Quando Amor ci mise lo zampino ...

di Franky0986
(/viewuser.php?uid=75147)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Un nuovo Grifondoro tra noi ***
Capitolo 3: *** furetti e vendette! ***
Capitolo 4: *** WTS my soul ***
Capitolo 5: *** Game over ***
Capitolo 6: *** When the time is here ***
Capitolo 7: *** Not far from heaven ***
Capitolo 8: *** Alla corte di Luigi XIV ***
Capitolo 9: *** Maledetto B. ***
Capitolo 10: *** Un piccolo folletto verde. ***
Capitolo 11: *** Punto di rottura ***
Capitolo 12: *** Happy new year Hogwarts! ***
Capitolo 13: *** What we want to be ***
Capitolo 14: *** La quiete dopo la tempesta ... o no? ***
Capitolo 15: *** Paris mon amour ***
Capitolo 16: *** Valentine ... ***
Capitolo 17: *** E' una questione di istinto. ***
Capitolo 18: *** Daphne non può mancarmi di rispetto, io sono un Dio. ***
Capitolo 19: *** It's time to whine! ***
Capitolo 20: *** Redemption ***
Capitolo 21: *** Perchè c'è lei nella tua vita. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Daphne Greengrass è la peggior stronza che abbia mai messo piede alla

 

scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.

 

Sarebbe più piacevole giocare a golf con il diavolo piuttosto che essere la

 

prossima persona che ha voglia di umiliare.

 

Peccato che sia anche la persona più fortunata che io abbia mai incontrato

 

nei miei sedici anni di vita.

 

Partiamo dal presupposto che è tipo bellissima, con i suoi capelli biondi e

 

lisci come la seta, i suoi occhi azzurri come il ghiaccio e il suo corpo che

 

farebbe morire di invidia anche alla regina delle passerelle babbane.

 

Oltre a tutto questo, è una di quelle purosangue, Serpeverde

 

naturalmente, primogenita di una delle famiglie più importanti e ricche

 

del mondo magico, tanto da passare le vacanze estive nella tenuta di

 

gente come Narcissa Black Malfoy.

 

Il suo essere una figlia di papà con il conto in banca alle stelle, le da anche

 

il privilegio di possedere un guardaroba così grande che le hanno dato

 

una stanza apposta nel dormitorio dei Serpeverde.

 

Infine, come ciliegina sulla torta, c’è da aggiungere che è la ragazza più

 

popolare e desiderata di Hogwarts. Il sogno erotico di ogni singolo

 

esemplare del genere maschile, senza escludere i Grifondoro come mio

 

fratello Ron ed Harry.

 

Dimenticavo il dettaglio che è la causa delle mie disgrazie: è

 

fidanzatissima con il desiderio proibito di noi altre povere comuni mortali

con la vita assolutamente imperfetta, vale a dire con Draco Malfoy.

 

Ok è un Serpeverde della peggior specie.

 

Ok è un viscido, uno sbruffone ed anche un bastardo.

 

Ma è il classico tipo che non passa inosservato. Si è fatto decisamente più

 

bello con il passare degli anni. Non si mette più tre kg di gel e ha un fisico

 

muscoloso che lo rende il vero motivo che trascina ogni femmina a vedere

 

le noiose partite di Quiddich. Culminano ovviamente tutte, con lui che si

 

leva la maglietta e si asciuga il sudore da quei pettorali scolpiti mentre la

 

sua ragazzi gli si butta al collo!

 

Viene spontaneo chiedersi quale sia il mio problema …

 

Il mio nome è Ginevra Molly Weasley.

 

Il primo giorno di scuola del mio quinto anno, sono andata a sbattere su

 

Draco Malfoy, e sono rimasta fulminata. Sarà la botta che ho preso

 

cadendo, ma da allora non ho smesso di fissarlo nemmeno per un secondo

 

durante i pasti. Fino a che non ho commesso il grave errore di prendermi

 

una di quelle sbandate che sono diventate il principio di un

 

innamoramento non corrisposto. Tranne che nei miei sogni.

 

Ci sono però una serie di piccoli, neanche tanto, dettagli …

 

Numero 1 : Fisicamente non sono chissà cosa, o almeno è la mia scarsa

 

autostima a dirlo, nascondo le mie forme femminili sotto pesanti maglioni,

 

ho le lentiggini che sono troppo evidenti, e i miei capelli rossi non si

 

decidono a stare a posto. Nemmeno se vendessi la mia anima al diavolo.

 

Numero 2 : Dal mio cognome è evidente … sono povera e uno i vestiti che

 

la gente come loro definisce “di seconda mano”.

 

Numero 3 : Al mio primo anno di scuola, come accadde agli miei sei

 

fratelli, sono stata smistata a Grifondoro. Servono spiegazioni ulteriori?

 

Numero 4 : non sono una sciupa uomini, tutt’altro. La mia esperienza si

 

riduce a un bacio rivoltante dato a Dean Thomas. Normalmente preferisco

 

la compagnia di un buon libro a un bel ragazzo.

 

Numero 5 : Sono una Weasley e questo la dice lunga. Per non parlare del

 

fatto che, come già anticipato in precedenza, sono un maschiaccio che

 

gioca a quiddich meglio di molti miei compagni, non indosso tacchi e

 

l’unica gonna che sono riuscita a portare è quella della mia divisa

 

scolastica.

 

Numero 6: Draco Malfoy mi detesta, non perde occasione per dirmi le

 

peggiori cose che gli vengono in mente, quando non p troppo occupato a

 

rivolgere la sua attenzione su mio fratello, Harry ed Hermione.

 

Numero 7 : Sono alla fine, più invisibile di Mirtilla Malcontenta! E vi posso

 

assicurare che a toccare quei livelli ci vuole tanto.

 

Sto per iniziare il mio sesto anno ad Hogwarts e sono senza speranza.

 

La mia migliore amica, Luna Lovegood, è sempre troppo carina con me.

 

Ha un atteggiamento che la rende un po’ strana, fatica a socializzare, ma al

 

contrario di me, non si preoccupa di quello che la gente dice. Daphne si

 

 

diverte ad umiliarla, ma non ottiene mai il risultato che spera con lei.

 

Io sono sempre quel caso disperato che è un mix tra cenerentola e la

 

piccola fiammiferaia …

 

Quest’estate sono stata in Romania con la mia famiglia. Mi sono lasciata

 

coinvolgere da una specie di chiromante nella lettura della mano.

 

Ha detto che sono in arrivo dei cambiamenti, che finalmente avrò quello

 

che desidero. E sicuramente non il ragazzo dei miei sogni.

 

E con questi presupposti comincia la mia tragicomica vicenda nel mondo

 

reale. Dove non ho diritto a una fata madrina che riesce a trasformarmi in

 

una principessa. Dove non esistono i finali da fiaba. Nemmeno quando si

 

tratta di prendere un voto che sia decente in Pozioni!

 

Sto a fissare come un ebete il cielo dalla finestra: una stella cadente e un

 

desiderio da esprimere.

 

Mio fratello Ron entra nella mia camera, buco, e mi guarda come se stesse

 

vedendo per la prima volta un pagliaccio.

 

-         Che cosa vuoi Ron?

 

-         Mamma mi ha mandato a chiederti se hai fatto i bagagli, e mi ha

detto anche di dirti che devi filare a letto. Domani si ritorna a scuola.

 

-         Evviva! Un altro anno a maledire le fortune di Daphne Greengrass e

a cercare invano di prendere una E in pozioni!

 

-         La scuola non è così terribile Ginny. Le persone dovrebbero

desiderare di essere te. Non ti poni problemi di trucco o vestiti, sai

giocare a quiddich e non ti cacci nei guai!


Ho voglia di uccidere mio fratello Ron, quel disegno che ha fatto della mia

persona è così … patetico. Sono senza speranza.

se potessi esprimere un desiderio, chiederei una mano dal cielo, una

 

mano per poter essere diversa da quello che sono.

 

Ma ho smesso di credere nelle favole il primo giorno che ho messo piede

 

ad Hogwarts. La realtà è che io sono un puntino invisibile.

 

Non sapevo ancora come stavano realmente le cose.

 

Non avrei mai immaginato che quando meno te l’aspetti, da qualche parte

 

hai il tuo angelo custode, la tua fata madrina che con un colpo di bacchetta

 

riesce a rendere le cose interessanti.

 

Ma questa è la mia storia ed è bene cominciare dal principio.

 

Quando uno snob annoiato decide di renderti quello che non saresti mai

 

potuta diventare, ecco che cominciano i guai.


Chi crederia che sotto umane forme

E sotto queste pastorali spoglie

fosse nascosto un Dio? Non mica un dio

selvaggio, o de la plebe de gli Dei,

ma tra grandi e celesti il più potente

che fa spesso cader di mano a Marte

la sanguinosa spada, ed a Nettuno

scotitor de la terra il gran tridente,

ed i folgori eterni al sommo Giove.

In questo aspetto, certo, e in questi panni

non riconoscerà sì di leggiero

Venere madre me suo figlio Amore.

 

 

Amore, prologo de l’Aminta.

 

 

 

 

 

Mentre mi dedico alla realizzazione del seguito di “No rest for the wicked” ho deciso di mettermi a fare questa leggera e meno drammatica storia. Una favola dai toni più classici. Spero vi possa interessare ;)

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Un nuovo Grifondoro tra noi ***


La stazione di King Cross era troppo affollata in quell’unico giorno

 

maledetto. L’inizio della scuola era come un incubo.

 

Ginevra Weasley seguiva la figura di suo fratello Ron, trascinandosi la

 

pesante valigia un po’ consumata. Si sentiva meglio rispetto agli anni

 

precedenti, avere sedici dovrà pur significare qualcosa no?

 

Luna Saltellava tra la folla alzando il braccio per attirare la sua attenzione,

 

l’estate non l’aveva minimamente cambiata. Aveva ancora i capelli lunghi

 

e biondi che le ricadevano sulle spalle e gli orecchini più vistosi che

 

avesse mai visto.

 

-         Ciao Luna, come hai passato l’estate?

-         Un po’ fiacca come al solito. Alla ricerca di qualche esperienza fuori

dal comune, cosa che naturalmente non è successa. Te invece hai

ancora lo stesso pensiero fisso?

Ginevrà sospirò, volse lo sguardo sognante verso l’entrata dei primi

 

scompartimenti, Draco Malfoy era lì, bello come sempre, con la camicia

 

bianca di fattura pregiata leggermente aperta sul davanti, ad abbracciare

 

la sua perfetta, e abbronzata, ragazza di sempre.

 

La rossa si morse il labbro, rosa dall’invidia verso quella strega maledetta.

 

La sua mente era così distratta che non si accorse di aver pestato un piede,

un piede che indossava scarpe di pelle molto costose.

 

La fortuna aveva proprio deciso di voltarsi dalla parte opposta della sua,

 

visto che aveva appena inciampato sul piede di Blaise Zabini. L’altro

 

ragazzo, sempre Serpeverde, amico inseparabile di Malfoy, cui correvano

 

dietro donzelle di ogni casa. Che non venivano assolutamente calcolate.

 

Già perché a quanto si diceva in giro, nessuna ragazza era abbastanza da

 

attirare la sua attenzione. Eccetto quella che fu la sua ex, Daphne

 

Greengrass. Si lei si prende sempre il meglio sulla piazza.

 

Ginevra avrebbe voluto sparire dalla faccia della terra. Lo sguardo

 

sprezzante e carico di risentimento di Zabini era fisso su di lei. I suoi occhi

 

neri non lasciavano trasparire niente che potesse far credere alla ragazza

 

di non essere giunta alla fine dei suoi giorni.

 

Inaspettatamente, il ragazzo tirò dritto ignorandola.

 

-         Vedi, sono invisibile anche quando qualcuno desidera ardentemente

mandarmi al diavolo! Mi faccio pena.

-         Magari è solo un po’ più educato di Malfoy e compagnia.

-         Stai scherzando vero? Quello che la gente dice di lui fa venire i

brividi. La sua famiglia è un mistero, lui stesso è tipo un punto interrogativo.

Luna trovò molto divertente la paranoia della sua migliore amica, che

adesso era tornata a perdersi nelle sue fantasie su Malfoy.

Presa da una compassione infinita decise di trascinarla sul treno, nel primo

 scompartimento disponibile.

Una volta seduta sulla poltrona un po’ consumata, Gin tirò fuori dalla borsa

un libro babbano.

 

La copertina era consumata dal tempo, ma il titolo non lasciava alcun

dubbio su cosa fosse.

-         L’aminta?

-         Si Luna, è una favola scritta da un autore babbano del cinquecento. È

 la storia del tormento d’amore di un povero disgraziato che cerca di

far brezza nel cuore di una ninfa, che invece rifiuta lui e il sentimento

dell’amore in generale.

-         Ah perfetto … una cosa leggera! Devi smettere di riempirti la testa

con queste sciocchezze tesoro, finirai per essere umiliata dalla cotta

che ti sei presa per Draco Malfoy.

-         Fai silenzio! Non deve sentirti nessuno.

Il viaggio era di una noia mortale, il paesaggio sempre uguale … colline

illuminate dal sole di settembre, alberi, alberi e ancora alberi.

Appoggiata al finestrino dello scompartimento, la ragazza ripensò ai

cambiamenti e a se stessa. Odiava l’adolescenza. Si sentiva estranea,

come andare vestita di nero in un mondo dove ogni singolo essere umano

vestiva di rosa.

Ripensò per un secondo al suo incontro con Blaise Zabini, o meglio con le

sue scarpe. Ad averlo guardato bene da vicino, si chiese come mai non

uscisse con nessuna ragazza. Non aveva nulla di meno del suo migliore

amico. Capelli castani tenuti in modo un po’ disordinato, occhi neri come


la notte, un fisico perfetto e una media che aveva battuto quella di

Hermione Granger. Forse era gay …

Sorrise per un secondo, così dal niente. Si sentiva un po’ idiota.

-         Pensi che quella Daphne abbia qualche difetto?

-         La tua è diventata un’ossessione Gin. Non è importante sapere quali

difetti abbia, tu sei molto meglio di lei, solo che ancora non hai

trovato il modo di mostrarlo a tutti gli altri.

-         Lo dici solo perché sono tua amica.

-         Sto cominciando a rimpiangere i tempi in cui Malfoy era un bambino

che faceva uso improprio del gel di suo padre. Almeno non era un

bel ragazzo e tu non lo degnavi di uno sguardo.

Forse la sua amica aveva ragione. Purtroppo quel piccolo verme schifoso

di Amore, aveva colpito con la sua freccia.

Ok non cadiamo sul banale romanticismo. Era solo una sedicenne con gli

ormoni in subbuglio, che un giorno va a sbattere su un gran pezzo di

maschio e ne rimane impressionata.

 

In lontananza videro l’immagine del castello di Hogwarts. Un altro anno

stava per cominciare e una lunga serie di sfortunati, o fortunati, eventi

stava per cominciare.
 

I segni c’erano quasi tutti. L’ultimo arrivò proprio quando Ginevra scese

dal treno, e mentre correva tra la gente per raggiungere la carrozza che


l’avrebbe condotta a scuola, fece l’errore di calpestare di nuovo le stesse

scarpe firmate, dello stesso piede, della stessa persona.

 

Distratta come era non se ne accorse minimamente. Mentre due occhi neri

si perdevano tra la folla seguendo una folta chioma di capelli vermigli.

 

La sala grande era imbandita come se gli studenti dovessero consumare il

loro ultimo pasto prima dell’esecuzione. Il cappello parlante copriva le

voci degli studenti cantando il ridicolo, e parecchio monotono, inno di

Hogwarts. Che volenti o dolenti, tutti quanti conoscevano ormai a

memoria.

Ginevra se ne stava seduta vicino a suo fratello e ai suoi amici senza

interessarsi minimamente allo smistamento.
 

Ron si stava abbuffando ed era, per fortuna, troppo concentrato

sull’arrosto nel piatto, per rendersi conto che sua sorella, la sua piccola e

innocente sorellina, stava letteralmente imbambolata a guardare con aria

sognante Draco Malfoy, che si stava baciando con la sua ragazza.

L’unica cosa che riuscì a distrarla, fu l’arrivo un ragazzino di undici anni

con la faccia di uno che ne prometteva delle belle. Si era seduto di fronte a

lei e la guardava come se le stesse leggendo nei pensieri.

-         Che cosa vuoi ragazzino?

-         Nessuno ti deve aver insegnato l’educazione ragazzina …
 

-         Come prego?

-         Io sono Am … Aidan, piacere di conoscerti Ginny Weasley.

Le strinse la mano senza smettere un secondo di fissarla intensamente. La

ragazza si sentiva parecchio indispettita, quel bamboccio appena arrivato

a Grifondoro la trattava con un atteggiamento che la rendeva nervosa.

La voce squillante di Silente attirò l’attenzione di tutti i presenti.

-         Bentornati, miei cari studenti, alla scuola di Magia e stregoneria di

Hogwarts. Quest’anno ci sono un di novità che interessano tutti

voi. Per prima cosa, la cattedra di Difesa contro le arti oscure, è stata

affidata a Severus Piton, già insegnate di Pozioni. Abbiamo deciso

anche di rendere la competizione tra le case ancora più … come dire

… accesa. La squadra che vincerà il torneo interno di Quiddich farà

guadagnare molti punti alla propria casa. Ci saranno sempre le

usuali visite ad Hogsmeade durante l’anno per tutti gli studenti dal

terzo anno in poi. Saranno inoltre, organizzati quattro ricevimenti. La
 
festa in maschera ad Halloween a tema settecentesco, il ballo

d’inverno, la festa di San Valentino e il consueto Ballo del Ceppo. Per

concludere annuncio che i caposcuola di quest’anno sono Hermione

Granger per Grifondoro, Blaise Zabini per Serpeverde, Cho Chang

per Corvonero, e Hannah Abbot per Tassorosso.

Concludo annunciando che la prima partita di Quiddich si terrà la

prossima settimana, e vedrà impegnati i Grifondoro contro

Serpeverde. Buona fortuna a tutti voi per l’anno scolastico appena

cominciato, in particolar modo agli studenti del settimo anno che

dovranno sostenere gli esami per il diploma.


Finalmente il suo discorso si era concluso.

-         Ma perché si fanno venire in mente di organizzare tutti quei balli

scolastici che costringono le persone a comprare dei fastidiosi vestiti

da sera?


Ginevra sbattè la testa sul tavolo in segno di frustrazione
 

-         Non pensi di essere melodrammatica Ginny? È solo uno stupido

ricevimento a coppie, qualche ballo da sala e un ricco buffet.

-         Ron ma tu pensi sempre a mangiare?

-         Mi piace il cibo Herm, non posso farci niente! E ho bisogno di forse

per la prima partita di quiddich contro Malfoy e i suoi lacchè!

-         Chi sarebbe questo Malfoy?

Chiede Aidan guardando Ginevra come se si riferisse principalmente a

lei, che arrossì imbarazzata dalla curiosità del piccolo Gifondoro.

-         Draco Malfoy è quello laggiù che sta pomiciando con la biondina

slavata e arrogante. È una patetica fotocopia di suo padre, uno dei

più fedeli Mangiamorte di colui che non deve essere nominato.

Pomposo, infantile, superbo da far schifo e non perde occasione per

umiliare le persone che non sono purosangue o che li frequentano.


Hermione era stata fin troppo gentile nella sua descrizione di Malfoy.

Aidan rimase colpito da tono sprezzante che aveva usato la ragazza nel

parlare delle sue … doti.

-         Una persona molto piacevole a quanto dite.

 

Una volta saliti nelle rispettiva case, gli studenti si lasciarono cullare dai

 

camini accesi delle loro case comuni. Ginevra si era seduta sulla poltrona

 

di velluto rosso vicino alla finestra a proseguire la lettura de L’aminta.

 

Aidan si avvicinò a lei attirando la sua attenzione.

 

-         È una bella storia quella.

-         Tu l’hai letta?

-         Certo, mi piace molto come quei grandi autori parlavano dell’amore

impossibile, di come Amore si nascondeva tra la gente comune per

colpire i cuori a lui insensibili.

Aidan era una di quelle persone strane. Nessuno aveva mai sentito parlare

di lui, e pareva quasi fosse una persona intrappolata nel corpo di un

ragazzino. I suoi riccioli biondi, gli occhioni azzurri e il suo volto di

bambino, celavano un segreto che Ginny non riusciva a comprendere.

 

-         Devi stare molto attenta a leggere sempre tra le righe?

 

-         E tu come lo sai scusa? Hai solo undici anni e non sai nulla della vita.

 

-         Non giudicare le cose solo per come si mostrano ad occhio umano

Ginevra, e comunque non sei la prima persona che non mi prende

sul serio perché ho la faccia e il corpo di un bambino.


L’apparenza può ingannare, e questa è la prima lezione che Ginevra

 

avrebbe imparato. Non sapeva che nascosto sotto false spoglie, un Dio

osservava divertito, quelli che osavano resistere al tocco della sua freccia.

Amore aveva dei programmi per Ginevra Weasley,

 

 

 

 

Lo so, non convince nemmeno me …. È solo un distacco e una distrazione momentanea. Fatemi sapere come la trovate almeno so se continuare oppure no xD.

Cya,


 






 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** furetti e vendette! ***


-    Senti ragazzino dispettoso e con l’autostima a mille. Io sono una

sedicenne che non si fa incantare dai tuoi modi e dalla tua

comprensione. Facciamoci un favore e rivolgiamoci la parola quel

poco che basta per fare in modo che io non ti strozzi come se

fossi una gallina.

-    Te l’hanno mai detto che un Valium ogni tanto aiuta?

Aidan era divertito dall’atteggiamento di Ginevra. Quel maschiaccio

così ostile verso tutti quelli che avesse a tiro, in realtà nascondeva

una fragilità facile da spezzare.

Il giorno seguente la prima lezione di Gin era pozioni, il suo incubo

peggiore, nonostante ci passasse ore, non riusciva a prendere un voto

che fosse almeno vicino alla sufficienza.

L’unica consolazione era condividere l’ora di lezione con l’amica Luna

Lovegood. I Corvonero praticamente avevano tutte le lezioni in

comunque con loro.

Aprì il libro che aveva davanti e capitò per caso sulla pagina che

spiegava come preparare una pozione d’amore … l’idea sfiorò la sua

 

mente succube del suo essere fulminata, ma ebbe quasi l’impressione

 

 

 

di sentire la vocina irritante di Aidan che le diceva “i filtri e le pozioni

 

d’amore sono l’ultima risorsa della disperazione”.

-    Signorina Weasley, vuole dirmi esattamente che cosa sta

pensando in questo momento invece di ascoltare la mia

spiegazione sul programma di quest’anno?

-    Mi scusi professor Piton, non succederà più.

Per tutto il resto della lezione rimase a fissare un chiodo sulla parete

senza prestare la minima attenzione a quello che veniva detto in

 

classe. Dopo avrebbe dovuto incontrare suo fratello in sala grande

 

perché doveva darle i suoi vecchi libri dell’anno prima.

 

Stava camminando per i corridoi in compagnia di Luna, quando

 

davanti a lei vide Draco Malfoy abbracciato a Daphne, in compagnia

 

di Zabini e Nott. Quella ragazza odiosa la stava guardando con

 

sufficienza in tutta la sua perfezione.

 

-    Guarda cosa abbiamo qui … pezzente Weasley e Lunatica

Lovegood.

-    Fatti una vita tua Greengrass e lascia in pace noi comuni

mortali.


-    Perché non corri a piangere sotto le gonne dei tuoi patetici

amici? Oppure vatti a nascondere nella tua cameretta a piangere

 e maledire chiunque abbia pensato di mettere al mondo una

piccola povera stracciona che fa pena oltre che ribrezzo.

La fissava senza riuscire a rispondere. Malfoy non disse assolutamente

nulla, anzi se la rideva di gusto mentre Daphne si divertiva ad

 

umiliare la vergogna dei purosangue.

 

Strinse la sua bacchetta con forza e non si rese nemmeno conto di

 

quello che aveva fatto. L’aveva fatta diventare un furetto.

 

Sotto lo sguardo attonito di mezza scuola che rideva di gusto.

 

Sentiva gli occhi gelidi di Malfoy posati su di lei, arrossì senza

 

pensare di aver commesso un errore. In braccio aveva la sua ragazza,

 

più pelosa del solito, che sarebbe saltata al collo della piccola

 

Weasley. Blaise Zabini invece, al contrario delle aspettative, se la

 

rideva silenziosamente, come se approvasse.

 

Con il terrore dipinto sul suo volto addolcito dalle lentiggini, corse in

 

sala grande sperando di non essere inseguita dai lacchè di Malfoy

 

che reclamava vendetta.

 

Ron era seduto al tavolo insieme ad Harry, Hemione ed Aidan che

 

discutevano su un articolo del Cavillo.

 

Rimase davanti a loro, in silenzio, ancora traumatizzata dagli sguardi

 

evidenti di minaccia delle sue nemesi.

 

-    Ho fatto una cosa che non dovevo fare!

-    Che cosa succede sorellina?

-    Ho trasformato Daphne Greengrass in un furetto! Mi ucciderà,

Malfoy mi ucciderà, tutti i Serpeverde mi uccideranno! Fatemi

scappare via da questo posto, sono solo al secondo giorno di

scuola e ho firmato la mia condanna sociale!

-    Quale vita sociale avresti?

-    Grazie per avermelo ricordato piccolo marmocchio!

Aidan si divertiva a prenderla in giro, ma quella povera rossa si

sentiva frustrata dall’episodio.

 

Non aveva assolutamente idea del fatto che Daphne avesse notato il

modo in cui gli occhi castani della povera Ginny avevano guardato il

 

volto di Draco. Si era divertita all’idea che quella pezzente potesse

 

anche solo aver pensato una cosa tanto assurda.

 

-    Scherzi a parte, i Serpeverde me la faranno pagare cara.

-    E tu falli neri alla partita di Quiddich. Facciamogli vedere che

non ti fai intimorire. Alla peggio li trasformi tutti in furetti.

Ginny aveva deciso di saltare la cena per evitare gli sguardi assassini

delle persone, le uniche che le avrebbero fatto una statua, erano le

ragazze che dovevano subire ogni giorno le umiliazioni di quella

strega maledetta.

Sdraiata sul suo letto, si dedicava alla solita lettura di qualche libro

babbano per distrarsi. Le piaceva abbandonarsi alle immagini di grandi

storie d’amore, di imprese fantastiche e di tutto ciò che non

riguardava la sua vita noiosa.

Improvvisamente un gufo bianco picchiettò alla finestra della sua

camera da letto. Aprendola vide cadere una piccola busta senza

mittente. L’animale scomparve subito volando via in direzione di chissà

 

quale finestra della scuola.

 

Ci vediamo sabato alla Stamberga Strillante,

  non riesco a smettere di pensare a te.

  alle cinque, sii puntuale.



Nessuna firma, niente che lasciasse intendere la provenienza del

messaggio. Come era possibile che qualcuno si fosse accorto della

sua presenza?

Nei giorni che avevano preceduto il week end, stranamente, Daphne

 

non aveva tentato di farla pagare a Gin. La cosa a Luna sembrò

 

alquanto strana. Un brutto presentimento non l’abbandonò per tutto il

 

tempo trascorso in carrozza verso Hogsmeade.

 

Ginny al contrario era di buon umore, curiosa ed emozionata per il

 

suo appuntamento al buio.

 

Mentre camminava per le piccole vie del posto non faceva altro che

 

tirare supposizioni a caso mentre la sua migliore amica tentava,

 

invano, di dissuaderla dal presentarsi alla stamberga strillante. Che

 

come posto non era assolutamente romantico.

-    Andiamo, quali rischi potrei correre?

-    Che ne so e se fosse tutta una trovata di qualche Serpeverde?

-    Ecco vedi, anche tu sei come Ron e tutti gli altri, è impossibile

pensare che un ragazzo possa interessarsi a me!

-    Io lo dico per il tuo bene. Siamo amiche, e ho davvero un brutto

presentimento.
 

-    Magari per una volta la fortuna ha girato dalla mia parte. Se ti

fa stare più tranquilla porto la bacchetta con me, oppure mi

accompagni là e vediamo se c’è qualcosa di strano.

Si avviarono alla stamberga strillante. Non c’era nessuno intorno alla

casa. La puzza di chiuso le travolse una volta aperta la porta. C’era

polvere, tanta polvere, mobili che cadevano a pezzi e qualche insetto

che gironzolava. Nessun’anima viva nei paraggi.


Luna, da buona paranoica, decise di controllare il piano di sopra,

lasciando l’amica sola. Un rumore di passi attirò la sua attenzione.


L’orologio aveva appena suonato le cinque, la porta della stamberga

era stata aperta e la figura splendida di Draco Malfoy aveva fatto

sobbalzare una Ginevra alquanto sorpresa.


Qualcuno la stava mica prendendo in giro?

-    Che cosa ci fai tu qui?

-    Ti ho mandato un messaggio … Weasley.
 

Pareva stesse trattenendo delle parole.

-    Ok, ho capito è uno scherzo!

-    Non penso proprio …

Si era pericolosamente avvicinato a lei. Il suoi viso bellissimo era

vicinissimo a quello di Gin che si sentiva sul punto di svenire. Non

penso minimamente al fatto che stava commettendo uno sbaglio

 enorme.

-    Sei patetica Weasley, io non ti toccherei nemmeno indossando i
 
guanti di pelle.

-    Cosa stai dicendo?

Ed ecco fare il suo ingresso trionfale la regina delle serpi. Daphne

Greengrass seguita da tutta la casa di Serpeverde che non smetteva

un secondo di ridere. Alla fine quell’arrogante furetto aveva capito.

Sapeva che cosa la Grifondoro provasse, e adesso, lo sapevano tutti

gli altri ragazzi della casa avversa alla sua.

-    Pensavi davvero che il mio ragazzo potesse interessarsi a una

babbanofila pezzente e buona solo da usare come sguattera?

Ginevra non disse nulla. il suo sguardo era rivolto al pavimento di

legno consumato. Tratteneva a stento le lacrime che mostravano la

delusione della sua umiliazione.

Non riusciva a pensare all’idea che tutte quelle persone fossero lì ad osservarla come un fenomeno da baraccone. La indicavano e ridevano

di lei. Senza curarsi minimamente di cosa potesse provare.

-    Daphne Furetto Greegrass sei davvero la persona più stronza che

abbia mai messo piede ad Hogwarts. Adesso levatevi dalle palle

o vi giuro sulla mia vita, che vi trasformo tutti in furetti e vi

chiudo in una gabbia.

La voce decisa di Luna Lovegood si insinuò tra tutte quelle risate.

Aveva sceso le scale in fretta per tendere la mano alla sua amica.

-    Andiamo Gin.

Tra le sue mani stringeva la bacchetta e la muoveva in modo

impaziente, come se non desiderasse altro che schiantarli tutti contro

i muri polverosi della stamberga strillante.

-    Dove credi di andare con il nostro clown?

La voce di Malfoy era terribilmente astiosa.

-    Prova a fermarmi pezzo di cretino. Finchè siamo costretti tra le

mura di quella scuola, tu non puoi usare le maledizioni senza

perdono, in quanto al dopo ci penseremo. Per adesso provate tu

e la tua oca a fare un solo passo, e vi rifaccio completamente i

connotati con un cazzotto ben piazzato.

 

 

 

 

Ps. Spero tanto di non sembrare troppo mielosa con questo genere di storia.

Ho concluso le prime 15 pagine del seguito ma sono poco convinta Y.Y anche perché devo premettere un

Paio di righe quando lo posterò  xD

Boh per adesso metto questo. Alla prossima!

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** WTS my soul ***


Ginevra Weasley si sentiva come la barzelletta della scuola, la notizia sulla bocca di tutti.  Il giorno dopo il suo sabato pomeriggio aveva deciso di evitare tutto e tutti. La sola persona meritevole di vederla, quando usciva dalla sua stanza, era Luna.

Non le aveva detto cose del tipo “Dovevi aspettartelo dopo che trasformi in furetto la regina delle serpi”. Non disse nulla di quella storia, apparte suggerirle di lasciare definitivamente perdere qualsiasi tipo di fantasia sentimentale verso Malfoy.

Si sentiva frustrata da tutti gli sguardi delle persone , a lezione o a tavola che fosse. Per questo praticamente saltava ogni cena per andare al campo di quiddich. Le piaceva stare da sola, sdraiata sull’erba a pensare e a fumare una sigaretta. Il suo unico vizio.

Si abbandonava con gli occhi chiusi e lo sguardo rivolto verso il cielo.

Almeno non veniva giudicata.

La partita di quiddich si avvicinava e l’idea di doversi sorbire le risate dei Serpeverde la terrorizzava.

-          Ciao Weasley.

Sobbalzò ne vedere di chi era la voce appena udita. Il suo sguardo si posò sulle scarpe firmate che aveva pestato il giorno della partenza.

Blaise Zabini la fissava mettendola in soggezione.

Che cosa voleva adesso questo ragazzo, Serpeverde purosangue della peggior specie, da lei?

Ok non incuteva lo stesso terrore di Daphne o Draco, ma nel suo atteggiamento calmo e rilassato, nei suoi neri e profondi, si nascondeva una vera serpe.

-          Sei venuto a rincarare la dose? Guarda puoi stare certo che l’onore della stronza da guinness è stato rivendicato. Quindi sparisci dalla mia vista, oppure fai sparire me, è uguale.

-          Sotterra l’ascia di guerra Weasley. Ho saputo che cosa ti hanno fatto passare Draco e Daphne.

-          Non mi serve nemmeno la tua compassione da quattro soldi e se hai intenzione di rompermi ancora le palle, rovinerò le tue preziose scarpe di marca.

Blaise sorrise compiaciuto. Non sapeva perché ma lo divertiva il modo in cui lei tentava di difendersi da ogni persona che non fosse Luna Lovegood o il suo trio di guardie del corpo.

-          Che ci fai ancora qui Zabini?

-          Parliamoci chiaro, io non piaccio a te e tu non piaci a me. Abbiamo però una cosa che ci accumuna.

-          Sarebbe?

-          L’odio nei confronti di Daphne Greengrass. Per questo sono venuto a proporti un affare.

Un paio di cose sicuramente erano interessanti. Questo schianto di ragazzo che le voleva proporre un affare che aveva a che fare con “l’odio nei confronti di Daphne” e Ginny, non poté assolutamente rinunciare all’occasione che le stava capitando.

-          Che cosa avresti in mente?

-          Partiamo dal presupposto che l’unica cosa importante per quella è il suo aspetto fisico, il suo guardaroba, e soprattutto il fatto che in tutta Hogwarts, non esiste nessun’altra che regga il confronto.

Detto questo, rispondi sinceramente a una mia domanda … hai mai desiderato avere quello che ha lei?

-          Non credo che il punto sia questo …

-          Weasley non prendermi per i fondelli, non a me. Si vede lontano un miglio che sbavi come una lumaca dietro Draco. Lo sa anche il tuo congiunto parente, solo che non ti dice nulla perché sa perfettamente che non succederebbe mai. Io ti sto offrendo una scelta semplice.

-          Vale a dire?

-          Essere esattamente tutto quello che non sei ora. Avere ogni cosa che non hai ora. Forse avere anche lui. Sei un grosso pezzo di cera che io posso modellare con queste mani e renderlo cosa più bella che esista in questo mondo.

-          Cosa ti rende così sicuro di te stesso Zabini?

-          Sono un esteta Weasley, ho buon gusto, appartengo a una famiglia molto ricca e i mezzi non mi manca. Conosco i modi, le abitudini e gli atteggiamenti che ti renderanno l’oggetto dei desideri di qualsiasi essere maschile di questo castello. Le basi ci sono tutte. Certo ci sarà da lavorare, ma quando avrò finito con te, mi  ringrazierai.

La sicurezza nelle parole di Blaise lo rendeva estremamente sincero. La sua reputazione in realtà, era una gran garanzia considerato il modo in cui la gente parlava di lui. Perfino i Grifondoro avevano rispetto nei suoi confronti. La reputazione della sua famiglia era al pari di quella dei Malfoy. Tutti conoscevano il prestigio di cui godeva.

Ginevra dovette ammetterlo a se stessa. Era attirata dall’idea di essere una persona diversa. Essere notata dalla gente quando passava per i corridoi, e non certo per le sue umiliazioni.

Blaise  sapeva il fatto suo. Serpeverde ok, purosangue fissato ok.

-          Allora Wes, che ne dici?

-          Si può fare Zabini. Ma non voglio brutte sorprese.

-          Non rimarrai delusa. Ti aspetto domani, dopo le lezioni, nella stanza delle necessità. Alle tre in punto e ti posso assicurare che ti farò tanto male.

-          Cosa?

-          Stavo scherzando Wes. Non farti prendere dal panico.

Con la sua eleganza, accarezzò la guancia di Ginevra. Un tocco delicato.

E con la sua camminata rilassata era tornato verso la scuola senza voltarsi a guardarla.

Caspita, era stata umiliata e in meno di ventiquattro ore, era riuscita a vendersi l’anima a Blaise Zabini. Avrebbe davvero cambiato le sorti della povera Cenerentola di casa Weasley?

-          Ehi Ginny.

Aidan, l’impertinente undicenne aveva trovato il suo nascondiglio segreto. Dal suo sorriso un po’ malinconico, doveva aver saputo che cosa era successo con Malfoy e con la sua compagnia di cretini patentati.

-          Non la voglio la pietà di un ragazzino.

-          Sei sempre gentile e a corto di Valium vedo. Chi era il tizio che ne veniva da questa parte?

-          Blaise Zabini, gli ho appena venduto la mia anima per essere più carina e piacere a qualcuno.

-          Fammi capire, è un po’ come la favola della Walt Disney solo che, invece di avere una vecchia bacucca come fata madrina, hai una bel moro muscoloso e dallo sguardo sexy?

-          Questa è una cosa un po’ gay.

Scoppiarono a ridere come due stupidi. Era strano questo ragazzino.

-          Sono piccolo ma non sono scemo. Sei sicura di quello che stai facendo? Magari hai bisogno di sembrare più femminile, su questo non ci piove, ma ne vale la pena fare tutta questa fatica per un tipo acido e maligno come Malfoy?

-          Io non lo so. Un giorno ci sono andata a sbattere ed sono rimasta fregata. Lo so che è stupido ma io non riesco a smettere di pensare a lui. Mi tratta male, mi umilia e mi disprezza.

-          L’amore non è mai stupido Ginny. È quella cosa che arriva quando meno te l’aspetti. Sentì quel maledetto ronzio nello stomaco, pensi di stare male, e alla fine ti rendi conto che guardi qualcosa con occhi diversi.

-          Come può un ragazzino di undici anni dire questo?

-          Leggo molto. Non hai mai pensato a qualcun altro tipo Harry o magari quel Blaise?

-          Il primo è una causa persa e ormai è come un fratello per me, il secondo invece è strano, l’ho guardato molte volte ma ci vedo solo un bel ragazzo strano che non mi comunica alcun tipo di emozione particolare.

-          L’apparenza inganna. Tutti fingiamo di essere quello che non siamo, abbiamo paura che le persone ci giudichino e che  magari sia sbagliato quello che realmente abbiamo dentro.

Non esisteva alcun tipo di spiegazione plausibile per cui uno come Aidan sapesse certe cose, sembrava aver vissuto una vita piena di incontri casuali che gli avevano insegnato a comprendere le persone, e l’amore che diventava qualcosa di complicato e difficile da gestire.

Gli occhi azzurrissimi di Aidan sembravano dubbiosi. Di nuovo era come se riuscisse a leggere nei suoi pensieri.

E in effetti, per quanto Amore avesse sempre l’ultima parola, non riusciva a comprendere appieno Ginevra Weasley. Con lei tutto si complicava, e un Dio normalmente, aveva vita facile.

Era lui a scegliere le coppie, certo assecondava i desideri, ma questa volta non era convinto di Draco Malfoy.

Il giorno seguente Gin decise di affrontare le conseguenze. Non si curò minimamente delle occhiate di tutta la scuola, delle risatine a lezione di Storia della Magia o dell’apprensione maniacale di suo fratello Ron.

Fuori la giornata era pessima. Un temporale di quelli che rendevano famosa l’Inghilterra.

Daphne e Malfoy che si sbaciucchiavano nei corridoi davanti a tutti e lei che si stava pavoneggiando con la sua gonna accorciata che faceva sbavare tutta la scuola, eccetto Blaise.

Ah proposito di quello, Ginevra era in ritardo.

Corse per le scale che conducevano al piano della stanza delle necessità.

Ok momento di panico, non ricordava il luogo esatto della porta.

Girava per lunghi corridoi senza riuscire a trovarla.

-          Sei una frana Wes.

Zabini era dietro di lei che con le braccia conserte batteva nervosamente il piede a ritmo regolare. Non sembrava nemmeno lui, nessuno stemma dei Serpeverde addosso, una camicia bianca e un paio di pantaloni neri eleganti. I capelli spettinati stonavano con tutto il resto del quadro.

-          Non ricordavo dove si trovava la porta!

-          Sei anche peggio di una frana, oltre che in ritardo.  Andiamo seguimi, la porta è proprio qui davanti. Ho dimenticato di accennare un dettaglio l’altro giorno.

Ginny divenne pallida come un lenzuolo.

-          Piantala di spaventarti ogni volta, non ho mica minacciato di ucciderti, intendevo dire che dovrò rivolgerti domande imbarazzanti sulla tua vita privata. Non vorrei rovinarti la festa ma per conquistare uno come Draco avrai bisogno di … avere delle doti.

-          Farò finta di non aver capito che cosa intendi!

La fece entrare nella stanza. Aveva un aspetto piuttosto atipico. Tantissimi specchi sparsi ovunque, un paio di poltrone e un elfo domestico che indispettito li guardava come se non vedesse l’ora di andarsene.

Blaise si accomodò sulla poltrona, si accese una sigaretta e si mise a fissare l’esile figura di Ginevra Weasley come se la stesse spogliando con i suoi profondi occhi neri.

-          La smetti di guardarmi in quel modo?

-          Spogliati.

Un tonfo, e un segno sulla guancia destra di Blaise. Gin gli aveva tirato uno schiaffo di quelli forti, mentre imbarazzata cercava di trattenersi dal sembrare un pomodoro.

-          Non sono un maniaco Wes. Ma devo vedere che cosa c’è la sotto quei pesanti maglioni che ti fanno sembrare una nonna. Non ti toccherò puoi starne certa, e soprattutto tieniti la biancheria intima addosso o questo elfo qui dietro mi denuncerà per molestie sessuali prima che finisca il giorno.

-          Ma è … è … una cosa imbarazzante!

-          Lo so che non ti capita molto spesso di spogliarti davanti ad un uomo.  Io non sono interessato a te quindi facciamola finita.

Restia, e sotto lo sguardo poco convinto dell’elfo domestico, Ginny si tolse il maglione viola, e i jeans, rimanendo in biancheria intima.

Le sue guance erano arrossate, così tanto da nascondere le sue lentiggini e far risaltare i lunghi capelli rossi. 

Blaise non lasciava trasparire alcun tipo di emozione. Ma in silenzio era sorpreso di quello che aveva davanti. Ginevra Weasley aveva un corpo perfetto, forme al posto giusto e una pelle senza difetti. Nonostante tutto si ostinava a nascondersi sotto pesanti vestiti che tendevano più su un genere maschile e alimentavano il suo essere un ombra.

Aveva in mente qualcosa per lei. Fece un cenno all’elfo domestico perché andasse a prendere un oggetto sul tavolino nell’angolo.

-          Che cosa stai per fare?

-          Io assolutamente niente. Lui prenderà le tue misure.

-          Quelle sono cose personali Zabini!

Rassegnata dal combattere contro un muro indistruttibile, Gin lasciò che il povero elfo, costretto sicuramente da qualche minaccia, le prendesse le misure. Riflettendo tra se e se, Blaise Zabini era il più bel ragazzo che avesse mai avuto davanti mezza nuda!

Sorrise sentendosi a suo agio per la prima volta in vita sua. L’elfo domestico osservava il comportamento di questi due personaggi così diversi chiedendosi perché il suo padrone si interessasse all’ultimogenita della famiglia più odiata da quelli della sua razza.

-          Io capisco i miei motivi, ma tu che problema hai con Daphne?

-          Non siamo abbastanza intimi da scambiarci confidenze Wes.

-          Io sono in biancheria intima davanti a te, non pensi che potresti cercare di mettermi a mio agio, e magari raccontarmi qualcosa?

-          Diciamo solo che quella puttana ha bisogno di perdere qualcosa, tutti abbiamo bisogno di abbattere il più forte. Lei si è permessa di mancarmi di rispetto e io la distruggerò.

-          Usando me?

Il ragazzo annuì beffardo mentre una Ginevra indispettita si muoveva nella sua direzione con fare sensuale. Mise le mani sui braccioli della poltrona del suo angelo custode, si perse in quelle iridi nere come la notte come se volesse sfidarlo.

Era impressionante come l’essere così naturale, la rendesse maliziosa e desiderabile. Le labbra perfette di Blaise erano vicinissime a quelle di Gin, sarebbe bastata una folata di vento per metterli nei guai.

Alcune ciocche di capelli vermigli coprirono il volto leggermente arrossato, quella mano maledetta glielo scostò con delicatezza senza dire una parola alcuna.

-          Posso andare adesso Zabini?

-          Certo Wes. Io ho ottenuto quello che mi serve, ci rivediamo sabato a Hogsmeade, ti aspetto fuori ai tre manici di scopa.

-          C’è la partita di quiddich al pomeriggio, dovresti saperlo.

-          Alle dieci di sera, fuori dai tre manici di scopa, ti ricordi la strada o ti serve una mappa?

-          Spiritoso … non hai paura che la gente ti veda con me?

-          Devi essermene grata, io almeno metterò a tacere un po’ di malelingue, e poi rialzerò, seppur di poco, la tua vita sociale.

Si rivestì velocemente rendendosi conto di essere stata appena zittita. Per quanto irritante, aveva ragione su tutto.

-          Ho un dubbio, che cosa avrei imparato oggi?

-          Che se ti spogliassi nel bel mezzo della sala grande avresti una fila di persone pronte a chiederti di uscire, Serpeverde compresi. Adesso sparisci frana!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Game over ***


Dicono i saggi, che la notte porta consiglio. Ne erano passate quattro e non aveva ottenuto nulla di costruttivo. Quattro notti insonni a fissare inerme il cielo alla ricerca di un segno. Tutto quello che aveva capito, era che ormai si era venduta al primo che passava, tutto per cosa? Per spogliarsi davanti ad un povero elfo domestico.

Nel momento in cui era suonata la sveglia babbana, regalo di Hermione, il terrore aveva preso possesso delle poche facoltà rimaste.
La partita di quiddich al pomeriggio. Contro i bastardi di Serpeverde.

Nascose la testa sotto il cuscino maledicendo tutto ciò che le veniva in mente, senza pensare che Hermione la stava osservando con l’espressione di una che stava per correre a cercare un esorcista.

-          Ginny ti senti bene?

-          No … io ho la febbre, e l’ebola, e la lebbra. Qualsiasi cosa mi impedisca oggi di giocare a quiddich.

-          Ah proposito di questo, Ron ed Harry hanno intenzione di farti giocare come cercatore oggi pomeriggio. Una di quelle tattiche fantasy che usano per scioccare l’avversario …

-          Oh no! Oddio!  Come pensano che possa riuscire a farla franca contro Malfoy. Quello come cercatore se la cava, io sono una frana, un disastro senza precedenti.

-          Quand’è che hai cominciato a farti prendere dal panico in questa maniera assurda?

Da quanto ho messo le mie chiappe in mano di Blaise Zabini! Pensò Gin mentre si alzava dal suo letto costretta dalle malsane idee dei suoi amici. Amici che aveva voglia di uccidere.

Indossò la divisa della squadra con rammarico. Andava bene farsi colpire dai bolidi e ritrovarsi con un trauma cranico, rompersi qualche costola cadendo dalla scopa, ma non fare il cercatore per rubare il boccino a Malfoy, il peggio figlio di buona donna esistente e l’uomo dei sogni.

Hermione ancora non ha abbandonato l’idea di chiamare un esorcista. La guarda attonita e con le braccia conserte a modi psicologo.

-          Che c’è?

-          Con la tua agitazione non riuscirai a tenere ferma la scopa, figuriamoci prendere il boccino.

-          Grazie dell’illuminante diagnosi. Lo so anche da me.

Uscì sbattendo la porta con violenza. Nel tragitto che la separava dalla sala grande, imprecò contro tutti i maghi scritti nel libro di storia, non avrebbe mai dovuto farsi venire in mente di entrare nella squadra di Quiddich, purtroppo ormai era troppo tardi per tirarsi indietro, non avrebbe potuto inventare alcun tipo di scusa.

A varcare la soglia della sala grande, sembrava fosse stato un branco di centauri in preda all’isteria. Le porte grosse e pesanti, erano state aperte e sbattute con forza contro il muro di pietra. L’esile figura di Ginevra Weasley percorreva con passo deciso il centro del salone rivolgendo uno sguardo assassino a Ron ed Harry.

-          Voi due siete morti!

Stava urlando, per fortuna la maggior parte degli studenti non era ancora scesa per colazione.

-          Dormito male Ginny?

-          Dormire male??? Harry ho avuto un risveglio terribile, cosa sarebbe la novità di farmi giocare nel ruolo di cercatore? Ti ha dato di volta il cervello oppure stanotte qualcuno ti ha colpito alla testa causandoti dei traumi inspiegabili?

