SwanQueen tuttigusti +1

di BellatrixWolf
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Halloween ***
Capitolo 2: *** Albero di Natale ***



Capitolo 1
*** Halloween ***


NdA: Lo so, sono in ritardo come sempre. Non sono riuscita a pubblicare in giornata (sono le 3.45 e sono tornata dieci minuti fa a casa) per una serie di problemi tecnici. Questa è per Micia, che ama Halloween come me. Inoltre, ho deciso che ci sarà un'altra oneshot di Halloween collegata a questa, quindi stay tuned.
Prompt: Halloween
Avvisi: /


Regina si era lasciata convincere da due paia di occhioni verdi a fare dolcetto e scherzetto, ad Halloween. Era il primo anno in cui lo festeggiavano tutti insieme, ed Henry aveva insistito tanto per poter uscire con entrambe le sue madri a raccogliere caramelle; la mora, all'inizio, era riluttante all'idea di passare la serata per strada in costume, inoltre non le andava a genio che il figlio ingerisse tutti quegli zuccheri, ma alla fine si era intromessa anche Emma che l'aveva gentilmente implorata – non aveva funzionato subito, ma lontano dalle orecchie di Henry era riuscita a corrompere la donna con qualcosa di molto più allettante di qualche dolcetto. Così, lei aveva accettato. Ed aveva fatto il madornale errore di lasciar scegliere ad Emma il costume.
«Regina, sei pronta?» Emma chiamò dalla base delle scale, sistemandosi le trecce nere. Era da anni che voleva vestirsi da Mercoledì Addams, e finalmente aveva trovato la parrucca giusta.
«Devo per forza uscire così?» Arrivò il tono esasperato dalla camera. Emma ridacchiò e salì le scale.
«Sì, hai accettato.»
«Vorrai dire che mi avete costretta.» La mora lanciò un'occhiata assassina all'altra appena lei varcò la porta della camera da letto.
«Stessa cosa.» Ridacchiò, guardandola negli occhi attraverso il riflesso dello specchio. Regina era seduta davanti ad esso, intenta a truccarsi, il costume addosso, ed Emma le si avvicinò per sistemarle il mantello e posarle un bacio sulla spalla. «E poi, il viola ti dona.»
«Dante lo definirebbe contrappasso.»
«Solo crudele ironia, mia cara Grimilde.»
«Ti odio così tanto.» la donna roteò gli occhi e si alzò in piedi, spolverando la gonna dalla cipria che era caduta. «Tra tutti i costumi che potevi trovare, dovevi scegliere la mia versione Disney, vero?» Incrociò le braccia al petto, adocchiando Emma, che nel frattempo si era voltata a prendere la corona.
«Ovviamente. L'anno prossimo, invece, cercheremo dei costumi abbinati.» rispose lei, sorridendo allegra, mentre le sistemava la corona sulla testa.
«Ti vedo piuttosto fiduciosa riguardo alla nostra relazione. Credi che per il prossimo Halloween non ti avrò ancora uccisa?» Chiese, inarcando un sopracciglio, ma le sue labbra erano appena arricciate in un sorriso divertito.
«Diciamo che Halloween finora ci ha portato fortuna.» Con un sorriso, Emma si accostò a lei e le rubò un bacio fugace.

Era iniziato tutto alla festa dell'anno precedente, quella che si era tenuta al Granny's e a cui sia Emma che Regina avevano partecipato. Era stata una serata divertente, piena di maschere e, soprattutto, di alcool. Le due donne avevano iniziato, nel periodo precedente, a sopportarsi e poco alla volta erano perfino diventate, contro ogni loro aspettativa, amiche. Quella sera l'alcool e le risate le avevano portate a tornare a casa insieme, principalmente perché Emma si era rifiutata di lasciar andare Regina da sola dopo un bicchiere di rosso di troppo, e mentre Henry dormiva da due suoi amici dopo una maratona di film horror, le due donne avevano portato il proprio rapporto oltre alla semplice amicizia.

