Piracy and Creed

di ThiefOfVoid
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Londra, Aprile 1715

Mi sveglio all’improvviso, disturbata da un rumore fuori da casa mia. Mi vesto velocemente e prendo tutte le mie armi. Con molta cautela raggiungo la porta d’ingresso, e appena mi accorgo che sta per essere aperta mi scosto, e punto la lama celata alla gola dell’intruso. E’ un novizio della confraternita.

“Cosa ci fai qui? E perché sei entrato come un abile ladro farebbe?” dico, allontanando la lama dalla sua giugulare

“Si tratta del mentore, vuole vederti immediatamente”

“Che succede?”

“Sembra che abbia una missione importante per te Scarlet”

Raggiungo il nostro rifugio, accompagnata dal novizio. Mi chiamo Scarlet Bonher, e faccio parte della confraternita degli assassini da quando avevo 18 anni. In quattro anni ho raggiunto l’ottavo rango, il rango di Veterano, o Guerriero. Sono nata e cresciuta a Londra, e ho sempre voluto far parte della confraternita. Dicevo sempre a mio padre che volevo essere come lui, così, appena potei capire il suo discorso, mi spiegò della confraternita, dell’eterna guerra con i templari, e iniziò anche a darmi alcune nozioni, come se fosse stato il mio mentore. Ma prima che potesse esserlo in modo ufficiale, fu ucciso dai templari. Sapeva troppo, ma ancora non ho appreso le sue conoscenze. Tre anni dopo anche mia madre fu uccisa, anche se lei non faceva parte della confraternita. Fu in quel momento che decisi di entrare a far parte di quella realtà. Come Ezio Auditore, che ammiro molto nonostante sia vissuto due secoli fa, sono diventata un’Assassina per cercare la vendetta. Ma spero che anche io come lui troverò la pace dell’animo, trovando anche una ragione più nobile per combattere. Comunque, il mio mentore, che guida poi uno dei rifugi di Londra, è un caro amico di mio padre. Erano come fratelli, per questo mi ha preso sotto la sua ala. Per me è uno zio acquisito, come io sono come una nipote per lui. E’ capace tanto quanto mio padre, ed è solo grazie a lui se nel giro di un mese sono arrivata al secondo rango, e nel giro di quattro anni all’ottavo. Ora sono consapevole che guadagnerò ranghi più lentamente. Vorrei diventare un Mentore, ed essere una buona guida per gli Assassini come fu Ezio Auditore. Si può dire che la confraternita è tutta la mia vita, o quasi. Con me ho la lama celata, la spada lunga, i pugnali da lancio, ma la spada corta è sostituita da un set di tre pistole.

“Mi cercava Mentore?”

“Scarlet, avevi ragione sul conto di Duncan Walpole. Abbiamo scoperto che è stato lui a rubare le mappe dei nostri rifugi nei Caraibi e la potenziale chiave per l’Osservatorio. Ma purtroppo è sparito nel nulla, non sappiamo più dove sia. Devi trovarlo e fermarlo, prima che riesca a fornire quelle informazioni ai Templari. Se dovessero trovare il saggio e poi l’Osservatorio sarebbe una catastrofe, non possiamo permettere che abbiano un tale vantaggio”

“Certo, Mentore”

“Quando partirai per i Caraibi vai all’Avana appena puoi. Sembra che il governatore Torres sia in realtà un Gran Maestro templare. Duncan potrebbe vendere a lui le informazioni”

“Mi metto immediatamente al lavoro”

Ispeziono la casa di Duncan, dove è rimasto ben poco. Così vado immediatamente al porto, dove mi informo prima sulle navi in partenza per i Caraibi. Una nave è partita ieri, e una seconda parte oggi, verso mezzo giorno. Torno velocemente a casa mia per prendere poche fondamentali cose, e dopo aver comunicato al Mentore che sto per partire torno al porto. Nonostante un leggero ritardo riesco ad intercettare Duncan Walpole. Fortunatamente ho scoperto all'ultimo momento che sarebbe partito con la nave di oggi. Mi faccio imbarcare anche io, corrompendo chi di dovere perché io possa usare un nome falso, così da creare meno sospetti al traditore, e perché abbia un servizio leggermente diverso, che mi permetta di avere il meno possibile contatti con gli altri viaggiatori, così da non essere scoperta. Ucciderlo su questa nave è fuori discussione, si creerebbe il caos. È comunque pericoloso, potrebbe sfuggirmi una volta arrivati a destinazione, ma non posso fare altro.

L’Avana, Giugno 1715

Dopo mesi di navigazione, siamo giunti nei Caraibi, ma ci vorrà ancora tempo prima dell'arrivo a Cuba. All’improvviso però veniamo attaccati dai pirati. Affondiamo noi, ma affondano anche loro. La loro polveriera ha preso fuoco a quanto sembra. Dopo essere riuscita a sopravvivere miracolosamente all'attacco, mi nascondo dietro una porzione del relitto, per spiarli. Duncan e uno dei pirati sono gli unici sopravvissuti oltre me. Walpole cerca di convincere il pirata affinché lo faccia arrivare all’Avana, gli promette una ricompensa, ma l’altro capisce al volo che sta cercando di ingannarlo. Duncan lo minaccia con una delle sue pistole per poi scappare. Il pirata lo segue, e io devo sbrigarmi e seguire entrambi. Ci addentriamo sempre di più all’interno di quest’isola, fino a che il pirata non uccide Duncan, prendendogli tutti i suoi averi. Capisco subito che ha intenzione di continuare ciò che Duncan ha iniziato, e tutto questo per i soldi. Non immagina neanche le conseguenze della sua decisione. Ha la fortuna sfacciata di aver salvato il giusto mercante, diretto anche lui all’Avana, io non posso fare altro che impossessarmi della nave dei soldati inglesi che ha ucciso, obbligando quelli rimasti a farmi momentaneamente da ciurma. Riesco a governare una nave, anche se con un po’ di fatica. Non conoscendo ancora bene questi luoghi li seguo a debita distanza, e riesco ad arrivare all’Avana, dopo un mese, ma meglio di niente. Prima che quel branco di idioti mi faccia arrestare scappo e mi nascondo, senza però perdere di vista il mio obbiettivo. Seguendolo in una locanda vengo a sapere quale sia il suo vero nome: Edward. Quest’ultimo recupera i suoi averi, che i soldati si erano presi dopo che lui li aveva lasciati lì per scappare, dopo aver causato una rissa. Rimango al porto, dove incontra di nuovo il mercante, Stede Bonnet. Venendo a sapere che il mattino dopo si recherà dal Governatore Torres, nonché Gran Maestro templare, lo seguo nel tentativo di rubargli ora la mappa, perché il posto sarà sicuramente ben sorvegliato. L'idea di tentare ora non mi entusiasma molto a dire il vero, non so che tipo di persona sia, e molto probabilmente ha dei validi motivi per stare in guardia, cosa che non rende facile un borseggio. Aspettare però potrebbe significare fallire. Aspetto un po' prima di agire, sperando di trovare l'occasione e il luogo perfetto: un vicolo isolato in cui tramortirlo e derubarlo, un gruppo di passanti che possa nascondergli le mie azioni, o un luogo che mi permetta una fuga anonima. Finalmente lo vedo entrare in una stradina, e velocizzando il passo vedo che non c'è nessuno oltre a noi, che è l'occasione perfetta per colpire. Con passo felpato mi avvicino al mio bersaglio per tramortirlo, ma quando con uno scatto fulmineo faccio per colpirlo, si volta all'improvviso, bloccandomi il braccio. Presa dal panico, prima ancora che possa realizzare chi sia, gli sferro una ginocchiata in pieno addome, mi libero dalla sua presa e scappo più velocemente che posso, sperando che non riesca a starmi dietro. Nella fuga mi rendo conto di essere caduta nella sua trappola, che non è uno sprovveduto. Riprovarci prima di domani mattina è fuori discussione, se lo aspetterebbe, ma derubarlo alla residenza sarà altrettanto rischioso. Appena mi è possibile mi confondo fra la folla, tirando giù il cappuccio così che sia più difficile per lui trovarmi, e mi allontano lentamente verso il porto come un passante qualsiasi. Questa volta me la sono vista brutta; benedico i miei riflessi, ma maledico i suoi. A questo punto, non posso fare altro che informarmi riguardo la posizione della residenza di Torres. Una volta fatto, stendo in parte la prima lettera per il mio mentore in un luogo che spero sia tranquillo, informandolo di quanto accaduto fino ad ora, e poi trovo un posto dove stare.

Il mattino seguente, abbastanza presto, mi dirigo verso la residenza di Torres, rimanendo completamente anonima sui tetti, nascondendomi occasionalmente in qualche cespuglio. Continuo a pedinare Edward, e mi guardo intorno, sperando di potergli sottrarre furtivamente le mappe e la potenziale chiave dell’osservatorio prima che arrivi ai cancelli. Ma purtroppo mi rendo conto di non poterlo fare, dopo ciò che è successo ieri è ancora più attento a ciò che lo circonda. Quando ormai vedo che sta per arrivare al cancello, mi introduco furtivamente nella residenza, stordendo qualche guardia che nascondo poi nei cespugli. Ci sono dei templari che accolgono “Duncan”. Il primo è un francese, Julien DuCasse, il secondo è Woodes Rogers, e mi conosce già. Se per qualche oscuro motivo dovessi fallire o dovessi essere riconosciuta da Rogers metterei in pericolo la Confraternita, e non posso permetterlo, non solo perché lo dice il credo. Dopo aver venduto le mappe e la chiave, li sento discutere riguardo l’Osservatorio. Solamente pensare che possano trovarlo prima loro mi fa raggelare il sangue. Domani arriverà il saggio, e attraverso il suo sangue avranno davvero la chiave per l’osservatorio. Domani a mezzogiorno lo porteranno qui, nella residenza di Torres.

Continuo a seguire Kenway dai tetti, e incontro altri membri della confraternita, da uno dei rifugi dei Caraibi. Dichiaro di volerli aiutare a liberare il saggio. I templari però si difendono bene, e quel pirata combatte come se fosse posseduto dal demonio. Cerco di fronteggiarlo, ma non riesco ad attaccare, e parare i suoi colpi non è facile. Riesco a togliermelo di torno, e cerco di proteggere un giovane assassino ferito e ancora un po’ inesperto. Il saggio riesce a scappare, e gli Assassini rimasti decidono di ritirarsi. Li scorto per un po’, aiutando il ferito, ma dopo non molto tempo mi dicono che possono proseguire da soli, e torno ad ottenere informazioni. Kenway ha ripreso il Saggio, e Torres gli dà la sua ricompensa per la mappa e per la chiave. Mille Real, una miseria. Continuo a seguirlo, e ascolto la sua conversazione con Stede Bonnet. Visto che la ricompensa non è stata soddisfacente, ha intenzione di liberare il Saggio, e attraverso di lui trovare l’Osservatorio. E’ convinto di poter avere un grande guadagno attraverso di esso. Non ha capito proprio nulla. Così mi organizzo, e agisco prima di lui. Sarò io a liberare il saggio, per conto della confraternita. Agisco appena inizia a fare buio, anche se pensandoci bene c’è ancora un po’ troppa luce per non essere notata con questi abiti neri. Ormai è troppo tardi. Raggiungo la cella del saggio, ma appena apro e gli dico di seguirmi riesce a farmi quasi cadere e scappa, attirando l’attenzione di alcune guardie, di cui si libera senza problemi. Lo inseguo, ma mentre lui riesce a fuggire tranquillo, io vengo colpita alla testa da qualcuno. Julien DuCasse. Mi fa rinchiudere in una cella, e sono già fortunata. Odia profondamente gli assassini, e se non avesse qualcuno a cui rispondere mi avrebbe già fatta torturare. E’ particolarmente sadico. Poco dopo anche il pirata si fa catturare ingenuamente. Sento i loro discorsi, e verremo imbarcati entrambi sulla flotta del tesoro, e portati chissà dove, per fare chissà cosa. Probabilmente vogliono renderci schiavi. Di certo né io né il pirata vogliamo fare questa fine. Vengo portata su una delle navi, e incatenata nella stiva, insieme ad altri prigionieri, che sono tre pirati. Durante la prigionia non riesco a fare a meno di pensare che avrei dovuto rubargli la mappa appena ne avevo l'occasione, o andare a prenderla prima che lui potesse riprendere le sue cose nel forte dell'Avana, è stato un errore da principianti. D'altro canto però il pirata è nemico tosto, credo fermamente che avrebbe potuto uccidermi con facilità una volta che avesse scoperto chi si era impossessato della sua preziosa mappa, e prenderla nel momento della consegna agendo da sola sarebbe stato un suicidio. E' stato tutto così controverso e frustrante. Non so bene da quanto sono qui, ma all’improvviso sento dei passi leggeri, e vedo una figura a me sconosciuta avvicinarsi ai due soldati che sorvegliano, insieme a una figura a me abbastanza familiare. È Kenway, seguito da un uomo mai visto prima, che a quanto pare è il suo socio ora. Uccide i due soldati con le lame celate, con abilità oserei dire. Ci libera, e ci dice che per ripagare il favore faremo parte della sua ciurma.

“Mi dispiace amico, ma non si può fare” dico senza esitazioni

“Non ti preoccupare, il fatto che tu sia una donna non mi crea problemi, anzi”

“Che sbruffone…non ho alcuna intenzione di far parte della tua ciurma, chiaro?”

“Bhe, preferisci forse restare qui, su una nave senza più nessuno che la governa?”

A malincuore sono costretta a seguirlo. Sceglie la nave davanti a questa, e decide di renderla sua. Prima però raggiunge un’altra nave e libera altri pirati, senza però lasciare nessuno a bordo del ‘suo' brigantino. Rimarrei io, ma mi tocca seguirlo. Visto che sono parte della sua ciurma, tanto vale fare le cose per bene. Così, visto che la nave che ha deciso di assaltare è abbastanza grande, gli do una mano con i soldati. Torniamo sulla nave e facciamo salire a bordo gli altri. Ognuno prende posizione, mentre io non so che diavolo fare. Amo navigare, ma da passeggera. Non ho alcuna esperienza da marinaia, è già tanto che io abbia saputo governare una nave per circa un mese. C’è una tempesta, molto forte anche, e così penso di rendermi utile usufruendo della mia ottima vista, cercando di avvistare eventuali pericoli. Ma prima che possa iniziare ad arrampicarmi, vedo che la botola della stiva è leggermente aperta, e appena si spalanca e un paio di soldati escono allo scoperto eseguo una perfetta doppia uccisione dall’alto, saltando sul ponte. Altri soldati spagnoli escono dalla stiva, credendo di poterci fermare. Mi occupo di loro, e nel giro di cinque minuti mando tutti i sette soldati rimasti all’altro mondo. Mi libero dei cadaveri, controllo che non ci siano altri soldati e poi torno a prendere il mio posto alla sinistra del capitano. Arrampicarmi non è la migliore delle idee, le onde sono abbastanza violente, e la prigionia non mi ha lassciato molte energie. Posso benissimo rendermi utile da qui. Scampati alla tempesta, Edward rinomina questo brigantino Jackdaw, nome particolare oserei dire. Adewale, l'uomo per me sconosciuto, sarà il quartiermastro di questa nave.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Nassau, settembre 1715

