Beautiful Angels~

di rose07
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Grido d'amore ***
Capitolo 2: *** Tecniche di spionaggio ***
Capitolo 3: *** Di giochi e farina ***
Capitolo 4: *** Ciliegina sulla torta ***
Capitolo 5: *** Serata in discoteca ***
Capitolo 6: *** L'ira di Matt ***
Capitolo 7: *** Insieme ***
Capitolo 8: *** Di consolazioni e interruzioni ***
Capitolo 9: *** I soliti idioti ***
Capitolo 10: *** Nodi al pettine ***
Capitolo 11: *** Ci voleva lei ***
Capitolo 12: *** A questo servono gli amici ***
Capitolo 13: *** Un regalo di scuse ***
Capitolo 14: *** Incontri ravvicinati ***
Capitolo 15: *** La boum ***
Capitolo 16: *** Un saluto ai Digimon ***
Capitolo 17: *** Il momento giusto ***
Capitolo 18: *** Ricominciamo ***
Capitolo 19: *** Nuove conoscenze ***
Capitolo 20: *** Amare e farsi amare ***
Capitolo 21: *** E per sempre così sarebbe stato ***
Capitolo 22: *** Epilogo-Promessa ***



Capitolo 1
*** Grido d'amore ***


 


 "Ehi, Sora! Sarò in città domani pomeriggio! Non sei contenta? Finalmente torno in Giappone, non ci posso credere che rincontrerò tutti voi! Gli Stati Uniti sono meravigliosi, eterni, fantastici, ma a Tokyo ho i miei amici! Cioè voi, sciocchini!!! A proposito, mi mancate un casino! Vi raccomando, fatevi trovare alle 19.00 puntuali in aeroporto! 
Un bacio, Mimi."
 
 
 
Sora si svegliò di soprassalto.
Che sbadata, al posto della sveglia aveva premuto il ricevitore dei messaggi vocali!
Sbadigliò insonnolita, e si voltò a guardare Matt che dormiva alla sua sinistra. Non potette fare a meno di sorridere, vedendolo dormire come un angioletto, a torso nudo, con le coperte tirate su di lui e le sue mani in cerca di lei.
Avevano fatto l’amore la sera prima e, quanto, quanto le piaceva Matt?
Quanto, quanto lo amava?
Sora, sedendosi sul bordo del letto, si perse nei ricordi.
Adesso frequentava il quarto anno di liceo, ma era iniziato tutto in quinta elementare, quando lei e i suoi amici erano stati catapultati in un’ isola strana, misteriosa, popolata da mostri virtuali, i Digimon.
Da quanto tempo non vedeva la sua Biyomon?
Ah, se solo sarebbe potuta ritornare una sola volta lì, in quel luogo così sconosciuto! Ci sarebbe tornata sola da Biyomon, anzi non sola, con Matt.
Lo sentì rigirarsi nel letto.
Sospirò innamorata, pensando a com’era stato bello aver fatto l’amore con lui, averlo sentito dentro di sé ed essersi scoperta una nuova donna il giorno dopo.
Decise di preparargli la colazione.
Indossando la biancheria intima con sopra una vestaglia, entrò in bagno sciacquandosi accuratamente il viso e i denti.
Dopo entrò in cucina e preparò velocemente del caffè con due brioches al cioccolato, maledicendo mentalmente Tai che ogni volta le rubava quelle al cocco.
Quando finì, posò tutto su un vassoio e, in punta di piedi, arrivò nella stanza dove Matt dormiva.
Aprì le tende, e si stiracchiò, osservando il paesaggio di fronte.
Nel frattempo, forse perché degli uccellini avevano preso a canticchiare, Matt aprì gli occhi.
Guardandosi in torno, mise a fuoco una stanza allegra, piena di colori.
No, quella non era decisamente camera sua.
Vedendo Sora che si stiracchiava le braccia, tossicchiò spontaneamente per richiamare l’attenzione su di sé.
«Matt, ti sei svegliato!» sorrise la ragazza, afferrando il vassoio e poggiandolo sul letto.
«Ti ho portato la colazione. Non volevo farti alzare. Lo so quant’è brutto svegliarsi e poi faticare tanto per arrivare in cucina»
Matt guardava confusamente la scena di una Sora che gli versava il caffè in una tazza e gliela porgeva accuratamente.
Ricordò velocemente i fatti.
Lui e Sora avevano passato la notte insieme.
Si sentì morire per alcuni secondi.
«Matt, ti senti bene?» chiese preoccupata la ragazza, vedendolo prendere aria.
Il biondo annuì.
Sora lo guardò tristemente.
Non poteva essere che adesso lui si comportasse in quel modo.
Non poteva tollerare che Matt se ne fregasse di lei, la mattina dopo.
 «Matt, se hai qualcosa, ti prego, dimmelo»
«No... io... Che ore sono?» chiese velocemente.
«Le dieci, se proprio lo vuoi sapere»
A Sora le si strinse il cuore.
«Cosa fai, Matt?» disse poi, osservandolo mentre si vestiva.
«Ehm... Perdonami, Sora, ma devo scappare»
«Così non te ne frega niente di me!» urlò la ragazza, mentre le lacrime le solcavano il viso.
Matt si fermò.
Questa era una bugia.
Però...
«Sora, io non-»
«Lo so. Lo so, vuoi dirmi che è stata solo... solo un’avventura, è così? Sta' tranquillo, non c’è ne bisogno, ti ho preceduto. Adesso vattene via, ti prego!»
«Sora, hai capito male, io-» tentò di spiegare il biondo.
«Vattene!» Sora si alzò e, aprendogli la porta, lo incitò ad uscire.
«Ti prego, vattene»
Matt, incapace di fare nulla, uscì silenziosamente.
La ragazza sbatté la porta alle sue spalle.
Matt rimase da solo a pensare. Stava fuggendo da lei ancora una volta. Si era promesso di non farlo, di starle accanto, ma lo aveva fatto di nuovo.
L’aveva abbandonata.
Dopo aver fatto l’amore con lei.
Strinse i pugni, e s’incamminò verso casa.
 


Nel frattempo, Sora, con il volto rigato di lacrime, lanciò il vassoio sul tavolo e si rifugiò nel suo letto. Tastò il cuscino dove aveva appoggiato la testa il ragazzo la notte prima, e si coricò dal suo lato. Era troppo innamorata per disprezzarlo.
Ma cercò di farsi forza almeno di rispondere al telefono che squillava accanto a lei.
Asciugandosi le lacrime, disse:
«Pronto?»
«Sooora!»
«Mimi?!»
«Sora!»
«Mimi?»
«Sor...sì, insomma, amica mia, sono io!»
«Mimi! Quanto tempo? Tre anni, dall’ultima volta che sei venuta a trovarci!»
«Oh, si, amica mia, mi dispiace, ma il Giappone non è a due passi da New York!»
«Questo lo so. Ma qual buon vento, cosa ti è successo?»
Sora si sedette sul letto, asciugandosi le lacrime.
«Mmh, mi sono lasciata con Michael»
«Michael? Quale Michael?» domandò Sora, stupita.
«Michael! Non dirmi che non sapevi chi fosse!» alzò il sopracciglio scettica Mimi.
«Per niente!»
«Oh, beh, poi anche con quegli altri: Carl, Henry, Max...»
«Alla faccia! Ma erano tutti tuoi?»
«Sì, non condivido niente e nessuno qui a New York!»
In quel momento, Sora dovette allontanare il telefono dall’orecchio, visto che si era creato un baccano terribile.
«Mimi? Mimi, ci sei?» la chiamò.
Forse le chiamate internazionali non prendevano bene.
«Ehi, Mimi?»
Quando fu sul punto di mettere giù, la voce squillante della sua amica tornò in azione.
«Sora, scusa, ma sto per imbarcarmi in aereo. Ho trovato un volo fighissimo, arrivo in meno ore del solito. Ho pagato duemila dollari, ma- »
«Aereo?» chiese stupita, la ragazza.
Mimi si stava imbarcando in aereo?!
«Sì, in aereo, con cosa credevi che venissi?» si lamentò l’amica.
«Ma non sei a New York, Mimi?» domandò, Sora, che non ci stava capendo niente.
«Macchè, non ti è arrivato il mio messaggio?»
Sora fece mente locale.
«Quale messaggio? No, non mi è arrivato niente»
«Eppure sono sicura di avertelo mandato! Ricordo anche le parole: Ciao, sarò in città, domani pomeriggio...»
«Aspetta, aspetta!» alla ragazza venne un flash
«Ora ricordo! Ma se non sbaglio dicevi che saresti tornata in città domani pomeriggio, non oggi»
«E proprio qui che ti sbagli, perché facendo due più due, il messaggio te l’ ho mandato ieri notte e con il fuso orario ti è arrivato il pomeriggio alle 17.00 circa. Volevo farti una sorpresa, ma poi sembravo troppo idiota» le spiegò Mimi.
«Oh» era con Matt il giorno prima, alle 17.00, ricordò Sora. Erano al parco, che passeggiavano dopo essere usciti da scuola. L’ ultimo giorno di scuola. E poi vacanze, aveva pensato.
No, poi buio.
«Allora? Guarda che pago, eh?» la richiamò, l’amica.
«Sono-» Sora cercò di respingere una lacrima
«Sono contentissima che verrai, Mimi»
«Dal tuo tono avrei dubbi. Cosa ti è successo?» domandò preoccupata l’amica.
«Mims, non ti voglio angosciare con i miei piagnistei. Non preoccuparti per me. Tanto adesso mi passa, ne parlo un po’ con Tai e andrà tutto bene»
Mimi era poco convinta.
«Non credo proprio» sussurrò
«A proposito... Come sta?»
«Chi?»
«Tai» Mimi parlò con voce flebile.
«Ah, Tai» Sora si ricordò della piccola relazione che c’era stata tra di loro tre anni prima
«Sta’ bene»
«Sono contenta. Adesso devo spegnere tutto, Sory. Mi raccomando fatevi trovare all’aeroporto. Ciao amica mia, ci vediamo tra poco»
«Ciao, Mims. Fa’ buon viaggio»
Le due ragazze attaccarono contemporaneamente.
Da un lato, c’era una Sora che si disperava perdutamente per Matt.
Dall’altro, una Mimi che dopo tre anni pensava nuovamente a Tai.
 

Entrambe con un grido d’amore nel cuore.





 

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Capitolo 2
*** Tecniche di spionaggio ***





«Si può sapere cosa diamine ci facciamo nascosti dietro due cespugli a spiare Kari e TK?» si lamentò Matt, visto che l’amico l’aveva trascinato in uno dei suoi folli pedinamenti.
«Sssh, sta’ zitto!» lo ammonì Tai, alzando a malapena la testa dal cespuglio, coprendosi con ramoscelli e foglie.
«Tai è un’ idiozia» Aveva appena proferito Matt, sedendosi accanto a lui.
«Senti» si girò di scatto il moro «Devo controllare mia sorella, okay? Ieri è tornata a casa un po’ troppo stralunata per i miei gusti, e non vorrei che tuo fratello la trascinasse in tunnel pericolosi!»
«Tunnel pericolosi? Al massimo la trascina verso casa» disse scettico Matt.
«Sssh, eccoli davanti»
Tai si gettò eroicamente dietro il cespuglio, finendo sopra l’amico.
«Levati di dosso, mantide!» esclamò Matt, dandogli uno spintone.
«Mmh?» TK, nel frattempo, si voltò in loro direzione.       
Guardò i cespugli per qualche secondo, poi ritornò a parlare con Kari, facendo finta di niente.
«Matt, vuoi stare zitto? Ci scopriranno, se apri quella dannata bocca!» bisbigliò Tai al biondino che si massaggiava la schiena.
 «Certe cretinate puoi farle soltanto tu! Se ti becca Kari, finisci nei guai seri»
«Oh, cosa vuoi che mi faccia quello stecchino di mia sorella?» si pavoneggiò il ragazzo, rimettendosi a spiare
«Ecco che si gira!» E si gettò di nuovo per terra.
«Cosa c’è, Kari?» chiese TK, vedendo la ragazza osservare quei cespugli così sospetti.
«Non hai l’impressione che quei due cespugli si... mh, non importa»
Tai sospirò sollevato.
«Per un pelo» prese due legnetti pieni di foglie e se li portò sopra la testa, mentre guardava prudentemente.
«Senti, Tai, volevo-»
«Ma guarda quel gran co-ehm, quel gran bravo ragazzo! Guarda, come passa il braccio intorno alle spalle della mia Kari!» si lamentò Tai, tirando fuori un piccolo monocolo.
«Lo dici come se fosse tua figlia» disse Matt esasperato, mettendosi a sedere.
«E guarda come le parla! Santo cielo, uno spudorato! Un... un maniaco! Ecco cos’è tuo fratello!» esclamò indignato Tai.
«Andiamo, è da quando si conoscono che sapevamo sarebbe andata così» Guardò in faccia la realtà il biondino.
«E cioè? Spiegami!»
 «Che si piacciono! Santo cielo, Tai, sembra la prima volta che li vedi sbaciucchiare!»
Tai si sedette, borbottando qualcosa come “insomma, sono suo fratello maggiore”.
«Comunque, cos’eri venuto a dirmi?» chiese poi, rassegnandosi.
Matt ripensò a Sora.
Sora che era rimasta a casa.
Sora che era stata abbandonata da lui.
«Sai, Tai» incominciò il ragazzo «Ero dell’opinione che tra noi due fossi sempre stato tu lo stupido e il superficiale. Invece... beh, ho scoperto che io sono anche peggio!»
«Sorvolando le cose che hai appena detto su di me... Cos’è successo?»
BRIP-BRIP
«Toh, un messaggio. Prendi il mio cellulare, è nella tasca destra»
Matt lo prese.
«Leggilo tu, mentre io do un’altra occhiata a quei due»
Matt aprì il messaggio.
Era di Sora.
Si sentì gelare.
Lo lesse tutt’ad un fiato.
 
“Tai, mi ha appena chiamata Mimi. Sta venendo qui, a Tokyo! Ha detto di farci trovare tutti all’aeroporto alle 19.00! Con chi sei? Potresti passare da casa mia?”
 
Matt senza dar conto all’amico, le rispose velocemente.
 
“Sono con Matt, adesso. Mi dirai tutto dopo... Non disperarti, non è quello che sembra...”
 
Altrove, Sora, dopo aver sentito il suo cellulare vibrare, lesse il messaggio appena mandato dal biondo.
Cosa significa?, si chiese dopo averlo letto.
 
“ Cosa sai, Tai? Dimmi cosa sai.”
 
“ Nulla, a dopo”
 
Matt inviò, e restituì il cellulare all’amico.
«Grazie, chi era?»
Matt non rispose.
«Era Sora? Cosa voleva?» chiese Tai, dopo aver notato di sfuggita l’ultimo destinatario.
«Stasera torna Mimi»
«Mimi?!» esclamò il moro, stupito.
Non vedeva Mimi da tre anni, ormai. Da quando erano stati loro due da soli, sulla barca di Joe. Insieme, abbracciati, lontani dal mondo.
«Torna Mimi» ripeté Tai, più a se stesso che all’amico.
«E cos’altro voleva Sora?»
Matt fece un gran respiro prima di parlare.
«Ci ho fatto l’amore»
«Con chi?!»
«Con Sora»
«Che cosa?!» esclamò Tai, mentre TK e Kari si voltavano verso di loro.
«Sssh» fece, subito dopo, all’amico «Che cazzo fai, abbassa la voce!»
«Ah, io, dovrei abbassare la voce?!»  sbottò Matt, nascondendosi per bene.
«Beh, insomma, dici davvero?» domandò Tai, riprendendo il discorso.
«Sì, è così» sospirò, il biondino
«L’ ho fatto con lei e sono sparito»
«Sei sparito?» Tai non afferrò subito cosa voleva dire, ma poi ci arrivò.
«Ah, ecco! Scusa Matt, solo una cosa... Ma perché ci sei andato con Sora? Cioè, perché proprio con lei? Se volevi divertirti con qualcuno, potevi benissimo farlo con un’ altra ragazza. Non con lei che è una nostra amica da... da sempre, ormai!»
«E’ una tua amica da sempre. Sei tu il suo migliore amico, non io» lo corresse Matt
«Ma senti, perché pensi ci sia andato con lei?»
Tai si mise a riflettere.
Uhm, la questione era strana.
Per quanto Matt potesse essere acclamato dalle ragazze, cosa che, naturalmente, succedeva anche a lui, ci tenne a sottolineare Tai, non era il tipo da usare Sora in quel modo.
«Boh, non lo so» disse, semplicemente «Quale motivo, ci sarebbe?»
«Tai, forse ho dovuto imparare prima ad ammetterlo a me stesso. Ma il fatto è... Che ci tengo, ecco» Ammise il biondino, evitando lo sguardo dell’amico.
Era già abbastanza imbarazzante dover parlare di quelle cose con Tai, figurarsi poi, guardandolo fisso.
A Tai gli si illuminarono gli occhi.
«Ma è bingo, amico! Ah, ti sei fatto la ragazza! Guarda che sono geloso, eh?» ridacchiò, Tai, tirandogli pacche sulla schiena.
Matt s’infastidì. Allontanandolo da sé, gli intimò:
«Non farne parola né con i ragazzi, né con lei, chiaro?»
Il ragazzo era minaccioso.
Tai annuì, e si sdraiò per terra. Era contento che la sua migliore amica, potesse essere ricambiata, in un modo o nell’altro.
E la sera tornava anche Mimi.
Perfetta.
Quella giornata era perfetta, pensò.
 «TAICHI!»
O quasi...
«Dimmi, Kari tesoro... Oh, merda!»
 La sorella gli stava di fronte con le mani sui fianchi.
«Mi spiavi, eh? Ancora con questa storia?! Ma non vedi quanto sei scemo, fratello?!» sbottò Kari, avvicinandosi minacciosamente.
Matt ridacchiò.
«P-posso spiegare» tentò di giustificarsi Tai.
«Non c’è niente da spiegare!» esclamò Kari, arrabbiata.
Nel frattempo, TK si avvicinò a suo fratello.
«Ho fatto di tutto purché non si accorgesse di voi»
«Ci avevi visti?»
«Sì, ma poi ha sentito la voce di Tai ed ha voluto controllare»
Matt osservò Kari tirare un pugno sulla spalla dell’amico.
«Ahi! Almeno non alzarmi le mani, porca miseria!» gridò Tai per terra, schivando un calcio.
«Te le meriti, idiota!»
Matt pensò che non avrebbe voluto commettere più errori con Sora, ma era troppo orgoglioso per ammettere i suoi sentimenti ad una ragazza.
Beh, con Tai era un’altra cosa, erano amici da sempre.
Sospirò.
Quante volte aveva sospirato, quel giorno?
Era certo solo di una cosa in quel momento.
 
Sora era sua e la rivoleva ad ogni costo.




 

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Capitolo 3
*** Di giochi e farina ***





Sora si diede un’ultima sistemata ai capelli ed uscì di casa correndo. Si era appisolata un quarto d’ora davanti alla Tv, e si era completamente dimenticata di Mimi.
Cielo, come aveva fatto a dimenticarsi dell’arrivo di Mimi!
E come poteva dimenticarsi di passare da casa di Joe!
Si fermò all’istante, girò dalla stradina che aveva appena passato e vide il ragazzo che l’aspettava davanti alla porta.
«Diamine, Sora! Non ce la faremo mai in dieci minuti!» si lamentò quello.
«Potremo sempre correre!» propose Sora col fiatone.
«Uff, Izzy sbrigati, manchi solo tu a farci ritardare!» sbraitò Joe.
«Ma sono dietro di te, non agitarti così tanto o sudi!» esclamò Izzy, chiudendo la porta.
«Andiamo, allora, per Giove!» Joe iniziò a correre.
«E aspetta!» fece Sora «Capisco che non vedi l’ora di rivedere Mimi, ma sta’ calmo, ti investono le macchine!»
Joe scansò per un pelo un’automobile rosso fiammante.
«Ehi, guarda dove vai, idiota!» urlò dopo al macchinista che aveva messo a tutto gas.
I tre ragazzi arrivarono all'aeroporto in tempo.
«Ehi voi, siamo qui!» agitava la mano Tai, che era con Matt seduto su una panchina.
Sora lo vide e rallentò il passo.
«Sbrigati, Sora» la incitò Izzy, sorpassandola.
«Ehi, Sora!» la chiamò Tai
«Qual buon vento, no?»
«Giá» rispose lei con un sospiro, guardando con la coda dell’occhio Matt che si era appena messo in piedi
«Noi due dobbiamo parlare, Taichi!»
«Cosa c’è, sembri... sospirante e innamorata!» ridacchiò il moro, prendendola in giro.
Sora arrossì.
«Tai, vuoi stare zitto una buona volta?»
«Oh sì, come siamo nervosette!» esclamò Tai, fischiettando
«E anche sospiranti e innamorate»
Fece finta di tossire. Sora lo guardò male e, evitandolo, si mise in prima fila con Joe.
Matt la seguì con lo sguardo per tutto il tempo.
«Cosa le hai detto?» chiese poi all’amico
«Uh? Niente, cosa avrei dovuto dirle» rispose vago Tai, con le mani dietro la testa.
«Ti ho sentito parlare. Non vorrei ne combinassi un’altra delle tue»
«Ma no»
«Ragazzi!» li chiamò, Izzy «L’aereo da New York è già atterrato. Mimi sarà già in navetta»
«Qualcuno sa qual è l’uscita?» chiese Tai, spostando lo sguardo in mezzo a quella folla caotica.
Nessuno rispose.
«Allora dividiamoci, santo cielo!» esclamò teatralmente Joe, scappando in un’uscita affianco. Sora rimase lì con Izzy, mentre Tai andava in un’altra direzione.
Non appena le porte si aprirono, una marea di gente investì il ragazzo.
«Scusate, scusate» borbottava.
Dopo un po’, una figura esile comparve spaesata in mezzo ad un branco di persone.
Cercò di scavalcare gli altri per pararsi in prima fila nel recupero valigie, ma inciampò nei suoi stessi piedi e cadde in braccio al digiprescelto.
«Oh, mi scusi... TAI!» esclamò Mimi, alzando la testa e guardando il ragazzo che l’osservava confuso, reggendola tra le braccia.
«Mimi, sei tu?!» domandò Tai, emozionato.
«Certo che sono io» si ridestò Mimi
«Fatti vedere, quanto sei alto!»
Tai era stordito.
«Sì, io... Accidenti, hai di nuovo i capelli castani!»
«Non ti piacciono?» chiese preoccupata Mimi, massaggiandoseli
«Li preferivi rosa?»
«No, al contrario»
«Vuoi dire che ti piaccio-ehm, ti piacciono?» si morse la lingua la ragazza.
Mai fare errori di questo tipo.
Tai s’imbarazzò.
«Ehm, certo... Ma voltati, fai vedere come sei messa tu!»
Mimi fece un giro su se stessa e, notò Tai, aveva un fisico veramente bello. Era anche diventata un po’ più alta!
«Stai... Stai benissimo» biascicò con il cuore in gola.
Mimi sorrise e fece:
«Non dirmi, che sei solo! Che bella sorpresa!»
Tai ebbe un brivido.
«Ehm no, certo che no, ci sono anche gli altri... Vieni, andiamo»
«Aspetta, devo recuperare le valigie»
«Ah, da’ qua, faccio io» Afferrò due enormi valigie rosa shoccking e le trascinò per l’aereoporto. Che diamine si era portata dietro?
«Mimi!» Sora la raggiunse correndo.
«Sora!»
Le due ragazze si abbracciarono.
«Mimi, quanto sono contenta che tu sia venuta!» esclamò la ramata.
«Anche io! Finalmente, dopo dieci ore di viaggio! Sono stanchissima, e poi questo fuso orario...»
Mimi fermò Tai che trascinava i bagagli
«Grazie, faccio io, non preoccuparti»
«No ti pare, ti aiuto»
«Grazie, come sei gentile!»
 Tai si sentì come un ghiacciolo appena sciolto quando vide Mimi sorridergli.
«Cosa combini, Taichi? Non squagliarti proprio adesso, eh?» bisbigliò Matt all’amico che si era voltato da un’altra parte, facendosi aria con le mani.
«Matt!» Mimi lo abbracciò
«Come stai? Mi ha detto Sora che canti in una band»
La ragazza tossicchiò.
«Uhm, sì, esatto» fece Matt con voce roca.
Quindi l’aveva informata Sora... La guardò di nascosto, pensando a quant’era bella quella ragazza e a quanto lui fosse stupido.
«Mimi!» Joe le saltò addosso, quasi soffocandola
«Cara Mimi, quanto tempo!»
«Urgh, sì, Joe, scenderesti dalle mie braccia, per favore?» si lamentò la ragazza.
«Oh, pardon!» Joe si rimise per terra.
«Ciao, Izzy!»
«Ciao, Mimi, ben arrivata!»
«Allora, digiprescelti» li chiamò sull’attenti Tai, battendo le mani
«Tutti a casa mia a mangiare il mio sushi?»
«Sì!!!» esclamarono i ragazzi all’unisono.
Nella confusione, Matt spinse per sbaglio Sora che gli stava davanti.
«Scusa» mormorò il ragazzo.
Sora lo guardò esitante. Poi, senza pensarci, si voltò e riprese a camminare.
Il biondo sbuffò e si gettò nella mischia anche lui.
 
 
 
 
 
 
Non era possibile che Matt avesse la faccia di rivolgerle la parola.
Sora mordicchiava un biscotto nervosamente, mentre osservava Tai e Mimi ridere e scherzare.
Perché tutto quello non poteva accadere tra lei ed il biondo? Eppure loro avevano fatto un passo molto importante, insieme. Ma veramente Matt aveva avuto la faccia di... usarla?
Lei, che era nel suo stesso gruppo di amici?
Loro, che si conoscevano da quando avevano dieci anni e avevano affrontato Digiworld assieme?
Sora si pose tutti quegli interrogativi.
No, non era possibile, stentava a crederci. Cercava di convincersi che Matt l’avesse fatto solo in un momento di debolezza, ma per quanto si sforzasse, non ci riusciva.
Eccolo lì che stava in silenzio. Matt era sempre stato un tipo solitario, ma Sora non poteva sopportare l’idea di non averlo più accanto.
«SoVa, ma non manVVi? Guadda che si Vaffredda!»
Joe adocchiò il sushi della ragazza che stava incustodito sopra il tavolino. La ramata notò uno strano luccichio negli occhi di Kido.
«Mangialo pure tu, Joe» la ragazza le porse il suo sushi, mentre il ragazzo con i capelli blu sorrideva affamato.
 «Oh, grazie, ma... non Vovevi» mangiò tutto Joe, senza pensarci due volte.
«Non dovevo? Te lo stai divorando!»
La ragazza lo guardò storto, prima di essere interrotta da un gridolino.
 «Oddio! Sora, passagli il sale, mi sta... mi sta facendo il solletico!» Mimi si dimenava come una matta, mentre Tai cercava di afferrarla.
«No, me lo deve passare lei, visto che me l’ ha appena gettato sui capelli!» diceva Tai.
«Ma no!» rise Mimi «Dai! Adesso c’ hai i capelli salati! Cosa c’è di male?»
«Che faccia tosta!» Tai le bloccò le braccia «E levati il cappellino, così ti ricambio il favore!»
«No, ti prego!» lo supplicò la castana «I capelli no, sono tutto per me!»
«Ah bene, mi hai passato un’informazione interessante»
Tai le si avvicinò, minaccioso.
«Oh cielo, prendi lui» La ragazza fece segno verso TK.
«Oh, ma con lui me la vedrò dopo» e girandosi verso il biondino, disse:
«Hai capito, Takeru?»
«Eh?» chiese quello, girandosi.
Tai fece finta di mozzargli la testa.
«In quanto a noi...»
Mimi gli fece gli occhi dolci.
«Ehm... Non... non m’incanti, s-sai?» balbettò Tai, tutto imbarazzato.
«Sì, certo. Infatti sei lucidissimo, come no!»
Tai gli fece il verso, beccandosi una gomitata.
Dopo un po’, prese tutti i piatti e li andò a posare in cucina. Mimi lo seguì di nascosto.
«TAAAI!» ululò.
«Uno spettro mi sta chiamando,  aspetta che mi giro... Ma va, Mimi? Assomigli ad uno spettro!» rise il castano.
«Come osi?» Mimi gli tirò un calcio.
Il ragazzo le bloccò il piede.
«Attenta, signorina, a non far del male agli attributi carissimi»
«Te li disintegro!»
Il ragazzo rise e le mollò il piede, facendola andare leggermente all’indietro.
 Dopo aver perlustrato tutta la stanza, Mimi proferì:
«Proprio come me la ricordavo»
«Cosa?» chiese lui che stava sistemando in frigo il sushi avanzato.
«La tua cucina. Beh, sembra ieri...» continuò Mimi, malinconica.
Tai smise di trafficare, e le si avvicinò prendendola dai fianchi e facendola sedere sul tavolo.
Lei arrossì leggermente al suo tocco.
«Qualcosa non va?»
«No, io... Stavo pensando a tutto quello che abbiamo passato insieme... intendo... io, tu e i ragazzi» Si corresse subito. Un piccolo errore come quello e tutto sarebbe andato a rotoli, si disse.
Tai la guardava con dolcezza. Era da tempo che non parlavano loro due soli. Quando lei era in America si erano scritti un paio di volte, ma non era la stessa cosa.
«E’ stata una bella avventura» affermò dopo.
«Siamo cresciuti così in fretta. E’ stata un’esperienza che ci ha fatto comprendere molte cose»
«Già. Sento... sento la loro mancanza» ammise il ragazzo sorridendo, pensando ai loro amici Digimon.
«Palmon» sospirò Mimi, malinconica.
«Sta’ tranquilla, Mims. Li rivedremo, ne sono certo» l’incoraggiò Tai, prendendola dalle mani.
«Chiamami... chiamami in quel modo...» sussurrò Mimi, mordendosi il labbro.
«Mims, Mims, Mims» ripetette come una filastrocca lui.
Mimi rise, gettandogli le braccia al collo e stringendolo a sé.
«Mi mancavi da morire, Tai» gli confidò con la voce attutita dalla sua pelle.
«Sì, anche a me» Le cacciò il cappello dalla testa e le spostò una ciocca di capelli che le cadeva prepotentemente sul viso.
«Sei tornata per restare?»
«Lo spero»
SPLUCK
«Oddio, cos’ ho fatto?!» esclamò Mimi, prendendo un pacco che giaceva alla sua destra.
«Niente, è solo il pacco della far... Oh cazzo! Il pacco della farina! L’ultimo pacco della farina!» specificò allarmato  il ragazzo, staccandosi da lei e soccorrendo il pacco mezzo aperto.
«E con ciò?»
«Mia madre mi uccide»
 Il Digiprescelto del Coraggio cercò di raccogliere tutta la farina sparsa sul tavolo con scarso successo.
Mimi ridacchiò e andò ad aiutarlo.
«Ops, scusa!» Per sbaglio, o forse no, gli aveva sporcato il braccio.
Tai lo notò e fece:
«Cerchi risse, per caso?»
«Ma no, che dici» E gli gettò la farina tra i capelli
«Guardati, hai i capelli bianchi!»
Tai si bloccò un attimo. Mimi stava incominciando una guerra. E guerra significava sporcare tutta la cucina, finire l’ultimo pacco di farina, ricevere punizioni da sua madre.
Continuò a guardare la ragazza che lo stava riempiendo di quell’ orribile sbobba bianca.
Ma che mi frega, tanto c’è Kari che pulisce, pensò. E afferrando anch’egli la farina, incominciò a lanciargliela tra i capelli.
«Nooo, i miei no!»
«Cielo, poveretti, come si ridurranno?!» le faceva il verso il ragazzo, sporcandole tutti i capelli bianchi.
«AH! Tati, non è giusto!» esclamò Mimi, coprendosi la testa.
«Come mi hai chiamato?!»
«Sì, è da un po’ che ci penso a questo soprannome. Ti sta bene!»
«Non ti permettere!»
E ridendo, ripresero a lanciarsi l’ ingrediente, mentre una musica piacevole si espandeva nell’aria.



