Potrebbe essere una sfida o semplicemente il mio scopo

di adnilfree
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'introduzione a me stesso ***
Capitolo 2: *** Prima ***
Capitolo 3: *** Ora comincio a capire ***
Capitolo 4: *** Lei ***
Capitolo 5: *** non è un capitolo ***



Capitolo 1
*** L'introduzione a me stesso ***


In collaborazione con Stardust94

 

 

Spesso mi domando se, fosse questo il mio destino.

Ma prima di farvi la solita sviolinata, spiegandovi cosa mi è successo e, le ragioni che hanno portato a tutto questo,credo che in qualità di narratore, sia obbligo presentarmi.

 

Mi chiamo Cole Herondale.

Ho diciotto anni i miei capelli neri sono quasi sempre, in disordine. Non che di solito me ne preoccupi.

Sono parecchio alto e ho un fisico si può dire...Allenato. Ho gli occhi grigi, probabilmente ereditati da mio padre.

 

Quel giorno stavo ammirando la mia città, Alicante.

 

Abito ad Alicante come già detto. La patria di noi Shadowhunters, la città dove sono cresciuto e sono stato allenato.

Sono un tipo fiero e scontroso, quanto basta per non volere avere a che fare con me.

 

Di solito, nessuno lo fa e a quanto pare, sono troppo mentalmente debole, per essere uno Shadowhunters.

 

Stronzate, ogni scusa è buona per additarmi come "debole".

Perché i più forti, sono quelli che rispettano le regole ed i più deboli, quelli che pensano con la loro testa.

 

E io … potrete immaginare senza problemi la mia categoria.

 

Gli accordi tra noi e i nascosti sono saltati e, il Conclave vuole ucciderne il più possibile.

 

Se uno di noi si rifiuta di uccidere senza motivo, viene cacciato dall’altra parte del mondo, con la scusa di essere colpevole di codardia.

No.

Non fanno eccezioni, neppure con il mio cognome. Tra due ore, sarò un mondano.

 

E pensare, che settant’anni fa, il nostro mondo era in pace e cacciatori e Nascosti, convivevano in modo pacifico.

Una falsa pace, che sfortunatamente, era destinata a non durare.

 

Ma io, questo mondo che disprezza solo perché si è diversi,

proprio non lo tollero.

Ho imparato ad essere abbastanza caparbio per raggiungere i miei obbiettivi e anche questa volta, non sono presenti eccezioni.

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Capitolo 2
*** Prima ***


In collaborazione con Stardust94
 
 
Non preoccuparti diario, non sarò nessuno eroe.

Non sono, ne sarò mai, come gli altri. Per prima cosa, non assomiglio agli Herondale, siamo su due piani diversi.
Loro sono conosciuti come eroi, salvatori, guerrieri invincibili, con una folla al loro seguito.

Io non ho neanche amici.
Non che la cosa mi dispiaccia, non mi piace seguire la massa, pensare come vogliono gli altri e, essere omologato al resto delle persone.

Ovviamente, non ho nemmeno un parabatai, ma è in parte una mia scelta.
Io sono il padrone di me stesso.

Per cui, non ho bisogno di nessuno, di amicizia, di conforto o amore.
Non mi trasformerò in un cucciolo, appena incontrerò una persona accettabile, semplicemente sono fatto così, sono un solitario.

Visto che dovrò passare tanto tempo con te, tanto vale che ti racconti qualcosa sui miei genitori.

Dalla parte di mio padre, di cui probabilmente ho preso i tratti del viso, anche se non sono sicuro, dato che non l’ho mai conosciuto per davvero.

Mi spediva delle lettere quando ero più piccolo, mi diceva che mi voleva bene, mi faceva distinguere il bene e il male già a sette anni.

Mi diceva che non poteva tornare.

Ma dopo tutto, per me non c’era mai stato fisicamente e io, non potevo rispondergli, non avrei potuto nemmeno se lo avessi voluto.

Perché non sapevo dov'era.

Sono tre anni che non ho sue notizie, magari è la volta buona in cui posso cercare di scoprire dov’è ma è solo un’illusione, non so nulla di lui.

Si è nella mia indole, essere realistico, non posso farne a meno.
è un po, come quando mi caccio nei guai, a causa della mia buona indole di difensore dei più deboli.

Da bambino, mio nonno mi diceva che era un pregio, mia madre diceva che mi sarei fatto male, se non avessi imparato a pensare per me.
Aveva ragione, diventerò mondano per questo ma non credo di essermene ancora pentito.