Dopo circa tre mesi quasi ininterrotti di navigazione arriviamo a Nassau. Seguo Edward e Adewale alla locanda, dove il nostro capitano incontra alcuni suoi vecchi amici: Benjamin Hornigold, Edward Thatch, meglio conosciuto come Barbanera, e James Kidd. Ho già un minimo parere su Hornigold, che stava esprimendo il suo parere sul ruolo di Adewale. Io e Ade andiamo molto d’accordo, siamo un po’ come fratello e sorella, dopo soli tre mesi, e mi da fastidio sentire certi commenti che scaturiscono dalle sue origini, anche se purtroppo sono molto frequenti. In momenti liberi abbiamo avuto importanti discorsi sulla libertà collettiva e individuale, argomento quasi impossibile da ignorare per un’assassina e per qualcuno che cercano di vendere continuamente come schiavo. Da Assassina e grande viaggiatrice quale sono non ho mai badato alla provenienza di una persona, come nemmeno Kenway a quanto pare. Almeno questo suo lato della personalità mi consola. Per il resto Hornigold sembra passabile, e devo dire che anche alla vista non guasta. Thatch ci informa che possiamo trovare facilmente dei marinai per la ciurma, ma che è arrivata una nave del re piena di soldati, che non si fanno molti scrupoli a creare guai. Io ed Edward ci dividiamo, e cerchiamo questi marinai, mentre Ade sarà sulla nave. Appena troviamo e liberiamo qualcuno, lo reindirizziamo alla Jackdaw, così che possano mettersi subito al lavoro, seguendo le indicazioni del nostro quartiermastro. Mi aggiro sui tetti, scandagliando la zona dall’alto. Dopo non molto tempo trovo quattro marinai prigionieri, che stanno per essere fucilati da due soldati. Salto giù dal tetto, servendomi delle lame celate per eseguire un’uccisione in volo. Libero i quattro nuovi membri della ciurma, che sembrano ignorare il fatto che sono una donna. Non è sempre facile essere una piratessa, è difficile convincere la propria ciurma e le altre che si ha valore a sufficienza per poter ricoprire un ruolo importante. Non che io punti ad un ruolo chissà quanto alto, o che io voglia diventare il capitano di una nave tutta mia, era solo una pura considerazione. Dopo pochi minuti di ricerche ho controllato tutta la mia zona di Nassau. Torno alla locanda, e inizia praticamente subito una discussione riguardo l’Osservatorio. Thatch e Hornigold sono scettici a riguardo, Kidd già un po’ meno, mentre io non posso fare a meno che sorridere leggermente divertita. L’Osservatorio esiste, e ha un grande potere, che permettere di estendere l’efficacia dei frutti dell’Eden. E come al solito, sia noi Assassini che i Templari, ce lo contendiamo. Per questo il mio caro capitano dovrà togliersi dalla testa l’idea di venderlo. Sarà costretto a cederlo a una delle due parti, se ci tiene alla pelle. E’ così da secoli ormai, minimo dal periodo delle prime crociate, quando Altair Ibn La Ahad era mentore a Masyaf, ma sto ancora cercando di documentarmi sulle vere origini della confraternita. Nascose un frutto dell’Eden nella sua biblioteca, e si dice che Ezio Auditore lo trovò, ma per il bene di tutti noi lo lasciò lì dove si trovava. Il povero Ezio cercava quella biblioteca sperando di trovare la saggezza di Altair, ma la saggezza in realtà risiedeva nel profondo della sua anima. Ci sono testi stesi dal grande mentore italiano e da chi gli è stato vicino che contribuiscono a trovare la saggezza. Ezio, da ragazzo abbastanza sconsiderato, diventò uno dei più grandi mentori, non solo per le sue capacità fisiche, ma anche per la sua infinita saggezza e determinazione. Un giorno vorrei essere capace anche io di abbandonare il desiderio di vendetta per trovare la mia saggezza. Quando ero ancora una novizia o poco più ho viaggiato molto in Italia. Da Venezia, a Firenze, fino a Roma. Tre mesi di permanenza in ognuna di queste città. Svolgevo importanti missioni per la confraternita all’estero, con l’obbiettivo di guadagnare rapidamente gradi, o almeno questa era la versione ufficiale. In realtà volevo solo avere accesso alla saggezza di Ezio Auditore, e vedere i luoghi che ha visto lui, dove ha compiuto alcune fra le sue gesta più importanti. L’Italia è un posto magnifico. Era da così tanto che non lasciavo l’Inghilterra, ma ora eccomi qui, nei Caraibi, e chissà per quanto tempo ci rimarrò. Il mio mentore mi ha concesso di restare qui, anche perché la mia missione principale è quella di controllare Edward Kenway e le sue azioni. Sono stata io a chiedergli di poter rimanere qui, usando la missione come scusa, perché sto amando questi luoghi, e a dire il vero non mi dispiace essere parte di una ciurma di pirati. In fondo non sto andando contro nessuna regola della confraternita. La lama deve essere tenuta lontano dagli innocenti, ma i soldati non lo sono affatto, non tutti almeno. E in ogni caso uccido solo se necessario, quindi non ci sono problemi. Per continuare la mia scalata verso il grado di Mentore inizierò a svolgere missioni meno importanti di quella principale, ma di una certa gravità, nelle varie città e isole dei Caraibi, quando la vita da pirata mi lascerà momenti per farlo. Non vedo lo svolgimento di missioni come un impegno gravoso, le prendo sul serio, ma per me sono come un buon modo per riempire il tempo libero diurno. Essere un’Assassina è sempre stato il mio scopo, e ora che lo sono voglio poter fare del mio meglio per sostenere la nostra causa. Comunque, non vorrei aver preso una svista, ma Kidd ha delle lame celate, con il simbolo della confraternita. Quindi, o anche lui le ha sottratte ad uno dei nostri, oppure è parte della confraternita. Chiederglielo ora che non ho nemmeno avuto occasione di parlarci è troppo rischioso. Domani Hornigold sarà con noi sulla Jackdaw, per dare ad Edward le indicazioni necessarie per gestire un abbordaggio in maniera efficiente. Anche se forse non mi servirà molto, anche io presterò molta attenzione ai suoi insegnamenti. Per quanto ne so io potrebbe venirmi utile. Passo la serata da sola alla taverna, riflettendo su quanto è accaduto oggi. Non bevo nulla di alcolico: non conosco a pieno la mia resistenza agli alcolici, e non voglio rischiare di non essere nello stato giusto per poter combattere. All’improvviso mi si para davanti James Kidd, che si unisce a me

“Tu sei Scarlet Bonher, la famosa Assassina di Londra, ho ragione?” dice, arrivando dritto al sodo

“Non credevo che il mio nome fosse giunto fin qui nei Caraibi”

“Non è da tutti arrivare all’ottavo rango in quattro anni, ad una così giovane età poi, è ovvio che nella confraternita si parli molto di te”

“Da quanto sei uno di noi?” dico, guardando le lame celate che porta con se

“Non da molto, sono ancora un novizio” passa un momento in cui nessuno di noi due dice una parola “E' vero quello che si dice? Sei sulle tracce di alcuni frutti dell’Eden”

“Non esattamente, ne conosco l’ubicazione, ma come Ezio Auditore credo che non sia ancora giunto il momento di entrare in contatto con quei manufatti. Per ora, insieme ad altri assassini, ho solo fatto in modo che rimanessero al sicuro nella loro ubicazione originale” lo saluto con un cenno “È meglio che torni alla Jackdaw, Kenway è una difficile missione principale, ma sappi che voglio vederti in azione il prima possibile. Ci vediamo, Kidd”

Nel sentirlo parlare ho avuto alcuni dubbi se devo essere sincera: per quanto particolare la sua voce mi sembrava più femminile che maschile. Ed è strano avere a che fare con un uomo o una donna che sia, della mia età, o forse poco più grande, che è un novizio, o una novizia. E’ più normale lui di me. Quando mai qualcuno entra a far parte della confraternita a soli 18 anni? Normalmente si entra intorno ai venti, venticinque anni. Bhe, Altair aveva pochi anni più di me, ed era già mentore…non che io voglia mettermi alla pari di Altair, era una semplice constatazione. Smetto di farneticare e torno alla Jackdaw. Prima di potermi riposare ho degli affari da sbrigare, mappe da consultare, missioni da organizzare, e voglio anche leggere almeno una piccola parte di un testo storico che potrebbe aiutarmi a capire quando è davvero nata la confraternita. Dopo, non so, un paio d'ore, la stanchezza prende il sopravvento, e senza rendermene bene conto, lentamente, finisco per addormentarmi.

Appena vedo la luce del mattino e sento le voci dei ragazzi della ciurma scatto in piedi, con la terribile paura di essere in ritardo per incontrare Hornigold e Thatch insieme ad Edward. Non so bene perché mi chieda spesso di seguirlo, non sono mica il suo vice capitano…in ogni caso è quello che mi è stato chiesto, e devo rispettare questa richiesta. Mi ricompongo un po’ e raggiungo il ponte, dove però smentisco i miei timori. Non c’è nessuna traccia del capitano, così posso raggiungere Hornigold e Thatch con un po’ più di calma. Dopo qualche minuto di attesa, Kenway fa la sua apparizione. Hornigold fa una considerazione in tono astioso sulla Jackdaw. Is it envy? Because mine’s bigger than yours? Se solo Edward avesse scelto parole differenti…riesco a trattenermi solo per un paio di secondi, ma poi, inesorabilmente, scoppio a ridere. A volte ho questi momenti un po’, diciamo strani. So benissimo che tutti e tre mi stanno fissando perplessi, ma non riesco a fermarmi.

“Tutto bene Scarlet?” mi chiede Edward dopo un momento

Mi calmo per un istante “Sì, sto bene” però alzando lo sguardo, e incrociando l’espressione perplessa di Edward, ripensando inesorabilmente alla sua frase, perdo di nuovo il controllo

Riflette per un momento “Adesso ho capito, hai fatto lavorare un po’ troppo la tua mente. Stavamo parlando delle navi” dice con un sorriso divertito sul viso

“Sì, lo so” cerco di dire fra una risata e l’altra. Anche Hornigold e Thatch capiscono a cosa mi riferivo, così, dopo essermi calmata in modo definitivo capisco che è il caso di uscire di scena per un momento “Forse è meglio che mi prepari per i saccheggi”

Così ho una scusa per dileguarmi, e mentre salto da un paletto all’altro del molo per tornare alla Jackdaw non posso fare a meno di risentire la sua voce nella mia testa. Dio, quanto amo il suo accento. Non mi importa niente se è Gallese e io sono Inglese, lo trovo dannatamente ammaliante e attraente. Non tutti direbbero una cosa del genere dell’accento gallese, ma ognuno ha i suoi gusti. E non mi importa niente se ha l’aria di uno troppo sicuro di se, un po’ sbruffone forse e interessato quasi esclusivamente al denaro, guardandolo in quei suoi occhi azzurro oceano non posso fare a meno di sentire che c’è del buono in lui. Non lo si direbbe mai vedendo come combatte, con quel espressione per niente rassicurante sul viso. Ma sento che nel profondo ha un buon cuore. E’ solo questione di tirar fuori quella sua parte di se. Ok, devo ammettere che forse sto perdendo un po’ la testa per Edward Kenway, ma come si può biasimarmi? E’ indubbiamente affascinante, anche se non in una maniera diciamo raffinata, e quel suo atteggiamento un po’ strafottente può dare sicuramente sui nervi, ma non si può negare che in un certo senso sia irresistibile. E poi, come ho detto prima, bisogna contare quel buon cuore celato che io non posso fare a meno di sentire. Di solito il mio istinto non sbaglia, ho vissuto gli ultimi quattro anni della mia vita in maniera molto attiva, ho visto persone di ogni genere, e con il tempo ho imparato a capirle velocemente, semplicemente guardandole negli occhi. Una capacità del genere è molto utile quando si è degli assassini. Tornata sulla Jackdaw carico le pistole e prendo le spade che ho comprato poco dopo essere arrivata a Nassau. Sistemo le munizioni e decido di non prendere le bombe fumogene. Ancora non so perché me le porto dietro, non le uso praticamente mai. Quando torno sul ponte Hornigold e Edward sono già a bordo, il capitano è al timone. Prendo il mio posto, per ora accanto ad Hornigold. Dopo non molto tempo troviamo una goletta con un carico abbastanza buono, e la neutralizziamo in fretta. Edward è al cannone rotante, mentre io, dalla mia posizione, neutralizzo qualche soldato con un fucile. In un batter d’occhio smettono di fare resistenza, e la nave è nostra. Per tutto il tempo ho sentito molti sguardi addosso a me. Non saprei dire se la cosa è positiva o negativa. Hornigold cerca di parlare ai soldati spagnoli, ma nessuno qui parla inglese a quanto pare

“Escucháis, quedará bien todo si no hacéis resistencia, sólo queremos vuestra carga, está claro?” dico, chiarendo a tutti la situazione

“Come avresti imparato lo spagnolo scusa?” per un attimo Hornigold sembra sospettoso, come se credesse che lavoro per il re di Spagna o qualcosa del genere

“Yo he viajado mucho, y yo he aprendido al español sin dificultad” ovviamente non ha capito una parola, ma questo era il mio intento iniziale “Ho già viaggiato molto nella mia vita, e ho imparato lo spagnolo senza difficoltà, mi è stato utile”

Con disinvoltura mi allontano da Hornigold, con la netta sensazione di avere lo sguardo di Kenway puntato addosso, e cerco di rendermi utile, dando una mano a trasportare il carico ottenuto sulla Jackdaw. Abbordiamo una seconda goletta, e poi facciamo vela per Salt Key, e non so minimamente quanto sia lontana da qui. Ancora ho qualche problema con la geografia del mare dei Caraibi, ma un giorno imparerò ad orientarmi come si deve in mare aperto. Per la prima volta da quando faccio parte della ciurma canto anche io insieme agli altri, che all’inizio sono un po’ stupiti, ma accolgono con positività la cosa. Arrivati a Salt Key Edward scende dalla nave per andare dal portuale, credo per prendere dei progetti di potenziamento della nave. Nel frattempo scambio due parole con Hornigold e Adéwale, i quali fanno entrambi osservazioni sulla mia condotta di oggi, su come sembravo disinvolta durante gli abbordaggi e tutto il resto, e ho la vaga sensazione che Hornigold ci stia provando con me. E così, quando anche Hornigold scende dalla nave per parlare con Edward e Thatch, mi prendo un momento per osservare l'oceano mentre ascolto la loro conversazione. Ripartiamo immediatamente, alla ricerca di metallo. Troviamo subito una nave con un grosso carico di metallo, un brigantino. La battaglia navale è un po' più laboriosa di quelle precedenti, ma per Edward non è nulla di impossibile. Il combattimento sulla nave, come al solito, è una bazzecola per noi

“Edward, mi hai privata di tutto il divertimento così, avresti potuto lasciarmene qualcuno invece di farli fuori con il cannone rotante” protesto io, scherzando

“Hai già abbondantemente dimostrato quanto vali, e avrai numerose occasioni per ribadirlo, ma se hai tanta voglia di combattere ti lascerò più libertà con la prossima nave. E comunque dovresti abituarti a chiamarmi capitano più spesso, o devo ricordarti che sei in debito con me?” dice con un sorriso un tantino diabolico-affascinante sul viso

“Ai suoi ordini, capitano Kenway

Avvisto un brigantino ancora prima che possa farlo Edward. Appena la nave viene neutralizzata dal mio capitano, colgo la prima occasione che ho di salire a bordo, e in un batter d'occhio la ciurma avversaria si arrende a causa mia, Edward ha a malapena avuto il tempo di salire a bordo. Non faccio tutto questo per mettermi in mostra, ma mi approfitto della giornata di saccheggi per allenare la tecnica di combattimento a due spade, che non avevo mai usato prima. Edward me l'ha spiegata e mostrata durante le pause di navigazione, quando stavamo raggiungendo Nassau. Insisteva nel dire che un pirata, per mostrare efficacemente le sue abilità, deve essere capace di usare due spade contemporaneamente. L'idea di essere parte della sua ciurma ancora non mi entusiasmava un granché, ma lasciai che mi insegnasse la sua tecnica, e ammetto che è molto efficace, e che mi ha allenata a dovere. Il tutto accadeva sotto gli occhi attenti dell'appena nata ciurma, che cominciava a farsi un'idea sul mio conto, mettendo da parte la superstizione dell'avere una donna a bordo in maniera costante. In quei tre mesi ho dato un assaggio delle mie abilità in combattimento, mentre io ho imparato tutto ciò che dovevo imparare per essere parte integrante della ciurma. Vedevo la cosa come una costrizione, ma se devo fare qualcosa la faccio come si deve. Saccheggiamo ancora alcune navi su indicazione di Hornigold, per poi attraccare al villaggio dei pescatori, dove issiamo finalmente la bandiera nera che contraddistingue ogni nave pirata, per poi caricare provviste e rum sufficienti sulla Jackdaw. Inutile dire che svolgo il mio lavoro come se nulla fosse, rifiutando gentilmente le poche proposte di alcuni membri della ciurma, che mi chiedono se voglio che ci pensino loro al posto mio. Riuscirò ad impormi fino a far capire a tutti loro e a tutti i marinai dei Caraibi che una donna non ha nulla di meno rispetto ad un uomo, e che può benissimo svolgere certi lavori da sola. Il problema è che le ragazze vengono cresciute con la convinzione che questi stereotipi su di noi siano veri, e questo non porta a nulla purtroppo. Mentre mi rendo utile sento una parte della conversazione fra Edward e Hornigold. Edward parla del fatto che lascerà i Caraibi quando sarà diventato abbastanza ricco da avere una buona posizione e situazione in patria, Hornigold cita il fatto che ci sia una donna che aspetta Edward in Galles, e poi continua, dicendo che dovrebbe lasciarla perdere, che tanto può avere qui tutte le donne che vuole e subito. A giudicare dalle parole di Edward è seccato da ciò che ha detto Hornigold, quasi indignato forse, e francamente lo capisco. Allora qualche uomo che pensa con il cervello e non con qualcosa d'altro esiste, penso fra me e me, per quanto i pregiudizzi non siano quacosa che amo particolarmente le mie non sempre positive interazioni con l'altro sesso mi rendono un tantino acida in certe occasioni. Una volta finito il mio lavoro faccio per avvicinarmi al timone, dove ora si trova Edward, che sta parlando con Adé, per mettere di nuovo in chiaro alcune questioni che mi riguardano. Hornigold però mi si avvicina, e qualcosa mi dice che finirò per essere alquanto acida nei suoi confronti


 

“Non ti sembra che il comportamento dei tuoi compagni sia stato poco appropriato?” lo guardo perplessa, chiedendo ulteriori spiegazioni con lo sguardo “Insomma, nessuno che ti abbia aiutato con quelle casse...avrebbero almeno potuto sfoderare un po' di galanteria, com'è giusto che sia”


 

Continuo a fissarlo per un momento, per poi scoppiare a ridere e sospirare pesantemente “Amico, sei davvero quel tipo di uomo da credere che ci siano lavori solo per uomini o solo per donne? Sei davvero uno dei tanti poveri idioti che crede a certi stereotipi? Per tua informazione sono stata io a chiedere ai ragazzi di essere trattata senza alcuna preferenza o agevolazione. Una donna può farcela benissimo da sola a svolgere mansioni che sono definite unicamente maschili, e questo perché fra noi e voi non c'è nessuna differenza, se non puramente fisica, e non mi riferisco alla forza, ma al fatto che voi avete qualcosa che noi non abbiamo e viceversa” dico, riferendomi chiaramente a due parti del corpo...di spicco “Per il resto non c'è nulla di diverso. Possiamo essere capaci, forti e intelligenti quanto voi, possiamo fare le stesse cose che fate voi e bene tanto quanto voi. Credo che tu ne abbia già avuto un'ampia dimostrazione con i saccheggi di oggi no? Parli tanto di libertà, ma non c'è libertà senza uguaglianza, e non c'è uguaglianza se ci sono certi stereotipi idioti” mi allontano, infastidita, senza badare troppo alle sue precisazioni e giustificazioni, per poi voltarmi di nuovo all'improvviso “Ah, dimenticavo, è inutile che ci provi con me. Non dire che non lo stavi facendo perché non sei credibile. Sai, non sopporto gli uomini che credono che la fedeltà in una relazione sia solo un accessorio, un optional, un di più. E' già tanto che diventi amica di uomini del genere” concludo con un sorriso beffardo sulle labbra, per poi lasciarlo lì imbambolato. Credo di essermi fortemente sbagliata sul suo conto, anche se potrebbe non essere il peggior uomo sulla terra, ma è tutto da vedere. 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Mi avvicino al timone, silenziosamente, per non interrompere Edward ed Adé, che stanno parlando dei nostri prossimi piani. A quanto pare, su soffiata di Kidd, assalteremo una piantagione. Rischioso, ma fruttuoso, proprio come dice Edward che, inutile a dirlo, è favorevole alla cosa. Solo quando chiudono il discorso mi faccio notare “Scarlet, hai bisogno di qualcosa?”

