Stay with me || Sterek

di cdm05
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** |1| ***
Capitolo 3: *** |2| ***
Capitolo 4: *** |3| ***
Capitolo 5: *** |4| ***
Capitolo 6: *** |5| ***
Capitolo 7: *** |6| ***
Capitolo 8: *** |7| ***
Capitolo 9: *** |8| ***
Capitolo 10: *** |9| ***
Capitolo 11: *** |10| ***
Capitolo 12: *** |11| ***
Capitolo 13: *** |12| ***
Capitolo 14: *** |13| ***
Capitolo 15: *** |14| ***
Capitolo 16: *** |15| ***
Capitolo 17: *** |16| ***
Capitolo 19: *** |17| ***
Capitolo 19: *** |18| ***
Capitolo 20: *** |Epilogo| ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

Stiles era steso sul suo letto a pensare, ragionava sul perché lui dovesse sempre restare fuori da tutto, era stanco di elaborare i piani per poi non poterli mettere in pratica, il resto del branco riteneva che fosse troppo pericoloso per lui e Stiles sapeva che avevano ragione ma lo trovava ingiusto, non aveva intensione di farsi trasformare, ma non poteva semplicemente restare in disparte.
Un’idea gli frullava da un po' in testa e forse non sarebbe stata del tutto una pazzia, così si mise una maglietta per coprire il busto per niente muscoloso che si ritrovava, prese le chiavi della jeep, salì in macchina, mise in moto e partì verso il loft della persona più scorbutica della terra: Derek Hale.

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Capitolo 2
*** |1| ***


Quando Stiles bussò alla porta gli venne ad aprire un Derek sudato, con il fiatone e per di più senza maglietta. Il ragazzo non riusciva a distogliere lo sguardo dal fisico scolpito del licantropo davanti a lui. Stiles aveva capito già da un po’ di essere bisex e quando lo aveva detto al resto del branco, nessuno ne era rimasto stupito, tutti lo avevano accettato per com’era ma quando si era girato per vedere anche la reazione di Derek aveva notato uno strano luccichio negli occhi. -Cosa vuoi?- disse il più grande con tono infastidito. -Voglio che mi alleni.- Il licantropo gli scoppiò a ridere in faccia. -Stai scherzando vero?- rispose continuando a ridere. - Derek sono serio, ti prego, sono stanco di starmene in disparte mentre voi rischiate la vita.- A quel punto Derek smise di ridere e si spostò dal uscio della porta per permettere a Stiles di entrare nel loft. -Non è così semplice Stiles, ti dovrai impegnare molto, non devi prendere questa cosa alla leggera, se accetto di allenarti devi essere consapevole che sarà dura e che i risultati non si vedranno subito. – - Okay.- rispose semplicemente Stiles accomodandosi sul bordo del letto disfatto dell’altro. -Bene incominciamo da domani, fatti trovare qui verso le 8:00.- -‪Alle 8:00‬?! Dai sono appena cominciate le vacanze…- iniziò ma venne prontamente bloccato da uno sguardo rude di Derek. -Okay, okay, ho capito. ‪Alle 8:00 di domani‬ sarò qui, puntuale come un orologio svizzero.- -Va bene ora vai via.- rispose il licantropo in modo brusco. -Ehm veramente mio padre è partito per fare delle commissioni e gli ho detto che sarei andato a dormire da Scott ma lui è da Isaac, quindi mi chiedevo se per caso tu avessi un posto libero dove farmi dormire. Anche a terra va bene.- disse Stiles troppo rapidamente cosa che fece arrabbiare ancora di più Derek. -Non ci credo, perché sempre a me devono capitare certe cose?- mormorò il maggiore tra se e se. -Ti prego, ti prego, ti pregoooo.- cercò di convincerlo Stiles facendo gli occhi da cucciolo. -Va bene, così domani ti potrai allenare di più.- -Lo sapevo che c’era il tranello.- sospirò Stiles sconfitto. -Ah c’è un’altra cosa, Derek.- -Cosa?- -Non ho nulla con me da mettere per dormire.- -Perché? Perché a me?- sussurrò Derek mentre saliva le scale. Quando scese aveva tra le mani una felpa e dei pantaloni che sicuramente non gli sarebbero stati perché troppo grandi per il docile corpo del ragazzino. -Tieni, starai sul divano, ora lasciami finire di allenare.- disse il licantropo lanciandogli i panni che Stiles afferrò al volo sorprendendosi di se stesso. Preferiva andare a cambiarsi più che rimanere a fissare come uno stoccafisso il corpo perfetto di Derek. Una volta cambiati i pantaloni Stiles scese di nuovo al piano inferiore senza maglia perché aveva dimenticato la felpa che gli aveva dato il licantropo sul divano. Così la cercò prese in mano ma non la indossò perché gli addominali di Derek lo avevano incantato. Stiles si sentiva a disagio: era senza maglia e con dei pantaloni che gli stavano su per miracolo e in confronto al licantropo si sentiva piccolo, gracile, ridicolo. Derek pensava tutt’altro, era sempre stato attratto da Stiles fisicamente anche se all’inizio non se ne spiegava il motivo. Ma ora che lo osservava meglio, con i capelli scompigliati per via della maglia appena tolta, il pantalone che essendo troppo largo gli scivolava sui fianchi lasciando intravedere leggermente il linguine, Derek credeva che fosse terribilmente bello e la voglia di baciarlo aumentava sempre di più ma non lo avrebbe fatto perché avrebbe rovinato tutto. -Cosa c’è?- chiese Stiles accorgendosi dello sguardo di Derek posato su di lui. -No niente, lascia stare.- disse il licantropo riprendendo ad allenarsi. Il ragazzino non poté fare a meno di sedersi e osservare Derek che si allenava senza sapere che stava regalando al più piccolo uno spettacolo meraviglioso. In realtà il maggiore era consapevole dello sguardo di Stiles su di lui e ne era estremamente felice, era palese che tra i due ci fosse attrazione fisica solo che entrambi erano troppo pieni di orgoglio per ammetterlo. -Okay, per oggi ho finito, mi vado a fare una doccia e poi vado a letto. Hai bisogno di altro?- -No.- rispose Stiles – Ah, Derek?- -Si?- -Grazie di tutto seriamente, toglierò il disturbo il prima possibile.- -Non preoccuparti, fai di tutto tranne che disturbarmi.- disse il licantropo scappando poi in bagno per andare a farsi una doccia come aveva detto prima. Stiles non sapeva cosa volesse dire Derek con quelle parole, decise di lasciar stare così si tolse la felpa, si stese sul divano e lasciò che la sua mente si spegnesse per quelle poche ore di pace sperando di non avere incubi almeno per quella notte. Derek aveva appena finito di rivestirsi con un pantalone quando udì delle urla dal piano di sotto e preoccupato che stesse accadendo qualcosa a Stiles si precipitò giù per le scale con ancora i capelli bagnati. Una volta arrivato al piano di sotto non vide nessuno tranne il ragazzino che si dibatteva sul divano urlano. Derek si avvicinò rapidamente al minore e iniziò a scuoterlo per le spalle cercando di svegliarlo. -Stiles, Stiles?- -Non è colpa mia.- -Stiles svegliati.- -Mamma non è colpa mia.- -Stiles, ti prego.- -Mamma perdonami, non volevo, rimani con me, non morire ti prego.- -STILES!- disse Derek con più convinzione facendo svegliare finalmente Stiles. Il minore preso alla sprovvista si fiondò tra le braccia del licantropo. -Derek, tu mi credi vero? Non è colpa mia.- disse Stiles in un sussurro ancora sotto shock. -Si, ti credo. Non pensarci, tranquillo.- rispose Derek che con un mano stringeva a se il più piccolo mentre con l’altra gli accarezzava i capelli. -Non mi lasciare, ti prego Derek rimani con me.- lo supplicò Stiles. -Okay, facciamo così, andiamo nel letto così stiamo più comodi mh?- cercò di convincerlo il licantropo. Non sapeva come comportarsi con Stiles, si vedeva che non era in se, e per di più Derek non sapeva di cosa stava blaterando il minore nel sonno. Così lo prese a modi sposa, salì le scale e infine lo adagiò cautamente sul suo letto, gli rimboccò le coperte e poi si mise a letto anche lui. *** La mattina seguente Stiles si svegliò inebriato dal odore del caffè così si alzò e andò verso la cucina dove trovò un Derek con la faccia ancora assonnata che si gustava il suo caffè appoggiato al bancone della cucina. -Buongiorno.- disse Stiles stropicciandosi gli occhi facendo sorridere il licantropo. -‘Giorno. Vuoi un po’?- chiese Derek indicando il caffè. -Si grazie. Derek mi volevo scusare per ieri sera io..n..non ero in me.- disse il minore. - No, figurati.- Era strano che i due non si urlassero in faccia o non si prendessero in giro a vicenda. -Okay, bevi il tuo caffè poi andiamo ad allenarci.- -Di già? Ma mi sono appena alzato e poi non ho la tuta o qualunque cosa di cui io necessito.- -Stiles, mi hai detto che avresti fatto sul serio. E poi nel tuo caso abbiamo un sacco di lavoro da fare. - disse Derek avvicinandosi al minore e bloccandolo contro il tavolo della cucina per incutergli un po' di timore. -Okay, okay lupacchiotto.- si arrese Stiles mettendo una mano sul torace del lupo per allontanarlo da se. -Come mi hai chiamato?- chiese Derek facendo resistenza in modo che Stiles non riuscisse ad allontanarlo. -Lupacchiotto.- -Bene non farlo più.- -Okay lupacchiotto.- disse Stiles ghignando. Cercava di restare indifferente al contatto del suo corpo con quello di Derek ma gli risultava molto difficile. -Stiles.-disse il licantropo con sguardo minaccioso premendosi contro il corpo del più piccolo. -S..si?- balbettò Stiles in risposta. -Non chiamarmi più così.- -Se no? Che fai?- cercò di infastidirlo Stiles anche se in realtà stava tremando per via della vicinanza con il corpo del lupo. -Ti faccio fare venti flessioni in più.- rispose Derek annullando in fine il contatto e tornando a bere il suo caffè. Stiles emise un sospiro e si sedette sullo sgabello vicino al tavolo bevendo il suo caffè caldo. Una volta finito Derek salì in camera, si cambiò e prese il pantalone più piccolo che aveva per prestarlo a Stiles. Quando il minore si presentò nella stanza dove si sarebbero allenati si stupì di trovare Derek già intento a fare degli addominali. -Oh finalmente.- sospirò il licantropo. -Dovevo prepararmi psicologicamente a quello che sarebbe accaduto.- rispose Stiles spiegando il motivo del suo ritardo. -Si, si, certo.- sbuffò Derek - Forza non perdiamo altro tempo, inizia a fare 50 flessioni.- -50 fles..ma sei pazzo?- -No, ora giù e fai 50 flessioni.- esclamò il più grande. -Okay lupacchiotto.- rispose Stiles mettendosi a terra ed iniziando a fare quello che Derek gli aveva detto. Il lupo osservava i pochi muscoli del più piccolo contrarsi e rilassarsi ritmicamente, non pensava che il più piccolo avesse molta resistenza, pensava che dopo le prime dieci flessioni si sarebbe lasciato cadere a terra implorando pietà, invece non fu così Stiles eseguì tutte le cinquanta flessioni senza esitare neanche un attimo. -Okay, ora 100 addominali.- Stiles non fiatò e fece come gli era stato detto, si stese a terra iniziando a fare gli addominali. Dopo poco il ragazzino aveva finito anche di eseguire quelli. -Okay 100 dorsali, poi andiamo a farci una corsetta nel bosco.- -No, anche la corsetta?- -Si, anche la corsetta.- -Poi se muoio per la stanchezza è colpa tua.- -Si, ora muoviti a fare i dorsali.- -Va bene, agli ordini capo. Ah no, volevo dire lupacchiotto, scusa.- rispose in fine Stiles per far innervosire di più Derek. Quando finalmente Stilinski finì di fare anche i dorsali, il lupo andò sopra per prendere una felpa sia per se che per il ragazzino che lo aspettava al piano inferiore. Derek porse la felpa a Stiles e indossò la sua per poi prendere le chiavi di casa ed aspettare che il più piccolo finisse di sistemarsi. Una volta pronti uscirono e si chiusero la porta alle spalle. -Derek ti dispiacerebbe se passassimo da casa mia per vedere se mio padre ha lasciato le chiavi si riserva sotto il tappeto come fa di solito?- -Cioè, tu sapevi che tuo padre, forse, avrebbe lasciato le chiavi di casa tua sotto il tappeto e non me lo hai detto prima?- sbottò Derek arrabbiato. -Forse.- rispose Stiles intimorito -Forse?! Forse?! Inizia a corre prima che ti ammazzo.- gli urlò contro il licantropo iniziando a correre. In mezz'ora arrivarono a casa del più piccolo, Stiles controllò se le chiavi fossero realmente sotto il tappetino e quando finalmente le trovò le sventolò in faccia a Derek facendolo scoppiare a ridere. -Non posso credere che uno sceriffo nasconda le chiavi di casa propria sotto il tappetino.- disse il lupo. -Bhe, credici.- rispose Stiles aprendo la porta per entrate in casa facendo segno a Derek di entrare con lui. -Credo di non aver lasciato nulla a casa tua quindi non c’è bisogno che torni lì con te creandoti altro disturbo lupacchiotto.- affermò il più piccolo facendo voltare il licantropo verso di lui. -Ti ho detto di non chiamarmi più così.- rispose Derek alzandosi dal divano e andando vicino a Stiles bloccandolo nuovamente contro il tavolo della cucina come era già successo qualche ora prima.- E ti ho anche detto che fai di tutto tranne che disturbarmi.- Il più piccolo sentiva il corpo del licantropo che premeva contro di lui, proprio come quella mattina aveva la tentazione di toccarlo e sta volta decise di non trattenersi quindi appoggiò le mani sui fianchi del maggiore accarezzandoli con lentezza e delicatezza. A quel punto Derek abbassò lo sguardo verso di lui e i loro occhi si incontrarono. Era già successo più volte in passato ma ora era diverso, era tutto amplificato, era più profondo rispetto al solito, era più duraturo, più significativo e soprattutto questa volta trasmetteva passione, amore e non astio verso l’altro. Il tutto fu però bloccato da Derek che nel frattempo aveva portato lo sguardo a terra mentre sollevava Stiles appoggiandolo sul tavolo della sala da pranzo in modo da posizionarsi poi in mezzo alle sue gambe. Le mani del licantropo si infilarono sotto la maglietta del più piccolo accarezzando l’esile corpo che si nascondeva dietro quel pezzo di stoffa azzurra. Il respiro di Stiles si fece più affannoso, il tocco di Derek bruciava sulla sua pelle provocandogli piacere, voleva sentirlo più vicino così allacciò le braccia dietro al collo del lupo e lo avvicinò a se. Le mani di Derek scivolarono sulle cosce di Stiles invitandolo ad agganciarle al suo bacino, il più piccolo comprese subito il gesto e fece come silenziosamente gli era stato ordinato facendo scontrare i loro bacini provocando un gemito da parte di entrambi. Derek prese a baciare il collo di Stiles facendolo gemere ancora. Il licantropo iniziava ad amare quel suono roco e strozzato che usciva dalla gola del minore e sentì il bisogno di alzare lo sguardo per incrociare quello di Stiles, si fissarono di nuovo negli occhi, questa volta però erano più vicini, le loro labbra erano sul punto di scontrarsi in un bacio passionale ma il suono del campanello li fece staccare di botto. Stiles si sistemò la maglietta e i capelli mentre Derek andò ad aprire la porta facendo entrare Scott e Isaac in casa.

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Capitolo 3
*** |2| ***


-Derek? Perché sei qui?- chiese Scott mentre entrava in casa accompagnato da Isaac che stringeva insistentemente la sua mano.
-Ho appena finito di allenare Stiles ora se mi scusate vorrei andare a casa a farmi una doccia.-
-In realtà stavo per chiamarti, è meglio se rimani, dovrei avvisarvi di una cosa e mi farebbe piacere se ascoltassi anche tu.-
-Okay.- rispose Derek sedendosi accanto a Stiles che nel frattempo si era accomodato sul divano.
-Ciao amico.- disse Scott salutando il ragazzo. 
-Ehy.-
-Bene, devo dirvi una cosa. Isaac ieri sera si è sentito trascinare come in un vortice mentre dormiva e quando mi sono svegliato mi sono reso conto che tremava tra le mie braccia, aveva gli occhi completamente bianchi. Dopo qualche ora ancora non era cambiato nulla, non è riuscito a calmarsi però poi pian piano si è tranquillizzato e i suoi occhi si sono illuminati di giallo mostrando di nuovo le pupille ma poi non sono più tornate del solito colore. Così siamo andati da Deaton per capire se lui sapesse qualcosa di quello che era accaduto a Isaac e ci ha spiegato che quello che gli era successo era stata opera dell’Ani-ra cioè una creatura che si ciba delle anime pure. Isaac è stato capace di guarire perché è un licantropo e quindi l’Ani-ra ha preso solo la parte umana di lui ma non quella del lupo che gli ha permesso di guarire richiamando a se il pezzo mancante della sua anima poi gli ha iniettato una sostanza viola che è servita a riportare i suoi occhi al loro colore di origine. Se succedesse ad un umano quello rimarrebbe in vita solo per pochi giorni per poi morire se la sua anima non verrà restituita.- concluse Scott.
-Okay, scommetto che ci avete avvisati per chiederci un aiuto per scovare l’Ani-coso e distruggerlo per salvare Beacon Hills per la..quante volte abbiamo salvato questa citta? Ah si. Per salvare Beacon Hills per la settima volta, giusto?- esclamò Stiles facendo sogghignare Derek.
-In realtà volevamo chiedere a Derek di trasformarti per proteggerti da questa creatura e poi decidere se combatterla o no.- rispose Isaac al posto del suo ragazzo.
-Trasformari?! Ma voi siete impazziti!-
-Stiles calmati, non ho intenzione di trasformarti se non ce ne sarà seriamente bisogno.- cercò di calmarlo Derek.
-Derek, il punto è che non ce ne mai stato bisogno, fino ad adesso sono riuscito ad a sopravvivere e ad aiutarvi senza trasformarmi, perché dovrei farlo ora?- rispose Stiles voltandosi verso di lui.
Derek in un gesto automatico gli strinse la mano –Ehy, guardami.- iniziò a dire ma fù interrotto da Scott.
-Amico tu non hai idea di quello che ho sentito quando ho visto Isaac contorcersi dal dolore, non hai idea della paura che ho provato quando mi sono accorto che le pupille di quegli occhi che avevo tanto amato erano scomparse, non ne hai la più pallida idea. E non ho nessuna intenzione di vedere te morire in quel modo orribile, quindi ti prego fa si che Derek ti trasformi se ce ne sarà bisogno.- disse Scott tirando un sospiro.
Stiles cercò di stringere la mano di Derek ma con delusione si accorse che quella non era più sulla sua già da un po’. Così alzò lo sguardo verso il suo migliore amico, lesse la disperazione nei suoi occhi e semplicemente acconsentì.
-Va bene, ma solo se ce ne sarà bisogno.-
-Grazie Stiles.- rispose Scott - Okay, ora noi andiamo, ci sentiamo ciao ragazzi.-
E così dicendo i due ragazzi uscirono dalla casa lasciando da soli Derek e Stiles.

-Derek, senti ti dispiacerebbe dormire qui oggi, lo so che è una richiesta stupida ma ti prego, già normalmente non riesco a dormire da solo ma ora che so che c’è quella cosa che vuole mangiare la mia anima diciamo che non sto proprio tranquillo.- disse il più piccolo velocemente come faceva di solito quando era in ansia.
-Si rimango a dormire qui, ma dovrei prima passare a prendere delle cose a casa mia.-
-Okay, ti accompagno così finiamo la corsa.-
-Mmm, va bene, andiamo?-
-Si, prendo le chiavi e arrivo.-
Stiles entrò in casa, si diresse verso il tavolo della cucina e prese le chiavi di casa, poi si fermò mentre camminava verso la porta, si rigirò verso il tavolo e gli tornarono in mente i momenti di poco prima, quei momenti in cui veniva stretto tra le braccia di Derek, quei momenti in cui era al centro della sua attenzione, quei momenti che sapeva non significassero nulla per il licantropo, quei momenti che sapeva non avrebbero dovuto significare niente neanche per lui, ma un po’ gli faceva male, gli faceva male pensare che non avrebbe mai avuto qualcuno da amare, non avrebbe mai avuto qualcuno che lo avrebbe stretto tra le braccia mentre la sua anima veniva presa come Scott aveva fatto con Isaac. Ecco, era quello che gli mancava: lui non aveva qualcuno che lo amava come Scott amava Isaac ed era questo a fargli un po’ male.
-Stiles, Stiles, ci sei?- la voce di Derek lo riscosse dai pensieri.
-Si, sto arrivando.- rispose raggiungendo il licantropo fuori dalla porta.
-Tutto okay? Sembri turbato.-
-No, sto bene.- rispose Stiles mentendo spudoratamente e cercando di convincere anche se stesso del fatto che stesse bene.

Arrivati a casa di Derek il licantropo si diresse verso la sua camera per prendere quello che gli sarebbe servito la mattina seguente. Per poi tornare da Stiles che lo aspettava spaparanzato sul divano.
-Andiamo?-
-Si.-
E così dicendo si chiusero alle spalle la porta e camminarono in assoluto silenzio tornando di nuovo verso casa del minore.

Appena arrivati Stiles condusse Derek alla sua stanza per fargli lasciare il borsone che si era portato con i vestiti.
-Derek io vado a farmi una doccia, sistemati nel frattempo.-
-Okay.-
Il minore annuì e si diresse verso il bagno. Mentre il licantropo si guardava in torno, era solo così ne approfittò per dare un occhiata in giro e la prima cosa che lo colpì furono le foto situate su una mensola in corridoio. Derek si avvicinò, le prese in mano e le osservò. Nella maggior parte delle foto c’era Stiles da bambino, in alcune era in compagnia del padre ma solo in una i due erano insieme ad una donna che assomigliava molto al ragazzino. Derek si domandò se quella fosse la madre di Stiles, non gli era mai stato spiegato precisamente cosa fosse successo, il licantropo sapeva semplicemente che era morta quando era piccolo, voleva saperne di più, era curioso, ma sapeva come ci si sentiva quando ti vengono fatte domande su cose del genere. Derek non avrebbe mai voluto che Stiles si sentisse come si era sentito lui.
Quando il minore uscì dal bagno Derek era seduto sul letto della sua camera con la sua maglietta di lacrosse in mano.
-Sembra impossibile vero?- lo sorprese.
-Cosa?-
-Che uno come me possa giocare nella squadra di lacrosse della scuola.-
-Uno come te come?-
-Uno con un corpo così esile, uno sfigato come me, uno senza neanche il minimo accenno di muscoli, uno che non piace alle ragazze diciamo.-
Mentre il minore parlava Derek si era alzato e si era avvicinato a lui.
-Bhe, a me piace il tuo corpo.- sussurrò il licantropo all’orecchio del più piccolo accarezzandogli la pelle ancora umida dell’addome poco scolpito.
Stiles non rispose gemette soltanto, si lasciò accarezzare dalle mani calde di Derek quando il suo cellulare squillò interrompendoli. Il minore spostò il lupo e prese il telefono rispondendo a suo padre.
-Stiles posso andare anche io a farmi una doccia?- chiese Derek una volta che Stiles ebbe finito di parlare a telefono.
-Si vai io preparo la cena.-
-Okay.- rispose Derek prendendo un asciugamano dal suo borsone e avviandosi verso il bagno.
Stiles si vestì e andò in salone, mandò un messaggio a Scott per sapere come stesse Isaac e accese la televisione. Poco dopo si decise ad alzarsi dal divano e controllare cosa ci fosse in frigo da poter cucinare. Dopo aver appurato che non ci fosse nulla di commestibile Stiles andò verso il bagno per avvisare Derek ma prima che potesse bussare la porta si aprì mostrando una versione paradisiaca del licantropo. I capelli bagnati, le goccioline che gli scivolavano lungo il busto, solo un asciugamano a coprirlo: sarebbe potuto impazzire in quel preciso istante.
-Si?- disse il lupo sogghignando dopo aver notato lo sguardo incantato del minore su di lui.
-E’ che non c’è nulla da mangiare quindi pensavo di ordinare una pizza.-
-Va bene, vado a vestirmi.-
-Si certo.-
Stiles prese il telefono e chiamò in pizzeria per ordinare le pizze, poi aprì il cassetto sotto la televisione e si mise a scegliere un film da vedere.
-Che cosa cerchi?-
-Un film lupacchiotto.-
-Non ho voglia di vedere un film, voglio stare un po’ sul divano senza far nulla.- disse Derek.
-Okay lupacchiotto, come vuoi.-
Si sedettero entrambi sul divano e un silenzio imbarazzante si espanse per la stanza.
-Derek?- disse Stiles.
-Si?-
-Posso abbracciarti?-
-Cosa?- chiese il licantropo sbigottito.
-Ti prego, ho bisogno di coccole. Lo so che non mi sopporti ma ho tanta voglia di abbracci.-
-Ma sei impazzito?-
-No, per favore lupacchiotto.- disse Stiles facendo gli occhi dolci e il labbruccio.
-Stiles smettila sembri un bambino.-
-Non la smetto finché non mi abbracci.-
-Okay ma lo faccio solo perché non ce la farei a sopportarti neanche un secondo di più.-
-Ammetti che vorresti essere abbracciato anche tu.-
-Stiles smettila prima che cambi idea.-
-No no, la smetto.-
-Dai, vieni qui.- disse infine Derek aprendo le braccia e permettendo a Stiles di infilarsi in mezzo.
In effetti il licantropo lo doveva ammettere, gli piaceva stringere il più piccolo tra le proprie braccia. Con un braccio lo teneva vicino a se e con la mano libera gli accarezzava i capelli.
Stettero in quel esatta posizione fino a quando non arrivò il fattorino con la pizza e Stiles si alzò per andare ad aprire seguito da Derek. Il minore pagò e salutò educatamente il ragazzo che gli aveva portato il cibo.
-Ridicolo.- borbottò Derek mentre tornava a stendersi sul divano
-Cosa?-
- E’ stato ridicolo.-
-Ma chi?-
-Il ragazzo della pizza. Possibile che non te ne sia accorto?-
-Di cosa mi sarei dovuto accorgere scusa?-
- Dello sguardo che aveva mentre ti guardava. Sembrava volesse mangiarti con gli occhi.-
-Ma, non ci posso credere, sei geloso lupacchiotto?!- disse Stiles guardando Derek e ridendo.
-Io, geloso, di te poi. Ma figuriamoci.-
-Il mio lupacchiotto è geloso.-
-Non è vero! Io non sono geloso.- protestò il licantropo mostrando al minore un lato di lui che non aveva mai mostrato a nessuno, a Stiles faceva tenerezza il comportamento di Derek, sembrava un bambino che dopo aver fatto un guaio cerca di negare l’evidenza.
-Si certo, come no. Ora andiamo a mangiare che se no si fredda la pizza.-
- Va bene sta volta non ti contraddico perché sto morendo di fame visto che non abbiamo neanche pranzato.- Disse il lupo arrendendosi.
In effetti Derek era realmente geloso, non sopportava l’idea che qualcun altro potesse anche solo guardare Stiles con uno sguardo che non fosse di indifferenza, però il ragazzino non gli apparteneva in nessun modo quindi non c’era una motivazione per il quale Derek dovesse provare quella gelosia che invece provava.
Si sedettero sul divano con le rispettive pizze e tra una chiacchiera e l’altra passarono la serata. Nell’aria alleggiava una serenità che nessuno dei due ragazzi aveva mai assaporato prima, un senso di felicità ma non quella felicità che ti fa ridere incondizionatamente, no, quella felicità che ti fa sorridere, che ti tranquillizza, quella felicità che ti fa stare meravigliosamente bene.
Quando arrivò il momento di andare a letto Stiles si diresse verso Derek e lo abbracciò da dietro le spalle.
-Dormi con me.- gli sussurrò vicino al volto.
Il licantropo non rispose, semplicemente si avviò verso la camera del più piccolo lasciando che quest’ultimo lo seguisse. Silenzio, non c’era bisogno di parole, era cambiato qualcosa dalla scorsa mattina ed entrambi se ne erano accorti, era successo in poco tempo ma era stato un cambiamento radicale che avrebbe dato una svolta alle vite dei due ragazzi, il legame tra i due si era evoluto, era diventato più profondo da quella mattina o forse era sempre stato così ma nessuno dei due se ne era mai accorto. Silenzio, c’era solo il rumore dei loro pensieri che li cullava e a Derek e Stiles bastava, così si addormentarono l’uno stretto tra le braccia dell’altro, per la seconda volta entrambi dormirono tranquilli sentendosi finalmente completi.

