Io sono tre donne

di nausicaa black
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Colei che ero [parte I] ***
Capitolo 2: *** Colei che ero [parte II] ***
Capitolo 3: *** Colei che ero [parte III] ***
Capitolo 4: *** Colei che non avevo diritto di essere, ma ero lo stesso ***
Capitolo 5: *** Colei che tu hai salvato ***



Capitolo 1
*** Colei che ero [parte I] ***


Io sono tre donne

 

 

Capitolo primo

Colei che ero, parte I

 

Anche quella giornata era giunta al termine.

Angelina si accomodò sul letto, a gambe incrociate. Prese la sua crema all’Essenza di Erumpent (l’unica che potesse ammorbidire i suoi calli da Cacciatrice), e cominciò a spalmarla sulle mani, mentre leggeva la lettera di George che le era arrivata qualche ora prima.

 

Cara Angelina,

mi dispiace che tu non sia venuta, oggi, alla presentazione dei miei nuovi prodotti. So che sei molto impegnata, Ginny mi ha detto che sei sempre l’ultima a lasciare gli allenamenti, quindi per stavolta la passi liscia. Ecco, comunque sia, per scrupolo, magari domattina fossi in te starei attenta a dove metti i piedi. Giusto così, mica perché io sia un tipo vendicativo.

Scherzi a parte, è stata proprio una bella giornata! Ron Ron è stato un’ottima cavia, soprattutto perché era ignaro del fatto che avevo una miriade di nuovi scherzi da mettere sul mercato, ma soprattutto non credeva che proprio oggi, un mercoledì di mezza estate qualunque, li avrei presentati. Quindi, ti dirò, forse lo preferisco come cucciolo di foca, piuttosto che rospo, per la verità (Pasticcetti all’Essenza Animale). Ma sciocchezzuole, voglio dire, ha superato benissimo la giornata, e anch’io.

Certo, la tua presenza mi avrebbe fatto piacere, visto che ti ho mandato un invito ben DUE settimane fa. Sicuramente mi ha fatto piacere che siano venute Alicia e Katie, Lee nemmeno lo menziono perché passa più tempo al mio negozio che in casa sua, ma speravo che venissi, anche solo un minuto perché in fondo mi manchi sai, bella Cacciatrice super impegnata. Pazienza, il lavoro prima di tutto.

Ma il fatto è che non sei sempre al lavoro. Perché quando hai tempo non passi a trovarmi? Sono stufo di elemosinare la tua presenza, così come lo sono di chiedere ad altri che hanno il privilegio di passare del tempo con te, come stai.

E sono anche stanco. Credo che la smetterò di scriverti, capisco benissimo quando la mia presenza nella vita di qualcuno non è gradita. Certo, ci sono volute trecentottantaquattro lettere, ma ci sono arrivato, mia cara amica.

Quindi non riceverai più nessun resoconto delle mie giornate, né nuovi prodotti in anteprima, tantomeno fiori e regali per il tuo compleanno. Adesso sarò io a fare silenzio ed alzare muri, proprio come hai fatto tu. Aspetterò che tu venga a cercarmi, questo è il mio piano.

Con affetto,

George

 

P.S. Mica ci avrai creduto? Ho un piano, Angelina Johnson e non puoi più sfuggirmi.

 

Un brivido freddo le percorse la schiena. Deglutì. Perché ricevere una simile minaccia da George Weasley non era una cosa da prendere sottogamba. Mai l’amico aveva mancato la parola data, dacché ne ricordasse, e un’ondata di panico la invase. Ripiegò la pergamena, poi si sporse sotto il letto per prendere la scatola dove conservava tutte le sue lettere. Ce n’era una per ogni giorno, a partire dal funerale di Fred dove lei non aveva presenziato. Lettere dove George le raccontava le sue giornate, ma mai aveva menzionato il gemello, nemmeno per sbaglio o per sfogo.

Appena aprì la scatola di latta un profumo la invase. Tutta quella carta sapeva di buono, di un odore che lei associava a Fred e, come faceva ogni sera da più di un anno, ripose la lettera aspirando a fondo quel profumo, per poi chiuderla di scatto, metterla al suo posto e ficcarsi sotto le coperte. Ci avrebbe pensato poi a cosa fare con George, in quel momento voleva solo dormire, staccare il cervello, morire un po’, anche se solo per poche ore.




