L'altra vita di Aroldo di Poe (/viewuser.php?uid=1006287)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Apparire dell'alba ***
Capitolo 2: *** Tempo ***
Capitolo 3: *** Frammenti di vita ***
Capitolo 4: *** San Lorenzo ***
Capitolo 5: *** Luna ***
Capitolo 6: *** la vostra anima ***
Capitolo 7: *** Abitare le parole ***
Capitolo 8: *** Quale sconforto sussulta nel cuore ***
Capitolo 9: *** Pisa ***
Capitolo 10: *** Alla fine non conteranno più ***
Capitolo 11: *** Cisterna ( la mia città) ***
Capitolo 12: *** I dadi ***
Capitolo 13: *** Chiudi le imposte sul mondo ***
Capitolo 14: *** Ci uniremo in primavera ***
Capitolo 15: *** Un lancinante grido ***
Capitolo 16: *** Meriggio ***
Capitolo 17: *** Rivelano intenzioni ***
Capitolo 18: *** foto dei turisti ***
Capitolo 19: *** Camposanto ***
Capitolo 20: *** A me sa d'Africa ***
Capitolo 21: *** Che fatica scegliere la vita ***
Capitolo 22: *** siete anime perse ***
Capitolo 23: *** L'anima del mondo ***
Capitolo 24: *** Sei soffio e anima ***
Capitolo 25: *** petalo ***
Capitolo 26: *** sogni oltraggiosi ***
Capitolo 27: *** stasi dell'animo ***
Capitolo 28: *** Rintocchi ***
Capitolo 29: *** I vetri che celano l'Oltre ***
Capitolo 30: *** Linfa ***
Capitolo 1 *** Apparire dell'alba ***
È all'apparire dell'alba
Che la malattia della vita
Esplode nel ribollir infernale
Del semplice vivere:
Il canto del gallo, latrati, cupi belati.
È la vita che non dormendo
Ci sveglia dal torpore
Della quasi - morte
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Capitolo 2 *** Tempo ***
Non so come il tempo sia trascorso oggi,
Non lo so eppure lo vivo,
Il sole tramonta, le cellule muoiono
E sento la tua voce più stanca del mattino;
Anche oggi il tempo è passato
E non ne ho traccia,
Se non nei segni del viso,
Gli strascichi della vita nell'anima,
Gli occhi tuoi che si poggiano su di me
In lontananza attraverso lo spazio,
Annullando qualsiasi resistenza:
Nelle anonime giunture del divenire
Anche adesso siamo passato.
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Capitolo 3 *** Frammenti di vita ***
In principio il Nulla.
Flutti, onde,
Frammenti di vita
Sballottati nella coscienza lassa;
Il sole adombrato da tenebre,
Presagio sventuro
di una nuova nascita:
Ancora acqua liquida
Ad oscurare la vista:
Vita o morte?
È sempre il Nulla.
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Capitolo 4 *** San Lorenzo ***
A qualcosa che è poco più morte
Giunge la martire vita,
Nell'ora dalla cui ferita
È assalita l'anima che mendica amore:
San Lorenzo! non basta il vento
A scuoterci dal torpore che il sole
Instilla nel nostro cimitero
Di attimi violenti, di tedi ricorrenti.
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Capitolo 5 *** Luna ***
Ti ho vista stasera Luna,
Ti ho vista agonizzare, incancrenita
Una macchia nera ti trapassava
E ho gioito:
Quanto mi piacerebbe vederti ferita,Luna
Versare anche tu qualcosa che assomigli al nostro sangue,
Vederti mortale, soffrire
Sentirti urlare, strepitare, invocare Dio,
Gemere e infine accasciarti, stramazzare al suolo:
Perché Luna ci ricordi di essere mortali?
Perché taci e di tanto silenzio ci ammorbi il cuore?
Non dirmi adesso che anche quella imperfezione è sparita.
Muori Luna e liberaci dal male
O rendici almeno la nostra pazzia.
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Capitolo 6 *** la vostra anima ***
Io so
Lo stato in cui versa la vostra anima,
Conosco meglio di voi
Il vostro male:
In voi è un'ombra
Una questione irrisolta
Una nota di sottofondo,
Mentre in me
È il mare.
