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DaphneGreengrass è
la peggior stronza che abbia mai messo piede alla
scuola
di magia e stregoneria di Hogwarts.
Sarebbe
più piacevole giocare a golf con il diavolo piuttosto che essere la
prossima
persona che ha voglia di umiliare.
Peccato
che sia anche la persona più fortunata che io abbia mai incontrato
nei
miei sedici anni di vita.
Partiamo
dal presupposto che è tipo bellissima, con i suoi capelli biondi e
lisci
come la seta, i suoi occhi azzurri come il ghiaccio e il suo corpo che
farebbe
morire di invidia anche alla regina delle passerelle babbane.
Oltre
a tutto questo, è una di quelle purosangue, Serpeverde
naturalmente,
primogenita di una delle famiglie più importanti e ricche
del
mondo magico, tanto da passare le vacanze estive nella tenuta di
gente
come NarcissaBlack Malfoy.
Il
suo essere una figlia di papà con il conto in banca alle stelle, le da anche
il
privilegio di possedere un guardaroba così grande che le hanno dato
una
stanza apposta nel dormitorio dei Serpeverde.
Infine,
come ciliegina sulla torta, c’è da aggiungere che è la ragazza più
popolare
e desiderata di Hogwarts. Il sogno erotico di ogni
singolo
esemplare
del genere maschile, senza escludere i Grifondoro
come mio
fratello
Ron ed Harry.
Dimenticavo
il dettaglio che è la causa delle mie disgrazie: è
fidanzatissima
con il desiderio proibito di noi altre povere comuni mortali
con
la vita assolutamente imperfetta, vale a dire con Draco Malfoy.
Ok
è un Serpeverde della peggior specie.
Ok
è un viscido, uno sbruffone ed anche un bastardo.
Ma
è il classico tipo che non passa inosservato. Si è fatto decisamente più
bello
con il passare degli anni. Non si mette più tre kg di gel e ha un fisico
muscoloso
che lo rende il vero motivo che trascina ogni femmina a vedere
le
noiose partite di Quiddich. Culminano ovviamente
tutte, con lui che si
leva
la maglietta e si asciuga il sudore da quei pettorali scolpiti mentre la
sua
ragazzi gli si butta al collo!
Viene
spontaneo chiedersi quale sia il mio problema …
Il
mio nome è Ginevra Molly Weasley.
Il
primo giorno di scuola del mio quinto anno, sono andata a sbattere su
Draco
Malfoy, e sono rimasta fulminata. Sarà la botta che ho preso
cadendo,
ma da allora non ho smesso di fissarlo nemmeno per un secondo
durante
i pasti. Fino a che non ho commesso il grave errore di prendermi
una
di quelle sbandate che sono diventate il principio di un
innamoramento
non corrisposto. Tranne che nei miei sogni.
Ci
sono però una serie di piccoli, neanche tanto, dettagli …
Numero 1 : Fisicamente non sono
chissà cosa, o almeno è la mia scarsa
autostima
a dirlo, nascondo le mie forme femminili sotto pesanti maglioni,
ho
le lentiggini che sono troppo evidenti, e i miei capelli rossi non si
decidono
a stare a posto. Nemmeno se vendessi la mia anima al diavolo.
Numero 2 : Dal mio cognome è
evidente … sono povera e uno i vestiti che
la
gente come loro definisce “di seconda mano”.
Numero 3 : Al mio primo anno di
scuola, come accadde agli miei sei
fratelli,
sono stata smistata a Grifondoro. Servono spiegazioni
ulteriori?
Numero 4 : non sono una sciupa
uomini, tutt’altro. La mia esperienza si
riduce
a un bacio rivoltante dato a Dean Thomas. Normalmente preferisco
la
compagnia di un buon libro a un bel ragazzo.
Numero 5 : Sono una Weasley e
questo la dice lunga. Per non parlare del
fatto
che, come già anticipato in precedenza, sono un maschiaccio che
gioca
a quiddich meglio di molti miei compagni, non indosso
tacchi e
l’unica
gonna che sono riuscita a portare è quella della mia divisa
scolastica.
Numero 6: Draco Malfoy mi
detesta, non perde occasione per dirmi le
peggiori
cose che gli vengono in mente, quando non p troppo occupato a
rivolgere
la sua attenzione su mio fratello, Harry ed Hermione.
Numero 7 : Sono alla fine, più
invisibile di Mirtilla Malcontenta! E vi posso
assicurare
che a toccare quei livelli ci vuole tanto.
Sto
per iniziare il mio sesto anno ad Hogwarts e sono
senza speranza.
La
mia migliore amica, Luna Lovegood, è sempre troppo
carina con me.
Ha
un atteggiamento che la rende un po’ strana, fatica a socializzare, ma al
contrario
di me, non si preoccupa di quello che la gente dice. Daphne
si
diverte
ad umiliarla, ma non ottiene mai il risultato che spera con lei.
Io
sono sempre quel caso disperato che è un mix tra cenerentola e la
piccola
fiammiferaia …
Quest’estate
sono stata in Romania con la mia famiglia. Mi sono lasciata
coinvolgere
da una specie di chiromante nella lettura della mano.
Ha
detto che sono in arrivo dei cambiamenti, che finalmente avrò quello
che
desidero. E sicuramente non il ragazzo dei miei sogni.
E
con questi presupposti comincia la mia tragicomica vicenda nel mondo
reale.
Dove non ho diritto a una fata madrina che riesce a trasformarmi in
una
principessa. Dove non esistono i finali da fiaba. Nemmeno quando si
tratta
di prendere un voto che sia decente in Pozioni!
Sto
a fissare come un ebete il cielo dalla finestra: una stella cadente e un
desiderio
da esprimere.
Mio
fratello Ron entra nella mia camera, buco, e mi guarda come se stesse
vedendo
per la prima volta un pagliaccio.
-Che
cosa vuoi Ron?
-Mamma
mi ha mandato a chiederti se hai fatto i bagagli, e mi ha
detto anche di dirti che devi filare a letto. Domani si ritorna a scuola.
-Evviva!
Un altro anno a maledire le fortune di DaphneGreengrass e
a cercare invano di prendere una E in pozioni!
-La
scuola non è così terribile Ginny. Le persone
dovrebbero
desiderare di essere te. Non ti poni problemi di trucco o vestiti, sai
giocare a quiddich e non ti cacci nei guai!
Ho voglia di uccidere mio fratello Ron, quel disegno che ha fatto della mia
persona è così … patetico. Sono senza speranza.
se
potessi esprimere un desiderio, chiederei una mano dal cielo, una
mano
per poter essere diversa da quello che sono.
Ma
ho smesso di credere nelle favole il primo giorno che ho messo piede
ad
Hogwarts. La realtà è che io sono un puntino
invisibile.
Non
sapevo ancora come stavano realmente le cose.
Non
avrei mai immaginato che quando meno te l’aspetti, da qualche parte
hai
il tuo angelo custode, la tua fata madrina che con un colpo di bacchetta
riesce
a rendere le cose interessanti.
Ma
questa è la mia storia ed è bene cominciare dal principio.
Quando
uno snob annoiato decide di renderti quello che non saresti mai
potuta
diventare, ecco che cominciano i guai.
Chi crederia
che sotto umane forme
E sotto queste pastorali spoglie
fosse nascosto un Dio? Non mica un dio
selvaggio, o de la plebe de gli Dei,
ma tra grandi e celesti il più potente
che
fa spesso cader di mano a Marte
la sanguinosa spada, ed a Nettuno
scotitor de la terra il gran tridente,
ed i folgori eterni al sommo Giove.
In questo aspetto, certo, e in questi panni
non riconoscerà sì di leggiero
Venere madre me suo figlio Amore.
Amore, prologo de l’Aminta.
Mentre
mi dedico alla realizzazione del seguito di “No restfor the wicked” ho deciso di
mettermi a fare questa leggera e meno drammatica storia. Una favola dai toni
più classici. Spero vi possa interessare ;)
Ginevra Weasley si sentiva come la
barzelletta della scuola, la notizia sulla bocca di tutti. Il giorno dopo il suo sabato pomeriggio aveva
deciso di evitare tutto e tutti. La sola persona meritevole di vederla, quando
usciva dalla sua stanza, era Luna.
Non le aveva detto cose del tipo
“Dovevi aspettartelo dopo che trasformi in furetto la regina delle serpi”. Non
disse nulla di quella storia, apparte suggerirle di
lasciare definitivamente perdere qualsiasi tipo di fantasia sentimentale verso
Malfoy.
Si sentiva frustrata da tutti gli
sguardi delle persone , a lezione o a tavola che fosse. Per questo praticamente
saltava ogni cena per andare al campo di quiddich. Le
piaceva stare da sola, sdraiata sull’erba a pensare e a fumare una sigaretta.
Il suo unico vizio.
Si abbandonava con gli occhi chiusi e
lo sguardo rivolto verso il cielo.
Almeno non veniva giudicata.
La partita di quiddich
si avvicinava e l’idea di doversi sorbire le risate dei Serpeverde
la terrorizzava.
-Ciao
Weasley.
Sobbalzò ne vedere di chi era la voce
appena udita. Il suo sguardo si posò sulle scarpe firmate che aveva pestato il
giorno della partenza.
Blaise Zabini la fissava mettendola
in soggezione.
Che cosa voleva adesso questo
ragazzo, Serpeverde purosangue della peggior specie,
da lei?
Ok non incuteva lo stesso terrore di Daphne o Draco, ma nel suo atteggiamento calmo e rilassato,
nei suoi neri e profondi, si nascondeva una vera serpe.
-Sei
venuto a rincarare la dose? Guarda puoi stare certo che l’onore della stronza
da guinness è stato rivendicato. Quindi sparisci dalla mia vista, oppure fai
sparire me, è uguale.
-Sotterra
l’ascia di guerra Weasley. Ho saputo che cosa ti hanno fatto passare Draco e Daphne.
-Non
mi serve nemmeno la tua compassione da quattro soldi e se hai intenzione di
rompermi ancora le palle, rovinerò le tue preziose scarpe di marca.
Blaise sorrise compiaciuto. Non
sapeva perché ma lo divertiva il modo in cui lei tentava di difendersi da ogni
persona che non fosse Luna Lovegood o il suo trio di
guardie del corpo.
-Che
ci fai ancora qui Zabini?
-Parliamoci
chiaro, io non piaccio a te e tu non piaci a me. Abbiamo però una cosa che ci
accumuna.
-Sarebbe?
-L’odio
nei confronti di DaphneGreengrass.
Per questo sono venuto a proporti un affare.
Un paio di cose sicuramente erano
interessanti. Questo schianto di ragazzo che le voleva proporre un affare che
aveva a che fare con “l’odio nei confronti di Daphne”
e Ginny, non poté assolutamente rinunciare
all’occasione che le stava capitando.
-Che
cosa avresti in mente?
-Partiamo
dal presupposto che l’unica cosa importante per quella è il suo aspetto fisico,
il suo guardaroba, e soprattutto il fatto che in tutta Hogwarts,
non esiste nessun’altra che regga il confronto.
Detto
questo, rispondi sinceramente a una mia domanda … hai mai desiderato avere
quello che ha lei?
-Non
credo che il punto sia questo …
-Weasley
non prendermi per i fondelli, non a me. Si vede lontano un miglio che sbavi
come una lumaca dietro Draco. Lo sa anche il tuo congiunto parente, solo che
non ti dice nulla perché sa perfettamente che non succederebbe mai. Io ti sto
offrendo una scelta semplice.
-Vale
a dire?
-Essere
esattamente tutto quello che non sei ora. Avere ogni cosa che non hai ora.
Forse avere anche lui. Sei un grosso pezzo di cera che io posso modellare con queste
mani e renderlo cosa più bella che esista in questo mondo.
-Cosa
ti rende così sicuro di te stesso Zabini?
-Sono
un esteta Weasley, ho buon gusto, appartengo a una famiglia molto ricca e i
mezzi non mi manca. Conosco i modi, le abitudini e gli atteggiamenti che ti
renderanno l’oggetto dei desideri di qualsiasi essere maschile di questo
castello. Le basi ci sono tutte. Certo ci sarà da lavorare, ma quando avrò
finito con te, miringrazierai.
La sicurezza nelle parole di Blaise
lo rendeva estremamente sincero. La sua reputazione in realtà, era una gran
garanzia considerato il modo in cui la gente parlava di lui. Perfino i Grifondoro avevano rispetto nei suoi confronti. La
reputazione della sua famiglia era al pari di quella dei Malfoy. Tutti
conoscevano il prestigio di cui godeva.
Ginevra dovette ammetterlo a se
stessa. Era attirata dall’idea di essere una persona diversa. Essere notata
dalla gente quando passava per i corridoi, e non certo per le sue umiliazioni.
Blaisesapeva il fatto suo. Serpeverde
ok, purosangue fissato ok.
-Allora
Wes, che ne dici?
-Si
può fare Zabini. Ma non voglio brutte sorprese.
-Non
rimarrai delusa. Ti aspetto domani, dopo le lezioni, nella stanza delle
necessità. Alle tre in punto e ti posso assicurare che ti farò tanto male.
-Cosa?
-Stavo
scherzando Wes. Non farti prendere dal panico.
Con la sua eleganza, accarezzò la
guancia di Ginevra. Un tocco delicato.
E con la sua camminata rilassata era
tornato verso la scuola senza voltarsi a guardarla.
Caspita, era stata umiliata e in meno
di ventiquattro ore, era riuscita a vendersi l’anima a Blaise Zabini. Avrebbe
davvero cambiato le sorti della povera Cenerentola di casa Weasley?
-Ehi
Ginny.
Aidan,
l’impertinente undicenne aveva trovato il suo nascondiglio segreto. Dal suo
sorriso un po’ malinconico, doveva aver saputo che cosa era successo con Malfoy
e con la sua compagnia di cretini patentati.
-Non
la voglio la pietà di un ragazzino.
-Sei
sempre gentile e a corto di Valium vedo. Chi era il tizio che ne veniva da
questa parte?
-Blaise
Zabini, gli ho appena venduto la mia anima per essere più carina e piacere a
qualcuno.
-Fammi
capire, è un po’ come la favola della Walt Disney solo che, invece di avere una
vecchia bacucca come fata madrina, hai una bel moro muscoloso e dallo sguardo
sexy?
-Questa
è una cosa un po’ gay.
Scoppiarono a ridere come due
stupidi. Era strano questo ragazzino.
-Sono
piccolo ma non sono scemo. Sei sicura di quello che stai facendo? Magari hai
bisogno di sembrare più femminile, su questo non ci piove, ma ne vale la pena
fare tutta questa fatica per un tipo acido e maligno come Malfoy?
-Io
non lo so. Un giorno ci sono andata a sbattere ed sono rimasta fregata. Lo so
che è stupido ma io non riesco a smettere di pensare a lui. Mi tratta male, mi
umilia e mi disprezza.
-L’amore
non è mai stupido Ginny. È quella cosa che arriva
quando meno te l’aspetti. Sentì quel maledetto ronzio nello stomaco, pensi di
stare male, e alla fine ti rendi conto che guardi qualcosa con occhi diversi.
-Come
può un ragazzino di undici anni dire questo?
-Leggo
molto. Non hai mai pensato a qualcun altro tipo Harry o magari quel Blaise?
-Il
primo è una causa persa e ormai è come un fratello per me, il secondo invece è
strano, l’ho guardato molte volte ma ci vedo solo un bel ragazzo strano che non
mi comunica alcun tipo di emozione particolare.
-L’apparenza
inganna. Tutti fingiamo di essere quello che non siamo, abbiamo paura che le
persone ci giudichino e chemagari sia
sbagliato quello che realmente abbiamo dentro.
Non esisteva alcun tipo di
spiegazione plausibile per cui uno come Aidan sapesse
certe cose, sembrava aver vissuto una vita piena di incontri casuali che gli
avevano insegnato a comprendere le persone, e l’amore che diventava qualcosa di
complicato e difficile da gestire.
Gli occhi azzurrissimi di Aidan sembravano dubbiosi. Di nuovo era come se riuscisse a
leggere nei suoi pensieri.
E in effetti, per quanto Amore avesse
sempre l’ultima parola, non riusciva a comprendere appieno Ginevra Weasley. Con
lei tutto si complicava, e un Dio normalmente, aveva vita facile.
Era lui a scegliere le coppie, certo
assecondava i desideri, ma questa volta non era convinto di Draco Malfoy.
Il giorno seguente Gin decise di
affrontare le conseguenze. Non si curò minimamente delle occhiate di tutta la
scuola, delle risatine a lezione di Storia della Magia o dell’apprensione
maniacale di suo fratello Ron.
Fuori la giornata era pessima. Un
temporale di quelli che rendevano famosa l’Inghilterra.
Daphne e Malfoy che
si sbaciucchiavano nei corridoi davanti a tutti e lei che si stava
pavoneggiando con la sua gonna accorciata che faceva sbavare tutta la scuola,
eccetto Blaise.
Ah proposito di quello, Ginevra era
in ritardo.
Corse per le scale che conducevano al
piano della stanza delle necessità.
Ok momento di panico, non ricordava
il luogo esatto della porta.
Girava per lunghi corridoi senza
riuscire a trovarla.
-Sei
una frana Wes.
Zabini era dietro di lei che con le
braccia conserte batteva nervosamente il piede a ritmo regolare. Non sembrava
nemmeno lui, nessuno stemma dei Serpeverde addosso,
una camicia bianca e un paio di pantaloni neri eleganti. I capelli spettinati
stonavano con tutto il resto del quadro.
-Non
ricordavo dove si trovava la porta!
-Sei
anche peggio di una frana, oltre che in ritardo.Andiamo seguimi, la
porta è proprio qui davanti. Ho dimenticato di accennare un dettaglio l’altro
giorno.
Ginny divenne
pallida come un lenzuolo.
-Piantala
di spaventarti ogni volta, non ho mica minacciato di ucciderti, intendevo dire
che dovrò rivolgerti domande imbarazzanti sulla tua vita privata. Non vorrei
rovinarti la festa ma per conquistare uno come Draco avrai bisogno di … avere
delle doti.
-Farò
finta di non aver capito che cosa intendi!
La fece entrare nella stanza. Aveva
un aspetto piuttosto atipico. Tantissimi specchi sparsi ovunque, un paio di
poltrone e un elfo domestico che indispettito li guardava come se non vedesse l’ora
di andarsene.
Blaise si accomodò sulla poltrona, si
accese una sigaretta e si mise a fissare l’esile figura di Ginevra Weasley come
se la stesse spogliando con i suoi profondi occhi neri.
-La
smetti di guardarmi in quel modo?
-Spogliati.
Un tonfo, e un segno sulla guancia
destra di Blaise. Gin gli aveva tirato uno schiaffo di quelli forti, mentre
imbarazzata cercava di trattenersi dal sembrare un pomodoro.
-Non
sono un maniaco Wes. Ma devo vedere che cosa c’è la
sotto quei pesanti maglioni che ti fanno sembrare una nonna. Non ti toccherò
puoi starne certa, e soprattutto tieniti la biancheria intima addosso o questo
elfo qui dietro mi denuncerà per molestie sessuali prima che finisca il giorno.
-Ma
è … è … una cosa imbarazzante!
-Lo
so che non ti capita molto spesso di spogliarti davanti ad un uomo.Io non sono interessato a te quindi
facciamola finita.
Restia, e sotto lo sguardo poco
convinto dell’elfo domestico, Ginny si tolse il
maglione viola, e i jeans, rimanendo in biancheria intima.
Le sue guance erano arrossate, così
tanto da nascondere le sue lentiggini e far risaltare i lunghi capelli
rossi.
Blaise non lasciava trasparire alcun
tipo di emozione. Ma in silenzio era sorpreso di quello che aveva davanti.
Ginevra Weasley aveva un corpo perfetto, forme al posto giusto e una pelle
senza difetti. Nonostante tutto si ostinava a nascondersi sotto pesanti vestiti
che tendevano più su un genere maschile e alimentavano il suo essere un ombra.
Aveva in mente qualcosa per lei. Fece
un cenno all’elfo domestico perché andasse a prendere un oggetto sul tavolino
nell’angolo.
-Che
cosa stai per fare?
-Io
assolutamente niente. Lui prenderà le tue misure.
-Quelle
sono cose personali Zabini!
Rassegnata dal combattere contro un
muro indistruttibile, Gin lasciò che il povero elfo, costretto sicuramente da
qualche minaccia, le prendesse le misure. Riflettendo tra se e se, Blaise
Zabini era il più bel ragazzo che avesse mai avuto davanti mezza nuda!
Sorrise sentendosi a suo agio per la
prima volta in vita sua. L’elfo domestico osservava il comportamento di questi
due personaggi così diversi chiedendosi perché il suo padrone si interessasse
all’ultimogenita della famiglia più odiata da quelli della sua razza.
-Io
capisco i miei motivi, ma tu che problema hai con Daphne?
-Non
siamo abbastanza intimi da scambiarci confidenze Wes.
-Io
sono in biancheria intima davanti a te, non pensi che potresti cercare di
mettermi a mio agio, e magari raccontarmi qualcosa?
-Diciamo
solo che quella puttana ha bisogno di perdere qualcosa, tutti abbiamo bisogno
di abbattere il più forte. Lei si è permessa di mancarmi di rispetto e io la
distruggerò.
-Usando
me?
Il ragazzo annuì beffardo mentre una
Ginevra indispettita si muoveva nella sua direzione con fare sensuale. Mise le
mani sui braccioli della poltrona del suo angelo custode, si perse in quelle
iridi nere come la notte come se volesse sfidarlo.
Era impressionante come l’essere così
naturale, la rendesse maliziosa e desiderabile. Le labbra perfette di Blaise
erano vicinissime a quelle di Gin, sarebbe bastata una folata di vento per
metterli nei guai.
Alcune ciocche di capelli vermigli
coprirono il volto leggermente arrossato, quella mano maledetta glielo scostò
con delicatezza senza dire una parola alcuna.
-Posso
andare adesso Zabini?
-Certo
Wes. Io ho ottenuto quello che mi serve, ci rivediamo
sabato a Hogsmeade, ti aspetto fuori ai tre manici di
scopa.
-C’è
la partita di quiddich al pomeriggio, dovresti
saperlo.
-Alle
dieci di sera, fuori dai tre manici di scopa, ti ricordi la strada o ti serve
una mappa?
-Spiritoso
… non hai paura che la gente ti veda con me?
-Devi
essermene grata, io almeno metterò a tacere un po’ di malelingue, e poi
rialzerò, seppur di poco, la tua vita sociale.
Si rivestì velocemente rendendosi
conto di essere stata appena zittita. Per quanto irritante, aveva ragione su
tutto.
-Ho
un dubbio, che cosa avrei imparato oggi?
-Che
se ti spogliassi nel bel mezzo della sala grande avresti una fila di persone
pronte a chiederti di uscire, Serpeverde compresi.
Adesso sparisci frana!
Dicono
i saggi, che la notte porta consiglio. Ne erano passate quattro e non aveva
ottenuto nulla di costruttivo. Quattro notti insonni a fissare inerme il cielo
alla ricerca di un segno. Tutto quello che aveva capito, era che ormai si era
venduta al primo che passava, tutto per cosa? Per spogliarsi davanti ad un
povero elfo domestico.
Nel
momento in cui era suonata la sveglia babbana, regalo
di Hermione, il terrore aveva preso possesso delle
poche facoltà rimaste.
La partita di quiddich al pomeriggio. Contro i
bastardi di Serpeverde.
Nascose
la testa sotto il cuscino maledicendo tutto ciò che le veniva in mente, senza
pensare che Hermione la stava osservando con
l’espressione di una che stava per correre a cercare un esorcista.
-Ginny ti senti
bene?
-No
… io ho la febbre, e l’ebola, e la lebbra. Qualsiasi cosa mi impedisca oggi di
giocare a quiddich.
-Ah
proposito di questo, Ron ed Harry hanno intenzione di farti giocare come
cercatore oggi pomeriggio. Una di quelle tattiche fantasy che usano per
scioccare l’avversario …
-Oh
no! Oddio!Come pensano che possa
riuscire a farla franca contro Malfoy. Quello come cercatore se la cava, io
sono una frana, un disastro senza precedenti.
-Quand’è
che hai cominciato a farti prendere dal panico in questa maniera assurda?
Da
quanto ho messo le mie chiappe in mano di Blaise Zabini! Pensò Gin mentre si
alzava dal suo letto costretta dalle malsane idee dei suoi amici. Amici che
aveva voglia di uccidere.
Indossò
la divisa della squadra con rammarico. Andava bene farsi colpire dai bolidi e
ritrovarsi con un trauma cranico, rompersi qualche costola cadendo dalla scopa,
ma non fare il cercatore per rubare il boccino a Malfoy, il peggio figlio di
buona donna esistente e l’uomo dei sogni.
Hermione ancora non
ha abbandonato l’idea di chiamare un esorcista. La guarda attonita e con le
braccia conserte a modi psicologo.
-Che
c’è?
-Con
la tua agitazione non riuscirai a tenere ferma la scopa, figuriamoci prendere
il boccino.
-Grazie
dell’illuminante diagnosi. Lo so anche da me.
Uscì
sbattendo la porta con violenza. Nel tragitto che la separava dalla sala
grande, imprecò contro tutti i maghi scritti nel libro di storia, non avrebbe
mai dovuto farsi venire in mente di entrare nella squadra di Quiddich, purtroppo ormai era troppo tardi per tirarsi
indietro, non avrebbe potuto inventare alcun tipo di scusa.
A
varcare la soglia della sala grande, sembrava fosse stato un branco di centauri
in preda all’isteria. Le porte grosse e pesanti, erano state aperte e sbattute
con forza contro il muro di pietra. L’esile figura di Ginevra Weasley
percorreva con passo deciso il centro del salone rivolgendo uno sguardo
assassino a Ron ed Harry.
-Voi
due siete morti!
Stava
urlando, per fortuna la maggior parte degli studenti non era ancora scesa per
colazione.
-Dormito
male Ginny?
-Dormire
male??? Harry ho avuto un risveglio terribile, cosa sarebbe la novità di farmi
giocare nel ruolo di cercatore? Ti ha dato di volta il cervello oppure stanotte
qualcuno ti ha colpito alla testa causandoti dei traumi inspiegabili?
-È
una tattica per confondere quelle schifose serpi!
-No
è il modo più facile per perdere la partita e umiliarmi!
-Tu
sei davvero brava sorellina, non devi preoccuparti, prendila invece come
un’occasione di rivincita contro Malfoy.
Aidan aveva
ragione. Ron sapeva tutto. Rassegnata si sedette al tavolo a bere un bicchiere
di succo di zucca, guardando nauseata i bruciacchiati toast sul suo piatto.
Aveva nausea, si sentiva come in quella settimana al mese, ed era tutta colpa
di Harry e Ron.
Avrebbe
dovuto impegnarsi molto di più del normale. Ormai il dado è tratto e non si ci
tira indietro.
Raggiunse
il campo di quiddich in anticipo rispetto a tutti gli
altri. Nell’arco di qualche ora gli spalti sarebbero stati colmi di studenti
impazziti, ragazzine sognanti che sbavavano dietro a Malfoy e che invidiavano
la sua Daphne che, partita persa o vinta, correva
comunque da lui a baciarlo e a sentirsi una regina.
Da
Ginny normalmente, correvano solo i suoi compagni di
squadra, che in realtà acclamavano Harry l’eroe del secolo.
Impugnò
la sua scopa come a volersi dare coraggio. Ma non servì.
-Fai
finta che sia il collo di Daphne e aumenta la tua
presa, vedi che funziona.
-Zabini
che cosa ci fai qui? Tu non mi sembri un tifoso di quiddich.
-Infatti
non assisto spesso a queste manifestazioni pubbliche di perdita di controllo,
ma questa volta farò un’eccezione, sono curioso di vedere come finirà.
Il
bel Serpeverde cominciò a ridere, sembrando quasi un
essere umano, raccolse da terra il boccino d’oro, vero simbolo della partita,
per rigirarselo tra le dita perfette e curate.
Un
movimento quasi ipnotico per gli occhi castani della ragazza.
-Questo
è il solo unico pensiero che devi avere. Non pensare alle persone che guardano
quello che fai, dimenticati di essere inseguita da Malfoy e vinci. La prima
regola di Blaise Zabini è vincere. Vincere ad ogni costo Wes.
-Se
non dovessi riuscirci?
-Allora
avrei puntato sul cavallo sbagliato.
-Preferivo
quando mi chiamavi frana … allora dimmi, perché devo vincere contro la tua
stessa casa?
-Perché
alla gente piacciono i vincitori, non prendiamoci in giro come fanno i volgari
babbani, l’importante non è partecipare. E l’intera squadra di Serpeverde, soprattutto il suo capitano, non sono
intenzionati a lasciarsi sfuggire di mano l’occasione di umiliare sul campo i Grifondoro.
Gin
scoprì di essere piacevolmente più rilassata. I suoi erano posati sul boccino
d’oro. Quella piccola pallina con le ali era l’unico obbiettivo del suo
pomeriggio. Nemmeno Malfoy le avrebbe potuto portare via la soddisfazione di
una vittoria, e soprattutto di averlo battuto.
Doveva
riconoscere di essergli grata per la seconda volta. Una cosa che la sorprendeva
ogni volta. Blaise Zabini era davvero un mistero, Serpeverde
nel sangue, ma con un atteggiamento scostante, un po’ chiuso, la parola sempre
giusta, al momento giusto.
-Credo
di aver capito che cosa fare.
-Rimani
comunque una frana, e questa divisa ti rende uguale a tuo fratello se non fosse
per la lunghezza dei capelli.
-E
tu quando fai quello che si intende di moda sembri un po’ ambiguo.
-Stai
dicendo che sono gay? No perché, per tua informazione, mi sono scopato Daphne inogni
angolo di questa cazzo di scuola. Se vuoi giocar col fuoco, stai attenta a non
bruciarti.
Blaise
l’aveva zittita, di nuovo. L’aveva piantata in mezzo al prato senza aggiungere
altro. Era fatto così alla fine, ed era questo che lo rendeva affidabile.
Niente false speranze, niente gentilezza ossessiva.
Strinse
il boccino tra le mani, era freddissimo e brillava come una piccola stella.
Vincere ad ogni costo, ecco cosa avrebbe fatto Ginny
Weasley.
Alle
tre in punto, gli spalti dello stadio di Quiddich,
erano colmi di studenti che sventolavano bandiere in segno di preferenza. Anche
i professori non riuscivano a trattenersi.
Luna
Lovegood, HermioneGranger e Aidan, erano in piedi,
euforici e scatenati, a fare il tipo per la loro casa e soprattutto per la
piccola Ginny che era parsa un po’ sciupata a
colazione.
A
vederla adesso, sembrava tutta un’altra persona. Fece il suo ingresso nel campo
con tutta la squadra di Grifondoro, mentre suo
fratello Ron le dava pacche sulle spalle, neanche dovesse partecipare ad un
incontro di boxe …Blaise, seduto vicino
a SeverusPiton, si fumava
la sua sigaretta. Impaziente alquanto di vedere il risultato di tutta la serie
di sfortunati eventi dei giorni prima.
Aidan non poté
fare a meno di notare lo sguardo del ragazzo. Sembrava aspettasse qualcosa. Era
rivolto a Ginny ea Daphne come se cercasse delle risposte
enigmatiche che lo indispettivano. Aidan conosceva
bene Zabini, lo aveva studiato a fondo, ma aveva visto un sacco di nebbia nella
sua mente, come tentasse di nascondere qualcosa.
Nel
frattempo, Madama Bump aveva fischiato per segnalare
l’imminente inizio della partita, sancito poi dal lancio di un bolide che
subito evidenziò la tensione tra le due squadre.
Harry
e Ron inseguivano il loro obbiettivo seguiti da Nott
e dalla Bullstrode. Come previsto, cominciarono sin
da subito con spintoni violenti e giocate scorrette.
Ginevra
si ritrovò davanti a Malfoy, entrambi in attesa che venisse liberato il
boccino. Il biondo Serpeverde era scioccato, e
divertito, all’idea che avessero riposto tanta fiducia in quella stupida babbanofila che non avrebbe mai retto il confronto. Solo
che la rossa lo osservava con superbo tono di sfida senza mostrare alcun cenno
del panico che l’aveva travolta poche ore prima.
Nel
momento in cui la piccola pallina dorata prese il volo, ogni tipo di
scorrettezza era ammessa. Ginny si lanciò
all’inseguimento seguita da un Draco Malfoy che la raggiunse con facilità.
-Non
hai alcuna speranza contro di me pezzente.
-Invece
di parlare datti da fare Malfoy.
Ignorata
da quasi tutto il pubblico, la ragazza posò il suo peso sulla destra colpendo la
spalla muscolosa del suo avversario, che rischiò di cadere. Adesso avrebbe
sicuramente giocato duro, senza sottovalutarla.
Mentre
ai piani alti il vero scopo del gioco era stato dimenticato, ai piani bassi
Malfoy si divertì a spintonare la povera rossa che rischiava di schiantarsi al
terreno.
Per
controbattere a quelle mosse scorrette, si avvicinò nuovamente e alzò il gomito
abbastanza in alto da colpire il naso perfetto del re dei Serpeverde
facendolo sanguinare.
Non
le piaceva usare questi modi contro di lui, ma era normale giocare alla pari.
Una cosa che fece commuovere Ronald Weasley che compiaciuto incitava la sorella
a farlo nero.
Il
boccino era vicinissimo alle loro mani. Gin distese il braccio, tirandolo fino
a farsi male, sfiorandolo e distraendosi, permettendo a Malfoy di colpire la
sua scopa con un calcio e facendola cadere a terra sul prato.
La
terra umida e fangosa gli sporcò le mani, ma niente di tutto questo le impedì
di risalire sulla scopa e ritornare all’inseguimento furioso della piccola
pallina dorata.
Muovendosi
in senso contrario all’altro cercatore si ritrovò dritta in faccia il premio di
tanta fatica, e anche un pesante corpo contro cui andare a sbattere. Questa
volta la caduta fu piuttosto dolorosa, la schiena bruciava quasi e la testa
aveva sbattuto contro il terreno sporcandole la faccia. Non che a Draco Malfoy
fosse andata meglio.
Una
volta ripresi i sensi, rialzandosi a fatica, le urla compiaciute dei suoi
compagni la investirono. Tra le sue mani teneva il boccino d’oro che aveva
regalato la vittoria a Grifondoro.
-Alla
faccia tua e della zoccola!
Il
biondo rivale la fissava con lo sguardo furente mentre Daphne
lo aiutava a mettersi in piedi. Aidan e tutti gli
altri corsero sul campo incontro a Ginny che si
sentiva bene come non mai nella sua vita.
Almeno
fino al momento in cui quel moccioso e Luna non le si gettarono addosso
facendola cadere di nuovo per terra.
Non
aveva più la forza di rialzarti, non sicuramente con due pesi addosso che le
gridavano frasi sconnesse nelle orecchie.
Volse
istintivamente il suo sguardo agli spalti cercando Zabini. Eccolo sempre
seduto, composto e rilassato, vicino al professor Piton
con una sigaretta in bocca. Le venne quasi naturale alzare il braccio per
mostrare il boccino e la sua vittoria, avendo in cambio solo un sorriso
lievemente abbozzato.
-Ce
l’hai fatta Ginny!
Harry
e Ron erano corsi da lei tutti contenti. Non riuscivano a smettere di saltare.
Sembravano dei grilli.
-Ora
puoi abbassare il braccio, la partita è finita!
-Vorrei
poterlo fare Luna. Credo che sia anchilosato.
Aveva
faticato parecchio a rialzarsi da terra. Le sue ossa e i suoi muscoli avevano
urlato pietà in tutte le lingue esistenti al mondo. Purtroppo non c’era nessun
letto in vista per lei e i suoi reumatismi, solo una rapida doccia prima di
andare a festeggiare ad Hogsmeade, dove aveva anche
appuntamento con Zabini.
Fu
ardua impresa rimuovere tutto quel fango, i suoi capelli ne erano impregnati
dopo la caduta contro Draco Malfoy. Che fu anche il suo pensiero ricorrente per
tutto il tempo. Specialmente sul fatto che adesso Daphne
aveva tutti i motivi del mondo per consolarlo a dovere.
Si
guardò allo specchio ancora fradicia, aveva un graffio sulla guancia destra, e
un paio di lividi sparsi ovunque. Poteva sembrare un pungiball.
Aprì
il suo armadio alla ricerca di qualcosa da vestire. Scelse un paio di jeans e
un maglione … no un maglione no, doveva esserci dell’altro. Per fortuna Luna
non si era mai ripresa la canottiera rosa che le aveva imprestato l’anno
scorso.
Insomma
il risultato poteva essere ben peggiore, aveva evitato i maglioni e portava i
segni dell’agguerrita battaglia contro Serpeverde, ma
si sentiva favolosa.
Raggiunse
i suoi amici all’ingresso, ancora non la smettevano di parlare delle
emozionanti botte date in campo. Hermione non li
sopportava più. Luna corse ad abbracciare l’amica sempre seguita dal piccolo Aidan che ormai era diventato parte integrante del loro
gruppo di matti.
-Non
osate toccarmi! Se cado a terra di nuovo non mi rialzo nemmeno se ci provate in
sette.
Scoppiarono
a ridere della loro amica.
-Sei
stata grande oggi e come l’hai sistemato! Ma tu devi spiegarmi una cosa, come
mai stavi guardando Zabini? C’è qualcosa che devo sapere?
Caspita,
a Luna Lovegood non sfuggiva assolutamente niente.
-Che
ho affidato i miei sogni e le mie speranze alle sue mani, ma sono troppo sobria
per raccontarti tutto adesso.
-Devo
tapparmi le orecchie mi sa, ho solo undici anni e sono troppo giovare per i
traumi gravi.
-Voi
due capite sempre male! Io non intendevo in quel senso!
-Si
come no …
Durante
tutto il viaggio in carrozza verso Hogsmeade, gli
sguardi curiosi e di supposizione sbagliata dei due amici, non si staccarono da
Ginny, come se aspettassero una risposta.
Una
risposta che non avrebbero avuto!
I
cittadini del villaggio erano abituati al trambusto degli studenti ogni sabato
pomeriggio, ma di sera era difficile da sopportare e controllare. Gli unici che
non vedevano l’ora erano i gestori del pub “i tre manicidi scopa” che si preparavo a servire litri di
whisky incendiario e burro birra.
La
tavolata dei Grifondoro era, naturalmente, la più
chiassosa. Poco distante i loro rivali chiacchieravano e non si facevano notare
per la confusione, più che altro per la quantità esorbitante di whisky che
ordinavano senza sosta.
Ginny tirò giù
tutto d’un fiato il suo bicchiere. La gola in fiamme era quasi piacevole al
confronto ai dolori del suo corpo. Ron era già partito per la tangente, cantava
l’inno di Hogwarts a squarciagola e anche con le
parole giuste. Harry non la smetteva di ordinare bicchierini sotto lo sguardo
attonito di Hermione.
-Andiamo
Gin, devi bere e vuotare il sacco.
Dopo
il quarto bicchiere le girava la testa, i suoi due amici impazienti aspettavano
di ricevere delle informazioni.
-Volete
sapere che cosa? Ho solo accettato che lui mi aiuti a conquistare quel cazzone di Malfoy. Ho conosciuto anche il suo elfo
domestico, tipo simpatico, un po’ troppo musone.
-Non
c’è altro?
-Mi
sono spogliata davanti a lui per farmi prendere le misure. Forse avrei dovuto
evitare questo discorso con un piccolo undicenne presente e sobrio.
-Ormai
è tardi …
Ginny mandò giù un
altro bicchierino prima di rendersi conto che forse, ma forse, era il caso di
guardare l’orologio e rendersi conto di essere nuovamente in ritardo.
-Mer … Merlino
sono in ritardo. Se qualcuno mi cerca sono stata rapita da un Mangiamorte. Non so quando tornerò.
Perfetto
era completamente partita. Non che reggere le bevande alcoliche fosse una
prerogativa della famiglia Weasley. Ron adesso stava facendo lo spogliarello
davanti a tutti. Luna si era preoccupata, per fortuna, di coprire gli occhi di Aidan perché non vedesse tale scempio.
Questa
volta aveva mezz’ora di ritardo, e dire che le bastava uscire dalla porta di
legno …
Un
venticello autunnale soffiava intensamente, il cielo stellato e la luna
rendevano quella serata davvero meravigliosa.
Ginevra
si guardò intorno alla ricerca di Zabini, ma non c’era traccia di lui o della
sigaretta sempre accesa che teneva tra le dita. Forse si era arrabbiato davvero
e le aveva dato buca.
Si
sentì delusa, un pochino non tanto, al pensiero di essere mollata lì.
Si
sentiva il corpo intorpidito dall’alcool tanto da doversi appoggiare al freddo
muretto di pietra del pub
-Avrai
anche vinto la partita, ma rimani sempre una frana. Fammi indovinare … sei
riuscita a dimenticare dove stava la porta del pub, oppure sei troppo ubriaca
per renderti conto delle tue azioni?
-Devi
smettere di spuntare dal nulla!
Rieccolo con il suo
ghigno beffardo e la sigaretta accesa. Vestito in maniera un po’ casual e con i
capelli sempre spettinati a causa del vento.
-Vedo
con piacere che ancora te la fai sotto Wes. E che hai
deciso di non indossare uno di quei ridicoli maglioni.
-Sei
sempre così amabile, oppure hai deciso di fare un eccezione per me amico
Zabini?
-Non
siamo amici, siamo due persone che si conosco per via di un certo affare in
corso.
Il
suo tono era mutato, sembrava quasi sprezzante e scontroso. Tipico
atteggiamento degno di quelli della sua specie. Tutto il contrario della rossa
che invece aveva una voce dolce nonostante l’alcool la costringesse a
sbiascicare sporadicamente.
-Ecco
vedi, è per questo tuo modo che non potrei mai interessarmi a te. Sei
antipatico, stai sempre per i fatti tuoi e una volta che parliamo mi rispondi
subito male.
-Io
non voglio che ti interessi a me! Ma dico sei ubriaca Wes?
-Quello
senz’altro. Ma mi fa piacere il fatto che tu non abbia alcuna intenzione di
interessarti a me. È più facile che a Natale riceva gli auguri da parte del tuo
elfo domestico che da te.
Si
sentì improvvisamente le gambe pesanti, l’equilibrio scarso e la testa pesante.
Stava per finire di nuovo per terra, quando invece si ritrovò ad aggrapparsi
alle spalle di Blaise, con una tale forza da far male.
Le
sue guance divennero rosso fuoco, di nuovo, per via di quella situazione
imbarazzante. Ok che era partita, ma sentiva il forte profumo del ragazzo così
intensamente da credere di averlo messo prima di uscire. Un buon profumo a dire
il vero.
Era
una di quelle situazione assolutamente inaspettate, da rimanere completamente
di sasso e senza il coraggio di muovere un muscolo. A dire il vero non era
nemmeno una sensazione spiacevole quel contatto. Sentendo bene al tatto, il
corpo di Blaise Zabini non era davvero niente male, e i suoi occhi neri
parevano quasi far invidia alla notte.
Ginevra
Weasley non seppe mai spiegarsi il perché, ma il suo naso stava toccando la
pelle della sua fata madrina, nell’arco di qualche minuto si era avvicinata
ancora di più e le sue labbra erano in un posto dove non sarebbero mai dovute
essere.
Lo
stava baciando, sentiva il calore di quelle labbra sensuali e non riusciva a
fermarsi, anzi, si aggrappò più forte ancora per sentire approfondire il tutto
e rendersi conto di quello che stava succedendo.
Blaise
Zabini, per la prima volta, venne zittito da qualcuno. Non che ce ne fosse
bisogno, ma era rimasto sconcertato dal fatto che quella piccola fiammiferaia
che di solito lo temeva, adesso lo stesse baciando, e nemmeno tanto male.
Attaccati
al vetro di una finestra del pub, Luna ed Aidan,
stavano con la bocca spalancata e gli occhi sbarrati dallo stupore. Era
sicuramente una scena più sana del guardare Ron ed Harry in mutande sul tavolo
del locale.
Il
moro Serpeverde ritrovò il sennò perduto. Lasciò
andare la presa facendo cascare la rossa per terra. Si sentiva impotente, aveva
permesso a Ginevra Weasley di baciarlo. E lui, come i suoi simili, si concedeva
il lusso di ragazze del calibro di DaphneGreengrass.
-Credo
di aver commesso uno sbaglio.
-Sbaglio
è un eufemismo Wes.
-Quindi
non hai più intenzione di vendicarti di Daphne.
Avrà
anche fatto uno sbaglio, ma sapeva dove andare a parare.
-Voglio
solo evitare di vedere la tua faccia per un po’. Ti contatterò io, ma ti
avviso. Rifallo di nuovo e non ci penserò due volte a
tirare una maledizione senza perdono e a cancellarti dalla faccia della terra.
Arrabbiato,
forse anche confuso e preso alla sprovvista, Blaise Zabini se ne andò giù per
un viottolo, confondendosi con l’oscurità.
Ginevra
imprecò di nuovo, maledicendo tutti i maghi che conosceva, non riusciva a
capacitarsi delle sue azioni.
Seduta
per terra, si accese una sigaretta, viziaccio che non conosceva nessuno eccetto
Luna.Sapeva di aver combinato un casino
e che lui non l’avrebbe chiamata più. Neanche i maghi usassero il telefono.
Gli
effetti dell’alcool stavano svanendo. No chi voleva prendere in giro, erano
svaniti mentre baciava lui.
Sperava
forse che Malfoy la guardasse e le dicesse “non farlo” e la trascinasse via
dalle sue braccia?
No
… e nemmeno il forte odore del tabacco riusciva a coprire quell’intenso aroma
di cui erano impregnati i suoi vestiti.
-Ce
la spieghi la tua mossa di poco fa?
-Luna
… Aidan … voi avete visto …?
-Tutto,
non metri di lingua, ma tutto il resto si. Comunque non siamo qui per
giudicarti eh.
-Perché
parli di metri di lingua davanti ad un undicenne?
-Lui
ne sa una più del diavolo. A volte penso che sappia più cose di relazioni lui,
invece della Greengrass.
Ginevra
era abbattuta. Ricordò quello che le aveva detto Blaise … “Vincere ad ogni
costo Wes” e lei aveva giocato male la sua partita,
ma sicuramente, aveva imparato qualcosa … basta un bacio, dato a caso non
importa, sei comunque fottuto.
-Vedrai
che tempo un paio di giorni, e tutto tornerà come prima.
-Ne
dubito Luna, sembrava davvero arrabbiato.
-Arrabbiato
si, furioso direi, ma anche confuso … insomma prova a metterti nei suoi panni,
lui ha sempre tutto sotto controllo, è chiaro che un imprevisto possa turbarlo.
-Ma
tu da che parte stai!
Urlarono
Ginny e Luna aggredendo verbalmente quel tenero
bambino.
Aidan, o Amore,
come lo si vuol chiamare, si era quasi affezionato al mondo dei mortali.
Purtroppo aveva qualcosa da fare. Presto o tardi avrebbe guardato negli occhi di quei mortali e
avrebbe visto cosa desideravano. Per dirgli addio.
Rimasero
tutti e tre fuori per parecchio tempo. Osservavano il cielo come se fosse la
cosa più bella del mondo, con l’ingenuità di chi ancora sapeva sognare .
