Max Shadowhunters

di Kaoruayame
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L’istituto ***
Capitolo 2: *** Allenamento di mezzanotte ***
Capitolo 3: *** Una piccola lezione ***
Capitolo 4: *** Quando la terra si muove ***
Capitolo 5: *** Ombre ***
Capitolo 6: *** Nelle viscere della terra si muove la viverna silenziosa ***
Capitolo 7: *** Incubi ***



Capitolo 1
*** L’istituto ***


Max camminava per i corridoi dell'istituto di New York con una certa fretta.

Era cresciuto molto in quegli ultimi anni e assomigliava quasi in maniera impressionante al fratello Alexander.

Tutti i Ligthwood erano belli secondo il parere di Magnus Bane il sommo stregone di Brooklyn.

-Sono arrivati?- Chiese Max al fratello mentre si spingeva sul naso gli occhiali dalla spessa montatura nera.

Alec alzò lo sguardo e puntò i suoi occhi blu su quelli di Max.

-Se intendi i fratelli Blackthorn no, non sono ancora arrivati, Magnus ha preparato per loro un portale, vedrai che saranno qui a momenti- Alec si alzò dalla sedia stiracchiandosi.

-Sei ancora dietro a quelle scartoffie?- chiese Max inclinando la testa verso i fogli ingialliti che giacevano sulla scrivania del fratello.

Alec sorrise e si stropicciò un occhio -Non sono scartoffie Max e lo sai bene-

Max sbuffò -Lo so cosa sono, ma non mi piace il fatto che tu passi tutto il tuo tempo chiuso qui dentro, quando là fuori hai una famiglia - lo sgridò Max, anche se la maggior parte delle volte i due si pizzicavano Max aveva grande stima di Alec, lo ammirava.

-Hai ragione, ma non posso lasciare l'istituto fino a che quel dannato demone non venga rinchiuso ed eliminato, non posso rischiare di mettervi in pericolo, mi capisci Max?- 

Il tono di Alec era sempre fermo, preciso, ed irremovibile.

Max Annuì anche se poco convinto.

-Sappiano niente sugli spostamenti del demone superiore? Sono stato al mercato delle ombre e girano strani voci laggiù, Johnny Rook sostiene sia stato opera del popolo fatato -

Alec fissò il fratello con una calma quasi glaciale, il suo corpo si irrigidì di colpo e si avvicinò verso Max -Sei stato al mercato delle ombre? Max Ligthwood lo sai che è proibito dal Clave!- la sua voce ferma nascondeva la paura.

Da quando Max si era ferito in battaglia Alec era divenuto sempre più protettivo verso di lui.

-Sono uno Shadowhunters è mio compito cercare informazioni utili al fine di evitare incidenti- rispose

-Si ma questo non implica intrufolarsi al mercato delle ombre! Se qualcuno riferisce di te al Clave verrai punito- 

-Lo so benissimo Alec! Ma sono stufo di vedere la gente morire! Non voglio starmene qui con le mani in mano,mentre là fuori la gente muore!- urlò  Max vistosamente furioso.

-Credi che a me faccia piacere? La legge è dura ma è pur sempre la legge Max-

-non lascerò morire degli innocenti Alec , e poi parli proprio tu che per stare con Magnus sei andato non solo contro il Clave ma anche contro i tuoi doveri da Shadowhunters? Lo sai che io vi approvo e vi amo, ma non venirmi a fare la morale, se quello che sto facendo può aiutare delle vite che il Clave si fotta- disse Max in modo fermo e deciso.

I suoi occhi grigi rilucevano alla fioca luce che entrava nella stanza.

Alec guardò il fratello con fare protettivo, in parte aveva ragione, Max era cresciuto in fretta diventando un valido cacciatore, aveva imparato a maneggiare in maniera impeccabile l'arco e le spade angeliche, questo grazie a Jace, aveva preso il carattere ribelle di Isabelle e questo lo spingeva a ragionare diversamente da tutti gli altri. 

- Hai ragione tu ogni tanto mi dimentico che ormai sei grande- disse Alec scompigliando i capelli castani scuro di Max.

Max sorrise e abbraccio di slancio Alec.

Queste dimostrazioni affettuose avvenivano di rado, ma ogni volta che Max abbracciava il fratello si sentiva completo. 

Da piccolo Max aveva invidiato Jace perché voleva essere lui il parabatai di Alec ed era stato dei mesi ad Idris con i genitori tutto imbronciato.

-Io torno in biblioteca se hai bisogno di me sono là- 

-Non starei leggendo ancora le origini vero?- ridacchiò Alec.

-Non è colpa mia se William Owen Herondale mi piace! È uno dei più forti Shadowhunters mai vissuti nel diciannovesimo secolo- rispose Max 

-Fai bene Max noi Herondale siamo bellissimi è ovvio che il mio bis bis bis di lunga data nonno ti piaccia - 

Max si girò verso Jace e gli lanciò uno sguardo di sufficienza -Ciao Jace- lo salutò.

-Oh Jace smettila lo sanno tutti qui che il più bello è il mio fiorellino Alec- Magnus fece il suo ingresso da star di Hollywood facendo L'occhiolino ad Alec.

-Magnus! Quante volte devo ripetertelo? Smettila di chiamarmi così!- lo incenerì Alec.

-Volevo solo annunciarvi che i Blackthorn sono in istituto - 

Alec uscì per primo dalla stanza insieme a Max seguito poi da Magnus e Jace.

Isabelle, Clary e Simon erano già nella sala grande.

Max aveva già sentito parlare dei gemelli Blackthorn dell'istituto di Los Angeles si chiamavano Tiberius e Livia ma non li aveva mai visti.

Fecero il loro ingresso uscendo dal portale che Magnus aveva creato per loro.

La prima ad uscire dal portale fu una ragazza su per  giù dell'età di Max con lunghi capelli castani scuro e occhi di un verde azzurro bellissimo, tipici pensò Max dei Blackthorn.

Il ragazzo che uscì dopo era la fotocopia di Livia al maschile tranne per gli occhi grigi e i capelli neri.

-Ben arrivati, vi diamo il benvenuto nel nostro istituto, io sono Alexander Lightwood capo dell'istituto di New York, loro saranno i vostri insegnati, partendo dalla mia destra Isabelle ligthwood, Clary Fairchild e il suo parabatai Simon Lewis, alla mia sinistra Jace Herondale- 

Max si fissava le punte inzaccherate degli stivali.

-Piacere nostro noi siamo Livia e Tiberius Blackthorn dell'istituto di Los Angeles - 

Livia sorrise avvicinandosi agli Shadowhunters.

Livia aveva sin da bambina letto storie su di loro e appena posò gli occhi su Isabelle avvampò, era la sua eroina e avrebbe voluto diventare bella e forte quanto lei.

Tiberius al contrario guardava incantato l'elsa della spada angelica di Jace.

-Bene mio fratello Max vi farà vedere le vostre stanze e vi aiuterà ad ambientarvi, se avete bisogno di me chiedete pure a church lui saprà aiutarvi - 

Alec sorrise e spari in un corridoio insieme a Magnus.

Livia rivolse lo sguardo al gatto appollaiato fra le braccia di Jace Herondale - Dobbiamo fare affidamento su un gatto?- chiese Livia scettica 

-Così lo offendi, Church non è un semplice "Gatto" lui è il gatto immortale! Ha più di 130 anni e non ha mai sperso nessuno qui dentro!- disse Jace 

Livia notò con piacere che Jace fosse bello quanto quello descritto su i libri che lo vedevano come protagonista.

La ragazza era solita leggere ed amava tutti quanti loro, le piaceva anche Alec e la sua forza d'animo che l'aveva spinto ad infrangere gli accordi con Il clave per seguire la persona che amava più di se stesso... Magnus Bane.

A Livia piacevano questi Shadowhunters. 

Nella sala grande rimasero solo Max e i gemelli Blackthorn.

