Tell me a story

di Calowphie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** C'era una volta... ***
Capitolo 2: *** capitolo primo ***
Capitolo 3: *** capitolo secondo ***
Capitolo 4: *** Capitolo terzo ***
Capitolo 5: *** capitolo quarto ***



Capitolo 1
*** C'era una volta... ***


In un a piccola e buia stanzetta di una grande casa, una bambina, già pronta per dormire sotto le calde coperte del suo lettino, osservava il buio della camera sperando che dall’armadio di fronte a lei non uscisse uno strano mostro pronto a farla spaventare: “Hae-wa sei ancora sveglia?” le domandò una voce a lei familiare che, in poco tempo, non fece altro che rasserenarla e farle girare il capo verso la porta: “ mamma” sussurrò la bambina, allungando le braccia verso l’adulto che aveva appena schiacciato l’interruttore della luce, illuminando la stanza: un tripudio di azzurro pastello colorò il luogo, iniziando a calmare la bambina che, dopo essersi guardata attorno e essersi assicurata di non avere alcun mostro accanto a lei, osservò sua mamma con gli occhi lucidi e pieni di affetto.

In pochi passi la madre si sedette sul bordo del materasso avvicinando la bambina a lei abbracciandola: “Hae-wa che succede?” proseguì, accarezzandole dolcemente i capelli lisci sentendo come, l’abbraccio di lei, diventasse sempre più stretto: “ avevo paura mamma” ammise semplicemente la bambina strusciando il viso sul maglione color panna, del pigiama morbido della madre: “ di cosa tesoro?” continuò con un tenero sorriso sulle labbra, felice di poterla aiutare: “ dei mostri mamma, nel buio ne vedevo tanti e non riuscivo a dormire” ammise la piccola, allontanandosi dalla donna ma tenendole sempre strette le mani: “ sai come possiamo allontanarli?” sorrise la madre furbescamente avendo ormai già in mente un’idea su cosa fare: “ no mamma, aiutami tu” affermò Hae-wa sorridendo a sua volta, sollevata da avere quel grande aiuto al suo fianco.

Senza esitare, la donna si alzò dal letto incitando la figlia a sdraiarsi sotto le coperte e prendere una posizione comoda: dopo avergliele rimboccate e averle dato un tenero bacio sulla fronte, si avvicinò al piccolo scaffale pieno di libri colorati  posto accanto alla porta d’entrata della stanza e ne scelse uno dalla copertina rigida e rossastra: “ basta una storia” disse agitando il libro in aria, per poi sedersi nuovamente vicino alla figlia che, con un grande sorriso, annuiva energicamente sentendosi già più protetta: “ sei pronta?” le domandò la madre ricevendo un acuto e sonoro “si” come risposta: “bene! allora…”
 
 
 
“C’era una volta
 
 


In un paese lontano oltre le montagne, una principessa di nome Eun-mi  che viveva nel grande palazzo reale dal quale non era mai uscita, se non quelle poche volte in carrozza accompagnata dalla sua famiglia e dalle guardie reali. Ogni giorno era sempre la solita routine e ormai non ne poteva proprio più: si svegliava quando la sua dama di compagnia spalancava le grandi e pensanti tende che coprivano la luce abbagliante del sole e che, in pochi secondi, non faceva altro che illuminarle il volto che, con un cuscino, cercava di venir coperto in modo da poter riposare qualche minuto di più;  successivamente,  iniziavano le mille e infinite pettinate dei capelli scuri, la scelta del vestito, la colazione e le barbose e lunghissime sedute di studio con il suo insegnante personale.

Le poche volte che era riuscita ad uscire, vide tutta la città da una piccola finestrella della carrozza in cui stava comodamente seduta: notò i piccoli banchetti ricolmi di frutta, pane e qualche dolce, notò quelle piene di vestiti, stoffe e gioielli, colorati e luccicanti e ne rimase incantata  non vedendo l’ora di poter scappare fuori da quelle alte mura.

Fu da quel giorno che il suo unico pensiero era quello di poter osservare e scovare ogni minimo segreto del piccolo paese che stava ai piedi del suo castello: ogni notte iniziava a pensare a un piano per scappare senza che le guardie, a cura delle porte del castello, potessero prenderla e riportarla in camera sua; l’unica che sapeva di questa sua folle idea  era Iseul unica amica che Eun-mi aveva all’interno della reggia e unica serva su cui poteva contare.

Si conoscevano da quando erano piccole e anche lei era cresciuta tra le mura di quella grande casa ma, al contrario di Eun-mi, non aveva potuto sperimentare tutto quel grande lusso che la travolgeva ogni volta che attraversava la porta usurata in legno delle stanze riservate alla servitù. Iseul aveva subito fatto amicizia con la principessa dato che, la regina, era molto legata a sua madre e lasciava che spesso le due bambine potessero giocare assieme e correre spensierate per i corridoi del castello, senza dimenticare i mille e più scherzi che riuscivano a combinare alle guardie.

Eun-mi aveva preparato tutto: aveva chiesto dei vestiti a Iseul in modo che nessuno la potesse riconoscere, aveva studiato gli orari dei cambi delle guardie e sapeva perfettamente quando poteva sgattaiolare fuori indisturbata, sapeva che quel mercoledì sua madre e suo padre avevano l’incontro con un re del regno accanto quindi avrebbe avuto via libera per attuare il  piano: “ Iseul, Iseul,  se ne sono andati?” bisbigliò la principessa nascosta dietro a una colonna in marmo bianco all’amica che, facendo da “palo”, osservava la regina e il re Seokjin uscire dal palazzo, mentre faceva finta di spazzare il pavimento: “ sono usciti” affermò osservandola di sbieco, sorridendole: “ bene” esclamò Eun-mi saltellando fuori dal suo nascondiglio, ponendosi sul capo il cappuccio marrone del mantello datagli dall’amica: “ora basta aspettare l’arrivo di Namjoon che farà cambio con la guardia di adesso, così posso andare” affermò nuovamente facendole l’occhiolino, avviandosi poi verso l’uscita a testa china: “ Eun, stai attenta” si raccomandò Iseul ricevendo un ampio e luminoso sorriso dall’amica.

Namjoon era la guardia reale che aveva protetto la principessa ogni qualvolta dovevano compiere un viaggio fuori dal regno: ormai entrambi si conoscevano bene, ma lui era un po’ troppo rigido con le regole e non le avrebbe mai permesso di uscire senza il consenso dei suoi genitori; ma Eun-mi sapeva bene che il ragazzo dal berretto blu, non avrebbe dimenticato nessun dettaglio del rito del cambio della guardia e non avrebbe badato a chi poteva fuggire via dalla porta principale: quello era il momento perfetto.
 