Angolo Autrice
Tanta nostalgia di Harry Potter, tanta nostalgia di fanfic. Non so quanti di voi si ricordino di me, nel caso bentornati, contrariamente benvenuti!
Mentre riordino i miei ultimi appunti lasciati incompiuti negli anni, vi propongo una storia a capitoli. La citazione introduttiva appartiene a Stephen King. Questa storia partecipò anche a un contest classificandosi prima, purtroppo non ricordo il titolo e la giudicia, la mia memoria è pessima.
Cos'altro dire... Bè questo è un pairing che odio et amo, può essere plausibile essendoci stato imposto, oppure no. Voi che dite? Magari vi convinco, magari no. A presto col secondo capitolo.
Vi abbraccio
nausicaa black

 

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Capitolo 2
*** Colei che ero [parte II] ***


Capitolo Secondo

Colei che ero, parte II

 

Il mattino dopo si svegliò, e subito il senso di vuoto le diede il buongiorno. C’era stato un tempo in cui era Fred a mettere in moto le sue giornate, mentre invece ora c’era solo il bisogno di alzarsi subito e non pensare a niente, tenersi occupati, lavorare, fare un sacco di cose, attendendo la sera, la notte, il buio, il suo letto e la speranza vana di incontrarlo in un sogno. Ma mai lui si era fatto vedere. Era sparito, così come pareva sparito dalle lettere di George.

D’improvviso le tornarono in mente le ultime cose che le aveva scritto e l’ondata di panico della sera precedente l’invase di nuovo. Si alzò a sedere sul letto, ma non fece in tempo a mettere la seconda pantofola, quando la prima si illuminò di blu. Uno strattone all’ombelico e un vorticare veloce non le diedero tempo di imprecare.

Atterrò sul morbido, in una stanza che ben conosceva.

“Buongiorno!”, le disse George con un sorriso, vestito di tutto punto, seduto comodamente sul letto di fronte a lei, fresco come se fosse in piedi da ore.

Era esattamente come lo ricordava, i capelli più lunghi a sfiorargli le spalle, un po’ spettinati, la barba non fatta. Era esattamente come Fred.

Dopo un attimo di shock, si ricordò che indossava solo una camicia da notte in seta blu che lasciava ben poco all’immaginazione. Subito si portò le mani al petto.

“Andiamo, mica è la prima volta che ti vedo in pigiama! Anche se, in effetti è un po’ diverso da quelli che sfoggiavi a Hogwarts!”, la burlò George. Si alzò poi dirigendosi verso l’armadio, aprendo i cassetti in basso. Le lanciò un maglione.

“Metti questo dai, timidona. Ti ricordi quando io, Fred e Lee trovammo il modo di salire nei vostri dormitori? Non avevo mai visto Alica e Katie così arrabbiate e…”, George si interruppe quando capì che lei non lo stava ascoltando minimamente. Angelina aveva avvicinato il maglione al viso, osservando la grossa F cucita sul davanti.

“… Insomma, quando andammo da Madama Chips perché ci staccasse tutti e tre dalle vostre tre fatture che ci avevano incollato l’uno all’altro come Asticelli sulle uova di Doxy, ci vollero due ore perché potesse intervenire quando smettemmo di rid…”. Il maglione lo colpì in faccia.

“IO QUESTO NON LO METTO!”, urlò Angelina.

George la guardò inarcando un sopracciglio.

“Oh, senti, mica vorrai rimanere in tenuta da sexy Cacciatrice nella mia camera da letto! Certo, eri così bella su Wizard’s Health lo scorso mese, ma voglio dire, dovresti vederti con quei capelli per aria e l’espressione ancora gonfia di sonno!”.

“IO-NON-INDOSSERò-QUELLO-STRAMALEDETTO-MAGLIONE-GEORGE!”, urlò di nuovo la ragazza, facendolo trasalire. Così George si sfilò la giacca e s’infilò il maglione sopra la camicia.

“Come mi sta?”. Fece una giravolta e  andò nuovamente verso l’armadio, tirando fuori un altro maglione “Tu puoi indossare il mio”.