I
giorni passavano come nulla fosse, le persone non si erano ancora dimenticate
dello scacco a Serpeverde. Ginevra Weasley non
riusciva sentirsi meglio. Ci avevano provato Aidan e
Luna, ma non era servito a molto. Si sentiva di nuovo invisibile. Blaise Zabini non le aveva più rivolto la
parola, cosa che naturalmente, significava mandare a monte tutti i programmi
fatti per distruggere la sicura immagine di DaphneGreengrass. Si rigirava la matita tra le mani, mentre
seduta in aula grande cercava di fare i compiti di trasfigurazione ma con
scarsi risultati. Aveva fatto diventare il suo povero gufo un muffin, un muffin
con le gambe che Ron stava inseguendo tra i tavoli con il solo scopo di
mangiarselo. Una scena ridicola!
Mentre
si mangiucchiava il retro della sua matita, Ginny
ricevette una visita inaspettata. Un piccolo elfo domestico vestito con abiti
eleganti e costosi, più di quelli della ragazza stessa, si fermò dal loro
tavolo osservando perplesso il muffin con le zampe che correva avanti e
indietro.
Volse
la sua attenzione alla piccola Weasley che lo aveva riconosciuto
immediatamente. Lo stesso elfo che si trovava nella stanza delle necessità e
che aveva preso le sue misure.
Portava
in mano una piccola busta verde. Gliela porse senza dire una parola. Quella
busta conteneva una piccola chiave.
-Che
cos’è uno scherzo?
-Ti
sembro uno che sta ridendo a crepapelle? Sono costretto in questo ridicolo
abbigliamento a portare missive ad una che non sa tenere certe cose a posto …
-Ehi
tu abbassa la voce! E poi da quando parli?
-Non
ce ne era bisogno la scorsa settimana. Cosa avrei dovuto dirti? Che hai bisogno
di rassodare i glutei? O imparare a usare delle cose che si chiamano tacchi
alti?
-Pure
tu hai più conoscenza di mondo femminile di quanta ne abbia io … ehi un momento: che hai da ridire sul mio
fondoschiena?
-La
vedi quella chiave piccola strega con il fondoschiena cadente? Apre la piccola
porta al quinto piano, la prima a destra. Ricorda la prima a destra. Devi
andare lì domani pomeriggio alle quattro. Non tardare o qualcuno si arrabbierà
moltissimo.
Ginny si morse il
labbro indispettita da quell’elfo che somigliava del tutto al suo padrone. Hermione alla vista di quella creatura attaccò a parlare di
politica magica, di come ci dovesse essere qualcuno che come lei avesse a cuore
le loro sorti.
Fu
zittita immediatamente dal saccente piccoletto che diceva di essere trattato
benissimo. Per Fortuna che Ron era troppo impegnato a inseguire il muffin per
accorgersi di quell’esserino fastidioso. Per la
cronaca, elfo domestico significava solo una cosa: Serpeverde!
Hermione infatti,
lanciò all’amica un’occhiata furente. Per fortuna la busta verde era già stava
nascosta nel libro di trasfigurazione.
Aidan e Luna se la
ridevano cercando di contenersi.
-Posso
andarmene adesso oppure devo stare ancora ad ascoltare questa matta che predica
come un avvocato?
-Sparisci
sgorbio!
Hermione lo stava per
prendere a calci. L’elfo invece se ne era già andato via continuando a
chiedersi come potesse un muffin avere le zampe.
Purtroppo
per lui, mentre usciva dalla sala grande venne intercettato da DaphneGreengrass, che dava
l’impressione di conoscerlo piuttosto bene, anche troppo.
-E
tu che cosa ci fai qui? Il tuo padrone non risponde mai ai miei gufi, forse
potresti portargli un messaggio.
Ginny, Luna ed Aidan stavano osservando la scena con attenzione.
-Io
non mi abbasso a portare missive da parte di donnacce.
-Come
mi hai chiamato?
-Prova
a torcermi un capello e sai che qualcuno non te la farà passare liscia. Anzi
lascia che ti dia un consiglio spassionato e sincero, puzzi come una prostituta
minorenne. La prossima volta ricordati che nel profumo non ti ci devi fare il
bagno.
Daphne era
paonazza. La rabbia le stava uscendo fuori come un vulcano in eruzione. Nessuno
si doveva rivolgere così, figuriamoci un elfo domestico che per lei era
sinonimo di schiavo.
Lo
colpi con la punta del suo sandalo per spingerlo a terra. L’elfo spazientito si
massaggiava la schiena fissando Daphne in modo
astioso. Tutto il gruppetto Grifondoro si era stupito
di come avesse risposto all’altezzosa reginetta della scuola. Ginevra si mosse
verso di loro nonostante le voci alle sue spalle le intimassero di non
immischiarsi. Tanto ormai Daphne la detestava a
morte, che altro peggio poteva farle?
Prese
la piccola mano dell’elfo e lo aiutò a rialzarsi.
-Vedo
che voi due vi conoscete bene. Patetici e rivoltanti allo stesso modo. Mi
chiedo che cosa centri Blaise con voi due.
-Ehi
stronzetta, pensaci due volte prima di parlare del
mio padrone.
-Non
ti agitare, dovresti trattarmi meglio dopo quello che abbiamo passato insieme
non credi?
Ginny avrebbe
voluto chiedere delle informazioni, ma riuscì a trattenere la sua curiosità.
Era strano il modo in cui si guardavano quei due. C’era tanto astio da poterci
fare almeno un milione di ipotesi. Nessuna spiegazione chiara.
-Solo
perché ai bei vecchi tempi sei stata rimpiazzata non significa che devi farti
venire le rughe dalla rabbia.
Ok
quel piccolo elfo la sapeva lunga. Bisognava ammettere che rispondeva bene e
sapeva come colpire Daphne, che intanto stava dando
fuori di matto. Era impossibile trattenere le risate.
-Che
cosa ti fa ridere tanto pezzente?
-Il
modo in cui sia facile prendersi il gioco di te.
-Questa
è l’ultima volta che usi questa insolenza nei miei confronti Weasley. Te la
faccio vedere io.
Tirò
fuori la bacchetta puntandola sulla rossa e muovendola nervosamente con la mano
sudata e impaziente.
Peccato
che arrivò qualcuno a rovinare tutto. SeverusPiton osservava tutti con il suo solito volto serioso e la
voglia di rinchiuderli tutti nei sotterranei a marcire senza cibo ne acqua. Si
proprio tutti, perché a quell’uomo DaphneGreengrass era sembrata sempre troppo superficiale per
finire a far parte della sua casa. Maledette raccomandazioni …
-Avete
intenzione di far saltare in aria la sala grande per caso?
-Professor
Piton deve togliere subito i punti a Grifondoro e punire Weasley. Ha cercato di colpirmi con
quello.
Disse
indicando l’elfo domestico di Zabini che alzò gli occhi al cielo sperando che
un fulmine colpisse quell’oca di Daphne.
-Ma
pensi che io sia scemo Greengrass? Per quando mi
piaccia punire i Grifondoro, quella con la bacchetta
alzata sei tu. E lascia stare Eddie. Dubito fortemente che la Weasley stesse
tentando di colpirti usando lui come arma …
Finalmente
quel piccolo elfo aveva un nome. A giudicare dall’espressione sul volto di
quest’ultimo, Piton doveva conoscerlo fin troppo
bene. Daphne invece, strizzata nella sua camicetta di
almeno una taglia in meno, lasciò la stanza indispettita.
Piton maledì il
giorno in cui il cappello l’aveva spedita a Serpeverde.
Non potevano metterci anche la voce “un po’ di cervello” nei requisiti per
farne parte? No era più giusto mettere “Gnocca” …
-Vattene
tranquillo Eddie, tu Weasley vieni nel mio ufficio questa sera per la
punizione.
Ginevra
non aveva parole. Non aveva fatto nulla di male e finiva in punizione mentre la
Greengrass se ne era andata via sculettando in santa
pace e senza punizione o punti in meno.
Lasciò
la sala grande per andarsene a rimuginare sui suoi errori.
Si
sdraio sull’erba del piccolo stadio di quiddich.
Il sole le illuminava il viso dandole fastidio agli occhi ma non le importava.
Da una finestra notò la figura, ben nota, di Draco Malfoy. Sembrava quasi che
la guardasse, ma poteva essere frutto della sua immaginazione.
-Hai
fatto bene poco fa, e poi Piton è uno che ne sa!
-Aidan, questo è
uno di quei momenti in cui vorrei restare sola a riflettere su ciò che è giusto
o sbagliato, possibilmente in assenza di piccoli omettini
che credono di saperla lunga.
-Tu
hai dei dubbi vero?
-Non
ho dubbi su niente. Sono perfettamente a mio agio nel dire che sono sempre
fulminata da tu sai cosa, non mi interessa tu sai chi, e non ho voglia di
discutere su quello che è.
-Tutto
chiaro … mi sono perso al primo “tu sai chi”.
-Almeno
tu, fai finta di capire che cosa sto dicendo. Ho la chiave di un fottuto non so
cosa, stasera sono in punizione e devo andare in studio da Piton,
come se non bastasse DaphneGreengrass
mi ha rotto le scatole anche per Blaise. Che ci mette i cartellini sulle persone
quando ci è passata?
Dopo
una cena che sapeva di amaro, Ginevra Weasley raggiunse i sotterranei, lo
studio di SeverusPiton era
proprio accanto al quadro del Barone Sanguinario. A discapito della sua natura
e del suo modo di fare e vestire, cupo e serioso, il suo studio era illuminato
da una piacevole luce soffusa. Miriadi di scaffali pieni di libri trattanti
qualsiasi tipo di argomento, circondavano l’accogliente sala che sembrava di
più un salottino della signoria italiana dei secoli passati, piuttosto che il
piccolo antro di relax di un professore impegnato ad insegnare due materie
importanti come pozioni e difesa contro le arti oscure.
Proprio
all’angolo destro, era sistemata una scacchiera di legno. Eddie e il professore
erano così impegnati in una partita, che non si accorsero della presenza di Ginny che li osservava stupita.
-Buonasera.
La
sua voce venne disturbata dall’entusiasmo dell’elfo domestico, che esultava
dichiarando “scacco matto” al suo avversario.
-Weasley,
prenditi un libro, qualsiasi va bene, e siediti. Per le prossime due ore te ne
starai qui buona e in silenzio. Domani quando ti chiederanno informazioni della
tua punizione, dirai che ti ho costretto a pulire tutte le provette dell’aula
di pozioni.
-Cioè
non sono in punizione?
-Diciamo
che facciamo finta tu lo sia. Non fare domande e documentati un po’. Noi
abbiamo da fare,
Si
rimisero a giocare a scacchi senza curarsi minimamente della sua presenza.
Sorpresa e contenta, Ginny cominciò ad osservare
minuziosamente la collezione del suo professore. Era incredibile quello che
aveva custodito in quegli scaffali. Libri che trattavano di argomenti come la
scienza, la letteratura, la storia. Ciò che sicuramente stupiva di più era il
fatto che si trattasse di libri babbani.
SeverusPiton con una così grande collezione di libri Babbani?
Il
profumo di quella carta consumata dal tempo era inebriante. Si accomodò sulla
poltrona in silenzio senza dir nulla.
Aveva
scelto un libro sulla storia della Rivoluzione Francese e sulla corte di Luigi
XIV. Le piacevano quel genere di cose e l’ambiente l’aiutava.
Una
serata che si rivelò molto piacevole, rispetto ad ogni tipo di aspettativa. Si
era concentrata verso mezzanotte sulla loro partita di scacchi. Eddie aveva un
talento nascosto per gli scacchi e il Professor Piton
sembrava quasi un’altra persona.
Gin
si rendeva conto per la prima volta, che le cose non erano come sembravano. Era
facile guardarle ogni giorno, difficile invece capirlo.
Trovò
un piccolo libro nell’angolo vicino al camino. La copertina era così consumata
che non si leggevano titolo o autore.
Aprì
la prima pagina e trovò scritte le parole più belle che avesse mai letto in
tutta la sua vita.
Eravamo
fatti per proteggerci reciprocamente l’uno dall’altra, avevamo bisogno di
creare insieme l’uno attraverso l’altra, il posto nel mondo che ci era stato
negato in origine.
Se avessimo un'altra vita dovremmo trascorrerla insieme.
Il
giorno seguente si sentiva agitata. Rigirava tra le mani la piccola chiave
impaziente di sapere che cosa doveva trovare.
L’orologio
era diventata la sua fissazione, tanto da costringere Ron, Harry, Hermione ed Aidan a riempirla di
domande.
Domande
che naturalmente, ignorò senza preoccuparsi.
Alle
cinque precise si ritrovò davanti ad una piccola porta chiusa a chiave. Deglutì
cercando di sembrare rilassata e trattenendo la sua curiosità. Blaise non era
ancora arrivato ma lei non voleva aspettare. Girò la chiave nella serratura con
fare impaziente e vide ciò che non si sarebbe mai aspettata: delle scope!
Doveva
entrare in un ripostiglio di scope. Ma quello aveva qualche rotella fuori posto
per caso? Si chiede mentre cercava la luce in tutta quella oscurità che puzzava
di muffa.
-Stavolta
non ti sei persa! Incredibile dovremmo festeggiare.
-Non
vorrei sembrarti una che pensa male, ma cosa diavolo ci facciamo in un
ripostiglio con delle scope?
-Senti
piccola maniaca, potresti stare zitta cinque minuti e fare solo quello che ti
dico?
La
fissò con i suoi occhi nerissimi, tutto si confondeva con il buio circostante,
ma lei riusciva a vedere il volto di Blaise Zabini che rivolto nella sua
direzione, non smetteva di fissarla.
-Tieniti
forte Wes, o potresti cadere.
-Da
dove? Siamo con i piedi per terra rinchiusi in un buco!
-Chiudi
gli occhi adesso. Per quanto puoi essere restia devi fidarti di me e stringere
forte il mio braccio.
Strinse
la mano del ragazzo con una forza inaspettata. Un solo lampo e improvvisamente
il vento le accarezzava il viso. Aprendo gli occhi il sole all’orizzonte
tramontava creando un cielo che aveva gli stessi colori dei dipinti di Monet.
Non riuscì a trattenere lo stupore quando vide quell’immensa costruzione che
faceva contrasto con il cielo.
-Ma
siamo dove penso io?
-Ginevra
Weasley … benvenuta a …
chiedo venia se mischio i verbi al presente e al passato. non rileggo mai quello che scrivo.
ma dopotutto, mischiare il passato e il presente, è quello che facciamo tutti i giorni vivendo ;)
Si
accese una sigaretta mentre la Grifondoro guardava
sorpresa le meraviglie che aveva davanti. La torre Eiffel era meravigliosa,
circondata da uno splendido cielo rosso che rendeva il tramonto unico.
-Ti
bacerei se non rischiassi la vita!
Intorno
a loro le vetrine dei negozi mostravano abiti bellissimi, un’atmosfera
impressionante e non magica.
Blaise
sembrava conoscere quel luogo alla perfezione, si guardava intorno come se
cercasse qualcosa di familiare.
-Andiamo
Wes, non abbiamo tutto il tempo del mondo.
-Ma
che ci facciamo a Parigi?
Sembrava
di avere vicino una bambina emozionata ed entusiasta.
-Cosa
fa una donna a Parigi? Shopping, ti troveremo qualcosa che sia adatto al tuo
nuovo stile e anche un vestito per Halloween. Come tu saprai il tema è “Alla
corte di Luigi XVI”, non c’è posto più appropriato della Francia! Conosco anche
una sartoria teatrale che crea degli oggetti straordinari.
-Tu
non sei il tipo che si mischia ai babbani.
-Mi
piace la bella vita, ogni momento libero che ho lo trascorro qui grazie alla
mia passaporta. È così che ci siamo arrivati in
fretta e senza farci vedere da nessuno.
-Continuo
a non credere di essere a Parigi con te.
Le
tirò un pizzicotto al braccio per indispettirla. Erano stranamente diversi e
così simili. Camminavano per le strade senza dirsi una parola, senza guardarsi
come se avessero paura di vedere le cose con gli occhi dei babbani. Blaise si
fermò davanti a una vetrina. “Chanel” diceva la scritta che sovrastava le loro
teste.
-Tu
mi prendi in giro.
-Entra
e comportati bene o ti giuro che ti ammazzo.
Intorno
a loro c’erano splendidi vestiti eleganti e scarpe che normalmente restavano
confinate nei sogni più intimi di qualsiasi ragazza del mondo, magico o babbano che sia.
Una
donna osservò Ginevra con molta attenzione, e un cenno di Blaise la fece
allontanare un paio di minuti, per tornare con alcuni dei vestiti più belli
della boutique. Giacche eleganti, scarpe con il tacco, guanti di pelle, camicie
di seta, pantaloni neri che ricadevano morbidi a lasciar intravedere le forme
della rossa.
-Non
pensi che sia eccessivo?
-Cosa?
Dei vestiti eleganti? Io credo che la bellezza di una donna non stia nella
volgarità, nelle minigonne o nelle prosperose forme al vento. Risulta molto più
sexy una donna che indossa una camicia e un paio di pantaloni, che li sa
portare.
-Signorina
se vuole accomodarsi per provare qualcosa, il camerino è là in fondo. Il suo
ragazzo può attenderla qui, nell’attesa se gradisce una coppa di champagne.
-Lui
non è il mio ragazzo.
-Io
non sono il suo ragazzo.
La
donna sai portò una mano alla bocca per nascondere un sorriso. La reazione dei
due all’unisono risultò parecchio divertente.
Ginevra
si chiuse nel camerino, che era grande quanto il piano terra della Tana, e si
guardò allo specchio. Non era sicura su cosa provare. Dopo dieci minuti di
riflessioni optò per provare una gonna a tubo che le fasciava le gambe alla
perfezione con un piccolo spacco sulla destra, una camicia bianca di seta,
coperta da una giacca elegante nera che la rendeva assolutamente irriconoscibile.
Osservando
le scarpe, decise di abbinare un paio di stivali neri che arrivavano fino al
ginocchio, e con un sexy tacco a spillo.
-Allora
che ne dici?
Non
ricevette risposta. Lui la guardava, la studiava dalla testa ai piedi. Teneva
tra le sue dita affusolate la coppa di champagne, rigirandola in modo
impaziente. Si accese una sigaretta, e nessuno osò dire una parola, aspirò una
boccata di fumo riflettendo.
-Sto
così male che ti mancano le parole per dirmelo?
Ginny si sentiva
agitata, non era una di quelle che sapeva definirsi bella. Con un cenno Blaise
le disse di girarsi. Quegli stivali la facevano sembrare più alta, era
impossibile non notarla. I suoi capelli rossi riflettevano il tramonto alle
spalle del suo “fato” che invece non apriva bocca. Decise di rinunciare.
-Ok,
lo prendo come un si. Direi che va bene. Tanto mi sembri intenzionato a dire
nulla.
Rientrò
nel camerino e si guardò allo specchio, sentiva ancora quello sguardo su di se,
il peso di quegli occhi sulla sua figura. Ci pensò ogni istante mentre si
infilava un vestito, nero, lungo fino alle ginocchia, due spalline sottili e
decorate con dei finissimi cristalli, una scollatura non troppo pronunciata ma
che rendeva l’idea. Il tutto abbinato ad un paio di sandali dello stesso
colore.
-Adesso
riesci a dirmi qualcosa?
-Signorina,
siete davvero splendida. I vestiti che ha scelto per voi, sono veramente
magnifici.
La
voce della donna la rassicurò. Ma come poteva Blaise sapere tutte quelle cose?
Sembrava quasi che glieli avessero disegnati addosso.
-Senti
Zabini, io non ce la faccio a stare impalata qui. Dimmi qualcosa prima di farmi
uscire di testa.
Come
previsto, non disse nemmeno una parola, si alzò dalla poltrona, appoggiando
delicatamente la flute sul tavolo di cristallo alla sua sinistra. Prese la mano
di Ginevra e si chinò a baciarla, quasi come fosse un segno di approvazione. La
donna a quel punto si sentì in dovere di aggiungere un pensiero personale.
-Se
voi due non siete fidanzati, avete qualche piccola questione repressa in
sospeso.
Passarono
all’incirca due ore, in cui entrarono in un sacco di negozi, tutte boutique di
classe e fuori dalla portata della gente comune. Blaise non aveva detto niente
per tutto il tempo, si limitava ad osservare ed annuire. Ginevra si era
ritrovata a trascinare un numero assolutamente sconcertante di borse che
testimoniavano il suo nuovo modo di vestire, ma soprattutto di essere.
La
notte era calata, dovevano essere all’incirca le otto di sera. Si sedettero in
un bellissimo bistrot che si affacciava su Place de
la Concorde, al cui centro, illuminato come giorno, si ergeva l’obelisco che
3200 anni fa venne portato dal Tempio di Luxor. Si erano ordinati due Martini,
o meglio era stato Blaise, sempre con la sua sigaretta e il suo modo un po’
strano. Ginny non potè fare a meno
di osservare il cielo sopra di loro, pieno di stelle e limpido come il mare.
Aveva pensato tantissimo a cosa avesse in serbo Blaise Zabini, si era svegliata
tutta entusiasta la mattina, ma non si sarebbe mai immaginata di trovarsi a
fare shopping nelle boutique più famose del mondo, bere Martini sotto le stelle
di Parigi. Era come essere in una favola, solo con la fata madrina al posto del
principe.
-Allora
adesso ti decidi a parlare con me?
-Non
abbiamo molto da dirci.
-Allora
non ti manca la voce Zabini. Prima non sembravi intenzionato ma adesso invece …
-Invece
sei sempre la stessa.
Si
perse in quello che sembrava un complimento velato sotto una critica.
-Tra
poco abbiamo un appuntamento qui vicino, c’è una sartoria teatrale che di
solito si occupa dell’opera di Parigi. Ti ho fatto preparare un vestito per il
ballo di Halloween.
-È
tutto troppo eccessivo, insomma mi hai comprato delle cose assolutamente
bellissime.
-Ognuno
di noi, usa i mezzi di cui dispone per raggiungere uno scopo ben preciso. Il
fine giustifica i mezzi.
-Daphne vale tutto
questo?
Si
rese conto tardi, di aver toccato un argomento delicato. Blaise sembrava
irritato quando l’aveva sentita nominare.
-Senti,
non ci vede nessuno, non può passare qualcuno di Hogwarts,
puoi parlare tranquillamente con me. L’altro giorno io ed Eddie abbiamo avuto
di che discutere con lei. Non sembrava molto felice del fatto che io ti
conoscessi.
-È
un problema suo, vostro, ma non mio.
-Dovresti
sorridere più spesso, sei anche più carino quando lo fai.
Non
era abituato a sentirsi dire cose del genere. Gin se ne accorse subito dal modo
in cui tenne per miracolo la sigaretta sulle dita. Gli sorrise, quasi a volerlo
mettere a suo agio, cosa che non ebbe alcun effetto su di lui.
-Wes, non mi
servono i tuoi goffi tentativi, non ti parlerò della mia vita privata. Ne di Daphne. Soprattutto di lei.
-Non
ti scaldare. Siamo a Parigi, nessuno si arrabbia a Parigi.
-Andiamo,
è tardi.
La
condusse lungo una via piccola e graziosa, arrivarono davanti a una porta di
legno. Blaise bussò e un uomo dall’aspetto amichevole, gli strinse la mano con
decisione e rispetto. Doveva conoscerlo bene.
Li
condusse all’interno di una piccola bottega dove c’erano sparsi ovunque
manichini, tutti servivano a mostrare splendidi abiti di ogni epoca, gioielli
da lasciarti senza parole, e ogni piccolo dettaglio dai cappelli ai guanti.
-Questo
è quello che ho fatto preparare per te.
Adesso
si che c’era da sorprendersi, sembrava quasi di fare un viaggio nel tempo alla
corte del Re Sole. Colori tendenti al rosso, una scollatura piuttosto ampia,
secondo la moda dell’epoca, sul petto e sulla schiena, due sottane con quella
superiore, di tessuto più pesante, che cadeva come uno strascico, le maniche
non erano ingombranti, pizzi e merletti a perdita d’occhio. Faceva impressione
toccarlo.
-Per
finire ho pensato a questa maschera.
Tra
le sue mani teneva una maschera che copriva solo gli occhi. Era ricoperta di
cristalli neri e brillanti. Delicata al tatto.
Ginevra
Weasley pensò ufficialmente di essere in paradiso, oppure nel suo ultimo
giorno, guardava Blaise e l’uomo come se fossero dei fantasmi.
-Non
può essere per me!
-Si
Wes, non c’è bisogno di provarlo, sono sicuro sia
perfetto. La ringrazio per la cortesia, come sempre un gioiello.
Era
ancor più sconcertante il rispetto di Blaise verso il babbano
davanti a lui. Insomma non è una di quelle cose che si vedono tutti i giorni.
Sembrava
di essere due comuni esseri umani.
Lasciarono
quel negozio salutando l’uomo. Mentre camminavano per le buie strade di Parigi,
si resero conto che era troppo tardi, dovevano tornare in Inghilterra, a
scuola.
Blaise
si accese una sigaretta e prese un ombrello dalla tasca della giacca. Eccola la
sua passaporta. Gin per un momento, pensò di non
voler andare più via.
-Grazie
di tutto, è stata una cosa davvero inaspettata e piacevole. Per non parlare di
tutto quello che hai fatto per me.
-L’ho
fatto per me.
-Andiamo
Zabini non ci vede nessuno, siamo a Parigi! Come fai a non sentirti diverso.
-Ci
vengo spesso, non mi fa ne caldo ne freddo.
La
luce che illuminava la Torre Eiffel sembrava volergli indicare qualcosa, le
fontane stesse rendevano tutto così magico. A guardarli bene, forse la donna
del negozio di Chanel, tutti i torti non li aveva. Sembravano stranamente
soddisfatti di aver passato insieme una giornata atipica.
Seduto su un cornicione del palazzo di fronte a loro, Aidan
si chiedeva che cosa ci fosse di così difficile. Cosa si fosse di sbagliato tra
quei due che fingevano dalla mattina alla sera.
“io
sono Amore. Vivo da quando esiste il mondo. Ho fatto incontrare a Dante la sua
Beatrice, Petrarca si è innamorato di Laura grazie a me. Tutti scrivono delle
mie imprese, i libri raccontano di me, che nascosto tra la gente comune, facciobreccia in chi crede di essere insensibile al
mio tocco d’amore. Ecco che un giorno mi capitano questi due matti. Sono strani
e difficili da controllare. Lei ama lui, che ama un’altra, che ama un altro.
Troppo lavoro.
Insomma
siamo seri, dovrei metterlo a posto io tutto questo casino?”
Tornarono
nel ripostiglio delle scope. Le luci erano già state spente, per fortuna
nessuno era in giro. Ginevra rimase sola nell’oscurità con una marea di
sacchetti tra le mani. Blaise aveva percorso l’oscurità senza nemmeno
salutarla. Ritornò nella sua stanza in silenzio. Nessuno si accorse di lei o di
ciò che portava. Sistemò il suo armadio e si mise a letto cercando di non
pensare. Era stata la sua giornata diversa, come doveva esserlo lei. La notte
sembrava non finire mai, i suoi occhi non accolsero mai l’invito di Morfeo. Le
venne in mente un solo posto dove andare.
Seguendo
le polverose scale del sotterraneo, raggiunse l’ufficio di SeverusPiton. Non avrebbe dovuto farlo forse, ma accese le
luci e cominciò a curiosare tra i libri alla ricerca di un passatempo per la
notte. Eddie notando l’illuminazione non pote fare a
meno di entrare e vederla lì nella poltrona. Leggeva un libro di poesie.
-Non
dovresti essere qui.
-Ciao
Eddie.
Sorrise
al piccolo elfo che lasciò cadere ogni proposito di riprenderla per l’essersi
intrufolata nell’ufficio di Severus senza permesso.
-Non
pensi che sia tardi per stare sveglia a leggere poesie?
-Il
sonno ha deciso di non venirmi a trovare stasera.
-Hai
mica visto il mio padrone? È tutto il pomeriggio che non lo vedo, ho saputo
anche che non era presente a cena.
-Si
l’ho visto. Eravamo a Parigi.
Eddie
fece la faccia stranita. Non poteva credere alle sue orecchie. Conosceva il
segreto del suo padrone, le sue fughe oltre l’Inghilterra, ma non sapeva ci
avesse portato mai qualcuno, non lei almeno.
Sorrise
amaramente, Ginevra non riuscì mai a capire perché. Fece finta di leggere il
libro che aveva in mano, ma l’espressione sul volto di Eddie lasciava aperte un
milione di ipotesi.
Quel
piccolo elfo non era uno stupido, e nemmeno un chiacchierone. I suoi piccoli
occhi color verde mela raccontavano tanti segreti, nel silenzio della notte. Una
notte intera passata seduto davanti ad un scacchiera antica. Voltandosi di rado
a guardarla chiedendosi che cosa ci fosse di cosi sbagliato in lei. Di così
diverso.
Fuori
l’alba stava sorgendo. Un nuovo giorno, un nuovo nucleo di domande a cui dare
risposta.
SeverusPiton entrò nel suo studio alle otto in punto. Ginevra
Weasley sedeva sulla poltrona vicino al camino spento, con gli occhi chiusi,
Eddie le aveva messo una coperta addosso e si era sopito nella poltrona di
fronte, mentre a terra giaceva il polveroso libro di poesie.
Se
avesse fatto come sempre, avrebbe alzato la voce svegliando i due, invece
chiuse la porta, delicatamente, in silenzio con un lieve sorriso dipinto sul
volto.
Infilarsi
il vestito per il ballo di Halloween, era stata una di quelle imprese degne di
essere ricordate nei libri di storia. Ginevra Weasley aveva invitato la sua
migliore amica, Luna, per aiutarla nell’intento.
Alla
fine il risultato era sorprendente. Sembrava di essere andati indietro nel
tempo in un’altra epoca.
I
suoi capelli rossi erano raccolti lasciando scivolare qualche ciuffo che la
rendeva bellissima, il suo volto era coperto dalla mascherina, i cristalli neri
brillavano come tanti diamanti.
-Stai
davvero bene Gin, ma non pensare di prendermi in giro, dove hai rimediato
questo abito meraviglioso?
-A
Parigi, in una sartoria teatrale vicino all’opera.
Luna
scoppiò a ridere sotto lo sguardo basito dell’amica.
-Ok,
adesso dimmi la verità.
-Te
la sto dicendo. Zabini ed io siamo finiti a Parigi, mi indirizzato sulla retta
via, se così si può definire. Ha pensato ad un sacco di cose e non ha
praticamente detto niente per tutto il tempo.
La
bionda Corvonero sembrava essere stata pietrificata.
Non muoveva un muscolo del suo corpo e spalancava la bocca come fosse un pesce.
Si
sarebbe aspettata di tutto dal duo “Gin & Zabini” ma addirittura un viaggio
nella città più romantica del mondo?
Le
venne voglia di scrutare nella testa dell’amica, chissà se c’era qualcosa di
diverso nel suo rapporto con il Serpeverde.
-C’è
qualcosa che devo sapere?
-Ehi!
Non fare la maliziosa, non ci siamo baciati o peggio. Abbiamo fatto un giro,
qualche acquisto nei negozi e un aperitivo.
-Qualche
giro?
Aprendo
l’armadio della rossa, trovò un numero spropositato di vestiti e scarpe,
insomma chiudere quel coso sarebbe stata una vera impresa, ci voleva un
architetto non la magia.
Aidan spuntò dalla
porta di legno della stanza della ragazza. Rimase a bocca aperta vedendole, bellissime
nei loro abiti a tema. Al contrario, lui era ridicolo, la calzamaglia prudeva
da morire, le scarpe erano scomode, i pantaloni stringevano nonostante fossero
a sbuffo sulle cosce, e Ron lo aveva costretto ad indossare una parrucca
bianca.
-Luigi
XIV deve ringraziare di essere morto, lo ammazzerei per aver scelto questo
genere di parrucche!
-Ma
sei un amore!
Le
ragazze lo stavano prendendo in giro, Amore non lo avrebbe permesso
normalmente, ma questa volta rimase zitto a guardarle. Due ragazze così intelligenti
e carine senza cavaliere.
Guardando
Ginevra, ricordò Parigi, quando alla corte di Versailles aveva commesso lo
sbaglio di assecondare l’amore di Maria Antonietta. Troppi secoli erano passati
da allora, e tutto era degenerato nelle guerre e nelle rivoluzioni. Peccato che
l’amore non avesse importanza.
Ripensò
anche, all’immagine di Blaise Zabini e Ginny Weasley.
A lui piacevano insieme, ma c’erano delle questioni in sospeso, e nel futuro
non vi era traccia di nulla che li riguardasse.
Porse
le mani alle due ragazze che sorrisero felici.
-Andiamo
signore. Abbiamo un ballo a corte a cui partecipare.
Lasciarono
il dormitorio di Grifondoro senza incontrare nessuno,
l’orologio suonò le nove e il rumore rimbombò tra le mura di quel castello
incantato, come fosse una melodia.
Arrivarono
davanti al salone delle feste, ed Aidan, venne colto
da una sensazione strana. Era come trovarsi all’interno di uno dei grandi
saloni di Versailles. Colori pastello dipingevano la stanza come fosse un
quadro. I lampadari di cristallo erano una fedele riproduzione dell’epoca, la
musica riempiva la stanza, tavoli imbanditi, tende di velluto alle finestre, e
come tocco finale, il trono di Re Luigi XIV, proprio come l’aveva visto Aidan secoli fa.
-Tutto
bene piccolo?
-Certo
Ginny, fa solo uno strano effetto. Hanno davvero reso
tutto uguale a come accadeva. Mancano solo i giardini di Versailles e possiamo
convincerci di essere tornati indietro nel tempo.
-Ti
interessa la storia?
-Io
l’avrei vissuta la storia. Che dite, ci lasciamo tentare dal buffet?
Quando
fecero il loro ingresso, tutta la sala si voltò a guardarli. Nessuno avrebbe
mai pensato di vedere la povera Weasley in quelle vesti. Si vedeva lontano un
miglio che i cristalli della sua maschera erano veri. Draco Malfoy stesso,
smise di ammirare la sua dama per guardare la piccola di casa Weasley. Per
quanto lo negasse, era stupito di quanto potesse essere attraente con
quell’abito addosso.
Blaise,
al contrario, si fumava la sua sigaretta, sorseggiando un bicchiere di
champagne, gustandolo come se fosse l’ultimo della sua vita.
Harry,
Ron ed Hermione non avevano parola, andarono verso di
lei complimentandosi per il suo cambiamento.
-Sorellina
mia!
Ron
aveva notato subito gli sguardi della gente, si era messo accanto a lei, come a
volerla proteggere da occhi indiscreti. Al contrario, il suo migliore amico,
era arrossito alla vista della piccola, di quella che evidentemente, non era
più una bambina.
Affascinato
e confuso, non riusciva a pronunciare una sola parola, nemmeno per chiederle un
semplice ballo.
Eddie
cercava di non farsi calpestare da nessuno. Si mosse in direzione di Aidan e delle sue due accompagnatrici. Porse loro dei
bicchieri, guardando sospettoso il volto del suo padrone, nascosto dalla folla
al centro della pista da ballo.
-Grazie
Eddie, sei stato molto gentile.
La
voce di Ginny era quasi impercettibile, coperta dalla
musica dei violini, del pianoforte e delle arpe. Alzarono i calici per
ringraziare il piccolo elfo domestico, che arrossito, scomparve tra la gente.
Gli
occhi castani di una persona a caso, cercarono qualcosa. No, non Draco e Daphne che si esibivano in un valzer perfetto. Cercarono
Blaise Zabini che aveva teso la sua mano a Pansy per
invitarla a ballare. Non si era voltato nemmeno una volta a guardarla. Lo
sapevano tutti e tre.
-Vuoi
ballare Ginny?
-Certo
Harry mi farebbe piacere.
Di
una cosa i presenti potevano essere certi. Harry Potter aveva detto un sacco di
cose alla rossa nei successivi cinque minuti, ma non aveva ottenuto risposta.
Nessuna delle sue parole aveva attirato l’attenzione della sua dama che si
sentiva indispettita.
Sarà
stata anche bellissima, ma l’unico in grado di essere sincero con lei, non la degnava
di uno sguardo. Nemmeno se fosse stato costretto.
-Scusa
Harry mi serve un po’ di aria fresca.
Si
sentiva stupida. Non doveva offendersi per questo genere di cose. L’eroe
leggendario di Hogwarts e di tutto il mondo magico,
l’aveva invitata a ballare, dicendole un sacco di cose carine, ma non ne aveva
ascoltata nemmeno mezza.
Raggiunse
la terrazza che si affacciava sul Lago Nero. Era una notte meravigliosa, le
stelle illuminavano l’acqua del lago, e la luna disegnava il suo riflesso in
quell’immenso specchio d’acqua.
-Tutto
bene signorina Weasley?
-Oh
… ciao Eddie. È tutto perfetto. Insomma guardami, mi sembra di essere
Cenerentola senza il limite della mezzanotte.
-Allora
perché sei qui fuori, invece di lasciarti trascinare da questo valzer viennese,
leggermente stonato aggiungerei.
-Perché
Blaise Zabini è così stupido?
-Prego?
-Insomma,
non mi ha detto nulla per il mio vestito. È come se gli dessi fastidio tutto il
tempo.
-Ginevra,
mi prendo la libertà di chiamarti per nome, alcune persone non sono molto “facili”.
Guarda DaphneGreengrass,
quella è una vera strega. Si è messa con il migliore amico del suo ex ragazzo.
Tu lo sai perché? Io si, perché ha perso. Qualcuna è riuscita a distrarre
l’attenzione di Blaise da lei. E nessuno pensava ci fosse una persona più bella
di Daphne. Ma la vera bellezza è negli occhi di chi
guarda.
-Perché
mi dici questo Eddie?
-Sarò
un po’ alticcio, oppure mi sembri una persona a posto. Dubito però che riuscirò
a togliermi dalla mente l’immagine di Severus in
calzamaglia.
Ginevra
cercò il suo professore al tavolo degli insegnanti. Ed era davvero vestito come
Aidan, senza parrucca, l’espressione irritata sul suo
volto rifletteva la sua voglia di uccidere chiunque avesse pensato a questo
tema. Impossibile trattenere una risata a vederlo conciato così.
In
effetti quasi tutti sembravano ridicoli con quei costumi.
Incrociò
lo sguardo di Draco Malfoy, quegli occhi grigi la stavano osservando con troppa
attenzione. Mentre una Greengrass nervosa cercava un
bicchiere che contenesse qualcosa di forte.
-A
cosa pensi Ginevra?
-Non
lo so. A niente credo … ho voglia di fare due passi in giardino. Spero solo di
non rovinare il vestito.
-Anche
lui sa che stai bene. Non dovrei dirtelo, ma lo sa. E ti prego, fai finta che
la nostra conversazione non sia mai avvenuta. Oppure finirò a servire altri
padroni.
Gin
sorrise come per dare una conferma ad Eddie. Si sentiva sollevata mentre
percorreva tutti gli scalini, centinaia di scalini, che l’avrebbero portata al
piano di sotto.
Inavvertitamente
inciampò sul risvolto del suo magnifico abito, il suo piede si era piegato
leggermente facendole perdere l’equilibrio. Si preparava a fare un bel volo
quando sentì qualcuno afferrarle la mano.
Riprese
il suo equilibrio aggrappandosi al corpo muscoloso di uno sconosciuto, che
indossava una maschera che gli copriva il volto completamente. Come per magia,
uno schiocco di dita, e ogni candela presente si spense lasciandoli nella
completa oscurità.
Era
così vicina al petto del ragazzo, da poter sentire il battito del cuore,
sembrava rimbombasse nell’oscurità della scalinata.
Aveva
per un secondo notato il costume, al tatto pareva velluto, colore nero con dei
ricami color oro, più o meno come i tre quarti della sala da cui era uscita.
Ebbe
una strana sensazione, si sentiva al sicuro in quel momento.
Improvvisamente
ritornò in se, allontanandosi da quella figura sconosciuta, si levò le scarpe
con il tacco a cui non era abituata, e corse giù per le scale, come fosse
inseguita dai mangiamorte. Per un secondo aveva sentito
un profumo inebriante, e familiare. Frutto della sua mente?
Gettò
le scarpe a terra, l’erba sotto i suoi piedi nudi le faceva il solletico,
l’umidità aveva reso il terreno bagnato, ma piacevole.
Si
era slegata i capelli rossi e lunghi, lasciando che il vento li scompigliasse
liberamente. Si sentiva di nuovo se stessa e porse un interrogativo al cielo.
-Che
cosa succede quando perdi il controllo della tua vita?
-Succede
che non sei più te stessa Gin.
-Aidan, come mai
sei qui?
-Voglio
parlarti di una cosa.
Si
sedettero sull’erba bagnata, proprio a due passi dal lago nero. Improvvisamente
una luce piccola ma forte, apparve tra le mani del bambino. Adesso sembrava
quasi di vedere due grandi ali bianche sulla schiena dell’undicenne Grifondoro. I suoi capelli biondissimi e riccioli, i suoi
occhi grandi e azzurri lo facevano assomigliare ad un angelo.
-Non
avere mai paura di affrontare la verità. I cambiamenti ci travolgono, ma non
devono farti paura.
-Tu
sembravi un angelo Aidan … non sono sicura, ma ho
visto delle ali bianche. Che cosa sei?
Il
piccolo ragazzino sorrise dolcemente, si alzò e diede un bacio sulla guancia
piena di lentiggini della ragazza. Gin naturalmente, rimase interdetta mentre
gli occhi azzurri di Aidan si perdevano nei suoi,
scrutandoli come a cercare una risposta.
Amore
aveva deciso di guardare nei suoi occhi per vedere il suo desiderio,
sorprendentemente trovò la nebbia. Non come quando aveva guardato gli occhi di
Lancillotto trovandoci il volto del suo grande amore. No, questa volta, la
nebbia confondeva il suo volere, rendendo arduo al Dio, il compito di scegliere
chi colpire con la sua freccia.
-Sei
imprevedibile Ginny, non rendi le cose facili.
-Per
caso hai bevuto dello champagne? I bambini non dovrebbero fare queste cose.
-Detto
da una che vede gli angeli … buonanotte principessa.
Si
allontanò da lei lasciandola di nuovo sola. Si strofinò gli occhi sentendosi
stupida. Come poteva aver visto un angelo? Rise mentre osservava la luna,
beffarda luna che incantava i poeti.
Si
sentiva confusa. Lo sguardo di Draco Malfoy, le attenzioni di Harry e il
menefreghismo di Blaise. Che palle questi maschi. Pensò mentre si sdraiava
sull’umida e fredda erba del giardino, chiudendo gli occhi e assaporando il
venticello che annunciava il freddo inverno alle porte.
-Una
tabula rasa.
-Zabini
ma sei impazzito? Non puoi venir fuori dal buio come se niente fosse, mi verrà
un infarto prima o poi.
-Passo
a dirti che ti aspetto sabato mattina, alle undici, ci vediamo al settimo piano
dal ripostiglio. Andremo in un posto. Dobbiamo fare due chiacchiere sul modo in
cui fai certe cose.
-Certe
cose?
-Se
ti dico zozze capisci? O vuoi un disegnino Wes?
I
suoi occhi neri erano ipnotici. Ginny divenne rossa
come un pomodoro, al pensiero di dovergli dire che era ancora vergine si sentì
male.
Insomma
la sua esperienza era vicina al numero zero. Baci apparte.
Un paio al suo ex ragazzo Grifondoro e uno a lui.
Blaise
si avvicinò pericolosamente alla figura dai lunghi capelli rossi. Il respiro
caldo del Serpeverde era come una carezza sulle
labbra di Gin, che stava per svenire.
Un
soffio. E lui si allontanò di nuovo, con naturalezza.
-Avevi
qualcosa sul labbro.
Un
rimbombo e la guancia pallida di Blaise che divenne rossa come i capelli della
ragazza che aveva appena osato dargli uno schiaffo, il secondo schiaffo ad
essere precisi.
-Ma
ti ha dato di volta il cervello Weasley?
La
chiamava con il suo nome per intero quando si arrabbiava. Tanto.
-Mi
prendi sempre in giro Zabini, almeno questo ti ha fatto parlare. L’altra volta
non hai aperto bocca quasi mai.
-Ci
sei rimasta male Wes?
-Come?
-Volevi
qualcos’altro da me?
La
stava baciando. Ok l’aveva minacciata tipo un paio di settimane prima. Ma dio,
Ginevra Weasley non riusciva a muoversi, ipnotizzata e bloccata da lui. Non la
stava trattenendo. Non la stava nemmeno toccando. Labbra a parte. Era lì in
piedi, con le dita le toccava il mento, facendole il solletico, la stava
baciando in un modo passionale e al medesimo tempo non pretenzioso. Le leccava
le labbra e Gin avrebbe voluto urlare tutta la sua frustrazione.
-Contenta
così Wes?
-Ma
ti sei ubriacato? Prima mi minacci di morte, ora mi baci come se fosse la cosa
più normale del mondo.
-Tu
non sei scappata. Buonanotte frana.
Aveva
vinto di nuovo lui. La prendeva sempre alla sprovvista e la faceva sentire una
frana. Si toccò le labbra con le dita, guardando l’oscurità e maledicendo il
cielo, che offeso, cominciò a piangere grosse gocce di fredda pioggia.
SeverusPiton, Aidan ed Eddie decisero di
passare tutta la notte a giocare scacchi. Luna Lovegood
si fece raccontare ogni sordido dettaglio dalla sua migliore amica, Draco
Malfoy non andò a letto con Daphne quella notte,
Blaise Zabini rimase sveglio a fumare sigarette e a pensare, Harry Potter aveva
sognato la ragazza dei suoi sogni, o la sorella del suo migliore amico. Ma è la
stessa cosa no?
Nei
giorni a seguire prima del week end, la popolazione maschile della scuola aveva
avuto qualche problema. Le calzamaglia non avevano lasciato buoni segni.
Prurito e qualche irritazione.
SeverusPiton naturalmente aveva risolto subito il suo problema,
come anche gli Studenti di Serpeverde che si
divertivano a prendere in giro il resto della scuola.
Ginny aveva notato
dei cambiamenti da allora. Le persone non la guardavano come un rifiuto,
qualcuno si complimentò pure.
Harry
Potter, non riusciva a smettere di pensare a lei, l’aveva osservata a lungo, si
era fatto notare eppure, lei sembrava vivere in un mondo tutto suo, con la
mente distante e assente.
Purtroppo
l’aveva persa di vista dopo cena. Il venerdì stavano tutti nella sala comune,
ma questa volta non c’era.
Silenziosamente
e senza farsi notare, si era trascinata nei sotterranei per andare nell’ufficio
di Piton. Il corridoio semi buio la favoriva. Ma non
aveva fatto i conti una DaphneGreengrass
incarognita, che appoggiata al muro, aspettava il suo ragazzo.
-Pezzente,
credi davvero che un bel vestito cambi la vita?
-Non
ho chiesto la tua opinione. Ne ora, ne mai. Quindi se hai qualche pruritino insoddisfatto, cerca qualche cane bavoso e
sfogati, ma risparmiami i convenevoli.
-Ti
si è sciolta la lingua piccola fiammiferaia?
Si
infilò nello studio del professore di pozioni, sbattendo la porta in faccia a
una Daphne alquanto offesa e irritata. No si era
accorta della presenza di Piton ed Eddie, sempre
dediti al loro hobby, che la fissavano stupiti dall’ingresso e dalle urla della
serpe nel corridoio.
