Quando amare è un reato

di Heismybestfriend
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Come ti senti Sam? ***
Capitolo 2: *** False apparenze ***
Capitolo 3: *** La crisi ***
Capitolo 4: *** Il primo giorno di scuola ***
Capitolo 5: *** Effetto sbornia ***
Capitolo 6: *** Il giorno 'dopo' ***
Capitolo 7: *** Gelosia ***
Capitolo 8: *** Sensazioni velate ***
Capitolo 9: *** Cattive notizie ***
Capitolo 10: *** Rivelazioni e sentimenti ***
Capitolo 11: *** Cuore o mente? ***
Capitolo 12: *** Tentazioni ***
Capitolo 13: *** Una dolce sconfitta ***
Capitolo 14: *** Nuvole nere ***
Capitolo 15: *** Infinita tristezza ***
Capitolo 16: *** Lacrime amare ***
Capitolo 17: *** Più importante di mille parole ***
Capitolo 18: *** Desideri folli ***
Capitolo 19: *** Ti amo ***



Capitolo 1
*** Come ti senti Sam? ***


Non sono mai stata brava nelle presentazioni o sicuramente non me la cavo meglio con le introduzioni. Vorrà dire che da grande non potrò lavorare come presentatrice in uno studio televisivo...
Comunque sia, è la prima volta che scrivo una storia di questo genere quindi spero vivamente di non sgarrare troppo.
Grazie comunque per essere solo entrati a dare un'occhiata, spero gradirete.
Ah si, scusate gli errori, quelli sicuramente non mancheranno.
Alla prossima. xxx








"Hai preso tutto John? Perché non possiamo permetterci di dimenticare una sola cosa, hai preso i documenti? E la borsa?...John le chiavi della macchina stanno sul tavolo prendile mi raccomando"

Mary Winchester stava trascinando suo figlio Dean per la manica della giacca verso la macchina mentre tartassava suo marito John di ansiose domande.


"Mary, amore, devi calmarti" John le si avvicinò per rubarle un piccolo bacio prima di mettersi al posto del guidatore.

"Si mamma, papà ha ragione, calmati così mi spiegherai dove stiamo andando e perché con questa urgenza" borbottò Dean dai sedili posteriori, il diciottenne odiava l'attesa e non meno le sorprese improvvisate.


"Te lo dirò a momento opportuno" lo rispose Mary mentre osservava il paesaggio scorrere davanti a sè.


Era così ansiosa, da lì a poche ore avrebbero raggiunto l'orfanotrofio della città per adottare un ragazzo poco più piccolo di Dean.

Assieme al marito John avevano avuto un paio di incontri con quel ragazzo.

Quando Sam venne a sapere dell'adozione era molto sorpreso, di sicuro si aspettava di compiere i suoi diciotto anni tra quelle quattro mura visto che ogni volta veniva sorpassato da qualche bambino con gli occhi più dolci e le giancue più paffute delle sue. Così le vecchiette a natale avrebbero potuto stroppicciarle tra le loro dita ossute per tutto il tempo che volevano.


Mentre l'ansia della giovane donna aumentava kilometro dopo kilometro, arrivarono finalmente a destinazione.

"Un orfanotrofio?" Chiese Dean iniziando ad odiare il silenzio dei genitori.

"Si Dean! Tra poco avrai un fratellino!" Disse Mary saltellando dalla gioia "non sei contento?! Hai sempre desiderato averne uno"


"E questo è vero mamma ma quando avevo cinque anni!" Urlò Dean cercando di entrare in macchina contrariato e senza parole, ma John gli afferrò la spalla e lo invitò quasi prepotentemente a seguirli nell'edificio.


Il posto era grande e molto vecchio. L'orfanotrofio era il luogo più antico dell'intera città. C'era molta confusione, dei ragazzi con delle buffe divise scorrazzavano nei corridoi mentre qualche superiore li richiamava all'ordine.


Dean osservava in silenzio. Non immaginava com'era vivere in quel luogo, gli dispiaceva per quei ragazzi ma mai si sarebbe aspettato di accorgliene uno in casa. Sapeva della natura bonaria dei suoi genitori ma quello era incredibile anche per loro. Almeno non quando lui aveva appena compiuto diciotto anni, era troppo vecchio per un fratellino.


Raggiunsero una stanza ben arredata che Dean scoprì essere quella del direttore. In un primo momento intravide due grandi librerie che facevano da sfondo ad un' ordinata scrivania. Dietro sedeva un signore paffuto ed estremamente calvo. A Dean faceva ridere ma quando al suo fianco squadrò un ragazzo alto, con il capo chino coperto dai capelli castani, tutta la voglia di ridere gli passò completamente.


Era lui quello che sarebbe andato a vivere in casa sua? Ne rimase sorpreso, Dean si aspettava una piccola peste da tormentare e non un ragazzo cresciuto troppo. Istintivamente arretrò dietro ai genitori cercando di nascondersi dallo sguardo del direttore e da quello dello sconosciuto.


"Signora e signore Winchester, che piacere, che piacere!" Esclamò il direttore appena la sua segretaria li annunciò.

"Può chiamarci John e Mary direttore" disse John ricambiando con sicurezza la mano che l'uomo basso e paffuto gli aveva offerto.

"Sono entusiasta di rivedervi!" Disse lanciando un' occhiata a Sam che era rimasto in silenzio in fondo alla stanza con una piccola sacca per i vestiti sulle spalle.


"Ragazzo non essere maleducato, saluta la tua nuova famiglia" gli disse agguantandogli un braccio e avvicinandolo così con un paio di passi alla coppia.

Sam gli porse la mano per una salda stretta di mano ma Mary lo avvicinò a lei per un abbraccio caldo e caloroso. Sam spalancò gli occhi chiari non essendo abituato ad un gesto così affettuoso. Da quella visuale, scorse un ragazzo biondo che li squadrava da vicino la porta. Non riuscì a mantenere lo sguardo perché Mary gli afferrò le spalle e lo portò davanti a sè.


"Sono felice di averti in famiglia Sam" disse felice con le lacrime agli occhi. John le mise una mano sulla spalla e strinse forte per darle coraggio. Mary si ricompose e si spostò di qualche passo per scoprire Dean che era rimasto nascosto dietro di lei.


"Questo è nostro figlio Dean, avete solo due anni di differenza, non sei contento?!" Chiese fissando per qualche secondo i due ragazzi fissarsi negli occhi. "Non essere maleducato Dean, saluta" disse poco dopo John avvicinando il biondo al castano.

Si diedero una stretta di mano mantenendo il contatto visivo. Il cuore di Sam iniziò a battere all'impazzata temendo addirittura di essere sentito da orecchie indiscrete. Al pensiero, arrossì appena. Catalogò quei sentimenti provati per pura e semplice ansia da primo incontro.


"Bene signori, direi di firmare qualche scartoffia così sarete finalmente liberi di andare, quì troverete delle penne" spiegò il direttore cacciando un astuccio da un cassetto nascosto della scrivania.


Ad adozione compiuta la famiglia Winchester, ora colorita da un nuovo arrivato, camminava verso l'impala parcheggiata appena fuori al cancello dell'edificio.


"Sai Sam, abbiamo sempre desiderato un altro figlio, un fratello minore per Dean! Però dopo la sua nascita non ci siamo mai riusciti, per questo abbiamo deciso di adottare te..." Mary continuava a parlare a macchinetta mentre la macchina viaggiava verso casa, ma Sam non sentiva neanche una parola di quello che gli diceva.


Continuava ad osservare di soppiatto quel Dean al suo fianco che continuava a guardare il finestrino al suo fianco come se non avesse il coraggio di accettare la sua presenza al suo fianco. Non poteva fare a meno di osservarlo, da quando aveva incrociato i suoi occhi nella stanza del direttore non era più riuscito a togliersi della mente il verde che li colorava.


E si sentiva strano, non aveva mai provato un sentimento simile. Forse qualcosa di simile per una delle ragazze dell' orfanotrofio, ma verso un ragazzo? Mai.


Era frastornato e senza parole. Quando apriva bocca per provare a dire qualcosa a quelli che da lì a poco sarebbero diventati i suoi nuovi genitori non ne usciva un solo suono.


Era confuso, solo un'ora fa era un orfano senza un futuro, adesso sedeva in una macchina per raggiungere la sua nuova casa. Caspita se era emozionato, l'ultima volta che aveva viaggiato in macchina era con gli assistenti sociali.


Guardò per l'ennesima volta il ragazzo al suo fianco per scoprire che quest'ultimo lo stava guardando con curiosità. Smise di tormentarsi le mani e voltò subito lo sguardo verso il suo finestrino. Si stava comportando come un undicenne alla sua prima cotta e ne era consapevole ma nonostante quello non riusciva a farne a meno. Si sentiva debole, spaventato e allo stesso momento terribilmente accaldato.

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Capitolo 2
*** False apparenze ***


Quando arrivarono a casa Winchester, Dean si rinchiuse nella sua stanza con una scusa qualunque. Sam capì immediatamente di non piacere a quel ragazzo tanto strano quanto seccante.


Infatti a Sam il comportamento di quel tipo non andava molto a genio e più tempo passava, più iniziava a non sopportare lui stesso, o almeno, stava costringendo il suo subconscio a pensarla in quel modo, aiutandosi anche con lo strano comportamento di Dean. Infatti il giovane Winchester sembrava quasi volerlo evitare a tutti i costi. Decise di ignorare quegli strani tremori e vampate di calore ogni volta che lo sentiva parlare o quando gli si avvicinava troppo e decise anche di ignorarlo così come stava facendo lui.


Sam resisté qualche ora assieme ai suoi genitori surrogati, poi chiese timidamente se poteva andare anche lui in camera, se ne aveva una. Mary gli sorrise intenerita e lo accompagnò verso quella che in futuro sarebbe diventata la sua stanza da letto.


“Col tempo potrai decorarla con tutto quello che più ti piace” gli aveva detto dandogli un piccolo bacio della buonanotte sulla testa.


A Sam ricordò tanto quello che la mamma gli dava ogni volta che usciva per andare a lavoro.
Rabbrividì al ricordo.


Appena si liberò dalla donna dai boccoli biondi, buttò le mani nella sua sacca personale e afferrò un pacchetto di sigarette rubato qualche giorno prima ad uno dei superiori all’orfanotrofio.


Proprio mentre stava per prenderne una, la porta si aprì lasciando campo libero a John. Era venuto a vedere se il nuovo arrivato era tranquillo prima di ritirarsi per la notte.
“Sono sigarette quelle?” gli chiese velando il tremore della mani. Sam volle quasi rispondergli sarcasticamente. Certo che erano sigarette, idiota…decise intelligentemente di annuire e fingere uno sguardo sorpreso.


“Le ho trovate qui, erano sul comodino” rispose porgendogliele subito. Anche se fu attento a nasconderlo, quel gesto gli costò caro. Ci erano voluti giorni per racimolarne uno.


“Devono essere di un mio amico, Bobby. Si è fermato da noi un paio di giorni fa”
Quella volta Sam era stato fin troppo fortunato. L’aveva scampata grossa ma era ancora furioso per aver perso così facilmente il suo pacchetto. Le sigarette erano di vitale importanza per lui e quasi maledì la sorte per averlo fatto adottare da una famiglia visibilmente non amante del fumo.


Quando John gli diede la buonanotte e lasciò la stanza, Sam si lasciò sprofondare sul letto sopraffatto dalla stanchezza. Fece scorrere lo sguardo sulla sacca dove aveva nascosto qualche piccolo risparmio (rubato anch’esso) fino alla finestra. Per un attimo gli balenò l’idea di scavalcare per andare a comprarne uno. Dopotutto non era così tardi e i negozi dovevano essere ancora aperti.


Non riuscì a decidere alla fine. Si addormentò sopraffatto dalla dura giornata a cui era stato posto.


Qualche ora più tardi, Dean si alzò per andare a bere in cucina. La sua stanza era accanto a quella del nuovo ragazzo adottato, quindi quando gli passò accanto, aiutato dal silenzio della notte, udì dei strani mugolii provenienti dalla sua stanza.


Per un momento pensò di lasciar perdere e fregarsene di lui. Dopotutto ai suoi occhi era solo un moccioso che si intrometteva prepotentemente nella sua famiglia e poi secondo lui quel Sam gli nascondeva qualcosa. Era apparentemente calmo di fronte ai suoi genitori e al direttore. Non poteva credere che un orfano potesse essere così tranquillo messo di fronte ad una nuova famiglia.


Fosse stato nei suoi panni, non avrebbe accettato facilmente l’idea di chiamare...mamma e papà persone che non lo erano. Anche se Sam non aveva ancora fatto quel passo, era convinto che nascondesse qualcosa.


Però Dean allo stesso tempo era anche attratto da quel ragazzo. Non attratto in quel senso...ma voleva conoscerlo, sapere la sua storia, insomma, diventargli amico e se glielo avrebbe permesso, fargli da fratello maggiore.


Dean era combattuto, da un lato temeva gli nascondesse qualcosa e non voleva fidarsi, da l’altro invece era vinto da un innato senso di protezione e voleva sapere tutto sul suo conto.


Decise di aprire lentamente la porta della camera per capire cosa stesse succedendo al misterioso ragazzo. Si fermò qualche secondo ad osservarlo mentre dormiva. Sam stava visibilmente avendo un incubo. E continuava ad agitarsi nelle coperte stringendo la coperta e scalciandole di tanto in tanto.


In un primo momento Dean rimase fermo vicino la porta, poi si fece coraggio e gli si avvicinò cauto. Sam continuava ad agitarsi imperterrito e allora Dean gli posò una mano sui capelli per tentare di consolarlo in qualche modo ricordandosi di quando suo madre lo faceva con lui.


Sam smise di agitarsi e cominciò a respirare tranquillamente ma non si svegliò. Dean rimase finché non fu certo di averlo tranquillizzato prima di andarsene vinto dal timore di essere scoperto mentre gli teneva una mano sui capelli e sorrideva intenerito mentre lo osservava dormire.




Il mattino dopo Sam trovò solo Dean seduto a tavola per la colazione. Dean finse di bere dalla sua tazza del latte per poterlo osservare senza problemi mentre si sedeva proprio di fronte a lui.


Gli avvenimenti della scorsa notte avevano fatto pensare a lungo il diciottenne. Aveva capito che, se anche Sam nascondesse qualche segreto o non dava a vedere che effettivamente quella situazione non gli piaceva, aveva bisogno di qualcuno vicino e in grado di aiutarlo. Aveva capito di aver iniziato col piede sbagliato decidendo di ignorarlo e voleva rimediare ma fu piacevolmente contento di notare che il giovane orfano non si era accorto della sua piccola irruzione in camera sua nella notte precedente.


“Buongiorno” gli disse posando la tazza sul tavolo.
Sam si guardò attorno con fare teatrale prima di indicarsi il petto con un dito “parli con me?” gli chiese alludendo al fatto che per tutta la giornata di ieri Dean non gli aveva mai rivolto la parola. “E a quanto pare il gatto non ti ha mangiato la lingua” lo rispose il giovane Winchester a tono. Per quanto ne sapeva, era da ieri che Sam non spiccicava una parola, si limitava a piccole risposte o qualche accenno di consenso.


Poco dopo però gli indicò il cartone del latte e si alzò per prendergli una tazza. Gli lanciò un’occhiata prima di iniziare a parlare nuovamente “mamma e papà sono andati a iscriverti a scuola, o forse preferisci che io li chiami John e Mary”


“chiamali come ti pare” borbottò Sam allungando la mano verso la busta dei cereali per versarsene alcuni. In quel frangente sfiorò la mano del biondo che si era appena mossa verso la stessa direzione. Rabbrividì sperando di non arrossire proprio in quel momento.


“Non riesco a capire se sei contento o no di essere stato adottato sai? Ieri sembravi abbastanza tranquillo”


Sam fece spallucce cercando di non far intravedere il suo odio verso quella parola.
- Adottato -
- Adottato -
- Adottato -
Ci mancava solo che ai suoi incubi si aggiungesse anche quella dannata parola.
Certo che Sam era felice di aver trovato una famiglia, anche perché odiava quell’orfanotrofio. Allo stesso tempo però non sopportava l’idea di aver bisogno di una nuova famiglia visto che la sua era effettivamente morta, spezzata, devastata, sparita nel nulla.
Strinse le mani attorno alla tazza che aveva appena afferrato senza accorgersene.


“Ho detto qualcosa di sbagliato?” gli chiese Dean notando il suo cambio di umore. Sam fece nuovamente spallucce fingendo indifferenza, anzi afferrò la palla al balzo per cambiare discorso.


“Dovresti farmi un piacere”
“quale?”
“dirmi dove posso trovare il bar più vicino, devo comprare un pacco di sigarette”

Per poco Dean non si strozzò con il suo stesso latte.
“Fumi?”
“e allora?”
“è solo che a papà non piace affatto il fumo. Sente l’odore a kilometri di distanza, te lo dico per esperienza, lascia perdere” Dean gli rispose con l’amaro in bocca non volendo ricordare un episodio sconveniente accaduto appena tre mesi addietro.
“per me è un discorso completamente diverso, non è mio padre” gli rispose Sam alzandosi per andare a posare la sua tazza nel lavandino. Dean fece lo stesso.
“anzi, per me John non significa nulla, potrebbe essere un idiota qualsiasi” rispose guadagnandosi la collera di Dean che lo afferrò per la maglietta e lo sbatté con violenza contro l’anta di una credenza.
“Non parlare così di mio padre, dell’uomo che ti ha tirato fuori da quel dannato orfanotrofio, altrimenti ti ci sbatterò io a calci” sussurrò stringendo la presa e avvicinandosi se possibile ancora di più al viso del più piccolo. Sam abbassò lo sguardo vinto dalla pericolosa vicinanza. Le parole di Dean non gli facevano né caldo né freddo, era solito a questi dialoghi all’orfanotrofio, ma la sua bocca così vicina alla propria, caspita se lo faceva impazzire. E non gliene fregava niente se non aveva provato nulla di simile per qualche ragazzo prima di allora, in quel momento avrebbe solo voluto zittirlo a suon di baci.

Dean invece si allontanò quasi subito. Avere Sam così vicino a lui, anche solo per qualche secondo, gli aveva fatto provare brividi indescrivibili. Pensò fossero causati dalla foga del momento.


“Cercatele da solo le sigarette mio caro Sammy perchè non sarò tuo complice in questo” gli disse freddo lasciandolo solo nella cucina.

Sam si riprese solo qualche secondo dopo, quando ormai il silenzio fungeva da sovrano sull’intera casa. Rimase ancora poggiato alla credenza borbottando un: “Non chiamarmi Sammy”.





Iniziamo ad immergerci nella storia vera e propria e credo che con questo capitolo ho cambiato un po' le opinioni che vi eravate fatti sui personaggi principali, specialmente su Sam.
Che dire, spero davvero di non aver scemato le vostre curiosità e soprattutto la voglia di continuare a leggere la storia!
Prima di scappare volevo ringraziare tutte le persone che sono solo entrate a dare un’occhiata ma soprattutto chi ha aggiunto la storia tra le seguite e TeamFreeWill e Lilyy per aver recensito. GRAZIE DAVVERO.
Alla prossima xxx

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Capitolo 3
*** La crisi ***





Sam e Dean non si erano parlati per tutto il resto della giornata.
Anzi, Dean, essendo domenica, era uscito appena dopo la colazione ed era tornato dopo cena.