Emma uscì dalla camera da letto, scendendo nuovamente le scale alla ricerca del figlio. «Henry?» Si affacciò al salotto, ritrovandosi un ragazzino in verde seduto sul divano. «Sei serio?»
Lui si voltò con un sorrisetto furbo, prima di abbassare lo sguardo sul proprio vestito. «È Halloween... Prova a guardarmi negli occhi e a dirmi che Peter Pan non è terrificante.»
La bionda rise e fece per rispondere, ma in quel momento Regina scese le scale.
«Allora, bambini, siete pronti?» Lanciò un'occhiata ad Emma, che sembrava la più emozionata all'idea di uscire in costume.
«Sì Mamma.» Risposero in coro, il tono scherzoso.
Presero le ultime cose ed uscirono, dirigendosi verso la casa più vicina.
«Tu da cosa sei vestita, Ma?»
«Seriamente non conosci Mercoledì?» la bionda lanciò un'occhiata di disappunto a Regina, che si strinse nelle spalle. «Abbiamo molte maratone da fare, io e te.»
Il ragazzino annuì, poi schizzò in avanti per andare a suonare un campanello. Le due rimasero all'entrata del vialetto,una accanto all'altra.
«Stai bene con la corona.»
«Prendi in giro?»
«Dico davvero.» Emma incontrò il suo sguardo con un sorriso. «Ma dopotutto, stai bene con qualsiasi cosa – o senza niente addosso.»
Regina sbuffò divertita e le diede un colpetto sul braccio, mentre Henry tornava, già carico di caramelle.
«Sarà una serata proficua.» Commentò soddisfatto. «Ehi!» Cercò di riprendersi la barretta Mars che Emma gli aveva appena rubato, ma invano.
«Scusa ragazzino, tassa dolcetti.»
«Si è ridotta a rubare le caramelle ad un bambino, miss Swan?» Commentò la mora, un sogghigno sulle labbra, mentre tornavano a camminare.
«Amo le barrette Mars, non ho intenzione di giustificarmi.»
Henry ridacchiò e gliene porse un'altra, ottenendo un'occhiata di profonda gratitudine dalla madre biologica. Alla casa seguente, il ragazzo ricevette un ulteriore carico di zucchero, ed andò avanti così per un paio d'ore.
Verso le dieci e mezza, sia Emma che Henry cominciavano ad avere freddo ed il trio decise di tornare a casa e contare il bottino del ragazzo.
«Non esagerare con i dolci, falli durare.» Raccomandò Regina, prima di andare a cambiarsi ed a togliersi il trucco.
Emma ed Henry si scambiarono uno sguardo complice, poi un sorrisetto, e corsero in salotto, svuotando il sacchetto sul tappeto per catalogare i dolcetti.
«Io mi prendo una parte di barrette Mars.»
«Le dipendenze fanno male, Ma.»
«Allora le prendo tutte.»
«E una parte sia!»
Quando Regina li raggiunse con indosso dei vestiti comodi, Emma si era tolta la parrucca ed i due avevano diviso la cioccolata, le caramelle dure, le gelatine e le barrette in gruppi separati e si erano spartiti il tutto. Henry porse alla mora un pacchetto di uvetta che qualcuno gli aveva lasciato assieme alle caramelle. «Sei quella che l'apprezzerebbe di più.» Guardò la propria pila di dolci. «Cos'altro ti piacerebbe?»
Regina guardò le due pile. «La barretta fondente di Emma.»
«È una vendetta per il costume da Grimilde?»
«No, ma ora che mi ci fai pensare potrei anche rubarti una barretta Mars.»
«Non oseresti!» Scherzò la bionda, porgendole la cioccolata fondente. «Comunque, è presto. Che ne direste di un film prima di andare a letto?»
«Non vedo perché no.»
«Scelgo io!» Henry si alzò e corse verso lo scaffale, cercando la custodia che voleva, quindi inserì nel lettore il DVD di Hocus Pocus.
Nel frattempo, Emma si era sistemata vicino a Regina, portandole il braccio attorno alle spalle. Il ragazzino, non volendo dividerle, si sedette per terra in mezzo a loro con aria soddisfatto e premette play sul telecomando. Mentre l'intro del film partiva, le due donne si scambiarono uno sguardo e ridacchiarono.
«Cos'avete da ridere?» Henry si voltò a guardarle, facendo una smorfia poiché le due donne si stavano scambiando un bacio. Emma gli sorrise, stringendo ulteriormente Regina.
«È una lunga storia, ragazzino, ma te la racconteremo.»
Henry non parve molto soddisfatto dalla risposta, ma decise di non indagare oltre e tornò a focalizzarsi sulla televisione, godendosi un film di Halloween con le proprie madri. Con la propria famiglia.