Appena vide la divisa blu e rossa della nuova guardia pronta pe r il suo turno di lavoro avvicinarsi, sgattaiolò fuori velocemente prima che le porte del cancello si chiudessero dietro di lei: “ finalmente” sospirò con un gran sorriso, alzando il volto ed osservando la grande baraonda di gente che, già appena fuori dall’edificio, si affrettava a compiere le mille consegne giornaliere: con passo svelto e sostenuto si incamminò verso il centro dove si stava svolgendo il mercato settimanale.

Era ammaliata da ogni bancarella che le si parava davanti facendosi trasportare da mille profumi, colori e sensazioni che quel piccolo e povero luogo le trasmettevano: malgrado fosse abituata a vedere tanto sfarzo attorno a lei, quello le sembrò un posto meraviglioso; ma una bancarella in particolare la colpì: quelle grandi stoffe colorate che erano stese sulle bancarelle e che pendevano da dei pali di legno, la attirarono e l’ammaliarono non facendola esitare e incamminarsi verso di loro.

Si avvicinò ai tessuti e iniziò a tastarli beandosi di quelle mille trame e ricami che rendevano ogni stoffa particolare e diversa l’una dall’altra: molta gente si trovava lì e tra urla e baratti, la ragazza non si accorse di due occhi color nocciola che dietro le lunghe tende colorate, la osservavano incuriositi e divertiti dalla sua strana reazione a quelle semplici stoffe non pregiate: “ posso aiutarti?” le chiese di punto in bianco il ragazzo a cui appartenevano quelle iridi, sbucando da dietro un lenzuolo azzurro che lei stava osservando con gioia: un piccolo balzo caratterizzò il suo spavento che per poco non le fece cadere il cappuccio dalla testa: “ no, no grazie stavo solo guardando” ammise lei sorridendo imbarazzata, sfregandosi le mani: “ ho notato che sei molto interessata a queste povere stoffe” continuò il ragazzo, spostandosi davanti a lei facendole notare la sua larga camicia a maniche lunghe grigia un po’ sgualcita infilata in dei pantaloni neri tenuti su da una cintura dello stesso colore: “ si, non le ho mai viste, sono bellissime” ammise bisbigliando continuando ad osservare, con lo sguardo allegro, dei pezzi di panno posti accanto a lei sulla bancarella di legno.
“ io sono Jungkook un umile mercante di stoffe”  proseguì il giovane allungando una mano verso di lei: “ ciao io sono Eu… Eun-bi” disse titubante cercando di non guardarlo troppo negli occhi: “ staremo qua per tutto il mese, se vuoi tornare a trovarci…” proseguì il moro sorridendole, mostrandole un candido sorriso che la fece leggermente arrossire….”
 
 
*
 
 

“Hae-wa? Stai dormendo?” chiese la madre della bambina abbassando il libro sulle gambe, scrutando il volto sereno e allegro della più piccola: “ direi proprio di si” affermò tra lei sorridendo candidamente, spostandole i pochi capelli che le erano rimasti sul volto: “ vorrà dire che terrò il segno e la finiremo domani” concluse la donna, baciandole la fronte ed alzandosi dal materasso incamminandosi verso lo scaffale in modo da riporre il libro con una piccola orecchia nel punto in cui la storia si era fermata: “ Buona notte scricciolo” affermò uscendo dalla porta spegnendo la luce, senza prima dimenticarsii di inserire una piccola luce da notte nella presa della corrente accanto al lettino. 

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Capitolo 2
*** capitolo primo ***


“Mamma!” urlava la piccola bambina già comodamente seduta a gambe incrociate sul letto morbido, mentre sventolava in aria il libro che il genitore aveva iniziato a leggerle la sera prima: “ Mamma la storia della buona notte” si lamentava, non vedendo arrivare la donna: “Hae-wa dammi il tempo di camminare” brontolò sorridendole lei, facendo capolino dalla porta bianca della stanza: “ dai mamma, voglio sapere cosa succede alla principessa” commentò, alzandosi in piedi sul letto saltellando: “ ok, ok ora calmati” la incitò la madre, agitando la mano dicendole di sedersi: “ forza, sotto le coperte che la storia continua” commentò la donna notando come con un balzo la piccola, si era già sdraiata e accoccolata sotto il morbido e caldo piumone fiorito: “ dove eravamo rimaste?” chiese la mamma alla bambina, mentre ripescava la piccola piega che aveva lasciato sulla pagina : “ il mercante di stoffe mamma!” affermò un po’ contrariata Hae-wa, sbattendo le mani sulla trapunta: “ ah ma allora quella parte l’hai ascoltata prima di dormire?” sogghignò il genitore, notando le guance rosse e gonfie della figlia: “ continuiamo?” commentò, conoscendo già la risposta della bambina che, con un grosso sorriso, scosse energicamente la testa.
 
 
“  […] “ staremo qua per tutto il mese, se vuoi tornare a trovarci…” proseguì il moro sorridendole, mostrandole un candido sorriso che la fece leggermente arrossire….
 
 

“Grazie Jungkook cercherò di tornare sicuramente” ammise la ragazza stringendogli delicatamente la mano che, poco prima, lui aveva allungato: “ e io sarò lieto di potervi accogliere” le fece eco lui, notando quanto fosse morbida quella mano pallida che aveva incrociato la sua: “ Jungkook torna al lavoro!” urlò una voce dal retro della bancarella che non fece altro che attirare l’attenzione del moro, riportandolo sull’attenti: “ ora devo andare, ma ti prego torna ok?” concluse il ragazzo, ricevendo una vigorosa scossa affermativa dal capo di lei: “ prendi questo, e dimmi cosa ne pensi, l’ho ricamato io” finì, mentre un ragazzo più grande di lui dai capelli rossi, arrivò a passo di carica prendendolo per il braccio trascinandolo di nuovo davanti i clienti trepidanti: “ alla prossima” urlò sorridendole nuovamente, mentre lei scuoteva la mano ammaliata e ormai dalle guance rosse, verso quel bel giovane.

La ragazza si allontanò lentamente da quel banco continuando a rigirare tra le mani il piccolo fazzoletto bianco ricamato con dei disegni di fiori rossi che tanto le ricordavano quelle belle rose che ogni primavera, sbocciavano nel grande giardino del suo castello: Eun-mi passeggiava per le piccole vie del paese stringendo di tanto in tanto quel pezzo di stoffa che aveva ben piegato e nascosto nella tasca del vestito chiaro che, Iseul,  le aveva prestato.

Indisturbata, la principessa, si meravigliava ogni qualvolta notava qualche artista di strada esibirsi con del fuoco o cercava di compiere delle acrobazie impossibili per qualsiasi essere umano, annusava e assaporava ogni odore dolce di paste appena sfornate, e prendeva fiori da signori che, notando da sotto il cappuccio la sua bellezza, glieli regalavano.