A Sam andava più che bene. Anche se per tutta la giornata si era dovuto subire infiniti discorsi da parte di quella strana coppia che lo aveva adottato.

John e Mary temevano che il giovane orfano fosse in pensiero per il suo primo giorno di scuola.
Sam aveva finto disinvoltura, ma in realtà l’ansia lo stava divorando con estrema lentezza. I ragazzi dell’orfanotrofio non frequentavano le scuole pubbliche, imparavano tramite corsi interattivi e maestri privati. E nonostante il suo carattere burrascoso Sam amava studiare e di più leggere ogni libro esistente sulla faccia della terra.



Quando Dean tornò a casa stavano dormendo già tutti. Era ancora arrabbiato con Sam per la piccola lite di quella stessa mattina ma si fermò lo stesso davanti camera sua per controllare che fosse tutto apposto. Probabilmente vinto dal timore che il più piccolo possa essere ancora tormentato da qualche incubo.
Non sapeva spiegarselo, ma in quel momento era preoccupato per lui e voleva solo assicurarsi che stesse bene.


Aprì la porta con lentezza e sospirò di sollievo quando notò che Sam stava dormendo serenamente. Rimase ad osservarlo per qualche secondo ritornando con la mente a quelle strane sensazioni che aveva provato quando lo aveva afferrato per la maglia e avvicinato il suo viso al proprio. Deglutì e scosse la testa furiosamente. Dean sapeva di preferire i maschi alle femmine, lo aveva capito e sperimentato già da tempo, ma non poteva permettersi di pensare a Sam in quel modo. Anche se non di sangue, sulle carte era pur sempre suo fratello. Cosa avrebbero pensato i suoi genitori? Loro non erano nemmeno a conoscenza delle sue attitudini sessuali.


Stava per chiudere la porta sconsolato quando Sam scattò sul letto mettendosi a sedere. Urlava scalciando la coperta e iniziando a piangere copiosamente. Dean se ne fregò di quello che avrebbe potuto pensare il più giovane vedendolo lì e gli corse accanto afferrandogli le braccia con forza. Appena lo toccò, Sam smise di urlare ma continuava a piangere senza riuscire a fermarsi. Stava chiaramente avendo una crisi isterica


“è tutto Okay Sammy, ci sono io quì” gli disse avvicinandolo a sé per rinchiuderlo in un abbraccio fortissimo. Ora la sua testa posava sul suo petto e Dean riuscì a sentirlo tremare.
“Calmati” gli sussurrò accarezzandogli i capelli.
“Sta venendo a prendermi Dean” sussurrò Sam tra un tremolio e l’altro “ti prego non lasciare che lo faccia. Non lasciarmi solo” disse con lo sguardo perso in un punto indefinito della stanza.
Dean lo strinse ancora di più a lui e prese ad accarezzargli la schiena per tentare di calmarlo.
“Chi Sam? Chi hai sognato?” gli chiese bramando qualche notizia in più, ma l’orfano non gli rispose. era caduto in una sorta di dormiveglia spronato dal movimento continuo, quasi ipnotico, del petto di Dean che faceva su e giù a ritmo del suo respiro. Fu quasi una ninna-nanna per Sam, che si addormentò in un baleno.


Il mattino dopo Sam si svegliò a causa del rumore incessante e quasi insopportabile della sveglia del nuovo cellulare che John e Mary gli avevano regalato il giorno prima.
Bastò aprire gli occhi per riportare alla luce i ricordi della notte appena passata. Lui che aveva il suo solito incubo, che si svegliava in preda al panico più totale, Dean che entrava nella stanza e provava di tutto per farlo calmare. Non ne era certo ma probabilmente si era addormentato tra le sue braccia.


Al solo pensiero si imbarazzava oltre ogni limite. A che serviva fare il duro se poi aveva bisogno di qualcuno al suo fianco per dormire. Anche la prima notte nella casa Winchester aveva percepito una dolce carezza farlo rinvenire dall’incubo che stava avendo. Dopo l’ultima esperienza passata fu quasi certo di sapere da chi provenisse quella carezza, da Dean.


D’un tratto si sentì come un alcolizzato. Come quest’ultimo aveva costantemente bisogno di qualcosa di forte da bere, lui aveva troppo bisogno di quel ragazzo seccante per dormire senza essere tormentato dagli incubi.


All’improvviso aveva un gran bisogno di fumare. Ma non aveva alcuna sigaretta con sé. Batté un pugno sulle coperte prima di lasciar sprofondare la testa nel cuscino, ci avrebbe pensato una volta a scuola.


Durante il lasso di tempo risveglio-colazione-scuola, Sam riuscì miracolosamente ad ignorare Dean. Il più grande voleva chiaramente sapere di più sull’incubo che lo tormenta ormai da anni addietro ma il moro non era intenzionato a svelargli nulla. Avrebbe trovato una soluzione, da solo. Non aveva bisogno di nessuno, lui.


Quando John, che doveva andare a lavoro di prima mattina, si fermò davanti la sua nuova scuola, scappò come una preda avrebbe fatto davanti al suo predatore. Sapeva in che classe andare quindi non aveva bisogno di nessuna guida.


Approfittò dell'abbondante quarto d’ora che aveva prima dell’inizio delle lezioni per girovagare nel cortile o tra i corridoi della scuola. Fortunatamente, John e Mary aveva deciso di adottarlo in contemporanea con l’inizio dell’anno scolastico, quindi quello era il primo giorno per tutti. Gli fu grato per questo, almeno doveva evitare l’inconveniente di essere squadrato da tutti come il nuovo arrivato...quello senza genitori.


Trovò alcuni primini intenti a fumare in un angolo appartato del posto e prepotentemente li minacciò di riempirli di pugni per farsi dare i loro rispettivi pacchetti di sigarette.
Proprio come avrebbe fatto il migliore bullo che si trovava in quei film sull’adolescenza che li costringevano a vedere in orfanotrofio.


Quando si accese una sigaretta si rilassò immediatamente. Ispirò con estrema lentezza per inalare più fumo possibile prima di lasciarsi andare in un sospiro liberatorio.
“Vedo che è di tuo gusto” Dean lo colse così di sorpresa che per un attimo Sam credette di affogarsi con il fumo aspirato. Buttò fuori qualche colpo di tosse.
“lasciami in pace” borbottò cercando di uscire dal magazzino inutilizzato in cui si era intrufolato. Dean con fare agile chiuse la porta alla sue spalle a chiave. Il rumore della serratura che scattava fece deglutire Sam dalla preoccupazione ma decise di fingere indifferenza e aspirare un altro tiro dalla sigarette mantenendo lo sguardo visivo con il più grande per tutto il tempo.


“Che hai fatto con quei ragazzini? Adesso sei anche un bullo?!” gli chiese Dean dopo un incessabile momento di silenzio. Il maggiore non lo aveva mai perso di vista, appena lo aveva visto appartarsi lo aveva prontamente seguito.


“non sono affari tuoi quello che faccio”
“butta via quella sigaretta”
“altrimenti?”
“Racconterò a tutti di come ti ho trovato a letto che piangevi come una femminuccia”
“Sei un bastardo questo è un colpo basso e poi non lo faresti mai”
“scommettiamo?” disse Dean portando una mano sulla maniglia della porta.
Sam lo guardò. I sentimenti che scorrazzavano dall’odio a quella frustante voglia di sbatterlo contro quella porta e riempirlo di baci così da eliminargli quel ghigno saccente dal viso.
Chiuse gli occhi per qualche secondo prima di spegnere la sigaretta contro il retro di un banco.
“Sei uno stronzo” sussurrò incrociando le braccia contro al petto.
Dean per un momento se ne dispiacque. Non sarebbe mai andato a dire a qualcuno dell’attacco di panico che aveva avuto quella notte, anzi, nonostante il suo fare arrogante, voleva aiutarlo in tutti i modi possibili. Oramai quel ragazzo era parte della famiglia e un suo problema.
I fardelli che si teneva dentro ormai erano anche suoi.


Allungò una mano verso di lui in attesa.
“voglio anche i pacchetti che hai preso con la prepotenza. Li riporterò ai loro proprietari” gli disse.
“Ah si? Quei primini del cazzo possono fumare e io no?” domando ridendo ironicamente ma alla fine cedette lo stesso e consegnò i pacchetti al più grande.


Sam non lo sapeva, ma aveva centrato proprio il nocciolo della questione.
A Dean non importava nulla se gli altri fumassero o meno ed era dell’opinione che tutti potessero fare tutto quello che volevano della proprio vita.
Non ne capiva il motivo esatto ma solo pensare a Sam con una sigaretta tra le mani lo faceva imbestialire. Lui non doveva e basta, PUNTO.


Stava per iniziare un discorso, o almeno qualcosa di simile e arrangiato per iniziare a parlare della notte precedente, ma la campanella suonò e Sam pretese di voler andare a lezione, con le chiare intenzione di volersela svignare.


Dean cedette, non poteva iniziare l’argomento in quel momento o qualcuno sarebbe andati a cercarli e fatti finire nei guai già durante il primo giorno di scuola.
Avrebbero parlato più tardi.





Ciao gente!
Come sta proseguendo la storia? Ma soprattutto, cosa vi aspettate nei prossimi capitoli?
sono curiosa! Per quanto mi riguarda, non vedo l'ora di continuare.
Alla prossima xxx

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Capitolo 4
*** Il primo giorno di scuola ***


Appena Sam seguì Dean fuori dalla porta sospirò di sollievo. Un altro minuto in più in quel magazzino e chissà cosa sarebbe successo.


Lasciò che il maggiore si allontanasse di qualche metro prima di iniziare a seguirlo, visto che andavano nella stessa direzione, ed incamminarsi verso la sua classe.
Notò un ragazzo moro e con un buffo maglioncino blu avvicinarsi a Dean.
Lì osservò parlare e decise di avvicinarsi senza farsi vedere. Doveva assolutamente sapere cosa si stavano dicendo.


“Non è che adesso vuoi portarti a letto anche il fratellino eh?” gli stava dicendo il moro reprimendo una risata, era scontato il fatto che stesse scherzando.
“dai Cas, non dire stronzate” gli rispose Dean
“eppure sappiamo entrambi le tue preferenze sessuali eh..” lo schernì Castiel rifilandogli un paio di gomitate amichevoli nel fianco.


Sam si bloccò in mezzo al corridoio. Alcuni alunni gli si scontrarono pure addosso a causa della sua fermata improvvisa.


A Dean piacciono i maschi?….pensò osservando la coppia di amici allontanarsi e si decise a muoversi solo quando sparirono dalla sua visuale.


Entrò nella sua nuova classe.
Un’onda di studenti stavano chiacchierando tra di loro. Chi era entusiasta del loro nuovo anno scolastico. Chi prometteva a se stesso che avrebbe studiato giorno per giorno e chi raccontava della sua ultima esperienza lavorativa in quel bar su quella spiaggia in quel luogo di mare sconosciuto da Dio.


Sam si avvicinò silenzioso ad un banco accanto alla finestra in seconda fila.
Da quella postazione poteva vedere il cortile della scuola dove aveva appreso che gli studenti erano soliti fare lezione o allenarsi durante educazione fisica.
Per un po' osservò gli alunni ritardatari che correvano verso l’entrata con il viso appoggiato alla mano.
“posso sedermi?” una ragazza lo destò dai suoi pensieri picchiettando piano sulla sedia che lo affiancava.
“certo” sussurrò spostando il suo zaino dal banco dove stava prendendo posto la ragazza.
Mentre si sistemava si soffermò ad osservarla. Capelli di media lunghezza e di un rosso acceso. Sorriso simpatico e occhi dolci. Era snella e portava un paio di cuffie nere al collo.
“Mi chiamo Charlie, tu sei?”
“Sam”
< “Sei nuovo in città? Non ti ho mai visto in giro”
“beh..sì” rispose Sam omettendo alcuni particolari.


Le lezione passarono tranquille.
Sam si sentiva rilassato. Non aveva memoria della sua ultima giornata scolastica ma si era riscoperto un amante di quell’ambiente.
Charlie era una piacevole scoperta. Chiacchieravano senza mai fermarsi e a Sam piaceva il fatto che riuscisse sempre a farlo ridere. In più la ragazza gli aveva già confidato di essere attratta verso le ragazze e di volerci provare con una certa Sarah della 5D.
“E se mi aiuti a farla ingelosire?”
“Charlie ti ricordo che sono un ragazzo”
“si ma non significa che lei non possa essere gelosa di te”
“cercati una ragazza” le rispose iniziando a ridere e accelerando il passo verso l’uscita dell’edificio.
“ma sei tu la mia ragazza Samantha!” lo schernì Charlie avvicinandosi per abbracciargli le spalle larghe.
“tu sei tutta scema” rise Sam mentre ormai erano già arrivati in cortile. Il moro lanciò un’occhiata verso il parcheggio e subito notò Dean appoggiato all’impala di famiglia. Notò i suoi occhi fermarsi nei suoi. Deglutì mentre il sorriso scompariva sempre di più. Si sentiva a disagio. Vederlo lì con le mani incrociate al petto e con quella maglia così aderente gli aveva fatto accendere un certo desiderio.
Non fu pronto quando Charlie gli rifilò un bacio sulla guancia. Dean riversò la sua attenzione verso qualcos'altro prima di decidersi ad entrare in macchina con fare scocciato.


“Ho visto Sarah” spiegò salutandolo con la mano mentre si avviava verso la sua macchina.
“Ci vediamo domani” aveva detto.


Sam entrò in macchina infilandosi sui sedili posteriori.
“Com’è andata Sam?” gli chiese John accendendo subito il motore per avviarsi verso la strada principale.
“bene” rispose lui lanciando qualche occhiatina al maggiore seduto sui sedili anteriori.
“Ti sei fatta una nuova amica? Ho visto che avevate un certo feeling!!” continuò John guardandolo in modo strano attraverso lo specchietto appena sopra di lui.
“frena frena!” si ritrovò a sorridere Sam “le piacciono le ragazze” e poi a me piace suo figlio, avrebbe voluto dirgli, ma non lo fece.
“davvero?” chiese Dean come svegliatosi dal suo stato ipnotico in cui era misteriosamente caduto.
“Si” bisbigliò Sam incrociando il suo sguardo “ti interessava?” gli chiese.
“oh no, no” disse con una risatina. A quel punto il moro si ricordò di quello che aveva scoperto prima dell’inizio delle lezioni.
A Dean piacevano i maschi. Sorrise inconsciamente, forse aveva uno straccio di possibilità.


La giornata passò tranquilla. Durante il pomeriggio Dean era dovuto andare ai suoi allenamenti di pallacanestro (giocava nella squadra della scuola). Fu convinto a fermarsi in un bar per la cena.
Nel mentre Sam aveva ricevuto una chiamata da un numero anonimo.
Sedeva sul letto a gambe incrociate quando successe, aveva guardato lo schermo per alcuni secondi prima di fare spallucce e rispondere.
‘pronto...Jack!...come hai avuto il mio numero….al solito posto? Stasera?...Jack non so sé….va bene va bene, ci vediamo più tardi”


Quando Dean ritornò a casa era tardi e tutti a letto.
Passò davanti alla camera di Sam per accertarsi che fosse tutto apposto e stette in silenzio senza aprila. Non sentì nulla e sospirò dal sollievo, almeno per quella notte il moro non era stato colpito dagli incubi.
Entrò nella sua stanza e si sistemò tra le coperte. Cercò di addormentarsi stremato dall’allenamento della pallacanestro ma lo squillo incessante del cellulare riuscì a fargli passare tutta la stanchezza.
Borbottò spazientito mentre rispondeva al telefono senza nemmeno vedere chi fosse.


“Pronto….Sam? Perché mi chiami se basta...dove stai?! Ma com’è successo?!...spiegamelo adesso Sam...dovrei dirlo a John e Mary….come non dire niente? Sam! Sammy?”
aveva riattaccato. Dean sospirò chiudendo gli occhi per un attimo. Portò la sua mano sul viso per poi trascinarla fino ai capelli chiari.


Lo avrebbe ucciso. Poco ma sicuro...pensò mentre si alzava e rivestiva velocemente.
Come aveva fatto a non accorgersi che Sam non era nella sua camera!!





Salve!
Ho una sola domanda da chiedervi per questo capitolo.
Dove credete che si trovi Sam?!
Su su, sono curiosa!
Spero la storia vi piaccia e che non stia diventando monotona.
Alla prossima. xxx

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Capitolo 5
*** Effetto sbornia ***


Era l’una di notte quando Dean raggiunse il posto indicatogli telefonicamente da Sam. Quando uscì dall’impala per raggiungerlo lo vide accasciato contro la parete di un vecchio edificio abbandonato.


“Sam?” lo chiamò avvicinandosi e abbassandosi alla sua altezza.
Sam alzò lo sguardo leggermente arrossato per guardare quello meravigliato di Dean.
Rise leggermente senza un apparente motivo prima di abbracciarlo di slancio. “Ciao Dean!!” quasi urlò cogliendo di sorpresa il maggiore che cadde rovinosamente sul pavimento con Sam sopra di lui.


“che posizione ambigua” biascicò il minore che si sorreggeva tramite le mani poste ai lati della testa di Dean. Quest’ultimo deglutì lentamente sentendo i loro bacini sfiorarsi per un attimo. Cercò di mantenere un atteggiamento decoroso “Che hai fatto?” gli chiese cercando di liberarsi da quella posizione ma Sam lo tenne fermo al pavimento sedendosi sulla sua pancia a cavalcioni e posandogli entrambe le mani sul petto.


“Oh io credo...credo...” rise istericamente “non me lo ricordo” biascicò prendendo a giocare con una ciocca dei capelli corti di Dean. “So solo che in questo momento non” iniziò bloccandosi a metà frase “non...oddio...” rise per l’ennesima volta “cosa volevo dire?”


“SAM?!” lo urlò il maggiore divincolandosi dalla posizione altamente eccitante in cui si trovava. Perché si, Dean si era eccitato, ma cercò di non dar ascolto alla sua primitive necessità per salvaguardare il fratellino acquisito. Perchè cavolo! Bisognava pur tener fede alle proprie moralità...però Sam in quel momento non era dalla sua stessa parte.

“Credo di aver fumato una canna di troppo” rise Sam che si era accasciato nuovamente al suolo spinto dalle braccia di Dean “dannato Jack….” e rise, rise e rise ancora “dove sono gli altri?” domandò più a se stesso che al maggiore cercando di alzarsi ma fallendo miseramente.


“canne? Jack?” domandò Dean mentre afferrava saldamente Sam per non farlo cadere a terra.
Finirono pericolosamente vicini e Sam non riuscì a resistere, gli rubò un piccolo bacio a stampo.
“Ma che fai?!” urlò Dean che colto alla sprovvista gli lasciò le spalle per allontanarsi con qualche passo.


Con gli occhi spalancati rimase a fissare il più piccolo che a malapena si reggeva in piedi poggiato stancamente al muro. La testa inclinata di poco e la bocca leggermente socchiusa. Dean ripensò a pochi secondi prima quando quella stessa bocca era stata sulla propria. Dovrebbe esserne disgustato e spaventato ma...oddio...voleva rifarlo. Sentire il sapere del moro confondersi col proprio. Però, decise per la seconda volta di darsi una calmata.