-Io sono Max- si presentò porgendo la mano ad entrambi, Livia notò la strabiliante somiglianza con Alec, solo che Max aveva sul viso una spruzzata di efelidi che rendevano il suo viso fanciullesco, i suoi capelli ondosi ricadevano sul suo viso nascondendo i suoi occhi grigi, Livia pensò che Max fosse ancora più bello di Alec, e questo pensiero la face avvampare.

-Vi mostro l'istituto- 

Max diede loro la schiena e si avviò verso le stanze dell'istituto descrivendole alla perfezione, Livia notò le rune disegnate perfettamente sopra le sue braccia lasciare scoperte dalle maniche della camicia, le sue mani bellissime erano coperta dai metà guanti che lasciavano scoperte solo le dita.

Stava sulle sue e questo a Livia non dispiaceva.

Max si sentiva a disagio, non era solito avere in giro per l'istituto coetanei, non sapeva come approcciare con loro, e se poi fosse risultato antipatico?

-Max scusaci ma noi vorremmo conoscerti meglio, ecco, passeremo insieme molto tempo e ci piacerebbe sapere con chi lo passeremo- Livia lo inchiodò con il suo sguardo - In cosa sei bravo? Io con il corpo a corpo e Tiberius con- Livia fu interrotta dal brontolio del fratello.

-Ty basta e avanza, e poi so parlare da solo! Io sono bravo con i pugnali e le catene - 

A Max si disegnò un sorriso sulle labbra e si scostò i capelli dal viso - Io mi destreggio con l'arco e con le spade angeliche- sorrise ai ragazzi -Sono molto felice di condividere con vuoi le pallosissime lezioni Shadowhunters con Simon, e Clary e sono felice di potermi confrontare con altre persone che non siano i miei fratelli. - 

A Livia era sempre piaciuto l'arco, ma suo fratello Julian non le aveva mai dato il permesso di maneggiarlo, ma adesso lui non era lì con loro e avrebbe chiesto a Max di insegnarle a tirare con l'arco.

Magnus osservò tutta la scena dall'alto era stato un bene chiamare in istituto i gemelli Blackthorn, Max avrebbe conosciuto la forza dell'amicizia che l'avrebbe spinto ad incontrare un suo possibile Parabatai, sorrise guardando i ragazzi scherzare tra di loro, l'istituto non li era mai parso così animato e questo lo rincuorò.

 

Alec aveva finito di compilare alcuni moduli da inviare al Clave,sbadigliò guardando l'ora sul suo smartphone, era l'una passata.

Max aveva ragione doveva passare più tempo a casa con i piccoli Rapahael e Max ma sopratutto con Magnus.

Appena mise piede in casa trovò Magnus che lo aspettava seduto comodamente sulla poltrona del soggiorno.

Alec si avvicinò allo stregone Sedendosi sulle sue ginocchia -Scusa ho fatto tardi anche stasera- 

Magnus si avvicinò ad Alec baciandolo teneramente sulle labbra -Stupido Shadowhunters- 

Alec e Magnus si ritrovarono a ridere nel tepore della loro casa.

Alec pensò che non potesse essere più felice e si giurò che avrebbe passato più tempo con la sua famiglia.

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Capitolo 2
*** Allenamento di mezzanotte ***


Era passata una settimana da quando i Blackthorn avevano messo piede in istituto. Quel posto pensò Max non era mai stato così pieno di vita Ty e Livia riempivano quel posto vuoto che Max era abituato a vedere. Si allenava con più vigore di prima, e nelle ore libere aiutava Livia a tirare con l’arco. Aveva appreso molte cose sui gemelli, e scoprì con gran sorpresa che fossero molto diversi. Ty amava i romanzi gialli e si cimentava con l’informatica, girava in insistito con il naso sempre immerso nei suoi libri di Sherlock Holms. Tiberius era un tipo che non dava nell’occhio e questo facilitava le sue mosse in combattimento, Max infatti non riusciva mai a capire le sue vere intenzioni. -È tutta questione di psicologia avversaria - gli aveva detto Ty un giorno dopo l’allenamento - a me basta vedere un nemico negli occhi per capire quale mossa compierà- Tiberius era in gamba e a Max questo piaceva. Livia al contrario tirava bene di sciabola, tanto che quando puliva la sua arma la cullava quasi fosse una bambina. Era molto agile è difficile da fermare. Saltava da grandi altezze con un agilità pari a quella di un felino, era molto aggraziata nei movimenti e quando si allenava con Isabelle pareva danzare. Una sera Livia e Max si ritrovarono a camminare per i corridoi dell’istituto entrambi non riuscivano a dormire -Ty russa peggio di una locomotiva - aveva lagnato lei. -Io invece al contrario ho delle difficoltà ad addormentarmi - da quando Max aveva partecipato con i fratelli alla guerra oscura la sera faceva strani incubi. -Tuo fratello lo sa?- chiese in modo premuroso Livia stringendosi nella vestaglia di pile. Max scosse il capo -Alec ha già altre cose di cui occuparsi, i miei incubi non sono importanti - Max sorrise. -Max certo che sono importanti, guardati da quando siamo arrivati qui non fai altro che girare per l’istituto tutta la sera- Livia strinse la spalla di Max con fare affettuoso. -Liv sta tranquilla - Max strinse la sua mano per rassicurarla- come fai a saltare a quel modo?