-Buonasera
signorina Weasley, non sapevo avesse piacere di intrattenersi con le punizioni.
-Scusatemi,
dovevo scappare da una belva feroce. Avete presente il cane a tre teste?
Peggio.
-L’abbiamo
sentita anche noi, penso che anche il ministero abbia avuto l’onore … si
accomodi, scelga un libro e si metta vicino al camino, in silenzio.
Piton era
diventato il nuovo eroe di Ginevra Weasley, che si era accomodata sulla sua
poltrona dopo aver scelto di leggere “guerra e pace” un tomo piuttosto grande e
pesante.
La
pace di quel venerdì sera, la fece rilassare e riprendere. Eddie aveva battuto
di nuovo il professor Piton a scacchi, e il piccolo
elfo saltellava gioioso per tutta la stanza.
-Weasley,
ogni venerdì sera, ti aspetto qui nel mio studio. È giunto il momento che tu ti
faccia una cultura.
-Grazie
professore. Io non so che dire.
L’uomo
le fece cenno di non dire altro, ma Gin fu sicura di averlo visto sorridere,
sotto lo sguardo divertito del piccolo Eddie.
Daphne rimase per
un po’ a gridare. Qualcuno grazie al cielo l’aveva fatta smettere. Che fosse
merito di Draco Malfoy?
-Eddie
è impossibile! Vinci sempre.
-Severus ormai ci
proviamo ogni sera. Anche il piccolo Aidan riesce a
batterti a scacchi.
Gin
per la prima volta, si fece coraggio, e si avvicinò a loro per guardarli
giocare a scacchi. Passarono quasi tutta la notte a discutere sulle regole
degli scacchi. All’alba di sabato si salutarono per andare a dormire.
La
mattina seguente, le sole poche ore di sonno fatte, le pesavano da morire.
Doveva vedere Blaise ma non riusciva ad alzarsi.
Blaise
… lo stesso che l’aveva ignorata di nuovo dopo il ballo.
Si rigirò tra le coperte al caldo. Ma aveva bisogno di risposte da lui.
Il
suo essere enigmatico cominciava ad irritarla parecchio.
Con
estrema fatica si alzò dal letto. Guardando nel suo armadio decise di mettere
la camicia e un paio di eleganti pantaloni neri, tutte cose che lui le aveva
regalato a Parigi.
Era
frustante avere a che fare con una persona che cambiava umore come il tempo. E
Blaise era così.
Riprese
la piccola chiave del ripostiglio e corse al settimo piano, per una volta nella
sua vita non aveva nemmeno un secondo di ritardo.
Si guardava intorno, contemplando il buio che
la circondava in quel piccolo ripostiglio. Nessuna traccia di Blaise o di
Eddie. Niente.
Cominciò
a toccare con le mani quello che la circondava, scope e secchi, qualche
straccio sparso qua e là e una lampadina. Non era una cosa comune, sembrava
riflettere una luce inesistente.
La
toccò con l’indice della sua mano destra e improvvisamente un lampo, una grande
luce la investì.
Riaprì
gli occhi qualche minuto dopo, aveva preso una leggera botta all’osso sacro, ma
niente di preoccupante.
Si
trovava in un posto che non aveva mai visto. Una camera da letto eccessivamente
spaziosa. Il letto a baldacchino in legno scuro, pieno di cuscini, era un
invito a nozze per chi, come lei, non aveva chiuso occhio per tutta la notte. I
muri di pietra erano decorati con qualche stemma di Serpeverde,
due grosse librerie sulla destra, sovrastavano uno scrittoio vecchio stile
tenuto molto bene colmo di pergamene piegate ordinatamente, il camino sulla
sinistra era spento, i resti di legno bruciato giacevano a terra, probabilmente
consumati molto di recente.
Infine,
vicino al camino, un divano di medie dimensioni, sul quale era sdraiato Blaise
Zabini, aveva il braccio poggiato sulla fronte, a terra erano poggiato un paio
di occhiali e un libro di pozioni.
Non
era sicura si fosse accorto della sua presenza, stava immobile, come fosse
addormentato, con gli occhi chiusi. Piuttosto innocuo rispetto alla persona con
cui, sporadicamente, aveva avuto a che fare.
Approfittando
delle difese abbassate del bel Serpeverde, Ginevra si
avvicinò al suo letto e si sdraiò assaporando la comodità di quel morbido
materasso e della decina, minimo, di cuscini presenti.
Si
trattava bene il ragazzo …
Blaise
all’incirca dieci minuti dopo, si stirò i muscoli ancora seduto sul divano,
guardandosi intorno si accorse che qualcosa era diverso. Addormentata sul suo
letto enorme, c’era una figura familiare. I lunghi capelli rossi erano sparsi
sui cuscini e il suo profumo di vaniglia si sentiva chiaramente, impresso sul
tessuto delle lenzuola.
Alzò
gli occhi al cielo, quasi a voler dire “perché?” al soffitto sulla sua testa.
Si avvicinò a lei, sedendosi sul letto, appoggiando la schiena alla spalliera
di legno. La guardava, incerto su come poterla svegliare.
Ad
un certo punto qualcuno busso alla porta chiusa della camera.
-Blaise
ci sei?
L’inconfondibile
voce di Draco Malfoy. Lo stava chiamando, bussando in modo insistente, e lui
stava nel suo letto con la Weasley addormentata.
Cosa
poteva fare per non farsi scoprire?
Con
un colpo deciso di bacchetta, chiuse tutte le tende alle finestre, e spense le
candele lasciandosi nascondere dall’oscurità.
Si
sdraiò sotto le coperte sperando di ingannare la vista del suo migliore amico.
Al buio i capelli della ragazza sarebbero sembrati neri.
Draco,
senza porsi il problema di sembrare maleducato o invadente, entrò nella stanza
completamente buia. Con i suoi occhi grigi scrutava l’oscurità cercando di
vedere se il suo amico stesse ancora dormendo.
Riconobbe
chiaramente due sagome nel grosso letto a baldacchino, senza indagare inoltre
sulle avventure di Blaise, lasciò la stanza chiedendosi chi fosse la sua
misteriosa “amica”.
Dal
canto suo, Blaise tirò uno sospiro di sollievo nel vedere la porta richiudersi.
Sempre seduto vicino a lei, si rese conto di doverla svegliare … le toccò la
spalla con delicatezza ma non ricevette alcun segno di risposta. Esasperato e
innervosito, avrebbe voluto un secchio pieno di acqua gelata da tirarle
addosso.
-Hai
un letto che è mille volte più comodo del mio.
Ginevra
Weasley era sveglia, i suoi occhi castani lo fissavano, le sue guance arrossate
erano invisibili in quella oscurità. In effetti era una situazione alquanto
imbarazzante.
-Ti
sembrava il caso di addormentarti nella mia stanza Wes?Per poco Draco non ci becca insieme a letto.
-Oh
si … sarebbe stato davvero terribile.
Il
tono della sua voce lasciava supporre una nota marcata di ironia. Una cosa che
lo lasciò alquanto perplesso.
-Non
era mia intenzione mettermi a dormire, ma stanotte fino all’alba sono rimasta a
discutere di scacchi e regole nell’ufficio del professor Piton,
ho dormito troppo poco.
-Scacchi
con Piton ed Eddie?
Annuì
lasciandolo intontito. Era come se stesse immaginando la scena, tutti e tre
insieme seduti intorno alla scacchiera che discutevano animatamente di come
vincere la partita. Quasi divertente.
Si
sentì improvvisamente privo di difese, quegli occhi color nocciola lo fissavano
così intensamente da leggergli dentro.
Si
accese una sigaretta lasciando che il fumo coprisse quel forte odore di
vaniglia. Forte non cattivo.
Si
toccò il naso e porse alla piccola Weasley una sigaretta.
Imprevedibilmente,
accettò senza scomporsi minimamente. Doveva aver quel vizio da un po’.
-Non
lo sa nessuno, lo faccio raramente quando mi sento nervosa.
-E
ti senti così adesso?
Alzò
le spalle come a rispondere “secondo te?” e ritornò ad aspirare il fumo senza
dire una parola.
-Dobbiamo
parlare Wes, ti farò una domanda imbarazzante e
voglio che tu non mi menta, me ne accorgerò chiaro?
Acconsentì
con un cenno del capo.
-Sei
stata a letto con quanti ragazzi? Immagino pochi, ma per essere sicuro te lo
devo chiedere.
-Zero.
Hai sbagliato i tuoi conti Zabini.
-Ah
…
Rimase
un attimo interdetto. Si aspettava che non avesse molta esperienza in materia,
ma addirittura zero. Insomma voleva stare con Draco Malfoy, e quello, di
ragazze ne aveva avute anche troppe, i conti si erano persi con il tempo.
-Hai
sedici anni e non ti lasci toccare dai ragazzi?
-Ho
avuto una storia soltanto, con un mio compagno di casa, è durata poco e a parte
qualche bacio, non c’è stato altro. Mi stupisce che non te l’aspettassi, alla
fine era prevedibile … mi interessa molto di più leggere un libro piuttosto che
avere appuntamenti.
La
guardava, aveva osservato i suoi atteggiamenti, era strano che una come lei non
avesse ragazzi intorno. Anche adesso, con indosso quei vestiti favolosi,
chiunque avrebbe faticato a trattenersi dal pensare cose “maliziose” nei suoi
confronti.
-È
inutile che mi guardi in quel modo, giudicarmi non ti aiuterà a capire. Pure tu
comunque, sei così tanto popolare, ma non ti si vede masi in giro con nessuna.
Per caso …
-Non
lo pensare nemmeno Wes, o ti giuro che passo ai fatti.
-Non
intendevo offendere la tua mascolinità.
Sorrideva,
schiacciando la sua faccia piena di lentiggini sul cuscino. Blaise voleva
risponderle in modo acido, ma si sentì impossibilitato.
Quella
ragazzina, Grifondoro e Weasley, lo stava prendendo
in giro, soffocando risate sincere.
Accese
un’altra sigaretta trattenendo i pensieri confusi della sua mente.
Pensò
a DaphneGreengrass, a come
lei fosse stata tante volte lì, sul suo letto, quel corpo nudo, eccitante e
perfetto, vicino al suo. Nemmeno una volta, con la naturalezza di una bambina,
aveva dedicato del tempo a fare dei discorsi, a sorridere innocente
nascondendosi tra i cuscini.
-A
cosa pensi Zabini?
-Sono
affari miei.
Ginevra
si sollevò per rimanere in ginocchio sul morbido materasso. Era proprio davanti
a lui. Era impossibile non pensare che fosse bellissima. I suoi capelli
scompigliati, la camicetta tutta stropicciata.
Anche
il duro della situazione, dovette fare ricorso a tutto il suo auto controllo.
Non c’era via di scampo.
Il
fumo della sigaretta creava una sottile barriera tra loro due, così
diversamente abili nell’attrarsi l’uno all’altra.
Doveva
farsi coraggio, oppure tutte le immagini nella sua testa, avrebbero preso il
sopravvento. Voleva baciarla.
Improvvisamente
la voce di Daphne nella sua testa … “ ah, è così? Dopo tutto quello che abbiamo
passato, ti sei voltato e hai deciso che lei è meglio di me? Che quella ragazza
rovini tutto quello che c’è tra noi?”
Maledì
la sua mente malata. Il ricordo dell’episodio che cambiò tutto.
-Wes, trovati un
ragazzo e sperimenta. Ho notato che qualcuno ti fa la corte, io accetterei.
-Stai
parlando di Harry?
-Lo
sfregiato sicuramente può aiutarti a risolvere i tuoi “problemi”, magari chissà
… Draco potrebbe piacevolmente sentirsi infastidito da tutta la situazione.
Quello
che rendeva Blaise estremamente affascinante, era il suo totale atteggiamento,
scostante e complesso, come un teorema matematico, impossibile da risolvere per
una mente geniale.
Non
che la piccola rossa avesse tutta questa genialità. Ma doveva studiarlo a fondo
per comprenderlo.
Gli
accarezzò i capelli disordinati, il suo profumo adesso era anche su di lui,
aveva un sorriso innocente dipinto sul volto.
-Avevi
qualcosa, forse della polvere.
-Mi
prendi in giro per caso?
-Non
lo farei mai Blaise.
Possibile
che quella bambina rendesse eccitante anche solo pronunciare il suo nome?
Nessun Serpeverde, anche il peggiore, avrebbe potuto
ignorare la sua voce in quel momento. Che la Grifondoro
stesse diventando consapevole del suo essere così intrigante? No impossibile,
troppo ingenua ancora per rendersi conto dell’effetto che gli aveva fatto.
Blaise
cercò di pensare alla cosa meno sensuale del mondo. Piton
in calzamaglia … oppure Eddie che ballava il can-can.
Una
domanda, sorgeva spontanea. La spediva nelle braccia di Harry per il suo bene,
oppure solo per essere sicuro di averla distante miglia dal suo corpo?
Aidan, con la mano
a reggergli il mento, se lo stava chiedendo in quel momento, seduto sul divano
nell’ombra, di modo che nessuno potesse vederlo. Troppo complicati.
Aveva
visto nella testa dell’acido Serpeverde, un sacco di
pensieri, un sacco di confusione. Ginevra totalmente rilassata, aveva preso la
mano di Blaise e passava le sue sottili dita sul palmo della mano di lui.
Impossibile
comprendere perché. Il solletico non sortiva alcun effetto sul ragazzo che
stringeva a pugno la sua mano libera. La premeva così forte da farsi male,
mentre con gli occhi seguiva i disegni che le dita della rossa disegnavano. Era
come se fosse una scrittrice, invece della carta, la sua mano perfetta.
Amore
esasperato dall’enigmatico legame con cui si confrontava, ripensò al passato.
Dai tempo dell’impero romano, aveva visto grandi uomini della storia, forti
come Blaise Zabini, determinati e fieri di resistere alle futili tentazioni,
piegarsi a donne che nascondevano misteri assolutamente indecifrabili,
rovinarsi anche per loro.
Lui
era il massimo esperto in materia, ma questa volta i mortali l’avevano reso
impotente schiavo delle domande senza risposta.
Aveva
guardato negli occhi di Ginevra Weasley e aveva visto la nebbia. Si sentì
spaventato a guardare in quelli di Blaise Zabini, o di Draco Malfoy, o ancora
in quelli di Daphne “acida vipera” Greengrass.
-Devi
tornare nella tua stanza Wes. Tra poco mi verranno a cercare.
-Ci
sarai ad Hogsmeade oggi pomeriggio?
-Non
ne ho idea, che rilevanza ha questa informazione?
-Non
lo so, deve esserci sempre una componente razionale in quello che siamo?
Avevano
perso ogni barlume di razionalità. Blaise intimò a se stesso di buttarsi sotto
la doccia fredda. Sarebbe andato ad Hogsmeade come
sempre, ma non la voleva incontrare. Con la mano indicò il camino della sua
stanza, e senza nemmeno salutare, si ritirò nel bagno da cui proveniva il
rumore dell’acqua.
“pia
illusione di lasciar cadere la tentazione … “ pensò Aidan,
mentre osservava la figura di Ginny sparire nel fumo
verdastro del camino.
Ci
avevano già provato in troppi. Rimase ancora su quel divano, svanendo giusto in
tempo per osservare Eddie che portava una tazza di caffè e una copia della
gazzetta del profeta, nella camera ormai vuota del suo padrone confuso.
Ad
Hogsmeade si cominciava a sentire la fredda e gelida
aria invernale. Luna Lovegood e Ginevra Weasley
camminavano tra la gente, ignorando i malevoli e i benevoli sguardi altrui.
Era
vestita esattamente come la mattina in camera di Blaise Zabini, aveva solo
aggiunto un paio di stivali neri e una lunga giacca che la teneva al caldo.
Sentiva
gli occhi castani di Harry su di se, ripensava alle parole del suo antagonista.
Dopotutto il migliore amico di suo fratello non era niente male, anzi magari
poteva essere divertente e piacevole uscire con lui.
-Gin,
hai una piuma tra i capelli.
-Come
scusa?
Con
un gesto gentile, la Corvonero raccolse una sottile
piuma che si era insinuata trai rossi capelli dell’amica.
La
teneva nella sua mano fasciata dal guanto. Era strano come una cosa tanto
piccola e insignificante, potesse in realtà nascondere una moltitudine di dubbi
e di domande, Ginevra la osservava muoversi nella mano della sua amica, era
come se il freddo vento non riuscisse a spazzarla via, proprio come il suo
desiderio di ritornare a quella mattina.
Inspiegabilmente,
si era sentita perfettamente a suo agio, aveva scritto su quella mano la
confessione del condannato a morte. Lui naturalmente non l’aveva compreso,
nemmeno Aidan era riuscito a sentire i suoi pensieri,
nonostante la piccola di casa Weasley non avesse alcuna nozione di Occlumanzia che la difendesse.
Improvvisamente,
quella piuma volò via trascinata dal vento di novembre, neanche fosse un caso,
finì a incagliarsi sulla spilla di Serpeverde,
appuntata con cura sulla giacca costosa di Blaise Zabini.
Il
ragazzo, in mezzo al suo gruppo di compagni di casa, la prese in mano
ricordandosi di alcune risate soffocate nei cuscini del suo letto.
Sorrise
debolmente, mentre la mano di Daphne prendeva quella
piccola piuma restituendola al vento.
-Impeccabile
a tuo modo, non puoi permetterti errori.
-E
tu questo lo sai bene, vero Daphne?
Draco
Malfoy e ThedoreNott li
guardavano estrefatti. Modo in cui, poco consono al
loro essere purosangue, si sfidavano con le parole, lasciava intendere del
comune risentimento. Tutti conoscevano i loro nomi, ma nessuno sapeva con
certezza quanto il loro essere arrabbiati fosse rilevante, quanto complessa
fosse la storia che raccontavano con il loro sguardo.
Lontane,
in mezzo alla folla, Ginevra e Luna li guardavano. Forse sarebbe bastato
rimanere cinque minuti lì, fermi sulla nuda terra, per comprendere il segreto
del principe dei Serpeverde. Non potente quanto il
suo re, ma ugualmente magnetico nel suo essere imprevedibile e imprendibile.
-Voglio
mettermi con Harry.
-Come
dici? Credo di avere delle piume nelle orecchie …
Luna
Lovegood Aveva azzeccato pienamente l’ironia della
sorte, se ci si fermasse un attimo a guardare Ginny
Weasley si potrebbe vedere un piccolo folletto verde alle sue spalle. Il ronzio
nel suo stomaco pareva fastidioso, quasi addirittura più forte del vento.
Forse
sarebbe bastato un bicchiere di burro birra a mandarlo via … no, non
prendiamoci in giro, ci voleva del whisky incendiario per prendere decisioni
forti e lasciar credere che il “signor folletto verde dell’invidia” smettesse
di essere una realtà, ma risultasse un frutto dell’immaginazione di una
sedicenne impazzita.
Le
due ragazze entrarono nel pub “i tre manici di scopa”, quelli che ogni femmina
adolescente di Hogwarts avrebbe infilato giù per la
gola di Daphne, seduta in un angolo del locale circondata
da quattro maschi bellissimi e desiderati da tutti.
Ginevra
maledì il cielo nuovamente, ordinando un paio di bicchieri del miglior whisky
incendiario del locale. Suo fratello Ron, insieme ad Harry ed Hermione, la guardava chiedendosi se non ci fosse bisogno
di un guinzaglio, di un cilicio o di una cintura di castità.
La
guardavano mentre mandava giù quei piccoli bicchierini come fossero acqua di
fonte.
-Perché
vuoi metterti con Harry?
-È
carino …
-Ti
metti con lui perché è carino?
-Luna
senti, ci prova con me dalla festa di Halloween, magari potrebbe essere una di
quelle esperienze illuminanti.
-Ti
sei innamorata di Blaise Zabini?
La
rossa di casa Weasley si alzò dalla sedia di legno, camminò lentamente verso
Harry Potter che non riusciva a capirci un tubo.
Tutto
il locale si era fermato a guardarli, a guardare l’invisibile fiammiferaia che
stava baciando il bambino sopravvissuto.
Luna,
Aidan ed Eddie erano i più sorpresi di tutti. Al
contrario di Ron che esultava felice della fine delle sue preoccupazioni.
Ogni
tassello sembrava essere tornato a suo posto, era prevedibile che la sorella di
Ronald Weasley si fidanzasse con Harry Potter e tutti vivessero felici e
contenti. Fine della favola.
Ma
non facciamoci incantare dai finali prestampati!
Quel
pomeriggio, la titolare del pub, riuscì a vendere tutta la sua scorta di whisky
incendiari, con i più sentiti ringraziamenti al tavolo dei Serpeverde,
che ormai ne aveva in circolo più che il sangue. Il tutto mentre la mano di Daphne toccava la coscia di Blaise.
Luna
Lovegood si guardava intorno, osservata dagli occhioni azzurri del piccolo undicenne Grifondoro.
-Io
non ci capisco nulla!
-Vuoi
metterla sulla sfida? Io sono la persona più qualificata per questo, invece
sono basito, da quando in qua si ci butta tra le braccia del primo che passa?
-Aidan sei ancora
piccolo per capire …
Il
Dio alzò gli occhi al cielo mordendosi la lingua. Questa sfida era anche troppo
per lui. Nemmeno sua madre Venere, avrebbe potuto svelare il mistero e
rimuovere l’ingarbugliata matassa di fili dorati.
Non
sarebbero bastati centinaia di bicchierini di whisky incendiario a distrarre le
menti contorte dei presenti.
-Ho
bisogno di prendere aria.
-No
aspetta Luna guarda … il tavolo dei Serpeverde
laggiù, vedi anche tu la mano di DaphneGreengrass che sta esplorando nuovi territori, neanche
fosse un conquistador spagnolo.
-Ok
ragazzino. Non guardare certe cose.
-Ormai
sono traumatizzato comunque. Ma dimmi tu, che cosa ti succede che il sorriso si
è spento.
-Avevo
immaginato qualcosa di diverso Aidan, non ho nulla
contro Harry ma … mi sembra l’ipocrita ritratto di una comoda verità.
Sembrava
di essere al teatrino della vergogna, tutti i ruoli si stavano ribaltando. Ginny seduta sulle gambe di Harry si lasciava abbracciare
da lui come fosse la cosa sempre desiderata. Draco Malfoy guardava schifato la
scena mentre la sua ragazza faceva la corte al suo migliore amico seduto
accanto.
Una
volta tornati a scuola, le chiacchiere delle persone riempivano la sala grande.
Nonostante la ricca e abbondante cena, Luna non riuscì assolutamente a toccare
il cibo. C’era qualcosa di inspiegabile nel modo in cui Harry toccava i capelli
della sua migliore amica, qualcosa di subdolo negli occhi nocciola di
quell’invisibile donna che fissava qualcosa sperando di essere osservata. Aveva
sicuramente attirato l’attenzione su di se, ma non era andato tutto come
previsto e gli spettatori incoscienti lo sapevano.
Gli
occhi neri di Blaise Zabini, non erano mai stati così attenti, così spenti al
medesimo tempo. Era come essere avvolti da folte nebbie di oppio che si
infoltivano ogni secondo, ogni millisecondo.
L’innocenza
di un sorriso nascosto tra morbidi cuscini era svanita.
La
piccola piuma che si era incastrata tra ciuffi di capelli rossi, nella spilla
di Serpeverde, era tornata da loro. Cadeva leggera a
toccare la mano del principe delle serpi che la distrusse. Come ogni debolezza.
Nelle
settimane a seguire, una spessa coltre di neve aveva coperto tutte le montagne
che circondavano la scuola. Fiocchi grandi e freddi cadevano dal cielo senza
sosta. L’inverno non si era lasciato attendere e si avvicinava il Natale.
Quando tutti siamo più buoni … certo, come no.
Ginny aveva
totalmente smesso di pensare a Blaise Zabini, qualsiasi sensazione provata nel
suo letto, era svanita come l’autunno.
Camminava
sorridendo tra i corridoi della scuola, tenendo stretta la mano del suo
ragazzo. Ogni venerdì, rispettava il suo impegno di raggiungere lo studio del
professor Piton, per dedicarsi a buona lettura e
scacchi, mentre regnava un’atmosfera atipica.
Blaise
Zabini era rimasto sempre lo stesso, solitario e misterioso, accompagnato
sporadicamente da Pansy e Nott,
suoi nuovi inseparabili amici e confidenti. Dicevano così alcuni.
Qualcosa
di lui era cambiato notevolmente però.
Nervoso e irato, aveva dormito per settimane sul suo divano.
Eddie
giurò a SeverusPiton di
essere preoccupato, Blaise aveva fatto lavare le sue lenzuola almeno tre volte
al giorno, teneva le finestre aperte lasciando entrare il freddo, come se
volesse cambiare l’aria.
C’era
un maledetto profumo di vaniglia che non voleva sparire dalla sua camera da
letto. Aveva provato di tutto, magie, pozioni e addirittura i metodi babbani,
ma niente funzionava con quell’odore.
Nella
sala comune dei Grifondoro, deserta visto l’ora
tarda, Harry e Ginny si scambiavano tenerezze degne
delle più melense storie d’amore.
Lui
la trattava come una principessa, non si vergognava di dimostrarle quello che
provava e non era ostile.
La
stava baciando, seduto sul divano davanti a una fiamma calda e scoppiettante,
le dimostrava di desiderarla da morire, accarezzandole le guance arrossare e i
bellissimi capelli rossi.
-Harry
dobbiamo stare attenti, se ci facciamo sentire, sveglieremo Ron e tutti gli
altri.
-Non
posso ancora credere che stiamo insieme Ginny.
Le
sue mani impazienti si insinuarono sotto il maglione della divisa scolastica,
cercavano il desiderio, l’acqua che spegnesse quel fuoco ardente e caldo che
addirittura sminuiva il caminetto acceso.
Improvvisamente
uno scoppio non troppo rumoroso, le rosse fiamme del fuoco acceso erano
diventare così gialle da sembrare verdi.
Ginevra
si morse il labbro agitata, era un segno quello, una di quelle cose che non
puoi ignorare, o rischi di bruciarti seriamente.
si alzò dal divano scostando il corpo di Harry da lei, il suo ragazzo rimase
interdetto e scioccato, lo stava rifiutando?
-Ho
dimenticato di prendere un libro dallo studio di Piton.
-E
ci devi andare adesso?
-Si,
perché se non finisco di leggerlo venerdì non potrò … giocare a scacchi con
loro.
-E
questa ti sembra una motivazione valida?
Maledizione
alla mia incapacità di inventare una scusa. Disse la rossa tra se e se. Un
brivido lungo la schiena e lo sguardo deluso del suo ragazzo pronto a fare
follie. Non che Harry non fosse attraente, anzi, solo che non se la sentiva di
andare fino in fondo, e quella sensazione di gelo nelle ossa era un tormento
allucinante per lei.
Lasciò
la sala comune di Grifondoro, controllò di non essere
seguita e raggiunse il settimo piano. Girò la piccola chiave e aprì lo
sgabuzzino delle scope cercando la lampadina, vale a dire la passaporta per il suo incubo peggiore in carne ed ossa.
Ma
la lampadina, questa volta non c’era. Innervosita e stizzita inciampò con un
secchio cadendo a terra. Le doleva la schiena e la stanchezza le impediva di
alzarsi. Rimase a terra a fissare il soffitto del settimo piano come se fosse
un quadro.
Era
delusa da Blaise Zabini, perché aveva rimosso la passaporta
se tanto nessuno poteva entrare senza chiave?
Doveva
parlare con lui e scoprire che gli era preso. Si sollevò da terra con fatica
pulendosi le mani sulla gonna. Scese gli scalini fino ad arrivare al
sotterraneo. Il quadro del Barone Sanguinario, dormiente, si ergeva
maestosonascondendo la sala comune dei Serpeverde e i relativi dormitori. Lo fissava sconcertata.
Prima
mossa da fare: indovinare la parola d’ordine.
Seconda
mossa: riuscire ad entrare senza che il barone sanguinario reclamasse la sua
testa.
Insomma
era parecchio fregata. Considerato il razzismo e il disprezzo che il barone
nutriva per tutti i non Serpeverde.
La
fioca luce di un caminetto acceso attirò la sua attenzione, Severus
ed Eddie dovevano essere ancora intenti a giocarsela a scacchi.
Silenziosamente
entrò nello studio guardando all’interno. Blaise Zabini stava seduto davanti al
caminetto acceso, leggendo un libro di Pozioni avanzate e giocando con le
fiamme grazie alla sua bacchetta.
-Vuoi
stare lì in piedi tutta la notte?
La
sua voce era fredda, cattiva, come non la ricordava. Gli occhi nerissimi
riflettevano il fuoco che non temeva la magia del giovane Serpeverde.
Ginny deglutì, ed
entrò nello studio silenziosamente, si avvicinò a lui e non disse nulla, non
sapeva nemmeno se fosse lì per caso o perché era il volere del principe.
-Non
si ci comporta male Wes, io ti ho insegnato ad essere
una persona elegante, non una volgare puttana.
-Detto
da uno che si fa palpare davanti ad un undicenne in un pub …che dici di ricominciare da capo?
Si
alzò di scatto sbattendo la figura esile della Grifondoro
al muro freddo. Le sue mani premevano la pelle delle sue braccia come se fosse
l’oggetto del suo risentimento più estremo. Gli occhi nocciola lo stavano
sfidando, l’aveva addestrata piuttosto bene nell’essere una principessa
altezzosa e mai disponibile ad abbassare lo sguardo.
Di
nuovo quel profumo di vaniglia, lo stesso che non riusciva a levare dalla sua
camera da letto.
Smise
per qualche secondo di respirare con il naso. Difficile resistere così.
-Un
grazie sarebbe stato il minimo, non credi?
-Non
devo dirti grazie perché ora sono felice.
-Felice?
Come si può essere felici quando non abbiamo voglia di farci toccare da quella
persona che rappresenta il nostro apice di contentezza?
-Cos’è
adesso sbirci attraverso il fuoco Zabini?
-È
lui che mi ha parlato, lo fa ogni notte, mentre sono sdraiato sul divano a
cercare di prendere sonno.
-Sul
divano?
Era
impossibile far finta di niente. Impossibile ignorare quella sensazione di
fastidio, quel maledetto ronzio nello stomaco.
Impossibile
fingere che non esistesse la voglia di essere quello che non si è mai stati.
-Dimmi
che cosa mi hai fatto Zabini.
-Non
seguo più il discorso Wes.
-Perché
non riesco a levarmi di dosso questo stupido folletto verde che ride di me?
Perché ogni volta che sono sul punto di lasciarmi andare con Harry vedo
qualcosa che me lo impedisce? Dio santo, poco fa ho avuto l’impressione che il
fuoco del camino stesse per investirmi, sono corsa al settimo piano a cercare
la lampadina, ma non era più lì e non sapevo dove cercare.
-Non
ti ho chiesto io di fermarti, o di cercare quella stupida lampadina, o di
lasciare il tuo odore sui miei cuscini.
-Una
tabula rasa,se non fosse che un punto
c’era, per me incomprensibile, e questo punto ti riguardava.
-La
tua vita non mi riguarda Wes, come a te non riguarda
la mia.
-Cosa
rende lei così speciale da impedirti di vivere la tua vita? Ti fai toccare da
lei, io l’ho fatto una volta e mi hai minacciata.
Blaise
mollò la presa dalle sue braccia, sul suo volto si leggeva lo schifo e il
ribrezzo. Ginny non rimase lì un minuto di più, corse
via, fuori dalla scuola, senza nulla più che la sua camicia a coprirla dalla
neve fredda che cadeva da cielo.
Non era
troppo arzilla giorni fa
Ma
incerottava bene le sue rughe.
Ora pare
nascosta tra le pieghe
Della tenda e
ha vergogna di se stessa.
Troppe volte
ha mentito, ora può scendere
Sulla pagina
il buio il vuoto il niente.
Di questo
puoi fidarti amico Scriba.
Puoi credere
nel buio quando la luce mente.
(il
fuoco e il buio, “quaderno di quattro anni”, E. Montale)
Sembrava
quasi che la neve la evitasse. Quel corpo esile davanti al lago nero, qualsiasi
piccolo fiocco al tocco si scioglieva istantaneamente lasciando che una piccola
goccia d’acqua impregnasse i vestiti.
Era
arrabbiata, furiosa. Quel piccolo folletto verde aveva smesso di ridere di lei,
la guardava invece con compassione.
Una
parte di lei voleva strapparsi la pelle di dosso per capire cosa le facesse
dolere lo stomaco, si aspettava forse che qualcuno venisse ad aiutarla,
qualcuno che lei voleva venisse ad aiutarla, ma non arrivò mai.
-Andiamo
signorina Weasley, qui fuori fa troppo freddo, non trova?
-Professor
Piton che cosa ci fa sveglio a quest’ora?
-Cercavo
qualcuno con cui fare una partita a scacchi. Che ne dici di passare un’altra
notte insonne ad aspettare l’alba e a bere del the proveniente da un paese dal
nome troppo lungo per essere ricordato, anche tra vent’anni?
Annuì
senza dire nulla, si allontanò di nuovo verso il castello, coperta dal mantello
che il suo professore le aveva posato sulle spalle.
Blaise
Zabini, nel frattempo tornato nella sua camera da letto, dopo alcune settimane
si sdraiò di nuovo sul suo letto che profumava di vaniglia. Fumò tante
sigarette per coprire l’odore, non ci riuscì, come non riuscì nemmeno a dormire
di nuovo, mentre l’eco di risate familiari giungeva da un piccolo studio nei
sotterrai di Hogwarts.
-Scacco
matto professor Piton.
-Se
vinci anche tu Weasley, sono davvero senza speranza.
non rammento se l'ho specificato. La piuma viene da uno dei cuscini della camera di Blaise.
Non
voleva più pensarci, Blaise Zabini doveva morire gonfio. Si ripeteva Ginevra
Weasley mentre, a due giorni da Natale, si preparava a incartare i regali per i
suoi amici.
Con
le forbici tagliava il nastro alla vecchia maniera, rischiando di mozzarsi qualche
paio di dita. Aveva deciso di godersi la sua relazione con Harry nella maniera
più felice possibile. Questa volta senza folletti verdi sulle spalle, o libri
immaginari dimenticati altrove.
Aveva
da incartare gli ultimi due regali di Natale, i più importanti, per Luna ed Aidan. Aveva passato due ore il sabato precedente per poter
scegliere i regali migliori per loro e non solo.
Per
Aidan aveva comprato un paio di guanti di pelle neri,
per Luna un paio di stravaganti orecchini colorati, e nascosto, in un angolo
della sua camera da letto, un pacchetto fasciato in carta color argento che
conteneva un libro babbano molto bello che aveva
scelto per Blaise.
-Fanculo a tutto!
Urlo
gettando il nastro dei pacchi nel camino acceso, lasciandolo consumare in fretta,
inesorabilmente.
-Ginny ti senti
bene?
La
voce di HermioneGranger la
riportò alla realtà. Era nella sua sala comune ad impacchettare regali, e aveva
appena fatto fuori tutto il suo nastro. Esasperata si lasciò andare sul divano
con il broncio da bambina.
Harry
e Ron le raggiunsero, e il primo si accomodò subito vicino a lei baciandola
sulle labbra con dolcezza.
-Che
fate?
-Io
stavo guardando tua sorella mentre buttava nel fuoco il nastro, dopo mi dedico
a fare un po’ di compiti di pozioni, e voi due dovete collaborare o vi scordate
la sufficienza con Piton.
-Piton!
Ginny urlò di
nuovo e corse in camera sua a prendere due regali, li aveva preparati da
settimane, uno per il professore e uno per Eddie. Controllando l’ora tirò un
sospiro di sollievo, era venerdì, e di conseguenza avrebbe dovuto raggiungere
lo studio dell’insegnante entro massimo mezz’ora, nonostante la delusione di
Harry.
-Come
puoi passare ogni venerdì sera in quel buco che puzza di muffa amore?
-Non
è così male, leggo un libro e gioco a scacchi con il professor Piton e con Eddie. È molto divertente sai?
-Chi
diavolo è questo Eddie??
-Ron
tu l’hai conosciuto, o meglio visto. Stavi inseguendo il mio piccolo gufo
trasfigurato in un muffin. È l’elfo domestico di qualche Serpeverde,
davvero gentile al contrario delle apparenze.
-Di
quale serpe?
-Non
ti scaldare Harry, non ho nulla a che fare con loro. Appartiene a Blaise
Zabini, lo so perché me l’ha detto Eddie. Quindi non cominciare ad essere
geloso o …
-O
cosa? Mi spunta il folletto verde dell’invidia addosso?
Ginevra
rimase sorpresa, lei lo aveva visto per tanto tempo quel maledetto folletto
sulla sua spalla. Insomma pensava di non aver mai smaltito del tutto il gran
numero di whisky incendiari bevuti, ma non pensava davvero potessero esistere.
-Ma
sono leggende vero?
-Qualcuno
dice di si, qualcuno di no. Dicono che appaiano a tormentare le persone
invidiose, ma sinceramente non sono del tutto convinta della loro esistenza.
HermioneGranger questa volta sbagliava di grosso. Ginny raccolse i regali sul tavolino, baciò Harry e salutò
il resto dei presenti. Era il momento di andare al suo appuntamento
settimanale.
Corse
per gli scalini senza curarsi minimamente di sembrare ridicola, sorrideva da
sola immaginandosi le loro facce alla vista della sorpresa.
Bussò
alla porta con gentilezza, non appena sentì la debole voce di Eddie invitarla
ad entrare, non ci pensò due volte.
-Buonasera.
La
salutarono entrambi, un po’ impegnati nel sistemare i pezzi degli scacchi.
Rimasero basiti quando porse loro i due pacchetti perfettamente incartati e con
la carta colorata.
-Buon
Natale a tutti e due!
-Grazie
Ginevra, non me lo aspettavo proprio.
Piton era rimasto
senza parole, non era solo una Grifondoro ad avergli
fatto un regalo, ma si trattava di un membro della famiglia Weasley, quelli che
aveva torturato con punizioni e “T” senza ritegno.
L’uomo
fece cenno con il capo per ringraziarla del gesto. Ginny
questa volta, fu sicura che le avesse sorriso, mentre ricambiava il suo regalo
con un gesto del tutto inaspettato.
-Scegli
un qualsiasi libro qui presente. Pensaci bene, perché sarà il tuo ricordo di
queste notti insonni, passate davanti ad una antica scacchiera. Lo conserverai
sul tuo comodino, tra dieci anni lo riaprirai e ti sentirai di nuovo come ora.
Lo
abbracciò, un gesto impulsivo, senza bisogno di riflettere, senza bisogno di
chiedersi se fosse la cosa giusta da fare. Il suo momento speciale aveva come
protagonisti due individui assolutamente fuori del comune. Il professore della
scuola, che continuerai a ricordarti per il resto della tua vita e un piccolo
amico sincero, che ti protegge nell’ombra quando non lo puoi vedere.
Eddie
le porse una scatola, era color argento, fasciata con il nastro verde.
Aprendola
Gin trovò un biglietto e un bellissimo vestito da sera per il ballo d’inverno.
Un vestito verde acqua senza spalline, senza fronzoli, semplice e pulito,
proprio come Eddie vedeva la sua amica.
-Mi
è bastato far avere l’ordine a una donna, in un negozio di Parigi, mi è stato
detto che si ricorda bene di te e del tuo “accompagnatore”. Ti manda i suoi
saluti.
-Io
non so cosa dire.
-Non
dire nulla Weasley, coraggio siediti qui con noi, abbiamo una notte intera da
passare insieme. E non metterti a piangere altrimenti ti giuro che non passerai
mai l’esame di pozioni a fine anno scolastico.
Rimandò
indietro le lacrime della sua commozione, ma si sentiva bene in loro compagnia,
anche meglio che stare nella sua sala comune.
Avrebbe
voluto mostrare a Luna ed Aidan l’altro lato della
medaglia.
Non
sapeva purtroppo, che il suo gufo imbranato aveva trovato il regalo per Zabini,
e glielo stava consegnando proprio nel preciso istante in cui, stava ridendo a
crepapelle dopo che il suo professore aveva perso l’ennesima volta contro
Eddie.
Rimasero
a parlare tutta la notte, nemmeno i primi accenni di alba li scoraggiarono.
Avevano riso, bevuto una nuova varietà di the proveniente dalla Cina, e
discusso di poesia inglese per infinite ore.
Fu
l’ultima ad uscire dallo studio, era rimasta ad osservare il fuoco che si
consumava lentamente, come il uso folletto, che si doveva essere stufato
parecchio dopo tutte quelle settimane.
Osservò
di nuovo il suo vestito, era la persona più felice del mondo. Eddie aveva lo
stesso gusto di Blaise, eleganza senza eccessività.
Prese
il biglietto all’interno e cominciò a leggerlo.
“Ginevra,
io ho riflettuto molto su ciò che è successo
dall’inizio dell’anno scolastico. Non pensavo che ci fossero delle persone
buone, ma mi sono dovuto ricredere. Sono solo un elfo domestico, ho chiesto un
consiglio su cosa regalarti, e mi è stato suggerito l’abito contenuto nella
scatola.
Buon
natale mia cara amica.
Con
affetto Eddie.
Ps. Ho visto
l’incertezza nel tuo sguardo, e ho visto anche quel folletto verde e
dispettoso. C’è qualcosa di cui vuoi parlare?”
Allora
esistevano davvero i folletti dell’invidia! Pensò Ginny
mentre rimetteva la lettera di Eddie nella scatola. Prima di dormire, decise di
scegliere il libro che le aveva regalato Piton.
Una
di quelle cose difficili per ogni persona indecisa, ci saranno stati centinaia
di libri. Optò per una raccolta completa delle opere di Montale, un poeta babbano.
Piton le diceva
spesso che bastava aprire a caso quel libro, e avrebbe beccato la poesia che
faceva al caso giusto.
Segnò
la data per non dimenticarla mai e lasciò lo studio in silenzio.
Fuori
non aveva smesso un solo secondo di nevicare. Non c’era bisogno di farsi viaggi
kilometrici per sciare … pensò.
Comunque
quasi tutti gli studenti sarebbero rimasti a scuola per Natale, il ballo
d’inverno era una di quelle occasioni uniche che venivano concesse da pochi
anni. La preparazione richiedeva un numero considerevole di obbligati volontari
per l’organizzazione. Caposcuola in primis, che coinvolgevano i loro compagni
di scuola.
Blaise
Zabini rimase completamente interdetto. Un gufo marrone, spelacchiato, e con lo
sguardo da idiota, stava sbattendo il muso sulla sua finestra, svegliandolo
presto, in vacanza.
Stava
per trasformarlo in un pollo per il buffet del ballo quando si accorse che
teneva con le zampette un piccolo pacco.
Eddie
entrò nella sua camera con il caffè e il giornale, basito nel vederlo in boxer
con la finestra aperta a dicembre, si bloccò sul posto, tremante come una
foglia.
Il
suo sguardo cadde sul piccolo volatile dall’aria rimbambita. Sembrava aver
passato l’intera notte fuori dalla finestra. Posò la sua roba e lo prese in
braccio coprendolo con un asciugamano asciutto.
Blaise
sorrise nel vederlo, Eddie era un buono, ma si trovava bene con lui, questo era
difficile spiegarselo.
-Ha
lasciato un pacco.
-Lo
vedo. Ma perché non lo rimandi indietro da dove è venuto?
-Signorino
Blaise, voi sapete come sono fatto. Mi ha fatto pena, deve aver passato la
notte al freddo visto che non vi svegliano nemmeno le cannonate di una
imminente nuova guerra mondiale.
-Ah
ah spiritoso … ti ho detto di non chiamarmi signorino.
-Avete
ragione signorino. Oh … scusate.
Blaise
esasperato dell’eccesiva educazione di Eddie, raccolse il pacchetto ben
incartato, e si sdraiò nuovamente a letto, e puzzava ancora di vaniglia. No non
puzzava, ma lui odiava l’odore di Ginevra Weasley. Odiava i suoi capelli rossi,
odiava le sue lentiggini e il fatto lo ignorasse soprattutto. Nessuno lo
ignorava, a meno che non volesse.
-Non
lo apre?
-Sono
indeciso. Non ha mittente. Se fosse un palese scherzo di qualche Grifondoro tipo Potter o Weasley?
-Ah
proposito di Weasley, la ringrazio per il suo aiuto. Il vestito che ha scelto è
piaciuto moltissimo e sono sicuro che sarà perfetto al ballo d’inverno.
-Lo
spero bene, sono tornato a Parigi nella boutique di Chanel, e quella donna
invadente non la smetteva di farmi domande sulla “mia ragazza”, dopo averle
spiegato un centinaio di volte che si trattava di una conoscente.
Eddie
sorrise ricevendo dal suo padrone un’occhiataccia di quelle severe.
Il
piccolo elfo domestico sistemò la divisa del ragazzo sul divano, perfettamente
stirata e in ordine.
-Qui
sul tavolino c’è la lista per le decorazioni della festa. Dovrebbero essere
state portate nella sala da ballo.
Ah proposito, con chi andrete al
grande festone di Capodanno?
-So
quello che stai pensando … non ci vado con nessuno. Dopo essere stato insieme a
Daphne, non ho intenzione di intraprendere altre
relazioni “di un certo tipo”.
-Signorino,
anzi no, Blaise … quella era una vera stronza.
Eddie
non si lasciava andare normalmente. Perfino il suo padrone ne rimase sorpreso,
e parecchio. Sapeva, comunque, che lui odiava, detestava DaphneGreengrass, che lo trattava sempre come uno schiavo,
come un essere che non meritava il minimo rispetto.
-Chi
ha trascinato, o coinvolto, nell’organizzazione del gran ballo?
-Daphne, Draco, Theodore, Pansy … sai pensavo si
andarci con lei che ne dici Eddie?
-Stai
scherzando? Non ti devo dare del tu, ma in questo caso, credo che tu sia uscito
di testa. È una a posto rispetto a Daphne, ma andiamo
hai una scelta migliore.
-Non
nominarla.
-Io
nemmeno ci avevo pensato. Sta facendo tutto da solo, e se vuole il mio modesto
parere, lei è fregato. Completamente.
-Se
non la finisci in questo preciso istante, ti trasformo in un muffin e ti
spedisco nelle grinfie di Lenticchia. E se hai presente il modo in cui si butta
sul cibo, puoi immaginare che cosa ti accadrà.
Eddie
sapeva che il suo padrone non l’avrebbe mai fatto. Per un momento, tentò di
immaginarsi una scena del genere facendosi venire i brividi. Ridacchiò tra se e se, sembrava essersi perso
in un mondo tutto suo, qualcosa che Blaise non riusciva a concepire.
-Passi
troppo tempo con la Weasley.
-Il
bue che da cornuto all’asino ….
Nel
pomeriggio un gruppo di sfortunati studenti, fu costretto a mettersi sotto per
preparare le decorazioni per il ballo. Minerva aveva deciso di dare un tono
“ghiacciato” alla cosa. Le pareti erano magicamente diventate un mix tra
azzurro e bianco. Il pavimento stesso era diventato una superficie trasparente
per ricreare l’effetto dell’acqua ghiacciata.
HermioneGranger, seguita da Ron e Dean, si occupava di controllare
che il buffet fosse stato preparato a dovere, nei minimi e minuziosi dettagli
che la sua natura gli imponeva.