“Non riesci a pensare razionalmente, dobbiamo tornare a casa”
“Oh Dean...” le sue gambe si piegarono di poco rischiando si schiantarsi nuovamente al suolo ma Sam si fece forza con le mani per tenersi ancora un altro po' in piedi.
“non sai quanto io sia lucido...” gli disse portando una delle due mani a toccare la propria bocca “..in questo momento” fissò il nuovo fratello con occhi tremendamente consapevoli “e voglio di più...e di più” rise lanciandosi sul più grande che si lasciò spingere contro il muro.
“ogni volta...in ogni fottuto momento vorrei” gli confidò all’orecchio mentre con le mani stringeva i lembi della giacca troppo grande anche per lui “vorrei baciarti. Toglierti dalla faccia quel sorrisino sarcastico che ti ritrovi...e ogni volta che mi urli contro o mi strappi dalle mani le MIE sigarette io...” poggiò la bocca sul collo di Dean che sussultò al contatto improvviso “non so cosa ti farei” Dean chiuse gli occhi sospirando una, due, tre volte.


“non ti rendi conto di quello che stai facendo” biascicò sotto il peso del fratello che era appoggiato completamente a lui per non cadere sopraffatto dall’effetto delle canne fumate e forse qualche birra di troppo.
“ti giuro che so cosa sto facendo” gli disse Sam prendendo a baciargli il collo strusciando ad ogni contatto la lingua sulla pelle rovente del maggiore che si mordeva le labbra a sangue per impedirsi di gemere e di lasciarsi andare.
Sam sorrideva compiaciuto mentre, nonostante il continuo giramento di testa, continuava a mordere e succhiare un punto indefinito del collo lasciandone un piccolo succhiotto. A lavoro fatto si allontanò di poco dal maggiore tenendo sempre le mani ancorate al suo petto.
“Fatto” sussurrò a pochi centimetri dalla sue labbra “così tutti sapranno che sei proprietà privata” rise beandosi dello sguardo spaesato e confuso del biondo. Poi Dean si toccò il punto marchiato e lasciò che la sua mano percosse il percorso che portava alla sua erezione evidente che si contraeva contro i Jeans.
“Non toccarti” lo fermò Sam sfiorandogli così il basso ventre. Dean sussultò allo stremo delle forze. “è sconveniente” rise prendendo la sua mano e intrecciarla alla propria “è immorale!!” disse ridendo e cadendo sulle ginocchia rovinosamente. Dean deglutì quando sentì il suo respiro pesante sulla propria erezione ma si ridestò subito e tirò il fratello in piedi afferrandogli la giacca. Non era proprio il momento per una cosa così intima.
Cercò di calmarsi e darsi una controllata!
Ma come poteva? Sam era così vicino a lui e il suo sguardo era così fottutamente eccitante.
“Al diavolo la moralità” gli disse sbattendolo con forza contro il muro e mentre lo sorreggeva iniziò a baciarlo con passione sempre più crescente.
Le mani di Sam si avventurarono sotto la maglietta di Dean e lungo la sua schiena bollente. Il maggiore sussultava ad ogni contatto e il loro bacio nascondeva ogni gemito liberato.
Quando si staccarono, Sam lo guardava malizioso e sicuro di sé. “lo sapevo” lo derise poggiando stancamente la testa tra il collo e la spalla del maggiore “credo di...” tossì “di...omg” Dean deglutì improvvisamente preoccupato.
“Sei un bastardo Sam, lo sai questo?” lo rimproverò allontanandosi di poco dal suo corpo per infilargli un braccio attorno ai fianchi e uno sulle spalle. Insieme, anche se traballanti, raggiunsero l’impala. Sam si lasciò cadere sul sedile davanti con fare distratto.
“Non ti addormentare, almeno finché non saremo a casa” gli disse Dean schiaffeggiandolo appena, Sam cacciò un paio di borbottii infastiditi ma riuscì a tenere gli occhi aperti finché Dean non lo lasciò sprofondare nel suo letto.


“Perché lo fai?” gli chiese il maggiore mentre gli toglieva le scarpe e gli sistemava le coperte.
“fumare, bere...le canne?! Davvero? Cos’altro fai? Cos’altro non mi dici?” sussurrò per non farsi sentire dai genitori che fortunatamente dormivano ancora.
Sam non riusciva a formulare una frase connessa. Dean prese a scuoterlo afferrandogli le spalle. “non devi farlo più, mi hai capito? Sam...non ti addormentare!”
Ma Sam non lo ascoltò vinto dall’effetto sonnifero che avevano le cose che aveva assunto.
Dean lo osservò mentre respirava pesantemente e si portò una mano ai capelli sconsolato.



Non aveva approfittato di lui vero? Sam era consenziente, è stato lui ad iniziare. Voleva baciarlo anche lui!! Non è vero?
Dean cercava quasi istericamente di convincersi di non aver costretto Sam ad esporsi così nel intimo a lui. Era abbattuto e stressato. Si sentiva in colpa..e se una volta svegliato Sam non avrebbe ricordato nulla?!
Dean osservò a malincuore le labbra del più piccolo. Gli mancava già il suo sapore. Ne aveva bisogno...costantemente.






Gente!!
Heila?! Siete ancora vivi?
Credo di dover cambiare il rating della storia da arancione a rosso.
Eh già...considerando anche i prossimi capitoli...ebbene, si vedrà!
Che ne pensate di questa svolta? Vi giuro che non avevo intenzione di scrivere nulla di quello che ho scritto. Non dovevano baciarsi!! Ma questi due vivono di vita propria.
*faccina imbarazzata* Mi dileguoo!!
Alla prossima xxx

PS bando alle ciance, vi piace questo stile? O sono ridicola? Ahahahhaha. Non so ma vorrei provare a scrivere qualche One-shot.

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Capitolo 6
*** Il giorno 'dopo' ***


La mattina dopo Sam riversava tutto la birra che aveva trangugiato la notte prima nel water di casa Winchester. Lui odiava il ‘dopo’. Non faceva altro che vomitare e quando finalmente finiva, mangiava come se non ci fosse un domani.


La porta del bagno era chiusa per non dare spettacolo e Mary ci passava davanti di tanto in tanto. Temeva che il piccolo orfano si fosse preso una bella influenza.


Quanto vorrebbe fosse quella la verità...pensava Sam rigurgitando per l’ennesima volta.


Quando Mary entrò in cucina vi trovò Dean intendo a fare colazione. Aveva un sorrisetto sul viso, sembrava visibilmente a suo agio.
“Credo che per oggi sia meglio farlo rimanere a casa” decretò la madre sedendosi al tavolo con lui. “perché sei così felice?” gli domandò poi notando che il figlio non aveva mai smesso di sorridere da quando era entrata in cucina.
“Perché il Karma è una piacevole sorpresa” asserì Dean infinitamente contento delle condizioni di Sam. La riteneva una giusta punizione per quello che aveva combinato. Si morse un labbro distrattamente mentre ripensava alla lunga doccia fredda che si era dovuto fare solo qualche ora prima. E qualche visione di lui e Sam che si baciavano addossati ad un muro tornarono ad incasinargli la mente.


In un attimo sperò che il più piccolo non ricordasse nulla ma nello stesso momento avrebbe voluto invece che lo facesse. Perchè andiamo! Aveva bisogno di una conferma. Aveva bisogno che Sam gli confermasse le sue stesse parole. Che lo desiderava...solo allora, lo avrebbe baciato di nuovo. Anche se ne aveva già irrimediabilmente voglia in quel momento.


La mattina passò lentamente.
Quando arrivò l’ora di pranzo, Sam aveva finalmente smesso di vomitare e trangugiava la sua coscia di pollo con estrema voracità.
John e Mary lo fissavano esterrefatti mentre Dean non smetteva di ridacchiare. Sam gli rifilò un calcio da sotto il tavolo per obbligarlo a smettere.
“Sam, forse non dovresti mangiare così, potresti risentirti male!” disse Mary riempendogli l’ennesimo bicchiere d’acqua.
“non preoccuparti, adesso sto molto meglio” disse tra un morso e l’altro. Dean si fissò nel guardarlo. Era buffo ma estremamente dolce.
Alla fine del pranzo, entrambi i ragazzi si ritrovarono da soli intenti a lavare i piatti.
Dean ci aveva pensato tutta la mattina su come iniziare quel discorso ma ogni volta che apriva bocca la sua voce si volatilizzava.
Alla fine fu Sam ad iniziare. Si voltò a guardarlo con uno straccio e in piatto in mano, mentre inclinava leggermente la testa su un lato.


“So che te lo stai chiedendo” disse continuando a fissarlo con quello sguardo da ‘sono fottutamente superiore ad ogni essere umano’
“Cosa, di grazia?”
“Se mi ricordo o meno di ieri sera” disse lui prendendo un altro piatto per poi iniziare ad asciugarlo con attenzione mentre si spingeva a sedere sul bancone della cucina“e la risposta è sì” rise “anche se se ci ripenso mi gira ancora la testa” borbottò poco dopo.
“e ricordi tutto?”
“Si Dean”
Si guardarono per un momento che sembrò durare un’eternità fin quando il più piccolo tra i due non si avvicinò all’orecchio dell’altro “e non me ne pento. Ormai quel che è fatto è fatto e non posso fingere che non sia così. Vorrei per davvero baciarti in ogni momento della giornata, anche adesso” gli confidò in un sussurro. Dean deglutì lentamente iniziando a riprovare un leggero piacere nel basso ventre. Allora erano quelle le famose ‘farfalle nello stomaco’? Una sensazione fastidiosa ed inebriante allo stesso tempo. Si allontanò dal moro velocemente, Sam credette in un suo imminente rifiuto ed infatti la sua espressione mutò in una sorta di sguardo impaurito. Fece per dire qualcosa ma non ci riuscì.


Dean lo osservò divertito mentre controllava se fuori alla cucina ci fosse uno dei suoi genitori, quindi, una volta accertatosene, chiuse la porta a chiave.
“Tu, senza parole. Non ci credo” lo derise mentre con passo lento si avvicinava al moro ancora seduto sul bancone.
“è che...se mi vuoi dire di smetterla...dillo subito, senza complimenti” borbottò Sam.
Improvvisamente non aveva più voglia di scherzare, posò il piatto che stava asciugando poco distante da lui e fece per mettersi in piedi ma Dean lo fermò afferrandogli saldamente i fianchi.


“Sam...”
“Okay. Sono stato un idiota a pensare che tu mi ricambiassi, dopotutto è un po' strano quello che sento, ma è così e quelle birre di troppo mi devono aver fatto male, aggiunte al fumo poi...mi avevano detto di non esagerare, quando sei venuto a prendermi non ho potuto resisterti, avevi uno sguardo così magnetico, mi dispiace...giuro, non lo farò...Ohc” Dean zittì quella infinita parlantina posando la propria bocca sulla sua.


Il bacio in un primo momento fu lento.
“non...parlare” gli disse Dean posando a scatti la bocca sulla sua. Poi gli afferrò la nuca da dietro iniziando ad accarezzargli le punte dei capelli mentre l’altra mano la teneva salda sul fianco destro del più giovane. Allo stesso tempo Sam, dapprima sorpreso per l’intimità creatasi tra i due, iniziò a ricambiare portando entrambi le mani dietro il collo di Dean allargando simultaneamente le gambe per avvicinarlo di più a sé.
Il bacio iniziò ad essere più caldo e passionale. Ora entrambe le loro lingue erano entrate in contatto per esplorarsi ed assaggiarsi. Dean si era appena lavato i denti e Sam gemeva estasiato da quel sapore di menta che stava provando.


Quando si staccarono, in cerca d’aria, rimasero abbastanza vicini da poter ispezionare l’uno lo sguardo dell’altro. Dean aveva due splendidi occhi verdi, pieni di luce e meraviglia, quelli di Sam invece avevano un colore indefinito, pensò Dean. Avrebbe imparato a conoscerli e a farli suoi così come avrebbe fatto con il loro proprietario. Poi, ricordandosi improvvisamente della sera precedente, afferrò una ciocca di capelli del più piccolo e la tirò forte.


Sam sobbalzò colto alla sprovvista e portò istintivamente una mano alla nuca dolente “ma sei stupido? Mi hai fatto male...” piagnucolò.
“è per ieri sera! Per aver fumato, bevuto e avermi fatto alzare dal letto nel cuore della notte” spiegò Dean alzando gli occhi al cielo improvvisamente infastidito.
“cosa posso dirti”
“milioni di cose Sam! Inizia con lo spiegarmi con chi hai fatto questa cavolata”
“vorresti insinuare che non hai mai fatto una cosa del genere? Tu! Non farmi ridere”
“ma è diverso! Io aveva degli amici con me, loro mi controllavano, io mi lasciavo andare solo dopo essere stato certo di avere loro al mio fianco! Sam, ti ho trovato addossato ad un muro in un quartiere isolato da solo. Sarebbe potuto accaderti qualsiasi cosa! Ora dimmi, cosa avresti fatto se non mi avresti chiamato?”



Sam sembrò perdersi un attimo nei suoi pensieri. Dean appoggiò le mani ai due lati del bancone dove il moro era ancora seduto. Prese ad osservarlo costernato prima di abbassare il viso sospirando. Forse non doveva dirgli quelle cose.


“Ho sempre voluto avere degli amici che si prendessero cura di me. Uno, me ne bastava uno”
“Sam...non intendevo questo”
“Quei ragazzi con cui sono stato ieri sera stavano all’orfanotrofio con me. Ogni volta che ne avevamo l’occasione scappavamo per divertirci un po'. Anche quando me ne sono andato hanno continuato a farlo e ieri mi hanno chiamato, mi sono sentito in dovere di raggiungerli”
“...”
“Non mi ricordo nemmeno perché mi hanno lasciato lì da solo” sussurrò Sam con un nodo in gola. Dean gli mise le mani sul viso per costringerlo a guardarlo.
“Hey, non sei più solo Sam, hai me no? E poi da domani mi impegnerò per farti conoscere qualche persona nuova, potresti farti dei nuovi amici, che ne dici? Stavolta degli amici veri però. E poi c’è Charlie, avete legato subito non è vero? Mi sembra un buon inizio” Sam gli sorrise e gli si avvicinò per dargli un tenero bacio a stampo.
“Sei troppo buono con me Dean, spero di non deluderti”













Hey!
Non credo di aver fatto tantissimi errori, ma giusto per evenienza, scusate, problemi di distrazione!!!
Come vi sembra? Vi piace la piega che sta prendendo la storia?
Sam e Dean si sono finalmente chiariti. Ma si dichiareranno?
Ho pubblicato tardi devo ammeterlo. All'inizio non ero neanche sicura di
voler aggiornare a quest'ora (sono mezzanotte e mezza), magari qualcuno si perde l'aggiornamento e salta il capitolo.
Ahahahahha, sono una ragazza piena di complessi. Vedremo!
Alla prossima xxx

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Capitolo 7
*** Gelosia ***


La notte a seguire Sam non ebbe incubi. Dean ne fu piacevolmente contento e mentre lo osservava dormire calmo nel suo letto non riuscì a fare a meno di domandarsi se il motivo potesse ricadere sul loro nuovo riavvicinamento.
Era indiscutibile infatti affermare che i due ragazzi non fossero uno attratti dall’altro. E anche se Dean temeva le conseguenze nel caso i genitori li avrebbero scoperti si sentiva bene come non mai.
Il mattino dopo arrivarono a scuola con una ventina di minuti in anticipo.
Per tutta la durata della colazione non avevano avuto nemmeno un momento per loro.
Sam si mordeva il labbro inconsciamente cercando di resistere all’impulso di trascinare Dean da qualche parte e baciarlo come mai aveva fatto.
“Sam!” Sam si sentì chiamare da una gioiosa voce femminile. Charlie.
La rossa gli si avvicinò di soppiatto per poi saltargli praticamente addosso per rifilargli un tenero bacio sulla guancia.
Il moro sorrise divertito lanciando poi uno sguardo al fratello acquisito che li stava osservando con un espressione tirata.
“C’è ancora quella ragazza in giro?” gli domandò allora Sam che trovava strane tutte quelle manifestazioni d’affetto di prima mattina. Anche se Charlie era davvero una ragazza solare e spontanea.
“Si!” squittì lei saltellando sul posto in modo festoso.
“Quale ragazza?” chiese allora Dean che solo in quel momento aveva deciso di farsi sentire.
“Quella che vuole fare ingelosire”
“capisco...e vuole farlo con te? Perchè proprio te!!”
“Sam è carino e poi voglio capire se le interessano le ragazze”
“tutto questo non ha senso” borbottò Dean. Gli dava chiaramente fastidio che qualcuno desse troppe attenzioni al più piccolo. Sam ne era compiaciuto, gli piaceva sentirsi desiderato.
“Ora che ci penso Charlie. Potrei andare a chiederle direttamente da quale parte sta”
“ma se non vi conoscete nemmeno!”
“potrei provarci con lei, se ci sta allora le piacciono i maschi”
Dean quasi non ci vedeva più dalla rabbia e dalla frustrazione.
Perchè Sam faceva così? Perchè voleva provarci con qualcuno proprio davanti a lui?!
Borbottò qualche frase sconnessa, poi vedendo che nessuno gli dava conto, si allontanò velocemente dal duo per non doverli né vederli né sentirli un minuto di più.
Sam se ne accorse subito. Sorrise divertito prima di liquidare gentilmente Charlie per raggiungere Dean.


“Dove stai andando?” gli chiese appena lo raggiunse. Dean sobbalzò chiaramente preso alla sprovvista. Decise di non rispondere.
“Mi hai sentito?” domandò sventolandogli una mano davanti al viso mentre lo seguiva verso l’entrata della scuola.
Mancava ancora un bel po' prima del suono della campanella e l’interno dell’edificio era quasi deserto.
Una volta dentro Dean continuò con quel suo giochetto del silenzio e una volta scrollatosi da dosso l’insistente braccio di Sam che continuava a scuoterlo per farlo parlare, si incamminò verso la sua classe, allorché il più piccolo lo afferrò quasi prepotentemente e iniziò a trascinarlo verso quel vecchio magazzino abbandonato in cui avevano parlato solo due giorni prima.


Una volta dentro, si premurò di chiudere a chiave la porta prima di girarsi verso il maggiore che aveva poggiato pigramente la schiena al muro e incrociato le braccia al petto.
“dimmi perché te ne sei andato così all’improvviso” disse Sam avvicinandosi di poco ma non abbastanza da potergli afferrare con forza i fianchi e tirarlo a sé per un bacio sicuramente poco casto.
Dean voltò la testa verso un punto impreciso della stanza ancora adirato.
Anche se doveva ammettere a sé stesso di trovare abbastanza eccitante la situazione in cui si erano messi, ci mancò poco per finire col capitolare e baciare il moro davanti a sé, ma borbottò lo stesso un accigliato “Perchè mi hai seguito? Non dovresti aiutare Charlie?”.
“Dean! Sei geloso?!”
“non geloso, confuso”
Sam lo guardò senza parole. Confuso? Perchè mai!?
“Dean” gli disse cacciando una piccola risata “a me piaci tu”
“Non ne sono poi così sicuro” borbottò Dean passandosi stancamente una mano sul viso “non hai esitato un attimo nel dire a Charlie che ci avresti provato con quella ragazza”
“stavo solo scherzando”
“e anche se era uno scherzo a me non è piaciuto!” sbottò Dean alzando di un tono la voce.