 
You're beautiful. You're beautiful.
You're beautiful, it's true.
I saw your face in a crowded place,
And I don't know what to do,
'Cause I'll never be with you.

 
 
 
CLICK
«E basta, con sta’ canzone del cavolo! Mi fa deconcentrare!»
Joe si alzò di scatto dal tavolino, e chiuse lo stereo.
«Ma cosa fai, scemo?» chiese Izzy, guardandolo imprecare.
«E’ inaudito che per tutto il tempo, io non sia uscito una sola ed unica volta!» esclamò il ragazzo, con le braccia conserte.
Tutti lo guardarono allibiti.
«Joe, che ti prende?» chiese Kari, impaurita.
Il loro amico Joe stava bene o non stava bene?
«Niente!» le si rivolse arrabbiato «Soltanto che sono tre ore che esce sempre il tuo ragazzo con questa dannata bottiglia!» disse, indicando una bottiglia di Coca-Cola.
«Aspetta, io sono uscito solo tre volte!» si difese TK, innocente.
«Eh, tre volte! Hai visto che l’ammetti anche tu?!» esclamò l’occhialuto.
«Beh Joe, cosa posso dirti? La bottiglia mi vuole bene» ridacchiò il biondino, seguito a ruota da Kari.
Joe s’irritò.
«Cosa avete da ridere, voi due fidanzatini? Qualcuno giri la bottiglia, adesso! E se esci di nuovo tu» si rivolse a TK
«Matt, ti giuro che te lo faccio diventare sbilenco!»
«Te lo affido, Joe» disse indifferente quello.
«Grazie Matt, anch’ io ti voglio bene» disse sarcasticamente TK.
«Prego, fratellino»
«Girate? Anzi, date qua che giro io» Izzy prese la bottiglia e la fece roteare.
La bottiglia girò velocemente su se stessa e si fermò su...
«Miracolo!» Joe rizzò in piedi, saltellando.
«Vieni, Kari, balliamo!» prese la ragazza dalla vita e la fece volteggiare, giubilante.
«Ohi, vacci piano con la mia ragazza!» esclamò TK, contrariato.
«Perché non ti siedi a scegliere la penitenza?» chiese Izzy, riportando il maggiore nella realtà.
«Ah già, scelgo obbligo! Uh uh, come mi diverto!» la bottiglia venne girata ancora una volta e si fermò dritta su...
«Ah-ah! Matt!» indicò Joe, esultante «Per Matt ho in servo una bella penitenza!»
Si strofinò sadico le mani.
«Joe, sta’ calmo, eh?» lo avvertì il biondo.
«Bene. Devi baciare... Izzy!» E scoppiò a ridere ininterrottamente.
Il rosso alzò la testa, allarmato.
«Ehi, non posso! Io sono fidanzato da poco, ragazzi!»
«Che me ne frega! Matt è d’accordo» affermò Joe.
«No, che non sono d’accordo!» si ribellò questi.
«Ma dai, non è niente di che, solo un piccolo bacetto» fece Joe ridendo e strizzando l’occhio a Kari e Sora.
«Appunto. No, mi rifiuto, passa avanti»
«Se fosse stato Tai però, te lo saresti baciato!» accusò Joe, furibondo.
«Ma Tai... beh, sinceramente è peggio»
 «Se, come no!»
«Senti, burino, passa avanti!» tagliò corto Matt.
«Mh, peccato. Allora con TK?»
«Potrei mai baciare mio fratello?!»
«Oh, hai ragione... Kari?»
«Potrei mai baciare la ragazza di mio fratello, nonché sorella di Tai, che se lo sa m’ammazza?»
«A proposito» l’interruppe T.k
«Fratellone, metti una buona parola su di me»
«Se, se»
«Diamine, bacia Izzy, allora!» ritentò, Joe.
«Ancora? Ma ci senti che è fidanzato?»
«Bacia Tai, allora! Scommetto che a lui lo baci!»
«No, non lo bacio, non sta giocando e poi è di là con Mimi»
Joe si agitò. Tutti ridacchiarono.
«Ooooh, per dindirindina, bacia me, allora!» fece Joe, unendo le labbra.
Matt lo guardò schifato.
«Nemmeno per sogno, burino!»
Kari scoppiò a ridere.
«Basta, per l’ultima volta... bacia Sora, allora!»
La ragazza salto sull’ attenti. Matt stava per aprire bocca, ma lei lo precedette.
«NO!»
«Andiamo, pure tu ti ci metti? Ma dovete per forza rovinarmi, la penitenza?!» sbottò Joe «E fatemi contento!»
«No, Joe, io non-»
«Sì, lo faccio» l’interruppe Matt, senza pensarci.
Sora lo guardò, stupita. Cosa stava dicendo? Adesso voleva baciarla?
«Avvicinati Sory, dai, sarà una cosa lenta e silenziosa. Beh, naturalmente, la farò durare io! Diciamo, un minuto e mezzo senza staccarvi!» proferì Joe, tutto contento.
Matt si alzò dalla sua postazione e si posizionò di fronte a lei. Si guardarono negli occhi per una manciata di secondi. Oro dentro l’oceano.
Sora fece debolmente di “no” con la testa, ma lui prendendogli il viso con le mani, non esitò neanche un attimo.
La ragazza chiuse gli occhi, agitata. Ora lo sapeva, la Digiprescelta dell’Amore:  aveva gli sguardi di tutti fissi su di lei.
Su di loro, visto che il biondo aveva appena poggiato le labbra sopra le sue.
Joe nel frattempo, sgattolaiò di nascosto e accese lo stereo, mettendo la traccia numero sette.
 
 
 
 
And through it all she offers me protection
A lot of love and affection
Whether I'm right or wrong
And down the waterfall
Wherever it may take me
I know that life won't break me
When I come to call she won't forsake me
I'm loving angels instead

 
 
 
 
Sora dapprima non rispose al bacio. Stava lì, immobile, senza sapere bene cosa fare e come reagire; ma quando Matt l’attirò verso di sé, si abbandonò a lui come aveva fatto due giorni prima. Il ragazzo giocò con la sua lingua per un po’ di tempo, dopodiché, a sua insaputa, l’ abbracciò.
Joe e gli altri fischiarono e lanciarono gridolini.
«Andateci piano, eh?»
Sora non diede loro ascolto. Lo abbracciò anche lei, ignorando la parte del suo cervello che l’invitava a mollarsi da quell’angelo.
Sì, era innamorata di un angelo.
Matt, staccandosi, poggiò la fronte contro quella sua. Finì con un bacio sulla fronte e subito dopo si alzò.
Sora stava lì, imbarazzata e paralizzata.
«Grandi, ragazzi! Grazie a voi so come si bacia, ormai!» rise Joe.
«Perché, tu non hai mai baciato nessuno?» chiese TK, incredulo.
«Beh, io... Ma possibile che vai a pensare cose del genere, del grande, mitico, Joe? Per chi m ’hai preso, per uno sfigato?!»
«Ehm...» TK tossicchiò. In effetti sì.
Joe, nel frattempo, indignato, chiuse lo stereo e disse alla ragazza che era diventata leggermente rossa:
«Caspita Sora, meno male che non ci stavi, eh? Ad un certo punto ho pensato seriamente ad una mancanza d’aria da parte d’entrambi!»
Né Matt, né Sora risposero. Nella confusione, quest’ultima ne approfittò per andare in bagno.
Matt la seguì con lo sguardo.
«Fratellone, non la raggiungi?» gli sussurrò TK.
«Eh? Ma... cosa dici... io non...» balbettò il ragazzo, imbarazzato.
«Capisco, sì. Ti piace, eh?»
«Ma cosa vai a pens-»
«Bacia bene, dì la verità»
«Ma-»
«Sei cotto di lei, non è così?»
«TK, ti faresti gli affari tuoi? Grazie!» sbottò uscendo nel balcone a fumare una sigaretta.
 
 
 
In cucina, Tai e Mimi erano combinati peggio di due pupazzi di neve. Avevano appena finito la farina (ne avevano trovato un altro pacco), ed avevano combinato la stanza un porcile.
Tai la guardò sporca com’era; era bellissima lo stesso.
«E adesso? Sembriamo due pacchi di farina ambulanti!» rise Mimi.
«Mi sono divertito un mondo, altroché!» rispose lui, divertito.
«Specie quando l’ hai gettata dentro i miei vestiti, vero?» esclamò Mimi, con le braccia conserte.
«Ti è piaciuta? Adesso, non so te, ma ho un certo languorino»
Mimi alzò la testa. Il ragazzo aveva la faccia sporca e la sua maglia era diventata bianca.
«Languorino? E di cosa?»
«Non ci crederai, ma... Di farina!»
«Di farina? Ehi, ma... aspetta, Tai!» Il ragazzo l’afferrò dalle gambe e la fece sedere sul tavolo.
«Fatti assaggiare!» la pregò il castano.
«Qui... assaggiami adesso...» la ragazza spostò i capelli e gli fece cenno d’avvicinarsi. Tai non se lo fece ripetere due volte, ed incominciò a baciarla, leccandole la farina dal collo.
«Non sapevo ti piacesse così tanto!» rise la ragazza.
«Adoro la farina»
...e adoro te, stava per aggiungere il ragazzo, ma preferì continuare a mangiare la sua principessa.
La sua Mims.
Approfondì il tutto, facendola lentamente sdraiare sul tavolo, e passando dal collo alle guance. Mimi respirava profondamente. Abbracciandogli la schiena, chiuse gli occhi.
Erano in momenti come quelli che si scopriva innamorata di Tai.
Lui, come aver percepito i suoi pensieri, la strinse forte, e lei fece lo stesso, desiderando che andassero entrambi fino in fondo.
Era appena tornata da New York ed era già felice.
BRIP-BRIP
«Che è?» farfugliò Tai, rossi in viso.
«La mia sveglia, devo ritornare, che palle!» Mimi, a malincuore, afferrò il cellulare dalla gonna e lesse l’ora.
Le 21.30.
«Caspita, Tai! Devo correre a casa!»
Troppo bello per essere vero, pensò con sconforto.
«No!» si oppose il ragazzo, trattenendola.
«Veramente, devo scappare!» la ragazza si ridestò, cercando di pulirsi con un  panno.
«Aspetta, faccio io» Tai le prese il panno di mano, ed incominciò a pulirle la gonna.
«Ecco fatto, come nuova»
«Grazie. Ti giuro che ci vediamo domani, okay?» afferrò il cappello e fece per andarsene.
Ma poi tornò indietro, e ridacchiando, lo abbracciò.
 «A domani, Tai» gli scoccò un bacio sulla guancia ed uscì.
Taichi rimase da solo con il panno in mano e un’ espressione inebetita sul volto. Fece un salto di giubilo e, distrattamente, lanciò la pezza sopra…CRASH!
 

«Merda, il bicchiere nuovo di mamma!!!»




 

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Capitolo 4
*** Ciliegina sulla torta ***




«Sora»
La ragazza si voltò.
«C-cosa...cosa c’è?» chiese al biondo che le stava davanti. Matt si prese di coraggio.
«Posso riaccompagnarti a casa?»
«Non c’è ne bisogno, grazie» Col cuore che palpitava nel petto, Sora girò i tacchi.
«Aspetta!» la prese da una mano Matt «Ti riaccompagno lo stesso»
«No, lascia perdere»
«Ti devo...ti devo parlare» mormorò il ragazzo.
Sora sentì le gambe cedere.
«A me?»
«Soooora!» I due ragazzi si girarono di scatto verso la voce che li aveva interrotti.
Mimi correva verso di loro.
«Sora, scappo, scusa se non ti aspetto, ma ho appena chiamato Mark, mio cugino, sarà qui tra-oh, eccolo! Un bacio, devo scappare» E dando dei frettolosi scappellotti sulle guance ad entrambi, sparì a bordo di un’auto scura.
«Ragazzi, noi ce ne stiamo andando. Ci vediamo» salutarono Izzy e Joe.
«Ehi, Sora, vuoi che ti accompagniamo?» aggiunse Izzy, vedendo la ragazza inquieta.
«No, l’accompagno io» tagliò corto Matt.
«Okay, a domani»
I due salutarono e svoltarono dal vicolo affianco.
Sora e Matt si scrutarono un attimo, incerti. Dopodiché si misero in cammino. Sora sentiva le gote bruciare, mentre il ragazzo faceva finta di essere indifferente, con le sue solite mani in tasca e con la sua solita aria da duro.
Dopo che imboccarono una stradina per arrivare a casa della ragazza, Matt fu pervaso da mille sentimenti contrastanti.
Sentiva di volerle dire tutto, di volerle chiedere perdono, ma era come se la voce mancasse. Eppure, con lei, non era di certo la prima volta.
Si chiese se ci tenesse veramente...
Fece un tuffo nel passato, pensò al presente, e si rispose presto.
Era Sora la ragazza che voleva, ma non riusciva ad ammetterlo.
Non riusciva a dirglielo.
Sospirò per l’ennesima volta in quei giorni, e notando la ragazza che si faceva un po’ di calore con le braccia, afferrò il suo coraggio in una mano.
Beh, era il simbolo di Tai, il coraggio, non il suo.
Il suo era l’amicizia, ma avevano sbagliato, si disse, il suo era la vigliaccheria.
Si schiarì la voce e chiese:
«Hai freddo?»
Sora deglutì debolmente, dopodiché rispose:
«No»
«Dai, ti do la giacca»
«No!» insistette lei, troncando la discussione.
Sora non sopportava di essere trattata in quel modo. Prima la faceva sentire la regina del suo mondo, poi la trascinava in un baratro buio e silenzioso.
Matt, intanto, ignorando i suoi “no”, si tolse la giacca e gliela posò delicatamente sulle spalle.
«Così non hai più freddo» aggiunse.
«Beh, se ti senti realizzato!» esclamò Sora con una piccola nota di acidità.
La verità era che voleva gridargli in faccia quanto lo amava.
«Mi realizzo con molte altre cose, sai» rispose lui.
«Per esempio col ses-» Sora si morse la lingua e allungò il passo.
Stava per dirlo.
Stava per dire sesso.
Certi errori non si dovevano fare.
Matt la raggiunse.
«Non è correndo che risolverai la situazione»
«Non corro, voglio solo tornare a casa!»
«Siamo quasi arrivati»
«Bene. Dovresti andare nella tua, allora»
«C’è tempo, finché T.k non mi chiama» Matt sembrava deciso.
La Digiprescelta alzò lo sguardo verso di lui, e lo riabbassò subito dopo.
Cosa cercava adesso quell’angelo da lei?
Giusto, cosa cercava Matt? Se lo chiese anche lui.
Arrivarono sulla soglia di casa. Sora tirò le chiavi fuori dalla tasca, e restituì la giacca al biondo.
«Tieni, non mi serve più»
«Nessun problema, me la riprendo»
Matt afferrò la sua giacca, e se la caricò in spalla.
«E’... E’ stato un piacere» biascicò la ramata, voltandogli le spalle e trafficando con la serratura.
Dopo alcuni secondi, maledì la chiave ed il portone che non si apriva.
«Ma che cazzo...»
Si voltò, e vide Matt che l’osservava.
Oddio, era ancora là... Ma non s’è n’era andato?!?
Colta alla sprovvista, barcollò su sé stessa e si appoggiò al muro.
«Dammela!» le ordinò Matt.
«No»
«Dammela, forza!»
«No!» esclamò Sora con veemenza, tirandogli una botta sul petto.
Era arrossita leggermente.
«Ma che hai capito... Intendevo... Insomma, me la dai o no? La chiave!» si corresse, subito.
Ci mancava solo capisse l’altro senso.
Sora gliela porse, lui l’afferrò, e dando di forza due mandate, spalancò il portone con una spinta.
«Ecco fatto, hai visto?»
Sora si riprese la chiave e fece per andarsene, ma Matt fu più veloce di lei. Si posizionò davanti e le impedì di passare. La ragazza lo guardava con occhi spalancati.
In realtà, neanche lui sapeva cosa stesse facendo. Lo capì solo quando appoggiò le labbra sul collo di Sora e incominciò a baciarla.
Lei si tenne stretta dalla sua camicia e sentì il cuore viaggiare alla velocità della luce.
Anche nel biondo c’era qualcosa che non andava. Era come se avesse febbre, sentiva un forte senso di calore. Eppure era una serata fresca.
Passandole una mano tra i capelli, la spinse delicatamente verso di sé, e premendo le labbra contro quelle sue, sentì un brivido.
No, pensò, Sora, non posso starci come una scema!
Eppure non riusciva a muoversi, si sentiva inerme di fronte a lui.
Incapace.
Si staccarono lentamente, mentre lui le teneva ancora il viso con la mano.
Fece solo in tempo a mordersi il labbro, Sora, perché un cellulare squillò. Forse, salvandoli.
«Pronto?» rispose Matt con voce roca.
«Ohi, io sono pronto, ti aspetto sotto casa di Tai!» esclamò TK dall’ altro filo.
«Okay» Il ragazzo chiuse il cellulare e fece per andarsene.
Sora si tenne il petto.
Salutami almeno, pensò amareggiata.
«Ci vediamo, Sora»
Lo seguì allontanarsi con lo sguardo, dopodiché si chiuse il portone alle spalle imprecando.
«Questa me la paghi, Yamato Ishida! Non è modo di comportarsi!»
Aprì la porta di casa ed andò a barricarsi di gelato alla panna montata mischiata col caramello.
Ottimo per chi, come lei, si sentiva depressa.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Il giorno dopo, alle 8.00 del mattino, una ragazza con dei lunghi capelli castani si svegliò di soprassalto.
Si stiracchiò le braccia e mise a fuoco la stanza in cui si trovava.
Era di nuovo a Tokyo, non era stato tutto un sogno!
Contenta, scese dal letto e si precipitò in cucina.
«Ehi, Mimi, come sei mattiniera!» la salutarono i suoi cugini sorridendogli. Era ospite a casa loro fino a quando non l’avrebbero raggiunta i suoi genitori.
«Buongiorno a tutti. Mi sento così frizzante!» esclamò la ragazza, mettendo le mani dietro la testa e camminando allegramente.
Alla Tai, si disse.
Quella notte l’aveva anche sognato.
«Sei contenta di essere tornata?» chiese sua cugina, passandole un pezzo di torta.
 «Certo. E questa cos’è?» indicò una torta alle ciliegie.
«L’ ha fatta Tayla, ieri. Ha un sapore disgustoso, non te lo consiglio» le strizzò l’occhio Mark.
«Spiritoso, fratellino» lo ammonì Tayla, inseguendolo per lanciargli una ciabatta.
Mimi ridacchiò e ne mangiò una fetta.
I suoi pensieri era rivolti unicamente a Tai. Il giorno prima aveva dovuto fare una tripla lozione di shampoo per togliersi quella farina dai capelli. E Mark che appena era venuta a prenderla, l’aveva minacciata di non sporcargli l’auto!
Eppure non si sarebbe fatta sporcare da nessuno i capelli in quel modo.
Ma Tai... Tai sapeva di conoscerlo da sempre...
Era l’unico ragazzo con il quale si era aperta ed aveva dato spazio ai suoi sentimenti.
E adesso che era a Tokyo doveva solo approfittare della situazione.
Afferrò il telefono, e compose un numero.
«Pronto?» rispose una voce assonnata.
«Sora!»
«Chi è?»
«Come chi è?Non fare la stupida!»
«Ma io non faccio la stupida!» contestò Sora, sbadigliando.
«Non dirmi che hai ancora sonno? Ho in servo per noi una mattinata di shopping! Vengo a prenderti alle 10.00, mi raccomando, sii puntuale!» E attaccò tutta contenta.
Sora guardò incerta il telefono che aveva in mano.
«Ma chi diavolo era?!» esclamò confusa, dopodiché poggiò nuovamente la testa sul cuscino e crollò. 




 

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Capitolo 5
*** Serata in discoteca ***


 
Le due ragazze camminarono a lungo, passeggiando tra negozi e profumerie.
«Avrò preso tutto?» chiese Mimi all’amica.
«Beh, non lo so, se non lo sai tu!» rispose quella.
Aveva due buste contenenti cinque maglie, tre pantaloni e due gonne. In più aveva comprato due profumi, uno alla vaniglia e un altro molto forte del quale Sora ignorava il gusto.
«Senti, il secondo profumo, non sarà troppo-»
«No, ha un buon’odore, invece. Pensa che in America me ne regalavano tanti così» l’interruppe prontamente Mimi.
«Okay, adesso che facciamo? Sono stanca, sono tre ore che giriamo»
Sora adocchiò una panchina e si sedette.
«Mh, non so. Pomeriggio vediamo i ragazzi?» domandò curiosa Mimi.
Un altro pomeriggio con Tai sarebbe stato favoloso.
«Boh, credo di sì» in quel momento il cellulare di Sora squillò.
«Pronto?»
«Sora, sono Joe! Senti, stasera che fai?»
«Ehm... Forse hai frainteso qualcosa...» fece Sora pensando per un attimo che il ragazzo volesse un appuntamento da soli.
«Ma non in quel senso! Possibile che capiate sempre tutti male?» si lamentò Joe.
«Okay, okay. Dimmi, cosa c’è?»
«Stasera volevo andare in discoteca con gli altri, ma mi hanno snobbato tutti, quegli idioti! Tu sei libera?»
«Oh, non so, beh, solo io e te...»
«Chi è, Matt?» le chiese Mimi.
La ragazza le fece segno di star zitta.
«Invita anche Mimi, ci divertiremo! E poi, pensa che reputazione avrò io quando mi vedranno arrivare con due belle pupe! Dovevano essere tre per giusto, eh? Tre sono sempre meglio di due, ma Kari era impegnata con quello scemo di TK e allora-»
«Ohi, non t’agitare, eh? Vabbè dai, veniamo» rispose Sora, pensando a qualcosa per distrarsi dalla sua soffocante storia.
«Miticooo! Ci vediamo stasera alle 23.30, vi passo a prendere. Un beso, muchachas bonitas!» Il ragazzo attaccò con un urlo di giubilo.
«Hai detto “veniamo”, quindi non era Matt!» osservò Mimi.
«No, che non era Matt» La ragazza sospirò «Era Joe»
«Joe?! E cosa diamine voleva? Ieri mi ha tempestato di messaggini con scritto “ Ciao,che fai?”» ricordò Mimi, ridacchiando.
«Ci ha invitate in discoteca. A me e te»
«E tu hai accettato?»
«Insomma, è solo quel burino di Joe, certo che ho accettato. E poi... ho bisogno di distrarmi!» Sora si alzò e si stiracchiò le braccia.
«Allora andiamo?»
«Ma non eri stanca?»
«Passato» Sora le porse una mano, Mimi l’afferrò, ed entrambe si rimisero in cammino.
Una serata in discoteca era proprio quello che ci voleva.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
La sera stessa, la castana arrivò a casa dell’amica, in leggero anticipo.
«Oh, entra Mims, stavo finendo di scegliere gli orecchini»
Mimi entrò.
«Tua madre non c’è?»
«No, manca per qualche giorno» Sora entrò in bagno, seguita dall’amica.
«Metti quelli rubino, sono più appariscenti» Le propose Mimi, vedendo la ragazza indecisa.
«No, preferisco questi lunghi»
Sora si spruzzò un po’ di profumo. Aveva fatto i capelli mossi ed aveva indossato un vestitino nero in pizzo. In più, delle decolté con il tacco.
«Non sarai un po’ troppo scollata, amica?» chiese Mimi, squadrandola.
«Parli proprio tu, che c’ hai addosso quel mini-vestitino lilla»
Mimi si guardò.
Effettivamente, indossava un vestitino molto corto ed anche lei portava i tacchi.
«Chi se ne frega!» si smentì subito dopo.
Dopo venti minuti, le due ragazze finirono di pettegolare e diedero un’occhiata all’orologio.
«Sono le 23.30, come mai non arriva Joe?» chiese Mimi, impaziente.
«Non so, magari c’è traffico»
«Non c’ ha mica la macchina! Inizio a preoccuparmi, magari l’ hanno rapito dei malviventi!»
«Seee, rapirebbero proprio lui!» esclamò sarcastica Sora.
«E allora, che facciamo? Sono stufa d’aspettare»
«Direi di avviarci. Se non ci trova a casa, ci raggiunge»
Mimi annuì, Sora prese le chiavi ed insieme uscirono.
 
 
 
 
 
Arrivate alla discoteca, entrarono trionfanti, o almeno, solo la ramata. La musica era alta e c’erano tantissime persone.
Mimi sbuffò di nascosto. Le era sempre piaciuta la discoteca, ma aveva immaginato quella serata...un po’ più tranquilla. Magari in compagnia di Tai!
Ecco, Tai sarebbe stato l’antidoto giusto, visto che era appena entrata e già  stava incominciando a stufarsi. Le persone erano ingombranti un po’ troppo per il suo vestitino da 500 dollari!
E poi...Uff, le pesava ammetterlo, ma le mancava quel dannato ragazzo!
Beh, sì, era vero che si erano visti soltanto il giorno prima e che stava per succedere qualcosa, ma sbadata com’era, si era dimenticata di dargli il suo numero nuovo e la mattina non si erano sentiti per niente. Eppure, sarebbe stato tutti così bello stare insieme a lui... Insieme alle sue battute, i suoi giochi di parole e la sua dolcezza.
Sospirò, vedendo Sora impegnata a ballare.
Le aveva raccontato cos’era successo con Matt, e le dispiaceva di quella brutta freddezza nei suoi confronti. Considerava da sempre Sora, oltre che la sua migliore amica, una ragazza coraggiosa, brillante ed intelligente, una alla quale nessuno poteva degnarsi di metterle i piedi in testa.
Ma con Matt... beh, con Matt la sua amica cambiava, completamente!
Non riusciva ad ammettere i suoi sentimenti e, per di più, sembrava depressa.
Di quanto ne sapeva, lui evitava di tenere un discorso serio con lei, ammazzandosi, poi, per non essere frainteso, invece lei si suicidava per parlare come si deve con lui.
«Ma che terribile coppia di masochisti che siete!» esclamò la ragazza, d’un tratto.
Ops, mai pensare ad alta voce!
«Cosa?!» gridò Sora, non capendo.
«Uhm, nulla, dicevo di Joe»
«Che?!»
«Lascia perdere» Mimi volteggiò leggermente. Non le andava di scatenarsi come una matta. Si sentiva stanca... In realtà, voleva Tai, quello era il motivo, della sua “stanchezza”.
Se con lei ci fosse stato Tai, sicuramente si sarebbe messo a ballare torcendosi tutto quanto, facendo delle strane mosse con le mani. “ Il ballo dello Gnocco” così le aveva detto una volta. Scoppiò a ridere.
«Mimi, cosa ridi?» fece Sora
«Sembri un’idiota che ride da sola!»
«Sta’ zitta Sora! Tu non sai perché sto ridendo!»
Sora alzò le spalle.
 
 
 
 
Dopo un’ora e dieci minuti che le due ragazze avevano speso ballando e sorseggiando cocktail, sorse un forte dubbio in entrambe.
Dove si era cacciato quello scansafatiche, di Joe?!
«Te l’ ho detto che l’ hanno rubato i malviventi!» esclamò spaventata Mimi.
«Macchè! Secondo me si è dimenticato! Quello là, c’ ha una memoria di un vecchio di ottant’anni!» disse Sora, contemplando un ragazzo che passava alla sua destra.
«Perché lo guardi?» chiese insospettita Mimi.
«Sai cosa penso?» disse Sora, allontanandosi  
«Al diavolo Matt, okay?»
«Che significa? Dove vai?!» le urlò dietro l’amica.
Sora le strizzò l’occhio ed andò a piroettare vicino il tipo.
Dopo un po’, Mimi li vide ballare insieme in maniera non troppo formale per due sconosciuti.
Sora ricordati che stai con Matt, eh? Pensò, Mimi, notando un ragazzo rosso che le si avvicinava. E che a me piace Tai...
 