“Vorrei mettere in chiaro alcune cose che potrebbero influenzare il mio operato su questa nave”

“Ti ascolto” dice semplicemente con un leggero cenno

“Ho accettato di far parte della tua ciurma Edward, e non fraintendermi, non vedo questa scelta come una costrizione, non più almeno. Il punto è che dovrai convivere con alcune cose: potrei portarmi dietro parecchi guai, ho parecchi nemici lì fuori che vedrebbero con piacere la mia gola squarciata; a volte potrei sparire per un giorno o due per occuparmi di faccende più o meno private, comprendi?” dico facendo chiaro riferimento alla confraternita, riferimento che credo che possa capire “Cercherò ovviamente di rimediare in qualche modo al possibile disturbo, ma è una cosa che devi mettere in conto se vuoi davvero che io rimanga su questa nave e se non vuoi avere problemi personali con la sottoscritta”

“Credi veramente che io non ci abbia già pensato?” mi guarda dritta negli occhi, con un atteggiamento di sfida amichevole, ma anche con una certa ammirazione o qualcosa del genere “Immagino di che affari tu possa occuparti, visto che hai i templari alle calcagna, e considerando che mi hai seguito diligentemente per un intero mese credo proprio che le mie supposizioni siano giuste. Tu sei arrivata qui da Londra per uccidere quel Duncan che aveva deciso di tradirvi, ma quando ho preso quel materiale sono diventato io il tuo bersaglio. Ma nel momento in cui ci siamo incontrati sulla flotta del tesoro hai dovuto lasciare da parte i tuoi compiti per sopravvivere, è per questo se oggi sono ancora vivo, sbaglio?”

Rimango completamente spiazzata, e confusa, ma cerco di non rendere evidente la cosa “Sapevi fin dall'inizio che ti stavo seguendo?”

“Si vede che ancora non te ne intendi, o non te ne intendevi, di nautica. Sei sempre stata un po' troppo vicina perché potessi passare inosservata, inoltre hai lasciato issata la bandiera inglese, ed è stato un errore. Bonnet e la sua piccola ciurma avevano appena avuto una brutta esperienza con la marina inglese, era ovvio che sarebbero stati più che attenti. Devo ammettere però che all'Avana non sono mai riuscito ad individuarti fino a che non hai deciso tu di attaccarmi, se questo può consolarti, ma sapevo che mi avresti seguito”

“Perché non mi hai fermata in nessun modo?”

“Curiosità forse, ma anche perché non avevo i mezzi per farlo. Tu avevi dei cannoni in fin dei conti e una ciurma esperta, e io no, e poi dovevo portare avanti una recita, dovevo evitare il più possibile i problemi, anche all'Avana non sarebbe stato conveniente attirare troppe attenzioni. E tu Scarlet, eri un problema, un grandissimo e letale problema”

Rimango in silenzio per qualche istante, cercando di seppellire la mia frustrazione nei recessi della mia anima “Tornando al discorso principale, spero che tu non abbia obiezioni in merito, in fondo la tua sopravvivenza è sotto il mio giudizio, proprio come stabilito dal mio mentore” continuo, cercando di sembrare minacciosa

“Intimorirmi non ti riesce bene, non dopo tre mesi almeno. Se avessi voluto uccidermi lo avresti già fatto da un pezzo, sbaglio?” non posso fare altro che dargli ragione con un leggero sorriso “Comunque non ho nulla di cui lamentarmi, con le tue capacità puoi permetterti un po' di tutto, e poi sei troppo cocciuta perché io possa impedirti di fare ciò che vuoi”

“Se non l'avessi capito sarebbe stato preoccupante, Kenway” rispondo con disinvoltura, stuzzicandolo un po'

“Voi londinesi siete sempre così simpatici” controbatte, cercando di non essere da meno

“Assolutamente, soprattutto con dei gallesi troppo sicuri di se” concludo, vincendo questa battaglia

Raggiungiamo Kidd, che saluto subito con un leggero cenno, per poi godermi lo scambio di battute fra loro, ignorando le occhiate di altri due marinai. Anche James non disdegna essere il più diretto possibile, mettendo Kenway al suo posto, e non riesco a trattenere un ghigno sentendolo parlare. Ci allontaniamo poi dal falò, e i due discutono della piantagione. C'è un agente del proprietario, un certo Beckford, sull'isola. Basterà che Edward lo segua, ottenendo informazioni, e arriveremo alla piantagione

“Scarlet, torna sulla Jackdaw e dì agli altri di stare pronti a salpare in qualsiasi momento. Impartisci ordini insieme ad Adé se necessario, conto su di te” dice semplicemente prima di andarsene velocemente, cogliendomi vagamente di sorpresa

Come mi è stato chiesto, dico alla ciurma di prepararsi a salpare appena il capitano metterà piede sulla Jackdaw. Nonostante io non sia superiore a loro come grado, mi ascoltano senza battere ciglio, ma forse la cosa non deve sorprendermi così tanto. Aggiorno poi Adé sulle novità, e aspetto il capitano al lato sinistro del timone. Ci vogliono pochi minuti perché Edward torni a bordo prendendo il mio stesso tragitto, mostrando le sue capacità non dissimili da quelle che noi assassini acquisiamo in addestramento. Partiamo velocemente, seguendo la nave dell'agente ed evitando di dare nell'occhio, visto che ci sono altre navi in giro. Si finisce inevitabilmente per parlare dell'esperienza di Adé in una piccola piantagione di zucchero, e non posso fare altro che provare ancora più disprezzo per gli schiavisti.

“Sicuro di non volere una mano a terra? Posso sempre tenere a bada una parte dei soldati, o renderli innocui” esordisco all'improvviso, per evitare di farmi venire il sangue amaro

“Non ce la fai proprio a startene con le mani in mano vero?”

“In effetti il mio mentore mi ha sempre definita estremamente laboriosa”

“Preferisco che tu rimanga con gli altri alla Jackdaw, per incutere timore ai soldati se avessero la malsana idea di salire a bordo”

“Come se quelle teste bacate si lasciassero intimorire da una donna”

“Usa le spade come sai fare e cominceranno a pregare per la loro vita Scarlet. Edward ha ragione, non credo che molti, superata la prima impressione, ti affrontino senza timore” aggiunge Adé

“lo prendo come un complimento” rispondo ad entrambi con un sorriso

Edward fa ammainare le vele e gettare l'ancora, per poi scendere a terra, entrando nella piantagione furtivamente. Non passa molto tempo prima che io inizi ad essere inquieta e stanca di stare qui a fare nulla. Senza badare troppo agli sguardi altrui, entro nella cabina del capitano, iniziando una ricerca che sembra non avere speranze visto il disordine

“Che diavolo stai facendo Scarlet?” Chiede Adé, perplesso dalle mie improvvise azioni

“Cerco il libro mastro, o meglio, un nuovo libro mastro. Ho l'impressione che la contabilità su questa nave non sia portata avanti alla perfezione. Edward non ama occuparsi delle scartoffie, e non mi sembra che il compito sia stato affidato a qualcuno in particolare, sbaglio? Inoltre non credo che molti su questa nave abbiano esperienza con queste cose”

“E tu l'avresti?”

Trovando finalmente ciò che cerco, mi sollevo sulle punte per prendere il libro mastro in uso e quello di scorta, per poi spostare lo sguardo di nuovo su Adéwale “Può darsi, ma lo scoprirai soltanto al ritorno di Edward”

Mi chiudo la porta alle spalle, scendendo nella stiva e lasciando lì il quartiermastro ad osservarmi perplesso. Confrontando ciò che risulta sul libro mastro e le scorte reali mi rendo subito conto che ci sono incongruenze senza nemmeno mettermi lì a fare particolari calcoli. “Così non va” borbotto fra me e me

Faccio per tornare sul ponte, rischiando quasi di scontrarmi con altri membri della ciurma che portano casse di zucchero, e deduco così che Edward sia tornato vittorioso. Lo vedo confabulare con Adé, e quando incrocio il suo sguardo non gli lascio nemmeno il tempo di parlare “Capitano, abbiamo un grosso problema con la contabilità” mi osserva per un momento, senza rispondere “In alcuni casi la conversione dalle unità di merce presente al peso o volume effettivo è imprecisa, come se non bastasse in alcuni casi è sbagliato proprio il conteggio delle unità. Capisci da solo che una cosa del genere su metallo e legno è problematica: fai per far iniziare i lavori di potenziamento sulla nave, ma ti manca del materiale. Inoltre consiglio di ampliare la stiva al più presto: ad occhio, con lo zucchero che sta arrivando ora è quasi piena, e non credo che tu abbia intenzione di non attaccare nessuna nave prima di tornare a terra”

Riflette per un momento, abbastanza seccato da questa questione “Saresti capace di occuparti della gestione?”

“Sono parte della borghesia di Londra in fondo. Mio padre era un mercante, e grazie a lui so anche occuparmi di queste scartoffie”

“Allora il compito va ufficialmente a te”

Rispondo solo con un cenno, scendendo di nuovo nella stiva e mettendomi subito al lavoro almeno su legno e metallo. Quando torniamo a terra ho già finito di fare i conti sulle risorse per potenziare la nave. Raggiungiamo Barbanera e James ad un falò, dove però non prendo una bottiglia, e mi consola il fatto che non sia da sola a fare questa scelta. Edward cita di nuovo l'osservatorio, e un po' mi spiace vedere come non venga preso sul serio, quando esso esiste. A quanto pare domani ci prenderemo un galeone, per difendere Nassau immagino. In tutto questo tempo mi sono lasciata distrarre dal paesaggio, con lo sguardo perso all'orizzonte, verso il tramonto. E' per questo che amo sempre di più questi luoghi: i paesaggi sono incredibili, e mi sento sempre più a mio agio navigando. E' un'esperienza impagabile, e non riesco a sentire la mancanza di Londra.

“Hey Scarlet, ti va un goccetto?” mi chiede all'improvviso Edward, facendo un cenno con la mano occupata dalla bottiglia

Non avevo considerato che prima o poi dovrò abituarmi al rum e simili, qui a quanto pare gli astemi o poco di più non hanno vita facile “No, sto bene così, davvero”

“Prima o poi dovrai pur bere qualcosa” controbatte scherzando

“Mi dispiace, ma mi piace davvero molto essere stabile sulle mie gambe” nonostante la sua sia una considerazione poco prudente, non posso fare a meno di sorridere

La mattina dopo salpiamo alla buon ora, alla ricerca dell'Arca del Maestro. Durante il viaggio Thatch, Edward e Adewale discutono riguardo la flotta del tesoro che è affondata durante quell'uragano, mentre James se ne sta in disparte, e si arriva alla conclusione che ripulire i relitti suona come una buona idea per tutti e tre. Non riesco a trattenere la mia spontanea reazione

“Perché quella faccia Scarlet? E' un'idea tanto cattiva?” mi chiede Barbanera, divertito dalla mia espressione probabilmente

“L'idea di esplorare un relitto è allettante, ed è una buona idea visto il guadagno, ma pensare di diventare potenzialmente pasto di qualche squalo mi basta per riconsiderare il tutto se devo essere sincera”

“Tutto qui? Davvero?” Thach mi da una pacca sulla spalla accompagnata da una fragorosa risata “Rilassati, non ti faremo scendere lì sotto impreparata al peggio, non hai nulla da temere”

“Sarà, ma se così non dovesse essere ci rivedremo all'inferno, e poi vi tormenterò per l'eternità” rispondo scherzando, ma con un tono cupo e minaccioso

“Mi piace il tuo atteggiamento, hai fatto una buona scelta Kenway”

“Lui la sua scelta l'avrà anche fatta, ma io sono stata costretta” borbotto fra me e me

“Dì che ti dispiace stare qui, forza” si intromette Edward, con un amichevole tono di sfida

Non faccio però in tempo a replicare che il vascello che cercavamo appare all'orizzonte “Fermi fermi fermi, come dovremmo fronteggiare quel mostro?”

“Metti forse in dubbio le capacità del tuo capitano?”

“No Edward, ma la resistenza della Jackdaw ai colpi di quel bestione sì. Sbaglio o ancora non hai fatto rinforzare la nostra dama preferita?”

“Scarlet ha ragione Kenway, non è il capitano a non essere adatto, ma la nave, non ancora per lo meno. Resta alla larga da quel vascello, colpiremo al momento opportuno”

“Meno male che la prudenza non è ancora virtù sottovalutata”

Seguiamo per diverso tempo quella nave, quando all'improvviso si avvicina una flottiglia guidata da un altro brigantino con accanto due cannoniere. Thatch parla di un certo Charles Vane, che nemmeno Edward conosce, per il momento almeno. Non so chi sia e francamente non mi interessa, so solo che è un vero pazzo a pensare di attaccare un vascello in quelle condizioni. Le due cannoniere affondano dopo un'unica bordata di cannoni, e ora che è da solo e il vascello risponde all'attacco con i mortai non può fare molto. Il problema è che quell'idiota attira attenzione anche su di noi, ed Edward deve fare affidamento sulle sue abilità in manovre evasive per salvarci la pelle. Questo però attira l'attenzione di otto cannoniere spagnole, che si raggruppano per attaccarci. Non sono pericolose, ma sono una seccatura. Nel frattempo il vascello si è allontanato, e secondo quello che dicono i miei compagni, si dirige su un isola che è rifugio di Julien du Casse

“Lo conosco, e se vedrà la mia nave la riconoscerà, l'ha vista all'Avana. Si chiederebbe chi è il suo capitano, e purtroppo conosce anche Scarlet, e sarebbe molto lieto di toglierla di mezzo. Non posso rischiare”

“Ti ringrazio dell'interessamento, ma Du Casse non è impossibile da sconfiggere per me, laddove ce ne fosse bisogno”

“E non voglio perdere quel galeone” continua Thatch

Prima di agire, Edward mette ai voti la questione, ed è inutile dire che la ciurma è unanimemente d'accordo e pronta ad agire se necessario. Ma in un istante mi sorge un importante interrogativo in mente: i soldati non saranno un po' troppi per una persona sola? Anche se decidesse di adottare un atteggiamento furtivo, cosa succederebbe se venisse scoperto? Du Casse farà sicuramente sorvegliare minuziosamente l'isola. Un brevissimo scambio di sguardi con Kidd, che ci ha seguiti nonostante sia stato taciturno fino ad ora, mi è di grande aiuto, perché mentre io mi precipito nella cabina del capitano per consultare delle carte e costruirmi un minimo di strategia, James blocca Kenway prima che se ne possa andare. Come sempre devo alzarmi sulle punte per arrivare allo scaffale più alto, ma riesco comunque a prendere tutte le mappe. Trovando finalmente quella che mi serve, la apro sul tavolo, e inizio il mio studio tattico dell'area

“Scarlet, potremmo non avere molto tempo, l'unico modo sicuro per prendere il vascello è liberarsi di Du Casse e impossessarsene” con un gesto della mano lo zittisco, avendo bisogno di concentrazione “Si può sapere qual è il problema?”