Lo guardo di Sam si addolcì notevolmente e fece qualche passo per riuscire finalmente a toccare le braccia del più grande che lo guardava con un misto di desiderio e mezzo rancore.
“scusami” sussurrò dandogli un tenero bacio all’angolo della bocca. Dean non disse niente, ma non si spostò di un solo millimetro.


“sono stato immaturo” disse ancora Sam continuando a dargli teneri baci lungo i confini della bocca “lasciami rimediare” annunciò con un sorrisetto posando senza preavviso la mano sull’erezione del più grande. Dean arrossì sobbalzando sul posto. Sam passò a baciargli la bocca languidamente mentre con le mani gli sbottonava agilmente i Jeans e li lasciava scivolare verso il basso.
Il biondo ansimò nella bocca del più piccolo che sorrideva soddisfatto.
“Sam” borbottò poco dopo “potrebbero vederci”
“è chiuso a chiave”


Sam si abbassò velocemente cadendo in ginocchio davanti al più grande. Prese a giocare con l’elastico dei boxer di Dean che aveva appoggiato i palmi aperti sul muro e cercava di darsi un contegno e respingere i gemiti che si sentiva nascere in gola.

Finalmente Sam si decise ad abbassare i boxer ormai stretti del biondo liberando un eccitazione ben evidente. Il più piccolo deglutì nel vedere quell’intimità. Doveva ammettere di sentirsi un po' insicuro nelle prossime mosse da usare. Era la prima volta che faceva una cosa del genere ma cavolo se desiderava dare piacere al più grande che sottostava al suo potere.


“Sam...per favore, fa qualcosa” ansimò Dean completamente in estasi, nel mentre portò le mani a stringergli forte i capelli scuri.
“Se me lo chiedi così dolcemente” ridacchiò il moro baciando con estrema lentezza l’intimità di Dean, iniziando dalla parte superiore per poi scendere sempre di più. Sorrise nel constatare che quelle piccole attenzioni stavano avendo l’effetto desiderato e quando capì di aver portato all’estremo il più grande, prese la sua intimità tra le labbra.
Per un momento non successe nulla. Sam sembrò quasi in difficoltà, poi Dean prese ad accarezzargli gentilmente i capelli e Sam, cullato da quella velata dolcezza, prese a muoversi prima lentamente poi sempre più veloce.


Dean stava letteralmente impazzendo ma simultaneamente cercava di celare i suoi gemiti di puro piacere per non rischiare di farsi sentire da orecchie indesiderate.
Anche se a volte non riusciva a resistere e si lasciava andare a piccoli urli estasiati.
Ogni volta che succedeva Sam spingeva il suo viso lungo tutta la sua lunghezza peggiorando ulteriormente la situazione.


“non credo di...Sam spostati” lo avvertì Dean che non credeva di resistere per molto. Sam rimase fermo sul suo posto e quando Dean venne, tutto il suo piacere gli si riversò in gola. Poi si alzò lentamente addossandosi alla parete al fianco del più grande che si stava lentamente ricomponendo.
La campanella suonò in quel preciso momento. Il biondo fece una smorfia infastidita mentre lanciava qualche occhiata al più piccolo che aveva lo sguardo perso davanti a sé e le guance tinte di una velata sfumatura di rosso. Non poteva immaginare che quello che aveva appena fatto Sam era la cosa più intima che avesse avuto con un ragazzo.


Si spostò dal muro per posizionarsi davanti a lui e sorridergli intenerito.
“Vorrei ricambiare...non sai quanto io lo voglia in questo momento ma dobbiamo andare. Altrimenti inizieranno a chiedersi dove siamo finiti” sussurrò mentre si avvicinava di più per dargli un tenero bacio sulle labbra.
“Ti adoro Sam” gli disse quando si allontanò nel frattempo il moro rimaneva ancora appoggiato al muro in silenzio. Lo sguardo perso in quello di Dean e il cuore che pompava senza darsi nemmeno un attimo di tregua.




Ehm..ehm.
Spero di non aver atto cilecca con quest’ultima scena finale.
Sto ancora morendo dall’imbarazzo all’idea…
Pensiamo anche al fatto che inizialmente il capitolo era stato strutturato diversamente.
Poi Dean è diventato geloso e Sam ha dovuto obbligatoriamente sistemare le cose.
Però non so, c'è qualcosa che non mi convince, spero di sbagliarmi.
Va bene dai...ho capito me ne vado!!
Alla prossima xxx

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Capitolo 8
*** Sensazioni velate ***


Quando Sam entrò in classe, dieci minuti dopo il suono della campanella, si ritrovò venti paia di occhi addosso. Deglutì silenziosamente odiando infinitamente la situazione che si era andata a creare. Senza voltarsi verso il professore si andò a sedere accanto a Charlie che lo aveva guardato con una strana espressione in viso. Non si spiegava come avesse potuto fare ritardo dopo che si erano visti fuori all’entrata una ventina di minuti prima della giornata scolastica.


“Non ammetto ritardi durante le mie ore Smith!” appena la voce del professore pose fine al silenzio che aleggiava in classe Sam scattò sulla sedia portando lo sguardo sulla fonte del rumore.
Lui conosceva già quella voce.


Osservò meglio il professore che adesso lo guardava spavaldo da capo a piedi.
Rabbrividì una volta riconosciuto. La testa gli girò e per un attimo temette pure di perdere conoscenza. Era troppa l’emozione provata in quel momento.
“Tu...tu sei”
“Non credi di star prendendo troppa confidenza, Sam?” gli chiese il professore avvicinandosi al banco per poi poggiare le braccia sui lati.
“Non credevo di trovarti quì” disse lanciando uno sguardo agli scolari che fissavano la scena ammutoliti “alla fine sei riuscito ad uscire da quell’orfanotrofio” appena pronunciò quella parola l’intera classe cadde in un mormorio confuso e agitato.


Praticamente nessuno sapeva delle origini di Sam, anzi, credevano fosse per davvero il fratello di Dean Winchester, ritrovatosi in quella classe dopo essere stato trasferito da una scuola all’altra. E a Sam andava bene così, non voleva far sapere troppo sul suo conto. Nemmeno Charlie conosceva la verità. E in quel momento, la sorpresa e la delusione le si leggevano chiaramente in faccia.
Dopotutto credeva di aver instaurato un rapporto di amicizia con il giovane, eppure gli aveva tenuto nascosto una cosa così fondamentale.


“Come stai?” gli chiese il professore allontanandosi verso la cattedra.
“Non sono affari tuoi” sputò con rancore il più giovane.
“Alla lavagna Smith” tuonò allora l’uomo sulla quarantina mentre prendeva posto sulla sedia e prendeva tra le mani il registro.
Sam si alzò, anche se il senso di nausea non l’aveva ancora abbandonato del tutto.
“Il fatto che stiamo al terzo giorno di scuola non mi vieta di interrogarti lo sai?” disse il professore mentre scorreva il dito sull’elenco degli alunni della classe fino ad arrivare e fermarsi su quello di Sam.
“Ieri abbiamo iniziato a parlare della struttura dell’inferno di Dante Alighieri, cosa sai dirmi sull’argomento” domandò.
“Ieri ero assente”
“Questo non ti vieta di prendere l’assegno” tuonò il più grande sbattendo la mano pesante sulla cattedra.
Sam sobbalzò, troppi ricordi, troppe sensazioni.
“Perchè mi stai facendo questo?” domandò quasi in un sussurro impercettibile ma che arrivò chiaro e tondo alle orecchie del professore al suo fianco.
“Sono il tuo professore, ne ho tutto il diritto” disse beffardo l’uomo che adesso guardava con fare trionfante il più piccolo che tremava leggermente accanto alla lavagna.
“NON SARAI MAI IL MIO PROFESSORE. NON FINGERE DI NON AVERMI MAI CONOSCIUTO”
“Quando sei diventato così arrogante Smith?! Fuori dalla mia classe e non entrarci fino al suono della prossima campanella” rispose a tono l’altro indicando con il dito la porta che dava al corridoio.
Sam lo guardò con tutt’occhi.
“Ho detto fuori!” ripetè ancora quando vide che Sam non accennava a muoversi da dove stava “e oggi ti prendi un impreparato”
Sam decise di capitolare e dovette quasi poggiare la mano al muro per riuscire a uscire dalla sua classe. Poggiò la schiena contro la porta con l’intento di far ritornare il respiro alla normalità.
Era lui. Non poteva crederci, quante probabilità c’erano!?
All’improvviso gli veniva da vomitare.
Camminò con passo veloce e insicuro verso il bagno più vicino per andare a scaricare quella dannata apprensione che lo tramortiva.


Si sentiva come se sulla sua schiena incombesse un grandissimo macigno pronto a schiacciarlo contro il suolo al primo passo falso.
Era così perso nei suoi pensieri che non si accorse che, una volta entrato nel bagno, fece sbattere la porta contro un ragazzo dalla corporatura imponente.
Probabilmente uno di quinta.
“Ma che cazzo fai!” sbottò portandosi le mano al naso dolorante.
“Mi dispiace Okay?” sbottò Sam troppo nervoso per riuscire a scusarsi come si deve.
“Mi hai fatto male stronzo!”
“Non mi chiamare così” rispose allora Sam affondando le mani nel petto del ragazzo per spingerlo lontano da lui.
“E tu non mettermi le mani addosso!” urlò allora il più grande che si era nuovamente avvicinato a Sam per spingerlo a sua volta con l’aggressività giusta per farlo cadere sul pavimento del corridoio alle sue spalle.
“Che bastardo” sussurrò Sam che si stava alzando con estrema lentezza. Una volta tornato in piedi alzò il viso per osservare quello del suo aggressore che lo guardava fumante di rabbia.
Per un attimo la situazione sembrava essere tornata alla normalità poi Sam decise di far uscire fuori tutta la rabbia che sentiva ogni giorno e che ogni volta spingeva a forza contro l’angolo più represso della sua mente.


Tirò un pugno ben assortito appena sotto il mento del più grande che per uno due secondi barcollò confuso. Poi però sembrò ritrovare la lucidità e rispose all’attacco con una gomitata nel fianco destro.
Sam strinse i denti e scagliò uno, due, tre, quattro pugni al suo avversario e prendendone altrettanti.
Poi qualcuno lo prese per le braccia tenendole ferme e allontanandolo con forza dalla sua vittima.
Sam non poteva vedere chi fosse ma cercò invano di allontanarlo iniziando a divincolarsi dalla sua presa ferrea.
“Lasciami stare! Lasciami stare!” stava urlando mentre il ragazzone di fronte a lui coglieva la palla al balzo per allontanarsi dalla furia scatenata di Sam.
“Non dire niente a nessuno ti prego” gli urlò colui che lo teneva fermo prima di spingerlo lontano e chiudere la porta del bagno alle sue spalle. Per fortuna la piccola rissa si era svolta all’insaputa di tutti. Un colpo di fortuna, molta fortuna.


Sam sembrò calmarsi per un attimo e portò lo sguardo sulla persona che lo aveva fermato con così tanta convinzione.
“Io ti conosco” disse appena vide i suoi occhi blu e i capelli castani.
“Stai sempre assieme a Dean Winchester… Ohc” aggiunse accennando ad una smorfia di dolore prima di portare una mano sul fianco colpito in precedenza.
“Ti rendi conto di aver rischiato un espulsione?! Devi solo pregare che quel ragazzo decida di non farne parola”
“non lo farà” rise Sam appoggiandosi alla porta di uno dei tre bagni vuoti “mi ha colpito con troppa convinzione!” dedusse mentre alzava la maglia per svelare l’inizio di un grosso livido violaceo e malconcio.
“Hai da fumare?” chiese poi cercando di nascondere nelle tasche dei pantaloni le sue mani che tremavano ancora a causa delle forte emozione che provava.
Constatò che fare a botte lo aveva calmato, anche se non completamente.
“Se anche fosse, di certo non sprecherei una sigaretta per te”
“Idiota” borbottò allora il più giovane che iniziò ad avvicinarsi tremante alla porta che dava al corridoio per uscire da quel dannato bagno.
Castiel però lo fermò mettendogli le mani sulle spalle, un po' per non farlo uscire un po' per evitare di farlo cadere.


“So chi sei. Sam, il fratello di Dean” ed era anche per questo che gli era corso contro appena lo aveva visto fare a botte con quel ragazzo grande e grosso.
“Non è mio fratello” rispose velocemente il più piccolo. Forse con un po' troppa convinzione nella voce visto che Castiel iniziò a guardarlo stranito.
Sam si allontanò da lui spingendolo con fare nervoso.
“Non ho niente da spartire con te, me ne vado” riuscì ad avvicinarsi alla porta e premere una mano sulla maniglia.
“Devi dirlo a Dean” gli disse Castiel prima che potesse letteralmente fuggire da quella stanza.








Che dire.
È stata una faticaccia scrivere questo capitolo.
Spero sia di vostro gradimento.
Anche perché la storia ha preso una piega completamente
diversa dai capitoli precedenti. E sam sembra essete tornato
l'arrogante di prima, ma chi sarà mai il suo nuovo professore?!
Grazie solo per aver letto.
PS spero di non aver fatto troppi errori.
Alla prossima xxx

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Capitolo 9
*** Cattive notizie ***


Appena suonò la prima campanella della giornata Sam filò in classe senza guardare in faccia a nessuno.
Il dolore al fianco si acccentuava ad ogni scatto improvviso e temeva in più di aver un graffio vistoso sulla guancia destra.
Dovuto probabilmente all'anello che indossava il ragazzone con cui si era battuto.


A Sam però non importavano le sue condizioni fisiche. Si sentiva arrabbiato ma anche infinitamente triste. E non aveva neanche modo di distrarsi causa strano silenzio da parte della sua nuova e unica amica Charlie. L'unico fatto positivo era che con l'inizio della seconda ora aveva anche cambiato professore.


Poggiò svogliatamente la testa sulla mano iniziando a fissare il cortile che si affacciava sulla sua classe ignorando le continue chiacchiere della professoressa di matematica.


Tra la massa di alunni che si allenavano riconobbe Dean. Dal secondo piano non riusciva a distinguerne i lineamenti ma la sua andatura agile era inconfondibile.


Faceva palleggiare la palla con una destrezza unica. Spiccava come era sempre solita fare la stella polare nel cielo. Unica ed inconfondibile come lo era Dean per Sam in quel momento.


Il giovane sospirò pesantemente e quasi non comandò il suo corpo quando face scattare la mano verso l'alto per chiedere alla professoressa di uscire per andare in bagno.


Naturalmente la direzione che prese fu completamente opposta e si affrettò a raggiungere la porta che dava sul cortile. Da lì riusciva nel suo intento, osservare Dean giocare riuscendo a cogliere ogni particolare del suo corpo. Ogni minima flessione di ogni suo muscolo.
Era una distrazione perfetta.


Dopo cinque minuti, quando Sam stava quasi capitolando per ritornare in classe, Dean si girò verso di lui, sorprendendolo mentre lo osservava.


Il più piccolo arrossì sorpreso ma nonostante quello alzò la mano per salutarlo con un sorrisino saccente sul volto. Nascose il volto per velare una smorfia di dolore causata dal graffio sul viso che era stato leggermente tirato a causa del sorriso sfoderato poco prima.


Nel mentre Dean gli si era avvicinato sfuggendo per un momento alle grinfie dell'allenatore.
Sam lo osservò ancora di più, da sudato era estremamente eccitante.


"Che ci fai qui?" Gli chiese senza avvicinarsi più di tanto .
Troppi occhi indiscreti in quel momento.
"fuga temporanea dall'ora di matematica" spiegò Sam decidendo di alzare solo allora il suo viso.
Dean vide subito il graffio e corrucciò la fronte non ricordandosi di averlo visto prima dell'inizio delle lezioni.
"Che hai fatto?"
"Non è il momento di parlarne"
"Mi devo preoccupare?"
"..."
"Sam" lo richiamò il maggiore notando che il più piccolo stentava a trovare le parole.
"Dean il professore ha detto di dirti che..." Castiel si bloccò a metà frase dopo aver poggiato una mano sulla spalla dell'amico e aver osservato Sam appoggiato al muro di fronte a lui.
Sam e Castiel iniziarono a guardarsi in modo strano.
"Cas, che c'è?" Gli chiese Dean notando solo in quel momento la tensione che si era creata tra i due.
"Vi conoscete per caso?" Domandò sorpreso.
"Non...esattamente" disse Cas fissando il graffio sopra la guancia di Sam.
"Taglio particolare" osservò poco dopo in tono beffardo scatenando l'iralità del più piccolo.
"Non sono affari tuoi" disse stringendo i denti.
"Ah si? Se non era per me adesso staresti in presidenza a lottare per non avere un espulsione"
"Razza di..."
Sam fece per scattare contro il più grande ma Dean lo tenne fermo al muro spingendolo con una mano.
Per quanto Sam fosse alto, l'età pesava sui due ragazzi, con i suoi diciotto anni Dean sovrastava sui sedici del più piccolo.
"Dovresti provare un pò di gratitudine" continuò Castiel ridendo sotto i baffi per aver smascherato il moro che continuava ad agitarsi sotto la mano pesante di Dean.


"presidenza? Ringraziare?" Domandò incerto verso Castiel.
"Dean ho detto che te ne avrei parlato oggi a casa, non è il momento. Me ne vado in classe" disse liberandosi dalla presa ferrea.
"Però Castiel deve rimanere muto"
"Okay, ma mi dirai tutto" lo avvertì mentre spingeva per la spalla il suo amico per esortarlo ad allontanarsi.







Quattro ore dopo entrambi i ragazzi sedevano al tavolo del salotto in silenzio.
"Questo weekend vengono a trovarci Carl e marienne con la figlia"
Appena Mary finì di parlare Dean lasciò cadere la forchetta nel piatto facendo un gran baccano.
John alzò lo sguardo al cielo borbottando parole sconnesse.
"Carl e Marienne? Quei Carl e Marienne con la figlia Bridgette!" Domandò Dean impallidendo man mano che continuava a parlare.
Nella mente la figura di una ragazza tutta fiocchetti e smancerie che non la finiva di toccarlo dappertutto. E i suoi genitori accettavano questa cosa!
"Dai Dean" lo rimproverò Mary servendosi dell'insalata "Bridgette è carinissima"
"Certo! Quando non ci prova con me"
"Eravate così carini quando stavate insieme"
Sam, che stava ascoltando in silenzio, quasi si strozzò con il pezzo di pane che aveva appena iniziato a masticare.
"Tutto okay caro?" Gli chiese Mary mentre gli dava leggeri colpetti sulla schiena per aiutarlo a calmare la tosse.
Dean lo guardò divertito.
"comunque sia, non eravamo carini, sono passati più di quattro mesi" puntualizzò subito non volendo litigare con Sam e la sua evidente gelosia. Avevano già altro di cui parlare.
"Ma siete stati insieme un anno"
"però è finita, ma' "
"Chi è Bridgette?" Domandò Sam appena si fu ripreso dal pezzo di pane andato di traverso.
"La figlia di amici di famiglia" lo rispose John che si stava servendo del terzo piatto di pasta. Secondo Sam John era un inguaribile pozzo senza fondo. Un pò come il figlio.
"Non potremmo spostare il tutto ad un altro giorno?" si lamentò Dean che stentava ancora a crederci. Davvero non la sopportava quella Bridgette.
"Non se ne parla, adesso smettila e finisci di mamgiare"
Il discorso finì così, con Dean che a stento toccava la sua forchetta e Sam che era improvvisamente impallidito.
Bridgette? Un anno insieme? E ci provava ancora con Dean? Come avrebbe retto quel fine settimana!?