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Capitolo 7 *** Abitare le parole ***
Abitare le parole
Per poi distruggerle,
Scalfire il senso,
Sconvolgere il pensiero,
Andare oltre l'arte
Oltre l'uomo.
Ma naufragare infine,
Perdersi nella domanda angosciante,
Senza risposta:
Cosa è una rosa?
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Capitolo 8 *** Quale sconforto sussulta nel cuore ***
Quale sconforto sussulta nel cuore
Nel mirar le stelle, nel sentire sulla pelle
Quel silenzio grave e quieto
Che cala a sera, quando l'anima si distende
E tacciono voci, sovrastano silenzi
Si confondono pensieri astrali.
Fossimo fatti di polveri cosmiche,
Di componenti immortali;
Eppure siamo al mondo
In qualche modo dobbiamo esistere,
Vogliamo esistere, allora che si esista:
Esistiamo
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Capitolo 9 *** Pisa ***
A sera sembri così irreale Pisa:
Le luci soffocate nel tuo fiume
si rispecchiano in un tremolio impressionista;
quasi creano spazi
Lunghe vedute prospettiche
E nuovi luoghi da abitare.
Quel fiume che si snoda
Tra case di facciata o dipinti
E dipinta è la realtà nel riflesso
Che intrappola la luce,
Buco nero di bellezza squisita;
Una tela del Caravaggio,
Sapienza fiamminga dosa i colori
E le emozioni di chi passeggia.
Poi più il nulla se penso
Che anche questo fiume finisce,
La città svanisce fuori le mura
Che racchiudono ancora i sospiri
E le grida, i morti e forse gli amori
Di chi Pisa ha patito.
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Capitolo 10 *** Alla fine non conteranno più ***
Alla fine non conteranno più
I libri letti, le poesie imparate
E quell'ultima riga del verso
Che svela qualsiasi senso;
Alla fine non conteranno più
Gli insegnamenti mai attuati,
Le scadenze, le litigate tremende
Per chi doveva lanciare l'ultimo sasso
Prima di abbandonarsi alle onde per sempre.
Eppure di ogni momento speso a vivere,
Di ogni nota stonata che ho percepito
Nelle voci che inneggiavano al cielo,
Il grido disperato di Dio
io non l'ho mai udito:
forse davvero questa esistenza
È solo dell'uomo,
E anche un po' tua
Che nell'indistinta ombra,
Persa nel sole
Riveli l'origine del mondo.
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Capitolo 11 *** Cisterna ( la mia città) ***
Te ne sei andata via:
Semplicemente hai finito
Per morire di quella morte strana,
Che non si vede, non si respira:
Si avverte,
Nelle strade
Che non incrociano più alcun destino;
Nei tuoi visi, che cercano altrove, dove?
La malinconia,
Il tuo sguardo assente che riveste i muri,
Gli occhi di chi non mi riconosce.
Eppure, forse, io sono sempre io,
Io che non ti appartengo più,
Io che vorrei donarti una eutanasia,
Far morire questi fiori appassiti,
Ornamento del tuo strazio:
Sei tu che mi strazi, Cisterna
Nel tuo lento, incessante decadere
Che mi porto addosso
Nei sogno che ho dismesso.
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Capitolo 12 *** I dadi ***
Quale dado ha deciso il nostro tempo,
Il qui e l'ora,
Questo orizzonte così vastamente ristretto?
La vita che non mi sono scelto,
Il Napoleone che non sono,
I campi che non ho coltivato,
Le guerre, le carestie, le albe
Gli archi, i raccolti, le morti
I figli, la neve e i fiori che non vivo.
Esistenza: un sordido gioco
Che si distende sul punto del divenire.
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Capitolo 13 *** Chiudi le imposte sul mondo ***
Chiudi le imposte sul mondo,
tira via le tende della scena,
fuggi, fuggi con me dietro le quinte del giorno;
non straziarmi più con questo diurno patema.
I tuoi girasoli impazziti di troppa luce muoiono:
non sai che chiedono ombra,
di ritrarsi dal panoptico sguardo
Mentre dal fondo una voce sussurra
"Non cedere al miraggio del sole,
il suo inganno".
