La nuova arrivata Black

di Amanda_nikita
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Morsmordre...youth taken away ***
Capitolo 2: *** Hogwarts, cara Hogwarts! ***
Capitolo 3: *** Il platano picchiatore,strani incontri...vecchie facce ***
Capitolo 4: *** Welcome Back ***
Capitolo 5: *** Capodanno con botto ***
Capitolo 6: *** Il duello ***
Capitolo 7: *** Giorni interminabili... ***
Capitolo 8: *** Un pizzico d'aiuto non guasta mai. ***
Capitolo 9: *** Tana nell'armadio ***
Capitolo 10: *** Fire can burn you but it does not kill you ***
Capitolo 11: *** Ritorno ad Hogwarts ***
Capitolo 12: *** La foresta proibita ***
Capitolo 13: *** So you wanna play with magic ***
Capitolo 14: *** Veleno di cobra ***
Capitolo 15: *** Professor or Deatheater? ***
Capitolo 16: *** Summertime ***
Capitolo 17: *** Aria di cambiamento ***
Capitolo 18: *** Oxycodone ***
Capitolo 19: *** Avada Kedavra ***
Capitolo 20: *** Just the way you are ***
Capitolo 21: *** Prima settimana. ***
Capitolo 22: *** Seconda settimana. ***
Capitolo 23: *** Terza settimana. ***
Capitolo 24: *** Quarta settimana ***
Capitolo 25: *** Traitor. ***



Capitolo 1
*** Morsmordre...youth taken away ***


CAPITOLO 1 : Morsmordre youth taken away.

Ciao a tutti, io sono Irina Greengrass, una strega, e frequento la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts; ho 15 anni e… sono scappata di casa una mese prima dell’inizio del mio 5°anno di scuola. Badate bene però, non una semplice scappatella da crisi adolescenziale: sono fuggita perché mi hanno fatto il Marchio nero, simbolo che solo i seguaci di Voldemort possiedono. Io non sono come loro, mio padre mi ha costretto; non è stata affatto una bella esperienza, fa ancora male e brucia. Non so se mio padre mi stia cercando o se mi abbia direttamente cancellato dall’albero genealogico. L’unica cosa che so è che, per ripararsi dagli occhi della società, si è inventato di avermi trasferito in una scuola privata e sperduta chi sa dove. Se la mamma fosse stata ancora viva questo non sarebbe successo, ma la vita è il prezzo da pagare per una diretta ribellione a Voldemort. Ricorderò sempre quella disgraziata notte in cui il Signore Oscuro si presentò a casa nostra, per avvertire i miei genitori che la loro unica figlia sarebbe diventa una Mangiamorte come il padre. Mia madre venne uccisa davanti ai miei occhi, l’urlo di rabbia ancora impresso sulle labbra ormai mute. Non reagii quando mi trascinarono via, troppo impegnata a guardare quel corpo a terra che si era sollevato in mia difesa. Ma non mi piegarono: dopo essere stata marchiata corsi in camera mia, riempii alla rinfusa uno zaino con lo stretto necessario e poi, con le lacrime che mi confondevano la vista, saltai fuori dalla finestra.
Vagai per le strade, sotto la pioggia che mi dava sollievo al dolore del Marchio; camminai per un lasso di tempo che mi parve infinito, scossa da brividi di freddo e di repulsione. Alla fine le mie gambe mi guidarono nell’unico posto in cui sapevo che avrei trovato un volto amico: Malfoy Manor. Lì abitava la mia migliore amica, Alexia, con il cugino Draco e i suoi genitori, Narcissa Black e Lucius Malfoy; sapevo dell’esistenza di una zia pazza e sfegatata Mangiamorte che, però, era rinchiusa ad Azkaban da anni.
Bussai alla porta, e, quando questa venne aperta da un elfo domestico, esso mi guidò fino ad un salone sulla soglia del quale, prima di farmi entrare, mi annunciò. Varcata la porta, feci in tempo solo a vedere una folta chioma riccia e rossastra davanti agli occhi prima che Alexia mi abbracciasse con trasporto. Probabilmente si era spaventata avendomi vista bagnata fradicia e ansante; dovevo essere uno spettacolo pietoso conciata in quel modo, e avevo anche la sensazione di avere uno sguardo folle.  Quando mi lasciò, potei vedere che l’unica altra persona presente nel vasto salone era la madre di Draco. Passato il momento di confusione, Narcissa ci venne incontro, il suo nobile volto attraversato da rughe di preoccupazione; insistette per farmi sedere, ma non ce la facevo. Quando cercò di chiedermi cosa fosse successo, perché fossi uscita a quell’ora della notte, le feci vedere il Marchio: anche se per lei non era una novità, rimase comunque scioccata nel vedere il Marchio impresso ad una ragazza di soli 15 anni.
Non ci fu bisogno di altre parole: la padrona di casa si alzò, ordinando imperiosamente agli elfi domestici di prepararmi un bagno caldo nell’ala del palazzo dove si trovavano gli alloggi  di Alexia; brevemente ci raccomandò di non fare rumori, perché anche se il Malfoy Manor era molto grande, era meglio che per il momento nessuno venisse a sapere della mia… situazione.
 Durante quel che restava della notte non riuscii a dormire, in preda ad incubi e ricordi infernali; moltissime volte Alexia dovette svegliarmi perché urlavo e mi agitavo. Morfeo mi accolse fra le sue braccia solo alle inoltrate luci dell’alba.

Dopo aver vissuto segregata in quell’ala del castello, senza per fortuna essere scoperta, una settimana prima dell’inizio della scuola io, Alexia e Narcissa utilizzammo la metropolvere per recarci ad Hogwarts: dovevamo parlare con Silente, l’unico che ci poteva consigliare su ciò che andava fatto. Uscii da quell’incontro con la certezza che molti altri problemi mi attendevano dietro il primo angolo: non potendo tornare a scuola ( il luogo più sicuro per me in quel momento) con lo stesso nome, da lì a una settimana io sarei diventata Clary  Black, Grifondoro cugina di 5° grado di Alexia.

SALVE A TUTTI!
Questa Fanfiction è stata scritta a quattro mani, da me e dalla mia migliore amica, e ci rispecchiamo nei due personaggi principali.
E' la prima fanfiction che scriviamo ,siate buoni :)
Potrebbero essere presenti errori di battitura, ma in fondo chi è che non sbaglia?!
Adoriamo il mondo di Harry Potter e dire che ci piace è un eufemismo. Siamo letteralmente e completamente patologiche :)
(no dai scherzo ... ahahahahaha no.)
Il primo capitolo è un pò corto ,ma è solo l'inizio MHUAHAHAHAHAH! (ok , calma la tua anima inquieta)
Nel corso della storia apparirà anche un altro personaggio di grande rilevanza per la storia, ed è il nostro personaggio preferito! Ci farà il **** ... vabbè cose che capitano, detto questo speriamo che vi piaccia , perchè veramente ormai è un anno che la scriviamo.
Saranno tre storie in tutto, una collegata all'altra ,una cosa moooooolto lunga.
Bene recensite in moltiiii!
Revisionato e corretto da : Lucinda Grey

 

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Capitolo 2
*** Hogwarts, cara Hogwarts! ***


1° settembre.

Irina’s pov

 

Guardai la colazione che Alexia mi aveva portato in camera come se fosse un mostro a tre teste: l’ansia mi chiudeva lo stomaco, il solo odore del cibo mi dava la nausea. Ero prossima a farmi prendere dal panico: sarei riuscita a reggere la maschera necessaria a salvarmi la vita? Cosa sarebbe successo con il Marchio?

Tutti questi pensieri così felici mi occupavano a tal punto la mente che non mi accorsi di quando la mia migliore amica rientrò nella stanza. Fu solo quando mi costrinse, sotto minaccia di bacchetta, a mangiare perlomeno il pane tostato con la marmellata che mi riscossi.

Tra gli ultimi preparativi e l’ennesima uscita dalla porta secondaria delle cucine (la mia strada privata da e per il Manor), io e Alexia giungemmo a King’s Cross. La riccia si era separata da Narcissa e Draco dicendo di dover andare a prendere a Londra una lontana cugina appena trasferitasi dalla Francia; il ragazzo non aveva commentato, conservando la sua solita aria annoiata. Appena prima di scendere dal taxi, mi guardai in uno specchietto che tenevo nella tasca dei pantaloni: i miei capelli biondi ora erano scuri, gli occhi castani coperti da lenti a contatto verdi. A volte con i maghi i metodi babbani risultavano i più efficaci, ma di certo più di tutto aiutava l’incantesimo di trasfigurazione fisionometrica che Silente aveva applicato su di me. Grand’uomo Silente. Oddio, dicendo così sembravo Hagrid.

Seguii Alexia attraverso la barriera del binario, trascinando fin sul treno i miei bagagli alla ricerca di uno scompartimento libero. All’improvviso lei aprì una delle porte scorrevoli e si lanciò addosso a qualcuno; fu solo quando si districarono un poco da quella trappola mortale che era l’abbraccio che vidi chi era: Harry Potter. Il Bambino che è Sopravvissuto. La persona più odiata dalla famiglia di Alexia.

A questo punto lei si girò a guardarmi, gli occhi emozionati ma fermi:< Clary, questo rimarrà tra di noi>.

< Certo, è il minimo dopo tutto quello che ti devo…>. Mentre lo dicevo sentii la mia voce venir meno, tanto che le ultime parole diventarono quasi un sussurro impercettibile.

Nello scompartimento c'erano altre cinque persone oltre a noi (effettivamente era un poco affollato): i quattro ragazzi Weasley e la Granger. Non ho un tono amichevole nel dirlo? Perdonatemi, quattro anni a Serpeverde ti condizionavano anche se non volevi.

Alexia fece le presentazioni e io accennai un timido saluto.

< Ciao, io sono Clary Black, una lontana cugina francese di Ale>

Uno dei gemelli, chi li sa distinguere è un genio, corrugò la fronte:< Davvero? No, perché non sembri avere un accento strano>

< Fred!> lo rimproverò la sorella, < Non essere scortese>

< Oh no, tranquilla… Per la verità ho vissuto in Francia fino ai miei quattro anni, poi sono tornata qui, quindi… beh, non si nota molto ecco>. Sono assolutamente un genio della bugia. Ah, caro cappello parlante…

Esaurito l’entusiasmo iniziale, Ginny ed Hermione uscirono in corridoio, seguite a ruota da George che era stato chiamato da un ragazzo di nome Lee. I grinfondoro erano sempre così sovragitati? Povera me, mi avrebbero scoperto subito!

Venni distratta dal mio panico da Fred (chi ha messo loro i maglioni con le iniziali ha fatto un favore enorme alla comunità), che afferrò il mio baule e mi aiutò a sistemarlo sulla rastrelliera. Mi ero abbassata dopo la trasfigurazione, problemi? Ci sedemmo vicini su un sedile, mentre su quello davanti Ron bofonchiava qualcosa, scartando una cioccorana e ignorando Harry e Alexia che parlavano vicini.

Io e Fred cominciammo a parlare del più e del meno ed il viaggio si fece piacevole, leggero, al punto che neanche mi preoccupai quando ad un certo punto Harry e Alexia si alzarono e, portandosi appresso Ron, uscirono dallo scompartimento. A quel punto Fred si alzò e frugò nelle proprie tasche, tirando poi fuori un pennarello babbano. Ok, gli Weasley erano strani.

Sul finestrino comparve in breve un drago con la parte inferiore del corpo mancante. Fred si girò a guardarmi con un sorriso furbo:< Guarda bene quando passiamo davanti a quel monte, e dimmi cosa vedi>. Io mi avvicinai, ritrovandomi praticamente attaccata a lui, e dovetti ammettere che non mi sentivo in imbarazzo: Fred era simpatico, solare, sapeva farti ridere e scordare i problemi.

< Ora!>.

Riportai velocemente lo sguardo sul disegno e mi scappò una risatina:< Sembra King Kong!>.

Lui mi guarda storto, e io non posso fare a meno di spiegarglielo:< È un film babbano>. So che neanche io teoricamente avrei dovuto saperlo...

Il drago sembrava attaccato alla cima della montagna come la grande scimmia sul palazzo.

Mi girai per complimentarmi con lui, ma mi ritrovai a fissarlo a pochi centimetri dal suo naso; per un momento mi bloccai e lui dovette accorgersene, perché cominciò sorridere in modo abbagliante.

< Hey piccola Black, ti faccio già quest’effetto?> mi chiese prendendomi in giro e dandomi una pacca sulla testa, come ad enfatizzare la mia bassa statura. Io mi sentii arrossire, ma sangue serpeverde non mente, così replicai prontamente:< Potrò anche essere piccola di statura ed età, ma di sicuro sono sempre più matura di te>.

< Hey, non ti scaldare piccola Black> rise lui alzando le mani in alto. Lo guardai malissimo, poi scoppiamo entrambi a ridere. Anche quando gli altri rientrarono nello scompartimento, io e Fred continuammo a parlare perlopiù fra di noi ed io ne fui felice perché riusciva a distrarmi da tutto quello che mi stava capitando. Ed anche se Irina era preoccupata per il futuro, Clary si godeva il presente, ricco dei racconti del suo nuovo amico che la sapeva far sentire leggera.

 

 

 

Alexia’s pov

 

Quando vidi Harry nello scompartimento non ce la feci a fermarmi: per usare un termine babbano, mi tuffai “a bomba” su di lui; erano tre mesi che non lo vedevo, e anche se eravamo riusciti a scambiarci, di nascosto, alcune lettere cifrate, mi era mancato tantissimo. Lo strinsi a me, e sentire di nuovo il suo profumo fu così inebriante che quasi mi scordai di Iri…No, di ehm, Clary, che stava alle mie spalle e che ci osservava con tanto d’occhi.

< Clary, questo rimarrà tra di noi> le dissi e lei mi rassicurò. Poverina, non provavo neanche ad immaginare come doveva sentirsi con tutte le cose che le stavano succedendo. Salutai gli altri ragazzi presenti nello scompartimento e presentai loro Clary, ma la mia attenzione venne ben presto catturata nuovamente da Harry, perciò mi buttai a capofitto a parlare di tutte quelle cose che nelle lettere, per un motivo o per un altro, non avevo potuto scrivergli.

Ginny ed Hermione si alzarono ed uscirono dallo scompartimento, con tutta l’aria di due che non vogliono essere il terzo incomodo e rovinare l’atmosfera. Peccato che non trascinarono via anche Ron.

< Come hai passato la fine dell’estate?> chiesi ad Harry. Lui si passò imbarazzato una mano fra i capelli:< Bene, se non contiamo un attacco dei dissennatori e la mia quasi espulsione per autodifesa>

Io risi, una risata fragorosa che zia Cissy spesso mi rimproverava perché assomigliava a quella della pazza zia Bellatrix che, anche se non avevo conosciuto, da come mi era stata descritta in alcuni racconti non era propriamente un soggetto raccomandabile. Harry mi sorrise, impacciato:< Perché ridi?>.

< Dannazione Harry James Potter, rido perché capitano tutte a te!> risposi io facendo ridere anche lui. Lo abbracciai, per riflesso incondizionato, e lui mi baciò, facendomi sentire protetta e amata come solo lui sapeva fare. Furono secondi che sembrarono interminabili ma ad un certo punto venimmo interrotti dall’odiosa voce di mio cugino:< La nostra famiglia lo verrà a sapere!>. Lo guardai passare oltre in cagnesco, ma non gli risposi nemmeno: tempo fa, complici un elfo domestico costretto e poi obliviato e tanto, tanto liquore, gli feci stringere un voto infrangile. Ma quanto ero intelligente?

Accompagnati da Ron uscimmo in corridoio e, quando tornammo, fu giusto in tempo per fare altre due chiacchiere e cambiarci, perché ormai eravamo arrivati: eccoci ad Hogwarts!

 

Salvorrimus a tutti nargilli !!!
Eccoci ad un altro capitolo! Bè siamo ancora ai primi capitoli, ma nei prossimi la storia si "intraspucierà" (vi serve un dizionario per capire il nostro modo di parlare, lo so, siamo gravemente malatorrime).
Nelle prossime puntate ci sarà un altro personaggio, un altro personaggio principale, sta a voi capire chi!!!
Detto questo ci piacerebbe sapere la vostra opinione sulla fic; molti nostri amici ci dicono che è coinvolgente e scorrevole, ma il loro è un giudizio di parte... La sincerità di un estraneo sarebbe ben accetta.
RECENSITE IN TANTI GORGOSPRIZZI!!!!
Buonaserata e buon Harry Potter a tutti !
Sempre onore al Signore Oscuro !!!
Revisionato e corretto da : Lucinda Grey

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Capitolo 3
*** Il platano picchiatore,strani incontri...vecchie facce ***


Capitolo 3 : Il Platano Picchiatore, strani incontri e...vecchie facce.
 

Irina’s pov
 
Quando scendemmo dal treno mi sentii strana a rivivere (anche se per finta) l’esperienza di chi, per la prima volta, vede Hogwarts, soprattutto perché a vederla lì, stagliata contro il cielo, mi accorsi di come la meraviglia fosse rimasta immutata. Ero finalmente a casa e, anche se volevo correre verso il castello, aspettai che Alexia mi facesse da guida come previsto dal copione. Fred si distaccò dal gruppo dei grifondoro e, insieme al gemello ed al loro amico, scomparvero fra la folla degli studenti. Sulla soglia della Sala Grande mi fermai, osservando le candele che levitavano a mezz’aria sotto il cielo stellato, e guardando con una punta di nostalgia il tavolo verde-argento.
Partecipai alla cena con scarso entusiasmo, gli altri compagni che cercavano di accogliermi in perfetto stile grifondoro, ma non ero dell’umore giusto. Fortuna volle che la fine sembrò arrivare in fretta, ma, mentre il Preside era lì in piedi ad occuparsi dei soliti annunci, un piccolo rospo rosa (o è una donna?) tossicchiò, interrompendo il discorso di Silente.
< Hem hem…>
Tutto il discorso che fece non mi interessò affatto e, terminato quello, fui felice di poter andare finalmente a vedere quella che sarebbe stata la mia camera e che, scoprii, avrei diviso con Alexia , Hermione e quelle due galline di Lavanda e Patil 1. Per essere famose anche a Serpeverde come scocciatrici…
Il giorno dopo sarebbero ricominciate le lezioni, così sistemai alcune cose del baule e mi buttai sul letto (scandalosamente rosso), decisa a fare un buon sonno ristoratore; avrei dovuto tenere una maschera convincente l’indomani, e non sarebbe stato per niente facile. Il mio sguardo vagò per lo spicchio di cielo che si scorgeva attraverso la finestra accanto al mio baldacchino, e piano piano scivolai nel sonno senza accorgermene, tanto che, quando la mattina dopo mi svegliai, mi sembrò di essermi appena coricata.
Sembravo un infero, così, per fare un favore alla comunità, mi recai al bagno per sistemarmi alla meno peggio; quando feci ritorno in camera le altre ragazze cominciavano a svegliarsi, ma io scesi in sala comune senza aspettarle: volevo controllare l’orario delle lezioni che la Professoressa McGranitt ieri sera aveva affisso in bacheca. Ero arrivata solo alla seconda riga quando mi sentii chiamare: era Fred.
< Ciao, Fred> lo salutai, cercando di mantenere un tono abbastanza neutrale. Ieri sera, persa nei miei pensieri, ero giunta alla conclusione che non era molto conveniente, per me e per gli altri, fare amicizia e creare dei legami che avrebbero portato solo dolore.
< Hey! Come hai fatto a capire che ero io?> mi chiese sorridendo ampiamente, cosa che mi fece un po’ vacillare riguardo alla mia decisione. < Il segreto per distinguere te e George è negli occhi: i tuoi sono vagamente piùchiari> gli spiegai. Lui mi guardò per qualche secondo, come se ci stesse riflettendo:< Mmm, se lo dici tu! Comunq->
< Scusami Fred> lo interruppi dirigendomi verso l’uscita della sala comune < Vado un po’di fretta, devo fare colazione e non vorrei far tardi il primo giorno. Ciao>
Mi voltai e attraversai il buco del ritratto, sentendo gli occhi del ragazzo piantati sulla mia schiena. “Mi dispiace Fred, ma non voglio far soffrire nessuno. È meglio così, credimi”
 
 
Le due prime ore della mattinata volarono in un lampo, e con piacere decisi di sfruttare l’ora di buco che avevo prima del pranzo per andarmi a stendere all’ombra di un albero nel grande parco di Hogwarts. Alexia mi aveva proposto di stare con lei ed Harry, ma io non volevo essere un peso per nessuno, e poi sero fermamente decisa a leggermi il capitolo di trasfigurazione che avevamo fatto quella mattina in classe, conscia del fatto che avrei dovuto farne un tema lungo almeno due pergamene. Trovare la giusta concentrazione e soprattutto il posto giusto per leggere però, non era facile, e, mentre camminavo alla ricerca dell’oasi perfetta, il mio sguardo venne catturato da una figura che si avvicinava al Lago Nero; non feci in tempo a darle una seconda occhiata che ecco che un ramo spuntò nella mia visuale, mi afferrò per la vita e mi scagliò via. Che stupida a non accorgermi di essere passata vicino al Platano Picchiatore!
L’impatto con il terreno mi stordì un po’; dopo essermi fatta più di due metri rotolando, riuscii finalmente a mettermi seduta, facendo una valutazione delle mie condizioni e controllando il contenuto della borsa. Sembrava esserci tutto, tranne… Il libro di trasfigurazione che una mano cadaverica ora mi stava porgendo. Lo afferrai, ma mentre ringraziavo lo sconosciuto alzI lo sguardo, passando prima sopra lo stemma di Serpeverde e poi su un volto che conoscevo bene: gli occhi grigio tempesta di Draco Malfoy mi fissarono con aria sospetta, le sopracciglia aggrottate, e non so se per il disappunto di avermi dovuto aiutare o per chissà cos’altro.
< E tu chi saresti?> chiese Mr. Gentilezza con la sua solita voce fredda e distaccata. Io taqui, presa in contropiede. “E se mi riconoscesse? Suvvia Irina, non essere sciocca, sei trasfigurata!” mi dissi. < Io sono…Ehm, mi chiamo Clary, frequento il 5° anno>
< Non ti avevo mai visto> ribatté lui, ma con un tono talmente neutro che non capii se era una domanda o meno.
< Sono nuova, sono arrivata quest’anno…>. La mia voce si affievolì mentre osservavo i suoi occhi scivolare sul mio petto, alla ricerca dello stemma della mia Casa. Lo vidi fare una smorfia disgustata, e non era affatto difficile capire il perché, eppure mi fece così strano sentire su di me quel disprezzo che fino all’anno scorso non mi toccava minimamente.
< Grifondoro…> il suo tono sottintendeva molto altro. Non ribattei, anche perché alle nostre spalle comparirono Alexia e i suoi…i nostri amici, che appena ci videro si affrettarono nella nostra direzione.
< Clary, che ci fai qui tutta sola con Malferret?> mi chiese Ginny Weasley.
< Ti ha fatto del male?> rincarò Harry notando il maglione un po’ sgualcito e strappato in alcuni punti. Vidi Draco diventare livido di rabbia e stringere i pugni, affondandoli fra le pieghe del mantello; non feci in tempo a dire nulla che se ne andò, veloce come una raffica di vento, cieco al mio sguardo che lo seguì e che era leggermente dispiaciuto. Forse era anche meglio così.
Riportai l’attenzione sul gruppetto, rispondendo alle loro domande:< Non mi ha fatto nulla, per la verità ho avuto un incidente con il Pla-> mi bloccai, simulando un colpo di tosse, appena prima di commettere una gaffe di proporzioni epiche: io ero nuova, non potevo sapere del Platano Picchiatore! < Ehm, dicevo… Stavo passando accanto a quell'albero laggiù, non accorgendomi che si muoveva. Un ramo mi ha afferrato e scagliato via. Malfoy mi stava aiutando>.
< Devi aver fatto un bel volo, sicura di stare bene?> mi chiese Alexia, spostando accuratamente via l’attenzione del gruppo dall’odiato serpeverde. Dovevo ricordarmi di ringraziarla.
< Si, tutto bene>
< Dai, ti accompagno in infermeria a disinfettare quei tagli sul braccio> la voce di Fred mi fece sobbalzare, ma l’approvazione degli altri mi costrinse ad accettare l’invito. Annuii, e mentre ci dirigevamo verso il castello vidi Alexia farmi l’occhiolino. La guardai per un attimo, sconcertata: ci avevo ripensato, non la avrei ringraziata. A conferma della mia idea la sentii ridere, imitata dagli altri, ma era un’atmosfera così familiare che mi lasciò senza parole: a Serpeverde il cameratismo era presente solo sotto forma di rivalità con le altre case, era rarissimo trovare amici che non si aspettavano un tornaconto da te.
< Chissà perché si comportano tutti come si conoscessero da sempre…>. La mia non era nemmeno una vera e propria domanda, ma in più mi accorsi di averla detta ad alta voce solo quando Fred mi rispose:< Gli amici dei nostri amici sono anch’essi nostri amici, no? A Grifondoro si può dire che siamo tutti una grande famiglia>.
Lo disse con talmente tanta semplicità che mi scappò un sorriso.
Dopo che Madame Pomfrey mi ebbe fasciato il braccio destro (che peccato, per oggi non potrò scrivere!), ci dirigemmo verso la Sala Grande, per raggiungere gli altri e pranzare.



Ciaooooooo a tutti ippogrifi e elfi , maghi e streghe, troll e avvincini , goblin e .... vabbè basta.
Siamo tornati con un altro capitolo,non potete capire che soddisfazione che abbiamo io e la mia migliore amica a vedere le visite che ha questa storia ,ma una cosa ci rattrista... non ci sono recensioni!!!! RECENSITE! *bestemmia in elfico* 
Ok ,non vi preoccupate ,non mangio ... forse. Comunque in questi capitoli si vede molto il personaggio di Irina ,ma ben presto ci sarà anche io! Ehm ,cioè ci sarà anche Alexia! 
La soddisfazione nel vedere Irina ruzzolare a causa del Platano Picchiatore è taaaaanta!
Speriamo che ci lascerete qualche commentuzzo ,anche negativo, almeno così capiamo come migliorare questa storia "stramagnificissima". 
Ci vediamo al prossimo capitolo e mi raccomando...
RECENSITE!!! (anche perchè, se non lo fate, vi mando zia Bella a casa e vi avverto non è una dolce compagnia quando si incazzicchia). 
Alla prossima! Buone feste! 
Revisionato e corretto da : Lucinda Grey 

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Capitolo 4
*** Welcome Back ***


Welcome Back.

Irina’s Pov


Il tempo scorreva veloce e a quattro mesi dall’inizio della scuola, io mi sentivo sempre più a mio agio con i grifoni, fra i quali avevo trovato anche un’insospettabile amica: Ginny Weasley. Era una ragazza piena di vita, abituata a tenere testa ai suoi fratelli più grandi; aveva un carattere forte e stare con lei mi faceva sentire meglio. Fred invece mi aveva sorpreso, comportandosi come se avesse due personalità: prima faceva il simpaticone, poi spariva nel nulla per giorni. Ginny mi aveva detto che i gemelli erano invischiati in qualcosa di grosso, qualcosa che gettava le basi per “una cosa da grandi imprenditori”, e, anche se a volte mi dava un poco fastidio questo suo tira e molla, non mi lamentavo. Mi andava bene un po’ di compagnia, ma era meglio non esagerare.
All’orizzonte però incombeva sempre di più un problema: le vacanza natalizie. Pochi sarebbero rimasti ad Hogwarts, e la nostra piccola combriccola non faceva parte di quelli. Alexia e Narcissa mi aveva convinto a tornare al Manor, decise a rivelare, per quieto vivere, la mia presenza anche ai due uomini della casa. Io non riuscivo ad immaginare come questa decisione potesse regalare a tutti un periodo di convivenza sereno, ma tant’è…
Il giorno in cui facemmo ritorno con l’Hogwarts Express, Io e Fred ci ritrovammo nel vagone in cui ci eravamo conosciuti; eravamo soli e tutto aveva il sapore del dejavù: Alexia e Harry erano andati da qualche parte (erano appiccicosi più della colla babbana), Ginny mi aveva mollato per stare un po’con Lunatica Lovegood, Ron e Hermione stavano aiutando Neville per l’ennesima volta a cercare il suo rospo, e George stava con Angelina e Lee.
< Sei contenta di tornare a casa?> mi chiese Fred, sorridendomi. Io distolsi lo sguardo dal paesaggio che scorreva oltre il finestrino :< Quella non è casa mia e devo ammettere che avrei preferito rimanere ad Hogwarts. Ma mia cugina ha insistito così tanto…> gli risposi.
< Lo so, niente è come la cara, vecchia Hogwarts. E poi è ovvio che vorresti essere ancora a scuola: ci sono tutti i tuoi amici e l’unico, inimitabile, simpaticissimo me!> esclamò facendo una smorfia buffa. Risi insieme a lui, rifilandogli un piccolo pugno sulla spalla.
< Quando hai queste manie di grandezza sembri Allock>
< Come conosci quell’idiota?> chiese Fred stupito. Non potevo certo dirgli dei miei trascorsi a Serpeverde, quindi gli rifilai l’ennesima bugia, anche se questa volta poteva essere considerata una mezza verità :< Chi è che non conosce quel ciarlatano? È stato abbastanza famoso>.
Per un po’ calò il silenzio, ma fu di breve durata, perché Fred con tono serio mi chiese:< Clary, come mai non vuoi entrare a far parte dell’ES?>. Anche Ginny me lo aveva chiesto un paio di volte, quindi non dovetti sforzarmi troppo per imbastire una risposta da dargli.
< Non è che non voglio… è complicato: devo ancora finire di ambientarmi, è tutto così nuovo per me. Ho paura di non essere all’altezza, di non essere abbastanza… grifondoro>
< Ma se il Cappello ti ha smistato da noi ci dovrà pur essere un motivo>
< Beh, spero di si> ribattei, smorzando la tensione con una risata.



Alexia’s Pov


Anche se era stata una decisione mia e di zia Cissy, ero molto preoccupata all’idea di rivelare a Lucius e Draco l’identità di “mia cugina”. Stavo giusto pensando a come spiegare tutta la situazione a quei due blocchi di ghiaccio, quando la voce di Harry mi distrasse. Eravamo usciti dallo scompartimento, lasciando Clary e Fred da soli, ed ora ci trovavamo nel corridoio.
< Agli allenamenti dell’ES sei migliorata tantissimo, brava> mi disse sorridendomi. Io gli diedi un bacio sulla guancia :< È tutto merito del maestro> risposi facendolo arrossire.
Superammo qualche primino e passammo accanto ad uno scompartimento in cui c’erano Luna e Ginny, dirigendoci poi verso il carrello dei dolci.
< Alexia, posso chiederti perché tua cugina non ha voluto far parte delle esercitazioni?> mi chiese il mio ragazzo. Resistetti all’impulso di stringere all’inverosimile la sua mano, ma mi scappò un sospiro :< Non lo so, a me ha detto solo che non le sembrava il caso di segnarsi nel gruppo>
< Sarà, ma più passa il tempo più penso che, essendo così riservata alle volte, sarebbe stata meglio a Corvonero o addirittura a Serp->
< Ma che dici, lei è perfetta per stare a Grinfondoro! E poi, vorresti contestare le decisioni del Cappello Parlante?> lo interruppi io in fretta. < Comunque, torni dai Dursley per le vacanze?> proseguii cambiando in fretta argomento. Harry non insistette e si portò una mano al volto per scostare uno dei suoi tanti ciuffi ribelli dagli occhi:< No per fortuna; questa volta posso dire di essere certamente più fortunato di te: ma come fai a sopportare di vivere con Malfoy?>.
Io risi per la sua espressione drammatica:< Lo sopporto da quindici anni e, momento più o momento meno, non mi cambia nulla!>
Harry si risolse a comprare le caramelle Tutti i gusti+1, e fatto questo tornammo indietro, rimanendo poi ancora un po’ fuori dal nostro scompartimento a guardare, attraverso il vetro, Clary e Fred che parlavano…


Irina’s pov

Io e Alexia salutammo tutti, e ci salutammo anche fra noi solo quando fummo all’uscita della stazione, dove Narcissa e Draco aspettavano la mia amica per salire sulla carrozza dei Malfoy (che funzionava similmente al Nottetempo, anche se presumibilmente molto più comoda e lussuosa). Era stato tutto programmato: un’altra carrozza infatti aspettava me nella via a fianco, pronta a portarmi al Manor dove i cancelli mi attendevano spalancati, in attesa di richiudersi alle mie spalle. Entrata come al mio solito dalle cucine, avrei poi atteso il segnale di Alexia per andare a salutare il padrone di casa, nella speranza che non mi impacchettasse all’istante rispedendomi a mio padre.
Quando varcai la soglia che dalle serre dava accesso alla cucina, subito un elfo domestico mi venne incontro, prendendo in consegna le mie cose.
Ora non restava da far altro che aspettare…

Intanto nel salone


Alexia’s pov

Draco si alzò dal divanetto imbottito, ponendo fine a quella finta scena di riunione familiare che facevano sempre al ritorno dalla scuola. < Bene. Madre… Padre… Alexia…> disse con la sua solita voce strascicata, degnando ognuno di loro di un mezzo inchino beffardo, < Io vado nelle mie stanze, chiamatemi solo in caso di morte>.
< Serpe rachitica…> borbottai, nascondendo la frase con qualche colpetto di tosse. Narcissa mi lanciò uno sguardo di fuoco, facendomi smettere, riportando poi la sua attenzione sul figlio :< Aspetta Draco caro, c’è una questione di cui debbo parlare a tutti voi>. L’occhiata obliqua che mi lanciò non sfuggì a Lucius :< Di cosa si tratta, Cissy? Ti vedo preoccupata>.
Io feci un cenno incoraggiante a mia zia, incitandola a proseguire.
< Lucius, non arrabbiarti, ma abbiamo un ospite che dovrà rimanere con noi per un po’ di tempo. È amica della nostra famiglia da anni, e dopo quello che le è successo non potevo non offrirle un riparo qui da noi>
Lucius sbiancò, se possibile, ancora di più :< Narcissa, dimmi ti prego che non è colei a cui sto pensando…>
Zia fece un respiro profondo, poi sganciò la bomba:< Irina Greengrass>.
< Che cosa? Ma se è dall’inizio dell’anno che nessuno a Serpeverde l’ha più vista!> esclamò Draco, seguito a ruota da mio zio:< Ma come vi è venuto in mente?! Io non ce la voglio in casa mia, non voglio andare contro il Signore Oscuro! Già ho questa grifondoro traditrice del suo sangue a cui badare, non voglio altre rogne per la mia famiglia…>. Io mi sentii tirata in causa:< Scusa tanto se esisto, zio! Forse non te ne sei accorto, ma sono qui davanti a te>, ma lui non mi prestò attenzione, proseguendo come nulla fosse :< Hai la minima idea di cosa rischiamo, Narcissa? È stata marchiata, a soli quindici anni, per punire il padre che sembrava aver allentato un po’ la fedeltà verso la causa! Se solo sapessero che è qui…>.
Narcissa tremò, ma parve poi acquistare più sicurezza :< Non potevo lasciarla abbandonata a sé stessa. Non dovrai vederla quasi mai, solo ai pasti; casa nostra è grande, non ti disturberà e non si farà mai vedere in giro. È intelligente, sa cosa rischia>.
< Dov’è?> chiese a quel punto mio cugino, che era rimasto a bocca aperta come uno stoccafisso.
.



Irina’s pov

Sentii dei passi affrettati, poi la porta della cucina si aprì di colpo, facendomi scattare in piedi dallo sgabello dove mi ero accomodata. Draco era immobile sulla porta, gli occhi spalancati :< Tu sei Irina?!>.
Ma certo, per lui il mio aspetto era ancora quello della ragazza di Grifondoro che aveva aiutato nel parco!
< Ciao Draco, è da molto che non ci vediamo. Almeno non consapevolmente…>
< Sei… trasfigurata?>
< Si>
< E hai veramente…?>
Capii subito cosa intendeva, così alzai la manica del maglione: il Marchio nero come la pece baluginò alla luce del camino acceso. Sentii i suoi occhi pungermi la pelle e, dopo tanto tempo che evitavo di guardarlo, anche io osservai il malvagio teschio con il serpente. Anche dopo tutto quel tempo mi metteva i brividi e mi faceva pensare a tutto quello che avevo perso per colpa dei Mangiamorte; per un attimo persi il controllo, e senza che me ne accorgessi le lacrime cominciarono a scendermi sulle guance. Che mesi tremendi che avevo passato! A portare continuamente una maschera, senza nessuno che potesse realmente capire come mi sentivo…
Draco mi si avvicinò, titubante, avvolgendomi fra le sue braccia; si sentiva da come era rigido che non era abituato a gesti simili, ma lo apprezzai ugualmente. Mi strinsi a lui, inspirando quell’odore di muschio che aveva fin da quando eravamo bambini, un odore familiare che in quel momento mi scaldò il cuore.
< Grazie> sussurrai.
< E di che, siamo pochi a poter dire di capire come ci si sente> mi rispose, scostandosi il necessario per guardarmi negli occhi.  < Ora dovremmo andare dalla mia famiglia…>
Io mi asciugai con il dorso della mano le guance, facendomi scappare un risolino guardando la spalla di Draco. Lui seguì il mio sguardo.
< Grazie mille per le sbavature di trucco>
< Scusa> dissi mortificata. Lui mi fissò per un secondo, poi scoppiò a ridere ed io rimasi basita: era un suono che praticamente avevo scordato poter venire da lui, come avevo scordato che potesse possedere dell’ironia. A scuola anche lui portava una maschera, cosa che ci rendeva più simili di quanto nessuno avrebbe mai potuto pensare; aveva ragione, noi potevamo capirci.
Mi fece strada fino al salone, ma quando entrammo ci accolse una scena alquanto caotica: Lucius, Narcissa e Alexia stavano discutendo animatamente di me.
< Ma la vita di una persona è molto più importante della tua viscida reputazione!> gridava Alexia.
< Tu taci!> le rispondeva Lucius. Vidi Narcissa diventare paonazza, alzarsi in piedi e gridare:< Volgiamo darci una calmata?!>.
Subito calò il silenzio, il Sig. Malfoy e Alexia che guardavano la donna muti come pesci.
Draco fece un passo avanti, schiarendosi la voce per approfittare di quel momento di silenzio:< Padre, lascia che ti presenti Irina, la troverai un poco cambiata dall’ultima volta che l’hai vista>.
Il tempo sembrò rallentare quando Lucius mi fissò con i suoi occhi di ghiaccio, l’espressione imperscrutabile. Si alzò, spazzando con le mani immaginarie pieghe sui pantaloni d’alta sartoria, e afferrando poi il suo bastone-bacchetta. < Benvenuta a Malfoy Manor signorina Greengrass> mi disse accennando un lieve cenno col capo, < Cara, mi ritiro nel mio studio>.
Dopo queste ultime parole rivolte alla moglie sparì oltre la porta, lasciandoci tutti perplessi.
< Temo di non avergli fatto una buona impressione> dissi scherzando per alleggerire l’atmosfera. Il tempo riprese a scorrere normalmente e anche gli altri sembrarono sbloccarsi.
< Non farci caso, mio padre ha un caratteraccio> mi incoraggiò Draco. Vidi Alexia alzare gli occhi al cielo e poi venirmi incontro; mi abbracciò stretta per un attimo, poi si scostò :< Vieni con me Irina, vorrai sicuramente farti una doccia>. Io annuii, grata, ma prima di uscire dalla sala mi voltai verso Narcissa :< Grazie mille per tutto quello che avete fatto e che state facendo per me, non potrò mai sdebitarmi abbastanza>.
< Dovere> mi rispose lei, con un cipiglio così aristocraticamente composto che mi sentii uno zero al suo confronto.

Quando un’ora dopo uscii dalla doccia, mi misi l’accappatoio e mi avvolsi i capelli in un asciugamano. Aprendo la porta che lo collegava alla camera mi accorsi che i miei vestiti non erano più sul letto e che la porta era socchiusa. Mi avvicinai per chiuderla, ma sulla soglia udii due voci provenire da qualche parte lungo il corridoio; il fatto che appartenessero a Narcissa e Alexia mi spinse ad affacciarmi per vedere se in quel momento ci fosse qualcuno in quella parte della casa, ma pareva tutto deserto. Al massimo avrei potuto incontrare un elfo, pazienza! Uscii in punta di piedi, seguendo le voci fino alla camera della mia migliore amica e mi misi casualmente ad origliare.
< Non so però per quanto sarà sicuro per Irina rimanere qui> disse la voce di Narcissa.
< Dici per…?> ribattè incerta quella di Alexia.
< Si, per l’evasione da Azkaban dei Mangiamorte>
< Bellatrix>
Il tono di Alexia mi fece venire la pelle d’oca: quella pazza assassina era evasa! Se solo mi avesse visto sarebbe stato peggio che tornare da mio padre e pagare per il mio “tradimento”.
< Non riusciremmo mai a convincerla, è una cosa impossibile> continuò amareggiata la voce della padrona di casa.
< Che fai, origli?> .
Mi girai di scatto al suono divertito della voce di Draco. Lo fissai, guardando poi invece come ero conciata e arrossendo. Anche le sue guance si imporporarono, e il ragazzo si portò una mano pallida al volto, come per cancellare il sangue affluito in viso che lo rendeva meno pallido.
< Ehm… io … stavo andando in camera e… poi ho sentito loro che parlavano… quindi .. . cioè…>
Merlino, che vergogna!
Draco ridacchiò :< Tranquilla, origlio anche io a volte. Comunque forse è meglio se corri in camera o ti beccherai un raffreddore>
Lo presi in parola e, dopo avergli sorriso ancora imbarazzatissima, corsi in camera, dove mi vestii e pensai a quello che avevo sentito.
Quando poco dopo Alexia entrò, io ero seduta sul letto con la schiena dritta e lo sguardo fisso sul muro; avevo avuto il tempo necessario a metabolizzare le notizie che avevo ascoltato, così appena entrò non le diedi neanche il tempo di aprire bocca.
< Ho sentito te e Narcissa parlare. Non posso rimanere qui, è pericoloso per me e per voi> le dissi senza preamboli. Lei si bloccò sulla soglia :< Hai sentito? Tutto?>
< Gran parte>
< Te ne stavo venendo a parlare…Questa non ci voleva: quella tizia è pazza e ossessionata, la più fedele seguace della causa! Se riuscisse a mettere le mani su di te…>
< Morirei, o peggio: mi riporterebbe a casa>
Il silenzio calò nella stanza, mentre Alexia si sedeva accanto a me sulla sponda del letto.
< Stavo pensando che l’unica soluzione è andare dai Weasley, da loro saremo al sicuro> disse la roscia. Io la guardai alzando un sopracciglio :< Saremo? Vieni anche tu?> chiesi.
< Mica mi vorrai lasciare sola con quella pazzoide!> rispose lei.
< Ma lascerai da solo Draco>
< Non siamo mai andati veramente d’accordo, e poi… da quando in qua ti interessa? Che fai, flirti con due ragazzi contemporaneamente?>.
La faccia sorniona e ammiccante di Alxia mi fece avvampare :< Ma cosa dici! Ma ti pare il caso di dire queste scempiaggini? Pensiamo alle cose serie!>
< Scusa, scusa, stavo sdrammatizzando> rispose lei ridendo. Io alzai gli occhi al cielo, ma mi sforzai di non tirarle un cuscino.
< Comunque perché dai Weasley? Non hanno già tanti problemi per conto loro? >
< Tranquilla, non andremo alla tana. È un posto più grande, e penso che sia ora che tu lo veda>.



Eccoci qui ippogrifi!
Si entra nel vivo della storia, anche perchè sta arrivando Bellaaaaaa! La mia zietta preferita (ironia portami via). 
RECENSITE! Sappiamo che sono i primi capitoli e che quindi è ancora presto ma fateci sapere se la storia vi piace o se c'è qualcosa da migliorare ,ci farebbe molto piacere.
Entrambi i personaggi si troveranno in una situazione molto complicata a partire dal prossimo capitolo e quindi ci servirà tutto il vostro supporto per non farle cadere in depressione. 
Odiamo essere ripetitive ma ci servono recensioni per sapere se il nostro lavoro vi piace o se possiamo migliorarlo in qualche modo. 
Se non volete avere una conversazione da donna a donna con qualcuno vi suggerisco di leggere questo capitolo perchp dal prossimo ci sarà un megasuperfantastico colpo di scena...sento che mi parte lo spoiler!!!
No ,non vi dirò niente.
Se vedete che i tempi di pubblicazione sono lunghetti è solo perchè stiamo aggiustando qualcosa e se non ci fosse Lucinda Grey non sapremmo cosa fare.
Detto questo ,dopo aver elogiato un paio di persone, vi lascio alla lettura!
Speriamo che vi piaccia
Revisionato e corretto da : Lucinda Grey. 

Al prossimo capitolo! 

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Capitolo 5
*** Capodanno con botto ***


Capodanno con botto.  
 
Irinas pov
 
Il pranzo di Natale era passato, organizzato con semplicità da Narcissa, la quale non aveva voluto mettere a rischio la nostra situazione già di per sé complicata; Capodanno sarebbe stata tutt’altra storia: era impensabile che la famiglia Malfoy non desse l’aspettatissimo galà di fine anno, atteso da tutta la comunità magica. Non organizzare nulla avrebbe destato più sospetti di qualsiasi altra cosa, e l’unica mia speranza era che, fra tanti invitati, sarei passata inosservata.
Con un sospiro diedi un leggero colpo di bacchetta, allacciando la chiusura del mio vestito e non potendo fare a meno di pensare a ciò che sarebbe successo da lì a breve; perlomeno avrei potuto contare sull’aiuto di Draco: in quei giorni avevamo legato molto, forse in virtù del fatto che potevamo capirci reciprocamente. Avevamo svolto i compiti assegnatici dai professori e lui si era rivelato incredibilmente bravo, ma la pazienza non era il suo forte. Ridacchiai leggermente, ripensando alle facce esasperate che faceva quando cercavamo nozioni nella biblioteca del manor e dovevamo rinchiuderci nei tomoni voluminosi.
Lisciai una piega sul fianco, poi mi girai verso lo specchio per controllare che fosse tutto apposto: il vestito lungo con lo spacco al ginocchio, che Narcissa aveva riadattato per me, mi piaceva un sacco, il verde scuro mi stava bene; era a maniche lunghe, la scollatura a cuore e la schiena di pizzo ricamato. Insomma, di certo non avrei sfigurato accanto ad Alexia che, incontrata quando uscii in corridoio, portava un affascinante vestito a sirena rosso e nero, anch’esso a maniche lunghe e con la scollatura a cuore, ma con in più un corto strascico.
In sala Narcissa e Lucius sparirono ben presto per ottemperare al loro compito di padroni di casa e, con Alexia che ogni tanto spariva al seguito di qualche parente o conoscente, mi tenni ben vicina a Draco; il ragazzo, da parte sua, cercava di sfuggire alle grinfie delle ragazzine altolocate e si annoiava a morte, assumendo ogni minuto di più un’espressione esasperata.
Lasciai vagare lo sguardo per la sala, ricca di vestiti e gioielli scintillanti che riflettevano ovunque la luce degli eleganti lampadari; i miei occhi individuarono Alexia che ballava con quello che, mi sembrava di ricordare, fosse il figlio più giovane di un qualche lontano parente del casato Black. Era brava, le lezioni che prendeva fin da bambina davano i loro risultati; anche io avevo preso lezioni di ballo, ma non ero minimamente portata per esso e, con grande sconforto dei miei genitori, continuavo imperterrita a pestare i piedi dei miei cavalieri alla minima distrazione. Con un tempismo veramente schifoso, Draco mi si piazzò davanti, con un sorriso sghembo:< Ammazziamo un po’ il tempo, altrimenti va a finire che mi addormenterò: balla con me>.
Io scoppiai a ridere, cercando di contenermi un minimo:< Penso che sia meglio evitare, ci tieni ai tuoi piedi, vero? Non sono portata per il ballo, scusami>.
< Io sono un ballerino provetto, di certo non sbaglieremo, basta che segui me> insistette lui, tendendomi la mano con un mezzo inchino. Io scossi la testa, ma rinunciai a rifiutare; posi la mia mano sulla sua e mi lasciai condurre in pista. Trovammo un posto fra le coppie che ballavano, Draco mi mise una mano sul fianco e mi avvicinò a sé; assumemmo la posizione d’inizio, le mie mani una sulla sua spalla e l’altra intrecciata alla sua. < Allora, classici due passi a sinistra, due a destra, poi gira su te stessa… Via>. Mi lasciai guidare lungo il pavimento di marmo, fissandomi i piedi e contando i passi per evitare a tutti i costi di sbagliare: ci tenevo a non renderlo zoppo.
< Sai, dovresti tirare su la testa>.
La voce di Draco mi fece sobbalzare, distraendomi dai passi e facendomi finire esattamente su un suo piede. < Oddio, scusami> esclamai portandomi le mani al viso. Draco cercò di trattenere una smorfia di dolore:< Ahio… Ehm, tranquilla, non ti preoccupare> disse.
Lo presi sottobraccio, portandolo accanto ad una delle colonne della sala; lui ci si appoggiò, lanciandomi uno sguardo divertito e sospirando. < Temo che non scherzassi quando dicevi di non essere molto pratica a ballare>. Io esalai un risolino:< Non dico mai le bugie>.
Draco inarcò un sopracciglio:< Ah, ma davvero, Clary?>.
< Sei perfido> esclamai dandogli una botta sul braccio.
< Sono serpeverde> ribattè con un sorriso.
La musica si fermò, facendomi voltare per vedere cosa stava succedendo, e, quando riportai lo sguardo su di lui, trovai il ragazzo proprio di fronte a me.
< Sai, è quasi mezzanotte>.
In quel momento la sala si riempì di voci.
< Dieci>.
Draco mosse un passo verso di me.
< Nove>.
Un altro.
< Otto>.
Un altro ancora. Non potei fare a meno di fissare quegli occhi magnetici, sempre più vicini; il tempo continuò a scivolare via, Draco mi avvolse fra le sue braccia e io lo fissai, incapace di reagire.
< Tre…> sussurrò, poggiando la fronte sulla mia.
Rabbrividii.
< Due…>
Sarebbe bastato un nulla per far incontrare le nostre labbra, i respiri che si mischiavano ed il suo profumo che mi avvolgeva…
Un boato ci fece sussultare. Avvampai, rendendomi conto che eravamo stati ad un passo dal baciarci di fronte a tutti, mentre Draco mi afferrò per un braccio posizionandosi con aria protettiva davanti a me.
I presenti mormorarono agitati, gli sguardi fissi sull’inquietante figura di una donna ferma sulla soglia. Indossava una sporca e lacera tuta a righe, mentre i suoi capelli, ricci e scarmigliati, le coprivano in parte il volto scavato e gli occhi stralunati.
Narcissa fece per muoversi, ma Lucius la bloccò per un braccio; il gioco di sguardi che ingaggiarono durò meno di un secondo, e alla fine la donna si liberò dalla stretta prendendo ad avanzare verso l’inattesa ospite.
< Bellatrix>.
La voce della padrona di casa era ferma e atona mentre si rivolgeva a quella che rappresentava il nostro peggiore incubo. Poggiai le mani sulla schiena di Draco, sbirciando attonita la scena da dietro la sua spalla.
Le due donne erano una di fronte all’altra, anche se distanti parecchi metri.
< Cissy…>. La donna si guardò intorno, fissando la folla con il suo sguardo penetrante. < Beh, Auguri, sono arrivata giusto in tempo per il brindisi. Lo champagne?>.
Narcissa prese una flute dal vassoio che un elfo portava, avvicinandosi poi alla sorella:< Auguri anche a te, sorella. Vieni con me, potrai darti una sistemata per poi tornare giù a festeggiare con noi. Ci fa piacere averti qui…>. La sua voce non lasciò trapelare nulla, ma il sarcasmo di quella frase era visibile a tutti. Porse il bicchiere alla donna, sospingendola poi verso l’uscita, ma lo sguardo della pazza passò nuovamente in rassegna i volti di tutti i presenti, soffermandosi poi in particolar modo sul nipote. Draco si erse in tutta la sua statura per evitare che mi scorgesse, ma la sua figura fine e slanciata non era un poi così grande ostacolo; anche Alexia accorse da noi, catalizzando ancora di più la sua attenzione sul nostro gruppetto e facendole spuntare un ghigno sul volto.
Mi aveva visto, ero ufficialmente morta.
Appena le due Black furono sparite alla vista, Draco prese me e Alexia e ci trascinò via:< Andiamocene prima che torni, se siamo fortunati magari non si interesserà a te. Distraendola…Potremmo avere una chance>.
Continuammo a correre verso la stanza di Draco, la più vicina, le lunghe gonne dei vestiti che impacciavano me ed Alexia. Proprio lei gli rispose:< Ma dico, l’hai vista?!>.
< È... È…>. Non riuscivo a trovare le parole adatte per descriverla.
< Terrificante?>
< Scellerata?>
< Sarcastica e pazza?>
< Ehm si, esattamente quello che volevo dire> risposi; un sorriso fiorì sulle mie labbra e, nonostante tutto, sentii scivolare via un po’ di tensione. Ci chiudemmo la porta alle spalle, sigillandola con un paio di incantesimi.
< È incredibile come il suo tempismo sia fottutamente preciso> mormorò il ragazzo camminando un po’ per la stanza. Almeno lui manteneva il sangue freddo, Alexia invece diede di matto:< Cosa facciamo? Ma è mai possibile che qualcosa debba sempre andare storto?! Ma cosa abbiamo fatto di male per meritarci quella pazza?! Merlino ci odia…>.
< Alexia, calmati, dobbiamo mantenere i nervi saldi altrimenti avrà già vinto in partenza. Irina, ora tu devi rimanere qui finché non riusciamo a farti uscire dal manor per portarti in un luogo sicuro> ingiunse Draco prendendo in mano la situazione.
< Ma dove?>. La domanda mi sorse spontanea, ovunque fossi andata sarei stata in pericolo oltre che un pericolo.
< Irina, te ne avevo già parlato: andiamo dai Weasley> propose Alexia, recuperando un briciolo di calma. Draco fece una smorfia, il disappunto scritto a chiare lettere sul suo volto pallido, gli occhi tempestosi che mi fissavano. Alexia lesse bene fra le righe:< DRACO! È l’unica possibilità, non puoi fare lo schizzinoso! Ma per tirarti fuori di qui…IDEA! La distraggo io!> esclamò tutto d’un botto mentre io e Draco la guardavamo straniti, < Vado lì, la saluto e le dico“Ciao zietta, lo sai che sono stata smistata a Grifondoro? E poi, giusto perché non mi bastava, mi sono messa insieme ad Harry Potter. Sei contenta?”. Che ve ne pare, non è geniale?!>.
< Okay, tu sei completamente pazza e… Bleah, con Potter?> disse Draco scuotendo disgustato il capo, < Comunque Irina… e anche tu Alexia, dovete andarvene il prima possibile>.
< Semplice, no? Tu, Draco, la distrai, noi leghiamo i lenzuoli, ci caliamo fuori dalla finestra e andiamo al Paiolo Magico. Non è difficile, l’ho già fatto per venire qui> proposi convinta e anche stufa di tutto quel loro parlare come se io non avessi voce in capitolo.
< Non avrei mai pensato di dirlo… ma sei più scema di mia cugina!> esclamò Draco avvampando. Afferrò Alexia per un polso, mentre questa era impegnata a dirmi con toni soavi quanto fosse ridicolo e pericoloso un piano del genere, trascinandola fuori dalla porta; prima di chiudersela dietro mi guardò:< Ora noi andiamo giù, o la insospettiremo maggiormente. Tu rimani qui, senza fare un fiato, e non provare neanche a scappare o giuro che se ti ritrovo ti appendo a testa in giù. Tenteremo di distrarla e di catalizzare la sua attenzione lontano da te. Ora andiamo!>
 
 
 
 
Alexias pov
 
 
Le scale non erano mai sembrate così interminabili, ma gli occhi di quella pazza di nostra zia ci fissavano dal basso ed io sentivo chiaramente i brividi corrermi giù per la schiena; due o tre riccioli, sfuggiti dall’acconciatura che zia Cissy aveva impiegato tantissimo tempo a fare, mi si appiccicavano alla collo sudato, ero talmente nervosa che mi si leggeva in faccia. Draco, accanto a me, era il ritratto della spavalderia, ma non potei fare a meno di notare come si fosse leggermente allentato la cravatta.
< Ragazzi mie… Come state? Venite a salutare la zia Bella!> disse con un tono da bambina, spalancando le braccia verso di noi. La abbracciamo a turno, col timore che ci artigliasse e non ci lasciasse più andare.
< Stiamo bene zia, tu come stai? La festa è di tuo gradimento?> le chiese Draco. Ma come cavolo faceva a rimanere così dannatamente tranquillo? Quella lo stava sviscerando con lo sguardo!
< Oh, sto bene e come al solito Cissy ha fatto un lavoro stupendo. Ma tu! Oh Alexia, come sei cresciuta...  Come va?>.
“Aspetta, è a me che si sta rivolgendo con quel sorriso inquietante?!” pensai impanicandomi. Sentii la faccia tirarsi in un sorriso forzato:< Bene, signora>.
< Suvvia, quante formalità! Così mi fai sentire vecchia, chiamami zia Bella> esclamò tutta allegra prendendoci sotto braccio e riportandoci in sala. Lì ci fermammo, le persone mormoravano ma lei sembrava non prestarvi la minima attenzione. Draco ed io ci scambiammo uno sguardo da sopra la sua matassa di ricci indomabili, e poi leggere nei suoi occhi la stessa ansia che sapevo presente nei miei.
< Ma ditemi, ragazzi, quella fanciulla vestita di verde? Chi era?> ci chiese dopo un po’, pilotandoci verso il buffet. “E ti pareva, sembrava troppo bello!” pensai irrigidendomi; Draco si accorse del mio blocco e rimediò subito:< Dici la ragazza con cui ero quando sei arrivata? Oh, èsolo un’amica di vecchia data di Alexia, mentre eri su è dovuta tornare a casa> disse con nonchalance. Lo sguardo di Bellatrix si fissò su di me, cercando di carpirmi la verità dagli occhi ma io non ce la facevo a sostenere quello sguardo nero di follia.
Annuii, senza guardarla direttamente, ma lei mi prese il mento costringendomi a tirare su lo sguardo. < Tesoro, mostra alla zia questi tuoi bellissimi occhi marroni, non è educato non guardarsi mentre si parla. Questa tua amica, come si chiama?>.
< Clary…>.
< Zia, perché non balli con me? È da tanto tempo che non ci vediamo>.
< Oh caro, tu si che sei educato, non come quell’invertebrato di tuo padre… Ma devo declinare l’offerta tesoruccio, sono così ansiosa di continuare questa chiacchierata con voi, avremo tutto il tempo per ballare>.
< Allora zia, forse sarebbe meglio rimandare la nostra conversazione a domani, quando saremo tutti freschi e riposati. Se non vuoi concedermi l’onore di questo ballo, posso anche cedere alla stanchezza di questa intensa giornata…>. Il tono di Draco era gentile ma fermo, e quando si rialzò dal mezzo inchino che le fece, mi incitò ad approfittare di quella scusa. Ma proprio mentre mi accingevo a fare anche io un inchino…
< Alexia, almeno tu vieni a fare una chiacchierata fra donne con me e Narcissa> esclamòfacendo cenno alla sorella di raggiungerci. La padrona di casa ci venne incontro cautamente, salutando il figlio che intanto si defilava ai piani superiori.
< Ma zia…> provai a ribattere.
< Non era un invito. Vieni>
Il suo sorriso pericolo mi gelò, impedendomi di reagire quando trascinò me e la sorella in un salottino accanto alla sala, quello in cui si trovava il mio divanetto preferito.
Bellatrix si sistemò la vaporosa gonna nera:< Allora, come te la cavi ad Hogwarts?>
Stavo per rispondere, ma Zia Cissy si intromise:< Va benissimo, è molto brava ad incantesimi ed è un’ottima duellante>. Negli occhi di Bella sembrò addensarsi un fronte temporalesco che mostrava tutto il suo disappunto:< Cissy cara, vorrei sentire la sua voce! Insomma, mi sembra più sveglia di quella buona a nulla traditrice del suo sangue che è sua madre!>.
Sussultai, per me quello era un tasto delicato: sapevo che mia madre mi aveva abbandonato e che ero stata accudita dalla loro famiglia, eppure non mi piaceva sentire questi insulti.
Il mio coraggio, ravvivato dall’indignazione, fece di nuovo capolino in me:< Come diceva zia Cissy va tutto bene, ci tiene a ribadirlo perché io tendo a sminuire il mio successo scolastico. A scuola->. Non potei finire perché venni interrotta da un elfo domestico che si diresse in fretta verso di noi, mezzo prostrato e con lo sguardo rivolto timorosamente verso il basso.
< Ecco Madame Lestrange, i suoi effetti personali…> mormorò a mezza voce, porgendo a mia zia degli oggetti e sparendo subito dopo; lei afferrò prima un piccolo pugnale, assicurandoselo alla vita, ma l’effetto speciale fu dato dalla strana bacchetta ricurva: quando la afferrò con decisione, dal legnetto uscì una strana luce verde e dal braccio si alzò una nube che, pian piano, andava disperdendosi rivelando ciò che c’era sotto, il marchio nero. Era una spettacolo agghiacciante, rimasi di sasso.
< Finalmente, dopo 14 anni!> gridò con tono estasiato; fece una breve pausa, poi continuò con tono veemente:< Cissy, devi assolutamente duellare con me!>.
Zia Narcissa fece una faccia che non scorderò mai, dovetti trattenermi dallo scoppiare a ridere. < Bellatrix, ti pare il caso? È notte fonda, ed io sono stanca>.
< Mi stai chiedendo di rimandare a domani? Ma come, è una vita che non ci vediamo!>. La mangiamorte balzò in piedi e alcuni ricci le caddero davanti agli occhi, incrementando le ombre su quel viso spigoloso e rendendola ancora più spaventosa. Vedendo Narcissa rimanere ferma sulla sua posizione sembrò delusa, ma poi il suo sguardo scivolò su di me, ed io sentii la paura afferrarmi alla gola mentre i suoi occhi si illuminavano:< Sorella, ha detto che la ragazza èun’ottima duellante. Perfetto, le farò l’onore di dimostrarmelo. A domani Alexia, cerca di riposare bene ed essere in forze per domattina…>.
E con un ultimo ghigno se ne andò nelle sue camere, lasciandoci sbalordite e, sinceramente, terrorizzate. 



Salve a tutti!
Siamo tornate con un altro capitolo. Da questo in poi le cose si faranno difficili per le due protagoniste che dovranno contrastare la "forza" di Miss BELLATRIX
(non vedevo l'ora di dirlo) finalmente è arrivata! 
Bene per qualsiasi cosa contattateci e sopratutto RECENSITE.
Ora abbiamo anche una bacchetta in più con la quale minacciarvi. 
Buona lettura. 
Revisionato e corretto da : Lucinda Grey 

 

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Capitolo 6
*** Il duello ***


 Capitolo 6 : Il Duello 

Dracos pov
 
< Irina…> mormorai avvicinandomi. La sua figura raggomitolata sulla poltrona era immobile, tutta arruffata e spiegazzata; le scostai una ciocca dal viso, sentendo la sua pelle gelida in confronto con la mia mano. Effettivamente stava tremando, così tolsi la coperta dal letto e gliela drappeggiai sul corpo. Irina si mosse, parlottando nel sonno e facendomi scappare un sorriso involontario; le rimboccai meglio le coperte per evitare che prendesse freddo, poi cominciai a spogliarmi, abbandonando la giacca sul letto ed allentando il nodo della cravatta. Le mie dita si impigliarono nella seta e con un gesto di stizza la strattonai, riuscendo finalmente a sfilarla e mandarla a raggiungere la giacca. Presi un respiro profondo, riportando gli occhi sulla sagoma di Irina e passandomi una mano fra i capelli. Era stata una serata pazzesca, sentivo ancora le spalle indurite dalla tensione. Mi stesi sul letto, ma dopo poco rinunciai a dormire, optando per recuperare un’altra coperta e stendermi sulla poltrona accanto a quella già occupata; continuavo a pensare al ritorno di mia zia e non mi accorsi del sonno che ad un tratto mi colse. Mi sembrò passato solo qualche secondo quando sentii un urlo soffocato ed una porta sbattere. Spalancai gli occhi in preda al panico, notando subito l’assenza di Irina e, temendo che fosse uscita dalla stanza, scattai in piedi, ma il rumore d’acqua corrente mi fece dirigere verso il bagno. Quando aprii la porta mi sentii pervadere dal sollievo, ma durò poco.
 
 
Irinas pov
 
Mi sveglia all’improvviso, preda di un dolore atroce che sapevo benissimo ricollegare alla peggiore esperienza della mia vita. Quasi strappai la manica del vestito per tirarla su e poggiare gli occhi su quel teschio ghignante. Con un grido strozzato corsi in bagno, tuffando illogicamente il braccio sotto l’acqua corrente. Sapevo che non avrebbe smesso, quella tortura non sarebbe finita mai…
Scivolai a terra, scossa da singhiozzi silenziosi, lasciando il rubinetto aperto e non registrando neanche l’entrata improvvisa di Draco, troppo presa dal tenermi il braccio e dal contatto con le fredde mattonelle del pavimento. Mi riscossi quando sentii la sua mano lasciarmi una carezza sulla testa: sollevai di scatto lo sguardo, specchiandomi nei suoi occhi grigi. Ma li spalancai ancor di più quando mi prese in braccio, sollevandomi delicatamente da terra; mi agitai un poco, guadagnandomi un’occhiata sbieca da parte sua.
< Lo sai che il bruciore non passa con l’acqua, vero?> mi chiese retoricamente. Io mi rifiutai di incontrare il suo sguardo:< Puoi mettermi giù, ce la faccio anche da sola> replicai, forse più duramente di quanto avrei voluto. Lo sentii irrigidirsi, ma fu questione d’un attimo perché poi sospirò, adagiandomi sul letto. Si chinòdi fronte a me, accovacciandosi ai miei piedi e posando le mani sulle mie ginocchia:< Non essere orgogliosa, non serve. So che stai soffrendo, è evidente. Lasciati aiutare invece, da soli è sempre più difficile, e per dirtelo io…> mormorò con voce calma e rassicurante. Aveva il tono di chi è alle prese con un animale selvatico, a cui tenta di avvicinarsi senza farsi graffiare, e forse era proprio cosìche mi sentivo: un animale in gabbia, ferito e arrabbiato. Il dolore del Marchio andò scemando, dandomi la possibilità di ribattere:< Non ho bisogno di aiuto> dissi ostinatamente, tentando comunque di non badare a come la mia voce suonasse ancora flebile e nervosa alle mie stesse orecchie. Draco scosse la testa, alzandosi lentamente e mettendosi a sedere accanto a me; stette per un po’ in silenzio, ed io rimasi ad osservarlo: la frangia gli copriva gli occhi, nascondendomi la sua espressione, ma la sua postura, con la testa incassata fra le spalle, i gomiti poggiati sulle ginocchia e le mani unite, tradiva una certa tensione.
< Sai, quando tornai per le vacanze natalizie al primo anno parlai tanto di quello che avevo vissuto ad Hogwarts. Ero un bambino entusiasta di tutte le attenzioni che ricevevo a Serpeverde. Un momento ti nominai di sfuggita, a quell’epoca a stento ci salutavamo, e mia madre mi disse che era normale che non mi ricordassi di te> disse voltando il capo verso la mia parte e fissandomi negli occhi. < Forse non ricordavo bene i momenti che avevamo trascorso insieme da piccoli, eppure, ripensandoci adesso, ho sempre saputo una cosa di te: quando giocavamo io, te, Alexia e anche altri a volte, ricordo come fosse ieri il modo in cui, se ti facevi male, continuavi a correre come la ferita non ci fosse. Piangevi a testa bassa, asciugandoti con rabbia quelle lacrime che non eri riuscita a trattenere…>.
< Non capisco dove tu voglia arrivare> lo interruppi, cercando di evitare la paternale che sentivo in arrivo.
< Oh, lo sai benissimo invece. Il marchio non sarà mai come una sbucciatura su di un ginocchio. Ed anche se tu sei forse la persona più forte che io conosca, per far fronte a questa situazione hai bisogno di aiuto. No, non sto dicendo che tu sia debole!> mi bloccò fermando la mia protesta sul nascere. Davvero ero cosìprevedibile?
< Hai delle persone che ti vogliono bene e di cui ti puoi fidare, non dimenticarlo> concluse.
< Alexia e Narcissa?> lo provocai sorridendo.
< Hey! Grazie per la considerazione Miss Ho-tutto-sotto-controllo Greengrass!> rise lui dandomi una botta sulla spalla. Ridemmo come due bambini per minuti interi, troppo presi a farci il solletico. < Comunque… Mi fido anche dite, Draco> mormorai sorridendogli. Lui mi sorrise di rimando, alzandosi a recuperare la coperta che avevo abbandonato sulla poltrona. Mi spinse sdraiata sul letto, poi mi coprì:< ‘Notte>.
< Buonanotte>.
Poi mi riaddormentai tranquillamente.
 