Un’unica scena la bloccò: un bambino vestito solo di stracci, vagava per le bancarelle con un sorriso triste e chiedeva a chiunque se potesse comprargli un piccolo mazzetto di erbe aromatiche che la sua mamma aveva confezionato. Nessuno si fermava, tutti lo ignoravano, passandogli avanti spingendolo malamente senza badare a dove potesse andare a sbattere: “ ho bisogno di soldi” ripeteva con gli occhi lucidi,  facendosi forza allungando nuovamente un nuovo bouquet pulito e profumato: “ devo aiutare la mia mamma” proseguiva e per l’ennesima volta, cadeva a terra in una delle tante pozzanghere.

Eun-mi frugò tra le sue tasche e l’unica cosa che trovò era una moneta d’oro che, probabilmente, Iseul aveva dimenticato nel vestito: con fierezza e forza d’animo, si avvicinò al bambino decisa a cambiare quella situazione: “ ciao” disse aiutandolo ad alzarsi e pulendolo con delle piccole pacche sulla schiena: “ stai bene?” gli chiese mentre il piccolo scuoteva leggermente il capo: “ vorrei uno di quei mazzi di erbe” proseguì, notando come il volto del bambino si illuminò immediatamente; il piccolo frugò nel suo cestino in vimini, visibilmente più grande di lui,  ma non trovò alcuna erba aromatica priva di sporcizia: “ mi dispiace ma non sono più pulite” rispose dispiaciuto e con la voce tremante.

La ragazza sorrise timidamente e si inginocchiò, così da essere alla stessa altezza del piccolo: “ non mi importa, le prenderò lo stesso” ammise sorridendo candidamente, mentre estraeva dalla cesta le erbe e metteva nella tasca della salopette sgualcita del bambino, la moneta d’oro che aveva con lei assieme a un pezzo di pane che, il fornaio, le aveva regalato, in modo che potesse assaggiare il suo prodotto migliore: “ ora corri a casa” ammise mentre il bambino si buttò al collo di Eun-mi in lacrime, abbracciandola e ringraziandola facendole cadere il cappuccio che aveva sulla tesata.

*

“ No mamma il cappuccio!” commentò ad un tratto Hae-wa interrompendo la narrazione, tirandosi su con il busto: “ ora la scopriranno!” continuò interdetta, muovendo i piedi sotto le coperte: uno sguardo divertito e indagatorio comparve sul volto della madre che, immediatamente, calmò la bambina che si sdraiò nuovamente : “ va avanti” disse soltanto, stringendo il bordo della coperta che si era portata fin sopra il naso ansiosa di scoprire cosa potesse mai accadere alla principessa.
 
*
 

Il bambino corse a casa, salutando con la mano la sua giovane eroina mentre lei, incurante, si alzò dal ciottolato della strada pulendosi leggermente le ginocchia dalla terra accumulata sulle pietre rossastre: “Eun-mi?!”  si sentì chiamare da qualcuno, mentre repentinamente si girava a destra e a sinistra cercando di individuare il destinatario della voce: un ragazzo dai capelli biondi ancora vestito con la divisa del suo lavoro, la guardava sbalordito e iniziò ad avvicinarsi a lei facendosi largo tra la folla che, in quel particolare momento, era stranamente diventata più fitta.

La ragazza sgranò gli occhi notando come Namjoon avesse già finito il turno giornaliero e stesse già tornando a casa: “quanto tempo era passato ormai?” pensò tra lei la principessa riposizionandosi il cappuccio sulla testa, iniziando a corre dalla parte opposta a quella della guardia.

Lui la chiamava continuamente spostandosi in fretta tra la gente, mentre lei passava tra i vicoli più stretti in modo che lui non potesse prenderla troppo in facilmente: “ Principessa torni qui” urlò ad un tratto la guardia, mentre lei sfuggiva svelta verso il castello, cercando di evitare di schiantarsi contro qualche signora che, al braccio, teneva un cesto pieno di viveri: “ Eun-bi?” sussurrò Jungkook, quando davanti alla sua bancarella, vide svolazzare il mantello dalla ragazza e notò che, saldamente, teneva il cappuccio in modo che non si togliesse  di nuovo.

Il giovane mercante notò anche, un ragazzo dai capelli biondi che la inseguiva poco dietro di lei e, senza pensarci troppo, corse davanti a lui prendendogli il braccio bloccandolo e lasciando che la ragazza potesse correre veloce via: “ che fai?” borbottò Namjoon strattonando  il giovane moro: “ perché inseguivi quella ragazza?” domandò arrabbiato Jungkook mentre scrutava se , Eun-mi, fosse arrivata al sicuro e un tenero sorriso balenò sul suo volto: “ mollami!” esclamò il biondo, scostandosi definitivamente da lui spingendolo appena e sbilanciandolo facendogli notare solo in quel momento, la divisa blu e rossa dai ricami d’oro tipica delle guardie del palazzo.
 

Eun-mi arrivò con il fiatone al cancello del palazzo e, stanca dalla corsa, pose le mani sulle ginocchia, respirando affannosamente cercando con lo sguardo dove fosse Iseul in modo che potesse aprirle: le guardie la osservavano indagatorie cercando di individuare chi mai fosse quella ragazza dagli abiti comuni che si era fermata lì davanti; non trovando l’amica, la principessa iniziò a camminare lungo il cancello passando ad un lato non sorvegliato dalle guardie in modo da poter scavalcare e pregare  di non scivolare. Una volta dentro al parco, sospirò felice per essere riuscita a scappare alle grinfie di Namjoon così, con un veloce atto, sgattaiolò dentro al palazzo e si appoggiò al muro freddo di marmo della grande sala che ospitava una grande scalinata bianca: “ Eun-mi come mai sei vestita così?” domandò una voce femminile adulta, che proveniva dall’apice delle scale…..”

*
 

“Per oggi può finire qui” ammise la madre sentendo borbottare la bambina che uscì repentinamente da sotto il piumone: “ è tardi e devi dormire se vuoi che la fatina dei denti ti porti il soldino per il dentino che hai perso” affermò notando come Hae-wa  si irrigidì e divenne  immediatamente seria, controllando il dente sotto il cuscino: “ hai ragione…” rispose sottovoce sdraiandosi nuovamente: “ buona notte scricciolo” disse la madre dandole un bacio sulla fronte: “ domani continueremo, lo prometto” ammise lasciando che la bambina chiudesse gli occhi e sorridesse felice. 

