Lui è tornato, Voldemort è ancora vivo» disse con occhi pieni di terrore.
«Ma che dici, Harry? Lo abbiamo distrutto. Abbiamo distrutto tutti gli horcrux. L'anello, il medaglione, la coppa, il serpente, il diario, il diadema e... te. Non può essere...» disse contandoli sulle dita e sforzando un sorrisetto nervoso, Ron.
«Lo so, non so come sia potuto succedere ma è così, l'ho visto.»
«Come "lo hai visto"?» chiese Neville.
E il ragazzo gli raccontò di quello che era accaduto a tavola, di come era entrato nella testa di Lily Luna e di cosa aveva visto.
«Ha preso Lily.» disse mentre i brividi percorrevano la sua schiena.
«Cosa?!» si alzò di scatto Luna facendo cadere al suolo la tazza del thè. Non l'avevano mai vista così, ma sapevano che Lily era la figlia tanto desiderata dalla coppia Paciock. Luna era la sua madrina. Il legame tra le due era fortissimo sin dalla nascita. Non si spiegavano il perché ma sembrava quasi di vedere Harry e Voldemort, solo che il legame era più puro, voluto e non contrassegnato da una cicatrice.
«Dobbiamo trovarla, Harry» disse con occhi intensi lei.
«Sì, ma non so da dove cominciare!»
«Cosa hai detto di aver visto?» chiese Hermione dopo un lungo momento di silenzio e riflessione da parte di tutti.
«Beh ho visto Lily, in un bagno, portava la divisa, e...» iniziò a raccontare Harry.
«Hogwarts» esclamarono Ron e Neville all'unisono.
«Ma era strano... mi sembrava fosse il bagno delle ragazze al secondo piano, quello...» fu interrotto nuovamente.
«Il bagno di Mirtilla Malcontenta, il bagno della Camera dei Segreti» disse sottovoce Hermione spaventata.
«Sì, ma aveva qualcosa di strano.» ribadì Harry.
«Pensi che la Camera dei Segreti possa essere stata nuovamente aperta?» chiese Ron.
«Non lo so, ma se è così dovremmo intervenire subito» esclamò Harry.
«Ma Harry, Lily non è una mezzosangue» disse sottovoce Hermione.
«Forse questa volta Voldemort sta dando la caccia a qualcos'altro... qualcosa che adesso può ottenere...»
Tutti i presenti rabbrividirono. Neville si avvicinò a un vecchio mobile impolverato e coprendosi la bocca, ne aprì un cassetto estraendone una monetina d'oro. «Abbiamo bisogno di più aiuto possibile» disse fiero.
«Amico - disse Ron dando una pacca sulla spalla ad Harry - l'esercito di Silente sta tornando.»

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Capitolo 3
*** Vecchie fiamme bruciano ***



 

3. VECCHIE FIAMME BRUCIANO
 

ATTENZIONE

questo capitolo non fa molto riferimento

alla trama elaborata da J.K. Rowling,

bensì troverete dei riferimenti inerenti

ad una delle più belle fanfiction del fandom di Harry Potter

Succo di Zucca.

Per comprendere meglio il contesto che vi troverete, vi invito a leggerla

se non tutta almeno qualche capitolo. La trovate su EFP. Autrice: Mirya

 

 

