L'altra vita

di Aroldo di Poe
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Apparire dell'alba ***
Capitolo 2: *** Tempo ***
Capitolo 3: *** Frammenti di vita ***
Capitolo 4: *** San Lorenzo ***
Capitolo 5: *** Luna ***
Capitolo 6: *** la vostra anima ***
Capitolo 7: *** Abitare le parole ***
Capitolo 8: *** Quale sconforto sussulta nel cuore ***
Capitolo 9: *** Pisa ***
Capitolo 10: *** Alla fine non conteranno più ***
Capitolo 11: *** Cisterna ( la mia città) ***
Capitolo 12: *** I dadi ***
Capitolo 13: *** Chiudi le imposte sul mondo ***
Capitolo 14: *** Ci uniremo in primavera ***
Capitolo 15: *** Un lancinante grido ***
Capitolo 16: *** Meriggio ***
Capitolo 17: *** Rivelano intenzioni ***
Capitolo 18: *** foto dei turisti ***
Capitolo 19: *** Camposanto ***
Capitolo 20: *** A me sa d'Africa ***
Capitolo 21: *** Che fatica scegliere la vita ***
Capitolo 22: *** siete anime perse ***
Capitolo 23: *** L'anima del mondo ***
Capitolo 24: *** Sei soffio e anima ***
Capitolo 25: *** petalo ***
Capitolo 26: *** sogni oltraggiosi ***
Capitolo 27: *** stasi dell'animo ***
Capitolo 28: *** Rintocchi ***
Capitolo 29: *** I vetri che celano l'Oltre ***
Capitolo 30: *** Linfa ***



Capitolo 1
*** Apparire dell'alba ***


È all'apparire dell'alba 

Che la malattia della vita

Esplode nel ribollir infernale

Del semplice vivere:

Il canto del gallo, latrati, cupi belati.

È la vita che non dormendo

Ci sveglia dal torpore 

Della quasi - morte


 

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Capitolo 2
*** Tempo ***


Non so come il tempo sia trascorso oggi,

Non lo so eppure lo vivo,

Il sole tramonta, le cellule muoiono

E sento la tua voce più stanca del mattino;

Anche oggi il tempo è passato

E non ne ho traccia, 

Se non nei segni del viso,

Gli strascichi della vita nell'anima, 

Gli occhi tuoi che si poggiano su di me 

In lontananza attraverso lo spazio,

Annullando qualsiasi resistenza:

Nelle anonime giunture del divenire

Anche adesso siamo passato.

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Capitolo 3
*** Frammenti di vita ***


In principio il Nulla.
Flutti, onde,
Frammenti di vita
Sballottati nella coscienza lassa;
Il sole  adombrato da tenebre,
Presagio sventuro
di una nuova nascita:
Ancora acqua liquida
Ad oscurare la vista:
Vita o morte?
È sempre il Nulla.

 

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Capitolo 4
*** San Lorenzo ***


A qualcosa che è poco più morte

Giunge la martire vita,

Nell'ora dalla cui ferita 

È assalita l'anima che mendica amore:

San Lorenzo!  non basta il vento 

A scuoterci dal torpore che il sole 

Instilla nel nostro cimitero 

Di attimi violenti, di tedi ricorrenti.

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Capitolo 5
*** Luna ***


Ti ho vista stasera Luna,

Ti ho vista agonizzare, incancrenita

Una macchia nera ti trapassava

E ho gioito:

Quanto mi piacerebbe vederti ferita,Luna

Versare anche tu qualcosa che assomigli al nostro sangue,

Vederti mortale, soffrire

Sentirti urlare, strepitare, invocare Dio,

Gemere e infine accasciarti, stramazzare al suolo:

Perché Luna ci ricordi di essere mortali? 

Perché taci e di tanto silenzio ci ammorbi il cuore? 

Non dirmi adesso che anche quella imperfezione è sparita.

Muori Luna e liberaci dal male 

O rendici almeno  la nostra pazzia.


 

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Capitolo 6
*** la vostra anima ***



 

Io so

Lo stato in cui versa la vostra anima,

Conosco meglio di voi 

Il vostro male:

In voi è un'ombra

Una questione irrisolta

Una nota di sottofondo,

Mentre in me 

È il mare.

