Alleluia, fratelli piloti !

di Morghana
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'abito fa il monaco... eccome! ***
Capitolo 2: *** Sulla via di una vocazione... per niente monastica! ***
Capitolo 3: *** La castità è soltanto un'opinione... ***



Capitolo 1
*** L'abito fa il monaco... eccome! ***


*

***L'abito fa il monaco... eccome!***

*

Non ci mancava altro che questo: dopo essere riusciti a fuggire da quella stramaledetta piramide, dove soltanto grazie al suo quoziente intellettivo - e ad un paio di consistenti botte di culo - l'ingegnere Sakon Gen aveva evitato le conseguenze del lavaggio del cervello ed il Drago non era rimasto nelle grinfie zelane, era saltato fuori che sulla Terra esisteva un misterioso codice in forma di libro... nascosto chissà dove e chissà da chi, ma un codice in grado di svelare tutti i punti deboli delle armate dell'Orrore Nero.

Era stato grazie al medaglione che era appartenuto al padre di Sakon, sul quale erano incisi alcuni degli stessi geroglifici presenti sulle pareti della piramide, che l'esistenza del misterioso libro era saltata fuori... il problema stava tutto nel capire dove quel dannatissimo libro si trovasse.

Dopo due ore di controlli allo scanner tridimensionale ed altrettante ore di esplorazione di ogni possibile orizzonte del turpiloquio, tanto l'ingegnere quanto il resto della compagnia si erano dovuti arrendere... almeno finché il suddetto ingegnere, frustrato come un riccio che avesse fatto per errore delle avances ad una spazzola per capelli, non scaraventò il medaglione contro il muro e ne provocò l'apertura!

Ebbene sì, quel medaglione nascondeva un piccolo sportello invisibile, che conteneva un foglietto ingiallito con il disegno di una mappa in miniatura e la scritta "Saint Martin et Sancta Bernarda".

Prima ed indispensabile tappa: scannerizzare e trasferire sul computer l'immagine disegnata su quel foglio... appena in tempo, visto che dopo pochi minuti il vetusto reperto si polverizzò sotto i loro occhi (suscitando altre "amorevoli definizioni" da parte di Sakon).

Pensa che ti ripenso, cerca che ti ricerco - per la serie "Sakon sarà pure intelligente, ma Google Maps non lo batte nessuno" - tra lui ed il dottor Daimonji riuscirono a venire a capo dell'ubicazione della località tracciata sulla mappa e, soprattutto, di chi o cosa fosse quel "Saint Martin et Sancta Bernarda".

Tra la curiosità generale... trattavasi di convento francescano, strutturato in due palazzine contigue ed edificato in quel di Shizuoka.

Commento di Pete: "Sbaglio o con Street View si può vedere anche l'immagine reale?"
Osservazione di Yamatake: "Ma come mai due strutture ed un doppio nome? Forse sono due conventi in uno?"
Chiosa di Sanshiro: "Se uno dei due è un convento di suore... una perlustratina la farei volentieri!"

Quest'ultima perla di saggezza (se di "saggezza" si poteva parlare) diede da riflettere non poco a tutti i presenti.
Purtroppo quel "non poco" durò ben poco, visto che la fisiologia maschile prevedeva notoriamente il funzionamento di un solo cervello alla volta... e la menzione delle suore, in quanto solitamente appartenenti al sesso femminile, mise di lì a pochi microsecondi in funzione "l'altro cervello" di cui il sesso maschile è provvisto.

(NdA SE ne è provvisto...)

Dalla curiosità generale si passò alla costernazione generale quando il dottor Daimonji, dopo alcune telefonate ed una veloce riflessione, rese note le sue decisioni.

"Ragazzi, c'è poco da fare: occorre infiltrarsi in ambedue i conventi ed, in un modo o nell'altro, riuscire a trovare quel dannato libro. Contatterò il cardinale arcivescovo della zona affinché si provveda a farvi accedere sotto le spoglie di novizi. Quanto al convento vicino, Sanshiro aveva ragione, il convento di fianco a quello di Saint Martin ospita delle suore carmelitane... per cui Midori dovrà vestire i panni della suora. Naturalmente, per la sua sicurezza, dovrà essere accompagnata da uno di voi... Sanshiro, provvederai tu. Ovviamente dovrai adattarti ad indossare anche tu gli abiti ecclesiastici... porta pazienza."

Imbambolato prima ed inorridito poi, solo dopo parecchi secondi il pilota del Gaiking riuscì ad articolare parola ed a chiedere lumi al dottore.

"Abiti ecclesiastici? Ma dottore... da quando in qua i monasteri sono ad ambiente misto maschile e femminile?"
"Nessun ambiente misto, Sanshiro... per abiti ecclesiastici intendo abiti da suora. Anzi, comincia già da ora a sceglierti un nome adeguato..."

Da qui al farsi paonazzo il giovane ci mise esattamente un millisecondo, esattamente quanto ci misero gli altri a farsi bluastri alla sola idea di ritrovarsi addosso un saio da francescano... anche se in ogni caso, dopo 1,5 secondi spaccati, il colore comune a tutti divenne il giallastro-verdognolo che preannunciava una consistente crisi di nausea.

Logica conseguenza: per mezz'ora la toilette degli uomini fece da cassa di risonanza alle più svariate emissioni sonore, da quelle delle liti per contendersi il water a quelle dei fragorosi sfoghi della suddetta nausea.

Commento schifato del dottor Daimonji: "Pure un team di piloti che sembra un battaglione di donne incinte mi doveva capitare..."

*

Il mattino successivo, dopo una nottata trascorsa insonne ad imprecare ed a rivoltarsi nei rispettivi letti, tutti i componenti dello staff di comando e dei piloti si recarono in plancia... le loro facce, pallide e sudate, insieme al loro strascicare i piedi, la dicevano lunga su quanto fosse loro gradito l'obbedire all'ultimo ordine del dottore: misurarsi le varie tonache portate loro dal sarto ecclesiastico, inviato sul Drago - dietro richiesta del dottor Daimonji - dal cardinale arcivescovo, Sua Eminenza Hiroshi Kijima.

La scelta della sala comando per tale faccenda, anziché di un più consono spogliatoio, fu determinata dalla saggia precauzione del dottore di tenere il suo staff già pronto in loco, nell'eventualità di un attacco zelano... a scanso di offrire a tutto il resto del personale il desolante spettacolo della “corsa in tonaca” dei piloti e del suo assistente, per raggiungere i rispettivi posti di combattimento.