 
 
 
 
 
 
 
Altrove, i ragazzi chiamati Matt e Tai erano appena usciti dal pub dove erano andati a bere una birra e passeggiavano tranquillamente nel corso della città.
Tokyo di notte era veramente uno spettacolo di luci.
Matt aveva pensato più volte al comportamento idiota della sera scorsa ed aveva deciso di parlarne con  l’amico che, naturalmente e come al solito, era distratto.
«Tai, ci sei?» lo chiamò il biondo, agitandogli una mano di fronte al viso.
«Presente!» saltò sull’attenti il castano.
«Ma che “presente”, mica sei a scuola, imbecille!» esclamò Matt
 «Scusami, per curiosità eh, ma mi ascoltavi?»
Tai cadde dalle nuvole. Lui? Ascoltare? Chi?
«Io?» chiese il ragazzo, confuso
«Uhm, certo che sì»
«Non hai risposto una sola volta! Come fai a dire che mi seguivi?»
«Ma certo che ti seguivo, Matt! Parlavamo di... di auto, sì»
«No» lo corresse Matt «veramente parlavamo di Sora. Anzi, parlavo
«Oh, certo che sì. Hai ragione su tutto quello che hai detto» Tagliò corto Tai, continuando a pensare ai fatti suoi.
«Ah, bene, ho ragione anche ad averla lasciata sotto casa dopo averla baciata? E di non essermi più fatto sentire?!» Matt s’irritò.
Possibile che quell’idiota del suo migliore amico non l’ascoltasse? Che nervi che era quel ragazzo!
«Cosa? Veramente? Ma povera, Sora» accennò vagamente Tai.
Matt sbuffò. Grazie dell’attenzione, TK da consigli più utili, si ritrovò a pensare. Infilando le mani in tasca osservò l’amico immerso nei suoi pensieri. A cosa pensava? E perché diamine sorrideva da solo come un idiota?
Come se fosse innamor...
Ah-ah! Beccato, Taichi Yagami!
Dunque, il ragazzo fece un piccolo calcolo di quante volte nella sua vita aveva visto Tai comportarsi in quel modo. Tutte le risposte lo portavano dritto al periodo di agosto, tre anni fa...
Ma cos’era successo tre anni fa?
Il problema era che Tai si comportava di nuovo così da almeno due giorni, quindi...
«MIMI!» esclamò il biondo, collegando tutto.
«Cosa? Dov’è? Che c’è?» scattò sull’attenti il castano
«E’ sola? L’ hai vista?!»
Matt scoppiò a ridere.
«Che cazzo ridi?» domandò imbronciato Tai.
«Ti piace Mimi, eh?»
«Come fai a-No, che non mi piace, scemo! Come puoi pens-»
«Senti, Tai» l’interruppe il biondo «Sei sulle nuvole da quando è arrivata. Che ti sei messo in testa?»
«Ma io... E va bene, magari mi piace...Un po’, però... Un pochino piccino…»
«Seee, solo un po’! Non credo proprio» ridacchiò Matt
«Quanto sei ridicolo!»
«Non sono ridicolo!» sbottò «Ho solo detto che... sì, forse mi piace un po’…»
«Va be, perché non sorvoliamo il fatto, per adesso? Così magari non ti incazzi»
«Non mi sto incazzando!»
«Ragazziiiiiiiii!» Un giovane dai capelli neri e dai riflessi blu-si era fatto le meches-agitò loro la mano correndo come un matto.
«Chi è quello squilibrato?» domandò Matt, fermandosi, a guardare.
«Ma è Joe!»
«Ragazzi, ragazzi, ragazzi, ragaaaazzi!» urlava Joe, correndo.
«Cosa diavolo vuoi?!» gli domandò acido Matt, che non sopportava il fracasso.
«Si può sapere perché strilli?» chiese dopo Tai.
Joe si fermò a prender fiato.
«Meno... meno male che vi ho incontrato... Anf... Un attimo che bevo» Tirò fuori una borraccia in cuoio con uno strano stemma medievale e bevve tutt’ad un sorso.
Tai e Matt si lanciarono un’ occhiata stralunata.
«Ah!» esclamò dopo «Oh, ragazzi, meno male che siete qui!»
«Cosa diamine vuoi?» domandò Tai.
«Mi ha appena chiamato Mimi!»
«Mimi?!»
«Sì... Beh, ho fatto un disastro... Mi sono appisolato e mi sono dimenticato di andare all’appuntamento»
«Quale appuntamento?»
«Io, lei e Sora... In discoteca!» esclamò Joe, teatralmente.
«Le porti in discoteca e non ci dici niente?» si agitò il castano.
«Oh, calmo, calmo!» si spaventò Joe «Io ho provato ad invitare tutti voi, ma inventavate delle scuse e- »
«Quindi?» tagliò corto Matt «Cosa ti ha detto Mimi? Va’ al dunque!»
«Già» L’appoggiò, Tai, impaziente.
Joe si trovava in un bivio. Aveva davanti i ragazzi, o almeno, i presunti ragazzi delle sue amiche che lo guardavano in modo  minaccioso. Doveva dirlo? O non dirlo?
Come poteva fare, adesso, una cosa più grande di lui?
Ovvero, dire che...
«Avanti, parla!» «MimieSorasonoindiscotecadasoleconduetipiviolentatorichenonlelascianostareaccidenti!» disse tutt’ad un fiato.
«Sono rimasto a “ Mimi e Sora sono”, poi non ho capito più niente» Affermò Tai.
«Ripeti con calma, Joe» gli posò una mano nella spalla Matt, per incitarlo a continuare.
Joe la guardò. Quella mano picchiava, doveva scansarsi subito!
Deglutì, e disse più piano:
«Mimi e Sora... Urgh! sono in… in discoteca da sole... Gulp! con due tipi... beh, violentatori» Tai e Matt spalancarono gli occhi «che, insomma... non le lasciano stare… A-a-accidenti!»
«E ce lo dici così!» sbottò Tai, shockato.
La sua Mimi con un altro?
Non voleva crederci... Cercava di auto convincersi che Joe si fosse inventato tutto per vendicarsi loro di qualcosa.
«Sì, beh, io... Come dovrei dirvelo?» Joe si scansò immediatamente da Matt, che lo guardava senza promettere abbracci.
Sì, è vero, aveva sbagliato, ma Sora non poteva andarsene con un altro.
Sora no, Sora che gli apparteneva, no, pensò con egoismo.
«Andiamo da loro» proferì, risoluto.
«Ma-»
«Adesso!»
Gliela faccio vedere io a quel bastardo, pensò Matt, arrabbiato.
Joe, invece, si strafogava con la sua borraccia per dimenticare il casino che aveva scatenato. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Nel frattempo, in discoteca, Mimi era seduta accanto ad un ragazzo con i capelli rossi che la scrutava con malizia.
Diamine, pensò, ho chiamato Joe, ma non viene! E io ho paura!
Gettò uno sguardo a Sora che era col moretto di prima. Come fa a non avercene, lei? Guarda come la tocca quello, ripensò.
«Allora, sventola, te lo fai un bel giretto?» Il rosso le fece l’occhiolino, indicando l’uscita.
Mimi aveva incominciato ad infastidirsi. Prima doveva ammettere che le piaceva ricevere la sua corte, ma adesso stava esagerando.
«Senti, George» disse «Mi chiamo, Mimi, okay? Non sventola
«Fa’ lo stesso. Ah, ti preoccupi anche di come ti chiamo? Quanto sei altezzosa!”» rispose George, ridendo.
«Non sono altezzosa!» si difese Mimi.
«Ah, no?» George le passò una mano sulle spalle.
«No! Senti, a me i rossi non piacciono. Mi sarei messa con Izzy, sennò!»
«E chi è Izzy?» domandò quello, confuso.
«Un mio amico»
«E quali ragazzi ti piacciono?»
«Quelli castani e meno invadenti di te!» Mimi fece per alzarsi, indignata, ma George la tirò da un braccio.
«Aspetta, vieni qui»
«Lasciami stare! Lasciami!» Si dimenava lei.
George tentava di baciarla.
«Levati di dosso, idiota!»
 
 
 
 
 
 
Nel mentre, Sora stava abbracciata al tipo di prima. Ondeggiando, non si accorgeva che il moro le stava accarezzando la coscia. Dopo un po’, la spinse contro il muro e fece per baciarla.
Sora si risvegliò da quello stato di trance e tentò di spostarsi.
«Francis, mollami»
«No» Rispose lui, trattenendola.
«Ti ho detto di mollarmi. Non mi va più!»
«Come sarebbe?»
«Che non mi va più, Francis, capisci?» Sora si divincolò, ma lui la prese da dietro.
«Eddai, non fare la stupida, vieni qui!»
«No!» Il ragazzo la spinse di nuovo contro il muro. Sora socchiuse gli occhi
Non ce l’avrebbe fatta. Matt, dove sei?
Sì, aveva proprio bisogno di lui in quel momento..
«Eccoli là, di là!» Joe urlava come un pazzo.
Mimi vide indistintamente le sagome di Matt e Tai sorpassare una miriade di gente e raggiungerli.
«Tai!» lo chiamò, agitando un braccio.
Il ragazzo sorpassò George ed afferrò la ragazza dal braccio, attirandola verso di sé.
Il rosso guardò la scena confusamente, dopodiché li vide allontanarsi insieme.
«Cosa ti ha fatto?» domandò Tai alla castana.
«Niente, mi... mi diceva molte cose che... erano poco carine, ecco. Continuava a chiamarmi sventola» mormorò Mimi.
«Andiamo, ti accompagno a casa» troncò Tai, innervosito.
Lei abbassò lo sguardo. Non era colpa sua se quello ci provava.
«Aspetta, dov’è Sora?»





 

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Capitolo 6
*** L'ira di Matt ***


 


Matt, nel frattempo, era corso da lei.
Vedendo il ragazzo avvinghiato gli diede uno spintone, levandolo da sopra la ragazza.
«Che cazzo vuoi, tu? E chi cazzo sei?»
«Sono il suo ragazzo, idiota!» esclamò Matt, arrabbiato.
«Ah sì? Eppure la tua fidanzatina» Sora era spaventata «Sta con me a tradirti!»
«Certo, aspetta a parlare e levati di mezzo!»
«No, levati tu! Non mi sono mai piaciuti i terzi incomodi» ringhiò Francis, avvicinandosi al biondo e affrontandolo. Matt non ci vide più.
«E’ vero, neanche a me!» E alzando il braccio, lo colpì in faccia con un pugno.
Francis si accasciò per terra dolorante, tenendosi  la mascella ed urlando dal dolore.
Matt non perse tempo, prese Sora dalle gambe e se la caricò in braccio.
«Matt! Matt, siamo qui!» gridò Tai, tenendo stretta la mano di Mimi.
Quest’ultima aveva assistito alla scena ed era molto scossa.
«Usciamo, muovetevi!» ordinò Matt, uscendo per primo.
George guardò la scena senza capire, poi raggiunse il suo amico che era stato scagliato per terra.
«Insegui il biondo, sbrigati imbecille!» urlò.
George, correndo, uscì dalla discoteca.
«Oh Dio, ma quello non è il losco di prima?!» urlò Joe, in direzione di quello che correva goffamente per raggiungerli.
«E’ quel deficiente!» esclamò Mimi, allarmata
«Svelti, andiamocene!»
«Joe, prendi le ragazze, vado io da quello!» ordinò Tai, avvicinandosi a gran passi.
Joe annuì e, prendendole dal braccio le trascinò in un vicolo.
«Ragazzo b-biondo!» ansimava George, arrivando
«Sei tu, eh?» ringhiò, rivolto a Matt.
«Il tuo amico vuole invitarmi per un caffè?» chiese sarcasticamente quest’ultimo.
Si sentiva stranamente in forma, quella sera.
«Ouch... Beh...» farfugliò il rosso.
«E’ ubriaco» constatò Tai.
«Meglio. Nessuno tocca Sora, hai capito?» disse, tirandogli un pugno nella pancia «Diglielo a quello stronzo!»
George si accasciò per terra, dolorante. Tai gli si avvicinò. Era combinato abbastanza male.
«Tutto bene, amico?» chiese, fingendo preoccupazione.
«Uhm, non c’è male...»
«Aspetta, aspetta» fece Tai, indicando le sue parti basse «Che cos’ hai qua?»
L’altro si guardò ingenuamente.
«Come che ho qua? Il cazz-»
Tai, approfittandone, gli sferrò un calcio.
George urlò, saltellando dal dolore.
«Oh, scusami, è chiaro che non c’ hai proprio niente là!» lo prese in giro il castano
«Ah, dimenticavo! Quello era da parte di Mimi. Una sventola, eh?»
Tai se ne corse ridendo, lasciando il fusto indolenzito in mezzo alla strada.
 
 
 
 
 
 
 
Arrivati nel vicolo, Mimi ansiosa si avvicinò al Digiprescelto del coraggio che ancora una volta si era fatto valere.
«Lo avete seminato, quel maniaco?»
«Un gioco da ragazzi!»
Joe si spiaccicò cinque dita sulla fronte. Aveva perso cent’anni di vita e sicuramente con tutto quel correre gli sarebbe venuta un brutta asma!
Matt, nel frattempo, aveva lo sguardo perso nel vuoto. Sora se ne accorse e tentò di parlargli.
«Ti sei fatto male?» gli chiese, sentendosi in colpa.
Il biondo non le rispose. La ragazza sentì gli occhi lucidi. Perché si comportava in quel modo?
«Matt, mi rispondi? Ti sei fatto male?!»
«Non è niente in confronto a ciò che hai fatto tu» sussurrò Matt alla ragazza, che rimase immobile.
«Che vuoi dire?»
Matt si accorse di aver parlato abbastanza.
«Lascia stare»
«Tu sei un cretino, Matt!» esplose Sora, arrabbiata
«Basta, adesso è troppo!»
«Ah, certo!» rispose il ragazzo «Sarei io quello che se ne va col primo che incontra in discoteca!?»
«Non vorrai farmi la predica?!»
«Non cadrei così in basso!»
«Certo, perché stare con me significa cadere in basso, no?!» urlò Sora
«Ma sentiti quando parli...  “Sono il suo fidanzato!”» lo imitò la ragazza.
Matt ignorò ciò che aveva appena detto.
«Ti sembra modo di comportarti, Sora?»
«Che cos’ho fatto di male?»
«Ti ho presa appena in tempo, quello ti poteva costringere con la forza ad andarci con lui, lo sai?!»
«Non ci sarei andata comunque!» si difese la ramata.
«Giusto, visto che sei così forte!» esclamò con sarcasmo il biondo  «Ti pare che la prossima volta ci sarò io a salvarti!?»
«Non te l’ ha chiesto nessuno!»
«Bene, potevi dirmelo, ti avrei lasciata sola con lui»
«Ti ripeto che non stavamo facendo niente di male!»
«Ma Sora, quello ti palpava!» s’ immischiò Mimi, tutt’ ad un tratto.
«Ti facevi toccare, pure!?» aggiunse Matt, con disprezzo
«Dove cazzo ce l’ hai la dignità?!»
Sora percepì il cuore trafitto da mille lame. Sentì il respirò mancare e le gambe cedere.
«Io e te non stiamo insieme, lo vuoi capire o no?!» urlò, le lacrime che premevano per uscire.
«Non vuol dire un cazzo! E tu, dì qualcosa!» si rivolse a Tai che guardava confusamente la scena.
«Beh-»
«Matt, ti prego, sta’ calmo!» cercò di farlo ragionare Mimi, tanto per salvare la situazione.
 «Sta’ zitta Mimi, che anche tu era lì» le rispose Matt, poi si voltò nuovamente verso il castano
«Dì qualcosa, cazzo, Tai!»
Il ragazzo era imbambolato. Non le andava di discutere con Mimi come stava facendo adesso il suo amico con Sora.
«Avreste dovuto stare attente, ragazze» proferì solamente.
«Ti giuro che la prossima volta mi farò la prima che capita, così come hai fatto tu!»  lo interruppe Matt, rivolgendosi alla ragazza. Era arrabbiato nero, non ci vedeva più, così tanto da dire cose che non voleva dire. La gelosia lo stava logorando.
Lei strinse i pugni.
Perché non lo faceva davvero, una buona volta?
«Bene, ti saluto, allora!»
«Sei anche strafottente! Non solo sei un’ochetta, sei anche strafottente!»
Dio, averla vista con quello l’aveva fatto diventare un fascio di nervi...
 «Non sono un’ ochetta, Matt! Sono tutto, tranne che quello!» si difese Sora, avanzando di un passo.
«No? Ma guarda come sei vestita! Guardati, ‘sto vestitino millimetrico! Al confronto, una fascia per capelli ti arriva fino alle ginocchia!» sbottò con sarcasmo Matt.
«Cosa t’importa di come mi vesto? Non sei tenuto ad esprimere il tuo parere su ogni vestito che indosso! Specialmente quando vado in una discoteca»
«Ma chi cazzo ve l’ ha detto a voi di andare in discoteca? Volevate fare le mignottelle del locale?!» esclamò il biondo, acido.
«Non chiamarci così, noi non siamo affatto due poco di buono!» si difese Mimi, indignata.
«Non parlavo di te, mi riferivo a Sora»
Alla ramata scese una lacrima traditrice.
«Matt, stai esagerando, ora basta!» irruppe Tai, vedendo la ragazza piangere. La situazione stava degenerando.
«Da che parte stai, tu? Non fare l’amichetto, adesso!» Disse tagliente l’altro.
«Matt, è stata colpa mia! Prenditela con me, non con loro!» si immischiò Joe
«Se non mi fosse venuta in mente quella-»
«Non me ne frega niente!» lo bloccò il ragazzo, avvicinandosi di più a Sora
«E adesso che farai? Te ne andrai a spasso con lui? Vacci, state bene insieme»
Sora, sentendosi mortificata, gli mollò uno schiaffo.
Il biondo la guardò stupito, tenendosi la guancia dolorante.
 «Sono stufa del tuo comportamento, Matt! Smettila!»
Ma questi le afferrò il polso e glielo tenne stretto.
«Non venire a parlarmi di comportamenti, quando poi tu fai la bambina immatura!»
«Non sono io la bambina immatura! Non sono io che evito di parlare seriamente con la mia... perlomeno ragazza, perché ormai non so più cosa cazzo sono per te!» rispose Sora, coraggiosamente.
Il biondo rimase di stucco. Mollò la presa dal suo polso ed abbassò lo sguardo.
Forse... forse, aveva ragione. Si era fatto prendere dalla rabbia inutilmente.
Tai sentì di essere di troppo. Decise di allontanarsi e lasciarli un po’ da soli affinché chiarissero.
 «Ehm, noi andiamo un attimo a... a bere, perché no? Ci vediamo dopo»  Il ragazzo trascinò Mimi e Joe, fuori dal vicolo.
I due ragazzi rimasero da soli in silenzio. Matt si appoggiò al muro. Era vero, era vero che non riusciva a parlare con lei dei suoi sentimenti, ma non per questo voleva essere rimpiazzato.
Sentiva di volerla, di desiderarla...
Era Sora, la ragazza che gli era sempre piaciuta.
«Dove vuoi arrivare?» le chiese, evitando di guardarla negli occhi.
«Io...» Sora inspirò una fresca boccata d’aria.
Doveva dirglielo.
Lei non era uno straccio da usare, da gettare e da riusare quando gli serviva, no!
«Non sono il tuo giocattolo, mettitelo in testa!»
«Parli di quando...» Matt fece una breve pausa di silenzio.
«Quando abbiamo fatto... quando...»
Sora sentì il cuore accelerare.
«Anche di quello»
«Allora mi dispiace» Fece austero.
«Anche a me!» strinse i pugni la ragazza, piangendo «Perché è l’ultima volta che noi due dormiamo insieme e facciamo l’amore! Scordati di vedermi e sentirmi!»
«Non è solo colpa mia, cazzo!»
«E’ vero. La colpa è soltanto mia, sai perché? Perché mi sono innamorata di uno stronzo!»
Sora se ne andò via, lasciandolo solo in mezzo al vicolo. Le lacrime scendevano pesanti sulle guance. Cercando di asciugarle, il truccò le colò a picco, ma non ci fece caso.
Tornando dai suoi amici, chiese con voce tremante:
«Joe? Mi accompagni a casa?»
Il maggiore spalancò la bocca, mentre Tai le si avvicinava. Aveva sempre avuto un senso di protezione verso di lei, e adesso, vedendola in quello stato, gli si stringeva il cuore.
«Sora...»
Lei lo bloccò con un cenno, negando con la testa.
«No, Tai, per favore»
Mimi le passò un fazzoletto in modo tale che si asciugasse il viso. Non riusciva a proferire nulla, vederla crollare in quel modo l’aveva lasciata senza parole.
La ramata fece cenno a Joe di sbrigarsi, e questi si precipitò a metterle una mano sulle spalle e guidarla verso casa.
Tai e Mimi rimasero da soli. Il castano volse lo sguardo verso il vicolo. Cosa cavolo stava combinando il suo migliore amico? Non sapeva cosa stava succedendo di preciso tra di loro, ma gli avrebbe parlato e lo avrebbe aiutato a sistemare quella storia.
 
Il ragazzo era ancora nel vicolo, appoggiato al muro a tenersi la testa tra le mani.  Le faceva un male atroce.
Sentiva di nuovo quella forte sensazione di calore.
Cosa diamine gli succedeva?
Perché aveva così tanta paura di averla persa?




 

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Capitolo 7
*** Insieme ***


 

Mimi si voltò verso Tai.
«Cosa facciamo?»
«Ti accompagno a casa»
«No, intendo... Cosa possiamo fare per loro?»
«Direi niente per adesso» Il ragazzo sospirò ed entrò nel vicolo.
«Matt? Matt, sei qui?» chiamò.
Nessuno rispose.
«Matt?!» Tai si inoltrò ancora di più, ma di Matt non c’era traccia.
Forse se n’è andato, pensò il ragazzo, ritornando da Mimi.
«E’ lì?» chiese quest’ultima, preoccupata.
«No, è andato via» rispose Tai, incamminandosi.
«E’ già andato via?»
«Sì, lo sai com’è fatto»
«E’ proprio questo che mi preoccupa!» sbottò Mimi  sconsolata, pensando a come la sua migliore amica potesse sentirsi in quel momento.
Guardò Tai che le camminava accanto. Sarebbe mai successo tutto quello tra loro due, un giorno? Sperò con tutto il cuore di no.
Il ragazzo, intanto, stava riflettendo.
«Eppure...» azzardò.
No, aspetta, era una confidenza, non poteva dirlo così! Aveva giurato di non dirlo e se Matt lo veniva a sapere, sarebbero stati guai seri!
Ma la ragazza vicino a lui era Mimi, non di certo un’ estranea, pensò.
«Eppure, lui  mi aveva detto che ci teneva a stare con Sora» disse in un soffio.
«Davvero?»
«Me l’ ha detto proprio ieri, sì»
Mimi stette in silenzio per un po’ . Certamente i loro due migliori amici erano in una situazione piuttosto incasinata, ma non per quello dovevano impedire loro due di starsene insieme soli soletti, no?
«Beh, non possono continuare questo tira e molla! Se si amano devono prendere una decisione e stare insieme!» sbottò, la ragazza.
«Già, la devono smettere con queste discussioni inutili!» Tai le diede ragione
«Se litigano divideranno tutto il gruppo! Sono grandi e vaccinati per parlare civilmente»
«Io non voglio che noi litighiamo!» le venne da dire a Mimi. Si morse la lingua.
«Non litigheremo. Domani farò un bel discorsetto a Matt, così vediamo!» esclamò Tai, convinto.
«Anche io a Sora. Sono venuta solo due giorni fa e già mi tocca vederli baciare per poi azzannarsi come tori!»
«Si sono baciati?!» esclamò il ragazzo, sorpreso «Quando è successo?»
«Il giorno... il giorno in cui ci siamo lanciati la farina» sorrise imbarazzata lei.
Tai ricambiò il sorriso, dopodiché fece un piccolo calcolo mentale. E se fosse proprio quello che Matt cercava di dirgli poco fa, quando lui era intento a pensare a...
Un momento!
Naaaa!
«Sei sicura? E’ strano che Matt non mi abbia detto niente»  
O forse era lui che non ascoltava…
«Sì, a me l’ ha detto Sora. E si sono baciati due volte la stessa sera! Al gioco della bottiglia e sotto casa sua» raccontò Mimi.
«Davvero?»
«Ah-ah»
Continuarono a camminare in silenzio.
«Certo che però... Il rosso, come si chiama, non ha perso tempo, eh?» disse a un certo punto Tai, cambiando discorso. Gli premeva in testa quella cosa.
«Oh, che vuoi dire?» lo guardò strano lei.
«Vedendoti, dico. Ti ha afferrata subito... All’inizio ti ha fatto piacere, dì la verità»
«Ma cosa dici!» esclamò Mimi.
Lei e George? Stava scherzando?
Era un maniaco che voleva abbordarla senza tanti giri di parole. Non sarebbe mai andata con uno del genere.
Che Tai fosse un po’... geloso?
Senza dire niente, prese il cellulare e guardò l’ora.
 «Oh, cavolo!» esclamò «E’ tardi! Tayla m’ammazza, non ho portato con me nemmeno le chiavi!»
«Allunghiamo il passo allora» suggerì lui
«Anche se... Al dire il vero, io...»
Il castano si fermò. Che diavolo stava dicendo?
Mimi si girò a guardarlo.
«Sì?» lo invogliò a continuare.
«Beh, vorrei stare da... insomma, non è obbligatorio, ma mi farebbe piacere... stare da solo con te» le confessò, imbarazzato.
Mimi ridacchiò. In realtà, ciò che aveva appena detto Ta  le era piaciuto da morire.
«Perché ridi?»
«No, niente, l’ hai detto in maniera funny!» esclamò lei, continuando a sorridere.
«Che vuol dire?» domandò Tai, che evidentemente non conosceva bene l’inglese.
«In maniera buffa!» spiegò Mimi
«Beh, però mi è piaciuto come l’ hai detto»
«Ah, davvero? Ti piacciono i miei modi buffi, allora? Anzi no, com’è che hai detto? I miei modi funky
«Ma no, il funky è un’altra cosa!» rise divertita la ragazza «Ho detto funny
«Beh, sì, quello»
Tai era una disastro totale nelle lingue straniere.
La ragazza lo guardava teneramente. Che dolce, cerca di pronunciare bene l’inglese, pensò.
«Sì, mi piacciono i tuoi modi buffi. Sei molto più sensuale!» Gli strizzò l’occhio.
Tai s’illuminò.
«Davvero?!»
Mimi rise e lo spinse.
«Cammina... sensuale!» lo prese in giro «Ti farò pagare la piega dal parrucchiere la prossima settimana!»
«Che cosa?!»
«Mi hai riempito di farina tutti i capelli, mentre io ne ho solo lanciata solo un po’ in aria» disse con aria da innocente.
«Ma sentila, sentila!» Tai l’afferrò dalla vita e le fece il solletico.
«No, ti prego non il solletico! Quanto sei buffo!» rideva e si dimenava la ragazza.
«Ero ricoperto dalla testa ai piedi! E tu dici... tu dici di... Vieni qua!» Mimi cercava di scappare dalla presa del ragazzo, ma lui la riacciuffò.
 «Tu dici di averne gettata un po’ in aria?»
«Scusa Tai, ma ti avevo detto di prendere TK al mio posto!» gli ricordò.
«Cavolo, me ne sono dimenticato!» Lui si spiaccicò cinque dita sulla fronte.
Come aveva fatto a dimenticarsi di pestare il fratello del suo migliore amico?!
«Non vorrai fare del male a TK?!» esclamò Mimi, fingendosi stupita.
«Lui trascina Kari in vie pericolose!» si lamentò Tai, incrociando le braccia e mettendo il broncio.
Non era possibile, era veramente geloso di sua sorella!
«Macché, T.k è un bravo ragazzo, Tai» disse Mimi, convinta.
«Beh, è il fratello di Matt, c’è da preoccuparsi»
«Sì, lo so che Matt è una belva» Affermò la castana, ridacchiando.
«Non è proprio una belva... E’ un po’... come dire... Non mi viene l’aggettivo! Dovrebbero inventargliene uno apposta» rise a sua volte Tai, pensando al suo amico e alla sua idiozia.
«Secondo me è sensibile, il caro Matt» diagnosticò Mimi. Pensandoci bene, il biondino aveva sofferto molto in passato, magari quel lato del suo carattere dipendeva proprio da questo.
«Sì, l’ hai azzeccata» proferì Tai, battendo le mani «Quante volte ha pianto a Digiworld?»
«Tai, avevamo dieci anni» gli ricordò la ragazza, guardandolo scettico.
«Sì, ma che c’entra, già da piccoli comincia a svilupparsi il carattere»
«Tai, quante volte hai pianto tu, a Digiworld?»
Tai s’imbarazzò.
«Ehm, un paio ma... Era perché... insomma... discutevo spesso con lui!» si giustificò Tai, scacciando via quei brutti e imbarazzanti ricordi.
Mimi continuava a guardarlo scettica.
«Se quello era discutere...»
«Che vuoi dire?»
«Vi prendevate a pugni in continuazione! Litigavate per un nonnulla! Beh, a volte pensavo che voi due non foste tanto amici come dicevate di essere» ammise la ragazza.
«Naaah, io e Matt andiamo d’amore e d’accordo! E’ per via dei caratteri troppo diversi che a volte ci menavamo. E poi, come hai detto prima, avevamo dieci anni, quindi che ne potevamo capire»
«Non è che adesso la situazione sia migliorata, eh?»
«Di certo non ci alziamo più le mani, dai. Siamo maturati da quel punto di vista»
La castana aveva fatto una smorfia divertita e aveva alzato gli occhi al cielo. Però era vero che erano maturati molto... Specie lui.
Dopo una breve pausa di silenzio, il ragazzo, sentendo piccoli formicolii allo stomaco, decise di farsi avanti.
Le posò il braccio sulle spalle facendo finta di niente.
Mimi, dopo essersene accorta, sorrise sotto i baffi.
«Chi non ha mai pianto a Digiworld?» continuò a chiedere per far sparire l’imbarazzo.
«Tu no di sicuro! Ti venivano le crisi isteriche!» le rammentò Tai, facendola tossicchiare indignata.
«Dai, Mims, è la verità! Ti accasciavi a terra piangendo»
«Passiamo avanti» fece la ragazza, mettendo il muso.
Tai rise.
«Adesso sei tu, quella fandy
«Funny!» lo corresse di nuovo «Quanto diamine hai in inglese?»
«L’ultima interrogazione è andata discreta. Ho preso cinque!»
«E questo sarebbe un voto discreto?!» chiese Mimi, che era abituata a prendere voti alti come otto e nove.
«Per quanto mi riguarda, prendo sempre quattro» ammise Tai, alzando le spalle
«E poi la prof è una rompiballe professionista! Dovresti darmi ripetizioni tu, così vedremo tutti quegli 8 che volano!»
«Non ci spererei tanto»
«E perché? Un po’ intelligente lo sono!»
Mimi sorrise.
«Ho la sensazione che io e te faremo di tutto tranne che studiare inglese, non ti pare?»
Il castano pensò effettivamente che se si fosse trovato in casa da solo con lei, avrebbe avuto bisogno di tutta la sua forza di volontà per trattenersi...
«Oh, beh, sarebbe comunque bello» disse risoluto.
«Ma certo che ti do ripetizioni, sciocchino! Però adesso che ci vuoi fare? E’ finita la scuola, ormai»
«E’ vero, me n’ero quasi dimenticato!» esclamò il ragazzo. Speriamo che mi promuovano, merda! Sennò sai che figura ci faccio!, pensò afflitto.
«Perché non mi dici chi non ha mai pianto a Digiworld?» cambiò discorso la ragazza, visto che Tai stava incominciando a deprimersi per i brutti voti in arrivo.
«Sì, dunque... Sora?» propose lui, pensandoci.
«No, ha pianto, me lo ricordo benissimo»
«Ehm... T.k?»
«T.k piangeva pure se non c’era abbastanza cibo!»
«Ma che bambino viziato, hai visto? Già alla tenera età di sette anni ci credeva cuochi al suo servizio!»
«Ma va’!» commentò Mimi, pensando che su il biondino era di parte
«Sparane qualcun altro, a parte T.k e Kari che piangevano in continuazione»
«Uhm, non saprei... Izzy?»
«No, una volta ha pianto perché voleva mamma e papà»
Dopo che Tai si ebbe fatto una bella risata, continuarono.
«Non rimane che il burino di Joe! L’ hai capito, il ragazzo che non piange mai?!»  esclamò Tai, sorpreso.
«Guarda che Joe piangeva di notte. Non piangeva di giorno perché si vergognava, visto che era il più grande là in mezzo!» gli rivelò Mimi, ricordando i singhiozzi pesanti di Joe.
«Ma allora eravamo tutti dei gran piagnoni!»
«Già, a quanto pare»
«Tu lo sei ancora rimasta, Mims» rise Tai, pronto a fuggire in caso di una sberla.
«Divertente, Tati!» lo ammonì lei, facendogli una smorfia.
«E non chiamarmi Tati, sembra un nome da femmina!» si lamentò il ragazzo.
«Con quei capelli chi non lo sembrerebbe!»
Mimi rise. Tai si imbronciò.
I suoi capelli erano lucenti e bellissimi, pensò offeso.
«Perché, tu che fino a tre anni fa c’avevi i capelli rosa?!» e scoppiò a ridere.
«Beh, sì, e con questo?» chiese altrettanto offesa lei
«Non ero forse bella?»
Il ragazzo si bloccò, sentendo qualcosa agitarsi nello stomaco. La guardò negli occhi.
«Bella sì, quello lo sei sempre»
Mimi arrossì e Tai anche.
«Ma...insomma...Con quei capelli mi sembravi una Barbie!» disse per sdrammatizzare.
«Mascalzone, a me piacciono le Barbie!» esclamò la ragazza, con le braccia conserte.
«Beh, sì, ma non te li rifare, eh? Non siamo mica ai concerti delle Spice Girls!»
Mimi si staccò da lui e gli si scaraventò addosso, facendo finta di essere arrabbiata.
«Sono più bella io di Victoria Adams!»
Lo rincorse per tutta la strada, mentre il castano rideva e continuava a prenderla in giro.




