Chi sei?

di Stella_B
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Caramelle ***
Capitolo 2: *** Il compagno di classe. ***
Capitolo 3: *** Halloween! ***
Capitolo 4: *** Cos'è successo ieri notte? ***
Capitolo 5: *** Baci e bugie ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: Caramelle ***


-Chi sei?, mi domanda con particolare attenzione una commessa che vaga per i corridoi.
Indossa una camicia a fiori che sembra andarle troppo stretta, un paio di stivali texani e un foulard maculato intorno al collo. Decisamente appariscente.
-Sono una nuova studentessa- dico, esitante.
-Non dovresti vagare per i corridoi. Perchè non sei in classe?- Un benvenuto caloroso, non c'è che dire.
Come spiegarle che non trovo la mia classe e che la cerco da 20 minuti? Mi guarda già come se fossi un'idiota, figuriamoci se le dicessi che non trovo la mia classe.
Improvviso.
-Sono uscita dalla classe perchè non mi sentivo molto bene.- Punto tutto sui due anni di recitazione delle medie.
Il suo sguardo cerca di scavarmi dentro, a caccia della verità.
-Vuoi che ti accompagni in infermeria?- Non ho la più pallida idea di dove possa essere l'infermeria, e anche se non vedo l'ora che questa Jessica Fletcher mi lasci stare, accetto di farmi accompagnare.
Mentre camminiamo mi chiedo come sia possibile che la mia vita sia cambiata tanto nell'ultimo anno: prima la separazione dei miei genitori, la nuova casa e ora la nuova scuola.
Questo nuovo inizio mi incoraggia, anche se questo non mi sembra esattamente il miglior inizio possibile: dopo essermi persa, ho mentito spudoratamente e ora fingo di stare male, saltando le lezioni. Ottimo!

Scendiamo di qualche piano e mi porta in un'altra area della scuola, arrivando nel piano interrato.
-Questa è l'infermeria- dice con voce ferma, indicando una delle tante porte.
In realtà, il lungo corridoio è riempito quasi esclusivamente da porte scure, dall'aria vecchia e cigolante.
-Io sono la preside, mi chiamo Cinzia Neri e per ogni problema puoi venire nel mio ufficio. Mi ricordi il tuo nome?-
Rimango stupita.
Lei sarebbe la preside? Ora si spiegano diverse cose ma continuo a pensare che lei somigli più a una cowgirl di mezz'età che ad una dirigente scolastica.
-Irene Bellini. Sono appena arrivata- Al sentire il mio nome qualcosa sembra venirle in mente.
-Ah, quindi sei tu!- Per la prima volta colgo una specie di interessamento nella sua voce, ma non so ancora se sia positivo o meno.
-Bene...stai qui finchè non ti senti meglio.- Indica una porta alla fine del corridoio, l'infermeria.
Improvvisamente, la preside sembra essersi addolcita.
Lancio uno sguardo alla porta che mi indica, trovandola uguale a tutte le altre.
Non appena mi giro per salutare la preside, mi accorgo che è già silenziosamente sparita.
Ok, non si era addolcita affatto.

Mi guardo intorno ma con il timore di fare altri incontri strampalati decido di entrare in infermeria, sedermi, chiudere gli occhi e dimenticare il mondo.
Entro in una piccola anticamera spoglia, sulla sinistra c'è un'altra stanza che dev'essere la sala medica vera e propria.

Non appena apro la porta però rimango bloccata dalla sorpresa, come se avessi appena preso una secchiata di acqua fredda in testa.
Non per la stanza, ma per il fatto che uno sconosciuto si trova su un lettino sghembo dall'altra parte della camera, praticamente a un metro e mezzo di distanza.
E' seduto tranquillamente, smanetta con il cellulare e non mi sembra affatto malato. Ci mancava lui a rovinare la mia quiete!
In un secondo percepisce la mia presenza e alza lo sguardo.
I suoi occhi sono tra l'azzurro e il verde, mentre i capelli color biondo scuro, sono un po' lunghi e spettinati; è più alto di me, però non riesco a capire quanti anni possa avere.
Anche lui mi sta studiando, lo sento, e istintivamente sistemo un ricciolo ribelle, tesa.

-Ciao- dice con semplicità, continuando a studiarmi.
-Ciao- ricambio a voce bassa, ferma sulla soglia della stanza. Che dovrei fare? Andarmene o restare? Uno sconosciuto non era previsto nella mia idea di "arenarsi in un angolo dimenticato della scuola e non pensare a niente".
Nota chiaramente la mia indecisione e dice -Non stai bene?-
- Ehm, sì... e quindi eccomi qui- Dico, semplicemente.
Si alza subito da quello che è praticamente l'unico arredo della stanza: il lettino. Per un momento mi guardo intorno: la stanza, con i muri un po' scrostati, ha una finestra che occupa quasi tutta una parete.
Di fianco al lettino c'è una vecchia sedia di legno e un mobiletto vuoto.
-Sdraiati pure, io non sono malato.- Dice, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Finalmente riesco a spostarmi dalla soglia e poggio lo zaino per terra.
-Perchè sei qui se non stai male?- Domando incuriosita, sedendomi sul lettino, anche se non sto male neanche io.
Lui si appoggia al muro. Devo dire che sembra dell'ultimo anno, è alto e la maglietta a mezze maniche rivela dei discreti bicipiti.
Eppure nell'espressione del suo viso c'è qualcosa di infantile.
-Bigio la prima ora perchè ho un'interrogazione e non ho studiato-, abbozza un sorriso angelico che dovrebbe dimostrare la sua innocenza.
Indossa una maglietta dei Metallica e dei pantaloni neri, mentre intorno al polso ha un per-niente-affabile bracciale di pelle nera.
Direi che lo si può mettere sulla mensola "Metallari" della dispensa delle mie conoscenze. Oh, è solo.