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Capitolo 14 *** Ci uniremo in primavera ***
Ci uniremo in primavera,
Come Giasone e Demetra,
Le concubine cinesi,
Eseguiremo il nostro piano celeste,
Il sogno ancestrale di distendersi supini
All'ombra dei cipressi e pronunciare
Parole di vita, scongiurare il dolore.
Ci uniremo in primavera,
Per procreare un'intenzione,
Per dare vita a una azione,
Il gesto folle di incontrarsi
Lì dove il silenzio scalfisce il tempo
E i gigli appassiscono in fiore.
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Capitolo 15 *** Un lancinante grido ***
Un lancinante grido
Riempie la notte:
È Vrtra l’amorfo,
Il non diviso, non sveglio,
Il dormiente, immerso nel più profondo sonno:
Il suo dolore è l’origine,
La creazione, l’edificazione,
Il caos prima del cosmo;
Il serpente trafitto
Giace immobile nei tuoi occhi
E alle tue parole si spalancano le porte degli dei:
Babilonia, è con la morte
Che mi hai generato il trepidante cuore
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Capitolo 16 *** Meriggio ***
Dove vai Meriggio,
Quando il tuo ultimo strascico di luce
È inghiottito? Un piccolo dolore
Ci attraversa quando l’ultimo raggio
Incrocia la scia di un aereo,
Quando sugli amanti le ombre
Si allungano e non si colgono
Più gli occhi incantati, le bocche incollate.
Meriggio,
La tua ferita che rimane aperta nell’orbe
Non si rimargina e ogni giorno
Torni a sanguinare: nessuna danza,
Nessun tributo, nessuna baccanale
Nel tuo nome che splendi e muori,
Che stupisci, consoli, illumini e innamori.
Ma che non sia la nostra una condizione
Simile alla tua Meriggio, quella dell’uomo?
Anche noi tramontiamo, anneghiamo
Eppur non torniamo: che destino è questo,
Astro ardente, guardiano della luce?
Come rendere divini i nostri raggi,
Saldi i cuori per vincere le tenebre,
Nella quiete arrancare e tornare trionfatori?
Meriggio,
tu affidi ai legati tuoi le tue promesse:
Ai frutti, i fiori, le messi
gli insetti impollinatori,
Le bestie e gli uccelli i canti:
Nell’aria spandi il tuo ultimo grido,
Che nessun uomo coglierà;
Sulle labbra una sola parola,
“Meriggio”:
La notte comincia ora.
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Capitolo 17 *** Rivelano intenzioni ***
Rivelano
nascoste intenzioni,
Volti afasici
In annaspati
Gorgoglii:
Le labbra
Giocano un sensuale
rituale,
Assaporando mortiferi
Pensieri;
È la folla
Dei morti viventi.
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Capitolo 18 *** foto dei turisti ***
In quante foto di turisti
Sarò comparso,
Sommerso e perso
Nei tumulti interiori,
In sguardi vuoti?
Ogni scatto un’istantanea,
Un frammento colto a brandelli,
Un infinito spaziotempo,
Scontro di respiri
Nella fagocitante e umbratile
Quotidianità.
Quando chiude l’obbiettivo,
Non si cura e passa oltre,
Sparisce in un’altra vita
La possibilità di aver vissuto
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Capitolo 19 *** Camposanto ***
Camminiamo sopra i morti,
Tumulti di vita.
Camminiamo sopra i morti,
Le vite che furono
E che chiedono vendetta:
Dei tempi persi,
Delle gioie negate,
Dei dolori sepolti.
Camminiamo da morti,
Con i nostri guai,
Perseguitati, invisi
A noi stessi, al mondo.
Qui nel Camposanto,
All’ombra della Torre,
Lì dove giacciono i morti
Non vi è alito di vento.
Lungo i corridoi
Solo parole, affreschi, sarcofagi:
Simboli di morte.
Ma la vera fine è il silenzio attorno,
Il biascicare di lingue aliene,
Di sussurri accennati
E promesse d’amore mancate
Nelle vite che non seppero;
dannate
Per essere venute al mondo;
Nei passi svelti e incerti
Dei vivi,
Reclamano il riposo:
Il dono dell’oblio.