Fu
una di quelle imprese ardue, tenere Ronald lontano dalle cucine della scuola
per evitare che si buttasse sul cibo. Ginny, Harry,
Luna ed Aidan avevano avuto l’onere di sistemare i
fiori. Non un centinaio di rose bianche, ma una quantità così spropositata da
decorarci l’intero palazzo reale di Londra compreso anche il Parlamento. Non
avevano badato assolutamente a spese. Si erano preoccupati di rivolgersi
oltreoceano per avere le più belle rose bianche, orchidee, e gigli disponibili.
Sotto
lo sguardo vigile di una Mc Granitt entusiasta, e di
un Piton annoiato, le stavano disponendo nei numerosi
vasi di molteplici dimensioni.
Blaise
Zabini, aiutato dal fedele Eddie, stava indirizzando i suoi compagni nella
disposizione dei tavoli, delle sedie e naturalmente, dei posti per evitare spargimenti
di sangue ed espulsione da Hogwarts.
Harry
Potter guardava Blaise in maniera stranamente acida. Pansy
non poté fare a meno di notarlo. Da quando aveva saputo dell’amicizia di Ginny con il suo elfo domestico, si era insospettito
alquanto sul loro rapporto di conoscenza.
-Deve
dirmi qualcosa Potter?
Eddie
non sopportava il modo in cui guardava lui e il suo padrone. Dopo aver passato
quasi due ore in silenzio si sentiva irritato. L’aveva raggiunto vicino alla
finestra, dove sistemava i fiori con Ginny, ed era
deciso ad accogliere il suo invito.
-Io
sto facendo il mio lavoro. Non ti ho chiesto niente.
-Voi
due, basta!
Ginny si intromise
tra di loro, guardando Eddie con lo sguardo supplichevole e attirando
l’attenzione di Blaise che li raggiunse.
I
due insegnanti rimasero impassibili, non si sarebbero ammazzati. Prima o poi
magari si, ma non ora.
-Hai
qualcosa da dire sul mio elfo domestico Sfregiato?
-A
dire il vero è con te che ho un problema Zabini. La prossima volta che provi
anche solo a rivolgere la parola a Ginny, ti spacco
la faccia alla vecchia maniera.
-E
quando le avrei rivolto la parola.
-Vi
hanno visto ad Hogsmeade settimane fa, adesso posso
dirti tutto quello che penso …
-Io
quella nemmeno la conosco. Mi vergognerei ad averla tra i piedi.
Eddie
rimase sorpreso, Ginevra invece delusa, non che non se lo aspettasse, ma lo
immaginava, lo guardava con gli occhi di aveva voglia di lanciare un paio di cruciatus su quel Serpeverde.
-Non
parlare così della mia ragazza.
-A
me non importa un cazzo della tua ragazza.
-Zabini
potresti cercare di essere un po’ più gentile quando parli di me o ti serve un
aiutino?
-Stai
zitta Weasley la cosa non ti riguarda.
-Oh
mi riguarda eccome, brutto zoticone senza cervello.
Stava
diventando uno contro Ginny contro Blaise. Daphne li guardava con più astio del solito, mentre Aidan e Luna riflettevano su questo spettacolo, sul fatto
che forse, inconsapevolmente, aveva un secondo fine. L’uno di fronte all’altra
si urlavano e maledicevano a vicenda.
-Farsi
dare dello zoticone da te? Non è un po’ falso Weasley? Andresti in giro come
una pezzente se non fosse per l’aiuto di qualche buon samaritano.
-Fatti
i cazzi tuoi Zabini, fai vedere quanta classe hai mentre una zoccola
certificata ti tocca nelle parti basse davanti a cinquanta clienti in un bar,
un bar con dei ragazzini a cui delle tue palle mancanti non importa niente.
Istintivamente,
Luna, Aidan, Pansy, Theodore, Ronald ed Hermione, si
girarono in direzione di DaphneGreengrass
che fingeva di ignorarlo, mentre il suo ragazzo si era acceso una sigaretta
ignorando ciò che era stato appena detto. Un Malfoy dopotutto non si scompone
mai.
Con
quella gente si sarebbe arricchito qualsiasi psicologo babbano.
-Dovresti
solo che ringraziarmi piccola stupida.
-Preferirei
farmi marchiare da un Mangiamorte piuttosto che
doverti ringraziare. E sai che ti dico? La mia vita è perfetta senza bisogno
che tu esista, senza che ne fai parte.
-Ho
voglia di lanciarti una maledizione senza perdono, almeno la tua faccia
lentigginosa e ridicola sparirebbe dalla faccia della terra. Non mancheresti a
nessuno, forse a quell’impedito del tuo ragazzo che non è buono nemmeno a
portarti a letto.
-Il
fatto che lui non mi abbia ancora portata a letto non ti riguarda.
Ok,
chiunque avrebbe fatto come Harry, che aveva abbassato il capo abbattuto,
mentre la sua furente ragazza si pestava verbalmente con Zabini.
Nemmeno
Ron si era sentito in grado di intervenire. Non lo avrebbero nemmeno ascoltato
ed era inutile tentare.
In
un qualsiasi film babbano, i due avrebbero smesso di
litigare tappandosi la bocca a vicenda con un bacio appassionato. Ma non
sarebbe successo nemmeno sotto tortura, non a questi due che stavano dando di
matto, ci mancava solo che uno dei due buttasse l’altro via dalla finestre
aperta.
-C’è
della tensione sessuale.
-E
tu che diavolo ne sai Pansy?
-Sono
una donna Theodore, guardali sono ridicoli e
repressi.
Il
Serpeverde alzò le spalle continuando a seguire gli
insulti che si lanciavano quei due. Insomma la Weasley, Grifondoro
o no, reggeva bene il confronto. E mandare fuori di testa Zabini, era una cosa
non da poco. Theodore ripensò al passato, a come lo
aveva visto perdere il suo innato controllo massimo cinque o sei volte in tutti
quegli anni di scuola.
Tutto
ad un tratto un fragoroso rumore. Ginevra Weasley aveva, di nuovo per la terza
volta, tirato uno schiaffo epico a Blaise Zabini. Questa volta l’impronta delle
sue cinque dita si poteva ricalcare su di un foglio.
Pansy cercò di
avvicinarsi a lui, ma venne fermata da TheodoreNott che gli indicò l’espressione sul volto dell’amico. La
vena sul collo gli pulsava, sembrava stesse per esplodere, stringeva i pugni,
serrati come se dovesse lottare contro il bisogno di colpirla a sua volta.
-Zabini
…
Eddie
fece cenno a Ginny di non dire una sola parola. Il ragazzo
alzò il braccio come a volerla colpire al viso. Harry era pronto a partire in
quarta seguito dal suo migliore amico. Theodore si
toccava la bacchetta in modo impaziente sotto lo sguardo divertito di DaphneGreengrass che, ancora una
volta, si sentiva vincitrice.
-Weasley,
la tentazione di colpire il tuo schifoso viso è grande, ma non farei altro che
farti un favore rimettendoti a posto i connotati.
Ginevra
comprese che qualcosa in loro era cambiato. Ciò che aveva innestato quelle
conseguenze non era stato il fatto che Harry l’avesse difesa in presa alla
gelosia, era stata la sua delusione. Aveva voglia di scoppiare a piangere e
sfogarsi, ma rimandò indietro le sue lacrime, vincere contro di lui non era
possibile, ma poteva almeno evitargli delle soddisfazioni con cui parlare
insieme a Daphne.
-Sei
così pezzente, patetica e mascolina, che anche chiamarti puttana sarebbe un
complimento.
Eccolo,
con la sua cattiveria. Ginny gli rivolse le spalle e
camminando a testa alta, uscì dal salone sotto lo sguardo dei suoi compagni e
dei professori.
Raggiunse
la sua camera da letto, chiudendosi a chiave, e lasciandosi andare sul letto. Fanculo a quel coglione di Zabini. Pensò mentre la rabbia
si diradava come la nebbia in una mattina d’autunno della campagna inglese. Si
sarebbe volentieri presa a schiaffi, aveva detto un sacco di cose, cose che non
pensava. Per quando sprezzante, acido, antipatico e snob, Blaise Zabini era
stata una piacevole compagnia. Insomma quanti ragazzi ti portano a fare
shopping a Parigi, facendoti sentire bellissima e con le conoscenze giuste ti
procurano un vestito degno di una principessa?
Il
suo piccolo gufo batté il becco sulla finestra di vetro della sua camera da
letto. Ginevra si stupì del vederlo fuori a zonzo, ma un dubbio l’assalì.
Guardando
nell’angolo dove aveva posato il regalo di Blaise, adesso non c’era più nulla,
se non della volgare polvere.
-Stupido
pennuto! E tu da quando prendi iniziative?
Gli
occhietti vispi e scuri la fissavano interrogativi. Non aveva la forza di dire
nulla. si accasciò tra le coperte, addormentandosi agitata e malinconicamente
triste.
So che sto incasinando i rapporti, ma è questo l'intento della storia. Ogni personaggio aveva il controllo della propria vita, delle proprie emozioni fino al momento in cui tutta questa illusione crolla.
Amore doveva aiutarli e si ritrova in mezzo a questo conflitto di personalità differenti e ambigue. Coraggiosi vigliacche e bambine che non riescono a crescere. Mi scuso se tutto suona complicato, se gli eventi mutano e lasciano insoddisfatti e confusi.
Qualsiasi
tipo di rapporto con Ginevra Wesley era definitivamente chiuso. Cancellato,
dimenticato, caput.
Pensò
Blaise Zabini mentre si sistemava la cravatta del vestito. Mancavano ancora
sessanta minuti al ballo d’inverno e alla fine di quell’anno di merda. Per
fortuna questa festa era di quelle sobrie, in termini di abiti da sera e basta,
e nessun tipo di abbigliamento o calzamaglia strana.
Faceva
fatica a mettersi a posto la cravatta. Si sentiva un completo idiota, ma le
mani gli tremavano e la sua dama lo aspettava. O meglio i suoi due
accompagnatori … Pansy e Theodore.
Si sentiva frustrato.
La
musica già si cominciava a sentire, musica classica naturalmente, magari
fossero stati all’opera di Parigi.
Eddie
sembrava scettico. Guardava il suo padrone cercando di capire se forse non gli
stesse meglio il grigio del nero.
-Piantala
di guardarmi così Eddie.
-Sembra
che abbiate il tremolio alle mani … non riuscite nemmeno a fare un
semplicissimo nodo.
-Sono
nervoso.
-Perché
ha deciso di andare al ballo accompagnato da una coppia? Oppure qualcosa non va
… diciamo che non si sente del tutto a suo agio con la situazione creatasi.
-Zitto.
Io non ho alcun problema.
La
neve non smetteva di scendere. L’ultimo giorno dell’anno, la festa più
elegante, preparata con cura. Tutto era andato a puttane. Non che gli
importasse della Weasley, ma qualcosa non andava.
I
Serpeverde non si devono scomporre mai. Questa era la
regola numero uno che Draco Malfoy gli aveva rivelato al loro primo anno.
Dico no, ma
non se la poteva prendere subito e senza fiatare? Pensò mentre
si malediceva per essersi fatto coinvolgere nelle disastrose avventure
sentimentali della Weasley.
-Siete
vicino ad ottenere quello che volete.
-Che
cosa vuoi dire Eddie?
-Rivolete
Daphne … le fugaci palpatine sono un segno, molto
sconveniente e volgare, ma piuttosto chiaro.
Io solo che non comprendo il motivo,
è stato lei a lasciarla, a dare inizio a tutto il percorso che ha portato alla
rottura della vostra “relazione”. Non c’è nulla di male ad interessarsi ad
un’altra ragazza.
-Si
che c’è, Daphne aveva ragione. La gente come me e
come lei, è geneticamente adatta a stare insieme, tutto il resto invece può
essere solo motivo di vergogna.
-Ma
vi sentite quando parlate? Perfino la signorina Parkynson
è meno razzista di lei. Non voglio assolutamente giudicarla o quant’altro, ma suvvia,
se una ragazza le piaceva come può decidere che l’apparenza sia più importante
di ciò che vogliamo.
-È
una storia vecchia, ero sbronzo fradicio quando te l’ho raccontato, per questo
motivo devo riprendermi la mia Daphne, anche a costo
di usare il motivo per cui l’ho lasciata.
-Che
cosa rivoltante … la mia Daphne …
Eddie
aveva la nausea. Non riusciva più a sentire questi discorsi privi di senso.
Lasciò il suo padrone da solo a finire di prepararsi. Si era rilassato ed era
pronto per raggiungere i suoi due amici all’ingresso della sala comune di Serpeverde.
Stavano
entrambi benissimo, lo smoking color cenere metteva in risalto il fisico
atletico di Theodore, mentre Pansy
non sembrava nemmeno la solita persona. Il suo abito lungo, a collo alto senza
spalline, la faceva sembrare più grande e molto adatta al nome prestigioso
della sua famiglia. A rendersi ridicola, ci aveva pensato Daphne,
che aveva scelto un abito corto, eccessivamente scollato, che la copriva a
malapena e metteva in risalto le sue gambe perfette.
-Tanto
valeva non mettersi nulla.
Disse
Nott con tono scettico guardando Draco esasperato. Al
contrario del suo amico Blaise che non avrebbe mai osato criticarla.
-Vedrai
che appena entrati nella sala, tutti quanti si volteranno a guardarla sbavando
come lumache.
Stavano
ormai a due passi dal salone delle feste, che assomigliava ad un enorme
ghiacciaio. Un sacco di studenti erano già presenti, seduti ai tavoli secondo
l’ordine ben preciso organizzato dai caposcuola.
HermioneGranger controllava minuziosamente che le cose fossero al
posto giusto. Fece alzare addirittura della gente che sia era seduta solo per
prendersi una piccola pausa, ma il cui nome non combaciava con la targhetta
preparata giorni prima.
Ci
sarebbero volute delle tazze per raccogliere la bava dei maschi presenti. Daphne si muoveva con il suo solito fare, da gattina sexy,
sotto lo sguardo attonito dei presenti.
Draco
Malfoy, come tutti gli altri, non stava guardando lei. All’ingresso del salone,
Harry Potter, vestito in maniera impeccabile, si avvicinava al suo tavolo
seguito dalla sua ragazza. Una splendida Ginevra Weasley che nella sua
semplicità, si rivelava bellissima. Il vestito che le aveva regalato Eddie, si
intonava perfettamente alla sua pelle chiara, non aveva alcun tipo di gioiello
o trucco addosso, i suoi capelli sciolti ricadevano morbidi sulle spalle,
facendo risaltare le sue lentiggini.
Blaise
Zabini vedendo l’espressione sul volto di Draco, sorrise compiaciuto e vittorioso,
commettendo un grave errore.
Ginny,
accomodandosi al tavolo con Harry, suo fratello , Luna ed Aidan,
cercava di sembrare naturale, di non far intendere a nessuno la sua
preoccupazione. Già perché, quell’affascinante rossa, aveva timore di ciò che
la serata riservava. Harry sembrava essere diventato impaziente sulle sue …
pretese. Gin non sapeva più come evitarlo, la sua mente non si sentiva
concentrata sull’argomento, era più rivolta a come fare per parlare con quello
zoticone di Zabini e risolvere la litigata.
Bevve
un sorso di champagne distraendosi con la musica del pianoforte e dei violini
che si spargeva tutto intorno.
-Ron
finiscila!
-Di
fare cosa Herm?
-Di
sbavare sulle gambe della Greengrass. Cavolo prendi
il fazzoletto e pulisciti.
-Siamo
uomini, è una cosa normale.
Ronald
Weasley poteva almeno restare fuori dalla massa! Pensò Hermione
mentre guardava Ginny con fare esasperato. Aidan schifato si copriva gli occhi, ne aveva visto di cose
oscene, ma quella aveva perso ogni pudore. Luna intanto si lasciava distrarre
dai movimenti delle persone che si cimentavano, piuttosto disastrosamente, con
i valzer imposti dalla Professoressa Mc Granitt che
applaudiva entusiasta.
Sembrava
una serata perfetta, con il suo ragazzo perfetto che la stava trascinando sulla
pista da ballo. La luce fioca delle candele rendeva l’atmosfera magica, il soffitto
come la sala grande, era gremito di stelle.
La
mano di Harry sul suo fianco sembrava quasi piacevole, ma per un secondo la sua
spalla era appesantita, di nuovo, da quel maledetto folletto verde. Non stava
succedendo nulla però … o quasi.
Che
cosa diavolo ci fa DaphneGreengrass
tra le braccia di Blaise Zabini?
Se
lo chiedevano tutti. Draco Malfoy si stava seriamente arrabbiando.
Si
accese l’ennesima sigaretta, tirando un pugno sul muro, adesso non aveva più
alcun dubbio, era stato usato da Daphne per
riprendersi quello che gli apparteneva. Il suo migliore amico Blaise Zabini.
Avere
la più bella, non significava necessariamente avere tutto quello che si poteva
desiderare, anzi alcune volte, il bello sta in quelle semplici cose che nessuno
poteva vedere.
Eppure
certe cose sono fatte apposta per stare insieme. Pensò il biondo erede di casa
Malfoy, che poco prima della mezzanotte decise che l’avrebbe lasciata per
trovare il pezzo mancante del suo puzzle.
Mancavano
ormai dieci minuti al nuovo anno, tutti si erano buttati nelle danze, Harry non
lasciò Ginny per un solo secondo. La rossa aveva
bisogno di aria e di sgranchirsi le gambe.
Riuscendo
a defilarsi, uscì sulla terrazza, la stessa terrazza del ballo in maschera, che
si affacciava sul lago nero. La neve folta non lasciava intravedere altro che
montagne su montagne ricoperte di un velo bianco. Sorseggiando lo champagne si
mise ad osservare Malfoy, che dialogava con la Parkynson
e Nott, ridendosela mentre la sua fidanzata si
stringeva contro Blaise.
Si
morse un labbro indecisa, mentre gli occhi grigi del re dei Serpeverde
si volgevano nella sua direzione, sembravano adirati e perplessi come i suoi.
Ok doveva sentirsi lusingata di essere guardata da lui, ma qualcosa attirava
ancora di più la sua attenzione.
-Vuoi
che faccia spuntare un vischio?
-Aidan …
Il
vispo undicenne era vicino a lei, che le porgeva un altro bicchiere di
champagne cercando di chiederle qualcosa di cui non aveva il coraggio.
Il
vischio in quel periodo significava una cosa sola …
-Non
mi serve il vischio mi servono le risposte, manca poco a mezzanotte, c’è il mio
ragazzo che mi ha distrutto i piedi a furia di valzer, un folletto fastidioso
che viene e va, poco champagne in corpo e una voglia matta di spaccarle la
faccia.
-Vai
da lui e parlaci. Io non ti capisco mica.
-Lo
so, sono una pazza che come proposito per il nuovo anno è decisa a farsi
ricoverare nel reparto psichiatrico del San Mungo.
-Siete
tutti impazziti voi, cristo santo potreste avere tutto quello che desiderate,
anche l’amore. Avete un enorme problema, non riuscite a decidervi mai su cosa
diavolo volete. Te la faccio più semplice se preferisci, ma è un lui e lei, lei
e l’altro, l’altro e l’altra.
-Che
cosa ti prende Aidan?
-Mi
prende che non riesco a capire. Tutti voi non fate altro che farmi del male.
Guarda te, stai con Harry perché hai bisogno di uno sfogo così non ti chiedi se
forse vale la pena bruciarsi toccando il fuoco?
-La
gente come me non fa quelle cose, la gente come me non sta con quel tipo di
gente. Come diavolo posso spiegartelo.
Un
fragoroso scoppio, un sacco di urla. Le luci improvvisamente vennero spente e
in cielo vennero lanciati miriadi di fuochi d’artificio luminosi. Uno
spettacolo meraviglioso, sembravano dei fuori colorati che illuminavano il
cielo da cui pioveva neve. Il nuovo anno si era insinuato nelle loro vite
confuse. Con violenza e determinazione, ma senza chiarezza. Gin bevve
l’ennesimo bicchiere sorridendo verso Aidan che
invece aveva l’aria di chi non ne poteva più.
Il
suo dovere di brava ragazza le imponeva di andare a cercare i suoi amici, suo
fratello e il suo ragazzo per fare gli auguri di rito. A guardare le cose da
quel punto di vista, il buio illuminato dai fuochi d’artificio, tutte le
persone sembravano uguali, Serpeverde o Grifondoro che fossero. Spintonava una miriade di sagome
scure, inciampò anche su qualche vestito lungo costoso, fino a scontrarsi con
la schiena di qualcuno, proprio sotto a quel maledetto lampadario con le
candele spente, dove un maledetto qualcuno aveva attorcigliato troppo vischio.
Vischio,
maledetto vischio, e chiunque gli avesse dato quella maledetta importanza.
Penso la rossa mentre si aggrappava alla mano di lui, la stessa persona contro
cui aveva sbattuto.
-Il
primo giorno del nuovo anno, e sei tu la prima persona che devo incontrare.
-Non
è che io stia impazzendo dalla gioia.
Il
rumore delle urla, degli schiamazzi e della commozione, dei presenti non
aiutava certo una conversazione. Ma loro non desideravano trovarsi lì, non
avevano certo programmato di essere sotto un vischio a rivolgersi la parola.
Gin riusciva a malapena a tenersi in piedi, lo champagne l’aveva resa alquanto
traballante, specialmente per una che sui tacchi ci saliva una volta ogni
trecentosessantacinque giorni.
-Che
vogliamo fare? Ti sposti oppure aspetti che lo sfregiato venga a salvarti dalle
mie grinfie?
-Quali
grinfie? Senza offesa ma non mi intimorisci …
-Nemmeno
se faccio così?
Aidan stava per
richiamare ogni Dio che conosceva. Si sentì in dovere di fermare quella cosa
prima di complicarsi ancora di più il compito. Ma era troppo tardi. La sua mano
stava toccando la schiena di Ginevra, coperta a malapena dal sottile vestito.
Se appari al
fuoco (pendono
Col tuo ciuffo
e ti stellano
Gli amuleti)
Due luci ti
contendono
Al borro
ch’entra sotto
La volta degli
spini.
Aidan sconsolato,
si coprì il volto con le sue mani per non guardare. Le braccia alzate, le
schiene possenti, la musica stessa, faceva da scudo all’ennesima ingarbugliata
matassa di fili.
Se
nemmeno un Dio riusciva a farci nulla, come avrebbero fatto da soli i mortali?
Incoscienti bestie che si lasciavano guidare dall’istinto, senza riflettere,
senza lasciare un pochino di spazio all’immortal
ragione.
Il
piccolo dio, si promise di cercare nel passato il pazzo che aveva detto un
giorno “Sei sotto un vischio, prendila e baciala. Sarà tradizione” ma
tradizione cosa? Nemmeno Bacco aveva avuto tale considerazione, e lui ci andava
a nozze con vino e festini.
Era
strano vedere il modo in cui la guardava. Non era nulla di poetico e dolce, non
c’erano assolutamente sentimenti visibili, solamente la nebbia, la fottuta
nebbia che significava solo guai.
Gin
non avrebbe mai pensato di cominciare così il suo anno nuovo. Era stretta a
quel corpo muscoloso, a quella figura enigmatica ed elegante. Sentiva la sua
mano gelida sulla sua schiena, ed ebbe i brividi.
Era
strano baciare quelle labbra, fredde come la neve al tatto, che pian piano
bruciavano come il fuoco, e baciava in una maniera straordinaria, nessuna
pretesa, un tocco malizioso senza essere pretenzioso, perfino quando
accarezzava la sua lingua sentiva un tocco delicato, e una vampata di caldo che
la faceva sentire come se un fuoco la stesse bruciando viva. Ancor più
sconcertante era accarezzargli i capelli e sentire che la cosa non lo
infastidiva. Oh questo si che era una cosa davvero shockante. Naturalmente
c’erano un sacco di domande da fare, e da farsi ma quello non era il momento.
Duro
un paio di minuti ma sembrò tutto lunghissimo, e la piccola di casa Weasley, il
maschiaccio, il bruco, rimase impalata a guardarlo mentre si confondeva tra la
folla del ballo d’inverno. Si toccava le labbra chiedendosi se fosse stato un
frutto della sua malata immaginazione, ma non era così. Lui l’aveva baciata.
Vide
Harry correrle incontro per farle gli auguri. Suo fratello Ron, seguito da Hermione, si trascinava sventolando l’ennesimo bicchiere
che sua sorella gli rubò dalla mano per mandarlo giù tutto d’un fiato.
Il
bacio del suo ragazzo fu come una doccia fredda in quel momento. Volse lo
sguardo verso Aidan che sembrava di nuovo un angelo,
adirato e desideroso di sparire.
Gli
corse incontro dopo aver visto Zabini che stava baciando DaphneGreengrass, che tirò un’occhiataccia vittoriosa nella
sua direzione.
-Tu
eri di nuovo un angelo.
-Voi
invece siete malati! Cioè io sono venuto qui per aiutarvi e mi state rendendo
tutto difficile!
-Cosa
stai dicendo?
-Domani
l’avrai dimenticato principessa. Perché così io voglio. Sotto quelle nuvole, al
di là della neve c’è la risposta, una risposta che non riesco a vedere. Che
cosa desideri tu?
-Io
non so che cosa voglio Aidan, essere sedicenni
significa anche essere stupidi, non capire il significato di tante cose. Tu
quando crescerai imparerai la lezione.
-Non
ho bisogno di crescere ancora, sono maledetto dalla mia immortalità, dal giorno
in cui mi fu regalato il privilegio di rendere felici i mortali. Di solito è
facile, basta guardare nei vostri occhi, e vedo quell’immagine, ma con voi è
diverso, c’è la nebbia, c’è il niente. Volete tutto e alla fine perderete ciò
che conta sul serio, lascerete che quella persona, il grande amore della vostra
vita, vi passi vicino e puff … svanisca, in quella
stessa nebbia.
Gin
si sentiva confusa, non per i suoi problemi sentimentali, ma per le parole di Aidan, quel bambino stava dicendo un sacco di cose assurde.
Improvvisamente
un brivido, guardando in mezzo alla gente, incrociò il cattivo, molto cattivo,
sguardo di Blaise Zabini, che tornato a conversare con i suoi compagni,
ignorava Daphne che tornava a strusciarsi contro
Draco Malfoy. Incredibile a dirsi, ma l’unica sana di mente era proprio PansyParkynson che si asteneva
dal commentare tutto quanto. Nel rispetto della loro legge. Comportamento
impeccabile, nessuna emozione o scenate. Sono purosangue Cristo Santo.
Parlando
di Blaise Zabini, soddisfatto di se stesso, con ancora qualche insoluto
problema, capelli rossi, occhi nocciola … sentiva i suoi occhi addosso ed era
sicuro che qualcosa non andasse.
Eppure
quella soddisfazione di fastidio addosso gli era rimasto. Eddie lo guardava
scettico da un angolo della sala seduto al tavolo con Piton,
che di balli e ricevimenti ne aveva piene le …
Aidan decise di
tentare la sua fortuna, magari lui non lo avrebbe deluso. Schioccò le dita
bloccando il tempo, si avvicinò a Blaise e guardò nei suoi occhi, rimanendo
deluso nuovamente. Nebbia, solo foschia di indecisione. Ma non poteva sforzarsi
di vederci quella dannata oca di Daphne? No anche lui
no …
Riattivò
il tempo, restando lì davanti a lui. Guardandolo fissò come se volesse fargli
sputare tutto.
-Che
hai da guardare pivello?
-Quanto
sei patetico?
Io c’ero quando l’anno scorso hai guardato quella tra la folla di Hogsmeade. C’ero quando hai lasciato Daphne
… io so tutto. C’ero anche quando hai provato quelle cose per Ginevra Weasley,
quando ti mancava il respiro e sentivi quel fastidioso ronzio allo stomaco.
-Chi
diavolo sei maledetto Grifondoro?
-Perché
perdi tempo con quella? Sta usando il tuo migliore amico, e tu perderai l’unica
buona occasione che ti possa mai capitare.
-O
sei troppo ubriaco tu, o lo sono io. Sparisci vermiciattolo.
-Non
si manca di rispetto a me Blaise Zabini.
Un
flash improvviso. Una nitida immagine nella mente del principe. La folla di studenti ad Hogsmeade,
il chiasso delle persone, le insegne luminose e la musica di un carillon. Poi
c’era stato come un imprevisto fermarsi del tempo. Lui ricordava di stringere
la mano della sua Daphne, quando l’ha vista. Così
poco appariscente, così semplice nel suo completo con jeans e maglietta bianca
un po’ sgualcita. L’ha riconosciuta subito nel mezzo di tutta quella gente,
saranno stati i suoi capelli rossi, o il suo essere così non comunemente come
le altre, ma l’aveva notata e ci aveva pensato spesso. Ogni sera per un bel
po’, causando una piccola crisi isterica nella sua regina, “come si può perdere
contro una Weasley? Che non porta tacchi, non porta vestiti firmati o si trucca
per apparire?”. E amore non voleva essere sfidato, risvegliando il suo
ricordo, aveva anche stretto il suo cuore tra le mani, soffocandolo,
obbligandolo a guardarla di nuovo.
-Adesso
mi racconti ancora che le apparenze sono tutto?
-Nessuno
lo sapeva. Nessuno deve saperlo marmocchio.
E
sembrava essere arrossito, nella penombra di una candela consumata. Come lo era
stato il suo breve “non so cosa sia, ma va evitato” verso la piccola di casa
Weasley. Già perché nessuno mentiva ad Amore.
Stanco
e deluso, forse innervosito, salutò la sua amica con un cenno, prima di
allontanarsi per andare a dormire.
Ginevra
decise di seguire il suo esempio, evitando ogni inconveniente, saluto i suoi
amici e il suo ragazzo. Una volta che percorreva i gradini che la conducevano
al suo dormitorio, si volse a guardare in fondo alla scala, si sentiva
osservata e Zabini era lì.
Si
guardavano arrabbiati. Non riusciva a voltare le spalle e smettere. Rimaneva
bloccata chiedendosi se lui sentiva la stessa necessità di andarsene non
riuscendo.
-Buon
anno Zabini.
Disse
a voce così bassa che non era possibile quasi udirla.
Lui
non rispose, mosse lievemente la testa. Quella fatina dispettosa vinceva
sempre. Si era creata una situazione incasinata, ma sotto il vischio, al buio
della mezzanotte, Draco Malfoy l’aveva baciata.
Forse
si, quella donna, per quanto si trattasse di una babbana
che non conosceva i fatti, ci aveva visto giusto.
Eddie
rimase dieci minuti a guardarli, immobili e silenziosi, su quella scalinata.
Pareva che Aidan avesse fermato il tempo, di nuovo.
Ma
forse aveva solo fatto riaffiorare un ricordo lontano.
Merda
… si disse Blaise, parlando con il suo cervello, mentre quella ragazzina
semplice percorreva le scale per andarsene a dormire.
Gli
parve quasi di vederla, mentre con indosso i suoi jeans sgualciti, sorrideva in
maniera innocente, solo perché il quadro alla sua destra, le faceva le smorfie.
Alcuni
pensano, che Capodanno sia forse, la notte più lunga di tutti quei
trecentosessantacinque giorni. Magari si sbagliavano pure, ma questa volta
sembrò non dover finire mai.
Pansy, Theodore, Draco e Blaise, alle prime luci dell’alba erano
ancora seduti al loro tavolo. Ancora si lasciavano accompagnare dalla melodia
di un violino incantato, ancora sorseggiavano qualche bicchiere di champagne, e
ancora sapevano, che non sarebbe mai cambiato un cazzo. Anno nuovo, vita
uguale.
Quello
fuori, era comunque uno spettacolo da perdere fiato. Il modo in cui il sole
stava sorgendo dietro le montagne, illuminando quello spesso velo bianco che
nascondeva la vergogna.
Harry
Potter, Hermione e Ron, stavano facendo colazione con
Hagrid, ridendosela di gusto, pensando alle cose più
stupide e inutili, nel caso del rosso strafogandosi di muffin.
Ginny Weasley,
sdraiata sul suo letto ancora con il vestito da sera, teneva il broncio. Prese
il suo libro, aprendolo a caso, come gli venne suggerito un venerdì sera.
Risulta
così sempre vana
L’arte
dello sdoppiamento:
abbiamo
voluto camuffarci
come
prostituti nottivaghi
per
nascondere meglio le nostre piaghe
ma
è inutile, basta guardarci.
(E.
Montale,I Travestimenti)
Saranno
state ormai un paio d’ore, che con gli occhi socchiusi, ripensava a tutto. Si
ricordava ogni singolo dettaglio, il bacio di Malfoy che a momenti la
incasinava, e i dieci minuti a guardare Blaise negli occhi. Ecco quelle erano
cose stranamente ambigue.
Si
alzò, guardandosi bene di non incontrare nessuno. Raggiunse l’ingresso della
scuola, aveva smesso di nevicare e si stava benissimo, il fatto di non avere
nulla a coprirle le spalle, sorprendentemente, non si rivelò un problema.
La
prima alba del nuovo anno. E nessun tipo di soddisfazione.
-Complimenti
Ginevra Weasley!
-Non
pensi di avere qualche problema che va curato?
Gli
dei dovevano aver ascoltato le preghiere di Aidan,
perché la rossa venne punita. La seconda persona a rivolgerle più parole fu Daphne “sono la peggior vacca” Greengrass.
Nel suo micro abitino che tanto valeva non metterlo. Che l’avesse vista con
Malfoy? Improvvisamente sentì il bisogno di prendere un aereo e andare in uno
di quei paesi con il nome così lungo da non essere ricordato.
-Ti
piace lui vero?
-Lui
chi?
-Il
mio ex ragazzo, pensi che sia una sciocca? L’ho visto il modo in cui lo guardi.
Non pensi davvero che io abbia dimenticato quello che mi hai fatto.
-Per
una volta che vieni trasformata in furetto. Non sono mica così male. Poi con un
po’ di peluria stavi bene.
Ginny aveva capito
come funzionava con lei. DaphneGreengrass
si divertiva a umiliare le persone, per solo gusto di vedere come con impotenza
tentavano di reagire. Il fatto che quella ragazzina la ignorasse, anzi si
divertisse a prenderla in giro, la irritava da impazzire.
Ma
la regina delle serpi aveva le sue risorse.
-E
chi ha detto che si parla di furetti? Vedi, il tuo problema piccola stracciona,
è che non puoi vincere contro di me. Puoi anche usare tutte le tue forze, ma
alla fine, è dalla mia parte e non cambierà solo perché un giorno per caso
sembravi meno patetica e inutile.
-Non
ho la minima idea di cosa tu stia parlando. Comunque sia, detto da una figlia
di papà, che si sente così insicura da aver bisogno di girare con le chiappe
all’aria divertendosi ad umiliare ogni buona anima che incontra, compresi i
suoi stessi compagni di casa, sappi che non mi sento inferiore a te.
Tutt’altro.
Da
quando una babbanofila si permetteva di rispondere
così? Daphne sfoderò la sua bacchetta e la puntò
contro Ginevra. Avevo lo sguardo di chi stava per commettere una sciocchezza.
Tutti o quasi erano a dormire, o a chiacchierare e non potevano fermarla.
-Crucio.
Eccola,
la parola magica che significava “sono davvero la peggior Merda che esiste al
mondo”. Un bagliore verde esplose dalla sua bacchetta, una dolorosa luce
verdastra che stava per schiantarsi contro Ginny.
Tutto
ad un tratto, Eddie invocò il protego sull’amica e
scagliò un incantesimo contro la regina, trasformandola in un furetto
spelacchiato e pieno di risentimento.
La
rossa non fu mai così felice di vedere Eddie. Prese per il collo quel furetto
impazzito e corse dentro fino al salone.
Quasi
tutto vuoto, pensò di aver fatto un giro inutile, invece con sua grande
sorpresa, il gruppo di Serpeverde se la stava ancora
ridendo.
Si
avvicinò a loro, incurante del fatto che quella serpe versione furetto stesse
provando a staccarle un dito, e sotto lo sguardo attonito dei presenti, lanciò
la bestia addosso a Blaise Zabini.
-Ma
ti ha dato di volta il cervello Weasley?
-Devi
tenere a bada la tua bestia chiaro? Mi rivolgerei a Malfoy, ma credo che la
gentile Daphne preferisca saltare addosso a te.
-Daphne?
Pansy e Theodore scoppiarono a ridere, osservano la bestiola che
cercava di saltare addosso alla piccola di casa Weasley. Draco Malfoy la
guardava irato, mentre si agitava tra le braccia del suo migliore amico.
Blaise
non riusciva ad emettere un fiato. Ogni tanto volgeva gli occhi al furetto
domandandosi che cosa fosse successo.
-Ti
avviso anche, che conviene tenergli un guinzaglio a questa cagna. La prossima
volta che cerca di colpirmi con una cruciatus, la
ridurrò così male che per rimetterla a posto ci vorrà un intervento divino.
Ringrazia che non vado a riferirlo a Silente.
-Weasley,
che cosa diavolo hai combinato?
-Chiedi
ad Eddie.
Blaise
era irritato, perfino la sua sigaretta aveva un sapore schifoso, come quello di
un tubo di scappamento. Era in parte imbarazzato, quella maledetta babbanofila stava insinuando cose pesanti davantia Draco Malfoy. Non che quest0ultimo fosse
scemo.
-Sapete
una cosa.
Disse
il biondo Serpeverde, alzandosi dalla comoda sedia, e
prendendo tra le mani quel furetto incazzato.
-Da
oggi in avanti, non provare mai più a fregarmi Daphne.
Se ti metti in testa di usarmi per raggiungere uno scopo un’altra volta, non
sarai trasformata in furetto, ma in cenere.
Pansy sorrise
soddisfatta. Finalmente si era deciso per la miseria. Il furetto era impazzito
e stranamente nessuno decise di consolarlo, o di prenderlo quando scappò nei
sotterranei.
Ginny beffarda
guardava Blaise. L’aveva sfidata e adesso erano pari. Il ragazzo la trascinò
fuori dalla sala fino alla vicina aula di trasfigurazioni. Chiudendo la porta,
il colpo violento fece tremare i quadri, facendoli cadere e rompere.
Le
stava appoggiata al muro, con le braccia conserte e l’espressione di chi si
chiedeva “Che cosa ci faccio qui? …idiota …”.
-Questa
volta abbiamo un problema.
-Quale
problema Zabini? Quella psicotica mi ha lanciato una cruciatus,
Eddie mi ha difesa, è tutto qui. Caso mai è colpa tua se mi ci sono trovata in
mezzo. La Greengrass ha detto delle cose su di me e
su di te. Ma io ti ho rivolto la parola ad inizio anno per la prima volta,
quindi ficcaglielo bene in testa.
-Tu
sei il mio problema Weasley, la mia eterna fonte di guai. Dico i tuoi genitori
non potevano fermarsi al secondo tentativo?
-Devi
dirmi qualcosa oppure continui a sfottere i miei genitori? Fino a prova in contrario,
è di me che si parla, smettila un po’.
-Non
abbiamo nulla da dirci.
-Posso
andarmene a dormire quindi?
-Se
ti azzardi ancora una volta a farle qualcosa, te la vedrai personalmente con
me.
-Quanta
umiltà che abbiamo, quanto è facile scegliere tra una donna e un amico. Sei più
deludente di quanto immaginassi B.
Si
era improvvisamente calmata, lo guardava in modo strano. Era sicura di aver
perso qualcosa, adesso che Daphne era di nuovo
libera, il loro accordo era saltato.
-Che
facciamo adesso?
-non
abbiamo più nulla a che fare, io ho vinto e tu puoi avere quello che vuoi.
Vinciamo tutti e due.
-Non
mi aiuterai più?
-Non
ce ne è più bisogno. Adesso basta. Non parliamone più, non provocarla più e …
Le
parole di Aidan e il ricordo lontano di quel giorno
di autunno. Lui non poteva avere dubbi, quelle erano cazzate che non gli
competevano. Smise di guardarla, pensò solamente a ciò che aveva detto il suo
amico Draco Malfoy. L’aveva lasciata e adesso era sua. Tutto sarebbe tornato
come prima e la Weasley sarebbe scomparsa di nuovo.
Doveva
smetterla di guardarlo in quel modo, con quello sguardo.
-Smettila
di fissarmi e sparisci.
-No,
non finchè non mi spieghi tutto quanto.
Le
strinse i polsi con forza, invece di spingerla via stava facendo il contrario.
Mollò la presa lasciando dei lievi segni. Si doveva sentire parecchio confuso, Ginny al contrario suo, era sicura che non le avesse detto
nulla, prima facevano un accordo e ora svaniva ogni traccia.
Forse
era così che tutto doveva andare, pensò, mentre ricordava ciò che successe
sotto il vischio ore prima. Alla fine era solo stata usata da lui per ritornare
con quella zoccola di Daphne. Ehi è normale no?
Arrabbiata
gli tirò un cazzotto, non uno schiaffo, ma un pugno ben assestato di quelli che
lasciano il segno.
Blaise
rimase di stucco, con la guancia livida, ma non riusciva a spiaccicare una sola
parola. Questa rossa ci stava prendendo gusto nel prenderlo a botte. Una folata
di vento fece spalancare la finestra, un brivido di vento caldo.
-Questo
è il Santa Ana, lo sai che cosa dice la leggenda
Zabini? Che quando soffia, tutti i patti vanno all’aria. Tutto può succedere. E
il nostro patto è saltato.
Tutta
la situazione puzzava, come un idraulico tutto sudato, o un pesce morto andato
a male. Soprattutto perché Ginevra Weasley lo stava baciando di nuovo. In una
maniera particolare, decisamente diversa dal solito. Uno di quei baci
passionali, come se fosse l’ultimo.
Per
la prima volta nella sua vita, Blaise stava facendo i conti con una ragazza
estremamente cazzuta, con una di quelle tenaci che
cambiavano umore come il tempo.
Non
che lei avesse le idee chiare. Ma era decisa di volerlo fare. Aidan diceva di non perdersi il meglio nel mezzo della
nebbia. Eppure non era il suo sogno. Lui non le comunicava alcun tipo di emozione,
era meglio fingere di non averlo fatto.
-Ciao
B. adesso puoi far finta di non avermi nemmeno incontrato.
-Sparisci
dalla mia vita Weasley.
-Quando
ci sarei entrata?
Quella
domanda aveva la sua risposta, ma sarebbe rimasta senza.
Quel
giorno tutti i ragazzi dormirono tanto, ognuno di loro si era lasciato andare
dopo quella notte, Blaise, purtroppo per lui, aveva perso una bella occasione e
si ritrovava con la guancia livida e un contorno occhi leggermente tendente al
viola.
La
botta di vita per Ginny Weasley stava per arrivare.
Qualche
mattina dopo, cercando di aver evitato gli interrogatori di parenti e amici, si
era seduta al tavolo dei Grifondoro, mangiucchiando
un toast con la marmellata, e bevendo una tazza di caffè caldo.
Aveva
un aspetto assolutamente orribile.
-Amore
mio tutto bene?
-Certo
Harry, tutto perfetto come sempre, con mio toast perfetto e il mio ragazzo
perfetto … dimenticavo il mio mal di testa perfetto.
-Che
ne dici di passare un po’ di tempo insieme oggi?
-Ho
lezione tutto il giorno oggi amore. Mi dispiace tantissimo
Bugia,
grossa bugia, e quel caffè non era abbastanza per la mattinata che l’aspettava.
Il primo barlume di peggiore mattinata del secolo arrivò grazie ad Albus “potesse cascarti la barba” Silente.
-Ragazzi
miei fate silenzio per favore, c’è stato un cambiamento nel programma delle
attività di quest’anno. A San Valentino, invece del solito ricevimento, abbiamo
deciso che, accompagnati dalla professoressa Minerva Mc Granitt
e dal professor SeverusPiton,
i ragazzi del sesto e settimo anno, proveranno una nuova ed emozionante
esperienza. Abbiamo preso in considerazione un’idea babbana
molto popolare, passerete tre notti in una bellissima città facendo tesoro di
un modo di vivere nuovo e di una cultura straordinaria. Non sono ammesse le
bacchette naturalmente, dovrete comportarvi come delle persone normali.
Mi sto dilungando, la metà del nostro viaggio sarà Parigi, con visite al Louvre
e nei più importanti simboli della capitale francese. Saremo tenuti d’occhio da
persone competenti.
Improvvisamente
tutta la sala cominciò a borbottare, i Serpeverde
sbraitavano sconvolti, l’idea di stare in mezzo ai babbani già li disgustava,
ma anche senza bacchette?
Ginny Weasley
rimase di sasso. Aveva smesso di mangiare e non seguiva i discorsi entusiasti
del suo ragazzo, che già programmava notti focose, le prime della sua vita.
L’idea
di Parigi, della commessa che l’aveva vista con Zabini, che credeva fosse il
suo ragazzo … oddio sarebbe stato orribile se qualcuno l’avesse scoperta, se
avessero saputo di loro due nello stesso posto.
-Ma
questa idea è una cazzata!
Si
rese conto in ritardo di aver urlato. Si rese conto che tutti la fissavano
increduli e curiosi. Grazie al cielo venne salvata in corner da una visione
disgustosa. DaphneGreengrass
si stava letteralmente spalmando su Blaise Zabini e ciò significava una sola
cosa: Draco Malfoy single.
Un
pettegolezzo del genere riuscì a distrarre l’attenzione dalla sua figura oscena
e patetica. Le ragazzine di ogni anno parlottavano fissando l’ambita preda,
sembrava di essere a un concorso di bellezza.
SeverusPiton era quello messo peggio. Nessuno lo poteva vedere, ma
il suo “caffè” lo aiutava a sentirsi meglio, ed evitare di uccidere Silente con
una maledizione rapida e indolore. Non solo insegnava due materie, ma era anche
costretto a fare da baby sitter a un gruppo di belve
scatenate.
E
i Serpeverde senza bacchetta potevano rivelarsi un
pessimo investimento, adesso che girava quella voce …
Ma
ritorniamo al nostro pettegolezzo … forse questa volta il principe e il re
delle serpi erano al punto di rottura? No invece no, quest’ultimo aveva già in
mente dove andare a parare … Aidan riusciva a
sentirli i loro pensieri, e se avesse avuto un terzo dell’impazienza di Marte,
li avrebbe uccisi tutti con un solo colpo. Draco Malfoy si preparava al suo
ritorno su piazza, Blaise Zabini forse aveva bisogno di questo per capire … ma
era impossibile che le cose si sistemassero facili.
-Non
ci posso credere, andremo a Parigi.
-Non
farti strane idee Ron, non sarà tutto un gozzovigliare, impareremo tutti quegli
aspetto interessanti della cultura babbana, e il
Louvre … dico è uno dei musei più famosi del mondo!
-Hermione tu si che
sai come smontare i nostri progetti …
Disse
Harry voltandosi a guardare Ginny, che distratta non
seguiva la loro conversazione, piuttosto si guardava intorno, cercando di
evitare uno sguardo familiare e una scena disgustosa.
-A
quanto pare è tutto nel pieno dell’organizzazione. Prendono contatti con un
mago che vive tra i babbani da almeno qualche mese. Dico ma vi rendete conto?
HermioneGranger era eccitata come mai nella sua vita. Non che fosse
l’unica, ma era una grande occasione, la prima volta nella storia di Hogwarts. Ronald Weasley già sbavava all’idea di tutte le
specialità francesi che avrebbe ingurgitato, una scena alquanto … particolare.