 

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Capitolo 4
*** |3| ***


 
La mattina seguente Stiles si svegliò per primo ed ebbe la possibilità di osservare il licantropo mentre dormiva, era di una bellezza unica, Derek possedeva la vera bellezza, quella che non si perde neanche a settant’anni, era affascinante, i lineamenti del viso duri, le labbra carnose, tutto era bello di lui. Ti attirava nella sua ragnatela e da li non potevi più scappare e Stiles si rese conto di essere finito anche lui nella ragnatela.
Distolse con difficoltà lo sguardo dal lupo e decise di scendere a preparare la colazione per entrambi.
Derek, dal canto suo, si svegliò con un profumo di pancake nel aria, sorrise al pensiero che il ragazzino stesse preparando qualcosa per lui, gli dava l’impressione di essere una coppia sposata da anni quando invece era solo la seconda volta che capitava una cosa del genere. Il licantropo pensò che aveva sempre desiderato vivere una vita normale con qualcuno che tenesse a lui, senza il soprannaturale a prevalere sempre su tutto, senza dover rischiare la vita ogni volta, potendosene infischiare di tutti i problemi di cui in realtà la polizia si dovrebbe occupare.
Era stanco di fare l’eroe, voleva poter vivere anche lui la sua vita, voleva viaggiare, conoscere il mondo. Aveva bisogno di staccare la spina per un po’ se non per sempre. In questi due giorni c’era quasi riuscito, ma era impossibile non avere paura, una volta che hai avuto a che fare con il soprannaturale non  puoi liberartene più, se hai un minimo di intelligenza vivi nel costante terrore che possa accadere qualcosa.
Derek non riusciva a capire per quale motivo Stiles non avesse ancora lasciato la città scappando da tutto ciò, non riusciva a capire cosa lo trattenesse ancora lì, per quale motivo si ostinasse a restare. Si, certo, c’erano Scott e lo sceriffo ma anche loro avrebbero preferito che Stiles vivesse una vita normale lontano da tutto quello che si nasconde tuttora tra i boschi di Beacon Hills, ma lui non aveva mollato, ed era questo che gli piaceva del ragazzino. Mostrava a tutti il suo lato ironico, simpatico, tutti pensavano che lui non avesse coraggio invece Derek era consapevole del fatto  che Stiles fosse il più coraggioso di tutti perché le uniche armi che aveva erano la sua intelligenza e la sua ironia ma nonostante questo lui continuava a combattere con il branco di cui faceva ormai parte mostrando di avere una forza che andava oltre quella fisica, una forza che non può eguagliare a nessun altra, Stiles sapeva amare e avrebbe fatto di tutto per salvare le persone a cui teneva. Lui forse non sarebbe sopravvissuto ad un colpo di pistola ma di certo la sua mente si, la sua mente, il suo amore erano antiproiettile, qualunque magia o stregoneria avrebbe fallito contro la forza di Stiles.
Derek si riscosse dai suoi pensieri e decise di dare al minore il buon giorno che si meritava. Subito notò uno Stiles mattiniero intento a cucinare fischiettando ed al licantropo vennero subito in mente le commedie romantiche americane e così decise di renderne protagonista il minore. Si avvicinò senza fare il minimo rumore e abbracciò Stiles da dietro sussurrandogli un buon giorno.
-‘Giorno lupacchiotto. Ti ho preparato i pancake.-
-Si lo vedo.-
-E non dire che a casa Stilinski non trattiamo bene gli ospiti.-
-Non mi permetterei mai.-
-Bravo!- disse Stiles prendendo un po’ di impasto e spalmandolo sulla punta del naso del licantropo.
-Ehy!- esclamò Derek facendo scoppiare a ridere il più piccolo.
Il licantropo decise di ricambiare il favore mettendo Stiles in imbarazzo così iniziò a baciargli il collo e il minore preso alla sprovvista gemette rumorosamente. Le mani del lupo andarono a circondare i fianchi del più piccolo facendolo voltare verso di lui  e Stiles non riuscì a trattenersi, avvicinò il proprio corpo a quello di Derek facendoli combaciare perfettamente. Ora i loro volti si trovavano a pochi centimetri di distanza e fu Derek che decise di aver aspettato troppo a lungo per baciare il ragazzino che si trovava davanti così si fiondò sulle labbra di Stiles il quale non riusciva a realizzare di star baciando davvero Derek Hale, ma la verità era che entrambi sapevano di provare nient’altro che attrazione l’uno verso l’altro e che quel momento prima o poi sarebbe arrivato.
Si baciarono per secondi infiniti poi però Stiles si staccò urlando.
-I pancake! Meno male che me ne sono ricordato. E’ sempre colpa tua lupacchiotto.-
Derek non rispose, semplicemente scoppiò a ridere e dopo aver baciato con dolcezza una guancia del ragazzino si sedette su una sedia intorno al tavolo della cucina aspettando di assaporare la colazione.
Dopo che ebbero fatto colazione con i pancake, che a detta di Stiles per colpa del licantropo si erano quasi bruciati, i due decisero di andare al supermercato per andare a fare la spesa. Non si riparlò del bacio, il tragitto in macchina fu abbastanza silenzioso, ma non quel silenzio di chi non ha nulla da dire, no, quel silenzio asfissiante che vale più di mille parole, quel silenzio imbarazzante che si crea quando due persone sanno di dover parlare ma non ne hanno voglia perché l’argomento è troppo rischioso da affrontare, quel silenzio che si crea nelle situazioni di stallo dove si è ad un punto morto, dove non si riesce a trovare una soluzione, quel silenzio che nella situazione di Derek e Stiles era più che abbastanza.
Arrivarono al supermercato, presero quello che gli serviva e pagarono alla cassa.
-Avevo dimenticato che io sono qui anche per allenarti, quindi la buste le porti tu in modo da tenere attivi i muscoli delle braccia, così quando arriviamo a casa tua sarai pronto per allenarti. Sono le stesse cose dell’altra volta: addominali, flessioni, dorsali e corsa fino a casa mia e ritorno.-
-Solo a sentirti mi sento stanco e affaticato.-
-Su, non fare lo scansafatiche. Tu mi hai chiesto di allenarti.-
-Si, si è inutile che me lo ripeti tutte le volte lupacchiotto. E comunque stavolta li fai anche tu.-
-Okay, allenamento extra per me. Ora cammina che se no di questo passo non arriveremo mai alla macchina.-
-Ma le buste pesano.-
-Uh, sei insopportabile.- sbuffò il licantropo.
Nonostante le continue lamentele di Stiles riuscirono ad salire in macchina e a partire verso casa, posarono la spesa e andarono in camera per cambiarsi e mettersi  una tuta.
-Okay, iniziamo con le flessioni come ieri.-
-Prima tu!- esclamò il più piccolo.
-Dai Stiles, muoviti.-
-No, prima tu.-
-Stiles.-
-Forza fammi vedere di cosa sei capace lupacchiotto.-
-Va bene, se la metti così.-
Derek si stese a terra per poi sollevarsi sui palmi delle mani ed iniziare a fare le flessioni velocemente. Quando ebbe finito fu il turno di Stiles che però le esegui con calma cercando di tenere lo sguardo a terra e non verso il licantropo che intanto si era spogliato della maglia.
-Tocca a te ora.- disse il più piccolo alzandosi da terra in modo da permettere a Derek di distendersi nuovamente per fare gli addominali.
Il licantropo allora si accomodò sul freddo pavimento e fece come ordinato da Stiles.
Dopo toccò di nuovo al più piccolo e così via dicendo. Alla fine impiegarono un’ora per concludere l’allentamento, mancava solo la corsa fino a casa del maggiore. Erano completamente sudati ma non ci badarono molto, si sistemarono e incominciarono a correre verso la loro meta. Una volta arrivati Derek decise di salire per prendere un bicchiere di acqua e poi ritornare indietro.
-Vuoi bere anche tu?-
-Certo, che domande fai lupacchiotto.-
-No, Stiles, sul serio la devi smettere con questo soprannome, è davvero fastidioso.- disse Derek versando un bicchiere d’acqua per lui e uno per il ragazzino che gli stava accanto.
-Tu lo sai che se mi dici queste cose io continuerò a chiamarti così perché il mio unico scopo è quello di infastidirti.-
-Si, ma ci provo comunque. A farti smettere intendo.-
-Non riuscirai mai a zittirmi, nessuno ci è mai riuscito e mai nessuno ci riuscirà perché io sono Stiles Stilinski il re dell’ironia e parlerò fino a quando le parole non mi verranno strappate dalla tremenda morte chiaro lupacchiotto?-
Derek ormai stava soffocando dalle troppe risate, odiava ammetterlo ma Stiles era davvero divertente.
-Si, ora torniamo a casa.-
-Come vuoi lupacchiotto.- e così dicendo sistemarono i bicchieri nel lavabo della cucina e dopo aver chiuso a chiave la porta si avviarono di nuovo verso casa del più piccolo.
***
-Senti Stiles io non posso dormire di nuovo qui mi sembra di star approfittando di questa casa.-
Il più piccolo si fece improvvisamente serio.
-Derek.- pronunciò quel nome con una voce che il licantropo non aveva mai sentito, era intrisa di disperazione, era la voce di un uomo, la voce di che ne ha passate troppe, una voce vissuta, piena di rimorso e paura.
-Derek ti prego,  hai visto cosa succede quando dormo da solo non mi lasciare qui. Per favore.-
Una lacrima solitaria solcò il viso disperato di Stiles e fu quella a convincere il licantropo a restare, quella piccola lacrima. Il lupo non aveva mai visto il ragazzino piangere, Derek credeva che Stiles semplicemente non aveva mai avuto un motivo per cui piangere, al lui andava sempre tutto bene, ma in quel momento si rese conto di aver fatto l’errore più grosso della sua vita perché lui per primo doveva sapere come ci si sentisse dopo aver perso i propri genitori, lui per primo sapeva cosa voleva significare essere tormentato dai ricordi, lui per primo capiva cosa significava sapere che le persone ti credono indistruttibile, impossibile da scalfire con le parole e che quindi non puoi mai cedere, lasciarti andare davanti a loro, sapeva cosa significava tenersi sempre tutto dentro per non mostrarsi debole, ed in quel momento era l’unico che avrebbe potuto comprendere Stiles quindi semplicemente si precipitò verso di lui e lo strinse tra le sue forti braccia.
-Hey, non ti lascio okay? Non ti succederà nulla di male promesso. Ci sono io uhm?- sussurrò piano sentendo il più piccolo mormorare un “si” debolmente.

Spazio me:
Spero che la storia vi stia piacendo, non penso che riuscirò ad aggiornare tutti i giorni quindi ne sceglierò uno dalla settimana in modo che l'aggiornamento diventi anche costante.
Fatemi sapere cosa ne pensate della storia.
Grazie.
-blue.

 

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Capitolo 5
*** |4| ***


Dopo la promessa di Derek i due ragazzi si fecero una doccia poi si sistemarono sul divano e rimasero abbracciati fino a che non arrivò l’ora di pranzo, questa volta fu il licantropo a cucinare mentre Stiles faceva delle ricerche sull’Ani-ra. Faceva un caldo colossale, era la prima estate in cui la temperatura era realmente alta a Beacon Hills e il ragazzino odiava il caldo. Preferiva l’inverno quando la neve scendeva candida adagiandosi al terreno, quando poteva stendersi sul letto per vedere qualche film, quando purtroppo doveva anche studiare e contemporaneamente combattere strane creature. Ora invece doveva starsene dietro un computer a cercare informazioni su qualche mostro soprannaturale, come si era ritrovato lì in mezzo? Perché non era ancora andato via? Stiles se lo chiedeva spesso ma non aveva mai avuto il coraggio di agire, di andarsene,  perché ormai il branco era diventata la sua famiglia e da quando aveva informato anche suo padre sul mondo soprannaturale si sentiva ancora più a suo agio però avrebbe comunque preferito che Scott non venisse mai morso dallo zio pazzo di Derek ma purtroppo era successo e già da tempo ormai se ne erano fatti una ragione. Era accaduto e ci dovevano convivere. Stiles non ne aveva mai fatto una colpa a Scott per la situazione in cui si trovavano perché in realtà non era colpa sua, anzi Scott li aveva sempre salvati, era sempre stato disposto anche a morire per il suo branco, era un po’ come Stiles, in fondo anche lui avrebbe fatto di tutto per il branco, ma forse tutti avrebbero fatto qualunque cosa pur di salvare gli altri.
-Stiles.-
Si girò verso il licantropo che se ne stava appoggiato alla porta mentre lo osservava.
-Da quanto sei lì?-
-Da poco.- mentì il lupo, in realtà lo osservava da un po’.
-Beh? Cosa c’è?-
-E’ pronto vieni a mettere la tavola.-
-Sembri mio padre lupacchiotto.-
- Si, si, ora muovi quel sedere sodo che ti ritrovi e vai a preparare la tavola.-
-Va bene vado.- rispose in fine Stiles alzando le mani in segno di resa.
-Bravo.-
-Grazie.-
E così dicendo il più piccolo si avviò verso la cucina sbuffando.
***
Avevano appena finito di mangiare quando il telefono di Stiles vibrò, era un messaggio da Scott che gli diceva di avvisare Derek e poi raggiungere il branco alla clinica veterinaria.
-Andiamo con la mia macchina.-
- Cosa?! No, andiamo con la Jeep.-
-Scordatelo  Stilinski, io non salgo sulla tua jeep.-
-Allora vai a piedi.-
-Scusa cosa cambia con la mia macchina.-
-E a te cosa cambia se andiamo col la jeep.-
-Dio, a volte ti vorrei uccidere.-
-Non lo faresti mai lupacchiotto.-
-Non mi tentare, Stiles.- rispose Derek –Vengo con te sulla jeep solo per far concludere questa discussione.-
-Si, certo, dici così ma in realtà non vedi l’ora di salire sul mio meraviglioso fuoristrada.-
-Ti prego, smettila.-
-Okay prendo le chiavi e andiamo.-
Stiles prese le chiavi, uscì di casa e aprì la macchina permettendo a Derek di salire dal lato del passeggero. Il minore si mise alla guida e partirono verso la clinica veterinaria come ordinato da Scott.
Quando arrivarono erano già tutti lì, per la seconda volta il branco era al completo. C’erano tutti: Theo, Liam ed Hayden con il loro triangolo amoroso, Mason e Corey, Jackson e Ethan, Lydia, Malia, Peter e poi Isaac e Scott. Stiles passò in rassegna con lo sguardo tutti e si rese conto che ognuno di loro pensava alla stessa cosa, mancava qualcuno, due persone che purtroppo non potevano riportare in dietro. Il ragazzo fece quello che gli sembrò più giusto, andò verso Ethan e gli mise una mano sulla spalla per consolarlo poi si avvicinò a Scott e ad Isaac sorridendo mentre una lacrima scorreva sul volto del suo migliore amico che stringeva forte Isaac fra le sue braccia.
Scott e Isaac erano state le persone che avevano sofferto di più per la morte di Allison, loro l’avevano amata con tutto l’amore possibile e alla sua morte erano distrutti poi condividendo il loro dolore l’uno con l’altro avevano iniziato ad amarsi.
Ethan, dal canto suo, aveva perso una parte di se con la morte di Aiden ma per fortuna aveva trovato qualcuno come Jackson sempre al suo fianco.
Derek sorrise malinconico guardando Stiles mentre consolava i suoi amici, soffriva anche lui, il licantropo lo aveva capito, ma invece di piangersi a dosso aveva preferito far stare bene gli altri così quando il ragazzino lo raggiunse Derek gli mise una mano intorno alle spalle avvicinandolo a se e sussurrandogli al orecchio.
-Non tenerti tutto dentro, con me puoi sfogarti.-
Stiles semplicemente sorrise e decise che una volta tornati a casa avrebbe condiviso con Derek quello che provava.
-Allora, vi ho chiamato per spiegare meglio quello che sta succedendo. Come già sapete c’è una stana creatura che gira per i boschi di Beacon Hills. Viene chiama Ani-ra e il suo potere cresce grazie alle anime di cui si nutre, più pure sono le anime più potere assume. Non sappiamo come catturarlo, ne di cosa sia capace oltre al strappare via un’anima dal corpo di qualcuno. Per il momento non ci sono state vittime nella città a parte Isaac. L’Ani-ra è momentaneamente scomparso dalla circolazione. Dobbiamo solo aspettare e vedere che succede.-
-Aspettare cosa? Che uccida qualcun altro?- chiese Hayden.
-Oh andiamo cervellona cosa pensi di fare? Illuminaci.- rispose Theo.
-Amore calmati.- disse Liam cercando di calmarlo.
Ormai la storia andava avanti da mesi, da quando Hayden era tornata scoprendo che Liam provava qualcosa verso Theo non aveva fatto altro che punzecchiare quest’ultimo per cercare di dividerli ma Liam aveva capito l’intento della sua ex ragazza così cercava di convincere Theo che non sarebbe tornato tra le braccia di Hayden e che ormai amava solo lui ma la chimera si lasciava comunque influenzare dalla ragazza.
-Hayden, Theo ha ragione non possiamo far altro che aspettare.- Intervenne Mason ricevendo un’occhiata di gratitudine da parte del suo migliore amico e dalla chimera. -Speriamo solo che colpisca qualcuno che non morirebbe subito, qualcuno capace di sopravvivere.-
-Okay, torniamo alle cose serie.-disse Scott- Ad esempio dobbiamo chiedere a Deaton se ha qualche informazione in più rispetto a quelle che ci ha dato quando siamo andati da lui per Isaac.-
-In realtà io avevo fatto delle ricerche ma le ho lasciate a casa.- si intromise Stiles.
-Il solito stupido.- esclamò Malia che fino a quel momento era rimasta in disparte.
Il ragazzino portò il suo sguardo verso la ragazza che un tempo era la sua fidanzata.
-Hey!-
-Ti dimentichi sempre di dire le cose importanti eh Stiles?- continuò lei alludendo però ad altro.
-Cosa avrei dovuto dirti?-
-Ad esempio che Peter è mio padre e Derek mio cugino? Senza offesa Derek.-
A quel punto Derek intervenne.
-Beh neanche io vado fiero di portare lo stesso cognome di Peter.-
-Così mi ferite.- esclamò Peter.
-Zitto.- risposero in coro i tre ragazzi.
-Okay, non c’è bisogno di essere così scorbutici.-
-Ragazzi per favore smettetela, abbiamo questioni più importanti da risolvere in questo momento. Però, Malia, Stiles lo ha fatto perché credeva fosse la cosa giusta, te lo avrebbe detto quando tutto sarebbe finito.- disse infine Scott prendendo le difese del suo amico e concludendo la discussione che si era aperta.
Faticavano ancora ad andare tutti d’accordo, però  in fin dei conti ne avevano passate tante insieme ed era lecito che ci fossero delle incongruenze ma alla fine tutti lì dentro avrebbero rischiato la vita per salvare il branco o anche solo un membro di esso perché ormai erano una famiglia. E facendo girare lo sguardo per la stanza Stiles si rese conto che non sarebbe potuto andare avanti senza sapere che ognuno dei presenti in quella camera stesse bene, capì anche che il motivo per cui non se ne era ancora andato erano loro, lì, tutti insieme pronti a rischiare il tutto per tutto pur di salvare gli altri nonostante gli errori commessi in passato. Ognuno lì dentro aveva sbagliato almeno una volta ma nel loro branco tutti avevano una seconda chance, tutti potevano cambiare e poi il loro Alpha era talmente buono che non avrebbe lasciato mai nessuno indietro. Scott aiutava sempre tutti.
-Okay, si sta facendo tardi, forse è meglio se rimandiamo, le informazioni più utili già le conoscete per approfondire l’argomento ci organizziamo un po’ meglio. E Stiles? La prossima volta ricordati delle ricerche.- disse Scott.
-Si certo.- e così dicendo uscì dalla clinica veterinaria seguito da Derek.
I due raggiunsero la jeep, salirono in macchina, il ragazzino mise in moto e partirono verso la casa del minore. Calò di nuovo il silenzio per i primi minuti del tragitto ma poi fu spezzato da Derek.
-Stiles, non devi sempre tenerti tutto dentro, non devi indossare la solita maschera di ironia. Non ti nascondere, da quelle sera in cui ti ho visto piangere per la prima volta una gran voglia di conoscere il vero te ha preso il sopravvento su tutto, quindi ti chiedo di non fingere con me. Ti prego Stiles, non con me. Non farlo. Sono qui.-
-Derek io non indosso una maschera, solo mi faccio forza cercando di aiutare gli altri invece che stare lì in un angolo con i miei rimpianti, cerco di guardare sempre il lato positivo e forse diventa difficile a volte, ma odio mostrarmi debole agli occhi degli altri, odio che la gente sappia che delle semplici parole mi possano far male, vorrei che almeno qualcuno mi credesse capace di aiutare il branco, vorrei che le persone smettessero di etichettarmi come quello da difendere, come quello che ha sempre bisogno di qualcuno che lo accudisca come se fosse un bambino, vorrei semplicemente che qualcuno mi tratti per quello che sono ed è anche per questo che ti ho chiesto di allenarmi, per non pesare più al branco, per essere indipendente, per essere capace di salvarmi il culo da solo senza rovinare i piani. Derek non è una maschera quella che indosso, è semplicemente quello che vorrei essere.-
-Stiles non puoi pensare sempre agli altri, consolare loro, a volte devi lasciarti andare, lasciare che qualcuno ti consoli, lasciare che qualcuno faccia qualcosa per te. Tu non sei un peso per il branco, tu sei indispensabile, tu sei la mente e noi le braccia. Nonostante tu sia il cervello più volte mi hai salvato coraggiosamente il culo. Quindi non pensare mai più che noi non ti crediamo capace di aiutare il branco, non pensare mai di essere inferiore, non pensare mai di dover essere accudito perché una cosa è certa cioè che tu non hai bisogno di nessuno che ti protegga. E ti dico anche un’altra cosa, la più importante di tutte, forse Liam potrà essere il beta naturale di Scott ma tu sei il vero beta non lo dimenticare mai, nel nostro branco i capi non danno gli ordini perché le decisioni le prendiamo insieme, nel nostro branco i capi sono coloro che riescono a tenere unito il gruppo, sono coloro che non perdono mai la speranza, coloro che non  si arrendono mai e sia Scott, che tu e Liam siete fatti per questo ruolo quindi non azzardarti mai più a sparare cazzate del genere.-
-Grazie Derek.-

Spazio me:
Allora ho scelto il sabato per aggiornare, poi forse troverete delle icongruenze con la descrizione del loft di Derek rispetto alla serie tv e mi dispiace ma correggerò appena avrò finito di pubblicare tutto il racconto.
Grazie.
-blue

 