Sembra il classico bullo. Chissà se ho l'aria da secchiona?
-Chi sei?-
Anche lui con questa domanda?
- Non ti ho mai vista.- Aggiunge.
-Sì... infatti sono nuova.-
Mi osserva ancora, anche se pare rilassarsi.
-Benvenuta, allora.- Non sembra sorpreso. Che lo sapesse?
Forse è un bullo che ha un suo clan di fedeli schiavetti che lo informano di tutto...
-Non sembri sorpreso- Dico, senza pensarci.
La sua risposta mi stupisce ancora.
- No, sapevo che saresti arrivata. Circolava da un po' la voce dell'arrivo di una nuova, ma non si era capito quando.-
- Si sapeva?- Ripeto, stupidamente. Però non posso fare a meno di chiedermi a chi mai possa interessare una tizia in più o in meno nella scuola.
In quella di prima ero quasi invisibile, mentre ora mi trovo al centro dell'attenzione.
La mia faccia deve avere una strana espressione, perchè lui sorride.
- Ti colpisce tanto? In questa scuola si sa tutto di tutti, soprattutto riguardo l'Elite.-
L'Elite? Ok, lasciamo perdere. Non lo seguo già più.
-Comunque se avessi bisogno di qualcosa chiedi pure.- Continua.
EH? Il bullo mi sta offrendo solidarietà? Forse vuole diventare mio amico per poi chiedermi i compiti in cambio! Sì, dev'essere così.
E poi, con tutte le persone carine e normali che ci sono in questa scuola dovrei chiedere proprio a lui?
Mi viene in mente di andarmene con una scusa ma mi rendo conto improvvisamente che non ho la più pallida idea di dove sia la mia classe.
La mia solita fortuna.
-Per caso...sai dov'è la 3F?- chiedo, speranzosa.
-Sì certo, è sul mio stesso piano.- Olè.
Però...questo significa che non è in classe con me. E' già un miglioramento!
Esulto silenziosamente, con un piccolo sorriso sollevato.
- Ti posso accompagnare quando finisce la prima ora, se non sai dov'è l'area 2b.-
Come se io possa sapere dov'è l'area 2b. Non so neanche dove mi trovo adesso.
Per un momento sono tentata di rimanere lì, sola e in pace, ma poi come farei a trovare la mia classe?
-Sì...grazie- rispondo, dopo qualche momento di esitazione.
-Mi sembrava di aver sentito la voce della preside prima, ma non ero sicuro. Eri con lei?- domanda d'un tratto.
-Sì!- rispondo, per una volta contenta di sapere di cosa si sta parlando- -Io non sapevo come arrivare qui... l'ho incontrata per caso in realtà. E' stata...- mmm. -gentile-, concludo.
-GENTILE? Ma chi, squalo bianco?- Adesso è lui ad essere sorpreso e mi sento finalmente in vantaggio. Ah-ah.
Continua -La chiamano tutti così. Forse capirai da sola perchè.-
Ripenso alla sua sensibilità nei miei confronti e al suo tono di voce secco, non mi ci vuole molto a dargli ragione.
-Bè...in effetti non è stata molto accogliente. Anzi, sembra un ispettore di polizia in allerta costante.- Lo strano tizio sorride.
- Ti ha fatto l'interrogatorio? Poi sei anche nuova...- Mi chiede lui, rispondendosi.
- E' un po' strana, in effetti.- (E non solo lei)
-Dovresti vederla quando fa le supplenze...- In quel momento suona la campanella. Deo grazias.
-E' ora di andare- dice, tornando serio. -Di già, uff.- si mette in spalla la cartella e capisco che non dev'essere un tipo molto studioso.
Lo seguo dubbiosa.
-Sei fortunata, oggi la tua classe entrava alla seconda ora- E' onnisciente? Coglie la mia sorpresa.
- Un mio amico è nella tua classe.- spiega, mentre saliamo le scale.
Incontriamo pochi studenti ma la maggioranza di essi mi guarda come se avessi stampato "IDIOTA" in faccia a caratteri cubitali.
-Com'è la mia classe?- chiedo con curiosità, e anche un po' di paura. Ero la classica bambina che "arrossiva per qualunque cosa".
-Non saprei... casinisti un bel po'! E ci sono anche alcune niente male.- Ah bene, è pure maniaco.
-Eccoci. Questa è la tua aula.- Interrompe i miei pensieri.
Si è fermato davanti alla prima porta, indicandomela.
-Grazie...- gli dico, titubante. Improvvisamente non voglio che mi lasci lì da sola con una marea di sconosciuti. Bè, anche lui lo è, però un po' meno degli altri.
-E la tua classe qual'è?- gli domando.
-La penultima in fondo. Se hai bisogno mi trovi lì, ma non penso ti servirà una mano- Non capisco la sua frase, ma non importa.
- Ti trovo lì, o in infermeria.- Ride piano.
Ok, luoghi da evitare da qui fino alla fine dei tempi: penultima classe in fondo e infermeria.
-Adesso vado, buona fortuna.- Mi saluta con la mano. Ma che metallaro è? O forse sono io che ho un'idea sbagliata del metallaro tipo.
-Ciao...- dico, mentre si allontana, poi mi lancia un ultimo saluto ed entra nella sua classe.

Quando mi rendo conto del perchè sono lì, mi volto verso la porta chiusa della mia classe.
Non sono più così sicura di voler conoscere i miei compagni di classe ma ormai non ho alternative: ormai sono qui.
Faccio un respiro profondo e mi preparo ad entrare, quando, dalle scale, arriva una donna abbastanza alta, di mezz'età.
Porta degli occhiali rossi che fanno pandan con il colore dei capelli.
Quando si avvicina mi nota e il suo sguardo, prima sorpreso, diventa pensieroso.
-Tu devi essere la nuova studentessa, giusto? Irene Bellini...?- Ha l'aria molto gentile, per essere una prof.
Tra le braccia ha un sacco di libri, peseranno almeno 5 chili.
-Sì, sono io.- dico con un sorriso.
-Piacere, io sono la prof di fisica!- Dice con allegria. -Pronta a conoscere i nuovi compagni?-
-Ehm, sì abbastanza.- Sono sicura che sto arrossendo al solo pensiero.
Questa prof però sembra una persona normale.
-Non ti preoccupare, ti ambienterai presto. Sono molto...calorosi- Però alza gli occhi al cielo. In effetti si sente un discreto brusio arrivare dalla classe.
-Speriamo...- aggiungo a voce bassa, mentre la professoressa entra e mi fa cenno di seguirla.
Entro e rimango timidamente in piedi, tutti mi guardano e mi sento come un orso impagliato esposto in un museo. Cala anche il silenzio.
-Buongiorno. Oggi è arrivata la vostra nuova compagna di classe, Irene.- Dice, sorridente.
-Bene, perchè non ti siedi lì?- Dopo qualche secondo mi indica un banco vuoto vicino alla finestra. -Di fianco a Lara.- Noto una ragazza con dei lunghi capelli biondi e un maglione rosa.
-Va bene, grazie.- Sono le prime e uniche parole che riesco a pronunciare.
Mi sento avvampare mentre attraverso la classe, soprattutto ricordando le parole di...ma come si chiamerà? chissà... le sue parole a proposito dei pettegolezzi nella scuola: tutti sanno tutto.
Raggiunto il mio banco mi siedo e con circospezione mi guardo intorno.
Ci sono circa una decina di ragazzi e altrettante ragazze, tutti cercano furtivamente di squadrarmi ma non è facile visto che mi trovo in ultima fila.
La ragazza seduta affianco a me, Lara, mi sorride gentilmente ma non dice nulla e io lo apprezzo molto.
La professoressa fa il punto della situazione e poi inizia a spiegare, ma è un argomento che ho già studiato, così mi rilasso.

L'ora finisce presto, e l'insegnante esce, rivolgendomi un occhiolino complice. Lara si gira verso di me ed esclama -Piacere.- La sua voce è fresca, sembra davvero entusiasta della novità, cioè io.
-Benvenuta!- aggiunge con semplicità, ma i suoi occhi scuri brillano, sento che vuole chiedermi altro.
-Grazie- La mia voce è un po' tremolante, gli approcci non sono il mio forte.
-Avevi già studiato fisica?- Rompe lei il ghiaccio, e mi accorgo che mi stanno guardando in molti.
-Avevo fatto qualcosa, compreso questo argomento...quindi è tutto a posto. Poi è una materia che mi piace molto.-
-Oh, io non riesco mai a capirla, con tutti quei grafici, formule!- Nonostante stia parlando di qualcosa che detesta, ride.

Le lezioni continuano e durante l'intervallo conosco gli altri compagni, sembrano tutti molto gentili.
In questo momento gli strampalati incontri di stamattina sembrano solo un ricordo distante.
Lara è davvero espansiva, si è già offerta di aiutarmi a mettermi in pari nelle altre materie; domani andremo a comprare i libri insieme.
Finalmente la campanella dell'una suona. Non so se essere preoccupata o sollevata.
Tutti escono e io mi faccio guidare da Lara. Ma non hanno una cartina della scuola? E' davvero enorme, non come la piccola scuola di provincia che frequentavo fino all'anno scorso.
Penso che dovrebbero fornire un kit con mappa, bussola e elmetto da esploratore al momento dell'iscrizione.
Il metallaro non si vede, in compenso vengo inghiottita dalla folla di studenti e non so bene come, mi ritrovo fuori.
Lara, e altre due ragazze, Izel e Michela, percorrono la strada con me.

