Forget me, forgive me

di AnyaTheThief
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Anger ***
Capitolo 2: *** Uncertainty ***



Capitolo 1
*** Anger ***


Capitolo 1 - Anger


 

Era l’estate prima del loro sesto anno e Ron ne aveva avuto abbastanza.

C’erano giorni in cui non ricordava nemmeno più per quale motivo fosse arrabbiato, ma questo era lo stato d’animo che lo aveva accompagnato da quando era ritornato alla Tana.

Tutto gli dava fastidio ormai. Gli scherzi di Fred e George, il continuo parlare dell'arrivo di Bill e Fleur, Percy, oh Percy lo tirava scemo più di chiunque altro, pur interagendo meno del solito con il resto della famiglia. Pur non avendolo ancora visto, tutti non facevano che parlare di lui e di ciò che aveva fatto alla famiglia.

Sua madre, poi, non faceva che lamentarsi ogni giorno del suo cattivo umore e ricordargli con un fastidiosissimo conto alla rovescia che i suoi amici sarebbero arrivati presto, senza sapere che in quel modo non faceva altro che innervosirlo ancora di più. Per di più in casa c'era un continuo viavai di membri dell'Ordine e quasi tutte le sere avevano ospiti per cena, il che rendeva ancora più difficile per Ron trovare scuse per il suo broncio.

Poi c’era Harry. Su Harry avrebbe dovuto aprire una parentesi bella lunga, ma anche quella, come le sue lettere, sarebbe totalmente incentrata su di lui e Sirius e Silente e qualunque diavolo di problema lo stesse affliggendo in quel momento.

I giorni in cui non ricordava perché fosse arrabbiato, alla fine, erano i più piacevoli. Almeno riusciva a non pensare alla causa di tutti i suoi mali, al motivo per cui non riusciva più nemmeno a farsi una risata o a mangiare con appetito, o semplicemente a godersi una bella giornata di sole.

Poi c’erano giornate come quella, le peggiori: sapeva che il giorno seguente avrebbe dovuto mettere su un teatrino e fingere di essere il solito, vecchio Ron. Il caro amico di tutti, sempre disponibile, un po’ idiota, che si fa sempre prendere in giro e non si offende mai… Avrebbe voluto sotterrare quella persona che era diventato e lasciar spazio al vero se stesso, mostrare a tutti come si sentiva in quel momento, vedere le reazioni dei suoi amici quando avrebbero capito che lo avevano sempre dato per scontato...

Invece no. Perché lei stava arrivando. E lei non ammette questo genere di cose, oh, no, la signorina perfettina non può accettare di vedere il suo migliore amico immusonito e senza voglia di scherzare, tutto doveva sempre essere come lei comandava.

Ma lei non aveva la minima idea di cosa gli passasse per la testa, di quanto lo mandasse in bestia il fatto che lo trattasse sempre come un amico, che non aveva mai nemmeno provato a guardarlo sotto una luce diversa, che non gli aveva mai dato nemmeno una possibilità...

Nonostante tutti gli sguardi languidi che le aveva lanciato durante tutto il quinto anno, nonostante tutte le occasioni che lui aveva creato per stare insieme, da soli, e tentare di dire qualcosa, lei non aveva mai capito.

Oppure, come pensava Ron, lei sapeva benissimo ed aveva deciso di ignorare e calpestare i suoi sentimenti deliberatamente. Dopotutto lei sapeva sempre tutto, conosceva qualsiasi libro della biblioteca a memoria, era la più brava in pozioni, in storia della magia, nella vita… Era sempre un passo avanti a lui ed Harry. Per questo non poteva credere che non si fosse mai accorta di nulla.

Lo aveva accusato di essere insensibile, di non averle chiesto di accompagnarlo al Ballo del Ceppo, ma non aveva mai considerato che lui era dovuto stare lì a guardarla danzare, bellissima, con quell’idiota di Krum senza poter fare nulla. Non aveva mai considerato quanto la sua bellezza ed intelligenza lo intimorissero ogni anno di più. Perché mai non avrebbe dovuto chiederle di andare al Ballo con lui, altrimenti?