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Capitolo 6
*** |5| ***


Ormai erano arrivati a casa già da un po’, Stiles guardò l’orologio appeso al muro in cucina. Erano già le 17:00 anche se al ragazzo sembrava che fosse passata solo un’oretta da quando erano arrivati alla clinica. Alla fine l’incontro non era finito un granché ma al meno era servito a far capire a Stiles che erano tutti lì per difendere la propria città. Era come tornare al primo anno, tutti insieme. La loro era una storia particolare, era un intreccio delle storie di tutti, era una storia che non essendo ancora finita non la si può raccontare, è una storia che forse non finirà mai o che semplicemente non verrà mai tramandata ma Stiles si vedeva, un giorno,  a raccontare delle sue avventure ai suoi figli e poi ai suoi nipoti, ci si vedeva e ci sperava.
-Stiles? A cosa stai pensando?-
-Nulla.- rispose il ragazzo scuotendo leggermente la testa.
-Mi avevi promesso che non ti saresti tenuto niente dentro almeno con me.-
-E’ una cosa stupida.-
-Stiles..- iniziò a dire il licantropo.
-No Derek.- disse il ragazzo chiudendosi in camera sbattendo la porta.
Il modo in cui il minore aveva pronunciato il suo nome aveva dato i brividi a Derek, era stato freddo, sembrava tutt’altra persona, era stato terribile, non c’era stato segno di amore nella voce del ragazzo, come se fosse un robot. Derek doveva scoprire cosa fosse successo a Stiles e anche subito non sopportava di vederlo così, si era chiuso di nuovo in se stesso.
Il licantropo scivolò con la schiena contro la porta.
-Stiles, apri per favore.-
-Va via Derek.-
- Mi spieghi cosa ho fatto per meritarmi questo trattamento?-
-De..de..derek..aiu..aiuto.-
-Stiles!- urlò Derek.
-Stiles, apri questa dannata porta!-
-Stiles, cazzo rispondi!-
Derek non aspettò altro tempo, provò ad aprire la porta ma non ci riuscì così con una spallata la sfondò e quello che vide lo lasciò senza fiato.
Stiles era steso a terra, tremava, gli occhi non avevano le pupille, le sue mani sembrava stessero cercando di strapparsi qualcosa di dosso, si dibatteva, dalle labbra uscivano sussurri straziati. Derek si precipitò al fianco del ragazzino, si inginocchiò e gli appoggio la testa sulle ginocchia.
-Stiles? Stiles ti prego svegliati.-
Non ricevendo nessuna risposta il licantropo urlò ma al posto di un urlo ne uscì un ululato afflitto, distrutto dal dolore che Derek provava dentro, lanciò quel ululato lasciando spazio all’istinto, abbandonando la ragione, poi tutto finì. Il licantropo lasciò che il silenzio li avvolgesse, strinse forte Stiles tra le braccia e inizio a dondolare, cullando il ragazzo mentre cantilenava parole dolci.
-Ci sono qui io, non succede nulla, ci sono io.-
***
Scott udì un ululato, capi subito di chi si trattava e senza dare spiegazioni uscì da casa sua correndo verso quella del amico sapendo di trovarci Derek.
La porta era chiusa ma lui sapeva dove erano nascoste le chiavi di riserva così le prese e aprì la porta. Alla prima occhiata la casa sembrava vuota e silenziosa ma grazie al suo udito potenziato riusciva ad udire un sussurro provenire dalla camera di Stiles. Quando raggiunse la scena che vide gli spezzò il cuore, Derek inginocchiato di spalle che stringeva tra le braccia il corpo tremante del suo migliore amico. Scott gli si avvicinò cauto, senza fare alcun rumore ma Derek sapeva già che l’alpha era lì.
-Gli avevo promesso che non gli sarebbe successo niente, guardalo ora, ti sembra stia bene? No, ed è tutta colpa mia.- esclamò il lupo di punto in bianco sorprendendo Scott.
-Derek non dire così, non è stata colpa tua. Ora portiamolo da Deaton e vediamo cosa può fare okay?-
-Si, scusa hai ragione andiamo.- rispose Derek prendendo in braccio Stiles e alzandosi.
Scott non aveva mai visto il più grande così disperato, ma ormai aveva capito da tempo che tra l’ex alpha e il suo migliore amico ci fosse qualcosa però se ne era sempre stato zitto, nel suo angolino ad osservare i due unificare il loro rapporto piano piano.
***
Erano arrivati alla clinica veterinaria, Scott era andato a casa per avvisare Isaac  e gli altri mentre Derek era irrimediabilmente in ansia, girovagava come un’anima in pena per la stanza dove fino a qualche ora fa avevano discusso su come distruggere l’Ani-ra. Guardava Stiles steso sul tavolo mentre Deaton cercava di fare una diagnosi. Quando Scott era arrivato a casa del ragazzino lo aveva aiutato a riprendersi, ma c’era un particolare che Derek non comprendeva cioè che i suoi occhi si illuminavano a scatti mostrando l’azzurro acceso tipico delle pupille di un omega. Si sentiva come se si stesse per trasformare, gli faceva male tutto il corpo ma aveva deciso di ignorare la cosa pensando che semplicemente che le condizioni di Stiles fossero più importanti. Derek decise che sarebbe stato inutile rimanere a girovagare per la stanza così prese una sedia e l’avvicinò al tavolo su cui era appoggiato il ragazzino, si sedette e gli prese la mano tremante tra le sue.
Dopo alcuni minuti Scott fece il suo ingresso nella clinica veterinaria con in mano un contenitore con il tappo azzurro.
-Ti ho portato qualcosa da mangiare, lo lascio qui se ti va.- si spiegò Scott sorridendo a Derek.
-Grazie, ma in questo momento non ho proprio fame lo mangerò dopo.- rispose l’ex  alpha senza staccare gli occhi dal ragazzo tremante a cui teneva la mano.
-Okay, come preferisci. Ho avvisato gli altri ma gli ho detto che avrebbero fatto meglio a non venire, pensavo ti avrebbero solo infastidito.- spiegò l’alpha.
-Grazie anche per questo.- disse Derek provando ad abbozzare un sorriso.
-Ragazzi, vi devo chiedere di uscire, devo fare delle analisi piuttosto particolari.- si intromise Deaton.
-Io non lo lascio solo!-
Gli occhi di Derek erano lucidi e arrossati mentre il colore delle pupille continuava ad alternarsi tra il marrone e l’azzurro.
-Derek i tuoi occhi.- esclamò Scott.
-Cosa?-
Deaton si avvicinò per osservare le pupille del licantropo, poi lo mise a sedere affianco a Stiles.
-Hai qualche tatuaggio?- gli chiese.
-Si, uno sulle spalle.- rispose lui confuso dalla domanda di Deaton.
-E’ formato da tre ‘spirali’ unite?-
-Si più o meno si. Ma perché me lo stai chiedendo?-
-A Stiles ne è apparso uno uguale sulla clavicola.-
Derek strabuzzò gli occhi. Non poteva essere vero.
-Non è possibile!-
Scott era confuso, non capiva il significato del tatuaggio, non capiva il perché ne avesse uno anche Stiles.
-Scusate mi potete spiegare un attimo la situazione, non sto capendo nulla.-chiese l’alpha.
-Il tatuaggio che ha Stiles sulla clavicola è lo stesso che ha Derek ha sulla schiena. Quando avviene questo fenomeno vuol dire che la parte di lupo di un licantropo ha trovato il suo compagno. Avere un compagno è come trovare  l’anima gemella, la persona che il lupo ama e da cui è destinata a ricevere amore. A volte capita che il compagno del licantropo sia un umano ed in questo caso avviene la trasformazione automatica di quest’ultimo. Ed è questo che è accaduto a Derek e Stiles.- spiegò Deaton- Purtroppo la trasformazione del ragazzo non era ancora completa quando l’Ani-ra lo ha attaccato ed in questo momento Stiles è in una fase di stallo, è in una specie di limbo che si concluderà solo se la trasformazione verrà completata.-
-Come facciamo a completare la trasformazione?- chiese Scott al posto di Derek che se ne stava seduto in silenzio mentre accarezzava il tatuaggio di Stiles sotto la maglietta.
-Questo ancora non lo so, però tra due giorni ci sarà la luna piena e non so quali effetti potrebbe avere sulle condizioni di Stiles.-
Derek, mentre i due parlavano, cercava disperatamente di assorbire il dolore del ragazzo senza ottenere nessun risultato.
-Perché non riesco ad assorbire il suo dolore?-
-Perché non c’è dolore da assorbire, le sue sofferenze non sono dovute a delle ferite, a qualcosa che si può guarire, le sue sofferenze sono provocate dalla mancanza di una parte fondamentale del suo essere.-
Il licantropo semplicemente non rispose e tornò ad accarezzare la clavicola del ragazzo. Poi ad un tratto tutto cambiò, le pupille di Derek vacillarono e così anche quelle di Stiles acquistando il colore azzurro.
-Der..Derek n..non mi lasci..lasciare, me lo hai prome..promesso.-
Il ragazzo pronunciò quelle parole con uno sforzo enorme ma la risposta che ricevette gli fece capire che ne era valsa la pena.
-Non ti lascerò mai, te l’ho promesso Stiles.-
Dopo aver ascoltato quelle parole il più piccolo si sentì più leggero, poi le pupille di entrambi vacillarono di nuovo e Stiles tornò al suo stato precendente.
-Cosa è appena successo?- domandò Scott risparmiando a Derek la fatica di porre la domanda sforzandosi di mantenere un tono per nulla vacillante.
-Stiles si è servito del collegamento con Derek per sfruttare un po’ della sua energia in modo da riuscire a richiamare a se la sua anima per quei pochi secondi che gli sono bastati per comunicare il messaggio che voleva condividere con il suo compagno compiendo così un grande sforzo.-
-Non deve sforzarsi.- esclamò Derek –Perché lo ha fatto?!-
-Derek, lo ha fatto per avere la conferma che tu fossi qui accanto a lui, pronto a stringergli la mano in caso di necessità, lo ha fatto perché si fida di te, perché vuole essere sicuro del fatto che tu non lo abbandonerai, lo ha fatto perché ci tiene a te, perché ti vuole al suo fianco quando sarà il momento. Ma questa non sarà la sua fine perché con le parole che hai detto gli hai donato la forza e la speranza per andare avanti  e combattere. Sei la sua ancora e devi accettalo.- disse Scott.
A Derek non dispiaceva l’idea, non avrebbe mai pensato di poter essere l’ancora di qualcuno, ma in realtà sapeva che infondo Scott aveva ragione e ne era felice.
~~Ormai erano arrivati a casa già da un po’, Stiles guardò l’orologio appeso al muro in cucina. Erano già le 17:00 anche se al ragazzo sembrava che fosse passata solo un’oretta da quando erano arrivati alla clinica. Alla fine l’incontro non era finito un granché ma al meno era servito a far capire a Stiles che erano tutti lì per difendere la propria città. Era come tornare al primo anno, tutti insieme. La loro era una storia particolare, era un intreccio delle storie di tutti, era una storia che non essendo ancora finita non la si può raccontare, è una storia che forse non finirà mai o che semplicemente non verrà mai tramandata ma Stiles si vedeva, un giorno,  a raccontare delle sue avventure ai suoi figli e poi ai suoi nipoti, ci si vedeva e ci sperava.
-Stiles? A cosa stai pensando?-
-Nulla.- rispose il ragazzo scuotendo leggermente la testa.
-Mi avevi promesso che non ti saresti tenuto niente dentro almeno con me.-
-E’ una cosa stupida.-
-Stiles..- iniziò a dire il licantropo.
-No Derek.- disse il ragazzo chiudendosi in camera sbattendo la porta.
Il modo in cui il minore aveva pronunciato il suo nome aveva dato i brividi a Derek, era stato freddo, sembrava tutt’altra persona, era stato terribile, non c’era stato segno di amore nella voce del ragazzo, come se fosse un robot. Derek doveva scoprire cosa fosse successo a Stiles e anche subito non sopportava di vederlo così, si era chiuso di nuovo in se stesso.
Il licantropo scivolò con la schiena contro la porta.
-Stiles, apri per favore.-
-Va via Derek.-
- Mi spieghi cosa ho fatto per meritarmi questo trattamento?-
-De..de..derek..aiu..aiuto.-
-Stiles!- urlò Derek.
-Stiles, apri questa dannata porta!-
-Stiles, cazzo rispondi!-
Derek non aspettò altro tempo, provò ad aprire la porta ma non ci riuscì così con una spallata la sfondò e quello che vide lo lasciò senza fiato.
Stiles era steso a terra, tremava, gli occhi non avevano le pupille, le sue mani sembrava stessero cercando di strapparsi qualcosa di dosso, si dibatteva, dalle labbra uscivano sussurri straziati. Derek si precipitò al fianco del ragazzino, si inginocchiò e gli appoggio la testa sulle ginocchia.
-Stiles? Stiles ti prego svegliati.-
Non ricevendo nessuna risposta il licantropo urlò ma al posto di un urlo ne uscì un ululato afflitto, distrutto dal dolore che Derek provava dentro, lanciò quel ululato lasciando spazio all’istinto, abbandonando la ragione, poi tutto finì. Il licantropo lasciò che il silenzio li avvolgesse, strinse forte Stiles tra le braccia e inizio a dondolare, cullando il ragazzo mentre cantilenava parole dolci.
-Ci sono qui io, non succede nulla, ci sono io.-
***
Scott udì un ululato, capi subito di chi si trattava e senza dare spiegazioni uscì da casa sua correndo verso quella del amico sapendo di trovarci Derek.
La porta era chiusa ma lui sapeva dove erano nascoste le chiavi di riserva così le prese e aprì la porta. Alla prima occhiata la casa sembrava vuota e silenziosa ma grazie al suo udito potenziato riusciva ad udire un sussurro provenire dalla camera di Stiles. Quando raggiunse la scena che vide gli spezzò il cuore, Derek inginocchiato di spalle che stringeva tra le braccia il corpo tremante del suo migliore amico. Scott gli si avvicinò cauto, senza fare alcun rumore ma Derek sapeva già che l’alpha era lì.
-Gli avevo promesso che non gli sarebbe successo niente, guardalo ora, ti sembra stia bene? No, ed è tutta colpa mia.- esclamò il lupo di punto in bianco sorprendendo Scott.
-Derek non dire così, non è stata colpa tua. Ora portiamolo da Deaton e vediamo cosa può fare okay?-
-Si, scusa hai ragione andiamo.- rispose Derek prendendo in braccio Stiles e alzandosi.
Scott non aveva mai visto il più grande così disperato, ma ormai aveva capito da tempo che tra l’ex alpha e il suo migliore amico ci fosse qualcosa però se ne era sempre stato zitto, nel suo angolino ad osservare i due unificare il loro rapporto piano piano.
***
Erano arrivati alla clinica veterinaria, Scott era andato a casa per avvisare Isaac  e gli altri mentre Derek era irrimediabilmente in ansia, girovagava come un’anima in pena per la stanza dove fino a qualche ora fa avevano discusso su come distruggere l’Ani-ra. Guardava Stiles steso sul tavolo mentre Deaton cercava di fare una diagnosi. Quando Scott era arrivato a casa del ragazzino lo aveva aiutato a riprendersi, ma c’era un particolare che Derek non comprendeva cioè che i suoi occhi si illuminavano a scatti mostrando l’azzurro acceso tipico delle pupille di un omega. Si sentiva come se si stesse per trasformare, gli faceva male tutto il corpo ma aveva deciso di ignorare la cosa pensando che semplicemente che le condizioni di Stiles fossero più importanti. Derek decise che sarebbe stato inutile rimanere a girovagare per la stanza così prese una sedia e l’avvicinò al tavolo su cui era appoggiato il ragazzino, si sedette e gli prese la mano tremante tra le sue.
Dopo alcuni minuti Scott fece il suo ingresso nella clinica veterinaria con in mano un contenitore con il tappo azzurro.
-Ti ho portato qualcosa da mangiare, lo lascio qui se ti va.- si spiegò Scott sorridendo a Derek.
-Grazie, ma in questo momento non ho proprio fame lo mangerò dopo.- rispose l’ex  alpha senza staccare gli occhi dal ragazzo tremante a cui teneva la mano.
-Okay, come preferisci. Ho avvisato gli altri ma gli ho detto che avrebbero fatto meglio a non venire, pensavo ti avrebbero solo infastidito.- spiegò l’alpha.
-Grazie anche per questo.- disse Derek provando ad abbozzare un sorriso.
-Ragazzi, vi devo chiedere di uscire, devo fare delle analisi piuttosto particolari.- si intromise Deaton.
-Io non lo lascio solo!-
Gli occhi di Derek erano lucidi e arrossati mentre il colore delle pupille continuava ad alternarsi tra il marrone e l’azzurro.
-Derek i tuoi occhi.- esclamò Scott.
-Cosa?-
Deaton si avvicinò per osservare le pupille del licantropo, poi lo mise a sedere affianco a Stiles.
-Hai qualche tatuaggio?- gli chiese.
-Si, uno sulle spalle.- rispose lui confuso dalla domanda di Deaton.
-E’ formato da tre ‘spirali’ unite?-
-Si più o meno si. Ma perché me lo stai chiedendo?-
-A Stiles ne è apparso uno uguale sulla clavicola.-
Derek strabuzzò gli occhi. Non poteva essere vero.
-Non è possibile!-
Scott era confuso, non capiva il significato del tatuaggio, non capiva il perché ne avesse uno anche Stiles.
-Scusate mi potete spiegare un attimo la situazione, non sto capendo nulla.-chiese l’alpha.
-Il tatuaggio che ha Stiles sulla clavicola è lo stesso che ha Derek ha sulla schiena. Quando avviene questo fenomeno vuol dire che la parte di lupo di un licantropo ha trovato il suo compagno. Avere un compagno è come trovare  l’anima gemella, la persona che il lupo ama e da cui è destinata a ricevere amore. A volte capita che il compagno del licantropo sia un umano ed in questo caso avviene la trasformazione automatica di quest’ultimo. Ed è questo che è accaduto a Derek e Stiles.- spiegò Deaton- Purtroppo la trasformazione del ragazzo non era ancora completa quando l’Ani-ra lo ha attaccato ed in questo momento Stiles è in una fase di stallo, è in una specie di limbo che si concluderà solo se la trasformazione verrà completata.-
-Come facciamo a completare la trasformazione?- chiese Scott al posto di Derek che se ne stava seduto in silenzio mentre accarezzava il tatuaggio di Stiles sotto la maglietta.
-Questo ancora non lo so, però tra due giorni ci sarà la luna piena e non so quali effetti potrebbe avere sulle condizioni di Stiles.-
Derek, mentre i due parlavano, cercava disperatamente di assorbire il dolore del ragazzo senza ottenere nessun risultato.
-Perché non riesco ad assorbire il suo dolore?-
-Perché non c’è dolore da assorbire, le sue sofferenze non sono dovute a delle ferite, a qualcosa che si può guarire, le sue sofferenze sono provocate dalla mancanza di una parte fondamentale del suo essere.-
Il licantropo semplicemente non rispose e tornò ad accarezzare la clavicola del ragazzo. Poi ad un tratto tutto cambiò, le pupille di Derek vacillarono e così anche quelle di Stiles acquistando il colore azzurro.
-Der..Derek n..non mi lasci..lasciare, me lo hai prome..promesso.-
Il ragazzo pronunciò quelle parole con uno sforzo enorme ma la risposta che ricevette gli fece capire che ne era valsa la pena.
-Non ti lascerò mai, te l’ho promesso Stiles.-
Dopo aver ascoltato quelle parole il più piccolo si sentì più leggero, poi le pupille di entrambi vacillarono di nuovo e Stiles tornò al suo stato precendente.
-Cosa è appena successo?- domandò Scott risparmiando a Derek la fatica di porre la domanda sforzandosi di mantenere un tono per nulla vacillante.
-Stiles si è servito del collegamento con Derek per sfruttare un po’ della sua energia in modo da riuscire a richiamare a se la sua anima per quei pochi secondi che gli sono bastati per comunicare il messaggio che voleva condividere con il suo compagno compiendo così un grande sforzo.-
-Non deve sforzarsi.- esclamò Derek –Perché lo ha fatto?!-
-Derek, lo ha fatto per avere la conferma che tu fossi qui accanto a lui, pronto a stringergli la mano in caso di necessità, lo ha fatto perché si fida di te, perché vuole essere sicuro del fatto che tu non lo abbandonerai, lo ha fatto perché ci tiene a te, perché ti vuole al suo fianco quando sarà il momento. Ma questa non sarà la sua fine perché con le parole che hai detto gli hai donato la forza e la speranza per andare avanti  e combattere. Sei la sua ancora e devi accettalo.- disse Scott.
A Derek non dispiaceva l’idea, non avrebbe mai pensato di poter essere l’ancora di qualcuno, ma in realtà sapeva che infondo Scott aveva ragione e ne era felice.
 

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Capitolo 7
*** |6| ***


Erano passati già due giorni da quando Stiles aveva avuto l’attacco con l’Ani-ra. Quella notte ci sarebbe stata la luna piena e nessuno era stato capace di capire quali ripercussioni ci sarebbero state sul ragazzo se per allora la sua trasformazione non si fosse ancora completata.
Era già calata la notte da un po’ e ormai alla clinica veterinaria erano rimasti soltanto Stiles  e Derek che non aveva intensione di lasciare solo il ragazzo, non volendo  infrangere la promessa a cui Stiles teneva tanto.
Il licantropo trascorse il suo tempo cercando di elaborare il modo in cui il ragazzo che in quel momento era disteso sul tavolo della clinica veterinaria era entrato a far parte della sua vita. Colui che non aveva mai sopportato realmente, colui che lo aveva sempre infastidito, lui, che irritava Derek per via del suo comportamento, il ragazzino che era stato capace di farlo innamorare, il ragazzino che in pochi giorni gli aveva sconvolto completamente la vita migliorandola, lui che gli aveva regalato sorrisi raggianti, lui che lo aveva salvato. Più ci ragionava più Derek si convinceva di essere sempre stato innamorato di Stiles perché si rendeva conto che il moretto era stato sempre capace di provocargli forti emozioni che fossero positive o negative lo avevano sempre fatto sentire vivo. Le attenzioni che il più piccolo gli dedicava lo avevano sempre fatto sentire qualcuno, lo avevano aiutato ad andare avanti.
Derek non aveva spostato neanche per un attimo il suo sguardo dal corpo ancora tremante del più piccolo, lo osservava attentamente, infatti si accorse del cambiamento improvviso del colore dei suoi occhi, si erano illuminati di nuovo di azzurro. La mano che stringeva nel frattempo Derek aveva iniziato a ricambiare la stretta.
-Stiles?-
-De..Derek, i tuoi occhi.- balbettò semplicemente il ragazzo.
-Oddio, stai bene?-
Il ragazzo ignorò la domanda.
-Derek i tuoi occhi.- ripeté, questa volta con più sicurezza.
-Cosa? I miei occhi cosa?-
-Sono bellissimi, azzurri come il mare in tempesta.-
-Azzurri? I miei occhi sono scuri Stiles.-
-Io dico gli occhi da licantropo.-
Derek fece finta che la conversazione non fosse mai avvenuta e semplicemente stinse a se Stiles cullandolo tra le sue braccia. Poi il ragazzo cacciò un urlo disumano staccandosi da Derek e cadendo dal tavolo finendo a terra.
Il licantropo si precipitò verso il ragazzo ma non riuscì ad avvicinarsi più di tanto.
Stiles era a gattoni e urlava come non mai mentre le sue gambe diventavano zampe, la stessa cosa successe con le braccia, il suo corpo venne ricoperto da un pelo bianco ed in fine la sua faccia si trasformò nel muso di un lupo.
Derek ne rimase affascinato, era bellissimo, il manto bianco e candido, gli occhi azzurri che risaltavano, era uno spettacolo, decise di avvicinarsi piano.
Il nuovo Stiles se ne stava fermo come ad aspettare che Derek lo raggiungesse e così avvenne.
Il più grande lo accarezzò delicatamente, lo strinse tra le braccia.
-Stiles.- sussurrava.
Poi però gli occhi del lupo vacillarono e l’azzurro scomparve, ma al posto del bianco completo le pupille di Stiles si tinsero di grigio, la trasformazione si annullò e il ragazzo tornò a tremare.
Derek lo sollevò e lo stese di nuovo sul letto poi avvisò gli altri dell’accaduto con un messaggio visto che non c’era la urgente necessità di svegliarli dato che la situazione era tornata ad essere la stessa se non per l’insolito colore che gli occhi del ragazzo avevano assunto.
Tornò a sedere sulla scomoda sedia su cui fino a poco tempo fa era, strinse di nuovo la mano del ragazzo e la sfiorò con le proprie labbra.
-Non ti lascerò.-
***
La mattina seguente arrivò Deaton accompagnato da tutto il branco. Derek spiegò l’accaduto della notte scorsa, gli effetti della luna piena ed in fine il cambiamento del colore degli occhi di Stiles.
-Il fatto che da bianchi siano diventati grigi è una buona cosa significa che sta guarendo.- disse Deaton tranquillizzando un po’ tutti.
-Invece quello che è accaduto riguardo alla trasformazione?-
-Bhe, quella è stata una trasformazione momentanea, ne senso che era completa solo durante la luna piena, il fatto invece che si è trasformato in un lupo completo non può essere che una buona cosa. Come sapete esistono vari tipi di licantropia che si differenziano a seconda della trasformazione.-
-Quindi significa semplicemente che sta guarendo?- chiese Scott
-Si, in pratica si.- rispose Deaton –Accadrà altre volte, sempre più frequentemente e poi, in fine, la trasformazione sarà completa.-
-Okay.-
-Ragazzi se volete portarlo a casa potete farlo basta che prestiate attenzione quando si trasforma, io da qui non posso fare più nulla.-
-Va bene lo porto a da me se non è un problema.- propose Derek rivolgendosi a tutto il branco.
-Nessun problema, è meglio che ci sia tu al suo fianco, però se hai bisogno di qualcosa, di qualsiasi cosa, chiama.-
- Certo ora aiutami a portarlo in macchina, le chiavi sono appoggiate lì.-
- Si andiamo. Ah, Derek?-
-Si?-
-Visto che dovevamo anche parlare di alcune cose possiamo venire a casa tua?-
-Si, conoscete la strada.- rispose il maggiore sistemando Stiles e salendo anche lui in macchina per poi partire verso casa.
Una volta arrivato prese le chiavi, aprì la porta e sistemò Stiles sul divano, poi andò a prendere una coperta sistemandola sul corpo tremante del ragazzo. Il campanello suonò e Derek andò ad aprire la porta accogliendo il branco al completo dentro casa.
-Hey.- disse Scott entrando.
L’ex alpha accennò un sorriso, poi si sedette accanto a Stiles mentre gli altri si accomodavano sull’altro divano.
-Sei sicuro di voler rimanere da solo qui con lui?-
-Si tanto rimarrà in questo stato almeno per stasera.-
- E se si trasforma di nuovo?-
-Ieri notte era tranquillo, è rimasto fermo, ha persino lasciato che mi avvicinassi per accarezzarlo.-
- Okay, però te lo ripeto, se hai bisogno io ci sono okay, basta che mi fai uno squillo.-
-Va bene.-
-Visto che non abbiamo altro di cui parlare per il momento togliamo il disturbo.-
-Non succederà nulla, ma se così non fosse vi avviserò, ciao.-
-Ciao.- risposero gli altri uscendo dalla casa.
Derek ci pensò un attimo poi si affacciò dalla porta.
-Scott?-
-Si?- rispose il ragazzo ritornando dentro.
-Puoi rimanere qui con Stiles mentre mi faccio un doccia veloce? Non ci avevo pensato prima.-
-Si certo, ti aspetto qui.-
-Grazie.-
Derek si avviò in camera prese un cambio dal borsone e poi si diresse in bagno. Si spogliò, entrò in doccia e aprì il getto d’acqua. Appoggiò le mani  e la fronte alle mattonelle fredde lasciando che l’acqua gli scivolasse addosso e che i pensieri lo travolgessero. Pensò all’evoluzione del rapporto tra lui e Stiles, si ricordò il loro primo incontro nel bosco, rammentò della cotta che all’inizio il ragazzo aveva per Lydia, riportò alla mente la loro prima ‘avventura’, fece si che tutti i momenti passati con Stiles lo portassero in una dimensione diversa, fece in modo che quei pensieri lo trascinassero in un mondo in cui tutti potevano essere felici nonostante la loro natura. Poi cercò di tornare con i piedi per terra perché ormai la speranza di vivere una vita normale, come semplici persone era scomparsa da un po’ dalla testa di Derek, ci aveva rinunciato, si era rassegnato al fatto che il soprannaturale lo avrebbe perseguitato ovunque avesse provato a scappare. Lasciò perdere quei pensieri, si lavò e si vesti, poi scese al piano inferiore. Trovò Scott appisolato sul divano appoggiato a Stiles che non tremava più. Derek ipotizzò che entrambi si fossero addormentati così scosse un po’ Scott nel tentativo di svegliarlo.
-Scott?- sussurrò quando notò che l’alpha dava segni di vita.
-Si?- chiese
-E’ tutto a posto, ora vai a riposarti. Grazie.-
-Non preoccuparti Derek, avvisami se ci sono novità.-
-Certo.- rispose il licantropo annuendo.
Quando anche Scott fu andato via Derek prese in braccio Stiles e lo stese sotto le coperte sul letto, poi si stese accanto a lui stringendolo tra le braccia come per proteggerlo da tutto e per sempre.

Spazio me:
Ditemi cosa ne pensate di come sta continuando la storia, siamo in veramente tanti e vi ringrazio di cuore.
Spero che la storia vi stia piacendo, se ci sono errori grammaticali (sicuramente) li correggerò appena avrò tempo.
-blue


   