Onde evitare fughe precipitose degli sventurati, designati loro malgrado per il ruolo di improvvisati novizi conventuali, il dottore aveva vietato l'accesso in sala comando a tutto il resto dell'equipaggio e si era preparato, previdente come sempre, a contenere eventuali ribellioni... e ne aveva ben d'onde, il pover'uomo, a giudicare dall'espressione facciale dei suoi “ragazzi”, oscillante tra il depresso in crisi esistenziale e l'aspirante emulo di Jack lo Squartatore.

La povera Midori non faceva eccezione, salvo l'aver portato con sé un corpo contundente (chiave inglese sgraffignata da una delle cassette degli attrezzi di Sakon), a scanso di improvvise “crisi ormonali” dei ragazzi al vedere le sue grazie svestite della divisa di servizio.

Per fortuna non vi fu necessità, per lei, di servirsene... sia perché non avrebbe dovuto togliersi la divisa e sia perché, di lì a poco, gli aitanti giovanotti avrebbero avuto ben altro a cui far attenzione!

Ebbene sì... il rispettabilissimo sarto, pur godendo della fiducia incondizionata del cardinal Kijima, il suo difettuccio lo aveva e come: in soldoni, tra le grazie della giovane e bella figliola e le “grazie” dei suddetti aitanti giovanotti, preferiva categoricamente le seconde alle prime !!!

Esaurito il dovere “social” delle presentazioni, cominciò la penosa misurazione del religioso abbigliamento... e lì lo scienziato si rese conto di quanto arduo sarebbe stato l'uniformare il comportamento dei ragazzi all'abito che avrebbero indossato.

Se ne rese conto sì... fin troppo!

Il prescelto per l'inaugurazione della sfilza di tonache, appese a grucce agganciate alla bell'e meglio sulle leve di comando del Drago (per la gioia del capitano Richardson), fu lo sventurato ingegner Gen... che, ahimè, aveva irrimediabilmente calamitato gli “amorosi sensi” dell'ineffabile sarto, conquistato dal fisico tra lo snello ed il muscoloso ma, soprattutto, dal rimarchevole lato B.

“Ma... ingegnere, stia un po' fermo! Devo pur vedere se l'abito le cade bene, no? Guardi qui... non mi sbagliavo, le sta largo di fianchi!” commentò il sarto, al quale non parve vero di potersi giustificatamente avvicinare a quel ben di Dio.

Diede di piglio a metro e spilli, mentre il povero Sakon – ormai sull'orlo del torcicollo – lo seguiva dappertutto con la coda dell'occhio... tenendo energicamente strette quelle che il “profano volgo” avrebbe senza esitazione definito “chiappe”.

Fortunatamente non ci volle molto per le imbastiture del caso e Sakon, ormai con i crampi nel fondoschiena, poté finalmente mettersi a distanza di sicurezza dal sarto... lasciando il posto, nell'ordine, a Fan Lee, Yamatake e Bunta, i quali – per loro fortuna – non incontravano i gusti dell'inviato di Sua Eminenza.

Fu quindi il turno del capitano.

“Oooh, lei è il celebre pilota del Drago... è un onore, un vero onooore...” cinguettò lo stilista ecclesiastico, prendendo in considerazione il giovane ufficiale quale alternativa all'ingegnere, visto che quest'ultimo si era rivelato “riluttante” alle sue attenzioni.

Purtroppo per lui, Pete era un esperto e scafatissimo militare ed aveva tratto parecchi insegnamenti dal suo servizio nell'USAF... e tra questi c'era l'individuare a colpo sicuro gli elementi di tendenze “dubbie”.

Non gli fu pertanto difficile far capire al soggetto in questione che era meglio per lui tenere le mani ed il resto – soprattutto il resto – al loro posto... anche se questo gli costò molto caro: il sarto, stizzito da cotanta “insensibilità” alle sue attenzioni, dichiarò che non c'erano tonache adatte alla svettante statura del capitano e che, pertanto, avrebbe potuto fornire soltanto un clergyman.

Risultato: per non perdere tempo prezioso nella ricerca del libro con il codice segreto, il dottor Daimonji chiamò il cardinale Kijima e, dopo un breve conciliabolo, cambiò drasticamente il ruolo del capitano Richardson... non più frate francescano, ma direttamente SACERDOTE !!!

Fu il primo caso, a memoria del sarto, di sacerdote dedito al culto dei sacramenti... nel senso di sacramentare tutto il sacramentabile all'indirizzo dell'umanità intera e, segnatamente, del dottore che – saggiamente – tacque per evitare che Pete, oltre ai “sacramenti”, gli impartisse anche una solenne “benedizione”.

Dal canto suo Sanshiro - ormai rassegnato al portare il rispettabile abito delle suore carmelitane - aveva rinunciato a resistere alle insistenze di Midori: la ragazza si era prudentemente sostituita al sarto nel prendergli le misure precise, in modo da fornirgli un abito monastico che non sembrasse una via di mezzo tra un abito da sera longuette ed una tonaca ristretta a causa di un lavaggio mal fatto... ma soprattutto per evitare che il pilota del Gaiking, esperto non solo di baseball ma anche di arti marziali varie, rispedisse il decisamente “frufrù” lì da dove era venuto, dopo avergli tranciato via un po' di roba a caso.

Intanto gli altri, ormai al di là di ogni limite di pazienza umana, si stavano scervellando per capire come si annodasse il cordone dell'abito francescano... mentre Sakon e Pete si stavano consultando su quale fosse il modo migliore per scorticare velocemente il dottor Daimonji ed il sarto, così da usare le loro pelli come scendiletto.

Il tutto si concluse quando la misurazione delle tonache ebbe termine: mentre lo specialista in ago e filo se la batteva in religioso (è il caso di dire) silenzio, lo scienziato si voltò e fissò eloquentemente tutti i presenti.

Disse solo poche parole... che risuonarono come un rintocco funebre.

“Non appena gli abiti saranno pronti, vi trasferirete ciascuno nel convento di destinazione... cominciate ad abituarvi al chiamarvi l'un l'altro fratello – o sorella, nel caso di Midori e Sanshiro – e non dimenticate che soltanto il priore e la superiora sanno della vostra vera identità, quindi cercate di non farvi scoprire! Un'ultima cosa: anche per i novizi sono previste l'obbedienza e la castità, quindi tenete a freno i vostri caratteracci e soprattutto i vostri EHM vabbè, ci siamo capiti!”