-          È una tattica per confondere quelle schifose serpi!

-          No è il modo più facile per perdere la partita e umiliarmi!

-          Tu sei davvero brava sorellina, non devi preoccuparti, prendila invece come un’occasione di rivincita contro Malfoy.

Aidan aveva ragione. Ron sapeva tutto. Rassegnata si sedette al tavolo a bere un bicchiere di succo di zucca, guardando nauseata i bruciacchiati toast sul suo piatto. Aveva nausea, si sentiva come in quella settimana al mese, ed era tutta colpa di Harry e Ron.

Avrebbe dovuto impegnarsi molto di più del normale. Ormai il dado è tratto e non si ci tira indietro.

Raggiunse il campo di quiddich in anticipo rispetto a tutti gli altri. Nell’arco di qualche ora gli spalti sarebbero stati colmi di studenti impazziti, ragazzine sognanti che sbavavano dietro a Malfoy e che invidiavano la sua Daphne che, partita persa o vinta, correva comunque da lui a baciarlo e a sentirsi una regina.

Da Ginny normalmente, correvano solo i suoi compagni di squadra, che in realtà acclamavano Harry l’eroe del secolo.

Impugnò la sua scopa come a volersi dare coraggio. Ma non servì.

-          Fai finta che sia il collo di Daphne e aumenta la tua presa, vedi che funziona.

-          Zabini che cosa ci fai qui? Tu non mi sembri un tifoso di quiddich.

-          Infatti non assisto spesso a queste manifestazioni pubbliche di perdita di controllo, ma questa volta farò un’eccezione, sono curioso di vedere come finirà.

Il bel Serpeverde cominciò a ridere, sembrando quasi un essere umano, raccolse da terra il boccino d’oro, vero simbolo della partita, per rigirarselo tra le dita perfette e curate.

Un movimento quasi ipnotico per gli occhi castani della ragazza.

-          Questo è il solo unico pensiero che devi avere. Non pensare alle persone che guardano quello che fai, dimenticati di essere inseguita da Malfoy e vinci. La prima regola di Blaise Zabini è vincere. Vincere ad ogni costo Wes.

-          Se non dovessi riuscirci?

-          Allora avrei puntato sul cavallo sbagliato.

-          Preferivo quando mi chiamavi frana … allora dimmi, perché devo vincere contro la tua stessa casa?

-          Perché alla gente piacciono i vincitori, non prendiamoci in giro come fanno i volgari babbani, l’importante non è partecipare. E l’intera squadra di Serpeverde, soprattutto il suo capitano, non sono intenzionati a lasciarsi sfuggire di mano l’occasione di umiliare sul campo i Grifondoro.

Gin scoprì di essere piacevolmente più rilassata. I suoi erano posati sul boccino d’oro. Quella piccola pallina con le ali era l’unico obbiettivo del suo pomeriggio. Nemmeno Malfoy le avrebbe potuto portare via la soddisfazione di una vittoria, e soprattutto di averlo battuto.

Doveva riconoscere di essergli grata per la seconda volta. Una cosa che la sorprendeva ogni volta. Blaise Zabini era davvero un mistero, Serpeverde nel sangue, ma con un atteggiamento scostante, un po’ chiuso, la parola sempre giusta, al momento giusto.

-          Credo di aver capito che cosa fare.

-          Rimani comunque una frana, e questa divisa ti rende uguale a tuo fratello se non fosse per la lunghezza dei capelli.

-          E tu quando fai quello che si intende di moda sembri un po’ ambiguo.

-          Stai dicendo che sono gay? No perché, per tua informazione, mi sono scopato Daphne in  ogni angolo di questa cazzo di scuola. Se vuoi giocar col fuoco, stai attenta a non bruciarti.

Blaise l’aveva zittita, di nuovo. L’aveva piantata in mezzo al prato senza aggiungere altro. Era fatto così alla fine, ed era questo che lo rendeva affidabile. Niente false speranze, niente gentilezza ossessiva.

Strinse il boccino tra le mani, era freddissimo e brillava come una piccola stella. Vincere ad ogni costo, ecco cosa avrebbe fatto Ginny Weasley.

Alle tre in punto, gli spalti dello stadio di Quiddich, erano colmi di studenti che sventolavano bandiere in segno di preferenza. Anche i professori non riuscivano a trattenersi.

Luna Lovegood, Hermione Granger e Aidan, erano in piedi, euforici e scatenati, a fare il tipo per la loro casa e soprattutto per la piccola Ginny che era parsa un po’ sciupata a colazione.

A vederla adesso, sembrava tutta un’altra persona. Fece il suo ingresso nel campo con tutta la squadra di Grifondoro, mentre suo fratello Ron le dava pacche sulle spalle, neanche dovesse partecipare ad un incontro di boxe …  Blaise, seduto vicino a Severus Piton, si fumava la sua sigaretta. Impaziente alquanto di vedere il risultato di tutta la serie di sfortunati eventi dei giorni prima.

Aidan non poté fare a meno di notare lo sguardo del ragazzo. Sembrava aspettasse qualcosa. Era rivolto a Ginny e  a Daphne come se cercasse delle risposte enigmatiche che lo indispettivano. Aidan conosceva bene Zabini, lo aveva studiato a fondo, ma aveva visto un sacco di nebbia nella sua mente, come tentasse di nascondere qualcosa.

Nel frattempo, Madama Bump aveva fischiato per segnalare l’imminente inizio della partita, sancito poi dal lancio di un bolide che subito evidenziò la tensione tra le due squadre.

Harry e Ron inseguivano il loro obbiettivo seguiti da Nott e dalla Bullstrode. Come previsto, cominciarono sin da subito con spintoni violenti e giocate scorrette.

Ginevra si ritrovò davanti a Malfoy, entrambi in attesa che venisse liberato il boccino. Il biondo Serpeverde era scioccato, e divertito, all’idea che avessero riposto tanta fiducia in quella stupida babbanofila che non avrebbe mai retto il confronto. Solo che la rossa lo osservava con superbo tono di sfida senza mostrare alcun cenno del panico che l’aveva travolta poche ore prima.

Nel momento in cui la piccola pallina dorata prese il volo, ogni tipo di scorrettezza era ammessa. Ginny si lanciò all’inseguimento seguita da un Draco Malfoy che la raggiunse con facilità.

-          Non hai alcuna speranza contro di me pezzente.

-          Invece di parlare datti da fare Malfoy.

Ignorata da quasi tutto il pubblico, la ragazza posò il suo peso sulla destra colpendo la spalla muscolosa del suo avversario, che rischiò di cadere. Adesso avrebbe sicuramente giocato duro, senza sottovalutarla.

Mentre ai piani alti il vero scopo del gioco era stato dimenticato, ai piani bassi Malfoy si divertì a spintonare la povera rossa che rischiava di schiantarsi al terreno.

Per controbattere a quelle mosse scorrette, si avvicinò nuovamente e alzò il gomito abbastanza in alto da colpire il naso perfetto del re dei Serpeverde facendolo sanguinare.

Non le piaceva usare questi modi contro di lui, ma era normale giocare alla pari. Una cosa che fece commuovere Ronald Weasley che compiaciuto incitava la sorella a farlo nero.

Il boccino era vicinissimo alle loro mani. Gin distese il braccio, tirandolo fino a farsi male, sfiorandolo e distraendosi, permettendo a Malfoy di colpire la sua scopa con un calcio e facendola cadere a terra sul prato.

La terra umida e fangosa gli sporcò le mani, ma niente di tutto questo le impedì di risalire sulla scopa e ritornare all’inseguimento furioso della piccola pallina dorata.

Muovendosi in senso contrario all’altro cercatore si ritrovò dritta in faccia il premio di tanta fatica, e anche un pesante corpo contro cui andare a sbattere. Questa volta la caduta fu piuttosto dolorosa, la schiena bruciava quasi e la testa aveva sbattuto contro il terreno sporcandole la faccia. Non che a Draco Malfoy fosse andata meglio.

Una volta ripresi i sensi, rialzandosi a fatica, le urla compiaciute dei suoi compagni la investirono. Tra le sue mani teneva il boccino d’oro che aveva regalato la vittoria a Grifondoro.

-          Alla faccia tua e della zoccola!

Il biondo rivale la fissava con lo sguardo furente mentre Daphne lo aiutava a mettersi in piedi. Aidan e tutti gli altri corsero sul campo incontro a Ginny che si sentiva bene come non mai nella sua vita.

Almeno fino al momento in cui quel moccioso e Luna non le si gettarono addosso facendola cadere di nuovo per terra.

Non aveva più la forza di rialzarti, non sicuramente con due pesi addosso che le gridavano frasi sconnesse nelle orecchie.

Volse istintivamente il suo sguardo agli spalti cercando Zabini. Eccolo sempre seduto, composto e rilassato, vicino al professor Piton con una sigaretta in bocca. Le venne quasi naturale alzare il braccio per mostrare il boccino e la sua vittoria, avendo in cambio solo un sorriso lievemente abbozzato.

-          Ce l’hai fatta Ginny!

Harry e Ron erano corsi da lei tutti contenti. Non riuscivano a smettere di saltare. Sembravano dei grilli.

-          Ora puoi abbassare il braccio, la partita è finita!

-          Vorrei poterlo fare Luna. Credo che sia anchilosato.

 

Aveva faticato parecchio a rialzarsi da terra. Le sue ossa e i suoi muscoli avevano urlato pietà in tutte le lingue esistenti al mondo. Purtroppo non c’era nessun letto in vista per lei e i suoi reumatismi, solo una rapida doccia prima di andare a festeggiare ad Hogsmeade, dove aveva anche appuntamento con Zabini.

Fu ardua impresa rimuovere tutto quel fango, i suoi capelli ne erano impregnati dopo la caduta contro Draco Malfoy. Che fu anche il suo pensiero ricorrente per tutto il tempo. Specialmente sul fatto che adesso Daphne aveva tutti i motivi del mondo per consolarlo a dovere.

Si guardò allo specchio ancora fradicia, aveva un graffio sulla guancia destra, e un paio di lividi sparsi ovunque. Poteva sembrare un pungiball.

Aprì il suo armadio alla ricerca di qualcosa da vestire. Scelse un paio di jeans e un maglione … no un maglione no, doveva esserci dell’altro. Per fortuna Luna non si era mai ripresa la canottiera rosa che le aveva imprestato l’anno scorso.

Insomma il risultato poteva essere ben peggiore, aveva evitato i maglioni e portava i segni dell’agguerrita battaglia contro Serpeverde, ma si sentiva favolosa.

Raggiunse i suoi amici all’ingresso, ancora non la smettevano di parlare delle emozionanti botte date in campo. Hermione non li sopportava più. Luna corse ad abbracciare l’amica sempre seguita dal piccolo Aidan che ormai era diventato parte integrante del loro gruppo di matti.

-          Non osate toccarmi! Se cado a terra di nuovo non mi rialzo nemmeno se ci provate in sette.

Scoppiarono a ridere della loro amica.

-          Sei stata grande oggi e come l’hai sistemato! Ma tu devi spiegarmi una cosa, come mai stavi guardando Zabini? C’è qualcosa che devo sapere?

Caspita, a Luna Lovegood non sfuggiva assolutamente niente.

-          Che ho affidato i miei sogni e le mie speranze alle sue mani, ma sono troppo sobria per raccontarti tutto adesso.

-          Devo tapparmi le orecchie mi sa, ho solo undici anni e sono troppo giovare per i traumi gravi.

-          Voi due capite sempre male! Io non intendevo in quel senso!

-          Si come no …

Durante tutto il viaggio in carrozza verso Hogsmeade, gli sguardi curiosi e di supposizione sbagliata dei due amici, non si staccarono da Ginny, come se aspettassero una risposta.

Una risposta che non avrebbero avuto!

I cittadini del villaggio erano abituati al trambusto degli studenti ogni sabato pomeriggio, ma di sera era difficile da sopportare e controllare. Gli unici che non vedevano l’ora erano i gestori del pub “i tre manici  di scopa” che si preparavo a servire litri di whisky incendiario e burro birra.

La tavolata dei Grifondoro era, naturalmente, la più chiassosa. Poco distante i loro rivali chiacchieravano e non si facevano notare per la confusione, più che altro per la quantità esorbitante di whisky che ordinavano senza sosta.

Ginny tirò giù tutto d’un fiato il suo bicchiere. La gola in fiamme era quasi piacevole al confronto ai dolori del suo corpo. Ron era già partito per la tangente, cantava l’inno di Hogwarts a squarciagola e anche con le parole giuste. Harry non la smetteva di ordinare bicchierini sotto lo sguardo attonito di Hermione.

-          Andiamo Gin, devi bere e vuotare il sacco.

Dopo il quarto bicchiere le girava la testa, i suoi due amici impazienti aspettavano di ricevere delle informazioni.

-          Volete sapere che cosa? Ho solo accettato che lui mi aiuti a conquistare quel cazzone di Malfoy. Ho conosciuto anche il suo elfo domestico, tipo simpatico, un po’ troppo musone.

-          Non c’è altro?

-          Mi sono spogliata davanti a lui per farmi prendere le misure. Forse avrei dovuto evitare questo discorso con un piccolo undicenne presente e sobrio.

-          Ormai è tardi …

Ginny mandò giù un altro bicchierino prima di rendersi conto che forse, ma forse, era il caso di guardare l’orologio e rendersi conto di essere nuovamente in ritardo.

-          Mer … Merlino sono in ritardo. Se qualcuno mi cerca sono stata rapita da un Mangiamorte. Non so quando tornerò.

Perfetto era completamente partita. Non che reggere le bevande alcoliche fosse una prerogativa della famiglia Weasley. Ron adesso stava facendo lo spogliarello davanti a tutti. Luna si era preoccupata, per fortuna, di coprire gli occhi di Aidan perché non vedesse tale scempio.

Questa volta aveva mezz’ora di ritardo, e dire che le bastava uscire dalla porta di legno …

Un venticello autunnale soffiava intensamente, il cielo stellato e la luna rendevano quella serata davvero meravigliosa.

Ginevra si guardò intorno alla ricerca di Zabini, ma non c’era traccia di lui o della sigaretta sempre accesa che teneva tra le dita. Forse si era arrabbiato davvero e le aveva dato buca.

Si sentì delusa, un pochino non tanto, al pensiero di essere mollata lì.

Si sentiva il corpo intorpidito dall’alcool tanto da doversi appoggiare al freddo muretto di pietra del pub

-          Avrai anche vinto la partita, ma rimani sempre una frana. Fammi indovinare … sei riuscita a dimenticare dove stava la porta del pub, oppure sei troppo ubriaca per renderti conto delle tue azioni?

-          Devi smettere di spuntare dal nulla!

Rieccolo con il suo ghigno beffardo e la sigaretta accesa. Vestito in maniera un po’ casual e con i capelli sempre spettinati a causa del vento.

-          Vedo con piacere che ancora te la fai sotto Wes. E che hai deciso di non indossare uno di quei ridicoli maglioni.

-          Sei sempre così amabile, oppure hai deciso di fare un eccezione per me amico Zabini?

-          Non siamo amici, siamo due persone che si conosco per via di un certo affare in corso.

Il suo tono era mutato, sembrava quasi sprezzante e scontroso. Tipico atteggiamento degno di quelli della sua specie. Tutto il contrario della rossa che invece aveva una voce dolce nonostante l’alcool la costringesse a sbiascicare sporadicamente.

-          Ecco vedi, è per questo tuo modo che non potrei mai interessarmi a te. Sei antipatico, stai sempre per i fatti tuoi e una volta che parliamo mi rispondi subito male.

-          Io non voglio che ti interessi a me! Ma dico sei ubriaca Wes?

-          Quello senz’altro. Ma mi fa piacere il fatto che tu non abbia alcuna intenzione di interessarti a me. È più facile che a Natale riceva gli auguri da parte del tuo elfo domestico che da te.

Si sentì improvvisamente le gambe pesanti, l’equilibrio scarso e la testa pesante. Stava per finire di nuovo per terra, quando invece si ritrovò ad aggrapparsi alle spalle di Blaise, con una tale forza da far male.

Le sue guance divennero rosso fuoco, di nuovo, per via di quella situazione imbarazzante. Ok che era partita, ma sentiva il forte profumo del ragazzo così intensamente da credere di averlo messo prima di uscire. Un buon profumo a dire il vero.

Era una di quelle situazione assolutamente inaspettate, da rimanere completamente di sasso e senza il coraggio di muovere un muscolo. A dire il vero non era nemmeno una sensazione spiacevole quel contatto. Sentendo bene al tatto, il corpo di Blaise Zabini non era davvero niente male, e i suoi occhi neri parevano quasi far invidia alla notte.

Ginevra Weasley non seppe mai spiegarsi il perché, ma il suo naso stava toccando la pelle della sua fata madrina, nell’arco di qualche minuto si era avvicinata ancora di più e le sue labbra erano in un posto dove non sarebbero mai dovute essere.

Lo stava baciando, sentiva il calore di quelle labbra sensuali e non riusciva a fermarsi, anzi, si aggrappò più forte ancora per sentire approfondire il tutto e rendersi conto di quello che stava succedendo.

Blaise Zabini, per la prima volta, venne zittito da qualcuno. Non che ce ne fosse bisogno, ma era rimasto sconcertato dal fatto che quella piccola fiammiferaia che di solito lo temeva, adesso lo stesse baciando, e nemmeno tanto male.

Attaccati al vetro di una finestra del pub, Luna ed Aidan, stavano con la bocca spalancata e gli occhi sbarrati dallo stupore. Era sicuramente una scena più sana del guardare Ron ed Harry in mutande sul tavolo del locale.

Il moro Serpeverde ritrovò il sennò perduto. Lasciò andare la presa facendo cascare la rossa per terra. Si sentiva impotente, aveva permesso a Ginevra Weasley di baciarlo. E lui, come i suoi simili, si concedeva il lusso di ragazze del calibro di Daphne Greengrass.

-          Credo di aver commesso uno sbaglio.

-          Sbaglio è un eufemismo Wes.

-          Quindi non hai più intenzione di vendicarti di Daphne.

Avrà anche fatto uno sbaglio, ma sapeva dove andare a parare.

-          Voglio solo evitare di vedere la tua faccia per un po’. Ti contatterò io, ma ti avviso. Rifallo di nuovo e non ci penserò due volte a tirare una maledizione senza perdono e a cancellarti dalla faccia della terra.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** When the time is here ***


Arrabbiato, forse anche confuso e preso alla sprovvista, Blaise Zabini se ne andò giù per un viottolo, confondendosi con l’oscurità.

Ginevra imprecò di nuovo, maledicendo tutti i maghi che conosceva, non riusciva a capacitarsi delle sue azioni.

Seduta per terra, si accese una sigaretta, viziaccio che non conosceva nessuno eccetto Luna.  Sapeva di aver combinato un casino e che lui non l’avrebbe chiamata più. Neanche i maghi usassero il telefono.

Gli effetti dell’alcool stavano svanendo. No chi voleva prendere in giro, erano svaniti mentre baciava lui.

Sperava forse che Malfoy la guardasse e le dicesse “non farlo” e la trascinasse via dalle sue braccia?

No … e nemmeno il forte odore del tabacco riusciva a coprire quell’intenso aroma di cui erano impregnati i suoi vestiti.

-          Ce la spieghi la tua mossa di poco fa?

-          Luna … Aidan … voi avete visto …?

-          Tutto, non metri di lingua, ma tutto il resto si. Comunque non siamo qui per giudicarti eh.

-          Perché parli di metri di lingua davanti ad un undicenne?

-          Lui ne sa una più del diavolo. A volte penso che sappia più cose di relazioni lui, invece della Greengrass.

Ginevra era abbattuta. Ricordò quello che le aveva detto Blaise … “Vincere ad ogni costo Wes” e lei aveva giocato male la sua partita, ma sicuramente, aveva imparato qualcosa … basta un bacio, dato a caso non importa, sei comunque fottuto.

-          Vedrai che tempo un paio di giorni, e tutto tornerà come prima.

-          Ne dubito Luna, sembrava davvero arrabbiato.

-          Arrabbiato si, furioso direi, ma anche confuso … insomma prova a metterti nei suoi panni, lui ha sempre tutto sotto controllo, è chiaro che un imprevisto possa turbarlo.

-          Ma tu da che parte stai!

Urlarono Ginny e Luna aggredendo verbalmente quel tenero bambino.

Aidan, o Amore, come lo si vuol chiamare, si era quasi affezionato al mondo dei mortali. Purtroppo aveva qualcosa da fare. Presto o tardi  avrebbe guardato negli occhi di quei mortali e avrebbe visto cosa desideravano. Per dirgli addio.

Rimasero tutti e tre fuori per parecchio tempo. Osservavano il cielo come se fosse la cosa più bella del mondo, con l’ingenuità di chi ancora sapeva sognare .

 

 

I giorni passavano come nulla fosse, le persone non si erano ancora dimenticate dello scacco a Serpeverde. Ginevra Weasley non riusciva sentirsi meglio. Ci avevano provato Aidan e Luna, ma non era servito a molto. Si sentiva di nuovo invisibile.  Blaise Zabini non le aveva più rivolto la parola, cosa che naturalmente, significava mandare a monte tutti i programmi fatti per distruggere la sicura immagine di Daphne Greengrass. Si rigirava la matita tra le mani, mentre seduta in aula grande cercava di fare i compiti di trasfigurazione ma con scarsi risultati. Aveva fatto diventare il suo povero gufo un muffin, un muffin con le gambe che Ron stava inseguendo tra i tavoli con il solo scopo di mangiarselo. Una scena ridicola!

Mentre si mangiucchiava il retro della sua matita, Ginny ricevette una visita inaspettata. Un piccolo elfo domestico vestito con abiti eleganti e costosi, più di quelli della ragazza stessa, si fermò dal loro tavolo osservando perplesso il muffin con le zampe che correva avanti e indietro.

Volse la sua attenzione alla piccola Weasley che lo aveva riconosciuto immediatamente. Lo stesso elfo che si trovava nella stanza delle necessità e che aveva preso le sue misure.

Portava in mano una piccola busta verde. Gliela porse senza dire una parola. Quella busta conteneva una piccola chiave.

-          Che cos’è uno scherzo?

-          Ti sembro uno che sta ridendo a crepapelle? Sono costretto in questo ridicolo abbigliamento a portare missive ad una che non sa tenere certe cose a posto …

-          Ehi tu abbassa la voce! E poi da quando parli?

-          Non ce ne era bisogno la scorsa settimana. Cosa avrei dovuto dirti? Che hai bisogno di rassodare i glutei? O imparare a usare delle cose che si chiamano tacchi alti?

-          Pure tu hai più conoscenza di mondo femminile di quanta ne abbia io  … ehi un momento: che hai da ridire sul mio fondoschiena?

-          La vedi quella chiave piccola strega con il fondoschiena cadente? Apre la piccola porta al quinto piano, la prima a destra. Ricorda la prima a destra. Devi andare lì domani pomeriggio alle quattro. Non tardare o qualcuno si arrabbierà moltissimo.

Ginny si morse il labbro indispettita da quell’elfo che somigliava del tutto al suo padrone. Hermione alla vista di quella creatura attaccò a parlare di politica magica, di come ci dovesse essere qualcuno che come lei avesse a cuore le loro sorti.

Fu zittita immediatamente dal saccente piccoletto che diceva di essere trattato benissimo. Per Fortuna che Ron era troppo impegnato a inseguire il muffin per accorgersi di quell’esserino fastidioso. Per la cronaca, elfo domestico significava solo una cosa: Serpeverde!

Hermione infatti, lanciò all’amica un’occhiata furente. Per fortuna la busta verde era già stava nascosta nel libro di trasfigurazione.

Aidan e Luna se la ridevano cercando di contenersi.

-          Posso andarmene adesso oppure devo stare ancora ad ascoltare questa matta che predica come un avvocato?

-          Sparisci sgorbio!

Hermione lo stava per prendere a calci. L’elfo invece se ne era già andato via continuando a chiedersi come potesse un muffin avere le zampe.

Purtroppo per lui, mentre usciva dalla sala grande venne intercettato da Daphne Greengrass, che dava l’impressione di conoscerlo piuttosto bene, anche troppo.

-          E tu che cosa ci fai qui? Il tuo padrone non risponde mai ai miei gufi, forse potresti portargli un messaggio.

Ginny, Luna ed Aidan stavano osservando la scena con attenzione.

-          Io non mi abbasso a portare missive da parte di donnacce.

-          Come mi hai chiamato?

-          Prova a torcermi un capello e sai che qualcuno non te la farà passare liscia. Anzi lascia che ti dia un consiglio spassionato e sincero, puzzi come una prostituta minorenne. La prossima volta ricordati che nel profumo non ti ci devi fare il bagno.

Daphne era paonazza. La rabbia le stava uscendo fuori come un vulcano in eruzione. Nessuno si doveva rivolgere così, figuriamoci un elfo domestico che per lei era sinonimo di schiavo.

Lo colpi con la punta del suo sandalo per spingerlo a terra. L’elfo spazientito si massaggiava la schiena fissando Daphne in modo astioso. Tutto il gruppetto Grifondoro si era stupito di come avesse risposto all’altezzosa reginetta della scuola. Ginevra si mosse verso di loro nonostante le voci alle sue spalle le intimassero di non immischiarsi. Tanto ormai Daphne la detestava a morte, che altro peggio poteva farle?

Prese la piccola mano dell’elfo e lo aiutò a rialzarsi.

-          Vedo che voi due vi conoscete bene. Patetici e rivoltanti allo stesso modo. Mi chiedo che cosa centri Blaise con voi due.

-          Ehi stronzetta, pensaci due volte prima di parlare del mio padrone.

-          Non ti agitare, dovresti trattarmi meglio dopo quello che abbiamo passato insieme non credi?

Ginny avrebbe voluto chiedere delle informazioni, ma riuscì a trattenere la sua curiosità. Era strano il modo in cui si guardavano quei due. C’era tanto astio da poterci fare almeno un milione di ipotesi. Nessuna spiegazione chiara.

-          Solo perché ai bei vecchi tempi sei stata rimpiazzata non significa che devi farti venire le rughe dalla rabbia.

Ok quel piccolo elfo la sapeva lunga. Bisognava ammettere che rispondeva bene e sapeva come colpire Daphne, che intanto stava dando fuori di matto. Era impossibile trattenere le risate.

-          Che cosa ti fa ridere tanto pezzente?

-          Il modo in cui sia facile prendersi il gioco di te.

-          Questa è l’ultima volta che usi questa insolenza nei miei confronti Weasley. Te la faccio vedere io.

Tirò fuori la bacchetta puntandola sulla rossa e muovendola nervosamente con la mano sudata e impaziente.

Peccato che arrivò qualcuno a rovinare tutto. Severus Piton osservava tutti con il suo solito volto serioso e la voglia di rinchiuderli tutti nei sotterranei a marcire senza cibo ne acqua. Si proprio tutti, perché a quell’uomo Daphne Greengrass era sembrata sempre troppo superficiale per finire a far parte della sua casa. Maledette raccomandazioni …

-          Avete intenzione di far saltare in aria la sala grande per caso?

-          Professor Piton deve togliere subito i punti a Grifondoro e punire Weasley. Ha cercato di colpirmi con quello.

Disse indicando l’elfo domestico di Zabini che alzò gli occhi al cielo sperando che un fulmine colpisse quell’oca di Daphne.

-          Ma pensi che io sia scemo Greengrass? Per quando mi piaccia punire i Grifondoro, quella con la bacchetta alzata sei tu. E lascia stare Eddie. Dubito fortemente che la Weasley stesse tentando di colpirti usando lui come arma …

Finalmente quel piccolo elfo aveva un nome. A giudicare dall’espressione sul volto di quest’ultimo, Piton doveva conoscerlo fin troppo bene. Daphne invece, strizzata nella sua camicetta di almeno una taglia in meno, lasciò la stanza indispettita.

Piton maledì il giorno in cui il cappello l’aveva spedita a Serpeverde. Non potevano metterci anche la voce “un po’ di cervello” nei requisiti per farne parte? No era più giusto mettere “Gnocca” …

-          Vattene tranquillo Eddie, tu Weasley vieni nel mio ufficio questa sera per la punizione.

Ginevra non aveva parole. Non aveva fatto nulla di male e finiva in punizione mentre la Greengrass se ne era andata via sculettando in santa pace e senza punizione o punti in meno.

Lasciò la sala grande per andarsene a rimuginare sui suoi errori.

Si sdraio sull’erba del piccolo stadio di quiddich.
Il sole le illuminava il viso dandole fastidio agli occhi ma non le importava. Da una finestra notò la figura, ben nota, di Draco Malfoy. Sembrava quasi che la guardasse, ma poteva essere frutto della sua immaginazione.

-          Hai fatto bene poco fa, e poi Piton è uno che ne sa!

-          Aidan, questo è uno di quei momenti in cui vorrei restare sola a riflettere su ciò che è giusto o sbagliato, possibilmente in assenza di piccoli omettini che credono di saperla lunga.

-          Tu hai dei dubbi vero?

-          Non ho dubbi su niente. Sono perfettamente a mio agio nel dire che sono sempre fulminata da tu sai cosa, non mi interessa tu sai chi, e non ho voglia di discutere su quello che è.

-          Tutto chiaro … mi sono perso al primo “tu sai chi”.

-          Almeno tu, fai finta di capire che cosa sto dicendo. Ho la chiave di un fottuto non so cosa, stasera sono in punizione e devo andare in studio da Piton, come se non bastasse Daphne Greengrass mi ha rotto le scatole anche per Blaise. Che ci mette i cartellini sulle persone quando ci è passata?

Dopo una cena che sapeva di amaro, Ginevra Weasley raggiunse i sotterranei, lo studio di Severus Piton era proprio accanto al quadro del Barone Sanguinario. A discapito della sua natura e del suo modo di fare e vestire, cupo e serioso, il suo studio era illuminato da una piacevole luce soffusa. Miriadi di scaffali pieni di libri trattanti qualsiasi tipo di argomento, circondavano l’accogliente sala che sembrava di più un salottino della signoria italiana dei secoli passati, piuttosto che il piccolo antro di relax di un professore impegnato ad insegnare due materie importanti come pozioni e difesa contro le arti oscure.

Proprio all’angolo destro, era sistemata una scacchiera di legno. Eddie e il professore erano così impegnati in una partita, che non si accorsero della presenza di Ginny che li osservava stupita.

-          Buonasera.

La sua voce venne disturbata dall’entusiasmo dell’elfo domestico, che esultava dichiarando “scacco matto” al suo avversario.

-          Weasley, prenditi un libro, qualsiasi va bene, e siediti. Per le prossime due ore te ne starai qui buona e in silenzio. Domani quando ti chiederanno informazioni della tua punizione, dirai che ti ho costretto a pulire tutte le provette dell’aula di pozioni.

-          Cioè non sono in punizione?

-          Diciamo che facciamo finta tu lo sia. Non fare domande e documentati un po’. Noi abbiamo da fare,

Si rimisero a giocare a scacchi senza curarsi minimamente della sua presenza. Sorpresa e contenta, Ginny cominciò ad osservare minuziosamente la collezione del suo professore. Era incredibile quello che aveva custodito in quegli scaffali. Libri che trattavano di argomenti come la scienza, la letteratura, la storia. Ciò che sicuramente stupiva di più era il fatto che si trattasse di libri babbani.

Severus Piton con una così grande collezione di libri Babbani?

Il profumo di quella carta consumata dal tempo era inebriante. Si accomodò sulla poltrona in silenzio senza dir nulla.

Aveva scelto un libro sulla storia della Rivoluzione Francese e sulla corte di Luigi XIV. Le piacevano quel genere di cose e l’ambiente l’aiutava.

Una serata che si rivelò molto piacevole, rispetto ad ogni tipo di aspettativa. Si era concentrata verso mezzanotte sulla loro partita di scacchi. Eddie aveva un talento nascosto per gli scacchi e il Professor Piton sembrava quasi un’altra persona.

Gin si rendeva conto per la prima volta, che le cose non erano come sembravano. Era facile guardarle ogni giorno, difficile invece capirlo.

Trovò un piccolo libro nell’angolo vicino al camino. La copertina era così consumata che non si leggevano titolo o autore.

Aprì la prima pagina e trovò scritte le parole più belle che avesse mai letto in tutta la sua vita.

Eravamo fatti per proteggerci reciprocamente l’uno dall’altra, avevamo bisogno di creare insieme l’uno attraverso l’altra, il posto nel mondo che ci era stato negato in origine.
Se avessimo un'altra vita dovremmo trascorrerla insieme.

Il giorno seguente si sentiva agitata. Rigirava tra le mani la piccola chiave impaziente di sapere che cosa doveva trovare.

L’orologio era diventata la sua fissazione, tanto da costringere Ron, Harry, Hermione ed Aidan a riempirla di domande.

Domande che naturalmente, ignorò senza preoccuparsi.

Alle cinque precise si ritrovò davanti ad una piccola porta chiusa a chiave. Deglutì cercando di sembrare rilassata e trattenendo la sua curiosità. Blaise non era ancora arrivato ma lei non voleva aspettare. Girò la chiave nella serratura con fare impaziente e vide ciò che non si sarebbe mai aspettata: delle scope!

Doveva entrare in un ripostiglio di scope. Ma quello aveva qualche rotella fuori posto per caso? Si chiede mentre cercava la luce in tutta quella oscurità che puzzava di muffa.

-          Stavolta non ti sei persa! Incredibile dovremmo festeggiare.

-          Non vorrei sembrarti una che pensa male, ma cosa diavolo ci facciamo in un ripostiglio con delle scope?

-          Senti piccola maniaca, potresti stare zitta cinque minuti e fare solo quello che ti dico?

La fissò con i suoi occhi nerissimi, tutto si confondeva con il buio circostante, ma lei riusciva a vedere il volto di Blaise Zabini che rivolto nella sua direzione, non smetteva di fissarla.

-          Tieniti forte Wes, o potresti cadere.

-          Da dove? Siamo con i piedi per terra rinchiusi in un buco!

-          Chiudi gli occhi adesso. Per quanto puoi essere restia devi fidarti di me e stringere forte il mio braccio.

Strinse la mano del ragazzo con una forza inaspettata. Un solo lampo e improvvisamente il vento le accarezzava il viso. Aprendo gli occhi il sole all’orizzonte tramontava creando un cielo che aveva gli stessi colori dei dipinti di Monet. Non riuscì a trattenere lo stupore quando vide quell’immensa costruzione che faceva contrasto con il cielo.

-          Ma siamo dove penso io?

-          Ginevra Weasley … benvenuta a …

 




chiedo venia se mischio i verbi al presente e al passato. non rileggo mai quello che scrivo. ma dopotutto, mischiare il passato e il presente, è quello che facciamo tutti i giorni vivendo ;)

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Not far from heaven ***


-          Ginevra Weasley, benvenuta a Parigi.

Si accese una sigaretta mentre la Grifondoro guardava sorpresa le meraviglie che aveva davanti. La torre Eiffel era meravigliosa, circondata da uno splendido cielo rosso che rendeva il tramonto unico.

-          Ti bacerei se non rischiassi la vita!

Intorno a loro le vetrine dei negozi mostravano abiti bellissimi, un’atmosfera impressionante e non magica.

Blaise sembrava conoscere quel luogo alla perfezione, si guardava intorno come se cercasse qualcosa di familiare.

-          Andiamo Wes, non abbiamo tutto il tempo del mondo.

-          Ma che ci facciamo a Parigi?

Sembrava di avere vicino una bambina emozionata ed entusiasta.

-          Cosa fa una donna a Parigi? Shopping, ti troveremo qualcosa che sia adatto al tuo nuovo stile e anche un vestito per Halloween. Come tu saprai il tema è “Alla corte di Luigi XVI”, non c’è posto più appropriato della Francia! Conosco anche una sartoria teatrale che crea degli oggetti straordinari.

-          Tu non sei il tipo che si mischia ai babbani.

-          Mi piace la bella vita, ogni momento libero che ho lo trascorro qui grazie alla mia passaporta. È così che ci siamo arrivati in fretta e senza farci vedere da nessuno.

-          Continuo a non credere di essere a Parigi con te.

Le tirò un pizzicotto al braccio per indispettirla. Erano stranamente diversi e così simili. Camminavano per le strade senza dirsi una parola, senza guardarsi come se avessero paura di vedere le cose con gli occhi dei babbani. Blaise si fermò davanti a una vetrina. “Chanel” diceva la scritta che sovrastava le loro teste.

-          Tu mi prendi in giro.

-          Entra e comportati bene o ti giuro che ti ammazzo.

Intorno a loro c’erano splendidi vestiti eleganti e scarpe che normalmente restavano confinate nei sogni più intimi di qualsiasi ragazza del mondo, magico o babbano che sia.

Una donna osservò Ginevra con molta attenzione, e un cenno di Blaise la fece allontanare un paio di minuti, per tornare con alcuni dei vestiti più belli della boutique. Giacche eleganti, scarpe con il tacco, guanti di pelle, camicie di seta, pantaloni neri che ricadevano morbidi a lasciar intravedere le forme della rossa.

-          Non pensi che sia eccessivo?

-          Cosa? Dei vestiti eleganti? Io credo che la bellezza di una donna non stia nella volgarità, nelle minigonne o nelle prosperose forme al vento. Risulta molto più sexy una donna che indossa una camicia e un paio di pantaloni, che li sa portare.

-          Signorina se vuole accomodarsi per provare qualcosa, il camerino è là in fondo. Il suo ragazzo può attenderla qui, nell’attesa se gradisce una coppa di champagne.

-          Lui non è il mio ragazzo.

-          Io non sono il suo ragazzo.

La donna sai portò una mano alla bocca per nascondere un sorriso. La reazione dei due all’unisono risultò parecchio divertente.

Ginevra si chiuse nel camerino, che era grande quanto il piano terra della Tana, e si guardò allo specchio. Non era sicura su cosa provare. Dopo dieci minuti di riflessioni optò per provare una gonna a tubo che le fasciava le gambe alla perfezione con un piccolo spacco sulla destra, una camicia bianca di seta, coperta da una giacca elegante nera che la rendeva assolutamente irriconoscibile.

Osservando le scarpe, decise di abbinare un paio di stivali neri che arrivavano fino al ginocchio, e con un sexy tacco a spillo.

-          Allora che ne dici?

Non ricevette risposta. Lui la guardava, la studiava dalla testa ai piedi. Teneva tra le sue dita affusolate la coppa di champagne, rigirandola in modo impaziente. Si accese una sigaretta, e nessuno osò dire una parola, aspirò una boccata di fumo riflettendo.

-          Sto così male che ti mancano le parole per dirmelo?

Ginny si sentiva agitata, non era una di quelle che sapeva definirsi bella. Con un cenno Blaise le disse di girarsi. Quegli stivali la facevano sembrare più alta, era impossibile non notarla. I suoi capelli rossi riflettevano il tramonto alle spalle del suo “fato” che invece non apriva bocca. Decise di rinunciare.

-          Ok, lo prendo come un si. Direi che va bene. Tanto mi sembri intenzionato a dire nulla.

Rientrò nel camerino e si guardò allo specchio, sentiva ancora quello sguardo su di se, il peso di quegli occhi sulla sua figura. Ci pensò ogni istante mentre si infilava un vestito, nero, lungo fino alle ginocchia, due spalline sottili e decorate con dei finissimi cristalli, una scollatura non troppo pronunciata ma che rendeva l’idea. Il tutto abbinato ad un paio di sandali dello stesso colore.

-          Adesso riesci a dirmi qualcosa?

-          Signorina, siete davvero splendida. I vestiti che ha scelto per voi, sono veramente magnifici.

La voce della donna la rassicurò. Ma come poteva Blaise sapere tutte quelle cose? Sembrava quasi che glieli avessero disegnati addosso.

-          Senti Zabini, io non ce la faccio a stare impalata qui. Dimmi qualcosa prima di farmi uscire di testa.

Come previsto, non disse nemmeno una parola, si alzò dalla poltrona, appoggiando delicatamente la flute sul tavolo di cristallo alla sua sinistra. Prese la mano di Ginevra e si chinò a baciarla, quasi come fosse un segno di approvazione. La donna a quel punto si sentì in dovere di aggiungere un pensiero personale.

-          Se voi due non siete fidanzati, avete qualche piccola questione repressa in sospeso.

Passarono all’incirca due ore, in cui entrarono in un sacco di negozi, tutte boutique di classe e fuori dalla portata della gente comune. Blaise non aveva detto niente per tutto il tempo, si limitava ad osservare ed annuire. Ginevra si era ritrovata a trascinare un numero assolutamente sconcertante di borse che testimoniavano il suo nuovo modo di vestire, ma soprattutto di essere.

La notte era calata, dovevano essere all’incirca le otto di sera. Si sedettero in un bellissimo bistrot che si affacciava su Place de la Concorde, al cui centro, illuminato come giorno, si ergeva l’obelisco che 3200 anni fa venne portato dal Tempio di Luxor. Si erano ordinati due Martini, o meglio era stato Blaise, sempre con la sua sigaretta e il suo modo un po’ strano.
Ginny non potè fare a meno di osservare il cielo sopra di loro, pieno di stelle e limpido come il mare. Aveva pensato tantissimo a cosa avesse in serbo Blaise Zabini, si era svegliata tutta entusiasta la mattina, ma non si sarebbe mai immaginata di trovarsi a fare shopping nelle boutique più famose del mondo, bere Martini sotto le stelle di Parigi. Era come essere in una favola, solo con la fata madrina al posto del principe.

-          Allora adesso ti decidi a parlare con me?

-          Non abbiamo molto da dirci.

-          Allora non ti manca la voce Zabini. Prima non sembravi intenzionato ma adesso invece …

-          Invece sei sempre la stessa.

Si perse in quello che sembrava un complimento velato sotto una critica.

-          Tra poco abbiamo un appuntamento qui vicino, c’è una sartoria teatrale che di solito si occupa dell’opera di Parigi. Ti ho fatto preparare un vestito per il ballo di Halloween.

-          È tutto troppo eccessivo, insomma mi hai comprato delle cose assolutamente bellissime.

-          Ognuno di noi, usa i mezzi di cui dispone per raggiungere uno scopo ben preciso. Il fine giustifica i mezzi.

-          Daphne vale tutto questo?

Si rese conto tardi, di aver toccato un argomento delicato. Blaise sembrava irritato quando l’aveva sentita nominare.

-          Senti, non ci vede nessuno, non può passare qualcuno di Hogwarts, puoi parlare tranquillamente con me. L’altro giorno io ed Eddie abbiamo avuto di che discutere con lei. Non sembrava molto felice del fatto che io ti conoscessi.

-          È un problema suo, vostro, ma non mio.

-          Dovresti sorridere più spesso, sei anche più carino quando lo fai.

Non era abituato a sentirsi dire cose del genere. Gin se ne accorse subito dal modo in cui tenne per miracolo la sigaretta sulle dita. Gli sorrise, quasi a volerlo mettere a suo agio, cosa che non ebbe alcun effetto su di lui.

-          Wes, non mi servono i tuoi goffi tentativi, non ti parlerò della mia vita privata. Ne di Daphne. Soprattutto di lei.

-          Non ti scaldare. Siamo a Parigi, nessuno si arrabbia a Parigi.

-          Andiamo, è tardi.

La condusse lungo una via piccola e graziosa, arrivarono davanti a una porta di legno. Blaise bussò e un uomo dall’aspetto amichevole, gli strinse la mano con decisione e rispetto. Doveva conoscerlo bene.

Li condusse all’interno di una piccola bottega dove c’erano sparsi ovunque manichini, tutti servivano a mostrare splendidi abiti di ogni epoca, gioielli da lasciarti senza parole, e ogni piccolo dettaglio dai cappelli ai guanti.

-          Questo è quello che ho fatto preparare per te.

Adesso si che c’era da sorprendersi, sembrava quasi di fare un viaggio nel tempo alla corte del Re Sole. Colori tendenti al rosso, una scollatura piuttosto ampia, secondo la moda dell’epoca, sul petto e sulla schiena, due sottane con quella superiore, di tessuto più pesante, che cadeva come uno strascico, le maniche non erano ingombranti, pizzi e merletti a perdita d’occhio. Faceva impressione toccarlo.

-          Per finire ho pensato a questa maschera.

Tra le sue mani teneva una maschera che copriva solo gli occhi. Era ricoperta di cristalli neri e brillanti. Delicata al tatto.

Ginevra Weasley pensò ufficialmente di essere in paradiso, oppure nel suo ultimo giorno, guardava Blaise e l’uomo come se fossero dei fantasmi.

-          Non può essere per me!

-          Si Wes, non c’è bisogno di provarlo, sono sicuro sia perfetto. La ringrazio per la cortesia, come sempre un gioiello.

Era ancor più sconcertante il rispetto di Blaise verso il babbano davanti a lui. Insomma non è una di quelle cose che si vedono tutti i giorni.

Sembrava di essere due comuni esseri umani.

Lasciarono quel negozio salutando l’uomo. Mentre camminavano per le buie strade di Parigi, si resero conto che era troppo tardi, dovevano tornare in Inghilterra, a scuola.

Blaise si accese una sigaretta e prese un ombrello dalla tasca della giacca. Eccola la sua passaporta. Gin per un momento, pensò di non voler andare più via.

-          Grazie di tutto, è stata una cosa davvero inaspettata e piacevole. Per non parlare di tutto quello che hai fatto per me.

-          L’ho fatto per me.

-          Andiamo Zabini non ci vede nessuno, siamo a Parigi! Come fai a non sentirti diverso.

-          Ci vengo spesso, non mi fa ne caldo ne freddo.

La luce che illuminava la Torre Eiffel sembrava volergli indicare qualcosa, le fontane stesse rendevano tutto così magico. A guardarli bene, forse la donna del negozio di Chanel, tutti i torti non li aveva. Sembravano stranamente soddisfatti di aver passato insieme una giornata atipica.
Seduto su un cornicione del palazzo di fronte a loro, Aidan si chiedeva che cosa ci fosse di così difficile. Cosa si fosse di sbagliato tra quei due che fingevano dalla mattina alla sera.

“io sono Amore. Vivo da quando esiste il mondo. Ho fatto incontrare a Dante la sua Beatrice, Petrarca si è innamorato di Laura grazie a me. Tutti scrivono delle mie imprese, i libri raccontano di me, che nascosto tra la gente comune, faccio  breccia in chi crede di essere insensibile al mio tocco d’amore. Ecco che un giorno mi capitano questi due matti. Sono strani e difficili da controllare. Lei ama lui, che ama un’altra, che ama un altro. Troppo lavoro.

Insomma siamo seri, dovrei metterlo a posto io tutto questo casino?”

 

Tornarono nel ripostiglio delle scope. Le luci erano già state spente, per fortuna nessuno era in giro. Ginevra rimase sola nell’oscurità con una marea di sacchetti tra le mani. Blaise aveva percorso l’oscurità senza nemmeno salutarla. Ritornò nella sua stanza in silenzio. Nessuno si accorse di lei o di ciò che portava. Sistemò il suo armadio e si mise a letto cercando di non pensare. Era stata la sua giornata diversa, come doveva esserlo lei. La notte sembrava non finire mai, i suoi occhi non accolsero mai l’invito di Morfeo. Le venne in mente un solo posto dove andare.

Seguendo le polverose scale del sotterraneo, raggiunse l’ufficio di Severus Piton. Non avrebbe dovuto farlo forse, ma accese le luci e cominciò a curiosare tra i libri alla ricerca di un passatempo per la notte. Eddie notando l’illuminazione non pote fare a meno di entrare e vederla lì nella poltrona. Leggeva un libro di poesie.

-          Non dovresti essere qui.

-          Ciao Eddie.

Sorrise al piccolo elfo che lasciò cadere ogni proposito di riprenderla per l’essersi intrufolata nell’ufficio di Severus senza permesso.

-          Non pensi che sia tardi per stare sveglia a leggere poesie?

-          Il sonno ha deciso di non venirmi a trovare stasera.

-          Hai mica visto il mio padrone? È tutto il pomeriggio che non lo vedo, ho saputo anche che non era presente a cena.

-          Si l’ho visto. Eravamo a Parigi.

Eddie fece la faccia stranita. Non poteva credere alle sue orecchie. Conosceva il segreto del suo padrone, le sue fughe oltre l’Inghilterra, ma non sapeva ci avesse portato mai qualcuno, non lei almeno.

Sorrise amaramente, Ginevra non riuscì mai a capire perché. Fece finta di leggere il libro che aveva in mano, ma l’espressione sul volto di Eddie lasciava aperte un milione di ipotesi.

Quel piccolo elfo non era uno stupido, e nemmeno un chiacchierone. I suoi piccoli occhi color verde mela raccontavano tanti segreti, nel silenzio della notte. Una notte intera passata seduto davanti ad un scacchiera antica. Voltandosi di rado a guardarla chiedendosi che cosa ci fosse di cosi sbagliato in lei. Di così diverso.

Fuori l’alba stava sorgendo. Un nuovo giorno, un nuovo nucleo di domande a cui dare risposta.

Severus Piton entrò nel suo studio alle otto in punto. Ginevra Weasley sedeva sulla poltrona vicino al camino spento, con gli occhi chiusi, Eddie le aveva messo una coperta addosso e si era sopito nella poltrona di fronte, mentre a terra giaceva il polveroso libro di poesie.