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Capitolo 8
*** |7| ***


La giornata passò così, nel’assoluta tranquillità, Stiles dormiva serenamente e con lui anche Derek.
Quella notte però Stiles si trasformò di nuovo e il ragazzo al suo fianco non riuscì a non rimanere affascinato dalla bellezza delle sembianze che il più piccolo assunse.
Derek pensò che Stiles fosse bello sempre, da umano o da lupo. Scese dal letto e si avvicinò all’esemplare di lupo che occupava metà dello spazio del tappeto su cui era steso, si sedette nello spazio rimanente e rimase ad osservarlo per un po’. Poi si sporse per accarezzarlo ma involontariamente perse l’equilibrio e cadde addosso al lupo che venne schiacciato dal peso di Derek. Stiles ancora nelle sembianze di animale iniziò a tremare per poi ritrasformarsi in umano. Non tremava più, i suoi occhi erano ancora blu e sorrideva.
Derek non capiva per quale motivo Stiles sorridesse, forse era guarito, forse la trasformazione si era completata.
-Stiles? Come ti senti?- chiese titubante.
- Bene, soprattutto con te sopra di me lupacchiotto.- rispose l’altro stampandosi un ghigno in volto.
-Stiles sono serio.-
-Derek, davvero sto bene. Solo che appena i miei occhi torneranno del loro colore naturale tornerò nella fase di stallo in cui ero prima, ma tranquillo ci sto lavorando.-
-Lavorando? Su cosa?-
-Che domande fai lupacchiotto? Sulla trasformazione è ovvio. Si sta completando e man mano diventa più duratura, sto provando a gestirla come sto facendo in questo preciso istante, sto guarendo.-
-Sai, ora potrei chiamarti anche io lupacchiotto, in effetti lo sei.-
-Non ti azzardare, ho scelto io quel soprannome ed è solo per te. Capito lupacchiotto?-
-Si, ma se iniziassi a chiamarti così capiresti quanto è irritante e la smetteresti.- ragionò Derek.
Poi la sua attenzione fu richiamata dal cambiamento del colore delle pupille di Stiles, così come il ritorno del tremolio.
-Non contarci troppo lupacchiotto.- disse in fine Stiles con voce tremante abbandonandosi a se stesso.
-No, Stiles.- sussurrò Derek rendendosi conto che il ragazzo steso sotto di lui era di nuovo in quello stato di trace che lo aveva travolto quando l’Ani-ra lo aveva attaccato.
Il licantropo a quel punto sollevò Stiles da terra e lo stese di nuovo sul letto per poi affiancarlo ed abbracciarlo nuovamente. Il suo stupido ragazzino stava guarendo, non era difficile da credere, Stiles ne aveva superate talmente tante ma Derek continuava a stupirsi della forza che il ragazzo possedeva, era coraggioso, testardo, la sua mente era affascinante proprio come lo era lui sia esternamente che internamente. Derek pensava al suo compagno qualche volta ed era in quei momenti che si rendeva conto del fatto che Stiles fosse un eroe, che fosse coraggioso, sapeva sempre guardare il lato ironico, divertente, l’aspetto migliore di qualsiasi cosa. Viveva la sua vita prestando la parte migliore di se agli altri e lasciando gli scarti di se alla notte, quando era solo e vulnerabile. Questo Derek lo aveva capito ma la prima volta che aveva visto Stiles aveva pensato che fosse solo un ragazzino che non conosceva il peso della vita. Ma si sbagliava, si sbagliava di grosso.
Con questi pensieri il licantropo si lasciò andare ad un sonno senza sogni.
***
La mattina seguente Derek decise che bisognava avvisare gli altri della trasformazione e delle parole di Stiles, così mandò un messaggio a tutti e andò in cucina per prepararsi la colazione.
Mentre frugava nel frigorifero si rese conto che il ragazzo steso sul letto nella camera affianco non mangiava da due giorni e che forse gli avrebbe fatto bene nutrirsi.
Prese il cellulare e chiamò Scott.
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-Pronto? Derek?-
-Scott? Mi senti?-
-Si ci sono dimmi.-
-Dovrei chiedere una cosa a Deaton, mi accompagneresti alla clinica?-
-Si, certo. Ma è successo qualcosa di grave a Stiles?-
-No, nulla. Solo che mi sono reso conto che non mangia da un po’.-
-Giusto, non ci avevo pensato. Aspettami, tra dieci minuti sono da te.-
-Va bene grazie.-
-Ciao.-
-Ciao.-
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Derek si cambiò, poi aprì l’armadio di Stiles e decise di prendere una sua felpa. Gli capitò quella che il ragazzo metteva dopo gli allenamenti di lacrosse. Era una felpa granata con il cappuccio che dietro portava il numero “24” che copriva quasi tutta la schiena poi sotto il numero il cognome di Stiles. Era enorme per il ragazzino infatti a Derek non stava per niente piccola, anzi sembrava fatta su misura per lui.
Il licantropo si alzò il cappuccio sulla testa e il profumo di Stiles gli invase le narici e sul volto di Derek si formò un sorriso malinconico, si sedette sul letto e strinse forte tra le braccia il corpo del ragazzino capendo che in tutti quegli anni passati a prendersi in giro, a contraddirsi li avrebbero potuti passare ad abbracciarsi, a stare insieme in un modo diverso da quelli a cui erano abituati.
Il campanello suonò, Derek prese Stiles in braccio e lo portò in salone per poi appoggiarlo sul divano e dirigersi ad aprire la porta trovando Scott ad aspettarlo.
-‘Giorno.- disse l’alpha entrando in casa.
-Hey.- rispose Derek.
-Lo portiamo in macchina, così andiamo alla clinica?- chiese Scott mentre si avvicinava a Stiles per accarezzargli delicatamente il viso spostando un ciocca di capelli che andava a coprire il volto del ragazzo. 
-Okay. Lo porto io in braccio.-
-Va bene, io apro la macchina.-
I ragazzi sistemarono Stiles su sedili posteriori della macchina in modo che non cadesse in avanti. Si sedettero anche loro in macchina, misero in moto e partirono verso la clinica veterinaria.
***
Scott ruppe il silenzio che si era creato.
-Bella felpa.- disse ridendosela sotto i baffi osservando la felpa di Stiles messa da Derek.
-Si anche io la trovo bella.- rispose l’altro ridacchiando.
- Come sta?- chiese Scott tornando immediatamente serio.
- Ieri sera si è trasformato, mi ha detto di stare benissimo, che sta imparando a controllare la trasformazione mentre è in trance e cose del genere. Ma tu lo conosci e sappiamo entrambi che mentiva.- rispose Derek sospirando.
-Hai ragione. Lo conosco talmente bene da sapere che sta soffrendo come un cane anche se ci vuole far credere che sta bene. Fa sempre così con le persone a cui tiene. Mi dispiace solo di averlo trascurato nell’ultimo periodo.-
-Scott, tu gli sei sempre stato accanto, sei come un fratello per lui, sei il suo migliore amico, sei la sua famiglia, sei tutto quello che ha oltre a suo padre ma è normale che ognuno abbia la propria vita. Forse da quando stai con Isaac non passi più tutto il tuo tempo con lui però credimi quando ti dico che non te ne fa mai una colpa. Lui sa che quanto per te è importante Isaac e sa anche quanto conta lui per te.- concluse Derek.
-Solo che mi sento in colpa. Se quella sera non ci fossi stato tu non so cosa sarebbe potuto accadere a Stiles. Io non ero lì per proteggerlo.-
-Si ma c’ero, e tu lo sapevi se no non lo avresti mai lasciato solo. Scott hai molte responsabilità, hai un branco di cui sei il capo, devi capire che Stiles ormai è grande e grosso e ti posso assicurare che sa badare a se stesso. In ogni caso devi stare tranquillo ora ci sono io con lui.-
Scott non rispose, ormai erano arrivati, non rimaneva che scendere e portare Stiles dentro la clinica veterinaria.
Deaton appena li vide si precipitò alla porta e li fece entrare, Derek poggiò il corpo inerme del ragazzo sul tavolo e spiegò al druido cosa era accaduto.
-Bhe, dovrei essere presente quando si trasforma per analizzare meglio la situazione.- disse Deaton –Potreste rimanere qui stanotte così se si trasforma ci sarò anche io.-
-In effetti non si è mai trasformato di giorno. Forse la notte gli riesce più facile perché ‘il potere’ della luna è più forte.-
-Si però vedrai che con il tempo acquisterà la forza necessaria per trasformarsi ogni volta che vorrà.-
Poi, come se Stiles avesse sentito tutto, il corpo del ragazzino smise di tremare pochi secondi dopo al posto di un umano steso su un tavolo c’era un lupo bianco dagli occhi azzurri che li fissava.
-Perfetto, almeno sta notte non dovremmo dormire qui.- commentò Derek facendo finta che la trasformazione di Stiles gli fosse totalmente indifferente. In realtà tutti in quella stanza sapevano che al’ex alpha interessava molto la salute del ragazzo, in fin dei conti era pur sempre il suo compagno.
Pian piano il lupo lasciò il posto allo Stiles con gli occhi azzurri.
-Beh? Non siete felici di vedermi?-
Il ragazzo pronunciò quelle parole impregnate di ironia spostando lo sguardo da Derek, Scott e Deaton.
Il suo migliore amico si precipitò ad abbracciare Stiles che rimase impassibile mentre manteneva lo sguardo incastonato in quello di Derek.
-Finalmente.- disse Scott.
-Si, ora sono uno di voi visto?-
-Si, si lo abbiamo visto tutti.- intervenne Derek bruscamente.
Scott sciolse l’abbraccio permettendo al suo amico di avvicinarsi al suo compagno. Stiles si avvicinò cauto, poi si sporse verso Derek per abbracciarlo ma il maggiore rimase immobile senza assecondarlo.
-Derek che hai?- chiese il più piccolo facendosi serio.
-Nulla piccolo, nulla.- rispose l’altro addolcendosi e ricambiando l’abbraccio.
Deaton tossì cercando di attirare l’attenzione facendo staccare i due ragazzi.
-Deaton ti posso parlare un minuto.- chiese Derek ricordandosi improvvisamente di una cosa.
-Si certo.- disse il druido avviandosi fuori alla porta.
-Per favore non dire a Stiles che siamo compagni, glielo dirò io quando starà meglio. Per il momento non ha ancora notato il tatuaggio.-
-Va bene.- rispose semplicemente Deaton rientrando per visitare Stiles.
***
-Tra qualche giorno l’effetto dell’attacco con l’Ani-ra dovrebbe sparire, probabilmente qualche volta ricadrà nello stato di trance ma per il resto dovrebbe stare abbastanza bene.- concluse Deaton dopo aver visitato Stiles.
-Derek.- chiamò il ragazzino.
-Si?-
-Sto per andare via di nuovo.- sussurrò Stiles.
Derek si avvicinò al minore parlando a bassa voce per non farsi sentire da nessun’altro a parte il ragazzino che aveva accanto a se.
-Si ma al tuo risveglio mi ritroverai sempre qui al tuo fianco.-
-Sicuro?-
-Sicuro.- rispose Derek.

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Capitolo 9
*** |8| ***


Derek decise di tornare a casa e chiese a Scott di accompagnarlo in modo da potersi fare una doccia, andare a fare la spesa e cose così.
Il tragitto dalla clinica a casa di Stiles durò poco, il maggiore entrò prese le sue cose e dei vestiti per cambiare il suo compagno, mise tutto in due borsoni e poi tornò da Scott che lo aspettava in macchina.
-Eccomi.-
-Okay, passiamo per il supermercato?-
-Si grazie.-
Scott guidò fino al supermercato e poi scese a fare la spesa lasciando Derek e Stiles da soli in macchina.
L’alpha tornò dopo un quarto d’ora con quattro buste piene di cibo.
-Penso che staremo bene per il prossimi quattro mesi.- esclamò Derek sogghignando.
- Si, certo poi tra tre giorni mi verrai a chiedere di accompagnarti di nuovo al supermercato.-
La conversazione si concluse lì e Scott ripartì verso casa Hale.
***
Derek una volta a casa andò subito verso il bagno per farsi una doccia lasciando Scott e Stiles al piano di sotto.
Il licantropo lasciò che l’acqua scivolasse delicata sulla sua pelle come una carezza, ogni goccia scorreva sul suo corpo portandosi via i problemi un po’ alla volta, Derek approfittò di quei pochi minuti che gli erano stati concessi per staccare la mente da tutti i pensieri che erano diventati ormai un peso, si lasciò travolgere  dal rumore ritmico dell’acqua che si scontrava con il pavimento della doccia. Quando uscì dal bagno si precipitò in camera per cambiarsi mettendosi qualcosa di comodo per poi raggiunse Scott e Stiles.
-Scott?- chiese richiamando l’attenzione del ragazzo.
-Hey, finito?-
-Si grazie, vai a casa e riposati un po’.-
-Okay, fammi sapere se succede qualcosa.-
-Certo.-
L’alpha uscì chiudendosi la porta alle spalle lasciando Derek da solo con Stiles. Il maggiore gli si avvicinò fermandosi ad osservarlo.
Lo trovava incredibilmente bello, soprattutto in quel momento, il corpo del ragazzino non fremeva più perché si era abbandonato al sonno potendo godere di quelle poche ore di sollievo dal dolore incessante che la mancanza della propria anima gli procurava, aveva il volto rilassato e le labbra socchiuse. Sembrava così tranquillo, libero da ogni preoccupazione, quasi felice.
Derek si riscosse dai suoi pensieri e prese in braccio Stiles per portarlo a letto, poi si stese accanto a lui stringendolo tra le sue braccia.
Ora mai era diventata un’abitudine stringere l’esile corpo del ragazzo tra le sue braccia, non aveva la forza di lasciarlo, si sentiva più completo nel momento in cui le sue braccia circondavano Stiles.
Derek sapeva che quel ragazzino sarebbe stata la sua rovina ma non lo avrebbe mai ammesso nonostante il tatuaggio sul corpo di entrambi diceva tutt’altro.
***
Quando Derek si svegliò trovò Stiles sveglio e in piena forma.
-Oh, finalmente ti sei svegliato, sto morendo di fame. E’ da un sacco di tempo che non mangio.- si lamentò il ragazzino senza dare a Derek neanche il tempo di realizzare.
Una volta comprese le parole di Stiles il licantropo si precipitò il cucina per preparare qualcosa commestibile, mentre il ragazzino lo seguiva con calma.
La stanza era immersa nel silenzio e purtroppo non era quel silenzio che raccontava storie, non era il silenzio che solitamente avvolgeva Stiles e Derek, no. Quello era un silenzio insopportabile, pieno di rimorsi, rimpianti, pieno di ansia, di paura, di imbarazzo, un silenzio angosciante, quasi doloroso, un silenzio che si appoggiava sullo stomaco dandoti la sensazione di non riuscire a respirare, un silenzio pericoloso, un silenzio che doveva essere spezzato al più presto solo che entrambi avevano paura di quello che avrebbe detto l’altro ma anche di quello che avrebbero potuto dire loro stessi. Avevano paura di spezzare quel filo sottile che li univa, avevano paura di rovinare quel rapporto un po’ insicuro e traballante che condividevano, avevano paura che con delle semplici parole tutto quello che li legava  potesse crollare, avevano paura ma dovevano tentare.
-Derek?- chiamò Stiles.
-Si?- rispose l’altro senza girarsi continuando a tenere d’occhio le uova nella padella sul fuoco.
-Cosa provi quando torno nella “fase di stallo”?- chiese il ragazzino con voce insicura avvicinandosi al licantropo che continuava a fissare le uova che stava cuocendo.
-Stiles, perché mi fai questa domanda?-
-No, non fa nulla lascia stare.- rispose il figlio dello sceriffo cercando di rimanere indifferente.
-Le uova sono pronte!- esclamò Derek provando a sviare il discorso.
Non voleva mostrare al ragazzino le emozioni che gli provocava lo stare vicino a lui o cosa sentiva quando osservava il suo corpo tremante. Erano emozioni troppo forti da poter descrivere, soprattutto in quel momento, in più non voleva che il ragazzino si sentisse in colpa per il modo in cui Derek soffriva. Ormai il licantropo aveva imparato a conoscere Stiles e sapeva che si sarebbe preso la colpa di tutto.
Così posizionò il piatto con le uova sul tavolo accanto a Stile e iniziò a tagliare del pane, sembrava una casalinga divorziata che si occupa del figlio.
Il ragazzino divorò tutto in pochi minuti e poi si lanciò tra le braccia del licantropo.
-Sai che con questo grembiule sei troppo attraente per i miei gusti. E’ meglio se lo togliamo, se no non so cosa potrebbe accaderti lupacchiotto.-
E con queste parole Stiles sfilò con violenza il grembiule da dosso al licantropo che rimase stupito.
-Meglio, ma forse anche la maglietta si potrebbe eliminare.- disse il ragazzino cercando di sfilargli anche la maglietta ma Derek non glielo permise.
-E no, questa no.-  rispose incastrando Stiles tra il tavolo e il proprio corpo per poi sporgersi con il viso in modo da lasciare solo pochi centimetri tra le loro labbra.
-Vuoi giocare? Giochiamo!- sussurrò il ragazzino avvicinandosi all’orecchio di Derek per poi mordergli il lobo senza provocargli alcun male ma semplicemente molta eccitazione.
-Oh, stai sfidando il campione.-
Alle parole del licantropo seguì una risata roca.
-Vedremo.-  rispose il figlio dello sceriffo con aria di sfida facendo poi coincidere le loro labbra in un bacio che di casto non aveva nulla.
Poi la porta suonò, Derek rise di nuovo quando gli venne in mente una scena molto simile a quella accaduta un po’ di tempo addietro, dopo si avviò per far entrare gli ospiti, guarda caso, erano Isaac e Scott.
-Non ci credo.- sbuffò Stiles per poi salutare gli amici che si erano appena accomodati sul divano sorpresi per la presenza del ragazzino.
-Cosa ci fate qui ragazzi?- chiese educatamente Derek.
-Niente volevamo farvi un po’ di compagnia. Da quant’è che sei “sveglio” Stiles?- chiese Scott preoccupandosi per il suo amico.
-Boh, sarà passata una mezz’ora più o meno.- rispose l’altro.
L’apha si alzò e sorrise verso Stiles.
-Amico, puoi venire un secondo ti devo parlare.-
-Si certo.-
I due si alzarono dal divano e si spostarono al piano superiore del loft.
-Abbiamo interrotto qualcosa?- chiese Scott con un ghigno malefico stampato in volto.
-COSA?! No!-
-Ah, e come mai hai tutti i capelli scompigliati, le labbra gonfie?Poi, sinceramente amico, ti si legge in faccia.-
-Non è vero.- tentò di mentire il figlio dello sceriffo.-Io..io in realtà..okay, forse hai ragione.- si arrese il ragazzo.
-Stiles lo sai che puoi dirmi tutto, sarò sempre qui per te.- Scott pronunciò quelle parole con un amore fraterno incondizionato.
-Lo so fratello, lo so.- rispose il ragazzo abbracciando l’amico.
I due ragazzi tornarono giù trovando i compagni dove li avevano lasciati.
-Okay, ora che si fa?- chiese Isaac facendo spazio al suo ragazzo per farlo accomodare accanto a lui.
-Film e pizza?- propose Stiles scendendo le scale.
-Ma tu sei sicuro di riuscire a resistere per tutta la sera?- chiese Derek preoccupandosi per la salute del suo compagno.
-Se così non fosse sarai tu a portarmi di sopra per mettermi nel letto.-
-Okay, chiamo le pizze.-
-Bravo lupacchiotto.- sorrise Stiles.
-Non sopporto più ne te ne lo stupido soprannome che usi, ho un nome utilizza quello.-
-Ma a me piace questo lupacchiotto.-
Derek non rispose semplicemente prese un cuscino, colpì Stiles che cadde sul divano ridendo e si aggrappò alla sua maglietta facendo cadere anche lui.
-Mmh, mi piace questa situazione.- ironizzò Stiles  riferendosi al fatto che il licantropo fosse steso su di lui.
-Si ma se non mi lasci non potrò andare a chiamare la pizzeria per poter ordinare le pizze.-
-Va bene, ti lascio andare solo ed esclusivamente per le pizze.-
-Basta che mi giuri che questa volta vado io ad aprire la porta quando arriva il fattorino. Non sopporto come ti guarda quel tizio.- sbuffò Derek.
-Ancora con questa storia?- chiese Stiles ridendosela sotto i baffi. 
-Si, ancora con questa storia!-

Spazio me:
Spero che anche quesro capitolo vi sia piaciuto,  mi scuso per eventuali errori grammaticali.
Ora visto che non sono capace di scrivere gli spazi autrice vi saluto.
-blue

 

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Capitolo 10
*** |9| ***


I ragazzi passarono tranquilli la serata poi Scott ed Isaac tornarono a casa lasciando Derek e Stiles soli.
Tutti erano rimasti stupiti dal fatto che Stiles fosse stato capace di non tornare alla fase di stallo ma di rimanere cosciente, purtroppo però le cose belle prima o poi finiscono, infatti una mezz’oretta dopo il ragazzino era nuovamente disteso sul letto stretto tra le braccia di Derek. Non dormiva sereno come l’ultima notte, questa volta era scosso continuamente da brividi ed era gelido.
Il maggiore si fece prendere dallo spavento, decise di cercare di prendere un po’ del dolore di Stiles per dargli un po’ di sollievo. Si raddrizzò nel letto, prese la mano del ragazzino e si concentrò il più possibile su Stiles. Nella sua mente scorsero tutti i momenti passati con il branco ma soprattutto quelli passati con il figlio dello sceriffo. A volte era quelli più intimi altre volte quelli in cui litigavano ma persino in quelli Derek scorgeva il legame che fino a poco tempo fa non si erano resi conto di avere. Era bellissimo ma allo stesso tempo doloroso. Il licantropo aveva paura che una volta che Stiles avesse completato la trasformazione non avrebbe più avuto bisogno di lui, quindi lo avrebbe lasciato da solo e senza mai più tornare.
-Non ti lascerò mai da solo.-
Quelle parole a mala pena sussurrate riscossero Derek dai suoi pensieri e lo fecero girare di scatto verso il ragazzino al suo fianco.  Stiles sorrideva, aveva un sorriso stanco ma rilassato sul viso e gli occhi socchiusi.
-Come hai fatto a capire quello che pensavo?- chiese Derek stupito.
-Non lo so, quando mi hai preso la mano ha sentito come una scossa e d’improvviso mi sono sentito meglio, poi, facendo attenzione, ho sentito delle parole sussurrate e ho capito solo ora che erano i tuoi pensieri.- spiegò il ragazzo per poi crollare di nuovo sul letto come se nulla fosse successo.
***
La mattina seguente Derek mandò un messaggio a Scott in cui gli chiedeva di andare al loft. Pochi minuti dopo l’alpha suonò alla porta.
-‘Giorno.-
-Hey, ti ho chiamato per chiederti una cosa.-
-Dimmi.-
-Resteresti un po’ con Stiles mentre vado fuori per correre?-
-Si certo.-
-Perfetto grazie!- e così dicendo Derek uscì dalla porta quasi scappando da quella casa, cosa che lasciò di stucco Scott.
Doveva schiarirsi i pensieri e aveva bisogno di passare un po’ di tempo da solo, quello che sentiva per Stiles era nuovo per lui e infondo non avrebbe mai voluto provarlo, non voleva dipendere da una persona, non voleva avere un punto debole, non voleva che qualcuno gli volesse bene altrimenti quando sarebbe morto avrebbe fatto soffrire delle persone, non voleva amare ne voler essere amato. Ma era successo. Era arrivato Stiles nella sua vita e tutto era cambiato.
Derek non avrebbe mai voluto cambiare le sue idee ma poi era entrato a far parte di un branco e le carte in tavola erano cambiate. Ora era diverso, ora era difficile ma ora, si stava meglio, molto meglio.
Il licantropo tornò a concentrarsi sulla strada che stava percorrendo e guardandosi intorno  capì di essere arrivato alla sua vecchia casa in mezzo al bosco, quella che rimase bruciata in un incendio, quella in cui morì tutta la sua famiglia tranne Peter.
Derek non voleva passare altro tempo lì quindi si girò e tornò verso il loft.
Una volta arrivato il licantropo trovò Stiles e Scott che parlavano e  rimase stupido dallo scoprire il ragazzo sveglio.
 Stiles si alzò e si diresse verso Derek, il licantropo lo guardò confuso ma il ragazzo senza fiatare lo strinse mentre l’altro rimaneva immobile tra le sue braccia esili.
Era stranito dal gesto del minore ma ne era felice, il licantropo si mostrava scontroso ma in realtà non lo era, gli faceva piacere sapere che Stiles gli voleva bene solo che in quel momento Scott fissava attentamente la scena.
-Dai Stiles staccati un po’.-
-Si scusa.-
Derek osservò il volto del ragazzo notando che era bagnato dalle lacrime.
-Ragazzi vado, vi lascio soli.- disse Scott andando via e chiudendosi la porta alle spalle.
-Stiles? Guardami.- Derek mise due dita sotto il mento del ragazzo facendogli alzare il volto verso di lui. –Che hai?-
Stiles singhiozzò e strinse più a se Derek  che questa volta lo abbracciò forte. I due si sedettero sul divano poi Derek fece stendere Stiles che appoggiò la propria testa sulle gambe del maggiore. Il licantropo iniziò ad accarezzare i capelli del più piccolo facendolo rilassare.
-Stiles mi dici cosa è successo?-
-Io..io, Derek.- rispose con fatica Stiles.
 Il ragazzo pronunciò quelle parole mentre cercava di trattenere le altre lacrime che stavano per scorrere sulle sue guancie creando dei solchi.
-Ehy, è tutto okay ci sono io qui. Vieni, stendiamoci sul divano.-
Derek andò a prendere un bicchiere d’acqua per il ragazzino e poi si accomodò accanto a lui.
-Mi dici che hai? Cosa è successo?-
-Mi sono svegliato e tu non c’eri, non so cosa mi è preso ma mi sono trasformato di botto e il lupo ha avuto la meglio sulla mia parte umana. Stavo per ferire Scott.- rispose Stiles dopo aver bevuto un po’ d’acqua dal bicchiere ed esseri calmato.
-Stiles è normale che a volte perdi il controllo del lupo, è tutto nuovo per te e poi la trasformazione è ancora in stabile nel tuo caso.-
-Derek non ho perso il controllo perché la trasformazione non è ancora del tutto completa, io ho perso il controllo perché tu non eri vicino a me.-
Derek a quel punto si alzò di scatto facendo sobbalzare il ragazzino accanto a lui.
-Non dire stupidaggini, la tua è solo un impressione ora mangia qualcosa e vai a riposarti.-
E con queste parole l’ex alpha andò via chiudendosi in bagno. Si fece una doccia, poi si fermò davanti allo specchio, si passò le mani sul volto e le appoggiò sul bordo del lavandino guardando dritto davanti a se. I suoi occhi diventarono azzurri ed il moro ne osservò il riflesso nello specchio poi, con un pugno, colpì il vetro di fronte a lui distruggendolo in vari pezzi. Il volto del licantropo era rimasto impassibile. Nella stanza l’unico rumore che si udiva era il ticchettio ritmico delle gocce di sangue che colavano dalla mano del moro scontrandosi con la superficie bianca e liscia del lavabo. La ferita, in seguito, cominciò a rimarginarsi ma Derek dentro di se non voleva che quella guarisse, voleva che rimanesse un segno di quello che era successo, di quello che aveva fatto e quindi semplicemente cercò di ordinare al proprio organismo di non curarle quei tagli che si era procurato tirando un pugno allo specchio dove era riflesso se stesso. Il licantropo, sorpreso, si accorse che effettivamente la mano non stava guarendo anzi, continuava a sanguinare provocando il ticchettio che prima colmava il silenzio del bagno.
Derek uscì da lì per poi recarsi nella sua camera da letto per cambiarsi indossando qualcosa di comodo per stare a casa, dopo scese al piano di sotto con un fazzoletto poggiato sulla mano ancora sanguinante.
Quando entrò in cucina trovò il figlio dello sceriffo che mangiava un panino preparato al momento mentre fissava un punto fisso della stanza.
-Stiles, senti mi dispiace per..- Derek venne bloccato dalla voce del ragazzo.
-Lascia stare, sto bene, ora fammi finire mangiare in pace. Non voglio la tua pietà ne nient’altro da te. Non sarei qui se non fosse per le mie condizioni fisiche. Mi dispiace recarti disturbo, fai finta che io non esista come hai sempre fatto da quando ti conosco. Non è da noi andare d’accordo, ci abbiamo provato ma, come vedi, abbiamo fallito minimamente, quindi ignorami e non preoccuparti per me, rinunciamoci, chiudiamo il sipario, la recita è conclusa ora possiamo tornare a comportarci come abbiamo sempre fatto.-
Derek non ribatté semplicemente si girò e tornò da dov’era venuto.
***
I giorni passavano e la situazione tra i due non migliorava, entrambi facevano come Stiles aveva detto, si ignoravano, facevano finta che l’altro non esistesse, era doloro ma era la strada più semplice, avrebbe fatto più male provare a parlarsi e in più nessuno dei due aveva il coraggio di affrontare l’altro.
Stiles pensava che Derek lo odiasse e Derek pensava che Stiles lo odiasse.
Forse ‘odio’ è una parola grande ma i due ragazzi erano distrutti per il comportamento che l’uno adottava verso l’altro e viceversa. Era una tortura, agli occhi degli altri poteva sembrare solo un capriccio momentaneo che i due in passato avevano avuto ma in realtà sta volta c’era qualcosa di diverso e quella cosa erano i  sentimenti. Sta volta in gioco c’erano i sentimenti sia di Derek sia di Stiles.
Quella notte però qualcosa cambiò.
Derek come al solito era andato a cambiarsi per mettersi al letto dopo essersi fatto una doccia, Stiles invece si era appena ripreso dallo stato di trance che ancora ogni tanto tornava a fargli visita come a ricordargli che non era al sicuro da nessuna parte o almeno non più, perché per un piccolo periodo della sua vita, Stiles, un posto sicuro lo aveva avuto e quello erano le braccia di Derek ma ora non era più così.
Il ragazzino dopo essersi ripreso mangiò qualcosa e si sistemò sul divano per dormire.  Poi però un urlo aveva disturbato il sonno del figlio dello sceriffo.
Stiles riconobbe subito quella voce ma prima di alzarsi per andare come stesse il licantropo ebbe qualche dubbio poi però si avviò verso la stanza dell’ormai coinquilino e quello che gli si parò davanti lo sconvolse.

