Ringo-chan and Aoi-chan with the Shining Treasure Hunt di Rinalamisteriosa (/viewuser.php?uid=52428)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo capitolo (Antefatti) ***
Capitolo 2: *** Secondo capitolo (Prima fase) ***
Capitolo 3: *** Terzo capitolo (Seconda fase) ***
Capitolo 4: *** Conclusione ***
Capitolo 1 *** Primo capitolo (Antefatti) ***
Doc
Ringo-chan
and Aoi-chan with the Shining Treasure Hunt
PRIMO
CAPITOLO (Antefatti)
La
stanza di
Tsukimiya Ringo era avvolta dalla penombra delle prime ore del mattino, solo una
luce soffusa penetrava dalle persiane socchiuse, eppure non era difficile
scorgervi l’eccentricità della persona che l’occupava. Visitare quella
particolare camera era come cercare conferma della doppia identità del suo
famoso proprietario:
dalle
pareti intonacate di azzurro confetto, alla tendina glitterata che bisognava
scostare per inoltrarsi all’interno; dalla parete costellata di fogli a sfondo
bianco con sopra disegni abbozzati, modelli e vestiti che lui cuciva e
confezionava da sé – lo scialle che,
aprendosi, svelava delle luccicanti ali di farfalla, per esempio –,
all’angolino dedicato ai costumi dei concerti live per i suoi ex
studenti.
Poi
vi erano scaffali pieni di libri, di riviste varie, di premi e targhette vinte
in passato, alcune foto incorniciate, la custodia del clarinetto, una stufetta
per i giorni più freddi e un divanetto a forma di cuore, più un cuscino
puntellato di stelline finte sopra.
E
infine il semplice letto, costituito da materasso e trapunta, con comodino
accanto, sul quale dormiva l’idol e
sensei.
In
realtà, Ringo non stava affatto riposando, infatti si era già destato da un bel
pezzo e sedeva in pigiama alla sua scrivania, davanti a un portatile acceso che
rischiarava il suo fine viso intento a leggere una finestra aperta sullo
schermo.
Dopo
aver contattato privatamente un net
idol abbastanza popolare sul web, con una bella galleria settimanalmente
aggiornata e accessibile a tutti, dopo essere entrati in confidenza e dopo
avergli proposto una collaborazione vantaggiosa per entrambi, con la promessa di
una co-conduzione in un nuovo programma televisivo, il ventiseienne attendeva
giusto una risposta affermativa per mettere in moto i primi ingranaggi di un
periodo fruttuoso che l’avrebbe finalmente visto protagonista. Il giovane sensei non poteva negare di provare una
certa ansia a riguardo, ma grazie al suo lavoro costante sul campo poteva vantarsi di
aver accumulato una buona dose di fortuna, ottimismo e altri requisiti necessari
al successo del progetto. Non appena la risposta che attendeva con trepidazione
comparve davanti a lui, Ringo si sciolse in un sorriso fiducioso e digitò
velocemente i tasti per dei saluti e qualche smile, prima di chiudere tutto e correre
a prepararsi, prima per le lezioni da tenere all’Accademia, poi per
l’appuntamento con Aoi-chan.
“The
show must start on!”.
La stanza di
Hyoudou Aoi non era la solita cameretta quadrata ed essenziale che uno poteva
immaginare per uno studente maschio delle scuole medie. Non era così, poiché Aoi
amava le cose carine e graziose fin da piccolo, perciò la stanzetta doveva
rispecchiare esattamente la sua essenza adorabile, a dispetto del padre che
invece disapprovava.
Il quattordicenne
dai tratti femminei nel volto giovanissimo teneva sempre in bella vista tutte le
sue bambole e i suoi pupazzetti kawaii con i quali giocava da bambino, tutti
ordinatamente disposti sulle mensole saldate alle pareti. Vi era sempre
l’occorrente per il taglio e per il cucito sopra la scrivania disordinata,
insieme ai testi scolastici e alle riviste di moda, nonché all’armadio pieno
zeppo di vestiti smessi della zia Satsuki, abiti che lui si prodigava a
modificare e a sistemare secondo le proprie misure.
Vestirsi da donna
non era un semplice hobby per Aoi, ma si trattava di una vera e propria
passione, mescolata al desiderio di riscatto che lui provava quando i bulletti
che lo prendevano in giro, i compagni che lo additavano mormorando malignità
alle sue spalle, andavano subito in visibilio per i suoi travestimenti
impeccabili e perfetti. Aoi ci prese gusto e iniziò a ricercare la popolarità
anche su internet; difatti fu così che divenne net idol. La sua pagina infatti era
costantemente visualizzata da un numero spropositato di suoi fan. E non
immaginava lontanamente che quella cosa sarebbe successa tanto presto, ma una
celebrità, ultimamente, lo aveva veramente contattato e lo aveva fatto spesso,
per conoscerlo e per fargli delle proposte interessanti ed
elettrizzanti.
Appena sveglio, Aoi
controllò la posta elettronica e rispose positivamente all’ultima richiesta del
personaggio famoso, così entrambi si misero d’accordo per luogo e orario
dell’appuntamento.
«Zia
Satsuki, zia Satsuki, porto grandi novità!» esclamò Aoi Hyoudou, entrando come
uno sgargiante fulmine dai colori vivaci nel Maid Latte e intrufolandosi nelle
stanze del retro locale. Il sorriso gioioso che il nipote mostrava in quel
momento era così luminoso che la donnina dai capelli viola si meravigliò a tal
punto da far oscillare pericolosamente un vassoio con sopra piatti e tazzine. Se
non ci fosse stata Misaki Ayuzawa ad aiutarla, probabilmente tutti gli oggetti
di vetro sarebbero caduti a terra, frantumandosi in mille
pezzi.
«Cosa
ti è successo di bello? Hai finalmente rinunciato all’idea di confezionare dei
vestiti per me?» ironizzò la cameriera part-time, mettendo il vassoio al sicuro.
Tutte le altre giovani dipendenti presenti nella stanza si avvicinarono, curiose
di sentire la replica del nipote della proprietaria.
«No,
no, no. È una notizia ancora più eccitante, non so da dove cominciare… In poche
parole, in un futuro prossimo potrebbe iniziare la vera scalata al successo di
Aoi-chan! Ho attirato l’attenzione di una celebrità del mondo dello spettacolo
che potrebbe spianarmi la strada, pensate!» rispose tutto d’un fiato, facendo
una giravolta infantile nel suo grazioso vestito rosso e nero da
lolita.
«Davvero?!»
dissero tutte in coro.
«Ed
è rimasto talmente colpito dalle bellissime foto nella galleria del mio sito
web, dai fantastici video che ho girato, da avermi proposto la co-conduzione in
un programma televisivo! Non riesco più a trattenermi, non mi sembra vero! Oh,
un’altra cosa: ci siamo dati appuntamento qui, sta per
arrivare».
«Cooosa?!»
trasecolarono le donne, nuovamente in coro.
«Cercate
di non farmi fare brutta figura, mi raccomando», concluse gioviale Aoi, dandosi
delle arie e scuotendo la parrucca bionda straripante di boccoli. «Adesso vado a
sedermi al nostro tavolo».
«Eh?!
Come? Di già?» si stupì Erika.
«U-una… celebrità?!» mormorò
Satsuki.
«Quindi
è tutto vero!» esclamò Honoka.
«Ma
questo contatto sarà affidabile?» si chiese Subaru.
«Quando
arriverà, dobbiamo tenerli d’occhio, ragazze!» affermò Misaki, stringendo i
pugni.
«Una celebrità… nel mio locale…» mormorò
ancora in trance la zia di Aoi, fissando un punto imprecisato della parete
frontale, finché Honoka non la scosse un poco e Misaki prese il comando, dando
le prime direttive alle altre cameriere prima dell’arrivo del noto ospite, in
attesa che il capo riprendesse la sua lucidità mentale.
Si
aspettavano chissà chi, invece colui che Aoi attendeva con ansia era un cross-dresser, proprio come lui.
Entrambi vestiti da donna, superata la ritrosia iniziale e la formalità tipica
di un primo incontro dal vivo, avevano trovato la giusta sintonia e al momento
sedevano a un tavolino, persi in una concitata chiacchierata sui loro interessi
in comune, soprattutto sulla moda giovanile e sulle tecniche più svariate per
attirare gli sguardi dei ragazzi.
Quando
Misaki si staccò dal gruppetto di maid appostate dietro una tenda per
spiare entrambi, lo fece con un sospiro sollevato, perché il tipo sembrava
apparentemente una brava persona. L’uomo con la parrucca rosa confetto,
decisamente più lunga e vaporosa rispetto a quella di Aoi, aveva uno sguardo
limpido e sincero, che non lasciava affatto presagire cattivi intenti. La
ragazza volle comunque assicurarsene facendosi più vicina, con la scusa di
togliere le tazze vuote dal tavolino, ai due travestiti. Fu allora che Ringo si
sentì incoraggiato a entrare nel vivo della conversazione.
«Caro
Aoi-chan, dunque, come ti dicevo prima, abbiamo l’approvazione del mio capo, il
presidente Shining Saotome. Però, il vero motivo che mi ha spinto a incontrarti
al più presto è che lui ha posto una precisa condizione. E se non la
rispettiamo, potrebbe cambiare idea», prospettò Ringo, incrociando le mani in
grembo.
«Quale
condizione?» domandò Aoi, rimanendo a bocca aperta, non si capiva se per la
sorpresa o per fare scena.
«Oh,
niente di preoccupante, tranquillo. Soltanto una caccia al tesoro, dove io e te
dobbiamo semplicemente metterci a capo di due gruppi e guidarli pazientemente
verso un obiettivo comune», lo rassicurò il più grande, facendo
spallucce.
«Perché
proprio una caccia al tesoro?».
«Credo
perché voglia testare le nostre capacità. Io sono un adulto, anche se sembro più
giovane, lo so; capisco che tu invece sia ancora minorenne e magari penserai che
per te sarà più difficile, però-».
«Aoi
sarà anche minorenne, ma noi lo conosciamo e abbiamo fiducia che riuscirà a fare
qualunque cosa. Aoi, se per te è davvero importante, non tirarti indietro. Come
tua amica, se farai altrimenti io sarò molto delusa da te!» s’intromise Misaki,
spostando uno sguardo deciso e penetrante un po’ all’uno e un po’
all’altro.
«Io
veramente non ho detto di no! Ci stavo pensando…» precisò il più piccolo,
arricciando ulteriormente una ciocca della parrucca.
«Oh!
Che bella presenza di spirito ha questa signorina! Che carisma invidiabile! La
vedrei benissimo come partecipante attiva, ti consiglio di prenderla per il tuo
gruppo, Aoi-chan!» si rallegrò Ringo, rimanendo comunque seduto al suo
posto.
«Beh…
grazie. Sono sorpresa», disse la liceale.
«Perfetto!
Voi due ci sarete sicuramente, quindi te ne mancano altri quattro. Hai carta
bianca. Riunisciti con i tuoi amici, parlatene fra voi e fammi sapere i vostri
nomi quando sarai sicuro. Ci terrei a consigliare la partecipazione di tua zia,
quella bella signorina là in fondo, è bene avere un adulto che ti accompagni in
giro per la città di Tokyo… – Ringo fece una pausa, dopo aver ammiccato
affabilmente alla donna e averla vista arrossire per il complimento – per oggi è
tutto, ti fornirò a tempo debito altri dettagli. Sono soddisfatto di questa
piacevole visita. Mi dispiace dovermi già congedare, ma mi aspetta un programma
radiofonico in cui sono stato invitato a intervenire e poi, da domani, mi
toccherà andare alla ricerca dei miei partecipanti per la caccia al
tesoro».
Lasciò
delle banconote sul tavolo, sostenendo a Misaki che poteva tenere pure il resto
come mancia per sé. La ragazza bruna si inchinò di fronte alla generosità del
cliente e nuovo amico di Aoi.
«Arrivederci,
padrone».
I
due cross-dresser uscirono fuori dal Maid Latte e insieme percorsero in silenzio
un tragitto corto fino alla limousine nera che aspettava l’idol travestito.
«Caro
Aoi-chan, come dico anche ai miei studenti qualche volta: impegniamoci al
massimo! Vedrai che la prova andrà bene, la supereremo e faremo il nostro
programma! Bye
Bye!».
I
loro nomi arrivarono prima di quanto io mi aspettassi. Tempo una settimana dal
giorno in cui avevo incontrato per la prima volta Aoi-chan e già gli ingranaggi
della nostra futura collaborazione brillante si erano messi in moto alla
grande!
Li
lessi con una nota di compiacimento nella voce.
Ayuzawa
Misaki – era la cameriera dallo sguardo ardente che avevo avuto il piacere di
vedere quello stesso giorno.
Usui
Takumi – che, a detta di Aoi-chan, era un ragazzo molto enigmatico e
affascinante invaghito della bella maid.
Shintani
Hinata – amico d’infanzia di Ayuzawa-chan, ingenuo e
golosone.
Ayuzawa
Suzuna – oh, bene, anche la sorellina! Interessata al “tesoro” finale,
ovviamente.
A
parere mio, si trattava invero di due belle coppiette, naturalmente a quella
lista erano inclusi anche Aoi-chan e sua zia, Hyoudou
Satsuki.
*
«Posso sedermi
accanto a lei?».