“L'isola sarà sicuramente ben sorvegliata, in fin dei conti stiamo parlando del rifugio di un templare” osservo la mappa rispetto al punto dove ci troviamo, arrivando ad una conclusione abbastanza interessante “Arrivare dalla giungla è la scelta migliore, non credo che sarà eccessivamente sorvegliata. La maggior parte dei soldati sarà probabilmente presente qui, nella zona più aperta, dove è più probabile trovare il nostro bersaglio, e qui sinceramente sarebbe ottimo agire in due, o avere comunque un piano per distogliere l'attenzione il più possibile da te”

“Quindi che cosa proponi?” alzando lo sguardo noto che Thatch e James stanno assistendo, quasi mettendomi sotto esame

“Bhe, avrei due soluzioni in mente. O vengo con te, ma finché saremo nella giungla potrei quasi essere una zavorra, oppure molto furtivamente ci avviciniamo al lato opposto dell'isola con la Jackdaw, dove forse c'è il punto di attracco, e quando è opportuno fingiamo un attacco, distraendo così i soldati e lasciandoti campo libero. Anche se francamente credo che la seconda ipotesi sia quella meno brillante”

“Penso anche io che sia meglio occuparsene noi due da soli. Un conto è una nave, un conto due intrusi”

Indossiamo entrambi il cappuccio e scendiamo dalla Jackdaw. Per raggiungere la giungla dobbiamo prima arrampicarci su delle rovine, per quanto un ponte di corda poco stabile, quasi ceduto completamente con il peso di Edward, mi ispiri poca fiducia. Per gran parte del tragitto riusciamo a cavarcela senza uccidere nessuno, solo in alcuni punti più sorvegliati mietiamo vittime. Io mi occupo sempre dei tiratori, per il semplice fatto che io ho i pugnali che Edward non ha. Finalmente raggiungiamo la famosa zona più problematica, nonché quella costruita, che è piena di soldati come pensavo. Agiamo contemporaneamente per risparmiare tempo, spostandoci di cespuglio in cespuglio e neutralizzando il maggior numero possibile di soldati. Se qualcuno viene messo in guardia dai movimenti di Edward me ne libero con un pugnale, che recupererò successivamente. Con questa strategia ci avviciniamo al vascello senza dare nell'occhio. Una volta saliti, sto pronta a contenere la reazione dei soldati successiva alla morte di Du Casse, e ci impossessiamo con successo del covo, per la gioia della ciurma e dei nostri compagni.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Great Inagua, marzo 1716


 

È da settembre che non lasciamo l'isola. Spesso salpiamo per saccheggiare o per rifornirci su isole vicine, ma poi torniamo sempre qui. Considerando che vorrei essere d'aiuto alla confraternita la cosa è disarmante, perché purtroppo non ho modo di comunicare con le altre basi dei Caraibi, anche perché sinceramente non so bene dove si trovino, e l'unica nave a disposizione oltre il galeone, che Thatch non molla neanche per sbaglio, è la Jackdaw. Non ho fatto altro che leggere, studiare possibili strategie o piani per salvare la confraternita delle Indie occidentali e allenarmi in spiaggia, con Adé o Edward. Passo molto tempo con entrambi: con il primo mi alleno molto di più, e nel contempo lo sto introducendo pian piano al nostro credo, e gli sto anche insegnando lo spagnolo; con il secondo mi alleno di meno, e spendo più il mio tempo libero che quello di studio o allenamento. A proposito di Edward, mi ritorna alla mente un dialogo di fine settembre o inizio di ottobre. Stavo sistemando il libro mastro dopo un saccheggio, ed ero alla scrivania nella sua cabina. Come al solito ero molto presa dal mio lavoro, e all'improvviso sentii bussare. Edward ha preso quest'abitudine quando sto scrivendo qualcosa, perché ha imparato che quando sono così presa mi spavento facilmente, e questo comporta che istintivamente porti la mano alla pistola o ad un pugnale per qualche strana ragione. Fatto sta che subito dopo entrò, facendomi una domanda abbastanza particolare prima che io potessi anche solo pensare di riprendere il mio lavoro

“Sai, dopo più di tre mesi può sembrare una domanda strana, ma come mai all'Avana non mi hai affrontato di nuovo o non hai reagito diversamente? Avresti potuto prenderti quello che cercavi”

“Per l'amor del cielo non ricordarmi di quel fallimento, brucia ancora” risposi distogliendo lo sguardo e intingendo la punta nell'inchiostro per continuare a scrivere “In ogni caso, quel mio tentativo era stato un puro azzardo. Di solito agisco dopo essermi fatta una minima idea di chi ho davanti. Nel tuo caso ancora non avevo abbastanza informazioni, ma la mattina dopo saresti andato da Torres, e agire nella residenza sarebbe stato un suicidio. La mia reazione è difficile da spiegare anche per me, ma escludevo di affrontarti in uno scontro diretto. Dopo averti visto combattere con Duncan, che non era proprio così malaccio come spadaccino, ammetto di avere avuto diverse esitazioni a causa della doppia sciabola. Per questo avrei preferito derubarti con discrezione e sparire per sempre, ma qualcosa è andato storto, e presa dal panico della situazione nuova ho reagito così piuttosto che piantarti una lama nel petto”

“Vuoi dirmi che prima di allora non ti era mai capitato di fallire un borseggio?”

Non alzai lo sguardo, concentrata sul mio lavoro mentre parlavo, ma credo che la cosa lo avesse abbastanza stupito “Puoi dirlo forte. Sono sempre stata molto furtiva, sia nell'avvicinamento che nel borseggio vero e proprio, eppure con te ho fallito. Ti sei in qualche modo accorto di me, hai fatto finta di nulla, hai preso una vietta secondaria e mi hai teso una trappola”

“In compenso sei stata molto brava a seminarmi”

“Già. Però sai, ancora non mi spiego perché ho avuto proprio quella reazione. In casi del genere rispondo con linea difensiva ma molto più letale” non parlai per un paio di istanti, ma appena finito di scrivere posai la penna e continuai a parlare guardandolo in faccia “Nonostante tutto ciò che questo comporta, sono quasi sollevata di aver fallito. Se quel giorno non fossi stata presa dal panico e ti avessi accoltellato ora non sarei qui”

"Direi che posso dire di essere sollevato anche io" rispose prontamente, strappandomi una risata

Ora sto prendendo con Adé una pausa dall'allenamento, seduti all'ombra delle palme, come spesso accade in questi giorni non completamente produttivi. Stiamo parlando un po' del nostro passato per conoscerci meglio attraverso alcuno aneddoti strani o divertenti. Sento parlare Edward e Kidd in lontananza ora, e Kenway nomina la moglie, dicendo come questo posto una volta messo a posto sarebbe perfetto, e cambio espressione immediatamente

"Qualcosa non va Scarlet?" Mi chiede il quartier mastro

Abbasso notevolmente la voce, non volendo essere sentita "Lo hai sentito che ha detto Edward no?" annuisce semplicemente, con l'espressione tipica di chi sta insinuando qualcosa "oh no, non iniziare con la storia che avere invidia al solo nome di una moglie dica molte cose"

"Non è forse così?"

"Bhe, è anche così, ma inevitabilmente penso che ipoteticamente lui potrebbe avere una famiglia ora, io nemmeno ipoteticamente. I templari mi hanno portato via ciò che avevo di più caro, hanno ucciso i miei genitori e la mia famiglia erano solo loro, e li avrei portati volentieri qui una volta trovato un posto adatto. Il mio unico affetto semi famigliare è il mio mentore, che per quanto ne so io potrei non vedere mai più”

“Non hai altri parenti, o un fratello o una sorella?”

Scuoto la testa in segno di diniego “La mia famiglia è molto piccola, i pochi parenti che potevo avere già sono morti da anni, non li ho mai conosciuti, e sono figlia unica, anche se a volte mi sembra di avere un fratello maggiore, anche se non di sangue” rispondo sorridendo leggermente, sperando che intenda ciò che voglio dire “Ora non voglio passare per la vittima di turno, è solo che anche se non lo mostro sempre mi mancano terribilmente, e ci sono momenti in cui mi chiedo se sarebbero fieri di me anche da pirata”

“Io credo di sì, l'hai detto tu che essere parte delle nostra ciurma non va contro il vostro credo, e questo in ogni caso non cambia il fatto che tu sia una persona di buon cuore e dalla mente aperta, e dalla spiccata intelligenza anche. Penso proprio che non avrebbero ragione di essere delusi”

“Bhe, ti ringrazio, ma non ho fatto altro che parlare quasi solo di me, del tuo passato so ancora poco. Si potrebbe rimediare alla cosa, se non ti è di disturbo?”

Prima che possa iniziare a dire qualsiasi cosa, sentiamo qualcuno avvicinarsi di fretta, e voltandomi vedo James venirci in contro “Scarlet, avevi ragione. Abbiamo trovato una scala che faceva da uscita secondaria alla casa, siamo riusciti ad accedere allo studio. C'era la mappa che ha venduto Edward”

“Cosa!? E quindi ora che facciamo?”

“Andrò al rifugio più importante, a Tulum. Da lì credo che ci sarà modo di avvisare tutti. Vi conviene stare pronti, credo che Edward arriverà fra non molto e dovrete salpare al più presto”

In men che non si dica io e Adé torniamo alla Jackdaw per organizzare tutto. Io penso alle provviste, e mi rendo subito conto che non ne abbiamo abbastanza per questo viaggio e che dovremo fermarci per i rifornimenti.

Finalmente, dopo aver passato buona parte del viaggio a fare la guastafeste ricordando che prima saremmo arrivati meglio sarebbe stato, ci avviciniamo all'isola. Non posso fare altro che rilassarmi almeno un po', per quanto ho ancora paura che il nostro arrivo non sia stato così tempestivo. E' molto probabile che i templari stiano già iniziando ad attaccare gli assassini qui nei Caraibi, ne è passato di tempo, hanno avuto modo di organizzarsi, e ho davvero paura che le cose potrebbero non mettersi bene per noi, sempre che già Tulum non sia stata attaccata. Non c'è nessuno sulla spiaggia, ma per quanto ne so io potrebbe anche essere normale, probabilmente gravitano in torno al tempio maya nel cuore dell'isola. Comunque sia, seguirò Edward per tutto il tragitto, nella speranza di trovare qualcuno ancora vivo

“Sarà cosa facile, già conoscono Scarlet, non dovrebbero considerarci come una minaccia” sento dire al capitano, in risposta a non so che domanda

“A dire il vero non è proprio così” mi intrometto, quasi timidamente “Gli assassini all'Avana mi conoscono, ma non ho mai incontrato quelli di Tulum, com'è ovvio, e di certo il mio nome non è arrivato fino a qui da Londra. Per poter essere al sicuro dobbiamo trovare James”

Annuisce semplicemente, rassegnato, e ci mettiamo in marcia. Per tutto il tempo noto un'attenzione diversa da parte di Edward, maggiore rispetto al solito, che fa di tutto per evitare di dover anche solo stordire qualche assassino, e lo apprezzo profondamente, anche se non lo ammetterò mai. Ci addentriamo sempre di più, ma di Kidd nessuna traccia, e la cosa comincia a seccarmi un po'. Come nonostante tutto sono felice di constatare, la sorveglianza sull'isola è molto buona, e passare senza essere individuati non è cosa facile, soprattutto quando hai a che fare con chi usa i tuoi stessi trucchi. Finalmente si vede un tempio ben integro, e una volta qui troviamo James quasi subito

“Cristo Kidd, mi hai cacciato in un guaio. Era dei monaci a guardia del tesoro di cui mi parlavi?” il tono di voce di Edward non lascia alcun dubbio, è particolarmente seccato da tutto questo

“Ho detto che conoscevo un segreto, non che era facile”

“Sì, ma avresti almeno potuto avvertirli del nostro arrivo. Almeno uno di noi due ha un bel motivo per farsi odiare qui” controbatto con un tono di voce più basso rispetto a quello di Edward

“Apriamo questa porta e ti mostrerò cosa c'è dentro” risponde ignorando completamente la mia leggera provocazione

Fa a malapena in tempo a farlo, quando uno degli assassini si avvicina a noi “Capitano Kenway” Edward risponde istintivamente, sfoderando una delle pistole, ma questo mio sconosciuto confratello è più rapido sia di me che di lui, e pur non disarmandolo interrompe quello che sarebbe stato il suo movimento “Scarlet” aggiunge salutandomi con un cenno, e mi pietrifico sul posto per qualche strana ragione

Sono conosciuta anche a Tulum, avrei potuto risparmiarci questa levataccia. Mi conoscono per indicazioni dal mio mentore a Londra? E' stato James a parlargli di me? E' l'unica cosa che riesco a processare nella mia mente mentre quello che credo sia il Mentore qui chiede ad entrambi, anche se sembra più interrogare Edward, di Duncan, della mappa, e del perché abbia fatto tutto questo.

“Lui ha il senso, Mentore” è l'unica cosa che sento con precisione dire a James, giusto per aggiungere un altro po' di stupore, perché non era abbastanza

Mai prima d'ora avevo incontrato qualcuno che come me lo avesse. “Riconosceresti il suo volto se lo rivedessi ancora?” continua l'assassino sconosciuto, riferendosi al saggio

“Penso di sì”

“E tu Scarlet?”

“S-sì, potrei riconoscerlo se necessario”

“In ogni caso ho bisogno di esserne sicuro”

Insieme ad altri assassini che si erano avvicinati, si allontana “Meno male che non ti conoscevano eh” Il tono di voce di Edward non mi aiuta in questo momento di agitazione

“Oh, scusa tanto, ma non passo la mia vita montandomi la testa e pensando di essere talmente degna di nota da essere conosciuta dove non ho mai messo piede” rispondo malamente, cosa insolita per me a dire il vero. Prima che la discussione possa continuare però, l'assassino che credevo si fosse allontanato mi richiama a se con un cenno “Andate, ci vediamo dopo”

Il mio atteggiamento in questo momento non nasconde molto quella che è la mia agitazione. Nemmeno il mio primo balzo della fede nel Mediterraneo mi ha messo tanta ansia. Il fatto che un assassino per me ancora sconosciuto di un rifugio potenzialmente in pericolo mi richiami a se mi fa pensare al peggio “Non voglio usare mezzi termini. Abbiamo avvistato una nave inglese”

“Forse posso fermarli priva che arrivino sull'isola, anche se ancora non credo di saper gestire al meglio una battaglia navale”

“No, ad occhio la vostra nave non potrebbe uscirne vincitrice”

“Già, ancora dobbiamo potenziarne la resistenza, quel cocciuto del capitano sta dando più attenzione ai cannoni prima che alle difese”

“Non possiamo fare altro che tenerci pronti, sperando di riuscire a resistere”