«No, Hermione» esclamò Harry.
«Perché?» chiese la mezzosangue.
«Non ricordi? - chiese l'amico retoricamente - anche Ginny e George hanno il Galeone.»
«Ma Harry, non vorrai di certo che bussiamo alla casa di ognuno dei membri dell'Esercito di Silente, spero?» gli chiese Hermione.
«No. Quello che vi sto dicendo è che non voglio che nessuno rischi per l'ennesima volta la vita per me!» esclamò Harry irato poiché nessuno lo capiva mai quando lo diceva.
«Harry, noi siamo una famiglia.» gli ricordò Neville.
«Beh, teoricamente voi no» si intromise Ron.
«Ron, ti ricordo che sono io la madrina di Lily, questo implica che anche io faccio parte della famiglia e anche Neville essendo mio marito» disse pacata Luna.
Ron sbuffò e agitò la mano come a voler scacciare via quelle parole di poca importanza.
«Io avrei un'idea abbastanza geniale» disse poi il rosso.
Tutti lo fissarono incitandolo a continuare.
«Ci materializiamo all'interno della sala comune dei Serpeverde, tac prendiamo Scorpius e tac gli somministriamo il Veritaserum e tac Lily è a casa.» continuò Ronald con un espressione buffa in faccia, di chi stava sognando di staccare la testa a Lucius, Draco e Scorpius ad occhi aperti.
«Scusa amico - rise Neville sotto i baffi - ma: punto primo, all'interno di Hogwarts non ci si può materializzare a meno che tu non sia Minerva McGranitt; punto secondo, ammettendo di essere all'interno del castello, abbiamo bisogno di avere la parola d'ordine per entrare nei dormitori dei Serpeverde; punto terzo, anche se la sapessimo, non credi che desterebbero sospetto tre ex Grifondoro e un'ex Corvonero dai Serpeverde intenzionati a parlare con Scorpius Malfoy nonché figlio di uno dei più odiati Serpeverde della storia di Hogwarts? Oh, e a meno che tu non sia la reincarnazione di Piton o abbia il vecchio libro di Piton, il Veritaserum puoi trovarlo solo da Hogsmade o Lumacorno.» concluse Neville.
«Oh» fu l'unica parola che uscì dalla bocca di Ron, contornata da una sfumatura di rossore sulle punte delle orecchie.
«Bene, allora ci presenteremo con una lettera per la McGranitt scritta da Draco - e Harry mimò con le dita di ambedue le mani, due virgolette su quest' ultimo - dove richiediamo di parlare in privato con Scorpius» disse Harry.
«Si ma è ovvio che quando ci presenteremo lì capirà che non siamo Draco Malfoy!» disse Ron, sperando di star dicendo finalmente la cosa giusta.
«Expelliarmus» urlò Harry con la bacchetta puntata verso Ron. La bacchetta di quest'ultimo volò fino ai piedi di Harry che la prese subito. Ron non capì nemmeno che cosa stava succedendo.
Hermione, prima che Harry potesse fare qualcosa di stupido, gli toccò la spalla e urlò ancora «Arrestum Momento» e tutto nella stanza si fermò, eccetto loro due. 
«Che hai intenzione di fare?» chiese sconvolta Hermione avendo già capito il piano dell'amico.
La fissò un attimo. Come avrebbe avuto il coraggio di chiedergli una cosa del genere?
«Senti, so bene che hai sempre avuto... un debole? Posso chiamarlo così? Per Malf... Draco» si costrinse a dire.
Hermione, nonostante fosse già un passo avanti a lui, divenne ugualmente rossa. Era sempre imbarazzante quel ricordo. «Cosa? Ma che stai dicendo...?» iniziò a difendersi.
«Hermione, perdonami ma al quinto anno ti cadde un foglio dal libro di "Storia di Hogwarts". Ero intenzionato a dartelo ma l'occhio mi cadde sulla scritta "Draco", così la lessi e te la rimisi nel libro mentre eri a Babbanologia. Ma sorvolando questo piccolo episodio di tanti anni fa, - continuò prima di ricevere qualche altro rimprovero o peggio sberla da parte dell'amica - ti sto chiedendo di fare questo "sforzo" e incontrare Draco.» e nonostante temesse che di lì a poco, l'amica gli avrebbe rifilato una bella sberla sulla guancia, non arrivò mai. Anzi, fu sostituita da una Hermione pensierosa che con la mano destra si stringeva il braccio sinistro. 
«Forse potrei parlargli...» disse insicura.
«No, Hermione, devi fare molto di più...»
«Stai scherzando, spero?! Harry, ti rendi conto di cosa mi stai chiedendo? Sono una donna sposata e quella era solo una fantasia adolescenziale!» lo rimproverò lei.
«Ma se non vuoi basta che tu lo convinca solo di questo. Fagli capire che vuoi farlo ma poi non so...lo pietrifichi... insomma, sei tu quella brava con gli incantesimi! Devi solo prendere una ciocca dei suoi capelli» concluse Harry.
«Oh... - disse Hermione in imbarazzo - O-Okay».
Ora rimaneva solo il "come raggiungiamo casa Malfoy?"
«Tu dici che ci si potrà materializzare all'interno?» chiese Hermione.
«Non credo» rispose Harry. «Lo so che odierai questo piano, ma è l'unico che abbiamo.» Guardò Hermione con aria di scuse. «Accio Nimbus» e dallo sgabuzzino dei Paciock, uscì la scopa di Neville.
«Nuova!» commentò il ragazzo. 
«Oh, no. Io su quell'oggetto infernale non ci salgo!» sentenziò Hermione con fermezza e convinzione.
«Avanti, Hermione!» le ordinò Harry che vi era già salito in groppa. Hermione sbuffò in rassegna e l'amico la aiutò a salire. Sfrecciarono sui tetti di tutta la città fino ad arrivare a villa Malfoy Jr. Harry perlustrò tutta la casa fino a trovare una finestra aperta ma senza successo. L'amica, lo tirò dal maglione per farlo fermare pronunciando l'incantesimo «Alohomora» e la finestra si aprì. Harry si avvicinò il più possibile e poi disse: «Scusa» nel caso in cui Hermione fosse caduta, data la spinta che le aveva dato, ma l'amica atterrò sulle proprie gambe con molta agilità. «Io sarò nei paraggi, mandami un Incanto Patronus quando hai finito. - Guardò l'amica che stava acconsentendo  e disse: Buona Fortuna» schizzando via.
Hermione si ritrovò nella camera da letto di Draco e Asteria e pensò bene di frugare nel letto. Poi sentì il cigolio della porta. Trattenne il respiro. Sarebbe potuto essere chiunque. Asteria, elfi domestici (a pensarci, avrebbe potuto presentare qualche modulo del C.R.E.P.A. per la confisca degli elfi di cui abusa questa famiglia da generazioni). Ma (s)fortunatamente per lei, era Draco.
«Mezzosangue! Mi hai fatto venire un colpo. Che ci fai a casa mia?» le chiese l'ormai affascinante biondo Serpeverde.
«Ciao, Malfoy.» rispose Hermione.
«Noto che continui a chiamarmi con il mio cognome nonostante ciò che è successo durante il quinto anno...» le ricordò.
«Noto che continui a chiamarmi "Mezzosangue" nonostante ciò che è successo durante il quinto anno» lo rimbeccò.
«Se vuoi giocare, giochiamo. Avanti, chi è che ha richiesto la tua mano, il tuo corpo?» le chiese Draco avvicinandosi a lei e scatenandole una reazione di brividi improvvisa che Draco notò facendo un risolino. «Non importa, ma mi fa piacere sapere che ti faccio ancora quest'effetto». Lei si maledisse ma cercò di continuare a giocare.
«Avanti, sentiamo. Chi credi mi abbia sposato e dimostrato il suo amore al posto di qualcuno che si trova con me in questa stanza?» lo fulminò con lo sguardo quando disse «Chi? Il cane?» indicando un ammasso di peli che lei non aveva nemmeno notato.
«Va bene. La metto sul ridere: Weasley?» chiese sghignazzando il biondo.
«Non osare farti beffe di mio marito. Lui, almeno, quando i suoi genitori lo hanno scoperto non si è comportato da vigliacco e fatto ciò che mamma e papà gli hanno imposto di fare» urlò sentendo le lacrime vogliose di uscire.
«Mezzosangue, non osare dirlo di nuovo. Io ti amavo ma avevo già negato il Marchio Nero. Volevi vivere... tipo... vedova o che so io? L'ho fatto per te!» disse irato Draco prendendo il vaso e scaraventandolo al suolo facendolo frantumare in mille pezzi come il cuore della giovane Hermione ai tempi di Hogwarts.
Hermione non si aspettava una risposta del genere. L'amava, l'aveva ammesso. Dopo così tanti anni, aveva finalmente ammesso ciò per cui aveva pianto ogni giorno. Corse da lui, gli prese il viso e lo baciò. Lo fece passare per un bacio profondo e ricco di emozioni. Beh le emozioni c'erano ma non erano affatto positive. Lo avrebbe preso a sberle. Perché aveva aspettato così tanto per dirglielo?
Draco si fece sopraffare da quel bacio. La baciava con fervore. La scaraventò sul letto e iniziò a liberarsi dei suoi vestiti. Il piano stava funzionando. Mentre Draco era intento a sfilarsi il maglione dalla testa, Hermione prese la lampada che era appoggiata sul comodino e la tirò in testa a Draco. Quest'ultimo le svenne in braccio. Lo scaraventò al suolo e gli tirò via una ciocca di capelli. Sul cuscino trovò anche qualche capello lungo e nero che sicuramente era appartenuto a Asteria. Emanò l'Incanto Patronus a Harry e quest'ultimo arrivò come un lampo alla finestra.
La Grifondoro si avvicinò e si mise in sella alla scopa e prima che Harry potesse dire qualcosa, gli avvicinò la ciocca di capelli di Draco tenendo per sè quella di Asteria e concluse dicendo solo: «Non chiedermelo» prima di ripartire alla volta di casa Paciock.