 
 
 
 
Alexias pov
 
La mattina, per i miei gusti, giunse fin troppo presto. Stavo dormendo beatamente quando qualcuno prese a scuotermi delicatamente per la spalla:< Alexia… Alexia, svegliati!>.
< Zia Cissy, altri cinque minuti…> borbottai girandomi dall’altra parte. Nelle nebbie del sonno si stava così bene, al caldo e sul morbido…
< Alexia, il duello!>
Quante furono? Tre parole? Scattai a sedere come una molla, gli occhi spalancati come quelli di un gufo ed i capelli ricci sparati in tutte le direzioni. Il duello! Oh, perché capitavamo tutte a me!
Guardai sconsolata Narcissa, pensando a come sarebbe finita a breve la mia misera vita: non era giusto!
< Dovresti metterti qualcosa di comodo, conoscendo Bella ti farà rotolare parecchio> mormorò lei, guardandomi attentamente. Io la fissai interrogativamente di rimando, creando immagini tremende nella mia mente; sentii la paura afferrarmi, e non potei resistere:< Non vorrei insultare l’onore di Godric Grifondoro, ma zia, lei è tua sorella, non puoi combatterci tu?!>. Zia mi fissò stancamente, la piega delle labbra che tradiva la sua amarezza:< Pensi che non abbia provato a convincerla? Pensi che sia stata ferma a vederti andare al patibolo come se nulla fosse? Fin da quando tu e Draco eravate piccoli ho provato a tenervi il più lontano possibile da questa storia: Voldemort, i suoi pazzi seguaci… Io amo mio marito, anche se non condivido le sue scelte, e voglio bene a voi. Ma far desistere Bellatrix dai suoi propositi è sempre stata una cosa pressocché impossibile e questa volta non è stata diversa dalle altre>.
< Scusami zia, non volevo offenderti. Ho soltanto paura…> mormorai. Lei mi accarezzò la guancia e poi si alzò, uscendo dalla stanza. Con un sospiro mi preparai, infilando svogliatamente una felpa e dei leggins; afferrai la mia bacchetta da sopra il comodino e me la rigirai fra le mani: legno di noce, dodici pollici e mezzo, rigida. Quante ne avevamo passate insieme? Strinsi più forte la presa sull’impugnatura, e dalla punta uscirono delle scintille dorate. Forza e coraggio!
Quando scesi al piano di sotto, trovai zia Cissy ad aspettarmi nel suo salottino preferito. Quando mi vide si alzò, facendomi cenno di seguirla, ed insieme ci dirigemmo sulla sala dei ricevimenti che dava sul giardino posteriore, a cui si accedeva tramite una grande scalinata marmorea. Dalla cima fissai impietrita Bellatrix, impegnata a cruciare un paio di elfi domestici per svago; Narcissa mi strinse brevemente il polso, poi cominciò a scendere, attirando l’attenzione della pazza su di noi e costringendomi a seguirla.
Mi fissò ed io rabbrividii, sentendo il gelo aumentare mentre si avvicinava a me.
< Eccola! Ti sei svegliata, eh?> mi trillò in un orecchio, girandomi intorno come un avvoltoio. Beh, il colore era lo stesso!
< Buongiorno zia, dormito bene?> le dissi, simulando uno sbadiglio ed una spavalderia che in realtà non avevo. Lei ghignò sadicamente:< Ho dormito magnificamente, facendo sogni magnifici sullo scontro di stamattina. Sono così eccitata!> disse emettendo gridolini da ragazzina, < Spero solo che durerai piùdi cinque minuti>.
La sua faccia, il suo tono, quello sguardo da pazza sadica… Persi la testa, mandando a quel paese qualsiasi prudenza:< Onestamente zia, spero che lo faccia tu>.
Non mi rispose, ma in compenso guardò zia Cissy che con un sospiro disse:< Bacchette in posizione. Cinque passi indietro… Bella, cerca di ridurre il tuo uso di maledizioni senza perdono ad un numero sopportabile per una ragazzina di quindici anni!>.
< Ma Cissy!> replicò quella con uno sguardo artisticamente sbalordito < Senza quelle che divertimento c’è?>.
La guardai terrorizzata sghignazzare. Ma certo! Come avevo fatto a non pensarci? E sì che il suo nome andava di pari passo sulla bocca di tutti con la parola crucio!
Zia Narcissa mi scoccò uno sguardo impotente:< Tre, due, un->
Accidenti! Mi lanciai a terra, evitando per un pelo una maledizione; sentii lo strillo indignato di zia Narcissa, ma non gli prestai attenzione, troppo presa ad evitare la gragnola di colpi che la pazza mi spedì dietro. Rotolai sul manto erboso, ma quando mi rialzai rimasi immobile, osservando la padrona di casa che veniva colpita da un Imperius. < Oh, così va meglio> disse la pazza, spingendo la sorella a camminare fino alla fontana che stava dietro di noi < Almeno adesso non ci darà più fastidio>. Guardò la mia smorfia di disappunto, ridacchiando fra sé:< Sai Alexia, ieri sera io e Cissy abbiamo parlato un po’. Non che lei se lo ricordi, sia chiaro: sono sempre stata molto brava con gli Oblivion. E anche con l’incantesimo Legilimens. Allora… Grifondoro, eh? Non gioca a tuo favore, no, direi proprio di no>.
Mi rialzai, lanciandogli contro un Expelliarmus che però venne parato con un minuscolo ed annoiato movimento di bacchetta. Bellatrix mi sorrise in modo inquietante: e mi spedì contro una maledizione Cruciatus che io parai malamente, rotolando di nuovo a terra per la potenza con cui l’aveva lanciata. Inseguita dalle maledizioni, feci una cosa molto poco coraggiosa: corsi a nascondermi dietro una statua che raffigurava il Barone Sanguinario.
< No tesorino, così non va! Esci da lì dietro> mi intimò, lanciando in contemporanea una Cruciatus che polverizzò il braccio della statua. Mi ranicchiai dietro il basamento, pregando Merlino che mi venisse qualche idea brillante. A sorpresa mi sporsi di scatto e presi sommariamente la mira:< Diffindo!> gridai. Quando mi resi conto di averle procurato un taglio poco sopra il Marchio Nero tremai, diventando se possibile ancora più pallida. Mi avrebbe ucciso sul serio ora!
< COME HAI OSATO?!> gridò come una banshee impazzita. Cominciò a trivellare la statua di colpi, ma poi dovette stufarsi perché urlò:< Reducto!>.  La statua esplose in mille pezzi ed io rimasi senza alcuna protezione, così tentai un gesto disperato:< Flipendo!>. Stavolta dovette formulare un vero scudo, ma anche questo non la fermò dal rispondere subito dopo con uno Stupeficium ben assestato. Lo parai.
< Stupeficum!>.
La forza che vi aveva infuso era maggiore: lo parai di striscio, indietreggiando e perdendo l’equilibrio.
< STUPEFICIUM!>.
Dolore devastante. Dopo quattro metri di volo atterrai malamente ai piedi della fontana, ferendomi seriamente ad un braccio che cominciò a sanguinare copiosamente.
< Flipendo!>.  Ad un ordine della pazza alcuni frammenti della statua mi volarono addosso, colpendomi alle costole che fecero dei brutti rumori. Per il contraccolpo battei la schiena al bordo della fontana e la mia vista si appannò, riempiendosi di puntini neri.
< Expelliarmus>. Senza forze, sentii la bacchetta volare via dalla mia mano insanguinata, e non potei fare altro che guardare Bellatrix avvicinarsi con un ghigno sadico in volto.
< Ha mai ricevuto una Maledizione Senza Perdono? No?> mi chiese osservando con estrema gioia le mie pupille dilatarsi dalla paura, < Beh, guarda il lato positivo: io mi divertirò molto…>.
Si fermò, a gambe divaricate sopra di me, osservandomi sprezzante dall’alto:< Crucio>.
Non so, forse se l’avesse gridato sarebbe stato meglio; invece, a contrasto con il suo tono mellifluo, mille stilettate mi trafissero, scatenandomi un dolore che non avrei mai immaginato e che non potrei mai descrivere a parole. Mi sembrò durare per un tempo infinito e, quando smise, per un attimo ebbi la speranza che avesse deciso di accontentarsi del dolore che mi aveva provocato.
Fu un illusione di breve durata.
< Crucio>.
Dolore. Ancora tanto, orribile, devastante dolore dappertutto.
< Crucio!>
Gridai, sentendo la voce graffiarmi in gola.
< CRUCIO!>
Il mio corpo era scosso dagli spasmi e io riuscivo solo a sperare di morire in fretta. Mi sforzai di aprire le palpebre, cercando con lo sguardo zia Cissy: volevo vedere, prima di abbandonare questo mondo, un volto amico. Ma grande fu la sorpresa quando la vidi piangere, una smorfia dolorosa sul viso: stava cercando di contrastare la maledizione! La fissai negli occhi, sperando di trasmetterle quel poco di forza che mi rimaneva. “Ti…prego…” pensai sentendo le lacrime della disperazione bagnarmi il viso; riportai di sfuggita lo sguardo su Bellatrix, pronta a scatenare l’ennesima Cruciatus, ma poi… con la coda dell’occhio vidi zia Cissy chinarsi con difficoltà, prendere la mia bacchetta e lanciarmela, con una smorfia sul viso che mi fece intendere lo sforzo che stava facendo. Con un insospettabile scatto del polso afferrai quel fragile, fino legnetto che rappresentava la mia salvezza e lo puntai contro Bella, scagliandole uno Stupeficium. Non fu potente, non avevo più energia, ma la nostra distanza ravvicinata e la totale imprevedibilità della mia mossa sortirono effetto. La strega venne colpita in pieno petto e volò indietro, per cinque o sei metri, prima di atterrare vicino alla gradinata del Manor.
Crollai di nuovo a terra, posando il capo sul terreno, nonostante tutto intorno a me sembrasse continuare a girare e le forze che avevo racimolato mi stessero abbandonando di nuovo; cercai Narcissa con lo sguardo, ma mi impietrii quando la vidi cadere sotto di nuovo sotto Imperio. Mi voltai, la bocca spalancata.
< Imperio> disse con voce acuta Bellatrix, il vestito sgualcito e la faccia livida di rabbia < Alzati>. Sentii il mio corpo, svuotato da ogni volontà, alzarsi nonostante tutte le ferite e le maledizioni. Se la situazione non fosse stata così drastica sarebbe stato un miracolo. Bellatrix mi fissò col suo sguardo folle, ma non sapeva che con la maledizione Imperius avevo un asso nella manica: l’anno scorso infatti, io ed Harry eravamo stati fra i pochi che erano riusciti ad opporsi alle Imperius del Professor Moody, e anche se questa era molto più potente…“Non mi arrenderò mai”.
< Ora, nipote cara, sei pronta a diventare una perfetta Black?> mi chiese. Io la fissai con odio, lottando contro le funi invisibili che imprigionavano la mia anima:< N-no…Ma-mai!> rantolai. Lei ghignò pericolosamente e mi piantò le sue unghie affilate nella ferita sul braccio. Gridai dal dolore, sentendomi svenire e perdere quel poco di controllo che avevo recuperato su me stessa.
< Proviamo ancora, cara nipote mezzosangue, ti ripeto la domanda: sei pronta a diventare l’araldo oscuro e sublime della famiglia Black?!> ripeté, puntandomi bene contro la bacchetta.
< Si…> soffia, con un filo di voce.
< Si cosa?>
< Si…Zia>
 
 
 
 
Mi portò in camera mia, cruciandomi ogni tanto se non camminavo velocemente. Peccato che non capisse che, anche se sotto Imperio, il mio corpo era stremato e non poteva pretendere miracoli. Aprì la porta e mi fece stendere sul letto dopo avermi privato della bacchetta:< Da oggi in poi sarai la mia bambolina privata e rimarrai qui per molto tempo… Almeno finché non diventerai la mia perfetta creazione> disse segnando il contorno del mio viso con un dito, lasciando un segno rosso con l’unghia. Si alzò, dirigendosi ancheggiando verso la porta. “No! Le ferite! Maledetta” gridai impotente nella mia mente. Era davvero così pazza da lasciarmi in quelle condizioni? La risposta, evidentemente, era si.
Le mie ultime speranze morirono quando Bellatrix si chiuse la porta alla spalle, chiudendola con un paio di incantesimi, ed io rimasi sola. Ferita, debole, con qualche osso rotto e senza il controllo del mio corpo. Oh Irina…


Holaaaa!
Siamo tornate con un altro capitolo! Speravate che avessimo finito eh? E invece no! 
Ieri la nostra "correttrice" (se si dice così) mi ha mandato il capitolo bello e corretto. Non so cosa faremmo senza di lei... 
E quindi Bellatrix si sta facendo sentire... e quindi Draco e Irina sembrano "inciuciare" qualcosa di bello... 
Siamo super-felici di pubblicare questa fic.
Vogliamo sentire anche voi, le vostre impressioni e le vostre idee sulla fanfiction. 

Aggiorneremo il prima possibile e speriamo che vi piaccia questo capitolo! 
A presto ippogrifini!

Revisionato e corretto da : Lucinda Grey 

 

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Capitolo 7
*** Giorni interminabili... ***


CAPITOLO 7 : giorni interminabili...

 

Dracos pov

 

 

“Merlino, che mal di schiena” pensai stiracchiandomi piano. Battei gli occhi nella luce soffusa del mattino, scostando la coperta aggrovigliata dalle gambe e poggiando i piedi a terra. Avevo dormito su una delle poltrone, lasciando il letto ad Irina, ma ora mi sentivo tutte le ossa che gridavano aiuto; alzai gli occhi verso il letto, cercando la sua figura, e per poco non sobbalzai quando mi accorsi che invece era seduta sulla poltrona accanto alla mia: mi fissava con gli occhi acuti da sopra una tazza di cioccolata calda fumante, sorseggiandola a brevi sorsi.

< Buongiorno, Draco> mi disse tendendomi una seconda tazza; la presi con gratitudine, sentendo il calore diffondersi dalla ceramica alle dita. Presi un sorso, buttando lo sguardo sul cielo fuori dalla finestra: nuvole pigre pascolavano nel cielo come delle grosse pecore bianche panciute. < Ma che ore sono?> domandai, trattenendo uno sbadiglio.

Irina ridacchiò:< Sono solo le 8.30 del mattino, sono molto mattiniera…>.

< Vedo!> risposi io, sorridendo. Poi fissai di nuovo la tazza che avevo fra le mani:< Ma… Come le avresti prese queste?>.

< Mi ha svegliato l’ingresso di uno dei tuoi elfi domestici. Avevo un certo languorino, quindi l’ho convinto a portarci su la cioccolata dicendogli che tu l’avresti gradita molto. Come anche invece non avresti gradito che dicesse a chicchessia che io mi trovavo qui> mi rispose orgogliosamente. La fissai con aria seria, poi scoppiai a ridere:< Fantastica, hai pensato proprio a tutto!>.

< Modestamente! Comunque prima mi ero affacciata alla finestra e per un attimo mi è sembrato di aver visto la testa riccia di Alexia>.

< Sei sicura?> le chiesi inarcando un sopracciglio. Mi pareva assai strano che mia cugina si trovasse lì a quell’ora del mattino.

< Boh, ci sono stati dei rumori e così mi sono subito spostata… Comunque potevi anche dormire nel letto, dopotutto questa è la tua camera!> mi rimproverò.

< Per carità, che padrone di casa sarei? Tu sei l’ospite!> ribattei guardandola stranito. Impensabile! Imperdonabile! Avevo ricevuto un’educazione, io!

< Sarà, ma gli ospiti dovrebbero portare gioia in dono, io ho portato solo tante rogne>.  Aveva abbassato lo sguardo, fissando le mani strette attorno alla tazza. Poverina, potevo capirla, ma non era giusto che si sentisse così. < Fra amici ci si aiuta, no?> mormorai con tono incoraggiante. Irina sorrise e io le diedi una pacca su un ginocchio, mettendomi poi in piedi:< Direi che dovresti cambiarti, eh? Penso che qui, da qualche parte…> biascicai immergendomi nell’armadio. Alexia mollava le sue cose sempre in giro, se non ricordavo male dovevo ancora avere una sua tuta persa nei meandri del guardaroba. < Ecco! Tieni> esclamai porgendogli la tuta nera. Lei la prese guardandomi stranita mentre le passavo poi anche un mio maglione:< Ehm… perché hai una tuta con un cuoricino?>.

< Hey, non è colpa mia se Alexia non sa rendersi conto di quali sono i suoi spazi personali. Se sei sua amica sai bene come tenda a lasciare qualcosa ovunque passi!>.

< Si, è proprio sbadata…> mormorò lei, lo sguardo che sembrò perdersi dietro a pensieri piacevoli dato il mezzo sorriso che le affiorò sulle labbra.

< Senti, io vado a farmi una doccia, tu rimani qui e fai come se fossi a casa tua, d’accordo?> le dissi con tono autorevole; Irina alzò le mani in segno di resa, scuotendo piano la testa. < Brava ragazza, tu si che sei ragionevole>.

 

 

Irinas pov

 

 

Appena Draco si chiuse la porta alle spalle cominciai a spogliarmi, cambiandomi in fretta; feci spuntare la testa fuori dal maglione di pregiato cashmere, pettinando poi con le dita i capelli che si erano arruffati, e piegai il vestito verde adagiandolo poi sulla poltrona dove mi ero addormentata la prima volta. Sentivo l’acqua scorrere nel bagno, così mi sedetti sul fondo del letto cercando qualcosa da fare; lo sguardo mi cadde sulla libreria che occupava a parete accanto alla finestra, cosìmi rialzai per andare a sbirciare qualche titolo. Mi era sempre piaciuto leggere, anche perché la mia famiglia riteneva che non fosse adatto ad una signorina per bene sprecare il proprio tempo a giocare, ed aveva quindi sempre insistito sulla mia educazione. Fortunatamente, non era stato un poi così grande peso. Scorsi con gli occhi i dorsi dei libri, serpeggiando fra le lettere dorate dei titoli fino a… < Wow, una delle prime edizioni di “Merlino e Morgana: storie segrete”!>. Feci per prenderlo ma, con mio sommo disappunto, mi accorsi che era troppo in alto per me. “Ma proprio quello sull’ultimo scaffale dovevi adocchiare?!>” mi chiesi esasperata da me stessa. Andai alla scrivania di Draco e gli rubai la sedia, portandola fin sotto la libreria. Con una spinta ci salii sopra; presi il libro, accorgendomi solo in quel momento della polvere che lo copriva: forse Draco non era un grande appassionato di letteratura magica… Fatto sta che si alzò un po’ di pulviscolo ed io starnutii. Sentii il libro sfuggirmi di mano, così mi affannai a riprenderlo; così facendo persi l’equilibrio, e fu quindi con grande sollievo che mi accorsi di due braccia che mi afferrarono al volo. < Non ti posso lasciare sola un secondo che combini subito guai!> esclamò Draco, mettendomi a terra, < Si puòsapere che stavi facendo?>.

< Stavo prendendo un libro>.

< Davvero? Non l’avevo capito!> mi rispose ironico mentre gli lanciavo un’occhiataccia, < Mi chiedevo solo che cosa ti aveva spinto ad ammazzarti con la sedia quando ti bastava fare un semplice incantesimo di appello>. Lo fissai immobile: non ci avevo pensato. “Irina, sei un’idiota” pensai, arrossendo dall’imbarazzo; quando mi accorsi che per tutto quel tempo era stato a torso nudo avvampai ancora di più, non riuscendo però a non notare come la sua pelle pallida fosse magnetica e come i capelli arruffati gli dessero un’aria meno rigida e molto più… “Mh, mica male”.

Mi ordinai mentalmente di darmi del contegno e mi andai a sedere sulla solita poltrona, lasciando a lui l’agio di finire di vestirsi. Ma il mio tentativo di leggere non sembrava destinato ad avere un buon fine, perché tempo due minuti ed ecco che apparve con un “crack” lo stesso elfo domestico a cui avevo chiesto la cioccolata calda.

< Padroncino, signorina…> disse la creaturina torturandosi le lunghe orecchie, < Madame Lestrange sta salendo in camera sua, pensavo fosse giusto avvertirla…>.

Io e Draco spalancammo gli occhi, fissandoci poi a vicenda. Mandammo via l’elfo, senza perdere un secondo. < Irina, vai a chiuderti in bagno e porta il vestito con te. Corri!> mi esortò Draco; feci come mi chiese, e mentre chiudevo la porta Draco aggiunse:< Metterò l’armadio davanti alla porta, ciò che non vede non la puòinsospettire, no?>. I suoi si inchiodarono nei miei e io annuii.

“Buona fortuna, Draco”.

 

 

 

Dracos pov

 

Feci appena in tempo a mettere il libro a posto ed a sedermi sulla poltrona, che la porta si aprì di scatto. Eccola lì in piedi con il suo vestito nero, le guance incavate, i capelli neri, ricci e crespi che le cadevano sulle spalle, gli occhi a palla e un sorriso malizioso stampato sul volto. Metteva i brividi.

< Nipote caro, è da tanto che non passi del tempo con la tua cara zia… Da quanto non facciamo una bella chiacchierata soli soletti?> mi chiese con la sua voce petulante. Cercai di non riderle in faccia:< Beh, più o meno da quando avevo un anno, zia>.

Lei rise, una risata atroce, rauca e stridente e soprattutto… Finta. Vidi i suoi occhi dilatarsi ed il suo sguardo farsi rapace:< Che mi dici di quella ragazza di ieri?>.

“ Oh, adesso si che parliamo sinceramente” pensai, felice che in  qualche modo non avesse perso tempo con i suoi strani giochetti pericolosi. Si sedette sulla poltrona che fino a poco prima aveva occupato Irina e… vidi il suo sguardo sprizzare lampi quando notò le due tazze poggiate sul tavolino lì accanto. Cercai di distrarla:< Quella? Come ti abbiamo detto ieri è solo un’amica di Alexia ma,> continuai vedendola toccarsi un graffio sulla guancia proprio quando nominai mia cugina < che hai fatto sul viso, zia?>. Vidi il suo volto accendersi d’ira e tornare normale nel giro di due secondi:< Non cambiare discorso. Che facevi con lei? Sembravate intimi>.

< Mi stavo solo divertendo un po’, sai come sono noiose le feste> mentii, sperando vivamente che Irina non se la prendesse. Bellatrix ghignò senza guardarmi in faccia:< Vi Malfoy adorate divertirvi, lo so bene… È per questo che qui ci sono due tazze? Hai avuto un ospite?>.

Signori, che stoccata letale. “Pensa Draco, pensa in fretta”.

< Oh no, prima è passata un momento Alexia e->

< NON MENTIRMI!> il suo strillo isterico mi bloccò la voce in gola, < BUGIARDO, COME TUO PADRE>.

Ci fissammo per qualche secondo, poi lei riprese con tono calmo ai livelli del surreale:< Allora, proverò a richiedertelo: perché qui, in camera tua, su questo bel tavolo ci sono due tazze?>. Un rumore improvviso ci distrasse; sembrava provenire da fuori la finestra, così mi alzai e andai ad affacciarmi. Sgranai gli occhi: che cavolo era successo in giardino? La fontana esplosa, la statua distrutta e tutto quel sangue… Poi vidi Irina affacciata cautamente dalla finestra del bagno. Mi vide e mi mostrò la bacchetta. “ Ok, capito”. Richiusi la finestra, cercando con lo sguardo il mio legnetto che trovai sul vicino comodino. A quanto pare, Merlino era dalla mia parte. Lo presi, facendo finta di cercare una cosa nel cassetto e quando mi girai vidi che mia zia ancora guardava verso la finestra.

< Zia, non potrai mai crederci ma il giardino è semi distrutto. Una cosa assurda! Guarda!> dissi cercando di spingerla ad alzarsi; qualcosa mi diceva che lei ne fosse già al corrente, ma si alzò comunque ed in quel momento…< Stupeficium!> gridai, indirizzandola fuori, attraverso la porta ancora aperta della mia camera. Serrai l’ingresso con un incantesimo, sperando che fosse abbastanza forte da non essere facilmente spezzabile e poi evocai uno scudo, per prepararmi al malaugurato caso che a quella pazza venisse in mente di far esplodere la porta.

< Draco! Non ti libererai così facilmente di me, puoi scommetterci! Scoprirò cosa nascondi, e allora…>. Non concluse la frase, ma scoppiò a ridere in un modo che mi scatenò i brividi su per la schiena. Accostando l’orecchio alla superficie di legno sentii i suoi passi allontanarsi, così corsi a spostare l’armadio. Entrato in bagno, trovai Irina seduta a terra.

< Che diavolo ti è saltato in mente? E se si fosse affacciata lei?!> la sgridai, ancora impaurito da quella assurda situazione che si era creata.

< Tanto tu ti stavi solo divertendo, giusto?> ribatté aspra, senza guardarmi. Io rimasi in silenzio, leggermente ferito dalle sue parole.

< Scusami io… non volevo> se ne uscì lei dopo un po’, < È stato stranissimo, per un momento ho avuto un desiderio assurdo di scagliarti una maledizione e…Dannazione! Questo tatuaggio prude!> sbottò, sfregandosi con veemenza l’avambraccio.

Le afferrai la mano, impedendole di graffiarsi a sangue:< Irina, lo sai che stavo mentendo, vero?> dissi costringendola a guardarmi, < Non voglio prenderti in giro, né farti soffrire>.

< Ok…> mormorò lei. La lasciai, tornando in camera.

< Grazie>.

Sorrisi.

 

 

Alexias pov

 

 

Ero rimasta esattamente così come mi aveva lasciata, distesa sul letto a guardare il soffitto; il braccio aveva smesso di sanguinare, ma mi sentivo debole e frastornata. Avevo dormito quasi tutto il pomeriggio, e i pochi minuti di lucidità li avevo usati provando a rompere il controllo esercitato su di me dall’Imperius.

Con gli occhi guardai la pendola appesa al muro: erano le 19.00 ed io avevo una sete e una fame tremende, contando che non avevo fatto colazione ed ora era quasi ora di cena.

Tentai ancora una volta di rompere l’incanto… e ci riuscii. Docilmente si sciolse, ed io riacquistai il dominio sulle mie membra. Stupita mi portai una mano sul viso.“Merlino, grazie…” pensai, cercando poi di tirarmi su a sedere. Con una fatica immane riuscii anche ad alzarmi ma all’improvviso la porta della camera si spalancò ed entrò Bellatrix, con passo deciso:< Oh ma guarda, la mia piccola bambolina si è alzata>.

< Sei tu…> mormorai guardandola con odio. Lei rise, scuotendo la sua massa di ricci indomabili:< Posso chiederti chi pensavi che fosse? Speravi che qualcuno ti fosse venuto a salvare?>.

< Speravo che fosse qualcuno che non impazzisce ogni due per tre e chiude sua nipote a chiave dentro la sua stanza, tenendola, ferita e sanguinante, sotto la maledizione Imperius!> ringhiai tutto d’un fiato… La vidi alterarsi ed avvicinarsi a me, poggiando il vassoio che mi aveva portato vicino alla porta; mi schiacciai quanto più potevo verso il muro, conscia che non avevo alcuna possibilità di fuga. Avvicinò il suo volto al mio, assottigliando pericolosamente gli occhi:< Non ti conviene giocare con me, carina!>.

A volte hanno ragione quelli che dicono che il coraggio dei grifondoro a volte sfocia nella stupidità: le sputai sulla guancia sinistra, proprio sopra il taglio che le avevo fatto ore prima. < MI DEVI PORTARE RISPETTO!> gridò furibonda, dandomi un manrovescio che riaprì la ferita già infertami da lei stessa al labbro. < Sei patetica> riuscii a rantolare; mi afferrò per i capelli e mi alzò la testa, facendomi un male cane:< Tu diventerai una perfetta Black!>.

< Basta crederci!> risposi io, ridendo istericamente. Pessima mossa.

< BASTA! IMPERIO!>.

La stanza si fece silenziosa, l’unico rumore che si sentiva era il mio respiro ansante; Bellatrix andò a recuperare il vassoio per posarlo poi sul tavolino vicino all’ingresso. Mi scostò una sedia, poi mosse la bacchetta:< Vieni ora, mangia quello che c’è nel vassoio; quando avrai finito scenderemo di sotto, per il dopo cena, e guai a te se cerchi di ribellarti. Sai, potrei fare una chiacchieratina con Draco e non sarebbe piacevole>. Annuii ed eseguii impotente i suoi ordini. Assai poco dispiaciuta divorai tutto ciò che mi aveva portato, mentre lei mi guardava seduta di fronte a me, con quel cavolo di sorriso sadico stampato sul viso. Fece apparire dei vestiti neri sul letto, poi quando ebbi finito si avvicinò a me, strattonandomi i capelli fino a legarli in un’acconciatura. < Vestiti, fra poco torneròda te>.

Quando tornò sembrò compiaciuta da quello che vide e quando passai davanti aduno degli specchi del corridoi capii perché: sembravo la sua fotocopia! Impotente, mi lasciai trascinare di sotto, dove c’erano zia Narcissa, zio Lucius e Draco che a quanto pare ci stavano aspettando per mangiare il dolce. Vidi mio cugino fissarmi attentamente e, anche se sott Imperio, niente riuscì a fermare il mio corpo dall’iniziare a torturarmi le mani come facevo ogni volta che qualcosa mi preoccupava; se solo avessi potuto fargli qualche cenno, dirgli una parola… < Alexia, come stai?> mi chiese Draco, il grigio dei suoi occhi che brillava inquieto. Sentii la maledizione muovermi ancora una volta:< Bene>.

Non ho il minimo ricordo di come conclusi la serata: il buio più totale mi avvolse e, quando mi risvegliai, ero di nuovo nel mio letto.

Non era un incubo, ma la pura “realtà”.

 

 

 

Dracos pov

 

 

Quando zia Bellatrix si congedò con Alexia, attesi qualche secondo prima di alzarmi e seguirle; mia madre mi guardò con i suoi azzurri occhi penetranti, pregandomi silenziosamente di non fare sciocchezze. Feci un secco cenno del capo e poi mi avviai per i corridoi del Manor; arrivato vicino alla stanza di Alexia rallentai, affacciandomi all’angolo del corridoio giusto in tempo per vedere quella pazza di mia zia gettare un qualche incanto sulla porta. Rassegnato tornai nelle mie stanze, per dire ad Irina ciò che avevo visto. Lei quando mi vide entrare si alzòe mi corse in contro.

< Allora, Alexia che dice?> mi chiese con tono accorato. Io la guardai un secondo, non sapendo bene come e cosa dirle; chiusi la porta alle mie spalle, gettandovi poi un incantesimo di imperturbabilità. < Non è in sé, Bellatrix deve averle fatto un incantesimo> risposi. La vidi impallidire e stringere le labbra in una riga sottile:< Che vuol dire? Che cosa hai notato?>. “Ah, l’autocontrollo serpeverde!” pensai.

< Era strana…> cominciai, proseguendo poi spiegandole come si era svolta la serata.

< Dici che aveva lo sguardo vuoto… per caso l’hai vista giocherellare con le pellicine delle mani?> chiese lei con urgenza tutto d’un tratto. Io sollevai un sopracciglio:< Si, perché?>

< Lo sapevo! Lei fa così, o quando è arrabbiata o quando è nervosa> disse. < O magari entrambe…>.

< Già… Merlino, chissà che le avrà fatto quella pazza!>.

Le feci una carezza sul braccio, cercando di trasmetterle un po’ di conforto:< Cercherò di comunicare con lei senza la presenza di mia zia. Adesso dai, andiamo a dormire, ok? Abbiamo bisogno di essere in forze>.  Irina annuì ed io andai a rimettere una coperta sulla poltrona.

< Hey, che fai? Vuoi di nuovo romperti la schiena sulla poltrona?>.

< Beh, non mi sembra il caso di…>

< Forza scemo, non voglio che Narcissa mi accusi di aver fatto diventare gobbo il suo prezioso figliolo> rise lei. Io la guardai dubbioso: non era il massimo della galanteria. < Sicura?>.

< Ma si, mica facciamo niente di male!>.

< Come vuoi> risposi. Di certo non mi sarei lamentato di dormire comodo.

Ci sdraiammo sul letto e lei spense subito la luce, girandosi poi dall’altra parte. Mi addormentai guardando la sua schiena.


Buonsalve a tuttiiiii!
Siamo ritornati con un nuovo capitolo, le cose iniziano a farsi difficili. Sopratutto per Alexia che è sola soletta con la mia pazza preferita!
Siamo contente delle visite ma vorremmo delle recensioncine! 
Sentire cosa avete da dire sulla storia e se vi piace la trama...
I prossimi capitoli saranno pieni d'azione e le nostre ragazze dovranno lottare molto per scampare al "Marchio Nero".
Detto questo buona letura ,speriamo vi piaccia.
Revisionato e corretto da : Lucinda Grey 

 

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Capitolo 8
*** Un pizzico d'aiuto non guasta mai. ***


CAPITOLO 8
 
Alexias pov
 
Quando cercai di alzarmi, la mattina dopo, mi resi conto di avere la febbre: la testa mi pulsava dolorosamente, la mia pelle scottava; guardai sconsolata il braccio che Bellatrix mi aveva avvolto con delle bende. Aveva fatto infezione, sicuro al cento per cento. Alzai lo sguardo e controllai l’orologio a muro: mezzogiorno. Davvero avevo dormito così tanto? Eppure ero ancora così stanca… e sicuramente la pazza sarebbe presto tornata con qualche altra perversa idea per rovinarmi l’esistenza.
Rimasi sorpresa quando all’ora di pranzo apparve solo un elfo con un vassoio. “Strano” pensai mangiando e bevendo con cautela, “Cosa sta architettando?”.  A questo punto mi sarei aspettata anche pozioni nel cibo; non averla con me e non poterla controllare metteva quasi più ansia che averla lì davanti, ma non mi sarei dovuta preoccupare ancora per molto…
Verso le quattro del pomeriggio cominciò l’ennesimo disastro: ero sdraiata sul letto, il libro di Difesa contro le Arti Oscure aperto sulle gambe; l’avevo ripescato dal mio baule, abbandonato in un angolo della stanza a prendere polvere.
< Ma tu guarda, che leggi?> esclamò Bellatrix, spalancando la porta, < Reducto!>. Il libro mi esplose in mille pezzi fra le mani, inondandomi di ceneri e carta devastata. Oddio, se solo avesse sbagliato mira… < Ma sei pazza?! Potevi amputarmi una mano!> gridai senza riuscire a trattenermi. “ Oh Merlino…” gemetti silenziosamente, indecisa se ringraziarlo per non avermi fatto saltare qualche dito o per pregarlo di proteggermi ancora dopo questa mia avventatezza.
< Non permetterò che una Black venga corrotta da quelle sciocchezze> sibilò dolcemente, avvicinandosi al letto e fissandomi con i suoi occhi profondi come l’Inferno.
“ Oh, al diavolo”.
< Come ci tenete sempre a ricordarmi io sono già corrotta, sono mezzosangue!> sbottai. Lei dovette trovare a cosa particolarmente divertente perché scoppiò a ridere:< Oh no, non considerare quello sporco babbano di tuo padre. Sei una Black, e per quello che ne sanno gli altri potresti anche essere mia figlia>. Sentii la mia faccia contrarsi in una involontaria smorfia di disgusto al solo pensiero. < Non ti piacerebbe?> si lamentò, facendo la faccia di una bambina a cui avevano levato le caramelle. Sfacciata! Mi aveva letto nella mente! Mi toccava pure stare attenta ai pensieri adesso. “Spero che qualcuno ti faccia fuori in modo lento e doloroso!”.
Ops.
Prese ad avvicinarsi ed io scesi dal letto di riflesso, indietreggiando. < Sai, Alexia? Tu sei la mia bambolina e adesso io ho voglia di giocare …>. Indietreggiai ancora, finché andai a sbattere contro il muro vicino alla finestra; mi accarezzò i capelli poi tirò fuori il suo pugnale da dietro lo stivale. Sogghignò, afferrandomi il braccio ferito e stringendo:< Le Black sono forti, sii Black> mi sussurrò all’orecchio. La sua stretta mi fece vedere le stelle e mi accasciai a terra; pensai che avrebbe infierito, non faceva parte del gioco?, invece disse:< Levicorpus> e mi adagiò sul letto. Con disappunto fece sparire le bende sul braccio, nuovamente sporche di rosso; mi sarei aspettata che usasse qualche pozione, una pomata, delle erbe… non un ago! Suturò la ferità ed io svenni, incapace di sopportare quel dolore. Quando ripresi conoscenza vidi che lo aveva di nuovo fasciato ma sotto si sentivano i punti che tiravano; mi sentivo tutta sudata ed accaldata, ma gelai quando mi accorsi che era ancora nella stanza, seduta su quella che ormai poteva considerarsi la sua poltroncina. Quando sarebbe finito tutto l’avrei bruciata. < Sei ancora qui?> gemetti esalando un rantolo disperato; Bellatrix gongolò:< Si, qualche problema?>.
“Solo Merlino sa quanto ti odio!” pensai furibonda, “ Calma Alexia, respira. Uno… Due…”
< IL PROBLEMA È CHE IO VOGLIO ANDARMENE DA QUI! DEVI LASCIARMI IN PACE!> urlai fuori di me. Per un attimo sperai che, se avessi urlato ancora più forte, gli zii e Draco mi avrebbero potuto sentire, ma Bellatrix si sbrigò a prendere la bacchetta:< Silencio!>.  La voce mi morì in gola e annaspai come in mancanza d’aria; lei mi si avvicinò e mi tirò i capelli all’indietro, costringendomi a guardarla faticosamente dal basso. < Non ti azzardare più… CAPITO?! RISPONDI!>. “Idiota, mi hai levato la voce!” pensai, ma quando mi tirò ancora di più il capo all’indietro cercai di annuire. Mollò la presa e io mi accasciai a terra. < Ora scendo e ti porto su qualcosa per cena> mi disse con disprezzo. La fermai mentre stava per chiudere la porta:< Draco sta bene?>.
< Forse> mi disse. Poi si chiuse la porta alle spalle.
 
Dracos pov
 
Aprii gli occhi, sbattendo un paio di volte le palpebre. Il sole entrava dalla fessura lasciata dalla tenda, rischiarando tiepidamente la camera. Mi alzai, buttando un’occhiata ad Irina ancora profondamente addormentata: questa volta mi ero svegliato prima io!
“Certo che sei strana: prima ti alzi prestissimo, poi dormi fino a tardi…” pensai sorridendo. Mi stiracchiai la schiena, godendo per un attimo della pace che avvolgeva ancora quel nuovo giorno; da sempre vivevo in una bolla, calda se lontana da occhi indiscreti e gelidamente tagliente se esposta alle persone. Sii un Lord, fai ciò che cisi aspetta da un Lord, onora il tuo casato, onora il tuo sangue…
Eppure era così facile dimenticare tutto stando lì, al sicuro.
M feci portare due tazze di cioccolata calda e mi sedetti in poltrona, sfogliando svogliatamente il libro che stava leggendo Irina.
< Buh!>.
Sobbalzai, rischiando di rovesciarmi metà della cioccolata addosso:< Irina! Per Merlino, mi hai fatto prendere un colpo! Avverti quando ti svegli, no?>.
Eccola lì, i capelli arruffati e un sorriso ebete stampato in faccia:< Volevo farti uno scherzo! Comunque buongiorno!> mi rispose, sedendosi e afferrando la tazza che le porgevo, < Non è che mi recupereresti dei vestiti nel mio baule? Ho bisogno di farmi una doccia>.
Le feci un cenno con la mano:< Si, si tranquilla, manderò un elfo, Anzi…> dissi schioccando le dita; apparve lo stesso elfo domestico delle prime cioccolate calde, e gli ordinai di recuperare e far apparire nella stanza il baule di Irina, senza farsi vedere né sentire.
Quando riapparve aveva con sé le cose della ragazza e lei si affrettò a finire di bere la bevanda per potersi andare a rinfrescare.
 
Con lo scorrere dell’acqua in sottofondo, decisi di fare un po’ di allenamento: per quanto la Umbridge fosse perfettamente stronza e cattiva con Potter, bisognava riconoscere che fosse un’incompetente.
Posizionai un vaso all’angolo del tavolo, poi feci cinque passi indietro:< Stupeficium!>. Mancato.
< Stupeficium!>.
Preso.
Sorrisi osservando i cocci sul parquet; mormorai, riportando poi il vaso nella posizione iniziale. Continuai così per un po’ variando incantesimi e attacchi; stavo per schiantare nuovamente l’oggetto quando Irina tornò in camera:< Ma che cosa fai? Si sentiva un casino anche con l’acqua aperta!> mi disse.
< Stavo solo facendo un po’ di esercizio! E tanto non si è sentito nulla fuori, avevo impertubato la stanza. Tu, piuttosto, li sai fare gli schiantesimi?> le domandai buttandomi sul letto.
< Non sono molto brava ma… Ti devo ricordare che non possiamo fare magie fuori da Hogwarts?>.
< Hey Miss Saputella, ti ricordo chi è mio padre: dentro Malfoy Manor lui è come il primo ministro>
< Viziati>
< Oh, si!> esclamai ridendo. Il rintocco dell’orologio mi fece sospirare:< Senti, ora devo andare a pranzo, ma ti va se dopo ci allenassimo?>.
< D’accordo, allora ci vediamo dopo>.
 
Quando tornai Irina aveva appena poggiato il vassoio del suo pranzo sul tavolo.
< Era di tuo gradimento?> le chiesi, chiudendomi delicatamente la porta alle spalle.
< Era tutto squisito… Alexia?> mi chiese con aria preoccupata. Scossi la testa, incapace di darle nuove notizie:< Neanche stavolta è scesa a pranzo e Bellatrix gravita sempre attorno alla sua stanza. Si è anche alzata prima di me da tavola, quindi non ho neanche potuto provare a parlarci tramite la porta, scusa>. Irina mi strinse una mano fra le sue:< Tranquillo, non è colpa tua. Spero solo che stia bene…>.
Ricambiai lievemente la stretta, ma poi mi scostai:< Basta, smettiamo di deprimerci! Fammi vedere la tua bacchetta>.
< Sambuco, 12 pollici, crine di unicorno. Flessibile ma non troppo> mi disse lei, porgendomela. Era una buona bacchetta, molto aggraziata.
< Allora, dato che la cara Umbridge non ci insegnerà mai nulla, vediamo di porre rimedio> dissi, muovendo la bacchetta per imperturbare la stanza. Dopo aver declamato l’incantesimo continuai:< Allora, partiamo dagli schiantesimi, va bene?>
< Ok… Ma non ti assicuro che uscirai incolume da qui>.
< Guarda il lato positivo> risposi, < Almeno non mi calpesterai i piedi!>.
Scoppiammo a ridere, poi ci mettemmo in posizione da duello.
< Allora, impugna così la bacchetta> dissi mostrandole come effettuare al meglio la presa, < Poi compi questo movimento e declama con precisione e convinzione la formula>.
Irina non mi rispose, gli occhi assottigliati dallo sforzo di concentrazione. < Stupeficium!>
Nulla, zero, nemmeno una scintilla.
“Temo che questa cosa andrà per le lung-“

Il suo secondo tentativo mi fece morire la frase in mente, mentre il mio corpo veniva sbalzato all’indietro; caddi a terra, ma non svenni: l’incanto non era stato sufficientemente potente, ma come secondo tentativo andava benissimo!
< Oh Merlino, scusa! Non volevo farti male> esclamò Irina correndo verso di me e tirandomi su. Rassicurandola mi rimisi in piedi, e continuammo ad allenarci per tutto il pomeriggio; alla fine sapeva schiantare e disarmare perfettamente.
< Grazie per la lezione, professor Malfoy> mi ringraziò facendo un buffo inchino che io ricambiai con un ghigno:< Oh no, grazie a lei signorina Greengrass>.
Ci scappò qualche risata, poi la salutai: era ora di cena.
 
 
 
Alexias pov
 
< Questa è la tua cena> disse secca Bellatrix posando con stizza il vassoio sul tavolino. La fissai immobile, in attesa di una sua mossa. < Non mi è piaciuto affatto come ti sei comportata oggi, Alexia…> mormorò velenosamente scandendo il mio nome.
< Non mi importa… NON MI IMPORTA! Preferirei essere nata senza poteri piuttosto che sopportarti! No! Lasciami!> gridai, dimenandomi quando, persa la pazienza, lei si lanciò su di me. Mi afferrò per il braccio, portando i nostri volti alla stessa altezza, distanti pochi centimetri:< Stai oltrepassando il limite Alexia! Se avessi voluto torturarti, a quest’ora non parleresti neanche>.  Mi chiuse le braccia dietro la schiena e mi avvicinò allo specchio:< Guarda come siamo simili, bambolina mia… Per essere una perfetta Black ti mancano poche cose: l’obbedienza ed il Marchio Nero! Presto il Signore Oscuro verrà, e tu non potrai più rinnegare ciò che sei destinata ad essere!> gridò, l’esaltazione che le permeava la voce e le distorceva i lineamenti folli. Quando mi lasciò andare crollai a terra, a piangere silenziosamente. Ma lei non aveva finito.
Accovacciandosi difronte a me mi afferrò il mento fra pollice ed indice:< Tu sei la mia speranza di successo, tu hai la stoffa per diventare la Mangiamorte che tuo cugino non sarà mai! Lui è solo un debole, un viziato vigliacco, ma tu… Tu sarai la soluzione a tutti i nostri problemi!>. Racimolai un po’ di coraggio: mai, mai sarei stata come lei! Piuttosto la morte!
< C’è un unico problema, zia> mormorai lentamente, < Io. Non. Voglio>.
Non parve dar minimamente peso alle mie parole; si alzò di nuovo in piedi, rassettando la gonna nera:< Dettagli bambolina, prima o poi lo vorrai. Magari dovrò aggiungere un incentivo, ma vorrai…>.
E con queste parole se ne andò lasciandomi in preda al terrore puro.
Era tutto un incubo, ed io non potevo svegliarmi.
 
 
 
Dracos pov
 
Entrai in sala da pranzo e trovai che zia Bella e mio padre discutevano; cercando di ignorare la voce stridula di lei mi sedetti, non curandomi neanche di chiedere che stesse succedendo. Mia madre sorrise, ma poi il suo volto si storse in una smorfia di fastidio; con un cipiglio guerriero si girò verso i due adulti, intimandogli di tacere. All’inaspettato silenzio approfittai per porre una domanda molto importante:< Alexia?>.
Bellatrix mi liquidò con un vago gesto della mano:< Anche oggi non si sente bene, temo abbia preso l’influenza>.
“Si, certo, ed io sono Merlino in persona!” pensai. Davvero ci credeva così stupidi?
Mangiammo in silenzio, con mia madre che ogni tanto cercava di ravvivare la conversazione; l’unica cosa che ottenne fu di far ricominciare a discutere zie e papà. Alzandomi con nonchalance mi congedai, quasi senza che quei due se ne accorgessero:< Scusatemi, forse quest’influenza è nell’aria, perché neanche io mi sento molto bene. Madre, a domani>.
Lei annuì:< Va pure caro. Se ti servisse qualcosa, chiedi pure>.
Uscii di lì con l’adrenalina che iniziava a pomparmi nelle vene; spiccai una corsa, a dir la verità molto poco elegante, verso il piano di sopra. Arrivato davanti alla porta della sua camera, bussai.
< Basta! Cos’altro vuoi da me?!>.
La voce isterica di Alexia mi colpì come un pungo:< Ale? Alexia! Sono io, sono Draco, tranquilla>. Con gioia sentii i suoi passi affrettarsi verso la porta.
< La porta è chiusa con un incantesimo di Bellatrix, non puoi aprirla!> mi avvisò, sentendomi trafficare con la maniglia. < Va bene. Come stai? Che sta succedendo?>.
< Non puoi capire Draco, quella è pazza! Sono due giorni che mi tiene rinchiusa qui! Abbiamo duellato e c’è mancato poco che mi ammazzasse! Ma forse sarebbe stato meglio…>.
< Sciocca, non dirlo mai più!> la rimproverai. Morire… era completamente impazzita?
< Draco, quella vuole farmi marchiare!>.
“Oh Merlino santissimo…” pensai sbiancando “Pure lei?!”.
< Alexia io… >
< Trovate un modo per tirarmi fuori di qui, vi prego! Io non ce la faccio più!>.
< Ci proveremo Ale, ci proveremo… Ricordati che Irina crede in te e ti vuole bene. Resisti!>.
Mi allontanai in fretta, con il rischio che Bellatrix spuntasse da un momento all’altro. Arrivai in camera e mi chiusi la porta alle spalle, senza fare rumore; mi poggiai al legno con tutto il mio peso: che situazione terribile!
Non vedendo Irina venirmi incontro la cercai, trovandola già addormentata sulla poltrona. Forse era anche meglio così, magari domattina avrei saputo riferirgli più lucidamente il guaio in cui eravamo immersi fino al collo. Silenziosamente mi spogliai, infilandomi il pigiama, poi mi avvicinai a lei: cercando di non svegliarla le levai il libro dalle mani, così da prenderla in braccio e portarla a dormire. Coprii entrambi con le coperte e spensi la luce, ma per molto ancora rimasi sveglio, lo sguardo perso fra gli stucchi del soffitto.

eccoci qui con un'altro capitolo!!! Draco maestro, Irina alunna, Alexia che sta morendo... ah che bel quadruccio. Ironia a parte, Bellatrix si sta proprio divertendo, ma la storia non durerà ancora a lungo! Nei prossimi capitoli vedremo Irina che sta facendo progressi, Alexia sempre molto determinata ad uscire da quella situazione e Draco pronto ad aiutare la cugina in difficoltà. Speriamo il capitolo vi piaccia :)

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Capitolo 9
*** Tana nell'armadio ***


CAPITOLO 9: TANA NELL’ARMADIO
Irina’s pov
Mi svegliai nel mezzo di un incubo che vedeva come protagonista Bellatrix: avevo il fiatone, come dopo una lunga corsa, poi i miei occhi si posarono su Draco, seduto accanto a me e con il viso corrucciato in un’espressione preoccupata < Irina? Era solo un brutto sogno, tranquilla >  i battiti del mio cuore rallentarono.
< Per tutti i bermuda di Merlino! Che ore sono?>  domandai più a me stessa che a Draco.
< sono le undici e io devo anche sbrigarmi perché Bellatrix ha deciso di convocare una riunione di famiglia > esordì lui irritato.
< e che ci fai ancora qui! Se fossi tu sarei già lì. Non sia mai che tua zia si arrabbi > sul volto di Draco si formò un sorriso amaro.
< volevo avvertirti nel caso non mi trovassi qui al tuo risveglio >.
< ma che premuroso > afferrai un cuscino e glielo tirai dritto in faccia. Quanto mi piaceva dargli fastidio! Prese lo stesso cuscino e me lo tirò in faccia < ammettilo Draco, non hai speranze > mi inginocchiai sul letto presi due cuscini e glieli tirai uno da destra e uno da sinistra: quando i cuscini caddero, rivelarono un Draco dai capelli molto arruffati < Porco Godric, Irina mi ero appena pettinato! > cominciai a ridere finché non mi lacrimarono gli occhi.
 < dovresti vederti ora! Tra la tua faccia scocciata e i capelli in aria!!! >  mi sdraiai sul letto poggiandomi sui gomiti.
< Tu vuoi la guerra > si avvicinò e mi fece il solletico.
D’un tratto si fece più serio < devo darti una cosa! Su chiudi gli occhi >.
 annuii cosa mi voleva regalare. Pensai a qualche libro della letteratura inglese o non so forse un libro più adatto allo studio di difesa contro le arti oscure? Sentii che si avvicinava, potevo sentire il suo odore circondarmi. Era così piacevole dopo tutta quell’ansia e l’angoscia che Bella aveva portato nella mi vita Draco ed Alexia erano ciò che mi tenevano ancora con i piedi per terra. Ormai le sue labbra si posarono delicatamente sulle mie, come se stesse chiedendo il permesso: nonostante si comportasse sempre in modo spavaldo e strafottente, non era così sicuro di sé come sembrava. Con me, tutti i muri che lo circondavano erano crollati, così come i miei: quando eravamo insieme era tutto diverso anche se spesso lui lasciava un velo di freddezza come scudo. Lo attirai a me, facendoci cadere sul letto; era teso e indeciso, ma non voleva lasciarmi. I nostri corpi aderivano perfettamente e staccarmene fu veramente difficile.
< non stai facendo tardi?> chiesi mordendomi il labbro.
< si, ma qualcuno mi aveva interrotto e io non lascio mai le cose a metà > sorrise si alzò, prese la giacca e prima di uscire ci salutammo. Avevo di nuovo quel sorriso da ebete quanto avevo aspettato quel momento.
 
Draco’s pov
Ero arrivato tardi, infatti, la psicopatica era già scomparsa.
< Draco! > mia madre mi chiamava dall’ingresso.
< si? Qualcosa non va? > quando arrivai difronte la porta, i miei genitori erano difronte la porta, proti per uscire e anche Alexia, molto silenziosamente, si stava avviando verso la porta.
< tua zia e tua madre credono che una passeggiata per Diagon Alley sia necessaria. A quanto pare Bellatrix si è stufata di averci tra i piedi in casa nostra > disse ironicamente mio padre.
< non è male per il nome che portiamo far vedere che siamo vivi nonostante il brutto periodo > Narcissa ammonì mio padre.
< intendi che zia ha il suo “periodo” del mese in cui è più nervosa del solito?... a no, lo è sempre > a questa mia battuta Alexia avrebbe riso, invece le reazioni furono un ghigno da parte di Lucius e uno sguardo torvo di mia madre.
Dopo pochi giri, riuscii a liberarmi dai miei e a svegliare Alexia da quella che sembrava una specie di sonnambulismo
< Alexia! Dobbiamo sbrigarci! Irina è a casa da sola con Bellatrix dobbiamo fare qualcosa! >
< non voglio neanche pensare a cosa le potrebbe fare >
 
Irina’s pov
Aprii la porta della camera giusto per fare capolino: era tutto troppo silenzioso, ma decisi comunque di uscire per il corridoio. Poi, una voce di cui non riuscii a scorgere il volto mi bloccò.
< Tana per la Greengrass, l’armadio non nasconde bene lo sapevi?” tornai subito dentro la camera di Draco, mi girai e mi trovai difronte a Bellatrix.
< Madame Lestrenge? >
< si è quello il mio nome >
< mi riporterà da mio padre? >
< non lo so … ci devo pensare, sono stata così tanto tempo rinchiusa che… ho bisogno di allenarmi> la sua voce più roca e io andai nel panico. Indietreggiai, ma le mie gambe tremavano e crollai a terra: era la donna più spaventosa che avessi mai visto. Si rigirava la bacchetta tra le mani, soddisfatta dell’effetto che aveva provocato in me. Sorrise e mi guardò con fare strafottente < e io che credevo che saresti rimasta in piedi almeno nei primi dieci secondi ma evidentemente mi sbagliavo … Stupeficium >  presi il comodino in pieno e un dolore lancinante si propagò per tutta la schiena, ripresi fiato a fatica.
< sei anche silenziosa e noiosa… > mi diede le spalle cominciando a girovagare per la stanza come se non ci fosse mai entrata. Cominciai a guardarmi intorno e finalmente vidi la mia bacchetta. Provando a concentrarmi il più possibile dissi evidentemente la cosa la sorprese per un solo istante, poiché l’incantesimo era così debole che fu come un soffio d’aria che spostò i suoi ricci corvini. Si girò di scatto e puntò i suoi occhi febbricitanti su di me.
< ah! Tutto qui? Oh be allora… crucio> lo disse così tranquillamente che quando la maledizione mi colpì fu totalmente inaspettata. Cominciai ad urlare e a contorcermi dal dolore, come se bruciassi viva e, come se non bastasse, lei cominciò a ridere, dandomi un senso di panico ancora più acuto. Poi, il dolore finì così com’era iniziato. Si sedette su una delle due poltrone mentre io cercavo di riprendermi anche se con scarsi risultati: il mio corpo era totalmente contratto e non riuscivo a muovermi se non per il tremolio che mi causava l’eco della sua risata.
il solo guardarla era angosciante, forse peggio di un dissennatore. Ero ancora ferma, accasciata ai piedi del letto.
< senti, devo farti capire che tu, se hai il marchio che il Signore Oscuro ti ha donato, devi essere degna di portarlo… e per ora non l’hai dimostrato > .
< dovrei essere come te, quindi? Essere così fedele a una persona così crudele > sputa quelle parole con troppa veemenza. Si alzò di scatto camminando lentamente verso di me, puntandomi il dito contro.
< che ti piaccia o no quel marchio significa qualcosa e tu devi imparare molto >;
< non mi interessa, perché se ciò che devo imparare è come riuscire a vivere rinchiusa in una cella declino l’offerta > si inginocchiò difronte a me mettendomi la mano sotto al mento per costringermi a guardarla negli occhi
< la prima lezione inizia ora > con un gesto rapido mi prese per il braccio con una forza che non dimostrava, aprì un’anta dell’armadio e mi ci buttò dento.
Quando il buio mi avvolse, andai nel panico un’altra volta. Inizia a picchiare i pugni contro le ante del guardaroba e a urlare così forte che la gola iniziò a bruciare e i pugni ad arrossarsi.
< stai già sbagliando: se continui così la crisi nervosa ti ridurrà il cervello in una polpetta > la sua voce acuta arrivava attutita dal legno di mogano.
< fammi uscire di qui! > la disperazione mi stava attanagliando e la mani sanguinanti stavano cominciando a farmi perdere la pazienza.
< va bene, ti faccio uscire! Tutto questo trambusto per soli pochi secondi… mi stai facendo venire il mal di testa. > senti che si avvicinava alle ante dell’armadio < mh… no ti lascerò lì dentro ancora un po’. Per circa 15 anni, che dici? > alche lei diede una botta dall’esterno facendomi sussultare < insonorizzare l’armadio e buttarti nella foresta, comprarne un nuovo, dire a tutti che sei fuggita e Irina marcirà insieme a questo preziosissimo mogano > mentre lei parlava non riuscivo a reprimere le urla: più io alzavo la voce più lei alzava la sua.
< già, urla finché vuoi. La tua sofferenza non è che un dolce vento ristoratore per me. Uh ma guarda Alexia cosa ti porta qui: vuoi parlare con Irina? Mh… la vedo difficile poiché al momento è impegnata > la situazione era insostenibile e ormai ero in uno shock dalla quale sarebbe stato difficile uscire. Poi sentii la voce di Alexia chiedere aiuto e lì cedetti.
< ti prego, lasciala! Farò tutto ciò che vuoi: diventerò la Mangiamorte che desideri, ma non farle del male > sentii il rumore dei suoi tacchi sul pavimento, come se ci stesse riflettendo su. < tesoro, vedo che hai capito come funziona > l’anta si aprì, ma dopo tanto buio la luce era troppo accecante. Uscii con le ginocchia tremanti e appena riuscii a vedere chiaramente che Alexia non c’era; mi girai verso Bellatrix che mi sorrise < un patto è un patto >.
Quelle furono le ultime parole che sentii prima di aver perso i sensi.



Salve people!!! Ed eccoci qui con un altro capitolo moto, ma molto, inquietante. Irina ha affittato una camera in un armadio che neanche Narnia. Bellatrix ha deciso di traumatizzare innocenti creature e Draco e Alexia stanno tornando a casa per soccorrere la loro amica... peccato che non siano ancora arrivati. chissà come reagirà Alexia nel vedere la sua amica in stato di shock e Draco rimarrà a guardare oppure deciderà di agire e fare qualcosa?
Tutto questo si scoprirà nella prossima puntata di "riunchiuso in un armadio".
Ci fanno piacere le recensioni ,sappiamo di essere in un ritardo colossale ma abbiamo avuto veramente troppi impegni, speriamo che vi piaccia e buona lettura!

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Capitolo 10
*** Fire can burn you but it does not kill you ***


Irina’s pov
Mi risvegliai in una camera che non avevo mai visto prima. Le pareti della stanza erano meno pompose e l’aria trascurata la faceva sembrare indegna di appartenere al Manor Malfoy.
Le mie membra tremanti erano avvolte da una coperta di soffice lana e davanti al letto una camino illuminava e riscaldava l’interno della mia momentanea cella.
Chissà, forse Bellatrix mi aveva chiuso lì e non mi avrebbe fatto uscire mai più…
Non volevo giungere a conclusioni troppo affrettate. Mi alzai lentamente in preda a tremori procurati da paura e dolori vari.
Dirigendomi verso la porta notai che avevo entrambe le mani fasciate accuratamente.
Mi guardai intorno come se, ancora una volta, aprendo una porta mi sarei ritrovata un’assassina dietro. Facendomi coraggio girai la maniglia e, velocemente, spalancai la porta.
Il mio cuore perse un battito perché, se io avevo avuto l’idea di uscire, Narcissa si era presa la premura di venirmi a trovare.
Nonostante la somiglianza con la sorella non fosse facilmente rintracciabile lo spavento iniziale fu abbastanza intenso da farmi uscire un rantolo disperato dalla gola secca.
< sta tranquilla, sono io > si annunciò, posando un vassoio con la presunta colazione su una sedia ricucita.
Mi passò una mano sulla spalla e mi fece cenno di accomodarmi.
< come ti senti? > ignorai totalmente la domanda, ne avevo troppe da porle per preoccuparmi di come stessi in quel momento.
< dove sono? > chiesi guardandola e cercando di reprimere la preoccupazione.
Vedere Narcissa non mi aveva procurato tranquillità, bensì mi aveva fatto avvertire una sensazione di inevitabile impotenza difronte al pericolo imminente.
< per Salazar! Quell’occhio è nuovamente rosso come il sangue > sentenziò piena di preoccupazione materna sfiorandomi con una mano la palpebra destra.
Rimasi ferma ,aspettando che finisse di visitarmi.
< sono sicura che starò meglio… ti sarei grata se mi potessi spiegare la situazione Narcissa > chiesi cominciando a perdere la pazienza.
La donna si alzò e fece un giro per la stanza affacciandosi alla finestra.
< non avresti dovuto prometterle nulla > disse quelle parole con una sicurezza glaciale, come se ognuna di esse l’avesse già colpita in un passato remoto.
< non avresti mai dovuto farlo > concluse ancora fissando il cielo.
< ero convinta…> cominciai a spiegarmi ,ma Narcissa si voltò facendomi quasi paura.
I suoi occhi erano quelli di una madre orribilmente preoccupata.
< …eri convinta che stesse minacciando mia nipote!? > finì al posto mio sistemandosi una ciocca mentre cercava di riprendere la calma.
< si… > annuii trattenendo le lacrime.
< scusami…deve già essere arduo superare quello che hai passato, ma devi capire una cosa molto importante di Bella > le feci un cenno con il capo per invogliarla a continuare.
Si sedette vicino a me sistemandomi i capelli in una treccia.
< Bellatrix mantiene sempre le sue promesse e di certo fa di tutto per accertarsi che anche gli altri facciano lo stesso > mi confidò osservando la mia reazione.
< andrò in contro a ciò che mi aspetta, darei la mia vita per quella di Alexia > risposi convinta.
Narcissa mi sorrise stanca, una frase che sicuramente aveva sentito dire alla mia migliore amica milioni di volte.
< magari troveremo una soluzione, magari non ci sarà bisogno di arrivare a tanto > suggerii speranzosa.
Ritornò seria e alzandosi si rivolse a me austera < non potrai nasconderti …dovrai accettare il tuo avvenire facendo buon viso a cattivo gioco > la guardai provocatoria.
< come il signor Malfoy? > chiesi sprezzante della sua reazione.
< no… > negò avvicinandosi alla porta e aprendola < come me… > concluse e uscì dalla stanza.
La sua reazione mi lascò basita, non capivo cosa le stesse passando per la mente.
Mangiai la colazione e bevvi il latte macchiato di caffè.
Quando finalmente mi decisi ad uscire mi coprii le spalle con uno scialle appoggiato sul comodino vicino al letto e aprì la porta.
Percorsi il corridoio e mi accorsi di essere arrivata fino alla camera di Draco.
Che cosa avrei dovuto fare?! La nostra situazione era complicata e sicuramente difficile da affrontare.
Se l’avessi ignorata invece di tenerla sotto controllo mi sarebbe sfuggita di mano.
Decisi di bussare e richiamai con incertezza la sua attenzione annunciandomi < Draco ,sono Irina > sentii dei passi e una mano che girava la maniglia.
La porta si aprì e Draco sorridendomi mi lasciò entrare.
Rimanemmo in silenzio fissandoci per qualche istante.
< ho saputo che…insomma, zia ti ha…cioè tu eri… > non riusciva a spiegarsi e prendendo un bel respiro si avvicinò a me.
< sto bene Draco, se è questo che volevi sapere… > conclusi al posto suo stringendogli una mano.
Si avvicinò ancora di più.
< tu? Come stai? E Alexia? > chiesi piena d’apprensione.
< io sto bene ,Ale un po’ meno ma che ci vuoi fare…guarirà ,è una ragazza forte > disse guardandomi e sorridendomi divertito.
< oh si che lo è… > stavamo evitando l’argomento principale appositamente e una silenzio tombale ricadde nella stanza lasciandoci pieni d’imbarazzo.
< senti riguardo a noi due… > cominciò prendendo coraggio.
< è tutto apposto ,se non vorrai continuare ti capisco > finì distogliendo lo sguardo.
< sono confusa ed oltre al fatto che è successo tutto in fretta direi anche che abbiamo avuto un’ambientazione diversa da un tramonto d’estate… > aggiunsi ironica.
< quindi … ? Non vuoi… > non riuscì a finire la frase < certo che voglio! Certo che voglio Draco ,ma non così , non mentre combattiamo e rischiamo di essere uccisi… > lo incoraggiai stringendogli le mani.
< si …è quello che penso anch’io > disse riprendendo l’aria da Malfoy che lo caratterizzava.
Le nostre fronti si toccarono e rimanemmo in quella posizione abbracciati per quella che sembro un’eternità.
Sembrava che tutto stesse sparendo, le preoccupazioni ,Voldemort, per sino il dolore del marchio.
Quando stavo con lui pensavo solo a come far si che le farfalle che si trovavano nel mio stomaco ci rimanessero per il resto della mia vita.
Fummo destati improvvisamente da alcuni rumori.
Lo guardai e gli dissi < vado a controllare, ci vediamo dopo > Draco annuì sicuro e tenendomi le mani mi regalò un soffice bacio sulla guancia.
Scendendo le scale e inseguendo i rumori arrivai fino alla camera di Alexia.
 