Per
fortuna adesso era momento di lezioni. Gin non ascoltò una sola sillaba di
Difesa contro le Arti Oscure, non che Piton si
sentisse particolarmente ispirato, anzi … la sua voglia di spiegare“come sono nate e perché sono vietate le
maledizioni senza perdono” era vicinissima al minimo consentito. Meno male che
almeno lo pagavano,
Alla
fine di quelle due interminabili ore, erbologia
sembrava una buona alternativa alla noia di quella mattinata. Nel caso della
rossa aggiungerei frustrazione, mentre camminava per i corridoi che portavano
alle scale che conducevano all’uscita verso le serre, teneva i libri tra le
mani tremanti, cercando di non pensare a Parigi. Ma proprio adesso dovevano
farsi venire in mente una cosa del genere? Pensò, alzando gli occhi al cielo in
segno di disapprovazione.
Ad
un certo punto, qualcuno l’afferrò per un braccio, trascinandola in un piccolo
angolo nascosto del corridoio dove stavano passando tutti gli studenti del
settimo anno, pronti a seguire la lezione con il professor Piton.
All’inizio un po’ di paura, che svanì del tutto lasciando spazio allo stupore,
quando si accorse che davanti a lei c’era Draco Malfoy.
La
guardava con un espressione strana, impossibile da definire.
Faceva
impressione trovarsi a dieci centimetri da sogno di tutte le ragazze della
scuola. Si sentiva piccola, sovrastata quasi da quel corpo muscoloso e
prigioniera di quelle mani curate. Già perché adesso sentiva le mani fredde sui
suoi fianchi, se non fosse stata paralizzata dalla sorpresa, forse avrebbe
anche avuto la possibilità di divincolarsi.
Si
morse il labbro inferiore in attesa di capirci qualcosa, poi si fece coraggio e
decise di aprire bocca.
-Io
avrei … la lezione di erbologia …
Ma
era un vizio dei Serpeverde quello di non aprire
bocca?
Oddio
adesso si che si sentiva confusa … Draco Malfoy si era chinato verso di lei, le
sue labbra sfioravano la pelle del suo viso in una maniera così eccitante da
risultare illusoria.
E
quando si insinuò con una delicata cortesia a baciarla sulle labbra, era tutto
troppo strano. Sentiva la sua lingua che le accarezzava le labbra, per poi
rincorrere la sua. Chiunque avrebbe pensato “Al diavolo quando mai mi
ricapita?”.
Ginny invece, era
completamente impotente. Non più padrona delle sue emozioni o del suo
comportamento. Si sarebbe dovuta sentire offesa, dopotutto era in un angolo
dove nessuno poteva vederla, ma quando quelle stesse mani le accarezzarono il
collo con voglia e con educazione, si sentì mancare, lasciandosi abbandonare
del tutto, reggendosi a malapena sulle sue gambe.
La
voce di alcuni studenti e quella di suo fratello la fecero trasalire. Il suo
cuore batteva impaurito dall’idea che potessero vederla.
Draco
si appoggio ancora di più al muro, stringendola forte per nascondersi
nell’oscurità. Faceva caldo sotto quella tenda di velluto, una calda folata di
vento giunse a scuoterle i capelli.
Il
Santa Ana soffiava di nuovo, caldo e imprevedibile.
Non appena il silenzio calò nel corridoio, lasciò andare quell’abbraccio e
corse via, veloce, senza voltarsi indietro a guardarlo, facendo finta che nulla
di ciò fosse mai accaduto. Sentiva il suo sguardo addosso, era come essere nudi
come vermi in mezzo alla piazza principale di DiagonAlley.
“Quando
soffia il Santa Ana, tutti i patti vanno all’aria.
Tutto può succedere”. Ricordò mentre ferma davanti alla serra, cercava di
respirare faticosamente, ignorando la voce portata dal vento.
io sono dell'idea, che per arrivare alla soluzione, bisogna fare molti errori. Ho preso una citazione dal film "l'amore non va in vacanza", lo consiglio.
grazie per i commenti gentili, mi fa piacere apprezziate :)
Capitolo 14 *** La quiete dopo la tempesta ... o no? ***
-Merda!
-Che diavolo ti prende Gin? Sei troppo
agitata per i miei gusti.
Qualche giorno dopo, avendo evitato di
restare sola in corridoio, Ginevra Weasley stava cercando di studiare pozioni
seduta sotto un gazebo nel giardino della scuola. Aidan
e Luna Lovegood non la lasciavano sola un minuto, il
che aveva creato non pochi problemi con Harry Potter, oltre ad avere
insospettito Ron, che si faceva sempre più curioso giorno dopo giorno.
-Io sto combinando un sacco di disastri,
e questa gita a Parigi, proprio non ci voleva, assolutamente no.
-Luna, non sei d’accordo con me, sul
fatto che queste ipotetiche rivelazioni falsate da un velo siano … fastidiose?
La bionda alzò le spalle, con fare
sicuro, ma distratta a guardare la neve, che si scioglieva lentamente a causa
del calore improvviso del vento.
Fondamentalmente, la bionda Corvonero, era realmente interessata alla loro
conversazione, ma spinta come dal richiamo degli spettri, si divertiva a
guardare come quella coltre bianca si sciogliesse.
-Ho tradito Harry.
-Per tutte vergini che hanno partecipato
ai festini di Bacco.
Perfino Luna fu costretta, suo
malgrado, a voltarsi verso l’amica con l’espressione di chi non era sicura, o
non voleva aver sentito nulla.
-Lo so è una cosa ripugnante. Ma non ho
potuto farci nulla.
-Quante volte?
Luna per la prima volta nel pomeriggio,
aveva aperto bocca.
-Teoricamente due, nello stesso arco
della settimana, ma non è rilevante giusto?
-Non mi dire che si tratta di …
La voce di Aidan
venne interrotta dalle risate di un paio di studenti, Serpeverde
molto familiari, vale a dire TheodoreNott e PansyParkynson,
che camminavano sulla riva del lago, beffandosi della sorte di Daphne.
Improvvisamente la biondina si voltò a
guardare nuovamente il prato, o meglio la neve che lasciava intravedere a
malapena l’erba.
Aidan e Ginny rimasero sorpresi nel
vederla mentre arrossiva, soprattutto dopo che il moro si era voltato a
guardarli. C’era qualcosa di familiare in quella reazione.
-Ti piace quel tipi Luna? TheodoreNott?
-No, assolutamente … io nemmeno lo stavo
guardando.
-Senti tesoro posso darti un consiglio
da amica? I Serpeverde sono complicati. Non sono la
persona adatta a dare lezioni in merito, ma sono assolutamente il peggior enigma
esistente.
-È carino però …
Faceva tenerezza il modo in cui
nascondeva i suoi sentimenti, Aidan fu compiaciuto
che qualcuno finalmente fosse “onesto” con se stesso. Ma forse, in parte, Ginny aveva ragione sull’essere … beh quello che i Serpeverde erano. Rimasero tutti e tre in silenzio, sotto
il gazebo, a bearsi del sole che illuminava i loro visi.
Non che ci fossero molte cose da dire.
Il mese prossimo sarebbero partiti per la Francia, per passare tre giorni tra
musei, shopping e alta cucina.
-Te la fai con Zabini e Malfoy?
-Teoricamente ho baciato Zabini, e
Malfoy ha baciato bene … cioè me. Oh mio Dio sono pazza.
-Insomma … Nott
sarebbe anche più normale di loro.
-Lo so Luna, è solo che non ha senso
rimanerci scottate. Io pure ho deciso che tutto questo non accadrà mai più.
Finiranno per crescergli le corna ad Harry.
-Chissà perché ma, io le vedo già.
Aidan si sdraiò sul tavolo, mentre ripensava ai mesi passati. I
mortali si complicavano la vita, su questo non c’erano dubbi, ma gli piaceva
vivere tra di loro, anche solo sentire il vento tra i riccioli biondi, o ridere
insieme a quelli, che ora poteva chiamare amici.
-Non riesco a fare quelle cose …
dovrebbe essere una cosa naturale con il mio ragazzo.
-Non dire queste cose con Aidan presente.
-Ehi non sono mica scemo … so che sta
parlando di quel genere di cose, che prevedono cena e cinema normalmente.
-Ha un non so che di ambiguo. Tu a volte
mi terrorizzi piccoletto.
Gin sorrise mentre Luna raccoglieva
qualche filo d’erba abbandonandolo al vento, come se fossero tante parole da
portare in un luogo ben definito. Ripensò a TheodoreNott, forse era un tipo inadatto, forse non l’aveva mai
nemmeno notata. Scrollò le spalle rivolgendosi all’amica.
-Forse se non riesci a lasciarti andare
con Harry, dovresti smetterla di tentare. Se quel momento deve arrivare allora
sarà con la persona che credi tu.
-Meno male che in questo castello
dall’odore di muffa, qualcuno ancora crede nel romanticismo.
-Aidan io non ho mai smesso di credere nelle favore, insomma
possiamo far volare un oggetto, o trasformare un semplice foglio di carta in
una farfalla. È così assurdo pensare che prima o poi arriverà il nostro
principe e ci porterà via al tramonto, in sella a un bianco destriero?
-Questo è parlare. Se solo anche la
signorina “mi caccio deliberatamente nei guai” fosse propensa …
-Ehi, ho solo incasinato un pochino le
cose. Capita a tutti, per intraprendere la giusta direzione, bisognerà
sbagliare strada un paio di volte. Anche se questo implica trovarsi in un
angolo tra le braccia del Re delle serpi.
Dopo cena, Ginny
rimase sul divano della sua sala comune, a lungo. Fissava il fuoco del camino
avvolta in una coperta, con una pergamena e una piuma per scrivere la sua
relazione di Storia della magia. Il foglio era ancora bianco. Aveva evitato di
rimanere sola, aveva evitato di cenare, e aveva evitato di rispondere alle
centinaia di domande che suo fratello, ansioso, le rivolgeva senza sosta.
Appoggiò la testa contro il bracciolo
del divano. Cercando quasi di addormentarsi e lasciare che ogni problema
andasse via, lavato o esorcizzato con il fuoco.
Un rumore la fece trasalire, qualcuno
stava scendendo le scale. Riaprì gli occhi trovandosi Harry davanti. Aveva le
mani un po’ sudate e tremanti, la rossa pensò subito a cosa potesse avere in
mente …
-Assolutamente no. Siamo nella sala
comune e non vorrei essere accusata di aver rovinato l’adolescenza di Neville.
-Ma ogni volta una scusa.
-Non è assolutamente vero amore, ho solo
bisogno di tempo, dovrà essere perfetto per noi. Come sai è la mia prima volta
quindi.
-Ma io ti amo Ginny.
-È una bella cosa.
Sorrise, mentre al contrario, il suo
ragazzo non rideva affatto. Forse magari si frequentavano da troppo poco per
dirsi quelle parole importanti, ma al diavolo no? Ognuno le diceva quando si
sentiva pronto per farlo … in teoria.
Gin volse gli occhi alla sua destra,
forse un po’ colpevole di aver praticamente detto “ehi amore, apprezzo le tue
parole, ma io non ti amo”, ma perché dirle se non le pensava?
-In questi casi avresti potuto
rispondere qualcosa del tipo … ti amo anche io, oppure baciarmi.
-Sono solo un po’ ansiosa, e non credo
di riuscire a dirle.
-Non provi la stessa cosa?
La domanda terribile. Quella a cui
sapeva come rispondere.
-Tesoro io, non sono sicura di quello
che provo, mi dispiace ma non sono ancora pronta a dire ti amo.
Una sola cosa sapeva con certezza. Le
avrebbe dette sul serio almeno la prima volta. E non si sarebbe trattato di
Harry. Non lui di certo.
Anzi per una volta ebbe le idee chiare
anche su quello. Ci aveva provato, ma ormai non aveva più senso, non che lo
avesse fatto perché glielo avesse suggerito un bel moro con gli occhi neri.
Lo stesso moro che ora se la faceva, in
esclusiva e seriamente, con DaphneGreengrass. Fanculo a Zabini! Si
ripeté nella sua testa mentre scacciava la loro immagine disgustosa.
Si sentiva il magone in gola, doveva
dire ad Harry la verità e smettere di commettere sbagli che l’avrebbero fatta
finire nei guai.
-Tutto a posto?
-Non lo so. Credo di aver bisogno di
tempo per capire. Io ho bisogno di prendermi una pausa da noi …
-Chi è lui?
-Come, cosa dici? Non c’è nessun’altro
ragazzo Harry. Io ho solo bisogno di stare da sola.
Ok era bugia, una gran bugia del cazzo.
Si augurò che il migliore amico di suo fratello non cominciasse una vera caccia
alle streghe. Avrebbe avuto una bella sorpresa se avesse scoperto che si infrattava negli angoli con Malfoy. Vabe
che era successo una sola volta, no due …
-Io credo che sia meglio per entrambi.
-COME PUOI COMMETTERE TALE ERRORE
GINNY??
Ecco di tutte le disgrazie ci mancava
Ronald Weasley. Era come se fosse esploso un vulcano dai capelli rossi! Uno di
quei vulcani che avrebbe svegliato qualsiasi anima pia che voleva dormire.
-Ron, non ti ci mettere pure tu.
-Voglio sapere chi ti ha fatto cambiare
idea. Eravate perfetti. Sinceramente credo tu abbia qualche problema a
relazionarti, ma ti giuro che scoprirò il motivo che ti ha spinto a fare questa
scelta.
Oh cazzo. Pensò la rossa, di nuovo. Si
alzò di scatto e sbattè la porta della sala comune
ritrovandosi con la signora grassa che imprecava alle sue spalle, senza
ricevere risposta.
Camminava per i corridoi, fissando il
pavimento di pietra. Le luci erano state spente e fuori, aveva ricominciato a
nevicare facendo scappare il Santa Ana, di nuovo
lontano insieme ai patti sciolti.
Aprì la finestra assaporando il freddo
e soprattutto il silenzio. Nessun fratello geloso che urlava e nessun ex, o
quasi, fidanzato pretenzioso. Era così bello guardare la neve. Si sentì
osservata, tutto intorno l’oscurità e nessuna ombra. alzò le spalle dubbiosa,
come se volesse dire a qualcuno “esci fuori, mica mordo”.
E non era sola. Una compagnia nelle
tenebre e uno spettatore ignaro.
Vincono tutti, entrambi, aveva detto
Blaise.
-Non pensi sia tardi per andartene in
giro?
-E tu non pensi che sia strano parlare
con me?
-L’educazione insegna Weasley, non si
risponde a una domanda, con un’altra domanda.
-Che vuoi fare Malfoy? Punirmi perché
sono maleducata? L’ultima che ci ha provato, si è imbattuta nel mio angelo
custode che l’ha trasformata in un furetto senza pelo.
-Pensi di spaventarmi?
-Assolutamente no, ma fai attenzione
comunque, ho un fratello apprensivo che ha aperto la stagione di caccia al
serpente.
Un ghigno beffardo decorò il suo viso
perfetto. Faceva strano essere lì, a guardare la neve, e dialogare in modo
neutrale con lui. Erano come due conoscenti alla stazione, per attendere un
treno in ritardo.
-Qual è il tuo problema?
-Prego?
-Sei ambigua. Sei misteriosamente
insidiosa. Guardi la neve come se fosse una cosa sconosciuta e nuova.
-Da dove arriva questo spirito di
osservazione Malfoy? Me ne compiaccio, e mi sorprendi.
-Pensi che io sia un maleducato Weasley?
Perfino in questa conversazione un po’
strana, Draco Malfoy riusciva a comportarsi da gran signore. Aveva qualcosa in
mente ed era chiaro, ma Gin proprio non riusciva ad avere le risposte che
cercava.
Ormai era tardi, la stanchezza
cominciava a farsi sentire, anche se quegli occhi la mettevano in soggezione,
doveva trovare un modo per defilarsi.
-Io credo di dover andare via adesso. Ho
bisogno di dormire e devo preparare una relazione per il professor Piton.
-Mi eviti?
Il suo tono di voce si era abbassato.
Il suo corpo era sempre più vicino a quello di Ginevra, che incapace di
proferire verbo, faceva ricorso a tutto il suo buon senso per non lasciargli
intendere che avesse carta bianca, campo libero … insomma chiaro no?
Le sue guance erano diventate color
pomodoro, aveva caldo, molto caldo, era impossibile rimanere inermi davanti a
lui, fingere che non avesse un profumo buonissimo, forte e del sapore della
tentazione. Non si spiegò mai una cosa. In quel momento che ogni ragazzina
della scuola sognava, c’era un pensiero, un volto che l’aveva disturbata.
“Vinciamo entrambi B.” … a malincuore
forse, non lo avrebbe ammesso mai nemmeno sotto effetto di un crucio con i controcazzi, si
lasciò andare, prendendo tra le mani le estremità del colletto della camicia di
seta del re.
La sua espressione non cambiò, sempre
il solito ghigno sexy e bugiardo sul volto pallido e perfetto. Nemmeno quando
le loro labbra stavano per sfiorarsi. Gli piaceva il fatto che lei avesse preso
l’iniziativa, troppe volte si faceva riverire e servire, nessuna osava mai a
letto con lei, sempre e solo si. Ma questa volta non si sarebbe bruciato il
divertimento tanto in fretta, se la sarebbe goduta.
Con il pollice della mano destra,
accarezzo quelle labbra rosse con delicatezza e sempre, naturalmente, con
l’elegante educazione che lo distingueva dagli altri.
Il distacco tra loro sembrava
decisamente ampio, ma era così che doveva essere, il contrario della volta
precedente. Non c’era alcun gusto nell’impaziente fretta.
-Buonanotte Weasley.
-Come?
-Piton è un insegnante pretenzioso, non deludere le sue
aspettative. A buon rendere.
Si chinò con naturalezza, baciandole la
mano, sfiorandola a malapena. Rimasta di sasso non disse nulla, lo vide solo
sparire nell’ombra, nel silenzio e nella freddezza del corridoio quasi vuoto.
Ci era rimasta scioccata, di brutto
anche. Insomma prima faceva tutto il belloccio sexy e affascinante, e poi? Spariva
nella notte.
Si, i Serpeverde
complicano la vita. Ormai non aveva alcun dubbio. Pensò mentre ritornava nel
suo dormitorio, seguita da uno sguardo non nuovo. Nessuno si accorse che
nell’ombra, qualcuno sapeva, qualcuno vedeva, qualcuno sentiva e irrimediabilmente
… accettava.
Non
siamo poi così freddi e insensibili di fronte a certe cose, possiamo fingere
davanti a tutti che nulla abbia importanza, ma ciò non stabilisce per forza che
sia vero.
Harry Potter, sdraiato sul suo letto,
si stava chiedendo come fosse possibile aver perso il controllo. Con il broncio
si malediceva interiormente per aver insistito, ma ormai sembrava averla
perduta.
C’era veramente un altro ragazzo? Le
opzioni sul “chi” potevano rivelarsi molteplici, ma se era vero, prima o poi
l’avrebbe scoperto.
Ron era forse, più deciso di lui sul da
farsi, da suo migliore amico quale era, fu assolutamente entusiasta del loro
rapporto.
La notte in teoria, come già detto in
precedenza, dovrebbe portar consiglio. Ginny cercò di
finire la sua ricerca di pozioni ma il risultato lasciava molto a desiderare.
-Gin ti sei lasciata con Harry????
Nemmeno il tempo di varcare la sala
grande che Lavanda Brown, peggior pettegola di Hogwarts, le era saltata addosso in preda all’eccitazione.
In tutta la sala si era sparsa la voce e un sacco di Grifondoro
la fissavano come per dirle “Ma sei impazzita a lasciare il ragazzo perfetto?”.
Perfino i Serpeverde erano rimasti sorpresi, quei due
sembravano fidanzati sin dal primo anno. Daphne
naturalmente non si curava delle voci che non la riguardavano, ma anzi si
dilettava a sbaciucchiarsi il suo ragazzo. Theodore e
Pansy facevano programmi assurdi in vista della gita,
guidati naturalmente dal biondo re, che sporadicamente ammiccava in direzione
di una Ginevra Weasley imbarazzata e in procinto di uccidere Lavanda.
-Io e lui abbiamo deciso di concederci
una pausa.
-Ti dispiace se lo invito a uscire? Lo so
che può sembrare strano, ma andiamo è così carino …
-Fai come credi, a me non da
assolutamente fastidio.
A sentire queste parole, il bambino
sopravvissuto si sentì frustrato, non che Lavanda fosse un cesso, ma la sua Ginny lo stava svendendo.
Aidan, al contrario, era sollevato. Finalmente un gesto degno di
maturità e buon senso. Sorridente la seguì con gli occhi fino a vederla
lasciare la sala grande diretta chissà dove. Naturalmente ogni pensiero gaio e
gioioso, svanì nell’arco di un minuto, quando vide Draco Malfoy seguire la sua
amica, senza farsi notare nell’intento dal resto degli studenti.
Rimase a riflettere per un bel po’,
magari Gin aveva fatto la sua scelta, o magari era l’ennesimo sbaglio per
rimuovere il fastidio.
Le voci nella sua testa, non finivano
mai. Era come tenere tra le mani un gomitolo di filo dorato pieno di estremità,
ognuna delle quali conduceva ad un solo punto. Proprio come i sentimenti.
Si volse a guardare Harry e Ron, un
brivido lungo la schiena e la sensazione brutta che qualche guaio era alle
porte. Per fortuna nessuno poteva vedere cosa stava accadendo.
Nessuno avrebbe visto, questa volta,
che in un piccolo angolo del secondo piano, due personaggi diversamente
diversi, si stavano buttando in una “cosa che non si può definire” clandestina.
Nemmeno la stessa ombra poteva vederli,
ma sapeva che cosa succedeva. Nessun controllo, nessuna verità.
Avevano davvero vinto tutti? Pensò Aidan mentre ripensava ad una canzone che aveva sentito
anni prima.
Un-breakmyheartSayyou'll love me againUndothishurtyoucaused Whenyouwalked out the door And walkedouttamy
life Un-crythesetears I cried so manynightsUn-breakmyheart.
Era
così difficile dire la verità, al contrario di quanto fosse facile spezzarsi il
cuore.
questo capitolo è un intermezzo. non succedono chissà quali cose, ma si delimitano i confini delle nuove "cose che non si possono definire". potevo fare di meglio lo so, ma non voglio far succedere tutto adesso :P
Si era ormai arrivati al primo week end
di febbraio e non mancano che pochi giorni alla partenza per Parigi. Tutte le
classi del sesto e settimo anno stavano andando su di giri.
Naturalmente la questione “niente
bacchette magiche o sono guai molto seri”, risultava difficile da realizzarsi.
SeverusPiton stava raccogliendo tutta la
sua calma interiore, seduto davanti al fuoco del suo studio, aspettando i suoi
ospiti e rilassarsi con qualche partita a scacchi.
Aveva davanti a se una grossa busta,
non erano altro che i biglietti d’aereo per Parigi, già perché quella buona
donna della Mc Granitt aveva detto “Sarà una cosa da
babbani, ci arriveremo con un aereo e prenderemo un pullmann
una volta lì, l’albergo è delizioso, tutto sarà perfetto, tutto sarà babbano!!!!”. Per non farlo vomitare ci era voluto un gran
controllo.
La sola idea di non potersi portare la
sua bacchetta, lo faceva sentire frustrato, tanto quanto l’idea di perquisire
le valigie di tutti gli studenti del sesto e del settimo anno. Aveva
abbandonato anche l’idea del the quella sera, aveva aperto la sua bottiglia di
“Brandy allucinante di zio Merlino” e si gustava il bicchiere con una lentezza
esasperante, neanche fosse servito a rallentare le quarantotto ore che lo
separavano dalla partenza.
Eddie entrò nel suo ufficio con l’aria
stanca, seguito dalla piccola di casa Weasley, pure lei non aveva la faccia di
una che se la passava bene.
Il piccolo elfo domestico aveva passato
all’incirca sei ore a mettere a posto i vestiti del suo padrone, lavarli,
stirarli e piegarli, perché tutto fosse perfetto, viaggio babbano
o no, lui era un purosangue per la miseria. Ginny
aveva passato l’ultimo mese a improvvisarsi “007 dalla Russia con amore”,
facendo attenzione ad ogni passo che faceva, ogni singola parola o gesto, che
non avrebbero permetto a suo fratello di ucciderla. Come avrebbe potuto
spiegare che si vedeva di nascosto con Draco Malfoy, il motivo “ufficiale” per
cui aveva rotto con Harry?
-Buonasera …
La voce di Severus
era bassa. Qualche secondo prima aveva ponderato l’idea di gettare nel camino i
biglietti d’aereo. L’avrebbe fatto volentieri, ma poi chi avrebbe spiegato a
Minerva la questione?
-Ti senti bene Severus?
-Eddie, sto per partire per una gita
scolastica in stile babbano, con un branco di belve
scatenate incapaci di controllarsi, dovrò guardare in qualcosa come cento
valigie scoprendo orribili verità, tu saresti contento?
-Perché tu non hai ascoltato quello che
diceva la Greengrass … brrr.
La sola immagine delle perverse idee di
Daphne, fece rabbrividire il povero elfo domestico,
che si accomodò alla scacchiera servendosi del brandy. Ginny
si abbandonò sulla solita poltrona, sfogliando una guida del museo del Louvre,
gentile concessione di HermioneGranger.
Sembrava molto interessante come
visita, ma la sua testa era rivolta altrove, i suoi piedi stanchi e la sua
paranoia al massimo storico.
Aveva voglia di addormentarsi, senza
pensare che tra due giorni avrebbe dovuto affrontare il suo incubo per le vie
di Parigi.
-Weasley, dimmi che nessuno della tua
casa ha intenzione di portare bacchette magiche … sono troppo vecchio per
questo genere di cose.
-Direi di no, c’è Hermione
che sorveglia tutti, quindi anche volendo, non è una cosa fattibile.
-Grazie a Merlino!
Piton tirò un sospiro di sollievo, sotto lo sguardo serio di
Eddie che pensava alla sua prossima mossa con gli scacchi.
-Scacco matto. Di nuovo.
Un sorriso compiaciuto sul volto, al
contrario del professore che si sentiva rassegnato. Non vinceva normalmente,
figuriamoci adesso che si sentiva così depresso.
A vederli, Ginny
sorrise. Era divertente guardarli, si capivano tante cose. Per un momento ebbe
la tentazione di voler sputare tutto, di raccontare loro ciò che stava
passando, ma si trattenne.
La sera prima della partenza, era stato
ordinato a tutti di lasciare le proprie valigie in sala comune, accompagnate da
una targhetta con il nome, e soprattutto aperte di modo da rendere la
perquisizione più rapida e magari indolore.
Severus stava guardando quelli della sua casa, prima di passare ai Grifondoro, la Mc Granitt si
sarebbe occupata di Corvonero e Tassorosso.
La sua prima impressione, fu che tutti
avevano esagerato. Sarebbero stati via per quattro giorni e tre notti, mica per
un mese.
DaphneGreengrass aveva preparato due
valigie che pesavano quanto Hagrid, per non parlare
dei giochetti che vi si trovarono all’interno. TheodoreNott era teso come una corda di violino, fumava la
sua sigaretta sperando che il suo insegnante non si accorgesse del fatto che
aveva trasfigurato la sua bacchetta in un accendino decisamente troppo grosso. Pansy rideva, insieme a Draco, cercando naturalmente di non
farsi notare.
Per un ora non fece altro che
raccomandare e minacciare i suoi studenti, avrebbero dovuto prendere l’aereo
con dei babbani, quindi era imperativo che mantenessero un comportamento
impeccabile.
Nel frattempo, Ronald Weasley, stava
imprecando contro Merlino. La sua scarsa attitudine scolastica, gli stava
creando dei problemi sul trasfigurare la sua bacchetta per portarla con se.
Cercando di evitare Hermione e i suoi controlli,
aveva combinato un gran numero di guai, riuscendo a far esplodere una tazza di
the, dando fuoco ad una tenda e trasfigurato la sua bacchetta in un tacchino
che correva per il dormitorio maschile senza fermarsi.
Ci vollero Harry, Nevill,
Michael e Dean per rimettere a posto il disastro. Alla fine, sempre aiutato,
era riuscito a risolvere il suo problema, nascondendola nell’unico posto in cui
Piton non avrebbe mai messo le mani, nemmeno pagato
fior di galeoni: le sue mutande.
Riuscirono nell’intento appena in
tempo, quando l’uomo entrò, tutti si appoggiarono al freddo muro di pietra
attendendo il verdetto.
Ron tirò un sospiro di sollievo, non
appena la perquisizione finì, il tutto naturalmente, fece insospettire la
caposcuola, che stanca non andò a fondo della questione.
L’indomani, sarebbero partiti alle sei
di mattina. Ginny si sarebbe dovuta vedere con Draco
Malfoy al settimo piano verso le undici, ma arrivò in ritardo, con disappunto
del suo bel accompagnatore.
-Troppo impegnata?
-C’erano i controlli di Piton, non potevo certo sparire con mio fratello ed Harry
in giro a controllare.
Si aggrappò alle sue spalle baciandolo.
La cosa strana della sua avventura con Draco Malfoy, era il fatto che lui non
avesse fatto riferimenti espliciti a determinate cose. Era strano come
passassero tante volte delle ore intere a baciarsi, senza andare oltre. Era
strano da parte sua, ne aveva sentite di storie sulle prodezze del re delle
serpi.
-Ce la fai a staccarti dal tuo
protettivo fratello lenticchia e da Potterino ogni
tanto, intendo a Parigi?
-Non lo so. Credo sia improbabile. Ma ci
posso provare.
Si chinò a baciarla. Per fortuna non
aveva azzardato più insistenza, anche perché sfuggire a Sherlock Holmes e al
Dottor Watson sarebbe stata una vera impresa, molto ardua.
-Io devo tornare in camera, è passata
mezzanotte e dormire cinque ore potrebbe non essere d’aiuto.
Si baciarono ancora, non era sicuro di
cosa sentisse realmente, ma era una cosa appagante essere lì con lui, insomma
non c’erano i convenevoli, nessun tipo di confidenza nel chiamarsi per nome,
lui rimaneva Malfoy e lei Weasley.
Faceva quasi impressione trovarsi
davanti a lui, guardare quegli occhi di ghiaccio, quel ghigno ammiccante e quei
ciuffi biondissimi spettinati.
-Sogni d’oro weasley.
Disse, facendo un cenno con la mano,
mentre si allontanava di nuovo, di spalle, nel buio della notte.
Il giorno seguente all’aeroporto, tutti
gli studenti erano eccitati! SeverusPiton venne costretto dalla collega, a vestirsi in maniera
“normale”, che per lui significava con camicia e giacca. Imbarazzato e
incazzato, stava litigando con una signora al check
in per il volo, mentre gli studenti erano costretti al controllo bagagli.
-Signore che cosa sarebbe quello che
sembra un bastone nella sua valigia, sotto la biancheria?
Ronald Weasley impallidì, certo non
poteva dire che si trattava di una bacchetta magica. Guardò con sguardo
supplichevole i suoi compagni di casa che non sapevano che dire.
-Sono … i ferri per la maglia. Mia nonna
vive a Parigi.
-Signore lei non mi sembra francese. Se
le piace lavorare a maglia, non se ne deve vergognare. Siamo in un mondo libero
in cui anche i gay godono di pieni diritti.
Avrebbe voluto sprofondare. Questa
simpatica signorina gli aveva appena dato della femminuccia. Tutti i presenti
scoppiarono a ridere, Serpeverde compresi,
soprattutto Theodore che stringeva tra le mani il suo
accendino ben nascosto.
Luna e Ginny,
pronte al cancello di imbarco, parlottavano tra loro. La bionda continuava a
fissare Theodore con insistenza, che se la rideva
insieme a Draco.
-Magari sta con la Parkynson
…
-Ne dubito fortemente. Lei è solo la
loro migliore amica, o una cosa del genere, non li ho mai visti comportarsi
diversamente.
-Non hai timore che possa portartelo
via?
-Tra me e Malfoy c’è questo “non so
esattamente che definizione possa avere” e va bene … ma non tempo nulla del
genere.
Quando l’altoparlante annunciò il volo
della Air France per Parigi, un chiacchierio esagerato si diffuse nella sala
d’attesa.
Faceva strano trovarsi lì, in mezzo
alla gente comune, sorprendentemente i Serpeverde non
diedero nell’occhio particolarmente, apparte qualche
apprezzamento a voce alta da parte di qualche adolescente babbana
presente.
Oh sarebbero stati giorni interessanti.
Senza alcun dubbio.
Per tutto il volo, SeverusPiton cercò di calmarsi e riposare. Dopo aver
scoraggiato un paio dei suoi a darsele con alcuni di Grifondoro,
si sentiva esausto e pieno di tranquillanti concessi da una gentile hostess.
Una volta giunti a destinazione, il pullmann li portò in albergo. Un posto assolutamente
meraviglioso. Due piani interi erano occupati da loro, e per fortuna non
c’erano molti altri clienti.
La hall era enorme, illuminata da
lampadari di cristallo e piena di piante e quadri che davano un’aria vecchio
stile.
All’interno il bar e il ristorante,
riempivano una porzione enorme del piano terra. Tanti tavoli eleganti di
cristallo e un pianoforte che serviva ad allietare le cene degli ospiti.
Minerva si occupò di distribuire le
camere, doppie o triple che fossero.
Ron ed Harry vennero assegnati al sesto
piano insieme ad alcuni Gifondoro e Tassorosso. Al settimo i Corvonero
e i Serpeverde, per limitare i danni. Tra di loro
venne compresa Ginny, che divideva la stanza con
Luna. Il peggio sicuramente toccò a Pansy, che venne
costretta a dividere la stanza con DaphneGreengrass.
Per fortuna c’erano buone notizie. Gli
insegnanti concessero il pomeriggio libero a tutti, avrebbero avuto la
possibilità di girare per negozi e passare piacevoli ore fino alla cena, che
prevedeva il raduno di tutti ai piedi della Torre Eiffel, per raggiungere poi
il ristorante sulla cima.
Ginny e Luna cercarono di sfuggire, ma Harry, Ron, Hermione e Neville, le seguirono per aggregarsi al loro
gruppo di shopping selvaggio.
Il primo tentativo di evitare le
guardie del corpo, fallì miseramente.
Guidati da una HermioneGranger, naturalmente preparata a dovere, il gruppo
cominciò a percorrere le strade parigine, lasciandosi meravigliare ogni tratto
dalle splendide vetrine e dalle magnifiche opere d’arte.
-Adesso ci troviamo a Place de la Concorde. Questo obelisco viene dall’antico Egitto.
Si voltarono ad ammirare la gigantesca
opera che veniva indicata, la sua grandezza enorme sovrastava l’intera piazza. Ginny invece, si scoprì sorpresa di riconoscere il bistrot
dove era stata con Blaise. Rimase immobile, a guardare il tavolino dove erano
seduti, l’ultima volta, prima che il loro patto si sciogliesse per sempre.
Alzando gli occhi al cielo, ebbe quasi
l’impressione di sentirlo di nuovo. Il Santa Ana che
tornava, che scioglieva nuovi accordi.
Si chiedeva una cosa, e aveva bisogno
di una risposta. Perché Blaise Zabini si dava tanta pena per Daphne? Cioè valeva tutta quella fatica una come lei?
Si avvicinò a quel posto e li vide
insieme. Erano seduti all’interno, Blaise fumava la sua solito sigaretta e
rideva per qualcosa che aveva detto la sua ragazza. La vide, ne era sicura,
perché quegli occhi neri stavano rivolti verso di lei, guardando la sua
malinconica espressione.
Rimase per un po’ così, fino al momento
in cui non venne trascinata via, Hermione voleva
vedere un negozio.
Non appena vide l’insegna, rimase di
stucco e impallidì. Da quando all’amica interessavano gli abiti di Chanel?
“merda” pensò, mentre stavano entrando. Se l’avesse vista la signora e
riconosciuta, suo fratello l’avrebbe uccisa. Una volta all’interno si precipitò
dietro uno scaffale, indossando un grosso cappello bianco in stile “colazione
da Tiffany”. La voce familiare della commessa attirò la sua attenzione, si
stava rivolgendo ad Harry e Ron che sbavavano su di una francesina.
L’apice dell’imbarazzo giunse quando
entrarono tutti i Serpeverde compreso Zabini, che
rispose con un saluto al cortese entusiasmo della commessa.
-Bentornato da noi,monsieur.
-Buongiorno.
-La vostra amica non c’è?
Tutti si voltarono a guardarlo
incuriositi. Pansy stava per chiedere qualcosa ma
venne bloccata da un cenno dell’amico, che cercava di trattenere un certo
nervosismo.
-A quanto pare non è finita la
repressione e nemmeno le domande.
-Signorina, non crede di essere
inopportuna?
Guardandosi bene intorno, notò una
figura esile che si nascondeva sotto un cappello enorme. Ginny
si accorse di essere stata beccata, supplicò con gesti confusi la donna di non
dire nulla e lei, vedendo Daphne avvinghiarsi al suo
cliente chiedendo spiegazioni sull’amica misteriosa, comprese quale fosse
realmente il problema.
-Che ci fa lei con questa?
Non avrebbe dovuto dirlo, ma era
impossibile trattenersi. E Blaise non era certo un volto sconosciuto. Forse
quella donna si sarebbe dovuta trattenere, ma per quanto babbana
fosse, reggeva a pieno il confronto di sguardi con DaphneGreengrass che non riusciva proprio ad intimidirla. Ginny sorrise.
-Che diavolo fai?
-Se mi vedono, mentre quella donna dice
di avermi già vista con te, sono morta e sepolta prima di trovare una
giustificazione.
-Tuo fratello e il tuo ragazzo sono
piuttosto impegnati.
-Ex ragazzo. Ma tu stai sempre chiuso in
camera con quella?
-Non ti riguarda.
-Ma ne vale davvero la pena B? insomma
tu hai usato me, il tuo migliore amico e forse anche i tuoi amici in generale,
solo ed esclusivamente per lei. Cos’è il grande amore della tua vita che hai
tradito e cercato di riconquistare?
-Si è la ragazza di cui sono innamorato,
non è forse normale fare tutto ciò che posso per riaverla?
-Patetico.
“Bugiardo” disse Aidan
tra se e se. Fuori, seduto sul tetto di un palazzo, osservava la scena, ascoltando
ogni singolo particolare sugli eventi appena ricorsi. Se qualcuno l’avesse
guardato a fondo, avrebbe notato con estrema sorpresa, che tra le sue mani
teneva una piccola luce che prendeva forme strane. Due bambini che giocavano,
correvano rincorrendosi in un bosco.
“Tuo padre non si arrabbierà se giochi
con me?” … una voce lontana, familiare quasi. “Allora ne sarebbe valsa la pena.”
E tenendosi per mano avrebbero ricominciato a correre, ma l’innocenza si perde
con gli anni.
Il tramonto stava calando sulla
splendida Parigi, tutti gli studenti, dio solo sa perché, riuscirono a
rispettare la richiesta del Professor Piton.
Seduti in vari tavoli, al ristorante sulla
cima della torre, si godevano una vista spettacolare e assolutamente magnifica.
La fontane illuminate a terra, creavano un gioco di immagini davvero
sorprendente, il cielo stellato e l’aria mite garantirono una serata splendida.
Naturalmente, Minerva, ebbe la
brillante idea di mischiare gli allievi seduti ai vari tavoli. Prendiamone due
esempi … Harry, Ron, Draco, Blaise e Theodore, assolutamente il peggior abbinamento del mondo
considerando gli sguardi assassini delle parti, e poco distante, Pansy, Ginny, Luna e Daphne.
Quest’ultima situazione aveva un non so
che di ironico, visto che la regina delle serpi, con il suo modo di fare
irritante, aveva creato una coalizione “affascinante”.
-Questo posto è rivoltante. Un po’ di
magia farebbe bene ai babbani. E con magia è sottointeso solo maledizione senza
perdono.
-Sei una persona fastidiosa, solo una
spocchiosa arrogante come te avrebbe da ridire sulla situazione attuale.
Luna Lovegood
normalmente non reagiva così.
-Detto da una svitata come te non ha
importanza.
-Cristo Santo Daphne.
Ha ragione eccome. Sai non è piacevole mangiare mentre la tua boccaccia sputa
veleno. Non che la tua faccia e il tuo profumo aiutino, ma si può sopportare.
No, non era stata Ginny
a parlare. Sorprendentemente PansyParkynson era esplosa. Sarà stato il dividere la stanza con
lei a renderla suscettibile, ma in quel mondo le due “antagoniste” rimasero
sorprese e compiaciute.
-Propongo un brindisi , a Pansy.
La rossa guardò beffarda la regina, che
sentendosi inferiore, solo numericamente, corse dal suo ragazzo.
Un sospiro di sollievo finalmente. Sorrisero
continuando a godersi la splendida cena, purosangue o no, era difficile
rimanere indifferenti alla bellezza di quella giornata e di quella città.
La Serpeverde
si accese una sigaretta porgendo il pacchetto alle altre due. Luna rifiutò in
quanto non fumava abitualmente, Gin invece accettò ringraziando, nemmeno tanto
sorpresa.
Non le importava nulla di quello che la
gente pensava, non quella sera, non mentre si divertiva per la prima volta,
bevendo vino e ridendo con l’ultima persona con cui si aspettava di farlo.
Tutti naturalmente ne rimasero alquanto
sconvolti. Theodore e Draco si coprivano la bocca con
la mano, per non lasciar vedere che se la ridevano increduli, al contrario dei
due Grifondoro che sembravano dei vulcani pronti ad
esplodere sul momento, non solo per via della Parkynson,
ma soprattutto per la sigaretta che la “piccola Ginny”
teneva tra le sue dita affusolate.
Severus era l’unico che non pareva del tutto stranito dalla
situazione. Daphne irata, raccontava ogni dettaglio
al suo Blaise, sperando che “punisse” quelle indegne che avevano osato
prenderla in giro.
-Ma tu come fai a stare in camera con
lei?
-Faccio resistenza non violenta, almeno
evito di darle motivo per parlare, urlare, o quant’altro. Non potete immaginare
il caos che regna in quella stanza, si è portata così tanti vestiti da aprirci
un negozio, per non parlare dei … “giocattoli”.
-Oh mio dio, questa immagine sarà
difficile da rimuovere.
Entrambe notarono che Luna,
sporadicamente, si volgeva a guardare una persona familiare.
-Vi prego non dite nulla! è …
imbarazzante.
Nessuno riuscì a capire che cosa si
stessero dicendo, ma una cosa era certa, quelle ragazze passarono tutta la
notte seduti nella stanza della rossa, a parlare svuotando il minibar, a ridere
e commentare il programma della giornata successiva. Il museo del Louvre.
Aidan invece, aveva compreso. Aveva trovato la sua maledetta
risposta. Il cielo limpido di febbraio, aveva fatto diradare le nuvole facendo
chiarezza. Disse qualcuno, un giorno chissà quanti anni o secoli prima, “il
primo amore non si scorda mai”, e porca miseria, se era vero. Puoi fingere di
non ricordare, ma prima o poi tutto torna a galla, che si tratti di un corpo,
di un oggetto, o soprattutto, del maledetto ricordo del primo amore.
Diciamo che sono abbastanza soddisfatta e piano piano cerco di avvicinarmi alla risposta. adesso spunta fuori un'altro ricordo che si farà più chiaro nel prossimo capitolo che sarà sullo stile "una notte al museo". spero vi piaccia :)
La mattina seguente, tutti sembravano
riposati e pronti a tuffarsi nella cultura babbana
del museo del Louvre. O meglio quasi tutti. Ginny,
Luna e Pansy, avevano la faccia di chi non aveva
chiuso occhio per tutta la notte. Tutte e tre fecero uno sforzo sovrumano per
levare il sapore di “minibar” o sigarette dalla bocca.
Sedute al tavolo del ristorante
dell’hotel, notarono qualcosa di strano. Le coppiette di studenti si
comportavano in maniera esageratamente complicata, per non parlare del fatto
che la quantità di rose rosse nella sala, e quella di cuoricini rossi tagliati
alla perfezione, suggerivano qualcosa. Era arrivato San Valentino, e Daphne non lo nascondeva di certo, vestita un vestitino, o
pezzo di stoffa, rosso fuoco, che tentava sicuramente Blaise Zabini, in
procinto di avere un embolia, visto che non lo lasciava respirare.
Pansy fece un gesto semplice che poteva significare solo
disgusto, o schifo o simil reazione. Ginny cercò di evitare quell’immagine, che per fortuna si
trovava alle sue spalle, bevendo una quantità industriale di caffè amaro e
forte.
Ormai mancava poco all’arrivo del
pullman per il museo, la rossa si scusò con le sue amiche e salì al settimo
pieno per prendere la sua borsa. Mentre cercava di aprire la sua camera, si
ritrovò ad avere qualcuno alle sue spalle. Draco Malfoy le cinse i fianchi
trascinandola in camera senza che nessuno potesse vederli.
Lo vide storcere il naso, alla vista
della decina di bottigliette del minibar sparse sul pavimento, per non parlare
dei mozziconi di sigarette presenti nel posacenere sul comodino.
-Voi ragazze fate follie?
-Perché ti infastidisce?
-Dovrei averne motivo?
-Dovremmo smetterla di parlare per
domande non credi?
Si morse il labbro come a volersi
scusare di esserci cascata di nuovo. Di nuovo il tipico ghigno del suo “amante,
amico, o quant’altro”, toccò il suo visto con le sue mani e la baciò, questa
volta con meno educazione ma più decisione e desiderio. Era impaziente, lei lo
aveva evitato in tutto questo tempo a causa della “scorta”.
Smise di baciarla e cominciò a
guardarla.
-Cosa stai facendo?
-Conto le tue lentiggini. Non sono
terribili, una volta che ci si fa l’abitudine.
-Dobbiamo andare.
-Stasera possiamo andare in giro
liberamente. Voglio incontrarti.
Ginny deglutì. Forse lui voleva … arrossì al solo pensiero e
desiderò che lui non la vedesse.
-Io non so se potrò staccarmi da Harry e
Ron. Li hai visti anche tu come sono agitati.
-Rimani con Pansy,
ti troverò io.
La lasciò da sola. Confusa e forse
anche un po’ stanca. Improvvisamente una folata di vento fece spalancare la
finestra già aperta. Uscì sul balcone e vide i tetti di Parigi. Il sole
splendeva alto nel cielo e l’aria si era fatta più fredda. Davanti a lei, sul
cornicione di un palazzo color rosa pallido, vide una cosa che non poteva
essere reale.
Aidan, che sorrideva malinconico, salutandola con la piccola mano
aperta. Una cosa assolutamente non reale, visto che stava in Inghilterra.
Ebbe, per qualche secondo,
l’impressione di essere stata accecata dal sole. Chiuse gli occhi e ricordò
quella volta, doveva avere all’incirca nove anni, correva su un prato in fiore
in Irlanda, mentre i suoi fratelli più grandi si facevano il bagno nel lago
poco distante, ignorandola. Sorrise nel rivedere il suo piccolo amico di cui
non conosceva il nome. Era un bambino di dieci anni, normale, con dei
bellissimi occhioni neri. “perché continui a giocare
con me?” si ricordò di aver chiesto. Lui non aveva risposto ma era andato sotto
a un albero a raccogliere un fiore. “tuo padre non si arrabbierà se giochi con
me?” continuava a chiedere la piccola rossa con le lentiggini. Lui disse solo
una cosa quel pomeriggio “allora ne sarà valsa la pena.” E le diede la
margherita che stava ancora rinchiusa tra le pagine di qualche vecchio libro
nella sua casa. La prima volta che un perfetto sconosciuto le aveva dato un
bacio innocente sulla guancia. Un perfetto estraneo che non aveva il permesso
di giocare con lei, e che per la miseria somigliava terribilmente a Blaise
Zabini.