Hola. Spero non troviate troppi errori, visto che questo capitolo l'ho scritto tramite il cellulare non avendo possibilità di usare il computer. Caspita, la storia si affittisce, ci sono moltissimi punti da chiarire, spero però, sia ancora di vostro gradimento.

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Capitolo 10
*** Rivelazioni e sentimenti ***


Appena finito di pranzare Dean non aspettó neanche un secondo per trascinare Sam verso la sua stanza.


John e Mary li lasciarono fare, erano segretamente contenti del nuovo rapporto che si stava creando tra i due ragazzi. Appena rimasero soli, l'uomo di casa si avvicinò alla sua donna per rubarle uno splendido bacio sulla bocca.


A qualche metro di distanza, nella camera da letto di Dean, Sam si tormentava le mani in cerca delle parole esatte da usare per iniziare il discorso che stava aspettando il maggiore.
"Castiel è stato sempre così pettegolo?" Domandò cercando di smorzare la tensione ma ricevette solo un'occhiataccia di rimprovero da parte dell'altro.


Sam alzò lo sguardo al cielo anch'esso infastidito.
"Non tocchiamo il migliore amico per carità" biascicò portandosi le mani al petto per enfatizzare l'esclamazione.


"Sam, voglio solo sapere cos'è successo oggi a scuola" disse Dean quasi con tono esasperato.


"Che ti devo dire? Che ero nervoso e mi sono sfogato con un ragazzo nei bagni? Perché è questa la verità!" Sbottò Sam indicandosi il graffio sul volto.


"Rischiavi un espulsione" commentò Dean arrabbiato "e di farti male" aggiunse un attimo dopo preoccupato.


"ma non è successo. È arrivato Castiel e ci ha divisi" ricordò Sam che istintivamente si portò una mano al fianco destro dove un livido spiccava sulla pelle chiara.


"E perchè eri nervoso?" Domandò Dean.
Sam sentì chiaramente il suo cuore iniziare a pompargli a macchinetta nel petto.
Eccola, la domanda che tanto temeva.
Si apprestò ad andare a sedersi sul letto a mezza piazza che spiccava al centro della stanza.


"Sam?" Dean capì subito l'improvviso cambio d'umore del più piccolo.
Si avvicinò ma senza sederglisi accanto.
"È il mio professore di letteratura" sussurrò Sam con il capo chino e nascosto dai capelli castani "lo conosco" aggiunse con la voce rotta da un respiro più profondo degli altri.


Dean riuscì chiaramente a vedere il tremore delle sue spalle. Gli si piazzò davanti e si poggiò sulle ginocchia per mettersi alla sua altezza.
"Parlami, Sam" gli disse con convinzione "in che senso lo conosci?"


"Era il migliore amico dei miei genitori" disse il castano tutto d'un fianto, come se volesse togliersi un peso dal petto.
Il maggiore rimase sconcertato da quell'esclamazione, mai avevano toccato l'argomento "genitori".


"Poi mio padre scoprì che gli rubava i soldi dalla carta di credito" rise ironicamente "Bello amico si dimostrò" disse a denti stretti stringendo i pugni poggiati sulle proprie ginocchia.


"Appena lo scoprirono litigarono malamente e non lo vidi più. Beh, fino ad oggi" puntualizzò con rancore "e appena mi ha riconosciuto, mi ha trattato uno schifo, come se fossi l'ultimo essere umano del mondo, un dannato orfano e, dannazione era così felice mentre diceva a tutta la classe dell'orfanotrofio e Charlie ha iniziato a non parlarmi più e io mi sentivo male, MI sento male" Si alzò di scatto allontanando malamente Dean che cercò di tenerlo fermo pressandogli le spalle.


Cercò di calmarsi mentre poggiava le mani sul muro e calmava a poco a poco il respiro accelerato.
"appena ha saputo dell'orfanotrofio Charlie ha smesso di parlarmi" ripetè dopo alcuni minuti di straziante silenzio.
"Quindi ho ragione, quando dico determinate cose di me stesso. Forse non meritavo nemmeno di essere adottato dalla tua famiglia Dean" disse mentre quest'ultimo lo afferrò per le spalle per farlo girare verso di lui e poter finalmente parlare faccia a faccia.


"Non dire stronzate Sam! Come si chiama questo professore" chiese con calma.


"Cameron Haugel" rispose il minore sconsolato mentre Dean gli poggiava delicatamente le mani sui fianchi.


"Pensi che potrebbe farti del male?" Gli domandò quest'ultimo corrucciando lo sguardo. Sam gli regalò un sorriso tirato.


"No, farà solo in modo di rovinarmi ogni giornata" rispose guardandolo finalmente negli occhi.
"Non succederà Sam, non finchè ci sarò io al tuo fianco" chiarì sorridendogli gentilmente "hey, non devi perderti nel tuo passato" puntualizzò mentre gli stringeva leggermente i fianchi, al gesto Sam strinse gli occhi in una smorfia di dolore.
"Cos'hai?"
"Il fianco" borbottò Sam alzando di poco la maglietta per svelare al più grande un livido abbastanza grosso sul fianco destro. Dean starbuzzò gli occhi mentre toccava con le dita il punto ferito.


"Okay" sospirò poco dopo "vado a prenderti del ghiaccio, ma giuro che se scopro di te che hai fatto a botte con qualcun'altro, questo" e indicò il malore "te lo procuro io" Sam inizialmente rise, però appena Dean lasciò la stanza due grosse gocce salate solcarono entrambe le sue guance.


Rimase fermo mentre si lasciava andare ad un pianto silenzioso quanto disperato.
Lo sapeva.
Dannazione. Eccome se lo sapeva!
Non doveva parlarne o solo pensarci.
L'emozione era troppa e ogni volta riusciva a folgorarlo.


Quando Dean ritornò in camera lo trovò nella stessa posizione in cui lo aveva lasciato. Solo che non rideva più, aveva il viso bagnato e le spalle gli tremavavano troppo velocemente per fargli credere che andasse tutto bene. Infatti Sam appena lo aveva notato aveva subito portato la manica della felpa ad asciugarsi gli occhi, come se volesse illuderlo o illudersi che tutto andasse per il verso giusto.


Il più grande posò il giacchio sulla scrivania e raggiunse il castano in soli due falcate.
"Sammy" sussurrò cercando di trovare le parole giuste ma Sam lo anticipò per chiudergli le labbra in un bacio lento e quasi bagnato.
"Sai Dean" iniziò allontanandosi per un secondo dalla labbra del maggiore "ci sono momenti in cui credo di dovermi lascare andare più spesso. Di piangere, di urlare se necessario" gli spiegò rubandogli un altro piccolo bacio "in altri momenti invece credo di essere solo un inguaribile egoista. Chi sono io per permettermi di piangere, di stare male. Chi sono io per commiserarmi quando c'è gente che sta messo peggio di me" rise ironicamente "e in quei momenti decido di fumare o di bere, sai, per distrarmi e per punirmi in un certo senso" gli svelò mentre prendeva il viso del più grande tra le mani per baciarlo con lentezza e passione.


Dean, del tutto sorpreso ed emozionato dalla strana confessione del più piccolo, percepì una lacrima scivolargli lungo la guancia e raggiungere le loro labbra unite inumidendole.
Portò le mani tremanti lungo la schiena dell'altro per stringerlo il più possibile a sè, come se volesse quasi implorarlo di non lasciarlo più e di non abbandonarlo.


Forse fu quello l'attimo in cui Dean si accorse di provare qualcosa di più forte di una semplice attrazione per Sam.
Giurò a sè stesso di esserci sempre per lui e avrebbe fatto di tutto, TUTTO, per non farlo più piangere come stava facendo in quel momento.










Salve.
Sono davvero curiosa di leggere le vostre opinioni su questo capitolo, sempre se vi fa piacere è chiaro!!😂
Beh, verso la fine il tutto ha preso una note malinconica ma anche romantica e molto importante.
Ho voluto far confessare a Sam i suoi veri sentimenti e far capire a Dean quelli nuovi che ha iniziato a provare per il più piccolo. Aiuto scrivo malissimo!!! 🤣
Spero lo stesso di essere stata chiara!
Alla prossima xxx

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Capitolo 11
*** Cuore o mente? ***


Ci vollero più di dieci minuti per far calmare Sam.

Dean capì subito che il più piccolo di rado si lasciava andare a pianti di puro e semplice sfogo.


Allentò, anche se di poco, la presa dalla sua schiena, per condurlo con calma verso il letto della camera.



Lo fece stendere copiando poi le sue mosse.
Poco gli importava se in quel momento uno dei suoi genitori sarebbe entrato, gli avrebbe confidato di star cercare di calmarlo.


Petto contro schiena, le spalle di Sam sussultavano ancora, anche se lievemente.
"Sta tranquillo" gli sussurrava Dean mentre accarezzava con dolcezza il fianco ferito.
"Senti, Dean" disse Sam con la voce ovattata dalla lacrime "nessuno verrà mai a sapere di questa cosa" ordinò.


Dean rise alzando lo sguardo al cielo per un attimo.
"E tu mi parli degli incubi che ti tormentano di notte?" Chiese mordendosi la lingua poco dopo, sperando di non aver parlato troppo.
Per due/tre secondi Sam non fiatò.
Poi si mosse tra le braccia pesanti di Dean per girarsi verso di lui.
Si guardarono per un silenzioso momento finchè il più piccolo non portò le dita sulla guancia bagnata di Dean.


"Hai pianto" disse convinto, nello sguardo, puro stupore.
Dean arrossì, un pò spiazzato dall'improvviso cambio di posizione dalla quale poteva percepire il proprio respiro confondersi con il suo.


"Ero triste per te" bisbigliò, non provò nemmeno a negare l'evidenza.
Sam era stato onesto con lui.
"È strano" disse quest'ultimo continuando ad accarezzare con le dita la sua guancia.


"Cosa?"


"Beh, sai. Che qualcuno sia triste per me" rispose Sam regalandogli un piccolo sorriso.
"Vuol dire che ti importa di quello che provo o dico" continuò sempre sorridendo ma con gli occhi lucidi ed espressivi.
Dean non rispose, gli diede un dolce bacio sulla fronte mentre lo stringeva a sè.
"Non hai capito proprio nulla se dubiti di questo" disse ad occhi chiusi.


"Senti Dean" riprese il più piccolo con la testa nascosta dalle braccia del più grande.
"Io vorrei provare a smettere di fumare" costatò suscitando un grandissimo sorriso da parte del più grande "ma non ci riesco. Ne ho sempre una voglia costante e" Sospirò a lungo "odio questa sensazione di impotenza" svelò.


"Facciamo così" disse Dean "quando avrai voglia di fumare, vieni a dirmelo"


Sam corrucciò la fronte perplesso.
"Perché?"


Dean sorrise ambiguo.
"Tu dimmelo, okay? È un patto?"


"Non è che poi ci diamo a pugni?"
Rispose Sam con un borbottio perplesso ma anche un pò convinto.


"No, tutt'altro, adesso però cerchiamo di dormire" rise Dean stringendo la presa che aveva sulla schiena del moro.


"E se i nostri genitori entrassero?"
Domandò Sam senza pensarci troppo sù.


A Dean quasi gli si mozzò il fiato in gola.
Era la prima volta che considerava John e Mary come i suoi genitori!


Festeggiò interiormente ma quando parlò non lasciò intravedere alcuna emozione, timoroso di rovinare tutto.
"Mi inventerò qualcosa" chiuse il discorso e prese ad accarezzare la schiena del più piccolo tra le sue braccia per spronarlo a lasciarsi andare e provare ad addormentarsi.


Aveva letto su una rivista che il sonno era il rimedio migliore contro i malori.
Dean spalancò gli occhi preso alla sprovvista.
'È stato bravo a sviare il discorso dai suoi incubi' pensò ricordandosi solo in quel momento della prima domanda posta a Sam.





Tre ore dopo Dean sedeva sul divano del salotto con in mano il telecomando della televisione.
Fortunatamente i genitori non erano entrati nella stanza.
Anzi, erano spariti senza dire nulla.
John era scappato a lavoro e Mary a fare la spesa per cucinare qualcosa di particolare per gli ospiti di quell'imminente fine settimana.
Il diciottenne stava saltando da un canale all'altro della rete e quasi sobbalzò appena due mani fredde gli coprirono la visuale.
Sorrise involontariamente nel mentre Sam, sempre tenendogli le mani sugli occhi, iniziò a lasciargli umidi baci sul collo.
"ben svegliato" rise Dean tirando leggermente le braccia del più piccolo per invitarlo a sedersi vicino a lui.


Sam sogghignò e scavalcò la spallieria del divano per finire cavalcioni su Dean che continuò a sorridere mentre osservava i suoi capelli arruffati e la maglia stroppicciata dal sonno.
"Sei così bello appena svegliato" disse allacciando le mani al collo così da avvicinarlo un pò per poterlo baciare più facilmente.


Sam non rispose, anzi, ricambiò il bacio con voracità, quasi volesse assaggiare ogni centimetro del più grande.
Allungò le mani verso la sua maglia e le insinuò sotto la stoffa.
Dean sussultò al contatto freddo ma non si staccò dal bacio, tremendamente felice di quel gesto.
Sam, colto da un'improvvisa spavalderia, afferrò le braccia di Dean tenendole ferme lungo i fianchi mentre iniziava a muoversi con estrema lentezza con il bacino su quello del biondo.


"Cazzo" ansimò quest'ultimo nella bocca del più piccolo. Tentò di portare le mani sui suoi fianchi ma l'altro glielo impedì.


Pochi secondi dopo, Sam si staccò dalle sue labbra per scendere lungo il collo.
Si fermò su un punto impreciso ed iniziò a succhiare e mordicchiare con lentezza.
Il più grande rise per poi sospirare dal piacere.
"Mi stai facendo un succhiotto?" Chiese mentre l'altro soffiava sul punto arrossato.
"Così" iniziò portando le mani sul viso del più grande e guardandolo finalmente negli occhi "Bridgette" scimmiottò con uno sbuffo spazientito "saprà che sei già occupato" concluse con uno scocchiante bacio sulle labbra.


"Quì qualcuno é già geloso" dedusse Dean sfoderando il suo migliore sorriso saccente.
Sam negò con una scrollata di spalle nel mentre si alzava dalle gambe dell'altro. "Hai mai avuto rapporti con altri ragazzi?" Chiese all'improvviso notando l'eccitazione del più grande.


Dean arrossì.

"Si"

"In tutti i sensi?"

"Si"

"ma perchè me lo chiedi?"


Sam scrollò le spalle iniziando a guardare un punto impreciso nella stanza.
"SAM!" Esclamò Dean alzandosi di scatto per potersi avvicinare meglio al più piccolo.
"Non sarai vergine?" Domandò con un improvviso groppo in gola.
"Se anche fosse...qual'é il problema? Non che in orfanotrofio ci sia mai stata grande possibilità di scelta" rimuginò.


Dean non poteva crederci.
Boccheggiò un paio di volte in cerca delle parole esatte.
"Quindi non hai mai..."

"Avuto rapporti sessuali con altri? Mai"

"E neanche"

"Fatto venire un ragazzo in un magazzino della scuola? Neanche quello"


Dean si portò le mani tra i capelli dando per un secondo le spalle al moro.
Ecco spiegato il tentennamento di Sam durante il loro primo rapporto intimo.
Deglutì a fatica mentre si faceva coraggio e si voltava nuovamente verso l'altro.
Sam lo guardava inespressivo.


"Non ne avevo idea"
Il moro rise davanti alla sorpresa del più grande.
"Calma Dean, non è la fine del mondo"
disse nel mentre si portava un paio di dita a picchiettare il mento.
"Ti dirò invece, ho questa costante voglia di averti, in tutto e per tutto" sussurrò guardando fisso negli occhi l'altro, che starbuzzò gli occhi a quella dichiarazione.


"Tu vorresti fare"
"Sesso, anche adesso" lo fermò Sam mordendosi un labbro e facendo un passo verso Dean che lo bloccò afferrandogli le spalle.


"Ma che stai dicendo! Non possiamo ora su due piedi"


"due minuti fa non eri della stessa idea" affermò Sam lanciando un'occhiata ambigua all'inguine di Dean.
"Suvvia. Fallo per me. Ora, io e te" chiese Sam riuscendo a strappargli un dolce bacio sulle labbra.


Dean tentennò, la testa gli girava e le gambe gli tremavano.
Era troppo, quella notizia era troppo per lui.
E se da un lato voleva dar retta al suo cervello e respingere l'intrapendenza di Sam, dall'altro voleva farlo immediatamente suo, anche per terra se necessario.
Era pazzo. Irrimediabilmente folle, ma in quel momento non sapeva proprio cone agire.









Hola!
Capitolo bipolare.
Anzi, Sam è bipolare. Ho sbagliato tutto con questo ragazzo..😥

Spero vivamente di non avervi fatto trovare troppi errori!
E! Cosa più importante, di continuare a suscitarvi un pò di curiosità con i miei capitoli!
Ne approfitto per ringraziare tutte le persone che recenciscono e chiunque abbia aggiunto la storia tra le seguite.
GRAZIE. Perché sappiate che siete voi che mi invogliate ogni volta a continuare a scrivere.
PS voi che dite? Cosa dovrebbe fare Dean, Cuore o mente?

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Capitolo 12
*** Tentazioni ***


"Sammy" farfugliò Dean nel mentre afferrava con forza le spalle del più piccolo "non possiamo, non adesso, non così" gli disse cercando di essere il meno duro possibile mentre lo guardava dritto negli occhi.


Quegli occhi in quel momento completamente inespressivi, ma sempre così coloriti che ogni volta il più grande non riusciva a resistergli.


"Tu non vuoi" rispose Sam corrucciando lo sguardo.
"Certo che voglio!" Quasi gridò il più grande non volendo portare a credere il più piccolo in queste fattezze.
Sam sorrise sghembo inclinando la testa su un lato.
"E allora cosa?" Chiese imbronciando le labbra.


"È che stiamo parlando della tua prima volta" sussurrò l'altro con un espressione dolcissima in volto.
Se davvero Sam lo voleva davvero, così come gli stava facendo credere in quel momento, voleva rendere quell'unione perfetta. Voleva far sì che ogni volta che l'altro si perdesse nel suo passato possa ripensare a loro due insieme e farlo sorridere.


Però questo non glielo disse.
Non voleva cadere troppo nel romanticismo.
"Secondo me dobbiamo aspettare il momento giusto e non farlo così su due piedi e a sangue freddo" spiegò liberando finalmente le sue spalle dalla presa dura delle proprie mani.


"il momento giusto" cantilenò sovrappensiero Sam mentre a poco a poco un sorrisetto saccente gli si allargava in faccia.


"Aspetteresti anche un mese?" Domandò poco dopo mentre faceva qualche passo lontano dal biondo, che lo guardava convinto delle proprie decisioni.


"Certo" asserì infatti senza tentennamenti.


"Okay mi hai convinto" disse con un sorriso completo.
Dean lo copiò e si avvicinò al più piccolo per poterlo finalmente baciare, visto che desiderava farlo da quando si erano allontanati.


"Non provarci nemmeno" disse però Sam posizionandogli una mano sul petto "visto che potresti far trascorerre un mese dalla nostra prima volta" e rise arrossendo lievemente "voglio vedere quanto puoi resistere senza baciarmi" disse però un attimo dopo convinto.