Alexia’s pov
Quello che ero diventata mi tormentava giorno e notte.
Come mi aveva ridotta era il risultato di un gioco sadico di potere.
I miei capelli ricci più che mai erano tenuti a tento da un fermaglio che ne conteneva nemmeno un quarto.
I miei vestiti erano ormai un jeans stretto e una maglia nera molto più grande della taglia che avrei dovuto portare.
Cambiavo postazione dal mio letto allo specchio per cercare di rendermi conto di tutti i lividi e le abrasioni che circondavano il mio esile corpo.
Rendendomi conto di non poter più continuare così uno dei primi cambiamenti che attuai fu quello di dipingere le pareti della mia camera di rosso e di giallo ,con l’aiuto della magia feci di quei due colori la visione principale dell’arredamento.
Presi le foto rimaste dei miei amici e le incollai al muro e così feci anche con uno stendardo del Grifondoro che si ritrovò appeso proprio sopra il mio letto.
Dovevo ritrovare un po’ di positività ,ma ogni volta che passavo davanti allo specchio mi cadevano le braccia.
Decisi di andarmi a fare una doccia e ,spogliandomi di quegli stracci, aprì il bocchettone dell’acqua.
L’acqua bollente mi lavava di ogni schifo di ricordo …era quello che mi piaceva pensare.
Passandomi il sapone lungo il seno fino alle braccia scoprì una macchia nera, guardando meglio e interrompendo il flusso dell’acqua mi resi conto che assomigliava più ad una lettera.
Asciugandomi l’acqua dagli occhi fissai la mia spalla e intravidi quello che di più ripugnante avevo sempre cercato di evitare : un marchio.
Una “B” stilizzata faceva capolino sulla mia pelle diafana.
Avrei preferito staccarmi la spalla con le mie stesse mani che continuare a vedere quell’obbrobrio un minuto di più.
In un gesto più che infantile, in preda al panico, presi tutto il sapone della bottiglia e mi ci cosparsi la spalla.
Le mie lacrime scendevano copiose mischiandosi con l’acqua e la schiuma.
Ogni volta che passavo la mano sulla pelle la lettera sembrava essere sempre più nitida e il sapone era come acido che bruciava ogni singolo poro coperto da quel tatuaggio eterno.
Scivolai fino a ritrovarmi seduta e rimasi una decina minuti in silenzio a fissare la parete della doccia davanti a me.
Con la stessa lentezza autistica mi alzai ,mi asciugai e mi sedetti sul letto con i capelli ancora bagnati.
Indossavo una canottiera e un paio di pantaloni del pigiama presi a caso.
Non riuscivo a ricordare quando la bacchetta di quella malata aveva sconsacrato la purezza della mia pelle, quando mi aveva marchiata.
Quando finalmente qualche flash mi venne alla mente la spalla riprese a bruciare e la mia testa a girare.
Ero vicino all’armadio…
Quando ? Quando?! Alexia concentrati!
Erano i giorni della mia prigionia.
Com’era successo?!
Io facevo dei passi indietro… sbattevo la testa contro il muro non rendendomi conto di aver finito lo spazio.
Chi avevi davanti ?!
Bellatrix…
Era sicuramente lei!
< non puoi rinnegarti… > rispondevo a tono < non me! Io rinnego te! > chiudevo gli occhi. Avevo la febbre molto alta, non mi rendevo conto di ciò che stavo dicendo, ero stanca…
Cos’altro ?! Cos’altro ti ricordi Alexia??!
Delle corde plasmatiche uscivano fuori dal muro, avevo il braccio bloccato.
Pensavo che volesse tagliarlo, aveva preso il suo coltello, dentro la mia testa non riuscivo a reprimere il pensiero che lo stesse per mozzare.
Delle lacrime ripresero a scendere mentre rivivevo quei ricordi terrificanti.
Le mie urla imploranti.
< Ti prego…no …no ti prego no!!!! Cosa vuoi farmi! Cos…no basta!!! > le risate di mia zia in sottofondo, lei si appoggiava al muro come se stesse affinando la mira.
Puntò il coltello nella spalla e cominciò a uscirne un fumo nero.
Sicuramente un incantesimo.
Sentivo la lama che si muoveva < Faccio tutto quello che vuoi! Tutto!!! Ti prego… > Imploravo senza voce…avevo ceduto.
Avevo perso la mia sicurezza, mi aveva calpestata e io avevo lasciato che lo facesse.
Non me lo sarei mai perdonata.
L’unica consolazione, l’unica cosa che mi faceva andare avanti era non essermi mai arresa.
Mi resi conto che ,invece, i ricordi che avevo erano fittizi ; ricordi di una mente confusa e sottoposta a torture continuamente, non potevo neanche essere certa di ciò che avevo detto.
Le corde che mi tenevano scomparivano e io cadevo a terra tenendomi la spalla.
Il dolore acuto del momento mi tirava tutti i nervi del corpo.
< Se mai ti dovessi scordare chi sei… ora hai una sorta di… > mi diede una leggera spinta con il piede vicino la mano che teneva disperatamente la spalla
 < promemoria… > diceva ed usciva dalla camera sbattendo la porta.
Mi alzai dal letto velocemente e specchiandomi ancora una volta presi a pungi l’oggetto che rifletteva quell’orrendo marchio fino a che una scheggia si staccò e, frantumandosi, mi rimase attaccata alla mano.
Ritornando in me mi tenni la testa con la mano insanguinata e ancora contenente la lunga scaglia di vetro e corsi in bagno in preda ai conati di vomito.
Rigettai nel water e mi appoggiai ad esso per non crollare.
La tosse era asmatica e ben presto sentì le labbra secche spezzarsi ancora una volta vittime della pressione che ,spalancare la bocca, aveva provato.
Sentì la porta della mia stanza aprirsi e dei passi raggiungermi fino al bagno, non mi importava chi fosse, tanto la situazione non sarebbe cambiata.
< Ale…Alexia riesci a sentirmi! > una voce familiare mi richiamava dal mio stato catalitico.
Era Irina, un sorriso mi tirò nuovamente le labbra martoriate e girandomi verso la sua direzione cercai di alzarmi.
< oh santo Dio… > un gemito soffocato fece coprire la bocca di Irina con le sue mani.
Forse la visione che aveva davanti la inorridiva.
< ho un pessimo aspetto, eh >
< direi di si. Vieni, appoggiati > non sembrava un consiglio, ma più un ordine.
Feci come diceva lei.
Mi ritrovai di nuovo seduta sul mio letto.
< Come ti sei ridotta così? > chiese preoccupata mentre maneggiava con la scheggia di vetro.
< mi sono ridotta così … stai sbagliando Irina, io non ho fatto proprio nulla, è stata lei, lei mi ha ridotta così ,lei ha fatto si che io me lo ricordi per il resto della mia vita >
Dissi tutto d’un fiato mostrandole la spalla.
< che cosa orrenda. Nel senso quella lettera non mi è mai piaciuta. Ti ricordi che quando stavo imparando a scrivere mi usciva tutta strana > cercava di sdrammatizzare e, dopotutto, non mi dispiaceva abbandonare per un istante la realtà e tuffarmi in vecchi ricordi. Sorrisi debolmente e dopo avermi guardata in cerca di altre ferite aggiunse < è stato in quei giorni, non è così? Quelli dopo il duello? > annuii incapace di aggiungere altro.
< vuoi sfogarti vuoi dirmi qualcosa? Sono qui per te… > disse tenera.
< perché dovrei sfogarmi ,infondo sono solo una ragazza abbandonata e senza nessuno che la ami veramente… > mi guardò piena di disappunto < questo non è vero e lo sai bene. Nonostante tutto la tua famiglia non deve avere per forza il tuo sangue; la famiglia è composta dalle persone che mettono la tua felicità prima della propria e, se permetti, penso che io sia una di quelle persone > mi girai verso di lei.
< si Irina lo so e sai che lo stesso vale per me. Ma tu i genitori li hai conosciuti almeno. È un tipo di amore diverso! I miei invece… quei due codardi non si sono nemmeno degnati di crescermi! Mi hanno lasciato alle cure di una famiglia di malati! > Irina mi fissava consapevole.< voglio una mamma che mi curi le ferite, voglio un papà che mi protegga! Voglio non portare questo cognome! Voglio avere una mia famiglia! Voglio una vita vera > dissi scoppiando e abbracciando la mia migliore amica.
< Alexia…credo di doverti dire una cosa… > mi alzai guardandola e aspettando che le sue parole migliorassero la mia situazione. < non ne ero sicura fino a quando mi hai detto di Bellatrix adesso: mio padre diceva che i tuoi non ti hanno abbandonata… >.
< Se è un modo per rassicurarmi inventando qualcosa non continuare, per favore. >
i miei occhi si inumidirono ancora. <  fammi finire. Quando sei nata uno squadrone di Mangiamorte guidato da Bellatrix ti ha rapita e condotta qui, i tuoi non ti hanno mai abbandonata, gli è solo giunta la notizia che tu fossi morta. Mio padre era sempre molto blando, non lasciava mai nessun dettaglio. Sono io che poi ho origliato i suoi discorsi e ho messo insieme i pezzi poco tempo fa. > disse convinta.
Cominciai a singhiozzare e strinsi i pugni ancora intrisi di sangue piena di rabbia.
< E’ stato tutto architettato da tua zia, i tuoi ti hanno celebrato un funerale e persino pianto per molti anni…è questa la verità > quelle parole mi colpirono come mi poteva colpire  una maledizione Cruciatus in pieno petto.
Alzandomi senza fiatare mi diressi fuori dalla mia stanza.
< Alexia! Dove vai? > mi chiese Irina venendomi dietro.
Non le rispondevo, stavo semplicemente andando a regolare i conti con chi aveva iniziato tutto.
I tentativi di Irina di fermarmi furono alquanto inutili.
Raggiunsi la porta della camera da letto di Bellatrix e tirando fuori la mia bacchetta e richiamando quanta più forza era richiamabile buttai giù la porta delle stanza.
Mia zia fu sorpresa dal fracasso e saltò in piedi.
Prima che potesse impugnare la sua bacchetta la colpii con uno stupeficium che la fece sbattere contro il muro.
Era ai piedi del letto tentando di rialzarsi quando le scagliai contro la sua arma più potente.
< crucio… > dissi senza urlare, parola mi uscì dalle labbra senza sforzo come se stessi dicendo “ciao” a una mia amica.
Vidi Bellatrix annaspare in cerca di trattenersi dall’urlare, intensificai la maledizione e in quel momento, quando un urlo spezzò l’atmosfera tetra e silenziosamente irritabile di Villa Malfoy che capii veramente che dentro di me qualcosa si era rotto.
Avrei accettato di sterminare qualsiasi persona si fosse messa tra me e mia zia in quel momento.
< come ci si sente? Sai, io so chi sono! Non lo negherò mai, zietta! > le urlai contro.
Irina mi si mise davanti cercando di deviare il flusso invisibile della maledizione.
< fermati, Alexia! Non sei in te! Non è così che rimedierai! > .
< Spostati! > dissi in preda al potere che avvertivo in quel momento.
< no! > urlò di risposta, la schiantai e ripresi a concentrarmi su Bellatrix che, però, teneva lo guardo fisso su di me.
< io sono Alexia Black, figlia di Andromeda Black e questa è la tua ricompensa! > una seconda maledizione si addizionò a quella che già prima affiggeva Bellatrix Lestrange.
< Alexia… ma cosa?! > una voce dietro di me mi aveva interrotta, zia Cissy era entrata nella camera in protezione della sorella.
< Vedo che abbiamo la cospirazione al completo! > osservai ridendo istericamente.
< io…io te l’avrei detto… > cercò di dire in sua difesa Narcissa, non poteva essere sicura che io avessi scoperto la verità ma dalla sua bocca uscirono lo stesso quelle parole che la incriminavano.
Quelle stesse parole mi fecero ribollire in sangue nelle vene.
Mi girai verso di lei e con occhi iniettati di sangue le rivolsi contro la bacchetta.
< ah si! > dissi addolcendomi < me l’avresti detto! > dentro di me si scatenò una risata che scosse zia Narcissa dalla paura.
< gentile da parte sua, non trovi Iri! > mi rivolsi alla mia migliore amica che si stava rialzando da terra tenendosi la schiena.
< e quando esattamente? > dissi cercando di restare calma, mi avvicinai a lei minacciosamente. < QUANDO!? > le urlai contro.
Irina si avvicinò a me mettendomi una mano sulla spalla < ritorna in te…> mi disse scossa dal pianto.
Ripresi il controllo per un secondo che bastò per avvertire la mia migliore amica < scansati da me…potrei farti qualcosa di orrendo e me ne pentirei sicuramente > Irina sembrò capire e fece qualche passo indietro.
Quando avvertii il tocco di mia zia Narcissa sui capelli, ritornai in preda alla pazzia del momento.
Una mia risata irruppe nella cautela dei gesti di mia zia.
Ancora ridendo pronunciai delle semplici parola < prova a toccarmi un’atra volta e non avrai più un arto per farlo > si allontanò e rivolgendomi a lei un’ultima volta le dissi < non mi vedrete tornare più in questa casa di pazzi… > detto questo mi girai, vidi Irina seguirmi e rischiai di perderla per sempre.
Non mi accorsi che Bellatrix aveva recuperato la sua bacchetta e che aveva mirato in direzione nostra. Non mi accorsi che una maledizione stava per colpire Irina in piena schiena; non mi accorsi che quella maledizione era un “ardemonio”.
Girandomi all’ultimo istante spinsi Irina che perdendo l’equilibrio cadde a lato del letto.
Il fuoco fu rivolto a me e girandomi, cercando protezione, sentì l’influenza della magia di Bellatrix.
Stava cercando di incanalare quell’incantesimo, ma dove?
Avvertii un bruciore lampante alla spalla, e caddi a terra.
Quella pazza stava veramente incanalando l’incantesimo nel marchio?!
A quanto pare si ,perché alla fine di quel trambusto le fiamme erano scomparse e con quelle la mia forza.
Bellatrix, con un calcio, allontanò la mia bacchetta da me e diede un’occhiata al mio marchio.
Avevo gli occhi socchiusi e non riuscivo a muovermi.
Sentii la mano di mia zia agguantarmi il collo in cerca del battito.
< è viva? > chiese tentennante Narcissa < si… > rispose Bellatrix.
< l’hai … salvata? > Bellatrix si girò verso Irina capace solo di biascicare quella frase.
< a quanto pare… > sembrò racimolare le idee e si rivolse a sua sorella.
< chiama Lucius portiamola in camera sua, qualcosa mi dice che non passerà una bella nottata e … > Irina si intromise < e…? >
Bellatrix tirò fuori uno dei suoi sorrisi sadici < … e credo di non essermi mai sbagliata… sarà un ottima Mangiamorte, prima riceverà il marchio meglio sarà per lei… e poi ce l’ho in pugno > cercando di negare con qualche “no” sommesso ,sentii mia zia avvicinarsi < shh…arriverà presto il tuo momento… > svenni attanagliata dalla paura.
 
Irina’s pov
Alexia era stata portata sul letto tremante di febbre. La temperatura era salita vertiginosamente e l’ustione che aveva riportato sulla spalla era veramente terribile. Narcissa aveva chiamato un Medimago il quale aveva lasciato un unguento da applicare sulla spalla e delle bende, solo che l’ardemonio era stato forte e Alexia era ancora debole. Aspettavo con ansia che si risvegliasse. Ero rimasta tutto il tempo ad asciugare la fronte sudata di Alexia cambiando la pezza bagnata. Narcissa aveva provato a convincermi di lasciarle il posto, ma invano.  Decise, comunque, di rimanere seduta accanto al letto.
< è stato un comportamento sconsiderato il suo. Deve imparare a controllare la rabbia > disse guardando Alexia.
< tu stai proteggendo quella lì! Dopo tutto quello che ha fatto? Ti rendi conto vero che ha sequestrato una neonata. Uh guarda un po’, quella neonata è proprio Alexia! > rimase composta sulla sedia senza neanche guardarmi in faccia.
< l’abbiamo fatto per il suo bene, non meritava di vivere con la feccia >
< QUINDI NEANCHE CON VOI. QUANDO FAI COSI’ NON TI SOPPORTO >
< ti ricordo che stai parlando con la persona che ti ha salvato da quel viscido di tuo padre >  Narcissa si alzò puntandomi un dito contro
< sempre meglio di Lucius! Lui si che non si può vedere. > in quell’istante entrò Draco, che sorpreso dalla situazione, lasciò la porta aperta.
< cosa sta succedendo qui? >
< Draco, non intrometterti > dissi decisa.
< ma perché? > Draco era perplesso.
< Irina, non permetterti di insultare così mio marito! > Narcissa riprese più infuriata di prima. < chi? Quello che ha la parrucca ossigenata in testa. Senza offesa per il colore di capelli, Draco >
< Irina, ma cosa stai dicendo? >  sembrava infastidito.
< STO DICENDO CHE SIETE UNA FAMIGLIA DI PRESUNTUOSI, CHE NON VEDETE OLTRE IL VOSTRO NASO, CHE AVETE PERMESSO TUTTO QUESTO E PENSATE SOLO AL SANGUE PURO > dissi indicando Alexia.
Tutti erano fermi, io ansimavo e in quell’istante passò Bellatrix davanti alla porta e senza guardare dentro disse < se urlate un altro po’  mandate a fuoco la stanza… ah no, ci pensa Alexia >.
Si sentì un leggero tossicchiare e tutti si girarono a guardarla.
< FUORI > urlai e, dalla mia faccia probabilmente, capirono che era veramente il caso di andare via.
< cosa stava succedendo? > disse Ale con un filo di voce.
< niente, ora è tutto okay > dissi avvicinandomi al letto e sedendomi sul bordo.
Finalmente si era svegliata e dopo qualche minuto la lasciammo alle cure del medimago. Tra pochi giorni saremo tornati a Hogwarts e io non vedevo l’ora.




 
Eccoci qui con un altro capitolo... Irina è un po' su di giri e Alexia ha scoperto cosa è successo veramente quando lei era solo una neonata.
Irina necessita uno psicologo bravo e Alexia deve fare yoga, nel frattempo Bellatrix se la ride.
Nei prossimi capitoli le nostre protagoniste troveranno un po' di pace perché ormai il primo settembre si avvicina.
Se vi piace la storia o volete farci qualsiasi domanda per chiarire dei dubbi, noi saremo felici di rispondere :)
AL prossimo capitolo!


 

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Capitolo 11
*** Ritorno ad Hogwarts ***


Alexia’s pov
Odiavo quel medimago! Era anche un mangiamorte! Avevo scorto il marchio mentre mi medicava la spalla, un vero incubo.
Se non altro l’incubo stava per terminare, Bellatrix non avrebbe potuto impedirmi di tornare ad Hogwarts, nessuno di loro avrebbe potuto farlo.
Quando ebbi forza abbastanza da mettermi in piedi mi feci il baule.
Con una velocità supersonica sparavo dentro qualsiasi cosa mi capitasse davanti.
Il giorno della partenza zia Narcissa mi aveva messo nel baule una pergamena con scritte le varie medicine che dovevo prendere.
La mattina scesi le scale molto presto ,già vestita.
Chiesi agli elfi delle uova strapazzate con succo del frutto della passione, la mia colazione preferita!
Mentre mangiavo diedi una letta alla Gazzetta.
Il titolo annunciava :” Evasione di massa dal carcere di massima sicurezza di Azkaban!” continuai a leggere.
C’erano diverse notizie su Bellatrix e una sua foto mentre guardava minacciosa colui che gliela stava facendo.
< ...avrò ripreso almeno quattro o cinque chili ormai ,non trovi!?> la sua voce mi fece sobbalzare ma non diedi a vedere la mia preoccupazione.
< non ti preoccupare sei Bella come sempre zia >
Mi alzai ,la sua sola presenza mi faceva passare l’appetito.
< da quanto vi conoscete, tu ed Irina ? > mi chiese ridacchiando.
Ci aveva in pugno ,aveva capito che l’una era la debolezza dell’altra.
< non credo siano affari che ti riguardino > - < io credo di si, credo in oltre che tu abbia capito esattamente cosa farò se rivelerai che mi hai anche solo incontrata per sbaglio in questa casa… > si alzò e mi si avvicinò quanto bastava a ricordarmi quei giorni insopportabili ,distolsi lo sguardo.
< me la prenderò con lei, voglio che tu capisca una cosa Alexia: da nessuna parte sarete al sicuro se vorrò raggiungervi. Da nessuna parte ci saranno barriere abbastanza forti da impedirmi di vedervi agonizzare sotto le mie maledizioni, da nessuna parte nessuno potrà impedirmi di fare questo… > così dicendo prese la bacchetta e sussurrò < reclamo > ci soffiò sopra e la mia spalla prese a bruciare.
< nessuno e niente potrà mai salvarti da me> scandì le ultime due parole con particolare enfasi e, soffermandomi un altro po’ sul suo sguardo serio, me ne andai girando i tacchi.
< Ah dimenticavo, buon viaggio! > mi disse mentre me ne andavo < fanculo… > le risposi ad un tono sufficientemente alto da farmi ribruciare la spalla più di prima.
Aspettai fino a che Irina non finì i suoi bagagli e poi partimmo per King’s Cross.
Irina’s pov
Le vacanze erano finite e io non vedevo l’ora di tornare ad Hogwarts. Ormai la mia copertura era saltata e io dovevo dire agli amici che avevo conosciuto che Clary non esisteva e che io ero Irina Greengrass. 
Avevo scritto a Silente spiegando che ormai la mia copertura non era più necessaria e che avrei pensato io a spiegare la situazione ai miei compagni. Il preside, in risposta, mi aveva augurato un buon anno scolastico.
Arrivate a King’s Cross, salutai Alexia che si diresse verso i primi vagoni per raggiungere Harry e gli altri; io, invece, mi diressi verso la fine del treno dove di solito si trovavano i Serpeverde. Entrai nel vagone dove si trovava Draco e posai il mio baule. Tiger e Goyle erano, come sempre, con il loro capo e Pansy appena mi vide davanti alla porta dello scompartimento, si staccò da Draco apatico ad ogni tipo di attenzione da parte del carlino.
< ti trovo bene, Pansy > dissi sarcastica.
< Pansy stava giusto raccontando delle sue vacanze > si intromise Draco.
< e tu, Greengrass? Come ti sono andate le vacanze ? > guardai Draco maliziosa.
< discretamente, tu, invece, hai preso l’appuntamento per la plastica facciale? > Draco soffocò una ristata e Pansy se ne andò indignata.
A metà viaggio, io mi ero stufata di ascoltare i loro discorsi da fanatici purosangue e avevo deciso di fare un giro nel treno, magari prendevo una cioccorana dal carrello e raggiungevo Alexia e gli altri.
Vidi il carrello e accelerai il passo, ma qualcuno che usciva da uno scompartimento mi urtò. Era Fred.
< hey, Clary. Tutto bene? > rimasi pietrificata: lui ancora mi chiamava Clary.
< ehm si… vieni devo parlarti > lo presi per il braccio, noncurante del fatto che i suoi amici lo chiamavano. Entrammo in uno scompartimento stranamente vuoto, anche se evidentemente occupato, data la presenza di diversi bauli.
< devo spiegarti alcune cose e vorrei che fossi tu il primo a saperlo. Io non mi chiamo Clary e non sono una parente di Alexia. Io sono Irina Greengrass, faccio parte dei Serpeverde e ho dovuto cambiare identità per colpa di mio padre >. Avevo buttato tutto fuori, così, su due piedi. Lui doveva sapere prima degli altri perché… be non lo so perché.
< Clary se è uno scherzo ti è uscito benissimo >
< no, sono seria. E se non vorrai parlarmi, se hai bisogno di tempo, io capisco…> sembrava che gli avessi dato un ceffone. Si sedette mettendosi le mani sulle ginocchia.
< perché? > stava reagendo bene, dopotutto.
< perché mio padre mi dava la caccia e lui è un mangiamorte di quelli che si sono “pentiti” per modo di dire. Mia madre è morta per proteggermi da tu-sai-chi e… io non lo sopporto. Quindi sono scappata e… > ripensare a tutto quello che avevo passato quella notte mi faceva venire il respiro corto. Istintivamente misi la mano sull’avambraccio sinistro.
< sembra una storia agghiacciante >
< lo… è… > per qualche strano motivo l’avambraccio aveva deciso di fare male proprio in quel momento. Mi sedetti difronte a lui che mi fissava negli occhi, evidentemente, era in conflitto con se stesso.
< perché non dici nulla, Fred?> chiesi preoccupata.
< sto cercando di dirmi di non arrabbiarmi perché so che sei stata costretta a farlo, ma io chi ho conosciuto? >
< sono sempre io, avevo solo cambiato nome. Niente di più niente di meno.>
< perché volevi che fossi io a saperlo per primo? > disse curioso.
< non so… forse perché mi importa della tua reazione più di quella degli altri… abbiamo passato un semestre nella stessa casa e credo che noi... insomma, abbiamo legato molto, no?> chiesi incerta continuando a tenermi l’avambraccio.
Lui annuì, sapevo che avrebbe capito. Abbassò lo sguardo e si accorse che non avevo staccato la mano dal braccio per tutto il tempo.
< vuoi dire che anche tu… non avrai mica il marchio, vero? > non l’avevo mai visto così serio. Cominciai a tirare la manica del maglioncino fino a coprire anche la mano sinistra. Fred si alzò, mi prese il polso e tirò su la manica. Eccolo lì il marchio nero, il promemoria che il Signore Oscuro aveva così cortesemente lasciato sul mio braccio. 
< oh no, Irina cosa hai fatto? >
< è per questo che sono scappata > mi alzai anche io. Eravamo molto vicini perché quei scompartimenti erano dannatamente piccoli. < io non l’ho mai voluto, ogni giorni mi alzo, mi guardo allo specchio e vedo questo coso > guardai il marchio con disprezzo. < mi ricorda chi è mio padre e perché mia madre è dovuta morire. Ti immagini? È bruttissimo. Ti prego questo non lo dire agli altri.> la mani mi tremavano e speravo con tutto il cuore che non uscisse dallo scompartimento.
< tranquilla, voi una mano per dirlo agli altri? >
< si… e grazie per aver capito.> Fred mi sorrise e mi lasciò un bacio delicato sulla fronte, poi con un cenno del capo mi disse di seguirlo.
Arrivati difronte allo scompartimento dove si trovavano gli altri però, mi bloccai.
< Fred, no. Non voglio dire che la loro amica è un’altra persona. Non adesso. Lascia che si godano il viaggio. Quando saremo ad Hogwarts ci parleremo. >
< okay. Basta che prima o poi ci parli e quando sarà poi contare su di me. Ora vado, gli altri si staranno chiedendo che fino abbia fatto >. Ci salutammo e io tornai da Draco e la sua allegra combriccola.
 
Alexia’s pov
Arrivati alla stazione schizzammo come cavallette assassine dentro il treno lasciandoci dietro tutti i problemi.
Attraversando tutti i vagoni occupati sentii due braccia stringermi forte da dietro e farmi particolarmente male alla spalla.
< Alexia! Entra nel nostro vagone! > era Hermione che come se non mi avesse visto per anni mi aveva abbracciato calorosamente.
Mi feci spazio tra i sedili e posando il baule abbracciai Harry che non mi aveva ancora notato.
< Come mai sei così leggera … > - < ho avuto la febbre ultimamente…> risposi incerta.
< non si tratta solo di febbre! Pesi meno di Dobby, porco Salazar! Che ti davano da mangiare i resti degli elfi! > scherzò Ron.
Sorrisi sarcasticamente ripensando ai giorni nei quali pur di mangiare avrei accettato anche quelli.
< per lo meno stai bene > disse Herm  preoccupata < non direi… > una voce dietro di noi mi fece voltare, era una certa Luna Lovegood < hai diverse ferite, una sul braccio destro per esempio, una sulla spalla ,quella sulla mano è chiaramente palese e ,non vorrei saltare a conclusioni affrettate, ma credo che tu abbia anche una costola inclinata > quando finì di parlare mi sembrò che fosse stata più precisa del medimago di qualche giorno prima.
Annaspai in cerca di una scusa.
< che hai fatto Ale?> mi chiese Hermione avvicinandosi.
< nulla, davvero. Ho solo duellato con mia zia Be…> mi fermai in tempo e dei rumori provenienti da alcuni scompartimenti vicini coprirono la mia voce.
< non sapevo che Narcissa fosse così agguerrita da ridurti così! Come si è permessa?! > e ora!? Che dovevo fare!
< no! Tranquilli! Mia zia mi ha solo procurato questo taglio alla mano …il resto è opera mia! > dissi buttandola sullo scherzo < stavo girando per i giardini ma ho preso piena una radice e solo scivolata nel boschetto vicino la fontana > che bugiarda seriale.
Entrando non avevo ancora notato Neville che ,non solo non mi aveva salutata, ma stava leggendo il giornale con un’attenzione maniacale.
Mi avvicinai a lui < hey! Che leg… > la voce mi morì in gola.
Era l’articolo su mia zia.
Neville alzò gli occhi verso di me < leggevo di questa mangiamorte ,la conosci? > mi chiese interessato < di nome…ma perché ti interessa tanto? > - < lei è il braccio forte di tu-sai-chi > sorrisi circostante, cercando di cambiare discorso
< non deprimerti! Questa Bellator…Bellatrix giusto? La rimetteranno dentro! > pronunciando il nome Bellatrix un bruciore lampante mi attanagliò la spalla e mi dovetti sedere dal dolore.
< hey che ti prende?! > mi chiese Neville.
< nulla ,nulla …solo una fitta > dissi cercando di riprendere fiato, era così che funzionava dunque, se dicevo il suo nome la “b” bruciava.
Hermione mi fissò pensierosa.
Harry sembrava distaccato e molto silenzioso, volevo delle informazioni sulla mia famiglia e le volevo subito.
Lo presi da parte e uscimmo dallo scompartimento.
< Harry Potter c’è qualcosa che non va?> gli chiesi canzonatoriamente ironica.
< tu dici? Mah forse sono irritato dal fatto che ti ho scritto almeno nove lettere e che non ho avuto l’ombra di una risposta > cosa?! Fermi ,fermi ,fermi! Io non avevo ricevuto nessuna lettera!
Ma certo! La psicopatica doveva averle gettate via! La situazione era irrimediabile, che mi sarei inventata!
< Ti arrabbi per questo! Ti devo forse ricordare che i miei zii non sanno della nostra relazione e che rischio ogni giorno di essere scoperta! > la buttai sull’offensiva.
< ah quindi tutte le altre volte hai coraggiosamente affrontato il tuo destino e questa no? Capisco…deve essermi sfuggita qualcosa Alexia > mi rispose sarcastico, aveva ragione ed io non sapevo come uscire da quella conversazione.
< senti possiamo semplicemente dimenticare l’accaduto? Non mi sono arrivate quelle lettere è chiaro? > sentenziai incrociando le braccia.
< si è chiaro, chiaro che tu mi stia evitando… non mi avresti mai risposto così altrimenti > disse e si girò andandosene lasciandomi a bocca aperta.
Il viaggio durò poco e una volta scesa dal treno cercai Harry per chiarire, evitai tutti i ragazzi con i loro bauli e quasi non caddi urtando Pansy che mi lanciò un’occhiataccia piena di odio.
Avevo trovato un pretesto per uscire da quella situazione orrenda.
Gli avrei detto che i miei zii avevano capito qualcosa e che mi avevano requisito le lettere.
Lo vidi in compagnia di Ron e chiamandolo lo presi per un braccio.
< io vi lascio da soli… > si scusò Ron seguendo Neville e gli altri.
< cosa c’è? > mi chiese infastidito.
< voglio chiarire … > risposi imbronciata.
< cosa? >  mi rispose serio.
< come cosa? Tu pensi che io abbia ignorato volutamente le tue lettere ma non è vero, i miei zii cominciano a capire qualcosa e devono averle buttate! > dissi cercando di convincerlo.
I suoi occhi si fecero più comprensivi ma poi riprese la sua aria precedente.
< sempre i tuoi zii! Sempre i Malfoy! Prima o poi dovranno sapere di noi ,non trovi? > si stava innervosendo per nulla.
< ora cosa c’entra questo ?! > mi sbagliavo o Harry Potter stava cercando di rigirare la frittata (detto babbano)
< c’entra eccome se c’entra! Quest’inverno volevo passarlo con te ,ma no! I tuoi zii avevano già organizzato un banchetto al quale non potevi proprio mancare! Il nostro primo anno di fidanzamento era l’agosto passato ,ti ho chiesto di festeggiare insieme ,ma no! I tuoi zii non ti lasciavano andare da nessuna parte! Non posso continuare pensando che i Malfoy vengono prima di noi! > mi aveva sputato quelle parole con una velocità pazzesca!
< ok ! I miei zii non devono sapere di noi ma che problema c’è?! Aspetta eccolo il problema…ti sei stancato, non vuoi una relazione impegnativa ,non è così?! La ragazzina perduta dei Malfoy è troppo difficile da gestire! Potevi dirlo subito! > dissi rendendomi conto del vero problema.
< dico solo che devo pensare…> mi rispose guardando a terra.
< devi pensare…certo. I problemi ce li abbiamo tutti Potter credimi! Se volevi finirla qui un semplice “addio” era meglio! >
< non voglio finirla qui! Devo solo pensarci su una nottata! >
< se il vero problema tra di noi è la mia famiglia allora non mi hai mai amata veramente! > così concludendo me ne andai correndo verso il lago nero.
Le lacrime mi bagnavano il viso. La mia prima delusione amorosa in un momento pessimo! Magnifico, peggio di così non poteva andare.
Arrivata alle rive del lago presi alcuni sassi e cominciai a lanciarli nell’acqua sempre più forte.
“Dannata vita! Dannata famiglia! Dannata situazione del *****!” dopo una decina di minuti mi sedetti e cercai di riprendere la calma.
Non accorgendomene mi appisolai per qualche minuto ma fui quasi subito risvegliata da un bruciore alla spalla.
Accidenti! Non si poteva stare tranquilli nemmeno un minuto.
Guardai l’orologio, cavolo! Era tardissimo, avevo ampiamente superato l’orario del coprifuoco.
Mi alzai e prendendo le mie cose mi diressi verso il castello.
 
Attraversai l’androne e arrivai al corridoio che dava al dipinto della signora Grassa.
In punta di piedi mi avvicinai al quadro che russava rumorosamente.
Girandomi mi accorsi che mi era scivolato un libro e tornando indietro lo raccolsi.
Ripercorsi il poco di strada che mi mancava per girare l’angolo e urtai ,inciampando, il petto di un uomo.
Il mio professore di pozioni, Severus Piton, mi aveva retta per un polso per evitare che cadessi come una pera.
Cercando di rimettermi in piedi ,però, mi ritrovai a pochi centimetri dal suo volto.
Ok…la situazione era decisamente imbarazzante.
Cercai di ritrovare l’equilibrio e quando provai a staccarmi da lui mi tenne stretto il braccio dicendomi < Andiamo da qualche parte? >
< cercherei di rientrare nel mio dormitorio > risposi mantenendo la calma.
< oh si questo l’ho notato ,devi essere tu a non aver notato l’orario > mi rispose categorico.
< oh ehm sono un po’ in ritardo ma… > la mia mente era in difficoltà, dovevo elaborare un piano per uscire da quella situazione.
< si? > chiese alzando un sopracciglio.
Dovevo annotarmelo da qualche parte : Severus Pitone è sexy quando alza il sopracciglio.
< io…ehm… > non mi veniva nulla in mente così provai con la verità.
< ho litigato con il mio… cioè con Harry ,il mio…ehm Harry, e sono andata al lago ma non mi sono accorta dell’orario, non può chiudere un occhio vero? > chiesi guardandolo supplichevole.
< Non so a cosa stessi pensando per ritardare di un ora ma so a cosa penso io… dritta nel mio ufficio > disse serio.
< ma professore la prego! Non avrei dovuto fare così tardi ma è stato un errore umano! >
< non mi hai sentito forse…? Nel mio ufficio ,ora> rispose più categorico di prima.
Non potei fare altro che seguirlo ,mi condusse nei sotterranei e aprì la porta del suo studio.
Entrando notai tutti i materiali che gli servivano per le pozioni ,il posto era angusto e non mi era capitato spesso di visitarlo.
< cosa devo fare? Spolverare i barattoli fino a che non avrò più la forza di muovere le mani? > - < oh non vogliamo assolutamente che succeda vero Black…? Ma credo di aver pensato a qualcosa di meglio… > aspettate tutti! Severus Piton aveva appena fatto dello humor?! E … quello humor era a doppi sensi o sbaglio?!
< e cioè? > chiesi sorpresa.
< cioè…ogni venerdì sera fino alla fine del mese mi accompagnerai a raccogliere gli ingredienti principali di alcune pozioni… > annunciò mellifluo.
< cosa? Il venerdì ?!> - < si qualche problema…ah ma se vuoi puoi sempre riordinare gli occhi di tarantola fino a Marzo… > riprese appoggiandosi alla sedia.
< ci vediamo venerdì … a che ora? > chiesi sconsolata.
< alle sette nel mio ufficio … > - < posso andare ora? > ripresi stufa, lui annuì ed io uscì veloce da quel buco.
Se questo era il modo per ricominciare la scuola…avevo proprio sbattuto contro un muro!
 
Irina’s pov
Appena la cena finì passai nella sala comune di grifondoro per affrontare il fatidico discorso. Tutti furono molto apprensivi nei miei confronti. Ci furono < oh > e < mi dispiace > e < ci mancherai >: si tutto molto sentimentale ma io non vedevo l’ora di scomparire e nascondermi nella mia camera.
Prima che dell’inizio del coprifuoco tornai nel mio dormitorio; ero stanca e non volevo vedere nessuno fino al giorno dopo, quando le lezioni sarebbero iniziate.
La giornata fu piena di lezioni e solo nel tardo pomeriggio potei raggiungere Alexia per la nostra solita chiacchierata di fine giornata.
Ci vedemmo come al solito, nel cortile, sedute una di fronte l’altra sull’erba umida.
< allora… ho saputo che hai parlato con gli altri. Com’è andata? >  aveva l’aria triste e cercava di nascondere qualcosa ma con scarso successo. < bene, Fred mi ha dato una mano > scrutai attentamente il suo volto < dai su, dimmi >.
< cosa devo dirti? > provò a fare la vaga.
< non puoi nascondermi nulla, avanti > la incoraggiai a raccontarmi di ciò che la rendeva triste < niente …veramente > continuava a non volermene parlare.
Provai ad indovinare < è Harry? Problemi con il tuo “ragazzo”? > feci le virgolette con le mani.
< no…è Piton > la guardai perplessa  < e da quando flirti con i professori? > il suo sguardo sembrò stranissimo, si riprese < no, ma che dici?! Solo che ieri mi ha beccata fuori dal letto dopo il copri-fuoco e mi sono beccata una punizione grossa quanto la casa di Hagrid! > mi scappò una risata < che brava la mia bad-girl, fuori dopo il copri-fuoco, e che ci facevi in piedi a quell’ora signorina Black?! > dissi imitando il pipistrello < ecco…ora sembri lui, ti manca il sopracc… ah no, ora hai anche quello… > rise malinconicamente, cosa le prendeva?
< non è tutto, vero? > chiesi titubante < no… ho litigato con Harry > disse fissando per terra. Mi raccontò di tutto l’accaduto e io cercai di consolarla sfoderando tutte le battute sullo Sfregiato che avevo accumulato dopo 5 anni nella casa di serpeverde. Riuscii a strapparle un sorriso con < perché non gli facciamo passare un Natale con Bellatrix e poi vedremo quanto avrà da lamentarsi sulle ingiustizie della vita! >
Fino all’ora di cena rimanemmo lì a chiacchierare, poi andai in sala comune a finire i compiti di pozioni  che già si accumulavano sulla scrivania.
La seconda lezione di pozioni mise in crisi la maggior parte dei Grifondoro e io divenni l’unica salvezza di Alexia. “oggi pomeriggio mi aiuti, altrimenti l’anno non lo supero”. Così passai il pomeriggio a spiegare ad Alexia che se bisognava girare in senso orario era come se dovesse girare come un orologio e non come le pareva a lei. Il semestre era iniziato meglio del previsto e io non potevo esserne più felice.



Eccoci tornate!
Lo sappiamo, ci abbiamo messo molto più del previsto ,ma io ero in vacanza e la mia migliore amica non sa come fare senza di me!
Ha appena detto "Hey!" con fare accusatorio e... si! E' qui vicino a me!
La storia si evolve piano piano ma la povera Alexia ormai sembra #maiunagioia.
Chissà cosa le accadrà...
Irina pare aver finito la fase "hey ho un'amica identica a me che si chiama Clary" è direttamente passata alla fase " mi sono sbarazzata dall'amica ,sono io! Tadaaaa!".
Ci fa sempre piacere sentire cosa ne pensate e sicuramente mano mano che andiamo avanti ci ucciderete...
Non anticipo altro ,vi auguriamo buona lettura e baci!

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Capitolo 12
*** La foresta proibita ***


Alexia’s Pov
Dovevo scontare la punizione con Piotn e,  stranamente, ero come curiosa di vederlo in un contesto diverso da quello di pipistrello a lezione.
Faceva particolarmente freddo, così indossai sia il maglione sia il mantello e presi di sfuggita anche guanti ,sciarpa e berretto. Sembravo un pupazzetto di neve.
Ero in ritardo di almeno cinque minuti. Non me l’avrebbe mai perdonato, avrebbe cominciato a fare battutine su quanto noi grifondoro fossimo così imprecisi e incorreggibili e mi sarei pentita come non mai di aver litigato con Harry e di aver fatto tardi quella notte.
Arrivai col fiatone davanti la porta del suo ufficio che si aprì di scatto prima ancora che potessi bussare.
Il professore era dietro la sua scrivania. Indossava il suo mantello nero ed era già pronto per uscire, si alzò e, con fare svogliato, venne verso di me.
Mi si fermò a pochi centimetri dal volto, provai una strana sensazione mista a imbarazzo e inquietudine.
Mi mollò con poca eleganza un cesto in grembo “ hai fatto la campestre per caso?
No, fammi indovinare … hai solo realizzato di essere in un … “ fece una brevissima pausa “ …indicibile ritardo “ enfatizzò particolarmente quelle due parole.
“ indicibile… mah! Insomma solo due o tre minuti… “ cercai di giustificarmi mentre afferravo meglio il cesto.
“ facciamo cinque o sei… peggio per te Black, ogni minuto di ritardo è un punto in meno a grifondoro, sempre che quest’anno abbia deciso di partecipare alla Coppa delle case … “ abbozzai e lo seguii mentre usciva dall’ufficio.
Arrivammo senza fiatare davanti la foresta proibita.
Più di una volta cercai di trattenermi dal chiedergli se avesse freddo, insomma io stavo gelando ed ero vestita come un Eskimese!
Mi sfregavo le mani e avevo orecchie e naso ghiacciati.
Quando il mio fiato usciva dalla bocca si condensava così in fretta che quasi non riuscivo a vedere, e mai una gioia il giorno dopo avrei avuto febbre e raffreddore!
“ devo avvertirti ,andiamo a prendere dell’Aconito che si trova ai margini del punto nella foresta popolato dai ragni “ finalmente mi spiegò cosa stavamo cercando…
Pensai subito a Ron, se fosse stato lì in quel momento si sarebbe pietrificato sul posto!
Sentivo i muscoli congelati e dalla bocca mi uscì un sonoro “ brrr… “ che non passò inosservato.
“ freddo Black? “ chiese con un ghigno il professor Piton.
“ chi non ne avrebbe, giusto i serpenti… “ dissi guardandolo.
Mi ignorò e camminammo ancora per un poco.
Arrivammo finalmente al punto giusto e ci fermammo ,o meglio , lui si fermò di scatto e io quasi non gli caddi addosso.
Mi illustrò cosa fare ,dovevo semplicemente stargli vicino e mettere nel cesto l’aconito che lui raccoglieva, era velenoso e ,secondo sua maestà, anche solo se i miei pigri occhi l’avessero avvistato sarei finita in infermeria.
Raccogliemmo quei dannati fiori per almeno venti minuti e ,non muovendomi molto, stavo letteralmente congelando.
Credetti ,ad un certo punto, di avere le sopracciglia piene di pezzetti di neve…
Cominciò a nevicare e un fiocco di neve mi cadde molto vicino.
Cercai di acchiapparne un altro ma lo mancai.
Al terzo tentativo lo presi e non mi accorsi di molto altri che si erano stazionati tra i capelli e il berretto.
Il rosso dei miei ciuffi faceva a cazzotti con il bianco immacolato della neve.
Avevo in mano il fiocco e mi accorsi solo dopo che Piton aveva assistito a tutto il mio teatrino e che mi guardava senza battere ciglio.
Cambiò aria e sembrò tornare in sé “ hai forse problemi di concentrazione? “ – “ mi piace solo la neve… “ dissi con un’aria stranamente triste.
La neve mi provocava brividi malinconici e il tempo sembrava spesso fermarsi ,mi ricordava di non aver avuto un passato e una famiglia …tutta mia.
Sembrò accorgersi che qualcosa non andava ma si alzò e continuando a guardarmi si mise a raccogliere nell’ultima parte che rimaneva, più distante da me.
Ero persa nei miei pensieri e cominciai ben presto a finire per contare l’aconito presente nel fondo del cestino.
Era diventato tutto bianco e i miei occhi ormai si erano abituati.
Alzai lo sguardo e per poco non fui colpita da un infarto.
Piton era concentrato nel cogliere l’ultimo fiore e non si era accorto di tre o quattro acromantule che gli si stavano avvicinando.
Sarebbe bastato poco e l’avrebbero ucciso.
“ Arania Exumai!!! “ urlai tirando fuori la bacchetta e facendo cadere il cesto.
Due di loro fecero un volo di almeno cinque o sei metri e le altre due indietreggiarono di poco.
Il professore aveva perso l’equilibrio e la sua bacchetta era scivolata abbastanza lontana da lui, sarebbero tornate alla carica e lui non si sarebbe potuto difendere.
Mi guardò e io feci lo stesso.
La mente ragionò in fretta e mi suggerì di fare l’esatto contrario di ciò che mi stava urlando Piton “ Black! Va via! “ le gambe corsero da sole e in men che non si dica mi trovai davanti a lui a braccia aperte per fargli protezione.
“ Arania Exumai! Stupeficium! “ urlai e i ragni volarono all’indietro.
Ne stavano accorrendo altri.
Mi girai al volo “ sta bene? “ gli chiesi col fiatone, lui mi fissò impietrito.
Non feci in tempo a girarmi che uno di quei cosi si era avvicinato così tanto a me da urtarmi e farmi cadere la bacchetta.
Gli tirai un calcio ben assestato e cadde riverso sulla schiena.
Non lo feci neanche rialzare che gliene tirai un altro ed un altro fino a che non sentii uno scrocchio e non si mosse più.
Se ne avvicinarono molti altri e mi trovavo davanti ad un bivio : prendere la bacchetta a qualche metro da me o rimettermi a protezione del professore.
Presi una decisione da serpeverde, avrei preso la bacchetta e l’avrei protetto.
Lo stavo per fare ma una forte presa al mantello mi fece indietreggiare.
Piton aveva raccolto la sua bacchetta e con un “ accio “ aveva recuperato anche la mia e il cesto.
Cominciammo a correre verso il castello.
L’aria fredda mi perforava i polmoni ma l’adrenalina mi regalava una velocità che non avevo mai avuto.
Rimasi impigliata ad un ramo e il mio mantello sembrava non voler venire via.
Piton non se ne era accorto e l’unica cosa che mi rimase da fare fu “ diffindo! “ il mantello rimase più sul ramo che addosso a me e quindi lo buttai a terra e raggiunsi il mio professore.
Quando fummo finalmente all’entrata del castello rallentai e mi piegai sulle ginocchia.
Cominciai a tossire e a tremare ,avevo un freddo pazzesco.
Una mano si posò sulla mia schiena, era fantasticamente calda e rassicurante, lui stava bene.
Realizzai in fretta ciò che avevo fatto. Avevo appena salvato la vita a Piton, a pipistrello Bastardo Piton, oh bene…
Qualcosa in me l’aveva suggerito e l’avevo fatto ,risultato : fregatene, hai fatto la cosa giusta.
Mi scortò fino a dentro il castello.
La sua mano era rimasta sulla mia spalla.
Arrivammo davanti al ritratto della signora Grassa.
Mi afferrò il braccio con forza e successivamente prese la mano con delicatezza, tolse in guanto e mi accorsi di essermi graffiata.
Lo guardai dolorante, tirò fuori la bacchetta.
La passò sul sangue che si riassorbì e la carne si ricucì in fretta.
Come aveva capito che mi ero graffiata se non lo sapevo nemmeno io… mi aveva osservata mentre lo proteggevo, chissà cosa aveva pensato?
Ci stavamo fissando da troppo ma non mi sembrava passato nemmeno un secondo.
Dei passi mi destarono da quel momento e mi accorsi che Harry aveva assistito a tutto.
Harry si avvicinò a me “ abbiamo avuto una rappresaglia con le acromantule nella foresta ed è molto scossa, bisognerà che qualcuno dica ad Hagrid che a quanto pare non sono cuccioli da gioco… “ Harry lo guardò come se si stesse contendendo qualcosa…aspetta, aspetta ,quella cosa ero io!
Non ero una cosa, e non potevo essere posseduta da nessuno!
“ non si preoccupi … “ si fermò e lo guardo intensamente “ a lei… penso io… “ non avevo mai sentito Harry più categorico.
“ non avevo dubbi, Il grande Potter, Black devi sentirti al sicuro… “ – “ ci si sente, non si preoccupi “ l’aria si sarebbe potuta tagliare con un coltello ,i due si odiavano.
Piton si girò verso di me “ Grazie… “ disse freddo e si girò andando via.
Decisi di agire.
“ Quando? “ dissi a voce alta per richiamarlo.
Si girò confuso.
“ cosa? “ chiese “ a quando la prossima punizione ? Aveva detto fino alla fine del mese… “ risposi timida.
Sembrò colpito ma poi riprese la sua aria sprezzante e …vittoriosa(?)
“ sempre venerdì … alle sette ,cerca di essere puntuale la prossima volta… “ disse provando a stuzzicarmi, sapevo cosa dirgli, avrei vinto io quella volta.
“ e lei provi a non farsi uccidere la prossima volta… “ mi guardò ancora poi si girò e se ne andò seguito dal suo mantello nero svolazzante.
Mi girai e mi accorsi di un Harry arrabbiato e sorpreso allo stesso tempo.
“ e quindi ora vi date appuntamento per un pic-nic nella foresta proibita? “ – “ è una punizione che ho preso per colpa tua! “ risposi a modo.
“ sempre colpa mia giusto… non sapevo ci provassi anche con i professori ora!
Ma stupido io che mi sorprendo ancora, eppure si capisce che sei attratta dai mangiamorte! “ mi fissò furioso ma si ricredette subito.
Quelle parole mi ferirono come non mai, avevo le lacrime agli occhi.
“ Alexia…scusa, non intendevo… “ cercò di scusarsi, ormai il guaio l’aveva fatto.
“ no! Tu intendevi eccome ciò che hai detto … ma sai che ti dico! Meglio stare con i  “ meglio con i mangiamorte che con qualcuno che non riesce nemmeno a tenersi stretto chi gli vuole veramente bene. Addio Potter! “ entrai nel ritratto dopo aver detto la password e corsi nei dormitori.
 
 
 
Salve a tutti ippogrifi!
Siamo tornate con un nuovissimo capitolo e dobbiamo ammettere alquanto stravagante. Alexia e Piton giocano a Indiana Jones nella foresta proibita e lei so prodiga per salvarlo (?). Wow allora è veramente una grifona generosa! Harry ci prova ma a quanto pare gli va molto male... veramente molto male, credo sia caduto in depressione, chissà se succederà qualcos’altro a riguardo di questa stravagante  vicenda!?
Recensite in tanti altrimenti Sev vi mette in punizione… no scherzo… lui no però!
Al prossimo capitoloooo
p.s stiamo avendo alcuni problemi con la pubblicazione dei dialoghi, stiamo cercando di fare il possibile!

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Capitolo 13
*** So you wanna play with magic ***


Irina’s pov
Ci misi un po’ a farmi coraggio e a parlare con gli altri, ma nonostante lo sconvolgimento iniziale tutti si fecero molto apprensivi. Ci fu un coro di “oooh” e qualche  “oddio”, per non parlare dei “mi dispiace”… ad un certo punto sono diventati anche irritanti: insomma, lo so cosa mi è successo, non c’è bisogno di essere così troppo apprensivi. Io non li capisco veramente questi grifoni.
Nonostante fossi una Serpeverde, passavo molto tempo con Fred e George. Passavamo anche molto tempo con la Umbridge, il che non era affatto divertente. Ma dopotutto, con tutti quei scherzi non potevamo aspettarci altro.
La scuola mi conosceva per essere la loro fornitrice di scappatoie ed ero anche abbastanza conosciuta tra i Grifondoro, ma al contrario i Serpeverde non erano molto fieri di me.
Con Draco la situazione era veramente strana: avevamo condiviso molte cose e il fatto che ci fossimo anche baciati rendeva il tutto molto imbarazzante. Lui non cercava me e io non cercavo lui. Quello che era successo era stato solo un modo per darsi coraggio… almeno è quello che mi dicevo. Circondato dai suoi “amici” era tornato quel Draco arrogante e falso con cui non volevo avere a che fare e poi, quelle poche volte che ci incontravamo, ci limitavamo ad un semplice saluto di cortesia. Non ci eravamo mai incontrati da soli e non abbiamo avuto modo di discutere di ciò che era successo e in più con i G.U.F.O in avvicinamento era ancora più difficile riuscire a trovare un po’ di tempo libero.
Dovevo portare una pergamena per il professor Flitwich per il giorno dopo e non avevo ancora iniziato, quindi mi ero chiusa in biblioteca avvertendola che se mi avesse cercato io sarei stata sicuramente lì piegata sui libri. Prendevo sempre il posto vicino alla finestra così, dolente o volente, mi accorgevo del tempo che passava inesorabile. Iniziavo a scrivere la prima riga ma subito la cancellavo e riscrivevo… non ce l’avrei mai fatta. Quando avevo preso il via e avevo finito l’introduzione sento che qualcuno tossicchia dietro di me per annunciarsi.
“ e così ora passiamo anche del tempo in biblioteca ” la voce di Fred mi era ormai familiare.
“ si, al contrario tuo, ho altri progetti ” dissi posando la piuma al lato della pergamena. ”
“ cosa stai insinuando? ” – “  che un negozio di scherzi non sarà il mio futuro ” dissi sorridendogli. Mi alzai dalla sedia e mi appoggiai alla scrivania, lui era appoggiato su quella difronte a me. Il sole freddo del tardo pomeriggio entrava dalla piccola finestra tra di noi.
“ io e George che ne andiamo la prossima settimana. La scuola non fa per noi e poi dobbiamo aprire il negozio perché questo è il momento migliore “
“ quindi te ne vai davvero? “ dissi triste “insomma, neanche finire l’anno? Sarebbe bello passare un altro po’ di tempo insieme… e poi la scuola sarà un mortorio senza di voi” cercavo di sdrammatizzare più per non intristire me che per altro. Non sapevo se Fred mi piaceva in quel senso oppure no. Ero confusa e poi dopo quello che mi era successo, i ragazzi non erano il mio problema principale.
“ti mancherò, eh? “ chiese spavaldo
“oh non immagini quanto… “ dissi quelle parole senza neanche rifletterci su.
 “Faremo una festa!”
“ cosa?! No, è una cosa che nessuno deve sapere!!!” sbottò più allarmato di quanto lo facevo capace.
“ la spacceremo per una festa qualsiasi. Andiamo, l’ultima festa che farai ad Hogwarts deve essere memorabile! “
“ organizzi tu?”
“ ci puoi scommettere!” 
“ allora va bene, andata. Ma solo perché alle feste che organizzi non resisto e non solo a quelle… “
“ si, certo. Ora lasciami finire questa pergamena altrimenti la festa te la sogni”.
Finii molto tardi, ma ero comunque soddisfatta del mio risultato. Decisi di fare la festa sabato sera perché almeno poi non ci sarebbero state le lezioni il giorno dopo.
La voce si era sparsa velocemente tra i Grifondoro e tutti erano ben contenti di una festa prima dell’inizio dei G.U.F.O.
La festa sarebbe stata nella Stanza delle Necessità perché si stava più comodi e poi nessuno sarebbe tornato nel proprio dormitorio quella sera, quindi non c’era neanche il problema del coprifuoco. Anche se la Umbridge sapeva della Stanza, Hogwarts non le avrebbe permesso di rovinare questa fasta così importante per me.
Io e Alexia eravamo già nella stanza quando ancora dovevano arrivare tutti.
“ allora se ne vanno, eh? “
“ purtroppo si Ale…” ero più triste di quanto lasciassi trasparire
“ tu non mi dici qualcosa. Avanti, sputa il rospo! “
“ non so se mi piace Fred, ma comunque ora se ne va. Quindi credo che sia meglio evitare qualsiasi cosa, anche perché non potremmo neanche vederci spesso e non lo sopporterei “
“ lui è importante per te? “
“ è stato l’unico che mi abbia fatto sentire subito a casa tra gli altri Grifondoro. Tu ovviamente mi hai aiutato moltissimo e veramente e non saprei come ringraziarti… ma con lui tutto è sempre una risata, mi fa sentire leggera e senza pensieri anche quando l’ansia mi blocca lo stomaco.” Era diventato tutto così normale e ora lui se ne stava andando. “ Ma non credo funzionerebbe “ continuai sconsolata
“ e perché mai? Non è detto che a lui non piaci “
“ si ma anche se fosse, non potremmo vederci mai e poi sai che durante i periodi di festa succede sempre qualcosa e per qualche motivo Bella rovina tutto. Non voglio trascinarlo nella fossa con me, quindi tanto vale che io non mi faccia strane idee e che nulla accada “.
“ hai le idee chiare eh. Però, lo rivedrai sicuramente. Ora pensiamo solo a divertirci “
Nel frattempo erano arrivate altri persone e non mi ero accorta di come la Stanza si fosse riempita e tanto meno che i due gemelli più famosi della scuola erano già lì da un bel po’.
La stanza delle Necessità era veramente unica:  c’era molto alcool e aveva anche quelle cose babbane che si fumano. Era una festa con i fiocchi e tutti mi facevano i complimenti perché anche i fantasmi si sarebbero divertiti.
Io, Ale, Fred e George stavamo facendo un gioco che implicava bere, bere e ancora bere. Alexia si stava addormentando già e George aveva deciso di andare in mezzo alla pista a ballare in un modo che se si fosse visto se ne sarebbe pentito.
“ Freeeeeddie, necessito di una camminata. Comprendi? “.
“ e quindi? Oh ma tu non lo reggi proprio l’alcool ”.
“ direi di no hahaha ”  presi Fred per mano e lo trascinai fuori dalla Stanza delle Necessità.
“ non dobbiamo farci beccare quindi sh “ dissi mettendomi un dito davanti la bocca.
“ si certo ma se continui a ridere la vedo dura “ mi reggevo a Fred perché camminare mi veniva difficile.
“ devi provare una di quelle sigerette “ dissi accendendomene una.
“ sigarette, Irina “ mi corresse divertito Fred.
“ si vabbe quelle “ dissi buttando fuori il fumo
“ ti ho sentito prima “ cominciai a tossire per la sorpresa
“ ma tu non dovevi sentirlo, dimmi che non è vero...“
“ e sai cosa, hai ragione. Non è il momento più adatto questo “ sospirai interiormente.
“ ah bene, credevo di aver fatto una figura di merda “ feci un altro tiro in segno di gratitudine verso la fortuna che mi assiste. Finii la sigaretta e buttai la cicca per terra “ beccati questo Gazza “.
Ci stavamo incamminando verso la Stanza per riprendere a festeggiare quando di botto Fred si gira verso di me.
“ ma sai che c’è? Dopodomani me ne vado e voglio il bacio d’addio “. Mi mise una mano introno al collo e l’altra sul fianco. Presa alla sprovvista non feci nulla e poi non ero nelle condizioni di prendere una decisione saggia. Sentivo come un’esplosione dentro di me, non mi ero mai sentita così travolta dalla passione. Il bacio con Draco era stato più romantico e breve, Fred invece era una tempesta carica di energia. Mi morse il labbro e io non feci altri che mettergli le braccia intorno al collo per avvicinarmi il più possibile. Arrivai con la schiena al muro il quale, freddo  com’era, mi riportò un briciolo di lucidità. Mi staccai lentamente, perché era stato un bacio veramente troppo bello per finire in fretta.
“ bacio d’addio e basta, eh Fred? “
“ si, bacio d’addio e basta “
Tornammo alla festa e la mattina arrivò più in fretta di quanto credessi. Eravamo tutti molto distrutti così alle sette in punto tutti erano di nuovo nei loro letti a ronfare e a smaltire l’alcool.
Tornata nella stanza comune, con la gonna spiegazzata e il top bordeaux macchiato di Whisky Incendiario, salii nella mia camera e ci rimasi fino al primo pomeriggio.
Quando mi alzai, mi feci una doccia e mi misi degli abiti puliti. La testa mi faceva male, così cercai un po’ di tranquillità nei pressi del Lago Nero.
Mi misi seduta sul prato rannicchiata nella mi felpa nera e affondai il volto nella sciarpa. Avevo ancora qualche sigaretta da parte della sera prima, così decisi di accenderne una per rilassare un po’ i nervi.  Poi mi guardai intorno per vedere se ci fosse qualcuno e in lontananza notai uno studente che si dirigeva dalla mia parte. Mi girai di scatto nascondendo il più possibile la sigaretta.
“ ora ti dai a pratiche babbane? ” Draco (fiu); mi misi la sigaretta in bocca e ribattei  “ non sai neanche com’è”. Per tutta risposta, lui si sedette accanto a me, mi levò la sigaretta dalla bocca e fece un tiro, poi esclamò “ sono anche leggere ”, poi cambiando argomento disse “ho saputo della festa di ieri, dicono che è stata fantastica”. Fermi tutti! Stava facendo conversazione dopo mesi di silenzio? Mi ridiede la sigaretta dopo aver fatto un altro tiro.
“ uh lo è stata. Mezza Hogwarts sta ancora dormendo ”
“ non ci sono molti Serpeverde alle tue feste ”
“ vengono solo quelli che sanno divertirsi con una massa di Grifoni fuori controllo ” sorrisi pensando a George che ballava senza pudore in mezzo alla pista.
“ si be, in effetti… ” doveva dirmi qualcosa, glielo leggevo in faccia.
“ su avanti, cosa c’è? ”
“ Bellatrix mi ha inviato una lettera: ‘spero che i tuoi G.U.F.O vadano bene. Salutami la tua ragazza e Alexia’ ”.
“la tua ragazza?!”
“ti sto dicendo che Bellatrix si è rifatta viva”
“ ehm… sì, hai ragione. Bellatrix… ”
“ e poi credo si riferisca a Pansy ” disse tutto d’un fiato
“ COOOOOSA?! “ urlai interiormente “oh, non sapevo che i tuoi gusti fossero i can… nel senso le ragazze con il caschetto” buttai il mozzicone per terra e mi alzai “okay, io devo andare ”.
“ aspetta, devo spiegarti…” Ma ormai io mi ero già allontanata. Non volevo sapere nessuna motivazione. Era la sua decisione e io l’avrei rispettata. Dopotutto, anche io non mi ero comportata bene nei suoi confronti. Era tutto così confuso che preferii lasciar perdere al momento.
Lunedì Fred e George lasciarono Hogwarts in gran stile, nessuno li avrebbe dimenticati quei due.
Avevo in eredità molti trucchi che mi avevano insegnato e li avrei sfruttati al meglio… sì, ma prima mi dovevo dedicare a superare gli esami che ormai erano alle porte.




Bene, bene, bene! Ed ecco il capitolo che parla chiaro della situazione confusionale di Irina, organizzatrice di feste e in conflitto con se stessa. Possiamo dire che è per quanto riguarda l'amore non è una cima ma la fortuna non è neanche a suo favore. I G.U.F.O sono dietro l'angolo così come l'ansia di Irina e Fred e George sono (giustamente) scappati via dalle grinfie del rospo rosa.
Spero vi piaccia e se è così recensite e fateci sapere cosa ne pensate e se preferite Draco ed Irina o Fred ed Irina.
Al prossimo capitoloooo!

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Capitolo 14
*** Veleno di cobra ***


Irina’s pov
Dopo la fuga dei gemelli dalla scuola tutto era tornato alla normalità: professori che non facevano altro che ricordare dei G.U.F.O, capitoli da studiare, pergamene da consegnare ecc…
Era il periodo più impegnativo dell’anno dunque ero molto spesso nella mia camera comune dove riuscivo ad ignorare perfettamente la presenza di §Draco e la sua odiosa ragazza.
Alexia ed io studiavamo spesso insieme: una volta le veniva nel mio dormitorio e una volta io da lei. Inutile dire di come tutti la guardavano male ogni volta che entrava nella camera comune. Lei aiutava me con incantesimi e io aiutavo lei con pozioni. Quando finalmente gli esami arrivarono, ci liberammo del loro peso pronte a passare l’estate lontane dai libri.
“Ale, ci credi che ce l’abbiamo fatta?!”
 “ finiti, tutti quanti. Ero così felice quando il mio filtro d’amore perfettamente riuscito è passato sotto il naso di Piton che avrei voluto urlare di gioia”
“per fortuna hai un minimo di ritegno! Comunque prima di dedicarci all’ozio per il resto del giorno, vado a sistemare la valigia”
“ ma come, di già? Ma falla stasera!!!”
 “ nah, sai che non posso ridurmi all’ultimo su queste cose. Ti raggiungo dopo in cortile”
“ come ti pare” Alexia fece spallucce e si diresse a passo svelto verso l’uscita del castello.
Avevo messo tutto in ordine e stavo quasi per uscire quando mi accorsi che sul davanzale c’era una lettera nera. La aprii con ansia perché immaginavo perfettamente di chi potesse essere.
Irina, presentati alle 16 al confine con la foresta proibita, vicino la capanna di Hagrid. Dovrai adempiere ai tuoi doveri di Mangiamorte. È un ordine.
Bellatrix Lestrange.
Mancavano solo dieci minuti alle 16. Se poteva arrivare fino alla foresta proibita voleva dire che poteva entrare nel castello e questo non doveva assolutamente accadere. Non avevo molte altre scelte, così impaurita, mi diressi verso il punto prestabilito. Non appena arrivai, il mio incubo peggiore era sbucato da dietro un albero.
“bambolina, dobbiamo andare a fare visita al Ministero e necessitiamo di un bel faccino innocente come il tuo. Ti va di aiutarci?”
“ non ho altra scelta”
“brava la mia bambolina” disse in voce bambinesca. In quel momento avevo un milione di domande che avrei voluto farle ma sapevo cosa rischiavo con un temperamento caldo come il suo, così optai per il silenzio.
“ Irina, prendi questa scopa e seguimi. Se scapperai te la vedrai con me.” Aveva assunto un tono molto serio e totalmente opposto a quello precedente.
Sempre in silenzio afferrai la scopa e feci ciò che Bella mi aveva detto.
 
Alexia’s pov
Avevo passato tutto il pomeriggio a cercare Irina nei meandri del castello e ancora non c’era nessuna traccia di lei.
L’ultimo posto dove sarei voluta entrare per cercarla fu proprio la mia ultima risorsa.
Percorsi tutto il corridoio e scesi le scale di fretta. Gli esami erano finiti e io non vedevo l’ora di passare le vacanze estive con i miei veri genitori.
Ci eravamo scambiati molte lettere e, ogni volta, mi sembrava come di acquistare un pezzo di vita che mi era stato ingiustamente tolto anni prima.
Certo, era una sensazione strana scriversi con delle persone che mi avevano solo vista nascere, ma piano piano mi ci abituai.
Un sorriso sereno si dipinse nel mio viso mentre la mia mente rielaborava i ricordi delle parole nelle varie pergamene.
Fu bruscamente cacciato dalla vista dell’entrata alla sala comune dei serpeverde.
Mi avvicinai al muro d’ingresso torreggiato dalle statue dei due cobra i quali erano oltremodo spaventosi. Ripensai a quello che Irina mi aveva detto sul fatto che i cobra si sarebbero animati nel caso in cui avessi sbagliato la parola d’ordine.
Assunsi un tono solenne e deciso e pronunciai “veleno di cobra”, per un attimo non successe nulla ma poi il muro si aprì lasciandomi entrare.
Come pensavo non c’era nessuno dentro. Erano tutti in giro a quest’ora e oltretutto oggi era un giorno libero e tutti avevano il permesso di andare ad Hogsmeade.
Salii le scale e mi diressi nei dormitori delle ragazze, l’aria lì dentro era pessima.
C’era un freddo glaciale ed entrare nel covo delle vipere senza la mia migliore amica mi metteva sempre un po’ d’ansia.
Una volta dentro confutai con estrema certezza che Irina era introvabile e mi sedetti nel suo letto.
Mi misi le mani negli occhi e li stropicciai, ero seriamente molto stanca di fare su e giù senza trovarla.
Mi distesi ai piedi del letto e ,quando poggiai la testa, uno strano rumore raccolse la mia curiosità.
Sentii come uno scricchiolio, qualcosa con la carta sicuramente.
Ma chissà perché Irina aveva messo della pergamena sotto le coperte?
Ah! Sicuramente era una lettera di un ammiratore segreto che avremmo preso in giro insieme.
Alzai le coperte e la raggiunsi con la mano, era una lettera molto sottile che afferrai in un battito di ciglia.
La portai davanti ai miei occhi e il mio sorriso malizioso si spense velocemente.
La cera lacca era più che riconoscibile, io stessa ci avevo giocato da bambina… era la mia preferita.
Il marchio Black era spezzato in due nella busta, un pezzo in un lato e un pezzo nell’altro.
Tirai fuori di corsa la pergamena che recitava testuali parole: ” Irina, presentati alle 16 al confine con la foresta proibita, vicino la capanna di Hagrid. Dovrai adempiere ai tuoi doveri di Mangiamorte. È un ordine.
Bellatrix Lestrange. “
Irina non si trovava, la mia zia assassina le aveva mandato una lettera minatoria… avevo fatto due più due.
Ma perché?! Perché non mi aveva avvertita? Avremmo potuto fare qualcosa, avremmo potuto dirlo a qualcuno e … e io l’avrei potuta aiutare.
Aveva deciso da sé di andare e non mi aveva consultata neppure…cosa avrei dovuto pensare?
Strinsi la lettera tra le mani mentre mi sfuggivano le lacrime dagli occhi, solo il pensiero che la mia amica mi avesse potuta tradire mi dilaniava dentro.
Strappai la pergamena in mille ,piccoli pezzetti e corsi via da quel posto e da quell’atmosfera.
Aprì la porta e scappai a testa bassa, andavo così veloce da non accorgermi del professor Piton che dovette veramente impegnarsi per non urtarmi e farmi cadere a terra.
“Black!” non risposi ,accelerò il passo e mi fu dietro in un secondo “mi senti!? Torna subito qui” non volevo farmi vedere da lui in quello stato, e non diedi minimamente peso a tutte le minacce di punizione che mi scagliò in mezzo alle sue frasi perentorie.
“Black ferm…” mi afferrò per la mano e mi voltò.
Lo fissai con gli occhi gonfi dal pianto e i singhiozzi facili.
Il mio sguardo si fece furente e a denti stretti gli dissi veloce “mi lasci la mano”.
Feci uno o due passi indietro e corsi via come una ladra.
Benissimo… avevo fatto proprio quello che non volevo fare… “mi lasci la mano” che idiota! Avrei dovuto spiegargli col linguaggio dei sordo muti che pensavo il contrario di quello che gli avevo sputato contro con rabbia…diamine! Non si capiva! Era plateale!
E’ proprio vero che gli uomini non capiscono mai cosa gli si provi a dire…
Rientrando nella mia sala comune, però, vidi Harry ed Hermione venirmi in contro agitati, mi asciugai le lacrime e tirai su col naso.
“Alexia! Veloce, stiamo andando al ministero” disse Harry mangiandosi la metà delle parole che voleva proferirmi.
“cosa? Perché?!” chiesi del tutto spiazzata.
“Voldemort ha Sirius! Devo salvarlo” gli afferrai la mano “certo che dobbiamo…” si calmò guardandomi, stavamo riacquistando quel poco di complicità che avevamo prima, diciamo che eravamo un po’ nella fase “io e papà ora facciamo la pace ma non dormiamo più nel lettone insieme”.
“…ma dobbiamo anche preoccuparci della Umbridge” Hermione mi interruppe veloce “già fatto, ora se la vedrà con i centauri ma dobbiamo sbrigarci, ti diremo strada facendo…”.
Se volevano sorprendermi c’erano riusciti alla grande.
Presi la bacchetta e seguii i miei amici.
Se andavamo a scontrarci con i Mangiamorte … avrei parlato con Irina.
Uscimmo dalla scuola e incontrammo Ron, Luna, Ginny e Neville.
Ci fu una breve conversazione per ovviare il problema del viaggio fino al ministero e Luna propose l’uso dei Thestral.
Non ne avevo né visto né cavalcato uno e mi sembrava utopia trovarmi a volare, in quel momento, su qualcosa che neanche vedevo.
Mi aggrappai a ciò che mi sembravano peli al tatto e mi ancorai al collo della creatura.
 
Irina’s pov
Una volta arrivate al ministero ed essere entrate nell’atrio ci incontrammo con delle persone che non avevo mai visto prima, probabilmente Mangiamorte infiltrati nel ministero. Bellatrix era sempre davanti a me e ogni tanto mentre gli altri parlavano si girava per controllarmi. Ero evidentemente nervosa perché nella mia mente si stavano affollando pensieri su pensieri: non avevo detto ad Alexia dove ero, si sarebbe preoccupata, poteva mettersi nei guai. E se avesse capito in qualche modo dove mi trovavo e fosse venuta? Come avrei potuto proteggerla da tutti quei seguaci del Signore Oscuro… persa nella mia mente fui ridestata dalla mano fredda di Bellatrix che mi colpì il volto. “Smettila” disse arrabbiata, ma io non capivo cosa avessi mai fatto. Senza capire il motivo di questo gesto fui presa per il braccio e trasportata da Bellatrix in un reparto pozioni pericolose. Poi, la Mangiamorte mi mise sotto il naso una pozione inodore e nera dicendo “ bevi, nelle condizioni in cui ti trovi non puoi combattere: insomma hai sostenuto tutti quegli esami… necessiti di un integratore” – “cosa ti fa pensare che berrò qualcosa che tu mi stai offrendo così gentilmente?” – “ non mi pare di averti CHIESTO di berla” con cattiveria mi afferrò i capelli per tenermi ferma la testa e mi fece ingerire il contenuto dell’ampolla. La testa cominciò a bruciare, ma potevo avvertire chiaramente la sua voce “ per tutto il viaggio che non facevi  altro che pensare, riflettere, ipotizzare… sei noiosa e così pesante! Sembri una donna in carriera con mille pensieri per la testa. Così non va!!!” mi misi le mani sulla testa perché tutto era diventato confuso. “Devi lasciarti andare, non devi farti problemi di alcun genere”  poi, tutto d’un tratto la mente si schiariva, smetteva di fare male “e io so come aiutarti: liberati da tutti questi pensieri diventerai la Mangiamorte che devi essere e vedrai quanto sarà divertente. Allora ci stai?” – “ non vedevo l’ora”.
 
