With Your Big Eyes And Your Big Lies

di IrenePlutone
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** VI FACCIO LE MIE SCUSE ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***



Capitolo 1
*** VI FACCIO LE MIE SCUSE ***


Salve, gente. Sono mortificata per il modo in cui il testo è uscito "blocco unico". Sono la prima che rimane schifata e chiude il link dopo aver visto una cosa del genere. Purtroppo sono impedita, e non sono riuscita a utilizzare l'HTML di Efp. Ringrazio di cuore chi continuerà a leggere la mia storia. In futuro proverò a ripubblicarla come si deve. Per favore, se vi va, fatemi sapere che ne pensate! Un bacio♡

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


My name is Luka I live on the second floor I live upstairs from you Yes i think you’ve seen me before Quando incontra per la prima volta quegli occhi color dell'oceano, Harriet ha sei anni. Sta giocando sul pianerottolo del primo piano della palazzina in cui abita con mamma, papà e Gemma da quando ha memoria. Gioca da sola, come sempre, perché non ci sono altri bambini nell'edificio, e Gemma ha abbandonato i giochi da quando ha iniziato la quarta elementare. Harriet ha cominciato la prima quest'anno ma non si sente una bambina grande, perciò i giocattoli li usa ancora, eccome. Quel pomeriggio però è annoiata di giocare da sola, sta per rientrare in casa, quando il rombo del motore di una macchina nel parcheggio del condominio cattura la sua attenzione. Pochi secondi dopo un uomo sui quaranta varca l'ingresso dell'edificio, una valigia in ogni mano; lo segue una donna di almeno dieci anni più giovane, anche lei carica di bagagli. Infine, una bambina poco più grande di Harriet, con corti capelli sbarazzini, lisci e color cannella, la pelle candida e vellutata come latte e grandi occhi color dell'oceano. Quando incontra per la prima volta quel paio d'occhi, Harriet pensa che siano troppo tristi, per una bambina così bella. Angolo di Irene: Salve, popolo di EFP! Sono emozionata e impacciata perché questa è la prima storia che concludo e pubblico in assoluto. Sto lavorando a una Long su One Direction e Little Mix in cui ciascuno ha una malattia psichiatrica o dipendenza patologica e si incontrano nella Casa di Sostegno e Riabilitazione Psichiatrica Cowell (Larry/side!Zerrie). Tutto molto allegro MA GIURO CHE È BELLA. Vi prego di recensire (sia apprezzamenti sia critiche) per aiutarmi a crescere come autrice e a conoscervi. Un bacio♡

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


If you hear something late at night Some kind of trouble, some kind of fight Just don't ask me what it was Harriet è euforica, quella sera. Finalmente una bimba nel condominio con cui condividere i giochi! Non importa se ha gli occhi tristi, Harriet è convinta che riuscirà a farla sorridere presto. Corre dalla mamma che lava i piatti in cucina, per informarla della novità. In quel momento, però, un colpo forte proveniente proprio da sopra la sua testa la fa fermare. Harriet non riesce a immaginare cosa possa essere stato. Forse un mobile caduto sul pavimento? Alza le spalle. Che importanza ha? Il mattino dopo è sabato, così Harriet si alza tardi e fa colazione con calma con il latte e la sua marca preferita di riso soffiato al cacao, dopodiché si lava i denti e cerca di appiattire i riccioli color cioccolato, senza successo, perché vuole darsi una sistemata prima di invitare la nuova bambina a giocare con lei sul pianerottolo. Sale di corsa gli scalini che conducono al secondo piano, poi bussa alla porta. Le apre la donna.  Ha gli stessi occhi della figlia ma i capelli leggermente più scuri, che le coprono quasi metà del volto. "Ciao, bella signora. Io mi chiamo Harriet e mi piacerebbe giocare alle bambole con la sua bimba." Dice, educatamente come le ha insegnato la mamma. La donna sorride intenerita, ma il sorriso non raggiunge gli occhi, tristi come quelli della bella bambina. "Tesoro," chiama, rimanendo appoggiata all'uscio, "questa piccina vuole giocare con te". Pochi istanti dopo, dietro le sue gambe spunta il viso della piccola, che quel giorno indossa un semplice ma grazioso vestitino bianco con fiori lilla. Guarda Harriet con occhi grandi e blu, prima di allungare una mano timidamente. "Io sono Louise, tu chi sei?" La bimba riccioluta gliela stringe come ha visto fare dai grandi. "Harriet, abito sotto di te. Sei una bambina grande?" "No, ho solo otto anni." Harriet esibisce un sorriso enorme. "Perfetto, questo significa che puoi giocare alle bambole con me!" Mezz'ora più tardi, nel bel mezzo del gioco, a Harriet viene in mente una cosa. "È caduto un mobile, ieri sera?" Louise si ferma di botto. "Cosa?" "Ho sentito un rumore forte, ho pensato fosse caduto qualcosa" Gli occhi di Louise sono improvvisamente lucidi. "Mamma è inciampata." "Wow, credevo che i grandi non cadessero mai. Tocca a te muovere la bambola." Ma Louise non ha più voglia di giocare, e corre al piano di sopra, lasciando Harriet di stucco.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