-Io oggi ho un passaggio. Grazie per tutto- Sorrido, e loro ricambiano, dirigendosi verso la fermata dell'autobus.
E la prima giornata è andata!
Tiro un sospiro di sollievo mentre sprofondo nel sedile della macchina della mamma.
-Ciao tesoro- mi saluta, raggiante. -Com'è andato il tuo primo giorno di scuola?-
-Direi bene- Cancellando l'inizio. E' sempre difficile fare un bilancio, ma farlo a mia madre, lo è il doppio.
-Fammi un bilancio- sorride. Ecco la classica deformazione professionale dell'economista.
Mentre le racconto del più e del meno arriviamo a casa, ma lei deve "scappare" così rientro da sola.
Dopo aver pranzato faccio qualche pulizia, ripasso le lezioni della mattina ma sono solo le cinque ed ho già finito.
Tutti dicono che sono sempre, dannatamente veloce.
Non posso farci nulla, e devo ammettere che spesso è comodo.
E' un soleggiato pomeriggio autunnale e il cielo è ancora molto luminoso.
Un po' di vento scuote le cime degli alberi, che per il rosso dell'autunno sembrano in fiamme.
Improvvisamente, sento una forte voglia di uscire. Ho bisogno di uscire, così senza un motivo preciso.
Il trasloco è un'altra delle novità di quest'anno e non conosco ancora bene questa città.
Il mio condominio ha quattro piani e si affaccia su un parco.
Sotto casa c'è anche qualche qualche negozietto, tra cui una pasticceria.

Passandoci davanti, mi rendo conto di meritarmi un pacchetto di caramelle, che vado a mangiare al parco.
Mi siedo su una panchina e osservo i passanti, gustando gli orsetti di gelatina.
La maggior parte sono giovani mamme con i loro bambini o coppie di innamorati.
Il sapore dolce delle caramelle accompagna la mia passeggiata tra i ricordi e nei pensieri sulla giornata.
Quel ragazzo era davvero irritante, ma anche attraente, devo ammettere con me stessa.
La luce del tramonto è così dolce che avrei voglia di restare lì ancora per molto ma a breve tramonterà, così torno a casa.
Mii chiedo come sarà domani, piena di curiosità, del resto ho ancora molti dubbi. Cosa sarebbe L'elite?
Passato, presente e futuro vogliono stringersi nello stesso istante, e il risultato sono sogni strani.

Fine Primo Capitolo!

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Capitolo 2
*** Il compagno di classe. ***


La mattina dopo mi sveglio piena di energie, pronta per affrontare la nuova giornata.
Infilo la mia maglietta preferita, un filo leggero di mascara e dopo poco esco di casa.
La mia velocità mi permette di essere spesso in anticipo. Decido di sfruttare questo vantaggio per esplorare la scuola e cercare di orientarmi.
Inizio dall'area A. Le pareti sono dipinte di verde stanco, e sicuramente non da poco tempo.
Ci sono diverse porte con scritto "Ufficio preside" o "Aula professori".
Salendo di un piano e girando qualche corridoio mi ritrovo nell'area b: la mia! Noto però dei segnali di divieto che ieri non avevo visto.
Dopo un po' mi accorgo che è ora di andare in classe, non manca tanto al suono della campana.
Eppure... non era qui? Ma come? Ripenso a ieri "Prima classe area 2b" 2 e b! Questo è solo b. Ecco dov'era il tranello. Oddio, e ora?
Inizio a prendere corridoi a caso, mi sembrano tutti uguali e non posso certo chiedere informazioni, non sono mica a New York. Mi guardo intorno, ci sono diversi cartelli con divieti e varie. Ma perchè?
Mentre osservo un cartello di divieto, una voce mi sorprende.
-Hai bisogno di aiuto?-
Mi giro, e vedo uno dei ragazzi della mia classe. Mmm... dovrebbe essere Daniele Vitti, seduto nella fila davanti a me.
E' abbastanza alto, ha i capelli scuri e corti, gli occhi castani. Ieri non ho avuto occasione di parlargli, ma sembra simpatico.
Soprattutto quando ha iniziato a fare battute sul professore di filosofia, un uomo sulla cinquantina con evidenti problemi di calvizie.
-Ciao- Sono contenta di incontrare qualcuno che "conosco". -Sì... in effetti non ricordo più dov'è la nostra classe.-
-Non ti preoccupare, è di qui.- Lo seguo, riconoscente.
-Grazie.-
-E' successo a tutti i primi tempi.- Dice, con tono rassicurante. -E' un istituto molto grande. La zona b non è più agibile perchè troppo vecchia, e i lavori di ristrutturazione sono previsti solo per quest'estate, quindi siamo stati momentaneamente spostati nella zona 2b.- Mi spiega. -A parte questo, che te ne pare della scuola?-
-Mi piace, anche se è molto diversa da...- non mi va di citare la mia vecchia scuola, e se poi mi chiedesse il motivo per cui ho cambiato? -da.. come me l'immaginavo. Non pensavo che una persona in più o in meno facesse tanta differenza.-
-Oh, sì, ne fa molta. Lo capirai meglio fra qualche giorno. Soprattutto se l'ultima arrivata è carina.-
Che stia parlando di me? Forse scherza, però accenna un sorriso.
Siamo già arrivati in classe, non era molto distante.
-Grazie per l'aiuto.- Guardandolo da vicino mi accorgo che ha delle leggere lentiggini, e un sorriso decisamente piacevole.
Vado a sedermi, e proprio in quel momento suona la campanella.
Arriva Lara insieme alle sue due migliori amiche: Michela e Izel.
Michela è il genere di ragazza che non passa mai inosservata, è davvero bella.
I suoi occhi azzurri mi notano e mi rivolge un sorriso. Ha i capelli neri e lisci, mentre la sua pelle è bianca come il latte.
I suoi tratti sono delicati ed eleganti, mi ricorda una ballerina di danza classica, fragile e delicata.
-Ciao!- Mi saluta Izel.
Mi poggia una mano sulla spalla e mi dà un bacio. E' molto calorosa ed estroversa, ha subito rotto il ghiaccio con una battuta.
Vive in Italia da quando era piccola ma la sua vera nazionalità è africana, come mi ricorda la sua pelle scura e i suoi ricci indomabili.
-Come va?- Mi domanda Lara, sistemandosi la lunga treccia bionda. -Ho visto che sei arrivata con Vitti...- Mi lancia uno sguardo malizioso.
-L'ho incontrato per caso, mi ha aiutata a orientarmi.- Dico sulla difensiva.
Michela sembra un po' inquieta. -Sarà, ma non mi ispira.-
Sono un po' dubbiosa, ma mentre le chiedo spiegazioni, la prof. di matematica entra in classe e con lo sguardo da interrogazione dirotta tutti i miei pensieri sulla lezione, facendomi scordare completamente di quella frase.


Mentre sono a casa e sto dando da mangiare al mio criceto Freddie, suona il telefono.
-Pronto?-
-Ciao Ire! Sono Izel. Come stai?-
-Bene grazie, e tu?-
-Ho una notizia fantastica.- Segue qualche attimo di silenzio in cui aspetta che la mia curiosità aumenti.
-Che notizia?-
-Siamo state invitate alla festa di Halloween dell'Elite!- Esclama, eccitata.
-La festa di Halloween dell'Elite?- ripeto, dubbiosa.
-Sì! L'Elite organizza ogni anno delle feste a tema fighissime, se ne parla sempre in tutta la scuola. Sei stata invitata alla festa di Halloween, vedrai sarà fantastico.- Sembra sorpresa dal fatto che non stia saltando in giro per casa come se avessi vinto il Superenalotto.
-Ma cos'è questa Elite?- Finalmente lo saprò.
-Il rappresentante di Istituto con il suo gruppo, che comprende le ragazze Cosmo e quelli della squadra di calcio.-
Come se tutto questo avesse il minimo senso. Ci mancavano i cliché.
In effetti una scuola simile è troppo grande perchè non si formino queste gerarchie sociali.
Con la mente un po' confusa, apro Facebook. Ormai dovrebbe avere le ragnatele se si trattasse di qualcosa di reale.
Non lo visito da mesi. Trovo 24 richieste di amicizia e per poco non cado dalla sedia.
La maggior parte di queste persone le conosco solo di vista, sono ragazzi della mia nuova scuola.
Poi trovo una richiesta da Alessia Romeo, con un messaggio. "Ciao! Un benvenuto dalle ragazze Cosmo. Non è mai tardi per scoprirsi speciali ;)" La foto profilo è di una ragazza mora che manda un bacio.
Accetto le richieste e chiudo tutto.
Controllo il calendario. Il 31 ottobre è fra 9 giorni.
All'improvviso un pensiero inquietante prende forma nella mia mente: cosa mi metto?!?