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Capitolo 4
*** Dalla parte del nemico ***



4. DALLA PARTE DEL NEMICO

Nero. Tutto nero. Come il carbone. Lily strizzò gli occhi per cinque secondi sperando con tutta sé stessa che fosse tutto, solo un incubo. Poi li riaprì. Si guardò intorno e purtroppo il soffitto, o almeno lei pensava che ci fosse, era ancora nero, come anche le altre pareti se mai ci fossero state, e si chiese anche se realmente fosse in una stanza, e quanto fosse grande, e se fosse vuota. Cercò di alzarsi in piedi, da quella posizione accovacciata, come fosse una bambina nel grembo di sua madre.

Quando fu in piedi, qualcosa però le impedì di camminare. Le dolevano i polsi, qualcosa li stringeva tra loro, fin a farne uscire un po' di sangue. Con la mano destra, cercò di toccarsi il polso sinistro. Era avvolto da uno spesso strato di qualcosa di ruvido e ghiacciato, che pian piano assumeva il calore della pelle della ragazza. Sotto i polpastrelli, percepì che la cosa avesse una forma irregolare, quasi fossero anelli intrecciati tra loro. Il respiro di Lily si fece poco regolare. Non voleva credere a ciò che aveva supposto. Scrollò le spalle e ondeggiò le braccia. Un rumore sgradevole, le pervase i padiglioni auricolari. Come aveva supposto, era stata legata con delle catene in ferro.
Con la speranza che nessuno l'avesse sentita, o meglio, avesse sentito quel rumore sgradevole e inquietante, cercò di frugarsi nelle tasche. Con uno po' di sforzo, prese i lembi della giacca rossa che aveva indossato per la cena di Natale - Oh mio Dio, saranno in pensiero... Spero - pensò, e tirando su col naso, cercò freneticamente la bacchetta.
«Cercavi, forse, questa?» Una voce piena di sarcasmo, ma allo stesso tempo glaciale, fece rabbrividire la piccola Grifondoro.
Ella alzò la testa e rivolse lo sguardo verso l'interlocutore.
Una forte luce la abbaggliò, tanto che le fece chiudere gli occhi. La continua presenza del buio anche nei perioodi in cui non sarebbe dovuto esserci, le provocava un odio verso qualsiasi fonte luminosa.
«CHI SEI?» urlò, nonostante nella sua testa le fosse risultato un suono pacato e piatto.
«Chi sei? Dove sono? Che vuoi da me? Per Merlino sono le solite domande babbane... la compagnia dei Weasley e di quella Mezzosangue della Granger, deve far male... Vero, Potter?» Allora Lily capì. Quel chiamare per cognome, quel disprezzo per i babbani e per i Weasley ed Hermione. Si trattava sicuramente di...
«Malfoy» digrignò Lily.
«In persona e... mi pare ovvio che non ti abbiano smistata in Corvonero. Anche un bambino ci sarebbe arrivato prima di te» sentenziò il giovane Serpeverde.
«A me pare strano che non lo abbiano fatto con te, perché hai ragione: Dove sono e cosa vuoi da me?» urlò la ragazza cercando di aprire gli occhi per vedere la figura che le si prostrava dinanzi e anche con la speranza che la luce, in fondo, non fosse cosí brillante da permettere al biondino di notare il rossore sulle sue guance.
«Sei a casa mia, nelle segrete dove tenevamo i nostri elfi, o meglio il nostro unico elfo, ma come tu saprai, a causa di un piccolo problemino chiamato Hermione Jean ( - o Jane -) Granger e il suo stupido fan club a cui partecipava solo lei, il... Com'è che si chiama?» chiese retoricamente il Serpeverde.
«C.R.E.P.A, stupido Purosangue» lo sgridò.
«Ah, si... Quello. Comunque, dovrei ricordati che ho io la tua bacchetta?» chiese ancora.
«Dammela subito!» urlò la rossa.
«Oh, no. Adesso é mia. Ti ho disarmata» annunciò con aria strafottente il giovane Malfoy.
«E quando mi avresti disarmata, di grazia?» chiese 'sta volta la ragazza, irata.
«Uno di questi giorni...Mentre dormivi» disse con nonchalance il Serpeverde.
«Non é leale! Io...» iniziò, ma fu interrotta.
«Piccola, stupida Grifondoro dai capelli rossi, feccia dei Purosangue, sono un Serpeverde. La lealtá, al contrario di voi Grifondoro, non rientra nel menù del giorno» concluse e rise sotto i baffi.
Fece per andarsene ma la ragazza lo fermò.
«Aspetta, ti prego - supplicò - posso farti una domanda?» chiese.
«Giá fatta, buona permanenza» scherzò il ragazzo.
«Non hai risposto alla mia seconda domanda» gli ricordò la rossa.
«Cioè?» chiese cercando di far riaffiorare alla mente questa domanda a cui non aveva risposto. Ma prima che arrivasse alla risposta, la domanda gli venne ripetuta.
«Cosa vuoi da me?» chiese ancora la Grifondoro. 'Sta volta, il Serpeverde notò un'aria di preoccupazione nel suo sguardo. Stanchezza, paura, nostalgia di casa, e nonostante la sua virtù da Serpeverde, a differenza di suo padre, Scorpius era facilmente condizionabile e il suo cuore non era di pietra, soprattutto non con Lily.
E allora il ragazzo le si avvicinò. Era di qualche centimetro più alto di lei. Le sembrò che la stesse guardando con aria truce, poiché, nonostante lei non volesse alzare lo sguardo, sapeva benissimo che Scorpius la stava fissando.
Poi però, Lily lo fece. Lo guardò dritto negli occhi. Erano verdi, sembrava che da un momento all'altro sarebbe uscito del veleno da quelli. Erano intensi, duri e traspariva anche il fatto che avrebbe voluto fare qualcosa ma che sapeva non avrebbe dovuto fare o aveva paura di farla. No, non lui. Non Scorpius, pensò Lily.
Anche lui cercava qualcosa negli occhi di lei. Qualcosa di profondo, non solo le emozioni di quel momento. Avrebbe voluto quasi...
La prese per le spalle, inghiottì la saliva facendo vibrare il pomo d'Adamo e Lily lo notò.