Sì, si erano capiti eccome... l'antifona era stata chiarissima per tutti: quello che si preannunciava era un periodo difficile, assurdo, paradossale e soprattutto assolutamente... TERRIFICANTE !

*

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Capitolo 2
*** Sulla via di una vocazione... per niente monastica! ***


*
*** Sulla via di una vocazione... per niente monastica! ***
*


Trascorsero tre giorni, durante i quali l'equipaggio del Drago Spaziale trovò di che passare il tempo nello “studio” dello staff del dottor Daimonji, che pareva essersi trasformato in una sorta di società segreta dalle finalità alquanto ambigue: già il sentirli chiamare tra loro “fratello” dava parecchio da pensare... ma quando sentirono appellare Sanshiro come “sorella” poco ci mancò che nelle cucine – il luogo più defilato dell'astronave – si aprisse un vero e proprio punto scommesse.
A cosa era dovuto tale femmineo appellativo?
Inutile dire che la soluzione data per più probabile era il passaggio – prossimo o già consumato – del pilota del Gaiking sull'altra sponda.

*

Con l'arrivo di tonache e clergyman, debitamente messi a misura, terminò la fase cosiddetta preparatoria dei neo-novizi... ed iniziò la fase della vestizione per l'ingresso in convento.

Varrà la pena seguire i Nostri, variamente aggregati tra la cabina dell'uno e dell'altro, un po' per scambiarsi pareri sull'esito degli aggiusti sartoriali ed un po' per rifugiarsi nei reciproci conforti... purtroppo tutt'altro che religiosi, visto che dalle suddette cabine non si levavano voci oranti ma, bensì, voci imprecanti in ogni possibile tonalità e repertorio.

CABINA DI PETE (Pete e Sakon)

Sakon: “SARTO DELLA STRAMALORA !!! Ma tu guarda cosa mi doveva capitare!!! Ci ho messo 'na vita per tirar su la tartaruga sugli addominali... e quel maschio per sbaglio me la nasconde in una specie di sacco per la raccolta differenziata! Sembra pure che c'ho la cellulite, mi faccio schifo da solo!”
Pete: “Su su su... in fondo si tratterà di poco tempo... e poi a me 'sto vestito nero non dispiace mica! Mi snellisce... che te ne pare? E mi fa pure somigliare a padre Ralph di Uccelli di Rovo... mica male!”
Sakon: “Ma scherzi o fai sul serio? Ti snellisce, non ti dispiace, Uccelli di Rovo... ma ti fosse venuta la vocazione tutto d'un tratto?”
Pete: “A ME? Tu sei matto... a meno che non parli di vocazione al confortare il sesso femminile... hai visto mai ci fosse qualche suora appetibile?”
Sakon: “FRATELLO... a parte che nello sceneggiato la protagonista femminile non era una suora, ti ricordo che il nostro scopo non è scop... EHM non è il confortare le suore ma il trovare quel dannato libro!”
Pete: “Eddaiii... vedi di piantarla E NON TI DIMENTICARE GLI OCCHIALI, sennò rimaniamo senza micro-radio e senza telecamera!”
Sakon: “NON MI PARLARE DEGLI OCCHIALI... solo quelli ci mancavano, io che ho dodici decimi mi devo ritrovare a fare l'intellettualoide occhialuto! Ah, se mi vedesse mammà...”
Pete: “UUUH SakonOPS fratello Sakon, come sei pesante! Scrollati un po' di dosso l'intelligenza e l'ingegneria e dai aria alla testa!”
Sakon: “Sì, alla testa di...”
Pete: “SAKON ! Come sei diventato volgare...”

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CABINA DI SANSHIRO (Sanshiro, Fan Lee, Yamatake e Bunta)

Bunta: “Beh, io sono a posto... però, comoda questa tonaca, niente da dire. Voi a che punto siete?”
Fan Lee: “E non ci vedi? Siamo pronti anche io e Yamatake... ma Sanshiro dove s'è infilato?”

Una voce da oltretomba, degna del miglior film di Dario Argento, gli rispose da sotto le coperte del letto: “Io non mi muovo da qui... quella tonaca se la metta qualcun altro!”
Bunta: “Ma come, Midori ha bisogno di una guardia del corpo e tu ti tiri indietro?”
Sanshiro: “Appunto, di una guardia del corpo... non di una consorella dall'aspetto dubbio e dalla voce ancora più dubbia!”
Fan Lee: “Forza, Sanshiro, tirati fuori di lì... e poi, che importanza ha l'aspetto che avrai? Ci sono monache assolutamente inguardabili in ogni convento, figurati se fanno caso a te!”

Con grugniti inframmezzati da termini irriferibili, il povero pilota del Gaiking riemerse dal marasma delle coperte, non riuscendo ad evitare di avvoltolarcisi dentro ancor più di prima e di piombare in terra dal lato “posteriore”... cosa che scatenò un inevitabile supplemento di turpiloquio.

La cosa avrebbe sortito poco o nessun effetto suoi suoi compagni, già forniti per conto loro del miglior dizionario che uno scaricatore di porto potesse desiderare, se in quel momento non fosse entrata Midori: l'espressione allibita della graziosa giovinetta ebbe l'immediato effetto di trasformare l'espressione imbufalita di Sanshiro in un'espressione a metà tra quella di una triglia adorante e quella di un gatto in vena di strusciamenti vari (per tacere dell'immediato “alzabandiera”, come doveroso omaggio alla beltà testé presentatasi in cabina... alzabandiera fortunatamente celato dall'involto di coperte che ancora avvolgeva il giovane).

Midori: “MA... SANSHIRO! Cosa sono questi termini? Una suora non parla così!”
Sanshiro: “Eh, chi? Cosa? No, dico... veramente...”
Midori: “Sorella, per favore, alzati e vestiti, senza perdere altro tempo... ed abbassa la temperatura dei tuoi bollenti spiriti!”

“Abbassare? - pensò Sanshiro, guardando verso il basso - 'Na parola...”

Fortunatamente la leggiadra pulzella – forse perché già imbufalita di suo all'idea di infilarsi in una tonaca – non si rese conto dell'imbarazzo nel quale si trovavano tanto il povero pilota quanto il suo “inseparabile compagno” alloggiato nella biancheria intima.