Fortunatamente il percorso non fu troppo lungo ed atterrammo vicino ad una cabina telefonica.
Ci stringemmo tutti nel piccolo abitacolo per arrivare nell’atrio vuoto e cominciare a correre seguendo Harry. Dopo una serie di passaggi e porte arrivammo in un luogo poco illuminato pieno di scaffali e sfere luminose.
Correre era strano dopo aver passato dieci minuti a volare sopra il nulla.
“94…95…96… “ Harry continuava a sussurrare numeri.
“ma che dice?” chiesi a Hermione “ha avuto una visione Sirius avrebbe dovuto trovarsi qui vicino…”.
“non ha senso! Doveva essere qui!” Neville richiamò l’attenzione di Harry “qui c’è il tuo nome…” gli si avvicinò e prese in mano una sfera di vetro.
Quella stanza era piena di profezie e mi sembrava quasi irreale, come se non avesse una fine.
Sia io sia Harry sentimmo dentro di noi una strana sensazione che ci fece girare dalla stessa parte, un’ombra ci fissava…
“Dov’è Sirius?” chiese Harry sicuro.
“Sai dovresti distinguere i sogni…” si tolse la maschera con un tocco di bacchetta, avrei dovuto aspettarmelo.
Mio zio Lucius ci squadrava dall’alto della sua arroganza.
“…dalla realtà!” si avvicinò con platealità.
Se c’era lui, c’erano tutti, era una trappola con i fiocchi.
I suoi capelli platino erano sciolti e cadevano ordinati lungo le spalle, era più che riconoscibile.
Ci eravamo tutti chiusi vicino ad Harry in sua protezione.
“hai visto solo quello che il Signore Oscuro voleva che vedessi. Ora dammi la profezia” si spiegò in fretta.
“ci faccia qualcosa e la rompo” rispose con altrettanta prontezza Harry.
La mia pelle si accapponò ,ingoiai in fretta, il mio cuore perse un battito… tutto per quella risata.
“lui sa come si gioca… piccino…piccino…piccolo…Potter!” mia zia sbucò da un angolo avanzando con il suo solito andamento ciondolante ed eccentrico.
“Bellatrix Lestrange?!” disse Neville concitato.
Mia zia si appoggiò a mio zio Lucius e strizzò gli occhi “Neville Paciock non è vero? Come stanno mamma e papà?” questo era troppo per lui, non sapevo come avrebbe reagito.
“meglio ora che stanno per essere vendicati!” sfoderò la bacchetta e fece due o tre passi in avanti.
Gli bloccai il braccio frapponendomi tra loro due.
“Neville no! Non ne vale la pena!” dissi cercando di farlo ragionare.
Se la pazza aveva momentaneamente scordato la mia esistenza gliel’avevo appena ricordata balzandole davanti al naso.
“Per Merlino! Sono venuta qui per prendere la profezia e ora posso prendermi anche un mio trofeo personale… gioia! Il pavimento ha nostalgia del tuo bel visino!” abbassai gli occhi girandomi lentamente.
Gli occhi erano tutti su di me.
“vieni tu da me o ti vengo a prendere io?” mi chiese con una voce serena e chiara.
“non ti scomodare, posso ucciderti da qui …zia” l’aria si era fatta pesante e l’avremmo potuta tagliare con un coltello.
“mi ferisci con queste parole!” simulò un viso triste e mi guardò con una faccia da prendere a schiaffi “io non ti farei mai nulla di male!” – “mai sentito una cazzata più grande… quindi questo secondo te era una carezza riuscita male?!” dissi esibendo il mio braccio.
Hermione mi fissò atterrita “quindi … tu sei stata con lei?” le strinsi la mano.
Dal fondo del corridoio si sentivano delle profezie cadere e rompersi, mano a mano che si avvicinava vidi una figura che, facendo scorrere il dito sulle sfere più in basso le faceva cadere per terra e frantumandole in mille pezzi per poi schiacciare i frammenti camminandoci su.
“ Hermione! Così intelligente e pure così cieca: non l’avevi vista? Era così malridotta… ma ovviamente sono io quella che le è sempre stata accanto non tu” la voce di Irina mi colpì come una maledizione, era ironica, giocava con noi e non potevo sopportarlo.
Era arrivata da dietro Bellatrix e ora camminava verso di noi.
Immaginavo che ci saremmo confrontate ma non lo volevo veramente, non volevo parlarle se quello significava venire umiliata e ferita in quel modo.
“io non ti ho mai mentito…sono gli amici, mia cara, che si dicono sinceri, ma in realtà sinceri sono i nemici” Bellatrix infierì, girò il coltello nella piaga.
Avrei preferito sprofondare…cadere in un baratro profondo, ecco dove voleva parare!
“Irina … per favore…” le mie parole la raggiunsero in parte.
Appariva con i capelli molto più biondi quasi platino mentre gli occhi… erano neri, neri come la pece.
“ma che le prende?” chiese Hermione impaurita “non lo so…” dissi continuando a guardarla sconsolata “ma so che non sei tu!” urlai avvicinandomi a lei. “Alexia no!” Harry cercò di richiamarmi ma, ormai, entrambe ci avvicinavamo per scrutarci da vicino. Nel frattempo Irina si era tirata sul la manica sinistra della maglietta “ ECCO COSA SONO!” disse mostrando il marchio a tutti.
Le presi il braccio e ricoprii il marchio con la manica. “Non sei tu…” ripetei fissandola “veramente credo di essere finalmente me per la prima volta” lo disse guardandomi dritta negli occhi, fredda e decisa.
“Potter dacci la profezia e ve ne tornerete con le vostre gambe!” cercò intanto di dire zio Lucius per mettere fine a eventuali complicazioni.
“ ed ora cosa farai?” – “ tu sei qui,” lei sembrava non ascoltarmi, ripeteva sempre e ora cosa farai , ma io non mollai “ci sei ancora…ti ha dato qualcosa ,Irina concentrati!”.
Piegò un po’ la testa e la vidi fremere “sempre così fedele… così buona e perfetta!” – “ma che dici? Sono sempre io, torna in te, ti prego…” – “ Alexia, è sempre tutto per te, tutto questo. Per colpa tua e del tuo fidanzatino. Ricordatelo. Colpa tua.” si girò e mentre tornava da mia zia continuò a parlare “ ora so qual è il mio posto”. La bloccai per un braccio, mi stavo per giocare la mia ultima chance.
“Irina ,tua madre non vorrebbe questo, non vorrebbe che ti comportassi così!” si voltò lentamente “e nemmeno io…” aggiunsi sorridendo, mi accorsi infatti che cambiava espressione, fissava il pavimento e sembrava cercare un equilibrio ma poi strinse le sue mani attorno al mio collo.
Le sue mani si chiusero sulla mia carotide e strinsero forte.
“Irina…” cercai di destarla con voce strozzata poggiando le mia mani sulle sue.
“non osare mai più nominare mia madre!” era furente e io stavo assaporando cosa volesse dire morire per asfissia.
“Irina io…” la voce vibrava intorno alle sue dita strette sulla mia pelle e non riusciva ad incanalarsi per prendere suono.
Harry fece dei passi avanti ma fu bloccato, la scena sembrava essere ferma.
Si avvertirono solo i passi di Bellatrix che stacchettò fino ad arrivare vicino a noi.
“Irina! E’ così che si comportano i purosangue? Si abbandonano alle mani?! Lasciala, ora! E’ un ordine” disse con un tono imperativo.
Irina si fermò di scatto, mi guardò con sguardo assassino e tornò dietro Bellatrix come se nulla fosse successo. Appena mi lasciò cominciai a tossire asmaticamente e Neville mi riportò dietro vicino a loro.
Alle parole, presto, si sostituirono i fatti, Ginny colpì delle profezie ,che cadendo, innescarono un effetto domino.
La stanza ci cadeva addosso, dovevamo scappare.
Col poco fiato rimasto cominciai a correre trascinata da Hermione.
Cercavamo di schiantare più mangiamorte possibile ma non era facile e sicuramente poco pratico mentre si rischiava di morire schiacciati.
Aprimmo una porta e cademmo nel vuoto.
Mi mancò il respiro e la caduta si interruppe a pochi centimetri dallo schianto.
“Alexia ,stai bene?” riuscivo solo a piangere e Herm mi abbracciò.
Harry sembrava più stralunato di noi, ci indicò un’arcata vuota e ci sistemammo dietro di lui.
Ormai cercavamo solo un modo per uscire vivi di lì.
In un momento di silenzio il caos ci colpì di getto.
Una dozzina di ombre nere ci circondarono e fui acciuffata per i capelli da una di loro.
Mi ritrovai in ginocchio con una bacchetta premuta sotto la gola, una bacchetta che, sfortunatamente per me, conoscevo troppo bene.
Irina mi aveva preso prima di tutti ma stranamente non ero ancora morta.
Irina non disse nulla, ma era rimasta distaccata da tutto, come se non fosse veramente lì. “Irina, guarda dentro di te, sei ancora lì, ne sono sicura” risposi fiduciosa. Per risposta ottenni la bacchetta ancora più premuta contro la gola e una stretta dolorosa ai capelli.
Lucius e Harry stavano parlando, contrattavano per la nostra vita, avrei voluto urlargli di non consegnargli la profezia ma non avevo più voce e mi era impossibile qualsiasi movimento.
La piccola mano del bambino sopravvissuto consegnò la sfera tonda in quella di mio zio che la osservò in attesa di un cenno.
Se un cenno era ciò che voleva … un cenno ottenne, ma dritto nel naso, da mio zio Sirius.
L’ordine ci aveva trovati, eravamo salvi.
La profezia andò in mille pezzi e tutti i membri dell’ordine si schierarono pronti per la battaglia. Irina mi lasciò e io caddi a terra.
Corsi al centro della stanza evitando maledizioni su maledizioni. Avevo anche perso di vista mia zia… doveva essere un buon segno, ma non Irina, che mentre scagliava gli incantesimi, rideva e si divertiva: la sua risata così limpida e spontanea mi fece perdere un battito.
Avvistai quella che doveva essere mia sorella, grazie alle foto che mi avevano mandato, riuscivo ad individuarne la fisionomia.
Non era, comunque, quello il momento di presentarmi: dovevo solo cercarmi un angolo ,radunare tutti e tornare ad Hogwarts.
Una maledizione mi lisciò il viso e l’adrenalina salì alle stelle, le gambe andavano da sole e respiravo affannosamente.
Mi posizionai dietro ad una pietra, vicino ad Hermione che sembrava confusa come non mai.
“Herm, ascoltami… tu va da quella parte io rimango qui, ti copro le spalle tu prova a radunare da questa parte Ginny e Luna, io penserò a Neville. Pronta?!” solo alla fine del mio discorso capii che non aveva recepito una parola che le avevo detto.
Sembrava in stato confusionale e non riusciva a smettere di tremare.
“Herm… Hermione Granger!” la scossi per le spalle e si voltò impaurita.
“hai sentito ciò che ti ho detto?” rimase per qualche secondo a fissarmi e poi si sbrigò ad annuire con i capelli crespi che si muovevano con lei.
“vai! Veloce!” provò ad alzarsi ma una fattura scheggiò un pezzetto di pietra dietro la quale ci nascondevamo e ritornò a tremare.
“non ce la faccio…” si girò verso di me “Alexia mi dispiace … non ce la faccio…” quella frase mi portò a livelli di arrabbiatura che sfioravano quella della McGranitt dopo i continui sproloqui di Ron.
“non ce la fai?! Non ce la fai?! Ti rendi conto in che situazione ci troviamo? Siamo dietro una pietra presa d’assalto da cinque Mangiamorte, i tuoi compagni sono allo scoperto e bersagli di maledizioni senza perdono! Ora tu, Signorina Granger, vai immediatamente in loro soccorso mentre io ti copro le spalle altrimenti Malfoy avrà tutto il diritto di chiamarti so-tutto-io-codarda per il resto della sua vita!”  forse avevo esagerato? Per lo meno si era motivata e, spaventata dalle mie parole, si sbrigò a difendere tutti i suoi compagni mentre io, recuperando Neville, le facevo da scudo.
Afferrai sotto braccio Neville e ci appropinquammo a nasconderci quando un lampo di luce verde gli sfiorò la gamba e ci accasciammo al suolo.
“Paciock… non mi pare di aver finito di parlare con te… in realtà non avrei finito nemmeno con i tuoi genitori ragazzo. Chissà se quando riprenderemo il potere potrò avere l’occasione di porre fine alla loro vita da vegetali”.
Neville diventò tutto rosso dalla rabbia e si alzò minacciosamente: era la fine, mia zia l’avrebbe ucciso.
Si, l’avrebbe fatto se entrambe non avessimo avvistato quella postazione, se entrambe non ci fossimo guardate negli occhi con l’aria di “gara a chi arriva prima!”.
Sulla rocce che stavamo scrutando c’era un tiro perfettamente libero su mio zio Lucius e su Rodulphus … ma anche su Harry e Sirius!
Mi voltai veloce verso mia zia che, facendomi l’occhiolino, ci schiantò cinque o sei metri più in là della postazione e ci si smaterializzò là sopra.
Appena fui in condizioni tali da potermi rendere conto del pericolo imminente urlai con la voce strozzata dalla paura.
“ATTENTI!!!” Harry e Sirius si girarono verso di me, indicai loro con velocità Bellatrix ma fu troppo tardi.
Un lampo di luce verde trafisse il petto dell’uomo che aveva ancora stampato nel viso il sorriso di scherno per gli avversari.
Si bloccò come in attesa di un giudizio che non sarebbe mai arrivato, scivolò lungo l’arcata vuota che lo portò via con sé.
Non riuscivo a credere a ciò che avevo visto: non poteva essere vero, Sirius non poteva essere morto.
Sarebbe uscito fuori di lì! Schiantando qualche Mangiamorte e ridendo per le facce che avevamo fatto.
Forse quell’attimo che tutti aspettavamo fu la causa della momentanea immobilità della situazione.
Un urlo ci riportò alla verità, straziante quasi come un latrato di un animale ferito: Harry aveva realizzato.
“continuare a fissarlo non riporterà indietro la sua faccia da cane, sciacquetta mezzosangue!” quella frase detta con tanto divertimento mi fece voltare con gli occhi sbarrati dall’ira.
Era Dolovh ,l’uomo mi si presentava davanti a me a gambe aperte e con la mano senza bacchetta nella cintola, pronto ad attaccarmi.
“che fai Black? Non attacchi? Non preoccuparti in men che non si dica raggiungerai il pulcioso!” quella frase intaccò la mia calma apparente che si tramuto in uno schiantesimo potentissimo che lanciò Dolovh ad almeno dieci metri da me.
Lo rincorsi pronta a dargli il resto ma mi prese alla sprovvista.
Gridò contro di me “Serpensortia!” così nello stesso momento lanciai un altro schiantesimo, ma evitò il colpo che servì solo a fargli sbagliare la mira.
Il serpente, infatti, stava solo andando verso il collo di Irina…aspetta che?!
Verso il collo di Irina!? L’avrebbe massacrata!
Il mio cervello agì prima di me, il mio istinto superò la mia reattività e in un attimo mi smaterializzai dietro di lei.
Non riuscivo a capire dove fosse il serpente, scossa ancora dalla smaterializzazione velocissima.
Se io non riuscivo a trovare lui, però, lui aveva trovato me… o meglio il mio collo.
Avvertii un leggero sibilare e mi girai all’indietro.
I miei riflessi furono troppo lenti e i denti velenosi del rettile scavarono in profondità tra la mia spalla ed il mio collo.
Sentii un dolore inimmaginabile, un bruciore infernale che si espandeva velocemente e delle vertigini mai viste prima.
Mi accasciai al suolo sudando freddo e tenendomi con la mano il morso sanguinante.
“Irina…” con il filo di voce rimasto provai a chiamarla.
Si girò come destata da un brutto sogno e mi fissò sdraiata per terra.
Si inginocchiò anche lei.
Dietro di lei vedevo Harry correre dietro a mia zia, sarei voluta andare con lui, avrei voluto affrontarla ma evidentemente avevo altro a cui pensare.
“ir…irin…aiuto” cercai di formulare.
Mi guardava priva di emozioni, mai prima d’ora avevo avuto così paura di morire.
In quel preciso momento ,però, realizzai che la paura non era tanto di morire, ma di farlo da sola e senza che la persona alla quale tieni di più sia con te.
La sua mano si poggiò sulla mia ferita e fissò il sangue residuo sul suo palmo.
Una lacrima scese solitaria dai miei occhi sbarrati dalla paura.
Quella stessa lacrima toccò la sua mano.
Schiarì di poco il rosso scarlatto del mio sangue che risvegliò Irina.
La mia migliore amica mi guardò negli occhi e sbatté le palpebre un paio di volte velocemente, si toccò il petto e poi i capelli.
Gli occhi era tornati nocciola come sempre, era lei.
“Alexia… Alexia! Cosa succede!?” non riuscivo a parlare e la momentanea immobilità si trasformò presto in dolore insopportabile, mi stava scoppiando la testa.
“Irina! Portami via da qui!” dissi a denti stretti cercando di reprimere gli spasmi.
“Oh mio Dio…subito!” Toccò la mia spalla e ci smaterializzammo ai confini del castello e la mia migliore amica cercò di spingermi più vicina possibile al cancello.
Purtroppo non riuscivo a fare due passi senza cadere…
“Pericolum!” urlò Irina e dopo poco sentimmo rumore di passi venire verso di noi.
“Se siete di Grifondoro consideratevi in punizione … usare un incantesimo del genere solo per gioc…” la voce profonda del professor Piton si interruppe fissandomi.
Tra lui ed Irina ci fu uno scambio di sguardi intenso e, arpionandomi per le braccia e le gambe, mi prese in braccio portandomi dentro il castello.
Tremavo come una foglia e non riuscivo e dire cosa pensavo.
Mi aggrappai con la mano alla veste nera pece del mio professore e tirai cercando di esprimere il dolore che provavo.
Mi sembrò quasi di perdere i sensi, ad un certo punto non capivo più cosa stesse succedendo.
 
Irina’s pov
Una volta entrati in infermeria Alexia fu fatta sdraiare a forza su un lettino, le sue urla riempivano l’atmosfera di macabro un’altra volta.
“ La testa… ho la testa in fiamme! “ gridò Alexia prendendo a pugni il materasso e tirando le lenzuola così forte da strapparle.
La scrutai per capire cosa avesse e scorsi un morso molto esteso di serpente a metà tra il collo e la spalla.
Solo in quel momento ricollegai tutto, quello che avevo fatto, quello che avevo detto… non poteva finire così!
Il morso aveva preso uno strano colore violastro e non faceva che sputare fuori sangue e veleno. I miei occhi si riempirono di immagini che non scorderò mai e la prima cosa che feci fu farmi un cipollotto disordinato e passarmi le mani tra i capelli.
Dovetti ricorrere a tutte le mie forze per evitare di andare in iperventilazione, non si trattava più di una semplice Cruciatus, quello significava morte certa.
“ Black, stai ferma!” Piton era stranamente calmo e lo stesso non si poteva dire per me “Vulnera Salentur… Vulnera salentur…” non stava funzionando, ma lui continuava a ripetere quella formula come se prima o poi potesse farlo.
“ Vuole provare a fare qualcosa di utile o starà tutto il tempo a cantilenare queste formule che capisce solo lei? “ dissi alzando il tono di voce.  Il mio nervosismo era palpabile e le mani cominciarono a tremarmi. Madame Pomfey era assente per un congresso di medimagia ed eravamo tutti nelle mani di Piton.
“l’ha morsa un serpente vicino la carotide, se non troviamo una soluzione alla svelta morirà entro due minuti “ disse risoluto riponendo la sua bacchetta nella tasca della veste nera pece.
Non volevo crederci ma, in quel momento avrei potuto giurare di aver visto la mano di Severus Piton stringersi a pugno rendendo le nocche bianche per la pressione.
“grazie mille per un’ennesima costatazione inutile” lo schernii desiderosa di venire a conoscenza di un metodo per salvare la mia amica.
“farò alla babbana … c’è troppo veleno, prendo una ciotola, tu lega Alexia > mi ordinò Piton.
Mentre lui si avvicinava ad una credenza io cominciai a strappare le lenzuola che Ale aveva già buttato a terra. “scusami Alexia, ma devo farlo. Tu devi vivere. “ Piton si stava mettendo all’opera.
“Black ,mi devo avvicinare e dovrò…” si stava iniziando a spiegare.
Riuscii a legarle solo una mano perché con l’altra scivolo verso il colletto di Piton e lo afferrò con una forza mostruosa.
I due erano vicinissimi “ora è più vicino. Si sbrighi!” urlò la mia migliore amica.
Piton strappò con forza il maglione di Alexia, la scena sarebbe risultata alquanto ambigua se non fosse stato per la situazione.
La spalla latte della mia amica fu esposta al morso del professore che cominciò ad asportare via il veleno.
Ripeté l’operazione minimo dieci volte e durante tutta la procedura ero rimasta lì vicino con una mano a tenerle la testa e con l’altra poggiata sul bordo del letto per sorreggermi  perché nonostante tutto la stanchezza si faceva sentire. La mia migliore amica si era girata verso di me e, con occhi sofferenti, cercava di dirmi qualcosa.
“ti…ti vogl….” terminai per lei la frase, tanto sapevo cosa stava cercando di dire.
“lo so… ma ora concentrati, tieni gli occhi aperti! Aggrappati alla vita come ti ho sempre visto fare!” Alexia aveva afferrato la mano che Piton aveva precedentemente posato sul suo collo e la teneva stretta.
Una presa salda che sembrava quasi dire < non provare a lasciarmi > le sue unghie si conficcarono del dorso della mano del professore che sembrava incurante del dolore e continuava a succhiarle via il veleno.
Il cambio di situazione fu plateale, Alexia perse tutte le forze con l’ultimo procedimento e il suo petto si alzò vistoso in cerca di aria.
I suoi occhi si svuotarono e quello che sembrava il suo ultimo alito di vita si accinse ad abbandonarla.
“no!” urlai io capendo quello che stava per succedere.
non mi lasci la mano…” sussurrò Alexia.
La “B” vicino la quale stava operando Piton si sbiadì e ne rimase quasi solo il calco.
Alexia sostenne lo sguardo con Piton fino a quando i suoi occhi persero luce e la sua mano abbandonò la forza con la quale si stringeva quella del professore.
Piton sembrò stringerla ancora di più, come Alexia aveva chiesto.
Quando si accorse dello svenimento di quest’ultima si fermò per un instante.
“ sta morendo! Si sbrighi, faccia qualcosa! “ dissi gridando mentre le lacrime cominciavano a cadere sul mio volto. Non ottenni risposta, al contrario vidi il suo mantello nero svolazzare verso la credenza. Mi inginocchiai difronte al suo letto, gli strinsi la mano e ci poggiai la fronte sopra e poi gridai con tutte le forza che mi rimanevano finché le urla non morirono sulle mie labbra lasciando spazio ai singhiozzi e alle lacrime. Rialzai il capo e vidi Piton con in mano un bezoar “posso provarci ma…” disse svelto verso di lei “Alexia si fida di lei! Lo faccia!” come se alla fine non avesse bisogno di un ordine glielo fece ingurgitare e premette le sue mani sul suo petto per almeno quattro volte.
“ sono qui! “ Piton le prese l’altra mano “Svegliati! Vedi ti sto tenendo! “la scosse per le spalle cercando di svegliarla.
Premette ancora sul busto con forza e risucchiò il veleno dal collo.
“Cosa fai Black!? Su, apri quei maledetti occhi. Fammi sentire quella vocetta stridula ancora una volta. Andiamo, svegliati Alexia!”
Mi rialzai vedendo per la prima volta una vera preoccupazione sul volto del professore di Pozioni. Ora vedevo quello che Alexia provava riflesso negli occhi neri di Piton. Il pozzo oscuro che c’era in quello sguardo aveva trovato una luce che potesse illuminarlo ma una grande e pesante roccia ingombrante la stava togliendo dai giochi.
“Non provare a farlo Black! Non pensarci nemmeno, non ti do il permesso di morire!”
I miei occhi si abbassarono e un urlo di dolore mi lacerò il petto.
Piton stringeva ancora la sua mano fissandola come se volesse imprimersi in mente il suo viso.
“tu puoi farcela Alexia… svegliati” la sua mano prese a vibrare e una sottile linea di elettricità si materializzò tra le dita.
“Apri gli occhi!” la mano colpì con forza il petto di Alexia che ricevette una carica di chissà quanti volt.
Si alzò seguendo la mano e ricadde senza opporre resistenza nel materasso.
Piton strinse ancora di più la mano della mia migliore amica con la quale mandò diverse scariche nel corpo tormentato da spasmi involontari.
Smise di farlo solo quando ritrasse la mano che evidentemente si stava bruciando, la riavvicinò e ricaricò fino a quando diversi rivoli di sangue macchiarono il lenzuolo.
Nessun suono ,nessun rumore… una minuscola goccia chiara che cadde nella mano della mia migliore amica… come quella che era caduta nella mia mano.
Piton si girò verso di me con gli occhi abbassati.
“non ho potuto fare altro, io…” disse con una voce piatta e meccanica.
“poteva almeno provare a non lasciarmi la mano sul più bello…” una voce flebile e debolissima ci giunse da dietro il professore.
Alexia ancora con gli occhi chiusi ci stava parlando.
Riprese a vivere, era rimasta senza respiro per almeno venti secondi ma poi il suo cuore riprese a pulsare sangue.
Mi alzai e in un battito di ciglia ero di nuovo vicino a lei.
Piton sbarrò gli occhi girandosi lentamente…
“come è possibile?” chiese guardandola.
“ bè le avevo detto di tenermi la mano…” rispose canzonatoria ad un tono udibile solo da Piton e da me naturalmente!
Avevo ancora le lacrime agli occhi. Alexia provò a muoversi ma Piton, mettendole le mani sulle spalle la fermò delicatamente.
Io rimasi lì accanto a lei e il professore mi fissò “ Irina, tu puoi anche uscire “.
“si certo, come no. Io rimango qui fino a che Alexia non ritorna ad avere la capacità di camminare senza cadere a terra” dissi con la voce ancora spezzata da pianto.
“beh se vuoi vedere la medicazione fa pure ma poi ti voglio fuori, deve riposare” – “e crede che la mia presenza disturbi una spossata, indebolita ragazza morsa da un serpente?” Piton strinse gli occhi “sei nella mia casa e, se non vuoi ripetere pozioni fino al compimento dei tuoi quarant’anni ti consiglio di darmi retta…” – “ se non vuole che scateni la mia furia da amica preoccupata addosso a lei …le consiglio di darmi retta!”.
“sono viva da soli trenta secondi e già litigate?” Alexia aveva sussurrato con sarcasmo quello che chiunque avrebbe detto in quella situazione.
“Black non parlare… non sforzarti inutilmente” affermò il professore con una simulata voce canzonatoria.
“io faccio quello che voglio…”Alexia continuava a parlare ad occhi chiusi, sembrava che quelle parole le uscissero dal cuore.
“comincio a rimpiangere di averti svegliata…” – “ comincio a rimpiangere di averlo fatto…” doveva sempre avere l’ultima parola.
“ho detto che non devi parlare!” si stavano alzando i toni, Alexia stava ottenendo quello che voleva.
“ho detto che faccio quello che voglio…” era incredibilmente calma e ancora con gli occhi chiusi.
“per Merlino quanto può averti influenzata essere la compagna di disavventure di Potter e la nipote di una Black nello stesso tempo?!” un lieve sorriso apparse nelle labbra di Alexia.
“proprio per questo sono adorabile…” – “ sei una ragazzina presuntuosa e basta” il tono era poco convinto “sono una ragazzina presuntuosa e adorabile…”.
“vuoi smetterla di parlare?!” – “solo se ammette che sono adorabile” guardai Piton come ad intimarlo a farlo, insomma! Non sapeva minimamente cosa stesse dicendo!
“non ammetterò che sei …adorabile” una risata mi scappò dalla bocca.
Era tutto ciò che Alexia voleva: ridicolizzarlo.
“vi prego… vi state sentendo!? sembravate una vecchia coppietta di sposini”.
“io non mi arrendo fino a che non mi dice che sono ado…” la voce di Alexia si abbassò e io persi dieci anni di vita.
“Ale…Ale!” mi girai verso Piton che non sembrava minimamente interessato.
“Professore! Alexia sta…” – “dormendo…” concluse lui per me.
Mi sentii così ridicola… ok, quella giornata era stata abbastanza impegnativa!
“ora esci di qui… o vuoi controllarla anche mentre dorme?” – “ perché no?” risposi veloce.
perché a quello ci penso io” mi guardò dritto negli occhi.
Se fosse solo stata sveglia! Se fosse stata sveglia avrebbe potuto ridacchiare contenta nelle coperte. Non c’era pericolo, gliel’avrei raccontato!
Mi avvicinai alla mia migliore amica e le stampai un lieve bacio sulla fronte ,in altre circostanze l’avrei fatto per lasciarle il rossetto sulla fronte…beh! Avrei fatto un’eccezione.
Uscii dalla camera sapendo che era in ottime mani.
 
Alexia’s pov
Sentivo la voce morirmi in gola che era secca e dolorante per le urla.
Avevo delle fitte allucinanti lungo il collo e mi sentivo accaldata e febbricitante.
Mi accorsi di trovarmi sotto le tiepide coperte dell’infermeria.
Girai di poco il capo e vidi il professor Piton seduto in una poltrona vicino al mio letto, stava sonnecchiando.
In realtà sembrava morto, ora… non prendetemi a male, ma non russava nemmeno!
Il suo respiro era molto silenzioso e regolare.
Cercai di concentrarmi sul mio corpo e feci leva con le braccia per tirarmi su ma fui attanagliata dal dolore e gemetti strizzando gli occhi.
Avevo percepito come uno strappo nell’avambraccio e, solo dopo aver quasi totalmente rimosso la flebo, mi resi conto di averne una.
Avevo due aghi: uno nell’avambraccio e uno piuttosto ingombrante nella mano.
“vuoi finire di distruggere il lavoro che faccio da due giorni o mi fai il favore di metterti giù” si era svegliato e alzato per controllarmi meglio.
Feci come diceva anche perché non avevo voce per contraddire.
“cosa…co…” provai ma ciò che uscì dalla mia bocca erano solo parole spezzate.
“non parlare, il veleno ha stressato anche le corde vocali. Vuoi sapere cosa è successo? Mi basterà un battito di occhi” mi sistemai meglio tra i cuscini e battei gli occhi.
“Irina ti ha portata via dalla battaglia a ministero perché sei stata morsa da un serpente evocato da un incantesimo, ti ricordi questo?” maledissi mentalmente Dolovh e battei gli occhi nuovamente.
“bene… ti ho asportato il veleno ma un po’ è ancora in circolo. Per questo hai la febbre e sei sotto medicinali” la mia attenzione si spostò sulla sua mano e notai le bruciature ,ricordavo qualcosa ma era sconnessa e … impossibile!
Si accorse di dove il mio sguardo si era andato a poggiare.
“non ti svegliavi, ho dovuto attuare tutto ciò che conoscevo” – “ grazie… mi di-dispia…” lo ringraziai e cercai di scusarmi per le sue bruciature ma non finii la frase, indicai solo la mano.
“ho subito di peggio, sei sicura di non ricordare…nulla ?” chiese esitante.
“qualco…cos…cosa” cercai di dire “ma… penso s…si…siano so…solo sogni” ritornò ad avere l’aria di sempre.
“devo parlar…” aggiunsi “no, non devi. Ti ho già detto che non devi sforzare la voce” cercai un metodo più pratico.
Idea! Feci finta di scrivere nell’aria e lui mi capii.
“va bene, ma non farmi perdere troppo tempo” di risposta alzai il sopracciglio come faceva lui di solito.
Una pergamena e una piuma mi si materializzarono in grembo.
“la ringrazio per tutto, anche per aver vegliato su…” stavo per finire quando le porte dell’infermeria si spalancarono facendo entrare Harry, Hermione ,Irina e tutti gli altri.
Mi si fiondarono addosso.
“cosa non è chiaro della frase < uno per volta > “ scandì Piton che si incamminò verso l’uscita “non voglio sentirvi, Black rimango qui fuori”.
Mi fissò fino a che non uscì dalla camera e io feci lo stesso.
Accartocciai la pergamena, tutto quello che gli avrei detto l’avrei fatto a voce.
“tu.non.puoi.capire.che.cosa.è.successo!” Irina si catapultò ai piedi del letto.
Sarebbero stati i minuti più divertenti della mia vita.


Ed eccoci alla fine di questo immenso capitolo! è successo un bel casino qui!!!
speriamo vi sia piaciuto e se è così fatecelo sapere, fateci sapere cosa ne pensate del comportamento di Piton nei confronti di ALexia, di come Irinia sia diventata una Belltarix in miniatura ecc...
diteci anche se non vi è piaciuto: miglioreremo il più possibile! il prossimo sarà l'ultimo capitolo di chiusura e poi se volete continuare a seguire la storia ci sarà un'altra fan fiction collegata a questa.
hasta luego!

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Capitolo 15
*** Professor or Deatheater? ***


Irina’s pov
 
Quando Piton era troppo stanco anche solo per rimanere dritto sulla sedia, io restavo seduta accanto ad Alexia. Accadeva molto spesso di notte, quando Alexia dormiva, perché il suo ultimo ricordo di me non era molto piacevole.
Una notte però, Alexia si svegliò con la gola secca e mezza addormentata chiese con voce rauca e bassa un bicchiere d’acqua senza fare caso a chi fossi. Solo quando le diedi in mano il bicchiere si accorse che ero io e svegliandosi veramente ritirò subito la mano rischiando di far cadere il bicchiere.
“tu… sei Irina? “
“ certo, conosci qualcun altro con questo magnifico aspetto? ” cercai di sdrammatizzare
“ intendo la vera Irina “ disse seria. Mi sedetti sul bordo del letto con il bicchiere ancora in mano. “ si… mi dispiace per quello che è successo “ iniziai a spiegare cosa era successo cercando inutilmente di nascondere il mio nervosismo “ Bella non mi ha dato neanche il tempo di lasciare un messaggio, poi è arrivata con quella pozione e io non sapevo che fare. Quella cosa ha cancellato la mia coscienza e poi… poi… “  Alexia si mosse verso di me e mi abbracciò.
“ sapevo che non eri veramente tu, ti conosco come me stessa e poi non avresti mai fatto una cosa del genere “. Sapere che Alexia non era arrabbiata con me mi tranquillizzò, quando ci allontanammo non riuscivo a levarmi il sorriso dalle labbra.
“ dove passerai l’estate? “ chiesi, tanto per cambiare discorso.
“ lo passerò dai miei: voglio conoscerli e stare un po’ con loro, tu invece? “
“ Bella ha altro per la testa e mio padre se ne frega altamente di me: penso che approfitterò per fare quello che mi pare! Prima di tutto andrò alla Gringott a fregare qualcosa dal tesoro di mio padre perché si, ho la copia della chiave e funziona. Poi chiederò per cambiarle in monete babbane e passerò del tempo a Londra. Se mi dici dove abitano i tuoi ti invio delle lettere, magari passo a trovare te e la tua famiglia “
“ ti sei pianificata tutto, eh Iri? “ disse dandomi un pugnetto sulla spalla.
“ ci puoi giurare… OH ma tu non sai di cosa è successo con Draco! “
“ mio Dio, che mi sono persa? “
“ sta con i carlino! “
“ ah bene “
“ come bene?! “
“ almeno la finisci di pensare al furetto ossigenato e puoi stare con Fred! “
“ ALEXIAAAA “
“ Dico solo la verità ”
 Dopo poco ci addormentammo sulla brandina, entrambe stanche e assonnate.
 
 
Alexia’s pov
L’odore dell’infermeria era diventato insopportabile, le garze, i disinfettanti vari, le pozioni e le pomate ormai mi davano il voltastomaco.
Piton non c’era e io mi sentivo oltremodo annoiata. L’indomani sarei dovuta partire per le vacanze …finalmente!
Tutti i studenti erano già andati via e io ero lì da sola a godermi la convalescenza!
Decisi di alzarmi, contrariamente a ciò che pensava il professore i miei muscoli erano completamente pronti a sostenere una passeggiatina.
Dovevo ammettere che la compagnia dell’arcigno pipistrello mi aveva fatto piacere in quei giorni di dolori e acciacchi vari.
Misi i piedi a terra e feci qualche passo, bastava che Piton non mi scoprisse no?!
Sembrava quasi che il mio pensiero lo avesse avvertito, non feci quasi in tempo a ributtarmi nel letto e coprirmi con il lenzuolo, che lui e il preside entrarono in infermeria.
Feci finta di dormire e i due si avvicinarono al letto.
“Possiamo parlare ora Severus?!” lo richiamò il professore.
Ci fu un silenzio molto lungo e la Silente si avvicinò a me scansandomi i capelli dal viso.
“dorme Severus ,sta tranquillo, anche volendo la ragazza è così debole che non starebbe a sentire i nostri discorsi noiosi…” mi difese il professore.
Ah si! C’era qualcosa di cui volevano discutere senza la mia invidiabile presenza?!
Ero troppo curiosa!!!
“cosa dovevi dirmi?” – “Albus volevo solamente presentarti i resoconti delle ultime riunioni…” si riferiva ai mangiamorte, la cosa si faceva ancora più divertente.
“sono tutto orecchie ma permettimi di accomodarmi, non sono più un giovane come te Severus…” altro silenzio.
“nelle ultime due riunioni si è parlato …” pausa ,perché ci metti così tanto?!
“si?” lo esortò il preside.
“si è parlato di Alexia…” il cuore perse un battito, cosa volevano da me?!
Iniziai a tremare e cercai di mascherare il fiatone e il sudore freddo.
Non si è mai in una buona situazione quando sei sulla bocca di quei mostri.
Avevo cercato di buttarmi alle spalle gli episodi di mia zia ma queste notizie avevano riaperto tutte le ferite.
“non posso negarti che me lo aspettavo Severus… la ragazza è oggetto di desiderio da parte di Bellatrix che avrà fomentato anche il suo Signore” disse con un tono calmissimo che era piuttosto buffo se paragonato alla mia paura ceca.
“ho riferito la sua condizione medica” Cosa?!
“cosa?” Silente aveva riassunto i miei pensieri.
“il Sigore Oscuro mi ha messo alla prova, ha usati la legilimanzia e quel giorno ero particolarmente stanco se avessi opposto resistenza se ne sarebbe accorto…” – “ sai che ,così facendo, l’hai esposta a gravi rischi? Potrebbero cercare di attaccarla ora che non può difendersi?” il panico cresceva.
“secondo lei perché non la lascio un minuto…?” era per quello che non si allontanava mai dall’infermeria!
“mah per un vecchio come me la situazione poteva sembrare diversa, speravo che almeno una studentessa ti avesse ammorbidito un po’!” scherzò il preside, sentì le lacrime salirmi agli occhi.
“continuerà ad insistere con questa storia ogni volta che curo uno studente da un morso di serpente!” le lacrime scesero e mi dovetti per forza spostare coprendomi il viso e facendo finta di farlo nel sonno.
Perché piangevo?! Era il solito bastardo! Non ce n’era bisogno! Che cosa volevo?
Ma allora perché mi sentivo così svuotata… e delusa… e amareggiata e …ok piangi…ti fa bene.
“fa come pensi, ma questa volta è diverso…” – “ Preside ,per favore…” riuscii ad asciugarmi le lacrime e feci finta di svegliarmi, quella situazione era troppo dolorosa.
“Mia cara…a forza di parlare ti abbiamo svegliata ,mi dispiace…” salutai il professore.
“hai una brutta cera” constatò il preside.
Eccome! Il suo collega mi ha appena distrutta!
“è la spalla… mi da ancora delle fitte…” Piton si alzò di risposta e si avvicinò al letto.
Cercò di afferrarmi il braccio con delicatezza e mi scansai senza volerlo.
Quella reazione non passò inosservata e dovetti giustificarla in qualche modo.
“oh mi scusi, credevo che mi facesse male…” che falsa!
“se neanche ti ho toccato, più vado avanti col tempo più mi rendo conto che il grifondoro del coraggio ama solo ostentarsene…” non riuscivo a far passare quella frase, era come essere tornati alo secondo anno.
“eh si… a molta gente piace solo parlare, sono i fatti che poi che contano…” ok, quelle parole erano state sputate con troppo astio.
“vi devo lasciare, ho degli affari da sbrigare, quando puoi passa per la presidenza Severus… arrivederci mia cara e ,se non ci vedremo domani, buone vacanze!” – “altrettanto, arrivederci professore” gli dissi sorridendo.
Come chiuse la porta l’aria si irrigidì e si appesantì.
La medicazione si svolse in un silenzio funebre.
“niente chicchere Black, che c’è in mia assenza una fattura vagante ti ha bloccato la lingua?” ironia portami via, voleva parlare, ok…avremo parlato.
“no, sto bene… almeno per adesso, se vuole lo vado a dire io a mia zia…così le evito il viaggio” dissi a denti stretta fissandolo dritto negli occhi.
Quello sguardo durò un’eternità.
“non avevo scelta…” – “o forse si era stancato troppo a mettere in punizione i grifondoro e la sua mente non era pronta a confrontare Voldemort!” si stava arrabbiando seriamente.
“non pronunciare il suo nome!” – “ che problemi avete tutti voi con questo nome!” – “che c’è chi è morto pronunciandolo!” presi coraggio e sputai fuori.
“Giusto! E a lei importerebbe vero? Oh forse sarebbe troppo impegnato a curare altri ragazzi morsi da cobra!” Piton si allontanò da me, si girò e poi ritornò sui suoi passi.
“sei una ragazzina superficiale! Propri come la compagnia della quale ti circondi!” – “ah si! Lo sono! Così tanto superficiale che non so perché abbia sprecato un’ora della sua vita a cercare di salvarmi! Forse l’ha fatto per un aumento retributivo!” Le sue mani andarono alle sbarre del mio letto che tremò “forse Bellatrix non impiegherà molto tempo a trovarti, anche senza il mio aiuto ,con l’attenzione che poni a ciò che dici e a ciò che fai, sarà più semplice di far levitare una piuma” cercai di non piangere anche se le lacrime erano già uscite…
“se dovesse presentarsi l’occasione ,naturalmente, non ci penserebbe due volte a lasciarmi morire… sa, per proteggere la sua copertura!” la voce perse d’intensità.
“non sai quello che dici…” – “ e invece lo so, a volte sta tutto in una scelta e lei ha la mente molto chiara” – “sicuramente è quella corretta, visto che ho giusto un po’ più d’esperienza di te!” stavo per crollare.
“capita anche che sia l’istinto a dettare la strada migliore!” – “quindi è stato l’istinto a portarti tra le braccia di Lestrange ed è stato sempre l’istinto a farti evitare quel serpente!” – “ non mi venga a parlare di disattenzioni quando è stato quasi divorato da una acromantula mentre era impegnato a cogliere le sue margherite! Basterebbe un grazie!” – “ penso esattamente la stessa cosa…” fece due passi indietro lasciando il mio letto che si spostò ,uscì dalla stanza ,lasciandomi sola.
Passai tutta la sera nella più totale tristezza, ripensavo a ciò che gli avevo detto, valutavo la possibilità di chiedergli scusa in ginocchio ma mi sembrava un tantino eccessivo, non avrei ceduto e neanche lui l’avrebbe fatto.
La porta dell’infermeria si aprì e io mi girai mettendomi giù s’un fianco.
“sto bene, non ho bisogno del suo aiuto… le dovessi far sprecare tempo…” silenzio, qualche passo “neanche di me hai bisogno…?” era Irina!
Mi girai di scatto e mi alzai con le vertigini andandole incontro e abbracciandola forte.
Avevo proprio bisogno di lei!
 
“hey, che succede?” – “ non lo so Iri ,non lo so…” mi prese il viso tra le mani.
“hey…Ale, non è da te…che hai?” – “ ho che Piton a detto a Lestrange come sto, in una riunione dei mangiamorte ,così posso essere attaccata da loro quando vogliono… non mi ha lasciato mai solo per senso di colpa!” ribadii in lacrime.
“tesoro… “ Irina mi abbracciò stretta a sé e ci sedemmo nel letto.
“Ale, ora calmati ok? Io ti conosco, ti conosco come conosco me stessa e non capisco perché te la stai prendendo così tanto… o forse lo capisco e non voglio dirlo…” – “ Iri io non lo so te lo giuro…” .
“ Ale… quello che è successo con Harry ,lui ha provato a chiarire milioni di volte… perché non hai voluto farlo?” – “aveva fatto delle cazzate colossali ,non c’era più quello che avevamo costruito…” Irina si sedette meglio incrociando le gambe.
“ti capisco, ma perché stai così per Piton… insomma per i suoi standard di bastardaggine si è comportato fin troppo bene” mi scappò un sorriso pensando a quello che faceva passare a Neville o ad Hermione tutto l’anno…
“ si lo so, è che io… io pensavo che fosse diverso, cioè con me intendo, mi sembrava di vedere una persona diversa e …”mi morsi il labbro non volevo piangere di nuovo ,rivolsi il mio sguardo verso l’alto.
“oh beh …saranno i calmanti che mi danno a farmi sembrare una donna incinta…” la buttai sullo scherzo e Irina mi accarezzò una spalla.
“a te come va invece?” – “approfitto del soggiorno più prolungato per esplorare luoghi di Hogwarts all’insaputa di Gazza” dietro di me il quadrante fluttuante di un orologio cominciò a squillare e le lancette si fecero più nitide, era l’ora della pasticca.
“Iri mi prendi quella confezione…” non feci in tempo a dirle cosa doveva fare che Piton entrò in infermeria e la prese insieme al bicchiere d’acqua.
Mi diede in mano il bicchiere senza rivolgermi la parola e fece lo stesso con la pasticca.
Si fermò in piedi a guardarmi mentre la ingoiavo e poi ci fissammo per qualche secondo…volevo chiedergli scusa, l’avrei fatto.
“professore io…” – “ Grenngrass esci, deve dormire, e anche tu, domani partirete e dovete riposare…” Irina uscì dalla camera dopo avermi sorriso e detto solo col labiale “sta tranquilla”.
Posai il bicchiere nel comodino e presi un libro da terra.
Cominciai a sfogliarlo svogliatamente, chissà perché la voglia di scusarmi aveva letteralmente abbandonato la mia mente.
“posa quel libro e distenditi” l’ordine perentorio dell’uomo alla mia destra mi sorprese.
“pensavo di avere libero arbitrio almeno su come spendo il tempo…” dissi senza guardarlo.
“lo dico per te…” rispose mellifluo.
Alzai lo sguardo e lo fissai confusa.
“in che senso scu…” la testa prese a girarmi e avvertii un forte senso di torpore.
Presi ad agitarmi e mi alzai dal letto velocemente.
Mi appoggiai ad una credenza e Piton si alzò di comando.
Ma certo! Perché ero stata così stupida?! Lui era un mangiamorte vero e proprio e aspettava solo il momento giusto per portarmi da Voldemort.
“aiut… “non riuscivo ad urlare.
“Black non agitarti ,peggiori la situazione…” mi avvertì prendendomi per le braccia e riaccompagnandomi sotto le coperte.
“cosa mi ha dato…” riuscì a biascicare “nessun veleno mortale… si chiama tonico per i nervi e tu ne avevi davvero bisogno ora cerca solo di dormire” il mio istinto di sopravvivenza mi teneva sveglia e puntai la bacchetta di Piton nella sedia alla mia destra ,la presi al volo, la sollevai e la stanza divenne buia.
 
Dov’ero? Non ricordavo nulla… no, certo che mi ricordavo! Piton mi aveva dato quella pasticca, ero svenuta e poi…?
Osservai con attenzione il posto in cui mi trovavo, era una stanza, la mia stanza!
Ero al Manor Malfoy! La paura mi attanagliò e cominciai a tremare.
Dei passi si avvicinavano da dietro la porta e io mi allontanai da essa schiacciandomi al muro.
Mi misi le mani a coprire le orecchie e chiusi gli occhi, come se fosse solo un brutto sogno.
La porta si aprì e io iniziai a piagnucolare chiedendo di lasciarmi andare.
Qualcuno mi afferrò per la spalla e mi alzò di peso, quando aprii gli occhi mi ritrovai nel salone della villa con mia zia davanti.
“finalmente…” – “ no, vi prego… non fatemi del male…non ancora” dicevo ad occhi bassi.
Subito il dolore della Cruciatus mi avvolse e finii a terra e piangere.
Aprendo gli occhi mi inginocchiai e vidi Voldemort davanti a me.
Avevo così tanta paura da non riuscire a parlare ne a respirare.
Non ero così ,io ero più coraggiosa!
Sentivo come se il peggio dovesse ancora venire.
“Non servi più a nulla Alexia… hai avuto la tua opportunità di unirti a noi, non l’hai sfruttata e ora pagherai per questo…”  la voce serpentina del mostro che avevo davanti non fece che uccidermi dentro.
“Prego…vuoi farlo tu…” disse Voldemort girandosi in direzione di un uomo.
La figura si avvicinò a me e mi si inginocchiò davanti con il suo sguardo impassibile.
“…Severus…?” concluse la frase il Signore Oscuro.
Il mio cuore perse un battito e lo fissai inorridita.
Non poteva essere vero! Lo presi per le spalle e lo scossi “sono io! Non può farmi questo! Lei mi ha salvata ricorda!?” non sembrava ascoltarmi e due mani mi afferrarono per i capelli, mi dimenavo ma più lo facevo più mia zia aumentava la stretta e ben presto mi puntò la bacchetta dietro la schiena.
Il mio professore di pozioni prese un pugnale dalle mani di Voldemort e mi si avvicinò fissandomi.
“zia per favore lasciami… ti scongiuro…” lei accostò il suo viso alla mia guancia e sussurrò “ sei tu a volere questo Alexia, è stata una tua scelta, tu sei la fautrice del tuo stesso destino e di quello di molti altri…” la sua presa si fece ancora più occludente e non riuscii più a muovermi come intrappolata tra le spire di un serpente.
“chiudi gli occhi Black… finirà presto…” cominciai ad urlare fino a perdere la voce.
“NOO!!! NON LO FACCIA! LA PREGO!!!” una delle sue mani si chiuse intorno alla mia gola.
“…non agitarti, peggiori solo la situazione…” con le lacrime che coprivano anche la sua mano e con un filo di voce gli sussurrai “la prego non mi faccia questo…” avvicinò il suo volto al mio e mi rispose con voce tremendamente calma “pregami quanto vuoi ma non tradirò mai il Signore Oscuro…”
Avvertii la chiara sensazione di un coltello che dilaniava il mio addome, ripeté il movimento per almeno quattro volte e il lo fissavo sconvolta perdendo lucidità e forza.
Stavo morendo e ,Severus Piton, era il mio assassino.
L’ultima cosa che vidi prima di perdere i sensi fu il mio sangue nelle sue mani, un sangue che avrebbe versato ancora e ancora…
“Svegliati Black!” chi mi parlava?
“Svegliati!” due mani forti mi scossero.
Aprii gli occhi.
 
Piton era davanti a me e mi guardò esterrefatto “la prossima volta non ti darò un calmante così forte…” il cuore mi batteva all’impazzata ,la stanza era illuminata solo da una candela flebile e le sue mani… le sue mani erano sporche si sangue!
Capì il mio turbamento e le nascose dietro la schiena.
“cosa succede?” dissi in affanno ,respirando faticosamente.
“Black…” si avvicinò “mi stia lontano!” scesi dal letto rendendomi conto di avere la medicazione alla spalla sfatta e la ferita piena di pomata.
“lei mi ha drogata…” una forte nausea prevalse nel mio corpo e la trattenni a stento.
“Black erano giorni che dormivi a sprazzi, non potevi andare avanti così, speravo che ti facessi tutta una tirata ma hai avuto un incubo … credo….” Non sentivo quello che diceva, per me la stanza era circondata da un ronzio che aumentava ad ogni suo passo verso di me.
Non riuscivo a controllare il respiro e mi misi le mani sulle tempie barcollando.
“Black stai avendo un attacco di panico… non agitarti peggiori solo la situazione…” un urlo uscì dalla mia bocca “LA SMETTA DI DIRE QUELLA FRASE!” il ronzio si fece più intenso ,si avvicinò e mi disse calmo.
chiudi gli occhi, finirà presto” feci il contrario di ciò che mi aveva consigliato e li sbarrai piena di paura.
“perché continua a ripetere tutto quello che diceva nel sogno!?” sembrò capire e si allontanò da me.
Mi sedetti per terra e cominciai a prendere lunghi respiri.
Chiusi gli occhi cercando di pensare a qualcosa di bello.
Io e Harry sotto gli alberi di Hogwarts in primavera, no… non era abbastanza.
Mi serviva qualcos’altro, qualcosa che mi aiutasse davvero.
Una mano si posò sulla mia spalla e avvertii che il professore si era inginocchiato alle mie spalle.
“cosa hai sognato?” stavo tremando, non sapevo se dirglielo o no.
“Black…Alexia…se ne parli ,ti aiuterà a tranquillizzarti” presi coraggio “ io ero al Manor Malfoy e c’era mia zia e Voldemort e ….” Avevo detto tutto con una velocità spaziale.
“piano, piano ,ricomincia…tra una parola e un’altra fa passare due secondi” feci come diceva “…mi…avevano…catturata…e…poi…c’era lei….e…” stavo ricominciando ad agitarmi.
“calma… cosa facevo io?” chiese tranquillo, il suo tono mi aiutava.
“lei…mi…uccideva” si ammutolì ed accorgendosi del mio petto che si alzava ed abbassava con tremenda rapidità mi prese la mano e la strinse.
Il mio cuore si riscaldò un pochino e un sorriso spontaneo mi si dipinse sul volto.
Si avvicinò ancora di più a me ,ma quella vicinanza non sortì l’effetto che mi aspettavo.
Ero ancora più nervosa e avevo paura…paura di morire.
Lui si accorse di come avevo tremato ,si accorse dell’effetto che aveva su di me.
“hai paura di me?” chiese vicino al mio orecchio.
Scossi la testa velocemente.
“ho paura di quello che lei è disposto a fare per Voldemort…” dissi sbrigativa.
“ora fa lunghi respiri e ascoltami… io sono un mangiamorte, ho ucciso e fatto cose che non puoi neanche immaginare…ho torturato e ,credimi quando ti dico, che tua zia ha imparato molti incantesimi dai miei studi…” il mio cuore andava all’impazzata, stavo rivivendo i momenti dell’incubo.
“…ma ho scelto un’altra via, un altro cammino da prendere, una scuola da proteggere…” mi prese per le mani e mi girò verso di lui.
“voglio che tu ti concentri su quello che pensi di me e togli quell’incubo dalla tua mente…” lo feci e il ronzio sembrava scomparire “guardami negli occhi” alzai lo sguardo e lui fu dentro la mia mente.
Stavo rivivendo quel momento, quell’incubo! Ma era pazzo!
 
“non agitarti peggiori solo la situazione…” le braccia di mia zia, la sua magia, Voldemort era di nuovo tutto come prima.
“non mi faccia questo!” cercai di dire come se ripeterlo servisse a cambiare la situazione.
Anche se in quel momento la frase era riferita ad un altro contesto.
“la prego…” si avvicinò a me, mi fissò “al mio tre abbassati…” cosa?! Avevo capito bene?
“uno…” impugnò il coltello “due ….” Si posizionò davanti a me “tre!” mi abbassai e la lama andò a conficcarsi proprio nel petto di mia zia.
Ci girammo e il professore ,prendendo la sua bacchetta, immobilizzò Voldemort che cadde a peso morto.
“avada Kedavra” pronunciò quell’incanto con una strana luce negli occhi e di Voldemort ci fu solo memoria.
La mia spalla non sanguinava più.
 
Mi toccai la ferita che era di nuovo coperta da garze.
“Non è successo veramente?” dissi riprendendomi e guardandolo confusa.
“no… ma è quello che devi immaginarti ogni volta che ti capita di sentirti così…” – “ chi mi dice che funziona?” asserì rendendomi conto che il mio respiro era tornato regolare e che la nausea era passata.
“…almeno per me funziona…ed è andata bene anche a te a quanto pare…” disse alzandomi e facendomi sedere nel letto.
Anche a lui capitava di avere attacchi di panico? Ma lui era lo stoico professor Piton?!
“…ora Black ,ti fidi di me? O ci vuole un altro giretto a casa dei Malfoy?” – “ ehm no... mi fido” si girò e si diresse verso la porta d’uscita.
“vado a prendere un libro, torno tra un’oretta…” disse uscendo “professore aspetti…” mi guardò impassibile “mi…” volevo scusarmi ma non mi fece nemmeno finire “anche a me… ma comunque ricordami di metterti in punizione il prossimo anno…” mi strappò un sorriso e uscì dalla camera.
Dormì fino al mattino e poi partì per casa, la mia vera casa.
Io e Irina ci salutammo con la promessa di vederci durante l’estate e di tenerci il più lontano possibile dai guai.
Questa volta sarebbe stato diverso.

Salve a tuttiii! 
Qesto è il capitolo finale di questa stramgnifica fic :) 
Ce ne saranno altre tre..si lo sappiamo siamo molto invadenti!
Alexia e Piton ,Irina e Fred .., mio Dio che casino!
Vogliamo sapere che ne pensate!!! Se vi piacciono delle ship che si stanno creando e magari se avete qualche idea per questa storia!
Vi lasciamo alla lettura e ... alla prossima!

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Capitolo 16
*** Summertime ***


Alexia’s pov
Io e Irina arrivammo a Londra, ci salutammo e ognuna prese la sua strada.
Dire che non ero preoccupata per lei era una bugia, mi aveva riferito di voler passare l’estate nella Londra babbana e di volersi “divertire” ,non sapevo come sarebbe andata a finire…
Decisi di non angosciarmi troppo e di godermi la mia famiglia ,finalmente.
Al binario c’era una ragazza con i capelli grigi e ,vicino a lei, quelli che dovevano essere i miei genitori.
L’uomo era alto e magro con dei capelli biondini sul rossiccio e degli occhi verdi pistacchio.
Quando la donna si girò quasi urlai ,i lineamenti marcati, le labbra carnose e gli occhi ebano mi ricordavano terribilmente quelli di Bellatrix.
L’unica cosa che le distingueva erano i capelli, una era riccia corvina e l’altra aveva dei morbidi boccoli castani chiari.
Non sapevo come richiamare la loro attenzione ,non volevo neanche disturbarli.
Erano così belli ,sembravano la famiglia perfetta e un lampo di rabbia mi percosse le membra.
Io ero stata privata di tutto ciò per anni…
Non ci fu bisogno di trovare un modo per rivolgermi a loro perché la signora si girò verso di me e mi camminò incontro con lentezza scettica.
Quando mi raggiunse, pochi centimetri ci dividevano.
“sei tu…” disse accostandomi due mani nelle guance.
“sei Alexia…la mia …Alexia…” mi accarezzò i capelli e ci raggiunsero anche la ragazza e il signore.
Pensavo che saremmo entrambe scoppiate a piangere ma invece non facevamo che fissarci mai stanche di scoprire e immagazzinare dettagli della nostra fisionomia.
“loro sono Ted…e Nymphadora…e io sono Andromeda” disse presentando i due dietro di lei.
“Tonks” ci tenne a precisare la ragazza “solo Tonks…”i suoi capelli divennero rossi ,le scappò un singhiozzo e mi abbracciò, fu in quel momento che scoppiai anch’io.
Ci abbracciammo e Ted ci cinse tutte.
Sentì il cuore scaldarsi d’amore e la sensazione di essere finalmente a casa.
In poco tempo ,infatti, ci arrivammo.
Era una villetta lontano da tutto e tutti, a due piani e molto spaziosa.
Il piano terra comprendeva un ampio soggiorno con caminetto e la stanza da letto di Andromeda e Ted ,con un bagno e la cucina.
Il piano di sopra aveva due camere ,due bagni e uno studio.
La casa aveva ,inoltre, una piccola mansarda raggiungibile grazie a delle scale a chiocciola.
“ti piace…?” mi chiese incerta Tonks “è meravigliosa…questa è casa mia?” chiesi ad Andromeda e Ted “si, e non dovrai più preoccuparti di nulla finchè sarai sotto questo tetto” – “ vi ringrazio…sono così felice e … non so come ringraziarvi” dissi con la voce mossa dalle lacrime “non devi ringraziarci per niente ,non abbiamo potuto stare insieme in tutti questi anni e portarti nel luogo in cui saresti dovuta crescere è il minimo…” rispose Andromeda “ci hanno avvertiti del morso di serpente e abbiamo le medicine… per ogni problema puoi parlare con noi se vuoi” mi disse Ted “oh… ormai è acqua passata. Non mi fa neppure male…” piccola bugia!
Mi mostrarono la mia stanza, era chiaramente diversa da quella al Manor.
Meno lussuosa e meno angosciante.
Non c’era nessun insegna da serpeverde e niente sangue sparso per il pavimento.
“è perfetta, stupenda… “ riuscivo solo a dire quelle parole.
Dopo poco tempo Andromeda si accorse del fatto che la fissavo ininterrottamente e mi fece la fatidica domanda “ci assomigliavamo molto…io e mia sorella, mi domando se la somiglianza è ancora visibile” mi interpellò “per la barba di Merlino se lo è! Ehm cioè… si ,vi somigliate parecchio…” Tonks si mise a ridere e Andromeda fece un sospiro “non voglio correre il rischio di spaventarti se vengo a svegliarti la mattina…” ridacchiò anche lei “oh non c’è problema, un conto è essere svegliati con una carezza e un altro è esserlo facendomi scomparire il letto o legandomi con le lenzuola a testa in giù!” una risata amara era tutto ciò che serviva in quel momento.
“le è sempre mancato il senso materno…”.
Passammo tutto il pomeriggio a parlare e a conoscerci meglio ,quando arrivò la sera, ero sfinita.
“vi dispiace se vado a letto, sono molto stanca…” Andromeda si offrì di accompagnarmi e salimmo su.
Una volta a letto Andromeda si sedette vicino a me “per qualsiasi cosa non esitare a chiedere, siamo i tuoi… genitori dopotutto ,e anche se non abbiamo potuto essere presenti per te tutti questi anni nulla ci trattiene dall’esserlo d’ora in poi…” mi stampò un bacio sulla fronte.
“mi dispiace che tu abbia dovuto passare tutto quello che ho passato io… e mi dispiace che tu non abbia potuto aver nessuno da chiamare mamma e papà…mi dispiace per tutto Alexia…” – “ anche a me, ma ora sono qui giusto? E anch’io ho finalmente dei genitori sui quali poter contare… “ mi sorrise e si girò per uscire dalla camera, incerta feci un grande passo, feci ciò che aspettavo di fare da sedici anni “mi rimbocchi le coperte mamma…?” anche se la voce era singhiozzante il tentativo non fu maligno e …mia madre si voltò commossa facendo ciò che le avevo chiesto.
Ci abbandonammo alle braccia di Morfeo e quella notte, dopo una lunga serie di esse, dormii senza fare incubi.
 
Irina’s pov
Quando Alexia finalmente uscì dall’infermeria, ognuna di noi andò per la propria strada: lei dai suoi genitori e io a Diagon Alley per fare il mio giretto alla Gringott.
Con ancora la divisa di Hogwarts mi ero diretta alla banca con l’aria di una studentessa innocente in estrema necessità di accingere prematuramente alla propria eredità.
“così ha la chiave di suo padre?”
“ certamente, utilizzate pure le vostre tecniche di sicurezza e tutto. Io aspetterò oppure farò chiamare mio padre… non sarà certo felice di essere disturbato, ma se è necessario…”
“no, non si preoccupi” disse impaurito un goblin che sapeva di che fama godeva il odioso padre.
Riuscii ad ottenere abbastanza galeoni da poter passare l’estate in tranquillità, senza bisogno di lavori estivi in qualche pub babbano. Cambiai il mio denaro con quello babbano e con l’aiuto di un agente passai i tornelli della metro per raggiungere il centro di Londra.
Attiravo troppi sguardi con una divisa con stemma annesso, così la nascosi  con la bacchetta nella borsa a tracolla. Comprai degli shorts e una t-shirt nera con su scritto “freedom” in un negozio del centro. Mi sentivo veramente libera per la prima volta in vita mia, senza nessuno che mi dicesse quello che dovevo fare o come dovevo comportarmi, senza scadenze, voti e stress. Decisi che un cambiamento dovesse essere portato a termine come si deve dunque mi entrai in un negozio per il trattamento dei capelli che i babbani chiamano “parrucchiere” e chiesi un taglio diverso e un colore diverso per i miei capelli. Entrai con i lunghi capelli biondi e uscii nera con le punte viola e rasata da un lato: ero un’altra persona ora, pronta a lasciarsi tutti i problemi alle spalle e a vivere veramente
Uscita da lì era ormai tardo pomeriggio, così non conoscendo affatto il posto, chiesi alla paziente ragazza che mi aveva colorato i capelli dove mi sarei potuta divertire come fanno tutti i ragazzi della mia età. Mi guardò un po’ male perché aveva capito che non ero esattamente come i miei coetanei, ma poi, incuriosita mi chiese “di dove sei?” ignorando completamente la mia domanda… forse i babbani approcciano diversamente. “vengo dalla campagna, conosco poco la città perché i miei sono troppo convenzionali e non mi lasciano venire qui da sola… sono scappata in effetti” ero così brava a mentire che forse avrei dovuto scrivere un manuale “i trucchi per la perfetta recita in caso di emergenza” .
“allora so io cosa ti serve. Stasera fanno un fluo party in una discoteca e io sono stata invitata con un gruppo di miei amici, ti andrebbe di venire?”
“ Per Mer... cioè… certo!!!”
Cominciammo a conoscerci e io riuscii a crearmi un identità ben costruita, con una risposta adeguata ad ogni domanda.
La ragazza si chiamava Katie, viveva con la sorella in un appartamento in periferia, i genitori erano completamente assenti poiché le avevano abbandonate appena compiuti sedici anni. Mi invitò nel suo appartamento perché secondo lei “ quello che hai addosso non è adatto”. Non mi aspettavo tutta questa confidenza da un’estranea, ma sembrava capire quello che sentivo nonostante non la conoscessi affatto. Entrammo in camera sua dove la maggior parte dei vestiti erano su una sedia, i panni sporchi ammucchiati in un catino e il letto sfatto.
“scusa il disordine, non sono abituata a mettere apposto le cose come fa mia sorella”
“ la caspico, la mia amica è molto disordinata…” penando ad Alexia mi assalì un senso di nostalgia che non avevo ai provato. Annotai nella mia mente di tornare a Diagon Alley per spedirle una lettera il prima possibile.
Tirai le lenzuola del letto e mi sedetti mentre Katie era alla ricerca di vestiti adatti ad un fluo party, anche se non sapevo cosa fosse.
“ hey, ma cos’è un Fluo party?”
La sua voce veniva da dentro l’armadio disordinato
“ bè ci sono queste luci che fanno risaltare i colori fosforescenti, quindi ci si veste di bianco o con qualche colore accesso e poi ci si colora e si balla e si beve”
“ che bevete di solito?” si girò verso di me con i mano dei vestiti
“trovato! Ehm bè alcool, una bevanda che ti rende estroversa se non lo sei e ancora più simpatica di quello che sei. È un modo per liberarsi dei pensieri per una notte. Non esagerare però, non sei abituata e le conseguenze a volte non sono gradevoli”
“ tutto ha un prezzo no?” dissi sorridendole e prendendo la gonna e il top che mi porgeva. Sicuramente sarà come il whisky incendiario… niente di speciale o che non abbia mai provato. Nel mentre mi accorsi di una bustina azzurra sul comodino: incuriosita la presi e chiesi “ e questo cos’è?”
Ridendo, Katie lo ripoggiò sul comodino dicendo “ è una protezione da mettere sul cazzo del tuo ragazzo per evitare di rimanere incinta “
“ oh, wow” dissi sorpresa dalla schiettezza con la quale aveva spiegato l’utilizzo di quell’affare.
“ mai fatto sesso con nessuno, vero farm girl? “
“ehm non ancora, due mi vengono dietro ma non so decidermi “
“che rubacuori hahaha. Ti lascio cambiare, io vado un attimo in bagno.”
Mi vestii con gli abiti che mi aveva dato, poi controllai se ci fosse ancora tutto nella borsa.
Quando Katie tornò in camera con una sigaretta accesa in bocca, mi mostrò una serie di trucchi e mi disse “ ora lasciati truccare perché lo necessiti davvero”
“ si intanto dai una sigaretta anche a me?”
“ oh bene almeno sai come si fuma spero!”
“ nella mia scuola è vietato, ma ci sono dei luoghi dove i professori non arrivano”
 
Una volta pronte, uscimmo per prendere un autobus: non ne avevo mai preso uno ma sembravano molto simili ai nottetempo solo con meno sballottamenti e senza poltrone o letti. Arrivammo alla discoteca e già da fuori si sentiva la musica: non vedevo l’ora di iniziare a divertirmi.
Katie mi presentò i suoi amici: tre ragazzi e altre due ragazze. Mi sembrava che uno si chiamasse Frank e un altro Carl, forse il terzo si chiamava James e le altre due ragazze erano Greta e Deborah.
Mi offrirono da bere e come avevo immaginato il loro drink non era cos’ diverso da quello che i maghi di solito bevono.
La discoteca era pieno di ragazzi senza maglia e ragazze scarsamente vestite ma molto colorate.
 James si offrì per aiutarmi a colorare il volto e il ventre mentre Frank e Katie si divertivano come se stessero flirtando. Mentre James passava il dito colorato sulle mie guance gli chiesi se quei due stessero insieme e lui con una risatina disse che non volevano ammetterlo ma si piacevano veramente. A mia volta colorai il petto il James il quale, soffrendo il solletico non riusciva a rimanere fermo. “smettila! Così verrà un pasticcio”
“mi interessa ben poco!” urlò cercando di sovrastare la musica.
Ci fermammo tutti per fare un altro giro di drink, poi di nuovo sotto le luci e un’altra pausa. Ballammo fino alle tre passate, almeno credo, poi uscimmo di lì e cominciammo a vagare per le stradine di Londra, fino ad arrivare a casa di Katie. Grace e Deborah erano completamente andate, tanto che dovevano reggersi a Carl e a Frank per non cadere.
“okay gente, ho una cosuccia per voi”
“James, ti prego dimmi che è quello che penso” disse Carl emozionato come un bambino.
“non ti puoi esaltare così per l’erba che ha portato l’altra volta andiamo!” ribadì Frank
“Facciamolo parlare, magari una volta tanto ha veramente roba buona” Katie lasciò quindi la parola a James “stasera, cocaina”
“stai scherzando?” Frank non era in sé, Carl fece sedere Grace e Deborah sul divano per avvicinarsi al tavolo dove eravamo seduti .“ehm, scusate cos’è questa roba? “
“ oh andiamo, la coca…”Disse Deborah dalla panchina sulla quale era seduta
“ per voi due niente, siete messe troppo male” disse premurosa Katie “la prossima volta bevete di meno puttanelle!”
James ignorò i suoi amici e mi disse “è un tipo di droga, se vuoi provarla sappi che è pericolosa e bla bla bla”
“sono venuta qui per fare nuove esperienze me ne frego della loro pericolosità”
 “ oh be, a tuo rischio e pericolo”
Sniffare cocaina era la prima cosa nuova che facevo nel mondo babbano. Mi fecero assumere una piccola dose che mi procurò una sensazione di felicità del tutto nuova: mi ero scordata di Voldemort, dei mangiamorte, di Bellatrix soprattutto.
James aveva cominciato a raccontare tutti i momenti imbarazzanti dei suoi amici e nessuno riusciva a smettere di ridere. Katie tirò fuori alte bottiglie con varie etichette sopra, che nelle condizioni in cui ero non riuscivo certo a leggere.
Lasciata da parte la droga, mi spiegarono un gioco alcolico che stavamo per fare. Katie preparò tutti i bicchierini e quando toccò a me bere, on appena andai giù un sorso mi venne da rigettare. Corsi in bagno e vomitai, dal salotto sentivo la voce di Katie “lo sapevo che non doveva andarci giù pesante…” e dei passi che  si facevano sempre più vicini.
James mi tirò indietro i capelli e con un elastico li raggruppò in malo modo. Mi sedetti accanto alla tazza dopo aver tirato la catena, mentre James era seduto sul bordo della vasca.
“capita spesso quando si mischiano così droga e alcool”
“ l’effetto della cocaina è già svanito…”
“non durano molto, sono fatte così”
“ come ti senti?”
“sono stata peggio. Mi passi il dentifricio?”
“certo, il sapore del vomito non è il migliore”
Dopo essermi sciacquata la bocca e aver bevuto dell’acqua fresca mi appoggiai al lavandino tirando un sospiro.
“ora si che va meglio”
“ se vuoi domai ti porto qualche altra cosa da provare”
“ sarebbe fantastico… ma ora vado a stendermi sul letto di Katie perché non ce la faccio più sul serio.”
“ tra qualche ora ti sveglierai e ci troverai addormentati per terra in pessime condizioni”
“non vedo l’ora” dissi sorridendo.
La predizione di James fu esatta così mentre dormivano, cominciai a preparare la colazione perché avevo veramente troppa fame.
Quando si svegliarono furono felici di trovare toast caldi, bacon e uova.
Frank masticando il suo bacon disse “in tutto ciò non sappiamo ancora il tuo nome”
“chiamatemi come volete, non ho preferenze”
“secondo me il nome Rebecca ti dona” propose Katie.
“ Katie, volevo chiederti se per caso potevo rimanere da te per un po’” chiesi timidamente
“se continui a cucinare la colazione così, puoi rimanere anche tutta l’estate”
“fantastico!!!”
Guys riporto queste due fanciulle a casa” disse Carl riferendosi a Deborah e Grace
“ ci vediamo” salutai sorridendo i miei nuovi “compagni d’avventura”
“ si è ora che anche noi togliamo il disturbo” anche James e Frank se ne andarono.