 

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Capitolo 2
*** Albero di Natale ***


NdA: Buon Natale! Ecco la seconda oneshot della raccolta, questa volta in tema natalizio, e incredibilmente per tempo. Enjoy~
Prompt: Natale
Avvisi: /
Fuori fa freddo, nevica, ma l'aria della sera è illuminata da mille luci colorate che si alternano.

«Henry, no.» Un paio di occhioni verdi ed un broncio stanno fissando Regina, che risponde testardamente incrociando le braccia. «Sono le dieci, non puoi ancora aprire i regali.»

«Beh, da qualche parte nel mondo è passata la mezzanotte!» Rispose il ragazzino, adocchiando i pacchi colorati sotto all'albero. Dalla cucina arriva una risata, e la mora deve sforzarsi di non lasciarsi contagiare e mantenere lo sguardo severo.

«Non nel Maine, qui sono ancora le dieci. Quindi, dovrai aspettare.»

Henry fa per rispondere, ma Emma arriva in salotto tenendo un vassoio con tre tazze fumanti. «Suvvia, ragazzino. Un po' di cioccolata calda, un po' di chiacchiere in famiglia, e vedi che mezzanotte arriverà subito.»

«È una bugia e lo sai.»

«Quindi non vuoi la cioccolata calda? Va bene, ci smezzeremo la tua tazza, vero 'Gina?» La bionda lancia un'occhiata complice a Regina, che annuisce.

«Non vale!» Il ragazzino, seduto sul tappeto, si alza e corre a prendere la propria tazza, prima di sistemarsi nuovamente a terra. «Mi ricatti sempre.»

«Certo, sono tua madre.» Risponde Emma, ed è il turno di Regina di ridacchiare. Henry sbuffa e posa accanto a sé la tazza, ancora bollente, per guardare Emma sedersi sul divano accanto a Regina e porgerle la propria cioccolata calda.

«Ma, come hai convinto Mamma a decorare così l'albero?» Chiede dopo qualche attimo, e lei ridacchia, appoggiandosi allo schienale del divano.

«Beh...»

 

Avevano passato un'intera serata a discutere su come addobbare l'albero di Natale. Emma voleva fare qualcosa di originale, ed aveva trovato -non aveva voluto dire dove- delle decorazioni a tema Marvel.

«Ti proibisco di usare Iron Man come puntale.» Regina inarcò le sopracciglia, fissando la bionda negli occhi.

«Ma guardalo! È bellissimo. Ha pure il pugno alzato e la scia!» Il particolare puntale, infatti, era una riproduzione di Iron Man in volo, lucida e laccata. Regina lo trovava orripilante.

«E come luci cosa vorresti, il Bat-segnale?» Chiese la mora, sarcastica.

«'Gina, Batman è della DC.» Rispose Emma, mortalmente seria. «Non cadermi sulle basi per favore.»

Regina si portò la mano sul volto, massaggiandosi la radice del naso. «È di cattivo gusto.»

«È bellissimo.» Ripeté piccata l'altra, stringendo il puntale al petto con fare materno. «Allora, facciamo così, per ora metto da parte Tony-»

«Gli hai anche dato un nome?»

«IRON MAN SI CHIAMA TONY. Devo farti vedere più film. Trovo la tua mancanza di cultura disturbante.»

«Hai appena fatto un riferimento a Star Wars? Emma, dio.»

«Ti sei salvata in corner, io te lo dico. Comunque, dicevo, per ora metto da parte il puntale, guarda il resto delle decorazioni.» Disse, riponendo con cura Iron Man su un ripiano prima di indicare una scatola piena di luci blu e rosse, palline a tema supereroi e altri ornamenti in stile Marvel.