Fu però la stessa suddetta pulzella a toglierlo dal suddetto imbarazzo, notificandogli testualmente: “Sanshiro, appena ti sarai fatto la barba, dovrai cercare di rendere quanto più possibile femminili i tuoi lineamenti... ti ho portato la mia trousse, ma TI PREGO... cerca di non esagerare! Devi sembrare una suora, non... ecco, non una...”
“Passeggiatrice?” suggerirono in coro Fan Lee, Bunta e Yamatake.
“RAGAZZI !!!” strillò Midori, scandalizzata... e Sanshiro non fu da meno, sbraitando: “COSAAA? Dovrei truccarmi? Ma siamo matti? Un campione sportivo come me, con tanto di fama di rubacuori ed articoli a valanga sulle mie conquiste femminili...”
“Ehm, Sanshiro... ti faccio notare che ultimamente i trans vanno molto di moda... senza contare che oggigiorno se non hai una vena – diciamo – dell'altra sponda NON SEI NESSUNO!” obiettò Fan Lee tra il freddo ed il divertito.
“COSAAA? DELL'ALTRA SPONDAAA? IO VI AMMAZZOOO!!!” fu l'urlo proveniente dal fagotto di coperte, tuttora sul pavimento.

In quel momento fece il suo ingresso il dottor Daimonji, decisamente ingrugnato per il ritardo con il quale i suoi piloti si stavano preparando... il suo sguardo, che pareva voler dire a Sanshiro “Se non ti alzi e ti vesti, ti prendo a pedate!” fece il resto ed il povero pilota definitivamente sconfitto, si risolse a sgrovigliarsi dal marasma di lenzuolo, coperta e piumone per rimettersi in posizione eretta.
Fortunatamente, all'arrivo del dottore, la medesima posizione era stata rapidamente abbandonata dall'abitante del sotto-cintura... purtroppo non abbastanza rapidamente perché Midori non intuisse quale specie di guardia del corpo le fosse stata assegnata (e soprattutto a quale specie di guardia fosse interessata), dandosi rapidamente alla fuga e lasciando la sua trousse nelle mani di Yamatake.

Sanshiro, tra il perplesso ed il furibondo, reclamò energicamente presso il dottore, rifiutandosi testualmente “di impiastrarsi la faccia come un culatt...EHM un maschio con qualche dubbio”, ma lo scienziato fu assolutamente d'accordo con la sua figlioccia: i lineamenti del giovane, per quanto regolari, erano assolutamente maschili ed andavano – per così dire – corretti e resi “delicati e femminili”.

Sconfitto l'ennesimo attacco di nausea con un GLOM da tubatura otturata e guardatosi per qualche secondo allo specchio, a Sanshiro non rimase che prendere atto della situazione: non c'era via d'uscita.
Doveva truccarsi da donna.

"To', questa è la trousse di Midori...” ridacchiò Yamatake.

Lui trattenne a stento una bordata di turpiloquio all'indirizzo dei suoi compagni, che già sghignazzavano, mentre Yamatake gli porgeva tonaca e velo, trattenendo a stento le risa.
"Ma andate a prenderlo..." mugugnò, troncando a mezzo il cortese invito per evitare di perdere altro tempo.
"A mettere il velo mi aiutate voi, eh! Già non ho idea di come si mette..." bofonchiò prima di andare in bagno e mettere mano al restyling facciale, mentre tutti gli altri sorvegliavano la porta della cabina per evitare visite inopportune di altri membri dell'equipaggio.

Ne uscì dopo dieci minuti in tonaca da suora e con la faccia truccata alla meno peggio, grazie allo specchietto "ad ingrandimento" della trousse, ingrugnato e torvo, mentre le risate si facevano sempre meno trattenute... almeno finché non passò dinanzi allo specchio a tutta lunghezza che costituiva una delle ante del suo armadio.
Yamatake gli porse il velo, preparandosi ad aiutarlo nell'indossarlo, ma si fermò al vedere l'espressione con la quale il collega si stava guardando allo specchio.

Senza riflettere, la povera neo-suora, si lasciò sfuggire un involontario auto-apprezzamento: "Però... non sarei nemmeno male..."

AAARGH... il micidiale effetto Platinette aveva colpito anche lui!

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Fatto il loro ingresso nei rispettivi conventi, dopo una rapida accoglienza da parte di priore e superiora, gli sventurati membri dell'equipaggio del Drago dovettero sottomettersi al penoso rito delle presentazioni ai confratelli e, nel caso di Midori e Sanshiro, alle consorelle... per non parlare della presentazione ufficiale di padre Richardson ad entrambe le confraternite, in veste di loro nuovo “padre spirituale”.

Dopo una rapida e sagace ricognizione visiva del soggetto in clergyman che aveva di fronte, il priore francescano – che non era nato con la tonaca indosso ed il lato “materiale” della vita lo aveva conosciuto più che bene – si rese conto che nel capitano c'era ben poco di “spirituale”... mentre viceversa c'era tutto l'occorrente perché le suore si dimenticassero di qualsiasi voto – elettorale incluso – e si adoperassero per farlo diventare “padre” molto celermente.

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“Capitano, non credo sia necessario ricordarle che tra i voti ecclesiastici c'è anche quello di castità... e vale anche per le suore, anzi SOPRATTUTTO per le suore! Quindi sia così gentile da scoraggiare qualsiasi atteggiamento eccessivamente confidenziale da parte delle sorelle carmelitane... e da applicare una vigorosa auto-censura, ove mai fosse lei ad essere preda della tentazione!!!”
“Ehm, reverendo, stia pure tranquillo... mi rifugerò nel confessionale, che è ben chiuso e con la grata che impedisce di vedere le fattezze di chi c'è dall'altra parte. Si può sentire soltanto la voce... e quella non fa testo.”
“Lo spero, capitano... anzi, PADRE, cominci ad abituarsi all'essere chiamato così. Ora venga con me, la presento alle due confraternite...”

Nell'avviarsi, il priore ripensò all'ultima frase detta da Pete e, per buona misura di prudenza, volle aggiungere una raccomandazione.
“Ehm, capit...PADRE Richardson, considerando che la sua voce è molto, per così dire, giovanile e gradevole, evitiamo anche quest'ultimo rischio... cerchi di parlare con un tono il più possibile cupo e da uomo maturo, siamo d'accordo?”
Un grugnito che aveva poco di umano e molto di suino fu la sola risposta che il priore ottenne... e si augurò che fosse affermativa, visto che l'aggettivo “gradevole” era stato un garbato eufemismo per non dire che la voce del giovane era di per sé un'istigazione al peccato di lussuria.

Ambedue raggiunsero la sala capitolare, che era uno degli ambienti comuni ai due conventi, ove da un lato erano radunati tanto i frati quanto le suore... e dall'altro lo staff dei piloti del Drago, insieme a Midori e Sakon, tutti abbigliati come il loro ruolo “sotto copertura” richiedeva e con delle facce tra il depresso e l'incazzato che erano tutto un programma.