Dopo una breve discussione, si decide che posso essere molto utile nella giungla, che è paradossalmente la zona forse più problematica perché solitamente più sguarnita. Corro all'impazzata verso l'entrata alla giungla, sperando di contenere l'attacco direttamente all'origine ed evitare un massacro. Dalla mia posizione si può vedere quella maledetta nave avvicinarsi sempre di più, è una fregata. Questo è un problema, anche se non c'è paragone con un vascello ospita un buon numero di soldati. Siamo molti, ma mai come loro, che in teoria avranno anche un maggior numero di risorse, e dei granatieri, che sono sempre una bella spina nel fianco. Cerco sempre di evitare lo scontro diretto con quegli energumeni, sarò anche abile, ma sono piuttosto gracilina rispetto a loro, possono stordirmi come niente; per questo uso armi a distanza o gli uccido in volo. Proprio perché so che ce ne saranno mi arrampico su un albero, ben nascosta, e mi tengo pronta ad attaccare da lì. Più gli istanti passano, più il mio cuore batte all'impazzata. Attraccano e si gettano all'attacco in un gruppo spaventosamente ben compatto. Davanti, come sospettavo, ci sono dei granatieri. Aspetto che passino sotto il mio albero, e sguainando le lame celate, mi getto su di loro, uccidendone subito due in volo. Altri due non fatto in tempo a reagire e si ritrovano le mie lame nella carotide. Ma ce ne sono altri subito dietro, che tentano di attaccarmi senza esitare. Intanto anche altri assassini si sono gettati all'attacco, ma i granatieri se la prendono con me, forse perché già sono famigerata o perché mi considerano più pericolosa. Uno fra loro tenta di colpirmi, ma schivo il suo attacco e gli sparo dritto in fronte. A malapena blocco un secondo attacco, afferrando l'impugnatura dell'arma poco prima della lama, e miracolosamente riesco a togliermelo di dosso con un calcio al basso ventre. Un istante dopo riesco solo ad intravedere un ennesimo granatiere, prima che mi scaraventi a terra, stordendomi. Per un istante credo che sia la fine, ma uno di noi si getta nella mischia per salvarmi, finendo per essere ferito gravemente. Presa dalla rabbia, afferro la seconda pistola, ancora carica, e seppur ancora rintontita, sparo a quel bastardo senza alcuna esitazione, per poi avvicinarmi al mal capitato, che esala il suo ultimo respiro sotto ai miei occhi. Rimango pietrificata per un breve istante, venendo logorata dalla rabbia più totale. Solo dopo mi rendo conto che i soldati se ne sono andati, addentrandosi nell'isola. Sarebbe stato un errore fatale se fossero rimasti qui. Dopo aver chiuso gli occhi di questo mio malcapitato confratello, mi rendo conto che la situazione è davvero critica, perché anche la ciurma sta rischiando di venire catturata. Ritorno verso la Jackdaw il più velocemente possibile, e gettando una delle bombe fumogene che raramente uso guadagno una manciata di secondi, nel quali mi libero di diversi soldati sfruttando il fumo. I pochi sopravvissuti vengono neutralizzati con estrema facilità. Seguita poi da parte della ciurma mi addentro nell'isola per evitare che il peggio si concretizzi. Ma sembra che tutto sia già perduto. E' pieno di cadaveri delle nostre fila, poche vittime hanno la giubba rossa, e alcuni della ciurma, che a quanto pare devono aver deciso di andare avanti da soli prima che mi riprendessi, sono stati catturati. Mi separo quindi dagli uomini che sono con me, a cui chiedo di fare attenzione nel cercare di liberare gli altri, e mi addentro nel cuore dell'isola, dove credo ci saranno più assassini. Cerco di essere il più furtiva possibile, e per il percorso ce ho fatto mi imbatto in un unico assassino, che sta per essere fucilato. Sono ancora lontana sia per il pugnale che per la pistola, così esco allo scoperto, ma appena sono a portata il colpo è già stato sparato. Preda dell'ira, sparo al soldato che regge la lanterna prima che possa capire minimamente cos'è accaduto, e sguaino le spade per occuparmi dell'altro, che mi attacca debolmente, e rispondo con ferocia, prima parandomi e poi trapassandolo da parte a parte con una delle spade. Sposto istintivamente lo sguardo verso il tempio, avendo l'impressione di sentire delle voci, e incrocio lo sguardo di Edward, che ha assistito alla scena. Credo che siano appena usciti da lì, e vedere visi amici non attenua però la mia rabbia, che probabilmente mi ha portata a sfoderare uno sguardo torvo al mio capitano, pur senza volerlo, o forse era intenzionale? In fondo è lui ad aver venduto le mappe, è colpa sua se tutto ciò sta accadendo...ma quella che ha fallito la sua missione sono io. Intravedendo della nuova attrezzatura salgo all'uscita del tempio, sperando che ce ne sia anche per me, e le mie aspettative si dimostrano corrette. Ci vengono date una cerbottana a testa con dei dardi dalle piume blu, che sono soporiferi, e altri dalle piume rosse, così detti del furore. Infilo i dardi fra le mie munizioni, ma non aggancio nemmeno la cerbottana da qualche parte, perché tanto la userò presto

“Io penso al lato destro dell'isola, tu occupati del sinistro” dico, o meglio ordino, ad Edward; capitano o non capitano in questo momento non ammetto repliche, perché questo è il territorio degli Assassini, e la mia autorità qui è superiore. Lui è quello vivo per puro caso, io sono colei che lo ha graziato

Man mano, utilizzando molto i dardi e i pugnali, elimino i soldati e mi avvicino sempre di più alla spiaggia, dove ci sono gli ultimi prigionieri, e una volta arrampicata riesco a farmi notare da Adé, che è rimasto in salvo con parte della ciurma. A gesti, riesco a fargli capire quale sia il mio piano, al mio segnale ci scaglieremo contemporaneamente su un ultimo gruppo di soldati per liberare i prigionieri. Lascio che si avvicini, anche lui furtivamente, e con talento, e poi do il segnale. Lui attacca all'improvviso dal cespuglio, mentre io mi scaglio dall'alto, e li uccidiamo tutti. Libero i prigionieri, ma nelle mie azioni si nota l'ostilità e la rabbia che mi pervadono in questo momento, e la cosa allarma Adé

“Pensa ai ragazzi della ciurma, tornerò fra un po' alla Jackdaw”

“Sicura di stare bene?” mi chiede preoccupato

Sorrido amaramente, soppesando poco le parole “Per niente”

Senza aggiungere altro mi allontano, sentendo in parte il discorso che viene fatto ad Edward “Ma sei volgare e arrogante, e vai in giro in una tenuta della quale non sei degno”

“Ma tutto è lecito, non è il vostro motto?” non solo la risposta mi risulta irritante, ma anche il tono e la strafottenza con cui viene pronunciata

“Usare parole che non comprendi a tuo piacimento è l'ultima delle cose che dovresti fare in questo momento” mi intrometto con rabbia, facendo salire la tensione fra me e lui, che viene però lasciata lì a macerare

“Ti assolvo per le tue colpe all'Avana e altrove, ma non sei più il benvenuto qui”

“Aspetta” lo interrompo prima che se ne possa andare “Nonostante io voglia profondamente tirargli uno schiaffo in questo momento, la colpa non è completamente sua” puntualizzo, lasciando che sia il mio senso di colpa a parlare “Sarà anche un'arrogante, forse senza speranze di guarigione, avrà anche venduto le mappe senza rendersi conto di che diavolo stesse facendo, ma stava a me impedirlo, e ho fallito miseramente. Sono partita da Londra apposta per recuperare ciò che Duncan ci aveva tolto, ma alla luce dei fatti sono sempre più convinta che sarebbe stato meglio scegliere qualcun altro. Quindi per quanto mi riguarda Edward non dovrebbe essere l'unico a non essere più benvenuto qui”

Mi allontano senza aggiungere altro, con quel profondo desiderio di poter sparire, con l'unico desiderio di nascondermi per un po'. Prima però c'è almeno una cosa che devo fare. 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Non ho bisogno di voltarmi per sapere che gli assassini mi stanno seguendo, o almeno uno di loro

“Con tutto questo parapiglia ancora non so il suo nome, Mentore”

“Ai Tabai, e non c'è bisogno di usare formalità”

“Quello che sto per dire è molto contrastante con il discorso appena fatto, ma ho bisogno di un favore”

“Certo, ti ascolto”

“Non so come vengano gestite situazioni come questa, ma vorrei dare una degna sepoltura almeno ad un ragazzo. Mi serve il suo nome. È rimasto sulla spiaggia”

“Non c'è problema” risponde semplicemente, senza fare domande potenzialmente scomode “In ogni caso rimani la benvenuta qui, so che hai fatto del tuo meglio all'Avana”

“Bhe, non è bastato. E in ogni caso non credo che verrò molto a Tulum. Non decido io le rotte, e frequentiamo solitamente le coste lontane da qui”

“A proposito, cosa ti ha spinta a navigare con un uomo come Edward?”

“La necessità. Ci avevano catturati all'Avana. Eravamo entrambi prigionieri sulla flotta del tesoro. Edward e colui che oggi è il quartiermastro si erano liberati, hanno salvato anche me e quindi sono in debito con lui”

“Bhe, mi dispiace per te. Averci a che fare ogni giorno non sarà cosa semplice”

“Nonostante sia davvero un arrogante non è sempre così male. Te lo giuro, ci sono momenti in cui sembra una persona completamente diversa. È abbastanza egoista, ma se è venuto fino a qui non è per arricchire solo se stesso, ma per regalare una vita agiata alla famiglia che potrebbe benissimo costruirsi, perché ha una moglie che lo aspetta in Galles. E ci sono dei momenti in cui guardandolo negli occhi sento che è meglio di così, è impossibile che non lo sia. È questo che mi spinge a rimanere, senza contare che ormai amo navigare, e Adé, il quartier mastro, ormai è come un fratello per me”

“Spero solo per entrambi e per tutti noi che tu abbia ragione” nel frattempo abbiamo raggiunto la spiaggia, e mi avvicino al corpo del ragazzo “E' lui?” annuisco semplicemente “Si chiamava Cadmael, un guerriero promettente”

Cerco di sollevarlo da terra, e cocciutamente rifiuto il suo aiuto nonostante sia cosa complicata. Era molto più alto di me, e ben robusto, ma nonostante questo voglio fare da sola. Vedo quello che potrebbe essere un angolo tranquillo per il suo eterno riposo, lo adagio per un momento e torno un secondo sulla Jackdaw, dove la ciurma ancora si sta risistemando dopo tutto questo, e prendo una pala dalla stiva senza fare caso agli sguardi in parte perplessi, e senza dare nessuna spiegazione nemmeno ad Adé, che più che perplesso sembra preoccupato, probabilmente dalla mia espressione affranta facilmente leggibile. Torno alla spiaggia, e dopo un paio di rapidi calcoli inizio a scavare. Ai Tabai mi lascia sola dopo poco, forse intuendo quello che è successo e volendomi lasciare del tempo per processare la cosa. Mi ci vuole qualche istante per finire il lavoro, ma poi lo adagio nella posizione migliore possibile, richiudo la buca e con delle assi di legno legate insieme formo una croce che pianto nel terreno, per poi incidere i due lati orizzontali. Your sacrifice won't be forgotten, Cadmael. Nel frattempo è calata la sera, ma rimango ancora qui, ancora incapace di accettare quello che è successo. Mi sento responsabile della sua morte e di quella di tutti gli altri, non capisco se sia più forte la rabbia o la tristezza. All'improvviso noto appena tre figure che mi si avvicinano, e con uno sguardo più attento riconosco Adé, James ed Edward, che a dire la verità avrei preferito non vedere per un po'.

“Come mai tutta questa premura per uno solo di voi?”

Edward oggi proprio non vuole conservare la sua incolumità “È morto per salvarmi, maledizione. Mai pensato di soppesare le parole prima di parlare?”

“Dovresti darti una calmata, sono pur sempre il tuo capitano”

E' la terza o quarta volta che gli rispondo malamente senza scherzare oggi, ma sinceramente al momento non me ne importa nulla. Mi rialzo quasi di scatto, fronteggiandolo faccia a faccia “Darmi una calmata, ma ti senti!? A quest'ora dovresti essere morto, o per lo meno non avere la Jackdaw. Tu quelle mappe non dovevi venderle, sia per il semplice fatto che ci avresti danneggiato, sia perché io te lo dovevo impedire! Ho fallito come una povera principiante, e tu mi chiedi di stare calma quando questo massacro è avvenuto a causa mia oltre che tua!? Ho, anzi, abbiamo praticamente condannato a morte la confraternita qui nelle indie occidentali, e ti comporti come se nulla fosse accaduto!” scuoto la testa spazientita, distogliendo lo sguardo solo per un breve istante “Quasi dimenticavo, ti importa praticamente solo di te stesso e di quello che è il tuo guadagno, vero?”

Senza aggiungere altro, mi allontano senza ben sapere dove voglio andare, l'unica cosa che so è che ho bisogno di isolarmi almeno per un po'. Alla fine opto per la cima del tempio, anche se per arrivarci devo attraversare la vegetazione, e questo non fa altro che ricordarmi le proporzioni del massacro. Ma alla fine mi ricredo, avrò tutto il tempo per stare per le mie dopo aver aiutato ancora gli assassini dell'isola. Scelgo di aiutare più che altro con i feriti, che fortunatamente sono meno rispetto ai morti. Con qualche indicazione riguardo delle erbe curative mi metto a fare fasciature su fasciature, sperando che vada tutto bene, che anche loro non muoiano. Vado avanti fino a che le mie forze me lo permettono, e quando sento che la stanchezza sta per avere la meglio su di me, vado a riposarmi in cima al tempio per un po' a riflettere, con lo sguardo perso all'orizzonte. Una parte di me comincia a pentirsi per la parole che ho usato con Edward. Ora è effettivamente un povero idiota egoista, che ha lo scopo di guadagnare il più possibile, ma il suo desiderio di riscattare socialmente la famiglia non indica forse un animo nobile, per quanto non evidente? Sto esattamente facendo ciò che non mi piace fare, lo sto giudicando senza sapere nulla, o comunque poco. Ma ciò che ha fatto è pressoché imperdonabile, e il senso di colpa per non averlo fermato mi logora in modo allucinante. Mi chiedo se mai riusciremo ancora a collaborare senza che io servi rancore per il resto della mia vita, o se riuscirò a modo mio a perdonarlo una volta venuta a contatto con le buone virtù che nasconde. Mi verrà a cercare ammettendo il suo errore, o ignorerà la cosa, non essendo un suo problema? E' normale che forse non capisca la nostra dedizione, ma davvero non ha capito l'entità del suo errore? Spero vivamente che la cosa si risolva al meglio, perché nonostante tutto mi piace la sua compagnia. E' forse uno dei primi uomini al di fuori della confraternita che non mi guarda come un'eretica quando dico che so combattere o quando mi vede con abiti da combattimento invece che con un abito sfarzoso, ha una coerente apertura mentale che non ci si aspetta da chiunque...e ha il senso. Forse tutto questo non è un caso, anzi, credo fermamente che non possa esserlo. All'improvviso sento dei passi, e do per scontato che sia Edward, ma il mio orgoglio prende la meglio

“Non ho alcuna intenzione di rivolgerti la parola Kenway, ti ho già detto abbastanza”

“Qualcuno qui spera in delle scuse sincere a quanto vedo”

"Adé, non mi aspettavo che mi venissi a cercare"

"Mi hai preoccupato abbastanza oggi, non potevo non assicurarmi fino a che punto la situazione fosse critica"

“Sarò sincera. E' molto critica. Ancora non mi era mai successa una cosa del genere da quando ho abbracciato questa causa, e sinceramente speravo di non sperimentarlo mai”

“Ma non è solo questo che ti turba” continua,come se non gli si potesse nascondere nulla “E forse è la parte peggiore”

“Quello sbruffone mi crea conflitti interni non indifferenti, è vero. Un momento avrei voluto affrontarlo come si deve all'Avana, quello dopo quasi lo perdono nonostante tutto” sospiro nella più totale esasperazione “Sono una lunatica senza speranza, non è vero?”

“Senza speranza magari no”

“Però definirmi lunatica va bene vero?” controbatto fingendomi offesa, ma è riuscito a strapparmi un sorriso

“Comunque credo che tu non debba preoccuparti troppo. Potrai celare ancora per un po' della rabbia, a ragione forse, ma dai tempo ad Edward di riflettere per più di due minuti e capirà di doverti delle scuse. Sappiamo entrambi che può essere cocciuto e tutto il resto, ma per motivi ben chiari sappiamo anche che sotto sotto, magari molto sotto, è una brava persona”

“Spero che tu abbia ragione Ade, non sai quanto”

Dopo una pessima nottata, lascio il mio giaciglio poco prima dell'alba per passare di nuovo da Cadmael. Può sembrare assurdo, ma anche se non lo conoscevo affatto questo nome non mi abbandonerà facilmente, forse non lo farà mai. Senza allontanarmi osservo l'alba, forse la più bella da quando sono qui nei Caraibi, lasciandomi calmare dal rumore del mare. Prima che la Jackdaw sia pronta per salpare sia Ai Tabai che James mi raggiungono per salutarmi, e salgo sul brigantino all'ultimo. Da parte mia e del capitano il viaggio è molto silenzioso, ci siamo a malapena rivolti la parola per questioni fondamentali. Navighiamo finché il sole non tramonta, ma Nassau è ancora lontana, tanto vale fermarsi, ed ciò che facciamo. Caliamo l'ancora ad un'isoletta dannatamente piccola, preparandoci per la notte come tante altre volte prima di questa. Riesco a trovare un angolino piuttosto isolato in questo piccolo paradiso, e mi siedo sola sotto una palma molto vicina al mare con lo sguardo fisso sull'orizzonte. Per quanto la mia psicologia non sia estremamente semplice, è facile capire che qualcosa non va dalla mia improvvisa solitudine scelta e dal sarcasmo alquanto eccessivo, è più forte di me. Sono comunque talmente stufa di questa situazione che io stessa vado a plasmare che quando sento dei passi non faccio nulla per evitare che qualcuno mi si avvicini, e anzi alzo lo sguardo per vedere chi sia. Alla vista di Edward la mia speranza inascoltata che si avvera migliora notevolmente il mio umore, anche se cerco di non darlo a vedere. Il capitano si siede al mio fianco, ancora senza proferire parola o degnarmi di uno sguardo per un momento, non sembra arrabbiato ma nemmeno tranquillo.

“E' inutile cercare di negarlo, ti devo delle scuse” la mia risposta è un leggero sorriso sollevato, che lo spiazza alquanto “Mi aspettavo una risposta amara, dove hai messo tutto il sarcasmo di ieri?”

“Sono alquanto stufa di dar retta soltanto al mio orgoglio, tutto qui. Questo non cancella certo tutto quello che è successo, ma apprezzo che tu non abbia ignorato questo conflitto, davvero. In ogni caso devo scusarmi anche io, sono stata davvero insopportabile, e ho detto cose che in fin dei conti non penso davvero”

“Lo so, alla fine sotto sotto mi vuoi bene, è inutile che fai tanto la sarcastica dal cuore di pietra, tanto è comunque lampante” in tutta risposta, gli do un leggero colpo sul braccio, ridacchiando sommessamente “Comunque non hai bisogno di scusarti, la situazione per te non era già delle migliori, ho detto cose fuori luogo e ti sei naturalmente innervosita. E' normale alla fine, non posso esattamente capire la vostra causa o questa specie di legame intrinseco che vi tiene insieme, ma in fin dei conti posso immaginare che quello che è accaduto sia destabilizzante”

“Sai, alla fine non è tanto diverso dal far parte di una ciurma. Quando la nave ti viene portata via o si naufraga a causa dell'attacco di qualche tuo oppositore e hai fallito nell'evitarlo ti senti male, perché sai che quel tuo errore ha devastato i tuoi compagni. Sei arrabbiato con te stesso”

“Ma anche con chi ha provocato tutto questo” rimane in silenzio per qualche momento “”Hai intenzione di tornare a Londra prima o poi?”