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Capitolo 7
*** Abitare le parole ***


Abitare le parole 

Per poi distruggerle, 

Scalfire il senso,

Sconvolgere il pensiero,

Andare oltre l'arte

Oltre l'uomo.

Ma naufragare infine,

Perdersi nella domanda angosciante,

Senza risposta:

Cosa è una rosa?

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Capitolo 8
*** Quale sconforto sussulta nel cuore ***


Quale sconforto sussulta nel cuore

Nel mirar le stelle, nel sentire sulla pelle

Quel silenzio grave e quieto 

Che cala a sera, quando l'anima si distende

E tacciono voci, sovrastano silenzi 

Si confondono pensieri astrali.

Fossimo fatti di polveri cosmiche,

Di componenti immortali;

Eppure siamo al mondo

In qualche modo dobbiamo esistere,

Vogliamo esistere, allora che si esista:

Esistiamo

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Capitolo 9
*** Pisa ***



 

A sera sembri così irreale Pisa:

Le luci soffocate nel tuo fiume 

si rispecchiano in un tremolio impressionista;

 quasi creano spazi

Lunghe vedute prospettiche

E nuovi luoghi da abitare.

Quel fiume che si snoda 

Tra case di facciata o dipinti

E dipinta è la realtà nel riflesso

Che intrappola la luce,

Buco nero di bellezza squisita;

Una tela del Caravaggio, 

Sapienza fiamminga dosa i colori

E le emozioni di chi passeggia.

Poi più il nulla se penso 

Che anche questo fiume finisce,

La città svanisce fuori le mura 

Che racchiudono ancora i sospiri

E le grida, i morti e forse gli amori

Di chi Pisa ha patito.

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Capitolo 10
*** Alla fine non conteranno più ***


Alla fine non conteranno più

I libri letti, le poesie imparate

E quell'ultima riga del verso

Che svela qualsiasi senso;

Alla fine non conteranno più 

Gli insegnamenti mai attuati,

Le scadenze, le litigate tremende

Per chi doveva lanciare l'ultimo sasso

Prima di abbandonarsi alle onde per sempre.

Eppure di ogni momento speso a vivere,

Di ogni nota stonata che ho percepito 

Nelle voci che inneggiavano al cielo,

Il grido disperato di Dio

 io non l'ho mai udito:

forse davvero questa esistenza

È solo dell'uomo,

E anche un po' tua

Che nell'indistinta ombra,

Persa nel sole

Riveli l'origine del mondo.


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 

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Capitolo 11
*** Cisterna ( la mia città) ***



 

Te ne sei andata via:

Semplicemente hai finito 

Per morire di quella morte strana,

Che non si vede, non si respira: 

Si avverte,

Nelle strade 

Che non incrociano più alcun destino;

Nei tuoi visi, che cercano altrove, dove?

La malinconia,

Il tuo sguardo assente che riveste i muri,

Gli occhi di chi non mi riconosce.

Eppure, forse, io sono sempre io,

Io che non ti appartengo più,

Io che vorrei donarti una eutanasia,

Far morire questi fiori appassiti,

Ornamento del tuo strazio:

Sei tu che mi strazi, Cisterna

Nel tuo lento, incessante decadere

Che mi porto addosso

Nei sogno che ho dismesso.


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 

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Capitolo 12
*** I dadi ***


Quale dado ha deciso il nostro tempo,

Il qui e l'ora, 

Questo orizzonte così vastamente ristretto?

La vita che non mi sono scelto,

Il Napoleone che non sono,

I campi che non ho coltivato,

Le guerre, le carestie, le albe

Gli archi, i raccolti, le morti 

I figli, la neve e i fiori che non vivo.

Esistenza: un sordido gioco 

Che si distende sul punto del divenire.


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 

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Capitolo 13
*** Chiudi le imposte sul mondo ***


Chiudi le imposte sul mondo,
tira via le tende della scena,
fuggi, fuggi con me dietro le quinte del giorno;
non straziarmi più con questo diurno patema.
I tuoi girasoli impazziti di troppa luce muoiono:
non sai che chiedono ombra,
di ritrarsi dal panoptico sguardo
Mentre dal fondo una voce sussurra
"Non cedere al miraggio del sole, 
il suo inganno".