Furono accolti da un silenzio di tomba e da sguardi classificabili in tre categorie ben distinte: rassegnati quelli dei membri dell'equipaggio, invidiosi quelli dei frati e quantomeno equivoci quelli delle suore.

L'urlo della madre superiora richiamò le sorelle all'ordine.
"Sorelle! Quello sguardo lubrìco non mi pare il modo migliore di accogliere il nostro nuovo padre spirituale... appena terminate le presentazioni riprenderete le vostre devozioni, in attesa di confessarvi!"

Inutile dire quale fu la meraviglia della donna nel vedere l'unanime ed entusiastico annuire delle sue consorelle... meraviglia che si trasformò in scandalizzato terrore quando, dopo un attimo di riflessione, fece mente locale al fatto che il confessore sarebbe stato proprio l'aitante ecclesiastico che aveva appena fatto il suo ingresso.

Bastarono pochi secondi perché la pia donna formulasse la stessa previsione fatta, pochi giorni prima, dall'equipaggio del Drago Spaziale: il periodo che si preannunciava era assolutamente TERRIFICANTE !!!

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Capitolo 3
*** La castità è soltanto un'opinione... ***


*

“Ma all'anima delle CORNA che si ritrova il priore... PROPRIO IN QUESTA STAMBERGA CI DOVEVA ALLOGGIARE?”

Padre Richardson non poté fare a meno di tapparsi le orecchie, per ripararle dalla voce tonante e soprattutto imprecante di Fra' Sakon... dal quale tutto si sarebbe aspettato meno che il dismettere la divisa provocasse anche la dismissione integrale dell'abituale self-control.
Se quello era l'effetto della tonaca... rabbrividì al solo pensiero di quel che poteva ancora uscirgli di bocca, per tacere della reazione dell'eventuale pubblico (specialmente femminile).

Nella cella di fianco, Fan Lee e Bunta non erano in condizioni migliori, tanto di spirito quanto di corpo, anzi soprattutto di corpo: la cena che era stata servita nel refettorio era stata indubbiamente gustosa, ma – causa i suggerimenti di Yamatake a Fratel Koichi, cuoco della comunità – era risultata talmente stracarica di condimento da scatenare un ambaradan di “inni sacri” per strumento “a fiato”.

“BUUURP... ops, scusa, Fratel Fan-Lee... abbi pazienza ma...”
“Tranquillo, Fratel Bunta, ti capisco... accidenti a Yamat...BUUURP...”
“Ma che gli è venuto in mente di offrirsi come aiuto cuoco... ufff, mi sento come se avessi un esercito di rane nello stomaco!”
“A chi lo dici...”

“BUUUUUUUUUURP!!!”

L'ultima “corale” manifestazione di disagio gastrico fu talmente imponente da far decidere al neo-padre spirituale della comunità – Pete Richardson, al secolo – che no, decisamente non si poteva trascorrere la nottata sobbalzando nel letto ogni trenta secondi a causa della cattiva digestione dei loro reverendi vicini... e così i due sfortunati piloti si videro irrompere il capitano nella loro cella, imbufalito come mai l'avevano visto e con i capelli dritti in testa per la stizza ed il sonno arretrato.

“Beh, allora? La vogliamo finire? Sembra di essere in una bettola del porto! Devo procurarvi una dose industriale di bicarbonato o preferite essere imbavagliati?”

I due povericristi si scambiarono uno sguardo sconsolato, nonché accompagnato dall'ennesimo - ed ultimo - tonante segnale di sommovimento addominale, prevedendo una nottata per niente riposante... ma avevano fatto i conti senza l'oste.

Anzi, senza il monaco.

Anzi... senza LA monaca.

Un sonoro tonfo di porta sbattuta fece quasi tremare le pareti delle celle, seguito dallo strepito di una voce inequivocabilmente femminile.
"Accidenti ai corridoi tutti uguali... ma da dove si passa per tornare alle celle delle suore, porcaccia..."

Lo sguardo interdetto di Fan Lee e Bunta fu nulla al confronto di quello, incredulo, del capitano Richardson, che si affacciò alla porta per verificare se si fosse trattato di un'allucinazione acustica o se ci fosse realmente una donna in circolazione da quelle parti.
C'era... c'era e come!

"APPERO'... una bonazza mica da niente!!! Ma da dove salta fuori questa???" pensò Pete, con tre punti ammirativi alla fine: davanti a lui si stagliava la figura di una giovanissima suora di colore, sicuramente di razza mista, a giudicare dagli incredibili occhi azzurri, nonché provvista di argomenti talmente prorompenti da non poter essere celati neppure dall'ampiezza della tonaca che indossava.

Un gorgoglìo strozzato lo riportò alla realtà: Sakon, suo compagno di cella, aveva sentito anche lui la voce femminile che era risuonata nel corridoio e si era affacciato alla porta... rimanendo letteralmente ad occhi sbarrati dinanzi allo spettacolo che gli era apparso davanti.

Il suo pensiero sul suddetto spettacolo non fu dissimile da quello del capitano, salvo l'essere molto più succinto... e soprattutto più descrittivo: "All'anima della sgnacchera!"

Fu tale l'impeto con il quale stava per slanciarsi fuori dalla cella che inciampò nella sua stessa tonaca, cadde e perse il fulminatore... che per poco non gli si conficcò nelle “parti nobili”, quando i suoi addominali toccarono terra.

Fan Lee corse a rialzarlo, temendo gravi danni, almeno a giudicare dall'urlo disumano che aveva accompagnato il contatto, tutt'altro che morbido, tra la canna dell'arma ed i gioielli di famiglia del loro ingegnere... ma l'unico apparente danno sembrava essere una paresi alla mandibola del suddetto ingegnere, rimasto a bocca spalancata dinanzi al voluttuoso fisico del quale, inequivocabilmente, era provvista la giovane religiosa.

Il pilota dello Skylar lo abbrancò sotto le braccia, sollevandolo e tentando di riportarlo nella cella, ma non aveva previsto che l'esemplare femminile circolante per il corridoio avrebbe scatenato un vero e proprio comizio ormonale nel loro compagno... e che la reazione di Sakon, nel tentativo di svincolarsi dalla sua presa, sarebbe stata molto simile a quella di un'anguilla in preda alle convulsioni.