 

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Capitolo 8
*** Di consolazioni e interruzioni ***


 
 

Sora e Joe camminavano l’uno accanto all’altra in silenzio.
Al dire il vero, il ragazzo cercava di aprire conversazione su conversazione, ma la ragazza si limitava a fare brevi cenni con la testa, oppure a mormorare semplici “sì”.
Joe si sentiva veramente in colpa, per ciò che era successo tra l’amica e Matt, perciò intraprese l’ennesima conversazione, sapendo già di non avere buon fine.
«Sory, vuoi qualcosa da mangiare?» tentò.
Aveva toppato di nuovo. Qualcosa da mangiare alle tre e mezza del mattino? Poco probabile.
«No» rispose lei, immersa nei suoi pensieri.
Diciamo che distrutta era il termine adatto per farsi un quadro completo di Sora Takenouchi in quel momento.
Pensava a Matt, pensava al suo angelo... Beh, forse non era più il suo angelo... L’aveva trattata malissimo e di certo era finita.
Sì, era finita, lo sentiva.
Gli aveva perfino confessato di essere innamorata di lui, poco fa, e sapeva che non era servito a niente.
Perché Matt non faceva per lei, continuava a ripetersi.
Eppure sentiva così tanto freddo al solo pensiero di non poterlo avere più vicino.
Si strinse con le braccia per evitare di tremare.
Joe si chiese perché si coprisse, visto che lui era un ghiacciolo sciolto. Era giugno, santo cielo!
«Hai freddo?»
«Voglio solo andare a casa, Joe» tagliò corto lei.
«Ehi, Sora, se-»
«No, Joe, non è colpa tua» le venne da dire, mordendosi il labbro, mentre nella sua testa si sovrapponeva l’immagine di Matt
«Lui... lui ha ragione, credo...»
«No, che non ne ha!» l’interruppe Joe, scazzato «Ma cerca di capirlo, perché lo sai meglio di me che ha sempre avuto quel dannato caratteraccio! Però questo non vuol dire che tu non sia importante per lui. Magari non te lo dimostra, ma... uff, non so perché non te lo dimostri, ma una cosa è certa... ti vuole bene, Sora, e non piangere, santo cielo, fai piangere anche me!»
La ragazza sorrise tra le lacrime. In un’altra situazione, avrebbe alzato gli occhi al cielo e avrebbe detto “idiota”; ma adesso le serviva proprio una battuta rincuorante.
«Grazie, Joe. Sei un amico» mormorò Sora.
Joe scoppiò in un lamento.
«Nooo, io non volevo creare scompiglio! Volevo solo farmi il macho con le ragazzeee! Prrrr!» Sora lo vide pulirsi il naso con il braccio.
«Ehm, Joe, ti serve un fazz-»
«Sooooraaa! Mi dispiace, amica mia carissima!»
Il ragazzo si tenne dalla sua spalla. Lei lo guardava sconcertata.
«Stai tranquillo adesso, andiamo a casa»
Sora lo trascinò piano piano, dato che non aveva intenzione di smuoversi.
«Andiamo a casa, Joe, ti prego. Poi chiami qualcuno così non resti solo»
«Va bene, piccola»
Ma dove cacchio abiti però?, pensò Joe, pulendosi il naso. Quella scena gli era servita per fermarsi a pensare, ma non si ricordava proprio...
L’hai capito il sensibilone!, pensò invece Sora, sbattendo la testa perplessa. E alla fine si era ritrovata a doverlo consolare lei.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Altrove, due ragazzi correvano allegramente, facendo un gran chiasso, noncuranti del fatto che erano già  le tre e mezza di notte e che le persone volevano dormire.
«Aspetta... Sto... Cavolo, stiamo correndo e saltando da mezz’ora!»  disse col fiatone Tai.
«Siamo arrivati, ormai» Mimi si avvicinò al portone di casa.
Dopo che il ragazzo la raggiunse, nella mente di entrambi si fecero vivi diversi pensieri. Erano stati bene insieme, anche se prima era successo un casino.
Tutti e due erano sicuri di sentire qualcosa per l’altro, ma era difficile dirlo così, su due piedi.
Era la paura di rovinare tutto.
Anche quella magica atmosfera che si era creata attorno a loro sembrava aiutarli.
La luce della luna illuminava tutto e in giro si sentivano solo rumori di motorini e macchine in lontananza.
«Che peccato che devi già andare» ammise Tai.
«Ti farei salire se non fosse casa dei miei zii» sorrise Mimi, notando il lieve rossore nelle guance del Digiprescelto.
«Cos-Veramente? Stai scherzando, vero?»
«No, ti pare... Beh, sicuramente tu... insomma, magari tu non avresti voluto...» mormorò Mimi, imbarazzata.
Tai spalancò gli occhi. Non avrebbe voluto?! Si sarebbe precipitato sulle scale prima di lei!
«Certo che avrei voluto» Affermò, avvicinandosi.
Troppo.
Mimi si morse il labbro. Aveva già sperimentato quella poca distanza con Tai, ma era passato molto tempo, di sicuro il ragazzo nemmeno si sarebbe ricordato.
Ma che importa, pensò Mimi, ciò che conta è averlo di nuovo qui con me.
Tai le prese le mani e le fece intrecciare con le sue.
Poi disse:
«Mi sei mancata»
«Anche tu»
Il ragazzo sorrise.
«La prossima volta ci vieni con me in discoteca»
«Senza Sora e Matt, però» ridacchiò la ragazza.
«Già, lo preferirei anch’io»
Tai avvicinò le labbra a quelle di Mimi. Quest’ultima sentì i battiti del cuore accelerare. Stava sudando freddo, lo sentiva.
Il castano, invece, era desideroso di andare avanti. Le passò una mano tra i capelli e, delicatamente, poggiò le labbra sopra quelle sue.
BRRRRR-BRRRRRR
I due si fermarono.
Chi cazzo era, che rompeva le palle?! Si chiese Tai, facendo una smorfia.
Fece finta di non sentire.
«No, Tai» lo allontanò la ragazza «Rispondi, magari è urgente!»
Tai, di malumore, prese il telefono dalla tasca e girandosi, bisbigliò:
«Che cavolo vuoi, Hikari?»
«Ti sembra modo di rispondere a tua sorella?!”»esclamò quest’ultima.
«No, ma vedi-»
«Sei un cretino! Perché non mi faccio mai i fatti miei?!»
«Kari, senti, sono le tre di notte e-»
«E’ per TK, non è così? Mi hai stufata! TK è il mio ragazzo e non mi impedirai di starci insieme!»
«Ascoltami bene, sorellina» tuonò minaccioso Tai.
A Mimi scappò un ridolino.
«Sono in una situazione alquanto strana, okay? Strana ma... insomma, strana, va bene?» mormorò per non farsi sentire.
«E con questo, che vuoi dire?» domandò Kari, che non ci aveva capito niente.
«Che a breve ti chiuderò il telefono in faccia!»
«Okay, allora spieghi tu alla mamma come mai, mentre mi alzavo per andare a bere, ho notato che un bicchiere della sua collezione di porcellana è attaccato con la super colla?»
«Cosa, cosa?!» Tai saltò sull’attenti. Il bicchiere dell’altro giorno, santo cielo! Sua madre era fissata con quel servizio di porcellana. L’avrebbe ucciso, se avesse saputo che era stato lui.
«Non dirai sul serio?!»
«Sì certo, credi che scherzi?»
Il castano guardò di nascosto Mimi che si fissava le unghie.
«Ehi, ehi, sorellina» cercò di arrivare a qualche compromesso «Perché non mi copri, mh?»
«Allora sei stato tu!»
«No! Cioè, si, ma non l’ ho fatto apposta. Per favore, bella mia, devi dire a mamma che non sono stato io, per favore!» la pregò Tai.
«No! Almeno finché non mi lasci uscire con TK!» ribattè la più piccola.
«Che cazzo» Tai pensò che non era una buona idea accattare, ma chiuse un occhio per quella volta
«D’accordo, non lo pesterò» disse, incrociando le dita. Non l’avrebbe fatto subito, ma l’avrebbe fatto.
«Okay, ciao e non incrociare le dita, fratellino!»
 
 
 
 
 
 
Nel frattempo, una ragazza con dei capelli rossi corti e ingarbugliati stava farfugliando qualcosa.
«Dannato rottame! Per fortuna che sei di Davis e posso buttarti via quando mi pare!» esclamò in direzione di un motorino rosso e blu.
Dopo, sentendo delle voci, alzò lo sguardo.
Ma quello era... Taichi!
Attenta a non fare rumore, si nascose dietro una macchina.
Il mio Tai, con... Mimi Tachikawa!, pensò
Ma quella ragazzina non si era trasferita in America?
E non poteva restarci?!
Doveva per forza tornare e importunare il suo tesoro?!
La rossa si avvicinò di più, ma goffa com’era, inciampò sopra una grata.
 
 
 
 
 
Tai e Mimi si girarono verso la sua direzione nello stesso momento.
«Cos’è stato?» chiese la ragazza, allarmata.
Il castano alzò le spalle.
«Tranquilla, sarà stato qualche gatto»
Mimi annuì, rilassandosi. Dopodiché, il ragazzo le si riavvicinò.
«Abbiamo interrotto qualcosa, mi pare» le sussurrò all’orecchio.
Mimi, passandogli le braccia sul collo, annuì maliziosa. Allora lui le mise un mano sulla guancia e l’avvicinò di nuovo a sé.
BRIIIIP-BRIIIIP
Tai maledisse l’inventore dei cellulari, chi lo stava interrompendo e tutto il resto! Afferrò il telefonino sotto una Mimi che sbuffava impaziente.
Erano stati interrotti due volte, che cavolo!
«Chi è?!» rispose sgarbatamente, senza neanche leggere.
«Oh Tai, sono Joe, ma calmati figlio!»
«Joe, che diavolo vuoi?!»
«Tai, ma ce l’ hai con me?» chiese il ragazzo che ci teneva tanto agli amici.
«No, idiota! Uff... dimmi che vuoi!»
«Senti mi daresti un’ indicazione? Dove abita Sora?» bisbigliò quello per non farsi sentire da quest’ultima.
«Come dove-Oh, cielo, ma ti offri di accompagnarla e non sai neanche dove cazzo abita!?» sbottò Tai, portandosi una mano sulla fronte.
«Ma non mi sono offerto!» si giustificò Joe «Mi ha afferrato lei  fra almeno cento persone!»
Ma se eravamo solo io, lui e Mimi, pensò Tai, confuso.
«Va be, senti, fatti dire la strada da lei. Ciao» Il ragazzo fu pronto per attaccare.
«NO! Aspetta, aspetta ti prego!»
«Cosa cavolo vuoi, ancora?!»
«Senti Tai, non è che potresti venire... ehm... ad aiutarmi? Perché non mi va di chiedere indicazioni a lei, mi sembra molto scossa e un tantino suscettibile!»
Il ragazzo s’agitò.
«Possibile che devi sempre essere il solito burino?!»
«Ma Taichi, figlio mio, cerca di capire-»
«Sei un rompiscatole, Joe! Uff… Che cazzo! Lo faccio per Sora, okay? Solo per lei, non per te, hai capito? Almeno dimmi dove siete che vi raggiungo» borbottò il castano di malumore.
E così era andata sprecata un’ occasione!
Merda.
«Miticooo! Siamo vicino via Ikiuchi, fai presto che devo pisciare!» Joe riattaccò tutto felice e contento. Pensava di meritare il Paradiso sicuramente con tutte quelle opere di bene che faceva!
«Hai visto, Sora? Adesso viene Tai e... Sora?!» Il ragazzo si girò, ma di Sora nessuna traccia.
«SORA?!»
Si guardò intorno.
«Ma dove cavolo è?!» urlò al cielo il ragazzo, accorgendosi di essere solo.
Ma se n’era andata?
E dove?
Cavoletti di Bruxelles!
Era meglio avvertire di nuovo, Tai.
Il giovane prese il cellulare e fece per richiamare.
«Il telefono potrebbe essere spento o non ragg-»
«Vaffanculo, dannata segreteria telefonica!» si dimenò Joe, chiudendo con rabbia il telefono
«Dove diavolo è andata quella ragazza?!»
Sentì il panico assalirlo. Taichi lo avrebbe ucciso, pensò. Primo, per aver perso Sora; secondo, per averlo interrotto, qualsiasi cosa stesse facendo...
 
 
 
 
 
 
«Ecco, così non rompe più nessuno!» esclamò Tai, chiudendo il cellulare.
Mimi sorrise.
«Tutto apposto?»
«Era Joe, vuole che l’accompagno» rispose il ragazzo accostandosi a lei.
Mimi pensò al destino. Se il fato non permetteva ciò valeva a dire che sarebbe successa qualche altra cosa contrastante che avrebbe impedito loro di baciarsi in qualunque caso.
«Bene» disse, aprendo il portone.
«Ma... Ma che fai... Noi...» farfugliò il ragazzo, vedendola entrare.
«Sarà per un’altra volta. Ci vediamo, Tai» Lei gli sorrise ancora e si chiuse la porta alle spalle.
Il castano rimase di stucco. Ce la stava facendo. La stava per baciare.
Era tutto così bello, così perfetto, così... GRRRRR... JOE!
Tai Yagami se ne andò sconsolato, passando diritto davanti alla macchina dietro la quale qualcuno lo stava spiando.
 
 
 
 
 
«Eccomi, burino, ma... Dov’è Sora?!» chiese arrivando dall’amico che stava cercando di inventarsi una scusa più credibile di quella abituale.
«Ehm, se l’è mangiata Ferdi» fece indicando un cane randagio che passava da quelle parti.
Ridicolo.
Tai si passò la mano destra sulla fronte.
Joe sudava freddo.
«Sei sicuro che non se ne sia già andata a casa?»
«Perché me lo chiedi? Io non so dove abita»
«Ma è qui dietro che abita!» esclamò Tai, indicando un palazzo
«E tre isolati più avanti abiti tu, stoccafisso! Come facevi a non saperlo?!»
«Urgh... ma io non mi ero accorto che-»
Tai gli si avvicinò minaccioso.
«Mi hai fatto correre qui per niente!»
«Ma io credevo-»
«Lascia perdere! Adesso vattene a casa tua e gira a largo per i prossimi dieci anni!» Il girò i tacchi e se ne andò, incazzato. Dannato Joe e la sua idiozia! Era proprio un burino del cavolo, come diamine faceva?!
Aveva la casa di Sora a un passo...
Uff, forse non era destino che si baciassero... Forse doveva capitare qualcos’altro, sì!
Beh, speriamo solo non sia niente che porti guai, pensò, mentre tornava a casa sconsolato.
Visto che aveva come la sensazione di non aver raccontato proprio tutto a Mimi.




 

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Capitolo 9
*** I soliti idioti ***


 

 
La mattina dopo, il ragazzo si precipitò a casa di Yamato Ishida, correndo come un matto. Suonò tantissime volte, ma nessuno rispose.
Tirò fuori una chiave dal portafoglio.
Questa è la chiave di casa sua, pensò, per fortuna che ci siamo scambiati le copie.
Fece per inserirla nella toppa, quando la porta si aprì.
«TK?!» esclamò.
Il biondino lo guardava interrogativo.
«Tai, ciao, che ci fai qui?»
«Dove...» Tai decise di calmarsi, pensando alla promessa che aveva fatto a Kari, visto che l’aveva aiutato col bicchiere
«Beh... dove stai andando, mh?»
«Cosa? Veramente, stavo uscendo con Ka-»
«E va bene, vai via, vai!» agitò la mano Tai, mentre con un'altra si tappava un orecchio.
Vai via, prima che ti prenda a calci, pensò.
«Okay, allora» TK fece per andarsene.
«Aspetta!»
Il ragazzo si girò.
Tai era molto geloso per quanto riguardava la sua relazione con Kari, venne da pensare al biondino.
«Sì?»
«Dov’è tuo fratello?»
«Sotto la doccia»
«Okay, attento a non cadere dalle scale»
Tai ghignò perfidamente ed entrò in casa.
«Matt?» chiamò.
«Testina, dove ti sei nascosto?»
Il castano sorpassò la cucina ed entrò in bagno. Vide la tenda chiusa e sentì l’acqua scorrere. Sorrise.
Adesso gli avrebbe fatto uno scherzo... Afferrò un deodorante e si nascose dietro la tendina, aspettando il momento che il biondo sarebbe uscito.
Ridacchiò come uno scemo, immaginandosi la scena in cui avrebbe spruzzato Matt in faccia.
Dato che il biondo non si sbrigava, decise di spalancare la tenda e nello stesso momento la porta del bagno si aprì.
Tai urlò spaventato, preso alla sprovvista.
«Tai, che cazzo stai facendo?!» chiese perplesso Matt, dietro di lui.
«Ma tu... Ma tu..» balbettò, spostando lo sguardo dalla doccia al ragazzo.
«Eh sì, ho dimenticato la doccia aperta, era squillato il telefono. Si può sapere che cavolo ci fai nel mio bagno con un deodorante in mano?»
«Uhm, niente, io...»
Il ragazzo posò sconsolato la boccetta, pensando al suo scherzo andato a male. Quel biondo del cavolo lo fotteva sempre...
Matt era di fronte a lui con una tovaglia legata alla vita, i capelli bagnati e con in faccia un’espressione scettica.
«Perché sei venuto qui?» chiese.
«No, passavo per caso» disse vagamente Tai, guardando ancora la doccia con rammarico.
«Sei andato agli allenamenti?» continuò Matt, vedendolo in divisa di calcio.
«Sì» Dopodiché decise di prenderlo in contropiede
«Lei non gioca più da un bel pezzo»
Il biondo, sbuffando, alzò gli occhi al cielo e si voltò dall’altro lato. Se era venuto per farlo arrabbiare poteva starsene a casa!
Tai lo guardò male ed incrociò le braccia. Possibile dovesse sempre sorvolare gli argomenti che non gli convenivano?
 «Senti Matt, apriamo un discorso serio una volta tanto. Lo so che ti rende nervoso, ma se ci vado nel mezzo io e poi finiamo per prenderci a pugni-»
«L’ultima volta che ci siamo presi a pugni è stata quando avevamo undici anni. Ora esci, muoviti!»
Sempre freddo e crudele come il ghiaccio, il suo vecchio amico.
«Mi stai cacciando?!» sbottò Tai, indignato.
«Non so, vuoi rimanere qui a guardarmi nudo? Visto che dovrei cambiarmi» Rispose Matt, facendo segno verso i vestiti.
«Beh» sorrise ammiccante l’altro «Non sarebbe affatto una cattiva idea!»
Fece per avvicinarsi e toccarlo, ma il biondo, con una smorfia, riuscì a chiuderlo fuori in tempo.
Sapeva già cosa gli aspettava.
Il nome di Sora nel vocabolario di Mister Yagami era più che presente. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Dopo essersi sistemato a dovere, Matt entrò in salotto.
«Trovi interessanti i fumetti di TK?» domandò notando l’altro sfogliare svogliatamente un giornalino.
«Che cosa?!» Tai lanciò il giornale per aria «Questo coso è di tuo fratello?!»
«Sì» Matt si sedette sul divano, afferrando il telecomando.
Tai, dopo essersi pulito le mani con la maglia, esclamò:
«No, no, cosa stai facendo? Posa quel coso, niente Tv!»
Matt lo guardò stano.
«Cosa ne hai fatto di Taichi?!»
«Dobbiamo parlare» Il ragazzo gli tolse il telecomando di mano
«Civilmente e seriamente»
«Uff... D’accordo»
Il biondo si preparò ad ascoltare i soliti discorsi senza senso che era abituato a sentire da anni.
O la va o la spacca. Aveva fatto trenta, becchiamoci sto trentuno...
«Allora» incominciò l’altro, sforzandosi di mantenersi serio.
Era un’impresa molto ardua.
 «Ehi, non guardarmi così o ti salto addosso! Scherzo, te lo dico solo perché sembri un coglione!»
Matt sorvolò l’offesa. Avrebbe dovuto pestarlo malamente e non ne valeva la pena.
Visto che sapeva già doveva voleva andare a parare e voleva ascoltare ciò che aveva da dire. Anche perché era stato per quell’ argomento che non aveva chiuso occhio tutta la notte.
«Dunque, Matt...»
«Che palle!»
«Sta’ zitto, e ascolta il tuo amico del cuore
«Amico del culo» lo prese in giro il biondo
«Ehi!» si arrabbiò il castano «Come ti permetti, voglio solo aiutarti!»
«E allora dimmi»
«Dicevo, che sei un coglione. Cioè, sei un coglione cronico! E non solo sei coglione, ma anche una testa di cazzo! Che di conseguenza, sei uno stronzo di...»
«Hai finito con gli insulti?!»  sbottò irritato Matt.
«No, potrei continuare per ore, se è per questo» Disse Tai, serio e arrabbiato.
Matt abbassò lo sguardo. Sapeva di aver sbagliato tutto, dall’inizio alla fine, con Sora. E certamente il suo amico aveva ragione.
«Va bene, Tai, sono uno stronzo, un coglione, hai ragione. Hai pienamente ragione» Affermò Matt, ricevendosi un’occhiata stupita dall’amico.
«Ma davvero? Cioè, io non avevo ancora finito...»
«Sì, lo ammetto che ho sbagliato, ma non venire a impormi di andare da lei e chiederle scusa. Sai già che non lo farei!»
«Ma tu lo devi fare!»
«Le cose le ripeto soltanto una volta» Tagliò corto il ragazzo, prendendo nuovamente il telecomando.
«Okay» proferì Tai, alzandosi e parandosi di fronte a lui
«Forse tu non hai capito quanto sia grave la situazione!»
«Credi abbia scritto Taichi sulla fronte?» domandò sarcasticamente l’altro.
«Questa non era bella!» esclamò lui, imbronciato
«E comunque, voglio solo sapere cosa cavolo provi per lei, Matt. Lei è la mia migliore amica, non puoi comparti così con Sora, hai capito? Tutti tranne Sora!»
E nemmeno Mimi, pensò subito dopo.
«Credi che non lo sappia che è la tua migliore amica? Credi sia sul serio un idiota?!»
«Da come ti sei comportato ieri sera, direi di sì» lo fronteggiò Tai.
«Spiegami che dovrei fare, Mister RisolviProblemi, visto che fai tanto l’esperto» fece Matt, tenendosi la testa fra le mani.
Stava impazzendo, lo sentiva.
«Almeno io so gestire un rapporto di coppia, Mister MeNeFregoDiTutti! So trattare bene una ragazza, so essere sincero e so anche essere dolce!» rispose il ragazzo, fiero di sé.
«Cosa ne sai se sono dolce o no, cretino?!» sbottò Matt, burbero.
«In effetti, sei dolcissimo quando parli, sembra di parlare con un babà!» commentò l’amico sarcastico, risiedendosi sul divano.
«Spiritoso! Discutere con te, invece, è come parlare coi muli! Tanto non capisci»
«Senti, amico, chiariamo una volta per tutte questa situazione, va bene?!» esclamò Tai, stufo. Offendersi a vicenda non serviva a niente.
Matt annuì.
«Dimmi solo se ti piace e quanto tieni a lei»
«Tai, mi piace, lo sai» mormorò il ragazzo, mordendosi le labbra «Ci tengo molto, ma è più forte di me... Non riuscirei mai a dirle tutto queste cose»
«Respirare profondamente e poi dirlo no, eh?» Matt gli lanciò un’occhiataccia
«Un’ultima cosa» aggiunse, poi «Desideri stare con lei?»
«Tai-»
«La desideri?! Rispondi, ti dico!»
Matt sospirò arreso.
«Sì, io... Voglio bene veramente a quella ragazza» ammise.
«Fossi in te, correrei da lei a dirle che la amo» proferì Tai, giocherellando con le chiavi di casa  «Proprio come hai fatto adesso»
«Io non sono te, mettitelo in testa!» sbottò Matt, inasprito. Non si rendeva conto che non riusciva a biascicare una parola quando c’era lei?!
«Ma cerca di esserlo, e che cazzo!» esplose Tai, lanciando le chiavi sopra il tavolino.
Matt ci stette a pensare un po’.
Non avrebbe mai voluto fare come quello smidollato del suo migliore, ma se apprendere da lui significava qualcosa, allora...
No!
Uff, no!
Lui era sé stesso, non aveva bisogno di copiare Tai!
Anche se c’era qualcosa che non andava, Matt era Matt e in un modo o nell’ altro avrebbe trovato una soluzione.
«Va bene, adesso vedremo. Comunque, poi che hai fatto ieri sera?» cambiò discorso, dato che la discussione si era appesantita.
Tai cambiò espressione e sorrise.
Mimi...
 «Ci siamo quasi baciati»
«Ma chi tu e Mimi?» chiese l’altro, alzando un sopracciglio.
«Certo, e chi sennò?»
«Non so, magari... Tu e Jun
A Tai venne un colpo.
NO!
No, cazzo, no...
JUN!
Lui stava con Jun!
Come diamine aveva fatto a dimenticarselo?!
Era proprio vero che quando stava con Mimi dimenticava tutto il mondo circostante.
«Oh merda Matt, che cazzo faccio ora?! Mimi non sa niente, devo dirglielo!» esclamò impaurito.
In che cazzo di situazione si era cacciato? Come cavolo aveva fatto?!
«Stai calmo, devi solo lasciarla, se non ti piace» Lo tranquillizzò Matt
«O ti piace?»
«Scherzi? Mi sono messo con Jun solo perché tu mi ci hai pregato!»
«Mi rompeva le palle, e certo!»
«Che cazzo di casino!» Tai si spiaccicò la mano sulla fronte e pensò subito alla reazione di Mimi.
Un disastro.
Si sarebbe incazzata a morte!
«Come hai fatto a scordartelo? Ma poi, invece di complicarti l’esistenza, perché non la molli semplicemente?» propose il biondo, aprendo la Tv.
«Lo so, sto pensando a come lasciarla»
«E se provi con un bel ti lascio
«Spiritoso, stronzo!»
Matt ridacchiò, mentre Tai si mise a riflettere.
Era sempre il solito!
Jun era un tipa turbolenta, non doveva assolutamente sapere di Mimi e viceversa.
Ma come avrebbe fatto ad uscirne senza che nessuno si facesse male?
Ecco spiegata quella brutta sensazione che lo assaliva da ieri sera.