Buonsalve snasi! finalmente riposo per le nostre protagoniste: ognuna di loro troverà un po' di pace nella pausa estativa.
speriamo che Irina non si metta tropo nei guai e che Alexia recuperi il tempo perduto
recensite e fateci spere cosa ne pensate!!!

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Capitolo 17
*** Aria di cambiamento ***


Irina’s pov
Le sere successive non furono diverse dalla prima, solo che al posto della cocaina di James, c’erano le metanfetamine di Frank, la marijuana della piantagione della nonna di Grance. Non mi spinsi oltre queste droghe perché dopotutto volevo evitare coma e overdose come mi avevano spiegato.
Oltre ad uscire la sera, ogni tanto ci vedevamo anche di pomeriggio e da sobri. James mi parlava spesso delle loro avventure rendendomi parte del gruppo come se fossi una di loro, Katie mi parlava spesso di come si sentiva riguardo la situazione con Frank, Deborah e Grace erano le mie stiliste personali (abbiamo passato qualche pomeriggio in giro per negozi per aiutarmi a vestire come una di loro) e Carl era un tipo interessante (mi ricordava Fred in effetti).
Dato che alla fine ero riuscita ad inviare una sola lettera ad Alexia dove le raccontavo solo del mio taglio di capelli e qualche piccola “avventura”, decisi di inviarle anche un piccolo regalo. Avevo comprato un pacchetto di garette perché già sapevo che i suoi non sarebbero stati molto contenti di vederla fumare. Ottenni la sua risposte già il giorno dopo quando andai a controllare alla guferia di Diagon Alley. Mi ringraziava per le sigarette, mi raccontava di quanto fosse bello aver conosciuto veramente ei suoi genitori e sua sorella e che le mancavo. Mancava molto anche a me, infatti l’avrei raggiunta il prossimo mese e non vedevo l’ora di dirle nei dettagli tutto quanto.
Avevo ingrandito di molto il mio bagaglio di esperienze e mi sentivo di fatto una persona diversa.
Oramai Draco e Fred erano ragazzi che non mi interessavano più come prima: ero affascinata da come James fosse una novità per me e credo che il mio animo inesperto l’avesse incuriosito.
Una delle prime sere di luglio la passammo da Katie e giocammo di nuovo a quel gioco alcolico a cui non avevo partecipato la scorsa volta.
Non mi sentii male né vomitai, mi divertii semplicemente.
“okay, ora basta vado a stendermi sul tuo letto” James si alzò di scatto dalla sedia e barcollando si diresse in camera.
Mi sentivo particolarmente eccitata e non capivo il perché, ma pensai che se non lo facevo da ubriaca, non avrei mai trovato il coraggio di espormi così tanto.
Lo seguii, ignorando i commenti degli altri.
Quando entrai accostai la porta. Aveva lasciato la maglia per terra e si era sdraiato supino sopra le lenzuola. Mi avvicinai a lui mettendomici accanto, poi con la mano gli accarezzai il petto, l’addome e il basso ventre.
“uh, vacci piano” si girò verso di me per poi salire sopra di me, per rimando allargai le gambe per stare più comodi, facendo alzare di molto la già striminzita gonna. Mi morse il labbro con passione, lasciando che fosse lui a guidarmi: mi baciò, mi morse il labbro e le nostre lingue si toccarono, prima delicatamente poi con più foga. Lo imitai mordendogli goffamente il labbro inferiore, sorrise sulle mie labbra e iniziò a baciarmi il collo: avvertii una scarica di piacere mai provata in vita mia. Stava per farmi un succhiotto ma prima di mordermi lo sentii mormorare “adoro il tuo collo”. Nel mentre, io passavo le mie mani sotto la sua maglietta, stringendolo più vicino a me, facendo aderire i nostri corpi. Misi le mie mani sotto la mia gonna e strappai le calze all’altezza del cavallo, lui, con le mani ben salde sui miei fianchi, mi levò la maglietta e mi fece un altro succhiotto sull’inguine e poi con la lingua arrivò nella mia intimità e per la prima volta provai cosa fosse l’orgasmo.  Quando finì, mi misi io sopra di lui: gli sfilai la maglietta e iniziai a baciargli il petto, l’addome muscoloso, il basso ventre poi gli slacciai i pantaloni abbassandoli con i suoi boxer. “non ero sicuro che volessi arrivare fino a questo punto, sei sicura di sapere come si fa?”
“ qualcuno mi ha spiegato molte cose di questi tempi”
Di qui in poi i miei ricordi erano molto confusi, di certo il sesso orale ricevuto e dato era stato aggiunto alla lista ma quello di cui non ero certa era se fossi ancora vergine o no e la cosa mi preoccupava perché la mia prima volta avrei voluto ricordarla chiaramente.
Mi risvegliai accucciata contro il suo petto, avvolta nelle coperte, con le calze strappate ancora addosso.
Mi girai verso di lui, gli stampai un bacio sulla fronte e mi cambiai, mettendomi qualcosa di pulito dall’ammasso dei miei “nuovi” vestiti che occupavano una parte della stanza.
Quando entrai nella camera della sorella di Katie (rimasta vuota dall’inizio dell’estate poiché lei stava passando l’estate con degli amici in Spagna) vidi Frank sdraiato con accanto Katie.
“allora qui c’è qualcuno che si è dato da fare vedo”
“ senti chi parla! Tu hai occupato la mia stanza” disse uscendo dal letto per raggiungermi sull’uscio della porta.
“vado a preparare la colazione, intanto vatti a fare una doccia Katie!”
Sul pavimento della cucina c’era Deborah mentre sul divano Grace stava russando beatamente, sul tappeto del soggiorno era steso Carl con un pene disegnato sulla fronte.
Ancora una volta ero in cucina a preparare da mangiare per quei pazzi e dire che non avevo mai cucinato la colazione per qualcun altro prima del mio arrivo a Londra.
Quando James entrò in cucina si comportò come se non fosse successo nulla e da un lato neanche a me importava più di tanto.
Subito dopo James tutti gli altri furono risvegliati dall’odore dei toast e del cioccolato.
Il giorno dopo inviai una lettera ad Alexia dicendole che l’avrei raggiunta a fine luglio e poi raggiunsi gli altri per entrare in una discoteca aperta da poco.
Ogni settimana cambiavamo discoteca e io ogni settimana conoscevo un bel ragazzo con il quale mi ci sentivo per 5 o 6 giorni: mi lasciava soddisfatta e io lasciavo soddisfatto lui.
Era l’ultima settimana con loro e tutti erano molto tristi
“facci sapere se la prossima estate tornerai” Grace e Deborah erano rimaste sconvolte quando avevano saputo che non sarei rimasta anche ad agosto.
“non dimenticheremo mai le tue colazioni” – “ e io il tuo tatuaggio a forma di pene sulla fronte” dissi strofinando la fronte di Carl dove ormai non c’era più traccia del disegno.
“ voi due vedete che dovete fare” indicai Frank e Katie la quale mi abbracciò sussurrando “mi mancherai farm girl”.
Poi abbracciai James “sei stato il primo ragazzo che mi ha fatto orgasmare, ne andrei fiero” mi strinse forte e con un sorriso triste mi salutò con un leggero bacio sulle labbra.
Raggruppai tutti i vestiti in un borsone che Katie mi aveva prestato e mi incamminai verso King Cross dove Alexia mi aspettava con i suoi genitori.
Mentre aspettavo difronte l’entrata della stazione, passai le dita sulle mie labbra e ricordai le settimane precedenti: era stato tutto così nuovo ed emozionante, non vedevo l’ora di dire tutto ad Ale… chissà se mi avrebbe riconosciuto con quel taglio di capelli e con questo nuovo colore.
“Irina? Sei tu?”
“ Aleee”
“ mio dio i tuoi capelli!!!”
“ah lo so, volevo fare una pazzia”
“ci sei riuscita direi… andiamo, ti presento i miei e mia sorella”
La sua famiglia mi accolse come una vecchia amica, erano molto gentili con me forse anche perché sapevano di quello che avevo passato…
Alexia mi aveva detto che Andromeda somigliava molto a Bellatrix ma non immaginavo così tanto. La mia migliore amica notò la mia faccia e mi spiegò che l’effetto strano passava dopo qualche giorno che i vivevi insieme.
 
Alexia's pov
Dopo aver passato quasi due mesi in compagnia della mia famiglia avrei visto Irina.
Il tempo era passato velocissimo e la confidenza che avevo acquistato con i miei era impressionante, soprattutto quando, in una giornata particolarmente calda, avevamo svegliato Dora a suon due secchi d'acqua gelata (letteralmente visto che c'erano dei cubetti di ghiaccio dentro).
Non ero mai stata meglio e i giorni tristi e tetri passati al Manor sembravano solo un lontano ricordo.
Avevamo detto ad Irina che la saremmo passata a prendere a King's Cross e lei arrivò puntuale.
Quando richiamò la mia attenzione salutandomi quasi non la riconossi.
Aveva il lato destro della testa rasato e il resto dei capelli neri con le punte viola scuro, una nuova luce le illuminava gli occhi e camminava con più sicurezza di molti mesi prima.
“Irina? Sei tu?” dissi osservandola.
“Aleee” rispose abbracciandomi calorosamente.
“Mio Dio i tuoi capelli!” dovevo dirglielo, erano fantastici si...ma stravaganti.
“Ah lo so...volevo fare una pazzia” rispose sorridendomi
“Ci sei riuscita direi…” asserii facendo una pausa e toccandole le punte tinte.
“Andiamo ti presento i miei e mia sorella” le dissi emozionata.
Ci avvicinammo a loro e la reazione d'Irina non mi soprese, guardando mia madre sbiancò.
“Si può sapere perché avete tutte questa faccia quando mi vedete?!” sbottò mia madre alzando un sopracciglio.
Se con quell'affermazione aveva provato a calmarci, ci aveva solo spaventato di più.
Con quell'aria arrabbiata sembrava una copia spiccicata di sua sorella maggiore.
“mamma, non il sopracciglio per favore...” cercai di sussurrarle come avevo fatto durante tutta l'estate.
“oh giusto...scusa. Sono Andromeda, piacere! Tu devi essere Irina, Alexia ci ha parlato molto di te” si presentò mia madre stringendo la mano alla mia migliore amica.
Una volta fatte le presentazioni arrivammo a casa mangiando una ciambella offertaci dai miei.
 
Irina's pov
Arrivate a casa di Alexia non le feci nemmeno chiudere la porta che le raccontai tutto.
“Capelli … io, ragazzo ...James! Io e lui! Discoteca e luci.Tanto da bere! Fumoooo, Katie!” Alexia aveva una faccia buffissima provando a collegare tutte le parole chiave che le buttavo giù.
“hey ...calma, calma, calma, Veela! Ricomincia collegando tutto” disse divertita.
“allora... sono arrivata a Londra e ho deciso di tingere i capelli, la ragazza che me li ha tinti mi ha offerto di vivere da lei per un paio di mesi... fino a qui ci sei?” le domandai veloce.
“si...fammi indovinare lei si chiamava Katie?” chiese lei.
“si! Esatto, mi ha fatto provare un sacco di discoteche... ah, giusto, sono delle sale enormi con luci e musica altissima dove si balla...” dissi provando a spiegarle cos'erano visto che si trattava di luoghi babbani.
“okay, figo dovremmo andarci un giorno...” disse pensierosa.
“sii! Ho bevuto dei drink con un sacco di alcool e non puoi capire quanto sia comodo fumarsi una sigaretta senza l'ansia che Piton ti tolga i punti!” dicendo questo sul viso della mia migliore amica si era dipinto un sorriso ebete... avrebbe dovuto spiegarmi un paio di cosette.
“poi sono entrata in sintonia con questo ragazzo... James, e sembrava che stessimo insieme e...” non sapevo come la mia migliore amica avrebbe preso la notizia e infatti ci andai piano.
“e voi cosa?” chiese mentre masticava una caramella.
Feci una faccia per farle capire e quasi si strozzò “Irina! Ci sei andata a letto?!” urlò accusatoria.
Le intimai di abbassare la voce “no! Cioè non mi ricordo...” ecco ...pessima scelta di parole.
Si era allontanata un po' per buttare la cartaccia “cosa vuol dire che non ti ricordi?” mi chiese spiegazioni: “che ...eravamo un po' brilli ma sono al 90% sicura di non avere fatto nulla...” le spiegai convinta.
“se non siete stati insieme...allora cosa avete fatto?” chiese ingenua, si vedeva proprio che non si era mai trovata in certe situazioni.
“beh noi... abbiamo fatto quello che si fa prima di fare sesso Ale...” okay... simulava conati di vomito.
“tu hai fatto un pom...” un altro conato.
“si, credo proprio di si...”
La sua faccia era lontano dall'essere comprensiva, era inutile che faceva la santarella, lei e Harry ci erano andati vicini una miriade di volte solo che lei preferiva altri tipi di divertimento che quello che avevo fatto io.
“ma se tu e Harry ci siete andati vicini un sacco di volte!?” - “scherzi! Lui voleva ma io lo fermavo sempre, lo sai che preferisco altro; ma poi lo conoscevi da pochissimo? Sei sicura di aver fatto la scelta giusta?” chiese titubante.
“mica ci ho fatto un figlio, Ale!” gridai mentre lei era tutta sulle sue.
“no... però...boh non lo so, se te la sentivi vuol dire che...che si insomma, avrai fatto bene, avevi le tue ragioni” mi rispose insicura di quello che stava dicendo, come se lo dicesse solo per farmi piacere.
Si creò una strana atmosfera di imbarazzo e una strana sensazione mi attanagliò lo stomaco, la scansai e cambiai discorso.
“invece tu? Che mi dici?” che Merlino mi aiuti!
“beh.. niente di che, cioè qui sto benissimo, è bellissimo doversi svegliare senza una sentenza di morte fissata per l'ora del thé” risi per alleggerire la tensione.
“Dora mi fa morire dalle risate e c'è una bellissima atmosfera qui e poi...” ecco, ora glielo avrei chiesto!
“e poi...?” insistetti “oh...niente di che, perché non andiamo a farci un bagno in piscina, ti presto uno dei miei costumi!” cercò di sviarmi.
“ah no! Non mi freghi carina! Che succede tra te e il pipistrello?” eccola qui, arrossì velocemente e distolse lo sguardo.
“cosa stai insinuando? Cosa vuoi che ci sia?!”
“ehhh no! Tesoro mio! Vi ho visti, con le manine strette o a litigare come una vecchia coppietta di sposini!” sembrava un peperone.
“ma cosa dici?! Lui è il bastardo professor Piton e io una sua povera vittima... tutto qui. Su andiamo a farci un bagno!” la lasciai stare per quel pomeriggio ma sarei passata all'attacco di nuovo appena mi si sarebbe presentata l'occasione.
 
Alexia's pov
Passare un mese con Irina era stato semplicemente epico, tra alzatacce con caccabombe e bagni in piscina con più acqua fuori che dentro di sicuro ci saremmo ricordate di quell'estate per sempre.
Irina sembrava davvero cambiata, non saprei dire se in meglio o in peggio ma sicuramente era diversa.
Collegai questo suo cambiamento repentino al suo passato e alla sua necessità di rivalsa contro la famiglia e contro il suo destino ma mano mano che andavamo avanti speravo che ritornasse quella di prima, quella di sempre.
Verso la fine delle vacanze ci fu una festa a casa dei Weasley e fu bellissimo rincontrare tutti.
Hermione, Ron ed Harry erano sempre gli stessi mentre Ginny e i gemelli sembravano cresciuti parecchio nel giro di un paio di mesi.
Irina's pov
Avevo sempre adorato l’aria di famiglia che si respirava a casa Weasley e poi avrei rivisto Fred… anche se non lo davo a vedere, una piccola parte di me era preoccupata su come mi sarei dovuta comportare con lui.
Dopo cena io e gli altri uscimmo in giardino per fare due passi, così colsi l’occasione per avvicinarmi al gemello e parlare.
“hey Fred!” – “ Irina… che mi racconti?” sembrava in imbarazzo. “che ho passato un’estate stravagante e divertente, lontano da preoccupazioni e problemi. Ma ora sono qui e tutto sta per tornare come prima…” – “ no, tu non tornerai ad essere come prima” – “ sono cambiata ma non sono un’altra persona” dissi seria.
“ no ma ho visto i tuoi comportamenti, il tuo modo di fare: non sei più l’ingenua e dolce Irina, ora sembri una metallara di quelle babbane a cui non importa nella del mondo!” – “ le persone cambiano continuamente, solo perché ho qualche esperienza in più non vuol dire che non sono più dolce! E poi l’ingenuità non è sempre una cosa positiva.” Dissi iniziando ad arrabbiarmi. Fred si fermò, e si mise una mano sulla guancia “scusami Irina, è che sono nervoso e avevo bisogno di dirti quello che pensavo. Io non sono arrabbiato con te, è giusto che t prenda le tue decisioni e faccia ciò che vuoi perché sei libera di farlo, e non vuol dire che io non tenga più a te, ma anzi, adesso più che mai sono preoccupato per te” – “e perché dovresti essere più preoccupato?” – “ perché dopo quel poco che ci hai raccontato prima ho capito di che posti hai frequentato e che genere di cose girano lì” abbassai lo sguardo, consapevole del rischio che avevo affrontato assumendo quelle droghe.
“Irina, dimmi che non prendi ancora quelle sostanze e promettimi che non le cercherai e che semmai ti verrà la tentazione troverai una soluzione. Sappi che io ci sarò per te e che anche Alexia capirà e ti aiuterà”
“ti prego, non dirglielo, non voglio farla preoccupare inutilmente perché io non le assumerò più. “
“ ora va meglio” disse lui premuroso, mentre lo abbracciavo nascondendo il volto contro la sua maglietta.
Alexia's pov
Io e Harry eravamo tornati amici più che mai e rincontrare il trio mi aveva sicuramente fatto molto bene.
Arrivò presto il giorno del ritorno a scuola e allontanarmi della mia neo-famiglia fu più difficile di quanto mi aspettassi.
Nel treno per Hogwarts l'attenzione della mia migliore amica fu richiamata da alcuni Serpeverde con i quali passò la maggior parte del viaggio lasciandomi con Luna ed Hermione ad assistere alle loro famose litigate sull'esistenza dei Nargilli.
Decisi di rimanere in contatto soprattutto con mia sorella visto che era molto giù per la morte di Sirius, ritenendosi la diretta responsabile dell'accaduto.
Avevamo passato intere giornate a cercare di convincerla a far tornare il suo animo da Metamorfomagus ma nessuna delle nostre parole era riuscita a farla sentire meglio.
I momenti di allegria erano pochi per lei e tutti concentrati ai sporadici incontri con Remus Lupin.
Io ci avevo visto lungo e avrei indagato in un secondo momento... avevo da pensare al tragico mese di Settembre durante il quale bisogna riabituarsi a svegliarsi alle sette del mattino.



Dopo un poì di tempo eccoci tornate con un nuovo capitolo!
La scuola sta per ricominciare e c'è questo segreto di Irina che avrà delle conseguenze così come il fatto che Alexia non dica ciò che prova apertamente per Piton alla sua migliore amica
fateci sapere se vi sta piacendo e commentateeee

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Capitolo 18
*** Oxycodone ***


Alexia’s pov
 
Naturalmente il primo giorno ero in ritardo per le lezioni e correvo tra un corridoio e un altro che sembravano stranamente vuoti.
 
Sfrecciai nell'ultimo corridoio che mi portava dritta all'aula di difesa contro le arti oscure.
 
Hermione e le altre quella mattina proprio non volevano alzarsi e le avevo lasciate nei loro letti a dormire visto che alcune di loro cominciavano alle nove.
 
Sicuramente Herm era già dentro e mi avrebbe fatto una ramanzina sulla puntualità e la mia fissa per i capelli.
 
“Black! Si può sapere dove vai così di corsa...”una voce dietro di me mi destò dai miei pensieri.
 
Era Piton, dovevo controllare le mie guance ma credo che con tutta la cipria che mi ci ero messa non sarebbero state capaci di arrossire neanche con due chili di vernice.
 
Mi girai e lo vidi, era identico a come lo avevo lasciato.
 
“vado in classe...sono anche in ritardo ,quindi buon giorno e arrivederci!” dissi rigirandomi.
 
“Black...” - “ lo so... sono in ritardo quando non dovrei esserlo, non dovrei correre nei corridoi e … ti sembra questo il modo di rivolgerti ad un professore, ho dimenticato qualcosa?”  dissi citandolo e finendo per ridacchiare.
 
“cinque punti in meno a Grifondoro e no... non sei in ritardo, ma in anticipo per una volta... in largo anticipo direi...” cosa?!
 
“scusi … sono adesso le otto e cinque!” risposi col fiatone.
 
“no...sono adesso le sette e cinque e ,a meno che tu non sia incaricata di mettere apposto l'aula prima d'iniziare, dedurrei che la tua sveglia va un'ora indietro” Mi misi una mano sul petto e l'altra sulla fronte.
 
Che figuraccia, l'anno non poteva iniziare meglio.
 
“non ci credo...io ora aspetto qui e mi metto a dormire!” dissi indicando le panchinette presenti vicino al corridoi.
 
“non credo proprio che ti permetterei di sembrare una strega alla quale hanno tolto la bacchetta e che si accampa in una panchina...” strano, l'anno scorso si sarebbe divertito a chiamare tutti i studenti della scuola e a togliere tutti i punti a grifondoro per la mia mancanza d'eleganza...
 
Momento d'imbarazzo, che cosa dovevo dirgli per tenere accesa la conversazione?
 
Ma , soprattutto , perché dovevo tenerla accesa?
 
“Hai ancora bisogno di medicazioni? La spalla ti crea ancora problemi?” chiese serio, ah menomale che aveva detto qualcosa lui!
 
“oh...no, non mi fa quasi più male in effetti...” situazione di prima...
 
“ha già fatto colazione? Io no, vado in Sala Grande, se le va qualcosa può venire... con me” ma che gli ho chiesto?!
 
Che idiota, mamma mia vorrei sprofondare.
 
Sembrò sorpreso dal mio invito.
 
“non faccio mai colazione...” - “male! E' il pasto più importante del giorno! Ci credo che è sempre così...” idiota di nuovo!
 
“così come Black?” mi chiese con un sopracciglio alzato.
 
“ho fame...tanta...vado!” corsi via ma un incantesimo mi prese per il mantello facendomi ritornare ad un passo da lui.
 
“non si sfugge dalla mie conversazioni Black...”
 
“ehm giusto... beh dire sempre è un pò esagerato ma ...ecco ...a volte, può apparire un pò...” - “ un pò...?” disse lui esortandomi a continuare.
 
“un pò...acido...”poi ripresi in fretta per difendermi “ma in effetti sono più acida io... si sicuramente! Soprattutto la mattina! Sono così acida che...” la sua espressione era impassibile così mi giocai l'ultima carta che avevo a disposizione “...senta, tolga altri cinque punti alla mia casa...” dissi a denti stretti e velocissimo strizzando gli occhi.
 
“Severus!” una voce femminile mi fece voltare di quel poco che mi era consentito a causa dell'incantesimo.
 
Era la Mc Granitt.
 
“lasciala andare... Santo cielo... cosa ha fatto questa volta! Black è solo il primo giorno! Vuoi darci un pò di tregua?” sorrisi cercando una via di fuga.
 
“possiamo parlare un attimo o sei troppo occupato nella conversazione con Alexia?” risposi io per lui “no! E' liberissimo! Possiamo continuare un'altra volta vero? Ora mi libera e io vado a fare colazione!” sentii la presa farsi più debole e sgattaiolai via dicendo “lo sa, basterebbe anche solo una spremuta!” ero sicura di essere stata maledetta mentalmente.
 
 
 
 
Irina’s pov
 
Mi misi le scarpe e alzai lo sguardo verso lo specchio: la mia camera ad Hogwarts era più grande della precedente e inoltre aveva uno specchio molto antico ,più una finestra sul lago nero semplicemente stupenda.
 
Mi accorsi che i capelli viola, di cui avevo rinnovato il colore poiché era andato per la maggior parte via, mi avevano stufato. Però alla fine erano riconoscibili da una grande distanza ed erano particolari... li avrei tenuti un altro po' magari.
 
Ero dimagrita leggermente, ma non era male perché alla fine stavo bene lo stesso.
 
Iniziai a truccarmi e pettinarmi per andare a lezione dato che ero già in ritardo: prima ora trasfigurazione, seconda pozioni e terza storia della magia... che giornata leggera!
 
Arrivata a lezione mi sedetti al terzo banco: il primo l'avevo abbandonato da quando ero tornata, non mi piaceva più essere in prima linea davanti gli insegnanti.
 
Già da quando ero entrata avevo sentito dei sussurri e sapevo che parlavano di me, così con un sorriso sarcastico dissi " se avete qualcosa da dire o chiedere sono qui ". I due ragazzi dietro di me mi guardarono incuriositi e domandarono " vogliamo sapere di quello che è successo quest'estate! I capelli e tutto "
 
" come fate voi..."
 
" le voci girano" avevano riposto ridendo tra di loro.
 
Da quell'episodio le voci girarono più che mai, molto spesso mentre ero in cortile dei ragazzi più piccoli si avvicinavano ed altri più grandi volevano fare amicizia con me. Tutta la timidezza era svanita e questa nuova me era molto più sicura di te, in più Draco, che a quanto pare ogni tanto mi ricordava della sua esistenza, era geloso vedendomi circondata da quelle attenzioni che prima lui aveva.
 
Avevo così voglia di ricordarglielo che un giorno mentre mi dirigevo verso l'aula di incantesimi, dopo aver salutato Alexia che invece stava andando a leizone di storia della magia, circondata dai miei nuovi amici gli dissi mentre passavo "hey Malfoy, dove sono finiti tutti i tuoi scagnozzi?" provocando una risata generale.
 
Evidentemente questo episodio gli diede fastidio, infatti nel pomeriggio mi venne a cercare
 
" Irina, dobbiamo parlare!" mi disse con un’espressione molto seria.
 
" oddio che c'è? hai finito la gelatina?" mi sorrise per un brevissimo momento, ritornando subito serio.
 
" non sto scherzando, ti rendi conto del tuo atteggiamento? " alzai un sopracciglio che Alexia avrebbe definito ' alla Piton '.
 
" senti, io mi comporto come mi pare okay? okay, bene, ciao "
 
" non ti riconosco più, sei cambiata Irina. E per quanto possa apprezzare il tuo lato Serpeverde, ti preferivo prima" girò i tacchi e se ne andò. Ora come ora, non mi interessava più di tanto quello che lui pensava di me... forse.
 
La sera Alexia salì in camera perché dovevo assolutamente farle vedere un vestito e poi era da troppo che non facevamo una lunga chiacchierata.
 
La feci accomodare nel letto. Sembrava parecchio stanca "tutto ok, miss occhiaie?" mi lanciò un'occhiata sarcastica "ho dormito poco, tu?" le feci spallucce e ci guardammo per qualche secondo.
 
Non sembrava molto felice di stare con me, "se vuoi parliamo un'altra volta...se sei così stanca?!" mi guardò per qualche secondo "no dai ,posso reggerti per qualche minuto" disse terminando con una mezza risata.
 
"ah ah ah" le feci il verso " c'è qualcosa che non va, non mi dici nulla, sei strana. Sai che puoi fidarti di me, vero?"
 
"non lo so, dimmelo tu. c'è qualcosa che non va? " rispose aggiustandosi la gonna.
 
" beh direi di si. prima se eri stanca non ti importava: stavamo comunque insieme e tu dormivi sul letto... era diverso" cosa le prendeva ultimamente?!
 
"sai, credo tu abbia dannatamente ragione, era diverso" questa volta era seria e mi fissava con un’aria leggermente preoccupata.
 
" non capisco cosa sia cambiato: il tempo che passiamo inisieme è sempre più o meno lo stesso anche perchè con tutte le lezioni e i compiti che abbiamo ci vediamo giusto durante i pasti, nelle pause e la sera. come sempre, ricordi? "
 
" mmm...no, è qui che ti sbagli. Questo è quello che succedeva l'anno scorso. Adesso durante i pasti, nelle pause e la sera ti spacchi di sigarette e parli con i tuoi ...nuovi amici" fece le virgolette con le mani.
 
" per le sigarette le sto diminuendo e poi scusami se anche io, come te, ho degli amici. E poi non sto sempre con loro!" mi stava facendo arrabbiare, solo perché ora anch’io mi mettevo in mostra lei faceva l’acida.
 
"Irina non so quale film tu stia vedendo ma... davvero, saremo state insieme circa due ore in una settimana. Il che può succedere, per carità. L'altr'anno ero la prima che credeva ti sarebbero serviti degli amici che ti guardassero le spalle. Non credo che mi stia bene che tu abbia amici che ti guardano altro... tipo il culo!" ormai avevamo alzato i toni.
 
" non succederà ancora, e poi andiamo! veramente è un problema? Prima non mi guardava nessuno e adesso che sono cambiata, finalmente, le persone mi notano, sono qualcuno ora! " affermai indicandomi.
 
"ora sei qualcuno per chi ha bisogno di parlare di qualcuno, prima eri qualcuno per chi voleva solo il tuo bene" quella frase sembrava troppo saggia, non poteva venirmi a fare la morale, soprattutto dopo che ci aveva provato con Piton!
 
" non è così! Ora, dato che conosco qualcun e passo del tempo con loro, tu ti stai arrabbiando? io non so veramente che dire..."
 
"non c'è niente da dire Irina, la verità ce l'hai sotto gli occhi, solo che è troppo scomoda da capire!"
 
" scomoda come gli anni in più di Piton?" non avrei voluto dirlo veramente ma, l’istinto e l’arrabbiatura, me l’avevano tirato fuori.
 
" perchè dici questo ora?!" mi rispose dopo molto e tirando su col naso, aveva le lacrime agli occhi e sinceramente anch’io ma lei le esibiva come un marchio di fabbrica e io le coprivo con i capelli.
 
" oppure il fatto che è il tuo professore? io non so veramente perchè ti stai complicando la vita, proprio ora che finalmente hai una famiglia, perchè riempirti la testa di pensieri tristi? Goditi la tua famiglia perchè non durerà per sempre, credimi non dura per sempre. Dovresti essere felice, non andare dietro ad un professore..." ero stata molto dura con lei.
 
"continui a cambiare argomento, si stava parlando di te..." provò lei.
 
" non volevo farti sentire fuori dal palcoscenico dato che ci sei sempre. Voi grifoni non fate altro..."
 
" e allora sei un'idiota..." non mi fece finire e subito disse questa frase girando il volto.
 
" si, okay? se questo è un problema allora perché sei ancora qui? "
 
Senza aggiungere altro, Alexia se ne andò senza neanche guardarmi in faccia.
 
Chiusi la porta sbattendola violentemente... non potevo credere a tutto quello che avevo fatto. Dallo specchio vedevo la mia figura rilessa: la faccia sconvolta, le mani tremanti per la rabbia. Rabbia si, ma non contro Alexia, contro di me. avevo fatto un bel casino e non sarebbe andata bene. Chiusi le mani a pugno, le unghie iniziarono ad affondare nella carne, lascandomi dei segni rossi sui palmi pallidi. Gli occhi erano rossi e nella mia testa tutta la discussione si stava ripetendo, come un eco. Risentivo le mie parole taglienti come se non le avessi dette io. Iniziai a singhiozzare, mi misi le mani nel capelli e le chiusi stringendoli. Dovetti chiudere gli occhi perché vedermi allo specchio mi faceva ribrezzo. Come avevo potuto dire tutte quelle cose alla mia migliore amica?! “Io non sarei nemmeno qui” mi dissi “se non fosse per lei”
 
Avrei dovuto solo che ringraziarla per tutto quello che aveva fatto per me, invece non avevo fatto altro che ferirla... per cosa poi? Una manciata di amici in più e qualche conoscenza. Avevo buttato tutto ciò che avevo nel secchio: dalla mia famiglia, ai miei amici veri, a Draco e poi lei, lei che era l'unica cosa che mi teneva ancorata a terra, che mi dava una ragione per non mollare mai.
 
Pensavo a lei quando ero in crisi, quando avevo bisogno di una risata in più o di un consiglio perché lei era l'unica persona più vicina ad una sorella che avessi mai avuto. Ora non avevo neanche lei. Riaprii gli occhi e le lacrime caddero come una pioggia in autunno, e in un attacco di rabbia diedi un pugno al vetro, non sentii neanche il dolore. Mi inginocchiai davanti allo specchio, scostando i vetri sporchi di sangue che mi avevano tagliato, poi stremata, mi sedetti e mi abbracciai le ginocchia.
 
Grazie al cielo, la mia era l'unica stanza singola perché non avrei sopportato la presenza di altre persone in quel momento così delicato. La mattina mi alzai svogliata, senza neanche truccarmi. L'unica accortezza che ebbi fu quella di trovare un pezzo di stoffa e fasciare i vari tagli dopo aver tolto le schegge di vetro. Mentre scendevo molti mi salutavano, ma io rispondevo con secco cenno della testa. Non mi importava più di nulla, ero distrutta, non riuscivo ancora a capacitarmi della mia situazione. Quando entrai in sala grande per la colazione, mi volta i verso Alexia che, quando incrociò il mio sguardo, lo distolse stizzita.
 
Avevo gli occhi gonfi e rossi e la mano ferita mi bruciava, se alcuni si avvicinavano li mandano via ,dicendo di non avere voglia di parlare. Seguii le lezioni per modo di dire, e appena finirono, non avevo voglia di tornare in camera. Così andai in giro per il castello, senza meta. Mi ritrovai a gironzolare intorno all'infermeria, senza sapere il perché il mio subconscio mi avesse diretto lì.
 
Mi decisi ad entrare e a frugare un po' in giro: quando vidi lo scaffale dei medicinali capii perché mi trovavo lì. Gli antidolorifici, l’Ossicodone, erano lì che mi chiamavano, così, anche se un po' titubante, presi qualche pasticca e andai via prima di essere scoperta.
 
Alexia’s pov
 
Uscii dalla camera di Irina arrabbiata come non mai, la testa mi batteva per il nervosismo e le mani si sfregavano l’una con l’altra.
Ah si eh! Io ero la visionaria che la separava dalle sue sanissime amicizie! Io ero quella imbecille che le preservava i polmoni o il fegato! Bene non ero la sua mammina, ero la sua migliore amica e ,a quanto pare, non aveva bisogno di nessuna delle due.
Aveva messo in chiaro che perdevo il mio tempo a parlarle. Chiaro, la verità brucia.
E non tutti vogliono scottarsi, correvo per i corridoi senza sosta.
Uscivano lacrime di nervosismo e rabbia e non le fermavo.
“Hey Black ,fa un favore a tutti e non farti trovare nei nostri corridoi, i serpeverde hanno un atmosfera particolare, preferirei che non si sporcasse  con la tua stupida aria da lecca-piedi di Potter!” Crabbe era dietro di me e si comportava come se fosse il re della scuola.
La rabbia era davvero troppa ,strinsi i pugni fino a ferirmi, lasciando scivolare i rivoli di sangue lungo i polsi.
“che c’è zia Bella ti ha tagliato la lingua?” la voce era coraggiosamente arrogante.
Si avvicinò a me, potevo sentire il suo schifoso fiato sul mio collo.
“beh se la beccherò in giro le stringerò la mano in tal caso, a fatto un favore alla comunità magica” riuscii solo a biascicare qualche parola stretta “se …la beccherai” mi girai ,fronteggiandolo “se la beccherai…”  ripetei avvicinandomi al suo volto “tutto un discorso di possibilità tesoro…” il mio ginocchio finì senza neanche bisogno di pensarci nelle sue parti basse. Gli feci così tanto male da farlo piegare.
Caricai un pugno dritto sul suo naso e lo stesi, gli saltai addosso e un altro pugno raggiunse il suo viso.
“così si fa bambolina…”
“ma che cazzo dici stronza?!” Crabbe si teneva il naso probabilmente rotto e mi guardava terrorizzato.
Mi fissai la mano per qualche secondo, era tutta ammccata e piena di sangue.
Ma cosa avevo fatto?! E soprattutto cosa avevo detto?!
Mi alzai e mi girai di scatto spostandomi i capelli dal viso.
Ero spaventata di me stessa.
“quando lo verranno a sapere!” il verme si era rialzato e mi stava dietro.
Mi spostai velocemente, trovandomi a faccia a faccia con lui che fece qualche passo indietro ancora diffidente.
“se …lo sapranno Crabbe. Se…” i suoi occhi si fecero più aperti e facendo più passi indietro sgattaiolò via.
Avevo fatto qualcosa della quale sicuramente mi sarei pentita. Non potevo pensare anche a quello adesso.
Non ero io, non ero io quella che aveva colpito Crabbe.
Tornai nei dormitori e non dormii neanche un minuto.
La mattina si fece attendere più del previsto.
Sgattaiolai in infermeria e presi qualche garza fasciandomi il polso e le nocche insanguinate e poi mi diedi una sistemata.
Andando a fare colazione la vidi, anche lei aveva una mano fasciata e stava da sola, stranamente non era costellata da amici fighi che le facevano la corte.
Forse anche lei aveva picchiato Crabbe ,oh beh la prospettiva mi faceva sorridere.
Non mi ero pentita di averlo colpito però. Credevo che l’avrei fatto ma a quanto pare mi sbagliavo.
L’avrei rifatto miliardi di volte.
 
 
Irina’s pov
 
L’episodio delle pasticche fu solo il primo di altri tre o quattro episodi: non trovavo altro modo per stare meglio, con quelle pasticche avevo qualche ora di sollievo dai miei pensieri.
 
Però le mie azioni non passarono inosservate anche perché il mio aspetto mi tradiva: avevo le guance scavate, le occhiaie e gli occhi perennemente gonfi. Cominciavo a fare fatica a stare concentrata e i compiti li facevo poco e male.
 
Alexia sembrava essere totalmente indifferente a tutto ciò, al contrario di Piton che ormai aveva capito chi fosse il ladro. Infatti, mi convocò nel suo ufficio per discuterne.
 
Alexia’s pov
 
I giorni passavano e la situazione si faceva sempre più complicata solo perché nessuna delle due voleva chiedersi scusa.
Odiavo l’atmosfera ma non ero io che l’avevo creata e non ero io che dovevo risolverla.
 
Oltretutto Irina si vedeva sempre di meno e, quando la incontravo, aveva occhiaie viola e un’aria malata tutto il tempo.
Era chiaro che qualcosa non andava ma non sapevo cosa fare.
Cominciavano anche a circolare delle strane voci sul fatto che sparissero delle pasticche di antidolorifici e che non si conoscesse il responsabile.
Non sapevo più cosa pensare e Piton mi aveva persino convocata nel suo studio per quello che era successo con Crabbe.
Quell’imbusto aveva fatto la spia, gliel’avrei fatta pagare.
Mi presentai lì con lentezza epocale ma quando arrivai mi resi conto che c’era già qualcuno a parlare col professore e che quel qualcuno era Irina.
Decisi di posizionarmi dietro la porta e sentire che dicevano, sarebbe stato facile dopotutto e avrei capito cosa c’era che non andava veramente.
 
Irina’s pov
 
" so che sei tu che rubi le scorte dell'infermeria, è inutile negare anche perché è fin troppo palese. Per questo, verranno tolti dei punti alla tua casa. Probabilmente per colpa tua la perderemo quest'anno, non ti senti neanche un po' in colpa? Un minimo di vergogna?"
 
" sinceramente, professore, mi interessa ben poco al momento a coppa delle case. Ora i miei problemi sono altri. "
 
" lo riconosco, pensavo fossi più forte, più ragionevole "
 
" mi dispiace deluderla, le aspettative a volte superano la realtà... "
 
" dobbiamo risolvere questo problema, non puoi andare avanti così. Questi medicinali stanno attaccando non solo il tuo rendimento scolastico, ma anche la tua salute e Silente non permetterà mai che una sua alunna si ritrovi in questo stato. Dovrai fare una bella disintossicazione, sai. "
 
" è inutile. Mi tolga tutto: medicinali, sigarette, qualsiasi distrazione, ma il problema rimarrà sempre perché il problema sono solo io. Lasciarmi da sola senza nulla consisterebbe nella mia autodistruzione. Non vedo via d'uscita purtroppo... "
 
" io si. Alexia ora puoi smetterla di origliare, tu ed Irina dovete parlare e risolvere. "
Il professore mi aveva stupito: non mi sarei mai aspettata una cosa del genere.
 
Riaffrontare Alexia dopo tutto quello che era successo sarebbe stato un duro colpo per me. Non potevo più nascondermi: il mio volto parlava da sé e i graffi di qualche giorno prima erano ancora lì rosse, in contrasto con la mia palle bianca.
 
 Piton fece accomodare Alexia nella sedia accanto alla mia.
Ostentava una certa sicurezza, aveva il mento alzato e uno guardo fiero: sembrava quasi Bellatrix.
"Che poi, Black, io e te dobbiamo parlare perché Crabbe ha riportato vari lividi e un naso rotto e la colpa è tua" Alexia era seduta sulla sedia accanto alla mia e nascondeva la mano destra, probabilmente perché ancora aveva i segni della colluttazione.
Senza pensarci, istintivamente, dissi " sono stata io, non vede la mia mano? "
" Greengrass non intrometterti, non sei stata tu! "
" Allora guardi la mano di Alexia. Lei è mancina: vede il segno della penna sul dito " sapevo benissimo che Alexia era ambidestra e ogni tanto usava la sinistra, cercai di fare quello che potevo anche se sapevo che non sarebbe bastato a risanare quello che era successo tra noi.
“ non mentirmi, ti stai scavando la fossa da sola” disse il professore scandendo bene le parole “ è ora che voi risolviate questa faccenda, e dato che non vi guardate neanche in faccia, l’unica soluzione che ho trovato era quella di convocarvi qui. “
La boccetta dell’Ossicodone era ancora sul tavolo, ma Alexia l’aveva appena notata.
“ora uscite e chiarite, evitate l’omicidio” puntualizzò  lui.
Alexia si alzò di scatto, afferrò la bocchetta e la buttò per terra con rabbia.
“ io non ho niente da dire “ si incamminò verso la porta.
“ oh non penso, c’è chiaramente qualcosa che non va. Dato che non siete due bambine, non sarò io a dirvi come risolvere. E poi “ disse indicando Alexia “ tu leva quest’aria di superiorità dalla faccia e smettila di fare l’orgogliosa che non serve a niente. E tu ” parlando a me “ non fare quella facci da cane bastonato e mostra un minimo di forza “
Alexia uscì sbattendo la porta e io pensando tra me e me mi dissi no, non può continuare così così anche io mi alzai e la seguii.
“Hey!  “ Alexia che era un po’ più avanti, non si fermò “ aspetta, dobbiamo parlare”
 Mi misi a correre per raggiugerla “ vuoi ascoltarmi un attimo, per favore? “ mi misi davanti a lei bloccandole la strada.
“ mi fai passare? “
“ no, non finché non chiariamo questa faccenda. Ti rendi conto che Piton ci ha fatto convocare per questo? “
“ fino a prova contraria, ti ha convocato perché eri sull’orlo di un’overdose e io ho pestato Crabbe “
“ E vuoi provare ad indovinare il motivo di ciò? “
“ Ah no! Non mi vorrai incolpare del fatto che hai preso a drogarti?!  “
“ no, certo che no! Solo… sai il fatto che mi ignori del tutto potrebbe essere un fattore aggravante, come se la situazione non lo fosse già abbastanza. Non ti incolpo, perché quella debole qui sono io, non tu. Se ho ripreso a drogarmi è perché non riesco a sopportare più questa merda, questo non ti guardo più in faccia. Ho fatto una marea di cazzate e non mi aspetto che tu possa perdonarmi con uno schiocco di dita, ma stai certa che se questo litigio proseguirà, non so cosa arriverò a far… “ mi stoppò prima di finire
“ certo che sei proprio infantile. Ho mangiato più caramelle del dovuto, mamma mi ha messo in punizione e adesso metto il broncio. Ma ti senti? Tutti facciamo i nostri sbagli e sta a noi porne rimedio, il perdono si deve meritare, non si regala “
“  quindi, quello che vuoi è che attraverso le mie gesta io mi faccia perdonare. Senti, io voglio solo dirti che io sto male per quello che ho fatto, che ho un vuoto e che non riesco a colmarlo perché ti sei importante per me, okay? Quelle cose che ho detto... non le penso sul serio. Non vorrei mai ferirti “ mi guardava impassibile, come se niente la toccasse minimamente “ Cazzo…” dissi passandomi le mani tra i capelli “ Se non riesci a vedere tra le righe, ti sto chiedendo scusa. Non accettarle se vuoi, ma dovevo dirtelo. Ora tolgo il disturbo “ cominciai a camminare affrettando il passo “vieni qui” il tono era perentorio e mi prese di sorpresa.
“mi hai sentito bene miss sono la vittima del momento, vieni qui” mi girai asciugandomi velocemente le lacrime che erano scese con la manica del maglione.
“cosa c’è?” chiesi quando le fui davanti.
“svuota le tasche” la guardai perplessa, come faceva a sapere “non fissarmi così, sono la tua migliore amica, faccio attenzione ai particolari e leggo tra le righe” le diedi la pasticca che mi era rimasta “anche l’altra” mi riprese con un tono annoiato.
Svuotai anche l’altra tasca, dandole tre sigarette.
Poggiò tutto per terra e lo incenerì con un tocco di bacchetta.
“ti ritingerai i capelli?” chiese con un tono da mamma, non risposi subito, rimanendo attonita.
“allora?” mi esortò alzando un sopracciglio “si…tanto volevo già farl…” – “ okay, riprenderai a mangiare?” annuii in fretta “butterai via quelle pasticche e ridurrai il fumo?” annuii per la seconda volta.
“vieni qui” mosse un mano verso di sé ,indicandosi da sola e aprendo le braccia.
Anche questa volta rimasi basita e mi ci volle un po’ per realizzare.
Alexia smosse nuovamente le mani spazientita.
Senza aspettare un altro cenno, mi avvicinai alla mia migliore amica e poggiai il viso sulla sua spalla. Mentre le lacrime che avevo represso scendevano silenziosamente, Alexia mi accarezzava la testa tranquillizzandomi, ma comunque avvertendomi “ questo non vuol dire che io non sia incazzata con te, sono molto arrabbiata e ogni tanto te lo rinfaccerò, e mi devi fare i compiti di pozione per un mese “
“ ma quello già lo faccio “ facendo un mezzo sorriso
“ allora dovrai passare del tempo con Neville “
“ non se ne parla neanche” ci separammo per un attimo
“ oh andiamo, deve ancora riprendersi da un palo che ha preso!”
“ scordatelo “
Finimmo a ridere entrambe, il peggio era passato.
 
 
 
 
 
 
 
HELLO EVERYONE WE'RE BACK!
Salve a tutti siamo tornate con un capitolo abbastanza lunghetto! 
Succederanno un sacco di cose e soprattutto ci stiamo avvicinando ad un punto molto importante della storia che coinvolgerà un personaggio che non vediamo da un pò!
Ci fa piacere vedere che leggete la storia, ma vorremmo sapere che ne pensate ,perciò...COMMENTATEEEE <3
Fateci sapere se vi piacerebbe vedere qualche scena in particolare magari chissà, ci date qualche idea anche se l'arco della storia è già chiaro.
Diteci se vi piacciono i nostri personaggi e qual'è la vostra ship preferita! 
Per ora le mie sono l'Alerus e la Drina... vedremo, vedremo! 
Bene... detto ciò ecco un piccolo spoiler!
*
 “hai paura di me?”
“no” risposi sicura.
“e allora?”
“io…” non volevo rispondergli
*

 

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Capitolo 19
*** Avada Kedavra ***


Irina’s pov
Dopo aver chiarito con Alexia, mi precipitai in sala comune per cercare Draco: non poteva averlo trattato così male.
Appena entrata in sala comune, mi accorsi della sua assenza: una testa biondo platino era facilmente riconoscibile e lì non c’era. Mi avvicinai a Goyle e minacciosa gli chiesi “dov’è Draco?” – “l’ultima persona che vuole vedere sei tu, lascialo studiare in pace” – “studiare?”- “da quando studia?” – “è quello che ha detto quando è andato in camera, che ne so io” –“grazie Goyle, sempre molto utile”.
Corsi verso i dormitori maschili, e cominciai a bussare sulla porta molto energicamente.
“avevo detto che non volevo essere disturbato, cosa c’è che non capite di questa semplice fra…” aprì la porta e quando mi vide, il suo sguardo si trasformò “cosa vuoi?“ – “posso entrare?” - “ una cosa rapida perché devo studiare“ si certo, studiare proprio,  pensai sarcastica.
Chiuse la porta, poi si girò verso di me, ma non ebbe tempo di dire nulla perché io ero già davanti a lui. Mi misi sulle punte dei piedi e lo baciai, tenendo le mani sui suoi fianchi. Lui non si ritirò, ma mi prese il volto tra le mani e dolcemente, senza staccarsi troppo da me, mi disse “finalmente sei tornata te stessa” – “mi dispiace così tanto per come ti ho trattato, avrei dovuto darti ascolto…” – “tranquilla, non pensarci ora” riprendemmo a baciarci, con più passione. Passai le mani sul suo ventre piatto, da sotto la camicia bianca potevo sentire ogni sua angolo, ogni muscolo contratto. Lui mi aveva preso in braccio, tenendomi per le cosce e poggiandomi sulla scrivania e lasciando cadere i libri. “ per caso volevi studiare?” dissi sarcastica “non ci penso proprio” . Non riuscivamo a smettere di baciarci, di toccarci, di far sentire l’altro che tutto era finalmente finito, che ora c’eravamo solo noi; mi fece un succhiotto sul collo, altri baci, un altro succhiotto: sarebbe stato difficile staccarci. Mi sdraiò sul letto, rimase sopra di me reggendosi sui gomiti per non pesarmi e io per stare più comoda avevo allargato le gambe. Passai le mani trai i suoi bellissimi capelli, mi lasciai cullare del suo profumo, non mi ero mai sentita così vicina a qualcuno come in quel momento. Rotolammo sul letto, ora io ero sopra di lui. Gli baciai il collo, mordendolo, cominciai a sbottonare la sua camicia e a baciargli il petto: riuscivo a sentire il suo cuore battere, accelerare sempre di più. Aveva le mani sul mio sedere, le fece salire sui fianchi e riportò  le nostre labbra vicine.
“voglio farlo, Draco. E tu?”
“se sicura?”
“ti amo”
Non rispose, mi baciò cominciando a spogliarmi, e così feci con lui. in un attimo eravamo rimasti senza nulla addosso. Mi fidavo di lui, mi sentivo che era giusto così, volevo che mi stesse il più vicino possibile. Fu il momento migliore della giornata, entrambi eravamo  accaldati ma comunque eravamo rimasti abbracciati, a chiacchierare e a scherzare. Lui giocava con i miei capelli e io disegnavo sul suo petto dei cerchi con le dita “non dirlo ad Alexia, voglio raccontarglielo io. Immagina la sua faccia quando lo saprà!” dissi sorridendo “oddio Irina con mio cugino!!!” fece Draco in una buffissima imitazione di Alexia. “ma che ore sono?” – “Potremmo essere in ritardo per il banchetto” disse Draco dopo aver letto l’ora sull’orologio a muro. Entrambi ci vestimmo in fretta e io mi accorsi solo a metà strada di aver scordato il mantello e il maglione nella sua stanza. Avevo la cravatta molto allacciata male e la camicia sgualcita per non parlare dei due succhiotti sul collo che io potevo benissimo coprire con i capelli. Presi Draco per mano e cominciammo a correre su per le scale, ma prima di entrare in sala grande, ci guardammo e ci sistemammo a vicenda: io gli alzai il colletto in modo da coprire il segno rosso sul collo e gli pettinai i capelli e lui mi sistemò la camicia dentro la gonna. Ci facemmo un cenno e poi entrammo come se nulla fosse successo. Non fu un grande successo perché era abbastanza palese quello che avevamo fatto, ma data l’influenza di Draco, soprattutto in quel periodo, nessuno osò fare battutine.
Avevano fatto decisamente molto male ad organizzare quella festa!
Era da un po’ che l’ambiente Grifondoro era troppo calmo e poco ubriaco e in effetti mancava a tutti la solita vida loca.
Io e Irina eravamo tornate esattamente come prima anche se fino a quel momento avevo provato a tenerla lontana dagli alcolici, sapevo che avrebbe avuto una ricaduta.
La feci sgattaiolare nel mio dormitorio e verso le 10 scendemmo tutti in sala comune e tirammo fuori le bottiglie di liquori comprate qualche giorno prima.
Vedi Irina farmi cenno che era tutto ok e mi raggiunse per parlarmi “non toccherò alcool, non preoccuparti” ero contenta che lei mi avesse compresa e che avesse capito che avevo riposto in lei tutta la mia fiducia, eravamo di nuovo telepatiche come prima e la cosa non poteva che andarmi bene.
Sarebbe anche andato tutto bene se delle sciacquette dell’ultimo anno non avessero riconosciuto Irina e le si fossero scagliate contro.
“che ci fa lei qui?!” avevo scansato Ron e mi ero messa davanti ad Irina “è la mia migliore amica ergo se voglio dorme anche qui…” scandii bene le parole, tra grifoni ci si ringhia contro.
“non credo proprio, mi ci vogliono tre secondi a chiamare la Mc Granitt e farla filare nel suo buco” la bionda mi fronteggiava ed era molto più alta di me.
“vorresti smontare una festa per una tipa che non ti sta simpatica? Neanche tu mi stai simpatica, non mi ricordo neanche come ti chiami…” a quel punto la folla rise e qualcuno urlò “si chiama Carlsen!”.
“…ma non per questo rompo le palle agli altri!” finii di parlare e lei sorrise melliflua mirando Irina “bene, la festa se continua se si svuota un bicchiere di quella roba lì!” e indicò una bottiglia con l’interno violaceo.
“cosa?! No! Non se ne parla!” i ragazzi cominciarono a urlare e a lamentarsi incitando Irina a bere.
La mia migliore amica aveva già afferrato un bicchiere di quel liquore e si era messa proprio davanti alla ragazza.
“alla tua salute…stronza” lo trangugiò tutto d’un sorso e lo spaccò ai suoi piedi.
Rimasi incredula nel guardarla, come minimo quel drink le aveva bruciato il fegato.
“Siiii! Grande Irina!” la voce dei ragazzi salì e io portai la mia migliore amica lontana da occhi indiscreti “ma sei matta?! Che ti dice il cervello?!” sorrise divertita “non so cosa mi abbia detto il cervello, ma la mia bacchetta mi ha suggerito di colorare un bicchiere d’acqua di viola e di dissetarmi per eludere la stupida laggiù” realizzai solo dopo un po’ e le diedi una pacca sulla spalla, finendo per ridere anch’io.
Il vero problema fu che Carlsen, per vendicarsi, scambiò i bicchieri che beveva Irina quasi ogni volta che la vedeva accingersi a bere qualcosa.
Ormai Irina non percepiva l’alcool minimo che si poteva percepire in una bevanda da semi-sobri solo che continuando per tutta la sera la ritrovai penzolante sulla spalla di Hermione.
“oh al diavolo! Fanculo tutto!” mi avvicinai al ragazzo che faceva da barman e mi fece servire qualcosa che secondo lui era “decisamente forte” e la tirai giù di botto.
Così feci per i successivi due o tre drink e quando mi accorsi di aver perso di vista Irina era ormai troppo tardi.
Dopo veramente molto tempo ritrovai la mia migliore amica e mi accorsi che avrei dovuto riaccompagnarla nel suo dormitorio per evitare guai seri.
La feci alzare e cominciammo ad incamminarci barcollando.
Vagavamo per i corridoi ubriache, reggendoci per le spalle. Non sapevamo neanche dove stavamo andando e sbandavamo.
Stavo cercando di riaccompagnarla al suo dormitorio, ma in quelle condizioni non avrei nemmeno saputo distinguere i bagni dalla presidenza.
“Ale…” mugugnai qualcosa, esortandola a parlare “credo che mi venga da vomitare” bingo! "Se riesci a capire dove sono i bagni ti giuro che sarò disposta a tenerti la fronte” mi stavo per addormentare in piedi.
“non ho la minima idea di dove…ah eccolo!” aveva avuto un lampo di genio ma io non riuscivo neanche a muovermi “ti raggiungo subito eh! Aspettami…” era già saettata via “…lì” aggiunsi inutilmente.
Fantastico! E chi mi avrebbe riaccompagnata nel mio dormitorio?! Prima mi sedetti a terra, cercando di capire in che ala del castello ero finita.
Rimasi lì con l’intenzione di aspettare Irina, ma molto probabilmente si era addormentata in bagno.
Gli occhi si stavano chiudendo e stavo iniziando a sentire solo rumori confusi.
Per un attimo mi accorsi di qualche passo che mi raggiungeva.
Non riuscivo a capire di chi fossero, si avvicinarono a me di corsa.
Qualcuno si era abbassato per accostarsi ancora di più. “Black, Black riesci a sentirmi?!” Una mano mi controllò I battiti, raggiunse il collo e mi sostenne il capo.
Cominciò a scuotermi leggermente e poi in maniera più decisa.
Aprii gli occhi, era Piton.
Sicuramente stavo sognando, il cliché della ragazza ubriaca salvata dal principe azzurro! Ma per favore!
“Uh quindi tu dovresti essere il principe azzurro con la donzella in difficoltà, classico…ma me lo immaginavo…sa, azzurro?” avevo un tono decisamente ubriaco, anche nel sogno!
“Black, non so cosa ti sia presa ma sicuramente non sei lucida” quanto era serio!
“Certo che non sono lucida, sto sognando!” sembrava in difficoltà e mi accorsi solo in quel momento che indossavo una camicia decisamente scollata e una gonna molto attillata.
“forza, alzati” mi aiutò, ma finii dritta addosso a lui.
 “andiamo immediatamente nel mio studio” il tono era perentorio “come vuole lei, ma c’è un letto lì?” mi ignorò e mi trascinò di peso fino alla destinazione.
Entrai e mi fece sedere si avvicinò ad una credenza e cominciò a mischiare degli ingredienti.
“cosa diavolo ci facevi ubriaca nel corridoio?” la domanda mi sembrava così semplice “Beh ero… sono ubriaca, e mi ero persa evidentemente”
Smise di fare quello che stava facendo e si avvicinò a me.
“perché ti sei ubriacata?” ricordai la festa e Irina, cazzo! Chissà dov’era!
“non mi ricordo” i flash mi arrivarono dritti negli occhi e decisi di fingere di essere ancora più ubriaca di quello che ero, almeno avrei salvato il salvabile.
Mi aprì leggermente le palpebre per vedere gli occhi.
“ti rendi conto della gravità della cosa” l’aveva sussurrato, come se fosse una frase registrata da dire in tutte le situazioni di merda.
“certo che non me ne rendo conto, s-o-n-o   u-b-r-i-a-c-a!”  scandii bene le parole.
“beh se non te ne rendi conto tu, sta certa che i tuoi compagni lo capiranno chiaramente” sempre queste minacce!
“ma non si stufa mai di minacciare la gente e di guardarla con occhi da professore austero… < dieci punti in meno a Grifondoro! >  …  < vada immediatamente nel suo dormitorio! > ” gli stavo facendo il verso, incupendo la voce in una sgraziata imitazione dell’uomo che avevo davanti.
“poi, però, quando le va diventa dolce dolce. Ancora me lo ricordo sa? Quando mi ha tenuto la mano e…” – “ basta così, mi hai davvero stufato” che avevo detto?! Il sottile limite tra fingere e dimenticare si stava mischiando.
“non sai quello che dici, domani ne riparleremo in modo più adeguato” sembrava voler liquidare la conversazione “no, so quello che dico…non ha mai sentito che quando si è ubriachi si dice proprio ciò che si pensa!” mi stavo alterando, per cosa poi?!
“si ma non tutto quello che si pensa lo si vorrebbe dire” giusto, giusto, un punto per il serpente.
“mettiamo caso che io lo voglia dire però! Ho tutto il diritto di parlare”  - “ con il dovuto rispetto visto che sono un tuo professore” asserii lui riportandomi al punto di partenza.
“vero, ma sono ubriaca quindi il dovuto rispetto va a finire nel cesso!” mi fissò con uno sguardo alla “oh questo non avresti dovuto dirlo”.
“primo – perché c’è sempre lei quando io sto male, sto per morire o semplicemente sono alterata.
Secondo – perché finiamo sempre per litigare come una coppia di sposini!
Terzo …” mi fermò  “io sono un tuo insegnate e per quanto mi dispiaccia ti metti nei guai abbastanza spesso, guai che richiedono l’intervento di un mago leggermente più competente di quando lo siate tu ed Irina.  E finiamo per litigare perché tu hai la testa dura come il legno e non riesci ad accettare richiami costruttivi!”
Voleva la guerra?! L’avrebbe avuta!
“le dispiace aiutarmi quindi?!” – “certo! Vorrei spendere quello che resta della mia vita a fare altro invece che dover sempre mettere toppe nei buchi che fai ovunque!” boom! Colpo dritto al cuore, lacrimoni pronti a fuoriuscire.
“io non faccio buchi ovunque, cerco solo di aiutare…” – “e poi sarei io l’egoista… la signorina cerca d’aiutare! Quindi hai cercato di aiutare il cobra a morderti il collo, hai cercato di aiutare Bellatrix a torturarti per un paio di giorni e continui ad aiutare qualsiasi situazione pericolosa a terminare di ucciderti, non è così?!” okay, i lacrimoni erano scesi.
“E crede sia stata una passeggiata… crede che io mi sia fatta una passeggiatina di salute?!” – “E tu Black, credi che io non sia stato terribilmente in pensiero ogni volta che…” si fermò cercando di reprimere la rabbia “ogni volta che cosa?” chiesi titubante, si era girato e mi dava le spalle.
“ogni volta cosa?! Mi deve rispondere! O vuole continuare a fare il codardo per tutta la sua vita!” si girò appena sentì la parola  < codardo > .
“ogni volta che stai male, ogni volta che sei in pericolo!” mi ammutolii.
Ci fu un infinito momento di silenzio.
“forse dovrei essere come una di quelle deficienti serpeverde! La vita sarebbe molto più facile…” mugugnai sommessa “non ti azzardare…” mi girai verso di lui.
“non devi essere diversa, non puoi.” Era terribilmente serio.
“cosa? Perché? Almeno non dovrebbe preoccuparsi per me, almeno non rischierei di morire ogni tre per due…come fa ad essere così perfetto!” - “perché Black?! Perché?! Ti vanti tanto di essere un’empatica lettrice di anime e poi quando si arriva al punto non ci capisci niente vero? O magari fingi di non capire!
Vuoi sapere il perché? Perché sei l’unica cosa che mi tiene ancorato alla realtà, perché non sono ciò che pensi che io sia! Sono un uomo vuoto e privo di ogni cosa bella che dovrebbe comporci, sono insofferente alla sofferenza, inadatto alle emozioni, incoerente alla bontà, impassibile davanti alla bellezza.
L’uomo che tu pensi che io sia è solo nella tua mente! Quello è l’uomo che vorrei essere! Ma non posso! Non posso perché devo continuare a fingere, perché se io non fingessi poi le cose alle quali tengo di più e fidati, ormai sono davvero poche, sparirebbero evaporate nel nulla!” si avvicinò a me con in mano una siringa e prima che potessi accorgermene mi finì nell’avambraccio.
“ogni volta che sono in difficoltà, ogni volta che mi trovo nel fatidico limite tra la morte e la vita cerco di pensare a cosa faresti tu… cerco di staccarmi dalla situazione e di pensare ad altro e se tu fossi diversa… se tu fossi diversa mi impediresti di astrarre e fuggire dall’oscurità” l’ago era penetrato nel braccio e mi accorsi che non spinse tutta la soluzione dentro, ne mancava almeno un quarto.
Non mi preoccupavo per cosa potesse essere, non lo facevo perché il mio sogno si stava realizzando.
“ti ho detto di entrare nella tua testa e figurarti una bella situazione in caso di attacchi di panico giusto? Ti ho detto che io lo facevo, beh non è vero.
Che c’è non mi rispondi?! Non è vero. Non ci sono mai riuscito e la maggior parte delle volte finivo con il volto a terra finché non passavano.” Non riuscivo a smettere di sorridere, anche se la situazione era tragica sorridevo, stava aprendo il suo cuore a me.
“so che credi sia tutto un sogno, so che sei troppo ubriaca anche solo per pensare che sia vero ma io spero che tu …un giorno, capirai…” era rimasto serio per tutto il tempo.
Sembravano parole dette da qualcun altro e che lui aveva imparato a memoria.
“mi hai sentito? Non sono chi pensi che io sia… ma questo è il punto, questo è il ….punto” ripeté con più convinzione .”
Mi gustai quel silenzio epico, ora era lui a sentirsi in imbarazzo e la cosa mi divertiva.
“…e allora, Severus Piton….” Pronunciai quel nome, facendolo più grande di quello che fosse, prendendolo in giro, alzando gli occhi al cielo.
“…continua a darti da fare…”
Fece qualche passo in avanti, si avvicinò a me ancora di più e mi mise le mani sulle guance.
CI guardammo per un po’ e poi riempì la distanza che separava le nostre labbra e mi baciò, era tutto così…compatibile!
Non avevo mai provato una sensazione così unica, era strano…quello si.
Baciare una persona molto più grande di me, ma era anche così naturale, come se fosse giusto farlo, quasi fisiologico.
Il bacio non durò molto ma afferrai la sua mano e me la passai nella guancia, lui mi accarezzò i capelli.
“perché mi hai detto tutto questo…adesso?” chiesi ancora con gli occhi semi-chiusi, al limite tra sogno e realtà.
“beh…perché domani non ti ricorderai nulla…” questo lo disse senza guardarmi e mi colpì al cuore.
Cominciai subito ad agitarmi e mi ricordai della siringa, mi toccai il braccio in preda al panico.
“no…non puoi farlo! Ti prego! Non puoi cancellare …tutto questo!” – “ la soluzione si attiverà nel giro di pochi minuti, mi dispiace Alexia…questo deve rimanere un sogno” non mi guardava, non ne aveva il coraggio.
La mia mente cercava delle scorciatoie ma non ne trovava alcuna.
“Severus non puoi continuare a nasconderti, devi accettare quello che sei e…” si avvicinò a me prendendomi le mani con forza “non posso! Te l’ho già detto! Se lui lo leggesse nella tua mente ti farebbe del male! Questo è…è sbagliato, io sono troppo vecchio e …non vado bene per te Alexia fidati” lo guardai con rabbia “Ascoltami bene Severus Piton! Tu sei tutto quello che io abbia mai sognato e nessuno! Dico nessuno! Né mia zia, né Voldemort, nemmeno tutti i Mangiamorte mi convinceranno mai che quello che provo, che quello che proviamo è sbagliato!” diamine! Il primo bacio e già la prima lite!
“manca meno di un minuto e non ti ricorderai nemmeno di essere mai stata qui sta notte” lo disse rassegnato come se se ne fosse già pentito.
“ferma questa pozione! So che puoi farlo! Non l’hai iniettata tutta!” sentivo che la mente si confondeva e che gli occhi stavano per calare inesorabilmente sotto l’onda pesante della magia.
Si avvicinò a me prendendomi di nuovo per le guance e asciugandomi le lacrime.
“cosa stai facendo?” chiesi senza forza “sto cercando di ricordarmi di te così” – “ così come?” chiesi confusa “spaventata e preoccupata?!” – “no, con l’amore negli occhi”
La mia mente lavorò in fretta e quasi a non volerlo puntai un taglierino sulla sua cattedra.
Feci una falcata veloce e l’afferrai.
Presi un lungo respiro e mi pugnalai il braccio, con forza cercai di andare più a fondo possibile e cercai di disegnare un cuore che però rimase a metà.
Mi sarei ricordata della cicatrice! Bingo!
“no!!” Severus aveva capito tutto e mi prese al volo quando stavo per svenire.
“non cancellare quello che è già stato scritto…” dissi ormai senza forze e mi addormentai con la speranza di rivivere ancora quella notte magica.
 