Regina sospirò esasperata, chiedendosi se stesse per sposare una donna o un'adolescente, ed andò a scavare tra le decorazioni che la bionda voleva tanto usare. «Posso concederti le luci.»

«Sai a chi sono ispirati i colori?» Chiese Emma, osservando la mora. «Ne va della nostra relazione, sappilo.»

«Spiderman?»

«Potrei baciarti.»

«Io non so più se sei seria o se mi stai prendendo in giro.» Regina le lanciò uno sguardo torvo, e la bionda si avvicinò con un sorrisetto, prendendole i fianchi.

«Dopotutto mi ami per il mio umorismo.»

«No, decisamente no.» La donna si stava visibilmente sforzando di trattenere un sorriso. Emma scosse la testa e si sporse a baciarla.

«Allora, le luci sono un sì. Poi?»

«Non demordi, eh?» Regina si sciolse dall'abbraccio e tornò a frugare nella scatola, tirando fuori una serie di pupazzetti non molto ben fatti di Hulk, Thor, Capitan America e Black Widow. «Questi sono un no assoluto. Senza possibilità di salvezza.» Emma non osò controbattere. Continuando a scavare, trovò un set di palline di vetro con i colori dei supereroi: quella di Hulk era viola e verde, quella di Black Widow ginger e nera, quella di Spiderman rossa e blu e così via. «Queste sono accettabili.» Non notò Emma alzare il pugno in aria in segno di vittoria, per fortuna della bionda.

Dopo aver scartato altre decorazioni fatte decisamente male, Regina aveva accettato di mettere sull'albero alcune piccole action figures, le luci, le palline di vetro ed un Deadpool vestito da angelo – principalmente perché Emma l'aveva implorata di metterlo.

Con della musica natalizia di sottofondo, le due si misero a decorare l'albero. La bionda insistette per sistemare Deadpool in alto, di modo che fosse ben visibile, ghignando come una bambina ogni volta che lo guardava, ed un po' alla volta appesero tutte le palline e le action figures, prima di mettere finalmente le luci.

«Ed ora il puntale. Andiamo, 'Gina, è in tema. Ormai non puoi dire di no al mio piccolo Tony.» La mora la adocchiò, quindi sorrise crudelmente. «Conosco quello sguardo ed ho paura per la mia incolumità.»

«Accetto il puntale ad una condizione.»

Emma sentì chiaramente un brivido lungo la schiena. «Che condizione?»

«Niente riferimenti o citazioni per un mese.» Rispose secca la mora, fissandola negli occhi. «A nulla. Né alla Marvel, né a Star Wars, né tanto meno alla Disney.»

«Marvel e Star Wars sono Disney.»

«Non ho sentito “accetto”.»

Emma sospirò, sconfitta. «Accetto.»

«Brava.» Regina le si avvicinò e le prese il mento, attirandola in un bacio. «E sappi che se infrangi il patto, vai in bianco.»

«REGINA NON FARE IL GRINCH.»

«Questo è un riferimento.»

«Il puntale non è ancora sull'albero.» si difese la bionda, guardandola male.

«A proposito, lo metti tu.» Stabilì la mora, aprendo la scala e sistemandola vicino all'albero.

«Come mai?» Chiese confusa Emma, prendendo il puntale e cominciando a salire mentre la donna le teneva fermo il ferro sotto ai piedi.

«Perché gradirei anch'io una bella vista.» Ghignò la mora, osservandola dal basso.

 

«...in buona sostanza, abbiamo fatto uno scambio.» Emma lancia un'occhiata a Regina, che sembra molto soddisfatta di sé. «Fino a gennaio devo rinunciare alle mie amate citazioni.»

«Non sopravviverai così a lungo.» Commenta Henry con un sorrisetto, prendendo un sorso di cioccolata calda.

«Beh, grazie per la fiducia ragazzino.» Guarda entrambi, aggrottando le sopracciglia. «Non è divertente quando sono io ad essere in minoranza.» Rotea gli occhi, quindi si volta verso l'albero e sorride. «Però ehi, ne è valsa la pena.»

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