Alzò la testa e con la speranza che la ragazza, bassina, non se ne accorgesse, strizzò gli occhi, frustrato, per potersi trattenere. Abbassò nuovamente la testa e si avvicinò alla fronte della rossa, premendone le labbra sopra.
La ragazza fu scioccata da quel gesto che sembrava voluto. E si accorse che c'era qualcosa che non andava in lui.
Poi il respiro affannato e l'aria truce si fecero strada in Scorpius.
Con fretta, quasi volesse mostrare una cosa solo a poche persone e tenerla lontana da occhi indiscreti, ripiegò su sé stessa la manica nera del cardigan con il simbolo di Hogwarts e subito dopo, la camicia bianca. Girò il braccio con il palmo rivolto verso l'alto, a Lily.
Quest'ultima sobbalzò vedendo il riflesso che aveva notato nei suoi occhi, nel bagno dei Prefetti ad Hogwarts.
«Il Signore Oscuro ha scelto me. E tu gli servi per salire nuovamente al potere» disse in tono piatto.
«Voldemort è solo legenda, ormai. Mio padre...» iniziò lei.
«Tu osi chiamarlo per nome? Hai una faccia tosta! Tuo padre è un illuso. Il Signore Oscuro è tornato, e questa volta niente e nessuno potrà fermarlo.» 
Lily ci pensò sù.
«Non ci credo» affermò.
«Sei libera di credere a ciò che vuoi, per il momento. Ma quando il mondo sarà dominato da Colui-che-non-deve-essere-nominato, tu sarai una delle prime a pentirtene» continuò in aria inquietante Scorpius.
«Ma io ci crederei, se solo tu mi dessi una prova, in quel caso, potrei esserti o esservi di aiuto più di quanto crediate.» Scorpius dovette ammettere che era un'offerta allettante.
«Bene, se é una prova che vuoi, una prova avrai» sentenziò il giovane.
«Chiamerai Voldemort con il tuo marchio nero?» E Lily si incantò sul braccio del giovane. Osservò il marchio. Era nero e rappresentava un serpente attorcigliato e un teschio. Era orribile. Lily notò quanto risaltasse sulla sua pelle bianco latte, la quale circondava un avambraccio massiccio, fatto quasi interamente di muscoli.
«Ma non posso evocare qualcosa che vive in me.»
«Oh, quindi tu saresti il rimpiazzo di Nagini? Bè, almeno non mordi, guardiamo i lati positivi» ironizzò, la Grifondoro.
«Nagini era un serpente inutile, che spaventava solo i bambini. La creatura per eccellenza, il mio animaletto domestico, che la mia famiglia aveva gentilmente reso al Signore Oscuro, era il basilisco» disse il Serpeverde, orgoglioso. E dopo qualche momento di esitazione, disse: «Feriscimi» porgendole un oggetto tagliente.
«No, non voglio far... del male a nessuno» esclamò agitata.
«Sei un impiastro, Grifondoro. Se non vuoi tirarmi l'oggetto, almeno cerca di farmi un graffietto» e le si avvicinò. Come prima, sentì il cuore accelerare. Sperando di non fargli troppo male, gli procurò un graffietto sull'avambraccio sinistro, dove non c'era il marchio.
Lily, sbalordita, notò che il graffio non c'era. Insistette e riprovò con più forza ottenendo sempre lo stesso risultato.
«Sono un horcrux, Lily. E sono indistruttibile.» La ragazza non sentì più nulla. Notò solo che era la prima volta che la chiamava per nome, come se le stesse rivelando il suo piccolo-grande segreto perché era l'unica persona di cui potesse fidarsi.
«Ora, mi credi?» 
«Sì» rispose guardandolo negli occhi. I loro sguardi si intrecciarono per qualche minuto, ma il Serpeverde dovette nuovamente sopprimere i suoi desideri. Si schiarì la voce e fece dietro front.
«Aspetta, voglio collaborare» disse lei.
Il biondino rise di gusto. «Ma tu devi collaborare» esclamò.
«No, intendo non solo darvi informazioni. Voglio aiutarvi a distruggere Harry James Potter. - il Serpeverde la guardò basito - Se il tuo padrone è così forte quanto dici, lo sconfiggerà e salirà al potere, e io voglio il potere
«Ti stai prendendo gioco di me, ragazzina?» chiese lui.
"Non sta mentendo" una voce sottile, soffocata, da ribrezzo, risuonò in tutta la cella.
«Mio Signore, ne siete sicuro?» chiese il giovane. Lily capì che era Voldemort. Non sobbalzo ma incurvò un'estremità della bocca.
Non ricevette nessuna risposta.
«Bene, allora non ti sarà difficile pronunciare il voto infrangibile» sentenziò Scorpius.
Lily deglutì ma riuscì ad essere convincente. «Certo che no» disse.
Il ragazzo chiamò a sé il loro nuovo elfo domestico.
«Sii testimone del voto infrangibile» disse mentre intrecciava le sue dita con quelle della ragazza. Lily notò che aveva il palmo come fosse seta; Scorpius notò che aveva molte cicatrici sul dorso della mano. L'elfo, che secondo Lily assomigliava a Dobby, la guardò intimorita. Lily gli lanciò uno sguardo sicuro e l'espressione dell'Elfo divenne curiosa.
«Ma, signore...» iniziò l'elfo.
«Fallo e basta! Stupido elfo» urlò. L'elfo obbedì e pronunciò le parole mentre continuava a guardare Lily.
«Lo voglio» disse imbarazzata Lily. Nei suoi sogni più nascosti, avrebbe sempre voluto pronunciare quelle parole al suo vero amore, ma mai avrebbe pensato che un giorno le avrebbe rivolte a Scorpius Malfoy, in quelle condizioni e circostanze.
Scorpius la liberò.
Le toccò i polsi con i pollici, delicatamente. Un gesto insensato, per Lily.
Prese la sua bacchetta e pronunciò un incantesimo.
Le toccò nuovamente i polsi, ormai guariti e la guardò negli occhi.
Scorpius notò che era arrossita e poco dopo, anche egli divenne paonazzo.
Si schiarì la voce e le porse la bacchetta.
«Tieni, tanto a me non risponde» ammise.
«Ma hai detto di avermi disarmata...»
«Dico tante cose.» E se ne andò, lasciando Lily indietro, sogghignante.