Leah Herondale, mia madre con i suoi capelli rossi come le braci del camino di casa, un rosso intenso e così diverso e brillante, del mio nero carbone simile a quello che il fuoco lascia dietro di sé quando si addormenta..

Lei gestisce e anche bene, se mi è permesso ancora esprimere un parere, un negozio di armi. Per far smettere di circolare voci su mio padre, di cui nessuno sa nulla, è devotissima alla legge.

Dice, che da quando i suoi genitori con i loro sforzi e il loro impegno, hanno cambiato in parte la legge, essa è sacra.

Quando le hanno detto, che sarei diventato mondano, ha versato qualche lacrima in silenzio per poi sbuffando, mormorare a testa bassa, con i capelli che le coprivano gli occhi...

“Quel che è giusto è giusto."

"Dura lex sed lex.”
Come se non fosse suo figlio che viene esiliato.

Non fraintendermi mi ha voluto bene, prima che crescessi e non diventassi un eroe all’Accademia.
Quello che so è che è molto diversa dai miei nonni.

Li ho conosciuti abbastanza bene, sono morti nello stesso anno in cui mio padre ha smesso di scrivermi.
Nessuno sa come, ma da lì le cose hanno cominciato a cambiare.

Forse era quel maledetto segno del destino, quel evento predestinato che ti avverte, quando le cose cominciano ad andare in pezzi.

In ogni caso eccomi qua.

So che sarà doloroso quando mi priveranno dei marchi, sia fisicamente che mentalmente.
Verrò estirpato dall'unica realtà che io conosca, dall'unica società, anche se non ci ho mai davvero fatto parte, che mi abbia in qualche modo riconosciuto.

Potrei scappare ma mi rintraccerebbero subito.

La cosa bella è che diventato mondano, non si accorgeranno neppure di me.
Chissà magari potrei crearmi un nuovo futuro.

Una nuova vita, con persone che mi apprezzerebbero, solo per quello che sono e offro e non, perchè sono un eroe, cosa che ripeto non sono.

Chi voglio prendere in giro con l’ultima frase?

La verità è, che sono distrutto e sto piangendo. Le lacrime fredde, mi aiutano a resistere alla disperazione e al dolore.
Sento i muscoli bruciare e il cuore, battere come mai prima d'ora, quasi mi volesse uscire dal petto.

Continuo, a ripetermi che presto, quel dolore avrà fine e con esso, ogni ricordo del mio passato, comincia a balenarmi in testa.

Il dolore si fa più intenso. L’unica certezza che ho:

Voglio continuare a vivere, per dimostrare al mondo e a me stesso, chi sono davvero. Devo restare in questo mondo, voglio combattere!
Per far valere la mia vita.

 

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Capitolo 3
*** Ora comincio a capire ***


Ora sono un mondano.

Ho tenuto gli occhi aperti per tutta la durata del processo, stavo per svenire dal dolore ma ho resistito. Ho avuto una strana sensazione, come se tagliassero l’unica corda che mi collega a ciò di cui ho bisogno per vivere.

Intanto, per farmi forza, ripensavo a quello che ho fatto per arrivare a questo punto.

La prima volta che ho messo piede in Accademia ero deciso ad eccellere, a diventare uno Shadowhunters al di sopra della media. Mi sono bastati pochi giorni per capire che quel posto era un solo un mezzo per inculcare a tutti i giovani Shadowhunters l’odio per i i Nascosti. Era la trappola perfetta per fare in modo che negli anni in avvenire tutti i Nascosti sarebbero stati sterminati, i nipoti di chi ha combattuto la guerra s’infuriano con il popolo fatato e di conseguenza con tutti gli altri, dimenticando che gli altri hanno contribuito alla salvezza dei Nephilim.

Ho smesso di impegnarmi, non ascoltando nulla alle lezioni, non parlando con nessuno in segno di una silenziosa protesta.

È servito solo a farmi disprezzare da mia madre che voleva diventassi un vero Herondale.

Alla prima missione avremmo dovuto uccidere degli Shadowhunters dell’Accademia nel sonno, con la più minima parte di sangue fatato in corpo, ovviamente facendo credere fossero stati i Nascosti.

Mi sono rifiutato o meglio, sul posto ho contribuito a far scappare almeno un paio di persone. Mi hanno portato latte e biscotti e mi hanno cantato la ninnananna. Oppure, sono stato imprigionato e dopo aver “confessato”, anche abbastanza fiero, il mio tradimento all’ Angelo ,ho avuto la mia condanna.