Spazio me:
Sono tornata con un altro capito, sono  felice che la storia vi stia piacendo.
Mi raccomando commentate in tanti. Poi visto che sono molto curiosa vi faccio una domanda.
Qual'è il vostro cantante preferito?
-blue

 

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Capitolo 11
*** |10| ***


Derek steso a terra, inerme, con la lampada accanto a lui in mille pezzi, mentre fissava il soffitto.
Il ragazzino gli si precipitò accanto.
-Derek! Cosa è successo?-
Il licantropo, che solo in quel momento si rese conto della presenza di Stiles, si raddrizzò e senza rivolgergli neanche uno sguardo lo cacciò in modo brusco dalla stanza.
-Va via Stiles, l’ultima cosa di cui ho bisogno ora è di te.-
Le parole di Derek lo ferirono anche se il figlio dello sceriffo cercava di nasconderlo persino a se stesso, così con la testa bassa e senza fiatare lasciò la stanza tornando sul divano per poi addormentarsi.
Intanto il licantropo se ne stava ancora steso tra i cocci della lampada che una volta occupava lo spazio sul comodino accanto al letto.  Sapeva di star facendo soffrire Stiles, ma secondo lui, era un dolore necessario se poi il ragazzino avrebbe voluto vivere un futuro lontano da lui o da tutto quello che avesse, anche solo, un minimo collegamento con il mondo soprannaturale.
L’unica cosa che Derek ignorava era che la loro parte di lupo avrebbe richiamato a se il proprio compagno finendo così per riunire i due ragazzi che non potendo opporsi avrebbero assecondato la loro parte non umana. In sostanza Derek doveva comprendere che ormai Stiles faceva parte del mondo soprannaturale in tutto e per tutto, era un licantropo anche lui. In più la trasformazione era quasi conclusa e quindi non ci sarebbe stato modo di tornare indietro.
Il licantropo senza neanche accorgersene si addormentò con la mente persa nei pensieri e il giorno seguente fu molto difficile alzarsi facendo finta che niente fosse successo.
Pulì il disastro che aveva combinato la sera precedente e poi scese in cucina per fare colazione. Quando varcò la soglia della stanza, Derek, vide che anche Stiles era già seduto al tavolo e stava bevendo il suo caffè.
-‘Giorno lupacchiotto.-
Le parole del minore lo sorpresero.
-Abbiamo smesso di ignorarci ora?- rispose il licantropo versandosi del caffè in una tazza.
-Se tu lo vuoi, lupacchiotto, a me va bene.-
Derek aveva molti dubbi riguardo a quella proposta ma decise di buttarcisi a capofitto.
-Basta che non mi chiami più lupacchiotto.-
-Lo sai che non mi farai smettere mai lupacchiotto.-
-Okay, vuoi ancora che ti alleni?-
-Cosa?! Ora non ne ho più bisogno, sono un licantropo perciò sono forte e bellissimo ed in più spezzerò le ossa a chiunque mi si avvicini.- disse Stiles, poi continuò – Ah, volevo chiederti come mai ho il tuo stesso tatuaggio sulla clavicola?-
-Ehm, io..-
Derek fu interrotto dalla suoneria del suo telefono, rispose, era Scott che lo aveva salvato da quella situazione alquanto scomoda.
/\/\/\/\/\/\/\/\/\/\/\/\/\/\/\/
-Pronto? Scott?-
-Derek? Ei, volevo sapere solo come stava Stiles.-
-Si, te lo passo subito.-
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Derek passò il telefono a Stiles e poi finì di fare colazione. Nel frattempo il minore aveva chiuso la telefonata con Scott.
-Ci sono delle novità sull’Ani-ra, dobbiamo vederci con gli altri alla clinica veterinaria tra dieci minuti, il tempo di prepararci.-
-Okay allora vado a cambiarmi.-
Così i due ragazzi si andarono a vestire e poi salirono in macchi per andare alla clinica veterinaria.
***
Quando arrivarono non erano tutti presenti, infatti prima che Scott iniziasse il discorso e informasse i presenti delle novità, i ragazzi che già erano arrivati dovettero aspettare i ritardatari del branco che arrivarono pochi minuti dopo.
-Bene ora che siamo tutti qui direi che è ora di informarvi delle novità. Sapete già cos’è in grado di fare l’Ani-ra ma non conoscete la sua forza fino in fondo né come possiamo fare per fermarlo.-
-Grazie per avercelo ricordato, ora vai al punto.- disse in tono sprezzante Hayden.
-Si, ci stavo arrivando, stavo dicendo.. VOI non sapete come fermarlo ma io e Deaton abbiamo fatto varie ricerche e abbiamo scoperto alcune cose sull’Ani-ra. Come, per esempio, la fonte del suo potere e anche che in realtà non si nutre delle anime che rapisce ma le raccoglie per poi creare altri suoi simili unendole.- continuò Scott.
-Okay, e quale sarebbe la fonte del suo potere?- chiese Stiles che fino a quel momento non aveva detto mezza parola.
-Bhe, è difficile da spiegare. In pratica è così potente perché la sua forza deriva dai resti della città che una volta era abitata da creature sovrannaturali malvagie. Lì sono sepolti i corpi di tutti gli abitanti di quel luogo, che pur essendo morti, conservano ancora il loro potere. Ed è di questo che l’Ani-ra si nutre: del potere dei suoi antenati in modo da diventare sempre più forte giorno dopo giorno.- concluse l’alpha.
-E fammi indovinare, questa città, guarda caso, è proprio sotto Beacon Hills.- disse Stiles intervenendo di nuovo –Ma, l’energia dei morti si esaurirà prima o poi, no?!-
-Si, solo che quando il potere degli antenati finirà l’Ani-ra sarà abbastanza forte da vivere senza problemi, a quel punto non gli servirà più il loro potere, diventerà la creatura più potente che abbiate mai visto.-
-Incoraggiante.- sospirò Stiles incrociando le braccia al petto.
La riunione poco dopo finì e il ragazzino uscì dalla clinica veterinaria per poi entrare in macchina dal lato del passeggero.
-Derek possiamo dormire  da me stanotte? Ho bisogno di altri vestiti e cose del genere.-
-Si certo, però prima passiamo dal loft così prendiamo le tue cose e anche un pigiama e un cambio per me.-
***
Arrivarono a casa di Stiles e il ragazzino si precipitò di corsa nella propria camera.
-Derek, hai visto la mia felpa della squadra di lacrosse?- chiese il minore affacciandosi dalle scale per farsi sentire meglio dal licantropo.
-Bhe, in realtà ce l’ho io.- rispose Derek raggiungendo Stiles in camera.
-Come?! Perché?-
Stiles era confuso, il maggiore arrossì leggermente.
-L’ho presa perché mi mancavi e sulla felpa c’era impresso il tuo profumo, così ho deciso di prenderla. Scusa non avrei dovuto.- rispose Derek abbassando il capo.
Il ragazzino rimase sorpreso sia dalla risposta del maggiore sia dal fatto di essere stato capace di metterlo in imbarazzo e farlo arrossire. Stiles non perse tempo e si precipitò ad abbracciare il licantropo sorprendendosi, ancora, del fatto che quelle braccia gli erano mancate come non mai. E Derek cedette a quel contatto. Con Stiles, i muri che ergeva erano vani, inutili, il licantropo non comprendeva il perché, non capiva come mai, o meglio, lo sapeva, Stiles era il suo compagno, però Derek si era reso conto che non era solo il suo lupo ad essere affascinato dal minore ma anche la sua parte umana.
-Cosa mangiamo oggi lupacchiotto?- disse Stiles per sdrammatizzare un po’ avendo notato l’espressione del maggiore.
-Non lo so, controllo in frigo ma non chiamarmi ‘lupacchiotto’.-
-Io ti chiamo come mi pare e piace, ma se sento qualcun’altro chiamarti così mi innervosisco.-
-Cos’è? Sei geloso Stilinski?-
-Geloso?! Di te?! Mai!-
-Si certo, certo.-
-Parla quello che è geloso del fattorino della pizza.-
-Quelli sono solo piccoli e futili dettagli.-
-Non te la cavi così facilmente.- disse Stiles mentre il licantropo iniziava a correre e il ragazzino lo seguiva giù per le scale.
-Ti prendo!-
Dopo aver pronunciato quelle parole la sua ‘preda’ cadde sul divano e Stiles gli finì sopra.
-Vedi, ti ho preso. Sono un uomo di parola io.-
-Tu saresti un uomo?-
-Si, vuoi controllare?- chiese Stiles con voce sensuale per poi scoppiare a ridere guardando la smorfia dipinta sul volto di Derek che cercava di scrollarselo di dosso.
-Bhe, rispondi.-
-No grazie. Passo.- rispose il maggiore.
-Sicuro?-
-Sicurissimo.- disse Derek sorridendo.
Poi Stiles si alzò e cominciò a gironzolare per il salone senza sapere cosa fare.
-Cosa stai facendo di preciso?- chiese il maggiore non capendo il senso dei gesti del più piccolo.
-Niente.-
-Vieni qui.- disse Derek facendo segno a Stiles di sedersi vicino a lui. Il ragazzino si sedette al suo fianco.
-Come ti senti?-
A quella domanda tutta la felicità del più piccolo sfumò in una nube di fumo portandosi via anche quel po’ di serenità che si era creata. Il maggiore se ne accorse ma non poté più fare nulla, ormai il danno era fatto e non si poteva riparare.
-Bene Derek, sto bene.- rispose il ragazzo con tono freddo e distaccato. –Ti prego, non chiedermelo più.-
-Si scusa, non pensavo potesse…- Fu interrotto.
-Potesse cosa?! Infastidirmi?! Derek, non mi infastidisce il fatto che tu mi abbia chiesto come io stessi, la cosa che mi disturba è che ogni volta che qualcuno me lo chiede mi torna in mente il dolore asfissiante che ho provato ed è come se lo provassi di nuovo. Giuro che fa male, tanto, troppo, è oltre ogni limite umano.-
-Stiles, tu non sei umano.-
-Lo so, lo so, lo so.- continuò a ripetere il ragazzo mentre tirava pugni al torace del maggiore violentemente, poi lo graffiò e il sangue iniziò a sgorgare dal petto di Derek che però rimaneva impassibile davanti alla vista di Stiles visibilmente distrutto.
Il minore si bloccò di colpo, fissò le sue mani, gli artigli che erano spuntati e il sangue su di essi, poi spostò lo sguardo su Derek vide il sangue scorrere e le ferite non rimarginarsi.  Il licantropo senza parlare si voltò e andò verso il bagno per farsi una doccia ripulendosi le ferite ancora aperte.  Ma non erano quelle che facevano più male al maggiore, la cosa che lo distruggeva era la violenza con il quale Stiles si era scagliato su di lui graffiandolo, tirando pugni orribilmente forti, ma ancor più di quello, la cosa che lo aveva ferito di più era stato vedere il volto del ragazzo, che prima era ai suoi piedi, straziato e distrutto.

Spazio me:
Eccomi sono tornata, spero che questo capitolo vi piaccia, gli eventuali errori grammaticali li correggerò quando avrò finito di pubblicare tutta la storia.
Domandine:
Vi piace il mio modo di scrivere?
Avete letto Shadowhunters?
-blue


 

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Capitolo 12
*** |11| ***


Stiles rimase fermo, immobile per minuti interminabili, poi crollò in ginocchio sentendo il torace lacerarsi, svenne oscurando la mente da tutto.
Quando Derek finì di fare la doccia scese in salotto trovando Stiles svenuto a terra in una pozza di sangue e sul petto gli stessi identici tagli che anche il maggiore aveva. Il licantropo si precipitò vicino al corpo inerme del ragazzo, gli strinse la mano e prese un po’ del suo dolore innescando la guarigione poi, dopo essersi assicurato che Stiles stesse guarendo, si alzò e si andò a stendere sul divano lasciando il minore a terra. Derek si accorse però che anche le sue ferite stavano guarendo contemporaneamente a quelle del suo compagno, non fece nulla, semplicemente lasciò che l’andamento naturale delle cose continuasse e così si addormentò.
Quando Stiles si svegliò vide il licantropo riposare sul divano e tutto gli tornò in mente: Derek che gli chiedeva come stava, Stiles che gli rispondeva male, Derek che gli diceva che non era umano, Stiles che lo feriva, Derek che se ne andava via da lui.
In automatico il ragazzino si sollevò la maglietta e notò che tutti i graffi che prima erano presenti sul proprio corpo non c’erano più ma al loro posto c’ero delle cicatrici. Il figlio dello sceriffo si sorprese a vederle, ricordava che quando i ragazzi del branco si ferivano non rimanevano le cicatrici.  Curioso, decise di controllare anche se Derek fosse guarito, quindi piano gli alzò la maglietta e vide che anche sul torace del licantropo erano presenti delle cicatrici. La mano del ragazzino andò ad accarezzarle con cura, facendo risvegliare il maggiore che non fece nulla se non spostare lo sguardo verso il soffitto e fare finta che niente stesse accadendo, inebriandosi, in realtà, del contatto con il minore.
Appena Stiles si rese conto che Derek era sveglio bloccò il contatto immediatamente, allora il licantropo si alzò da divano e andò verso la cucina per cucinare qualcosa da mangiare. Nel frattempo Stiles si cambiò indossando una tuta e lasciando il maggiore da solo.
Quando tornò in cucina rimase stupito dal fatto che Derek avesse cucinato anche per lui. Il figlio dello sceriffo si sedette di fronte al maggiore che pur avendo notato la presenza di Stiles non alzò lo sguardo ma continuò a mangiare indifferente.
Dopo la cena molto silenziosa entrambi andarono a dormire, il giorno dopo ci sarebbe stata la luna piena e i due erano preoccupati per la sorte di Stiles, non sapevano se sarebbe riuscito a controllarsi ne se Derek sarebbe stato in grado di aiutarlo minimamente, soprattutto se si prendeva in considerazione il fatto che ultimamente quando erano vicini invece di calmarsi si innervosivano solo di più.
***
La mattina seguente quando Derek si svegliò trovò Stiles intento a fare le flessioni, il licantropo non fiatò, semplicemente andò verso il frigo e si verso un po’ di latte in una tazza poi tornò in salone. In tanto Stiles continuava ad allenarsi senza degnare di uno sguardo anche se era consapevole che, mentre beveva la sua tazza di latte, lo sguardo di Derek era puntato sul corpo del ragazzino che felice di quelle attenzioni continuava ad allenarsi. La prima mezz’ora la passò a fare le flessioni, Stiles sapeva che i licantropi avevano più resistenza degli umani e così aveva deciso di sperimentare fino a dove potesse spingersi il suo corpo. Derek , dal canto suo, non aveva smesso un secondo di fissare il corpo del più piccolo, osservava i muscoli contrarsi e rilassarsi, le gocce di sudore che brillavano sulla pelle del ragazzo rendendolo ancora più attraente. A Derek venne in mente la stessa scena, c’era solo un piccolo particolare che la differenziava da quella che in quel momento si stava svolgendo: i ruoli erano inversi e da quel particolare il licantropo capì che le cose non sarebbero mai andate come prima.
Stiles finì poco dopo di allenarsi e andò verso la cucina per prendere un bicchiere d’acqua. Nella stanza però era già presente Derek che era sistemato proprio accanto al rubinetto, Stiles prese un bicchiere e gli si avvicinò. Portò un braccio verso il rubinetto e l’altro vicino al busto del licantropo che non sembrava minimamente intenzionato a spostarsi dal proprio posto. Quando il ragazzino fece per portare il bicchiere alle labbra con il braccio sfiorò il linguine di Derek che fremette a quel contatto. I loro volti erano a pochi centimetri di distanza e il maggiore non resistette più, prese il viso di Stiles tra  le mani e combaciò le loro labbra, il figlio dello sceriffo stupefatto da quel gesto lasciò cadere a terra il bicchiere frantumandolo e provocando un rumore secco. I due continuarono a baciarsi incuranti, le mani di Stiles tiravano leggermente i capelli di Derek mentre le braccia di quest’ultimo lo stringevano forte per la vita.
Gli occhi di entrambi si tinsero di blu, il maggiore se ne accorse e interruppe subito il contatto, andando in bagno. Ormai era diventato il suo rifugio: in pratica, ogni volta che accadeva qualcosa con Stiles oppure quando i pensieri lo travolgevano scappava in bagno. Sembrava un ragazzina di dodici anni alla prima cotta, ma purtroppo per lui quella non era una semplice cotta, ne la prima. Derek si sciacquò il viso e poi rimase fermo a contemplare i suoi pensieri.
Stiles, invece, aveva ricominciato ad allenarsi senza tregua per pensare a qualunque cosa tranne che a Derek. Si tolse la maglietta e osservò le cicatrici che ancora erano presenti sul suo torace poi il suo sguardo si spostò al tatuaggio che aveva sulla clavicola, quello che lo aveva marchiato. Aveva chiesto al maggiore perché quel simbolo fosse sul suo corpo ma non aveva ricevuto risposta, il tempo era trascorso e Stiles aveva avuto paura di scoprire il motivo della presenza del tatuaggio così aveva lasciato perdere facendo si che la sua fantasia si sbizzarrisse ad immaginare gli scenari possibili sulla motivazione.
A riscuoterlo dai suoi pensieri fu il bussare alla porta, Stiles si precipitò ad andare ad aprire. Davanti a lui c’era Scott davanti che teneva per mano Isaac.
-Hey.-
-Ciao ragazzi.- salutò Stiles.
-Okay, sento tanta tensione in questo momento qui. Cosa è successo?- chiese Isaac senza trattenersi neanche il minimo.
-Nulla! Come fai a dire che c’è tensione?!-
-Tesoro, sono un licantropo, sono capace di abbinare gli odori ai sentimenti e alle situazioni.- rispose il ragazzo del migliore amico del ragazzino.
-Ah, giusto. Comunque hai sentito male, non c’è alcuna tensione.- esclamò Stiles mettendosi sulla difensiva.
-Amico, in realtà ha ragione Isaac, qui è successo qualcosa.-
-Non è successo nulla, se siete venuti qui per esporre i vostri film mentali su me e Derek allora quella è la porta.-
-Stiles, che ti prende?-
-Ripeto niente, solo portatemi lontano da qui per un po’ di tempo, non ce la faccio più.- disse esasperato Stiles.
-Okay, avviso Derek e andiamo. Dov’è?- chiese Scott.
-Non ne ho la più pallida idea.- rispose Stiles. – E non me ne importa.-
-Sarà in bagno.-
Scott si avviò verso il bagno. Conosceva perfettamente quella casa ci aveva passato tutta la sua infanzia, era come la sua, anzi forse era meglio, a quell’edificio erano legati tutti i momenti belli della sua vita, quando a casa sua le cose diventavano troppo difficili Scott, scappava lì, da Stiles: il suo migliore amico, suo fratello, la persona che c’era sempre stata per lui.
L’alpha arrivò davanti alla porta del bagno e bussò.
-Stiles lasciami in pace.-
-Non sono Stiles, sono Scott. Ti volevo avvisare che io e Isaac portiamo Stiles a fare una passeggiata.-
-Va bene.- rispose solamente Derek sospirando.
-Derek è tutto apposto?-
-Si, non preoccuparti.-
-Sicuro?-
-Si, certo. Divertitevi.-
Dopo aver liquidato tutti i presenti nella casa Derek uscì dal bagno e si sistemò prima di iniziare ad allenarsi anche lui visto che ormai aveva del tempo libero molto raramente quindi non aveva modo di tenersi in forma.
Ultimamente la cosa che lo aveva tenuto più occupato era stata cercare di evitare Stiles, in tutto e per tutto. Non perché fosse arrabbiato con lui, ma semplicemente perché non gli andava di discutere di quello che era accaduto negli ultimi giorni. Appariva tutto molto strano in quel periodo della sua vita, era tutto più complesso, tutto influenzato dalla presenza di Stiles nel suo cuore, perché doveva ammetterlo, il ragazzino aveva occupato gran parte di esso. In realtà c’era sempre stato nel suo cuore ma da quando il figlio dello sceriffo si era presentato davanti alla sua porta qualcosa era cambiato, Derek non lo vedeva più come una persona da infastidire ma a cui in verità si tiene, ora lo vedeva più come una parte di lui, come se l’unica persona dell’universo fosse quel ragazzino sarcastico e iperattivo che anche nei momenti più difficili trovava la forza di scherzare e di guardare il lato positivo per nascondere la paura che prova. Ma più di ogni altra cosa era preoccupato che Stiles d’ora in poi non avrebbe avuto più bisogno di lui, sarebbe stato capace di proteggersi da solo senza il bisogno di nessun’altro, era preoccupato del fatto che Stiles lo potesse abbandonare perché ora le carte in tavola erano cambiate, ora quello che aveva bisogno di aiuto era Derek e l’unico che poteva darglielo era Stiles e il maggiore aveva paura di quella situazione.
Finito di allenarsi fece una doccia e poi si sistemò sul divano, accese la TV, girò i canali senza prestare realmente attenzione a quello che trasmettevano, la sua mente era annebbiata, si rifiutava di pensare a qualunque cosa che non fosse Stiles cosa che infastidiva Derek, parecchio.
Aspettò che i ragazzi tornassero, ma ormai erano passate quattro ore da quando avevano varcato la soglia della porta per uscire da quella maledetta casa. Si stancò di rimanere fermo e sperare che Stiles tornasse da lui, decise quindi di andare a fare una passeggiata nel bosco di Beacon Hills: la città da cui chiunque vorrebbe andarsene.
Andò via, si allontanò da tutto quello che riguardava la sua nuova vita e si avvicinò, invece, a quello che riguardava la vita di cui ora sentiva la mancanza. Dopo una mezz’ora varcò la soglia della sua infanzia. La casa nel bosco, quella abbandonata che terrorizzava tanto i bambini, quella che una volta era stata la casa di un bambino un po’ particolare, speciale se così si può dire, quella che una volta era casa sua.
Girò per le stanze, mentre con una mano sfiorava i muri segnati dalla sua storia. Poi sentì un rumore provenire dalla sua vecchia stanza, si avvicinò con le spalle contro il muro, aprì la porta con un calcio ed entrò. Apparente mente la stanza era vuota, non c’era niente, però poi il cigolio dei cardini della porta alle sue spalle lo fece girare, nessuno, non c’era nessuno neanche dietro di lui. Le spalle non erano più contro al muro, Derek era fermo immobile in mezzo alla stanza mentre spostava lo sguardo per la stanza alla ricerca di qualcosa che potesse giustificare il rumore, si sentì prendere dalle gambe e trascinare per la stanza, il licantropo cercò di liberarsi senza risultati, toccò qualcosa, sembrava un braccio, lo strattonò e l’incubo apparve.
 Era orribile, al posto degli occhi aveva due buchi, metà faccia era squartata, la bocca macchiata di sangue, artigli lunghi al posto delle unghie, una cicatrice enorme occupava il petto di quella creatura, la cosa che lo preoccupava di più era il ghigno che aveva stampato in volto. Derek si riprese dai suoi pensieri sentendo gli artigli di quel coso graffiargli la gamba, i suoi occhi si illuminarono di azzurro, si trasformò, ringhiò e si getto sulla creatura che aveva davanti. Lo graffiò, lo prese a pugni, a calci ma il mostro sembrava non accusare nulla, allora Derek si girò per scappare, ma venne fermato dal mostro che ora aveva graffiato la schiena del licantropo lasciando un taglio enorme e sanguinante. Le ferite non sembravano guarire ma Derek non si arrese, si voltò e tornò a combattere.
***
Stiles si fermò nel bel mezzo della strada urlando, i suoi occhi si tinsero di azzurro, sentiva la schiena e i polpacci bruciargli.
-Stiles? Stiles cosa succede? Che hai?- chiese Scott.
-La schiena, le gambe.- balbettò in risposta il ragazzino.
Scott si precipitò ad alzargli la maglietta notando un taglio molto profondo dietro la schiena.
-Come te lo sei procurato?-
-Der..dere..derek- disse il figlio dello sceriffo ignorando la domanda dell’amica.
-Derek cosa?-
-E’ in pericolo, dobbiamo trovarlo.- rispose Stiles in un sussurro raccogliendo tutte le forze che gli erano rimaste per alzarsi e andare a salvare Derek che per la prima volta aveva bisogno di aiuto, del suo aiuto.

Spazio me:
Buone feste,
auguri.
-blue

 