“Non saprei. Se non fosse per il mio mentore credo proprio di no, anche se alla fine credo di restare comunque nel nuovo mondo, chi me lo fa fare di tornare?”

“Allora Londra non è poi così bella” tenta di stuzzicarmi

“Londra è meravigliosa, parli così solo perché non l'hai mai vista. Ma diciamocela tutta, nessun posto è come i Caraibi, non c'è paragone”

“Su questo non posso darti torto, ma in tutto questo c'è ancora qualcosa che non conosci di questi luoghi, faresti meglio a rimediare” lo guardo perplessa, avendo quasi paura di ciò che sta per dirmi “Non hai mai fatto immersioni con la campana subacquea. Appena riuscirò a procurarne una per la Jackdaw non avrai più scuse, squali o non squali”

“Io te lo ripeto, se vengo attaccata e finisci per avermi sulla coscienza, ti tormenterò come spirito per il resto dei tuoi giorni”

“Rilassati, basta sapere come comportarsi e non ti accadrà nulla la sotto”

“Lo spero per l'incolumità di entrambi” controbatto accigliata

“Non fare quella faccia e ogni tanto fidati del tuo capitano”

Mi prenderei volentieri a schiaffi per questo, ma il suo sorriso mi basta per non odiarlo nonostante tutto quello che ha provocato, e sembra che i suoi occhi facciano di tutto per ricordarmi che è un brav'uomo nonostante ciò che appare.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Nassau, agosto 1716

Credevo sarebbe stata una mattina come le altre. Stavo parlando con Adé dei nostri prossimi piani, quando Edward è arrivato all'improvviso, chiedendo di procurarmi abiti, meno “formali”, che facessero chiaramente capire che sono parte di una ciurma pirata. Faccio resistenza, ma il suo sembra essere un ordine da capitano. Così, rassegnata, scendo dalla Jackdaw, alla ricerca di qualcosa che mi soddisfi. Trovo una blusa molto bella, anche se la scollatura mi mette un po' a disagio. Solo ora mi rendo conto che non potrò usare il cappuccio, venendo meno al principio di anonimato della confraternita. Dovrò parlarne con Edward. Mi prendo anche l'occasione di cambiare i miei stivali vagamente consumati, e ne compro un paio nuovi, anch'essi alti fino al ginocchio, e il più comodi possibile. Torno velocemente sulla Jackdaw, mi cambio, e raggiungo Edward alla taverna. Ho mantenuto la mia cintura della confraternita, molto alta, accentuando le mie curve. Alzando lo sguardo vedo uno strano sorriso sul volto di Edward, e capisco immediatamente quale sia il punto: la scollatura. Da lì avrà una vista molto...apprezzabile, dal canto suo. Io invece mi sento ancora più a disagio di prima. Salgo le scale e raggiungo il tavolo, dove ci sono anche Hornigold e Thatch. Ho ancora i capelli legati, e quindi non posso cercare di nascondermi un po' con essi. Potrei tenerli tutti su un fianco, seppur sciolti, ma voglio essere comoda in combattimento

“Soddisfatto, capitano?” chiedo seccata

“Molto soddisfatto...già ora sembri più una dei nostri” risponde, facendo scivolare lo sguardo su di me

“Ne sono felice, ma immagino che tu abbia qualcos'altro in mente. Non sei il tipo da scomodare qualcuno solo per l'abbigliamento”

“Ormai mi conosci bene Scarlet” controbatte con un sorriso “Qualche giorno fa stavamo parlando di te, in particolare delle tue abilità”

“Ne sono lusingata, ma come mai, se posso permettermi?” chiedo incuriosita e intrigata

“Ci chiediamo se sai portare una nave, oltre che combattere”

“Bhe...circa. Fino a direzionarla credo di sì, anche se quando ti ho seguito per un mese ho rischiato di arenarmi un paio di volte”

“Bhe, sei sopravvissuta per un mese al timone di una nave, forse non te la cavi così male. Fatto sta che Hornigold non crede che una donna possa condurre come si deve una nave, io e Thatch crediamo il contrario” dopo aver fulminato Hornigold sposto il mio sguardo perplesso di nuovo sul mio capitano “Voglio che tu oggi conduca l'abbordaggio, e più in generale la Jackdaw”

“Io che cosa?” rispondo preoccupata

“Sarò lì, pronto a riprende il controllo se necessario”

“Non credevo che avessi paura, Scarlet”

“Oggi non ci tieni alla pelle, vero Hornigold?” lo squadro di nuovo “Va bene, se questo è quello che il capitano vuole da me non ho certo intenzione di scivolare nell'insubordinazione”

Non gli do nemmeno il tempo di alzarsi. Scendo le scale e mi avvio alla Jackdaw, ma so che è già dietro di me dopo un battito di ciglia. All'improvviso sento i capelli cadermi sulle spalle, e istintivamente mi volto. Edward ha il mio elastico fra le dita. Una parte dei miei capelli è finita a destra, ricadendomi sulla spalla, fino a scivolare davanti. Kenway si avvicina a me, giocherellando con un paio di ciocche, per poi portarle sul davanti come le altre “Stai bene con i capelli sciolti, forse anche meglio di quando sono legati” Con un leggero movimento porto anche le ultime ciocche ribelli a destra insieme alle altre, e poi cerco di riprendermi l'elastico con uno scatto fulmineo. Blocca la mia mano, afferrandola delicatamente per il polso, così tento con l'altra, ma il risultato è lo stesso “Questo lo tengo io”

Senza aggiungere altro, mi lascia i polsi, e infila il mio povero elastico in una delle sue tasche, e in un secondo perdo la speranza di riappropriarmene. Riprende il cammino, ma rimango imbambolata per un momento, sentendo poi all'improvviso una leggera gomitata sull'avambraccio...di chi se non di Thatch? Con un occhiataccia intimo sia lui che Hornigold al silenzio. E' passato molto tempo dall'ultima volta in cui ho sciolto i capelli di giorno, ormai li slegavo solo per dormire, ma ora credo che quell'elastico non mi servirà più. Troppo lentamente per i miei gusti, raggiungiamo finalmente la Jackdaw e mi avvicino con esitazione al timone, su invito del capitano. Non posso negare di aver paura del giudizio altrui in questo momento, come mai prima. La ciurma mi guarda con sorpresa, perché sappiamo tutti quanto sia raro che Edward lasci ad altri il timone della Jackdaw

“Va bene gente, spero che non vi dispiaccia se per oggi lascio che sia Scarlet a prendere il comando” come sotto sotto temevo, si sente un brusio per tutto il ponte “So che cosa potreste pensare al momento, e considerando ciò che da lei abbiamo visto finora mi sembra a dir poco inappropriato. Ammetto però delle perplessità oggettive dovute al fatto che non ha mai preso il comando di una nave, ma quello che non sapete è che non è esattamente così. In ogni caso ho preso la mia decisione, e gradirei che venisse rispettata”

Il suo tono non ammette alcuna replica, e dopo aver messo in chiaro ogni cosa si posiziona al mio fianco, come io faccio di solito quando lui è al timone. Non posso fare a meno di lanciare un'occhiata perplessa e quasi preoccupata ad Adewalé, ma accenna solo ad un sorriso, come per dirmi di non preoccuparmi. Prendo un respiro profondo e prendo finalmente il comando della Jackdaw. Ordino che si salpi e che si proceda a mezze vele, e lascio il porto con attenzione, puntando verso il mare aperto. Dopo qualche istante acquisto sicurezza, e faccio spiegare le vele con autorità. Più passano i minuti e più capisco perché Edward lasci raramente che qualcun altro stia al timone al suo posto: è una sensazione magnifica, e vorrei non doverci rinunciare mai. Sento Thatch ed Hornigold borbottare fra loro, ma sono troppo concentrata su ciò che sto facendo per tentare di estrapolare parti del loro discorso, anche perché non è il momento di farsi sopraffare dalle parole altrui, l'uomo di vedetta ha finalmente avvistato una nave, una fregata, cosa piuttosto rara da queste parti. Viro verso ovest, e quando sono abbastanza vicina faccio chiudere tutte le vele e mi faccio passare il cannocchiale. Osservo attentamente la nave nemica: una fregata potrebbe essere un tantino ambiziosa per chi come me non ha mai affrontato una battaglia navale ed un abbordaggio, ma lo scafo non è poi così ben protetto, e con qualche buona manovra i loro colpi si possono tranquillamente evitare “Ai posti uomini, abbiamo trovato la nostra preda” ordino posando il cannocchiale

Può sembrare una decisione poco coraggiosa, ma faccio caricare i mortai e tirare una prima bordata alla fregata per cominciare a destabilizzarli e a danneggiarli in tutta sicurezza. Li centriamo in pieno, e ricevo la conferma che la mia è stata una buona idea dall'entusiasmo della ciurma. Questo primo successo mi da il coraggio e l'adrenalina necessarie per combatterli più da vicino “State pronti con i colpi potenti!” mi avvicino sempre più verso la loro prua, lascio che credano che non mi aspetti le loro cannonate e all'ultimo viro. Il loro colpo finisce a vuoto, mentre i nostri cannoni ruggiscono e intaccano sempre di più il loro scafo.

“Fa attenzione Scarlet, a quanto pare non sono soli” esordisce all'improvviso Thatch

Seguendo la sua indicazione vedo effettivamente un brigantino avvicinarsi a tutta velocità, con tutta l'intenzione di speronarci, ma allo stesso tempo la fregata ci sta affiancando per tirarci una bordata. Senza fare caso a Hornigold che praticamente sta ruggendo ordini, come se fosse lui il capitano di questa nave poi, valuto velocemente la situazione. Faccio gettare i barili infiammabili quando ormai il brigantino non ha modo di schivarli, e la manovra per colpirli fa anche si che le palle di cannone della fregata prendano in pieno il brigantino, che esce devastato da questo doppio colpo e tenta così di allontanarsi. Ordino che stiano pronti sia a prua che con i cannoni laterali: le palle incatenate neutralizzano il brigantino, e la seconda bordata rende le cose sempre più difficili alla nave ancora più o meno intatta. Ci vorrà ancora qualche istante perché cada in nostro possesso, ma ormai è fatta. In un istante mi rendo conto che forse non avrò bisogno di altre palle di cannone per abbordarli, ma la mia idea potrebbe essere un tantino azzardata. Decido senza remora di speronarli, anche se questo significa essere presi in pieno dalla loro ultima serie di colpi “Tenete pronti i rampini!”

Riceviamo un colpo forse non indifferente verso prua “Ti ha dato di volta il cervello Bonher!?” sbotta Hordigold, ma non gli do ascolto, e con un ultima manovra sperono e affianco la nave nemica

“Tirateli verso l'inferno, e fateli pentire di averci incontrato!” E' una cosa che avrei sempre voluto dire, sotto sotto.

Lascio il timone e mi preparo a combattere, lanciando un'occhiata piena di sicurezza e scherno a Benjamin, che sembra essere incredulo di fronte a tutto ciò che ha appena visto. Con un salto mi aggrappo e inizio la mia scalata verso la cima dell'albero maestro, con l'intenzione di neutralizzare le vedette e impedire che sparino alla ciurma, mentre Edward combina il solito macello sul ponte. La prima vedetta nemmeno si accorge di me, la seconda ha invece tutto il tempo di prendere la mira dopo l'iniziale sgomento, ma con sangue freddo afferro uno dei miei pugnali e lo ferisco, non mortalmente. Grazie al montacarichi raggiungo velocemente il ponte, combattendo al fianco del capitano e di Barbanera. Insieme riusciamo a neutralizzare velocemente l'equipaggio nemico, che messo alle strette da tre furie si arrende relativamente rapidamente. Con la coda dell'occhio noto che la parte della nostra ciurma che è rimasta a bordo sta raccogliendo delle casse dal mare, e capisco che pur da fermi sono stati costretti ad affondare il brigantino nemico, che fortunatamente avevo indebolito, per evitare che ci spazzasse via. Ho fatto leggermente male i miei calcoli, a quanto pare le palle incatenate non sono bastate. Sotto i miei ordini, le casse vengono caricate sulla Jackdaw, e prego solo che davvero non mi sballino l'ordine e la logica di sistemazione del carico nella stiva, proprio come ho chiesto loro

“Allora, che ne facciamo di questa nave?” mi chiede improvvisamente Edward, cogliendomi inizialmente di sorpresa

Cerco di controllare al meglio lo stato della fregata nel minor tempo possibile “Lo scafo è recuperabile per una spesa relativamente contenuta” alzo lo sguardo verso l'alto “L'albero maestro è in condizioni tutto sommato buone, le vele sono da sostituire, ma non è un grosso problema...e visto che siamo ancora qui senza troppe preoccupazioni non sta imbarcando acqua. Direi che, considerando che la portata della stiva non è niente male, valga la pena di rimetterla in sesto e di tenerla per la flotta”

“Ottima scelta Scarlet” commenta semplicemente, organizzando gli uomini necessari per portare questa nave al più vicino portuale

Quando è tutto pronto torniamo sulla Jackdaw, e attacchiamo altre due navi prima che Edward mi dica di invertire la rotta e tornare verso Nassau. Prima però fa calare l'ancora una volta avvistato uno squalo bianco, degno bersaglio per i suoi arpioni. Non osservo spesso gli arpionaggi, sono spesso occupata con le scartoffie, o con miei studi personali che possano servire alla confraternita. Quando capita però è adrenalinico, e ammetto che non è l'unico pregio della questione. Come se non bastasse poi sono quasi convinta che un giorno il mio capitano mi chiederà di unirmi all'arpionaggio, dopo oggi mi aspetto di tutto. Non stacco gli occhi dall'orizzonte

"C'è da dire che la moglie ha una bella fortuna"

Adewale mi osserva stupito, cercando di sopprimere un sorriso divertito, e capisco di averlo detto a voce più o meno alta invece che pensarlo soltanto "E come mai Scarlet?"

"Ah, allora sai sorridere!" Scherzo sviando la domanda

"È ineducato non rispondere agli amici" si aggiunge Thatch "Allora, come mai te ne sei uscita con tale affermazione?"

"Devo davvero spiegarmi?" I due annuiscono semplicemente, aspettando la risposta con cui potranno stuzzicarmi per sempre "Forse non potrete capirmi perfettamente, ma potete intuire...insomma, basta uno sguardo nemmeno troppo attento e la mia considerazione è più che chiara” rispondo non senza imbarazzo, aggiungendo però un ulteriore dettaglio “A differenza di altri da queste parti, che sottovalutano i loro alleati e capendo di essere in torto non rivolgono loro la parola, è obbiettivamente una spanna sopra a molti in più di un senso”

“Non vale la pena farsi il sangue amaro per le stupide convinzioni di Ben” controbatte Barbanera, cogliendo la frecciata nella mia ultima considerazione “Con il tuo carattere non sarà né la prima né l'ultima volta che sarai in conflitto con lui, e alla fine ti capisco, capita anche a me” com'era ovvio però cambia subito discorso, mi sembrava strano che potesse sottopormi una risposta totalmente seria “Comunque è strano sentirti fare considerazioni come questa, sei sempre così concentrata sul lavoro”

“Sempre concentrata forse sì, ma direi non solo sul lavoro” aggiunge Ade, continuando a stuzzicarmi

“Ovvio, non sono mica una suora di clausura” rispondo a tono “Ormai è inutile nascondere la verità, per lo meno a voi. Più che rifarmi gli occhi non posso fare, ma pazienza” concludo facendo spallucce .