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Capitolo 3
*** capitolo secondo ***


“ARGH!” urlò la bambina alzando le braccia inseguendo per tutto il salotto il padre che, divertito, cercava di scappare dalle grinfie della più piccola che si spacciava per un piccolo dinosauro verde grazie al suo bellissimo e nuovo pigiama intero proprio a forma di dinosauro: “ Oh no mi vuole mangiare, salvatemi!” urlava l’uomo, facendo finta di cadere a terra appallottolandosi su se stesso in modo da difendersi da Hae-wa  che, con un piccolo balzo, si tuffò sul suo papà iniziando a fargli tanti solletichi con quelle piccole manine paffute: “ Ormai non puoi più fuggire” ammise la piccola per poi cercare di intrappolare il genitore con le sue braccia, finendo per essere lei stessa rinchiusa in un tenero abbraccio: “ Ho intrappolato il mostro” ammise il padre strofinando il naso su quello piccolino della bambina facendola ridere.

Un sonoro sbadiglio e una sfregata di occhi, però, gli fece intuire che forse era arrivato il momento di andare a dormire e, senza pensarci due volte, lasciò che la figlia si sdraiò sul suo petto tirandosi su dal pavimento tenendola stretta notando come, i suoi occhietti,  erano già chiusi mentre teneva stretto il collo del suo amato papà: “ Papà” borbottò la bambina mentre si sentiva dondolare lentamente verso la sua stanza: “ Dimmi principessa” rispose l’uomo mentre cercava di allontanare con un soffio alcuni capelli della bambina che gli pizzicavano il naso: “ Vero che mi leggi la storia della buona notte come fa mamma? Così sono sicura che i mostri non verranno a prendermi” spiegò Hae-wa portandosi una manina sulla faccia facendo cadere il piccolo cappuccio verde del pigiama: “ Certo” affermò il moro baciandole la nuca, scommettendo con se stesso che la figlia gli avesse appena sorriso.

Giunti finalmente nella camera, il padre sistemò la bambina sotto il piumone assicurandosi di rimboccarle al meglio le coperte per poi notare, come per magia, che il suo sonno sembrava quasi svanito nel nulla: “ La storia!” esclamò  indicando la copertina bordeaux del libro al quale ormai si era più che affezionata: un tenero sorriso apparve sulle labbra carnose del padre che, con un balzo, si allungò dalla parte opposta a lei prendendo il libro evitando di farlo cadere: “ Mamma ha lasciato il segno?” domandò mentre la bambina, divertita alla vista del padre un po’ impacciato, annuiva con la testa.

“Ecco dove eravate rimaste” ammise leccandosi il polpastrello del dito indice, sfogliando con nonchalance le pagine spesse del volume, vedendo con la coda dell’occhio il volto divertito di Hae-wa : “ Continuiamo” affermò scompigliandole i capelli sciolti
 
 


 
“ […]Una volta dentro al parco, sospirò felice per essere riuscita a scappare alle grinfie di Namjoon così, con un veloce atto, sgattaiolò dentro al palazzo e si appoggiò al muro freddo di marmo della grande sala che ospitava una grande scalinata bianca: “ Eun-mi come mai sei vestita così?” domandò una voce femminile adulta, che proveniva dall’apice delle scale…
 
 

“Mamma?” si girò di scatto la ragazza sfoggiando un finto sorrido: “ T-ti piace? Me lo ha regalato Iseul” balbettò cercando di togliere la polvere che aveva sugli abiti: “ Molto carino ma quel colore non ti dona molto” sentenziò la donna mentre scendeva le scale stando attenta a non inciampare. “ Ha anche una mantella” osservò avvicinandosi alla figlia ed alzandole il cappuccio sulla testa: “  Sei uscita in paese di nascosto non è così?” le domandò mentre la ragazza cercava di portare il cappuccio il più possibile sopra il suo volto: “ Si” sussurrò appena, tanto che fu difficile anche alla donna sentire quello che aveva appena affermato: “ E come mai hai deciso di uscire dal castello senza il mio permesso o quello di tuo padre?” domandò dubbiosa incrociando le braccia al petto alzando appena il mento sembrando, agli occhi della figlia, più arrabbiata che mai: era stato uno sbaglio così grande la sua curiosità?

La ragazza non rispose troppo imbarazzata per essere stata colta sul fatto, troppo spaventata di aver deluso sua madre e troppo…: “ Ma tu cosa ci fai qui? Non dovevi andare con papà all’incontro con il Re delle terre del Nord?” sentenziò la figlia alzando in fretta la testa lasciando che il cappuccio sfilasse nuovamente giù dai suoi capelli scuri.
 
*
 

Una fragorosa risata interruppe il racconto del giovane uomo che, con fare dubbioso, domandò alla figlia se stesse andando tutto bene: “ Certo papà, mi piace che dai una intonazione diversa alle voci dei personaggi” ammise la bambina avvicinandosi al genitore, lasciandogli un piccolo bacino sul braccio in modo da rassicurarlo: “ Dai, continua che sono curiosa” affermò qualche istante dopo mentre si sistemava nuovamente sotto quella morbida coperta che quasi la avvolgeva del tutto: intenerito il moro sorrise appena, grattandosi il retro della nuca cercando velocemente con lo sguardo il segno nella pagina che aveva perso poco prima.
 
*
 

La madre scoppiò in una fragorosa risata scaturita dalla reazione inaspettata della figlia: “ Quindi avevi pianificato tutto vedo” ammise poi, abbassandosi al livello della ragazza con un piccolo ghigno sul volto, toccandole con il dito la punta del naso facendola arrossire: “ Non sono andata con papà, qualcuno avrebbe dovuto tenerti compagnia dopo tutto e poi sai quanto mi annoiano quelle sedute politiche” sentenziò la donna agitando la mano al vento come per scacciare una qualche mosca invisibile.

Eun-mi sorrise divertita sentendosi molto più sollevata ora che la madre si era messa a scherzare anche su questo fatto: “ So che ti senti prigioniera qua dentro e so quanto tu sia affascinata da tutto quello che sta fuori da qui, lo sei sempre stata anche da piccola” continuò lei accarezzandole la guancia: “ Ma non mi piace comunque il fatto che tu sia scappata senza dirmi nulla” esclamò tirandole un poco la guancia senza farle troppo male, ma vedendola gonfiare appena le stesse fintamente offesa: la donna sorrise toccandole nuovamente la punta del naso cosa che le aveva sempre fatto sin da quando era piccola e la ragazza sapeva, ormai, che era uno dei suoi mille modi di dirle che le voleva bene: “ Quindi ti sei divertita?” domandò prima di invitarla a sedersi su un gradino delle scale, vedendo una nuova luce negli occhi della figlia mentre le sorrideva e iniziava a raccontarle cosa aveva scoperto e quali nuovi incontri inaspettati aveva fatto.