E poi c’era il fatto che nonostante tutti gli interrogatori che le avevano fatto, non avesse mai rivelato se avesse dato il suo primo bacio a Krum. Ma giudicando da come arrossiva ogni volta che ci scherzavano sopra, nella sua mente aveva preso forma l’immagine di Hermione e il giocatore di Quidditch avvinghiati che si scambiano un passionale bacio alla luce di un tramonto.

Anche Harry lo pensava, anche se sicuramente non si era creato una fantasia come la sua a riguardo.

Ron ne aveva avuto abbastanza.

Lei sapeva, e lo stava ignorando di proposito. Sapeva tutto.

L’unica cosa di cui forse non sapeva nulla, era quanto seriamente Ron avesse rischiato l’espulsione l’anno precedente.

Di quante volte avesse aspettato che tutti si addormentassero per poi prendere il Mantello dell’Invisibilità e sgattaiolare fuori dal Dormitorio e verso il terzo piano.

Il suo primo tentativo era andato a vuoto: per quanto avesse cercato, non era riuscito a trovarla. Ma poi, dopo lunghe riflessioni, era arrivato alla conclusione più ovvia: camuffata per apparire come il pavimento in pietra, con un semplice incantesimo nel punto giusto, era riuscito a far ricomparire la botola. La stessa botola nella quale avevano vissuto la loro prima, vera avventura assieme. Era ridisceso superando il Tranello del Diavolo ormai tutto rinsecchito e la Scacchiera immobile, e l’aveva ritrovato.

Inizialmente non poteva crederci, ma lo specchio delle Emarb era lì, davanti a lui. Era rimasto lì per tutti quegli anni, dove nessuno poteva più trovarlo… Soltanto chi conosceva l’ubicazione dell’entrata di quella stanza e fosse stato abbastanza determinato da ritrovarla, avrebbe potuto scoprirlo. Dopotutto Silente doveva aver pensato che fosse meglio nascosto lì che nella Stanza delle Necessità.

L’unico pensiero che gli aveva dato il coraggio per scendere lì tutto solo, in piena notte, era stata l’idea di poter vedere, almeno in un riflesso, ciò che non si sarebbe mai potuto avverare nella realtà.

Se al primo anno il suo sogno era diventare migliore dei suoi fratelli, ora le sue priorità erano decisamente cambiate. Il cuore gli batteva all’impazzata ogni volta che al suo fianco, nello specchio, compariva una languida Hermione che lo teneva per mano e lo baciava sulla guancia, sul collo, sulle labbra, e lo guardava come mai l’aveva vista guardare nessun altro, nemmeno Krum.

Quell’immagine valeva l’espulsione, valeva qualsiasi punizione la Umbridge gli avrebbe inflitto se lo avessero beccato, valeva anche rischiare la lite con Harry nel caso in cui avesse scoperto che usava il suo mantello per un motivo così futile.

Quell’immagine era tutto ciò che aveva.

E il fatto che non riuscisse in alcun modo a farle capire quanto desiderasse con tutto il suo cuore che si avverasse, lo aveva reso inizialmente molto malinconico, poi frustrato, e infine furente con lei, tanto che la rabbia e tutto ciò che lo faceva innervosire di lei avevano preso il sopravvento sulla scena riflessa nello specchio, che restava quasi un ricordo nella mente annebbiata di Ron.

Quel giorno stette chiuso in camera sua per la maggior parte del tempo. Avrebbe avuto voglia di gridare, di spaccare qualsiasi cosa, invece poteva limitarsi solo a fissare il soffitto con occhi vacui e, di tanto in tanto, prendere a pugni il cuscino.

Venne la notte e non fu molto diversa dal giorno. Non chiuse occhio se non verso le prime luci del mattino.

E poi, quando gli sembrava di essersi appena addormentato, fu svegliato di soprassalto dalla porta della sua camera che si apriva di scatto, sbattendo contro al muro.

“Ron!”

Non era un incubo. Era la realtà: lei era lì. Indossava ancora la giacca, doveva essersi precipitata lì non appena aveva saputo che lui non si era ancora svegliato.

“Che fai ancora a letto, dormiglione?!” rise innocentemente gettandosi poi su di lui, ancora mezzo sdraiato, che solo in quel momento iniziò a realizzare cosa stesse succedendo.