"Ma dico... l'avete vista sì o no? Mollami, Fan Lee... MOLLA!"
"Ma che mollare! Vedi di recuperare il tuo fulminatore e di farlo sparire alla svelta... ché se qui ci sono spie zelane e lo vedono, capiranno chi siamo e ci faranno arrosto come polli!"
"So io quale pollo farei arrosto... tra petto e coscia c'è l'imbarazzo della scelta, con tutta quell'abbondanza!"

"Ma ti pare il momento di pensare al mangiare?" interloquì Sanshiro, che li aveva raggiunti in quel momento per proporre una prima perlustrazione e non aveva notato gli argomenti della ragazza... e, pertanto, non aveva afferrato il contenuto della discussione.

"E chi pensa al mangiare? Oddio, sì, effettivamente è da mangiarsela, da capo a piedi... SLURP!!!" fu la risposta - con voce tra il diabolico ed il depravato - dell'ingegnere del Drago Spaziale, accompagnata da estroflessione dei bulbi oculari e lingua famelica all'angolo della bocca.
(NdA in perfetto stile "Fantozzi davanti alla sig.na Silvani”).

Sanshiro che, come suo solito, non aveva capito una beneamata fava, sbottò in una perla da antologia: "Sakon, quando torneremo sul Drago te ne potrai fare a decine, di polli arrosto!!!"
"A me ne basta una, di pollastra... QUELLA pollastra! Datemi la pollastraaaaaaa!!!"

"Ma che droga circola nei conventi?" fu la degna e sconsolata conclusione di Fan Lee.

Frattanto la suora in questione, che rispondeva al nome di suor Jamilah – Jami per gli amici – dopo essersi ripresa dallo spavento provato nel vedersi sorpresa nel corridoio della sezione maschile del convento, aveva rinunciato a dar di piglio al SUO fulminatore e si era concentrata sullo spettacolo che aveva di fronte: un frate, sicuramente un novizio - a giudicare dai capelli ancora lunghi - alquanto alto, moro e piuttosto ben piazzato, anche se snello, che le ispirò un solo pensiero: “Alla faccia del novizio... CHE SPRECO!

La voce del capitano, sebbene arrochita dalla sorpresa, risuonò bassa ma nitida: “Ehm, sorella... mi pare di capire che lei sia alla ricerca delle celle riservate alle suore, ma questo è il dormitorio riservato ai frati... credo che lei sia arrivata da poco, come noi... posso aiutarla a ritrovare la strada?”
“Ehm, volentieri, padre... Richardson, vero?”
“Precisamente, sorella... venga, la accompagno io...”

Volenteroso come sempre, il capitano fece per affiancare la prosperosa suora ma un calcio in uno stinco, rifilatogli da Bunta, gli ricordò in un colpo solo che
a) nemmeno lui sapeva dove fossero le celle femminili;
b) non poteva allontanarsi dai compagni;
c) se il dottor Daimonji avesse saputo di sortite notturne ingiustificate, per di più al seguito di gonnelle, prima lo avrebbe degradato e poi, dopo gli opportuni provvedimenti, lo avrebbe spedito a fare la voce bianca alla Cappella Sistina.

Non gli restò altro da fare che ingranare la retromarcia e balbettare uno sconfortato: “Beh, ora che ci penso... anche io sono nuovo di qui e non so di preciso dove siano le celle delle signorEHM, pardon, delle reverende sorelle...”

Lo sguardo della giovane, oscillante tra la rassegnazione ed il compatimento, diede a Pete la misura della figura barbina che aveva appena fatto, inducendolo a ritirarsi rapidamente nel suo alloggio... ma non per questo riuscì a recuperare un minimo di tranquillità: il vedere Sakon abbarbicato con un braccio allo stipite della porta e tirato per l'altro da Fan-Lee, che voleva costringerlo a rientrare nella cella, gli diede non poco da pensare.

Ma che ci facciamo noi qua dentro? Bunta e Fan Lee in preda alla gastrite, Sakon in preda al testosterone, io che domani mattina dovrei confessare ma non so manco come si fa... il tutto per trovare un libro che non si sa neppure se esista ancora!!! QUESTA IL DOTTORE ME LA PAGA, AH, SE ME LA PAGA!

E con questi gai ragionamenti si infilò sotto le coperte, lasciando Fan Lee – e poi anche Bunta – alle prese con Sakon, mentre il pilota del Gaiking se ne andava avvilito.

*

Nella sua cella, assorta in pensieri cupi su quanto (e soprattutto SE) Sanshiro avrebbe resistito alle nubi di ormoni femminili nelle quali si era ritrovato immerso, durante le presentazioni di quel giorno, sorella Midori non si avvide del rientro in cella di suor Jami... finché non si sentì appoggiare una mano sulla spalla: a quel punto i riflessi condizionati prevalsero su qualsiasi altra attività neuronale in corso nel suo cranio... la ragazza sollevò rapidissima la tonaca ed afferrò il fulminatore, inserito in una poco monastica e molto peccaminosa giarrettiera, puntandolo contro la sua consorella.

Quale non fu la sua meraviglia nel vedere la ragazza compiere il medesimo gesto, per tacere del ritrovarsi a sua volta sotto tiro... e per di più nel mirino di un fulminatore IDENTICO a quello in dotazione all'equipaggio del Drago Spaziale!

“Ma... CHI ACCIDENTI SEI?”
“Potrei chiederti la stessa cosa, suor Midori... se sei realmente una suora!”
“Perché, tu lo sei davvero? Ho i miei dubbi...”
“E io pure...”
“Come fai ad avere un fulminatore come i nostri?”
“Idem con patate... come fai ad averlo TU come i nostri?”

In breve... tra un botta e risposta di domande e rinvii al mittente delle medesime, saltò fuori la verità: suor Jami, in realtà, era una emissaria dei servizi segreti australiani, in missione per stanare una pericolosa spia zelana che risultava essersi rifugiata proprio in quel convento, sotto le spoglie di una suora non meglio identificata.

Ormai accertata l'identità e gli scopi della giovane mulatta (al secolo Jamilah Nyong'o) che condivideva la cella con lei, Midori non poté fare a meno di rivelarsi a sua volta, facendo tirare un sospiro di sollievo alla sua collega di attività spionistiche, nonché di “copertura”.

“Beh, ora che ci siamo chiarite, mi spieghi come mai sei andata in giro per il convento?”
“Volevo approfittare del sonno dei frati per farmi un'idea della struttura interna del convento... e ci ero riuscita quasi del tutto, se non che alcuni di loro erano ancora svegli ed ho dovuto fare retromarcia! Tanto più che uno di loro ha parlato pure di fulminatore, non era certo il caso di scatenare una sparatoria nel corridoio!”
“Fulminatore? Ehi, un momento... chi erano questi frati? Sapresti descrivermeli?”