“Mamma” la chiamò Eun-mi una volta che si alzarono entrambe spolverandosi, avendo finito la loro chiacchierata, dovendo salutarsi a causa di qualche scartoffia che la madre doveva finire di revisionare: “ Non dirlo a papà ti prego” affermo prendendo la mano del genitore stringendola piano: “ Non preoccuparti i nostri segreti rimarranno sempre e solo tra noi” affermò per poi lasciarle un tenero bacio sulla fronte salutandola: “ Se hai bisogno chiamami” sorrise iniziando a salire le scale e sparire verso il lungo corridoi, lasciando solo il suo dolce profumo di lavanda.

Eun-mi sorrise felice di averla accanto per poi infilare la mano in tasca e vedersi sbalordita al ricordo di chi le aveva regalato quel pezzo di stoffa con cui ora si era trovata a giocare, mentre andava alla ricerca della sua amica Iseul perché si sentiva in dovere di raccontarle per filo e per segno quello che aveva provato, e che ancora provava, mentre immaginava quel ragazzo dai capelli corvini, sorriderle dolcemente e raccontarle di quanto amasse il suo lavoro al banco delle stoffe e di come i suoi occhi luccicavano ogni volta che si incontravano con i suoi.
 
 

Jungkook, intanto, mentre continuava a servire le tante persone che chiedevano specifici tipi di stoffa e merletti ricamati, non poteva fare a meno di ripensare a come mai una guardia reale stesse inseguendo una ragazza che, a parer suo, era una semplice contadina del paese: “ Mi sta dando la stoffa del colore sbagliato” urlò un uomo lanciando in faccia al giovane il pezzo di stoffa appena tagliato: “ M-mi scusi” balbettò imbarazzato inchinandosi cercando di tornare alla realtà. Il ragazzo cercò di destarsi da quei mille pensieri, ma la presenza costante di quella guardia dai capelli biondi non era di grande aiuto dato che, assieme ad altri suoi colleghi, aveva deciso di posizionarsi davanti al banchetto dei due ragazzi discutendo sul perché la principessa fosse scappata senza permesso: gli occhi scuri di Namjoon scrutavano in malo modo Jungkook il quale, in tutta risposta, cercava un aiuto nascondendosi dietro  Hoseok ignaro di ogni cosa successa quel pomeriggio: “ Mi dici che ti prende? Muoviti e servi quella signora” sbottò il rosso allontanandolo mentre il moro notò il suo rivale allontanarsi da lì ed incamminarsi verso il palazzo: Jungkook voleva risposte e si ripromise che quella sera, sarebbe andato a palazzo per scoprire se i suoi sospetti fossero veri.”
 
*
 

“Papà” Hae-wa chiamò l’uomo tirandogli la manica del pigiama prima che potesse iniziare il nuovo paragrafo. Subito si interruppe guardando la faccia stanca della bambina, la quale continuava a grattarsi gli occhi con il dorso della mano: “ Possiamo continuarla domani? ora ho troppo sonno” sbadigliò abbracciando il peluches accanto a lei. L’uomo, intenerito, le sorrise chiudendo il libro lasciando il segno con un fazzoletto di carta trovato in tasca: “ Buona notte principessa” ammise baciandole la fronte vedendosi però costretto a sdraiarsi accanto a lei dato che gli aveva preso la mano non dando alcun segno di volerla lasciare andare.

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Capitolo 4
*** Capitolo terzo ***


La piccola Hae-wa non aveva alcuna intenzione di dormire, il giorno dopo sarebbe andata con la sua famiglia allo zoo e non poteva permettersi di riposare proprio mentre stava scegliendo, con i suoi genitori, con quale ordine andare a guardare gli animali del parco: “ Principessa è tardi, se non andrai a dormire ora, come farai a vedere tutti gli animali che hai deciso di salutare?” domandò il padre, prendendola in braccio malgrado si rifiutasse di allontanarsi dal suo posto vicino al tavolo: “ Ma se vado a dormire ora, voi sceglierete altre strade: e se poi ci perdiamo?” domandò la piccola con gli occhi leggermente lucidi, spaventata dall’idea di perdere di vista i suoi genitori: “Non ti preoccupare Hae-wa, ti prometto che non aggiungeremo altro” ammise la madre, avvicinandosi a loro in modo da poter allungare il mignolo verso la figlia che, leggermente titubante, lo strinse nel suo prima di ricevere un bacio sulla guancia da entrambi: “ Ora forza, a nanna!” esclamò la donna battendo le mani, mentre l’uomo accompagnava la sua principessa nella sua camera.

 “ Papà posso esprimere un desiderio?” chiese la piccola mentre si allontanava lentamente dal collo del genitore, sdraiandosi piano sul materasso morbido e confortevole: “ Dimmi tutto principessa” rispose lui, coprendola con la sua coperta: “ Potete leggere tu e mamma la storia? Voglio sentire le tue strane voci, ma mi piace come legge la mamma…” propose, stringendo il grande pollice del padre che, intenerito, annuì alla richiesta della figlia che si illuminò dalla felicità saltellando sul letto, mentre lui chiamava la moglie spiegandole la situazione: “ Lo facciamo se tu fai la brava” ammise la madre entrando nella stanza, già convinta della situazione, prendendo il libro in mano e sedendosi sul bordo del letto accanto al marito: “ Sono sempre brava io” esclamò Hae-wa facendo la linguaccia, mentre l’uomo le fece dei solletichi in modo da smentirla.

“ Forza bambini, silenzio che iniziamo” rise la donna schiarendosi la voce, vedendo la sua bambina portarsi la coperta comodamente sotto il collo tenendo il suo peluches il più vicino che poteva, mentre suo marito si sedette più vicino a lei cingendole la vita con un braccio, in modo che potesse vedere meglio il testo che aveva in mano
 

“ […]Mi dici che ti prende? Muoviti e servi quella signora” sbottò il rosso allontanandolo mentre il moro notò il suo rivale allontanarsi da lì ed incamminarsi verso il palazzo: Jungkook voleva risposte e si ripromise che quella sera, sarebbe andato a palazzo per scoprire se i suoi sospetti fossero veri…
 

Il tramonto aveva ormai lasciato spazio alla notte e, le prime stelle, iniziavano a comparire nel cielo che, lentamente, iniziava a diventare sempre più scuro lasciando spazio alla luna di sorgere alta e illuminare opacamente le strade di quel paesino. I primi lampionai del paese, con le loro giacche marroni e i cappelli scuri, iniziavano ad accendere le lampade ad olio che si trovavano lungo i marciapiedi delle strade, salutando cordialmente gli ultimi viandanti che tornavano a casa dopo aver finito il lavoro.