Dean tentennò sul posto in difficoltà.
Poi rise alla spavalderia dell'altro.
"E cosa ti dice che non sarai tu a capitolare?" Gli domandò mordendosi le labbra.


"Sei tu quello all'antica. Fosse per me, in questo momento staremmo entrambi nudi su quel tappeto" rispose indicandogli il tappeto sotto i loro piedi.


Dean fissò il punto da lui indicato e deglutì immaginandosi nella mente i loro corpi aggrappati l'uno l'altro.
Gli voltò le spalle senza risponderlo e si incamminò quasi offeso verso il bagno per farsi una meritata doccia FREDDA.
Giurò di aver sentito la risata di Sam dal salotto prima di chiudere la porta con un tonfo pesante.





Il resto della giornata passò tranquilla.
Sam e Dean non fecero altro che tentarsi a vicensa e con l'avvicinarsi della notte Sam aveva quasi mandato tutto all'aria quando era passato davanti la camera del più grande proprio mentre si sfilava i Jeans scuri rimanendo in boxer.
Aveva voglia di baciarlo dappertutto.
Ma decise di resistere, almeno per il momento. Probabilmente alla fine sarebbe stato lui a capitolare, ma aveva voglia di far penare per qualche ora in più Dean.


Il mattino seguente, il più grande si svegliò con un gigantesco groppo in gola. Era arrivato il tanto temuto fine settimana e i suoi genitori erano usciti per andare a prendere gli ospiti.
Quindi a breve sarebbe arrivata Bridgette.
Non la sopportava quella. Non riusciva ancora a capacitarsi del perchè ci era finito insieme.
Aveva ancora la tazza di latte sospesa a mezz'aria quando Sam inruppe lentamente in cucina stroppicciandosi mezzo addormentato tutti e due gli occhi.
Quando smise aveva gli occhi talmente lucidi che sembrava avesse appena smesso di piangere.
"Buongiorno" gli disse Dean mentre, come da rituale, gli prendeva una tazza e passava il latte e i cereali.
Sam si mise a sedere proprio di fronte a lui.


"Sai, una volta lessi una storia di due fidanzati che facevano colazione insieme" biascicò mentre armeggiava con i lembi della maglia e incrociava le gambe sopra la sedia sulla quale si era seduto.


"E quindi?" Gli domandò Dean guardandolo con intensità.
"Erano nudi" disse Sam facendo spallucce "e l'idea mi attira tantissimo!!"


Dean scoppiò a ridere sorpreso.
"andiamo! Non vorrai continuare quello stupido gioco che abbiamo incominciato ieri" disse mentre si girava i pollici con fare nervoso.


"Sei stato tu ad iniziare!" Gli rispose il più piccolo mentre si toglieva con un gesto veloce la maglietta e la lanciava addosso al ragazzo seduto di fronte.


Dean la buttò via con un semplice gesto della testa.
"Ma sei impazzito!" Rise, anche se non poté fare a meno di far scorrere lo sguardo sugli addominali leggermente scolpiti "potrebbero arrivare tutti da un momento all'altro!"


"Non è vero. Ci vuole mezz'ora per raggiungere l'aeroporto!" Asserì convinto mentre con un paio di mosse sfilava i pantaloni della tuta.


"Sam!!"


"Dean!!"


"Ammettilo, vorresti farlo in questo momento, così a sangue freddo e su due piedi" lo derise Sam copiando le parole usate la sera precedente dal più grande.


"Ti odio" disse Dean stringendo i denti.
Non poteva negarlo, avere Sam mezzo nudo, poco distante da lui ma senza avere alcuna possibilità di toccarlo era una sfida quasi impossibile.
Ma non voleva assolutamente dargliela vinta.


"Non mentire!" Lo derise Sam armeggiando con l'elastico dei boxer.


Dean non riuscì a contrabbatere.
Provava un piacevole ma inappropriato calore al basso ventre. E quasi la vista gli si appannò a causa della voglia quando il più piccolo, con un sorriso saccente sul volto, sorreggeva con le dita le sue mutande maschili.


"tu sei pazzo" biascicò Dean con voce improvvisamente roca.
"E tu sai per cedere" lo riprese Sam ridendo sotto i baffi.


"Mi dispiace per te! Ma non sarà così semplice!" Gli rispose invece il più grande spostando lo sguardo, anche se con estrema difficoltà, dal corpo perfetto dell'altro.


Si alzò in fretta dalla sedia e si girò immediatamente per non permettere a Sam di accorgersi della sua erezione.
"Io me ne vado!" Affermò mentre quasi correva verso il bagno per farsi una doccia fredda.
La seconda nel giro di poche ore. E questo per colpa di un ragazzo troppo sfacciato.




Un'ora dopo, entrambi, vestiti ed asciutti, sostavano quasi in difficoltà davanti la famigliola felice che i loro genitori avevano fatto entrare.
"Dean!" Esclamò Bridgette felice mentre si buttava, letteralmente, tra le braccia del suo ex-spasimante.


Quest'ultimo non poté fare a meno di ricambiare la stretta dandole qualche colpetto incerto sulla schiena sotto lo sguardo geloso del moro.


Gonfiò le guance per poi soffiare l'aria facendo svolazzare un paio di ciuffi della sua frangetta lunga.


'Lo abbraccia come se fosse di sua proprietà' pensò incrociando le braccia al petto offeso. Sarebbe stato un fine settimana lento e struggevole.


E a quel punto, rimuginò osservando il segno rosso sul collo leggermente nascosto dal colletto della camicia, non vedeva l'ora di trascinarlo in qualche posto nascosto per renderlo suo a tutti gli effetti.


E al diavolo quel loro assurdo gioco.







Hei.
Volevo chiedervi una cosa.
Perché proprip non riesco a capire se mi sto dilungando troppo, rendendo la storia noiosa, o sto andando bene con questa andatura.
Se avete voglia di rispondermi, cosa ne pensate!?🤣

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Capitolo 13
*** Una dolce sconfitta ***


Il fine settimana stava passando molto, ma molto lentamente.
C’era una notte a dividerli dall’attesa partenza della famiglia ospite, ma Sam si sentiva come sottoposto alla più terribili delle punizioni.
Peggio di quando l’ennesimo maestro privato dell’orfanotrofio gli ordinava di studiare l’intero capitolo di storia...sulla Groenlandia.
Noioso e terribilmente fastidioso.
Gli aggettivi giusti per descrivere Bridgette.


Vedere Dean tra le braccia di quella biondina e i suoi genitori acconsentire a quella orrenda visione, lo rendevano nervoso e acido, sommato poi al fatto che non aveva avuto più modo di baciare Dean a causa di quella stupida scommessa.


Il maggiore infatti, divertito dalle espressioni accigliate di Sam, voleva continuare con quel suo stupido gioco.
E pensare che era stato lui ad iniziare.


L’unica cosa a non farlo scoppiare del tutto, era sapere dell’odio che Dean provava verso Bridgette.


“Sam, vieni a darmi una mano per favore” lo chiamò Mary dalla cucina, Sam si alzò in fretta dal divano per non dover più guardare quella coppietta andata a male.


“Potresti apparecchiare? Tra poco Ceniamo” le chiese la donna mentre con un paio di guanti controllava il forno con dentro il pollo quasi pronto.
Sam prese ad apparecchiare senza fiatare.
Poco dopo apparve Dean.
Si chiuse la porta alle spalle e sospirò a lungo prima di portarsi una mano ad asciugarsi teatralmente un sudore sulla fronte che in realtà non c’era.


“Finalmente, mi ha liberato!” sospirò alludendo alle braccia un po' troppo lunghe di Bridgette.
Sam gli fece una linguaccia mentre Mary chiuse definitivamente il forno portando la temperatura a zero.
“Non dire così Dean, Bridgette è una ragazza adorabile” le rispose mentre si voltava verso il figlio con uno straccio tra le mani.
“Certo”
rispose il diciottenne con un sorriso
“quando dorme”
Sam sorrise a quell’affermazione e prese a lisciare i tovaglioli con fare spensierato.
Mary evitò l’allusione del più grande e prese a guardare il moro con sguardo confuso.


“Credo tu li abbia resi perfetti, Sam. Adesso però possiamo chiamare gli ospiti” disse poco dopo per poi uscire dalla cucina per invitare tutti a tavola.


Una volta soli, Sam e Dean si scambiarono uno sguardo di intesa.
“Sai” iniziò il più piccolo appoggiandosi con la schiena al muro mentre incrociava le braccia al petto “se non fosse per te, in questo momento ci staremmo baciando senza darci un secondo di tregua”


Dean rise alla spavalderia di Sam.
Anche se dovette costringersi a non immaginarsi la scena descritta da quest’ultimo nella sua mente.
Negò invece, scuotendo ritmicamente la testa con il fantasma della risata di qualche secondo prima.
“Ti ricordo che sei stato tu ad iniziare. Vediamo chi cede per primo, ricordi?” disse saccente mentre osservava Sam mettere il broncio.
“La mia decaduta, è questo che vuoi?” domandò teatrale.
“Ovvio” soffiò Dean mentre la porta della stanza veniva aperta dalla mamma seguita poi dal padre John e gli ospiti.
Sam alzò gli occhi al cielo infastidito dalla presenza di Bridgette. Si avvicinò a Dean, prima che potesse farlo lei, per sussurrargli all’orecchio “allora dopo vieni nella mia stanza e ti farò vedere le stelle”


Dean deglutì preso alla sprovvista. Si mise a sedere a tavola, strategicamente lontano dalla biondina, aspettando con ansia la fine del pranzo.



Ma quello che i due ragazzi si erano detti era solo un gioco, entrambi avevano troppo da fare per riuscire a vedersi anche solo per un momento.

Sam fu mandato a fare alcuni servizi con John, mentre Dean dovette rimanere a casa e subirsi le chiacchiere senza sosta di Bridgette.


John e Sam arrivarono solo quattro ore dopo, quando ormai tutti dormivano.
“Hai salutato i nostri ospiti? Domani mattina presto li accompagnerò in aeroporto” gli chiese John mentre entrava in salotto.
Sam lo seguiva assonnato.
“Si” rispose quest’ultimo cercando di dissimulare la sua contentezza nel sapere dell’imminente partenza.
Non ce la faceva più! Erano due giorni che non baciava Dean e saperlo tra braccia che non erano le sue, anche se rifiutate e costretto, lo rendevano instabile e...triste quasi.
Si scoprì tremendamente bisognoso del suo affetto, delle sue parole e della sua bocca sulla sua.
Era inevitabile.
Sam aveva bisogno di Dean e del suo amorevole calore.



Farfugliò la buonanotte a John e fece finta di sbadigliare mentre si dirigeva verso la sua camera da letto.
Aspettò una decina di minuti per fare modo che anche l’uomo sulla quarantina entrasse in camera e si mettesse a dormire, prima di uscire silenziosamente in corridoio.



Chiuse la porta della sua stanza a chiave e raggiunse in fretta quella di Dean.
Entrò in silenzio per non svegliarlo e chiuse a chiave anche la sua.
Per alcuni minuti rimase vicino alla porta per guardare il petto del più grande alzarsi ed abbassarsi a ritmo del suo respiro, poi, si avvicinò con cautela al letto e ci salì sopra cercando di fare il meno peso possibile.
Allungò un braccio attorno il fianco di Dean e avvicinò il suo petto alla schiena dell’altro.
Chiuse gli occhi beato di quella ritrovata vicinanza.
Qualche secondo dopo, Dean che non era ancora caduto nel sonno più totale, si accorse di un dolce peso sui suoi fianchi e realizzato fosse quello di Sam, si mosse tra le sue braccia per girarsi verso di lui e guardare il volto rilassato del più piccolo.
“Che ci fai nel mio letto?” sussurrò giocosamente mentre portava un suo braccio a cingergli la schiena.
“Avevo bisogno di marcare i miei territori, sai, c’è ancora l’odore di Bridgette suoi tuoi vestiti” gli rispose Sam accoccolandosi ancora più vicino a Dean, come per confermare con i gesti quello che gli aveva appena detto a voce.
“Non ne hai bisogno, io sono tuo, nonostante tutto e tutti” gli svelò Dean iniziando ad accarezzare lentamente la schiena del più piccolo.
“Questo sarebbe un momento perfetto per toglierci i vestiti e divertirci fra le coperte” affermò Sam alzandosi sui gomiti per guardare il più grande negli occhi verdi e luminosi. Un porto sicuro, per lui.
“Se anche fosse, hai rovinato tutto” rispose invertendo con un corpo di reni le posizioni per far finire il suo corpo a sovrastare quello del moro, che gli fece una linguaccia prima di sorridere in estasi.
“adesso ci baciamo?” gli domandò ritornando a scaricare il peso sui gomiti per avvicinare il viso a quello del più grande.
Dean rise di gusto “Stai capitolando” costatò avvicinando anche lui il viso all’altro.
“Se anche fosse, sarebbe la sconfitta più dolce di tutte” soffiò quest’ultimo sulle labbra dell’altro, prima di unire le loro bocche in un bacio pieno d’amore.






Hei.
Non ho saputo resistere e, benché avrei dovuto pubblicare il capitolo domani, l'ho fatto oggi. (Sono le 00.47, quindi per me è ancora 19 febbraio)
Comunque sia, non ho voluto dilungarmi più di tanto sulla facenda Dean/Bridgette, soprattutto perché ho cose più importanti sulla quale scrivere.
Vi do un anticipazione, il nuovo professore di letteratura e la morte dei genitori di Sam.
Beh, spero questo capitolo vi sia piaciuto. Ammetto che all'inizio volevo far dire 'ti amo' a Sam, ma ho voluto frenare le mie dita lunghe visto che ho intenzione di fargli svelare i suoi sentimenti profondi durante una scena ancora più dolce!!
Detto questo, spero di avervi incuriositi. Alla prossima xxx

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Capitolo 14
*** Nuvole nere ***


Quel grigio lunedì mattina Sam camminava con lentezza verso la sua solita classe.
Si mordicchiava il labbro inferiore mentre passava inosservato tra la massa di studenti assonnati.
Quella mattina, Dean aveva preso l’influenza, quindi, costretto dai suoi surrogati genitori, John e Mary, era dovuto andare a scuola senza di lui.


Il castano era nervosissimo. Non solo per il suo sempre più prossimo, tentativo di riconciliazione con Charlie, la sua quasi amica che aveva smesso di parlargli da quando aveva scoperto del suo passato in orfanotrofio, ma sapeva di dover affrontare una seconda volta il professore di letteratura.


Il destino continuava a giocargli brutti scherzi. Visto chè, secondo alcune voci, per il professore quello, era il suo primo anno nella scuola.
Se lo avesse saputo prima, avrebbe fatto di tutto per convincere John e Mary ad iscriverlo in un altro istituto.


Quando entrò in classe la trovò vuota.
Meglio, di solito Sam preferiva stare da solo, senza dover essere costretto a parlare con qualche ficcanaso dalla parlantina interminabile.
Si mise a sedere al suo banco e tempo di sistemare un paio di quaderni, che notò un foglietto bianco con su scritto il suo nome.
Prese il pezzo di carta tra le mani e ne lesse il contenuto.



- Vediamoci domani pomeriggio alle tre in questa classe. Troverai aperto -



Sam si meravigliò. Chi mai avrebbe voluto incontrarlo per parlare?
Scartò subito Dean, avevano tutta la casa per loro per stare insieme.
Magari a lasciarlo era stata Charlie!
Dopotutto Sam, non aveva ancora avuto l’occasione di conoscere delle persone.
C’era Castiel, ma al momento, anche se esortati da Dean, non riuscivano a sopportarsi.


Le prime ore passarono tranquille.
Gli argomenti erano estremamente facili quindi la maggior parte del tempo Sam la passò ad osservare il diluvio che dall’altra parte della vetrata bagnava ogni cosa gli capitasse a tiro.
Il moro si era ormai perso ad osservare alcuni professori che correvano avanti e dietro cercando di coprirsi il più possibile per notare che la campanella della terza ora era suonata da un pezzo e il professore di letteratura, tanto temuto da Sam, era entrato da almeno cinque minuti e proprio in quel momento gli si stava avvicinando con una pila di fogli in mano.


“Sam...” prese a sussurragli Charlie per cercare di portarlo alla realtà prima di far avvicinare del tutto il professore.
Ma prima che il moro riuscisse a destarsi dai suoi pensieri, la pila di fogli bianchi fu sbattuta violentemente contro la sua testa.


Sam sobbalzò preso alla sprovvista e si girò alla svelta mentre si massaggiava la testa ritmicamente per cercare di lenire il dolore.
“Gli avete fatto male!” gridò Charlie indignata alzandosi in piedi con furore ma un’occhiata minacciosa del professore la fece ammutolire sul posto.


“Consegna questi fogli alla classe, oggi tema a sorpresa” parlò con uno strano sorriso ad adornargli il viso.
Sam volle protestare, poi però, decise di non agire incoscientemente e di passar sopra il suo gesto rude di prima, e iniziare a consegnare i compiti.


Finì in fretta il suo giro accompagnato dai mormorii di indignazione dei compagni. Si rimise a sedere al suo posto e sospirò a lungo prima di buttare lo sguardo sulla traccia scarabocchiata in rosso sulla mezzina.


- Racconta della tua famiglia -


A Sam gli si gelò il sangue.
Pensò, anzi, sperò, in un brutto scherzo del destino, ma quando alzò lo sguardo verso quello del professore, nonché ex-migliore e fidato amico del padre ormai defunto, ci vide dentro pura e semplice crudeltà.


Decise però, di lasciar correre e di continuare a leggere il sotto testo che notò solo un attimo dopo scritto in piccolo appena sotto la breve traccia.



- Per te che non hai una famiglia, puoi sempre ricordarti di come sono morti i tuoi genitori, della gioia più che plausibile del loro assassino nel vedere la vita abbandonare i volti della feccia che tu consideravi una mamma ed un padre –



Sam si pietrificò.
Il foglio ancora stretto tra le mani tremanti.
Il respiro mozzato e gli occhi tragicamente lucidi.
Nella mente, una miriade di flashback sulla cruenta morte dei suoi genitori.
Del sangue e delle grida di pure terrore.
Del volto coperto dell’orrenda persona che gli aveva strappato con prepotenza le persone più importanti della sua vita.



Si alzò di scatto guadagnandosi lo sguardo curioso di tutti i suoi compagni di classe e, davanti lo sguardo arrogante del professore, tese le braccia strappando in due il foglio con il testo incriminato.


Sam era agitato.
Visibilmente sotto shock a causa dei terribili ricordi che gli erano stati volutamente riportati alla luce dall’orribile persona che era appoggiato tranquillamente alla cattedra.
“Tu” sussurrò il più piccolo facendo un passo verso quest’ultimo.
Charlie, capendo le intenzioni del moro, gli afferrò con cautela la manica per esortarlo a non fare niente di azzardato, ma Sam si scrollò di dosso quel peso fuori posto e si avvicinò di corsa verso il professore afferrandogli poi il colletto della camicia elegante “BRUTTO BASTARDO!”


Nella classe scoppiò un trambusto mentre alcuni ragazzi si alzavano in piedi preoccupati mentre altri si portavano le mani davanti alle bocche sorpresi!