Per avvicinarsi
alla giovane donna seduta in silenzio, Ringo recitò la parte di colei che, dopo
essere stata in giro per negozi a fare shopping sfrenato, cercava una panchina
in cui sedersi. E guarda caso, il posto accanto alla diretta interessata era
libero.
Kanzaki Noriko –
questa era l’identità della bruna – annuì, imperscrutabile.
«Grazie mille!
Camminare sui tacchi è davvero stancante», lamentò Ringo, chinandosi per
massaggiarsi solerte le caviglie, in fondo doveva essere credibile, era persino
circondato da alcune buste e pacchi colorati.
«Ora può riposare».
«Già...».
Ringo si soffermò a
osservarla da vicino: i capelli erano intrecciati in una pettinatura insolita,
con tre treccine dal lato sinistro e altre tre dal lato destro del viso
irrigidito da un’espressione dura. Eppure, doveva essere quel tipo di faccia
che, se rilassata, appariva bella e delicata come una statua di
porcellana.
Indossava degli
abiti semplici, con tessuti non molto costosi, forse di seconda
mano.
Gli stivaletti,
abbinati al cappotto scuro, facevano pensare a una domestica uscita per una
commissione, cosa che effettivamente corrispondeva a verità, a quanto risultava
dalle sue accurate indagini.
Kanzaki-san non era
una semplice cameriera, ma la persona più vicina alla bambina che Ringo voleva
reclutare per la caccia al tesoro. E avrebbe partecipato anche lei stessa,
poiché non sembrava tipo da affidare la piccola Hijirikawa a gente che, in
fondo, era sconosciuta.
«Sta aspettando che
escano i bambini da scuola?» domandò, per spingerla a fare conversazione.
Silenzio.
«Un figlio? Una
figlia? O forse una sorella minore?» ritentò Ringo.
Silenzio.
«Ha forse perso il
linguaggio? Eppure prima parlava!».
«Non ho figli e
nemmeno sorelline, ma è vero, sto aspettando una bambina», dichiarò la donna,
seccata.
«Come si chiama?».
«Lei è veramente
curiosa, sa? Solitamente non tollero tutta questa confidenza da parte di
un’estranea», mise le cose in chiaro, a quel punto Ringo sussultò e comprese il
perché: Noriko-san era prudente e diffidente di natura. Che le fosse accaduto
qualcosa di brutto in passato?
«In tal caso le
dirò chi sono, così non sarò più un’estranea. Tsukimiya Ringo. Ventisei anni.
Nato il quindici settembre. Sono alto un metro e settantatre centimetri e mi
travesto da donna, perché sono diventato famoso in queste vesti. Lavoro come
insegnante all’Accademia di arti dello spettacolo Saotome e Masato-kun è stato
mio alunno. Ho conosciuto la sua sorellina, Mai, quella volta in cui era
scappata di casa e-».
«Ehi! Ho capito!
Non c’è bisogno di riempirmi di informazioni…» lo bloccò, travolta da un fiume
in piena di parole.
«Facciamo così: ci
crederò solamente se Mai-chan riconoscerà il tuo viso», decise infine la
trentaduenne, puntando uno sguardo attento verso lo sciame chiassoso di bambini,
che iniziò a riversarsi in quel momento fuori dal portone principale della
scuola elementare.
Una bambina si
staccò tranquillamente da quella marea di piccoli in divisa scolastica per
raggiungerli, come se già sapesse il punto preciso in cui Noriko la aspettava.
Ed era sorprendente il modo in cui il volto della donna si rilassò al cospetto
di Mai, sembrava quasi un’altra persona rispetto a prima, fiduciosa, gentile e
amabile. E anche il modo in cui il tono di voce le si ammorbidì non passò
inosservato.
«Mai-chan, hai mai
visto “questa donna” che mi siede accanto? Ti ricordi di lei?» s’informò subito.
La piccola ci mise poco a ricordare il suo viso, aveva una buona memoria, per
sua fortuna. “Chissà come avrebbe
reagito, altrimenti, la sospettosa tutrice…”.
«Noriko-san, questa
signorina gentile lavora nello stesso posto dove lavora anche oniichama!» spiegò la bimba,
gioiosa.
«Visto? Non sono
solito mentire», puntualizzò Ringo, senza però mostrarsi offeso.
«Domando umilmente
scusa».
«Mai-chan, ascolta,
mi rende felice il fatto che tu non mi abbia dimenticato, ma mi renderesti
ancora più felice se partecipassi a una caccia al tesoro», precisò Ringo,
alzatosi con calma dalla panchina per inchinarsi di fronte alla bambina.
«Un tesoro vero?
Dove si trova?» s’incuriosì Mai.
«Questo non posso
dirlo adesso, è una sorpresa. Noi avremo una bella mappa della città di
Tokyo per orientarci nelle varie tappe che prepareranno apposta per noi.
Raccoglieremo indizi e giocheremo tutti insieme, sarà bellissimo, vedrai!» fu
ben felice di informarla in modo chiaro e semplice.
«Anche Noriko-san
può giocare con noi?».
«Certamente».
«Senta, non ho
capito bene dove vuole andare a parare: perché la signorina dovrebbe
assecondarla? Cosa ne ricava?» si fece avanti la domestica, di nuovo presa dai
sospetti.
«Beh... è
innanzitutto uno svago, quello che le sto offrendo. E poi, se non erro, lei e
suo fratello non hanno molte occasioni per vedersi. Mi sembra un buon pretesto
per convincervi, ma se non basta-».
Noriko si coprì le
labbra, sorpresa, mentre la piccola Mai si accostava a lei tirandole la manica
del cappotto scuro.
«Accettiamo! Vero
che accettiamo? Ti prego, Noriko-san, non sarò in pericolo e non scapperò
lontano da te! Mi comporterò benissimo, farò la brava!».
La donna scosse la
testa, scrollando anche le sei treccine.
«Non è questo il
punto, Tsukimiya. Abbiamo degli orari da rispettare e non posso fare saltare la
scuola alla signorina, frequentarla è un suo dovere».
«Non dovrà preoccuparsi per questo, sistemiamo tutto noi!» garantì Ringo, conciliante.
«Noriko-san, dai,
accettiamo!» insisté Mai, saltellando mentre le si aggrappava al braccio in
cerca di attenzione. Noriko poggiò gentilmente una mano sulle sue piccole spalle
per placarne il fanciullesco entusiasmo, poi si diressero verso la macchina con
autista personale e allora Ringo si congedò da loro.
«Kanzaki-san, avete
tempo per pensarci, comunque. Continuate pure la vostra vita, mi farò sentire e
vi fornirò tutte le info essenziali. Non dite nulla in giro, è un segreto, okay?
Arrivederci~», le salutò l’idol cross-dresser con voce squillante,
agitando una mano.
«Che tipo...» mormorò Noriko, seguendo la
signorina dentro l’abitacolo e sbattendo la portiera.
«Kao-chan?».
Mentre usciva dalla
porta dell’ambulatorio medico in cui faceva tirocinio assistendo un dottore che
esercitava il mestiere da anni, a Kaoru giunse da destra una voce inaspettata.
«Kao-chan!» ripeté
il suo nome il proprietario della voce, che, senza dargli il tempo di avere una
qualunque reazione, fu subito al suo fianco e lo strinse in un abbraccio
soffocante.
«Oh, Kao-chan,
quanto sei carino! Diventi sempre più carino, o pensi che sia perché non ci
vediamo spesso?» mormorò l’assalitore vicino al suo orecchio con tono
zuccheroso; solo allora il ragazzo riuscì a divincolarsi. «Natsu! Smettila!»
protestò, imbarazzato.
Si scusò con un
inchino timido ai pazienti seduti in sala d’attesa e si diresse verso una
portafinestra che conduceva fuori. L’altro lo seguì docilmente e lui gli pose
immediatamente la domanda con una leggera nota di rimprovero nella voce bassa:
«Shinomiya Natsuki. Che cosa ci fai qui? Potevi scrivermi prima di spuntare
davanti così!».
«In verità,
Kao-chan, una persona ha chiesto a me e a Syo-chan di poterti incontrare, allora
io mi sono offerto di accompagnarlo qui!» dichiarò il ragazzo con gli occhiali
in sua discolpa.
«Capisco. Mio
fratello sta bene?».
Kaoru Kurusu era il
fratello gemello dell’idol Shou
Kurusu, soprannominato spesso Syo, molto somigliante all’altro nell’aspetto
esteriore, eppure diverso nel carattere e nel
temperamento.
«Sì, benissimo, non
preoccuparti!» assicurò Natsuki, amico d’infanzia dei gemelli nonché compagno di
stanza e di band del fratello assente.
«Kurusu-kun, grazie
per aver accettato d’incontrarmi. Non ti faccio perdere tempo, arrivo subito al
dunque. Non è che per caso posso considerarti come possibile partecipante a una
caccia al tesoro? Ti piace l’idea?» si spiegò senza indugi
Ringo-chan.
«Una caccia al
tesoro? Come mai ne organizzate una?» pose una domanda più che legittima, dato
che non gli avevano mai fatto una proposta del genere.
«Non sono io
l’artefice, il mio capo vuole mettere alla prova me e un’altra persona. Però,
per farlo, ho bisogno anche di te. Per favore, pensaci, sarà una bella
esperienza!» parlò così per convincerlo.
«Non saprei... Non
si vedrà in televisione, vero?» si preoccupò Kaoru, essendo di indole timida
un’apparizione pubblica lo avrebbe messo molto in imbarazzo: c’erano già tre
componenti della sua famiglia famosi, bastavano loro, lui sarebbe rimasto ai
margini, nella sua comfort zone. «E-e
poi, cosa ci guadagno? Se devo perdere un giorno di tirocinio, mi serve un
motivo valido».
«Hai ragione... Io
non rientro fra gli organizzatori, ma tuo fratello sì! Non ti piacerebbe fargli
una sorpresa?» insisté nel convincimento, rivelando una notizia vera al 90%. Gli
Starish erano tutti molto impegnati, sia a livello individuale che di gruppo:
l’ultima volta che l’insegnante li aveva sentiti in una videochiamata, non gli
avevano dato una conferma definitiva.
«Una sorpresa...
per Syo-chan?» affermò Kaoru alzando un poco il tono della voce, allora il più
grande portò un dito sulle labbra.
«Fermo. Shh. Loro non devono sapere che tu ci
sarai, altrimenti che sorpresa è?» lo avvisò indicando Natsuki, che, a qualche
metro da loro, era stato riconosciuto da una fan e le stava scrivendo un
autografo.
«Va bene»,
acconsentì il biondo con un filo di voce.
«Va bene perché hai
capito? O perché confermi?».
«Entrambi».
«Perfetto! Continua
pure la tua vita, Kurusu-kun, mi farò sentire io. Ti fornirò maggiori
informazioni, per ora è tutto. Grazie per la chiacchierata, è stato un
piacere!».
«P-piacere mio».
«Bye bye˜».
«Continua pure, non
ti preoccupare. Devi solo ascoltarmi. So che posso contare su di te, che mi
aiuterai anche in questa situazione. Al nostro Haruki piacevano le cacce al
tesoro. Ti ricordi quella volta in cui ci nascose i fogli di uno spartito
musicale, poiché desiderava vederci collaborare per trovarli? Lui era fatto
così, non s’ingegnava solamente con la musica, cercava di essere creativo e
originale in qualunque situazione, soprattutto se ci vedeva annoiati, stanchi o
imbronciati a causa di un giudizio troppo severo che non
comprendevamo».
Probabilmente,
questo non era un bel discorso che Ryuuya Hyuuga voleva stare a sentire proprio
mentre faceva la sua sessione quotidiana di flessioni, però era in quel momento
che Ringo si sentì ispirato a confrontarsi con l’amico e
collega.
L’inflessibile
insegnante si fermò, non solo con la scusa di umettare il sudore dalla fronte
bagnata, ma anche per replicare.
«Nessuno gli
chiedeva di farlo. E se fosse qui, Haruki ti direbbe che non hai bisogno di
dimostrare il tuo valore. Puoi riuscire a presentare quel programma senza
bisogno di sottoporti a una simile prova. Perché lo fai? Vuoi semplicemente dare
voce a chi rimane sempre sullo sfondo?».
«È bello constatare
che con te il detto “tutto muscoli e niente cervello” non ci azzecca: sei
l’eccezione che conferma la regola, ti adoro!» gioì Ringo, intrecciando le dita a mo’ di preghiera.
«Proverai ancora
dell’adorazione per me, dopo che ti avrò costretto a un allenamento speciale? Se
dovremo muoverci per la città a piedi, a parte quando saliremo sui mezzi per
spostarci da un quartiere all’altro, bisognerà migliorare la tua resistenza»,
ritenne, per poi prendere qualche sorso di bevanda contenente sali
minerali.
«È proprio
necessario sottopormi a un allenamento fisico?» si turbò l’idol cross-dresser, indietreggiando di
qualche passo.
«Se pretendi il mio
aiuto, sì. Siamo professionisti, non lasciamo nulla al
caso».
«Aiuto…» sussurrò il più giovane dei due
fra sé e sé.
Bene. Era tutto
sistemato.
Avevamo dalla
nostra parte un giovane tirocinante in medicina, una dolce bambina e la sua
diffidente tutrice.
Ci sarebbero stati
anche Tomo-chan e Ryuuya.
A prescindere, io
ero già compreso nella lista.
Anche
la nostra squadra poteva definirsi completa.