*Spazio Autrice* Spero che questo secondo capitolo vi sia piaciuto! Il primo era decisamente più introspettivo, da ora in poi, Irene sarà coinvolta molto di più nella vita della scuola, dimenticando i problemi. :) Aspetto vostre recensioni ^^

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Capitolo 3
*** Halloween! ***




Ciao a tutti! Eccomi al terzo capitolo, che spero vi piacerà! Irene inizia ad addentrarsi nella realtà della scuola, rimanendo a bocca aperta. Leggete e scoprirete ;) Spero tanto di ricevere un vostro commento, positivo o negativo che sia, sarò felice. :) Grazie mille e buona lettura!


31 ottobre. Ore 20:48, Casa mia.

Suona il campanello.
"E' Izel, ci scommetto!" Dico alla mamma, avendo la conferma dopo pochi secondi.
E' lei, che mi lascia a bocca aperta.
Fa ondeggiare i capelli, i suoi riccioli africani sono stati lisciati e ora sfoggia una chioma brillante e ordinata.
La sua carnagione scura risalta sul rosso del vestito e in più indossa un paio di corna da diavoletta.
"Buon Halloween!" Sorride.
E' già arrivato il 31 ottobre, la festa.
Mi guarda con curiosità.
"Stai benissimo." Mi osservo allo specchio e devo ammettere che il risultato è soddisfacente.
I capelli ricci sono meglio del solito, mi ricadono sulle spalle in boccoli ordinati, e il trucco leggero non mi fa sembrare un cadavere.
Il vestito bianco mi fa sentire un po' troppo appariscente ma Izel mi rassicura. Mentre ci punzecchiamo arrivano anche Lara e Michela, e tutte insieme ci stringiamo in un abbraccio, eccitate per la serata che ci aspetta.
Lara ha alzato i capelli in un'acconciatura elaborata ma impeccabile; il suo colorito roseo è messo in luce dal trucco scuro degli occhi.
Il vestito nero che indossa lo avevamo comprato insieme qualche settimana prima.
"Ecco la vostra vampira" Sorride, mostrando i canini finti.
Michela la guarda più da vicino. "Sembrano veri" commenta con stupore.
I suoi capelli corvini sono perfettamente lisci e le ricadono sulle spalle bianche.
Ha un vestito blu scuro che, abbinato ai brillantini argentati sulle sue braccia, la fanno sembrare davvero la notte.

31 ottobre. Ore 21:03, Quasi giunte a casa Romeo.

Non so perchè ma mi sento agitata come se fosse il mio primo giorno di scuola.
Durante il tragitto, le ragazze chiacchierano e si preparano alla Gossip Caccia.
L'aria è fresca e quando scendo dalla macchina inspiro profondamente, sentendomi meglio.
Dopo pochi attimi siamo all'ultimo piano, quello della casa di Alessia. Dalla porta provengono voci e musica.
Lara spezza gli indugi, suonando al campanello e dopo poco la padrona di casa ci apre sorridente, con un bicchiere in mano, indicandoci dove lasciare borse e cappotti.

Ore 21:07, Party. L'incontro.

Izel mi trascina con le altre in una sala enorme.
Ci sono grandi divani foderati con tessuti scuri, candele negli angoli e vassoi pieni di cibo e bibite dai colori strani un po' ovunque. L'ambiente misterioso è riscaldato dalla musica veloce, che riempie la casa.
C'è molta gente, e fra gli invitati riconosco qualche studente della scuola che conosco di vista.
"Ragazze, mi avventuro a caccia di qualcosa da bere. Volete venire?" Domando.
Inutile dire che Lara è già partita a caccia di Miracolo, il ragazzo con cui esce da qualche settimana. E' innamorata persa.
Se ripenso al suo soprannome "Miracolo" mi viene da ridere: nella scuola tutte lo chiamano così perchè la probabilità di riuscire a uscire con lui è pari a quella di assistere ad un miracolo.
Conoscendo Lara, non mi stupisce che invece sia riuscita a uscire con lui.
Pare che sia davvero bello, anche se io non l'ho ancora visto, e con il suo fratello gemello, sono considerati i "Magnifici due": due ragazzi stupendi ambiti da tutte.
Molto cliché.
"Volevamo salutare quei fighi della classe affianco, finchè sono liberi" Mi dicono divertite, Izel e Michela. "Raggiungici di là, ok?"
Ci dividiamo.
Cercando di non pestare nessun piede, raggiungo un grande tavolo nero, coperto da bevande di tutti i generi.
Non scorgo nessuno che conosco, così, dopo aver preso qualcosa di arancione, mi lancio alla ricerca delle mie amiche.
Ma dove sono? La casa è enorme e, dopo qualche giro, mi ritrovo di nuovo nella stanza delle borse e dei cappotti.
Uff! Ma sono andata a una festa a Cnosso?
"Chi si rivede" Esclama una voce profonda ed inconfondibile alle mie spalle.
"Metal!" Mi volto verso di lui, sorpresa. Finalmente qualcuno che conosco in questa casa enorme.
"Cosa abbiamo qui?" Mi squadra, sorridendo.
"Una coniglietta mannara" Sorrido a mia volta, mostrando il sangue finto e l'abito candido.
Non dice nulla ma sembra apprezzare.
"E tu?"
Lo osservo. E' vestito di nero dalla testa ai piedi -tanto per cambiare- con una lunga giacca sporca di sangue, e i capelli più scombinati del solito.
Devo ammettere che il risultato non è niente male, anche se non capisco da cosa sia mascherato.
"Sei un assassino?" "Non un assassino qualunque. Ma per capire dovresti vedermi con mio fratello" Spiegazione esauriente.
"Hai un fratello?" Finalmente mi rivela qualcosa di se stesso.
"Sì, è qui alla festa. Quando ci vedrai insieme capirai, coniglietta. Non l'hai mai visto?" Sembra stupito.
Conglietta?
"Non saprei, non mi pare." Dico, riflettendo sulla gente che ho incrociato nell'ultimo periodo.
"No, non l'hai visto. Diciamo che si capisce chiaramente che siamo parenti."
"Cosa fa? Interpeta la vittima?"
"No... è l'altra metà di me, in tutti i sensi." Ok, ecco che già non lo capisco più.
"Come mai stavi qui da sola?" Interrompe i miei pensieri ingarbugliati. "Non c'è il tuo ragazzo?"
Ecco, ora seguirà la classica battuta "Non ho il ragazzo" e lui penserà, "Oh guarda una novellina sfigata!"
"Sono con le mie amiche, stavo solo posando una cosa di qua." Rispondo elusiva.
Elusiva e misteriosa, come lui. Tiè!
Sembra accontentarsi.
"Torni di là?" Mi domanda.
"Sì." Devo ancora trovare le mie amiche, in tutto ciò. "E tu, sei con la tua ragazza?" Colgo al volo l'occasione per scoprire qualcosa in più di lui.
"No, non ce l'ho. Non ancora..." Mi lancia uno sguardo indecifrabile, tra il serio e l'ammiccante, e si tuffa nel corridoio.

Ore 21:25, Party. Lo Shock.

Rientriamo nel grande salone e scorgo Michela e Izel vicino al tavolo delle bevande, mi notano anche loro.
"Raggiungo le mie amiche, ci vediamo dopo...maschera indecifrabile" Dico a Metal.
"Ok, ma non scappare, devi ancora capire il mio costume."