Se avesse fatto come sempre, avrebbe alzato la voce svegliando i due, invece chiuse la porta, delicatamente, in silenzio con un lieve sorriso dipinto sul volto.

La realtà poteva attendere qualche altra ora.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Alla corte di Luigi XIV ***


Infilarsi il vestito per il ballo di Halloween, era stata una di quelle imprese degne di essere ricordate nei libri di storia. Ginevra Weasley aveva invitato la sua migliore amica, Luna, per aiutarla nell’intento.

Alla fine il risultato era sorprendente. Sembrava di essere andati indietro nel tempo in un’altra epoca.

I suoi capelli rossi erano raccolti lasciando scivolare qualche ciuffo che la rendeva bellissima, il suo volto era coperto dalla mascherina, i cristalli neri brillavano come tanti diamanti.

-          Stai davvero bene Gin, ma non pensare di prendermi in giro, dove hai rimediato questo abito meraviglioso?

-          A Parigi, in una sartoria teatrale vicino all’opera.

Luna scoppiò a ridere sotto lo sguardo basito dell’amica.

-          Ok, adesso dimmi la verità.

-          Te la sto dicendo. Zabini ed io siamo finiti a Parigi, mi indirizzato sulla retta via, se così si può definire. Ha pensato ad un sacco di cose e non ha praticamente detto niente per tutto il tempo.

La bionda Corvonero sembrava essere stata pietrificata. Non muoveva un muscolo del suo corpo e spalancava la bocca come fosse un pesce.

Si sarebbe aspettata di tutto dal duo “Gin & Zabini” ma addirittura un viaggio nella città più romantica del mondo?

Le venne voglia di scrutare nella testa dell’amica, chissà se c’era qualcosa di diverso nel suo rapporto con il Serpeverde.

-          C’è qualcosa che devo sapere?

-          Ehi! Non fare la maliziosa, non ci siamo baciati o peggio. Abbiamo fatto un giro, qualche acquisto nei negozi e un aperitivo.

-          Qualche giro?

Aprendo l’armadio della rossa, trovò un numero spropositato di vestiti e scarpe, insomma chiudere quel coso sarebbe stata una vera impresa, ci voleva un architetto non la magia.

Aidan spuntò dalla porta di legno della stanza della ragazza. Rimase a bocca aperta vedendole, bellissime nei loro abiti a tema. Al contrario, lui era ridicolo, la calzamaglia prudeva da morire, le scarpe erano scomode, i pantaloni stringevano nonostante fossero a sbuffo sulle cosce, e Ron lo aveva costretto ad indossare una parrucca bianca.

-          Luigi XIV deve ringraziare di essere morto, lo ammazzerei per aver scelto questo genere di parrucche!

-          Ma sei un amore!

Le ragazze lo stavano prendendo in giro, Amore non lo avrebbe permesso normalmente, ma questa volta rimase zitto a guardarle. Due ragazze così intelligenti e carine senza cavaliere.

Guardando Ginevra, ricordò Parigi, quando alla corte di Versailles aveva commesso lo sbaglio di assecondare l’amore di Maria Antonietta. Troppi secoli erano passati da allora, e tutto era degenerato nelle guerre e nelle rivoluzioni. Peccato che l’amore non avesse importanza.

Ripensò anche, all’immagine di Blaise Zabini e Ginny Weasley. A lui piacevano insieme, ma c’erano delle questioni in sospeso, e nel futuro non vi era traccia di nulla che li riguardasse.

Porse le mani alle due ragazze che sorrisero felici.

-          Andiamo signore. Abbiamo un ballo a corte a cui partecipare.

Lasciarono il dormitorio di Grifondoro senza incontrare nessuno, l’orologio suonò le nove e il rumore rimbombò tra le mura di quel castello incantato, come fosse una melodia.

Arrivarono davanti al salone delle feste, ed Aidan, venne colto da una sensazione strana. Era come trovarsi all’interno di uno dei grandi saloni di Versailles. Colori pastello dipingevano la stanza come fosse un quadro. I lampadari di cristallo erano una fedele riproduzione dell’epoca, la musica riempiva la stanza, tavoli imbanditi, tende di velluto alle finestre, e come tocco finale, il trono di Re Luigi XIV, proprio come l’aveva visto Aidan secoli fa.

-          Tutto bene piccolo?

-          Certo Ginny, fa solo uno strano effetto. Hanno davvero reso tutto uguale a come accadeva. Mancano solo i giardini di Versailles e possiamo convincerci di essere tornati indietro nel tempo.

-          Ti interessa la storia?

-          Io l’avrei vissuta la storia. Che dite, ci lasciamo tentare dal buffet?

Quando fecero il loro ingresso, tutta la sala si voltò a guardarli. Nessuno avrebbe mai pensato di vedere la povera Weasley in quelle vesti. Si vedeva lontano un miglio che i cristalli della sua maschera erano veri. Draco Malfoy stesso, smise di ammirare la sua dama per guardare la piccola di casa Weasley. Per quanto lo negasse, era stupito di quanto potesse essere attraente con quell’abito addosso.

Blaise, al contrario, si fumava la sua sigaretta, sorseggiando un bicchiere di champagne, gustandolo come se fosse l’ultimo della sua vita.

Harry, Ron ed Hermione non avevano parola, andarono verso di lei complimentandosi per il suo cambiamento.

-          Sorellina mia!

Ron aveva notato subito gli sguardi della gente, si era messo accanto a lei, come a volerla proteggere da occhi indiscreti. Al contrario, il suo migliore amico, era arrossito alla vista della piccola, di quella che evidentemente, non era più una bambina.

Affascinato e confuso, non riusciva a pronunciare una sola parola, nemmeno per chiederle un semplice ballo.

Eddie cercava di non farsi calpestare da nessuno. Si mosse in direzione di Aidan e delle sue due accompagnatrici. Porse loro dei bicchieri, guardando sospettoso il volto del suo padrone, nascosto dalla folla al centro della pista da ballo.

-          Grazie Eddie, sei stato molto gentile.

La voce di Ginny era quasi impercettibile, coperta dalla musica dei violini, del pianoforte e delle arpe. Alzarono i calici per ringraziare il piccolo elfo domestico, che arrossito, scomparve tra la gente.

Gli occhi castani di una persona a caso, cercarono qualcosa. No, non Draco e Daphne che si esibivano in un valzer perfetto. Cercarono Blaise Zabini che aveva teso la sua mano a Pansy per invitarla a ballare. Non si era voltato nemmeno una volta a guardarla. Lo sapevano tutti e tre.

-          Vuoi ballare Ginny?

-          Certo Harry mi farebbe piacere.

Di una cosa i presenti potevano essere certi. Harry Potter aveva detto un sacco di cose alla rossa nei successivi cinque minuti, ma non aveva ottenuto risposta. Nessuna delle sue parole aveva attirato l’attenzione della sua dama che si sentiva indispettita.

Sarà stata anche bellissima, ma l’unico in grado di essere sincero con lei, non la degnava di uno sguardo. Nemmeno se fosse stato costretto.

-          Scusa Harry mi serve un po’ di aria fresca.

Si sentiva stupida. Non doveva offendersi per questo genere di cose. L’eroe leggendario di Hogwarts e di tutto il mondo magico, l’aveva invitata a ballare, dicendole un sacco di cose carine, ma non ne aveva ascoltata nemmeno mezza.

Raggiunse la terrazza che si affacciava sul Lago Nero. Era una notte meravigliosa, le stelle illuminavano l’acqua del lago, e la luna disegnava il suo riflesso in quell’immenso specchio d’acqua.

-          Tutto bene signorina Weasley?

-          Oh … ciao Eddie. È tutto perfetto. Insomma guardami, mi sembra di essere Cenerentola senza il limite della mezzanotte.

-          Allora perché sei qui fuori, invece di lasciarti trascinare da questo valzer viennese, leggermente stonato aggiungerei.

-          Perché Blaise Zabini è così stupido?

-          Prego?

-          Insomma, non mi ha detto nulla per il mio vestito. È come se gli dessi fastidio tutto il tempo.

-          Ginevra, mi prendo la libertà di chiamarti per nome, alcune persone non sono molto “facili”. Guarda Daphne Greengrass, quella è una vera strega. Si è messa con il migliore amico del suo ex ragazzo. Tu lo sai perché? Io si, perché ha perso. Qualcuna è riuscita a distrarre l’attenzione di Blaise da lei. E nessuno pensava ci fosse una persona più bella di Daphne. Ma la vera bellezza è negli occhi di chi guarda.

-          Perché mi dici questo Eddie?

-          Sarò un po’ alticcio, oppure mi sembri una persona a posto. Dubito però che riuscirò a togliermi dalla mente l’immagine di Severus in calzamaglia.

Ginevra cercò il suo professore al tavolo degli insegnanti. Ed era davvero vestito come Aidan, senza parrucca, l’espressione irritata sul suo volto rifletteva la sua voglia di uccidere chiunque avesse pensato a questo tema. Impossibile trattenere una risata a vederlo conciato così.

In effetti quasi tutti sembravano ridicoli con quei costumi.

Incrociò lo sguardo di Draco Malfoy, quegli occhi grigi la stavano osservando con troppa attenzione. Mentre una Greengrass nervosa cercava un bicchiere che contenesse qualcosa di forte.

-          A cosa pensi Ginevra?

-          Non lo so. A niente credo … ho voglia di fare due passi in giardino. Spero solo di non rovinare il vestito.

-          Anche lui sa che stai bene. Non dovrei dirtelo, ma lo sa. E ti prego, fai finta che la nostra conversazione non sia mai avvenuta. Oppure finirò a servire altri padroni.

Gin sorrise come per dare una conferma ad Eddie. Si sentiva sollevata mentre percorreva tutti gli scalini, centinaia di scalini, che l’avrebbero portata al piano di sotto.

Inavvertitamente inciampò sul risvolto del suo magnifico abito, il suo piede si era piegato leggermente facendole perdere l’equilibrio. Si preparava a fare un bel volo quando sentì qualcuno afferrarle la mano.

Riprese il suo equilibrio aggrappandosi al corpo muscoloso di uno sconosciuto, che indossava una maschera che gli copriva il volto completamente. Come per magia, uno schiocco di dita, e ogni candela presente si spense lasciandoli nella completa oscurità.

Era così vicina al petto del ragazzo, da poter sentire il battito del cuore, sembrava rimbombasse nell’oscurità della scalinata.

Aveva per un secondo notato il costume, al tatto pareva velluto, colore nero con dei ricami color oro, più o meno come i tre quarti della sala da cui era uscita.

Ebbe una strana sensazione, si sentiva al sicuro in quel momento.

Improvvisamente ritornò in se, allontanandosi da quella figura sconosciuta, si levò le scarpe con il tacco a cui non era abituata, e corse giù per le scale, come fosse inseguita dai mangiamorte. Per un secondo aveva sentito un profumo inebriante, e familiare. Frutto della sua mente?

Gettò le scarpe a terra, l’erba sotto i suoi piedi nudi le faceva il solletico, l’umidità aveva reso il terreno bagnato, ma piacevole.

Si era slegata i capelli rossi e lunghi, lasciando che il vento li scompigliasse liberamente. Si sentiva di nuovo se stessa e porse un interrogativo al cielo.

-          Che cosa succede quando perdi il controllo della tua vita?

-          Succede che non sei più te stessa Gin.

-          Aidan, come mai sei qui?

-          Voglio parlarti di una cosa.

Si sedettero sull’erba bagnata, proprio a due passi dal lago nero. Improvvisamente una luce piccola ma forte, apparve tra le mani del bambino. Adesso sembrava quasi di vedere due grandi ali bianche sulla schiena dell’undicenne Grifondoro. I suoi capelli biondissimi e riccioli, i suoi occhi grandi e azzurri lo facevano assomigliare ad un angelo.

-          Non avere mai paura di affrontare la verità. I cambiamenti ci travolgono, ma non devono farti paura.

-          Tu sembravi un angelo Aidan … non sono sicura, ma ho visto delle ali bianche. Che cosa sei?

Il piccolo ragazzino sorrise dolcemente, si alzò e diede un bacio sulla guancia piena di lentiggini della ragazza. Gin naturalmente, rimase interdetta mentre gli occhi azzurri di Aidan si perdevano nei suoi, scrutandoli come a cercare una risposta.

Amore aveva deciso di guardare nei suoi occhi per vedere il suo desiderio, sorprendentemente trovò la nebbia. Non come quando aveva guardato gli occhi di Lancillotto trovandoci il volto del suo grande amore. No, questa volta, la nebbia confondeva il suo volere, rendendo arduo al Dio, il compito di scegliere chi colpire con la sua freccia.

-          Sei imprevedibile Ginny, non rendi le cose facili.

-          Per caso hai bevuto dello champagne? I bambini non dovrebbero fare queste cose.

-          Detto da una che vede gli angeli … buonanotte principessa.

Si allontanò da lei lasciandola di nuovo sola. Si strofinò gli occhi sentendosi stupida. Come poteva aver visto un angelo? Rise mentre osservava la luna, beffarda luna che incantava i poeti.

Si sentiva confusa. Lo sguardo di Draco Malfoy, le attenzioni di Harry e il menefreghismo di Blaise. Che palle questi maschi. Pensò mentre si sdraiava sull’umida e fredda erba del giardino, chiudendo gli occhi e assaporando il venticello che annunciava il freddo inverno alle porte.

-          Una tabula rasa.

-          Zabini ma sei impazzito? Non puoi venir fuori dal buio come se niente fosse, mi verrà un infarto prima o poi.

-          Passo a dirti che ti aspetto sabato mattina, alle undici, ci vediamo al settimo piano dal ripostiglio. Andremo in un posto. Dobbiamo fare due chiacchiere sul modo in cui fai certe cose.

-          Certe cose?

-          Se ti dico zozze capisci? O vuoi un disegnino Wes?

I suoi occhi neri erano ipnotici. Ginny divenne rossa come un pomodoro, al pensiero di dovergli dire che era ancora vergine si sentì male.

Insomma la sua esperienza era vicina al numero zero. Baci apparte. Un paio al suo ex ragazzo Grifondoro e uno a lui.

Blaise si avvicinò pericolosamente alla figura dai lunghi capelli rossi. Il respiro caldo del Serpeverde era come una carezza sulle labbra di Gin, che stava per svenire.

Un soffio. E lui si allontanò di nuovo, con naturalezza.

-          Avevi qualcosa sul labbro.

Un rimbombo e la guancia pallida di Blaise che divenne rossa come i capelli della ragazza che aveva appena osato dargli uno schiaffo, il secondo schiaffo ad essere precisi.

-          Ma ti ha dato di volta il cervello Weasley?

La chiamava con il suo nome per intero quando si arrabbiava. Tanto.

-          Mi prendi sempre in giro Zabini, almeno questo ti ha fatto parlare. L’altra volta non hai aperto bocca quasi mai.

-          Ci sei rimasta male Wes?

-          Come?

-          Volevi qualcos’altro da me?

La stava baciando. Ok l’aveva minacciata tipo un paio di settimane prima. Ma dio, Ginevra Weasley non riusciva a muoversi, ipnotizzata e bloccata da lui. Non la stava trattenendo. Non la stava nemmeno toccando. Labbra a parte. Era lì in piedi, con le dita le toccava il mento, facendole il solletico, la stava baciando in un modo passionale e al medesimo tempo non pretenzioso. Le leccava le labbra e Gin avrebbe voluto urlare tutta la sua frustrazione.

-          Contenta così Wes?

-          Ma ti sei ubriacato? Prima mi minacci di morte, ora mi baci come se fosse la cosa più normale del mondo.

-          Tu non sei scappata. Buonanotte frana.

Aveva vinto di nuovo lui. La prendeva sempre alla sprovvista e la faceva sentire una frana. Si toccò le labbra con le dita, guardando l’oscurità e maledicendo il cielo, che offeso, cominciò a piangere grosse gocce di fredda pioggia.

Severus Piton, Aidan ed Eddie decisero di passare tutta la notte a giocare scacchi. Luna Lovegood si fece raccontare ogni sordido dettaglio dalla sua migliore amica, Draco Malfoy non andò a letto con Daphne quella notte, Blaise Zabini rimase sveglio a fumare sigarette e a pensare, Harry Potter aveva sognato la ragazza dei suoi sogni, o la sorella del suo migliore amico. Ma è la stessa cosa no?

 

Notte amica dei pensieri

Dacci un consiglio

Dacci un segno percettibile

Fingi che noi mortali

Meritiamo la tua compassione.

Lei rispose, guardate più a fondo

Speranze vani sogni lontani

Dormite adesso mortali.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Maledetto B. ***


Nei giorni a seguire prima del week end, la popolazione maschile della scuola aveva avuto qualche problema. Le calzamaglia non avevano lasciato buoni segni. Prurito e qualche irritazione.

Severus Piton naturalmente aveva risolto subito il suo problema, come anche gli Studenti di Serpeverde che si divertivano a prendere in giro il resto della scuola.

Ginny aveva notato dei cambiamenti da allora. Le persone non la guardavano come un rifiuto, qualcuno si complimentò pure.

Harry Potter, non riusciva a smettere di pensare a lei, l’aveva osservata a lungo, si era fatto notare eppure, lei sembrava vivere in un mondo tutto suo, con la mente distante e assente.

Purtroppo l’aveva persa di vista dopo cena. Il venerdì stavano tutti nella sala comune, ma questa volta non c’era.

Silenziosamente e senza farsi notare, si era trascinata nei sotterranei per andare nell’ufficio di Piton. Il corridoio semi buio la favoriva. Ma non aveva fatto i conti una Daphne Greengrass incarognita, che appoggiata al muro, aspettava il suo ragazzo.

-          Pezzente, credi davvero che un bel vestito cambi la vita?

-          Non ho chiesto la tua opinione. Ne ora, ne mai. Quindi se hai qualche pruritino insoddisfatto, cerca qualche cane bavoso e sfogati, ma risparmiami i convenevoli.

-          Ti si è sciolta la lingua piccola fiammiferaia?

Si infilò nello studio del professore di pozioni, sbattendo la porta in faccia a una Daphne alquanto offesa e irritata. No si era accorta della presenza di Piton ed Eddie, sempre dediti al loro hobby, che la fissavano stupiti dall’ingresso e dalle urla della serpe nel corridoio.

-          Buonasera signorina Weasley, non sapevo avesse piacere di intrattenersi con le punizioni.

-          Scusatemi, dovevo scappare da una belva feroce. Avete presente il cane a tre teste? Peggio.

-          L’abbiamo sentita anche noi, penso che anche il ministero abbia avuto l’onore … si accomodi, scelga un libro e si metta vicino al camino, in silenzio.

Piton era diventato il nuovo eroe di Ginevra Weasley, che si era accomodata sulla sua poltrona dopo aver scelto di leggere “guerra e pace” un tomo piuttosto grande e pesante.

La pace di quel venerdì sera, la fece rilassare e riprendere. Eddie aveva battuto di nuovo il professor Piton a scacchi, e il piccolo elfo saltellava gioioso per tutta la stanza.

-          Weasley, ogni venerdì sera, ti aspetto qui nel mio studio. È giunto il momento che tu ti faccia una cultura.

-          Grazie professore. Io non so che dire.

L’uomo le fece cenno di non dire altro, ma Gin fu sicura di averlo visto sorridere, sotto lo sguardo divertito del piccolo Eddie.

Daphne rimase per un po’ a gridare. Qualcuno grazie al cielo l’aveva fatta smettere. Che fosse merito di Draco Malfoy?

-          Eddie è impossibile! Vinci sempre.

-          Severus ormai ci proviamo ogni sera. Anche il piccolo Aidan riesce a batterti a scacchi.

Gin per la prima volta, si fece coraggio, e si avvicinò a loro per guardarli giocare a scacchi. Passarono quasi tutta la notte a discutere sulle regole degli scacchi. All’alba di sabato si salutarono per andare a dormire.

 

 

La mattina seguente, le sole poche ore di sonno fatte, le pesavano da morire. Doveva vedere Blaise ma non riusciva ad alzarsi.

Blaise … lo stesso che l’aveva ignorata di nuovo dopo il ballo.
Si rigirò tra le coperte al caldo. Ma aveva bisogno di risposte da lui.

Il suo essere enigmatico cominciava ad irritarla parecchio.

Con estrema fatica si alzò dal letto. Guardando nel suo armadio decise di mettere la camicia e un paio di eleganti pantaloni neri, tutte cose che lui le aveva regalato a Parigi.

Era frustante avere a che fare con una persona che cambiava umore come il tempo. E Blaise era così.

Riprese la piccola chiave del ripostiglio e corse al settimo piano, per una volta nella sua vita non aveva nemmeno un secondo di ritardo.

 Si guardava intorno, contemplando il buio che la circondava in quel piccolo ripostiglio. Nessuna traccia di Blaise o di Eddie. Niente.

Cominciò a toccare con le mani quello che la circondava, scope e secchi, qualche straccio sparso qua e là e una lampadina. Non era una cosa comune, sembrava riflettere una luce inesistente.

La toccò con l’indice della sua mano destra e improvvisamente un lampo, una grande luce la investì.

Riaprì gli occhi qualche minuto dopo, aveva preso una leggera botta all’osso sacro, ma niente di preoccupante.

Si trovava in un posto che non aveva mai visto. Una camera da letto eccessivamente spaziosa. Il letto a baldacchino in legno scuro, pieno di cuscini, era un invito a nozze per chi, come lei, non aveva chiuso occhio per tutta la notte. I muri di pietra erano decorati con qualche stemma di Serpeverde, due grosse librerie sulla destra, sovrastavano uno scrittoio vecchio stile tenuto molto bene colmo di pergamene piegate ordinatamente, il camino sulla sinistra era spento, i resti di legno bruciato giacevano a terra, probabilmente consumati molto di recente.

Infine, vicino al camino, un divano di medie dimensioni, sul quale era sdraiato Blaise Zabini, aveva il braccio poggiato sulla fronte, a terra erano poggiato un paio di occhiali e un libro di pozioni.

Non era sicura si fosse accorto della sua presenza, stava immobile, come fosse addormentato, con gli occhi chiusi. Piuttosto innocuo rispetto alla persona con cui, sporadicamente, aveva avuto a che fare.

Approfittando delle difese abbassate del bel Serpeverde, Ginevra si avvicinò al suo letto e si sdraiò assaporando la comodità di quel morbido materasso e della decina, minimo, di cuscini presenti.

Si trattava bene il ragazzo …

Blaise all’incirca dieci minuti dopo, si stirò i muscoli ancora seduto sul divano, guardandosi intorno si accorse che qualcosa era diverso. Addormentata sul suo letto enorme, c’era una figura familiare. I lunghi capelli rossi erano sparsi sui cuscini e il suo profumo di vaniglia si sentiva chiaramente, impresso sul tessuto delle lenzuola.

Alzò gli occhi al cielo, quasi a voler dire “perché?” al soffitto sulla sua testa. Si avvicinò a lei, sedendosi sul letto, appoggiando la schiena alla spalliera di legno. La guardava, incerto su come poterla svegliare.

Ad un certo punto qualcuno busso alla porta chiusa della camera.

-          Blaise ci sei?

L’inconfondibile voce di Draco Malfoy. Lo stava chiamando, bussando in modo insistente, e lui stava nel suo letto con la Weasley addormentata.

Cosa poteva fare per non farsi scoprire?

Con un colpo deciso di bacchetta, chiuse tutte le tende alle finestre, e spense le candele lasciandosi nascondere dall’oscurità.

Si sdraiò sotto le coperte sperando di ingannare la vista del suo migliore amico. Al buio i capelli della ragazza sarebbero sembrati neri.

Draco, senza porsi il problema di sembrare maleducato o invadente, entrò nella stanza completamente buia. Con i suoi occhi grigi scrutava l’oscurità cercando di vedere se il suo amico stesse ancora dormendo.

Riconobbe chiaramente due sagome nel grosso letto a baldacchino, senza indagare inoltre sulle avventure di Blaise, lasciò la stanza chiedendosi chi fosse la sua misteriosa “amica”.

Dal canto suo, Blaise tirò uno sospiro di sollievo nel vedere la porta richiudersi. Sempre seduto vicino a lei, si rese conto di doverla svegliare … le toccò la spalla con delicatezza ma non ricevette alcun segno di risposta. Esasperato e innervosito, avrebbe voluto un secchio pieno di acqua gelata da tirarle addosso.

-          Hai un letto che è mille volte più comodo del mio.

Ginevra Weasley era sveglia, i suoi occhi castani lo fissavano, le sue guance arrossate erano invisibili in quella oscurità. In effetti era una situazione alquanto imbarazzante.

-          Ti sembrava il caso di addormentarti nella mia stanza Wes?  Per poco Draco non ci becca insieme a letto.

-          Oh si … sarebbe stato davvero terribile.

Il tono della sua voce lasciava supporre una nota marcata di ironia. Una cosa che lo lasciò alquanto perplesso.

-          Non era mia intenzione mettermi a dormire, ma stanotte fino all’alba sono rimasta a discutere di scacchi e regole nell’ufficio del professor Piton, ho dormito troppo poco.

-          Scacchi con Piton ed Eddie?

Annuì lasciandolo intontito. Era come se stesse immaginando la scena, tutti e tre insieme seduti intorno alla scacchiera che discutevano animatamente di come vincere la partita. Quasi divertente.

Si sentì improvvisamente privo di difese, quegli occhi color nocciola lo fissavano così intensamente da leggergli dentro.

Si accese una sigaretta lasciando che il fumo coprisse quel forte odore di vaniglia. Forte non cattivo.

Si toccò il naso e porse alla piccola Weasley una sigaretta.

Imprevedibilmente, accettò senza scomporsi minimamente. Doveva aver quel vizio da un po’.

-          Non lo sa nessuno, lo faccio raramente quando mi sento nervosa.

-          E ti senti così adesso?

Alzò le spalle come a rispondere “secondo te?” e ritornò ad aspirare il fumo senza dire una parola.

-          Dobbiamo parlare Wes, ti farò una domanda imbarazzante e voglio che tu non mi menta, me ne accorgerò chiaro?

Acconsentì con un cenno del capo.

-          Sei stata a letto con quanti ragazzi? Immagino pochi, ma per essere sicuro te lo devo chiedere.

-          Zero. Hai sbagliato i tuoi conti Zabini.

-          Ah …

Rimase un attimo interdetto. Si aspettava che non avesse molta esperienza in materia, ma addirittura zero. Insomma voleva stare con Draco Malfoy, e quello, di ragazze ne aveva avute anche troppe, i conti si erano persi con il tempo.

-          Hai sedici anni e non ti lasci toccare dai ragazzi?

-          Ho avuto una storia soltanto, con un mio compagno di casa, è durata poco e a parte qualche bacio, non c’è stato altro. Mi stupisce che non te l’aspettassi, alla fine era prevedibile … mi interessa molto di più leggere un libro piuttosto che avere appuntamenti.

La guardava, aveva osservato i suoi atteggiamenti, era strano che una come lei non avesse ragazzi intorno. Anche adesso, con indosso quei vestiti favolosi, chiunque avrebbe faticato a trattenersi dal pensare cose “maliziose” nei suoi confronti.

-          È inutile che mi guardi in quel modo, giudicarmi non ti aiuterà a capire. Pure tu comunque, sei così tanto popolare, ma non ti si vede masi in giro con nessuna. Per caso …

-          Non lo pensare nemmeno Wes, o ti giuro che passo ai fatti.

-          Non intendevo offendere la tua mascolinità.

Sorrideva, schiacciando la sua faccia piena di lentiggini sul cuscino. Blaise voleva risponderle in modo acido, ma si sentì impossibilitato.

Quella ragazzina, Grifondoro e Weasley, lo stava prendendo in giro, soffocando risate sincere.

Accese un’altra sigaretta trattenendo i pensieri confusi della sua mente.

Pensò a Daphne Greengrass, a come lei fosse stata tante volte lì, sul suo letto, quel corpo nudo, eccitante e perfetto, vicino al suo. Nemmeno una volta, con la naturalezza di una bambina, aveva dedicato del tempo a fare dei discorsi, a sorridere innocente nascondendosi tra i cuscini.

-          A cosa pensi Zabini?

-          Sono affari miei.

Ginevra si sollevò per rimanere in ginocchio sul morbido materasso. Era proprio davanti a lui. Era impossibile non pensare che fosse bellissima. I suoi capelli scompigliati, la camicetta tutta stropicciata.

Anche il duro della situazione, dovette fare ricorso a tutto il suo auto controllo. Non c’era via di scampo.

Il fumo della sigaretta creava una sottile barriera tra loro due, così diversamente abili nell’attrarsi l’uno all’altra.

Doveva farsi coraggio, oppure tutte le immagini nella sua testa, avrebbero preso il sopravvento. Voleva baciarla.

Improvvisamente la voce di Daphne nella sua testa … “ ah, è così? Dopo tutto quello che abbiamo passato, ti sei voltato e hai deciso che lei è meglio di me? Che quella ragazza rovini tutto quello che c’è tra noi?”

Maledì la sua mente malata. Il ricordo dell’episodio che cambiò tutto.

-          Wes, trovati un ragazzo e sperimenta. Ho notato che qualcuno ti fa la corte, io accetterei.

-          Stai parlando di Harry?

-          Lo sfregiato sicuramente può aiutarti a risolvere i tuoi “problemi”, magari chissà … Draco potrebbe piacevolmente sentirsi infastidito da tutta la situazione.

Quello che rendeva Blaise estremamente affascinante, era il suo totale atteggiamento, scostante e complesso, come un teorema matematico, impossibile da risolvere per una mente geniale.

Non che la piccola rossa avesse tutta questa genialità. Ma doveva studiarlo a fondo per comprenderlo.

Gli accarezzò i capelli disordinati, il suo profumo adesso era anche su di lui, aveva un sorriso innocente dipinto sul volto.

-          Avevi qualcosa, forse della polvere.

-          Mi prendi in giro per caso?

-          Non lo farei mai Blaise.

Possibile che quella bambina rendesse eccitante anche solo pronunciare il suo nome? Nessun Serpeverde, anche il peggiore, avrebbe potuto ignorare la sua voce in quel momento. Che la Grifondoro stesse diventando consapevole del suo essere così intrigante? No impossibile, troppo ingenua ancora per rendersi conto dell’effetto che gli aveva fatto.

Blaise cercò di pensare alla cosa meno sensuale del mondo. Piton in calzamaglia … oppure Eddie che ballava il can-can.

Una domanda, sorgeva spontanea. La spediva nelle braccia di Harry per il suo bene, oppure solo per essere sicuro di averla distante miglia dal suo corpo?

Aidan, con la mano a reggergli il mento, se lo stava chiedendo in quel momento, seduto sul divano nell’ombra, di modo che nessuno potesse vederlo. Troppo complicati.

Aveva visto nella testa dell’acido Serpeverde, un sacco di pensieri, un sacco di confusione. Ginevra totalmente rilassata, aveva preso la mano di Blaise e passava le sue sottili dita sul palmo della mano di lui.

Impossibile comprendere perché. Il solletico non sortiva alcun effetto sul ragazzo che stringeva a pugno la sua mano libera. La premeva così forte da farsi male, mentre con gli occhi seguiva i disegni che le dita della rossa disegnavano. Era come se fosse una scrittrice, invece della carta, la sua mano perfetta.

Amore esasperato dall’enigmatico legame con cui si confrontava, ripensò al passato. Dai tempo dell’impero romano, aveva visto grandi uomini della storia, forti come Blaise Zabini, determinati e fieri di resistere alle futili tentazioni, piegarsi a donne che nascondevano misteri assolutamente indecifrabili, rovinarsi anche per loro.

Lui era il massimo esperto in materia, ma questa volta i mortali l’avevano reso impotente schiavo delle domande senza risposta.

Aveva guardato negli occhi di Ginevra Weasley e aveva visto la nebbia. Si sentì spaventato a guardare in quelli di Blaise Zabini, o di Draco Malfoy, o ancora in quelli di Daphne “acida vipera” Greengrass.

-          Devi tornare nella tua stanza Wes. Tra poco mi verranno a cercare.

-          Ci sarai ad Hogsmeade oggi pomeriggio?

-          Non ne ho idea, che rilevanza ha questa informazione?

-          Non lo so, deve esserci sempre una componente razionale in quello che siamo?

Avevano perso ogni barlume di razionalità. Blaise intimò a se stesso di buttarsi sotto la doccia fredda. Sarebbe andato ad Hogsmeade come sempre, ma non la voleva incontrare. Con la mano indicò il camino della sua stanza, e senza nemmeno salutare, si ritirò nel bagno da cui proveniva il rumore dell’acqua.

“pia illusione di lasciar cadere la tentazione … “ pensò Aidan, mentre osservava la figura di Ginny sparire nel fumo verdastro del camino.

Ci avevano già provato in troppi. Rimase ancora su quel divano, svanendo giusto in tempo per osservare Eddie che portava una tazza di caffè e una copia della gazzetta del profeta, nella camera ormai vuota del suo padrone confuso.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Un piccolo folletto verde. ***


Ad Hogsmeade si cominciava a sentire la fredda e gelida aria invernale. Luna Lovegood e Ginevra Weasley camminavano tra la gente, ignorando i malevoli e i benevoli sguardi altrui.

Era vestita esattamente come la mattina in camera di Blaise Zabini, aveva solo aggiunto un paio di stivali neri e una lunga giacca che la teneva al caldo.

Sentiva gli occhi castani di Harry su di se, ripensava alle parole del suo antagonista. Dopotutto il migliore amico di suo fratello non era niente male, anzi magari poteva essere divertente e piacevole uscire con lui.

- Gin, hai una piuma tra i capelli.

- Come scusa?

Con un gesto gentile, la Corvonero raccolse una sottile piuma che si era insinuata trai rossi capelli dell’amica.

La teneva nella sua mano fasciata dal guanto. Era strano come una cosa tanto piccola e insignificante, potesse in realtà nascondere una moltitudine di dubbi e di domande, Ginevra la osservava muoversi nella mano della sua amica, era come se il freddo vento non riuscisse a spazzarla via, proprio come il suo desiderio di ritornare a quella mattina.

Inspiegabilmente, si era sentita perfettamente a suo agio, aveva scritto su quella mano la confessione del condannato a morte. Lui naturalmente non l’aveva compreso, nemmeno Aidan era riuscito a sentire i suoi pensieri, nonostante la piccola di casa Weasley non avesse alcuna nozione di Occlumanzia che la difendesse.

Improvvisamente, quella piuma volò via trascinata dal vento di novembre, neanche fosse un caso, finì a incagliarsi sulla spilla di Serpeverde, appuntata con cura sulla giacca costosa di Blaise Zabini.

Il ragazzo, in mezzo al suo gruppo di compagni di casa, la prese in mano ricordandosi di alcune risate soffocate nei cuscini del suo letto.

Sorrise debolmente, mentre la mano di Daphne prendeva quella piccola piuma restituendola al vento.

- Impeccabile a tuo modo, non puoi permetterti errori.

- E tu questo lo sai bene, vero Daphne?

Draco Malfoy e Thedore Nott li guardavano estrefatti. Modo in cui, poco consono al loro essere purosangue, si sfidavano con le parole, lasciava intendere del comune risentimento. Tutti conoscevano i loro nomi, ma nessuno sapeva con certezza quanto il loro essere arrabbiati fosse rilevante, quanto complessa fosse la storia che raccontavano con il loro sguardo.

Lontane, in mezzo alla folla, Ginevra e Luna li guardavano. Forse sarebbe bastato rimanere cinque minuti lì, fermi sulla nuda terra, per comprendere il segreto del principe dei Serpeverde. Non potente quanto il suo re, ma ugualmente magnetico nel suo essere imprevedibile e imprendibile.

- Voglio mettermi con Harry.

- Come dici? Credo di avere delle piume nelle orecchie …

Luna Lovegood Aveva azzeccato pienamente l’ironia della sorte, se ci si fermasse un attimo a guardare Ginny Weasley si potrebbe vedere un piccolo folletto verde alle sue spalle. Il ronzio nel suo stomaco pareva fastidioso, quasi addirittura più forte del vento.

Forse sarebbe bastato un bicchiere di burro birra a mandarlo via … no, non prendiamoci in giro, ci voleva del whisky incendiario per prendere decisioni forti e lasciar credere che il “signor folletto verde dell’invidia” smettesse di essere una realtà, ma risultasse un frutto dell’immaginazione di una sedicenne impazzita.

Le due ragazze entrarono nel pub “i tre manici di scopa”, quelli che ogni femmina adolescente di Hogwarts avrebbe infilato giù per la gola di Daphne, seduta in un angolo del locale circondata da quattro maschi bellissimi e desiderati da tutti.

Ginevra maledì il cielo nuovamente, ordinando un paio di bicchieri del miglior whisky incendiario del locale. Suo fratello Ron, insieme ad Harry ed Hermione, la guardava chiedendosi se non ci fosse bisogno di un guinzaglio, di un cilicio o di una cintura di castità.

La guardavano mentre mandava giù quei piccoli bicchierini come fossero acqua di fonte.

- Perché vuoi metterti con Harry?

- È carino …

- Ti metti con lui perché è carino?

- Luna senti, ci prova con me dalla festa di Halloween, magari potrebbe essere una di quelle esperienze illuminanti.

- Ti sei innamorata di Blaise Zabini?

La rossa di casa Weasley si alzò dalla sedia di legno, camminò lentamente verso Harry Potter che non riusciva a capirci un tubo.

Tutto il locale si era fermato a guardarli, a guardare l’invisibile fiammiferaia che stava baciando il bambino sopravvissuto.

Luna, Aidan ed Eddie erano i più sorpresi di tutti. Al contrario di Ron che esultava felice della fine delle sue preoccupazioni.

Ogni tassello sembrava essere tornato a suo posto, era prevedibile che la sorella di Ronald Weasley si fidanzasse con Harry Potter e tutti vivessero felici e contenti. Fine della favola.

Ma non facciamoci incantare dai finali prestampati!

Quel pomeriggio, la titolare del pub, riuscì a vendere tutta la sua scorta di whisky incendiari, con i più sentiti ringraziamenti al tavolo dei Serpeverde, che ormai ne aveva in circolo più che il sangue. Il tutto mentre la mano di Daphne toccava la coscia di Blaise.

Luna Lovegood si guardava intorno, osservata dagli occhioni azzurri del piccolo undicenne Grifondoro.

- Io non ci capisco nulla!

- Vuoi metterla sulla sfida? Io sono la persona più qualificata per questo, invece sono basito, da quando in qua si ci butta tra le braccia del primo che passa?

- Aidan sei ancora piccolo per capire …

Il Dio alzò gli occhi al cielo mordendosi la lingua. Questa sfida era anche troppo per lui. Nemmeno sua madre Venere, avrebbe potuto svelare il mistero e rimuovere l’ingarbugliata matassa di fili dorati.

Non sarebbero bastati centinaia di bicchierini di whisky incendiario a distrarre le menti contorte dei presenti.

- Ho bisogno di prendere aria.

- No aspetta Luna guarda … il tavolo dei Serpeverde laggiù, vedi anche tu la mano di Daphne Greengrass che sta esplorando nuovi territori, neanche fosse un conquistador spagnolo.

- Ok ragazzino. Non guardare certe cose.

- Ormai sono traumatizzato comunque. Ma dimmi tu, che cosa ti succede che il sorriso si è spento.

- Avevo immaginato qualcosa di diverso Aidan, non ho nulla contro Harry ma … mi sembra l’ipocrita ritratto di una comoda verità.

Sembrava di essere al teatrino della vergogna, tutti i ruoli si stavano ribaltando. Ginny seduta sulle gambe di Harry si lasciava abbracciare da lui come fosse la cosa sempre desiderata. Draco Malfoy guardava schifato la scena mentre la sua ragazza faceva la corte al suo migliore amico seduto accanto.

Una volta tornati a scuola, le chiacchiere delle persone riempivano la sala grande. Nonostante la ricca e abbondante cena, Luna non riuscì assolutamente a toccare il cibo. C’era qualcosa di inspiegabile nel modo in cui Harry toccava i capelli della sua migliore amica, qualcosa di subdolo negli occhi nocciola di quell’invisibile donna che fissava qualcosa sperando di essere osservata. Aveva sicuramente attirato l’attenzione su di se, ma non era andato tutto come previsto e gli spettatori incoscienti lo sapevano.

Gli occhi neri di Blaise Zabini, non erano mai stati così attenti, così spenti al medesimo tempo. Era come essere avvolti da folte nebbie di oppio che si infoltivano ogni secondo, ogni millisecondo.

L’innocenza di un sorriso nascosto tra morbidi cuscini era svanita.

La piccola piuma che si era incastrata tra ciuffi di capelli rossi, nella spilla di Serpeverde, era tornata da loro. Cadeva leggera a toccare la mano del principe delle serpi che la distrusse. Come ogni debolezza.

Nelle settimane a seguire, una spessa coltre di neve aveva coperto tutte le montagne che circondavano la scuola. Fiocchi grandi e freddi cadevano dal cielo senza sosta. L’inverno non si era lasciato attendere e si avvicinava il Natale. Quando tutti siamo più buoni … certo, come no.

Ginny aveva totalmente smesso di pensare a Blaise Zabini, qualsiasi sensazione provata nel suo letto, era svanita come l’autunno.

Camminava sorridendo tra i corridoi della scuola, tenendo stretta la mano del suo ragazzo. Ogni venerdì, rispettava il suo impegno di raggiungere lo studio del professor Piton, per dedicarsi a buona lettura e scacchi, mentre regnava un’atmosfera atipica.

Blaise Zabini era rimasto sempre lo stesso, solitario e misterioso, accompagnato sporadicamente da Pansy e Nott, suoi nuovi inseparabili amici e confidenti. Dicevano così alcuni.

Qualcosa di lui era cambiato notevolmente però.
Nervoso e irato, aveva dormito per settimane sul suo divano.

Eddie giurò a Severus Piton di essere preoccupato, Blaise aveva fatto lavare le sue lenzuola almeno tre volte al giorno, teneva le finestre aperte lasciando entrare il freddo, come se volesse cambiare l’aria.

C’era un maledetto profumo di vaniglia che non voleva sparire dalla sua camera da letto. Aveva provato di tutto, magie, pozioni e addirittura i metodi babbani, ma niente funzionava con quell’odore.

Nella sala comune dei Grifondoro, deserta visto l’ora tarda, Harry e Ginny si scambiavano tenerezze degne delle più melense storie d’amore.

Lui la trattava come una principessa, non si vergognava di dimostrarle quello che provava e non era ostile.

La stava baciando, seduto sul divano davanti a una fiamma calda e scoppiettante, le dimostrava di desiderarla da morire, accarezzandole le guance arrossare e i bellissimi capelli rossi.

- Harry dobbiamo stare attenti, se ci facciamo sentire, sveglieremo Ron e tutti gli altri.

- Non posso ancora credere che stiamo insieme Ginny.

Le sue mani impazienti si insinuarono sotto il maglione della divisa scolastica, cercavano il desiderio, l’acqua che spegnesse quel fuoco ardente e caldo che addirittura sminuiva il caminetto acceso.

Improvvisamente uno scoppio non troppo rumoroso, le rosse fiamme del fuoco acceso erano diventare così gialle da sembrare verdi.

Ginevra si morse il labbro agitata, era un segno quello, una di quelle cose che non puoi ignorare, o rischi di bruciarti seriamente.
si alzò dal divano scostando il corpo di Harry da lei, il suo ragazzo rimase interdetto e scioccato, lo stava rifiutando?

- Ho dimenticato di prendere un libro dallo studio di Piton.

- E ci devi andare adesso?

- Si, perché se non finisco di leggerlo venerdì non potrò … giocare a scacchi con loro.

- E questa ti sembra una motivazione valida?

Maledizione alla mia incapacità di inventare una scusa. Disse la rossa tra se e se. Un brivido lungo la schiena e lo sguardo deluso del suo ragazzo pronto a fare follie. Non che Harry non fosse attraente, anzi, solo che non se la sentiva di andare fino in fondo, e quella sensazione di gelo nelle ossa era un tormento allucinante per lei.

Lasciò la sala comune di Grifondoro, controllò di non essere seguita e raggiunse il settimo piano. Girò la piccola chiave e aprì lo sgabuzzino delle scope cercando la lampadina, vale a dire la passaporta per il suo incubo peggiore in carne ed ossa.

Ma la lampadina, questa volta non c’era. Innervosita e stizzita inciampò con un secchio cadendo a terra. Le doleva la schiena e la stanchezza le impediva di alzarsi. Rimase a terra a fissare il soffitto del settimo piano come se fosse un quadro.

Era delusa da Blaise Zabini, perché aveva rimosso la passaporta se tanto nessuno poteva entrare senza chiave?

Doveva parlare con lui e scoprire che gli era preso. Si sollevò da terra con fatica pulendosi le mani sulla gonna. Scese gli scalini fino ad arrivare al sotterraneo. Il quadro del Barone Sanguinario, dormiente, si ergeva maestoso nascondendo la sala comune dei Serpeverde e i relativi dormitori. Lo fissava sconcertata.

Prima mossa da fare: indovinare la parola d’ordine.

Seconda mossa: riuscire ad entrare senza che il barone sanguinario reclamasse la sua testa.

Insomma era parecchio fregata. Considerato il razzismo e il disprezzo che il barone nutriva per tutti i non Serpeverde.

La fioca luce di un caminetto acceso attirò la sua attenzione, Severus ed Eddie dovevano essere ancora intenti a giocarsela a scacchi.

Silenziosamente entrò nello studio guardando all’interno. Blaise Zabini stava seduto davanti al caminetto acceso, leggendo un libro di Pozioni avanzate e giocando con le fiamme grazie alla sua bacchetta.

- Vuoi stare lì in piedi tutta la notte?

La sua voce era fredda, cattiva, come non la ricordava. Gli occhi nerissimi riflettevano il fuoco che non temeva la magia del giovane Serpeverde.

Ginny deglutì, ed entrò nello studio silenziosamente, si avvicinò a lui e non disse nulla, non sapeva nemmeno se fosse lì per caso o perché era il volere del principe.

- Non si ci comporta male Wes, io ti ho insegnato ad essere una persona elegante, non una volgare puttana.

- Detto da uno che si fa palpare davanti ad un undicenne in un pub … che dici di ricominciare da capo?

Si alzò di scatto sbattendo la figura esile della Grifondoro al muro freddo. Le sue mani premevano la pelle delle sue braccia come se fosse l’oggetto del suo risentimento più estremo. Gli occhi nocciola lo stavano sfidando, l’aveva addestrata piuttosto bene nell’essere una principessa altezzosa e mai disponibile ad abbassare lo sguardo.

Di nuovo quel profumo di vaniglia, lo stesso che non riusciva a levare dalla sua camera da letto.

Smise per qualche secondo di respirare con il naso. Difficile resistere così.

- Un grazie sarebbe stato il minimo, non credi?

- Non devo dirti grazie perché ora sono felice.

- Felice? Come si può essere felici quando non abbiamo voglia di farci toccare da quella persona che rappresenta il nostro apice di contentezza?

- Cos’è adesso sbirci attraverso il fuoco Zabini?

- È lui che mi ha parlato, lo fa ogni notte, mentre sono sdraiato sul divano a cercare di prendere sonno.

- Sul divano?

Era impossibile far finta di niente. Impossibile ignorare quella sensazione di fastidio, quel maledetto ronzio nello stomaco.

Impossibile fingere che non esistesse la voglia di essere quello che non si è mai stati.

- Dimmi che cosa mi hai fatto Zabini.

- Non seguo più il discorso Wes.

- Perché non riesco a levarmi di dosso questo stupido folletto verde che ride di me? Perché ogni volta che sono sul punto di lasciarmi andare con Harry vedo qualcosa che me lo impedisce? Dio santo, poco fa ho avuto l’impressione che il fuoco del camino stesse per investirmi, sono corsa al settimo piano a cercare la lampadina, ma non era più lì e non sapevo dove cercare.

- Non ti ho chiesto io di fermarti, o di cercare quella stupida lampadina, o di lasciare il tuo odore sui miei cuscini.

- Una tabula rasa, se non fosse che un punto c’era, per me incomprensibile, e questo punto ti riguardava.

- La tua vita non mi riguarda Wes, come a te non riguarda la mia.

- Cosa rende lei così speciale da impedirti di vivere la tua vita? Ti fai toccare da lei, io l’ho fatto una volta e mi hai minacciata.

Blaise mollò la presa dalle sue braccia, sul suo volto si leggeva lo schifo e il ribrezzo. Ginny non rimase lì un minuto di più, corse via, fuori dalla scuola, senza nulla più che la sua camicia a coprirla dalla neve fredda che cadeva da cielo.




Non era troppo arzilla giorni fa

Ma incerottava bene le sue rughe.

Ora pare nascosta tra le pieghe

Della tenda e ha vergogna di se stessa.

Troppe volte ha mentito, ora può scendere

Sulla pagina il buio il vuoto il niente.

Di questo puoi fidarti amico Scriba.

Puoi credere nel buio quando la luce mente.

(il fuoco e il buio, “quaderno di quattro anni”, E. Montale)




Sembrava quasi che la neve la evitasse. Quel corpo esile davanti al lago nero, qualsiasi piccolo fiocco al tocco si scioglieva istantaneamente lasciando che una piccola goccia d’acqua impregnasse i vestiti.

Era arrabbiata, furiosa. Quel piccolo folletto verde aveva smesso di ridere di lei, la guardava invece con compassione.