I think it’s because I’m clumsy I try not to talk too loud Maybe it’s because I’m crazy I try not to act too proud Harriet non riesce a dormire, quella notte. Si rigira nel suo lettino domandandosi se non abbia offeso Louise in qualche modo, per il modo in cui la bimba è scappata via. Il mattino seguente bussa nuovamente alla porta della bambina, le mani dietro la schiena a nascondere il dono che le ha portato per farsi perdonare. È convinta di aver inavvertitamente urtato i sentimenti della piccola ed è disposta a tutto, perfino a cedere la sua bambola preferita, pur di farsi perdonare, perchè Louise è simpatica, e soprattutto Harriet vuole a tutti i costi  che diventi sua amica. Come il giorno prima, le apre bella signora. Harriet nota che il ciuffo di capelli che le ricade sul viso è più spesso del giorno precedente, tuttavia non copre completamente un gonfiore sospetto sotto l'occhio sinistro. Harriet lo scambia per il rigonfiamento delle occhiaie che le erano venute la mattina seguente di quella notte pre-Capodanno passata a guardare i fuochi d'artificio. Ridacchia tra sè, chiedendosi cosa abbia fatto alzata la donna. "Magari ha guardato film tutta la notte! Mamma a me non lo permette..." pensa. "Ciao! C'è Louise?" Chiede allegramente, spostando il peso da un piede all'altro con impazienza. "Te la chiamo subito, tesoro. Aspetta qui." La bella signora rincasa, socchiudendo la porta. Harriet è una bambina curiosa, perciò non si trattiene dallo sbirciare dallo spiraglio dell'uscio. L'interno della casa è ancora spoglio, degli scatoloni accatastati costellano il pavimento di quello che dev'essere il soggiorno. Harriet nota anche poche macchioline rosso scuro sul pavimento, e improvvisamente capisce, così quando le si para davanti la sua nuova amichetta esclama: "Avete giocato alla guerra del pomodoro tutta la notte?" Louise la fissa stranita, ma, seguendo il dito della bimba più piccola che indica il pasticcio sulle piastrelle, risponde: "Ehm, no... sono inciampata con delle tempere" "Non sembri una bambina goffa..." La scruta Harriet, diffidente. "E invece sì, molto goffa. Inciampo in continuazione" Harriet sorride. "Non preoccuparti, anch'io casco da tutte le parti" Improvvisamente si ricorda del regalo. "Tieni! Questa è per te" Louise strabuzza gli occhioni davanti al giocattolo che le porge la bimba. "Non ho mai avuto una bambola" sussurra così piano che Harriet non riesce a distinguere le sue parole. Si chiede perché l'altra parli sempre a voce così bassa. "Grazie" la guarda commossa la piccola dagli occhi blu, accettando timidamente il piccolo presente. "E di che" Harriet è realmente felice di aver fatto contenta la bambina, sente il suo corpicino vibrare di gioia. "Ora possiamo essere amiche per sempre?" Louise sorride: "Giuro che tu sarai la mia migliore amica per sempre, Harriet" La bimba riccioluta è sbalordita. In silenzio ringrazia la buona stella che le ha mandato Louise. Non avrebbe potuto desiderare di meglio.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