 
Ero in ritardo, ancora! Mi ero svegliata con una strana sensazione che avevo archiviato come “ieri ti sei scolata tutto ciò che di più alcolico avevi mai visto”.
Mi ero truccata di fretta e la stessa cosa avevo fatto con i capelli, ero orrenda.
Mentre mi truccavo, però, mi ero accorta di avere il braccio fasciato a dovere e non sapevo neanche perché.
Me ne sarei occupata dopo anche perché due ore di Piton come inizio-mattinata non concedevano altre distrazioni.
Misi una forcina nei capelli che in pratica svolazzavano ovunque lo stesso e mi finii di abbottonare la camicia nel corridoio.
Corsi a per di fiato ed entrai a lezione iniziata.
“mi scusi professore! Sono in ritardo…ancora, lo so…mi dispiace…” dissi seriamente mortificata, mordendomi un labbro e posando la borsa nel primo banco che trovai.
Quando alzai gli occhi verso di lui sentii la testa girare forte e mi appoggiai alla porta cercando di mascherare il malore.
Ci fissammo e la cosa fu davvero imbarazzante.
“posso…sedermi?” chiesi rompendo il silenzio.
“solo per questa volta, veloce” feci come diceva.
La lazione fu veloce anche se abbastanza strana. Ogni tanto io e il professore ci scambiavamo qualche occhiata che sapeva di memoria.
Mi sembrava quasi di essermi dimenticata di qualcosa, sicuramente avevo dimenticato qualche libro nel dormitorio!
“qual è il problema Paciock?” chiese Piton svogliato.
“il problema … è che non riesco schiantare Harry… ecco qual è il punto…” Piton ridacchiò sottovoce “e allora datti da fare signor Paciock!” lo disse velocemente e poi si bloccò, come spaventato.
Ridacchiai anch’io “e allora datti da fare…”  la testa girò di nuovo ed ebbi un flash-back. Io…Piton, parlavamo, io ero spaventata e lui sembrava…
“ritornate a lavoro!” il richiamo del professore mi fece perdere e ritornai al compito.
Quando uscii quasi andai a sbattere contro Draco, non l’avevo visto sinceramente.
“ti ho fatto male?” come mai era così allegro?
“come mai così gentile?” mi guardò e mi tirò fuori dalla calca.
“io e Irina abbiamo chiarito” – “state insieme?” gridacchiai “shhh…” mi fece sedere su una panchina.
“beh sono successe molte cose, ecco!” 
“di che avete parlato?” chiesi curiosa. “beh non è che abbiamo parlato molto… te lo farai raccontare da lei” la testa girò nuovamente tanto che dovetti appoggiarmi a mio cugino.
“tutto apposto?” chiese preoccupato “mmm…si, ieri sera avrei dovuto bere di meno” annuì serio “si, ho sentito” Un altro flash.
Eravamo sempre io e il professore, forse il giorno prima avevamo discusso, avevo bevuto, lui mi … mi aveva soccorsa forse? Ma allora perché non me ne aveva parlato?
“dovresti provare a parlarle sai? Dirle quello che pensi…” gli sorrisi flebilmente, il mio terribile mal di testa mi permetteva solo quello.
“giusto, ma non tutto quello che si pensa lo si vorrebbe dire…” – “ mettiamo caso che io lo voglia dire, ho tutto il diritto di parlare!” urlai e Draco rimase a bocca aperta.
“hey! Calmati, cosa stai dicendo?!” mi ripresi e delle immagini mi apparvero davanti agli occhi. Io e Piton eravamo vicinissimi, il cuore mi batteva a mille.
“Alexia, ci sei?” scossi la testa “scusa, devo andare…” gli dissi sbrigativa, scappando in bagno.
Mi attaccai al lavandino guardando lo specchio e mi sciacquai il volto.
“…Mettiamo caso che io lo voglia dire però! Ho tutto il diritto di parlare” ridissi verso lo specchio.
 “ con il dovuto rispetto visto che sono un tuo professore” nello specchio apparì Piton ed io mi girai subito, ma dietro di me non c’era nessuno.
Mi cadde la bacchetta e raccogliendola notai ancora il braccio.
La testa mi batteva fortissimo e sciolsi le garze fino ad arrivare dritta alla ferita.
Sembrava…sembrava un mezzo-cuore.
ogni volta che stai male! Ogni volta che sei in pericolo!”
“manca meno di un minuto e non ti ricorderai nemmeno di essere mai stata qui sta notte”
“non devi essere diversa, non puoi”
Quelle frasi mi rimbombavano in testa…
“so che credi sia tutto un sogno, so che sei troppo ubriaca anche solo per pensare che sia vero ma io spero che tu …un giorno, capirai…”
Mi ritrovai per terra in affanno.
Ricordai tutto.
Corsi immediatamente nella sua classe. I miei sentimenti si mischiavano come non mai e non ero nemmeno sicura di quello che stavo facendo, mi stavo facendo guidare dal cuore, di nuovo.
Fortunatamente la lezione era finita e tutti se ne stavano andando, raccogliendo le loro cose.
"fuori!" tutti mi guardarono in modo strano, come se fossi pazza.
"ho detto fuori! Veloce!!" Piton mi fissava senza dire una parola. Uscirono e io mi avvicinai a lui.
"cosa ti prende Black?" - " mi prende che ricordo, ecco cosa mi prende...professore!" evidenziai l'ultima parola in maniera molto sarcastica.
"non c'è nulla da ricordare" disse raccogliendo delle pergamene sulla scrivania " ah no?! Quindi quello che è successo tra noi è completamente canonico??" ok, ero di nuovo ironica.
"non è successo niente Alexia..." mi aveva chiamata per nome.
"è successo qualcosa e non puoi negarlo Severus..." a fuoco si risponde con fuoco.
"anche se fosse non vedo perchè dovremmo parlarne" - " Oh Cristo! Non lo vuoi dire?! Okay lo dirò io! Mi hai baciata cazzo!" silenzio in aula, la porta si chiuse con un tonfo e il rumore della serratura si avvertì forte e chiaro.
"non dovresti ricordarlo..." - " allora è vero?!" avevo bluffato alla grande... avevo solo immagini in testa e quella era stata la prova schiacciante della verità.
"non ti ricordavi!" - " ho avuto flash tutta la mattinata, ad un certo punto mi è diventato tutto più chiaro" continuammo a fissarci.
"perché l'hai fatto?" chiesi "Perché?!?" avevo le lacrime agli occhi.
"perché non avresti dovuto ricordarlo!" - " sei proprio un codardo..." mi girai prendendo la borsa.
"cosa?" chiese "Ho detto che sei un codardo! Non ammetti quello che provi ,ma se posso fare lo stronzo Mangiamorte quando nessuno vede e nessuno si ricorderà allora okay!" ormai piangevo, cavolo.
"Alexia non avevo scelta! Non lo capisci! Se il Signore Oscuro lo scoprisse mai...se Silente lo scoprisse, oltretutto sono troppo grande per te!" posai la borsa per terra e mi avvicinai "vediamo un po’... Di Voldemort me ne infischio ...Silente sarebbe all'oscuro di tutto visto che sei un ottimo occlumante e ti voglio ricordare che sono maggiorenne e che se ti dico che per me sei perfetto ti deve bastare!" stava uscendo tutto così melodrammatico e da cotta infantile...
"Non capisci..." asserì criptico "no...no invece capisco, capisco che sei troppo vigliacco per provare a prenderti ciò che ti spetta. che hai paura anche ti provare ad amare, parliamoci chiaro hai quasi quarant'anni e non cerchi storielle estive, se non ti fossi piaciuta davvero molto non avresti rischiato quello che hai rischiato e lo stesso vale per me. Non sono propriamente quella che si chiama < ragazza facile > e con tutti i problemi che mi ritrovo, secondo te, mi sarei andata ad impelagare con un professore?!" - " io sarò un problema in meno che avrai Black" .
"E' questo ciò che pensi?" mi guardò perplesso "non farai parola con nessuno di quanto successo vero?" presi la mia borsa delusa e mi diressi verso la porta.
Mi seguì prendendomi per un braccio.
ci trovammo davvero molto vicini, il mio cuore batteva all'impazzata "vero?" mi richiese fissandomi "non so di cosa stia parlando professore...mi tolga immediatamente le mani di dosso o urlerò così forte da risvegliare i fantasmi" ero stramaledettamente seria.
La sua presa si attenuò e io aprì la porta di scatto scappando via.
Le lacrime scesero come se non avessero aspettato altro e corsi il più possibile via da lui, via da quel dolore che mi dilaniava il petto.
Il prato di Hogwarts sembrava immenso e trovai riparo sotto una grande quercia, avevo preso a piovere e non mi muovevo da lì.
La pioggia si mischiava alle lacrime e io stringevo le ginocchia al petto non riuscendo a trattenere i singhiozzi.
Avevo davvero creduto di aver trovato la speranza e ...un finale felice.
Sembrava stupido da dire ma dopo tutte quelle torture e tutti quei problemi sembrava una ventata d'aria fresca e invece ora mi ritrovavo di nuovo in mezzo ad una tempesta.
"tutti dentro! Tutti dentro!" urlava la McGranitt venendo verso di noi.
Non mi aveva vista.
"Black, anche tu là dietro!" quella donna mi conosceva troppo...
Non risposi e rimasi accucciata "mi hai sentito? rientra immediatamente, sta per arrivare un grande acquazzone!" fissavo il prato bagnato e rimanevo in silenzio.
Avvertii dei passi vicini e fu la prima volta che mi resi conto che nessun flash avrebbe cambiato la situazione, non era Severus che si stava preoccupando per me.
"Black, ci sei ma cosa stai fac..." la professoressa si bloccò, perché mi alzai e le passai davanti guardandola meglio occhi.
fissò il mio volto bagnato della pioggia e dalle lacrime e poi me ne andai, ritornai nel dormitorio e mi misi a letto tutta bagnata, non volevo vedere nessuno e una febbre avrebbe proprio fatto a caso mio.
 Dopo aver inutilmente cercato di evitare l'interrogatorio di Irina le raccontai tutto per filo e per segno fino a che anche lei mi lasciò in pace.
Finsi come una brava attrice una febbre e me ne rimasi nel dormitorio tutto il giorno e anche il giorno dopo e quello dopo ancora.
Quando dovetti ricominciare a frequentare saltai apposta le lezioni di difesa contro le arti oscure e cercavo sempre di tornare nel dormitorio il più presto possibile.
Ultimamente la McGranitt in persona aveva chiesto un colloquio privato con me e le avrei dovuto appena sarebbe stata libera, momento che sinceramente evitavo come il vaiolo di drago.
Era la terza volta di seguito che mancavo alle lezioni di Piton e stavo andando a prendere Irina nel suo dormitorio per fare un giro insieme a lei a Hogsmeade.
Non scendeva così mi misi seduta e attesi.
Dopo un po’ che aspettavo cominciai a canticchiare e a fare scintille con la bacchetta quando fui afferrata per un braccio e condotta di forza in un aula vicina.
Era Piton.
"cosa vuole?!" chiesi mentre cercavo di liberarmi.
"questo era l'unico modo per parlarti senza che tu cercassi di sgattaiolare via o marinare le mie lezioni!" - " io non marino le sue lezioni! Le devo forse ricordare che sono al sesto anno e che se non voglio mandare avanti difesa contro le arti oscure sono liberissima di farlo?!" rimase a bocca aperta "ti stai comportando come una ragazzina viziata, non dovresti lasciare che dei problemi privati ti rovinino il profitto scolastico..." risi silenziosamente "ah si?! Problemi privati e profitti scolastici eh? Lasci che glielo dica...non sono interessata alla sua materia e basta!" un ghigno comparve nel suo volto.
" e dov'è finita la tua ambizione di diventate un Auror ?! Sotto terra?!" - " vuole forse dire che una persona non può cambiare idea radicalmente? Eppure conosco qualcuno che l'ha fatto senza pensarci due volte!".
"Come pensavo lo stai facendo apposta!" - "no! Non è così importante da farmi cambiare le decisioni per il futuro non si preoccupi!" mi prese per le spalle "smettila con tutto questo orgoglio! Non ti porterà da nessuna parte!" - " disse l'uomo d'acciaio" mi scrollai dalla sua presa e lo fissai per qualche secondo.
"lo sa che c'è? Che la verità io gliela dirò tanto non ho più nulla da perdere! Severus...posso darti del tu vero? Bene. Io mi sono innamorata di te, eh si il solito cliché della ragazza che si innamora del signore brutto e cattivo. Mi sono innamorata e ogni notte sogno che tu cambi idea e che tu stia con me! Eri la mia ancora di salvezza, ma nulla perché ci sono troppe convenzioni, vero? Troppi cazzi per la testa...va bene, non sentirai più parlare di me, ma devi rispondere ad una mia domanda." rimase in silenzio "io non ti sono indifferente vero?" - "Alexia...Alexia...Alexia..." ripeté il mio nome avvicinandosi.
"facciamo così ora io lancio questa falce... e se esce testa tu mi baci va bene?" non rispose.
3...2...1...
Lanciai la monetina e lui mi baciò, non aspettò neanche un secondo.
Lo afferrai per i capelli e quell'attimo durò per sempre...o almeno fino a che Irina aprì la porta.
Ci staccammo di botto anche se la situazione era chiara, le mie labbra avevano un colore rosa sfocato e Severus si era irrigidito di colpo.
"ehm si vi era quasi riuscita la mossa alla bella statuina ma ...niente! Bis...bis...bis!!!" ridacchiava battendo le mani.
fu una mossa incondizionata, l'afferrammo una per un braccio e uno per l'altro e la tirammo dentro l'aula.
"siete fatti l'uno per l'altra direi!" - "Iri, non una parola con anima viva..." lei continuò a ridere "okkkkay....Sir Nicholas!" Piton la guardò malissimo e lei tacque.
"La rinviamo quell'uscita direi? Tanto c'è tempo! Uh guarda ho anche trovato una falce! Era uscita testa comunque!" disse Irina facendoci l'occhiolino e uscendo,
Ero rossa peperone e scoppiai a ridere.
 
Irina’s pov
Il giorno dopo Alexia ed io ci incontrammo in cortile per chiacchierare un po’: avevo così tanto da raccontarle, e lei non era da meno!
“allora, dato che è da un sacco che volevo dirtelo comincio io”
“ okay, ora sono molto curiosa”
“ioeDracoabbiamofattosesso” dissi tutto d’un fiato.
“eh? On ho capito” la cosa divertente è che lei veramente non aveva capito quello che le avevo detto
“io e Draco l’abbiamo fatto, okay?”
“EH COSI ME LO DICI? Oddio mio cugino…” scoppiai a ridere ricordandomi dell’imitazione di Draco.
“ti ha imitato benissimo. Ma piuttosto, tu che devi raccontarmi?”
“no, niente…”
“ si certo niente e intanto te la passi con Piton!”
“sh” non urlare, è una cosa seria”
Mi spiegò un po’ la situazione che era, chiaramente, molto difficile. Sembrava comunque felice, e finché Piton non le avesse fatto male, andava tutto bene
 
Alexia’s pov
Quel periodo era decisamente il più bello della mia vita. Fare l’occhiolino a l’uomo che amavo era magnifico e ancora più bello era vederlo in difficoltà cerando di riprendersi quando c’erano persone in giro.
Con lui provavo cose che con Harry non avevo mai provato e tutti i problemi sembravano futili.
Certo, il rapporto era molto rischioso e dovevamo vederci solo in certe situazioni e con determinate condizioni, ma era magnifico.
Era così bello che temevo veramente fosse tutto un sogno.
Molte volte Irina mi dava spintoni e pizzicotti quando a lezione mi fissavo a guardare il mio insegnante, dovevo cercare di far sembrare tutto il più normale possibile.
Ancora ricordo, quella sera giravo per i corridoi cercando di tornare nel mio dormitorio.
Passai appositamente vicino al suo ufficio e constatai con felicità che era semi aperto.
Scostai leggermente la porta che rivelò un Severus Piton di spalle, molto concentrato nel riordinare non so cosa.
“si può?” sussurrai chiudendo la porta.
Annui venendomi in contro e togliendomi la borsa posandola su una sedia.
“che fai di bello?” – “ riordino le vostre pergamene…” lo fissai curiosa.
“uh! Ma allora li in mezzo c’è anche il mio compito signore!” lui mi guardò ghignando.
“credo proprio di si…” mi risposi da sola andando vicino allo scaffale.
Mi afferrò spostandomi “può essere che ci sia ma non ci devi mettere le mani” rispose facendomi sedere sulla cattedra.
“solo una sbirciatina!” lo pregai e mentre era voltato li saltai sulla schiena.
Finì per prendermi al volo e rimanemmo così, non facevo altro che ridere.
“guarda che se non mi dici che è andato bene non scendo!” – “ho molti metodi a disposizione per farti scendere” rimasi in silenzio invitandolo ad appurarne uno.
Mi girò portandomi proprio davanti a lui e mi baciò.
Tirai fuori la bacchetta e con un incantesimo non-verbale richiamai il mio compito cominciandone a leggere il giudizio mentre lo baciavo.
Mi fermai a “come al solito sei poco precisa” e lo guardai fingendo un’arrabbiatura.
“poco precisa?!” non sembrava per niente sorpreso “poco attenta semmai” disse e nel compito il mio compito divenne piano piano quello di Neville.
“lo sapevi! Hai occhi ovunque per Salazar!” – “non proprio ma sono nella tua mente signorina” okay abbozzai.
Mi guardò con un’aria strana. “che c’è?” gli chiesi con il sorriso ancora nelle labbra.
“niente, non posso guardarti?” – “ certo, mi offenderei se non lo facessi ma… non so sento che c’è qualcosa che vorresti dirmi” i suoi occhi erano inespressivi come al solito ma sapevo che c’era qualcosa che non andava.
Qualcuno bussò alla porta e mi ricomposi velocemente, prendendo la borsa.
“hai capito vero Black?” – “ si signore…” entrò la McGranitt che mi chiese di uscire.
Corsi in fretta nel mio dormitorio ma non senza aver lanciato un’occhiata in direzione di Severus che fece lo stesso.
Avevo appuntamento con Irina dopo il copri-fuoco.
Lei era riuscita a trovare una bottiglia di burro-birra e io avevo qualche sigaretta.
Mi misi le converse e scesi lentamente per non farmi beccare da vigilanti e professori.
Che meraviglia! Mi ero vista con Severus e ora mi divertivo con Irina che potevo chiedere di più dalla vi…
I miei pensieri furono interrotti da un urlo.
Sembrava provenire dalla torre d’astronomia ed era spaventoso.
Cercai di andare avanti senza farci caso, dopotutto ero stanca e magari Sir Nicholas e il Barone Sanguinario stavano scherzando ricordando i “vecchi tempi” come li chiamavano loro.
Ma a quell’urlo se ne unì un altro e poi un altro ancora.
Il mio spirito da Grifondoro non poteva impedirmi di andare a controllare e così feci.
Presi la bacchetta e mi incamminai verso la torre, intanto le urla erano cessate.
Percorsi gli ultimi metri con il cuore in gola e quello che trovai mi fece letteralmente gelare il sangue nelle vene.
Tre Auror erano riversi sulla schiena con gli occhi spalancati ma senza vita e alcune macchie di sangue davano sulle scale per la torre.
Salii lentamente cercando di fare meno rumore possibile e mi affacciai.
Mio cugino era dietro Severus che puntava la bacchetta verso il preside.
La presenza di mia zia era veramente relativa in confronto alla situazione e per chiudere il quadretto c’era anche Greyback dalla quale giacca colava del sangue.
Ormai ero in apnea, non sapevo cosa fare ma riponevo la mia fiducia in Sever…
“Severus…ti prego…” – “ Avada Kedavra". 





Heilà Thestral!
Siamo tornate, è passato un pò di tempo lo sappiamo ,ma finalmente siamo qui con un altro capitolo.
Alexia e Irina se la spassano...stranamente ma fino a quanto potranno godersela?
Ormai abbiamo #Alerus e #Drina come coppie ufficiali e ci piacciono da morire! 
Dite la verità l'assenza di zia Bella cominciava a sentirsi eh?! 
Non disperate tornerà prestissimo.
Mi raccomando recensite e fateci sapere se vi piace! 
*************
Piccolo spoiler :
 “dove siamo?” dissi ancora confusa. “non voglio tirare conclusioni affrettate ma credo che ci troviamo…” non riuscì a finire la frase che una voce dietro di me parlò
“…a casa” disse e mi passò davanti per guardarmi meglio.
“siete a casa, finalmente” concluse mia zia guardandoci divertita.



Aggiorneremo prestissimo!!! Ciaoooo

 

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Capitolo 20
*** Just the way you are ***


Il corpo del preside cadde dalla torre e Severus rimase qualche secondo a fissarlo, immobile. 

Dovetti tapparmi la bocca con le mani per non gridare. Silente era davvero...? Mi sporsi un po' per riuscire a vedere meglio: era così, Silente era caduto. 

Assassinato. 

Cominciai a piangere senza nemmeno accorgermene; la delusione, la rabbia si fecero strada in me in un momento tragico come quello. Per tutto quel tempo mi ero fidata di un uomo che ora, in pochi, terribili secondi, si era rivelato un mostro. Non volevo crederci, non potevo: dentro di me speravo che quello non fosse il mio Severus, che quello che stava succedendo fosse solo dentro la mia testa. Provai a ripetermi che era stato costretto, che era andato contro la propria volontà, ma sembravano frasi così senza senso...

In un secondo fatale si girò e mi vide.

Incontrando i suoi occhi, tutto nella mia testa divenne vuoto; forse perché pensavo a troppe cose, forse perché non volevo proprio pensare.

"Scappa" sillabò con le labbra, le nocche talmente strette attorno alla bacchetta da essere bianche come la neve. 

"Scappa" ripeté di nuovo, cercando di convincermi. Lo fissai, incapace di reagire.

Ero come paralizzata.

Fu quando la risata di Bellatrix si levò chiara e forte che il tempo sembrò riprendere a scorrere: in un attimo tutto mi cadde addosso. Tempo, suoni, colori... e la paura. Il mio cuore perse un battito, ma finalmente cominciai a realizzare cosa dovevo fare. Bellatrix era affacciata alla finestra da cui era caduto il Preside, la bacchetta tesa verso l'alto: stava forse richiamando il marchio nero? Tornai a guardare Severus, il mio Severus, che mi fissava insistentemente. Per un attimo aprii la bocca: volevo dirgli qualcosa, ma cosa?

Mi precedette, provando a sillabare qualcosa. " Ti a-" le sue parole furono bloccate sul nascere da mia zia, tornata indietro, che mi vide. Se possibile Severus si fece ancora più pallido, ma mai quanto me: fu un'occhiata tremenda quella che mi lanciò mia zia, un'occhiata che mi ricordò prepotentemente di avere davanti l'assassina più tremenda dell'intero mondo magico.

< Alexia...> sussurrò, facendosi rotolare il mio nome sulla lingua e tuffandocisi dentro: sentivo che pregustava già quello che mi avrebbe fatto, quello che sarebbe successo se mi avesse presa.

Diedi un ultimo sguardo a Severus, intenso e pieno di cose taciute come quello che mi aveva regalato lui prima di cancellare i miei ricordi la notte che era cominciato tutto; uno sguardo poteva bastare a farmi ricordare tutto di lui? A farmelo ricordare con l’amore negli occhi? Quegli occhi neri così profondi ed imperscrutabili alle volte, ma capaci di ardere come stelle; quegli occhi che mi regalarono un ultimo scorcio di noi prima di trasformarsi in quelli di un assassino.

< Abbiamo compagnia, Bellatrix…> mormorò con quel tono monocorde con cui torturava sempre Harry, quel tono così senza anima. “Che fai Severus? Ti strappi il cuore dal petto per non soffrire?”.

Non sarei rimasta lì a vedere l’uomo che amavo sparire: colpii con la bacchetta un baule contenente i telescopi di astronomia, mandandolo a schiantarsi contro mia zia: non contavo sulla riuscita della mossa, ma l’avrebbe tenuta impegnata abbastanza da impedirle di lanciarmi incantesimi diretti. Come previsto il baule invertì la sua rotta ma io mi ero ormai già lanciata giù per i gradini che portavano fuori dalla torre: il carico pesante andò a schiantarsi sul muro, qualche metro sopra la mia testa; con un balzo saltai gli ultimi cinque gradini, appoggiandomi al corrimano. Infilai in fretta la porta, i polmoni già in debito di ossigeno. Correvo come mai avevo fatto, le lacrime che rimanevano indietro sulla mia scia; quando ebbi il coraggio di voltarmi vidi Bellatrix saltellare gaia a qualche metro da me, insieme a Greyback e il povero Draco, scagliando incanti tutt’intorno. Se non mi avevano colpito era mera fortuna… Incrociai gli occhi di Severus, in coda dietro di loro, che ricambiò lo sguardo sembra cambiare espressione e continuando a mormorare con la bacchetta tesa in avanti ma semi-nascosta dal suo mantello. Mi sfuggì un singhiozzo, “Oh Sev…” pensai voltandomi di nuovo in avanti. Quante volte ancora mi avrebbe salvato?

Quasi mi andai a scontrare con Irina che apparve dall’angolo di un corridoio; la vidi sbiancare guardando oltre le mie spalle e il terrore farsi strada nel suo sguardo. Con una forza che non mi apparteneva la afferrai per il polso e riprendemmo a correre affiancate, dirette verso la protezione della sala grande.

< Ale, che succede?!> mi gridò ansimante mentre saltavamo il corpo riverso a terra di un auror. Atterrando incespicai, ma Irina mi tirò su in fretta:< Silente…morto…> biascicai, incapace di articolare una frase di senso compiuto. Davanti a noi vedevo altre figure che combattevano e stavo quasi per cercare una strada alternativa quando Irina gridò. Cadde, sfuggendo alla mia presa, il braccio marchiato premuto contro lo stomaco. La risata di mia zia ci raggiunse:< Si, mio Signore!> gridò appassionatamente. Maledizione, ci mancava solo l’arrivo di Voldemort e poi saremmo stati al gran completo!

Afferrai Irina per le braccia, tirandola in piedi:< Ce la fai a correre?> le chiesi sentendola tremare. Evocai un protego per bloccare uno schiantesimo vagante che si dirigeva verso di noi. < Lasciami qui, vattene! Appartengo a loro dopotutto> mi disse Irina lasciandosi ricadere a terra. < Non se ne parla, non ti lascerò mai a loro!> le gridai in risposta. Un gruppo di combattenti, di entrambi gli schieramenti, invase il corridoio. Improvvisamente apparve Hermione accanto a noi:< Forza, in piedi! A dopo i discorsi strappalacrime!>.

< Herm!> esclamai, felice come non mai; insieme sollevammo Irina, ancora in preda al dolore, avanzando alla ricerca di un riparo. Nel riflesso di un’armatura vidi un incantesimo venirci incontro: senza pensarci spinsi via Hermione ed Irina, facendo loro da scudo. Venni sbalzata lontano, atterrando malamente su di una caviglia. Tirando su la testa vidi le ragazze cercare di raggiungermi:< NO! Andate, andate! Irina ti voglio bene> singhiozzai vedendola incespicare verso di me con testardaggine. Lanciai uno sguardo supplichevole ad Hermione, la saggia, coraggiosa amica che tutti vorremmo avere e che per anni era stata al mio fianco:< Portala via, Herm! Mettetevi in salvo!>. Sapevo che Hermione aveva già capito che non sarebbero riuscite a salvarmi e che avrebbe accettato il mio sacrificio: con le lacrime agli occhi, vedendo Bellatrix avvicinarsi a me, Hermione trascinò via Irina strattonandola per la maglia. Sorrisi tremante ad Irina prima di spostare l’attenzione su Bellatrix, ora inginocchiata davanti a me con gli occhi scintillanti. Non sapevo che fare, che dire: anche la mia ironia, in quel frangente di terrore e sangue, era morta.

< Ti sono mancata, tesoruccio?> ghignò mia zia allungando una mano artigliata verso di me. Cercai disperatamente di indietreggiare ma lei si alzò, seguendomi con passi misuratamente lenti. < Vieni Alexia, mia piccola bambolina. Non hai mai potuto scappare e non potrai farlo mai> mi disse ridendo come solo lei sapeva fare.

Tirò fuori la bacchetta ed io chiusi gli occhi, rimpiangendo di non aver potuto vedere come ultima cosa Severus.

< Questa volta si, Black!>.

Uno schiantesimo e mia zia fu costretta ad indietreggiare ed a proteggersi con uno scudo. La McGrannitt apparve al mio fianco, regalandomi uno dei suoi rari sorrisi. Mi tirai su, posizionandomi alle sue spalle. La mia professoressa tornò a concentrarsi sulla sua avversaria:< Ma ormai dovrei chiamarti Lestrange, non è vero mia cara Bellatrix?>.

Mia zia non abbassò lo scudo, rimanendo guardinga:< Minerva…>.

Vidi la McGrannitt sogghignare:< Non credo che tu abbia avuto il permesso per darmi del tu, né il diritto o il merito> rispose, stuzzicandola. Bellatrix avvampò, ergendosi in tutta la sua statura:< Io sono il braccio destro del Signore Oscuro!>. Un’espressione sprezzante affiorò sul viso della professoressa:< Appunto>.

Le loro bacchette fremettero e ero pronta a scommettere che avrebbero ingaggiato un duello senza pari, ma la voce di un mangiamorte attirò l’attenzione mia zia. < Bellatrix, sbrigati!> esclamò anche Greyback dal fondo del corridoio. Lei ci lanciò un ultimo sguardo di fuoco prima di girarsi e correre via, in uno svolazzare di vesti nere:< Ci rivedremo presto, Alexia!>.

 

Fu come al risveglio di un sogno: intontiti, feriti, intossicati dalla polvere e dai fumi degli incendi, ci mettemmo un po’ a realizzare che i mangiamorte erano fuggiti. Combattimenti e grida terminarono, in fretta com’erano iniziati. Dei passi affrettati ci raggiunsero alle spalle: il professor Lumacorno caracollò fino a noi, paonazzo. < M-Minerva… Sono andati via? E’ tutto finito?> balbettò cercando di asciugarsi la fronte con uno dei suoi fazzoletti di seta. La McGrannitt lo fisso duramente:< Dobbiamo aiutare i feriti e radunare tutti gli studenti. Horace, Hogwarts ha subito numerose perdite>.

Io, spinta dal desiderio di trovare gli altri, cercai di fare un passo in avanti, ma gemetti sentendo il dolore alla caviglia; la professoressa si chinò, puntando la bacchetta alla mia gamba:< Ferula!> esclamò. Sobbalzai sentendo la fasciatura stringersi. < Signorina Black, questo è il massimo che posso fare. La aiuterà a camminare, ma al più presto dovrà andare da Madama Chips>. Il suo sguardo vagò per il corridoio:< Bisognerà mandare a chiamare anche altre infermiere>.

La ringraziai con un filo di voce, poi cominciai a zoppicare verso la direzione in cui avevo visto sparire le mie amiche. Per fortuna, ci incrociammo a metà strada, stringendoci in un forte abbraccio.

< NO! SILENTE!>.

Il grido di una ragazza ci gelò tutti. Come avevo potuto scordarmene… Ci dirigemmo fuori, arrivando vicine al corpo riverso a terra del nostro amato preside. Hermione scoppiò a piangere, ma io ed Irina non muovemmo un muscolo. Sarebbe sembrato semplicemente addormentato, se non fosse stato per la strana posa delle gambe e per i suoi buffi occhialini a mezzaluna rotti e abbandonati a terra. Harry si fece avanti, inginocchiandosi vicino al corpo di Silente: piangeva, ma non mi avvicinai a lui, lasciando che fosse Ginny a consolarlo. Un mare di bacchette si levò intorno a noi, così anche io ed Irina alzammo le nostre, insieme agli altri, per onorare tutti insieme un grande mago, un grande uomo, il più grande che il mondo magico avesse mai conosciuto.


I giorni che seguirono furono strazianti e tristi, e culminarono col funerale di Silente. Da parte mia, avevo anche il pensiero di Severus a gravarmi sul cuore; ogni notte pensavo a lui, ogni notte pregavo che fosse tutto solo un grande incubo da cui prima o poi ci saremmo svegliati. Una mattina mi arresi all’insonnia e, quando il castello ancora dormiva, uscii per i cortili di Hogwarts rischiarati solo dalla tenue luce dell’alba. Faceva fresco e, osservando il cielo, feci appena in tempo a notare un gufo prima che questo lasciasse cadere ai miei piedi una lettera rigonfia e scomparisse via. Mi chinai a raccoglierla, le mani che tremavano: dentro c’era una catenina con un ciondolo a forma di libro e la lettera… La sua scrittura era impossibile da non riconoscere.

   

     “Voglio che tu sappia che nulla è come sembra.

      Avevi fiducia in me? Continua ad averne. Non posso dirti altro Alexia, sappi solo

     che il mondo dirà tante cose che ti porteranno ad odiarmi e credimi, io vorrei che tu dessi retta al mondo,

     ma so anche che non lo farai. E soffrirai per questo.

     Vorrei che tu mi dimenticassi, ma non posso chiederti di farlo, perché io per primo farei qualsiasi cosa

     per poterti rivedere ancora una volta.

    Ricordami per come ero prima,

 

    Severus”

 

Due grosse lacrime caddero su quella grafia così fine: possibile che anche il suo semplice nome mi portasse al pianto? Mi sfuggì dalle mani la catenina. Con un sussulto la osservai cadere ed aprirsi; mi inginocchiai, sorridendo: era un piccolo orologio, e sul retro della copertina vi era incisa una piccola dedica “Never stop believing in an happy ending”.

Richiusi con cura l’orologio, passandomi poi la catenina attorno al collo. Sorrisi, baciando la lettera.

“Oh, Severus…”

Il tempo ad Hogwarts era finito e per tutti venne il tempo di ritornare a casa. Irina dovette tornare da suo padre, ed ero terribilmente in ansia per lei, ma finalmente per me tornare a casa rappresentava una gioia: avere di nuovo una famiglia mi rallegrava e teneva impegnata. Eppure, sebbene stare con loro mi tirava un po’ su, era difficile: loro non potevano sapere la verità, non potevano sapere di Severus, del nostro legame. Ma Andro-…mamma, mi corressi, sembrava farsi più sospettosa ogni giorno che passava. Il suo lato Black tornava alla luce con le lunghe occhiate penetranti ed il controllo che imponeva ad ogni mia attività, per la mia sicurezza. Era anche vero  infatti, che, dalla morte di Silente, il lato oscuro aveva cominciato a muoversi impavido ed impunito, facendo leva sul terrore generale.


Più di un mese dopo il mio rientro, giunse il giorno in cui avevamo organizzato un’uscita fra ragazze: io, Irina, Hermione e Luna, ci saremmo dovute incontrare a Diagon Alley per passare qualche momento insieme. Stavo per uscire quando mia madre mi intercettò sulla porta:< Alexia, possiamo parlare un minuto?>. La sua espressione mi intenerì, così non opposi resistenza. Ci accomodammo sulle poltrone del salotto ed io la fissai, in attesa. Andromeda si passò una mano sul viso, esalando un sospiro:< Non avrei voluto, ma ormai mi sembra ora di chiedertelo in maniera diretta: tesoro mio, cos’hai?>.

Io le regalai un sorriso stanco:< Non è sufficiente la morte di Silente per stare così? L’uccisione di molte persone?>. Cercai di farla sentire in colpa, ma in fondo lei era davvero una Black:< Certo che lo è, ma io sento che c’è qualcos’altro. E vorrei tanto che tu ti sentissi libera di parlare con me. Sono tua madre, anche se ho la possibilità di esercitare il mio ruolo da poco… E adesso che siamo di nuovo insieme, a separarci potrebbe pensarci la guerra> mi rispose amaramente.

< Alla faccia dell’onestà> cercai di sdrammatizzare < Certe cose potresti anche non dirle>.

< Non ti ho avuta per così tanto tempo che, ora che sei con me, non ci penso nemmeno a non dirti quello che penso, qualsiasi cosa sia> disse venendomi vicino. Si inginocchiò davanti a me, dandomi una carezza:< Ogni volta che esci, ogni volta che non ti vedo per un po’, mi sento morire e giuro a me stessa di dirti sempre tutto ciò che penso. Per recuperare ed accumulare tempo, un tempo che ci hanno sempre strappato via con troppa facilità>.

Scivolai anche io in ginocchio e la abbracciai, nascondendole così anche il mio viso; sentivo le lacrime premere per uscire, ma resistetti:< So che hai paura di perdermi, è la stessa cosa che provo io. Ma hey, sono a casa… Ti voglio bene e ora che ci siamo incontrate, niente potrà separarci. Se oggi non vuoi che vada, io…>. Mi interruppe, scostandosi da me ma lasciando le mani sulle mie spalle:< No, esci, divertiti un po’ e comprati qualcosa. Hai ragione tu, non posso tenerti segregata nella Gringott, anche se lo vorrei davvero tanto. Vivi e… vedrai, prima o poi finirà tutto. Basta non arrendersi alla paura. Io non ho paura> ripetè con convinzione. Le regalai un ultimo abbraccio, poi mi diressi alla porta. Sarei stata fuori solo il tempo necessario, poi sarei tornata, tornata dalla mia mamma.


Mi materializzai davanti ad Olivander. Se guardavo dentro al negozio, la malinconia mi rapiva: Zia Narcissa mi ci aveva portata quando avevo solo 11 anni e ci avevo scelto la mia bacchetta. Quanto tempo era passato, e quante cose erano successe da allora!

Senti una mano sulle spalle e mi girai di colpo: era Irina.

< Sei stranamente in orario!> disse, strappandomi un sorriso mentre mi riprendevo dallo spavento. < Non vedevo l’ora di rincontrarvi, ecco tutto> risposi abbracciandola.

< Gli altri ancora non sono arrivati?> mi chiese guardandosi attorno. Effettivamente, conoscendo Hermione, almeno lei sarebbe dovuta già essere presente. < No, strano. Hermione è la prima ad arrivare di solito> le risposi.

In quel momento Luna uscì da un angolo. La salutammo con la mano, andandole poi incontro.

< Hey!> la salutai abbracciandola, poi Irina fece lo stesso.

< Sai perché Hermione è in ritardo?> le chiesi. Speravo in una risposta concreta per una volta.

< No…> mi rispose però con la solita aria svagata.

< Ah beh arriverà prima o poi> disse Irina ridendo.

< Eccola là, guardate, arriva Hermione>. Luna la salutò dall’altra sponda della strada. Ci raggiunse e ci salutò caldamente. Avevamo superato giusto un paio di negozi quando Hermione propose una deviazione:< Andiamo a prenderci una burrobirra, conosco un posticino un po’ riparato. Sapete, ormai non è proprio sicurissimo qui> aggiunse sottovoce.

< Allora, che avete fatto di bello in questi giorni?> chiesi allegra. Eravamo tutte insieme, c’era il sole e nessun mangiamorte in vista. Ottima giornata!

Non mi aspettavo il momento di silenzio che seguì.

< Oh, io il solito…> rispose a quel punto Luna. Irina ed io sorridemmo: lei per “il solito” intendeva tutti quegli intrugli di incantesimi e mezze-credenze con suo padre.

< E tu, Herm? E i tuoi? Stanno bene?> chiese Irina.

Ah, il padre di Hermione faceva quel lavoro stranissimo! < Si, tuo padre? Ancora problemi con quei bambini e con quel coso per periodonzia o come si chiama?> chiesi ridendo. Hermione mi guardò un po’ in difficoltà, poi scoppiò a ridere:< Tutto okay, impegnato come sempre>.

Finalmente raggiungemmo il locale, ma… era molto vicino a Notturn Alley. Ora si che eravamo sicure!

Appena entrammo tutti iniziarono a fissarci.

< Herm sei proprio sicura che questo sia un posto raccomandabile?> chiesi sussurrando.

< Ma si! Non c’è da preoccuparsi!> ribattè serafica. Se ne era convinta…

Ci sedemmo ad un tavolo e ci servirono velocemente.

Parlammo un po’ del più e del meno, le ragazze sembravano un po’ in imbarazzo e si guardavano spesso intorno. Era comprensibile, in una situazione come quella era meglio capire chi si aveva vicino, ma se la stessa Hermione sembrava a disagio...

Certo che però erano davvero strane quel giorno!

Irina mi diede una piccola botta sotto il tavolo e lo sguardo che ci scambiammo mi fece capire che aveva avuto la stessa impressione.

< Ragazze siete strane oggi, c’è qualcosa che non va?>. Avevo sempre pensato che la sincerità fosse la miglior arma e che il beneficio del dubbio andava concesso a tutti.

Irina si mise una mano sulla fronte, scoraggiata: non amava sempre i miei approcci.

< Tutto apposto, è solo che ieri mia madre non è stata benissimo e sono dovuta rimanere alzata a lungo…> spiegò Luna bevendo un sorso di burrobirra. Irina quasi si strozzò con la sua, ma sul momento non capii perché.

< E tu Herm ?> proseguii con tono comprensivo. < Sono solo un po’ preoccupata, ultimamente non si sentono buone notizie>. Come la capivo! Le accarezzai la mano: Se volete possiamo smaterializzarci tutte a casa mia, lì non ci sono pericoli> proposi con un sorriso. Hermione scosse la testa energeticamente:< Ma no, tranquilla, ormai siamo qui…lasciate stare, le mie sono solo paranoie!>.

Bevvi l’ultimo sorso di burrobirra.

< Ale, devo andare un attimo al bagno, mi accompagni?>. stavo per protestare alla domanda di Irina quando mi diede un’altra botta sotto il tavolo.

< S-si, torniamo subito ragazze>.

La seguii docile come un agnellino. Che gli prendeva? Quando arrivammo in bagno Irina ci chiuse dentro una delle sei cabine.

< C’è qualcosa che non va> cominciò, io la interruppi subito:< Hey, calmati. Sono solo stanche e preoccupate, chi non lo sarebbe?> le dissi cercando di sdrammatizzare.

< No Ale…c’è qualcos’altro, la madre di …>

< Irina ti stai preoccupando per nulla!>

<…madre di Luna è morta! Morta quando lei era molto piccola> aggiunse in tono grave.

< M-ma ha detto che ha vegliato su di lei tutta la notte…> sussurrai atterrita. In un attimo collegai tutto ed Irina diede voce ai miei sospetti:< Secondo me Luna non è Luna e anche Hermione potrebbe non essere la vera Hermione!>. spalacò la cabina, dirigendosi verso le finestre:< Scapperemo da qui!>disse aprendole.

Erano sbarrate! Sbarrate con mattoni di cemento! Maledizione, e ora?

< Cosa facciamo?!> le chiesi preoccupata. La vidi arrovellarsi per cercare una via d’uscita:< Okay, okay, niente panico. Torniamo dentro e facciamo come se non fosse successo nulla. Quando usciremo da qui…fuggiremo> disse, anche se poco convinta.

Ci ricomponemmo e rientrammo nella sala.

< Ragazze, come mai ci avete messo tanto?> domandò Hermione sorridendoci. Ora che ci pensavo, lei non sorrideva in quel modo! Irina si appoggiò alla sedia con fare noncurante:< C’era la fila. Che ne dite se usciamo un po’?> propose. Afferrai al volo il concetto e stavo per darle manforte ma l’aria si incupì. < Scusate, quasi dimenticavo. Sta arrivando Ginny > disse Hermione con un sorriso di scuse, < Le avevo detto di raggiungerci qui se avesse ritardato>.

Luna sollevò lo sguardo su di noi:< Tanto vale …aspettarla> suggerì.

Ci sedemmo nuovamente ma l’atmosfera si poteva tagliare con il coltello. Passò qualche minuto in cui la conversazione languì. Decisi di riprovare:< Si è fatto tardi. Non potremmo aspettarla fuori? Qui dentro fa molto caldo e c’è molto chiasso> esagerai rifacendomi la coda.

< Effettivamente…>mi appoggiò Irina. Luna scattò:< Ora siete voi quelle strane, come mai tanta fretta di uscire?>.

Irina stava per rispondergli per le rime quando un uomo non si avvicinò al nostro tavolo. < Ma tu sei la figlia di Xenophilius! Poverino, ti cerca da giorni! Dove ti avevano portata?!>. Fissava Luna come se avesse visto un fantasma ed anche io sbiancai quando aggiunse:< Dove ti avevano portata i mangiamorte?!>. Sembrava in stato di shock e forse a quel punto lo ero anche io. Con chi avevo scambiato allora le lettere?!

< E quella…quella è Hermione Granger! Non è la ragazza scomparsa insieme a Potter e a quel suo amico, il figlio dei Weasley?> domandò di nuovo quel signore.

Ah.

Prima che qualcuna di noi reagisse, Luna si alzò e gli andò incontro dicendogli qualcosa. Lui subito tacque.

Si risedette davanti a noi e il signore uscì dal locale.

< Che gli hai detto?> le chiesi sudando freddo.

Vidi gli occhi di Luna irrigidirsi:< Di farsi da parte o sarebbe morto>. Era serissima.

Irina scoppiò a ridere, rompendo il ghiaccio:< Okay basta. Chi siete voi due?>. a quanto pare aveva deciso di scoprire le carte.

< Ma come? Basta che mi travesta un pochino e non mi riconosci più neanche tu…bambolina?>.

Era mia zia, era… Bellatrix! Se mia zia aveva le sembianze di Luna ora la domanda era: che fine aveva fatto quella vera? Ed Hermione? Chi era in realtà?

< Lascia andare Hermione…> dissi poco convinta. Un ghigno distorse il viso delicato di Luna; si chinò verso Hermione, sbattendo le ciglia in modocivettuolo:< Vuoi andare a casa?>. Il viso di Herm si fece apatico e lei assunse una posa così familiare… < E dove dovrei andare? Abbiamo lo stesso sangue, abitiamo nella stessa casa>. Era zia Cissy!

Tirai lievemente fuori la bacchetta ma Bella se ne accorse:< Ah-ah, non lo farei se fossi in te: nel locale siamo tutti mangiamorte>. Ci avevano fregato, totalmente! La paura cominciò a stringermi lo stomaco: che ne era stato delle mie amiche? Stavano bene? Il signore aveva detto che Herm era in fuga con Harry e Ron, quindi magari stava bene. Ma Luna? E noi? Che ne sarebbe stato di lì a poco di noi?

< Ora voi ci seguirete e noi non vi faremo nulla> concluse Hermione guardando sia noi che Bellatrix con fermezza.

Ci alzammo con molta cautela ed uscimmo dal locale cercando di respirare profondamente. Strinsi con forza la mano di Irina e lei ricambiò il mio sguardo con un piccolo cenno: che intenzioni aveva? Qualsiasi fossero le sue intenzioni, sfumarono quando una voce ci fece voltare tutte e quattro, cogliendoci alla sprovvista.

< Signorine! Come mai qui, da sole?>.

Madama Chips ci fissava con uno sguardo di rimprovero ma anche divertita dalle nostre espressioni.

Avrei ringraziato Merlino fino all’eternità: era la nostra unica speranza! Ma la speranza si sciolse come neve al sole quando la bacchetta di mia zia mi si piantò nella schiena:< Confundus>.

< Volevamo uscire un po’> rispose Hermione < Ma le nostre amiche qui hanno un po’ alzato il gomito!>.

Cominciai ad avvertire la testa che girava ed Irina doveva provare lo stesso. Sorrette dalle altre due, tentammo il tutto e per tutto:< Professoressa… Non sono…>.

La Chips ci squadrò con aria di rimprovero: non ci aveva sentito! < Accompagnatele a casa prima che si sentano male>.

< Agli ordini!> sorrise Hermione con aria giocosa. < No! Loro…loro non…>riprovò Irina. Ma anche stavolta Madama Chips non abboccò:< Niente storie, andate! Ubriacarsi in pieno giorno e in tempi così bui, per di più! Che incoscienti…> borbottò andando via. Quando la vedemmo sparire dietro l’angolo, capimmo che era giunta la fine per noi.

< Vi consiglio di farvi un bel sonno nel viaggio, la meta è lontana…> sussurrò Luna.

< Au revoir!>.

I nostri occhi si chiusero e poi ci fu solo buio.




 

Mi svegliai seduta su una sedia.

La prima cosa di cui mi resi conto, fu di essere legata:le mani dietro la schiena mentre i piedi erano legati alle gambe di legno.

Quando aprii gli occhi e misi a fuoco, vidi Irina nella mia stessa condizione proprio davanti a me.

< Dove siamo?> chiesi, ancora confusa. La stanza in cui eravamo era immersa nella penombra e non riuscivo a vedere alcun segno distintivo. < Non voglio tirare conclusioni affrettate, ma credo che ci troviamo…>. Non riuscì a finire la frase che una voce dietro di me parlò:<…a casa, finalmente>. Un’ombra mi passò davanti accendendo poi con un gesto un camino. Le fiamme danzarono negli occhi folli di Bellatrix Lestrange che ci guardava divertita.

divertita.

< Bellatrix, cosa vuoi fare? Presto si accorgeranno che siamo scomparse e verranno a cercarci. Vuoi tutto il mondo magico contro?> le disse Irina velando la preoccupazione con del sarcasmo.

La risata stridula di mia zia mi gelò il sangue nelle vene: che cosa aveva fatto?!

< Certo che no, o meglio…non lo vorrei, se il mondo magico vi stesse cercando. Ma vedete, il punto è che… non lo stanno facendo!> rispose continuando a ridere.

< Ormai come saprete abbiamo una certa influenza al Ministero… Diciamo che ho fatto in modo di diffondere la notizia, fra tutti coloro dotati di bacchetta, che siete morte!>.

No, non poteva essere…Il mio viso si storse in un’espressione di paura e avvertii le lacrime che si preparavano ad uscire. Mamma, papà, Ninfadora… Dovevano rivivere di nuovo quel dolore! E quel pomeriggio… se solo non fossi uscita!

Bellatrix continuò i suoi vaneggiamenti:< Sapete, da quando il babbanofilo è morto->

< Silente!> la interruppe Irina arrabbiata.

Sembrava quasi che i ruoli si fossero invertiti: io me ne stavo in silenzio a rammaricarmi della mia posizione mentre Irina combatteva e si mostrava coraggiosa.

< Uhuuuh…e da quando ti importa come si chiami?> chiese Bella inclinando la testa.

asserì Irina. Mi guardò facendomi capire che voleva che l’aiutassi, ma Bellatrix si mise in mezzo, sedendosi sulle gambe di Irina:< Beh, dicevo…Da quando è morto Silente!> pronunciò il nome con particolare sarcasmo <…noi abbiamo preso il controllo, niente più sanguesporco in giro!>. Doveva essere davvero felice, perchè batté le mani come una bambina. Io tremai: e papà?!

< No…> gemetti terrorizzata.

< Si…> ghignò lei in risposta; si alzò e si diresse verso di me, guardandomi dritta negli occhi e passandosi la lingua sulle labbra. Rabbrividii: non ero una legiliment, ma potevo benissimo immaginare cosa stesse pensando.

< Mettiamola così: il mondo sa che siete morte, ma io so la verità. Questo fa si che…> mi accarezzò una guancia, accarezzandomi poi i capelli in un modo quasi materno. Peccato che poi finì per piantarmi le unghie nel viso.

<…che tu possa farci tutto quello che vuoi, e nessuno mai sospetterà qualcosa> concluse Irina per lei guardando un punto indefinito nella stanza.

< Esatto!> urlò felice l’esaltata staccandomi le unghie di dosso.

Tutte le mie speranze erano morte in quel momento, tremavo come una foglia.

Dov’era finito il mio spirito grifondoro?! La mia forza interiore?! Sapevo già quale fosse la risposta.

Prima nulla avevo e nulla temevo di perdere, adesso avevo tutto e tutto mi si stava sgretolando davanti gli occhi.

< Bambolina, tu non hai da dire nulla?>.

Raccolsi tutto il coraggio che mi era rimasto, e non era tanto: .  Zia sorrise e si girò verso Irina:< Quanto mi conosce bene la ragazza!> disse spostandosi i capelli da davanti gli occhi. Si scagliò velocemente su di me, artigliandomi il viso ancora dolente per i graffi precedenti:< Forse però non mi conosci abbastanza!>.  

Eravamo vicinissime.

< Cos’altro vuoi da me?> le chiesi in lacrime. Basta! Ancora un’altra volta avremmo dovuto subire le sue torture?!

< Ma come? Mi aspettavo di meglio! Nessun “morirai presto, maledetta” o “ almeno lascia andare Irina? Che egoisti che siamo!> replicò sghignazzando. Però per una volta aveva ragione: mi accorsi solo in quel momento di aver totalmente ignorato la mia migliore amica che mi guardava preoccupata. Un fiotto di calore si accese nel mio cuore:.

< Sbaglio o siamo poco convinte?> tirò ad indovinare mia zia. No, io ero convinta…

< Lasciala stare! Bellatrix, ma non te ne rendi conto? Guardala! Non ci sarà molto da divertirsi con lei, ti divertiresti più con me. Sono io quella che ti rovinerà la vita! Sei solo una povera pazza che gioca a fare la dura con due ragazzine!> la aggredì Irina arrabbiata. Bellatrix si bloccò, pianatndosi le unghie nei palmi. Strinse talmente forte che del sangue gocciolò a terra. Prendendo un respiro profondo si girò verso Irina:< Oh, finalmente hai finito! O vuoi continuare il tuo soliloquio? Vi lascio due minuti per dirvi addio e bla bla bla…perché spero che abbiate capito che questa è l’ultima volta che vi vedrete nella vostra vita>. Lo disse come se avesse semplicemente spiegato il concetto di cosa sia camminare.

Rabbrividii.

< Cosa?!”> gridai singhiozzando. Bellatrix si voltò di nuovo verso di me: per lei ero come una macchina che distribuiva soddisfazione. < È la verità, mia cara, e finiscila con l’Alexia distrutta, altrimenti sarà troppo noioso finirti per davvero!>. Con la bacchetta creò un piccolo orologio a pendolo, che lasciò sospeso in aria dove quello cominciò a ticchettare.

< Tic toc…tic toc…> disse con voce stridula, < Vi lascio sole per un po’. Niente abbracci però… sono sensibile alle scene strazianti, anzi no…non potreste lo stesso> concluse con una risata.

In un’ultima camminata terrificante si avvicinò ad Irina e, prendendola per la maglia, le sussurrò qualcosa all’orecchio.

La mia migliore amica mi fissò con un sorriso fintissimo e deglutì a fatica.

< A voi!>.




 

Irina’s pov


< Rassicurala più che puoi, dalle un appiglio… altrimenti non durerà a lungo e poi non sarà divertente giocare con un corpo morto>.

Bellatrix non poteva essere più crudele di così: ce l’aveva a morte con entrambe e si divertiva e trovava piacere nel nostro dolore.

Il mio cervello andava così veloce che a malapena riuscivo a stargli dietro: mi venivano idee per uscire da lì, le scartavo, facevo ipotesi in pochi secondi ma venivano scartate anche quelle. Non trovavo una soluzione a questa situazione e questo era veramente insopportabile per me perché qui non si parlava solo di me ma anche di Alexia. Un’Alexia disperata e debole come di rado l’avevo vista. La sua voce tremolante mi riscosse dai miei pensieri:< Irina… cosa facciamo? Io non voglio rimanere qui! Mia madre, mia sorella, mio padre non posso farli soffrire cosi, di nuovo>.

< Non è colpa tua! Se solo questa pazza non esistesse, sai quanti problemi in meno avrebbe il mondo?!>.

Non dovevo permetterle di divagare, doveva calmarsi: avremo pensato a come uscire da lì o almeno a come sopravvivere.

Mi venne in mente una canzone che risaliva al mio periodo babbano e che avevamo sentito tante volte insieme nei momenti di sconforto:

    

     “ There's a hope that's waiting for you in the dark

      You should know you're beautiful just the way you are”

 

La canticchia: speravo di riuscire a calmarla un minimo per dirle alcune cose prima che venissimo ancora una volta divise.

< In questo momento, Alexia, non possiamo scappare>. Cercai di usare un tono calmo e basso, per rassicurala ancor di più. Alle mie parole però sgranò gli occhi, ricominciando a piangere. Intervenni subito:< No, no, calma. Non è un problema: usciremo da qui, il tuo protettore sa che sei viva e ti troverà!>.

Speravo vivamente che capisse il mio riferimento a Severus, e fortunatamente fu così.

< Tu credi?> mi chiese con una flebile speranza nello sguardo. Non potevo dirle che forse neanche lui avrebbe potuto risolvere questa soluzione:< Ne sono certa. Tu non perdere la speranza e lotta, lotta Alexia! Troveremo un modo per comunicare>. Sorrisi, cercando di convincerla nonostante io fossi la prima a dubitare delle mie parole.

< Tempo scaduto, tesorini!> esclamò Bella rientrando nella stanza , < Poi mi racconterete di questo protettore>. Vidi Alexia impanicarsi, così scoppiai a ridere attirando la pazza su di me:< Hai presente Dio? Quello che i babbani adorano? Lo chiamano protettore> dissi sarcastica.

Bellatrix mi guardò come un animale particolarmente interessante:< Mi correggo, ne parlerò con te>. Le sorrisi: era caduta nella mia trappola. Ora Alexia non sarebbe stata costretta a parlarne.

Slegò prima me, ma con uno scatto le sfuggii da sotto le dita e corsi verso Alexia.

Mi inginocchiai davanti la sua sedia e allungai le mani per asciugarle il volto rigato di lacrime:< Ricorda! Tu sei forte. Anche quando sei stanca e pensi di non farcela, ritrova l’Alexia cazzuta che è da qualche parte dentro di te>.

Appena terminai la frase, Bellatrix mi arpionò per i capelli, trascinandomi al piano di sopra.

L’ultima cosa che sentii fu il grido straziante di Alexia.





Heilà!
Buonasera a tutti, diciamo che non ci sentiamo da un pò.
Prima di pubblicare volevamo scrivere un pochino di cose arretrate!
Eccoci qui di muovo. Le ragazze si trovano in una situazione tragica e la povera Alexia è costretta a rivivere tutte quelle cose dopo un periodo che sembrava tanto belloooo.
Ricompare Bella e se siete amanti di morte e distruzione amerete questi capitoli!
Mi raccomando, recensite per farci sapere che ne pensate, è davvero importante per noi!
Alla prossima! 

Scritto con l'aiuto di Lucinda Grey.

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Capitolo 21
*** Prima settimana. ***


Irina’s pov
 
                                                                                                                                                                        
E così eravamo di nuovo intrappolate lì... Che cosa si sarebbe fatta venire in mente stavolta Bellatrix? 
Rapirci mettendo in atto tutta quella farsa era ovviamente l'incipit dell'ennesimo tentativo di farci passare al lato oscuro, complici torture ed incantesimi... Quale, ad esempio, aveva applicato su quella porta lasciata strategicamente aperta?
Quando mi aveva trascinato su per le scale, avevamo avuto un’accesa discussione. Mi aveva prospettato l’arrivo dei più brutti giorni della mia vita, ma non le avevo dato la soddisfazione di vedermi spaventata. Mi aveva minacciato, avevamo urlato e su di un punto ci eravamo trovate d’accordo: non ero la mangiamorte che lei voleva. Se n’era andata con i capelli svolazzanti come una nube temporalesca, lasciando, per l’appunto, la porta aperta.
Ma se credeva che sarei stata così sciocca da tentare di fuggire, si sbagliava di grosso.
Rimasi guardinga, ascoltando i rumori provenienti da fuori: fu così che sentii l’approssimarsi di due persone e poco dopo sentii un grido strozzato provenire dalla stanza accanto e la risata della pazza levarsi chiara e forte. Nello stesso istante la mia porta si chiuse di schianto, ma io ero troppo impegnata ad ascoltare quella che, ne ero certa, fosse Alexia: la mia amica aveva tentato forse di uscire? I suoni che mi giungevano si fecero più ovattati, fino a spegnersi. < Dannata, che le stai facendo?! Sei una vigliacca!> gridai tempestando di pugni la parete; Bellatrix poteva anche essere una pazza maniaca violenta, ma agli insulti non reagiva molto bene. Se solo la fossi riuscita a distogliere da Ale... Appena fosse entrata l'avrei centrata in fronte con un Avada Kedavra! Pazienza che non l'avessi mai lanciato prima: ci sarei riuscita, lo volevo con tutta me stessa. Solo quando mi girai per afferrare la mia bacchetta mi resi conto dell'ovvio: ci aveva disarmate. Ma non mi avrebbe piegato, no, a costo di picchiarla in stile rissa babbana!
La porta quasi saltò dai cardini quando l'invasata fece il suo ingresso: ci fissammo, i suoi occhi che brillavano d'aspettativa. < Allora, Irina cara, come stai? Sono stata così fiera di te al ministero! Una perfetta mangiamorte...> esclamò con il migliore dei sui toni acuti. Le regalai un ghigno sardonico:< Peccato che era tutto frutto di un vile trucchetto, senza quello sai benissimo anche tu che le cose sarebbero andate molto diversamente. A quest'ora saresti morta tu, non Sirius Black!>.
Per un attimo lo sprezzo le distorse i lineamenti, ma in breve riprese il solito sorriso mieloso e terrificante. Mi sforzai di on cedere al panico; "Non ora, resisti!" gridai a me stessa " Stavolta lotterai, proteggerai Alexia!". Per colpa mia era stata ferita, aveva rischiato di morire ed aveva sofferto molto. Certo, poi ci aveva pensato Piton a consolarla, ma... Un sorriso involontario mi salì alle labbra ed a Bellatrix questo non piacque:< Incarceramus!>. Le corde mi mozzarono il respiro in gola; caddi a terra, immobilizzata.
< E così osi sorridere, eh? Sorriderai ancora quando avrò finito con te? Non credo, no> mi sussurrò all'orecchio, chinandosi su di me; i capelli le caddero sul viso, conferendole un'aura tenebrosa: lo sguardo che mi rivolse quando si tirò su mi fece rabbrividire. Che baratro di follia albergava in quelle pozze scure. Quali orrori potevano nascervi? Probabilmente l'avremmo scoperto molto presto.
< Sorriderai ancora quando il dolore non ti lascerà un attimo di tregua? Sorriderai? NO!> e con un'altra risata folle si avventò sul braccio col marchio. Quando la sua tozza bacchetta lo toccò fu come subire una cruciatus: bruciava in un crescendo terribile, devastandomi da dentro. Che stava facendo? Che significato avevano le sue parole? Ancora legata provai a dibattermi, tutto pur di fermare quel contatto. Che dolore...
In fin dei conti credo che durò poco, ma quel momento interminabile mi lasciò esausta e fradicia di sudore. Voleva piegarmi con la tortura, stavolta?
" Che Merlino mi aiuti".
 
 
 
 
Mi risvegliai dopo un lunghissimo sogno senza sogni; ero sola ancora a terra, ma non ero più legata. Con un brivido di freddo mi tirai su a sedere, gemendo per i muscoli intorpiditi. Che era successo? In un flash ripercorsi gli ultimi istanti precedenti allo svenimento: maledizione, anche questa volta Bellatrix aveva avuto la meglio, ma possibile oltretutto che mi avesse lasciato così? Doveva significare che era da Alex- < AH!> gridai afferrandomi il braccio marchiato e piegandomi in due. Me che diamine…? Non avevo nemmeno finito di ad Ale che- < Ah, basta!> gridai di nuovo. Due lacrimoni mi sfuggirono dagli occhi: era questo quindi l'incantesimo? Pensare ai miei amici - repressi una smorfia- bastava a scatenare il dolore? Grugnii, maledicendo Bellatrix con fervore; appena terminai il pensiero, notai un immediato rilassamento. A lei quindi potevo pensare?
Per una volta mi sentii in lotta con la mia parte serpeverde: era ammirevole, inutile negarlo! Come aveva formulato un incantesimo del genere? C’entrava, forse, l’avere il marchio? Allora poteva anche essere stata un’idea di Voldemort. Un fremito sembrò attraversarmi ed io mi immobilizzai, pronta a soffrire. Ma non era dolore, era… Mentre cercavo di trovare l’aggettivo adatto per descrivere la sensazione che mi pervadeva, mi vennero alla mente gli occhi di Bellatrix, con quel loro luccichio esaltato. Venerazione, riverenza, amore folle? Geniale, veramente geniale. Quella parte di cuore divenuta rosso-oro si ribellò, riportandomi al presente e facendomi pensare ad Alexia, anche se faceva male. Mi alzai, avvicinandomi al muro e, incapace di resistere alle fitte, rilasciandomi cadere a terra. Un respiro profondo e:< ALE! Ale, combatti, resisti! Ci sono io con te!>. Mi contorsi, mi piantai le unghie nella pelle, ma continuai. Avrei continuato fino all’infinito se necessario.
Non ottenni la minima risposta: che potevo fare? Zitta, ripresi fiato, pensando ardentemente a Voldy per placare il dolore. Avrei volto a mio favore quell’incanto! Quando mi ripresi a sufficienza, mi arrovellai le meningi, ma l’unica cosa che potevo realmente fare era tentare di far sentire ad Ale che c’ero, nonostante la quasi certezza che Bellatrix avesse insonorizzato le stanze.
 
 
 
E fu sera e fu mattina.
Quattro giorni erano ormai passati, ed io agonizzavo sul letto, incapace di muovermi. Non mangiavo, non bevevo, e il dolore era onnipresente. Come potevo non pensare ad i miei amici, ad Alexia? E Draco, Narcissa… A quel punto la rabbia mi uccideva: Possibile che nessuno si facesse vivo? Che non provassero nemmeno a venirci a salvare? Loro dovevano sapere per forza che eravamo là! Li odiavo, odiavo tutti, si. Anche… Alexia. Perché non mi rispondeva? Perché Bellatrix quando usciva dalla sua stanza per venire da me era sempre così felice? Le sue torture stavano avendo effetto? Alexia aveva tradito?! Io invece avevo lottato, lo giuro! Anche quando mi ero risvegliata con un coltello puntato alla gola: quel giorno la pazza era stravolta, resa quasi irriconoscibile dall’ira.
 
< Tu! Sporca traditrice!> mi urlò addosso.
Io ghignai:< Non è una novità>.
 Con uno scatto il coltello mi era affondato nel braccio; forse non era il momento adatto per scherzare…
< Tu hai osato insudiciare mio nipote!>.
Ah.
Aspetta, cosa?!
< Come fai a saperlo?! Sono cose private, maniaca!>. Ero arrabbiata, schifata ma anche preoccupata: come poteva saperlo? Aveva torturato Draco? Oppure… No, non volevo neanche prendere in considerazione quell’ipotesi!
Eppure la parola tradimento riverberava dentro di me, uccidendomi.
Bellatrix mi riportò al presente ferendomi un’altra volta; rotolai giù dal letto, allontanandomi da lei.
< Incarceramus!>.
Come non detto.
< Io…> mormorò truce avanzando di un passo, < So…>, un altro passo, < Qualsiasi cosa!> gridò infine, in piedi davanti a me. Cercai di mettermi supina, per quanto le corde me lo permettessero. Un calcio allo stomaco vanificò ogni mio tentativo; rotolai, finendo contro il muro. Bellatrix si chinò su di me:< Anche lui ha sofferto, sai? Era così orripilato di… essere stato con te! Mi ha implorato di perdonarlo, mi ha supplicato. Ha detto che era stata colpa tua, che lui voleva solo tenerti d’occhio. Ho dovuto consolarlo…>. Il suo volto folle, in preda alle risate, si riflesse nei miei occhi sgranati. Non poteva essere vero, era una menzogna…
 
 
Non era una menzogna.
Ora lo sapevo: ero stata tradita da una delle persone più importanti per me! E l’altra…
La porta si spalancò adagio. Bellatrix entrò, l’aria distesa e soddisfatta. Con un sospiro si stravacco in una poltrona, giocherellando con la bacchetta e fissandomi. Rimasi in silenzio, ranicchiata contro il muro. Ero piena di contusioni, lividi, tagli e l’incantesimo continuava a gonfie vele. Era venuta a godersi lo spettacolo?
< Sai… Penso che potrei ucciderti oramai. Non mi servi più>.
Alzai lo sguardo su di lei, terrorizzata. Cosa…?
< Ma sarà molto più divertente farti uccidere da lei, sai? Adesso che il Signore Oscuro l’ha resa come me, sarebbe una sfida interessante, non credi?>.
Alexia aveva ricevuto il marchio.
< Stai mentendo!> gridai.
< No, certo che no. Perché dovrei mentirti?>.
< PERCHÈ SEI UNA STRONZA!>.
La sua bacchetta si mosse con una rapidità sorprendente e tutto si tinse di nero.
 