Angelina lo guardò pietrificata. Ancora una volta era come avere Fred davanti ai suoi occhi. Rabbrividì, non aveva le forze di protestare ancora e s’infilo il maglione sbuffando.

“Scendiamo a fare colazione, su”, disse poi il ragazzo uscendo dalla stanza.

Lei rimase lì, ancora su quel letto che conosceva bene, ne lisciò la superficie con la mano, prima di alzarsi di scatto e seguire George difilato in cucina.

Il ragazzo le dava le spalle, impegnato a preparare il the.  Sentendola arrivare, si girò, facendole cenno di sedersi. Angelina spostò la sedia con poca grazia, accomodandovisi sopra in una posa rigida e innaturale.

“Ti va un muffin?”, le chiese George mettendole un piatto sotto il naso. Lei lo guardò alzando un sopracciglio e incrociando le braccia.

“Non ci casco nei tuoi giochetti, George. Non ho voglia di scherzare”.

“Oh, per le mutande di Merlino!”, il ragazzo prese un muffin e se lo ficco completamente in bocca.

“Istoenoscinstegati?”, le disse con la bocca piena. Angelina rise.

George ingoiò un boccone enorme, martellandosi sul petto.

“Per le mutande e i calzini puzzolenti di Merlino, Johnson, devo quasi soffocare per farti ridere di nuovo?”, le chiese ancora versando il the per entrambi. Aggiunse latte e zucchero, ricordando perfettamente come lei lo prendesse. La cosa la stupì.

“Perché mi hai portato qui?”, gli chiese finalmente calma mentre addentava un muffin.  Era al limone, il suo preferito. Rimase ancora senza parole.

“Perché volevo vederti”, rispose semplicemente George, mescolando la sua tazza di the “E non dirmi che bastava che venissi a casa tua, perché tu non mi avresti aperto. Ti conosco troppo bene, Angelina”. La ragazza aveva fatto per ribattere, ma le parole di lui l’avevano anticipata.

“Oggi sei in ostaggio da me”, continuò sorseggiando la bevanda bollente “ed è inutile che protesti,non hai scampo. Non puoi Smaterializzarti, né tantomeno attraversare Diagon Alley indossando solo un maglione con la mia iniziale e una pantofola. E quei capelli, poi. Te l’immagini l’articolo di Rita Skeeter sul Profeta della Sera?”, dispiegò le mani in aria, come a segnalare una scritta a caratteri cubitali “AVVISTATA: Angelina Johnson, la celebre Cacciatrice delle Holyhead Arpies famosa più per le sue curve che per le sue prese di Pluffa, in fuga dai Tiri Vispi Weasey, dopo una notte di sesso. Ma è così?”. Angelina rise ancora, era strano distendere i muscoli del viso in quel modo. Non ricordava nemmeno più quando era stata l’ultima volta che l’aveva fatto.

Si riscosse subito.

“Non dici sul serio, vero? Volevi vedermi, eccomi, adesso lasciami tornare a casa”, esclamò indispettita battendo la mano su tavolo.

George la osservò per un momento. Aveva il visto stravolto e spaventato.

“E’ così terribile passare qualche ora con me?”, le chiese serio.

“No se tu…”

“Se io non fossi uguale a Fred”.








Angolo Autrice
Ho frammentato questa storia in tre parti principali, ma solo Colei che ero è ulteriormente frammentato.
Qui traspare l'essenza di Angelina e si intravede una lieve inclinazione di George. Ma non mi piace parlare troppo, preferisco che i miei scritti lo facciano per me.
nausicaa black

 

 

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Capitolo 3
*** Colei che ero [parte III] ***


Capitolo terzo

Colei che ero, parte III

 

Non ci poteva credere, Angelina, di essersi fatta fregare così. Nella lettera di George c’era scritto chiaramente di fare attenzione a dove avesse messo i piedi il giorno dopo, ma non credeva proprio in quel senso. Quel ragazzo era incredibile, questo pensava, mentre lo seguiva su per le scale. Erano diretti in soffitta, posto dove lei non era mai salita.

La stanza era piccola, buia. George si orientò alla cieca, accendendo una piccola luce poggiata su un tavolino accanto ad un poltrona consunta. Intorno a loro, solo scatoloni, sicuramente pieni di giochi difettosi e incompiuti. E sicuramente anche della vecchia roba di Fred. Rabbrividì a quel pensiero. Non voleva mettere le mani tra le sue cose, non voleva un contatto che rievocasse ancora più dolore di quello che sentiva osservando i lineamenti di George.