They only hit until you cry After that, you don’t ask why You just don’t argue anymore È passata una settimana da quando Louise e la sua famiglia si sono trasferiti nello stesso condominio di Harriet, e la più piccola non si chiede più come mai l'altra abbia sempre nuovi lividi su tutto il corpo, nè fa più caso ai tonfi che sente provenire dal piano superiore, perchè Louise l'ha rassicurata che si tratta dei suoi soliti capitomboli. Harriet ha smesso di dirle di fare più attenzione, semplicemente ha accettato che la più grande è un po' distratta, ma le va bene così, perchè la sua nuova amichetta è fantastica e ormai Harriet la considera come propria sorella più di Gemma. Un giorno, aspettando che il pulmino della scuola passi a prenderla sotto la palazzina, la piccina vede qualcosa che attira la sua attenzione: Louise si trova sull'unica altalena dello spoglio cortile dell'edificio, ma non si dondola. È immobile, nel suo vestitino bianco con i fiori lilla che Harriet le ha visto addosso il primo giorno. La piccola, allegra, si avvicina per salutarla, ma improvvisamente si rende conto di qualcosa sul bel visino dell'altra che spazza via il suo buon umore, lasciando posto alla preoccupazione: Louise sta piangendo, silenziosa, e non dà segno di accorgersi che Harriet le stia venendo incontro. Quando questa la chiama per nome, la bimba solleva gli occhioni liquidi sulla figura minuta che la scruta con apprensione, che muta in spavento quando nota che Louise ha gli occhi blu, non nel solito senso: Louise ha gli occhi blu dalle botte. "Cos'è successo?" Domanda con una voce sottile e tremante. "Mi colpisce finché non piango, dopodichè non chiedo il motivo. Semplicemente, non discuto più." "Chi? Chi ti colpisce, Louise?" La bambina dagli occhi belli e tristi rivolge nuovamente lo sguardo ai suoi piedi. Le gambe nivee sono costellate di lividi di tutti i colori, così tanti Harriet non gliene aveva mai visti.   "Non me lo chiedere" singhiozza. "Ma, Louise..." "Ho detto no, Harriet!" La più grande si alza di scatto dall'altalena, facendola ondeggiare pericolosamente, poi corre via, verso l'entrata del condominio. Harriet rimane folgorata sul posto, ma sospetta che Louise non inciampi nelle scale poi così spesso. 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Yes I think I’m okay I walked into the door again Well, if you ask that’s what I’ll say And it’s not your business anyway Appena torna a casa da scuola, Harriet non passa nemmeno dal pianerottolo del primo piano a posare la cartella, ma imbocca di corsa direttamente le scale, finché, col fiatone, non bussa alla porta dei Thompson, la famiglia di Louise. Questa volta ad aprirle è l'uomo. È di corporatura massiccia e imponente, con due larghe mani sui fianchi. "Buongiorno" saluta titubante la piccola. "Cerco Louise, è in casa?" L'adulto la soppesa con il suo sguardo burbero  per qualche secondo, poi si volta verso l'interno e "Louise! Vieni qui" chiama. La bambina compare immediatamente dietro le gambe dell'uomo, guardando Harriet con gli occhi pesti, mestamente. Questa è intimorita dalla presenza del padre dell'amica, pur non conoscendo la ragione di quella paura istintiva, ma chiede cautamente: "Ti sei mica sentita male oggi, che non sei venuta a scuola?" "Sto bene" risponde l'altra, telegrafica. "Sei di nuovo caduta dalle scale?" Insiste allora la minore, preoccupata per la sua amica. Louise lancia una rapida occhiata di terrore al padre, che tuttavia ha lo sguardo puntato sulla testolina riccioluta di Harriet. "Ho... sbattuto contro la porta." "Ma prima hai detto..." "Non sono affari tuoi, Harriet" Louise afferra la porta e la chiude di slancio prima che l'altra possa replicare. Harriet rimane di sasso, mentre per la seconda volta in quella giornata Louise le volta le spalle.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