Michela e Izel mi osservano, sembrano sorprese.
"Ehi ragazze, che succede?" Chiedo incuriosita. "Qualche gossip da prima pagina?" Sorrido, complice.
Anche loro si guardano con aria complice e, fra le risate, Izel è la prima a parlare.
"Sì, un gossip ESTREMAMENTE interessante!"
"Oh sì, assolutamente." Le fa eco Michela.
Aspetto pazientemente che spieghino anche a me cosa succede, ma non dicono nulla.
"Allora? Di che si tratta?" Chiedo più incuriosita.
Dopo un attimo di esitazione, Izel mi afferra per un braccio e mi porta in un'altra stanza.
"Fai prima a vederlo da sola". Michela ci segue, mentre Izel le chiede di preparare la macchina fotografica.
"Voglio immortalare la sua faccia quando lo vedrà, Miki!"
Vedere cosa? Siamo passati d'improvviso da Halloween al Pesce d'Aprile e mi stanno facendo uno scherzo?
Ci stiamo avvicinando a Lara, presa a parlare con un ragazzo di spalle, che però non vedo bene fino a quando non ci troviamo lì.
Non. Ci. Posso. Credere.
Non ci posso credere. Oddio. In un nanosecondo collego tutto.
Il ragazzo che è con Lara, Miracolo, si è girato verso di noi e ora mi porge la mano per presentarsi. Sono allibita.
Continuo a fissarlo con espressione ebete, quando un flash mi riscuote.
Michela ride, mi ha appena fatto una foto in cui sembro un baccalà.
Torno a fissare Miracolo, e trovo la forza di stringergli debolmente la mano.
Lui ricambia il mio sguardo, senza capire la mia sorpresa.
Izel sussura qualcosa a Lara, che cambia rapidamente espressione. Continuo a guardare gli occhi chiari di Miracolo, i capelli biondi, corti, i suoi tratti fisici.
E' uguale in tutto e per tutto a Metal, sembra di avere lui davanti, non fosse che Miracolo ha i capelli più corti. Sono gemelli, identici.
In quel momento arriva anche Metal.
"Ehi!" Saluta, poi nota la mia espressione. "Cosa c'è? Hai visto un fantasma?"
In effetti è un po' così.
"Ora hai conosciuto mio fratello." Sorride. "Capito il costume?"
Li osservo. Miracolo indossa un vestito elegante, stile retrò e dei piccoli occhiali tondi.
"Siete il Dr Jekill" Indico Miracolo, "E Mr Hide" indico Metal. Bella idea per un costume.
"Esatto. Ah, lei è Irene, quella del primo giorno" Spiega Metal al fratello.
Miracolo sembra capire e con un "Ahh" di sorpresa, vedo che mi guarda con più attenzione.
Non ci posso ancora credere: Metal e Miracolo sono i due gemelli di cui tutta la scuola parla continuamente, ambiti da tutte le ragazze. I magnifici due.
Eppure sono così diversi, Miracolo sembra nato per essere il Re della scuola, sportivo, amichevole. Ma Metal..sembra l'antieroe.
Lara mi si avvicina, la sua espressione colpita è uno specchio della mia. "Quindi, il ragazzo di cui non sapevi il nome era Federico, il fratello di Miracolo!"
E senza sapere bene perchè, scoppiamo a ridere.

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Capitolo 4
*** Cos'è successo ieri notte? ***


Il mattino dopo, mi sveglio con il calore del sole sulla guancia. Infastidita dal chiarore della luce, mi giro cercando di riaddormentarmi.
-Ahia!- Esclamo. Sento il pavimento freddo sotto di me: sono caduta dal letto.
Che dolore... penso tra me e me, massaggiandomi il fianco. Il pigiama ha una strana consistenza... ?!
Un pensiero mi fulmina, e aprendo gli occhi ne ho conferma. Ho dormito con il vestito della festa, che ora è tutto stropicciato. Ma sopra ho.. una felpa? Di chi sarà? Non è mia, è enorme!
Finalmente vedo chiaramente intorno a me e... Cosa?!
Questa non è la MIA camera!
Mi guardo intorno, sono sul pavimento di una stanza grande, dalle pareti scure. A parte il raggio di sole che mi ha svegliata, la stanza è immersa nella penombra.
Alzandomi, mi rendo conto che mi fa male la testa.
Ma dove sono? Cos'è successo? Perchè ho dormito qui? Di chi è questa stanza?
Mille domande mi affollano la testa, che gira senza sosta.
Mi alzo, e un po' barcollante, mi avvio alla porta. In effetti mi fa male anche il ginocchio, noto che ho un brutto livido. Chissà come me lo sono procurato? La mia solita grazia.
La casa è immersa nel silenzio.
Il corridoio e il resto della casa sono completamente bui, ma distinguo un leggero fascio di luce provenire da una stanza in fondo al corridoio. Mi dirigo lì meccanicamente.
-Buongiorno!- Un ragazzo mai visto prima mi saluta, e finalmente distinguo la cucina di casa Romeo. Sono ancora qui?
Il ragazzo è rilassato, come se fosse la cosa più naturale del mondo incontrare di primo mattino degli emeriti sconosciuti travestiti da Halloween.
-Come stai, Irene?- Mi domanda. Sa il mio nome? Ok, non sono un'emerita sconosciuta. Almeno, io per lui.
-Mi conosci?- Sono le prime parole che riesco a formulare, con la voce ancora un po' impastata dal sonno.
-Certo! Irene della 3F. Coniglietta mannara. E io sono Luca...- Mi fissa per qualche secondo, lasciandomi il tempo per pensare. -Non ti ricordi?- La sua voce sembra delusa.
Luca... Luca... continuo a ripetermi, a caccia di un ricordo, ma niente. Lo osservo, e contemporaneamente cerco di ripensare a cosa è successo al party, ieri notte.
Ha degli occhi scuri molto luminosi, un accenno di barbetta e i capelli castano scuro, con un ciuffo in su. I suoi lineamenti sono marcati ma armoniosi fra loro. Un ragazzo decisamente troppo carino per essersi interessato a me. Ma chi è?
- Mi dispiace... non mi ricordo chi sei.- Dico, arrossendo dispiaciuta. -In realtà non ricordo quasi niente di ieri sera, a un certo punto i miei ricordi si interrompono. Non ho la più pallida idea di co-osa sia su-successo, di perchè i-io sia qui-i...-
La mia confusione è evidente, inizio a balbettare.. -Calma!- Mi sorride. -Tieni, bevi un po' di questo.- Mi porge una tazza, in cui versa del caffé caldo.
Adoro il caffé, e nonostante il senso di vuoto allo stomaco, ne bevo una buona sorsata.
-Grazie mille.- Lo guardo con riconoscenza.
-Allora...- La mia voce è esitante, ma non balbetto più. -Chi sei..?- Domando, sperando che Luca non offenda. -Come ci siamo conosciuti?-
Lui annuisce, pensieroso. Evidentemente si aspettava che gli rivolgessi questa domanda.
-Chi sono? E' difficile dirlo! Certi giorni non so neanche io chi sono, poi apro il libretto scolastico e i miei voti mi ricordano che sono uno a cui non piace studiare!- Ride, e viene da ridere anche a me.
-Scherzi a parte,- riprende Luca, dopo le risate - Ci siamo conosciuti ieri sera, alla festa.- Sembra un tipo espansivo e divertente, probabilmente era al centro dell'attenzione alla festa.
Mi osserva per un attimo, in silenzio.
-I nostri sguardi si sono incontrati- abbassa la voce, e diventa più serio. -E mi hai colpito dal primo istante. Poi, mentre ballavi con le tue amiche, mi sono avvicinato e ho chiesto a Laretta di presentarmi a te.. Abbiamo parlato e ballato tutta la sera e...
si interrompe, sondando la mia espressione. -Non ricordi proprio niente? Neanche di quando siamo saliti in camera insieme?
COSA?
Sento le mie sopracciglia raggiungere l'attaccatura dei capelli per la sorpresa e il sangue gelarsi nelle vene.
Cosa diavolo ho combinato ieri notte?!
Io non posso aver... no. Ci dev'essere una spiegazione razionale. Dove sono finite le mie amiche?
-Ahahahaha!- Le risate di Luca interrompono il mio panico.
-Perchè.. ridi?- Chiedo ancora traumatizzata. -Perchè questo è il mio scherzo più riuscito!- Mi sorride, senza smettere di ridere.
Era solo uno scherzo. Uno stupidissimo SCHERZO!
Mi affloscio su una sedia, sollevata. Fatto sta che non ricordo ancora cosa è successo e questo tizio non mi aiuta.
-Delusa?- Mi fa un occhiolino complice. -In realtà, mi hai pestato un piede per errore e hai insistito per assicurarti che fossi ancora capace di camminare.-
La mia solita eleganza.
-Anche se, a dire il vero, sembravi tu quella che aveva bisogno di un po' di aiuto.- Esordisce Luca.
-Io? Perchè?-
-Eri un po'... anzi, eri decisamente brilla!
Ride per qualcosa che non so, o che probabilmente non ricordo.
Ecco perchè non ricordo quasi niente dopo un certo punto, il mal di testa... Ma io non ho bevuto alcolici! Non bevo mai. Non ho mai bevuto.
Ripenso alla serata.
*Ragazze, vado a caccia di qualcosa da bere. Volete venire?* *Oh, quel succo arancione sembra buono.* *Sì! Molto saporito, un po' pungente!*
Cavolo. Mi sono davvero ubriacata.
Traggo un profondo respiro, e mi appoggio allo schienale della sedia.
-Inizi a ricordare qualcosa?- Chiede lui, azzeccando in pieno.
-Sì,- ammetto con un mezzo sorriso disperato. -E se questo è quello che ricordo ora, non oso immaginare quello che non ricordo. Ah.. è tua questa felpa?- Chiedo, indicandomi.
-No, non l'ho mai vista prima. Tranquilla, sopravviverai.- Mi poggia amichevolmente una mano sul braccio, è calda, piacevole. -O forse è meglio così, chi lo sa.- Sorride, beffardo, alzandosi e prendendo un altro po' di caffé per sé.
Torna a sedersi e per qualche secondo rimaniamo in silenzio.
Anche i suoi occhi scuri sembrano caldi, profondi, come cioccolata calda nei pomeriggi d'inverno. Mi guarda anche lui, e sembra sul punto di dire qualcosa...
-Ciao Amore!- Alessia Romeo irrompe nella cucina, indossa una vestaglia rosa e delle pantofole piumate. Sembra una diva di Hollywood. Si precipita da "Amore" ovvero...Luca? Sì proprio da lui, e gli dà un leggero bacio del buongiorno.
Poi si accorge della mia presenza. -Sei ancora qui...?- ci pensa su -Irma.- Il suo tono è ostile e non capisco perchè.
-Irene...- La correggo. -Scusami...- Le dico, confusa. -Non so come ma.. ho passato la notte qui. Non ricordo perchè..- E' difficile da spiegare ma lei mi interrompe bruscamente.
-Succede sempre alle mie feste che qualcuno si fermi a dormire qua. Mami & Papi torneranno solo domani, le domestiche hanno tutto il tempo per ripulire.- Mi guarda con una faccia disgustata quando pronuncia "ripulire". Eppure la sera prima mi aveva sorriso.
-Comunque, la festa è stata molto bella. Per quel che ricordo. Tu ricordi qualcosa di significativo?- Le domando, imbarazzata.
-No, figurati. Non sapevo neanche che ci fossi. Ti avrà voluta invitare Jessica, a lei piacciono i casi disperati.- Dice, squadrandomi con aria snob.
-Ah... no, non so chi sia Jessica.- Che presuntuosa!
Mi alzo per andarmene quando improvvisamente un pensiero mi coglie alla sprovvista: Mia madre non sa che sono qui!
Sarà impazzita ad aspettarmi.
Oddio, mi ucciderà.
-Sarà meglio che vada, mi staranno aspettando a casa. Ciao e.. grazie per la festa.- Dico, andandomene in fretta. -Ne dubito...- Dice, a voce un po' più bassa Alessia, mentre esco, ma in tono troppo alto per non essere sentito.
-Dai, Ale, perchè te la sei presa così con lei?- E' la voce di Luca, mi fermo un attimo.
-Che vuoi tu? Che stavi qui a chiacchierare con lei, per non parlare di ieri sera...- La sua voce è decisamente alterata. -E' colpa tua.-
-Ale, ma dai. Lo sai che sei solo tu la mia piccola, ti pare che potrebbe piacermi una che non sa neanche camminare sui tacchi?-
Stavolta le parole fanno male anche da parte di Luca. Mi ha solo presa in giro, e ora sparla di me con lei. Stronzo anche lui.