Una parte di lei voleva strapparsi la pelle di dosso per capire cosa le facesse dolere lo stomaco, si aspettava forse che qualcuno venisse ad aiutarla, qualcuno che lei voleva venisse ad aiutarla, ma non arrivò mai.

- Andiamo signorina Weasley, qui fuori fa troppo freddo, non trova?

- Professor Piton che cosa ci fa sveglio a quest’ora?

- Cercavo qualcuno con cui fare una partita a scacchi. Che ne dici di passare un’altra notte insonne ad aspettare l’alba e a bere del the proveniente da un paese dal nome troppo lungo per essere ricordato, anche tra vent’anni?

Annuì senza dire nulla, si allontanò di nuovo verso il castello, coperta dal mantello che il suo professore le aveva posato sulle spalle.

Blaise Zabini, nel frattempo tornato nella sua camera da letto, dopo alcune settimane si sdraiò di nuovo sul suo letto che profumava di vaniglia. Fumò tante sigarette per coprire l’odore, non ci riuscì, come non riuscì nemmeno a dormire di nuovo, mentre l’eco di risate familiari giungeva da un piccolo studio nei sotterrai di Hogwarts.

- Scacco matto professor Piton.

- Se vinci anche tu Weasley, sono davvero senza speranza.




non rammento se l'ho specificato. La piuma viene da uno dei cuscini della camera di Blaise.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Punto di rottura ***


Non voleva più pensarci, Blaise Zabini doveva morire gonfio. Si ripeteva Ginevra Weasley mentre, a due giorni da Natale, si preparava a incartare i regali per i suoi amici.

Con le forbici tagliava il nastro alla vecchia maniera, rischiando di mozzarsi qualche paio di dita. Aveva deciso di godersi la sua relazione con Harry nella maniera più felice possibile. Questa volta senza folletti verdi sulle spalle, o libri immaginari dimenticati altrove.

Aveva da incartare gli ultimi due regali di Natale, i più importanti, per Luna ed Aidan. Aveva passato due ore il sabato precedente per poter scegliere i regali migliori per loro e non solo.

Per Aidan aveva comprato un paio di guanti di pelle neri, per Luna un paio di stravaganti orecchini colorati, e nascosto, in un angolo della sua camera da letto, un pacchetto fasciato in carta color argento che conteneva un libro babbano molto bello che aveva scelto per Blaise.

-          Fanculo a tutto!

Urlo gettando il nastro dei pacchi nel camino acceso, lasciandolo consumare in fretta, inesorabilmente.

-          Ginny ti senti bene?

La voce di Hermione Granger la riportò alla realtà. Era nella sua sala comune ad impacchettare regali, e aveva appena fatto fuori tutto il suo nastro. Esasperata si lasciò andare sul divano con il broncio da bambina.

Harry e Ron le raggiunsero, e il primo si accomodò subito vicino a lei baciandola sulle labbra con dolcezza.

-          Che fate?

-          Io stavo guardando tua sorella mentre buttava nel fuoco il nastro, dopo mi dedico a fare un po’ di compiti di pozioni, e voi due dovete collaborare o vi scordate la sufficienza con Piton.

-          Piton!

Ginny urlò di nuovo e corse in camera sua a prendere due regali, li aveva preparati da settimane, uno per il professore e uno per Eddie. Controllando l’ora tirò un sospiro di sollievo, era venerdì, e di conseguenza avrebbe dovuto raggiungere lo studio dell’insegnante entro massimo mezz’ora, nonostante la delusione di Harry.

-          Come puoi passare ogni venerdì sera in quel buco che puzza di muffa amore?

-          Non è così male, leggo un libro e gioco a scacchi con il professor Piton e con Eddie. È molto divertente sai?

-          Chi diavolo è questo Eddie??

-          Ron tu l’hai conosciuto, o meglio visto. Stavi inseguendo il mio piccolo gufo trasfigurato in un muffin. È l’elfo domestico di qualche Serpeverde, davvero gentile al contrario delle apparenze.

-          Di quale serpe?

-          Non ti scaldare Harry, non ho nulla a che fare con loro. Appartiene a Blaise Zabini, lo so perché me l’ha detto Eddie. Quindi non cominciare ad essere geloso o …

-          O cosa? Mi spunta il folletto verde dell’invidia addosso?

Ginevra rimase sorpresa, lei lo aveva visto per tanto tempo quel maledetto folletto sulla sua spalla. Insomma pensava di non aver mai smaltito del tutto il gran numero di whisky incendiari bevuti, ma non pensava davvero potessero esistere.

-          Ma sono leggende vero?

-          Qualcuno dice di si, qualcuno di no. Dicono che appaiano a tormentare le persone invidiose, ma sinceramente non sono del tutto convinta della loro esistenza.

Hermione Granger questa volta sbagliava di grosso. Ginny raccolse i regali sul tavolino, baciò Harry e salutò il resto dei presenti. Era il momento di andare al suo appuntamento settimanale.

Corse per gli scalini senza curarsi minimamente di sembrare ridicola, sorrideva da sola immaginandosi le loro facce alla vista della sorpresa.

Bussò alla porta con gentilezza, non appena sentì la debole voce di Eddie invitarla ad entrare, non ci pensò due volte.

-          Buonasera.

La salutarono entrambi, un po’ impegnati nel sistemare i pezzi degli scacchi. Rimasero basiti quando porse loro i due pacchetti perfettamente incartati e con la carta colorata.

-          Buon Natale a tutti e due!

-          Grazie Ginevra, non me lo aspettavo proprio.

Piton era rimasto senza parole, non era solo una Grifondoro ad avergli fatto un regalo, ma si trattava di un membro della famiglia Weasley, quelli che aveva torturato con punizioni e “T” senza ritegno.

L’uomo fece cenno con il capo per ringraziarla del gesto. Ginny questa volta, fu sicura che le avesse sorriso, mentre ricambiava il suo regalo con un gesto del tutto inaspettato.

-          Scegli un qualsiasi libro qui presente. Pensaci bene, perché sarà il tuo ricordo di queste notti insonni, passate davanti ad una antica scacchiera. Lo conserverai sul tuo comodino, tra dieci anni lo riaprirai e ti sentirai di nuovo come ora.

Lo abbracciò, un gesto impulsivo, senza bisogno di riflettere, senza bisogno di chiedersi se fosse la cosa giusta da fare. Il suo momento speciale aveva come protagonisti due individui assolutamente fuori del comune. Il professore della scuola, che continuerai a ricordarti per il resto della tua vita e un piccolo amico sincero, che ti protegge nell’ombra quando non lo puoi vedere.

Eddie le porse una scatola, era color argento, fasciata con il nastro verde.

Aprendola Gin trovò un biglietto e un bellissimo vestito da sera per il ballo d’inverno. Un vestito verde acqua senza spalline, senza fronzoli, semplice e pulito, proprio come Eddie vedeva la sua amica.

-          Mi è bastato far avere l’ordine a una donna, in un negozio di Parigi, mi è stato detto che si ricorda bene di te e del tuo “accompagnatore”. Ti manda i suoi saluti.

-          Io non so cosa dire.

-          Non dire nulla Weasley, coraggio siediti qui con noi, abbiamo una notte intera da passare insieme. E non metterti a piangere altrimenti ti giuro che non passerai mai l’esame di pozioni a fine anno scolastico.

Rimandò indietro le lacrime della sua commozione, ma si sentiva bene in loro compagnia, anche meglio che stare nella sua sala comune.

Avrebbe voluto mostrare a Luna ed Aidan l’altro lato della medaglia.

Non sapeva purtroppo, che il suo gufo imbranato aveva trovato il regalo per Zabini, e glielo stava consegnando proprio nel preciso istante in cui, stava ridendo a crepapelle dopo che il suo professore aveva perso l’ennesima volta contro Eddie.

Rimasero a parlare tutta la notte, nemmeno i primi accenni di alba li scoraggiarono. Avevano riso, bevuto una nuova varietà di the proveniente dalla Cina, e discusso di poesia inglese per infinite ore.

Fu l’ultima ad uscire dallo studio, era rimasta ad osservare il fuoco che si consumava lentamente, come il uso folletto, che si doveva essere stufato parecchio dopo tutte quelle settimane.

Osservò di nuovo il suo vestito, era la persona più felice del mondo. Eddie aveva lo stesso gusto di Blaise, eleganza senza eccessività.

Prese il biglietto all’interno e cominciò a leggerlo.

 

“Ginevra,

  io ho riflettuto molto su ciò che è successo dall’inizio dell’anno scolastico. Non pensavo che ci fossero delle persone buone, ma mi sono dovuto ricredere. Sono solo un elfo domestico, ho chiesto un consiglio su cosa regalarti, e mi è stato suggerito l’abito contenuto nella scatola.

Buon natale mia cara amica.

 

Con affetto Eddie.

 

Ps. Ho visto l’incertezza nel tuo sguardo, e ho visto anche quel folletto verde e dispettoso. C’è qualcosa di cui vuoi parlare?”

 

 

Allora esistevano davvero i folletti dell’invidia! Pensò Ginny mentre rimetteva la lettera di Eddie nella scatola. Prima di dormire, decise di scegliere il libro che le aveva regalato Piton.

Una di quelle cose difficili per ogni persona indecisa, ci saranno stati centinaia di libri. Optò per una raccolta completa delle opere di Montale, un poeta babbano.

Piton le diceva spesso che bastava aprire a caso quel libro, e avrebbe beccato la poesia che faceva al caso giusto.

Segnò la data per non dimenticarla mai e lasciò lo studio in silenzio.

Fuori non aveva smesso un solo secondo di nevicare. Non c’era bisogno di farsi viaggi kilometrici per sciare … pensò.

Comunque quasi tutti gli studenti sarebbero rimasti a scuola per Natale, il ballo d’inverno era una di quelle occasioni uniche che venivano concesse da pochi anni. La preparazione richiedeva un numero considerevole di obbligati volontari per l’organizzazione. Caposcuola in primis, che coinvolgevano i loro compagni di scuola.

Blaise Zabini rimase completamente interdetto. Un gufo marrone, spelacchiato, e con lo sguardo da idiota, stava sbattendo il muso sulla sua finestra, svegliandolo presto, in vacanza.

Stava per trasformarlo in un pollo per il buffet del ballo quando si accorse che teneva con le zampette un piccolo pacco.

Eddie entrò nella sua camera con il caffè e il giornale, basito nel vederlo in boxer con la finestra aperta a dicembre, si bloccò sul posto, tremante come una foglia.

Il suo sguardo cadde sul piccolo volatile dall’aria rimbambita. Sembrava aver passato l’intera notte fuori dalla finestra. Posò la sua roba e lo prese in braccio coprendolo con un asciugamano asciutto.

Blaise sorrise nel vederlo, Eddie era un buono, ma si trovava bene con lui, questo era difficile spiegarselo.

-          Ha lasciato un pacco.

-          Lo vedo. Ma perché non lo rimandi indietro da dove è venuto?

-          Signorino Blaise, voi sapete come sono fatto. Mi ha fatto pena, deve aver passato la notte al freddo visto che non vi svegliano nemmeno le cannonate di una imminente nuova guerra mondiale.

-          Ah ah spiritoso … ti ho detto di non chiamarmi signorino.

-          Avete ragione signorino. Oh … scusate.

Blaise esasperato dell’eccesiva educazione di Eddie, raccolse il pacchetto ben incartato, e si sdraiò nuovamente a letto, e puzzava ancora di vaniglia. No non puzzava, ma lui odiava l’odore di Ginevra Weasley. Odiava i suoi capelli rossi, odiava le sue lentiggini e il fatto lo ignorasse soprattutto. Nessuno lo ignorava, a meno che non volesse.

-          Non lo apre?

-          Sono indeciso. Non ha mittente. Se fosse un palese scherzo di qualche Grifondoro tipo Potter o Weasley?

-          Ah proposito di Weasley, la ringrazio per il suo aiuto. Il vestito che ha scelto è piaciuto moltissimo e sono sicuro che sarà perfetto al ballo d’inverno.

-          Lo spero bene, sono tornato a Parigi nella boutique di Chanel, e quella donna invadente non la smetteva di farmi domande sulla “mia ragazza”, dopo averle spiegato un centinaio di volte che si trattava di una conoscente.

Eddie sorrise ricevendo dal suo padrone un’occhiataccia di quelle severe.

Il piccolo elfo domestico sistemò la divisa del ragazzo sul divano, perfettamente stirata e in ordine.

-          Qui sul tavolino c’è la lista per le decorazioni della festa. Dovrebbero essere state portate nella sala da ballo.

Ah proposito, con chi andrete al grande festone di Capodanno?

-          So quello che stai pensando … non ci vado con nessuno. Dopo essere stato insieme a Daphne, non ho intenzione di intraprendere altre relazioni “di un certo tipo”.

-          Signorino, anzi no, Blaise … quella era una vera stronza.

Eddie non si lasciava andare normalmente. Perfino il suo padrone ne rimase sorpreso, e parecchio. Sapeva, comunque, che lui odiava, detestava Daphne Greengrass, che lo trattava sempre come uno schiavo, come un essere che non meritava il minimo rispetto.

-          Chi ha trascinato, o coinvolto, nell’organizzazione del gran ballo?

-          Daphne, Draco, Theodore, Pansy … sai pensavo si andarci con lei che ne dici Eddie?

-          Stai scherzando? Non ti devo dare del tu, ma in questo caso, credo che tu sia uscito di testa. È una a posto rispetto a Daphne, ma andiamo hai una scelta migliore.

-          Non nominarla.

-          Io nemmeno ci avevo pensato. Sta facendo tutto da solo, e se vuole il mio modesto parere, lei è fregato. Completamente.

-          Se non la finisci in questo preciso istante, ti trasformo in un muffin e ti spedisco nelle grinfie di Lenticchia. E se hai presente il modo in cui si butta sul cibo, puoi immaginare che cosa ti accadrà.

Eddie sapeva che il suo padrone non l’avrebbe mai fatto. Per un momento, tentò di immaginarsi una scena del genere facendosi venire i brividi.  Ridacchiò tra se e se, sembrava essersi perso in un mondo tutto suo, qualcosa che Blaise non riusciva a concepire.

-          Passi troppo tempo con la Weasley.

-          Il bue che da cornuto all’asino ….

Nel pomeriggio un gruppo di sfortunati studenti, fu costretto a mettersi sotto per preparare le decorazioni per il ballo. Minerva aveva deciso di dare un tono “ghiacciato” alla cosa. Le pareti erano magicamente diventate un mix tra azzurro e bianco. Il pavimento stesso era diventato una superficie trasparente per ricreare l’effetto dell’acqua ghiacciata.

Hermione Granger, seguita da Ron e Dean, si occupava di controllare che il buffet fosse stato preparato a dovere, nei minimi e minuziosi dettagli che la sua natura gli imponeva.

Fu una di quelle imprese ardue, tenere Ronald lontano dalle cucine della scuola per evitare che si buttasse sul cibo. Ginny, Harry, Luna ed Aidan avevano avuto l’onere di sistemare i fiori. Non un centinaio di rose bianche, ma una quantità così spropositata da decorarci l’intero palazzo reale di Londra compreso anche il Parlamento. Non avevano badato assolutamente a spese. Si erano preoccupati di rivolgersi oltreoceano per avere le più belle rose bianche, orchidee, e gigli disponibili.

Sotto lo sguardo vigile di una Mc Granitt entusiasta, e di un Piton annoiato, le stavano disponendo nei numerosi vasi di molteplici dimensioni.

Blaise Zabini, aiutato dal fedele Eddie, stava indirizzando i suoi compagni nella disposizione dei tavoli, delle sedie e naturalmente, dei posti per evitare spargimenti di sangue ed espulsione da Hogwarts.

Harry Potter guardava Blaise in maniera stranamente acida. Pansy non poté fare a meno di notarlo. Da quando aveva saputo dell’amicizia di Ginny con il suo elfo domestico, si era insospettito alquanto sul loro rapporto di conoscenza.

-          Deve dirmi qualcosa Potter?

Eddie non sopportava il modo in cui guardava lui e il suo padrone. Dopo aver passato quasi due ore in silenzio si sentiva irritato. L’aveva raggiunto vicino alla finestra, dove sistemava i fiori con Ginny, ed era deciso ad accogliere il suo invito.

-          Io sto facendo il mio lavoro. Non ti ho chiesto niente.

-          Voi due, basta!

Ginny si intromise tra di loro, guardando Eddie con lo sguardo supplichevole e attirando l’attenzione di Blaise che li raggiunse.

I due insegnanti rimasero impassibili, non si sarebbero ammazzati. Prima o poi magari si, ma non ora.

-          Hai qualcosa da dire sul mio elfo domestico Sfregiato?

-          A dire il vero è con te che ho un problema Zabini. La prossima volta che provi anche solo a rivolgere la parola a Ginny, ti spacco la faccia alla vecchia maniera.

-          E quando le avrei rivolto la parola.

-          Vi hanno visto ad Hogsmeade settimane fa, adesso posso dirti tutto quello che penso …

-          Io quella nemmeno la conosco. Mi vergognerei ad averla tra i piedi.

Eddie rimase sorpreso, Ginevra invece delusa, non che non se lo aspettasse, ma lo immaginava, lo guardava con gli occhi di aveva voglia di lanciare un paio di cruciatus su quel Serpeverde.

-          Non parlare così della mia ragazza.

-          A me non importa un cazzo della tua ragazza.

-          Zabini potresti cercare di essere un po’ più gentile quando parli di me o ti serve un aiutino?

-          Stai zitta Weasley la cosa non ti riguarda.

-          Oh mi riguarda eccome, brutto zoticone senza cervello.

Stava diventando uno contro Ginny contro Blaise. Daphne li guardava con più astio del solito, mentre Aidan e Luna riflettevano su questo spettacolo, sul fatto che forse, inconsapevolmente, aveva un secondo fine. L’uno di fronte all’altra si urlavano e maledicevano a vicenda.

-          Farsi dare dello zoticone da te? Non è un po’ falso Weasley? Andresti in giro come una pezzente se non fosse per l’aiuto di qualche buon samaritano.

-          Fatti i cazzi tuoi Zabini, fai vedere quanta classe hai mentre una zoccola certificata ti tocca nelle parti basse davanti a cinquanta clienti in un bar, un bar con dei ragazzini a cui delle tue palle mancanti non importa niente.

Istintivamente, Luna, Aidan, Pansy, Theodore, Ronald ed Hermione, si girarono in direzione di Daphne Greengrass che fingeva di ignorarlo, mentre il suo ragazzo si era acceso una sigaretta ignorando ciò che era stato appena detto. Un Malfoy dopotutto non si scompone mai.

Con quella gente si sarebbe arricchito qualsiasi psicologo babbano.

-          Dovresti solo che ringraziarmi piccola stupida.

-          Preferirei farmi marchiare da un Mangiamorte piuttosto che doverti ringraziare. E sai che ti dico? La mia vita è perfetta senza bisogno che tu esista, senza che ne fai parte.

-          Ho voglia di lanciarti una maledizione senza perdono, almeno la tua faccia lentigginosa e ridicola sparirebbe dalla faccia della terra. Non mancheresti a nessuno, forse a quell’impedito del tuo ragazzo che non è buono nemmeno a portarti a letto.

-          Il fatto che lui non mi abbia ancora portata a letto non ti riguarda.

Ok, chiunque avrebbe fatto come Harry, che aveva abbassato il capo abbattuto, mentre la sua furente ragazza si pestava verbalmente con Zabini.

Nemmeno Ron si era sentito in grado di intervenire. Non lo avrebbero nemmeno ascoltato ed era inutile tentare.

In un qualsiasi film babbano, i due avrebbero smesso di litigare tappandosi la bocca a vicenda con un bacio appassionato. Ma non sarebbe successo nemmeno sotto tortura, non a questi due che stavano dando di matto, ci mancava solo che uno dei due buttasse l’altro via dalla finestre aperta.

-          C’è della tensione sessuale.

-          E tu che diavolo ne sai Pansy?

-          Sono una donna Theodore, guardali sono ridicoli e repressi.

Il Serpeverde alzò le spalle continuando a seguire gli insulti che si lanciavano quei due. Insomma la Weasley, Grifondoro o no, reggeva bene il confronto. E mandare fuori di testa Zabini, era una cosa non da poco. Theodore ripensò al passato, a come lo aveva visto perdere il suo innato controllo massimo cinque o sei volte in tutti quegli anni di scuola.

Tutto ad un tratto un fragoroso rumore. Ginevra Weasley aveva, di nuovo per la terza volta, tirato uno schiaffo epico a Blaise Zabini. Questa volta l’impronta delle sue cinque dita si poteva ricalcare su di un foglio.

Pansy cercò di avvicinarsi a lui, ma venne fermata da Theodore Nott che gli indicò l’espressione sul volto dell’amico. La vena sul collo gli pulsava, sembrava stesse per esplodere, stringeva i pugni, serrati come se dovesse lottare contro il bisogno di colpirla a sua volta.

-          Zabini …

Eddie fece cenno a Ginny di non dire una sola parola. Il ragazzo alzò il braccio come a volerla colpire al viso. Harry era pronto a partire in quarta seguito dal suo migliore amico. Theodore si toccava la bacchetta in modo impaziente sotto lo sguardo divertito di Daphne Greengrass che, ancora una volta, si sentiva vincitrice.

-          Weasley, la tentazione di colpire il tuo schifoso viso è grande, ma non farei altro che farti un favore rimettendoti a posto i connotati.

Ginevra comprese che qualcosa in loro era cambiato. Ciò che aveva innestato quelle conseguenze non era stato il fatto che Harry l’avesse difesa in presa alla gelosia, era stata la sua delusione. Aveva voglia di scoppiare a piangere e sfogarsi, ma rimandò indietro le sue lacrime, vincere contro di lui non era possibile, ma poteva almeno evitargli delle soddisfazioni con cui parlare insieme a Daphne.

-          Sei così pezzente, patetica e mascolina, che anche chiamarti puttana sarebbe un complimento.

Eccolo, con la sua cattiveria. Ginny gli rivolse le spalle e camminando a testa alta, uscì dal salone sotto lo sguardo dei suoi compagni e dei professori.

Raggiunse la sua camera da letto, chiudendosi a chiave, e lasciandosi andare sul letto. Fanculo a quel coglione di Zabini. Pensò mentre la rabbia si diradava come la nebbia in una mattina d’autunno della campagna inglese. Si sarebbe volentieri presa a schiaffi, aveva detto un sacco di cose, cose che non pensava. Per quando sprezzante, acido, antipatico e snob, Blaise Zabini era stata una piacevole compagnia. Insomma quanti ragazzi ti portano a fare shopping a Parigi, facendoti sentire bellissima e con le conoscenze giuste ti procurano un vestito degno di una principessa?

Il suo piccolo gufo batté il becco sulla finestra di vetro della sua camera da letto. Ginevra si stupì del vederlo fuori a zonzo, ma un dubbio l’assalì.

Guardando nell’angolo dove aveva posato il regalo di Blaise, adesso non c’era più nulla, se non della volgare polvere.

-          Stupido pennuto! E tu da quando prendi iniziative?

Gli occhietti vispi e scuri la fissavano interrogativi. Non aveva la forza di dire nulla. si accasciò tra le coperte, addormentandosi agitata e malinconicamente triste.

 




So che sto incasinando i rapporti, ma è questo l'intento della storia. Ogni personaggio aveva il controllo della propria vita, delle proprie emozioni fino al momento in cui tutta questa illusione crolla. Amore doveva aiutarli e si ritrova in mezzo a questo conflitto di personalità differenti e ambigue. Coraggiosi vigliacche e bambine che non riescono a crescere. Mi scuso se tutto suona complicato, se gli eventi mutano e lasciano insoddisfatti e confusi.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Happy new year Hogwarts! ***


Qualsiasi tipo di rapporto con Ginevra Wesley era definitivamente chiuso. Cancellato, dimenticato, caput.

Pensò Blaise Zabini mentre si sistemava la cravatta del vestito. Mancavano ancora sessanta minuti al ballo d’inverno e alla fine di quell’anno di merda. Per fortuna questa festa era di quelle sobrie, in termini di abiti da sera e basta, e nessun tipo di abbigliamento o calzamaglia strana.

Faceva fatica a mettersi a posto la cravatta. Si sentiva un completo idiota, ma le mani gli tremavano e la sua dama lo aspettava. O meglio i suoi due accompagnatori … Pansy e Theodore. Si sentiva frustrato.

La musica già si cominciava a sentire, musica classica naturalmente, magari fossero stati all’opera di Parigi.

Eddie sembrava scettico. Guardava il suo padrone cercando di capire se forse non gli stesse meglio il grigio del nero.

-          Piantala di guardarmi così Eddie.

-          Sembra che abbiate il tremolio alle mani … non riuscite nemmeno a fare un semplicissimo nodo.

-          Sono nervoso.

-          Perché ha deciso di andare al ballo accompagnato da una coppia? Oppure qualcosa non va … diciamo che non si sente del tutto a suo agio con la situazione creatasi.

-          Zitto. Io non ho alcun problema.

La neve non smetteva di scendere. L’ultimo giorno dell’anno, la festa più elegante, preparata con cura. Tutto era andato a puttane. Non che gli importasse della Weasley, ma qualcosa non andava.

I Serpeverde non si devono scomporre mai. Questa era la regola numero uno che Draco Malfoy gli aveva rivelato al loro primo anno.

Dico no, ma non se la poteva prendere subito e senza fiatare? Pensò mentre si malediceva per essersi fatto coinvolgere nelle disastrose avventure sentimentali della Weasley.

-          Siete vicino ad ottenere quello che volete.

-          Che cosa vuoi dire Eddie?

-          Rivolete Daphne … le fugaci palpatine sono un segno, molto sconveniente e volgare, ma piuttosto chiaro.

Io solo che non comprendo il motivo, è stato lei a lasciarla, a dare inizio a tutto il percorso che ha portato alla rottura della vostra “relazione”. Non c’è nulla di male ad interessarsi ad un’altra ragazza.

-          Si che c’è, Daphne aveva ragione. La gente come me e come lei, è geneticamente adatta a stare insieme, tutto il resto invece può essere solo motivo di vergogna.

-          Ma vi sentite quando parlate? Perfino la signorina Parkynson è meno razzista di lei. Non voglio assolutamente giudicarla o quant’altro, ma suvvia, se una ragazza le piaceva come può decidere che l’apparenza sia più importante di ciò che vogliamo.

-          È una storia vecchia, ero sbronzo fradicio quando te l’ho raccontato, per questo motivo devo riprendermi la mia Daphne, anche a costo di usare il motivo per cui l’ho lasciata.

-          Che cosa rivoltante … la mia Daphne

Eddie aveva la nausea. Non riusciva più a sentire questi discorsi privi di senso. Lasciò il suo padrone da solo a finire di prepararsi. Si era rilassato ed era pronto per raggiungere i suoi due amici all’ingresso della sala comune di Serpeverde.

Stavano entrambi benissimo, lo smoking color cenere metteva in risalto il fisico atletico di Theodore, mentre Pansy non sembrava nemmeno la solita persona. Il suo abito lungo, a collo alto senza spalline, la faceva sembrare più grande e molto adatta al nome prestigioso della sua famiglia. A rendersi ridicola, ci aveva pensato Daphne, che aveva scelto un abito corto, eccessivamente scollato, che la copriva a malapena e metteva in risalto le sue gambe perfette.

-          Tanto valeva non mettersi nulla.

Disse Nott con tono scettico guardando Draco esasperato. Al contrario del suo amico Blaise che non avrebbe mai osato criticarla.

-          Vedrai che appena entrati nella sala, tutti quanti si volteranno a guardarla sbavando come lumache.

Stavano ormai a due passi dal salone delle feste, che assomigliava ad un enorme ghiacciaio. Un sacco di studenti erano già presenti, seduti ai tavoli secondo l’ordine ben preciso organizzato dai caposcuola.

Hermione Granger controllava minuziosamente che le cose fossero al posto giusto. Fece alzare addirittura della gente che sia era seduta solo per prendersi una piccola pausa, ma il cui nome non combaciava con la targhetta preparata giorni prima.

Ci sarebbero volute delle tazze per raccogliere la bava dei maschi presenti. Daphne si muoveva con il suo solito fare, da gattina sexy, sotto lo sguardo attonito dei presenti.

Draco Malfoy, come tutti gli altri, non stava guardando lei. All’ingresso del salone, Harry Potter, vestito in maniera impeccabile, si avvicinava al suo tavolo seguito dalla sua ragazza. Una splendida Ginevra Weasley che nella sua semplicità, si rivelava bellissima. Il vestito che le aveva regalato Eddie, si intonava perfettamente alla sua pelle chiara, non aveva alcun tipo di gioiello o trucco addosso, i suoi capelli sciolti ricadevano morbidi sulle spalle, facendo risaltare le sue lentiggini.

Blaise Zabini vedendo l’espressione sul volto di Draco, sorrise compiaciuto e vittorioso, commettendo un grave errore.

Ginny, accomodandosi al tavolo con Harry, suo fratello , Luna ed Aidan, cercava di sembrare naturale, di non far intendere a nessuno la sua preoccupazione. Già perché, quell’affascinante rossa, aveva timore di ciò che la serata riservava. Harry sembrava essere diventato impaziente sulle sue … pretese. Gin non sapeva più come evitarlo, la sua mente non si sentiva concentrata sull’argomento, era più rivolta a come fare per parlare con quello zoticone di Zabini e risolvere la litigata.

Bevve un sorso di champagne distraendosi con la musica del pianoforte e dei violini che si spargeva tutto intorno.

-          Ron finiscila!

-          Di fare cosa Herm?

-          Di sbavare sulle gambe della Greengrass. Cavolo prendi il fazzoletto e pulisciti.

-          Siamo uomini, è una cosa normale.

Ronald Weasley poteva almeno restare fuori dalla massa! Pensò Hermione mentre guardava Ginny con fare esasperato. Aidan schifato si copriva gli occhi, ne aveva visto di cose oscene, ma quella aveva perso ogni pudore. Luna intanto si lasciava distrarre dai movimenti delle persone che si cimentavano, piuttosto disastrosamente, con i valzer imposti dalla Professoressa Mc Granitt che applaudiva entusiasta.

Sembrava una serata perfetta, con il suo ragazzo perfetto che la stava trascinando sulla pista da ballo. La luce fioca delle candele rendeva l’atmosfera magica, il soffitto come la sala grande, era gremito di stelle.

La mano di Harry sul suo fianco sembrava quasi piacevole, ma per un secondo la sua spalla era appesantita, di nuovo, da quel maledetto folletto verde. Non stava succedendo nulla però … o quasi.

Che cosa diavolo ci fa Daphne Greengrass tra le braccia di Blaise Zabini?

Se lo chiedevano tutti. Draco Malfoy si stava seriamente arrabbiando.

Si accese l’ennesima sigaretta, tirando un pugno sul muro, adesso non aveva più alcun dubbio, era stato usato da Daphne per riprendersi quello che gli apparteneva. Il suo migliore amico Blaise Zabini.

Avere la più bella, non significava necessariamente avere tutto quello che si poteva desiderare, anzi alcune volte, il bello sta in quelle semplici cose che nessuno poteva vedere.

Eppure certe cose sono fatte apposta per stare insieme. Pensò il biondo erede di casa Malfoy, che poco prima della mezzanotte decise che l’avrebbe lasciata per trovare il pezzo mancante del suo puzzle.

Mancavano ormai dieci minuti al nuovo anno, tutti si erano buttati nelle danze, Harry non lasciò Ginny per un solo secondo. La rossa aveva bisogno di aria e di sgranchirsi le gambe.

Riuscendo a defilarsi, uscì sulla terrazza, la stessa terrazza del ballo in maschera, che si affacciava sul lago nero. La neve folta non lasciava intravedere altro che montagne su montagne ricoperte di un velo bianco. Sorseggiando lo champagne si mise ad osservare Malfoy, che dialogava con la Parkynson e Nott, ridendosela mentre la sua fidanzata si stringeva contro Blaise.

Si morse un labbro indecisa, mentre gli occhi grigi del re dei Serpeverde si volgevano nella sua direzione, sembravano adirati e perplessi come i suoi. Ok doveva sentirsi lusingata di essere guardata da lui, ma qualcosa attirava ancora di più la sua attenzione.

-          Vuoi che faccia spuntare un vischio?

-          Aidan

Il vispo undicenne era vicino a lei, che le porgeva un altro bicchiere di champagne cercando di chiederle qualcosa di cui non aveva il coraggio.

Il vischio in quel periodo significava una cosa sola …

-          Non mi serve il vischio mi servono le risposte, manca poco a mezzanotte, c’è il mio ragazzo che mi ha distrutto i piedi a furia di valzer, un folletto fastidioso che viene e va, poco champagne in corpo e una voglia matta di spaccarle la faccia.

-          Vai da lui e parlaci. Io non ti capisco mica.

-          Lo so, sono una pazza che come proposito per il nuovo anno è decisa a farsi ricoverare nel reparto psichiatrico del San Mungo.

-          Siete tutti impazziti voi, cristo santo potreste avere tutto quello che desiderate, anche l’amore. Avete un enorme problema, non riuscite a decidervi mai su cosa diavolo volete. Te la faccio più semplice se preferisci, ma è un lui e lei, lei e l’altro, l’altro e l’altra.

-          Che cosa ti prende Aidan?

-          Mi prende che non riesco a capire. Tutti voi non fate altro che farmi del male. Guarda te, stai con Harry perché hai bisogno di uno sfogo così non ti chiedi se forse vale la pena bruciarsi toccando il fuoco?

-          La gente come me non fa quelle cose, la gente come me non sta con quel tipo di gente. Come diavolo posso spiegartelo.

Un fragoroso scoppio, un sacco di urla. Le luci improvvisamente vennero spente e in cielo vennero lanciati miriadi di fuochi d’artificio luminosi. Uno spettacolo meraviglioso, sembravano dei fuori colorati che illuminavano il cielo da cui pioveva neve. Il nuovo anno si era insinuato nelle loro vite confuse. Con violenza e determinazione, ma senza chiarezza. Gin bevve l’ennesimo bicchiere sorridendo verso Aidan che invece aveva l’aria di chi non ne poteva più.

Il suo dovere di brava ragazza le imponeva di andare a cercare i suoi amici, suo fratello e il suo ragazzo per fare gli auguri di rito. A guardare le cose da quel punto di vista, il buio illuminato dai fuochi d’artificio, tutte le persone sembravano uguali, Serpeverde o Grifondoro che fossero. Spintonava una miriade di sagome scure, inciampò anche su qualche vestito lungo costoso, fino a scontrarsi con la schiena di qualcuno, proprio sotto a quel maledetto lampadario con le candele spente, dove un maledetto qualcuno aveva attorcigliato troppo vischio.

Vischio, maledetto vischio, e chiunque gli avesse dato quella maledetta importanza. Penso la rossa mentre si aggrappava alla mano di lui, la stessa persona contro cui aveva sbattuto.

-          Il primo giorno del nuovo anno, e sei tu la prima persona che devo incontrare.

-          Non è che io stia impazzendo dalla gioia.

Il rumore delle urla, degli schiamazzi e della commozione, dei presenti non aiutava certo una conversazione. Ma loro non desideravano trovarsi lì, non avevano certo programmato di essere sotto un vischio a rivolgersi la parola. Gin riusciva a malapena a tenersi in piedi, lo champagne l’aveva resa alquanto traballante, specialmente per una che sui tacchi ci saliva una volta ogni trecentosessantacinque giorni.

-          Che vogliamo fare? Ti sposti oppure aspetti che lo sfregiato venga a salvarti dalle mie grinfie?

-          Quali grinfie? Senza offesa ma non mi intimorisci …

-          Nemmeno se faccio così?

Aidan stava per richiamare ogni Dio che conosceva. Si sentì in dovere di fermare quella cosa prima di complicarsi ancora di più il compito. Ma era troppo tardi. La sua mano stava toccando la schiena di Ginevra, coperta a malapena dal sottile vestito.

 

Se appari al fuoco (pendono

Col tuo ciuffo e ti stellano

Gli amuleti)

Due luci ti contendono

Al borro ch’entra sotto

La volta degli spini.

 

Aidan sconsolato, si coprì il volto con le sue mani per non guardare. Le braccia alzate, le schiene possenti, la musica stessa, faceva da scudo all’ennesima ingarbugliata matassa di fili.

Se nemmeno un Dio riusciva a farci nulla, come avrebbero fatto da soli i mortali? Incoscienti bestie che si lasciavano guidare dall’istinto, senza riflettere, senza lasciare un pochino di spazio all’immortal ragione.

Il piccolo dio, si promise di cercare nel passato il pazzo che aveva detto un giorno “Sei sotto un vischio, prendila e baciala. Sarà tradizione” ma tradizione cosa? Nemmeno Bacco aveva avuto tale considerazione, e lui ci andava a nozze con vino e festini.

Era strano vedere il modo in cui la guardava. Non era nulla di poetico e dolce, non c’erano assolutamente sentimenti visibili, solamente la nebbia, la fottuta nebbia che significava solo guai.

Gin non avrebbe mai pensato di cominciare così il suo anno nuovo. Era stretta a quel corpo muscoloso, a quella figura enigmatica ed elegante. Sentiva la sua mano gelida sulla sua schiena, ed ebbe i brividi.

Era strano baciare quelle labbra, fredde come la neve al tatto, che pian piano bruciavano come il fuoco, e baciava in una maniera straordinaria, nessuna pretesa, un tocco malizioso senza essere pretenzioso, perfino quando accarezzava la sua lingua sentiva un tocco delicato, e una vampata di caldo che la faceva sentire come se un fuoco la stesse bruciando viva. Ancor più sconcertante era accarezzargli i capelli e sentire che la cosa non lo infastidiva. Oh questo si che era una cosa davvero shockante. Naturalmente c’erano un sacco di domande da fare, e da farsi ma quello non era il momento.

Duro un paio di minuti ma sembrò tutto lunghissimo, e la piccola di casa Weasley, il maschiaccio, il bruco, rimase impalata a guardarlo mentre si confondeva tra la folla del ballo d’inverno. Si toccava le labbra chiedendosi se fosse stato un frutto della sua malata immaginazione, ma non era così. Lui l’aveva baciata.

Vide Harry correrle incontro per farle gli auguri. Suo fratello Ron, seguito da Hermione, si trascinava sventolando l’ennesimo bicchiere che sua sorella gli rubò dalla mano per mandarlo giù tutto d’un fiato.

Il bacio del suo ragazzo fu come una doccia fredda in quel momento. Volse lo sguardo verso Aidan che sembrava di nuovo un angelo, adirato e desideroso di sparire.

Gli corse incontro dopo aver visto Zabini che stava baciando Daphne Greengrass, che tirò un’occhiataccia vittoriosa nella sua direzione.

-          Tu eri di nuovo un angelo.

-          Voi invece siete malati! Cioè io sono venuto qui per aiutarvi e mi state rendendo tutto difficile!

-          Cosa stai dicendo?

-          Domani l’avrai dimenticato principessa. Perché così io voglio. Sotto quelle nuvole, al di là della neve c’è la risposta, una risposta che non riesco a vedere. Che cosa desideri tu?

-          Io non so che cosa voglio Aidan, essere sedicenni significa anche essere stupidi, non capire il significato di tante cose. Tu quando crescerai imparerai la lezione.

-          Non ho bisogno di crescere ancora, sono maledetto dalla mia immortalità, dal giorno in cui mi fu regalato il privilegio di rendere felici i mortali. Di solito è facile, basta guardare nei vostri occhi, e vedo quell’immagine, ma con voi è diverso, c’è la nebbia, c’è il niente. Volete tutto e alla fine perderete ciò che conta sul serio, lascerete che quella persona, il grande amore della vostra vita, vi passi vicino e puff … svanisca, in quella stessa nebbia.

Gin si sentiva confusa, non per i suoi problemi sentimentali, ma per le parole di Aidan, quel bambino stava dicendo un sacco di cose assurde.

Improvvisamente un brivido, guardando in mezzo alla gente, incrociò il cattivo, molto cattivo, sguardo di Blaise Zabini, che tornato a conversare con i suoi compagni, ignorava Daphne che tornava a strusciarsi contro Draco Malfoy. Incredibile a dirsi, ma l’unica sana di mente era proprio Pansy Parkynson che si asteneva dal commentare tutto quanto. Nel rispetto della loro legge. Comportamento impeccabile, nessuna emozione o scenate. Sono purosangue Cristo Santo.

Parlando di Blaise Zabini, soddisfatto di se stesso, con ancora qualche insoluto problema, capelli rossi, occhi nocciola … sentiva i suoi occhi addosso ed era sicuro che qualcosa non andasse.

Eppure quella soddisfazione di fastidio addosso gli era rimasto. Eddie lo guardava scettico da un angolo della sala seduto al tavolo con Piton, che di balli e ricevimenti ne aveva piene le …

Aidan decise di tentare la sua fortuna, magari lui non lo avrebbe deluso. Schioccò le dita bloccando il tempo, si avvicinò a Blaise e guardò nei suoi occhi, rimanendo deluso nuovamente. Nebbia, solo foschia di indecisione. Ma non poteva sforzarsi di vederci quella dannata oca di Daphne? No anche lui no …

Riattivò il tempo, restando lì davanti a lui. Guardandolo fissò come se volesse fargli sputare tutto.

-          Che hai da guardare pivello?

-          Quanto sei patetico?
Io c’ero quando l’anno scorso hai guardato quella tra la folla di Hogsmeade. C’ero quando hai lasciato Daphne … io so tutto. C’ero anche quando hai provato quelle cose per Ginevra Weasley, quando ti mancava il respiro e sentivi quel fastidioso ronzio allo stomaco.

-          Chi diavolo sei maledetto Grifondoro?

-          Perché perdi tempo con quella? Sta usando il tuo migliore amico, e tu perderai l’unica buona occasione che ti possa mai capitare.

-          O sei troppo ubriaco tu, o lo sono io. Sparisci vermiciattolo.

-          Non si manca di rispetto a me Blaise Zabini.

Un flash improvviso. Una nitida immagine nella mente del principe. La folla di studenti ad Hogsmeade, il chiasso delle persone, le insegne luminose e la musica di un carillon. Poi c’era stato come un imprevisto fermarsi del tempo. Lui ricordava di stringere la mano della sua Daphne, quando l’ha vista. Così poco appariscente, così semplice nel suo completo con jeans e maglietta bianca un po’ sgualcita. L’ha riconosciuta subito nel mezzo di tutta quella gente, saranno stati i suoi capelli rossi, o il suo essere così non comunemente come le altre, ma l’aveva notata e ci aveva pensato spesso. Ogni sera per un bel po’, causando una piccola crisi isterica nella sua regina, “come si può perdere contro una Weasley? Che non porta tacchi, non porta vestiti firmati o si trucca per apparire?”. E amore non voleva essere sfidato, risvegliando il suo ricordo, aveva anche stretto il suo cuore tra le mani, soffocandolo, obbligandolo a guardarla di nuovo.

-          Adesso mi racconti ancora che le apparenze sono tutto?

-          Nessuno lo sapeva. Nessuno deve saperlo marmocchio.

E sembrava essere arrossito, nella penombra di una candela consumata. Come lo era stato il suo breve “non so cosa sia, ma va evitato” verso la piccola di casa Weasley. Già perché nessuno mentiva ad Amore.

Stanco e deluso, forse innervosito, salutò la sua amica con un cenno, prima di allontanarsi per andare a dormire.

Ginevra decise di seguire il suo esempio, evitando ogni inconveniente, saluto i suoi amici e il suo ragazzo. Una volta che percorreva i gradini che la conducevano al suo dormitorio, si volse a guardare in fondo alla scala, si sentiva osservata e Zabini era lì.

Si guardavano arrabbiati. Non riusciva a voltare le spalle e smettere. Rimaneva bloccata chiedendosi se lui sentiva la stessa necessità di andarsene non riuscendo.

-          Buon anno Zabini.

Disse a voce così bassa che non era possibile quasi udirla.

Lui non rispose, mosse lievemente la testa. Quella fatina dispettosa vinceva sempre. Si era creata una situazione incasinata, ma sotto il vischio, al buio della mezzanotte, Draco Malfoy l’aveva baciata.

Forse si, quella donna, per quanto si trattasse di una babbana che non conosceva i fatti, ci aveva visto giusto.

Eddie rimase dieci minuti a guardarli, immobili e silenziosi, su quella scalinata. Pareva che Aidan avesse fermato il tempo, di nuovo.

Ma forse aveva solo fatto riaffiorare un ricordo lontano.

Merda … si disse Blaise, parlando con il suo cervello, mentre quella ragazzina semplice percorreva le scale per andarsene a dormire.

Gli parve quasi di vederla, mentre con indosso i suoi jeans sgualciti, sorrideva in maniera innocente, solo perché il quadro alla sua destra, le faceva le smorfie.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** What we want to be ***


Alcuni pensano, che Capodanno sia forse, la notte più lunga di tutti quei trecentosessantacinque giorni. Magari si sbagliavano pure, ma questa volta sembrò non dover finire mai.

Pansy, Theodore, Draco e Blaise, alle prime luci dell’alba erano ancora seduti al loro tavolo. Ancora si lasciavano accompagnare dalla melodia di un violino incantato, ancora sorseggiavano qualche bicchiere di champagne, e ancora sapevano, che non sarebbe mai cambiato un cazzo. Anno nuovo, vita uguale.

Quello fuori, era comunque uno spettacolo da perdere fiato. Il modo in cui il sole stava sorgendo dietro le montagne, illuminando quello spesso velo bianco che nascondeva la vergogna.

Harry Potter, Hermione e Ron, stavano facendo colazione con Hagrid, ridendosela di gusto, pensando alle cose più stupide e inutili, nel caso del rosso strafogandosi di muffin.

Ginny Weasley, sdraiata sul suo letto ancora con il vestito da sera, teneva il broncio. Prese il suo libro, aprendolo a caso, come gli venne suggerito un venerdì sera.

 

Risulta così sempre vana

L’arte dello sdoppiamento:

abbiamo voluto camuffarci

come prostituti nottivaghi

per nascondere meglio le nostre piaghe

ma è inutile, basta guardarci.

 

(E. Montale,  I Travestimenti)

 

Saranno state ormai un paio d’ore, che con gli occhi socchiusi, ripensava a tutto. Si ricordava ogni singolo dettaglio, il bacio di Malfoy che a momenti la incasinava, e i dieci minuti a guardare Blaise negli occhi. Ecco quelle erano cose stranamente ambigue.

Si alzò, guardandosi bene di non incontrare nessuno. Raggiunse l’ingresso della scuola, aveva smesso di nevicare e si stava benissimo, il fatto di non avere nulla a coprirle le spalle, sorprendentemente, non si rivelò un problema.

La prima alba del nuovo anno. E nessun tipo di soddisfazione.

-          Complimenti Ginevra Weasley!

-          Non pensi di avere qualche problema che va curato?

Gli dei dovevano aver ascoltato le preghiere di Aidan, perché la rossa venne punita. La seconda persona a rivolgerle più parole fu Daphne “sono la peggior vacca” Greengrass. Nel suo micro abitino che tanto valeva non metterlo. Che l’avesse vista con Malfoy? Improvvisamente sentì il bisogno di prendere un aereo e andare in uno di quei paesi con il nome così lungo da non essere ricordato.

-          Ti piace lui vero?

-          Lui chi?

-          Il mio ex ragazzo, pensi che sia una sciocca? L’ho visto il modo in cui lo guardi. Non pensi davvero che io abbia dimenticato quello che mi hai fatto.

-          Per una volta che vieni trasformata in furetto. Non sono mica così male. Poi con un po’ di peluria stavi bene.

Ginny aveva capito come funzionava con lei. Daphne Greengrass si divertiva a umiliare le persone, per solo gusto di vedere come con impotenza tentavano di reagire. Il fatto che quella ragazzina la ignorasse, anzi si divertisse a prenderla in giro, la irritava da impazzire.

Ma la regina delle serpi aveva le sue risorse.

-          E chi ha detto che si parla di furetti? Vedi, il tuo problema piccola stracciona, è che non puoi vincere contro di me. Puoi anche usare tutte le tue forze, ma alla fine, è dalla mia parte e non cambierà solo perché un giorno per caso sembravi meno patetica e inutile.

-          Non ho la minima idea di cosa tu stia parlando. Comunque sia, detto da una figlia di papà, che si sente così insicura da aver bisogno di girare con le chiappe all’aria divertendosi ad umiliare ogni buona anima che incontra, compresi i suoi stessi compagni di casa, sappi che non mi sento inferiore a te. Tutt’altro.

Da quando una babbanofila si permetteva di rispondere così? Daphne sfoderò la sua bacchetta e la puntò contro Ginevra. Avevo lo sguardo di chi stava per commettere una sciocchezza. Tutti o quasi erano a dormire, o a chiacchierare e non potevano fermarla.

-          Crucio.

Eccola, la parola magica che significava “sono davvero la peggior Merda che esiste al mondo”. Un bagliore verde esplose dalla sua bacchetta, una dolorosa luce verdastra che stava per schiantarsi contro Ginny.

Tutto ad un tratto, Eddie invocò il protego sull’amica e scagliò un incantesimo contro la regina, trasformandola in un furetto spelacchiato e pieno di risentimento.

La rossa non fu mai così felice di vedere Eddie. Prese per il collo quel furetto impazzito e corse dentro fino al salone.