Suor Jami ottemperò immediatamente alla richiesta, dando a Midori la certezza che, chiunque avesse parlato di fulminatore, si trattava sicuramente di uno dei suoi compagni di equipaggio.

“Stai tranquilla, ora tutto è chiaro... si tratta dei miei colleghi, siamo tutti qui in missione per rintracciare un antico libro che, almeno pare, potrà darci elementi utili per sconfiggere le armate dell'Orrore Nero!”

“Oddio, sorella Midori... mi stai dicendo che quel bendidio con i capelli lunghi fa parte del vostro equipaggio?” fu la risposta della giovane mulatta, le cui iridi azzurre avevano assunto una inequivocabile forma “a cuoricino”.
“Esattamente, sorella, esattamente... è il nostro ingegnere e meccanico capo, Sakon Gen... perché?”
“Perché? Per un attimo ho temuto che fosse davvero un nuovo accolito ed ho pensato CHE SPRECO!... ehm, che tu sappia, sorella, è impegnato?"
“Attualmente? No, che io sappia, sorella Jami... perché me lo chied...sorellaaa!!! Ti senti male?”

La povera Midori non ebbe modo di capire cosa frullasse per la testa della sua neo-sorella nonché neo-collega di operazione di spionaggio: riuscì solo a vederla accasciarsi sul suo letto ed a captare, dalle sue labbra, un ansimante ARF ARF ARF... prima che suor Jami cadesse definitivamente in deliquio.

*

Il giorno dopo, giocoforza, i tre poveri novizi rispondenti ai nomi di Fan Lee, Bunta e Sakon dovettero adeguarsi all'abito che indossavano e, di conseguenza, partecipare alle attività della comunità... ma tutto si sarebbero aspettati, fuorché di doversi cimentare in attività canore!

Furono costretti a raggiungere tutti gli altri frati nel coro, per la quotidiana ora di esercitazione nel canto gregoriano e dei vari inni sacri, dalla quale i tre sventurati, ovviamente, non poterono esimersi... finendo per "allietare" la congregazione con le loro ugole piene di buona volontà ma prive del minimo senso del ritmo e dell'intonazione.

Fratel Takashi, maestro del coro, con tutta la mansuetudine prescritta ai religiosi (ovvero trattenendosi a stento dall'infilar loro la bacchetta da direttore giù per il gargarozzo) fermò l'Alleluia in corso e richiamò l'attenzione del più "abile" dei tre... ovvero Fan Lee.

"Tu, fratello... sì, tu, con quella bella voce da basso..."
"Da basso? Ma dice a me?" chiese lui, interdetto, a Sakon.
"A me no di sicuro... sono tenore..."

"Fratello, presta attenzione a quel che ti dico... hai quella bella voce poderosa, perché cinguetti come un passerotto?"
Gli sorrise - meglio sarebbe dire "gli mostrò i denti" - e proseguì: "Su, forza, canta da solo... fammi sentire la tua voce così com'è."

Bastarono tre note per fargli decidere che NO! non era una buona idea fargli tirare fuori la voce... le pareti del coro erano già lesionate e quelle vibrazioni sismiche da bombardamento a tappeto non avrebbero certo migliorato la situazione.

Sakon, che aveva capito l'antifona - e che stava già meditando di chiamare l'otorino per rimediare ai danni al timpano - stava per scoppiare a ridere... ma una gomitata di Fratel Fan-Lee, di quelle da invertire le costole, lo convinse che forse era meglio rimettersi a cantare.

Costole permettendo.(1)
*

Midori e Sanshiro, intanto, avevano raggiunto la madre superiora nel suo ufficio, come da accordi presi in precedenza per l'assegnazione delle incombenze conventuali e del nome “monastico” da conferire a Sanshiro... con inimmaginabile gaudio di quest'ultimo.

Purtroppo l'arrivo di padre Richardson aveva scatenato una vera e propria “corsa alla confessione”, tradottasi in una quasi-rissa tra monache per la precedenza al confessionale che, ça va sans dire, aveva costretto la suddetta superiora a recarsi in cappella per ristabilire l'ordine... fu così che nell'ufficio i due neo-ecclesiastici trovarono la madre vicaria, tale suor Virginia, cinquantenne con ogni evidenza “d'assalto” (a qualsiasi essere vivente di sesso maschile che le capitasse nei paraggi... senza distinzione alcuna tra genere umano, animale o vegetale).

L'assenza dell'unica persona a conoscenza delle loro vere identità costrinse i due ad un'improvvisazione degna del miglior Actors' Studio, oltre ad obbligare Sanshiro ad uno strenuo controllo delle proprie corde vocali per emettere un timbro di voce che potesse, almeno vagamente, avere una parvenza femminile.

“Oh, sorelle... sia lodato Gesù Cristo!”
“Eh... ehm... sì, certo... in Cielo, in Terra e in ogni luogo!” fu la titubante risposta di Midori, che aveva fatto velocemente appello ai ricordi delle ricerche fatte su Internet nei giorni precedenti.

“Sarebbe sempre sia lodato, sorella, ma capisco che il vedere realizzata la sua vocazione possa averla emozionata... i vostri nomi?”
"Huh... eh... suor Midori, per servirla, reverenda madre...”

“Bene, sorella... e lei, figliola?” chiese la donna, rivolgendosi a Sanshiro.
Silenzio.

“Figliola? Su, coraggio... il suo nome?”
“Eh... urgh... s...r... S...sh...ra!”
“EH?”

Un energico pestone di Midori sul piede del povero pilota del Gaiking ottenne in un attimo quel che Sanshiro non avrebbe mai ottenuto, neanche in un anno di Schola Cantorum: un invidiabile falsetto “di testa”, dal quale scaturì l'agognato nome di...
“Suor Bernarda, reverenda madre!”

“Ma... mi scusi, sorella... la sua voce... mi sembra alquanto insolita...” fu la risposta perplessa che ne ricevette.
"La povera sorella soffre di raucedine cronica... voglia perdonare, reverenda Madre Vicaria..."
"Ah ecco perché quella voce insolita... capisco, sorella Midori, capisco, non si preoccupi... ora è chiaro il perché sembrava un transessuale!"