- volle sapere Max - sembra quasi che tu sia nata per cadere da altezze vertiginose - La risata di Livia riempì il corridoio -Mi ha insegnato Emma! Sai lei è una vera e propria calamita per il pericolo, salta da più in alto e atterra sempre in piedi! Mi piace il suo modo di combattere così mi sono allenata con lei nei salti aerei - Livia sorrise incrociando le mani dietro la schiena, i suoi occhi si erano accesi, Emma per lei doveva essere molto importate pensò Max. -Ti capisco, anche a me è successo la stessa cosa, devi sapere che io ammiro molto i miei fratelli Alec e Jace, un tempo sono stato geloso del loro legame, ma adesso non più, ho imparato molto da loro sopratutto da Jace- Max guardava fisso di fronte a se mentre sentiva gli occhi di Livia a dosso. -Sai una sera di qualche anno fa Valentine aveva trovato un modo per far entrare alcuni demoni in istituto, avevo solo nove anni quando successe e porto ancora i segni di quella notte, per questo motivo voglio diventare più forte, voglio essere in grado di proteggere le persone che amo proprio come ha fatto Jace per questo mi sono appassionato anche alle spade angeliche- Livia aveva sentito parlare di quella tragica notte, Julien le raccontava sempre le vicende accadute quando lei era troppo piccola per ricordare. Max si trovava in biblioteca e fu attaccato da uno di quei demoni. Magnus aveva aiutato Alec quella notte e per volere dell’angelo Raziel Max era tornato in vita. Nelle sue vene scorreva il flusso benevolo di Raziel. Max non era come tutti gli altri Shadowhunters, Max era colui che portava dentro di sé i resti di un angelo che tutti veneravano, ma ancora non ne era consapevole. -Mi spiace per quello che ti è successo, la guerra è dura e porta con se la morte- Livia abbassò lo sguardo sconfitta ripensando alla sera in cui suo fratello Julien aveva ucciso il padre ormai soggiogato da Sebastian. Ty aveva iniziato a urlare e piangere, lui che tanto era affezionato ad Andreaw Blackthorn. Quella sera Juls era sfinito e Ty non la smetteva di ripetergli che lo odiava. Era stato orribile. -Ascolta Max che ne dici di allenarci? - esordì dopo un po’ Livia piantandosi di punto in bianco al suo posto, Max si dovette girare per guardarla e le sorrise. -Io ci sto!- aveva annuito lui con vigore. Corsero giù nella sala di allenamento, Max si munì di due spade angeliche che assicurò alla cintura dei pantaloni, e di un arco ricurvo che teneva in mano mentre dietro la sua schiena spuntavano le punte delle frecce dentro la faretra. Liv prese dal muro delle armi la sua sciabola e iniziò ad avanzare guardinga verso Max. Il ragazzo iniziò a camminare lateralmente creando a terra un cerchio perfetto. Livia si parò davanti a Max e nel momento preciso in cui lei portò in alto la sciabola, Max era già scivolato dietro di la ragazza, attivando le due spade angeliche che giacevano balla su cintura. Livia si voltò, Max era molto bravo nello schivare i colpi, era molto agile e veloce, tanto che non riusciva quasi a vederlo. La loro era una danza indistinguibile di armi che cozzavano tra di loro. Livia schivò e parò ogni suo colpo, Max era molto più forte di lei ma comunque dosava la propria forza per non ferirla. Max si tirò indietro il viso medito di sudore, portò una mano sul mento e si pulì alcune gocce che brillavano alla poca luce che filtrava dalle finestre. Il suo petto si alzava e si abbassava in maniera spasmodica, era stanco come lo era Livia. Combattere per Max significava sgombrare la mente da pensieri che lo tormentavano. Max fece scivolare l’arco nella mani che impugnò con gentilezza, incoccò tre frecce e mirò il bersaglio. Livia rimase ansante dietro di lui: il braccio nudo di Max era muscoloso al punto giusto la ragazza si incantò mentre fissava la sua mano affusolata e il suo avambraccio. Max distese i muscoli lasciando piatire le frecce che si conficcarono perfettamente su tre bersagli ben distinti. Livia non aveva mai visto niente di simile. Sapeva che Max era un asso con l’arco , tutti ne parlavano nel mondo nascosto, ma osservarlo all’opera era uno spettacolo per gli occhi. -Ti va di allenarci qui tutte le sere?- chiese Livia ad un tratto. Max si voltò verso di lei e anuii. -Sarà in nostro piccolo segreto - aveva aggiunto lui. Livia era felice, ora che osservava Max senza occhiali qualcosa in fondo alle sue viscere si mosse... ma non sapeva dargli un nome. Max depose le armi nella bacheca della sala di allenamento, assicurandosi lo stilo nello stivale. -Allora buonanotte- disse Livia sfiorando involontariamente il braccio di Max con il suo. -ci vediamo a lezione tra circa due ore - rise Max mentre si infilava in un corridoio buio. Livia sorrise e insieme a church tornò nella sua stanza. -Allora davvero tu sai orientarti, e io che credevo che Emma mi mentisse ogni volta che ti elogiava - la ragazza accerezzò il mento del gatto, Church fece le fusa poi schizzò via. Da quando Jem aveva lasciato in custodia Church ad Emma il gatto spariva di continuo, il che pensò Livia era normale chissà dove se ne andava quel gatto ogni volta. Max si stese sul letto i capelli umidi per colpa della doccia ricaddero sul cuscino, non aveva sonno e non era nemmeno stanco. Prese sul comodino il suo manga di Naruto e continuò a leggere dal punto in cui si era fermato molto tempo fa. Lui amava quei giornalini mondani, e ci prendeva spunto, senza che se ne accorgesse si era addormentato e per la prima volta sprofondò in un sonno privo di sogni.