Lo strinse in un abbraccio affettuoso, mentre lui si perdeva nel profumo dei suoi capelli.

“Ho un sacco di cose da raccontarti!” esclamò lei, andando a sedersi sul letto.

Lui le sorrise dolcemente, ma si sentiva morto dentro.

“Abbiamo tutta l’estate.”  

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Capitolo 2
*** Uncertainty ***


Capitolo 2 - Uncertainty



Hermione non era riuscita a pensare ad altro per tutta la settimana che aveva passato lontana da lui. E dire che avrebbe avuto sì altro a cui pensare, coi risultati dei G.U.F.O. che stavano per arrivare...

Con tutto il trambusto dell’anno scorso, non era mai riuscita a fermarsi un attimo e pensare a cosa davvero significassero tutti quegli sguardi che le lanciava di nascosto, ma senza poi riuscire a celarli così bene. In realtà sembrava che non ci provasse affatto.

Poi c’erano un sacco di frasi lasciate a metà, discorsi iniziati e mai finiti… Soprattutto quel giorno, sul ponte. Sembrava avesse fatto di tutto per rimanere solo con lei e pareva sul punto di dirle qualcosa di davvero importante, prima che Padma Patil passasse di lì e attaccasse bottone con lei, interrompendolo.

Anche se gli aveva chiesto più volte in seguito cosa volesse dirle, non era più riuscita a tirargli fuori nulla se non qualche “non importa” balbettato, tra il rossore delle sue guance e gli occhi bassi.

E invece importava, eccome.

C’erano cinque anni di cose non dette in sospeso tra di loro, c’era il Ballo del Ceppo, Viktor Krum e la gelosia di Ron, tutte le sue frecciatine, il modo in cui la squadrava ogni volta che indossava qualcosa di diverso dalla divisa, il suo ritrarsi appena lo sfiorava per sbaglio, quella stretta della sua mano sulla sua schiena quando lo abbracciava, come se non volesse più lasciarla andare…

Era giunto il momento di chiarire le cose tra di loro. Una volta che aveva realizzato che tutti i segnali portavano ad una sola conclusione, non era però riuscita a far pace con la mente e giungere alla propria, di conclusione.

Sentimenti contrastanti la spingevano un giorno da una parte ed un giorno dall’altra.

Da una parte, Ron era da sempre stato il suo migliore amico, ed il solo pensiero di avere con lui un contatto fisico più intimo di un semplice abbraccio la faceva vergognare a morte, tanto che si era autoconvinta a non esplorare più quella zona della sua fantasia. Poi c’era il fatto che aveva l’abilità unica di riuscire a farla infuriare con poche, semplici parole. “Hermione, tu sei una ragazza!”: beh, complimenti, idiota, per esserci arrivato dopo quattro anni!

Dall’altra parte, però, nessuno sapeva farla divertire come faceva lui. Adorava ridere alle sue stupidaggini, così come adorava il suo della sua risata quando rideva delle sue stesse idiozie. Ed è vero che erano amici da molto tempo oramai, ma con Harry era la stessa cosa, eppure la sua mente trovava inconcepibile il solo valutare una possibile relazione con Harry. E quando la stringeva a sé in quel modo, come se non volesse mai lasciarla andare… Beh, effettivamente anche lei non era mai contenta di interrompere il contatto.

Tutto quel riflettere tra due sentimenti contrapposti l’aveva quasi tirata pazza per una settimana, ed ora, nella stanza di Ron, non poteva che essere sollevata dal rivederlo. Almeno qualcosa di concreto, almeno aveva ancora qualche giorno per cercare di capire… E per mettere in atto il suo piano. Lo avrebbe fatto confessare, una volta per tutte. Forse quel gesto l’avrebbe aiutata a far chiarezza con se stessa e a prendere finalmente una decisione.

Odiava non sapere qualcosa, le cose fatte di nascosto e i segreti. Perché non poteva concepire che ci fosse qualcosa che la sua mente non potesse mai raggiungere per colpa di qualcun altro. Ma se c’era qualcosa che odiava più dei segreti, era il non saper scegliere tra più alternative. Da sempre era stato o bianco o nero, o la torta al lampone o il budino al cioccolato, o andare al ballo con Krum o andarci con Ron. E non aveva mai avuto alcun rimpianto, se è per questo.