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Capitolo 13
*** |12| ***


Derek continuò a lottare contro quel mostro orribile ma ogni colpo che gli assestava non sembrava turbarlo neanche minimamente, al contrario dei colpi che riceveva, quelli il licantropo li sentiva, aveva graffi ovunque che non accennavano a guarire. Derek iniziò a vedere sfocato, continuava a tirare colpi a vuoto senza colpire nulla, provò a tirarsi in piedi ma le forze gli mancarono e cadde rovinosamente a terra, ci rimase un po’ ma poi trovò il coraggio per rialzarsi e combattere ancora.
Ricominciò a colpire l’orrore che aveva davanti percuotendolo ripetutamente senza però ottenere risultati, capì che l’unica cosa che gli restava da fare era scappare e così fece. Uscì dalla stanza e si avviò per le scale trovandosi nel salone, si diresse verso il camino e prese il pezzo di metallo che una volta era una paletta per la cenere, per difendersi da eventuali colpi, meglio avere qualcosa con cui proteggersi anche se è una paletta in metallo.
In realtà era anche appuntita quindi sarebbe veramente potuta tornare utile.
Derek poi continuò a correre per uscire dalla casa ma si rese conto che l’ingresso era stato bloccato. Non chiedendosi da chi fosse stato chiuso il licantropo si diresse verso le scale che portavano al sotterraneo della casa, aveva sempre odiato quel posto ma era l’unico rimasto in cui nascondersi. 
Derek, arrivato nel sotterraneo, serrò la porta per non permettere a quel essere orribile di entrare. Poi sentì un rumore alle sue spalle, si voltò con la paletta in mano pronto a colpire ma non vide nulla, successivamente un altro rumore, Derek, questa volta, non si girò, rimase immobile dov’era e aspettò che il mostro si avvicinasse. Udì il rumore di alcuni passi, più l’essere si avvicinava più il suono si intensificava , quando il licantropo lo sentì abbastanza vicino si voltò e colpì il mostro, lo infilzò sentendo il pezzo di metallo affondare ferocemente nello stomaco dell’essere deforme. Sangue di un rosso scarlatto iniziò a sgorgare fuori da quel corpo mostruoso, Derek non ci pensò due volte, andò verso la porta del sotterraneo e l’aprì, poi si precipitò fuori da quella casa correndo veloce.
Si fermò solo dopo essersi assicurato di essere abbastanza lontano dalla casa, si rilassò un attimo appoggiandosi contro il tronco di un albero ma non appena la schiena del licantropo venne a contatto con il legno del tronco un bruciore gli pervase tutto il corpo facendogli ricordare di essere ferito.
Mentre lottava l’adrenalina lo aveva distratto abbastanza da non fargli prestare attenzione al dolore che sentiva ma ora che tutto era finito Derek si sentiva distrutto, aveva la sensazione che le forze lo stessero abbandonando, però la cosa che più lo turbava era il fatto che le ferite non fossero ancora guarite. Non gli era mai successa una cosa del genere, purtroppo non ebbe il tempo di pensarci perché il buio prese possesso della sua mente e Derek svenne, lì in mezzo al bosco.
***
Stiles era preoccupato percepiva dolore ovunque, sentiva il corpo andargli in fiamme, stava perdendo le forze, si sentiva svenire. Sapeva che tutte quelle sensazioni non gli appartenevano, era consapevole che tutto il dolore che provava proveniva da Derek e questo lo faceva stare ancora più male.
Scott invece non capiva precisamente cosa stesse succedendo, seguiva Stiles sorreggendolo insieme a Isaac, si fidava del suo migliore amico ma in quel momento non gli sembrava proprio in forma. Si vedeva da lontano un miglio che era preoccupato per Derek, solo Scott non capiva per quale motivo stessero camminando nel bosco da due ore. L’alpha credeva che il licantropo fosse a casa, ne era convinto, ma quando iniziò a sentire l’odore di Derek capì che doveva fidarsi del suo amico.
Camminarono nel bosco per qualche altro chilometro poi scorsero una figura muscolosa accasciata vicino ad un albero.
Stiles ignorò i dolori e si precipitò accanto al corpo inerme del suo compagno, si inginocchiò e sistemò la testa di Derek sulle sue ginocchia, iniziò a accarezzargli i capelli mentre con l’altra mano prendeva un po’ del suo dolore. Scott lo affiancò subito.
-Perché non guarisce? Scott, perché Derek non guarisce?!- chiese il ragazzino urlando preoccupato.
-Non lo so, mi dispiace. Portiamolo da Deaton.- rispose l’altro.
-Si, si, aiutatemi a sollevarlo.- disse Stiles con la voce tremante per la paura.
***
Arrivati alla clinica posarono Derek sul tavolo di metallo dove Stiles aveva passato tanto tempo, Deaton si precipitò subito da loro.
-Che succede?-
-Non guarisce, non so come sia successo ma si è ferito e ora non guarisce più.-
-Okay, dove si è ferito?-
-Dietro le spalle.-
-Come lo sai? Non hai controllato.- chiese Scott cercando di capire meglio la dinamica della situazione.
-Ti ricordo quando sono crollato in ginocchio nel bosco? Non mi ero ferito io, era Derek che si era fatto male, succede spesso ultimamente, quando uno dei due si ferisce l’altro percepisce lo stesso dolore e poi si forma la cicatrice ad entrambi. Non ho idea del perché.-
-Va bene.- rispose semplicemente Deaton. Il druido iniettò una sostanza gialla al licantropo disteso sul tavolo poi diede la possibilità a Stiles di avvicinarsi.
Mentre si allontanava per lasciare spazio al ragazzino Deaton spiegò cos’era il liquido giallo che ora circolava nel sangue di Derek.
-Tra un po’ dovrebbe stare meglio, se si sveglia non fatelo muovere subito, aspettate mezz’ora prima di farlo alzare per portarlo a casa: il tempo che la sostanza faccia effetto.-
Con quelle parole Deaton lasciò i ragazzi da soli tornando da dove era venuto.
Dopo qualche ora Derek aprì gli occhi ritrovandosi alla clinica veterinaria, provò ad alzarsi ma le esili braccia di Stiles lo bloccarono.
Il licantropo si guardò in torno, spostò con cautela la braccia e poi piano si alzò. Guardò il ragazzino di fronte a se in modo da fargli comprendere che voleva solo andare a casa, non seppe come ma ci riuscì e ne fu molto contento.
Derek non aveva osato rivolgere la parola a Stiles e Stiles non aveva osato rivolgere la parola a Derek. Entrambi avevano paura di dire la cosa sbagliata e quindi preferivano rimanere in silenzio ma la cosa iniziava a dilungarsi troppo, per entrambi quella situazione era snervante.
Una volta arrivati a casa Stiles aiutò Derek a salire le scale poi il maggiore si chiuse nel bagno come quella mattina, si fece una doccia e poi scese in salone dopo essersi cambiato.
Al piano inferiore trovò Stiles intento a cucinare, lo sguardo di Derek andò automaticamente al orologio, notò che erano le 15:00 e la luna piena si stava avvicinando. C’era ancora molto tempo ma il potere che influenzava la parte di lupo era forte già da adesso in più la tensione tra i due era molto alta ed il tutto influiva sulle conseguenze della trasformazione.
Pranzarono poi Derek si sistemò sul divano. Stiles gli si mise di fronte e gli mostrò il tatuaggio, poi i tagli sull’addome e infine quelli sulla schiena.
- Stiles, io…-
Il ragazzino sospirò cacciando l’aria che non si era reso di star trattenendo al suono della voce di Derek, così profonda e roca, non la sentiva da troppo tempo.
-Stiles, mi dispiace di avertelo detto.- continuò Derek.- Tutto quello che senti, tutte le emozioni che provi e che ti sembrano non appartenerti in realtà sono le mie, Stiles la luna ha deciso che tu sarei il mio compagno, abbiamo avuto l’imprinting.-
-Cosa dovrebbe significare?-
-Significa che ora il legame che ci unisce è molto più forte. I nostri lupi sono legati e questo si ripercuote anche su di noi.- spiegò Derek.- Nella prima parte di questa specie di incantesimo, se così lo vogliamo chiamare, tutto quello che accade a uno lo sente anche l’altro, sia le emozioni negative che positive, come potrai aver capito anche quando uno dei due si ferisce l’altro accusa il colpo. Ma questo solo nella prima parte poi dopo qualche mese semplicemente sapremo se l’altro sta male senza riportarne i segni, senza condividere le ferite.-
- Mi stai dicendo che sono il tuo soulmate?!-
-Si.- sussurrò Derek.
-Da quanto lo sai?- chiese Stiles urlando.
-Da qualche settimana.-
-Mi stai prendendo in giro?! Nonostante tu lo sapessi da tutto questo tempo non hai pensato di dirmelo. Ma cosa in quella testa?! Non hai pensato che mi avrebbe fatto piacere saperlo prima?-
-Volevo aspettare il momento giusto, non volevo rovinare tutto.-
-Rovinare tutto?! Tutto cosa?-
-Quello che si era creato tra noi.-
-Cosa si era creato Derek? Nelle ultime due settimane non hai fatto altro che incasinarmi la vita, le mie emozioni verso di te erano più confuse che mai, un momento volevo baciarti e l’altro staccarti la testa a morsi e ora tu te ne esci dicendo che non volevi rovinate quello che si era creato tra noi?!- iniziò ad urlare Stiles - Ma tu ti rendi conto di quello che stai dicendo? Ti rendi conto che era una pazzia pensare che tutto sarebbe potuto tornare come prima? Ti rendi conto del fatto che hai fatto una grande cazzata?-
-Lo so e mi dispiace ma..-
-Ti dispiace? Se solo me lo avessi detto avremmo potuto risolvere la cosa insieme, avremmo chiesto aiuto, ma tu hai voluto fare di testa tua. Cazzo Derek! Non sarebbe dovuto succedere nulla di quello che è successo.-
Quelle parole furono come coltelli nel petto per Derek e, non appena Stiles lasciò la casa per andare a prendere una boccata d’aria e riflettere, il maggiore si precipitò nella camera da letto prendendo tutto quello che gli apparteneva, scrisse un biglietto e lo lasciò sul tavolo in cucina poi uscì da quella casa chiudendosi la porta alle spalle. Salì in macchina e torno a casa propria.
***
Stiles camminò a lungo per le stradine di Beacon Hills poi decise di andare da Scott per chiedergli altre spiegazioni rispetto a quelle che gli aveva dato Derek. Al minore sembrava tutto così strano, non aveva mai pensato che potesse esistere un legame forte come quello che aveva scoperto di condividere con Derek, il figlio dello sceriffo sapeva che c’era un legame tra di loro, qualcosa che li legava ma non aveva mai pensato a nulla di così forte o potente. Stiles si rese conto però anche di un’altra cosa mentre camminava per raggiungere la casa di Scott, capì che Derek era sempre stato capace di farlo sentire vivo, nel bene o nel male, quando lo prendeva in giro Stiles si innervosiva e rispondeva alle provocazioni, quando invece lo salvava o lo stringeva tra le braccia Stiles arrossiva. In pratica Derek era sempre stato capace di provocare delle reazioni, molto forti tra l’altro, era sempre stato capace di fargli provare delle emozioni.
Stiles si perse nei pensieri rendendosi conto solo dopo di aver superato casa McCall di qualche isolato. Tornò indietro e bussò alla porta del suo migliore amico. Scott andò ad aprire trovandosi Stiles sul porticciolo.
-Hey.-
-Ciao.-
-Cosa succede?-
-Perché non mi hai detto che ero diventato il suo compagno?- chiese Stiles in modo apatico, senza far trasparire nessuna emozione.
Non ci fu bisogno di pronunciare il nome di Derek, Scott comprese subito.
-Stiles io...- Scott sospirò.- Derek voleva dirtelo personalmente e io credevo che fosse giusto, solo non pensavo che avrebbe aspettato tutto questo tempo per dirtelo.-
-Va bene lasciamo stare, posso stare un po’ qui? Non me la sento di tornare a casa da Derek.-
-Si, certo, entra.-
-Grazie.-
Stiles entrò in casa poi seguì Scott in camera sua.
-Isaac? Non è qui?-
-No. Aveva delle cose da fare.-
-Okay.-
I due ragazzi passarono il pomeriggio a giocare alla PlayStation e mangiare patatine come facevano quando ancora non erano a conoscenza della verità sul mondo che li circondava, quando ancora era dei ragazzini che non avevano la responsabilità di salvare la città.
-Grazie amico.-
-Di nulla Stiles, lo sai che puoi contare sempre su di me, qualunque cosa ti serva.-
-Vado a casa, ci vediamo domani.-
-Va bene, ciao Stiles.-
***
Nella casa regnava il silenzio più totale, Stiles si sorprese di non riuscire a sentire neanche il minimo rumore, era strano perché da quando era diventato un licantropo riusciva a percepire perfino il suono di un respiro. Stiles provò a concentrarsi meglio sui tumori ma niente. Controllò in tutte le camere e di Derek neanche l’ombra. Scese in cucina e si sedette sullo sgabello accanto al tavolo, passò lo sguardo per tutta la stanza poi però gli occhi di Stiles si fermarono si un punto del tavolo dov’era posato un bigliettino.
“Hai ragione tu, non sarebbe dovuto succedere nulla di quello che è successo. Lasciati tutto alle spalle, dimenticati di quello che è accaduto in queste ultime settimane, non lasciare che i ricordi siano presenti nella tua mente, fai finta che io non sia mai esistito, quando ci incontreremo fingi che tu non mi abbia mai conosciuto.
Fingi, prima o poi ti convincerai anche tu che quello che mostri e racconti agli altri è la realtà.
Addio, Derek.”
Dopo aver letto quelle righe il figlio dello sceriffo non sapeva come sentirsi. Non era felice che Derek se ne fosse andato ma bisognava dire che era stato proprio Stiles a fargli capire che non lo voleva più a casa. Era combattuto, ormai era abituato alla presenza del maggiore e già gli mancava un po’.
 

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Capitolo 14
*** |13| ***


La luna piena si avvicinava e Stiles era sempre più confuso e nervoso, non riusciva a gestire le emozioni figuriamoci il lupo, decise di fare la cosa più semplice: chiamò Scott.
L’amico arrivò in fretta a casa e lo aiuto, quando iniziò a trasformarsi Stiles non vedeva più il volto di Scott, davanti a gli occhi gli passavano tutte le immagini di Derek, tutto quello che era accaduto nelle settimane precedenti e questo gli procurava solo altra rabbia.
Scott cercò di aiutarlo ed in parte ci riuscì ma però era consapevole che c’era una parte di Stiles che poteva essere calmata e rassicurata solo dalla presenza di Derek.
***
Per il maggiore quella notte fu un inferno, stare senza Stiles gli procurava un vuoto dentro  che nessun altro poteva colmare, era certo di non essersi ancora innamorato del ragazzino ma sapeva che prima o poi sarebbe successo, comprendeva l’inevitabile.
Il loro legame era qualcosa di inspiegabile, talmente forte da condizionare la vita di entrambi ma allo stesso tempo troppo debole e instabile per resistere alle incomprensioni che c’erano tra i due. Era complicato, semplicemente complicato.
Il suo mondo stava cambiando, il mondo di entrambi stava cambiando e loro rimanevano fermi ed immobili ad osservare, erano gli spettatori del proprio cambiamento.
Derek non resistette più, si trasformò ed il suo manto nero ricoprì il corpo del lupo dagli occhi azzurri.
***
Stiles nel frattempo aveva ancora le sembianze di un lupo bianco. Scott rimase affascinato dalla bellezza della creatura che era diventato il suo migliore amico, però c’era qualcosa che non quadrava ma l’alpha non avrebbe saputo dire cosa. Solo quando ritornò umano Scott poté comprendere che erano gli occhi ad aver preso un colorito strano e differente da l’ultima volta.
-Stiles?-
-Si?-
-Di solito di che colore sono i tuoi occhi quando ti trasformi?-
-Azzurri, perché?-
- Completamente azzurri?-
Stiles non rispose, intuendo che c’era qualcosa di diverso nei suoi occhi li fece “illuminare” e poi andò ad osservarsi allo specchio. Quello che vide lo traumatizzò e non poco. Gli occhi che una volta erano completamente azzurri ora sfumavano nel verde smeraldo.
-Come..com’è possibile una cosa simile?- chiese il figlio dello sceriffo balbettando.
-Sinceramente non saprei. Mando un messaggio agli altri, gli dico di vederci tutti alla clinica domani mattina, abbiamo molte cose di cui parlare e questa è solo una delle tante.-
***
La mattina seguente erano tutti alla clinica tranne Derek, Stiles aspettava impaziente, non sapeva cosa sarebbe successo quando si sarebbero incontrati, il ragazzino però sperava davvero che il maggiore si presentasse.
-Ragazzi, Derek non verrà però lo sentiremo in vivavoce dal telefono.- annunciò Scott dando voce alle preoccupazioni di Stiles.
-Perché non è qui?- chiese Malia.
-La luna piena ha avuto un brutto effetto su di lui e ora è a casa perché non sta bene.- Scott spostò lo sguardo su Stiles e continuò.- Non si farà vedere in giro per un po’.-
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-Pronto? Derek mi senti?-
-Si ci sono.-
-Okay. L’altro giorno, quando sei stato attaccato..-
-Si-
-Ti ricordi che aspetto aveva la “cosa” che ti ha attaccato?-
-Si, era orribile, metà faccia era squartata, al posto degli occhi aveva due buchi, artigli lunghi al posto delle unghie, una cicatrice enorme sul il petto, la bocca macchiata di sangue, io...io non ricordo altro.-
-Va bene, rimani al telefono mentre discutiamo, sei in vivavoce.
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Stiles percepì una voce diversa quando Derek iniziò a descrivere la creatura che lo aveva attaccato, sembrava quasi che il maggiore avesse paura. Il figlio dello sceriffo gli sarebbe voluto stare accanto, stringergli la mano, dargli coraggio mentre raccontava quelle cose, sapeva che anche se non avessero mai litigato Derek non gli avrebbe mai permesso di trattarlo come qualcuno da accudire, era troppo orgoglioso un po’ come Stiles in fondo. Era solo per colpa della loro testardaggine e del loro orgoglio se ora erano in quella situazione e Stiles se ne rendeva conto
-Stiles, Stiles ci sei?-
-Uhm cosa?-
-Ti stavamo chiedendo se ricordavi l’aspetto dell’Ani-ra.-
-Ah. Non lo ricordo precisamente, in testa ho solo l’immagine di un volto sfocato e macchiato di sangue.-
-Com’è possibile che nessuno oltre Derek ricordi l’aspetto di quel coso?!- sbottò Malia.
-Malia calmati.- intervenne Derek con la voce metallica modificata dal telefono.
-Non fa nulla ragazzi, troveremo un altro modo per riconoscerlo. Dobbiamo occuparci anche di un’altra cosa per la quale ci serve Deaton.-
-Cosa?- chiese Derek facendo posare lo sguardo di tutti sul telefono posizionato al centro del tavolo.
-Riguarda la trasformazione di Stiles.- rispose Scott.
Derek non rispose lasciò che Deaton lo facesse al posto suo.
-Okay, ditemi.-
-Dopo la trasformazione, la notte scorsa, gli occhi di Stiles erano cambiati, non erano più tutti azzurri ma sfumavano nel verde.- spiegò l’alpha.
-Uhm, Stiles me li puoi mostrare?-
-Si, certo.- rispose il figlio dello sceriffo facendo illuminare gli occhi.
-Okay, ieri, durante la trasformazione intendo, eri con Derek?-
Il ragazzino esitò un po’.
-No, non ero con lui.-
-Ecco il motivo, è normale che i tuoi occhi stiano cambiando colore, la lontananza dal tuo compagno..-
Stiles dopo quella parola venne travolto da i ricordi ma poi la voce di Deaton lo riportò alla realtà.
-..a fatto si che il vostro legame si modificasse.-
-In che senso?-
-Bhe, vedi si è rafforzato al posto di regredire, durante la trasformazione ti sei connesso con Derek e senza accorgertene gli hai mostrato tutto quello che in quel momento ti passava per la testa.-
-Io, in effetti, ho visto varie immagini dal suo punto di vista, ecco cosa stava succedendo.- intervenne Derek.
Stiles appena sentì la voce del maggiore iniziò a vedere sfocato, sentiva solo rumori soffocati, poi il buio più totale: era svenuto, di nuovo.
Derek invece sentì le voci degli altri chiamare Stiles però non percepì nessuna risposta.
/\/\/\/\/\/\/\/\/\/\/\
-Che cosa sta succedendo? Qualcuno mi risponda vi prego.-
-Derek mi senti?-
-Scott? Sei tu? Cosa succede?-
-E’ Stiles, è svenuto.-
-Sto arrivando.-
\/\/\/\/\/\/\/\/\/\/\
Derek si precipitò alla macchina, salì, mise in moto e partì.
Lui e Stiles avevano litigato ma Derek non avrebbe mai lasciato il ragazzino solo quando ne avrebbe avuto bisogno mai, anche a costo della vita.
Arrivò alla clinica veterinari e non ebbe neanche il tempo di scendere dalla macchina che Scott caricò il corpo di Stiles su i sedili posteriori e poi si sedette accanto al amico svenuto.
-Hey.-
-Ciao, potresti accompagnarmi a casa di Stiles?-
-Si, certo.-
-Derek?-
-Si?-
-Cosa è successo tra di voi?-
-Ho detto a Stiles che era il mio compagno e lui si è infuriato perché riteneva che dovessi dirglielo prima. In effetti aveva ragione. Da lì è partita una discussione sul nostro rapporto e lui mi ha fatto capire apertamente che non vuole avere più nulla a che fare con me.-
-Derek non è vero che non vuole avere niente a che fare con te, dagli il tempo di elaborare la situazione vedrai che tornerà dopo un po’.-
-Non credo.-
-Come fai a dirlo?-
-Credo che: ” Non sarebbe dovuto succedere nulla di quello che è successo.” Non sono parole dette per caso.-
-Era solo arrabbiato, capiscilo Derek. E’ normale.-
-Io non credo.-
Il discorso si concluse lì e nessuno fiatò durante tutto il tragitto fino a casa Stilinski. Sistemarono Stiles in camera da letto e poi Scott uscì dalla stanza per lasciare che Derek rimanesse solo con il figlio dello sceriffo.
Il maggiore dopo che Scott se ne fu andato accarezzò i capelli del minore, gli baciò la fronte e poi sussurrò delle semplici parole.
-Mi manchi.-
In fine uscì dalla stanza raggiungendo l’alpha.
-Scott, io vado.-
-Uhm okay.-
-Non dire a Stiles che sono stato qui ma appena si sveglia chiamami o mandami un messaggio.-
-Va bene.-
-Ciao Scott.-
-Ciao Derek.-
Il maggiore uscì dalla casa e salì di nuovo in macchina, mise in moto e si avviò verso casa propria.
Non riusciva a crederci che già gli mancasse il ragazzino, erano solo pochi giorni che non ci parlava realmente e in più l’ultima conversazione che avevano avuto non era stata molto dolce. Trovare la forza per uscire da quella casa era stato davvero difficile ma aveva dovuto farlo, se avesse rivisto gli occhi del minore non avrebbe più avuto la capacità di andarsene.
 

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Capitolo 15
*** |14| ***


I giorni passavano, Stiles si era ripreso da un po’ ma non vedeva Derek da parecchio tempo e ne sentiva l’incessante bisogno. Aveva necessità delle mani del maggiore ad accarezzarlo, dello sguardo del più grande posato sul suo corpo, aveva bisogno di quelle dannate labbra che occupavano il volto di Derek a contatto con le proprie, esigeva le braccia del licantropo ad avvolgerlo.
La semplice verità era che gli mancava, tanto, troppo, in più il potere del legame non semplificava per niente le cose, le peggiorava soltanto, faceva si che Stiles sentisse un vuoto nel petto che, sapeva, avrebbe potuto colmare solo Derek. Il figlio dello sceriffo credeva che in realtà fosse tutto colpa del legame ma poi, ragionando, aveva compreso che la sua volontà e il potere del legame erano la stessa cosa perché un compagno non viene scelto solamente dalla parte di lupo ma la decisione si basa anche sull’emozioni della parte umana.
Stiles, stanco dei pensieri che gli occupavano la mente, si alzò dal letto sul quale era steso e scese in cucina per fare colazione. Era solo a casa, aveva pensato di allenarsi  e poi cercare di andare a parlare con Derek, quella situazione non poteva andare avanti erano passati solo pochi giorni ma era già distrutto dalla mancanza del compagno nella sua vita.
Derek si sentiva esattamente come Stiles ma sapeva che non avrebbe potuto fare nulla per convincerlo a tornare, la decisione spettava al figlio dello sceriffo e Derek non avrebbe fatto pressioni. Avrebbe tanto voluto arrendersi, andare dal minore e dirgli che avevano sbagliato tutto, che avrebbero potuto ricominciare, ma non lo fece, rimase in attesa sperando solo che Stiles facesse in fretta la sua mossa.
***
Stiles finì di allenarsi e andò a farsi una doccia. Goccia a goccia le forze iniziarono ad abbandonarlo, non sapeva come mai ma si sentì improvvisamente morire, chiuse per un attimo gli occhi e poi li riaprì, velocemente si risciacquò e poi uscì dalla doccia. Rapidamente si vestì e poi si mise in macchina per partire verso il loft di Derek: qualunque cosa gli stessa accadendo sapeva che centrava qualcosa con il legame.
Quando arrivò non ebbe neanche il tempo di bussare alla porta che venne spinto nel loft da Derek.
-Lo senti anche tu?- chiese il più piccolo.
-Si.- rispose Derek senza incrociare lo sguardo di Stiles.
-Come facevi a sapere che ero qui fuori?-
-Ho sentito il tuo odore.-
-Che facciamo?-
-La smetti di farmi domande?-
-Non rispondermi così male, sono io quello che dovrebbe essere incazzato con te.-
-Sul serio?! Davvero vuoi parlare di quello?! Ho capito di aver fatto in errore non c’è bisogno di rinfacciarmelo!-
-Si, ho bisogno di rinfacciartelo perché non hai fatto solo un errore ne hai fatti due perché non hai avuto neanche il coraggio di rimanere e cercare di risolvere la cosa!-
-Come pensi che mi sia sentito io Stiles? Pensi che sia stato felice? Mi sono sentito morire dentro mentre scrivevo quelle parole.-
-E io cosa dovrei dire? Sono stato malissimo mentre leggevo quella cazzo di lettera, mi è crollato il mondo addosso io..-
Stiles non riuscì a concludere quello che stava dicendo perché Derek si fiondò a baciarlo, fece coincidere le loro labbra, era un bacio aggressivo e passionale. Le mani di Derek strinsero il corpo di Stiles per poi infilarsi sotto la maglietta e iniziare ad accarezzarlo. Il minore a sua volta cercava di togliere la maglia a Derek gemendo ogni tanto perché le carezze dell’altro non gli erano per niente indifferenti. Il più grande alla fine assecondò il figlio dello sceriffo e si tolse la maglia facendola volare da qualche parte nella stanza poi la tolse anche a Stiles e lo prese in braccio facendogli incrociare le gambe dietro la schiena, Derek si precipitò verso le scale senza però staccare le labbra da quelle del più piccolo. La posizione in cui erano non fece che peggiorare la situazione perché ad ogni scalino che Derek saliva le loro erezioni entravano in contatto e ad ogni contatto entrambi non riuscivano a trattenere i gemiti.
Finalmente arrivarono alla camera da letto e Derek non perse tempo, spinse Stiles sul letto matrimoniale con tutt’altro che delicatezza, poi gli si avvicinò piano senza staccare il contatto visivo.
-In fretta Derek.- sussurrò il figlio dello sceriffo incitando il licantropo a fare più rapidamente.
Derek non attese altro tempo e si precipitò su Stiles, iniziò a baciargli il collo per poi scivolare fino al torace. Il più piccolo nel frattempo sentendo le labbra del maggiore baciargli tutto il corpo non poteva far altro che gemere per il piacere. Poi le posizioni si ribaltarono: ora era Derek sotto di lui e Stiles aveva il potere. Il figlio dello sceriffo imitò i gesti del maggiore per poi togliergli i jeans. Le posizioni si invertirono di nuovo, anche Derek tolse i pantaloni al minore e poi gli salì a cavalcioni facendo sfregare di nuovo le loro erezioni. Entrambi gemettero non riuscendo a trattenersi poi il maggiore iniziò a muoversi più velocemente sul membro del minore provocando piacere ad entrambi.
-Der..derek.- gemette Stiles.
Derek non resistette più, sfilò con violenza i boxer a Stiles e poi si tolse anche i suoi per poi ritornare a cavalcioni del minore continuando a muoversi sull’erezione ormai molto evidente del più piccolo. Man mano aumentò la velocità dei suoi movimenti e Stiles non riuscì più a trattenersi, venne copiosamente e subito dopo lo seguì a ruota anche Derek.
Il maggiore si stese accanto a Stiles per qualche minuto poi si alzò.
-Vado a fare una doccia poi vai tu okay?-
-Si, certo.-
Derek come suo solito si rifugiò in bagno, aprì il getto della doccia e ci si posizionò sotto. Non poteva credere di averlo fatto, era stato così stupido, aveva peggiorato solamente la situazione, sapeva che dopo quello che era accaduto pochi minuti fa avrebbero litigato di nuovo, non riuscivano a mettersi d’accordo su nulla. Derek avrebbe dovuto fingere che quello che era successo, per lui, non valesse nulla e così facendo avrebbe ferito nuovamente Stiles ma solo e unicamente per il suo bene. Allontanandolo, Stiles avrebbe potuto vivere una vita felice con qualcuno che non aveva i molteplici problemi di Derek, lo avrebbe ferito un ultima volta in modo da assicurarsi che in futuro il figlio dello sceriffo avrebbe avuto la possibilità di vivere tranquillamente lontano da tutto quello che lo avrebbe potuto mettere in pericolo. Si, il maggiore aveva deciso, avrebbe allontanato Stiles per lasciargli vivere la sua vita.
Il maggiore uscì dalla doccia con i capelli ancora bagnati e solo un’asciugamano in vita, andò in camera da letto e trovò Stiles ancora steso sul letto.
 -Ho finito, vai a fare la doccia.- disse il maggiore mantenendo un tono atono.
-È successo qualcosa?-
 -Niente, non è successo niente Stiles, vai a farti la doccia.-
 -Okay, scusa.- rispose il figlio dello sceriffo alzando le mani in segno di resa per poi andare verso il bagno e lavarsi velocemente. Quando finì girò un po’ per la casa cercando Derek, lo trovò steso sul divano con una foto in mano. Il maggiore, appena si accorse della presenza dell’altro, mise da parte quello che aveva in mano e si alzò dal divano.
 -Derek..io-
 -Tu nulla Stiles, va via.-
 -Ma..-
 -Ti prego non farmi urlare.-
 -No, non me ne vado.-
-Stiles ho bisogno di stare solo, non è giornata.-
 -Appunto.-
 -Ti prego va via. Oggi, oggi è successo qualcosa che non ti riguarda, quindi vai a casa.-
 -Derek non voglio sapere quello che ti è accaduto, voglio solo starti accanto in un momento difficile.-
 -Non ho bisogno di te, non ho bisogno di uno stupido ragazzino iperattivo che pensa di essere un eroe pronto a salvare chiunque.-
Derek non avrebbe mai voluto dire quelle cose ma cercò di convincersi che lo stava facendo solo per Stiles.
 Il figlio delle sceriffo, invece, si sentiva distrutto da quelle parole ma non voleva mollare, doveva dimostrare a Derek che lui non era come lo aveva descritto pochi secondi fa, Stile voleva dimostrare al maggiore che era una persona su cui si poteva contare, un adulto con la capacità di affrontare le situazioni più scomode e difficili. Così, con quel obbiettivo, si voltò verso Derek.
 -Non me ne frega un emerito cazzo, non voglio che tu rimanga solo, potrai anche pensare tutto quello che hai detto ma a me non frega nulla, non ti lascio solo in questa situazione, ce lo eravamo promessi e io le promesse le mantengo. Non sono un codardo come te, io ci sono, dovresti sapere che puoi contare su di me per qualunque cosa eppure fai di tutto per farti odiare da me. Non ti capisco più, sei lunatico, stronzo, presuntuoso e anche un po’ eccentrico ma nonostante questo io sono qui per te perché so che, in fondo, il vero Derek non è quello che mostri agli altri e pure se lo fossi io rimarrei comunque al tuo fianco. Ormai ci sono legato a te, questa è la verità.-
Derek si arrese, non sarebbe mai riuscito ad allontanare Stiles e, tra l’altro, non ne aveva più la forza ne la voglia, si avvicinò al minore e si lasciò stringere da quelle esili braccia che gli diedero il conforto di cui aveva bisogno, poi parlò, lasciò uscire poche parole che, però, descrissero al meglio quello che sentiva.
 -Ti amo.-
 Stiles alzò lo sguardo verso Derek e sorrise mentre delle lacrime calde gli accarezzavano il viso.
 -Ti amo.- disse il minore.
 Derek asciugò le lacrime del figlio dello sceriffo e poi appoggiò la fronte su quella di Stiles, si guardarono intensamente, nessuno osò spezzare quel contatto visivo, semplicemente si guardarono per un tempo indefinito poi si sedettero sul divano, accoccolati l’uno all’altro, dimenticandosi per un momento del mondo che li circondava.  Passarono le ore e nessuno dei due sembrava intenzionato a spostarsi o a fare altro se non rimanere abbracciati fino a che potevano, saltarono persino il pranzo senza neanche accorgersene.
 Lo squillo del telefono di Stiles li riportò, purtroppo, alla realtà dove orami era tardo poeriggio.
 Era un messaggio da Scott che chiedeva come stava.
 -Lupacchiotto posso chiedere a Scott e Isaac di venire qui? Volevano sapere come andavano le cose quindi ho pensato che gli avrebbe fatto piacere incontrarci direttamente.-
 -Si certo.-
 -Grazie.-
 -Ah, Stiles?-
 -Si?-
 -Ti amo.-
 -Anche io.-
-Comunque oggi è l’anniversario della morte della mia famiglia Stiles.-
 -Oh, mi dispiace non lo sapevo.-
 -Non preoccuparti, è tutto okay.-
 -Sicuro? Se preferisci dico ai ragazzi di incontrarci domani così ce ne stiamo sul divano solo noi due con un bel film e la pizza.- propose Stiles.
 -Per quanto due invitante la tua proposta è meglio che i ragazzi vengano qui così ci distraiamo un po’ e forse troviamo il modo di distruggere l’Ani-coso del cavolo.-
Stiles rise alle parole del maggiore è Derek lo guardò male facendosi contagiare, poi, dalla risata del figlio dello sceriffo.