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Capitolo 3
*** Una piccola lezione ***


-Zio Max- Max sentiva una voce chiamarlo ma non voleva abbandonare il tepore caldo del suo letto, anche se non lo dava a vedere era molto stanco. Il ragazzo si girò mugugnando un qualcosa simile ad "Ancora cinque minuti" -Zio Max! Avanti svegliati!- questa volta Max si sentì pizzicare le braccia scoperte. Qualcosa gli piombò a dosso privandolo delle lenzuola. -Zio Max è tardi! Zio Max!- Il piccolo Raphael saltellava sul letto di Max facendo un baccano assoluto. Il ragazzo nascose con una smorfia la testa sotto il cuscino. -Rafe basta strillare sono sveglio - Max sbadigliò tirandosi a sedere, i capelli gli ricaddero sul viso e sorrise prendendo al volo Il nipotino che stava saltando dalla testata del letto di Max. -Zio Max mi sei mancato!- urlò Raphael sprizzante di gioia, si strinse al collo del ragazzo e respirò il suo odore, a Rafe piaceva l'odore di suo zio sapeva di mirtillo e aghi di pino. -Anche tu mi sei mancato piccola peste- Max tenne stretto a se suo nipote -E tuo fratello? - chiese dopo un po' Max, notando che il piccolo Michael non era con lui. Solitamente quelle Due pesti giravano a braccetto. -È con papà Magnus e papà Alec, oggi ha la luna storta... sai cos'ha fatto Zio?- Max si ritrovò a sorridere e scosse il capo mentre gli occhi di Rafe si spalancarono -A colazione ha bruciato una ciocca di capelli di papà Magnus- Max si trattenne dal ridere, ma con scarsi risultati Raphael osservava lo zio e rise con lui -Zio, zio, zio, papà Alec mi ha detto che posso allenarmi con te!- il piccolo Rafe saltò giù dal letto e trotterellò felice per tutta la camera di Max. -prima però Rafe facciamo colazione - Max raccolse da terra la piccola furia e se lo mise sulle spalle. -In cucina!- aveva gridato Raphael indicando con il dito un punto lontano, così Max si era ritrovato a correre per i corridoi. il suono cristallino della risata da bambino di Rafe gli fece gonfiare il petto di gioia amava i suoi nipotini. E amava ancora di più il fatto che suo fratello Alec spendesse il suo tempo libero insieme alla sua famiglia e non rinchiuso in quell'ufficio dietro a delle scartoffie. -Quante volte ti ho detto che non devi bruciare le cose che ti capitano sotto mano Max Michael Bane? Quante!- Magnus era in cucina tutto infuriato. Il piccolo Michael gonfiò le guanciotte tonde e incrociò le braccia al petto - io non voglio questo brutto vestito - lagnò lui. - in effetti Magnus è un po' troppo pacchiano - disse Alec storcendo il naso -Ricorda un po' l'epoca vittoriana- aveva aggiunto in seguito prendendo Michael in braccio. -vuoi scherzare? Io non L ascerò che mio figlio si vesti come uno zotico qualunque, è uno stregone e come tale deve avere un abbigliamento consono tipico di uno stregone. come suo padre!- Alec alzò gli occhi al celo - Lo vuoi capire una volta per tutte che i tuoi figli vivono in un' epoca che bandisce certe cose, dai Magnus, il panciotto... dove si è mai visto- -Buongiorno!- esordì Max entrando in cucina, vide le facce stranite di Alec e Magnus, poi posò lo sguardo sul nipote e sbiancò - come lo avete conciato!- -Ci risiamo voi stupidi Shadowhunters non avete il ben che minimo senso della moda - Magnus sbuffò schioccando le dita e gli abiti di Michael cambiarono da abiti vittoriani ad abiti mondani in un battito di ciglia. Max vide il piccolo Michael battere le mani felice e tirare i capelli di Alec. Max sorrise a Magnus, da quando i suoi genitori erano morti Magnus per lui era diventato una figura simile a Robert Ligthwood, lo aveva accolto in casa sua come un figlio e lo trattava come tale. Max passò di fianco a Magnus imbronciato e gli scompigliò i capelli. Il ragazzo si preparò una ciotola di latte e cereali e si lasciò cadere sulle ginocchia di Magnus. -Comodo?- -mmmh- Annuì Max con la bocca piena. -Io voglio andare a spadaccinare zio!- Rafe tornò da suo zio mettendoli pressione. -Rafe, lascia finire di mangiare lo Zio Max da bravo - Alec aveva rimesso in riga lo scalpitante bambino che si sedette in mezzo le gambe di Magnus e aspettò paziente. -Anch'io spadacciare con loro!- Michael si era intromesso dopo un pò trotterellando verso il fratello. -ci manca più che prendi delle armi in mano a tre anni Michael- Disse in modo calmo Magnus, mentre accarezzava i capelli di Max e lo stringeva in un abbraccio. -Michael papà Magnus ti ha messo in punizione non puoi andare con loro- disse calmo Alec cullando la piccola peste. Michael si mise la manina in bocca e iniziò a mangiarsela poi piano piano si addormentò sul petto di Alexander. -Finalmente- aveva esordito Alec scivolando su una poltrona esausto con Michael in braccio. -Ci siamo riusciti finalmente - disse Magnus trionfante, erano due giorni che Michael aveva preso il brutto vizio di alzarsi nel cuore della notte per non riprendere più sonno. -Max c’è qualcosa che non va?- Alexander scrutò il fratello, aveva un’ aria stanca come di chi non dorme da mesi. Max scosse il capo -Va tutto bene Alec, non preoccuparti - Max sorrise e si alzò portando la ciotola nel lavandino. -Rafe andiamo- prese in braccio il nipote e salutando Alec e Magnus, Max e Raphael si avviarono verso la sala di addestramento. Livia scese di sotto per il suo allenamento mattutino, nella sala fuoriusciva un vociare concitato, strano pensò la ragazza, solitamente a quell’ora non c’era ancora nessuno, si affacciò trovando Max che si allenava con un bambino bellissimo. -Dai Rafe più veloce con i movimenti- Max si rivolgeva con dolcezza a quel bambino che gli trotterellava attorno, a Livia ricordava tanto il suo fratellino Tavvy. -Zio Max prendimi- il bambino di nome Rafe si lasciò cadere da un trapezio e atterrò sul petto di Max. - buongiorno- Livia entrò sorridendo al piccolo e a Max -Abbiamo un nuovo amico?- Livia si abbassò al livello di Rafe e gli accarezzò dolcemente una guanciotta tonda. -Ciao, io sono Raphael Ligthwood Bane- si presentò il piccolo. Livia rimase perplessa, allora era vero che Alexander e Magnus avevano adottato due bambini. -piacere di conoscerti Raphael, io sono Livia Blackthorn- Il bimbo parve pensarci un po’ su poi esordì con un :-Si lo so! Sei la ragazza dello zio!- Per poco Livia non cadde a terra. -Rafe ma che vai pensando!- gli disse Max -Lei è un’amica - Rafe guardò suo zio negli occhi e sorrise furbescamente. Livia scoppiò a ridere rimettendosi in piedi. -Oggi fai il baby-sitter?- chiese Livia prendendo le armi di plastica dura per allenarsi. -Si, dò una mano a mio fratello e a Magnus,sono due notti che non dormono per colpa di Michael il loro figlio più piccolo e poi stare in compagnia di Rafe mi piace, è sempre una gioia quando è qui in istituto- Max sorrise mentre si passava una mano fra i folti capelli color cioccolato. Si vedeva che Max era molto legato alla sua strampalata famiglia. A Livia Max ricordava tantissimo suo fratello Julian, sempre disponibile con tutti, doveva essere sincera con se stessa Julia, Tavvy, Dru, Emma, e lo stesso Julian li mancavano ogni giorno di più. Ogni tanto Livia pensava a cosa facessero i suoi fratelli a Los Angeles, chissà se Dru aveva smesso di guardare i film Horror, oppure Emma era diventata già abile con i coltellini da lancio? Aveva già lucidato Cortana? E Julian, aveva già iniziato a dipingere? Erano tutte domande che le affollavano la mente. -Non sei in carcere Livia, puoi tornare a casa tua Quando vuoi - Livia si era voltata verso Max, quel ragazzo pareva leggerli nella mente. -Ecco,io prima voglio diventare brava in qualcosa, voglio mostrare a mio fratello quanto sono migliorate,voglio che sia orgoglioso di me- aveva risposto lei tutto d’un fiato. -Io penso che tuo fratello sappia già quanto sei brava, e penso proprio che sia pure orgoglioso di te- Max prese in braccio il piccolo Rafe che si stava stropicciando gli occhietti, il bambino poggiò la testa sulla spalla di Max crollando in un sonno profondo. Il ragazzo si avvicinò verso Livia e le scompigliò con un gesto affettuoso i capelli. La ragazza provò un brivido di freddo... ancora non sapeva spiegarsi quelle sensazioni, Emma le avrebbe definite “farfalle nello stomaco” ma le sue non erano vere e proprie “farfalle” . Era qualcosa di più, riprese ad allenarsi mentre vide la perfetta schiena di Max allontanarsi. Avrebbe sicuramente dato un nome a quella sensazione di leggerezza, ma per il momento si tenne concentrata con gli allenamenti.