________
Disclaimer:
A
parte Noriko Kanzaki, una mia OC, tutti i personaggi presenti nella storia non
mi appartengono e non ho scritto a scopo di lucro.
Vi
invito caldamente a consultare la wikia di UtaPri e di KWMS, perché alcuni di
loro (presenti o soltanto menzionati) sono personaggi spoiler perché non compaiono
nell’anime.
Eventuali
note e chiarimenti verranno aggiunti di volta in volta.
Prossimo
aggiornamento:
venerdì 22 dicembre
Grazie
a chiunque abbia letto e a chiunque vorrà commentare l’inizio di questo delirio
(mi piace definirlo così xD)
Rina
|
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Capitolo 2 *** Secondo capitolo (Prima fase) ***
SECONDO CAPITOLO
(Prima fase)
Il giorno prima
della caccia al tesoro, precisamente il ventinove ottobre, tutti i partecipanti
si sarebbero incontrati nel Bunkamura, nel quartiere commerciale di
Shibuya, per discutere degli ultimi dettagli in vista della gara ormai vicina.
Vennero introdotti all’interno di un grande teatro con una lunga fila di sedie
bordate di rosso disposte lungo la platea deserta, circondate da pareti bianche
dallo stile contemporaneo con alcune logge per assistere dall’alto agli
spettacoli. Un mucchio di lampade e luci al neon abbellivano e rischiaravano
l’ambiente, che venne acclamato con versi di stupore da parte delle fanciulle
invitate.
A Mai sembrava un
sogno potersi trovare in un luogo diverso dai soliti che abitualmente
frequentava, mentre Noriko la teneva d’occhio con un lieve sorriso, finché la
bambina di otto anni non le diede la mano per raggiungere le sedie a loro
riservate. Lo capirono non solo da un cartello con su scritto ‘riservato’ con tanto di freccia stampata
sopra le loro teste, ma anche perché ogni sedia recava i rispettivi nomi. La
bambina e la tutrice capitarono accanto a una ragazzina con i codini bassi
laterali che rivolgeva una domanda a un ragazzo dai corti capelli spettinati,
vestito come se lavorasse in una stazione di servizio – in effetti era proprio
così, dato che faceva proprio quel lavoro part-time. Dopo di loro, si
accomodarono altri due giovani, apparentemente coetanei di questo ragazzo bruno,
che si punzecchiavano fra loro e che formavano proprio una bella
coppia.
Nei posti davanti,
una ragazzina appariscente esultava, dicendo che presto colui che li aveva
invitati sarebbe sicuramente comparso sopra il palco, mentre una donna la
rimproverava pacatamente consigliandole di contenersi un po’. Un altro ragazzo,
biondo e ben vestito, se ne stava in silenzio controllando il suo cellulare. A
Noriko e a Mai parve di averlo già visto: che fosse anche lui un personaggio
famoso?
«Miei cari!
Benvenuti a tutti! Ringo-chan è qui e vi ringrazia per non essere mancati
all’appuntamento e per aver risposto al mio invito con disponibilità ed
entusiasmo!» esordì la celebrità, procedendo lentamente verso il centro del
palco, microfono in mano. Per l’occasione, indossava un lungo abito occidentale
in stile principesco, pieno di risvolti, nastri, tulle, fiocchetti e persino
delle rose artificiali fissate in alcuni punti della gonna ingombrante. Questo
abito era azzurro ed era gemello di un abito da sposa che aveva avuto il piacere
di indossare per una sfilata di qualche anno prima. L’aveva realizzato lui
stesso emulando proprio quel modello rifinito, ritenendosi soddisfatto per il
risultato finale ne aveva fatto sfoggio con i suoi nuovi
amici.
«Ringo-chan, sei
stupendo! Farai anche a me un abito simile, quando condurremo il programma
insieme?» non riuscì a trattenersi Aoi-chan, tanto che i suoi occhi violetti
luccicavano di ammirazione.
«Chissà, Aoi-chan…
Vedremo», fece il vago lui, poi allargò un braccio per presentare due personaggi
che, nel frattempo, erano comparsi sul palco per
affiancarlo.
«Loro sono Hyuuga
Ryuuya e Shibuya Tomochika, due colleghi che si sono offerti di aiutarmi in
questa nostra iniziativa ludica».
«Piacere di
conoscervi!» esclamò una bella ragazza dai capelli rossi, che si trovava a suo
agio sul palco, proprio come Ringo, mentre l’alto uomo accanto a loro si limitò,
oltre a un cenno col capo, a mantenere un’espressione seria e compita nel suo
abito formale.
«Sicuramente alcuni
di voi ci conoscono già, mentre per gli altri dico che avrete modo di conoscerci
domani, durante la nostra caccia al tesoro. Innanzitutto, dovete sapere che ci
divideremo in due squadre, la cui divisione sarà subito proiettata nel grande
schermo posto dietro di noi. Ci sposteremo immediatamente, così potrete vedere
tutti. Signori dello staff, abbassate le luci, per favore!» ordinò
Ringo.
Le luci al neon si
spensero e sembrò di ritrovarsi a vedere un film dentro un cinema, solo che,
invece di un lungometraggio, lo schermo si fissò su un breve video in cui
passarono in rassegna varie fotografie con i loro nomi sopra, per poi smistarsi
e insieme formare uno schema preciso che determinava le due squadre
partecipanti.
Per la squadra di
Ringo: Takumi Usui, Mai Hijirikawa,
Hinata Shintani, Noriko Kanzaki, Suzuna Ayuzawa.
Per la squadra di
Aoi: Ryuuya Hyuuga, Misaki Ayuzawa,
Tomochika Shibuya, Satsuki Hyoudou, Kaoru Kurusu.
«Bene! Avete
qualcosa da dire a riguardo? Su, non siate timidi. Siete d’accordo con questo
smistamento ideale o avreste preferito stare in una squadra piuttosto che in
un’altra?» intervenne la voce affabile ed esortativa di Ringo come sottofondo al
video, dopo che tutti ebbero il tempo di leggere lo
schema.
«Noriko-san, visto?
Noi siamo insieme a Ringo-san!».
«Mai-chan, il mio
parere non conta, ma sono contenta che non ci abbiano
separate».
«Io e You-kun siamo
in squadra insieme, quindi perché non dovrei essere
d’accordo?».
«Suzuna-chan…
anch’io sono d’accordo, però avrei preferito essere in squadra sia con te che
con Misaki-chan, invece ci tocca stare con lui».
«Misa-chan, anche
se non siamo nella stessa squadra, se perdi dovrai esaudire un mio desiderio.
Sei la mia maid personale,
dopotutto».
«Alieno pervertito,
non contarci troppo, io farò vincere la squadra di Aoi!».
«Zia Satsuki,
abbiamo la tua dipendente e anche quel bel fusto sopra il palco in squadra, la
vittoria sarà nostra!».
«Beh… Questa è una
buona occasione per conoscere l’idolo di mio fratello Syo, non ci vedo nulla di
male».
Solo Satsuki non
disse nulla, la donna preferì rimanere fra le nuvole piuttosto che esprimere il
suo sincero parere, cioè che tutta quella situazione aveva
dell’incredibile!
«State buoni, su. E
non dimenticate che l’importante è sempre partecipare. Anche se effettivamente
ci saranno in serbo per voi dei premi in palio che farebbero gola a chiunque,
non dimenticate lo spirito del gioco: divertirsi e dare il massimo per
partecipare, ma senza vederla come una guerra fra di noi», ricordò loro Ringo,
ammonendoli bonariamente.
«Se non avete altro
da aggiungere, io proporrei di passare avanti: volete conoscere i nomi degli
organizzatori delle varie prove che sosterremo?» trillò la voce di Tomo-chan,
prendendo in prestito il microfono da Ringo. Atteso l’okay da parte dei partecipanti, le luci
si abbassarono nuovamente e partì un altro video.
Stavolta non videro
foto, comparve davanti a loro l’interno di uno studio televisivo e un uomo con
gli occhiali, probabilmente un giornalista messo lì apposta per leggere un
annuncio, cosa deducibile da un taccuino che teneva in
mano.
“In realtà, gli
organizzatori della caccia al tesoro non hanno bisogno di presentazioni, ma mi è
stato chiesto ugualmente di leggere queste poche righe per introdurli a voi
tutti, soprattutto a coloro che si affacciano per la prima volta in questo
ambiente.
Un debutto
strepitoso. Un successo rapido e veloce, come un piacevole batticuore che
sconvolge all’improvviso senza fare alcun male. Una felice vittoria agli Uta Pri
Award. Singoli orecchiabili. Duetti sorprendenti. Canzoni che vanno oltre i
limiti. Uniti dal potere coinvolgente della musica, dai sette colori
dell’arcobaleno e da un legame infrangibile, invidiato ed emulato da altri
gruppi emergenti. Loro sono il gruppo che ha cantato al concerto di apertura dei
Triple S e che continuerà a farci sognare anche in futuro. Nonostante le agende
piene di impegni, hanno ritagliato un momento per voi, ecco gli Starish, con
alcuni dei loro successi”.
Seguì un momento in
cui il volume si alzava, lo scenario cambiava e la musica partiva. Fu
sufficiente assistere personalmente a quel mix di dieci minuti circa,
frammentati di loro canti e coreografie, per Aoi e i suoi amici, a capire con
chi avrebbero avuto a che fare il giorno seguente, sebbene ognuno serbasse il
proprio pensiero dentro di sé. Kaoru sorrideva commosso quando l’inquadratura si
spostava sull’adorato fratello gemello, mentre Mai si sporgeva, per quanto le
era possibile, verso Noriko per commentare ciò che vedeva, i grandi occhioni
illuminati di gioia e di orgoglio per Masato. Adesso la bambina aveva otto anni
e comprendeva un pochino di più, rispetto a quando ne aveva solo cinque, la
portata emblematica di quel sogno. Un sogno divenuto realtà, un cambiamento
decisivo così forte da aver fatto mutare opinione persino a loro padre, che non
sembrava più così severo e freddo quando parlava del suo oniichama.
Per la terza volta,
la luce dei neon tornò a inondare il teatro e un silenzio sorpreso la fece da
padrone per qualche secondo, finché Ringo non prese di nuovo in mano la
situazione, con il microfono vicino alla bocca.
«Domani vedrete
cosa loro hanno in serbo per noi. Vi anticipo solo una cosa: ci saranno
precisamente cinque tappe, con cinque oggetti da recuperare. Ogni squadra si
impegnerà nelle varie prove per guadagnarsi queste cose misteriose, poi la
quinta tappa, l’ultima, la faremo insieme. La squadra vincitrice otterrà così
tre oggetti, uno in più rispetto alla perdente. Ci sono domande o vi è tutto
chiaro?».
«Sono previste
punizioni per chi commetterà degli errori durante le
prove?».
Ringo osservò che
ad alzare la mano e a porre quel legittimo dubbio era stato Aoi-chan, facendosi
portavoce di tutti, effettivamente curiosi per la
risposta.
«Mi dispiace, non
lo so. Se ci saranno punizioni o no, è a discrezione degli organizzatori. Su,
non avete nulla da temere, noi tre li conosciamo bene, non sono così fiscali»,
li rassicurò Ringo. «Altro?».
«Ci sarà da
mangiare?» si levò la voce di Shintani Hinata, assieme alla sua mano
alzata.
«Se per caso
abbiamo fame o sete, ci fermeremo a mangiare e a bere
sicuramente».
«Ci faranno pagare
tutti i biglietti nei mezzi pubblici che prenderemo?».
«La caccia al
tesoro è stata interamente sovvenzionata da Shiny. Grazie per averlo chiesto,
Ayuzawa-chan, perché un’altra cosa importante che volevo comunicarvi è che ci
verranno dati in dotazione degli zaini con il marchio dell’agenzia. All’interno,
troverete l’abbigliamento sportivo da indossare per domani, ognuno con le vostre
taglie – esatto, abbiamo indagato –, una borraccia che riempirete a casa vostra
e un pass speciale per salire su treni e metropolitane. Non ci sarà bisogno
delle autovetture, possiamo spostarci anche a piedi dentro i quartieri indicati
sulla mappa, così c’è più gusto, no?».
Ringo strizzò un
occhio, Tomo-chan annuì serena e dalla platea si levò il brusio di voci dei
partecipanti, che iniziarono a consultarsi fra loro con i vicini di sedia per
stabilire se ci fossero altre domande da fare.
«Tutto ok, miei
cari?».
Replicarono con un
sì generale. Solamente Usui Takumi sbadigliò.
«Perfetto. Allora
potete andare, qui abbiamo finito. Non vediamo l’ora che sia domani, mi
raccomando, stanotte riposate bene!».
Ringo ripassò il
microfono a Tomo-chan, mentre usciva nel backstage la sentì ricordare loro
orario e luogo della partenza, di non dimenticare gli zaini con i loro nomi che
avrebbero ricevuto all’uscita dal teatro per mano di alcuni addetti del luogo e
poi non udì altro. Egli ripensò nostalgicamente alla prima caccia al tesoro a
cui avesse mai partecipato nella sua vita, quella degli spartiti ben nascosti da
Haruki Mori, e sperò di divertirsi esattamente come quella volta. Anche se
Ryuuya sarebbe capitato nell’altra squadra, non era un problema, in fondo i due
amici non erano così inseparabili, l’esperienza di responsabili di due classi
differenti glielo aveva insegnato bene, forgiandoli nello spirito.