Sam vide come l’espressione del professore, mutò da saccente ed arrogante, ad intimorita.
Stava mentendo! Inscenando una falsa bella e buona, non poteva scrivergli una simile crudeltà e farla franca.


“Smith, non sa quello che sta facendo.
È visibilmente sconvolto, credo sia il caso, di chiamare i suoi genitori” disse prima di avvicinarsi senza farsi vedere al suo orecchio “oh no, sono morti”


“NON PROVARCI BASTARDO!” urlò Sam che agli occhi inconsapevoli dell’intera classe apparve come un vero e proprio pazzo senza freni.
Alzò un pugno verso il viso del professore e centrò in pieno la sua guancia destra.
Alcune ragazze urlarono spaventate e tra la confusione, il moro riuscì ad udire uno sprezzante “meglio stare alla larga dagli orfani come lui”.


Sam, ormai colto da una crisi di nervi, uscì dalla classe rischiando addirittura di sbattere contro la parete più vicina, tant'era forte il mal di testa che lo aveva colpito.


Oramai si sentiva le lacrime agli occhi mentre correva a perdifiato verso l’uscita, dove venne colpito a macchinetta dalla miriade di gocce di pioggia che il diluvio portava con sé.


Scappò da quel luogo e dalle grida che gli ordinavano di non lasciare l’istituto e si andò a rifugiare in un parchetto poco distante mentre la pioggia continuava a bagnarlo senza lasciargli tregua.


Tremava e piangeva mentre quasi faticava a respirare a causa dei numerosi singhiozzi che il pianto gli causava.
Aveva paura, non sapeva cosa quel professore voleva da lui.
E per di più lo aveva picchiato.
Gli aveva sferrato un pugno tanto violento da farlo accasciare al suolo. Mary e John lo avrebbero rimandato all’orfanotrofio e Dean lo avrebbe schifato.
Si lasciò cadere a terra abbandonandosi al più doloso degli sconforti.
Urlò rivolgendo il viso verso il cielo coperto da nuvole nere, che rispecchiavano perfettamente il suo stato d’animo.





Non ho nulla da dire in realtà!
Spero solo che tutto questo possa piacervi.

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Capitolo 15
*** Infinita tristezza ***


Quel tragico lunedì mattina diluviava senza smettere nemmeno per un secondo.
Dean stava facendo svogliatamente zapping con i vari canali della televisione sbuffando rumorosamente.
La febbre si era notevolmente abbassata, e quasi rimpiangeva la scuola visto che se ci fosse andato avrebbe avuto la possibilità di stare con Sam.


Tutto sembrava tranquillo quando la porta dell’ingresso si spalancò lasciando libero passaggio ad un John incavolato nero.
Dean si alzò in fretta dal divano appena vide che il padre stava trascinando verso il salotto, tenendolo per un braccio, Sam.
Bagnato fradicio e con gli occhi spenti ed inespressivi.


Mary entrò poco dopo con un espressione funerea sul volto.

“COSA TI È SALTATO IN MENTE, EH?!” urlò John scuotendo con forza il braccio del più giovane che stringeva ancora con molta voracità.


Sam non rispose e Dean guardava la scena immobilizzato.
Cosa stava succedendo?!
“ragazzo, ti ho fatto una domanda, esigo una risposta!!” urlò una seconda volta il padre che iniziava a non vederci più dalla rabbia.
Era stato un colpo per lui dover lasciare il lavoro a causa di una chiamata dal preside della scuola.
Sam aveva picchiato un insegnante ed era fuggito nonostante tutti gli gridassero di fermarsi, queste erano state le parole del dirigente scolastico al telefono.
John aveva subito avvertito Mary e insieme erano corsi a cercarlo, fortuna volle che il ragazzo avesse deciso di fermarsi in un parco vicino la scuola.


Il diretto interessato non aveva proferito parola da quando i genitori lo avevano portato con sé con la forza.
Teneva lo sguardo basso e tremava visibilmente mentre faceva di tutto per non incrociare lo sguardo di Dean.
All’improvviso un forte bruciore si divaricò lungo tutta la guancia sinistra.
John gli aveva appena tirato uno schiaffo fortissimo. Se quest’ultimo avrebbe deciso di lasciare la presa sul suo braccio, sarebbe di sicuro caduto al suolo, per quanto le gambe gli tremavano.


Dean vide tutta la scena, lo schiaffo, la muta reazione di Sam.
Corse subito a intromettersi tra il padre e il fratello acquisito.
Tolse con forza la mano di John che stringeva il braccio del giovane orfano e fece in modo di proteggerlo con il suo corpo.
“Non vedi che è sconvolto!” gli urlò seriamente preoccupato della reazione impassibile di Sam.
Non era da lui, aveva qualcosa che non andava! In un’altra occasione, avrebbe di sicuro risposto a tono il padre.


Per un secondo nessuno ebbe il coraggio di fiatare. Dean guardò con astio il padre mentre portò le braccia a stringere il corpo di Sam, che aveva notato già in precedenza, era scosso da una miriade di brividi.
Mary guardava la scena spaventata.
Si avvicinò cautamente al marito e gli mise una mano sulla spalla.
“John, lasciamo che Dean calmi un po' la situazione. Torna a lavoro e stasera, ne riparleremo”
Al contatto e alle parole di Mary, John si rese conto di aver esagerato.
Scoccò un’occhiata preoccupata al ragazzo nascosto dalle braccia protettive di Dean e senza fiatare, uscì dalla casa per ritornare sulle sue orme.
Mary lasciò campo libero a suo figlio, che decise di portare Sam in camera sua e chiudere la porta a chiave.
Sam sembrava una bambola di pezza. Si lasciò condurre verso il letto e una volta seduto sul bordo, senza emettere una sola parola, si portò le mani sugli occhi visibilmente arrossati.


Dean lo guardava impotente.
Si sentiva inutile perché non sapeva cosa fare e soprattutto cosa dire.
Non immaginava quello che era potuto succedere a scuola.
Si avvicinò al più piccolo inginocchiandosi per arrivare alla sua altezza, portò le proprie mani sulle sue e cautamente le fece scorrere lungo il viso, per intrecciarle con le proprie calde e scoprirgli il viso.
Dean distinse, tra le goccioline di pioggia che dai capelli bagnati scendevano sul viso pallido, le lacrime salate del pianto.
Sam non aveva ancora avuto il coraggio di incrociare lo sguardo di Dean, ma quest’ultimo riuscì lo stesso a vedere che i suoi occhi erano rossi e cupi, appena sotto di essi spuntavano dei segni rossi, probabilmente irritazioni dovuto al continuo sfregare del tessuto della felpa sugli occhi. Segno visibile che Sam stesse piangendo da un sacco di tempo.


Dean sospiro infinitamente triste mentre rimuginava sul da farsi.
“Ti và di metterti dei vestiti asciutti?” gli chiese in un sussurro.
Sam annuì senza fiatare.
Allora Dean si alzò solo per prendere un cambio caldo dall’armadio e un asciugamano grande.
Si girò e notò che il moro non aveva intenzione di muoversi così afferrò i lembi della sua maglietta fradicia e la tirò su per togliergliela. Mentre si abbassava per slacciargli i lacci delle scarpe, percepì le braccia di Sam muoversi verso l’asciugamano e portarselo sui capelli per togliersi da dosso l’umido della pioggia.


Quando fu completamente asciutto e vestito, si decise a parlare.
“Non lo faresti, se qualcuno ti avesse detto cos’ho fatto” bisbigliò con la testa china e le braccia posate sul bordo del letto a contornare i suoi fianchi.
Dean portò la mano sotto il mento di Sam, costringendolo così finalmente a guardarlo negli occhi.
“Voglio saperlo solo da te” rispose con sicurezza.
Lo sguardo del più piccolo, ritornò a farsi lucido e quando le lacrime ripresero a solcargli il viso, i segni rossi sotto gli occhi presero a bruciargli.
“Ho picchiato il professore di letteratura” rispose, quindi Dean strinse i pugni visibilmente nervoso.
“Cosa ti ha fatto?” domandò cercando di rimanere calmo.


Sam si stupì.
“Non sei arrabbiato con me?” domandò con ingenuità.
“No Sam. Ma ti prego dimmi cos’ha fatto quel bastardo” rispose potando la mano ad asciugare le lacrime che continuavano imperterrite a bagnare il viso del più piccolo.
“Voleva farci fare un tema riguardante la nostra famiglia” iniziò allora l’altro “quello potevo sopportarlo però poi io, ho letto una cosa sotto la traccia” la voce andava man mano affievolendosi più si avvicinava al esito della conversazione.
Dean lo guardò con curiosità inclinando inconsciamente la testa su un lato.
“c’era scritto, oddio, non ci riesco” disse alzando di un tono la voce visibilmente in difficoltà.
“C’era scritto, che io non avevo una famiglia e che potevo sempre ricordarmi di come sono morti i miei genitori” singhiozzò guardando negli occhi Dean in un disperato richiamo di aiuto “e che il loro assassino aveva gioito uccidendoli, che i miei genitori erano feccia” disse scoppiando a piangere più forte mentre Dean, sorpreso di una tale atrocità, rinchiuse il corpo di Sam in un abbraccio sicuro, quest’ultimo tremava e respirava quasi a fatica.
La situazione stava degenerando.
“Io c’ero Dean. Quando i miei genitori sono morti, io c’ero e ho visto tutto” svelò in un sussurro mentre con le mani stringeva più che poteva la maglietta che copriva la schiena di Dean, che, in un primo momento non seppe cosa pensare, figuriamoci cosa rispondergli.






Che capitolo triste.
Vi giuro che mentre lo scrivevo mi è salita la depressione...ma ci voleva, è molto importante per la trama.
E poi ci fa capire per l’ennesima volta, di come Dean ami Sam. Anche se i due non si sono dichiarati in quel senso, i gesti parlano più delle parole.

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Capitolo 16
*** Lacrime amare ***


Dean si portò una mano a scompigliarsi i capelli in un gesto dettato da chi voleva, ma non sapeva come agire.
Si allontanò di qualche passo da Sam ancora seduto sul bordo del letto della sua stanza finendo così schiena a muro. Si sentiva le gambe terribilmente molli, così optò per lasciarsi scivolare contro la parete e finire col sedersi a terra.


“Raccontamelo” sussurrò dopo vari secondi di silenzio struggente.


Alzò il viso contro quello del più piccolo che sembrava essersi assorto una seconda volta nei suoi ricordi. Dean tremò nel mentre cercava solo di immaginare quello che gli era potuto accadere, o quello che era stato costretto a vedere.
Quindi sobbalzò, appena il più giovane tra i due si decise a parlare.


“Io e i miei genitori abitavamo in una casa stupenda” iniziò Sam con un sorriso malinconico ad incorniciargli il viso “era piccola, ma confortevole.
Mi ricordo di tutte le volte che assillavo mia madre per regalarmi una sorellina o un fratellino” svelò abbassando la voce di un tono mentre teneva gli occhi , nascosti dalla frangetta calata, sulle dita delle mani che continuava a muovere tra di loro con disperata insistenza.


“Avevo otto anni quando successe. Era notte fonda e io non riuscivo a dormire perché a scuola un paio di bambini mi avevano raccontato una storia del terrore” sussurrò ridendo macabramente.
“Peccato che non fosse quello il vero terrore.
Verso le due...forse le tre, sentii dei passi leggeri muoversi nel corridoio di casa. Avevo troppo paura quindi mi convinsi di un brutto gioco della mente e mi nascosi sotto le coperte”


“Ma poi, sentii mia mamma urlare. Ripeteva “No, non farlo ti prego” oppure “prendi me, ma non mio marito e mio figlio”...Mi ricordo di come sobbalzai tra le coperte e mi misi subito a sedere. Sapevo che quell’urlo non era stato frutto della mia immaginazione. Quando vinsi la paura, decisi di uscire dalla mia stanza e correre verso quella dei miei genitori...e lì, io lì” si fermò per un secondo smettendo all’istante di muovere le dita delle mani.
Sospirò a lungo prima di ritrovare le parole.


“Lì vidi i miei genitori privi di vita. Io, non capii o non volevo credere a quello che i miei occhi guardavano con orrore. Piansi come mai ho fatto e farò nella mia vita. Soprattutto quando vidi il loro assassino. Era ancora nella stanza e...oddio. Ero troppo sconvolto per cercare solo di capire chi era, notai solo una parola tatuata sul suo polso sinistro. Amalia c’era scritto”
svelò con un groppo in gola.


“l’uomo fece finta di non vedermi, posò il coltello incriminato vicino ai due corpi e uscì, come se niente fosse e io...non feci nulla”


Sam smise di parlare. Non voleva più pensare a quell’accaduto. Ci aveva messo anni per capire che tutto quello che era accaduto non era stato per colpa sua.
E non voleva ricadere nel baratro più totale.
Alzò il viso verso quello di Dean e lo scoprì inondato di lacrime amare.
Sorrise dolcemente e si alzò sulle gambe tremanti per inginocchiarsi davanti al più grande.
Gli prese il viso tra le mani e lo baciò con delicatezza ed ineguagliabile dolcezza.


“non mi merito il tuo amore Dean” sussurrò quando riuscirono a separarsi.


“sei troppo puro per stare con me, ti rovinerò. Rovinerò entrambi” svelò mentre posava la fronte contro quella dell’altro e i suoi occhi chiari ritornavano ad essere inondati di lacrime.

“Io ti amo” disse Dean portando le sue mani ad accarezzare la schiena del moro.
“Sam, Io. Ti. Amo.” ripeté scandendo le parole una ad una.


Sam strinse gli occhi a quella dichiarazione inaspettata.
Le lacrime presero a scivolargli copiose sulle sue guance.
“Non riesco a lasciarmi amare, l’ultima volta che l’ho fatto, le persone a cui tenevo di più sono morte” sussurrò tenendo sempre gli occhi serrati.
Come se avesse paura della prevista delusione di Dean.


Quest’ultimo cessò di accarezzare la sua schiena e lo costrinse ad alzarsi.
Sam aprì gli occhi e prese a fissare lo sguardo convinto dell’altro.


“Ti fidi di me?” domandò con un impercettibile sorriso sul viso.
Sam inclinò la testa su un lato e senza nemmeno pensarci un attimo rispose con un “si” convinto.









Ehilà.
Capitolo più corto degli altri, ma con la sola funzione di tenervi con il fiato sospeso per un po' e tenere tutto il bello per il prossimo capitolo e non dover spezzarlo in due parti.
Spero lo stesso che vi sia piaciuto.
Alla prossima xxx

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Capitolo 17
*** Più importante di mille parole ***


“Dean, tu sei forse l’unica persona della quale io mi fido veramente ma davvero, non so dove vuoi andare a parare” disse Sam confuso. Aveva appena svelato a Dean di non riuscire a lasciarsi amare ma soprattutto, lui gli aveva detto di amarlo e non era riuscito a risponderlo allo stesso modo! Cosa c’entrava chiedergli se si fidava di lui?!


Il diretto interessato degli incessanti pensieri di Sam si alzò trascinando anche lui in quel gesto.
Alzò lentamente una mano verso il viso del più piccolo per dargli una leggera carezza.
“La cosa più bella che tu possa fare è amare e lasciarti amare” sussurrò incrociando lo sguardo umido dell’altro, che provò a contestare, ma venne zittito prontamente con un dito sulla bocca leggermente socchiusa.


“Sai perché ogni volta che mi chiedevi di fare sesso io rispondevo di no?” domandò senza aspettare realmente una sua risposta.
“Naturalmente perché è la tua prima volta e deve essere indimenticabile, ma, anche perché in realtà non voglio fare sesso ma voglio fare l’amore” disse con una dolcezza unica ed incomparabile.


Spinse leggermente il petto di Sam per farlo sedere sul bordo del letto.

“Dean ma cosa stai”
Il più grande bloccò quel leggero sussurro con un improvviso bacio sulle labbra.
Sentì Sam sussultare a quel contatto, come se non se lo aspettasse.
“Se non vuoi” disse Dean allontanandosi leggermente “fermami, però se vuoi” continuò osservando il viso leggermente arrossato dell’altro “baciami”


E Sam rispose, lo baciò con passione nel mentre gli portava le mani al collo e lo stringeva il più possibile a sé.
Dean fece pressa sul suo corpo per farlo stendere al centro del letto, poi, ci si mise sopra sorreggendosi grazie alle mani che teneva sia a destra che a sinistra della testa dell’altro.
Sam rabbrividì quando finalmente capì cosa stava per succedere, lo aveva desiderato da tempo ma si sentiva stranamente


“Sei nervoso” costatò Dean mentre si avvicinava al collo caldo del più piccolo per iniziare a lasciargli una scia di piccoli baci dalla clavicola fino ad arrivare alla bocca tremante.
“non lo so” iniziò Sam quando gli fu permesso di parlare “è che l’ho desiderato così tanto” rise leggermente “che non mi sembra vero”.
Fu il turno di Dean di ridere “così mi lusinghi troppo sai?” disse mentre alzava di poco il busto per mettersi seduto sul corpo della persona che, da tanto tempo aveva scoperto, amava.
“Tu non sai quanto io ti desideri” sussurrò mentre con le mani iniziava ad alzare i lembi della maglietta di Sam per poi sfilargliela velocemente, un attimo dopo, fece lo stesso con la sua, mentre Sam, con un movimento rapido dei piedi, si toglieva le scarpe.


Dean si abbassò sul busto del più piccolo e lo baciò con dolcezza avvicinandosi alla zona dei capezzoli.
A quel contatto Sam sobbalzò, la timidezza aveva finalmente lasciato posto ai sentimenti più audaci, lasciando sì che la lussuria e la passione dettassero ogni minimo movimento dei due giovani amanti.


Sam prese il volto del più grande tra le sue mani gelide per far sì che raggiungesse la sua bocca e poterlo così baciare.
Quando fu certo della presenza della bocca di Dean sulla sua, percorse con le dita la lunghezza del petto, poi della pancia, sfiorare l’ombelico e giocare con l’estremità dei pantaloni dell’altro.


Dean gli morse il labbro inferiore nel mentre cercava di frenare i suoi istinti e fare Sam suo seduta stante.
“Credevo fossi tu quello inesperto tra i due” rise nervosamente mentre aiutava Sam ad abbassarsi i pantaloni per poi con impazienza sfilare anche i suoi.
Adesso le loro intimità pulsanti potevano sfiorarsi senza toccarsi del tutto.
Per entrambi era una lenta ma dolce agonia.


Sam si mosse ad approfondire il bacio socchiudendo quasi con prepotenza il labbro di Dean per far sì che le loro lingue si incontrassero e assaggiassero ogni centimetro delle rispettive bocche.
Sam gemette e Dean rise nel bacio quando quest’ultimo affondò la mano nei boxer di Sam.
Prese a muovere con fare esperto la mano sull' erezione del più piccolo che stringeva con una mano i suoi capelli chiari e con l’altra quasi graffiava la sua schiena e simultaneamente, apriva le gambe per permettergli di posizionarsi meglio tra di esse lasciandogli così via libera e donandogli il suo corpo, dimostrando nello stesso momento la sua più completa fiducia nei suoi confronti.


Dean accolse l’esplicita richiesta e si allontanò momentaneamente dalla bocca di Sam per potersi alzare leggermente e sfilare gli unici indumenti rimasti ad entrambi.
Ritornò in fratta ad addossare il suo corpo per poterne assaggiare ogni centimetro, partendo dalla bocca per scendere molto lentamente verso la sua erezione impaziente.
La sfiorò con la bocca provocando l’ennesimo gemito di Sam che stringeva con forza le lenzuola con le dita.