 

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Capitolo 14
*** Ci uniremo in primavera ***


Ci uniremo in primavera,

Come Giasone e Demetra,

Le concubine cinesi,

Eseguiremo il nostro piano celeste,

Il sogno ancestrale di distendersi supini

All'ombra dei cipressi e pronunciare

Parole di vita, scongiurare il dolore.

Ci uniremo in primavera, 

Per procreare un'intenzione,

Per dare vita a una azione,

Il gesto folle di incontrarsi 

Lì dove il silenzio scalfisce il tempo

E i gigli appassiscono in fiore.


 

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Capitolo 15
*** Un lancinante grido ***


Un lancinante grido 

Riempie la notte:

È Vrtra l’amorfo,

Il non diviso, non sveglio,

Il dormiente, immerso nel più profondo sonno:

Il suo dolore è l’origine,

La creazione, l’edificazione,

Il caos prima del cosmo;

Il serpente trafitto

Giace immobile nei tuoi occhi 

E alle tue parole si spalancano le porte degli dei: 

Babilonia, è con la morte 

Che mi hai generato il trepidante cuore


 

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Capitolo 16
*** Meriggio ***


Dove vai Meriggio,

Quando il tuo ultimo strascico di luce

È inghiottito? Un piccolo dolore 

Ci attraversa quando l’ultimo raggio

Incrocia la scia di un aereo,

Quando sugli amanti le ombre

Si allungano e non si colgono

Più gli occhi incantati, le bocche incollate.

Meriggio,

La tua ferita che rimane aperta nell’orbe

Non si rimargina e ogni giorno

Torni a sanguinare: nessuna danza,

Nessun tributo, nessuna baccanale

Nel tuo nome che splendi e muori,

Che stupisci, consoli, illumini e innamori.

Ma che non sia la nostra una condizione 

Simile alla tua Meriggio, quella dell’uomo?

Anche noi tramontiamo, anneghiamo 

Eppur non torniamo: che destino è questo,

Astro ardente, guardiano della luce?

Come rendere divini i nostri raggi,

Saldi i cuori per vincere le tenebre,

Nella quiete arrancare e tornare trionfatori?

Meriggio, 

tu affidi ai legati tuoi le tue promesse:

Ai frutti, i fiori, le messi 

gli insetti impollinatori,

Le bestie e gli uccelli i canti:

Nell’aria spandi il tuo ultimo grido,

Che nessun uomo coglierà;

Sulle labbra una sola parola,

“Meriggio”:

La notte comincia ora.


 

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Capitolo 17
*** Rivelano intenzioni ***


Rivelano

 nascoste intenzioni,

Volti afasici

In annaspati 

Gorgoglii:

Le labbra

Giocano un sensuale 

rituale,

Assaporando mortiferi

Pensieri;

È la folla 

Dei morti viventi.


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 

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Capitolo 18
*** foto dei turisti ***


In quante foto di turisti 

Sarò comparso,

Sommerso e perso

Nei tumulti interiori,

In sguardi vuoti?

Ogni​ scatto un’istantanea,

Un frammento colto a brandelli,

Un infinito spaziotempo,

Scontro di respiri

Nella fagocitante e umbratile 

Quotidianità.

Quando chiude l’obbiettivo,

Non si cura e passa oltre,

Sparisce in un’altra vita

La possibilità di aver vissuto


 


 


 


 


 


 

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Capitolo 19
*** Camposanto ***


Camminiamo sopra i morti,
Tumulti di vita.
Camminiamo sopra i morti,
Le vite che furono 
E che chiedono vendetta:
Dei tempi persi,
Delle gioie negate,
Dei dolori sepolti.
Camminiamo da morti,
Con i nostri guai,
Perseguitati, invisi 
A noi stessi, al mondo.
Qui nel Camposanto,
All’ombra della Torre,
Lì dove giacciono i morti
Non vi è alito di vento.
Lungo i corridoi
Solo parole, affreschi, sarcofagi:
Simboli di morte.
Ma la vera fine è il silenzio attorno,
Il biascicare di lingue aliene,
Di sussurri accennati
E promesse d’amore mancate
Nelle vite che non seppero;
dannate
Per essere venute al mondo;
Nei passi svelti e incerti
Dei vivi,
Reclamano il riposo:
Il dono dell’oblio.
Camminiamo sopra i morti,
La vita trionfante sulla morte,
L’ebbrezza del vento che sfiora la pelle,
La pioggia che scende impietosa:
Da qui sono banditi.
Nel Camposanto si interrompe
Ogni vana vanità,
Ogni tentativo d’essere: 
È la morte che ci sovrasta,
I dimenticati che ci perseguitano,
Allora inciampiamo,
Quando la tacita verità 
Affiora dalla dimora degli spettri:
La vita non basta a garantire la vita.