Jungkook stava chiudendo i tendoni della sua bancarella mentre continuava a osservare, con la coda dell’occhio, l’imponente castello che si trovava alle sue spalle. Aveva dei dubbi e voleva assolutamente scoprire se fossero veri e doveva farlo in fretta dato che il tempo a sua disposizione per rimanere in quel paese, era ormai limitato: “ Ora che abbiamo chiuso, mi dici che cos’hai oggi?” Domandò Hoseok mentre prendeva un manico del carretto in modo da trainarlo fino alla locanda che si trovava a pochi isolati da li: “ Ho conosciuto una ragazza hyung” borbottò timido, abbassando lo sguardo sui ciottoli che componevano la strada.
 
*

“Ma papà che voce gli hai dato?” domandò ridendo la bambina, tenendosi la pancia con una mano mentre l’altra la sbatteva sul materasso del letto: “ Perché che problema ha?” chiese lui osservando Hae-wa e la moglie dubbioso: “ E’ troppo acuta” rise di nuovo avvicinandosi a lui, lasciando un piccolo buffetto sul braccio del genitore: “ Abbassala” affermò severa, incrociando le braccia al petto ed appoggiando la schiena al bordo del letto: “ Va bene, va bene principessa” rise l’uomo, mentre la donna non smetteva di sorridere a quel momento bizzarro e allo stesso tempo tenero.

“ Mamma ma che cos’è un lampio..lampionario?” chiese qualche istante dopo come se si fosse ricordata un fatto importante: “Lampionaio scricciolo, è un uomo che, tanto tempo fa, prima dell’invenzione della luce elettrica, andava ad accendere i lampioni che, altro non erano, che delle grandi lampade ad olio. Così illuminavano le strade per tutta la notte e all’alba tornavano per spegnerli” spiegò la donna mimando coi gesti i loro movimenti. “ Grazie! Ora possiamo proseguire” ammise, agitando la mano, felice.
 
*

 
“Quando?” domandò sorpreso Hoseok grattandosi il mento mentre cercava di ricordare il momento in cui si era allontanato dalla loro bancarella: “Mentre ero sul retro, lei è così bella , è intelligente e i suoi occhi? Ah i suoi occhi sono bellissimi” affermò Jungkook euforico, aumentando il passo non riuscendo quasi a farsi raggiungere dal suo amico: “ Ehi rallenta Casanova,  sia già cotto a puntino eh? ma non mi pare tu sappia molto di lei” spiegò Hoseok indicando al minore dove lasciare il carretto, nel fienile della locanda: “ Per questo ho bisogno del tuo aiuto hyung. Una guardia reale la stava cercando e lei è scappata verso il castello… ho il sospetto quella fosse stata la principessa” spiegò sottovoce mentre varcavano la soglia del loro luogo di ristoro: “Scherzi vero?” chiese perplesso guardandolo  con gli occhi spalancati, avvicinandolo a lui tirandolo dalla camicia: “ Non so se sia la verità ma sono intenzionato a scoprirlo sta notte” affermò per poi sedersi a un tavolo e ordinare la loro cena: “ Ne parliamo meglio più tardi” ammise sorridendo all’anziana cameriera del locale.
 

Erano passate ormai due ore da quando i due si erano rifocillati e avevano recuperato un po’ delle energie che avevano perso durante la giornata. Jungkook aveva le mani nei pantaloni sgualciti, mentre una lieve brezza fresca gli scompigliava i capelli, forse cresciuti troppo dall’ultima volta che li aveva spuntati: “ Questa cosa è folle Jungkook!” esclamò Hoseok mentre camminava davanti a lui, scompigliandosi i capelli con le mani a causa della pazzia che aveva appena ascoltato: “ Hyung ti prego, ho bisogno di risposte e questo è l’unico modo che ho per farlo” ammise: “ Quindi se vorrai darmi una mano ne sarò felice, altrimenti andrò da solo” concluse, prendendo la sua sacca in cuoio posizionandola sulle spalle, incamminandosi di fretta al castello, evitando i vicoli peggiori. Il maggiore non sapeva che cosa fare, tanto che si vide costretto a mordersi il labbro inferiore da quanto fosse nervoso: “ Jungkook aspettami!” urlò correndo verso di lui, prima che la sua figura potesse sparire dalla sua visuale: “Non ti faccio andare da solo per il semplice motivo che se, ti succedesse qualcosa, tua madre mi ucciderebbe” ammise, nascondendo in realtà la sua vera preoccupazione per quel ragazzo che era ormai diventato come il suo vero fratello minore: “Grazie Hobi hyung” ammise sorridendo :” Forza, non abbiamo tutta la notte” proseguì iniziando a correre verso il cancello imponente del castello, che si stanziava, ormai, a qualche passo da loro.
 
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La piccola Hae-wa mosse velocemente i piedi sotto le coperte facendo spaventare suo padre che, al rumore inaspettato, sobbalzò appena facendola sorridere: “ Sei curiosa di spere che succederà?” chiese la donna accarezzandole dolcemente i capelli: “ Si! So che è tardi, ma potreste almeno leggere se Jungkook ce la fa a giungere al castello?” chiese congiungendo le mani come se stesse pregando, piegando il labbro inferiore verso il basso intenerendo entrambi i genitori: “ Solo perché così finiamo il capitolo” proseguì la donna, dopo aver visto il marito annuire approvando quella richiesta: “ Grazie!” esclamò la bambina, lanciando il pupazzo al cielo prendendolo al volo continuando a sorridere più di prima.

*
 
Il piano di Jungkook era semplice a dirsi ma non di certo a farsi: con l’aiuto di Hoseok avrebbe scavalcato il muro che c’era accanto al cancello, trovando un punto buio in modo tale che le guardie non lo vedessero. Una volta dentro l’enorme giardino, avrebbe trovato un modo per far uscire la principessa dalla sua stanza, sapendo benissimo che la sua fosse quella vicino alla torre, dato che tutto il villaggio lo aveva saputo a causa delle voci che giravano da qualche tempo: solo così avrebbe visto il suo volto e capito se fosse davvero la stessa ragazza del mercato: “ Sei pronto?” domandò il minore mentre vide il rosso annuire, legando le sue mani in modo tale che un piede del moro potesse appoggiarsi li e fare leva: “ 1..2..” con un piccolo balzo Jungkook era appeso al bordo del muro: “ Ti copro io, vai!” esclamò Hoseok sentendo dei passi avvicinarsi a loro.

Preoccupato Jungkook, riuscì a salire sul muro e scavalcarlo sussurrando al suo Hyung di stare attento. In fretta si guardò attorno non notando nessuno nei paraggi e, pensando in fretta, raccolse qualche sassolino: uno ad uno, iniziò a gettarlo contro la finestra che sperava fosse quella giusta, le aveva contate in fretta , se avesse sbagliato sarebbe finito in guai molto grossi.