Dean si mosse a prendere il suo membro tra le labbra e iniziare a percorrere tutta la sua lunghezza. “Oddio” sussurrò Sam in estasi mentre piegava di poco una gamba e alzava la testa dal cuscino per poter guardare in basso, verso Dean.


Quest’ultimo, sentitosi osservato, alzò lo sguardo verso Sam e affondò con convinzione, mentre con le dita si avvicinava all’apertura più intima della sua giovane vittima. Quest’ultima accennò alla sua silente richiesta e accolse tra le labbra le dita che prima sfioravano il punto nascosto tra le sue natiche.
Quando finì di inumidirle, Dean si apprestò a riportarle in basso e a premere leggermente sulla sua intimità finché non riuscì ad entrarvi.
Sam sospirò a lungo e portò in fretta le mani sui capelli di Dean per esortarlo a ritornare sulle sue labbra.


Così fu, nel mentre continuava a muovere un dito nell’apertura di Sam, Dean percorse il percorso che in precedenza aveva fatto a ritroso. Baciò con delicatezza il petto del più giovane e prese a succhiare alla prossimità del cuore con insistenza. A lavoro fatto soffiò con amorevole accortezza sul segno rosso che aveva prodotto.
“così tutti sapranno che sei proprietà privata” sussurrò ripetendo intenzionalmente una frase che in passato era stato Sam a dire a lui.
“Dean” gemette quest’ultimo quando il più grande infilò un altro dito nella sua apertura. “Di più, voglio di più” chiese ad occhi chiusi, socchiuse leggermente la bocca folgorato da un altro gemito di piacere e Dean prese a baciarlo con bramosia.


“Hai imparato?” gli chiese però bloccandosi di colpo.
Sam mugolò in protesta aprendo di scatto gli occhi e fermarli in quelli verde acceso di Dean.
“Cosa?” riuscì a domandare messo a dura prova dalle dita ferme del più grande nella sua intimità.
“Cosa significa lasciarsi amare” sussurrò Dean riprendendo a muoversi.


Prese ad accarezzare il viso sudato di Sam mentre prendeva tra le mani la sua erezione, anch’essa impaziente e posizionarla al meglio vicino all’apertura del più piccolo.
“sto imparando a prendermi cura del tuo corpo con tutto l’amore che riesco a donarti” disse mentre affondava di colpo nel corpo di Sam, che sussultò preso alla sprovvista e afferrò la sua schiena per avvicinarlo di più a sé.

“e se me lo lascerai fare, stai certo che non ti abbandonerò mai e poi mai. E neanche una volta sentirai il bisogno di più amore perché io sarò sempre pronto a donarti il mio cuore, come sto facendo in questo momento” svelò prendendo a baciare la labbra tremanti di Sam e continuare ad affondare con dolcezza nel suo corpo caldo.


Entrambi gemettero all’ennesimo affondò e Sam afferrò i capelli di Dean intensificando il bacio che si stavano scambiando.
Dean portò le mani ad afferrare la schiena dell’altro e con uno scatto lo sollevò dal materasso per far sì che finisse quasi a cavalcioni su di lui.
Ora, entrambi seduti e rinchiusi uno nelle braccia dell’altro, vennero simultaneamente all’ennesimo e cruciale affondo e mentre Sam si rifugiava in estasi nel incavo del collo di Dean, quest'ultimo capì in quel momento che, anche se Sam non aveva risposto al suo ‘Ti amo’, il modo con cui avevano fatto l’amore insieme valeva più di mille parole.
Sam inconsciamente amava Dean già da molto tempo, doveva solo trovare il modo di dirlo a parole.





EHM.
Partiamo dalle cose semplici.
La frase che ho scritto all’inizio del capitolo:
‘La cosa più bella che tu possa fare è amare e lasciarti amare’ è presa dal mio film\musical preferito.
Si chiama Mouline Rouge. (Vi consiglio vivamente di vederlo).

Poi, non nego il fatto che in questo momento sono imbarazzatissima!
O meglio, lo ero mentre scrivevo...soprattutto la parte in cui scrivo “il punto nascosto tra le sue natiche”.
Vi giuro, ci ho messo cinque minuti buoni per scriverla senza ridere.
Detto questo, mi scuso per tutte le volte che ho ripetuto la parola ‘Scrivo’ e ‘apertura più intima’ e mi dileguo, non voglio rimanere su questo capitolo un secondo di più!
Però voglio assolutamente sapere le vostre considerazioni.
A presto!!
E scusate gli errori.

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Capitolo 18
*** Desideri folli ***


Le ore a seguire passarono tranquille sia per Sam che per Dean.
Tra di loro alloggiava un sentimento unico, adesso che avevano fatto l’amore potevano dire di aver conosciuto entrambi la parte più intima dell’altro.


Adesso i due giovani amanti si conoscevano appieno e si sentivano insaziabili. Entrambi non vedevano l’ora di ricongiungersi e non gli importava dove, poteva succedere sul piano della cucina, sul divano, sulla lavatrice, perfino sul pavimento, l’importante era stare assieme.


Quel momento però non riuscì a raggiungerli, la sera si apprestò ad arrivare e Sam fu costretto a dare le sue spiegazioni ad entrambi i suoi genitori adottivi.


A discapito di quello che pensava il più giovane tra i quattro, John si rese conto dello sbaglio che aveva commesso e quando, a storia conclusa, rischiò di scoppiare a piangere a causa del senso di colpa Sam si addolcì e per la prima volta abbracciò il suo nuovo padre e poi anche la madre.


Accogliendoli per quelli che erano, i suoi nuovi genitori.


La mattina dopo Sam, a differenza di Dean, non era voluto andare a scuola, anche se non era stato espulso. John e Mary avevano parlato con il preside e gli avevano spiegato la vera versione dei fatti facendo si che il professore del giovane venisse richiamato con una grave nota disciplinare.


Per Sam però questo non bastava.
Si sentiva meglio ora che poteva contare sull’appoggio di Dean, ma non aveva ancora il coraggio di mostrarsi davanti al professore, vecchio amico di suo padre, e guardare i suoi occhi consapevoli. A Sam quell’uomo non piaceva per niente.


Il pomeriggio si preparò in gran segreto per recarsi sul luogo in cui l’anonimo scrittore del bigliettino che il giorno prima Sam aveva trovato sul suo banco, gli aveva chiesto di vedersi.


Non aveva detto nulla a nessuno, nemmeno a Dean. Gli sembrava quasi inutile visto che il suo giovane ragazzo quel pomeriggio aveva gli allenamenti per ben tre ore.


La scuola di pomeriggio teneva alcuni corsi pomeridiani quindi era sempre aperta, anche se Sam, benchè fosse riuscito ad entrarvi, trovò il posto stranamente silenzioso.
Raggiunse a passo svelto la classe dell’appuntamento e con suo rammarico non vi trovò nessuno.
Sbuffo dal naso e alzò gli occhi al cielo.
Uno scherzo di poco gusto, ecco cos’era.


Stava per voltarsi verso la porta e ritornare a casa per aspettare Dean quando il rumore di passi sicuri verso di lui lo fecero immobilizzare.
“Sei venuto” L’ex migliore amico del defunto padre di Sam parlò con il tono più goliardico che il ragazzo avesse mai sentito.
Si girò lentamente verso la fonte della voce e squadrò la figura alta del quarantenne posizionato davanti alla porta che stranamente aveva chiuso dietro le sue spalle.
Sam deglutì quasi a fatica mentre prendeva a torturarsi le dita senza darsi un attimo di tregua.


“Scusa?” nonistante l'improvvisa sensazione di ansia parlò in modo sfacciato. Di certo non aveva dimenticato di come lo avesse fatto sentire quando aveva letto quelle sporche parole che lui stesso aveva scritto su quel tema probabilmente improvvisato.
Il professore non lo rispose. Maneggiò con la mano nella borsa che aveva posato ai suoi piedi e nel farlo la manica si spostò leggermente rivelando una parola tatuata.


Sam dovette appoggiarsi al muro alle sue spalle per quanto l’agitazione avesse preso il sopravvento delle sue azioni.
Le pupille si dilatarono e le mani presero a tremare. Sembrava addirittura che le gambe gli fossero diventate di gelatina tant’è che dovette fare forza per non cascare a terra.


“tu è...tu è...” balbettò fissando con convinzione il tatuaggio che il professore portava sul polso.
Come dimenticarlo. Fu l’unica cosa che riuscì a scorgere dell’assassino dei suoi genitori.


Il professore seguì con lo sguardo la direzione puntata dagli occhi di Sam.
“Ah” esclamò “te ne sei accorto alla fine” parlò con noncuranza come se avesse da tempo pianificato quello che da lì a poco sarebbe successo.


Cacciò la mano dal borsone stringendo tra le dita un vecchio coltello dall’aria datata.
Sam tremò e cercò di farsi il più piccolo possibile mentre il professore gli si avvicinava con fare tranquillo.


“Non sai da quanto ho aspettato questo momento!” esclamò sfoderano un sorriso.
Sam tentò di scappare verso destra ma il braccio potente del professore lo bloccò contro la parete.
Quest’ultimo fece pressione contro il petto del più piccolo mentre con l’altra mano avvicinava la punta affilata del coltello lungo la guancia di Sam.


“Lo riconosci? Eh?” il quarantenne aveva uno sguardo famelico, sembrava un folle appena scappato dal suo manicomio. Per quanto il professore fosse una persona cattiva anche durante le sue lezioni in quel momento aveva un modo di fare completamente diverso. Aveva un non so ché di euforico.


“Rispondimi!” urlò quando costatò che Sam non aveva intenzione di parlare. Spinse ancora di più il braccio contro il petto e disegnò con la lama un piccolo graffietto sulla guancia.


Possibile che nessuno avesse sentito quell’uomo orribile urlare!


“è lo stesso coltello che ho usato per uccidere i tuoi sporchi e dozzinali genitori! Tu non ci crederai ma mi ci ero affezionato e sono riuscito a recuperarlo!” Sbottò rinforzando la presa.


Sam sgranò lo sguardo e colto da una furia incontrollata spinse via il braccio del professore e tentò di fare l’unica cosa che gli era venuta in mente: scappare.


Era quasi giunto vicino alla porta ma l’ex migliore amico del padre, che a causa della spinta precedente era caduto al suolo, gli afferrò con forza la caviglia facendolo sbattere con forza al pavimento.


L’aggressore rise e con una presa ferrea sui fianchi di Sam, lo fece alzare e tornare nella stessa posizione di prima: spinto con forza con le spalle al muro.


“Finalmente otterrò tutto quello che ho sempre desiderato! Il figlio degli Smith morto!” Esclamò alzando il coltello all’aria.


“Da quando tuo padre mi ha rovinato la vita per colpa di quello stupido conto bancario ho lavorato solo per questo!!”


Sam chiuse di scatto gli occhi e voltò la testa di lato preparandosi al colpo fatale.
Ma non accadde nulla, tutt'un tratto il peso del braccio del professore era sparito.
Quando il giovane orfano trovò il coraggio di aprire gli occhi quello che vide lo confuse più del dovuto.
Charlie aveva le guance rosse, i capelli arruffati e le braccia tese verso l’alto mentre tra le mani sorreggeva uno o due cocci di un vaso dei fiori che aveva appena spaccato contro la testa del suo professore che giaceva al pavimento immobile.
Dal canto suo Sam si lasciò finalmente accasciare lungo al pavimento fino a trovarsi seduto contro le piastrelle gelide del pavimento.








Solo due frasi.
Ci stiamo avvicinando alla fine!!!
E…
Sto facendo dannare questo povero ragazzo dall’inizio della storia! Ahahahahaha. Ma qualcuno doveva pur soffrire!
Sono una ragazza sadica.

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Capitolo 19
*** Ti amo ***


Quando gli agenti della polizia arrivarono sul luogo del tentato omicidio Sam era ancora accovacciato con la schiena appoggiata al muro e le mani attorcigliate contro le gambe.


“Lo stava minacciando con un coltello!” Charlie sbattè furiosamente un piede a terra mentre con il braccio teso indicava il suo amico traumatizzato.


“Ho dovuto fare qualcosa! Sam sarebbe morto, quel bastardo lo avrebbe ucciso!” disse quasi in un bisbiglio. Sam sobbalzò nell’udire quelle tre parole scottanti.


‘Lo avrebbe ucciso...’


La porta sbattè contro il muro con forza lasciando via libera alla coppia che aveva preso in affido il giovane: John e Mary.


“Cos’è successo!? Sam!! Come stai?” Mentre alcuni poliziotti portavano via l’aggressore ancora mezzo stordito, il capo famiglia dei Winchester tentò di avvicinarsi al figlio acquisito per accertarsi che stesse bene ma quest’ultimo si fece più piccolo contro il muro e nascose la testa tra le sue gambe.


John si arrestò di colpo, Sam non voleva essere toccato!


Uno dei poliziotti osservò la reazione del giovane e cercò di mettergli una mano sulla schiena per confortarlo ma quest’ultimo si scostò il più lontano possibile.


Mary iniziò a piangere silenziosamente e si accoccolò contro John che la strinse in un forte abbraccio, un attimo dopo Dean entrò in classe. Era agitato, il cuore gli batteva all’impazzata e le mani quasi non riuscivano a stare ferme, saettò lo sguardo in cerca del suo ragazzo, immaginandolo col suo solito ghigno sul viso, ma quasi smise di respirare quando vide come era accovacciato su se stesso, come se non volesse permettere a nessuno di guardarlo in faccia o anche minimamente toccarlo.


Sospirò a fondo e tenne gli occhi chiusi per un secondo poi si decise a fare prima uno, poi due, tre, quattro passi verso Sam per poi arrivargli abbastanza vicino che gli bastò accovacciarsi per raggiungere il suo viso ancora nascosto tra le gambe.


Poggiò la mano contro il suo braccio e Sam sobbalzò al contatto ma Dean non demordette. Incurante di tutti gli sguardi su di lui si avvicinò all’orecchio di Sam e sussurrò parole dolcissime.


“Sammy, non potrei mai farti del male lo sai. Ricordi questa notte? Ci siamo sfiorati, cercati, amati. Ti amo Sam, farei di tutto per te, quindi lasciati aiutare”


Nascosto in se stesso, Sam rischiò di avere un attacco di cuore per quanto forte aveva iniziato a pompare.


Lentamente fece scivolare la sua braccia dalle sua gambe fino alla schiena di Dean che era rimasto con il viso vicinissimo al suo.


Affondò le unghie nella maglietta di Basket del suo ragazzo tanto forte da lasciargli i segni, dal canto suo, Dean, non se ne accorse nemmeno, spostò un braccio lungo la schiena del più piccolo e poggiò una mano sulla sua testa in un gesto di solo conforto.


Gli occhi bruciavano ad entrambi. Avevano voglia di piangere, urlare se potevano ma quell’abbraccio bastò ad entrambi.


Era una promessa, un sigillo.


‘Ci sarò sempre per te, come tu ci sarei per me’


Sembrava dire.


“Potreste lasciarci soli?” La voce arrivò ovattata alle orecchie dei presenti in stanza.


“Accompagnerò io Sam a casa. Ci occuperemo di tutto, ma lasciateci un po' di tempo, vi pregò” sembrò quasi supplicare.


John e Mary si lanciarono un’ occhiata penetrante prima di annuire comprensivi. I poliziotti capirono e decisero di lasciare la stanza per primi. Charlie restò a guardare per un altro secondo i suoi amici accoccolati in un groviglio di braccia. Sam aveva aperto leggermente le gambe così da permettere a Dean di inginocchiarsi tra esse per poterlo abbracciare meglio.


Sorrise sicura di lasciare il suo nuovo amico in buone mani e si affrettò a seguire Mary e John fuori dalla classe per poi chiedersi la porta alle spalle.


Il silenziò calò.


Sam strinse la sua presa così da togliere quasi il respiro a Dean.


Poi, bramoso di più contatto, spostò la sua bocca contro quella del più grande per baciarla con dolcezza e determinazione.


Si alzò in ginocchio arrivando alla sua stessa altezza mentre allentava la presa dalla sua schiena e portava le mani a contornargli il viso caldo.


“Sam..” sussurrò Dean tra un bacio e l’altro, Sam spostò la sua attenzione sul collo caldo dell’altro e marcò ogni singolo punto che entrò a contatto con la sua bocca. Dean aveva gli occhi chiusi per l’emozione.


Spostò una delle sue mani sotto la maglietta del biondo assaggiando con le dita ogni lembo di pelle, ovunque il tocco leggero passasse lasciava una miriade di brividi.


“Sam...” sospirò ancora una volta il più grande mentre il diretto interessato lo costringeva ad alzarsi e poi appoggiarsi contro il muro pressato dal suo dolce peso “Sei sicuro di quello che stai facendo?” domandò capendo in un secondo momento le intenzioni del più piccolo, riuscì a staccarsi per un secondo dalla sua bocca per poterlo guardare attentamente negli occhi.


Saettò lo sguardo verso il piccolo graffio che feriva la sua guancia e dopo aver fatto una piccola smorfia di disappunto portò le sua dita ad accarezzare il lembo di pelle che contornava quella arrossata.


“Voglio fare l’amore con te, voglio sentirti dentro di me” sussurrò Sam con gli occhi ancora lucidi per tutto quello che era accaduto in quei brevi istanti.


“E lo voglio perché ti amo” disse sfoderando un grandissimo sorriso. A Dean gli si contorse il cuore, sorrise a sua volta e le guance gli si arrossivano.


“Ripetilo!” bisbigliò avvicinando la sua bocca a quella dell’altro. “Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo!” rise Sam mentre si affrettava a baciare quelle labbra calde e piene di desiderio.


“è finita Sam. È in carcere adesso” volle però dire Dean per accertare Sam che tutto era finito al meglio “Niente e nessuno ti farà mai del male!” marcò baciando per la terza volta le labbra tremanti dell’altro che annuì convinto e rinchiuse il più grande in un abbraccio spessa ossa.


“Grazie” sussurrò alle sue spalle.


Dean sorrise e chiuse gli occhi a quella dolce parola da lui pronunciata, poi sentì due mani forte sulle sue spalle e si ritrovò di nuovo contro il muro a pochi centimetri dal suo ragazzo.


“Ma ora facciamo l’amore. Fammi ricordare con gioia questa giornata!” Gli disse prima di scaraventarsi sulla sua bocca.


Lo spavento di prima era passato. Sam aveva scoperto la vera identità dell’assassino dei suo genitori e allora? Dean aveva ragione, non doveva lasciarsi tormentare dai ricordi del passato, Sam adesso aveva lui e sapeva di poter vincere su tutti.


Strinse la sua presa sulla sue braccia facendolo gemere dal piacere.


Dean sostava nel suo cuore, Sam lo amava e avrebbe fatto di tutto per lui.








Ehm – ehm…
Siamo arrivati alla fine della storia.
Oddio...Ho le lacrime agli occhi...’quando amare è un reato’ è la mia primissima storia e sono emozionatissima.
Sono felice di come sia andata! È piaciuta veramente moltissimo.
Ci tenevo a ringraziare tutte quelle personcine che si sono fermare a recensirla e ovviamente chiunque l’abbia messa tra i preferiti e chi l’ha semplicemente letta in silenzio.
GRAZIE!

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