Camminiamo sopra i morti,
La vita trionfante sulla morte,
L’ebbrezza del vento che sfiora la pelle,
La pioggia che scende impietosa:
Da qui sono banditi.
Nel Camposanto si interrompe
Ogni vana vanità,
Ogni tentativo d’essere:
È la morte che ci sovrasta,
I dimenticati che ci perseguitano,
Allora inciampiamo,
Quando la tacita verità
Affiora dalla dimora degli spettri:
La vita non basta a garantire la vita.
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Capitolo 20 *** A me sa d'Africa ***
A me sa d’Africa
Il vento,
Le palme e l’ombra
Di un ricordo,
Memoria antica,
Sapore nostalgico di
Terre arse, pensieri ustionati
Dal tempo.
A me sa d’Africa
Quest’ora calma
Dopo il mezzodì,
Le gazzelle d’acciaio e ferro,
Lamiera scottante.
A me sa d’Africa
Ogni volta i vostri visi,
Come di una terra sconosciuta,
L’Africa nera, un suono distante
Che non ho mai visto,
Di voi, però, tengo vivo
L’istante che ho vissuto
In una sbiadita giovinezza.
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Capitolo 21 *** Che fatica scegliere la vita ***
Che fatica scegliere la vita,
cunicoli senza uscita,
Nei desolati templi
Orazioni senza santi:
Apostoli dell’orrore.
In fin di vita
Respiriamo la nostra morte,
Saturi di parassiti
Coviamo la fine in pozze di nullità,
E se chiamati alle armi della lotta
Siamo soldati senza volto,
Corpi senza arti:
Gusci vuoti informi.
La fatica della vita
È la fatica di vivere,
La morte senza morte,
Luce senza ombra.
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Capitolo 22 *** siete anime perse ***
Siete anime perse
Se nella notte vi soggiunge
Il pensiero di morte,
Se nei flutti del tempo,
Scorgete tempesta che nega
All’esistenza l’ora sua più lieta.
Siete anime perse,
Se non vi sovviene quella strana
Malattia che dilaga come peste,
La vita.
La dura lotta di chi emerge,
Una foglia alla volta sotto
La coltre morta.
Dilaga e non si arresta,
Lo spirito vitale che vaga
Sulle navi ribollente di cadaveri,
Voi, i vostri morti
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Capitolo 23 *** L'anima del mondo ***
Udire l’anima del mondo,
Nel ribollire dei sensi,
Nell’inappagamento dei piaceri,
Uno squarcio nell’esistenza irreale del quotidiano:
Il rifiuto del pensiero.
La millenaria ascesa alla pura vita,
La conquista di un prato, la presa dell’alba
L’assedio alle mura del cielo: le nuvole e i falchi alti levati.
Appicchiamo incendi ai concetti,
Serpi traditrici, peccato originale,
Eunuchi, stirpe malata e infetta,
Dissipatori dell’umanità.
Il progredire dell’errore,
L’avanzata dell’insuccesso,
L’evoluzione che estingue.
Siamo gli esuli,
I Gloriosi guerrieri della luce;
Gli assassini della storia.
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Capitolo 24 *** Sei soffio e anima ***
Sei soffio e anima,
Indifferente alla vita;
Tacita, ti incammini
Superba, non ti volti:
Sei vento e disperazione.
Nei passi sulla spiaggia,
Inconsistenti ed eterni,
Ti mostri per un momento:
Svanisci nel naufragare di un’onda
Nella poesia di un’ombra.
Sei soffio e anima,
Morte e resurrezione,
Terra e sangue,
Rancore e rabbia:
Della tua bellezza
Bestemmia la vita.
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Capitolo 25 *** petalo ***
L’aurea sacralità di un petalo
Ebbro di sé che è vita,
Spezza le catene del tempo
E fissa l’eternità nell’attimo,
Nello sguardo il miracolo si posa,
La vana grazia dello schiudersi,
Il silente universo
Nel bianco verginale traluce
abbaglia, stritola, divora il dolore.
Ma ahimé anche questa vita dovrà finire
ombra nella oscurità di un antro
echeggiante di giovani pescatori,
Nella calura di agosto.