 

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Capitolo 10
*** Nodi al pettine ***


  


«Sora, reggimi questo, ti prego!» Mimi aveva appena passato il suo bel cappellino color pesca all’ amica.
«Che fai? Ti sventoli col giornale?» domandò l’altra vagamente.
«Sì, fa caldo»
Sora alzò le spalle. Mimi, invece, si chiese il perché la Digiprescelta dell’Amore dovesse essere così dannatamente testarda.
«Allora, mi vuoi dire perché gli hai tirato uno schiaffo?» ritentò ancora una volta.
La ramata sbuffò. Era la decima volta che glielo chiedeva e a lei non andava proprio di parlare.
Ma che ci poteva fare?
Con Mimi Tachikawa o si parlava o si parlava.
«Non hai visto come mi ha trattata?» disse stancamente
«Con me ha chiuso, giuro»
«Come fai a dire questo?!» esclamò Mimi, un po’ stupita dall’affermazione dell’amica.
«Mimi, è da un po’ di tempo che ci frequentiamo e non è mai stato diretto con me, non mi hai mai detto quello che prova... Poi mi vede con un altro e mi fa la scenata?»
«E secondo te, perché lo avrebbe fatto? Perché è cotto di te e ti voleva proteggere. Cavolo Sory, quello ti toccava e tu ci stavi!» commentò la castana, ricordando i modi con cui il tipo ci provava con lei.
«Beh, io non ci ho fatto nemmeno caso»
 «Come hai fatto? Era praticamente una piovra! Ammetto che era carino, ma il suo comportamento non mi piaceva affatto. E neanche il tuo, se è per questo» Continuò Mimi, essendo il più sincera possibile.
Non le era piaciuto il modo con cui la sua amica aveva cercato di vendicarsi.
«Allora tu la pensi come Matt, non è vero?!» sbottò Sora, innervosita.
«No, ma-»
«Anche tu, Mims! Santo cielo, credevo d’avere un appoggio da qualche parte!»
Non era possibile che adesso tutto il torto doveva avercelo lei. Lei aveva sofferto, aveva gridato, c’ era stata male per giorni e giorni... Non era giusto!
«Io non sto dalla parte di Matt. Ha detto che siamo delle poco di buono!»
«Ah, ha detto così?!» si agitò la Takenouchi
«Vedi perché io con lui ho chiuso?! Perché Yamato Ishida è uno stronzo insensibile!»
«Beh, non credo volesse intendere proprio quello... Era più arrabbiato che altro!» si corresse Mimi, prima che la sua amica sarebbe diventata in una furia.
«Ah no? E sentiamo, voleva dire che invece siamo due sante cadute dal cielo!» sbottò con sarcasmo Sora.
«No, ma non credo l’abbia detto perché lo pensa, era più  una provocazione nei tuoi riguardi perché ti aveva visto con quel tipo e-» Tentò di spiegare l’altra.
«Lo stai giustificando, Mimi?» La ramata l’interruppe, guardandola male.
«Per niente»
«Bene, e allora chiudiamo questo argomento, per favore»
Sora proferì quelle parole con decisione. Non solo aveva pianto per una nottata intera, ma doveva anche avere a che fare con i discorsi della sua migliore amica?
No, era stufa, di Matt, di Joe, di Tai e anche di sé stessa.
«Cambiamo discorso, quindi?» chiese Mimi, un po’ titubante. Sapeva che quando Sora si arrabbiava non voleva sentire ragioni.
Questa annuì, nervosa.
 «Mh, okay. Apri le orecchie allora, perché è successa una cosa» arrossì la castana, pensando alla serata scorsa.
«Cosa sarebbe successo?» fece Sora con noncuranza.
Voleva solo andarsene a casa.
«Una cosa di positivo c’è stata in tutta questa storia» rivelò la Digiprescelta della purezza.
«E cioè? Matt è stato investito da una macchina? E con lui, anche Tai?»
«No, lascia perdere il povero Tai, lui non c’entra nulla!»
«Perché te lo difendi così tanto?» Sora la guardò scettica.
«Perché... beh... perché ieri è successo che... Lui... mi ha riaccompagnata a casa» mormorò Mimi, imbarazzata.
«Ah, questo lo sapevo» Disse Sora, che non ci trovava nulla di strano.
«Ma non sai che poi ci siamo quasi baciati!» Continuò l’altra, sprizzando felicità da tutti i pori.
Sora spalancò gli occhi, sorpresa. Sapeva ciò che era successo tra Tai e Mimi tre anni fa, ma adesso era... beh era...
«Sei rimasta di stucco, lo sapevo!» si alzò Mimi, saltellando
«Lo so, sembrerà strano, ma mi piace! A me Tai è sempre piaciuto! Sai, un po’ ti invidiavo quando andavi a casa sua o quando lui veniva da te... Beh, lo so che è il tuo migliore amico, però ho sempre voluto avere quel tipo di rapporto anche io, cioè non proprio quello, ma... insomma, hai capito che voglio dire?»
Sora alzò gli occhi al cielo e dopo annuì, facendo intendere che aveva perfettamente inteso che cosa voleva.
«Ieri, oltre a essersi un po’ irritato per il fatto di George, è stato dolcissimo. Ti giuro Sora, mi coinvolge completamente quel ragazzo! Non credevo potesse farmi quest’effetto a distanza d’anni. Allora, ero solo una ragazzina di quattordici anni, adesso che ne ho quasi diciassette, mi rendo conto che questa cotta non è proprio passata! Oh Dio, mi sento una scema!»
Mimi rise imbarazzata, pensando a Tai. Era cotta a puntino. Lo aveva sempre voluto, sempre, non aveva mai avuto dubbi.
«Mimi» la chiamò Sora, preoccupata. Vedendola così felice le stringeva il cuore perché quello che stava per dirle sarebbe stata una vera doccia fredda.
«Sì?»
«Tu... tu lo sai che Tai è... beh... è fidanzato?» chiese, guardandola apprensiva.
La ragazza si fermò un attimo e poi scoppiò a ridere forzatamente.
«Ma no, bugiarda, come puoi dire una cosa del-»
«Sì, Mims, sta con Jun, la sorella di Davis. O almeno, ci stavano fino a qualche settimana fa»
Mimi sbattè ripetutamente le palpebre.
Non era possibile.
No, Tai non gliel’aveva detta una cosa del genere!
«Dici sul serio?» domandò, sentendo un groppo in gola.
«Sì, se non sai chi è, è quella ragazza di un anno più grande di me, con i capelli rossi... Si frequentano da qualche mese» spiegò Sora, dandole qualche informazione in più.
«Oh mio Dio, Tai non me l’ ha detto...»
«Magari, non ci avrà pensato!»
«Tai non me l’ ha detto, Sora!» esclamò la ragazza, irata e disperata
«Io ero all’oscuro di questo, capisci?! Come diamine ha potuto tralasciare questo dettaglio importante?»
«Senti, Mimi, a lui non interessa la sorella di Davis...» tentò di aggiungere la ramata, pensando a quanto idiota fosse il suo migliore amico.
Perché gli uomini non ne combinavano mai una giusta?!
«Tai mi sta prendendo in giro!» urlò Mimi, portandosi una mano sulla fronte.
Non poteva crederci! Si era illusa in così poco tempo di una cosa veramente grande!
Sentì l’istinto di andare a casa del ragazzo per prenderlo dai capelli, oltre che l’istinto di... piangere. Piangere e disperarasi...
«Mims, stai calma, sistemerete tutto!» cercò di tranquillizzarla Sora «Sono sicura che si saranno già lasciati»
«Non è questo il punto! Lui non mi ha detto che era fidanzato, e nel frattempo ci provava con me! Mi capisci? Comprendi quanto sia grave la situazione, Sora?!» esclamò Mimi, alzandosi improvvisamente dalla panchina.
Sora le lanciò un’occhiataccia. La rimproverava pure?
Almeno tu, non ci sei andata a letto e non sei stata rimpiazzata la mattina dopo, pensò, leggermente irritata. Per quanto Tai abbia sbagliato a non dirtelo, non si sarebbe mai comportato così con te.
«Ma certo!» rispose brusca «Prova a parlarne con lui, però, perché non è urlando e prendendotela in questo modo che risolverai la situazione!»
«Ho detto che non m’importa!» sbraitò la Tachikawa «Io non sono una marionetta, non può prendersi gioco di me!»
Fece avanti indietro per un po’, dopodiché, trovò una soluzione.
«Hai proprio ragione, Sora!» esclamò, colta da un lampo improvviso
«Tale Matt, tale Tai. Ma adesso sai che faccio? Vado a casa sua e mi sentirà!»
«Aspetta, Mimi, non prendere decisioni affrettate, sono sicura che non l’abbia fatto apposta!» La trattenne da un braccio.
«Sono stata ingannata, Sora! Questo non lo chiami fare apposta?!» Mimi mollò la presa, afferrò il suo cappello dalle mani della ragazza e poggiandoselo in testa, disse:
«Ci vediamo dopo. Voglio proprio vedere cos’ ha da dire!»
Incavolata nera, attraversò la strada e percorse il vialetto.
Aveva creduto in Tai, fin da quando era arrivata a Tokyo. Da quando aveva visto la sua faccia spuntare in aeroporto, a quando si erano lanciati tutta quella farina addosso.
E adesso, non voleva essere presa per i fondelli!
Lei era una ragazza seria e queste mancanze di rispetto la facevano andare su tutte le furie!
Lei ci aveva creduto, ci aveva creduto e tanto... Non poteva credere che Tai stesse facendo il doppio gioco, sembrava ricambiasse..
Allora si era soltanto illusa, Tai non la voleva, e lei adesso era veramente arrabbiata, così tanto da sentire il cuore battere più veloce e una grande voglia di urlare .
 
Sora, nel frattempo, la vide allontanarsi a gran passi.
Sbuffò e si alzò dalla panchina, incamminandosi anch’essa verso casa.
Povero Tai, conosceva Mimi quando si arrabbiava!
Ebbe la brillante idea di avvertirlo, ma poi, mollò sul colpo.
Ora come ora, non aveva la forza neppure di digitare un numero telefonico, figurarsi poi, di prendersi a carico i problemi dei due suoi migliori amici.
Era lei a dover essere consolata e, invece, ancora una volta, si ritrovava a consolare.
Calde lacrime  le scesero rapide sulle guance. Lei le ricacciò con una mano e svoltò velocemente nel vicolo verso casa.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Svelta, arrivò nel condominio dove abitava Tai e, ispirando aria pura, si accinse a suonare.
«Chi è?» chiese una voce femminile.
«Kari, sei tu? Potresti aprirmi, sono Mimi» Rispose lei.
«Ah, Mimi, certo, ti apro subito»
Il portone si spalancò e la ragazza si ficcò dentro, correndo per le scale.
Kari l’aspettava sulla soglia della porta.
«Ciao, ti serve qualcosa?» chiese, un po’ sorpresa di quella visita.
Di solito venivano tutti in mandria, com’è che adesso Mimi era da sola?, si chiese.
«C’è... tuo... tuo fratello?» domandò l’altra col fiatone.
Kari, nel frattempo, la fece entrare.
«No, è da Matt, ma dovrebbe rientrare ormai» Rispose la ragazza, guardando l’orologio
«Vuoi bere qualcosa?»
«No, grazie, tesoro. Ti dispiace se lo aspetto qui?»
L’unica cosa che vorrei è una spiegazione da tuo fratello, pensò Mimi.
«Nessun problema, sarà qui a momenti» La più piccola le sorrise.
La castana ricambiò con un sorriso che di felice aveva ben poco. Non aveva affatto voglia di sorridere.
Guardò ansiosa l’orologio mentre Kari, si sedeva sul divano di fronte a lei.
Solo una cosa: che si sbrigasse!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Tai e Matt, nel frattempo, stavano per compiere la missione più difficile e pericolosa di tutti.
Ovvero, secondo il primo era la missione più difficile di tutti, al secondo la questione non interessava molto, anche ce lo voleva proprio vedere Taichi in quella situazione..
D’altronde, stava per fare l’unica cosa che ai ragazzi risultasse difficile e faticosa, ovvero: lasciare una donna.
Lasciarla per un’altra.
«Eccola lì, Matt! Guardala, sembra pure accanita!» esclamò Tai scorgendo una vorticosa chioma rossa in lontananza.
«Veramente, è sempre accanita» Lo corresse Matt.
«Taaaaai!» La voce melliflua di Jun si poteva sentire da quattro miglia di distanza.
«Merda, mi mette paura!» Tai si aggrappò al braccio dell’amico che aveva incominciato a sbuffare.
Lui e le sue stupide paure!
«Tai?»
«Sì, Matt? Vuoi dirmi qualcosa per incoraggiarmi?»
«No, come eravamo rimasti?» gli ricordò, il biondo, guardandolo seriamente.
«Uhm, non ricordo»
Matt sbuffò.
Nel frattempo, Jun si faceva sempre più vicina.
«Tai, ascoltami bene. O la lasci per stare con Mimi, oppure sarai costretto a fare il doppio gioco e non è una cosa bella!» precisò il biondo.
«Ma io non voglio fare nessun doppio gioco!» esclamò Tai, che al solo pensiero di dover prendere in giro Mimi era rabbrividito.
«Allora va da quell’ochetta e dille che la molli, la lasci, la metti da parte... insomma, quanti altri sinonimi devo dirti?»
«Okay, tanto è solo una donna, non è mica un kamikaze» si fece forza, Tai.
Lui che possedeva la Digipietra del coraggio doveva ammettere che, delle volte, si riscopriva un perfetto fifone.
Il problema era che Jun era veramente un kamikaze, pensò.
«Tai, ciao amore, vieni qua!» La ragazza lo aveva raggiunto e lo aveva strangolato con un abbraccio soffocante.
«Urgh... Jun... mollami... Dobbiamo parlare»
«Ma c’è anche Matt!» Gli occhi della rossa s’illuminarono di gioia.
Aveva sempre avuto un debole per il suo-che poi suo si fa per dire-Matt.
«Ehm» tossicchiò il ragazzo, per farla ridestare.
«Hai un secondo?» chiese Tai, pensando mentalmente a cosa avrebbe dovuto dire.
Ti lascio.
Solo otto lettere.
Era così che gli aveva consigliato il suo migliore amico. Senza troppi giri di parole, con semplicità.
Ma era una cosa troppo faticosa da dire, povera Jun, ci sarebbe rimasta di sasso!
No, si disse Tai, non lo dirò così, lo dirò con più tatto.
«Allora, tesoro» cinguettò Jun, prendendolo a braccetto e appoggiando la testa sopra la sua spalla    «Cosa devi dirmi? C’è una festa? Qualcosa? Un compleanno? Facciamo l’anniversario? Oppure... Aspetta non dirmelo... Oh, santo Cielo, mi hai comprato un anello?!»
 «Ti lascio» Sputò Tai, tutt’ad un fiato.
Senza fronzoli, senza parole idiote. Aveva ragione Matt.
Adesso che l’aveva fatto si sentiva libero, unico, potente e, non sapeva il motivo, eccitato!
Forse perché aveva il desiderio di precipitarsi subito dalla sua Mimi!
Jun, invece, spalancò gli occhi.
«Cosa?! Dimmi che è uno scherzo!» urlò.
«No, Jun. E’ da un po’ che ci penso. Non possiamo continuare a stare... beh a stare insieme, ho altre cose a cui pensare» tagliò corto Tai.
«Come quella ragazzina?! Eh? Come quella Mimi?!» sbottò lei, arrabbiata.
Lo sapeva.
Ma come aveva fatto a saperelo?
Tai era rimasto stupito.
«Certo che-»
«Sei uno stronzo, Taichi! Un bastardo, un egocentrico vigliacco che non sa affrontare la realtà!» esclamò Jun, mentre il ragazzo tentava di parlare.
«Il fatto è che non mi piaci più! Anzi, non ho mai provato niente di reale per te»
«Non ti piaccio più da quando è arrivata quella! Vi ho visti ieri sera, com’eravate così vicini e abbracciati!»
«Cosa?!» esclamò, sorpreso il castano «Dove ci hai visti?»
«L’ hai accompagnata a casa! Non negare, vi ho visti con i miei occhi!»  
Tai sospirà. Come diamine facevano le donne a sapere sempre tutto? Si voltò verso Matt per cercare aiuto, ma quello stava fumando una sigaretta e non lo guardava.
«Beh, devi portare pazienza, Jun. E’ andata così»
«Te ne vai con quella puttanella ed io dovrei portare pazienza? Io sono seria e per bene, e tu mi lasci per quella sgualdrina!?»
«Adesso basta, non permetterti di dire queste cose su di Mimi, chiaro?» Tai si avvicinò a lei, innervosito
«Porta rispetto, Jun!»
«Non porterò mai rispetto per quella bambinetta, tantomeno per te!» rispose quella, fronteggiandolo.
«Bene, allora ti saluto. Fatti una bella rinfrescata al cervello, ammesso che tu c’è n’abbia uno!»
Tai le voltò le spalle e tornò da Matt.
Non era stato poi così difficile, ammise.
«Beh, com’è andata?» chiese il biondo, alzandosi dalla panchina sulla quale era seduto.
«Andiamocene, prima che ci raggiunga» Disse però Tai, allungando il passo.
Jun, invece, rimase lì, immobile, con i pugni serrati.
«Te la farò pagare, Taichi!» gli urlò dietro, ma i due ragazzi, avevano già svoltato l’angolo senza sentirla.
L’ hai voluto tu Yagami, adesso sarà peggio per te, pensò andandosene, sentendo la rabbia e la vendetta crescere a dismisura.
Mai prendere in giro una donna.
Mai lasciare una donna. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
«Sorellina del mio cuore? Sono a casa!» Il ragazzo lanciò le chiavi sopra il tavolino dell’entrata «Me l’ hai preparato il panino che ti ho chiesto?»
Sua sorella lo raggiunse.
«Tai, ci sono visite per te»
Il castano sbuffò. Era sicuramente suo zio Mitchu che rompeva le scatole, si disse.
Mai visti tipi come suo zio Mitchu, proprio no!
Arrivò in soggiorno e fu pronto per essere stritolato da uno dei suoi “abbracci da zio”, ma con sua sorpresa, si ritrovò Mimi davanti.
«Mimi!» esclamò stupito e, se doveva ammetterlo, anche contento
«Come mai sei qui?»
Lei si alzò dal divano e gli si avvicinò.
«Devo parlarti» fece «Andiamo in camera tua»
«Oh, certo» Disse Tai, spiazzato.
Magari voleva baciarlo!
Arrivati, chiuse la porta alle loro spalle.
«Allora, Mims?»
«Non chiamarmi Mims» disse tagliente quella «Non farlo mai più!»
«Stai scherzando?» chiese Tai, confuso. Che le prendeva?
«No. E adesso spiegami il motivo»
«Quale motivo? Di che cosa stai parlando? Non ti seguo» Si giustificò il castano, vedendola con le braccia conserte.
«Stai con la sorella di Davis, non è così?! E tentavi di baciare me? Che stronzo bastardo che sei!» esclamò la ragazza, con evidente rabbia.
Tai si morse la lingua.
Oh no Sora, pensò.
Come aveva fatto a non calcolare lei? Lei, che era la migliore amica di Mimi, e che certamente le avrebbe raccontato tutto?!
«Mimi, aspetta, fammi spiegare-» tentò di dire.
«Tu credevi di potermi usare, non è così?» lo interruppe la castana «Ma io ti ho preceduto, Tai! Come hai solo minimamente pensato di potermi prendere in giro!? A me, che ci conosciamo da... anni!»
«Io non ti ho presa affatto in giro!»
«Ah no? Strano, visto che mentre stavi con me stavi anche con Jun Motomyia!»
«Mimi, a me Jun, non piace, non-» tentò nuovamente di spiegare il ragazzo.
Lei non voleva sentire ragioni.
«E poi perché diavolo non mi hai detto niente? So farmi da parte, che credi! Se ti piacciono le tipe rosse e cretine, potevi dirmelo, non mi sarei avvicinata di un centimetro!»
«A me non piacciono le tipe rosse e-»
«Mi hai delusa, Tai» mormorò Mimi, ferita «Credevo significassi qualcosa per te, ma mi sbagliavo di grosso. Hai già dimenticato ciò che è successo tra di noi»
Il ragazzo fece per parlare, per dirle che non aveva dimenticato, che non poteva dimenticare, che ci teneva a lei, che voleva stare con lei!
Ma la Tachikawa, dura com’era, fece di tutto per parlargli di sopra senza dargli modo di dire una parola.
«Sono stata una stupida a farmi ingannare così! Appena ho chiamato Sora al telefono, tre giorni fa, abbiamo parlato di te ed io... Io stavo per scoppiare! Perché pensavo a te, avevo chiesto di te... E credi...» Mimi aveva le lacrime agli occhi ed urlava senza rendersene conto  «Credi sia stata una cosa facile?!»
«Ti prego, non gridare, c’è mia sorella, di là» Bisbigliò Tai, aggiungendo «ti prego, fammi parlare, ti spiegherò come sono andate le cose»
«Ho capito, ho capito tutto! Ti preoccupi di Kari, non del fatto che hai appena ferito la ragazza che ti sta di fronte! Sei... sei... sei un bambino viziato, Tai! Non sei cambiato molto da sette anni fa! Sei lo stesso ragazzino che pensa solo a comandare e a far stare male le persone!»
Il castano, sentendosi dire quelle parole, percepì una strana sensazione nello stomaco. Le sillabe che provenivano dalla bocca di Mimi erano taglienti come lame aguzze fatte apposta per ferirlo e, con tutto il rispetto che portava per lei, si sentì in dovere di difendersi.
«Adesso basta, Mimi! Io non sono il solito bambino di tanti anni fa, sono cresciuto e maturato! Non puoi dirmi cose del genere solo perché ho dimenticato di dirti questa sciocchezza!»
«Sciocchezza? Tu la chiami sciocchezza?!» esclamò Mimi, pensando a due soluzioni sul ragazzo, ovvero se ci era veramente o ci faceva per finta
«Vuoi che ti faccia un bel disegnino su quello che hai fatto?»
«Guarda che non sono così idiota!» si difese Tai offeso.
«Ah no? Strano, mi era parso. Ma sai che c’è? Che ho fatto male a fidarmi di te. Parli tanto di giustizia, fai il finto buono e poi mi prendi per il culo fingendo di provare qualcosa per me!»
«Ho sbagliato, lo so, ma non è vero che ho finto, Mimi, ti prego» Tai ebbe uno scatto, le prese le mani e le strinse tra le sue.
Mimi, sentendo il cuore battere forte al quel tocco, voltò la testa dall’altro lato e si scansò.
«Non sei poi così diverso da Matt» mormorò «E sai... Per un po’… Ci avevo quasi creduto...»
Il castano sentì un dolore al petto che lo stava dilaniando.
«In noi, ci avevo creduto» ripeté, mentre le lacrime presero il sopravvento sul suo dolce viso.      
«Invece sei solo un egocentrico vanitoso ed egoista!»
«Sei tu l’egocentrica egoista!» Tai la scosse dalle spalle, come volesse svegliarla da uno stato di trance «Sei così egoista che non riesci nemmeno a capire, anzi non vuoi capire!»
«Cosa c’è da capire? I fatti parlano chiaro!»
«No, non è vero, tu non sai com’è andata, non sai il motivo...»
«Adesso basta, ne ho abbastanza! Io me ne torno in America!» sbottò Mimi, portandosi le mani sul viso
«Cosa concluderai tornando in America?» il ragazzo la fermò da un braccio, visto che stava per uscire dalla porta. «Non lo so, ma almeno non ti rivedo» Mormorò, asciugandosi le lacrime.
«Mimi, io ci tengo a te» disse lui, guardandola negli occhi.
«NO!» urlò lei, tappandosi le orecchie.
Stava sentendo fin troppo, non c’è la faceva più!
«Non devi cercarmi, non devi parlarmi! Devi solamente sparire dalla mia vista, sono stata chiara?»
«Mi stai chiedendo di allontanarmi da te, solo per un malinteso?!» urlò Tai, cercando di bloccarla.
«Lasciami stare, mi hai rotto!» si scansò rapidamente «Ti odio, Tai, mi hai capito? Ti odio
Aprendo la porta, sgusciò via, senza dare  tempo al ragazzo di fermarla.
Il Digiprescelto del coraggio, non si sentì poi così tanto coraggioso in quel momento, anzi, si sentì stranamente un vile codardo.
Sentì la porta principale chiudersi.
Adesso era solo.
Cosa cazzo aveva combinato?
Si lasciò cadere sul letto.
Ti odio.
Quelle due parole proferite così semplicemente lo avevano ferito nel profondo. Lui non aveva mai odiato nessuno a tal punto da doverglielo sparare in faccia.
Si tenne la testa con le mani.
Mimi lo odiava.
Ovvio, si disse, dopo aver combinato quel cazzo casino!
Non volle nemmeno affibbiare la colpa al biondo che gli aveva chiesto il favore di allontanare Jun da lui, due mesi prima.
Per questo si erano fidanzati.
Perché non gli dava mai la possibilità di spiegarsi?
Sbuffò, e uscendo dalla camera si ritrovò Kari davanti a sé con una tazza di cioccolata in mano.
«Per te, fratellone, ti risolleverà il morale» disse, sorridendo.
«Grazie sorellina, ma non serve proprio a niente» sorpassandola, raggiunse il balcone sperando di poter scorgere Mimi in lontananza, ma l’unica cosa che vide fu suo zio Mitchu che stava per suonare il campanello.
Cazzo!
Tutte a lui.







 

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Capitolo 11
*** Ci voleva lei ***


  
 
 
Mimi aveva appena svoltato dal vicolo alla sua sinistra. Percorreva la strada in modo lento e smisurato. Credeva di poter crollare per terra a momenti, sentiva un dolore lacerante al petto e non erano certo spasimi di ferite fisiche.
No, erano dolori d’amore.
Perché ormai si era innamorata di Taichi.
Perché ormai gli aveva aperto il suo cuore.
Non aveva senso continuare a mentire a sé stessa.
Sapeva di aver fatto male a ritornare in Giappone. Si sarebbe risparmiata tutto quel teatrino e avrebbe passato le vacanze estive con spensieratezza, senza dover soffrire per nessuno.
Lei, di ragazzi, ne trovava a migliaia a New York!
Certo, innamorarsi di uno dei mille non era così facile...
Inconsciamente, visto che andava a casaccio, finì addosso a qualcuno.
Sbattendo le palpebre, sentì la sua guancia a contatto con un  morbido tessuto di cotone e si rese conto che era praticamente appoggiata sopra il petto di qualcuno.
Oddio, era... una donna!
Che aveva una maglia rossa e... anche dei capelli rossi!?
No, si disse mentalmente, non può essere proprio lei!
«Ciao, tu sei Mimi Tachikawa, vero?» le chiese infatti Jun, facendo un sorrisetto finto.
Mimi contò fino a cinque prima di annuire.
Calma, mantieni la calma...
«Bene, ti cercavo. Ho bisogno di parlarti»
Jun la prese da un braccio e la spinse leggermente fino ad arrivare sotto un albero. Si sedettero sopra una panchina.
«Conosci Taichi Yagami, il mio... ragazzo
A Mimi cascò il mondo addosso. Sentì gli occhi umidi, ma fece finta di niente.
Quella megera voleva solo umiliarla!
«Sì, e allora?» sbottò inacidita.
«Allora ti consiglio di lasciarlo perdere» le disse l’altra  
«Non per cattiveria, ma ne so qualcosa»
«Che vuoi dire?» domandò Mimi, confusa.
La testa le scoppiava.
«Dico che è un ragazzo poco serio» affermò la rossa
«Abbiamo parlato ieri sera, e mi ha detto esplicitamente di non avere interesse per te. Sai, è molto geloso e ogni volta che mi vede parlare con un ragazzo incomincia ad acchiappare ragazze qualsiasi e a tentare di farmi arrabbiare. Lo so, è un bambino» fece Jun, con l’aria di chi la sapeva lunga «Adesso ha scelto te come vittima, mi dispiace»
Mimi guardò il paesaggio dinanzi a sé.
Non era vero... Tai non era capace di fare tutto quello... Lei lo sapeva.
Ma se era stato capace a mentirle e a farle credere di essere single, perché no?
Strinse i pugni e chiese
«Sei sicura?»
«Sì, come potrei raccontarti bugie su una cosa del genere! Tra ragazze ci capiamo, no? Dovevo metterti in guardia in qualche modo» cinguettò malignamente Jun.
Era stato così semplice.
Il suo piano per allontanarla da Tai stava funzionando; la balena aveva abboccato.
Ed ora che la guardava bene, sembrava veramente una brutta balenottera!
Ebbe l’istinto di schiamazzare, ma stette in silenzio.
La Digiprescelta della purezza, invece, si alzò dalla panchina.
«Sì, grazie... A-adesso devo andare» Mimi le voltò le spalle e se ne andò.
Cercò di trattenere le lacrime per non farsi vedere da quella maledetta ragazza che adesso la fissava compiaciuta.
«Bye, bye bellezza! Adesso vediamo se ti riavvicinerai a Tai» Sussurrò perfidamente prima di salire sul pullman con in volto un’espressione vittoriosa.

 
 

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Capitolo 12
*** A questo servono gli amici ***


 


«Sei sveglia?» chiese Sora all’amica che era sdraiata sul suo letto con gli occhi chiusi e con il cuscino tra le braccia.
«Mmh» mugugnò Mimi, stiracchiandosi e sentendo un buon profumino arrivare dal vassoio che la ramata teneva in mano.
Quest’ultima ripensò a cos’era accaduto la sera prima.
La sua amica era corsa da lei piangendo, raccontandole del tradimento di Tai e delle parole di Jun.
Così, per non lasciarla sola, le aveva proposto di dormire a casa sua e le aveva anche offerto il suo letto, mentre lei si era sistemata in salotto.
«Cos’ hai preparato?» domandò Mimi, interrompendo quei pensieri.
«Un succo d’arancia e delle brioches al cocco. Sono buonissime e tirano su il morale» rispose quella, poggiando il vassoio sul letto.
Quella scena le ricordava qualcosa.
Matt.
Dopo che avevano passato la notte insieme gli aveva portato la colazione a letto, e lui... beh, lui se ne era andato via.
Deglutì malinconicamente.
«Ormai non c’è l’ ho più un morale dopo ieri sera» sospirò la castana, aprendo il cellulare «Pensa che mi ha chiamata almeno dieci volte»
«Ecco perché ogni volta che il cellulare vibrava, filavi in bagno!» esclamò Sora.
«Già» Osservando lo schermo, l’altra sbottò
«Oh cavolo, ho dimenticato di chiamare Tayla! Mia zia sarà in pensiero!»
L’amica l’osservò comporre un numero ed uscire in veranda a parlare. Sospirò e addentò una delle due merendine.
Sembrava strano. Sembrava tutto strano.
Tai che mentiva su una cosa così grande e lei che faceva finta di niente.
In realtà, sembrava facesse finta di niente, Sora lo sapeva.
Da quando Mimi era arrivata a casa sua, non aveva fatto altro che sfogarsi e sputare parole d’ogni tipo, mentre i suoi occhi e il suo cuore esprimevano tutt’altro.
E poi, s’era messa di mezzo anche quella Jun!
Non capiva come Mimi potesse credere ad una tipa del genere. Magari l’aveva saputo e si era inventata quelle cavolate solo per farla arrabbiare di più con Tai. Tutto le sembrava così strano.
Doveva assolutamente parlare con il suo migliore amico; primo, perché voleva sapere la verità e secondo, voleva avere chiaro in testa quel benedetto messaggio che le aveva mandato giorni fa.
“Non è quello che sembra.”
Che cosa? Che Matt era un idiota?!
Mimi, nel frattempo, rientrò sedendosi sul letto e bevendo il suo succo d’arancia.
«Hai detto che Tai ti ha fatto un sacco di squilli ieri sera?» chiese Sora, riprendendo il discorso.
«No, erano chiamate» affermò la castana «Ma io gliele ho chiuse tutte»
«E perché? Non ti sembra esagerato il tuo comportamento?» le venne da dire alla più grande.
La sua amica era sempre la solita fatalista.
 «Cosa? Non ti sarai schierata dalla sua parte, spero!»esclamò, infatti, quella.
«No, ma sono sicura che te l’avrebbe detto, d’altronde lui è un ragazzo di buone intenzioni»
«Strano!» commentò Mimi, acida «Quella rossa mi ha detto esattamente il contrario ed è la sua ragazza»
«Sei sicura stiano ancora insieme?»
«Non lo so e non m’importa»
Sora capì che l’amica non voleva più parlarne e, prendendo il vassoio, lo portò in cucina.
Fece appena in tempo a constatare l’orario che il telefono squillò.
«Sì?»
«Sora, sono io»
«Tai, dimmi» sospirò, sedendosi.
«Devo parlarti»
«Anch’io»
«Passa da casa mia appena sei pronta, io non posso muovermi»
«Okay, a dopo»
Sora riattaccò.
«Chi era?» irruppe Mimi improvvisamente, entrando in cucina.
«Era lui»
La ragazza si rabbuiò, e sul suo volto comparì subito un sorrisetto pieno di rancore.
«Vai a tenergli la candela?» chiese sarcastica «Scommetto che ti racconterà un sacco di cattiverie su di me»
«Tai non lo farebbe mai!» esclamò Sora, difendendo a spada tratta il suo amico.
Capiva che Mimi fosse ferita, ma non era giusto che dicesse quelle cose false su di lui.
«Chi te lo garantisce?»
«Io lo conosco, non lo farebbe mai. E poi...» aggiunse «Lui ti vuole bene»
Mimi rise di cattivo gusto, trattenendo le lacrime.
«Scherzi, vero? Ma non farmi ridere io... Io non ci credo, ormai. Anzi, va’ da lui, io torno a casa dei miei zii»
«Mims, non fare l’idiota, adesso!»
«Ma Jun-»
«Non pensi che Jun l’abbia detto apposta?!» urlò la ramata, stufa.
Mimi ci stette a pensare, fermandosi un attimo. Le probabilità c’erano, ora che ci pensava meglio.
Il giorno prima stava talmente male da non riuscire a reggersi in piedi, figurarsi ragionare con lucidità.
«Non so» ammise.
«Svegliati, è palese che abbia sparato quattro cavolate per allontanarti da Tai!»
Mimi, però, troncò la discussione.
«Vabbè, Sora, io vado a casa a lavarmi. Ci sentiamo pomeriggio, caso mai, se non sei troppo impegnata con quello» Afferrando il cappello, uscì.
Sora sbuffò, esasperata. Mimi Tachikawa era ingenua o cosa?
Perché faceva così la testarda?
Sora era calma, calma... e decise di spararsi in testa più tardi.
Doveva parlare con quell’idiota combina guai del suo migliore amico!
 