*
Il cane di razza akita conosciuto con il nome di Hachiko
divenne simbolo di lealtà incondizionata a livello mondiale, ancora attualmente
veniva ricordato dalla celebre statua presente fuori dalla stazione di Shibuya,
a dieci minuti dal Bunkamura,
letteralmente ‘villaggio della
cultura’, dove i nostri eroi si erano incontrati il giorno
precedente.
Ringo vi arrivò per
primo e sedette di fronte alla scultura canina, comodo nella sua tuta personale
fornita dall’agenzia, con indosso gli occhiali da sole e una benda rossa per
capelli per mascherare la sua presenza ai passanti, sperando non lo
riconoscessero per via della parrucca.
Il secondo a
presentarsi al punto di partenza della sua caccia al tesoro fu Ryuuya, anch’egli
leggermente camuffato, la terza fu Tomo-chan e a seguire gli altri personaggi,
che si presentarono a coppie di due – Usui e Misaki, Noriko e Mai, Shintani e
Suzuna, Aoi e sua zia. Quando arrivò anche Kaoru, Ringo riunì i partecipanti
intorno a sé per consegnare la mappa alla squadra di Aoi-chan e per dare a tutti
loro le ultime raccomandazioni.
Dopodiché, divisi
nelle rispettive squadre, partirono contemporaneamente alla ricerca delle giuste
linee della metro che li avrebbero condotti nei luoghi segnati nelle mappe
corrispondenti.
Per la squadra di
Ringo, la prima tappa si trovava nel quartiere di Kichijoji, mentre alla squadra
di Aoi era capitato Takaosan, il
monte Takao.
*
Sullo sfondo
verdeggiante e suggestivo del grande parco di Inokashira, il luogo più famoso nel
quartiere di Kichijoji, il gruppetto di sei persone capeggiate da Ringo smise di
correre e procedette a passo sostenuto verso la sua prima tappa, principalmente
per conservare le energie, dato che non sapevano esattamente quali prove li
attendessero lì, quindi loro si limitarono a seguire la traccia nella loro mappa
personale.
Ad accoglierli,
vicino a due stand recanti lo stemma della Saotome Agency, il trio composto da
Otoya Ittoki, Tokiya Ichinose e Reiji Kotobuki, eleganti nei loro completi in
cui risaltavano i loro colori insieme al bianco e nero.
«Buongiorno!»
salutò Ringo per tutti.
«Noriko-san, che
bello, sono vestiti da maghi!» notò la piccola Mai, scambiandosi un’occhiata
felice con la sua tutrice.
«Sì, Mai-chan. Ascoltiamo cosa hanno da
dirci, questa è la nostra prima prova», replicò a bassa voce
lei.
«Esatto, esatto.
Buongiorno anche a voi e benvenuti alla prova di magia, come questa bella
bambina ha già dedotto dalle nostre vesti di prestigiatori. Sono Kotobuki Reiji
dei Quartet Night e mi trovo qui come aiutante dei miei due kohai. Otoyan, vuoi
continuare?».
Il ragazzo dai
capelli rosso cremisi non rispose subito, stava guardando la piccola dai capelli
blu e pensò che ricordasse incredibilmente qualcuno che conosceva. Anche Tokiya
si era accorto della probabile somiglianza, ma non poteva lasciare che lui se ne
rimanesse lì imbambolato, in fondo c’erano dei tempi da
rispettare.
«Otoya, spiega
l’andamento del gioco, poi avrai tempo in abbondanza per perderti nei tuoi
pensieri».
Il ragazzo scosse
la testa.
«È vero, scusatemi
tanto. D-dunque, i tendoni dietro di noi contengono rispettivamente dei giochi
di magia che abbiamo preparato per voi. Potete decidere se entrare in uno stand
alla volta, oppure se dividervi in due coppie e seguirci nei
tendoni».
«Vi consigliamo
questa seconda scelta, poiché dei bravi cacciatori sanno che il fattore tempo è
importante in una vera caccia al tesoro», aggiunse Tokiya, pragmatico come
tendeva a essere in certe situazioni.
«Grazie mille,
ragazzi. Adesso ci consultiamo fra noi e vi facciamo sapere», disse Ringo,
prendendo da parte i suoi partecipanti e facendoli disporre a cerchio intorno a
sé, mentre anche i tre idol si dividevano sparendo dentro gli
stand.
«Io entro con
You-kun. Seguiamo il primo che si è presentato nella tenda a sinistra», decise
Suzuna, la sorellina di Misaki e la prima a prendere la
parola.
«Non ho nulla in
contrario. Speriamo solo di non capitare nella prova più difficile», rispose il
ragazzo chiamato in causa, ossia Shintani Hinata.
«Io non lascio
Mai-chan da sola. Entriamo nella tenda a destra con gli amici del signorino
Masato», riferì Noriko dopo di lui.
«Noriko-san, a me
sta bene!» esclamò la piccola.
«Perfetto! Io
rimarrò fuori ad aspettarvi, mi fido di voi, mentre Usui-kun seguirà chi più gli
aggrada. Andiamo pure a comunicare la nostra decisione, finora ci siamo intesi
alla grande, continuiamo così», si complimentò Ringo, il
caposquadra.
«Spero ne valga la
pena. Devo battere Misa-chan e riscuotere il premio che desidero da lei»,
concluse Usui, beccandosi un’occhiata contrariata dall’amico d’infanzia di
Misaki, che aveva una cotta per lei da sempre ed era geloso della loro
complicità e vicinanza.
Si limitarono,
tuttavia, soltanto a un breve scontro di sguardi, sembravano due cani pronti a
saltarsi al collo, ma fu rapido, dal momento che Suzuna trascinò presto con sé
il ragazzo dentro la tenda scelta. Silenziosamente e con le mani dentro la tasca
della sua felpa, Usui Takumi andò dietro di loro.
Quindi, nella tenda
a destra entrarono Mai, Noriko, Otoya e Tokiya, mentre in quella di sinistra
Takumi, Hinata e Suzuna seguirono Reiji.
«Questa è una prova
che comprende un mazzo di carte e una moneta da cinquecento yen. Il trucco di
magia che andrò a eseguire per voi riguarderà la carta che pescherete dal mazzo
e la moneta. A un certo punto, spariranno entrambe e voi dovrete capire il
trucco. Mi sono spiegato bene?».
«Sì! Mai-chan ha
capito tutto!».
«Sei stato
cristallino, Ittoki-kun, anche se sembri più in ansia tu di noi due. Rilassati,
non ti mangiamo mica».
Solitamente Noriko,
diffidente con gli estranei com’era, non si esprimeva così informalmente con un
ragazzo appena conosciuto, ma l’amico del signorino in qualche modo le faceva
tenerezza. Forse perché tante volte lo aveva visto cantare e ballare su uno
schermo, mentre seguiva i concerti degli Starish insieme alla bambina, dandole
l’impressione di una solarità positiva, di una giusta dose di grinta e di una
limpidezza tipica dell’infanzia, che applicata a un ragazzo mutava in sincerità
d’animo.
«Non ero affatto
pratico di giochi con le carte, ho dovuto impegnarmi tantissimo per riuscire a
combinare qualcosa di buono. Questa è la seconda volta che faccio un numero che
è un mix fra carte e magia, la prima volta è stata per un programma televisivo»,
chiarì intimidito, grattandosi la nuca.
«E il numero andò
bene?».
«Insomma, più o
meno».
«Non
sottovalutarti, Otoya. Hai superato ostacoli più difficili. Poi, in ogni caso,
io sarò qui ad aiutare».
Nonostante le
premesse incerte, Otoya, incoraggiato dal compagno e dalla presenza in qualche
modo rassicurante delle due spettatrici, riuscì a gestire in modo corretto la
prova. Dopo cinque volte in cui la donna e la bambina chiesero di poter rivedere
il numero per comprendere meglio il trucco e lui lo ripeté volentieri, entrambe
giunsero alla soluzione, cioè che la carta e la moneta sparivano dentro le
maniche della giacca del ragazzo non nello stesso momento, ma in tempi
diversi.
«Avete presente
quando il prestigiatore, improvvisamente, tira fuori un coniglio dal cilindro?
Non è esattamente ciò che intendo fare oggi, ma il coniglio e il cilindro ci
sono comunque. Anzi, qui abbiamo tre cilindri. Su questo tavolo, sotto questi
capelli, si nasconde un coniglio addormentato. Vi va di provare a indovinare
dove si trova? In fondo, anche indovinare rientra tra le abilità di un bravo
cacciatore. In ogni caso, oggi sarò buono e vi concederò un secondo tentativo,
ma solo se sbagliate il primo. Un terzo non vi sarà consentito, anche perché
sarebbe scontato, perciò scegliete bene, mi raccomando!» illustrò la prova il
membro dei Quartet Night.
«Io scommetto che
il coniglio si trova nel cilindro centrale», suggerì la ragazza in tono
incolore.
«Sicura,
Suzuna-chan? Io invece penso che si nascondi sotto il primo cappello partendo da
destra…» provò l’altro, tuttavia era insicuro a riguardo, magari il sesto senso
dell’altra si sarebbe rivelato migliore del suo.
«Allora quale
scegliete per primo? Il secondo o il terzo cilindro?» chiese Reiji, come da
copione.
«Mi dispiacerebbe
deluderla, perciò proviamo con quello centrale, mi fiderò della sua scelta»,
ammise infine Hinata-kun.
«Grazie,
You-kun».
Anche Usui Takumi
concordò con la scelta della sorellina di Misaki.
Il sesto senso di
Suzuna Ayuzawa fece centro al primo tentativo, del resto la ragazza vantava un
ricco assortimenti di premi vinti attraverso i sorteggi nelle varie riviste,
anche se la maggior parte di quelle cose riguardava generalmente frutta e
oggetti utili per la casa.
Come ricompensa
bonus, Reiji concesse loro di tenere in braccio, a turno, il coniglietto bianco
dal pelo morbidissimo che scovarono sotto il cilindro centrale. L’espressione
della giovane si addolcì leggermente mentre lo sorreggeva, Shintani fece
addirittura saltare il coniglietto per riprenderlo con le mani per via del
troppo entusiasmo, spaventando la bestiolina, che fu prontamente rassicurata
dalla presa di Usui: lui ci sapeva decisamente fare con gli animali, dovendo già
badare a un gattino nell’attico in cui abitava da solo.
«Avete giocato
insieme a noi», prese per primo la parola un Otoya sorridente, una volta che si
riunirono tutti all’aperto.
«Avete superato le
nostre prove riguardanti la magia», proseguì Tokiya,
soddisfatto.
«Cosa ancora più
importante, vi siete divertiti?» li interpellò Reiji strizzando un
occhio.
«Sì!» risposero in
coro, chi a tono basso, chi alto.
«Vi rimane
un’ultima cosa da fare: andare alla ricerca dell’oggetto che noi tre abbiamo
nascosto qui vicino. Prima di farlo, vi forniamo un indizio.
Otoya,
tocca a
te».
«Sembro un libro, ma non sono un libro. Ho
tante pagine in cui i pensieri più segreti puoi annotare, per custodirli
gelosamente e mai dimenticare. Cosa sono?».
L’oggetto era un
diario, un semplice diario. Dovevano trovarlo all’interno del parco di Inokashira, tranne nell’area del laghetto in cui si poteva transitare
con le barche affittate, ovviamente non si celava in mezzo
all’acqua.
Dopo circa quindici
minuti in cui ognuno dei contendenti esplorò un punto differente dagli altri, la
voce infantile di Mai giunse, vicina o distante, alle loro orecchie come un
grido di giubilo.
«L’ho trovato! Ho
trovato il diario! Noriko-san, sono stata brava?».
La brava donna, che
non la perdeva di vista nemmeno un secondo, si complimentò con
lei.
«Non brava.
Bravissima! Forza, cara, torniamo agli stand e mostriamolo anche agli
altri».
Così, il primo
oggetto guadagnato dalla squadra zelante di Ringo fu recuperato con
successo.
Prima di
abbandonare il parco di Inokashira
alla volta della stazione di Kichijoji, mentre tutti iniziavano ad avviarsi, Mai
Hijirikawa si volse indietro e vide il bravissimo ed elegante trio di
prestigiatori che le fece cenno di tornare indietro.
«Piccola…» esordì
Otoya, piegandosi sulle ginocchia quando ella lo raggiunse di nuovo, con Noriko
che la guardava a distanza, «sei la sorellina di Masa,
vero?».
Annuendo, lei
sorrise. «L’hai capito perché sei un mago?».
«No, affatto. Gli
assomigli molto. Raggiungi la prossima tappa, Mai-chan. Lui sarà sorpreso di
vederti, lo renderai felice».
«Anch’io sono
felice! Non ho più giocato con oniichama», confidò, con un educato
inchino.
«Allora non ti
facciamo perdere altro tempo. Corri alla seconda prova, forza!» la esortò
Tokiya.
«Grazie mille!
Arrivederci!».
*
Il
monte Takao, la prima tappa destinata alla squadra mista di Aoi, offriva ai loro
occhi panorami mozzafiato, bellissimi, incantevoli, suggestivi. Era proprio
fantastico, poter vedere in tutta tranquillità sentieri boschivi, templi antichi
circondati dalla natura, funivie che portavano nei punti più alti, ponti
apparentemente sicuri, si sperava non traballanti come quelli dei film
avventurosi, e infine torrenti d’acqua fresca e pulita. Quando mai gli sarebbe
ricapitata un’occasione del genere?