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Capitolo 4
*** Quando la terra si muove ***


Alec era tornato in istituto di buon'ora, il Clave lo aveva convocato. Aspettava il console un po' nervoso, al suo fianco non poteva mancare la sorella Isabelle e il suo parabatai Jace. Avevano sentito parlare nel mondo nascosto della nuova minaccia che incombeva sul loro mondo. Il Clave ne era al corrente, loro ne erano al corrente, ma come aveva detto il console "Non sono cose che riguardano gli Shadowhunters" così facendo Jia Penhallow se ne era lavata le mani. Ma gli omicidi continuarono più brutali che mai, così nemmeno Jia aveva potuto più chiudere un occhio su questa faccenda, aveva radunato tutti i capi istituto mettendoli in guardia sulla minaccia che incombeva, minaccia che ancora non aveva né un nome né un volto. -Non possiamo dare sempre la colpa al popolo fatato- aveva ribadito freddamente Isabelle -Durante la guerra fredda non hanno dato più alcun fastidio - Isabelle era la sola dopo Jace ad avere tanto fegato da vendere dinnanzi una figura così potente come il Console del Clave. -Non tollero questa mancanza di rispetto Signorina Isabelle Sophia Ligthwood e poi, chi mi da la certezza che tu non ti frequenti con uno di loro... come l'ultima volta?- Jia piantò i suoi occhi marroni su quelle di Isabelle, la ragazza tremò di rabbia -Io non mi frequento con nessuno di loro, il mio ragazzo è uno Shadowhunters- disse in modo fermo Isabelle. Il console la guardò male - Prima di diventare uno di noi era un diurno... non sei affidabile Isabelle- Jia aveva già voltato il discorso, ritornando su i suoi passi più fredda che mai. -E' importante mobilitare tutti gli Shadowhunters possibili per evitare una terza guerra nascosta- gli occhi del console si spostarono su i presenti. -Scusi la mia domanda, come mai se questa pseudo creatura, di cui non siamo a conoscenza è così forte, perché non mobilitare subito gli Shadowhunters? È stata lei a dire che questa faccenda non ci riguardava- Alec incrociò le braccia al petto sostenendo lo sguardo della donna. -Perché tutti i membri del clave me compresa pensavamo fosse opera di qualche sciocco eretico - confessò in fine. -Quindi non toccava al Clave fermarlo? - esordì furiosamente Jace -Non sta al clave salvaguardare, e proteggere il nostro mondo? Dovevate agire subito e non aspettare il peggio- Jace schiantò la mano sulla scrivania dell'ufficio di Alec -Voi agite sempre così state a guardare, ve ne state dietro li spalti bellamente a guardare noi Nephilim morire uno ad uno, lo avete fatto con noi, lo avete fatto con Max! Era un bambino aveva solo nove anni e se non era per Raziel voi non avreste mai accettato che un nascosto, uno stregone lo avesse riportato in vita- Jace era fuori di sé. Alec si precipitò verso di lui toccandoli una spalla. Sapeva quanto Jace amasse il piccolo Max, tutti loro lo amavano e per fortuna era ancora con loro, più vivo che mai. -Noi operiamo come meglio crediamo, la legge è dura, ma è pur sempre la legge, mobilitatevi e se scoprite qualcosa di nuovo contattate il clave- Jia si voltò e mentre oltrepassò il portale guardò in malo modo tutto loro, odiava il fatto che Alexander Ligthwood avesse sposato un nascosto, odiava la sorella e il fratello per la loro sfrontatezza gratuita, odiava i Ligthwood e ancora di più odiava sua figlia che come Alexander aveva sposato una Shadowhunters del suo stesso sesso. Quella nuova generazione di Shadowhunters stava piano piano disonorando il loro nome. Alec aveva radunato tutti nella sala grande, Max Livia e Ty avevano lasciato l'addestramento per salire nella sala del consiglio. -Cosa succede?- aveva detto Max avvicinandosi al fratello. -Abbiamo un nuovo incarico da parte del Clave, abbiamo ricevuto l’ordine di indagare su le recenti morti, Max cosa ti ha detto di preciso Rook quando sei andato al mercato delle ombre?- Livia si voltò verso Max, anche  lui come Emma aveva usufruito delle informazioni di quell'uomo. Max fece un passo avanti - Rook mi ha detto che succedono delle cose strane, dice di aver visto una persona assoggettata da qualcosa, manovrata da qualcuno, sostiene che stia succedendo come quando Sebastian Morgenstern faceva impazzire gli stessi Shadowhunters... però questa volta sta prendendo di mira nascosti e mondani- Alec anuii -Bene tu e Livia vi metterete alla ricerca di altri indizi, mentre tu Ty dovrai esaminare alcuni documenti al computer e sovrapporli ai testi originali poi dovrai esaminare alcune foto- Gli occhi di Ty si illuminarono, a lui piaceva giocare al detective annuì con vigore prendendo il materiale dalle mani di Isabelle, quella ragazza era magnifica e a Ty piaceva tanto. -Mi metto subito a lavoro- aveva detto il ragazzo prendendo il suo portatile fiammante con i documenti sotto braccio e sparì nella sua stanza. Una volta liberi ,Max tornò in camera sua si fece una doccia veloce e si mise la divisa da Shadowhunters, era emozionato all’idea della sua prima vera missione in coppia. Livia era in gamba e ultimamente si erano allenati insieme quando entrambi non riuscivano a dormire. Max sentì bussare alla porta. -Max sono Liv posso entrare?- La voce colorata di Livia dall’altro capo della porta fece sussultare Max, non era solito ricevere visite. Ancora non si era abituato alla costante presenza di Livia, presenza che a Max non dispiaceva. -Certo entra pure Liv- disse Max mentre si sistemava la giacca di pelle. Livia entrò nella stanca quasi in punta di piedi. Max se ne stava in piedi in mezzo alla stanza girato di schiena, Livia non l’aveva mai visto con la tenuta da Shadowhunters. A modo suo Max risplendeva di luce propria, si voltò e nel momento stesso in cui posò i suoi occhi grigi su quelli verde blu di lei, Livia notò che Max non portava gli occhiali, il suo viso era ancora più bello. -Ehi che fine hanno fatto i tuoi occhiali da nerd?- scherzò lei. Max scosse la testa divertito, orami la presenza di Livia in camera sua era la quotidianità, tutte le sere si davano appuntamento per gli allenamenti segreti di mezzanotte, poi passavano ore in camera di Max a parlare di libri. -Quando vado in missione gli abbandono sul comodino - rispose il ragazzo tirandosi indietro i capelli con la mano. Max notò solo in quell’istante, quanto la divisa da cacciatrice di Livia le aderisse a dosso. -Tu invece? Vuoi sedurre qualcuno?- ammiccò Max Livia divenne paonazza -Vuoi scherzare! Io voglio fare colpo solo su una persona - -E chi sarebbe?- chiese Max ad un soffio da lei -Non sono affari tuoi! Abbiamo una missione da portare a termine - Livia camminò a passo svelto, seguita da quello cadenzato e calmo di Max. Insieme si diressero verso la sala delle armi. -Zio Max!- Rafe saltò fuori all’improvviso con quella piccola peste di Michael -Papà ci ha detto che vai a spiare le persone, stai attento!- Rafe e Michael si aggrapparono ai lembi dei pantaloni di Max, il ragazzo si chinò e li abbracciò baciandoli sulla testolina - Zio Max vi promette che starà super attento, e poi Rafe si dice ad indagare non a spiare, ma va bene lo stesso - gli abbracciò così forte da farsi quasi male - Vi voglio bene scimmiette - Max scompigliò i capelli dei nipotini e insieme a Livia uscì dall’istituto. Livia si struggeva ogni qual volta Max era vicino ai suoi nipoti, anche se Max all’apparenza poteva sembrare scorbutico con i nipotini il suo carattere mutava era una perfetta dose di dolcezza mista ad amore. -Livvy ti prego solo di starmi vicina, non voglio che ti accada nulla mentre sei con me - disse Max affiancando la ragazza. -So difendermi da sola Max tranquillo- rispose lei saltando agile sopra il cornicione di un palazzo seguita da Max, insieme si disegnarono le rune con lo stilo e sparirono nella notte. -Papà zio Max quando torna?- Rafe non riusciva a chiudere occhio, era sceso di sotto nel salotto di casa Ligthwood-Bane con in mano un libro illustrato de “Il piccolo principe” il visino dal piccolo era ancora mezzo addormentato. Magnus si alzò e raccolse amorevolmente da terra il piccolo Rafe - Max tornerà presto amore mio, domani mattina sarà di nuovo qui, ora torniamo a letto - Magnus salì di sopra mettendo a letto Il piccolo Raphael - ora chiudi gli occhietti tesoro - -Papà mi racconti una favola ?- a Rafe piaceva sentire la voce dei suoi papà che leggevano per lui. Magnus sorrise e prese il libro dalle mani del figlio e iniziò a leggere. A Magnus piaceva passare del tempo con i suoi figli e gli amava con tutto se stesso come amava il suo stupido Shadowhunters Alexander Ligthwood. Quando tornò a letto trovò Michael nel suo lettino e Alec che dormivano Placidi. Magnus sorrise e si sentì finalmente completo.