 


 


 


 


 

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Capitolo 20
*** A me sa d'Africa ***


A me sa d’Africa

Il vento,

Le palme e l’ombra

Di un ricordo, 

Memoria antica, 

Sapore nostalgico di 

Terre arse, pensieri ustionati

Dal tempo.

A me sa d’Africa 

Quest’ora calma

Dopo il mezzodì,

Le gazzelle d’acciaio e ferro,

Lamiera scottante.

A me sa d’Africa

Ogni volta i vostri visi,

 Come di una terra sconosciuta,

L’Africa nera, un suono distante

Che non ho mai visto,

Di voi, però, tengo vivo

L’istante che ho vissuto

In una sbiadita giovinezza.


 


 


 


 


 


 


 


 

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Capitolo 21
*** Che fatica scegliere la vita ***



 

Che fatica scegliere la vita,

cunicoli senza uscita,

Nei desolati templi 

Orazioni senza santi:

Apostoli dell’orrore.

In fin di vita

Respiriamo la nostra morte,

Saturi di parassiti

Coviamo la fine in pozze di nullità,

E se chiamati alle armi della lotta

Siamo soldati senza volto,

Corpi senza arti: 

Gusci vuoti informi.

La fatica della vita

È la fatica di vivere,

La morte senza morte,

Luce senza ombra.


 

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Capitolo 22
*** siete anime perse ***



 

Siete anime perse

Se nella notte vi soggiunge

Il pensiero di morte,

Se nei flutti del tempo,

Scorgete tempesta che nega 

All’esistenza l’ora sua più lieta.

Siete anime perse,

Se non vi sovviene quella strana 

Malattia che dilaga come peste,

La vita.

La dura lotta di chi emerge,

Una foglia alla volta sotto

La coltre morta.

Dilaga e non si arresta,

Lo spirito vitale che vaga 

Sulle navi ribollente di cadaveri,

Voi, i vostri morti


 


 


 


 


 


 


 

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Capitolo 23
*** L'anima del mondo ***



 

Udire l’anima del mondo,

Nel ribollire dei sensi,

Nell’inappagamento dei piaceri,

Uno squarcio nell’esistenza irreale del quotidiano:

Il rifiuto del pensiero.

La millenaria ascesa alla pura vita,

La conquista di un prato, la presa dell’alba

L’assedio alle mura del cielo: le nuvole e i falchi alti levati.

Appicchiamo incendi ai concetti,

Serpi traditrici, peccato originale,

Eunuchi, stirpe malata e infetta,

Dissipatori dell’umanità.

Il progredire dell’errore,

L’avanzata dell’insuccesso,

L’evoluzione che estingue.

Siamo gli esuli,

I Gloriosi guerrieri della luce;

Gli assassini della storia.

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Capitolo 24
*** Sei soffio e anima ***


Sei soffio e anima, 

Indifferente alla vita;
Tacita, ti incammini

Superba, non ti volti: 

Sei vento e disperazione.

Nei passi sulla spiaggia,

Inconsistenti ed eterni,

Ti mostri per un momento: 

Svanisci nel naufragare di un’onda

Nella poesia di un’ombra.

Sei soffio e anima,

Morte e resurrezione,

Terra e sangue,

Rancore e rabbia:

Della tua bellezza

Bestemmia la vita.


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 

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Capitolo 25
*** petalo ***


L’aurea sacralità di un petalo

Ebbro di sé che è vita,

Spezza le catene del tempo

E fissa l’eternità nell’attimo,

Nello sguardo il miracolo si posa,

La vana grazia dello schiudersi,

Il silente universo 

Nel bianco verginale traluce

abbaglia, stritola, divora il dolore.

Ma ahimé anche questa vita dovrà finire

ombra nella oscurità di un antro 

echeggiante di giovani pescatori, 

Nella calura di agosto.
Spirito,

Risparmia questa tenerella

E soggioga la mia ombra

consumala, falla tua,

Perché dove va lei, io incedo

E mi trascino nel riflesso.