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Capitolo 5
*** Hogwarts ***



5. HOGWARTS

Harry e Hermione erano finalmente ritornati a casa trovando uno spettacolo al quanto agghiacciante: Ton, Luna e Neville immobili ome statue. L’avevano dimenticato. 

«Oh... ehm... Finite Incantatem» pronunciò Hermione e i tre caddero a terra addormentati. Quell’incantesimo, protratto per più tempo del dovuto aveva un effetto soporifero.
«Me ne occupo io» disse Harry e smaterializzò tutti da casa Paciok, materializzandosi a Grimmauld Place.

«Ritieniti fortunato. Ho sempre una scorta di pozione Polisucco pronta» annunciò Hermione con il tono che ricordava perlopiù un 'sempre il solito'.
«Hermione, sei la strega più brillante che abbia mai conosciuto, anzi che tutto il mondo magico abbia conosciuto» gioì l'amico, entusiasta.
«Tanti libri e logica, caro Harry, ricorda» disse facendo riferimento a quella volta in cui ambedue erano seduti su una superficie rocciosa e Hermione aveva scoperto qualcosa sulla spada di Grifondoro e su uno degli ultimi horcrux.
Ron, con molta calma, dopo che tutti si erano svegliato già da un po’, inserì nella boccetta di cristallo, il capello di Draco Malfoy e la porse all'amico, il quale nonostante fosse riluttante al sapore squallido del liquido, lo bevve tutto d'un sorso.
Anche Hermione fece lo stesso, ma inserendo il capello della coniuge.
I due amici iniziarono a cambiare forma. Al posto dei capelli corvini, ora Harry si trovava capelli biondi platino tirati tutti all'indietro, due occhi verdi come la coccarda di Serpeverde, naso sottile come anche le labbra e un corpo stranamente palestrato.
Hermione, lo guardò con occhi luccicanti, avrebbe voluto accarezzargli la guancia sentendo la pelle morbida di Draco, ma poi si ricordò che quello non era davvero Draco, no, quello era Harry con le sembianze di Malfoy.
Ella si guardò alla toiletta che avrebbe dovuto appartenere alla madre di Sirius, si disse. Anche il suo aspetto non era lo stesso ma se qualcuno avesse guardato attentamente, si sarebbe accorto che i suoi occhi la tradivano. Non erano furbi come quelli di Asteria, erano gli occhi stanchi, grandi e fragili che rispecchiavano l'anima di Hermione Jane Granger.
Ron guardò i due e si nascose sotto il mantello dell'invisibilità.
«Dove sono Neville e Luna?» chiese Harry/Draco, ma nemmeno il tempo di proferire parola, che due figure animate si erano materializzate all'interno del numero 12 di Grimmauld Place.
«Miseriaccia.» Sobbalzo il rosso.
«Scusate tanto» disse la bionda a voce bassa. «Harry, direi che ti dona il biondo, peccato che i tuoi occhi ti tradiscano.»
Voce della verità, pensò Hermione.
«Come, scusa?» chiese Harry.
«I tuoi occhi - ribadì la Corvonero - potranno anche avere il colore di Draco ma si rispecchia la tua anima dentro. Non hai mai sentito il detto babbano?»
«Sì, sì ma... si nota così tanto?»
«Bè no se non sei attento» rispose sorniona.
«Bene, allora»
«Ehm, allora... andiamo?» Chiese Neville liberandoli da quel momento di silenzio imbarazzante che si era venuto a creare.
«Certo» rispose Hermione.
«Si parte»
I cinque si Materializzarono alle porte di Hogwarts.
«Venite qui.» La voce di Asteria che ora apparteneva a Hermione, intimò i due coniugi Paciock, che si trovavano quasi appiccicati al cancello, di raggiungerli dietro il cespuglio di Strozzalupo.
«Allora, il piano è questo. Ron farà credere alla Casa Serpeverde di avere un poltergeist più delinquente di Pix, insomma, inventati qualcosa; - stava parlando all'amico che si era levato di dosso il mantello dell'Invisibilità - Neville e Luna, voi - ora aveva girato il volto e vi aveva trovato due persone concentratissime - cercate tra gli oggetti di Scorpius, qualcosa che potrebbe essere oscuro, non so bene cosa ma sicuramente si farà riconoscere. Io e Hermione, intratterremo Scorpius e i professori e soprattutto, la McGranitt.»
Harry e Hermione, a braccetto, chiesero di poter vedere la preside della scuola.
«Dov'è la preside?» chiese duro Harry a Vitius.
«Nel suo ufficio, signor Malfoy» rispose a capo basso il professore che un tempo aveva fatto paura lui a Draco.
«Parola d'ordine?» chiese ancora guardandosi avanti.
«Silente»
«Che parola poco originale e deplorevole!» Harry si fece prendere dall'interpretazione tanto che Hermione gli tirò una gomitata di nascosto.
«Buona giornata» disse Asteria a un Vitius che strabuzzò gli occhi e rispose un imbarazzato e balbuziente: «A-A lei»
Quando ebbero svoltato l'angolo, i due si guardarono negli occhi.
«Harry non credo di poterlo fare, io...» piagnucolò Hermione.
«Ehi, guardami. Andrà tutto bene.» Le scoccò un' occhiata rassicurante e Hermione si fiondò nelle sue braccia in un tenero abbraccio da migliori amici.
Si schiarirono la voce subito dopo l'abbraccio e si precipitarono verso l'ufficio della preside.
«Silente» disse 'Draco', agitando la sua bacchetta. Salirono sulle scale che si mossero e si fermarono davanti a una porta in legno d'acero.
Harry bussò.
«Avanti» rispose dall'altra parte della stanza una voce tremula e gracchiata. Harry non ricordava fossero passati così tanti anni dall'ultima volta che era stato a scuola.
Hermione aprì la porta e i due si fermarono sull'uscio mentre la ragazza trasformata sobbalzò per la porta che si chiuse come fosse spazzata via dal vento.
I due notarono la McGranitt intenta a scrivere qualcosa nonostante stessero lì, fermi, aspettando di ricevere l'attenzione che meritavano.
Solo dopo una decina di minuti abbondanti, la preside di Hogwarts, si decise a sollevare la testa, degnando i suoi ospiti della sua puntuale abitudine: prese gli occhiali da vista appoggiati sul suo fine naso e li poggiò sul petto come una collana, e incrociò le braccia al petto appoggiandole sulla scrivania.
«Prego, avvicinatevi» disse. Aveva l'aria di una che aveva capito già tutto, che gli avrebbe smascherati, che avrebbe denunciato la cosa, pensò Hermione che solo dopo qualche manciata di attimi, si accorse che Harry si era avvicinato alla scrivania.
Harry, si trovò a dover attraversare uno spicchio di luce proveniente dalla finestra, che si poggiò per qualche attimo sugli occhi di lui, dando tutto il tempo alla preside, di capire tutto senza che nessuno se ne accorgesse.
«Allora, signori Malfoy, qual buon vento vi porta qui?» chiese.
«Vogliamo vedere nostro figlio, Scorpius.»
«Errore. Malfoy non chiederebbe mai di vedere suo figlio, lui si materializzerebbe con le arti oscure nella sua camera senza 'se' e senza 'ma', né tanto meno chiedendo una cortesia alla massima autorità di questo posto, ergo io, signor Potter»
«Ma che cosa sta dicendo?» chiese di sua volta Hermione che era terrorizzata.
«Signorina Granger, conosco tutti i miei allievi sin da quando ho iniziato ad insegnare qui. In verità, mi chiedevo quando sareste arrivati.»
«Ci ha scoperti Hermione. - E sul volto della McGranitt spuntò un risolino. - Professoressa, Voldemort è tornato e... ha preso Lily»
«Lo so bene, mio caro. Anche qui a scuola stanno succedendo cose strane, cose che non succedevano da anni ormai e il mio più grande timore... beh, ho paura che la camera dei segreti sia stata riaperta per l’ennesima volta...» disse la preside, preoccupata.
«Sì... l’ho pensato anche io. Crede... crede davvero che Lily possa... ecco, possa...»
«Non penso sia un caso se il Signore Oscuro abbia reclutato Lily, la figlia del più grande mago degli ultimi tempi e della ragazza che aveva soggiogato attraverso il suo diario» disse seria.
Poi si sentì un rumore, no, erano urla.
«Ma che succede?» chiese la McGranitt notando che in tutta la scuola si stava creando confusione. Urla, spostamento di banchi, un fuggi fuggi di persone soprattutto dai sotterranei.
«Credo di averne idea» rispose Hermione esasperata.
«Professoressa, davvero, ci scusi» chiese umilmente alla McGranitt.
I tre, scesero al piano inferiore.
«Fermatevi!» Cercava di urlare la preside. «Fermatevi ho detto!»
«Immobilus Totalus!» urlò Hermione e non ci fu più nessuno che in quella scuola riuscì a fare un passo, o a muovere un muscolo.
Dopo qualche minuto la McGranitt, per rompere il silenzio che si era venuto a formare, esclamò: «Finite Incantatem
Quando Hermione, in mezzo a quella folla, riuscì a vedere una scarpa di Ron che sbucava fuori dal mantello dell'invisibilità, tolse quest'ultimo dal marito e lo prese per l'orecchio.
«Non ti avevamo dato ordini precisi?» Stridette i denti la riccia, che ora, stava veramente ritornando riccia poiché gli effetti della Pozione Polisucco erano appena terminati.
«Ma... la McGranitt... lo sa?» cercò di cambiare argomento Ron.
La moglie lo lasciò ed espirò.
«Sì, se ne è accorta»
«Ma quindi... dove sono Luna e Neville?»