Tutte le sue decisioni erano sempre state fondate su basi solide e ragionamenti costruttivi; il fatto che si sentisse così confusa, la spaesava come non mai. Ron l’aveva tirata pazza al punto di arrivare a scoprire un lato di sé che non conosceva: l’Hermione indecisa.

Ora, seduta sul letto accanto a lui, ancora mezzo addormentato ma con un finto sorriso stampato in volto (oh, sì, lo sapeva benissimo che era falso, Ginny le aveva descritto con gran precisione l’umore del fratello durante tutto il mese di luglio), la ragazza non poteva fare a meno di notare quanto fosse diventato affascinante.

Era davvero Ron quel ragazzo, quasi uomo, ormai, con lo sguardo tanto dolce quanto determinato e persino un accenno di muscoli? Davvero, quel bambino imbranato col naso a patata si era trasformato in una persona accettabile agli occhi di Hermione Granger? Non aveva mai notato quanto il contrasto dei suoi capelli rossi come il fuoco con la pelle pallida creasse un effetto tanto perfetto alla vista, né che le sue labbra fossero così piene e sembrassero… morbide. Oh, no, stava rientrando nuovamente nella zona proibita delle sue fantasie! Allarme rosso!

Scosse il capo, sbattendo gli occhi un paio di volte come se avesse avuto un’allucinazione, dopo un lungo silenzio imbarazzante. Gli aveva appena detto che aveva tante cose da raccontargli, e poi si era pietrificata, sommersa da una valanga di pensieri.

“Stai bene?” le domandò lui, vagamente preoccupato.

“Sì, scusa.” sorrise lei. “E’ solo che sono davvero felice di essere qui. Il campeggio è stato divertente, ma non era lo stesso senza di voi.” fece saettare lo sguardo tra i capelli di Ron, le sue braccia scoperte, i suoi occhi e le labbra, dove si soffermò per qualche istante di troppo.

“E… E tu cos'hai fatto? Nemmeno un gufo, come sempre!” lo rimproverò scherzosamente, colpendolo appena sulla spalla e constatando che aveva ragione, c’era effettivamente un accenno di muscoli lì, da qualche parte. Si domandò se avesse fatto dei sollevamenti o che cosa, ma al solo immaginarlo, le venne quasi da ridere.

“Oh, nulla di che. C'è un trambusto in casa. Papà è stato promosso a...”

“Lo so. Hai passato il tempo prendendotela con ogni singolo membro della famiglia, vero?”

Ron sollevò gli occhi al cielo, seccato dal fatto che lei sapesse sempre tutto. Anche lei sapeva come dargli fastidio, dopotutto, e ne traeva un certo godimento, come delle microvendette rateizzate per tutto ciò che le stava facendo passare.

“E’ soltanto Percy che mi dà sui nervi, come sempre.” cercò di tagliare corto lui, mentendo spudoratamente.

Hermione assottigliò gli occhi e sorrise in un’espressione scettica, mentre lui evitava accuratamente di incrociare il suo sguardo. “Meglio se vado a disfare i bagagli. Ah, la colazione è pronta, ti aspetto giù.” trotterellò verso la porta, sulla quale poi si bloccò, voltandosi poi di nuovo in sua direzione con lo stesso sorriso saccente.

“Meglio che tu faccia sparire quel broncio, Weasley. Mi basta un solo Prescelto tormentato da sopportare.” e sparì dietro l’angolo.

Scendendo le scale le parve di sentire un tonfo provenire dal piano superiore, dove soltanto Ron si trovava, ma non ci fece caso più di tanto; poteva arrabbiarsi quanto voleva, tanto l’avrebbe avuta vinta lei e presto le avrebbe finalmente confessato tutto.

L’odore di pancakes raggiunse le sue narici e la fece sorridere di nuovo, questa volta sentendosi avvolta da un tepore che solo quel posto riusciva a trasmetterle.

Il suo bagaglio era già sparito, probabilmente qualcuno lo aveva portato nella stanza di Ginny. Il sole splendeva e Molly Weasley canticchiava in cucina.

Tutto sommato si prospettava una bella giornata.  

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