Kaoru
pensò bene di scattare qualche foto digitale con lo smartphone, ne salvò cinque
o sei sulla scheda di memoria, prima che lo richiamassero quelli del suo gruppo,
intenti a consultare nuovamente la mappa per capire dove dovevano dirigersi per
trovare la loro prova.
Quando
Ryuuya-sensei suggerì una direzione, tutti furono d’accordo e lo seguirono.
Girovagarono per almeno una ventina di minuti, prima di individuare, sul tronco
di un albero, una bandiera con il nome Shining legata intorno a esso.
Significava che erano vicini alle prove, Kaoru confidò nel fatto che, qualunque
attività avessero pensato per loro, non sarebbe stata importante quanto il
rivedere Syo. Certo, avrebbe cercato di impegnarsi per il bene della squadra, ma
solo perché lì ci sarebbe stato suo fratello, perché lui non era energico quanto
l’altro, non era abituato allo sport in generale, alla fatica di preparare una
coreografia e di essere in sintonia con altri, affatto, lui era riservato e
tranquillo.
Avanzarono
cautamente fra erbacce e sterpaglie, fino ad arrivare in uno spazio pianeggiante
di terra dove il gruppo dei sei esploratori venne accolto da personaggi vestiti
tipo archeologi, i cacciatori di tesori per eccellenza.
Kaoru
riconobbe Syo e perse temporaneamente la pacatezza che l’aveva caratterizzato
fino a quel momento, almeno nell’apparenza, per sussultare e per correre
incontro a suo fratello, abbracciarlo e farsi stringere a sua
volta.
«Kaoru?
Sei davvero tu? Cosa ci fai qui? Hanno coinvolto anche te in questo
gioco?».
Syo
faticava a credere che l’altro fosse davvero lì, conoscendolo non si lasciava
convincere facilmente se c’erano di mezzo escursioni in montagna, sport e cose
del genere.
Percepì
un movimento della testa di Kaoru che significava una conferma e rise, rise di
cuore, sfiorandogli la guancia con la propria.
«Che
bella riunione familiare! Voglio unirmi anch’io all’abbraccio,
posso?».
«Natsu…» mormorò Kaoru, prima di venire
stretto da un braccio dell’idol
occhialuto, mentre con l’arto opposto circondava il
gemello.
«Natsuki!
Finiscila! Così diamo spettacolo!» borbottò contrariato
Syo.
Grazie
all’intervento provvidenziale del senpai di Shinomiya Natsuki e Kurusu
Syo, Ai Mikaze, il quale, dopo averli freddati con un sguardo glaciale, commentò
che avrebbe riscritto la loro tabella di marcia rendendola ancora più dura, i
due kohai tornarono docilmente ai loro posti accanto a
lui.
«Benvenuti
alla prima tappa della vostra caccia al tesoro», iniziò in tono
apatico.
«Il
tema di questa fase è l’azione. Un bravo cacciatore di tesori deve essere uomo
d’azione, non deve soltanto possedere la determinazione a raggiungere un
determinato obiettivo, dico bene, Syo-chan?» continuò Natsuki, per poi lasciare
la parola all’altro.
«Certo,
è importante che sia forte e determinato, altroché! Ed è per questo che noi tre,
oggi, vogliamo testare queste vostre capacità con due prove belle movimentate.
Per la prima, occorre che partecipi uno soltanto di voi, la prova consiste nello
scalare un albero sicuro che fra poco vi indicheremo, arrampicandosi fino in
cima e raccogliendo la bandiera che ho collocato in cima», spiegò un esuberante
Syo, che sperava di stuzzicare l’attenzione del suo idolo, dal momento che per
lui era sempre entusiasmante vederlo all’opera.
«Inoltre,
per la seconda prova, che realizzerete tutti, è prevista una staffetta
impegnativa lungo un percorso che abbiamo studiato a lungo, che ci auguriamo che
vi piaccia e che vi motivi ad arrivare fino al traguardo finale!» concluse
Natsuki.
A
offrirsi volontario per la prima prova fu proprio l’insegnante, che preferiva
non rischiare l’incolumità di nessuno dei giocatori, nemmeno di Misaki che
avrebbe voluto tentare l’arrampicata.
«Ringo
mi ha accennato qualcosa su di te, sei una donna che s’impegna molto, Ayuzawa.
Risparmia le tue energie per dopo, alla staffetta ci sarai molto utile», le
suggerì l’uomo, mentre abbassava la cerniera della felpa, che affidò a lei per
tenergliela momentaneamente. La vista di Ryuuya in canottiera sportiva fece
arrossire visibilmente Aoi-chan e sua zia, che già pensavano fosse figo, ma
mentre si preparava a scalare l’albero con le sue braccia muscolose lo era
ancora di più. Il corpo aitante gli permise di vincere la prova in pochissimo
tempo, adesso tutti loro potevano prepararsi per la staffetta a sei, nemmeno
Satsuki, la zia di Aoi, era esclusa dalla gara.
Sarebbero
partiti nel seguente ordine: Satsuki avrebbe percorso il breve tratto iniziale,
il più semplice, per poi passare il testimone a suo nipote, a cui era destinato
il secondo tratto; il terzo sentiero sarebbe spettato a Tomo-chan, il quarto a
Kaoru, il quinto a Ryuuya e l’ultimo, il decisivo, a
Misaki.
L’intera
prova sarebbe stata cronometrata da Ai Mikaze. Se loro non avessero superato il
tempo prestabilito di cinquanta minuti, allora avrebbero vinto l’intera tappa
nel monte Takao.
La
staffetta filò liscia finché Kaoru, forse quello meno abituato a correre, non
inciampò sopra il fogliame durante il suo tratto di strada, cadendo a terra e
sbucciandosi un ginocchio. Zoppicando, poiché non sarebbe stato giusto se si
fosse fermato per il dolore e avesse compromesso la gara, riuscì faticosamente a
giungere nel luogo in cui Ryuuya lo attendeva per partire.
Confortandolo
a modo suo, Ryuuya gli chiese se ce la faceva a resistere, si offrì persino di
caricarselo sulle spalle e di correre nonostante il suo peso addosso, ma Kaoru
rifiutò gentilmente il suo aiuto e si intestardì, non voleva compromettere la
gara a tempo. Avrebbe atteso fino alla fine che venissero a recuperarlo e a
soccorrerlo.
«Kaoru!».
Syo
arrivò come un fulmine a ciel sereno prima di quanto suo fratello si aspettasse,
infatti Ryuuya era partito da appena dieci minuti, possibile che la staffetta
fosse già ultimata?
«Ero
preoccupato, avevo un brutto presentimento e sono arrivato prima che ho potuto.
Lungo il sentiero ho incrociato Ryuuya-sensei, che dava il testimone alla tipa
tosta, allora lui mi ha informato subito della tua caduta!» esclamò apprensivo,
poggiandogli una mano sulla guancia e guardandolo dritto negli occhi gemelli,
per tranquillizzare il suo battito cardiaco.
Kaoru
rise di riflesso, ignorando il bruciore al ginocchio.
«Il
tuo idolo è davvero straordinario, niisan».
«Lo
so, ma adesso fammi vedere dove ti fa male».
«Che
i ruoli si stiano invertendo? In fondo, io devo diventare medico, non tu»,
strinse i denti Kaoru, mentre Syo strappava leggermente il pantalone per
osservare meglio la ferita.
«Aspetta
un momento!» saltò su, guardandosi freneticamente intorno. «Deve essere nascosto
da queste parti…».
«Di
cosa parli, Syo-chan?» domandò il fratello, confuso. Tuttavia, lui partì in
quarta e sparì dietro una siepe, per tornare due minuti dopo con nientedimeno
che un kit per il pronto soccorso.
«Cosa
ci faceva questo in mezzo al bosco?» domandò Kaoru, se possibile ancora più
esterrefatto di prima, con un accenno di sorriso sul
volto.
«Si
tratta dell’oggetto che dovevate cercare alla fine della prova, ma non mi
importa se l’ho già svelato, Kaoru, tu sei più importante di una qualunque
caccia al tesoro», affermò, deciso.
«Syo-chan…
grazie mille! Sono certo che anche gli altri chiuderanno un occhio per lo
strappo alla regola».
«Bene.
Perché, se non lo faranno, dovranno vedersela con me!» s’infervorò l’idol, facendo ridere, nella commozione
che ancora provava, il suo fratellino adorato.
Dopo
aver disinfettato la ferita e applicato un cerotto a x, Kaoru accettò di farsi
portare in spalla da Syo, purché andasse coi piedi di piombo per non affaticarsi
troppo. Lui promise che l’avrebbe fatto, che si sarebbe fermato al minimo
accenno di stanchezza.
Una
volta riguadagnata la postazione di partenza, raggiunti gli altri e spiegata la
situazione, il kit di pronto soccorso finì nello zaino di Aoi, il caposquadra,
come un bottino di guerra.
____
Note
secondo capitolo:
Tutto nasceva dall’idea di un’amicizia crossover fra i miei due travestiti
preferiti, Ringo e Aoi *.* un’idea che accantonai, ma vedendo il bando di questo
contest, diciamo che sono stata tentata di proporvela in una storia che è
semplicemente uno “spin-off” dell’idea originale.
Potendo
disporre di tantissimi personaggi tra un anime e l’altro, mi sono detta: “Perché
non dividerli in due squadre miste?”.
L’unica
cosa che mi dispiace davvero è il fatto di non essere in grado di gestirli tutti
contemporaneamente, perciò ho dovuto ignorare oppure sacrificare qualcuno di
loro.
Poi,
è decisamente da me dare più risalto ai personaggi minori, quindi ho sfruttato
di nuovo Mai e Kaoru (Poveri xD); ho
ripreso in mano Noriko che è un personaggio originale, esiste solo nella mia
testa; ho giocato e mi sono divertita muovendo tutti come pedine di una
scacchiera, quindi per questo diciamo che mi sento soddisfatta ^^; ho ricercato
i luoghi su internet e le prove più adatte al contesto. Se vi interessa, ho
consultato principalmente questo sito per le location: www.giapponepertutti.it
Il
monte Takao, anche se non è propriamente un quartiere, fa parte della periferia
di Tokyo.
Per
ulteriori chiarimenti, sarò a vostra disposizione ^^
Ringrazio
Lerenshaw per il suo commento, al
quale risponderò al più presto.
Grazie
a chiunque sta seguendo silenziosamente questo mio delirio xD e per finire, vi
auguro buone
feste, dal momento che il prossimo aggiornamento sarà mercoledì dieci gennaio.
Tanti
auguri a tutti e alla prossima! :D
Rina
|
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Capitolo 3 *** Terzo capitolo (Seconda fase) ***
TERZO CAPITOLO
(Seconda fase)
Beccare le giuste
coincidenze della metro, per giungere nel quartiere di Ginza partendo da quello
di Kichijoji, non fu così semplice come sembrava, ma alla fine la squadra di
Ringo uscì dal mezzo e si mosse correndo fuori dalla stazione, per poi prestare
attenzione ai semafori e a non smarrire la strada, anche se in verità il luogo
da raggiungere si trovava soltanto a cinque minuti dalla stazione stessa. Ne
impiegarono il doppio, dieci minuti, ma almeno vi arrivarono ancora pieni di
energia e incuriositi.
Il teatro Shinbachi Enbujo venne aperto nel 1925,
come si poteva constatare dalla moderna facciata che si stagliava di fronte a
loro, del colore della sabbia del deserto e ben strutturata. Alcuni manifesti di
rappresentazioni del teatro kabuki
erano affissi sopra l’ingresso, dal momento che il luogo ne offriva una vasta
varietà di spettacoli. Al suo interno, si trovavano però anche ristoranti,
negozi di bento e
souvenirs.
«Secondo la mappa,
dobbiamo salire fino al terzo piano dell’edificio. Troveremo un simbolo
dell’agenzia sull’insegna esposta di un ristorante, che soltanto per oggi è
riservato a noi e alla nostra prova. Suppongo che si tratti di cucina, come
siete messi a riguardo?» s’interessò il caposquadra.
«Noriko-san è una
brava cuoca. Qualche volta mi capita di aiutarla».
«No, non sono così
brava come dice Mai-chan, in realtà. Conosco solo i piatti abituali che mangiavo
anche da piccola», si sminuì la trentenne.
«Non preoccupatevi:
se c’è da cucinare, lasciate fare a me» disse Usui, che stavolta era più che mai
sicuro di rendersi utile alla squadra.
«Grazie, Usui-kun»,
replicò Ringo con un lieve sorriso.
«Invece io sono
bravissimo a mangiare, se può esservi d’aiuto!» affermò Hinata Shintani, levando
un pugno verso l’alto.
«Confermo. You-kun
è un buongustaio», dichiarò Suzuna.
«Io lo definirei
più un pozzo senza fondo…» espresse il suo parere il
biondo.
«Non sembro umano
se lo dici così!» si lamentò l’interessato.
«Ragazzi, per
favore, non discutete proprio adesso», li rabbonì Ringo, indicando la porta
d’ingresso, «cosa preferite? Scale o ascensore?».
L’interno del
ristorante era davvero molto carino e ospitale, con pareti che ricordavano lo
stile ordinato delle case giapponesi e caratteristici arazzi risalenti ai secoli
passati appesi alle pareti che sembravano fatte di
pergamena.