Spazio me:
Scusate il ritardo ma sto lavorando ad un'altra storia e avendo finito già di scrivere questa mi distraggo e non aggiorno.
Scusatemi ancora .
-blue

 

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Capitolo 16
*** |15| ***


I ragazzi, dopo che ebbero ricevuto il messaggio da Stiles, si presentarono a casa Hale sorridendo alla visione di Derek e Stiles che si tenevano per mano mentre li facevano accomodare nel loft.
Scott capì che aveva risolto le cose ed era molto felice per loro, sapeva che non sarebbe stato facile perché sia Stiles che Derek erano molto testardi e, per certi versi, anche orgogliosi ma Scott li conosceva bene e sapeva che avrebbero trovato il modo di andare d’accordo, di stare insieme, avrebbero trovato il modo di amarsi. E si vedeva da i loro occhi che si amavano, dai loro sguardi, si perdevano ad osservare l’altro, cercavano il contatto fisico o visivo, avevano bisogno di sapere che il compagno era al loro fianco, avevano bisogno della certezza di esserci l’uno per l’altro e di non essere soli al mondo, in quel mondo che ad entrambi faceva paura.
 Scott lo aveva capito solo guardandoli e poi conosceva bene sia Stiles che Derek, quindi bastava poco a capire che si erano arresi ai loro sentimenti.
 -Okay, che si fa?- chiese Isaac.
 -Film e pizza?- propose Stiles.
 -Tanto, alla fine, finiamo a fare sempre quello.- disse Scott sorridendo, ogni volta che si incontravano finivano sempre per guardare un film e mangiare la pizza.
 I quattro ragazzi discussero un po’ per scegliere cosa guardare ma alla fine vinsero Stiles e Isaac finendo con il far guardare agli altri due il film di Capitan America. Derek e Scott, d’altro canto, dovettero subire tutti i commenti da ragazzine di 10 anni degli altri due ritrovandosi a ridere spesso per le facce buffe che facevano Stiles e Isaac mentre parlavano.
 Derek poi smise di ridere e si bloccò ad osservare il bellissimo volto di Stiles, il ragazzino aveva una bellezza particolare, quella che si nota piano, la bellezza più affascinante che possa esistere, Stiles era bello, bello veramente, lui possedeva la vera bellezza, quella che ti lascia a bocca aperta, Stiles era meraviglioso con il suo corpo esile, quei nei sulla pelle, quei capelli sempre scompigliati, quel suo modo di ridere o sorridere, quel suo
 modo di parlare, quel suo modo di vivere.
 Derek venne distolto da i suoi pensieri da Stiles.
-Derek il film è finito, ordino le pizze cosa vuoi?-
 -Una margherita, grazie.-
Dopo aver chiesto a tutti le loro preferenze sulla pizza Stiles andò in cucina per prendere il telefono e chiamare in pizzeria ma si accorse che c’era qualcuno che lo aveva seguito.
 Si voltò e vide Derek appoggiato alla porta.
 -Hey.-
 -Hey.- rispose Derek avvicinandosi di poco al figlio dello sceriffo.
-Cosa c’è? Hai paura di avvicinarti?- chiese Stiles con sguardo di sfida.
-No, ho paura che tu non riesca a resistermi.- sussurrò il maggiore all’orecchio del ragazzino dopo essersi avvicinato.
 -Sei sicuro che tu vuoi che resista?-
-In realtà no, non voglio che tu resista, voglio appoggiarti su quel tavolo e baciarti.-
 -Fallo.-
 -No, abbiamo ospiti, li hai invitato tu non ricordi?- rispose Derek per poi andar via lasciando Stiles di stucco.
 Il minore sorrise poi prese il telefono e ordinò le pizza: iniziava ad aver fame.
 ***
 I quattro ragazzi si sedettero a tavola e iniziarono a mangiare.
 -Bhe? Come vanno le cose? Mi sembra che abbiate fatto pace.- disse Scott sorridendo.
-E come se abbiamo fatto pace.- sussurrò Derek tra se e se facendo arrossire Stiles che aveva sentito il commento.
 -In che senso?-chiese Isaac confuso dal intervento di Derek.
 -Niente, abbiamo solo fatto pace e ci siamo... chiariti.-
 Stiles arrossì ancora di più quando pronunciò l’ultima parola facendo intuire agli altri due ragazzi il modo in cui si erano chiariti.
 Chiacchierarono ancora un po’, parlarono anche dell’Ani-ra, poi Scott e Isaac tornarono a casa lasciando soli Stiles e Derek.
 I ragazzi si cambiarono e poi si sedettero sul divano. Il maggiore giocherellava con le dita del più piccolo mentre l’altro si lasciava coccolare.
 -Sai, sono sempre stato attratto da te, il vero problema era che non avevo mai pensato che le mie emozioni si potesse trasformare in un sentimento così forte come l’amore. All’inizio di tutta questa storia non pensavo che fosse una cosa buona ma poi ho capito che se ti allontanavo peggioravo soltanto la situazione quindi ho lasciato che i miei sentimenti prendessero il controllo e solo ora mi sono reso conto di quanto sia stato stupido a pensare quelle cose, ci ho privato di tutte le belle sensazioni che avremmo potuto provare. Mi dispiace Stiles ma solo ora ho accettato il fatto che ti amo.-
Stiles lo guardava con uno sguardo indecifrabile per il maggiore, in realtà in quello sguardo si nascondeva tutto l’amore che il ragazzino provava per Derek.
 -Ti amo.- disse Stiles.
 -Ti amo.- rispose Derek.
 -Ti amo.-
-Oh Stiles, non sai com’è bello sentirti dire queste parole.-
 -Ti amo Derek Hale. È tutto quello di cui ho bisogno: amarti.-
Derek abbracciò Stiles stringendoselo al petto.
 -Andiamo al letto?-
 -Si, certo.-
I due ragazzi salirono in camera e poi si stesero nel letto l’uno accanto all’altro, erano a pancia in su e fissavano entrambi il soffitto imbarazzati perché nessuno dei due aveva la più pallida idea di cosa fare in quel momento. Alla fine entrambi si addormentarono rimanendo immobili nelle posizioni in cui erano.
***
Derek fu svegliato dalle urla di Stiles, aprì di scatto gli occhi e si voltò verso il minore, era lì, si dibatteva e urlava. Il maggiore cercò di svegliarlo, lo scosse, lo chiamò, provò a calmarlo sussurrandogli parole dolci, tentò di tutto ma non servì a nulla, ogni sforzo risultò vano. Il maggiore non sapeva cosa fare, volle fare un ultimo tentativo, si sentiva stupido ma ci doveva provare, in fondo il loro era vero amore.
Lo baciò.
Sperò con tutte le forze che sarebbe accaduto come nelle favole, che il bacio avrebbe spezzato l’incantesimo, che dopo che le loro labbra si fossero incontrate tutto sarebbe tornato come prima ma purtroppo non accadde nulla di quello che Derek sperava. Loro non vivevano in una favola, loro vivevano nella realtà e quella realtà poteva essere molto dura da affrontare alle volte.
Il maggiore decise di chiamare Scott per farlo venire da lui cercando di spiegare la situazione con un messaggio. La risposta del ragazzo non tardò ad arrivare, Scott sarebbe stato lì in pochi minuti e avrebbe portato Deaton con lui.
Derek non si spiegava come quel uomo fosse sempre disponibile per tutti, era sempre stato molto grato al druido per quello che faceva per tutto il branco ma non glielo aveva mai detto così Derek decise di tenersi a mente il fatto di dover ringraziare Deaton alla fine di tutta quella storia.
Quando Scott arrivò Derek si precipitò alla porta e condusse i due ospiti nella camera da letto.
-Cosa è successo di preciso?- chiese il druido.
-Non lo so, stavo dormendo ma poi l’ho sentito urlare e mi sono svegliato. All’inizio non pensavo fosse qualcosa di molto grave, era già capitato che avesse degli incubi, ma poi quando ho visto che non si svegliava, nonostante lo avessi scosso e chiamato più volte, mi sono preoccupato.-
-Okay.-
Deaton, con gli occhi chiusi, iniziò a girare intorno al letto dove si dibatteva Stiles poi si fermò di botto e si girò verso Scott.
-Illumina gli occhi.- disse semplicemente.
Il ragazzo diede ascolto al druido e fece come gli era stato detto ma purtroppo non servì a nulla.
-Derek, provaci tu.-
Derek illuminò gli occhi e quelli di Stiles si aprirono di botto mostrando le sfumature verdi e azzurre che li caratterizzava. Il minore si svegliò ma c’era qualcosa di diverso, la pelle intorno agli occhi iniziò a scurirsi fino a diventare quasi nera, le labbra, invece, persero il loro colore e Il respiro di Stiles era quasi inesistente.
 -Cosa gli sta succedendo?- disse Derek.
-Gli hanno lanciato una maledizione che tra poco si ripercuoterà anche su di..-
Deaton venne interrotto da un urlò del maggiore che crollò in ginocchio.
 -..te- concluse il druido avvicinandosi a Derek.
 -Dobbiamo portarli alla clinica veterinaria.- disse ancora Deaton.
-Si, prendo la macchina e poi ti aiuto a portarli giù.- disse Scott prendendo le chiavi della macchina e avviandosi al piano inferiore.
 ***
 Arrivarono alla clinica, posarono Stiles sul tavolo e Derek sulla sedia.
-Inietterò un liquido che vi farà star bene momentaneamente, poi cercherò di informarmi sulla maledizione che vi è stata lanciata e vedremo cosa potrò fare.- spiegò Deaton a Derek che era ancora cosciente.
 -S..si.-
 Il druido fece come aveva detto mentre Scott osservava tutto con occhi molto attenti. Improvvisamente Derek e Stiles sembrarono riprendersi, il maggiore spostò subito lo sguardo verso il ragazzino e notando l’espressione di sollievo sul suo volto si rassicurò, si avvicinò al tavolo dove era steso e gli tese la mano, il figlio dello sceriffo l’afferrò. Per entrambi quella non era una semplice stretta di mano, per i due ragazzi era la conferma della promessa che si erano fatti tempo fa, ci sarebbero stati sempre l’uno per l’altro e in quel momento ne avevano avuto la dimostrazione.
-Ragazzi ascoltatemi, dobbiamo trovare chi è stato a lanciarvi questa maledizione, ci sono pochi branchi di licantropi che praticano anche la magia, sono i Branchi Antichi. Anni fa, prima che voi veniste al corrente del sovrannaturale, tra i Branchi Antichi ci fu una guerra interna, alcuni credevano che la magia dovesse venire utilizzata solo in caso di emergenza, altri, invece, volevano farne un uso troppo ampio e disonorevole per i Branchi Antichi. Ci furono molti caduti ma alla fine ebbero la meglio quelli che credevano nel utilizzo della magia solo in casi estremi mentre gli altri dovettero adeguarsi. Ancora oggi, però, esistono branchi ribelli che si sono allontanati per non dover essere costretti ad adattarsi.- spiegò Deaton.-Io conosco alcuni membri di un branco che potrebbero aiutarci a trovare una soluzione.-
-Okay, come li contattiamo?- esclamò Derek alzandosi, volendo a tutti i costi far stare meglio Stiles e chiudere il prima possibile quella storia.
-Bhe, dovremmo raggiungerli. I Branchi Antichi vivono i villaggi distanti dalle grandi città, nei boschi. Quelli che conosco dovrebbero essere vicino al Nemeton.-
Scott sorrise.
-Ora il problema è solo trovare il Nemeton.- disse l’alpha.
-Cosa ci potrà mai volere per trovare la base di un tronco enorme?- chiese Stiles con ironia sapendo che in realtà non era così facile come sembrava, avevano già avuto a che fare con il Nemeton e di una di quelle avventure, per così dire, Stiles era stato proprio il protagonista.

Spazio Me:
Hola, scusate il ritardo dell'aggiornamento ma ero molto indecisa,
mi era passata per la mente l'idea di cancellare la storia ma visto che mi dispiaceva ho lasciato stare.
Volevo solo chiedervi di essere più attivi,
mi farebbe molto piacere.
Comunque continuerò ad aggiornare,
scusate ancora per il ritardo.
-blue

 

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Capitolo 17
*** |16| ***


Trovare il Nemeton fu più facile di quello che i ragazzi  si aspettavano, era bastato che Scott si concentrasse un po’ più del solito e poi, guidato da non si sa cosa, li aveva condotti tutti all’enorme tronco.
Deaton  si guardò intorno e poi si diresse verso un albero con un incisione sopra, la toccò e pronuncio delle parole che Stiles non riuscì a comprendere. Il simbolo sul tronco dell’albero prese fuoco ma Deaton sembrò non farci caso, si spostò verso un altro albero e fece gli stessi movimenti che aveva fatto con il precedente, anche questo prese fuoco.
-Su, venite.- disse il druido facendo segno a Scott, Derek e Stiles di seguirlo.
Stiles non sembrava avere molta forza e anche Derek lo percepiva, l’effetto della sostanza che gli aveva dato Deaton stava svanendo. I due fecero finta di niente e sorreggendosi a vicenda seguirono il druido verso il territorio di un branco che non era il loro.
-E’ la prima volta che entro nel territorio di un altro branco.- osservò Scott.
-Non è nulla di speciale, è come quando fai un viaggio e vai in una città con tradizioni e usanze diverse dalle tue.- rispose Derek.
-Quindi, dalle tue parole, presumo che tu sia già entrato in territorio straniero.- si intromise Stiles.
Derek non rispose, abbassò lo sguardo verso terra trovando improvvisamente interessanti le foglie secche ai suoi piedi. Dopo le parole di Stiles, dei ricordi dolorosi erano riaffiorati e il maggiore non se la sentiva ancora di spiegare al figlio dello sceriffo il perché fosse andato spesso a visitare altri branchi.
-Derek tutto okay?- chiese il minore essendosi accorto della reazione avuta da Derek.
-Si tutto apposto non preoccuparti.- sussurrò il maggiore.
La conversazione morì li e i due ragazzi continuarono ad addentrarsi nel bosco dove viveva uno dei Branchi Antichi.
Appena i ragazzi entrarono in territorio straniero vennero accolti da l’alpha che li osservava attentamente.

In un primo momento Stiles pensò che si stava preparando per uccidere gli invasori della sua terra ma poi il lupo si ritrasformò in umano e si lanciò tra le braccia di Deaton.
-Che piacere averti qui, Deaton. È da un sacco di tempo che non ci vediamo.-
-Già, è solo che..-
Lo sguardo dei due uomini si rattristò. -Ma ora lasciamo stare, sono venuto qui perché il mio branco ha bisogno della vostra magia.-
-Si certo, venite.- disse l’alpha facendo segno di seguirlo.
-Ragazzi, io vi lascio, torno da Malia, fatemi sapere come va.- disse Scott addentrandosi di nuovo nel bosco per poi scomparire alla vista nascosto dietro ai rami degli alberi.
Erano nel bel mezzo del bosco e Stiles non riusciva a capacitarsi del fatto che qualcuno potesse vivere lì ma subito venne smentito dall’aspetto del villaggio.
C’erano grosse case di legno affiancate le une alle altre tutte con una piccola veranda sul davanti, tutti passeggiavano tranquillamente sorridendosi a vicenda ma la cosa che attirò l’attenzione di Stiles fu una cupola enorme al centro dell’enorme villaggio. Era formata da i rami di tanti alberi vicini che poi si intersecavano verso la fine formando la grande cupola. Sembrava che fossero stati sistemati da qualcuno ma in realtà non era così, gli alberi erano cresciuti in quel modo per natura.
-È bellissima.- sussurrò Stiles senza staccare gli occhi dalla ‘struttura’.
Derek lo guardò, sembrava un bimbo che fissava la vetrina di un negozio di giocattoli, era così innocente, così dolce, così bello. Nonostante tutta quella innocenza, Derek credeva che Stiles fosse il più forte del branco, non era mai crollato davanti agli altri, non aveva mai perso le speranze, non si era mai fatto abbattere dagli ostacoli che aveva incontrato. Secondo Derek, Stiles era semplicemente perfetto.
-Tu sei bellissimo, più della cupola.- sospirò il maggiore.
-Davvero lo pensi?- chiese il figlio dello sceriffo con una luce particolare negli occhi.
-Si, lo pensò davvero.-
Proseguirono il loro cammino e vennero condotti tutti all’interno di una delle abitazioni in legno.

-Okay sedetevi qui un secondo.- disse l’alpha posizionando due sedie al centro della stanza. Era grande e riscaldata da un camino posizionato difronte ad un divano su un lato della stanza, dall’altro lato invece c’era la cucina con un tavolo al centro di essa.
I due ragazzi si sedettero dove gli era stato indicato e si guardarono negli occhi facendosi coraggio a vicenda. L’effetto dalla sostanza che gli era stata iniettata stava finendo ed entrambi lo percepivano.
-Okay, cercherò di capire che tipo di maledizione vi è stata lanciata attraverso le reazioni a vari esperimenti d’accordo?- chiese l’alpha.
-Si.-
-Bene, concentratevi sui dei momenti felici che avete trascorso insieme e non permettete a nulla di distrarvi.-
I due ragazzi fecero come gli era stato chiesto, si concentrarono sui bei momenti passati insieme e iniziarono a scorrere nella mente di entrambi varie immagini di loro due stretti sul divano, loro due che ridono, loro due che semplicemente si guardano ma poi, nella mente di Stiles, si formò un immagine che il figlio dello sceriffo non avrebbe mai più voluto vedere. Si formò l’immagine di una lettera, di quella maledetta lettera poi la visuale cambiò ora il minore osservava Derek steso a terra nella stanza da letto con dei cocci accanto, in fine Stiles vide qualcosa che lo devastò completamente: lui che graffiava Derek urlando.
Il minore aprì di scatto gli occhi e volto lo sguardo verso il licantropo seduto accanto a se. Gli osservò il viso e si rese conto che il maggiore perdeva sangue dalle labbra. Con un movimento automatico Stiles portò due dita alle labbra e quando tornò ad esaminarle accorgendosi che anche lui aveva perso sangue. Incrociò gli occhi preoccupati di  Derek ma il minore distolse lo sguardo e scappò via fuori dalla casa. Correva veloce per il villaggio e l’unico luogo in cui gli venne in mente di andare fu la cupola degli alberi. Entrò e si andò a sedere al centro di essa, non si accorse però di uno sguardo che lo aveva inseguito da quando era uscito dalla casa di legno.
Derek, nel frattempo, era rimasto seduto sulla sedia a fissare un punto del muro mentre l’alpha è Deaton cercavano di richiamare la sua attenzione.
-Derek? Derek ci stai ascoltando?-
-Scusate devo trovare Stiles.- disse Derek alzandosi dalla sua postazione e uscendo dalla casa e cercando il minore. Si diresse direttamente alla cupola, sapeva di trovarlo lì. E infatti così fu,il maggiore trovò Stiles seduto al centro della struttura però in compagnia di qualcun altro, attivò il suo udito amplificato e tentò di captare la conversazione tra i due.
-Ti ho visto uscire di corsa dalla casa di Steve, è successo qualcosa?-
-Chi sarebbe Steve?-
-Il  nostro alpha.-
-Ah si scusa.-
-Beh, cosa è successo?-
-Perché dovrebbe importarti?-
-Non so tu che gente frequenti o che tipo di persona sei, ma da dove vengo io se qualcuno vede qualcun altro in difficoltà cerca di aiutarlo.-
-Hai ragione, è solo che ultimamente la mia vita sta andando a rotoli, non riesco più a capire cosa fare, è tutto confuso in questo periodo.-
-Immagino che ti sia trasformato da poco ma non eri come gli altri: tu avevi anche la capacità di utilizzare la magia e quindi il tuo branco ti ha portato qui.-
-In realtà l’unica cosa giusta che hai detto è che mi hanno trasformato da poco ma non è quello che mi turba.- disse Stiles sospirando.
Derek si rendeva conto che quello che stava facendo non era giusto nei confronti del minore ma la curiosità e la gelosia che provava lo spingevano a continuare ad ascoltare la conversazione.
-Allora cos’è che ti turba?-
-Beh, vedi, io non sono stato trasformato per via di un morso ma perché io..mmh..io mi sono innamorato di qualcuno che era, ed è tutt’ora, un licantropo. Il suo lupo mi ha riconosciuto come suo compagno e quindi mi sono trasformato per via del nostro legame.- rispose Stiles sorridendo in modo malinconico.
-Ma cosa c’è di male in questo, da come me lo hai raccontato suona tutto così romantico, così bello e sdolcinato. Non capisco quale sia il problema.-
-Il problema è che io e Derek abbiamo avuto molte incomprensioni e proprio ora che avevamo risolto tutto si scopre che qualcuno ci ha lanciato una maledizione.-
-Oh, mi dispiace.-
-Si, ma non è questo il punto. Il problema è che quando ero in quella casa, il tuo alpha ci ha chiesto di pensare ai momenti belli passati insieme e all’inizio andava tutto bene, mi scorrevano in mente le immagini di noi due felici ma poi sono arrivati i brutti ricordi: tutti i litigi, tutte le volte che ci siamo urlati in faccia, tutte le volte che ho rischiato di perderlo. Però la cosa che mi ha turbato di più è stato il ricordo di quando io gli graffiavo brutalmente il petto urlando e piangendo, continuando a dire che..-
Derek smise di ascoltare, non riusciva a sopportare il peso di quelle parole, faceva troppo male, sapere come si sentiva Stiles realmente lo aveva distrutto ancora di più. Si voltò e si allontanò ma mentre camminava non si accorse di un ramo ai suoi piedi e quando lo calpestò fece un rumore abbastanza forte da essere sentito da Stiles.
-Chi c’è lì?- chiese il ragazzo con cui aveva parlato il figlio dello sceriffo.
-E’ Derek, ne riconosco l’odore.- rispose il minore per poi raggiungere il suo compagno.
-Sul serio Derek?! Ti stai comportando da bambino.-
- Ero venuto solo a cercarti.-
-Mmh, e sentiamo, mi cerchi appostato dietro gli alberi?!-
-Stiles..-
-Cosa? Niente ti da il diritto di ascoltare le mie conversazioni con altre persone, niente.-
-Io.. Stiles tu non parli con me di quelle cose. Per farti confessare il motivo per cui stavi male, l’ultima volta, ci abbiamo messo un secolo. Perché a me non dici queste cose, invece ad un estraneo che neanche conosci si?-
-Perché ho paura Derek, paura che tu ti possa allontanare, che tu possa andare via da un momento all’altro. Se io mi aprissi con te tu scopriresti cose che di me non sa neanche Scott. Se io ti parlassi delle mie paure tu conosceresti i miei punti deboli. Se io mi mettessi a nudo con te tu avresti un arma per uccidermi ma so che non lo faresti mai perché io mi fido di te ma il problema è che non mi fido di me stesso.-
-Non devi avere paura Stiles, ci siamo fatti una promessa e la manterremo chiaro? Devi parlarmi, devi raccontarmi tutto quello che ti passa per la testa, devi e puoi farlo.-
-Derek tu sei il primo che non si apre con nessuno, come pretendi che qualcuno si possa lasciare andare se tu neanche lo fai?!-
-Io non lo faccio perché l’ultima volta che mi sono lasciato andare con una persona questa persona mi ha sterminato la famiglia incendiando casa mia.-
-Mi hai paragonato a Kate?! Sul serio pensi che io sia in grado di fare qualcosa di così terribile?! Hai perso completamente la ragione Derek.- disse Stiles superando il maggiore e uscendo dalla cupola.
-Stiles non intendevo quello.- urlò l’altro inseguendo il figlio dello sceriffo.
-Stiles!- urlò ancora sperando di attirare l’attenzione del ragazzino.
In effetti il minore si fermò di botto, in Derek crebbe la speranza ma poi il maggiore lo vide crollare a terra e subito dopo si sentì anche lui mancare le forze sprofondando nel buio.

Spazio me:
Scusate per il ritardo ma penso che abbiate capito che sto avendo dei problemi con internet ma comunque parliamo d'altro:
siamo quasi arrivati alla fine di questa storia, mancano pochi capitoli ed io sono felice di aver potuto condividere con voi quello che ho scritto.
Spero che la storia vi stia piacendo.
-blue


 