 
 
 
 
 
 
 
                                   *****
 
 
 
 
 
 
 
Quando il campanello suonò, il castano aprì immediatamente la porta di casa, superando il dannato tappetino che lo faceva inciampare ogni volta.
«Sory, finalmente! Ma quanto cavolo ci metti a prepararti?» l’accolse Tai, facendola accomodare.
«Guarda, sta’ zitto perché sei la persona meno indicata per fare certe battute!» l’ammonì lei, sedendosi sul divano.
Lui si grattò la testa.
Pure Sora era arrabbiata? Incominciamo bene, pensò.
«Allora?» lo incitò la ragazza, incrociando le braccia
 «Cos’hai da dire a tua discolpa?»
Il castano sbuffò, sedendole accanto.
«Perché ve la prendete tutti con me? Matt mi ha appena detto che sono un coglione!»
Sora sospirò.
Forse Matt aveva ragione.
«Scusa se te l’ ho nominato» Si contraddisse subito dopo il ragazzo, passandosi una mano sul viso «Sono così... maldestro»
«Diciamo che la parola imbecille ti descrive meglio» commentò Sora, guardandolo dalla testa ai piedi.
Era vestito, come al solito, di blu ed aveva un fascia rosa che gli alzava in aria quei capelli ribelli.
«Di chi è quella cosa?!» la indicò inorridita.
«Di Kari, perché?»
«Mmh, passa avanti»
«Beh, Sora, devi credimi, io... Io non volevo farle del male! Lei mi piace un sacco e lo sai che quando mi piace una persona ho occhi solo per lei!» si difese Tai, sinceramente.
«In sintesi? T’ eri dimenticato di dirle che stavi con quella?»
«Sì, ma per me non è stata una cosa grave! Io con lei mi ci sono fidanzato solo perché mi ha pregato Matt, gli faceva la corte spudoratamente!» esclamò il ragazzo, spiegando com’erano andate realmente le cose.
Sora annuì.
«E quindi? Cos’ hai intenzione di fare? Visto che mi ha detto che eravate sul punto di baciarvi»
«Devi aiutarmi, Sora. Le ho comprato un mazzo di fiori»
Tai andò a prendere il mazzo in cucina «Eccolo. Non risponde alle chiamate, né ai messaggi. Ti giuro, sto impazzendo... Gliele dai tu?»
«Non ci penso nemmeno! E’ un tuo pensiero, cosa c’entro io?» si ribellò la ragazza.
«Lo so, ma non potresti farmi un favore? Andrei io, se solo si degnasse di voler parlare con me» disse Tai, sconsolato.
«Ma non puoi-»
«Eddai, siamo amici, ricordati!» esclamò lui, mettendo il broncio.
«Santo cielo, sei un impiccio! Non puoi mandare il tuo amico Matt, visto che parli tanto d’amicizia?» sbottò Sora, con le braccia conserte.
«Matt? Ma lui non c’andrebbe manco morto, lo conosci. Ti prego, Sora, ti farò in cambio mille favori!»
«E va bene» sospirò, rassegnata «Ma aspetta a cantar vittoria! Prima bisogna vedere la reazione di Mimi, e ti avverto che se se la prende con me finisci nei guai seri!»
«Ti voglio bene, Sora!» Tai, allegro, le diede un bacio sulla guancia e le porse i fiori che erano incartati con una splendida carta rosa e argentata.
«Sì, anch’io, anch’io... Tanto lo dici solo quando ti conviene!»
Lui le mise un braccio intorno alle spalle.
«Hai dubitato del mio affetto?» chiese, guardandola con un cipiglio.
«No, ma c’ero quasi»
Sora sorrise, scuotendo la testa.
«Sappi che io ti voglio bene lo stesso» disse lui, serio.
Alla ramata fece un certo effetto vederlo in quello stato di così tanta serietà.
«Cosa ne hai fatto di Taichi Yagami? Quello castano, il mio migliore amico, nonché fidanzatino all’elementari» domandò, fingendosi spaventata.
Il ragazzo scoppiò a ridere.
«E’ la stessa cosa che mi ha chiesto Matt, stamattina»
«Ah» fece secca Sora.
Non voleva parlare di lui... Anzi, sì, c’era qualcosa che doveva dirgli, in effetti, se la stava dimenticando!
«Senti un po’, ma l’altra volta-»
«L’altra volta quando?»
«Due giorni fa. Dico, nel messaggio che m’ hai mandato-»
«Quale messaggio?»
Sora rimase sbigottita. Ma Taichi era scemo o lo faceva?
«Come quale? Mi avevi scritto un cosa per Matt... “Non è quello che sembra”. Guarda, ti faccio vedere» tirò fuori il cellulare e aprì la cartella messaggi.
«Io non ti ho mai mandato niente del genere! Ma non è che hai registrato male il mio numero?»
La ramata lo guardò scettica.
«Ho segnato il tuo numero da anni»
«Ah. Beh, non lo so. So dirti solo che ho parlato con lui» fece Tai, notando che aveva voltato lo sguardo da un’altra parte.
«Ti ha detto che sono una poco di buono? No, visto che l’ ha già detto, magari è ripetitivo!»
«Assolutamente. Anzi, è pentito, credo»
«Credi?»
«Beh, sì, lo sai che Matt non si esprime chiaramente!» si lamentò Tai «Ma perché non fate pace?»
«E’ finita, questa volta davvero» Affermò Sora convinta, ignorando lo sguardo cinico del suo migliore amico. Fece per alzarsi e raggiungere la porta, quando il campanello suonò.
«Oh, apri, sicuramente è Kari» fece Tai, vagamente.
Ma non era Kari, si accorse la ragazza. E nemmeno qualcuno della sua famiglia, se era per questo.
«Matt!» sentì gridare il castano che aveva in dosso un enorme sorriso.
Come per coincidenza o quasi, il biondo stava di fronte a Sora, e la guardava con un po’ di evidente sorpresa.
Quell’idiota del suo amico non l’aveva avvertito che ci fosse stata anche lei!
Sora si sentì avvampare.
«L’ hai fatto apposta!» si scagliò contro l’amico «L’ hai chiamato apposta, non è così?!»
«Che cosa?» chiese quello, non capendo.
Poi, gettando uno sguardo a Matt, aggiunse giustificandosi
«Ma no, che dici... te lo giuro, io non-»
«Va bene, io me ne vado, ciao!»
La ragazza sorpassò il biondo senza guardarlo, ma Tai riuscì ad afferrarla dal braccio.
«Ehi, mi fido di te!»
«E io no!» gli urlò in faccia.
«Vai, e fatti valere!»
«Io dovrei farmi valere?!» Cosa da pazzi, pensò la ramata, in preda ad una crisi isterica.
«Beh, lo dicevo solo per incoraggiarti»
«Lasciami andare!»
Tai la strinse ancora dal braccio, tentando di dirle qualche altra cosa.
«Sora, dai, scusa, io non lo sapevo che-»
«Vaffanculo, Taichi!»
Sora riuscì a liberarsi ed uscì scazzata, chiudendogli la porta in faccia.
«Ma non la fermi?» domandò Matt all’amico, dietro di lui.
«No, sta andando da Mimi» fece l’ altro, sospirando «Le ho dato i fiori per portarglieli»
«Credi che con dei fiori sistemerai la cosa?» chiese scettico l’amico
«No, ma almeno tento, visto che ho quasi raso al suolo il giardino di zio Mitchu» Tai si sedette sul divano, tenendosi la testa ed arrivando ad una conclusione
«Che stronzo che sono!»
«Parole sagge» commentò Matt, ridacchiando.
«Tu sta’ zitto! Per colpa tua Sora mi ha mandato a quel paese! Si può sapere cosa cavolo ci fai qui, ora che ci penso?!»
«Mi hai invitato tu! Questioni losche, hai detto! Dio solo sa cosa dici!» sospirò Matt, che pensava alla ragazza appena andata via.
 «Allora, cosa vuoi fare con lei?» chiese il castano, spazientito «Visto che le mandi messaggi anche con il mio cellulare, adesso!»
Il biondo si sentì colto in fallo.
 «Ehm, è stato un errore»
«Sì, vabbè, raccontalo a un cane! Si vede che ti piace»
«Lo sai già che mi piace» tagliò corto Matt. Non capiva come mai doveva fare sempre le solite domande quando sapeva già la risposta.
«Almeno dimmi che cosa vuoi fare!» ritentò il castano, sbuffando.
«Vuoi che ti aiuti a fare un bel bagno di cazzi tuoi?» rispose sarcastico il biondo.
Certo che quando si metteva qualcosa in testa, quello lì, non mollava.
Matt pensò che se l’avesse pestato forse avrebbe fatto un favore all’intera umanità per quanto era scomodo e indiscreto.
Sospirò, pensando a Sora e al fatto che ormai lo evitasse volutamente.
«Che cazzo ti sospiri?» domandò, infatti, Tai, guardandolo di sottecchi.
Il biondo sobbalzò. Mannaggia a lui e a quella volta che l’aveva nominato suo migliore amico!
Non rispose, facendo come al solito finta di niente.
Ma al moro non sfuggiva nulla, e questo lo sapeva benissimo.
«Pensavi alla mia ex fidanzata, non è così?» lo prese in giro quello, ghignando.
«E chi sarebbe la tua ex, scusa? Se ti riferisci a Jun, puoi anche andare a romperti il cu-»
«Oh, non mi riferivo a quella piattola!» sbottò il castano che ne aveva abbastanza di sentirla nominare «Ma a Sora! Hai presente? Una volta stavamo insieme! Pensa che mi ha anche presentato i suoi genitori!»
Matt lo guardò tagliente. Se voleva farlo adirare era sulla cattiva strada, anzi... sulla buona!
«Eravate fidanzati alle elementari, carissimo amico!» incrociò le braccia
«E conosci i suoi genitori perché conosci lei da una vita, idiota! E non credere che con questo tu sia riuscito a farmi incazzare, perché non è così!»
«Se, come no, infatti ti stai incazzando!» esclamò Tai, con lo sguardo di chi la sapeva lunga
«E poi la nostra storia è durata fino alla terza media, quando poi sei subentrato tu a rompere le palle!»
«Non è vero, stronzo!»
«Invece sì!»
«Invece no!»
«Sì, ti ho detto!»
«No, Taichi!»
 «Sei una testina!» concluse questi, sorridendo.
Quanto si divertiva a prenderlo in giro. A quell’orgoglioso di Yamato bisognava strizzarlo fino alle punte altrimenti non reagiva.
«Cosa, scusa?!» esclamò il biondo «Ripetilo!»
«Sì, spero rimarrai per sempre un dannato zitello» Tai mise le braccia dietro la testa e continuò «Hai ai piedi la ragazza più bella del liceo, nonché mia ex ragazza, precisando» Matt lo guardò male di nuovo
«E’ inutile che mi guardi così, stavamo insieme e basta!»
«Alle elementari»
«Vabbè, insomma... Guardala! E’ bella, è intelligente, è sexy, è... che ne so... sa cucinare!»
«Anch’ io so cucinare, testa di cavolo!»
«Almeno potrà darti una mano in futuro» disse «Io se fossi in te, non perderei tempo!»
«Non preferivi Mimi Tachikawa, tu?!» sbottò il Digiprescelto dell’ amicizia.
«Naturalmente»
Matt guardò per l’ennesima volta il suo amico. Lui in fin dei conti, sapeva cosa voleva.
Tai voleva Mimi.
Anche lui stesso lo sapeva. Ma la differenza tra lui e Taichi era che quest’ ultimo era coraggioso e riusciva ad ammettere quello che provava.
Yamato, invece... beh...
Una cosa era assolutamente certa.
«Caro Tai, ho intenzione di rubartela Sora!» ghignò, d’un tratto.
Non avrebbe permesso che qualcun altro l’avrebbe portata via da lui.
«Ah sì? Come farai?»
«Fatti miei. Tu tieni conto della mia affermazione, poi vediamo»
Matt gli sorrise e l’altro fece lo stesso.
«Finalmente stai incominciando ad essere te stesso, amico mio» constatò il castano, prima di sdraiarsi sul divano e aprire la TV.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 13
*** Un regalo di scuse ***


 

«Resterò qui solo due minuti perché-Buon Dio, cos' hai fatto i capelli?!» esclamò Sora, irrompendo in camera di Mimi che era intenta a guardarsi allo specchio.
La ragazza sfoggiava il vecchio look capelli rosa e la ragazza aveva fatto una faccia inorridita. Mimi dapprima spostò lo sguardo verso i fiori che l’amica portava in mano, poi disse
«Volevo cambiare. E poi è solo una tinta temporanea, non preoccuparti»
«Beh, meno male, ma perché questo cambiamento in soli tre giorni? Mi sembra un tantino strano» commentò Sora.
«Ho deciso di eliminare qualsiasi cosa mi ricordi Tai. A cominciare dai capelli, a lui non piacciono rosa e io li faccio così!» esclamò, indicando la sua lucente chioma.
«Ah» Sora pensò se la sua amica non fosse uscita fuori di senno, prima di ribadire: «E hai cambiato qualche altra cosa, a parte i capelli?»
«Il braccialetto con scritto I love Tokyo, ricordi?»
«Quello che hai messo fino a ieri?»
«L’ ho tolto, è da tre anni che ce l’ ho» spiegò Mimi.
«Non dirmi che l’ hai buttato?» chiese la ramata, spalancando gli occhi.
L’amica non rispose.
«Vabbè, immagino avrai cacciato via parecchie cose, oltre a questo» fece Sora, porgendole il mazzo di fiori «Tieni, questi sono per te da parte di Tai»
Mimi rimase stupita. Li prese tra le mani e fece:
«E io che pensavo fossero un regalo di Matt per te! Dici davvero?»
«Certo, me li ha dati prima. Mi ha corrotto, ti giuro» disse Sora, ammirandola mentre li annusava, sorpresa.
«Ma...» boccheggiò Mimi, osservando bene il mazzo.
«Mimose?!» sbottò scettica Sora, avvicinandosi e guardandole da vicino
«E guarda, ha messo anche una rosa! Che pensiero carino!»
L’altra rimase a bocca aperta. Non considerava neanche l’idea che Tai si potesse ricordare quali fossero i suoi fiori preferiti.
Adocchiò il bigliettino spiegazzato posto di lato alla carta, tese i fiori all’amica e lo lesse a bassa voce.
 
Per la mia dolce Mimi. Spero che con questo gesto tu possa capire quanto io tenga a te. Perdonami.
Tai” 
 
 
 
Mimi sentì gli occhi bruciare.
Lui le aveva regalato quei fiori così belli per farsi perdonare...
E lei, lei che era così testarda l’aveva giudicato male, l’aveva allontanato, aveva detto di non volerlo più vedere...
Non fece in tempo a far leggere il biglietto a Sora che calde lacrime le rigarono il volto.
 «Mimi, perché piangi?» le chiese l’amica, avvicinandosi e reggendola.
La ragazza non ripose, anzi lasciò scivolare il foglietto dalle mani.
Sora lo raccolse e lo lesse.
«E’ per questo che piangi?»
«Dove avrà trovato quelle mimose a inizio giugno?» domandò tra le lacrime, abbozzando un sorriso.
«Non lo so, ma è stato originale!» Ridacchiò la ramata.
«Per favore, mettile da parte, non voglio piangere»
Sora obbedì, mettendo le mimose e la rosa in un vaso di ceramica dove c’erano già alcune margherite.
«Calmati, però. Non c’è bisogno di disperarsi» le disse poi.
«E’ stato veramente gentile, Sory. Come diavolo ho fatto a dubitare della sua sincerità?»
«Tutti sbagliamo, non devi fartene una colpa»
Mimi tirò dalla tasca un fazzoletto e si asciugò il naso e gli occhi.
«Dovrò ringraziarlo»
«Se vuoi»
«Lo chiamo» Mimi si alzò dal letto e raggiunse il telefono.
«Aspetta, è meglio se vi parlate di persona» le consigliò l’amica.
«Lo chiamo lo stesso» insistette Mimi, pensando di non poterlo e non volerlo affrontare.
«Va bene» Sora si alzò «Vado a fare la spesa, mi mancano alcune cosette. Ciao, e se lo chiami, insomma... non combinare casini!» Le diede un bacio sulla guancia e scappò via.
L’altra ragazza rimase con il telefono in mano per alcuni secondi.
L’avrebbe chiamato sì o no?
Certo che l’avrebbe chiamato, non poteva rimangiarsi la parola all’ultimo secondo.
Cercò il numero in rubrica e aspettò.
Squillava.
«Pronto, Mimi, sei tu?» domandò stupidamente il ragazzo, quando rispose.
«Ciao, Tai. Volevo ringraziarti perché... Hai azzeccato i miei fiori preferiti, anche se siamo fuori stagione»
«Zio Mitchu è il mago delle piante, ringrazia lui» scherzò il castano, per sciogliere un pochino la tensione.
«Già» sussurrò la ragazza «Senti, voglio essere sincera con te»
«Avanti, dimmi» la incitò a proseguire lui.
Entrambi si sentivano così fottutamente incapaci di tenere una conversazione come si deve, tanto erano imbarazzati.
«Ieri ho parlato con quella, mi ha detto delle cose su di te, che non ti dirò. Ma voglio che tu lo sappia da me, non da lei» Disse Mimi, giocherellando con una ciocca di capelli.
«Perché non vuoi dirmi cosa ti ha detto?» domandò Tai che cominciava a non capire. L’aveva chiamato o no per fare pace?
«Perché è la tua ragazza e non mi sembra giusto fare certi commenti sul suo conto» se ne uscì.
Continuava a sostenere quella tesi ma ormai non ci credeva più nemmeno lei.
«Mimi, aspetta, lei non è più la mia-»
«No, aspetta tu. Voglio dirti anche che mi dispiace e che voglio vederti, beh... felice insieme a lei» Lo interruppe «Ci vediamo, Tai»
E riattaccò.
Tai sbuffò. Possibile dovesse interromperlo sempre!?!
Perché non lo lasciava mai finire di parlare?
Ma porca miseria, pensò, cosa faccio, adesso?
La risposta arrivò subito; un messaggio da parte di Joe.
Una festa al parco Victory. Poteva essere un’occasione perfetta per avvicinarsi e chiarire una volta per tutte.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 14
*** Incontri ravvicinati ***


 
 
Sbirciando tra gli scaffali e spostando da una parte all’altra i suoi capelli ramati, Sora ripensava al messaggio che il suo amico Joe le aveva mandato pochi minuti fa.
Non solo era sgrammaticato, ma anche privo di alcun senso.
“Se fa la spes prendi robba x la festa de Mimis di domani, okkey?”
Sì, era vero che i suoi amici le avevano accennato di una festa a sorpresa in onore dell’amica al parco Victory o giù di lì, ma che Joe non sapesse scrivere, questo era un gran bel mistero.
E va bene, doveva fare la spesa, ma sembrava un altro gran bel mistero che la dovesse fare sola soletta, senza almeno l’aiuto di Izzy o magari di Joley, lei sì, che se ne intendeva di bresaola.
Alla sottoscritta non era mai piaciuta!
«Scusi» chiese, ad un signore che era di spalle «Può indicarmi la bresaola più in offerta?»
Dopo aver visto dei capelli dorati che incorniciavano il viso perfetto del signore là davanti, si morse subito la lingua.
«Dicevi per finta oppure non so, magari ti sembro vecchio» Matt era davanti a lei con un carrello e quattro cose ficcate là dentro.
«Ah» disse la ragazza, a bassa voce «Sei tu... Che ci fai qui? Mi segui?»
«Veramente, sono stato incaricato a fare la spesa per la festa di Mimi. Piuttosto, che ci fai tu?» rispose, Matt, tranquillamente.
«La stessa cosa»
Mi sembrava strano fossi da sola, pensò dopo. Colpa di Joe e Tai.
«Ah, saperlo prima» fece Matt «E la bresaola è di là»
Sora seguì le indicazioni del ragazzo e la trovò.
Il biondo la raggiunse.
«Dove diavolo tengono i Kinder Pinguì?» Matt squadrò per bene la lista
«Ma a cosa cazzo servono i Kinder Pinguì ad una festa?!»  si agitò, mentre alcuni si voltarono a guardarlo.
Sora trattenne un risolino.
Sempre fine, il ragazzo!
«Poteva andare peggio con i Kinder Paradiso!» commentò, sarcastica.
«Che cosa?» si girò, dalla sua parte Matt, non capendo.
«Niente, ma ti conviene comprarli lo stesso, poi chi lo sente Joe»
«Neanche TK mangia più i Kinder Pinguì! Cosa cavolo crede di fare, quel burino? Una merenda tra bambini?!»
«Da qua, prendo tutto io» Sora gli rubò la lista dalle mani e si fece largo tra le persone.
Matt l’osservò allontanarsi col suo carrello, dopodichè, la raggiunse.
Si sentì come ricaricato. Quando stava accanto a quella ragazza, si sentiva bene.
Si era comportato male con lei, ma era consapevole delle sue colpe e voleva rimediare.
Forse perché le voleva bene.
Perché le voleva più che bene.
E anche perché, l’ammirava; aveva raccolto quasi metà roba!
«Dimmi come fai!» esclamò stupito.
«Faccio la spesa da quando avevo undici anni. Ah, hai sbagliato il latte»  rispose lei, cercando di rimanere fredda il più possibile.
«Ah, beh non-» Matt fece attenzione ad un piccolo particolare «Ma cosa cazzo ci facciamo con due bottiglie di latte alla festa?! Che cazzo siamo, dei neonati?»
«Non chiederlo a me» Sora ricontrollò la lista «E non è finita qua, c’è scritto: Olio di manzo e fegato di merluzzo»
«Che cosa?!»
«Ed anche biscottini alla rucola. Ma sei sicuro che questa sia la lista giusta?» domandò la ragazza ad un certo punto.
«Me l’ ha data Joe, che cazzo so»
Perché incaricavano lui per certe cose?
«Senti» disse, poi «Getta quella lista, ricompriamo tutto noi»
«Joe si arrabbia» ripeté la ragazza, sbattendo la testa.
«Non ho capito, ma Joe è la mammina del gruppo?! No, perché dice tanto di esserlo, ma alla fine non sa segnare manco quattro cose su un foglio. Dammi il carrello» Sora glielo passò.
«Andiamo. O preferisci restare da sola?» domandò il biondo, squadrandola.
«Con te come compagno non c’è molto da divertirsi» rispose lei, pungente.
Matt sbuffò. Voleva solo farsi perdonare in qualche modo.
«Lo stiamo facendo per Mimi, va bene?» gli ricordò la ramata.
Con me hai chiuso, pensò.
Beh forse, si disse, mentre s’incamminava con lui verso il reparto gelati.
 
 
 
 
 
Dopo mezz’oretta di avanti e indietro e dopo vari silenzi ed imbarazzi-si erano sfiorati con le mani, un paio di volte-andarono alla cassa per pagare il tutto.
«14.173,80 yen» fece la cassiera, porgendo loro lo scontrino.
A Sora venne un collasso; chi diamine c’è l’aveva tutti quei soldi!?
Lei avrebbe dovuto anticipare, ma non aveva portato con sé abbastanza denaro.
Guardò Matt rimuginare, dopodiché fece per aprire il portafoglio.
Magari gli altri venti gliel’avrebbe saldati più tardi.
«Aspetta, che fai, pago io» irruppe Matt, tirando fuori un portafoglio di pelle.
«No, che stai dicendo?» lo fermò lei «Metti giù quei soldi. Tutte queste cose le ho prese io»
Il biondo le sussurrò all’orecchio per non farsi sentire dalla cassiera:
«Lo so che sei a corto di banconote, te lo si legge in faccia. Lascia fare a me»  pagò il conto, e si caricò in mano le buste.
Usciti fuori, la ragazza esclamò infastidita
«Non mi piace la carità!»
«Non era carità, ma aiuto!» Ribatté Matt, porgendole due buste.
«Chiamalo come vuoi, ma i fatti tuoi non te li fai mai?» fece Sora, scontrosa.
Non voleva cadere di nuovo nella sua trappola!
Se lo poteva scordare.
«Vabbè, continua pure a conversare da sola, per me la questione è chiusa. Ti accompagno a casa, se vuoi» cambiò discorso il ragazzo.
«No, so andare da sola, che credi!»
«Va bene, ma questa era carità, ricordalo»
«Sei odioso!» esclamò la ragazza, afferrando le buste che le porgeva e facendo per andare.
«Io porto queste a casa mia, mentre tu porta quelle da te» Tagliò corto
«Ci vediamo alla festa, allora» la salutò Matt.
«Ma anche no!»
Matt le fece mezzo sorriso. Era così carina quando si arrabbiava.
Girò i tacchi e se ne andò.
Lei fece lo stesso, pensando a quanto male aveva fatto ad avergli solamente rivolto la parola.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 15
*** La boum ***


 
«Si può sapere dove mi stai portando?» chiese Mimi a Sora che la stava trascinando da un braccio.
Erano le quattro di pomeriggio e faceva un caldo terribilmente afoso.
«E sta' zitta, non essere impaziente!» rispose quella.
«Ma scusa, mi trascini in chissà quale posto sinistro, ed io dovrei non essere impaziente?» si ribellò Mimi, aggiustandosi la capigliatura rosa.
Sora li osservò con un velo di rimpianto.
«Perché diamine non ti sei cacciata quel colore dai capelli?» chiese.
«Lo farò domani, oggi non ne avevo voglia!»
«Diciamo che volevi farti notare, eh?»
«Ma no, che m’importa»
Varcando il cancello del parco, Mimi si chiese tra sé e sé cosa diavolo aveva in mente l’amica. Lo capì solo quando vide Joe con un grembiule in lontananza.
Il ragazzo se ne accorse e si gettò dietro un cespuglio per non farsi vedere.
«Cosa diamine ci fa Joe con un grembiule?» chiese stupita.
Ma a Sora arrivò un messaggio appena in tempo.
“Nn siamp pronyti portual via!!!!”
La ragazza si soffermò sul destinatario, ovvero Joe.
Dunque fece una veloce traduzione nella sua testa e, prendendo Mimi dal braccio, la trascinò dall’altra parte.
«Vieni, guardiamo il lago»
«Ma perché... io ho visto Joe!» si ribellò la ragazza.
«Cosa dici, guarda il lago»
«Ma io-»
«Guarda il lago, ti ho detto!»
Mimi, spaventata, osservò il lago di fronte a sé.
Che strana che era Sora, perché doveva soffermarsi ad esaminare... una barca?!
Ma di chi era?
Sembrava familiare.
Mimi fece mentalmente un viaggio nel tempo, tre anni prima, quando lei e Tai erano stati insieme su una barchetta. E la cosa che più la faceva riflettere era che quella lì davanti sembrava la stessa!
Non poteva essere.
Dopo qualche minuto, Sora la portò vicino ad una radura dove erano stati sistemati festoni, un barbecue e...
«SORPRESA!» urlarono tutti.
Mimi fece appena in tempo a focalizzare la scena che le si presentava d’innanzi.
I suoi amici erano tutti di fronte a lei con davanti un grande tavolo pieno di leccornie e con palloncini colorati appesi agli alberi.
Era una festa in suo onore.
Sorrise, unendo le mani.
«Oh, ma che cavolo hai fatto ai capelli?!» domandò Joe, senza alcuna minima forma di tatto.
Sora lo squadrò male e gli fece cenno di star zitto.
«Lascialo perdere» si affrettò a dire Kari «E’ il solito burino, lo sai»
«Ma siete tutti fissati con questa storia del burino?!» esclamò Joe, incrociando le braccia «Guardate che m’offendo, eh?»
La castana rise, lasciandosi sedere su un tavolino.
«Non ci posso credere che abbiate organizzato una festa»
«In tuo onore, ricordalo!» aggiunse, Sora, sorridente.
«Grazie ragazzi, siete unici!» Mimi sorrise abbracciando lei e Kari, si fece largo tra gli altri e, insieme, andarono ad osservare Joe che trafficava con il barbecue.
 
Nel frattempo, nessuno si era accorto che un ragazzo con una chioma castana le osservava da lontano.
Rimpiangeva il colore naturale dei suoi capelli ed anche i suoi splendidi cappellini pesca.
Adesso Mimi si era tinta nuovamente di rosa.
Era sempre splendida, non c’era dubbio, ma preferiva osservarla com’era realmente.
«Tai, che ci fai qui in disparte, non vieni?» lo chiamò Izzy che aveva un braccio intorno alle spalle di qualcuno che non aveva mai visto prima.
Frankie, la sua ragazza, era bionda, non troppo bella, ma neanche troppo brutta.
«Ah, non ti ho presentato lei... Frankie, Tai»
I due si strinsero la mano, dopodiché la coppietta sgusciò via.
Il ragazzo girò i tacchi e raggiunse il fratello del suo migliore amico che rideva e scherzava con quella pazza di Joley.
«Ciao Takeru, cosa fai?» cercò di essere gentile, d’altronde era solo un ragazzino di tre anni meno di lui, che differenza faceva?
Ma aveva già toppato chiamandolo per nome intero perciò cercò di dileguarsi.
Dove diavolo era finito Matt?!
 «Ehi, Tai, non ti ho sentito arrivare» disse TK, smettendo di parlare con Joley.
«Ciao Taichi, sembri un po’ intontito!» esclamò quest’ultima, sfoderando un sorriso a quaranta denti.
«Grazie Joley, tu sai essere sempre diretta e disponibile!» fece con sarcasmo Tai.
Gli occhi della ragazza luccicarono di gioia.
«D-dici davvero?»
«Certo»
«Ultrawow, lo sapevo che essere ragazzi Prescelti portava ad avere questa indole così talentuosa!» esclamò.
«Ehi, guarda che scherzava» disse TK, grattandosi la testa.
«No, no, non scherzavo affatto, lasciala sognare» Gli strizzò l’occhio il castano.
Il biondino rimase un po’ sorpreso.
Di solito il ragazzo non gli riservava quegli slanci di affetto, se si può dire.
«Vado subito a comunicarlo a Ken!» urlò Yoley «Ah, sapete, è diventato emo! Non è meraviglioso?! Emo-Ken, suona anche bene! Io sarò emo- Joley, lui emo- TK, e tu emo-»
«Grazie, ma non ci tengo a diventare emo!» troncò la discussione il più grande.
«Ma loro fanno cose ganze... ad esempio, si tagliano!»
«Yoley, ti sembra una cosa normale tagliarsi le vene?» domandò TK, perplesso.
«Ma loro sono depressi» tentò di spiegare la ragazza.
«Beh, se sei depresso vai da uno psicologo, così eviti di morire dissanguato!»
«Ben detto, TK!» l’appoggiò Tai, ridacchiando.
Il biondino rimase attonito, ma subito dopo fece un sorrisino.
 
«Senti, testina» fece a un certo punto una voce a loro familiare «Perché non mi aiuti con queste?»
«Matt, bastardo, allora eri qua!» esclamò Tai, felice come una Pasqua, raggiungendolo.
A volte non si sopportavano proprio e preferivano che l’altro scomparisse dalla faccia della terra, altre volte sembrano, invece, una coppietta di fidanzatini innamorati.
«Veramente sono andato a recuperare i fili per il mixer. Pare che quel cretino di Davis starà in consolle» rispose Matt, mentre un po’ più lontano da loro c’era questi con delle cuffie e un microfono.
«Ma scusa, dove attacchiamo le spine?» chiese il moro, prendendo dei cd.
«Là, in quel coso passa della corrente» Matt indicò un distributore di corrente elettrica.
«E sei sicuro che funzioneranno?»
«Boh, che cavolo ne so. Joe dice che non è la prima volta che lo fanno» Disse l’amico, portando un altro microfono e alcuni fili «E poi ormai, le hanno attaccate. Guarda, c’è anche la doppia presa!»
Davis smanettava con il mixer, ogni tanto metteva qualche canzone e subito dopo parlava al microfono.
«Senti, ma perché non chiudi una buona volta quell’ ordigno?!» sbottò Yoley, incavolata «Non sento ciò che dice il mio emo preferito, e che cavolo!»
«Yoley» la chiamò a bassa voce Ken «Io non sono emo! Quando sono andato a tagliarmi i capelli, mi hanno lasciato lungo il ciuffo, ma non era mia intenzione!»
«Ah, ma che significa? Ci sono certi ragazzi emo che non sanno nemmeno di essere emo!» Yoley sorrise sorniona, stringendogli il braccio destro, mentre il povero ragazzo sospirava sconsolato. 
 