Quasi tutto vuoto, pensò di aver fatto un giro inutile, invece con sua grande sorpresa, il gruppo di Serpeverde se la stava ancora ridendo.

Si avvicinò a loro, incurante del fatto che quella serpe versione furetto stesse provando a staccarle un dito, e sotto lo sguardo attonito dei presenti, lanciò la bestia addosso a Blaise Zabini.

-          Ma ti ha dato di volta il cervello Weasley?

-          Devi tenere a bada la tua bestia chiaro? Mi rivolgerei a Malfoy, ma credo che la gentile Daphne preferisca saltare addosso a te.

-          Daphne?

Pansy e Theodore scoppiarono a ridere, osservano la bestiola che cercava di saltare addosso alla piccola di casa Weasley. Draco Malfoy la guardava irato, mentre si agitava tra le braccia del suo migliore amico.

Blaise non riusciva ad emettere un fiato. Ogni tanto volgeva gli occhi al furetto domandandosi che cosa fosse successo.

-          Ti avviso anche, che conviene tenergli un guinzaglio a questa cagna. La prossima volta che cerca di colpirmi con una cruciatus, la ridurrò così male che per rimetterla a posto ci vorrà un intervento divino. Ringrazia che non vado a riferirlo a Silente.

-          Weasley, che cosa diavolo hai combinato?

-          Chiedi ad Eddie.

Blaise era irritato, perfino la sua sigaretta aveva un sapore schifoso, come quello di un tubo di scappamento. Era in parte imbarazzato, quella maledetta babbanofila stava insinuando cose pesanti davanti  a Draco Malfoy. Non che quest0ultimo fosse scemo.

-          Sapete una cosa.

Disse il biondo Serpeverde, alzandosi dalla comoda sedia, e prendendo tra le mani quel furetto incazzato.

-          Da oggi in avanti, non provare mai più a fregarmi Daphne. Se ti metti in testa di usarmi per raggiungere uno scopo un’altra volta, non sarai trasformata in furetto, ma in cenere.

Pansy sorrise soddisfatta. Finalmente si era deciso per la miseria. Il furetto era impazzito e stranamente nessuno decise di consolarlo, o di prenderlo quando scappò nei sotterranei.

Ginny beffarda guardava Blaise. L’aveva sfidata e adesso erano pari. Il ragazzo la trascinò fuori dalla sala fino alla vicina aula di trasfigurazioni. Chiudendo la porta, il colpo violento fece tremare i quadri, facendoli cadere e rompere.

Le stava appoggiata al muro, con le braccia conserte e l’espressione di chi si chiedeva “Che cosa ci faccio qui? …  idiota …”.

-          Questa volta abbiamo un problema.

-          Quale problema Zabini? Quella psicotica mi ha lanciato una cruciatus, Eddie mi ha difesa, è tutto qui. Caso mai è colpa tua se mi ci sono trovata in mezzo. La Greengrass ha detto delle cose su di me e su di te. Ma io ti ho rivolto la parola ad inizio anno per la prima volta, quindi ficcaglielo bene in testa.

-          Tu sei il mio problema Weasley, la mia eterna fonte di guai. Dico i tuoi genitori non potevano fermarsi al secondo tentativo?

-          Devi dirmi qualcosa oppure continui a sfottere i miei genitori? Fino a prova in contrario, è di me che si parla, smettila un po’.

-          Non abbiamo nulla da dirci.

-          Posso andarmene a dormire quindi?

-          Se ti azzardi ancora una volta a farle qualcosa, te la vedrai personalmente con me.

-          Quanta umiltà che abbiamo, quanto è facile scegliere tra una donna e un amico. Sei più deludente di quanto immaginassi B.

Si era improvvisamente calmata, lo guardava in modo strano. Era sicura di aver perso qualcosa, adesso che Daphne era di nuovo libera, il loro accordo era saltato.

-          Che facciamo adesso?

-          non abbiamo più nulla a che fare, io ho vinto e tu puoi avere quello che vuoi. Vinciamo tutti e due.

-          Non mi aiuterai più?

-          Non ce ne è più bisogno. Adesso basta. Non parliamone più, non provocarla più e …

Le parole di Aidan e il ricordo lontano di quel giorno di autunno. Lui non poteva avere dubbi, quelle erano cazzate che non gli competevano. Smise di guardarla, pensò solamente a ciò che aveva detto il suo amico Draco Malfoy. L’aveva lasciata e adesso era sua. Tutto sarebbe tornato come prima e la Weasley sarebbe scomparsa di nuovo.

Doveva smetterla di guardarlo in quel modo, con quello sguardo.

-          Smettila di fissarmi e sparisci.

-          No, non finchè non mi spieghi tutto quanto.

Le strinse i polsi con forza, invece di spingerla via stava facendo il contrario. Mollò la presa lasciando dei lievi segni. Si doveva sentire parecchio confuso, Ginny al contrario suo, era sicura che non le avesse detto nulla, prima facevano un accordo e ora svaniva ogni traccia.

Forse era così che tutto doveva andare, pensò, mentre ricordava ciò che successe sotto il vischio ore prima. Alla fine era solo stata usata da lui per ritornare con quella zoccola di Daphne. Ehi è normale no?

Arrabbiata gli tirò un cazzotto, non uno schiaffo, ma un pugno ben assestato di quelli che lasciano il segno.

Blaise rimase di stucco, con la guancia livida, ma non riusciva a spiaccicare una sola parola. Questa rossa ci stava prendendo gusto nel prenderlo a botte. Una folata di vento fece spalancare la finestra, un brivido di vento caldo.

-          Questo è il Santa Ana, lo sai che cosa dice la leggenda Zabini? Che quando soffia, tutti i patti vanno all’aria. Tutto può succedere. E il nostro patto è saltato.

Tutta la situazione puzzava, come un idraulico tutto sudato, o un pesce morto andato a male. Soprattutto perché Ginevra Weasley lo stava baciando di nuovo. In una maniera particolare, decisamente diversa dal solito. Uno di quei baci passionali, come se fosse l’ultimo.

Per la prima volta nella sua vita, Blaise stava facendo i conti con una ragazza estremamente cazzuta, con una di quelle tenaci che cambiavano umore come il tempo.

Non che lei avesse le idee chiare. Ma era decisa di volerlo fare. Aidan diceva di non perdersi il meglio nel mezzo della nebbia. Eppure non era il suo sogno. Lui non le comunicava alcun tipo di emozione, era meglio fingere di non averlo fatto.

-          Ciao B. adesso puoi far finta di non avermi nemmeno incontrato.

-          Sparisci dalla mia vita Weasley.

-          Quando ci sarei entrata?

Quella domanda aveva la sua risposta, ma sarebbe rimasta senza.

Quel giorno tutti i ragazzi dormirono tanto, ognuno di loro si era lasciato andare dopo quella notte, Blaise, purtroppo per lui, aveva perso una bella occasione e si ritrovava con la guancia livida e un contorno occhi leggermente tendente al viola.

La botta di vita per Ginny Weasley stava per arrivare.

Qualche mattina dopo, cercando di aver evitato gli interrogatori di parenti e amici, si era seduta al tavolo dei Grifondoro, mangiucchiando un toast con la marmellata, e bevendo una tazza di caffè caldo.

Aveva un aspetto assolutamente orribile.

-          Amore mio tutto bene?

-          Certo Harry, tutto perfetto come sempre, con mio toast perfetto e il mio ragazzo perfetto … dimenticavo il mio mal di testa perfetto.

-          Che ne dici di passare un po’ di tempo insieme oggi?

-          Ho lezione tutto il giorno oggi amore. Mi dispiace tantissimo

Bugia, grossa bugia, e quel caffè non era abbastanza per la mattinata che l’aspettava. Il primo barlume di peggiore mattinata del secolo arrivò grazie ad Albus “potesse cascarti la barba” Silente.

-          Ragazzi miei fate silenzio per favore, c’è stato un cambiamento nel programma delle attività di quest’anno. A San Valentino, invece del solito ricevimento, abbiamo deciso che, accompagnati dalla professoressa Minerva Mc Granitt e dal professor Severus Piton, i ragazzi del sesto e settimo anno, proveranno una nuova ed emozionante esperienza. Abbiamo preso in considerazione un’idea babbana molto popolare, passerete tre notti in una bellissima città facendo tesoro di un modo di vivere nuovo e di una cultura straordinaria. Non sono ammesse le bacchette naturalmente, dovrete comportarvi come delle persone normali.
Mi sto dilungando, la metà del nostro viaggio sarà Parigi, con visite al Louvre e nei più importanti simboli della capitale francese. Saremo tenuti d’occhio da persone competenti.

Improvvisamente tutta la sala cominciò a borbottare, i Serpeverde sbraitavano sconvolti, l’idea di stare in mezzo ai babbani già li disgustava, ma anche senza bacchette?

Ginny Weasley rimase di sasso. Aveva smesso di mangiare e non seguiva i discorsi entusiasti del suo ragazzo, che già programmava notti focose, le prime della sua vita.

L’idea di Parigi, della commessa che l’aveva vista con Zabini, che credeva fosse il suo ragazzo … oddio sarebbe stato orribile se qualcuno l’avesse scoperta, se avessero saputo di loro due nello stesso posto.

-          Ma questa idea è una cazzata!

Si rese conto in ritardo di aver urlato. Si rese conto che tutti la fissavano increduli e curiosi. Grazie al cielo venne salvata in corner da una visione disgustosa. Daphne Greengrass si stava letteralmente spalmando su Blaise Zabini e ciò significava una sola cosa: Draco Malfoy single.

Un pettegolezzo del genere riuscì a distrarre l’attenzione dalla sua figura oscena e patetica. Le ragazzine di ogni anno parlottavano fissando l’ambita preda, sembrava di essere a un concorso di bellezza.

Severus Piton era quello messo peggio. Nessuno lo poteva vedere, ma il suo “caffè” lo aiutava a sentirsi meglio, ed evitare di uccidere Silente con una maledizione rapida e indolore. Non solo insegnava due materie, ma era anche costretto a fare da baby sitter a un gruppo di belve scatenate.

E i Serpeverde senza bacchetta potevano rivelarsi un pessimo investimento, adesso che girava quella voce …

Ma ritorniamo al nostro pettegolezzo … forse questa volta il principe e il re delle serpi erano al punto di rottura? No invece no, quest’ultimo aveva già in mente dove andare a parare … Aidan riusciva a sentirli i loro pensieri, e se avesse avuto un terzo dell’impazienza di Marte, li avrebbe uccisi tutti con un solo colpo. Draco Malfoy si preparava al suo ritorno su piazza, Blaise Zabini forse aveva bisogno di questo per capire … ma era impossibile che le cose si sistemassero facili.

-          Non ci posso credere, andremo a Parigi.

-          Non farti strane idee Ron, non sarà tutto un gozzovigliare, impareremo tutti quegli aspetto interessanti della cultura babbana, e il Louvre … dico è uno dei musei più famosi del mondo!

-          Hermione tu si che sai come smontare i nostri progetti …

Disse Harry voltandosi a guardare Ginny, che distratta non seguiva la loro conversazione, piuttosto si guardava intorno, cercando di evitare uno sguardo familiare e una scena disgustosa.

-          A quanto pare è tutto nel pieno dell’organizzazione. Prendono contatti con un mago che vive tra i babbani da almeno qualche mese. Dico ma vi rendete conto?

Hermione Granger era eccitata come mai nella sua vita. Non che fosse l’unica, ma era una grande occasione, la prima volta nella storia di Hogwarts. Ronald Weasley già sbavava all’idea di tutte le specialità francesi che avrebbe ingurgitato, una scena alquanto … particolare.

Per fortuna adesso era momento di lezioni. Gin non ascoltò una sola sillaba di Difesa contro le Arti Oscure, non che Piton si sentisse particolarmente ispirato, anzi … la sua voglia di spiegare  “come sono nate e perché sono vietate le maledizioni senza perdono” era vicinissima al minimo consentito. Meno male che almeno lo pagavano,

Alla fine di quelle due interminabili ore, erbologia sembrava una buona alternativa alla noia di quella mattinata. Nel caso della rossa aggiungerei frustrazione, mentre camminava per i corridoi che portavano alle scale che conducevano all’uscita verso le serre, teneva i libri tra le mani tremanti, cercando di non pensare a Parigi. Ma proprio adesso dovevano farsi venire in mente una cosa del genere? Pensò, alzando gli occhi al cielo in segno di disapprovazione.

Ad un certo punto, qualcuno l’afferrò per un braccio, trascinandola in un piccolo angolo nascosto del corridoio dove stavano passando tutti gli studenti del settimo anno, pronti a seguire la lezione con il professor Piton. All’inizio un po’ di paura, che svanì del tutto lasciando spazio allo stupore, quando si accorse che davanti a lei c’era Draco Malfoy.

La guardava con un espressione strana, impossibile da definire.

Faceva impressione trovarsi a dieci centimetri da sogno di tutte le ragazze della scuola. Si sentiva piccola, sovrastata quasi da quel corpo muscoloso e prigioniera di quelle mani curate. Già perché adesso sentiva le mani fredde sui suoi fianchi, se non fosse stata paralizzata dalla sorpresa, forse avrebbe anche avuto la possibilità di divincolarsi.

Si morse il labbro inferiore in attesa di capirci qualcosa, poi si fece coraggio e decise di aprire bocca.

-          Io avrei … la lezione di erbologia

Ma era un vizio dei Serpeverde quello di non aprire bocca?

Oddio adesso si che si sentiva confusa … Draco Malfoy si era chinato verso di lei, le sue labbra sfioravano la pelle del suo viso in una maniera così eccitante da risultare illusoria.

E quando si insinuò con una delicata cortesia a baciarla sulle labbra, era tutto troppo strano. Sentiva la sua lingua che le accarezzava le labbra, per poi rincorrere la sua. Chiunque avrebbe pensato “Al diavolo quando mai mi ricapita?”.

Ginny invece, era completamente impotente. Non più padrona delle sue emozioni o del suo comportamento. Si sarebbe dovuta sentire offesa, dopotutto era in un angolo dove nessuno poteva vederla, ma quando quelle stesse mani le accarezzarono il collo con voglia e con educazione, si sentì mancare, lasciandosi abbandonare del tutto, reggendosi a malapena sulle sue gambe.

La voce di alcuni studenti e quella di suo fratello la fecero trasalire. Il suo cuore batteva impaurito dall’idea che potessero vederla.

Draco si appoggio ancora di più al muro, stringendola forte per nascondersi nell’oscurità. Faceva caldo sotto quella tenda di velluto, una calda folata di vento giunse a scuoterle i capelli.

Il Santa Ana soffiava di nuovo, caldo e imprevedibile. Non appena il silenzio calò nel corridoio, lasciò andare quell’abbraccio e corse via, veloce, senza voltarsi indietro a guardarlo, facendo finta che nulla di ciò fosse mai accaduto. Sentiva il suo sguardo addosso, era come essere nudi come vermi in mezzo alla piazza principale di Diagon Alley.

“Quando soffia il Santa Ana, tutti i patti vanno all’aria. Tutto può succedere”. Ricordò mentre ferma davanti alla serra, cercava di respirare faticosamente, ignorando la voce portata dal vento.

 




io sono dell'idea, che per arrivare alla soluzione, bisogna fare molti errori. Ho preso una citazione dal film "l'amore non va in vacanza", lo consiglio.
grazie per i commenti gentili, mi fa piacere apprezziate :)

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** La quiete dopo la tempesta ... o no? ***


-          Merda!

-          Che diavolo ti prende Gin? Sei troppo agitata per i miei gusti.

Qualche giorno dopo, avendo evitato di restare sola in corridoio, Ginevra Weasley stava cercando di studiare pozioni seduta sotto un gazebo nel giardino della scuola. Aidan e Luna Lovegood non la lasciavano sola un minuto, il che aveva creato non pochi problemi con Harry Potter, oltre ad avere insospettito Ron, che si faceva sempre più curioso giorno dopo giorno.

-          Io sto combinando un sacco di disastri, e questa gita a Parigi, proprio non ci voleva, assolutamente no.

-          Luna, non sei d’accordo con me, sul fatto che queste ipotetiche rivelazioni falsate da un velo siano … fastidiose?

La bionda alzò le spalle, con fare sicuro, ma distratta a guardare la neve, che si scioglieva lentamente a causa del calore improvviso del vento.

Fondamentalmente, la bionda Corvonero, era realmente interessata alla loro conversazione, ma spinta come dal richiamo degli spettri, si divertiva a guardare come quella coltre bianca si sciogliesse.

-          Ho tradito Harry.

-          Per tutte vergini che hanno partecipato ai festini di Bacco.

Perfino Luna fu costretta, suo malgrado, a voltarsi verso l’amica con l’espressione di chi non era sicura, o non voleva aver sentito nulla.

-          Lo so è una cosa ripugnante. Ma non ho potuto farci nulla.

-          Quante volte?

Luna per la prima volta nel pomeriggio, aveva aperto bocca.

-          Teoricamente due, nello stesso arco della settimana, ma non è rilevante giusto?

-          Non mi dire che si tratta di …

La voce di Aidan venne interrotta dalle risate di un paio di studenti, Serpeverde molto familiari, vale a dire Theodore Nott e Pansy Parkynson, che camminavano sulla riva del lago, beffandosi della sorte di Daphne.

Improvvisamente la biondina si voltò a guardare nuovamente il prato, o meglio la neve che lasciava intravedere a malapena l’erba.

Aidan e Ginny rimasero sorpresi nel vederla mentre arrossiva, soprattutto dopo che il moro si era voltato a guardarli. C’era qualcosa di familiare in quella reazione.

-          Ti piace quel tipi Luna? Theodore Nott?

-          No, assolutamente … io nemmeno lo stavo guardando.

-          Senti tesoro posso darti un consiglio da amica? I Serpeverde sono complicati. Non sono la persona adatta a dare lezioni in merito, ma sono assolutamente il peggior enigma esistente.

-          È carino però …

Faceva tenerezza il modo in cui nascondeva i suoi sentimenti, Aidan fu compiaciuto che qualcuno finalmente fosse “onesto” con se stesso. Ma forse, in parte, Ginny aveva ragione sull’essere … beh quello che i Serpeverde erano. Rimasero tutti e tre in silenzio, sotto il gazebo, a bearsi del sole che illuminava i loro visi.

Non che ci fossero molte cose da dire. Il mese prossimo sarebbero partiti per la Francia, per passare tre giorni tra musei, shopping e alta cucina.

-          Te la fai con Zabini e Malfoy?

-          Teoricamente ho baciato Zabini, e Malfoy ha baciato bene … cioè me. Oh mio Dio sono pazza.

-          Insomma … Nott sarebbe anche più normale di loro.

-          Lo so Luna, è solo che non ha senso rimanerci scottate. Io pure ho deciso che tutto questo non accadrà mai più. Finiranno per crescergli le corna ad Harry.

-          Chissà perché ma, io le vedo già.

Aidan si sdraiò sul tavolo, mentre ripensava ai mesi passati. I mortali si complicavano la vita, su questo non c’erano dubbi, ma gli piaceva vivere tra di loro, anche solo sentire il vento tra i riccioli biondi, o ridere insieme a quelli, che ora poteva chiamare amici.

-          Non riesco a fare quelle cose … dovrebbe essere una cosa naturale con il mio ragazzo.

-          Non dire queste cose con Aidan presente.

-          Ehi non sono mica scemo … so che sta parlando di quel genere di cose, che prevedono cena e cinema normalmente.

-          Ha un non so che di ambiguo. Tu a volte mi terrorizzi piccoletto.

Gin sorrise mentre Luna raccoglieva qualche filo d’erba abbandonandolo al vento, come se fossero tante parole da portare in un luogo ben definito. Ripensò a Theodore Nott, forse era un tipo inadatto, forse non l’aveva mai nemmeno notata. Scrollò le spalle rivolgendosi all’amica.

-          Forse se non riesci a lasciarti andare con Harry, dovresti smetterla di tentare. Se quel momento deve arrivare allora sarà con la persona che credi tu.

-          Meno male che in questo castello dall’odore di muffa, qualcuno ancora crede nel romanticismo.

-          Aidan io non ho mai smesso di credere nelle favore, insomma possiamo far volare un oggetto, o trasformare un semplice foglio di carta in una farfalla. È così assurdo pensare che prima o poi arriverà il nostro principe e ci porterà via al tramonto, in sella a un bianco destriero?

-          Questo è parlare. Se solo anche la signorina “mi caccio deliberatamente nei guai” fosse propensa …

-          Ehi, ho solo incasinato un pochino le cose. Capita a tutti, per intraprendere la giusta direzione, bisognerà sbagliare strada un paio di volte. Anche se questo implica trovarsi in un angolo tra le braccia del Re delle serpi.

Dopo cena, Ginny rimase sul divano della sua sala comune, a lungo. Fissava il fuoco del camino avvolta in una coperta, con una pergamena e una piuma per scrivere la sua relazione di Storia della magia. Il foglio era ancora bianco. Aveva evitato di rimanere sola, aveva evitato di cenare, e aveva evitato di rispondere alle centinaia di domande che suo fratello, ansioso, le rivolgeva senza sosta.

Appoggiò la testa contro il bracciolo del divano. Cercando quasi di addormentarsi e lasciare che ogni problema andasse via, lavato o esorcizzato con il fuoco.

Un rumore la fece trasalire, qualcuno stava scendendo le scale. Riaprì gli occhi trovandosi Harry davanti. Aveva le mani un po’ sudate e tremanti, la rossa pensò subito a cosa potesse avere in mente …

-          Assolutamente no. Siamo nella sala comune e non vorrei essere accusata di aver rovinato l’adolescenza di Neville.

-          Ma ogni volta una scusa.

-          Non è assolutamente vero amore, ho solo bisogno di tempo, dovrà essere perfetto per noi. Come sai è la mia prima volta quindi.

-          Ma io ti amo Ginny.

-          È una bella cosa.

Sorrise, mentre al contrario, il suo ragazzo non rideva affatto. Forse magari si frequentavano da troppo poco per dirsi quelle parole importanti, ma al diavolo no? Ognuno le diceva quando si sentiva pronto per farlo … in teoria.

Gin volse gli occhi alla sua destra, forse un po’ colpevole di aver praticamente detto “ehi amore, apprezzo le tue parole, ma io non ti amo”, ma perché dirle se non le pensava?

-          In questi casi avresti potuto rispondere qualcosa del tipo … ti amo anche io, oppure baciarmi.

-          Sono solo un po’ ansiosa, e non credo di riuscire a dirle.

-          Non provi la stessa cosa?

La domanda terribile. Quella a cui sapeva come rispondere.

-          Tesoro io, non sono sicura di quello che provo, mi dispiace ma non sono ancora pronta a dire ti amo.

Una sola cosa sapeva con certezza. Le avrebbe dette sul serio almeno la prima volta. E non si sarebbe trattato di Harry. Non lui di certo.

Anzi per una volta ebbe le idee chiare anche su quello. Ci aveva provato, ma ormai non aveva più senso, non che lo avesse fatto perché glielo avesse suggerito un bel moro con gli occhi neri.

Lo stesso moro che ora se la faceva, in esclusiva e seriamente, con Daphne Greengrass. Fanculo a Zabini! Si ripeté nella sua testa mentre scacciava la loro immagine disgustosa.

Si sentiva il magone in gola, doveva dire ad Harry la verità e smettere di commettere sbagli che l’avrebbero fatta finire nei guai.

-          Tutto a posto?

-          Non lo so. Credo di aver bisogno di tempo per capire. Io ho bisogno di prendermi una pausa da noi …

-          Chi è lui?

-          Come, cosa dici? Non c’è nessun’altro ragazzo Harry. Io ho solo bisogno di stare da sola.

Ok era bugia, una gran bugia del cazzo. Si augurò che il migliore amico di suo fratello non cominciasse una vera caccia alle streghe. Avrebbe avuto una bella sorpresa se avesse scoperto che si infrattava negli angoli con Malfoy. Vabe che era successo una sola volta, no due …

-          Io credo che sia meglio per entrambi.

-          COME PUOI COMMETTERE TALE ERRORE GINNY??

Ecco di tutte le disgrazie ci mancava Ronald Weasley. Era come se fosse esploso un vulcano dai capelli rossi! Uno di quei vulcani che avrebbe svegliato qualsiasi anima pia che voleva dormire.

-          Ron, non ti ci mettere pure tu.

-          Voglio sapere chi ti ha fatto cambiare idea. Eravate perfetti. Sinceramente credo tu abbia qualche problema a relazionarti, ma ti giuro che scoprirò il motivo che ti ha spinto a fare questa scelta.

Oh cazzo. Pensò la rossa, di nuovo. Si alzò di scatto e sbattè la porta della sala comune ritrovandosi con la signora grassa che imprecava alle sue spalle, senza ricevere risposta.

Camminava per i corridoi, fissando il pavimento di pietra. Le luci erano state spente e fuori, aveva ricominciato a nevicare facendo scappare il Santa Ana, di nuovo lontano insieme ai patti sciolti.

Aprì la finestra assaporando il freddo e soprattutto il silenzio. Nessun fratello geloso che urlava e nessun ex, o quasi, fidanzato pretenzioso. Era così bello guardare la neve. Si sentì osservata, tutto intorno l’oscurità e nessuna ombra. alzò le spalle dubbiosa, come se volesse dire a qualcuno “esci fuori, mica mordo”.

E non era sola. Una compagnia nelle tenebre e uno spettatore ignaro.

Vincono tutti, entrambi, aveva detto Blaise.

-          Non pensi sia tardi per andartene in giro?

-          E tu non pensi che sia strano parlare con me?

-          L’educazione insegna Weasley, non si risponde a una domanda, con un’altra domanda.

-          Che vuoi fare Malfoy? Punirmi perché sono maleducata? L’ultima che ci ha provato, si è imbattuta nel mio angelo custode che l’ha trasformata in un furetto senza pelo.

-          Pensi di spaventarmi?

-          Assolutamente no, ma fai attenzione comunque, ho un fratello apprensivo che ha aperto la stagione di caccia al serpente.

Un ghigno beffardo decorò il suo viso perfetto. Faceva strano essere lì, a guardare la neve, e dialogare in modo neutrale con lui. Erano come due conoscenti alla stazione, per attendere un treno in ritardo.

-          Qual è il tuo problema?

-          Prego?

-          Sei ambigua. Sei misteriosamente insidiosa. Guardi la neve come se fosse una cosa sconosciuta e nuova.

-          Da dove arriva questo spirito di osservazione Malfoy? Me ne compiaccio, e mi sorprendi.

-          Pensi che io sia un maleducato Weasley?

Perfino in questa conversazione un po’ strana, Draco Malfoy riusciva a comportarsi da gran signore. Aveva qualcosa in mente ed era chiaro, ma Gin proprio non riusciva ad avere le risposte che cercava.

Ormai era tardi, la stanchezza cominciava a farsi sentire, anche se quegli occhi la mettevano in soggezione, doveva trovare un modo per defilarsi.

-          Io credo di dover andare via adesso. Ho bisogno di dormire e devo preparare una relazione per il professor Piton.

-          Mi eviti?

Il suo tono di voce si era abbassato. Il suo corpo era sempre più vicino a quello di Ginevra, che incapace di proferire verbo, faceva ricorso a tutto il suo buon senso per non lasciargli intendere che avesse carta bianca, campo libero … insomma chiaro no?

Le sue guance erano diventate color pomodoro, aveva caldo, molto caldo, era impossibile rimanere inermi davanti a lui, fingere che non avesse un profumo buonissimo, forte e del sapore della tentazione. Non si spiegò mai una cosa. In quel momento che ogni ragazzina della scuola sognava, c’era un pensiero, un volto che l’aveva disturbata.

“Vinciamo entrambi B.” … a malincuore forse, non lo avrebbe ammesso mai nemmeno sotto effetto di un crucio con i controcazzi, si lasciò andare, prendendo tra le mani le estremità del colletto della camicia di seta del re.

La sua espressione non cambiò, sempre il solito ghigno sexy e bugiardo sul volto pallido e perfetto. Nemmeno quando le loro labbra stavano per sfiorarsi. Gli piaceva il fatto che lei avesse preso l’iniziativa, troppe volte si faceva riverire e servire, nessuna osava mai a letto con lei, sempre e solo si. Ma questa volta non si sarebbe bruciato il divertimento tanto in fretta, se la sarebbe goduta.

Con il pollice della mano destra, accarezzo quelle labbra rosse con delicatezza e sempre, naturalmente, con l’elegante educazione che lo distingueva dagli altri.

Il distacco tra loro sembrava decisamente ampio, ma era così che doveva essere, il contrario della volta precedente. Non c’era alcun gusto nell’impaziente fretta.

-          Buonanotte Weasley.

-          Come?

-          Piton è un insegnante pretenzioso, non deludere le sue aspettative. A buon rendere.

Si chinò con naturalezza, baciandole la mano, sfiorandola a malapena. Rimasta di sasso non disse nulla, lo vide solo sparire nell’ombra, nel silenzio e nella freddezza del corridoio quasi vuoto.

Ci era rimasta scioccata, di brutto anche. Insomma prima faceva tutto il belloccio sexy e affascinante, e poi? Spariva nella notte.

Si, i Serpeverde complicano la vita. Ormai non aveva alcun dubbio. Pensò mentre ritornava nel suo dormitorio, seguita da uno sguardo non nuovo. Nessuno si accorse che nell’ombra, qualcuno sapeva, qualcuno vedeva, qualcuno sentiva e irrimediabilmente … accettava.

 Non siamo poi così freddi e insensibili di fronte a certe cose, possiamo fingere davanti a tutti che nulla abbia importanza, ma ciò non stabilisce per forza che sia vero.

Harry Potter, sdraiato sul suo letto, si stava chiedendo come fosse possibile aver perso il controllo. Con il broncio si malediceva interiormente per aver insistito, ma ormai sembrava averla perduta.

C’era veramente un altro ragazzo? Le opzioni sul “chi” potevano rivelarsi molteplici, ma se era vero, prima o poi l’avrebbe scoperto.

Ron era forse, più deciso di lui sul da farsi, da suo migliore amico quale era, fu assolutamente entusiasta del loro rapporto.

La notte in teoria, come già detto in precedenza, dovrebbe portar consiglio. Ginny cercò di finire la sua ricerca di pozioni ma il risultato lasciava molto a desiderare.

-          Gin ti sei lasciata con Harry????

Nemmeno il tempo di varcare la sala grande che Lavanda Brown, peggior pettegola di Hogwarts, le era saltata addosso in preda all’eccitazione. In tutta la sala si era sparsa la voce e un sacco di Grifondoro la fissavano come per dirle “Ma sei impazzita a lasciare il ragazzo perfetto?”. Perfino i Serpeverde erano rimasti sorpresi, quei due sembravano fidanzati sin dal primo anno. Daphne naturalmente non si curava delle voci che non la riguardavano, ma anzi si dilettava a sbaciucchiarsi il suo ragazzo. Theodore e Pansy facevano programmi assurdi in vista della gita, guidati naturalmente dal biondo re, che sporadicamente ammiccava in direzione di una Ginevra Weasley imbarazzata e in procinto di uccidere Lavanda.

-          Io e lui abbiamo deciso di concederci una pausa.

-          Ti dispiace se lo invito a uscire? Lo so che può sembrare strano, ma andiamo è così carino …

-          Fai come credi, a me non da assolutamente fastidio.

A sentire queste parole, il bambino sopravvissuto si sentì frustrato, non che Lavanda fosse un cesso, ma la sua Ginny lo stava svendendo.

Aidan, al contrario, era sollevato. Finalmente un gesto degno di maturità e buon senso. Sorridente la seguì con gli occhi fino a vederla lasciare la sala grande diretta chissà dove. Naturalmente ogni pensiero gaio e gioioso, svanì nell’arco di un minuto, quando vide Draco Malfoy seguire la sua amica, senza farsi notare nell’intento dal resto degli studenti.

Rimase a riflettere per un bel po’, magari Gin aveva fatto la sua scelta, o magari era l’ennesimo sbaglio per rimuovere il fastidio.

Le voci nella sua testa, non finivano mai. Era come tenere tra le mani un gomitolo di filo dorato pieno di estremità, ognuna delle quali conduceva ad un solo punto. Proprio come i sentimenti.

Si volse a guardare Harry e Ron, un brivido lungo la schiena e la sensazione brutta che qualche guaio era alle porte. Per fortuna nessuno poteva vedere cosa stava accadendo.

Nessuno avrebbe visto, questa volta, che in un piccolo angolo del secondo piano, due personaggi diversamente diversi, si stavano buttando in una “cosa che non si può definire” clandestina.

Nemmeno la stessa ombra poteva vederli, ma sapeva che cosa succedeva. Nessun controllo, nessuna verità.

Avevano davvero vinto tutti? Pensò Aidan mentre ripensava ad una canzone che aveva sentito anni prima.

Un-break my heart Say you'll love me again Undo this hurt you caused
When you walked out the door And walked outta my life Un-cry these tears I cried so many nights Un-break my heart.

Era così difficile dire la verità, al contrario di quanto fosse facile spezzarsi il cuore.

 




questo capitolo è un intermezzo. non succedono chissà quali cose, ma si delimitano i confini delle nuove "cose che non si possono definire". potevo fare di meglio lo so, ma non voglio far succedere tutto adesso :P

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Paris mon amour ***


Si era ormai arrivati al primo week end di febbraio e non mancano che pochi giorni alla partenza per Parigi. Tutte le classi del sesto e settimo anno stavano andando su di giri.

Naturalmente la questione “niente bacchette magiche o sono guai molto seri”, risultava difficile da realizzarsi.

Severus Piton stava raccogliendo tutta la sua calma interiore, seduto davanti al fuoco del suo studio, aspettando i suoi ospiti e rilassarsi con qualche partita a scacchi.

Aveva davanti a se una grossa busta, non erano altro che i biglietti d’aereo per Parigi, già perché quella buona donna della Mc Granitt aveva detto “Sarà una cosa da babbani, ci arriveremo con un aereo e prenderemo un pullmann una volta lì, l’albergo è delizioso, tutto sarà perfetto, tutto sarà babbano!!!!”. Per non farlo vomitare ci era voluto un gran controllo.

La sola idea di non potersi portare la sua bacchetta, lo faceva sentire frustrato, tanto quanto l’idea di perquisire le valigie di tutti gli studenti del sesto e del settimo anno. Aveva abbandonato anche l’idea del the quella sera, aveva aperto la sua bottiglia di “Brandy allucinante di zio Merlino” e si gustava il bicchiere con una lentezza esasperante, neanche fosse servito a rallentare le quarantotto ore che lo separavano dalla partenza.

Eddie entrò nel suo ufficio con l’aria stanca, seguito dalla piccola di casa Weasley, pure lei non aveva la faccia di una che se la passava bene.

Il piccolo elfo domestico aveva passato all’incirca sei ore a mettere a posto i vestiti del suo padrone, lavarli, stirarli e piegarli, perché tutto fosse perfetto, viaggio babbano o no, lui era un purosangue per la miseria. Ginny aveva passato l’ultimo mese a improvvisarsi “007 dalla Russia con amore”, facendo attenzione ad ogni passo che faceva, ogni singola parola o gesto, che non avrebbero permetto a suo fratello di ucciderla. Come avrebbe potuto spiegare che si vedeva di nascosto con Draco Malfoy, il motivo “ufficiale” per cui aveva rotto con Harry?

-          Buonasera …

La voce di Severus era bassa. Qualche secondo prima aveva ponderato l’idea di gettare nel camino i biglietti d’aereo. L’avrebbe fatto volentieri, ma poi chi avrebbe spiegato a Minerva la questione?

-          Ti senti bene Severus?

-          Eddie, sto per partire per una gita scolastica in stile babbano, con un branco di belve scatenate incapaci di controllarsi, dovrò guardare in qualcosa come cento valigie scoprendo orribili verità, tu saresti contento?

-          Perché tu non hai ascoltato quello che diceva la Greengrassbrrr.

La sola immagine delle perverse idee di Daphne, fece rabbrividire il povero elfo domestico, che si accomodò alla scacchiera servendosi del brandy. Ginny si abbandonò sulla solita poltrona, sfogliando una guida del museo del Louvre, gentile concessione di Hermione Granger.

Sembrava molto interessante come visita, ma la sua testa era rivolta altrove, i suoi piedi stanchi e la sua paranoia al massimo storico.

Aveva voglia di addormentarsi, senza pensare che tra due giorni avrebbe dovuto affrontare il suo incubo per le vie di Parigi.

-          Weasley, dimmi che nessuno della tua casa ha intenzione di portare bacchette magiche … sono troppo vecchio per questo genere di cose.

-          Direi di no, c’è Hermione che sorveglia tutti, quindi anche volendo, non è una cosa fattibile.

-          Grazie a Merlino!

Piton tirò un sospiro di sollievo, sotto lo sguardo serio di Eddie che pensava alla sua prossima mossa con gli scacchi.

-          Scacco matto. Di nuovo.

Un sorriso compiaciuto sul volto, al contrario del professore che si sentiva rassegnato. Non vinceva normalmente, figuriamoci adesso che si sentiva così depresso.

A vederli, Ginny sorrise. Era divertente guardarli, si capivano tante cose. Per un momento ebbe la tentazione di voler sputare tutto, di raccontare loro ciò che stava passando, ma si trattenne.

La sera prima della partenza, era stato ordinato a tutti di lasciare le proprie valigie in sala comune, accompagnate da una targhetta con il nome, e soprattutto aperte di modo da rendere la perquisizione più rapida e magari indolore.

Severus stava guardando quelli della sua casa, prima di passare ai Grifondoro, la Mc Granitt si sarebbe occupata di Corvonero e Tassorosso.

La sua prima impressione, fu che tutti avevano esagerato. Sarebbero stati via per quattro giorni e tre notti, mica per un mese.

Daphne Greengrass aveva preparato due valigie che pesavano quanto Hagrid, per non parlare dei giochetti che vi si trovarono all’interno. Theodore Nott era teso come una corda di violino, fumava la sua sigaretta sperando che il suo insegnante non si accorgesse del fatto che aveva trasfigurato la sua bacchetta in un accendino decisamente troppo grosso. Pansy rideva, insieme a Draco, cercando naturalmente di non farsi notare.

Per un ora non fece altro che raccomandare e minacciare i suoi studenti, avrebbero dovuto prendere l’aereo con dei babbani, quindi era imperativo che mantenessero un comportamento impeccabile.

Nel frattempo, Ronald Weasley, stava imprecando contro Merlino. La sua scarsa attitudine scolastica, gli stava creando dei problemi sul trasfigurare la sua bacchetta per portarla con se. Cercando di evitare Hermione e i suoi controlli, aveva combinato un gran numero di guai, riuscendo a far esplodere una tazza di the, dando fuoco ad una tenda e trasfigurato la sua bacchetta in un tacchino che correva per il dormitorio maschile senza fermarsi.

Ci vollero Harry, Nevill, Michael e Dean per rimettere a posto il disastro. Alla fine, sempre aiutato, era riuscito a risolvere il suo problema, nascondendola nell’unico posto in cui Piton non avrebbe mai messo le mani, nemmeno pagato fior di galeoni: le sue mutande.

Riuscirono nell’intento appena in tempo, quando l’uomo entrò, tutti si appoggiarono al freddo muro di pietra attendendo il verdetto.

Ron tirò un sospiro di sollievo, non appena la perquisizione finì, il tutto naturalmente, fece insospettire la caposcuola, che stanca non andò a fondo della questione.

L’indomani, sarebbero partiti alle sei di mattina. Ginny si sarebbe dovuta vedere con Draco Malfoy al settimo piano verso le undici, ma arrivò in ritardo, con disappunto del suo bel accompagnatore.

-          Troppo impegnata?

-          C’erano i controlli di Piton, non potevo certo sparire con mio fratello ed Harry in giro a controllare.

Si aggrappò alle sue spalle baciandolo. La cosa strana della sua avventura con Draco Malfoy, era il fatto che lui non avesse fatto riferimenti espliciti a determinate cose. Era strano come passassero tante volte delle ore intere a baciarsi, senza andare oltre. Era strano da parte sua, ne aveva sentite di storie sulle prodezze del re delle serpi.

-          Ce la fai a staccarti dal tuo protettivo fratello lenticchia e da Potterino ogni tanto, intendo a Parigi?

-          Non lo so. Credo sia improbabile. Ma ci posso provare.

Si chinò a baciarla. Per fortuna non aveva azzardato più insistenza, anche perché sfuggire a Sherlock Holmes e al Dottor Watson sarebbe stata una vera impresa, molto ardua.

-          Io devo tornare in camera, è passata mezzanotte e dormire cinque ore potrebbe non essere d’aiuto.

Si baciarono ancora, non era sicuro di cosa sentisse realmente, ma era una cosa appagante essere lì con lui, insomma non c’erano i convenevoli, nessun tipo di confidenza nel chiamarsi per nome, lui rimaneva Malfoy e lei Weasley.

Faceva quasi impressione trovarsi davanti a lui, guardare quegli occhi di ghiaccio, quel ghigno ammiccante e quei ciuffi biondissimi spettinati.

-          Sogni d’oro weasley.

Disse, facendo un cenno con la mano, mentre si allontanava di nuovo, di spalle, nel buio della notte.

Il giorno seguente all’aeroporto, tutti gli studenti erano eccitati! Severus Piton venne costretto dalla collega, a vestirsi in maniera “normale”, che per lui significava con camicia e giacca. Imbarazzato e incazzato, stava litigando con una signora al check in per il volo, mentre gli studenti erano costretti al controllo bagagli.

-          Signore che cosa sarebbe quello che sembra un bastone nella sua valigia, sotto la biancheria?

Ronald Weasley impallidì, certo non poteva dire che si trattava di una bacchetta magica. Guardò con sguardo supplichevole i suoi compagni di casa che non sapevano che dire.

-          Sono … i ferri per la maglia. Mia nonna vive a Parigi.

-          Signore lei non mi sembra francese. Se le piace lavorare a maglia, non se ne deve vergognare. Siamo in un mondo libero in cui anche i gay godono di pieni diritti.

Avrebbe voluto sprofondare. Questa simpatica signorina gli aveva appena dato della femminuccia. Tutti i presenti scoppiarono a ridere, Serpeverde compresi, soprattutto Theodore che stringeva tra le mani il suo accendino ben nascosto.

Luna e Ginny, pronte al cancello di imbarco, parlottavano tra loro. La bionda continuava a fissare Theodore con insistenza, che se la rideva insieme a Draco.

-          Magari sta con la Parkynson

-          Ne dubito fortemente. Lei è solo la loro migliore amica, o una cosa del genere, non li ho mai visti comportarsi diversamente.

-          Non hai timore che possa portartelo via?

-          Tra me e Malfoy c’è questo “non so esattamente che definizione possa avere” e va bene … ma non tempo nulla del genere.

Quando l’altoparlante annunciò il volo della Air France per Parigi, un chiacchierio esagerato si diffuse nella sala d’attesa.

Faceva strano trovarsi lì, in mezzo alla gente comune, sorprendentemente i Serpeverde non diedero nell’occhio particolarmente, apparte qualche apprezzamento a voce alta da parte di qualche adolescente babbana presente.

Oh sarebbero stati giorni interessanti. Senza alcun dubbio.

Per tutto il volo, Severus Piton cercò di calmarsi e riposare. Dopo aver scoraggiato un paio dei suoi a darsele con alcuni di Grifondoro, si sentiva esausto e pieno di tranquillanti concessi da una gentile hostess.

Una volta giunti a destinazione, il pullmann li portò in albergo. Un posto assolutamente meraviglioso. Due piani interi erano occupati da loro, e per fortuna non c’erano molti altri clienti.

La hall era enorme, illuminata da lampadari di cristallo e piena di piante e quadri che davano un’aria vecchio stile.

All’interno il bar e il ristorante, riempivano una porzione enorme del piano terra. Tanti tavoli eleganti di cristallo e un pianoforte che serviva ad allietare le cene degli ospiti.

Minerva si occupò di distribuire le camere, doppie o triple che fossero.

Ron ed Harry vennero assegnati al sesto piano insieme ad alcuni Gifondoro e Tassorosso. Al settimo i Corvonero e i Serpeverde, per limitare i danni. Tra di loro venne compresa Ginny, che divideva la stanza con Luna. Il peggio sicuramente toccò a Pansy, che venne costretta a dividere la stanza con Daphne Greengrass.

Per fortuna c’erano buone notizie. Gli insegnanti concessero il pomeriggio libero a tutti, avrebbero avuto la possibilità di girare per negozi e passare piacevoli ore fino alla cena, che prevedeva il raduno di tutti ai piedi della Torre Eiffel, per raggiungere poi il ristorante sulla cima.

Ginny e Luna cercarono di sfuggire, ma Harry, Ron, Hermione e Neville, le seguirono per aggregarsi al loro gruppo di shopping selvaggio.

Il primo tentativo di evitare le guardie del corpo, fallì miseramente.

Guidati da una Hermione Granger, naturalmente preparata a dovere, il gruppo cominciò a percorrere le strade parigine, lasciandosi meravigliare ogni tratto dalle splendide vetrine e dalle magnifiche opere d’arte.

-          Adesso ci troviamo a Place de la Concorde. Questo obelisco viene dall’antico Egitto.

Si voltarono ad ammirare la gigantesca opera che veniva indicata, la sua grandezza enorme sovrastava l’intera piazza. Ginny invece, si scoprì sorpresa di riconoscere il bistrot dove era stata con Blaise. Rimase immobile, a guardare il tavolino dove erano seduti, l’ultima volta, prima che il loro patto si sciogliesse per sempre.

Alzando gli occhi al cielo, ebbe quasi l’impressione di sentirlo di nuovo. Il Santa Ana che tornava, che scioglieva nuovi accordi.

Si chiedeva una cosa, e aveva bisogno di una risposta. Perché Blaise Zabini si dava tanta pena per Daphne? Cioè valeva tutta quella fatica una come lei?

Si avvicinò a quel posto e li vide insieme. Erano seduti all’interno, Blaise fumava la sua solito sigaretta e rideva per qualcosa che aveva detto la sua ragazza. La vide, ne era sicura, perché quegli occhi neri stavano rivolti verso di lei, guardando la sua malinconica espressione.

Rimase per un po’ così, fino al momento in cui non venne trascinata via, Hermione voleva vedere un negozio.

Non appena vide l’insegna, rimase di stucco e impallidì. Da quando all’amica interessavano gli abiti di Chanel? “merda” pensò, mentre stavano entrando. Se l’avesse vista la signora e riconosciuta, suo fratello l’avrebbe uccisa. Una volta all’interno si precipitò dietro uno scaffale, indossando un grosso cappello bianco in stile “colazione da Tiffany”. La voce familiare della commessa attirò la sua attenzione, si stava rivolgendo ad Harry e Ron che sbavavano su di una francesina.

L’apice dell’imbarazzo giunse quando entrarono tutti i Serpeverde compreso Zabini, che rispose con un saluto al cortese entusiasmo della commessa.

-          Bentornato da noi,monsieur.

-          Buongiorno.

-          La vostra amica non c’è?

Tutti si voltarono a guardarlo incuriositi. Pansy stava per chiedere qualcosa ma venne bloccata da un cenno dell’amico, che cercava di trattenere un certo nervosismo.

-          A quanto pare non è finita la repressione e nemmeno le domande.

-          Signorina, non crede di essere inopportuna?

Guardandosi bene intorno, notò una figura esile che si nascondeva sotto un cappello enorme. Ginny si accorse di essere stata beccata, supplicò con gesti confusi la donna di non dire nulla e lei, vedendo Daphne avvinghiarsi al suo cliente chiedendo spiegazioni sull’amica misteriosa, comprese quale fosse realmente il problema.

-          Che ci fa lei con questa?

Non avrebbe dovuto dirlo, ma era impossibile trattenersi. E Blaise non era certo un volto sconosciuto. Forse quella donna si sarebbe dovuta trattenere, ma per quanto babbana fosse, reggeva a pieno il confronto di sguardi con Daphne Greengrass che non riusciva proprio ad intimidirla. Ginny sorrise.

-          Che diavolo fai?

-          Se mi vedono, mentre quella donna dice di avermi già vista con te, sono morta e sepolta prima di trovare una giustificazione.

-          Tuo fratello e il tuo ragazzo sono piuttosto impegnati.

-          Ex ragazzo. Ma tu stai sempre chiuso in camera con quella?

-          Non ti riguarda.

-          Ma ne vale davvero la pena B? insomma tu hai usato me, il tuo migliore amico e forse anche i tuoi amici in generale, solo ed esclusivamente per lei. Cos’è il grande amore della tua vita che hai tradito e cercato di riconquistare?

-          Si è la ragazza di cui sono innamorato, non è forse normale fare tutto ciò che posso per riaverla?

-          Patetico.

“Bugiardo” disse Aidan tra se e se. Fuori, seduto sul tetto di un palazzo, osservava la scena, ascoltando ogni singolo particolare sugli eventi appena ricorsi. Se qualcuno l’avesse guardato a fondo, avrebbe notato con estrema sorpresa, che tra le sue mani teneva una piccola luce che prendeva forme strane. Due bambini che giocavano, correvano rincorrendosi in un bosco.

“Tuo padre non si arrabbierà se giochi con me?” … una voce lontana, familiare quasi. “Allora ne sarebbe valsa la pena.” E tenendosi per mano avrebbero ricominciato a correre, ma l’innocenza si perde con gli anni.