Lascio casa Romeo in fretta e furia, e mentre sono sull'autobus chiamo Izel, voglio sapere cosa è successo a quel maledetto party.
I miei ricordi sono tutti positivi, c'era stato lo shock nello scoprire che Metal è il fratello gemello di Miracolo e che sono i magnifici due. C'era stata una lunga chiacchierata tutti insieme : Io, Lara, Michela, Izel, Metal e Miracolo sul divano. A bere.
Maledetto alcol, non berrò mai più.
Izel, da perfetta dormigliona ha ancora il telefono spento, così provo a chiamare Lara. Anche il suo telefono è staccato. Compongo il numero di Michela, pensando che è la mia unica speranza.
Drin...Drin...Drin...Pronto? Risponde la voce un po' insonnolita di Michela. Del resto sono solo le 7 e mezza di domenica mattina.
-Miki? Ciao, scusa se ti sveglio..- Sentire la sua voce argentina mi rilassa sempre. No, tranquilla, Ire. Ero già sveglia, anche se da poco. Come stai? Ti sei ripresa? -Allora sai che mi sono ubriacata!- Salto per l'emozione, e noto che la vecchina seduta di fronte a me mi guarda male. Abbasso il tono di voce. -Cos'è successo ieri sera?-
Ti sei ubriacata? Quando me ne sono andata ti lamentavi perchè ti facevano male le scarpe.. Perchè mi chiedi cos'è successo? Io me ne sono andata per prima, molto prima di tutte voi. Sai, mio padre è il solito apprensivo...
Uff. Ancora una ricerca a vuoto. Neanche Miki sa niente.
-E' complicato.. - La vecchina continua a fissarmi, distogliendo lo sguardo quando la guardo. Non mi va di raccontare davanti a tutti il mio disastroso esordio in società.
-Ti spiegherò meglio, comunque è un disastro! Ho dormito a casa Romeo...- Confido nella genialità di Michela nel fare 2+2. Hai dormito lì? Dopo esserti ubriacata? Cavoli...Ti sarai presa una bella sbronza. Stai bene ora? Dice con voce preoccupata. -Sì sì, il problema è che sto tornando a casa solo ora...- Non ho il coraggio di pensare alla mamma.
Ah non ti preoccupare per questo! E' già successo ad altre feste, due o tre volte ci siamo fermate se una non stava troppo bene o se volevamo restare fino a tardi. Una di noi chiama la madre delle altre e le copre, dicendo che dormono da lei, e con lei si fa lo stesso dicendo che dorme a casa di qualcuna di noi. Sono sicura che le altre ci avranno pensato.
Fiuu. -Speriamo davvero che sia così!- Dico rianimandomi un po'. -Ingegnoso. Va bene, adesso sono arrivata a casa. Ci sentiamo più tardi, soprattutto quando quelle due dormiglione si sveglieranno dovrò chiedere anche a loro cosa è successo.-
Tranquilla, Ire. Sei una ragazza calma, secondo me non hai combinato niente. A dopo! Ciao. Mi rassicura.
-Ciao!- Chiudo la telefonata molto più tranquilla.