-Oh cazzo era B.
Aidan, dalla cima di quel tetto parve annuire, prima di
scomparire nascosto tra i raggi del sole.
Ginny rimase seduta sul letto per qualche minuto, ricordando bene
ogni singolo dettaglio. Era ovvio che suo padre non volesse, lo aveva
riconosciuto anche quel giorno ad Hogwarts, il primo
anno, ma aveva rimosso ogni tipo di affettuoso ricordo, perché una povera
Weasley non aveva nulla di cui spartire con il principe delle serpi.
-Tutto bene Ginny?
Luna era all’ingresso della porta che
la aspettava. Impaziente.
-Certo, non trovavo la borsa.
Il Louvre era una costruzione maestosa,
e la sua piramide riuscì a stupire perfino scettici serpenti. Vennero
raccomandati tanti di quei punti che era impossibile ricordarseli tutti. Severus e Minerva decisero di godersi un caffè al bar vicino
al museo, invitati dalla loro guida personale, che aveva ritenuto i ragazzi
abbastanza grandi da non creare problemi.
Ron e il suo migliore amico, si
lasciarono guidare da HermioneGranger
per i vari corridoi del museo. Un percorso alquanto noioso a giudicare dalle
loro facce.
-Ehi sfregiato. Non ho avuto l’occasione
di dirti quanto mi dispiace per la tua rottura …
-Che cosa cazzo vuoi da me Malfoy?
-Ragazzi calmi. Siamo in mezzo alla
gente comune.
-La sorellina di Lenticchia ha trovato
un passatempo migliore?
-Non parlare di mia sorella schifoso Mangiamorte!
Tutte le facce conosciute erano
presenti, sotto lo sguardo spento della “Venere di Milo” che assisteva
impotente al loro confronto in nome di una fanciulla.
Tutto ad un tratto, Ron tirò fuori la sua
bacchetta puntandola contro il corpo del suo acerrimo nemico. Naturalmente TheodoreNott non si fece nemmeno
uno scrupolo a fare lo stesso.
-Come diavolo potete avere una
bacchetta?
-Non sono cazzi tuoi Mezzosangue.
-Ron mettila via prima combinare un disastro.
Non farmelo ripetere o corro a dirlo alla Mc Granitt.
-Prima che ciò avvenga sarà diventato un
furetto.
-Mettila via Theo!
-Non immischiarti Pansy.
Non c’è nessuno qui intorno.
La situazione si stava letteralmente
scaldando. Harry e Ron erano pronti a darsi battaglia con Draco e Theodore, in mezzo a un sacco di opere antiche dal valore
inestimabile.
Troppa tensione unita alla magia non
avrebbe portato a nulla di buono.
Uno scatto di Hermione
verso Ron. Cercò di strappargli la bacchetta, ma l’amico si rivelò più tenace
al punto da pronunciare qualche confusa parola e lanciare un incantesimo contro
i Serpeverde.
Purtroppo per lui, la sua scarsa
attitudine agli incantesimi, non colpì il bersaglio, ma uno specchio,
rimbalzando sul lampadario di cristallo e diffondendosi ovunque come tanti
piccoli frammenti di vetro.
Tutti si coprirono gli occhi rimanendo
di stucco.
La venere di Milo si stava muovendo,
con le sue gambe di marmo, per andare a farsi due passi. Ma non era l’unica
cosa. Ogni quadro nei dintorni si muoveva come quelli di Hogwarts.
-Credo che siamo nei guai.
HermioneGranger non riusciva a parlare.
Se qualcuno li avesse visti sarebbe scoppiato uno scandalo di proporzioni
enormi, impossibile da gestire, se non con l’ausilio del ministero della magia.
-Ok niente panico. Dobbiamo assicurarci
che nessuno veda queste cose. O non so voi, ma non esiste una spiegazione
esauriente.
PansyParkynson si rivolse verso la Grifondoro.
-Tu sei una secchiona. Come diavolo
rimettiamo a posto tutto?
-Fo.. forse può aiutarci questo.
Tirò fuori dalla borsa il libro di
incantesimi lasciando tutti perplessi e attoniti.
-Herm, quale persona normale si porta il libri di scuola in
vacanza a Parigi?
-Detto dal responsabile di questo
casino, suona un po’ male non credi? Comunque io mi metterò a cercare una
soluzione, voi limitate i danni, dividetevi per le varie ale
del museo e cercate di non far incontrare quadri parlanti o statue viventi ai
babbani. Harry e Ron andate verso l’ala egizia, Ginny
e Luna andate dai dipinti, voi altri dividetevi per l’ala romana, greca,
etrusca e tutto il resto. FORZA FATE IN FRETTA!
Nessuno avrebbe osato trattenere la Grifondoro, sembrava le stesse per venire un infarto. Per
fortuna loro, la Venere di Milo era rimasta lì’ a fissarli senza andarsene in
giro.
-Correte adesso!
Tutti sparirono alla vista, lei
cominciò a sfogliare il pesante volume degli incantesimi. “ma come diavolo si
riportano alla normalità un sacco di antichità parlanti e viventi?” si ripeteva
nella sua testa mentre sfogliava le numerose pagine consumate.
Mentre si muovevano tra i dipinti vivi
e vegeti che parlavano, rimasero incantate dalla Gioconda. Luna e Ginny non si sarebbero mai più riprese. Quella donna in
quadro, parò per mezz’ora delle sue conquiste amorose, Leonardo Da Vinci ci
avrebbe pensato due volte prima di farne un icona per i secolo futuri. Harry e
Ron nel frattempo, si erano lasciati trascinare in un nascondino con la statua
di Ramses II, che nonostante fosse fatta di pietra,
se la cavava egregiamente. Draco Malfoy stava sopportando le lamentele di un
busto di Cesare, mentre Theodore si dilettava
nell’arte del ballo con la venere di Milo. Pansy
corse per i corridoi pieni di ritratti che non facevano altro che parlare,
trovò le sue due compagne di sventura, sedute ai piedi della Gioconda che non
smetteva un momento di parlare dei fatti suoi.
-Che fine avete fatto?
-Passa quaranta minuti con questa donna,
e ti sentirai una santa. Potrei osare dire che aiuta quasi …
-La secchiona non ha ancora trovato una
soluzione?
-Non ne ho idea … oh cazzo.
-Cosa succede Gin?
-Luna sento delle voci provenire da là
in fondo. Le voci del professor Piton e della Mc Granitt, sono all’ingresso, che diavolo facciamo?
-Io direi che sarebbe il caso di trovare
un buon avvocato, di quelli che ti fanno evitare Azkaban.
Ricordi come si infuriarono per la storia della macchina volante con Harry e
Ron al secondo anno?
Ginny, in preda al panico totale. Corse verso la porta che li
separava dall’ingresso del museo, la chiuse a chiave cercando di guadagnare
tempo. Cosa non facile visto il baccano causato dalle corse di un paio di
statue egizie di gatti che si rincorrevano per i corridoi.
Il caos e il rumore di certo non
passavano inosservati, per non parlare della voce della Gioconda che non la
smetteva di nominare nomi di uomini.
-La vuoi finire tu? Di questi tempi ci
sarebbe una sola parola per definirti …
Pansy sembrava isterica. I suoi genitori l’avrebbero uccisa se
avesse dovuto spiegare di essere stata arrestata dai babbani. Non che
approvassero la gita … qualcuno cominciò a spingere le porte con forza.
La voce del professor Piton chiamava a gran voce i suoi studenti.
-Siamo morti.
-E voi tre avete ancora tanto da
imparare …
-Ehi tu. Fai silenzio o ti do fuoco!
La gioconda rimase basita dalla
maleducazione di queste ragazze.
Improvvisamente il rumore di chiavi,
vicino alla porta.
Il guardiano stava per aprire le porte
e beccare i quadri. Ogni secondo li faceva sentire come sull’orlo di un
precipizio. Stavano per essere beccati dai babbani. Non seppero mai perché la
dea bendata decise di stare dalla loro parte.
Il silenzio, nell’arco di un attimo,
calò tutto intorno a loro. I quadri taccero, le
statue tornarono al loro posto, tutto esattamente come prima.
Ginny si guardò intorno cercando qualcosa, una risposta alla sua
domanda, vide una piccola ombra nel corridoio alla sua destra, e sul vetro di
uno specchio, il riflesso dell’immagine di Aidan, il
suo sempre presente angioletto custode.
Hermione stessa non riusciva a spiegarselo. Non era stata opera sua,
aveva cercato invano un incantesimo, senza trovarlo. Chiunque fosse stato, li
aveva tolti dai guai.
Si radunarono tutti nell’ala egizia,
privi di spiegazioni e con il respiro affannato, nessuno li aveva visti quando
le porte erano state aperte.
Severus e Minerva li guardavano da lontano, increduli che, così a
poca distanza tra loro, non stessero cercando di uccidersi.
-Sorridete ragazzi.
Disse Luna Lovegood
spezzando la tensione. E tutti naturalmente cercarono di sembrare felici e
naturali.
Una volta ritornati in albergo, si
rinchiusero nelle rispettive camere cercando di farsi passare l’agitazione.
Naturalmente, la doppia camera di Ginny e Luna,
divenne tripla, dopo che Pansy, quasi commossa,
trascinò le sue valigie nella loro stanca mandando Daphne
a quel paese.
Ginny si buttò sotto la doccia cercando di pensare alla serata.
Le venne in mente Aidan, il suo amico sempre
presente, le venne in mente Draco Malfoy che la voleva vedere.
-Ehi, andiamo in un ristorante non
lontano da qui, fanno anche un po’ di musica dal vivo, e l’open bar, credo ci
possa aiutare.
-D’accordo, faccio in fretta.
Sentiva l’odore della sigaretta di Pansy. Mentre l’acqua le scorreva addosso, sentiva il
bisogno di parlare con Blaise. Stupidamente aveva timore che Draco volesse
andare a letto con lei. Si poteva avere paura?
Una volta fuori dalla doccia, si lasciò
tentare da una sigaretta e si buttò sul letto come fosse un peso morto.
-Oggi abbiamo rischiato di brutto.
-Lo so, mio fratello è stato stupido, il
suo battibecco con Malfoy ci stava per costare caro.
-Devi vestirti Gin, sono già le otto
passate e non vogliamo che le tue guardie del corpo ci tampinino per tutta la
sera.
Annuì e cominciò a cercare nell’armadio,
optando poi per un normalissimo vestitino nero, lungo fino alle ginocchia, e un
paio di sandali.
Il ristorante che avevano scelto, aveva
un’elegante veranda con tantissimi fiori, un posto calmo, con un piccolo palco
dove erano sistemati degli altoparlanti, una tastiera, e il microfono. Sfortunatamente,
l’atmosfera di San Valentino si poteva toccare con mano. Troppe rose rosse, un
menu appositamente studiato, e musica romantica per tutta la sera, per non
parlare delle coppie di fidanzati che stravano per godersi la romantica cena.
Si accomodarono, dopo aver ricevuto
tutte una rosa rossa dal cameriere, e approfittarono dell’open bar, ordinando
un aperitivo.
-È un po’ triste vero?
-Tutte queste coppiette che si scambiano
teneri regali e baci melensi. Per fortuna i babbani ci sanno fare con gli
aperitivi.
-Hai ragione Pansy.
Dico ma è possibile?
Si rivolsero verso l’ingresso della
veranda. Blaise Zabini e DaphneGreengrass,
sempre non vestita, si erano seduti ad un tavolo piuttosto appartato. Il loro
comportamento suggeriva intenzioni indecorose, e scatenò nelle presenti, un
disperato bisogno di aperitivi, molti aperitivi.
-Ma questo è l’unico ristorante di
Parigi?
-Guarda un po’ che cosa porta il vento …
L’espressione di Luna la raccontava
lunga, stava indicando con il capo un gruppo di tre ragazzi piuttosto
familiari. Malfoy, Nott e Tiger.
Ginny alzò il bicchiere e lo buttò giù tutto di un fiato. Nel frattempo,
dopo aver ordinato l’antipasto e un altro paio di cocktail, la musica cominciò
a diffondersi tutto intorno, una melensa canzone d’amore.
-Ci mancavano pure loro. Non che siano
persone antipatiche, ma lifrequento troppo
spesso.
-Beh, almeno sono una cosa bellina da
vedere.
Luna naturalmente non disse nulla,
rimase imbambolata a fissare TheodoreNott che parlava con i suoi amici. Ginny
invece si sentì libera di fumare, divertirsi e non sentire la pressione dell’ansia
di suo fratello addosso. Gli voleva molto bene, ma aveva diritto alla sua pace.
Sporadicamente, sentiva gli occhi di
Draco Malfoy su di se. L’ignorava, ma si sentiva agitata al solo pensiero del …
sesso.
-Ho bisogno di qualcosa che mi faccia
rilassare.
-Stai per mangiare lumache … abbiamo
deciso di ordinare un vino bianco frizzante per farci passare la nausea.
-Uscire con il tipo sbagliato può essere
giusto?
-Se ne vale la pena si, ma solo se sei
sicura.
Pansy aveva ragione. Il problema era effettivamente il fatto di
essere sicuri. Si allontanò un secondo per andare al bagno, in sottofondo
cantavano “Can i holdyou”,
una canzone che aveva sentito dalla radio babbana
chissà quanti anni prima. Si appoggiò al bancone del bar sorseggiando un
Martini, vicino a lei c’era Draco Malfoy.
-Vi divertite voi tre? Una coalizione
così “particolare” non si vedeva da parecchio tempo.
-Abbastanza, un modo un po’ controcorrente
di passare San Valentino. Non che voi sembriate messi meglio.
-Ce la caviamo, senza i disastri di tuo
fratello.
-Sei qui per metterti a discutere sulla
mia famiglia Malfoy?
-Ti aspetto nella mia camera, stasera,
dopo mezzanotte.
Il suo tono di voce era diverso. Sembrava
più basso e profondo del solito, come se stesse cercando di suggerire qualcosa.
Si volse a guardarlo e la sua espressione era diversa dal solito. Tutto di lui
pareva più sensuale del solito, il suo profumo era inebriante, e i suoi capelli
un po’ ribelli avrebbero convinto ogni donna a saltargli addosso. E le occhiate
delle donne non mentivano al riguardo.
Bel San Valentino di merda. Pensò Gin
mentre si beveva il resto del suo Martini. Solo una persona avrebbe potuto aiutarla
con i suoi problemi di tipo psicologico. Solo che non c’era via per contattare
Blaise. Daphne l’avrebbe uccisa, di magia non se ne
parlava, di gufi men che meno.
Un lampo di genio. Tramite un
bigliettino grazie al gentile aiuto di un cameriere, diede appuntamento a
Blaise per le undici e mezza nella sala interna del loro albergo, dal
pianoforte. Il ristorante era già chiuso e nessuno li avrebbe visti.
Non riuscì a darsi una risposta ben
precisa, ma l’unica persona con cui voleva parlarne era proprio la sua “ex
fatina” che la evitava in ogni modo. Il motivo
vero e proprio forse non era molto chiaro.
Alle undici e trenta, dopo essersi
bevuta un numero impressionante di drinks, si ritrovò
nella sala ristorante, al buio quasi totale, se non fosse per la luce di una
candela quasi consumata.
-Che cosa diavolo c’è di tanto
importante da non poter aspettare domani Weasley? Ho la mia ragazza di sopra …
-Io devo vedermi con tu sai chi, ma non
riesco a lasciarmi andare. L’unico in grado di aiutarmi sei tu.
-Stai parlando di sesso?
Annuì con un cenno del capo. Il buio
nascondeva il suo imbarazzo, ma l’alcool non la sua mancanza di equilibrio sui
sandali a tacco alto.
L’idea che quegli occhi neri la
scrutassero con attenzione, era fastidioso e al contempo eccitante. Ne era
passato di tempo dall’ultima volta che si erano ritrovati così vicini l’uno all’altra.
-Allora lascia che ti spieghi un paio di
cosette Wes. Peggio per te che ti sei messa nelle mie
mani …
Per quanto al piano di sopra ci fosse Daphne in biancheria intima pronta a soddisfare ogni sua
pretenziosa richiesta, Blaise era nella sala ristorante, al buio, con Ginevra
Weasley.
Si sentiva un po’ coglione, ma lei era
comunque sorprendentemente bella, fasciata in quel vestito nero, con i piedi
scalzi, e i capelli un po’ scombinati che la rendevano inconsapevolmente sexy.
-Ho bisogno di aiuto, sul serio, io sono
bloccata. Su quel versante sono un po’ apatica.
-Vedi Wes, tu
pensi forse che sia una cosa sbagliata, ma non è così, lascia che ti spieghi
una cosa, ma devi lasciarmi fare.
Non sapeva se essere totalmente
convinta, ma il tocco delle sue dita, sulle braccia nude, era una sensazione
piacevole.
Senza il minimo preavviso, Blaise la
prese per i fianchi, sollevandola e mettendola a sedere sul pianoforte freddo.
Arrossì di nuovo facendo sorridere il
moro Serpeverde divertito.
-Non ti mangio mica Weasley.
-E allora che ci faccio seduta qui sul pianforte?
Si accomodò sul piccolo sgabello e
cominciò a suonare i pianoforte, poche note per non farsi sentire, con la
minima pressione delle dita.
-Fare l’amore è un po’ come suonare il
pianoforte. Delicate e fugaci carezze, fino all’aumento del piacere, qualcosa
di cui non potrai fare a meno piccola Wes.
-Che intendi dire?
-Ora potrei fare qualcosa che ti lascerà
perplessa, dovrai solo fermarmi e io non farò nulla d’accordo?
La ragazza annuì, mentre le mani di
Blaise si muovevano sulle sue ginocchia, solo quello era sintomo di guai,
serissimi guai.
La cosa assolutamente non immaginabile,
fu che a prendere l’iniziativa dei due, era Ginny
Weasley. La piccola rossa aveva trascinato Blaise davanti a lei, lo guardava,
con i suoi occhi color nocciola, in silenzio senza dire una sola parola.
Con le mani accarezzava i capelli del
moro, spettinandoli, aspettando qualcosa, una qualche reazione. Stava per rinunciare,
quando lui la strinse tra le sue braccia, facendola reggere con le gambe si
suoi fianchi.
Con le sue labbra accarezzò il suo
collo, il respiro di Ginny si era fatto più pesante,
ma non aveva detto ancora di fermarsi.
Adesso si stavano baciando, era
stuzzicante anche il modo in cui le mordeva le labbra, impaziente, ma senza
farle male.
La cosa ironica, secondo Aidan, era il fatto che nessuno riuscisse a toccarla,
Blaise le aveva permesso di fermarsi, ma lei non voleva. Come se non aspettasse
altro da lui.
Poteva negarlo agli altri, ma non a se
stessa. Lui le era mancato, tantissimo. Non riuscì a fermarlo nemmeno quando
sentiva le sue mani, e il suo corpo premere su di lei.
Stava facendo l’amore con lui e non
riusciva a realizzare di fermarsi. Nonostante sentisse il suo sesso premere in
lei con gentilezza e delicatezza, voleva sentirlo ancora più vicino.
Blaise era seduto sul piccolo sgabello
con Ginevra Weasley in braccio. Chiunque fosse entrato in quel momento, non
avrebbe avuto alcun dubbio, i movimenti del ragazzo non lasciavano niente
all’immaginazione. La rossa si stava mordendo le labbra, quasi a farle
sanguinare, pur di non farsi sentire da anima viva.
Guardandosi negli occhi, si resero
conto di commettere uno sbaglio.
-Fermami Wes.
-Ormai è un po’ troppo tardi non credi?
-Vuoi continuare?
-Allora ne sarà valsa la pena.
A sentire quelle parole familiari,
qualcosa si ruppe, nessun controllo. Solamente loro due, nel buio totale, la
candela completamente consumata. A volte la sporadica luce di qualche macchina.
Erano come in preda a un incantesimo.
La loro pelle sudata, il fuoco che bruciava dentro, senza possibilità di
spegnersi.
La schiena di Ginny
era nuda, il vestito era scivolato giù, solo le sue mani a tenerla nascosta da
chiunque potesse vederla.
Le piaceva il modo in cui lui la
baciava, era bravo, estremamente bravo.
La tenda della porta a vetri, lasciava
intravedere un piccolo spiraglio.
Luna Lovegood
aveva la testa che scoppiava letteralmente. Non vedeva l’ora di buttarsi tra le
coperte, ma necessitava almeno di un caffè.
Si appoggiò al bancone del bar
ordinando ciò di cui aveva bisogno. Con la mano si reggeva la testa ed ebbe un
brivido, quando senti due mani che si appoggiavano sulla sua spalla.
-Notte lunga?
-Fin troppo.
Realizzò qualche minuto dopo che si
trattava di TheodoreNott.
Anche lui aveva una faccia messa male. Sembrava che avessero alzato troppo il
gomito entrambi, ma erano entrambi consci di dove si trovavano e con chi
stavano parlando.
-Hai sentito?
-Cosa?
-Un rumore nel ristorante.
-Te lo sarai immaginato Nott …
Sbirciando dallo spiraglio notarono due
figure scure all’interno. Per un secondo sembro qualcosa di familiare ma era
meglio non indagare.
Salirono insieme su per le scale
cercando di trovare la loro camera da letto. Ironicamente, a parte qualche urlo
sconclusionato di Daphne, si ritrovarono entrambi
sdraiati sul letto della camera di Nott, quasi subito
rapiti dal sonno. Abbracciati e , sorprendentemente, lucidi e contenti.
Era quasi l’una ormai, Ginny e Blaise erano ancora nella sala ristorante,
abbracciati, l’uno sull’altro. La mano del principe accarezzava la guancia
sudata della rossa, visibilmente imbarazzata, ma non pentita.
L’aiutò a sollevarsi il vestito per
rimetterlo a posto. Ad un certo punto le familiari voci di Harry, Ron, Hermione, per non parlare della gracchiante vocina di Daphne “sono seriamente isterica” Greengrass.
-Vieni qui dietro l’angolo.
Si nascosero attaccati al muro vicino a
una tenda pesante di velluto viola. Di nuovo così vicini, così attratti
nuovamente l’uno dall’altra.
Mentre si baciavano di nuovo, il
piccolo Aidan, seduto sul pianoforte, li osservava
cercando di comprendere il loro problema. Insomma, essendo seri, Gin non si
faceva toccare da nessuno, nemmeno da Malfoy, e con Blaise non aveva avuto
nemmeno un ripensamento.
Significherà qualcosa o no? Il Dio era
completamente esterrefatto, sarebbero dovuti tornare in camera da un bel po’,
invece no, continuavano a stare l’insieme.
Draco Malfoy non era molto contento di
aver aspettato invano tutta la notte. Pansy si era
seduta in balcone godendosi la splendida vista della Torre Eiffel. SeverusPiton, era un po’
sospettoso sulla porta chiusa al museo, ma decise di fare finta di nulla,
mancava solo un giorno e non c’era alcun valido motivo per evitarlo.
Ormai era tutto buio, nessuno in giro,
quando Blaise e Ginny uscirono dal salone.
Contrariamente a quanto avevano programmato in anticipo, si tenevano la mano
mentre aspettavano l’ascensore.
Il simpatico Dio non li aveva lasciati
soli un solo minuto, e anche adesso, sembravano davvero diversi, un po’ scettici
sull’accaduto, ma al medesimo tempo … felici?
-Io credo di dover andare nella mia
stanza.
-Io pure dovrò spiegare a Daphne come mai sono sparito nel nulla.
-Oh cazzo … mi sono dimenticata che
dovevo … vedere … Luna e Pansy. Mi uccideranno.
-Ti ho insegnato l’ultima cosa che
dovevi sapere.
-Posso vederti domani?
-E come pensi di poterci riuscire? Io ho
la mia ragazza che ha deciso di fare non so cosa. Wes
non siamo quel genere di persone che si lasciano trascinare in questi
sentimentalismi.
-Ti aspetto domani, alle cinque a Notre Dame. Non è un impegno, è solo un aperitivo e due
passi per parlare.
-Wes …
-Buonanotte B.
In punta di piedi, un piccolo bacio a
stampo. Camminando per il corridoio tra le stanze, sentiva il suo sguardo addosso.
Blaise, dal canto suo, non riusciva a sentirsi completamente indifferente, solo
il suo modo di camminare, di toccargli i capelli, di baciarlo … lo distraeva. Non
poteva tornare in camera con la sua Daphne? No, aveva
fatto l’amore con Ginevra Weasley, senza pensare, senza fermarsi.
Forse aveva bisogno di parlare con Nott. Provò a girare il pomello della sua camera da letto e
rimase sorpreso nel vedere un mucchio di capelli biondi sul cuscino. Abituandosi
all’oscurità, riconobbe immediatamente il suo amico che dormiva, accanto a Luna
Lovegood. Vicini e completamente a loro agio. Forse tutte
quelle paranoie erano infondate?
-Esattamente.
-Chi diavolo …
Aidan? Il Grifondoro arrogante che lo
aveva molestato verbalmente al ballo d’inverno. Non era possibile, in quanto
frequentatore del primo anno, era troppo piccolo per trovarsi con loro a
Parigi.
-Devo essere ubriaco, tu non sei qui.
-Allora perché parli con me genio?
-Perché non ho voglia di sentire la mia
ragazza che urla svegliando tutti, per non aggiungere che potrebbe cominciare a
lanciarmi addosso una lunga, molto lunga, serie di scarpe con il tacco a
spillo, che potrebbero rivelarsi piuttosto … dolorose.
-Forse dovresti puntare un po’ più in alto,
magari … c’è una signorina che non penso chiuderà occhio stanotte. Sono pienamente
convinto anzi, che sia sul balcone con la signorina Pansy.
Avete perso entrambi B.
-Zitto gnomo.
Il piccolo Aidan
sorrise beffardo, prima di sparire con un sonoro schiocco delle dita. Non mancava
che un’ora all’alba, e grazie al cielo, San Valentino era finito.
La mattina seguente a colazione, tutti
gli studenti, soprattutto quelli conosciuti, avevano l’aria di chi non aveva
dormito un granchè, di nuovo. Pansy
era accasciata sul tavolo con Ginny che evitava gli
sguardi assassini del re Malfoy piuttosto seccato di essere stato “bidonato”.
L’espressione di Daphne
rimaneva comunque la peggiore. Offesa e ferita nell’orgoglio di donna pronta a
fare scintille, sedeva accanto al suo ragazzo mangiando nervosamente una mela.
Ai piani di sopra, TheodoreNott e Luna Lovegood,
abbracciati e svegli, osservavano il soffitto chiedendosi se forse non ci fosse
una questione di cui parlare. La sua mano accarezzava i capelli biondissimi e
scompigliati. A volte era sufficiente un po’ di silenzio?
Scesa a colazione, la Corvonero sembrava imbarazzata ma felice. Sedendosi al
tavolo con le sue amiche, buttò giù una tazza bollente di caffè amaro. Era come
se volesse sputare il rospo.
-Che avete fatto stanotte?
-Ridere …
Pansy scrollò le spalle per far intendere che non aveva capito la
risposta della rossa. Harry e Ron sembravano essersi calmati, anzi cercavano di
dormire nonostante Hermione tentasse di svegliarmi
ogni cinque minuti.
-Sentite ragazzi.
La voce di ServerusPiton provocò un silenzio innaturale.
-Non ho voglia di girare sperando che
voi mi ascoltiate, giornata libera, fate quello che volete ci vediamo più tardi
per la cena in albergo e poi passerete la serata come meglio credete. Cosa importante,
ricordate che domani mattina alla undici tutti voi dovrete essere nella hall
con i bagagli fatti. Buona giornata.
Quel pover’uomo aveva bisogno di una
vacanza da solo. In pace con se stesso e senza alcun tipo di problema.
Ginny e Pansy erano già pronte all’ingresso
dell’albergo ad aspettare Luna, che tutta eccitata annunciò di doversi
assentare per pranzo. “un appuntamento” lo aveva definito. Naturalmente anche Ginny alle cinque sarebbe andata via, mentre la povera Pansy delusa, sarebbe finita a girare da sola per le strade
della città più romantica del mondo.
Avevano passato l’intera mattinata a
guardare negozi, si erano lasciate incantare dalla bellezza della chiesa del
sacro cuore, per non parlare dei meravigliosi giardini della reggia di
Versailles.
Quel posto gli aveva ricordato il ballo
a tema per Halloween, nulla di assolutamente equiparabile, ma comunque pieno di
sorprese. Verso l’ora di pranzo, le due ragazze erano troppo curiose di sapere
con chi si vedeva la loro amica. Guardandola al suo tavolo, in quel
ristorantino delizioso, seduta insieme a TheodoreNott, non poterono nascondere lo stupore, e soprattutto l’invidia.
-Beh questo si che è … stranamente
sorprendente.
-Concordo Weasley. Beata lei comunque!
Risero tutto il tempo, gustandosi il
loro pranzo sotto la luce del sole, fumandosi qualche sigaretta, e accettando
la compagnia di Neville che si era staccato dal suo gruppo di amici. Parlarono a
lungo delle leggende, delle opere letterarie che raccontavano favole, dei film
babbani addirittura, che stimolarono curiosità perfino nella più scettica delle
femmine Serpeverdi.
Neville era un grande intenditore, non
solo di erbologia, ma ogni genere di cosa babbana. Raccontava di storia, di come la regina Maria
Antonietta rendesse le splendide feste al palazzo di Versailles un evento
unico, di come la rivoluzione francese avesse cambiato il corso della storia di
quel paese. Al contrario della magia, i comuni esseri umani, avevano affrontato
nemici di ogni genere, senza un prescelto che li salvasse, vedendo milioni di
vite distrutte in pochissimo tempo.
Le aveva portate a vedere anche una
splendida serra che profumava di primavera. Stavano ammirando fiori di ogni
genere, dalle rose alle orchidee, fino ai profumati gigli dai colori pastello.
Per Gin fu una sorpresa l’entusiasmo
della Parkynson nell’ammirare quei piccoli dettagli “insignificanti”.
Si stavano avvicinando le cinque e sarebbe andata via. Contrariamente a quanto
si aspettasse, la Serpeverde aveva deciso di
accettare l’invito di Neville, un po’ imbarazzato, a continuare la loro
scoperta delle meraviglie parigine.
Giunta ai piedi della splendida Notre Dame, Ginevra dovette fare i conti con la pioggia, il
cielo si era annuvolato, diventando grigio scuro, e grosse gocce di acqua
cadevano insistenti. Il suo cappotto la copriva abbastanza, peccato per i suoi
capelli che si stavano bagnando.
Si sarebbe dovuta riparare all’interno
di qualche bar, ma decise invece di aspettarlo. Non le importava del freddo, la
sua attenzione era rivolta al “portale del Giudizio Universale”, l’immagine
scolpita di San Michele e Satana che con una bilancia soppesano i peccati, e le
virtù dei defunti. Alla loro destra ci sono le anime salvate, a sinistra quelle
dannate.
Come si sentiva adesso quella piccola
rossa? Tendente a sinistra naturalmente. Ripensò alla notte trascorsa, quando
aveva fatto l’amore con Blaise, quando non lo aveva fermato, ma anzi si era
lasciata guidare da lui, si era lasciata trascinare da lui.
Era passata un ora dalle cinque, il
cielo ormai si era oscurato ed era calato il buio. Non sarebbe mai arrivato
quindi.
-E io che speravo te ne fossi andata.
Era alle sue spalle, chiuso in una
lunga giacca di pelle nera. Nemmeno lui aveva portato l’ombrello e i suoi
capelli ricadevano pesanti sulla fronte, impregnati di acqua piovana.
-Non avrebbe avuto senso andarmene B.
avevo davvero bisogno di parlare con te a proposito di ieri sera.
-Uno sbaglio sconsiderato.
-Perché non mi hai fermato? Perché non
mi hai cacciato come di solito ti riesce facile?
Era come giocare ad una battaglia
navale, colpito e affondato. Zittito come raramente capitava. Lei sorrideva
beffarda, mentre si girava di tanto in tanto, a fissare il portone del Giudizio
Universale, come ad aspettare il suo giudizio. Tremava debolmente, i suoi
costosissimi stivali di pelle facevano a pugni con la pietra bagnata del
terreno.
Non era facile rimanere impassibili,
nonostante gli sforzi, il desiderio che lei lo mandasse a quel paese, la
volontà agiva per conto proprio, le sue braccia e le sua gambe pure.
-Credo sia meglio prendere qualcosa da
bere, al coperto.
-Non vuoi scappare B?
-Non mi fai paura, però aspetta … sei
sicura che non ti abbia seguito nessuno? Mi riferisco appunto a gente del tipo
Lenticchia, Sfregiato …
-Io dovrei sentirmi intimorita, hai un
pitbull come ragazza.
Camminarono a lungo sotto la pioggia,
seguiti dallo sguardo di Aidan che se la rideva poco
convinto.
Non solo non sarebbero mai arrivati
alla cena in tempo, ma avrebbero alimentato i sospetti. Erano seduti ad un
tavolino in un piccolo bar che voleva risultare la copia di una British Pub d’altri tempi.
Davanti a loro due birre nei bicchieri
semivuoti. Non una parola.
-Wes, dobbiamo smetterla di vederci.
-Tu si, che sei uno che sa fare della
buona conversazione. E io ti odio. Per un milione di ragioni, primo tra tutti
il fatto che sei così affascinante, ti rendi conto che sono qui con te invece
di essere a fare scintille con Malfoy?
-Ah beh … quindi è colpa mia.
-Sei un villano! Mi hai ingannata e non
sei buono ad ammettere che lo volevi, lo volevi almeno un terzo di quanto lo
volevo io.
-Tu non lo reggi l’alcool ragazzina.
Si avvicinò al suo orecchio, facendogli
il solletico con il semplice sfiorare
delle sue labbra rosse e perfette.
-Quando hai fatto l’amore con me, stanotte,
non ti sembravo una ragazzina vero?
-Era sesso, semplice sesso.
Doveva smetterla. Con una spinta
leggera la riporto al proprio posto, alimentando la loro distanza grazie a quel
tavolino di legno.
Dio e Merlino benedicano quel rustico
mobile da due soldi! Pensò il ragazzo mentre tornava a respirare, cancellando l’immagine
del corpo seminudo della piccola Weasley che si muoveva su di lui.
-Sai una cosa? Mi hai rotto … non
scomodarti pago io.
Con un gesto quasi violento, sbatte i
soldi sul tavolo salutando il barman, che guardava Blaise come a dirgli “Bravo
coglione, ti lasci sfuggire una gnocca come quella?”.
Seccato, molto seccato, la ricorse
fuori sotto la pioggia. Lei stava avanzando velocemente verso una piccola
strada pedonale, in qualche modo collegata con il loro albergo.
Il rumore della pioggia andava
perfettamente a tempo con quello dei suoi stivali. Con una spinta, Blaise la
obbligò ad appoggiarsi al muro di un palazzo signorile. Le sue mani tenevano il
viso della Grifondoro costringendolo a guardarsi
negli occhi.
-Tu sei ufficialmente il mio problema
peggiore Ginevra Weasley.
-Allora scappa Blaise, io non ti
trattengo qui. Adesso se mi lasci andare, me ne vado in albergo, dove mi
aspetta una serata splendida con i miei amici, e il tuo amico …
-Vai Wes … non
mi importa nulla di quante volte ti fai scopare da Draco Malfoy. Solo non
dimenticare il modo in cui ti ho toccata, perché nessuno riuscirà a farti
sentire come ti ho fatta sentire io. Piccola bugiarda.
-Tu puoi andare a letto con quella
puttana di Daphne e io dovrei sentirmi in colpa nei
tuoi confronti? Guardami e dimmi che non mi vuoi ancora B.
Sarebbe stato un gran bugiardo, se non
avesse ammesso di avere un problema. La prossima notte, di nuovo tra le mura di
Hogwarts, avrebbe potuto evitarla del tutto, ma perché
cominciare adesso?
La tenne stretta, tra le sue braccia,
ancora. Il cappotto di Ginevra era aperto, e lui voleva sentirla addosso,
voleva toccarla di nuovo.
Gli piaceva il modo in cui avvolgeva il
suo collo per approfondire il contatto. I loro baci non avevano nulla di
innocente, ma non raccontavano bugie, erano l’unica verità in grado di dirsi. Si
negavano ogni minuto, tranne che in quei brevi intermezzi, in cui nascosti in
un vicolo, si trattavano come due amanti che raramente si incontravano, approfittando
della pioggia e del buio.
Le loro labbra si separavano raramente,
giusto per prendere fiato, per lasciare quasi intendere che fosse un momento
eterno.
Sul tetto di quel palazzo, Aidan sedeva a guardarli, ma non era solo stavolta, c’era
una donna con lui, la stessa donna che aveva servito Blaise e Ginevra nel
negozio di Chanel.
-Sono belli insieme vero?
-Certamente, ma l’ho pensato dalla prima
volta che li ho visti insieme. Che cosa sai delle loro intenzioni?
-Sono confusi, temono forse il giudizio
altrui, ma guardali non sembra … amore?
-Può trattarsi anche di puro desiderio
fisico.
Forse la donna non si sbagliava, ma il
Dio era convinto che ci fosse molto di più. Che ci fosse il sentimento che
agognava donare loro.
Un rumore lo fece trasalire. Dietro all’angolo
di quel vicolo, c’era un ombra, la figura familiare di una donna.
-Quella ragazza non è …
-Si, ma non c’è alcun timore cancellerò
la sua memoria e dimenticherà di aver visto quella scena.
Stava per schioccare le dita quando la
mano della sconosciuta lo fermò.
-Non devi interferire in questo modo
Amore, forse è così che le cose devono andare, forse hanno bisogno di una
spinta per giungere a una conclusione.
-Niente ma figlio mio. Sarai anche al
mondo da un eternità, ma io sono Venere, conosco i limiti dal giorno in cui
venni generata dalla schiuma del mare. Fidati, è così che deve essere.
Forse Venere questa volta, aveva
ragione. Conosceva anche meglio di lui, come il cuore di una donna ferita
potesse portar guai, ma al medesimo tempo anche fosse incapace di mentire.
Strinse la mano di suo figlio guardandolo con dolcezza.
-Forse, è ora che torni a scuola, prima
che si accorgano che tu sei speciale e … divino.
-Grazie madre, i vostri consigli sono
sempre preziosi.
-L’immortalità serve anche a questo
figlio mio.
Scomparvero nel nulla, mentre ai piani
bassi i due amanti si lasciavano trascinare dalle emozioni contrastanti. La nostra
figura misteriosa, da traditore, era diventata “tradita”. E non c’è niente di
più pericoloso di una donna e della sua vendetta, convenite con me no?
Piccola nota: diciamo che adesso
qualcuno farà un po’ di casino … si sono mosse le cose e spero vi piacciano. Ho
un sacco di progetti in mente, su questa storia, su una nuova e sul “thriller”
che sto creando piano piano :P
Ringrazio naturalmente chi continua a
commentare. Non smettete mai, mi raccomando, perché il vostro giudizio e i
vostri consigli sono sempre preziosi, e mi danno spunti nuovi per arricchire la
trama.
Capitolo 18 *** Daphne non può mancarmi di rispetto, io sono un Dio. ***
DaphneGreengrass era una vincente.
C’erano tantissime cose che non sopportava, un però più di ogni altra. Nessun
essere vivente, o no, poteva permettersi di mettere le mani su qualcosa che le
apparteneva. Soprattutto non Ginevra Weasley, quella patetica, povera, babbanofila da quattro soldi, che stava baciando il suo
ragazzo.
Aveva tirato fuori le unghie,
calpestato persone, e usato Draco Malfoy per riprenderselo. Non glielo avrebbe
portato via per la terza volta.
Questa non era una conferma, era una
minaccia. A costo di passare sopra ad ogni singolo innocente, si sarebbe presa
la sua vendetta.
Ritornando verso l’albergo, sentiva il
disperato desiderio di avere la sua bacchetta, di punire qualsiasi persona
incontrasse lungo la sua strada.
Ma in fondo, le maledizioni senza
perdono colpivano un singolo alla volta, le pozioni facevano danni multipli se
usate alla giusta maniera.
Nessuno vide i tre per lungo tempo. SeverusPiton era preoccupato,
non tantissimo, solo temeva che la studentessa della sua casa avrebbe ammazzato
Ginevra Weasley se … nah, impossibile.
Luna, Theodore,
Pansy e Neville, andarono a cercarli per le vie della
città di Parigi, ingannando naturalmente Ron ed Harry che credevano, forse, che
Ginny fosse in camera a dormire a causa di un colpo
di freddo e un forte male allo stomaco.
Trovarono la rossa, fradicia, sotto la
pioggia nei pressi dell’albergo. Era sola, nessuno con lei. Pansy
e la bionda Corvonero la portarono in camera da letto
chiudendo la porta a chiave, una sigaretta o due e qualche bottiglia dal
minibar rifornito.
Sedute sul letto aspettavano che
uscisse dalla doccia, comunicando una spiegazione esauriente e coincisa. Basta
con tutti questi segreti.
-Gin dove sei stata? Ho saputo da
Neville e Pansy che sei sparita poco prima delle cinque.
-Io … aspettavo qualcuno, a Notre Dame, sotto la pioggia. È arrivato in ritardo ma alla
fine è venuto da me.
-Non può essere Harry, o Ron. Io li ho
visti che guardavano delle ragazze nei pressi di un bar qui vicino. Non sarai
stata con Malfoy?
Non pensò nemmeno per un secondo alla
presenza di Pansy, anzi cercava di capire e magari
lei avrebbe potuto aiutarla.
-Io ho visto Draco, si è messo a
prendere in giro il fatto che mi trovassi in giro con Neville. Lo so che non
dovrei chiedere, ma tu e lui avete un …?
-Niente o quasi, non so nemmeno come
definirlo.
Improvvisamente una porta venne
sbattuta con violenza. La porta della stanza di DaphneGreengrass, che sembrava in preda ad un raptus
isterico di quelli da guinness dei primati.
-La regina delle essere parecchio
incazzata … ho saputo con certezza, che ieri sera ha preso un bel bidone,
aspettava il suo ragazzo vestita con addosso un completino intimo, ma non è mai
arrivato fino all’alba.
La Serpeverde
scoppiò a ridere pensando alla frustrazione della compagna di casa. Luna pure
si sentì sollevata e aveva l’espressione di una che diceva “finalmente se la
prende in quel posto”.
Ginny si accese una sigaretta, con indosso solo l’accappatoio,
tremava ancora come una foglia. Mandò giù un bicchierino di una strana bevanda
dolciastra, alcolica e al sapore di pesca, e decise di sputare tutta la sua
agitazione e la sua frustrazione.
-Zabini non era in camera con lei, stava
nella sala del ristorante, qui al piano terra. Stava con un’altra ragazza, e
non si stavano scambiando opinioni sulle nuove direttive del ministero della
magia.
-Si ora che ci penso, ieri sera mentre
prendevo un caffè con Theodore, abbiamo sentito dei
rumori e abbiamo visto due ombre all’interno della sala, piuttosto impegnate e
… oddio.
Si bloccarono tutte. A Luna bastò poco
per fare i suoi collegamenti, senza contare che l’espressione della rossa non
nascondeva assolutamente la verità.
-Tu e Blaise Zabini? Cioè … insomma è
una bella cosa, ma non stavate per mettervi le mani addosso prima di Capodanno?
Cioè voi due insieme siete …
-È una cosa sorprendente.
Disse Pansy
bevendo un bicchiere di vino e accendendosi la sua fedele sigaretta. Non
sembrava disgustata, più che altro … entusiasta.
Il mondo stava andando completamente a
rovescio. Domani sera sarebbero stati di nuovo tutti ad Hogwarts,
le cose sarebbero cambiate? Queste nuove, ed improbabili, amicizie avrebbero
avuto un seguito?
Rimasero sveglie tutta la notte,
rimasero a parlare di quello che era accaduto senza pensare minimamente alla
casa d’appartenenza.
Per quanto gli sarebbe costato
ammetterlo. Vivere come dei babbani per tre giorni, era stato molto più
divertente di quanto fosse sembrato. Non c’era la magia a risolvere i guai,
c’erano solo loro, adolescenti pieni di sogni e di speranze.
Seduti al bancone del bar, con i letti
occupati dalle valigie ormai pronte, Neville e Theodore
si gustavano un whisky alla vecchia maniera, unpò
titubanti, ma divertiti dall’ironia di quell’evento che, agli occhi di
spettatori come Malfoy, Zabini, Potter e Weasley, sembrava un segno di
apocalisse imminente.
Si sarebbero ricordati di tutto questo
molto a lungo, senza dubbio.
Una volta varcata la soglia di Hogwarts, un sacco di studenti più giovani tempestarono i
rispettivi rappresentanti di casa, con domande e allusioni in cerca di
scottanti pettegolezzi. La prima notizia fu sicuramente la strana coalizione Grifondoro/Corvonero/Serpeverde, per non parlare della stretta di mano tra TheodoreNott e Neville Pachok.
SeverusPiton decise di concedersi il
giorno successivo per se stesso, qualche partita a scacchi con Eddie e un po’
di sano relax, meritatissimo.
Daphne, con il suo sguardo irato, si guardava intorno, tutte
quelle coppiette felici, tutto quell’amore incondizionato e patetico.
Aveva in mente di attuare la sua
vendetta sin dall’inizio. Rientrata nella sua elegante camera da letto al
dormitorio, si assicurò che il suo Blaise fosse effettivamente impegnato in
qualsiasi attività. Per sua fortuna, era così stanco da essersi buttato a letto
per dormire.
Giusto in tempo per andare dall’unica persona
che avrebbe potuto preparare la pozione utile ai suoi scopi.
-Ciao Draco …
Il biondo Serpeverde
stava appoggiando la sua valigia sul divano della sua camera da letto, quando
venne distratto dalla voce familiare della sua ex ragazza. A guardarla bene
sembrava piuttosto irritata, e quello significava una cosa sola … aveva in
mente qualcosa.
-Mi sembrava di averti detto che non
c’era nulla da dirci.
-Mi serve il tuo aiuto, sai … in questa
scuola, non c’è nessuna persona che sia brava come te nell’arte delle pozioni.
La mano di Daphne
sbottonava i bottoni della camicetta, mostrando a Draco ciò che aveva
posseduto, naturalmente una mossa inutile, visto che rimase del tutto
impassibile.
-Non provare a spogliarti Daphne, la cosa non solo non mi attira, ma io non uso merce
usata da troppe persone …
-Sempre il solito Draco. Allora
lasciando perdere i convenevoli, vuoi farmi questo favore?
-Illustrami le tue intenzioni, ci sto
riflettendo …
-Mi serve una pozione d’amore, la più
potente che possiedi, e ne voglio parecchia, diciamo un paio di ampolle piene.
-Quel genere di cose non si può usare,
oltretutto la più potente porta guai, e che cosa te ne fai di una quantità così
eccessiva? Ne basta una goccia per sortire gli effetti.
-Così entriamo troppo nel confidenziale,
diciamo che ho bisogno di più ampolle per avere una seconda o terza occasione
in quanto sbagliassi.