 
 
 
 
Alexia’s pov
 
 
Ero rimasta sola dopo che Bellatrix aveva portato via Irina. A farmi compagnia solo l’incessante alzarsi ed abbassarsi del mio petto che non sembrava volersi fermare.
Chiunque avrebbe potuto farmi qualsiasi cosa, non mi sarei potuta opporre.
Buffo che quello fu proprio il riassunto della mia permanenza a Villa Malfoy.
Non so quanto aspettai lì, so solo che ero riuscita a lasciarmi sbranare completamente dal panico. Respiravo affannosamente, piangevo e urlavo e non trovavo nulla che potesse farmi stare meglio.
Poi un suono, tacchi che si avvicinano a me da dietro. Panico ancora maggiore.
Non sapevo che fare, chiusi gli occhi in preda ai singhiozzi.
Una fortissima presa per i capelli mi costrinse a tirare il capo all’indietro strappandomi un urlo soffocato.
Mia zia mi si avvicinò all’orecchio sussurrando “ne ho abbastanza dei tuoi piagnistei, si sentono da su… devo forse tagliarti la lingua?” quella frase, spinse tutte le lacrime che erano state trattenute ad uscire vistosamente.
Bellatrix sorrise sadicamente, avevo appena dato il via al suo gioco.
“mmm… non mi sono spiegata?” non osai rispondere, troppo spaventata dalla situazione.
Il suo coltello mi fu vicino al collo e poi scivolò all’inizio del petto lasciando un taglio.
“non mi sono spiegata?!” annuii con vigore per evitare nuovamente il trattamento.
“bene…” tagliò le corde che mi legavano e mi mise in piedi, fino ad una stanza.
“Taa Daaaan! Ti piace?” era una camera minuscola, presenti solo un letto ad una piazza, un enorme specchio che sembrava quasi essere stato costretto all’interno; ai lati del letto c’erano due comodini, tanto per rendere più scomoda la discesa da esso e, per finire, una porta che conduceva ad un bagno minuscolo dotato solo del WC e di un lavabo.
Ero claustrofobica, lo sapeva.
Mi mancava l’aria.
“sarà la tua camera diciamo… per sempre!” mi spinse dentro senza fare troppi complimenti e, lasciando la porta aperta si sedette sul letto.
Fissavo l’uscita, i miei istinti erano quasi animaleschi. Uccidere la donna azzannandole il collo e andarmene via.
Ma sapete quando ci si sente paralizzati? Quando anche muovere un solo muscolo sembra un’impresa titanica? Ecco, quella era la mia situazione.
“che c’è? Non ti piace la mia compagnia? Vorresti andartene?!” disse incrociando le braccia, come avrebbe fatto una bambina.
Non risposi, in effetti credo che Bellatrix si stesse annoiando, sembrava stesse parlando ad un muro.
“allora…vai” disse con un tono solenne.
C’era sicuramente un trucco sotto, una scarica elettrica appena solcata la soglia o peggio la morte imminente.
Una cosa sapevo però: mai cercare di entrare nella psicologia di Bellatrix. Lei non ne ha mai avuta una.
Decisi che invece di rimuginare e di cercare di capire la situazione, sarei uscita di lì. Almeno ci avrei provato.
Feci un passo a fatica, e poi un altro ed un altro ancora.
Avevo preso coraggio e una volta davanti la soglia allungai una mano. Se fosse caduta una ghigliottina almeno avrei perso solo quella!
Non successe nulla, c’era d’aspettarselo.
Per quanto sembri strano Bellatrix non è tipa da tortura fisica. Non so in che libro l’avessi letto ma la maledizione Cruciatus distrugge la psiche, non il corpo.
Feci un passo veloce “ah! Quasi dimenticavo! Giusto una minuzia! Credo sia abbastanza logico che se tu varcherai mai quella soglia, Irina subirà anche il dolore che era destinato a te. Solo una di voi può andare! Ci mancherebbe che io rimanga sola soletta!” statua di sale, non mi mossi più.
In tutta la mia paura avevo completamente dimenticato Irina, mia sorella era rinchiusa in non so quale ala di quel castello e io pesavo solo a farla franca!
“hai cambiato idea zuccherino?!” in un secondo mi fu dietro, appoggiando il mento sulla mia spalla sinistra.
Annuii senza forze. “immaginavo, a volte bisogna rendere ben note le postille! Ora dammi la mano…” aveva cambiato tono vertiginosamente. Era eccitata come non mai e lo sprizzava da tutti i pori.
Le allungai il mio braccio e lei lo arpionò con vigore, quasi a non volerlo più lasciare.
SI concentrò sulla mano fortunatamente, per un momento pensai al peggio.
Non fiatò, ma avvertii una forte bruciatura sul palmo e non ebbi nemmeno il tempo di urlare perché finì in fretta.
Ritrassi la mano e notai che, stampata sopra di essa, c’era una lineetta, come quelle che i carcerati fanno sui muri.
“dovremmo pur tenere il conto di quanto resisterai no?! Altrimenti come faccio a sapere chi vince tra te e Irina?!” ecco cos’era per lei, un gioco.
La porta si chiuse di botto facendomi balzare.
Bellatrix si avvicinò a me, fino a starmi ad un palmo di distanza.
Mi osservò con lentezza disarmante, abbassai gli occhi e la sentii ghignare.
“Non hai idea di quanto tempo vi ho aspettate…siete morte al mondo, ma vive…per me” la paura cresceva, potevo sentire l’aura magica di Bellatrix crescere d’intensità e quasi mi spingeva via.
“ti avverto, se senti delle urla è probabilmente la spalla di Irina che cerca di rientrare… di solito riesco a lussare meglio. Ammetto di essere stata un po’ troppo…rustica!” alzai gli occhi con rabbia e il mio braccio destro si sollevò senza che nemmeno gliel’avessi ordinato. Era tutto ciò che voleva, una scusa per farmi del male.
Bloccò il colpo con facilità e prendendomi per i capelli mi lanciò contro un comodino, il mio addome si contrasse a causa dell’urto contro il mobile e tossii asmaticamente cercando di trovare un po’ d’aria.
Arrivò subito molto vicina a me e da lì in poi ricordo solo il mio capo battuto ripetutamente contro qualcosa, le mie urla e le urla di qualcun altro, una voce conosciuta, che mi arrivava quasi ovattata e poi brutti rumori probabilmente causati dalle continue contusioni.
Dopo l’ultima grande botta il mio corpo cadde a terra, afflosciandosi.
Ricordo la porta che si chiuse e dopo il buio.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Eravamo fuori, l’incubo era finito. Stavamo scappando da Villa Malfoy:  Irina era riuscita a risolvere la situazione.
Ci aveva salvate entrambe ed entrambe saremmo tornate a casa.
< Come hai fatto a seminare Bellatrix?> chiesi.
 Correvamo lungo un bosco tetro e freddo ed io le ripetevo la domanda, ma Irina era troppo concentrata nella corsa, non riusciva a rispondermi.
< Hey! HEY! Siamo abbastanza lontane! Come hai fatto?> domandai ansante, bloccandola per un braccio con un sorriso felice in viso.
< Alexia…> mi richiamò Irina con un tono esasperato. Che c’era che non andava? < Non l’ho seminata, per Merlino!> concluse con ancora più esasperazione. Ma, mi resi conto, sembravo essere io ad esasperarla…
< E allora come hai fatto a…> non riuscii a terminare la frase che un panno mi si strinse attorno al viso e la testa cominciò a girarmi.
Riconobbi la donna dietro di me, era mia zia.
Bellatrix, avvolta in un mantello, mi aveva lasciata scivolare a terra, sorridendomi inquietantemente. Ma tremai quando fu Irina ad avvicinarmisi:< Non l’ho seminata, ho semplicemente venduto la tua libertà per la mia> disse con una risata, rivolgendo lo sguardo a Bellatrix.
Non ci potevo credere, non poteva essere! Vidi Bellatrix tirare fuori la bacchetta e… stavo perdendo le forze gradualmente, non riuscivo a tenere gli occhi aperti….
Non le bastava farmi morire, voleva uccidermi lasciandomi con la consapevolezza che la persona che mi era stata sempre più vicina mi aveva tradito.
Cercai di urlare ma la voce mi si strozzava in gola, le mani erano come ancorate allo strato di foglie sotto di me e i piedi come legati gli uni con gli altri.
Tutto d’un tratto il soffice terreno al quale ero appoggiata prese la forma di un letto ad una piazza, il cielo si tramutò in soffitto e…
 
< Oh mio Dio! Oh mio Dio!> mi svegliai di botto, mettendomi a sedere.
< Irina!> urlai in preda al panico.
< Sono qui…torna a dormire, era solo un incubo>. La mia migliore amica era lì con me, era proprio al bordo del mio letto, solo che al buio facevo fatica a metterla a fuoco. Striscia verso di lei, accucciandomi sulle sue gambe, lasciando che mi spostasse i capelli dal viso.
Tremavo ancora, gli occhi stretti per impedire alle lacrime di uscire:< Ho sognato che tu…tu mi vendevi a Bellatrix e io…io…>. Repressi un singhiozzo. Avvertendo la fastidiosa sensazione dei capelli della mia migliore amica sul viso li scostai, e solo allora mi accorsi che i splendidi e lucenti boccoli biondi di Irina erano in realtà ricci corvini e che le mani dal tocco gentile e amichevole della mia migliore amica erano spigolose e ossute.
Alzai lo sguardo e quasi mi uscì il cuore dal petto: ero stesa sulla gonna di mia zia che, divertita, osservava le mie reazioni.
Scattai in piedi al buio e inciampai sul tappeto finendo a terra.
Nel dormiveglia non avevo realizzato nemmeno la situazione, non ero a casa, ero a Villa Malfoy e… non era possibile che Irina fosse entrata nella mia stanza. Perché Irina era da qualche parte sola, torturata ed in balia della pazza come me.
Una candela si accese e fece luce sul mio viso madido di sudore.
< Irina! Aiuto!> mi fece il verso Bellatrix, la voce come uno stridio. La soddisfazione che le leggevo in volto mi fece venire un terribile sospetto:< Sei stata tu…tu mi hai causato l’incubo!>.
< È un’accusa forte, lo sai vero?> mi prese in giro. Eppure nonostante l’adrenalina e il cuore ancora in movimento come un drago spinato, le mie palpebre calavano indicibilmente. E se ogni volta che dormivo facevo quegli incubi… Doveva essere il suo piano: erano due giorni che non mangiavo né bevevo, ed il mio corpo aveva sempre più bisogno di riposo.
Bellatrix si alzò, girandomi intorno come un avvoltoio. La testa mi girava mentre cercavo di non perderla di vista.
< Non le senti le palpebre pesanti, non vorresti dormire un po’?> ghignò fermandosi a pochi passi da me. Ripensai all’incubo: se avessi chiuso gli occhi mi avrebbe fatto rivivere quell’inferno all’infinito.
Stava attuando le prime basi della tortura, era chiaro, e capire che mi trattava come uno dei suoi prigionieri, che mi diceva le stesse frasi da aguzzina che probabilmente aveva detto a centinaia di persone prima di ucciderle, mi faceva sentire incredibilmente terrorizzata.
< La privazione del sonno viene prima o dopo il digiuno signora Lestrange?> chiesi con un tono falsamente riverente.
Mi fissò per un attimo e poi si avvicinò a me divertita, ma seguendo il mio gioco.
< Dopo, o, al massimo, di pari passo. Prima devo destabilizzarti altrimenti il tuo corpo potrebbe benissimo fare a meno di dormire. Adesso, sfortunatamente per te però, ne hai terribilmente bisogno. Ogni secondo che passa senti che potresti ricadere in quell’incubo, o in uno peggiore e se dormirai non potrai mai sapere cosa ti succederà, cosa ti farò...>. Quel tono calmo, soffice…le sue parole erano come una nenia per le mie orecchie e gli occhi si chiusero involontariamente.
< Rimani sveglia!>. Per un momento fui strasicura che la voce dentro di me che cercava di aiutarmi gridasse all’unisono con quella di Bellatrix che mi stava torturando.
Riaprii gli occhi.
C’era solo un modo per tenermi sveglia e, per quanto mi dispiacesse attuarlo, era l’unico plausibile.
Cercai di focalizzare e mettere a fuoco il mio braccio e, sentendo che le forze mi stavano abbandonando di nuovo, mi morsi fino a farmi uscire il sangue.
Gli occhi si sbarrarono dal dolore e l’assopimento svanì, almeno per quel frangente.
< Vuoi torturarmi? Fallo, cosa aspetti? Perché mi hai portata qui se non vuoi farmi nulla? Avanti, so che sei arrabbiata, so che vorresti distruggermi…fallo!>. Persi il controllo, ma la incitai. Preferivo la tortura fisica a quella mentale, preferivo sapere che stavo resistendo alla crudeltà di zia che credere che la mia migliore amica mi stava tradendo.
< Ed evitarti così tutta la tua sofferenza? No, non lo farei mai. Farti del male fisico sarà l’ultimo scoglio, non ti eviterò nulla, sia chiaro! Serviranno molto più che quattro lagne per fartelo concedere!>. Ormai anche la sua pazzia non mi stupiva più, e lì si stava rasentando il ridicolo; il sonno ricominciava ad intrappolarmi nelle sue fila.
< Ora ti lascio, cerca di dormire nelle ore che seguiranno, perché è quasi l’alba e le Black si alzano appena il gallo canta, bambolina! Sogni d’oro!> e detto ciò uscì dalla stanza.
 
 
Da quant’era esattamente che non dormivo?
Forse tre giorni, non ricordavo più.
Avevo sonno, tanto sonno. Gli occhi erano due lame che scendevano inesorabili e la mia mente come una camera vuota totalmente in balia di porte e finestre aperte dalle quali entrava un torbido vento estivo, caldo abbastanza da intorpidirti ma troppo forte per lasciarti completamente andare.
 
Non potevo dormire, il sonno poteva uccidermi.
 
Non dovevo dormire, il sonno era morte.
 
Non… volevo dormire, fanculo gli incubi.
 
Chiusi gli occhi per quello che mi sembrò un istante e subito nel mio sguardo comparve il corpo straziato di Irina a terra, sangue ovunque e gli occhi della mia amica puntati su un lato indefinito della stanza a guardare… o meglio, a non guardare più, un punto casuale sul quale le sue vuote pupille si erano fermate.
< SONO SVEGLIA! SONO SVEGLIA!> urlai alzandomi e passandomi una mano sul petto, cercando di calmarmi. Strinsi le mani sui vestiti che mi aveva dato Bellatrix… era tutto troppo bianco e i miei lunghi capelli rossi macchiavano il tutto di un tono scarlatto che metaforizzava la situazione, schernendomi.
Morsi di nuovo il braccio per tenermi sveglia; ormai era pieno di lividi e tagli. Volevo uscire, fuggire da lì! Chiusi gli occhi, immaginandomi ad Hogwarts, a bisticciare con gli altri studenti, a vedere di nascosto Severus…
Spalancai gli occhi, alzandomi di scatto; corsi sotto il letto e raccolsi tremante la mia catenina/orologio che mi aveva dato Severus. Me ne ero quasi scordata… La aprii, sorridendo inconsciamente.
L’avevo tenuta nascosta tutto il tempo; purtroppo non segnava più l’ora; quando ci avevano prese, probabilmente nella smaterializzazione, si era rotta ed infatti esibiva una crepa diagonale e non ticchettava più.
Diedi un bacio al quadrante e, sentendo dei passi, la rinascosi.
 La porta si spalancò violenta, al punto che pensavo sarebbe ceduta.
< Buongiorno Alexia>.
Quella frase mi sembrava così strana, sapevo che doveva essere Bellatrix, ma per un attimo… Si, sembrava mia madre, anche se con lo sguardo più focoso.
Le due continuarono a sovrapporsi: ero totalmente in stato confusionale per via della mancanza del sonno. Cosa era reale e cosa non lo era?
< Mamma…?> dissi, o meglio sussurrai, avvicinandomi.
La donna mi lasciava fare, ed in un battito di ciglia mi ritrovai tra le sue braccia.
In uno sprazzo di lucidità mi resi conto che quella che mi teneva non era mia madre, non lo era affatto.
Mi divincolai, al massimo delle mie forze:< Non toccarmi> sputai fuori con rabbia, liberandomi dalle grinfie di quella donna. Ma dopo quell’attimo di adrenalina ero di nuovo così stanca…
Il sonno non mi faceva più pensare, le palpebre erano sempre più pesanti; fissai la mia mano, c’erano incise sopra quattro lineette.
Le misi a fuoco.
Bene, avevo resistito quattro giorni ed ora… Dovevo solo mantenere il contatto con la realtà.
Quando Bellatrix si rese conto che non mi sarei più mossa, mi fece segno di seguirla:< Vieni qui>. Mi avvicinai, un passo dopo l’altro, finché lei non mi poté afferrare la mano. La fissò, ed io mi resi conto di ciò che voleva fare.
No, non volevo!
Provai a liberarmi dalle sue grinfie, ma :< Puoi venire tu o posso venire a prenderti io, sappiamo entrambe che la seconda opzione sarebbe più divertente per me, ma più… estenuante, per te…>. Dannazione, aveva ragione.
Chiusi gli occhi e li strizzai forte.
La mano bruciò e sentii il sonno che mi abbandonava, almeno per un po’.
< Beh, sono cinque! Brava! C’è chi è morto prima> disse ridacchiando. Di punto in bianco fece una smorfia preoccupata, afferrandomi il viso:< Cosa sono questi occhi! Tesoro mio se hai queste occhiaie ora... non oso immaginare come sarai ridotta più in là!>. Con uno scatto mi lasciò andare, graffiandomi con le unghe e ricominciando a ridere. Raccolsi il coraggio che mi era rimasto.
< Morirò anche io se non mi farai dormire. Tu vuoi passare alla tortura, lo sappiamo entrambe! Ma se io muoio prima… Non dormo da quattro giorni, ho bisogno di un po’ di sonno> dissi con tono secco ma anche disperato a bassa voce.
< Nessuno ti vieta di dormire, bambolina…>.
Io la guardai con uno sguardo implorante e… lei sembrò arrendersi.
< Va bene: ti concedo una notte di sonno, ma domani ti voglio attiva e pronta! Ci divertiremo un mondo>. Con gesto rapido sguainò la sua bacchetta e la adagiò sulla mia tempia.
Sentii come se tutto stesse diventando più leggero e il sonno mi colse subito.
 
 
Quando mi svegliai era finalmente riposata, e nella felicità, perché si, di felicità si trattava, quasi non mi accorsi di essere legata ad una sedia e rivolta davanti lo specchio che avevo in camera.
Poi mi resi conto della situazione e mi gelai.
Lo specchio era coperto con un panno pesante tutto nero.
Non capivo cosa stesse succedendo. Perché ero sulla sedia? E… mi sentivo diversa, c’era qualcosa che non andava.
Una mano tirò indietro il panno molto lentamente fino scoprire completamente lo specchio. Io rimasi immobile, impiegando un lungo attimo per capire chi ritraesse.
Mia zia scivolò via da dietro lo specchio e venne dietro di me.
Poggiò sulle mie gambe ciò che aveva in mano ed io quasi collassai: lunghe ciocche di capelli erano sparse sulle mie cosce e quello che avevo in testa era solo uno scombinato taglio a caschetto che ricadeva appena sulle spalle.
Penserete: cosa sarà mai?! Sono solo capelli!
Si, magari non fu la cosa peggiore che potessero mai farmi, ma c’era un significato sotto.
Volevo dormire? Non avrei potuto sapere quello che mi faceva.
Non avevo nemmeno la forza di controbattere, non sapevo che dire.
< Ci stava un taglio!> commentò Bellatrix felice. Io strinsi i pugni, cercando di non scoppiare:< Perché lo fai? Che divertimento ci provi> ringhiai con le lacrime agli occhi.
< No, no! Non devi piangere!>. Si chinò, appoggiando le mani sulle mie ginocchia e facendo cadere le ciocche di capelli. < Hai un bel visino, le tue vittime dovranno avere la possibilità di capire chi le ha ammazzate! E poi, chi credi te li tagliasse i capelli quando eri piccola?>. Per un attimo ripensai a tutte quelle foto con i capelli gonfi e tempestosi, i tagli asimmetrici... Ora capivo molte cose.
< Sappiamo entrambe che il messaggio è un altro! Dormi e non potrai difenderti, giusto?!>.
  Mi fissò per un po’ attentamente, poi sorrise con fare materno e si girò per andarsene.
< NON E’ VERO?!> urlai talmente forte che mi si spezzò la voce.
< Si e no, il messaggio era: questo è il male minimo che potrebbe capitarti> replicò blandamente.
Tremavo, in preda alla rabbia, alla paura; avrei voluto tanto liberarmi, ma era un lavoro inutile.
< Sei un mostro! Non posso rimanere sveglia in eterno a convivere con la paura che, se mi addormentassi e riuscissi a farlo senza svegliarmi per gli incubi, potresti infierire su di me in chissà quale modo! Questa è una…una… >. In quell’istante mi resi conto dell’inutilità del mio sfogo. Bellatrix si girò, fissandomi profondamente:< Si Alexia, dillo…>.
< È una…tortura> esalai in un soffio.
Il viso di mia zia si contrasse in un sorriso atrocemente inquietante:< Benvenuta nel mio mondo>. Detto questo si girò nuovamente e, ancheggiando, si diresse verso la porta.
< Come sta Irina?> la bloccai di nuovo. Lei si fermò un attimo, poi riprese a camminare. < Bellatrix! Ti ho fatto una domanda: come sta Irina?!> ripetei, alzando la voce.
La pazza sembrò emettere un sospiro, ma quando si girò a guardarmi notai che brillava di follia. Si aspettava quella domanda, la voleva.
< Beh, lei potrebbe non aver perso solo i capelli…> commentò a mezza-voce.
Per un attimo mi sentii la vecchia Alexia:< Osa solo toccarla e solo Merlino sa che cosa farò a te e al tuo signore>. Quasi non riconobbi la mia voce, tanto era bassa e minacciosa.
< Cosa?> chiese disinteressata. D’altronde, che pericolo potevo rappresentare legata, senza bacchetta e debole? Ma quando tirò fuori la bacchetta, senza neanche darmi il tempo di rispondere, capii che non mi stava ascoltando:< Vuoi sapere come sta? Perché non te lo fai dire da lei?>. Batté leggermente la sua bacchetta, sferzando l’aria. Sembrava non essere cambiato nulla, ma poi sussurrò vicino al legnetto ricurvo:< Irina… Alexia vorrebbe sapere come stai, ti suggerisco di rispondere, zuccherino>.
Si sentirono dei singhiozzi, poi…
< Ale… >.
il mio cuore perse un battito.
Era lei.
La mia migliore amica era viva. Ma quanto dolore in quella voce, quanta disperazione!
< Irina…Irina come stai?> le chiesi quasi urlando.
< Io sto bene, ma perché lo chiedi? Tu te la spassi, giusto? Non c’è bisogno di fingere…>.
Mi immobilizzai:< Cosa?!>. Ma che stava dicendo?
La voce di Irina mi raggiunse, debole ma chiara:< Ed io che pensavo che odiassi l’idea di unirti loro…> parlava tra sé e sé.  Non ci stavo capendo più nulla, ma guardando Bellatrix mi venne un terribile sospetto:< Certo che li odio, ma che dici?! Cosa ti ha detto quella pazza? Lo sai che non puoi fidarti di lei!>.
< Ma lei... lei me lo ha mostrato…  Cosa si prova ad avere il marchio quando hai passato tutta la vita a respingerlo come il vaiolo di drago?>.
< Irina, ti ha mentito!  Meglio vivere una vita infettati dal vaiolo di drago che un minuto con quella roba nel braccio! È finto! È tutto…>. La voce mi si impigliò in gola mentre Bellatrix mi faceva cenno di tacere portandosi un dito alle labbra. Un sorriso malizioso e poi portò la sua bacchetta all’altezza del mio collo ed un fascio di luce passò dal mio al suo.
< Alexia… Ale, ci sei? > domandò Irina disperata.
< Si… >.
No, nonono! Aveva parlato mia zia al posto mio, con la mia voce!
< È solo una sua tortura giusto? È tutto finto, giusto? > mormorò la mia amica, la voce rotta dal pianto. Volevo abbracciarla, stringerla a me e dirle che sarebbe andato tutto bene e invece…
< È tutto vero Irina >. La mia voce era gelida, imperiosa.
Ci fu un lungo silenzio, quasi potevo sentire la speranza di Irina frantumarsi:< Come faccio a non sapere che sei sotto imperio?> disse poi, nuovamente in singhiozzi. Ma Bellatrix ormai ci conosceva così bene… < Lo sai che resisto bene a quella maledizione e poi… Sicuramente non parlerei così fluentemente, non credi?>.
 Ancora un lungo silenzio.
< Perché lo stai facendo?>. No Irina, non credergli!
< Ho semplicemente venduto la tua libertà per la mia>. Quelle parole… il mio incubo stava diventando realtà! Ecco, sarei impazzita lì, seduta stante.
Bellatrix interruppe il contatto e il flusso di luce tornò nella mia gola. La sua risata si levò forte e chiara mentre lei reinsonorizzava la stanza.
< Tu… ascoltavi, vedevi…percepivi i miei sogni?!> gridai.
 < Può darsi, ogni tanto…>.
Il sorriso sarcastico mi disse che mentiva. La rabbia era così tanta che cominciai a tirare le corde, ignorando le piaghe che mi aprivo sui polsi. Dovevo alzarmi, dargli una bella lezione! Dovevo andare da Irina, dirle la verità!
< Non ti lascerò continuare a rovinare il mio mondo!> le gridai addosso, continuando ad agitarmi sulla sedia. Rise sguaiatamente dei miei tentativi, accarezzandomi i capelli:< Beh bambolina, non è che tu abbia molta scelta, lo devi ammettere!>.
Non le risposi, non le avrei dato questa soddisfazione, anche perché se avessi detto anche un’altra sola parola sarei esplosa probabilmente. Sentivo qualcosa bruciarmi nel petto, una forza che pensavo mi avesse ormai abbandonato.
< Non sei più l’Alexia di un tempo, ora sei così fragile, debole. Si è spenta quella scintilla nel tuo sguardo. Forse… Ti avevo sopravvalutata>.
A quel punto esplosi: aprii i pugni che avevo stretto all’inverosimile e la magia eruttò fuori da me, colpendo l’intera stanza e rompendo le corde che mi tenevano.
Ci fu un’onda d’urto così forte da far indietreggiare mia zia di qualche passo, barcollante.
Ero riuscita a farlo…senza bacchetta?! Un sorriso si dipinse sul mio volto. Anche Bellatrix trovò la cosa molto interessante, perché cautamente mi si avvicinò, gli occhi avidi:< Come hai fatto?>.
Era il mio momento, potevo batterla! < Non mi serve una bacchetta per liberarmi di ->
< CRUCIO>.
Caddi a terra, contorcendomi, le gambe che non sostenevano più il mio peso.
Che stupida che ero stata. Sperare di farcela… Usare in quel modo la magia mia aveva totalmente finito di prosciugare le poche energie rimaste. Ormai facevo fatica anche solo a muovermi.
Vedi mia zia incombere su di me, studiandomi. E piansi.
Le lacrime mi scendevano dagli occhi, rigavano le guance fino a cadere a terra.
La sua gonna mi solleticò il viso quando mi passò vicina, quando si abbassò per afferrarmi il polso sanguinante, rigato dalle corde.
Materializzò un bracciale e me lo mise; si legò magicamente, stringendosi da solo.
< Questo è per evitare che accada di nuovo…> sussurrava, come per paura di svegliare un drago affamato.
Nella semi incoscienza la vidi fissarmi, ma io distolsi lo sguardo, troppo stanca per combattere ancora. Eppure la sua azione seguente mi sorprese senza delicatezza mi giro il viso, versandomi dell’acqua in gola. Spalancai la bocca, inebriata dalla frescura del liquido. Tossii quando me ne andò un po’ di traverso. Mentre giacevo su un fianco, squassata dai colpi di tosse, un tozzo di pane raffermo cadde vicino a me. Alzai lo sguardo in tempo per vederla andarsene.
 
Ero spaventata.
Avevo vinto quella battaglia, ma la vittoria della guerra era ancora lontana.
 









Salvissime a tutti! 
Era da un pò che non aggiornavamo, ma eccoci finalmente!
Le ragazze sono un pò nei casini...come sempre, del resto. Ma questa volta sembra quasi impossibile, per loro, uscirne!
Fateci sapere cosa ne pensate e sopratutto cosa credete accadrà!
Vi auguriamo una buona lettura e...CI VEDIAMO AL PROSSIMO CAPITOLO! 
Revisionato e corretto da: Lucinda Grey.

 

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Capitolo 22
*** Seconda settimana. ***



Irina’s pov 

Basta. Ero arrivata ad un punto di non ritorno.
I muscoli contratti si bloccavano ad ogni mio movimento.
Lo stomaco vuoto mi dava il senso di nausea ogni volta che smettevo di respirare profondamente e quel processo mi faceva girare la testa a causa della debolezza.
Era un circolo vizioso.
Non ce la facevo più e sinceramente non sapevo perché continuavo a resistere quando la mia stessa migliore amica mi aveva detto chiaramente che era passata dalla loro parte.

Quel giorno Bellatrix era particolarmente di buon umore. 
Saltellò dentro la mia camera facendosi spazio vicino a me, seduta sul letto.
Ormai non mi spaventavo nemmeno più.
Ero letteralmente ad un passo dalla regina degli inferi.
Sedeva scomposta ,ma regale allo stesso tempo.
Calzava perfettamente quella sua aria da diavolo.
La pazzia le imperlava lo sguardo, era madida di lui.
Chi lo sapeva, magari ci aveva anche fatto sesso.
Sprigionava un’aura oscura più invadente del solito. Ci aveva fatto sesso.
“com’è stato?” cosa avevo da perdere? Chiedere è lecito.
Si girò verso di me, non perdendo il suo sorriso maligno.
“cosa intendi?” – “ com’è stato portarti a letto Voldemort?” Precisai. Il mio sguardo senza calore doveva averla spiazzata. 
E dolore fu.
Quanto durò? Più o meno due minuti? Chi poteva dirlo.
Giacevo sul mio letto.
Fissando il soffitto, priva di emozioni.
“oggi ti ho portato una novità!” aspettate, entro nel vocabolario di Bellatrix.
Novità…novità…novità…ecco! Tortura.
Giusto. Chissà perché quasi tutte le parola che usano le persone si traducono con “tortura” nel dizionario Lestrange.
“che bello…” commentai senza voce.
“dai! Tirati su!” non era un invito.
Lo feci sentendo la schiena che scrocchiava.
Davanti a me c’era un pensatoio.
Cosa voleva farmi vedere?! 
Fece cadere un po’ di liquido nel contenitore magico ,che subito si animò.
“avanti, sbircia un pochino, stellina!” quel suo tono mi nauseava.
Mi avvicinai, in pratica guardai solo per curiosità. Cos’altro poteva stupirmi?

“Attenti lì!” mi era appena saettato davanti Arthur Weasley.
Erano un vortice di scope inseguite dai mangiamorte.
Ma che diavolo stavano facendo.
Io e Bellatrix eravamo spettatrici su una scopa a parte, non mi reggevo neanche.
Aguzzando la vista mi accorsi di una cosa. 
Tutti erano accompagnati da Harry Potter.
Pozione polisucco. 
Non avrebbero potuto capire quale era quello vero.
Geniale, opera della Granger, sicuro.
“Mi avevate detto che lui non ci sarebbe stato!” un Harry stava letteralmente gridando in faccia ad Alastor Moody.
“Sta buono Fletcher!” Lui?
Mi sporsi quello che bastava per rendermi conto della presenza di Voldemort che inseguiva un sidecar blu.
“io me ne vado!” – “ non ti azzardare razza di codardo!” non sarebbero bastate le parole dell’ex-auror. 
Il suo compagno si smaterializzò e squilibrò improvvisamente il veicolo di Malocchio.
Fu un attimo ed un lampo verde colpì l’uomo che, irrigidendosi, cadde da un’altezza considerevole.
Malocchio Moody aveva perso la vita.
Non sapevo come prendere la notizia.
Ad un passo da me volò un’altra scopa, distraendomi dalla morte alla quale avevo appena assistito.
In sella c’erano Arthur Weasley e un altro Harry che sembrava guardarsi intorno quasi a cercare la sua metà.
Il combattimento si spostò su un altro fronte e vedeva come protagonisti Piton e Lupin che continuavano a girarsi intorno.
“Stupeficium!” Piton parò con facilità, rimandando indietro l’incanto.
La scopa di Remus si sbilanciò e l’Harry che lo accompagnava dovette impegnarsi parecchio per rimetterla in linea.
Tempo che il preside di Hogwarts non sprecò. La testa del ragazzo prese a sanguinare e Lupin dovette afferrarlo prima che cadesse dalla scopa.
Aveva perso l’orecchio.
“George!!!” Qualcuno aveva urlato il nome di uno dei gemelli Weasley e mi accorsi essere proprio il compagno di Arthur.
Doveva essere… doveva essere Fred.
Oh no.
“Questa è la mia parte preferita!” asserì Bellatrix, battendo le mani.
Se solo avessi potuto farla cadere dalla scopa l’avrei fatto.
Un lampo verde scaturì dalla bacchetta del capo famiglia dei Weasley.
Piton lo parò rischiando di finire contro un impianto elettrico babbano.
Quella distrazione fu colta al volo da un altro componente della famiglia Weasley che attaccò il mangiamorte da dietro le spalle.
Piton era coperto da teste rosse.
“Avanti codardo falli fuori!” la voce di Bellatrix spiccò su tutte le altre che stavano combattendo.
Lei e Voldemort erano vicini a lui, ma non potevano aiutarlo.
“Toglietevi di torno!” era più un ringhio che una richiesta, Piton era alle strette.
Tre incantesimi lo raggiunsero contemporaneamente.
Verde tutto intorno a lui. Con un incantesimo “protego” rispedì indietro un lampo.
Prima di smaterializzarsi sembrò capire quello che stava per succedere.
L’incanto colpì in pieno petto un Harry.
L’Harry che contava di più per me.
Fred.
Non potei arrestare le urla che uscirono chiare dalla mia gola, andandosi quasi a sovrapporre a quelle di George.
Arthur fece giusto in tempo a sporgersi per non far cadere Fred dalla scopa, reggeva il corpo del figlio tra le braccia, con l’intenzione di non lasciarlo mai andare.
“Maledetto!” questa volta era stato Lupin a gridare, riassumendo i miei pensieri.
Come aveva potuto?! Come aveva potuto uccidere un ragazzo innocente! 
Prima ancora di realizzare completamente, prima ancora di poter piangere ,l’effetto del ricordo terminò e mi ritrovai nella solita stanza, con le urli straziati di George nelle orecchie.



“condoglianze…” il sorriso spento di Bellatrix si accese presto.
“Severus ha proprio esagerato questa volta!” incrociò le braccia, simulando disappunto.
Non si poteva contenere la rabbia che avevo dentro,  né tantomeno la tristezza.
“è un mostro” girandomi intorno mi posò il mento sulla spalla.
“forse… ma Alexia non sarebbe d’accordo” aveva lanciato il sasso, non avrebbe tolto la mano.
“tutti sarebbero d’accordo” a denti stretti permisi a stento alle parole di uscire.
“mmm…no, lei no. Facciamo una scommessa?” non ero in vena di giochi.
“se lei lo difende tu passi dalla nostra parte…” sussurrò quelle parole quasi volendole far rimanere sospese nell’aria.
Mi stavo trattenendo dal cadere a terra, urlare e rompere tutto quello che avevo intorno.
“è così poco probabile che accetto…” era così? O…sotto sotto speravo di perdere la scommessa?
Ma a cosa pensavo?! Non ero lucida e avevo appena accettato qualcosa senza pensarci davvero.
“ora lasciami da sola…” mi girai, trovandomela davanti “…per favore…” mi sorrise non staccandomi mai gli occhi da dosso.
“e va bene, ci vediamo domani Irina. E tu domani sarai dei nostri”.
Certo.
Quando l’inferno si sarebbe ghiacciato.




Alexia’s pov

Labbra secche e spaccate, arti pesanti e gambe totalmente immobili; stavo arrivando al limite e non avevo idea di quello che sarebbe successo se l’avessi superato.
Ero riversa a terra su un lato e l’unica cosa che ricordavo era una maledizione Cruciatus e dei poveri viveri abbandonati alla mia sinistra.
Avevo fame, tanta e la sete non era da meno, ma dovevo riuscire a girarmi.
Dopo quello sfogo di magia il mio corpo sembrava essersi prosciugato di energia e anche voltarmi appariva un’impresa epica.
1…2…3… e via. Tanto valeva la pena provare.
La cosa che mi colpì subito, fu il dolore al costato. Cercai di non curarmene troppo e osservai con occhi a mezz’asta.
Il tozzo di pane era ancora lì, anche se me lo ricordavo più grande, ma in compenso vicino ad esso c’era una ragazza accostata alle sbarre del letto…
Cosa?! Una ragazza?! Strabuzzai gli occhi per vedere meglio, non di rado, infatti, avevo sempre più allucinazioni.
Era proprio lì che mi fissava con occhi vispi coperti da occhiali rotondi, grandi, ma dalla montatura leggera.
I capelli erano marroni cioccolata e ricadevano a boccoli morbidissimi nelle spalle. 
Doveva essere arrivata da poco o almeno non aveva ancora “chiacchierato” con mia zia.
Non sapevo che fare. Optai per sedermi e afferrare il pezzo di pane.
“scusa, era un po’ più grande prima, ma ero molto affamata e tu…sembravi morta” la sua onestà sfacciata mi strappò un sorriso, o fu forse il fatto che stavo per parlare con un essere umano che non volesse uccidermi?
“nessun problema, non l’avrei mangiato tutto comunque…” mi fissò interdetta.
“beh dovresti! Sei magrissima” in effetti aveva ragione, le costole mi si potevano contare e i capelli corti non facevano che accentuare l’aspetto malaticcio.
“non ti nego che muoio dalla fame, ma non potrei darle quel tipo di soddisfazione” non capì la mia referenza e dovetti chiarire “Bellatrix, mia zia” spalancò gli occhi, più di quanto pensavo potesse fare.
“quella donna inquietante è tua zia?” annuii con un sorriso mentre mordevo con voracità un pezzo di pane.
“posso chiederti perché ,allora, ti ha rinchiusa qui?” – “vuole che diventi una mangiamorte e segua le sue orme, ha rinchiuso anche la mia migliore amica. Tu? Cosa vuole da te? E perché mai ti ha lasciata qui?” il suo voltò si incupì.
“preferirei non parlarne…” mi sembrò strana come risposta, ma in effetti pensandoci, in una situazione come quella non tutti si sarebbero aperti al primo colpo.
“capisco…” ci fu un silenzio imbarazzante. 
“diamine quanto era duro quel pane! Se solo penso a quanto vorrei dei biscotti al miele” biscotti eh? Non ricordavo nemmeno che sapore avevano ed ero rinchiusa lì da…? Osservai la mia mano e contai le stanghette; 8. Ero li da otto giorni. E quando sarebbe diventato un mese? Mi sarei ricordata almeno cosa fosse mangiare.
“non credo ci siano tassorosso disposti a farci questo favore adesso” commentai sorridendo amaramente.
“ce ne hai una davanti!” rispose fiera. 
“ecco dove ti avevo vista! Sei del mio stesso anno… come ti chiami?” si schiarì la gola “Saoirse, piacere. Tu sei Alexia giusto?” che figuraccia io non mi ricordavo come si chiamasse, ma lei invece sapeva il mio nome.
“continuavano ad urlare il tuo nome sopra” Irina. 
“chi lo urlava?!” chiesi con urgenza. “una ragazza, credo… stava piangendo, e tua zia penso fosse con lei” dannazione! 
“Oh per Merlino, perché non viene qui e se la prende con me quella strega!” quel mio commento rimase velato nell’aria. 
L’atmosfera si faceva sempre più scura, chissà perché Bellatrix aveva messo quella ragazza nella mia stessa stanza, doveva aver qualcosa in mente.
“posso chiederti una cosa se non risulto troppo invadente?” le feci cenno di si e continuò “ma tra te e il professor Piton c’è qualcosa? Ti potrà sembrare stupido e irrazionale, ma potrei giurare di aver intravisto qualche sguardo che…” non la feci nemmeno terminare.
“io lo amo” cercò di non sorridere ma le riuscì male.
“…e lui ama te?” chiese avvicinandosi con passetti goffi.
“lo spero” dissi fissando inconsciamente sotto al letto, dovevo tenevo nascosto il suo ciondolo.
“lo sapevo!” disse battendo le mani “non mi sbaglio mai su queste cose! Ti si mangia con gli occhi e ti verrà a salvare ne sono sicura!” mi strappò una risata.
“diciamo che non è proprio il classico principe azzurro in sella ad un cavallo ma, ha il suo fascino…” Dio quanto mi mancava.
“io sono più per i tipi alla Harry, lui mi piaceva parecchio in quarto!” era diventata tutta rossa. “sei un peperone!” dovetti commentare “beh sempre meglio di essere bianca latte come me… vedi i miei capelli?” feci scorrere qualche ciocca tra le mani.
“erano lunghissimi, Bellatrix li ha tagliati mentre dormivo. Adesso assomigliano più alla crocchia della Mc Granitt” rise anche lei questa volta.
Fu una strana sensazione, per la prima volta mi sembrava di non trovarmi lì.
“credi che tra Bellatrix e… colui che non deve essere nominato ci sia qualcosa?” mi chiese timorosa ma curiosa.
“Voldemort, per Godric, chiamatelo per il suo nome!” stette in silenzio per un po’ quasi ad aspettarsi una calamità dopo l’udire di quel nome.
“comunque non so, magari lei vorrebbe, ma lui non la calcola nemmeno. Chissà forse qualche volta ha approfittato di lei… facciamo così, glielo chiederò” mi guardò terrorizzata “cosa?! Ma sei impazzita?!” – “ e chi lo sa più!” l’atmosfera si era alleggerita e tra una chiacchiera e un’altra Saoirse si era offerta di farmi una treccia.
Asseriva che una volta sciolti i miei capelli sarebbero sembrati ondulati e selvaggi! 
Quella ragazza era una risata continua.
“ecco fatto! Guarda come sei molto più carina!” mi scopriva il livido violaceo sulla fronte, ma non era male.
La porta si aprì. Di scatto. Tra le parole non avevamo nemmeno sentito i passi.
Mi misi davanti a Saoirse e la coprì alzandomi. 
“credevo che questa stanza fosse piccola anche solo per una persona, mettercene due mi sembra addirittura grottesco” Bellatrix rimase in silenzio a guardarmi. 
“perché hai lasciato che la ragazza stesse qui?” dissi indicando Saoirse.
Mia zia sorrise lievemente.
“credi sia un vantaggio?” domandò, facendomi segno di venirle in contro e di porle la mano.
“non fai nulla per avvantaggiarmi quindi no, non lo credevo” avvertii il classico bruciore che durò poco.
Nove.
“Alexia, c’è sempre il vantaggio che si cela dietro l’angolo, tu sai di poter fuggire a tutto ciò.. sai come…” – “ perciò so anche che perirò qui per sempre” Saoirse ci fissava non capendo nulla.
“… o mi ucciderai prima…” asserii abbassando gli occhi.
“Non oggi. Ma potrebbe succedere presto” la fissai con paura celata.
“…ti inietterò un siero. Mortale in nove casi su dieci, fidati l’ho testato. Sai qual è la cosa più divertente?!” rise così forte che Saoirse si nascose dietro di me, tremava,
“che anche se sopravvivessi ti porterà a lottare contro il tuo io più oscuro e se ne uscirai… sarai una mangiamorte.” Stavo sudando freddo.
“non lo faresti, non rischieresti così tanto di rompere il tuo giocattolo” sorrise a quella affermazione.
“oh ma a me piace così tanto rischiare… “ un incantesimo mi fece comparire un taglio all’altezza della spalla.
Non feci in tempo a capire di che entità fosse che mia zia lo artigliò subito aumentando di molto il dolore che stavo provando.
“tutto qui per oggi?” dissi con gli occhi ancora chiusi per contenere il dolore.
“si…ma dovevo farti versare almeno una goccia di sangue. Tanto per tenerti allenata” 
fece dei passi verso la porta, ancheggiando.
La porta si chiuse sonoramente.









Avevo dormito. Forse avevo dormito anche troppo. 
Io e Saoirse ci eravamo divise il letto. 
Nessuna delle due ce la faceva a cederlo all’altra ed eravamo entrambe sfinite.
Quando mi svegliai non c’era.
Il cuore mi batté all’impazzata dalla paura.
Mi alzai di scatto e la vidi.
Era riversa a terra con i capelli che le coprivano il viso in maniera disordinata.
Le braccia e le gambe sembravano aver trovato una posizione comoda, ma era praticamente immobile.
Il petto si alzava e abbassava ad un ritmo regolare ma lento.
Mi avvicinai con riluttanza e provai a scuoterla.
Nessuna risposta.
Ci provai ancora. 
Le spostai i capelli dal volto e scoprii la natura di quella sua sonnolenza così profonda.
Le labbra erano piene di sangue e un grande taglio si estendeva lungo la tempia destra.
Mi comincia ad allarmare e la alzai di peso da terra con le poche forze che avevo.
La poggiai sul letto e le sganciai la camicia.
Aveva le braccia livide.
Possibile che io non mi fossi accorta di nulla?!
Corsi in bagno e lasciai scorrere dell’acqua fredda sulla camicetta di Saoirse.
Quando rientrai si stava svegliando.
Gli occhi fissavano il soffitto consapevoli.
“mi fa male tutto…” – “ shhh…” mi avvicinai, sedendomi sul letto e cercando di medicarle la ferita alla fronte.
“mi spiegherai dopo cosa è successo” la medicai, cercando di non farle male, ma aveva parecchie ferite e sembrava essere stata sottoposta a ore di Cruciatus ininterrotte. 
Le poggiai la camicia bagnata sulla fronte calda e mi alzai per andare al bagno a sciacquarmi le mani.
“non andartene…” sussurrò quasi senza voce.
“non me ne vado, torno subito” doveva averne passate di tutti i colori.
“sento che se varcherai quella porta non ti vedrò più… proprio come mia madre…io voglio…voglio tornare da lei. Un giorno tornerò da lei…ti prego rimani ” – “okay…okay…rimango qui.” Mi sedetti vicino a lei.
“mi racconti qualcosa?” – “tipo?” dissi ridacchiando.
“qualsiasi cosa. Voglio sentire una voce che non stia urlando a cinque centimetri dal viso” annuii, carezzandole i capelli.
“okay, beh allora… c’era una volta una ragazza. 
Questa ragazza era speciale, unica, ma proprio per questo si sentiva molto sola.
Il mondo le era contro ed era stata separata dalla sua famiglia da piccola.
La giovane anelava la libertà e una vita normale.
Un bel giorno si innamorò di un uomo troppo grande per lei e ,a quanto diceva anche lui, troppo brutto.
Ma per la ragazza era perfetto, per lei era la cosa migliore che le fosse mai successa.
Per quanto il mondo continuasse a dirle che quello che faceva e quello in cui credeva era sbagliato, la giovane, continuava a farlo imperterrita, andando anche contro a persone parecchio pericolose.
Quelle persone la credevano loro per diritto e lentamente cominciarono ad esercitare quel diritto, ma lei continuava a credere di avere un finale felice e…” – “ avrai il tuo finale felice, te lo meriti” Saoirse aveva parlato praticamente ad occhi chiusi, era un amore!
Lei si addormentò di nuovo, troppo stremata per sopportare lo sforzo di tenere gli occhi aperti.
Io mi accontentai del pavimento, nonostante tutto non potevo non avere l’umanità di lasciarle il letto.
Non chiusi occhio. 
Riuscii ad addormentarmi quando ormai ne avevo perso le speranze.
Hush little baby don’t say a word, papa’s gonna buy you a mockingbird…




“svegliala tu o lo farò io...” quelle parole mi arrivarono ovattate.
Due mani molto delicate mi destarono dal mio sonno.
I boccoli di Saoirse mi solleticarono il viso.
“Alexia, sveglia… Alexia…” aprii gli occhi che sembravano più pesanti di massi.
Riconobbi la figura di mia zia in piedi davanti a noi.
Mi alzai di fretta quasi inciampando da sola.
“ti unirai a noi?” la domanda mi sembrò troppo fuoriluogo. 
Perché me lo chiedeva così se sapeva già la mia risposta.
“no” secca e decisa.
“te lo ridomanderò Alexia, sappi solo che la tua risposta sarà vitale per molti” mi avvicinai a lei, sfiorandole quasi la veste.
“te lo ripeterò Bellatrix, sappi solo che se me lo richiederai ancora farò si che tu non dimentichi la mia risposta” sorrise a pochi centimetri da me.
“avvicinati ragazza…” questa volta parlava a Saoirse.
Allungò la mano in segno di porgerle la sua.
Voleva marchiarle il palmo.
Lanciai un’occhiata incoraggiante alla mia nuova amica e lei si incamminò con timore.
Incrociai le braccia in attesa.

“ringraziala per questo” in un secondo successe l’inferno.
Ricordo solo del sangue che mi schizzava addosso.
Saoirse che si reggeva alle spalle di mia zia e Bellatrix che estraeva dal suo ventre una daga.
La giovane si voltò verso di me e mi guardò, gli occhi erano spalancati e le labbra protese quasi a dire qualcosa. 
Si tolse le mani della ragazza di dosso e, estraendo il pugnale con poca attenzione, la spinse a terra.
Con prontezza la afferrai e cademmo insieme.
La appoggiai con il capo sulle mie gambe e premetti sullo stomaco dove si allargava una chiazza rossa. 
“Hey… hey guardami. Va tutto bene okay? Va tutto bene.” Stava perdendo le forze e sembrava cercare di dirmi qualcosa.
Il dolore le spezzava il respiro e io non sapevo che fare.
“shhh… shhh…. Concentrati su di me.” – “avrai il tuo finale felice Alexia… avrai…” continuai ad incitarla a fare silenzio. 
Ero nel panico, le mani sporche di sangue fin sopra i polsi e sistemandomi i capelli anche il volto aveva preso delle sfumature cremisi.
Mi voltai verso Bellatrix.
“aiutala! Sta morendo!” – “ perché dovrei? Ti avevo avvertita, avresti dovuto darmi retta. E’ colpa sua se stai morendo sudicia mezzosangue!” urlava contro Saoirse. 
I sensi di colpa mi stavano divorando, non poteva essere colpa mia, non stava succedendo veramente!
“non è colpa tua… non è colpa tua” più premevo sulla ferita più sangue usciva.
“no… no ti prego no! Resisti, guardami, non volevi tornare da tua madre? Ci riuscirai! Dove mi hai detto che si trova?” – “non l’ho detto, mia madre è morta Alexia, uccisa da loro… pochi anni fa…ah!” no, no, era solo un incubo.
Saoirse non poteva morire, non poteva farlo.
“basta, non puoi fare nulla… abbracciami ti prego, sento freddo” la feci salire di più, appoggiandole la testa sul mio addome e la chiusi in un abbraccio.
“non lasciarmi…” – “shhh… shhh… andrà tutto bene"
“sai… “ – “ cosa?” le chiesi cercando di non farle notare i miei singhiozzi.
“mi ricordi davvero tanto lei…” – “ chi?” strinse il mio braccio appoggiandoci la guancia.
“la mia mamma…” strinse ancora di più fino a che la presa si annullò completamente.
Le braccia caddero senza peso, sospese tra il mio corpo e terra.
Le testa di adagiò verso sinistra, coperta da qualche ciocca.
Spostai il suo corpo da me e le andai di fianco per scuoterla.
“Saoirse…Saoirse!!!! No!!! Svegliati ti prego! Non lasciarmi!” era una contraddizione chiederle di svegliarsi dal momento in cui gli occhi erano rimasti aperti, a fissare il vuoto con un semi sorriso stampato sulle labbra, un sorriso di una figlia che sapeva di star per ritornare da sua madre.
Con le mani tremanti e il corpo scosso dai singhiozzi allungai una mano per abbassarle le palpebre.
Poi la abbraccia con tutta la forza che avevo, non potevo più farle male…
“no…no!!!!” mi voltai verso Bellatrix.
“perché non l’hai fatto a me… perché non l’hai fatto a me!!! Te la farò pagare strega! Perché!!!” 
“entrate…” ordinò mia zia con un tono mellifluo.
Due mangiamorte entrarono in camera, coprendo a grandi passi lo spazio che ci separava.
“prendete il cadavere e buttatelo nel retro, penserò io a disfarmene…” stava sorridendo…stava sorridendo?! Come poteva sorridere, come poteva farlo dopo aver ucciso una ragazzina innocente, come?
“COME PUOI RIDERE DI FRONTE A QUESTO?!” 
Parlava di Saoirse come se fosse un panno liso da cestinare! 
Saoirse era morta per me e si meritava una sepoltura più che degna, si meritava persone che piangessero per lei e un funerale adatto ad un’eroina…
Ma cosa volevano quegli omoni?! Cosa volevano fare.
Mi staccarono di peso da lei. 
E uno di loro le prese le braccia trascinandola via.
“FERMI! FERMI BASTARDI!” mi aggrappai ad uno di loro, non lasciando mai la gamba della mia amica.
“no! Portatemi via con lei! Non separatemi da lei! Vi prego!” le mie proteste furono inutili. Dopo un calcio ben assestato battei la testa sul pavimento insanguinato.
Uscirono, lasciandomi sola con Bellatrix.
Mi lanciai contro di lei nemmeno pensandoci.
“flipendo…” con un movimento annoiato del polso mi scaraventò addosso allo schienale del letto, mozzandomi il respiro.
Mi rialzai senza fiato, guidata solo dalla voglia di uccidere la donna che avevo davanti.
“stupeficium…” questa volta la meta del mio volo fu la parete che attutì la caduta, facendomi rotolare a terra.
Le mie forze mi consentirono solo di alzarmi.
Bellatrix non voleva nemmeno quello, mi voleva in ginocchio, mi voleva ai suoi piedi.
“imperio…” le giunture delle mie gambe si piegarono da sole lasciandomi a terra stremata.
“spero questo ti sia da lezione per aiutarti a capire che più ti metterai contro di me, più ne soffrirai…” con le ultime forze che mi rimanevano le sputai.
Come l’anno prima mi ritrovai a ricorrere all’ultimo modo per farla infuriare.
“spera solo che io muoia prima di uscire di qui Lestrange, spera solo di non vedermi mai più di fronte a te con una bacchetta perché sarebbe l’ultima cosa che vedresti” sussurrai a denti stretti, bloccata dal fare qualsiasi altra cosa.
La mangiamorte si pulì la guancia con la manica destra e sembrò cercare d contenere la rabbia.
Ad un suo comando delle corde si assicurarono sui miei polsi. 
“io invece spero davvero di non perderti proprio ora nipote. Il divertimento deve ancora venire”.
Una risata acuta ed arcigna, ero felice che Saoirse non potesse vedere. 
Il divertimento doveva ancora venire.
Salve a tutti!
E' da un pò che non ci si vede, ma abbiamo douto gestire alcuni problemi organizzativi.
Tutto passato! Ricomincerò ad aggiornare con più regolarità|
Fatemi sapere che ne pensate!
Sono capitoli abbastanza cupi ma, d'altronde, ci si può aspettare poco da Madame Lestrange!
Ci vediamo al prossimo capitolo!!!
Ciao!

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Capitolo 23
*** Terza settimana. ***


Alexia’s pov
 
“… un indovinello?”  che aveva detto? Non la stavo nemmeno ascoltando. Gli occhi a mezz’asta si intonavano al resto della debolezza e non capivo nemmeno se stessi dormendo.
“cosa?” si avvicinò a me e di conseguenza feci qualche passo indietro.
“sta ferma.” Mi fermai. Mi era sembrato automatico, era sbagliato e dannatamente malato.
Mi alzò la palpebra destra e passò qualche secondo ferma ad osservarmi.
“ora ti preoccupi per me?” sussurrai incerta. Mi abbracciò calorosamente.
I miei muscoli si ritrassero, incapaci di leggere la situazione e preparati ad una maledizione istantanea.
“come non potrei?! Guardati! Sei tutta ossa!” scoppiò a ridere immediatamente.
Per lei era tutto un gioco.
Dovevo ripetermelo.
Per lei era sempre tutto un gioco.
“…come stavo dicendo, sei pronta per un indovinello?” la guardai esasperata.
“bene! Qual è quella creatura che da piccola cammina ad otto zampe, crescendo a quattro e da adulta a due?” non aveva senso.
Provai a pensarci un attimo.
Giusto un ragno cammina ad otto zampe ma indipendentemente dalla sua età.
Doveva essere un trabocchetto, sinceramente non mi andava nemmeno di applicarmi.
“falla finita in fretta, avanti, dimmelo tu” mi fissò con uno sguardo deluso.
“oh andiamo! Ci puoi arrivare, non è difficile…” incrociò le braccia in risposta al mio silenzio e decisi di dire qualcosa.
“e va bene… non ci sono animali che camminino ad otto zampe e che varino questa abitudine durante gli anni, perciò deduco sia una domanda a trabocchetto.
Magari non ti riferisci a degli animali… magari parli di…” l’illuminazione.
Gemelli.
I bambini camminano a quattro zampe gattonando da piccoli, se si raddoppiano gli arti si tratta di gemelli.
Il ragionamento è giusto anche per la crescita ma non capivo la fase adulta.
“non ha senso… l’unica risposta plausibile sarebbe quella dei gemelli. Ma non capisco perché si riduce il numero delle zampe con l’età adulta” Bellatrix mi girò intorno.
“ ma allora non ti ho ancora bruciato quel bel cervellino che ti ritrovi!” mi accarezzò i capelli come avrebbe potuto fare con la nuca di un gatto.
“ti manca un tassello ecco perché non capisci… prendiamo per esempio i Weasley! C’è una coppia di gemelli in quella famiglia di traditori giusto?” la rabbia mi ribolliva nelle vene.
“si chiamano Fred e George e non sono traditori” ignorò quello che le avevo detto.
“comunque… mettiamo caso che uno dei due morisse…” il mio cuore prese a battere velocemente. Non mi piaceva quell’esempio.
Ma non ci fu nemmeno bisogno che terminasse la frase, avevo capito il suo indovinello.
La risposta era: una coppia di gemelli con uno dei due morto in età matura.
Glielo riferii.
“giusto!” batté le mani come una bambina felice.
“ah…quasi dimenticavo. Fred Weasley è morto… forse era per quello che ti avevo fatto l’indovinello, ma sinceramente ho perso il filo del discorso…” le sue risate incorniciavano la mia disperazione.
Fred? Fred era morto?! Oh mio Dio dovevo sedermi.
Il letto sembrava più duro del solito.
Non volevo crederci, non poteva essere vero.
“l’hai ucciso tu?” non volevo farle quella domanda, e sinceramente non mi importava chi l’avesse fatto.
“mmm…no” rispose intrecciando un ciocca di capelli nella bacchetta.
“Ma qui viene il bello…l’ha ucciso Piton!” le sue risate acute scheggiarono l’aria.
Lo stomaco mi si contorse dolorosamente.
Perché l’aveva fatto? Dio ti prego dimmi che aveva una giustificazione.
“non è l’eroe che pensavi fosse vero?” mi si avvicinò così tanto da sbilanciarmi e farmi cadere sul letto.
In un balzo mi fu sopra, a cavalcioni, bloccandomi i polsi.
Il mio respiro si fece affaticato. Il cuore minacciava di uscire fuori dal petto.
“io mi fido di lui” cercare di liberarmi fu solo un incentivo al suo gioco sadico, bloccò le mie braccia con tutto il suo peso.
Il suo fiato sposto delle ciocche vicine al mio orecchio destro e quasi lo solleticò.
“beh ti sbagli ragazzina. Come credi si sentano i genitori babbanofili?!” non riuscivo a non fissare i suoi occhi neri. Catalizzavano la mia attenzione e mi riuscivano ad ipnotizzare.
“saranno devastati, come una barca in un mare in tempesta…” – “esatto…” si avvicinò al mio collo mordicchiandolo, avvertii un morso vero e proprio quando si alzò di scatto come fulminata da un’idea.
“una barca in mezzo ad una tempesta dici? Andata!” cosa? Mi afferrò per un braccio e ci smaterializzammo.
Mi ci volle un po’ per capire che non mi trovavo più in quella maledetta stanza, che ero libera.
Ma poi mi resi conto dell’inconfutabile verità, ero in mezzo al mare.
“ma cosa?! Dove mi trovo?!” Bellatrix fluttuava proprio sopra la mia testa.
“non molto lontana da una spiaggia come puoi vedere!” constatò l’ovvio. La domanda era, mi ci avrebbe lasciato nuotare?
“perché la vedo troppo semplice?” D’altronde sapevo nuotare bene, dov’era l’impedimento.
“non lo senti anche tu?!” cosa avrei dovuto sentire?
“c’è una tempesta in arrivo!” toccò a malapena l’acqua che si mosse subito.
Le onde mi venivano incontro.
Invece di seguire il loro regolare corso andava all’indietro, cercavano di ostacolarmi al fine di non farmi raggiungere la spiaggia.
Maledizione.
“okay, ora io vado. Credo che ti aspetterò lì!” con un sonoro pop se ne andò via, lasciandomi sola al mio destino.
Non poteva andare peggio di così.
---
Dopo quella che mi era sembrata un’ora di tribolazioni i miei muscoli cominciarono a cedere alla stanchezza.
Lo scroscio delle onde mi aveva totalmente presa in balia.
Avevo bevuto molto e la tosse faceva tremare la mia gabbia toracica che non mi faceva immagazzinare abbastanza aria.
Cercai di rilassare gli arti e di lasciare che il mare mi trasportasse ma un’onda alta almeno tre metri mi colse di sorpresa mentre rifiatavo.
Pregai Merlino che fosse solo un incubo, che sarebbe finto presto e invece mi travolse.
Rotolai sotto acqua fino a che a fermarmi fu, probabilmente, uno scoglio che incontrai nella caduta. Mi tagliò il braccio facendolo sanguinare vistosamente.
Tentai con tutte le forza che avevo di risalire.
Appena varcai la soglia dell’acqua inspirai aria come non avevo mai fatto, fino a che i polmoni non mi bruciarono.
Raggiungere le spiaggia era fuori discussione, si trattava solo di sopravvivenza ora.
Dovevo sopravvivere.
Non ne avevo le forze.
Un’altra ondata di quel tipo e non sarei più risalita.
Sembrava quasi l’avessi chiamata, mi lasciò giusto il tempo di riprendere fiato.
Stesi le braccia in protezione del mio corpo e l’onda mi travolse.
Ruzzolai più giù di prima questa volta battendo la testa.
Sembrava tutto scorrere a rallentatore.
Il sangue uscì dalla mia tempia, persi tutte le forze e mi lasciai completamente andare.
Era la morte peggiore alla quale potevo andare in contro, ma per un momento…per un minuscolo momento sentii i muscoli rilassarsi. Avvertii la sensazione di essere cullata dall’acqua e appoggiata nel fondale con estrema delicatezza.
Avrei potuto risalire? Forse, non credo. Decisi di non farlo.
Chiusi gli occhi e respirai.
Che dolore.
I polmoni sembravano bruciare come se esposti sotto ad una fiamma incandescente.
L’acqua entrava ovunque invadente.
La vista mi si stava appannando e in quell’istante rimpiansi tutto, rimpiansi di non aver provato a risalire. Rimpiansi tutta la mia vita.
Avevo freddo e paura, allora era così morire?
Buio e poi niente più.
 
 
Quando aprii gli occhi stavo tossendo. Speravo che almeno da morta non avrei dovuto soffrire!
Stavo tossendo? No, se tossivo perché un liquido vagamente salato schizzava fuori dalla mia bocca, perché sentivo il bisogno impellente di vomitare?!
Lo assecondai, tanto peggio di così non potevo stare.
Mi sentii subito meglio, ora potevo respirare, ora potevo… vedere.
Ero sulla spiaggia.
Non ero morta.
Una sensazione di sorpresa e di troppa felicità, più di quanta non ne volessi esprimere, mi attanagliò.
Cos’era successo? Mi ridistesi, riuscivo a mala pena a rimanere dritta.
Pensavo di essere morta? Pensavo fosse tutto finito.
“pensavo fossi un po’ più resistente…” mi passò dietro qualcuno.
I tacchi nella sabbia affondavano rovinando il bagnasciuga.
Rovinava tutto.
“tu…mi hai salvata?!” chiesi non capendo il motivo delle sue azioni.
“per quante volte dovrò ripeterti che non voglio ucciderti! Cominci a diventare noiosa, io voglio solo… torturarti” rise, afferrandomi per un braccio con brutalità, il braccio ferito. Mi scappò un gemito.
Voleva solo… torturarmi.
Ma certo.
Non avrei sopportato una smaterlizzazione, ma fu proprio quello che accadde e finii per vomitare anche nel piccolo WC nella mia lurida camera.
La testa batteva, mi pulsava, faceva male.
Feci in tempo a guardare Bellatrix uscire dalla mia camera e poi mi addormentai per terra, o probabilmente svenni. Non ricordo.
Dei passi nella mia stanza, non erano di Bellatrix.
Anche ridotta così com’ero non erano i passi di Bellatrix, ne ero certa.
Due mani forti mi sostennero per la schiena e mi appoggiarono sul letto.
Poi nulla, ricordo di essere rimasta in silenzio e ad occhi chiusi per molto.
Una mano forte, ma precisa mi aggiustò i capelli bagnati, portandoli dietro le orecchie.
Avvertii un dolce calore sopra la tempia e sopra il braccio, sembrava che qualcuno mi stesse leccando le ferite.
Quel qualcuno si sedette.
Muschio bianco, Severus.
Mi alzai di botto, forse troppo velocemente.
Ci guardammo per qualche secondo.
Era lui, lo riconoscevo. Forse, però, lui stentava a riconoscere me.
In men che non si dica mi ritrovai tra le sue braccia, le lacrime scendevano da sole.
Riuscivo solo a scavare sempre un po’ di più nelle sue vesti.
Risalii il suo volto e lo baciai, le sue mani erano sulla mia nuca.
Mi teneva stretta forte, aveva quasi paura che potessi sfuggirgli come fumo.
“ti amo… ti amo, ti amo tanto” non riuscivo a dire oltre.
“mi sei mancato così tanto…” la voce mi si spezzò dal pianto, ero distrutta.
“anche tu Black…” mi asciugava le lacrime con le sue mani per poi mettermele sulle guance.
Feci quello che preferivo, mi strusciai sui suoi palmi chiudendo gli occhi.
Ero lontana da lì, lontana da quell’inferno.
Fino a che lui era con me io ero salva.
“cosa ti ha fatto…?” mi perdevo in quei suoi occhi neri.
Stava ribollendo dalla rabbia dentro, lo sapevo, lo conoscevo.
“ora ci sei tu… è questo quello che conta” si staccò da me, alzandosi.
“tu non sai…” mi alzai a mia volta con molta fatica.
“lo so, Severus lo so…voglio solo che tu mi dica la verità. Perché l’hai fatto?” dimmi che ti hanno costretto, dimmi che non volevi farlo.
Non mi rispose voltandomi le spalle. Il suo lungo mantello nero svolazzante era tutto ciò che vedevo, la sua armatura contro ogni nemico.
“Severus! Dimmi la verità!” lo afferrai per le spalle scuotendolo.
“ti prego!” si girò, questa volta ero io a sostenere la sua presa sulle mie braccia.
“ho ucciso un ragazzino! Ho ucciso un ragazzino Black, non ci sono giustificazioni!” dovevo attirare la sua attenzione, fargli capire che mi fidavo di lui.
“Severus, io mi fido di te. Se l’hai fatto vuol dire che non volevi e che non avevi scelta!” si fermò ad osservarmi per quella che sembrò un’eternità.
“ero circondato dai Weasley. Quattro o cinque anatemi addosso, uno era più veloce degli altri e non sarei nemmeno riuscito a smaterializzarmi, così ho innalzato un incantesimo di protezione, uno di mia invenzione e mi sono smateriallizzato appena ho potuto. Da lontano ho visto che Fred Weasley, era stato colpito.” Mi aveva stretto e stretto, come se stesse sfogando la sua rabbia, non se ne era nemmeno accorto.
Quando finalmente lasciò le mie braccia mi guardò confuso.
I segni rossi delle sue mani incorniciavano la mia pelle diafana.
“scusami, sono un mostro” – “ sei il mio angelo.” Sbuffò enigmatico.
“Severus, ascoltami, siamo in guerra. La gente muore, la gente innocente… tu hai fatto quello che dovevi fare. Vedila così, se fossi morto sarei morta anch’io”
Mi baciò, da quanto lo stavo aspettando. Le sue mani che si intrecciavano sui miei capelli…
“smettila. Quando mi era arrivata la voce della tua morte mi stavo andando a consegnare al Ministero quando il Signore Oscuro mi ha chiamato e mi è stata detta la verità” mi affrettai ad avanzargli le mie richieste.
“l’hai detto a mia madre? A Harry e a tutti?” mi fece sedere sul letto.
“non ho potuto, il Signore Oscuro l’avrebbe letto nella mia mente. Ti rivedranno presto, resisti per un altro po’, userò Hogwarts come scusa. Non potranno opporsi”
Dovevo resistere ancora? Ce l’avrei fatta? Perché quella sua visita non poteva avvenire dopo, a giochi conclusi?! Ora sarebbe stato così difficile separarmi da lui di nuovo!
“quanto tempo abbiamo?” gli chiesi, abbassando la testa.
“un paio d’ore, il tempo di rimetterti in sesto come si deve” gli presi la mano trascinandolo verso il letto.
“no, il tempo che servirà a rilassarmi un po’” sembrò capirmi.
Le ferite ormai c’erano, non potevo fare nulla, era la mia mente, il mio cuore che necessitavano aiuto.
Si distese e io poggiai il mio capo sul suo petto.
Mi baciò la testa e io l’alzai per poterlo vedere meglio.
Lo baciai, un qualcosa che cominciò lentamente e prese forza con rapidità.
Intrecciai la mia mano nella sua e i nostri occhi si agganciarono in un loop eterno destinato a non morire mai.
Non so con quali forze salii sopra di lui e Severus si alzò guardandomi.
Mi baciò lui questa volta.
Avvertii ancora delle lacrime, perché delle lacrime? Perchè non sprizzavo gioia da tutti i pori?
Ero alla fine, il mio corpo mi avrebbe ricordato per sempre cosa avevo passato, sarei potuta morire da un momento all’altro.
Se fossi morta quella sera, la cosa che avrei voluto fare, sarebbe stata fare l’amore con lui.
Non servì spiegarlo o intuirlo. Sembrava semplicemente unire due pezzi di un puzzle.
Sembrava la pagina seguente di un libro, un qualcosa di così naturale da non porgere nemmeno dubbi o complicazioni.
I baci divennero tocchi, i tocchi divennero altro.
“Black, ne sei sicura?” mi aveva guardato con quel suo sguardo esaminatore al quale non sfuggiva nulla, nemmeno quello che sfuggiva a me.
Ne ero sicura? No.
Era tutto così naturale che non mi ero nemmeno chiesta se lo volessi veramente.
Avevo bisogno di un corpo spinto sul mio, di calore, di baci.
Ne ero sicura? No.
Poi un flashback.
 