Sanshiro, già incazzato come una biscia per l'elastico del velo che gli tirava i capelli e per il trucco che gli impiastrava la faccia, al sentirsi attribuire una “riassegnazione di sesso” – sia pur solo vocale – stava per invitare l'attempata religiosa a fare una verifica diretta dell'assoluta mascolinità della sua appartenenza sessuale... per fortuna Midori, conoscendo il suo pollo, provvide ad impedire tale intemperanza con un secondo pestone sull'altro piede, congedandosi poi rapidamente dalla perplessa vicaria.

“Se la reverenda madre vicaria vuole scusarci... noi torneremmo alle nostre celle per le devozioni in privato...”
“Ma certo, sorella Midori... sia lodato Gesù Cristo!”
“In Cielo, in Terr...”

“Sempre sia lodato!” la interruppe Sanshiro, con lo stesso rimarchevole falsetto utilizzato per presentarsi, sospingendo poi la ragazza fuori dall'ufficio.

“Ma Sanshiro...” fece per protestare Midori, una volta usciti dalla stanza.
“ZITTA! Appena si fa buio contatto il dottore e gli dico che, se mi lascia ancora qui, delle due l'una: o divento frate pure io... o mi do alla fuga e mollo convento e Gaiking in un colpo solo!”

Midori intuì che la minaccia del giovane, a giudicare dal tono basso ma deciso, era tutt'altro che da prendere sottogamba e, freneticamente, cercò di fornirgli una buona ragione per rimanere.
Dopo alcuni attimi, le sembrò di averne trovata una.

“Ehm... Sanshiro, ANZI suor Bernarda... che ne dici se condividessimo la stessa cella? Potrei chiedere a suor Jami di traslocare in quella a fianco... lì uno dei due letti è libero, visto che ci alloggia soltanto una suora, arrivata proprio stamattina...” gli sussurrò con tono intrigante.

Forse troppo intrigante... lo sguardo che ricevette in risposta le comunicò, in contemporanea, il totale assenso alla proposta di condivisione e l'ancor più totale risveglio di quell'armamentario che la vicaria, intempestivamente, aveva dato per “chirurgicamente eliminato”.

Solo il rischio di un terzo pestone – e stavolta non sui piedi – trattenne Sanshiro dall'afferrare la ragazza e trascinarla nella relativa cella... ma i suoi occhi (e non soltanto quelli) parlavano chiaramente e dicevano “Ok, bellezza, ci sto... ECCOME SE CI STO!

*

Quella mattina padre Richardson non era stato da meno, quanto a disavventure: aveva dovuto praticamente asserragliarsi nel confessionale per evitare di essere denudato dalle suore, che lo avevano afferrato in ogni angolo del clergyman per essere ciascuna la prima ad “alleggerirsi l'anima”... e, come se non bastasse, si era dovuto sorbire una reprimenda da parte della madre superiora, convinta che lui non avesse fatto abbastanza per dissuadere le suorine da tali abnormi esternazioni di “pentimento e contrizione”.

“Ma, reverenda madre...”
“Niente MA, padre Richardson! Le suore devono essere disciplinate e mantenere l'ordine sia esteriore che... ehm... interiore, ci siamo capiti? D'ora in poi lei dovrà chiudersi nel confessionale un quarto d'ora prima che vengano aperte le porte di comunicazione con i due conventi, così eviteremo che la sua... ehm... gradevole apparenza possa turbare le sorelle! Ci siamo capiti?”

Senza attendere risposta, la superiora rispedì le sue esuberanti figlie spirituali nelle loro celle, intimando loro di tenere comportamenti più consoni al luogo ed alla vocazione monastica e rimandando la loro confessione alla giornata successiva.

Pete non sapeva se tirare un sospiro di sollievo o se lasciarsi sfuggire una sequela di “benedizioni” all'indirizzo di colei che l'aveva, praticamente, condannato ad un'ulteriore riduzione del suo già scarso sonno conventuale... nel dubbio, preferì soprassedere e dedicarsi al leggere, per la millesima volta, il foglietto dove si era annotato le formule della confessione ed assoluzione.

Ci riuscì per circa trenta secondi, finché un fracasso da far tremare le pareti non lo fece sobbalzare.

Diede di piglio al fulminatore che aveva sotto la giacca del clergyman, ma non fece in tempo ad aprire la tendina del confessionale: lacerandone la stoffa, gli piombò tra le braccia la suora più alta che gli fosse mai capitato di vedere e, soprattutto, di "sentire" tra le braccia (e tra le mani)... e che “al tatto” sembrava anche provvista di fisico ipertonico, snello e fornito di lato A e lato B ottimamente "rappresentati".

"Mi scusi, padre, sono appena arrivata... sono suor Fabrizia... ehm... avevo fretta ed ho sbattuto il portone della chiesa, poi sono scivolata ed ho fatto letteralmente un volo fin nel suo confessionale... vado via subito, mi scusi il disturbo!"
"Ehm... per carità, nessun disturbo... a sua disposizione, se volesse confessarsi..."

La suora, tutt'altro che intimidita, lo fissò negli occhi con sguardo tra il furbetto ed il decisamente "interessato", per poi defilarsi con un:
"Ah, senz'altro, padre... sapesse quanti pesi ho sulla coscienza... approfitterò presto di lei, non dubiti!"

"E MAGARI...!!!" non poté trattenersi dal pensare il capitano... vigorosamente approvato dall'inquilino "del piano di sotto".

Una stilla di sudore tutt'altro che freddo gli scese lungo la nuca, al pensiero di quanto avrebbe potuto confessargli la giovane suora... pensiero che fece “lievitare” ulteriormente l'interesse del suddetto inquilino ed obbligando lui a rivolgere lo sguardo verso il basso, per indirizzargli mentalmente uno stizzito “ZITTO, TU! A CUCCIA!

Si lasciò sfuggire un sospiro di malcelato rimpianto – oltre che di forzata repressione ormonale – e si rese conto che l'unica, a quel punto, era una doccia fredda... anzi, GELATA!

Il suo ultimo, ghignante pensiero, prima di infilarsi sotto l'acqua, fu “Suor Fabrizia, eh? Beh, ci rivedremo, FIGLIOLA, altroché se ci rivedremo... sarà un piacere poterti assolvere!”


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*** I personaggi di Suor Fabrizia e Suor Jami sono un gentile "prestito" della loro creatrice, nonché Autrice qui su EFP, la carissima Briz65... grazie mille, amica mia! SMACK!!!

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(1)Scene e dialoghi di questo paragrafo si ispirano all'episodio “Alleluia”, contenuto nella 3° serie di “Distretto di Polizia”.
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