«Lasciatemi stare, lasciatemi stare! Mio padre lo verrà a sapere!»
«Tale padre, tale figlio.» disse Nevills e Luna alzò gli occhi al celo.
«Cosa volete da me?» chiese quasi spaventato Scorpius.
«Dov'è? Dov'è la mia Lily?» sbraitò la bionda. Neville non l'aveva mai vista così, ma questa sua parte aggressiva nascosta... non gli dispiaceva, in fondo.
«E io che ne so?» chiese retorico il ragazzo.
«Lo sappiamo, sappiamo che l’avete presa voi!» Scorpius si mise il dito sulle labbra intimando di fare silenzio a Neville.
«Va bene, vi dirò tutto, ma dovrete seguirmi... qui non è sicuro»
«Da chi ti nascondi Malfoy?» chiese Luna.
«Da lui»

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Capitolo 6
*** Sogni oscuri ***



6. SOGNI OSCURI

Lily...

La piccola sobbalzò. Ma non sembrava spaventata, anzi sembrava sapere di chi fosse quella voce roca, come uno spiffero.
«Sì, mio signore» rispose a essa.
Hai fatto tutto quello che ti avevo chiesto?
«Il possibile... H-ho cercato di distrarre... ma quel... Malfoy!»
Non è stato abbastanza. Mi hai deluso Lily. Sai cosa significa, vero?
«No! Mi dia un'altra chance. Le prometto che questa volta ucciderò quel piccolo bastardo.» Ringhiò.
Ma oramai ti sei fatta scoprire. E in più, sai bene, che in realtà, non lo odi affatto... mi hai rimpiazzato, di nuovo. Come hai potuto?
«Cosa? Certo che no, mio signore. Sa bene che l'aiuterò a risorgere dalle ceneri come una fenice. Lei è l'unico nel mio cuore.»
E pensare che mi fidavo di te.
La voce sembrò ignorare la confessione della ragazza.
«Ma io ci sarò sempre...»
Sempre... che parola orecchiabile ma al con tempo stupida.
«Mio signore, in passato ho sbagliato. E me ne pento. Ma ora sono disposta a tutto per capovolgere il nastro.»
Ma come possiamo farlo? Stai facendo prevalere le emozioni di quella piccola purosangue. Devi controllarla.
«È forte, ma troverò un sistema»
Lo so, per ora però, sai bene che hai bisogno di una lezione. Lo faccio per te e per indebolire lei.
«NO!»
Crucio!
Un urlo, talmente acuto che sembrava il fischio del treno in corsa, come quella volta in cui Harry se la vide per la prima volta con i Dissennatori.