Entro in casa, chiudendo la porta il più piano possibile. Inutile dire che appena mi volto la mamma mi ha già sentito.
-Ciao, tesoro.- Arriva subito in soggiorno, con in mano la tazzina di caffé che stava bevendo. Sembra tranquilla. -Già tornata?- Guarda l'orologio. -Sono solo le 8!- -Ciao mamma. Sì.. preferivo tornare a casa presto, per fare una bella doccia.- Mi lascio affondare nel divano comodo, mentre la mamma si siede con me.
-Allora, com'è andata?- Chiede, curiosa, sorseggiando il caffé.
-Tutto bene. E' stata una festa.. interessante.- Mi sento stanca, un po' indolenzita e confusa per tutto quello che è successo. -Scusa, ti dispiace se vado a fare una doccia calda? Dopo ti racconto tutto.-
-Certo, bambina mia.- Mi alzo, e pochi minuti dopo sono sotto la doccia, a cercare di mettere in ordine tutto quello che è successo.
Quando esco, trovo un biglietto della mamma: "Ciao amore! Sono andata a correre al parco con la Vilma, dato che è uscito un sole bellissimo. Scusa se sono scappata via! Tornerò al massimo per le 10! Fai colazione, ci sono i tuoi cereali preferiti. Un bacio".
Tipico della mamma fare le cose senza preavviso. Bene, almeno avrò un po' di tempo per rilassarmi.
Sto versando i cereali nella tazza del latte quando suona il telefono.
-Pronto?- Chi può chiamare così presto?
-Buongiorno!- La voce di Izel è calda e allegra anche di primo mattino.
-Izel!- Esclamo, sollevata.
- Ho trovato la tua chiamata, pensavo fosse urgente.
-Certo, lo è! Non ricordo un accidenti di niente di ieri sera! Michela non ha saputo dirmi quasi niente, e poi quel Luca che mi ha solo presa in giro, e Alessia, che si è rivelata proprio odiosa..-
-Ehi, aspetta!- Mi interrompe Izel. -Non ricordi cosa è successo? Ah certo. Eri ubriaca fradicia!- Ridacchia.
-Finalmente qualcuno che sa qualcosa. Ti prego, mi devi raccontare tutto.-
-Ahah! Davvero non ricordi?- E' stato così esilarante?
-Cos'è successo? Ho fatto qualcosa che non dovevo?
-Bè.. escludendo il litigio con la presidentessa delle ragazze Cosmo, il resto è quasi un niente!-
I cereali strabordano dalla tazza invadendo il tavolo, e Freddie, dalla sua gabbietta in corridoio, mi guarda preoccupato.
Sì, fai bene Freddie. La tua padrona è un'idiota.
-Ma...ma come è..è successo..?- Domando con un filo di voce.
-E' successo che avete fatto una gara di bevute... Fede ti ha sfidato, dicendo che tu eri una santarellina senza coraggio. Tu invece sei stata grande! Lo hai battuto, però... ti sei un po' ubriacata...-
-Oddio. Tutta colpa di Metal! Stupido metal! Dovevo capirlo subito! Ma... è successo qualcos'altro? Tipo con Alessia Romeo? Stamattina mi ha trattata malissimo.-
-Ecco, sì. Diciamo che non ha gradito il fatto che tu sia capitata a giocare con Luca a "Sette Minuti in Paradiso".- A Sette CHE?
-"Sette Minuti in Paradiso"! Ma allora non ricordi proprio niente... E' un gioco in cui delle coppie formate dal caso vengono chiuse in uno stanzino per sette minuti, e quel che succede succede! Quindi non ci dirai cos'è successo lì dentro?-
Sono allibita. Io che participo a una tale idiozia?
-Ma... non ricordo niente. Come mi avete convinta a fare una cosa simile? Non è da me..-
-Non ti ha convinta nessuno. Glu glu glu.. ricordi? Eri ubriaca persa.-
-Già..- Mi copro gli occhi con una mano. -Che bel debutto. Una sbronza colossale e una bella dose di ira della presidentessa delle ragazze Cosmo. Fantastico.-
-Eppure Luca non mi ha detto niente- continuo -dei Sette Minuti in Paradiso. Stamattina mi ha detto solo che gli avevo pestato un piede.- Non ci capisco nulla.
-E' un ragazzo imprevedibile.- commenta Izel.
-Già, se ripenso alla conversazione avuta oggi...- E poi mi viene in mente di Alessia, che rabbia. E ora capisco. Ma che colpa ho io? Il suo ragazzo poteva rifiutarsi di giocare. Chissà cos'è successo.
-Ah poi, mi sono svegliata con una felpa maschile addosso, o almeno penso, è grande. Sai di chi è?- Domando, ma stavolta Izel non sa rispondermi.
-Non ne ho idea.- Dice, pensierosa. -Mi dispiace. Forse Lara lo sa.-
Rimango silenziosa per qualche istante.
-Andrò a dormire un po', Izzy, penso di averne proprio bisogno.- Riagganciamo, e mentre tocco il cuscino con la guancia, ricevo un sms.
Con un lamento, mi alzo e raggiungo il cellulare.
Apro la bustina lampeggiante e rimango impietrita, in mezzo alla stanza. Un numero sconosciuto mi scrive "Irene, spero che tu stia meglio. La felpa puoi tenerla... Grazie per la chiacchierata e per il bacio della buonanotte. ;) ".




Ciao a tutti!
Spero vi sia piaciuto questo nuovo capitolo di "Chi sei?" :)
Le cose si stanno decisamente movimentando per Irene, che ancora non ha capito bene in cosa si è cacciata.
Chi le ha mandato il messaggio? Se volete saperlo, continuate a seguirmi! Aspetto consigli, critiche e commenti ^^
Un enorme grazie a tutti. Spero di poter pubblicare tra pochi giorni il prossimo capitolo. Mi sento molto ispirata ultimamente n_n A presto!

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Capitolo 5
*** Baci e bugie ***


Ciao! Ringrazio le due fantastiche persone che hanno aggiunto la storia alle seguite! Proseguo con il quinto capitolo, aspettando le vostre recensioni ^^ In questo capitolo, gli eventi prendono una piega decisamente inaspettata, la piccola Irene tirerà fuori le unghie, dal prossimo capitolo in poi, e spero resterete con me! Un bacio ;)


-Il messaggio è stato mandato da Internet quindi non c’è nessun numero al quale risalire.- Spiego alle mie amiche, mentre, in corridoio, aspettiamo il suono della campanella.
Chi l’avrà mandato? Continuo a domandarmi.
-Ho analizzato la felpa in tutto. E’ una taglia M, blu, a tinta unica, 70% cotone e 30% poliestere.- Recito scientificamente.
-Che analisi!- Lara sembra colpita. –Qualche risultato?- Mi domanda.
-Nessuno, purtroppo.-
-Dai, è eccitante però!- Commenta Izel. –Insomma, se fosse successo a me, mi sarei messa ad indagare come Sherlock Holmes pur di trovare il mio taglia M!-
Devo ammettere che tutta questa situazione non sarebbe male, non fosse per il fatto che ho dato un bacio a qualcuno che non ricordo.
-Proviamo a vagliare le possibilità,- inizia Michela, sempre pragmatica.- Potrebbe essere stato Luca, il ragazzo di Alessia!- Dice con aria preoccupata.
-Luca? No, ne dubito. Ha detto “come potrebbe piacermi una che non sa neanche camminare sui tacchi? Sei solo tu la mia piccola...”- Mi viene la nausea a ripensare alla sua falsità.
-Dovresti parlarci comunque.- Dice Lara, convinta.
-Sì, hai ragione. E devo anche chiarire cos’è successo alla festa. Secondo me non mi ha detto tutta la verità, e poi…c’è la storia dei Sette Minuti in Paradiso.-
In quel momento suona la campanella, così filiamo in classe, pensierose.
Durante la lezione, cerco di concentrarmi sulle parole dei professori ma oggi mi risulta difficile.

Appena suona l’inizio dell’intervallo, decido di andare a cercare Luca.
Diretta alla sua classe, lo incontro invece sulle scale, mentre torna dalla palestra.
-Ciao, Luca- Forza, Irene. Fatti coraggio. Mi sento ancora male per quello che ho sentito.
-Ciao!- Mi saluta con allegria, come se niente fosse successo. –Come va?-
-Tutto ok.- Decido di andare al sodo. –Senti, ho bisogno di parlarti, in privato.- Dico, guardandomi intorno e notando gli sguardi di diversi studenti.
La storia della festa non sembra passata inosservata.
Sembra stupito.
-Certo..- Esita, leggermente. –Vieni con me.-
Lo seguo silenziosamente, e arriviamo nel piano vietato.
Non le rispetta proprio nessuno le regole in questa scuola… Penso, sorridendo fra me e me.
-Non sarebbe pericoloso stare qui?- Insomma, ci sarà un motivo per tutti quei segnali.
-No, tranquilla. Non è mai successo niente.- Entra in una classe, -Qui possiamo parlare ancora più tranquillamente.- Dice, chiudendo la porta dietro di noi, poi finalmente sembra rilassarsi e mi rivolge un sorriso.
Probabilmente si sentiva nervoso davanti agli altri.
Mi siedo sulla cattedra, lui si siede su un banco proprio di fronte a me. Tutta questa vicinanza mi fa sentire un po’ a disagio. E’ davvero bello, con i suoi occhi profondi e il fisico muscoloso.