-Non ha un antidoto. Se vuoi che ti
prepari “Il bacio di Cupido”, devi darmi la tua parola che non farai nulla di
stupido. Se non riesci a tenerti stretto Blaise alla vecchia maniera non pensi
sia il caso di rinunciare in partenza?
-Non mi piacciono le tue affermazioni
Malfoy. Dicono che a farsi i fatti propri, si campa cent’anni.
-Non minacciarmi Daphne,
io non sono un gentiluomo come il tuo ragazzo. Farò quello che vuoi, ma ti
posso assicurare, se farai dei danni ingenti lo dirò a Severus
… non vede l’ora di punirti come si deve.
Draco Malfoy passò l’intero pomeriggio
a preparare la pozione, non era sicuro della motivazione, ma era certo che
quella sarebbe stata la peggiore spina nel fianco, se non avesse acconsentito.
Al confronto della regina, perfino Voldemort riusciva a salvarsi.
Nella sua vita aveva provato una sola
volta a creare “il bacio di Cupido” e si era rivelato più complesso di quando
credesse. Niente di meno del fatto che non esistesse un antidoto in grado di
levarne gli effetti.
Che diavolo stava facendo? Per renderla
perfetta e senza intoppi, avrebbe aggiunto un pezzo della donna, di cui la
vittima si sarebbe dovuta innamorare. Un capello di Daphne
… che avesse in mente di prepararla per Blaise? Beh in quel caso, il suo
migliore amico era cambiato, peggio per lui che si lasciava trascinare dalla
ragazza.
Nei giorni a seguire la consegna della
pozione, Draco Malfoy era certo che ogni giorni, in qualche bevanda, ci sarebbe
stato il filtro d’amore.
Evitò di presentarsi ai pasti, non
voleva certo avere dei problemi, visto che funzionava sugli uomini, essendo
l’interessata una donna.
Non mancavano che poche settimane al
Ballo del Ceppo, l’ultimo evento della stagione.
In quell’arco di tempo, le strane e
atipiche coalizioni erano rimaste intatte, come anche “coppie” che si erano
formate nel corso della gita a Parigi. Tutti sembravano essere felici, Aidan, sembrava quasi compiaciuto di alcuni equilibri
sentimentali che erano stati raggiunti di recente. Ginny
era forse la sola persona con il broncio. Draco Malfoy la evitava come la
peste, offeso dal bidone che gli era stato dato, mentre Blaise Zabini non
rimaneva mai un solo secondo da solo. Daphne era
diventata la sua borsetta. Ce l’aveva sempre addosso.
Draco Malfoy si sentiva paranoico. Non
scendeva ai pasti da settimane, decise quindi che ormai era passato abbastanza
tempo per stare tranquillo.
Quando scese nella sala grande, la
tavola era già imbandita ma nessuno degli studenti era ancora sceso.
Si mise al suo solito posto, ripassando
qualche formula di trasfigurazioni per la lezione. Una cosa attirò però la sua
attenzione. Mentre la folla cominciava ad arrivare, notò uno strano alone sulla
superficie del the, sembrava ci fosse benzina, ma era qualcosa di magico.
-Daphne maledetta puttana …
Pansy lo guardò sconcertata. Il biondo Serpeverde
aveva capito le intenzioni della sua compagna di casa. Non era una cosa tipica
del suo comportamento, ma decise che far innamorare di lei ogni maschio della
scuola, era una punizione troppo brutta, e lui non voleva aiutarla in questo,
non adesso che alcune persone, come Pansy o Theodore, stavano bene. Si sentiva una femminuccia a
provare rimorso, ma almeno non era un pazzo fulminato.
Si alzò in piedi per urlare di non bere
il thè, o caffè o qualsiasi bevanda presente, ma la
voce non gli uscì dalla bocca.
Un silencio da parte della strega ed
era fatta. Quella gran puttana vinceva. Draco provò ad attirare l’attenzione di
Pansy, ma ormai ogni posto era occupato e ogni
singolo maschio della scuola stava bevendo la pozione che faceva innamorare di DaphneGreengrass.
All’ingresso della ragazza, seduti al
tavolo, c’erano solo un sacco di ragazze dubbiose, confuse e anche molto
incazzate.
-Dove cazzo stai andando Ron?
La voce di HermioneGranger si diffuse in tutto il salone, il rosso
naturalmente, non la stava minimamente ascoltando, anzi era inginocchiato ai
piedi della Serpeverde che le decantava una poesia.
-Ma stiamo scherzando?
PansyParkynson era furiosa, agitata a
causa dei gesti inconsulti di Malfoy che non riusciva a parlare. Cominciò anche
qualche pianto isterico di una fidanzata delusa, un’altra ancora stava
trascinando il suo ragazzo via dalla massa ma si prese in pieno uno schiantesimo per averci provato. Ginny
corse in direzione di Blaise, accanto alla sua ragazza, che la guardava come
fosse un burattino comandato da fili magici.
-Ehi B. ma che cosa ti prende?
Non la ascoltava, non sentiva, nessuno
sentiva, tutti erano incantati da DaphneGreengrass come se fosse una dea scesa in terra.
-Non ti ascolterà Gin.
-Aidan ma tu come fai a saperlo?
-Sono sotto l’effetto di una pozione, un
filtro d’amore. Il loro comportamento innaturale piega la loro volontà mortale.
Non conta cosa ti interessa davvero, ormai non hanno occhi che per lei.
Merda! Pensò la rossa mentre si
allontanava da quella folla. Cosa poteva aver spinto la regina delle serpi a
creare tutto quel caos nella scuola?
Aidan si era pentito di non averle cancellato la memoria, era
stata furba, perché colpire una sola persona, quando con una semplice goccia
avrebbe spezzato i cuori di ogni ragazza presente nella scuola, facendole
soffrire d’amore?
Maledì il suo stesso nome, lui
conosceva il potere di tale sentimento, la sofferenza che causava. Vedendo
l’agitazione di Malfoy, con un contenuto schiocco di dita, lo liberò
dall’incantesimo permettendogli di parlare.
-Grazie a Merlino finalmente. TU PAZZA
SCATENATA … MI HAI INGANNATO E POSSO ASSICURARTI
SULL’ONORE DEI MALFOY CHE TE LA FARO’ PAGARE COSI’ CARA CHE …
-Cosa puoi tu da solo contro i miei
tesori?
Non che quella stronza avesse tutti i
torti. Pensò mentre cercava di contare il numero dei suoi avversari. Vicino a
lui c’erano anche Aidan, Ginny,
Luna ed Hermione che avevano le bacchette strette in
mano.
-Che cosa diavolo succede?
-Ha usato “il bacio di Cupido”, ecco che
ha fatto questa puttana. Mi ha ingannato e ha omesso di dirmi che aveva
intenzione di crearsi un harem.
-Siamo fregati insomma. Siamo con un
gruppo di ragazze fuori dai gangheri perché hanno appena perso il fidanzato, e
la Greengrass gli ha fatto bere l’unica pozione senza
antidoto.
-Stai scherzando vero Herm?
-Assolutamente no Ginny.
Sui miei studi sono una persona seria. Dobbiamo parlare con il professor Piton, o giuro su dio che qualcuno dovrà ammazzarla con
l’anatema che uccide.
Corsero nei sotterranei. Questa volta
quella stava dando fuori di matto.
Si chiusero nei sotterranei, Aidan era assorto nei suoi pensieri, mentre il professore
di pozioni sentì tornare il suo mal di testa quando la loro porta venne sbattuta
fortissimo.
-Ginevra che cosa ci fai qui? Hai
lezione tra poco.
-Eddie, professore … abbiamo un piccolo
problema, niente di serio … solo l’intera popolazione maschile che ha bevuto un
po’ di bacio di Cupido e si è innamorata della Greengrass.
-Chi ha bevuto cosa?
Alla fine di quell’anno, il professore
sarebbe sicuramente finito da uno psichiatra. Si sedette un secondo a pensare a
quella pozione, poi cercò tra i suoi libri. Niente, non c’era una sola pozione
che annullasse l’effetto.
Esasperato e confuso guardava Eddie in
cerca di risposte.
Aidan sapeva di poter annullare l’incantesimo, ma gli serviva una
mano.
Aveva bisogno che tutti, ragazzi e
ragazze, fossero nello stesso posto.
Esisteva una cosa sola in grado di
contrastare i filtri d’amore, proibiti da sempre, banditi dagli dei stessi, ed
erano i semplici ricordi rievocati, bisognava solo dare alla volontà la spinta
giusta.
-Ginny vieni con me.
-Aidan non credo sia il caso …
-Vieni con me adesso.
La trascinò fuori dai sotterranei,
dalle parti della sala grande. Nel corridoio non c’era nessuno, si sentivano
dei singhiozzi da qualche parte, ma non si vedeva anima viva.
Il piccolo dio aveva deciso che per
farsi aiutare, avrebbe rivelato la verità.
-Io posso aiutarvi a rimettere le cose a
posto, DaphneGreengrass mi
ha mancato di rispetto, nel momento in cui ha deciso di forzare i sentimenti
con la magia, io ho compreso di non poter stare fermo a far finta di niente. Ho
risolto il vostro problema al museo, ho riaffiorato i ricordi di quando eri
bambina, e allo stesso modo riporterò tutto alla normalità.
-Che cosa stai dicendo?
-Tu mi hai visto, con le ali di un
angelo giusto? Non era frutto della tua immaginazione, diciamo che sarebbe una
parte del mio vero aspetto, solo che non sono un bambino, ma un uomo, immortale
certo, ma pure sempre con l’aspetto umano. Ricordi uno dei nostri primi
incontri Ginny? Leggevi quel libro, quella favola che
cominciava con una domanda: chi poteva immaginare che sotto mentite spoglie si
nascondesse un Dio? Ecco il concetto è simile, mi nascondo tra di voi, vi
osservo e vi aiuto quando, e se, posso.
-Sono confusa Aidan.
-Stai tranquilla, ho deciso di chiedere
aiuto a te perché sei il suo motivo di ira, e sono certo riuscirai a distrarla,
o meglio portarla nella sala grande. Una volta lì a me servirà un pochino di
tempo e tutto tornerà a posto.
-Posso ucciderla?
-Uhm … per quanto la cosa farebbe
piacere a tutte le signore presenti, non penso sia il tuo stile. Fidati di me.
-Chi sei realmente?
-Se ti dicessi che sono Amore, mi
crederesti?
Il suo sguardo scettico la raccontava
lunga. Corse per i corridoi a cercare Daphne, nessuna
traccia di lei, sentiva un gran chiasso ovunque, ma non riusciva a trovarla.
Draco Malfoy era tornato in sala grande, con sua grande sorpresa, qualcuno lo
aveva seguito.
-Manchi solo tu alla mia collezione.
-Non ci entrerei nemmeno se mi pagassi
con tutto l’oro di questo mondo. Mi fai ribrezzo.
-Detto da te Draco è un po’ strano.
-Tu maledetta stronza!
Ginny Weasley era all’ingresso della sala grande, chiuse la porta
alle sue spalle cominciando a correre verso la biondina che si nascondeva
dietro Harry e suo fratello Ron.
-Oh andiamo, dovevi arrivare a tanto?
Insomma ce l’avevi con me per causa sua, era necessario che facessi star male
tante persone? Una volta o due, ho desiderato avere quello che vuoi tu, essere
come te … ma adesso, ragazza tu hai un serio problema. Hai presente? Roba da
reparto psichiatrico del San mungo. E tu B. come diamine hai fatto a finire in
questo modo?
Si rivolse al suo problema che
naturalmente non aveva sentito una parola. Draco Malfoy invece non aveva capito
tutto, e si sentiva un completo idiota.
Nel frattempo, seduto sul lampadario
della sala grande, Aidan teneva tra le mani una
piccola stella, che si era sbriciolata tra le sue piccole mani creando una
polvere finissima e brillante.
Ricordò per un secondo l’insegnamento
di sua madre, il più importante, “l’amore non è mai forzato, o non si
chiamerebbe tale”, spezzò anche una delle sue frecce d’oro, sbriciolando la
punta e mischiandola con la stella. Bastò un soffiò, una brezza di Santa Ana e si sparse ovunque spezzando le catene e facendo
riaffiorar ei ricordi delle persone care.
Nessuno poteva vincerla contro un Dio.
Non lei almeno.
Draco e Ginny,
guardando quella polvere, pensarono di non essere più ad Hogwart,
intorno a loro la nebbia della pozione, veniva diradata lentamente, mentre una
serie interminabile di voci, alimentava di ricordi.
Quella di Hermione
che chiamava Ron, quella di Luna verso Theodore,
quella di Ginny verso Blaise.
Oh se questa volta non veniva punita,
ci avrebbe mandato i mangia morte. Pensò Draco Malfoy mentre si copriva gli
occhi da una non prevista luce accecante.
Una volta scomparsa, tutti giacevano a
terra, privi di sensi. Aidan era tornato a terra,
accanto alla rossa che aveva sentito il rumore dei pesanti portoni aprirsi.
-Signorina Greengrass.
A causa dell’influenza della sua famiglia, non posso cacciarla da questa scuola
come vorrei fare, dal primo giorno in cui ha messo piede nella casa di Serpeverde, ma verrà severamente punita, e le sarà vietata,
ripeto vietata, la possibilità di sostenere i M.A.G.O
e quindi di diplomarsi insieme ai suoi compagni. Non si lamenti con Silente,
non solo è stato lui a suggerirmi l’idea, ma siamo stati fin troppo clementi.
La voce di Piton
era musica in quel momento. Ginny abbraccio Aidan con un affetto spropositato, mentre sentiva lo
sguardo di Draco Malfoy su di se. Lui, al contrario delle previsioni, non venne
punito, in quanto definito “vittima delle circostanze”, Daphne
si era approfittata della sua maestria nell’arte delle pozioni dopotutto.
Ci vollero un po’ di ore perché la
situazione tornasse alla normalità. Alla maggior parte degli studenti, venne
cancellata la memoria, al fine da evitare una battuta di caccia da parte delle
signore, alla disperata ricerca della testa dell’ape regina.
Ginny rimase in giardino per parecchio tempo, a meditare sugli
eventi e sul piccolo angelo o Dio che aveva risolto il disastro.
Dei passi dietro di lei, voltandosi
vide la causa di tutti quei casini e di tutti problemi. Blaise Zabini sembrava
lontano, con la mente altrove, naturalmente come tutti, non ricordava nulla
sugli eventi della giornata.
-Ehi B. ti senti bene?
-No, non mi sento bene. Da adesso in
poi, non voglio più parlare con te, poco fa, a momenti perdo la cosa più
importante che ho. Stammi lontano Ginevra Weasley. E sto parlando sul serio.
-Che cosa ti ha raccontato quella gran
puttana?
-Ci ha visti insieme, ma sono riuscito
ad uscirne. La prossima volta che parli della mia ragazza lavati la bocca
capito?
-Sei un perdente. Anzi scusa, uno
stupido. Non posso dirti quello che penso, ma io ci rinuncio con te. Fine.
Ginevra era stanca di combattere contro
i mulini a vento, nonostante tutto, nonostante la punizione, lei aveva
approfittato dell’accaduto per tenerselo stretto. Questo era davvero troppo.
Per chiunque.
-Vattene via.
-Non sei tu che mi dai il permesso.
Sorrise debolmente, allontanandosi dal
ragazzo alzò le mani sconfitta. Basta non ci avrebbe nemmeno provato, anzi era
più che decisa a ricominciare da zero, con il ballo del ceppo per esempio.
Avrebbe invitato Malfoy. Peggio di così poteva andare?
grazie per i vostri generosi commenti, spero vi piaccia questo chap, forse si ci aspettava di più da Daphne ma serviva per far uscire Amore allo scoperto. grazie ancora a tutti voi che recensite.
Aveva seriamente cominciato ad odiare i
balli di Hogwarts. Ogni volta sempre una diversa, ne
succedevano di tutti i colori.
Questa volta avrebbe fatto le cose per
bene, avrebbe scelto un vestito da sola, o meglio accompagnata dalle sue
amiche, si sarebbe trovata un cavaliere come si deve, e non avrebbe combinato
disastri eclatanti.
Stava per lasciare il suo dormitorio
per andare ad Hogsmeade con Pansy
e Luna. Non che si sentisse felice come una pasqua, ma da quando aveva detto
basta, si era rilassata un po’.
Camminava per il piccolo villaggio con
le due ragazze entusiaste, entrambe avevano il loro cavaliere ed erano pronte a
scegliere il vestito.
Dall’episodio di Daphne,
nessuno o quasi, l’aveva più vista in giro. Forse aveva avuto problemi in
famiglia, si vociferava. Quando chiedevano a SeverusPiton, lui rivolgeva solo uno sguardo acido.
Sembrava che nulla fosse accaduto, o
quasi.
Le tre ragazze stavano per entrare nel
negozio “pizzi e merletti”, nemmeno tanto originale, per comprare i loro
vestiti per il ballo del ceppo. Ginny rimase
imbambolata a guardare un lungo vestito bianco, semplice, con le spalline fatte
di perle. Una cosa soft ed elegante.
-Potrebbe essere bello come abito.
-Malfoy, adesso non ti fai problemi a
parlare con me?
-Weasley, stai comprando un vestito per
il ballo con Pansy, che sarà accompagnata da Paciock … mi devo preoccupare io?
Incredibile, il re delle serpi aveva
azzardato una battuta, forse la polvere magica di Aidan
gli aveva fatto scoprire un lato umano.
-Vuoi venire al ballo del ceppo con me?
-Mi prendi per il culo?
-Cattive maniere Weasley … non si
addicono a una signora.
Lo sguardo interrogativo della rossa lo
stava confondendo, già normalmente non si poneva problemi, ma adesso doveva
giustificarsi per aver invitato una Weasley al ballo?
-Non ti sto prendendo in giro. Ho visto
troppe cose assurde quest’anno, se ne faccio una io, mica muore nessuno. E non
tradisco nemmeno le mie convinzioni, sei una purosangue, con lentiggini e
capelli rossi, ma ho imparato una cosa importante … la perfezione ti caccia nei
guai.
-Va bene Malfoy, scandalizziamoli tutti!
Chiunque passasse da quelle parti,
rimaneva sconvolto nel vedere due acerrimi nemici che non si stavano
verbalmente attaccando.
-Io devo andare dalle ragazze prima che
impazziscano in mezzo a scarpe e vestiti. A sabato.
La salutò con un cenno della mano. Una
volta all’interno del negozio, Ginny vide che Luna
era immersa fino al collo in sacco di vestiti dai colori pastello … corti,
lunghi, vistosi, pieni di pizzi e merletti. Chiunque sarebbe morto soffocato
sotto tutta quella stoffa.
Pansy invece puntava sul sicuro. Un abito semplice di seta, senza
maniche o spalline, lungo fino alle caviglie con una gonna piuttosto ampia. Il
coloreblu acceso, le stava benissimo.
-Come vi sembra?
-Sei bellissima, e se ve lo dice un
ometto, puoi crederci.
Aidan le stava guardando sorridendo. Ginny
non poté fare a meno di abbracciarlo di nuovo, ormai era diventato quasi un
vizio.
Lo fece accomodare lì con loro mentre
si provavano i vestiti per il ballo.
Gin scelse quello bianco in vetrina, elegante
e serio, come il suo accompagnatore … beh magari non troppo serio.
-Ho un cavaliere per il ballo del ceppo.
-Chi?
Chiesero all’unisono le due ragazze,
piuttosto incuriosite.
-Malfoy. L’ho incontrato qui in giro, e
abbiamo deciso di scandalizzare l’intero corpo studentesco. Credo che dopo
quello a mio fratello e ad Harry verrà un infarto senza precedenti.
-Sinceramente sono sorpresa.
-Anche io Luna, ma dopo l’ultimo dialogo
che ho avuto con Blaise, sono pienamente convinta di volermi godermi un po’ di
pace e tranquillità, naturalmente di ragazzi non se ne parla, solo quiddich, l’ultimo ballo accompagnata da un conoscente, e
poi esami e ancora esami. Meglio di così?
-Ti ha ferita vero?
La domanda di Pansy
era corretta. Per un secondo sentì il bisogno di piangere, di far cadere la sua
maschera di indifferenza e rivelare a se stessa, e non, che la cosa la faceva
stare male.
Aveva perso, non riusciva a smettere di
pensare a lui, o a quello che avevano passato insieme, sin dalla prima volta
che le aveva proposto l’accordo al campo da quiddich,
le sue belle parole quando l’avevano infilata a fare il cercatore, fino al
momento in cui avevano fato l’amore, e si erano lasciati andare sotto la
pioggia.
“smettila di pensare a Blaise Zabini”,
si disse mentre si infilava le scarpe con il tacco alto. Manteneva l’equilibrio
a malapena.
-Mi sento un po’ fuori luogo, insomma il
bianco non sta bene con i miei capelli.
-Scherzi spero. Stai davvero bene Gin,
adesso manca solo un sorriso sul tuo volto.
Già, un sorriso difficile da fare.
Dopo un bel po’ di tempo, passando in
rassegna ogni genere di abiti da sera, uscirono soddisfatte dal negozio.
Festeggiarono con un paio di burro birre ai tre manici di scopa, naturalmente
erano tutti presenti, compresa la pecora nera di Hogwarts
insieme a Blaise Zabini, che pareva alquanto sciupato.
La confusione di studenti all’interno
del caratteristico locale, riusciva a coprirlo, facendo in modo che non si
notassero le loro moine irritanti.
-Ok, io non credo di farcela.
-A fare cosa Gin?
-Sopportarli ancora, preferirei passare
giorni interi a seguire lezioni di pozioni, o trasfigurazione. Non riesco a
vederli insieme come se nulla fosse accaduto.
Si alzò in modo prepotente facendosi
notare. Soprattutto quando la porta del pub venne sbattuta in modo violento
facendo tremare un piccolo specchio parlante appeso vicino.
-Secondo me ha un solo problema.
-Sarebbe?
-È innamorata di Blaise Zabini, e lui è
… un coglione.
-Parole sante Luna. Parole sante.
Continuava a camminare, per la strada
che conduceva alla scuola, non si trattava di poche miglia, ma le sembrò quasi
che non fosse mai abbastanza. Aveva voglia di fumare.
Cercò nella sua borsa il pacchetto di
sigarette e l’accendino. Si sedette sull’erba per godersi la fresca aria della
sera. Rimettendo a posto il pacchetto, si rese conto di aver dimenticato una
cosa nella sua borsa di medie dimensioni.
Il libro dell’aminta
che stava leggendo sul treno, di nuovo lì tra le sue mani, la favola della
scettica che rifiuta amore, e dopo aver quasi perso lui, si ravvede e apre il
suo cuore. Sfogliò quelle pagine impaziente, ad un certo punto, cadde un fiore
secco e mal ridotto, un margherita.
“Ne sarà valsa la pena” … la voce di
Blaise, quando erano solo dei bambini che giocavano insieme, di nascosto dai
genitori.
Piccole lacrime dai suoi occhi color
nocciola, e la dura realtà che la schiacciava come un pesante masso.
Lui , le mancava da morire, anche solo
il suo sorriso beffardo, significava qualcosa. Il battito accelerato del suo
cuore, e la consapevolezza che forse, come Silvia, anche lei aveva creato
intorno a se uno scudo per proteggersi.
-Aidan!
Lo chiamò a gran voce, piangendo
lacrime amare.
Nessuna risposta, il vento sussurrava e
fischiava tra le fronde degli albero, ma non c’era traccia del piccolo dio
dell’amore.
Stringendo quel fiore secco tra le sue
mani, sentiva un forte dolore al petto, si sentiva stanca e vinta.
-Non devi piangere Gin, io ti sento
sempre.
-Allora spiegami, che cosa devo fare?
Una volta mi hai detto che guardando nei miei occhi, avresti visto ciò che
desideravo. Fallo, perché io ho paura di conoscere la risposta.
Vederla così, con gli occhi rossi,
gonfi di lacrime, gli spezzava il cuore. Ne aveva viste di persone soffrire, ma
nessuno di loro era un… amico. Amore
non aveva mia avuto un amico in tutti i secoli che aveva vissuto.
Una volta aveva avuto una conversazione
sincera con Napoleone, ma quell’uomo era troppo cocciuto, pensava sempre alla
politica e troppo poco alla sua donna.
Toccò il volto della ragazza con le sue
mani, raccogliendo le lacrime, come fossero delle pietre preziose da conservare
per sempre.
-Non sprecarle mai principessa, perché
racchiudono i frammenti del tuo dolore. Sono sempre un insegnamento.
-Guarda i miei occhi Aidan.
Aveva quasi paura a guardare, non
voleva trovarci di nuovo la nebbia, ma le sue suppliche erano dolorose come le
fiamme di Marte, come le guerre che lui aveva causato. Questa volta rimase
sorpreso.
Guardandola, non vide altro che il
cielo limpido, sotto il quale due bambini giocavano, due bambini che
rappresentavano il significato del primo amore. E quegli occhi neri come la
notte, potevano appartenere solo a lui.
-A quanto pare, abbiamo un problema da
risolvere.
-Cazzo lo sapevo.
-Principessa, quello che c’è tra di voi,
è complicato e non si può risolvere facilmente. Ma ti posso dire con certezza, che
esiste un solo modo efficace, i mortali lo fanno da sempre.
-Sarebbe?
-Onestamente, dire le cose come stanno
in faccia, apertamente e tutto va a posto.
Ripensando al tempo che stava passando,
si rese conto, che se avesse perso Aidan, se ne
sarebbe andato anche un pezzo della sua anima. Dal primo momento in cui lo
aveva visto, quando si era seduto di fronte a lei in sala grande.
-Non lasciarmi mai Aidan.
Rimasero lì, seduti ad ascoltare il
vento, che narrava di amori lontani, che narrava favole meravigliose, e lui,
per quanto fosse un mistero, l’aveva fatta sentire come la protagonista di una
di quelle favore, una principessa, come affettuosamente la chiamava spesso.
La sera del ballo del ceppo, tutta
la torre di Grifondoro
era in fermento. Calì e sua sorella Padma stavano correndo per le stanze delle ragazze alla
ricerca di una mano per sistemare i riccioli un po’ sformati a causa di un
incantesimo. Naturalmente girava voce sull’incredibile sorpresa di Ginny Weasley. Il suo accompagnatore non era di Grifondoro e nemmeno di Tassorosso,
rimanevano due opzioni, e Ron stava sudando freddo nella casa comune, mentre
attendeva Hermione. Harry era già sceso a cercare Cho, la sua accompagnatrice.
Quando Ronald vide la sua sorellina,
rimase di sasso. Non era più una bambina, sembrava quasi avesse una grossa
insegna luminosa in fronte.
Era bellissima, aveva aggiunto una
collana di perle al tutto, e tirato su i capelli, quasi a sembrare una dea
greca.
Salutato il fratello con un cenno,
seguì Neville fino al luogo in cui l’attendevano Luna, Pansy,
Theodore e Draco Malfoy.
Si sentiva un po’ agitata, ma la presa
forte del suo compagno di casa, la faceva sentire al sicuro, pronta a prendere
il controllo della sua vita, ad essere solo Ginevra Weasley, libera dai limiti,
dalle convenzioni e dalle frasi fatte. Se il coraggio lo aveva trovato la
principessa delle serpi, non poteva riuscirci anche la piccola sorella del
famoso Ron Weasley?
Si sentivano un po’ come dei liceali
babbani, consci che tra pochi mesi, non sarebbe rimasto niente di tutto ciò.
Guardando Draco Malfoy, si rese conto
che, se fosse rimasta sola su un isola deserta, non si sarebbe portata un
libro, ma avrebbe voluto lui, il più grande interlocutore, dialogatore,
che avesse mai incontrato.
Bellissimo nel suo smoking nero che
profumava dell’oro dei galeoni.
Aidan decise di immortalare quel momento, per farlo rimanere per
sempre nella loro memoria. Luna che con un po’ di vergogna teneva il braccio
muscoloso di Theodore, Pansy
che stringeva la mano di Neville, e Ginny che
abbracciava il suo accompagnatore stringendo la piccola mano di Aidan,.
Sorridenti, con quel ricordo che
nessuna pozione avrebbe mai cancellato. Sentivano gli sguardi degli studenti su
di loro, Harry sembrava sul punto di svenire, Ron era pietrificato sulle scale
con Hermione che lo reggeva a malapena. L’unico
sorriso sincero, che non avrei mai dimenticato, era quello di SeverusPiton che non sembrava
del tutto sorpreso. Eddie, sacrificato in un completo fin troppo stretto,
cercava di trattenere il respiro e la delusione. Del suo padrone non c’era
alcuna traccia in sala, tantomeno di Daphne.
Gin cercò di trattenere la calma,
mentre Neville le porgeva un bicchiere di champagne.
Lo bevve tutto di un fiato, lasciando
che le annebbiasse la mente, ma nulla sembrava funzionare. Continuava a
cercarlo con lo sguardo tra la gente, sentiva un sacco di voci ma non le
importava, doveva dirgli la verità prima che fosse troppo tardi.
Draco Malfoy non era uno stupido,
sapeva che cosa stava cercando. Posò la sua mano sulla spalla seminuda di
Ginevra che non ebbe bisogno di dire nulla.per almeno quaranta minuti, si fece trascinare sulla pista da ballo,
inebriata dalla musica, trattenendo la sua delusione, nascondendo il viso
grazie al petto muscoloso di Malfoy.
-Non c’è, sono certo che questa sera non
ci sarà.
Per un secondo, pensò di essere stata
l’ultima persona ad accorgersi dei suoi stessi sentimenti. Chiedendo scusa a
Malfoy, corse a cercare il piccolo Aidan e lo vide
fuori, sul balcone, nascosto dalla gente e nascosto dalla musica.
In silenzio, dietro di lui, osservava
il cielo. I tuoi sembravano più forti del normale, e il lampi stessi incutevano
un senso di inquietudine, si preannunciava un forte temporale, nonostante la
pioggia non avesse ancora cominciato a cadere.
Nonostante fosse impossibile, in cielo,
lontanissima, splendeva una stessa, come a significare qualcosa.
-Lui non verrà questa sera.
-Lo so Principessa. Ma questa stella mi
ha indicato il luogo dove ora si trova. Aiolos,
custode delle tempeste di vento, mi ha comunicato che porterà il tuo messaggio
ovunque lui si trovi. Non avere paura, nessuno apparte
lui ti sentirà.
Rimase immobile a fissare il cielo,
forse era la peggiore delle pazzie, forse non avrebbe funzionato o sarebbe
stato inutile.
Tutte queste chiacchiere ormai stavano
a zero, Ginevra Molly Weasley era innamorata, forse lo era stata sin dal giorno
in cui lui aveva detto “Ne sarà valsa la pena”.
-Io sono innamorata di Blaise Zabini.
-Allora parlagli Ginny,
lascia che gli dei delle tempeste, portino a lui il tuo messaggio
Strinse fortissimo la mano di Aidan, sapeva esattamente le parole giuste da usare, e lui
le avrebbe capite.
Ginevra Weasley si rese conto di aver
imparato qualcosa di molto importante, di aver sottovalutato il battito del suo
cuore, il fiato che le mancava, e prima che fosse troppo tardi urlò al cielo.
-Eravamo fatti per proteggerci
reciprocamente l’uno dall’altra, avevamo bisogno di creare insieme, l’uno
attraverso l’altra, il posto nel mondo che ci era stato negato in origine.
Dal cielo un tuono. Come la sua
risposta, come un segno ad indicarle, che lui l’avrebbe sentita, sotto
qualsiasi cielo si trovasse, anche il più distante. Forse era davvero troppo
tardi, ma gli occhi speranzosi di un Dio, nascosto sotto le spoglie di un
undicenne, furono l’incoraggiamento sperato da tutta una vita.
Improvvisamente la pioggia. Tutto
questo sarebbe realmente bastato? Gin se lo chiedeva e sembrava impaziente.
-Andiamo Weasley, se proprio devi dire
qualcosa, dobbiamo andare a Parigi.
Draco Malfoy era di fronte a lei, le
stava tendendo la mano cercando di comportarsi in maniera differente. Al di là
di Daphne, Blaise rimaneva comunque il suo migliore
amico, e gli avrebbe evitato volentieri di commettere il peggior sbaglio della
sua vita.
Guardando Aidan,
lo ringraziò con tutto il cuore per tutto il bene che le aveva fatto. Afferrò
la mano del re delle serpi, seguendolo, correndo per scalini infiniti seguita
da Luna Lovegood, la sua migliore amica che non
l’avrebbe mai lasciata sola.
Si trovarono tutti e tre davanti allo
sgabuzzino delle scope, lo stesso di cui Gin aveva la chiave.
Rimuginarono sul da farsi, prima di
aprire la porta, ma non avevano nulla di particolare da fare, se non correre
per le vie di Parigi.
La lampadina, illuminata dai lampi, era
ancora lì, sulla mensola. La passaporta che le aveva
indicato la giusta direzione molti mesi prima.
-Grazie del vostro aiuto.
-Noi veniamo con te. Per tornare
indietro ti servo io, sono maggiorenne e posso usare la magia, coraggio
andiamo.
In men che
non si dica, si trovarono proprio a due passi dalla Torre Eiffel. Pioveva a
dirotto, e tutti i babbani nei dintorni si erano fermati ad ammirare questi tre
adolescenti tutti eleganti che correvano sotto la pioggia.
Ginevra Weasley decise di tentare con
l’unico posto, in cui lo aveva visto due volte. Corse a perdifiato, bagnata
fradicia e scalza, per le strade della capitale francese, cercava di fare
attenzione ad ogni singola insegna per arrivare a Place
de la Concorde. Le facevano male le gambe, ma non voleva mollare, non di nuovo.
Questa volta lo avrebbe obbligato ad affrontarla e ad essere sincero.
Non riusciva a vedere nemmeno più i suoi
amici, da quanto aveva affrettato il passo. Provò a chiamarlo a gran voce,
nessuna risposta. Le lacrime mischiate alla pioggia nascondevano il suo dolore.
Entrò nel locale, dove era stata con
lui. Sotto lo sguardo attonito del barman e di qualche cliente, si guardava
attorno cercandolo.
-Avete per caso visto un ragazzo, moro
con gli occhi neri. Probabilmente insieme a una bionda un po’ volgare.
-Certo signorina, se hanno la sua stessa
età, sono andati verso Notre Dame, dieci minuti fa.
-Grazie mille.
L’uomo le sorrise e la guardò fisso
fino a che non scomparve nella notte, tra la pioggia. Aidan
continuava a vedere la sua principessa, le indicava la strada aiutato dagli dei
delle tempeste.
Venere stessa, la seguiva, da lontano
per assicurarsi che arrivasse a destinazione.
Giunse priva di fiato proprio davanti
alla cattedrale di Notre Dame, proprio alla porta del
giudizio universale.
Sorrise amaramente cercando qualche
figura, intorno a lei solo il nulla, solo la pioggia che cadeva incessante.
Aveva fallito? Era stato inutile farsi
uscire il cuore dal petto? Oh se avesse potuto metterlo su quella bilancia …
non sarebbe stato difficile immaginare da che parte tendesse.
-Wes io ti avevo avvisato.
-Blaise Zabini, mi hai sentito?
-Fin troppo bene. Che cosa diavolo ti
sei messa in testa.
-Avevo bisogno di parlare con te, di
trovarti.
Gli occhi neri la scrutavano
impassibili, non sembravano essere impietositi dal suo aspetto così mal ridotto
a causa della pioggia, dal fatto che tremasse, che sentisse il bisogno di sbattersi
così tanto solo per potergli parlare.
-Ho sbagliato B. ho creduto di avere il
controllo dei miei desideri, della mia vita. Ho cercato di essere come DaphneGreengrass, volevo che tu
mi insegnassi ad essere bella, ad essere femminile, ad essere una persona che
io non sarò mai. A farmi capire tutto questo, sono state delle persone
magnifiche, ma soprattutto, un bambino. Nel ricordo della mia infanzia, ho
visto un bambino che giocava con me, nonostante i suoi genitori glielo
impedissero, lo stesso bambino che mi ha detto la cosa più importante: “ne sarà
valsa la pena”.
Prese la mano di Blaise facendogli
prendere qualcosa tra le mani. La margherita secca che gli aveva dato, tanti
anni fa, troppi per essere ricordati.
-Io credo di essermi innamorata di te
quel giorno. Certo l’ho fatto con l’innocenza che si può avere a nove anni, ma
l’ho fatto e sono qui adesso. Tu mi hai detto che avremmo vinto entrambi,
invece io, sono la peggiore delle persone sconfitte. Mi sono fatta la peggiore
corsa della mia vita, scalza per le strade di Parigi, ho chiesto agli Dei di
farti sentire la mia voce … io sono innamorata di te Blaise. Cristo B, sto
cercando di dirti che ti amo.
Ok, sono un pò più carina adesso *.* diciamo che mi piaceva l'idea di quel gruppo di amici un pò atipico. Adesso siamo arrivati al momento in cui si dice la verità.
Ne hanno parlato a fondo ed è giusto che arrivino a un bivio. Spero vi piaccia! Aspetto commenti
Non se lo aspettava. L’espressione del
suo volto raccontava sorpresa, raccontava una storia diversa da quella che
tutti credevano. In parte si sentiva coinvolto, sapeva che non dovevano ignorare
quei rumori, ma dall’altra parte, non sarebbe mai stato possibile.
-Weasley. Guardami. No, non si può.
-Non si può? Ma ti sei ammattito?
-Io non ti amo. E adesso basta con
queste sciocchezze.
-Così io sarei una sciocca? B.
svegliati! Abbiamo fatto l’amore, abbiamo condiviso qualcosa, e tu … sei solamente
un cazzo di bugiardo.
Daphne, a distanza di sicurezza, sorrideva vincente, di nuovo.
Qualsiasi tentativo della rossa sarebbe stato vano. Adesso ne era certa, adesso
lo sapeva. Non serviva un Dio dell’amore a quel bastardo di Blaise Zabini,
serviva un plotone d’esecuzione.
-Alla gente, piacciono i vincitori … non
prendiamoci in giro come fanno i babbani, l’importante è vincere, non
partecipare. Mi hai detto questo ricordi?
-Basta parlarne, è chiusa, qualsiasi
cosa ci sia stato è chiusa.
-È così imbarazzante avere a che fare
con me? Farti vedere insieme a me? A volte credo, che anche se fossi piena di
soldi, con una reputazione immacolata, con il più bel guardaroba del mondo, tu
non riusciresti mai a guardarmi come guardi lei.
Sentiva un grande impulso, sentiva che
stavano per scenderle le lacrime. Non si accorse che il principe delle serpi
aveva estratto la bacchetta, non si era accorta che la puntava alla sua fronte,
come soprattutto, non si era reso conto che lui aveva appena pronunciato un
incantesimo per cancellarle la memoria.
Daphne rideva, sguaiatamente, se avesse abbandonato il suo decoro
da purosangue, si sarebbe anche messa a saltare dalla felicità.
Ginny sentiva una strana sensazione, sentiva il bisogno di fare
un ultimo tentativo, di nuovo contro quel muro. Voleva tirargli uno schiaffo,
ma sarebbe stato inutile. Sentiva la necessità di dire qualcosa, di fare
qualcosa, ma non ricordava il perché.
-Blaise, questo è scorretto. Non è
assolutamente da te.
-Draco che vuoi? Giudicarmi? Farmi
sentire in colpa perché ho appena cancellato la memoria della Weasley?
-Non sono un santo, sono un peccatore.
Ho un padre che rappresenta tutte le cose più orribili di questo mondo, che
sconta la sua condanna in prigione, obbligato a riflettere sulle sue colpe,
sulle sue scelte, ma almeno, domani mattina quando entrerò nella sala grande,
avrò ancora il coraggio di tenere la testa alta.
Blaise si chiese come fosse possibile,
che il re delle serpi arrivasse ad essere tanto melenso. Ma Draco Malfoy non
era una persona melensa, era un uomo che aveva il coraggio delle proprie
azioni, che sapeva riconoscere il limite entro cui bisognava spingersi. Avranno
anche cercato di farlo diventare un Mangiamorte, ma
non era comunque caduto così in basso. Conosceva il suo migliore amico, cazzo
se lo conosceva bene. Era come un fratello, che gli aveva sempre guardato le
spalle.
-Vuoi sapere perché sono stato con Daphne?
-Ha importanza?
-Si che ne ha. Ho visto come ti aveva
ridotto, quella è una stronza maligna, con me non sarebbe mai riuscita a fare
quello che ha fatto a te. Mi dispiace di non esserci riuscito amico mio. Ti
cedo volentieri la mia corona, non mi interessa usare questi mezzi.
Il re che rinunciava alla sua corona
per difendere una serva? Possibile che il suo amico Draco Malfoy fosse caduto
così in basso?
Blaise rimase basito dalla situazione.
Ma era davvero Draco quello che aveva toccato il fondo?
Ginevra si volse a guardare Blaise,
mise la mano sul braccio di Draco e sorrise amaramente, non aveva più bisogno
di mentire o nascondersi.
-Sarei stata la migliore avventura della
tua vita.
Disse Ginny
rivolta a Blaise Zabini.
Ricordava ancora? Nonostante la magia?
Non c’erano assolutamente dubbi e questa volta, non era merito di Aidan, ma la magia non poteva cancellare un sentimento
sincero. Questa regola non poteva essere infranta, nemmeno da un Dio,
figuriamoci da un mortale.
-Andiamo Malfoy, ti offro un caffè che
ne dici?
-Meglio un Scotch Weasley.
Era come se Blaise non ci fosse più.
Camminarono diretti verso Luna Lovegood che li aspettava
insieme a tutti gli altri. Percorsero un sacco di strade, ma alla fine,
entrarono tutti belli e agghindati nel piccolo bistrot che si affacciava
sull’antico obelisco.
Il barista, avendo visto le loro facce,
gli aveva portato sei bicchierini e una bottiglia di scotch aggiungendo solo
due parole “Alla vostra”.
-Che cosa è questa roba?
Pansy sembrava alquanto scettica.
-È una bevanda babbana,
alcolica, dal gusto forte. In certi casi è … terapeutica?
-Grazie di essere stati con me. Vi ho
rovinato il ballo.
-Stai scherzando? È uguale a tutti gli
altri, a parte l’entusiasmo crescente della Mc Granitt
quando si tratta di valzer.
Neville era divertente. Quell’aria
rilassata ci voleva proprio. Non si sarebbe mai aspettata che Blaise facesse
una cosa del genere, ma comunque sarebbe andata, forse era giusto così.
Quello che aveva visto stasera, quello
che aveva imparato quella sera, era la lezione più importante. Almeno aveva
ancora i suoi amici, che si sarebbero diplomati in poco tempo, ma che sarebbero
rimasti impressi, in uno di quei ricordi che non si potevano cancellare.
Decise di uscire un secondo dal locale,
da sola.
Aidan era lì fuori che guardava il limpido cielo di Parigi. Era
così dolce il suo viso e non lo avrebbe mai dimenticato.
-Te ne andrai vero?
-Principessa io vado, dove c’è qualcuno
che ha bisogno di trovare la strada. Con voi ho fallito, non ho visto oltre la
nebbia, ma tu non avevi bisogno di me, per sapere cosa desiderare.
Mi è piaciuto stare con i mortali, normalmente non sono mai abbastanza
rilevanti, da lasciare un segno permanente. Con voi sarà diverso, ovunque
andrò, mi rimarrà sempre un pezzo di voi.
-Ti prego non te ne andare, io ti voglio
bene Aidan.
Nessun immortale aveva provato ciò che
ora provava lui. La sua principessa era lì. Normalmente gli esseri umani non
badavano a loro, non li ringraziavano e non li amavano.
Perfino Venere, che osservava la scena,
dovette ricredersi sul suo scetticismo. Forse non tutti i mortali erano delle
persone malvagie, delle persone che meritavano le pene per gli errori commessi.
E se qualcuno commuoveva la dea della
bellezza, cinica e stanca, allora non era ancora finita. Guardare suo figlio
così, triste, le fece comprendere appieno quanto difficile sarebbe stato
abbandonarli.
-Se vuol restare, sono certo che una
soluzione si può trovare.
-Zeus, da quando ti scomodi per venire
ai piani bassi?
Zeus, il dio della folgore, padre di
tutti gli dei dell’olimpo, si era lasciato commuovere davvero dall’umanità che
adesso portava rispetto al piccolo Eros, o Amore, qual dir si voglia?
Era l’alba, splendidi colori
dipingevano il cielo. Tutti erano fuori a godersi quel momento. Si forse
sarebbe davvero finita, forse ognuno di loro avrebbe scelto strade diverse,
sarebbe sparito, ma che importanza aveva? La voce di Venere giunse fino a suo
figlio, ci avrebbe pensato lei a qualsiasi cosa. Era stanca di vedere le
persone soffrire.
Nelle notti seguenti, l’ufficio di Piton era diventato un club degli scacchi. Eddie era
entusiasta, aveva trovato un degno avversario in Draco Malfoy, mentre Severus ne aveva vinto una contro Luna Lovegood
che proprio non riusciva a capirne le regole.
A scuola giravano un sacco di voci. La
più diffusa era quella che raccontava di come, una atipica coalizione di sei
personaggi in cerca di autore, fosse sparita la notte del ballo del ceppo.
Un’altra ancora, raccontava di Draco Malfoy che non parlava più con il suo
migliore amico, o che usciva con la Weasley.
Ronald Weasley, quest’ultima non la
sopportava e non la capiva.
Gin gli aveva assicurato che non era
così, ma era deciso a sapere la verità, tanto che l’aspettava in camera sua,
nonostante il divieto tassativo di non entrare nel dormitorio delle ragazze.
Era mezzanotte passata, della sua
piccola sorellina non c’era alcuna traccia, cominciava ad agitarsi, ma per
fortuna sua, il pomello della porta venne girato con delicato silenzio.
-Ma ti sembra l’ora di arrivare?
Non lo degnò di uno sguardo, anzi prese
il suo pigiama e si chiuse in bagno. Per quanto volesse evitarlo, doveva
parlare con suo fratello e spiegargli le sue ragioni.
-Ron, voglio che tu mi capisca. Non mi
piace l’idea di litigare per i prossimi dieci anni, ti voglio bene e sai che non
farei delle sciocchezze, a meno che non giudichi che sia la scelta giusta.
-Tu esci con Draco Malfoy!
-No, mi ha accompagnato al ballo e
basta, si è rivelato un buon “amico” nel momento in cui ne avevo più bisogno.
Ti sei sempre fidato delle mie scelte.
Ronald Weasley non era tranquillo. Si
rigirava la bacchetta tra le mani, nervosamente, guardando la sua sorellina di
tanto in tanto.
Aveva sempre desiderato vederla insieme
ad Harry, ma tutto era durato troppo poco, e ultimamente, si era accorto che
doveva esserci qualcuno tanto stupido da farla soffrire.
-Io non voglio che ci rimani scottata,
la vita fuori da qui, è un po’ diversa, è reale e non voglio che tu finisca in
un giro di persone altezzose e piene di soldi che ti fanno fare le peggiori
sciocchezze.
-Senti, io ti sto solo dicendo di
fidarti di me, c’è anche Neville, c’è Luna. Su di loro non hai nulla di cui
preoccuparti. Per quanto la cosa non ti piaccia, io continuerò ad essere amica
loro. Se un giorno cambierai idea, sarà un vero piacere presentarti i miei
amici.
-Li conosco già …
-No fratello, tu non li conosci.
Ginny lo invitò gentilmente ad accomodarsi fuori dalla sua
stanza.