Un insieme di
profumi deliziosi rese i sei partecipanti ottimisti riguardo alla prova, nonché
provocò un forte bisogno di rimpinzare lo stomaco definito “senza fondo” del
ragazzo bruno, che procedette nel locale con il volto in estasi. Al momento, gli
unici nel locale erano loro, forse gli altri stavano sul retro e dovevano
raggiungerli.
«C’è nessuno qui?
Oniichama, Mai-chan è venuta a
trovarti!» si fece sentire Mai con la sua vocina esuberante e
fiduciosa.
In qualche modo il
richiamo produsse l’effetto sperato e invitò come d’incanto il trio
organizzatore della prova a presentarsi.
In
una zona che stava in penombra si accesero tre lampade, rivelando un cuoco, un
aiuto cuoco e un cameriere. A calzare queste vesti che si adattavano alla
perfezione all’ambito culinario, era il trio composto da Ren Jinguji, Masato
Hijirikawa e Ranmaru Kurosaki.
«Un
caldo benvenuto ai nostri speciali clienti. Interessante… Pare che non saremo
gli unici a sorprendere voi, una leggiadra farfalla ha appena colpito nel cuore
il cuoco Hijirikawa», considerò il bel cameriere dai lunghi capelli, rimirando
il fiore che rigirava fra le dita.
«Ho
fatto male a oniichama? Per questo
non viene a salutarmi?» s’intristì la bambina, chinando il capo e celando gli
occhioni lucidi grazie alla frangetta.
«No.
Voleva dire che sono spiazzato. Non mi aspettavo di vedere mia sorella Mai in
questo contesto…» chiarì il ragazzo dai capelli blu, parzialmente coperti da un
copricapo di quelli che si utilizzavano in cucina.
Noriko
alzò gli occhi al soffitto.
«Uomini…»
borbottò. «Mai-chan, vuoi un fazzoletto?» addolcì il tono di voce rivolgendosi
alla sua figlioccia.
Masato
uscì dal fascio di luce per raggiungere il bancone del ristorante, prendere un
fazzoletto pulito e avvicinarsi alla bambina, composto.
«Se
voi due non vi spiegate chiaramente, la signorina fraintende e poi ci rimane
male. È più estroversa del signorino, ha un animo delicato e sensibile», ammonì
entrambi la tutrice, alla quale non sfuggiva nulla.
«Ha
ragione, Kanzaki. Avrei dovuto ricambiare il suo saluto».
«Mi
scuso se le mie parole sono parse inappropriate», aggiunse Ren.
«Sei
triste, Mai?» s’inginocchiò Masato, asciugando la lacrima trasparente che stava
scivolando lungo la fossetta rosea della piccola. Alla domanda del fratello
maggiore, lei scosse la testa, si accostò al suo petto e lui la cinse in un
abbraccio senza stringere. Finché Mai non rise, una risata cristallina priva di
risentimento che risolse ogni tensione.
«Oniichama, sai, io sono venuta per
giocare con te!» annunciò con gioia.
«Giocheremo
presto. Prima concedimi di tornare dagli altri, dobbiamo spiegare le regole», le
promise, scostandola delicatamente da sé, mentre Ren, nel frattempo, si era
approssimato per porgere il fiorellino bianco alla
piccola.
«Non
ti puoi ricordare di me, ma io ti ho già vista. Eri molto più piccola e riposavi
beata nella culla. Ora invece sei cresciuta e mi ricordi una farfalla. Puoi
prenderlo, è un pensierino per te».
Ren
non metteva mai via la sua galanteria con il genere femminile, nemmeno con le
bambine, a quanto pareva.
«Questi
trucchetti non funzionano con lei», ci tenne a dire la sua il compagno e amico
d’infanzia, trattandosi della sorellina.
«Grazie»,
accettò il pensierino lei, rivolgendosi poi al fratello, candidamente, «non
preoccuparti, Mai-chan vuole più bene a oniichama, anche se adesso non le sta
regalando nulla».
«Oh˜ è così dolce
questa scenetta!» si mise in mezzo Ringo. «E mi dispiace davvero tanto
interromperla, ma il vostro senpai
sta perdendo la pazienza, vuole davvero iniziare la prova, mi
sa».
«Avete mai
assaggiato un piatto da bendati? Sapreste riconoscere il cibo a occhi chiusi? Al
mondo esistono spezie, aromi, condimenti e c’è l’amaro, il dolce e il salato.
Pensate di essere in grado di distinguerli usando il senso del gusto e
occludendo quello della vista?».
Masato parlò come
se stesse recitando una battuta ripetuta almeno cento
volte.
«Cercheremo la
risposta mettendo alla prova tutti voi, pertanto noi vi applicheremo delle bende
sugli occhi e vi faremo assaggiare i trentasei contenuti diversi nascosti in
quel grande cesto coperto da un telo».
Alla parola “cesto”
nella frase di Ren una lampadina spenta si accese sopra un tavolo di legno con
il corrispettivo oggetto.
«Bando alle ciance,
gente, si comincia!» esclamò il rocker, che teneva già le sei bende fra le mani
e che avanzò per consegnarle a ogni giocatore.
Solo Mai ebbe
bisogno di aiuto per legare la sua benda e Noriko volle assisterla prima di
collocare sugli occhi la propria.
Si rivelò una prova
più divertente di quanto si aspettassero, poiché i gusti erano davvero misti e
realmente assaggiarono, a turno, alimenti piccanti, amari, dolci, salati, aspri,
per poi cercare di indovinarli senza poter vedere nulla. Ren non si fece
problemi a imboccare i partecipanti e a stuzzicarli, mentre Masato si premurò di
scegliere sapori non particolarmente difficili per Mai e pensò anche a Kanzaki,
dal momento che conosceva entrambe.
Ranmaru si prodigò
per fornire bicchieri d’acqua e tozzi di pane nel caso servissero a far passare
il bruciore provocato a causa di un gusto piccante o cattivo, giocando con
Ringo.
«Adesso possiamo
toglierci le bende?» s’informò allegramente quest’ultimo, felice che la prova
fosse ormai superata, dal momento che tutti avevano completato l’assaggio di sei
nutrimenti ciascuno e soddisfatto gli organizzatori nelle risposte
date.
«Potete toglierle»,
assicurò Masato e questa volta aiutò lui la bambina a sciogliere il nodo dietro
la testa.
Solo Hinata
Shintani si dispiacque che il primo gioco fosse già finito, ma la cosa non stupì
nessuno.
Compostamente,
Masato riprese la parola, richiamando l’attenzione di tutti, dopo che il senpai
Kurosaki era stato costretto ad andare via prima dello scadere della prova, in
seguito a una chiamata del suo manager.
«La nostra tappa
non finisce qui. Adesso chiediamo a tre di voi di offrirvi volontari per
cucinare un determinato piatto che noi vi suggeriremo fra quelli presenti nel
menù di questo ristorante, mentre agli altri tre toccherà giudicare il risultato
finale. Capiremo così se avrete davvero meritato la vittoria. I cuochi volontari
avranno cinquanta minuti di tempo per sorprenderci con la loro abilità fra i
fornelli».
«Finalmente è
arrivato il mio turno», intervenne Usui, spostandosi per prepararsi al
passatempo culinario.
«You-kun, non
preoccuparti, mi impegnerò per prepararti qualcosa di saporito», garantì Suzuna,
apparentemente senza enfasi, ma nel profondo era veramente contenta di fare ciò
per il bene della squadra – e per piacere a Shintani.
«Noriko-san,
Mai-chan ha fame!» esclamò la bambina, toccandosi il
pancino.
«Va bene. Non posso
certo rifiutarmi, in fondo sono l’unica che conosce i gusti della signorina e
che allo stesso tempo immagina cosa potrebbe piacere anche a voi», affermò,
inchinandosi, per poi raggiungere gli altri due volontari in
postazione.
Frittata di riso,
Tofu all’uovo e Hakodate Ramen furono i tre piatti selezionati per Usui, la
piccola Ayuzawa e per la domestica e tutrice di Mai.
Il primo preparò
una frittata di riso molto buona, prelibata e condita superbamente, ma del resto
lui si era abituato a cucinare, grazie al fatto che viveva da solo. Anche al
Maid Latte, tante volte, aveva sostituito i cuochi guadagnandosi l’ammirazione
della proprietaria e delle altre maid
e cercando sempre di far colpo su Misaki pure in quel
campo.
Anche la seconda
non se la cavò male, con un tofu all’uovo apprezzabile e saporito, grazie
all’esperienza acquisita osservando la madre cucinare e aiutandola più di una
volta.
I nonni della terza
avevano origini in Hokkaido, una città situata nel nord del Giappone, perciò lei
aveva puntato su un piatto di ramen che le rammentasse la sua infanzia, quando
Noriko era ancora spensierata e andava a trovarli pedalando in bicicletta,
quando non si era ancora trasferita con suo padre in un’altra città e in una
casa affittata che le aveva lasciato soltanto pessimi
ricordi.
Comunque,
nonostante questo, si concentrò esclusivamente sulla perfetta riuscita della
ricetta, scegliendo gli ingredienti migliori dalla ben fornita dispensa e
ringraziando il cielo che ci fossero tutti: il maiale arrosto, lo scalogno, il
bamboo, gli spinaci, l’alga nori, più un brodo di salsa di soia che doveva
risultare leggero, soprattutto questo era importante.
Al termine dei
cinquanta minuti, i tre componenti della squadra assaggiarono a turno tutti i
piatti preparati per loro e giudicarono la prova magistralmente superata,
soddisfatti di aver messo qualcosa sullo stomaco, soprattutto
Hinata-kun.
Ringo chiese se
anche in quel caso dovevano aspettarsi un indizio e un oggetto in palio. Ren
annuì.
«È vero che assomiglio alla marmellata, ma
non mi potete spalmare. Non sono liquido, giaccio dentro a un vasetto e posso
essere rosso, verde, giallo e blu: ai bambini piaccio anche di più. Cosa
sono?» in tono scherzoso, pronunciò l’indovinello per dare il via alla
ricerca.
L’unica che non vi
prese parte fu Mai, perché preferì giocare insieme al fratello maggiore prima di
dover andare via.
Masato la portò
fuori per fare una breve passeggiata nei dintorni, promettendole, nel frattempo,
che la prossima volta avrebbero giocato molto di più, se ciò l’avesse resa
felice.
«Finora ti sei
divertita? Sono stati bravi con te?» s’interessò lui.
«Sì, oniichama! Sono tutti bravissimi, oggi
mi sono divertita tantissimo!» confermò Mai, stringendogli la mano che la teneva
mentre camminavano insieme.
I due fratelli
trovarono casualmente una cabina che sviluppava foto istantanee, di quelle
utilizzate dai turisti in visita oppure dalle coppie di innamorati. La piccola
insisté per averne una insieme a lui e Masato non voleva vederla di nuovo
intristirsi, per cui acconsentì alla sua semplice
richiesta.
Ne fecero un paio e
poi tornarono indietro, scoprendo Noriko che li stava aspettando fuori dal
locale e che l’informò sull’andamento delle cose.
«Shintani Hinata ha
trovato l’oggetto. Si trattava di un vasetto di gelatina. Stiamo per partire
alla volta dell’ultima tappa, gli altri sono già scesi e ci
aspettano».
Temeva che Mai
avrebbe fatto i capricci, ma per fortuna non fu così, Mai accettò
tranquillamente di congedarsi dal suo caro oniichama e lo salutò con affetto, senza
versare una lacrima.
«Kanzaki?» la
richiamò lui.
«Signorino?».
«Grazie di
prenderti cura di lei».
«È un dovere, un
onore e un piacere, per me».
*
La Namco Namja Town, situata all’interno
del quartiere di Ikebukuro Est, vantava, fra le attrazioni feline, iniziative
commerciali e aree di ristoro per attrarre il pubblico pagante e i turisti
curiosi, anche case dei fantasmi montate per i bambini.
Lo scenario che il
gruppo di Aoi si ritrovò davanti, però, era molto più appariscente, dava quasi
l’idea di essere stato progettato dallo stesso Saotome, o almeno questo era il
pensiero di Ryuuya, braccio destro del Presidente. Essa, la facciata della casa
allestita per la prova, non era dissimile da quella di un film horror, grottesca
e volta a terrorizzare i nostri volenterosi protagonisti.
Prima di recarsi
alla Namco Namja Town, dopo essere
scesi dalla metro, Hyuuga decise
che avrebbe accompagnato Kaoru in un negozio di abbigliamento a cambiare i
pantaloni strappati, non era giusto lasciarlo nelle sue attuali condizioni. Il
ragazzo biondo lo ringraziò, inchinandosi si scusò con gli altri per la
deviazione che dovevano fare a causa sua e seguì il gruppo camminando piano,
ormai la ferita non si sentiva quasi più e non doveva zoppicare, l’unico
fastidio stava nel cerotto, che tirava un pochino la pelle a ogni movimento
della gamba destra.
Risolto il problema
del cambio di Kaoru, ecco che i nostri eroi giunsero infine nella loro tappa
prefissata. Studiando lo scenario della casa infestata, si domandarono, chi
preoccupati, chi seri, cosa vi avrebbero trovato all’interno, quali prove di
coraggio sarebbero toccate loro in sorte e chi aveva organizzato
tutto.