Il problema è che nessuno dei miei compagni, o meglio “ spade del Conclave con nessun pensiero sviluppato personalmente”, si sono rifiutati di uccidere gli stessi compagni di battaglia. È da qui che ho davvero avuto paura per le generazioni future.

Ora sono davanti al portale, mi giro e scorgo per l’ultima volta lo svolazzo dei capelli di mia madre, il suo sguardo pieno di disapprovazione. Non provo a scorgere niente di felice, è la mia punizione per averla guardata, per aver permesso di farmi giudicare di nuovo e per avergli creduto anche solo per un secondo, aver creduto di essere un fallito che dalla vita non ricaverà più nulla.

Bagliori nel buio, ecco il viaggio attraverso il portale , di certo non è come essere su un jet privato.

Eccomi, mi spintonano, cado a terra, indebolito dalla tortura che diventare mondano porta con sé.

Quando alzo gli occhi per osservare quello che ho attorno non vedo nulla. Solo una forte luce, viola, con una cascata di glitter. Richiudo le palpebre e tutto torna normale, vedo quello che è il tipico paesaggio da “sono appena stato esiliato in mezzo al nulla e credo che non manderò i cioccolatini al organizzatore questo Natale”.

Fantastico, ho un paio di jeans lisi neri, una camicia bianca sporca di terra, di quella terra che adesso dovrà essere anche mia, il giubbotto e le mie scarpe da ginnastica e ovviamente te, diario.

Ho anche un mal di testa atroce e una sensazione di confusione, come se qualcuno stesse muovendo i fili della marionetta che interpreto.

Cammino, cammino per giorni, non mangio, non ce la faccio e non incontro nessuno. Guarda caso non ne avevo la minima intenzione.

Arrivo in una città, Los Angeles, leggo.

In qualche modo riesco a mangiare e trovo un lavoro, pulisco un piccolo garage, guadagno qualche soldo, mi siedo su una panchina e aspetto.

Aspetto di capire cosa voglio dalla vita.

Ora è notte fonda, sono sulla spiaggia, ho capito, o almeno credo.

E cado nel sonno o almeno spero.

 

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Capitolo 4
*** Lei ***


In collaborazione con Stardust94

I capelli neri a ciocche bianche le svolazzavano confusamente attorno al viso, mentre correva sul bagnasciuga.
Il mare ributtava tutto quello che la notte gli aveva donato, lasciando frammenti di conchiglie, ciottoli, vetri rotti, che magari una volta contenevano messaggi per l’universo.
Tutto era incerto a quell’ora. Tutto era possibile.
Se qualcuno credeva nel destino, quello era il momento in cui ci si inchina davanti al futuro.
Le Converse nere non lasciavano impronte sulla sabbia ancora bagnata, i gabbiani si levavano alla sua vista.
Non era lì per caso, né per fare jogging, dato che di solito correva per lasciarsi dietro quello che il sonno le buttava addosso, che era peggio dell’acido.
Quando correva poteva superarli, batterli persino con la velocità delle sue gambe.
“Buio. Precipitava, giù, giù nelle tenebre.
Fiamme con le lingue ardenti cercavano di afferrarla e incenerirla. Ma il peggio era che lei non si accorgeva mai di cadere lì dentro, se non quando affogava nel dolore e i sensi le si intorpidivano.”
Tutte le notti, questo suo sogno ricorrente la tormentava.
Iniziava con ciò che più desiderava, ma si concludeva in un incubo.
Era peggio di quanto si potesse immaginare. Sensazioni di abbandono già provate, torture psicologiche, tristezza, solitudine e dolore. Un dolore orribile.
Ma quella notte qualcuno l’aveva salvata, le aveva teso una corda dall’alto.
Le aveva lanciato una cima e lei vi si era attaccata, salvandosi per la prima volta.
Quando aveva raggiunto la salvezza, però, il ragazzo dai capelli neri era caduto nel abisso dietro di lui e le gridava: Salvami Rosmary come io salverò te!!
Aveva avuto questa visione ed ora era lì a correre.
L’istinto le diceva che lì c’era QUALCUNO.
E ora, da lontano, vedeva una sagoma scura a cento metri da lei, supina.
Corse più forte e si inginocchiò davanti a quel profilo.
Era un ragazzo, e lei capì immediatamente che non era un mondano.
Questo le basta per punzecchiare la testa del giovane con bastoncino.
-Hey ti svegli? - sussurrò.
L’altro mugolò qualcosa e, cercando la spada angelica che non avrebbe mai più posseduto, si mette in ginocchio, dolorante per la posizione in cui si era accovacciato.
-Cosa vuoi? Chi sei?-
-Rosmary Hallowtower o Rosie. Sono una Shadowhunters -

Il ragazzo riuscì a mettere a fuoco la figura contro i raggi fiammeggianti del sole nascente.
La sabbia gli grattava la pelle e lo sciabordio delle onde era ormai parte di lui. Osservava l’intruso dei suoi sogni: la ragazza era minuta, ma con un piglio deciso, gli occhi, uno nero e l’altro viola, mandavano bagliori indefiniti, come riflettendo i soffi misteriosi del vento che se ne vanno con la notte.