Harry si alzò di scatto, ansimante. Aveva perso la cognizione del tempo. Che ora era? Dove si trovava?
Poi ogni ricordo, iniziava pian piano ad affiorare nella sua mente come le gocce che annunciano un'acquazzone che il più delle volte portavano alla distruzione di tutto ciò che incontravano facendo sì che i fiumi andassero in piena. Ed è così che si sentiva la testa Harry. Un uragano di pensieri che provocava solo dolore e sofferenza.
Si guardò intorno. Era buio. Tastò il pavimento finché non sfiorò qualcosa di ruvido al tatto, di molto grande, e si rese conto che era una mano, quella di Ron. Riconobbe anche Hermione più in là. E continuò a ricordare. La McGranitt li aveva scoperti a fingersi i coniugi Malfoy sotto l'effetto della pozione polisucco. Ma poi? Harry non lo ricordava.
Strattonò prima con calma e poi sempre con più forza il braccio del rosso che si svegliò preoccupato, ma non la stessa preoccupazione di Harry, bensì aveva l'espressione di un bambino che stava per difendersi con la famosa frase 'non sono stato io'.
«Miseriaccia, Harry. Che succede?» chiese con la voce impastata dal sonno.
«Dove siamo?» Harry continuava a guardarsi intorno in cerca di qualsiasi cosa potesse fargli ritornare alla mente dei ricordi. Sembrava fossero sotto l'effetto delle droghe babbane.
«A Hogwarts, amico. Tranquillo. Ora torna a dormire» gli rivolse un sorrisetto sghembo.
«No. No, questo lo so. Intendo... come siamo finiti qui? Insomma, da quanto l'effetto polisucco è scomparso... non ricordo più nulla» ammise.
«Bè... non lo ricordo neanche io...» era esterrefatto. «Però...»
«Cosa?» chiese insistentemente l'amico.
«Hermione lo saprà sicuramente. Chiedi a lei. Buona Notte.»
L'amico sospirò. «Non sei per niente d'aiuto, Ron.»
Harry tastò il pavimento e trovò la sua bacchetta, la prese e la agitò sussurrando un «Lumos».
Una luce, si diffuse su un'aria ben definita e piccola del pavimento. Harry tese il braccio più in alto e con l'altro si aiutava a sedersi. Si alzò in piedi e andò verso Hermione che dormiva a qualche metro più lontana da loro.
«Hermione» sussurrò.
Hermione, con grande sorpresa del bruno, si girò verso di lui, gli puntò la bacchetta in faccia e gridò: «Expelliarmus!»
La bacchetta di Harry ruotò dietro di lui fino a incastrarsi nel legno della parete.
«Oh, Harry... sei tu. Scusa» disse Hermione guardando la faccia esterrefatta dell'amico.
«Ma quindi non stavi dormendo...»
«Sì, solo che in questi ultimi anni ho imparato a dormire con la bacchetta perché se aspettavo che nel cuore della notte Ron mi proteggesse, sarei già morta» ammise.
«Capisco che intendi.» Ambedue guardarono il rosso che dormiva profondamente con la bocca aperta e la bava che colava sul pavimento.
«Comunque, dimmi tutto» lo incoraggiò Hermione,
«Come siamo finiti qui?» chiese.
Hermione fece per rispondere ma poi, dopo aver illuminato la punta della sua bacchetta, assunse un'espressione allibita. Neanche lei sapeva dove fossero, come ci fossero finiti e perché.
«Dobbiamo cercare la McGranitt» affermarono all'unisono.
Presero Ron di peso e lo portarono fuori da quella stanza. Una volta riconosciuto il corridoio, si accorsero di essere stati per tutto questo tempo nella Stanza delle Necessità. Appoggiarono Ron al muro e Hermione gli si mise di fronte.
«Ronald Weasley, svegliati o ti crucio» urlo Hermione.
Ron, sapendo che sua moglie lo avrebbe fatto davvero, si svegliò impaurito.
«Sì, sì. Sono sveglio, sono sveglio!» si difese.
I tre si diressero per i lunghi corridoi di Hogwarts.
«C'è qualcosa che devo dirvi» ammise Harry.
«Cosa?» chiesero all'unisono gli amici.
«Non qui, non è sicuro» rispose il bruno. «Andiamo nella foresta proibita, chissà che troveremo anche Naville e Luna.»
I tre si arrivarono nella foresta proibita e si recarono a qualche metro di distanza dalla casa di Hagrid.
«Ho fatto un sogno...» iniziò Harry.
«Non è un buon segno» sentenziò Hermione.
«L'ho sentito parlare con... con...»
«Miseriaccia, Harry, con chi?» lo spronò Ron il quale ricevette una sberla da parte di sua moglie.
«Lily» disse rivolgendo lo sguardo a terra.
«Cosa?» I due amici erano spaventati.
«Be', ecco, Lily era strana. Sembrava posseduta. Sì, sicuramente lo era perché chi parlava con voi-sapete-chi, diceva che il corpo di Lily opponeva resistenza. La cosa più squallida è che parlavano di stare... insieme.»
«Oh Dio, Harry. Spero davvero fosse posseduta, a questo punto.»
«Ehi, ragazzi... non pensate possa essere posseduta da...» iniziò Ron.
«Chi?» chiese Harry.
«Be', non so se ci avete fatto caso, ma c'era qualcuno che era sempre a disposizione di voi-sapete-chi. Qualcuno che riteneva troppo che ogni cosa che lui dicesse fosse legge. Sto parlando di Bellatrix Lestrange.»
Ma nemmeno il tempo di reagire a questa ipotesi, che i tre scomparvero nel nulla.
Quando si risvegliarono frastornati, si ritrovarono nella capanna di Hagrid.
«Hagrid! Ma che è successo? Come siamo arrivati qui?» chiese Harry.
«Oh, ancora! Dovete smetterla di farci addormentare così da non ricordare più nulla!. E' frustrante!» si arrabbiò Ron.
«Oh, scusate.» Hagrid divenne rosso in volto. «Harry, Luna e Neville sono qui. Sono di sopra, nello sgabuzzino. Devono farvi vedere qualcosa.»
«Tu hai uno sgabuzzino al piano di sopra?» chiese sbalordito Ron.
«Oh, beh sì, solo che c'è un incantesimo che lo nasconde.» rispose e Ron emise solo un: «Oh.»
I tre si diressero per le scale nello sgabuzzino.
Luna e Neville, stavano dando le spalle alla porta, ma quando la sentirono cigolare, si girarono.
«Harry, Ron, Hermione» li chiamò Luna.
«Dobbiamo farvi vedere una cosa» affermò Neville.
I due coniugi si separarono, mostrando uno Scorpius Malfoy, ancora illeso pensò Harry, seduto su una sedia.
«Tu, piccolo mostro. Dov'è Lily?» sbraitò tirando fuori la bacchetta.
Scorpius era spaventato. «Calma, calma! Non è con me.»
«Questo lo vedo. Dov'è?» chiese ancora.
«No, voglio dire che è fuggita. Ma io volevo proteggerla!» si difese.
«Sì, come no. State collaborando con Voldemort!»
«Io...» iniziò Scorpius per poi cambiare discorso. «L'hanno presa. E io so anche chi è stato.»
«Allora parla, prima che possa pronunciare l'anatema della morte!» esclamò Harry.
«Harry...» lo sgridò Hermione.
«Ah! Questa è buona. Riddle che vuole collaborare!» E Ron rise di gusto.
«MAI» affermò Harry.
«Bene, allora io non ti dirò mai chi ha rapito Lily.» Scorpius lo guardò con aria di sfida.
Harry si consultò con i quattro amici.
«Okay, adesso ti uccido davvero» fece per scaraventarsi sopra al ragazzo ma Ron e Neville lo fermarono per le braccia. «Dimmi immediatamente dov'è!» sbraitò.
«Le stelle del ciel, da la sù brillavano, mentre due maghi in terra l'amor trovavano.» Fu l'unica frase pronunciata da Scorpius. Poi scomparve.
Lily...