Innanzitutto, una
volta varcata la soglia, una nebbia artificiale impedì loro di vedere l’ingresso
della casa improvvisata. Avanzando con cautela per colpa della visuale appannata
dalla foschia generata da chissà quale macchinario, a tentoni, riconobbero le
ringhiere di una scala.
Ryuuya salì i
gradini senza pensarci due volte, incoraggiando con il suo impavido esempio gli
altri giocatori, che gli andarono dietro uno alla volta.
A dire il vero
Misaki era abbastanza sicura di sé, non aveva affatto paura, potevano anche
cercare di spaventarla, ma non ci sarebbero riusciti. La sua presenza confortò
Aoi, anche se il net idol, per
infondersi coraggio, gli stava appresso, aggrappandosi al suo braccio e
strillando quando percepì qualcosa sul braccio, però si trattava semplicemente
di una ragnatela finta, messa a penzoloni per fare scena, constatò la
presidentessa del consiglio studentesco del liceo Seika dopo averla toccata con
mano.
«Aoi, che è
successo?!» si preoccupò la zia, con la visuale ancora
appannata.
«Non preoccuparti,
capo, ho già risolto», replicò Misaki, sospirando.
Giunti al piano
superiore, la nebbia finta, fortunatamente, iniziò a diradarsi finché comparvero
chiaramente, innanzi a loro, tre loschi figuri.
Le tre maschere
veneziane che avevano sul viso impedirono alla squadra di Aoi di riconoscere in
essi delle persone conosciute e di stabilirne, almeno solo vagamente,
l’identità.
Eppure, la
determinata ragazza dagli occhi ambrati ebbe uno strano presentimento riguardo
al ragazzo centrale: quei capelli giallastri con la frangia che pendeva dal lato
destro e quel sorrisetto sardonico erano elementi di un viso che le sembrava di
aver già incontrato prima.
«Vi diamo il nostro
cordiale benvenuto nella casa spettrale, seconda tappa del vostro viaggio. Ci
auguriamo che possiate trascorrere con noi, in modo indimenticabile, un’ora del
tempo messo a disposizione apposta per rendere quantomeno interessante la vostra
patetica caccia al tesoro. Ci guadagnerete davvero molto grazie a noi tre,
decisamente. Non vi faremo pentire di nulla».
Anche la voce non
le era nuova, pur con un microfono fissato all’orecchio che ne modificava
l’intonazione e la camuffava un poco.
«Adesso che le
nostre intenzioni sono state chiarite, volete seguirmi nella stanza adiacente?»
parlò la seconda voce, calma e rilassata, quella dell’individuo alla sua
sinistra, che, chinandosi rispettosamente e muovendo i propri passi come un
rigido automa che segue specifiche direttive, li guidò.
Misaki ritenne che
quello fosse abituato a ricevere ordini senza protestare mai. Come un efficiente
maggiordomo.
La terza figura
rimase invece ferma al suo posto, con una mano inguantata sul fianco destro e in
silenzio, ed era forse l’unico che non le rammentava nessuno.
«Non vi
presentate?» domandò intimidito Aoi, facendosi portavoce del
gruppo.
«Ci rincresce, ma
per contratto non possiamo svelare chi siamo davvero. Dobbiamo limitarci a
interpretare la parte sadica nella vostra caccia al tesoro e poi sparire»,
rispose colui che si atteggiava a maggiordomo.
«Anche se vi parrà
che, con questa prima paurosa prova, stiamo anticipando di un giorno la
festività di Halloween, in realtà il nostro scopo è ben lungi da una simile
banalità. Tutti al mondo hanno paura di qualcosa, perciò adesso testeremo la
vostra capacità di affrontare alcune situazioni terrificanti e nauseanti. Le sei
porte frontali sono destinate a essere aperte. Vi chiediamo di oltrepassarle
rapidamente e di chiudervi dentro le piccole stanze che troverete per venti
minuti. A chi scapperà fuori prima del tempo, daremo una penalità e non saremo
affatto clementi con il malcapitato», spiegò il biondo mascherato, l’unico del
trio, dal momento che i suoi compari avevano capelli
scuri.
Arrivati a questo
punto, i nostri eroi non si sarebbero dati per vinti. Si sistemarono, ciascuno a
caso, davanti alla porta scelta. Contemporaneamente, attesero il via e poi
ruotarono la maniglia per spalancarle ed entrare nel buio.
Sei lampadine si
accesero all’interno delle stanze misteriose.
Satsuki Hyodou non
poteva credere ai suoi occhi, le iridi violette tremolarono per l’orrore, e non
solo quelle, anche il suo intero corpo era scosso dai
brividi.
Tantissimi topi
squittivano e si disperdevano all’interno della piccola stanza, provocandole
degli strilli acuti quando alcuni le camminarono vicino alle gambe. Almeno, quei
sadici degli organizzatori avevano collocato nella stanza una sedia, sulla quale
salì di corsa con i piedi sopra, agitandosi e continuando a strillare come
un’ossessa.
Che sfortuna!
Proprio a lei, che aveva la fobia dei ratti, doveva
capitare!
«Ah! Aiutatemi, vi
prego! Vogliono arrampicarsi! Aoi-kun! Misa! Misa!».
Tempo cinque minuti
e la proprietaria del Maid Latte, non vedendo giungere nessuno a soccorrerla,
corse verso la porta e scappò fuori dalla stanza: la sua prova personale era
fallita.
Kaoru Kurusu si
ritrovò in una stanzetta dalle pareti bianche e vuote. Gli unici oggetti
presenti costituivano un divanetto consumato, un televisore e un paio di
cuffie.
Trattandosi di una
gara di resistenza alla paura, il ragazzo ritenne opportuno prepararsi
psicologicamente a ciò che avrebbe visto.
«Metti le cuffie e
preparati, partecipante. I tuoi venti minuti partiranno con l’inizio del filmato
“speciale”. Goditelo fino in fondo, perché ti osserviamo e sapremo se hai
distolto lo sguardo dallo schermo», parlò una nuova voce, che, si accorse,
proveniva da una cassa audio e una microtelecamera collegate all’angolo della
parete.
Kaoru, prendendo un
respiro profondo, eseguì le direttive della voce
sconosciuta.
E quando le prime
immagini partirono, capì che si trattava di una raccolta di scene horror,
seguite poi da altre sequenze particolarmente splatter e
cruente.
Fu decisamente
scioccante assistere a cotanta violenza, non era assolutamente il suo genere,
lui preferiva le commedie e Syo l’azione, ma neanche nei suoi film c’era tutto
quello. Forse, malgrado la nausea e l’inquietudine che provava, riuscì a
resistere solamente perché non voleva arrecare più alcun disturbo o
rallentamento agli altri. E poi, si trattava di venti minuti, soltanto venti
minuti di scene che, in fondo, rientravano nella finzione cinematografica e
televisiva.
Superò con successo
la sua prova personale: se lo avesse saputo Syo-chan, sarebbe stato fiero di
lui.
A Misaki Ayuzawa
era parso di sentire qualcuno di familiare che la chiamava, ma le regole erano
chiare, appena entrata nella stanza, doveva rimanere al suo interno fino allo
scadere dei venti minuti.
Sperò che agli
altri andasse tutto bene.
Da un altoparlante,
seppe che doveva avvicinarsi a una vasca coperta da un telo e tenere mani e
braccia dentro, qualunque cosa ci fosse.
Il tempo partì
quando obbedì all’ordine.
Subito, sentì
qualcosa di viscido che le camminava sulle dita. Sgranò gli occhi: avevano
riempito il fondo di vermi di ogni genere e forma, nonché qualche
scarafaggio!
«Che schifo…
Maledetti organizzatori», ringhiò, disgustata, però tenne duro fino alla
fine.
Poteva anche essere
una ragazza, il sesso debole, ma se lei si metteva in testa di superare un
ostacolo, anche uno così rivoltante, nessuno l’avrebbe
fermata.
E anche la
presidentessa demone si fece valere.
Ryuuya Hyuuga non
aveva mai avuto paura degli insetti.
E nemmeno dei
ragni.
La sua prova si
sarebbe svolta in modo lento e noioso, anzi, si sentiva così tranquillo,
nonostante intorno a sé l’ambiente pullulasse di ragni non velenosi e ragnatele,
che decise di approfittarne per schiacciare un pisolino.
Incurante dei
piccoli esseri a otto zampe, Ryuuya si sedette a gambe incrociate, con la
schiena poggiata sulla parete, le braccia incrociate, chiudendo gli
occhi.
Così, l’insegnante
intransigente trionfò, senza neanche il bisogno di muovere un
muscolo.
«Sentite, a me
piacciono i giocattoli, ma vado matto per quelli carini e graziosi! Cosa diavolo
sono questi brutti pagliacci?!» protestò imbronciato Aoi Hyoudou, rivolto verso
la porta, come se qualcuno potesse rispondergli, entrambe le mani sui fianchi
esili.
Gli era capitata la
stanza dei clown inanimati, dei pupazzi che più di tutti non
tollerava.
Dato che nessuna
voce interveniva a replicare, il quattordicenne con la parrucca decise di
passare il tempo giocando, se era ciò che quelli volevano, ma lo fece di
malumore.
A qualcuno di
quegli orribili clown staccò la testa e le braccia, tanto per sfogare la sua
frustrazione. Anche rotti, emettevano un ronzio sinistro e la meccanica vocetta
irritante.
Giocando e
smontando pezzi, anche il giovanissimo caposquadra riuscì nella sua
prova.
Tomochika Shibuya
fischiò.
«Complimenti!
Questo sì che sembra uno scenario degno di Halloween, fa un effetto veramente
realistico», commentò lei, osservando la meticolosità con il quale avevano
costruito un cadavere usando un manichino e i trucchi da professionisti. Anche
le armi e i coltelli pieni di sangue, che sangue non era.
Impiegò i suoi
venti minuti per scattare foto immaginandosi un agente della scientifica sulla
scena di un efferato crimine.
Visto che non si
impressionò, anch’ella superò la prova senza difficoltà.
«Vieni con me. Devi
cambiarti i vestiti. La seconda e ultima prova si chiama “Un valzer con il vampiro” e tu, Ayuzawa
Misaki-chan, sei la prescelta».
Quando tutti
uscirono indenni dalle “stanzette della paura”, ella si sentì sussurrare vicino
all’orecchio questa frase da uno degli organizzatori, sempre quello che aveva
l’impressione di conoscere, se solo avesse potuto sfilargli la
maschera…
«Hyuuga-san,
secondo lei va contro le regole togliere la dannata maschera a quel tizio?» si
chiese, seria.
«Credo di
sì».
«Un momento,
ragazzi! Zia Satsuki dov’è? Non la vedo! Per caso ha perso la sua sfida?» si
accorse Aoi, notando la sua assenza e preoccupandosi
leggermente.
«Esatto, Hyoudou
Satsuki è stata invitata a lasciare la casa stregata e ad abbandonare la caccia
al tesoro. Nessuna clemenza, vi avevamo avvertito in proposito», riferì
l’individuo mascherato che non aveva ancora spifferato parola. Aveva un accento
straniero, ma sapeva parlare il giapponese.
«Almeno garantisci
che lei sta bene?» lo fulminò Misaki, facendo emergere il suo lato diffidente
nei confronti dei maschi, sorto in lei da quando suo padre aveva abbandonato la
famiglia per via dei debiti.
«Questo sì, milady. Cosa sta aspettando ancora? Il
suo vestito per il ballo la sta aspettando», la invitò galantemente, indicando
che l’altro varcava un passaggio nella parete.
Misaki, stringendo
i denti, corse dietro al biondo e ambiguo figuro, ritrovandosi con suo enorme
stupore in una sala da ricevimento dall’eleganza vittoriana ricorrente nei
romanzi ottocenteschi, con un banchetto ricco di piatti coperti da vassoi
capovolti, un lampadario di cristallo, tappeti persiani, un grammofono.
Collocati in un angolino, c’erano quattro paraventi probabilmente destinati a
lei, che le avrebbero consentito di cambiarsi.
In verità, il
vestito che era stata costretta a indossare non era il classico abito
vittoriano, ingombrante e riccamente definito di motivi
complicati.
Era un vestito che
le riportava alla mente il festival culturale in cui lei impersonava Giulietta e
Usui Romeo, soltanto che, invece di essere rosa nella parte superiore e rosso in
quella inferiore, in questo prevalevano il grigio e il bianco nella
sottoveste.
Tuttavia, non era
importante pensare alle differenze, la cosa fondamentale era che potessero
vincere anche il secondo gioco, recuperare l’oggetto nascosto dai tre loschi
figuri e andarsene verso la terza tappa, dove ci sarebbe stato anche
Usui.
Scosse la testa,
arrossendo. Non era il momento di rivolgere un pensiero all’alieno pervertito,
seppur le mancasse. Un poco. Pochissimo. Quasi per nulla.
Orgogliosa e
testarda, concesse il valzer richiesto dal suo cavaliere, danzando impacciata
sulle note suggestive e rilassanti diffuse dal grammofono, notando con la coda
dell’occhio che i suoi compagni erano stati invitati a sedere al banchetto e a
servirsi come preferivano. Aoi, Shibuya e Kurusu approfittarono volentieri di
codesta gentilezza inaspettata, solo Hyuuga-san non toccò nulla e rimase fermo a
braccia conserte.