Essa esiste ed esisto io,

Sconfina la luce nella luce 

E l’ombra tace e l’io cessa di essere,

si annienta

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Capitolo 26
*** sogni oltraggiosi ***


Nei sogni oltraggiosi 

Viviamo più vite.

L’antidoto a questo male d’essere

È nel chiudere gli occhi,

Dormire, morire.

Ma si profila alla fine del sogno 

La vera angoscia del risveglio

E così torniamo a vivere,

Esistere è morire,

Ma di una morte peggiore 

Della morte stessa:

La vita.

E così, negli attimi vividi

Di un sonno finito 

Ecco che ci appare l’infinito,

L’immensa possibilità dell’esistenza

Preclusa alla vita.

È un teatro di nicchia il nostro,

Dove recitiamo ciecamente

Il nostro canovaccio bianco di parole 

E vecchio di istanti e applausi di rimpianti.

Il sogno  sono le prove di questa scena,

Dove non si va sul palco mai veramente

E il pubblico sono i nostri deliri,

Il sogno persiste sotto i riflettori 

Sperando non venga mai il giorno

Della prima, la vita.


 


 


 


 


 


 

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Capitolo 27
*** stasi dell'animo ***


La stasi dell’animo 

Irrompe nella mutevolezza 

degli eventi, delle cose.

L’orribile quiete che stagna 

Nei nostri occhi è l’orrore 

Della fine dei sogni.

La luce si dirama 

Ma gli occhi sono ciechi

E oscurato dalla luce il volto dell’altro.

Le urla e le risa,

Le frustrazioni e le occhiate furtive

Sono quello che di più si desidera

Quando l’anima è assente,

Il desiderio dell’altrove 

Marca il confine di questo sentimento.

La paura della morte 

Indietreggia di fronte a questi attimi

Di lucida vita,

Dove vivere è restare imprigionati 

Nella vita.

La vera vita è assente 

Nell’impossibilità di una fuga 

Dal vivere.


 


 


 


 


 

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Capitolo 28
*** Rintocchi ***



 

Dum.

Il rintocco di mezzogiorno 

È l’urlo primitivo 

Che ottunde i sensi.
Dum.

Quel tonfo del cuore

Nel meandro degli abissi,

Affossa la ragione.
Dum.

È il ritorno alle origini,

Al buio ancestrale.
Dum.

È la pioggia che batte

Al ritmo delle paure.
Dum.

È il tuo Io 

Che si ribella al giogo.
Dum.

Non puoi più tacere

Le ombre interiori.
Dum.

Ascolta, prega

Implora, chiudi gli occhi.
Dum.

Rallenta il battito,

Stai vivendo.
Dum.

Sei nel Mondo,

Respira, rinasci.
Dum.

Apri gli occhi .
Dum.

Ascolta.
Dum.

Urla, sei vivo.


 


 


 


 

Al cospetto degli alberi spettro,

L’impronta del vento

Sì incatena ai monti e al tendaggio.

L’urlare disumano delle vite passate,

È racchiuso nella nebbia 

Che incede lenta e divora la scintilla,

Nel baratro dell’assenza vitale.
Il giorno ci richiama ai doveri 

Dei vivi.


 

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Capitolo 29
*** I vetri che celano l'Oltre ***


I vetri appannati che celano l’Oltre

muovono i nostri giorni,

nutrono i nostri tormenti.

I vetri offuscati che celano l’Oltre

oscurano la vista di chi vuol vedere,

sono la pagliuzza negli occhi di chi presume.

Eppure sono lì.

Affacciati sul Nulla.

I vetri che presentano l’Oltre

sono strade nebbiose,

camere oscure,

fasci di luce.

E se ami la Vita,

se percorri il tuo ultimo miglio

ogni giorno dall’alba dei tuoi giorni,

non andare verso quei vetri,

non ardire conoscere.

Questa esistenza esige la cecità,

ma noi vogliamo vedere,

eppure pensiamo a non morire.


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 

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Capitolo 30
*** Linfa ***


La scintilla di linfa
permane al mattino
esanime,
mentre il fiero stelo di vedetta,
attende il soccorso
di un improvviso raggio,
crocevia di attimi di vita.

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