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Capitolo 5
*** Ombre ***


Max e Livia avevano l'asciato l'istituto da più di un'ora. Si erano diretti al mercato delle ombre senza dare troppo nell'occhio, Max era abituato a sgusciare fra la folla senza farsi notare, lo faceva spesso. Livia lo seguiva anche se con una certa fatica, sicuramente le due rune che le aveva disegnato Max sul braccio ossia: la runa del silenzio e dell'agilità le erano indispensabili per quella missione. Max sapeva il fatto suo e con grazia si muoveva elegantemente fra il trambusto del mercato. Livia affiancò Max quando quest'ultimo si fermò dinnanzi ai piedi di una porta ben messa, a lato di essa penzolava un cartello anch'esso in legno la scritta in nero portava il nome di Johnny Rook. -Sei sicuro che lui sappia del presunto demone Max?- Livia si accostò a lui mentre il ragazzo aveva già bussato alla porta -Ne sono convinto Liv- Livia notò che Max in missione cambiava completamente, si faceva più adulto questo lato di lui era interessante pensò Livia. -Max ben tornato- sull'uscio della porta comparve un uomo sulla cinquantina, il suo sorriso gli aveva provocato una ragnatela di piccole rughe intorno agli occhi. Livia lo guardò con sospetto, quel tizio non le era mai andato a genio. L'uomo sulla porta fece entrare i due guardingo poi si chiuse di nuovo la porta a chiave alle spalle. -Allora- disse l'uomo sfregandosi le mani -Come posso aiutarvi ragazzi?- Max fece un passo avanti - Abbiamo bisogno del tuo aiuto riguardo gli omicidi - disse Max lanciando sul bancone di Johnny Rook un sacchetto pieno di soldi. L'uomo guardò il contenuto dentro il sacchetto e si passò le labbra sopra la bocca producendo un suono simile ad un sibilo. -Ho sentito dire che la regina delle fate nasconde un oscuro segreto, alcuni dicono che abbia partorito il figlio del dominio. prima di morire ha dato alla luce un bambino, dicono sia figlio di uno Shadowhunters... alcuni suppongono sia il figlio di Sebastian Morgenstern- Max sgranò gli occhi di colpo -Sei sicuro di quello che hai sentito? Com'è possibile che il Clave non ne sappia nulla?- Livia tremò nella sua mente tornarono vivide le immagini delle guerra oscura, le immagini terribili dei suoi genitori resi pazzi da quel mostro, vide nuovamente Julian uccidere suo padre e Ty scagliarsi contro di loro nel vano tentativo di salvalo. La ragazza si tenne al pilastro di legno mentre le lacrime presero a scendere. Livia sapeva benissimo cosa significasse avere a piede libero un altro Morgenstern. -Io non do mai informazioni errate a chi paga bene Shadowhunter- rispose in modo secco Johnny. -Se è come dici tu... allora dobbiamo prevedere il rischio di un'altra guerra- Max tremò di rabbia, sapeva a cosa si stava andando in contro, e il Clave in tutti questi anni non aveva mai mosso un dito. Si voltò verso Livia e appena vide il terrore nei suoi occhi si avvicinò a lei. -Livvy ehi, tranquilla non accadrà nulla di brutto a nessuno di noi - le asciugò una lacrima con il pollice e le sorrise, questa volta però Livia non parve ricambiare - Come fai a saperlo con certezza Max? La guerra porta morte! Distruzione! Ti strappa quello a cui tieni di più, e io sono stufa di perdere le persone che amo Max- La voce di Livia era rotta dai singhiozzi, odiava quel lato fragile di lei, ma quando si parlava di guerra il suo corpo reagiva da solo. -Perché ci sono io con te Liv, e credimi non lascerò che ti facciano del male, ora vieni qui - Max tirò Livia a se e la strinse. Sapeva quanto Livia e la sua famiglia avesse sofferto durante la guerra, e per lei parlare di Sebastian era come metterla davanti ad un dirupo. Max e Livia uscirono dal negozio di Rook, nuovamente senza dare troppo nell'occhio insieme percorsero la strada a ritroso. Livia stringeva la mano di Max mentre uscivano dal mercato affollato di nascosti. Alec stava riordinando alcune documentazioni nell'archivio, quando Magnus si fece presente materializzandosi davanti a lui. -Alec è tardi vieni a casa- Magnus prese le mani del suo futuro marito e lo attirò a sé. Alec era stanco, aveva a dosso il peso di una vita passata dietro le scartoffie per il clave che ancora non si era reso conto di quanto fosse realmente stanco. Era sciupato e quasi dimagrito, sotto gli occhi si presentavano occhiaie violacee che davano al suo sguardo un'aria da uomo vissuto. Magnus non poteva più vederlo così il suo Alexander era irriconoscibile. -Ho chiesto a Jace e Clary di sostituirti per un po' siamo tutti molto preoccupati per te, i tuoi figli in primis, oggi Rafe ha pianto tutto il giorno e Michael con lui. I nostri figli hanno bisogno di te- Le parole di Magnus colpirono Alec. -Hai ragione ho bisogno di riposarmi- rispose Alec, il calore dell'abbraccio di Magnus era un toccasana per  il suo corpo che gridava per la stanchezza. In pochi minuti i due si ritrovarono a casa loro. Alec vide i due bambini correre verso di lui che si chinò per accoglierli in un abbraccio. -Papà sei tornato!- disse Rafe tutto contento. -Papà!- aveva gridato il piccolo Michael Alec non si era reso conto di quanto potesse mancare ai suoi figli, stare lontano dalla sua famiglia lo rattristava. Adesso era un genitore e come tale non poteva permettersi di pensare sempre in modo egoistico, tutti loro avevano bisogno di lui. -Sono tornato a casa amori miei- Strinse i suoi figli come se fossero le cose più preziose e fragili di questo mondo. -Papà lo sai che ho imparato a tenere bene l’arco? Lo zio Max mi ha insegnato guarda- Rafe corse a prendere il suo piccolo arco curvo e lo impugnò. Alec osservò il figlio maneggiare la sua solita arma è una punta di orgoglio si manifestò, Rafe impugnava bene l’arco e pure la posizione era corretta. -Rafe ti va di scendere in palestra con papà così mi mostri come sai fare centro suoi bersagli?- Alec si alzò prendendo Michael in braccio. Rafe strillò felice e scese di sotto scapicollandosi giù per le scale. Rafe era molto felice di poter mostrare ai loro papà e al suo fratellino quanto era bravo con l’arco, si mise in posizione e incoccò la freccia che scagliò con precisione contro il bersaglio. -Bravissimo- gridarono in coro Magnus e Alec orgogliosi del figlio. Alec si stava perdendo gli anni migliori dei bambini, anni in cui era stato in istituto per settimane, non si rendeva conto che i piccoli stavano crescendo, e lui si stava perdendo tutto il meglio di loro. -Puoi sempre recuperare Alec- Magnus gli si fece vicino prendendoli la mano - sono ancora piccoli hanno ancora tanto da imparare- Alec senza Magnus era perduto, si abbandonò a lui e poggiò la testa sulla sua spalla -Te l’ho mai detto che ti amo?- esordì Alec. Magnus sentendo quelle parole rise -Mmmh una volta credo - -Magnus so che non te lo dico spesso, ma sono molto felice e fortunato ad averti- -No Alec sono io che devo ringraziare te! Mi hai salvato e te ne sarò per sempre grato- I viso dei due si incrociarono Alec si sporse verso Magnus e lo baciò, un bacio casto ma colmo di amore... Amore che provava per lo stregone ma anche per la sua bellissima famiglia.

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Capitolo 6
*** Nelle viscere della terra si muove la viverna silenziosa ***