Ciao Shadowhunters – disse con sarcasmo -io sono Cole Herondale, un ex Shadowhunters esiliato da Idris. Se vuoi uccidermi fallo subito e in maniera piuttosto veloce .-
Pensavo piuttosto a qualcos’altro .- affermò l’altra
-Hai fame? Stavo andando a fare uno spuntino. Se vuoi ti offro qualcosa. -
Lo guardò calma e con un lieve sorriso. -In fondo avrai bisogno di un posto dove stare no?-
- Senti bella.... Rosie giusto?! Non sono del umore e mai lo sarei stato. In più, sono abbastanza grande per badare a me stesso-
Era irritato, ma anche incuriosito.
Si spazzolò gli abiti e fece per andarsene altrove.
Vega lo segue e lo blocca per il polso.
- Ma stai morendo di fame e hai bisogno di farti una doccia. Mettiamola così... mi dovrai un favore in futuro - disse ridacchiando e facendogli l'occhiolino
-Dai vieni!-
- Che cazzo di problemi ha la gente che è sempre gentile con tutti?!- borbottò lui.
Ma si fece comunque condurre, controvoglia, da Rosie.
- Potrei essere un assassino!-

Rosmary lo accompagnò a casa sua alla guida di una Nissan Skyline bianca.
La ragazza viveva in una viletta dalle parteti bianche, ampie vetrate, con anche un pezzo di spiaggia privata, inclusa la piscina. Mentre entrano in casa, la tipica dei giovani vip, la conversazione continua da dove si era interrotta.
-Teoricamente potresti. Ma io sono una Shadowhunters, so difendermi e ho anche la magia. - si volta verso di lui- Il bagno è a destra, ora cucino qualcosa, spero che le ciambelle siano di tuo gusto ehm...come hai detto che ti chiami? -
-Cole, mi chiamo Cole. -alzò le sopracciglia -Come ti guadagni da vivere?
- Informatrice. È un lavoro come un altro, ma almeno mi permette di vivere. Questa è la vecchia casa di mio padre. Lui ora vive a New York con mamma e io mi sono trasferita qui -
Mise un grembiule bianco e legò i capelli. La cucina aveva un’ampia isola in legno al centro, vista mare, il tipico delle case benestanti. Cole non sapeva dove fosse capitato.
Annuì - Posso farmi una doccia e mangiare qui? Dopo andrò e non ti scoccerò oltre.-
-Hey, guarda che non mi scocci affatto! Anzi...mi fa piacere parlare con te. Il bagno è di là -
Indicò una porta- Ci sono anche dei vestiti puliti, sono di mio padre ma dovrebbero andarti bene. Per il cibo ti chiamo appena è pronto. A proposito caffè ?
- Volentieri, senza zucchero-
Sorpreso e spiazzato dalla gentilezza che Rosie aveva manifestato fino ad allora, balbettò - Gra...Grazie mille -
 Rosie sorrise e si avvicinò, abbracciandolo.
- Eri spaventato vero? Adesso va tutto bene - passò delicatamente una mano tra i suoi capelli, accarezzandoli piano.


L’ex cacciatore non sapeva come comportarsi, ma sentiva il bisogno di allontanarsi immediatamente.
Sfoggiando il suo migliore sorriso, si diresse verso il bagno, ovviamente ammobiliato alla perfezione e tutto in granito nero.
Si rivestì e ritornò in cucina.
 Rosie sapeva di aver portato a casa qualcuno solo per il suo istinto, ma non se ne pentiva.
Sperava di trovare motivi per tutto.

Finì di apparecchiare e, appena lo vide, sorrise - È pronto, spero ti piaccia !-

Cole si sedette sul bordo della sedia - Non preoccuparti, grazie ancora e scusa per prima , ma... no..non sono abituato ad essere toccato...-
Dopo alcuni secondi aggiunse -Non mi abbracciano da quando avevo sei-sette anni-.
Arrossì violentemente, profondamente imbarazzato:
-Merda, devo imparare a tenere la bocca chiusa- ringhiò a se stesso.