Vicino al barbecue, intanto, Sora, Mimi e Kari osservavano curiose Joe e il suo veloce tuttofare.
In realtà, lui pensava stessero facendo questo, le ragazze stavano semplicemente parlando per i fatti loro.
«Quindi avete fatto la spesa insieme!» esclamava Mimi, maliziosa «Wow, vi vedo già come due coniugi!»
Kari ridacchiò.
«Così la metti in imbarazzo, Mimi» disse.
«Piuttosto mi mette rabbia!» esclamò Sora, imbronciata «Non voglio parlare di Matt!»
«Va bene» disse Mimi «In pratica è la mia festa e dovrei decidere io, ma va bene»
«Ma sentila!» fece Sora, mentre Mimi rideva «Perché non comandi a Joe di smettere di intossicarci con quel barbecue, magari? Visto che è la tua festa!»
«Dopo, adesso non ne ho voglia» rispose lei, sdraiandosi con la testa sopra le gambe Kari e i piedi sopra Sora.
«A proposito, devo chiederti una cosa» fece la prima in questione «Per caso, tu e mio fratello avete litigato?»
«Beh, un po’… Perché?»
«Perché l’altra volta vi ho sentiti discutere. Poverino era mezzo morto quando te ne sei andata!»
Sora le lanciò un’ occhiata eloquente come per dire “hai visto?”.
«Sì, ma...» fece lei, ignorandola «Non è il caso di far pace, visto che è fidanzato. Non vorrei creare scompiglio»
«Almeno chiaritevi, così, di striscio!» esclamò la ramata, alzando gli occhi al cielo.
Quant’era testarda la sua amica!
«Mmh, non so... Vedremo» Rispose Mimi, pensandoci.
Non era una cattiva idea, ma restava sempre e comunque il fatto di quella Jun tra i piedi. E poi non voleva dar peso a questo il giorno della sua festa, voleva solamente divertirsi.
«Senti un po’, Takenouchi, perché non chiarisci tu una buona volta con quel biondo laggiù?» sorrise Mimi, mentre lei sbuffava per l’ennesima volta.
«Ma sei sorda o cosa?» le si rivolse «Ti ho già detto che non voglio! E’ antipatico e menefreghista!»
«Non è vero» Sopraggiunse Kari «E’ solamente innamorato!»
«Seee, innamorato di Tai!» esclamò con sarcasmo la ramata, guardando i due ragazzi ridere.
 
 
«Hai visto Mimi? Si è rifatta i capelli rosa» sussurrò Matt a Tai che fece una piccola smorfia.
«Le avevo detto di non farseli mai più, mi piace il suo colore naturale» disse questi con rammarico.
«Ma neanche rosa le stanno male» commentò Matt, guardandola parlare con Sora «E’ originale, no?»
«Dai, dilla tutta. Che colore di capelli preferisci?» chiese Tai, malizioso.
«Ramati sono il colore ideale per una donna» ridacchiò Matt osservando Sora, sbattere la sua chioma di qua e di là.
«Tu non la racconti giusta, amico mio.» Rise il castano «Preferisci Sora a me, è un’ ingiustizia!»
«Mi dispiace tradirti, ma vedi, lei è più eccitante e più intelligente di te» La disse tutta il biondo.
«Spiritoso, stronzo!» Tai lo guardò male.
«Senti» disse Matt, tornando serio «Che cosa devo fare?»
«Vuoi la verità?»
Matt annuì.
«Affogati!» gli suggerì Tai, prendendo il suo piccolo binocolo per scorgere meglio le ragazze.
Il biondo lo prese dalla maglia.
«Voglio un consiglio, stupido idiota, non un suggerimento per come suicidarmi!»
«Eh va bene, stavo scherzando, sta’ calmo!» Il biondo lo lasciò.
Il castano si aggiustò la maglia, e parlò:
«Insomma, Yamato, è semplice, te l’ ho già detto! Devi solo dichiararle apertamente i tuoi sentimenti»
«Come-Come mi hai-» Matt lo afferrò di nuovo dalla maglia.
«Non chiamarmi più in quel modo, chiaro?! Lo sai che odio il mio vero nome!»
«Eh okay, scusa, mollami!»
Matt lo lasciò cadere per terra, dopodiché si voltò verso Frankie che li stava chiamando.
«Ragazzi, vi vuole Izzy!»
«Digli più tardi» Fece Tai con nonchalance, continuando a guardare dal binocolo.
«Ma è importante! Ha detto qualcosa a proposito di… Dighimon o Degimon! Ah si, Digimon!» esclamò Frankie.
I due si guardarono interrogativi e, in un istante, raggiunsero il rosso, mentre la ragazza chiamava anche Sora, Mimi e Kari alla sua destra.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 16
*** Un saluto ai Digimon ***


 
 
«Che cavolo vuoi, Izzy? Devi sempre rovinarci la giornata?» sbottò Tai, mentre Izzy, come al suo solito, trafficava col computer.
«Chiudi il becco, Tai!» lo rimproverò Sora, raggiungendolo.
Il ragazzo fece finta di cucirsi la bocca.
«Ragazzi, guardate qua» Tutti osservarono il monitor del portatile.
«Ma che cazzo c’è da guardare, io vedo soltanto una cosa rossa che... Oh, porca vacca, non ditemi che quello è il Digivarco?!» esclamò stupito Davis.
«Sembrerebbe davvero di sì, hai una vista molto acuta, Dav» gli rispose Cody, accanto a lui.
«Sta’ zitto, nano!»
«Non vi sembra una cosa insolita?» fece Sora, osservando «Il Digivarco non compare dal computer di Izzy da almeno... quattro anni!»
«Beh, non sono passati quattro anni esatti» la corresse Tai.
«Ma cosa c’entra, per quanto ne sappiamo, aperto o non aperto, non compare più da tanto tempo!» lo guardò male Sora, mentre lui univa le mani per farsi perdonare.
«E quindi?!» sbottò Matt «Che cosa si fa?»
«Ehi, aspettate!» Joe li raggiunse correndo «Che state guard-Miseria ladra, ma quello è-!»
«Sì Joe, grazie per averci illuminato di nuovo!» lo ammonì Tai, sarcasticamente.
«E perché è riapparso?» chiese «Perché è di nuovo nel computer di Izzy? Perché sembra stia diventando verdognolo? E perché si sta aprendo un collegamento?!»
Non fecero in tempo a rispondere a quelle dannate domande che una luce abbagliante li costrinse a chiudere gli occhi.
Poi solo una voce stridula.
«TAI!»
Il ragazzo si voltò verso lo schermo.
«Agumon?!»
«Tai, ti vedo! Riesco a vederti!» gracchiò Agumon, agitando le mani «E tu? Mi vedi?»
«Oh, mamma! Certo che ti vedo, vecchio mio!» esclamò il ragazzo, stupito «Come hai fatto a collegarti?»
«Eh, modestamente, credo di essere un asso con i computer!» si lodò.
«Spostati Agumon, facci vedere anche a noi!» Byomon diede una spinta all’amico, dopodiché urlò:
«Sora, Sora, Sora!»
«Byomon!» La ragazza si fece largo tra la folla che si ammassava davanti al computer «Sei tu?! Mi vedi?! Come stai, Byomon?»
«Mimi!»
«Palmon?» domandò Mimi, incredula «Fatemi passare...Palmon!»
«Ciao, Matt!»
«Ma c’è anche Gabumon?» chiese il ragazzo «Ehi, sono qui!»
«Izzy!»
«Tentomon, come stai?» rispose Izzy, guardando il suo Digimon.
«TK?! Dov’è TK?! Lasciami passare, Agumon!»
«Patamon, sono qui!» rispose il biondino, sorridente.
«C’è anche Gatomon. Vieni, non startene lì in disparte!» disse Patamon al Digimon.
«Veramente mi state schiacciando, sono sotto di voi!» si ribellò, Gatomon «Spostati Gabumon, voglio vedere Kari!»
«Ciao, amica mia!» la salutò la ragazza, contenta.
«Ehi, Joe!»
Joe si avvicinò.
«Tu sei.. sei... Gomamon?» chiese stupidamente Joe, toccando lo schermo.
«Ma certo, chi credi che sia?» fece canzonatorio Tai «La regina d’ Inghilterra?»
«Sei sempre il solito, Tai!» rise Agumon.
Joe nel frattempo era scoppiato a piangere, facendo commuovere anche il suo povero Digimon.
«Gomamon! Amico mio! Quanto tempo! Non credevo... Ma... Ti sei tagliato i capelli?!» si lamentava.
«Io non ho capelli, Joe!» si lamentò, altrettanto, quello.
Il ragazzo abbracciò il computer.
«E levati!» lo rimproverò Izzy, spostandolo con una spinta.
«Ma non è finita qui!» fece Agumon «Ci sono anche-»
«Armadillomon!»
«Hawkomon, tesoro!»
«Ciao, Wormon!»
«Veemon, idiota!»
Digiprescelti o no, Frankie, confusa, si chiedeva cosa diamine fossero di preciso quegli strani mostriciattoli colorati.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Per placare l’eccitazione e la felicità di tutti, Izzy decise di far parlare a turni ognuno con i propri Digimon.
Sora e Mimi parlarono insieme.
«Sora!»
«Mimi!» esclamarono le due amiche Digimon.
«Oh, Byomon, quanto tempo! Avrei giurato di non vederti mai più!» fece Sora, trattenendo le lacrime.
Mimi, invece, era scoppiata.
«Palmon! Vieni qui, avvicinati!» la ragazza tese le mani come per abbracciarla.
«Mimi, non posso abbracciarti!» si lamentò Palmon.
Mimi piagnucolò, mentre Sora le accarezzava la testa per confortarla.
«Che bello che vi siete messi in contatto con noi!» esclamò quest’ ultima, contenta.
«Sora, noi volevamo vedervi» disse Byomon «Ci siete mancati così tanto! Mi sei mancata così tanto, Sooora!»
«Oh, anche tu!» Anche la ramata scoppiò a piangere.
Byomon e Palmon fecero lo stesso.
Dopo che entrambe si furono calmate, Sora disse:
«Allora, ci sono novità a Digiworld?»
«Qui è tutto normale, però...» bisbigliò la sua Digimon «Mi sono fidanzata con Gabumon!»
«Ah.. ma... ehm... Che bella sorpresa!» esclamò la ragazza, grattandosi la testa.
Che bella coincidenza, pensò dopo.
«E tu, Palmon?» chiese Mimi, asciugandosi le lacrime.
«Io con Agumon»
La castana pianse più forte. Anche quella era una bella coincidenza!
A Sora venne quasi da ridere.
«Qualcosa non va?» chiese Byomon, preoccupata.
«Ma no, è tutto apposto. Mimi è molto emotiva» spiegò, dissimulando.
«Oh, Mimi!» si lamentava Palmon, guardando la sua padroncina.
«No, Palmon, ricordati che non puoi abbracciarmi!» fece Mimi teatralmente, mettendo un braccio davanti.
«Miiiimiii!» Le due si attaccarono nuovamente a frignare.
«Ehm... Byomon, ma come avete fatto a collegarvi? Il portale non si apre più da quattro anni» disse Sora, cambiando discorso.
«Ci ha aiutato il vecchio Gennai. Anzi, al dire il vero, lui ci ha solo spiegato come si fa, ma non era d’accordo sul fatto che ci facessimo vedere da voi. Però Agumon ha insistito e siccome tutti noi volevamo parlarvi, siamo andati di nascosto nel suo studio e abbiamo fatto partite la connessione» Raccontò Byomon, mentre Palmon e Mimi si parlavano a gesti per non interrompere la spiegazione.
«Siete stati bravi, ma come fate se vi becca?» chiese la ramata, peoccupata.
«Dobbiamo sbrigarci, è passata mezz’ora, potrebbe tornare da un momento all’altro» osservò Byomon in direzione dell’altro Digimon.
«Ma io voglio restare ancora un altro po’ con Mimi!» si ribellò, Palmon.
«No, vai, non potete farvi scoprire!» disse, però, Mimi, sorprendendole «Tentate di connettervi un’altra volta, ad esempio di sabato che è il giorno delle feste e siamo tutti riuniti!»
Le strizzò l’occhio e le due scoppiarono a ridere.
«Cosa state facendo?!» una voce burbera si udì dal computer portatile, mentre le due Digimon si girarono contemporaneamente.
«E’ Gennai!» sussurrò Byomon, allarmata «Dobbiamo andarcene!»
«Come si chiude questo coso?» chiese Palmon confusa, pigiando alcuni tasti della tastiera.
«Stacca la spina» suggerì Mimi.
«No, aspettate, non staccate-» tentò Sora, ma fu troppo tardi, il collegamento si era già chiuso.
 «Non bisogna mai staccare la spina del computer prima di aver chiuso tutto!»rimproverò dopo l’amica.
«Ma quello li beccava se non facevano così!» si difese Mimi, alzando le spalle.
«Ehi, mi sono dimenticato di dare una cosa a Gomamon!» esclamò Joe, correndo verso di loro con in mano dei biscotti farciti alla crema «Sono i suoi preferiti. Ma.. Che cosa è successo?! Perché non si vede più il Digivarco? Cosa avete toccato?!»
«Niente, Gennai li stava beccando. Si erano connessi di nascosto e sono dovuti andare» spiegò Sora.
«Ma non è giusto, dovevo dare questi a Gomamon!» si lamentò il ragazzo.
«Non avresti potuto darglieli lo stesso, scemo! Mica puoi passare le cose attraverso una connessione virtuale!» fece la castana, osservandolo mettere il broncio.
«Ma non è giusto!» esclamò, lanciando in aria i biscotti ed andandosene indignato, borbottando qualcosa tipo “sfortuna ladra!”.
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 17
*** Il momento giusto ***


 


Mimi stava seduta in uno angolino, mentre con una spazzola si pettinava i lunghi capelli. Era dispiaciuto anche a lei di averli tinti, ma cosa non si fa quando si sta male per amore?
Gettò uno sguardo a Tai che stava discutendo insieme a Frankie. Era simpatica quella ragazza, si era anche improvvisata cameriera per servire a tutti.
Ma vederla parlare con lui, le dava un po’ fastidio.
Rimanendo tutto il tempo a guardare la scenetta di fronte a lei, non si accorse che Matt l’aveva raggiunta.
«Ciao, Mimi» la salutò «Perché te ne stai sola?»
La ragazza si voltò di scatto.
«Matt, mi hai fatto paura! Beh, mi stavo pettinando i capelli» Rispose.
«Ah, sì» fece, sedendosi «Le solite cose che fate voi ragazze, no?»
«Ehi, non offenderci» Scherzò, lei.
«No, sta’ tranquilla. Volevo solo parlarti di una cosa» ammise il ragazzo.
Mimi rimase attonita a guardarlo, pensando che loro due non avevano mai avuto un certo tipo di confidenza, però se aveva qualcosa da dirle evidentemente era importante.
«Okay, dimmi»
«Aspetta, prima spiegami il perché» indicò i suoi capelli.
«Oh, per cambiare» Non poteva certo dirgli che l’aveva fatto per il suo migliore amico!
«Già. Allora puoi anche cambiare idea su Tai» disse Matt, guardandola negli occhi.
Lei rimase spiazzata. Matt non era il tipo da sbilanciarsi così tanto, specie riguardo delle questioni in cui lui non era coinvolto.
«C-che vuoi dire?»
«Vuole stare con te, Mimi» gli spiegò con un sospiro «Perché fai finta di non capire?»
«Io non-»
«Ha sbagliato a non dirtelo, sono il primo che l’ammetto e, diciamocela tutta, è stato veramente un coglione» Mimi ridacchiò quando lo sentì parlare in quel modo
«Però, non pensi che l’abbia fatto per il più semplice motivo al mondo?»
«Ovvero?»
«E’ talmente imbarazzante» fece Matt, abbassando la voce «Sai com’è fatto Tai... Insomma, s’è ne dimenticato, ecco»
«Sembra una cosa un tantino impossibile, non trovi?» irruppe con sarcasmo Mimi.
«Lo sembrava anche per me prima che lui lo facesse»
«E quindi? Non concludo lo stesso niente facendo pace con lui! C’è la sua ragazza in mezzo ai piedi!»
 «Ma chi, Jun dici?» chiese con uno sguardo scettico «Ma non farmi ridere, si sono lasciati, anzi... Lui l’ ha lasciata per te»
Mimi sbarrò gli occhi.
Non poteva credere alle sue orecchie.
«Scherzi?!»
«Ti sembro uno che scherza?»
«Vabbè, che ne so, sei amico di Tai»
«Non paragonarmi a lui che mi offendo! E poi devi sapere che si è fidanzato con lei solo perché sono stato io a pregarlo. Sai che Tai farebbe qualsiasi cosa per me!» le lanciò un sorrisetto malizioso.
La ragazza sorrise a sua volta.
Il biondo, poi, si schiarì la voce «Allora, cosa vuoi fare?»
«Avanti, che gli dirai adesso?» chiese lei guardandolo sorniona, facendogli intendere che sapeva che gli avrebbe raccontato tutto.
«Io non gli dirò proprio niente, mi faccio i fatti miei. E poi non mi ha mica mandato lui»
«Tu e Sora la pensate uguale» osservò la ragazza e poi aggiunse «A proposito, come va con lei?»
«Bene, credo»
«Bugiardo!» Mimi incrociò le braccia accigliata.
«Quasi bene, okay?» Si corresse lui, sbuffando.
«Invece di fare la lezioncina a me perché non provi a farti perdonare da lei?» fece Mimi, colpendo nel segno.
«So io quello che devo fare» affermò il biondo, convinto «Qui stiamo parlando, di te!»
Mimi sospirò.
«Non so»
«Pensaci. Non ti costa niente» Matt si alzò e, senza più degnarla di uno sguardo, se ne andò al barbecue da Joe.
Mimi lo guardò mentre si allontanava.
Le aveva detto che Tai aveva lasciato quella bugiarda per lei. Doveva credergli? Insomma, era il suo migliore amico, era normale che volesse aiutarlo, però lei non sapeva cosa fare... Uff, doveva riflettere.
Si alzò e raggiunse la riva del lago.
Alla sua destra, un po’ più lontano da lei, c’erano Davis e Kari che parlottavano tra di loro, mentre alla sua sinistra c’erano TK e Sora che scherzavano insieme.
Li osservò interrogativi e si chiese che cosa ci facessero seduti a parlare loro due quando Kari era distante. Che TK e Kari non avessero discusso anche loro?
Alzò le spalle e guardò il lago di fronte a sé dove c’era la barca di prima.
Un momento, quella era la barca di tre anni fa, la barca di Joe!
Aveva visto bene, allora!
Sorrise e, ritenendosi fortunata che fosse accostata proprio a riva, ci saltò su.
Barcollando a malapena, si sdraiò, rilassandosi.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
«Ehi, Tai» Matt chiamò l’amico prendendolo da un braccio «Ho parlato con lei»
«Con chi?» domandò questi, che non aveva capito.
«Con Mimi, ma ti sei rincitrullito?» sbottò il biondo, mentre incrociava le braccia.
«No, scusa, credevo con Sora» il castano si grattò la testa «E perché l’hai fatto?»
«Tu mi hai sempre aiutato, testina, e anche se sei un impiastro cosmico te lo dovevo. In fondo è colpa mia che ti ho scaricato Jun se Mimi si è arrabbiata con te» spiegò l’amico con nonchalance, perché lui era fatto così. Era altruista e ricambiava ogni favore che gli veniva fatto.
«E’ là, in quella barca, se non sbaglio. Va’ da lei o non ne esci più»
«Ma quella non è di Joe?» domandò l’altro stupito, mentre entrambi osservavano la barchetta posizionata tra la riva e il lago.
«Sì, forse»
«Ma si porta dietro anche la barca?!» sbottò incredulo il castano.
Certo che Joe era proprio un caso senza speranza.
Matt fece spallucce.
«D’accordo, io vado, augurami buona fortuna!» I due si scambiarono un abbraccio.
«Vai, lupo!» Matt gli tirò un pacca sulla schiena «Voglio proprio vedere cosa combinerai!»
«Aspetta a parlare, voglio proprio vedere cosa combinerai tu con Sora!» Tai gli restituì la pacca.
«Scappa, prima che ti uccida!» fece Matt, tirandogli un calcio che l’amico schivò prontamente.
«Dai non fare il geloso, appena torno sono tutto tuo!» rise.
«Ma va’, vattene con lei, hai ferito i  miei sentimenti!» scherzò il biondo.
Tai gli sorrise e lo abbracciò nuovamente, mentre lo guardava negli occhi sinceramente.
«Grazie, Matt» gli disse, mentre l’altro scuoteva la testa.
«Grazie a te»
Il castano si avviò verso la barca dove la ragazza dondolava leggermente.
Gli venne quasi da ridere vedendola così, con gli occhi chiusi e le mani dietro la testa. Decise comunque di fare tutto in silenzio.
Sciolse la corda attaccata ad un palo di legno, spinse con fatica la barca ignorando le numerose grida di aiuto della ragazza e, con un salto, salì anche lui.
«Ma cosa-Tai?!» esclamò Mimi «Dove stiamo andando? Ho paura!»
Il castano, però, aveva già afferrato i remi e si stava dirigendo più a largo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Matt, intanto, osservava da lontano la scena di suo fratello che parlava animatamente con una certa ramata di sua conoscenza.
Non che fosse geloso di suo fratello, aveva tre anni meno di lui, ma... va bene, forse lo era!
Insomma, TK era pure fidanzato, perché adesso aveva la testa appoggiata sopra le gambe della sua di fidanzata?
D’accordo, Sora non era la sua fidanzata.
Però... Forse ci era quasi.
Il biondo si avvicinò di più ai due, cercando di sentire le loro conversazioni.
«E’ stato bello rincontrarli!» faceva Sora, mentre gli accarezzava i capelli.
A lui accarezzava sempre i capelli quando stavano insieme.
E a Matt faceva piacere quando lo faceva!
«Non sai com’era contento Patamon! Mi ha detto una sfilza di parole, sembrava come se piangesse, ed io ho capito solo “TK, sei il mio figlioccio”»
Sora rise di cuore.
«L’ hai capito il povero Patamon, si sente come un padre per te»
«Ma io sono il triplo di lui» fece TK «Non ce la farei neanche a chiamarlo papà
«Tu ti senti genitore di qualcuno?» aggiunse poi.
«No. Anzi, forse sì, di Tai» rispose lei e TK ridacchiò «Di quante ne combina e di quante gliene correggo, sembriamo madre e figlio»
«Hai ragione. Sai, oggi non mi ha trattato male come al solito» le confidò il più piccolo, ripensando al ragazzo che gli strizzava l’occhio.
«Forse ha messo la testa apposto» rise Sora.
Il suo migliore amico era geloso e molto protettivo nei confronti di sua sorella, era per questo che non vedeva di buon occhio la storia tra questa e TK, anche se in fondo sapeva che lui fosse un bravo ragazzo.
Era una questione di principio.
«Sei bella quando ridi» mormorò TK, osservandola.
E avrebbe aggiunto anche “speriamo che il mio fratellone lo capisca presto”, quando quest’ultimo balzò da dietro l’albero dove si era nascosto.
«Allora, Sora» gli venne da dire «Hai smesso di flirtare con mio fratello? Ti ricordo che sei più grande di lui. E tu, invece, non eri fidanzato una volta?»
I due guardarono Matt e si ridestarono velocemente.
«Sì, ma Sora mi stava raccontando-»
«Sì, sì... Guarda che Tai già ti vuole pestare solo perché sei fidanzato con Kari, figurati poi che ti fa se sa che la tradisci!» esclamò Matt, incrociando le braccia.
«Cosa c’è?» lo provocò la ragazza con un sorrisino malizioso «Ti da fastidio che io passi del tempo con il tuo fratellino?»
«Sì, mi da fastidio!» sbottò Matt, guardandola male «Ora che ci sei, potresti venire un attimo con me?»
«No» fece secca Sora «Stavo parlando con TK prima che ci interrompessi»
«Potrete parlare dopo» Fece Matt, cercando di mantenersi calmo.
«Non voglio venire con te!»
«Ah no?» chiese.
Sora negò con la testa.
«Va bene, ti ci porto io, allora»
L’afferrò dalle gambe e se la caricò in braccio come quando erano in discoteca.
Aveva fatto a stessa scenata di gelosia.
«Aiuto, TK aiutami!» urlava la ramata aprendo le braccia in direzione del biondino affinché l’afferrasse.
«Non l’aiutare o ti meno di brutto!» lo minacciò Matt, voltandosi verso di lui e fulminandolo con gli occhi azzurri.
Il fratello li guardava perplesso.
Matt era geloso di lui e Sora, ma che diamine si era fumato?
Si grattò la testolina.
«E con te ne riparleremo dopo!»
TK annuì un po’ impaurito e li vide allontanare con Sora che agitava le mani e le gambe per potersi liberare, anche se suo fratello la teneva salda.
 «Che cos’è tutto ‘sto casino?!» si sentì urlare Joe, mentre raggiungeva il più piccolo, correndo.
«No, niente, ti hanno solo rubato la barca» disse TK sdraiandosi nuovamente sull’erba e chiudendo gli occhi per rilassarsi.
«Oh, merda!» urlò imbizzarrito il burino, saltando come un matto per cercare di recuperarla.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 18
*** Ricominciamo ***


 
 
Mimi e Tai erano seduti una di fronte all’altro.
Il ragazzo aveva smesso di remare e Mimi di urlare, perché avevano oscillato così tanto che aveva pensato di buttarsi direttamente lei.
«Mimi» incominciò il ragazzo «Posso parlarti?»
«Visto che non possiamo fare altro» Rispose lei, guardandosi intorno.
«Ah già» Tai ridacchiò nervosamente. Stava mandando la sua calma a fanculo.
Perché si sentiva così improvvisamente teso?
«Ecco, mi sentivo di dirti che... beh, oltre che mi dispiace, che...» Il ragazzo si torturava nervoso le mani.
Mimi lo guardò con uno sguardo premuroso. Dopo quello che aveva pensato su di lui era giusto che parlasse lei.
«No, incomincio io» Lo interruppe.
Tai alzò lo sguardo un po’ stupito.
«Ti chiedo scusa se ho... se mi sono comportata in quel modo. Ero rimasta male, credevo mi stessi prendendo in giro» confessò, guardandosi le gambe.
Il ragazzo sorrise.
«Come potrei mai prenderti in giro, me lo spieghi?» disse «E poi sono io a doverti chiedere scusa, Mimi»
«Che dici? Ti ho trattato malissimo! Ti ho detto di odiarti!»
«E’ vero?» chiese, ad un certo punto, lui.
«Cosa?»
«Che mi odi?»
La ragazza sentì le lacrime agli occhi. Come aveva potuto dire una cosa del genere al ragazzo della quale era innamorata?
«Certo che no! Non pensarlo nemmeno!» Tai le prese le mani tra le sue.
«Meno male» sospirò «Perché non l’avrei sopportato»
«E come mai? T’ importano così tanto i miei sentimenti?» domandò Mimi.
«M’ importa di te» Affermò lui coraggiosamente «Sei la persona più fantastica che io abbia mai conosciuto»
«Non ce l’ hai con me?» domandò, la ragazza, con gli occhi che le luccicavano.
«No, come potrei»
«Sai, Tai» fece Mimi, stringendogli più forte le mani «Jun, la tua ragazza-»
«Non è più la mia ragazza» La corresse serio.
Era ora che si rendesse conto che avevano chiuso.
«Beh, sì. Mi aveva detto che tu... per farla ingelosire, te ne andavi a fare il cascamorto con le altre e che adesso ero io la tua prossima vittima... Ma la cosa più grave è che le ho davvero creduto!» La ragazza scoppiò a piangere, tenendosi il viso nascosto tra le mani.
«Non fartene una colpa» proferì lui, togliendole le mani dal volto«Lei ci ha visti. Ecco perché si è inventata tutte quelle cose. Ma non è vero ciò che ha detto, non è  vero niente»
Mimi pianse ancora, e lui si avvicinò abbracciandola.
«Non potrei offenderla, solo perché è la sorella di Davis» disse arrabbiato «Ma gliene dico quattro!»
«No, lascia perdere»
Il castano gli prese il viso tra le mani.
«E’ stato Matt a pregarmi. Lei gli stonava la testa e lui voleva solamente frequentarsi con Sora in santa pace» spiegò.
Mimi annuì e al ragazzo venne spontaneo darle un bacio sulla fronte.
«E poi... La ragazza che voglio sei tu» le confessò in un sussurro, asciugandole le lacrime.
«Non so se meritarti» fece lei.
«Ci sono tre motivi per cui voglio stare con te. Primo, perché mi sei sempre piaciuta e non ho dimenticato ciò che è successo tre anni fa»
«Eravamo qui, in questa barca»  gli fece notare la castana con un sorriso.
«Sì, è vero» Sorrise di rimando Tai «Secondo, perché sei l’unica ragazza a cui io abbia veramente aperto il mio cuore»
«Anche tu sei l’unico ragazzo con cui mi sono veramente aperta» ammise anche lei.
«E terzo perché... insomma, io credo di... Io ti amo, Mimi»
Tai sentì una sensazione di calore investirlo improvvisamente ed il cuore andare più veloce del dovuto.
Lei, invece, si sentì letteralmente morire.
Non poteva crederci.
Taichi gli aveva appena confessato che l’amava.
Cosa avrebbe dovuto rispondergli?
«Ti ringrazio» disse a voce bassissima.
Il ragazzo scoppiò a ridere.
«Mi ringrazi?! Che forte non ho... Oh cazzo!»
«Attento!»
Il ragazzo si sporse troppo e nel giro di pochi attimi finì nel lago.
«Tai!» esclamò lei, sporgendosi un poco «Oddio, sai almeno nuotare?!»
Il ragazzo riemerse, sputando.
«Sì, non preoccuparti... Hai qui il miglior nuotatore del secolo» tossì. Agitò le braccia fino ad attaccarsi alla barca.
«Ce la fai? Oh, santo cielo, ma come hai fatto a cadere?» faceva Mimi, mentre gli dava una mano a salire.
«E che ne so. Al mio tre spingi in tua direzione!»
Al tre del ragazzo, Mimi spinse, e Tai si ritrovò improvvisamente sopra di lei, mentre la barca oscillava pericolosamente per il peso ricevuto così all’improvviso.
«Oh, cavolo, cadiamo!» si lamentò la ragazza, urlando.
Tai, però, si era già posizionato sopra di lei e la zittì temporaneamente con un bacio.
Mimi, sentendosi spiazzata, ricambiò permettendo alla lingua di Tai di entrare nella sua bocca. Si teneva dal suo collo, ignorando il fatto che lui era completamente fradicio e che le stava bagnando i vestiti.
Se ne fregarono, anzi approfondirono il bacio accarezzandosi a vicenda.
«Sai, Mims» fece dopo che si staccarono lui «Ho imparato una frase in inglese per te»
«Per me?!» disse lei incredula e nello stesso tempo un allettata «E sentiamo, dai»
Tai fece un sorrisetto prima di dirle sinceramente ciò che pensava:
«You are beautiful»
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
«Non ti agitare così tanto, cadiamo!» esclamò, altrove, Matt, mentre Sora faceva di tutto pur di scendere dalle sue braccia.
«Mollami!» urlava.
«Sta’ ferma!» Matt cercò di trattenerla dalle gambe, ma la ragazza si muoveva come un polpo in  fase di eccitamento e allora il povero ragazzo, non riuscendo più a trattenerla, mollò la presa.
Sora finì sopra di lui, come previsto.
E per fortuna, pensò.
«Ahia, peso di piuma,  mi stai frantumando i cogl-»
«Okay, ho capito, non aggiungere altro, scostumato!» lo ammonì lei, spostandosi da sopra la sua pancia e le sue parti intime.
Incrociando le gambe, si sedette sull’erba, mentre lui, sorridendo, le sedeva accanto.
«Che c’ hai da guardare?!» sbottò, Sora, infastidita. Il suo sguardo l’impacciava tantissimo.
«Perché sei diventata rossa?» chiese Matt, indiscretamente «Ti metto in imbarazzo, forse?»
«Ma va!» ribatté lei, nascondendo il rossore«Tu? Caso mai mi metti rabbia»
Il biondo fece una smorfia, ma non esitò a sdraiarsi e a passarle una mano sui fianchi facendo sdraiare anche lei, suo malgrado.
«Aspetta un secondo. Spiegami che cosa stai facendo!» si ribellò quella.
«Devo anche chiederti il permesso per abbracciarti?»
«Sì, era logico!» cercò di andarsene lei.
Ma Matt l’afferrò dalla vita e la fece sdraiare di nuovo.
«Vediamo se adesso scappi» disse bloccandola, mettendosi sopra di lei e tenendole stretti polsi.
«Cosa vuoi fare? Stuprarmi?»
«Non sarebbe una cattiva idea»
«Maniaco!» lo apostrofò, voltando la testa dall’altro lato.
«Guardami» sussurrò lui.
«No»
«Guardami!» con una mano le girò delicatamente il viso verso di sé.
«Cosa vuoi da me?» chiese Sora, stufa «Anche se abbiamo fatto la spesa insieme non significa che adesso siamo... amici
Entrambi sentirono come una lama d’acciaio perforare il loro cuore non appena quella parola echeggiò nell’aria.
«Tu non sei mia amica!» esclamò d’un tratto Matt.
No, non poteva esserlo.
Assolutamente no.
«Bene. E allora cosa sono?» fece Sora, brusca «Avanti, spiegami, sono tre mesi che attendo una risposta!»
«Non è facile spiegare» mormorò lui, passandosi una mano tra i capelli, senza mollarle il polso sinistro con l’altra.
«Spiegalo come ti pare» disse, lei, guardandolo negli occhi splendenti «Ma spiegalo!»
Aveva bisogno di saperlo. Lo guardava fisso e attendeva una risposta.
Gliela doveva.
Matt si schiarì la voce, tossicchiando.
Aveva paura che non ce l’avrebbe fatta a dirlo.
Sentiva ancora quella maledetta sensazione di calore e non solo perché faceva veramente caldo!
Era tutto stranamente difficile, per la miseria!
Un aiutino?, pensò.
Era più facile a dirlo che farlo, ma l’aveva promesso a sé stesso. Non poteva far passare un altro giorno senza dichiararsi, no.
Altre ventiquattr’ore senza lei accanto e sarebbe sprofondato.
Quindi? O la va o la spacca.
Si alzò un attimo da sopra il suo corpo, e proferì:
«Va bene» Il biondo inspirò aria e prendendole una mano tra la sua, canticchiò:
 
 
 
And through it all she offers me protection
A lot of love and affection
Whether I'm right or wrong
And down the waterfall
Wherever it may take me
I know that life won't break me
When I come to call she won't forsake me
I'm loving angels instead.”