Dopo non molto tempo torna vincitore e lo squalo bianco viene caricato sulla Jackdaw. Parte della ciurma sul ponte, verso prua, si occupa della preda mentre Edward si ridà una sistemata e io torno sulla rotta per Nassau. Non so davvero cosa aspettarmi una volta che saremo arrivati a terra. Non credo davvero che tutto questo sia accaduto solo per una stupida scommessa, c'è di più sotto, qualcosa che potrebbe modificare le mie occupazioni sulla Jackdaw almeno formalmente. Ma come può essere? Edward ha già Ade al suo fianco, e come già ho pensato non lascia facilmente il timone. Sono parecchio confusa da tutta questa faccenda, ma quando il capitano ci raggiunge di nuovo cerco di non darlo a vedere. Per tutto il resto del breve viaggio non dico una parola e mi maschero dietro alla stanchezza, e quando vedo l'isola ormai tanto familiare comincio ad essere ancora più impaziente di sapere, e la Jackdaw sembra non andare abbastanza veloce per me. Approcciato il molo faccio chiudere tutte le vele e gettare l'ancora al momento opportuno così che l'attracco sia perfetto, e in un certo senso mi sorprendo di me stessa. Mi allontano istintivamente dal timone, ma con una certa lentezza, quasi mi dispiacesse doverlo fare. Come una parte di me si aspettava Edward richiama l'attenzione su di se prima che qualcuno possa scendere dalla Jackdaw, e attendo le sue parole quasi con la stessa trepidazione di un naufrago che attende il suo primo vero pasto dopo tanto tempo

“C'è un motivo ben preciso per cui oggi Scarlet ha preso il timone al posto mio. E' abbastanza ovvio, ma avevo intenzione di metterla alla prova un'ultima volta. Da quando questa ciurma è nata ha sempre dimostrato di avere ottime capacità, notevolmente superiori a quelle di un marinaio semplice. Non l'ascolterò sempre, ma è una buona stratega, gestisce gli affari meglio di chiunque altro ed è un'ottima tiratrice e spadaccina, nonché più che capace a comandare come si deve una nave. Sono tutte qualità che mi sento di premiare con un aumento di grado. Da questo momento, Scarlet è il vice capitano di questa nave, e in caso di una mia eventuale assenza seguirete gli ordini impartiti da lei e da Ade” a questo punto del suo discorso si blocca per un istante, interrotto dall'esternazione di approvazione della ciurma che in generale sembra aver preso bene la sua decisione, ma io paradossalmente non rientro in questa categoria “Non tollererò alcuna insubordinazione contro di lei, perciò se qualcuno non riesce proprio a sopportare quest'idea può anche lasciare la Jackdaw seduta stante” Edward è molto sicuro di se, deve aver sicuramente messo in conto che ben pochi avrebbero reagito in questo modo, perché infatti nessuno arriva a tanto “Bene allora, conto che si possa continuare al meglio”

Una volta che ha finito di parlare scendo sul ponte, con l'intento di rifugiarmi nella stiva per il mio solito lavoro burocratico mentre mi preparo mentalmente per affrontare Edward riguardo la sua decisione, per diversi motivi non voglio questo grado. Parte della ciurma però mi trattiene, congratulandosi e complimentandosi con me per questo onore e per la naturalezza con cui ho portato la Jackdaw oggi. In poche parole, anche se è stato brevemente trattenuto da Hornigold e Thach, non riesco a scomparire dal raggio visivo del capitano, che mi fa poi cenno di seguirlo a terra, non so esattamente per quale ragione. Ci ritroveremo tutti fra poco alla taverna, come spesso accade al tramonto, ma Kenway ha ancora un asso nella manica per me

“Lo ammetto, quello di farti cambiare un po' abbigliamento è stato una specie di capriccio, ma è da più di un anno che sei nella mia ciurma e continui a sembrare più un'Assassina che una pirata, e la cosa non mi piaceva troppo ad essere sincero”

“Edward” cerco di interromperlo a bassa voce, invano

“Ma so che per i tuoi gusti ti manca qualcosa, così-”

“Edward, ti devo parlare” esordisco con più coraggio, facendogli subito capire che qualcosa non va. Si ferma lì dove si trova e mi rivolge uno sguardo perplesso, ma mi lascia parlare “Non posso accettare questo titolo, non me la sento. Ade è già più che a sufficienza e non vorrei che si sentisse scavalcato o sminuito a causa mia. E poi scusami, ma detto fra noi, che cosa penseranno gli altri capitani una volta che si diffonderà la notizia che una poco più novella marinaia come me ora è vice capitano? Francamente credo che penseranno che mi sia guadagnata tale grado in maniera poco convenzionale”

“Adewale è assolutamente d'accordo con me, già sapeva quali fossero le mie intenzioni da diversi giorni, e anzi ne è stato molto contento per te. Pensiamo entrambi che questo titolo ti dia di tutto diritto voce in capitolo in questioni importanti di questa nostra repubblica, giustamente cerchi sempre di esprimere la tua rischiando però che qualcuno possa vederti come una semplice marinaia impicciona. Da mio vice hai invece tutto il diritto e quasi l'obbligo di prendere parte alle decisioni comuni, cosa che invece Ade tende a non fare perché al momento gli sta bene così” sospiro esasperata alla sua risposta, che non mi lascia alcuna via di scampo “Ascoltami, non mi importa cosa altri diranno o penseranno almeno all'inizio, d'ora in poi tu sei il mio vice capitano, e se qualcuno oserà insinuare che tu non ti meriti questo titolo o che lo abbia avuto solo facendo la sgualdrina dovrà vedersela con me. Ho preso questa decisione e non cambierò certo idea, e non voglio nemmeno che tu abbia qualche dubbio a causa di questi timori, sono stato chiaro?”

“Agli ordini, capitano” rispondo con finta esasperazione, ma lasciando trasparire per quanto basta la mia gratitudine

“In ogni caso, prima che mi interrompessi malamente stavo cercando di dirti che so bene come ora manchi qualcosa all'appello per i tuoi gusti, ma siccome sono magnanimo ho rimediato al problema”

“Ma sentilo, che razza di ego smisurato. Che grande idea ha avuto il grande capitano Kenway?” chiedo prendendolo un po' in giro

“Tu seguimi e basta” seppur un tantino perplessa, faccio come dice, e mi ritrovo all'interno della piccola bottega di un sarto. Accanto al bancone c'è una giacca nera ben esposta in modo che la si possa osservare in ogni suo particolare, e non resistendo mi avvicino. Ne rimango folgorata: è una giacca dall'aria importante, con annesso cappuccio, ma è ovvio che non sia pensata per un rappresentante della legge, sulla schiena ha il jolly roger, ma nel suo essere comoda è molto elegante, la taglia però è un po' insolita per i pirati che di solito si vedono in giro, sembra essere fatta per una persona un po' più minuta “Hai intenzione di indossarla o vuoi girarci attorno ancora a lungo?” chiede Edward scherzando

Rimango spiazzata per un breve istante, ma poi la tolgo dal sostegno e mi ci infilo dentro. Mi viene fatto cenno verso uno specchio alquanto defilato e vado subito ad ammirare il mio riflesso, rimanendone totalmente colpita. Quasi non ricordavo come stessi con i capelli sciolti, e questa giacca è perfetta per me, sia perché rientra totalmente nei miei canoni sia perché mi dona, e come se non bastasse sta molto bene con tutto il resto del mio abbigliamento “Edward Kenway che spende del denaro per qualcosa di non strettamente necessario, e per giunta diretto a qualcun altro? E' la fine del mondo” Non risponde alla mia provocazione scherzosa e lascia il compenso al sarto, per poi uscire con me al seguito “Mi tieni il broncio come i bambini ora? Lo sai benissimo che la adoro” con un rapido gesto raggiungo il suo cappuccio per metterglielo malamente in testa “Grazie, zuccone. Ma come hai fatto per le misure scusa?”

“Ho preso una delle tue vesti di riserva”

“Hai frugato fra le mie cose!?” chiedo seccata

“Ho solo preso un prestito una veste” risponde come se niente fosse

“Edward!” mi attacco di nuovo al cappuccio, questa volta con la premura di infastidirlo il più possibile “Se scopro che hai fatto più di questo sei un uomo morto, mi hai sentita?”

“Quante volte ti ho detto che ti devi fidare del tuo capitano?” risponde a tono con una domanda retorica per poi solleticarmi sui fianchi, facendomi sobbalzare e scoprendo così un mio punto debole

Sentendo la risata di Thatch mi rendo conto che nel frattempo siamo praticamente arrivati alla taverna, e spostando lo sguardo mi accorgo che ha visto tutta la scena. Tentando di cogliere questa mia distrazione Edward tenta di tornare alla carica, ma lo fermo prendendogli le mani e ritrovandomi di conseguenza con le mie dita intrecciate alle sue. Sono alquanto spiazzata a notare come rispetto a lui io possa quasi sembrare fragile visto che sono più minuta, ma non mi lascio trasportare e lo fulmino con lo sguardo intimandolo a non riprovarci. Dandoci una calmata raggiungiamo gli altri e faccio per prendere il mio solito posto, ma Anne mi invita ad uno di quei nostri discorsi fra donne con un cenno e quindi la raggiungo, prima che possa giocarmi qualche brutto scherzo per convincermi “Qualcuno è di buon umore oggi”

“Vuoi biasimarmi? Tutto d'un tratto sono vice capitano. Anne, questo non è un incarico che dai al primo che passa...si fida ciecamente di me, capisci?”

“Dopo questa non puoi venirmi a dire che non sembrate una tenere coppietta”

“Magari fosse così tesoro, ma nonostante tutto ha occhi e cuore solo per quella donna”

“Questo è vero, anche se le cose non sono andate per il verso giusto continua ad essere fedele alla moglie. Ma chi ti dice che un giorno non cambi idea e decida di guardarsi attorno? Credo che avresti molte possibilità in quel caso, e saresti una donna fortunata”

“Peccato che sia un caso irrealizzabile. E' troppo cocciuto e orgoglioso per mollare la presa” concludo con un sospiro “Potresti darmi del rum per favore? Vorrei annegarci i miei pensieri negativi prima di rovinarmi l'umore”

Anne esaudisce com'è ovvio la mia insolita richiesta. Passiamo la serata festeggiando questa buona novità per me e prendendo bonariamente in giro Hornigold per quanto dubitasse di me, anche se alcune delle mia battute sarcastiche non sono sempre pensate senza rancore. Nonostante questo piccolo dettaglio però passo dei bei momenti con i miei compagni, compiacendomi dei momenti di complicità con Edward più di quanto non dovrei.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Nassau, gennaio 1717

Sono alla taverna con Edward e tento di scrivere qualcosa nel mio diario quando arrivano due uomini che non conosco, a modo loro interessanti, ma comunque poco affidabili. Hanno un breve dialogo con Edward e Barbanera, e poi scopro che sono Charles Vane e Calico Jack

"Ah, quindi sei il pazzo dell'Arca Del Maestro. Per mia pura curiosità, come ti è venuto in mente di attaccare quel vascello in quelle condizioni?” esordisco senza muovermi e alzando a malapena lo sguardo dalla pagina che sto scrivendo

“Un pirata che non osa almeno un po' non è un vero pirata” risponde il capitano Vane

“Già, lo spirito di autoconservazione è roba da mammolette” rispondo sarcasticamente

Vane mi guarda abbastanza male, mentre Calico mi si avvicina, e con un gesto apparentemente casuale chiudo il diario "Forse hai ragione bellezza, non è stata una grandissima idea. Ma qual è il tuo nome?"

"Scarlet, piacere di conoscervi. Spero soltanto di non cambiare idea fra qualche tempo"

"Non preoccuparti, non accadrà" si avvicina leggermente troppo per i miei gusti, così lo invito ad allontanarsi con un gesto della mano "Ma che ci fa una bella ragazza come te qui?"

Non faccio molti sforzi per nascondere il mio disappunto "Sono nella ciurma di Edward, come vice capitano a dire il vero" non riesco a trattenere una leggera risata che ha un che di strafottente vedendo la loro espressione “Per quale altro motivo dovrei andare in giro armata fino ai denti altrimenti?”

Calico tenta ancora di provarci, ma fortunatamente Thatch mi aiuta a fargli capire che è tutto inutile “Lascia stare Rackham, Scarlet è l'ultima persona da interpellare per il tipo di compagnia che cerchi tu” mi sono persa tutto il loro discorso, ma capisco subito dove voglia arrivare

“Niente di più giusto, è londinese, troppo raffinata per comuni mortali come noi”

“Commento orribilmente prevedibile da un gallese come te, Kenway” rispondo a tono. Lascio di nuovo penna e calamaio ad Anne, per poi avvicinarmi ad Edward con discrezione “Scusa ma, che mi sono persa di importante nel vostro dialogo?” chiedo a voce bassa per non ledere la mia professionalità di fronte ai nuovi arrivati

“Pensa e scrivi un po' di meno, ascolta di più il tuo capitano” gli lancio un'occhiataccia, per quanto amichevole “In breve, domani mattina attacchiamo un forte che al momento custodisce un tesoro per conto di Torres”

“Ambizioso. Spero solo che le tue manovre evasive siano all'altezza dei loro mortai”

“Ho forse l'aria di qualcuno che ha intenzione di morire giovane?”


 

Salpiamo il prima possibile, raggiungendo il forte relativamente velocemente, e non posso fare a meno di sorridere alle parole di Adewalé che precedono l'attacco, con cui esprime come la Jackdaw sia l'unico paese dove può sentirsi a casa, è un po' un sorriso amaro, ma è bello vedere che si senta bene almeno qui. Il forte ha solo due torri, quindi in proporzione pochi cannoni, e per quanto Edward sia ben capace con le manovre evasive, ne usciamo leggermente danneggiati, le protezioni non hanno retto “Che cosa ti avevo detto? Focalizzarsi solo sulla potenza di fuoco non è stata esattamente una buona idea”

“Forse, ma guarda con che facilità abbiamo tirato giù le torri” lo dice con un tale entusiasmo da sembrare quasi un bambino

Sospiro alquanto esasperata “Scendiamo e finiamo il lavoro, e rinforziamo la Jackdaw il prima possibile”

Attracchiamo senza alcuna difficoltà per poi scendere tutti quanti per assediare e quindi poter conquistare il forte. Edward mi mette al corrente di come sia appropriato liberarsi degli ufficiali in questi casi, e viste le dimensioni di questo forte ce ne sarà soltanto uno d'istanza. Non vedendolo da nessuna parte scegliamo di salire e una volta individuato tengo a bada i soldati semplici mentre il capitano si occupa del loro superiore e riesce a far proclamare ai sopravvissuti la resa. Una volta ottenuta la sicurezza di non essere attaccati entriamo nel gabinetto di guerra, dove troviamo Torres con un paio di soldati al suo fianco

“Salute a voi, eccellenza. Ho sentito che eravate qui”

“So chi siete pirata, ma il vostro nome era un altro quando vi ho conosciuto”

“Ah sì, ricordo, signor Duncan Walpole, un po' mi manca. Dite, perché il Gran Maestro templare è lontano dal suo castello?” cerca di ottenere informazioni mentre con sicurezza, quasi con sfacciataggine, allunga le dita verso i dobloni

“Non posso dirvelo”

“Ma io posso tagliarvi la lingua e farvela mangiare” riesco a nascondere bene un leggero sorriso che nasce a causa del tono che usa, ben impressionata dalla minaccia

“Due anni fa abbiamo offerto una taglia per la cattura del Saggio, ora qualcuno dice di averlo trovato, l'oro è il suo riscatto” era l'ultima cosa che potessi aspettarmi, e istintivamente mi avvicino di più alla scrivania di Torres

“Chi l'ha trovato?” chiede prontamente Edward con tono deciso, e all'esitazione del governatore fa cenno sia a me che ad Ade di tirar fuori l'artiglieria pesante per smuoverlo, e quando i soldati fanno per reagire Torres li ferma con un gesto della mano

“Uno schiavista di nome Lawrence Prince, vive a Kingstone”

“Che bella storia Torres, e vogliamo aiutarvi a finirla, però lo faremo a modo nostro, usando voi e il vostro oro”

“A quanto pare però la vostra compagna di viaggio non è d'accordo”

Edward guarda inesorabilmente alla lama che istintivamente ho sguainato tentando di non essere sentita o vista “Non capisco perché ti ostini a portare avanti questa sottospecie di tregua” spiego guardando Torres negli occhi, senza nascondere la mia avversione per il soggetto “Francamente non vedo motivo per fidarci anche solo per un breve tempo. Quelli come lui sono molti bravi a simulare approvazione o onestà, e sono altrettanto bravi a pugnalarti alle spalle nel peggiore dei modi quando meno te lo aspetti. In fin dei conti è al comando di una colonia e anche dei templari. Ti lascia tenere il forte, aspetta che salpi, e poi ti aggredisce lasciando di te e della tua nave solo un mucchio di legno e resti umani nel fondo dell'oceano”

“Ma noi non siamo degli sprovveduti, giusto?” so già dove vuole arrivare, ed esasperata ritraggo la mia lama “Ho intenzione di correre il rischio, ma ti ringrazio per la tua preoccupazione”

Lascio che Torres e i suoi spariscano dalla vista per lanciare la mia provocazione, per non far trapelare alcun presunto segno di mancata coesione fra me ed Edward “Se le cose non dovessero andare per il verso giusto e per caso dovesse rimanere qualcosa di te, so già cosa far incidere sulla tua tomba. 'Dopotutto, Scarlet aveva ragione' ”

“Non ti sembra che a volte il tuo umorismo sia un po' troppo di cattivo gusto?” chiede Edward, che fa di tutto pur di sembrare infastidito, ma è ovvio che non lo sia affatto

“Ma in fin dei conti può essere molto utile per cercare di far tornare il buon senso a qualcuno non trovi? E poi è inutile, tanto lo sa anche Nettuno che apprezzi il mio umorismo in tutte le sue forme, cosa anche piuttosto saggia direi”

Senza alcuna possibile protesta alle mie parole finisce per cambiare discorso “Comunque in certe occasioni fatico a comprendere la tua sfiducia nei templari in quanto tali. Non sono gli unici assetati di potere in fin dei conti”

“Stai scherzando spero. Torres e i suoi sono dei bastardi, ma sorpresa, i templari sono pressoché tutti della stessa pasta. E' estremamente probabile che chi è assetato di potere sia anche un templare. Non hai idea dell'influenza che, purtroppo, hanno un po' ovunque da secoli. Quelli come loro sono i miei nemici da molto prima che io tenessi in mano una spada. Se solo sapessi nel dettaglio cosa la mia famiglia, così come altre, ha dovuto subire forse cominceresti a capire che anche solo una tregua temporanea può essere un suicidio, o per lo meno un'orribile colpa”

“Allora raccontamelo Scarlet, chissà, magari riuscirai a farmi aprire gli occhi” controbatte mentre mi riavvio verso la Jackdaw

“Non ora, non oggi. In realtà non contare sul fatto che io possa raccontartelo molto presto” rispondo troncando la conversazione. Non sono ancora pronta a raccontare nuovamente cosa sia successo. Recentemente avevo trovato il coraggio per raccontare i dettagli di questa storia ad Adéwalé, ma a posteriori me ne sto pentendo: far riaffiorare quei ricordi sepolti con tanta fatica ha leso il mio equilibrio.