Rosie sorrise e si avvicinò, abbracciandolo da dietro, portando la mano al suo collo- Come ti senti? Intendo, a parte l'imbarazzo, non è bello? -


-Si, ma è sbagliato, intendo il contatto, non trovi?
Non hai l'urgenza di scappare?-
Si rese conto di stare per aprirsi troppo e impreca nuovamente.

-No. È piacevole, come è piacevole parlare con te. Io non sono tanto meschina da giudicarti solo perché non sei più uno Shadowhunters. Poi ho due amiche Mondane. -
Sorrise e appoggiò il mento alla sua spalla -Comunque, se vuoi posso anche staccarmi.-

Il diretto interessato cercò di resistere all'impulso di allontanarla
- Si. E per favore, ti prego non raccontiamoci bugie, è piacevole parlare con me!? - Ora la rabbia aveva preso il sopravento
- È la miglior cazzata che mi hanno mai raccontato. E ne ho sentite, sai? -

- Sei fortunato allora - rise rocamente e lo sguardo divenne più seducente "Siamo sulla stessa barca, dato che io non voglio avere nulla a che fare con il Conclave". -

Cole aveva un tono deciso, che però aveva toccato la malinconia quando affermò:
-La mia barca la dirigo da solo. Non sono abituato e non sono capace di condividerla con altri, e poi non c'è solo il Conclave nel buio. Non sono capace di orientarmi per conto mio, quindi la prima delle regole è quella … di non permettere ad altri di perdersi per colpa mia. Poi non so nemmeno come ho fatto a perdermi. Mi sono semplicemente voltato e puff... è sparito quello... quello che mi teneva ancorato. Il conclave è solo l’unico nome che riesco a collegare a questo veleno, a parte forse quello di... mia... nulla, nulla. -
L’altra si avvicinò, inchiodandolo schiena al muro.
Profumava di ginepro, e gli sussurrò all'orecchio:
- Mi sono già persa, quando mi hanno portato via Altair, mio fratello gemello. Quindi... so bene quanto sia oscuro il mio cuore. -lo guarda, gli occhi sono tristi e spenti- Io e lui...siamo mezzi cacciatori, ibridi in grado di usare la magia. Quando quelli lo scoprirono, cercarono di obbligare nostro padre ad abbandonare mamma. Lui non solo non lo fece, e invece scappò con lei, che all’epoca era ancora incinta di noi due. Ma dopo la nostra nascita, il Conclave portò via mio fratello. Mamma si ammalò e papà decise di staccarsi dall’ ordine diventando a tutti gli effetti... un criminale. -

-È come il filo spinato, ti prende e non ti lascia più andare. Quella orribile sensazione. Per quanto tu stia già navigando per l'oscurità, non ti permetterò di sguazzare nel mio mare privato, per ora.
Ci conosciamo solo da poche ore e tu non conosci me. - ribadì il ragazzo.

Al contrario di quello che voleva sembrare, si sentiva smarrito e confuso da ciò che avrebbe dovuto fare e da cosa avrebbe voluto fare.
Si sentiva attratto da quella ragazza, ma non per l’aspetto, bensì per qualcosa di più profondo che non riusciva a decifrare.
Provava il fascino che ti trasmette un precipizio, il brivido della possibile caduta, che ti sussurra quanto quel singolo attimo sarebbe magnifico.

- È vero. - la voce strozzata da un dolore lontano lo distrasse dai suoi pensieri.
-Non ti conosco, però...sento che se ti lascio crollerai da un momento all’altro.-

-Non crollerò, non ne sono capace. O almeno è una delle certezze sui cui mi baso e di conseguenza mi rifiuto di credere in quella possibilità. -
- Crollerai. E sai perché? Perché sei forte. Scusa non sono fatti miei però...mi dispiacerebbe non poterti più vedere. -

A questa affermazione, sentì un inspiegabile bisogno di scappare, di allontanarsi, ma non lo fece e con una enorme forza volontà riesce ad affermare -Tre giorni, se ti va. Resterò tre giorni, per capire cosa devo farne di questa nuova vita, se accetti.
Ad una condizione. Pretendo di aiutarti in ciò di cui hai bisogno, compreso il tuo lavoro. –

Spazio Autrice: ecco qui!! Speriamo vi piaccia !! I commenti sono sempre meravigliosi per capire come va il nostro lavoro !

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Capitolo 5
*** non è un capitolo ***


Autrice: scusate , piccolo inconveniente non so come cancellare questo capitolo quindi lo sposto in fondo man mano che pubblico i capitoli effettivi.

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