“Inizia con questa”, il ragazzo le passò uno scatolone enorme “io e Fred non siamo mai stati maniaci dell’ordine, quindi vedi cosa c’è dentro e scrivilo. Poi passa ad altro. Ce la dovremmo fare per l’ora di pranzo”.

Angelina l’aprì. Sorrise alla vista delle Bacchette Magiche Finte. Quante ne aveva prese tra le mani, quanti polli e mazzi di fiori erano usciti dal nulla… Scrisse sulla scatola il suo contenuto e prese un’altra scatola, più piccola che George le aveva messo vicino insieme ad altre.

Avrebbe dovuto richiuderla subito, ma la curiosità e il dolore non le lasciarono scampo. Era piena di foto. Estrasse la prima con le lacrime agli occhi. Fred, George e Lee si rincorrevano nel negozio. Quest’ultimo aveva dei serpenti al posto dei soliti dreadlocks e Angelina ricordava di essere stata lei a scattarla.

“Perché mi fai questo, George?”, chiese all’amico, senza alzare lo sguardo da quelle immagini veloci.

“Questo cosa?”, rispose lui, dopo aver spostato altre scatole e sedendosi vicino a lei. Osservò la foto con un ghigno.

“Odiavo quel vestito. Odio il color nontiscordardime. Mi ricorda Allock”, continuò senza rispondere alla sua domanda.

“Ma ve li avevo regalati io quei completi! Per natale! L’ultimo anno ad Hogwarts, ricordi?”, s’indignò Angelina.

“Oh, bè, ecco perché lo indossavamo, allora”. Ritornò agli scatoloni, ignorandola.

Lei riprese a frugare nella scatola. Non c’era una foto dove i due non fossero insieme. Da piccoli, a Hogwarts, nel negozio, in giro per Hogsmade, nel campo da Quidditch… Solo lei a casa conservava qualche foto sua e di Fred, contate, poiché era poco il tempo che avevano trascorso da soli.

Richiuse la scatola, ci scrisse sopra semplicemente F&G  e ricominciò a lavorare.









Angolo Autrice

Capitolo piccino picciò, giusto per introdurre la seconda parte, Colei che non avevo il diritto di essere. Pochi fatti, molti pensieri dopo. E' giusto un capitolo di passaggio, dal prossimo analizzeremo più a fondo Angelina.
Vi abbraccio
nausicaa black

 

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Capitolo 4
*** Colei che non avevo diritto di essere, ma ero lo stesso ***


Capitolo Quarto

Colei che non avevo diritto di essere, ma ero lo stesso

 

L’ora di pranzo incombeva e George disse che potevano scendere in cucina a mangiare un boccone.

“Ti dispiace aspettarmi mentre scendo un attimo al negozio? Giusto per vedere se c’è ancora, sai, lasciarlo nelle mani di Ron mi agita sempre un po’”. Angelina annuì.

Lo seguì in cucina e lo osservò scendere le scale. Si sedette, ma rimasta sola, il senso di vuoto tornò a opprimerle il petto. Decise di aprire la dispensa e iniziare a cucinare. Una zuppa di patate ci voleva, e delle salsicce. Senza la magia era tutto più lento e difficile, occorreva premere a fondo per togliere la buccia dai vegetali e tagliuzzare per bene la carne. Era così assorta che non aveva sentito George salire.

Ma sentì chiaramente la sua presenza quando lui le cinse la vita da dietro e affondò nel suo collo. Poteva sentire il suo profumo e il calore delle sue mani risalirle fino al cuore.

“George ma che fai”, sussurrò, incapace di scacciarlo via.

“Non sono George, sono Fred”, rispose assurdamente lui. Ma per quanto improbabile potesse essere, subito si girò di fronte al ragazzo, lo guardò negli occhi e veramente le parve di scorgere lui, l’uomo che amava e che le era stato portato via dalla guerra. Indossava quel vestito che lei aveva regalato ai gemelli, quello che a George non piaceva, ma Fred adorava per quell’assurda tonalità di lilla che faceva a pugni coi suoi capelli rossi. Senza pensarci, si abbandonò alle sue braccia e iniziò a piangere.