Il tramonto stava calando sulla splendida Parigi, tutti gli studenti, dio solo sa perché, riuscirono a rispettare la richiesta del    Professor Piton.

Seduti in vari tavoli, al ristorante sulla cima della torre, si godevano una vista spettacolare e assolutamente magnifica. La fontane illuminate a terra, creavano un gioco di immagini davvero sorprendente, il cielo stellato e l’aria mite garantirono una serata splendida.

Naturalmente, Minerva, ebbe la brillante idea di mischiare gli allievi seduti ai vari tavoli. Prendiamone due esempi …    Harry, Ron, Draco, Blaise e Theodore, assolutamente il peggior abbinamento del mondo considerando gli sguardi assassini delle parti, e poco distante, Pansy, Ginny, Luna e Daphne.

Quest’ultima situazione aveva un non so che di ironico, visto che la regina delle serpi, con il suo modo di fare irritante, aveva creato una coalizione “affascinante”.

-          Questo posto è rivoltante. Un po’ di magia farebbe bene ai babbani. E con magia è sottointeso solo maledizione senza perdono.

-          Sei una persona fastidiosa, solo una spocchiosa arrogante come te avrebbe da ridire sulla situazione attuale.

Luna Lovegood normalmente non reagiva così.

-          Detto da una svitata come te non ha importanza.

-          Cristo Santo Daphne. Ha ragione eccome. Sai non è piacevole mangiare mentre la tua boccaccia sputa veleno. Non che la tua faccia e il tuo profumo aiutino, ma si può sopportare.

No, non era stata Ginny a parlare. Sorprendentemente Pansy Parkynson era esplosa. Sarà stato il dividere la stanza con lei a renderla suscettibile, ma in quel mondo le due “antagoniste” rimasero sorprese e compiaciute.

-          Propongo un brindisi , a Pansy.

La rossa guardò beffarda la regina, che sentendosi inferiore, solo numericamente, corse dal suo ragazzo.

Un sospiro di sollievo finalmente. Sorrisero continuando a godersi la splendida cena, purosangue o no, era difficile rimanere indifferenti alla bellezza di quella giornata e di quella città.

La Serpeverde si accese una sigaretta porgendo il pacchetto alle altre due. Luna rifiutò in quanto non fumava abitualmente, Gin invece accettò ringraziando, nemmeno tanto sorpresa.

Non le importava nulla di quello che la gente pensava, non quella sera, non mentre si divertiva per la prima volta, bevendo vino e ridendo con l’ultima persona con cui si aspettava di farlo.

Tutti naturalmente ne rimasero alquanto sconvolti. Theodore e Draco si coprivano la bocca con la mano, per non lasciar vedere che se la ridevano increduli, al contrario dei due Grifondoro che sembravano dei vulcani pronti ad esplodere sul momento, non solo per via della Parkynson, ma soprattutto per la sigaretta che la “piccola Ginny” teneva tra le sue dita affusolate.

Severus era l’unico che non pareva del tutto stranito dalla situazione. Daphne irata, raccontava ogni dettaglio al suo Blaise, sperando che “punisse” quelle indegne che avevano osato prenderla in giro.

-          Ma tu come fai a stare in camera con lei?

-          Faccio resistenza non violenta, almeno evito di darle motivo per parlare, urlare, o quant’altro. Non potete immaginare il caos che regna in quella stanza, si è portata così tanti vestiti da aprirci un negozio, per non parlare dei … “giocattoli”.

-          Oh mio dio, questa immagine sarà difficile da rimuovere.

Entrambe notarono che Luna, sporadicamente, si volgeva a guardare una persona familiare.

-          Vi prego non dite nulla! è … imbarazzante.

Nessuno riuscì a capire che cosa si stessero dicendo, ma una cosa era certa, quelle ragazze passarono tutta la notte seduti nella stanza della rossa, a parlare svuotando il minibar, a ridere e commentare il programma della giornata successiva. Il museo del Louvre.

Aidan invece, aveva compreso. Aveva trovato la sua maledetta risposta. Il cielo limpido di febbraio, aveva fatto diradare le nuvole facendo chiarezza. Disse qualcuno, un giorno chissà quanti anni o secoli prima, “il primo amore non si scorda mai”, e porca miseria, se era vero. Puoi fingere di non ricordare, ma prima o poi tutto torna a galla, che si tratti di un corpo, di un oggetto, o soprattutto, del maledetto ricordo del primo amore.

 




Diciamo che sono abbastanza soddisfatta e piano piano cerco di avvicinarmi alla risposta. adesso spunta fuori un'altro ricordo che si farà più chiaro nel prossimo capitolo che sarà sullo stile "una notte al museo". spero vi piaccia :)

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Valentine ... ***


La mattina seguente, tutti sembravano riposati e pronti a tuffarsi nella cultura babbana del museo del Louvre. O meglio quasi tutti. Ginny, Luna e Pansy, avevano la faccia di chi non aveva chiuso occhio per tutta la notte. Tutte e tre fecero uno sforzo sovrumano per levare il sapore di “minibar” o sigarette dalla bocca.

Sedute al tavolo del ristorante dell’hotel, notarono qualcosa di strano. Le coppiette di studenti si comportavano in maniera esageratamente complicata, per non parlare del fatto che la quantità di rose rosse nella sala, e quella di cuoricini rossi tagliati alla perfezione, suggerivano qualcosa. Era arrivato San Valentino, e Daphne non lo nascondeva di certo, vestita un vestitino, o pezzo di stoffa, rosso fuoco, che tentava sicuramente Blaise Zabini, in procinto di avere un embolia, visto che non lo lasciava respirare.

Pansy fece un gesto semplice che poteva significare solo disgusto, o schifo o simil reazione. Ginny cercò di evitare quell’immagine, che per fortuna si trovava alle sue spalle, bevendo una quantità industriale di caffè amaro e forte.

Ormai mancava poco all’arrivo del pullman per il museo, la rossa si scusò con le sue amiche e salì al settimo pieno per prendere la sua borsa. Mentre cercava di aprire la sua camera, si ritrovò ad avere qualcuno alle sue spalle. Draco Malfoy le cinse i fianchi trascinandola in camera senza che nessuno potesse vederli.

Lo vide storcere il naso, alla vista della decina di bottigliette del minibar sparse sul pavimento, per non parlare dei mozziconi di sigarette presenti nel posacenere sul comodino.

-          Voi ragazze fate follie?

-          Perché ti infastidisce?

-          Dovrei averne motivo?

-          Dovremmo smetterla di parlare per domande non credi?

Si morse il labbro come a volersi scusare di esserci cascata di nuovo. Di nuovo il tipico ghigno del suo “amante, amico, o quant’altro”, toccò il suo visto con le sue mani e la baciò, questa volta con meno educazione ma più decisione e desiderio. Era impaziente, lei lo aveva evitato in tutto questo tempo a causa della “scorta”.

Smise di baciarla e cominciò a guardarla.

-          Cosa stai facendo?

-          Conto le tue lentiggini. Non sono terribili, una volta che ci si fa l’abitudine.

-          Dobbiamo andare.

-          Stasera possiamo andare in giro liberamente. Voglio incontrarti.

Ginny deglutì. Forse lui voleva … arrossì al solo pensiero e desiderò che lui non la vedesse.

-          Io non so se potrò staccarmi da Harry e Ron. Li hai visti anche tu come sono agitati.

-          Rimani con Pansy, ti troverò io.

La lasciò da sola. Confusa e forse anche un po’ stanca. Improvvisamente una folata di vento fece spalancare la finestra già aperta. Uscì sul balcone e vide i tetti di Parigi. Il sole splendeva alto nel cielo e l’aria si era fatta più fredda. Davanti a lei, sul cornicione di un palazzo color rosa pallido, vide una cosa che non poteva essere reale.

Aidan, che sorrideva malinconico, salutandola con la piccola mano aperta. Una cosa assolutamente non reale, visto che stava in Inghilterra.

Ebbe, per qualche secondo, l’impressione di essere stata accecata dal sole. Chiuse gli occhi e ricordò quella volta, doveva avere all’incirca nove anni, correva su un prato in fiore in Irlanda, mentre i suoi fratelli più grandi si facevano il bagno nel lago poco distante, ignorandola. Sorrise nel rivedere il suo piccolo amico di cui non conosceva il nome. Era un bambino di dieci anni, normale, con dei bellissimi occhioni neri. “perché continui a giocare con me?” si ricordò di aver chiesto. Lui non aveva risposto ma era andato sotto a un albero a raccogliere un fiore. “tuo padre non si arrabbierà se giochi con me?” continuava a chiedere la piccola rossa con le lentiggini. Lui disse solo una cosa quel pomeriggio “allora ne sarà valsa la pena.” E le diede la margherita che stava ancora rinchiusa tra le pagine di qualche vecchio libro nella sua casa. La prima volta che un perfetto sconosciuto le aveva dato un bacio innocente sulla guancia. Un perfetto estraneo che non aveva il permesso di giocare con lei, e che per la miseria somigliava terribilmente a Blaise Zabini.

-          Oh cazzo era B.

Aidan, dalla cima di quel tetto parve annuire, prima di scomparire nascosto tra i raggi del sole.

Ginny rimase seduta sul letto per qualche minuto, ricordando bene ogni singolo dettaglio. Era ovvio che suo padre non volesse, lo aveva riconosciuto anche quel giorno ad Hogwarts, il primo anno, ma aveva rimosso ogni tipo di affettuoso ricordo, perché una povera Weasley non aveva nulla di cui spartire con il principe delle serpi.

-          Tutto bene Ginny?

Luna era all’ingresso della porta che la aspettava. Impaziente.

-          Certo, non trovavo la borsa.

Il Louvre era una costruzione maestosa, e la sua piramide riuscì a stupire perfino scettici serpenti. Vennero raccomandati tanti di quei punti che era impossibile ricordarseli tutti. Severus e Minerva decisero di godersi un caffè al bar vicino al museo, invitati dalla loro guida personale, che aveva ritenuto i ragazzi abbastanza grandi da non creare problemi.

Ron e il suo migliore amico, si lasciarono guidare da Hermione Granger per i vari corridoi del museo. Un percorso alquanto noioso a giudicare dalle loro facce.

-          Ehi sfregiato. Non ho avuto l’occasione di dirti quanto mi dispiace per la tua rottura …

-          Che cosa cazzo vuoi da me Malfoy?

-          Ragazzi calmi. Siamo in mezzo alla gente comune.

-          La sorellina di Lenticchia ha trovato un passatempo migliore?

-          Non parlare di mia sorella schifoso Mangiamorte!

Tutte le facce conosciute erano presenti, sotto lo sguardo spento della “Venere di Milo” che assisteva impotente al loro confronto in nome di una fanciulla.

Tutto ad un tratto, Ron tirò fuori la sua bacchetta puntandola contro il corpo del suo acerrimo nemico. Naturalmente Theodore Nott non si fece nemmeno uno scrupolo a fare lo stesso.

-          Come diavolo potete avere una bacchetta?

-          Non sono cazzi tuoi Mezzosangue.

-          Ron mettila via prima combinare un disastro. Non farmelo ripetere o corro a dirlo alla Mc Granitt.

-          Prima che ciò avvenga sarà diventato un furetto.

-          Mettila via Theo!

-          Non immischiarti Pansy. Non c’è nessuno qui intorno.

La situazione si stava letteralmente scaldando. Harry e Ron erano pronti a darsi battaglia con Draco e Theodore, in mezzo a un sacco di opere antiche dal valore inestimabile.

Troppa tensione unita alla magia non avrebbe portato a nulla di buono.

Uno scatto di Hermione verso Ron. Cercò di strappargli la bacchetta, ma l’amico si rivelò più tenace al punto da pronunciare qualche confusa parola e lanciare un incantesimo contro i Serpeverde.

Purtroppo per lui, la sua scarsa attitudine agli incantesimi, non colpì il bersaglio, ma uno specchio, rimbalzando sul lampadario di cristallo e diffondendosi ovunque come tanti piccoli frammenti di vetro.

Tutti si coprirono gli occhi rimanendo di stucco.

La venere di Milo si stava muovendo, con le sue gambe di marmo, per andare a farsi due passi. Ma non era l’unica cosa. Ogni quadro nei dintorni si muoveva come quelli di Hogwarts.

-          Credo che siamo nei guai.

Hermione Granger non riusciva a parlare. Se qualcuno li avesse visti sarebbe scoppiato uno scandalo di proporzioni enormi, impossibile da gestire, se non con l’ausilio del ministero della magia.

-          Ok niente panico. Dobbiamo assicurarci che nessuno veda queste cose. O non so voi, ma non esiste una spiegazione esauriente.

Pansy Parkynson si rivolse verso la Grifondoro.

-          Tu sei una secchiona. Come diavolo rimettiamo a posto tutto?

-          Fo.. forse può aiutarci questo.

Tirò fuori dalla borsa il libro di incantesimi lasciando tutti perplessi e attoniti.

-          Herm, quale persona normale si porta il libri di scuola in vacanza a Parigi?

-          Detto dal responsabile di questo casino, suona un po’ male non credi? Comunque io mi metterò a cercare una soluzione, voi limitate i danni, dividetevi per le varie ale del museo e cercate di non far incontrare quadri parlanti o statue viventi ai babbani. Harry e Ron andate verso l’ala egizia, Ginny e Luna andate dai dipinti, voi altri dividetevi per l’ala romana, greca, etrusca e tutto il resto. FORZA FATE IN FRETTA!

Nessuno avrebbe osato trattenere la Grifondoro, sembrava le stesse per venire un infarto. Per fortuna loro, la Venere di Milo era rimasta lì’ a fissarli senza andarsene in giro.

-          Correte adesso!

Tutti sparirono alla vista, lei cominciò a sfogliare il pesante volume degli incantesimi. “ma come diavolo si riportano alla normalità un sacco di antichità parlanti e viventi?” si ripeteva nella sua testa mentre sfogliava le numerose pagine consumate.

Mentre si muovevano tra i dipinti vivi e vegeti che parlavano, rimasero incantate dalla Gioconda. Luna e Ginny non si sarebbero mai più riprese. Quella donna in quadro, parò per mezz’ora delle sue conquiste amorose, Leonardo Da Vinci ci avrebbe pensato due volte prima di farne un icona per i secolo futuri. Harry e Ron nel frattempo, si erano lasciati trascinare in un nascondino con la statua di Ramses II, che nonostante fosse fatta di pietra, se la cavava egregiamente. Draco Malfoy stava sopportando le lamentele di un busto di Cesare, mentre Theodore si dilettava nell’arte del ballo con la venere di Milo. Pansy corse per i corridoi pieni di ritratti che non facevano altro che parlare, trovò le sue due compagne di sventura, sedute ai piedi della Gioconda che non smetteva un momento di parlare dei fatti suoi.

-          Che fine avete fatto?

-          Passa quaranta minuti con questa donna, e ti sentirai una santa. Potrei osare dire che aiuta quasi …

-          La secchiona non ha ancora trovato una soluzione?

-          Non ne ho idea … oh cazzo.

-          Cosa succede Gin?

-          Luna sento delle voci provenire da là in fondo. Le voci del professor Piton e della Mc Granitt, sono all’ingresso, che diavolo facciamo?

-          Io direi che sarebbe il caso di trovare un buon avvocato, di quelli che ti fanno evitare Azkaban. Ricordi come si infuriarono per la storia della macchina volante con Harry e Ron al secondo anno?

Ginny, in preda al panico totale. Corse verso la porta che li separava dall’ingresso del museo, la chiuse a chiave cercando di guadagnare tempo. Cosa non facile visto il baccano causato dalle corse di un paio di statue egizie di gatti che si rincorrevano per i corridoi.

Il caos e il rumore di certo non passavano inosservati, per non parlare della voce della Gioconda che non la smetteva di nominare nomi di uomini.

-          La vuoi finire tu? Di questi tempi ci sarebbe una sola parola per definirti …

Pansy sembrava isterica. I suoi genitori l’avrebbero uccisa se avesse dovuto spiegare di essere stata arrestata dai babbani. Non che approvassero la gita … qualcuno cominciò a spingere le porte con forza.

La voce del professor Piton chiamava a gran voce i suoi studenti.

-          Siamo morti.

-          E voi tre avete ancora tanto da imparare …

-          Ehi tu. Fai silenzio o ti do fuoco!

La gioconda rimase basita dalla maleducazione di queste ragazze.

Improvvisamente il rumore di chiavi, vicino alla porta.

Il guardiano stava per aprire le porte e beccare i quadri. Ogni secondo li faceva sentire come sull’orlo di un precipizio. Stavano per essere beccati dai babbani. Non seppero mai perché la dea bendata decise di stare dalla loro parte.

Il silenzio, nell’arco di un attimo, calò tutto intorno a loro. I quadri taccero, le statue tornarono al loro posto, tutto esattamente come prima.

Ginny si guardò intorno cercando qualcosa, una risposta alla sua domanda, vide una piccola ombra nel corridoio alla sua destra, e sul vetro di uno specchio, il riflesso dell’immagine di Aidan, il suo sempre presente angioletto custode.

Hermione stessa non riusciva a spiegarselo. Non era stata opera sua, aveva cercato invano un incantesimo, senza trovarlo. Chiunque fosse stato, li aveva tolti dai guai.

Si radunarono tutti nell’ala egizia, privi di spiegazioni e con il respiro affannato, nessuno li aveva visti quando le porte erano state aperte.

Severus e Minerva li guardavano da lontano, increduli che, così a poca distanza tra loro, non stessero cercando di uccidersi.

-          Sorridete ragazzi.

Disse Luna Lovegood spezzando la tensione. E tutti naturalmente cercarono di sembrare felici e naturali.

Una volta ritornati in albergo, si rinchiusero nelle rispettive camere cercando di farsi passare l’agitazione. Naturalmente, la doppia camera di Ginny e Luna, divenne tripla, dopo che Pansy, quasi commossa, trascinò le sue valigie nella loro stanca mandando Daphne a quel paese. 

Ginny si buttò sotto la doccia cercando di pensare alla serata. Le venne in mente Aidan, il suo amico sempre presente, le venne in mente Draco Malfoy che la voleva vedere.

-          Ehi, andiamo in un ristorante non lontano da qui, fanno anche un po’ di musica dal vivo, e l’open bar, credo ci possa aiutare.

-          D’accordo, faccio in fretta.

Sentiva l’odore della sigaretta di Pansy. Mentre l’acqua le scorreva addosso, sentiva il bisogno di parlare con Blaise. Stupidamente aveva timore che Draco volesse andare a letto con lei. Si poteva avere paura?

Una volta fuori dalla doccia, si lasciò tentare da una sigaretta e si buttò sul letto come fosse un peso morto.

-          Oggi abbiamo rischiato di brutto.

-          Lo so, mio fratello è stato stupido, il suo battibecco con Malfoy ci stava per costare caro.

-          Devi vestirti Gin, sono già le otto passate e non vogliamo che le tue guardie del corpo ci tampinino per tutta la sera.

Annuì e cominciò a cercare nell’armadio, optando poi per un normalissimo vestitino nero, lungo fino alle ginocchia, e un paio di sandali.

Il ristorante che avevano scelto, aveva un’elegante veranda con tantissimi fiori, un posto calmo, con un piccolo palco dove erano sistemati degli altoparlanti, una tastiera, e il microfono. Sfortunatamente, l’atmosfera di San Valentino si poteva toccare con mano. Troppe rose rosse, un menu appositamente studiato, e musica romantica per tutta la sera, per non parlare delle coppie di fidanzati che stravano per godersi la romantica cena.

Si accomodarono, dopo aver ricevuto tutte una rosa rossa dal cameriere, e approfittarono dell’open bar, ordinando un aperitivo.

-          È un po’ triste vero?

-          Tutte queste coppiette che si scambiano teneri regali e baci melensi. Per fortuna i babbani ci sanno fare con gli aperitivi.

-          Hai ragione Pansy. Dico ma è possibile?

Si rivolsero verso l’ingresso della veranda. Blaise Zabini e Daphne Greengrass, sempre non vestita, si erano seduti ad un tavolo piuttosto appartato. Il loro comportamento suggeriva intenzioni indecorose, e scatenò nelle presenti, un disperato bisogno di aperitivi, molti aperitivi.

-          Ma questo è l’unico ristorante di Parigi?

-          Guarda un po’ che cosa porta il vento …

L’espressione di Luna la raccontava lunga, stava indicando con il capo un gruppo di tre ragazzi piuttosto familiari. Malfoy, Nott e Tiger.

Ginny alzò il bicchiere e lo buttò giù tutto di un fiato. Nel frattempo, dopo aver ordinato l’antipasto e un altro paio di cocktail, la musica cominciò a diffondersi tutto intorno, una melensa canzone d’amore.

-          Ci mancavano pure loro. Non che siano persone antipatiche, ma li  frequento troppo spesso.

-          Beh, almeno sono una cosa bellina da vedere.

Luna naturalmente non disse nulla, rimase imbambolata a fissare Theodore Nott che parlava con i suoi amici. Ginny invece si sentì libera di fumare, divertirsi e non sentire la pressione dell’ansia di suo fratello addosso. Gli voleva molto bene, ma aveva diritto alla sua pace.

Sporadicamente, sentiva gli occhi di Draco Malfoy su di se. L’ignorava, ma si sentiva agitata al solo pensiero del … sesso.

-          Ho bisogno di qualcosa che mi faccia rilassare.

-          Stai per mangiare lumache … abbiamo deciso di ordinare un vino bianco frizzante per farci passare la nausea.

-          Uscire con il tipo sbagliato può essere giusto?

-          Se ne vale la pena si, ma solo se sei sicura.

Pansy aveva ragione. Il problema era effettivamente il fatto di essere sicuri. Si allontanò un secondo per andare al bagno, in sottofondo cantavano “Can i hold you”, una canzone che aveva sentito dalla radio babbana chissà quanti anni prima. Si appoggiò al bancone del bar sorseggiando un Martini, vicino a lei c’era Draco Malfoy.

-          Vi divertite voi tre? Una coalizione così “particolare” non si vedeva da parecchio tempo.

-          Abbastanza, un modo un po’ controcorrente di passare San Valentino. Non che voi sembriate messi meglio.

-          Ce la caviamo, senza i disastri di tuo fratello.

-          Sei qui per metterti a discutere sulla mia famiglia Malfoy?

-          Ti aspetto nella mia camera, stasera, dopo mezzanotte.

Il suo tono di voce era diverso. Sembrava più basso e profondo del solito, come se stesse cercando di suggerire qualcosa. Si volse a guardarlo e la sua espressione era diversa dal solito. Tutto di lui pareva più sensuale del solito, il suo profumo era inebriante, e i suoi capelli un po’ ribelli avrebbero convinto ogni donna a saltargli addosso. E le occhiate delle donne non mentivano al riguardo.

Bel San Valentino di merda. Pensò Gin mentre si beveva il resto del suo Martini. Solo una persona avrebbe potuto aiutarla con i suoi problemi di tipo psicologico. Solo che non c’era via per contattare Blaise. Daphne l’avrebbe uccisa, di magia non se ne parlava, di gufi men che meno.

Un lampo di genio. Tramite un bigliettino grazie al gentile aiuto di un cameriere, diede appuntamento a Blaise per le undici e mezza nella sala interna del loro albergo, dal pianoforte. Il ristorante era già chiuso e nessuno li avrebbe visti.

Non riuscì a darsi una risposta ben precisa, ma l’unica persona con cui voleva parlarne era proprio la sua “ex fatina” che la evitava in ogni modo.  Il motivo vero e proprio forse non era molto chiaro.

Alle undici e trenta, dopo essersi bevuta un numero impressionante di drinks, si ritrovò nella sala ristorante, al buio quasi totale, se non fosse per la luce di una candela quasi consumata.

-          Che cosa diavolo c’è di tanto importante da non poter aspettare domani Weasley? Ho la mia ragazza di sopra …

-          Io devo vedermi con tu sai chi, ma non riesco a lasciarmi andare. L’unico in grado di aiutarmi sei tu.

-          Stai parlando di sesso?

Annuì con un cenno del capo. Il buio nascondeva il suo imbarazzo, ma l’alcool non la sua mancanza di equilibrio sui sandali a tacco alto.

L’idea che quegli occhi neri la scrutassero con attenzione, era fastidioso e al contempo eccitante. Ne era passato di tempo dall’ultima volta che si erano ritrovati così vicini l’uno all’altra.

-          Allora lascia che ti spieghi un paio di cosette Wes. Peggio per te che ti sei messa nelle mie mani …

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** E' una questione di istinto. ***


Per quanto al piano di sopra ci fosse Daphne in biancheria intima pronta a soddisfare ogni sua pretenziosa richiesta, Blaise era nella sala ristorante, al buio, con Ginevra Weasley.

Si sentiva un po’ coglione, ma lei era comunque sorprendentemente bella, fasciata in quel vestito nero, con i piedi scalzi, e i capelli un po’ scombinati che la rendevano inconsapevolmente sexy.

-          Ho bisogno di aiuto, sul serio, io sono bloccata. Su quel versante sono un po’ apatica.

-          Vedi Wes, tu pensi forse che sia una cosa sbagliata, ma non è così, lascia che ti spieghi una cosa, ma devi lasciarmi fare.

Non sapeva se essere totalmente convinta, ma il tocco delle sue dita, sulle braccia nude, era una sensazione piacevole.

Senza il minimo preavviso, Blaise la prese per i fianchi, sollevandola e mettendola a sedere sul pianoforte freddo.

Arrossì di nuovo facendo sorridere il moro Serpeverde divertito.

-          Non ti mangio mica Weasley.

-          E allora che ci faccio seduta qui sul pianforte?

Si accomodò sul piccolo sgabello e cominciò a suonare i pianoforte, poche note per non farsi sentire, con la minima pressione delle dita.

-          Fare l’amore è un po’ come suonare il pianoforte. Delicate e fugaci carezze, fino all’aumento del piacere, qualcosa di cui non potrai fare a meno piccola Wes.

-          Che intendi dire?

-          Ora potrei fare qualcosa che ti lascerà perplessa, dovrai solo fermarmi e io non farò nulla d’accordo?

La ragazza annuì, mentre le mani di Blaise si muovevano sulle sue ginocchia, solo quello era sintomo di guai, serissimi guai.

La cosa assolutamente non immaginabile, fu che a prendere l’iniziativa dei due, era Ginny Weasley. La piccola rossa aveva trascinato Blaise davanti a lei, lo guardava, con i suoi occhi color nocciola, in silenzio senza dire una sola parola.

Con le mani accarezzava i capelli del moro, spettinandoli, aspettando qualcosa, una qualche reazione. Stava per rinunciare, quando lui la strinse tra le sue braccia, facendola reggere con le gambe si suoi fianchi.

Con le sue labbra accarezzò il suo collo, il respiro di Ginny si era fatto più pesante, ma non aveva detto ancora di fermarsi.

Adesso si stavano baciando, era stuzzicante anche il modo in cui le mordeva le labbra, impaziente, ma senza farle male.

La cosa ironica, secondo Aidan, era il fatto che nessuno riuscisse a toccarla, Blaise le aveva permesso di fermarsi, ma lei non voleva. Come se non aspettasse altro da lui.

Poteva negarlo agli altri, ma non a se stessa. Lui le era mancato, tantissimo. Non riuscì a fermarlo nemmeno quando sentiva le sue mani, e il suo corpo premere su di lei.

Stava facendo l’amore con lui e non riusciva a realizzare di fermarsi. Nonostante sentisse il suo sesso premere in lei con gentilezza e delicatezza, voleva sentirlo ancora più vicino.

Blaise era seduto sul piccolo sgabello con Ginevra Weasley in braccio. Chiunque fosse entrato in quel momento, non avrebbe avuto alcun dubbio, i movimenti del ragazzo non lasciavano niente all’immaginazione. La rossa si stava mordendo le labbra, quasi a farle sanguinare, pur di non farsi sentire da anima viva.

Guardandosi negli occhi, si resero conto di commettere uno sbaglio.

-          Fermami Wes.

-          Ormai è un po’ troppo tardi non credi?

-          Vuoi continuare?

-          Allora ne sarà valsa la pena.

A sentire quelle parole familiari, qualcosa si ruppe, nessun controllo. Solamente loro due, nel buio totale, la candela completamente consumata. A volte la sporadica luce di qualche macchina.

Erano come in preda a un incantesimo. La loro pelle sudata, il fuoco che bruciava dentro, senza possibilità di spegnersi.

La schiena di Ginny era nuda, il vestito era scivolato giù, solo le sue mani a tenerla nascosta da chiunque potesse vederla.

Le piaceva il modo in cui lui la baciava, era bravo, estremamente bravo.

La tenda della porta a vetri, lasciava intravedere un piccolo spiraglio.

Luna Lovegood aveva la testa che scoppiava letteralmente. Non vedeva l’ora di buttarsi tra le coperte, ma necessitava almeno di un caffè.

Si appoggiò al bancone del bar ordinando ciò di cui aveva bisogno. Con la mano si reggeva la testa ed ebbe un brivido, quando senti due mani che si appoggiavano sulla sua spalla.

-          Notte lunga?

-          Fin troppo.

Realizzò qualche minuto dopo che si trattava di Theodore Nott. Anche lui aveva una faccia messa male. Sembrava che avessero alzato troppo il gomito entrambi, ma erano entrambi consci di dove si trovavano e con chi stavano parlando.

-          Hai sentito?

-          Cosa?

-          Un rumore nel ristorante.

-          Te lo sarai immaginato Nott

Sbirciando dallo spiraglio notarono due figure scure all’interno. Per un secondo sembro qualcosa di familiare ma era meglio non indagare.

Salirono insieme su per le scale cercando di trovare la loro camera da letto. Ironicamente, a parte qualche urlo sconclusionato di Daphne, si ritrovarono entrambi sdraiati sul letto della camera di Nott, quasi subito rapiti dal sonno. Abbracciati e , sorprendentemente, lucidi e contenti.

Era quasi l’una ormai, Ginny e Blaise erano ancora nella sala ristorante, abbracciati, l’uno sull’altro. La mano del principe accarezzava la guancia sudata della rossa, visibilmente imbarazzata, ma non pentita.

L’aiutò a sollevarsi il vestito per rimetterlo a posto. Ad un certo punto le familiari voci di Harry, Ron, Hermione, per non parlare della gracchiante vocina di Daphne “sono seriamente isterica” Greengrass.

-          Vieni qui dietro l’angolo.

Si nascosero attaccati al muro vicino a una tenda pesante di velluto viola. Di nuovo così vicini, così attratti nuovamente l’uno dall’altra.

Mentre si baciavano di nuovo, il piccolo Aidan, seduto sul pianoforte, li osservava cercando di comprendere il loro problema. Insomma, essendo seri, Gin non si faceva toccare da nessuno, nemmeno da Malfoy, e con Blaise non aveva avuto nemmeno un ripensamento.

Significherà qualcosa o no? Il Dio era completamente esterrefatto, sarebbero dovuti tornare in camera da un bel po’, invece no, continuavano a stare l’insieme.

Draco Malfoy non era molto contento di aver aspettato invano tutta la notte. Pansy si era seduta in balcone godendosi la splendida vista della Torre Eiffel. Severus Piton, era un po’ sospettoso sulla porta chiusa al museo, ma decise di fare finta di nulla, mancava solo un giorno e non c’era alcun valido motivo per evitarlo.

Ormai era tutto buio, nessuno in giro, quando Blaise e Ginny uscirono dal salone. Contrariamente a quanto avevano programmato in anticipo, si tenevano la mano mentre aspettavano l’ascensore.

Il simpatico Dio non li aveva lasciati soli un solo minuto, e anche adesso, sembravano davvero diversi, un po’ scettici sull’accaduto, ma al medesimo tempo … felici?

-          Io credo di dover andare nella mia stanza.

-          Io pure dovrò spiegare a Daphne come mai sono sparito nel nulla.

-          Oh cazzo … mi sono dimenticata che dovevo … vedere … Luna e Pansy. Mi uccideranno.

-          Ti ho insegnato l’ultima cosa che dovevi sapere.

-          Posso vederti domani?

-          E come pensi di poterci riuscire? Io ho la mia ragazza che ha deciso di fare non so cosa. Wes non siamo quel genere di persone che si lasciano trascinare in questi sentimentalismi.

-          Ti aspetto domani, alle cinque a Notre Dame. Non è un impegno, è solo un aperitivo e due passi per parlare.

-          Wes

-          Buonanotte B.

In punta di piedi, un piccolo bacio a stampo. Camminando per il corridoio tra le stanze, sentiva il suo sguardo addosso. Blaise, dal canto suo, non riusciva a sentirsi completamente indifferente, solo il suo modo di camminare, di toccargli i capelli, di baciarlo … lo distraeva. Non poteva tornare in camera con la sua Daphne? No, aveva fatto l’amore con Ginevra Weasley, senza pensare, senza fermarsi.

Forse aveva bisogno di parlare con Nott. Provò a girare il pomello della sua camera da letto e rimase sorpreso nel vedere un mucchio di capelli biondi sul cuscino. Abituandosi all’oscurità, riconobbe immediatamente il suo amico che dormiva, accanto a Luna Lovegood. Vicini e completamente a loro agio. Forse tutte quelle paranoie erano infondate?

-          Esattamente.

-          Chi diavolo …

Aidan? Il Grifondoro arrogante che lo aveva molestato verbalmente al ballo d’inverno. Non era possibile, in quanto frequentatore del primo anno, era troppo piccolo per trovarsi con loro a Parigi.

-          Devo essere ubriaco, tu non sei qui.

-          Allora perché parli con me genio?

-          Perché non ho voglia di sentire la mia ragazza che urla svegliando tutti, per non aggiungere che potrebbe cominciare a lanciarmi addosso una lunga, molto lunga, serie di scarpe con il tacco a spillo, che potrebbero rivelarsi piuttosto … dolorose.

-          Forse dovresti puntare un po’ più in alto, magari … c’è una signorina che non penso chiuderà occhio stanotte. Sono pienamente convinto anzi, che sia sul balcone con la signorina Pansy. Avete perso entrambi B.

-          Zitto gnomo.

Il piccolo Aidan sorrise beffardo, prima di sparire con un sonoro schiocco delle dita. Non mancava che un’ora all’alba, e grazie al cielo, San Valentino era finito.

La mattina seguente a colazione, tutti gli studenti, soprattutto quelli conosciuti, avevano l’aria di chi non aveva dormito un granchè, di nuovo. Pansy era accasciata sul tavolo con Ginny che evitava gli sguardi assassini del re Malfoy piuttosto seccato di essere stato “bidonato”.

L’espressione di Daphne rimaneva comunque la peggiore. Offesa e ferita nell’orgoglio di donna pronta a fare scintille, sedeva accanto al suo ragazzo mangiando nervosamente una mela.

Ai piani di sopra, Theodore Nott e Luna Lovegood, abbracciati e svegli, osservavano il soffitto chiedendosi se forse non ci fosse una questione di cui parlare. La sua mano accarezzava i capelli biondissimi e scompigliati. A volte era sufficiente un po’ di silenzio?

Scesa a colazione, la Corvonero sembrava imbarazzata ma felice. Sedendosi al tavolo con le sue amiche, buttò giù una tazza bollente di caffè amaro. Era come se volesse sputare il rospo.

-          Che avete fatto stanotte?

-          Ridere …

Pansy scrollò le spalle per far intendere che non aveva capito la risposta della rossa. Harry e Ron sembravano essersi calmati, anzi cercavano di dormire nonostante Hermione tentasse di svegliarmi ogni cinque minuti.

-          Sentite ragazzi.

La voce di Serverus Piton provocò un silenzio innaturale.

-          Non ho voglia di girare sperando che voi mi ascoltiate, giornata libera, fate quello che volete ci vediamo più tardi per la cena in albergo e poi passerete la serata come meglio credete. Cosa importante, ricordate che domani mattina alla undici tutti voi dovrete essere nella hall con i bagagli fatti. Buona giornata.

Quel pover’uomo aveva bisogno di una vacanza da solo. In pace con se stesso e senza alcun tipo di problema.

Ginny e Pansy erano già pronte all’ingresso dell’albergo ad aspettare Luna, che tutta eccitata annunciò di doversi assentare per pranzo. “un appuntamento” lo aveva definito. Naturalmente anche Ginny alle cinque sarebbe andata via, mentre la povera Pansy delusa, sarebbe finita a girare da sola per le strade della città più romantica del mondo.

Avevano passato l’intera mattinata a guardare negozi, si erano lasciate incantare dalla bellezza della chiesa del sacro cuore, per non parlare dei meravigliosi giardini della reggia di Versailles.

Quel posto gli aveva ricordato il ballo a tema per Halloween, nulla di assolutamente equiparabile, ma comunque pieno di sorprese. Verso l’ora di pranzo, le due ragazze erano troppo curiose di sapere con chi si vedeva la loro amica. Guardandola al suo tavolo, in quel ristorantino delizioso, seduta insieme a Theodore Nott, non poterono nascondere lo stupore, e soprattutto l’invidia.

-          Beh questo si che è … stranamente sorprendente.

-          Concordo Weasley. Beata lei comunque!

Risero tutto il tempo, gustandosi il loro pranzo sotto la luce del sole, fumandosi qualche sigaretta, e accettando la compagnia di Neville che si era staccato dal suo gruppo di amici. Parlarono a lungo delle leggende, delle opere letterarie che raccontavano favole, dei film babbani addirittura, che stimolarono curiosità perfino nella più scettica delle femmine Serpeverdi.

Neville era un grande intenditore, non solo di erbologia, ma ogni genere di cosa babbana. Raccontava di storia, di come la regina Maria Antonietta rendesse le splendide feste al palazzo di Versailles un evento unico, di come la rivoluzione francese avesse cambiato il corso della storia di quel paese. Al contrario della magia, i comuni esseri umani, avevano affrontato nemici di ogni genere, senza un prescelto che li salvasse, vedendo milioni di vite distrutte in pochissimo tempo.

Le aveva portate a vedere anche una splendida serra che profumava di primavera. Stavano ammirando fiori di ogni genere, dalle rose alle orchidee, fino ai profumati gigli dai colori pastello.

Per Gin fu una sorpresa l’entusiasmo della Parkynson nell’ammirare quei piccoli dettagli “insignificanti”. Si stavano avvicinando le cinque e sarebbe andata via. Contrariamente a quanto si aspettasse, la Serpeverde aveva deciso di accettare l’invito di Neville, un po’ imbarazzato, a continuare la loro scoperta delle meraviglie parigine.

Giunta ai piedi della splendida Notre Dame, Ginevra dovette fare i conti con la pioggia, il cielo si era annuvolato, diventando grigio scuro, e grosse gocce di acqua cadevano insistenti. Il suo cappotto la copriva abbastanza, peccato per i suoi capelli che si stavano bagnando.

Si sarebbe dovuta riparare all’interno di qualche bar, ma decise invece di aspettarlo. Non le importava del freddo, la sua attenzione era rivolta al “portale del Giudizio Universale”, l’immagine scolpita di San Michele e Satana che con una bilancia soppesano i peccati, e le virtù dei defunti. Alla loro destra ci sono le anime salvate, a sinistra quelle dannate.

Come si sentiva adesso quella piccola rossa? Tendente a sinistra naturalmente. Ripensò alla notte trascorsa, quando aveva fatto l’amore con Blaise, quando non lo aveva fermato, ma anzi si era lasciata guidare da lui, si era lasciata trascinare da lui.

Era passata un ora dalle cinque, il cielo ormai si era oscurato ed era calato il buio. Non sarebbe mai arrivato quindi.

-          E io che speravo te ne fossi andata.

Era alle sue spalle, chiuso in una lunga giacca di pelle nera. Nemmeno lui aveva portato l’ombrello e i suoi capelli ricadevano pesanti sulla fronte, impregnati di acqua piovana.

-          Non avrebbe avuto senso andarmene B. avevo davvero bisogno di parlare con te a proposito di ieri sera.

-          Uno sbaglio sconsiderato.

-          Perché non mi hai fermato? Perché non mi hai cacciato come di solito ti riesce facile?

Era come giocare ad una battaglia navale, colpito e affondato. Zittito come raramente capitava. Lei sorrideva beffarda, mentre si girava di tanto in tanto, a fissare il portone del Giudizio Universale, come ad aspettare il suo giudizio. Tremava debolmente, i suoi costosissimi stivali di pelle facevano a pugni con la pietra bagnata del terreno.

Non era facile rimanere impassibili, nonostante gli sforzi, il desiderio che lei lo mandasse a quel paese, la volontà agiva per conto proprio, le sue braccia e le sua gambe pure.

-          Credo sia meglio prendere qualcosa da bere, al coperto.

-          Non vuoi scappare B?

-          Non mi fai paura, però aspetta … sei sicura che non ti abbia seguito nessuno? Mi riferisco appunto a gente del tipo Lenticchia, Sfregiato …

-          Io dovrei sentirmi intimorita, hai un pitbull come ragazza.

Camminarono a lungo sotto la pioggia, seguiti dallo sguardo di Aidan che se la rideva poco convinto.

Non solo non sarebbero mai arrivati alla cena in tempo, ma avrebbero alimentato i sospetti. Erano seduti ad un tavolino in un piccolo bar che voleva risultare la copia di una British Pub d’altri tempi.

Davanti a loro due birre nei bicchieri semivuoti. Non una parola.

-          Wes, dobbiamo smetterla di vederci.

-          Tu si, che sei uno che sa fare della buona conversazione. E io ti odio. Per un milione di ragioni, primo tra tutti il fatto che sei così affascinante, ti rendi conto che sono qui con te invece di essere a fare scintille con Malfoy?

-          Ah beh … quindi è colpa mia.

-          Sei un villano! Mi hai ingannata e non sei buono ad ammettere che lo volevi, lo volevi almeno un terzo di quanto lo volevo io.

-          Tu non lo reggi l’alcool ragazzina.

Si avvicinò al suo orecchio, facendogli il solletico con il semplice sfiorare

delle sue labbra rosse e perfette.

-          Quando hai fatto l’amore con me, stanotte, non ti sembravo una ragazzina vero?

-          Era sesso, semplice sesso.

Doveva smetterla. Con una spinta leggera la riporto al proprio posto, alimentando la loro distanza grazie a quel tavolino di legno.

Dio e Merlino benedicano quel rustico mobile da due soldi! Pensò il ragazzo mentre tornava a respirare, cancellando l’immagine del corpo seminudo della piccola Weasley che si muoveva su di lui.

-          Sai una cosa? Mi hai rotto … non scomodarti pago io.

Con un gesto quasi violento, sbatte i soldi sul tavolo salutando il barman, che guardava Blaise come a dirgli “Bravo coglione, ti lasci sfuggire una gnocca come quella?”.

Seccato, molto seccato, la ricorse fuori sotto la pioggia. Lei stava avanzando velocemente verso una piccola strada pedonale, in qualche modo collegata con il loro albergo.

Il rumore della pioggia andava perfettamente a tempo con quello dei suoi stivali. Con una spinta, Blaise la obbligò ad appoggiarsi al muro di un palazzo signorile. Le sue mani tenevano il viso della Grifondoro costringendolo a guardarsi negli occhi.

-          Tu sei ufficialmente il mio problema peggiore Ginevra Weasley.

-          Allora scappa Blaise, io non ti trattengo qui. Adesso se mi lasci andare, me ne vado in albergo, dove mi aspetta una serata splendida con i miei amici, e il tuo amico …

-          Vai Wes … non mi importa nulla di quante volte ti fai scopare da Draco Malfoy. Solo non dimenticare il modo in cui ti ho toccata, perché nessuno riuscirà a farti sentire come ti ho fatta sentire io. Piccola bugiarda.

-          Tu puoi andare a letto con quella puttana di Daphne e io dovrei sentirmi in colpa nei tuoi confronti? Guardami e dimmi che non mi vuoi ancora B.

Sarebbe stato un gran bugiardo, se non avesse ammesso di avere un problema. La prossima notte, di nuovo tra le mura di Hogwarts, avrebbe potuto evitarla del tutto, ma perché cominciare adesso?

La tenne stretta, tra le sue braccia, ancora. Il cappotto di Ginevra era aperto, e lui voleva sentirla addosso, voleva toccarla di nuovo.

Gli piaceva il modo in cui avvolgeva il suo collo per approfondire il contatto. I loro baci non avevano nulla di innocente, ma non raccontavano bugie, erano l’unica verità in grado di dirsi. Si negavano ogni minuto, tranne che in quei brevi intermezzi, in cui nascosti in un vicolo, si trattavano come due amanti che raramente si incontravano, approfittando della pioggia e del buio.

Le loro labbra si separavano raramente, giusto per prendere fiato, per lasciare quasi intendere che fosse un momento eterno.

Sul tetto di quel palazzo, Aidan sedeva a guardarli, ma non era solo stavolta, c’era una donna con lui, la stessa donna che aveva servito Blaise e Ginevra nel negozio di Chanel.

-          Sono belli insieme vero?

-          Certamente, ma l’ho pensato dalla prima volta che li ho visti insieme. Che cosa sai delle loro intenzioni?

-          Sono confusi, temono forse il giudizio altrui, ma guardali non sembra … amore?

-          Può trattarsi anche di puro desiderio fisico.

Forse la donna non si sbagliava, ma il Dio era convinto che ci fosse molto di più. Che ci fosse il sentimento che agognava donare loro.

Un rumore lo fece trasalire. Dietro all’angolo di quel vicolo, c’era un ombra, la figura familiare di una donna.

-          Quella ragazza non è …

-          Si, ma non c’è alcun timore cancellerò la sua memoria e dimenticherà di aver visto quella scena.

Stava per schioccare le dita quando la mano della sconosciuta lo fermò.

-          Non devi interferire in questo modo Amore, forse è così che le cose devono andare, forse hanno bisogno di una spinta per giungere a una conclusione.

-          Niente ma figlio mio. Sarai anche al mondo da un eternità, ma io sono Venere, conosco i limiti dal giorno in cui venni generata dalla schiuma del mare. Fidati, è così che deve essere.

Forse Venere questa volta, aveva ragione. Conosceva anche meglio di lui, come il cuore di una donna ferita potesse portar guai, ma al medesimo tempo anche fosse incapace di mentire. Strinse la mano di suo figlio guardandolo con dolcezza.

-          Forse, è ora che torni a scuola, prima che si accorgano che tu sei speciale e … divino.

-          Grazie madre, i vostri consigli sono sempre preziosi.

-          L’immortalità serve anche a questo figlio mio.

Scomparvero nel nulla, mentre ai piani bassi i due amanti si lasciavano trascinare dalle emozioni contrastanti. La nostra figura misteriosa, da traditore, era diventata “tradita”. E non c’è niente di più pericoloso di una donna e della sua vendetta, convenite con me no?

 

 

 

 

 

 

 

Piccola nota: diciamo che adesso qualcuno farà un po’ di casino … si sono mosse le cose e spero vi piacciano. Ho un sacco di progetti in mente, su questa storia, su una nuova e sul “thriller” che sto creando piano piano :P

Ringrazio naturalmente chi continua a commentare. Non smettete mai, mi raccomando, perché il vostro giudizio e i vostri consigli sono sempre preziosi, e mi danno spunti nuovi per arricchire la trama.

 

Saluti.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Daphne non può mancarmi di rispetto, io sono un Dio. ***


Daphne Greengrass era una vincente. C’erano tantissime cose che non sopportava, un però più di ogni altra. Nessun essere vivente, o no, poteva permettersi di mettere le mani su qualcosa che le apparteneva. Soprattutto non Ginevra Weasley, quella patetica, povera, babbanofila da quattro soldi, che stava baciando il suo ragazzo.

Aveva tirato fuori le unghie, calpestato persone, e usato Draco Malfoy per riprenderselo. Non glielo avrebbe portato via per la terza volta.

Questa non era una conferma, era una minaccia. A costo di passare sopra ad ogni singolo innocente, si sarebbe presa la sua vendetta.

Ritornando verso l’albergo, sentiva il disperato desiderio di avere la sua bacchetta, di punire qualsiasi persona incontrasse lungo la sua strada.

Ma in fondo, le maledizioni senza perdono colpivano un singolo alla volta, le pozioni facevano danni multipli se usate alla giusta maniera.

Nessuno vide i tre per lungo tempo. Severus Piton era preoccupato, non tantissimo, solo temeva che la studentessa della sua casa avrebbe ammazzato Ginevra Weasley se … nah, impossibile.

Luna, Theodore, Pansy e Neville, andarono a cercarli per le vie della città di Parigi, ingannando naturalmente Ron ed Harry che credevano, forse, che Ginny fosse in camera a dormire a causa di un colpo di freddo e un forte male allo stomaco.

Trovarono la rossa, fradicia, sotto la pioggia nei pressi dell’albergo. Era sola, nessuno con lei. Pansy e la bionda Corvonero la portarono in camera da letto chiudendo la porta a chiave, una sigaretta o due e qualche bottiglia dal minibar rifornito.

Sedute sul letto aspettavano che uscisse dalla doccia, comunicando una spiegazione esauriente e coincisa. Basta con tutti questi segreti.

-          Gin dove sei stata? Ho saputo da Neville e Pansy che sei sparita poco prima delle cinque.

-          Io … aspettavo qualcuno, a Notre Dame, sotto la pioggia. È arrivato in ritardo ma alla fine è venuto da me.

-          Non può essere Harry, o Ron. Io li ho visti che guardavano delle ragazze nei pressi di un bar qui vicino. Non sarai stata con Malfoy?