 

Il viaggio verso Kingstone è lungo in una maniera straziante. Di solito non direi mai una cosa del genere, è sempre bello per me passare molto tempo in mare aperto nonostante le difficoltà. In fin dei conti sono abbastanza riservata, non sento troppo la mancanza della vita sociale che la terra ferma offre. Considero amiche così poche persone, e la maggior parte di loro viaggia con me su questa nave. Certo, non posso dire che io non senta la mancanza delle serate alla taverna con anche Thatch, James ed Hornigold, ma anche diversi giorni di viaggio sulla Jackdaw offrono situazioni benefiche per la mia anima. Cantare con la ciurma e dialogare lungamente con Edward e Adé è sufficiente per me, senza contare le grandi risate che ci facciamo fra una sosta e l'altra. Eppure, forse a causa della mia sfiducia per Torres, ci sono diversi momenti durante questo viaggio in cui sento un forte peso addosso. Finché si canta tutto va bene, ma quando per un motivo o per l'altro torniamo tutti a concentrarci profondamente sulla navigazione mi sembra di avere l'acqua alla gola durante una tempesta. Come se non bastasse sto dormendo estremamente male da quando abbiamo lasciato il forte. I miei incubi ricorrenti sono tornati, ed essendo passato un po' di tempo dall'ultima volta risultano particolarmente violenti. Come se non bastasse se n'è aggiunto uno, che si accompagna a dei flashback del dialogo al forte, dove si realizza quella che ora è la mia paura più grande: la perdita della Jackdaw per mano dei Templari e della loro flotta. Con la premura di non svegliare i pochi che sono sulla Jackdaw e non accampati sull'isoletta che abbiamo scelto come approdo per stanotte, salgo sul ponte, sapendo che tanto non riuscirò a riprendere sonno e che già all'alba starò lavorando in qualche modo pur di non pensare. Mi appoggio alla Jackdaw con lo sguardo perso all'orizzonte, cercando pace nella visione del mare, pacifico all'apparenza ma potenzialmente mortale, e quindi a me rassomigliante in qualche modo. Di loro mi sono rimasti soltanto i ricordi e le armi che mio padre mi ha lasciato, più qualcosa d'altro che ho paura di non ritrovare se mai tornerò a Londra. Non riesco più nemmeno a dire a casa, perché in un certo senso ormai è la Jackdaw la mia casa, ma so che purtroppo non durerà per sempre. Col passare del tempo le cose per quelli come noi si metteranno sempre peggio, come in fin dei conti c'era da aspettarsi, e prima o poi dovremo lasciare questa nave, sempre di non fare tutti una brutta fine insieme a lei. Al momento qualcuno mi definirebbe catastrofista a sentirmi, ma c'è già qualche piccolo segno di cedimento di questo nostro equilibrio. Sento dei passi alle mie spalle, ma non bado nemmeno a girarmi, si tratta di qualcuno che qui ha tutto il diritto di stare, e questo al momento mi basta. In fin dei conti siamo in mezzo al nulla.

“Non mi aspettavo di trovarti sveglia” si tratta di Edward, che nel frattempo si avvicina alla mia sinistra

“Stanotte i miei fantasmi hanno deciso di non lasciarmi in pace nemmeno nel sonno” mi guarda in tono interrogativo, pensando a diverse sfumature del problema probabilmente “A volte ho degli incubi, sono ricorrenti in realtà, ma ogni volta sembrano guadagnare in brutalità dopo avermi lasciato un po' di tregua”

“Se ti va di parlarne non esitare a farlo” dice seriamente e in tono comprensivo, probabilmente avendo provato sulla sua pelle angosce simili

“Ti ho vagamente detto che non ho nessuno ad aspettarmi a Londra se non il mio mentore, che non ho più una famiglia da tempo ormai e probabilmente hai anche capito chi sia la causa di tutto questo. Ma non sono mai scesa nei dettagli più crudi che danno vita ai miei incubi proprio per evitare di alimentarli. Bhe, a 15 anni i templari hanno ucciso mio padre perché troppo influente e ben informato riguardo ai manufatti, a quanto pare progettava di mettersi sulle tracce dell'osservatorio se non fosse stato per me e di conseguenza aveva già qualche informazione, i templari non potevano rischiare che da Londra ci fossero dei rinforzi troppo utili da mandare nel nuovo mondo e quindi hanno deciso di eliminarlo, o almeno così sembra. In quel caso ho solo ricevuto la notizia insieme a mia madre, che da quel momento però è sempre stata molto prudente, e in poche parole non ci lasciavamo mai da sole. Temeva che i templari potessero colpire ancora, e aveva ragione. Un giorno, quando avevo da poco compiuto i 18 anni, mi chiese di raggiungere il mentore e di farlo venire a casa per parlargli del mio addestramento, voleva che lo iniziassi per proteggerci entrambe. Non so se fu solo una svista o se avesse voluto rimanere intenzionalmente da sola per evitare che morissi anche io, ma quando tornai a casa mi trovai davanti a segni di colluttazione, e spostandomi in soggiorno la vidi a terra, in una pozza di sangue e con ancora il pugnale nel petto. Non ho perfettamente registrato la mia reazione,ricordo solo di essermi trovata fuori all'improvviso. Mi è stato detto che tremavo come una foglia, senza dire una parola, il che non mi stupisce” Fermo il mio racconto per un momento e prendo un respiro profondo per gestire al meglio le mie emozioni “Quell'immagine continua a tormentarmi nei miei incubi, e ogni volta va a finire che non mi riaddormento, sia perché finisco per pensare troppo sia perché voglio evitare di rivedere di nuovo quella scena nella stessa notte”

“Cristo” commenta semplicemente “non era mia intenzione far riaffiorare quei ricordi e ridare vigore a questo tuo problema”

“Tu non c'entri Edward. Qualche giorno prima di attaccare il forte cominciavo ad avere l'impressione che gli incubi sarebbero tornati a breve. Adé si era accorto che qualcosa non andava in me, e così gli ho scioccamente raccontato quello che ora sai anche tu. Me li sono ritirata addosso da sola. Certo, la questione di Torres non ha certo aiutato, ma il danno già era fatto”

“Da quanto non ti davano noia?”

“Da parecchio in realtà. Poco dopo la strage a Tulum ho avuto una crisi piuttosto breve, probabilmente dovuta al fatto che già non fossi molto emotivamente stabile a causa di quello che era successo, poi però più nulla fino ad ora”

“La prossima volta che ti succede una cosa del genere però vienimi a cercare. Crogiolarsi in solitudine quando certi ricordi riaffiorano non è esattamente l'idea migliore che si possa avere, per mia sfortuna lo so per esperienza” tutto ciò che riesco a fare è osservarlo perplessa, chiedendogli in silenzio se c'è qualcosa che non so “E' una storia lunga, ma essenzialmente della gente ben poco raccomandabile voleva essere totalmente certa che Caroline non avesse modo di cambiare idea dopo essere tornata dal padre, per avere questa sicurezza avevano deciso che bruciare quella che era la nostra casa in piena notte con i miei genitori all'interno fosse una buona idea. Ho evitato che facessero una brutta fine per pura fortuna, stavo per partire per venire qui nel Nuovo Mondo. So bene che non sono mai stato un figlio modello, ma nonostante il mio tentativo di proteggere la famiglia mio padre mi ha rinnegato, essenzialmente perché a quanto pare non sono quello che lui avrebbe voluto che io fossi”

Non gli levo lo sguardo di dosso mentre la mia rabbia cresce a dismisura “Tuo padre è un emerito stronzo!” commento scandalizzata, pensando a posteriori che potrei essere stata indelicata “Senza offesa ovviamente. Ma Cristo, come si può avere il coraggio anche solo di pensare di rinnegare il proprio figlio!? Il peggio è che è stato capace di farlo dopo che tu hai evitato che morissero. Come si può essere così meschini!?” prendo un respiro profondo per cercare di abbassare i toni “Sono solamente felice che tu non sia come lui. Te lo giuro, quasi quasi tornerei fino in patria solo per dirgli che razza di stronzo sia, userei tutte le mie capacità oratorie per farlo sentire il peggio possibile e farlo vergognare a morte di quanto meschino sia”

Solo la sua leggera risata interrompe parzialmente il mio rabbioso discorso, il che mi fa pensare che almeno in parte si sia messo il cuore in pace riguardo a tutta questa faccenda “Sempre meglio arrabbiata a morte che mortalmente triste. In ogni caso, visto che a quanto pare nessuno dei due sembra più poter sperare di chiudere occhio stanotte, hai qualche suggerimento su come passare il tempo fino all'alba?”

“Non c'è bisogno che tu rimanga sveglio per me, davvero. Oramai sono abituata a questa situazione, me la caverò”

“Scordatelo. Non saranno certo un paio d'ore o poco più di sonno in meno ad uccidermi” controbatte invitandomi a prestare attenzione al cielo con un cenno “E poi credo proprio che sia il caso che il vice capitano di una nave sia mentalmente stabile in pieno oceano, ti pare?”

Smetto di fare resistenza, e finiamo per rendere fruttuoso questo tempo. Seppur in modo scherzoso, Edward mi dà le giuste dritte per affrontare al meglio Kingstone e in generale il sud dei Caraibi. Soprattutto dalle parti di Kingstone le tempeste sono abbastanza frequenti e intense: le onde anomale vanno assolutamente prese di prua per evitare danni allo scafo e per limitare il rischio di perdere uomini in mare ed è consigliato navigare a mezze vele per aumentare la manovrabilità ed affrontare al meglio la tempesta, avventurarsi a vele spiegate è più indicato nei momenti di tregua che l'oceano concede e quando la tempesta sta scemando per cercare di uscirne il prima possibile. Inoltre vengo a sapere che il sud dei Caraibi è in generale più fruttuoso, per questo dopo esserci occupati dello schiavista resteremo a Kingstone per qualche giorno, o per lo meno da queste parti. Finendo per parlare a ruota libera di altro, in effetti l'alba arriva piuttosto velocemente. Mentre la ciurma si prepara molto velocemente, anche più velocemente del solito vedendoci già operativi, entriamo nella cabina di Edward, dove io ricontrollo per l'ennesima volta la rotta e lui si riarma di tutto punto, cosa che faccio anche io dopo qualche istante.

Il viaggio procede tranquillo per diverse ore, fino a pomeriggio inoltrato, ma ad un certo punto il vento cambia, e la cosa comincia a preoccuparmi. C'è aria di tempesta, e sono preoccupata per la gravità che potrebbe avere quest'ultima. Il cielo si chiude ed incupisce sempre più e ben presto inizia a diluviare

Edward richiama la mia attenzione, e l'espressione che ha stampata sul volto non mi consola per niente “Oh no, non guardarmi così. Non sarai davvero così pazzo da fare quello che sto pensando”

“Invece è proprio così che andrà. Prendi il timone”

“Edward, se vuoi ammazzarti non c'è bisogno che trascini anche noi nel baratro. Ci sono mille altri metodi meno dolorosi sai?” controbatto mentre a malincuore soddisfo la sua richiesta

“Smettila di dire idiozie, non affonderemo”

Non lo degno di alcuna risposta, troppo concentrata su quello che sto facendo. Devo far fronte a quella che sicuramente sarà una tempesta piuttosto forte, altrimenti Edward non si sarebbe divertito abbastanza a lasciarmi il timone se le cose non stessero così, il tutto senza perdere la rotta per Kingstone. Passano i minuti e le onde si fanno sempre più alte, fino a che non sento un orribile avvertimento “Brutta onda a tribordo, Scarlet!” nel panico più totale ordino che si passi alle mezze vele e manovro la nave così che la prua punti perfettamente all'onda anomala e sentendo come la nave si stia inclinando anche a me sfugge naturalmente un avvertimento “Tenetevi!” io stessa mi aggrappo all'aggrappabile e appena mi sembra di risentire tutto sufficientemente stabile sotto i miei piedi torno ad afferrare il timone. Rimango a mezze vele finché Edward non mi avverte di una tromba marina in avvicinamento. Ordino immediatamente che le vele vengano spiegate, ma sembra non bastare. Mi concentro così sui venti, e porto avanti una manovra un tantino azzardata per far sì che il vento più favorevole possibile gonfi le nostre vele, imprecando nel mentre, all'avvicinarsi di quell'invenzione satanica. Per un attimo, a causa del panico, credo che possa investirci, ma in realtà la tromba d'acqua ci passa comunque troppo vicino per i miei gusti, senza però danneggiarci in alcun modo. Sempre a vele spiegate, credo di vedere una speranza per noi, che si dimostra essere esatta, e riesco ad uscire dalla tempesta sotto l'approvazione generale della ciurma. Tiro anche io un sospiro di sollievo

“Scarlet, attracca a quell'isoletta laggiù. Non manca molto per raggiungere Kingstone, ma non manca nemmeno molto al tramonto, e le tempeste come questa stancano molto di più la ciurma rispetto al normale. Ci conviene fermarci” eseguo quelle che sono le sue indicazioni, e una volta lasciato il timone sento tutta la stanchezza dovuta dal poco sonno e dalla tensione. La ciurma lascia lentamente il ponte per preparare tutto per la notte e anche Edward fa lo stesso, ma prima di scendere poggia una mano sulla mia spalla, gesto che istintivamente mi porta a spostare lo sguardo su di lui “Ottimo lavoro con quella tempesta” commenta con tono sincero. Gli sorrido debolmente, ma sinceramente grata, anche se sembra ancora riflettere per un breve istante prima di scendere a terra “Hai mai provato a dormire con qualcuno, o comunque in spiaggia insieme alla ciurma, per placare gli incubi nei periodi peggiori?”

“Dormire con qualcuno a fianco no, ma quelle rare volte in cui ho scelto di passare la nottata sotto le stelle in effetti non ho avuto problemi. Forse però era un caso”

“Tanto vale provare, no?”

Lo osservo per un paio di secondi, sopraffatta da quella che è definibile attenzione per i miei problemi, ma come sempre preferisco stuzzicarlo “Caspita, anche il temibile Edward Kenway sa essere saggio”

“Ohw, la tua insolenza in confronto al mio buon cuore fa male” in tutta risposta, e un po' me lo merito, mi si avvicina e con un rapido gesto fa quello che di solito faccio io per infastidirlo e mi tira su eccessivamente il cappuccio, scompigliandomi anche un po' i capelli

Con tutto il necessario, lo seguo sulla spiaggia, dove troviamo un angolo più tranquillo e isolato per noi due ed Adé, che pure ha deciso di non rimanere sulla Jackdaw questa notte, e ci organizziamo per quello che sarà il nostro riposo. Quando l'isoletta diventa più silenziosa e quindi la maggior parte della ciurma ha preso sonno e seguiamo il loro esempio, mi sento diversa rispetto alle notti precedenti. Non sento nessun peso, nessuna paura. Probabilmente l'ipotesi di Edward era gusta, e il fatto di non essere isolata, come invece mi ritrovo di notte sulla Jackdaw, mi rende involontariamente più leggera e scaccia i miei incubi. Dopo diversi giorni non sento quella mia paura di addormentarmi e lentamente cado fra le braccia di Morfeo.

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Angolo autrice

In questa storia è il primo capitolo dove lo inserisco, il che è strano a dire il vero. Mi dispiace per l'attesa arrecata per quest'ultimo capitolo e per gli aggiornamenti un po' saltuari che ci sono stati fin'ora, ma quest'anno ho avuto la maturità ed ispirazione e tempo andavano spesso a scarseggiare. Ora però è tutto finalmente finito, e spero che da qui a quando inizierò l'università avrò modo di continuare il più possibile con questa e altre storie. Spero francamente che la fanfiction e il personaggio di Scarlet vi stiano piacendo. Sono molto legata a Black Flag, quindi spero vivamente di star facendo un ottimo lavoro.
Nella speranza che il capitolo sia stato di vostro gradimento, vi do appuntamento al prossimo c:

Alessia


 

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