Spinta contro il muro cercavo di entrarci dentro.
Avrei voluto scappare a Bellatrix, ma quello che continuavo a fare era, piuttosto, nascondermi dietro un dito.
Si fermò ad un palmo da me.
“mmm… sai, non avevo mai notato quanto, in effetti, tu sia cresciuta” ma cosa blaterava?!
“cresciuta?” le sue mani erano sui miei fianchi, mentre rideva.
“sei proprio diventata una donna Alexia!” afferrai le sue mani spostandole da me con vigore.
Non osavo risponderle per paura di quello che avrebbe potuto fare.
“Il Signore Oscuro apprezzerebbe… dei tuoi servigi” avevo sentito bene? Mi si gelò il sangue nelle vene.
Ero paralizzata dalla paura, ferma a tremare.
“non gli bastano i vostri…?” chiesi fingendo una certa ingenuità e arpionandomi le spalle con le braccia.
“oh ma non quei tipi di servigi Alexia, lui ha diverse necessità…” una sua mano era in mezzo ai miei capelli mentre un’altra mi aggiustava una spallina del reggiseno che era calata nella spalla.
“… se capisci cosa intendo” fece scoccare la spallina, ridestandomi dal mio momentaneo stato di shock.
“no… questo no…” rise così tanto da farmi dubitare di aver capito bene.
“non sarai tu a decidere, se ti vorrà, ti prenderà. Hai poca voce in capitolo mia cara…”
 
Ne ero sicura? no. Ma non avrei mai rischiato di finire tra le spire di quel serpente senza prima aver provato davvero cosa fosse stare con chi si ama.
“Black… allora?” avrebbe migliorato quella esperienza, o avrei solo avuto il ricordo di qualcosa di meraviglioso rovinato dal contesto.
“si, sono sicura” si abbassò lentamente al mio livello, baciandomi con tenerezza il collo.
Aveva paura di ferirmi, aveva paura di farmi male dopo tutto quello che avevo passato.
Mi aggrappai a lui.
Scese fino ad arrivare al seno, lentamente mi tolse il vestito bianco che credo fosse ancora bagnato.
Mi sentivo così al sicuro che mi bastò chiudere gli occhi e rilassarmi.
Lui, al contrario, si fermò di colpo.
Mi stava guardando.
Avevo il corpo pieno di ferite e di abrasioni.
Un taglio abbastanza vistoso appariva appena sopra il seno sinistro ed il costato era una tavolozza dalle sfumature violacee.
“non guardami adesso… cerca di ricordarti come ero prima.” Gli incorniciai il volto con le mani, passandogli il pollice sul labbro inferiore.
Lo baciò, prendendomi la mano e coprendola con la sua ,per poi ancorarla nel letto. Continuò a lasciare caldi baci lungo tutto il mio corpo fino ad arrivare alle cosce.
Le mie ginocchia si piegarono e il bacino si alzò di poco.
Si sbottonò la veste rimanendo il camicia e fece lo stesso con i pantaloni.
Gli strappai un bacio e da lì in poi fu un reciproco cercare di aggrapparci l’uno a l’altro.
Quando arrivò a baciarmi vicino l’inguine una spinta che veniva dal mio ventre mi sorprese così tanto da fami aggrappare con le mani alle lenzuola del letto.
Sbottonai la sua camicia e baciai il suo petto, contornando alcune cicatrici scavate parecchio evidenti con le dita.
Le sue mani afferrarono i miei fianchi con decisione.
“pronta?” annuii con gli occhi chiusi avvertendo la sua erezione nel mio basso ventre.
Bloccò entrambe le mie mani vicino la mia testa e con un movimento fluido fu dentro di me.
Quasi automaticamente mi alzai finendogli molto vicina.
Faceva male, Dio se faceva male, ma era quel male che crea dipendenza.
Se ne accorse centellinando ogni movimento.
“rilassati, sta giù” mi intimò con una voce roca.
Feci come diceva lui, dopo qualche spinta il dolore era diventato sopportabile e dopo qualche minuto piacere.
Intrecciai le gambe dietro la sua schiena, avvicinandomi a lui con il bacino.
Mi aveva lasciato i polsi e ora le sue mani erano impegnate a massaggiarmi il seno.
Ero aggrappata a lui e per un momento sperai che avesse insonorizzato la stanza.
Si sentivano solo i nostri respiri affannati e i gemiti che non riuscivo a trattenere.
Quella che ormai mi era una droga mi sembrò durare un’eternità, un’ eternità che nessuno dei due aveva intenzione di bloccare.
Al contrario di ciò che pensavo trovò il suo epilogo naturalmente anche quella.
Le spinte di Severus si fecero più forti e il mio corpo ormai imperlato di sudore e scosso da brividi di piacere si preparò ad arrivare all’apice.
Con un ultimo movimento preciso venne e, quasi con una precisione innata, lo feci anch’io.
Urlai, mi ricordo la mia voce echeggiare in quella stanza per qualche secondo e poi mi aggrappai a lui.
Severus mi baciò la fronte, facendomi appoggiare la testa al suo petto.
Eravamo alla posizione di partenza.
Una dolce sonnolenza mi intimava di chiudere gli occhi, non volevo dormire.
Non volevo, ma l’avrei fatto.
“ti amo così tanto…” dissi sfinita.
“ti amo anch’io Black, sei la mia piccola guerriera” Morfeo mi accolse quando ancora avevo un sorriso rilassato impresso sulle labbra.
Avevo casa.
Casa era lui.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Irina’s pov
 
Tic…tic…tic…
Il riecheggiare di alcune gocce nel piccolo bagno della mia camera mi stavano disturbando seriamente.
Il fatto che Bellatrix non fosse ancora arrivata lo faceva ancora di più.
Cosa stava facendo in tutto quel tempo?! Oh… giusto. Probabilmente Alexia le stava dando del filo da torcere.
Alexia… no, non poteva essere. Alexia era dalla loro parte ormai.
Non sarebbe più servito torturarla in quel modo, si era salvata.
Alexia era libera ed io no.
Bell’affare, perché mi trovavo ancora lì… perché diamine non avevo gettato la spugna anch’io!
Forse ero troppo assuefatta a quello stile di vita da non contemplarle più un altro? No. D’altronde erano passate solo due settimane, quelle maledette lineette sulla mia mano lo ricordavano.
Era struggente, orrendo e disumano, ma dovevo ammettere che c’era di peggio.
La porta si aprì rivelando una figura dalla chioma indomabile e dalla presenza magnetica.
“ho riflettuto su una cosa… te la stai passando troppo bene” era seria. Era riuscita a mantenere un tono serio mentre lo diceva.
“oggi ho in mente un giochino che ti piacerà!” non feci nemmeno in tempo ad escogitare un piano che delle maniglie pesanti fecero la loro apparizione nella parete.
Sapevo che erano per me, era il suo regalo.
Si avvicinò con lentezza, scandendo ogni passo da un inesorabile stacchettare.
Si fermò ancora abbastanza distante da me.
Leccandosi le labbra, mi porse la sua mano; voleva che la seguissi?!
Sarebbe stato esattamente quello che avrei fatto.
Mi stava offrendo di poter arrivare civilmente alla mia tortura. Ma che gentile.
Le diedi la mano e mi accompagnò vicino alla parete senza dire una parola.
Appena ci fui vicinia mi afferrò il polso sinistro e lo fece entrare nella maniglia, stringendo ed assicurandolo bene, lo stesso fece con il destro.
Ora le davo la schiena e la cosa non poteva che preoccuparmi.
L’avevo vista fare cose orribili ma mi aveva guardata.
Non mi reputava più tanto importante?
Sentì qualcosa schioccare a terra con una forza inaudita e di risposta mi mossi ancora di più vicino alla parete, spaventata a morte di essere colpita.
Il mio riflesso non le scappò.
“hai paura? Quello era solo un assaggio Irina.” Sembrò poco convinta, come se non avesse terminato di dirmi qualcosa.
Si riavvicinò a me, questa volta con molta celerità. Se l’avessi potuta vedere probabilmente avrei pensato corresse.
La sua improvvisa presa sulle spalle mi schiacciò contro il muro.
“ora voglio che tu pensi a chi ti ha fatto del male in tutta la tua patetica vita, va bene bambolina? Se non lo farai lo saprò” una sua risata gutturale interruppe la frase, per poi fargliela ricominciare con un tono più carico.
“pensa bene, ad ogni colpo. Ricorda… io sono solo un’esecutrice. Non sono io a farti soffrire” l’aveva detto con una voce così seria e ferma da portarmi quasi a crederci. Ho detto quasi.
All’improvviso le sue mani fredde lacerarono il tessuto della mia maglietta verde, lasciandomi con la schiena scoperta.
Respirai affannosamente, avevo davvero paura.
Ridacchiò, facendo scivolare la sua mano da sotto la mia schiena, quasi all’altezza del pantaloni, fino al mio reggiseno.
Era invadente, non volevo mi toccasse. Quelle sue mani ghiacciate erano come delle sentenze di morte percepibili sulla mia pelle.
Soffiò sul mio collo, il suo alito mi fece venire i brividi e se ne accorse.
Mi morsi la lingua, sforzandomi di non mostrale il mio terrore.
Legò i miei capelli disordinatamente per allontanarli dalla schiena.
Quando speravo avesse finito, quando speravo si sarebbe allontanata cominciò a sganciarmi il reggiseno.
“no… per favore…” quelle parole uscirono dalla mia mente tramutandosi in suono.
Le ignorò anche se sapevo stessero gonfiando il suo ego.
Quando fu arrivata all’ultimo gancetto sospirò esasperata.
“Sei uguale a Cissy… mi chiedo perché li indossiate se non avete modo di riempirli” il mio spirito ragazza con una seconda abbondante si ferì.
Davvero mi ero offesa per un commento di una mangiamorte?!
Quell’argomento mi riportò alla memoria i pomeriggi con Alexia a discutere di quanto lei fosse più formosa e di quanto le mie gambe fossero più belle delle sue.
Quasi sorrisi ricordando quei tempi.
“beh si in effetti Alexia è più donna ti te sicuramente. O almeno ne ha i presupposti”.Legilimanzia. Stronza.
Ecco fatto, offesa di nuovo, non capivo perché quell’argomento fosse così delicato per me.
“ti da fastidio vero? La perfezione di Alexia?” ridacchiò facendo qualche passo lontana da me.
Non dovevo risponderle, non potevo dare inizio al suo gioco.
Sarei rimasta in silenzio.
Alexia la perfetta. Dio se mi dava fastidio.
La prima in tutto anche quando non si impegnava, era odiosa quando faceva così.
E quando si offriva di parlarne, quando decantava quanti difetti avessi… oh… lì era ancora più…
“devo forse ricordarti che posso leggere nella tua mente dolcezza? Con quei pensieri mi meraviglio tu non l’abbia uccisa nel sonno” giusto. Maledizione.
Pensavo davvero quelle cose o… o erano solo la somma di quelle torture?
“a chi la dedichiamo questa?” cosa avrei dovuto dedicare?!
“cosa vuoi farmi?” cercai di nascondere la mia voce eccessivamente tramante.
“non si risponde ad una domanda con una altra domanda. E’ maleducazione Irina” di nuovo quel tono serio, lunatico.
“perché dovrei dedicare una tortura a qualcuno?!” ormai la mia voce usciva quasi strozzata.
“perché ti aiuterà a tirare fuori quello che non hai mai tirato fuori. Vedrai… sarà una vera e propria liberazione!” non avrei augurato quello che stavo passando nemmeno al mio peggior nemico… o l’avrei fatto.
Avrei dedicato quello a Voldemort.
“e va bene… la dedico al tuo signore!” non feci nemmeno in tempo di pentirmi di ciò che avevo detto che qualcosa sferzò l’aria con estrema velocità e si abbatté sulla mia schiena.
Mi era sembrata una frusta, si certo, una frusta con aghi bollenti alle estremità e con la capacità di mozzarti il respiro.
Fu proprio per quello che le mie urla rimasero bloccate nella mia gola.
Le gambe non ressero il mio peso e mi ritrovai ad accasciarmi, tenuta su solo da quelle maniglie.
“…è anche il tuo signore e quello di Alexia e a meno che tu non voglia perdere qualche vertebra nelle prime scoccate ti consiglio di pensare a quello che dici. A chi dedichiamo la prossima?” ce ne sarebbe stata un’altra?!
La mia schiena si sarebbe spezzata in due probabilmente, come pretendeva di non arrecarmi danni permanenti in quel modo!
“ti prego, smettila” la mia voce sembrava meno sicura di quella che risuonava nella mia testa.
“sai come farmi smettere Irina. Avanti, a chi la prossima?” dovevo scegliere. Mi sarei arresa così in fretta?!
…a mio padre”  non ci avevo nemmeno pensato.
L’unica cosa plausibile da pensare era che finite le persone verso le quali serbavo rancore mi avrebbe lasciata andare.
Questa volta la frusta si scagliò contro la scapola sinistra, finendo addirittura per schizzarmi vicino al seno.
Le mie urla ruppero quell’atmosfera finta che si era creata.
Sentivo che non mi sarei più potuta distendere.
“ecco… brava. Così mi piaci” quel tono era risultato quasi suadente.
Ripresi fiato e dopo quello che mi sembrò poco più di un minuto dissi “questa è per te, stronza…” senza nemmeno sapere come mi ritrovai davanti a lei.
Avevo cambiato posizione ed ora la guardavo.
Ero nuda.
Mi sentii avvampare, ero nuda davanti alla mia aguzzina.
Quello che trattenne fu un accenno di risata, quasi a schernirmi.
Ci riuscì in pieno. Cos’era che non andava in me?! Perché rideva?!
Mi osservò per un bel po’ di tempo prima di parlare.
Rettificavo, non volevo mi toccasse, ne che mi guardasse.
Centellinava ogni secondo per farmi sentire debole, spogliata della mia dignità e del mio onore.
Perché rimanevo lì?! Perché le permettevo di farmi quello?!
Fece qualche passo in avanti, fronteggiandomi.
Era come se non notasse che ero nuda.
D’altronde per lei lo ero sempre stata. Incapace di difendermi dai suoi attacchi e dai suoi sfregi.
“questa te la sei cercata…” ritornando alla sua posizione iniziale fece scoccare la frusta che mi finii proprio in mezzo al petto.
Tutto divenne nero.
Uno schiaffo mi riportò alla realtà.
Alzare la testa sembrava un’ impresa titanica ma consumai tutte le mie forze facendolo.
Non riuscivo a respirare bene, al centro del mio petto c’era una scia rossa, sanguinante ed indimenticabile.
Provai a tirarmi su ma mi faceva troppo male il petto e la schiena.
Non riuscivo a trovare una posizione che potesse farmi respirare.
Bellatrix sembrò capirlo e mi venne incontro.
“che pazienza che ci vuole…” posizionò una mano dietro la mia schiena e sentii un bruciore infernale.
Sarei morta in quell’istante se non l’avesse tolta.
Mi mossi come indemoniata cercando di liberarmi dalla sua presa.
“Irina… sto cercando di aiutarti se non si fosse notato” le urlai contro con tutte le forze che avevo “no! Non si era notato! Toglimi le mani di dosso!” il suo sguardo si incattivì più di quanto non faceva di solito.
La sua mano premette forte sulla mia schiena portandola in una posizione eretta e facendola scrocchiare malamente.
Aveva funzionato.
Stavo meglio.
“okay, ricominciamo…”  un “no” esasperato fuoriuscii dalle mie labbra senza che lo volessi.
Schioccò la bacchetta e mi ritrovai di nuovo faccia al muro e spalle alla strega.
Quasi la ringraziai, aveva fatto troppo male.
“su, pensa velocemente” sapevo come farla smettere, sapevo come riuscirci.
Ma non potevo ammettere a me stessa di dire quel nome. Non potevo o non volevo.
“so che stai per dirlo… su mia cara!”
“no!” la mia voce interiore era uscita di nuovo.
Una frustata dritta sulla spalla destra. Il braccio si ammosciò rimanendo succube della sua maniglia.
“ho detto… DILLO!” avrebbe funzionato, avrebbe smesso…
Un altro colpo. Questa volta sulla parte bassa della mia schiena.
Le mie urla si confondevano alle sue.
Alexia!” si fermò proprio mentre stava levando quell’oggetti infernale.
Poi una risata, una risata acuta e chiara.
“esatto…” sembrava mi venisse addosso la forza di una tempesta.
Sentii la schiena tremare sotto quell’ultimo colpo, quasi piegarsi, spezzarsi, bruciare, implodere.
Le mie grida ricreavano il nome di quella che una volta era stata la mia migliore amica.
Avevo finito le forze, prosciugata fino al midollo.
Lasciai che le maniglie mi tenessero e caddi, lasciandomi andare.
I suoi tacchi risuonavano nelle mie orecchie.
Staccò le maniglie dal muro ma rimasero nei miei polsi.
“questa si che è la mia ragazza…” biascicò mentre mi spingeva a terra.
Immagazzinai aria troppo in fretta e finii per urlare anche solo per aver poggiato la schiena a terra.
“ah… quasi dimenticavo… Alexia è dalla parte di Piton naturalmente. Tu sei dei nostri giusto?” basta, volevo morire, volevo che mi lasciasse stare. Volevo la mia casa.
“si…”.
Mi sentivo un po’ più vestitia.






Salve a tutti!!!
Scusate l'ennesimo ritardo, ma utlimamente sono stata impegnatissima!!
Non vi tratterrò molto, cercherà di essere più puntuale la prossima volta! 
Recensite e fatemi sapere che ne pensate!
Alla prossima settimana!

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Capitolo 24
*** Quarta settimana ***


Alexia’s pov
“Black, apri gli occhi…” la sua voce mi aveva fatto svegliare ,per la prima volta in tutta la mia permanenza a villa Malfoy, con il sorriso sulle labbra.
Quando, però, mi resi effettivamente conto delle cose il mio sorriso si affievolì.
Mi alzai di scatto ,rendendomi conto di essere nuda, e coprendomi con il lenzuolo.
Si sentivano delle voci fuori dalla stanza.
“sono loro, vai via vero?” l’ingenuità delle mie parole gli fece scappare un sorriso.
“ci vedremo molto presto, sii forte” facile a dirsi, quasi impossibile a farsi.
Mi alzai con tutto il lenzuolo addosso e lo guardai, riluttante a lasciarlo andare, impaurita di non vederlo più, cosciente dell’immediata nostalgia che avrei provato appena avrebbe varcato la soglia.
“ti amo e sono orgoglioso di te Black, sono orgoglioso della donna che sei e della guerriera che sei diventata” si inginocchiò ai miei piedi, poggiando le sue mani sui miei fianchi.
Un tocco naturale, ma che mi ricordava la notte prima.
“vuoi che ti dia una certezza alla quale appigliarti vero?” annuii lasciando scendere le lacrime.
“so che ce la farai, so che ci vedremo e che allevierò tutto il dolore che hai provato.” Mi asciugò le lacrime, alzandosi e abbracciandomi.
Mi lasciai andare, affondando il viso nel suo petto.
Qualcuno proprio dietro la porta stava per aprirla.
Severus mosse velocemente la bacchetta ed ero di nuovo vestita, lasciai scivolare il lenzuolo a terra.
La porta si spalancò.
I cardini scricchiolarono.
“via di qui Piton, ti do una mano e tu ti prendi il braccio. Ti avevo detto che potevi parlarle, non trasferirti qui. Ringrazia che non ci fossi.” Una Bellatrix in camicia da notte di pizzo nero, ci scrutava quasi fossimo uno spettacolo ripugnante.
“stavo andando” rispose Severus, sciogliendo quel nostro abbraccio così dolce ed amaro allo stesso tempo.
“dammi altri cinque minuti” Bellatrix fece qualche passo in avanti contrariata.
“non se ne parla, o vai ora o ti caccio fuori io” Severus alzò un sopracciglio, rimanendo in silenzio e facendola arrabbiare ancora di più.
“entrate!” al suo ordine, la porta di aprì nuovamente e tre uomini in nero si fecero strada arrivando alle braccia di Severus.
Gli andai in contro cercando di spostarli.
“hey! Lasciatelo!” di tutta risposta uno di loro mi strattonò via così forte da farmi ruzzolare a terra.
Il pugno di Severus fu più veloce dei riflessi del tipo, che cadde qualche metro lontano da noi.
“questa la pagherai Piton!” il mangiamorte tirò fuori la bacchetta, pulendosi il sangue dal labbro.
“verrà con voi, non fategli del male!” mi alzai guardandolo esortativa.
Lo trascinarono vicino alla porta, aprendola.
Non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso.
Ci fissammo per quella che sembrò un’eternità.
Volevo un ultimo abbraccio, volevo un ultimo bacio e un ultimo “ti amo”, ma non c’era tempo.
O forse si…?
Severus strattonò via gli uomini che lo trattenevano e fece una cosa che non mi sarei mai aspettata.
Mi raggiunse e, incorniciandomi il viso con le mani, mi baciò sotto gli occhi increduli di Bellatrix.
Risposi al bacio e poi, finito quello, poggiai la mia fronte sulla sua.
“ti amo Alexia Black” quattro parole sussurrate con la forza necessaria ad aprire un cuore di una persona.
“anch’io…” mi fissò per qualche altro attimo che servì ai mangiamorte per raggiungerlo nuovamente.
Voleva dirmi tante altre cose, ma non poteva.
Diedi una risposta ai suoi pensieri inespressi.
“lo so…” asserii stringendo gli occhi e baciandogli una guancia.
Un uomo lo prese per le spalle e fu portato via di forza dalla stanza.
Avrei lottato per lui.
Avrei lottato per noi.
Rimasi ad occhi chiusi toccandomi le labbra con le mani.
“Questa si che è una novità con i fiocchi! Non sarà un po’ troppo vecchio…?” ignorai i commenti di Bellatrix, girandomi per tornare seduta sul letto e una cosa attirò la mia attenzione.
Sul materasso c’era una chiazza di sangue.
Sul materasso c’era la prova schiacciante della mia storia con Severus.
Mi sedetti velocemente, coprendola.
“che avete fatto?” la sua domanda era seria questa volta.
“ci siamo fatti le treccine, abbiamo chiamato Voldemort e poi abbiamo riattaccato…” si avvicinò velocemente, ma stranamente calma.
Si sedette sul letto ad un palmo dal mio viso.
Le sue mani si chiusero velocemente sulla mia gola e mi ancorò alla spalliera del letto.
Non riuscendo a reagire, appoggiai le mie mani sulle sue provando ad alleggerire la presa.
Provai a graffiarla sulle spalle nude, ma fu inutile.
Era la prima volta che non la vedevo in tenuta mangiamorte.
“ora vuoi rispondermi, per favo…” attaccandomi, mi aveva spostata e i suoi occhi erano stati catturati dalla macchia di sangue.
“spiegami perché, se non ti ho ancora attaccata tu sanguini già…” la fissai senza proferire parola.
“allora?!” lo aveva sussurrato stringendo la presa e impedendomi quasi di respirare.
“ho… ho le mestruazioni…” inventai senza voce.
Mi lasciò di colpo e mi allontanai dal letto tossicchiando in riserva d’aria.
“ah si? Hai le mestruazioni? Non ti dispiacerà se controllo quindi?” che voleva dire per controllare…?
In un attimo mi fu addosso buttandomi a terra e alzandomi il vestito.
“no! Lasciami!” Non volevo mi toccasse o guardasse così intimamente.
Le sue mani si fecero sui miei fianchi ,afferrando gli slip e tirandole giù.
Spostai la testa verso sinistra piangendo in silenzio e probabilmente anche tremando.
Si alzò da me senza dire una parola.
Mi guardò di sfuggita e un forte calcio allo stomaco mi lasciò di un fianco senza più ossigeno nei polmoni.
Entrambe le mani si tenevano lo stomaco e tossivo sentendo la testa più leggera che mai.
“Quella era la tua verginità ragazza?!” non volevo parlarne, volevo mi lasciasse in pace. Annuii.
“hai lasciato che quell’essere ti toccasse?!” il suo tono si era alzato di molto.
“IO LO AMO!” urlai con tutta la forza che mi rimaneva.
Un altro calcio che questa volta mi riverso a pancia in su.
Un conato mi fece tossire e mi misi seduta.
Una risata irruppe nell’aria. Bellatrix rideva istericamente, girandomi intorno.
“tu e quel… traditore! Oh ma per favore…” provai ad alzarmi ma di tutta risposta un suo tacco si puntò sull’incavo della mia spalla tenendomi per terra.
“sta giù… ti intoni con il pavimento” non potevo fare nulla, niente di quello che io avrei detto o fatto avrebbe potuto fermarla, dovevo solo aspettare che si stancasse.
Si sedette a cavalcioni su di me, giocando con i miei capelli.
Quando provai a rialzarmi, sbilanciandola le bastò afferrare i mei capelli e riportarmi alla posizione di partenza.
“non va bene Alexia, no… proprio per niente” commentò a bassa voce, guardandomi dritta negli occhi.
“decidi tu cosa va bene e cosa no?!” risposi, rimanendo ferma.
“si, sei mia, perciò decido io” cosa?! Io non ero di nessuno, tantomeno di quella pazza.
“Cosa?! No! No… i-io non sono di nessuno! Di nessuno… tantomeno tua!” quelle parole sputate via con più titubanza che voce sembrarono divertirla.
Mi accarezzò una guancia con fare materno e poi fece scorrere la mano lungo la mia spalla, il marchio che mi aveva impresso comincio a bruciare.
“te l’avevo lasciato come promemoria, ce n’è bisogno che te ne faccia un altro o hai afferrato il concetto?” mi bloccai come paralizzata.
“brava la mia bambina…” si alzò da me, stampandomi un bacetto sulla fronte.
“non sarò mai tua. Ne tantomeno di quel serpente, quel marchio non significa nulla! Non ha mai significato nulla!” mi alzai fronteggiandola.
“non potrei mai appartenere ad una persona come te, ad un mostro come te!” mi scaricò contro la maledizione cruciatus più potente che avessi mai provato e caddi in ginocchio di fronte a lei ,annaspando.
I muscoli erano ancora indolenziti e la testa mi batteva forte.
Mi incorniciò il volto con le sue mani.
“cambierai idea, o te la farò cambiare io.” Mi scrutò per qualche secondo per poi continuare.
“il Signore Oscuro non sarà felice di sapere che ti sei donata a qualcun altro prima che a lui…” che voleva dire? Cosa voleva fare?
Il mio viso sconcertato dall’orrore e dal disgusto bastò a farle capire la difficoltà che avevo ad articolare un concetto.
“perché naturalmente tutte lo fanno. Io per prima…” niente, provavo a parlare ma le parole non uscivano.
Io mi sarei dovuta donare a quell’essere, io avrei dovuto… i conati mi colpirono prima di quanto pensassi.
“oh avanti non fare questa faccia. Credo che ormai tu sappia benissimo come si faccia!” rise, schernendomi.
Due minuti prima mi picchiava perché non ero più vergine e ora mi derideva.
Ma di cosa mi preoccupavo, era Bellatrix, magari nemmeno le importava nulla, anzi…di sicuro non le importava niente.
“non pensarlo nemmeno per sogno” il fatto che continuasse a leggere nei miei pensieri mi dava più fastidio del dovuto.
“per me sei importante Alexia!” lasciandomi in ginocchio, si spostò dietro di me.
“sei quello che di più vicino ho ad una figlia! Te l’ho già detto. Mi dispiacerebbe se morissi” non so se fossi più scioccata per quello che aveva appena detto o dal fatto che un piccolo sorriso si dipinse sulle mie labbra.
Non lo assecondai per molto e non mi fermai nemmeno troppo tempo a riflettere sul perché di quel riflesso incondizionato, forse stavo davvero impazzendo.
“alle figlie non si fa questo” le dissi dopo poco.
Avvertii le sue braccia intorno alle mie, si era inginocchiata anche lei dietro di me.
“se sono disubbidienti lo si fa” si avvicinò ai miei capelli, spostandoli.
“…le si raddrizza” così dicendo fece scrocchiare la mia schiena, mettendomi dritta con poca attenzione alla forza.
“…le si punisce” continuò ad avvicinarsi fino a che non vidi le sue ciocche di lunghi capelli nero corvino arrivare sulle mie spalle e solleticarmi la pelle.
“…le si tortura” un respiro mi si ruppe, sembrò quasi fare rumore visto che Bellatrix aveva sussurrato quelle parole.
“allora hai una visione distorta di amore” mi voltai velocemente, trovandomela a meno di due centimetri dal viso.
“…o magari non ce l’hai proprio” guardò dentro i miei occhi marroni, ci sguazzò dentro.
Potevo avvertire la sua attenzione catalizzata nelle smerigliature giallastre delle iridi.
Le si allargò un sorriso sul volto.
“sono una brava mamma” disse con una voce parecchio roca.
“e le brave mamme insegnano come si vive alle figlie. Io ti insegnerò molte cose Alexia, ti saranno utili siccome stai per diventare una mangiamorte.” La ignorai, ma era chiaro che stava cercando di arrivare ad un punto.
“ora… ho ragione di credere che quell’essere indegno di Piton ti abbia vista nuda” le mie guance si tinsero di rosso immediatamente.
“credo che una punizione adeguata sarebbe lasciarti senza vestiti non trovi?” sbiancai, spalancando gli occhi.
“non lo farai davvero” quel pensiero a voce alta serviva solo a cercare di calmarmi.
“mh? Dici? Fallo tu o ci penserò io, ora Alexia” mi alzai, sentendo tutte le mie ossa scricchiolare e mi allontanai da lei, schiacciandomi contro il muro.
“oh… quindi hai scelto l’opzione due? Bene, ci penserò io dunque. Sarà più divertente” cominciò ad avvicinarsi a passi lenti e contenuti.
Ero totalmente pietrificata, non so se pensassi di poter passare attraverso il muro per scappare.
“il mio agnellino è spaventato…” rise di gusto, leccandosi le labbra.
Stavo tremando.
I brividi mi scendevano nella schiena.
In molti avrebbero di sicuro preferito quello ad una tortura ma io… io non lo volevo.
Sarebbe stato meglio essere frustata o picchiata o… tutto ma non quello.
Non volevo che mi vedesse nuda, non volevo che mi spogliasse o tantomeno che mi toccasse.
Non lo volevo ma allora perché non mi stavo spogliando io?
Avevo troppa paura anche solo per muovermi o… o una parte di me era ancora coraggiosa e orgogliosa al punto tale di dire “fanculo! Se vuoi che lo faccia dovrai farlo tu!”?
Era davanti a me, mi guardava sorridente e una sua mano arrivò presto sulla spallina del vestito afferrandola.
Non mi muovevo. Dannazione i miei muscoli erano praticamente bloccati!
Fissavo i suoi occhi come ipnotizzata e speravo finisse presto.
Speravo che una volta che avesse finito sarei potuta rimanere li, sola e tranquilla.
“vedessi la tua faccia ora…” sussurrò alle prese con la zip del vestito che venne giù velocemente.
L’unica cosa che riuscii a fare fu serrare le braccia contro il busto per non farlo scivolare via.
Abbassai il capo.
“ah ah… Alexia, via il vestito. Veloce” mi ricordo di aver iniziato a fare di no con la testa chiudendomi a terra.
Si chinò, schiacciandomi il viso contro il pavimento e mi tolse il vestito tenendomi giù con un ginocchio piantato sulla mia schiena.
“mmm… che brutte bue che abbiamo qui…” commentò con la voce di una bambina toccandomi la schiena.
Con le dita cammino lungo tutta la mia spina dorsale fino ad arrivare al reggiseno.
Piagnucolai senza volerlo dei “no” sommessi, intervallati da quale “per favore”.
I primi due gancetti si sganciarono con facilità.
“quanto sei tesa” soffiò sul mio collo, facendomi accapponare la pelle.
“rilassati un po’ ragazza!” stava continuando a giocare come se niente fosse.
Anche l’ultimo gancetto fu sganciato e le coppe rimasero su solo perché il mio peso le schiacciava.
Avvertii la sua presa nei miei capelli.
Mi lasciai scappare un gemito disperato di dolore, mi aveva praticamente alzata da terra solo stringendomi i capelli.
Il reggiseno era caduto a terra.
Lo fissavo sperando che la mia sola vista potesse riportarlo a dov’era prima.
Per fortuna Bellatrix mi dava le spalle.
Mi coprii il seno con le braccia e rimasi ferma, scossa da tremiti.
“voltati” silenzio, la mia unica preoccupazione era proteggermi il più possibile.
“ti ho detto di voltarti Alexia” non seppi come ma me la ritrovai davanti.
“eppure credo di essere una persona chiara, togli quelle braccia.” Stiamo scherzando?! Non mi sarei mai lasciata vedere in quello stato.
Un manrovescio ben piazzato mi fece cadere a terra con un labbro che reclamava vita.
In men che non si dica me la ritrovai sopra di me, a cavalcioni che brandiva un paio di forbici.
“mmm…però, siamo messe meglio di Irina eh?” il petto mi si alzava ed abbassava ad una velocità pazzesca.
Non risposi al suo giochetto e rimasi a fissarla.
“ora devi rimanere ferma” come se mi fossi mossa durante quella tortura.
Avvicinò le forbici ai miei slip e lì capii.
“no! Ti prego, basta così! Non anche questo…” urlai provando ad alzarmi.
I suoi gomiti si andarono ad appuntare sulle mie costole e si incorniciò il viso con le mani studiandomi.
Non riuscivo a muovermi, anche solo respirare era difficile.
“sto anticipando il signore oscuro… di certo loro gli piaceranno” passò una mano sopra le mie braccia in protezione del seno e ridacchiò.
“potrei tagliarti sai…” le sue mani erano sulle mie cosce a premerle vicine per affinare la mira.
Sentii le lame delle forbici sfiorarmi l’inguine e infilarsi sotto il tessuto degli slip per poi tagliuzzarlo.
Da lì in poi fui silente, non una parola uscii dalle mie labbra, rimasi in quella posizione tremando come un pulcino.
“mia cara non sei abituata a stare nuda eh?! Cosa sono tutte queste storie avanti! Sono tua zia, sai quante volte ti ho vista così da piccola?!” terminò con una risata agghiacciante.
Non valeva più nemmeno la pena spiegarle cosa provavo.
Volevo che se ne andasse, che mi lasciasse sola.
Non ricordo cos’altro mi disse, so solo che ad un certo momento, credo stanca di infierire senza che le rispondessi, si alzò da me.
Fece qualche passo verso la porta e la aprì.
“cerca qualcosa per coprirti, qui le notti sono fredde” uscì senza dirmi altro.
Scoppiai a piangere, senza alcun ritegno, rischiando di strozzarmi tra i singhiozzi.
Scossa dall’esperienza appena avuta e memore del fatto che non sarebbe finita lì.
Non so con quale forza mi spinsi sul letto, coprendomi con il lenzuolo.
Lo abbracciai quasi compulsivamente e mi chiusi su me stessa serrando gli occhi e cominciando a canticchiare.
you shout it out, but i can’t hear a word you say…” dove avevo sentito quella canzone?
Forse in una radio babbana quando io e Irina ci eravamo intrufolate nella loro Londra, infrangendo tutte le regole che ci erano state date.
…i’m talking loud, not saying much…” ed era stata una giornata stupenda, piena di sospiri meravigliati davanti a quella che loro chiamavano tecnologia.
Quelle loro stecchette piene di pulsantini che, a detta loro, accendevano una grande tavolozza tutta nera.
Le risate che ci eravamo fatte davanti ai loro occhi turbati al sentire della nostra ignoranza a riguardo.
i’m criticized but all your bullets ricochet… you shoot me down, but i get up…”  ora non ci sarebbero più state delle gite.
Ora non avremmo più riso, ne scherzato.
Perché mi aveva tradita?
Questo solo lei lo sapeva, con tutto quello che avevo fatto per noi…
Io ero qui dentro e non sarei uscita da mangiamorte.
Mi sarei fatta ammazzare in qualche modo.
i’m bulletproof, nothing to loose. Fire away, fire away. Ricochet… you take your aim…” la voce rotta dal pianto faceva sembrare quella canzone ,che I babbani probabilmente avrebbero definito pop, una nenia patetica.
Fire away, fire away…you shoot me down but i won’t fall i’m …” non riuscivo nemmeno a dire quella parola, quel verso della canzone tanto menzognero di fronte alle mia condizioni.
Avrei dovuto dire … sono di titanio.
Io?! Ma non prendiamoci in giro, ero lontana dall’essere una forte scocca di protezione.
Ero… ero una ragazza senza più casa ne identità, una spiga di grano in balia del vento e delle intemperie.
I’m titanium…” mi vergognavo delle mie condizioni.
Mi alzai, raggiunsi lo specchio e mi sforzai a fissare il mio riflesso.
Partii dal capo, capelli asimmetrici cadevano appena sulle spalle, tagli all’attaccatura.
Un sopracciglio spaccato sul quale si raggrumava del sangue secco di giorni.
Un taglio abbastanza grande si estendeva su una guancia livida già di suo, le labbra martoriate e del sangue anche su di esse.
Il collo, invece, era complice delle mani di Bellatrix, appariva ,sulla pelle diafana, ancora il loro segno, quattro o cinque dita che lasciavano sfumature violastre attorno alla gola.
Dei tagli apparivano anche lungo il seno e il costato era ormai un’enorme contusione.
Sulla coscia destra c’era il marchio del suo tacco. Non ricordo nemmeno quando me lo fece, ma ricordo il dolore, quello si.
Attorno ad esso una costellazione di abrasioni.
Sulle tibie era addirittura difficile distinguere il rosa della carne per tutte le ferite.
Per finire, sui polsi e sulle caviglie c’erano tagli e cicatrici causati da corde, scotch o chissà quali strumenti volti al farmi rimanere immobile.
E poi…. Poi la ciliegina sulla torta.
Il marchio orrendo che mi si figurava sulla spalla.
Dovevo accettare quello che vedevo.
Non so con quale- forza ma dovevo farlo.
Quella era Alexia ora.
Che schifo.
 
 
 
 
Irina’s pov
Mi girai di fianco e urlai, allora provai a cambiare posizione rivolgendo il petto al letto… peggio di prima.
Era una tortura anche solo cercare una posizione che mi desse sollievo.
Finii per singhiozzare, accovacciata, poi tutto nero; poi il sonno mi accolse.
Sentii qualcuno mugugnare un motivetto, ero troppo stanca anche solo per aprire gli occhi.
Avvertii come una spugna dietro la mia schiena che tamponava via il sangue.
“bambolina sveglia…” sussurrò. Era Bellatrix. Aprii gli occhi di scatto provando a muovermi.
“no, no, no, no, no” cantilenò sbrigativa tenendomi giù. “sto sistemando queste brutte ferite!” gracchiò,  continuando a tamponare.
“dobbiamo rimetterti a nuovo piccolina…” commentò vicino al mio orecchio “il signore oscuro vuole parlarti” il mio cuore perse un battito, premendo forte contro la cassa toracica.
Mi afferrò stretta per le spalle, voltandomi e strappandomi un urlo appena la schiena toccò la stoffa del lenzuolo.
“shh…” sussurrò ad un centimetro dal mio viso. “devo finire bambolina” sorrise, abbassando lo sguardo sul mio seno e rialzandolo velocemente come se si fosse scordata qualcosa.
Alzò un dito come per richiamare l’attenzione. “non muoverti, potrei farti…male” mi tolse la maglietta con delicatezza e rimasi di nuovo nuda.
Mi sarei voluta opporre, ma ero senza forze e probabilmente sarei stata punita per quello, cosa che volevo vivamente evitare.
Durante tutta la medicazione rimasi in silenzio, con i suoi ricci che mi solleticavano il viso.
“fatto…” disse continuando a tamponare, ma guardandomi negli occhi.
“tirati su, andiamo” alzai anch’io lo sguardo.
Potevo uscire?! Sarei davvero potuta uscire da quell’incubo?!
Fissai la mia mano ormai piena di segni e contai le lineette, 28.
Le lacrime arrivarono veloci e non provai nemmeno a trattenerle.
“dammi qualcosa da mettermi addosso!” replicai con decisione.
Con uno svogliato accenno di bacchetta mi cambiò, avevo una camicia da notte nera di seta, uno scollo non troppo abbondante da attirare attenzione, ma nemmeno troppo accollato da nascondere i segni delle torture.
“ora sei vestita, andiamo.” Sembrava nervosa, aveva totalmente abbandonato le buone maniere.
Oltrepassai quella porta e mi sembrò addirittura che l’aria cambiasse.
Il corridoio infinito ci condusse alla sala ricevimenti della villa.
“siediti” Draco…
Non l’avevo nemmeno sentita, c’era Draco alla mia sinistra, in piedi appoggiato allo stipite della porta.
“Draco…” sussurrai con gli occhi che pizzicavano.
Corsi verso di lui a perdifiato.
Aprì le braccia e io mi ci tuffai dentro.
Appoggiò il mento sulla mia testa e mi strinse a se.
Senza accorgermene iniziai a singhiozzare e mi accucciai.
“shh… sei con me ora” sussurrò forse con la paura che Bellatrix lo sentisse.
Sciolsi l’abbraccio solo per guardarlo negli occhi.
“sei bellissima…” commentò, tenendomi la mano.
Belissima?! Ero a pezzi.
“ho visto giorni migliori” risposi, abbassando lo sguardo.
“oggi è il giorno migliore” disse sicuro, baciandomi.
Lo strinsi più forte che potevo, speravo non scomparisse come fumo tra le mie mani.
Un applauso distante, un gesto di scherno ripetuto, accompagnato da una risata tetra.
“non curatevi di me, continuate pure…” avvertii Draco irrigidirsi immediatamente, le sue mani si bloccarono sui miei fianchi e il suo sguardo verso la parete opposta a quella dove ci eravamo appoggiati.
I passi di quell’ignoto si portarono dietro le risate gutturali di Bellatrix.
Mi voltai anch’io e il mio cuore smise di battere.
Voldemort ci fronteggiava e Bellatrix era in ginocchio alla sua desta.
“…allora Bella converrai con me sul fatto che il giovane Malfoy ha imparato dal padre l’arte del corteggiamento… so più storie io su Lucius e Narcissa che tuo nonno ragazzo. Se solo Malfoy mi fosse fedele almeno la metà di quanto è fedele alla sua vita da Don Giovanni…” Bellatrix scoppiò in risate derisorie.
Draco diventò un peperone e abbassò il viso, stava tremando.
“Madame Lestrange…” iniziò, giocando col nome.
“…da quanto in qua non ci si inginocchia davanti a me…?!” osservò, guardando me e Draco.
Il giovane Malfoy si affrettò a farlo, cercando di tirare giù anche me.
Mi lasciai guidare, anche se in piegarmi in quel modo mi faceva risvegliare tutti i dolori alla schiena.
Il signore oscuro ci passò davanti, accarezzandoci le teste come un padrone farebbe con i suoi cuccioli.
Indugiò su di me e mi sforzai di non alzare il capo.
Il suo tocco divenne invadente e, velocemente, mi arpionò i capelli, alzandomi da terra e, probabilmente, strappandomi intere ciocche di capelli.
“Irina!” Draco si era alzato, venendoci incontro.
Voldemort si girò verso di lui.
“vi ho lasciati in vita Malfoy solo perché uccidere i proprietari di casa mi porterebbe più problemi che soddisfazioni, ma fai un solo passo falso e tua madre non avrà più nessun segno riconoscitivo di donna.” Draco spalancò gli occhi terrorizzato, guardò me perso, scuotendo la testa.
“…dammi solo un’insubordinazione come riprova della vostra miseria e slealtà e proverò estremo piacere nel ridurvi in polvere Draco” il ragazzo che amavo chiuse gli occhi, facendo veloci passi indietro e ricadendo in ginocchio.
Perché non mi difendeva?! Non mi amava? Non… non poteva…
Eravamo tutti schiavi, e sarebbe stato così per sempre.
“tornando a noi piccola ingenua…”  aveva chiuso una sua mano attorno alla mia gola e ora, anche respirare, mi sembrava impossibile.
“se credi che essere tornata da me ti metterà al sicuro e ti ricoprirà d’agi e ricompense ti sbagli di grosso” non l’avevo mai pensato, ma decisi di rimanere in silenzio, anche perché parlare era fuori discussione.
SI gustò un altro po’ la mia espressione di terrore puro e poi mi lasciò la gola, caddi a terra boccheggiando.
“dammi il braccio Irina…” chiese mellifluo.
Esitai, non riuscivo nemmeno ad alzarmi.
“cosa sono queste?” con la bacchetta sfiorò la mia schiena, scoprendo le cicatrici della sera prima.
“dovevo convincerla mio signore…” chiarì Bellatrix ridacchiando.
“credo tu abbia centrato il punto Bellatrix…” rispose lui, facendo più pressione con la bacchetta, iniziava a fare male.
“il braccio, ora.” Non so con quale forza, ma mi misi a sedere e glielo porsi.
Si piegò quanto bastava per averlo tra le mani e ci piantò la bacchetta sopra, proprio dove figurava il marchio, che si scurì, il serpente si mosse e provai immediatamente un dolore ceco.
“giurami che non mi lascerai più Irina, giuralo sul nome di tua madre o farò in modo che Bellatrix ti apra in due e giochi con i tuoi resti fino a che non si stancherà; e come avrai visto a Bella piace giocare… a lungo. Sfidami di nuovo e saprai cosa vuol dire venire lasciati al minimo della vita ogni volta che si è vicini alla morte” stavo piangendo, piangevo al solo immaginare il mio sangue lungo le pareti, il mio cuore nelle mani di quella… trattenni un conato di vomito e con un filo di voce dissi “ve lo giuro mio signore…” sorrise mellifluo, spostando la bacchetta dal mio braccio e tirandomi su all’improvviso attaccandomi a lui.
Mi spostò i capelli di lato, lasciando libero il collo.
Lo sfiorò con la fronte, impedendomi ogni movimento, come se avessi provato a scappare… ero pietrificata dalla paura.
Vidi Bellatrix farsi più avanti per guardarci meglio.
“mi sto trattenendo solo perché sono un signore magnanimo Irina, e perché conosco metodi peggiori per soddisfare la sete di vendetta inesauribile che provo nei tuoi confronti. Ora va, Bellatrix!” la richiamò, staccandosi da me.
“portala nella sua nuova stanza, fa in modo che si riprenda e che possa tornare ad avere un aspetto umano…” riuscii ad aprire bocca solo in quel momento.
“Alexia? Vorrei… vorrei parlare con lei” Voldemort ghignò.
“oh… fidati, non quanto vorrei farlo io” commentò lui “ma, sfortunatamente per noi, Bella non vuole che abbia interazioni con altre persone finché è li dentro…” rise indicando, le scale. Come se Bellatrix potesse decidere qualcosa che a lui non vada bene… realizzai solo in quell’istante.
Alexia era lì dentro?!
“no…” scossi la testa “ma… Alexia è una mangiamorte! Alexia è dalla vostra parte! Alexia mi ha tradita!” urlai non volendolo.
A quel punto Bellatrix si alzò e ci venne incontro, Voldemort sorrise fissandola.
“ci sarà pur un motivo se è la mia luogotenente migliore…” le passò una mano sul fianco.
“hai giocato con le loro menti?” chiese più a se che a Bellatrix “ma certo che l’hai fatto…”.
Draco mi fissò per un attimo, abbattuto, aveva le mani legate, e non poteva fare altro.
“no! Mi rifiuto di crederci! Non è possibile! Ho sentito la sua voce! Ho sentito la sua voce!” non poteva essere vero… non potevo essere di nuovo io quella in torto!
Bellatrix tossicchiò, con la mano davanti alla bocca e poi parlò… con la voce di Alexia…
“Irina! Aiuto! Mi fa del male! Irina...” cominciò ad urlare, ricreando le urla della mia amica. Mi schiacciai contro il muro, tappandomi le orecchie, no…
“IRINA! SALVAMI TI PREGO!” scivolò a terra, sotto gli occhi divertiti del suo padrone.
Strisciò fino ad arrivarmi addosso e si sbottonò il mantello, rivelando il suo petto e le sue braccia piene zuppe di sangue.
Fui io ad urlare a quel punto.
Si portò le unghie alla bocca e inziò a mordicchiarle come faceva sempre Alexia, si passò una mano tra i capelli, facendoci delle trecce e infine mi fissò, riuscendo a farsi uscire delle lacrime e, fece ciò che la mia migliore amica faceva periodicamente quando piangeva, tirò su col naso e poi guardò in alto, guardò in alto per trattenere le lacrime negli occhi.
“sono io, vedi…non mi riconosci?!” poi si lasciò andare e mi accarezzò il viso con un’aria stanca.
“irina… ha vinto lei…” tossicchiò di nuovo e ritornò alla sua vera voce.
“ho aspettato questo momento da quando vi ho viste insieme piccola stupida ragazzina…” mi alzò il mento con la mano.
“inseparabili, sempre disponibili a salvarvi a vicenda, sorelle… a vostra detta. E ora? Ora che tua sorella è lì dentro ad agonizzare tu dove sei? Qui fuori. Sei qui con noi al riparo. Volevo questo irina, si… “ mi fissò negli occhi “cercavo questo sguardo qui. Degli occhi distrutti, degli occhi che non riconoscono più la verità dalle bugie, degli occhi pieni di senso di colpa, ma anche di… rabbia” ghignò sadicamente, fremendo.
“sfrutterò questa rabbia irina, la modellerò, le darò una forma e sarà il corpo straziato di tua…” rise con gusto scimmiottando la mia voce “…sorella!” mi afferrò la mano e se la mise sul petto, sporcandomela di sangue, fece lo stesso con l’altra e poi me lo sparse nel viso, senza mai staccarmi gli occhi di dosso.
“sei stata tu a farglielo, e lei lo sa” Si portò un dito alle labbra e succhiò via il sangue…
“inconfondibile… è così dolce da dar fastidio, ma crea dipendenza” mi stavo sentendo male, la sua voce stava diventando ovattata.
“…è proprio di Alexia…” commentò. “assaggia il frutto della tua mostruosità” fu poco difficile per lei infilarmi un suo dito in bocca e in men che non si dica mi ritrovai a sentire il sapore ferroso del sangue di Alexia.
La testa divenne leggera, le gambe pesanti, il corpo non mi sostenne più e caddi, chiudendo gli occhi, stavo perdendo i sensi.
Ero un mostro.
Non mi avrebbe mai perdonata.
Volevo tornare lì dentro, volevo morire con lei.
Diamine se era dolce quel sangue.



Ciao a tutti! 
I'm back! Siamo quasi alla fine di qesto filone a Villa Malfoy, spero vi sia piaciuto.
Ora le ragazze sono l'una contro l'altra e sarà difficile riportarle alla condizione di prima.
Mi fa piacere sapere che seguite la storia e la laggete! 
Sto cercando di aggiornare con più regolarità! 
Al prossimo capitolo! 
Amanda_nikita <3!!!

 

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Capitolo 25
*** Traitor. ***


Alexia’s pov
 
 Mi svegliai scossa da un forte crampo alla coscia.
Era il freddo, mi aveva intorpidito tutti i muscoli e i denti sbattevano gli uni tra gli altri, in un’agonizzante danza continua.
Mi accorsi ben presto che il lenzuolo era raggomitolato intorno al mio addome.
Avevo la pelle d’oca lungo tutto il corpo.
Mi alzai avvolgendomelo intorno e fermandolo, facendo un nodo.
Dovevo muovermi, avevo le labbra viola.
Cominciai a fare avanti e indietro per la stanza.
Il contatto dei miei piedi con la moquette mi faceva rabbrividire ancora di più.
Non sapevo quanto tempo fosse passato e non sapevo quanto ancora sarei resistita senza qualcosa da mangiare o da bere.
Quando avvertii i cardini della porta scricchiolare mi andai a rintanare, accovacciata con la schiena al muro.
Circondai le ginocchia con le braccia e ci affondai il viso, chiudendo gli occhi.
Silenzio.
Perché Bellatrix non mi stava schernendo?
Un altro dei suoi piani sicuramente.
Alzai di poco lo sguardo e la vidi.
C’era grazia davanti a me, non crudeltà.
C’erano occhi azzurri e capelli biondi, non nero pece.
C’era mia zia Narcissa che mi fissava, incerta se avvicinarsi o meno.
Mi guardava come se, davanti a se, vedesse un fantasma.
Quant’era bella… sembrava un angelo.
“Alexia…?” pronunciò il mio nome come se avesse scordato come sillabarlo.
Mi alzai lentamente, aiutandomi con la parete.
Mi guardò negli occhi e, in lei, qualcosa si accese.
Ero io, lo sapeva.
Le corsi incontro e la abbracciai.
Magari era lì per torturarmi, non mi importava.
Sapevo che lei era diversa.
Ricambiò l’abbraccio, stringendomi a se.
Finito quello mi portò, afferrandomi le spalle, davanti a lei.
Mi si tinsero le guance di rosso, nonostante tutto avevo addosso solo un lenzuolo.
Mi osservò per un po’ senza dire nulla.
Parlai io per lei.
“so che hai le mani legate” alzò lo sguardo verso i miei occhi, aprendo la bocca e provando a dire qualcosa.
“ma devi aiutarmi. Di questo passo morirò e non so davvero quale sia l’obbiettivo di Bellatrix” notò il mio tremolio e si tolse il mantello, mettendomelo sulle spalle e guardandosi intorno come se qualcuno potesse spiarla.
Ci sedemmo sul letto.
“non posso dire nulla Alexia, mi ucciderebbero” provai a protestare ma dovetti arrendermi.
“perciò…” continuò poco convinta.
“non posso dirti che hanno quasi terminato la preparazione del siero mortale…” all’udire di quelle parole i miei occhi si spalancarono e le afferrai le mani, incitandola a continuare.
“ …e non posso proprio dirti che mia sorella ha parlato con il signore oscuro e che la tua cerimonia del marchio avverrà che tu sia consenziente o meno” la mia mente lavorava veloce, in cerca di una scappatoia.
“come farò?!” dissi più a me stessa che a Narcissa.
“ci terrai a sapere che oggi è il ventinove di Agosto e che il primo Settembre Severus ti libererà con la scusa di Hogwarts” erano ventinove giorni che ero lì.
Ero stata rinchiusa lì dentro per un mese.
Mi metteva inquietudine anche solo pensarci.
“non glielo permetterà mai!” urlai “Il signore oscuro non permetterà mai che Severus si metta in mezzo!” mi fissò con uno strano sguardo negli occhi.
“Severus?” disse alzando un sopracciglio.
Arrossii, arrivando in ritardo al mio eccesso di confidenza.
“non farò domande” asserì distogliendo lo sguardo confusa.
“ma ti dirò che il signore oscuro non ha gradito l’idea di Bellatrix di portarvi qui. E’ stata… punita per questo. Non credo che se Piton si intrometterà farà qualcosa. Al massimo se la prenderà con Bellatrix per non avervi sapute convincere prima” finalmente una buona notizia, uno spiraglio di luce in fondo al tunnel.
Mi toccò i capelli con cautela.
“lo so… hanno visto tempi migliori” con la mano scese sulla mia guancia e poi sul mio collo.
Mi scansai velocemente, prendendo lunghi respiri.
“scusami, è… difficile”
“perdonami. Sei diversa” provò a dire, sedendosi più composta.
“quindici chili in meno e un caschetto asimmetrico” sentenziai con una risata amara.
“non solo quello…” provò ad afferrarmi una mano, ma si arrese subito quando mi allontanai ulteriormente.
“i tuoi occhi” non lo doveva dire “sono…vuoti” grazie zia, grazie tante.
Negava con la testa “cosa ti ha fatto…” si coprì la bocca con la mano, alzandosi e dandomi le spalle.
Si riprese, girandosi nuovamente verso di me.
Era di nuovo calma, il suo volto freddo, come sempre.
Sapevo che stava facendo, quel suo meccanismo di reset.
Buttava via le emozioni.
No, non gliel’avrei permesso.
“è successo, sta succedendo e continuerà a succedere. Sai che ho ragione” mi tolsi il suo mantello, ridandoglielo.
“sai che se mi togliessi questo lenzuolo vedresti un quadro ben accurato della follia di Bellatrix Lestrange vero?” sospirò stanca “non farlo” – “ no, non hai lo stomaco per vedere giusto? Ma riesci a dormire, sapendo che io sono qui”.
Si voltò rossa dalla rabbia “io non dormo da ventinove giorni! Non una notte ho chiuso occhio con tranquillità!” si fece più vicino a me.
“chi credi abbia avvertito il signore oscuro?!” la fissai con la bocca aperta.
“non so ancora perché sono viva, Bellatrix lo scoprirà presto o lui… lui probabilmente cerca solo il momento adatto per rivelarglielo” commentò a bassa voce, dandomi le spalle.
“non capisci che mi rimanete solo tu e Draco! Ti ho cresciuta e pensi che io sia tranquillamente disposta a lasciarti in queste condizioni?!” okay, mi sentivo in colpa.
Avevo parlato senza pensarci, ma mi si poteva biasimare!? Ero lì dentro da 29 giorni!
“…come sta lo zio Lucius?” le chiesi per cambiare argomento.
Si voltò, se potevo evitare non parlavo di quel verm… ehm uomo.
“scosso. Non abbiamo più la posizione di prima Alexia. Non ce la passiamo bene, questa casa è diventata il quartier generale dell’oscuro signore e non possiamo fare un passo senza che mezzo mondo lo sappia” constatò esasperata, passandosi le mani lungo i boccoli nei quali comparivano visibili ciocche biancastre.
Non avevano più il vigore di una volta, non era più la sensazionale signora Black.
Ora era una donna sola, sulla quale gravitava la fama del nome dei Malfoy.
“mi dispiace…” ero sincera? Forse si… forse no.
Mi fissò qualche secondo, quasi persa nel mio sguardo.
“Aleeeexia! Tesooooro!” una voce rimbombò nel corridoio e fu il panico.
Passai lo sguardo da mia zia alla porta, quasi potesse aiutarmi a scomparire da lì.
Ero io quella in pericolo? Entrambe sapevamo che non era così.
Non ero io ad aver violato le regole dettate da Voldemort.
Almeno non in quel frangente…
Mia zia, se possibile, si fece ancora più chiara in volto.
“Dio e ora…?” quelle parole mi erano uscite dalle labbra, come soffiate con velocità.
Paralizzate, pietrificate, immobilizzate in quell’istante infinito di terrore.
“toc toc!” Bellatrix bussò nella porta.
“sto entrando zuccherino, spero tu sia presentabile…” gracchiò contornando la frase con le sue solite risate.
La porta si aprii, io con il lenzuolo addosso, Narcissa davanti a me, gli occhi sgranati dalla paura e le spalle alla sorella.
Il volto mutò, l’espressione di terrore divenne glaciale. Mia zia era una Malfoy dopotutto.
L’apparenza prima di ogni cosa.
“facciamo così. Eviterò di fare la solita diffidente, come mi chiami tu. Vedrò tutto da un punto di vista meno critico e fingerò di non essere certa di un tradimento in piena luce del giorno. Spiegami perché sei qui. Sono davvero molto curiosa” appoggiò il volto sulla spalla della sorella.
Non un tremito, non un’esitazione. Narcissa era abituata.
“sai cosa sia un attacco di panico Bellatrix? Sai cosa succede se a quello ne consegue uno respiratorio?! Ringrazia Merlino che io sia passata qui vicino mentre la ragazza stava agonizzando a terra o il tuo gioco preferito si sarebbe estinto nel giro di un’ora” si staccò dalla sorella, fronteggiandola.
Capii il suo gioco e lentamente, facendolo sembrare il più naturale possibile, mi passai una mano sul petto.
“è così bambina mia…?” sussurrò venendomi incontro e abbracciandomi.
Annuii anche se sapevo benissimo che non le importava della risposta.
Si spostò teatralmente vicino a Narcissa, stringendole le mani.
“grazie sorella… grazie! Se non ci fossi stata tu cosa ne sarebbe stato della mia piccola?!” rimase seria per qualche secondo e poi scoppiò a ridere clamorosamente.
Il gioco era finito.
“esci di qui, ora” sentenziò, alzando lentamente lo sguardo su di lei.
“Bellatrix io….” Provò a rispondere la signora Malfoy.
“esci di qui immediatamente e potrei scordare quello che è appena successo”
Mia zia fece qualche passo indietro, avvicinandosi alla porta.
Mi guardò e sussurrò “scusami…”, aprì la porta ed uscì.
Non potevo incolparla, non l’avrei fatto.
“…e ora a noi due…” si voltò verso di me, sorridendomi sinistramente.
“mi stavo davvero sentendo male, se non fosse entrata chissà che sarebbe successo e…” mi bloccò con un urlo che sembrava viscerale e che mi fece sobbalzare.
“sta zitta! Non voglio sentirti fiatare Alexia…” aggiunse, venendomi incontro.
Una volta guadagnato il mio silenzio mi arrivò ad un palmo dal viso e parlò chiaramente.
“per quanto ricordo non ti piace il buio mh?” scossi la testa con vigore, era inutile mentirle.
Sin da piccola ne avevo paura, mi ricordava il marchio nel braccio di zio…
“bene…” commentò a bassa voce, alzandomi il mento.
“la visita di Narcissa ti ha rimessa in forze?” mi trovò confusa a tale domanda.
“speralo perché sto per farti… tanto… tanto… male” disse e in un secondo fu buio pesto.
Il nodo che permetteva al lenzuolo di rimanere su fu slegato e mi ritrovai senza in men che non si dica.
Non che qualcuno potesse notare la mia nudezza…
Mi ritrovai al centro della stanza.
Non più una voce…
Qualcosa mi colpì forte al volto e poi allo stomaco.
Caddi a terra e provai a rialzarmi velocemente.
Da lì in poi furono continui colpi.
Ricordo precisamente il momento in qui un pesante oggetto si abbatté sul mio braccio sinistro, rompendolo sonoramente.
Le mie urla mischiate a delle risate acute.
“ti tratterò come una di loro adesso” la voce di mia zia mi raggiunse prima di un altro colpo alla schiena.
Loro?! Loro chi? Le sue vittime…
Le mie gambe si piegarono e mi ritrovai di nuovo con meno voglia di prima e meno forza di alzarmi.
“ti conviene rimanere a terra e dirmi quello che sai” ora cosa andava blaterando?!
Mi rimisi in ginocchio “ma che dici?! Io non so nulla!” urlai.
“Parla mezzosangue o giuro che ti faccio rimpiangere di essere nata!” la sua voce mi trapanò un orecchio. Volevo silenzio, volevo stare al caldo e tranquilla, il mio cuore si agitava nella piccola gabbia toracica.
Perché mi parlava così ora?!
“cosa vuoi che ti dica?!” stavo capendo sempre di meno.
Me la ritrovai dietro, premuta contro la mia schiena e con i miei capelli incastrati tra le sue dita.
Il suo coltello premeva contro la mia giugulare “quello che sai mi pare ovvio” soffiò contro il mio orecchio.
“non so nulla! Che informazioni ti servono?!” cercai di dire senza tagliarmi con la lama del pugnale.
dimmi quello che sai di Alexia Black” ordinò con una voce roca.
 
 
Se muovevo troppo la schiena sentivo di nuovo quella impellente e bruciante sensazione lungo la gola, quell’urgenza di sputare sangue.
Dovevo provare a trattenermi visto anche che il cuscino ora era una spugna scarlatta.
Quelle ore che si erano riassunte in un interrogatorio inconcludente su chi fossi diventata dopo le sue torture asfissianti, mi vedevano sempre più coperta di ferite e sempre meno vigile sul presente.
Su una cosa aveva ragione però, ero una stupida a pensare che si sarebbe impietosita.
Quando mi aveva incastrato un ginocchio sullo stomaco mentre tentavo, inutilmente di scivolare via, mentre mi tagliuzzava il braccio già rotto con le sue unghie… mentre mi torturava di nuovo pensavo: non finirà mai.
La porta si riaprì. Chiusi gli occhi immediatamente: io non vedevo lei, lei non vedeva me.
“Alexia…” non era la voce di Bellatrix, non era chiaramente la voce di Bellatrix.
Sapevo di chi fosse, non avevo nemmeno la forza per riaprire gli occhi per guardarlo.
Mi si dipinse un sorriso sereno sul viso “sono già morta?” la mia domanda doveva averlo turbato molto, al punto di rimanere fermo e in silenzio per qualche secondo.
Credo si ricompose e mi rispose “no Alexia, ti porto a casa…” non realizzavo ancora cosa stesse per succedere o se la mia salvezza fosse finalmente arrivata.
Avvertii due braccia forti mettermi seduta e aprii gli occhi.
C’era lui, solo lui. Non era un sogno.
“ora ti vesto mh? Fa freddo fuori…” con un colpo di bacchetta avevo addosso un pantalone largo e una maglia a maniche lunghe che era il doppio della mia misura.
Non voleva che il tessuto toccasse le ferite aperte, non poteva medicarmi lì, non c’era tempo.
Mi prese in braccio e mi trattenni dall’urlare dal dolore atroce, la mia voce uscì solitaria a sprazzi, una voce che somigliava più ad un latrato animalesco.
Non capivo, provavo solo una sensazione diversa dal dolore e dalla disperazione, solo quello.
“Alexia, voglio che tu tenga gli occhi aperti.” Affermò Severus, guardandomi mentre mi copriva tra le sue braccia con il suo mantello.
“parliamo che ne dici? Ma devi guardarmi” mi sforzai di farlo anche se tenere gli occhi aperti sembrava impossibile.
“guarda cos’ho qui?” tirò fuori una bacchetta… la mia bacchetta! Da quant’era che non la vedevo!
Con quella pronunciò la formula “Rinnerva” fu come una secchiata d’acqua ghiacciata.
Se prima mi sentivo quasi incosciente ora finalmente avevo il quadro completo.
STAVO USCENDO DA LI!
Severus sembrò leggere i miei pensieri… o li lesse proprio.
“ora però sta giù, ti senti meglio ma le ferite sono li.” Mi tirò su, cominciando a camminare e le sentii tutte.
“Alexia hai un braccio rotto, vedo parecchie contusioni e forse la milza è lesionata” cercò di tenere un certo distacco, ma la preoccupazione gli si leggeva negli occhi.
Quelle ferite sarebbero state una bazzecola da curare se fossi stata in buone condizioni…
La malnutrizione, continue torture, la mancanza di sonno e molto altro non permettevano al mio corpo di riprendersi.
“ora ti porto via con me” la frase mi commosse al punto che dovetti affondare il viso nel suo petto per soffocare i singhiozzi.
Mi sembrava di vivere tutto a rallentatore.
Camminò lungo tutto il corridoio, mi domandavo se non gli pesassi, sembrava portasse una piuma.
“…ed è più o meno il tuo peso ora Alexia.” Rispose leggendomi di nuovo la mente, decisi di rimanere in silenzio.
“posso provare a camminare da sola se vuoi” provai a dirgli con un filo di voce.
Ghignò sardonico, mi bastò come risposta.
Arrivammo davanti al portone principale della villa dove ci attendeva zia Narcissa.
“veloce, ci penso io a Bellatrix” mi spostò i capelli dal viso per osservarmi meglio.
“non dimenticherò mai cosa hai fatto per me zia…” biascicai, mi sorrise.
“avanti andate” rispose di nuovo.
Severus si voltò di nuovo e aprì il portone.
“dove… credete… D’ANDARE!?” una voce tuonò nel salone e dei passi stacchettanti si avvicinarono a noi, gli occhi della signora Malfoy mi dissero tutto.
Sapevo che non sarebbe mai finita.
Mi strinsi a Severus, che però, si voltò e la fronteggiò.
Cercai di scendere dalle sue braccia, se doveva combattere ero da ostacolo.
Mi ressi sulle mie gambe inaspettatamente.
“perché non mostri al tuo fidanzatino che sgualdrina che sei mh?” fu un secondo, un secondo che mi girai, attirata da una persona che ci osservava dall’entrata del salone.
Irina…
Severus fece lo stesso e Bellatrix mi tirò verso di lei per un braccio.
Mi teneva strettissima “ti ho vista più volte nuda io che lui. Pareggiamo i conti… che ne dici?!” afferrò con rabbia il collo della maglia e lo aprì in due parti lasciandolo dilaniato.
Mi coprii la scollatura con le mani, provando a renderla marginale.
“Bellatrix lasciala immediatamente, hai perso.” Disse calmo Severus.
“posso ancora fare qualcosa non credi…” non mi resi conto praticamente di nulla.
Mi prese entrambi i polsi, stringendoli insieme e lasciandoci il segno delle unghie sopra.
Tentai di ribellarmi ma sembrava inutile, in una sola spinta mi tirò a se e mi colpì dritta sotto le costole con una ginocchiata, fu talmente forte che mi piegai in due in riserva d’aria, la parte destra dell’addome mi bruciava troppo per essere una semplice botta.
Mi tirò su nuovamente e questa volta tenne i polsi con una sola mano mentre con l’altra mi ricolpì, precisamente nello stesso punto.
Il suo pugno si incastrò perfettamente sul mio addome ed urlai, afferrandole le spalle per non cadere a terra agonizzante.
Stavo tossendo, la testa era leggerissima, quei colpi mi avevano lasciata totalmente senza fiato.
Non mi lasciò tregua e dopo un attimo la sua mano mi artigliò il collo, ero di nuovo dritta, forse anche troppo.
Anche espirare faceva male, aspettò finchè non ci provai e appena presi aria spinse la sua mano sul punto debole, esercitando una pressione asfissiante, tossii e tossii… fino a che non vidi la maglia tingersi di rosso scarlatto.
Provai  a mugugnare qualcosa ma non avevo nemmeno l’aria necessaria a parlare.
“ah ah… shh” sussurrò, allentando la pressione e lasciandomi cadere ai suoi piedi.
Severus aveva provato a venirmi incontro ma Bellatrix mi aveva puntato la bacchetta alla testa.
Aveva fatto qualche passo indietro e stava caricando un calcio quando…
“stupeficium!” la mia aguzzina dovette formulare un vero e proprio incantesimo scudo per proteggersi e Severus mi riportò dalla sua parte.
Era stata Irina, tra il dolore mi ero totalmente scordata di lei.
Bellatrix si girò nella sua direzione con due occhi pieni di fuoco, non la guardò come di solito guardava me, quella era rabbia, ira, furia inespressa.
Aveva smesso di giocare.
Urlò “tu non immagini nemmeno cosa ti aspetti irina!” poi si voltò verso di me, cambiando totalmente espressione e tonalità.
“quello…” indicò il mio busto coperto dalla maglietta sporca di sangue.
“oh… quello farà tanto male” ridacchiò, passando lo sguardo da me a Severus.
“quando ti torturavo mi contenevo! Non sai nemmeno quanto bambolina mia!” la pazzia stava trasudando ovunque, era un tornado.
“conosco tutti i modi più dolorosi e sottili per romperti! Mi fermavo ogni volta ad un passo dal farlo!” si voltò verso Irina con gli occhi ridotti a due fessure.
“con lei non lo farò…” commentò con una voce molto cavernosa.
“Ir-Irina!” urlai senza più fiato “vieni con noi! Avanti!” continuavo a ripeterlo ma lei non si muoveva, sembrava incollata a terra.
“ma cosa fai?! Non è ciò che vuoi?!” le lacrime stavano scendendo senza darmi la possibilità di arrestarle.
“NON SO PIU’ COSA VOGLIO OKAY?! ANDARE AD HOGWARTS?! PER FARE COSA?!” aveva sovrastato la mia voce, urlando ancora più forte.
“p-per dimenticare Irina… per dimenticarla” dissi, rivolgendomi a Bellatrix che ci osservava divertita.
“Alexia non capisci?! Hanno vinto loro! Hanno vinto loro… c’è poco che tu possa fare! Unisciti a lo… a noi. Non ci sono più schieramenti, è inuti…” la bloccai, prima che potesse finire di parlare un grido interiore proruppe all’esterno.
“RAZZA DI INGRATA! Razza di maledetta ingrata! Io sono stata lì dentro! Ho penato fino all’ultimo, agonizzando! Avrei accettato volentieri la morte pur di stare dalla loro parte! Avrei salvato te e invece.. invece tu non solo mi hai tradita, ma hai tradito l’intero mondo magico… HAI PERSINO TRADITO LA MEMORIA DI TUA MADRE!” volevo davvero dirle quello? Probabilmente no, ma ormai era andato tutto a puttane.
Alzò la bacchetta verso di me, verso la figura inerme di un copro straziato e io feci lo stesso verso di lei.
“sei stanca, sfinita e distrutta MA TE LO RIMANGI!” urlò. Strinsi ancora di più la bacchetta, cercavo di non tradire lo sforzo immane che facevo anche solo a tenerla dritta.
“sei la mia delusione più grande Irina… io credevo in te, confidavo in te, tutte quelle notti… i miei incubi ritraevano te morta! I tuoi cosa invece eh?! La nostalgia di un letto a baldacchino! Ti odio! E’ questa quella che sei davvero! Prima la tua pelle giusto?! GUARDAMI! GUARDA COSA MI HA FATTO! Non c’è una parte di me che non sia viola o contusa!” abbassò lo sguardo stringendo ancora di più la bacchetta.
“Cazzo! Imperio! Guardami!” le ordinai, colpendola.
“ecco come mi ha ridotta Irina! Io lo facevo per te! Solo per te! Per la speranza che ti potessi salvare che…” – “sta zitta…” disse con una voce sommessa.
“IO TENEVO PIU’ A TE CHE A ME STESSA” – “sta zitta!” risi nervosamente.
“la verità fa male vero?! Sapere che io SAREI MORTA PER TE TRADITRICE!” – “HO DETTO CHIUDI QUELLA CAZZO DI BOCCA!” Bellatrix le fu dietro in un attimo, impugnò la bacchetta con lei e le fece abbassare di poco la mira, scaturì una luce rossa che mi fece volare metri indietro, colpendomi di nuovo e definitivamente alla milza.
Vidi tutto nero, battei la testa e da lì in poi notai solo Severus mettersi davanti a me, alzare la bacchetta contro Irina e la mia ex-migliore amica cadere a terra piena di ferite profonde.
“se ci riprovi ragazzina ti puoi reputare morta” sillabò con la voce che gli tremava dalla rabbia.
La risata di Bellatrix si levò nell’aria e poi sparì, vidi il mobilio addirittura spostarsi mentre passava, sembrava come se scaturisse un’aura talmente forte da scansarlo.
Severus si piegò su di me.
“Alexia respira! Respira guardami!” cercava di muovermi per aiutarmi.
Contrassi la muscolatura addominale e poi… solo sangue, sangue davanti a me, tra le mie mani, sul mio volto.
Solo sangue e poi nero.



BUONSALVE A TUTTI!!!
Non c'è molto da dire veramente, finalmente la luce in fondo al tunnel per la povera Alexia.
Ma irina? Avrebbe fatto meglio a seguire l'amica?
Sto cercando di aggiornare presto ma gli impegni sono davvero molti.
I'll do my best!
Spero vi piaccia e ci vediamo al prossimo capitolo!

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