Non pensò nemmeno per un secondo alla presenza di Pansy, anzi cercava di capire e magari lei avrebbe potuto aiutarla.

-          Io ho visto Draco, si è messo a prendere in giro il fatto che mi trovassi in giro con Neville. Lo so che non dovrei chiedere, ma tu e lui avete un …?

-          Niente o quasi, non so nemmeno come definirlo.

Improvvisamente una porta venne sbattuta con violenza. La porta della stanza di Daphne Greengrass, che sembrava in preda ad un raptus isterico di quelli da guinness dei primati.

-          La regina delle essere parecchio incazzata … ho saputo con certezza, che ieri sera ha preso un bel bidone, aspettava il suo ragazzo vestita con addosso un completino intimo, ma non è mai arrivato fino all’alba.

La Serpeverde scoppiò a ridere pensando alla frustrazione della compagna di casa. Luna pure si sentì sollevata e aveva l’espressione di una che diceva “finalmente se la prende in quel posto”.

Ginny si accese una sigaretta, con indosso solo l’accappatoio, tremava ancora come una foglia. Mandò giù un bicchierino di una strana bevanda dolciastra, alcolica e al sapore di pesca, e decise di sputare tutta la sua agitazione e la sua frustrazione.

-          Zabini non era in camera con lei, stava nella sala del ristorante, qui al piano terra. Stava con un’altra ragazza, e non si stavano scambiando opinioni sulle nuove direttive del ministero della magia.

-          Si ora che ci penso, ieri sera mentre prendevo un caffè con Theodore, abbiamo sentito dei rumori e abbiamo visto due ombre all’interno della sala, piuttosto impegnate e … oddio.

Si bloccarono tutte. A Luna bastò poco per fare i suoi collegamenti, senza contare che l’espressione della rossa non nascondeva assolutamente la verità.

-          Tu e Blaise Zabini? Cioè … insomma è una bella cosa, ma non stavate per mettervi le mani addosso prima di Capodanno? Cioè voi due insieme siete …

-          È una cosa sorprendente.

Disse Pansy bevendo un bicchiere di vino e accendendosi la sua fedele sigaretta. Non sembrava disgustata, più che altro … entusiasta.

Il mondo stava andando completamente a rovescio. Domani sera sarebbero stati di nuovo tutti ad Hogwarts, le cose sarebbero cambiate? Queste nuove, ed improbabili, amicizie avrebbero avuto un seguito?

Rimasero sveglie tutta la notte, rimasero a parlare di quello che era accaduto senza pensare minimamente alla casa d’appartenenza.

Per quanto gli sarebbe costato ammetterlo. Vivere come dei babbani per tre giorni, era stato molto più divertente di quanto fosse sembrato. Non c’era la magia a risolvere i guai, c’erano solo loro, adolescenti pieni di sogni e di speranze.

Seduti al bancone del bar, con i letti occupati dalle valigie ormai pronte, Neville e Theodore si gustavano un whisky alla vecchia maniera, unpò titubanti, ma divertiti dall’ironia di quell’evento che, agli occhi di spettatori come Malfoy, Zabini, Potter e Weasley, sembrava un segno di apocalisse imminente.

Si sarebbero ricordati di tutto questo molto a lungo, senza dubbio.

 

 

 

 

 

Una volta varcata la soglia di Hogwarts, un sacco di studenti più giovani tempestarono i rispettivi rappresentanti di casa, con domande e allusioni in cerca di scottanti pettegolezzi. La prima notizia fu sicuramente la strana coalizione Grifondoro/Corvonero/Serpeverde, per non parlare della stretta di mano tra Theodore Nott e Neville Pachok.

Severus Piton decise di concedersi il giorno successivo per se stesso, qualche partita a scacchi con Eddie e un po’ di sano relax, meritatissimo.

Daphne, con il suo sguardo irato, si guardava intorno, tutte quelle coppiette felici, tutto quell’amore incondizionato e patetico.

Aveva in mente di attuare la sua vendetta sin dall’inizio. Rientrata nella sua elegante camera da letto al dormitorio, si assicurò che il suo Blaise fosse effettivamente impegnato in qualsiasi attività. Per sua fortuna, era così stanco da essersi buttato a letto per dormire.

Giusto in tempo per andare dall’unica persona che avrebbe potuto preparare la pozione utile ai suoi scopi.

-          Ciao Draco …

Il biondo Serpeverde stava appoggiando la sua valigia sul divano della sua camera da letto, quando venne distratto dalla voce familiare della sua ex ragazza. A guardarla bene sembrava piuttosto irritata, e quello significava una cosa sola … aveva in mente qualcosa.

-          Mi sembrava di averti detto che non c’era nulla da dirci.

-          Mi serve il tuo aiuto, sai … in questa scuola, non c’è nessuna persona che sia brava come te nell’arte delle pozioni.

La mano di Daphne sbottonava i bottoni della camicetta, mostrando a Draco ciò che aveva posseduto, naturalmente una mossa inutile, visto che rimase del tutto impassibile.

-          Non provare a spogliarti Daphne, la cosa non solo non mi attira, ma io non uso merce usata da troppe persone …

-          Sempre il solito Draco. Allora lasciando perdere i convenevoli, vuoi farmi questo favore?

-          Illustrami le tue intenzioni, ci sto riflettendo …

-          Mi serve una pozione d’amore, la più potente che possiedi, e ne voglio parecchia, diciamo un paio di ampolle piene.

-          Quel genere di cose non si può usare, oltretutto la più potente porta guai, e che cosa te ne fai di una quantità così eccessiva? Ne basta una goccia per sortire gli effetti.

-          Così entriamo troppo nel confidenziale, diciamo che ho bisogno di più ampolle per avere una seconda o terza occasione in quanto sbagliassi.

-          Non ha un antidoto. Se vuoi che ti prepari “Il bacio di Cupido”, devi darmi la tua parola che non farai nulla di stupido. Se non riesci a tenerti stretto Blaise alla vecchia maniera non pensi sia il caso di rinunciare in partenza?

-          Non mi piacciono le tue affermazioni Malfoy. Dicono che a farsi i fatti propri, si campa cent’anni.

-          Non minacciarmi Daphne, io non sono un gentiluomo come il tuo ragazzo. Farò quello che vuoi, ma ti posso assicurare, se farai dei danni ingenti lo dirò a Severus … non vede l’ora di punirti come si deve.

Draco Malfoy passò l’intero pomeriggio a preparare la pozione, non era sicuro della motivazione, ma era certo che quella sarebbe stata la peggiore spina nel fianco, se non avesse acconsentito. Al confronto della regina, perfino Voldemort riusciva a salvarsi.

Nella sua vita aveva provato una sola volta a creare “il bacio di Cupido” e si era rivelato più complesso di quando credesse. Niente di meno del fatto che non esistesse un antidoto in grado di levarne gli effetti.

Che diavolo stava facendo? Per renderla perfetta e senza intoppi, avrebbe aggiunto un pezzo della donna, di cui la vittima si sarebbe dovuta innamorare. Un capello di Daphne … che avesse in mente di prepararla per Blaise? Beh in quel caso, il suo migliore amico era cambiato, peggio per lui che si lasciava trascinare dalla ragazza.

Nei giorni a seguire la consegna della pozione, Draco Malfoy era certo che ogni giorni, in qualche bevanda, ci sarebbe stato il filtro d’amore.

Evitò di presentarsi ai pasti, non voleva certo avere dei problemi, visto che funzionava sugli uomini, essendo l’interessata una donna.

Non mancavano che poche settimane al Ballo del Ceppo, l’ultimo evento della stagione.

In quell’arco di tempo, le strane e atipiche coalizioni erano rimaste intatte, come anche “coppie” che si erano formate nel corso della gita a Parigi. Tutti sembravano essere felici, Aidan, sembrava quasi compiaciuto di alcuni equilibri sentimentali che erano stati raggiunti di recente. Ginny era forse la sola persona con il broncio. Draco Malfoy la evitava come la peste, offeso dal bidone che gli era stato dato, mentre Blaise Zabini non rimaneva mai un solo secondo da solo. Daphne era diventata la sua borsetta. Ce l’aveva sempre addosso.

Draco Malfoy si sentiva paranoico. Non scendeva ai pasti da settimane, decise quindi che ormai era passato abbastanza tempo per stare tranquillo.

Quando scese nella sala grande, la tavola era già imbandita ma nessuno degli studenti era ancora sceso.

Si mise al suo solito posto, ripassando qualche formula di trasfigurazioni per la lezione. Una cosa attirò però la sua attenzione. Mentre la folla cominciava ad arrivare, notò uno strano alone sulla superficie del the, sembrava ci fosse benzina, ma era qualcosa di magico.

-          Daphne maledetta puttana …

Pansy lo guardò sconcertata. Il biondo Serpeverde aveva capito le intenzioni della sua compagna di casa. Non era una cosa tipica del suo comportamento, ma decise che far innamorare di lei ogni maschio della scuola, era una punizione troppo brutta, e lui non voleva aiutarla in questo, non adesso che alcune persone, come Pansy o Theodore, stavano bene. Si sentiva una femminuccia a provare rimorso, ma almeno non era un pazzo fulminato.

Si alzò in piedi per urlare di non bere il thè, o caffè o qualsiasi bevanda presente, ma la voce non gli uscì dalla bocca.

Un silencio da parte della strega ed era fatta. Quella gran puttana vinceva. Draco provò ad attirare l’attenzione di Pansy, ma ormai ogni posto era occupato e ogni singolo maschio della scuola stava bevendo la pozione che faceva innamorare di Daphne Greengrass.

All’ingresso della ragazza, seduti al tavolo, c’erano solo un sacco di ragazze dubbiose, confuse e anche molto incazzate.

-          Dove cazzo stai andando Ron?

La voce di Hermione Granger si diffuse in tutto il salone, il rosso naturalmente, non la stava minimamente ascoltando, anzi era inginocchiato ai piedi della Serpeverde che le decantava una poesia.

-          Ma stiamo scherzando?

Pansy Parkynson era furiosa, agitata a causa dei gesti inconsulti di Malfoy che non riusciva a parlare. Cominciò anche qualche pianto isterico di una fidanzata delusa, un’altra ancora stava trascinando il suo ragazzo via dalla massa ma si prese in pieno uno schiantesimo per averci provato. Ginny corse in direzione di Blaise, accanto alla sua ragazza, che la guardava come fosse un burattino comandato da fili magici.

-          Ehi B. ma che cosa ti prende?

Non la ascoltava, non sentiva, nessuno sentiva, tutti erano incantati da Daphne Greengrass come se fosse una dea scesa in terra.

-          Non ti ascolterà Gin.

-          Aidan ma tu come fai a saperlo?

-          Sono sotto l’effetto di una pozione, un filtro d’amore. Il loro comportamento innaturale piega la loro volontà mortale. Non conta cosa ti interessa davvero, ormai non hanno occhi che per lei.

Merda! Pensò la rossa mentre si allontanava da quella folla. Cosa poteva aver spinto la regina delle serpi a creare tutto quel caos nella scuola?

Aidan si era pentito di non averle cancellato la memoria, era stata furba, perché colpire una sola persona, quando con una semplice goccia avrebbe spezzato i cuori di ogni ragazza presente nella scuola, facendole soffrire d’amore?

Maledì il suo stesso nome, lui conosceva il potere di tale sentimento, la sofferenza che causava. Vedendo l’agitazione di Malfoy, con un contenuto schiocco di dita, lo liberò dall’incantesimo permettendogli di parlare.

-          Grazie a Merlino finalmente. TU PAZZA SCATENATA … MI HAI INGANNATO E POSSO ASSICURARTI SULL’ONORE DEI MALFOY CHE TE LA FARO’ PAGARE COSI’ CARA CHE …

-          Cosa puoi tu da solo contro i miei tesori?

Non che quella stronza avesse tutti i torti. Pensò mentre cercava di contare il numero dei suoi avversari. Vicino a lui c’erano anche Aidan, Ginny, Luna ed Hermione che avevano le bacchette strette in mano.

-          Che cosa diavolo succede?

-          Ha usato “il bacio di Cupido”, ecco che ha fatto questa puttana. Mi ha ingannato e ha omesso di dirmi che aveva intenzione di crearsi un harem.

-          Siamo fregati insomma. Siamo con un gruppo di ragazze fuori dai gangheri perché hanno appena perso il fidanzato, e la Greengrass gli ha fatto bere l’unica pozione senza antidoto.

-          Stai scherzando vero Herm?

-          Assolutamente no Ginny. Sui miei studi sono una persona seria. Dobbiamo parlare con il professor Piton, o giuro su dio che qualcuno dovrà ammazzarla con l’anatema che uccide.

Corsero nei sotterranei. Questa volta quella stava dando fuori di matto.

Si chiusero nei sotterranei, Aidan era assorto nei suoi pensieri, mentre il professore di pozioni sentì tornare il suo mal di testa quando la loro porta venne sbattuta fortissimo.

-          Ginevra che cosa ci fai qui? Hai lezione tra poco.

-          Eddie, professore … abbiamo un piccolo problema, niente di serio … solo l’intera popolazione maschile che ha bevuto un po’ di bacio di Cupido e si è innamorata della Greengrass.

-          Chi ha bevuto cosa?

Alla fine di quell’anno, il professore sarebbe sicuramente finito da uno psichiatra. Si sedette un secondo a pensare a quella pozione, poi cercò tra i suoi libri. Niente, non c’era una sola pozione che annullasse l’effetto.

Esasperato e confuso guardava Eddie in cerca di risposte.

Aidan sapeva di poter annullare l’incantesimo, ma gli serviva una mano.

Aveva bisogno che tutti, ragazzi e ragazze, fossero nello stesso posto.

Esisteva una cosa sola in grado di contrastare i filtri d’amore, proibiti da sempre, banditi dagli dei stessi, ed erano i semplici ricordi rievocati, bisognava solo dare alla volontà la spinta giusta.

-          Ginny vieni con me.

-          Aidan non credo sia il caso …

-          Vieni con me adesso.

La trascinò fuori dai sotterranei, dalle parti della sala grande. Nel corridoio non c’era nessuno, si sentivano dei singhiozzi da qualche parte, ma non si vedeva anima viva.

Il piccolo dio aveva deciso che per farsi aiutare, avrebbe rivelato la verità.

-          Io posso aiutarvi a rimettere le cose a posto, Daphne Greengrass mi ha mancato di rispetto, nel momento in cui ha deciso di forzare i sentimenti con la magia, io ho compreso di non poter stare fermo a far finta di niente. Ho risolto il vostro problema al museo, ho riaffiorato i ricordi di quando eri bambina, e allo stesso modo riporterò tutto alla normalità.

-          Che cosa stai dicendo?

-          Tu mi hai visto, con le ali di un angelo giusto? Non era frutto della tua immaginazione, diciamo che sarebbe una parte del mio vero aspetto, solo che non sono un bambino, ma un uomo, immortale certo, ma pure sempre con l’aspetto umano. Ricordi uno dei nostri primi incontri Ginny? Leggevi quel libro, quella favola che cominciava con una domanda: chi poteva immaginare che sotto mentite spoglie si nascondesse un Dio? Ecco il concetto è simile, mi nascondo tra di voi, vi osservo e vi aiuto quando, e se, posso.

-          Sono confusa Aidan.

-          Stai tranquilla, ho deciso di chiedere aiuto a te perché sei il suo motivo di ira, e sono certo riuscirai a distrarla, o meglio portarla nella sala grande. Una volta lì a me servirà un pochino di tempo e tutto tornerà a posto.

-          Posso ucciderla?

-          Uhm … per quanto la cosa farebbe piacere a tutte le signore presenti, non penso sia il tuo stile. Fidati di me.

-          Chi sei realmente?

-          Se ti dicessi che sono Amore, mi crederesti?

Il suo sguardo scettico la raccontava lunga. Corse per i corridoi a cercare Daphne, nessuna traccia di lei, sentiva un gran chiasso ovunque, ma non riusciva a trovarla. Draco Malfoy era tornato in sala grande, con sua grande sorpresa, qualcuno lo aveva seguito.

-          Manchi solo tu alla mia collezione.

-          Non ci entrerei nemmeno se mi pagassi con tutto l’oro di questo mondo. Mi fai ribrezzo.

-          Detto da te Draco è un po’ strano.

-          Tu maledetta stronza!

Ginny Weasley era all’ingresso della sala grande, chiuse la porta alle sue spalle cominciando a correre verso la biondina che si nascondeva dietro Harry e suo fratello Ron.

-          Oh andiamo, dovevi arrivare a tanto? Insomma ce l’avevi con me per causa sua, era necessario che facessi star male tante persone? Una volta o due, ho desiderato avere quello che vuoi tu, essere come te … ma adesso, ragazza tu hai un serio problema. Hai presente? Roba da reparto psichiatrico del San mungo. E tu B. come diamine hai fatto a finire in questo modo?

Si rivolse al suo problema che naturalmente non aveva sentito una parola. Draco Malfoy invece non aveva capito tutto, e si sentiva un completo idiota.

Nel frattempo, seduto sul lampadario della sala grande, Aidan teneva tra le mani una piccola stella, che si era sbriciolata tra le sue piccole mani creando una polvere finissima e brillante.

Ricordò per un secondo l’insegnamento di sua madre, il più importante, “l’amore non è mai forzato, o non si chiamerebbe tale”, spezzò anche una delle sue frecce d’oro, sbriciolando la punta e mischiandola con la stella. Bastò un soffiò, una brezza di Santa Ana e si sparse ovunque spezzando le catene e facendo riaffiorar ei ricordi delle persone care.

Nessuno poteva vincerla contro un Dio. Non lei almeno.

Draco e Ginny, guardando quella polvere, pensarono di non essere più ad Hogwart, intorno a loro la nebbia della pozione, veniva diradata lentamente, mentre una serie interminabile di voci, alimentava di ricordi.

Quella di Hermione che chiamava Ron, quella di Luna verso Theodore, quella di Ginny verso Blaise.

Oh se questa volta non veniva punita, ci avrebbe mandato i mangia morte. Pensò Draco Malfoy mentre si copriva gli occhi da una non prevista luce accecante.

Una volta scomparsa, tutti giacevano a terra, privi di sensi. Aidan era tornato a terra, accanto alla rossa che aveva sentito il rumore dei pesanti portoni aprirsi.

-          Signorina Greengrass. A causa dell’influenza della sua famiglia, non posso cacciarla da questa scuola come vorrei fare, dal primo giorno in cui ha messo piede nella casa di Serpeverde, ma verrà severamente punita, e le sarà vietata, ripeto vietata, la possibilità di sostenere i M.A.G.O e quindi di diplomarsi insieme ai suoi compagni. Non si lamenti con Silente, non solo è stato lui a suggerirmi l’idea, ma siamo stati fin troppo clementi.

La voce di Piton era musica in quel momento. Ginny abbraccio Aidan con un affetto spropositato, mentre sentiva lo sguardo di Draco Malfoy su di se. Lui, al contrario delle previsioni, non venne punito, in quanto definito “vittima delle circostanze”, Daphne si era approfittata della sua maestria nell’arte delle pozioni dopotutto.

Ci vollero un po’ di ore perché la situazione tornasse alla normalità. Alla maggior parte degli studenti, venne cancellata la memoria, al fine da evitare una battuta di caccia da parte delle signore, alla disperata ricerca della testa dell’ape regina.

Ginny rimase in giardino per parecchio tempo, a meditare sugli eventi e sul piccolo angelo o Dio che aveva risolto il disastro.

Dei passi dietro di lei, voltandosi vide la causa di tutti quei casini e di tutti problemi. Blaise Zabini sembrava lontano, con la mente altrove, naturalmente come tutti, non ricordava nulla sugli eventi della giornata.

-          Ehi B. ti senti bene?

-          No, non mi sento bene. Da adesso in poi, non voglio più parlare con te, poco fa, a momenti perdo la cosa più importante che ho. Stammi lontano Ginevra Weasley. E sto parlando sul serio.

-          Che cosa ti ha raccontato quella gran puttana?

-          Ci ha visti insieme, ma sono riuscito ad uscirne. La prossima volta che parli della mia ragazza lavati la bocca capito?

-          Sei un perdente. Anzi scusa, uno stupido. Non posso dirti quello che penso, ma io ci rinuncio con te. Fine.

Ginevra era stanca di combattere contro i mulini a vento, nonostante tutto, nonostante la punizione, lei aveva approfittato dell’accaduto per tenerselo stretto. Questo era davvero troppo. Per chiunque.

-          Vattene via.

-          Non sei tu che mi dai il permesso.

Sorrise debolmente, allontanandosi dal ragazzo alzò le mani sconfitta. Basta non ci avrebbe nemmeno provato, anzi era più che decisa a ricominciare da zero, con il ballo del ceppo per esempio. Avrebbe invitato Malfoy. Peggio di così poteva andare?

 




grazie per i vostri generosi commenti, spero vi piaccia questo chap, forse si ci aspettava di più da Daphne ma serviva per far uscire Amore allo scoperto. grazie ancora a tutti voi che recensite.

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** It's time to whine! ***


Aveva seriamente cominciato ad odiare i balli di Hogwarts. Ogni volta sempre una diversa, ne succedevano di tutti i colori.

Questa volta avrebbe fatto le cose per bene, avrebbe scelto un vestito da sola, o meglio accompagnata dalle sue amiche, si sarebbe trovata un cavaliere come si deve, e non avrebbe combinato disastri eclatanti.

Stava per lasciare il suo dormitorio per andare ad Hogsmeade con Pansy e Luna. Non che si sentisse felice come una pasqua, ma da quando aveva detto basta, si era rilassata un po’.

Camminava per il piccolo villaggio con le due ragazze entusiaste, entrambe avevano il loro cavaliere ed erano pronte a scegliere il vestito.

Dall’episodio di Daphne, nessuno o quasi, l’aveva più vista in giro. Forse aveva avuto problemi in famiglia, si vociferava. Quando chiedevano a Severus Piton, lui rivolgeva solo uno sguardo acido.

Sembrava che nulla fosse accaduto, o quasi.

Le tre ragazze stavano per entrare nel negozio “pizzi e merletti”, nemmeno tanto originale, per comprare i loro vestiti per il ballo del ceppo. Ginny rimase imbambolata a guardare un lungo vestito bianco, semplice, con le spalline fatte di perle. Una cosa soft ed elegante.

-          Potrebbe essere bello come abito.

-          Malfoy, adesso non ti fai problemi a parlare con me?

-          Weasley, stai comprando un vestito per il ballo con Pansy, che sarà accompagnata da Paciock … mi devo preoccupare io?

Incredibile, il re delle serpi aveva azzardato una battuta, forse la polvere magica di Aidan gli aveva fatto scoprire un lato umano.

-          Vuoi venire al ballo del ceppo con me?

-          Mi prendi per il culo?

-          Cattive maniere Weasley … non si addicono a una signora.

Lo sguardo interrogativo della rossa lo stava confondendo, già normalmente non si poneva problemi, ma adesso doveva giustificarsi per aver invitato una Weasley al ballo?

-          Non ti sto prendendo in giro. Ho visto troppe cose assurde quest’anno, se ne faccio una io, mica muore nessuno. E non tradisco nemmeno le mie convinzioni, sei una purosangue, con lentiggini e capelli rossi, ma ho imparato una cosa importante … la perfezione ti caccia nei guai.

-          Va bene Malfoy, scandalizziamoli tutti!

Chiunque passasse da quelle parti, rimaneva sconvolto nel vedere due acerrimi nemici che non si stavano verbalmente attaccando.

-          Io devo andare dalle ragazze prima che impazziscano in mezzo a scarpe e vestiti. A sabato.

La salutò con un cenno della mano. Una volta all’interno del negozio, Ginny vide che Luna era immersa fino al collo in sacco di vestiti dai colori pastello … corti, lunghi, vistosi, pieni di pizzi e merletti. Chiunque sarebbe morto soffocato sotto tutta quella stoffa.

Pansy invece puntava sul sicuro. Un abito semplice di seta, senza maniche o spalline, lungo fino alle caviglie con una gonna piuttosto ampia. Il colore  blu acceso, le stava benissimo.

-          Come vi sembra?

-          Sei bellissima, e se ve lo dice un ometto, puoi crederci.

Aidan le stava guardando sorridendo. Ginny non poté fare a meno di abbracciarlo di nuovo, ormai era diventato quasi un vizio.

Lo fece accomodare lì con loro mentre si provavano i vestiti per il ballo.

Gin scelse quello bianco in vetrina, elegante e serio, come il suo accompagnatore … beh magari non troppo serio.

-          Ho un cavaliere per il ballo del ceppo.

-          Chi?

Chiesero all’unisono le due ragazze, piuttosto incuriosite.

-          Malfoy. L’ho incontrato qui in giro, e abbiamo deciso di scandalizzare l’intero corpo studentesco. Credo che dopo quello a mio fratello e ad Harry verrà un infarto senza precedenti.

-          Sinceramente sono sorpresa.

-          Anche io Luna, ma dopo l’ultimo dialogo che ho avuto con Blaise, sono pienamente convinta di volermi godermi un po’ di pace e tranquillità, naturalmente di ragazzi non se ne parla, solo quiddich, l’ultimo ballo accompagnata da un conoscente, e poi esami e ancora esami. Meglio di così?

-          Ti ha ferita vero?

La domanda di Pansy era corretta. Per un secondo sentì il bisogno di piangere, di far cadere la sua maschera di indifferenza e rivelare a se stessa, e non, che la cosa la faceva stare male.

Aveva perso, non riusciva a smettere di pensare a lui, o a quello che avevano passato insieme, sin dalla prima volta che le aveva proposto l’accordo al campo da quiddich, le sue belle parole quando l’avevano infilata a fare il cercatore, fino al momento in cui avevano fato l’amore, e si erano lasciati andare sotto la pioggia.

“smettila di pensare a Blaise Zabini”, si disse mentre si infilava le scarpe con il tacco alto. Manteneva l’equilibrio a malapena.

-          Mi sento un po’ fuori luogo, insomma il bianco non sta bene con i miei capelli.

-          Scherzi spero. Stai davvero bene Gin, adesso manca solo un sorriso sul tuo volto.

Già, un sorriso difficile da fare.

Dopo un bel po’ di tempo, passando in rassegna ogni genere di abiti da sera, uscirono soddisfatte dal negozio. Festeggiarono con un paio di burro birre ai tre manici di scopa, naturalmente erano tutti presenti, compresa la pecora nera di Hogwarts insieme a Blaise Zabini, che pareva alquanto sciupato.

La confusione di studenti all’interno del caratteristico locale, riusciva a coprirlo, facendo in modo che non si notassero le loro moine irritanti.

-          Ok, io non credo di farcela.

-          A fare cosa Gin?

-          Sopportarli ancora, preferirei passare giorni interi a seguire lezioni di pozioni, o trasfigurazione. Non riesco a vederli insieme come se nulla fosse accaduto.

Si alzò in modo prepotente facendosi notare. Soprattutto quando la porta del pub venne sbattuta in modo violento facendo tremare un piccolo specchio parlante appeso vicino.

-          Secondo me ha un solo problema.

-          Sarebbe?

-          È innamorata di Blaise Zabini, e lui è … un coglione.

-          Parole sante Luna. Parole sante.

Continuava a camminare, per la strada che conduceva alla scuola, non si trattava di poche miglia, ma le sembrò quasi che non fosse mai abbastanza. Aveva voglia di fumare.

Cercò nella sua borsa il pacchetto di sigarette e l’accendino. Si sedette sull’erba per godersi la fresca aria della sera. Rimettendo a posto il pacchetto, si rese conto di aver dimenticato una cosa nella sua borsa di medie dimensioni.

Il libro dell’aminta che stava leggendo sul treno, di nuovo lì tra le sue mani, la favola della scettica che rifiuta amore, e dopo aver quasi perso lui, si ravvede e apre il suo cuore. Sfogliò quelle pagine impaziente, ad un certo punto, cadde un fiore secco e mal ridotto, un margherita.

“Ne sarà valsa la pena” … la voce di Blaise, quando erano solo dei bambini che giocavano insieme, di nascosto dai genitori.

Piccole lacrime dai suoi occhi color nocciola, e la dura realtà che la schiacciava come un pesante masso.

Lui , le mancava da morire, anche solo il suo sorriso beffardo, significava qualcosa. Il battito accelerato del suo cuore, e la consapevolezza che forse, come Silvia, anche lei aveva creato intorno a se uno scudo per proteggersi.

-          Aidan!

Lo chiamò a gran voce, piangendo lacrime amare.

Nessuna risposta, il vento sussurrava e fischiava tra le fronde degli albero, ma non c’era traccia del piccolo dio dell’amore.

Stringendo quel fiore secco tra le sue mani, sentiva un forte dolore al petto, si sentiva stanca e vinta.

-          Non devi piangere Gin, io ti sento sempre.

-          Allora spiegami, che cosa devo fare? Una volta mi hai detto che guardando nei miei occhi, avresti visto ciò che desideravo. Fallo, perché io ho paura di conoscere la risposta.

Vederla così, con gli occhi rossi, gonfi di lacrime, gli spezzava il cuore. Ne aveva viste di persone soffrire, ma nessuno di loro era un  … amico. Amore non aveva mia avuto un amico in tutti i secoli che aveva vissuto.

Una volta aveva avuto una conversazione sincera con Napoleone, ma quell’uomo era troppo cocciuto, pensava sempre alla politica e troppo poco alla sua donna.

Toccò il volto della ragazza con le sue mani, raccogliendo le lacrime, come fossero delle pietre preziose da conservare per sempre.

-          Non sprecarle mai principessa, perché racchiudono i frammenti del tuo dolore. Sono sempre un insegnamento.

-          Guarda i miei occhi Aidan.

Aveva quasi paura a guardare, non voleva trovarci di nuovo la nebbia, ma le sue suppliche erano dolorose come le fiamme di Marte, come le guerre che lui aveva causato. Questa volta rimase sorpreso.

Guardandola, non vide altro che il cielo limpido, sotto il quale due bambini giocavano, due bambini che rappresentavano il significato del primo amore. E quegli occhi neri come la notte, potevano appartenere solo a lui.

-          A quanto pare, abbiamo un problema da risolvere.

-          Cazzo lo sapevo.

-          Principessa, quello che c’è tra di voi, è complicato e non si può risolvere facilmente. Ma ti posso dire con certezza, che esiste un solo modo efficace, i mortali lo fanno da sempre.

-          Sarebbe?

-          Onestamente, dire le cose come stanno in faccia, apertamente e tutto va a posto.

Ripensando al tempo che stava passando, si rese conto, che se avesse perso Aidan, se ne sarebbe andato anche un pezzo della sua anima. Dal primo momento in cui lo aveva visto, quando si era seduto di fronte a lei in sala grande.

-          Non lasciarmi mai Aidan.

Rimasero lì, seduti ad ascoltare il vento, che narrava di amori lontani, che narrava favole meravigliose, e lui, per quanto fosse un mistero, l’aveva fatta sentire come la protagonista di una di quelle favore, una principessa, come affettuosamente la chiamava spesso.

La sera del ballo del ceppo, tutta

la torre di Grifondoro era in fermento. Calì e sua sorella Padma stavano correndo per le stanze delle ragazze alla ricerca di una mano per sistemare i riccioli un po’ sformati a causa di un incantesimo. Naturalmente girava voce sull’incredibile sorpresa di Ginny Weasley. Il suo accompagnatore non era di Grifondoro e nemmeno di Tassorosso, rimanevano due opzioni, e Ron stava sudando freddo nella casa comune, mentre attendeva Hermione. Harry era già sceso a cercare Cho, la sua accompagnatrice.

Quando Ronald vide la sua sorellina, rimase di sasso. Non era più una bambina, sembrava quasi avesse una grossa insegna luminosa in fronte.

Era bellissima, aveva aggiunto una collana di perle al tutto, e tirato su i capelli, quasi a sembrare una dea greca.

Salutato il fratello con un cenno, seguì Neville fino al luogo in cui l’attendevano Luna, Pansy, Theodore e Draco Malfoy.

Si sentiva un po’ agitata, ma la presa forte del suo compagno di casa, la faceva sentire al sicuro, pronta a prendere il controllo della sua vita, ad essere solo Ginevra Weasley, libera dai limiti, dalle convenzioni e dalle frasi fatte. Se il coraggio lo aveva trovato la principessa delle serpi, non poteva riuscirci anche la piccola sorella del famoso Ron Weasley?

Si sentivano un po’ come dei liceali babbani, consci che tra pochi mesi, non sarebbe rimasto niente di tutto ciò.

Guardando Draco Malfoy, si rese conto che, se fosse rimasta sola su un isola deserta, non si sarebbe portata un libro, ma avrebbe voluto lui, il più grande interlocutore, dialogatore, che avesse mai incontrato.

Bellissimo nel suo smoking nero che profumava dell’oro dei galeoni.

Aidan decise di immortalare quel momento, per farlo rimanere per sempre nella loro memoria. Luna che con un po’ di vergogna teneva il braccio muscoloso di Theodore, Pansy che stringeva la mano di Neville, e Ginny che abbracciava il suo accompagnatore stringendo la piccola mano di Aidan,.

Sorridenti, con quel ricordo che nessuna pozione avrebbe mai cancellato. Sentivano gli sguardi degli studenti su di loro, Harry sembrava sul punto di svenire, Ron era pietrificato sulle scale con Hermione che lo reggeva a malapena. L’unico sorriso sincero, che non avrei mai dimenticato, era quello di Severus Piton che non sembrava del tutto sorpreso. Eddie, sacrificato in un completo fin troppo stretto, cercava di trattenere il respiro e la delusione. Del suo padrone non c’era alcuna traccia in sala, tantomeno di Daphne.

Gin cercò di trattenere la calma, mentre Neville le porgeva un bicchiere di champagne.

Lo bevve tutto di un fiato, lasciando che le annebbiasse la mente, ma nulla sembrava funzionare. Continuava a cercarlo con lo sguardo tra la gente, sentiva un sacco di voci ma non le importava, doveva dirgli la verità prima che fosse troppo tardi.

Draco Malfoy non era uno stupido, sapeva che cosa stava cercando. Posò la sua mano sulla spalla seminuda di Ginevra che non ebbe bisogno di dire nulla.  per almeno quaranta minuti, si fece trascinare sulla pista da ballo, inebriata dalla musica, trattenendo la sua delusione, nascondendo il viso grazie al petto muscoloso di Malfoy.

-          Non c’è, sono certo che questa sera non ci sarà.

Per un secondo, pensò di essere stata l’ultima persona ad accorgersi dei suoi stessi sentimenti. Chiedendo scusa a Malfoy, corse a cercare il piccolo Aidan e lo vide fuori, sul balcone, nascosto dalla gente e nascosto dalla musica.

In silenzio, dietro di lui, osservava il cielo. I tuoi sembravano più forti del normale, e il lampi stessi incutevano un senso di inquietudine, si preannunciava un forte temporale, nonostante la pioggia non avesse ancora cominciato a cadere.

Nonostante fosse impossibile, in cielo, lontanissima, splendeva una stessa, come a significare qualcosa.

-          Lui non verrà questa sera.

-          Lo so Principessa. Ma questa stella mi ha indicato il luogo dove ora si trova. Aiolos, custode delle tempeste di vento, mi ha comunicato che porterà il tuo messaggio ovunque lui si trovi. Non avere paura, nessuno apparte lui ti sentirà.

Rimase immobile a fissare il cielo, forse era la peggiore delle pazzie, forse non avrebbe funzionato o sarebbe stato inutile.

Tutte queste chiacchiere ormai stavano a zero, Ginevra Molly Weasley era innamorata, forse lo era stata sin dal giorno in cui lui aveva detto “Ne sarà valsa la pena”.

-          Io sono innamorata di Blaise Zabini.

-          Allora parlagli Ginny, lascia che gli dei delle tempeste, portino a lui il tuo messaggio

Strinse fortissimo la mano di Aidan, sapeva esattamente le parole giuste da usare, e lui le avrebbe capite.

Ginevra Weasley si rese conto di aver imparato qualcosa di molto importante, di aver sottovalutato il battito del suo cuore, il fiato che le mancava, e prima che fosse troppo tardi urlò al cielo.

-          Eravamo fatti per proteggerci reciprocamente l’uno dall’altra, avevamo bisogno di creare insieme, l’uno attraverso l’altra, il posto nel mondo che ci era stato negato in origine.

Dal cielo un tuono. Come la sua risposta, come un segno ad indicarle, che lui l’avrebbe sentita, sotto qualsiasi cielo si trovasse, anche il più distante. Forse era davvero troppo tardi, ma gli occhi speranzosi di un Dio, nascosto sotto le spoglie di un undicenne, furono l’incoraggiamento sperato da tutta una vita.

-          Se avessimo un’altra vita, dovremo trascorrerla insieme.

Improvvisamente la pioggia. Tutto questo sarebbe realmente bastato? Gin se lo chiedeva e sembrava impaziente.

-          Andiamo Weasley, se proprio devi dire qualcosa, dobbiamo andare a Parigi.

Draco Malfoy era di fronte a lei, le stava tendendo la mano cercando di comportarsi in maniera differente. Al di là di Daphne, Blaise rimaneva comunque il suo migliore amico, e gli avrebbe evitato volentieri di commettere il peggior sbaglio della sua vita.

Guardando Aidan, lo ringraziò con tutto il cuore per tutto il bene che le aveva fatto. Afferrò la mano del re delle serpi, seguendolo, correndo per scalini infiniti seguita da Luna Lovegood, la sua migliore amica che non l’avrebbe mai lasciata sola.

Si trovarono tutti e tre davanti allo sgabuzzino delle scope, lo stesso di cui Gin aveva la chiave.

Rimuginarono sul da farsi, prima di aprire la porta, ma non avevano nulla di particolare da fare, se non correre per le vie di Parigi.

La lampadina, illuminata dai lampi, era ancora lì, sulla mensola. La passaporta che le aveva indicato la giusta direzione molti mesi prima.

-          Grazie del vostro aiuto.

-          Noi veniamo con te. Per tornare indietro ti servo io, sono maggiorenne e posso usare la magia, coraggio andiamo.

In men che non si dica, si trovarono proprio a due passi dalla Torre Eiffel. Pioveva a dirotto, e tutti i babbani nei dintorni si erano fermati ad ammirare questi tre adolescenti tutti eleganti che correvano sotto la pioggia.

Ginevra Weasley decise di tentare con l’unico posto, in cui lo aveva visto due volte. Corse a perdifiato, bagnata fradicia e scalza, per le strade della capitale francese, cercava di fare attenzione ad ogni singola insegna per arrivare a Place de la Concorde. Le facevano male le gambe, ma non voleva mollare, non di nuovo. Questa volta lo avrebbe obbligato ad affrontarla e ad essere sincero.

Non riusciva a vedere nemmeno più i suoi amici, da quanto aveva affrettato il passo. Provò a chiamarlo a gran voce, nessuna risposta. Le lacrime mischiate alla pioggia nascondevano il suo dolore.

Entrò nel locale, dove era stata con lui. Sotto lo sguardo attonito del barman e di qualche cliente, si guardava attorno cercandolo.

-          Avete per caso visto un ragazzo, moro con gli occhi neri. Probabilmente insieme a una bionda un po’ volgare.

-          Certo signorina, se hanno la sua stessa età, sono andati verso Notre Dame, dieci minuti fa.

-          Grazie mille.

L’uomo le sorrise e la guardò fisso fino a che non scomparve nella notte, tra la pioggia. Aidan continuava a vedere la sua principessa, le indicava la strada aiutato dagli dei delle tempeste.

Venere stessa, la seguiva, da lontano per assicurarsi che arrivasse a destinazione.

Giunse priva di fiato proprio davanti alla cattedrale di Notre Dame, proprio alla porta del giudizio universale.

Sorrise amaramente cercando qualche figura, intorno a lei solo il nulla, solo la pioggia che cadeva incessante.

Aveva fallito? Era stato inutile farsi uscire il cuore dal petto? Oh se avesse potuto metterlo su quella bilancia … non sarebbe stato difficile immaginare da che parte tendesse.

-          Wes io ti avevo avvisato.

-          Blaise Zabini, mi hai sentito?

-          Fin troppo bene. Che cosa diavolo ti sei messa in testa.

-          Avevo bisogno di parlare con te, di trovarti.

Gli occhi neri la scrutavano impassibili, non sembravano essere impietositi dal suo aspetto così mal ridotto a causa della pioggia, dal fatto che tremasse, che sentisse il bisogno di sbattersi così tanto solo per potergli parlare.

-          Ho sbagliato B. ho creduto di avere il controllo dei miei desideri, della mia vita. Ho cercato di essere come Daphne Greengrass, volevo che tu mi insegnassi ad essere bella, ad essere femminile, ad essere una persona che io non sarò mai. A farmi capire tutto questo, sono state delle persone magnifiche, ma soprattutto, un bambino. Nel ricordo della mia infanzia, ho visto un bambino che giocava con me, nonostante i suoi genitori glielo impedissero, lo stesso bambino che mi ha detto la cosa più importante: “ne sarà valsa la pena”.

Prese la mano di Blaise facendogli prendere qualcosa tra le mani. La margherita secca che gli aveva dato, tanti anni fa, troppi per essere ricordati.

-          Io credo di essermi innamorata di te quel giorno. Certo l’ho fatto con l’innocenza che si può avere a nove anni, ma l’ho fatto e sono qui adesso. Tu mi hai detto che avremmo vinto entrambi, invece io, sono la peggiore delle persone sconfitte. Mi sono fatta la peggiore corsa della mia vita, scalza per le strade di Parigi, ho chiesto agli Dei di farti sentire la mia voce … io sono innamorata di te Blaise. Cristo B, sto cercando di dirti che ti amo.

 




Ok, sono un pò più carina adesso *.* diciamo che mi piaceva l'idea di quel gruppo di amici un pò atipico. Adesso siamo arrivati al momento in cui si dice la verità. Ne hanno parlato a fondo ed è giusto che arrivino a un bivio. Spero vi piaccia! Aspetto commenti

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Redemption ***


Non se lo aspettava. L’espressione del suo volto raccontava sorpresa, raccontava una storia diversa da quella che tutti credevano. In parte si sentiva coinvolto, sapeva che non dovevano ignorare quei rumori, ma dall’altra parte, non sarebbe mai stato possibile.

-          Weasley. Guardami. No, non si può.

-          Non si può? Ma ti sei ammattito?

-          Io non ti amo. E adesso basta con queste sciocchezze.

-          Così io sarei una sciocca? B. svegliati! Abbiamo fatto l’amore, abbiamo condiviso qualcosa, e tu … sei solamente un cazzo di bugiardo.

Daphne, a distanza di sicurezza, sorrideva vincente, di nuovo. Qualsiasi tentativo della rossa sarebbe stato vano. Adesso ne era certa, adesso lo sapeva. Non serviva un Dio dell’amore a quel bastardo di Blaise Zabini, serviva un plotone d’esecuzione.

-          Alla gente, piacciono i vincitori … non prendiamoci in giro come fanno i babbani, l’importante è vincere, non partecipare. Mi hai detto questo ricordi?

-          Basta parlarne, è chiusa, qualsiasi cosa ci sia stato è chiusa.

-          È così imbarazzante avere a che fare con me? Farti vedere insieme a me? A volte credo, che anche se fossi piena di soldi, con una reputazione immacolata, con il più bel guardaroba del mondo, tu non riusciresti mai a guardarmi come guardi lei.

Sentiva un grande impulso, sentiva che stavano per scenderle le lacrime. Non si accorse che il principe delle serpi aveva estratto la bacchetta, non si era accorta che la puntava alla sua fronte, come soprattutto, non si era reso conto che lui aveva appena pronunciato un incantesimo per cancellarle la memoria.

Daphne rideva, sguaiatamente, se avesse abbandonato il suo decoro da purosangue, si sarebbe anche messa a saltare dalla felicità.

Ginny sentiva una strana sensazione, sentiva il bisogno di fare un ultimo tentativo, di nuovo contro quel muro. Voleva tirargli uno schiaffo, ma sarebbe stato inutile. Sentiva la necessità di dire qualcosa, di fare qualcosa, ma non ricordava il perché.

-          Blaise, questo è scorretto. Non è assolutamente da te.

-          Draco che vuoi? Giudicarmi? Farmi sentire in colpa perché ho appena cancellato la memoria della Weasley?

-          Non sono un santo, sono un peccatore. Ho un padre che rappresenta tutte le cose più orribili di questo mondo, che sconta la sua condanna in prigione, obbligato a riflettere sulle sue colpe, sulle sue scelte, ma almeno, domani mattina quando entrerò nella sala grande, avrò ancora il coraggio di tenere la testa alta.

Blaise si chiese come fosse possibile, che il re delle serpi arrivasse ad essere tanto melenso. Ma Draco Malfoy non era una persona melensa, era un uomo che aveva il coraggio delle proprie azioni, che sapeva riconoscere il limite entro cui bisognava spingersi. Avranno anche cercato di farlo diventare un Mangiamorte, ma non era comunque caduto così in basso. Conosceva il suo migliore amico, cazzo se lo conosceva bene. Era come un fratello, che gli aveva sempre guardato le spalle.

-          Vuoi sapere perché sono stato con Daphne?

-          Ha importanza?

-          Si che ne ha. Ho visto come ti aveva ridotto, quella è una stronza maligna, con me non sarebbe mai riuscita a fare quello che ha fatto a te. Mi dispiace di non esserci riuscito amico mio. Ti cedo volentieri la mia corona, non mi interessa usare questi mezzi.

Il re che rinunciava alla sua corona per difendere una serva? Possibile che il suo amico Draco Malfoy fosse caduto così in basso?

Blaise rimase basito dalla situazione. Ma era davvero Draco quello che aveva toccato il fondo?

Ginevra si volse a guardare Blaise, mise la mano sul braccio di Draco e sorrise amaramente, non aveva più bisogno di mentire o nascondersi.

-          Sarei stata la migliore avventura della tua vita.

Disse Ginny rivolta a Blaise Zabini.

Ricordava ancora? Nonostante la magia? Non c’erano assolutamente dubbi e questa volta, non era merito di Aidan, ma la magia non poteva cancellare un sentimento sincero. Questa regola non poteva essere infranta, nemmeno da un Dio, figuriamoci da un mortale.

-          Andiamo Malfoy, ti offro un caffè che ne dici?

-          Meglio un Scotch Weasley.

Era come se Blaise non ci fosse più. Camminarono diretti verso Luna Lovegood che li aspettava insieme a tutti gli altri. Percorsero un sacco di strade, ma alla fine, entrarono tutti belli e agghindati nel piccolo bistrot che si affacciava sull’antico obelisco.

Il barista, avendo visto le loro facce, gli aveva portato sei bicchierini e una bottiglia di scotch aggiungendo solo due parole “Alla vostra”.

-          Che cosa è questa roba?

Pansy sembrava alquanto scettica.

-          È una bevanda babbana, alcolica, dal gusto forte. In certi casi è … terapeutica?

-          Grazie di essere stati con me. Vi ho rovinato il ballo.

-          Stai scherzando? È uguale a tutti gli altri, a parte l’entusiasmo crescente della Mc Granitt quando si tratta di valzer.

Neville era divertente. Quell’aria rilassata ci voleva proprio. Non si sarebbe mai aspettata che Blaise facesse una cosa del genere, ma comunque sarebbe andata, forse era giusto così.

Quello che aveva visto stasera, quello che aveva imparato quella sera, era la lezione più importante. Almeno aveva ancora i suoi amici, che si sarebbero diplomati in poco tempo, ma che sarebbero rimasti impressi, in uno di quei ricordi che non si potevano cancellare.

Decise di uscire un secondo dal locale, da sola.

Aidan era lì fuori che guardava il limpido cielo di Parigi. Era così dolce il suo viso e non lo avrebbe mai dimenticato.

-          Te ne andrai vero?

-          Principessa io vado, dove c’è qualcuno che ha bisogno di trovare la strada. Con voi ho fallito, non ho visto oltre la nebbia, ma tu non avevi bisogno di me, per sapere cosa desiderare.
Mi è piaciuto stare con i mortali, normalmente non sono mai abbastanza rilevanti, da lasciare un segno permanente. Con voi sarà diverso, ovunque andrò, mi rimarrà sempre un pezzo di voi.

-          Ti prego non te ne andare, io ti voglio bene Aidan.

Nessun immortale aveva provato ciò che ora provava lui. La sua principessa era lì. Normalmente gli esseri umani non badavano a loro, non li ringraziavano e non li amavano.

Perfino Venere, che osservava la scena, dovette ricredersi sul suo scetticismo. Forse non tutti i mortali erano delle persone malvagie, delle persone che meritavano le pene per gli errori commessi.

E se qualcuno commuoveva la dea della bellezza, cinica e stanca, allora non era ancora finita. Guardare suo figlio così, triste, le fece comprendere appieno quanto difficile sarebbe stato abbandonarli.

-          Se vuol restare, sono certo che una soluzione si può trovare.

-          Zeus, da quando ti scomodi per venire ai piani bassi?

Zeus, il dio della folgore, padre di tutti gli dei dell’olimpo, si era lasciato commuovere davvero dall’umanità che adesso portava rispetto al piccolo Eros, o Amore, qual dir si voglia?

Era l’alba, splendidi colori dipingevano il cielo. Tutti erano fuori a godersi quel momento. Si forse sarebbe davvero finita, forse ognuno di loro avrebbe scelto strade diverse, sarebbe sparito, ma che importanza aveva? La voce di Venere giunse fino a suo figlio, ci avrebbe pensato lei a qualsiasi cosa. Era stanca di vedere le persone soffrire.