Piangeva Angelina, lo faceva come mai in tutto quel tempo era riuscita a fare. Il suo era un dolore nascosto del tempo, era rimasto sepolto da tutte quelle cose che aveva fatto per sentirsi occupata e non pensarci. Un pianto fatti di singulti e singhiozzi, poi urlò accasciandosi a terra. George la prese in braccio, la portò in camera e l’adagiò sul letto di Fred.

“E’ ora che tu torni a casa”, le disse semplicemente. Prese la sua pantofola che era rimasta ai piedi del letto, la toccò appena con la bacchetta illuminandola di blu e gliela infilò.









Angolo Autrice

Penultimo capitolo. Quando pare che il peggio sia passato, lei è lì: la ricaduta. Proprio come una malattia, nel momento in cui ti rilassi per un secondo, ecco che ritorni a terra, bruscamente e prepotentemente.
Vi abbraccio
nausicaa black

 

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Capitolo 5
*** Colei che tu hai salvato ***


Capitolo Quinto

Colei che tu hai salvato

 

Passarono molti giorni e di George neanche l’ombra. Da una parte Angelina aveva tirato un sospiro di sollievo, perché non credeva che sarebbe riuscita a vederlo ancora.

Una mattina venne svegliata da un ticchettio alla finestra. Un enorme gufo grigio portava un piccolo pacco per lei. Subito l’aprì, scoprendo che erano tutte le foto dei gemelli.

“Ma che diamine…”, sussurrò. Le prese in mano, osservandole una ad una. Non pianse e questo la stupì. Non una lacrima lasciò i suoi occhi, nessun groppo alla gola le impediva di parlare.

Aveva capito tutti i suoi errori.

Chiuse la scatola, andò in bagno, si sistemò con cura. Indossò un bell’abito rosso e il maglione che le aveva dato George e uscì di casa. Il sole illuminava Londra e, senza che se ne rendesse conto, arrivò a Diagon Alley. Corse difilato ai Tiri Vispi Weasley, spalancando la porta col fiatone. Ron le andò incontro, inseguito da alcuni bambini che stava servendo.

“Ciao Ron, c’è George?”, chiese ansimando. Il ragazzo le indicò il magazzino, guardando stranito il maglione che indossava. Senza badare alla sua espressione, Angelina di fretta si diresse dietro la cassa, dove vi era una piccola porta che conduceva ad una stanzetta usata come laboratorio. George era lì, di spalle, intento a martellare su un grosso pezzo di legno. Silenziosamente, si avvicinò, abbracciandolo da dietro nello stesso modo in cui aveva fatto lui giorni prima.

“Io sono tre donne”, gli sussurrò “colei che ero, quando mi scrivevi le lettere. Una che non accettava la realtà ignorandola”. George depose il martello, prendendole le mani.

“Colei che non avevo diritto di essere, ma ero lo stesso quando hai fatto finta di essere Fred”, continuò stringendogli le mani e girandolo verso di sé.

“E colei che tu hai salvato”.








Angolo Autrice
Ultimo capitolo. La resa dei conti, o più semplicemente il dissolversi della negazione del lutto. Nostra signora Rowling ha dichiarato che questi due insieme siano andati avanti, la mia è solo una piccola versione in cui potrebbero essersi svolte le cose, naturalmente ce ne sono tantissime, alcune credibili,  altre meno, talune felici o drammatiche a morire. Vi lascio un finale così, a tratti da interpretare o, se volete, roseo. Io dal canto mio continuerò ad amare George come ho sempre fatto, in assoluto è il mio personaggio preferito.
Detto ciò, vi ringrazio per avermi seguito anche silenzosamente. In particolare, ringrazio chi mi ha lasciato una recensione, spero di avervi regalato del tempo piacevole.
Per chi mi segue, da molte settimane sto studiando, riflettendo, scrivendo capitoli nella mia mente. Non so se ne uscirà una shot, una drabble o magari una storia a capitoli lunga o corta che sia. Vedremo. Sicuramente sono personaggi poco trattati, perchè sui nostri beneamini e beneamati se ne son dette di ogni.
Vi abbraccio

nausicaa black

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