Nel frattempo, giù nella tana delle
serpi, l’ormai deposto re, organizzava le sue vacanze estive con gli amici.
Avrebbero passato tre mesi nella tenuta in campagna di Pansy,
da qualche parte in Irlanda.
Una volta cominciato l’autunno, ognuno
avrebbe preso la propria strada.
Ministero, o avvocatura magica.
Redenzione, è una concezione di tipo
religioso che fa parte dei mortali, da secoli. Alcune volte, per raggiungere
quello stato, è necessario pagare un prezzo molto alto. Questo lo sapevano
tutti, lo sapevano anche gli immortali Dei. Redemption,
è l’ultimo rifugio del traditore, che a sua volta è diventato un tradito.
Blaise Zabini era rimasto solo, nel suo
grande letto. La sua ragazza era rinchiusa in doccia da quasi mezz’ora, e lui
non riusciva a smettere di pensare. Forse avrebbe dovuto pensare alle sue
scelte prima di decidere cosa era più importante. Suo padre e sua madre, gli
avevano sempre detto di fare la scelta giusta, e con giusta significava “la
migliore nel rispetto della tua razza”, ma se anche Draco Lucius
Malfoy, era cambiato così tanto, forse valeva la pena rifletterci su.
Cominciò a leggere uno dei suoi pesanti
tomi di Trasfigurazioni, a giorni si sarebbero svolti gli esami. Non sarebbe
mai diventato un Mangiamorte, ormai la guerra era
finita, gli sarebbe toccato decidere tra un importante incarico al ministero
della magia, oppure intraprendere l’attività di avvocato, ma tutte le soluzioni
includevano sempre suo padre o qualche sciocca idea si superiorità razziale.
“l’apparenza è tutto” .
-Tutto bene amore … ?
Eccola, la sua splendida ragazza, per
cui aveva rinunciato ad ogni cosa, per cui aveva chiuso la porta in faccia al
suo migliore amico, a suo fratello. Era certo che lei lo avesse capito.
-Riflettevo, su cosa fare dopo che
uscirò da questa scuola. Potremmo parlarne magari facendo un viaggio insieme.
Pensavo di tornare a Parigi questa estate … che ne pensi?
-In mezzo ai babbani?
Annuì, gli era piaciuto da sempre,
sgattaiolare via per qualche giorno, passare dei week end nel suo rifugio. Aveva
anche pensato all’idea di tornare in quel piacevole albergo.
-Ti stai per caso rammollendo Blaise?
Gente come noi, non si mischia alla feccia, non si rintana in topaie da poco
prezzo, non fa a meno della magia.
-Che avresti in mente?
-Il mio immenso maniero, una
sistemazione comoda e adatta a persone del nostro calibro. Non succederà una
seconda volta, non ho la minima intenzione di frequentare babbani una seconda
volta. Sono sporchi, sono deboli e sono miseri … buoni da usare come cani in
una battuta di caccia.
Ok forse le sue idee erano alquanto
estremiste. Rimase in silenzio a guardarla mentre si rivestiva. Normalmente,
avrebbe desiderato bramare quel corpo, toccare la sua pelle, e fare l’amore con
lei fino a svenire. Ma quel giorno invece non lo fece. Rimase sul suo letto,
studiando per gli esami, distratto dalle sporadiche risate che udiva dal
salotto della sala comune.
Non fece l’amore con lei per tante
settimane, il giorno prima del suo primo esame, stava per cedere, ma si sentì
stupido ad accettarlo. Decise invece di passare ogni minuto, a studiare e
smettere di pensare.
A cosa poteva mai pensare il nuovo Re
delle serpi?
Gli era successa una cosa che lo aveva
turbato. Qualche notte prima, mentre tutta la scuola dormiva, mentre la sua
donna indispettiva lo aveva lasciato solo, si era affacciato dalla torre di
Astronomia, aveva guardato in basso, aveva ammirato per l’ultima volta il
giardino, il lago nero e la foresta proibita.
Aveva visto una ragazza, un maschiaccio
vestito con i jeans sgualciti e una maglietta lisa dall’eccessivo utilizzo. Se
ne stava sdraiata sul l’erba umida, si era anche sporcata di fango, e tirava
piccoli sassolini facendoli rimbalzare sulla superficie dell’acqua.
Giurò a se stesso di averla vista
piangere, le lacrime accarezzavano le sue lentiggini e la rendevano splendida.
Non era elegante nei modi, non era
femminile, non era Daphne. Eppure anche se avesse
avuto addosso una coperta stracciata, sarebbe sembrata lo stesso una
principessa.
Mettendo le mani in tasca, aveva trovato
una cosa. La stessa margherita che aveva raccolto, un fiore comune, semplice e
nemmeno così tanto particolare, ma che era stato importante quando aveva dieci
anni.
Tornò nella sua stanza, non prima di
essere passato nella serra di erbologia, per raccogliere
una margherita da uno dei vasi preparati da qualche studente del primo anno.
Ritornando nella sua stanza, vide la sua Daphne che
sdraiata sul letto lo aspettava.
-Perché ci hai messo tanto?
-Volevo prendere una cosa per te.
Le porse la piccola margherita,
purtroppo senza sortire l’effetto desiderato, visto che lei, guardandolo
scettico, cominciò a ridere.
-Lo trovi divertente?
-Amore ti hanno fatto un imperius? Questa roba è … adatta a persone pezzenti che non
possono permettersi nemmeno di guadagnare un paio di galeoni. Lo sai che mi
piacciono le cose raffinate, questo coso è … disgustoso.
L’ultimo giorno, l’esame di babbanologia, era diverso da come ognuno se lo aspettava.
Non era un test con delle domande che richiedevano massimo dieci righe di
risposta. Era una pergamena bianca, senza titolo.
Silente si era soffermato a spiegare
loro, una cosa molto importante.
-Quest’anno, abbiamo imparato un sacco
di cose nuove, dalle pozioni avanzate, alla cura delle piante più pericolose e
anche velenose. So che molti di voi, non erano entusiasti del corso,
obbligatorio, di babbanologia.
Per
questo motivo, abbiamo deciso che l’esame non andava studiato sui libri di
scuola. La lezione più importante di tale materia, è stata la vostra gita a
Parigi. Per questo io vi chiedo di parlare dei cambiamenti, di ciò che questa
nuova esperienza ha significato per voi. Personalmente, ho notato delle
sorprese piacevoli che mi hanno colpito. Non vi sto chiedendo di raccontare
cosa avete fatto, ma di provare a descrivere il vostro significato della parola
“cambiamento”. Tra meno di settantadue ore, uscirete da questa scuola, questa è
l’ultima prova che dovrete affrontare prima di scegliere la vostra strada da
intraprendere. Buona fortuna ragazzi miei, perché a discapito della casa a cui
appartenete, non è uno stemma a fare l’uomo o la donna che diventerete.
Tutti rimasero alquanto perplessi dalle
parole del Preside. Chinati sulle loro pergamene bianche, alcuni volti noti,
riflettevano sulle parole che aveva senso dire in quel momento.
Alcune volte, mentre camminavo per le strade di Parigi, mi
sono soffermato a guardare il modo in cui interagivano i babbani.
Ho visto una donna con una pesante valigia. Non c’era un
elfo domestico a portargliela, non aveva la bacchetta magica o un incantesimo
che risolvesse il suo problema. Pensavo fosse divertente il modo in cui le
andavano le cose, poi un uomo le si è avvicinato, e l’ha aiutata, ricevendo in
cambio solo un sorriso.
In quei giorni, a contatto con persone che avrei evitato volentieri,
ho visto il cambiamento. Tutti i miei amici, vestiti in maniera normale, si
confondevano con il resto degli studenti. Ho visto PansyParkynson che parlava e rideva con la Weasley e la Lovegood.
Forse erano dei matti. Ma poi quel cambiamento, ha cercato
di investire anche me. Ho pensato di cedere ma lo stemma sulla mia divisa non
si è staccato, e sono rimasto sempre lo stesso.
Al contrario, qualcuno di impensabile, sotto i miei occhi, è
cambiato radicalmente, e mi sono messo a ridere. Mi sono chiesto anche, se era
normale che un re, si chinasse ad aiutare una serva.
Mi è sempre stato insegnato, che l’apparenza è tutto, la
prima regola che i genitori ci insegnano, per prepararci al momento in cui
entriamo ad Hogwarts, e ci confrontiamo con quelli
che sono inferiori a noi.
Adesso mi pongo una domanda. Una sola persona può cambiare
radicalmente la nostra vita?
Io mi sono estraniato dal significato di questa parola, ho
lasciato che tutti intorno a me, andassero avanti, lasciandomi indietro.
Un uomo che stimo, una volta disse.
“cambiare non è sintomo di vigliaccheria. È caso mai, il
coraggio di alzare lo sguardo per affrontare tutta la vita che abbiamo davanti,
avendo la forza di non vergognarci mai delle nostre scelte”. Ho riso quel
giorno, ma guardando le cose con il senno di poi, forse aveva ragione.
SeverusPiton, lo stesso uomo che mi
disse quella cosa, mi ha costretto a leggere un testo della sua biblioteca, e un
passaggio, che mi permetto di citare, mi è rimasto impresso.
“ non è poco il tempo
a nostra disposizione, è molto invece quello che perdiamo. La vita è lunga
abbastanza e ci è stata data con generosità per la realizzazione delle cose più
grandi, se fosse tutta impiegata bene. Ma quando va persa nel lusso e
nell’indolenza, quando non la si spende per nulla di buono, soltanto sotto la
minaccia della morte, ci rendiamo conto che è passata, e non ci eravamo accorti
che passasse.
Per quanto
grandi, anche le ricchezze di un Re, quando cadono nelle mani d’un cattivo
padrone, vengono sperperate in un attimo.”
Queste cose, le ha scritte un babbano.
Sono rimasto scettico all’inizio. Ma adesso che sono giunto fino a qui, mi
sento abbastanza sicuro per poter dire che ho sbagliato. Forse sono andato un
po’ fuori tema, ma il cambiamento, bussa alla nostra porta e sta solo a noi,
non essere così stupidi, da lasciare che vada via, senza permetterci di fare
qualcosa di giusto, per quanto sbagliato agli occhi di tutti.
Oggi, mi sono tolto quella divisa. E queste parole, sono la
testimonianza, che la parola Cambiamento, è possibile anche per gente come me.
Blaise Zabini.
Alzandosi per consegnare il compito,
fece un gesto innaturale. Si tolse il mantello, nascondendo lo stemma della
casa dei Serpeverde. Non che si fosse pentito di
averne fatto parte, ma ciò che aveva imparato con quel semplice tema, era
l’importanza di chiamarsi Blaise Zabini. Un ragazzo, normale, pieno di dubbi,
che si sentiva inferiore nonostante portasse la corona. Inferiore a cosa? A un
dispotico e arrogante Re, che si era inginocchiato a tendere una mano ad una
serva, aiutandola ad alzarsi, ricevendo in cambio solamente un sorriso.
Bene bene ... il prossimo capitolo è l'ultimo.
ho già in mente una nuova storia. Comunque, sappiate che le vostre parole sono sempre la mia soddisfazione maggiore. Mi dispiace che questa coppia non sia così popolare, secondo me sono bellissimi insieme.
Spero di non avervi deluso. Redemption è una parola che significa tanto per me, ed è ciò che succede a Blaise.
Capitolo 21 *** Perchè c'è lei nella tua vita. ***
L’ultima notte ad Hogwarts.
A discapito delle previsioni, non è stata HermioneGranger la migliore allieva della scuola. Blaise Zabini
l’ha superata, riuscendo ad ottenere un “Oltre ogni previsione” nell’unica
materia in cui tutti i Serpeverde avevano fallito. Babbanologia.
Si sarebbe dovuto vergognare per
questo, ma non lo fece.
Ginevra Weasley aveva appena finito di
passare l’ultima serata con i suoiamici. Stava salendo ai piani alti, per tornare nella sua sala comune,
quando qualcuno la chiamò.
Aidan era proprio alle sue spalle. Sorridendo corse contro di
lei, abbracciandola.
-Che cosa succede?
-Volevo che fossi tu la prima a saperlo.
Passerò l’estate qui a scuola, con Eddie e il professor Piton.
Il prossimo anno, a quanto pare saremo di nuovo insieme.
Ginevra cominciò a piangere come una
bambina. Stringeva il piccoletto così forte da togliergli il respiro. Una buona
notizia finalmente.
-Tu che farai invece?
-Parto tra un paio di giorni. Due
settimane da sola in crociera sul Nilo. Al mio ritorno andrò a trovare gli
altri in Irlanda, insieme a Luna e Neville. Diciamo che ho bisogno di un po’ di
tempo per riflettere su alcuni punti che non mi sono chiari.
-E così la piccola di casa Weasley, va
alla scoperta del mondo?
-Di un modo per non finire al manicomio.
È difficile non pensare a Blaise e a tutto quello che è successo nel corso
dell’anno. Io sto molto bene, davvero, ma mi serve del tempo da passare in un
posto dove nessuno mi troverà, o mi continuerà a chiedere “tutto bene?”.
-Mi fa piacere. Io invece aiuterò quei
due matti nell’arte degli scacchi, e magari imparerò qualcosa da loro.
-Ti voglio bene lo sai Aidan?
-Anche io Ginny,
e ti ringrazio, per non avermi fatto sentire solo.
Rimasero tutta la notte insieme. I
bagagli pronti sul letto, la partenza imminente e nessuna possibilità di
uscirne. A loro modo, tutti erano rimasti fregati. Hermione
incazzata a morte, non riusciva a credere ai risultati degli esami, al fatto
che quella serpe si fosse salvato per un vantaggio in pozioni e un risultato
così ottimo in Babbanologia.
Blaise Zabini stava finendo di mettere
a posto le sue cose. Si, al contrario degli anni precedenti, non era stato il
piccolo Eddie a farlo. Gli aveva lasciato la serata libera per fare tutto
quello che voleva, e la possibilità di fare dei programmi per l’estate.
Non aveva ancora parlato con Draco
Malfoy, ma era certo che qualcosa avesse intuito. Ciò che premeva, al momento,
era risolvere una questione delicata. Seduto sul suo letto, sfogliava un
depliant di Parigi, non che ne avesse bisogno, ma lo aiutava a sentirsi meglio
con se stesso.
Anche Eddie gli aveva fatto una
paternale piuttosto eloquente, e sfortunatamente ogni cosa detta era quella
corretta.
“Che si fottano le apparenze Padrone!”
aveva urlato il suo più fedele amico. Aspettava Daphne,
per comunicargli le sue decisioni, naturalmente la regina, ci metteva sempre
troppo tempo, e non avrebbe mai rispettato la puntualità, nemmeno sotto
minaccia di una Cruciatus.
È
notte alta e sono sveglio
Sei
sempre tu il mio chiodo fisso,
insieme
a te ci stavo bene
e
più ti penso e più ti voglio
tutto
il casino fatto per averti
per
questo amore che era un frutto acerbo
e
adesso che ti voglio bene, io, ti perdo.
Si sentiva un coglione. Mentre fumava
la sua sigaretta, non poté fare a meno di chiedersi. Se da quella porta fosse
entrata lei, che cosa avrebbe fatto?
Qualcuno stava girando la maniglia. Per
un secondo, sembrò quasi che tutto intorno, il tempo, i rumori, il suo cuore …
tutto fermo. Deglutì, facendo cadere la cenere sul pavimento pulito. Desiderò
che fosse lei, che fosse quel maschiaccio, di cui si era accorto molto prima
che lo facesse chiunque altro.
Era Daphne,
che vestita a festa, non si curava minimamente della delusione dipinta sul suo
volto. Ricordò il primo giorno di scuola, quando gli aveva pestato le scarpe
firmate, con la sua valigia, chiedendo scusa come se non fosse accaduto nulla
di che.
Ricordò il pomeriggio al campo da quiddich, quando nervosamente stringeva la scopa, quando si
batteva dignitosamente contro Malfoy, comportandosi come uno dei suoi fratelli.
Sarebbe stata così bella anche Daphne indossando la
divisa della squadra?
Quella leonessa ribelle, gli aveva
sempre dato del filo da torcere, su questo non aveva dubbi. Normalmente la
gente lo temeva, per il suo fare così ambiguo e calmo, mentre lei, aveva
risvegliato il suo fuoco, lo aveva fatto sentire come un vulcano in procinto di
eruttare.
Ancora
… perché io da quella sera
Non
ho fatto più l’amore senza te
E
non me ne frega niente, senza te
Anche
se incontrassi un angelo direi
Non
mi fai volare in alto quanto lei.
E quel giorno che avevano fatto
shopping a Parigi, mentre lei guardava tutto con l’innocenza di una bambina che
vedeva il mondo per la prima volta. Anche il suo essere remissiva la rendeva
adorabile, quando sorrideva, quando arrossiva perché non voleva essere toccata.
Ciò che faceva più male ricordare, era
il modo in cui lo guardava, quando l’aveva presa in braccio e aveva fatto
l’amore con lei, baciandola sotto la pioggia il giorno dopo.
Nessuna ragazza che conosceva, era
forte come lei. Nessuna avrebbe cambiato la vita di persone come Draco Malfoy, PansyParkynson e di TheodoreNott.
Seneca, aveva pienamente ragione,
sembrava quasi che “La brevità della vita”, l’avesse scritta guardando al
futuro.
-Non è poco
il tempo a nostra disposizione, è molto invece quello che perdiamo.
-Che diavolo stai dicendo?
-Pensavo a ciò che disse un autore babbano, vissuto secoli fa. Non pensi che abbia ragione?
-Penso che il vostro esame ti abbia dato
alla testa. Hai passato troppo tempo a contatto con quel mondo così sporco. Ma
adesso è finita, domani finalmente lascerai questo posto. Ha perso il suo
prestigio nel corso del tempo. Concordi?
-No. Sono anzi dell’idea, che l’esame di
babbanologia sia stata un buona idea. Non ti sei
guardata intorno di recente? Sono cambiate alcune cose.
-Si infatti. Draco Malfoy non è più
degno di appartenere al nostro giro, suo padre è fortunato a non dover vedere
quello che gli hanno fatto. Gli unici con un po’ di cervello siamo rimasti noi.
-Tu mi ami Daphne?
Scrollò le spalle come se lui avesse
detto una sciocchezza. Poteva anche provare dei sentimenti per lui, ma non
aveva bisogno di esternarli.
L’apparenza era l’unica cosa
importante, non importava se a discapito dell’amore o della felicità.
Rideva, da solo, lasciando la sua
fidanzata perplessa. Si sentiva un vero idiota per aver lasciato tutto. Aveva
rinunciato al suo migliore amico per una donna che non era in grado di
rispondere “Si ti amo”.
-Io credo che abbiamo un problema.
-Che genere di problema? Ah ma chi se ne
importa … allora senti, domani ci viene a prendere la carrozza, andremo dritti
a casa mia e finalmente ce ne staremo in pace.
Si avvicinò a baciarlo, sperando di
fare sesso con lui, ormai glielo negava da un po’ di tempo, e alla regina la
cosa non piaceva.
Sorprendentemente, lui si volse di
lato, per evitare il contatto con le sue labbra. Magari sarebbe stato additato
come un pazzo, ma non aveva assolutamente voglia di baciarla, toccarla o
quant’altro.
Si fumava la sua sigaretta, ignorando
la presenza di Daphne. Quest’ultima stava cominciando
ad irritarsi, ma fare minacce a Blaise Zabini, era come cercare di catturare il
sole. Impossibile.
-Non verrò con te.
-Mi prendi per il culo spero.
-Assolutamente no. Domani me ne vado a
Parigi, in uno squallido hotel. Voglio stare solo questa estate e rimettere a
posto le idee.
Notte
alta e sono sveglio
Mi
rivesto e mi rispoglio
Mi
fa smaniare questa voglia
Che
prima o poi farò lo sbaglio
Di
fare il pazzo e venire sotto casa
Tirare
sassi alla finestra accesa
Tirare
calci la tua porta chiusa, chiusa.
Perché
io da quella sera
Non
ho fatto più l’amore senza te
E
non me ne frega niente senza te
-Tu sei fuori di testa. Nessuno si
prende la libertà di tirare un bidone a DaphneGreengrass!
-Non ci siamo capiti … io ti sto
lasciando.
Rimase di stucco. Non le era mai
capitata una cosa del genere. Si insomma sapeva che lui era un strano, ma non
avrebbe creduto che l’avrebbe lasciata.
-Stai esagerando Blaise … io sono
perfetta per te. Non sarà che lo fai per quella là vero?
-Ti lascio perché sono innamorato di un’altra.
Non posso stare con lei. Sai il problema di fondo, è che tu sei sempre stata
l’unica che io riuscivo a vedere, quando mi ero accorto che poteva esserci
un’altra, tu mi hai così tanto incolpato da non lasciarmi scelta. Ho sempre
creduto che sarei stato innamorato, o ossessionato, da te fino alla fine dei
miei giorni. Sono stato un codardo, mi sono lasciato condizionare da queste
idee antiche, senza permettermi di scegliere cosa mi rendesse felice. Forse ho
passato troppo tempo in mezzo ai babbani, e mi sono reso conto che loro, per
quanto fatichino, per quanto non abbiano la magia che li aiuti a uscire dai
guai, sono liberi di scegliere che cosa fare della propria vita. Io sono stanco
di essere condizionato dalla mia ossessione per te, non sei nemmeno in grado di
esternare i tuoi sentimenti. Ho fatto delle cose orribili, ho cercato di
cancellare la memoria di Wes, senza rendermi conto di
cosa stavo perdendo. Non sei mai stata quella giusta, e io ho aspettato troppo
tempo per capirlo.
-Me l’hai permesso tu, non hai fatto
nulla per impedire che accadesse. Non mi fare la morale …
-Infatti mi assumo le mie
responsabilità. Ma sono certo di una cosa, come non mi capitava da molto tempo.
Voglio che tu sparisca dalla mia vita, per sempre.
-Non oserai sporcarti il sangue, non
vale la pena far scoppiare uno scandalo solo per toglierti uno sfizio.
-Ed è qui che ti sbagli. È proprio per
queste regole sciocche, che sono certo ne
sarà valsa la pena.
E quella notte, un’altra persona
commise un cambiamento. Eddie era fiero del suo padrone, dal suo piccolo angolo
nell’armadio, lo osservava riprendere il controllo della sua vita.
Finalmente DaphneGreengrass aveva perso la partita.
La mattina seguente era triste. Doversi
salutare non era piacevole, mai.
Quest’anno però, per Ginevra Weasley fu
più doloroso del solito. L’anno prossimo avrebbe avuto il suo amico Aidan con cui passare nuove avventure, ma la scuola non
sarebbe stata la stessa senza le sue celebrità. Le sarebbe mancato anche il
modo in cui Malfoy litigava con suo fratello Ron.
Era poco fuori dall’ingresso di Hogwarts che trascinava la sua pesante valigia verso la
carrozza che l’avrebbe condotta al treno.
Eddie si era offerto di aiutarla, ma
lei non glielo aveva permesso. Lo aveva salutato piangendo come una scema, e
facendo commuovere anche una scettica del calibro di Pansy.
Erano tutti lì, sotto lo sguardo del
resto della scuola, che ancora non riusciva a credere a quello scenario.
Ron aveva voglia di portare via sua
sorella, ma sorprendentemente, bloccò invece Harry, intenzionato a dirne
quattro a Malfoy.
Blaise Zabini stava uscendo proprio in
quel momento, da solo.
Lo guardavano tutti, come se si
aspettassero qualcosa da lui. Ma nulla accadde. Lo videro salire con Eddie, su
di una elegante carrozza, per lasciare la scuola per sempre.
Non si sarebbero più rivisti. Draco
Malfoy giurò a se stesso di averlo visto voltarsi nella sua direzione per dire qualcosa.
Lo sapeva e la cosa era un peso troppo pesante da portare sola.
Ginevra sentiva le lacrime che
spingevano, non riusciva più a trattenerle. Si lasciò andare mentre il biondo
re delle serpi, gli cingeva il fianco con un braccio.
-Mi raccomando Weasley, vi aspettiamo in
Irlanda tra tre settimane, non tirateci il bidone o ci potremmo offendere.
-Non succederebbe mai Malfoy, non vedo
l’ora di vedere la principesca tenuta dei Parkynson.
Sorrise amaramente ai suoi amici. Giurò
perfino di aver visto uno sguardo complice da parte di SeverusPiton.Lo
aveva visto sorridere di nuovo, rivolto a loro, mentre cercava di zittire il
piccolo Aidan che non smetteva di fare programmi
sull’estate. Era certo che lo avrebbe fatto impazzire prima della fine del
mese.
Ma come si può rifiutare un favore a
Venere? Insomma quella donna era un vero schianto.
-Tu maledetta pezzente che non sei
altro!
La voce di Daphne
era più alta del solito. Stava nervosamente camminando in direzione di Ginevra
Weasley, con la bacchetta alzata, pronta a fare qualcosa di stupido.
-Alla fine sarai contenta spero! Ma io
non ti permetto di passarla liscia con me. Nessuna pozione, solo la bacchetta
questa volta.
-Che cosa ti avrei fatto?
-Volevi vincere? Beh, se non lo avrò io,
non lo avrà nessuna.
Purtroppo non aveva fatto i conti con
loro. Luna, Theodore, Pansy,
Neville e Draco la guardavano impietositi, con le bacchette alla mano pronti a
farla diventare un furetto per l’ultima volta.
-Su, andiamo … prova pure a usare la
bacchetta. Ma siamo in sei contro uno, dubito tu possa farcela.
E Luna Lovegood
sapeva che non avrebbe mai potuto eguagliare alcuni dei migliori maghi della
scuola.
Cosa strana avvenne qualche secondo più
tardi. Nessuno di loro però aveva mosso un dito, ma Daphne
era diventata, come l’ultima volta, un furetto spelacchiato e puzzolente.
Si guardavano l’un l’altro in modo
interrogativo, ma non potevano essere stati loro, insomma lo avrebbero visto
no?
Poco distante dal gruppo,Minerva Mc Granitt
si era avvicinata al suo collega SeverusPiton. Stavano osservando il furetto agitato che si
allontanava in giardino,
-Hai visto qualcosa Severus?
-Assolutamente no.
-Beh, tanto ormai non possiamo farci più
niente, la scuola è finita. Passa delle belle vacanze amico mio.
Disse la professoressa di
trasfigurazioni, rimettendo via la sua bacchetta.
Ronald Weasley stesso, dovette
ammettere di essersi sbagliato. Forse la sua sorellina aveva ragione, non li
conosceva davvero.
Prima o poi avrebbe rimediato. Pensò
mentre trascinava i suoi due migliori amici verso la carrozza. Fece cenno a Ginny, che salutò i suoi amici abbracciandoli.
Il suo ultimo sguardo era rivolto alla
scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, che
diventava sempre più piccola, man mano che si ci allontanava. Non avrebbe mai
dimenticato niente, soprattutto il suo primo amore. Pensò mentre una lacrima le
rigava la pallida guancia piena di lentiggini, cadendo poi sulla fotografia che
stringeva tra le mani. Quella fotografia che aveva fatto la notte del ballo del
ceppo.
The End …
Go down
O no?
Splendeva il sole alto nel cielo. La
sala adibita per la colazione, sulla veranda che si affacciava in giardino, era
tranquilla e silenziosa. Nonostante la presenza di numerosi turisti, era come
essere soli. Ogni persona si domandava come mai un ragazzo tanto giovane, fosse
venuto senza compagnia a Parigi.
Era seduto sempre allo stesso tavolo,
con il giornale in mano, la sigaretta accesa e consumata, e una tazza di caffè
fumante davanti, che sorseggiava lentamente, quasi stesse aspettando di essere
raggiunto.
Blaise Zabini, era arrivato a Parigi da
un paio di giorni. Si era interessato alla cultura, agli acquisti necessari e
non, e ogni mattina passava un paio di ore a leggere qualche libro, o il
giornale.
Aveva deciso che cosa fare della sua
vita e delle sue amicizie.
Una volta tornato, avrebbe contattato
Draco per parlare di tutte le cose successe, mentre per la delicata questione
Weasley, ci aveva rinunciato.
A settembre avrebbe cominciato a
studiare per diventare professore. Scegliendo una via diversa, da ciò che era
stato deciso in anticipo.
Quando finisce
un amore così com'e' finito il mio
senza una ragione ne' un motivo, senza niente
ti senti un nodo nella gola,
ti senti un buco nello stomaco
ti senti un vuoto nella testa e non capisci niente
e non ti basta più un amico e non ti basta più distrarti
e non ti basta bere da ubriacarti
e non ti basta ormai più niente
e in fondo pensi, ci sarà un motivo
e cerchi a tutti i costi una ragione
eppure non c'e' mai una ragione
perché un amore debba finire
Quella canzone, ogni mattina la sentiva. Era come
un suggerimento ricorrente. Si sentiva solo, si sentiva stupido e non sarebbe
servito a nulla, perché ormai aveva perso.
Si accese l’ennesima sigaretta, cercando di
scacciare la sua immagine dalla testa. Cosa difficile, visto che venti metri da
lui c’era la sala ristorante con lo stesso pianoforte.
Era difficile non pensare a lei in quel posto.
Ogni luogo sembrava aver conservato un pezzo di
lei.
Sbatté il giornale sul tavolino di cristallo
ordinando un altro caffè. Non dormiva più la notte e i suoi occhi mostravano
chiaramente il segno.
-Non mi sembri in gran forma Blaise.
-Draco Malfoy Che cosa diavolo ci fai qui? E
soprattutto come mi hai trovato?
-Sei prevedibile, mi è bastato chiedere ad Eddie. È
preoccupato per te, e lo siamo anche tutti noi.
Scettico osservava il suo migliore amico, o meglio
ex, che sembrava invece in ottima forma. Contento e rilassato.
Non riusciva a spiegarsi quello che stava
succedendo, e aveva una gran voglia di uccidere Eddie.
e vorresti
cambiare faccia, e vorresti cambiare nome
e vorresti cambiare aria, e vorresti cambiare vita
e vorresti cambiare il mondo
ma sai perfettamente
che non ti servirebbe a niente
perché c'e' lei, perché c'e' lei
perché c'e' lei, perché c'e' lei
perché c'e' lei nelle tue ossa
perché c'e' lei nella tua mente
perché c'e' lei nella tua vita
e non potresti più mandarla via,
nemmeno se cambiassi faccia
nemmeno se cambiassi nome
nemmeno se cambiassi aria
nemmeno se cambiassi vita
nemmeno se cambiasse il mondo
però, se potessi ragionarci sopra
saprei perfettamente che domani sarà diverso
lei non sarà più lei
io non sarò lo stesso uomo
magari l'avrò già dimenticata
magari se potessi ragionarci sopra
e se potessi ragionarci sopra
ma non posso, perché ...
quando finisce un amore ......
-Mi sono fatto raccontare un paio di cose. E così
adesso non stai più insieme a Daphne. Me ne
compiaccio.
-Vorrei rimanere solo.
-No Blaise, tu sei mio fratello, fanculo
a tutto quello che hai combinato, si mi devi delle scuse, ma io vorrei poter
fare qualcosa per te.
-Non mi serve niente.
Draco Malfoy sapeva perfettamente di cosa aveva
bisogno. Non era esattamente il suo ruolo ideale quello dell’angelo custode, ma
si divertiva a fare la cosa, molto di più che a prendere in giro Potter.
Il suo migliore amico aveva fatto degli sbagli e su
questo non c’era alcun dubbio, ma meritavano entrambi di avere una seconda
occasione.
Tirò fuori una busta di plastica di medie
dimensioni, piena di fogli e documenti di vario genere.
-La magia a volte serve anche per fare qualcosa di
utile.
-Che cosa sarebbe questa roba?
-Documenti, passaporto e una cosa che ti aiuterà a trovare
le risposte che ti possono far tornare quello che eri un tempo. Non sono mica
scemo io … mi piacerebbe vederti in Irlanda insieme agli altri.
-Ma se non vedono l’ora di ammazzarmi con una
maledizione senza perdono. Andiamo Draco, non prendiamoci in giro, ti sono
grato per quello che stai facendo, ma è un bene che sia finita così.
-Pansy lo avrebbe fatto volentieri.
-Mi dispiace, per essere stato un
coglione, e per aver lasciato che Daphne mi tirasse
come una marionetta senza cervello.
Si strinsero la mano come ai vecchi
tempi. Non avrebbe mai potuto ringraziare alla maniera giusta il fedele Eddie,
come sempre rimetteva a posto ogni cosa, con discrezione e successo.
Aveva accettato l’invito di Draco ad
andare a trovarli, ma ancora non riusciva a capire a cosa servissero passaporto
e documenti.
-Una crociera sul Nilo … potrebbe farti
bene?
-Dove stai il trucco?
-Nessuno, parola mia. È solo che penso
tu abbia la necessità di stare lontano da qui. Su una nave chi diavolo pensi di
trovarci?
Draco Malfoy non era un infame, era
solo un bugiardo nato. Gli aveva appena consegnato le chiavi per aprire la
prossima porta e continuare il viaggio, fino a ritrovare se stesso.
Il suo ghigno di famiglia, era diverso.
Blaise conoscendolo, non si sarebbe mai aspettato un offerta tanto generosa, ma
guardando i fogli della busta, sentì quasi l’irrefrenabile stimolo di accettare
quella proposta. Una vacanza babbana, in un posto
lontano, dopotutto come aveva detto Draco … “chi diavolo pensi di trovarci?”.
-Beh, non sono mai stato in Egitto. Ma
da quanto vedo la nave è già partita.
-Si lo so, ma è prevista una fermata al port La Vie, domani a mezzogiorno. Devono imbarcare dei
passeggeri e poi finirai in Egitto, ma ti prego … stai attento a non riesumare
qualche mummia, Piton non reggerebbe il colpo.
Sorrise, incapace di esprimere la
gratitudine nei confronti del suo migliore amico. Decise di andare subito a
fare le valigie per non avere problemi.Draco tirò un sospiro di sollievo, realizzando che la prima parte del
suo “piano” era andata a buon fine.
-Amico mio, buona fortuna.
-Non so cosa pensare. Mi sono comportato
da perfetto idiota e …
-Falla finita. Per quel che ci riguarda,
è tutto a posto. Ti aspettiamo in Irlanda entro la fine dell’estate, e ti
racconteremo un bel po’ di novità.
Blaise Zabini non riusciva a crederci.
Mentre il suo migliore amico usciva dall’albergo, la sua attenzione ricadde sul
plico di roba che aveva portato Draco. Non aveva mai sentito parlare da nessuno
di loro di una crociera sul Nilo. Come diavolo gli era venuto in mente?
Il sole splendeva alto la mattina
seguente. La nave da crociera, si estendeva su cinque ponti,e aveva tutti i
confort che avrebbero reso il viaggio assolutamente indimenticabile.
Aveva attraccato in orario a Port La Vie. Mezzogiorno
spaccato.
Ginevra Weasley, era chiusa nella sua
cabina per fare colazione. Aveva portato qualche librò per intrattenersi e si
sentiva finalmente bene.
Si era naturalmente portata la foto con
i suoi amici, e una lunga lista di raccomandazioni preparata da Ronal Weasley in persona.
Aveva fatto la conoscenza di un paio di
persone simpatiche, tutte coppie, che venivano da Londra e addirittura dal Nord
Europa.
Era eccitata all’idea di visitare
l’Egitto, le piramidi e la storia di un popolo interessante come quello.
Neville le aveva regalato anche un libro che illustrava il tutto alla
perfezione.
Nonostante la splendida giornata,
decise di passare la mattinata di cabina, a rilassarsi sul comodo letto
matrimoniale, e a godersi un po’ di meritata pace. Aveva un solo “appuntamento”
quel giorno. Con una coppia di conoscenti verso le otto per la cena.
Blaise Zabini, si era imbarcato in una
mezz’ora, raggiungendo la sua cabina ignaro del fatto che anche il suo
“problema” fosse presente. Come da organizzazione di Draco Malfoy, le loro
cabine erano distanti, di modo da evitare un qualsiasi contatto troppo
anticipato.
Il fato aiutò. Mentre il moro se ne
rimase in cabina a riposare per tutto il pomeriggio, la rossa di casa Weasley
si era lasciata trascinare in piscina, a prendere un po’ di sole sul ponte più
alto della nave.
Ripensava spesso a lui, cercando di
immaginarsi come sarebbe andata. Aveva anche provato a lasciarsi coinvolgere
dalle attività a bordo per distrarsi, ma i risultati furono pessimi.
Decise di concedersi un rilassato
aperitivo sul ponte della piscina, alle
otto di sera, il cielo era illuminato
da uno splendido tramonto che si rifletteva sul mediterraneo.
Sorseggiando un martini, si era
lasciata andare ai ricordi. Le mancavano moltissimo i suoi amici, Aidan, Eddie e il professor Piton.
Più di tutto, le mancava Blaise. Che
era chissà dove insieme a DaphneGreengrass.
Chiunque l’avesse vista adesso, avrebbe
avuto un momento di stallo, era così bella nella sua semplicità. Perfino nel
semplice gesto di portare la sua sigaretta alla bocca risultava splendida.
Blaise Zabini, si era lasciato
catturare dal momento. Aveva preso un bicchiere di vino dal bar interno, vicino
al ristorante, e sia era deciso a godersi quel cielo, e quella beata
solitudine.
Salendo le scalette che conducevano al
ponte superiore, si era chiesto che cosa sarebbe accaduto se fosse stato meno
idiota.
Rimase piacevolmente sorpreso, nel
scoprire che non c’era nessuno sul ponte. Qualcosa improvvisamente attirò la
sua attenzione.
Il cielo si stava dipingendo di colori
blu, la notte padrona calava sul mare.
Si sarebbe aspettato di tutto, persino
vedere Voldemort in costume da bagno, ma non certo di riconoscere quella massa
di lisci capelli rossi.
Draco Malfoy, non era uno stupido, ma
era senza ombra di dubbio, il miglior bugiardo che avesse mai visto.
Lo aveva ingannato, portandolo
esattamente, al punto di partenza.
Stranamente, in una delle poche volte
nella sua vita, l’ormai non più re delle serpi, era rimasto bloccato sul quel
ponte, a guardarla di nuovo.
e vorresti
cambiare faccia, e vorresti cambiare nome
e vorresti cambiare aria, e vorresti cambiare vita
e vorresti cambiare il mondo
ma sai perfettamente
che non ti servirebbe a niente
perché c'e' lei, perché c'e' lei
perché c'e' lei, perché c'e' lei
perché c'e' lei nelle tue ossa
perché c'e' lei nella tua mente
perché c'e' lei nella tua vita
e non potresti più mandarla via,
sentiva le parole di questa canzone,
sentendosi esattamente in quel maledetto modo. Poteva scappare di nuovo,
lasciare che le cose andassero avanti, fingere di non averla mai vista e
scendere al primo scalo. Era giusto rinunciare alla cosa più bella della tua
vita? Sentiva quasi come se la sua coscienza, o il moccioso di Grifondoro, gli rivolgessero questa domanda.
Se aveva trovato il fegato di diventare
professore di babbanologia, come poteva sentirsi così
restio a riprendersi la donna che amava?
Lentamente, si avvicinò al tavolo dove
sedeva Ginevra Weasley, che essendo di spalle non riusciva a vederlo.
La rossa era talmente assorta nei suoi
pensieri, da non essersi minimamente accorta della figura familiare alle sue
spalle.
-In parte, vorrei mi avessi fermato
adesso, perché credo qualsiasi scusa io possa dire, si rivelerebbe inutile con
te.
La sigaretta scivolò dalle sue dita, quella
voce l’aveva riconosciuta e non poteva essere proprio lui.
Immobili, nelle loro posizioni,
cercavano di trovare la migliore frase ad effetto da usare in un momento del
genere.
-Come mi hai trovato?
-Draco mi ha detto che una vacanza
alternativa avrebbe potuto aiutare le mie riflessioni. Ma non immaginavo avesse
a che fare con te, non ti ha nominata nemmeno una volta.
-Perfetto, vado in vacanza da sola, in
pace con me stessa, e mi devo ritrovare il ragazzo che è la causa di tutti i
miei problemi, e la sua asfissiante fidanzata …
-Io non sono con Daphne.
Sentendo quelle parole, di scatto si
volse a guardarlo. I suoi occhi nocciola lo scrutavano alla ricerca di una
risposta convincente. Avrebbe voluto fare qualcosa. Indecisa tra baciarlo e
tirargli un pugno, rimase immobile ad aspettare una spiegazione plausibile.
Per quanto fosse doloroso averlo visto
di nuovo, sapeva di desiderarlo più di ogni altra cosa al mondo.
C’erano un milione di domande da
potergli fare. Prima di tutto, come non fosse insieme alla sua Daphne, ein secondo
luogo, cosa avesse spinto Draco Malfoy a spingerlo verso questo viaggio.
Si ricordò piacevolmente che una delle
sue nuove conoscenze, gli aveva detto una cosa importante la prima notte di
crociera.
“ quando tornerai a casa, avrai tutte
le risposte che cerchi”.
Forse era una cosa reale.
-Perfetto … ti trovo bene, mi piacerebbe
rimanere a parlare con te, ma ho un appuntamento per cena.
Si era defilata, lasciando che lui
sembrasse solo un ombra. diversamente dalla sua aria di indifferente freddezza,
rivederlo era stato per Ginevra Weasley, un esagerato garbuglio di emozioni
contrastanti. L’odio era la maschera di un amore che l’aveva ferita.
Seduta a tavola con una coppia babbana di Londra, sorseggiava il suo vino che aveva il
sapore amaro del fiele. Nulla di tutto ciò poteva cambiare la realtà.
Questi due innamorati ne erano la
prova. Due persone diverse, con sogni e ambizioni fin troppo in grande, che
avevano avuto il coraggio di guardare avanti e non lasciarsi intimidire dalle
mille difficili scelte.
-Dicono che amarsi sia una sfida
difficile, e tu saresti stata la mia più grande avventura, non mi importa
quanto complicata.
Ti conosco abbastanza bene da sapere che la tua determinazione mi avrebbe fatto
impazzire, ti conosco così bene da conoscere esattamente il numero delle tue lentiggini,
da non avere dubbi su quanto tu sia bella con indosso la divisa della squadra,
o un paio di jeans sgualciti. Perfino sotto la pioggia, con il vestito da sera
rovinato, e i piedi scalzi, rimani l’unica donna che riesce a farmi sentire uno
stupido. L’unica donna che avrei dovuto trattare come una principessa.
Ti sembro il tipo che fa questo genere di cose? Mi dispiace per quello che ti
ho fatto, per aver ciecamente rincorso la donna sbagliata, mentre avevo sempre
davanti agli occhi quella giusta.
Mi
hai zittito, quando nessuno riusciva a farlo, mi hai acceso come un fuoco. Mi
hai regalato l’emozione più forte che potessi provare, mi hai regalato la
possibilità di scegliere la mia strada. E so, con assoluta certezza, che senza
di te qualsiasi strada sarà inutile. Ti ho respinta troppe volte, e adesso è il
mio turno di dirti che sono innamorato di te, e di chiederti di essere mia, di
appartenermi per sempre.
Nel silenzio di quel salone, nessuno si
spiegava chi fosse quel bellissimo ragazzo che aveva parlato. Ginevra Weasley
non riusciva a realizzare appieno quello che aveva detto Blaise, incredibilmente,
tutti i nodi sarebbero venuti al pettine.
Il suo orgoglio di Grifondoro
la rendeva impassibile, ma il suo cuore batteva così forte da poter essere
sentito.
Tutti si guardavano attorno, per capire
a chi fossero rivolte quelle splendide parole.
Non c’era un modo esatto per dire ti
amo, c’erano solo un sacco di frasi fatte, o discorsi elaborati. Eppure tutte
quelle cose, sincere, che aveva detto il principe delle serpi, suscitavano un
emozione incredibile.
Non era servita una freccia di Cupido a
realizzare tutto questo, era bastato il gesto di un re sconfitto, per portare
alla ragione il suo rivale.
Era giunto per Ginevra Weasley, il
momento di scegliere cosa fare. Sapeva perfettamente che qualsiasi parola
sarebbe stata inutile.
Si alzò per raggiungerlo, sotto lo
sguardo curioso dei presenti, lo sguardo sognante delle signore, e quello
perplesso di chi non aveva capito la situazione. La musica copriva ogni cosa.
-Perché devi sempre fare così?
-Così come?
-Arrivi sempre troppo tardi alla
conclusione. Comunque finirà tra di noi, io ti apparterrò per sempre, perché mi
hai preso il cuore, con ogni tuo gesto. Sei l’unico uomo al mondo, che riesce a
farmi impazzire solo chiamandomi Weasley. Sei testardo, arrogante e spocchioso,
ma se fossi diverso da come sei, non ti avrei amato allo stesso modo. Ti amo
per il tuo essere un fottuto Serpeverde.
-E allora diventa mia moglie Ginevra
Weasley, fanculo alle apparenze, non resterò
impotente a perderti un’altra volta.
-Non si arrabbierà tuo padre, se
continui a giocare con me?
-Allora ne sarà valsa la pena.
Gin non poté fare a meno di sorridere. Adesso
sapeva che qualsiasi orgoglio Grifondoro, non poteva
reggere il confronto contro di lui.
Come quando si trovavano sotto la
pioggia a Parigi, gli accarezzò il volto con le mani, per avvicinarsi a
baciarlo.
Forse sarebbe stata una roulette russa,
ma ne sarebbe sempre valsa la pena. Pensò Ginny
mentre lasciava che lui la stringesse tra le sue braccia.
Incredibilmente, dopo averne passate
tante, avevano avuto il loro lieto fine. Stava per cominciare la loro grande
avventura.
-Comunque si.
-Si cosa Wes?
-Voglio essere tua moglie, voglio
appartenerti per sempre.
Disse baciandolo ancora.
Quando Amor ci mise lo zampino …
cominciarono i guai. La loro favola moderna era appena cominciata. Avevano smesso
di rincorrersi e non c’era più bisogno che qualcuno vegliasse sulle loro
intenzioni.
-Tesoro basta sbirciare.
-Ma io non voglio andarmene mamma,
finalmente sono insieme. Ho aspettato a lungo di vederli tirare fuori il
coraggio di essere … quello che sono. E poi scusa, con tutti gli spettatori che
ci sono mandi via solo me?
Disse il piccolo Amore, indicando una
sfilza di dei curiosi che stavano osservando la scena seduti sulle stelle del
cielo.
Venere rimase basita nel constatare che
c’erano tutti …da Eolo a Zeus, fino a
quello scettico di Marte.
-Ma tu non eri contrario al
romanticismo?
Disse rivolto al dio della guerra che
facendo spallucce rispose.
-Ne avete parlato così tanto su all’Olimpo,
che ero curioso anche io.. su forza, fatemi un po’ di spazio.
Thisisreally
the End.
Grazie a tutti. Non sono una di quelle
persone che crede nel lieto fine, ma questa volta mi sembrava il minimo.
Non faccio la lista completa, ma voglio
di nuovo ringraziare tutti voi che avete recensito, seguito e preferito la mia
storia.
Se vi ho deluso nella semplicità delle
cose mi dispiace. Ma uno stile, come le parole di una storia, cambia sempre,
evolvendosi in qualcosa di più.
Ne ho preparata un’altra, sempre su
Blaise/Ginny, che spero vi possa piacere. Se potete
recensite questo finale, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate.
Cya
Karyn
La mia nuova ff, se interessati, si chiama "tutta colpa di Zabini". ;)