 
 
Che bella voce, pensò la ragazza, beh, d’altronde canta!
Quelle parole... Adesso le riecheggiavano in testa. Quel significato così profondo... ma... Era vero?
Matt l’aveva detto realmente? Lo pensava realmente?
«E’ vero ciò che hai detto?» domandò Sora, attonita.
Il cuore le batteva forte.
E adesso? Spiega, Yamato, spiega, si disse, lui, cercando di guardarla nei suoi occhi color dell’oro.
La cosa era alquanto difficile.
«E’ vero, e mi dispiace se ti ho trattata come una delle tante, se ti ho fatto stare male, se ti ho fatta piangere... Ti chiedo scusa» mormorò il ragazzo.
Sora gli sorrise, cercando di contenersi dall’urlare.
Finalmente! Finalmente era stato chiaro.
Le aveva chiesto perdono dopo giorni di sofferenza. Finalmente.
«Adesso sei tu ad essere in imbarazzo» La ramata gli tese una mano, che lui afferrò.
«Già» Matt sospirò «Ho sbagliato a non dirtelo prima. Ho toppato da schifo, come direbbe Tai»
Sora ridacchiò. Doveva un po’ ringraziarlo, il suo caro amico Taichi!
«Ma devo dirtelo... Io devo dirtelo» Matt era sull’orlo del precipizio.
Aveva gli occhi della ragazza che amava puntati su di lui. Era faticoso, no?
Strinse la sua mano, e respirò a pieni polmoni una boccata d’aria fresca.
Bene, Ishida, disse una vocina dentro la sua testa, ora o mai più!
«Io ti amo, Sora» Disse, senza fermarsi ad esitare.
Ci furono alcuni momenti di silenzio imbarazzante, fino a quando il sorriso sulle labbra della ragazza si increspò di più e divenne più dolce.
Lo abbracciò forte, e lui la fece sdraiare ancora sotto di sé.
Sentì il cuore battere a mille quando le mani di lei accarezzarono i suoi biondi capelli teneramente. Allora fu in quell’attimo che avvicinò il viso al suo e la baciò per l’ennesima volta.
Non fu uno dei loro soliti baci  svelti, veloci, come se le lingue stessero infuriando una lotta, no.
Fu lento, eccitante, passionale. Le lingue si accarezzavano pian piano come se si stessero esplorando per la prima volta.
Perfino Matt stesso si stupì con quanto sentimento la stava baciando, e con quanto ardore l’attirava verso di sé.
Aveva ragione il suo amico sul fatto che lui la desiderasse.
Ogni cellula del suo corpo desiderava stare con lei, anche la più minuscola.
Adesso capiva perché sentiva così caldo, era solo uno sciocco innamorato. Sciocco a non dirglielo prima.
E Sora? Sora era felice. Semplicemente felice.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

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Capitolo 19
*** Nuove conoscenze ***


 
 
 «Che cosa avete fatto? Perché siete sopra la mia barca? Scendete da lì!» tuonò un isterico Joe a Tai e Mimi che stavano remando verso la riva.
«Eh sì, calmati burino!» gridò in tutta risposta il castano.
Sora e Matt, nel frattempo, guardavano la scena sorridenti.
Lui le aveva messo un braccio intorno alle spalle e faceva cenno verso di Tai, il quale strizzava l’occhio contento.
«Soooora!» esclamò Mimi, agitando le braccia e facendo traballare la barca.
«Oh cavolo!» si lamentò Tai «Mims sta’ ferma, rischiamo di cadere!»
«Aaaaaah! Tienimi, tienimi, tienimi!» La ragazza si strinse a lui, che con una mano reggeva un remo e con l’altra tentava di non farla cascare.
 
«Ma che cosa avete combinato?» chiese Sora, appena scesero dalla barca.
 Mimi fece finta di sbadigliare, mentre Tai ghignava divertito.
«Niente d’interessante, e voi?»
«Idem» sorrisero gli altri due, gettandosi uno sguardo eloquente.
«E allora perché sembrate così... amichevoli?» chiese Mimi, sospettosa.
«Noi non siamo amici» rispose Sora, semplicemente.
«Già, per niente» aggiunse Matt, facendole un sorrisino d’intesa.
Mimi e Tai si scambiarono un’occhiata interrogativa.
Era successo qualcosa, allora.
Ma non fecero in tempo a domandare “cosa”, che una donna ignota chiamò Matt da una spalla.
«Sì?» fece quello osservandola.
Aveva dei lunghi capelli castani, portava un velo in testa ed era vestita come un’indiana.
Anzi, forse era indiana visto che aveva un pallino rosso appiccicato sulla fronte.
«Salve» disse con voce sognante, abbassandosi e tenendo le mani unite «Io sono Luchia Van Gogh» si presentò.
«Luchia Van Gogh?!» esclamò Mimi, ridendo «Che razza di nome!»
«Sssh!» l’ammonì Sora, fulminandola con lo sguardo.
Che figura faceva? Era sempre la solita.
Luchia le lanciò uno sguardo austero, ma poi si concentrò ancora su Matt.
«Salve, io sono Luchia Van Gogh»
«Sì , l’ ha già detto!» irruppe Tai, sbrigativo. Chi era quella? Una ex del suo amico?
«Volete chiudere il becco, tutti e due?» lo rimproverò Sora, mentre i due fidanzatini se la ridevano sotto i baffi.
«Salve» disse per l’ennesima volta la ragazza «Io sono Luchia Van Gogh. E tu» disse in direzione del biondo che la guardava attonito «Devi essere Joe, vero?»
«Io?! Certo che no!» esclamò Matt, stupito e indignato.
Dare del “Joe” a qualcuno era talmente offensivo!
«Joe è biondo e con gli occhi azzurri. Lui si è descritto così» disse quella.
«Ma va’, Joe è quello lì» indicò Tai, ma il blu fu più veloce di lui e arrivò correndo.
«Luchia!» urlò «Luchia!»
La donna di nome Luchia lo fissò con orrore.
«Ah! Vade retro, burino!» esclamò, teatralmente.
Joe s’infuriò, ignorando le risate dei suoi amici.
Possibile che dovessero tutti chiamarlo in quel modo?
«Salve, Luchia... ehm.. Io sono Joe!» si toccò fieramente il petto.
«No, tu non sei Joe! Joe ha gli occhi azzurri e i capelli biondi. Quello è Joe» disse indicando Matt.
«Eh no, io non sono affatto lui» fece Matt, offeso, incrociando le braccia.
«Oh!» fece finta di avere un lampo di genio il vero Joe «Ma certo, perché non te l’ ho detto subito! Lui...» prese il ragazzo dalle spalle «è mio fratello! Io ho tinto i capelli»
Matt rimase allibito. Che diamine stava tramando quel cretino?
«E perché non hai gli occhi azzurri?»
«Perché... Beh, perché ho messo le lentine colorate! Mi facevano moscio, senza capelli biondi!» si giustificò il Digiprescelto della sincerità che tutto diceva tranne quella.
«E perché porti gli occhiali? Mi avevi detto di possedere dieci decimi»
«Oh!» fece Joe, togliendosi velocemente gli occhiali, e lanciandoli per aria «Ma questi sono finti! Io ho una vista d’aquila» fece, dandole colpetti sulla spalla.
«Guarda che sono Sora» bisbigliò la ragazza a Joe che, nel tentativo di girarsi, tirò una botta a Tai.
«Ahia! Altroché, tu sei orbo netto!» esclamò.
«Ssssh!» lo prese dalle spalle il ragazzo blu, poi abbassò la voce «Non gridare! Le ho detto di essere il fratello di Matt, perché se non credeva che fossi biondo, non sarebbe venuta! Ecco perché sto facendo questa messa in scena! Credi sia così stupido?!»
«Prego?» tossicchiò Luchia, davanti a lui.
Oh no, aveva di nuovo sbagliato soggetto!
«Aaaaaah!» Joe si rese conto che la persona con la quale stava parlando non era il suo amico.
«Luchia, eri tu? Non far caso a ciò che ho detto, è il caldo che mi fa strambare! E adesso vieni» La trascinò via, mettendole una mano dietro la schiena «Andiamo di là» si avviarono verso il lago, rischiando di cascarci.
«Attento, così cadrete in acqua!» urlò Mimi, afferrandoli appena in tempo.
Joe urlò di paura, mentre Luchia lo fissava scettica.
Dieci decimi? Tsk.
Tai e Matt si guardarono scettici.
Che diamine aveva in mente quell’idiota?!
 
 
«Possiamo capire perché hai invitato quell’indiana?» chiese Matt all’amico, dopo che la Van Gogh si sedette in una seggiola lontano da loro.
«Porgetemi gli occiali, prima. Altrimenti succedono casini» fece Joe, allungando le mani.
«Intanto voltati. Noi siamo qui» Tai lo fece girare dalla loro parte, visto che stava parlando al computer Vista di Izzy «Ecco, mettiteli»
«Finalmente!» esclamò Joe, dopo che se li ebbe messi alle orecchie
 «Ragazzi, ho chiamato Luchia Van Gogh perché lei è la più famosa ballerina dell’ Asia!» esclamò euforico.
«E che cavolo ce ne può fregare a noi?» chiese Tai, vago.
«Per un po’ di intrattenimento, per diamine, non avete un briciolo di fantasia!» esclamò Joe, indignato «Volete divertirvi e ballare, o no?»
«E va bene, sta’ calmo!» lo apostrofò Tai, mentre Joe se ne andava inciampando.
«Ma è cretino!?» chiese Matt, grattandosi la testa.
«Credevo fosse... effeminato, gay, tutto quello che vuoi! Ma perfino così ritardato!»
I due amici guardarono ancora la direzione in cui era sparito Joe chiedendosi se non fosse stata effettivamente colpa loro se quel ragazzo fosse peggiorato, dato che anni fa lo avevano fatto rotolare per terra con il monopattino e aveva colpito forte con la testa.
Risero come pazzi quando ricordarono la scena, prima da essere interrotti da Sora e Mimi che si erano avvicinate a chiamarli.
 


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Capitolo 20
*** Amare e farsi amare ***


 




 «Ehi, andiamo dagli altri? Fanno il karaoke e vi vogliono sentir cantare» disse Sora, quando li raggiunsero, porgendo la mano a tutti e due.
I ragazzi annuirono ed afferrarono le mani della ragazza, andando dall’altra parte del prato spingendosi e ridendo, mentre Mimi li seguiva un po’ imbronciata.
Avrebbe voluto cantare lei al karaoke!
 
Tai disse una cosa all’orecchio di Davis e quest’ultimo dichiarò pimpante:
«Fate un applauso a Taichi e Yamato che vogliono cantarci una bella canzone! Ah, per favore Joe, leva le tue manacce dal mixer, ok?»
«Senti, vedi di calmarti!» esclamò Joe, arrabbiato, facendo gesti con le mani.
Nel frattempo, i due amici avevano afferrato i microfoni e stavano incominciando a cantare.
Più che altro, gridare.
«Siamo noi, sempre solo noi quelli che, quelli che non hanno età e comunque andrà non si fermeranno mai!»
Tai aveva messo un braccio intorno alle spalle di Matt ed entrambi canticchiavano le strofe, ridendo e andando fuori tempo.
Sora e Mimi ridevano ed ogni tanto si coprivano il viso imbarazzate, visto che qualcuno lanciava occhiatine verso di loro.
Gli altri Digiprescelti, per convenienza più che altro, batterono loro le mani calorosamente, ma solo perché non volevano essere linciati subito dopo.
Quei due menavano e di brutto.
I ragazzi, sorridenti per il successo che stavano avendo tra gli altri, si diedero un abbraccio veloce, e subito dopo Frankie scattò ai due una foto ricordo.
Luchia, nel frattempo, incominciava a stufarsi sentendo tutte quelle grida disumane.
«Joe! Che cos’è questo chiasso indomato? Quand’ è il mio turno, di grazia?»
«Oh, Luchia, aspetta!» Joe sbatté contro qualcuno nel tentativo di raggiungerla «E cacciati, disgraziato! Un attimo, volevamo fare prima il... Come si chiama quella cosa?! Ah sì, il ballo dello scecco!» Poi ci pensò su e si corresse «No, il ballo dello gnocco, scusa»
Luchia sbuffò, battendo un piede per terra. Doveva esibirsi o guardare Joe e gli altri scatenarsi come dei matti?
 
 

 
 
Sora, Matt, Tai e Mimi, dopo essersi fatti un cenno, sgusciarono via.
Gli amici stavano incominciando ad agitarsi troppo ed era abbastanza faticoso stare a passo loro.
«Avete cantato divinamente!» li prendeva in giro la castana «Sembravate due galline in fase di strozzamento!»
«Gnegne!» Tai le fece il verso, l’afferrò dalla vita e se la caricò in braccio, correndo per il prato verde, mentre lei urlava.
«Aiuto! Qualcuno mi aiuti!»
Matt, dopo aver scosso la testa vedendoli baciare, fermò Sora di colpo.
«Sora, ti va-» farfugliò «Non è che-»
Accidenti a lui che non riusciva mai a mettere due parole di fila quando era insieme a lei!
«Sì?» lo incitò questa, persa nei suoi occhi, le iridi più belle che avesse mai visto.
«Vieni» la prese dalla mano e la trascinò sotto un albero, sedendole accanto.
Poi, silenziosamente, le si avvicinò e, spostandole i capelli, incominciò a baciarla ora sul collo, ora sulla fronte, ora sulla bocca.
La ragazza credé di sognare ad ogni  suo tocco.
«Aspetta» lo fermò, quando il suo sguardo fu catturato da qualcosa «Guarda!»
Il ragazzo alzò gli occhi verso il punto indicato, e vide le foglie di ciliegio dell’albero che volavano via col vento. Uno spettacolo bellissimo.
«Sai, dicono che se due ragazzi si baciano sotto un albero di ciliegio la vita li terrà insieme per sempre. Ma è solamente una cosa stupida» disse Sora, con una nota scettica.
«E io voglio stare con te per sempre. Anche questa è una cosa stupida? Oppure che farei l’amore con te ogni giorno, è una cosa altrettanto stupida?» mormorò Matt, prima di baciarla dolcemente.
«Ogni volta che vorrai» sussurrò la ragazza prima di lasciarsi andare ai suoi tocchi e ai suoi abbracci.
 
 
 
«Guarda, Tai» fece Mimi, indicando i due «Come sono carini! Direi che era ora!» sospirò.
Lui la prese dai fianchi, attirandola verso di sé.
«Ci sottovaluti, Mims?» chiese, facendo il finto offeso.
«No, ma anch’io vorrei fosse vera la leggenda» confessò lei con un po’ di tristezza.
Sapeva che le leggende erano solo invenzioni.
«E se cerchiamo di realizzarla?»
«Cosa?»
«Sì, tra quindici anni verremo qui con i nostri figli. Te lo prometto»
«Mantieni la promessa» Mimi l’abbracciò, accarezzandogli la chioma castana «Perché voglio un altro mazzo di mimose»
«Lo avrai, ti prometto anche questo» I due si scambiarono un dolce bacio, abbandonandosi al loro amore appena sbocciato.
Ed era questo ciò che tutti e quattro desideravano con tutto il cuore.
 
 
 
Amare e farsi amare.










 

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Capitolo 21
*** E per sempre così sarebbe stato ***


 






Tornati dagli altri, videro che al centro di tutti c’erano Kari e TK che ballavano insieme.
«Ma guardali come sono carini!» commentò Tai, sorridente «Sto imparando ad amarlo tuo fratello, sai?» disse contento  all’amico.
Beh, stavano ballando come due semplici bambini che giocano a girotondo, ma proprio nell’attimo in cui il castano si girò verso un’altra parte, TK afferrò Kari ed i due incominciarono a fare un ballo molto più serio e volgare.
Allora Sora, Matt e Mimi incominciarono a fare dei gesti verso il biondino in modo tale che la smettesse subito.
Se lo becca Tai, me lo ammazza mio fratello, pensò allarmato il biondo.
Non sapendo che fare, corse a dei rimedi estremi.
«Ehi, Tai?» lo chiamò.
«Che c’è?»
Non appena si voltò in sua direzione, Matt gli mollò un pugno sulla guancia sinistra.
«Ahi!» si accasciò a terra il ragazzo «Che cazzo ti prende?»
«Uhm, niente» fece il biondo facendo segno alle due di allontanare TK «Avevi un moscerino» spiegò.
«E dovevi per forza mollarmi un cazzotto?!» si lamentò quello, tenendosi la guancia dolorante.
«Ehm, sì, ma non se ne andava» Matt ricevette il segnale d’ okay dalle due ragazze che avevano preso il più piccolo di nascosto ed adesso lo tenevano sotto le loro grinfie «Scusami, amico, fatti dare una mano»
Lo rialzò e lasciandolo lì, volò da suo fratello.
«Stupido idiota, ti sembrano balli da fare questi?!» esclamò arrabbiato e afferrandolo dalla maglia «E’ già tanto che non t’ammazza Tai, e tu ti strusci con la sorella davanti a tutti?»
«Scusa Matt, non volevo-»
«E ancora devi dirmi cosa ci facevi oggi con la mia ragazza in riva al lago!»
«Niente, niente!» TK si salvò dalla sua ira solo perché una strana musica si stava dilatando nell’aria.
Luchia Van Gogh aveva appena incominciato a danzare e a muovere i fianchi ritmicamente.
Joe era in preda all’entusiasmo dietro di lei e sembrava fare mosse strane con il sedere e il bacino.
«Miseria ladra, quanto mi fa fremere questa donna! E ho l’eccitazione dei malati, io!»
Sora e Matt, Mimi e Tai la imitarono, ridacchiando.
Sembrava un ballo indiano, infatti Luchia aveva pensato anche ai veli.
C’è n’erano di tutti i tipi.
Mimi lo prese verde, Sora rosso e ne infilarono uno in testa anche ai loro ragazzi che cercavano di fuggire.
«Ti prego Mimi, sembro un idiota!» si lamentava Tai, mentre la sua ragazza poggiava in testa un velo arancione.
«Così assomigli alla ragazza di Aladino!» esclamò ridendo, mentre quest’ultimo la guardava imbronciato.
«Appunto!»
«Guarda come sta bene Matt, con quello. Sembra proprio Aladino!» rise Mimi, seguita a sua volta dal castano.
Matt era con un muso lungo, le braccia incrociate e con un velo blu in testa che gli ricadeva a mo’ di mantello.
Sora sorrideva dietro di lui, posando la testa contro il suo petto.
«Mi dispiace Taichi, ma la sua Jasmine sono io!»
Tutti ridacchiarono, perfino il biondo.
«Mi sento scopare nel cervello, questo è il paradiso!» urlò d’un tratto e volgarmente Joe, eccitato.
Luchia danzava fieramente, mentre tutti gli stavano attorno e tentavano di seguire i passi.
«Ma sta zitto, finirai vecchio presto!» gli urlò qualcuno di rimando.
Joe si guardò intorno per pescare chi si era permesso a contraddirlo, ma l’unica cosa che vide fu uno spettacolo di veli colorati e una musica ritmata.
 
 

 


“Jai Ho! You are the reason that I breathe, Jai Ho!
You are the reason that I still believe, Jai Ho! 
You are my destiny, 
Jai Ho! Uh-uh-uh-oh!”



 
 
 
 
I ragazzi risero, ballando e abbracciandosi.
Qualcuno prese una pompa e li bagnò tutti-molti sospetti ricadono su Davis e Yoley-, mentre nell’aria si espandeva un odore di... bruciato?
«Oh merda, le salsicce sono bruciate!» urlò il ragazzo più grande di tutti, mentre correva ai ripari.
Cosa rimaneva di quella giornata così intensa?
Di quei giorni così intensi?
Soltanto dei ragazzi innamorati che adesso si apprestavano a volteggiare e ad amarsi.
 
 
 
E per sempre così sarebbe stato.












 

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Capitolo 22
*** Epilogo-Promessa ***


 
 



Quindici anni dopo, le famiglie Yagami e Ishida passeggiavano tranquillamente, inspirando l’aria estiva che da giorni era alle porte.
Erano tornate al parco Victory, ma non erano sole come promesso.
Avevano avuto entrambe due figli e insieme a questi si apprestavano a raggiungere il vecchio albero di ciliegio con la buona intenzione di fare un pic-nic.
«Jak, attento!» urlò Sora al proprio figlio che correva come uno sguainato, cercando di raggiungere gli altri tre più grandi di lui.
«Lascialo, Sora. Poverino, vuole integrarsi» rise Yamato, mettendole una mano sulle spalle.
«Ma se cade si fa male!» replicò la donna, prudentemente «E qua ci sono piccole buche ovunque. Ecco, è cascato!» Sora corse dal figlio che era inginocchiato per terra con le mani sporche di terra.
«Hai visto, Jak? Devi ascoltare la mamma quando dice una cosa!» lo rimproverò, alzandolo dalle ascelle.
Taichi e Mimi, nel frattempo, stavano cercando di domare il loro figlioletto che correva di qua e di là senza fermarsi.
«Tesoro, io lo blocco di là, tu corri a sinistra!» esclamò Tai in direzione della moglie.
Entrambi gli fecero la spola, e il povero piccolo finì tra le braccia di sua madre e suo padre con un lamento di scontentezza.
«Lasciatemi stare!» si dimenò.
«Reiji, devi fare il bravo bambino!» lo redarguì la castana, voltandosi «Guarda tuo fratello Jamie come sta tranquillo a chiacchierare»
Il bambino se ne stava seduto a parlottare con la primogenita di Matt e Sora, una bella biondina vanitosa e sicura di sé.
«Io ho la cassetta di Cenerentola» disse, pavoneggiandosi «Tu sei troppo maschio per vedere queste cose!»
«Anika, non fare moine!» l’ammonì sua madre «Jamie non ha bisogno di Cenerentola. Guarda e legge cose più interessanti»
«Infatti leggo le riviste di papà!» fece Jamie con aria furbetta, sventolando per aria un giornalino.
Tai sbiancò, strappandogli il mensile dalle mani e gettandolo da un lato.
«Che cos’era quel coso?» si avvicinò Mimi, sospettosa, mentre il marito faceva un sorrisino di scuse.
«Cosa fai leggere a nostro figlio?»
«Uhm, era solo... un fotoromanzo» sbiascicò.
«A me è sembrato di scorgere foto di donne, però» Si intromise, Matt, ghignando.
«Che cosa?!» esclamò la donna con le mani  sui fianchi «Incomincia a correre, sfaticato!»
«Urgh, Mims cara, non dare ascolto a quell’idiota di-»
Ma Mimi si scaraventò addosso al suo uomo ed entrambi caddero per terra sopra qualcosa.
«Ehi, biondo, questa me la paghi! Ahi, amore, mi fai male così!» si lamentava Tai, visto che sua moglie lo stava prendendo a morsicate sulla schiena.
Jak e Reiji urlarono nello stesso momento, frignando.
«Quelle erano le nostre cuffie!»
«Oh no!» fece Sora, vedendoli abbracciati con i visini rigati di lacrime «Quei due non cambieranno mai, sono caduti sopra i giochi dei bambini!»
«Mi sembra un deja-vu questa scena» Affermò Matt, ricordando i vecchi tempi quando tutto era buono per divertirsi insieme.
«Ho trentatre anni, ma ho ancora voglia di ritornare ragazza e di rifare tutte quelle cose idiote»
«Però abbiamo mantenuto la promessa» s’immischiò Tai, mentre restituiva le cuffie ai figlioletti «Siamo tornati qui, ancora una volta»
«Ma siamo adulti, non è la stessa cosa» osservò Sora, ripensando ai tempi passati.
«Siamo noi che dobbiamo dare un’ età al tempo» disse saggiamente suo marito «Io mi sento ancora di diciotto anni, respiro aria di adolescente!»
Poi, abbracciando la moglie, le mormorò all’orecchio:
«E tu, dopotutto, sei ancora il mio angelo, Sora»
La ragazza gli sorrise e lo tenne stretto a sé.
«Ah, piccioncini!» li prese in giro il castano «Nostalgia dei vecchi tempi, eh? Io e Mimi andiamo ancora in discoteca ogni tanto» si pavoneggiò.
«Ehi, non è vero! E poi ti prego non vorreste fare ancora a  botte con... com’ è che si chiamavano quei due tizi? Ah sì, Francis e George?» ridacchiò quella, ricordando la scena.
«Se me lo ritrovassi davanti, lo pesterei di nuovo!» sbottò il biondo, incrociando le braccia.
«E io ti avrei intimato di tenere le tue losche manacce a posto, mister wrestler!»  canzonò la ramata, appoggiando la testa sopra la sua spalla.
«E io mi sento in dovere di sottolineare» disse Tai alzando l’indice e guardando Mimi «che mia moglie è ancora bella come quindici anni fa!»
«Oh, tesoro!» La donna gli saltò addosso con le lacrime agli occhi per il complimento «Credevo dicessi che sono vecchia, ormai»
«Ma dai che abbiamo solo trent’anni!»
E si abbracciarono.
«Mancano solo gli altri» mormorò malinconica Sora.
«In compenso ci sono Jamie e Reiji» disse il moro, mentre posava una mano sulla spalla di sua moglie.
«E anche Anika e Jak»  Continuò Matt, attirando verso di sé la sua.
«Beh, manca solo Joe e il suo barbecue» rise Sora.
«Le sue cazzate e le sue salsicce bruciate, non dimentichiamo!» aggiunse Tai, ridendo a sua volta.
Le due coppiette felici sorrisero, mentre le foglie dell’albero di ciliegio volavano via ancora una volta.
«Perché i nostri genitori sembrano dei cretini?» chiese Anika scrutandoli di nascosto.
«Mio papà è sempre cretino» alzò le spalle Jamie, in risposta.
«Anche io voglio sposarmi ed avere figli come loro un giorno!» esclamò con occhi luccicanti la bambina.
«Pensa per ora, sei ancora troppo piccola!» Il bambino le fece il solletico, mentre lei urlava cercando di scappare.
Gli altri due si erano già addormentati con le cuffiette nelle orecchie.
Tai, al posto delle canzoncine, aveva passato nell’ I-pod un paio di ninna nanne efficaci.
Ma in quel momento, né lui, né Matt e nemmeno le due donne se la sentivano di muoversi.
Erano fermi ed osservavano rapiti  il paesaggio circostante.
Sì, loro erano ancora i ragazzi di quindici anni fa con il loro problemi adolescenziali e le loro prime sbandate.
Rimanevano ancora loro, i Digiprescelti, che un giorno avrebbero ceduto il  proprio posto ai loro figli.

 
 
Coraggio, Amicizia, Amore e Purezza.

 
 
Con coraggio erano rimasti saldi senza rompere la loro amicizia, avevano trovato l’amore sotto quell’albero e si sentivano puri in fondo al cuore.
 





 
 
Ah, beautiful angels.
 
 
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