Li avevano esiliati, quei maledetti Shadowhunters si erano accaniti contro la sua famiglia, Lucifer Valentine Morgenstern si muoveva freneticamente nella libreria di proprietà della corte seelie. Mai avrebbe potuto dimenticare la faccia della madre in lacrime mentre Max Ligthwood con un colpo secco di spada le aveva reciso la testa. Lucifer aveva solo tre anni quando si vide portare via quello a cui teneva di più, la sua famiglia. Le fate si erano prese cura di lui, lo avevano nascosto e protetto come avrebbe voluto sua madre. Ma il rancore e la rabbia che Lucifer si portava dentro era tale da non poterla controllare. Aveva studiato arti illusorie così profondamente da riuscire a distorcere la mente altrui nutrendosi delle loro paure più recondite. Era tempo di riemergere dalle viscere come la più silenziosa tra le viverne. Avrebbe piegato tutti ai suoi piedi, avrebbe vinto là dove suo padre non era riuscito, avrebbe ucciso Max e la sua cara zietta Clarissa Fairchild. Avrebbe dato giustizia alla morte insensata dei suoi genitori e sarebbe salito al trono dominando tutto il regno nascosto eliminando per sempre la razza Shadowhunters. Con un ghigno spaventoso Lucifer si avvicinò alla possente gabbia scavata nella roccia e vi infilò dentro una mano. Un suono partorito dalla viscere della terra fece tremare tutta la parete di roccia, Sulla faccia di Lucifer si disegnò un sorriso macabro mentre la sua viverna si avvicinò con il muso alla mano del ragazzo, il grido stridulo e metallico dell'animale avrebbe ferito le orecchie di chiunque ma non quelle del ragazzo. -È ora di aprire le danze - Lucifer aprì la gabbia ed in un attimo la viverna prese il volo. Meliorn si precipitò dentro la biblioteca, ma ormai era troppo tardi quello stupido ragazzino aveva rovinato tutto gli si avvicinò con passo deciso spintonandolo lontano -Si può sapere perché l'hai fatto? Adesso sapranno che esisti stupido ragazzino- Lucifer si issò su guardando di sbieco Merliorn i suoi occhi gialli si ridussero a due fessure il nero delle sue pupille si dilatò e sulla bocca si disegnò uno squarcio di sorriso minaccioso, si pulì il sangue all'angolo della bocca e si mosse verso la fata. -Non avresti dovuto toccarmi schifoso essere - Lucifer si spinse in avanti sguainando la spada, Meliorn si mise sulla difensiva, ci fu un cozzare concitato di spade poi più il nulla. Meliorn era riverso a terra con la spada di Lucifer piantata nel cuore. Il ragazzo tirò indietro la testa e iniziò a ridere sguaiatamente mentre fuori la pioggia cadeva incessante a terra. Tutto sarebbe cambiato. Magnus si tirò su dal letto con il cuore in gola, aveva percepito qualcosa di anomalo qualcosa che avrebbe da lì a poco messo in pericolo la vita di molti. Si voltò, Alec dormiva profondamente abbracciato ai suoi figli, Magnus si alzò dal letto piano senza far rumore e scese in cucina. Quel pensiero di paura non lo lasciava in pace un secondo, sorseggiò il suo caffè amaro davanti all'immensa vetrata del salone e scrutò il paesaggio ma non vi trovò nulla di anomalo. Lo stregone si passò una mano fra i capelli lasciandosi scivolare sul divano, forse si stava preoccupando per nulla. -Ehi Magnus va tutto bene?- la voce di Alec riempì subito la stanza, Magnus si voltò e sfoderò uno dei suoi sorrisi migliori e annuì. Alec si stiracchiò -Ti sei svegliato presto- disse lo Shadowhunter sbadigliando. -Non avevo più sonno scusami Alexander se ti ho lasciato da solo- Magnus si alzò avvicinandosi ad Alec allacciandolo a se per la vita. Lo stregone si piegò in avanti e in un attimo Alec rispose al bacio, le loro lingue danzavano esplorando l'una la bocca dell'altro. Magnus aveva bisogno di Alec e viceversa. Alec infilò le mani sotto la maglietta dello stregone e seguì le curve dei suoi addominali marcati, non sapeva come ma Magnus per Alec era come ossigeno... indispensabile ogni loro bacio pensò Alec era carico di promesse silenziose che solo loro sapevano coglierne il significato profondo. -Puoi dirmi cosa sta succedendo- chiese Alec dopo un po' staccandosi dalle labbra dello stregone -Magnus lo so che c'è qualcosa che ti turba... parlamene - Magnus strinse a se lo Shadowhunter, il suo Shadowhunter -Qualcosa si è risvegliato, sento dei campi di energia oscura avvolgere tutto il mondo nascosto qualcuno ha risvegliato qualcosa di grosso, con l'aiuto di mio padre... sento la sua puzza- Alec si irrigidì di colpo -Tuo padre ha aiutato qualcuno a liberare un demone?- -Io non lo so Alexander, so solo che in qualche modo sta manipolando qualcosa di grosso e io temo per la tua vita e quella dei bambini- ammise Magnus lasciandosi cadere sulla poltrona. -Ne abbiamo affrontante tante... riusciremo a proteggere tutti - disse Alec sedendosi sulle ginocchia di Magnus. -Alec so che non è il momento, ma quando tutto questo sarà finito vorrei chiederti una cosa molto importante, vorrei chiederti di sposarmi - Alec saltò su e guardò lo stregone con occhi sgranati -Sei sicuro che ti vada bene?- chiese Alec con voce roca -Quando tutto questo sarà finito Magnus Bane sarò ben lieto di diventare tuo marito- Magnus si alzò strinse Alec forte a sé e lo baciò finché non si ritrovarono in un groviglio di coperte. Fuori albeggiava il pericolo ma in quel momento non era così tanto importante. Ty corse per i corridoi dell’istituto, aveva scoperto qualcosa di grosso, aveva analizzato i campioni di sangue che gli erano stati portati e in più campioni risultava il sangue dei Morgenstern doveva avvisare Jace e Clary. Si fermò dinnanzi la porta dell’ufficio dei ragazzi e bussò. -Ty? Hai scoperto qualcosa- disse Jace alzando un sopracciglio vedendo il ragazzo tutto trafelato. -Sebastian ha avuto un figlio, è lui l’artefice degli omicidi, nei campioni analizzati ho trovato il DNA corrispondente a quello di Sebastian - Jace si fece serio -Quel bastardo!- -C’è di più ho trovato mescolato anche sangue di fata... io credo che la regina prima di morire ha dato alla luce il figlio di Sebastian- Jace consultò le ricerche di Ty con Clary -Ty ti ringrazio per il momento continueremo noi - Livia si era ritrovata per caso nel corridoio che conduceva all’ufficio di Jace, non avrebbe voluto ascoltare nulla di tutto quello che Ty le aveva detto, voleva vivere nella sua illusione, voleva sperare che quel Sebastian fosse morto per sempre. Si voltò e iniziò a correre a ritroso aveva bisogno di allenarsi di sentire il suo corpo urlare di dolore per non piangere, non voleva farlo... piangere per lei avrebbe significato darla vinta ai Morgenstern, urtò qualcosa con la spalla e si fermò voltandosi. Max guardò Livia e le sorrise, aveva scorto qualcosa che non andava in lei. -Liv?- le si avvicinò cauto toccandole una spalla, ma lei gli si gettò tra le braccia stringendolo forte. Max rimase sorpreso, solitamente Livia tendeva ad evitare il contatto fisico con chiunque. -Max, Rook aveva ragione tutti quanti voi avevate ragione, i Morgenstern non moriranno mai!- la voce di Livia era rotta dal pianto e il suo corpo tremava di rabbia. Max in quel momento capì quanto fragile era quella piccola guerriera che stringeva tra le sue braccia. -Liv so che per te può essere difficile, so quello che Sebastian ha fatto ai tuoi genitori, comprendo la tua sofferenza ma vedi loro non vinceranno mai, e sai perché? Con noi abbiamo Raziel che ci protegge - Max strinse ancora di più Livia a se. -E poi tu non sei sola, tu hai me, e io non permetterò che ti accada nulla, è una promessa- Max e Livia restarono in quell’abbraccia finché la ragazza non si addormentò. Max avrebbe protetto Livia a qualsiasi costo, perché in fondo al suo cuore sapeva di provare qualcosa di forte per lei. Qualcosa che ancora Max non sapeva dare nome, ma che ben presto si sarebbe tramutato in amore.