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Capitolo 7
*** Misteri irrisolti ***



7. MISTERI IRRISOLTI

Il suono della teiera che fermentava, distolse Harry dai suoi pensieri.

«Oh… - fece Hagrid che si stava scottando - magari la lascio raffreddare un po’» con sorriso nervoso.
Hermione avvinghiò le sue manine su quella grande di Harry. «Harry…» iniziò, ma non sapeva cosa dire.
«E’ fatta… l’ho persa per sempre» e si mise le mani dietro la nuca, abbassandosi la testa verso il tavolo mentre Hagrid stava riempiendo a fatica le tazze di the per i suoi amici.
«Non dire così!» lo rimproverò Hermione.
«Che cosa vuol dire quella filastrocca?» chiese Luna.
«Non ne ho idea, eppure ho sempre cercato poesie o filastrocche del mondo magico per far addormentare i miei figli…» disse bloccandosi sia perché le mancavano i suoi ragazzi, sia per rispetto nei confronti del suo migliore amico.
«Oh, Thor, vecchio brontolone, va a nanna! Non è aria…» esordì Hagrid verso il suo cane mentre quest’ultimo iniziava a lamentarsi. Quindi lo accompagnò fuori.
«E se non fosse qualche poesia magica? Se fosse una poesia babbana?» chiese Ron.
«Un Malfoy che cita qualcosa di babbano? Scordatelo» rispose Neville e tutti gli diedero corda.
«Io direi di fare qualche ricerca in biblioteca… la McGranitt non credo che rifiuterebbe…» disse Ron lasciando tutti esterrefatti. «Hermione?» chiese ma lei preferì rimanere con Harry. «Voi due?» chiese ancora a Neville e Luna, quasi imbarazzato.
«Certo!» risposero loro entusiasti.
E si avviarono verso Hogwarts.
«Hermione… - disse Harry di soprassalto - ho bisogno di fare una cosa, ma ho bisogno del tuo aiuto. Presto, andiamo nello studio della McGranitt!»


«E quando le tenebre e l’oscurità si uniranno, nascerà un essere dall’aspetto incantevole ma marcio all’interno. E quando questo acquisterà il potere dei suoi genitori, il mondo magico crollerà»
Sibilla Cooman si era svegliata per l’ennesima volta da uno stato di trans in cui non ricordava nulla. Odiava sentirsi così impotente. Ma ormai, era sicura che in quei pochi secondi di vuoto di memoria, aveva pronunciato una profezia. Non sapeva mai se avere paura di sé stessa o meno visto che capitava davvero raramente che pronunciasse una profezia vitale per l’intero mondo. L’ultima volta che era successa una cosa del genere erano passati trentasei anni circa e da allora, le uniche profezie erano state su qualcuno che sarebbe ingrassato o avrebbe bevuto una tazza di the al posto della sua amatissima camomilla e a volte, aveva previsto la morte di alcuni dei suoi gatti. Non che lei lo rammendasse, ma tutte queste volte era in compagnia di qualcuno che la informava delle sciocchezze che stava dicendo. Peccato che ora si trovasse sola nella sua stanza a preparare la lezione del giorno successivo e nessuno avrebbe mai saputo che cosa aveva appena predetto.


«Tom… ti prego» aveva urlato la ragazza.
«Non chiamarmi con quel nome babbano» rispose stizzito lui.
La ragazza chinò il capo e rimase in silenzio.
«Finalmente siamo di nuovo insieme.» Lui si avvicinò alla ragazza e le accarezzò il volto. La voglia di baciarsi era troppa, ma dovevano resistere.
«Sono tua…» disse lei con voce roca.
«Lo so.»


Harry e Hermione entrarono nello studio della McGranitt ma questa non c’era. Il ritratto di Silente li osservava.
«Cosa sperate di fare?» chiese una voce alle loro spalle. Il ritratto di Piton li guardava con aria di sufficienza.
«Professore, mi scusi, ma non mi è mancato affatto.» disse Hermione e girò il ritratto di Piton verso il muro, il quale iniziò a imprecare.
«Harry!» lo chiamò Silente dal suo quadro.
«Professore!» Harry si stupì di sentire la sua voce. Erano anni ormai che silente non parlava e aveva deciso di farlo proprio lì, proprio in quel momento. «Professore, ho bisogno del pensatoio… sa dov’è?»
«Oh, Harry, il pensatoio è stato distrutto molto tempo fa!»
«Come?!»
«Ragazzi… troppo curiosi del passato. Del tuo passato. I miei ricordi di te erano un trofeo per Piton, perché tu significavi…»
«Mia madre» lo interruppe Harry mentre Silente annuiva. Harry prese il quadro di Piton e lo girò ma Piton era sparito.
«Perchè la gente sparisce ultimamente?!» chiese Hermione frustrata.

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