Spirito,
Risparmia questa tenerella
E soggioga la mia ombra
consumala, falla tua,
Perché dove va lei, io incedo
E mi trascino nel riflesso.
Essa esiste ed esisto io,
Sconfina la luce nella luce
E l’ombra tace e l’io cessa di essere,
si annienta
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Capitolo 26 *** sogni oltraggiosi ***
Nei sogni oltraggiosi
Viviamo più vite.
L’antidoto a questo male d’essere
È nel chiudere gli occhi,
Dormire, morire.
Ma si profila alla fine del sogno
La vera angoscia del risveglio
E così torniamo a vivere,
Esistere è morire,
Ma di una morte peggiore
Della morte stessa:
La vita.
E così, negli attimi vividi
Di un sonno finito
Ecco che ci appare l’infinito,
L’immensa possibilità dell’esistenza
Preclusa alla vita.
È un teatro di nicchia il nostro,
Dove recitiamo ciecamente
Il nostro canovaccio bianco di parole
E vecchio di istanti e applausi di rimpianti.
Il sogno sono le prove di questa scena,
Dove non si va sul palco mai veramente
E il pubblico sono i nostri deliri,
Il sogno persiste sotto i riflettori
Sperando non venga mai il giorno
Della prima, la vita.
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Capitolo 27 *** stasi dell'animo ***
La stasi dell’animo
Irrompe nella mutevolezza
degli eventi, delle cose.
L’orribile quiete che stagna
Nei nostri occhi è l’orrore
Della fine dei sogni.
La luce si dirama
Ma gli occhi sono ciechi
E oscurato dalla luce il volto dell’altro.
Le urla e le risa,
Le frustrazioni e le occhiate furtive
Sono quello che di più si desidera
Quando l’anima è assente,
Il desiderio dell’altrove
Marca il confine di questo sentimento.
La paura della morte
Indietreggia di fronte a questi attimi
Di lucida vita,
Dove vivere è restare imprigionati
Nella vita.
La vera vita è assente
Nell’impossibilità di una fuga
Dal vivere.
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Capitolo 28 *** Rintocchi ***
Dum.
Il rintocco di mezzogiorno
È l’urlo primitivo
Che ottunde i sensi.
Dum.
Quel tonfo del cuore
Nel meandro degli abissi,
Affossa la ragione.
Dum.
È il ritorno alle origini,
Al buio ancestrale.
Dum.
È la pioggia che batte
Al ritmo delle paure.
Dum.
È il tuo Io
Che si ribella al giogo.
Dum.
Non puoi più tacere
Le ombre interiori.
Dum.
Ascolta, prega
Implora, chiudi gli occhi.
Dum.
Rallenta il battito,
Stai vivendo.
Dum.
Sei nel Mondo,
Respira, rinasci.
Dum.
Apri gli occhi .
Dum.
Ascolta.
Dum.
Urla, sei vivo.
Al cospetto degli alberi spettro,
L’impronta del vento
Sì incatena ai monti e al tendaggio.
L’urlare disumano delle vite passate,
È racchiuso nella nebbia
Che incede lenta e divora la scintilla,
Nel baratro dell’assenza vitale.
Il giorno ci richiama ai doveri
Dei vivi.
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Capitolo 29 *** I vetri che celano l'Oltre ***
I vetri appannati che celano l’Oltre
muovono i nostri giorni,
nutrono i nostri tormenti.
I vetri offuscati che celano l’Oltre
oscurano la vista di chi vuol vedere,
sono la pagliuzza negli occhi di chi presume.
Eppure sono lì.
Affacciati sul Nulla.
I vetri che presentano l’Oltre
sono strade nebbiose,
camere oscure,
fasci di luce.
E se ami la Vita,
se percorri il tuo ultimo miglio
ogni giorno dall’alba dei tuoi giorni,
non andare verso quei vetri,
non ardire conoscere.
Questa esistenza esige la cecità,
ma noi vogliamo vedere,
eppure pensiamo a non morire.
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Capitolo 30 *** Linfa ***
La scintilla di linfa
permane al mattino
esanime,
mentre il fiero stelo di vedetta,
attende il soccorso
di un improvviso raggio,
crocevia di attimi di vita.
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