«È un vero peccato che non lo lasci
perdere…» mormorò in tono basso il suo accompagnatore.
«Eh? Cosa? Chi
dovrei lasciare perdere?» domandò Misaki, puntando gli occhi ambrati nei suoi,
che, malgrado la maschera, riusciva a scorgere: oro, proprio come i suoi
capelli.
«Usui Takumi. Lui
non ti merita e tu non lo meriti. Non siete allo stesso livello. Ti divertiresti
molto di più come mia schiava…», replicò, ghignante, stringendo la presa sulla
schiena di lei.
E a Misaki,
finalmente, venne un lampo di illuminazione. L’aveva appena riconosciuto, si era
fregato con le sue stesse parole e azioni.
«Ah! Adesso ho
capito chi sei, ti ho smascherato! Igarashi Tora, levati subito la maschera!»
esclamò irritata, spingendolo via.
«Sciocca. Adesso
non sono Igarashi Tora, ma il vampiro che ti succhierà il sangue. Ti ricordo che
stiamo recitando, devi stare al gioco».
Dopo averle stretto
forte i polsi con le mani, il ragazzo tentò di morderla sul collo. E un poco
riuscì nel suo intento.
«Smettila! Non
voglio segni equivoci sul collo, non te lo permetto!» protestò
lei.
Malandrino, ne
approfittò per succhiare il lembo di pelle su cui aveva posato i denti, ma, se
entrambi si erano dimenticati della presenza della squadra nell’ampio salone, la
squadra non se ne dimenticò, intervenendo in soccorso di
Misaki.
Assaltarono Tora
tutti insieme, chi insultandolo, chi assicurandosi che la compagna di squadra
stesse bene, chi, come Ryuuya, serrando il furbetto con le sue forti braccia per
impedirgli di avvicinarsi nuovamente.
Quando capirono che
il ragazzo non le avrebbe più fatto nulla di male, lo lasciarono andare e lui si
massaggiò le braccia.
«Mi allungo, ma non sono una corda. Faccio
male, senza usare le lame. Mi usi con destrezza e mi avvolgi con lentezza. Cosa
sono?» disse, a capo chino, senza far trapelare il suo stato
d’animo.
«L’indizio per
capire l’oggetto. Non dovrete cercare molto, si trova in questa stessa sala»,
aggiunse il terzo ragazzo, mentre il secondo si offriva di fare un massaggio al
compagno alla fine della loro ricerca.
«Eccola! Stava
sotto uno dei vassoi capovolti che non ci hanno fatto toccare prima, è la
frusta?» lo trovò Kaoru, dopo sette minuti in cui si erano divisi per
trovarla.
«Perfetto, signori.
Potete andare via. Siete liberi adesso».
Era di nuovo il
secondo ragazzo, quello calmo nonostante tutto, che, togliendosi la maschera,
rivelò di essere Kanade Maki, il vicepresidente del consiglio studentesco del
liceo Miyabigaoka e maggiordomo personale di Igarashi Tora, il
presidente.
«Tiger-kun, sei stato parecchio
avventato, però ti ringrazio, hai reso memorabile questa mia brevissima
trasferta giapponese», gli confessò infine il giovane uomo d’affari che si
celava dietro la terza maschera veneziana, quello che non aveva fatto quasi
nulla durante la tappa della “prova di coraggio” soltanto perché non poteva
esporsi troppo. In fondo, il suo fratellastro Takumi non doveva sapere nulla e,
in quanto agli altri, nemmeno conoscevano la sua esistenza.
Non ancora,
almeno.
*
Le nostre due
squadre si ritrovarono, stanchi ma sereni, malgrado le sorprese e le
vicissitudini incontrate, al Bentendo.
Il Bentendo era un tempio a base ottagonale
situato sull’isoletta del laghetto Shirobazu, all’estremità meridionale del
parco di Ueno, un altro dei quartieri caratteristici di
Tokyo.
Esso, il tempio,
era dedicato a Benten, la dea della ricchezza, della conoscenza, della fortuna e
della musica. Proprio per la musica, era stato scelto come location della tappa
definitiva della caccia al tesoro.
In un ambiente
tanto bello, Misaki fu molto sollevata di riunirsi con sua sorella, con l’amico
d’infanzia e con Usui, che iniziò immediatamente a stuzzicarla come al solito,
invadendo il suo spazio privato e infischiandosene se gli altri li potessero
vedere scambiarsi effusioni. La maid risolse tutto con uno scappellotto sulla
sua zucca.
«Come sta il mio
futuro collaboratore?» s’interessò affabilmente Ringo, rivolgendosi ad Aoi, il
quale si perse in un lungo sproloquio per raccontargli più o meno tutto quello
che la sua squadra aveva passato, aiutato in alcuni punti dagli interventi di
Tomo-chan e di Kaoru, che si unirono all’animata
conversazione.
A un tratto, in
sottofondo, una base musicale classica attirò l’attenzione di tutti loro, mentre
dalla piccola scalinata del tempio ottagonale scendevano tre individui con
abbigliamento casual. Non erano nel mese della fioritura dei ciliegi, altrimenti
avrebbero visto tanti petali rosa fluttuare magici
nell’etere.
Comunque, si
trattava dell’ultimo trio di organizzatori rimasto, quello composto da Haruka
Nanami, Cecil Aijima e Camus.
«Haruka!».
Tomo-chan,
entusiasta, corse ad abbracciare la sua migliore amica, poiché non sapeva che
avessero coinvolto anche lei, cioè, questa era davvero una
sorpresa!
«Mi hanno chiesto
di partecipare perché sono la loro compositrice. Questa prova riguarda la musica
che noi tutti amiamo sopra ogni cosa», mormorò, staccandosi da
lei.
«Le muse benevoli
accompagnano i passi di coloro che si dedicano con passione alla musica e che
sanno renderla armonia», disse poeticamente Cecil,
presentandosi.
«Chi di voi plebei
sa suonare uno strumento musicale?» andò dritto al punto l’algido senpai,
rivelando che la prova, l’ultima, avrebbe riguardato proprio quella
materia.
___
Note: Ci avviciniamo alla
conclusione della storia! Vi sono piaciute queste prove?
:D
Ho una buona notizia
da comunicarvi: l’intera fanfiction si è classificata prima e con molti
complimenti, tanto che, mentre leggevo i risultati, pensavo: “No, cioè, ma
davvero? Stanno parlando proprio di questa caccia al tesoro? Di questo parto?”
xD
Superata
l’incredulità iniziale, ho ringraziato e adesso lo faccio di nuovo, grazie di
cuore alle due giudici per avermi ispirata così tanto! Sono soddisfatta di me
^_^
Spero di aver
sorpreso anche voi così come ho stupito loro.
Eventuali chiarimenti
verranno dati nell’epilogo.
Per chi non conosce
Tora, Maki e Gerard Walker, invito caldamente i lettori a consultare la wikia di
KWMS.
Il sito di
riferimento per i quartieri e per i luoghi è sempre www.giapponepertutti.it
Prossimo
aggiornamento: lunedì 22
gennaio.
A presto!
;)
Rina
|
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Capitolo 4 *** Conclusione ***
Conclusione
Li seguirono in
un’altra area del parco di Ueno, pittoresca e suggestiva, dove avevano piazzato
due tendoni rosa (simili a quelli bianchi nella prova di magia, notò la squadra
di Ringo) con lo stemma di Saotome. Il trio esplicò chiaramente che in uno si
sarebbe tenuto il karaoke fra le due squadre contendenti, mentre l’altro era
destinato a un esame veloce sul modo soggettivo di suonare uno strumento
musicale, da scegliere fra quelli presenti all’interno dello stand rosa, di un
solo membro che rappresentasse tutta la squadra.
Cominciarono
proprio da questa sfida, schierando uno stupito Kaoru Kurusu per la squadra di
Aoi e un entusiasta Ringo per la sua squadra. Avrebbero anche potuto mandare
Usui Takumi, ma non rientrava nelle regole il fatto di suonare entrambi il
violino, poteva farlo solo uno dei due, perciò il gemello di Syo si contese la
vittoria con il clarinetto di Ringo. Credeva di aver dimenticato come si
suonava, la posizione da assumere, come muovere l’archetto sopra le corde
producendo note bellissime; pensava che ne avrebbe stonate alcune, invece, come
prese in mano il violino, Kaoru rammentò tutto.
E batté Ringo, che
accettò la sconfitta con un sorriso.
La gara di karaoke
vide piazzarsi in campo soltanto quattro della squadra di Aoi, poiché
Hyuuga-sensei, dopo la morte incidentale di Haruki, aveva giurato che non
avrebbe più cantato, nemmeno in quest’occasione venne meno al suo giuramento,
mentre Satsuki era già fuori gioco dalla prova di
coraggio.
Così, Aoi-chan,
Tomo-chan, Misaki e Kaoru cantarono “My
Secret” senza sbagliare, seguendo il testo scritto con le lettere colorate
che passavano via via sullo schermo rincorrendo in modo sincronizzato la
musica.
Fu divertente
cantare quella canzone allegra, perciò non se la cavarono
male.
Per la squadra di
Ringo, anche lui si fece da parte, lasciando che fossero gli altri giocatori a
cantare, però si improvvisò ragazza pompon e iniziò a fare il tifo per loro
dall’inizio alla fine della canzone che capitò.
La fortuna gli
sorrise nella scelta, dal momento che si trattava di “Maji Love 1000%”. I tre amici di Aoi,
però, non furono proprio intonati e stonarono alcune frasi, mancando i tempi
giusti, perciò ammisero la loro sconfitta prima ancora che il trio decretasse
all’unanimità il successo della squadra avversaria.
«Congratulazioni!
Siete stati bravissimi, poiché avevamo stabilito che l’ultima prova dell’intera
caccia al tesoro sarebbe valsa due punti. Per tre punti a zero, per tre oggetti
su due, ecco i vincitori», decretò Nanami.
Cecil consegnò
l’armonica a bocca, l’ultimo oggetto rimasto, ad Aoi e lui
esultò.
«Sì!».
«Evviva!» li sentì
esclamare in coro.
Ayuzawa, Shibuya,
Kurusu e Hyuuga si complimentarono per l’ottimo lavoro di squadra, ma anche
Ringo si disse orgoglioso e felice dei suoi compagni di caccia, poiché
l’importante alla fine non era vincere, ma partecipare e divertirsi tutti
insieme. Il cammino era molto più emblematico e significativo rispetto alla
linea di un traguardo. L’obiettivo comune prefissato fin dal principio era stato
così raggiunto.
«Sono d’accordo:
Mai-chan si è divertita molto!» esclamò l’unica bambina presente.
«Posso riportare la
signorina a casa, adesso?» domandò Noriko, stringendole la
manina.
«Non ancora,
dobbiamo fare la fotografia di gruppo per ricordarci di questa giornata!»
disposero i due caposquadra, invitando gioiosamente tutti a mettersi accanto a
loro e in posa.
La divisione in
squadre, ormai, non valeva più, perciò si poterono sistemare come meglio
preferivano.
«Misa-chan, anche se oggi ho perso, posso
ricevere da te il premio di consolazione?» le sussurrò Usui, standole
accanto prima dello scatto, per poi fissarla intensamente negli
occhi.
«N-no. Scordatelo,
baka! Alieno pervertito, non sono
affatto dispiaciuta per te, dato che io ho vinto», ribatté nel pallone una
Misaki imbarazzata, non scostandosi il suo braccio dalle
spalle.
Non ci furono altri
battibecchi fra i due.
E quando la foto
venne sviluppata, apparvero sui volti di tutti e undici i nostri partecipanti
sorrisi lievi, aperti o spontanei.
Eccetto Usui e
Misaki.
Nel momento dello
scatto, lui l’aveva baciata a tradimento, incassando il suo premio
personale.
E in lontananza, su
un elicottero, si udì risuonare da un altoparlante la voce roboante e
strascicata di Shining Saotome.
Il famosissimo
presidente annunciò qualcosa del genere: “Ahahah! Grazie a tutti per aver
partecipato. Riceverete i premi in palio direttamente per
posta”.
“Tipico di Shiny comportarsi così…” pensò
Ringo, facendo spallucce e levando gli occhi al cielo, mentre si offriva di
riaccompagnare a casa Aoi-chan, per iniziare a mettere su qualche idea per il
loro nuovo, ormai sicuro, programma da condurre
insieme.
Fine
Note finali:
Giungo a pubblicare
l’epilogo. Ricordo ancora che, quando lo scrissi, il tempo concessomi nella
proroga stringeva e quindi sono andata più veloce rispetto agli altri capitoli.
Ne è valsa la pena però, oggi ho apportato solo qualche piccolissima modifica a
due frasi, ma in fondo non mi dispiace! :D
Se non conoscete
l’opening di KWMS, My secret, ecco a
voi un
link da Youtube.
Confesso di aver
provato personalmente a fare il karaoke di entrambe le canzoni da me scelte. Con
My secret mi era sembrato più facile
rincorrere le frasi, mentre con Maji
Love mi si ingarbugliava la lingua in alcune veloci xD però mi piacciano
entrambe, sono molto carine e accessibili!
Siete contenti per la
vittoria della squadra di Aoi-chan, oppure avreste preferito l’altra
squadra?
Fatemi sapere in un
commento, se vi va ^_^
Rinnovo i miei
ringraziamenti alle care giudici e a tutti voi che mi avete seguita!
<3
Alla
prossima!
Rina
|
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