Si fermò non appena la vide aprirsi, una sagoma scura poco illuminata dalla fioca luce di una lanterna camminava verso il bordo del balcone e il cuore del ragazzo sembrò fermarsi.”
 
 
*

I due genitori fermarono il racconto e si guardarono inteneriti, mentre notarono la loro bambina già addormentata prima che potessero leggere chi mai fosse uscito da quella porta finestra: “ Buonanotte principessa” sussurrò il padre prima di darle un bacio sulla fronte, seguito poi dalla moglie che le sistemò le coperte e le baciò una guancia vedendola sorridere.

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Capitolo 5
*** capitolo quarto ***


Una dolce atmosfera natalizia aleggiava per la casa in cui, mille luci colorate, decoravano i davanzali delle finestre: un grosso albero di Natale si stanziava in un angolo del salotto mentre le sue palline, rosse e oro, lo rendevano ancora più magico. Hae-wa, tornata da poco dal suo allenamento di danza, era sdraiata sul pavimento con le braccia spalancate attendendo che la cena fosse pronta: tutto quel movimento le aveva fatto venire una gran fame: “Che stai combinando principessa?” domandò il padre sedendosi sul divano, osservando dubbioso lo strano comportamento della bambina:

“Attendo da mangiare” disse lei con una voce mono-tono, alzando solamente un braccio mostrandogli la sua vitalità ormai soppiantata dalla stanchezza: “Sei troppo stanca per sederti comodamente sul divano?” chiese lui vedendole scuotere il capo: “Allora forza, siediti qui che questa sera anticipiamo di poco la storia” ammise l’uomo vedendola scattare in piedi e correre verso il divano: “Ma me la leggi anche prima di andare a dormire?” domandò lei, prima di sentire una carezza sui capelli da parte della madre che, impegnata a completare la cena, non poteva assistere a quella loro pazza idea: “Certo principessa” sorrise il padre sedendosi accanto a Hae-wa vedendola, poco dopo, posizionarsi sulle sue gambe, in modo che potesse anche lei seguire meglio quella storia di cui, ormai, si era innamorata: “Incominciamo..”
 


“[…]. In fretta si guardò attorno non notando nessuno nei paraggi e, pensando velocemente, raccolse qualche sassolino: uno ad uno, iniziò a gettarlo contro la finestra che sperava fosse quella giusta, le aveva contate velocemente, se avesse sbagliato sarebbe finito in guai molto grossi.
Si fermò non appena la vide aprirsi, una sagoma scura poco illuminata dalla fioca luce di una lanterna camminava verso il bordo del balcone e il cuore del ragazzo sembrò fermarsi…
 


La figura di una ragazza minuta dai lunghi capelli scuri, si affacciò al balcone cercando, in quella oscurità, chi era l’artefice di quel ticchettio, dovuto ai sassi che sbattevano contro la finestra della sua camera: “Chi è là?” chiese lei forse un po’ intimorita, stringendo, con la mano libera, la gonna della sua vestaglia color del cielo: “Eun-bi?” domandò Jungkook, riconoscendo quella voce così melodiosa alle sue orecchie. Il cuore della ragazza si fermò per un istante, per poi riprendere a battere anche fin troppo velocemente: cosa ci faceva Jungkook lì? Che l’avesse vista correre verso il castello inseguita da Namjoon? La povera ragazza non sapeva più cosa rispondere e, deglutendo a fatica, tirò un lungo sospiro cercando di calmarsi: “Tu sei la principessa Eun-mi, ma ti sei presentata a me come Eun-bi giusto?” domandò lui notando quello strano silenzio: “S-si” balbettò lei con la testa china, cercando ancora, alzando la lanterna che aveva in mano, di scovare dove fosse quel bellissimo ragazzo che avrebbe voluto rivedere: “Perché lo avete fatto?” chiese lui uscendo da quell’antro buio, mostrandosi finalmente agli occhi chiari della principessa che sorrise.

I due si guardarono negli occhi per qualche istante e, malgrado la luce soffusa, riuscirono ad incrociare i loro sguardi già pieni d’amore l’uno per l’altra: era sicuramente stato un colpo di fulmine: “L’ho fatto per poter scappare da qui senza troppi problemi. Non posso mai uscire da sola, ma amo passeggiare per il paese, aiutare la gente e tastare con le mie mani, cosa il mio popolo crea e fa per noi tutti i giorni” spiegò lei sistemando la lanterna sul bordo del balcone, sporgendosi appena in avanti in modo da osservare meglio il suo amato: “Siete una persona dal cuore d’oro” ammise lui sentendo le guance diventare leggermente rossastre: “ Che cosa ci fate qui?” domandò ora Eun-mi, non capendo esattamente il perché Jungkook avesse rischiato così tanto: “Sono venuto per vedervi” ammise osservandosi attorno, avendo sentito degli strani rumori provenire dalle sue spalle: “P-per me?” chiese incredula la ragazza, diventando immediatamente rossa, forse quel suo amore così proibito stava per essere ricambiato: “Certo, vi ho vista correre via inseguita da una guardia reale e ho sospettato non foste chi dicevate di essere… ma, con sincerità vi dico, che il vostro rango non mi importa” ammise lui.

I cuori di entrambi i giovani sembravano battere ad un ritmo sostenuto e all’unisono: entrambi imbarazzati ma felici, stavano, piano piano, comprendendo i loro sentimenti anche se ancora dovevano conoscersi meglio.

*

“La cena è pronta!” la voce squillante della donna fece interrompere la narrazione sul più bello, facendo sbuffare la piccola Hae-wa che, grazie a quella distrazione, era addirittura riuscita a dimenticarsi dei morsi della fame: “Non preoccuparti principessa, andiamo avanti più tardi” sostenne l’uomo dandole un bacio sulla guancia, appoggiando per un attimo il libro sul divano dandole la possibilità di scendere dalle sue gambe: “Promesso?” domandò lei allungando il mignolo verso il padre che, prontamente, lo strinse al suo: “Promesso” concluse congiungendo anche i loro pollici, per poi correre in cucina dove la donna li stava aspettando.
 

Finalmente sazia Hae-wa aveva già indossato il suo pigiama preferito e, con l’aiuto della madre, stava finendo di prepararsi per andare a dormire: “Mamma” la chiamò lei, con la bocca piena di schiuma causata dal dentifricio: “Voghlio shposarmi con un rhagazzo che shomigli a Jungkook” ammise parlando male a causa dello spazzolino che sfregava accuratamente sui suoi piccoli dentini: “Sono sicura che il tuo principe azzurro arriverà quando sarai più grande, ma credo che prima debba passare il test del: papà gelosone” ammise la donna finendo di farle una treccia, vedendola ridere:” Hai ragione” scherzò Hae-wa sciacquandosi la bocca: “Forza piccola principessa, è ora di andare a dormire” ammise la madre prendendola in braccio, notando quanto fosse euforica per quel momento: “ Siii così scoprirò come è finita tra Jungkook e la principessa Eun-mi” ammise entusiasta la piccola, abbracciandole il collo con una grande energia.