-Bene, cosa dovevi dirmi?- Incrocia le braccia, sicuro di sé.
-Mi hai mentito!- Lo attacco, con più rabbia di quanto avrei voluto. –Innanzitutto, non mi hai detto niente di quello stupido gioco e poi..- non voglio che sappia che ho sentito quando parlava con Alessia. –..e anche con quello scherzo senza senso su come ci siamo conosciuti.-
Non so perché, ma mi brucia davvero tanto e alzo il tono più di quanto vorrei.
- Io non ti ho mentito!-
- Sì invece! – Replico, sempre più arrabbiata.
- No, Irene.- Si alza, e mi si avvicina, mettendomi le mani sui fianchi. – Non era uno scherzo. Da quando ti ho vista, alla festa, non ho fatto altro che pensarti. E’ vero, non è così che è andata, ma è così che volevo andasse fra noi.-
- Cosa stai dicendo?- Mi alzo, liberandomi dalle sue mani.
–Tu sei fidanzato! E poi devo ricordarti quello che hai detto quando me ne sono andata alla tua ragazza?- La rabbia e la sorpresa si miscelano fino a confondermi.
- Le ho mentito, era solo per calmarla. Sai, fra noi due le cose non vanno bene. Lei vorrebbe un ragazzo perfetto, non me. Io devo sempre cercare di assecondarla…- I suoi occhi non lasciano i miei.
- Mi.. mi dispiace.- La rabbia che sento lascia posto in gran parte alla compassione che provo per Luca. –Perché non vi lasciate, allora?-
-Voglio lasciarla, ma non è facile. In fondo, stiamo insieme da così tanto. E mi ero abituato a non sentire più niente. Prima di incontrare te.- Le sue parole mi lasciano senza fiato, mentre si avvicina a me, poggiandomi di nuovo le mani sui fianchi.
Mi sento al settimo cielo…allora era davvero interessato a me.
Deglutisco a fatica, con i suoi occhi fissi nei miei, pensando che tutto questo è enormemente sbagliato.
-Cosa è successo, l’altra sera al party? Durante il gioco- Gli chiedo, infine.
-Questo.- Dice, sottovoce, stringendomi fra le braccia, e accostando il suo viso al mio.
Mi guarda per un lungo secondo e sento un desiderio irrefrenabile di baciarlo, con il suo respiro fresco sulle mie labbra.
Dopo un secondo, le nostre labbra si incontrano e danzano insieme per un lungo secondo, poi si schiudono e sento la sua lingua cercare la mia con forza.
Non riesco a pensare a niente, se non alle sue mani nei miei capelli, alle mie mani sulle sue spalle, e i suoi baci forti, carichi di passione.
-Sei fantastica- Mi sussurra all’orecchio, baciandomi sul collo. Penso che potrei svenire.
In quel momento però suona la campanella. -Maledizione- sospiriamo, all’unisono.
Mi dà un ultimo bacio. –Quando possiamo rivederci?- Gli domando, mentre usciamo dall’aula.
Lui si tiene a debita distanza, ma mi osserva da capo a piedi con aria maliziosa.
-Vediamoci domani mattina qui, prima delle lezioni..- Mi sussurra, e con un occhiolino compiaciuto, se ne va.
Che cavolo ho combinato! Dico, prendendomi la testa fra le mani.


-Te la fai con il ragazzo di Alessia Romeo?!-
-Sì urla più forte, Izel, non ti hanno sentito in Danimarca.- Esclama, Lara.
-Già, Izzy, è un bel casino.- Commento, tristemente.
-E’ davvero sexy, complimenti.- Mi sorride Izel.
-E’ fantastico.. però è sbagliato, mi sento in colpa.-
-Non devi!- Dice Lara, -Insomma, lui ti piace, tu gli piaci. E Alessia è stata una stronza. Non può obbligarlo a stare con lei, se lui non vuole.-
-E’ strano, - si inserisce anche Michela, -non avevo mai colto segnali problematici fra loro due, sembravano una bella coppia. Però, insomma, se gli piaci di più tu, deve prendere una decisione e lasciarla.-
-Sì, avete ragione. Domani parlerò subito con lui, o la lascia o niente.- Esclamo, risoluta.
-Brava!- Mi sostiene Izel. –E ora che la tragedia è rinviata a domani, chi vuole una cioccolata calda?-


Mentre vado a scuola sento un peso sullo stomaco, contenta e disperata allo stesso tempo.
Con un respiro profondo, arrivo nella classe del giorno prima, e lui mi aspetta già.
Quando i suoi occhi si posano su di me, mi sento mancare il respiro.
-Buongiorno..- Si passa una mano fra i capelli, mentre con l’altra mi cinge la vita e mi dà un bacio fugace sulla guancia.
-Dobbiamo parlare, seriamente.- Dico, ritraendomi leggermente, con immensa fatica.
Mi guarda, aggrottando leggermente le sopracciglia, sorpreso.
-Dimmi..-
-Devi lasciare Alessia, se vuoi che continuiamo a vederci. Non voglio stare in una situazione simile.- Le parole mi escono tutte d’un fiato.
- Lo farò, promesso. Dammi un po’ di tempo…- Mi dice piano, con un sorriso complice.
-Va bene..- Dico, gettandomi sulle sue labbra carnose.
Lui risponde animatamente al bacio, stringendomi fra le sue braccia.
Mi spinge contro il muro, premendo il suo corpo muscoloso contro il mio, le sue mani mi accarezzano i capelli, le spalle, e poi scendono più giù, sotto la maglietta cerca il mio seno…
Mi tocca sotto il reggiseno, facendomi eccitare. Il respiro si fa sempre più affannoso, mentre anche io accarezzo i suoi pettorali sotto la maglia.
Mi bacia le labbra, il mento, il collo, la spalla, e vorrebbe andare oltre ma per sfortuna suona la campana, e dobbiamo andare in classe.
-Mi fai impazzire, piccola- Mi dice, mentre ci ricomponiamo, e prendiamo gli zaini.
Gli sorrido, e ci allontaniamo.
-Un fulmine?- All’improvviso un lampo mi abbaglia.
-Pare verrà a piovere, - Luca mi sorride, con un ultimo bacio, prima di andarcene. –Andiamo, qui si allaga quando piove.-


Le lezioni volano, continuo a pensare a lui, ai suoi baci, alle sensazioni che mi fa provare.
All’uscita lo vedo con i suoi amici e mi avvicino per salutarlo.
-Ciao, Luca.- Gli sorrido, ma lui mi guarda appena.
-Ah, ciao.- Non sembra felice di vedermi. –Che si dice?-
-Tu-tto bene..- Come mai è così freddo? Che cosa succede?
In quel momento, arriva Alessia, che gli si butta al collo.
-Ciao, Amore!- Lui le sorride, e si scambiano un lungo bacio davanti a me.
Sento la rabbia e le lacrime salirmi agli occhi, mentre si voltano, e lui non mi saluta neanche.
Corro a casa con foga, cercando di cancellare tutto quello che ho visto.
Va bene la segretezza, ma perché trattarmi così male? E se era davvero così in crisi con lei, perché non sembrava proprio?
Controllo il cellulare tutto il pomeriggio, niente. Neanche un sms di scuse, o di spiegazioni.
Fottiti! penso, in un momento di rabbia. Mi hai solo presa in giro. Adesso ti farò vedere io di cosa sono capace!.

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