I guess I’d like to be alone With nothing broken, nothing thrown Just don’t ask me how I am Harriet non riesce ad avercela con Louise. Negli ultimi quattro giorni non l'ha vista nè cercata, tuttavia, per quanto ci abbia provato, non riesce a essere arrabbiata con la bambina per il modo in cui l'ha trattata. Anzi, più i giorni passano più si convince che l'amica non gliela racconti giusta e che nasconda qualcosa di importante, perchè i suoi occhi sono tristi anche quando sorride, le sue braccia sono sempre punteggiate di escoriazioni e le sue gambe fanno cilecca troppo spesso. Louise nasconde qualcosa dietro i lividi e i silenzi improvvisi, gli occhi lucidi e le solite scuse, Harriet ormai ne è praticamente sicura. Quel quinto giorno, perciò, prende coraggio e bussa alla porta del secondo piano. La madre di Louise la guarda con un occhio solo, l'altro è chiuso, gonfio. "Ciao... Louise c'è?" Domanda con un filo di voce. "Sono qui" si fa avanti la bimba. Ha gli occhi più blu che mai e segni violacei intorno al collo sottile e un braccio ingessato. "Louise..."  Mormora Harriet, la voce spezzata e lo sguardo appannato di lacrime. Louise la prende per mano e la conduce fino all'altalena. Rimangono abbracciate per un po', tra i "mi dispiace" singhiozzati di Harriet e le carezze di Louise sulla sua schiena per farla calmare. Infine, quest'ultima prende la parola: "Penso che mi piacerebbe se fossi sola, senza niente di rotto, senza che nulla mi venga lanciato." Harriet annuisce, perchè finalmente capisce. Capisce che Louise non è mai inciampata nelle scale e non ha mai sbattuto contro la porta. Capisce che non è caduta con le tempere e che quel giorno non era triste perché "aveva preso un brutto voto a scuola". Non le chiede come sta, perchè sa già che l'altra le mentirebbe come al solito. Non le chiede chi la colpisce, perchè immagina la sua reazione. Solo, sgancia la sua collanina in argento con il ciondolo ad aeroplano di carta e la porge a Louise. "Tieni, è tua. Per non inciampare più nelle scale" Gli occhi blu di Louise si riempono di lacrime, ma le rimanda indietro e accetta il regalo. "Tu sei la mia migliore amica per sempre, Harriet, lo sai vero?" E Harriet annuisce nuovamente. Ormai, sa ogni cosa.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Quella sera, Harriet racconta tutto quanto alla sua mamma e al suo papà, tutto quello che è successo nelle ultime due settimane. Non ha mai visto quello sguardo negli occhi dei suoi genitori, nè ha mai udito quel tono concitato di voce dal padre quando questi solleva la cornetta del telefono, dopo aver digitato un numero brevissimo. Pochi minuti dopo, la bimba distingue le sirene della polizia farsi sempre più vicine, finché non si fermano proprio sotto il palazzo. Sente degli uomini entrare e recarsi di gran carriera al secondo piano. Poco dopo, il padre di Louise è scortato via da una delle due volanti, mentre altri poliziotti si fermano a parlare con la madre della bambina. Harriet non riesce a distinguere ciò che si dicono, al momento ciò che più le preme è trovare Louise. La scorge sull'altalena, la loro altalena, intenta a intrecciare delle margherite con della lavanda, i suoi fiori preferiti. La più piccola nota con tristezza che Louise ha ancora gli occhi blu. Come vede Harriet avvicinarsi, salta giù dall'altalena e corre ad abbracciare l'amica. "Non ti colpirà più nessuno finché ci sarò io con te, te lo prometto" le giura la più piccola. Per la prima volta, Harriet vede il sorriso raggiungere gli occhi di Louise. Le settimane passano, e a mano a mano i lividi sul corpo di Louise scompaiono. Ogni tanto, Harriet la sente ancora piangere, di nascosto, ma basta che l'abbracci per riportare il sorriso sul volto dell'altra.  Dal giorno dell'arresto di suo padre, Louise non mente più, perchè, da quello stesso giorno, Louise non ha più gli occhi blu.

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