Il padre era già seduto sul bordo del letto della sua bambina, in fondo una promessa era una promessa, e non avrebbe mai lasciato a metà un momento così critico e romantico di quella storia di cui Hae-wa si era innamorata: “Eccomi!” ammise scendendo velocemente dalle braccia della madre, arrampicandosi sul materasso e coprendosi velocemente con le coperte: “Finalmente sei arrivata, stavo iniziando a pensare ti fossi addormentata in bagno” scherzò l’uomo, vedendola gonfiare le guance leggermente offesa: “ Non lo avrei mai fatto! Io voglio sapere cosa succede alla principessa” borbottò incrociando le braccia Hae-wa, vedendo il padre ridere e baciarle la fronte: “Lo so principessa, non ti preoccupare che ora continuiamo da dove ci eravamo fermati” ammise lui, notando la moglie guardarli con uno sguardo amorevole
 
*

Eun-mi sorrise, ancora incredula di avere davanti il ragazzo che da sempre stava spettando: dolce, intelligente e che sembrava amarla per la ragazza che era, non per i soldi che la sua famiglia possedeva: “Principessa, deve sapere che io m-“  ma la frase di Jungkook non fu completata, a causa di rumori sempre più concitati e vicini di persone che correvano. La principessa si guardò attorno ora consapevole di cosa stesse accadendo: “Sali!” esclamò, indicando al giovane una scala di legno appoggiata al vecchio muro ricoperto di edera. Senza farselo ripetere due volte, Jungkook la prese, non del tutto sicuro che la scala fosse abbastanza lunga, la appoggiò il più vicino possibile a quel balcone tondo coperto da pietre grigie, e iniziò ad arrampicarsi il più velocemente possibile giungendo fino all’ultimo piolo: “Dammi la mano!” esclamò Eun-mi, allungandosi verso di lui che era a pochi centimetri da lei: “Forza!” lo incitò avendo paura che lo scoprissero. Titubante e spaventato di avere una possibilità di farla cadere con lui, si aggrappò capendo che quella era la sua unica speranza di non essere scoperto; con una spinta la ragazza riuscì a tirarlo a lei cadendo, però, all’interno del balcone, notandolo sopra di lei solo quando le labbra di lui si erano appoggiate alle sue: “Cercate da quella parte, non deve essere andato troppo lontano!” urlò la  voce di una guardia  che la principessa conosceva bene, ma in quel momento non riusciva a pensare ad altro se non agli occhi di Jungkook incastrati ai suoi e le loro labbra intrecciate che non sembravano volersi allontanare.

“M-mi dispiace” balbettò il ragazzo qualche istante dopo, alzandosi in fretta sistemandosi la camicia bianca: “P-per cosa?” chiese lei mettendosi seduta, pettinandosi nervosamente i capelli non acconciati: “Non volevo caderti addosso” sostenne Jungkook rosso in viso, grattandosi il retro della nuca imbarazzato, cercando di calmare il battito del suo cuore: “Eum!” urlò una voce femminile proveniente da dentro la camera della principessa, facendo spalancare gli occhi alla ragazza che si alzò di scatto: “Aspettami qui, torno subito” sostenne, mentre Jungkook si rannicchiava in un angolo, spegnendo la torcia con un soffio, portandosela vicino a lui.

“Iseul che succede?” domandò Eun-mi facendo finta di nulla, anche se era ancora rossa in viso e il suo cuore non smetteva di battere forte: “Che facevi sul balcone?” chiese l’amica, facendo tirare un sospiro di sollievo alla principessa, che ringraziò il buio della notte: “Guardavo le stelle, non riuscivo a dormire, perché?” rispose trovando una delle più banali scuse: “Un mercante è stato trovato lungo le mura del castello ed è stato visto aiutare il suo complice a scavalcare, sono venuta a vedere come stavi, prima che lo facessero i tuoi” ammise notandola sana e salva ma, allo stesso tempo, con uno sguardo preoccupato: “E cosa è successo a quel mercante?” domandò Eun-mi avendo notato, con la coda dell’occhio Jungkook che, preoccupato, si era avvicinato alla porta-finestra socchiusa ascoltando la conversazione: “Lo hanno portato dal Re, almeno questo è quello che si dice in giro per il castello” ammise lei alzando le spalle, sentendo l’amica ringraziarla per la sua premura nei suoi confronti.

Qualche istante dopo averla salutata e aver chiuso la porta dietro le sue spalle, Eun-mi corse di nuovo da Jungkook che, con uno sguardo sconvolto, fissava la lanterna spenta: “V-va tutto bene? domandò la ragazza inginocchiandosi: “Ho messo in pericolo il mio migliore amico” balbettò guardandola preoccupato con gli occhi lucidi: “Non preoccuparti, mio padre non gli farà del male quando gli dirò la verità” affermò la principessa stringendo la mano del ragazzo che, con un leggero sorriso, cercava di capire cosa avesse in mente: “ In fondo deve pur sapere di chi mi sono innamorata, no?” concluse lei baciandogli la guancia, lasciandolo a bocca aperta”

*
 
“Capitolo finito!” esclamò l’uomo, vedendo la figlia spalancare gli occhi sorpresa, fin troppo presa da quella storia ormai quasi giunta al termine: “ Non ci credo!” affermò uscendo dalle coperte, aprendo nuovamente il libro osservando la pagina vuota accanto all’ultima frase letta dall’uomo: “Possiamo andare avanti ancora un po’?”lo implorò lei, stringendo le mani attorno al braccio muscoloso del ragazzo: “No principessa, è tardi e domani mattina dobbiamo svegliarci presto” spiegò lui vedendola imbronciarsi e incrociare le braccia al petto impettita: “Ma io volevo sapere come andava a finire” borbottò rimettendosi sotto le coperte, mentre l’uomo sorrideva intenerito da quella sua reazione così spontanea e genuina: “Non preoccuparti principessa Hae-wa, domani sera la mamma sarà più che contenta di leggerti il seguito. Ora limitati a sognarlo, così poi scopriremo se hai immaginato la stessa cosa” ammise il padre, vedendo tornare il sorriso sulle labbra della piccola: “Va bene papà!” esclamò abbracciandolo, quasi tirandolo anche lui nuovamente nel letto: “Buona notte principessa, ti voglio bene” concluse dandole una dolce carezza, vedendola salutarlo con la sua piccola manina che, poi, nascose sotto le coperte, appena  prima che la porta si chiudesse.

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