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Capitolo 7
*** Incubi ***


Quella notte Max non si era staccato un attimo dal capezzale di Livia, da quando la ragazza aveva origliato la conversazione del fratello con i capi istituto, Livia non faceva altro che incubi. Max pensò che per lei affrontare questa situazione non era del tutto facile. Livia non era una ragazza fragile, anzi era un'agguerrita cacciatrice la più brava della sua età. Ma quando si parlava dei Morgenstern Livia perdeva ogni forma di autocontrollo. -dorme?-chiese una voce. Max si voltò di scatto puntando i suoi occhi grigi su quelli di Ty. -Per il momento sì, Magnus le ha fatto bere un infuso che dovrebbe calmarla- sussurrò Max senza lasciare il suo posto. Ty era tranquillo quando Max era nei paraggi, lui era l'unica persona a cui avrebbe affidato la sorella. Max Ligthwood era uno Shadowhunters con la testa sulle spalle e non avrebbe lasciato Livvy nei guai. -È colpa mia, dovevo stare più attento...- -Non è colpa di nessuno Ty, la vera colpa è quella feccia... quei Morgenstern-la mandibola di Max si contrasse a quell'ultima parola. -Se davvero quello che dici è la verità dobbiamo stare molto attenti, se Lucifer è figlio di Sebastian e la regina delle fate non dobbiamo cadere nella sua trappola- Max si alzò e si avvicinò verso Ty -Dobbiamo unire le forze se vogliamo sconfiggerlo- Ty annuì e porse la mano a Max -Questa è una promessa - quando anche la mano di Max strinse quella di Ty si sentì uno scoppio. I due ragazzi si voltarono e quello che videro dalla finestra gli fece rabbrividire... una gigantesca Viverna aveva sbattuto la coda sulla barriera magica che proteggeva l'intero istituto. Livia ancora assopita non si rese conto di nulla. Max si volse verso la ragazza prendendola in braccio. - A IDRIS PRESTO TY, DOBBIAMO PASSARE IL PORTALE ORA!- Max corse con Livia in braccio verso la sala grande, Ty gli corse dietro vedendo arrivare anche i capi istituto. -QUELLA COSA HA ROTTO LE BARRIERE!- urlò Jace dal fondo - VOI TORNATE AD IDRIS QUI CI PENSIAMO NOI- Gridò Isabelle, mentre Clary apriva il portale. -FORZA RAGAZZI DENTRO!- Clary spinse nel portale uno ad uno i ragazzi. Max si sentì subito un codardo ma,chiuse gli occhi e passò il portale. Alec correva per i corridoi, dietro di lui Magnus, la guerra era appena iniziata e loro non si erano accorti di nulla, la grande viverna stava raggomitolata sul campanile dell'istituto mentre gridava. Un ragazzo dai capelli dorati gli affiancò, era magro ma ben piazzato con occhi di un azzurro intenso da far invidia al cielo stesso. -Serve una mano?- chiese mentre sorrideva ai ragazzi. Alec lo riconobbe subito era un lontano parente di Jace. -Kit? Cosa ci fai qui!- -Ho saputo dell'attacco e non potevo mancare - Il ragazzo sorrise e superò i due. Kit pensò Alec era identico a Jace... d'altronde tutti gli Herondale erano uguali... stesso fascino, stesso carisma, stesso fottuto sorriso. Kit era un Jace del passato e questa cosa fece sorridere Alec. -Quel ragazzino si farà ammazzare- brontolò Magnus mentre teneva il ritmo sostenuto del suo Shadowhunter. -Magnus è un Herondale, dagli una possibilità- Alec fece scivolare il suo arco curvo nella mano pronto ad attaccare. Jace balzò sul campanile mentre attivava le sue rune, nelle mani le sue spade angeliche rilucevano di luce propria alla fioca luce che offriva un faretto da stadio. Alec osservò la scena, Jace puntò le spade nel collo della viverna, questa urlò di dolore, con un colpo di coda si tolse di dosso sia le spade che Jace. Alec lo vide cadere urlò mentre accelerava la sua corsa. -JACE!- Magnus lanciò una bolla di protezione verso Jace ma stava precipitando troppo in fretta. Un fulmine squarciò il cielo e una scintilla avvolse il corpo di Jace. Alec dimenticava sempre che dentro le vene di Jace scorreva il sangue di Angelo, tirò un sospiro di sollievo quando lo vide toccare terra con la punta dei piedi, Clary gli corse incontro abbracciandolo. Alec si fermò di fronte ai ragazzi -Cos'è questa cosa?- Magnus alzò lo sguardo verso la bestia che adesso volava sopra le loro teste - È una viverna- sussurrò talmente piano che temeva che gli altri non avessero udito il suo sibilo. -Questo lo sappiamo! Ma da dove arriva?- chiese Jace pulendosi del sangue non suo dalla guancia. -Quella arriva direttamente dall'inferno, dal luogo in cui è rinchiuso mio padre- il corpo dello stregone tremò di rabbia, mentre i suoi occhi da gatto rilucevano di una strana luce febbrile. -Cosa c'entra tuo padre con tutto questo Magnus?- chiese Clary toccando lo stregone con cautela. -Sta aiutando i Morgenstern, anzi sta aiutando quel piccolo bastardo di Lucifer Morgerstern - alcune scintille esplosero come elettricità statica dalle sue mani, Alec staccò Clary dallo stregone e si mise tra lui e loro. -Lasciate fare a me, cerchiamo di far sparire quella lucertola da qui - kit spuntò dietro gli Shadowhunters, attivò due spade angeliche e iniziò a salire il campanile. Jace guardò Il ragazzino e subito gli fu dietro. -Ehi cosa credi di fare ragazzino?!- urlò lo Shadowhunter guardando il ragazzo con occhi di fuoco. Kit era un lontano parente di Jace, ma questo a lui poco importava. Il ragazzino sorrise -Non lo vedi stupido pallone gonfiato? Sto dando una mano - -Pallone gonfiato a che? Bada a come parli marmocchio hai la bocca ancora sporca di latte!- Rispose dirimpetto Jace ferito nel l'orgoglio. Herondale tutti uguali. -Non ti azzardare biondo ossigenato, se sono qui è solo per aiutarvi - Kit mise una spada Angelica fra i denti mentre prese uno slancio e si lasciò cadere nel vuoto, sotto di lui si trovava la bestia. Jace fece altrettanto atterrarono quasi insieme sull'animale e riuscirono a ferirlo. Izzy aiutata da Clary e Alec tentava di tenere ferma la viverna con la sua frusta. L'animale iniziò ad urlare di dolore, una delle sue ali era stata recisa. Jace e Kit saltarono giù raggiungendo gli altri. -E per la cronaca sono biondo naturale- Disse Jace guardando male quel ragazzo che gli aveva aiutati. Dal fondo del giardino uscirono da un portale anche Max seguito da Liavia e Ty. Lucifer guardava la scena dall'altro e appena vide la sua bestia a terra agonizzante decise di mostrarsi. -Bene bene- disse il ragazzo, la sua voce ricordava tanto un suono metallico. Gli Shadowhunters e Magnus si voltarono verso la voce, Clary riconobbe subito i tratti del fratello, riconobbe i capelli color platino e le iridi nere. Quello era suo nipote. Qualcosa si mosse dentro la ragazza subito dopo che gli occhi di quel mostro si posarono su di lei, il sorriso di Lucifer incuteva terrore. -Ciao zia Clary- -Non sono tua zia! - la voce roca di Clary diceva tutto, Jace le si avvicinò prendendole la mano. -Vedo che ci siete proprio tutti, Ciao Max- con un gesto veloce Lucifer balzò davanti al ragazzo -Ti ricordi di me? Probabilmente no! Eri troppo preso ad uccidere mio padre quella notte, che non hai nemmeno visto suo figlio sotto il letto, ti ringrazio sai, è grazie a te se covo questo odio contro voi inutili Shadowhunters- la voce del ragazzo era solo un sibilo, distorta, cacofonica. -Liv, cara piccola innocente ragazza, sai ricordo ancora quando tuo padre perse il controllo ed iniziò a distruggere la sua famiglia, tu eri lì non è vero? Oh so come ci si sente piccola Shadowhunter, ma non temere, presto avrò la mi vendetta è voi non sarete altro che un disgustoso ricordo - Lucifer si leccò le labbra ammiccando verso Livia poi lasciò schioccare la lingua sul palato e si girò verso gli altri. Livia non era una codarda, stringeva spasmodicamente l'elsa della sua sciabola tra le mani. -Tu e tutti i Morgenstern dovete morire!- la ragazza sguainò la sua amata sciabola e trafisse la schiena di Lucifer. -Va all'inferno!- gridò facendo spuntare La punta della sua arma dal petto del ragazzo. Lucifer si voltò prendendo la ragazza per il collo -Oh mi fai quasi pena, non lo sai che sono immortale SCHIFOSO ESSERE RIPUGNTE- Gli occhi di Lucifer brillarono febbrili mentre le sue mani si strinsero intorno al collo esile della ragazza. Livia sentiva le mani di Lucifer seppur sottili penetrarli la carne, muoveva la gambe e con le mani tentava di scollare quelle del ragazzo. Max, Kit e Ty si precipitarono sulla scena, Max estrasse l'arco e colpì Lucifer al cuore, Livia cadde a terra tenendosi la gola tentando di riempire i polmoni di aria fresca, Ty prese la sorella e la passò a Kit -Pensa tu a lei - gridò mentre raccolse la sua arma e andò in soccorso di Max, anche gli altri Shadowhunters erano accorsi. Livia tentò di liberarsi -Max!- gridò -MAX!- gridò ancora più forte ma il ragazzo non la sentì, il cozzare delle spade veniva ovattato dalle urla di guerra. Livia stringeva le braccia di Kit mentre urlava, tutta la scena si presentò ai suoi occhi come a rallentatore, la sua mente correva a quella notte. “Livia devi imparare a controllare le tue emozioni, siamo Shadowhunters e come tali abbiamo dei compiti da portare a termine, nessuno di noi deve farsi sopraffare da esse” Livia si volse verso il padre, era troppo piccola per capire le sue parole, a lei piaceva mostrare le sue emozioni....ma se il suo papà le aveva detto una cosa del genere un motivo c’era. Liv tornò al presente. Lucifer era sparito, Max e gli altri si reggevano a stento in piedi, si liberò dalla stretta di Kit e corse in contro a Max e Ty abbracciandoli in un unico abbraccio. Aveva avuto così tanta paura di perderli per sempre. Max ricambiò la stretta di Livia mentre Ty si alzò trascinandosi verso Kat. -Grazie- disse Ty allo Shadowhunter kit sorrise, e in quel momento Ty pensò che Kit Rook fosse davvero molto bello.

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