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Capitolo 19
*** |17| ***


Derek aprì piano gli occhi e si ritrovò di nuovo nella stanza da cui poco prima Stiles era scappato.
-Stiles! Dov’è Stiles?-
Deaton apparse immediatamente bella visuale del maggiore.
-È nella stanza accanto con Steve.-
-Cosa è successo?-
-Siete svenuti, l’effetto della sostanza che vi avevo iniettato è finito prima del previsto.-
-Okay, ora che si fa?-
-Mentre eravate svenuti, Steve ha portato a termine gli esperimenti ed è arrivato alla conclusione che la maledizione che vi è stata lanciata è molto particolare, serve per allontanarvi,    con il tempo indebolirà il vostro legame fino a consumarlo.-
-Ma...ma non è possibile.-intervenne Derek, Deaton lo fissò e poi continuò la spiegazione.
-Quando il legame sarà completamente esaurito, sia tu che Stiles proverete un enorme dolore sia fisico che emotivo che vi porterà quasi ad impazzire.-
-Dio, si può evitare in qualche modo tutto questo?-
-Si, solo che sarà molto doloroso e il vostro legame dovrà essere molto forte per poter superare quello che subirete.-
-Ce la faremo, dovremo solo parlare per risolvere alcune questioni prima.-
-Si, certo, avrete tutto il tempo che vi serve per parlare e chiarirvi.-
-Se caso mai non ci riuscissimo cosa succederebbe?-
-Non potreste stare mai più l’uno vicino all’altro.-
Derek dopo quella frase sbiancò,  non sarebbe riuscito a stare lontano da Stiles nemmeno per una settimana intera figuriamoci per sempre. Dovevano riuscirci, per il loro bene. È vero che litigavano spesso ma il loro era amore: puro, forte e infinito. Derek ne era convinto avrebbero tentato e ci sarebbero riusciti perché si amavano, tanto nonostante le molte incongruenze.
Il loro era un legame forte ma difficile da gestire, instabile per via dei particolari ma stabile quando necessario. Era forte ma al contempo debole, era impossibile da dissolvere dagli altri ma molto facile per Derek e Stiles, il punto debole del rapporto erano solo e unicamente loro due.
-Bene, dov’è Stiles?-
-Vieni ti accompagno.-
Derek seguì Deaton per lo stretto corridoio che collegava il salone con le altre stanze, quando arrivarono nella camera dov’era Stiles il corpo inerme del ragazzino attirò l’attenzione del maggiore che si precipitò subito al fianco del figlio dello sceriffo.
Stiles si svegliò urlando e Derek lo strinse forte tra le sue braccia.
-Shh, ci sono io con te. Oh piccolo, cosa ti hanno fatto?- sussurrava piano quelle parole all’orecchio del minore tentando di consolarlo. Quando smise di urlare, il minore, si lasciò andare ad un pianto liberatorio.
-No, non piangere, ti prego Stiles, non piangere.-
Il figlio dello sceriffo non smise di piangere ma si accoccolò al petto di Derek facendolo sorridere leggermente.
-Shh, basta piangere.-
Deaton, nel frattempo, li osservava dalla porta, li scrutava da lontano ma il loro amore si notavano anche da lì, il modo in cui il maggiore stringeva Stiles e il modo in cui questo si accoccolava al suo petto,  il modo in cui Derek asciugava le lacrime al ragazzino, il modo in cui gli sussurrava parole dolci all’orecchio, il potere che il maggiore con cui riusciva ad influenzare Stiles. Deaton ne era convinto: ce l’avrebbero fatta, avrebbero superato l’ostacolo che gli era stato posto davanti.
-Ragazzi venite di là quando siete pronti.-
Derek alzò lo sguardo verso il druido, annuì e poi torno a consolare il più piccolo. Dopo che si fu calmato gli spiegò la situazione, tutto quello che avevano scoperto sulla maledizione, il modo in cui eliminarla e i rischi che si correvano.
-Sei sicuro?- chiese Derek per l’ennesima volta guardando Stiles.
-Si Der, rischierei la mia stessa vita per te e ora che mi si presenta davanti l’occasione di farti stare bene sono disposto a coglierla anche se significherebbe rischiare di non poter più stare al tuo fianco.- disse il figlio dello sceriffo.
-Okay, però, prima di andare..-
Derek non completò la frase si avvicinò piano alle labbra del minore e le baciò. Fu un bacio pieno di tristezza, intriso di paura ma anche di speranza, un bacio a cui entrambi cercavano di aggrapparsi per scappare insieme dalla realtà, un bacio che in quel momento era il loro porto sicuro, un groviglio di labbra e lingue che sarebbe potuto durare per sempre.
-Va bene, ora andiamo di là.- sospirò il maggiore.
-Derek, ho paura.- disse Stiles bloccandosi.
-Hey, ci sono io.-
-Der ti prego, tienimi per mano e conducimi verso di noi, verso il nostro amore, verso quello che siamo e quello che diventeremo. Ti prego, amami e aiutami a sopravvivere.-
-Sono qui.- rispose il maggiore porgendogli semplicemente la mano.
Quel gesto poteva non valere nulla per gli altri ma per loro due era qualcosa, qualcosa che li avrebbe condotti verso la loro strada, verso il loro futuro, quel gesto era un offerta, Derek offriva a Stiles un posto sicuro dove stare, una casa, Derek offriva a Stiles tutto il suo amore e tutto il suo coraggio, Derek offriva a Stiles la sua vita e Stiles gli prometteva che l’avrebbe custodita che amore, perché l’unica cosa che amava era Derek. In una semplice stretta di mano i due vedevano rappresentato il loro percorso, le loro esperienze, il loro amore.
Si diressero verso il salone con passo insicuro, si sedettero sulle sedie stringendosi ancora la mano, si guardarono negli occhi e poi Deaton parlò.
-Vi farà male, dovrete concentrarci sul vostro legame, sui momenti passati insieme, tutti, anche quelli che avete vissuto prima che diventaste compagni, dovrete concentrarvi non sul legame dei vostri lupi ma sul vostro. Se oltre al legame da soulmate non c’è alcun amore o emozione che vi leghi allora la maledizione non si scioglierà ma andrà solo ad aggravarsi, se invece siete presenti nel cuore del vostro compagno anche senza il legame la maledizione si scioglierà. Non dovrete far altro che concentrarvi su di voi, qualunque cosa succeda non smettete di pensare al vostro rapporto, a tutto quello che avete passato insieme, non lasciate che il vostro amore si dissolva.-
I due ragazzi si guardarono poi annuirono verso Deaton e iniziarono a concentrarsi su di loro chiudendo gli occhi. Il druido lasciò il posto a Steve che iniziò a farneticare qualcosa in una lingua al druido sconosciuta, ma, ad un tratto, una luce azzurra si liberò dalle dita dell’alpha per poi avvolgere le mani unite di Derek e Stiles. I due ragazzi non percepivano nulla di quello che gli stava accadendo erano concentrati sulle immagini che gli si presentavano nella loro mente, erano ricordi di loro due, dai più recenti ai più lontani nel tempo. Uno in particolare colse l’attenzione di Stiles, c’era lui, con una felpa rossa, che si lanciava in acqua per recuperare Derek che era stato precedentemente immobilizzato da Jackson. Ricordava perfettamente quella scena, fu la prima volta in cui salvò Derek, quando lo aveva visto annegare non era riuscito a reprimere l’istinto di buttarsi subito in acqua e salvarlo, era stato più forte di lui. Solo in quel momento Stiles si rese che aveva sempre amato Derek, all’inizio come semplice amico, se così si può definire il rapporto che avevano in passato, poi, solo in seguito, aveva imparato ad amarlo nel senso più completo della parola.
L’immagine della piscina scomparve e nelle menti di entrambi si presentò un nuovo disegno di loro due, ne Derek ne Stiles, però, ricordavano quel momento. C’erano loro due, camminavano tenendosi per mano su una spiaggia deserta, era tutto così realistico, così bello e sereno che entrambi senza accorgersene rilasciarono l’aria con un sospiro di sollievo. Poi l’immagine cambiò, ora la spiaggia non era più deserta, c’erano tutte le creature che avevano sconfitto che li circondavano e avanzavano piano verso di loro, i dottori del terrore, il segugio infernale, Kate, l’Anuk-Ite e tutti gli altri. I due ragazzi strinsero le loro mani ancora di più facendosi forza a vicenda, Derek cercava di proteggere Stiles e Stiles cercava di proteggere Derek. I tatuaggi di entrambi iniziarono a bruciare, un dolore insopportabile, il minore si stava arrendendo, soffriva troppo non riusciva più a resistere poi però pensò a Derek a tutto quello che avevano passato insieme, a tutte le volte che erano sopravvissuti, pensò ai molteplici dolori che aveva già subito in passato e allora , in quel momento capì che poteva resistere ancora se quello voleva significare poter passare il resto della vita con Derek.
Deaton, invece, era preoccupato,  osservava i volti dei due contratti dal dolore, le loro mani che sembravano non volersi sciogliere, ma la cosa che lo preoccupava di più erano le magliette di entrambi: stavano bruciando nel punto in cui i due avevano i tatuaggi, si vedeva la forma del disegno sulla pelle di tutti e due i ragazzi oltre il tessuto, era luminoso, sembrava che la luce che prima le mani di Steve avevano sprigionato, ora, era sotto la pelle dei due ragazzi, era un spettacolo meraviglioso poi però tutto si spense. Così, all’improvviso, la luce si spense e Deaton si preoccupò che i tatuaggi dei due ragazzi fossero scomparsi, però non si avvicinò per controllare, aveva paura che potesse interrompere l’incantesimo in atto e anche di spezzare il legame tra i due che forse, si era già dissolto.
I due ragazzi si sentirono morire dentro, avevano la sensazione che gli mancasse qualcuno. Avevano l’impressione di aver perso qualcosa di importante ma in quel momento nessuno dei due si rendeva conto di cosa fosse, era tutto confuso, si sentivano distrutti, sentivano un dolore incessante, disumano, brutale, oltre i limiti di ogni sopportazione. Entrambi avevano la sensazione che qualcuno gli stesse strappando il cuore dal petto e glielo stesse portando via. Quel emozione opprimente che entrambi sentivano stava sgretolando la loro anima in modo crudele. Pensarono sul serio di star morendo, gli era stata tolto la cosa più bella e preziosa che entrambi possedevano, avevano perso l’amore, gli era stato strappato da sotto la pelle in modo brutale, li avevano marchiati con le cicatrici che non sarebbero mai andati via ma avevano lasciato scappare il motivo per la quale le ferite erano state aperte, gli avevano dato un motivo per vivere e poi glielo avevano sottratto costringendoli, però, a continuare ad esistere solo con il ricordo doloroso di quello che una volta li rendeva felici.
Poi, Stiles, aprì piano gli occhi, spostò lo sguardo verso le loro mani ancora unite e circondate da luce azzurra. Sorrise, semplicemente sorrise, nonostante tutto il dolore, sorrise, strinse la presa e con il pollice iniziò ad accarezzare il dorso della mano del maggiore, le vene del ragazzino si colorarono di nero e Derek finalmente aprì gli occhi, incrociò lo sguardo di Stiles e sorrise a sua volta. Anche le vene del maggiore si colorarono di nero assorbendo il dolore del più piccolo, sapevano entrambi che quello che stavano facendo era inutile ma servì ad entrambi per capire che non erano soli. Il dolore scompare pian piano lasciando spazio ad una sensazione di sollievo, ora andava meglio, l’uno sentiva la presenza dell’altro e viceversa. I loro sguardi non si separarono mai fino a quando la luce azzurra che li circondava non svanì tranquillizzando i due ragazzi: era tutto finito.
Deaton invece era ancora preoccupato, incrociò lo sguardo di Steve in una silenziosa richiesta di avvicinarsi e l’alpha annuì, così il druido si alzò e si avvicinò a Derek e Stiles. I due alzarono lo sguardo verso Deaton e lo guardarono confusi.
-Che succede?-
-I vostri tatuaggi.- disse semplicemente il druido.
I due ragazzi controllarono i tatuaggi e rimasero sorpresi nel non vederli.
-Dove..che fine hanno fatto?-
-Io non..- tentò di dire Deaton ma fu interrotto dalla luce azzurra che riapparve e circondò nuovamente i due, era concentrata soprattutto nei punti in cui, una volta, erano presenti i tatuaggi, poi una striscia di luce di un azzurro più scuro collegò i due punti e i due ragazzi furono colti di sorpresa da una sensazione nuova. Si sentivano la stessa persona, erano collegati ma questa volta non da un filo invisibile ma da uno visibilissimo e anche molto brillante.
 

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Capitolo 19
*** |18| ***


Quando la luce si spense, i due ragazzi, controllarono immediatamente i tatuaggi e videro qualcosa che lì stupì, i disegni che avevano impressi sulla pelle non erano più neri ma ora erano caratterizzati dal colore della luce della luna, bianca e pura.
Stiles accarezzò con le dita il tatuaggio di Derek facendo molta attenzione per paura di potergli fare male e il maggiore si beò di quelle carezze.
-Bene, noi vi lasciamo un po’ da soli, in più abbiamo molte cose di cui parlare.- disse Deaton volendo lasciare soli i due ragazzi.
Una volta che Deaton e Steve furono usciti, Stiles ne approfittò per poggiare un delicato bacio sulle labbra del maggiore. Più che un bacio era uno leggero sfiorarsi di labbra ma bastò a confortare entrambi. Il figlio dello sceriffo, poi, riportò lo sguardo sul tatuaggio di Derek.
-E’ bellissimo.- sussurrò continuando a passare con delicatezza le dita sul punto in cui la schiena di Derek era marchiata dal simbolo del loro amore.
-Stiles, sei stato grandioso prima, quando mi hai accarezzato la mano mi sono sentito come in paradiso, mi hai salvato da quel dolore incessante, mi sentivo perso, come se mancasse un pezzo di me, ma poi ho sentito le tue carezze. E’ stato orribile, ma poi sei arrivato tu, mi è bastato guardarti negli occhi e ho dimenticato tutto il dolore. Mi sei bastato tu.-
Stiles si lanciò tra le braccia del maggiore che lo accolse molto volentieri. I due si alzarono rimanendo abbracciati e andarono a posizionarsi sul divano fissando il camino accesso. Rimasero così per quelle che sembrarono ore, le ore più belle della vita di entrambi.
-Hale?-
-Mhm?-
-Ti amo.-
-Ti amo anch’io Stilinski.-
-Lo so, mi amano tutti.-
-Ma smettila.- disse Derek iniziando a fare il solletico a Stiles.
-Basta, basta.-
Il maggiore non smise.
-Sai Stilinski, ti credevo più resistente, invece ti sei fatto abbattere da un po’ di solletico.-
-Io non mi faccio abbattere da un po’ di solletico Hale.-
-Ah si?- chiese Derek continuando torturare il figlio dello sceriffo.
-Si, non hai visto cosa sono stato capace di sopportare?- disse Stiles pentendosi subito dopo delle sue stesse parole.
Derek tornò serio ma non si tolse mai quel dolce sorriso dalla faccia.
-Si, ho visto.- disse baciandolo.
-Ti amo.-
-Ti amo.-
Si sorrisero a vicenda e poi decisero di alzarsi.
-Mi accompagni nella cupola?-
Derek lo guardò scettico.
-Daiiii, ti prego, ti prego, ti prego.-
-Ma non ti stanchi mai?-
-No, mai! Sono uno Stilinski, non mi stanco!-
Derek rise, lo prese per mano e lo portò alla cupola. Sembrava il solito cliché, ma ad entrambi non importava nulla, gli bastava essere insieme, avere la certezza di essere un noi, la certezza di non essere soli. Forse era un pensiero un po’ egoista, però, entrambi avevano bisogno di qualcuno, si compensavano a vicenda, si completavano a vicenda e questo era l’importane. C’era solo un ultima cosa da risolvere e poi tutto sarebbe realmente finito: bisognava distruggere l’Ani-ra.
I due ragazzi rimasero per qualche altra ora nella cupola tenendosi per mano ma poi qualcosa li distolse dalla loro pace: il suolo sotto di loro tremava. Derek e Stiles si alzarono di botto e corsero fuori dalla cupola accorgendosi che era solo il terreno della cupola a tremare. Andarono a chiamare Deaton per informarlo della situazione, il druido si precipitò a comunicare l’accaduto a Steve che corse subito a controllare la cupola.
-C’è sempre stata una forte fonte di magia sotto la cupola, ma ora l’energia sta diminuendo all’improvviso.-
Deaton, Derek e Stiles si scambiarono un’occhiata preoccupata. Poi il minore intervenne.
-Se mi ricordo bene, l’Ani-ra prendeva il potere da una città sotterranea che aveva un’alta concentrazione di magia, giusto?- 
-Si.- sussurrò in risposta Deaton afflitto per la situazione.
-Secondo te, potrebbe essere questo il luogo dov’è la città sotterranea?- chiese Derek voltandosi verso Stiles.
-Potrebbe essere un ipotesi forse è meglio se chiamiamo Scott, in più non sa neanche perché siamo qui, dobbiamo informarlo su tutto.-
-Si sono d’accordo.-
-Bene, vado a chiamarlo allora.- disse Stiles uscendo dalla stanza per andare ad informare il suo migliore amico.
-Chi è Scott?-  chiese, nel frattempo, Steve.
-E’ l’alpha del nostro branco.-
-Ah. Quanti siete nel branco?-
-Molti meno di voi, questo è certo. Diciamo che il nostro è un branco un po’ particolare, ci sono coiote mannari, chimere, banshee, lupi mannari e Deaton.-
-Beh, di sicuro è un branco aperto a tutti.-
-Pensa che fino a qualche settimana fa c’era anche un umano.-
-E poi? E’ morto?-
-No, si è trasformato, era Stiles.-
Nel frattempo anche Stiles era tornato .
-Scott e gli altri stanno arrivando.-
-Okay, gli hai detto di prepararsi ad un possibile scontro?-
-Si, mi credi stupido?-
-Sinceramente?-
-Si.
-Beh, un pochino stupido sei.-
-Hey!-
-Scusate ragazzi potremmo tornare alle questioni più importanti?- si intromise Deaton.
-Si scusa.- rispose Stiles tornando serio.
-Se davvero sotto la cupola c’è la città da cui si ‘nutre’ l’Ani-ra dovremmo distruggerla o almeno danneggiarla solo che non possiamo visto che non è il nostro territorio.- disse il druido spostando lo sguardo poi su Steve.
-Dovremmo spiegare a tutto il branco la situazione e decidere cosa fare con una votazione.-
-Ma non abbiamo il tempo per organizzare una votazione.-
-Non preoccupatevi, ci penso io, voi andate alla cupola e , mentre aspettate i vostri amici, cercate di trovare qualcosa che possa rendersi utile.-
-Va bene, ci raggiungi lì dopo?- chiese Deaton guardando negli occhi l’alpha del Branco Antico.
-Si.-
-Steve, sta attento.-
-Tranquillo.- rispose il diretto interessato andando poi via.
I tre si avviarono verso la cupola con passo tranquillo, come se non stesse accadendo nulla di importante a cui loro dovevano partecipare. Quando arrivarono si misero subito a gironzolare per la struttura in cerca di qualcosa di utile sa cui potessero ricavare informazioni.  Passò mezz’ora poi Stiles attirò l’attenzione degli altri.
-Ho trovato qualcosa!- urlò.
Deaton e Derek si avvicinarono al minore osservando l’oggetto che quest’ultimo stringeva tra le mani. Era una strana pietra viola, sembrava un diamante,  grossa quanto il pugno di una mano e sistemata accanto al tronco di uno degli alberi. Derek si avvicinò ancora di più facendo spostare Stiles che se ne stava tutto rannicchiato cercando di osservare meglio la pietra, il maggiore la prese in mano facendola illuminare.
-Cos..come hai fatto?- chiese il figlio dello sceriffo subito incuriosito dall’accaduto.
-Non lo so, prendila tu e vedi cosa succede.- rispose Derek passando la pietra al ragazzino.
L’oggetto si spense momentaneamente ma poi si riaccese una volta entrato in contatto con la pelle di Stiles. Deaton osservava attento quello che stava succedendo.
-Tieni.- disse il minore passando la pietra al druido che la prese con cautela tra le mani. La pietra si illuminò ancora ma, questa volta, il bagliore della luce era molto più debole.
-Che strano.-
-Bene, dobbiamo portarla da Steve, forse lui ci saprà dire cos’è.- disse Deaton avviandosi verso l’uscita della cupola seguito dai due ragazzi.
Mentre camminavano, il telefono di Stiles squillò facendolo sobbalzare leggermente.
-E’ Scott.- informò gli altri.
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-Scott?-
-Hey, Stiles, siamo vicino al Nemeton, come entriamo?-
-Aspettate, veniamo noi verso di voi.-
-Okay.-
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La chiamata si concluse e Stiles avvisò gli altri dell’arrivo del branco.
-Bene, passiamo a prenderli e poi andiamo da Steve.- disse Deaton.
Camminarono in silenzio fino all’entrata poi, dopo aver raggiunto gli altri, Stiles iniziò a spiegare la situazione ed il perché erano lì. Nel frattempo vennero raggiunti anche da Steve il quale si presentò al branco. I ragazzi vennero condotti direttamente alla cupola dove era avvento il terremoto.
Deaton iniziò a spiegare che avevano trovato una pietra particolare che forse era collegata all’Ani-ra. Non ebbe il tempo di finire di parlare che il terreno venne mosso da una scossa di terremoto.
-Ecco di cosa parlavamo.- sospirò Stiles guardandosi intorno.
D’un tratto la pietra che il druido aveva il mano cambiò colore, da viola chiaro passò ad un blu più scuro. I ragazzi corsero subito all’esterno della cupola e guardandosi intorno si accorsero che quella volta il terremoto non era avvenuto solo all’interno della struttura ma anche all’esterno.
Il terreno intorno agli alberi iniziò a colorarsi di nero tracciando la forma delle proprie radici, dopo alcuni minuti tutto il suolo era ricoperto da linee nere che andavano ad incrociarsi per poi arrivare tutte in un punto, per poi concentrarsi tutte sotto la cupola.
Il branco tornò all’interno della struttura per cercare di capire cosa stesse succedendo. I ragazzi si bloccarono non appena arrivarono all’ingresso.
Stiles iniziò a tremare alla vista del orribile creatura che occupava il centro della struttura, Derek se ne accorse e gli strinse la mano accarezzandogli, poi, il dorso con il pollice cercando di tranquillizzarlo. All’interno del branco, gli unici ad aver visto l’Ani-ra erano Derek, Stiles e Isaac, ed ora ritrovarselo davanti  provocava a tutti e tre una sensazione terribile. La creatura avanzava a passo lento verso di loro, in realtà, era diretta verso Deaton che reggeva ancora in mano la pietra.
-Deaton, la pietra, passamela.- urlò Scott.
Il druido fece come gli era stato detto e l’Ani-ra si ritrovò ad avanzare verso l’alpha. Scott lasciò che si avvicinasse e poi illuminò gli occhi trasformandosi.
L’Ani-ra sussultò alla vista del colore degli occhi da Alpha di Scott dando la possibilità a quest’ultimo di distrarlo passando così la pietra a Derek.
Stiles, nel frattempo, era indeciso sul trasformarsi o meno, non sapeva se sarebbe riuscito a gestire il lupo una volta perse le sue sembianze, ma gli bastò guardare l’Ani-ra avvicinarsi pericolosamente a Derek per decidere, si trasformò posizionandosi, poi, davanti al maggiore in modo da proteggerlo.
Il branco rimase stupito alla vista di Stiles trasformato, non tutti lo avevano visto sotto forma di lupo e non tutti sapevano che si poteva trasformare in un lupo completo.
Il figlio dello sceriffo, dal canto suo, non si era fatto fermare dal dolore che gli procurava cambiare corpo, aveva visto Derek in difficoltà e si era lanciato subito a proteggerlo senza pensare, non avrebbe permesso a niente e nessuno di far del male al maggiore.
Dopo aver realizzato quello che stava accadendo il branco circondò l’Ani-ra senza dargli via di scampo e Derek passò velocemente la pietra a Deaton e Steve.
-Cercate di capire di cosa si tratta, noi lo teniamo occupato.-
-Non fatelo uscire dalla cupola, facciamo in fretta.-
È così dicendo i due uomini andarono via. La creatura, come previsto, cercò di seguirli ma Theo e Liam lo bloccarono mentre Stiles e Derek cercavano di morderlo alle gambe.
Sembrava che il branco fosse in vantaggio e che l’Ani-ra non avesse la minima intenzione di contrattaccare così, continuarono a infastidirlo, senza  attaccare con troppa ferocia. Di botto, però, dalle orride mani della creatura spuntarono dei fasci di luce rossa che si andarono ad abbattere su Derek e Stiles. Sembrava che il suo unico scopo fosse diventato quello di distruggere i due licantropi.
All’inizio i due subirono tutti i colpi che gli venivano inflitti  cercando solo di schivarli ma poi Derek alzò lo sguardo verso Stiles e qualcosa di molto potente accadde.
Deaton e Steve stavano tornando alla cupola con la pietra stretta tra le mani, ma poi videro che la struttura veniva ricoperta da una stana sostanza verde chiara, corsero ancora più veloce in soccorso dei ragazzi ma quando raggiunsero la cupola quello che videro li sconvolse, Stiles e Derek in piedi,con il branco alle loro spalle, mentre creavano una specie di scudo in modo da proteggere i loro compagni. Solo Scott si rese conto della presenza dei due uomini al di fuori della struttura.
L’alpha mimò con le labbra una singola parola che scatenò qualcosa di orribilmente pericoloso: ‘la pietra’. Deaton si avvicinò il più possibile a Scott cercando di passargli la pietra senza farsi vedere dall’Ani-ra. L’oggetto, una volta nelle mani dell’alpha, iniziò a brillare come non mai attirando l’attenzione di tutti su di se. La creatura iniziò a attaccare con molta più magia lo scudo creato da Derek e Stiles e i due ragazzi, ormai stanchi, cedettero. L’Ani-ra non perse tempo e si avventò sul maggiore che chiuse gli occhi sapendo di non poter più scappare, il colpo che però attendeva, tardò ad arrivare così riaprì gli occhi e l’unica cosa che vide fu Stiles steso a terra ricoperto di sangue. Si precipitò accanto al corpo del ragazzino e lo strinse tra le braccia, Deaton lo affiancò subito e controllò la ferita del minore.
-La magia con cui lo ha colpito potrebbe essere letale, devo portarlo fuori di qui.-
-Sto.. sto bene. Devo..devo alzarmi.- sussurrò Stiles guardando Derek.
-Tu non vai da nessuna parte,  ora Deaton ti porta fuori di qui poi io ti raggiungo.-
-Se.. se non dovessi farcela..-
-Non dirlo nemmeno.-
-Der, ascoltami. Se non dove..dovessi farcela tu continua a viv..vivere la tua vita, sii felice, sorridi, mostra agli altri il Derek che hai mostrato a me, non rimanere fermo in un angolo a piangerti addosso, non dimenticarti di me ma non lasciare che il mio ricordo ti imprigioni nel rimpianto, amati come ti avrei amato io o trova qualcuno che ti ami con tutto il suo cuore, non sprecare la tua vita a piangere su mio ricordo, vivi.-
-Stiles..-
-Promettimelo.-
-Io..-
-Derek promettimelo.- sussurrò Stiles con tono implorante.
-Te lo prometto amore mio.-
Il minore alle ultime parole sorrise, era la prima volta che Derek lo chiamava così e forse anche l’ultima, ma non importava, a Stiles andava bene, aveva vissuto una bella vita in fondo, aveva avuto degli amici che gli erano sempre stati accanto, aveva avuto la sua prima cotta per la ragazza più popolare della scuola, il suo primo bacio, aveva capito cosa significava perdere qualcuno o rischiare di perdere qualcuno, aveva salvato più volte Beacon Hills, aveva imparato ad amare, ad amare qualcuno con tutto il suo cuore tanto da morire per lui. Ora se ne stava andando nel modo migliore che potesse esistere: salvando la sua città e la persona che amava, andava bene così, era arrivato il momento di raggiungere sua madre, Stiles era pronto, così chiuse gli occhi e si lasciò cullare tra le sue braccia, immaginò di essere tra le braccia della donna che lo aveva messo al mondo, immaginò di essere di nuovo bambino quando prima di addormentarsi sua madre lo stringeva tra le sue esili braccia e cantava dolci parole che lo aiutavano a dormire e ora era quello di cui aveva più bisogno: dormire, per sempre.
***
Derek spostò lo sguardo da Stiles che veniva portato via, all’Ani-ra e vi si gettò contro con una forza disumana, lo scaraventò dall’altra parte della cupola e poi gli corse incontro, urlò per il dolore che sentiva dentro, urlò mentre tornava sul corpo della creatura e lo percuoteva, urlò perché voleva ancora Stiles al suo fianco, urlò perché non aveva più le forze per sperare che il figlio dello sceriffo rimanesse in vita, urlò perché era stanco, urlò e poi pianse piano senza farsi sentire mentre continuava a sfogarsi sull’Ani-ra, senza rendersi conto che anche lui veniva ferito dalla creatura. Poi si alzò e si diresse verso la pietra che Scott aveva fatto cadere a terra non appena aveva visto Stiles steso a terra, la strinse tra le mani e sentì uno strano calore propagarsi dal gomito fino alla punta delle dita, sembrava che del fuoco gli scorresse nelle vene ma invece di quella sostanza calda dalle sue dita uscì un fascio di luce azzurra come quella che caratterizzava da poche ore il suo tatuaggio, questa circondo la pietra e pochi secondi dopo dell’oggetto che prima Derek stringeva tra le mani era rimasta solo polvere.
Il maggiore spostò lo sguardo verso il punto in cui prima c’era l’Ani-ra e non vide nulla, ne rimase sorpreso ma poi capì, la creatura che avevano appena distrutto prendeva da quella pietra la sua magia.
Derek iniziò a realizzare quello che era appena accaduto, si accasciò a terra distrutto e iniziò a piangere come non aveva mai fatto in vita sua, venne subito affiancato da Scott che lo strinse forte a se cercando di consolarlo, ma nulla riusciva a farlo sentire realmente meglio, certo, le braccia dell’amico lo confortavano ma non riempivano quel vuoto che sentiva, quel dolore, quel vuoto incolmabile che incombeva su di lui, si sentiva stanco, era stanco di vivere, quella mancanza che gli lacerava il petto, quella mancanza che, Derek sapeva, solo le sue carezze avrebbero potuto colmare, solo i suoi sorrisi, solo la sua ironia, solo lui.
Ecco di cosa aveva bisogno in quel momento, di lui ma non poteva averlo e non avrebbe mai più potuto.

Spazio me:
Buon salve, questo è il penultimo capitolo di questa storia, domenica prossima pubblicherò l'epilogo della sterek,
volevo ringraziarvi di cuore per tutte le letture ed i commenti, spero che la storia vi sia piaciuta.
-blue


 

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Capitolo 20
*** |Epilogo| ***


 

|Epilogo |

Stiles si risvegliò nella sua stanza, batté le palpebre cercando di ricordare. In mente aveva solo il dolore che aveva sentito prima di addormentarsi, quello e Derek, lui non sarebbe mai scomparso dalla sua mente. 

Come se l'avesse letto ne pensiero, Stiles spostando lo sguardo, trovò Derek appoggiato alla porta che lo fissava sorridendo.

-Hey.- sussurrò il minore.

-Hey.- rispose Derek avvicinandosi.

-Cosa è successo dopo che l'Ani-ra mi ha ferito?-

-L'abbiamo distrutto, poi io ho iniziato a disperarmi come non mai e Scott mi ha dato una mano a rialzarmi e ad arrivare da te.- spiegò Derek.- Avevamo perso le speranze, poi il tuo tatuaggio si è illuminato e, non so spiegare cosa sia accaduto dopo, ma ti ho sentito stringere la mia mano e da lì sono diventato la persona più felice al mondo.-

Stiles lo scrutò, un sorriso meraviglioso in viso, gli occhi luminosi come non li aveva mai visti, era bellissimo.

-Quanto tempo è passato?-

-Due giorni.-

-Wow, mi sono riposato abbastanza.- disse il minore alzandosi ed ignorando le fitte di dolore che sentiva. Si avvicinò al maggiore e allacciò le braccia dietro il suo collo.

-Ti amo, Hale.- sussurrò sulle labbra di Derek.

-Anch'io, Stilinski.- rispose il maggiore facendo combaciare le loro labbra in una bacio.

-Come mi hai chiamato prima che Deaton mi portasse via?- chiese il figlio dello sceriffo con un ghigno in volto.

-Non ricordo.- rispose Derek mentendo spudoratamente.

-Invece si che lo ricordi.-

-No ti sbagli.-

-Dimmelo, ne ho bisogno.-

Il maggiore cedette.

-Amore mio, così ti ho chiamato.-

-Ripetilo.-

-Amore mio.-

-Dio, quanto ti amo.-

E si baciarono ancora, si lasciarono trasportare, si lasciarono andare. Il resto fu solo amore, piacere e passione.


Spazio me:
Sono tornata con l’ultimo capitolo ( anche questa volta in ritardo).
Ieri ho passato la giornata intera a cercare un amico online perché due ragazze che conosco mi avevano lanciato la sfida, quindi se c’è qualcuno capace di sopportare i miei disagi si faccia avanti, vi prego ne ho bisogno.
Ma torniamo alla storia.
Questo è l’epilogo, spero vi sia piaciuto come sempre ma poi volevo dirvi varie cose:
•vi ringrazio per tutto il sostegno che mi avete dato in questo percorso.
•vi voglio un mondo di bene, davvero.
•è difficile lasciare questa storia, ma è stato molto bello poter condividere con voi queste idee che mi frullavano nella testa.
Quindi grazie di tutto,
-blue🌙

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