Nelle notti seguenti, l’ufficio di Piton era diventato un club degli scacchi. Eddie era entusiasta, aveva trovato un degno avversario in Draco Malfoy, mentre Severus ne aveva vinto una contro Luna Lovegood che proprio non riusciva a capirne le regole.

A scuola giravano un sacco di voci. La più diffusa era quella che raccontava di come, una atipica coalizione di sei personaggi in cerca di autore, fosse sparita la notte del ballo del ceppo. Un’altra ancora, raccontava di Draco Malfoy che non parlava più con il suo migliore amico, o che usciva con la Weasley.

Ronald Weasley, quest’ultima non la sopportava e non la capiva.

Gin gli aveva assicurato che non era così, ma era deciso a sapere la verità, tanto che l’aspettava in camera sua, nonostante il divieto tassativo di non entrare nel dormitorio delle ragazze.

Era mezzanotte passata, della sua piccola sorellina non c’era alcuna traccia, cominciava ad agitarsi, ma per fortuna sua, il pomello della porta venne girato con delicato silenzio.

-          Ma ti sembra l’ora di arrivare?

Non lo degnò di uno sguardo, anzi prese il suo pigiama e si chiuse in bagno. Per quanto volesse evitarlo, doveva parlare con suo fratello e spiegargli le sue ragioni.

-          Ron, voglio che tu mi capisca. Non mi piace l’idea di litigare per i prossimi dieci anni, ti voglio bene e sai che non farei delle sciocchezze, a meno che non giudichi che sia la scelta giusta.

-          Tu esci con Draco Malfoy!

-          No, mi ha accompagnato al ballo e basta, si è rivelato un buon “amico” nel momento in cui ne avevo più bisogno. Ti sei sempre fidato delle mie scelte.

Ronald Weasley non era tranquillo. Si rigirava la bacchetta tra le mani, nervosamente, guardando la sua sorellina di tanto in tanto.

Aveva sempre desiderato vederla insieme ad Harry, ma tutto era durato troppo poco, e ultimamente, si era accorto che doveva esserci qualcuno tanto stupido da farla soffrire.

-          Io non voglio che ci rimani scottata, la vita fuori da qui, è un po’ diversa, è reale e non voglio che tu finisca in un giro di persone altezzose e piene di soldi che ti fanno fare le peggiori sciocchezze.

-          Senti, io ti sto solo dicendo di fidarti di me, c’è anche Neville, c’è Luna. Su di loro non hai nulla di cui preoccuparti. Per quanto la cosa non ti piaccia, io continuerò ad essere amica loro. Se un giorno cambierai idea, sarà un vero piacere presentarti i miei amici.

-          Li conosco già …

-          No fratello, tu non li conosci.

Ginny lo invitò gentilmente ad accomodarsi fuori dalla sua stanza.

Nel frattempo, giù nella tana delle serpi, l’ormai deposto re, organizzava le sue vacanze estive con gli amici. Avrebbero passato tre mesi nella tenuta in campagna di Pansy, da qualche parte in Irlanda.

Una volta cominciato l’autunno, ognuno avrebbe preso la propria strada.

Ministero, o avvocatura magica.

Redenzione, è una concezione di tipo religioso che fa parte dei mortali, da secoli. Alcune volte, per raggiungere quello stato, è necessario pagare un prezzo molto alto. Questo lo sapevano tutti, lo sapevano anche gli immortali Dei. Redemption, è l’ultimo rifugio del traditore, che a sua volta è diventato un tradito.

Blaise Zabini era rimasto solo, nel suo grande letto. La sua ragazza era rinchiusa in doccia da quasi mezz’ora, e lui non riusciva a smettere di pensare. Forse avrebbe dovuto pensare alle sue scelte prima di decidere cosa era più importante. Suo padre e sua madre, gli avevano sempre detto di fare la scelta giusta, e con giusta significava “la migliore nel rispetto della tua razza”, ma se anche Draco Lucius Malfoy, era cambiato così tanto, forse valeva la pena rifletterci su.

Cominciò a leggere uno dei suoi pesanti tomi di Trasfigurazioni, a giorni si sarebbero svolti gli esami. Non sarebbe mai diventato un Mangiamorte, ormai la guerra era finita, gli sarebbe toccato decidere tra un importante incarico al ministero della magia, oppure intraprendere l’attività di avvocato, ma tutte le soluzioni includevano sempre suo padre o qualche sciocca idea si superiorità razziale. “l’apparenza è tutto” .

-          Tutto bene amore … ?

Eccola, la sua splendida ragazza, per cui aveva rinunciato ad ogni cosa, per cui aveva chiuso la porta in faccia al suo migliore amico, a suo fratello. Era certo che lei lo avesse capito. 

-          Riflettevo, su cosa fare dopo che uscirò da questa scuola. Potremmo parlarne magari facendo un viaggio insieme. Pensavo di tornare a Parigi questa estate … che ne pensi?

-          In mezzo ai babbani?

Annuì, gli era piaciuto da sempre, sgattaiolare via per qualche giorno, passare dei week end nel suo rifugio. Aveva anche pensato all’idea di tornare in quel piacevole albergo.

-          Ti stai per caso rammollendo Blaise? Gente come noi, non si mischia alla feccia, non si rintana in topaie da poco prezzo, non fa a meno della magia.

-          Che avresti in mente?

-          Il mio immenso maniero, una sistemazione comoda e adatta a persone del nostro calibro. Non succederà una seconda volta, non ho la minima intenzione di frequentare babbani una seconda volta. Sono sporchi, sono deboli e sono miseri … buoni da usare come cani in una battuta di caccia.

Ok forse le sue idee erano alquanto estremiste. Rimase in silenzio a guardarla mentre si rivestiva. Normalmente, avrebbe desiderato bramare quel corpo, toccare la sua pelle, e fare l’amore con lei fino a svenire. Ma quel giorno invece non lo fece. Rimase sul suo letto, studiando per gli esami, distratto dalle sporadiche risate che udiva dal salotto della sala comune.

Non fece l’amore con lei per tante settimane, il giorno prima del suo primo esame, stava per cedere, ma si sentì stupido ad accettarlo. Decise invece di passare ogni minuto, a studiare e smettere di pensare.

A cosa poteva mai pensare il nuovo Re delle serpi?

Gli era successa una cosa che lo aveva turbato. Qualche notte prima, mentre tutta la scuola dormiva, mentre la sua donna indispettiva lo aveva lasciato solo, si era affacciato dalla torre di Astronomia, aveva guardato in basso, aveva ammirato per l’ultima volta il giardino, il lago nero e la foresta proibita.

Aveva visto una ragazza, un maschiaccio vestito con i jeans sgualciti e una maglietta lisa dall’eccessivo utilizzo. Se ne stava sdraiata sul l’erba umida, si era anche sporcata di fango, e tirava piccoli sassolini facendoli rimbalzare sulla superficie dell’acqua.

Giurò a se stesso di averla vista piangere, le lacrime accarezzavano le sue lentiggini e la rendevano splendida.

Non era elegante nei modi, non era femminile, non era Daphne. Eppure anche se avesse avuto addosso una coperta stracciata, sarebbe sembrata lo stesso una principessa.

Mettendo le mani in tasca, aveva trovato una cosa. La stessa margherita che aveva raccolto, un fiore comune, semplice e nemmeno così tanto particolare, ma che era stato importante quando aveva dieci anni.

Tornò nella sua stanza, non prima di essere passato nella serra di erbologia, per raccogliere una margherita da uno dei vasi preparati da qualche studente del primo anno. Ritornando nella sua stanza, vide la sua Daphne che sdraiata sul letto lo aspettava.

-          Perché ci hai messo tanto?

-          Volevo prendere una cosa per te.

Le porse la piccola margherita, purtroppo senza sortire l’effetto desiderato, visto che lei, guardandolo scettico, cominciò a ridere.

-          Lo trovi divertente?

-          Amore ti hanno fatto un imperius? Questa roba è … adatta a persone pezzenti che non possono permettersi nemmeno di guadagnare un paio di galeoni. Lo sai che mi piacciono le cose raffinate, questo coso è … disgustoso.

L’ultimo giorno, l’esame di babbanologia, era diverso da come ognuno se lo aspettava. Non era un test con delle domande che richiedevano massimo dieci righe di risposta. Era una pergamena bianca, senza titolo.

Silente si era soffermato a spiegare loro, una cosa molto importante.

-          Quest’anno, abbiamo imparato un sacco di cose nuove, dalle pozioni avanzate, alla cura delle piante più pericolose e anche velenose. So che molti di voi, non erano entusiasti del corso, obbligatorio, di babbanologia.

Per questo motivo, abbiamo deciso che l’esame non andava studiato sui libri di scuola. La lezione più importante di tale materia, è stata la vostra gita a Parigi. Per questo io vi chiedo di parlare dei cambiamenti, di ciò che questa nuova esperienza ha significato per voi. Personalmente, ho notato delle sorprese piacevoli che mi hanno colpito. Non vi sto chiedendo di raccontare cosa avete fatto, ma di provare a descrivere il vostro significato della parola “cambiamento”. Tra meno di settantadue ore, uscirete da questa scuola, questa è l’ultima prova che dovrete affrontare prima di scegliere la vostra strada da intraprendere. Buona fortuna ragazzi miei, perché a discapito della casa a cui appartenete, non è uno stemma a fare l’uomo o la donna che diventerete.     

Tutti rimasero alquanto perplessi dalle parole del Preside. Chinati sulle loro pergamene bianche, alcuni volti noti, riflettevano sulle parole che aveva senso dire in quel momento.

 

Alcune volte, mentre camminavo per le strade di Parigi, mi sono soffermato a guardare il modo in cui interagivano i babbani.

Ho visto una donna con una pesante valigia. Non c’era un elfo domestico a portargliela, non aveva la bacchetta magica o un incantesimo che risolvesse il suo problema. Pensavo fosse divertente il modo in cui le andavano le cose, poi un uomo le si è avvicinato, e l’ha aiutata, ricevendo in cambio solo un sorriso.

In quei giorni, a contatto con persone che avrei evitato volentieri, ho visto il cambiamento. Tutti i miei amici, vestiti in maniera normale, si confondevano con il resto degli studenti. Ho visto Pansy Parkynson che parlava e rideva con la Weasley e la Lovegood.

Forse erano dei matti. Ma poi quel cambiamento, ha cercato di investire anche me. Ho pensato di cedere ma lo stemma sulla mia divisa non si è staccato, e sono rimasto sempre lo stesso.

Al contrario, qualcuno di impensabile, sotto i miei occhi, è cambiato radicalmente, e mi sono messo a ridere. Mi sono chiesto anche, se era normale che un re, si chinasse ad aiutare una serva.

Mi è sempre stato insegnato, che l’apparenza è tutto, la prima regola che i genitori ci insegnano, per prepararci al momento in cui entriamo ad Hogwarts, e ci confrontiamo con quelli che sono inferiori a noi.

Adesso mi pongo una domanda. Una sola persona può cambiare radicalmente la nostra vita?

Io mi sono estraniato dal significato di questa parola, ho lasciato che tutti intorno a me, andassero avanti, lasciandomi indietro.

Un uomo che stimo, una volta disse.

“cambiare non è sintomo di vigliaccheria. È caso mai, il coraggio di alzare lo sguardo per affrontare tutta la vita che abbiamo davanti, avendo la forza di non vergognarci mai delle nostre scelte”. Ho riso quel giorno, ma guardando le cose con il senno di poi, forse aveva ragione.

Severus Piton, lo stesso uomo che mi disse quella cosa, mi ha costretto a leggere un testo della sua biblioteca, e un passaggio, che mi permetto di citare, mi è rimasto impresso.

non è poco il tempo a nostra disposizione, è molto invece quello che perdiamo. La vita è lunga abbastanza e ci è stata data con generosità per la realizzazione delle cose più grandi, se fosse tutta impiegata bene. Ma quando va persa nel lusso e nell’indolenza, quando non la si spende per nulla di buono, soltanto sotto la minaccia della morte, ci rendiamo conto che è passata, e non ci eravamo accorti che passasse.

Per quanto grandi, anche le ricchezze di un Re, quando cadono nelle mani d’un cattivo padrone, vengono sperperate in un attimo.”

Queste cose, le ha scritte un babbano. Sono rimasto scettico all’inizio. Ma adesso che sono giunto fino a qui, mi sento abbastanza sicuro per poter dire che ho sbagliato. Forse sono andato un po’ fuori tema, ma il cambiamento, bussa alla nostra porta e sta solo a noi, non essere così stupidi, da lasciare che vada via, senza permetterci di fare qualcosa di giusto, per quanto sbagliato agli occhi di tutti.

Oggi, mi sono tolto quella divisa. E queste parole, sono la testimonianza, che la parola Cambiamento, è possibile anche per gente come me.

 

Blaise Zabini.                

 

 

Alzandosi per consegnare il compito, fece un gesto innaturale. Si tolse il mantello, nascondendo lo stemma della casa dei Serpeverde. Non che si fosse pentito di averne fatto parte, ma ciò che aveva imparato con quel semplice tema, era l’importanza di chiamarsi Blaise Zabini. Un ragazzo, normale, pieno di dubbi, che si sentiva inferiore nonostante portasse la corona. Inferiore a cosa? A un dispotico e arrogante Re, che si era inginocchiato a tendere una mano ad una serva, aiutandola ad alzarsi, ricevendo in cambio solamente un sorriso.

 

 




Bene bene ... il prossimo capitolo è l'ultimo. ho già in mente una nuova storia. Comunque, sappiate che le vostre parole sono sempre la mia soddisfazione maggiore. Mi dispiace che questa coppia non sia così popolare, secondo me sono bellissimi insieme.
Spero di non avervi deluso. Redemption è una parola che significa tanto per me, ed è ciò che succede a Blaise.

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Perchè c'è lei nella tua vita. ***


L’ultima notte ad Hogwarts. A discapito delle previsioni, non è stata Hermione Granger la migliore allieva della scuola. Blaise Zabini l’ha superata, riuscendo ad ottenere un “Oltre ogni previsione” nell’unica materia in cui tutti i Serpeverde avevano fallito. Babbanologia.

Si sarebbe dovuto vergognare per questo, ma non lo fece.

Ginevra Weasley aveva appena finito di passare l’ultima serata con i suoi  amici. Stava salendo ai piani alti, per tornare nella sua sala comune, quando qualcuno la chiamò.

Aidan era proprio alle sue spalle. Sorridendo corse contro di lei, abbracciandola.

-          Che cosa succede?

-          Volevo che fossi tu la prima a saperlo. Passerò l’estate qui a scuola, con Eddie e il professor Piton. Il prossimo anno, a quanto pare saremo di nuovo insieme.

Ginevra cominciò a piangere come una bambina. Stringeva il piccoletto così forte da togliergli il respiro. Una buona notizia finalmente.

-          Tu che farai invece?

-          Parto tra un paio di giorni. Due settimane da sola in crociera sul Nilo. Al mio ritorno andrò a trovare gli altri in Irlanda, insieme a Luna e Neville. Diciamo che ho bisogno di un po’ di tempo per riflettere su alcuni punti che non mi sono chiari.

-          E così la piccola di casa Weasley, va alla scoperta del mondo?

-          Di un modo per non finire al manicomio. È difficile non pensare a Blaise e a tutto quello che è successo nel corso dell’anno. Io sto molto bene, davvero, ma mi serve del tempo da passare in un posto dove nessuno mi troverà, o mi continuerà a chiedere “tutto bene?”.

-          Mi fa piacere. Io invece aiuterò quei due matti nell’arte degli scacchi, e magari imparerò qualcosa da loro.

-          Ti voglio bene lo sai Aidan?

-          Anche io Ginny, e ti ringrazio, per non avermi fatto sentire solo.

Rimasero tutta la notte insieme. I bagagli pronti sul letto, la partenza imminente e nessuna possibilità di uscirne. A loro modo, tutti erano rimasti fregati. Hermione incazzata a morte, non riusciva a credere ai risultati degli esami, al fatto che quella serpe si fosse salvato per un vantaggio in pozioni e un risultato così ottimo in Babbanologia.

Blaise Zabini stava finendo di mettere a posto le sue cose. Si, al contrario degli anni precedenti, non era stato il piccolo Eddie a farlo. Gli aveva lasciato la serata libera per fare tutto quello che voleva, e la possibilità di fare dei programmi per l’estate.

Non aveva ancora parlato con Draco Malfoy, ma era certo che qualcosa avesse intuito. Ciò che premeva, al momento, era risolvere una questione delicata. Seduto sul suo letto, sfogliava un depliant di Parigi, non che ne avesse bisogno, ma lo aiutava a sentirsi meglio con se stesso.

Anche Eddie gli aveva fatto una paternale piuttosto eloquente, e sfortunatamente ogni cosa detta era quella corretta.

“Che si fottano le apparenze Padrone!” aveva urlato il suo più fedele amico. Aspettava Daphne, per comunicargli le sue decisioni, naturalmente la regina, ci metteva sempre troppo tempo, e non avrebbe mai rispettato la puntualità, nemmeno sotto minaccia di una Cruciatus.

 

È notte alta e sono sveglio

Sei sempre tu il mio chiodo fisso,

insieme a te ci stavo bene

e più ti penso e più ti voglio

tutto il casino fatto per averti

per questo amore che era un frutto acerbo

e adesso che ti voglio bene, io, ti perdo.

 

Si sentiva un coglione. Mentre fumava la sua sigaretta, non poté fare a meno di chiedersi. Se da quella porta fosse entrata lei, che cosa avrebbe fatto?

Qualcuno stava girando la maniglia. Per un secondo, sembrò quasi che tutto intorno, il tempo, i rumori, il suo cuore … tutto fermo. Deglutì, facendo cadere la cenere sul pavimento pulito. Desiderò che fosse lei, che fosse quel maschiaccio, di cui si era accorto molto prima che lo facesse chiunque altro.

Era Daphne, che vestita a festa, non si curava minimamente della delusione dipinta sul suo volto. Ricordò il primo giorno di scuola, quando gli aveva pestato le scarpe firmate, con la sua valigia, chiedendo scusa come se non fosse accaduto nulla di che.

Ricordò il pomeriggio al campo da quiddich, quando nervosamente stringeva la scopa, quando si batteva dignitosamente contro Malfoy, comportandosi come uno dei suoi fratelli. Sarebbe stata così bella anche Daphne indossando la divisa della squadra?

Quella leonessa ribelle, gli aveva sempre dato del filo da torcere, su questo non aveva dubbi. Normalmente la gente lo temeva, per il suo fare così ambiguo e calmo, mentre lei, aveva risvegliato il suo fuoco, lo aveva fatto sentire come un vulcano in procinto di eruttare.

 

Ancora … perché io da quella sera

Non ho fatto più l’amore senza te

E non me ne frega niente, senza te

Anche se incontrassi un angelo direi

Non mi fai volare in alto quanto lei.

 

E quel giorno che avevano fatto shopping a Parigi, mentre lei guardava tutto con l’innocenza di una bambina che vedeva il mondo per la prima volta. Anche il suo essere remissiva la rendeva adorabile, quando sorrideva, quando arrossiva perché non voleva essere toccata.

Ciò che faceva più male ricordare, era il modo in cui lo guardava, quando l’aveva presa in braccio e aveva fatto l’amore con lei, baciandola sotto la pioggia il giorno dopo.

Nessuna ragazza che conosceva, era forte come lei. Nessuna avrebbe cambiato la vita di persone come Draco Malfoy, Pansy Parkynson e di Theodore Nott.

Seneca, aveva pienamente ragione, sembrava quasi che “La brevità della vita”, l’avesse scritta guardando al futuro.

-          Non è poco il tempo a nostra disposizione, è molto invece quello che perdiamo.

-          Che diavolo stai dicendo?

-          Pensavo a ciò che disse un autore babbano, vissuto secoli fa. Non pensi che abbia ragione?

-          Penso che il vostro esame ti abbia dato alla testa. Hai passato troppo tempo a contatto con quel mondo così sporco. Ma adesso è finita, domani finalmente lascerai questo posto. Ha perso il suo prestigio nel corso del tempo. Concordi?

-          No. Sono anzi dell’idea, che l’esame di babbanologia sia stata un buona idea. Non ti sei guardata intorno di recente? Sono cambiate alcune cose.

-          Si infatti. Draco Malfoy non è più degno di appartenere al nostro giro, suo padre è fortunato a non dover vedere quello che gli hanno fatto. Gli unici con un po’ di cervello siamo rimasti noi.

-          Tu mi ami Daphne?

Scrollò le spalle come se lui avesse detto una sciocchezza. Poteva anche provare dei sentimenti per lui, ma non aveva bisogno di esternarli.

L’apparenza era l’unica cosa importante, non importava se a discapito dell’amore o della felicità.

Rideva, da solo, lasciando la sua fidanzata perplessa. Si sentiva un vero idiota per aver lasciato tutto. Aveva rinunciato al suo migliore amico per una donna che non era in grado di rispondere “Si ti amo”.

-          Io credo che abbiamo un problema.

-          Che genere di problema? Ah ma chi se ne importa … allora senti, domani ci viene a prendere la carrozza, andremo dritti a casa mia e finalmente ce ne staremo in pace.

Si avvicinò a baciarlo, sperando di fare sesso con lui, ormai glielo negava da un po’ di tempo, e alla regina la cosa non piaceva.

Sorprendentemente, lui si volse di lato, per evitare il contatto con le sue labbra. Magari sarebbe stato additato come un pazzo, ma non aveva assolutamente voglia di baciarla, toccarla o quant’altro.

Si fumava la sua sigaretta, ignorando la presenza di Daphne. Quest’ultima stava cominciando ad irritarsi, ma fare minacce a Blaise Zabini, era come cercare di catturare il sole. Impossibile.

-          Non verrò con te.

-          Mi prendi per il culo spero.

-          Assolutamente no. Domani me ne vado a Parigi, in uno squallido hotel. Voglio stare solo questa estate e rimettere a posto le idee.

 

Notte alta e sono sveglio

Mi rivesto e mi rispoglio

Mi fa smaniare questa voglia

Che prima o poi farò lo sbaglio

Di fare il pazzo e venire sotto casa

Tirare sassi alla finestra accesa

Tirare calci la tua porta chiusa, chiusa.

Perché io da quella sera

Non ho fatto più l’amore senza te

E non me ne frega niente senza te

 

-          Tu sei fuori di testa. Nessuno si prende la libertà di tirare un bidone a Daphne Greengrass!

-          Non ci siamo capiti … io ti sto lasciando.

Rimase di stucco. Non le era mai capitata una cosa del genere. Si insomma sapeva che lui era un strano, ma non avrebbe creduto che l’avrebbe lasciata.

-          Stai esagerando Blaise … io sono perfetta per te. Non sarà che lo fai per quella là vero?

-          Ti lascio perché sono innamorato di un’altra. Non posso stare con lei. Sai il problema di fondo, è che tu sei sempre stata l’unica che io riuscivo a vedere, quando mi ero accorto che poteva esserci un’altra, tu mi hai così tanto incolpato da non lasciarmi scelta. Ho sempre creduto che sarei stato innamorato, o ossessionato, da te fino alla fine dei miei giorni. Sono stato un codardo, mi sono lasciato condizionare da queste idee antiche, senza permettermi di scegliere cosa mi rendesse felice. Forse ho passato troppo tempo in mezzo ai babbani, e mi sono reso conto che loro, per quanto fatichino, per quanto non abbiano la magia che li aiuti a uscire dai guai, sono liberi di scegliere che cosa fare della propria vita. Io sono stanco di essere condizionato dalla mia ossessione per te, non sei nemmeno in grado di esternare i tuoi sentimenti. Ho fatto delle cose orribili, ho cercato di cancellare la memoria di Wes, senza rendermi conto di cosa stavo perdendo. Non sei mai stata quella giusta, e io ho aspettato troppo tempo per capirlo.

-          Me l’hai permesso tu, non hai fatto nulla per impedire che accadesse. Non mi fare la morale …

-          Infatti mi assumo le mie responsabilità. Ma sono certo di una cosa, come non mi capitava da molto tempo. Voglio che tu sparisca dalla mia vita, per sempre.

-          Non oserai sporcarti il sangue, non vale la pena far scoppiare uno scandalo solo per toglierti uno sfizio.

-          Ed è qui che ti sbagli. È proprio per queste regole sciocche, che sono certo ne sarà valsa la pena.

E quella notte, un’altra persona commise un cambiamento. Eddie era fiero del suo padrone, dal suo piccolo angolo nell’armadio, lo osservava riprendere il controllo della sua vita.

Finalmente Daphne Greengrass aveva perso la partita.

La mattina seguente era triste. Doversi salutare non era piacevole, mai.

Quest’anno però, per Ginevra Weasley fu più doloroso del solito. L’anno prossimo avrebbe avuto il suo amico Aidan con cui passare nuove avventure, ma la scuola non sarebbe stata la stessa senza le sue celebrità. Le sarebbe mancato anche il modo in cui Malfoy litigava con suo fratello Ron.

Era poco fuori dall’ingresso di Hogwarts che trascinava la sua pesante valigia verso la carrozza che l’avrebbe condotta al treno.

Eddie si era offerto di aiutarla, ma lei non glielo aveva permesso. Lo aveva salutato piangendo come una scema, e facendo commuovere anche una scettica del calibro di Pansy.

Erano tutti lì, sotto lo sguardo del resto della scuola, che ancora non riusciva a credere a quello scenario.

Ron aveva voglia di portare via sua sorella, ma sorprendentemente, bloccò invece Harry, intenzionato a dirne quattro a Malfoy.

Blaise Zabini stava uscendo proprio in quel momento, da solo.

Lo guardavano tutti, come se si aspettassero qualcosa da lui. Ma nulla accadde. Lo videro salire con Eddie, su di una elegante carrozza, per lasciare la scuola per sempre.

Non si sarebbero più rivisti. Draco Malfoy giurò a se stesso di averlo visto voltarsi nella sua direzione per dire qualcosa.
Lo sapeva e la cosa era un peso troppo pesante da portare sola.

Ginevra sentiva le lacrime che spingevano, non riusciva più a trattenerle. Si lasciò andare mentre il biondo re delle serpi, gli cingeva il fianco con un braccio.

-          Mi raccomando Weasley, vi aspettiamo in Irlanda tra tre settimane, non tirateci il bidone o ci potremmo offendere.

-          Non succederebbe mai Malfoy, non vedo l’ora di vedere la principesca tenuta dei Parkynson.

Sorrise amaramente ai suoi amici. Giurò perfino di aver visto uno sguardo complice da parte di Severus Piton.  Lo aveva visto sorridere di nuovo, rivolto a loro, mentre cercava di zittire il piccolo Aidan che non smetteva di fare programmi sull’estate. Era certo che lo avrebbe fatto impazzire prima della fine del mese.

Ma come si può rifiutare un favore a Venere? Insomma quella donna era un vero schianto.

-          Tu maledetta pezzente che non sei altro!

La voce di Daphne era più alta del solito. Stava nervosamente camminando in direzione di Ginevra Weasley, con la bacchetta alzata, pronta a fare qualcosa di stupido.

-          Alla fine sarai contenta spero! Ma io non ti permetto di passarla liscia con me. Nessuna pozione, solo la bacchetta questa volta.

-          Che cosa ti avrei fatto?

-          Volevi vincere? Beh, se non lo avrò io, non lo avrà nessuna.

Purtroppo non aveva fatto i conti con loro. Luna, Theodore, Pansy, Neville e Draco la guardavano impietositi, con le bacchette alla mano pronti a farla diventare un furetto per l’ultima volta.

-          Su, andiamo … prova pure a usare la bacchetta. Ma siamo in sei contro uno, dubito tu possa farcela.

E Luna Lovegood sapeva che non avrebbe mai potuto eguagliare alcuni dei migliori maghi della scuola.

Cosa strana avvenne qualche secondo più tardi. Nessuno di loro però aveva mosso un dito, ma Daphne era diventata, come l’ultima volta, un furetto spelacchiato e puzzolente.

Si guardavano l’un l’altro in modo interrogativo, ma non potevano essere stati loro, insomma lo avrebbero visto no?

Poco distante dal gruppo,  Minerva Mc Granitt si era avvicinata al suo collega Severus Piton. Stavano osservando il furetto agitato che si allontanava in giardino,

-          Hai visto qualcosa Severus?

-          Assolutamente no.

-          Beh, tanto ormai non possiamo farci più niente, la scuola è finita. Passa delle belle vacanze amico mio.

Disse la professoressa di trasfigurazioni, rimettendo via la sua bacchetta.

Ronald Weasley stesso, dovette ammettere di essersi sbagliato. Forse la sua sorellina aveva ragione, non li conosceva davvero.

Prima o poi avrebbe rimediato. Pensò mentre trascinava i suoi due migliori amici verso la carrozza. Fece cenno a Ginny, che salutò i suoi amici abbracciandoli.

Il suo ultimo sguardo era rivolto alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, che diventava sempre più piccola, man mano che si ci allontanava. Non avrebbe mai dimenticato niente, soprattutto il suo primo amore. Pensò mentre una lacrima le rigava la pallida guancia piena di lentiggini, cadendo poi sulla fotografia che stringeva tra le mani. Quella fotografia che aveva fatto la notte del ballo del ceppo.

 

 

The End …

 

 

 

Go down

 

 

 

O no?

 

Splendeva il sole alto nel cielo. La sala adibita per la colazione, sulla veranda che si affacciava in giardino, era tranquilla e silenziosa. Nonostante la presenza di numerosi turisti, era come essere soli. Ogni persona si domandava come mai un ragazzo tanto giovane, fosse venuto senza compagnia a Parigi.

Era seduto sempre allo stesso tavolo, con il giornale in mano, la sigaretta accesa e consumata, e una tazza di caffè fumante davanti, che sorseggiava lentamente, quasi stesse aspettando di essere raggiunto.

Blaise Zabini, era arrivato a Parigi da un paio di giorni. Si era interessato alla cultura, agli acquisti necessari e non, e ogni mattina passava un paio di ore a leggere qualche libro, o il giornale.

Aveva deciso che cosa fare della sua vita e delle sue amicizie.

Una volta tornato, avrebbe contattato Draco per parlare di tutte le cose successe, mentre per la delicata questione Weasley, ci aveva rinunciato.

A settembre avrebbe cominciato a studiare per diventare professore. Scegliendo una via diversa, da ciò che era stato deciso in anticipo.

 

Quando finisce un amore così com'e' finito il mio
senza una ragione ne' un motivo, senza niente
ti senti un nodo nella gola,
ti senti un buco nello stomaco
ti senti un vuoto nella testa e non capisci niente
e non ti basta più un amico e non ti basta più distrarti
e non ti basta bere da ubriacarti
e non ti basta ormai più niente
e in fondo pensi, ci sarà un motivo
e cerchi a tutti i costi una ragione
eppure non c'e' mai una ragione
perché un amore debba finire

 

Quella canzone, ogni mattina la sentiva. Era come un suggerimento ricorrente. Si sentiva solo, si sentiva stupido e non sarebbe servito a nulla, perché ormai aveva perso.

Si accese l’ennesima sigaretta, cercando di scacciare la sua immagine dalla testa. Cosa difficile, visto che venti metri da lui c’era la sala ristorante con lo stesso pianoforte.

Era difficile non pensare a lei in quel posto.

Ogni luogo sembrava aver conservato un pezzo di lei.

Sbatté il giornale sul tavolino di cristallo ordinando un altro caffè. Non dormiva più la notte e i suoi occhi mostravano chiaramente il segno.

-          Non mi sembri in gran forma Blaise.

-          Draco Malfoy Che cosa diavolo ci fai qui? E soprattutto come mi hai trovato?

-          Sei prevedibile, mi è bastato chiedere ad Eddie. È preoccupato per te, e lo siamo anche tutti noi.

Scettico osservava il suo migliore amico, o meglio ex, che sembrava invece in ottima forma. Contento e rilassato.

Non riusciva a spiegarsi quello che stava succedendo, e aveva una gran voglia di uccidere Eddie.

 

e vorresti cambiare faccia, e vorresti cambiare nome
e vorresti cambiare aria, e vorresti cambiare vita
e vorresti cambiare il mondo
ma sai perfettamente
che non ti servirebbe a niente
perché c'e' lei, perché c'e' lei
perché c'e' lei, perché c'e' lei
perché c'e' lei nelle tue ossa
perché c'e' lei nella tua mente
perché c'e' lei nella tua vita
e non potresti più mandarla via,
nemmeno se cambiassi faccia
nemmeno se cambiassi nome
nemmeno se cambiassi aria
nemmeno se cambiassi vita
nemmeno se cambiasse il mondo
però, se potessi ragionarci sopra
saprei perfettamente che domani sarà diverso
lei non sarà più lei
io non sarò lo stesso uomo
magari l'avrò già dimenticata
magari se potessi ragionarci sopra
e se potessi ragionarci sopra
ma non posso, perché ...
quando finisce un amore ......

 

-          Mi sono fatto raccontare un paio di cose. E così adesso non stai più insieme a Daphne. Me ne compiaccio.

-          Vorrei rimanere solo.

-          No Blaise, tu sei mio fratello, fanculo a tutto quello che hai combinato, si mi devi delle scuse, ma io vorrei poter fare qualcosa per te.

-          Non mi serve niente.

Draco Malfoy sapeva perfettamente di cosa aveva bisogno. Non era esattamente il suo ruolo ideale quello dell’angelo custode, ma si divertiva a fare la cosa, molto di più che a prendere in giro Potter.

Il suo migliore amico aveva fatto degli sbagli e su questo non c’era alcun dubbio, ma meritavano entrambi di avere una seconda occasione.

Tirò fuori una busta di plastica di medie dimensioni, piena di fogli e documenti di vario genere.

-          La magia a volte serve anche per fare qualcosa di utile.

-          Che cosa sarebbe questa roba?

-          Documenti, passaporto e una cosa che ti aiuterà a trovare le risposte che ti possono far tornare quello che eri un tempo. Non sono mica scemo io … mi piacerebbe vederti in Irlanda insieme agli altri.

-          Ma se non vedono l’ora di ammazzarmi con una maledizione senza perdono. Andiamo Draco, non prendiamoci in giro, ti sono grato per quello che stai facendo, ma è un bene che sia finita così.

-          Pansy lo avrebbe fatto volentieri.

-          Mi dispiace, per essere stato un coglione, e per aver lasciato che Daphne mi tirasse come una marionetta senza cervello.

Si strinsero la mano come ai vecchi tempi. Non avrebbe mai potuto ringraziare alla maniera giusta il fedele Eddie, come sempre rimetteva a posto ogni cosa, con discrezione e successo.

Aveva accettato l’invito di Draco ad andare a trovarli, ma ancora non riusciva a capire a cosa servissero passaporto e documenti.

-          Una crociera sul Nilo … potrebbe farti bene?

-          Dove stai il trucco?

-          Nessuno, parola mia. È solo che penso tu abbia la necessità di stare lontano da qui. Su una nave chi diavolo pensi di trovarci?

Draco Malfoy non era un infame, era solo un bugiardo nato. Gli aveva appena consegnato le chiavi per aprire la prossima porta e continuare il viaggio, fino a ritrovare se stesso.  

Il suo ghigno di famiglia, era diverso. Blaise conoscendolo, non si sarebbe mai aspettato un offerta tanto generosa, ma guardando i fogli della busta, sentì quasi l’irrefrenabile stimolo di accettare quella proposta. Una vacanza babbana, in un posto lontano, dopotutto come aveva detto Draco … “chi diavolo pensi di trovarci?”.

-          Beh, non sono mai stato in Egitto. Ma da quanto vedo la nave è già partita.

-          Si lo so, ma è prevista una fermata al port La Vie, domani a mezzogiorno. Devono imbarcare dei passeggeri e poi finirai in Egitto, ma ti prego … stai attento a non riesumare qualche mummia, Piton non reggerebbe il colpo.

Sorrise, incapace di esprimere la gratitudine nei confronti del suo migliore amico. Decise di andare subito a fare le valigie per non avere problemi.  Draco tirò un sospiro di sollievo, realizzando che la prima parte del suo “piano” era andata a buon fine.

-          Amico mio, buona fortuna.

-          Non so cosa pensare. Mi sono comportato da perfetto idiota e …

-          Falla finita. Per quel che ci riguarda, è tutto a posto. Ti aspettiamo in Irlanda entro la fine dell’estate, e ti racconteremo un bel po’ di novità.

Blaise Zabini non riusciva a crederci. Mentre il suo migliore amico usciva dall’albergo, la sua attenzione ricadde sul plico di roba che aveva portato Draco. Non aveva mai sentito parlare da nessuno di loro di una crociera sul Nilo. Come diavolo gli era venuto in mente?

 

Il sole splendeva alto la mattina seguente. La nave da crociera, si estendeva su cinque ponti,e aveva tutti i confort che avrebbero reso il viaggio assolutamente indimenticabile.
Aveva attraccato in orario a Port La Vie. Mezzogiorno spaccato.

Ginevra Weasley, era chiusa nella sua cabina per fare colazione. Aveva portato qualche librò per intrattenersi e si sentiva finalmente bene.

Si era naturalmente portata la foto con i suoi amici, e una lunga lista di raccomandazioni preparata da Ronal Weasley in persona.

Aveva fatto la conoscenza di un paio di persone simpatiche, tutte coppie, che venivano da Londra e addirittura dal Nord Europa.

Era eccitata all’idea di visitare l’Egitto, le piramidi e la storia di un popolo interessante come quello. Neville le aveva regalato anche un libro che illustrava il tutto alla perfezione.

Nonostante la splendida giornata, decise di passare la mattinata di cabina, a rilassarsi sul comodo letto matrimoniale, e a godersi un po’ di meritata pace. Aveva un solo “appuntamento” quel giorno. Con una coppia di conoscenti verso le otto per la cena.

Blaise Zabini, si era imbarcato in una mezz’ora, raggiungendo la sua cabina ignaro del fatto che anche il suo “problema” fosse presente. Come da organizzazione di Draco Malfoy, le loro cabine erano distanti, di modo da evitare un qualsiasi contatto troppo anticipato.

Il fato aiutò. Mentre il moro se ne rimase in cabina a riposare per tutto il pomeriggio, la rossa di casa Weasley si era lasciata trascinare in piscina, a prendere un po’ di sole sul ponte più alto della nave.

Ripensava spesso a lui, cercando di immaginarsi come sarebbe andata. Aveva anche provato a lasciarsi coinvolgere dalle attività a bordo per distrarsi, ma i risultati furono pessimi.

Decise di concedersi un rilassato aperitivo sul ponte della piscina, alle

otto di sera, il cielo era illuminato da uno splendido tramonto che si rifletteva sul mediterraneo.

Sorseggiando un martini, si era lasciata andare ai ricordi. Le mancavano moltissimo i suoi amici, Aidan, Eddie e il professor Piton.

Più di tutto, le mancava Blaise. Che era chissà dove insieme a Daphne Greengrass.

Chiunque l’avesse vista adesso, avrebbe avuto un momento di stallo, era così bella nella sua semplicità. Perfino nel semplice gesto di portare la sua sigaretta alla bocca risultava splendida.

Blaise Zabini, si era lasciato catturare dal momento. Aveva preso un bicchiere di vino dal bar interno, vicino al ristorante, e sia era deciso a godersi quel cielo, e quella beata solitudine.

Salendo le scalette che conducevano al ponte superiore, si era chiesto che cosa sarebbe accaduto se fosse stato meno idiota.

Rimase piacevolmente sorpreso, nel scoprire che non c’era nessuno sul ponte. Qualcosa improvvisamente attirò la sua attenzione.

Il cielo si stava dipingendo di colori blu, la notte padrona calava sul mare.

Si sarebbe aspettato di tutto, persino vedere Voldemort in costume da bagno, ma non certo di riconoscere quella massa di lisci capelli rossi.

Draco Malfoy, non era uno stupido, ma era senza ombra di dubbio, il miglior bugiardo che avesse mai visto.

Lo aveva ingannato, portandolo esattamente, al punto di partenza.

Stranamente, in una delle poche volte nella sua vita, l’ormai non più re delle serpi, era rimasto bloccato sul quel ponte, a guardarla di nuovo.

 

e vorresti cambiare faccia, e vorresti cambiare nome
e vorresti cambiare aria, e vorresti cambiare vita
e vorresti cambiare il mondo
ma sai perfettamente
che non ti servirebbe a niente
perché c'e' lei, perché c'e' lei
perché c'e' lei, perché c'e' lei
perché c'e' lei nelle tue ossa
perché c'e' lei nella tua mente
perché c'e' lei nella tua vita
e non potresti più mandarla via,

 

sentiva le parole di questa canzone, sentendosi esattamente in quel maledetto modo. Poteva scappare di nuovo, lasciare che le cose andassero avanti, fingere di non averla mai vista e scendere al primo scalo. Era giusto rinunciare alla cosa più bella della tua vita? Sentiva quasi come se la sua coscienza, o il moccioso di Grifondoro, gli rivolgessero questa domanda.

Se aveva trovato il fegato di diventare professore di babbanologia, come poteva sentirsi così restio a riprendersi la donna che amava?

Lentamente, si avvicinò al tavolo dove sedeva Ginevra Weasley, che essendo di spalle non riusciva a vederlo.

La rossa era talmente assorta nei suoi pensieri, da non essersi minimamente accorta della figura familiare alle sue spalle.

-          In parte, vorrei mi avessi fermato adesso, perché credo qualsiasi scusa io possa dire, si rivelerebbe inutile con te.

La sigaretta scivolò dalle sue dita, quella voce l’aveva riconosciuta e non poteva essere proprio lui.

Immobili, nelle loro posizioni, cercavano di trovare la migliore frase ad effetto da usare in un momento del genere.

-          Come mi hai trovato?

-          Draco mi ha detto che una vacanza alternativa avrebbe potuto aiutare le mie riflessioni. Ma non immaginavo avesse a che fare con te, non ti ha nominata nemmeno una volta.

-          Perfetto, vado in vacanza da sola, in pace con me stessa, e mi devo ritrovare il ragazzo che è la causa di tutti i miei problemi, e la sua asfissiante fidanzata …

-          Io non sono con Daphne.

Sentendo quelle parole, di scatto si volse a guardarlo. I suoi occhi nocciola lo scrutavano alla ricerca di una risposta convincente. Avrebbe voluto fare qualcosa. Indecisa tra baciarlo e tirargli un pugno, rimase immobile ad aspettare una spiegazione plausibile.

Per quanto fosse doloroso averlo visto di nuovo, sapeva di desiderarlo più di ogni altra cosa al mondo.

C’erano un milione di domande da potergli fare. Prima di tutto, come non fosse insieme alla sua Daphne, e  in secondo luogo, cosa avesse spinto Draco Malfoy a spingerlo verso questo viaggio.

Si ricordò piacevolmente che una delle sue nuove conoscenze, gli aveva detto una cosa importante la prima notte di crociera.

“ quando tornerai a casa, avrai tutte le risposte che cerchi”.

Forse era una cosa reale.

-          Perfetto … ti trovo bene, mi piacerebbe rimanere a parlare con te, ma ho un appuntamento per cena.

Si era defilata, lasciando che lui sembrasse solo un ombra. diversamente dalla sua aria di indifferente freddezza, rivederlo era stato per Ginevra Weasley, un esagerato garbuglio di emozioni contrastanti. L’odio era la maschera di un amore che l’aveva ferita.

Seduta a tavola con una coppia babbana di Londra, sorseggiava il suo vino che aveva il sapore amaro del fiele. Nulla di tutto ciò poteva cambiare la realtà.

Questi due innamorati ne erano la prova. Due persone diverse, con sogni e ambizioni fin troppo in grande, che avevano avuto il coraggio di guardare avanti e non lasciarsi intimidire dalle mille difficili scelte.

-          Dicono che amarsi sia una sfida difficile, e tu saresti stata la mia più grande avventura, non mi importa quanto complicata.
Ti conosco abbastanza bene da sapere che la tua determinazione mi avrebbe fatto impazzire, ti conosco così bene da conoscere esattamente il numero delle tue lentiggini, da non avere dubbi su quanto tu sia bella con indosso la divisa della squadra, o un paio di jeans sgualciti. Perfino sotto la pioggia, con il vestito da sera rovinato, e i piedi scalzi, rimani l’unica donna che riesce a farmi sentire uno stupido. L’unica donna che avrei dovuto trattare come una principessa.
Ti sembro il tipo che fa questo genere di cose? Mi dispiace per quello che ti ho fatto, per aver ciecamente rincorso la donna sbagliata, mentre avevo sempre davanti agli occhi quella giusta.

Mi hai zittito, quando nessuno riusciva a farlo, mi hai acceso come un fuoco. Mi hai regalato l’emozione più forte che potessi provare, mi hai regalato la possibilità di scegliere la mia strada. E so, con assoluta certezza, che senza di te qualsiasi strada sarà inutile. Ti ho respinta troppe volte, e adesso è il mio turno di dirti che sono innamorato di te, e di chiederti di essere mia, di appartenermi per sempre.

Nel silenzio di quel salone, nessuno si spiegava chi fosse quel bellissimo ragazzo che aveva parlato. Ginevra Weasley non riusciva a realizzare appieno quello che aveva detto Blaise, incredibilmente, tutti i nodi sarebbero venuti al pettine.

Il suo orgoglio di Grifondoro la rendeva impassibile, ma il suo cuore batteva così forte da poter essere sentito.

Tutti si guardavano attorno, per capire a chi fossero rivolte quelle splendide parole.

Non c’era un modo esatto per dire ti amo, c’erano solo un sacco di frasi fatte, o discorsi elaborati. Eppure tutte quelle cose, sincere, che aveva detto il principe delle serpi, suscitavano un emozione incredibile.

Non era servita una freccia di Cupido a realizzare tutto questo, era bastato il gesto di un re sconfitto, per portare alla ragione il suo rivale.

Era giunto per Ginevra Weasley, il momento di scegliere cosa fare. Sapeva perfettamente che qualsiasi parola sarebbe stata inutile.

Si alzò per raggiungerlo, sotto lo sguardo curioso dei presenti, lo sguardo sognante delle signore, e quello perplesso di chi non aveva capito la situazione. La musica copriva ogni cosa.

-          Perché devi sempre fare così?

-          Così come?

-          Arrivi sempre troppo tardi alla conclusione. Comunque finirà tra di noi, io ti apparterrò per sempre, perché mi hai preso il cuore, con ogni tuo gesto. Sei l’unico uomo al mondo, che riesce a farmi impazzire solo chiamandomi Weasley. Sei testardo, arrogante e spocchioso, ma se fossi diverso da come sei, non ti avrei amato allo stesso modo. Ti amo per il tuo essere un fottuto Serpeverde.

-          E allora diventa mia moglie Ginevra Weasley, fanculo alle apparenze, non resterò impotente a perderti un’altra volta.

-          Non si arrabbierà tuo padre, se continui a giocare con me?

-          Allora ne sarà valsa la pena.

Gin non poté fare a meno di sorridere. Adesso sapeva che qualsiasi orgoglio Grifondoro, non poteva reggere il confronto contro di lui.

Come quando si trovavano sotto la pioggia a Parigi, gli accarezzò il volto con le mani, per avvicinarsi a baciarlo.

Forse sarebbe stata una roulette russa, ma ne sarebbe sempre valsa la pena. Pensò Ginny mentre lasciava che lui la stringesse tra le sue braccia.

Incredibilmente, dopo averne passate tante, avevano avuto il loro lieto fine. Stava per cominciare la loro grande avventura.

-          Comunque si.

-          Si cosa Wes?

-          Voglio essere tua moglie, voglio appartenerti per sempre.

Disse baciandolo ancora.

Quando Amor ci mise lo zampino … cominciarono i guai. La loro favola moderna era appena cominciata. Avevano smesso di rincorrersi e non c’era più bisogno che qualcuno vegliasse sulle loro intenzioni.

-          Tesoro basta sbirciare.

-          Ma io non voglio andarmene mamma, finalmente sono insieme. Ho aspettato a lungo di vederli tirare fuori il coraggio di essere … quello che sono. E poi scusa, con tutti gli spettatori che ci sono mandi via solo me?

Disse il piccolo Amore, indicando una sfilza di dei curiosi che stavano osservando la scena seduti sulle stelle del cielo.

Venere rimase basita nel constatare che c’erano tutti …  da Eolo a Zeus, fino a quello scettico di Marte.

-          Ma tu non eri contrario al romanticismo?

Disse rivolto al dio della guerra che facendo spallucce rispose.

-          Ne avete parlato così tanto su all’Olimpo, che ero curioso anche io.. su forza, fatemi un po’ di spazio.

 

 

This is really the End.

 

 

 

 

 

 

Grazie a tutti. Non sono una di quelle persone che crede nel lieto fine, ma questa volta mi sembrava il minimo.

Non faccio la lista completa, ma voglio di nuovo ringraziare tutti voi che avete recensito, seguito e preferito la mia storia.

Se vi ho deluso nella semplicità delle cose mi dispiace. Ma uno stile, come le parole di una storia, cambia sempre, evolvendosi in qualcosa di più.

Ne ho preparata un’altra, sempre su Blaise/Ginny, che spero vi possa piacere. Se potete recensite questo finale, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate.

 

Cya

 

Karyn

 




La mia nuova ff, se interessati, si chiama "tutta colpa di Zabini". ;)

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=374146